Legami

di Celtica
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Uno ***
Capitolo 2: *** Due ***
Capitolo 3: *** Tre ***
Capitolo 4: *** Quattro ***
Capitolo 5: *** Cinque ***



Capitolo 1
*** Uno ***


Legami Uno

  

 

Dedicata a Relie,
che mi ha spinta così fortemente in questo mondo.

 

 

 

LEGAMI

 

 

Uno.

 

 

È l’odore del caffè a svegliarlo.

L apre gli occhi, rendendosi conto che il letto a fianco al suo è vuoto. La manetta è ancora al suo polso, ma dall’altra parte della catena non c’è nessuno.
Per la prima volta da molto tempo, L ha paura.
Scosta in fretta il lenzuolo e posa i piedi sul pavimento freddo della sua stanza. Della loro stanza. Perché ormai da settimane trascorrono insieme ogni notte. Lui e Light…

Non stava più dormendo, non da quando il caso Kira si è infiltrato nei suoi pensieri. Passava le ore a leggere documenti sul caso, mentre Light riposava tranquillo lì vicino.
Quei fogli sono ora sparsi per terra, e L non ha tempo per raccoglierli. Raggiunge la porta, da cui entra una lama di luce, e si lascia abbagliare dal sole che arriva dritto dalla finestra della cucina. La catena striscia dietro di lui come una coda.

«Buongiorno, Ryuzaki. Ho fatto il caffè.»

L solleva un braccio a coprirsi gli occhi.
«Tieni.» Light posa sul tavolo una tazza di caffè ricolma di cubetti di zucchero.

«Dov’è lo zucchero?»
«È già zuccherato.»

L prende un altro cubetto e lo mette in cima alla pila nella sua tazzina. Poi sorride a Light.

«Ne mancava uno.»
Light solleva gli occhi al cielo. «Si dice grazie, Ryuzaki.»

L lo osserva sorseggiare il suo caffè. Nota gli abiti diversi e nessun orologio al polso. Grazie, Watari, pensa.
«Non vuoi sapere come ho fatto?» Light alza una mano, indicando la mancanza delle manette.

«Oh, Light Yagami… so benissimo com’è andata.»

n
 

 
Light aprì gli occhi in piena notte. Solo guardando l’ora si rese conto che mancava poco all’alba.
Sbadigliò, si stiracchiò e voltò la testa verso il letto di L. Pensava di sorprenderlo a leggere montagne di documenti, invece lo trovò addormentato.

Era la prima volta che lo vedeva dormire.
Non era mai successo, in quelle settimane da quando erano legati, che L chiudesse gli occhi. Non quando lui era sveglio, almeno.

Portava gli stessi vestiti che indossava durante il giorno, e teneva i piedi oltre il bordo del letto, come se fosse stato pronto ad alzarsi da un momento all’altro.
Eppure, guardandolo meglio, Light capì che aveva freddo.
Non c’era una spiegazione: lo sapeva e basta.
Forse l’espressione corrucciata, forse il modo in cui si stringeva il corpo. Forse, ancora, quella leggera pelle d’oca che L aveva sul collo.

Light si alzò cercando di non far rumore.
Sentì solo il suono della catena che picchiò prima contro il comodino, poi sul pavimento.

Le palpebre di L tremarono appena.

Light prese la pila di fogli e la impilò ordinatamente sul lato dove L non dormiva. Poi gli prese le gambe tra le braccia e le spostò sopra al materasso.
Strappò via il lenzuolo dal suo letto e lo usò per coprire il corpo di L. Si assicurò che i piedi fossero bendati dal cotone morbido, poi, senza sapere nemmeno lui il perché, gli rimboccò le coperte.

Spinse ogni lato di tessuto sotto la figura immobile di L, appoggiando il corpo al suo. Prima le gambe, fino a risalire alla gola. Si fermò solo quando capì che da un momento all’altro si sarebbe svegliato.
E avrebbe capito.
Si sarebbe accorto del lenzuolo, e avrebbe colto lui, Light, lì a osservarlo.

E anche lui si rese conto di essere salito sul letto di L per sistemare meglio il lenzuolo. Decise di sistemargli anche il cuscino, prima di tornare a dormire. Spinse la testa di L contro il petto per spostare il guanciale, poi, con delicatezza, la rimise giù.

Si ritrovò così vicino a lui da coglierne il respiro.

Non aveva mai notato come le ciocche di capelli gli coprissero gli occhi… come arrivassero a sfiorargli il naso. Light aveva in testa lo sguardo scuro e luminoso di L, il modo in cui brillava a una battuta.

Aveva in mente i suoi gesti, le sue mani, e se qualcuno gli avesse chiesto di descrivere L prima di quel momento, mai avrebbe nominato quella frangia così coprente.
Avrebbe parlato dei suoi occhi, ma mai di come L tentasse di nasconderli.

D’istinto, scostò una ciocca di capelli di lato, e si ritrovò con le dita sopra quella pelle fredda. Pensò che il calore non lo avrebbe svegliato… che non c’era pericolo… che forse, forse poteva rischiare.
Sì, per studiare la sua fronte, per vedere il suo vero volto.
E se proprio L si fosse svegliato, be’, Light avrebbe trovato una scusa. Era così abituato a mentire… e nessuno se n’era mai accorto… mai… tranne L.
L lo capiva sempre.

Tolse la mano di scatto, come se si fosse scottato. Ma non riuscì ad andarsene.
L aveva appena schiuso le labbra, voltando la testa di profilo, scavando nel cuscino morbido.
Light si sistemò meglio sul letto, sollevando la catena sul materasso perché non facesse troppo rumore. Si chinò sul viso di L, giusto perché così esposto non lo aveva mai visto.

Non aveva mai sentito il suono profondo del suo respiro, non ne aveva mai percepito la presenza sulla guancia. Mai.
Era incredibile come il corpo di L fosse gelido, mentre il suo fiato era bollente contro la pelle.

Sistemò una gamba oltre L, mettendosi a cavalcioni su di lui. Non voleva svegliarlo, e non voleva nemmeno cadere dal letto. In quel modo poteva studiarlo comodamente, senza troppi rischi.

E se dovesse scoprirmi, potrò sempre inventare una scusa…

Sapeva che L non gli avrebbe creduto. Sapeva che L avrebbe capito.
Ma cosa importava? Non riusciva a staccare gli occhi dal modo in cui le palpebre tremavano a ogni suo movimento. Dalle sue labbra schiuse.

Poi L spostò la testa, puntandola contro il soffitto. Contro Light…
E contro le sue previsioni, gli occhi di L si spalancarono. E fu come se non si fosse mai addormentato.

Light trattenne il respiro, ma non si scostò. Non gli lasciò spazio per muoversi.
L non disse una parola. Non gli fece domande e non tentò di ribellarsi. Rimase immobile a fissarlo.
Light sentì il volto andare a fuoco quando lo sguardo di L si spostò sulle sue labbra. Aprì la bocca, respiro contro respiro, e si rese conto dell’affanno. Come dopo una lunga corsa.

«Light…» disse allora L in un sussurro, senza staccare gli occhi da lui.
«Shh.» Light spostò una mano sulla sua guancia fredda, e percorse il suo viso con il pollice. Lo fermò sulle sue labbra. «È solo un sogno, Ryuzaki. Dormi adesso.»

«Se è solo un sogno, sto già dormendo.»

Light premette il pollice sulla sua bocca. «Dormi e basta.»
Lo vide chiudere gli occhi e sentì un moto di delusione impadronirsi di lui. Il calore spegnersi a poco a poco nel suo corpo.

Non poteva più dormire. Non poteva rimettersi a letto e fingere che non fosse mai successo.
Proprio non poteva. Non ora che si era accorto di quando desiderasse sentire il sapore di L sul palato, scoprire se baciandolo avrebbe ricordato il gusto di qualche dolce gustato per caso.

Fece scorrere il pollice sul labbro inferiore di L, aspettando di vederlo riaprire gli occhi, ma l’altro non si mosse. Dal suo respiro, Light capì che era già tornato nel mondo dei sogni. E si rese conto che era un mondo di cui non poteva fare parte… anche se avrebbe tanto voluto.
Scavalcò L, prese la catena tra le mani e si sedette sul suo letto, lo sguardo fisso sul ragazzo addormentato lì accanto.

Poi schiacciò il pulsante che L usava per chiamare Watari, e aspettò che l’uomo si presentasse nella stanza.
Forse L si sarebbe svegliato, ma che importava?
Era tornato a dormire proprio nel momento sbagliato. Ed era colpa sua. Era stato lui a dirgli di farlo.
Si sentì uno stupido.

La porta si aprì piano e Watari apparve davanti al suo letto. «Sì?»
«Non riesco più a dormire. Vorrei alzarmi e mangiare qualcosa, ma…» Sollevò la catena. «Può risolvere questo problema, Watari?»
L’uomo guardò L dormire, e Light capì che si stava chiedendo cosa fare.

«Posso portarle ciò che vuole.»
«Gradirei fare un salto in cucina e vedere cosa c’è. Posso prepararmi qualcosa da solo…»
«Sa che non posso liberarla.»

«Dove potrei andare? Andiamo.» Usò il suo sguardo supplichevole. «Tornerò qui prima che Ryuzaki si svegli.»
«Mmm…»
«Lascerò qui ogni cosa, se è questo che vuole. L’orologio, i vestiti… Posso indossare qualcos’altro.»
Watari raggiunse l’armadio di L e lo aprì. Prese una camicia bianca e un paio di jeans, e glieli porse.

«Dovrei indossare i vestiti di Ryuzaki?!»
«Così, o aspettare che lui si svegli…»

Light lanciò uno sguardo di sbieco a L. Non l’aveva mai visto dormire, quindi non sapeva per quanto sarebbe andato avanti. Magari aveva da recuperare settimane di sonno arretrato… magari sarebbe rimasto a letto fino a mezzogiorno.
Sospirò e prese i vestiti che Watari gli porgeva.

«E va bene.»

«Esco. Quando si sarà cambiato, suoni nuovamente. Tornerò a prendere le sue cose e a liberarla.»
Light fece come gli era stato detto.

 
 
n

«Davvero?» chiede Light.
L ha la sensazione che sia successo qualcosa. Lo sente a pelle, così come sente ancora un vago profumo addosso. Un profumo che non è il suo.

Lo guarda a occhi sbarrati. «Sai, Light… stanotte ho fatto uno strano sogno.»

Light ha un piccolo spasmo. Prende un altro sorso e chiude gli occhi. «Ah sì?»
«Sì.» L fa ruotare il cucchiaino in cerchio sopra la tazzina, ma non stacca gli occhi da Light. «È stato strano.»

«Capisco.»

Watari entra in quel momento, lanciando un’occhiata di disapprovazione a Light.
«È arrivato un messaggio sul telefono di Light.»
L lo prende con due dita, poi lo porge a Light. «Non ci dici chi è, Light?»
Light non solleva gli occhi dallo schermo. «Misa. Vuole che vada con lei in montagna, per festeggiare un nuovo contratto.»

«Ottimo.»

«Come, ottimo?» Lo sguardo di Light segue Watari fuori dalla stanza, finché L non sente la porta chiudersi.
Ora ha di nuovo la sua completa attenzione.

«Adoro la montagna, Light Yagami. Quindi accetto l’invito…»

«Ma veramente… io non pensavo di accettare.»
«Ma come, Light? La tua fidanzata vuole festeggiare con te e tu vuoi darle buca?»

«È uno scherzo?» Light si alza, dandogli le spalle. «Spero non sia l’ennesima scusa per tentare di capire se sono Kira. Che so… dal modo in cui potrei scaldarmi vicino al fuoco, o da quello che potrei dire durante una partita a carte.»
L si lascia sfuggire un sorriso. «Non preoccuparti, Light. Le probabilità che tu sia Kira sono appena salite all’otto percento.»
«Che cosa?!» Light si volta, furente. «Perché, Ryuzaki? Perché non voglio passare due giorni da solo con te e con Misa? Per questo?»
L abbassa il cucchiaino, pestando lo zucchero che si sta sciogliendo.

«Non saremo soli» mormora.

«Vuoi portare mio padre e tutta la squadra con noi in montagna? Ma sei pazzo?!»
«Oh, no… non mi riferivo a questa squadra. Non preoccuparti, Light. Ti piaceranno… Hanno un’intelligenza sopra la media, proprio come la tua...»
Light sbatte la tazzina sul tavolo, poi si sposta alla finestra. È di profilo, eppure L riesce a leggergli dentro, come se stesse facendo tutto un discorso su quanto ha detto. Su quanto è successo…

«Allora, Light… non vuoi sapere che cosa ho sognato?»

Lo vede contrarre la mascella, mentre un tenue rossore sale a colorargli il collo.

«Male, Light… è stato un sogno interessante, sai? C’eri anche tu…» dice in un sussurro, guardandolo abbassare gli occhi sul pavimento. «Cavalcavi un elefante e dicevi a tutti di essere Kira.»

Stringe gli occhi, cercando di capire la sua reazione. E quando lo vede rilassare i muscoli capisce di aver avuto ragione.
Non era un sogno.

 n

N.d.A.:

Oh cavoli, cavoli, cavoli. Quando ho iniziato a guardare Death Note, mai avrei pensato di buttarmi così tanto in questo fandom. Eppure non riesco a farne a meno. Non riesco a smettere di pensare, vedere, immaginare L e Light. E parlarne con Relie non aiuta. Relie: GRAZIE. Perché tutti quei prompt che mi hai lasciato hanno aperto una voragine dentro di me. Per questo ho deciso di usarne diversi (per ora tre) e scrivere una mini-long. Grazie a te. E ai tuoi bellissimi prompt.

Prompt di Relie: L si addormenta al fianco di Light e quest’ultimo prova l’impulso di baciarlo.

Celtica

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Capitolo 2
*** Due ***


2. Legami


LEGAMI

 

 

Due.

 

 
 

Light è seduto davanti, sull’elicottero che li sta portando sulla cima del Monte. Non può fare a meno di guardare Ryuzaki, il loro pilota, ignorando le vocine fastidiose che arrivano da dietro.

«Quindi, tu sei… Near, giusto?» chiede Misa per la terza volta.
Light riesce a sentire solo la sua voce, alta e squillante. Mentre le altre vengono nascoste dal rumore delle pale e del motore dell’elicottero.

«Oh, ma perché solo N!» grida Misa. «Insomma, Ryuzaki, perché non posso stare seduta vicino a Light?»

Light sospira, sapendo che L non risponderà. A lui non dispiace essere lontano da Misa, dalle sue mani invadenti, dalla sua voce stridula.
Ha bisogno di pensare.

L non ha detto niente a proposito di quella notte. Davvero non ne conserva il ricordo? Davvero ha sognato tutt’altro?
Light non sa se sentirsi offeso o sollevato.
Sì è pentito di quel momento di debolezza, ma allo stesso tempo torna con la mente a quell’istante, quando gli occhi di L si sono aperti nei suoi.

 n


Il mattino dopo sarebbero partiti per la montagna con Misa e tutti gli altri.
Era una strana coincidenza che Roger avesse deciso di portare i ragazzi per un tour in Giappone proprio in quei giorni…

«Vuoi davvero andare con Misa, domani?» domandò Light, dal nulla.
Era sdraiato nel suo letto, gli occhi socchiusi puntati verso di lui.

«Sì.»
«Perché?»

L sorrise e rimase a guardarlo nella penombra della stanza.

«Non vuoi dirmelo, Ryuzaki?»
«Magari ho solo bisogno di una vacanza…»

«Una vacanza insieme ai due che ritieni Kira? Andiamo, Ryuzaki… puoi fare di meglio.»
L si alzò e rimase in piedi di fronte al suo letto. Si portò un dito alle labbra, senza staccare gli occhi da Light.

«L’altro giorno… mi sono svegliato con un lenzuolo addosso.»

Light distolse in fretta lo sguardo. «E quindi?»
«E quindi… non ne avevo, quando mi sono messo a leggere.»

Light scrollò le spalle. «Non so cosa dirti.»
L fece un passo verso il suo letto. «Davvero?»

«Sarà stato Watari dopo avermi liberato.»

L avanzò ancora, finché non incontrò il materasso di Light. Si chinò piano, posando le mani sulle lenzuola bianche.
«Tu non c’eri, Light… e non c’era nemmeno una coperta sopra al tuo letto.» Poggiò una gamba accanto al fianco di Light, toccandolo con il ginocchio. «Watari avrebbe preso l’occorrente dall’armadio…»

«Allora sarà andata come dici tu, Ryuzaki» si affrettò a rispondere, arrossendo. «Watari avrà preso quel che gli serviva dall’armadio.»

L puntò l’indice sul materasso, sfiorando la camicia di Light. «Dimentichi che qui non c’era niente…»
Il respiro di Light accelerò. «Watari, sicuramente. Deve aver portato via tutto per rifare il letto.»
L si chinò su di lui. Sorrise. «Molto astuto, Light Yagami… Davvero molto astuto.»

Vide il suo riflesso negli occhi di Light, poi si rialzò e tornò al suo posto, a rileggere fogli su fogli di documenti.

 

n

«Allora!» esclama Misa, indicando la baita isolata. «Che ve ne pare?»

Light si stringe nel giaccone imbottito. Vede i ragazzini portati da L parlottare tra loro, mentre quello più alto, Mello, lancia uno sguardo di fuoco a Near. Se non fossero così piccoli, Light lo crederebbe capace di ucciderlo.

«Fa freddo» dice Light, incontrando gli occhi di Misa.

«Andiamo, Light… potresti rispondere meglio di così» interviene L. Poi posa gli occhi su Misa. «È davvero incantevole.»
«Sono felice che ti piaccia, Ryuzaki.» dice, con una nota di delusione sul viso. «Entriamo?»

Misa si aggrappa al suo braccio, cercando di tenerlo il più lontano possibile da Ryuzaki. Come se quella catena fosse così lunga…
Light guarda la neve, le montagne innevate intorno, il cielo grigio da cui trapela qualche raggio di luce. Vede sottili lame di sole accarezzare le punte degli abeti e indicare il bosco.
Se credesse negli spiriti, Light penserebbe che qualcuno gli stia dicendo di andare.

«C’è già la neve…» sente mormorare alle sue spalle.
È la voce di L, e voltandosi, Light lo trova immerso in chissà quale riflessione, il pollice guantato accanto alla bocca.

Quel gesto gli riporta alla mente ciò che è successo solo pochi giorni prima.
Deglutisce e cammina più in fretta verso la baita, mentre il suo stomaco balla al suo interno. Si sente in trappola.

Io non sono Kira, si ripete, come se il solo pensarlo servisse a convincere L.
Io non sono Kira. Devi credermi.
Lo saprei, se lo fossi…

A un tratto, mentre Misa traffica con la chiave nella toppa, capisce una cosa: se L non lo credesse Kira, le cose sarebbero diverse. Se L non lo credesse Kira, forse, loro…
«Guarda, Light! Ti piace?» strilla Misa, un po’ troppo vicina al suo orecchio.
Light cerca lo sguardo di L prima di rispondere. «Sì.»

Si costringe a sorridere, come se fosse la cosa più naturale del mondo lasciare il suo caso – il loro caso – per passare un fine settimana in montagna.
Come se catturare Kira fosse di minore importanza.

«Molto?»

«Gli piace moltissimo, Misa» interviene nuovamente L, senza staccare gli occhi da quelli di Light. «Da quando ha ricevuto il tuo messaggio non ha fatto altro che parlarne… non è vero, Light?»

Lui stringe i denti. «Certo.»
«Oh, Light!» Misa si aggrappa più forte al suo braccio, come se fosse sul punto di strapparglielo. «Che bello! Se solo fossimo soli…»

«Se volete mi giro dall’altra parte…» mormora L.

Light cerca di trattenersi dallo strangolarlo.
«Sì, Ryuzaki! Voltati!» ride Misa. Poi si alza sulle punte e sussurra per farsi sentire solo da lui. «Ho pensato a tutto… Stanotte potremo dormire insieme, vedrai. La porta ha una fessura in fondo da cui potrebbe passare la catena, e il letto è proprio lì vicino… Così non dovremo sopportare lui e il suo ronfare tutta la notte.»

L non dorme mai.

«Ehm, senti, Misa… perché non aspettiamo di essere scagionati prima? Sai, anche con la porta chiusa si sentirebbe tutto.»
«Non mi importa, Light! Io voglio stare con te!»

Light si guarda intorno cercando aiuto, ma i ragazzini sono intenti in una battaglia a palle di neve e L è di profilo, all’entrata, intento a guardarli. Ha uno strano sorriso sul volto, gli occhi luccicanti.
Light sa che ha sentito tutto. E che questo lo diverte.

 n

È sera quando L si accuccia davanti al fuoco, senza nemmeno un paio di calzini. Matt è il primo a portarglieli, le dita alla bocca come se stringesse una sigaretta tra i denti.

«Mettiteli» dice, mentre Near arriva con altre calze, tenendole con due dita, proprio come fa L.
«Sto bene così.»
«Fa freddo.» Near scrolla le spalle e riprende a impilare le carte per formare il suo castello.

Mello gli passa accanto e, guardando da un’altra parte, inciampa sulla sua costruzione., mandandola in pezzi.
L li osserva guardarsi incarogniti, mentre Matt inclina la testa di lato.

Near ha gli occhi fissi in quelli di Mello. «Le probabilità che con questo freddo ti entri un po’ di sale in zucca, Mello, sono appena scese al due percento.»
Mello digrigna i denti, ma poi sorride. «Dovrei ridere, Near?»
«Non mi aspetto che tu lo faccia» ribatte Near. «Dovresti prima capire ciò che ho detto per riuscirci.»

L afferra Mello per la collottola del maglione prima che si azzuffi con Near. Lo spinge di lato, posando entrambe le mani sulle sue spalle.
«Saresti così gentile da andarmi a prendere dei biscotti, Mello?»

«Posso andarci io.»
«No, Near. Ho chiesto a Mello.»

Lo guarda arrivare in cucina dalla finestrella a vista, mentre Misa sta preparando qualcosa ai fornelli.
Poi posa gli occhi sul resto della stanza.
Light sta leggendo un libro davanti al fuoco, disteso sul divano. Pareti e pavimenti sono in pietra e legno, e L si chiede in quanto tempo quella baita prenderebbe fuoco.
Se solo Kira fosse con loro… lui perderebbe. E perderebbe anche i suoi eredi.

«Ti vedo turbato, Ryuzaki.»

Prima che possa rispondere, Misa fa capolino nella stanza con un vassoio pieno di biscotti. Mello è subito dietro di lei, con una ciotola piena di verdura cruda tagliata a stecco.

«Questi sono per Light!»
«Sai che non mangio biscotti, Misa.»
«Ma, Light… li ho fatti con le mie mani. Solo per te.»
Light fa un gesto vago con la mano. «Dalli a Ryuzaki. Lui ne è ghiotto.»

«Ma, Light…»
«Ti ho detto di no, Misa! Quante volte devo dirti di non insistere?!»

Mello posa la ciotola sul tavolino e si avvicina di soppiatto a Misa. Afferra un biscotto e lo infila in bocca.
«È al cioccolato!» dice, felice. Poi le prende il vassoio dalle mani e lo posa davanti a L.
Near solleva gli occhi al cielo e riprende a costruire il suo castello. Mentre Matt è in un angolino con un videogioco tra le mani.

«Insomma, ragazzi» esclama Misa, con le mani ai fianchi. «Siamo qui per festeggiare. Facciamo un gioco!»
Gli occhi di Near e Matt si illuminano, mentre L si strofina un labbro con il dito.
«Un gioco, hai detto?»

«Sì, Ryuzaki. Un bel gioco. Che piacerà a tutti.»

Ha una strana luce negli occhi puntati su Light. Poi L la vede scomparire in cucina.
Quando riappare, ha una bottiglia vuota tra le mani.

«Il gioco della bottiglia!»

Near e Matt abbassano gli occhi, delusi. Mentre Misa è viva come non mai.
«Che ne dici, Light?» chiede.
L si volta a guardarlo. «Sì. Che ne dici, Light?»

«Voi fate come volete. Io non giocherò a nessuno stupido gioco della bottiglia.»
«Ma, Light…»
«Ho detto di no.»

È Mello, tra un biscotto e l’altro, a spezzare la tensione. «Potrebbe essere divertente.»
Misa si rifugia in cucina, lasciandoli soli.

L si avvicina piano e parla sottovoce, per non farsi sentire dagli altri. «Sicuro di non voler giocare, Light? Dopotutto, è una cosa normale tra ragazzi della tua età…»
Light si alza, affrontandolo. «Cosa mi stai dicendo, Ryuzaki? Che se non gioco è perché sono Kira? Perché? Solo Kira odierebbe un gioco così stupido? O c’è qualcos’altro che vuoi dirmi, Ryuzaki?»

C’è qualcos’altro, pensa L. Ma non è questo il momento.

«In effetti sì, è un gioco stupido» ammette L, torturandosi il labbro. Vede gli occhi di Light fissi sulla sua bocca. «E molti ragazzi potrebbero rifiutarsi di farlo.»
«Allora perché io no?»

«Perché tu stai con Misa Amane.»
Light stringe i pugni. «Basta con questa storia. Io non sono Kira. Non sono Kira!»

«Sei pronto a dimostrarlo, Light Yagami?»
«Dimmi come.»
«Per prima cosa… gioca con noi.»

L vede Light tremare.
«E poi?»
«E poi…» Ma non può lasciarsi convincere. Non così. «Poi ne riparleremo. Prima fai questa cosa per me.»

«Ma cosa vuoi dimostrare?» gli sussurra Light, mentre Mello corre a chiamare Misa con la bocca piena di biscotti.
L sorride e non risponde.

«Allora hai cambiato idea!» Misa si stringe le mani al petto. «Vedrai, ti piacerà, Light. È molto divertente.»

«Sì, Light…» dice allora L. «Vedrai… Ti piacerà da morire.»

  nn

N.d.A.:

Questo capitolo e i prossimi due si ispirano a un prompt di Relie, ma aspetto il prossimo capitolo per scriverlo per evitare spoiler! Ovviamente c’entra il gioco della bottiglia. Mentre l’ultimo capitolo della mini long è ispirato a un terzo prompt, sempre di Relie!
Celtica

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Capitolo 3
*** Tre ***


Legami. Tre.

 

LEGAMI

 

 

Tre.

 

 
 

Misa fa sedere tutti intorno al tavolino basso, a gambe incrociate sul bel tappeto rosso. Ha un’aria natalizia: il caminetto acceso, i colori, loro intenti a giocare…

«Le regole sono semplici» dice Misa, posando la bottiglia in orizzontale sul ripiano di legno. «A turno gireremo la bottiglia, mentre gli altri decideranno l’obbligo. I baci sono solo per noi più grandi, capito?» Ridacchia, e Light solleva gli occhi al cielo.

«E noi cosa dovremmo fare?» domanda Matt, giocando con il cellulare.
Misa alza una mano. «Lo vedremo ogni volta, okay?»

Near e Mello sono seduti vicini, e Light li coglie a spintonarsi a vicenda. Ogni volta che L distoglie lo sguardo, uno colpisce l’altro con una gomitata. È soprattutto Mello il più violento.
«Prima i più piccoli!» esulta Misa, indicando Near. «Gira la bottiglia. E con chi uscirà dovrete solo stringervi la mano.»

Near sgrana gli occhi. Guarda L come a chiedergli se davvero deve fare una cosa tanto ridicola.
Light vorrebbe dirgli di no, di tirarsi indietro e tornare ai suoi castelli di carta. Ma L fa solo un cenno con la testa, e Near fa girare la bottiglia, il pollice in bocca.

«Mello!» strilla Misa, battendo le mani. «Avanti, stringetevi la mano.»

Mello lancia uno sguardo di puro odio verso Misa, poi verso Near.
«Io non intendo farlo.» Incrocia le braccia al petto.
L, nota Light, si lascia sfuggire un lungo sospiro, si gratta la testa e si abbraccia una gamba.

«Avanti, Mello!» Misa si china verso il ragazzino sopra il tavolo, sfiorandogli una spalla. «È questo lo scopo del gioco… È solo per ridere.»
«Lo scopo del gioco sarebbe quello di arrabbiarsi?» domanda Mello, sarcastico. «Perché è solo questo l’effetto che mi fa pensare di toccare qualcosa di… suo.» Indica Near con aria stizzita.
Near ha gli occhi puntati su L, aspettando che dica qualcosa.
«Non essere crudele, Mello» lo ammonisce Misa. «È solo una stretta di mano…»

«Non sono venuto qui per far divertire te» sibila Mello, stringendo gli occhi. «Sono qui perché…»

Light alza la testa, aspettando di sentire il resto.
Ma L si batte le mani sulle cosce. «Mello» dice.

Non ha urlato, non ha aggiunto altro, eppure Mello si zittisce di colpo. Abbassa il mento, poi si volta a dare le spalle a Near, facendo spuntare una mano da sotto il gomito. Gliela sta offrendo, e Light si chiede come sia possibile.
Come possa L avere tanto potere su dei ragazzini. Su quel ragazzino in particolare.

Near cerca gli occhi di L e, quando lo vede annuire, tocca le dita di Mello con le sue. Percorre il palmo con l’indice, fino a stringergli la mano.
Mello stringe forte gli occhi e scopre i denti.

«Bravi!» Misa applaude.
Quel suono è come il gong che li divide. Mello interrompe quel contatto di colpo, asciugandosi la mano nel maglione, mentre Near si racchiude in sé stesso, appoggiando il mento sulle ginocchia.

«Tocca a te, Mello!»
«A me? Ma se l’ho appena fatto!»

«Andiamo in ordine…» ribatte Misa, muovendo l’indice avanti e indietro come una maestrina. «Ora tocca a te, poi a Matt, poi a Ryuzaki, e infine a me e a Light.»
Ride e gli afferra nuovamente il braccio, facendogli sollevare gli occhi al cielo.

«Non voglio farlo» dice Mello, deciso. Guarda anche L, come se volesse sfidarlo. «E non lo farò.»

Misa mette su un finto broncio, ed è pronta a parlare, quando interviene Light.
«Va bene, dai… perché non scombiniamo un po’ il gioco? Andiamo a caso. Ora tocca a Matt.»

Sente gli occhi di L su di sé e, quando si volta, li trova pieni di gratitudine.
Matt non fa storie. Dà un bel colpo alla bottiglia con la mano sinistra, poi riabbassa gli occhi sul cellulare.

«Okay…» Misa si morde un labbro. «Dovrai ballare con chi verrà scelto dalla bottiglia!»

«Ballare?!» Mello si mette in mezzo, e Light capisce che con Matt ha un rapporto diverso. Un rapporto di amicizia. «Matt non sa ballare.»
«È vero» dice Matt, mentre la bottiglia si ferma su Misa.
Lei schizza in piedi, colma di felicità. «Non preoccuparti! Io sì!»

Ride, una risata che Light trova fastidiosa, più fastidiosa del corpo di Misa a stretto contatto con il suo braccio.
Poi Misa raggiunge Matt, lo fa alzare e improvvisa con lui alcuni passi.

Matt arrossisce quando le mani di Misa guidano le sue sulla schiena. Mello invece freme di rabbia, anche se Light non capisce perché.
Volteggiano per la piccola stanza, mentre L sorride. È l’unico a farlo. Near sembra solo confuso.
Poi tornano a sedersi, con Misa che si appoggia a lui ansimando.

«Ora tocca a te, Light…» gli sussurra.
Light dà un colpo secco alla bottiglia, vedendola indicare tutti i presenti durante la sua corsa. Si ferma puntando su di lui.

«Gira di nuovo.»

Light obbedisce. Osserva il collo di vetro rallentare di nuovo vicino a lui.
Misa sembra certa che uscirà il suo nome. Si avvicina al suo orecchio.

«Tu dovrai baciare qualcuno…» dice.

La bottiglia è quasi ferma quando punta su Misa. Poi, come se qualcuno le avesse dato un’altra spinta, rotola appena di lato, fermandosi su L.
Il cuore di Light si ferma per un istante.

«Ma…» Misa non aggiunge altro.

Light guarda L negli occhi, certo che si tirerà indietro, come ha fatto il suo protetto.
Invece L si alza in piedi lentamente…

 n 

L aveva trascorso cinque minuti buoni a lavare il polso sotto le manette.
Sentire gli sbuffi di Light oltre la porta lo spingeva solo a lavorare più lentamente…

«Puoi entrare, Light, se hai bisogno del bagno.»

«Ne ho bisogno, sì» ribatté lui, dando un colpo alla porta. «Ma non così tanto da usarlo mentre ci sei ancora tu dentro.»
L sorrise, infilando la spugna sotto l’acciaio freddo. Sentì l’acqua scivolare lungo il braccio e inzuppargli la manica della maglia.

«Ma che fai…»

Light entrò e raggiunse il lavandino. Prese un asciugamano e gli tamponò la pelle.
L sentì le sue dita caldissime, come se fosse stato al sole durante una giornata estiva.

«Hai caldo, Light?»

«Sto bene così.»
Light gli prese la spugna dalle mani e la lasciò cadere nel lavello. Poi gli avvolse il polso nel panno, infilando l’indice sotto l’acciaio delle manette.

«Ti ringrazio, Light…»
«Stiamo per partire, Ryuzaki.» Light gli sorrise guardandolo in volto. «Non vorrai arrivare in montagna e contagiare tutti con un raffreddore?»

«No… in effetti no.»
«Bene, allora lasciami fare.»

Strofinò l’asciugamano su tutto il braccio, premendo forte la manica bagnata. Non riuscì ad asciugarla, così la strinse nella mano.

«Devi cambiarti, Ryuzaki. Non puoi restare così.»
«Hai forse paura per me, Light?»

«Non voglio che ti ammali, tutto qui.» L lo vide arrossire e stringere il pugno intorno alla stoffa umida della maglia. «Siamo legati, no? Quello che capita a te, capita anche a me. E io non voglio ammalarmi.»

L sorrise, poi gli afferrò la mano per allontanarla dalla manica.
«Ho capito.» Fece un passo, strofinando i piedi nudi contro le calze di Light. «Ora ti dispiace accompagnarmi in camera? Così posso cambiarmi. Proprio come hai detto…»
Light arrossì e camminò all’indietro.
«Certo.»

«Grazie.» L gli prese l’asciugamano dalle mani e lo posò sul lavandino. «Anche per questo.»

Raggiunsero l’armadio in camera, e L scelse vestiti identici a quelli che indossava. Infilò una mano sotto la maglia per sfilarla, ma si fermò subito.
Aveva gli occhi di Light addosso.

«Oggi non ti volti dall’altra parte? Che succede, Light? Non ti vergogni più, forse?»

Light ebbe il buongusto di arrossire. Poi gli diede la schiena e si allontanò il più possibile da lui.

 n 

«Che aspetti ad alzarti, Light?» domanda L.

Ha le mani infilate in tasca, come se fosse annoiato. Ma Light ha notato qualcosa nei suoi occhi, una scintilla che lo paralizza.
Si accorge di avere il fiato corto mentre L cammina verso di lui, dietro le spalle di Misa.

«Ryuzaki, non vorrai farlo davvero?» dice lei, stringendosi al braccio di Light come se non volesse lasciarlo andare.
«Devo» replica L, fermandosi al suo fianco.

Gli offre una mano, e Light nemmeno si accorge di averla presa subito.
Sente la stretta di Misa farsi più debole, così dà una scrollata e si libera di lei.

«Sì, Misa» mormora, senza guardarla. «In fondo è solo un gioco, no?»
«Proprio così, Light» risponde L, aiutandolo ad alzarsi. «È solo un gioco.»

Non sono Kira, vorrebbe dire adesso, davanti a tutti.

Ma la mano di L è ancora stretta alla sua, i suoi occhi sono ancora inchiodati ai suoi. E il suo sorriso è appena accennato, come se volesse nascondere qualcosa agli altri.
Light si chiede come sarebbe fargli schiudere le labbra di sua iniziativa, senza aspettare la notte. Si chiede come sarebbe sentire il tocco delle sue mani, il suo respiro bollente contro la pelle.
Si accorge di tremare mentre L lo attira piano a sé, senza staccare gli occhi dai suoi.

Non l’ha mai visto così da vicino, non alla luce del fuoco.

Deglutisce e appoggia le mani alle sue braccia, facendo scorrere le maniche verso l’alto. Cerca un contatto con la sua pelle e, quando la trova, si accorge che L ha la pelle d’oca. Proprio come lui.
Socchiude gli occhi e respira quell’aroma di biscotti al cioccolato, mentre lo sente sorridere sulle sue labbra.

«Che aspetti, Light Yagami?»

Light ricorda quella notte, quella in cui avrebbe voluto baciarlo, in cui avrebbe voluto svegliarlo. Capisce che L sa. Che sa tutto, che ricorda perfettamente quel momento, proprio come lui.

Fa un passo indietro, deciso a ritirarsi, pensando che sia ciò che L si aspetta.
Ma L gli afferra il volto tra le mani, catturando la sua bocca. Preme le labbra sulle sue con urgenza, e nel momento in cui Light le schiude per lasciarlo entrare, L si tira indietro.
Respira con lui, gli sfiora la fronte con la sua, poi lo lascia andare.

«Grazie, Light Yagami.»
«Per cosa?»

«Per aver rispettato le regole del gioco.»

 n 

N.d.A.:

Scusate il ritardo! Mancano due capitoli alla fine, e il prossimo verrà pubblicato in settimana. Grazie a chi continua a leggere questa storia e l’ha inserita tra le seguite!
Il prompt di Relie, lasciato sul gruppo facebook Il Giardino di Efp: “AU! Vacanza in montagna. Misa impone il gioco della bottiglia, ma quando è il turno di Light la bottiglia si ferma su L”.
Celtica

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Capitolo 4
*** Quattro ***


Quattro Legami

 

LEGAMI

 

 

Quattro.

 

 

 

L dilata le narici e respira a fondo.

È nel bosco, circondato dagli abeti, quando addenta un dolcetto alla crema. Lo mastica piano, studiando l’espressione annoiata di Light.
Misa sta parlando senza sosta da dieci minuti buoni, aggrappata al suo braccio. Ogni tanto si volta per lanciargli un’occhiata di fuoco.
Non gli ha ancora perdonato il bacio della sera prima.

«Torna qui, Near!» grida Mello, inseguendo Near.
L vede il più piccolo correre e ridere, una tavoletta di cioccolato stretta tra i guanti. Matt lo affianca con le mani infilate nelle tasche del giaccone, sbuffando.
«La finiranno mai?» chiede Light. Poi scrolla la testa e L capisce che non si aspetta una risposta.

«Non eri il più veloce alla Wammy’s House, Mello?» Near si ferma, usando Misa come scudo. «Forse avresti dovuto vantarti di meno e correre di più…»

Mello lancia un urlo, spinge Misa di lato e afferra Near per la sciarpa. «Questa è mia.»
Gli strappa la tavoletta dalle mani.

«Allora, se la rivuoi, devi dirmi dove hai nascosto il mio trenino!»

Mello lo lascia andare con un sorriso. «Se la rivoglio? L’ho già ripresa.»

«No. Direi di no.» L prende la cioccolata e se la infila in tasca. «Io l’ho ripresa.»

«Ma non è giusto!» si lamenta Mello. «Near l’ha rubata dal mio zaino! Gli avevo detto di non toccare le mie cose…»
«Mello ha preso il mio trenino.» Near si infila il pollice in bocca con fare innocente. «Volevo fare uno scambio.»

L gli arruffa i capelli bianchi. «Invece di metterti a correre con la cioccolata in mano, avresti dovuto nasconderla. Sai perché?»
Near abbassa il viso e scava la neve con la scarpa. «Perché Mello è più grande e più veloce di me.»

«Proprio così, Near. Perché Mello è più grande e più veloce di te…»

L lancia uno sguardo di sbieco a Light.

«Per me non c’è nessun consiglio, vero?» si intromette Mello, arrabbiato. «Si fa tutto solo per il tuo erede…»
«Erede?» Light ha un’espressione così confusa, che L dubita per un istante che sia Kira.
Pensava che ormai avesse capito cosa ci fanno quei ragazzini lì con loro.

«Tu sei sempre troppo impulsivo, Mello. È solo questo che dovresti correggere.»

«Cosa intendi dire?»

«Sapevi che la cioccolata l’aveva presa Near… potevi aspettare che fosse da solo, invece di aggredirlo davanti a me.»
Near sembra quasi spaventato. Poi si aggrappa alla sua gamba.

«Sta’ tranquillo.» L gli scompiglia un’altra volta i capelli. «Mello non lo farà più. Non è vero, Mello?»

Light ha un’espressione stupita in volto quando vede Mello stringere i denti e annuire.
Poi cerca i suoi occhi, e L si chiede se stia pensando alla sera prima… Se ricordi ogni millisecondo come lo ricorda lui.

  n

«BASTA!» Misa lo tirò indietro, poi diede uno spintone a L. «Lo sapevo, Ryuzaki! Sapevo che eri gay! Non vi lascerò mai più da soli, voi due! Mai più!»

«Ora calmati, Misa.»

Light la prese per le spalle e la attirò a sé. La strinse tra le braccia sotto lo sguardo indagatore di L.
Poi si accorse del modo in cui Mello lo guardava: un odio così profondo che le occhiate rivolte a Near, in confronto, parevano niente.

«Sei stata tu a voler giocare, Misa…» mormorò L, e la sua voce bastò a farlo tremare.
Light la abbracciò più forte, cercando di far passare i brividi.

«Sì, Misa. Stai calma adesso. È solo un gioco, come hai detto tu.»
«Ma io non volevo che tu baciassi nessuno, Light!» Lo spinse per guardarlo in faccia, e Light fu costretto a lasciare gli occhi di L per ricambiare lei. «Nessuno a parte me.»

Aveva gli occhi lucidi, e Light capì che si aspettava un bacio. Si morse un labbro, chiedendosi cosa fare.
Poi, quando le sue dita si strinsero sulla sua camicia di pile, Light abbassò le palpebre e le sfiorò le labbra con le sue.

«Tutto qui?» chiese Misa, quando lui la allontanò.
«Sì, Light…» L lo guardava intensamente, senza nessun sorriso. «È tutto qui?»

Light aprì la bocca per ribattere, ma poi la richiuse. Non voleva tirare di nuovo fuori il discorso di Kira. Non voleva trasformare quel gioco – quel bacio – in una gara a chi avesse ragione.
Lui sapeva di non essere Kira, e tanto gli bastava.
Non ricordava perché Misa si fosse innamorata così tanto di lui, ma era certo di non aver mai, mai provato niente del genere. Non per lei.

«Non voglio più giocare» disse lui d’un tratto.

«Ma, Light…»

«Spostati.» La scansò senza nessuna tenerezza, poi indicò le manette a L. «Io vado a dormire.»
«Light, aspetta! Vengo con te!»
«No, Misa. Non voglio. Preferisco dormire sul divano.»
«Ma…»
«Basta, Misa! Sta’ zitta!»

Afferrò la catena tra le mani e raggiunse il divano sgualcito abbandonato in un angolo. Si trascinò dietro L senza troppa fatica.
«Fermati, Light.» L tirò dall’altra parte. «Non ho ancora finito di giocare.»

«Io dico di sì.»

«No, Light. Ti sbagli.»

Lui si voltò, trovandosi a un palmo dal suo viso. «Vado a dormire in camera. Misa, ti lascio questo letto.»
«Che cosa?!» saltò su lei. «Voi due… da soli? Ti ho appena detto che non vi lascerò mai più da…»
«Smettila.» Light si sentì sul punto di picchiarla. «Non voglio rivederti o risentire la tua voce fino a domattina. Sono stato chiaro?»
Poi trascinò L nella stanza che Misa aveva preparato per loro con così tanta cura e sbatté la porta.

«Che succede, Light?»
Light lesse una nota di sarcasmo nella voce di L. Tremò ripensando a quella notte – di cui erano consapevoli entrambi – e al bacio di quella sera.
«Ho bisogno di dormire» rispose, infilandosi sotto le coperte senza togliersi niente. «E gradirei non essere disturbato.»

«Come desideri, Light…»

L sedette ai piedi del letto, guardando fuori dalla finestra.
Cosa poteva mai vedere con quel buio? Non c’erano luci fuori. Nemmeno una. Light si rigirò nel letto, incapace di addormentarsi. Alla fine si mise a sedere.

«Che stai facendo?» chiese.
L non si voltò. «Cerco le stelle. Ma non le vedo. C’è brutto tempo fuori.»

«Le stelle?»

«Cos’altro ti aspetti che faccia? Mi hai trascinato qui dentro senza darmi il tempo di procurarmi nessuna lettura, Light Yagami… Direi che da sequestrato sei appena passato a sequestratore.»
Light abbassò la testa e strinse un lembo del piumone nel pugno.

«Non resistevo più.»

«Come mai?» Ora L si voltò verso di lui.

La luce era così fine da non fargli vedere niente, se non due pozzi scuri al posto degli occhi.
Light non rispose. Appoggiò la testa contro la testiera del letto.

L tornò a guardare fuori. «Sta nevicando.»

«Davvero?»

«Sì. Al contrario di te, Light Yagami, io non dico bugie.»
Lui si alzò e lo raggiunse. Appoggiò un braccio alla finestra chiusa e guardò fuori.

«Perché l’hai fatto?»
Sentì gli occhi di L su di sé.

«Cosa siamo venuti a fare qui?» continuò Light. «Perché hai voluto partecipare a quello stupido gioco?»

Uno strano calore gli salì fino alle orecchie.
Prese coraggio e si voltò verso L per affrontarlo.
L’altro si lasciò cadere all’indietro sul letto, con le braccia dietro la testa.

«Pensi ancora che io sia Kira, Ryuzaki?»

«Sì, Light. Lo penso ancora.»

«Perché?»

«Finché non avrò la certezza che non sei Kira, continuerò a ritenerti tale.»

«È assurdo!» Light si erse in tutta la sua altezza su di lui, stringendo i pugni. «Mi hai portato qui solo per questo? Perché pensi che io sia Kira?»
«Vedi, Light…» L si rimise a sedere, alzando la testa verso la sua. «Continui a parlarne…»

«E più ne parlo e più le probabilità che io sia Kira aumentano? È così?»
«Non avevi detto di aver bisogno di dormire?» disse L, portandosi un dito alle labbra. «Puoi farlo. Io non ti sveglierò…»

Nell’oscurità, Light riconobbe un sorriso. Ripensò a quando L aveva spalancato gli occhi nei suoi, cogliendolo sopra il suo letto.
Digrignò i denti, cercando di cancellare quel momento.

«Non ho più sonno.»

«Sei stato tu a voler venire qui, Light… Vuoi tornare a giocare con gli altri?»

«Nemmeno per idea!»

Light camminò avanti e indietro per un po’, sotto lo sguardo di L. Faceva troppo caldo lì dentro. Si chiese come fosse possibile… Fuori nevicava, e il riscaldamento era basso. Eppure lui sentiva il corpo in fiamme.
Aveva la mente troppo sveglia – troppo attenta ai gesti di L – per dormire.
Non poteva nemmeno provarci.

«Mi rendi nervoso, Light.»

«Perché? Perché non sto fermo?»

L si alzò per fronteggiarlo. Lo prese per le braccia e lo immobilizzò.
«Sei troppo agitato. Non chiuderai occhio se continui così.»

«E con questo? Tu non dormi mai.»

«Vieni.» L lo accompagnò a letto e lo fece sdraiare.
Light arrossì. Avrebbe potuto dormire anche senza coperte. Pensare di coprirsi lo faceva stare male.

«Sta’ calmo.» L gli stese sopra un lenzuolo.

Era chiaro che stesse pensando a quella notte. Era chiaro come il sole. Cosa gli suscitava quel pensiero? Cosa provava?
Anche lui sentiva caldo tanto quanto Light? Anche lui avrebbe voluto rotolarsi nella neve, assaggiare i fiocchi con la lingua?

Chiuse gli occhi mentre L gli rimboccava le coperte e immaginò di essere fuori con lui, nel bianco.
Erano soli e aveva le sue mani sui fianchi. Sentiva un po’ di solletico, tanto che sorrise.

«Cos’hai da ridere?» chiese L.

Ma Light finse che fossero sempre fuori, sotto la neve che scendeva fitta.
Immaginò il gusto insapore dei fiocchi mentre si scioglievano sulla lingua. E le labbra di L, schiuse per lo stesso motivo.
Sentì un nodo allo stomaco.
Nella sua mente prendeva il viso di L tra le mani, proprio come lui aveva fatto poco prima, davanti a tutti. Solo che adesso erano soli…

«Light, stai già dormendo?»

Light aprì gli occhi e incontrò quelli di L. «È più giusto dire che ci stavo riuscendo. Ora non più, grazie a te.»
Le labbra di L si allungarono in un sorriso. «Allora ti lascio riposare.»
Light gli afferrò il polso prima che potesse rialzarsi. «Aspetta.»

«Cosa c’è?»

«Pensavo che ti saresti tirato indietro stasera. Nel gioco.»
Nel buio colse come un bagliore accendersi e spegnersi negli occhi di L. Lo vide chinarsi e sentì il suo soffio caldo sul naso.

«Light Yagami… ormai dovresti sapere che anch’io, come te, detesto perdere.»

Rimase in quella posizione per pochi secondi, ma Light se li gustò tutti. Poi lo vide abbassare il capo con aria sconfitta, un attimo prima di alzarsi.
«Dormi adesso. Io non ti dirò che è stato solo un sogno.»

 
n
 

Quando si voltano per tornare indietro, Near gli prende la mano.
L vede Light studiare quel gesto a bocca aperta. Camminano nella neve collosa per un po’, mentre Mello e Matt si avvicinano titubanti a lui.

«Uff…» sbuffa Misa. «Tra poco dobbiamo ripartire e non siamo ancora rimasti soli, Light!»

L lo sente sospirare forte. «Misa, basta. Sai benissimo che finché io e Ryuzaki saremo legati, non ci sarà occasione di restare soli. Quante volte te lo devo ripetere?»
Nel frattempo, Mello e Matt si prendono per mano e il primo si aggrappa alla manica di L. Scambiano un’occhiata d’intesa.

«Light, ma io…»

«Non ne posso più di sentirti parlare, Misa!»

Light fa per allontanarsi da lei, ma la catena di L lo blocca. È la prima volta che si volta a guardarlo chiedendo aiuto.
«Scusami, Light…» mormora Misa con le lacrime agli occhi. «Starò più tranquilla. Vedrai, non ti deluderò più.»

L fa un cenno a Near, e il bambino afferra la mano di Light. Matt fa lo stesso con Misa, anche se spesso tutti devono dividersi per evitare gli alberi.
Misa sembra tristissima mentre camminano nel bosco. Poi un cumulo di neve cade da un ramo colpendo in pieno L, buttandolo a terra.
I bambini scoppiano a ridere, anche se Near si piega al suo fianco.

«Ti sei fatto male?»

Light gli offre una mano per aiutarlo a tirarsi su, ma Mello lo spintona e allunga il braccio verso di lui. L lo afferra e si rimette in piedi, scrollandosi la neve di dosso.
«Forse venire qui è stato uno sbaglio…» sussurra Misa, gli occhi puntati su Light.
L sente l’occhiata di Light su di sé, e d’istinto si porta le dita alle labbra.

«No» risponde L. «È stato tutto molto… istruttivo.»

 n

N.d.A.:

Siamo quasi alla fine. Il prossimo capitolo sarà quello conclusivo (e di nuovo, sarà ispirato a un prompt di Relie). Se avete letto, se vi è piaciuto, mi renderebbe felice sapere cosa ne pensate. Grazie mille.
Celtica

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Capitolo 5
*** Cinque ***


Legami 5

 

LEGAMI

 

 

 

Cinque.

 

 

 

È un nuovo giorno quando Light sente la sveglia suonare.
Apre gli occhi e trova L già in piedi, intento a impilare i cioccolatini superstiti uno sull’altro. Si porta una mano alla fronte, ancora frastornato dalla sera prima.

«Ho bisogno di riposare» è la sua richiesta.

«Tuo padre e il resto della squadra ci aspettano, Light. Non vorrai farli aspettare?»

«Il sonno è fondamentale per me, lo sai.»

Stavolta L si volta verso di lui. Sta sorridendo, anche se Light non riesce a capire che tipo di sorriso sia. Non sa se sia sincero o se, semplicemente, lo stia provocando.
Ma quelle parole gli suscitano un brivido lungo la schiena, tanto che deve chiudere gli occhi per dominarsi.

«Avresti dovuto pensarci stanotte, Light Yagami.»

 
n
 n

Misa si chiuse nella sua stanza senza troppe cerimonie.
L cercò qualche reazione nel volto e nel corpo di Light, senza trovarne. Non gli importava, di questo era sicuro. Anzi, si poteva dire che Light non sopportasse Misa.
E quel dettaglio era fondamentale nell’associarlo a Kira. Perché solo se Misa fosse stata il secondo Kira e Light il primo, avrebbero avuto motivo di stare insieme.
Eppure i sentimenti di Misa per Light sembravano così sinceri… No, erano sinceri.
L era certo anche di questo.

«Che fine hanno fatto i tuoi ragazzini?» domandò Light, mentre prendeva una tazza di tè dal vassoio di Watari. Poi l’uomo lasciò la stanza e chiuse la porta.
«Come li hai chiamati?» L sorrise. «I miei ragazzini?»

«Li avevi sempre intorno.» Poi lo guardò in viso, soffermandosi sulla sua bocca. «Pendevano dalle tue labbra, Ryuzaki.»
L cominciò a infilare cubetti di zucchero nel tè senza rispondere.

«Che c’è?» riprese Light, sorseggiando il suo. «È un altro segreto?»

«Credi che abbia tutti questi segreti, Light?»

«Non lo credo. Lo so.»
L sorrise, mentre l’ultimo cubetto traballava pericolante sopra gli altri.

«Da quando siamo tornati non li ho più visti. Non hanno detto niente sull’elicottero… come se fossero tristi.»
«Ti stai forse preoccupando per loro, Light?»

Lui scrollò le spalle, finendo il suo tè. «Ero solo curioso, tutto qui. Quello più grande, Mello, ha parlato di Near come del tuo erede.»
L leccò il cucchiaino pieno di zucchero, concentrando tutte le attenzioni sulla sua tazza.

«Che significa?» aggiunse Light.

L iniziò a bere il tè – o meglio: lo zucchero con il tè – senza degnarlo di uno sguardo.
«Allora?» Poi Light sbuffò, alzandosi in piedi. «Sono stufo di tutto questo, Ryuzaki! Credi che io sia Kira, ma vuoi anche il mio aiuto per le indagini… e allo stesso tempo mi tieni all’oscuro di tutto.»

«Non di tutto…»

«Quasi!» Light colpì il tavolo con un pugno, facendo schizzare fuori un po’ di tè dalla tazza di L. «Che pericolo potrei mai essere per quei ragazzini? Non so nemmeno chi siano! Non conosco nemmeno i loro nomi.»

«Ma ora conosci i loro volti, e se la memoria di quando sei stato Kira dovesse tornare…»

«Basta con questa storia! Io non sono Kira. Non sono Kira! Va bene?»
Posò entrambe le mani aperte sul tavolo, chinandosi su di lui. Aveva gli occhi incatenati ai suoi, e nemmeno una volta batté le palpebre.

L si tirò indietro sulla sedia. «Va bene…» sussurrò. «Kira.»

Light colpì con un altro pugno il ripiano, e la tazza di tè si rovesciò nel piattino, lasciando scivolare fuori tutto il liquido rimasto. Lo zucchero avrebbe formato una colla difficile da grattare via.

«Male, Light… ora Watari dovrà passare la serata a pulire.»

«Smettila di dire che sono Kira. Perché non mi leghi, se lo pensi? Legami, avanti, così potrai dormire sonni tranquilli.»

Light chiuse le mani a pugno tenendole nascoste dietro la schiena. Poi si lasciò cadere sulla sedia accanto alla sua.
L rimase a studiarlo per un momento prima di rispondere.

«Non dormirò tranquillo finché ti avrò vicino, Light Yagami.»

«Hai paura che ti uccida nel sonno?» ghignò Light, nervoso.

«Non si sa mai… Potrei svegliarmi e trovarti a un millimetro dal mio viso.»
Light si zittì di colpo. Abbassò la testa, ma non staccò gli occhi dai suoi.

«Cosa pensi che dovrei fare in quel caso… Light?»

Light si allungò verso il suo viso, scontrando le labbra contro le sue. L non se lo aspettava.
La sera prima aveva mantenuto il controllo e si era tirato indietro prima che fosse troppo tardi, non appena si era accorto della reazione di Light.
Ma adesso non c’era nessuno con loro. E L aveva ancora sul palato il sapore dello zucchero disciolto nel tè, come se fosse il carburante per il suo intelletto. Ma se di solito i dolci lo aiutavano a pensare, in quel momento sentì la mente annebbiata.

Gli prese il volto tra le mani e rispose al bacio.

Si accorse di avere le dita tra i capelli di Light, la lingua intrecciata alla sua.
E quando fece per tirarsi indietro e prendere un respiro, Light lo afferrò per la maglia senza lasciarlo andare. Sentì le sue dita accarezzargli le braccia, le unghie conficcarsi nelle spalle.

«Basta…» sussurrò, voltando la testa di lato.
Light continuò a baciargli la guancia, l’orecchio, il collo. Poi lo fece girare verso di sé e si riappropriò della sua bocca.

L lo spinse via. «Fermati, Light…»
Senza più le sue mani a sorreggerlo, dovette aggrapparsi al tavolo per non cadere. Pose un braccio fra loro, in modo che Light non potesse più avvicinarsi.

«Perché? Ryuzaki…»

«Non dire niente.» L si passò una mano per tutta la lunghezza del volto, poi raggiunse un armadietto e prese un sacchetto pieno di cioccolatini.
«Devi dormire. O domani non sarai di nessun aiuto per le indagini.»
«Per le indagini?» Light sembrava offeso.

L gli diede le spalle per non avere la sua espressione ferita davanti agli occhi. Non poteva rischiare di cambiare idea.
Light Yagami era Kira. E se baciarlo era stato un errore, baciarlo una seconda volta era stato stupido.

«Ryuzaki, aspetta» disse Light, mentre camminavano verso la camera.
L non disse niente. Fu solo quando furono dentro che Light riprese a parlare.

«Credo… credo di provare dei sentimenti, Ryuzaki.»

L posò il sacchetto sul letto e rispose senza guardarlo in faccia.

«Anche Kira è umano, dopotutto…»

Gli parve di sentire Light mentre digrignava i denti, ebbe l’impressione di vederlo stringere i pugni, e un sorriso si disegnò sul suo volto.

«No» disse Light, deciso. Poi la sua voce tremò. «Intendo… dei sentimenti per te.»

L si voltò del tutto, stavolta perché non fosse Light a leggere la sua espressione. Prese due cioccolatini e ne scartò uno, infilandolo in bocca.
«Vuoi un cioccolatino, Light?»
Con il sapore caldo e morbido del cioccolato sulla lingua, si voltò a guardarlo.

«Hai sentito quello che ho detto, Ryuzaki?» Light ignorò la sua mano e la sua offerta.
L scartò un altro cioccolatino e lo lasciò sciogliere in bocca. Socchiuse gli occhi, leccandosi le dita.

«Sai, Light… mi hanno visitato, e posso assicurarti che non sono sordo.»
«Allora perché non rispondi?» Light fece un passo verso di lui. «Perché non dici niente?»

«Perché non mi va.»

«Non ti va? Non ti va?! Che accidenti significa che non ti va, Ryuzaki?»

«Vedi, Light…» L prese un terzo cioccolatino. «Hai detto che credi di provare dei sentimenti per me… ma tempo fa credevi anche di essere Kira.»

«È stato stupido. Io so di non essere Kira.»

L fece un ampio gesto con la mano. «Oh, sì che lo sei» sussurrò con un dito alle labbra. «Ma in ogni caso hai usato quelle esatte parole. Parole che poi ti sei rimangiato…»
Allungò una mano per prendere un altro cioccolatino, ma Light gli rubò il sacchetto scaraventandolo contro il muro dall’altra parte della stanza.

«Pensi che cambierò idea?!» gridò Light a pugni serrati, facendo alcuni passi avanti. «È questo che ti spaventa?»
L rimase a studiare il suo viso, il modo in cui stringeva gli occhi. Sembrava così sincero… così innocente.

«A dirti la verità sì, Light. Anche questo mi spaventa.»

«Cos’altro?» ribatté subito Light, posando i pugni sulla sua maglia bianca. La strinse tra le dita. «Il fatto che mi credi Kira?»
«Io non ti credo Kira, Light.» L sentì la presa sulla sua maglia farsi più stretta. «Io so per certo che sei o sei stato Kira.»
Invece di sferrargli un pugno, Light lo afferrò per la collottola, avvicinando il viso al suo.

«Cosa devo fare per dimostrarti che non sono Kira?»

L sentì il suo respiro scaldargli la pelle. Il suo fiato caldo sul collo gli fece venire la pelle d’oca.
Light se ne accorse, perché strinse la presa e chinò la testa sfiorandogli la guancia.

«Se non sei Kira, Light…» L cercò di controllare la voce. «Non devi fare proprio niente. Tutto si risolverà da solo.»

Sentì il profumo del sapone che aveva usato sotto la doccia, al loro ritorno dalla montagna. Deglutì, cercando di non pensare alla figura scura e appannata di Light oltre il vetro, il suono dell’acqua che scorreva su di lui…

«E se non volessi aspettare?» mormorò Light al suo orecchio. L rabbrividì. «Se volessi dimostrarti subito che non sono Kira?»
«Non puoi» rispose L con voce roca. «Non c’è niente che tu possa fare, Light. Assolutamente niente…»

«Sicuro?»
Light gli sfiorò il lobo con le labbra, tanto da fargli chiudere gli occhi.

«In effetti… c’è qualcosa che potresti fare per me» sussurrò L, appoggiando la guancia alla sua.

«Sono tutt’orecchi, Ryuzaki.»

L sorrise contro la sua pelle. Si chinò sul suo collo e si accorse che era percorso dai brividi.
«Ho assoluto bisogno di questa cosa, Light Yagami… e non mi aspetto un no come risposta.»

«Dipende» mormorò Light, allentando la presa sulla sua maglia. Lasciò scivolare una mano dietro il collo, giocando con i suoi capelli.
«Dipende?» rise L, soffiando. «No di certo, Light. Puoi solo dire di sì.»

«Che cosa vuoi?»

«Ho bisogno di quel sacchetto che hai gettato dall’altra parte della stanza, Light. E ne ho bisogno adesso. O non potrò concentrarmi sui documenti che dovrò leggere stanotte.»

Light si staccò immediatamente da lui. Aveva uno sguardo così deluso da ricordargli un cane bastonato.
«Come hai detto?»
«Ho detto» L sorrise, infilandosi le mani in tasca, «che vorrei recuperassi quei cioccolatini per me. Pensi di poterlo fare, Light?»
«No, Ryuzaki. Non penso di poterlo fare.»
Light strinse i denti, fremendo di rabbia.

«È un peccato, Light… un vero peccato.»

L afferrò la catena e fece per attraversare la stanza per raggiungere il sacchetto, ma Light lo tirò indietro, colpendolo al viso con un pugno. L rispose con un calcio, proprio come era successo davanti a Misa. Solo che stavolta non c’era nessuno a dividerli.
Continuarono a colpirsi a vicenda, finché non si lasciarono cadere a terra, stremati.

«Stavolta non c’è Matsuda a distrarci… Devo dire che non mi aspettavo che avresti continuato a colpire, Ryuzaki.»

«Questo perché sei stupido, Light.»

Light era sdraiato al suo fianco, la testa appoggiata al letto. Si voltò verso di lui.
«Ti ho ridotto male.»

«Pensi questo perché non ti sei ancora visto allo specchio.»

«Allora andiamo a vedere come mi hai conciato, avanti.»

Light si alzò e gli tese una mano. L non riuscì a scacciare dalla mente il pensiero della sera prima, di quando aveva attirato Light a sé e l’aveva baciato davanti a tutti.
Davvero l’aveva fatto solo per gioco?
Accettò l’aiuto di Light e si rimise in piedi. Raggiunsero il bagno e, mentre Light contemplava la sua immagine allo specchio, L prese la cassetta del pronto soccorso. Poi tirò la catena, come se Light fosse stato un cane.

«Vieni» disse, tirandolo verso la camera.

Recuperò il sacchetto di cioccolatini e lo lanciò sul comodino tra i due materassi.
Lo fece sedere sul letto, accese la luce e tamponò i segni sul viso con uno straccio umido.

«Sta’ fermo.» L’alcool doveva bruciare sulla pelle delicata di Light…

L non riuscì a evitare di abbassare gli occhi sulla sua bocca. Si chiese se quanto aveva detto Light fosse la verità. Sembrava sincero, ma non c’era forse stato un cambiamento radicale in lui durante la prigionia?
Non aveva avuto l’impressione che, all’improvviso, Light avesse dimenticato tutto?

Aveva visto il suo viso distendersi, voltarsi da una parte all’altra come per cercare di capire dove si trovasse, cosa fosse successo…
Non aveva pensato che Light avesse soltanto scordato di essere Kira?
Perché Light era Kira, e Misa il secondo Kira.
Non c’erano dubbi su questo. Eppure…

“Credo di provare dei sentimenti, Ryuzaki. Dei sentimenti per te.”
Quelle parole avevano smosso il mare che aveva dentro. Non si era mai sentito agitato come quando stava con Light…

Se solo Light non fosse stato Kira… se solo L si fosse sbagliato!
Una volta. Una sola volta.
Avrebbe ringraziato il cielo di essere in errore. Sarebbe stato felice di perdere.

«Ryuzaki?»

Light lo guardò a occhi socchiusi, studiando la sua espressione.
L si affrettò ad abbassare il viso. Chiuse la cassetta del pronto soccorso.

«Abbiamo finito. Puoi dormire se vuoi.»

Si alzò, ma Light gli afferrò il polso e lo costrinse a sedere di nuovo.

«Aspetta. Non andartene.»
L sollevò il polso e mise in mostra le manette. «Non posso andare lontano, Light.»

«Resta qui. Con me.»

«Sarò nel letto qui vicino a spulciare documenti. Sentirai il suono delle…»
«No.» lo interruppe Light, posando la mano sulla sua. «Dove non posso raggiungerti è troppo lontano.»

«Ti basterà alzarti per raggiungermi.»
Light lo tirò versò di sé, facendogli cenno di sdraiarsi al suo fianco.

«Ho molti documenti da leggere, Light. Non ho tempo per…»

«Domani ti aiuterò io» lo fermò di nuovo. «Domani indagheremo insieme, con tutta la squadra.»
Light riuscì a farlo stendere, poi gli appoggiò la testa sul petto, accoccolandosi contro di lui.

«Ma adesso resta con me» disse poi, mentre L allargava le braccia per fargli spazio. «Ti prego.»
L non parlò. Rispose con le dita, sistemandogli una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Poi passò la notte ad accarezzarlo, aspettando che si addormentasse.

Va bene, Light. Fingiamo di essere normali. Domani torneremo a essere L e Kira, ma stanotte… stanotte saremo solo due ragazzi che si abbracciano.

 
n
 

Light si alza controvoglia, sistemandosi i capelli.

«Hai davvero intenzione di fare finta che non sia successo niente, Ryuzaki?»
Il volto di L è una maschera impassibile. Rimane a fissarlo senza mai sbattere le palpebre e senza rispondere.

«Insomma! Per te non è cambiato proprio niente durante gli ultimi giorni?»
L si porta un dito alla bocca. Sembra che ci stia pensando, e questo non fa altro che irritare a morte Light.

«Rispondi, Ryuzaki!»
L inclina la testa di lato. Si avvicina, senza mai staccare gli occhi dai suoi.

«Effettivamente sì, Light… se considero gli ultimi giorni non posso fare a meno di pensare che sia cambiato qualcosa...» Allunga il viso fino a sfiorargli il naso. «Tra noi.»
Light non si muove, si limita a socchiudere gli occhi e a tirare un sospiro di sollievo.

«Sono lieto di sentirtelo dire, Ryuzaki.»

«Non ho finito, Light.»
Light inarca un sopracciglio mentre L fa un passo indietro.

«Vedi, Light… qualunque cosa tu possa provare – o pensare di provare – i miei sospetti sul fatto che tu sia Kira non sono ancora pari a zero.»

L solleva una mano e la lascia sospesa accanto al suo viso, come se non avesse il coraggio di accarezzarlo. Un dito dopo l’altro, si appoggia lentamente alla sua guancia, spingendo una ciocca dietro l’orecchio.
Light trattiene il respiro.

«Devo confessarti una cosa, Light…» Gli occhi di L tornano a specchiarsi nei suoi, mentre la sua voce si abbassa. «È la prima volta che spero di sbagliarmi.»

Light non sa cosa rispondere. È troppo preso dallo sguardo di L, dal modo in cui è sceso ad accarezzargli il collo. Non ha più la dolcezza della notte scorsa: ora, ogni volta che le unghie si spostano sulla sua pelle, Light sente un brivido.

«Devi credermi Light» sussurra L, chinandosi al suo orecchio. «Nutro davvero la speranza di sbagliarmi.»
Poi gli sfiora la guancia con le labbra, e la sua voce si abbassa ancora, tanto che Light fatica a sentirla.

«Ma non è mai successo finora.»

«Succederà» ribatte Light, tremando.
Lo afferra per le spalle e lo allontana per guardarlo negli occhi.

«Devi fidarti di me, Ryuzaki: non sono Kira.»

La mano di L torna al suo viso, mentre un sorriso si disegna sul suo volto. È appena accennato, e Light nemmeno per un istante si illude di sentire parole di conforto.
«Vorrei tanto crederlo, Light.»

L gli sfiora le labbra con le sue. Non è un bacio come gli altri, non ha irruenza o passione, e Light sente tutta la malinconia che deve provare L. Ha l’impressione di piangere, o di essere sotto la pioggia durante un temporale. Vorrebbe fermare il tempo, posargli un dito sulle labbra e farlo smettere di parlare. Ma non riesce a muoversi, può solo aspettare che L arrivi alla fine.

«E finché non saprò con certezza che non sei Kira…» Un altro bacio. «Finché non capirò come fa Kira a uccidere le sue vittime…» Un altro ancora. «Finché non avrò le prove della tua innocenza, Light…» Stavolta il bacio dura un istante di più, tanto che le braccia di Light si spostano dietro la schiena di L. «Non potrà succedere niente tra noi.»

Poi si stacca, le guance pallide ora stranamente arrossate.
Light respira con affanno, e non sa se sia per i baci di L o per le sue parole. Sa soltanto che vorrebbe spegnere la mente – la sua e quella di L – e lasciarsi andare. Dimenticare Kira e L, dimenticare qualunque cosa.

«Senza contare che sei ancora giovane, Light Yagami…»

«Giovane?»

«Chissà, forse, se anche pensassi che non sei Kira, ti chiederei comunque di aspettare.»

«Aspettare?» Light storce il naso. «Aspettare cosa?»

L cancella la distanza tra loro e, per un attimo, Light crede che cancellerà tutto ciò che ha detto finora. Dirà che stava scherzando, e poi lo stringerà tra le braccia. Gli chiederà di prendersi un altro giorno per loro – solo per loro – ignorando il Caso Kira e il resto della squadra.
Ma L non parla, gli prende il viso tra le mani e lo bacia con prepotenza, come se non volesse lasciargli il tempo di rifiutare.
Come se fosse il loro ultimo bacio – o il primo – e avesse la certezza che dopo non ne verranno altri.

Light chiude gli occhi e lascia che L lo porti lontano, in un mondo in cui Kira non esiste. Un mondo in cui sono solo due ragazzi normali che frequentano la stessa Università e ogni tanto giocano a tennis. Due ragazzi che escono a bere un caffè in un bar, in mezzo alla gente, sentendosi estranei al resto del mondo.
Dove basta uno sguardo per capirsi, e non ci sono sospetti, non ci sono colpe o scuse. Dove L non esiste e non indaga, dove Light lo rimpinza di cioccolatini offrendoli alle sue labbra.
Un mondo in cui non debbano nascondersi, fingere davanti agli altri di essere più di quello che sono.
Due corpi e, forse, soltanto forse, una sola anima.

L si stacca piano da lui, tenendo gli occhi chiusi e respirando sulla sua bocca.

«Ti chiederei di aspettare….» mormora, senza fiato. «Aspettare me.»

E Light sa che non aspetterebbe nessun altro, nemmeno se cascasse il cielo e la terra minacciasse di distruggersi. Non aspetterebbe nessuno a parte L, e solo in quel momento si rende conto di una cosa.

«Sai, Ryuzaki… sono convinto di averlo sempre fatto.»
Pensa che L non gli risponderà, invece L sorride, baciandolo ancora.

«Anch’io, Light… anch’io.»

 

 

FINE

 

 nn

 

N.d.A.:

Confesso di aver aspettato tanto a concludere questa storia perché non ero pronta. Non ero pronta a salutarla, a chiuderla definitivamente, a lasciarla scendere sotto altre storie nel mio profilo.
In realtà l’ho scritta in poco tempo, di getto, grazie ad alcuni prompt splendidi (due ve li ho riportati in altri capitoli e l’ultimo è sotto). E un’altra verità è che non sono ancora pronta a terminarla, ma so che se non lo faccio, rischio di aspettare troppo. Eccola quindi: la conclusione.
Credo sia stata una delle più importanti storie del 2019, se non la più importante, LA storia. E vi sarei davvero grata, infinitamente, se mi diceste se l’avete apprezzata, almeno ora che è finita.
Grazie a chi ha letto fin qui!

 Prompt di Rita: “Credo di provare dei sentimenti, Ryuzaki.”, “Anche Kira è umano, dopotutto…”, “No. Intendo… dei sentimenti per te.”
Celtica

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