Yo-Yo

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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Castagne ***
Capitolo 2: *** Bacio ***
Capitolo 3: *** Lenzuola ***
Capitolo 4: *** Champagne ***
Capitolo 5: *** Fantasma ***
Capitolo 6: *** Promemoria ***
Capitolo 7: *** Bagno caldo ***
Capitolo 8: *** Agenda ***
Capitolo 9: *** Bosco ***
Capitolo 10: *** Gatto ***



Capitolo 1
*** Castagne ***


(17 anni)

È un pomeriggio d’autunno che profuma di terra matura e di un pungente fumo di legna.

Harold ha deciso di avventurarsi nell’aria appiccicosa dei filari, sfidando le api ghiotte di zucchero: sembra la caricatura di una foto d’epoca con il paniere in vimini sul braccio, un cappello di paglia a tesa larga calato sulla testa per ripararsi dal sole e ai piedi stivaletti di gomma per proteggersi dai morsi di vipere e serpenti.

I pantaloni, ampi e leggeri, arricciati dentro gli stivali, hanno strappato una risata spontanea che da troppo tempo non riecheggiava in casa Abbott e persino le battute irriverenti dei suoi ragazzi hanno riscaldato il cuore del Dottor Abbott.


Alla sera, smessi i panni di raccoglitore di funghi e castagne, è ripagato da un frammento di passato rassicurante, una memoria proustiana, quando una manciata di marroni scoppiettano e saltellano a contatto con il calore nella padella rovente.

Harold non perde un minuto per rifocillare i ragazzi, che hanno l’acquolina in bocca, ma è anche molto attento ai dettagli.

Amy, Colin e Bright sono seduti sul divano, tanto stretti da fondersi in una cosa sola perché la loro unione è l’unica arma che hanno per difendersi da quella sofferenza che ha scavato le loro anime bambine.

Spalla a spalla.

Spalle fragili come i loro giorni e i loro sogni.

Amy tiene tra le mani un rettangolo di carta ben tagliato e sposta schizzinosamente i gusci vuoti in un mucchietto accanto a sé.

Colin invece resta in sospeso, con il suo cono di cartoncino stracolmo di caldarroste. Immagini irradiano dai labirinti della sua memoria e si sovrappongono.

Il freddo che gli martella la testa.

Un vago ricordo d’infanzia .

Non si rende nemmeno conto delle lacrime che gli solcano le guance finché il tocco gentile ed esitante delle dita di Bright sulla sua mano non lo riportano al presente.

Tra i vivi .


“Va tutto bene adesso. Ci siamo qui noi!”

Tutto il dolore scompare in sottofondo e la morsa di ghiaccio intorno al cuore di Colin si scioglie dolcemente, come per magia.

E mentre abbozza un sorriso a questo amico sincero capace di liberarlo dall’amarezza e dal dolore, Amy ricopre di baci il viso abbronzato di suo padre sussurrandogli un grazie dal sapore speciale.

E per stasera tornano i ragazzini che dovrebbero essere con le mani sporche, intirizzite dal freddo, a sbucciare caldarroste.


*** *** ****

I prompt di riferimento si rifanno al Writoctober di Fanwriter.it

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Capitolo 2
*** Bacio ***


(16 anni)

Un tuono rimbomba cupo in lontananza preannunciando uno di quei temporali estivi brevi ma forti.

Colin non riesce a dormire: si sente strano e consumato dai suoi pensieri. In quella stanza gli pare di soffocare e il silenzio gli pesa addosso, fastidioso.

Sono passati pochi giorni dal suo ritorno a casa dall’ospedale e tutti stanno facendo dei maldestri tentativi per cercare di riprendere il controllo dei loro spazi, delle loro vite.

Alla fine si alza e a fatica, perdendo più volte l’equilibrio, riesce a caracollare fino in bagno. Si sofferma in particolare sul lavabo d’appoggio: su un pettine sono rimasti dei capelli neri mentre il serbatoio del rasoio elettrico, regalo del suo ultimo compleanno, è ancora pieno dei residui di quella prima barbetta simbolo di ribellione, ostentata per qualche mese per dispetto e per sentirsi grande.

Alza il viso e il riflesso dello specchio gli rimanda un giovane sconosciuto con l’espressione incisa dalla sofferenza.


Silenzio.

Poi il rumore ritmico e insistente di una singola goccia si infrange su una lastra di metallo.

Pochi attimi e un’altra goccia precipita rumorosa, martellante.

Colin resta con in fiato in sospeso.

“Erano mesi che non pioveva così tanto. Si, tanto tempo. Che bello ascoltare il rumore della pioggia!”

Si volta di scatto e vede Sharon ferma sulla porta, il volto stanco di chi non dorme da giorni ma con impresso quel sorriso capace di salvare da pianti e dolori.

È lì chissà da quanto.


Un’altra goccia cade.

Convulsamente, lentamente. Ripetutamente .

Rimangono fermi come figure incantate, ombre senza tempo.

Colin dondola come un abito messo ad asciugare al vento, tenta di tenere dritto il corpo e mentre cammina trasmette a sua madre l’angoscia di un’imminente caduta.

Tuttavia la caparbietà del ragazzo ha la meglio ed ora le sta davanti, dritto come un fuso, con le mani ossute spasmodicamente aperte e le dita tese verso il basso a carpire gravità terrestre.

L’aria sibila tra le narici e le labbra socchiuse a testimonianza della fatica che gli sono costati quei pochi, preziosi, passi.

Le braccia di Sharon si sono già allargate per accoglierlo e lui vi si rannicchia, sorridente e soddisfatto, mentre a lei sfugge un sospiro.

È stato un anno molto difficile per gli Hart e, quando Colin è stato dichiarato fuori pericolo, sul momento si sono sentiti colmi di gratitudine per lo scampato pericolo. Adesso, invece, si trovano a transitare per strani e bizzarri stati d’animo.

Sharon gli da un bacio sulla tempia, su quella vena che pulsa e le fa venire la nausea. Testimone di una storia ai confini della realtà ma tragicamente vera.

Poi si china ad angolo retto verso Colin e le sue labbra schioccano potenti sulla testa deturpata del suo bambino, come in un penoso giorno di primavera ancora troppo recente, poi si fanno timide sulla guancia glabra.

Colin sorride: questo è il più potente antidolorifico, un effetto placebo che fa balenare un guizzo birichino nei suoi occhi lucenti.

“Hanno ragione quelli che dicono che il bacio della mamma dura meno di un secondo ma è più potente di qualsiasi altra cosa. I tuoi baci sono la migliore delle medicine!”

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Capitolo 3
*** Lenzuola ***


(19 anni)

Colin adora svegliarsi prestissimo, mentre tutti gli altri ancora dormono.

Vedere il sorgere di una nuova alba di perla gli fa bene.

Ama correre nel fresco della mattina, con il maglioncino sulle spalle e il venticello frizzante che gli accarezza il viso.

La mente si perde nella strana sensazione di trovarsi fuori tempo e si rende conto di star trattenendo il fiato quando arriva a pochi metri da casa Abbott mentre il cielo sfuma dal grigio piombo al rosa.


Resta in un silenzio reverenziale mentre il Dottor Abbott lo scruta contrariato, avvolgendosi nella sua vestaglia da lord inglese poi, tra uno sbadiglio e l’altro, sfodera un sorriso complice che scioglie le ultime riserve e rassicura Colin.

In punta di piedi raggiunge la camera di Amy.

Si sente dolorosamente vigile, brulicante di sensazioni che vanno dallo stupore all’incredulità, mentre il corpo di lei emana calore.

È incantevole con le braccia e le gambe abbandonate e la testa affondata nel cuscino, la bocca socchiusa e il viso rilassato. Persino mentre dorme sembra fiduciosa e padrona di sé.

Gli occhi di Colin seguono la linea decisa del naso, la curva netta delle guance, il bianco dei denti che si intravedono appena…

Le palpebre sono socchiuse e lui vorrebbe chiuderle per proteggere gli occhi di Amy ma ha paura che, colmando la breve distanza che li separa, potrebbe disturbarla.

E poi non potrebbe più godere di questo spettacolo da privilegiato con la stessa tranquillità. Sarebbe imbarazzante esaminare la sua ragazza così attentamente quando è sveglia!

Fa per sgattaiolare via ma una voce impastata dal sonno lo richiama.


“No, non te ne andare. Non scappare, non faccio paura!”

Il sorriso che si fa strada sulle labbra di una spettinata Amy gli gonfia il cuore di felicità.

Lei, pudica come un’adolescente timida, avvolge il suo corpo acerbo nel lenzuolo con le stampe dei Wuzzles .

Un telo liso e quasi ingiallito che scivola e si increspa sul materasso, negandosi ad ogni sforzo per sistemarlo o rimboccarlo.

Colin cerca di appiattirne le grinze, ritrovando un’allegria dimenticata.

“Erano tra i nostri cartoni animati preferiti da bambini, vero?”


La mano calda e familiare di Amy stringe la sua su quel simulacro d’infanzia.

È un gesto così semplice e naturale, rafforzato nei difficili giorni in cui il freddo si insinuava tra le lenzuola bianche con il loro odore attenuato di disinfettante e la costanza ruvida di ospedale.

Tra appretto e candeggina .

“Mi piacciono davvero tanto queste facce colorate, questi nasi esagerati e le smorfie di queste strane creature metà farfalla e metà orso, metà elefante e metà canguro…”

Colin sembra aver ritrovato il coraggio di esprimere i propri pensieri e i propri sentimenti mentre muove le dita su e giù su quelle stampe, solleticando Amy.

“Ho anche il lenzuolo dei Muppets. L’ho messo da parte per il nostro corredo!”

Lo provoca con ironia e arrossisce come una bambina, consapevole che, dietro quelle battute leggere, si sono detti una cosa fondamentale.

Per la prima volta, dopo gli ultimi due anni, sono pronti ad affrontare un futuro che finalmente sembra possibile.

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Capitolo 4
*** Champagne ***


(26 anni)

“Non capisco che fretta ci sia!”

Colin continua a raschiare via i resti delle uova fritte dal fondo della padella.

“Non c’è nessuna fretta ma non c’è nemmeno ragione di rifiutare!”

Replica Amy, con quel suo modo spiccio di prendere di petto le situazioni, senza interrompersi dall’impilare i piatti nella lavastoviglie.

“Hai già accettato!”

“In realtà non proprio. Le ho detto che prima avrei chiesto a te!”

“Oh mille grazie! Così se non andiamo penserà che io sia il solito guastafeste!”

Amy, sua moglie da pochi mesi, inarca un sopracciglio. Lei cerca di guarire queste ferite nascoste che rischiano di rimanere aperte, senza rimarginarsi mai.

Alla fine Colin alza le spalle, rassegnato.


Ogni appuntamento con il suo passato complicato lo mette in crisi.

Sotto, sotto però è un’anima semplice, affabile e diretto, e si è costruito una convincente corazza di virilità che, nel complesso, indossa con disinvoltura.

Per i pochi giorni in cui resterà ad Everwood, Laynie ha affittato un bilocale: è uno spirito libero ed indipendente da sempre e non avrebbe mai accettato di tornare nella casa dei suoi genitori, dove ci sono ancora troppe questioni lasciate in sospeso…

Eppure una punta di nostalgico affetto e rimpianto le punge il cuore quando se li ritrova davanti.

“Abbiamo portato il dessert!”

Sorride Amy, mostrando una bottiglia di vino. Colin le cinge la vita.

Sembrano una coppia perfetta.


La cucina è gelida e puzza di fumo stantio. Niente profumo di cibo, né ricettari aperti che alludano alla preparazione di eventuali manicaretti.

Se non fosse che Laynie si è preparata con tanta cura, penserebbero di aver sbagliato serata.

La ragazza non ha perso la sua invidiabile capacità di dare un tocco personale a qualunque cosa indossi ed è splendida con gli occhi truccati, una camicetta decorata da un fiocco sul collo e un paio di jeans.

“Volete che la apra?”

Chiede agli ospiti, agitando la bottiglia di vino.

“O preferite le bollicine?”

Spalanca lo sportello del frigo e tira fuori una bottiglia di champagne mezza piena.

“Avanzi di alcol di una festa? Si direbbe che stiamo invecchiando, sorellina!”

Commenta Colin, che stasera ha fatto del sarcasmo la sua seconda lingua.

“Oppure siamo diventati più raffinati nei gusti!”

Replica prontamente Laynie, con quell’ironia sottile che non ha mai perduto.

Riempie tre bicchieri e li distribuisce con il suo solito, bellissimo, sorriso da sfinge.

C’è un certo fascino nell’informalità spensierata di Laynie che si veste come vuole, mangia quando vuole ed invita gente per capriccio.


“La cena d’asporto dovrebbe arrivare a minuti. Sapete che come padrona di casa faccio pena!”

Ammette allegramente, portando il calice alle labbra: le bollicine propagano immediatamente un delizioso calore nelle sue vene.

“Lo champagne andrebbe bevuto soltanto tra amici, non trovate?”

Si alza e va a prendere un’altra bottiglia intatta.

“Questa potremmo sciabolarla, come facevano i soldati di Napoleone che strappavano così le bottiglie della vittoria!”

“E rischiare che ti mutili una mano o cavi un occhio a qualcuno?”

Le battute tra i fratelli Hart sono mordaci ma cariche di un affetto sottinteso e alla fine si sorridono senza acredine.

È Amy, con la sua spontaneità, a rendere tutto più facile.

“Aprila come preferisci Laynie, purché non ci costringerai a bere lo champagne da una coppa della vittoria o da una scarpa, come certi piloti di Formula Uno. Quella è più una cosa da Bright!”

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Capitolo 5
*** Fantasma ***


(22 anni)

È la loro serata nesting a base di pigiamone e divano.

Hanno scelto una di quelle serie TV da guardare sgranocchiando popcorn, M&M e patatine mentre sullo schermo sfilano dottori belli, bravi e coraggiosi.

Casi umani e trama semplice .

Già il fatto che sia ambientata in un ospedale ha fatto storcere il naso a Colin ma ha deciso di non scappare.

Amy non batte ciglio e resta concentrata fino alla fine mentre il suo ragazzo, appena a metà episodio, entra in modalità bell’addormentato .

Riesce a sentire il suo alito sul collo mentre si assopisce con la testa sulla sua spalla.


Adesso Amy si concentra sul respiro irregolare di Colin. Quel suo strano modo di ispirare ed espirare la rilassa, fino a quasi diventare una ninna nanna che la culla.

Lo accarezza piano, passandogli con dolcezza la mano tra i capelli spettinati, e gli copre le spalle con il plaid all’uncinetto dimenticato in un angolo. Vuole conservarlo nel sonno e proteggerlo dal buio e dal freddo che invadono e riempiono la stanza.

È sempre così quando si tratta di Colin: lei ha tutti i sensi all’erta, come se ogni minimo fruscio del mondo le arrivasse nitido e pungente.


La stasi e l’equilibrio sono rotti all’improvviso da un urlo da bestia braccata, carico di disperazione e paura.

Nonostante il cuore gonfio di pena, Amy non si tappa le orecchie per non sentire.

Colin la fissa come un bambino smarrito, con i lineamenti contratti e gli occhi semichiusi, il respiro affannato e i ricci che gli si sono incollati sulla fronte.

Si abbandona tra le braccia di lei, lasciandosi sfuggire un ultimo sospiro tremante.

“Va un po' meglio?”

“È stato soltanto uno stupido incubo!”

Minimizza, completamente spossato.

Restano in silenzio. Nonostante siano passati degli anni, non hanno ancora trovato il modo per esorcizzare gli spettri di un passato complicato.

“Sarà stato quello stupido film a farmi fare brutti sogni!”

Colin tenta di buttarla sull’ironia ma Amy lo inchioda con uno sguardo estremamente serio e così profondo da farlo sentire quasi in imbarazzo.

Si stringono la mano, pelle contro pelle.


“Piano, piano metteremo all’angolo tutti i fantasmi, Colin. Ogni tanto li tireremo fuori, uno alla volta, ma solo per metterli al tappeto!”

È un esempio di tenacia e perseveranza quasi commoventi questa ragazza cresciuta troppo in fretta e, per amor suo, Colin sa che non getterà mai la spugna.

La bacia. Bacia quelle labbra umide e morbide.

Una rosa in inverno .

Poi torna spavaldo e sfodera un sorriso sornione.

“La prossima volta noleggiamo un horror? Lo sai che, per me, sono meno spaventosi dei medical-drama!”

L’amore è la capacità di ridere insieme ma solo l’amore vero riesce a sconfiggere i fantasmi del passato.

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Capitolo 6
*** Promemoria ***


(20 anni)

Da quando Rose ha iniziato le pesanti cure contro il cancro, casa Abbott è disseminata di post-it colorati e magnetici promemoria attaccati sullo sportello del frigorifero.

Sono ottimi alleati per ricordare quando e quali medicine prendere, per pianificare la giornata ottimizzando il tempo, senza venire meno a nessun impegno.

La forza di carattere di Bright, incrollabile come una roccia, viene sempre fuori nelle situazioni critiche e per Amy ed Harold appoggiarsi a lui è stata l’unico sollievo nella loro angoscia infinita.


Soltanto adesso, che è rincasato con le buste piene della spesa in una cucina deserta, si concede di incurvare le spalle sotto il peso di una croce troppo grande, di un turbamento senza fine.

Quando è in casa tiene sempre aperta la porta sul retro perciò Colin si limita a bussare alla finestra della cucina ed entra subito.

“Ho provato a metterti in guardia contro ladri e malviventi ma non mi stai a sentire!”

Nonostante la battuta, il sorriso del ragazzo è incerto. Si ferma sulla porta perché non è sicuro che Bright sia disposto a parlare.

“Siamo ad Everwood, il posto più tranquillo del mondo. Dai entra!”

Colin annuisce con un sorriso nervoso che sparisce completamente appena nota le mani serrate a pugno del suo migliore amico.

“Stai bene?”

A quella domanda semplice ma sincera Bright esplode come un palloncino.

“Fino ad un mese fa mia madre era una signora qualunque. Per lei tutto era importante: la famiglia, il lavoro, la spesa da mettere a posto…Tutto, dalla torta preferite di uno di noi alla tovaglia ben stirata, doveva essere perfetto.

Adesso tutto quello che prima, per lei, era quotidianità si è trasformato in una salita impervia. E io odio queste postille, questi promemoria di dolore!”


Per Colin tutto il periodo della riabilitazione è stato una sorta di giallo domestico alla ricerca di qualcosa che gli sfuggiva: la propria memoria.

Alza lo sguardo verso i post-it nella cucina degli Abbott e trova tracce di ricordi sospesi nell’aria. Tra abbracci spenti, speranze vane e promesse svanite, il silenzio lo scava dentro.

È un continuo inciampare nei suoi pensieri.

Una scoperta.

Una perdita .

“Beh i promemoria sono un monologo per persone sole. Brevi racconti in cui i ricordi si fondono con l’ostilità del presente.”

Svela, con un certo imbarazzo, la sua condizione di spaesamento e di solitudine alimentata dai rintocchi di un orologio che sembra scandire un tempo tutto suo.


“Sono un cretino!”

Bright è stato spettatore passivo ed inerme mentre Colin cercava di riappropriarsi della sua identità in una storia di radici strappate e pensieri aggrovigliati.

Restano qualche minuto sospesi tra passato e presente, tra minuti cancellati e minuti ripetuti finché la mano leale del rinato Hart batte comprensiva sulla spalla del suo amico.

“Rose è forte. Sopporterà tutto quello che dovrà affrontare. E noi lo supereremo insieme.”

È un cambio di prospettive, un’inversione di ruoli che inorgoglisce Colin. Adesso è lui l’amico attento e maturo.

Una spalla vera su cui Bright può contare ancor prima di chiedere.

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Capitolo 7
*** Bagno caldo ***


(30 anni)

L’inverno è la stagione preferita di Colin da sempre.

Ama la struttura ossea del paesaggio dove ogni suono è ovattato e tutto è avvolto dal silenzio.

Questo pomeriggio la neve, ostinata, è iniziata a cadere diagonale e fortissima. Una neve leggera e impalpabile, sogno di ogni sciatore.

Per tutto il giorno il paese ha brillato come un diamante ammantato da quella bianca coltre soffice come zucchero filato e adesso c’è una dolce tranquillità nell’aria.

È come vivere in un mondo fantastico da guardare da dietro una finestra ghiacciata.

E la casa appare ancora più bella e accogliente.

Calda e profumata di dolci appena sfornati.


Amy rincasa imbacuccata in una giacca da sci extralarge, completa di lunga sciarpa, cappello di lana e guanti spessi.

Si è affrettata lungo le strade vuote, deserte perché a quell’ora sono già tutti sistemati al caldo.

Il suo respiro si fa fumo mentre il tempo si ferma.

Sprofonda in una malinconia solitaria inspirando il profumo del freddo pungente che infiamma le guance.

Entra in cucina e nota un post-it colorato sulla porta del frigo rosso acceso. È stato Colin a volerlo così, uno dei pochi mobili che ha scelto lui e al quale Amy non si è opposta. La cucina colorata la mette di buon umore.

“Ti invito a raggiungermi stasera per un bagno romantico di schiuma !”


Un bagno caldo è quello che le ci vuole per calmare la mente, rilassare quel corpo che sta cambiando stanco e irrigidito, acquietare lo spirito in tensione.

Colin ha trasformato il Bagno un piccolo tempio di relax: candele accese, musica classica in sottofondo, vasca riempita di bagnoschiuma che sprigiona bollicine zen e di sali spumeggianti che, una volta sciolti, hanno tinto l’acqua di azzurro rilasciando un profumo di limone e di lavanda. Sulla superficie galleggiano petali di rosa.

È un rito di Afrodite a cui i due sposi si abbandonano come in una lunga e lussu(rio)osa coccola, un modo per cambiare umore.


“Voglio restare tutta la notte in quest’acqua calda che mi coccoli la testa, un piede fuori che si infreddolisce appena e uscire solo quando albeggia!”

“Molto probabilmente sarebbe un tempo troppo lungo, la pelle raggrinzirebbe e ma mi piace l’idea di poter stare immersi fino al collo, senza pensieri, con la schiuma che ci solletica il naso.

Colin le accarezza la pancia rotonda: l’attesa gioiosa del più grande mistero della vita è un’altalena di sorprese, paure e tanta emozione per entrambi.

“Ci credi? Tra qualche mese invece di petali di rosa avremmo paperelle di gomma che galleggiano nell’acqua per divertirci insieme alla nostra bambina!”

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Capitolo 8
*** Agenda ***


(18 anni)

Malgrado il caldo afoso che toglie il respiro, malgrado gli abiti scollati e le scarpe aperte, l’estate sembra già intrisa dell’umore cupo e volubile dell’autunno.

Il cielo è impregnato di umidità e caligine in questi giorni agrodolci di confine.

A Settembre Colin tornerà a scuola, un altro piccolo traguardo del suo lungo percorso di riabilitazione, e gli accade qualcosa di anomalo negli ultimi giorni di agosto: come un malessere informe che fa da sottofondo silenzioso alle aspettative riposte in questo nuovo inizio.


“Quando si va a scuola, l’unica consolazione delle vacanze che finiscono è il momento in cui scegliere il materiale scolastico per l’anno che sta per cominciare: con i quaderni nuovi arriva anche un po' di voglia di usarli!”

È la teoria di Amy.

È proprio lei, così giovane da sembrare quasi indifesa ma con lo sguardo sicuro e fiducioso, a trasmettere come sempre un senso di tranquillità a questo diciottenne in bilico.

Nell’ultimo anno e mezzo Colin è riuscito a trovare quella pace che tanto cercava soltanto nella sua presenza silenziosa e discreta.

Non si oppone quando, mano nella mano come due innamorati dei film, lo porta nella cartoleria più vecchia di Everwood con quasi duecento anni di storia.

“È il momento di comprare un’agenda!”

È una che sa il fatto suo, capace, decisa e scaltra.

Le pagine bianche di un’agenda nuova le sembrano uno strumento utile per aiutare Colin nell’ostile mondo pronto a riaccoglierlo

Magari gli verrà voglia di cominciare a riempirla con buoni propositi, primi impegni, appuntamenti e scadenze utili per consegnare i compiti.


Il ragazzo volge lo sguardo qua e là tra i vari scaffali come un bambino in un negozio di giocattoli.

Amy prova un misto di tenerezza e nostalgia al ricordo del vecchio Colin , spiritoso e un po' burlone, che il suo primo giorno al liceo le aveva regalato una di quelle agende standard che una banca aveva dato al signor Hart a Capodanno. La copertina era in finto cuoio e aveva un colore improbabile, simile alla tinta per capelli delle vecchie zie di Harold.

“Andiamo via Amy. Non ho bisogno che la mia vita sia ulteriormente organizzata!”

Tutto il periodo successivo all’incidente, al coma, alle operazioni è stato costellato da schemi prestabiliti e la ragazza non si lascia scoraggiare da questo Colin che si costerna, si indigna, s’impegna e poi getta la spugna con grande dignità.

Con gli altri spesso si è sentito escluso o spaesato mentre lei lo incoraggia sempre ad essere malleabile e pronto ad adattarsi.

Sono diventati l’uno il satellite dell’altra.


Le dita affusolate scorrono veloci finché non trovano quella giusta: un’agenda di carta Kraft molto resistente che mantiene il colore naturale del legno.

“Prendiamo questa. Fa molto Everwood!”

Finalmente lo vede sorridere. Come sempre lei non si è fermata alla copertina.

Non ha giorni o mesi segnati quindi si può iniziare ad usarla quando si vuole.

“La mia piccola testarda. Non ti arrendi mai tu, vero?”

“Non so nemmeno come si scrive arrendersi . E poi voglio diplomarmi insieme a te la prossima primavera e dimostrare a Bright che aveva ragione quando diceva che sarebbe finita così: con te che avresti tenuto più a me che a lui!”

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Capitolo 9
*** Bosco ***


(21 anni)

Il suono insistente del campanello strappa Bright dal sonno. Si guarda intorno confuso e, poiché il sole che filtra dalla finestra gli da fastidio, si pianta il cuscino in testa sperando che qualcuno si decida ad andare ad aprire ma pare che in casa non ci sia nessuno.

Getta le lenzuola sul pavimento e si alza barcollando.

“Arrivo!”

Grida con voce ancora impastata dal sonno.

Apre la porta e se lo ritrova davanti.

I capelli neri sparsi in disordine sulla fronte e lo zaino in spalla. Indossa un paio di occhiali da sole che lo fanno somigliare ad una stella del rock.

“Ehi non sei ancora pronto?”

Lo apostrofa Colin.

“Ti avevo detto che oggi ti avremmo portato in campeggio con noi, te ne sei scordato? Ho fatto ritardare mio padre di proposito per darti il tempo di prepararti e tu ti fai trovare ancora in mutande!”

Bright sorride. Oggi il suo migliore amico sembra un intraprendente Narciso che ha perso tutta la rabbia in corpo ma conosce troppo bene questo Colin fragile e spavaldo, insieme quasi un ossimoro biologico.

“La tua barbamamma non ha avuto niente da ridire sul fatto che ce ne andremo in giro nel bosco come dei survivalisti cavernicoli?”

Colin alza gli occhi al cielo: in effetti Sharon ha tuonato una serie di frasi contenenti le parole non è sicuro, incidente, fuoco, freddo , prima di dare il suo benestare.


Ci sono tradizioni da rispettare nella famiglia Hart.

Quando Colin era piccolo, Jim lo portava sempre a campeggiare nei boschi. Una cosa papà- figlio.

Un’Avventura con la A maiuscola.

Adesso quella valle incantata dove piantavano una tenda e accendevano un falò sembra essersi trasformata in un bosco di spettri e di sogni bruciati.

E la presenza di Bright agisce come un parafulmine.

La terra in autunno è fragranza umida: odore di resina e di bagnato, di pigne ancora giovani, foglie gialle e rosse che illuminano come fuochi d’artificio e muschio che riveste massi e tronchi come un velluto verde.

I tre uomini si sono addentrati nella piccola radura che pare un acquerello con un misto di piacere e di rispetto.

Hanno passato una bella serata costruendosi rami su cui infilare la carne per gli spiedini, hanno acceso un fuoco spettacolare e piantato le tende.


Il bivacco all’aperto è stata un’esperienza magica ma impegnativa e Bright è crollato a ronfare nel suo sacco a pelo, sotto le stelle, senza troppi disagi o patemi.

Colin, invece, è ancora vicino ai resti del fuoco quando suo padre lo raggiunge e lo sorprende con il naso all’insù.

“Non abbiamo portato nessun materassino e, superati i cinquant’anni, dormire sul terreno senza filtro non è un’idea molto intelligente. Neanche tu riesci a dormire?”

C’è una sorta di amore in sospeso tra Colin e Jim, due orsi di montagna orgogliosi e riservati che, troppo spesso, hanno chiuso la porta ai sentimenti limitando ogni manifestazione spontanea.

“Guardare il cielo mi fa sentire piccolissimo. Mi fa sentire stranamente libero e mi fa sperare in un futuro migliore!”

A quella confessione Jim, che non è mai stato troppo espansivo ma ha dimostrato sempre il suo amore paterno con i gesti, decide di aprire anche il suo cuore.

“Sai ho sempre sperato ti poter intavolare con te uno di quei discorsi padre-figlio che si vedono nei film. Quando ci ho provato, la tua risposta più gettonata è stata: non lo so.

Io, invece lo so quanto sei spaventato dopo tutto quello che hai passato. E il mio desiderio per te è che questa vita diventi tutto ciò che vuoi; che i tuoi sogni diventino grandi e le tue paure restino piccole!”

Colin, incapace di qualsiasi replica, si butta tra le sue braccia lasciandosi stringere forte al cuore.

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Capitolo 10
*** Gatto ***


(33 anni)

Le domeniche Rose prepara sempre un pranzo degno de giorno di Natale: pollo con contorno di patate al forno, il cui profumo ha già invaso tutta la casa.

Nel salone degli Abbott, arredato di gran gusto, spicca un morbido divano sul quale una bambina è intenta a sfogliare un libro: è davvero tenera mentre gira le pagine, inventa rime e buffe associazioni.

Sharon Rose è una bambina fortunata che, alla sera, si ritrova con la luce accesa accanto al letto e con mamma e papà che le sussurrano ti vogliamo bene, tenendo aperto sulle ginocchia un bellissimo libro illustrato.


Kitty, il gatto di famiglia, sta acciambellato sulle gambe di Colin mentre la voce della bambina lo culla con affetto.

Con la mano accarezza il mantello ancora folto e soffice e il micio fa le fusa contento mentre le unghie, umide al tatto, si nascondono furtive nel denim dei jeans del ragazzo.

“Papà cos’è il gatto a nove code?” La piccina lo fissa con quegli occhi scintillanti di curiosità, così simili a quelli di Amy. Colin non risponde subito.

Gli piace che la figlia sia così acuta e intelligente ma vorrebbe proteggerla da tutte le brutture del passato, del presente e del futuro.

“Era una cosa molto brutta. Una frusta.”

Quella che potrebbe apparire una risposta frettolosa e superficiale, per il momento, sembra soddisfare Sharon Rose.


Nel frattempo, infatti, la sua attenzione è stata catturata dall ’altro gatto che, con un balzo, è atterrato sul davanzale della finestra.

I suoi occhi, simili a due torce elettriche, iniziano a rovistare in ogni angolo e quando si esibisce in un miagolio da gatto affamato, Rose sa cosa fare.

Gli si avvicina con la consueta ciotola di latte, simile ad una geisha che serve il sakè.

Ad un suo cenno, la nipotina è ben felice di partecipare a quello strano rito: con la manina apre uno spiraglio di finestra e appoggia la ciotola sbeccata accanto a Kitty.

Si siede e rimane ad osservare l’animale che lecca il latte con eleganza e aria di sufficienza.


“Shari, tesoro, vai a lavarti le mani! A tavola!!! Harold alzati da quella poltrona! È pronto!”

A mezzogiorno Rose diventa efficiente e diligente come un vigile chiamato a dirigere il traffico nell’ora di punta.

Questa Rose con il grembiule colorato legato dietro al collo; questo Harold che sospira mentre chiude lentamente il giornale, lo piega accuratamente il quattro, si toglie gli occhiali e si alza dalla comoda poltrona scaldano il cuore a Colin.

Tra quadri di valore, mobili e soprammobili che donano all’ambiente un’eleganza degna di un alto ufficiale dell’esercito americano, gli sembra di fare un tuffo nel passato per riportare nel presente ciò che per il cuore non invecchia mai.

La mano materna di Rose si posa sul suo braccio mentre è concentrato su una cornice che ritrae lui, Amy e Bright in una gita di tanti anni fa.

“Noi siamo come i gatti, Colin. Capaci di cadere da grandi altezze e restare quasi illesi!”

Loro due la morte l’hanno vista in faccia.

Per mesi è stata accovacciata ai piedi dei loro letti, in un ospedale.

Poi l’hanno combattuta e sono stati così fortunati da avere una seconda possibilità.

Sono fortunati.

Adesso le loro vite sono piene di amore .

Un silenzio lunghissimo li separa. Poi quel sorriso birichino e furbo, con cui la faceva sempre franca da ragazzino, risplende sul viso di Colin.

“Avremo pure sette vite come i gatti ma ce le siamo sudate, suocera cara !”


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Si conclude qui il primo step del mio writober che proseguirà, nei prossimi giorni, con abbinamenti dei prompt in altri fandom.

Un grazie grande a Mave, insostituibile consigliera e fidata amica e ad Amily Ross per la sua partecipazione alle mie follie <3

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