Oltre le apparenze... Noi

di Cometa1975
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Andrea ***
Capitolo 2: *** Leonardo ***
Capitolo 3: *** Andrea ***
Capitolo 4: *** Leonardo ***
Capitolo 5: *** Andrea ***
Capitolo 6: *** Leonardo ***
Capitolo 7: *** Andrea&Leonardo ***
Capitolo 8: *** Andrea ***
Capitolo 9: *** Leonardo ***
Capitolo 10: *** Andrea&Leonardo ***
Capitolo 11: *** Leonardo ***
Capitolo 12: *** Andrea ***



Capitolo 1
*** Andrea ***


1. Andrea

Andrea nome maschile singolare, peccato che lei era una femmina.

Quel nome così stravagante glielo aveva dato suo papà.

Il Commendator Brandi, non aveva voluto sapere il sesso del suo erede fino alla fine della gravidanza, perché doveva essere maschio. Nella famiglia Brandi tutti maschi, mai una femmina da generazioni. Infatti, come volevasi dimostrare, in un'afosa giornata di fine agosto era nata lei: Andrea 3 kili e 200 grammi, femmina fino al midollo.

Il padre sin da piccola l'aveva fatta vestire preferibilmente di rosso o di blu, le aveva insegnato l'equitazione, la scherma e la vela ma niente, lei ostinata, restava comunque femmina.

Andrea era ora una giovane donna di trentadue anni con occhi verdi chiarissimi, capelli ramati e corporatura minuta. Guardava con malinconia la spiaggia deserta di fronte a lei, aveva deciso di prendersi carico della vecchia casa dei nonni materni sulla costa livornese. Però si sa il mare d'inverno può essere spietato, specie se i ricordi spingono dolorosi per uscire fuori.

Aveva appuntamento con l'Architetto Forti davanti alla vecchia villa che affacciava sul lungomare, in una zona un pò lontana dal paese. L'idea di Andrea era quella di ristrutturarla e farne un'affittacamere di lusso in modo che lei potesse continuare il suo lavoro di traduttrice freelance e godersi la vita sulla costa.

La giornata era uggiosa, quel novembre in Toscana era stato piovoso e anche se non faceva freddo il tempo era pessimo. Il vento batteva forte e la pioggia cadeva incessante. L'architetto, con cui aveva parlato solo al telefono, era in ritardo; era pur vero che essendo sabato mattina, sarebbe venuto solo per lei, -ma che diamine la puntualità ci voleva comunque- pensò fra sé cercando riparo sotto l'ombrello troppo piccolo.

Provò quindi a chiamarlo al cellulare ma nulla.

Stava per andarsene quando una Mercedes SL sportiva nera arrivò sgommando e parcheggiando quasi in mezzo di strada. Ne uscì un uomo alto, con i capelli sparati in testa come se non avesse dormito, con dei Ray-Ban completamente fuori stagione e contesto, pantaloni jeans Lewis attillati e giubbotto di pelle nero. Sembrava uscito da una rivista di moda. Il tipo atletico, ma non palestrato, di età indefinita intorno alla trentina non poteva certo essere l'architetto Ernesto Forti, che da quello che ne sapeva lei aveva circa sessant'anni.

Il soggetto in questione le si avvicinò con fare trafelato porgendole la mano "Leonardo Forti, mi scusi il ritardo. Mio zio, che oggi non sta molto bene, mi ha detto solo all'ultimo di quest'appuntamento fuori orario d'ufficio."

Andrea lo squadrò alzando un sopracciglio. Quello era un progetto da migliaia di euro e lui osava farle notare che non fosse orario d'ufficio?

-Ma vedi questo damerino- pensò tra sé con un cipiglio per niente amichevole.

"Mi scusi Architetto, perché anche lei è Architetto giusto? Se suo zio non sta bene mi dispiace ma, purtroppo, io ero libera solo stamani e capirò se non siete in grado di soddisfare le miei esigenze, posso sempre rivolgermi ad un altro studio. In fondo suo zio sa bene che siete stati i primi a essere contattati solo per la vecchia amicizia che legava suo nonno al mio." disse Andrea con tono pacato, ma irritato e un falso sorriso.

Quando voleva sapeva essere stronza fino al midollo. Suo padre era stato, in fondo, un buon maestro.

Il biondastro si tolse i Ray-Ban sicuramente colpito sul vivo e rispose prontamente "Si figuri non mi volevo lamentare, era solo un modo goffo per scusarmi del ritardo, davvero l'ho saputo all'ultimo e non si ripeterà. E si sono Architetto da quasi un anno e in futuro sostituirò mio zio nella gestione dello studio Forti, ma se vuole essere seguita da lui la farò richiamare lunedì, oggi proprio non si sente bene."

Andrea socchiuse leggermente gli occhi soppesando mentalmente se accettare queste banali scuse oppure no, ma poi decise che lo studio Forti era rinomato e che forse poteva soprassedere sull'accaduto. Non sapeva bene cosa l'aveva infastidita, se il fatto che fosse arrivato palesemente in ritardo o che Forti Senior non l'avesse avvisata o quell'aria da eterno Peter Pan dipinta sulla faccia dell'uomo davanti a lei. Inoltre sembrava reduce da una serata di bagordi, con tanto di succhiotto sul collo mal celato dalla camicia e dal giubbotto che indossava.

"Andrea Brandi, nuova proprietaria di Villa Ginestra. Accetto le sue scuse ma, la prego, di non tardare altre volte. Ad ogni modo voglio che mi seguiate voi, mi è piaciuta l'idea di una villa ecosostenibile che mi avete proposto e in questa perlustrazione vorrei mostrarle le miei necessità per poi esaminare il vostro progetto finale" disse infine distendendo I tratti del viso e anche i nervi.

L'uomo di fronte a lei sembrò rincuorato e si mossero verso l'interno dove Andrea una volta aperta la villa gli mostrò quello che aveva in mente.

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Capitolo 2
*** Leonardo ***


2. LEONARDO

Ma che cavolo iniziare così il fine settimana era frustante. Non solo aveva scoperto durante la notte che la mattina stessa aveva un appuntamento con un cliente importante, ma per di più la sveglia non era suonata. Imprecò contro la sua solita buona sorte premendo il piede sull'acceleratore della sua Mercedes SL cabrio.

Arrivò alla vecchia villa sul litorale con un ritardo vergognoso. Se il cliente fosse già andato via suo zio lo avrebbe ucciso. Il progetto di ristrutturazione di Villa Ginestra valeva svariate migliaia di euro. La villa apparteneva ad una nobile famiglia fiorentina che aveva la sua residenza estiva sulla costa. Disabitata da anni era stata ereditata dalla moglie dell'imprenditore Brandi, figlia dei precedenti proprietari. Il commendator Brandi era un ricco magnate del settore dell'import-export che veniva di rado qua sulla "misera" costa fra Livorno e Piombino.

Leonardo parcheggiò l'auto a caso e scese fulmineo.

Leonardo Forti, nipote dell'architetto Ernesto Forti titolare dell'omonimo studio, era un uomo alto, con i capelli biondi ricci che gli ricadevano scompigliati sulla fronte. Aveva appena compiuto trent'anni e quella mattina era assai sconvolto. La sera precedente, ignaro di questo appuntamento, era stato impegnato in un caliente addio al nubilato per il suo fraterno amico Giovanni, motivo per cui non si era svegliato ed indossava dei Ray-Ban per coprire le pesanti occhiaie post-sbornia, nonostante fosse novembre e piovesse. Appena uscito dall'auto notò con sollievo che davanti ai cancelli della villa lo aspettava una ragazza. -Notevole- pensò tra sé e le si avvicinò veloce porgendole la mano e spiegando alla bella rossa il perché fosse venuto lui all'appuntamento e non suo zio, titolare dello studio. Finì il suo discorsetto, sorvolando sul fatto che fosse palesemente in ritardo. Le rifilò la scusa di aver saputo di quell'appuntamento, fuori orario d'ufficio, solo all'ultimo.

La giovane donna di fronte a lui, di corporatura minuta avvolta in un cappottino di cashmere grigio perla lo guardava perplessa. Certamente non era la moglie del Commendatore, ma poteva essere una sua assistente o comunque una delegata della famiglia. Non sembrava affatto colpita da lui, anzi gli rispose stizzita e per un attimo Leonardo pensò di aver mandato a monte l'affare. Da quello che gli aveva appena detto, Leonardo capì subito che la donna, era la figlia del Commendatore. Il giovane, colto sul vivo si tolse gli occhiali, non poteva certo permettersi di perdere quell'affare, infondo i suoi occhi facevano sempre capitolare il gentil sesso e rispose prontamente alla ragazza, scusandosi con maggiore sicurezza.

La donna lo squadrò da capo a piedi come a soppesare la sua risposta e solo a quel punto si presentò come Andrea Brandi, nuova proprietaria di Villa Ginestra. Accettò, anche se con una certa riluttanza, le scuse dell'uomo che si sentì rinfrancato da quelle parole e seguì Andrea all'interno della villa.

La Sig.na Brandi si muoveva sicura in quello che Leonardo etichettò come un vecchio rudere, che in gran parte doveva essere demolito. I mobili poi pur essendo lussuosi e probabilmente antichi erano forse più adatti ad un museo che ad una casa di lusso. Certo alcuni pezzi si sarebbero potuti salvare. Doveva chiedere a suo fratello minore di venire qui, fare un inventario di quello che era salvabile e del resto beh potevano semplicemente buttarlo no?

Dopo oltre un'ora passata a girovagare in quella enorme villa uscirono nel parco ed Andrea lo condusse verso un edificio a due piani un po' malconcio.

"Questa era la dependance degli ospiti, vorrei che diventasse casa mia. Questo sarà un progetto secondario, anche se per me devo dire che è di primaria importanza, in quanto tengo molto a questo immobile."

La ragazza che per tutto il tempo che era nella villa gli era sembrata malinconica e triste si era illuminata guardando quell'immobile che affacciava direttamente sulla scogliera. Sembrava felice, come se quel posto significasse per lei molto di più che la villa stessa.

"Non si preoccupi Sig.na Brandi, mi prodigherò personalmente per fare una ristrutturazione ad arte della dependance in modo che possa essere a tutti gli effetti la casa dei suoi sogni. L'unica cosa che vorrei sapere è se preferisce un open space unico o più stanze" disse quello guardando la casa.

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Capitolo 3
*** Andrea ***


3. Andrea

Era appena rientrata dall'appuntamento con l'Architetto Forti. Beh in realtà con suo nipote.

Il suo autista, Mario, l'aveva da poco lasciata al residence in cui alloggiava in attesa della ristrutturazione della dependance della villa ed era entrata in camera molto perplessa. Quel tipo -un gran bel tipo a dire il vero- l'aveva per così dire spiazzata. Certo che l'aveva rimesso subito al suo posto ma era indubbio che quel Leonardo avesse fascino da vendere. Scrollò quei pensieri di dosso e dopo essersi spogliata entrò nella doccia. Il vento e la pioggia, durante l'attesa dell'architetto, l'avevamo fatta rabbrividire. -o era stato lui?-

Si immerse sotto l'acqua bollente e lasciò che i pensieri fluissero insieme a lei. Tornare alla villa, girare per le stanze, rivedere affreschi, mobili e suppellettili era stato comunque difficile. Volente o nolente lì in quella casa c'erano i suoi ricordi, forse quelli più felici della sua vita, c'erano nonno Manfredi e nonna Caterina. I loro sorrisi, le lunghe passeggiate sulla spiaggia, le cene in riva al mare e le giornate a bighellonare in pineta. Sì certo poi c'erano anche le feste noiosissime, le cene formali con suo papà, la vela, le cavalcate, ma in fondo tutto quell'apparire lì era fuso con l'essere. L'essere stata una nipote amata e desiderata più che un erede da piazzare in società come un cavallo di razza. Una lacrima solitaria scese sul suo viso a quei ricordi, confondendosi con l'acqua calda. Doveva sbrigarsi, aveva decisamente saltato il pranzo e fra poco sarebbe venuto Nicholas a prenderla per andare a Firenze, a una di quelle noiosissime cene di rappresentanza.

Uscì dalla doccia e prese dall'armadio l'abito da sera che sua madre le aveva fatto avere per l'occasione. Uno splendido vestito di raso color verde acqua, come i suoi occhi, che le aderiva come una seconda pelle, con sopra una mantella di pelliccia, sicuramente non sintetica conoscendo i gusti della madre, color crema con sandali gioiello e borsa abbinate. Si asciugò rapida i capelli che per sua fortuna erano lisci come quelli del padre e non ricci come quelli della madre e si accomodavano docili come Andrea voleva. Guardò fuori dalla porta-finestra e in fondo, all'orizzonte, si vedeva il mare. Aveva scelto quel residence anche per quello, non poteva pensare di vivere senza il mare, quel mare che le rumoreggiava nell'anima.

Finì di truccarsi per poi mettersi l'abito non appena in tempo perché il rombo di una macchina sportiva l'avvisò che Nicholas era arrivato.

Nicholas Tunner 35 anni figlio del noto magnate del settore metallurgico belga, amico di famiglia da sempre e da qualche tempo fidanzato, anche se ancora non ufficiale, di Andrea.

Erano l'invidia di tutto il jet-set milanese, fiorentino e belga. Lui alto moro e con gli occhi chiari decisamente un bel tipo, che in smoking sembrava una divinità nordica. Lei minuta ma perfetta capelli lucenti ramati, viso dolce e occhi chiarissimi ,sembrava una fata dei racconti irlandesi. Insieme perfetti, giovani, felici e innamorati. O almeno così sembravano e si mostravano a tutti nelle cene ed eventi in cui si presentavano rigorosamente in coppia, mano nella mano, complici e affiatati. E in realtà lo erano veramente ma, come amici, come fratello e sorella. Entrambi fuggivano dall'ingombrante ala dei propri genitori, che vedevano nei loro rispettivi eredi solo un modo per perpetuare il loro potere e il bisogno di primeggiare nell'alta società di cui facevano parte.

Andrea uscì sospirando, Nicholas l'aspettava al fianco della sua Ferrari 308 rosso fuoco tenendole aperta la portiera. "Sei un incanto, tesoro" le disse baciandole una guancia. Lei sorrise, lui sarebbe stato veramente l'uomo perfetto se non fosse stato gay e se loro non fossero stati amici da sempre, da quando si conoscevano e ancora non avevano imparato a parlare. La scelta di fidanzarsi era nata dalla necessità di sfuggire ai continui appuntamenti che il padre le faceva trovare per fare il matrimonio perfetto e per sopire le voci della presunta omosessualità di Nick che mal si sposava col fatto di aver nell'albero genealogico men che meno il papa emerito. Alla fine i due amici non avendo relazioni soddisfacenti né nessuno per cui lottare e avevano pensato che forse sposarsi fra di sé era meglio che farlo con altri, per poi vivere con discrezione le proprie vite come avevano fatto d'altronde i propri genitori. Per i figli, il figlio, avevano deciso di rivolgersi ad una nota clinica di Losanna, famosa per la riservatezza e l'efficienza in tali delicate questioni personali.

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Capitolo 4
*** Leonardo ***


4. Leonardo

Aveva passato tutto il fine settimana lavorando al progetto di Villa Ginestra. Si era sentito colpito sul vivo dalle parole di quell'Andrea. Da quando l'aveva incontrata non aveva fatto altro che pensare a lei e al modo sfrontato con cui l'aveva trattato -Mi scusi Architetto, perché anche lei è Architetto giusto?- ma che diamine certo che lo era, chi pensava che fosse uno passato lì per caso? Ad ogni modo doveva farla ricredere sulla sua persona. Per questo motivo aveva trascorso tutto il fine settimana lavorando al progetto, in particolare a quello della dependance, che sarebbe stata la nuova casa della Sig.na Brandi.

Erano ormai le dieci di sera, di domenica, mentre stava osservando sul suo PC il progetto in 3D della dependance. Questa era situata non lontana dall'edificio principale e si sarebbe potuta isolare dal resto con una semplice siepe. Il punto forte dell'edificio era comunque la vista sulla Baia di Baratti con accesso alla spiaggia sottostante con una scaletta a precipizio fra le dune.

La dependance aveva una posizione tranquilla, con vista mare. Questa si poteva godere sia dal piano inferiore, dove aveva intenzione di inserire una splendida vetrata a giorno, o dal piano superiore dove c'era un'ampia terrazza ad uso di quella che sarebbe stata la camera padronale. Intorno c'era il parco della villa con la pineta e la bassa macchia mediterranea fatta di ginepri e ginestre selvatiche, in cui il selciato lasciava il posto pian piano alla sabbia. Nella parte antistante la dependance aveva inserito un tettoia per potervi parcheggiare le macchine.

L'edificio di forma rettangolare si sviluppava su due piani. Normalmente le dependance sono destinate agli ospiti in visita. Questa invece sarebbe stata della proprietaria, quindi necessariamente doveva essere suntuosa quanto la villa stessa. Al piano terra aveva spostato la porta d'ingresso dal lato sinistro a quello nord, opposto alla vista mare, creando di fatto nella parte inferiore un open space in cui aveva inserito la cucina a vista, un bagno e l'enorme salotto con la vetrata a effetto. Le scale che portavano al piano superiore erano a sinistra dell'ingresso e salendo si poteva trovare oltre alla camera padronale, con bagno privato e cabina armadio, una camera per gli ospiti e quello che sarebbe potuto essere uno studio o una stanza relax e infine un bagno ad uso del piano. Per l'arredo ci avrebbe pensato suo fratello, ma lui se lo immaginava essenziale, molto curato, magari tale da creare un interessante contrasto cromatico tra il chiaro dell'architettura e lo scuro dei mobili. Il punto di forza del suo progetto era la luce, voleva la casa dotata di luce naturale e con un sistema di finestre oscuranti che potesse essere messo in atto in caso questa fosse troppa.

Stava ancora rimuginando sulla planimetria quando squillò il suo Iphone.

"Ehi fratello che ti è successo dell'addio al celibato ti sei eclissato!" disse la voce dall'altro capo del telefono. Leonardo riconobbe subito il suo secondo fraterno amico Tommaso Ciardi detto Tommy.

"Niente brother tutto ok. Ho lavorato. Il progetto di Villa Ginestra ricordi?" gli disse in modo rapido.

L'amico quindi gli rispose "Ma certo, quello per cui mi hai chiesto un consulto per la fattibilità dell'impianto fotovoltaico giusto?"gli rispose Tommaso.

"Esattamente quello" confermò Leonardo, non aggiungendo però una sillaba. Quando faceva così, l'amico sapeva che non era aria. Chissà cos'era successo. L'aveva lasciato venerdì notte alle prese con una focosa moldava e ora se lo ritrovava ligio al lavoro nel fine settimana. Forse stava male.

Leonardo sbuffò "Adesso ti devo lasciare, che ne dici di venire domani da me per una birra e un film? Scegli tu, basta che non mi porti di nuovo quel "pacco" degli Avengers. Non ne posso più di Thor e del suo dannato martello da Dio nordico."

Tommy rise sonoramente "Va bene, va bene prometto, niente Avengers, magari porto gli X-Men!" e detto questo riattaccò prima che l'altro potesse ribattete qualcosa.

Leonardo aveva una strana avversione per i supereroi. Già la vita era difficile, non serviva infilarci anche uomini con poteri incredibili, ognuno poteva contare su sé stesso e sperare di bastarsi.

Leonardo controllò per l'ennesima volta il progetto e quindi lo inviò alla mail che gli aveva lasciato Andrea. Gli veniva difficile chiamarla Sig.na Brandi, ma è quello che era. Lui però continuava a chiamarla per nome nella sua testa. Non era possibile, non doveva pensarci. Lei e la sua lingua strafottente l'avevano innegabilmente incuriosito.

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Capitolo 5
*** Andrea ***


5. Andrea

La serata a Firenze era andata bene. Alla fine la cena si era rivelata meno noiosa del previsto. L'evento in questione era una raccolta fondi dell'Ente Cassa di Firenze destinato all'Ospedale Pediatrico Meyer. C'erano personaggi illustri della società fiorentina, calciatori, uomini politici e la vecchia nobiltà di cui anche lei faceva parte. Andrea e Nicholas avevano fatto il loro ingresso insieme e come sempre avevano calamitato l'attenzione dei presenti. Andrea in questi eventi seguiva scrupolosamente l'etichetta che le era stata insegnata. Sorridere, stringere mani e lasciare che il compagno parlasse per lei. In fondo non le importava fingere, con Nick era facile. Lui le voleva bene, non come quel bell'imbusto di Antoine che da ragazzina l'aveva circuita di belle parole solo per arrivare al patrimonio di famiglia.

Era domenica sera. Andrea aveva dismesso i panni della "fidanzata" perfetta per indossare quelli della traduttrice e fu così, immersa in una traduzione complicata di un testo arcaico, che ricevette la mail dell'Architetto Forti. Inizialmente fu stupita da quanto velocemente avesse dato segno della sua presenza. Ancor più lo fu dal fatto che la mail contenesse la planimetria della dependance in 3D con allegato l'elenco dei lavori da svolgere, dei costi e dei permessi necessari, nonché i tempi di realizzazione. Guardò con attenzione il progetto di quella che sarebbe stata di fatto casa sua. Naturalmente non vi era arredamento, quello sarebbe stato scelto con l'aiuto dell'interior design, Lorenzo fratello di Leonardo. Andrea sorrise all'idea di due fratelli che lavoravano insieme. In realtà lei l'aveva sempre voluto un fratello o una sorella ma i suoi non erano dello stesso avviso, per preservare l'asse ereditario dicevano.

Mah che grande cavolata.

Distolse la mente da quei pensieri cercando di concentrarsi sul lavoro di Leonardo -no, no, non era buona cosa chiamarlo per nome- e di come avesse colto le sue necessità.

Osservò con attenzione la planimetria in 3D che si trovava di fronte, l'architetto aveva fatto diversi cambiamenti alla struttura ma senza stravolgerne l'essenza.

Lei adorava quella dependance a picco sul mare, con il vento che batteva forte sui vetri nelle giornate di tempesta e che invece sembrava sussurrare dolci promesse nei giorni miti di aprile. I nonni la usavano per gli ospiti meno in vista ma, quando non vi era nessuno, Andrea vi si rifugiava e passava i pomeriggi assolati di Luglio ed Agosto a leggere, scrivere oppure semplicemente a contemplare il mare dall'alto. Purtroppo non era mai stata brava con le relazioni personali e anche se non era una snob, il ruolo che aveva in società le imponeva un certo distacco con i suoi coetanei e la necessità di frequentare solo le "persone giuste".

Per fortuna c'erano Nicholas e la sua inseparabile amica Domitilla. Tale nome infausto era eredità della bisnonna paterna ma lei lo portava con nonchalance.

Loro erano il suo porto sicuro, le persone con cui usciva e con cui si confidava. Domy, così la chiamavano, non era molto d'accordo su questa folle idea dei suoi amici di sposarsi pur non amandosi, ma per adesso avevano solo dichiarato di frequentarsi e nonostante le pressione delle rispettive famiglie non avevano deciso né la data del fidanzamento né tantomeno quella del matrimonio.

Andrea aveva detto al padre che per prima cosa voleva ristrutturare la villa che i nonni materni le avevano lasciato in eredità, ben sapendo quanto l'amasse, insieme ad un conto fiduciario a svariati zeri.

Andrea poteva permettersi di non lavorare, ma le piaceva fare qualcosa e tradurre, viaggiare e conoscere posti nuovi erano la sua passione.

Il cellulare che suonò all'improvviso la distolse dai suoi pensieri che come spesso accadeva avevano preso la deriva come un zattera in mezzo al mare.

"Ciao bellezza, come stai?"

Era Domy ma che ore potevano essere?

"Tutto ok bellezza e tu?" rispose all'amica.

"Solite cose darling, qui a Milano sai com'è, sono tutti molto frenetici" rispose quella ridendo, come se fosse ovvia la battuta appena fatta.

Andrea rise a sua volta fra di sé pensando quanto fosse vera quell'affermazione. Domi proseguì senza curarsi del suo silenzio. "Allora com'è andata con l'architetto?" le chiese l'altra con tono curioso.

Lei si riscosse " Bene direi, anche se non è venuto il Dott. Forti, ma bensì suo nipote Leonardo!" disse lei con un tono alquanto stizzito.

"Ti prego dimmi che questo Leonardo è giovane nonché un gran pezzo d'uomo?" strillò nell'apparecchio l'altra tutta eccitata.

"Certo per essere giovane è giovane. Ha la nostra età credo. Anche se gran pezzo d'uomo non l'avrei detto, forse sbruffone, o meglio sfrontato. Sai che si è presentato con oltre un'ora di ritardo senza avvisare? E con dei Ray-Ban e un succhiotto vistoso al collo? Neanche fosse appena uscito da un bordello di lusso." disse lei con un tono più alto del normale.

"Caspita e tu hai notato tutto questo in quanto cinque minuti di presentazione?" rispose Domy ridendo ancora più forte che in precedenza.

Andrea sbuffò" Comunque l'ho subito rimesso in riga mia cara, tanto che mi ha appena mandato il progetto della dependance. Mi piace sai?!?"

"Chi il progetto o l'architetto?!?!" insinuò l'altra. "Oh non ci provare? Il progetto sciocca che non sei altro!" e questa volta riservo insieme complici, come se fossero lì una di fronte all'altra e non a kilometri di distanza.

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Capitolo 6
*** Leonardo ***


6. Leonardo

Leonardo quel lunedì mattina di fine novembre era soddisfatto. Aveva lavorato l'intero weekend ma ne era valsa la pena. Aveva appena ricevuto una mail dalla Sig.na Brandi, quest'ultima si diceva entusiasta del progetto della dependance e lo affidava definitivamente allo studio. Suo zio sarebbe stato molto felice del risultato ottenuto. Alle nove entrò allo studio dei Fratelli Forti fischiettando.

Mara la segretaria cinquantina di suo zio lo guardava sbalordita. Di solito l'umore del giovane architetto era nero come la pece il lunedì mattina. "Buongiorno Mara, com'è andato il fine settimana? Lo zio è già arrivato o si è preso il lunedì libero?" le chiese Leonardo con un sorriso a trentadue denti. "Sì il Sig Forti è già arrivato, anzi è al telefono con un cliente." Il ragazzo però non la stava più ascoltando e si era diretto all'ufficio dello zio come un missile.

L'Architetto Ernesto Forti, aveva quasi sessant'anni ed era di aspetto giovanile e piacente nonostante la sua età. Quando il nipote entrò come una furia nel suo ufficio era impegnato in una telefonata con un cliente facoltoso che voleva ristrutturare la casa per la nuova giovane compagna. Continuando a parlare con il suo interlocutore dall'altro capo del filo dell'apparecchio, inarcò un sopracciglio in direzione del nipote.

Questo non fece una piega e si mise seduto di fronte allo zio. "Va bene Sig. Camisani, le preparerò quanto prima il progetto richiesto e ossequi alla Signora ." Detto ciò riattaccò. "Penso che dovrai richiamarlo e dirgli che non lo possiamo accontentare." disse il più giovane "Stamani la Sig.ra Brandi ci ha affidato il progetto per la ristrutturazione della sua dependance personale e resta in attesa di quello di villa Ginestra. Ti chiamerà in giornata per il contratto di esclusiva fino a termine dei lavori e per concordare anticipo e pagamento. I lavori potranno iniziare il primo dicembre, ho già preso accordi con la ditta di Giovanni e Gabriele. Inoltre Lorenzo dovrà occuparsi del design degli interni. La dependance deve essere consegnata il prima possibile. Andrea abiterà lì anche durante i lavori alla villa principale." disse un Leonardo trionfante. Suo zio era rimasto a bocca aperta, ma come diamine aveva fatto a convincere definitivamente la figlia del Commendator Brandi in solo quarantotto ore? Il maggiore dei suoi nipoti era sempre una sorpresa.

La giornata lavorativa passò veloce e Leonardo rientrò nel suo appartamento vista mare con delle birre e due pizze giganti. Tommaso lo stava già aspettato appoggiato al muretto di fronte a casa sua con l'immancabile Marlboro accesa. "Brother è tanto che aspetti?" chiese il biondo all'amico di sempre. "No sono appena arrivato." gli rispose prontamente l'altro.

Entrarono nel palazzo e salirono all'ultimo piano dove Leo aveva il suo appartamento. Era ampio e luminoso ma si vedeva che apparteneva a uno scapolo. Dalla porta d'ingresso si entrava subito nell'open-space del salotto con un mega divano angolare di pelle nera, un tavolo ovale di cristallo con sedie bianche di design e il mobile porta televisore che naturalmente era un sessanta pollici a schermo piatto di ultima generazione. La cucina era in fondo, relegata in un angolo e pur se accessoriata era minuscola. Leonardo passava di sicuro poco tempo a cucinare immerso com'era nel suo hobby preferito: fare conquiste. Aveva pochi semplici regole: non portarle a casa sua e non dormire con la sventola di turno. Leonardo non si era innamorato mai veramente, da ragazzo la morte precoce del padre l'aveva portato, su una brutta strada che solo lo zio era riuscito ad arginare con decisione. Poi vedere sua madre spezzata dal dolore per la perdita del suo unico amore lo aveva convinto che era meglio non amare per non soffrire. Voleva vivere la sua vita libero da vincoli e pressioni sociali. Fin ora i suoi amici avevano fatto lo stesso, ma adesso le cose stavano per cambiare Giovanni si sarebbe sposato a breve, Alessio finalmente si era deciso a fare caming out invece che nascondere la sua omosessualità. Restavano solo lui, Tommaso e Gabriele. Quest'ultimo però ultimamente era nervoso, si vedeva che tutte quelle storie di sesso gli andavano strette.

"Dai mangiamo che si freddano le pizze." disse Leonardo all'amico. "Allora com'è andata con la Brandi, sembri di buonumore, anche troppo per essere lunedì e aver lavorato tutto il fine settimana." Leonardo sorrise e risposte "Ne è valsa la pena quella stronzetta ha appena firmato il contratto in esclusiva con noi. Per adesso solo per la dependance. Anzi tenetevi pronti che i lavori inizieranno a breve."

I due amici quindi cenarono mangiando pizza e bevendo birra mentre chiacchieravano del più e del meno. Poi Leonardo accese la Tv ed invece di vedere l'ultimo degli X-Man il padrone di casa decise che avrebbero visto un partita di qualche campionato estero sul canale di calcio digitale.

"Hai sentito Alessio di recente?" chiese il biondo all'amico mentre guardavano la partita. "No brother, da quando è uscito allo scoperto si è eclissato." Leonardo era pensieroso e accese il cellulare per vedere se l'amico avesse lasciato qualche traccia sui social. Ad un tratto mentre era su Istagram fece un fischio e l'altro si allungò sul divano per capire che cosa l'avesse colpito così tanto. Leonardo entrando sul social aveva visto una foto che aveva attirato la sua attenzione. Era la Sig.na Brandi, Andrea, fasciata in un abitino verde acqua che oltre ad evidenziare i suoi splendidi occhi metteva ben in mostra anche le sue forme perfette. Tommaso osservò la foto sul telefonino e fischiò a sua volta. "Vedi la stronzetta! Mi sembra messa bene, amico. Chissà che spasso lavorarci insieme. Vedo che sei già abbastanza interessato. " Il biondino guardò l'amico da sotto sopra come se gli fosse spuntato una seconda testa. "Quando mai! Mi ha solo colpito che fosse così agghindata."

"Come mai allora sei finito sulla sua pagina Istagram?" chiese Tommaso cercando di capirci qualcosa "Veramente sono sulla pagina di Alessio, che a messo mi piace ad una foto di lei e un certo Nicholas Tunner." rispose il giovane con tono piccato.

"Scusa brother, ma non è il tipo per cui si è preso una sonora sbandata, quello con cui usciva e che non ha voluto più saperne di lui quando ha fatto caming aut?" disse Tommy soppesando la cosa.

Leonardo fece una veloce ricerca sui social e vide che il tipo era dato per certo quale fidanzato, e futuro consorte, della Brandi. Leonardo sembrava interdetto. A che gioco stavano giocando e perché se lui era gay si era fidanzato con lei?

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Capitolo 7
*** Andrea&Leonardo ***


7. Andrea & Leoanrdo

I lavori alla dependance erano iniziati i primi di dicembre e proseguivano spediti. Andrea si era dovuta ricredere sulle doti organizzative e di gestione del giovane architetto, che a dispetto delle apparenze, era competente e preparato. Dirigeva la ditta, che era di alcuni suoi amici, con un cipiglio ed uno zelo veramente ammirevoli. Andrea era già andata alcune volte al cantiere per verificare certe scelte operative, che Leonardo aveva voluto condividere con lei.

In quei giorni era venuta a trovarla Domy che aveva stretto subito amicizia con i due imprenditori della ditta di costruzioni. Sopratutto con Gabriele, anche perché Giovanni si sarebbe sposato fra qualche mese, il giorno di San Valentino.

"Contessina se ti metti un casco ti faccio vedere come procedono i lavori all'interno" disse Leonardo ad un Andrea che guardava assorta la sua amica del cuore portare del caffè caldo al bel moretto imprenditore: Gabriele. "Si certo architetto" rispose quella distogliendo lo sguardo dai due giovani. "Gabriele è un bravo ragazzo" le disse il biondino come se le stesse leggendo i pensieri "Oh sono così trasparente per te? Domy è come una sorella per me non vorrei che soffrisse di nuovo" Leonardo la guardò comprensivo "Non puoi impedirle di soffrire, così come di essere felice, devi essere solo lì quando succede una di queste cose. Tutto qui!" disse lui serio. Andrea lo guardava sorpresa quel giovane uomo non era come se l'era immaginato. "Darò il beneficio del dubbio al tuo amico, ma occhio se la fa stare male ve ne pentirete tutti. Lei è la mia famiglia, quella vera! Insieme a Nick" e detto questo entrò in casa senza che l'altro potesse ribattere.

Leonardo la seguì all'interno dell'edificio senza proferire parola. Ormai era quasi Natale ed il suo amico Gabriele, aveva preso una sonora sbandata per la Sig.na Domitilla Alberesi, cotta del tutto ricambiata per quanto ne sapeva Leonardo. Andrea però era diffidente, così come era restia a cene e incontri che riguardavano tutto il gruppo di Leonardo. Si perché Domy era convinta che i suoi amici, Nicholas e Andrea, dovessero uscire dal proprio guscio e frequentare anche persone non del loro ceto sociale. Leonardo non aveva ben capito che cosa ci fosse realmente fra la bella rossa ed il moro, stavano insieme ma non sembravano fidanzati. Poi quando uscivano Nicholas stava spesso e volentieri con Alessio, che era entusiasta dalle rinnovate attenzione della sua vecchia fiamma. Andrea da parte sua in quelle serate era tranquilla e spesso restava a parlare con Tommaso e Leonardo. Andrea non era quella snob altezzosa che aveva supposto la prima volta che l'aveva incontrata ed era meno stronzetta di quello che credeva. Era una ragazza gentile e ben educata, chiusa nella sua timidezza ma acuta e divertente quando si trovava nella sua comfort zone. Da quando avevano preso confidenza, ed aveva scoperto che i suoi nonni erano conti di Bolgheri la chiamava così "contessina" e lei lo lasciava fare.

Una volta dentro la dependance Leonardo le fece vedere le variazioni che intendeva apportare e soprattutto le mostrò come la luce naturale entrava dall'enorme vetrata del piano di sotto, da cui per altro si godeva una splendida vista sul golfo.

Silvia si perse guardano l'orizzonte ed immaginandosi seduta su un bel divano bianco mentre con il suo Mec effettuava qualche traduzione complicata. Amava molto il suo lavoro, ed anche se suo padre trovava non appropriato che lei lavorasse aveva lasciato correre, tanto diceva che una volta che fossero arrivati i figli sicuramente lei avrebbe smesso per occuparsi di loro. Povero Commendatore, era fuori strada, la figlia aveva preso tutto dal carattere della nonna materna ed era una ribelle nell'animo, pur mantenendo per il quieto vivere una facciata consona al suo stato sociale.

"Leonardo potremmo aggiungere un camino in quella parete, o sarebbe troppo complicato?"

Lui la guardava soppesando la richiesta "Contessina ci avevo già pensato, secondo me sarebbe perfetto, era di questo che volevo parlarti, inoltre volevo inserire una porta scorrevole per separare la sala da pranzo e la cucina dal salotto in caso di ospiti.

"Mi sembra un'ottima idea, il camino lo puoi mettere a legna, pallet o biogas, vedi tu quello che risulta con minor impatto ambientale. Il pavimento lo vorrei di marmo bianco, mentre il caminetto in pietra lavica grigio fumo."

Leonardo la guardava colpito, aveva le idee molto chiare su quello che desiderava per la sua casa. Stavano ancora parlando delle rifiniture quando entrò Domy come una furia "Darling, ho avuto un'idea fantastica per passare il Natale, senza i matusa!!"

Sia il biondo che la rossa, si girarono verso la nuova arrivata, che non indossava il casco e si guadagnò un'occhiataccia da entrambi, ma proseguì imperterrita. "Nick mi ha detto che non aveva voglia di passare il Natale con i parenti e che voleva andare a Formentera, alla villa, quella sul mare, con te e me, se avevamo voglia. Così gli ho chiesto se potevo invitare anche Gabriele, per poi scoprire che questo non si muove senza i suoi brothers e quindi ecco fatto. I ragazzi, Gabriele, Tommaso, Alessio e Leonardo se vogliono possono raggiungerci il 26 e passare con noi il capodanno per poi rientrare il 02, mentre noi potremmo fare un salto a Londra per i saldi e rientrare il 07 oppure restare lì al sole. Che ne dici non sarebbe fantastico?"

L'amica aveva parlato tutto di un fiato e sembrava come se un tornado fosse appena entrato nella dependance in costruzione. Andrea la guardava basita "Scusa ma hai chiesto agli altri? Forse sono troppi giorni, sai durante le feste? Qualcuno, a parte noi, vorrebbe passarle con i parenti!"

Domy guardava l'altra come se le fosse spuntata una coda, era un'idea bellissima la sua amica odiava passare il Natale con i suoi e meglio di una vacanza in Spagna non ce n'era ed allora perché poneva resistenza?

"Secondo me si può fare, tanto le ditte per le feste sono tutte chiuse e qui faremmo ben poco... poi io, una volta fatto Natale con mia madre e mio fratello, di solito mi rintano sulla neve con gli altri, ma per una volta il caldo sarà ben accetto. Io adoro il mare e anche i miei amici" disse a un tratto l'architetto intromettendosi nella discussione fra le due amiche.

Andrea era stata messa in minoranza, a quanto pareva avrebbe passato le feste con tutti loro.

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Capitolo 8
*** Andrea ***


Alla fine era partiti per Formentera la mattina del ventitré dicembre.

Il Commendator Brandi non era stato propriamente felice della decisione della figlia, ma si era rassegnato.

Andrea dal canto suo non era certo entusiasta della decisione presa da Nicholas e Domy; passare le feste con quel gruppetto di scapoli non rientrava nella lista dei suoi dieci suoi desideri per Natale. Sicuramente Leonardo in quelle ultime settimane le era sembrato diverso da ciò che si era immaginata quando l'aveva conosciuto quasi un mese fa. Però questo non significava nulla, o almeno era quello che si raccontava la giovane dai capelli rossi.

Stavano sorvolando la Spagna quando Nick si mise seduto vicino a lei.

"Un penny per un tuo pensiero..." le disse l'amico cercando di distogliere lo sguardo di lei perso nell'ammirare il panorama. Erano quasi arrivati a Formentera, il jet privato noleggiato per l'occasione stava facendo le operazioni necessarie per l'atterraggio. Andrea non rispose subito e quello si preoccupò.

"Nick sei innamorato di Ale?" disse a un tratto la sua migliore amica. Per lui fu come una pugnalata che gli trafiggeva il cuore. L'altro che non si aspettava una domanda del genere, boccheggiò in cerca di ossigeno. "No, perché me lo chiedi?"

"Perché ti conosco da quando entrambi eravamo in fasce e perché vedo come lo guardi" gli disse semplicemente Andrea osservandolo da sotto le ciglia chiare.

"Andrea non cambia niente tra noi, continueremo nel nostro piano non ti preoccupare!"

"No Nick, non possiamo. Alessio è una brava persona e sono quasi certa che ti ami anche lui, non voglio che soffra per un problema che è nostro. Tu devi deciderti a parlare con i tuoi e fare ciò che vuoi della tua vita, come del resto dovrò fare anch'io con i miei."

La voce metallica del comandante li avvisò che dovevano sedersi ai loro posti per l'atterraggio. Nicholas a malincuore si mise seduto al suo posto. Domitilla non si era resa conto della discussione dei suoi amici, intenta com'era ad ascoltare la playlist che il suo bel Gabriele le aveva dato prima di partire. Andrea dal canto suo era determinata a metter fine a quella pagliacciata. Più uscivano tutti insieme come gruppo e meno aveva voglia di portare avanti quella recita.

Si concentrò sulla discesa dell'aereo cercando di sgombrare la mente dai pensieri. In fondo tra due giorni sarebbe stato Natale e non passarlo con i parenti era comunque un gran successo.

Appena scesi dall'aereo il mite clima di Formentera li colse con il suo sole e la sua piacevole aria dicembrina. Andrea si nascose dietro i suoi costosi occhiali di Dolce e Gabbana, non solo per proteggersi dal sole delle Baleari. La discussione con Nick l'aveva scossa. Aveva preso la sua decisione, ma sarebbe stato difficile farlo capire a suo padre. Sospirando entrò nella limousine che era venuta a prenderli, dopo essere passati dal check-in dell'aeroporto.

La villa dei Tunner si trovava in cima ad un promontorio dell'isola di Formentera e per la sua particolare posizione godeva della vista mare da entrambi i lati della struttura. Era una villa bianco candido, squadrata su due livelli, con ampio parco intorno di macchia mediterranea ed una piscina a sfioro a picco sul mare. Al piano terra vi era un open space con cucina a vista salone e sala da pranzo, mentre al secondo piano dieci camere da letto. Da un lato le quattro camere padronali con bagno privato ed idromassaggio, mentre dall'altro sei camere degli ospiti con un bagno in comune ogni due stanze. Infine c'era una terrazza a tasca dove si poteva prendere il sole lontani da occhi indiscreti. Il design dell'arredamento era raffinato e moderno, con i colori tipici delle isole Baleari: il bianco ed il blu.

I tre ragazzi scersero dall'auto e vennero accolti dalla governante, la signora Salma che con il marito ed i figli si occupava della proprietà. "Benvenuto Sig. Tunner e Sig.ne. Vi ho preparato le camere e ho fatto un pranzo leggero. Se vi volete prima rinfrescare lasciate pure i bagli che dopo Juan e Alonso li porteranno su per voi" disse la governante con un gran sorriso.

"Grazie Salma, penso che prima ci rinfrescheremo e poi pranzeremo che ne dite ragazze?" disse Nick speranzoso, ma Andrea aveva una faccia scura come un temporale in montagna e non presagiva nulla di buono, infatti "Grazie Salma, ma il viaggio mi ha fatto venire un gran mal di testa, se non vi spiace io mi ritiro in camera, se fosse possibile avere un analgesico ve ne sarei grata" e detto questo salì su per le scale del piano superiore senza guardarli e si diresse verso quella che da sempre era stata la sua camera in quella villa.

Domy, si tolse solo allora gli auricolari dell'IP ed alzando un sopraciglio chiese all'amico "Cos'è successo, l'ha morsa una tarantola mentre arrivavamo qui?"

"No Domy, peggio! Molto peggio! Devi parlarne con lei, non ho ben capito cosa è che gli frulla nella testa!"

Andrea non si era fatta viva per tutto il resto del giorno, se ne stava barricata in camera sua, al buio. Fino a quando Domy decise che era troppo anche per lei e andò a stanarla dal suo nascondiglio. Nick intanto era fisso su skype con Alessio a parlare di non si sa bene cosa.

"Senti darling" disse l'amica irrompendo in camera sua come un tornado ed accendendo la luce "Siamo in una delle isole più belle del mediterraneo, in una villa favolosa senza matusa ed io mi rifiuto di pensare che tu voglia buttare tutto a monte per le tue paturnie."

Andrea aveva socchiuso gli occhi per via del chiarore improvviso e si era rannicchiata ancor più nell'enorme letto matrimoniale, con la coperta di raso color acquamarina sopra la testa.

"Domy!?!" disse solo uggiolando le parole.

"Senti, non so perché hai discusso con Nick, ma qualsiasi cosa sia la puoi rimandare a dopo le feste. Goditi questi giorni, rilassati, prendi il sole e perché no flerta con i ragazzi. Dopo domani arrivano e sono certa che né Leonardo né Tommaso si tireranno indietro." disse l'amica facendole l'occhiolino.

Andrea, sbucano dal suo nascondiglio sotto le lenzuola, fece uno sguardo scioccato all'amica, ma in fondo poteva rimandare la questione rottura del fidanzamento a dopo le vacanze no?

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Capitolo 9
*** Leonardo ***


9. Leonardo

Il giorno di Natale era sempre stato pesante in casa Forti, almeno da vent'anni a questa parte, da quando Luca, il padre di Leonardo e Lorenzo era morto proprio la vigilia di Natale.

Per questo motivo il giovane architetto preferiva ignorare le feste, lasciando come sacro solo il giorno di Natale, visto che sua madre ci teneva tanto a passarlo con i figli ed il fratello e la moglie del defunto marito. Dopo Natale però Leonardo prendeva sempre alcuni giorni di ferie e solitamente si rifugiava con i suoi amici in qualche località sciistica. Quindi l'idea di andare per una volta al mare, e per di più a Formentera, non gli dispiaceva affatto. Con gli altri erano andati spesso ad Ibiza, ma sempre in estate, al massimo in autunno, mai in inverno. Leonardo era proprio felice di questo e quindi cercò di sorridere, ben sapendo che la serata sarebbe stata comunque difficile. Menomale che quest'anno suo fratello aveva una nuova fidanzata e che quindi l'attenzione sarebbe stata calamitata sulla nuova coppietta e non su di lui.

Come aveva previsto Leonardo la vigilia ed il pranzo di Natale non furono affatto facili; la madre come sempre aveva ricordato il defunto marito. Sotto l'albero c'era il suo regalo, che da vent'anni anni a questa parte erano foto, ricordi o altro che la donna aveva per Luca, il suo unico amore.

La sera di Natale Leonardo dopo aver preparato le valigie, sentì gli amici che erano tutti molto contenti di partire, fatta eccezione per Alessio che sembrava agitato e nervoso. Per questo motivo decise di prendere un drink con lui, anche se era sera tardi ed era ancora Natale. Stavano parlando seduti ad un tavolino quando Alessio improvvisamente gli disse "Nicholas ha litigato con Andrea durante il volo per Formentera ed è tutta colpa mia!" Leonardo non riuscì a capire, però vedeva l'altro assai preoccupato.

"Amico non deve essere per forza colpa tua" gli disse cercando di tranquillizzarlo.

"Sì, Leo è colpa mia, perché io sapevo che Nicholas voleva farsi una famiglia e sapevo che non gliela potevo dare certo io, però quando l'ho rivisto non ho resistito e ho iniziato a frequentarlo di nuovo." Il giovane architetto sorseggiò con maggiore intensità il suo drink cercando di capire come assimilare queste informazioni. Allora Andrea non era innamorata di Nicholas, oppure non sapeva niente di tutto ciò? Stava rimuginando quando Ale gli disse "Senti ti dico queste cose perché non riesco più a tenerle per me, ma non devi dirlo a nessuno. Andrea e Nicholas non sono veramente fidanzati, sono amici da una vita ma siccome entrambe le famiglie volevano per loro un matrimonio di élite hanno deciso di farlo fra di sé. Andrea però deve essersi accorta di quello che provo per lui e ha detto a Nicholas che vuole lasciarlo subito dopo le vacanze a Formentera. Lui era agitatissimo ieri al telefono, non sa come fare. Non riesce proprio a fare il caming out con la sua famiglia. Sono disperato Leo, sono sicuro che mi lascerà per sempre."

Leonardo se ne stava lì fermo immobile, non sapeva, cosa provare per quella dichiarazione aveva sempre avuto un leggero fastidio pensando al fatto di Andrea e Nicholas insieme, però l'aveva catalogato come se fosse solo un senso di orgoglio maschile. Adesso che sapeva che fra loro non c'era niente si sentiva sollevato, anche se era difficile ammettere a se stesso che quella giovane rossa era diventata importante per lui. Chissà come stava? Sicuramente era agitatissima, lui sapeva bene che lei aveva dei problemi col padre, se n'era accorto dalle piccole cose. Quando sceglievano i materiali per il progetto per la ristrutturazione gli aveva spiegato che i suoi genitori non avrebbero voluto che lei ristrutturasse la villa, ma che la mettesse in vendita e ne ricavasse un bel po' di denaro. Andrea non era dello stesso avviso, a lei non importava dei soldi, ce li aveva a sufficienza, li aveva ereditati dai nonni e non aveva nessuna intenzione di vendere quello che per lei era di fatto un pezzo della sua famiglia.

La serata si concluse quando il telefono di Alessio vibrò ed iniziarono i messaggi con Nicholas, che era Formentera. Leonardo tornò a casa a finire di fare le valigie.

La mattina seguente erano su un aereo e direzione Baleari. Gabriele ed Alessio, allegri e sorridenti non vedevano l'ora di rivedere Domy e Nicholas, mentre Tommaso non faceva altro che ragionare sui locali e posti dove sarebbero potuti andare, le cose che avrebbero potuto vedere, ecc. Leonardo invece se ne stava silenzioso cercando di capire che cosa avrebbe dovuto fare. Non era mai stato uno che si faceva domande, se una donna gli piaceva ci provava. Se andava bene, cosa e succedeva il 90% delle volte, bene e se no non se ne faceva un cruccio, non poteva riuscire a tutti. Però con Andrea era diverso, lei gli piaceva in una maniera differente, gli piaceva lei come persona anche se all'inizio l'aveva trovata insopportabile, gli piaceva quel suo modo di rispondergli a tono, quel modo che aveva solo lei di trattarlo come una persona qualunque e non come un giovane bell'uomo qual era. Questo d'altrocanto lo spaventava a morte.

Il volo fu tranquillo ed arrivarono come previsto per l'ora di pranzo. Una macchina gli aspettava fuori dall'aeroporto per portarli alla villa. Leonardo fu molto colpito dell'edificio dal un punto di vista architettonico, era bellissimo. Il padrone di casa e Domy li accolsero calorosamente davanti all'ingresso principale. Leonardo notò subito che Andrea non c'era. Nicholas disse loro "Benvenuti a Formentera! Questa è Villa del Sol. Siamo quasi pronti per il pranzo, la mia governante vi farà prima vedere le stanze e poi vi aspettiamo in veranda dove sarà servita la paella. Spero che vi piaccia." Leonardo stava per salire con gli altri quando si trovò a portata di Domitilla e gli chiese piano per non farsi sentire "Scusa Domy, ma la contessina dov'è finita?" questa nel rispondergli fece un sorriso furbo e disse "La contessina è in piscina e sta prendendo il sole. Non è venuta semplicemente perché è collassata sul lettino, la notte soffre d'insonnia in posti nuovi e si è addormentata solo ora, ma se vuoi puoi gettarla in acqua per svegliarla, così impara". Anche se a Leonardo sembrava una buona idea desistette, andò in quella che era la sua camera, che pur essendo una singola era veramente immensa e appoggiò i bagagli. Si affacciò al balcone e la vide. Andrea era al bordo piscina completamente rilassata sul lettino con gli occhiali da sole che le coprivano gli occhi verdissimi e dormiva veramente.

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Capitolo 10
*** Andrea&Leonardo ***


10. Andrea&Leonardo

Andrea quella notte fra il venticinque ed il ventisei dicembre non aveva dormito molto; fino a tardi era rimasta seduta su una poltroncina del suo terrazzo osservando il mare delle Baleari. La luna era quasi piena e sembrava impossibile che fosse la notte di Natale. La vigilia e quella giornata di festa erano passate abbastanza tranquillamente. Dopo aver parlato con Domy due giorni prima, appena arrivati sull'isola, era stata più serena. Anche se sapeva che dopo quella vacanza molte cose nella sua vita sarebbero cambiate: prima fra tutte il suo rapporto col padre. Certo non era mai stato idilliaco però in questi ultimi anni era riuscita in qualche modo ad avere il suo consenso, questo non significava che facesse tutto quello che lui voleva o che credeva fosse giusto per lei, ma in un modo o nell'altro era riuscita a trovare un equilibrio con lui e ora questo equilibrio sarebbe sparito per sempre quando lei gli avrebbe detto che non aveva intenzione di sposarsi. E soprattutto che non voleva sposarsi con chi desiderava lui e non voleva un matrimonio fasullo né dei figli, non adesso comunque. Alla fine non aveva chiuso occhio e quindi la mattina del ventisei, benché dovessero arrivare i ragazzi dall'Italia, era andata a bordo piscina per cercare di rilassarsi prendendo il sole e invece si era addormentata. Sentì le risate provenire dal veranda e si accorse che, probabilmente, i ragazzi erano già arrivati. Andrea si alzò. dal lettino ancora frastornata e dopo essersi messa un pareo si diresse nella veranda. Qui su un divanetto erano seduti vicinissimi Alessio e Nicholas, che parlavano fitto fitto. Più in là su un dondolo c'era Domitilla seduta in braccio a Gabriele e praticamente si stavano baciando, mentre Tommaso e Leonardo stavano guardando qualcosa sull'Iphone di quest'ultimo mentre chiacchieravano davanti all'open bar. Sembravano un allegro gruppo di amici che si ritrovavano dopo tanto tempo, anche se in realtà si conoscevano tra il sì e no da un mese.

I ragazzi non si erano accorti di lei. Stava per rientrare in casa ed eclissarsi, quando lo sguardo penetrante di Leonardo la inchiodò sul posto.

Doveva ammettere che il giovane architetto quel giorno era quanto mai affascinante. I capelli biondi, mossi, gli incorniciavano il viso. I pantaloncini chiari corti che gli fasciavano le gambe toniche e la camicia nera lasciata praticamente aperta. Andrea non riusciva a distogliere lo sguardo da lui e in particolare dal tatuaggio che spuntava da sotto la camicia: una doppia croce stilizzata proprio all'altezza del cuore.

Gli occhi chiari di Andrea erano sgranati sotto gli occhiali scuri e non si accorse neppure che Leonardo l'aveva appena apostrofata "Oh la Contessina si è degnata di venire fra di noi!" Andrea si riscosse dai pensieri poco consoni sul ragazzo biondo e disse "Già, scusate, stanotte ho dormito poco e sono crollata. Avete già pranzato immagino?"

Domitilla, che aveva osservato bene le occhiate che l'amica si era appena scambiata col bell'architetto, rispose prontamente "Giammai mia cara, anche se avevo proposto di gettarti in piscina per svegliarti, ma Leo ti ha graziato!"

Leo? Da quando l'architetto Forti era diventato Leo?

Andrea si sentì avvampare e ringraziò i santi di avere gli occhiali da sole molto grandi.

Gli altri quindi le andarono incontro per salutarla e poi si decisero a mangiare. Al grande tavolo da pranzo l'atmosfera era gioviale e anche Andrea sembrava aver accantonato le preoccupazioni dei giorni passati.

Dopo pranzo tutta la comitiva con un traghetto noleggiato apposta per l'occasione si diresse all'isola di Maiorca per fare un po' di shopping e passare una serata tra i locali notturni. Andrea cercò di evitare il più possibile i contatti con Nicholas, lasciandolo tranquillo con Alessio.

Decisero, verso le sette di sera, di fare un aperitivo in uno dei locali dell'isola e mentre erano lì Alessio si accorse subito che c'erano dei fotografi. Si alzò e si diresse nella direzione degli altri amici, lasciando così Nicholas da solo al tavolino.

Andrea per evitare pettegolezzi o cose varie andò subito dall'amico e gli stampò un bacio sulla bocca. Nicholas fu stupito perché lei gli aveva detto che fra loro le cose sarebbero tornate come prima, cioè da amici anche in pubblico.

"Ci sono i fotografi" gli disse sussurrandogli all'orecchio. "Credo che dovremmo parlarne con i nostri genitori prima di fare diventare qualsiasi decisione pubblica!" Nicholas le fu molto grato di questo anche se notò subito lo sguardo triste di Alessio, che si era messo a parlare con Leonardo e Tommaso. Alla fine la comitiva decise di separarsi Domitilla, Gabriele, Andrea e Nicholas rientrano a Formentera mentre i tre scapoli rimasero sull'isola di Maiorca. Per essere poi ripresi dal traghetto verso le una di notte.

Appena rientrati alla villa Nicholas oltre a essere molto nervoso era pure arrabbiato. Avrebbe voluto chiamare subito i genitori e mettere fine a quella farsa. All'inizio pensava che l'idea di Andrea di uscire allo scoperto fosse una follia. Però insieme ad Alessio, in quelle poche ore si è reso conto che la vera follia era quella di non poterlo stringere e abbracciare liberamente come una coppia normale. Lui non aveva mai fatto caso al suo rango, al suo fatto di essere imparentato con l'alto clero della Chiesa Cattolica. Non gliene poteva importare di meno. Si era stancato di apparire diverso da quello che realmente era. Lui era gay, sì lo era da quando aveva quindici anni, da quando la prima volta aveva scoperto l'amore con il figlio del proprietario del maneggio.

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Capitolo 11
*** Leonardo ***


11. LEONARDO

I ragazzi rimasti da soli a Maiorca cercano un locale per cenare e magari trovare qualche bella ragazza, almeno per quel che riguarda Tommaso e Leonardo.

Sono ormai le quattro del mattino quando riescono a ritornare alla villa, la serata non si era svolta esattamente come nei piani dei due amici, Alessio era sconvolto da quello che era successo durante l'aperitivo. Aveva bevuto troppo e non avevano fatto altro che rincorrerlo da un locale all'altro, mentre faceva lo stupido con il primo coglione di turno. I suoi amici sapevano che questo era solo una reazione al fatto che Andrea aveva coperto l'amico durante l'arrivo paparazzi, baciandolo. Ormai era chiaro per tutti che Nicholas e la bella contessina non erano una coppia, o almeno non lo erano sul serio. Leonardo era rimasto molto colpito da questo, non riusciva a capire come era possibile che una ragazza così interessante come Andrea Brandi dovesse fingere di avere un fidanzato. Gabriele gli aveva spiegato, durante il volo, che questa scelta degli amici era dettato dal fatto che le due famiglie erano assai vicine e che così facendo lasciavano loro molta libertà, in quel mondo fatto di apparenze che era l'alta società imprenditoriale italiana ed europea.

Entrati alla villa Leonardo accompagnò Alessio fino alla sua camera, ma appena arrivati vide la porta aperta e Nicholas che stava aspettando il compagno sul letto seduto a gambe incrociate con le spalle appoggiate alla testiera imbottita, con lo sguardo fisso nel cono d'ombra prodotto dal chiarore della luna al centro della stanza.

"Ti consiglio di parlarci domani, è ubriaco fradicio. Non reagisce mai molto bene alle delusioni, vacci piano con lui, anche se non sembra è estremamente fragile."

Detto questo lasciò i due ragazzi e scendendo di nuovo le scale si diresse verso la cucina, non aveva esattamente sonno e dopo aver preso dal frigo una birra uscì nella calda, seppur dicembrina, notte di Formentera.

Con suo grande stupore su un divanetto vicino al grande tavolo su cui avevano pranzato quel pomeriggio, vi trovò una figurina avvolta in una coperta di pile chiaro.

Leonardo rimase un attimo ad osservarla: i capelli rossi facevano contrasto con il tessuto bianco nella poltrona e il candore della coperta si intonava con quello del suo viso. Non aveva mai conosciuto nessuna ragazza come Andrea, quando l'aveva incontrata di fronte alla villa a mare avevo pensato subito che fosse la solita snob figlia di papà, ma si era dovuto ricredere quasi subito perché lei, oltre a dargli la possibilità di ottenere il lavoro, aveva dato la l'occasione ai suoi amici di effettuarlo e in quel modo fatto conoscere Domitilla a Gabriele.

Tutti i pregiudizi che i suoi genitori avevano radicato in lei, non le si attaccati veramente addosso, certo lei cercava in qualche modo di compiacergli e forse il fatto di essere fidanzata con quello che loro ritenevano il miglior partito sulla piazza, era per lei un modo di tenere un legame con i suoi familiari. In fondo anche lui non faceva la stessa cosa con sua madre? Accondiscendere la sua follia dei Natali in cui vigeva il ricordo del padre defunto da ormai vent'anni anni, non era il suo modo di compiacerla?

Leonardo sospirò prendendo un sorso di birra e sedendosi vicino alla ragazza, stando ben attento a non svegliarla. Con lo sguardo accarezzò il lieve movimento del respiro sotto la coperta. Da quando erano sull'isola Andrea era visibilmente nervosa. Quel giorno dopo il loro arrivo l'aveva osservata, stava scappando verso quella che probabilmente era la sua camera. Se lui non l'avesse apostrofata con quel nomignolo sciocco che usava per lei, forse non sarebbe neanche venuta a mangiare con loro. Sapeva cosa voleva dire nascondere sé stessi per compiacere gli altri, per molto tempo l'aveva fatto anche lui. Per poi perdersi in paradisi artificiali per sopportarlo, fino a quando suo zio con la forza della disperazione l'aveva condotto fuori da quel baratro. Alla fine di quel calvario avevo capito che l'architettura poteva essere la sua strada e che costruire cose per gli altri era un suo modo per lasciare un segno nel mondo, lo stesso segno che suo padre non era riuscito a fare poiché la morte se l'era portato via troppo presto.

Finì di sorseggiare la birra fino a quando non fu calda, osservando ancora la ragazza addormentata e chiedendosi se forse non era il caso di portarla a letto. Probabilmente la notte qui non era così rigida come in altri luoghi a dicembre, ma certamente per lei il giorno dopo non sarebbe stato un buon risveglio. Alzarsi infreddolita e indolenzita in un lettino non era il massimo per nessuno, benché quella davanti a loro fosse la più bella vista del Mediterraneo.

Con decisione e delicatezza, dopo aver appoggiato la bottiglia in uno dei cestini presenti nella veranda, sollevò Andrea avendo cura di non svegliarla. La ragazza non oppose resistenze, anzi si accoccolò contro il suo petto, mugugnando qualcosa di incomprensibile.

Una volta salite le scale, trovò senza difficoltà la stanza della ragazza e appoggiò il fagotto sul grande letto con il copriletto turchese. Come aveva sempre pensato non pesava nulla e sembrava stranamente piccola e indifesa in quel grande letto. Dopo un'ultima occhiata fugace decise che forse era l'ora anche per lui di andare a dormire.

Scosse la testa uscendo dalla stanza, se qualcuno mesi prima gli avesse detto che sarebbe stato a guardare una ragazza addormentata in un letto senza nemmeno provarci svegliandola, gli avrebbe dato certamente del pazzo furioso. Però a lui non importava, aveva sempre rifuggito a quello che sua madre chiamava amore, ma non riusciva a scappare da qualunque cosa si stesse muovendo nella sua cassa toracica quando incontrava lo sguardo verde della contessina, anche se questo era coperto dalle sue belle ciglia addormentate.

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Capitolo 12
*** Andrea ***


12. ANDREA

Un raggio di sole fece capolino dalle pesanti tende in tessuto che ricoprivano la porta finestra della camera. Andrea cercò di aprire gli occhi ancora avvolta dai postumi del sonno, si ricordava chiaramente di essersi addormentata nel giardino. Allora come mai si trovava nel suo letto ed era ancora vestita con gli abiti della sera prima? Forse i figli della governante l'avevano trovata a tarda notte e portata in camera? Oppure era stato Nicholas? No, non era possibile perché quella sera dopo essere rientrati in villa avevano litigato per via del bacio e di quello che sarebbe successo una volta ritornati a casa. Nicholas era molto nervoso perché Alessio si era trattenuto con gli altri e alle due di notte non era rientrato. Lei dal canto suo era irrequieta, anche se non lo avrebbe mai confessato a nessuno gli dava fastidio l'idea che Leonardo fosse andato in giro in cerca di compagnia. Nel primo pomeriggio vedere l'architetto fasciato solo con dei minuscoli pantaloncini da bagno e una camicia decisamente poco abbottonata le aveva fatto venire dei brividi che non provava da tempo. Quel tatuaggio poi sulla parte sinistra del petto in concomitanza del cuore le aveva fatto voglia di scoprire tutti i segreti di quegli occhi così chiari e trasparenti, molte volte irrequieti e sfuggenti.

Sì alzò dal letto e dopo essersi fatta una doccia scese al piano di sotto. Erano le dieci passate del 27 dicembre, ancora non avevano deciso cosa fare per Capodanno. Probabilmente avrebbero fatto una festa in casa e poi sarebbero andati da qualche parte a Ibiza.

In realtà Andrea non avevo voglia di festeggiare l'anno nuovo, sapeva in cuor suo che sarebbe stato difficile spiegare al padre la sua scelta. Ovvero quella di non sposarsi e avere figli, non adesso almeno con una persona che ne amava un'altra. Aveva riflettuto a lungo in quelle settimane in cui aveva messo in ordine, in un certo senso, nella sua vita. Infatti mentre sistemavano la dependance aveva iniziato anche a mettere via le cose dei nonni, insieme al fratello di Leonardo, che era un designer. Avevano scelto gli oggetti o i mobili da tenere, quelle da buttare oppure da donare in beneficenza o da regalare a qualche ente. La cosa più difficile era stata togliere dagli armadi i vestiti e gli oggetti personali e tutto quello che riguardava i suoi adorati nonni materni. Aveva tenuto alcuni oggetti in particolare i gioielli di nonna Caterina, quelli naturalmente di minor valore perché il resto li aveva già presi sua madre, aveva tenuto anche le pipe del nonno e una stola di ermellino che la nonna le metteva sulle spalle quando durante le vacanze di Natale passava dei giorni nella loro residenza al mare. Di solito Andrea non amava le pellicce, in generale gli animali morti, aveva solo una giacca di pelle, ma quella pelliccia di ermellino era la sua coperta di Linus. L'estensione dell'abbraccio di nonna Caterina quando la coccolava vicino al caminetto nella sala grande mentre le raccontava le storie più assurde.

Sotto l'acqua della doccia Andrea non poté fare a meno di piangere a quei ricordi, era troppo per lei, i suoi nonni materni erano stati dei genitori molto più presenti di quelli reali e in particolare nonno Manfredi, era stato una persona dolce, sensibile e piena di gioia di vivere. Lei li aveva amati profondamente, anche se adesso non c'erano più, rimanevano nel suo cuore e avrebbe fatto della casa della loro vita un posto del cuore per le persone che avessero voluto soggiornarvi anche solo una notte.

Si mise un costume e i pantaloni della tuta e una felpa larga da arrivargli quasi alle ginocchia. Si sentiva svuotata e ancora non aveva parlato con suo padre. Sapeva perfettamente come avrebbe reagito, che sicuramente gli avrebbe vomitato addosso senza appello il suo disappunto e con la risolutezza che solitamente riservava per gli affari. Ma lei non era un affare da concludere, lei era sua figlia e questo il Commendator Brandi non l'avevo mai capito.

Andrea percorse la scala fino ad arrivare in cucina dove vi trovò la governante affaccendata a preparare il pranzo.

"Buenos dias" le disse in spagnolo per poi proseguire "Sai se sono stati i tuoi figli a riportarmi in camera stasera stanotte?"

La donna dopo averla salutata gli disse di no che i figli erano tornati tardi, ma non le avevano detto di averla trovata a dormire fuori in giardino. Andrea non chiese dove fossero gli altri e dopo aver fatto colazione uscì fuori dalla villa. Non c'era nessuno nei paraggi e quindi si in camminò per un sentiero laterale dirigendosi verso gli scogli sottostanti. Se ne stava arrampicata su di uno scoglio guardando l'orizzonte quando una voce ben conosciuta la fece sobbalzare.

"Che ci fai abbarbicata su di una scogliera tutta sola?" le chiese il ragazzo sedendosi a fianco a lei nell'esiguo spazio libero. Andrea lo guardò attentamente, aveva i capelli bagnati, segno che aveva fatto una doccia oppure il bagno e indossava un costume con sopra una maglietta a maniche lunghe rossa.

"Potrei chiederti la stessa cosa" le rispose lei volgendo lo sguardo da quegli occhi troppo blu.

"Non si risponde mai a una domanda con una domanda, non te lo hanno insegnato in quelle lussuose scuole che hai frequentato?" Lei lo guardò malissimo, ma non rispose, non era molto dell'umore soprattutto dopo aver ripensato ai nonni. Leonardo però non disse altro forse intuendone l'umore nero.

Rimase però seduto al suo fianco guardando nella stessa direzione della ragazza.

“Il mare per te è molto importante vero contessina?” gli chiese a un tratto spezzando il silenzio che si era creato fra di loro. Andrea lo guardò domandando se mostrare la sua anima vera a quel ragazzo oppure no, ma gli occhi di lui così azzurri e trasparenti, che sembravano quasi un riflesso delle onde del mare delle Baleari, le fecero pensare che forse confidare a qualcuno, che non fossero Domy o Nick i suoi fantasmi, le avrebbe fatto bene.

“Tutti i miei ricordi più belli sono legati a quel liquido azzurro che sbatte furioso contro gli scogli e non in particolare quelli delle Baleari, ma il mare in generale mi ricorda i miei nonni materni e le giornate felici che vivevo insieme a loro lontano da l'apparenza e dalle formalità della mia famiglia. Adesso che non ci sono più mi rimane solo il mare e la Villa che stiamo ristrutturando per ricordarmi che nella vita non esistono solo le regole o le apparenze, ma esiste un qualcosa di vero e potente e come il mare oppure l'amore incondizionato che una persona può provare per un'altra. Questo erano per me i miei nonni, anche per questo ho deciso di non continuare la farsa con Nicholas, se lui prova un amore così forte per Alessio io non voglio e non posso mettermi in mezzo” disse tutto d'un fiato emettendo le parole come se fossero veleno, come fuoco che le stesse bruciando le viscere. Quando si voltò per incontrare l'azzurro beffardo e a volte tagliente dello sguardo dell'altro, non vi lesse altro che comprensione.

Vedeva negli occhi di Leonardo una luce e una dolcezza che non gli aveva mai riscontrato prima. Si sentì mancare per un attimo la terra sotto i piedi, come se quello sguardo la potesse portare lontano e fosse la promessa di un qualcosa più grande. Poi silenziosamente lui mise un braccio intorno alle spalle di lei facendola avvicinare e poggiare la testa sulla sua scapola. Non disse niente e continuarono a guardare insieme le onde infrangersi sugli scogli delle Baleari.

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