A treasure among the dunes

di Khailea
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Ci si può perdere in molte cose.
In una strada, nei propri pensieri, negli occhi di qualcuno, perfino in una tazza di caffé.
Un nuovo giorno a Rookbow doveva ancora iniziare, ma già qualcuno era ben sveglio.
Questo qualcuno per la precisione era una donna dai neri capelli, che le arrivavano a metà della schiena. La pelle era bianca come la neve ed i suoi occhi erano di un vispo color giallo dalle piccole pupille rosse, mentre le sottili labbra al momento non esprimevano alcuna emozione.
Un tratto distintivo subito notabile erano i suoi numerosi piercing, uno al sopracciglio sinistro, uno al labbro e ben quattro all'orecchio sinistro, tutti in ferro nero.
Era vestita in maniera molto semplice, una camicia bianca dalle maniche arrotolate fino al gomito, dei pantaloni marroni e degli stivali neri.
La donna, di circa ventiquattro anni, era seduta sola ad un lungo tavolo di legno, sorseggiando da una tazza bianca un caffé con latte.
Sembrava essere in uno stato di tranquillità assoluta, nonostante il suo viso paresse allo stesso tempo profondamente serio ed immutevole. Non una parola era da lei pronunciata, eppure guardandola si sarebbe potuta dire in grado di parlar di molte cose, forse non tutte così piacevoli.
Si trovava all'interno di una gigantesca stanza la cui porta principale aveva scolpita alle due ante il volto di lato di un lupo dai denti affilati. Il pavimento era formato da delle tavole di legno mentre le pareti erano in pietra grigia, ed appese a quest'ultime si trovavano delle bandiere con lo stesso simbolo della porta. Nel lato sinistro della stanza si poteva tovare un lungo bancone di legno di quercia alle cui spalle, su vari scaffali, si trovavano ogni genere di bevanda. Dietro a questo stava lavorando una giovane donna dai capelli e dagli occhi azzurri, vestita con un abito scollato da cameriera ed avente delle orecchie ed una coda da gatto che muoveva ritmicamente.
La maggior parte dell'illuminazione era data poi da un candelabro al centro del soffitto e da dei fuochi azzurri che svolazzavano nei punti più distanti, ma non c'era alcun tipo di finestra per mostrare l'esterno, solamente il portone e delle scale a chiocciola, non molto distanti da un caminetto in pietra, che portavano sia a dei piani superiori che inferiori.
Seduti ai tavoli nella stanza si trovavano anche altre persone, ad esempio un uomo alto e muscoloso dai corti capelli marroni, dal viso coperto da una maschera di cuoio e che portava un cappello da cowboy. Vestiva con dei pantaloni verde chiaro, alla cui cintura erano appese due fodere per una pistola, una stretta maglia marrone ed alle spalle uno scialle rosso fuoco. Accanto a lui c'era poi una ragazza, anch'essa dai capelli marroni ma gli occhi azzurri, che aveva tra i capelli un fiocco rosa. Vestiva con un top bianco ed una gonna arancione, ma il tratto di maggior distinzione erano delle orecchie ed una coda da gatto, al quale era appeso un fiocco rosso.
C'erano poi anche un'altra donna, questa dai rossi capelli e gli occhi azzurri, che indossava una maglia blu e dei pantaloni neri, ed una invece dai capelli viola chiaro, che le coprivano parte del viso e uno degli occhi azzurri, che però non nascondevano delle corna demoniache. Il suo prosperoso corpo era coperto appena dall'abito scollato che portava, ma la cosa non sembrava dispiacerle, sul fianco teneva poi legata una lunga spada.
Per quanto tuttavia fossero tutti eccentrici ed intriganti, per il momento ci si può concentrare solo sulla donna dai capelli neri, ancora intenta a bere.
Il suo nome era Ailea Moore, la Master della Werewolf's Shadow, una gilda di maghi.
Esatto, maghi. Esseri umani dotati di poteri magici che, per aiutare coloro senza tale dono, avevano deciso di creare dei gruppi per ovviare al problema, ovvero le gilde.
Ciascuna di loro era formata da vari membri e possedeva un nome diverso per distinguerle, erano oltretutto capitanate da dei Master che regolavano le loro azioni e tenevano conto di tutte le missioni portate a termine, infatti con il passare del tempo i loro aiuti erano diventati a pagamento, ma solo per garantirne la sopravvivenza.
Tutte loro dovevano comunque seguire un certo tipo di comportamento stabilito dall'alto consiglio della magia, formato dai maghi più saggi e potenti che avevano stabilito tra le gilde non ci dovessero essere degli scontri aperti che potessero causare danni ai civili, e che non si potesse accettare missioni di assassinio o furto. Chiunque l'avesse fatto sarebbe stata considerata una gilda illegale.
Le gilde erano sparse in gran numero in tutte le città di Fiore, un regno misterioso in cui erano presenti anche strani esseri.
Vent'anni prima però le cose non erano precisamente così, si possedeva in verità una vasta conoscenza sia del regno che dei suoi abitanti, ma durante quegli anni ci fu una guerra con il temuto mago nero Zeref, un uomo della cui storia si è completamente all'oscuro e perfino delle sue motivazioni, ma che possedeva un potere magico talmente forte da farlo sopravvivere al di là dei secoli.
Zeref giunse da un regno creato da lui stesso ed attaccò Fiore sostenuto da maghi possedenti altrettanta forza, una tra loro in particolare utilizzò una magia che cambiò la conformazione dell'intero continente, ed al termine della guerra in cui fortunatamente si uscì vincitori le persone furono costrette ad adattarsi alla loro nuova casa.
Vennero sia ricostruite numerose città che create di nuove, si scoprirono perfino dei regni sconosciuti vissuti in delle zone inesplorate, che venute però allo scoperto a causa di quella maga divennero parte integrante di Fiore.
Tra le varie città, in ogni caso, c'è anche Rookbow, che certamente costituiva una grande eccezione nell'intera Fiore. Infatti in questo luogo il numero dei criminali è talmente alto da costituire la maggior parte della popolazione, e siccome è stato rilevato sia impossibile scacciarla tutta si è accettato di lasciarli agire in quello spazio.
La loro presenza però ha portato anche le gilde al suo interno ad adeguarsi ai vari tipi di missioni, spesso tutt'altro che lecite, e così nonostante altrove sarebbero considerate illegali loro invece non lo sono, anche se fuori da Rookbow devono attenersi ai normali regolamenti del consiglio.
Rookbow è situata all'interno di una gigantesca foresta ed è costituita da sei piazze principali, cinque agli estremi che le danno quindi la forma di un pentagono ed una al centro, ciascuna con proprie caratteristiche che la rendono unica.
A comandare sono i cosiddetti Boss, maghi con un tale potere da poter soggiogare chiunque, perfino il sindaco nominato dai cittadini, che tuttavia fa solo da specchio per le allodole.
I Boss hanno lo scopo comune di voler far sopravvivere Rookbow ad ogni costo, e per questo evitano vada a deteriorarsi nella propria struttura, anche per tale motivo quindi hanno stretto dei patti tra loro e tra le gilde stesse.
Tale patto consisteva in una pace a determinate condizioni, anche se naturalmente venivano rispettate di rado, ma sempre in segreto per non crear danni.
Si sarebbe potuto vedere la città quindi divisa in vari territori e sotto-territori.
In ogni caso la gente si era ormai abituata, non che avesse scelta in realtà visto che non potevano andarsene.
Rookbow infatti era stata maledetta fin dalla sua nascita, chiunque fosse caduto in un debito non avrebbe potuto scappare da quel luogo per un lungo periodo senza perdere la vita, a meno che non sciogliesse il debito.
Si poteva quindi evitare la città ad ogni costo, tentare di liberarsi dei debiti o rassegnarsi all'eterna dannazione, come avevano fatto in molti a dire il vero.
Il numero delle gilde nella città, come in qualsiasi altra, era notevole, e tra loro certe avevano delle discussioni su quale fosse la più forte, ma tra queste c'era sicuramente, appunto, la Werewolf's Shadow.
Questa è situata nella zona ovest della città, nascosta tra le strade tramite una potentissima magia che impedisce di vedere in realtà il reale edificio, di cui compare solo una piccola porticina di ferro con il suo simbolo, ovvero il profilo di un lupo, e tramite cui si può passare solo avendo il marchio della gilda, che per ogni membro simboleggia l'appartenenza ad essa.
Per questo motivo non ci sono finestre nella grande salone principale, ma non è così male, e sempre grazie alla magia la sede è in realtà così grande che ad un certo punto sono presenti perfino delle finestre.
Tutto era assolutamente tranquillo, almeno fino a quando proprio davanti ad Ailea non iniziarono a comparire dal nulla delle minuscole fiamme viola, che andarono ad unirsi formando poi delle strane parole, o per meglio dire delle rune decifrabili solo da coloro che erano in grado di leggerle.
Naturalmente non fu l'unica a notarle, ma tutti rimasero fermi fino a quando il messaggio non terminò.
Mentre Ailea con calma leggeva, e terminava il proprio caffé, le si avvicinò la sua compagna dai capelli viola.
-Da parte di un ammiratore Master?-
-Lavoro, Yume.-
Rispose l'altra sorridendole calma, il carattere dell'altra era ben noto a tutti. Le piaceva divertirsi in un modo particolare e senza riserve, quindi vedeva spesso situazioni simili anche dove non ve n'erano, e quello era il caso.
-Bene signori, vi auguro una buona giornata.-
Così dicendo la bruna s'alzò dal tavolo dirigendosi verso una zona seminascosta della stanza vicino al bancone, in quel punto infatti si trovava una porticina nascosta dietro ad una tenda di velluto viola.
Tra le varie missioni che arrivavano ad ogni tipo di gilda alcune erano generiche, e quindi chiunque poteva prenderle, altre richiedevano specifici poteri o persone, ed in quest'ultimo caso soprattutto se i committenti lo desideravano potevano chiedere un incontro con i maghi.
Proprio a ciò serviva la stanza in cui la donna stava per entrare, nessuno poteva passare se non per incontrarsi con un committente, ed allo stesso modo questi non potevano entrare se non a missione accettata. Solitamente grazia ad una magia solo i possessori del marchio potevano entrare, ma quel punto faceva eccezione e vi si poteva accedere tramite una magia di teletrasporto attivabile in base al volere del Master.
In ogni caso, chiunque avesse richiesto i servizi della loro gilda, certamente era in buone mani...

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


La stanza si presentava nella quasi totale oscurità, non era chiaro dove fosse il pavimento, o i muri e nemmeno il soffitto, tutto ciò che si vedeva era un tavolo rotondo coperto da un velo color porpora, accanto al quale si trovavano due poltrone grigie.
Il tutto si trovava sotto a quello che sembrava un riflettore, anch'esso però impossibile da vedere.
Ailea non era sola nella stanza, ad attenderla c'era già un uomo seduto su una delle due poltrone.
Nonostante fosse seduto pareva un individuo dalla bassa statura e la corporatura robusta, più grassa che muscolosa, dalla testa calva ad eccezione di alcuni capelli ricci ai lati, di un colore viola acceso. I suoi occhi azzurri erano piccoli e sproporzionati rispetto alla testa, ma non sembrava esserci malizia in essi come per la maggior parte delle persone. Era vestito con un largo cappotto verde scuro che lasciava intravedere solo in parte un gilet marrone, possedente almeno tre tasche da cui pendevano delle catenine d'orologi, ed una camicia blu notte. Alle mani teneva una grande quantità d'anelli, quasi tre per dito fatta eccezione per il pollice, ed aveva lasciato sul tavolo un grande cappello a cilindro viola.
Certamente non gli piaceva indossare più di un colore per volta, da quel che si poteva vedere, ma la donna non accennò a nulla limitandosi a sedersi vicino a lui.
-Ha...ha ricevuto il mio messaggio Master?-
La voce dell'uomo era molto giovanile e rispettosa, anche se si poteva sentire una velata nota d'agitazione.
-Certo signore. Ha richiesto i miei servizi per il recupero di un qualche oggetto, almeno stando a ciò che v'era scritto nel messaggio. Non sono stati lasciati molti dettagli, solamente l'esorbitante cifra che offre come ricompensa. Centomila jewels.-
Quello era il classico esempio di un committente che richiedeva qualcuno in particolare per una missione, nella maggior parte di questi casi la persona per segretezza non voleva nemmeno rivelare il nome, ma a lei non importava fino a quando la cifra offerta era abbastanza alta da chiudere un occhio. Cercava di ampliare le sue ricerche solo quando erano coinvolti dei suoi compagni, ma essendo sola poteva badare alla propria sicurezza in autonomia.
Oltretutto visti gli abiti ed il pagamento che offriva certamente non era qualcuno che viveva nei sobborghi della città, non era però nemmeno un Boss, di questo era quasi certa.
Non solo per il fatto non l'avesse mai visto in nessuna riunione tenuta con tutti loro ed altri Master, e nemmeno perché non aveva mai sentito parlare di lui, ma perché dal suo modo di fare era impossibile fosse uno di loro.
Magari un sottoposto era plausibile, ma era troppo insicuro anche solo nel parlare e senza alcuna predisposizione al mostrarsi come qualcuno che se desidera qualcosa la ottiene ad ogni costo.
-Sì esattamente...preferivo esser sicuro della vostra partecipazione prima di scendere nei dettagli...quindi accettate formalmente?-
-Avete la mia completa disposizione, al momento.-
Rispose ancora lei annuendo, al che l'uomo esplose in un gran sorriso.
-Oh splendido, splendido! Non me la sentivo di chiedere ad altre gilde, visto voi avete un alto grado di successo, e sono veramente lieto di poter contare su di voi.-
Lodare la gilda di cui faceva parte era sicuramente un buon modo per non entrare nelle sue antipatie, ma gentilezze e complimenti non bastavano di certo a non tenerla in guardia.
-E' un piacere, mi parli pure dell'incarico.-
-Ma certo. Partendo dall'oggetto di cui ho accennato, dovete sapere che non è qualcosa di trova tutti i giorni. E' lo scettro di El-mot, un oggetto dalla rarità assoluta le cui leggende accennano alla possibilità di scagliare un sortilegio sui propri sottoposti, in modo che alla loro morte questi tornino per continuare a servire il proprio capo.-
-Interessante, non avevo mai sentito parlare...-
Sussurrò Ailea rimanendo però impassibile. Esistevano oggetti e magie riguardante la risurrezione di persone o altre creature, ma non così specifici, e non con un simile nome.
In verità un po' la irritava la cosa, lei amava la cultura. Nelle sue priorità era superiore perfino ai soldi, e non conoscere qualcosa le dava un tale senso di frustrazione che non avrebbe potuto scacciare neppure scorticandosi la pelle per rimuoverla dalle membra.
-Questo perché non appartiene alla nostra cultura nel senso stretto del termine...conoscerà il regno del sud, non è vero?-
Chiese l'uomo piegando la testa in avanti.
-Naturalmente.-
Il regno di Fiore, nel quale vivevano, era un territorio molto ampio, e da quando la sua struttura venne modificata vent'anni prima le cose si sono complicate ancor più del previsto.
Si potevano trovare ben quattro sub-regni a frammentare Fiore, il regno del nord, il regno edll'est, il regno dell'ovest ed il regno del sud, formato prevalentemente da un grande deserto dalle rigide temperature.
Ciascuno di loro differiva per determinate caratteristiche e creature viventi al suo interno, ed ancora si stavano raccogliendo le informazioni a riguardo della sua nuova storia. Tra le varie scoperte però il regno del sud sicuramente ne possedeva una particolarmente caotica.
In origine da quanto si diceva questo possedeva una grande cultura, rappresentata principalmente dai templi di cui le persone andavano tanto fieri, ma trent'anni fa, per ragioni specifiche sconosciute a molti ma generalizzabili nell'avidità, scoppiò una feroce guerra che compromise notevolmente la struttura del regno, che in seguito andò a dividersi in tre parti. La prima e più importante era la zona che racchiudeva in sé la capitale del regno del sud, un'immensa città cinta da alte mura posizionata tra l'immenso e desolato deserto ed il mare.
La seconda zona invece era particolarmente vicina al regno dell'ovest ed a Crux, capitale invece dell'intera Fiore e luogo dove venivano svolti annualmente dei grandi giochi in cui si valutava la gilda migliore di tutte, ed era caratterizzata principalmente dalla presenza di un gran numero di torri che circondavano un grande lago.
Queste due costituivano di per sé quasi due regni separati, anche se al termine della guerra il regno del sud venne dichiarato come unificato, ma questa era solo più una facciata in quanto le persone temevano che gli altri regni avrebbero approfittato della debolezza del loro numero per attaccare.
L'ultimo "regno" difficilmente si sarebbe potuto definire in una qualche maniera.
A causa della guerra molte persone avevano visto la propria vita distruggersi, ma coloro che vivevano in quel punto risentirono maggiormente del colpo ed insediarono in quella zona una sottospece di anarchia nei confronti del resto del regno del sud.
Del grande prestigio che quel regno possedeva s'era perso molto, ed a quanto pare erano molto diffidenti nei confronti degli stranieri, tanto che il turismo in quel punto era tra i livelli più bassi di Fiore.
-Ecco...lo scettro di cui le parlo si trova da qualche parte nel regno del sud...-
La voce dell'uomo si fece molto bassa, quasi imbarazzata, sicuramente per il ridotto numero di informazioni che stava offrendo per una simile ricerca. Non disse comunque nulla che la donna non aveva già intuito, e per questo essa non palesò espressione alcuna.
-Non c'è nessuna traccia riguardo a dove possa trovarsi?-
Chiese quindi lei senza aspettarsi ancora alcun che.
-In realtà potrebbe. Vede uno dei ricchi signori del regno del sud ultimamente sembra aver dato scalpore con una notizia sulla scoperta di una grande reliquia, ma non ha accennato né a dove si trovi né quale sia. Potrebbe essere una bufala, ma è la pista migliore che sono riuscito a trovare.-
-E' già qualcosa mi creda. Conosce il suo nome e dove vive?-
-Il suo nome è Haadil Sabhé, a causa della diffidenza che il regno del sud ha con noi altri tuttavia non ho idea di dove questo risieda. Le informazioni che ho sono date da piccole spie mandate negli ultimi mesi, che tuttavia hanno raggiunto solo zone degradate.-
Non era molto, e certamente il regno del sud era un territorio ostile nei confronti degli stranieri, ma nonostante questo l'avidità che la donna coltivava nel proprio cuore la spingeva anche a rischiare in zone a suo sfavore.
-C'è qualcosa che dovrei sapere? Ha dei nemici che desiderano fermarla o hanno i suoi stessi obbiettivi?-
Chiese la donna naturalmente diffidente.
-Oh no, su questo può stare tranquilla. Non sono un uomo che si fa nemici mi creda, e questo scettro è ancora troppo sconosciuto per esser interessante per qualcuno, almeno per il momento. Ed è proprio per evitare la concorrenza che amo agire prima.-
-Capisco.-
-Comunque devo informarla di due cose molto importanti. Sono perfettamente consapevole che il viaggio sarà molto lungo, e così per aiutarla desidero offrirle una parte della mia magia.-
Così dicendo l'uomo si sfilò uno degli anelli, per la precisione uno dei più grandi aventi un topazio incastonato nell'oro puro, appoggiandolo al centro del tavolo.
Ailea non proferì parola e non si mosse aspettando continuasse.
-Io non possiedo magie atte alla lotta, solo un semplice teletrasporto. In questa circostanza però potrebbe essere molto più utile del previsto. Non posso seguirla, ma posso trasferire il mio potere in questo anello e, nei momenti in cui vorrà usarlo, dovrà solo pensare alla tappa da raggiungere e verrà mandata lì. Purtroppo non può arrivare direttamente al regno del sud, non sono così potente, ma da città in città se desidera sì.-
-Interessante, ha un utilizzo limitato questa sua concezione?-
Chiese Ailea prendendo l'anello.
-Ho caricato l'oggetto al massimo delle mie forze, dipenderà dagli spostamenti però.-
-Capisco.-
-E un'altra cosa...mi scusi molto per non averla avvertita subito...c'è qualcun'altro a cui ho chiesto aiuto...-
Questo sicuramente era un tasto molto più dolente. Preoccuparsi solo per sé era molto più facile, non conosceva le capacità del collega in questione e nemmeno la sua affidabilità, quindi la cosa iniziava ad esser più rischiosa del previsto.
-Posso sapere chi sia?-
-In verità non ne sono certo, ma ha la mia parola della sua assoluta forza. Non mi ha dato modo di sapere chi fosse, penso un mercenario.-
Una parola alla quale era abituata ormai. Come le gilde erano popolari a Fiore allo stesso modo i mercenari avevano iniziato a spopolare, soprattutto nelle altre città visto determinati incarichi non erano accettabili.
Ailea rimase in silenzio per qualche minuto soppesando la faccenda. Doveva andare in un luogo sconosciuto, che però le avrebbe dato modo di ampliare la sua conoscenza a riguardo rispetto ad altri. Doveva andarci con qualcuno che però non conosceva, e che poteva metterla in pericolo.
-Il pagamento verrà diviso tra noi? E siamo solo in due?-
-Sì sarete solo in due, e per il pagamento non deve preoccuparsi, la cifra che vede è solo sua. All'altra persona ne ho consegnata una identica.-
Questo almeno era un buon punto a favore, quella cifra esorbitante era solo per lei e per il branco, o meglio la gilda.
Sicuramente avrebbe fatto comodo a tutti...
-Quando vuole sono pronta a partire.-
L'avidità aveva dato lo scacco al gioco, ed ormai la donna non poteva più tirarsi indietro.
-Meraviglioso Master! Posso garantirle il mio pieno appoggio monetario in questa operazione, desidero assolutamente possedere quel reperto per la mia collezione!-
Così dicendo i due si alzarono dal tavolo, rendendo evidente la differenza d'altezza, e stringendosi la mano conclusero il patto.
-Vedrò di fargli trovare tra le sue teche lo scettro di El-mot il prima possibile.-
 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Erano passati solamente quaranta minuti da quando Ailea aveva accettato l'incarico di recuperare lo scettro di El-mot dal regno del sud, ed in quel poco tempo si era cambiata per poter affrontare il viaggio.
Purtroppo per quanto potesse supporre di conoscere del regno non avendo mai provato un simile viaggio sulla sua pelle non era conscia di quanto avrebbe dovuto sopportare, ed era così andata per supposizioni su ciò che meglio le avrebbe consentito una comodità nel deserto.
Indossava dei leggeri stivali di pelle marrone, dalle punte rivestite che le avrebbero permesso di camminare anche nella sabbia senza dover affondare, ed allo stesso tempo evitando che qualcosa si insinuasse nelle scarpe ferendola o pungendola.
Le gambe erano nascoste poi sotto dei pantaloni neri dal liscio e fine tessuto termica, che le impediva di raggiungere una temperatura eccessiva ed al contempo le avrebbe evitato di soffrire il freddo nei bruschi cambi di temperatura che avvenivano di notte. Per puro fattore estetico i pantaloni erano adornati alla coscia sinistra di due fasce metalliche, l'indumento sembrava essere poi direttamente collegato ad uno stretto bustino color blu, provvisto di varie corde ai lati annodate tra loro, mentre il tessuto che nascondeva il seno era bianco e della stessa tonalità erano anche i tessuti che, partendo dal gomito, arrivavano fino ai sottilissimi polsi. Anche il collo era protetto dallo stesso tipo di tessuto del bustino, chiuso tramite delle cinghie rosse e provvisto di un cappuccio, al momento calato sul pallido volto.
L'abito non nascondeva oltretutto il marchio della sua gilda, il volto di profilo di un lupo completamente nero e dai bordi dorati segnato sulla sua spalla destra.
Sapeva bene che quei generi di colori non erano adatti al deserto e che l'avrebbero fatta subito notare, ma prima d'arrivare al regno del sud avrebbe dovuto viaggiare tra altre città, di conseguenza era insensato prepararsi con così largo anticipo.
Il committente della missione, che non aveva voluto rivelare il proprio nome, avrebbe pagato ogni spesa attraverso una carta che le aveva consegnato, quindi poteva anche comprare delle vesti adatte al luogo direttamente lì.
Non avrebbe però comprato qualcosa se non strettamente necessario, non amava spendere i propri soldi e solo perché con quelli altrui non aveva problemi non significava volesse sperperarli. Soprattutto se potevano essere limitati.
Dopo aver controllato su delle carte presenti nella sua stanza alla gilda, l'ultima tra tutte, aveva scelto come percorso migliore il treno. Sarebbe partita da Rookbow ed avrebbe fatto uno scalo ad Hooftwon, ed infine a Clovertown. Da lì sarebbe stata costretta a procedere con altri mezzi per raggiungere il villaggio del sole.
Quest'ultimo luogo era come un ponte tra il resto di Fiore ed il regno del sud, gli abitanti erano quantomeno un po' più disponibili, ed era l'unico punto di partenza se non si considerava il mare.
Per evitar di perder tempo si era già messa in viaggio, senza portare con sé nulla. Non aveva bisogno d'armi visto possedeva la magia, ed avendole avrebbe attirato l'attenzione. Viveri o simili erano superflui visto poteva comprarli o resistere alla fame ed alla sete fino allo stretto necessario.
Raggiungere la stazione di Rookbow era la prima tappa del suo cammino, ma per farlo avrebbe dovuto superare a piedi la gigantesca foresta che circondava la città, naturalmente però ciò non era un problema per lei, visto non era la prima volta passeggiava in essa.
Gli alberi dai neri tronchi erano troppo spessi per poter esser tagliati, ed a dir la verità nessuno desiderava farlo visto costituivano un'eccellente difesa naturale.
Avrebbe impiegato più o meno un'ora e mezza per raggiungere la stazione poco oltre il limite del bosco, ma si sarebbe presa il suo tempo, non aveva nessuno a seguirla infondo.
Oltretutto...era particolarmente rilassante il bosco quella mattina, non saranno state nemmeno le dieci a ben pensarci.
Gli alberi giganteschi sembravano arrivar a toccare il cielo, e non sarebbero bastati nemmeno sei uomini per abbracciare uno dei tronchi completamente. I rami più alti da terra sembravano così sottili, ma bastava arrampicarsi un poco per scoprire invece avrebbero potuto tener su anche un orso. Le loro proporzioni fortunatamente non impedivano al fogliame di lasciar passare i raggi del sole, anche se solo con deboli spiragli frammentati, i quali davano all'intera area un tono di assoluta pace e distanza da qualsiasi cosa.
Al contrario tuttavia il cielo era quasi impossibile da notare, sia a causa della distanza che degli stessi fasci di luce i pochi punti liberi sembravano aver dall'altra parte solo una distesa di bianco. In verità tuttavia ciò era quasi positivo, perché trascorso vario tempo nella foresta una volta fuori, rivendendo l'azzurro del cielo e le sue nuvole cotonate, si apprezzava ancor di più tale scenario dato sempre per scontato.
Solamente pochi piantati da non molti anni erano di una misura più ridotta, e la maggior parte di questi aveva anche dei frutti tra le chiare foglie.
Il vento era poi così leggero da esser innotabile, eppure nella sua assenza ci si sarebbe resi facilmente conto mancava qualcosa di importante.
Ogni dettaglio era perfetto, dai fiori che sbocciavano in vari colori, i gruppi di funghi accanto alle radici, fino alle ragnatele sulle quali al mattino si potevano vedere delle meravigliose perle di rugiada.
La figura della donna si confondeva tra le ombre della foresta, mentre questa si sentiva in armonia con essa.
Da bambina non si era mai avventurata a lungo tra gli alberi, principalmente perché, contrariamente a quanto si poteva credere, alla nascita lei non possedeva alcun tipo di magia.
Appena nata venne abbandonata dai suoi veri genitori davanti alla porta della Werewolf's Shadow, durante una notte di pioggia, e solo dopo varie ore qualcuno finalmente venne ad aprire attirato dal suo pianto, portandola all'interno.
Chiunque fosse le salvò la vita, convincendo anche i suoi compagni a farla restare con loro nonostante fossero tutti contrari. Al tempo infondo Fiore stava affrontando la crisi nata in seguito alla guerra, ed una bocca in più da sfamare non era il massimo.
Quella persona le salvò la vita, ma per qualche motivo sparì dalla gilda e così Ailea si ritrovò condannata dal suo stesso salvatore, questo perché non potendo ripagare il grande debito che doveva sarebbe stata costretta a vivere a Rookbow per tutta la vita. Anche se avesse voluto far qualcosa non conosceva nemmeno il suo nome o il volto, e tutti coloro che potevano invece saperlo erano ormai morti, quindi non aveva scampo. In ogni caso rimase in quella gilda cercando d'aiutare come poteva, che fosse pulendo o portando da bere e da mangiare, ma non era mai abbastanza. Tutti la vedevano per quel che infondo era, un peso.
Probabilmente se ne sarebbe andata molto presto, se non fosse stato per il secondo Master della gilda, un uomo gentile di cui però non ricordava il volto ma solo i momenti che avevano condiviso.
La sua memoria purtroppo le giocava brutti scherzi, era come se qualcuno l'avesse presa e, con una gomma, avesse rimosso le parti più importanti.
Il Master per molto tempo cercò di convincerla che non c'era nulla di sbagliato nell'essere normali, che anche così si potevano fare grandi cose, ma ciò non poteva toglierle quel senso opprimente di inadeguatezza.
C'erano molti posti a Rookbow dove non poteva andare visto non era una maga, ed il bosco era fra questi visto vi si potevano trovare creature magiche o banditi.
Giorno dopo giorno però lei aveva studiato nei momenti liberi per poter sviluppare anche solo una briciola di magia, non importava quale. Alcune si posseggono fin dalla nascita, come la magia del ghiaccio o del fuoco, mentre altre come il Take Over, che in base alla tipologia modifica il tuo corpo in varie forme, sono apprendibili con il tempo.
Mai aveva perso la speranza, ed a quattordici anni finalmente qualcosa finalmente accadde, e da lì non dovette far altro che sviluppare le sue capacità per diventar più forte.
Peccato che, nonostante tutta la forza che poteva tentar di raggiungere, non era mai stata abbastanza per proteggere chi amava...forse per questo il suo cuore s'era indurito, ed i suoi occhi come uno specchio riflettevano quel dolore passato.
Spesso per il loro stesso colore così inumano aveva cercato di nasconderli sotto delle lenti a contatto nere, ma ultimamente aveva perso tale abitudine, questa tuttavia era un'altra storia.
Muovendosi come un ombra silenziosa nel suo cammino quelle rosse pupille rimanevano fisse su un unico punto, quasi non avesse bisogno di guardarsi attorno per capire dove si trovava, e così proseguì fino a quando i tronchi non iniziarono a diramarsi, ed in lontananza non fu visibile la stazione.
La sua struttura non era particolarmente ampia, principalmente perché era riservata a solo due binari. L'edificio rettangolare, dentro al quale era possibile acquistare i biglietti, era costruito in pietre rosse, dal colore ormai pallido ma non per questo rovinato, e  ciascun lato era sorretto da delle colonne marroni che raggiungevano tuttavia solo la metà dell'altezza delle pareti.
Lungo quest'ultime si potevano trovare varie finestre dalle vetrate abbellite con dei mosaici dai vari colori e dai telai in oro che splendevano nel momento in cui venivano baciati dal sole.
Il piatto tetto era formato invece da delle tegole verdi e si potevano notare un paio di camini in bronzo, i quali già a quell'ora producevano del fumo. A quell'altezza era stato sistemato un grande orologio in bronzo con delle sottili rifiniture in argento, i cui numeri romani erano circondati da dei motivi sottili che variavano di colore dal blu al giallo.
La porta principale, in legno ed a due ante, si trovava nella facciata che dava sui binari, lungo i quali non era stata rimossa l'erba ed infatti di tanto in tanto vi si potevano vedere dei piccolissimi fiori sopravvissuti perfino alle gigantesche ruote di ferro dei mezzi.
I binari erano nascosti al cielo tramite un grande soffitto in ferro a cupola, collegato direttamente all'edificio accanto e sostenuto dall'altro lato da dei pali neri, tramite una grata posta a poco meno di un metro di distanza dalla cima si potevano vedere delle scritte che mostravano le destinazioni e gli orari di partenza ed arrivo.
Prima di avvicinarsi, tuttavia, la ragazza si fermò accanto ad uno degli ultimi alberi, portandosi il pollice alle labbra e mordendo la propria carne fino a far uscire un po' di sangue. Il sapore ferroso al quale era abituata svanì presto, ed allo stesso modo il leggero pizzicore che provava.
Fatto questo appoggiò il dito sulla corteccia di un qualsiasi albero, parlando come se potesse sentirla.
-Un anno.-
Non sembrò accadere nulla, almeno per coloro che avessero visto la scena, in verità ciò che la donna aveva fatto era stabilire una sorta di patto con la foresta stessa.
Se si possedeva un debito si era destinati a restare fino a quando questo non fosse estinto, ma era possibile allontanarsi per brevi periodi, al massimo di un anno, e per farlo bisognava donare il proprio sangue agli alberi.
Sicuramente sarebbe tornata prima, ma preferiva esser previdente in caso qualcosa fosse andato storto.
Naturalmente oltre a lei c'erano molte altre persone, tutte pronte per viaggiare ed allontanarsi dalla città, che fosse per poco o per sempre però a lei non importava, in un modo o nell'altro Rookbow avrebbe sempre attirato le persone.
In lontananza comunque riuscì a vedere facilmente il treno, avente all'incirca sei carrozze dipinte di verde muschio e dai contorni di bordi, finestre e porte, dipinte di giallo, mentre il tetto era completamente marrone. Solamente la locomotiva era completamente nera ed in spesso ferro, dal muso rotondo dal cui caminetto sulla cima usciva un forte getto di vapore, mentre le rosse ruote si muovevano ad una velocità contenuta in vista dell'arrivo.
Stando a quanto era scritto sulla grata il treno avrebbe condotto tutti a Magnolia come prima tappa, e da lì si sarebbe spostato verso altre città principali prima di far ritorno.
Se non voleva rischiare di perderlo doveva sbrigarsi a comprare un biglietto, anche se rimaneva ancora la questione del collega.
Il committente, dopo aver concordato con lei sul prendere il treno, aveva detto che avrebbe comunicato la cosa lui stesso, ma non aveva dato descrizioni o simili, quindi come poteva riconoscerlo?
Proprio mentre era ormai sotto il tetto di ferro, ed il fumo del treno si mischiava all'area circostante nascondendo alcune persone, la risposta le apparve subito chiara.
A pochi metri di distanza da lei, che camminava proprio nella sua direzione, c'era una figura ben nota non solo ad Ailea ma a tutti i presenti, che infatti si allontanavano subito spaventati.
Si trattava di un uomo dai capelli completamente bianchi, rasati al lato sinistro mentre al destro gli ricadevano su una parte del viso in una spettinata frangia, che nascondeva uno dei due occhi di un azzurro talmente glaciale da poter sentir freddo perfino alle ossa.
La sua pallida carnagione era messa in risalto dai vestiti che indossava, tutti quanti completamente neri. Indossava un lungo cappotto chiuso fino alla vita, che sarebbe arrivato facilmente a toccare il terreno e che gli metteva in risalto le spalle robuste. Quasi a malapena si vedevano in quell'unico colore i pantaloni, mentre le scarpe ovviavano al problema tanto erano lucide, ci si sarebbe quasi potuti specchiare.
Da ciò che si vedeva indossava anche un'elegante camicia, ed infine dei guanti di velluto, anche se una delle due mani era tenuta nella tasca della giacca mentre l'altra stava portando via dalle labbra una sigaretta appena accesa.
Aveva all'incirca venticinque anni, ma nonostante l'angelico e meraviglioso viso che poteva incantare  si poteva percepire un forte senso di pericolo standogli anche solo vicino.
Nel momento in cui i loro occhi si incrociarono il fuoco di questa si rifletté nel ghiaccio degli occhi come una scintilla che aveva bisogno solo di una piccola spinta per diventare un incendio.
 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Se lui procedeva con passo sicuro, con una lentezza quasi snervante, la donna invece si era completamente pietrificata, i suoi occhi si erano spalancati e le rosse pupille rimpicciolite mentre quasi tremavano. La testa si svuotò completamente in una dolorosa fitta mentre un mare d'emozioni si facevano largo dentro di lei.
Frustrazione e rabbia dominavano il campo mentre cercava di regolare il respiro che le si era mozzato.
-Quel bastardo...-
Sussurrò muovendo a malapena le labbra, rendendosi conto della situazione, mentre uno dei più temuti Boss della città, e purtroppo sua stretta conoscenza, si fermava esattamente davanti a lei sotto lo sguardo di tutti, sorridendole in modo quasi angelico.
-Buon giorno, Master. Spero sia pronta per il nostro lungo viaggio. Il mio socio non sarebbe certamente soddisfatto se ci mettessimo troppo tempo a recuperare l'oggetto concordato.-
Ailea, con gli occhi leggermente socchiusi, lo fissava freddamente mentre cercava di metabolizzare la situazione, gestendo la rabbia e l'umiliazione.
Era tutto un suo inganno per attirarla altrove?
Ma in questo caso non sarebbe stato troppo perfino per lui?
Insomma, inventarsi perfino una missione ed un socio pur d'attirarla in una trappola, quando poteva benissimo riuscirci in qualche altro modo. Non le passò nemmeno per un secondo nella mente che potesse trattarsi invece della verità, visto era risaputo che agiva da solo, ed in anni ed anni non aveva mai visto un "socio" durare più di una manciata di mesi.
Si diede della sciocca per non averci minimamente pensato, ma allo stesso tempo si chiese anche come avrebbe potuto farlo. Se ogni azione che persone esterne facevano nei suoi confronti erano mirate a condurle da lui sarebbe certamente impazzita, perfino quando non era così, e l'unica soluzione sarebbe stato rinchiudersi da qualche parte.
Ma non gli avrebbe mai dato una tale soddisfazione.
L'uomo continuò a restare in silenzio, mentre il treno si fermò del tutto con un fastidioso suono, mentre le persone s'alternavano tra coloro che scendevano e tra quelle che invece iniziavano a salire, seppur con titubanza visto uno degli ospiti.
-Mi sono premurato di comprare per entrambi i biglietti...-
Era come una scommessa, che a priori però avrebbe sicuramente perso, ma doveva scegliere in fretta.
Spostò impercettibilmente lo sguardo da lui al treno, riflettendo fino a quando non sentì il fischio del controllore che scandiva gli ultimi secondi.
-Con permesso, Big Black.-
Precedendolo la donna si avviò verso una delle porte, non notando così una piccola variazione nel sorriso di lui. Se in un primo momento infatti poteva sembrare quasi di semplice cortesia si poteva leggere invece una certa soddisfazione.
Se lei aveva provato repulsione nel vederlo ed il desiderio di andarsene lui al contrario avrebbe voltuo uccidere all'istante tutti coloro che li circondavano, solo per potersi beare della sua espressione senza che nessun'altro potesse farlo rubandogli perfino una parte di quel piacere, facendolo durare il più a lungo possibile.
La curiosità di sapere però aveva vinto su Ailea, dimostrandosi così la sua seconda debolezza assieme all'avidità.
Se tramava qualcosa, doveva saperlo.
L'interno del treno era certamente elegante, i corridoi di ciascuna delle carrozze possedevano dei pavimenti in legno liscio sui quali era steso un lungo tappeto rosso. Nelle pareti sulla destra si vedevano le file di finestre che davano modo di vedere l'esterno, mentre sulla sinistra v'erano lungo delle pareti marroni le porte di ciascuna cabina.
Si poteva scegliere quella che si preferiva, anche se erano tutte uguali, ad eccezione per quelle in prima classe, nella quale loro effettivamente si trovavano visto i due erano saliti sulla prima carrozza.
Ailea non aveva nemmeno per un secondo pensato potessero viaggiare in un altro punto, visto l'uomo mirava sempre a far vedere quanto fosse ricco, e ci aveva visto giusto. Il Boss aprì subito una delle porte, e con un elegante gesto della mano la invitò ad entrare.
Come se avesse scelta.
La cabina non deludeva le aspettative createsi nel corridoio, era ampia abbastanza da far stare al suo interno cinque persone, e ad entrambi i lati erano stati sistemati dei divanetti dai morbidi cuscini rossi, sopra i quali avevano sistemato dei candelabri d'oro in caso di notte si fosse voluto accendere le candele.
I divani si potevano perfino aprire in dei letti, tirando una maniglia al bordo, ma non sarebbe stato necessario. L'ampia finestra dai bordi dello stesso materiale, era abbellita con delle tende di pizzo verde, mentre le pareti erano formate da fine tavole di legno decorate con neri motivi quadrati. Il soffitto giallo invece aveva al centro infine una lampada a cupola, al momento naturalmente spenta.
Silenziosamente i due si misero a sedere, mentre l'uomo chiuse la porta alle proprie spalle. Ailea si sistemò nella poltrona di sinistra accanto al finestrino, mentre il Boss si sistemò direttamente davanti a lei. Peccato che come si sistemò Ailea si spinse verso la porta, non voleva assolutamente stargli troppo vicino ed a giudicare dalle occhiatacce che lanciava al muro non avrebbe sentito ragioni. L'uomo però rimase calmo, sorridendo divertito e spostandosi a sua volta, stavolta mettendosi vicino a lei sullo stesso divano. Lo divertivano le sue reazioni, per quanto cercasse di mantenere un'aria composta e fredda non riusciva ad agire seguendo il suo istinto, infatti nuovamente la donna si spostò andando nel punto in cui originariamente lui si era accomodato.
Poteva anche continuare per tutto il viaggio.
Per l'ennesima volta il Boss si spostò scivolando con lei dal finestrino, alla fin fine si erano solo scambiati di posto, ma prima che Ailea potesse muoversi si crearono dal nulla quattro giganteschi quadrati neri che riempivano entrambi i divani.
-Almeno così starai vicino al finestrino. So che ti piace molto.-
Disse lui con tono dolce, mentre la donna assottigliò lo sguardo e nello stesso momento il treno partì per Magnolia. Oltretutto lui voleva starle vicino, quindi finito il piccolo teatrino del cambio posto aveva semplicemente ottenuto ciò che voleva, come sempre.
-Quell'uomo non era veramente un tuo socio, non è vero?-
Erano passati circa quindici minuti dal momento in cui il treno partì. Trovandosi al limitare della foresta attraversò per un breve tratto delle magnifiche colline verdi, i cui ciuffi sembravano quasi esser l'acqua del mare per i suoi movimenti ondulati ed i riflessi per la luce del sole. Era una sensazione tranquilla guardarli, e l'uomo aveva ragione, le piaceva tanto osservare il paesaggio muoversi...
Ailea aveva approfittato di quel momento per innalzare in lei un muro che rendesse l'altro incapace di alterarla, e solo allora aveva parlato, senza però utilizzare toni formali come all'inizio.
-Cosa ti fa pensare non lo sia?-
Domandò l'altro innocentemente.
-Tu non lavori per nessuno, e con nessuno. La gente lavora per te.-
Ancora una volta il Boss sorrise divertito, allungando tuttavia una mano verso la gamba della donna che rimase immobile. L'appoggiò poi alla sua coscia accarezzando il tessuto prima con il pollice, spostandosi poi sempre più verso la zona intima di lei senza però raggiungerla, limitandosi a stringere la carne nell'apparente indifferenza dell'altra.
Poteva leggerglielo negli occhi, quel tremore che vedeva contrapporsi la rabbia, l'orgoglio ed una punta nascosta di desiderio.
Adorava distruggere i "muri" che creava contro di lui, e sapeva bene come farlo.
Soprattutto per le ultime due emozioni lei rimaneva immobile. Non intendeva dargli alcuna soddisfazione che potesse fargli supporre lo desiderava, ma allo stesso tempo negare la cosa a se stessa sarebbe stato inutile.
Mai però avrebbe lasciato che quest'emozione la facesse agire per prima.
-E' bello che tu sappia questo...-
Continuò lui, facendo scattare il pollice prima di allontanarsi e tornare composto al proprio posto.
-Quindi sei tu che vuoi lo scettro? O questo nemmeno esiste?-
Se fosse stato il caso dell'ultima domanda sarebbe stato veramente umiliante per la donna, come infondo era ogni cosa che lo riguardava.
-No. Esiste ed è lui a volerlo.-
-Allora perché sei qui.-
Questa volta non aveva assolutamente il tono di una domanda, e c'era un tono di profondo fastidio, al quale però lui non reagì in particolar modo, sempre con quel suo dannato sorriso.
-Vedi, contrariamente a quanto capita di solito ci sono delle eccezioni nel mio lavoro. In ogni mio affare mi interesso per conoscere a fondo l'altra persona, in modo da sfruttare ogni piccolo dettaglio. Durante le mie ricerche ho scoperto della sua passione e del suo recente interesse per lo scettro, ed ho visto una buona occasione.-
Cominciò lui spiegando spostando lo sguardo sul finestrino, al contrario della donna che vedeva in quel continuo spostamento solo la pace e l'allontanamento da una "gabbia", ovvero la città, lui vedeva luoghi da render propri, gente da sottomettere e soldi da ottenere.
-Immagino non per prenderlo al posto suo.-
Osservò lei, ben conscia del fatto che, se avesse voluto lo scettro, non si sarebbe scomodato ed avrebbe mandato altri, ma non ne aveva nemmeno bisogno con i suoi poteri.
Infondo lui era un Dragon Slayer dell'ombra, di terza generazione oltretutto.
I Dragon Slayer erano maghi aventi i poteri di un drago, e come si era poi scoperto recentemente si dividevano in tre categorie.
Nella prima questi uomini avevano ottenuto il suddetto potere direttamente da un drago in carne ed ossa. Quelli della seconda invece avevano creato artificialmente tale potere inglobandolo in un lacrima, ovvero dispositivi capaci di trattenere magie di vario tipo i cui usi si erano poi espansi nel corso del tempo, ed avevano trasferito le stesse nel proprio corpo.
I terzi infine, possedevano entrambe le qualità, e ciò li rendeva ancor più pericolosi del normale.
Tutte queste informazioni erano sorte al termine della grande guerra di vent'anni prima, in quanto i grandi eroi che avevano sgominato non solo il mago nero Zeref, ma anche Acnologia, il più forte Dragon Slayer mai esistito sopravvissuto a migliaia di secoli, erano tutti Dragon Slayer di vario tipo, e quindi passando nei libri di storia s'erano scoperti questi dettagli.
In quanto Dragon Slayer dell'ombra l'uomo poteva controllare ogni genere di ombre, ed era capace perfino di creare dei piccoli sottoposti.
Per questo motivo era certa non avrebbe  mai avuto bisogno di uno scettro capace di rianimare i proprio soldati rendendoli degli zombie al proprio servizio. Ne poteva già avere quanti voleva di simili.
Il sorriso dell'uomo nel frattempo s'era ampliato. Il fatto lei fosse a conoscenza di vari dettagli su di lui e che li ricordasse tutti per la sua mente era la conseguenza diretta di un certo interesse.
-Ancora una volta dimostri quanto bene mi conosci. No, hai ragione. Ho visto solo la giusta occasione per vederti.-
A quest'ultima frase la donna non riuscì più a nascondere una smorfia, e lo fissò per quanto possibile dritto negli occhi, visto lui non li staccava dal paesaggio.
-So quello che stai per dire. Sì, ho anche altri mezzi per farlo, ma trovavo che questa volta non sarebbe stato spiacevole costringerti a passare vari giorni in mia compagnia in un ambiente nuovo, e con la prospettiva poi di accumulare una tale fortuna.-
Finalmente il Boss tornò a guardarla negli occhi, riprendendo subito a parlare.
-Puoi vederla come una vacanza pensata per te da parte mia, oppure come una di quelle missioni che fai di tanto in tanto con i tuoi sottoposti. Ma il tuo compagno sono io.-
C'era più di un senso nascosto in quella frase, ma Ailea non rispose, prendendosi altro tempo per metabolizzare la faccenda.
Alla fine era una trappola, ma allo stesso tempo era come una normale missione. In ogni caso prima finiva meglio era...presasi questo tempo tuttavia un piccolo sorriso comparve sulle sue labbra, sorprendendo pure l'altro quando lo guardò.
-Sei un po' bianco, lo sai?-
A quella domanda stavolta fu il turno di lui per perdere il sorriso, infatti incrociò anche le braccia distogliendo lo sguardo.
Essere un Dragon Slayer sicuramente lo rendeva una grande minaccia, ma allo stesso tempo tale potere aveva anche una piccola pecca...un forte mal di mezzi, e tra le tante cose che lei sapeva sul suo conto c'era il fatto odiasse avere qualche debolezza e mostrarla.
-Sarà per via della luce.-
Con un piccolo sorriso soddisfatto la donna distolse lo sguardo da lui, posandolo ancora una volta lungo il profilo del paesaggio, fino a quando questo non iniziò a cambiare, partendo dalle colline che vennero nuovamente sostituite da una foresta.
Ciò stava ad indicare che ormai erano arrivati, ed infatti nemmeno quindici minuti dopo avevano già superato la boscaglia ritrovandosi in pianura, fino ad arrivare a Magnolia.
 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


La stazione si trovava al margine della città, ma già era semplice vedere le ampie strade formate da grossi mattoni che sfumavano in varie tonalità di grigio, e le case aventi come minimo tre piani, per la maggior parte bianche e dai tetti a punta rossi o verde.
Sicuramente tonalità molto diverse da Rookbow, ma forse per questo Ailea percepì ancor di più un senso di libertà ed allo stesso tempo d'euforia che solo una città vitale come quella poteva far provare.
La stazione era costituita da grande un palazzo principale, la cui particolarità principale non erano solamente i sette piani che lo componevano, ma più la quasi mancanza totale di muri sostituiti invece da grandi colonne marroni, ad eccezione dei piani che andavano dal quarto all'ultimo piano, separati tutti da dei tetti spioventi verdi.
Ai lati possedeva addirittura altre due torri, costruite sopra una lunga struttura di marmo grigio dalle rifiniture in bronzo sotto cui passavano la maggior parte dei binari.
Tale stazione infatti era molto ampia e v'erano anche dei treni sotterranei, ma quello dei due naturalmente non era tra questi ed infatti si fermò in corrispondenza del quarto binario della struttura, proprio sotto ad un arco di ferro verde su cui era stato inciso "Magnolia".
Guardandosi attorno Ailea vide numerose persone, la maggior parte allegre, che attendevano di poter salire.
Sospirando impercettibilmente pensò a quanto le sarebbe piaciuto poter scendere anche solo per poco ed osservare quella città così famosa, casa dei grandi eroi di Fiore che sgominarono gli antagonisti della guerra e della loro gilda, Fairy Tail.
Perfino il loro nome suscitava emozioni opposte a quelle della sua gilda, la Werewolf's Shasow, anche se in verità non avrebbe mai cambiato la sua posizione per nulla al mondo, amava il suo branco.
Sarebbe stata una buona occasione anche per poter andare di persona nella famosa biblioteca della città, ma non se la sentiva di ritardare l'arrivo nel regno del sud, anche di solo qualche ora, per un puro piacere personale.
Anche se non poté trattenere un lievissimo sospiro dispiaciuto.
Molte persone ormai erano salite ed a breve il treno sarebbe ripartito per la loro prossima destinazione, ma nonostante il tempo passasse ancora loro non si muovevano.
La loro attesa venne infine ricompensata solamente dalla comparsa di uno dei controllori, un uomo alto e dalla corporatura robusta, avente dei folti baffoni e degli occhi azzurri che vestiva con una divisa dello stesso colore.
Nel momento in cui era entrato il Boss aveva rimosso ogni traccia di magia dalla sua stanza, forse per non dare nell'occhio, ma Ailea nonostante potesse approfittarne per spostarsi rimase dove si trovava, per non agire in maniera "strana" agli occhi dello sconosciuto.
-Siamo desolati, ma a causa di un malfunzionamento il treno subirà un ritardo che potrebbe variare di qualche ora. Stiamo cercando di capire cosa sia successo ma intanto io ed i miei colleghi stiamo facendo un giro per avvertire tutti i passeggeri. Speriamo non vi crei troppi problemi.-
Ailea rimase interdetta dalla notizia, spostando lo sguardo sul suo accompagnatore che tuttavia non accennò ad un minimo di sorpresa.
-Non si preoccupi, potremmo approfittarne in caso per fare una visita alla città.-
Disse infine con tono calmo e sereno.
-Consiglierei di restare a bordo fino a quando almeno non sapremo di più sul guasto signore...vi auguro in ogni caso una buona permanenza.-
Così dicendo il controllore li lasciò nuovamente soli, e la donna non perse tempo per lanciare un'occhiata diffidente all'altro.
-Sei stato tu.-
-Potremmo, come ho detto, fare una passeggiata per la città.-
Dal modo in cui aveva risposto la donna ne ebbe la certezza assoluta, in qualche modo con i suoi poteri aveva creato qualche danno per fermare il mezzo.
Questa supposizione d'altra parte non era distante dalla verità, nemmeno di poco.
L'uomo infatti, nonostante lei avesse cercato di nasconderlo, aveva notato il sospiro.
Sapeva ciò che le piaceva, come i libri ad esempio, e sapeva bene della biblioteca di Magnolia. Non era servito molto per fare due più due, e se aveva la possibilità di soddisfare un suo desiderio perché non farlo?
-Non ho intenzione di muovermi da qui. Non abbiamo motivo per uscire.-
Come sempre non si curava del danno che poteva arrecare agli altri, su quel treno stavano viaggiando molte persone e lui incurante di ciò aveva agito a suo piacimento.
-Un motivo invece c'è. Vuoi andare alla biblioteca.-
Rispose lui sorridendole piegandosi in avanti, godendosi l'irritazione negli occhi della bruna per esser riuscito ad indovinare.
Il fatto che tutto ciò fosse fatto per lei la irritava ancora di più.
-Se gli altri passeggeri saranno costretti a rimanere su questo treno, senza sapere quando ripartità, lo farò anche io.-
Era evidente non volesse cambiare idea, ma l'uomo prima di rispondere si alzò, procedendo verso la porta.
Come fu vicino ad essa Ailea sentì improvvisamente qualcosa trascinarla per i piedi, con una forza tale da farla scivolare e cadere a terra senza che potesse far nulla. Solo dopo ciò notò che alle piante dei suoi piedi si erano formate delle strane ombre, collegate direttamente a quella dell'uomo.
-Credo di esser stato chiaro negli anni sul fatto tu non sia come gli altri. Loro sono spazzatura, e tu sei ad un livello superiore. Non intendo lasciarti dire il contrario, mia cara.-
Voltando solo il capo la guardò mentre era ancora a terra, provando soddisfazione a quella scena.
Quante immagini si sarebbero potute susseguire nella sua mente, di lei bloccata sotto il suo volere, con quella furia negli occhi che non riusciva tuttavia a trovare sfogo.
Affermare adorasse quei suoi splendidi occhi, così unici come lei, sarebbe stato un eufemismo.
-Ti consiglio di alzarti, altrimenti dovrai arrivare fino alla biblioteca strisciando, e non credo tu voglia attirare l'attenzione.-
Con un debole ringhio la donna, stringendo i pugni, si alzò appena in tempo prima che aprisse la porta. Aveva giocato una carta subdola, con cui poteva vincere ogni volta perché sapeva bene lei l'avrebbe rispettata.
Avrebbe voluto urlargli contro tutto il male che aveva nel petto, tutta la rabbia e la frustrazione, ma non poteva in un ambiente in cui sapeva ci fosse anche qualcun'altro.
Non poteva perché il solo fatto di avere un qualche legame con la figura di un Boss metteva in pericolo lei e la sua intera gilda, e proprio per proteggere quest'ultima ed i legami che aveva creato doveva sopportare.
Ormai erano anni che le cose proseguivano in quella maniera, rinchiusa in una gabbia che, inconsapevolmente, le era stata costruita attorno dalle mani di un pazzo che mai l'avrebbe lasciata andare.
Dall'altra parte lui stesso era consapevole di tutte le emozioni che provava, della sofferenza che anni ed anni prima l'aveva costretta a subire, delle continue paure che nel presente conservava nel cuore a riguardo di quella situazione che, se non fosse rimasta tra loro, avrebbe messo in pericolo molti di sua conoscenza, ed allo stesso tempo anche della colpa che più di ogni altra cosa la distruggeva.
E proprio su questa lui provava il maggior piacere.
Godeva nell'essere l'artefice delle sue dannazioni perché anche così era il primo nei suoi pensieri, una fattore che anche nell'assenza fisica la ossessionava facendole credere fosse proprio alle sue spalle, impedendole di dimenticarlo, e la consapevolezza che nel profondo lei non desiderava affatto farlo, per motivi ormai lontani ma per sempre presenti, lo mandava quasi in estasi, a prescindere dal dolore da lei sofferto.
Fin quando fosse stato lui a farla stare in quel modo, andava bene così.
Non era però il momento per questo genere di cose, forse più avanti, in un momento di quiete, tali pensieri e ricordi sarebbero tornati a tormentarla assieme ai sensi di colpa, ma per il momento non poteva far altro che alzarsi e portar avanti la messa in scena di due individui che nulla avevano in comune se non una missione per conto d'altri.
Ricopostasi la donna lo seguì lungo il corridoio della carrozza, fino ad arrivare ad una delle porte del treno, e scendendo da esso entrambi si fecero largo tra la gente che, accalcatasi, cercava di capire come mai non si fosse ancora partiti.
Anche ad un solo sguardo pareva chiaro quanto fossero fuori posto, possedevano un'aura molto più tetra rispetto a tutti gli altri, e forse per ciò attiravano l'attenzione. Oppure perché era nell'attitudine del Boss farlo, essendo oltretutto un uomo dall'indubbia bellezza.
In ogni caso proseguirono nell'assoluto silenzio fino ad arrivare all'uscita della stazione, dedicando solo qualche minuto a guardarsi attorno per orientarsi.
-Se non sbaglio la biblioteca dovrebbe essere da quella parte.-
Disse l'uomo riprendendo indicando una specifica direzione, ma Ailea non disse nulla. Sicuramente aveva utilizzato le sue ombre per individuare l'edificio, quindi non sarebbe stata sorpresa se avesse avuto ragione. Questo però già dimostrava quanto lui fosse potente, ed allo stesso tempo quanto fosse efficace la magia di cui era dotato.
Ciò stranamente però non la rese di cattivo umore, forse perché Magnolia era circondata di una particolare atmosfera che glielo impediva.
Camminando videro molte persone tra le strade, serene e vivaci tra quei rusitici edifici. Si potevano sentire anche vari profumi provenienti ad esempio da dei negozi di fiori o delle panetterie.
Con l'aggiunta del cielo completamente sgombro dalle nuvole si otteneva un ambiente molto piacevole, che quasi rilassò perfino la donna, almeno fino a quando non arrivarono alla biblioteca.
Dopo la guerra molti edifici erano stati ricostruiti, incluso quello. I muri erano formati interamente da gigantesche pietre di marmo grigio e dal tetto spiovente, dalle tegole rosse, erano state erette due torri ai lati, con delle incalanature al centro dentro le quali erano state costruite le statue di due angeli.
Nonostante il gran numero di finestre, soprattutto dal secondo ed al terzo piano, era molto difficile per via del sole che rifletteva sui vetri vedere all'interno, ma a quanto pare v'erano dei tavoli accanto ad esse sistemate appositamente per chi desiderava leggere lì.
Per entrare invece si poteva comodamente passare da un gigantesco portone a due ante in legno, lasciato aperto, e che si trovava al centro di tre grandi archi.
Nonostante desiderasse nascondere l'euforia e la curiosità la donna non vi riuscì, e così affrettando il passo entrò per prima nella grande biblioteca della città, rimanendone piacevolmente sorpresa.
Il pavimento era formato da delle lucide piastrelle marroni dai contorni gialli, mentre i muri al contrario dell'esterno erano rivestiti da delle tavole di legno. Si potevano vedere file e file di scaffali sistemati in perfette file, che partivano da un capo all'altro della stanza, al centro della quale oltretutto v'era una scrivania su cui stava lavorando la bibliotecaria, una donna di circa quarant'anni, dai capelli biondi e gli occhi castani che indossava un abito marrone.
Ai lati della stanza si trovavano anche delle scale che conducevano ai piani di sopra, ma prima di fare qualsiasi altra cosa Ailea volle chiedere delle informazioni alla donna, avvicinandosi a passi leggeri senza fare rumore.
-Buongiorno, starei cercando dei libri riguardanti il regno del sud.-
Disse subito con educazione, attirando fortunatamente subito l'attenzione dell'altra che tuttavia parlò con un tono di voce ancora più basso.
-Purtroppo non abbiamo molti libri a riguardo, per lo più solo diari di viaggiatori o racconti ispirati ad esso, ma li può trovare tra quella fila.-
-La ringrazio.-
Senza aggiungere altro Ailea si diresse subito dove le era stato indicato, senza prestare attenzione al Boss che, invece, si era mosso verso la parte opposta della stanza, senza tuttavia toglierle gli occhi di dosso.
Grazie alle ombre poteva anche non guardarla letteralmente, ma aveva sempre il controllo sul tutto, ed osservarla mentre era impegnata nella sua ricerca tra i libri, sotto una delle finestre da cui il sole passava baciandole così il viso, gli fece produrre un profondo sospiro.
Era adorabile nella sua concentrazione, ma a quanto pare non stava trovando gran che. Le bastavano poche frasi per capire se il libro sarebbe stato utile o meno, e purtroppo già quattro li trovava inutili, avendo solo osservazioni generiche e già conosciute.
Tutte trattavano di come le persone in quel regno fossero diffidenti con gli estranei, oppure di come nella loro immoralità avessero sviluppato una sorta di moralità, infatti uccidere era considerato a priori un grave reato, mentre rubare era molto più comune.
Non c'era interesse poi a sentire di come potessero essere belle le infinite dune, viso lo avrebbero perfino constatato a breve, e per questo Ailea, conscia fosse stata quasi una perdita di tempo, si diresse verso la porta per tornare alla stazione.
Almeno anche se per poco aveva potuto visitare una piccola parte di Magnolia, ma non se la sentiva di prolungare la cosa visto molte persone sicuramente stavano aspettando di ripartire.
Magari un giorno sarebbe potuta tornare con più calma.
-Non hai trovato nulla di interessante?-
La voce del Boss ruppe la tranquillità di lei e qualsiasi fantasia su un futuro viaggio.
-Erano quasi tutti diari, e non c'era nulla non sapessi già.-
-Non mi sorprende, hai sempre avuto un interesse notevole per la cultura.-
Era una sorta di complimento, ma lei non volle vederlo come tale e per questo non rispose ad esso.
-Farai ripartire il treno ora?-
-Ma certo, oppure c'è qualcos'altro che vorresti visitare?-
-No.-
Almeno era sincera questa volta, quindi non doveva preoccuparsi potesse intuire qualcosa. Proprio come erano arrivati fin lì quindi tornarono indietro, trovando però la stazione decisamente più vuota rispetto a prima.
Molti treni erano già partiti e quelli che viaggiavano assieme ai due si erano ormai rassegnati all'idea di dover aspettare all'interno, mentre degli addetti cercavano di risolvere il problema che li bloccava.
Facendo finta di non sapere il motivo di ciò i due tornarono alla propria cabina, mentre l'uomo sciolse finalmente il suo incantesimo.
-Tra poco dovrebbero accorgersi non c'è nulla che non vada.-
-Ormai è mezzogiorno passato, arriveremo più tardi del previsto al regno del sud.-
Commentò la donna sistemandosi stavolta dalla parte opposta rispetto alla finestra,  appoggiando la testa alla parete fissando un punto vuoto.
-Hai paura che si faccia buio?-
Chiese l'uomo sorridendole divertito, sedendosi invece ancora una volta vicino alla fienstra. Sapeva bene di starla punzecchiando con quella domanda, perché da molti anni lei non riusciva più a star in una stanza completamente buia senza sentire dentro di sé un moto d'agitazione.
Tra le ombre si sentiva completamente in sua balia, perfino quando era sola, ed era una sensazione che la schiacciava. Ailea non volle quindi rispondere, limitandosi a percepire il treno che riprendeva a muoversi.
Finalmente stavano ripartendo.
 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Rimanevano solo altre due fermate, ma entrambe proseguivano lungo un paesaggio in pianura che avrebbe dato modo ad entrambi di rilassarsi completamente,  e le soste sarebbero state decisamente più brevi.
Prima ancora di poter arrivare alla prima delle due città il Boss frugò nella propria giacca con una mano, rivelando un grosso libro dalla copertina azzurra, con ricamate sopra le parole "Il libro del destino".
Senza dire una parola si alzò andandosi a sedere esattamente accanto alla donna, appoggiando il libro sulle sue ginocchia.
-Nonostante la ricerca alla biblioteca sia stata vana ho pensato che questo libro ti sarebbe potuto piacere.-
Corrugando la fronte Ailea lo guardò seria, aveva sicuramente aspettato quel momento in modo che lei non potesse andare a restituirlo. Non era la prima volta le faceva dei "regali", e solitamente finivano tutti nello stesso posto, ma non sarebbe mai stata in grado di buttare un libro da qualche parte o nella spazzatura. Oltretutto si domandò immediatamente perché avesse scelto proprio quello, se ci fosse magari un indizio sul regno del sud o simili, e per questo senza nemmeno ringraziarlo iniziò subito a leggere.
Inaspettatamente tuttavia si era completamente sbagliata, il libro raccontava una storia fantasy ambientata in un tempo di guerra, ed aveva tre protagonisti, due ragazzi ed una ragazza, che a causa della guerra partivano all'avventura e si delineavano così tre storie principali di grande interesse.
La scelta di tale libro riguardava solo la conoscenza stretta che il Boss aveva della donna, sapeva che amava i libri di quel genere e voleva avesse qualcosa che le piaceva da Magnolia. Senza che nemmeno se ne accorgessero le ore passarono rapidamente, Ailea non aveva smesso un secondo di leggere sfogliando con grande rapidità le pagine entrando completamente in quel nuovo mondo, mentre l'uomo la osservava in reilgioso silenzio sorridendo ad ogni minimo cambio d'espressione.
Sia che fosse un sopracciglio alzato per la perplessità, che le labbra schiuse per l'emozione, non smise di guardarla nemmeno per un istante beandosi del piacere che lei traeva in un suo dono, ed in questo modo arrivarono prima a Hooftown ed infine a Clovertown, e solo nel momento in cui la donna percepì il treno fermarsi alzò gli occhi riprendendo coscenza della realtà.
Si era lasciata talmente trasportare da aver dimenticato perfino cosa stava facendo, e la cosa peggiore era che trovava quel libro molto bello. Involontariamente per questo motivo, nel momento in cui incontrò gli occhi dell'uomo, arrossì senza poterlo nascondere in alcun modo, se non alzandosi di scatto ed avvicinandosi alla porta, tenendo il libro vicino al petto.
Quello bastava per dare a lui la prova del suo operato, ma prima che lei potesse aprire la porta, ghignando, si alzò facendo passare una mano davanti alla ragazza, tirandola così contro il suo petto e portandole una mano alla gola in modo da costringerla ad alzare la testa.
C'era quasi ben dieci centimetri di differenza tra i due, ed in quel momento la stava quasi letteralmente sovrastando, mentre con l'unica mano libera le impediva d'aprire la porta.
-Non pensi sia giusto ringraziarmi se ti è piaciuto?-
-Il fatto non l'abbia lasciato qui non ti basta?-
Ribatté lei gelida serrando lo sguardo.
-No. Ti ho lasciata in pace troppo a lungo.-
Così dicendo lui la schiacciò contro la porta, bloccandola completamente, e ridcendo la distanza tra i loro visi posò le proprie labbra su quelle di lei, incontrando però una ferma resistenza perfino quando iniziò a mordergliele nel tentativo d'aprirle, riuscendo ad ottenere solo del sangue.
Un vero peccato non avessero molto tempo per continuare in quella maniera, il treno sarebbe partito senza aspettare che fossero scesi infondo, e per questo lui ridacchiando per la rigidità di lei strinse il collo talmente forte da costringerla a cercare dell'aria aprendo la bocca, riuscendo infine ad insinuarvi la lingua.
Non le aveva comunque ancora dato modo di respirare, e la donna aveva iniziato a muoversi provando a colpirlo con dei calci alle gambe nel tentativo di liberarsi, mentre in quel momento di soffocamento non riusciva a sentir altro che quella lingua che si muoveva avida e senza freno.
Solo quando era sul punto di non farcela più lui finalmente la lasciò andare, allontanandosi di qualche passo per lasciarla respirare e ricomporsi.
-Bastardo...-
Ailea riuscì comunque a sussurrare tale parola tra i colpi di tosse,  mentre continuava a dargli le spalle impedendosi così di vedere il sorriso di lui e quegli occhi di ghiaccio che a stento nascondevano una maggior brama.
Forse avrebbe veramente dovuto ringraziarlo...con le sue azioni le ricordava costantemente la sua natura impedendole di apprezzare i suoi doni.
Eppure ancora non abbandonò quel libro, mentre uscendo dal treno si ritrovarono a Clovertown.
Tale città era sicuramente molto tranquilla, sia per la sua posizione che per le sua tradizione. Circondata da nient'altro che pinure era prevalentemente campagnola, e lo si poteva intuire facilmente anche dalle semplici case ad un massimo di tre piani dalle pareti bianche ed i tetti rossi, oppure dalla presenza di campi coltivabili situate in prossimità di queste ultime.
Perfino dalla stazione era possibile vedere varie persone già al lavoro, quest'ultima in ogni caso era una modesta costruzione in cemento dal tetto rosso, avente solo una porta principale in legno ed un paio di finestre per facciata.
Un po' come Rookbow non disponeva di più di un paio di binari, in quanto più che altro città di transizione.
-Da qui il nostro viaggio in treno termina, per raggiungere il villaggio del sole solitamente vengono usati i cavalli lungo la pianura.-
Disse il Boss guardandosi attorno, non riuscendo a percepire minimamente la bellezza della natura che lo circondava. Per lui un paesaggio lastricato di cemento avrebbe destato sempre più interesse.
-A cavallo impiegheremo due giorni. Non abbiamo tutto questo tempo.-
Ribatté invece Ailea iniziando ad allontanarsi, orientandosi con la posizione del sole per capire dove fosse la direzione a loro desiderata.
Dopo averla individuata la donna socchiuse gli occhi, alzando una mano verso il suolo.
In principio avvenne ben poca cosa, fu come se una serie di minuscole parole andassero ad unirsi assieme fino a quando non crearono effettivamente qualcosa di completo, seppur piccolo.
Non era difficile capire che si trattava di ferro, e per il momento questo aveva assunto una forma cilindrica, una delle due estremità però si stava allungando sempre di più, ramificandosi in determinati punti ad una velocità sempre più elevata fino a quando non si venne a creare una nuova struttura, decisamente più grande.
In circa cinque minuti si creò una gigantesca moto composta unicamente dal ferro che, modificandosi, aveva assunto la forma perfino di due grosse ruote.
La forcella anteriore teneva la ruota ad almeno mezzo metro di distanza dal resto della struttura, ed il lungo manubrio era leggermente inclinato verso il basso permettendo al conducente di non dover stare in una posizione completamente eretta.
Il telaio non era stato creato quindi erano visibili tutte le componenti meccaniche, ma a poco sarebbe servito perfino per comodità visto addirittura i due sellini, posti moderatamente vicini lungo la sinuosa forma, erano in ferro e visibilmente rigidi.
Questo era il potere di Ailea, il Solid Script.
Tale magia le consentiva di creare un qualsiasi oggetto tramite l'incalanazione della magia presente nel suo corpo, la quale prendeva forma tramite delle scritte. Esistevano vari livelli di tale magia, a quello base si potevano creare solo parole di semplice efficacia, come "Bolla", e questa creandosi davanti al mago produceva delle bolle. Al livello medio era possibile far sì che tali parole avessero delle capacità e forze aggiuntive, oppure si poteva cambiare perfino la proprietà di altri oggetti, ad esempio se il mago segnava "Lama" sul suo braccio questo, pur non cambiando d'aspetto, diventava affilato come una spada.
Il livello avanzato era quello a cui lei apparteneva, ed era possibile, oltre a tutto ciò che riguardava gli altri livelli, creare oggetti veri e propri.
Solitamente non era reputata una magia adatta alla lotta, al contrario dei maghi di fuoco che potevano evocare ad esempio grandi fiammate, ma con l'esperienza Ailea, pur non ammettendo mai il vero valore della sua magia e delle sue forze, aveva capito che perfino con ciò che aveva poteva raggiungere gli stessi risultati, con solo un po' di ingegno in più.
Non era comunque l'unica magia di cui disponeva, lei infatti era anche una maga delle rune.
Queste ultime non erano conosciute da molti perché richiedevano un grande studio di tale lingua antica, e spesso le combinazioni dei diversi stili si intrecciavano a seconda del mago.
Anche questa aveva vari livelli, ma lei era a quello avanzato, ed in base a ciò che scriveva l'effetto variava. Poteva creare sul suolo delle rune e far sì che chiunque le avesse toccate sarebbe rimasto immobile a determinate condizioni, poteva incantare le proprie gambe per evitare di percepire la stanchezza, seppur non annullando gli effetti, oppure poteva far sì che perfino un muro diventasse invisibile in determinate condizioni, come ad esempio se qualcuno era a tre metri da esso.
Tutto sempre si basava sull'inventiva.
-Due giorni a cavallo in treno sarebbero ventotto ore. Questo ha la stessa capacità di un treno.-
Disse apatica la donna senza voltarsi, sentendo però i passi dell'uomo farsi vicini, ma senza vedere il sorriso sul suo volto.
Fortunatamente aveva studiato le componenti delle moto, altrimenti non avrebbe mai potuto crearne una. Non le restò altro da fare che creare con la magia una piccola tracolla di pelle, grande abbastanza da contenere il libro, tenendola poi alla vita per non perderla.
Come fece per salire sul sedile del conducente però l'uomo posò la mano in quel punto facendo sì che lei ci salisse sopra.
Naturalmente la donna scattò nuovamente in piedi guardandola con fare truce mentre lui ridacchiava.
-Suvvia, quale gentiluomo lascerebbe guidare una così bella dama per ventotto ore?-
-Uno che vuole arrivare al villaggio del sole.-
Obbiettò lei sacciando la mano, fissandolo in modo da lasciargli intendere di muoversi a salire.
Tuttavia, come di consuetudine, se l'uomo voleva qualcosa la otteneva. Così, seppure in un primo momento sembrò rassegnarsi sistemandosi dietro di lei, presto mise in atto la sua "strategia".
-In caso cambiassi idea dimmelo pure...sono sicuro sarà un viaggio lungo...-
Soffiandole queste parole all'orecchio con rapidità aveva fatto scivolare entrambe le mani prima lungo le cosce di lei, spostandole poi sempre più verso la sua intimità senza però far altro che sfiorarla, passando poi alla vita massaggiando lo stomaco fino a puntare ai morbidi seni...prima di raggiungerli però Ailea scattò in piedi, allontanandosi.
-Guida.-
Ancora una volta aveva vinto, e con soddisfazione il Boss si spostò alla guida, compiaciuto soprattutto per il fatto d'aver percepito un brivido da parte della donna, la quale in silenzio tornò a sedersi alle sue spalle portando però le mani alle spalle cercando d'avere il minor contatto possibile.
-Stringimi forte. Devi reggerti a me se non vuoi cadere.-
Così dicendo l'uomo fece subito partire la moto al massimo della velocità possibile, costringendo Ailea a causa dello strappo improvviso ad aggrapparsi al suo petto per evitare di scivolare.
Dentro di sé lo stava maledicendo già chissà quante volte, ma non poteva allontanarsi.
Il loro viaggio di ventotto ore su quel mezzo ormai era iniziato, ed avrebbero dovuto attraversare la campagna aperte per arrivare finalmente alla meta.
Sfortunatamente per lei quel tratto fu alquanto piacevole. Aveva scelto una modo non a caso, anzi era tra i suoi mezzi di trasporto preferiti, assieme al treno, ed ogni volta l'adrenalina pompava impedendole di non sorridere, per quanto ci provasse soprattutto a causa della compagnia.
I capelli della donna ondeggiavano liberi nel vento mentre questo colpiva senza tregua le sue gambe e le braccia, con comunque una piacevole sensazione.
L'erba si muoveva ancora una volta veloce e con fare ondulato, come le onde del mare, mentre dettagli lontani come nuvole o alberi paradossalmente erano lenti rispetto al resto.
Sarebbe bastato poco ed avrebbe potuto perfino volare...
Nel frattempo anche il Boss si stava godendo il momento, i due avevano gusti molto simili e per questo aveva apprezzato la scelta della moto. Era piacevole vedere ciò che stava davanti ad essa venir schiacciato e sbriciolato sotto il suo passaggio, mentre tutto scorreva in silenzio.
Ad aumentare però la serenità di lui erano le mani della donna, appoggiate entrambe al suo petto. Certamente avrebbe potuto sentire il battito regolare del suo cuore, ed a sua volta lui desiderava sentire quello di lei, anche se tutto ciò che avvertiva erano i suoi seni che, nei momenti in cui la moto saltava per via di un sassolino o per il cambiamento di livello, si scontravano sulla sua schiena.
Certo, non che fosse sgradevole...
Proseguirono in assoluto silenzio, senza bisogno di dirsi nulla, almeno fino a quando il Boss non notò che delle rune azzurre stavano percorrendo il suo corpo.
-Ti preoccupi per me?-
Chiese lui con tono mieloso.
-Sono contro la stanchezza, la fame e la sete. Non intendo prolungare più del dovuto tutto questo.Una volta al villaggio del sole però sentiremo tutto il peso del viaggio.-
Rispose lei vedendo ormai il sole iniziare a tramontare all'orizzonte.
-Sei così impaziente di trovare una stanza?-
Ridacchiò l'altro tenendo lo sguardo fisso davanti a sé.
-Posso anche cambiare idea.-
-Potresti. Ma non lo farai.-
Senza aggiungere altro i due continuarono a muoversi lungo la campagna al massimo della velocità, riuscendo finalmente dopo innumerevoli ore a scorgere all'orizzonte il Villaggio del Sole...
 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Arrivarono quando il sole ormai era già tramontato ed il nero cielo era costellato da innumerevoli stelle, in un cielo quasi completamente privo di nuvole.
Lentamente i verdi ciuffi d'erba svanirono sostituiti dalla sabbia, mentre gli alberi stessi scomparvero e le temperature iniziarono a cambiare.
Fortunatamente entrambi non sembravano avvertire nulla a quella velocità, ma ben presto l'effetto della magia sarebbe svanito e loro dovevano trovare al più presto una sistemazione.
Il Villaggio del Sole era composto da una gigantesca piramide color giallo oro, composta da grandi gradini sui quali avevano costruito delle case.
L'imponente struttura possedeva delle scale per permettere a chiunque di muoversi, anche se non erano molte le persone alzate a quell'ora.
La moto si fermò non molto distante dalla piramide, e con galanteria il Boss scendendo per primo offrì la propria mano ad Ailea per scendere, la quale però lo rifiutò subito dirigendosi verso il villaggio.
Tutte le case erano costruite con lo stesso materiale, apparentemente d'argilla, ed avevano delle forme quadrate dai tetti piatti, con delle aperture come finestre nascoste dietro delle veneziane.
Trovava quella visita decisamente istruttiva, non era infondo una civiltà molto conosciuta e perfino la scelta della locazione delle strutture la interessava. Se ci fosse stato Daimonas con lei sicuramente sarebbe stato altrettanto interessato a quella cultura.
Daimonas era un ragazzino di circa sedici anni, incontrato vario tempo prima e che era finito per esser un membro importante della gilda. Il suo passato era pieno di dolore, nonostante fosse incredibilmente forte, ed Ailea lentamente aveva finito per avvicinarsi affezionandosi tentando d'aiutarlo a lenire quei dolori.
Gli voleva molto bene anche se la cosa la spaventava, perché temeva di poterlo perdere a causa di qualcuno.
Non poteva permettersi però di perdersi in quei pensieri proprio in quel momento, e raggiungendo i primi gradini tentò di individuare anche solo un piccolo hotel.
Tra i vari edifici ne notò uno posto in prossimità dei gradini più bassi, al cui lato destro si trovava una recinzione piena di cammelli.
Effettivamente, oltre ai cavalli, era uno dei pochi mezzi per spostarsi che potevano avere.
Anche l'uomo assieme a lei aveva fatto lo stesso, trovando però pietose quelle case, notando però a circa metà della struttura un'edificio da cui si vedevano alcune luci.
-Forse quello potrebbe andare bene.-
Disse indicandolo con un semplice gesto della testa, attirando l'attenzione della donna che non trovò nulla da ridire.
A differenza della maggior parte degli edifici quello era anche a due piani, quindi non sarebbe stato così scontato se fosse stato un hotel per visitatori.
Guardandosi attorno con la coda dell'occhio i due arrivarono fino all'abitazione, notando subito che la porta era aperta, entrandovi.
L'interno non era particolarmente differente rispetto all'esterno, muri, pavimento e soffitto erano dello stesso colore, l'unica decorazione era un tappeto rosso al centro della piccola stanzina, separata dal resto dell'edificio tramite un muro avente una porta in legno, ed una scrivania sistemata alle spalle di una delle pareti, lungo le quali grazie a dei ganci erano appese alcune chiavi.
Alla scrivania era seduto un uomo dalla testa avente dei capelli neri quasi completamente rasati e degli occhi dello stesso colore. Sembrava molto giovane ed era vestito con solo un gilet marrone lasciato aperto, che dava modo di intravedere il petto nudo, e dei larghi pantaloni color caramello.
L'uomo non si scompose vedendo i due, rimanendo fermo dove si trovava.
-Oh, altri visitatori. Siete qui per una stanza immagino.-
Disse infatti sorridendo.
-Esatto, solo per questa notte. Ce ne basterà una.-
Rispose il Boss avvicinandosi. Ailea avrebbe preferito aver stanze separate, ma non intendeva spendere più del dovuto solo per sue esigenze personali ed inutili.
-Certamente, siete qui per una vacanza?-
Chiese subito l'uomo mostrandosi, probabilmente, falsamente interessato.
Questa volta però fu Ailea a rispondere, in quanto sapeva bene che nel Regno del Sud fossero tutti molto attaccati alla propria cultura. Far sapere fossero alla ricerca di un qualche reperto importante, o anche solamente una raccolta di dati, avrebbe potuto far incattivire molti.
Anche il Boss era della stessa idea comunque, per questo sarebbero stati molto attenti.
-Sì, abbiamo già visitato altri luoghi particolari a Fiore. Questo era tra gli ultimi.-
-Oh, una coppia di avventurieri eh? Beh, ecco qua la chiave della vostra stanza. Godetevi la serata, se volete mangiare la colazione è alle nove. Sono mille jewels.-
Annuendo i due pagarono la cifra richiesta, pensando dallo sguardo dell'uomo che non credesse alle loro parole, ma non importava.
In silenzio raggiunsero la stanza, trovando come arrendamento solo un letto a due piazze con due piatti cuscini bianchi con delle sottili coperte color crema, un piccolo armadio ed un lavandino in cui pulirsi il viso. C'era solo una piccola finestrella che permetteva di vedere l'esterno, ma subito Ailea avvicinandosi la chiuse, andandosi a sistemare sul letto.
L'uomo chiuse a chiave la porta della stanza, voltandosi poi verso di lei sorridendo.
-Eri veramente impaziente allora di finire a letto con me...-
Disse in un sussurro togliendosi il proprio cappotto, rivelando così il fisico dalla vita snella ma dalle spalle e dal petto ben definiti.
Sedendosi sul letto fece passare l'indice sulla nuda spalla di lei, raccogliendo una ciocca di capelli baciandola, respirando a fondo il suo odore.
-L'effetto della magia svanirà presto. Preferisco addormentarmi prima che accada.-
La risposta fu secca, ed Ailea si imponeva la rigidità assoluta pur sentendolo accanto a sé.
L'uomo non rispose subito, rimanendo fermo nella posizione in cui si trovava prima di lasciarla andare, quasi con amarezza.
-Vero anche questo.-
Oltretutto, non era gran che come luogo. Potevano trovare di meglio e certo non era un luogo adatto ai due, almeno per lui.
Per questo motivo decide di dargliela vinta almeno per quella notte, limitandosi a voltarsi per prender sonno, rimanendo però abbastanza vicino da farle percepire con chiarezza la sua presenza perfino durante il sonno.
 
L'indomani entrambi si svegliarono alle prime luci dell'alba, mentre i caldi raggi del sole passavano dalla finestra.
Senza concedersi più di un minuto Ailea fu la prima ad alzarsi, andando a sciacquarsi il viso intorpidito per la rigidità del letto.
Nel mentre anche il Boss si sistemava, avvertendo chiaramente la fame e la sete che il giorno prima non si erano presentate nei loro corpi.
-Direi che prima di procedere sarà il caso di rifocillarci.-
Disse alzandosi dirigendosi per primo verso la porta, mentre limitandosi ad annuire anche la donna lo seguì, trovando subito il proprietario del luogo indaffarato con alcuni vassoi su cui aveva messo dei piatti con pane e uova, assieme a qualche bicchiere d'acqua.
-Oh, buongiorno. Giusto in tempo per la colazione. Solitamente porto i piatti in stanza ma se volete potete anche mangiarli qui.-
Disse cortesemente l'uomo porgendo al Boss il loro piatto avente due porzioni.
-Sì grazie.-
Rispose Ailea sorridendo educatamente, iniziando a mangiare assieme al "collega".
-Immagino non vi tratterrete a lungo. Se posso però darvi un consiglio, gli abitanti del Regno del Sud  non sono molto benevoli con gli estranei, mentire loro non porterà nulla di buono.-
Commentò ancora educatamente il proprietario del luogo.
-Lei li conoscerà molto bene immagino, essendo il Villaggio del Sole in una zona di mezzo non ci si può aspettare altro penso.-
Rispose invece il Boss guardandolo terminando la colazione, non era molto ma poteva bastare per qualche ora.
-E' sempre meglio sapere come comportarsi.-
-Ha per caso allora qualche consiglio? Per evitare di offendere qualcuno.-
Tentò Ailea per raccogliere quante più informazioni possibili.
-Non molte più di quelle che magari già avete. La lingua principale del posto è il denaro, qualsiasi cosa voi vogliate dovete averne abbastanza per ogni singola lettera che vi diranno. Se però ci saranno di mezzo reperti sulla cultura del regno potete star certi che nemmeno il più grande dei diamanti basterà. Sono molto protettivi a riguardo, e come ho detto non amano farsi ingannare.-
Effettivamente non era così strano lo ripetesse, la scusa della coppia che visitava il regno di Fiore al completo era scarsa, ma la fretta unita alla stanchezza avevano portato a quell'inutile bugia.
-C'è qualche luogo dal quale è bene tenersi a distanza?-
Chiese poi il Boss, non certo preoccupato per i rischi ma interessato ai luoghi.
-Mmmh, direi le terre anarchiche, lì si può trovare feccia a non finire che sfrutta le conoscenze in tutto il regno. E due vestiti come voi danno sicuramente nell'occhio.-
Purtroppo era vero, entrambi già da quella piccola conversazione avevano capito quale sarebbe stata la prossima meta, subito dopo aver comprato dei vestiti però.
-La ringraziamo per tutto. Sarà meglio continuare il nostro viaggio. Buona giornata.-
Anche se la menzogna che avevano usato su di lui era scarsa non l'avrebbero mai ammesso, per questo Ailea per darle corda strinse la mano del Boss, uscendo assieme a lui proprio come se fossero una coppia.
Naturalmente questo portò nell'altro un moto d'allegria, e non ebbe alcun problema a stringerla di rimando.
In quel luogo nessuno sapeva chi fossero, non doveva temere li vedessero in quella situazione e poteva agire su di lei come meglio credeva senza metterla in pericolo.
-Cerchiamo un negozio di vestiti, sicuramente ne avranno uno nei dintorni.-
Disse la donna tenendogli ancora momentaneamente la mano, felice di poter nascondere il debole rossore di vergogna sul suo viso fisto camminava davanti a lui.
C'erano molte più persone lungo i vari gradini della piramide, perfino a mattina presto.
Sia che fossero giovani adulti, anziani o perfino bambini che aiutavano nell'attività familiare ciascuno di loro sembrava impegnato nel lavoro, come se la città fosse un unico grande dispositivo che si muoveva costantemente per la propria sopravvivenza.
Ancora non erano nemmeno entrati nel Regno del Sud, ma nel suo cuore la donna percepiva un'eccitazione fanciullesca dovuto a ciò che non conosceva.
-Laggiù sembra esserci qualcosa.-
Disse improvvisamente il Boss indicandole una piccola bottega avente un tendone rosso ed arancione, dalla cui porta principale lasciata aperta si vedevano alcuni vestiti.
Annuendo Ailea cambiò subito direzione raggiungendo il negozio e superando la porta.
All'interno questo era composto da un'unica grande stanza avente a tutte le pareti degli scaffali pieni di vestiti ben piegati, ad eccezione di un angolo a sinistra dove erano presenti dei camerini in legno.
Non molto distante dalla parete opposta a quella dove si trovavano loro era presente una scrivania su cui stava lavorando una giovane donna dai capelli neri e gli occhi dello stesso colore, dalla carnagione leggermente abbronzata e labbra carnose, vestita con un abito azzurro dalle maniche gialle.
-Oh, buongiorno. Siete dei turisti? Avete bisogno di un abito?-
Chiese subito la donna alzandosi.
-Precisamente, ha qualcosa da consigliarci ad un prezzo economico?-
Chiese subito Ailea naturalmente molto interessata al denaro, la donna sembrò rifletterci un po', prima di prendere due vestiti ben piegati passandoli ad entrambi.
-Questi assieme vengono tremila jewels.-
Tremila?!
Era veramente una ladra se pensava che potesse andar bene una cifra simile! Tuttavia fu il Boss a parlar per primo precedendo la compagna che venne subito spinta verso il camerino.
-Li proviamo subito. Con permesso.-
Non dovevano preoccuparsi del denaro, non solo perché non era il loro e perché ne possedevano entrambi molti, ma perché lui sapeva sempre bene come procurarsene di nuovi. Gli importava però molto più vedere la propria compagna in abiti tipici di quel regno, e per questo era particolarmente impaziente...
Ailea fu quindi costretta al silenzio, ed entrando nel camerino si cambiò velocemente.
L'abito da lei indossato era  formato da varie parti, le gambe erano nascoste sotto un sottile ma morbidissimo tessuto viola, avente dei bracciali alle caviglie che rendeva quindi portava la parte inferiore ad esser più larga del resto. La vita era bassa ed aveva delle fasce blu che facevano da cintura, con delle estremità più lunghe alla vita aventi tre gemme verdi come ornamenti.
Del torace solo il seno e poca parte sopra l'ombelico era coperta da una fascia nera, dal cui centro partivano dei tessuti trasparenti che facendo il giro del corpo andavano ad unirsi alla schiena sfiorandole la vita, che così scoperta lasciava in evidenza un piercing all'ombelico.
Anche le braccia erano coperte a partire da sotto l'ascella dallo stesso tipo di tessuto, i cui bordi erano rifiniti da dei contorni gialli.
Infine il viso come per tradizione aveva un piccolo velo viola  partiva da sotto il naso, ma era più per bellezza estetica visto era trasparente.
Non era certo qualcosa che avrebbe indossato in altre occasioni, ma poteva andare bene visto aveva letto fosse una moda costante in quel regno.
Uscendo si aspettò d'esser stata la prima a cambiarsi, ma non fu così e per la sorpresa di ciò che vide spalancò gli occhi.
Il Boss era vestito con dei lunghi e larghi pantaloni blu con delle decorazioni nere che partivano dalle cosce, ed anche la vita del suo indumento era bassa, avente come cintura solo una fascia gialla dalla quale pendevano dei rettangoli d'oro.
Il torace magnificamente scolpito era lasciato scoperto da un gilet nero senza maniche e dalle parti centrali gialle, infine al collo aveva un altro lungo tessuto, molto sottile ma anche lungo che fungeva più per estetica che per altro, dello stesso colore del gilet.
Non poteva negarlo, il suo corpo era perfetto, dalle più piccole pieghe dei muscoli alle ampie spalle e le robuste braccia. Ailea sentì dentro di sé una sensazione tanto spiacevole quanto odiata, per il semplice fatto fosse rivolta proprio a lui, ma non riuscì a sopprimerla prima che l'altro la notasse.
In ogni caso i sentimenti dell'uomo erano altrettanto forti, come vide il corpo di lei abbellito da quell'indumento provò il desiderio di strapparglielo di dosso immediatamente, di torturare ogni centimetro di pelle con la propria bocca fino a quando lei, esausta, non le avrebbe chiesto pietà al solo fine di saziarla dell'attesa.
Tuttavia sentì anche un forte moto di gelosia per coloro che avrebbero avuto l'occasione di vederla così, e magari provare qualcosa di simile.
Tale contrapposizione d'emozione bastò ad evitare uccidesse la proprietaria del negozio per saziare la sua fame di carne, ma non abbastanza da complimentarsi con Ailea con il semplice gesto di leccarsi le labbra.
Magnifico per lui era il fatto anche che il velo non potesse nascondere il rossore e l'indignazione per il gesto appena fatto.
-Se non c'è altro prendiamo questi.-
Disse quindi la bruna prendendo la carta offerta dal loro committente, la quale era in grado di produrre tutti i soldi di cui avevano bisogno. Questi non erano infiniti naturalmente, tramite una magia quelli a loro disposizione comparivano nell'immediato semplicemente.
-Perfetto allora. Spero di riavervi come clienti.-
Rispose la donna sicuramente felice del guadagno, mentre i due uscirono. I loro abiti normali furono sistemati nella stessa sacca creata da Ailea per il libro, che tramite sempre una sua magia poteva contenere ogni cosa visto gli oggetti si sarebbero rimpiccioilti.
-Bene, ora non ci resta altro che trovare un mezzo di trasporto. La moto darebbe troppo nell'occhio.-
Disse la donna scendendo rapidamente i gradini che collegavano le parti della piramide, notando che alla base di questa v'era una piccola bancarella avente un recinto dentro cui si trovavano vari cammelli.
-Sai, stai molto bene così...-
Disse l'uomo facendo le fusa, sfiorando il fianco della donna con l'indice, facendola così rabbrividire.
-Muoviti e basta.-
Rispose lei a denti stretti, facendolo però ridacchiare.
-Non mi è nuova questa frase, anche se il contesto è diverso.-
A quell'ultima frase la bruna aumentò il passo tentando di distanziarsi da lui, ma visto continuava a tenerla per mano era molto difficile. Il tessuto semi-trasparente non nascondeva affatto l'espressione irritata e scontrosa di lei, ma era inutile pensarci.
Raggiunsero così entrambi il piccolo edificio, trovandolo occupato solamente da un ragazzino di circa tredici anni, dai capelli e gli occhi neri con alcune lentiggini vicino al naso, vestito con dei leggeri pantaloni arancioni.
Subito il ragazzino adocchiò i due e sorrise ben sapendo sarebbero stati dei clienti, fino a salutarli una volta vicini.
-Giorno! Avete bisogno di un mezzo di trasporto?-
Chiese il ragazzino con vocetta allegra.
-Proprio così, quanto costa un cammello?-
Chiese Ailea guardandolo.
-Duemila jewel. Una volta che avrete terminato il viaggio vi basterà liberarlo e tornerà da me senza problemi.-
A confronto dell'abito sembrava un prezzo ragionevole visto comunque avrebbero potuto tenerselo per tutto il loro viaggio. Certo, non era il mezzo migliore da trovare sotto molti punti di vista, ma perfino il Boss dovette accettare l'idea, e pagare attraverso la carta del loro committente.
-Vi serve anche una mappa per caso?-
Chiese il ragazzino mentre il Boss, essendo salito per primo, tirò a sé Ailea facendola sistemare davanti a sé, prendendo poi le redini del cammello e stringendola così tra le sue braccia.
-No, siamo apposto grazie...-
Rispose la donna mentre i due partirono, abbandonando ormai la moto che avevano usato il giorno prima.
-Da quale parte allora?-
Chiese dopo poco tempo l'uomo facendo procedere l'animale ad un passo costante. La donna subito tramite la magia creò davanti a loro una mappa, molto stilizzata e basata esclusivamente sulle sue conoscenze.
-Procedi sempre in questa direzione, dovremmo arrivare in qualche ora.-
-Ottimo, immagino anche saprai già cosa fare una volta arrivati in quella terra anarchica.-
Nonostante non si fossero detti nulla si conoscevano abbastanza da sapere che avevano avuto la stessa intuizione riguardo la meta.
-Sappiamo entrambi che se si vogliono informazioni spesso la feccia è il posto migliore dal quale iniziare.-
-Mi piace quando parli così...-
Rispose lui soffiandole all'orecchio, ma lei subito agitò il capo come per scacciarlo riprendendo a parlare sforzandosi di ignorarlo.
-I soldi del committente basteranno per corrompere qualcuno e scoprire dove si trova Haadil Sabhé, ma non dobbiamo assolutamente far capire siamo interessati ad una reliquia del regno altrimenti si chiuderanno tutti.-
-Quindi è meglio credano che siamo intenzionati a derubarlo che a derubare l'intero regno.-
-Non dovrebbe essere difficile per te mentire su qualcosa di così grande.-
Borbottò Ailea lasciando che la mappa svanisse, ma l'unica reazione che ottenne fu una piccola risatina.
-Mi lusinghi così, ma anche tu sei altrettanto capace.-
Con un punto a suo favore concluse la conversazione, ed il loro viaggio proseguì mentre il deserto si espandeva a perdita d'occhio.
Il sole batteva sulle loro teste senza sosta in un cielo azzurro completamente libero dalle nuvole, in contrasto con il caldo colore dei piccoli granelli di sabbia attorno a loro.
Il cammello procedeva spedito e senza alcuna difficoltà, ed i vestiti che avevano comprato si stavano rivelando perfetti per la situazione ed il clima visto non ne soffrivano minimamente. Dopo circa sei ore iniziarono ad intravedere le costruzioni della cittadella senza legge del Regno del Sud.
 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Le case sembravano essere quasi tutte unite alle altre, piatte, quadrate e di una pallida tonalità di arancione. Le uniche finestre presenti in alcune porte erano chiuse tramite delle veneziane in legno e le strade erano strette ed intricate.
Si potevano vedere anche alcune bancarelle che vendevano vari tipi di oggetti, probabilmente non tutti innocui o legali, ed altrettante persone che si muovevano con calma.
Molti tenevano i loro volti nascosti sotto degli spessi pezzi di stoffa, sia uomini che donne, ed alcuni erano perfino armati.
-Direi che possiamo anche scendere ormai, il cammello non ci servirà a molto tra quelle strade.-
Concordando con l'uomo entrambi scesero dall'animale, lasciando che questo proseguisse per la sua strada.
Sicuramente non era l'idea migliore visto il deserto era grande e loro non erano esattamente nel posto più sicuro di tutti, ma qualcosa sarebbe sempre potuto venir loro in mente.
Non potendo far molto per mascherare la loro presenza da stranieri i due iniziarono ad avviarsi verso le case, ed ovviamente vennero subito notati da un gran numero di persone.
Avendo già fatto cose simili sapevano bene che prima o poi qualcuno li avrebbe avvicinati, e le cose sarebbero venute da sé.
Guardandosi attorno in ogni caso potevano vedere una grande situazione di degrado, molti individui sedevano a terra ubriachi o feriti, e chiedevano l'elemosina o semplicemente inveivano contro i passanti.
Un luogo estremamente abbietto, che però il Boss trovò nelle sue corde lavorando infondo con ogni genere di persona, e così anche Ailea, per questo non fu assolutamente spaventata o simili.
L'unica cosa di cui poteva avere paura stava continuando a camminarle vicino tutto il tempo...
-Ehi signora!-
Ad un certo punto una bambina dai capelli e gli occhi castani si lanciò su Ailea, abbracciandole la vita.
-Lo sa che è proprio bella?-
Disse la bimba con un largo sorriso. Il Boss invece storse il naso irritato dalla mocciosa, soprattutto per il contatto che teneva con la donna, e prendendola per la collottola la allontanò.
-Se vuoi derubare qualcuno fallo meglio ragazzina. Trucchi simili sono conosciuti ormai.-
Commentò poi a bassa voce mentre la piccola metteva il broncio per esser stata scoperta, allontanandosi rapidamente.
Ailea anche aveva capito le sue intenzioni, ma non era così sciocca da tener con sé oggetti importanti, e la carta per pagare era ben nascosta nel suo reggiseno.
-Hai un buon occhio...-
Un'altra voce attirò l'attenzione dei due, ma questa volta si trattava di una donna adulta.
Era nascosta nell'ombra di una delle strade secondarie, dal corpo sinuoso, i fianchi ed il seno abbondante, vestita con un abito semi-trasparente avente solo un intimo spesso di colore arancione.
Indossava come molti altri un tessuto al viso che nascondeva le labbra, ma non gli occhi marroni incorniciati tra i capelli castano scuro.
Guardando più attentamente si potevano vedere delle persone dietro di lei, tutte donne di ogni età e circa una decina.
Era semplice capire che fossero tutte prostitute, e lei probabilmente ne era anche al comando.
La donna ancheggiando si avvicinò all'uomo ridacchiando, e passandogli dietro al collo un sottile ma lungo tessuto con fare avvenente.
-C'è qualche altro possibile trucco per prenderti dei soldi? Qualsiasi...-
Per qualche secondo l'altro finse un semplice sorriso nascondendo i suoi reali pensieri. Non importava quanto potesse apparire avvenente una donna per gli altri, ai suoi occhi era alla stregua di un maiale, e lei non faceva eccezione.
Solo Ailea poteva, ma era anche vero che una prostituta era probabile conoscesse molte cose.
-Beh, un modo c'è, se siamo tutti d'accordo.-
Disse quindi con un volto angelico dando un'occhiata ad Ailea, abile come lui nel nascondere agli altri le sue emozioni, peccato però non a se stessa.
Quella scena la irritava, quella donna la irritava. Ma sapeva dove il Boss voleva andare a parare.
-Dicci pure, siamo ai tuoi ordini.-
Continuò l'altra con voce morbida facendo qualche passo indietro per farsi seguire.
-La tua compagna non ha problemi immagino...-
Continuò poi guardando la bruna.
-Se questo è ciò che pensi puoi anche allontanarti.-
All'istante Ailea si morse la lingua mentre l'uomo non tentò nemmeno di nascondere un sincero sorriso, aprendo leggermente gli occhi.
Poteva dire quello che voleva e perfino sforzarsi di ignorarlo, ma continuava ad avere una grande influenza su di lei e gli piaceva.
Visto i toni che la situazione stava prendendo la prostituta lo lasciò andare, intuendo forse dove volevano andare a parare.
-Che cosa serve quindi a due stranieri come voi?-
Fin dall'inizio erano stati avvertiti di non dover mentire, e di non dover lasciar intravedere cercassero un reperto appartenente alla loro civiltà.
Entrambi avevano fatto molte cose nella vita, erano sopravvissuti a molte fatiche, avevano lottato, avevano mentito ed avevano ucciso, e soprattutto avevano imparato a non sottovalutare mai qualcuno.
Proprio per questo preferirono essere sì sinceri, ma a modo loro con una mezza verità molto solida.
-Stiamo cercando un uomo chiamato Haadil Sabhé.-
Affermò subito Ailea parlando a voce bassa. Tra le ombre lungo le case i suoi occhi gialli facevano risaltare la luce delle pupille rosse, dandole un aspetto più minaccioso ed inquietante.
-...non conosco nessuno con un nome simile.-
Rispose subito l'altra incrociando le braccia.
-Ne è sicura? Credevo foste al mio servizio...-
Osservò il Boss avvicinandosi ed, in qualche modo, rendendosi a sua volta più minaccioso.
Nemmeno Ailea era certa di come ci riuscisse, il suo viso poteva restare immutato ma attorno  a lui era come se l'aria cambiasse ed iniziasse a puzzare di morte.
Forse tale effetto era dato dalla loro natura animalesca, ma qualsiasi fosse il motivo riusciva sempre nel suo intento, ed era visibile anche nella prostituta che aveva abbassato il capo come fanno gli animali.
-Non ho idea di chi sia...ma qualcuno potrebbe.-
-Chi?-
Passò almeno un minuto prima che la domanda di Ailea trovasse una risposta, con un tono così basso da essere quasi impercettibile.
-Ci sono molti più potenti qui di quanto possa sembrare...persone che conoscono molto bene chi è ad alti piani o simili...se volete trovare il vostro obbiettivo è probabile loro ne siano in grado.-
Un po' come i Boss a Rookbow, solo in una scala meno sofisticata.
-Come possiamo trovarli?-
Continuò la bruna mentre l'uomo restava in silenzio.
-Ogni notte vengono organizzati degli incontri clandestini al centro di queste case, durante i quali si scommettono molti soldi...molte di quelle persone vanno in quei luoghi facendo lottare i propri favoriti, sia per vincere che per dimostrare la forza dei loro uomini.-
-Quindi ci basterà andare lì.-
Affermò il bianco soddisfatto di esser riusciti a muoversi più in fretta del previsto.
La prostituta annuì un paio di volte prima di alzare nuovamente gli occhi.
-Chi siete voi?-
-Solo degli stranieri che devono occuparsi di qualcuno.-
Disse sorridendo il Boss piegando leggermente il capo, facendo rabbrividire la sconosciuta mentre si allontanò assieme ad Ailea.
-Mancano ancora molte ore prima della notte. Forse dovremmo trovare un posto tranquillo.-
Disse la donna guardandosi attorno con la coda dell'occhio.
-Se ce ne andassimo per poi tornare per gli incontri daremmo tanto nell'occhio quanto se restassimo qui. Possiamo trovare quindi un posto dove berci qualcosa, non ci farà male.-
Propose lui facendo spallucce.
-Forse hai ragione...-
-Lo so, ma è un suono talmente dolce se proviene dalle tua labbra.-
-Tsk.-
Senza tergiversare, e soprattutto per sfuggire a quella conversazione, la donna entrò nel primo bar che vide, non certo tra i migliori avesse mai visto però.
L’interno era dello stesso colore delle pareti esterne, con alcune macchie in vari punti.
Un lungo bancone era sistemato dall’altra parte della stanza e c’erano almeno una decina di tavoli rotondi sparsi in maniera casuale.
Nell’angolo a sinistra erano presenti anche delle scale per  i piani superiori, ma al momento a nessuno dei due interessava, così andarono a sedersi entrambi. Soprattutto l’uomo trattenne il  disgusto per l’ambiente.
Non era schizzinoso, non mancava di sporcarsi le mani quando serviva, ma non per questo si considerava adatto ad un ambiente simile.
Purtroppo ancora una volta attirarono l’attenzione, probabilmente per il fatto fossero degli stranieri e quindi probabili vittime per qualcuno, ma non era qualcosa a cui non erano abituati.
La costante sensazione di esser osservata, le etichette che la gente le dava solo per il suo aspetto sottovalutando le sue capacità, l’irritante sensazione da essa scaturita. Tutto ciò per Ailea erano familiari.
Come lei l’uomo percepiva da anni quando qualcuno lo fissava, e visto il suo alto livello sociale capitava spesso. Il sentore di un pericolo vicino, l’analisi che sciocchi facevano su di lui per poterlo eliminare. Nulla a cui non era abituato.
Sedendosi lasciarono che il barista, un uomo alto e muscoloso dal capo rasato e gli occhi marroni, vestito con dei pantaloni ed una maglia leggera nera, li fissasse.
-Cosa volete?-
-Una qualsiasi bevanda alcolica.-
Disse subito Ailea muovendo la mano con noncuranza, mentre l’altro annuì. Per lei sarebbe andato benissimo se fossero rimasti in silenzio, ma l’uomo non era di questo avviso.
-Allora, hai voglia di raccontarmi qualcosa di interessante?-
Chiese infatti lui accarezzandole la mano con un dito, ma lei la ritrasse subito.
-No.-
-Veramente? Nemmeno dei tuoi sottoposti?-
-Io non li vedo così.-
Era una Master, e gestiva la gilda della Werewolf’s Shadow, ma non vedeva quelle persone come al suo servizio. Erano un branco.
-Oh sì…tu hai quell’idea di branco. Un gruppo unito da vari legami di amicizia e fraternità…-
Il tono che stava usando era dolce come il miele, ma nascondeva solo del veleno, che lei purtroppo conosceva bene e che infatti la fece rabbrividire.
-Non potrai mai capire…-
-No. E non ne ho bisogno. Tu sei perfetta Ailea…lo sei sempre stata, ma continui a circondarti di insetti.-
-Non parlare così di loro.-
Ringhiando la donna lo guardò negli occhi, ed in essi lui poté vedere quella rabbia pura che tirava fuori ogni volta toccava i tasti giusti, ed ancora una volta sentirla tra le proprie mani lo estasiò.
-Sai, potrei diventare ancora una volta geloso a vederti così…tutto questo affetto che hai nei loro confronti…-
La rabbia sparì completamente dagli occhi della donna, sostituita dal terrore.
Ricordi orribili si riversarono nella sua mente, dei giorni più belli della sua vita che si erano tramutati in degli incubi senza fine.
Da quanto era iniziato quel gioco malato tra di loro ormai non aveva nemmeno più senso contarlo, forse dieci anni?
Lui nascondeva sotto il suo fascino e le sue parole delle mostruose ombre che distruggevano ogni cosa, e lei ne aveva avuto la prova il giorno in cui le aveva portato via tutto…
Abbassando lo sguardo la donna sentì salirle in gola un sapore acido, misto al dolore ed alla rabbia, che però dovette mandare giù, mentre lui sorridendo le prese la mano nella propria, questa volta senza incontrare opposizioni.
Non poteva farlo, per vari motivi che lei stessa preferiva nascondere per la vergona, ma soprattutto perché sapeva che tirando troppo la corda allontanandolo avrebbe messo in pericolo ancora una volta coloro a cui teneva di più, e non era certa di sopravvivere nuovamente a livello mentale ad una cosa simile.
Ogni volta che era costretta a lasciarlo avvicinare al suo cuore si sentiva l’essere più abbietto del mondo, perfino di lui.
Avrebbe potuto combatterlo, ed aveva tentato come aveva fallito, avrebbe potuto smettere di creare legami d’amicizia con altre persone, ma questo avrebbe significato dargliela vinta rinchiudendosi così in una scatola appartenendo soltanto a lui.
La cosa peggiore era il fatto che nonostante fosse un mostro lei continuava a sentire nodi allo stomaco e sbuffi al cuore, a sussultare di fronte al suo tocco, a chiederne di più in maniera tacita e ad accettare alcuni suoi doni, rendendo così vergogna  a coloro che per causa sua aveva perso.
Tutto questo solo perché era una stupida. Perché quelle parole che solo a lei riferiva erano dette con tale sentimento e sincerità che vi finiva trascinata. Perché l’impeto del suo corpo era ormai una droga in perfetta armonia con il suo.
Perché se non fosse stato folle sarebbe stato perfetto.
Alla fine lei stessa era un mostro, e forse lui era citò che meritava...
Non poteva però andare in maniera diversa, perché solo in questo modo, solamente rendendosi sua prigioniera, avrebbe protetto il suo branco, altrimenti glieli avrebbe portati via solo per esser certo nessuno potesse rubargliela, perché alla fine era questo ciò a cui molto girava.
L’uomo poteva mostrarsi sicuro, forte ed imbattibile, ma come lei portava delle maschere anche lui ne possedeva, soprattutto a riguardo delle sue paure.
Aveva paura di perderla, di non potersi più saziare del suo corpo, del suo respiro, della sua presenza. Aveva paura che arrivasse qualcun altro a farlo, e così voleva impedire con tutte le sue forze che questo accadesse.
Non importa quanto lei lo avrebbe odiato, sarebbe sempre rimasta al suo fianco, che l’avesse voluto o meno.
Vivere senza di lei equivaleva a morire.
Anche per questo motivo si era impegnato con tutte le sue forze ad impedire che qualcuno scoprisse ciò che c’era tra loro. Se fosse capitato sicuramente le avrebbero fatto del male solo per ferire lui o fargli pagare qualche torto.
Voleva proteggerla, ma voleva anche ferirla, ed in tale contraddizione si rispecchiava la follia del suo amore malato.
-Forse non avrei dovuto toccare questi nervi?-
Domandò comunque candidamente continuando ad accarezzarle la mano.
-Sarebbe bello fare lo stesso con te…-
Borbottò la donna mentre arrivarono per loro due bicchieri colmi di un liquido marrone.
-Sei capace di toccare altri nervi molto piacevoli però.-
Socchiudendo gli occhi cercando di non ascoltarlo Ailea avvicinò il bicchiere alle labbra, sentendo già dal primo sorso che conteneva una buona quantità di alcol.
Poco male che avevano tutto il pomeriggio davanti.
-Almeno io ho qualcosa da raccontare della mia vita.-
Disse involontariamente continuando la conversazione, mordendosi subito dopo la lingua.
-Così mi offendi. Ho una vita piena sai?-
Rispose lui con tono calmo ma canzonatorio, senza ancora toccare il bicchiere.
-Piena di impegni nel rovinare la vita alle persone?-
Lei purtroppo non era ironica.
Ciascun Boss aveva costruito il suo impero su una pila di cadaveri, e lei sapeva bene quanto quella di lui fosse alta.
Chiunque gli dicesse di no non viveva molto a lungo, e perfino chi stava dalla sua parte ma non gli serviva più.
Distruggeva edifici facendoli sembrare incidenti solo per arrivare ad uccidere delle persone e le loro famiglie, allo scopo di non doversi preoccupare di familiari vendicativi.
Non faceva distinzioni per sesso o età, e chiunque facesse un patto con lui pagava un prezzo incredibilmente alto.
-Impegni rimangono. Alla fin fine anche tutto questo fa parte dei miei impegni.-
Sorrise lui facendo passare la mano verso la spalla della donna.
-Ed io dovevo finirci in mezzo.-
-Naturalmente. Non puoi negare che è molto più rilassante parlare in questo modo dove vogliamo piuttosto che nasconderci.-
Ailea non rispose, pur di non dargli ragione preferiva il silenzio.
Non era stupida e sapeva che se si fosse venuto a sapere tutto lei e la gilda sarebbero stati in pericolo. Questa motivazione quindi andava ad unirsi all’insieme di catene che le stringevano il collo, di cui lui aveva tutto il controllo.
-Non sarà il migliore dei luoghi, ma pur d’avere tutto questo posso fare uno sforzo.-
Disse infine lui prendendole una ciocca di capelli baciandogliela. La lasciò quindi andare sedendosi composto assaggiando a sua volta la bevanda, trovandola rozza e quasi insapore.
Il livello alcolico per lui non era nemmeno così alto.
-Non si potrà mai fare una conversazione normale, non è vero?-
Sospirò lei infine sinceramente dispiaciuta.
Era un qualcosa che l’aveva accompagnata fin da bambina, la sensazione di non poter essere normale.
Tante persone potevano parlare dei loro hobby, delle loro giornate in totale serenità, ma lei cosa poteva fare?
Era cresciuta a Roobkbow, città del crimine, in una gilda di maghi che nelle altre città era quasi considerata come oscura, e per lavorare accettava missioni che andavano da semplici faccende all’omicidio.
“Oh sì, ieri ho ammazzato uno ahaha”, assolutamente basso come livello di conversazione.
Ormai però non poteva cambiare, anzi non aveva mai potuto farlo visto dalla nascita possedeva il debito più grande di tutti, quello della vita.
Non sarebbe mai potuta diventare qualcuno che andando a far la spesa incontrava degli amici e chiacchierava del più e del meno, perfino delle loro relazioni.
“Sì il mio compagno l’altro giorno ha fatto esplodere un edificio”, normalissima come cosa…
Con un lungo sospiro prese un altro piccolo sorso, mentre l’uomo accanto a lei corrugava la fronte.
Magari non si vedeva molto, ma teneva molto allo stato emotivo della donna.
Voleva che fosse felice e soddisfatta della sua vita. Lei era la perfezione assoluta, non aveva nulla in meno di altri.
Il fatto però era che a lui piaceva farla soffrire, ma anche questo era un argomento complicato. Voleva ferirla fisicamente, farla sanguinare, far sì che lei si sentisse intrappolata tra le sue mani come se la stesse strangolando.
Non voleva invece che soffrisse perché pensava ci fosse un’altra donna, cosa assolutamente impossibile, o che lui non l’amasse, ed infatti non aveva mai voluto tenerla sulle spine per un qualsiasi argomento ed aveva sempre cercato a modo suo di farle capire quanto contava.
La rispettava anche, e glielo diceva spesso, ma ciò non annullava il piacere perverso che provava a vederla sottomessa.
Sapeva perfettamente comunque cosa le passava per la mente, infatti nei giorni in cui lui si era impegnato per farla innamorare, nascondendo quanto nero fosse il suo cuore, ma sentimenti sinceri, ne avevano parlato spesso, e lui la capiva.
Quel senso d’esser completamente diversi dal resto del mondo, corrotti.
Ma a differenza di lei a lui questo piaceva, era quello che voleva.
Come già chiarito però voleva che lei fosse felice, e come sempre avrebbe fatto ogni cosa per darle della felicità.
Nuovamente le prese la mano, questa volta però quella sinistra, e le accarezzò le punte delle dita.
-Allora, suoni ancora la chitarra?-
A quella domanda la donna spalancò leggermente gli occhi, fissandolo.
Ogni volta che capiva come si sentiva, leggendola quasi come se fosse un libro, la sorprendeva, e purtroppo in un modo tremendamente buono.
Proprio per questo, perché la capiva e tentava di fare qualcosa per lei, sentì quell’odiata sensazione di calore al torace, ma finì per sorridere leggermente.
-Sì…-
Anche lui le sorrise di rimando, sapendo d’esser riuscito ancora una volta a fare una breccia in lei, e per simili cose non aveva mai mentito.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Il tempo continuò a trascorrere, mentre tutto attorno ai due si muoveva.
Le persone, impegnate nel loro quotidiano, entravano ed uscivano dal locale in cui si trovavano, riservando loro solo qualche veloce occhiata senza però mai fare o dire nulla, ed ai due andò bene così, almeno fino al giungere della notte.
Avendo finito da ormai molto tempo le proprie bevande si limitarono a pagare in silenzio uscendo, riprendendo così a camminare tra le strade di quel luogo anarchico, e che certamente mostrava un’altra faccia del degrado la notte.
Il cielo rimaneva però come una gemma in mezzo a tutto quel fango, dove le forme quadrate degli edifici apparivano ancor più imponenti ed allo stesso tempo vuoti, trovandosi in armonia con il gelo della notte.
Numerose ombre erano appostate e li seguivano, non per curiosità ma per avidità, pronte a prender loro tutto, ma sia la donna che il Boss non temevano simili situazioni.
Non tennero conto del tempo che passava, ben sapendo che più si faceva tardi più possibilità avevano di trovare qualcosa, e ad un certo punto mentre passavano per le strade più inoltrate nel centro della zona Ailea si fermò improvvisamente.
-Mh?-
L’uomo la guardò per qualche secondo, prima che lei volgesse lo sguardo ad un vicolo particolarmente sinistro, dal quale aveva sentito alcuni rumori.
Dopo molti anni di assalti aveva imparato ad affinare l’udito, e quando voleva cercare qualcosa o qualcuno si rivelava molto utile.
Senza dir nulla quindi camminò verso quella direzione, procedendo seguendo il suono di alcune voci che man mano diventavano sempre più forti, fino ad arrivare ad uno spiazzo tra le abitazioni.
Qui numerose persone si accalcavano formando un cerchio, al cui centro invece due persone stavano lottando con tutte le loro forze.
Le urla ed il vociare erano degli incitamenti e degli insulti verso il proprio favorito o lo sfavorito, e molti per aizzare i due rivali lanciavano loro contro anche delle pietre.
I due uomini si stavano attaccando usando senza alcun problema il loro potere. Il primo, dalla corporatura robusta, gli occhi neri ed i capelli dello stesso colore raccolti in una treccia, vestito con solo dei pantaloni marroni, aveva a quanto pare un’abilità capace di rivestire la propria pelle con delle forti scaglie di serpente.
Certamente un aiuto per la difesa, ma meno efficace dell’attacco.
L’altro invece, dai capelli rasati e gli occhi arancioni, vestito in ugual modo, sembrava esser in grado di ingrandire parti del suo corpo a piacimento, visto aveva appena ingrandito la mano destra per colpire l’altro.
Lottavano con ferocia, ma senza grazia o alcun tipo di eleganza. Il bruno tentò ad un certo punto di caricare l’altro dopo aver ricoperto le spalle e buona parte del torace di scaglie, facendo il possibile per spingerlo a terra per avere un vantaggio, ma l’altro pur subendo il colpo della spinta riuscì a reggersi in piedi, ingrandendo la testa colpendo l’altro con una testata tale da rompergli alcune scaglie, portando a luce la carne.
Non era comunque alla lotta che i due erano interessati, ma a coloro che assistevano.
Se la prostituta aveva dato loro le informazioni giuste lì avrebbero trovato qualcuno con delle informazioni di una qualche rilevanza. La maggior parte delle persone era vestita di stracci, ma non era in verità così difficile capire chi fosse in una posizione più alta degli altri, e questa volta fu l’occhio esperto del Boss a trovare qualcuno.
Si trattava di un uomo di circa trent’anni con alcune cicatrici sulle braccia, i suoi capelli neri erano arruffati e gli arrivavano poco sotto le orecchie, mentre gli occhi grigi osservavano attenti la lotta, ma senza urlare o simili. Era vestito con una maglia dalle maniche a sbuffo marrone e dei pantaloni neri. Attorno a lui c’erano almeno un paio di persone dalla corporatura massiccia, sicuramente lì per proteggerlo, entrambi dalla testa rasata indossavano dei pantaloni blu. A questi ultimi di tanto in tanto il primo sussurrava qualcosa facendoli annuire.
-Bingo…-
Con un leggero colpo del capo l’uomo indicò ad Ailea l’individuo che aveva notato, e subito lei intuì ciò che questo significava.
Raccogliere informazioni sarebbe stato molto semplice per lui. Avrebbe potuto uccidere tutti quanti grazie al potere delle sue ombre, spezzando le loro ossa e lacerando le loro carni spargendo sangue ovunque, per poi bloccare l’altro in modo non potesse fuggire torturandolo fino a quando non avesse collaborato.
Ma vista l’occasione preferiva agire come se fosse una persona “normale”, seguendo perfino la strada più difficile. Non voleva certo accorciare i momenti con Ailea e la loro piccola vacanza.
Insieme i due si avvicinarono abbastanza da poter essere inquadrati dall’uomo, e subito il Boss parlò.
-Incontro interessante, non è vero?-
Lo sconosciuto li guardò per qualche secondo, concentrandosi molto più su Ailea, e la cosa certo non fece piacere all’altro, ma alla fine sorridendo parlò con tono allegro.
-Eccome. Ma due stranieri sono venuti veramente a parlare solo di questo?-
-Di ciò che può sembrare interessante.-
Rispose il Boss con calma.
-Io di sicuro qualcosa di interessante lo vedo.-
Disse l’altro continuando a guardare la donna, che però non fu toccata dalla cosa e spostò lo sguardo verso i lottatori. Quello dotato dell’abilità di mutare le parti del corpo era riuscito a schiacciare la testa dell’avversario al suolo, ma non attuando una pressione abbastanza forte da romperla e così gli diede modo di andare. Il suo accompagnatore al contrario sentiva il forte desiderio di staccare la testa a quell’individuo, ma dalla sua compostezza non si sarebbe mai pensato.
-Uno dei due è uno dei suoi uomini?-
Chiese ad un certo punto Ailea, ben conscia di come creare una conversazione che volgesse verso il meglio per loro, e l’altro sembrò felice di risponderle.
-Hai fatto centro, sei perspicace quanto bella. Quello con le scaglie diciamo lavora per me, ma la puntata l’ho fatta sull’avversario, detto tra noi.-
Disse poi facendole l’occhiolino, al quale lei rispose con un falso sorriso solo per tenerlo buono.
Non sarebbe mai caduta sotto simili giochi, ma sapeva che tutti erano utilizzabili in un modo o nell’altro.
-Forse perché altri sanno lavora per te e puntando su di lui in caso di sconfitta ti assicurerebbero un bel mucchio di soldi?-
-Caspita, mi piaci sempre di più hahaha!-
Il Boss sorrise a sua volta guardandola. In verità quel ragionamento per chi era capace di farne ed era abile nell’usare altri era molto facile, ed anche per questo non sapeva resisterle.
-Spero veramente bel fiore del deserto che tu abbia puntato sulla persona giusta, ma in caso posso venirti incontro.-
Continuò lui flirtando, rischiando inconsciamente più del previsto.
-No grazie, siamo interessati ad altro in verità.-
-Eeeh lo sapevo, due stranieri che vengono qui non sono mai per una vacanza.-
-Ci è stato detto che tu sei la persona migliore per trovare qualcuno.-
Continuò Ailea con una falsa lusinga.
-Dipende sempre da chi mio bel fiore.-
-Il suo nome è Haadil Sabhé. Quello per cui lavoriamo deve riscuotere del denaro da lui, e non ha più voglia di aspettare.-
Il tono serio della donna sembrava far intendere non scherzasse, ed era una menzogna senz’altro efficiente e credibile. L’uomo iniziò a massaggiarsi il mento come a riflettere, fino a che non parlò nuovamente.
-Sì, so chi è. Un lardoso che si spaccia per un uomo d’alta classe. Non mi sorprende lo cerchiate per questo motivo, è quella classica persona che pur di mostrare quanto è ricco fa molti passi falsi.-
-Potresti dirci dove si trova?-
Chiese ancora una volta la donna con fare calmo.
-Ma certo, però in cambio voglio qualcosa…una notte con te.-
A quelle parole nella mente del Boss qualcosa si ruppe, ed il sorriso si incrinò.
Un lurido verme che anche solo pensava una cosa simile…non era degno di respirare. Ailea però accanto a lui riuscì, sia per la stretta vicinanza che per l’oscurità, a toccargli il braccio per trattenerlo, parlando.
-Va bene.-
Questa volta il Boss non trattenne nemmeno dal non corrugare la fronte, voltandosi verso di lei con i suoi gelidi occhi di ghiaccio, che presto si riempirono d’un alone mortale.
-Fantastico! Allora vieni con me nella casa qui dietro. Potrete riunirvi al mattino.-
Disse invece entusiasta l’altro, che avvicinandosi le prese il polso.
-Prima le informazioni, poi verrò.-
Affermò lei seria facendo un passo indietro, verso il Boss alle sue spalle, ed ancora una volta con la mano nascosta gli toccò il braccio, in una tacita richiesta di non fare nulla, anche se non poteva trattenerlo dal provare un cieco odio.
Nel frattempo l’altro sembrava continuare a riflettere, fino a quando non sospirò con fare arreso.
-Ti do fiducia mio bel fiore. Haadil Sabhé si trova in quella che è definibile la capitale del Regno del Sud, all’interno delle mura della città. Lo potrai trovare lì almeno fino al prossimo mese.-
Avevano le informazioni che volevano, per quanto riguardava il Boss potevano anche ucciderli ed andarsene, ma Ailea voltandosi lo fissò con grande intensità, e nei suoi occhi si poteva leggere il desiderio di fiducia.
-Aspettami fuori dalla città.-
L’uomo rimase in silenzio per qualche secondo, spostando lo sguardo dal suo giocattolino a quel verme schifoso. Non voleva farlo, voleva ucciderli tutti, ma…se lei diceva così un motivo doveva esserci, non l’avrebbe mai potuto tradire.
Era una certezza molto forte in lui, ma anche l’ombra del dubbio gli faceva tremare il petto.
-Va bene…-
Senza aggiungere altro l’uomo iniziò ad allontanarsi, ed allo stesso modo fecero gli altri due per dirigersi all’abitazione scelta.
Il Boss camminò a testa china lungo tutte le strade, tenendo gli occhi spalancati come una bestia rabbiosa.
I suoi nervi erano talmente tesi che non intendeva trattenere il suo odio per quel luogo così abbietto, e mentre passava tra le vie più strette all’improvviso le ombre iniziarono a stritolare alcuni muri, distruggendo parti di case e facendo crollare varie parti.
Sentì anche alcune urla, probabilmente di persone schiacciate, ma non bastavano.
Voleva sentire le urla di quell’uomo…
Con questa rabbia arrivò fino al limite della città, spostandosi di qualche metro più avanti camminando tra la sabbia.
Voleva distruggere ogni cosa. Tutto doveva essere avvolto dall’oscurità e distrutto.
Che cosa stavano facendo?
Erano forse avvinghiati l’uno all’altra?
Stava prendendo ciò che era suo?
Sentendo il suo odore, il suo respiro, la sua carne…inavvertitamente il suo corpo iniziò a produrre delle ombre solide, che ondeggiarono come se fossero spinte dal vento, segno della sua rabbia e della sua instabilità.
Tuttavia tutto cessò quando sentì qualcosa stringergli l’abito sulla schiena.
Una mano, piccola e delicata, ma ferma.
Voltandosi con molta calma l’uomo vide davanti a sé Ailea, che a sua volta lo fissava.
-Ho utilizzato l’anello che il nostro committente mi ha dato, come siamo entrati ho creato delle corde attorno a lui e mi sono teletrasportata. Era l’opzione migliore per non dare nell’occhio ed ottenere informazioni.-
Dopo averla ascoltata un nuovo e dolce sorriso nacque sulle labbra dell’uomo, che rompendo la distanza tra loro la cinse in un abbraccio, stringendola quanto più possibile a sé per rimarcare ciò che era suo, e percepire che nulla era rimasto invariato.
-Sapevo non mi avresti tradito.-
Ailea rimase ferma dove si trovava, limitandosi a lasciarlo fare solo per quella volta. Aveva percepito fin da subito come si era sentito, lo conosceva bene ormai, ed aveva cercato di fargli capire che doveva fidarsi di lei.
Magari non l’avrebbe mai ammesso, almeno non facilmente, ma lei non sarebbe mai stata in grado di far qualcosa con un altro uomo, per il semplice fatto che non voleva, e che sapeva non si sarebbe sentita bene.
La preoccupazione che lui però dimostrava sull’argomento, se si fosse tolto il contorno, l’avrebbe quasi fatto apparire per lei…dolce…
-Non volevo che mi toccasse.-
Continuando ad abbracciarla iniziò anche ad accarezzarle la testa, ma ciò che Ailea non poteva vedere erano delle ombre, sottili ma rapide che come dei serpenti percorsero tutto il tratto precedentemente fatto dall’uomo, che sempre grazie alla sua magia poteva perfino vedere attraverso le sue creature, e così raggiunse nuovamente il luogo dell’incontro.
Senza che le ombre venissero viste fece si che queste raggiungessero il sottoposto del verme che aveva avvicinato il suo giocattolo, e le fece entrare nel suo corpo facendole espandere fino a schiacciare ogni organo, uccidendolo.
Esternamente tuttavia era ancora integro, e perfettamente funzionante. Le ombre in suo possesso lo riempirono come se fosse un pupazzo, facendolo camminare e poi correre, fino alla casa in cui il suo capo era ancora rinchiuso.
Questo, legato, cercava di liberarsi, ma dava le spalle alla porta, e proprio approfittando di ciò il Boss fece sì che il suo bambolotto gli afferrasse la testa conficcandogli le unghie negli occhi, stringendo sempre di più e scavando a fondo, usando tutta la sua forza per aprirgli il cranio.
Naturalmente gli altri sarebbero arrivati presto, ma non avrebbero potuto far altro, all’oscuro di tutto, che prendersela su un qualcosa che era già un cadavere.
 

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Nel giro di una notte i due furono ormai alle porte della capitale del Regno del Sud, il tutto grazie ai poteri dell’uomo che, per viaggiare in comodità, aveva creato perfino una macchina utilizzando le ombre, rendendole solide.
La sua magia poteva estendersi perfino a questo, ed era per ciò che era così pericoloso, ma almeno era stato anche comodo.
La capitale era assolutamente diversa dalla precedente cittadina, soprattutto per via della sua imponenza.
Perfino il gigantesco muro che la circondava non poteva nascondere i grandi palazzi dall’altra parte, degni perfino di un sovrano.
-Questo posto potrebbe piacermi di più.-
Disse il Boss facendo svanire il mezzo, con un mezzo sorriso.
-E’ sicuramente di classe, ma dobbiamo concentrarci sull’obbiettivo.-
Rispose Ailea, che già aveva notato il grande portone che permetteva di entrare, al momento aperto ma sorvegliato da due guardie armate, vestite con delle leggere armature giallastre.
Non avevano informazioni su quanto fosse difficile accedervi, ma il loro aspetto non era certo quello di due mendicanti, anzi. Il problema era l’evidente differenza del loro paese di provenienza.
Mantennero comunque un’aria fiera, procedendo senza quasi guardare le guardie, almeno fino a quando queste non li costrinsero a fermarsi puntando loro contro delle lance.
-Cosa volete stranieri?-
C’era evidente disgusto a quelle parole e ben poca cordialità, ma fu il Boss a rispondere, con molta più pacatezza.
-Dobbiamo incontrare Haadil Sabhé. Facciamo parte di una gilda esterna alla città, ed ha chiesto i nostri servizi.-
Così dicendo afferrò il braccio di Ailea, mostrando il marchio del lupo nero che possedeva, in modo da dar loro una prova.
Di ciò però lei non fu affatto contenta, ed era chiaro nell’improvviso sguardo pieno di odio che gli stava lanciando.
Sfortunatamente l’uomo non fu l’unico a notarla, e magari questo bastò loro per esser diffidenti.
-Andate da un’altra parte stranieri. Prima che vi facciate del male.-
I due rimasero per qualche secondo dove si trovavano, prima di  girarsi per dar l’impressione si stessero allontanando.
-Non osare mai più dire che fai parte della MIA gilda.-
-E’ un nervo ancora così scoperto? Mi fa piacere…-
-Bastardo.-
Quella faccenda doveva comunque aspettare, visto avevano bisogno di entrare. Guardandosi attorno Ailea non notò altre guardie, e quindi si spostò verso un punto distante della parete.
-Da questa parte…-
Mentre si muovevano l’uomo si premurò di nasconderli entrambi sotto l’ombra delle mura, almeno in quel modo per chiunque avesse potuto trovarsi sopra di loro non ci sarebbe stato nulla, anche se era solo un gioco degli occhi.
Ailea nel frattempo aveva avvicinato la mano alla parete, e tramite la magia del Solid Script dalla sua mano aveva iniziato ad ampliarsi la parola “Buco”, e come questa toccò il muro questo si creò, come se in quel punto non ci fosse mai stato nulla, anche se la parola divenuta trasparente non era scomparsa.
-Muoviamoci.-
Fortunatamente lo aveva creato in una zona in prossimità con un edificio, quindi spostandosi rapidamente non furono visti da nessuno, ed annullando la magia il muro tornò perfettamente normale.
La città non tradiva le aspettative esterne, il terreno era stato sostituito da delle rosse mattonelle dalle sfumature arancioni, ed in alcuni punti, come ad esempio in prossimità di una fontana, erano presenti dei fini mosaici.
Le strade erano ampie ed i negozi già dall’inizio non mancavano, e le persone indossavano tutte abiti raffinati e splendidi. Alcuni palazzi erano perfino collegati tra loro tramite dei ponti, ma esternamente avevano tutti una tonalità giallo chiaro dai rotondi tetti arancioni.
Quasi non sembrava che il regno avesse attraversato un duro periodo a causa delle guerre interne.
-Dobbiamo trovare Haadil Sabhé senza farci vedere dalle guardie…non penso che girare per le strade allo scoperto porterà gli stessi risultati.-
Sussurrò la donna facendo attenzione.
-No, non direi…ma coloro che sono in alto trovano sempre un modo per farsi notare. Soprattutto chi vorrebbe esserlo e si atteggia a tale.-
Su questo aveva ragione, e dalle informazioni del committente quell’uomo era la tipica persona capace di questo.
-Dobbiamo trovare un luogo che sia ben frequentato e per persone d’alta classe, perfino qui.-
Concluse lui facendo attenzione a dove si trovano le guardie.
-E’ una parola…ci pensi tu?-
Chiese l’altra con la stessa attenzione. Non era sciocca, sapeva bene ciò di cui era capace dopo gli anni.
Forse lo conosceva bene quanto le sue tasche…purtroppo.
-Ma certo.-
Con un piccolo sorriso l’uomo mandò centinaia di ombra in ogni casa vicina, osservando tramite ciascuna di esse l’interno.
Non era una cosa semplice, e l’aveva imparato solo nel tempo, ma era in grado non solo di far muovere ogni ombra ma anche di vedere, sentire o parlare attraverso loro.
Se non fosse stato capace di sfruttare i suoi poteri al massimo non sarebbe stato un degno Boss, infondo.
Nel mentre fingevano di camminare come due persone normali, anche se per il loro aspetto davano fin troppo nell’occhio. Almeno non dovettero preoccuparsene a lungo.
-Ho trovato qualcosa, da questa parte.-
Tirandola a sé con certamente poca grazia i due iniziarono a correre tra gli angoli delle strade, mentre l’uomo aveva il sentiero ben chiaro di fronte a sé, e continuarono così per circa trenta minuti, fino a quando non arrivarono nei pressi di quello che sembrava un ristorante di lusso.
La facciata principale aveva, oltre ad un ampio portone dorato con tanto di tappeto rosso, una serie di grandi finestre che permettevano di vedere una stanza dall’aria piacevole, pieno di tavoli e di gente, certamente ricca, che conversava tra loro.
L’entrata era sorvegliata da due buttafuori, che lanciavano occhiatacce a chiunque si avvicinasse troppo, ed ai lati di questa c’erano delle alte piante che abbellivano la zona, assieme perfino a due fontane.
Era evidente che se volevano avere informazioni su qualcuno di ricco ed apparentemente influente dovevano cercare persone simili, e lì non avrebbero avuto problemi.
-Come vogliamo procedere?-
Chiese la donna, più per sentire anche l’idea dell’altro che per farsi comandare.
Erano per circostanze una squadra, e poteva darle sui nervi ma era comunque abbastanza professionale da accettare qualsiasi proposta.
-Tu mia cara sei sicuramente una Master di un certo livello, ed hai fatto vari incontri con tuoi simili e perfino i Boss. Ma c’è una differenza tra noi e voi, e cioè che noi siamo ancora più in alto e senza vincoli. Voi lavorate per la gente, noi per il nostro tornaconto. E credimi, persone avide ed egocentriche troveranno sempre nelle giuste occasioni momenti per vantarsi o sparlare. Prendi Sasaku ad esempio, ricorderai bene quanto chiacchiera.-
Sasaku era una Boss come lui, ma molto più irritante ed infantile, che Ailea aveva conosciuto perché questa si era invaghita di un suo sottoposto, Daimonas, a cui lei però era particolarmente legata con una profonda amicizia.
Accadde a quel tempo, nemmeno qualche mese prima in verità, che il Boss, questa ragazzina ed una terza persona, facente parte del passato di Daimonas, si organizzarono per rapirli tutti, inclusi altri due di nome Astral e Lacie, ma solo perché l’uomo era troppo vicino ad Ailea e meritava una lezione.
In ogni caso, ad ogni incontro dei Boss questa insopportabile ragazza, che chissà quante volte avrebbe voluto uccidere ma che poté solo ferire gravemente, parlava e parlava di qualsiasi cosa, svelando anche dettagli dei suoi affari.
-Quindi vorresti avvicinarti abbastanza per sentire ciò che dicono, scoprendo magari qualcosa?-
Chiese Ailea rabbrividendo ricordando Sasaku, condividevano in quel senso la stessa antipatia per lei.
-Precisamente…c’è una porta sul retro che da alla cucina. Possiamo mischiarci con il personale…-
-Attraverso la mia magia.-
Concluse la donna, facendo scattare una scintilla in lui.
Avevano spesso gli stessi pensieri, ma quando la capiva fino a quel punto a stento riusciva a trattenersi.
-Bravo il mio giocattolino…-
-Stai zitto.-
Dirigendosi per prima verso il retro del palazzo, prendendo una strada molto ampia, poté vedere effettivamente l’entrata vicino ad alcuni cassonetti, ma avrebbero dovuto aspettare  che qualche cameriere o aiutante l’aprisse, per evitare di farsi scoprire.
Nel mentre continuava ad osservare la porta l’uomo improvvisamente le si parò davanti, bloccandola contro la parete dove si stava nascondendo iniziando a morderle il collo.
-Che stai facendo!-
Disse lei colpendogli lo stomaco con un pugno.
-Non credi che due persone che fissano una porta possano insospettire? Meglio fare la tipica scena di una coppia appartata…ed io come ben sai mi calo molto bene nella parte.-
Ridacchiò l’altro senza nemmeno avvertire il colpo, mentre Ailea si guardò attorno.
Erano completamente soli, e nemmeno dalle finestre qualcuno era affacciato, stava solo usando quella situazione come scusa.
La fortuna però girò a favore della donna, visto pochi attimi dopo un ragazzino di poco più di diciotto anni, dai capelli e gli occhi neri, vestito con una divisa bianca, aprì la porta per buttare un sacco della spazzatura, e così poté spingerlo via senza che potesse ribattere.
-Abbiamo del lavoro da fare.-
Con grande rapidità Ailea arrivò alle spalle del ragazzo, che nemmeno la sentì se non quando questa lo colpì con violenza alla testa, facendolo svenire.
Ancora una volta questo suo tratto conquistò l’uomo, che prontamente la raggiunse mentre lei stava usando nuovamente la propria magia runica.
-Indossando i suoi abiti avrò le sue sembianze, tu resta pure qui ad aspettarmi.-
Sussurrò la donna togliendo la camicia al ragazzo, anche quella sarebbe bastata.
La vista della propria donna che spogliava un altro, seppur per necessità, faceva ribollire il sangue al Boss, che apprezzava ancor meno l’idea di lasciarla andar sola.
Non che pensasse non fosse capace di difendersi, non voleva allontanarsi da lei e basta.
-Kmhar quanto ci metti?-
La voce di un altro ragazzo che lavorava all’interno del ristorante iniziò ad avvicinarsi, dando così al Boss uno spunto per seguirla. Appena l’altro fu vicino infatti lo tramortì a sua volta, guardando Ailea in attesa facesse la stessa magia.
-Sul serio?-
Domandò lei scontrosamente, ricevendo solo un sorriso che la costrinse ad arrendersi.
In pochi istanti i due nascosero i corpi tra i sacchi della spazzatura, e prendendo il loro posto entrarono nella cucina del ristorante.
L’interno si presentava come una cucina sofisticata, avente i pavimenti in piastrelle bianche ed i muri dello stesso colore, nascosti però dietro numerosi scaffali e fornelli.
Un gran numero di persone erano impegnate a cucinare, ed alcuni piatti erano già pronti.
-Kmhar, Nion. Muovetevi a portare i piatti!-
Una donna alta e snella, dai capelli marroni raccolti in una treccia e vestita con una divisa nera, parlò rivolgendosi  chiaramente ad Ailea ed al Boss, che grazie alla magia avevano l’aspetto dei due camerieri tramortiti fuori.
Visto però solo l’aspetto e non le voci erano cambiate si limitarono ad annuire, prendendo quanti più piatti possibili, sui quali era segnato un numero, uscendo dalla porta a due ante dall’altra parte della stanza.
Il salone in cui entrarono era molto elegante, dal pavimento arancione ed i muri rossi, con numerosi tavoli tutti numerati e dei lampadari di cristallo sul soffitto a cupola.
Il lavoro era semplice, e permetteva effettivamente di sentire tutte le conversazioni dei presenti.
La maggior parte parlavano di affari, oppure di frivolezze proprie, ma presto Ailea sentì qualcosa di molto interessante.
-Voi andrete al ballo di Haadil Sabhé?-
A parlare era stata una donna dalla pelle scura, gli occhi arancioni ed i capelli neri sistemati in una serie di trecce. Assieme a lei c’erano altre tre persone, due uomini vestiti con delle tuniche gialle aventi però numerosi ricami raffinati ed un’altra donna, che indossava un abito azzurro ed aveva la testa rasata e gli occhi neri.
-Non sono entusiasta di sentirlo vantarsi del fantomatico tesoro che dice di aver trovato, ma non possiamo fare altrimenti infondo.-
Disse uno dei due uomini bevendo del vino.
-No di certo, sarà uno che sa solo parlare, ma ha abbastanza conoscenze da rendere importante anche solo un incontro.-
Rispose l’altro leggermente seccato.
-Dove si terrà a proposito? Non ho prestato attenzione all’uomo che ha mandato a casa mia.-
Chiese la donna vestita con l’abito azzurro.
-Nella parte nord della città. Sarà l’edificio con più luci di tutta la serata. Basterà presentare gli inviti che ci hanno dato, ma visto come li elargisce dubito sappia realmente chi sono i suoi invitati.-
-Fino a quando sono ricchi non ha certo problemi.-
Quelle informazioni erano tutto ciò che le servivano, rimanevano però i biglietti. Anche questa parte però non sarebbe stata particolarmente difficile, ma per metterla in atto prima di tutto entrambi sarebbero dovuti uscire.
Così, dopo aver consegnato gli ultimi piatti, si avviò nuovamente verso la cucina, fissando il Boss e facendogli così capire che dovevano andare.
Lui subito la seguì, e senza dire nulla tornarono all’esterno annullando la magia e dirigendosi verso la facciata principale dell’edificio.
-Cos’hai scoperto?-
Chiese subito l’uomo senza guardarla.
-Darà una festa questa sera, nella parte nord della città. Ma ci servono dei biglietti.-
-Sai dove trovarli?-
-Sì, ci sono quattro persone lì dentro, e sono tutte invitate.-
-Allora dobbiamo solo derubarli. Sarà meglio farlo però senza dare nell’occhio, non vogliamo certo che delle guardie ci vedano.-
-No di certo. Potrei fingere di inciampare contro una delle donne e metter mano alla sua borsa. Sarebbe facile.-
-Però io poi dovrei rifarlo su uno degli uomini, e risulterebbe strano. Dovrebbe essere un’azione di coppia, per così dire.-
Disse l’uomo sorridendole mentre qualche idea si delineava nella sua mente, e soprattutto per l’ultima parte della frase Ailea aveva intuito a cosa pensava.
-Oh no…-

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Trascorse all’incirca un’ora prima che i quattro individui uscissero dal ristorante, procedendo per un breve tratto tutti nella stessa direzione.
Mentre conversavano davanti a loro arrivò una rumorosa coppia, che continuava a ridere ed a flirtare.
-Mi sono tanto divertita stasera…quando potremo rifarlo?-
Chiese la donna mentre teneva con entrambe le mani il braccio dell’uomo stretto al suo petto.
-Quando vorrai amore mio. Sai che voglio solo vederti felice.-
Rispose l’altro prendendole il viso cominciando a baciarla.
Sembravano una normalissima coppia felice, forse un po’ troppo esuberante, ma continuando a camminare in quel modo involontariamente la donna finì per scontrarsi con una del gruppo, cadendole quasi addosso.
-Oh no! Mi dispiace tanto le chiedo scusa!-
-Non si preoccupi, non è successo nulla.-
Rispose subito l’altra, che per fortuna l’aveva afferrata poco prima che cadesse. Si vedeva però una certa antipatia nei confronti della straniera, forse per i suoi modi o per la sua palese non appartenenza al Regno del Sud.
-Scusateci, eravamo così presi da non notare nulla.-
Disse poi il compagno allungando una mano per stringere forzatamente quella degli uomini, che non poterono evitarlo.
-State più attenti la prossima volta. Noi dobbiamo andare.-
-Ma certo. Tesoro mio, sarà meglio tornare anche noi. Buona giornata signori.-
Rispose lo straniero prendendo per la vita la compagna, allontanandosi mentre si tenevano semplicemente mano per mano.
-L’hai preso?-
Sussurrò Ailea non appena furono abbastanza lontani.
-Amore mio, non  ti fidi delle mie capacità?-
Chiese il Boss divertito, facendola avvicinare ancor di più, senza però ottenere altro che silenzio.
Quella pagliacciata per lei era stata umiliante, ed avrebbe preferito perfino venir scoperta piuttosto che dover agire in quel modo stucchevole con lui, ma non aveva avuto altra scelta.
O almeno questo era ciò che continuava a ripetere per preservare il suo orgoglio.
-Grazie alle mie ombre è stato piuttosto facile.-
Disse infine l’uomo senza perdere né il sorriso né il tono allegro. Avrebbe potuto usare i suoi poteri per prendere i biglietti anche da lontano, ma a che pro se poteva approfittare della situazione?
-Bene, anche io ho il mio. Non ci resta che aspettare questa sera.-
Rispose la donna mentre si spostavano lungo le vie meno trafficate.
-Sarà meglio trovare dei nuovi abiti, e forse usare la tua magia per apparire come persone del luogo.-
Osservò giustamente l’altro. Infondo era essenziale entrare alla festa senza problemi.
Neppure per Ailea l’idea sembrò inutile, ed infatti acconsentì.
-Va bene.-

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Il cielo del deserto mostrò quella sera tutto il suo splendore.
Né una nuvola o un’ombra potevano oscurare la magnificenza delle stelle che libere comparivano una alla volta nel nero cielo.
Un gran numero di persone si stava muovendo verso uno specifico palazzo, il quale aveva, superato un cancello dorato, un grande giardino dai piccoli sassi bianchi e con eleganti piante sistemate vicino ad alcune fontane.
Il palazzo non era alto, infatti aveva solo due piani, ma certamente era largo.
L’entrata principale era formata, superata una piccola scalinata, da un grande portone in vetro sorvegliato da delle guardie vestite completamente di giallo.
Superato questo punto si vedeva poi un grande salone d’ingresso dal pavimento bianco ed i muri gialli, con due corridoi ai lati e l’entrata alla sala da ballo nella parete opposta all’entrata.
Già solamente qui si potevano vedere personaggi illustri chiacchierare tra loro mentre venivano serviti da dei giovani camerieri.
Nella sala da ballo come decorazioni, oltre ad un palco con i musicisti migliori della zona, un lampadario di lacrima in cristallo e delle piante agli angoli, v’era una sottospecie di trono con numerosi cuscini al fianco.
Il proprietario di questa lussuosa casa però era impegnato a salutare tutti gli invitati più facoltosi.
Si trattava di una figura dalla corporatura bassa e grassoccia, dai capelli rasati nascosti sotto un grande cappello azzurro e con una folta barba bionda, anche se solamente tinta visto le sopracciglia erano invece marroni,  e di tale colore erano anche i piccoli occhietti.
Due figure tuttavia attirarono una certa attenzione una volta arrivate.
Si trattava di un uomo e di una donna.
La prima aveva dei lunghi capelli neri che le scendevano lungo la schiena; indossava un abito a dir poco meraviglioso, la cui parte superiore era cinta alla vita da una cintura di topazi ed aveva a partire dalle spalle delle maniche trasparenti che le arrivavano fino ai polsi. La gonna invece aveva due grandi spacchi alle cosce che permettevano di vedere le sinuose gambe. Sul capo teneva infine un velo azzurro con alcune scaglie a mo’ di corona sulla fronte. I suoi occhi erano completamente gialli ma meravigliosi.
L’uomo era altrettanto alto e bello, dai capelli neri e gli occhi azzurri.
Indossava dei larghi pantaloni neri con una cintura violacea alla vita, ed un gilet lasciato aperto sul petto scolpito avente dei finissimi ricami dorati. Al petto teneva oltretutto una collana avente anch’essa dei grandi topazi racchiusi in dei rettangoli d’oro.
La loro carnagione scura risaltava i loro lineamenti ed anche i gioielli che avevano con sé.
Procedevano a passo sicuro, guardandosi intorno pur senza tenere lo sguardo per troppo su qualcuno, come se non ne fossero degni.
Il fatto nessuno li avesse mai visti prima, ma possedessero una qualche aura d’intrigo e fascino, fece sì che già molti li tenessero sotto tiro, in particolare il padrone di casa che subito li raggiunse.
-Buona sera! Benvenuti nella mia dimora signori. Il mio nome è Haadil Sabhé, con chi ho il piacere di parlare?-
Chiese subito l’uomo con un piccolo inchino, al quale risposero entrambi con rispetto.
-Il mio nome è Drahl Akabe, e lei è mia moglie Mirah.-
Disse l’affascinante sconosciuto indicando la donna.
-Incantata. Non potevamo mancare ad un simile evento.-
-Felice che vi siate uniti! Abbiamo in programma uno splendido ballo che inizierà tra pochissimi minuti!-
Rispose Haadil allegramente mentre i due lo seguivano nella sala principale, continuando ad attrarre grande attenzione dal pubblico.
-Immagino che perfino i musicisti siano i migliori in circolazione, visto gli standard ci aspettiamo dal suo prestigio.-
Disse Mirah sorridente elogiando Haabdil, che subito ridacchiò compiaciuto.
-Ma naturalmente! Ecco ecco, ascoltate con quanta maestria danno il via alle danze.-
Gli strumenti che utilizzavano erano comuni solamente nel Regno del Sud, ma effettivamente erano in grado di produrre una musica armoniosa ed elegante.
A poco a poco i vari invitati iniziarono  a mescolarsi tra loro, ballando mentre il padrone di casa seduto sul suo “trono” osservava la scena.
-Voi non avete intenzione di unirvi al ballo?-
Chiese poi riferendosi alla coppia.
-Solitamente è più conveniente costruire dei buoni rapporti con le persone più facoltose ed emergenti della società, e devo dire che l’unico modo per farlo sarebbe appunto restare qui a parlare con lei.-
Rispose Drahl senza però guardarlo, ma l’effetto delle sue parole era molto chiaro.
Ogni persona aveva solo bisogno della giusta esca per essere attirata, e loro avevano certamente trovato quella dell’uomo.
-Ohoh, mi lusingate signori. Ma io purtroppo non so molto di voi.-
-Abbiamo appena dato il via alla nostra attività. Ci occupiamo sia di petrolio che delle provviste d’acqua nelle zone più povere. E’ molto semplice far soldi quando non si ha concorrenza.-
-Mia moglie dice il vero. E soprattutto nell’ultima stagione i guadagni sono andati alle stelle ed a poco a poco stiamo espandendo le nostre aziende.-
Pur non avendo realmente detto molto sui nomi e le zone avevano lasciato intendere quanto potessero essere influenti, soprattutto parlando di due argomenti decisamente importanti.
-Direi allora che colui deve creare buoni rapporti con le persone giuste sono io. Solitamente alle mie feste vengono solo dei falsi ricchi, che credono di poter apparire come gran signori quando in realtà non hanno nulla.-
Buffo che stesse parlando in un certo senso di se stesso, ma nessuno dei due disse nulla.
-Spero di poter costruire degli ottimi rapporti, sia privati che lavorativi se posso osare.-
-Ma certo, era proprio ciò su cui contavamo questa sera.-
Rispose la donna visibilmente allegra.
-Splendido! In questo caso, visto possiamo dire siamo quindi in buoni rapporti, non voglio impedirvi di godervi la serata.  Mi unirò assieme a voi alle danze, ma l’importante è che i miei ospiti si divertano!-
-La ringraziamo molto in questo caso.-
Disse infine Mirah prima di prendere la mano del compagno per trascinarlo nelle danze. I due arrivarono quindi al centro della stanza, guardandosi negli occhi per qualche secondo prima di intrecciare le mani tra loro iniziando a danzare, senza comunque annullare la connessione.
I loro visi erano di una serenità tale che sembravano addirittura parlarsi, e lo stesso facevano i loro corpi mentre volteggiavano come se fosse uno solo.
A poco a poco molti iniziarono a fermarsi per osservarli. C’era qualcosa in loro di molto curioso, sia per l’aspetto che nei modi di fare.
Il ballo non era conforme  a nulla che si fosse mai visto prima ma ricco di poesia non poteva essere criticato.
-E’ divertente in un certo senso, non trovi?-
Sussurrò ad un certo punto Mirah, ridacchiando abbassando lo sguardo.
-Sì, non abbiamo ballato molto nell’ultimo periodo.-
Rispose Drahl appoggiando la fronte su quella di lei, continuando poi a parlare.
-Stai veramente bene con quest’abito….-
-Grazie…anche tu stai bene vestito così.-
-Mi fa piacere. Ci tenevo ti piacesse.-
Ammise lui contento.
Continuarono a danzare fino a quando la musica non cessò per una breve pausa, ed in quel momento la stanza si riempì d’applausi rivolti a loro.
-Bravi! Bravissimi! Oh non avevo dubbi, siete delle persone estremamente interessanti!-
Disse Haabdil applaudendo assieme agli altri, avvicinandosi, e la coppia rispose con un piccolo inchino.
-La ringraziamo per i suoi elogi, ma ci scusiamo anche per aver tolto l’attenzione dall’attrazione principale della serata.-
Rispose Drahl mentre Mirah continuò subito la frase.
-Giusto, la reliquia di cui tanto abbiamo sentito parlare.-
A quelle parole gli occhi dell’uomo brillarono compiaciuti, mentre si schiarì la gola.
-Non preoccupatevi, d’altronde la scoperta che ho fatto è ben custodita nel deserto, e non si muoverà certo da lì.-
-Quindi è vero? Ha trovato realmente l’ennesima reliquia del paese?-
Chiese Drahl interessato, soffiando sul fuoco dell’ego dell’altro.
-Sì, è così. Non è stato facile, ma la fortuna ha voluto farmi dono di questa gloriosa scoperta che rende onore al paese.-
Mentre parlava l’uomo aumentava sempre più il tono della voce, in modo potesse esser sentito da tutto.
-Solo una persona nobile e gloriosa poteva trovare qualcosa di simile.-
Aggiunse Mirah, contribuendo alla situazione.
-Sì…ma non amo vantarmi troppo. I fatti parlano da sé.-
-Quindi lei ora possiede tale reliquia?-
Chiese la donna interessata.
-Oh no, non potrei mai appropriarmi di qualcosa appartenente al nostro popolo. Oltretutto così facendo manterrò anche dei buoni rapporti con le guerriere del deserto.-
A quella frase tutti i presenti sussultarono colpiti, e l’uomo sorrise consapevole d’aver attirato su di sé l’attenzione più totale.
-Ebbene sì miei cari ospiti! Non solo ho scoperto una nuova reliquia, ma ho avuto anche un confronto con le grandi guerriere del Regno del Sud, nei pressi della loro cittadina! Come sapete questa è vietata agli uomini, ma all’esterno d’essa la conversazione ha avuto luogo senza alcun problema.-
-Ooooh!-
Ora tra alcuni s’erano levati perfino degli applausi, gli unici a mantenere il decoro iniziale erano la facoltosa coppia vicino ad Haabdil.
-E’ veramente uno degli uomini più incredibili che abbia incontrato fino ad ora.-
Disse Drahl stringendogli la mano mentre la moglie annuiva.
-Saremmo lieti di poter fare affari con lei un giorno.-
-Oh io non sono da meno miei cari. Anzi, possiamo già firmare un accordo se siete d’accordo con me. Ci vorrà solo una decina di minuti.-
-Ne saremmo onorati.-
Rispose Mirah, con un piccolo cenno del capo.
-Meraviglioso, vogliate seguirmi allora.-
Allontanandosi dalla folla i tre tornarono nella sala principale, spostandosi verso il corridoio a sinistra della porta.
Le finestre non mancavano di mostrare quanti altri invitati ci fossero, e mentre l’oscurità aumentava venivano sistemati appositi lacrima per creare la giusta atmosfera. Si potevano anche vedere numerosi dettagli volti tutti a rendere la zona più sfarzosa possibile, come tende dal materiale costoso, vasi, piante, , quadri e perfino armature.
Non ebbero bisogno di andare al piano superiore però, visto si fermarono davanti ad una porta al termine del corridoio, ed oltre essa si trovava un vero e proprio studio.
La stanza era decisamente piccola, dalle pareti rosse ed il pavimento in legno. Conteneva una grande scrivania con un paio di sedie vicino ed alcuni scaffali su cui erano stati mal riposti dei libri di vario tipo assieme a molte carte.
-Questo è il suo studio immagino.-
Disse Mirah guardandosi attorno un paio di volte.
-Esatto, tengo da conto di ogni dettaglio. Sapete, preferisco non lasciare mai le cose importanti in giro.-
-Ha perfettamente ragione. Non ho comunque avuto tempo di chiederle se ha intenzione di lasciare un’intervista sulla sua grande scoperta. Potrebbe finire nei libri di storia.-
Alle parole di Drahl l’altro non reagì come ci si sarebbe aspettato dal suo egocentrismo. Non v’era alcuna scintilla dell’aspirazione al successo, solo un…timore?
-Ecco…non penso serva. Insomma, infondo il Regno del Sud ha talmente tante reliquie importanti.-
Un tale comportamento era un’indubbia novità, ma per capire meglio la situazione la coppia procedette con calma.
-Non diminuisce certamente la sua importanza, ma è comprensibile vista la vostra umiltà.-
-Già, è molto meglio così.-
Continuò l’uomo apparentemente sollevato.
-Se non sbaglio però per ogni reliquia sono state avviate delle procedure per verificarne l’autenticità. Un uomo come lei non penso manchi di un registro o simile a riguardo della sua scoperta.-
-Oh no questo no. Ho tenuto tutto quanto in questo diario.-
Sorrise Haadil mostrando ai due un diario azzurri sistemato tra gli scaffali.
-Ma ora non è questo l’importante signori. Possiamo discutere con calma a riguardo dei nostri affari.-
La coppia prima di rispondere si guardò l’un l’altra per qualche secondo con uno strano sorriso sul volto, rivolgendolo poi all’uomo, mentre Drahl parlò.
-In realtà…non penso sarà necessario.-

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


-E’ stato veramente facile.-
-Mia cara, non c’erano dubbi sulla riuscita del piano.-
Era passata solo mezz’ora da quando Ailea ed il Boss si erano allontanati dalla festa del loro bersaglio.
Entrarvi era stato molto semplice grazie alla magia di lei, con la quale si erano mischiati perfettamente tra la popolazione locale, mantenendo comunque quel tono che li contraddistingueva dagli altri.
Si trattava di un vecchio trucco già usato anche per entrare al ristorante, ma sempre efficace.
Dopo aver scoperto che tutto ciò serviva loro era nel libro rubato lei aveva poi fatto un incantesimo per annullare la memoria dell’uomo dell’ultimo quarto d’ora, così che non ricordasse d’aver subito un furto e di dover stipulare un accordo con loro.
Andandosene come se nulla fosse quindi entrambi avevano attraversato l’intera città, arrivando fino ad un lussuoso hotel nel quale avevano prenotato.
L’altezza della loro stanza permetteva di superare le mura avendo la vista del mare unito al cielo notturno, e della fine sabbia del deserto che creava una mistica atmosfera.
La loro stanza era tutto fuorché modesta; incredibilmente ampia aveva i muri bianchi ed il pavimento color crema, al centro del quale si trovava un morbido tappeto tipico della zona. C’erano poi vari mobili tra cui un armadio, una scrivania ed una specchiera.
La parte più bella però era indubbiamente il grande balcone che dava sul paesaggio, così sereno che lo si sarebbe guardato per ore ed ore, ma c’era ben altro da fare.
-Inizierò subito a leggere ciò che ha annotato, così domani potremo partire.-
Disse la donna andando verso il balcone, per sedersi e leggere con calma, ma la mano dell’uomo che andò a stringersi sul suo collo la fermò, mentre l’altra spinse lo stomaco contro quello di lui.
Le dita si strinsero subito con forza premendo verso l’alto, impedendole quasi di respirare.
Come un animale messo alle strette qualsiasi senso della ragazza si ampliò mentre gli occhi s’aprirono dalla sorpresa.
-Ho aspettato abbastanza…averti vicina per tutto questo tempo…non crederai veramente non avrei fatto nulla fino al ritorno in città?-
Chiese lui quasi ridacchiando, respirando profondamente tra i suoi capelli.
Era stato un gioco divertente, fatto di frecciatine e momenti di breve eccitazione, ma era finita.
Avrebbe ottenuto ciò che desiderava, che le piacesse o meno.
Solo il cielo poteva sapere quanto amasse il suo profumo…
Gli bastava questo per mandarlo in estasi, ma non gli sarebbe comunque mai bastato nemmeno per tutta una vita.
Voleva toccare il corpo che reputava assolutamente perfetto e solo suo, passando una mano alle costole e poi al seno, massaggiandolo con un ampia presa mentre lei iniziò a divincolarsi.
Già però solo al primo gesto la mano di lui le bloccò il polso in una posizione assai scomoda e dalla quale avrebbe potuto romperglielo.
Fu facile per lui, con un gioco di gambe, farla cadere immediatamente sul letto, con la faccia rivolta verso il materasso ed ancora il braccio destro bloccato.
La fitta che iniziava a sentire da quel punto iniziava ad esser sempre più fastidiosa ad ogni movimento, ma l’istinto della bruna la portava comunque a cercare una via di fuga.
Ogni suo movimento però non faceva altro che aumentare la brama di lui, che spostandole i capelli dal collo iniziò a leccarlo, saggiando la bianca pelle arrivando infine a morderla con una forza tale che un rivolo di sangue macchiò la coperta.
-Ah!-
Incapace di contenere un verso di dolore Ailea alzò la testa nel tentativo di farlo smettere, apparentemente riuscendoci.
-Sshh…non vorrai che qualcuno arrivi…sarebbe spiacevole far certe cose davanti al cadavere di uno sconosciuto.-
Un brivido le percorse la schiena mentre lui iniziò ad ancheggiare su di lei, lasciando che delle minuscole ombre strappassero, come cani rabbiosi su una carcassa, il suo vestito in piccoli punti.
Ad ogni centimetro che si scopriva il cuore di lui accelerava.
Non gli bastava però certo quella semplice visione, nonostante il fondoschiena morbido ed invitante di lei lo incentivasse a rimanere in quel modo, tuttavia c’era ben altro da guardare.
Portandosi completamente sopra di lei la costrinse quindi a voltarsi, afferrandola per i capelli e tirandole il braccio, strappandole anche qualche ciocca.
Immediatamente avendo finalmente le mani libere lei tentò di colpirlo al viso, ma venne facilmente bloccata.
Quegli occhi infuocati d’odio che lo fissavano, le sopracciglia abbassate e le labbra strette in una smorfia rabbiosa, assieme ai suoi meravigliosi capelli spettinati ed il ritmo del petto che s’alzava ed abbassava rapidamente…
-Sei bellissima…-
Fu tutto ciò che lui seppe dire, mentre con una mano le accarezzò il viso dolcemente, bloccandole i polsi con la propria magia contro il materasso.
Per tutta risposta però lei gli sputò in faccia, ma quel gesto non ottenne altro che una risata divertita.
Pulendosi con una mano l’uomo si leccò il dito con cui s’era pulito, tornando ad accarezzarle la guancia.
La mano però presto passò al collo, e così anche l’altra aumentando man mano la presa.
In una manciata di secondi Ailea si ritrovò senz’aria, mentre muoveva le gambe nel disperato tentativo di scacciarlo.
-Come può esistere qualcosa di tanto perfetto…come posso io vivere senza di te Ailea? Non voglio nemmeno saperlo.-
Mentre il viso di lei assumeva un tono rossiccio lui si abbassò dandole un delicato bacio sulle labbra, al quale però la donna rispose con un morso, e stavolta la reazione fu repentina.
Abbandonando la presa sul collo per lasciarsi andare le tirò brutalmente i capelli, facendola nuovamente urlare.
-Dio, quanto ti amo.-
Sorrise lui lasciando che del sangue gli colasse dalle labbra.
Sempre mantenendo la magia che gli permetteva di bloccarla l’uomo tornò a sdraiarsi completamente su di lei, muovendo i fianchi contro quelli della donna facendole percepire il suo desiderio.
-Sei perfetta, qualcosa che non può appartenere a questo mondo…e sei mia, solo e soltanto mia.-
Mentre parlava le accarezzava la schiena, scivolando poi sui glutei stringendoli fino a lasciare il segno, spostandosi infine sul suo intimo con una sola mano, giocando per un poco davanti alla sua intimità muovendosi con dei piccoli cerchi.
Quel semplice gesto non bastava certo a far sì lei producesse un qualsiasi suono, eppure Ailea aveva smesso di muoversi trattenendo perfino il respiro.
Se il dolore fisico poteva essere insopportabile per alcuni per lei in verità era qualcosa di assolutamente sopportabile, ma non ciò che lui stava facendo ed entrambi lo sapevano bene.
I cerchi vennero sostituiti da alcune spinte sul tessuto, che spostandosi più in profondità possibile rivelarono una punta d’eccitazione in lei.
-E questo?-
Chiese lui con un sorriso ammaliante, che però venne evitato dalla donna, la quale spostò lo sguardo.
Per contro invece l’uomo abbassò il viso fino a quel punto, passando con un solo gesto della lingua sopra di lei, ottenendo finalmente il primo sospiro.
-Bastardo.-
-Lo so…-
Sfilandole completamente l’intimo ormai l’aveva spogliata d’ogni cosa, e senza staccare gli occhi di dosso da quel corpo perfetto lui fece presto lo stesso.
Fin dalla prima sera non voleva altro, ma aveva aspettato il luogo più adatto per lei, o almeno fino a quando aveva potuto farlo.
-Sai che lo vuoi Ailea. Sai che mi vuoi…-
Sussurrò lui piegandosi sopra di lei, parlandole all’orecchio mentre con una mano faceva ben attenzione a posarsi all’entrata senza spingersi oltre.
Non ottenendo alcuna risposta però iniziò a far lo stesso che aveva fatto inizialmente, ovvero muoversi con movimenti circolari ma continui, sentendo ben presto però, quando si spinse poco più avanti, le condizioni della compagna.
-Cosa vuoi che faccia?-
Chiese quindi nuovamente con un brivido nella voce.
-Voglio solo…che tu finisca…-
Rispose lei cercando invece di contenersi, ma quelle stesse parole diedero il completo via libera all’uomo, che con un'unica spinta arrivò fino in profondità, facendola sussultare.
La vergogna per quel verso la portò a mordersi la lingua per non ripetere nuovamente la cosa, ma era inutile negare che lui non sapesse ciò che faceva.
Conosceva ogni centimetro del suo corpo, sapeva ciò che amava e come darle amore.
Ma lei non l’avrebbe mai accettato, nonostante i loro corpi fossero indubbiamente perfetti l’uno per l’altra.
Solo l’uomo lo gridava quasi con orgoglio, lasciando che quella meravigliosa sensazione lo prendesse completamente.
L’avvertiva stringersi sotto il suo corpo e ad ogni movimento era un puro piacere per il suo.
Qualsiasi cosa esistente al mondo non avrebbe mai potuto superare tutto ciò.
Aprendo i gelidi occhi azzurri li fissò nelle iridi rosse di lei, provando un sussulto al cuore.
-Mi sentivo bruciare mentre tutti quegli uomini ti guardavano…avrei voluto ucciderli tutti.-
Disse poi lui afferrandole il viso con una mano, scafando con l’indice ed il pollice nelle sue guance.
Il dolore la portò nuovamente a muoversi,  ma un bacio la bloccò all’istante.
Questa volta non ci fu nessun morso e nessun tentativo di ribellarsi, solamente lo schiocco della lingua di lui che s’allontanava chiuse quel bacio.
-Lo sapevo, non puoi ribellarti, anzi, non vuoi. Ma ogni volta che lo fai ottieni solo l’effetto d’aumentare il mio piacere…ma non sono un egoista, lo sai bene, e voglio darti ogni cosa tu possa desiderare.-
-Non voglio niente da te.-
Ribatté Ailea seria, ma una spinta improvvisamente più forte delle altre le strappò un nuovo gemito.
-Non vuoi niente da me? E allora perché hai preso il mio cognome? Non è un modo per dire che sono solo tuo, e tu sei solo mia?-
A quelle parole la donna smise perfino di respirare, prendendosi qualche secondo prima di rispondere.
Lui stesso aveva iniziato a rallentare nei suoi movimenti, riprendendo così un po’ di lucidità.
-E’ per non dimenticare l’errore che ho fatto.-
Dopo un breve attimo di silenzio l’uomo la liberò completamente dalla sua presenza, senza però modificare le loro posizioni.
-L’errore dell’avermi fatto innamorare perdutamente di te? D’aver passato notti intere a consumare le nostre carni? Tutto questo non è stato un errore, perché nessuno potrà mai amarti quanto io ti amo.-
Quelle parole ebbero l’effetto di far battere il cuore della donna più rapidamente, ma sapeva bene che non l’avrebbe mai accettato, ed allo stesso tempo era come se un pugnale la trafiggesse costantemente.
Quante volte la stregava, ma resisteva, e quante cadeva sotto il suo gioco, ormai non lo sapeva neppure lei.
In quel momento lui non desiderava altro che darle piacere al solo scopo di dimostrarle quanto in realtà lei avesse bisogno della sua presenza, e quanto la desiderasse.
Ogni ferita ed ogni marchio che lasciava non era mai abbastanza duraturo.
All’apparente conclusione della loro conversazione l’uomo si spinse nuovamente al suo interno, questa volta con forza e con foga, stringendola fino a spaccarle le ossa per la forza che teneva.
Nel momento in cui però finalmente si liberò ogni contatto divenne dolce, e l’unico gesto che fece fu quello di mantenere il respiro sul suo collo.
Ailea al contrario era riuscita a resistere a tale desiderio, a frenare i suoi impulsi prima di cadere sotto il suo gioco.
-Ti amo Ailea…non potrai mai cambiare tutto questo…-
Rimase dentro di lei ancora per qualche minuto, godendosi quella meravigliosa sensazione, fino a quando lasciandola andare non le permise di sdraiarsi sul letto, ancora sotto di sé.
Quelle parole, detta con tale dolcezza e sincerità, non avevano fatto altro che aumentare la rabbia ed il dolore in lei.
Gli occhi della donna guardavano altrove, in un tempo assai lontano.
-Avrei voluto mi amassi senza ferire nessuno…senza distruggere ogni cosa…-
Come lui s’era mostrato sincero anche lei fece lo stesso, ma in una maniera assai più triste.
Raramente si poteva percepire il dolore che provava, ma anche sotto i deboli raggi della luna si poteva vedere il velo di dolore che ricopriva gli occhi della donna.
Senza alcun rimorso nel cuore, sdraiandosi accanto, lui le accarezzò la guancia lasciandola parlare.
-Hai ucciso tutti quelli a cui tenevo…mi hai avvicinata, fatta innamorare, e poi li hai uccisi…-
Il ricordo di ciò che il suo compagno aveva fatto l’avrebbe perseguitata in eterno.
Cresciuta all’interno della sua gilda la donna aveva affrontato molte sfide, ma il giorno in cui l’aveva conosciuto credeva d’aver trovato una luce all’interno di quel mondo pieno di ombre dove era intrappolata.
Purtroppo invece aveva trovato il mostro peggiore di tutti, che senza pietà aveva fatto a pezzi i suoi amici.
Se avesse saputo fin dall’inizio era uno dei Boss, forse non si sarebbe lasciata avvicinare così facilmente.
Il ricordo però di quei primi anni, in cui non facevano altro che sorridere, amarsi con parole dolci e sostenersi, era talmente vivido da aver ancora l’effetto di un pugnale che le trafiggeva il cuore.
-Il mio amore non ti bastava?-
A quella domanda l’uomo si chinò su di lei, dandole un casto bacio sulle labbra senza esser fermato.
Ailea si trovava in uno stato di dolore nel quale non gli importava assolutamente nulla di ciò che accadeva.
Tutto ciò per lei non era altro che la punizione per la sua ingenuità ed il suo egoismo, perché mai avrebbe potuto allontanarlo fino in fondo.
Le radici che aveva piantato nel suo cuore erano scese troppo in profondità per dimenticarlo, e la sua debolezza gli permetteva di restare e continuare.
Solo il suo orgoglio ed il dovere nei confronti della gilda, unito alla colpa per i compagni caduti, mantenevano vivo l’odio nel suo cuore evitando così che si lasciasse andare a quell’amore malato.
-Non potevo perderlo.-
Rispose finalmente l’uomo guardandola negli occhi.
Anche lui non avrebbe mai dimenticato quel giorno, e nemmeno i volti delle persone che aveva ucciso per lei.
Non certo per dolore però, ma perché aveva segnato una svolta importante per il loro rapporto.
Nulla era più stato lo stesso, ma non per questo tutto ciò che le aveva detto era falso. L’amava come nessuno e non avrebbe mai smesso.
-E ne è valsa la pena? Non posso più amarti senza colpa, non posso più essere felice con te.-
In quelle parole non c’era alcuna traccia d’odio, solo dispiacere.
Se non avesse fatto nulla in quel momento sarebbero ancora insieme, ed invece che respingerlo la donna l’avrebbe stretto a sé, accarezzandogli i capelli sussurrandogli quanto l’amava, ed invece l’aveva costretta a tacere.
Non si può vivere di sé e di ma, ed entrambi lo sapevano.
Fu il Boss ad invertire la situazione, tirandola a sé per abbracciarla.
-Sei qui con me.-
Questa era l’unica risposta che poteva darle, ed era l’unica cosa di cui veramente gli importava.
Senza più poter dire altro la donna lasciò che la stringesse a sé fino a quando non fu addormentato, liberandosi nel cuore della notte per alzarsi e dirigersi verso il terrazzo.
Avrebbe potuto fuggire, ma non si sarebbe mai potuta nascondere.
Nemmeno la magia poteva aiutarla, ed era per questo che non l’aveva usata.
Ogni  volta che aveva fatto il contrario c’erano sempre state delle vittime.
Quell’amore era un po’ come una splendida gabbia dorata, ricoperta da affilate spine che non facevano altro che ferirla, e la chiave magari era proprio davanti a lei, ma non avrebbe mai potuto raggiungerla.
Perché ogni volta che lo guardava, ed era sul punto d’allontanarsi, provava lo stesso dolore che aveva sentito alla morte dei suoi compagni.
Probabilmente era pazza, e con qualche serio problema dentro di sé, ma dopo tutto ciò che avevano passato insieme l’unica soluzione che lei aveva trovato era stata quella di rimaner bloccati in un limbo d’amore ed odio.
Se poi ne fosse uscita sapeva bene lui avrebbe nuovamente ucciso parte della sua gilda, e quella catena la bloccava ancor di più tra le sue grinfie.
Mai avrebbe potuto liberarsi, né da lui né da quella piccola ed orribile parte di sé che non lo desiderava…
Le ore passavano silenziose, mentre tutto s’acquietava.
L’uomo giaceva nel letto, coperto solo dal lenzuolo nel quale aveva divorato il minuto corpo della donna, la quale invece si trovava sul balcone ad osservare la luna. Nessun abito nascondeva i segni dei morsi, dei graffi e del sangue che l’aveva macchiata.
Ogni dettaglio era sotto il gigantesco occhio del cielo, che silenziosamente tutto sapeva.
Fissava le stelle senza realmente vederle, senza sapere veramente come si sentiva.
Il dolore rimaneva una costante sia fisica che mentale, un dolore nostalgico, infuocato, gelido, disperato, calmo e logorante.
Con un falso sorriso portò una mano al petto, chiudendo gli occhi come per fingere d’essere altrove, forse in un altro mondo.
-Alla fine…sarò sempre tua.-

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Il mattino seguente, prima che il sole sorgesse, i due erano già pronti indossando gli abiti  che avevano comprato il primo giorno al villaggio del Sole, pronti per partire.
Ailea aveva letto rapidamente tutto il libro, trovando alcune informazioni utili.
Purtroppo non sull’ubicazione esatta dello scettro, ma su come trovarlo, ed avrebbero dovuto iniziare dalla cittadella delle guerriere del deserto.
Il duo si era svegliato poco dopo l’alba, godendosi quel breve momento in cui la temperatura del deserto si poteva quasi definire perfetta, nella sua capacità di riscaldare dolcemente la pelle concedendo comunque una piacevole brezza, ma non erano rimasti a lungo a godersela.
Ailea era riuscita facilmente a leggere tutto il libro, e dai pochi appunti veramente importanti aveva capito l’ubicazione della cittadella.
Era in una zona a sud-est del deserto, quindi quasi inabitata, ma tra le dune quelle donne erano riuscite a creare una forte civiltà.
Raggiungerla grazie ai loro poteri non fu difficile, ed una volta arrivati poterono subito vedere l’imponente muraglia che circondava l’intera città.  Solamente una grande arcata permetteva il passaggio, ma era sorvegliata da due donne alte quasi due metri, dalla scura pelle ed i corpi tonici e muscolosi. Erano vestite con delle particolari armature composte prevalentemente da grossi spallacci e gambali dorati, con una protezione verde muschio al petto che però s’interrompeva all’ombelico. Armate con scimitarre fissavano chiunque passasse con i loro occhi neri, e dello stesso colore erano i capelli tenuti legati.
Oltre l’arcata si potevano quantomeno vedere alcune delle abitazioni, basse e gialle avevano alle pareti numerose decorazioni e scritte in una lingua antica. La più grande aveva circa quattro piani, e vista la sua imponenza apparteneva certamente al capo di quel luogo.
Prima d’avvicinarsi i due si erano appostati in un’oasi non troppo distante dalla cittadella, ma abbastanza da non mostrare la loro presenza. Avevano potuto così analizzare la situazione, grazie sia alle ombre dell’uomo che non avevano rivelato trappole o simili, ed alla magia della Master, che aveva invece scoperto la presenza di un campo anti-magia nemica attorno alle mura.
Il suo principio era semplice, se volevi ingannare, derubare, ferire o semplicemente agire in maniera ostile contro qualcuno, la tua magia cessava immediatamente.
Non avrebbero quindi potuto cambiare identità a piacimento.
Stando a ciò che era riportato nel taccuino però entrare non era impossibile…se eri una donna.
-Io non avrò alcun problema ad entrare, tu tuttavia…-
Disse Ailea squadrando il compagno.
-Non ti lascerò andare a raccogliere informazioni da sola.-
Asserì l’altro sereno.
-In verità…penso dovrai travestirti.-
-Mh? Non possiamo usare la magia tra le mura.-
Ribatté lui non cogliendo l’idea dell’altra, ma ci volle poco non appena questa creò un abito femminile della sua taglia.
-No.-
Un uomo del suo rango, del suo prestigio, non si sarebbe mai abbassato a vestirsi da donna.  Ailea però non intendeva mollare l’osso, e gli si avvicinò.
-Andiamo, nessuno saprà mai che sei te.-
-Perché nessuno mi vedrà così mia cara.-
-E’ la scelta migliore.-
-Possiamo ucciderle tutte.-
Rispose l’uomo con un sorriso, facendo scivolare l’indice sul mento di lei.
-Uccidere un’intera civiltà solo per uno scettro. E’ esagerato perfino per te.-
-Mettimi alla prova.-
Continuò il Boss ridacchiando, ma negli occhi di lei c’era una rigida fermezza.
-Basteranno solo poche ore e non si accorgeranno di nulla, stando a ciò che ho letto quelle donne hanno un’antica tradizione ed attraverso le storie tramandano il loro passato. Dovremo solo ascoltare lo stretto necessario ed andarcene. E’ tutto di guadagnato.-
-La mia dignità non ci guadagna.-
Entrambi iniziarono a fissarsi senza più aggiungere altro, come se quella gara di sguardi potesse in qualche modo decretare un vincitore.
Alla fine però, Ailea, sospirando, socchiuse gli occhi quasi stancamente, giocando una delle sue ultime carte.
-Per favore…spogliati.-
Esternamente l’uomo poteva sembrare impassibile, ma un brivido d’eccitazione l’aveva scosso in una frazione di secondo, e prima che perfino lui potesse deciderlo le sue mani stavano già rimuovendo l’abito che indossava.
Alzando gli occhi al cielo Ailea gli lanciò contro la veste che aveva creato, nascondendo il rossore per l’imbarazzo. Tra tutte le cose che potevano funzionare proprio quella doveva andar bene…
-E’ sempre bello ricordare quanto tu sia abile nel manipolare la gente, vuoi darmi un altro assaggio?-
-Vestiti e basta per favore.-
Rispose la donna iniziando rapidamente ad allontanarsi per prendere fiato, sedendosi tra la sabbia.
Era quasi piacevole percepire quel calore sotto la pelle, anche se il sole non dava mai un attimo di tregua.
Lo stesso paesaggio aveva qualcosa di ammaliante, pur essendo un semplice deserto…
Quella tranquillità però venne interrotta da un improvviso squillo, proveniente dalla borsetta che Ailea portava con sé e nella quale custodiva i suoi oggetti.
Estraendo il suo lacrima cellulare lo attivò immediatamente, ricevendo così una chiamata da un suo caro amico, ovvero Daimonas.
-Ciao Ailea, come stai? La tua missione sta procedendo bene?-
Il lacrima cellulare era un piccolo apparecchio rettangolare, dotato di alcune icone sul proprio schermo e che permetteva di contattare chiunque anche da grandi distanze. Era un’invenzione relativamente nuova visto non aveva più di trent’anni, ma molto usata.
Daimonas era il suo migliore amico, con il quale oltretutto condivideva la propria casa assieme ad altre due persone a Rookbow. Il suo animo era gentile nei confronti delle persone a cui teneva, e soprattutto con lei aveva instaurato un solido rapporto basato sulla reciproca fiducia. Sapeva però anche essere un assassino freddo e calcolatore.
L’aveva sempre capita, e quando aveva potuto l’aveva aiutata e sostenuta.
-Ehi Daimonas. Va tutto bene, ormai sono quasi all’obbiettivo.-
-Ottimo, ero certa non ci avresti messo molto. Qui va tutto bene, dobbiamo solo cambiare divano visto che Lacie ha distrutto l’altro, ma per il resto…-
-Spero che questa pagliacciata porti a buoni risultati.-
Il Boss non si era accorto della chiamata, e così s’era semplicemente cambiato indossando una lunga gonna nera, delle scarpe tipicamente femminili con un leggero tacco, un top che, pur lasciando scoperto lo stomaco muscoloso, era stato confezionato in modo che sembrasse avere il seno, ed infine un semplice copricapo nei quali erano stati legati dei capelli finti.
Per il viso avrebbe dovuto indossare un fazzolettino per coprirlo a metà, ma per il momento lo teneva semplicemente in mano.
Nonostante il travestimento fosse più realistico del previsto la vista del Boss vestito in quel modo aveva un non so che di divertente, e seppur Ailea riuscì a non ridere qualcun altro non ce la fece.
-Ahahahahahaha….-
Appena la donna sentì la genuina risata dell’amico, più unica che rara, riagganciò immediatamente nascondendo il lacrima nella borsa.
Fortunatamente l’uomo non aveva sentito nulla, e la guardò aspettando un giudizio.
-Ahah ti sta bene.-
Tentò lei cercando di imitare una risata. Per tutta risposta l’uomo la superò, dirigendosi verso la città e nascondendo il viso sotto il fazzoletto.
-Muoviamoci.-
 

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


Con molta calma i due iniziarono ad avvicinarsi all’entrata della cittadella. Il sole batteva fermo sulle loro teste mentre le guardie iniziarono ad intravedere gli intrusi.
Una volta arrivati in prossimità dell’entrata entrambi continuarono a muoversi, in quanto stando alle informazioni le donne non avrebbero dovuto aver alcun problema ad entrare.
Ciononostante Ailea provava comunque un velo di tensione, sperando il travestimento del Boss funzionasse soprattutto perché il corpo di quelle donne era molto simile a quello maschile.
Sentire i loro sguardi perlustrare ogni centimetro del loro corpo non fu piacevole, ma nonostante questo riuscirono a superarle senza dover dir nulla.
L’interno della cittadella possedeva un pavimento completamente lastricato di mattoni gialli, con un grande spiazzo che univa le varie case abbellite tramite delle palme.
Si potevano vedere varie piccole tende sistemate sul terreno che mostravano in parte vari oggetti in vendita, tra cui soprattutto armi e cibo.
Come era ovvio c’erano un gran numero di donne, in minima parte estranee alla cittadella ma certo non mancavano.
-Bene, ora che siamo entrate possiamo dare un’occhiata in giro.-
Disse Ailea sollevata, mentre l’uomo dietro di lei aveva un’aria piuttosto irritata. Ancora non gli andava giù d’essere umiliato in quel modo, ma lo faceva solo per lei.
In ogni caso in qualche modo gliel’avrebbe fatta pagare…
-Iniziamo dalle cose basi, un bar?-
Disse quindi a voce bassa per non esser udito da nessuna, trovando la bruna d’accordo con lui.
Non avendo una chiara pista, ma solo qualcosa di vago, dovevano assicurarsi di far attenzione ad ogni cosa, ma per lo meno la città non era molto grande. Probabilmente comprendeva un massimo di quindici case, senza contare i vari negozi e perfino quello che sembrava un hotel per accogliere le viandanti.
Per essere una civiltà distaccata dalle altre, rette soprattutto da uomini, era piuttosto modernizzata ed attenta a questi dettagli, ma manteneva distinta la sua tradizione guerriera.
Grazie a dei semplici cartelli i due trovarono quindi un bar, piuttosto semplice, dal pavimento in piastrelle arancioni e dai muri gialli, con qualche panca ed un bancone costruito con la roccia.
-Parlo io, è meglio non rischiare.-
Sussurrò Ailea avvicinandosi al bancone.
-Salve, vorremmo due bevande per favore.-
-Abbiamo dell’arak per le turiste, fatto con i ragni del deserto.-
Disse subito la barista, una donna non differente dalle guardie, alta, molto muscolosa e dai corti capelli rossi ma vestita con una gonna verde ed un top marrone.
-Andranno benissimo grazie.-
Annuendo la barista si voltò, iniziando subito a preparare il drink. Non c’erano molti altri clienti ma nessuna sembrava prestar particolare attenzione alle turiste.
-Allora…se non è un disturbo chiacchierare, abbiamo sentito che la vostra è un’antica civiltà di guerriere.-
Cominciò Ailea sperando di poter andare da qualche parte anche solo con delle chiacchiere.
-Da sempre viviamo nel deserto.-
Rispose secca l’altra senza voltarsi.
-Questo significa che siete anche esperte del Regno del Sud giusto?-
-Noi conosciamo ogni centimetro di questa sabbia.-
In qualche modo nel suo tono c’era una nota di fierezza, era un dettaglio che non andava dimenticato.
-Noi veniamo da Magnolia, un luogo molto lontano da qui. Al contrario delle altre città non ci sembra siate chiuse nei confronti dei viaggiatori.-
-Almeno fino a quando non ficcano il naso dove non dovrebbero, ed allora tagliamo loro la gola.-
Con quell’ultima frase la barista appoggiò sul bancone i due bicchieri colmi di un liquido violaceo, fissandole entrambe con i suoi occhi sottili.
-Non siamo selvagge, ma non spartiamo nemmeno la nostra conoscenza sul deserto, quindi se volete conoscere qualche tempio o simili, meglio che ve ne andiate fino a che avete ancora le gambe.-
Nonostante il tono minaccioso nessuno dei due sembrò spaventato, anzi la fissarono senza dir nulla iniziando a bere l’arak.
Una minaccia a vuoto non era certo cosa in grado di spaventarli, l’uomo soprattutto ne era un esperto, ma solitamente ogni minaccia si concludeva con la morte di qualcuno.
Ailea invece ne aveva avute così tante da sapere quando era il caso d’aver paura.
-Non abbiamo intenzione di mancarvi di rispetto, non vogliamo solamente incappare in qualche mostro del deserto.-
-Oh, tranquille, li troverete comunque.-
Con quest’ultima frase era per entrambi chiaro che non sarebbero più andati da nessuna parte, quindi dovettero semplicemente accontentarsi di una momentanea pausa dalle indagini.
Trascorse solo un quarto d’ora prima che i due, pagando, uscissero dal locale, spostandosi rispetto alla piazza principale nelle vie laterali per controllare la zona.
La prima tappa era stato un fallimento, ma era solo l’inizio della giornata.
-Voi due siete nel deserto da più di quanto volete dare a vedere eh?-
Una voce rauca ed anziana fece voltare entrambi, che poterono così vedere la figura di una donna nettamente diversa dalle altre.
Il corpo prima di tutto, nonostante l’altezza, era incredibilmente magro, dalla carnagione scura ma senza alcun muscolo definito come le coetanee.
Il viso era ricoperto di rughe ed il lungo e sottile naso copriva gran parte del volto, segnato da una profonda cicatrice bianca che dalla guancia arrivava fino all’occhio destro, completamente bianco e probabilmente cieco, mentre l’altro era nero come la pece. I suoi capelli rossi erano legati in un’alta coda di cavallo ed arrivavano ben oltre il terreno.
La donna era vestita con un top verde acqua ed una gonna azzurra, ma entrambi gli abiti avevano perso il loro colore.
Qualcosa in lei li fece temere d’esser già stati scoperti, ma se per l’uomo questo significava il via libera ad ucciderle tutte per l’altra significava solo problemi.
-Non so di cosa stia parlando…-
Disse quindi Ailea guardandosi attorno per controllare se vi erano altre persone.
-Non c’è da preoccuparsi ragazzina, non ho la stessa mentalità delle altre donne di questo posto. Oltretutto, ho viaggiato abbastanza da riconoscere un uomo quando l’ho davanti.-
Ridacchiò la vecchia rivelando che effettivamente aveva già scoperto il loro travestimento.
Questo per il Boss era già una buona scusa per ucciderla, non tanto perché li metteva in pericolo, ma perché nessuno poteva scoprirlo così vestito e continuare a vivere.
-Cosa vuoi?-
Chiese però Ailea, sperando almeno nella corruzione, difficilmente quella donna non desiderava nulla, altrimenti avrebbe già dato l’allarme.
-Solo darvi un po’ di fortuna, proprio come ne ho data a quegli uomini che cercavano informazioni su un tempio.-
Quindi era stata lei ad aiutare gli uomini di Haadil Sabhé ad ottenere le informazioni di cui aveva bisogno, anche se a quanto pare incomplete.
-E che cosa vuole?-
Continuò la bruna, mettendo una mano su quella del Boss per evitare l’attaccasse prima d’averla sentita parlare.
-Potete star tranquilli, quello che farete mi basterà.-
-E tu come sai cosa vogliamo fare?-
-Come ogni viaggiatore curioso che viene qui, volete un pezzo di storia. Ed a me va benissimo se a poco a poco smantellate la società di questo reame. Immagino però non sia facile fidarsi.-
Ridacchiando amaramente la donna portò una mano alla spalla sinistra, e con un semplice gesto riuscì a staccarsi l’intero braccio, rivelando la protesi.
-Vedete, tanti, tanti anni fa io ero a capo delle guardie della città. Avevo grande prestigio e seguivo ciecamente le leggi qui imposte. Non starò ad elencarvele o a parlarvene ma diciamo solo…che qui i deboli non sono ben accetti. Un giorno venni incaricata di sconfiggere un orribile mostro che si stava pericolosamente avvicinando alla città, e naturalmente accettai, ma giocai male le mie carte e beh, l’occhio ed il braccio non li ho certo tolti da sola ahaha.-
Con facilità rimise il braccio al suo posto, mentre i due continuavano ad ascoltarla, non senza irritazione da parte dell’uomo, ma comunque rimasero in silenzio.
-Uccisi comunque la bestia, e come credete mi hanno accolta? Con riconoscimenti? Medicazioni? No…lasciando che la legge della città sbranasse come suo solito i più deboli. Anche se mi fossero state date le cure adeguate non avrei più potuto lottare, quindi ero solo un peso per questo luogo. Mi hanno lasciato al mio destino sostanzialmente.-
-Quindi quello che vuoi è vendetta?-
Rispose Ailea seria, per nulla intenzionata ad esser la marionetta di qualcun altro.
-In un certo senso sì. Ho viaggiato molto, moltissimo direi, ed ho realizzato la cosa migliore da fare non era distruggere con qualche arma questo posto, ma lasciare che la sua storia venisse portata via. Ciò che più è caro alla città è solo questo, e più la gente ne porta via una parte più io sono soddisfatta.-
In questo caso giocava molto a loro favore, anche se c’era sempre qualche riserva nel fidarsi di un’estranea…
-Quindi, hai intenzione di darci qualche informazione?-
-Dipende da quel che so, cosa volete sapere?-
Chiese la donna sempre mantenendo una certa distanza.
Questa volta fu il Boss a prendere parola, facendo un passo davanti ad Ailea.
-Le stesse cose hai detto alle persone che sono venute qui l’ultima volta andranno benissimo.-

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


Quel giorno nulla per i due era il caldo del deserto nel quale si muovevano.
Dopo aver ricevuto tutte le informazioni necessarie, tramite la mappa che Ailea aveva portato fin dall’inizio della loro missione, i due si stavano rapidamente dirigendo nel luogo indicato al fine di trovare finalmente lo scettro di El-mot.
Per spostarsi avevano scelto d’utilizzare nuovamente i poteri della donna per creare una moto, e grazie a quella sfrecciavano senza problemi sulla distesa di sabbia.
Entrambi erano in assoluto silenzio, troppo presi dal desiderio d’arrivare il prima possibile in quel luogo, e presto finalmente raggiunsero il punto desiderato.
Stando alle informazioni l’entrata del tempio non era sgargiante, anzi era ben nascosta nella sabbia; si poteva riconoscere però grazie ad una roccia nella quale era incastrata una freccia.
-L’ombra della freccia nel mezzogiorno vi indicherà la via, e la luce l’aprirà. Erano queste le parole della vecchia.-
Disse l’uomo non appena riuscirono a vedere il punto.
-E siamo in perfetto orario, questo significa che l’ombra è nel posto giusto.-
Scendendo dalla moto con un salto la ragazza si avvicinò al punto, iniziando a scavare con la mano fino ad incontrare una superficie dura poco sotto la sabbia.
-Eccola.-
Sorridendo il Boss mise una mano sulla sua spalla, socchiudendo gli occhi.
-Permettimi mia cara.
Due gigantesche mani nere comparvero da sotto i vestiti di lui, e con un solo gesto riuscirono a spazzar via la sabbia attorno a loro rivelando così una botola nascosta che immediatamente si aprì.
-Bene, vuoi che ti preceda per poterti proteggere in caso di pericoli?-
Chiese l’uomo allegramente, ma la donna lo ignorò con una smorfia sul viso, procedendo per prima lungo la scalinata davanti ai due.
A causa della mancanza di luce Ailea dovette usare la propria magia del Solid Script per creare del fuoco, in modo da poter vedere ciò che li circondava, utilizzando giusto per precauzione un’altra magia, stavolta runica, in modo da poter scoprire se attorno a loro v’erano delle trappole, ma lungo le pareti e le scale sembrava tutto sicuro.
Per il Boss comunque rimanere al buio non sarebbe stato certo un problema, essendo un Dragon Slayer delle ombre poteva facilmente districarsi tra di esse, e sapere che l’altra fosse immersa tra di esse gli dava un certo brivido…proprio per evitare quest’ultima parte però lei tentava sempre d’evitare di rimanere al buio.
Trascorse molto tempo prima che i due riuscissero finalmente a vedere il termine della scalinata, ritrovandosi in un semplice corridoio dal soffitto basso e dal pavimento avente delle mattonelle più scure rispetto alle altre.
-Potrebbe essere una trappola.-
Asserì l’uomo fermando Ailea accanto a sé.
-Probabile. Vai prima tu.-
Alla “battuta” della donna il Boss ridacchiò, facendo però veramente un passo verso le mattonelle.
Prima di toccarle tuttavia creò davanti a sé una minuscola figura d’ombra dal corpo deforme, le braccia lunghe ma sottilissime dalle unghie affilate, le gambe tozze dai piedi larghi, ed una grossa testa con occhi gialli ed orecchie appuntite.
L’esserino nero andò prima di lui, e come toccò una mattonella chiara da tutte quante uscirono delle lance in ferro che lo trafissero. La creatura si contorse come se provasse un forte dolore, ma non perse sangue o simili.
Si limitò a svanire al comando del padrone.
-Direi che le mattonelle scure sono quelle sicure.-
Disse quindi lui procedendo, dimostrando la sua ragione.
-Avresti veramente lasciato che mi trafiggessero?-
Chiese però fermandosi, allungando una mano verso la donna per aiutarla. Lei però la scansò, superando il corridoio con facilità ed agilità.
-Sì.-
La risposta gelida si perse nel silenzio, mentre i due proseguirono fino ad arrivare a quella che sembrava l’unica stanza presente nel tempio.
Il soffitto era talmente alto da non riuscire a vederne il termine, solo il buio, ed era sorretto da alte colonne lungo i cui bordi però erano presenti spesse crepe e dalle quale scendeva di tanto in tanto un rivolo di sabbia.
Questa andava così ad unirsi a quella già presente sul pavimento, assieme ad alcune monete e degli antichi gioielli.
Le pareti non avevano torce e la fioca luce di Ailea permetteva appena di vedere qualche dettaglio delle incisioni sopra d’esse, ma nulla di più. Ritraevano forse di tempi antichi e sembravano esserci anche dei simboli accanto, ma la lingua era talmente antica e le scritte così rovinate da essere illeggibili.
Un silenzio tombale adornava perfettamente il gelo della stanza, causata probabilmente per la completa oscurità e l’esser così in profondità rispetto al terreno.
La stanza era di notevoli dimensioni, ma dall’altra parte di essa videro sulla cima di una gradinata un trono, ricoperto di polvere e dallo schienale spezzato, sul quale sedeva una statua mostruosamente realistica di una donna dai lineamenti magri ed affilati, vestita con abiti regali d’un epoca antica e con una sorta di corona in testa.
Il suo sguardo era furente e la bocca spalancata in un urlo, ed entrambe le braccia erano sollevate in una strana posizione.
Ma ciò che più contava era quello che teneva nella mano destra; lo scettro di El-mot.
-Sembra troppo realistica per essere una statua, e la posizione è alquanto sospetta…cosa può essere successo?-
La domanda di Ailea difficilmente avrebbe trovato risposta, i morti non parlavano infondo.
-In ogni caso abbiamo trovato lo scettro, non ci resta altro che prenderlo ed andarcene da qui.-
Rispose soddisfatto l’uomo, anche se gli dispiaceva la loro vacanza fosse già finita.
Se fosse stato così semplice però allora lo scettro sarebbe già stato preso…
-Non può essere finita qui.-
Ailea iniziò a controllare avvicinandosi allo scettro, notando che in verità questo era in verità un arco.
-Ma cosa…-
Anche l’uomo incuriosito s’avvicinò, altrettanto sorpreso della verità.
-Quindi è per questo che non l’hanno preso…ma se non è questo…-
-La donna ci ha solo detto che l’ombra della freccia nel mezzogiorno vi indicherà la via, e la luce l’aprirà.-
-Noi la freccia l’abbiamo trovata di sopra, ma l’arco è qui.-
-Quindi forse…-
Con la coda dell’occhio la donna tirò una piccola cordicella al lato dell’oggetto, spostandola verso la mano libera, e da questo seguì la strada che una freccia scoccata avrebbe dovuto percorrere.
Arrivò così al lato destro della stanza, scoprendo una freccia conficcata nel terreno non molto distante dalla parete.
-Un’altra freccia. Ma l’enigma diceva che avrebbe indicato la via a mezzogiorno e la luce avrebbe rivelato la via. Qui il sole non può arrivare.-
Disse lei confusa.
-E se non fosse la luce del sole? Questo a mezzogiorno sta in una precisa posizione, ma noi potremmo semplicemente basarci su di essa, sistemarci in quel punto ed usare la tua di luce.-
L’intuizione dell’uomo poteva essere più giusta del previsto, e subito Ailea si sistemò nel punto esatto. Tramite la propria luce l’ombra della freccia si allungò in mezzo alle tenebre, fino a puntare su un preciso punto.
Nuovamente fu il Boss a controllare tra le mattonelle, scoprendo un’altra botola. Stavolta non disse una parola mentre l’aprì con i suoi poteri, rivelando uno stretto spazio al centro del quale era stato riposto un meraviglioso scettro dorato, che nonostante il tempo aveva mantenuto la sua lucentezza, dal manico ricurvo avente la testa di un serpente dagli occhi di zaffiri.
Questa volta non c’erano dubbi, l’avevano trovato. Perfino Ailea avvicinandosi sorrise debolmente, approfittando dell’oscurità per non esser vista.
Finalmente poteva tornare a casa.
Il silenzio di quel luogo dimenticato ormai da ogni dio venne trovò presto fine, non appena il Boss prese tra le mani lo scettro.
Si sentì un forte rombo provenire dalle pareti e la sabbia cadde con maggior forza da ogni spiraglio, mentre le colonne si sgretolavano man mano. Violente scosse fecero cadere parti del soffitto e dei muri, mentre il suono della distruzione aumentò.
-Dobbiamo andarcene!-
Urlò Ailea precipitandosi verso la porta dalla quale erano venuti, ma un macigno precipitò in quell’esatto istante dal soffitto, rischiando di schiacciarla.
Prima ancora che lei potesse alzare gli occhi però sentì le braccia del Boss avvolgerla per allontanarla, salvandola.
-Troviamo un’altra strada.-
Lungo le pareti non sembrava esserci nulla, ma i due notarono in un punto che la sabbia stava cadendo in quantità maggiore rispetto ad altri punti, ed aguzzando la vista riuscirono a vedere uno spiraglio di luce provenire da fuori.
Il crollo doveva aver creato una via di fuga, che presto però si sarebbe trasformata in una condanna a morte se non si fossero sbrigati.
Più sabbia entrava dall’alto più rischiavano d’esser sepolti vivi.
-Solid Script Wings!-
La magia della donna si plasmò in minuscole parole che, ad una ad una, si unirono creando due grandi ali bianche dai bordi lucenti sulla schiena, che flettendosi sotto il suo volere le diedero la spinta necessaria per spiccare un salto ed alzarsi in volo.
Poco dopo anche il Boss utilizzò la propria magia, creando a sua volta delle ali nere che gli permisero di far lo stesso.
La loro uscita era molto lontana, ma a quella velocità sicuramente avrebbero potuto sfuggire alla sabbia, che ormai aveva ricoperto completamente il suolo. Purtroppo però le scosse continuavano e le colonne ormai avevano ceduto del tutto, ed allo stesso modo faceva anche il soffitto facendo cadere sopra di loro massi sempre più grandi.
Schivarli iniziava ad esser dura, ma entrambi dimostrarono grande destrezza nei movimenti.
-Distruggere un tempio per uno scettro, non penso sarebbe stato uno scambio equo per chi l’ha costruito.-
Osservò l’uomo, come se non fossero in una situazione di pericolo.
-Avremmo dovuto pensarci, e visti gli sforzi preferisco non lasciartelo a te.-
Rispose Ailea piegando le ali da un lato, per spingersi contro l’uomo e tentare d’afferrare l’oggetto, ma lui riuscì ad evitarla lanciandolo in aria ed afferrandolo al volo.
-Non ti fidi di me mia cara? Sembra rischieresti perfino di scontrarci pur di prenderlo.-
No, non si fidava. Sapeva bene che se avesse voluto una volta usciti da lì sarebbe potuto svanire portandosi via quell’oggetto, a riprova dell’inganno di tutta quella missione.
La donna tentò nuovamente, pur stando attenta a tutto ciò che la circondava, ma il Boss con fare scherzoso le volò attorno a pochi millimetri dal viso, come a prenderla in giro, mentre nel frattempo erano sempre più vicini all’uscita.
-Andiamo, sappiamo entrambi non è così importante per te. Insomma, anche se lo perdessimo, non è certo come la mia vita.-
Quasi come se l’universo si volesse prendere gioco di lui, e mettere alla prova le sue parole, una grossa parte del soffitto cadde proprio contro l’uomo, che con il poco preavviso riuscì ad evitare d’esser colpito in pieno, ma non poté far nulla per le ali che invece vennero tranciate a metà.
Ciò sembrò lasciarlo colto di sorpresa, visto non solo abbandonò lo scettro, ma spalancò leggermente gli occhi perdendo il sorrisetto che mai aveva mancato di tenere.
Ailea li vide cadere entrambi, mentre s’avvicinavano alle macerie ed alla sabbia che stava mangiando ogni spazio rimasto.
Difficilmente si sarebbe potuto recuperare qualcosa da lì.
La donna fu rapida, immediatamente interruppe la sua ascesa, allungando una mano e precipitandosi verso il basso, evitando che altri oggetti la colpissero durante la caduta.
L’uomo la fissava negli occhi, allungando a sua volta la mano verso di lei, così vicini che sarebbe potuto bastare pochissimo per sfiorarsi.
La sua mano però non era l’obbiettivo di Ailea, che afferrò invece lo scettro, senza nemmeno guardarlo mentre lui invece continuava a tendersi verso di lei, che voltandosi volò verso l’uscita.

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


La luce del sole l’accecò momentaneamente, mentre trovando del solito terreno sotto i piedi fece svanire le proprie ali.
Guardò poi il buco che, lentamente, veniva sommerso dalla sabbia che continuava a cadere, assieme ad altri numerosi punti che lasciavano intuire la grandezza del tempio, che a vista d’occhio in poco tempo si sarebbe riempito.
Il Boss, ricreando le proprie ali, sarebbe uscito a sua volta a breve da lì, proprio come aveva fatto lei.
In pochi attimi l’avrebbe fatto.
Mentre la sabbia scendeva come fosse parte d’una clessidra usata per segnare il tempo, la donna era certa che tra poco l’avrebbe visto raggiungerla.
Ma perfino quando la sabbia rallentò il suo movimento, fino a cessare del tutto una volta ricoperto il tempio, ancora lei stava aspettando.
Non era assolutamente preoccupata per lui, sapeva perfettamente che nulla di simile poteva ucciderlo. Una persona capace di controllare le ombre, divenendo parte d’esse, non poteva morire per così poco.
Stava solo cercando di prenderla in giro, come aveva sempre fatto quando se n’era presentata l’occasione.
-Andiamo, non ho voglia di questi giochetti.-
Disse quindi irritata incrociando le braccia, ma non arrivò nessuna risposta.
Trascorsero vari minuti prima che lei si mosse nuovamente, guardandosi attorno.
Non vide altro che sabbia, ma questo non bastò a ridurre la sua certezza.
Eppure altri minuti passarono ed ancora l’unica cosa che sentiva era il fischio del vento tra i suoi capelli.
Sospirando la donna si arrese, voltandosi ed incamminandosi verso la moto parcheggiata in un punto più distante e sicuro da lì.
Credeva veramente fosse così ingenua?
Senza nemmeno aspettare Ailea fece partire la moto, sfrecciando poi a tutta velocità verso il deserto.
Non appena si fosse deciso a farsi vedere avrebbe usato il gioiello del committente per tornare a Rookbow; aveva scelto di usarlo solo dopo la festa appunto per esser certa di poterlo fare dopo tutto.
Le cose però non andarono esattamente come aveva previsto. Era certa infatti che ad un certo punto l’uomo le avrebbe confermato stava solo tentando d’ingannarla, prendendo a punzecchiarla in altri modi, ma il tragitto percorso aumentava e così anche il tempo, che lasciò trascorrere varie ore di silenzio per la donna.
Anche se non voleva nemmeno pensarci, un nodo si era creato alla bocca dello stomaco di lei, che iniziava a chiedersi perché non rispondeva.
Voleva così tanto portare avanti un gioco così?
Quando lungo l’orizzonte iniziò a stagliarsi il profilo del tramonto, la donna frenò bruscamente, scendendo dalla moto ed utilizzando l’anello per tornare all’inizio del suo viaggio, notevolmente irritata.
-Quanto tempo vuoi perdere! Abbiamo recuperato lo scettro, dobbiamo tornare a Rookbow!-
Il suo rimprovero si perse nella sabbia, che non le diede alcuna risposta.
-Non vorrai farmi credere che non potevi creare delle altre ali sul momento? Sabbiamo entrambi che non correvi assolutamente il rischio di precipitare!-
Ancora nessuno le rispose, ed a ogni minuto in più di silenzio lei perdeva la propria pazienza.
-Vorresti dirmi che ti sei offeso perché ho afferrato lo scettro? Sei perfettamente in grado di salvarti da situazioni simili, non sono nulla per te! Ed anche se fosse stato non avrei alcun motivo per non approfittare di una tua debolezza!-
Il tono di voce aumentava, come se così facendo avesse la certezza d’esser udita, ma allora perché iniziava a sentirsi una nota d’incertezza?
-Credi non tornerò indietro senza di te? So benissimo che ti rifaresti vivo in poco tempo.-
Eppure ancora non arrivava, avrebbe dovuto farlo già da tempo, ma lei era ancora sola.
Questa sensazione iniziava a diventar fastidiosa, quasi opprimente.
Un brivido gelido che non lasciava spazio nemmeno al calore del deserto, ed un senso d’inquietudine disgustosamente invasivo.
Si sentiva come se fosse spogliata di tutto.
-Smettila di nasconderti!-
All’improvviso, sempre stringendo lo scettro tra le mani, la donna s’inginocchiò a terra iniziando a spostare la sabbia, come se questo semplice gesto potesse farlo comparire.
Voleva vederla umiliata, privata della sua calma, ne era certa, e per quest’ultima parte c’era assolutamente riuscito.
Non capiva perché quel silenzio le stesse distruggendo le orecchie, ma voleva che cessasse.
Continuava a smuovere la sabbia, abbandonando perfino l’oggetto tra le mani e cambiando punto, ma questo non servì a renderla meno sola.
Poteva veramente esser rimasto lì sotto?
No, non poteva essere, era certa che non era così.
Ma allora perché sentiva un leggero tremolio nel corpo?
Stringendosi tra le braccia cercò di calmarsi, ma non portò a grandi risultati.
-Adesso basta!-
Improvvisamente provò un’immensa rabbia dentro di sé, come se non le fosse possibile controllare più le emozioni.
Il suo corpo venne avvolto da numerose rune nere dai margini viola, che le volteggiarono attorno mentre gli occhi divennero completamente gialli.
Tramite quella potentissima magia, che quasi involontariamente stava usando, il suo intero corpo venne avvolto da un’aura dalla figura simile ad un gigantesco lupo, e come un’animale iniziò a scavare nella sabbia quasi in maniera disperata.
Sembrava un’impresa senza senso, ma la sua velocità aumentava sempre di più, e le permise di scavare un’ampia fossa che raggiunse un punto solido.
A quanto pare le rocce del tempio si erano ammassate le une sulle altre, creando una zona che aveva impedito la completa sepoltura.
La donna era certa che l’uomo fosse lì, e tramite la sua magia passò attraverso quella parte, ritrovandosi in uno spazio più angusto rispetto al precedente, ma comunque di ampie dimensioni, seppur pieno di sabbia.
-Dove sei?!-
Tramite la magia poteva facilmente creare della luce attorno a sé, e nell’oscurità ciò che vide la lasciò per qualche secondo senza fiato.
In ciò che rimaneva di quella stanza c’era sì un corpo, ma era a terra, immobile e con una chiazza di sangue che partiva dalla testa.
Le rune attorno alla donna tremolarono, mentre la concentrazione venne meno e la magia svanì.
Rimase ferma per qualche minuto, prima di riuscire finalmente a muoversi, raggiungendo il corpo del Boss.
Anche in quella tenue luce il suo aspetto era meraviglioso come sempre, seppur con un rivolo di sangue che scendeva dalle labbra, e gli occhi chiusi.
-Smettila di fare l’idiota. Abbiamo già perso tempo.-
Sussurrò Ailea guardandolo,  ma lui non rispose.
-Credi di esser professionale? O divertente? Ti ho trovato, ora torniamo a Rookbow.-
Ancora una volta non ci fu altro che silenzio, e tentò perfino di infastidirlo spingendogli il fianco con una mano.
-Sono stanca hai capito?! Apri gli occhi!-
Quando ancora non ottenne risposte, e nemmeno l’ombra di un respiro, Ailea perse nuovamente la calma, ed iniziò a scuoterlo per le spalle ed a prenderlo a schiaffi.
-Ho detto aprili! Aprili! Aprili! Aprili! Aprili!!-
Ad ogni schiaffo non otteneva nessun risultato, e mano a mano la forza diminuiva, mentre agli occhi iniziavano a palesarsi delle lacrime.
Un fatto nasceva nella sua mente, ma lei non ci credeva, e non poteva nemmeno accettarlo a quanto pare.
-Che stai facendo? Che razza di godimento è questo? Ti diverti a vedermi soffrire? Bene! Guardami ed andiamo!-
Tentò perfino di sollevarlo, ma il corpo cadde a terra privo di forze, e con lui anche quello della donna, che appoggiò la fronte al petto fermo, singhiozzando.
-Non lasciarmi sola…-
L’ultima frase era paragonabile ad un respiro, ma non sembrava che ci potesse esser qualcuno per ascoltarla.
Passarono diversi minuti, e la donna non riuscì a muoversi dalla posizione in cui stava.
Si sentiva fredda e vuota, ed era una sensazione talmente spiacevole da distruggerle quasi la mente.
Il cuore provava un dolore percepito in passato solo poche volte, e che non voleva darle tregua.
Forse era meglio così.
Lì immobili entrambi non avrebbero potuto far male a nessuno, e smettere di far parte di un mondo tanto corrotto.
Forse, quella tomba comune, poteva essere una soluzione più felice delle loro vite.
Ad interrompere il silenzio, tuttavia, qualcosa finalmente arrivò.
Una risata, cristallina e gioiosa, sempre più divertita, unita all’alzarsi ed abbassarsi dello stesso petto sul quale Ailea era appoggiata.
La donna era ancora paralizzata, sì, ma stavolta non c’era alcuna emozione in lei, come se fosse solo un guscio vuoto.
La risata intanto continuava, ed Ailea sentì una mano accarezzarle i capelli, mentre l’uomo si alzava leggermente continuando a coccolarla.
L’aveva ingannata ed umiliata per l’ennesima volta.
-Oh, amore mio, anche io sarei disperato se non ci fossi più.-
L’umiliazione era sempre più cocente, ma ancora Ailea non la percepiva nel suo stato catatonico.
Il Boss, intanto, le aveva preso l’anello consegnato dal loro committente, dandole un dolce bacio sulla testa.
-Andiamo pure a casa.-

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