What more do you need than pride?

di Mahlerlucia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Distanze d'insicurezza ***
Capitolo 2: *** Il secondo passo ***
Capitolo 3: *** Gratitudine mancata ***
Capitolo 4: *** Alla ricerca dell'anima perduta ***
Capitolo 5: *** Capirsi e scoprirsi ***



Capitolo 1
*** Distanze d'insicurezza ***



Questa mini-long partecipa al #Writober2019 indetto dal sito Fanwriter.it
 
11 ottobre: Angst
 

 
Anime: Haikyuu!!
Genere: Introspettivo, Romantico, Sportivo
Rating: giallo
Personaggi: Kei Tsukishima, Tadashi Yamaguchi (Hitoka Yachi)
Pairing: TsukkiYama
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai


 
 
 Distanze d’insicurezza

 

Era da poco passata la mezzanotte e la quasi totalità dei partecipanti al training camp estivo era andata a coricarsi. Gli effetti degli intensi allenamenti degli ultimi giorni si stavano facendo irrimediabilmente sentire.
Ma c’era anche chi, tra gli altri, preferiva passare le serate in palestra allo scopo di perfezionare quei particolari che durante il giorno non erano stati presi adeguatamente in considerazione. Una volta individuate le proprie carenze di fronte alla talento di avversari mai visti fino ad allora, era importante lavorare per evitare di cadere in nuovi ed intriganti tranelli nel corso delle future competizioni.
Kei Tsukishima rientrava in quest’ultima cerchia di stoici giocatori, in maniera più o meno fissa. Non sapeva bene nemmeno lui com’era capitato in mezzo a quel miscuglio di ‘gatti’ e ‘gufi’, come oramai usava chiamare coloro che lo avevano coinvolto in quello strano progetto serale. Beh... insomma! ‘Progetto’ era un termine alquanto esagerato, visto e considerato che non vi era la benché minima organizzazione interna. Il desiderio di mettersi alla prova stando in compagnia dei propri simili era tutto ciò che serviva loro.

“Ehi, Quattrocchi. Aspettami, ti accompagno.”

“Mi chiamo Tsukishima. E non ho bisogno della balia.”

Testurou Kuroo era il capitano della Nekoma High School. Un ragazzo alto, moro, dalla pettinatura improbabile e la parlantina decisamente troppo prolissa; senza dimenticare che il suo hobby prediletto – dopo la pallavolo, s’intende! – era proprio quello di provocare al mero scopo di farsi qualche risata.
Era stato lui a richiamare l’attenzione di Kei il giorno che si era ritrovato a passare dinnanzi alla porta aperta della palestra per smaltire quel senso di frustrazione che si portava dietro da diversi giorni; o forse da molto più tempo di quanto lui stesso potesse immaginare.
Il fatto che fosse stato proprio Yamaguchi a rinfacciargli la sua stessa codardia lo aveva portato ad una situazione di break down mentale dal quale non sapeva come uscire. Fino al momento in cui non era stato attirato in quella palestra popolata da poche anime, una più strana dell’altra.
Oltre a Kuroo, erano presenti i due giocatori di punta della Fukurōdani: il capitano Koutarou Bokuto e l’alzatore Keiji Akaashi; due ragazzi dalle personalità opposte, ma dal binomio inscindibile. Una combinazione vincente che probabilmente mancava al più giovane Kei, abituato alla solitudine e alla riflessività perpetua.

“Che ti è preso stasera? Avrai detto tre parole nel giro di due ore. Ad Akaashi, poi.”

“L’unico con cui si possa fare un ragionamento degno di nota.”

“Ehi, che vuoi dire?”

Un brusio di fondo riuscì ad interrompere quella discussione che di sicuro Tsukishima non aveva alcun desiderio di portare avanti. Due voci in lontananza, una particolarmente nota al giocatore della Karasuno.

“Yamaguchi-kun, ti ringrazio per aver risposto subito al mio messaggio e... beh, grazie soprattutto per essere venuto!”

“Oh, non ti preoccupare Yachi-chan. Tsukki è andato ad allenarsi con quei ragazzi del terzo anno e io... io mi annoiavo.”

Kuroo si sciolse in un sorriso che infastidì nell’immediato il diretto interessato. Non si sarebbe perso la sua reazione fintamente composta per nulla al mondo. Quel cipiglio ben marcato poteva già considerarsi come la netta dimostrazione di quello che stava passando per la sua mente in quel momento. Così come le dita strette in maniera impulsiva intorno alla salvietta che teneva poggiata sulla spalla.

“Ultimamente ci va spesso, vero?”

“Sì. Più o meno dalla sera in cui abbiamo avuto... quella discussione.”

“Discussione? Ah! Ti riferisci a quella volta in cui ti ho sentito urlare come un matto mentre gli correvi dietro?”

Tsukishima abbassò il viso e si coprì la fronte a causa della crescente sensazione di vergogna che si stava inculcando tra i suoi pensieri. Detestava venire a sapere in quel modo di essere stato visto da quella ragazzina durante un battibecco con il suo migliore amico. Un rarissimo momento di astio tra due persone che solevano andare d’accordo praticamente su tutto.
Senza contare che nemmeno lui era solo ad ascoltare quella spiacevole conversazione.

“Avete litigato?! Interessante!”

“Fatti gli affari tuoi.”

D’improvviso la timida e minuta manager si avvicinò al suo coetaneo con il viso paonazzo dall’imbarazzo. Restò qualche istante imbambolata con l’intento di fissare Tadashi nei suoi grandi occhi di un verde molto scuro ed intenso. Prese la mano destra del ragazzo tra le sue ed iniziò ad accarezzarla.
In quel momento la salvietta di Kei cadde al suolo, mentre i suoi occhi si spalancavano come mai avrebbero dovuto permettersi di fare in presenza di fastidiosi estranei.

“Senti Yamaguchi-kun... ehm... volevo chiederti... sì, insomma...”

“Cosa, Yachi-chan?”

“Ecco... ti andrebbe di uscire con me? Ecco, l’ho detto... che stupida!”

Le guance di Tadashi raggiunsero la stessa intensità di colore della sua interlocutrice. D’altronde, non era affatto semplice trovarsi di fronte alla prima dichiarazione d’affetto della sua vita. Soprattutto se questa arrivava da una ragazza che aveva trovato piuttosto attraente sin dal primo momento in cui l’aveva vista nei corridoi della scuola.
Colto completamente di sorpresa, non riuscì di primo acchito a formulare una risposta contenente un minimo di senso compiuto. Balbettò più volte qualche monosillabo nel tentativo di sbloccare le sue corde vocali, ma i risultati furono piuttosto deludenti.

“E noi che non abbiamo neanche la manager. Davanti a tutto questo zucchero, mi tocca dar ragione a Tora-kun!”

Tsukishima nemmeno si premurò di dar retta a quel senpai dalla lingua tagliente. La sua mente era totalmente concentrata su quello che stava accadendo a pochi metri di distanza, nella semi-oscurità dettata da un lampione mal funzionante ed un cespuglio non abbastanza alto da impedirgli quella tremenda visuale.

“Ehm, Yachi-chan... sei proprio sicura? Non è che per caso... ti stai confondendo con qualcun altro?”

No idiota! Non si sta confondendo neanche per sbaglio. È proprio te che vuole!

“Immaginavo potesse essere un problema... scusa, Yamaguchi-kun. Non ti darò più-”

“No, no. Ma che dici? Problema? No, no! Solo che... beh, è la prima volta che qualcuno mi chiede di uscire...”

“Forse sono stata troppo avventata?”

Decisamente sì.

“Assolutamente no. Per me va bene... sì, accetto.”

Dall’altra parte della piccola barricata naturale qualcuno abbozzò un sorriso sornione, prima di trovare il coraggio di voltarsi verso l’amico per poterne constatare la prima reazione a caldo.
Il problema, però, non sussisteva. Kei Tsukishima si era dileguato senza dire una parola.










 

Angolo dell’autrice


Ringrazio anticipatamente tutti coloro che passeranno a leggere questa mia mini-long!

Il #Writober2019 mi ha finalmente convinta ad intraprendere questa nuova – meravigliosa – avventura all’interno di un fandom di cui ho sentito tanto parlare e che finalmente mi sono decisa ad esplorare come si deve. Questo è il primo progettino che vedrà come protagonista il pairing che per primo mi ha colpito, ovvero quello composto da Kei Tsukishima e Tadashi Yamaguchi: la TsukkiYama. :)

Prima parte: Angst.
L’intera storia (saranno in tutto 5 brevi capitoli) riprende la prima parte della seconda stagione dell’anime, periodo in cui Tsukki comincia a far comunella con quelli del Nekoma e quelli della Fukurōdani. Leggendo la parte del manga in questione, ho pensato fin da subito che il povero Yams fosse stato messo bellamente da parte dal suo amico. E allora perché non far girare la ruota anche a suo favore una volta tanto? Povera stella, se lo merita! <3
Ma Tsukki come la prenderà? Benissimo!
Ringraziamo la piccola Hitoka Yachi e Kuroo-san per la loro essenziale partecipazione! Nei prossimi capitoli arriveranno altri simpatici ‘special guests’. XD

Il titolo della mini-long riprende la fatidica domanda che Yamaguchi fa a Tsukishima nel corso della loro famosa discussione dovuta ad un momento di crisi ‘esistenziale’ del più alto fra i due (ottavo episodio della seconda serie).
Il testo è scritto in terza persona e al tempo passato.

Un ringraziamento speciale va agli amministratori del sito Fanwriter.it per aver permesso tutto questo! **

A domani,

Mahlerlucia

 

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Capitolo 2
*** Il secondo passo ***



Questa mini-long partecipa al #Writober2019 indetto dal sito Fanwriter.it
 
12 ottobreAppuntamento
 

 
Anime: Haikyuu!!
Genere: Introspettivo, Romantico, Sportivo
Rating: giallo
Personaggi: Kei Tsukishima, Tadashi Yamaguchi (Hitoka Yachi)
Pairing: TsukkiYama
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai


 
 
 Il secondo passo

 

Fingere che nulla fosse accaduto era un imperativo per Kei Tsukishima, specie al cospetto dei suoi compagni di squadra. Non voleva subire considerazioni negative da parte dei suoi senpai, così come non avrebbe mai concesso a personaggi come Shōyō Hinata o Tobio Kageyama di esprimere opinioni – o, peggio ancora, deridere – quel lato della sua personalità più recondito.

Aveva sbagliato. Oh, altroché se si era sbagliato!
Non avrebbe mai dovuto avvicinarsi tanto a Tadashi nel corso degli anni. Non si sarebbe mai dovuto lasciare andare a quegli attimi di tenerezza molti anni prima, quando l’amico cercava un sostegno contro i bulletti della scuola o un suggerimento sul club sportivo più adatto a lui. Aveva paura di iscriversi a calcio o a baseball, ‘ci sono ragazzi molto forti e paurosi’, diceva. E ora è lui quello che attira le ragazze, non i muscoli di quei babbei.

“Tsukishima, come siamo mattinieri! Facciamo colazione insieme, ti va?”

Kōshi Sugawara, uno degli elementi più tranquilli ed affidabili della Karasuno. La mente e la forza morale della squadra, nonché l’alzatore con maggior esperienza.
Il suo sorriso bonario aveva rincuorato il più giovane Kei dalla preoccupazione di trovare nuovi fastidi in una giornata partita già col piede sbagliato. D’altronde, non aveva quasi chiuso occhio a causa dei continui pensieri riguardanti gli avvenimenti della sera precedente. Nel corso della nottata si era persino voltato di schiena, evitando rigorosamente lo sguardo e la visione generale del suo amico d’infanzia, coricato sul futon accanto al suo.
Pochi minuti prima Kei aveva avuto la forza di posare gli occhi su di lui solamente per qualche fugace secondo. Yamaguchi dormiva sereno, come se nulla lo avesse scalfito, nemmeno i sensi di colpa nei confronti di chi avrebbe voluto sapere determinate cose per primo.

“Ah, Sugawara-senpai. Buongiorno.”

“Buongiorno anche a te. Dormito bene?”

La domanda più scontata della mattina; la stessa alla quale non avrebbe mai voluto rispondere.
Ma come poteva mentire a Sugawara? Non era di certo una persona a cui la si poteva dare a bere con un semplice ‘sì, grazie!’. Anche perché,  onestamente, quelle occhiaie non lasciavano alcun dubbio al riguardo.

“Dormo meglio quando non sento russare tante persone contemporaneamente.”

Contestazione piuttosto onesta da parte del centrale. Nessuno avrebbe potuto negare che la maggior parte dei membri della squadra tende a rumoreggiare in maniera disturbante durante il sonno. Tanaka, Hinata e Nishinoya talvolta arrivavano persino a descrivere le loro fantasie oniriche agli sfortunati presenti.
Senza contare che quella appena trascorsa era stata la prima notte in cui Yamaguchi non aveva pronunciato quel tanto familiare ‘Tsukkiii!’ all’interno dei suoi sogni.

“Hai ragione. Ma ormai dovremmo essere abituati, giusto?”

“Non ci si dovrebbe abituare mai a nulla, Sugawara-san.”

“Perché dici questo? È successo qualcosa con i ragazzi delle altre squadre con cui ti alleni?”

Maledizione!
L’esplicita conferma del fatto che tutti sapevano di questa sua nuova consuetudine serale. Ed era stato anche un ottimo appunto per fargli tornare alla mente alcuni dettagli che aveva rimosso, ma solo momentaneamente.
Come aveva potuto dimenticarsi che quel pettegolo di Kuroo-san aveva assistito assieme a lui a quel siparietto  melenso tra Tadashi e Yachi-kun? Quante probabilità ci potevano essere che si fosse tenuto la questione per sé? Praticamente nessuna. E quante, invece, che fosse andato a raccontarla a tutti i compagni della Nekoma e alle sue amicizie della Fukurōdani? La totalità.
Già riusciva a figurarsi le risate sguaiate di Bokuto e quei sorrisetti abbozzati di Akaashi. Questi ultimi potevano apparire ancora più pungenti di qualsiasi stupida battuta messa in piedi da chi parlava spesso e volentieri a sproposito.

“Tsukishima-kun, è tutto a posto?”

“Eh?! Oh, scusami Sugawara-san, mi è passata la fame. Ci vediamo dopo.”

“Ma...”

Kōshi non fece in tempo a replicare; Kei aveva già lasciato la hall del dormitorio per dirigersi all’esterno.
Oramai non aveva più alcun dubbio sul fatto che fosse successo qualcosa d’insolito al più ermetico dei suoi kōhai. Restava solo da capire cosa.
 
***
 
Hitoka stava aspettando che il distributore automatico le rendesse il succo di frutta che aveva selezionato. Quando questo arrivò nel vassoio posto di fronte allo sportello, sentì dei passi in avvicinamento. Sperò che si trattasse di Kiyoko, o al massimo di Shōyō. Nello stato emotivo in cui versava avrebbe potuto rivolgere degnamente la parola giusto a loro.

“Yachi-chan! Bu-buongiorno!”

“Aaah!”

La voce di Yamaguchi, non avrebbe potuto confonderla con quella di nessun altro.
Peccato solo che non si fosse ancora ripresa appieno da ciò che era accaduto la sera precedente. La cosa buffa stava proprio nel fatto che il tutto era dipeso da lei, dall’improvviso coraggio mostrato nell’esternazione  dei suoi sentimenti più profondi; gli stessi che si portava dentro dal primo sguardo scambiato con il giovane pinch server.

“Ah, non volevo spaventarti! Scusami!”

“No, no... ehm... non mi hai spaventata! Per niente! Anzi, sono felice di... ehm... di vederti, Yamaguchi-kun.”

Le guance di entrambi diventarono paonazze. Hitoka nascose le mani dietro la schiena, dimenticandosi completamente del succo di frutta rimasto nel distributore; Tadashi si scombinò i capelli con una mano, in segno di palese imbarazzo.
Ma in quegli instanti non gl’interessava quanto si sentisse a disagio: doveva assolutamente fare la proposta alla sua manager. Non trovava affatto giusto che fosse stata lei a compiere il primo passo. Era giunto il momento di mostrarsi ‘uomo’, per quanto questo fosse possibile all’ancor tenera età di sedici anni.

“Yachi-chan, ti andrebbe di... beh, di andare a fare una passeggiata insieme stasera? Dopo cena intendo...”

Gli occhi della ragazza divennero enormi e uno strano brillio s’impossessò di quel castano chiaro che solitamente ne caratterizzava le iridi. Strinse le mani in due pugni con i quali avrebbe voluto trattenere tutte le emozioni che le stavano scoppiando dentro al cuore. Come da copione, la salivazione era arrivata ai minimi storici.
Si limitò ad annuire ripetutamente.

“Yachi-chan, dici sul serio? Non è che...”

Questa volta Hitoka mosse più volte la testa da destra verso sinistra e viceversa, come a voler dissolvere nell’aria ogni dubbio del suo interlocutore, in modo da non arrecargli più alcun disturbo facilmente tramutabile in dubbio.

“Sono molto contento! Io-”

Ancora una volta non fece in tempo ad articolare per intero il suo pensiero. La piccola manager allargò le braccia nella sua direzione e lo stritolò in un abbraccio denso di gratitudine e felicità. Tadashi non poté fare altro che ricambiare quel caloroso gesto d’affetto, sperando di riceverne molti altri in futuro.
Chiaramente aveva messo ben in conto di dover fare anche lui la sua parte.

Qualcuno in lontananza aveva ascoltato l’intera conversazione.
Finalmente Sugawara aveva compreso il reale motivo del nervosismo di Tsukishima.










 

Angolo dell’autrice


Ringrazio anticipatamente tutti coloro che passeranno a leggere questa mia mini-long!

Il #Writober2019 mi ha finalmente convinta ad intraprendere questa nuova – meravigliosa – avventura all’interno di un fandom di cui ho sentito tanto parlare e che finalmente mi sono decisa ad esplorare come si deve. Questo è il primo progettino che vedrà come protagonista il pairing che per primo mi ha colpito, ovvero quello composto da Kei Tsukishima e Tadashi Yamaguchi: la TsukkiYama. :)

Seconda parte: Appuntamento.
Il capitoletto è diviso in due parti di cui la prima è dedicata ai pensieri ‘post-traumatici’ che affollano la mente di Tsukishima. Il nostro eroe finge che vada tutto bene nel momento in cui il più cauto e accorto dei suoi compagni – Sugawara, appunto – glielo domanda. Chiaramente il buon senpai ha intuito fin dal primo sguardo che la situazione non era di certo fra le più rosee per il suo kōhai. Ma cosa sarà successo?
Ed ecco che il nostro ‘alzatore d’esperienza’ si ritrova ad assistere alla felice chiacchierata che avviene proprio tra Yamaguchi e la più giovane manager della Karasuno. Dato che Hitoka si è dichiarata per prima, ora è Tadashi che decide di fare il secondo passo, ovvero chiederle direttamente una sorta di primo appuntamento. E così, mentre Kei potrebbe tornare dai suoi amici ‘pettegoli’ (ci tornerà?), Tadashi avrà via libera per godersi la serata con la bionda manager. Ma come andrà? Lo scopriremo solo leggendo i prossimi capitoli! ;)

Il titolo della mini-long riprende la fatidica domanda che Yamaguchi fa a Tsukishima nel corso della loro famosa discussione dovuta ad un momento di crisi ‘esistenziale’ del più alto fra i due (ottavo episodio della seconda serie).
Il testo è scritto in terza persona e al tempo passato.

Un ringraziamento speciale va agli amministratori del sito Fanwriter.it per aver permesso tutto questo! **

A domani,

Mahlerlucia


 

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Capitolo 3
*** Gratitudine mancata ***



Questa mini-long partecipa al #Writober2019 indetto dal sito Fanwriter.it
 
13 ottobre: Luna piena
 

 
Anime: Haikyuu!!
Genere: Introspettivo, Romantico, Sportivo
Rating: giallo
Personaggi: Kei Tsukishima, Tadashi Yamaguchi (Hitoka Yachi)
Pairing: TsukkiYama
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai


 
 
 Gratitudine mancata

 

Pensare ad altro. Era quello che Kei Tsukishima si era imposto per il resto della durata del training camp. Così come evitare di cadere nella tentazione di reagire agli ammiccamenti di Kuroo e alle battute senza senso di Bokuto.
Figurarsi se il capitano della Nekoma poteva lasciarsi sfuggire l’occasione di farsi quattro risate con l’amico di scorribande.

Inoltre, doveva cercare in tutti i modi di non lasciarsi sopraffare dagli sguardi impietositi di chi poteva aver intuito qualcosa dai recenti ed avventati comportamenti mattutini. Difatti, Sugawara-san non perdeva occasione per ‘studiare’ le espressioni dei due diretti interessati, in cerca di risposte utili a risollevare gli animi offesi.
Ma se con quest’ultimo avrebbe potuto parlare con calma l’indomani mattina – supportato da un legame fatto di maggior fiducia reciproca – Kei sapeva bene che con la comitiva ‘serale’ non poteva permettersi d’indugiare oltre.

Prima di dirigersi verso la palestra cercò con lo sguardo Yamaguchi. Si morse il labbro inferiore a mo’ di rimprovero nei propri confronti, ma non riuscì comunque a vincere la sua curiosità.
Tadashi se ne stava seduto a gambe incrociate sul suo futon. Leggeva un fascicoletto che Kei non aveva mai visto prima; sembrava sereno, ma molto concentrato sulla sua lettura.
Il centrale distolse lo sguardo prima ancora che il compagno potesse accorgersi della sua intrusione visiva. Sistemò la divisa d’allenamento nel borsone per poi avviarsi in direzione del corridoio.

Tsukki!”

Se n’è accorto.
Tsukishima si fermò poggiando una mano allo stipite della porta lasciata aperta da Tanaka.
Non si voltò, limitandosi a restare in attesa delle parole dell’amico.

“Ehm... stai andando in palestra con i tuoi amici?”

“Non credo siano questioni che ti riguardino. E soprattutto, quei ragazzi non sono miei amici.”

“Scusa, Tsukki. Te lo chiedevo perché mi era sembrato di capire che tu stia bene con loro.”

“Yamaguchi, come al solito non hai capito nulla. Buonanotte.”

Le ultime parole erano state dure da digerire persino da colui che le aveva sentenziate. Pugni allo stomaco dettati semplicemente dalla rabbia e dall’incapacità di venirsi reciprocamente incontro.
Allontanarsi sarebbe stata ancora una volta l’unica soluzione possibile per non dover affrontare la realtà e soffrire ancora. Faceva già abbastanza male in questo modo; non era davvero il caso, per nessuno dei due, insistere nel proseguire un discorso che non li avrebbe portati da nessuna parte.
 
***
 
“Ehi, ehi, ehi! Ma guardate un po’ chi è giunto sino a noi! Oh, Akaashi, è giusto dire ‘è giunto’?”

“Sì. È giusto, ma è desueto.”

“Che significa? Perché usi queste parole così complicate?! Non ti capisco!”

Kuroo era stato richiamato dalla possente e vivace voce del capitano della Fukurōdani. Ma non aveva mai avuto alcun dubbio sul fatto che Tsukishima si sarebbe aggregato al suo gruppo di amici anche per quella sera. Con ogni probabilità, doveva aver discusso con il suo amico, il ché stava a significare che avvertiva estrema necessità di un diversivo mentale, oltre che di un luogo in cui poter stare senza di lui.
Si era sempre domandato per quale motivo non si fosse mai deciso a portare con sé quel Yamaguchi. Forse con un po’ più di accortezza, certe mancanze si sarebbero potute evitare.

“Kuroo-san, cercavo proprio te.”

Le parole del centrale sollevarono la mente di Tetsurō dalle sue elucubrazioni non completamente infondate. Lo sguardo fiero e deciso con cui quel ragazzo lo aveva inchiodato a sé non prometteva nulla di buono. Ma restava sereno, conscio di non avere nulla di cui doversi scusare, una volta tanto.
Persino Kenma Kozume – stranamente presente – aveva sollevato gli occhi da quel piccolo aggeggio sul quale era capace di smanettare per ore. Ma la sua espressione non era di certo quella di chi era a conoscenza delle motivazioni per cui il giocatore della Karasuno aveva usato un tale tono nei confronti del suo capitano.

“Sono qua, come tutte le sere. Dimmi pure, Tsukki!”

Una provocazione in piena regola, tanto per cambiare.
Il centrale socchiuse gli occhi riducendoli a due piccole fessure dalle quali sembrava serbare solamente rancore e desiderio di sparare le sue ‘cartucce’ verbali. C’era pur sempre un limite a tutto.

“Ti ho già detto che non mi dovete chiamare in quel modo qui dentro. Il mio nome è Tsukishima.”

“Ok, ok. Ora mi dici perché fai quella faccia? Che ti ho fatto, oltre ad averti chiamato-”

“Kuroo-san!”

“Kenma, che hai proprio ora?”

“Vai al dunque!”

“Ci sono già arrivato al
dunque.”

“Se lo dici tu...”

Kei si era soffermato a soppesare quello scambio di battute tra due persone che erano praticamente cresciute insieme. Una interveniva per correggere o attutire l’urto a cui potevano portare alcune espressioni dette senza riflettere, l’altra si limitava ad ascoltare, assecondare e – dove possibile – dire la sua. Esattamente come accadeva tra i lui e Tadashi quando ancora non erano subentrati complicazioni, distanze e terzi incomodi a minare il loro splendido rapporto.
Ma sono mai stato capace di dargli il giusto spazio? Oppure ho sempre accettato le sue scuse anche quando non erano necessarie, abituandomi all’idea? E se...

“Quindi, Tsukishima?”

“Quindi... mi sembra di capire che certe cose qui dentro non siano trapelate.”

“Mi offende questa tua mancanza di fiducia nei miei confronti.”

“Ma sentilo, si offende. Povero piccolo, Kuro-kun!”

“Bokuto, che vuoi? Che c’entri tu?”

“Niente! Non so neanche di cosa state parlando!”

“Meglio così. Per stasera vi saluto, non sono in vena di ulteriori allenamenti. Buonanotte.”

“Sicuro, Tsukishima?”

“Sì, Kuroo-san. E... grazie.”
 
***
 
Tadashi e Hitoka si erano dati appuntamento sul retro della mensa, luogo più che tranquillo in quell’orario serale. I loro saluti impacciati erano confluiti in un timido bacio sulla guancia da parte del giocatore.
La giovane manager era stata colta impreparata di fronte a quel gesto tanto tenero e gentile, ma non poteva negare a sé stessa di aver caldamente apprezzato.

“Scusa se ti ho fatto aspettare in un posto così buio, Yachi-chan.”

“No-non ti preoccupare Yamaguchi-kun. Nel caso ci sono gli studenti delle altre scuole nella palestra. Si vede ancora la luce accesa, laggiù in fondo.”

La stessa palestra nella quale si stava perfezionando anche Tsukishima.
Il pinch server non riuscì a trattenere un sospiro ripensando alla spiacevole conversazione avvenuta nemmeno un’ora prima. Sentiva come non mai l’esigenza di dover chiarire con lui.

I suoi occhi puntarono per qualche istante il cielo, in cerca della luna.  Quella sera era piena, luminosa ed incantevole.
Per un attimo tornò a guardare la piccola Hitoka negli occhi. Ripensò al giorno in cui lei stessa gli spiegò che ‘Tsuki’ stava a significare proprio ‘luna’.

“Scusami, Yachi-chan... io...”

In quel momento comprese che il suo posto non era quello.
Accompagnò Hitoka sino all’ingresso del dormitorio. La salutò con un altro bacio sulla guancia per poi dirigersi verso quel campo da pallavolo che tanto desiderava scoprire.










 

Angolo dell’autrice


Ringrazio anticipatamente tutti coloro che passeranno a leggere questa mia mini-long!

Il #Writober2019 mi ha finalmente convinta ad intraprendere questa nuova – meravigliosa – avventura all’interno di un fandom di cui ho sentito tanto parlare e che finalmente mi sono decisa ad esplorare come si deve. Questo è il primo progettino che vedrà come protagonista il pairing che per primo mi ha colpito, ovvero quello composto da Kei Tsukishima e Tadashi Yamaguchi: la TsukkiYama. :)

Terza parte: Luna piena.
La luna piena apre finalmente gli occhi al nostro Yamaguchi. Non che avesse particolari colpe al riguardo, ma non è proprio il tipo da prendere in giro sé stesso e gli altri. Vuole molto bene ad Hitoka, la trova carina e piacevole in termini di ‘compagnia’; ma non ne è innamorato. Da qui si spiega il suo ritardo all’appuntamento, la sua titubanza, le sue distrazioni mentali. Specie se queste avvengono giusto un’ora dopo l’ennesimo battibecco con Tsukki-suo.
Dal canto suo, anche Kei intuisce la sua parte di ‘mancanza’ in tutto questo. Si ferma a riflettere sul modo in cui solitamente usa trattare l’amico, su quanto si sia allontanato da lui nell’ultimo periodo, su quanto non gli abbia parlato a dovere del suo stato d’animo, pur conoscendo la sua totale predisposizione nei suoi confronti.
Il prossimo capitoletto s’incentrerà proprio su questa loro ‘riscoperta’. Stay tuned! ;)
P.S.: un ringraziamento speciale va ai quattro amici della sera per i loro preziosi interventi!

Il titolo della mini-long riprende la fatidica domanda che Yamaguchi fa a Tsukishima nel corso della loro famosa discussione dovuta ad un momento di crisi ‘esistenziale’ del più alto fra i due (ottavo episodio della seconda serie).
Il testo è scritto in terza persona e al tempo passato.

Un ringraziamento speciale va agli amministratori del sito Fanwriter.it per aver permesso tutto questo! **

A domani,
 
Mahlerlucia

 

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Capitolo 4
*** Alla ricerca dell'anima perduta ***



Questa mini-long partecipa al #Writober2019 indetto dal sito Fanwriter.it
 
14 ottobre: Soulmate
 

 
Anime: Haikyuu!!
Genere: Introspettivo, Romantico, Sportivo
Rating: giallo
Personaggi: Kei Tsukishima, Tadashi Yamaguchi (Hitoka Yachi)
Pairing: TsukkiYama
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai


 
 
 Alla ricerca dell'anima perduta

 

Tadashi era corso verso la palestra con la stessa celerità che avrebbe sfruttato un pendolare ritardatario davanti all’ultimo treno in imminente partenza. Entrò dalla grossa porta semi-aperta senza mai fermarsi, onde evitare di ritrovarsi ad avere ripensamenti dell’ultimo minuto. Ciò che contava più di ogni altra cosa era chiarire al più presto con Kei; non gl’importava nemmeno dell’eventuale presenza di quei senpai a lui quasi completamente sconosciuti.

Tsukki!!!”

Un pallone lanciato ad una velocità e una potenza inaudite stava per avere un brusco e diretto contatto con la sua faccia. Fece appena in tempo a realizzare quello che stava succedendo prima che un ragazzo dall’invidiabile agilità gli si parasse davanti per attutire il colpo con le sue stesse mani. Riuscì a sbalordire tutti i presenti trasformando quel siluro in una semplice alzata che arrivò fin sopra la rete. Il suo compagno di squadra – riconoscibile dalla stessa maglietta blu – si trovava già in elevazione e pronto a schiacciare. Il pallone arrivò esattamente al centro della metà opposta del campo, lasciando inermi i due avversari della Nekoma.

“Grazie mille!”

Il ragazzo dagli incredibili riflessi si era voltato nella sua direzione, interessato a quell’incursione imprevista. Abbozzò un sorrisetto di benvenuto, non sapendo bene come presentarsi.

“Il pinch server della Karasuno.”

“Ehi! L’amico di Tsukki!”

“Bokuto-san, Tsukishima non vuole essere chiamato in quel modo da noi.”

“Oh, vi ha detto che non gli piace come diminutivo? Sapete, io-io l’ho sempre chiamato così.”

“Appunto. Un po’ di pazienza con i nostri senpai, Yamaguchi-kun.”

“Akaashi!”

Tadashi vide avvicinarsi il capitano della squadra di casa con aria alquanto sospettosa. Lo fissava come se stesse cercando di scovare qualcosa in maniera implicita. Gli sorrise con fare enigmatico e si schiarì la voce.
Kuroo immaginava che Yamaguchi si trovasse in quel luogo alla ricerca del suo amico; inutile, quindi, fargli perdere tempo in chiacchiere di circostanza e battute che avrebbe potuto non comprendere. E non per una questione d’intelletto, sia chiaro.

“Yamaguchi-kun, pensavi di trovare Tsukishima ancora fra noi?”

“In realtà sì, Kuroo-san! Non è venuto ad allenarsi stasera?”

“Sì è venuto, ma sarà rimasto sì e no una decina di minuti. Zero allenamento, diceva di non essere in vena.”

“Ah, quindi era ancora giù di morale...”

Kuroo si limitò ad annuire, mentre con un rapido gesto della mano fece segno a Kenma di adoperare il suo smartphone in maniera più utile all’umanità rispetto alle sue abitudini. Avrebbe dovuto mandare un messaggio in chat a Tsukishima e in fretta. Il contenuto era piuttosto scontato, data la situazione.
 
***
 
Mancavano pochi minuti alla mezzanotte, finalmente le luci in palestra erano state spente.
Tsukishima aveva risposto in chat dicendo che stava per andare a coricarsi; avrebbe comunque aspettato Yamaguchi all’entrata dei dormitori. L’importante era che il quartetto edochiano non s’intromettesse nella questione.

Si trovavano seduti uno accanto all’altro, intenti a fissare quel meraviglioso cielo stellato che sovrastava i loro nasi. La luna piena continuava a spadroneggiare tra quei numerosi puntini luminosi. Kei doveva ammetterlo, ma gli avevano sempre ricordato le piccole lentiggini presenti su gran parte del viso del suo migliore amico.

Tsukki, sei ancora di cattivo umore?”

“No.”

Bugiardo.
Non vi erano dubbi sul fatto che la possibilità di chiarimento a cui stavano andando incontro avesse risollevato in parte le malinconie e le incertezze dell’intera giornata. Ma questo non stava esattamente a significare che il tono dell’umore fosse tornato ad essere positivo. Restavano ancora dei punti irrisolti da affrontare, partendo sempre dal reciproco livello di sensibilità e sopportazione.

“Sono tanto felice per te! Sai... volevo dirti una cosa...”

“So già tutto.”

Tadashi distolse repentinamente lo sguardo e si coprì il volto con le mani. Non si era mai sentito tanto in imbarazzo come in quegli istanti.  

“So di te e Yachi-chan. Procede tutto per il meglio?”

Il pinch server si limitò a negare con un paio di rapidi movimenti della testa.
Kei, dal canto suo, non poté evitare di mettere in mostra un’espressione piuttosto stupita dinnanzi alla tacita risposta ricevuta. Non si aspettava di certo di dover apprendere di un eventuale fallimento amoroso a seguito della prima occasione importante che si era presentata nella sua vita.
Doveva pur ammetterlo: da una parte gli stava quasi dispiacendo.

“Cos’è successo?”

Tadashi alzò di scatto la testa tenendo lo sguardo fisso di fronte a sé. Sospirò, prima di trovare la forza e il coraggio per esternare le reali motivazioni che lo avevano indotto a fare la sua scelta. Quella che sperava potesse arrecare il minor dolore possibile ad ognuna delle persone coinvolte.

“Ho semplicemente capito che non potevo. Non sarebbe stato giusto. Anzi, non è giusto e basta.”

“Perché?”

Una lacrima silenziosa rigò la sua guancia. Sperò solamente di non apparire troppo infantile o vulnerabile; in caso contrario si sarebbe scusato, come oramai accadeva ogni giorno.

“Perché...”

Tsukishima estrasse il suo fazzoletto intonso dalla tasca dei suoi pantaloni e glielo porse. Nel momento in cui Yamaguchi si voltò per ringraziarlo, riuscì nell’impresa di sorridergli, mostrandogli la stessa espressione carica di comprensione che aveva visto il giorno in cui si erano rivolti la parola per la prima volta.

“Non c’è bisogno di piangere.”

“Scusa, Tsukki!”

“Non è necessario nemmeno scusarsi.”

“Te lo riporterò il prima possibile, pulito e stirato.”

Kei avrebbe potuto dire nuovamente che non sarebbe servito, ma preferì rimanere in silenzio per non sembrare tedioso e ripetitivo. Almeno agli occhi di Tadashi poteva permettersi di essere sé stesso, nel bene o nel male.

“Ti piace davvero Yachi-chan?”

Yamaguchi spalancò gli occhi come se fosse appena stato trafitto da un fulmine a ciel sereno. Non capiva come potesse riuscirci ogni volta, ma Tsukishima era sempre in grado di centrare il punto delle questioni, anche le più spinose. Non a caso lo reputava una delle persone più intelligenti ed astute tra le sue conoscenze.
Si asciugò gli ultimi residui di lacrime e si schiarì la voce per tentare di darsi un tono. Il suo sguardo, però, non riusciva a sollevarsi dal terreno calpestato dalle suole delle sue sneakers.

“È questo il punto, Tsukki. La trovo carina, simpatica, divertente... ma...


“Ma?”

“Ma lei non la mia soulmate.”

“La tua... cosa?”

“La persona speciale che fa battere il cuore, che dà senso a tutto, che è legata a te dal famoso filo rosso di cui narra la leggenda che stavo riguardando poco fa, quando abbiamo discusso.”

Il centrale portò le sue lunghe gambe sulla panchina, per rannicchiarsi contro le ginocchia. Dentro la sua anima avvertiva sensazioni contrastanti che andavano dal rammarico per la situazione vissuta dall’amico, al senso di sollievo per la fine precoce della sua liaison con la bella Hitoka.
Ma ciò che maggiormente gli premeva era proprio quella domanda che si era bloccata in gola. In qualche maniera doveva comunque essere esternata.

“E chi sarebbe questa persona?”

Un ultimo sguardo colmo d’imbarazzo e di desiderio prima di vuotare definitivamente il sacco.
Adesso o mai più!

Tsukki, quella persona sei TU!”










 

Angolo dell’autrice


Ringrazio anticipatamente tutti coloro che passeranno a leggere questa mia mini-long!

Il #Writober2019 mi ha finalmente convinta ad intraprendere questa nuova – meravigliosa – avventura all’interno di un fandom di cui ho sentito tanto parlare e che finalmente mi sono decisa ad esplorare come si deve. Questo è il primo progettino che vedrà come protagonista il pairing che per primo mi ha colpito, ovvero quello composto da Kei Tsukishima e Tadashi Yamaguchi: la TsukkiYama. :)

Quarta parte: Soulmate.
Yamaguchi alla ricerca della sua anima gemella (che conosce benissimo, ma che deve in qualche modo recuperare). Il primo posto in cui decide di recarsi dopo aver salutato Yachi è la famosa palestra Nekoma-Fukurōdani. Ed è proprio lì che incontra l’affiatato quartetto edochiano (ovvero, originario di Tokyo) intento ad allenarsi. Fortuna che Kuroo conosce la situazione e decide di intervenire con la gentile concessione della tecnologia messa a disposizione da Kenma.
Nella seconda parte assistiamo – finalmente! – al tanto atteso confronto tra i due protagonisti indiscussi di questa storia. Tra una titubanza e qualche dubbio, ne escono entrambi rafforzati e carichi di fiducia reciproca.
Ma come reagirà questa volta Tsukki davanti alla nuova rivelazione di quella che dovrebbe essere la sua soulmate nei secoli dei secoli? Stay tuned! ;)
P.S. Non vi preoccupate per Hitoka. Anche lei capirà.

Il titolo della mini-long riprende la fatidica domanda che Yamaguchi fa a Tsukishima nel corso della loro famosa discussione dovuta ad un momento di crisi ‘esistenziale’ del più alto fra i due (ottavo episodio della seconda serie).
Il testo è scritto in terza persona e al tempo passato.

Un ringraziamento speciale va agli amministratori del sito Fanwriter.it per aver permesso tutto questo! **

A domani,

Mahlerlucia
 

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Capitolo 5
*** Capirsi e scoprirsi ***



Questa mini-long partecipa al #Writober2019 indetto dal sito Fanwriter.it
 
15 ottobre: Zucca/1000k
 

 
Anime: Haikyuu!!
Genere: Introspettivo, Romantico, Sportivo
Rating: giallo
Personaggi: Kei Tsukishima, Tadashi Yamaguchi (Hitoka Yachi)
Pairing: TsukkiYama
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai


 
 Capirsi e Scoprirsi

 

“Yachi-kun! Che ci fai ancora sveglia?”

Udendo quella voce inaspettata, Hitoka balzò sull’attenti, con l’aria di chi era stato appena colto in flagrante con le mani nel barattarlo della marmellata. Non riuscì a trattenere un piccolo grido carico di tensione, come se avesse potuto finalmente dare libero sfogo alla frustrazione che aleggiava nel suo petto.
Era accaduto tutto troppo in fretta, in maniera quasi effimera ed intangibile. La sua guancia pulsava ancora per l’imbarazzo generato dai baci rilasciati da Tadashi. La sua dolcezza le era entrata nel cuore e non si decideva a lasciarla in pace, nonostante avesse ben compreso l’impossibilità di un qualunque seguito tra loro.
Non erano servite nemmeno troppe parole per capirlo. La sua ‘fuga’ era stata più che eloquente.

Aaah! Sugawara-san! Io-io... stavo giusto per andare a dormire. Sono andata in bagno. No, cioè... ecco...”

Il vice-capitano della Karasuno studiò con fare incuriosito la strana reazione della più giovane fra le manager del suo team. Sembrava essere turbata da qualcosa di piuttosto serio e, per quanto cercasse di non darlo a vedere, i suoi occhi erano palesemente velati di una nuova e greve malinconia.

“Va tutto bene?”

“Sì, certo! Tutto benissimo!”

Kōshi non si aspettava di certo una risposta diversa da quella che la ragazza gli aveva appena fornito. Aveva intuito che non fosse una questione di mancata definizione del proprio stato d’animo; tutt’al più si trattava di timore di arrecare disturbo parlando di questioni che ai suoi senpai potevano non interessare.

“Perfetto! Allora andiamo a dormire che domani, purtroppo, ci toccherà salutare tutti i nostri amici di Tokyo.”

Il setter decise saggiamente di non indugiare oltre.
Si voltò in direzione della stanza che condivideva con tutti i suoi compagni, salutando la piccola Yachi con un caloroso gesto della mano.
Fece giusto in tempo a muovere un paio di passi, prima di avvertire dei rumorosi singulti che gli provocarono immediatamente una stretta al cuore. La sua sensibilità era sempre stata un’arma a doppio taglio dalla quale non aveva ancora imparato a difendersi in maniera adeguata.

“Yachi-kun!”

“Sugawara-senpai... secondo te... secondo te è giusto lasciare andare una persona per... per la sua felicità?”

La domanda spiazzò l’alzatore. Non vi erano dubbi sul fatto che si stesse riferendo a Yamaguchi, specie dopo quello che aveva inavvertitamente sentito con le sue orecchie nel corso di quella stessa mattinata. Ma di sicuro non c’era una risposta definibile come ‘giusta’ per una questione di tale profondità.
Qualcosa doveva essere andato storto tra loro. Ed era un vero peccato.

“Non saprei, di sicuro non è facile. Comunque non è detto che se questa persona di cui parli decida di andare per la propria strada, tu non debba farne assolutamente parte. Magari potrai avvicinarti in modo più ‘appropriato’, diciamo così.”

“Ma senti un po’ che discorsi di alta levatura è in grado di tirare fuori il mio alzatore d’esperienza. Suga-kun, andiamo a dormire, su!”

Capitan Daichi era appena uscito dal bagno e, con ogni probabilità, aveva udito gran parte di quella inconsueta conversazione. Fortuna che non era a conoscenza della base del ‘problema’.
Kōshi cercò di nascondere il rossore che le parole del suo coetaneo avevano volutamente provocato. Non era solito usare termini tanto lusinghieri – o fare discrete allusioni – sulla sua persona.

“Sì, ora vengo. Buonanotte, Yachi-chan. E sta’ tranquilla!”

Un ultimo occhiolino d’incoraggiamento prima di dileguarsi nel corridoio con il braccio di Sawamura legato al collo.
Quella meravigliosa immagine aveva finalmente aperto gli occhi della piccola Hitoka.

Sì, Tadashi meritava il suo spazio nel mondo.
E lei, in un modo o nell’altro, ne avrebbe comunque fatto parte.
 
***
 
“Yamaguchi, non parlare in questo modo. Stai confondendo l’amicizia con qualcosa di molto diverso.”

Tadashi si aspettava una reazione del genere da parte del centrale; la difficoltà più grande stava nel dover incassare il colpo senza cedere a facili sentimentalismi.
Una parte della sua anima aveva intuito che non era ancora il caso di arrendersi. In fondo, sapeva di non essere l’unico ad avere avuto forti sbalzi d’umore nel corso delle ultime ore.

“Non lo so, può essere che tu abbia ragione. Ma allora perché...”

“Si può sapere cosa sta passando ancora per quella tua zucca vuota?”

Un ultimo sospiro, prima di buttare fuori quella domanda che avrebbe potuto colpire dritta al petto, in maniera ancora più tagliente di un qualunque pugnale.

“Mi dici perché hai cominciato ad evitarmi?”

“Non ti ho mai evitato, idiota!


Tsukishima stava iniziando a perdere le staffe. Succedeva molto di rado e mai in presenza di persone che avrebbero potuto rigirare questa sua debolezza emotiva a loro piacimento.
Ma Tadashi non rientrava di certo fra queste.

“Lo hai fatto ancor di più quando hai scoperto di Yachi-chan.”

“Già il fatto che abbia dovuto ‘scoprirlo’ è sbagliato.”

“Lo so, avrei dovuto dirtelo. Ma temevo che non approvassi!”

“Basta così!”

Kei si alzò da quei gradini divenuti piuttosto scomodi.
Ma non entrò nel dormitorio; preferì avviarsi verso un punto ben preciso del giardino.
Il pinch server della Karasuno non poté far altro che seguirlo con l’unico intento di chiarire al più presto quella brutta discussione ancora in sospeso.

“Questo è il punto esatto, il luogo preciso in cui ti ho visto con lei. Ti ha chiesto se ti andasse di uscire insieme e tu... tu hai accettato, come se nulla fosse mai successo.”

Tadashi poteva vedere i pugni stretti dal suo amico mentre cominciava a tremare per la rabbia e il dispiacere causati da quel ricordo. E pensare che non si era nemmeno accorto della sua presenza!
Si avvicinò a lui nel tentativo di rincuorarlo, di fargli intendere che fosse profondamente dispiaciuto per tutti quei fraintendimenti intercorsi tra loro nel giro di poche ore. Posò una mano sulla sua scapola e si scusò.

Tsukki, scusami. Mi dispiace, non avevo capi-”

Fu davvero questione di millesimi di secondo e riflessi ancora in piena allerta, nonostante l’orario notturno.
Kei attirò l’esile corpo di Yamaguchi a sé, sollevandolo appena da sotto le braccia. Poggiò la fronte alla sua, per quanto la differenza tra le loro altezze glielo consentisse. Alzò il mento del più timido e indugiò per qualche istante, mantenendo lo sguardo fisso nei suoi occhi color verde bottiglia.

“Ti ho detto che non è più necessario che ti scusi con me ogni volta.”

Avvolse il suo labbro superiore con la bocca umida di desiderio. Nonostante qualche piccola remora dovuta alla totale inesperienza, approfondì volentieri quel contatto intimo che mai avrebbe immaginato tanto invitante e coinvolgente.
Yamaguchi inizialmente spalancò le palpebre per la sorpresa e l’impaccio; a poco a poco si lasciò andare a quel gesto d’affetto che lo colse del tutto impreparato. Ma poco importava.
Le loro lingue s’incontrarono, vincendo quella mancata familiarità tra salive. Le dita cominciarono a muoversi le une nei crini dell’altro; le braccia del più minuto fra i due si ancorarono alle spalle decisamente più ampie del compagno.

Quel bacio durò a lungo, incurante delle ore piccole e della sveglia piuttosto mattiniera prevista per il giorno seguente. La luna piena vegliava su di loro, illuminando quei sorrisi che finalmente riuscirono a farsi largo tra tutte le ‘intemperie’ divenute oramai solamente delle reminiscenze sbiadite.

“Ora hai capito... Tadashi?”

“... Sì!”










 

Angolo dell’autrice


Ringrazio anticipatamente tutti coloro che passeranno a leggere questa mia mini-long!

Il #Writober2019 mi ha finalmente convinta ad intraprendere questa nuova – meravigliosa – avventura all’interno di un fandom di cui ho sentito tanto parlare e che finalmente mi sono decisa ad esplorare come si deve. Questo è il primo progettino che vedrà come protagonista il pairing che per primo mi ha colpito, ovvero quello composto da Kei Tsukishima e Tadashi Yamaguchi: la TsukkiYama. :)

Quinta – ed ultima – parte: Zucca/1000k
Dato che il termine ‘zucca’ è stato appena accennato in questo capitolo (e pure in senso metaforico) e le 1000 parole sono state ampiamente superate, ho deciso di prendere in prestito sia il prompt della lista ‘PumpInk’ (zucca) che quello della lista ‘PumpFic’ (1000k).
Siamo giunti alla fine di questa mia prima incursione nel fandom di Haikyuu. (sigh!)
Nella prima parte ritroviamo la nostra Hitoka che, nonostante la sofferenza provata per quello che è accaduto con Tadashi, tenta di comprendere la situazione. E chi meglio del buon Suga-san può darle una mano in questo? Anche lui meritava il suo piccolo spazio, così come Daichi.
Nella seconda parte ritornano i nostri eroi, esattamente dal punto in cui li avevamo lasciati al termine del precedente capitolo. Il tanto agognato chiarimento appare inizialmente più ‘brusco’ del previsto, soprattutto da parte di Tsukishima. Il problema principale sta nel fatto che il ragazzo fa davvero molta fatica ad esternare e a comprendere i propri sentimenti. Non resta che andare subito ai ‘fatti’. E che fatti! * fuochi d’artificio * :)

Il titolo della mini-long riprende la fatidica domanda che Yamaguchi fa a Tsukishima nel corso della loro famosa discussione dovuta ad un momento di crisi ‘esistenziale’ del più alto fra i due (ottavo episodio della seconda serie).
Il testo è scritto in terza persona e al tempo passato.

Un ringraziamento speciale va agli amministratori del sito Fanwriter.it per aver permesso tutto questo! **

Questo è il quinto e ultimo capitolo che andrà a completare la mini-long. Un ringraziamento speciale va a tutti coloro che hanno letto, recensito e/o inserito la raccolta tra le preferite/ricordate/seguite (anche a coloro che ci hanno ripensato). Grazie anche a chiunque passerà in seguito! :)

A presto,

Mahlerlucia

 

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