Legami di Celtica (/viewuser.php?uid=833314)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Uno ***
Capitolo 2: *** Due ***
Capitolo 3: *** Tre ***
Capitolo 4: *** Quattro ***
Capitolo 5: *** Cinque ***
Capitolo 1 *** Uno ***
Legami Uno
Dedicata a Relie,
che mi ha spinta così fortemente
in questo mondo.
LEGAMI
Uno.
È
l’odore del caffè a svegliarlo.
L
apre gli occhi, rendendosi conto che il letto a fianco al suo
è vuoto. La
manetta è ancora al suo polso, ma dall’altra parte
della catena non c’è
nessuno.
Per
la prima volta da molto tempo, L ha paura.
Scosta
in fretta il lenzuolo e posa i piedi sul pavimento freddo della sua
stanza.
Della loro stanza. Perché ormai da
settimane trascorrono insieme ogni
notte. Lui e Light…
Non
stava più dormendo, non da quando il caso Kira si
è infiltrato nei suoi
pensieri. Passava le ore a leggere documenti sul caso, mentre Light
riposava
tranquillo lì vicino.
Quei
fogli sono ora sparsi per terra, e L non ha tempo per raccoglierli.
Raggiunge
la porta, da cui entra una lama di luce, e si lascia abbagliare dal
sole che
arriva dritto dalla finestra della cucina. La catena striscia dietro di
lui
come una coda.
«Buongiorno,
Ryuzaki. Ho fatto il caffè.»
L
solleva un braccio a coprirsi gli occhi.
«Tieni.»
Light posa sul tavolo una tazza di caffè ricolma di cubetti
di zucchero.
«Dov’è
lo zucchero?»
«È
già zuccherato.»
L
prende un altro cubetto e lo mette in cima alla pila nella sua tazzina.
Poi
sorride a Light.
«Ne
mancava uno.»
Light
solleva gli occhi al cielo. «Si dice grazie,
Ryuzaki.»
L
lo osserva sorseggiare il suo caffè. Nota gli abiti diversi
e nessun orologio
al polso. Grazie, Watari, pensa.
«Non
vuoi sapere come ho fatto?» Light alza una mano, indicando la
mancanza delle
manette.
«Oh,
Light Yagami… so benissimo com’è
andata.»
Light
aprì gli occhi in piena notte. Solo guardando
l’ora si rese conto che mancava
poco all’alba.
Sbadigliò,
si stiracchiò e voltò la testa verso il letto di
L. Pensava di sorprenderlo a
leggere montagne di documenti, invece lo trovò addormentato.
Era
la prima volta che lo vedeva dormire.
Non
era mai successo, in quelle settimane da quando erano legati, che L
chiudesse
gli occhi. Non quando lui era sveglio, almeno.
Portava
gli stessi vestiti che indossava durante il giorno, e teneva i piedi
oltre il
bordo del letto, come se fosse stato pronto ad alzarsi da un momento
all’altro.
Eppure,
guardandolo meglio, Light capì che aveva freddo.
Non
c’era una spiegazione: lo sapeva e basta.
Forse
l’espressione corrucciata, forse il modo in cui si stringeva
il corpo. Forse,
ancora, quella leggera pelle d’oca che L aveva sul collo.
Light
si alzò cercando di non far rumore.
Sentì
solo il suono della catena che picchiò prima contro il
comodino, poi sul
pavimento.
Le
palpebre di L tremarono appena.
Light
prese la pila di fogli e la impilò ordinatamente sul lato
dove L non dormiva.
Poi gli prese le gambe tra le braccia e le spostò sopra al
materasso.
Strappò
via il lenzuolo dal suo letto e lo usò per coprire il corpo
di L. Si assicurò
che i piedi fossero bendati dal cotone morbido, poi, senza sapere
nemmeno lui
il perché, gli rimboccò le coperte.
Spinse
ogni lato di tessuto sotto la figura immobile di L, appoggiando il
corpo al
suo. Prima le gambe, fino a risalire alla gola. Si fermò
solo quando capì che
da un momento all’altro si sarebbe svegliato.
E
avrebbe capito.
Si
sarebbe accorto del lenzuolo, e avrebbe colto lui, Light, lì
a osservarlo.
E
anche lui si rese conto di essere salito sul letto di L per sistemare
meglio il
lenzuolo. Decise di sistemargli anche il cuscino, prima di tornare a
dormire.
Spinse la testa di L contro il petto per spostare il guanciale, poi,
con
delicatezza, la rimise giù.
Si
ritrovò così vicino a lui da coglierne il respiro.
Non
aveva mai notato come le ciocche di capelli gli coprissero gli
occhi… come
arrivassero a sfiorargli il naso. Light aveva in testa lo sguardo scuro
e
luminoso di L, il modo in cui brillava a una battuta.
Aveva
in mente i suoi gesti, le sue mani, e se qualcuno gli avesse chiesto di
descrivere L prima di quel momento, mai avrebbe nominato quella frangia
così
coprente.
Avrebbe
parlato dei suoi occhi, ma mai di come L tentasse di nasconderli.
D’istinto,
scostò una ciocca di capelli di lato, e si
ritrovò con le dita sopra quella
pelle fredda. Pensò che il calore non lo avrebbe
svegliato… che non c’era
pericolo… che forse, forse poteva rischiare.
Sì,
per studiare la sua fronte, per vedere il suo vero volto.
E
se proprio L si fosse svegliato, be’, Light avrebbe trovato
una scusa. Era così
abituato a mentire… e nessuno se n’era mai
accorto… mai… tranne L.
L
lo capiva sempre.
Tolse
la mano di scatto, come se si fosse scottato. Ma non riuscì
ad andarsene.
L
aveva appena schiuso le labbra, voltando la testa di profilo, scavando
nel
cuscino morbido.
Light
si sistemò meglio sul letto, sollevando la catena sul
materasso perché non
facesse troppo rumore. Si chinò sul viso di L, giusto
perché così esposto non
lo aveva mai visto.
Non
aveva mai sentito il suono profondo del suo respiro, non ne aveva mai
percepito
la presenza sulla guancia. Mai.
Era
incredibile come il corpo di L fosse gelido, mentre il suo fiato era
bollente
contro la pelle.
Sistemò
una gamba oltre L, mettendosi a cavalcioni su di lui. Non voleva
svegliarlo, e
non voleva nemmeno cadere dal letto. In quel modo poteva studiarlo
comodamente,
senza troppi rischi.
E
se dovesse scoprirmi, potrò sempre inventare una
scusa…
Sapeva
che L non gli avrebbe creduto. Sapeva che L avrebbe capito.
Ma
cosa importava? Non riusciva a staccare gli occhi dal modo in cui le
palpebre
tremavano a ogni suo movimento. Dalle sue labbra schiuse.
Poi
L spostò la testa, puntandola contro il soffitto. Contro
Light…
E
contro le sue previsioni, gli occhi di L si spalancarono. E fu come se
non si
fosse mai addormentato.
Light
trattenne il respiro, ma non si scostò. Non gli
lasciò spazio per muoversi.
L
non disse una parola. Non gli fece domande e non tentò di
ribellarsi. Rimase
immobile a fissarlo.
Light
sentì il volto andare a fuoco quando lo sguardo di L si
spostò sulle sue
labbra. Aprì la bocca, respiro contro respiro, e si rese
conto dell’affanno.
Come dopo una lunga corsa.
«Light…»
disse allora L in un sussurro, senza staccare gli occhi da lui.
«Shh.»
Light spostò una mano sulla sua guancia fredda, e percorse
il suo viso con il
pollice. Lo fermò sulle sue labbra. «È
solo un sogno, Ryuzaki. Dormi adesso.»
«Se
è solo un sogno, sto già dormendo.»
Light
premette il pollice sulla sua bocca. «Dormi e
basta.»
Lo
vide chiudere gli occhi e sentì un moto di delusione
impadronirsi di lui. Il
calore spegnersi a poco a poco nel suo corpo.
Non
poteva più dormire. Non poteva rimettersi a letto e fingere
che non fosse mai
successo.
Proprio
non poteva. Non ora che si era accorto di quando desiderasse sentire il
sapore
di L sul palato, scoprire se baciandolo avrebbe ricordato il gusto di
qualche
dolce gustato per caso.
Fece
scorrere il pollice sul labbro inferiore di L, aspettando di vederlo
riaprire
gli occhi, ma l’altro non si mosse. Dal suo respiro, Light
capì che era già
tornato nel mondo dei sogni. E si rese conto che era un mondo di cui
non poteva
fare parte… anche se avrebbe tanto voluto.
Scavalcò
L, prese la catena tra le mani e si sedette sul suo letto, lo sguardo
fisso sul
ragazzo addormentato lì accanto.
Poi
schiacciò il pulsante che L usava per chiamare Watari, e
aspettò che l’uomo si
presentasse nella stanza.
Forse
L si sarebbe svegliato, ma che importava?
Era
tornato a dormire proprio nel momento sbagliato. Ed era colpa sua. Era
stato
lui a dirgli di farlo.
Si
sentì uno stupido.
La
porta si aprì piano e Watari apparve davanti al suo letto.
«Sì?»
«Non
riesco più a dormire. Vorrei alzarmi e mangiare qualcosa,
ma…» Sollevò la
catena. «Può risolvere questo problema,
Watari?»
L’uomo
guardò L dormire, e Light capì che si stava
chiedendo cosa fare.
«Posso
portarle ciò che vuole.»
«Gradirei
fare un salto in cucina e vedere cosa c’è. Posso
prepararmi qualcosa da solo…»
«Sa
che non posso liberarla.»
«Dove
potrei andare? Andiamo.» Usò il suo sguardo
supplichevole. «Tornerò qui prima
che Ryuzaki si svegli.»
«Mmm…»
«Lascerò
qui ogni cosa, se è questo che vuole. L’orologio,
i vestiti… Posso indossare
qualcos’altro.»
Watari
raggiunse l’armadio di L e lo aprì. Prese una
camicia bianca e un paio di jeans,
e glieli porse.
«Dovrei
indossare i vestiti di Ryuzaki?!»
«Così,
o aspettare che lui si svegli…»
Light
lanciò uno sguardo di sbieco a L. Non l’aveva mai
visto dormire, quindi non
sapeva per quanto sarebbe andato avanti. Magari aveva da recuperare
settimane
di sonno arretrato… magari sarebbe rimasto a letto fino a
mezzogiorno.
Sospirò
e prese i vestiti che Watari gli porgeva.
«E
va bene.»
«Esco.
Quando si sarà cambiato, suoni nuovamente.
Tornerò a prendere le sue cose e a
liberarla.»
Light
fece come gli era stato detto.
«Davvero?»
chiede Light.
L
ha la sensazione che sia successo qualcosa. Lo sente a pelle,
così come sente
ancora un vago profumo addosso. Un profumo che non è il suo.
Lo
guarda a occhi sbarrati. «Sai, Light… stanotte ho
fatto uno strano sogno.»
Light
ha un piccolo spasmo. Prende un altro sorso e chiude gli occhi.
«Ah sì?»
«Sì.»
L fa ruotare il cucchiaino in cerchio sopra la tazzina, ma non stacca
gli occhi
da Light. «È stato strano.»
«Capisco.»
Watari
entra in quel momento, lanciando un’occhiata di
disapprovazione a Light.
«È
arrivato un messaggio sul telefono di Light.»
L
lo prende con due dita, poi lo porge a Light. «Non ci dici
chi è, Light?»
Light
non solleva gli occhi dallo schermo. «Misa. Vuole che vada
con lei in montagna,
per festeggiare un nuovo contratto.»
«Ottimo.»
«Come,
ottimo?» Lo sguardo di Light segue Watari fuori dalla stanza,
finché L non
sente la porta chiudersi.
Ora
ha di nuovo la sua completa attenzione.
«Adoro
la montagna, Light Yagami. Quindi accetto
l’invito…»
«Ma
veramente… io non pensavo di accettare.»
«Ma
come, Light? La tua fidanzata vuole festeggiare con te e tu vuoi darle
buca?»
«È
uno scherzo?» Light si alza, dandogli le spalle.
«Spero non sia l’ennesima scusa
per tentare di capire se sono Kira. Che so… dal modo in cui
potrei scaldarmi
vicino al fuoco, o da quello che potrei dire durante una partita a
carte.»
L
si lascia sfuggire un sorriso. «Non preoccuparti, Light. Le
probabilità che tu
sia Kira sono appena salite all’otto percento.»
«Che
cosa?!» Light si volta, furente.
«Perché, Ryuzaki? Perché non voglio
passare
due giorni da solo con te e con Misa? Per questo?»
L
abbassa il cucchiaino, pestando lo zucchero che si sta sciogliendo.
«Non
saremo soli» mormora.
«Vuoi
portare mio padre e tutta la squadra con noi in montagna? Ma sei
pazzo?!»
«Oh,
no… non mi riferivo a questa squadra. Non preoccuparti,
Light. Ti piaceranno…
Hanno un’intelligenza sopra la media, proprio come la
tua...»
Light
sbatte la tazzina sul tavolo, poi si sposta alla finestra. È
di profilo, eppure
L riesce a leggergli dentro, come se stesse facendo tutto un discorso
su quanto
ha detto. Su quanto è successo…
«Allora,
Light… non vuoi sapere che cosa ho sognato?»
Lo
vede contrarre la mascella, mentre un tenue rossore sale a colorargli
il collo.
«Male,
Light… è stato un sogno interessante, sai?
C’eri anche tu…» dice in un
sussurro, guardandolo abbassare gli occhi sul pavimento.
«Cavalcavi un elefante
e dicevi a tutti di essere Kira.»
Stringe
gli occhi, cercando di capire la sua reazione. E quando lo vede
rilassare i
muscoli capisce di aver avuto ragione.
Non
era un sogno.
N.d.A.:
Oh
cavoli, cavoli, cavoli. Quando ho iniziato a guardare Death Note, mai
avrei
pensato di buttarmi così tanto in questo fandom. Eppure non
riesco a farne a
meno. Non riesco a smettere di pensare, vedere, immaginare L e Light. E
parlarne con Relie non aiuta. Relie: GRAZIE. Perché tutti
quei prompt che mi
hai lasciato hanno aperto una voragine dentro di me. Per questo ho
deciso di
usarne diversi (per ora tre) e scrivere una mini-long. Grazie a te. E
ai tuoi
bellissimi prompt.
Prompt
di Relie: L si
addormenta al fianco di Light e quest’ultimo prova
l’impulso di baciarlo.
Celtica
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Capitolo 2 *** Due ***
2. Legami
LEGAMI
Due.
Light
è seduto davanti, sull’elicottero che li sta
portando sulla cima del Monte. Non
può fare a meno di guardare Ryuzaki, il loro pilota,
ignorando le vocine
fastidiose che arrivano da dietro.
«Quindi,
tu sei… Near, giusto?» chiede Misa per la terza
volta.
Light
riesce a sentire solo la sua voce, alta e squillante. Mentre le altre
vengono
nascoste dal rumore delle pale e del motore dell’elicottero.
«Oh,
ma perché solo N!» grida Misa. «Insomma,
Ryuzaki, perché non posso stare seduta
vicino a Light?»
Light
sospira, sapendo che L non risponderà. A lui non dispiace
essere lontano da
Misa, dalle sue mani invadenti, dalla sua voce stridula.
Ha
bisogno di pensare.
L
non ha detto niente a proposito di quella notte. Davvero non ne
conserva il
ricordo? Davvero ha sognato tutt’altro?
Light
non sa se sentirsi offeso o sollevato.
Sì
è pentito di quel momento di debolezza, ma allo stesso tempo
torna con la mente
a quell’istante, quando gli occhi di L si sono aperti nei
suoi.
Il
mattino dopo sarebbero partiti per la montagna con Misa e tutti gli
altri.
Era
una strana coincidenza che Roger avesse deciso di portare i ragazzi per
un tour
in Giappone proprio in quei giorni…
«Vuoi
davvero andare con Misa, domani?» domandò Light,
dal nulla.
Era
sdraiato nel suo letto, gli occhi socchiusi puntati verso di lui.
«Sì.»
«Perché?»
L
sorrise e rimase a guardarlo nella penombra della stanza.
«Non
vuoi dirmelo, Ryuzaki?»
«Magari
ho solo bisogno di una vacanza…»
«Una
vacanza insieme ai due che ritieni Kira? Andiamo, Ryuzaki…
puoi fare di
meglio.»
L
si alzò e rimase in piedi di fronte al suo letto. Si
portò un dito alle labbra,
senza staccare gli occhi da Light.
«L’altro
giorno… mi sono svegliato con un lenzuolo addosso.»
Light
distolse in fretta lo sguardo. «E quindi?»
«E
quindi… non ne avevo, quando mi sono messo a
leggere.»
Light
scrollò le spalle. «Non so cosa dirti.»
L
fece un passo verso il suo letto. «Davvero?»
«Sarà
stato Watari dopo avermi liberato.»
L
avanzò ancora, finché non incontrò il
materasso di Light. Si chinò piano,
posando le mani sulle lenzuola bianche.
«Tu
non c’eri, Light… e non c’era nemmeno
una coperta sopra al tuo letto.» Poggiò
una gamba accanto al fianco di Light, toccandolo con il ginocchio.
«Watari avrebbe
preso l’occorrente
dall’armadio…»
«Allora
sarà andata come dici tu, Ryuzaki» si
affrettò a rispondere, arrossendo.
«Watari avrà preso quel che gli serviva
dall’armadio.»
L
puntò l’indice sul materasso, sfiorando la camicia
di Light. «Dimentichi che
qui non c’era niente…»
Il
respiro di Light accelerò. «Watari, sicuramente.
Deve aver portato via tutto
per rifare il letto.»
L
si chinò su di lui. Sorrise. «Molto astuto, Light
Yagami… Davvero molto
astuto.»
Vide
il suo riflesso negli occhi di Light, poi si rialzò e
tornò al suo posto, a
rileggere fogli su fogli di documenti.
«Allora!»
esclama Misa, indicando la baita isolata. «Che ve ne
pare?»
Light
si stringe nel giaccone imbottito. Vede i ragazzini portati da L
parlottare tra
loro, mentre quello più alto, Mello, lancia uno sguardo di
fuoco a Near. Se non
fossero così piccoli, Light lo crederebbe capace di
ucciderlo.
«Fa
freddo» dice Light, incontrando gli occhi di Misa.
«Andiamo,
Light… potresti rispondere meglio di
così» interviene L. Poi posa gli occhi su
Misa. «È davvero incantevole.»
«Sono
felice che ti piaccia, Ryuzaki.» dice, con una nota di
delusione sul viso. «Entriamo?»
Misa
si aggrappa al suo braccio, cercando di tenerlo il più
lontano possibile da
Ryuzaki. Come se quella catena fosse così lunga…
Light
guarda la neve, le montagne innevate intorno, il cielo grigio da cui
trapela
qualche raggio di luce. Vede sottili lame di sole accarezzare le punte
degli
abeti e indicare il bosco.
Se
credesse negli spiriti, Light penserebbe che qualcuno gli stia dicendo
di
andare.
«C’è
già la neve…» sente mormorare alle sue
spalle.
È
la voce di L, e voltandosi, Light lo trova immerso in chissà
quale riflessione,
il pollice guantato accanto alla bocca.
Quel
gesto gli riporta alla mente ciò che è successo
solo pochi giorni prima.
Deglutisce
e cammina più in fretta verso la baita, mentre il suo
stomaco balla al suo
interno. Si sente in trappola.
Io
non sono Kira, si ripete,
come se il solo pensarlo servisse a
convincere L.
Io
non sono Kira. Devi
credermi.
Lo
saprei, se lo fossi…
A
un tratto, mentre Misa traffica con la chiave nella toppa, capisce una
cosa: se
L non lo credesse Kira, le cose sarebbero diverse. Se L non lo credesse
Kira,
forse, loro…
«Guarda,
Light! Ti piace?» strilla Misa, un po’ troppo
vicina al suo orecchio.
Light
cerca lo sguardo di L prima di rispondere.
«Sì.»
Si
costringe a sorridere, come se fosse la cosa più naturale
del mondo lasciare il
suo caso – il loro caso – per
passare un fine settimana in montagna.
Come
se catturare Kira fosse di minore importanza.
«Molto?»
«Gli
piace moltissimo, Misa» interviene nuovamente L, senza
staccare gli occhi da
quelli di Light. «Da quando ha ricevuto il tuo messaggio non
ha fatto altro che
parlarne… non è vero, Light?»
Lui
stringe i denti. «Certo.»
«Oh,
Light!» Misa si aggrappa più forte al suo braccio,
come se fosse sul punto di
strapparglielo. «Che bello! Se solo fossimo
soli…»
«Se
volete mi giro dall’altra parte…»
mormora L.
Light
cerca di trattenersi dallo strangolarlo.
«Sì,
Ryuzaki! Voltati!» ride Misa. Poi si alza sulle punte e
sussurra per farsi sentire
solo da lui. «Ho pensato a tutto… Stanotte potremo
dormire insieme, vedrai. La
porta ha una fessura in fondo da cui potrebbe passare la catena, e il
letto è
proprio lì vicino… Così non dovremo
sopportare lui e il suo ronfare
tutta la notte.»
L
non dorme mai.
«Ehm,
senti, Misa… perché non aspettiamo di essere
scagionati prima? Sai, anche con
la porta chiusa si sentirebbe tutto.»
«Non
mi importa, Light! Io voglio stare con te!»
Light
si guarda intorno cercando aiuto, ma i ragazzini sono intenti in una
battaglia
a palle di neve e L è di profilo, all’entrata,
intento a guardarli. Ha uno
strano sorriso sul volto, gli occhi luccicanti.
Light
sa che ha sentito tutto. E che questo lo diverte.
È
sera quando L si accuccia davanti al fuoco, senza nemmeno un paio di
calzini.
Matt è il primo a portarglieli, le dita alla bocca come se
stringesse una
sigaretta tra i denti.
«Mettiteli»
dice, mentre Near arriva con altre calze, tenendole con due dita,
proprio come
fa L.
«Sto
bene così.»
«Fa
freddo.» Near scrolla le spalle e riprende a impilare le
carte per formare il
suo castello.
Mello
gli passa accanto e, guardando da un’altra parte, inciampa
sulla sua
costruzione., mandandola in pezzi.
L
li osserva guardarsi incarogniti, mentre Matt inclina la testa di lato.
Near
ha gli occhi fissi in quelli di Mello. «Le
probabilità che con questo freddo ti
entri un po’ di sale in zucca, Mello, sono appena scese al
due percento.»
Mello
digrigna i denti, ma poi sorride. «Dovrei ridere,
Near?»
«Non
mi aspetto che tu lo faccia» ribatte Near.
«Dovresti prima capire ciò che ho
detto per riuscirci.»
L
afferra Mello per la collottola del maglione prima che si azzuffi con
Near. Lo
spinge di lato, posando entrambe le mani sulle sue spalle.
«Saresti
così gentile da andarmi a prendere dei biscotti,
Mello?»
«Posso
andarci io.»
«No,
Near. Ho chiesto a Mello.»
Lo
guarda arrivare in cucina dalla finestrella a vista, mentre Misa sta
preparando
qualcosa ai fornelli.
Poi
posa gli occhi sul resto della stanza.
Light
sta leggendo un libro davanti al fuoco, disteso sul divano. Pareti e
pavimenti
sono in pietra e legno, e L si chiede in quanto tempo quella baita
prenderebbe
fuoco.
Se
solo Kira fosse con loro… lui perderebbe. E perderebbe anche
i suoi eredi.
«Ti
vedo turbato, Ryuzaki.»
Prima
che possa rispondere, Misa fa capolino nella stanza con un vassoio
pieno di
biscotti. Mello è subito dietro di lei, con una ciotola
piena di verdura cruda
tagliata a stecco.
«Questi
sono per Light!»
«Sai
che non mangio biscotti, Misa.»
«Ma,
Light… li ho fatti con le mie mani. Solo per te.»
Light
fa un gesto vago con la mano. «Dalli a Ryuzaki. Lui ne
è ghiotto.»
«Ma,
Light…»
«Ti
ho detto di no, Misa! Quante volte devo dirti di non
insistere?!»
Mello
posa la ciotola sul tavolino e si avvicina di soppiatto a Misa. Afferra
un
biscotto e lo infila in bocca.
«È
al cioccolato!» dice, felice. Poi le prende il vassoio dalle
mani e lo posa
davanti a L.
Near
solleva gli occhi al cielo e riprende a costruire il suo castello.
Mentre Matt
è in un angolino con un videogioco tra le mani.
«Insomma,
ragazzi» esclama Misa, con le mani ai fianchi.
«Siamo qui per festeggiare.
Facciamo un gioco!»
Gli
occhi di Near e Matt si illuminano, mentre L si strofina un labbro con
il dito.
«Un
gioco, hai detto?»
«Sì,
Ryuzaki. Un bel gioco. Che piacerà a tutti.»
Ha
una strana luce negli occhi puntati su Light. Poi L la vede scomparire
in
cucina.
Quando
riappare, ha una bottiglia vuota tra le mani.
«Il
gioco della bottiglia!»
Near
e Matt abbassano gli occhi, delusi. Mentre Misa è viva come
non mai.
«Che
ne dici, Light?» chiede.
L
si volta a guardarlo. «Sì. Che ne dici,
Light?»
«Voi
fate come volete. Io non giocherò a nessuno stupido gioco
della bottiglia.»
«Ma,
Light…»
«Ho
detto di no.»
È
Mello, tra un biscotto e l’altro, a spezzare la tensione.
«Potrebbe essere
divertente.»
Misa
si rifugia in cucina, lasciandoli soli.
L
si avvicina piano e parla sottovoce, per non farsi sentire dagli altri.
«Sicuro
di non voler giocare, Light? Dopotutto, è una cosa normale
tra ragazzi della
tua età…»
Light
si alza, affrontandolo. «Cosa mi stai dicendo, Ryuzaki? Che
se non gioco è
perché sono Kira? Perché? Solo Kira odierebbe un
gioco così stupido? O c’è
qualcos’altro
che vuoi dirmi, Ryuzaki?»
C’è
qualcos’altro, pensa L. Ma
non è questo il momento.
«In
effetti sì, è un gioco stupido» ammette
L, torturandosi il labbro. Vede gli
occhi di Light fissi sulla sua bocca. «E molti ragazzi
potrebbero rifiutarsi di
farlo.»
«Allora
perché io no?»
«Perché
tu stai con Misa Amane.»
Light
stringe i pugni. «Basta con questa storia. Io non sono Kira.
Non sono Kira!»
«Sei
pronto a dimostrarlo, Light Yagami?»
«Dimmi
come.»
«Per
prima cosa… gioca con noi.»
L
vede Light tremare.
«E
poi?»
«E
poi…» Ma non può lasciarsi convincere.
Non così. «Poi ne riparleremo. Prima fai
questa cosa per me.»
«Ma
cosa vuoi dimostrare?» gli sussurra Light, mentre Mello corre
a chiamare Misa
con la bocca piena di biscotti.
L
sorride e non risponde.
«Allora
hai cambiato idea!» Misa si stringe le mani al petto.
«Vedrai, ti piacerà,
Light. È molto divertente.»
«Sì,
Light…» dice allora L.
«Vedrai… Ti piacerà da
morire.»
N.d.A.:
Questo
capitolo e i prossimi due si ispirano a un prompt di Relie, ma aspetto
il
prossimo capitolo per scriverlo per evitare spoiler! Ovviamente
c’entra il
gioco della bottiglia. Mentre l’ultimo capitolo della mini
long è ispirato a un
terzo prompt, sempre di Relie!
Celtica
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Capitolo 3 *** Tre ***
Legami. Tre.
LEGAMI
Tre.
Misa
fa sedere tutti intorno al tavolino basso, a gambe incrociate sul bel tappeto
rosso. Ha un’aria natalizia: il caminetto acceso, i colori, loro intenti a
giocare…
«Le
regole sono semplici» dice Misa, posando la bottiglia in orizzontale sul
ripiano di legno. «A turno gireremo la bottiglia, mentre gli altri decideranno
l’obbligo. I baci sono solo per noi più grandi, capito?» Ridacchia, e Light
solleva gli occhi al cielo.
«E
noi cosa dovremmo fare?» domanda Matt, giocando con il cellulare.
Misa
alza una mano. «Lo vedremo ogni volta, okay?»
Near
e Mello sono seduti vicini, e Light li coglie a spintonarsi a vicenda. Ogni
volta che L distoglie lo sguardo, uno colpisce l’altro con una gomitata. È
soprattutto Mello il più violento.
«Prima
i più piccoli!» esulta Misa, indicando Near. «Gira la bottiglia. E con chi
uscirà dovrete solo stringervi la mano.»
Near
sgrana gli occhi. Guarda L come a chiedergli se davvero deve fare una cosa
tanto ridicola.
Light
vorrebbe dirgli di no, di tirarsi indietro e tornare ai suoi castelli di carta.
Ma L fa solo un cenno con la testa, e Near fa girare la bottiglia, il pollice
in bocca.
«Mello!»
strilla Misa, battendo le mani. «Avanti, stringetevi la mano.»
Mello
lancia uno sguardo di puro odio verso Misa, poi verso Near.
«Io
non intendo farlo.» Incrocia le braccia al petto.
L,
nota Light, si lascia sfuggire un lungo sospiro, si gratta la testa e si
abbraccia una gamba.
«Avanti,
Mello!» Misa si china verso il ragazzino sopra il tavolo, sfiorandogli una
spalla. «È questo lo scopo del gioco… È solo per ridere.»
«Lo
scopo del gioco sarebbe quello di arrabbiarsi?» domanda Mello, sarcastico.
«Perché è solo questo l’effetto che mi fa pensare di toccare qualcosa di… suo.»
Indica Near con aria stizzita.
Near
ha gli occhi puntati su L, aspettando che dica qualcosa.
«Non
essere crudele, Mello» lo ammonisce Misa. «È solo una stretta di mano…»
«Non
sono venuto qui per far divertire te» sibila Mello, stringendo gli
occhi. «Sono qui perché…»
Light
alza la testa, aspettando di sentire il resto.
Ma
L si batte le mani sulle cosce. «Mello» dice.
Non
ha urlato, non ha aggiunto altro, eppure Mello si zittisce di colpo. Abbassa il
mento, poi si volta a dare le spalle a Near, facendo spuntare una mano da sotto
il gomito. Gliela sta offrendo, e Light si chiede come sia possibile.
Come
possa L avere tanto potere su dei ragazzini. Su quel ragazzino in particolare.
Near
cerca gli occhi di L e, quando lo vede annuire, tocca le dita di Mello con le
sue. Percorre il palmo con l’indice, fino a stringergli la mano.
Mello
stringe forte gli occhi e scopre i denti.
«Bravi!»
Misa applaude.
Quel
suono è come il gong che li divide. Mello interrompe quel contatto di colpo,
asciugandosi la mano nel maglione, mentre Near si racchiude in sé stesso,
appoggiando il mento sulle ginocchia.
«Tocca
a te, Mello!»
«A
me? Ma se l’ho appena fatto!»
«Andiamo
in ordine…» ribatte Misa, muovendo l’indice avanti e indietro come una
maestrina. «Ora tocca a te, poi a Matt, poi a Ryuzaki, e infine a me e a Light.»
Ride
e gli afferra nuovamente il braccio, facendogli sollevare gli occhi al cielo.
«Non
voglio farlo» dice Mello, deciso. Guarda anche L, come se volesse sfidarlo. «E
non lo farò.»
Misa
mette su un finto broncio, ed è pronta a parlare, quando interviene Light.
«Va
bene, dai… perché non scombiniamo un po’ il gioco? Andiamo a caso. Ora tocca a
Matt.»
Sente
gli occhi di L su di sé e, quando si volta, li trova pieni di gratitudine.
Matt
non fa storie. Dà un bel colpo alla bottiglia con la mano sinistra, poi
riabbassa gli occhi sul cellulare.
«Okay…»
Misa si morde un labbro. «Dovrai ballare con chi verrà scelto dalla bottiglia!»
«Ballare?!»
Mello si mette in mezzo, e Light capisce che con Matt ha un rapporto diverso.
Un rapporto di amicizia. «Matt non sa ballare.»
«È
vero» dice Matt, mentre la bottiglia si ferma su Misa.
Lei
schizza in piedi, colma di felicità. «Non preoccuparti! Io sì!»
Ride,
una risata che Light trova fastidiosa, più fastidiosa del corpo di Misa a
stretto contatto con il suo braccio.
Poi
Misa raggiunge Matt, lo fa alzare e improvvisa con lui alcuni passi.
Matt
arrossisce quando le mani di Misa guidano le sue sulla schiena. Mello invece
freme di rabbia, anche se Light non capisce perché.
Volteggiano
per la piccola stanza, mentre L sorride. È l’unico a farlo. Near sembra solo
confuso.
Poi
tornano a sedersi, con Misa che si appoggia a lui ansimando.
«Ora
tocca a te, Light…» gli sussurra.
Light
dà un colpo secco alla bottiglia, vedendola indicare tutti i presenti durante
la sua corsa. Si ferma puntando su di lui.
«Gira
di nuovo.»
Light
obbedisce. Osserva il collo di vetro rallentare di nuovo vicino a lui.
Misa
sembra certa che uscirà il suo nome. Si avvicina al suo orecchio.
«Tu
dovrai baciare qualcuno…» dice.
La
bottiglia è quasi ferma quando punta su Misa. Poi, come se qualcuno le avesse
dato un’altra spinta, rotola appena di lato, fermandosi su L.
Il
cuore di Light si ferma per un istante.
«Ma…»
Misa non aggiunge altro.
Light
guarda L negli occhi, certo che si tirerà indietro, come ha fatto il suo
protetto.
Invece
L si alza in piedi lentamente…
L
aveva trascorso cinque minuti buoni a lavare il polso sotto le manette.
Sentire
gli sbuffi di Light oltre la porta lo spingeva solo a lavorare più lentamente…
«Puoi
entrare, Light, se hai bisogno del bagno.»
«Ne
ho bisogno, sì» ribatté lui, dando un colpo alla porta. «Ma non così tanto da
usarlo mentre ci sei ancora tu dentro.»
L
sorrise, infilando la spugna sotto l’acciaio freddo. Sentì l’acqua scivolare
lungo il braccio e inzuppargli la manica della maglia.
«Ma
che fai…»
Light
entrò e raggiunse il lavandino. Prese un asciugamano e gli tamponò la pelle.
L
sentì le sue dita caldissime, come se fosse stato al sole durante una giornata
estiva.
«Hai
caldo, Light?»
«Sto
bene così.»
Light
gli prese la spugna dalle mani e la lasciò cadere nel lavello. Poi gli avvolse
il polso nel panno, infilando l’indice sotto l’acciaio delle manette.
«Ti
ringrazio, Light…»
«Stiamo
per partire, Ryuzaki.» Light gli sorrise guardandolo in volto. «Non vorrai
arrivare in montagna e contagiare tutti con un raffreddore?»
«No…
in effetti no.»
«Bene,
allora lasciami fare.»
Strofinò
l’asciugamano su tutto il braccio, premendo forte la manica bagnata. Non riuscì
ad asciugarla, così la strinse nella mano.
«Devi
cambiarti, Ryuzaki. Non puoi restare così.»
«Hai
forse paura per me, Light?»
«Non
voglio che ti ammali, tutto qui.» L lo vide arrossire e stringere il pugno
intorno alla stoffa umida della maglia. «Siamo legati, no? Quello che capita a
te, capita anche a me. E io non voglio ammalarmi.»
L
sorrise, poi gli afferrò la mano per allontanarla dalla manica.
«Ho
capito.» Fece un passo, strofinando i piedi nudi contro le calze di Light. «Ora
ti dispiace accompagnarmi in camera? Così posso cambiarmi. Proprio come hai detto…»
Light
arrossì e camminò all’indietro.
«Certo.»
«Grazie.»
L gli prese l’asciugamano dalle mani e lo posò sul lavandino. «Anche per
questo.»
Raggiunsero
l’armadio in camera, e L scelse vestiti identici a quelli che indossava. Infilò
una mano sotto la maglia per sfilarla, ma si fermò subito.
Aveva
gli occhi di Light addosso.
«Oggi
non ti volti dall’altra parte? Che succede, Light? Non ti vergogni più, forse?»
Light
ebbe il buongusto di arrossire. Poi gli diede la schiena e si allontanò il più
possibile da lui.
«Che
aspetti ad alzarti, Light?» domanda L.
Ha
le mani infilate in tasca, come se fosse annoiato. Ma Light ha notato qualcosa
nei suoi occhi, una scintilla che lo paralizza.
Si
accorge di avere il fiato corto mentre L cammina verso di lui, dietro le spalle
di Misa.
«Ryuzaki,
non vorrai farlo davvero?» dice lei, stringendosi al braccio di Light come se
non volesse lasciarlo andare.
«Devo»
replica L, fermandosi al suo fianco.
Gli
offre una mano, e Light nemmeno si accorge di averla presa subito.
Sente
la stretta di Misa farsi più debole, così dà una scrollata e si libera di lei.
«Sì,
Misa» mormora, senza guardarla. «In fondo è solo un gioco, no?»
«Proprio
così, Light» risponde L, aiutandolo ad alzarsi. «È solo un gioco.»
Non
sono Kira, vorrebbe dire adesso, davanti a tutti.
Ma
la mano di L è ancora stretta alla sua, i suoi occhi sono ancora inchiodati ai
suoi. E il suo sorriso è appena accennato, come se volesse nascondere qualcosa
agli altri.
Light
si chiede come sarebbe fargli schiudere le labbra di sua iniziativa, senza
aspettare la notte. Si chiede come sarebbe sentire il tocco delle sue mani, il
suo respiro bollente contro la pelle.
Si
accorge di tremare mentre L lo attira piano a sé, senza staccare gli occhi dai
suoi.
Non
l’ha mai visto così da vicino, non alla luce del fuoco.
Deglutisce
e appoggia le mani alle sue braccia, facendo scorrere le maniche verso l’alto.
Cerca un contatto con la sua pelle e, quando la trova, si accorge che L ha la
pelle d’oca. Proprio come lui.
Socchiude
gli occhi e respira quell’aroma di biscotti al cioccolato, mentre lo sente
sorridere sulle sue labbra.
«Che
aspetti, Light Yagami?»
Light
ricorda quella notte, quella in cui avrebbe voluto baciarlo, in cui avrebbe
voluto svegliarlo. Capisce che L sa. Che sa tutto, che ricorda
perfettamente quel momento, proprio come lui.
Fa
un passo indietro, deciso a ritirarsi, pensando che sia ciò che L si aspetta.
Ma
L gli afferra il volto tra le mani, catturando la sua bocca. Preme le labbra
sulle sue con urgenza, e nel momento in cui Light le schiude per lasciarlo
entrare, L si tira indietro.
Respira
con lui, gli sfiora la fronte con la sua, poi lo lascia andare.
«Grazie,
Light Yagami.»
«Per
cosa?»
«Per
aver rispettato le regole del gioco.»
N.d.A.:
Scusate
il ritardo! Mancano due capitoli alla fine, e il prossimo verrà pubblicato in
settimana. Grazie a chi continua a leggere questa storia e l’ha inserita tra le
seguite!
Il
prompt di Relie, lasciato sul gruppo
facebook Il Giardino di Efp: “AU!
Vacanza in montagna. Misa impone il gioco della bottiglia, ma quando è il turno
di Light la bottiglia si ferma su L”.
Celtica
|
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Capitolo 4 *** Quattro ***
Quattro Legami
LEGAMI
Quattro.
L
dilata le narici e respira a fondo.
È
nel bosco, circondato dagli abeti, quando addenta un dolcetto alla crema. Lo
mastica piano, studiando l’espressione annoiata di Light.
Misa
sta parlando senza sosta da dieci minuti buoni, aggrappata al suo braccio. Ogni
tanto si volta per lanciargli un’occhiata di fuoco.
Non
gli ha ancora perdonato il bacio della sera prima.
«Torna
qui, Near!» grida Mello, inseguendo Near.
L
vede il più piccolo correre e ridere, una tavoletta di cioccolato stretta tra i
guanti. Matt lo affianca con le mani infilate nelle tasche del giaccone,
sbuffando.
«La
finiranno mai?» chiede Light. Poi scrolla la testa e L capisce che non si
aspetta una risposta.
«Non
eri il più veloce alla Wammy’s House, Mello?» Near si ferma, usando Misa come
scudo. «Forse avresti dovuto vantarti di meno e correre di più…»
Mello
lancia un urlo, spinge Misa di lato e afferra Near per la sciarpa. «Questa è
mia.»
Gli
strappa la tavoletta dalle mani.
«Allora,
se la rivuoi, devi dirmi dove hai nascosto il mio trenino!»
Mello
lo lascia andare con un sorriso. «Se la rivoglio? L’ho già ripresa.»
«No.
Direi di no.» L prende la cioccolata e se la infila in tasca. «Io l’ho
ripresa.»
«Ma
non è giusto!» si lamenta Mello. «Near l’ha rubata dal mio zaino! Gli avevo
detto di non toccare le mie cose…»
«Mello
ha preso il mio trenino.» Near si infila il pollice in bocca con fare
innocente. «Volevo fare uno scambio.»
L
gli arruffa i capelli bianchi. «Invece di metterti a correre con la cioccolata
in mano, avresti dovuto nasconderla. Sai perché?»
Near
abbassa il viso e scava la neve con la scarpa. «Perché Mello è più grande e più
veloce di me.»
«Proprio
così, Near. Perché Mello è più grande e più veloce di te…»
L
lancia uno sguardo di sbieco a Light.
«Per
me non c’è nessun consiglio, vero?» si intromette Mello, arrabbiato. «Si fa
tutto solo per il tuo erede…»
«Erede?»
Light ha un’espressione così confusa, che L dubita per un istante che sia Kira.
Pensava
che ormai avesse capito cosa ci fanno quei ragazzini lì con loro.
«Tu
sei sempre troppo impulsivo, Mello. È solo questo che dovresti correggere.»
«Cosa
intendi dire?»
«Sapevi
che la cioccolata l’aveva presa Near… potevi aspettare che fosse da solo,
invece di aggredirlo davanti a me.»
Near
sembra quasi spaventato. Poi si aggrappa alla sua gamba.
«Sta’
tranquillo.» L gli scompiglia un’altra volta i capelli. «Mello non lo farà più.
Non è vero, Mello?»
Light
ha un’espressione stupita in volto quando vede Mello stringere i denti e
annuire.
Poi
cerca i suoi occhi, e L si chiede se stia pensando alla sera prima… Se ricordi
ogni millisecondo come lo ricorda lui.
«BASTA!»
Misa lo tirò indietro, poi diede uno spintone a L. «Lo sapevo, Ryuzaki! Sapevo
che eri gay! Non vi lascerò mai più da soli, voi due! Mai più!»
«Ora
calmati, Misa.»
Light
la prese per le spalle e la attirò a sé. La strinse tra le braccia sotto lo
sguardo indagatore di L.
Poi
si accorse del modo in cui Mello lo guardava: un odio così profondo che le
occhiate rivolte a Near, in confronto, parevano niente.
«Sei
stata tu a voler giocare, Misa…» mormorò L, e la sua voce bastò a farlo
tremare.
Light
la abbracciò più forte, cercando di far passare i brividi.
«Sì,
Misa. Stai calma adesso. È solo un gioco, come hai detto tu.»
«Ma
io non volevo che tu baciassi nessuno, Light!» Lo spinse per guardarlo in
faccia, e Light fu costretto a lasciare gli occhi di L per ricambiare lei.
«Nessuno a parte me.»
Aveva
gli occhi lucidi, e Light capì che si aspettava un bacio. Si morse un labbro,
chiedendosi cosa fare.
Poi,
quando le sue dita si strinsero sulla sua camicia di pile, Light abbassò le
palpebre e le sfiorò le labbra con le sue.
«Tutto
qui?» chiese Misa, quando lui la allontanò.
«Sì,
Light…» L lo guardava intensamente, senza nessun sorriso. «È tutto qui?»
Light
aprì la bocca per ribattere, ma poi la richiuse. Non voleva tirare di nuovo
fuori il discorso di Kira. Non voleva trasformare quel gioco – quel bacio – in
una gara a chi avesse ragione.
Lui
sapeva di non essere Kira, e tanto gli bastava.
Non
ricordava perché Misa si fosse innamorata così tanto di lui, ma era certo di
non aver mai, mai provato niente del genere. Non per lei.
«Non
voglio più giocare» disse lui d’un tratto.
«Ma,
Light…»
«Spostati.»
La scansò senza nessuna tenerezza, poi indicò le manette a L. «Io vado a
dormire.»
«Light,
aspetta! Vengo con te!»
«No,
Misa. Non voglio. Preferisco dormire sul divano.»
«Ma…»
«Basta,
Misa! Sta’ zitta!»
Afferrò
la catena tra le mani e raggiunse il divano sgualcito abbandonato in un angolo.
Si trascinò dietro L senza troppa fatica.
«Fermati,
Light.» L tirò dall’altra parte. «Non ho ancora finito di giocare.»
«Io
dico di sì.»
«No,
Light. Ti sbagli.»
Lui
si voltò, trovandosi a un palmo dal suo viso. «Vado a dormire in camera. Misa,
ti lascio questo letto.»
«Che
cosa?!» saltò su lei. «Voi due… da soli? Ti ho appena detto che non vi lascerò
mai più da…»
«Smettila.»
Light si sentì sul punto di picchiarla. «Non voglio rivederti o risentire la
tua voce fino a domattina. Sono stato chiaro?»
Poi
trascinò L nella stanza che Misa aveva preparato per loro con così tanta cura e
sbatté la porta.
«Che
succede, Light?»
Light
lesse una nota di sarcasmo nella voce di L. Tremò ripensando a quella notte – di
cui erano consapevoli entrambi – e al bacio di quella sera.
«Ho
bisogno di dormire» rispose, infilandosi sotto le coperte senza togliersi
niente. «E gradirei non essere disturbato.»
«Come
desideri, Light…»
L
sedette ai piedi del letto, guardando fuori dalla finestra.
Cosa
poteva mai vedere con quel buio? Non c’erano luci fuori. Nemmeno una. Light si
rigirò nel letto, incapace di addormentarsi. Alla fine si mise a sedere.
«Che
stai facendo?» chiese.
L
non si voltò. «Cerco le stelle. Ma non le vedo. C’è brutto tempo fuori.»
«Le
stelle?»
«Cos’altro
ti aspetti che faccia? Mi hai trascinato qui dentro senza darmi il tempo di
procurarmi nessuna lettura, Light Yagami… Direi che da sequestrato sei appena
passato a sequestratore.»
Light
abbassò la testa e strinse un lembo del piumone nel pugno.
«Non
resistevo più.»
«Come
mai?» Ora L si voltò verso di lui.
La
luce era così fine da non fargli vedere niente, se non due pozzi scuri al posto
degli occhi.
Light
non rispose. Appoggiò la testa contro la testiera del letto.
L
tornò a guardare fuori. «Sta nevicando.»
«Davvero?»
«Sì.
Al contrario di te, Light Yagami, io non dico bugie.»
Lui
si alzò e lo raggiunse. Appoggiò un braccio alla finestra chiusa e guardò
fuori.
«Perché
l’hai fatto?»
Sentì
gli occhi di L su di sé.
«Cosa
siamo venuti a fare qui?» continuò Light. «Perché hai voluto partecipare a
quello stupido gioco?»
Uno
strano calore gli salì fino alle orecchie.
Prese
coraggio e si voltò verso L per affrontarlo.
L’altro
si lasciò cadere all’indietro sul letto, con le braccia dietro la testa.
«Pensi
ancora che io sia Kira, Ryuzaki?»
«Sì,
Light. Lo penso ancora.»
«Perché?»
«Finché
non avrò la certezza che non sei Kira, continuerò a ritenerti tale.»
«È
assurdo!» Light si erse in tutta la sua altezza su di lui, stringendo i pugni.
«Mi hai portato qui solo per questo? Perché pensi che io sia Kira?»
«Vedi,
Light…» L si rimise a sedere, alzando la testa verso la sua. «Continui a
parlarne…»
«E
più ne parlo e più le probabilità che io sia Kira aumentano? È così?»
«Non
avevi detto di aver bisogno di dormire?» disse L, portandosi un dito alle
labbra. «Puoi farlo. Io non ti sveglierò…»
Nell’oscurità,
Light riconobbe un sorriso. Ripensò a quando L aveva spalancato gli occhi nei
suoi, cogliendolo sopra il suo letto.
Digrignò
i denti, cercando di cancellare quel momento.
«Non
ho più sonno.»
«Sei
stato tu a voler venire qui, Light… Vuoi tornare a giocare con gli altri?»
«Nemmeno
per idea!»
Light
camminò avanti e indietro per un po’, sotto lo sguardo di L. Faceva troppo
caldo lì dentro. Si chiese come fosse possibile… Fuori nevicava, e il
riscaldamento era basso. Eppure lui sentiva il corpo in fiamme.
Aveva
la mente troppo sveglia – troppo attenta ai gesti di L – per dormire.
Non
poteva nemmeno provarci.
«Mi
rendi nervoso, Light.»
«Perché?
Perché non sto fermo?»
L
si alzò per fronteggiarlo. Lo prese per le braccia e lo immobilizzò.
«Sei
troppo agitato. Non chiuderai occhio se continui così.»
«E
con questo? Tu non dormi mai.»
«Vieni.»
L lo accompagnò a letto e lo fece sdraiare.
Light
arrossì. Avrebbe potuto dormire anche senza coperte. Pensare di coprirsi lo
faceva stare male.
«Sta’
calmo.» L gli stese sopra un lenzuolo.
Era
chiaro che stesse pensando a quella notte. Era chiaro come il sole. Cosa gli
suscitava quel pensiero? Cosa provava?
Anche
lui sentiva caldo tanto quanto Light? Anche lui avrebbe voluto rotolarsi nella
neve, assaggiare i fiocchi con la lingua?
Chiuse
gli occhi mentre L gli rimboccava le coperte e immaginò di essere fuori con lui,
nel bianco.
Erano
soli e aveva le sue mani sui fianchi. Sentiva un po’ di solletico, tanto che
sorrise.
«Cos’hai
da ridere?» chiese L.
Ma
Light finse che fossero sempre fuori, sotto la neve che scendeva fitta.
Immaginò
il gusto insapore dei fiocchi mentre si scioglievano sulla lingua. E le labbra
di L, schiuse per lo stesso motivo.
Sentì
un nodo allo stomaco.
Nella
sua mente prendeva il viso di L tra le mani, proprio come lui aveva fatto poco
prima, davanti a tutti. Solo che adesso erano soli…
«Light,
stai già dormendo?»
Light
aprì gli occhi e incontrò quelli di L. «È più giusto dire che ci stavo
riuscendo. Ora non più, grazie a te.»
Le
labbra di L si allungarono in un sorriso. «Allora ti lascio riposare.»
Light
gli afferrò il polso prima che potesse rialzarsi. «Aspetta.»
«Cosa
c’è?»
«Pensavo
che ti saresti tirato indietro stasera. Nel gioco.»
Nel
buio colse come un bagliore accendersi e spegnersi negli occhi di L. Lo vide
chinarsi e sentì il suo soffio caldo sul naso.
«Light
Yagami… ormai dovresti sapere che anch’io, come te, detesto perdere.»
Rimase
in quella posizione per pochi secondi, ma Light se li gustò tutti. Poi lo vide
abbassare il capo con aria sconfitta, un attimo prima di alzarsi.
«Dormi
adesso. Io non ti dirò che è stato solo un sogno.»
Quando
si voltano per tornare indietro, Near gli prende la mano.
L
vede Light studiare quel gesto a bocca aperta. Camminano nella neve collosa per
un po’, mentre Mello e Matt si avvicinano titubanti a lui.
«Uff…»
sbuffa Misa. «Tra poco dobbiamo ripartire e non siamo ancora rimasti soli,
Light!»
L
lo sente sospirare forte. «Misa, basta. Sai benissimo che finché io e Ryuzaki
saremo legati, non ci sarà occasione di restare soli. Quante volte te lo devo ripetere?»
Nel
frattempo, Mello e Matt si prendono per mano e il primo si aggrappa alla manica
di L. Scambiano un’occhiata d’intesa.
«Light,
ma io…»
«Non
ne posso più di sentirti parlare, Misa!»
Light
fa per allontanarsi da lei, ma la catena di L lo blocca. È la prima volta che
si volta a guardarlo chiedendo aiuto.
«Scusami,
Light…» mormora Misa con le lacrime agli occhi. «Starò più tranquilla. Vedrai,
non ti deluderò più.»
L
fa un cenno a Near, e il bambino afferra la mano di Light. Matt fa lo stesso
con Misa, anche se spesso tutti devono dividersi per evitare gli alberi.
Misa
sembra tristissima mentre camminano nel bosco. Poi un cumulo di neve cade da un
ramo colpendo in pieno L, buttandolo a terra.
I
bambini scoppiano a ridere, anche se Near si piega al suo fianco.
«Ti
sei fatto male?»
Light
gli offre una mano per aiutarlo a tirarsi su, ma Mello lo spintona e allunga il
braccio verso di lui. L lo afferra e si rimette in piedi, scrollandosi la neve
di dosso.
«Forse
venire qui è stato uno sbaglio…» sussurra Misa, gli occhi puntati su Light.
L
sente l’occhiata di Light su di sé, e d’istinto si porta le dita alle labbra.
«No»
risponde L. «È stato tutto molto… istruttivo.»
N.d.A.:
Siamo
quasi alla fine. Il prossimo capitolo sarà quello conclusivo (e di nuovo, sarà
ispirato a un prompt di Relie). Se avete letto, se vi è piaciuto, mi renderebbe
felice sapere cosa ne pensate. Grazie mille.
Celtica
|
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Capitolo 5 *** Cinque ***
Legami 5
LEGAMI
Cinque.
È
un nuovo giorno quando Light sente la sveglia suonare.
Apre
gli occhi e trova L già in piedi, intento a impilare i cioccolatini superstiti
uno sull’altro. Si porta una mano alla fronte, ancora frastornato dalla sera
prima.
«Ho
bisogno di riposare» è la sua richiesta.
«Tuo
padre e il resto della squadra ci aspettano, Light. Non vorrai farli aspettare?»
«Il
sonno è fondamentale per me, lo sai.»
Stavolta
L si volta verso di lui. Sta sorridendo, anche se Light non riesce a capire che
tipo di sorriso sia. Non sa se sia sincero o se, semplicemente, lo stia
provocando.
Ma
quelle parole gli suscitano un brivido lungo la schiena, tanto che deve
chiudere gli occhi per dominarsi.
«Avresti
dovuto pensarci stanotte, Light Yagami.»
Misa
si chiuse nella sua stanza senza troppe cerimonie.
L
cercò qualche reazione nel volto e nel corpo di Light, senza trovarne. Non gli
importava, di questo era sicuro. Anzi, si poteva dire che Light non sopportasse
Misa.
E
quel dettaglio era fondamentale nell’associarlo a Kira. Perché solo se Misa
fosse stata il secondo Kira e Light il primo, avrebbero avuto motivo di stare
insieme.
Eppure
i sentimenti di Misa per Light sembravano così sinceri… No, erano
sinceri.
L
era certo anche di questo.
«Che
fine hanno fatto i tuoi ragazzini?» domandò Light, mentre prendeva una tazza di
tè dal vassoio di Watari. Poi l’uomo lasciò la stanza e chiuse la porta.
«Come
li hai chiamati?» L sorrise. «I miei ragazzini?»
«Li
avevi sempre intorno.» Poi lo guardò in viso, soffermandosi sulla sua bocca.
«Pendevano dalle tue labbra, Ryuzaki.»
L
cominciò a infilare cubetti di zucchero nel tè senza rispondere.
«Che
c’è?» riprese Light, sorseggiando il suo. «È un altro segreto?»
«Credi
che abbia tutti questi segreti, Light?»
«Non
lo credo. Lo so.»
L
sorrise, mentre l’ultimo cubetto traballava pericolante sopra gli altri.
«Da
quando siamo tornati non li ho più visti. Non hanno detto niente
sull’elicottero… come se fossero tristi.»
«Ti
stai forse preoccupando per loro, Light?»
Lui
scrollò le spalle, finendo il suo tè. «Ero solo curioso, tutto qui. Quello più
grande, Mello, ha parlato di Near come del tuo erede.»
L
leccò il cucchiaino pieno di zucchero, concentrando tutte le attenzioni sulla sua
tazza.
«Che
significa?» aggiunse Light.
L
iniziò a bere il tè – o meglio: lo zucchero con il tè – senza degnarlo di uno
sguardo.
«Allora?»
Poi Light sbuffò, alzandosi in piedi. «Sono stufo di tutto questo, Ryuzaki!
Credi che io sia Kira, ma vuoi anche il mio aiuto per le indagini… e allo
stesso tempo mi tieni all’oscuro di tutto.»
«Non
di tutto…»
«Quasi!»
Light colpì il tavolo con un pugno, facendo schizzare fuori un po’ di tè dalla
tazza di L. «Che pericolo potrei mai essere per quei ragazzini? Non so nemmeno
chi siano! Non conosco nemmeno i loro nomi.»
«Ma
ora conosci i loro volti, e se la memoria di quando sei stato Kira dovesse
tornare…»
«Basta
con questa storia! Io non sono Kira. Non sono Kira! Va bene?»
Posò
entrambe le mani aperte sul tavolo, chinandosi su di lui. Aveva gli occhi
incatenati ai suoi, e nemmeno una volta batté le palpebre.
L
si tirò indietro sulla sedia. «Va bene…» sussurrò. «Kira.»
Light
colpì con un altro pugno il ripiano, e la tazza di tè si rovesciò nel piattino,
lasciando scivolare fuori tutto il liquido rimasto. Lo zucchero avrebbe formato
una colla difficile da grattare via.
«Male,
Light… ora Watari dovrà passare la serata a pulire.»
«Smettila
di dire che sono Kira. Perché non mi leghi, se lo pensi? Legami, avanti, così
potrai dormire sonni tranquilli.»
Light
chiuse le mani a pugno tenendole nascoste dietro la schiena. Poi si lasciò
cadere sulla sedia accanto alla sua.
L
rimase a studiarlo per un momento prima di rispondere.
«Non
dormirò tranquillo finché ti avrò vicino, Light Yagami.»
«Hai
paura che ti uccida nel sonno?» ghignò Light, nervoso.
«Non
si sa mai… Potrei svegliarmi e trovarti a un millimetro dal mio viso.»
Light
si zittì di colpo. Abbassò la testa, ma non staccò gli occhi dai suoi.
«Cosa
pensi che dovrei fare in quel caso… Light?»
Light
si allungò verso il suo viso, scontrando le labbra contro le sue. L non se lo
aspettava.
La
sera prima aveva mantenuto il controllo e si era tirato indietro prima che
fosse troppo tardi, non appena si era accorto della reazione di Light.
Ma
adesso non c’era nessuno con loro. E L aveva ancora sul palato il sapore dello
zucchero disciolto nel tè, come se fosse il carburante per il suo intelletto.
Ma se di solito i dolci lo aiutavano a pensare, in quel momento sentì la mente
annebbiata.
Gli
prese il volto tra le mani e rispose al bacio.
Si
accorse di avere le dita tra i capelli di Light, la lingua intrecciata alla
sua.
E
quando fece per tirarsi indietro e prendere un respiro, Light lo afferrò per la
maglia senza lasciarlo andare. Sentì le sue dita accarezzargli le braccia, le
unghie conficcarsi nelle spalle.
«Basta…»
sussurrò, voltando la testa di lato.
Light
continuò a baciargli la guancia, l’orecchio, il collo. Poi lo fece girare verso
di sé e si riappropriò della sua bocca.
L
lo spinse via. «Fermati, Light…»
Senza
più le sue mani a sorreggerlo, dovette aggrapparsi al tavolo per non cadere.
Pose un braccio fra loro, in modo che Light non potesse più avvicinarsi.
«Perché?
Ryuzaki…»
«Non
dire niente.» L si passò una mano per tutta la lunghezza del volto, poi
raggiunse un armadietto e prese un sacchetto pieno di cioccolatini.
«Devi
dormire. O domani non sarai di nessun aiuto per le indagini.»
«Per
le indagini?» Light sembrava offeso.
L
gli diede le spalle per non avere la sua espressione ferita davanti agli occhi.
Non poteva rischiare di cambiare idea.
Light
Yagami era Kira. E se baciarlo era stato un errore, baciarlo una seconda volta
era stato stupido.
«Ryuzaki,
aspetta» disse Light, mentre camminavano verso la camera.
L
non disse niente. Fu solo quando furono dentro che Light riprese a parlare.
«Credo…
credo di provare dei sentimenti, Ryuzaki.»
L
posò il sacchetto sul letto e rispose senza guardarlo in faccia.
«Anche
Kira è umano, dopotutto…»
Gli
parve di sentire Light mentre digrignava i denti, ebbe l’impressione di vederlo
stringere i pugni, e un sorriso si disegnò sul suo volto.
«No»
disse Light, deciso. Poi la sua voce tremò. «Intendo… dei sentimenti per te.»
L
si voltò del tutto, stavolta perché non fosse Light a leggere la sua
espressione. Prese due cioccolatini e ne scartò uno, infilandolo in bocca.
«Vuoi
un cioccolatino, Light?»
Con
il sapore caldo e morbido del cioccolato sulla lingua, si voltò a guardarlo.
«Hai
sentito quello che ho detto, Ryuzaki?» Light ignorò la sua mano e la sua
offerta.
L
scartò un altro cioccolatino e lo lasciò sciogliere in bocca. Socchiuse gli
occhi, leccandosi le dita.
«Sai,
Light… mi hanno visitato, e posso assicurarti che non sono sordo.»
«Allora
perché non rispondi?» Light fece un passo verso di lui. «Perché non dici
niente?»
«Perché
non mi va.»
«Non
ti va? Non ti va?! Che accidenti significa che non ti va, Ryuzaki?»
«Vedi,
Light…» L prese un terzo cioccolatino. «Hai detto che credi di provare
dei sentimenti per me… ma tempo fa credevi anche di essere Kira.»
«È
stato stupido. Io so di non essere Kira.»
L
fece un ampio gesto con la mano. «Oh, sì che lo sei» sussurrò con un dito alle
labbra. «Ma in ogni caso hai usato quelle esatte parole. Parole che poi ti sei
rimangiato…»
Allungò
una mano per prendere un altro cioccolatino, ma Light gli rubò il sacchetto
scaraventandolo contro il muro dall’altra parte della stanza.
«Pensi
che cambierò idea?!» gridò Light a pugni serrati, facendo alcuni passi avanti.
«È questo che ti spaventa?»
L
rimase a studiare il suo viso, il modo in cui stringeva gli occhi. Sembrava
così sincero… così innocente.
«A
dirti la verità sì, Light. Anche questo mi spaventa.»
«Cos’altro?»
ribatté subito Light, posando i pugni sulla sua maglia bianca. La strinse tra
le dita. «Il fatto che mi credi Kira?»
«Io
non ti credo Kira, Light.» L sentì la presa sulla sua maglia farsi più
stretta. «Io so per certo che sei o sei stato Kira.»
Invece
di sferrargli un pugno, Light lo afferrò per la collottola, avvicinando il viso
al suo.
«Cosa
devo fare per dimostrarti che non sono Kira?»
L
sentì il suo respiro scaldargli la pelle. Il suo fiato caldo sul collo gli fece
venire la pelle d’oca.
Light
se ne accorse, perché strinse la presa e chinò la testa sfiorandogli la
guancia.
«Se
non sei Kira, Light…» L cercò di controllare la voce. «Non devi fare proprio
niente. Tutto si risolverà da solo.»
Sentì
il profumo del sapone che aveva usato sotto la doccia, al loro ritorno dalla
montagna. Deglutì, cercando di non pensare alla figura scura e appannata di
Light oltre il vetro, il suono dell’acqua che scorreva su di lui…
«E
se non volessi aspettare?» mormorò Light al suo orecchio. L rabbrividì. «Se
volessi dimostrarti subito che non sono Kira?»
«Non
puoi» rispose L con voce roca. «Non c’è niente che tu possa fare, Light.
Assolutamente niente…»
«Sicuro?»
Light
gli sfiorò il lobo con le labbra, tanto da fargli chiudere gli occhi.
«In
effetti… c’è qualcosa che potresti fare per me» sussurrò L, appoggiando la
guancia alla sua.
«Sono
tutt’orecchi, Ryuzaki.»
L
sorrise contro la sua pelle. Si chinò sul suo collo e si accorse che era
percorso dai brividi.
«Ho
assoluto bisogno di questa cosa, Light Yagami… e non mi aspetto un no come
risposta.»
«Dipende»
mormorò Light, allentando la presa sulla sua maglia. Lasciò scivolare una mano
dietro il collo, giocando con i suoi capelli.
«Dipende?»
rise L, soffiando. «No di certo, Light. Puoi solo dire di sì.»
«Che
cosa vuoi?»
«Ho
bisogno di quel sacchetto che hai gettato dall’altra parte della stanza, Light.
E ne ho bisogno adesso. O non potrò concentrarmi sui documenti che dovrò
leggere stanotte.»
Light
si staccò immediatamente da lui. Aveva uno sguardo così deluso da ricordargli
un cane bastonato.
«Come
hai detto?»
«Ho
detto» L sorrise, infilandosi le mani in tasca, «che vorrei recuperassi quei
cioccolatini per me. Pensi di poterlo fare, Light?»
«No,
Ryuzaki. Non penso di poterlo fare.»
Light
strinse i denti, fremendo di rabbia.
«È
un peccato, Light… un vero peccato.»
L
afferrò la catena e fece per attraversare la stanza per raggiungere il
sacchetto, ma Light lo tirò indietro, colpendolo al viso con un pugno. L
rispose con un calcio, proprio come era successo davanti a Misa. Solo che stavolta
non c’era nessuno a dividerli.
Continuarono
a colpirsi a vicenda, finché non si lasciarono cadere a terra, stremati.
«Stavolta
non c’è Matsuda a distrarci… Devo dire che non mi aspettavo che avresti
continuato a colpire, Ryuzaki.»
«Questo
perché sei stupido, Light.»
Light
era sdraiato al suo fianco, la testa appoggiata al letto. Si voltò verso di
lui.
«Ti
ho ridotto male.»
«Pensi
questo perché non ti sei ancora visto allo specchio.»
«Allora
andiamo a vedere come mi hai conciato, avanti.»
Light
si alzò e gli tese una mano. L non riuscì a scacciare dalla mente il pensiero della
sera prima, di quando aveva attirato Light a sé e l’aveva baciato davanti a
tutti.
Davvero
l’aveva fatto solo per gioco?
Accettò
l’aiuto di Light e si rimise in piedi. Raggiunsero il bagno e, mentre Light
contemplava la sua immagine allo specchio, L prese la cassetta del pronto
soccorso. Poi tirò la catena, come se Light fosse stato un cane.
«Vieni»
disse, tirandolo verso la camera.
Recuperò
il sacchetto di cioccolatini e lo lanciò sul comodino tra i due materassi.
Lo
fece sedere sul letto, accese la luce e tamponò i segni sul viso con uno
straccio umido.
«Sta’
fermo.» L’alcool doveva bruciare sulla pelle delicata di Light…
L
non riuscì a evitare di abbassare gli occhi sulla sua bocca. Si chiese se
quanto aveva detto Light fosse la verità. Sembrava sincero, ma non c’era forse
stato un cambiamento radicale in lui durante la prigionia?
Non
aveva avuto l’impressione che, all’improvviso, Light avesse dimenticato tutto?
Aveva
visto il suo viso distendersi, voltarsi da una parte all’altra come per cercare
di capire dove si trovasse, cosa fosse successo…
Non
aveva pensato che Light avesse soltanto scordato di essere Kira?
Perché
Light era Kira, e Misa il secondo Kira.
Non
c’erano dubbi su questo. Eppure…
“Credo
di provare dei sentimenti, Ryuzaki. Dei sentimenti per te.”
Quelle
parole avevano smosso il mare che aveva dentro. Non si era mai sentito agitato
come quando stava con Light…
Se
solo Light non fosse stato Kira… se solo L si fosse sbagliato!
Una
volta. Una sola volta.
Avrebbe
ringraziato il cielo di essere in errore. Sarebbe stato felice di perdere.
«Ryuzaki?»
Light
lo guardò a occhi socchiusi, studiando la sua espressione.
L
si affrettò ad abbassare il viso. Chiuse la cassetta del pronto soccorso.
«Abbiamo
finito. Puoi dormire se vuoi.»
Si
alzò, ma Light gli afferrò il polso e lo costrinse a sedere di nuovo.
«Aspetta.
Non andartene.»
L
sollevò il polso e mise in mostra le manette. «Non posso andare lontano,
Light.»
«Resta
qui. Con me.»
«Sarò
nel letto qui vicino a spulciare documenti. Sentirai il suono delle…»
«No.»
lo interruppe Light, posando la mano sulla sua. «Dove non posso raggiungerti è
troppo lontano.»
«Ti
basterà alzarti per raggiungermi.»
Light
lo tirò versò di sé, facendogli cenno di sdraiarsi al suo fianco.
«Ho
molti documenti da leggere, Light. Non ho tempo per…»
«Domani
ti aiuterò io» lo fermò di nuovo. «Domani indagheremo insieme, con tutta la
squadra.»
Light
riuscì a farlo stendere, poi gli appoggiò la testa sul petto, accoccolandosi
contro di lui.
«Ma
adesso resta con me» disse poi, mentre L allargava le braccia per fargli
spazio. «Ti prego.»
L
non parlò. Rispose con le dita, sistemandogli una ciocca di capelli dietro
l’orecchio. Poi passò la notte ad accarezzarlo, aspettando che si
addormentasse.
Va
bene, Light. Fingiamo di essere normali. Domani torneremo a essere L e Kira, ma
stanotte… stanotte saremo solo due ragazzi che si abbracciano.
Light
si alza controvoglia, sistemandosi i capelli.
«Hai
davvero intenzione di fare finta che non sia successo niente, Ryuzaki?»
Il
volto di L è una maschera impassibile. Rimane a fissarlo senza mai sbattere le
palpebre e senza rispondere.
«Insomma!
Per te non è cambiato proprio niente durante gli ultimi giorni?»
L
si porta un dito alla bocca. Sembra che ci stia pensando, e questo non fa altro
che irritare a morte Light.
«Rispondi,
Ryuzaki!»
L
inclina la testa di lato. Si avvicina, senza mai staccare gli occhi dai suoi.
«Effettivamente
sì, Light… se considero gli ultimi giorni non posso fare a meno di pensare che
sia cambiato qualcosa...» Allunga il viso fino a sfiorargli il naso. «Tra noi.»
Light
non si muove, si limita a socchiudere gli occhi e a tirare un sospiro di sollievo.
«Sono
lieto di sentirtelo dire, Ryuzaki.»
«Non
ho finito, Light.»
Light
inarca un sopracciglio mentre L fa un passo indietro.
«Vedi,
Light… qualunque cosa tu possa provare – o pensare di provare – i miei sospetti
sul fatto che tu sia Kira non sono ancora pari a zero.»
L
solleva una mano e la lascia sospesa accanto al suo viso, come se non avesse il
coraggio di accarezzarlo. Un dito dopo l’altro, si appoggia lentamente alla sua
guancia, spingendo una ciocca dietro l’orecchio.
Light
trattiene il respiro.
«Devo
confessarti una cosa, Light…» Gli occhi di L tornano a specchiarsi nei suoi,
mentre la sua voce si abbassa. «È la prima volta che spero di sbagliarmi.»
Light
non sa cosa rispondere. È troppo preso dallo sguardo di L, dal modo in cui è
sceso ad accarezzargli il collo. Non ha più la dolcezza della notte scorsa:
ora, ogni volta che le unghie si spostano sulla sua pelle, Light sente un
brivido.
«Devi
credermi Light» sussurra L, chinandosi al suo orecchio. «Nutro davvero la
speranza di sbagliarmi.»
Poi
gli sfiora la guancia con le labbra, e la sua voce si abbassa ancora, tanto che
Light fatica a sentirla.
«Ma
non è mai successo finora.»
«Succederà»
ribatte Light, tremando.
Lo
afferra per le spalle e lo allontana per guardarlo negli occhi.
«Devi
fidarti di me, Ryuzaki: non sono Kira.»
La
mano di L torna al suo viso, mentre un sorriso si disegna sul suo volto. È
appena accennato, e Light nemmeno per un istante si illude di sentire parole di
conforto.
«Vorrei
tanto crederlo, Light.»
L
gli sfiora le labbra con le sue. Non è un bacio come gli altri, non ha irruenza
o passione, e Light sente tutta la malinconia che deve provare L. Ha
l’impressione di piangere, o di essere sotto la pioggia durante un temporale.
Vorrebbe fermare il tempo, posargli un dito sulle labbra e farlo smettere di
parlare. Ma non riesce a muoversi, può solo aspettare che L arrivi alla fine.
«E
finché non saprò con certezza che non sei Kira…» Un altro bacio. «Finché non
capirò come fa Kira a uccidere le sue vittime…» Un altro ancora. «Finché non
avrò le prove della tua innocenza, Light…» Stavolta il bacio dura un istante di
più, tanto che le braccia di Light si spostano dietro la schiena di L. «Non
potrà succedere niente tra noi.»
Poi
si stacca, le guance pallide ora stranamente arrossate.
Light
respira con affanno, e non sa se sia per i baci di L o per le sue parole. Sa
soltanto che vorrebbe spegnere la mente – la sua e quella di L – e lasciarsi
andare. Dimenticare Kira e L, dimenticare qualunque cosa.
«Senza
contare che sei ancora giovane, Light Yagami…»
«Giovane?»
«Chissà,
forse, se anche pensassi che non sei Kira, ti chiederei comunque di aspettare.»
«Aspettare?»
Light storce il naso. «Aspettare cosa?»
L
cancella la distanza tra loro e, per un attimo, Light crede che cancellerà
tutto ciò che ha detto finora. Dirà che stava scherzando, e poi lo stringerà
tra le braccia. Gli chiederà di prendersi un altro giorno per loro – solo per
loro – ignorando il Caso Kira e il resto della squadra.
Ma
L non parla, gli prende il viso tra le mani e lo bacia con prepotenza, come se
non volesse lasciargli il tempo di rifiutare.
Come
se fosse il loro ultimo bacio – o il primo – e avesse la certezza che dopo non ne
verranno altri.
Light
chiude gli occhi e lascia che L lo porti lontano, in un mondo in cui Kira non
esiste. Un mondo in cui sono solo due ragazzi normali che frequentano la stessa
Università e ogni tanto giocano a tennis. Due ragazzi che escono a bere un
caffè in un bar, in mezzo alla gente, sentendosi estranei al resto del mondo.
Dove
basta uno sguardo per capirsi, e non ci sono sospetti, non ci sono colpe o
scuse. Dove L non esiste e non indaga, dove Light lo rimpinza di cioccolatini
offrendoli alle sue labbra.
Un
mondo in cui non debbano nascondersi, fingere davanti agli altri di essere più
di quello che sono.
Due
corpi e, forse, soltanto forse, una sola anima.
L
si stacca piano da lui, tenendo gli occhi chiusi e respirando sulla sua bocca.
«Ti
chiederei di aspettare….» mormora, senza fiato. «Aspettare me.»
E
Light sa che non aspetterebbe nessun altro, nemmeno se cascasse il cielo e la terra
minacciasse di distruggersi. Non aspetterebbe nessuno a parte L, e solo in quel
momento si rende conto di una cosa.
«Sai,
Ryuzaki… sono convinto di averlo sempre fatto.»
Pensa
che L non gli risponderà, invece L sorride, baciandolo ancora.
«Anch’io,
Light… anch’io.»
FINE
N.d.A.:
Confesso
di aver aspettato tanto a concludere questa storia perché non ero pronta. Non
ero pronta a salutarla, a chiuderla definitivamente, a lasciarla scendere sotto
altre storie nel mio profilo.
In
realtà l’ho scritta in poco tempo, di getto, grazie ad alcuni prompt splendidi
(due ve li ho riportati in altri capitoli e l’ultimo è sotto). E un’altra
verità è che non sono ancora pronta a terminarla, ma so che se non lo faccio,
rischio di aspettare troppo. Eccola quindi: la conclusione.
Credo
sia stata una delle più importanti storie del 2019, se non la più importante, LA
storia. E vi sarei davvero grata, infinitamente, se mi diceste se l’avete
apprezzata, almeno ora che è finita.
Grazie
a chi ha letto fin qui!
Prompt
di Rita: “Credo di provare dei sentimenti, Ryuzaki.”, “Anche Kira è umano,
dopotutto…”, “No. Intendo… dei sentimenti per te.”
Celtica
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