Anche tu hai paura

di Miharu_phos
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo Uno ***
Capitolo 2: *** Capitolo Due ***
Capitolo 3: *** Capitolo Tre ***
Capitolo 4: *** Capitolo Quattro ***
Capitolo 5: *** Capitolo Cinque ***
Capitolo 6: *** Capitolo Sei ***
Capitolo 7: *** Capitolo Sette ~ Finale ***



Capitolo 1
*** Capitolo Uno ***


 

 

 

-Chi è quella ragazza che saluti sempre dopo le partite?- domandò Aitor ammiccando mentre col gomito punzecchiava Riccardo.

 

Gabi, che si trovava in spogliatoio dietro di loro balzò sull'attenti e continuò ad asciugarsi i capelli con l'asciugamano facendo finta di niente mentre attendeva con ansia la risposta di Riccardo.

 

Erano giorni che una certa ragazza dai capelli castani e lunghi veniva ad assistere agli allenamenti della Raimon, e che, puntualmente dopo ogni partita, Riccardo andava a salutare per poi intrannersi qualche minuto a chiacchierare con lei. 

 

Era il motivo per cui da qualche giorno a questa parte Riccardo entrava sempre in spogliatoio un po' più tardi rispetto ai compagni, e forse era anche il motivo per il quale ormai prendeva sempre il cellulare fra le mani non appena ne aveva l'occasione, per rispondere a dei messaggi con un sorriso divertito.

 

Perciò quando Riccardo rispose all'amico dicendo -È solo un'amica a cui piace vedere i nostri allenamenti- Gabi si morse il labbro con fare infastidito da quella evidente bugia.

 

-Secondo me le piace guardare te!- scherzò Aitor facendo ridacchiare Riccardo che gli diede uno spintone per poi dirigersi verso le docce con l'asciugamano poggiato sulle spalle.

 

Gabi si portò le mani sulle gambe e prese a stringerle in due pugni con rabbia.

 

Non si era mai permesso di domandare a Riccardo il motivo di quegli incontri quotidiani con la misteriosa ragazza, sia perché non voleva fare la figura dell'impiccione sia perché temeva che l'amico avesse potuto intuire la sua gelosia verso di lui.

 

Gabi in fondo non era esattamente geloso, era solo ferito dal fatto che Riccardo non aveva ritenuto importante informare il suo migliore amico della sua nuova conoscenza. 

 

D'altronde Riccardo era sempre stato riservato, anche con Gabi, non si era mai dilungato in chiacchiere o pettegolezzi vari, ogni informazione che usciva dalle sue labbra aveva uno scopo e non parlava mai tanto per riempire il silenzio, ma solo quando aveva qualcosa di importante o necessario da dire.

 

Quindi Gabi non era stupito dal fatto che Riccardo non si fosse confidato con lui, ma piuttosto ferito, perché il suo migliore amico non aveva ritenuto necessario che Gabi sapesse della sua amicizia con quella brunetta misteriosa.

 

Ormai lo spogliatoio si era svuotato, si sentiva soltanto lo scrociare della doccia nella quale era entrato Riccardo, e Gabi non aveva motivo di restare ancora lì dato che anche lui ormai aveva finito di cambiarsi da un pezzo. 

 

Prese il suo borsone e si avviò quindi verso la porta con passo calmo ma la voce di Riccardo alle sue spalle lo fece sobbalzare.

 

-Gabi!- lo richiamò, facendolo bloccare sul posto -te ne vai senza salutare?- domandò avvicinandosi a lui avvolto nel suo accappatoio celeste.

 

-No scusa...hai ragione solo che volevo tornare subito a casa oggi- spiegò Gabi guardando di sbieco l'amico.

 

-Va tutto bene?- domandò Riccardo con sguardo accigliato, facendo sorridere Gabi d'istinto.

 

-Ma certo!- rispose lui per rassicurarlo. Aprì la porta e mormorò -a domani allora- per poi chiudersela alle spalle.

 

Riccardo continuò a fissare la porta per qualche secondo, alquanto sorpreso. 

 

Il suo amico sembrava così silenzioso negli ultimi tempi, e lui si sentiva sempre più accantonato dal comportamento solitario che sembrava adottare, in particolare a scuola. 

 

Spesso si era ritrovato a fissarlo preoccupato ma non ci aveva dato più di tanto peso, credendo che forse stesse affrontando qualche difficoltà di cui preferiva non parlare con lui. 

 

Sospirò rassegnato e prese ad asciugarsi con cura i bei capelli castani.

 

 

 

 

I giorni passavano e la scena davanti agli occhi di tutta la squadra continuava a ripetersi; Gabi diventava sempre più nervoso con la presenza dell'amica di Riccardo e giocava male, con rabbia e sempre più frustrazione.

 

Mark se n'era accorto e spesso si era ritrovato costretto a relegarlo in panchina a causa del suo comportamento.

 

Anche quel giorno il povero Gabi era finito al solito posto e fissava rabbioso il campo, suo unico mezzo di sfogo.

 

-Se non ti dai una calmata finirai per danneggiare tutta la squadra- gli aveva detto l'allenatore e Riccardo lo aveva sentito, voltandosi verso di lui mentre ansimava dalla fatica.

 

Così quando dopo la partita notò che nello spogliatoio mancava proprio il suo migliore amico sospirò alzando gli occhi al cielo.

 

"Quanto è permaloso" pensò sospirando e, preso il borsone si diresse in campo per controllare che Gabi non fosse ancora lì, trovandolo intento a giocare da solo, come aveva preso a fare negli ultimi giorni dopo quasi ogni partita.

 

-Vuoi allenarti  un po' insieme?- domandò Riccardo posando il borsone sulla sponda e dirigendosi in campo per poi rubare subito la palla a Gabi. 

 

L'amico sembrò perdere tutto ad un tratto l'energia con la quale stava giocando fino ad un momento prima e prese ad inseguire Riccardo con lentezza e scarsa foga.

 

-Che ti prende!- lo schernì Riccardo gironzolandogli attorno con la palla facendolo sorridere con sguardo di sfida.

 

Gabi gli rubò il pallone con uno scatto e centrò la porta facendo esultare Riccardo sorpreso.

 

-Vieni andiamo a farci una doccia dai- lo esortò Riccardo prendendolo per il polso mentre si avviava verso gli spogliatoi.

 

-No, vado direttamente a casa- spiegò Gabi ansimando, facendo così voltare Riccardo incuriosito.

 

-Perché scappi sempre?- gli domandò con tono serio.

 

Gabi si paralizzò.

 

-Ma no...che dici...- mormorò cercando di sdrammatizzare, aumentando la curiosità di Riccardo.

 

Fece scivolare la sua mano dal polso fino al palmo di Gabi facendo poi intrecciare le dita.

 

-Gabriel dimmi che cosa ti sta succedendo- lo supplicò Riccardo. 

 

Il suo tono era davvero preoccupato e rattristò immediatamente Gabi. 

 

Raramente Riccardo lo chiamava con il suo nome completo, principalmente quando era arrabbiato.

 

-Non mi sento molto in forma ultimamente, tutto qui- spiegò Gabi, sperando di aver convinto l'amico.

 

-Stai giocando in modo diverso infatti, non sembri tu- si permise di aggiungere Riccardo, e Gabi annuì in approvazione.

 

-Mi dispiace, prometto di fare meglio capitano- mormorò.

 

-Ma quale capitano? Te lo dico da amico. Sono preoccupato, tutto qui- lo rassicurò Riccardo e Gabi gli sorrise riconoscente.

 

-Grazie- disse stringendo di più le dita dell'amico.

 

-E tu non mi racconti nulla di nuovo?- domandò tentando di restare sul vago.

 

-A cosa ti riferisci?- chiese Riccardo mentre si dirigevano insieme verso l'uscita.

 

-Ho sentito che hai una ragazza, tipo- spiegò Gabi mentre tentava di mascherare l'angoscia che l'argomento gli procurava.

 

-Ah, lei. È Ellie, una della terza c- spiegò Riccardo -ma non è la mia ragazza, è solo una che mi fa il filo. Ti pare che mi fidanzo senza dirti nulla?- domandò giocoso, dando un buffetto all'amico.

 

-Ah, okay. Ma ti piace?- domandò Gabi.

 

-Mh. Così. Tu che ne pensi?- chiese di rimando all'amico facendolo arrossire.

 

Non era molto pratico nel giudicare le ragazze per la loro bellezza ma gli occhi li aveva e bisognava ammettere che fosse parecchio carina.

 

-È molto bella.- ammise Gabi, e Riccardo emise un versetto di approvazione.

 

-Però non so perché non è che mi attiri tantissimo. Ma sai, potrebbe andar bene almeno per fare esperienza- ammise Riccardo.

 

Gabi sussultò.

 

Che vuoi dire?- domandò allarmato.

 

-Sembra una intraprendente. Magari vuole solo divertirsi sai- disse Riccardo ammiccando all'amico che dovette trattenere degli insulti che istintivamente sentì di voler rivolgere alla ragazza.

 

Erano arrivati al cancello della scuola e la macchina dell'autista di Riccardo spiccava in mezzo alle altre.

 

-Riccardo!- lo rimproverò Gabi -credevo che per te certe cose fossero importanti-

 

-E lo sono, credimi. Ma non è normale a 15 anni essere ancora vergine e sono stanco di dover sempre cambiare argomento quando esce il discorso con i ragazzi. Voglio togliermi questo peso- spiegò.

 

-Guarda che non c'è niente di male. Anche io lo sono e nessuno mi giudica per una cavolata simile. Ognuno ha i suoi tempi- mormorò Gabi cercando di farlo ragionare.

 

-Lo so ed hai ragione Gabi ma io sono il capitano, tutti mi prendono come esempio...è imbarazzante- spiegò per poi avviarsi verso la portiera mantenuta aperta dal suo autista.

 

-Vuoi un passaggio?- domandò a Gabi.

 

Lui scosse la testa. Le parole così frivole del suo amico lo avevano ferito.

 

-Vado a piedi..pensaci bene- lo ammonì Gabi facendo ridacchiare Riccardo.

 

-Ma piuttosto tu datti una mossa!- scherzò invece lui spezzandogli il cuore.

 

Chiuse la portiera e l'auto ripartì davanti a Gabi.

 

-Fanculo- pensò Gabi sospirando.

 

Aveva solo tanta voglia di urlare e distruggere qualcosa. 

 

Il suo migliore amico si stava allontanando e lentamente si stava trasformando in un completo coglione. 

 

E tutto da quando quella tizia aveva cominciato ad andargli dietro come un cagnolino. 

 

Certo, non era la prima volta che una ragazza faceva il filo a Riccardo: aveva sempre avuto delle ammiratrici, molte di più di quante ne avessero i loro compagni almeno, e decisamente più di Gabi che non ne aveva nessuna. 

 

Non che la cosa gli importasse d'altronde.

 

Solo che Riccardo non si era mai curato delle ragazze che lo ammiravano perché per lui il calcio era sempre stato al primo posto, con la sua squadra e Gabi. 

 

O almeno questo era quel che era sembrato al suo migliore amico, che aveva sempre potuto godersi la compagnia di Riccardo senza problemi.

 

Ora invece tutto stava cambiando.

 

Un gelo sembrava aver avvolto la loro amicizia, come l'arrivo improvviso di un inverno gelido che blocca e paralizza tutto ciò che lo circonda. 

 

L'inverno stava arrivando davvero, ma non era stato quello il motivo del loro allontanamento. 

 

Gabi si guardò attorno sfregandosi le braccia ormai congelate e sentì un improvviso bisogno di piangere. 

 

Si sentiva così solo, tutto ad un tratto.

 

Desiderava così tanto riavere il suo migliore amico. 

 

Ma lui stava cambiando e diventava giorno per giorno sempre più distante. 

 

Gli mancava terribilmente.

 

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Capitolo 2
*** Capitolo Due ***


 

 

 

Mark fischiò per segnalare la fine dell'allenamento ed esortò i ragazzi a ritirarsi dal campo.

 

Come al solito Riccardo si avvicinò subito alla ragazza seduta sugli spalti e lei si affacciò alla ringhiera trovandosi così esattamente di fronte a lui.

 

Gabi dovette trattenere una smorfia di disprezzo e presa la sua borraccia si avviò verso gli spogliatoi quando si sentì chiamare dalla voce di Riccardo.

 

-Gabi, Victor, Lucien! Venite, avvicinatevi tutti ragazzi- gli esortò, facendo cenno a tutta la squadra.

 

-Ellie vuole invitarvi tutti alla sua festa di domani sera- spiegò guardando poi la ragazza con un sorriso riconoscente.

 

Gabi osservava tutta la scena mantenendosi a distanza e Riccardo incontrò il suo sguardo contrariato che Gabi subito dissimulò.

 

Gli fece cenno di avvicinarsi e lui ubbidì sospirando, posizionandosi proprio dietro l'amico, che subito efferrò la sua mano di nascosto per poi rivolgergli un sorriso.

 

Gabi ricambiò per poi prendere ad osservare la ragazza che parlava, descrivendo il tipo di festa ed il luogo in cui avrebbe festeggiato l'indomani.

 

La sua voce era proprio come l'aveva immaginata, pur non avendola mai sentita prima: un'oca in piena regola.

 

Gli altri ragazzi erano in defibrillazione, si davano spallate con fare eccitato e Gabi trovava tutto ciò rivoltante. 

 

Questo era l'effetto che la presenza di una ragazza provocava ad una manica di adolescenti?

 

Tentò di studiare l'espressione di Riccardo, ma trovandosi dietro di lui riusciva solo a scorgere un sorriso sul suo volto che raramente assumeva un'aria allegra.

 

Sciolse le dita dalla mano di Riccardo e sussurrò all'orecchio dell'amico -Io non ci vengo- per poi allontanarsi facendo voltare Riccardo contrariato.

 

Si recò in spogliatoio e cominciò a togliersi i vestiti andando poi ad infilarsi sotto l'acqua bollente della doccia. 

 

Si sentiva stupido per aver detto quella frase a Riccardo, era chiaramente una richiesta di attenzioni e avrebbe fatto la figura del geloso infantile con la persona a cui teneva di più al mondo.

 

Avrebbe voluto prendersi a schiaffi.

 

Si sciolse i codini e lasciò che l'acqua gli bagnasse completamente la testa, facendo così ondeggiare i lunghi capelli rosa sulle spalle magre e pallide.

 

I ragazzi erano entrati in spogliatoio, lo si capiva dal fracasso che provocavano con la loro goffaggine ed i loro toni di voce estremamente alti.

 

La tenda della sua doccia si aprì e Riccardo, completamente nudo, gli si affiancò toccandigli il braccio per avvisarlo della sua presenza.

 

Gabi arrossì di vergogna.

 

Non era certamente la prima volta che vedeva il suo migliore amico senza vestiti, più volte avevano fatto il bagno e la doccia insieme, conosceva bene il corpo di Riccardo.

 

Ma da qualche tempo si sentiva inspiegabilmente a disagio quando l'amico gli stava troppo vicino senza vestiti o quando dovevano spogliarsi insieme in generale. 

 

Cercava accuratamente di evitare certe situazioni per non dover mostrare il proprio imbarazzo.

 

-Perché non vuoi venire- domandò l'amico con tono piatto, mentre si bagnava sotto la doccia di Gabi.

 

-Non è il luogo per me- mormorò Gabi tenendo lo sguardo puntato verso il muro per non dover incontrare il corpo bagnato di Riccardo.

 

-Dai Gabi! Ci divertiamo, vengono tutti! Per favore, lo sai che senza di te non ci vado- piagnucolò Riccardo tenendogli la spalla e tentando di incontrare i suoi meravigliosi occhi celesti.

 

Gabi si sentì punzecchiare il cuore a quelle parole ma dovette trattenere un sorriso.

 

-Si che ci vai...ci vai benissimo anche senza di me- mormorò facendo ridacchiare Riccardo che prese a fargli il solletico sulla vita.

 

Gabi rise piegandosi in avanti per sfuggire alle mani dell'amico e questi ne approfittò per afferrarlo con forza e spingerlo contro di se, provocando maggior imbarazzo nell'amico che lo guardò sbalordito, con il volto completamente rosso.

 

-Dai...- mormorò guardandolo fisso negli occhi, che Gabi subito puntò altrove. 

 

-Va bene, certo che vengo ma adesso lasciami!- disse rassegnato per poi staccarsi con decisione dalle grinfie di Riccardo che gli diede velocemente una pacca sul sedere mentre l'amico fuggiva via dalla doccia, incurante dei compagni che avevano preso a ridere divertiti.

 

Lui fece qualche smorfia di rimando ai compagni e si avvolse nel primo asciugamano che trovò, fiondandosi poi a sedere su una panca.

 

Premette le mani sul pube dove sentiva di aver ricevuto uno stimolo inconfondibile e si guardò attorno per assicurarsi che nessuno se ne fosse accorto.

 

Il contatto fra le sue parti intime e quelle di Riccardo era stato inevitabile a causa della mossa dell'amico e Gabi si sentiva terribilmente scosso.

 

Cercava di convincersi che non ci fosse nulla di male, che forse stava accadendo la stessa cosa a Riccardo ma questo non riusciva a tranquillizzarlo.

 

Era terrorizzato dall'idea che quella reazione fosse stata provocata proprio da Riccardo e dal contatto col suo corpo nudo ma preferiva sopprimere questa convinzione che era in realtà quasi una consapevolezza.

 

Si vestì in fretta e andò via il più velocemente possibile per non dover incontrare ancora Riccardo. 

 

Temeva di incrociare il suo sguardo, non sapeva come avrebbe potuto gestire la cosa se Riccardo gli avesse chiesto spiegazioni in merito alla reazione che sperava gli fosse passata inosservata.

 

Voleva solo ritornare a casa e distrarsi per non pensare più a quell'avvenimento imbarazzante.

 

-Come al solito se ne va senza salutare- si lamentò Riccardo scuotendo la testa quando, uscito dalla doccia, notò l'assenza del suo migliore amico.

 

 

~

 

Una marmaglia di adolescenti uscì poco a poco dall'immensa macchina che i genitori di Riccardo avevano messo a disposizione della squadra per recarsi alla festa di quella sera. 

 

Fra schiamazzi e urletti vari di esaltazione, i compagni di squadra di Gabi, compreso Riccardo, entrarono entusiasti nella grande casa che accoglieva la festa. 

 

Riccardo si affiancò subito al suo amico, gli aveva promesso di non lasciarlo per tutta la serata ed aveva intenzione di tener fede alle sue parole.

 

Inizialmente la squadra rimaneva unita ma più passavano i minuti più i vari compagni cominciavano a disperdersi per la grande casa piena di gente; Gabi era ansioso e temeva che da un momento all'altro anche Riccardo si sarebbe allontanato lasciandolo tutto solo in quel posto che detestava.

 

Lo seguiva come un cagnolino e spesso Riccardo lo guardava per assicurarsi che fosse a suo agio. 

 

Gabi si sentiva un peso per l'amico e lottava contro l'istinto di chiamare sua madre per farsi venire a prendere con una scusa.

 

Sapeva però che così facendo avrebbe deluso Riccardo, così si trattenne e cercò di sopportare quell'ambiente odioso con tutte le proprie forze. 

 

Quando però l'amica di Riccardo li scovò seduti su un divanetto mentre conversavano con alcuni compagni, si insinuò viscidamente facendosi spazio fra Gabi e Riccardo e cominciò a monopolizzare la conversazione concentrando l'attenzione su se stessa.

 

Riccardo sembrò dimenticarsi completamente del suo amico e cominciò a conversare con lei assieme agli altri ragazzi; Gabi non sapeva come reagire, si sentiva terribilmente a disagio e sapeva di essere di troppo in quella situazione ma per non dare dispiaceri al suo migliore amico sopportò la presenza di Ellie rimanendo in silenzio e abbozzando un sorriso ogni qual volta lo sguardo di qualche amico si posava su di lui.

 

Quella situazione fastidiosa però scomparve presto: con la scusa di presentargli degli amici infatti, Ellie prese per mano Riccardo e se lo portò via, lasciando così Gabi completamente solo, pur essendo circondato dai suoi abituali compagni.

 

"Ecco, proprio quello che temevo" pensò Gabi "proprio per questo non volevo venire".

 

Gabriel non era un ragazzo asociale, anzi: partecipava sempre alle conversazioni con i suoi compagni di squadra e si godeva sempre piacevolmente la loro compagnia, anche quando Riccardo non era presente; quella volta però era diverso, perché quel posto e la grandissima parte della gente presente erano a lui  sconosciuti, e se si aggiungeva l'ansia provocata dalla presenza di quella ragazza, Gabi non poteva fare a meno di fremere dalla voglia di andar via.

 

Non era arrabbiato con Riccardo, anche se non aveva mantenuto la sua promessa; a ferirlo era il fatto che Riccardo non si stesse preoccupando dello stato d'animo del suo migliore amico. 

 

Lui lo conosceva meglio di chiunque altro e avrebbe dovuto immaginare -soprattutto dopo le ultime conversazioni- che l'ultima cosa che avrebbe dovuto fare sarebbe stato lasciare Gabi da solo durante quella festa.

 

Sopportò un tempo interminabile tentando invano di distrarsi con i suoi amici, ma non veder più Riccardo tornare lo stava preoccupando. Quanto poteva volerci per presentargli degli amici?

 

"Certamente si sono appartati da qualche parte" pensò Gabi con rassegnazione, e questo pensiero, non capiva perché, lo faceva stare molto male.

 

In quel momento realizzò di essere molto più geloso di Riccardo di quanto credeva, e se ne sentiva in colpa, certo, ma non poteva fare a meno di desiderare che il suo amico ritornasse da lui per andare via al più presto da quel postaccio.

 

Si alzò con la scusa di dover andare in bagno e cominciò a gironzolare per la grande casa in cerca dei due piccioncini. 

 

Non sapeva cosa avrebbe fatto quando avrebbe ritrovato Riccardo, ma prima di tutto voleva assicurarsi che stesse bene e che non si fosse dimenticato del suo amico che aveva abbandonato ormai da più di un'ora.

 

Quando imboccò le scale per dirigersi al piano di sopra cominciò pian piano a sbirciare in tutte le stanze, finché una scena a dir poco disgustosa gli si parò davanti.

 

In una stanza buia illuminata solo dalla luce esterna proveniente dalla finestra, poté notare distintamente una testa dai capelli lunghi intenta a fare un certo lavoretto fra le gambe del suo migliore amico che rimaneva in piedi, appoggiato contro il muro, mentre le teneva la testa con entrambe le mani.

 

Gabi trattenne un conato di vomito e, disgustato nel profondo, chiuse la porta con un boato, incontrando per un istante lo sguardo confuso di Riccardo.

 

Corse al piano di sotto senza un motivo valido e afferrato il primo bicchiere che si trovò davanti, ingoiò senza pensare tutto il suo contenuto alcolico.

 

La gola gli bruciava e gli occhi gli pizzicavano per le lacrime.

 

Ma tentò di trattenersi.

 

Sentiva il cuore squarciarsi in mille pezzi ogni volta che quella scena rivoltante gli si ripeteva nella mente e solo in quel preciso instante realizzò che tutto l'odio, il disprezzo ed il fastidio che aveva provato nei confronti di Ellie da quando aveva cominciato a ronzare attorno a Riccardo, erano dovuti a qualcosa di più grande e profondo di una semplice gelosia fraterna.

 

Desiderava strappare via il suo Riccardo a quella vipera più di qualsiasi altra cosa.

 

Lo rivoleva tutto per sé. 

 

Ma questi sentimenti lo confondevano, perché non riusciva ad essere semplicemente contento per il suo amico? 

 

Desiderava solo che lei gli stesse lontana e che tutto ritornasse esattamente come prima fra loro due, quando Riccardo ignorava le ragazze che gli andavano dietro e insieme ne ridevano per prenderle in giro quando erano soli.

 

Quando erano soli ed esistevano solo loro due, l'uno per l'altro.

 

"Riccardo" pensò Gabi mordendosi le labbra per trattenere il pianto "ti prego non farlo, non con lei".

 

Aitor gli corse incontro come un fulmine appena lo ebbe individuato da solo, con il bicchiere vuoto ancora fra le mani.

 

-Vieni Gabi c'è una cosa fantastica che devi provare- urlò entusiasta tentando di farsi sentire oltre il volume della musica.

 

-No Aitor ti prego, voglio andare via- sospirò Gabi tentando di liberarsi dalla presa dell'amico ma questi lo trascinò fuori sotto il porticato, dove alcuni ragazzi spaparanzati sui divanetti si passavano quelle che sembravano essere sigarette.

 

-Tieni prova- gli aveva detto Aitor posandogliene una accanto alle labbra, e Gabi lo allontanò con fare infastidito.

 

Lui e Riccardo si erano promessi che la prima volta lo avrebbero provato insieme, così come tante altre cose che avevano già sperimentato solo lui e l'amico.

 

-Dai solo un tiro, vedrai è bellissimo- tentò di convincerlo Aitor.

 

"Questo marmocchio più piccolo di me..." pensò Gabi infastidito e così, un po' per non sembrare da meno davanti ad Aitor, un po' come sfregio verso Riccardo, aspirò da quella strana sigaretta e subito cominciò a tossire.

 

-È erba- gli aveva sussurrato Aitor all'orecchio, per poi riprendersela e cominciare a fare dei tiri sempre più lunghi, passandola di tanto in tanto a Gabi. 

 

Lui ormai sentiva di non aver più nulla da perdere. Voleva solo dimenticare la scena orribile alla quale aveva assistito e sentire quel bruciore interno sembrava distrarlo.

 

Scivolò per terra assieme all'amico fino a sedersi a gambe incrociate sul pavimento, l'uno accanto all'altro.

 

L'umidità dell'imboccatura provocata dalle labbra di Aitor lo ripugnava, ma continuò a spartirsi lo spinello con l'amico mentre la testa gli si riempiva sempre più di pensieri assurdi, mai elaborati prima.

 

L'istinto del vomito si faceva sempre più potente e decise di fermarsi, per poi vedere Aitor andare fino in fondo tutto da solo.

 

"Che coglione" pensò e si lasciò andare contro il muro tentando di rilassare il collo e la testa.

 

Aitor gli si stravaccò addosso ed appoggiò la testa sul suo petto guardandolo in modo strano.

 

-Che vuoi?- gli domandò Gabi ma lui non gli rispose e gli afferrò il volto con entrambe le mani avvicinando le proprie labbra a quelle dell'amico.

 

-Ma che cazzo fai! Che schifo!- gridò Gabi respingendolo con forza prima che le sue labbra visibilmente bagnate potessero anche solo sfiorarlo.

 

Aitor si accasciò sul pavimento sorridendo e cominciando a dire cose incomprensibili e stupide, come suo solito.

 

-Che deficiente- mormorò Gabi allontanandosi. Camminava barcollando a causa della testa che non faceva che girargli, finché si piegò per terra in ginocchio per vomitare.

 

Non si era mai sentito così male, neanche quando aveva avuto la febbre alta.

 

Si rialzò lentamente e riprese a camminare. 

 

Si ripulì la bocca con la manica della felpa e mentre camminava non poté fare a meno di ripensare ancora e ancora a Riccardo.

 

Le lacrime, già sgorgate a causa del vomito, continuarono a scendere lentamente mentre le labbra chiuse di Gabi tremavano per un pianto silenzioso e sommesso.

 

Il cuore gli faceva letteralmente male, gli mancava Riccardo ma più di tutto sentiva dentro di sé un sentimento forte di desiderio verso di lui.

 

Era un desiderio inarrestabile che lo aveva sconvolto. 

 

Gli vennero in mente tutti i bei momenti passati insieme, da soli, tutti i loro abbracci, i momenti in cui si stringevano le mani.

 

Desiderava tanto poter accarezzare le sue mani in quel momento così come il suo bel viso ed i suoi morbidi capelli.

 

"Che cosa mi sta succedendo?" Si chiese in preda al dolore.

 

Perché improvvisamente provava quegli assurdi desideri verso Riccardo? Era forse l'effetto di quello che aveva fumato con Aitor?

 

Ripensò ad Aitor ed al suo tentativo di bacio andato in fumo. 

 

Cosa si era messo in testa quel nanetottolo?

 

Se fosse stato Riccardo a provarci, molto probabilmente Gabi lo avrebbe lasciato fare, e lo sapeva bene.

 

Anzi, chiudendo gli occhi poteva sentire un fremito nell'immaginare le labbra carnose di Riccardo toccare le sue.

 

Si prese la fronte aggrappandosi con una mano allo steccato del campo in riva al fiume dove andavano spesso ad allenarsi lui ed i compagni, e dove era arrivato camminando nel buio, senza farci caso.

 

Era imbarazzato dai pensieri che gli stavano affollando la testa e si vergognava così tanto di provare quei sentimenti verso il suo migliore amico.

 

"Non è giusto, non devo" pensava dandosi la colpa, e tentando di convincersi del fatto che fosse giusto che Riccardo facesse quelle esperienze e che avrebbe dovuto farle anche lui invece di desiderare il suo migliore amico laddove avrebbe dovuto esserci una ragazza.

 

Si sentiva terribilmente indietro e svantaggiato rispetto a Riccardo. 

 

Lottava contro la consapevolezza che doveva darsi una mossa, come gli aveva detto Riccardo, e contro il bisogno di riavere Riccardo tutto per se, per stare soli, lontano dal mondo. 

 

Attraversò il campo con passo lento, e una volta raggiunta la rete si piegò per prendere il pallone che vi giaceva dentro.

 

Si sedette per terra e strinse il pallone in grembo, quel pallone che innumerevoli volte avevano calciato durante gli allenamenti.

 

Lo accarezzò e rivide nella sua mente il volto felice di Riccardo mentre giocavano assieme, solo lui e Gabi fin da bambini.

 

La passione che metteva nel calcio era impareggiabile, ed era stato proprio quello sport ad unirli sempre di più.

 

Arrossì ripensando a quando, da bambini, spesso si ritrovavano soli dopo un allenamento, e la mamma di Riccardo li metteva a fare il bagno assieme, nel grande bagno nella cameretta dell'amico.

 

Lì, senza alcun imbarazzo, si erano toccati reciprocamente in un'impresa di scoperta verso il corpo l'uno dell'altro.

 

Per questo Gabi si sentiva talmente a disagio quando doveva rimanere nudo con Riccardo... 

 

Lui sembrava aver dimenticato i giochi che facevano da bambini nella vasca da bagno, o forse semplicemente fingeva di non ricordare.

 

Gabi non ne aveva mai riparlato, se ne vergognava ed immaginava che fosse così anche per Riccardo, e quindi in un tacito accordo di segretezza avevano deciso di fingere che quei pomeriggi non fossero mai esistiti, che le piccole mani curiose dell'uno non avessero accarezzato ed esplorato il corpo dell'altro e viceversa. 

 

In quel momento se ne vergognava ancora ma non poteva fare a meno di ripensare a quei pomeriggi con nostalgia.

 

A quei tempi non c'era imbarazzo, non c'era vergogna. 

 

Non c'era colpa, non c'era paura. 

 

C'era soltanto tanto affetto reciproco e tanto bisogno di scoprire.

 

Gabi chiuse gli occhi e si accucciò per terra, sotto la rete, in posizione fetale mentre stringeva il suo adorato pallone fra il ventre e le gambe.

 

Non poteva fare a meno di desiderare il caldo abbraccio di Riccardo ad avvolgerlo, così come lo avvolgeva e lo proteggeva in quel momento la porta del campo da calcio. 

 

E così si addormentò, con il cuore in pezzi, le lacrime prosciugate dal volto ardente, ed il gelo dell'inverno imminente che ricadeva sul suo corpo sudato, coperto solo da un jeans stretto ed una felpa larga.

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Capitolo 3
*** Capitolo Tre ***


 

 

Riccardo era schiacciato sul letto dal corpo di Ellie che, quasi famelica, cercava di togliergli la camicia bianca che lo ricopriva.

 

Sapeva che avrebbe dovuto approfittare del momento, che stava per avere la sua prima volta e qualsiasi altro ragazzo sarebbe stato impaziente e felice di fare quell'esperienza.

 

Non aveva fatto che pensarci negli ultimi tempi e sapeva di doversi dare una mossa in tal senso.

 

Ma inspiegabilmente, in quel momento, in cui a sua volta avrebbe dovuto spogliare la ragazza che si trovava su di lui, Riccardo pensava a Gabi.

 

Si sentiva terribilmente in colpa verso di lui dopo che, pochi minuti prima, li aveva scoperti in quella situazione imbarazzante per poi chiudersi la porta alle spalle con sguardo sconvolto.

 

La cosa paradossale era che in realtà, non avevano fatto proprio niente: Ellie aveva spinto Riccardo contro il muro per poi inginocchiarsi davanti e lui e sbottonargli i pantaloni alla ricerca delle sue parti intime.

 

Riccardo aveva compreso le sue intenzioni ma si sentiva terribilmente imbarazzato, non voleva una cosa del genere, non gli sembrava giusto ed in ogni caso non avrebbe mai voluto umiliare in quel modo una ragazza.

 

Così aveva tentato di spingere via con forza la sua testa mentre lei gli aveva abbassato i boxer e tentava di avvicinarsi al membro del povero ragazzo a dir poco disgustato dal gesto. 

 

-Ellie cosa fai, non voglio- gli aveva detto mentre tentava di respingerla, ma in quel momento la sagoma di Gabi era comparsa davanti alla porta per poi sparire dietro quest'ultima.

 

Per un istante i loro sguardi si erano incontrati: lo sguardo confuso e allo stesso tempo infastidito di Riccardo aveva incrociato quello sconvolto di Gabi ed in quel momento aveva sentito una scossa al cuore provocata dai dolci occhi azzurri e supplicanti del suo migliore amico.

 

Dopodiché era riuscito a staccarsi di dosso Ellie e, riallacciandosi i pantaloni, le aveva spiegato che non era quello che voleva e che preferiva andarci piano visto che era la prima volta. 

 

Lei si era mostrata comprensiva e lo aveva preso per mano guidandolo verso il letto, sul quale poi lo aveva fatto stendere.

 

Si era messa a cavalcioni su di lui e chiudendo gli occhi si era avvicinata al suo volto cominciando a baciargli le labbra inesperte.

 

Riccardo inizialmente non aveva reagito, ma quando la lingua della ragazza si fu insinuata nella sua bocca sentì di dover ricambiare, anche se non gli piaceva.

 

"Che schifo" era l'unica cosa che riusciva a pensare.

 

Con fare svogliato e riluttante si lasciava baciare, sperando solo che smettesse e che si staccasse subito.

 

Ma lei aveva aumentato sempre di più l'intensità del bacio, cominciando a cercare ad occhi chiusi i bottoni sulla camicia di Riccardo.

 

"Gabi" pensò Riccardo avvertendo un fremito al cuore.

 

Si sentiva terribilmente in colpa verso di lui.

 

Ma perché? Era giusto fare quel tipo di esperienza, Riccardo lo sapeva bene ed anche Gabi ormai era ora che se lo mettesse in testa.

 

Ma Riccardo non poteva fare a meno di sentirsi in debito verso Gabi.

 

Il suo sguardo gli aveva spezzato qualcosa dentro, e avrebbe solo voluto corrergli dietro e spiegargli che aveva visto male, che non era successo proprio niente.

 

Ma perché sentiva di dover spiegare? 

 

Avrebbe dovuto essere orgoglioso del fatto che un suo amico lo avesse sorpreso in una situazione simile, e se lo avesse raccontato in giro tanto meglio.

 

Appunto, un suo amico, uno qualunque ma non Gabi.

 

Non doveva essere proprio Gabi a trovarlo lì, così...

Perché proprio lui? 

 

"Gabi" pensò ancora Riccardo con il cuore in pezzi mentre stringeva gli occhi e si staccava dalla bocca famelica di Ellie.

 

Lei lo cercò ancora ma lui si mise a sedere allontanandola.

 

-Che ti prende?- aveva sussurrato lei tentando ancora di avvinghiarsi ma lui l'aveva guardata con fare accigliato e disgustato.

 

-Scusami io non sono pronto- le aveva spiegato, ruotando poi la testa altrove, per non incontrare i suoi occhi indignati.

 

-Okay...- aveva detto lei imbarazzata.

 

Riccardo si era alzato e, mentre tentava di darsi una sistemata cominciò ad avviarsi verso la porta.

 

-Riccardo...senti- lo richiamò la ragazza facendolo tremare di terrore. Lui sapeva di aver fatto la figura della mammoletta ma non voleva occuparsene in quel momento. Voleva solo andare a ritrovare Gabi per scusarsi di averlo abbandonato e tornare a casa assieme a lui.

 

-Non è che posso raccontare che...ecco...che l'abbiamo fatto?- domandò.

 

Riccardo si rese conto solo in quel momento di quanto quella ragazza fosse stupida e sentì ancora più disgusto nei suoi confronti.

 

-Quindi era questo che volevi, avere qualcosa da raccontare- appurò Riccardo infastidito.

 

-Fai un po' quello che vuoi. Ma non ti voglio più attorno- le disse con tono freddo.

 

Richiuse la porta alle sue spalle e cominciò a scendere le scale.

 

Incontrò un paio di ragazzi della squadra e chiese loro se sapessero dove si trovava Gabi, ma nessuno ne sapeva nulla.

 

Alcuni lo guardavano con sguardo ammiccante, si erano accorti tutti della sua assenza ed avevano fatto due più due.

 

Poi era possibile che Gabi avesse raccontato a qualcuno di quel che aveva visto, e così ora leggeva la consapevolezza sugli occhi di tutti i suoi compagni.

 

Anche se Gabi non era il tipo da fare una cosa del genere, soprattutto se si trattava del suo migliore amico.

 

Magari era solo il suo senso di colpa a farlo sentire come schiacciato da quella brutta esperienza.

 

Aveva subito una molestia in piena regola e trovava rivoltante il fatto che quella ragazza, così stupida e superficiale, non aveva rispettato il suo volere solo perché per qualche regola non scritta, se è un ragazzo a rifiutarti, devi continuare ad insistere finché non cede.

 

Ma tutto ciò di cui voleva occuparsi al momento era Gabi. Era preoccupato per quel che avrebbe potuto pensare di lui, ricordava i suoi ammonimenti sulla ragazza e sulle presunte esperienze che Riccardo voleva tanto compiere con lei.

 

Ed aveva ragione, era troppo presto e certe cose non vanno fatte con leggerezza.

 

Ma adesso Gabi era sparito e Riccardo si preoccupava sempre di più. 

 

-Ragazzi andiamo, nessuno di voi l'ha visto?! Dovevamo darci un'occhiata l'un l'altro!- li rimproverò Riccardo rivolto ai compagni di squadra, molti dei quali ubriachi e incapaci di fare un discorso sensato.

 

-Se n'è andato- mormorò Aitor sospirando con aria infastidita.

 

-Dove?? Come se n'è andato, quando??- domandò arrabbiato.

 

-Cosa vuoi da me?- rispose Aitor infastidito -Il tuo amico è un deficiente- si lamentò.

 

-Guarda che è anche uno tuo amico- lo riproverò Riccardo -dovevamo tenerci d'occhio, dovevamo farlo tutti- spiegò portandosi una mano alla fronte.

 

-Tu sei il primo ad essere sparito intanto- rispose Aitor, facendo mugugnare qualche compagno in approvazione.

 

-Lo so, avete ragione, ma non dovevate lasciarlo andare- sospirò Riccardo.

 

-Perché ti preoccupi tanto?- domandò Victor infastidito mentre buttava via una cicca di sigaretta appena finita.

 

-Se l'è spassata, l'ho visto bere e poi fumare con quel nanerottolo- mormorò facendo cenno ad Aitor.

 

Riccardo si sentì punzecchiare il cuore e provò un brivido apprendendo quella notizia.

 

-Ragazzi sono preoccupato, non è da lui sparire così, non è da lui né bere né fumare, non senza di me almeno- spiegò Riccardo.

 

-Ma cosa sei la sua baby sitter?- lo derise Aitor meritandosi un buffetto sul collo da parte di Subaru.

 

-Riccardo ha ragione, smettetela di prenderlo in giro! Dobbiamo cercarlo- spiegò.

 

-Io sto provando a chiamarlo ma non risponde- intervenne preoccupato Arion facendo aumentare l'angoscia di Riccardo. 

 

-Okay ragazzi, basta. Chiamo l'autista, si torna tutti a casa, io scenderò a casa di Gabi per controllare se è tornato li. Andiamo- li esortò il capitano e tutti annuirono cominciando a raccogliere le proprie cose sparse in giro.

 

Mentre la squadra usciva in giardino per aspettare l'autista di Riccardo, Ellie lo guardò da lontano e lui, infastidito, la ignorò, continuando a guidare i suoi compagni.

 

Come aveva annunciato, dopo aver accompagnato tutti i compagni di squadra alle rispettive case, Riccardo si fece portare fino a casa di Gabi, dove sbirciando attraverso la finestra in camera sua, appurò che l'amico non era ritornato a casa.

 

Rassegnato si fece riaccompagnare a casa propria ma non appena l'autista fu andato via lui si alzò silenziosamente dal letto e, presa una torcia, uscì a cercare il suo amico per le strade della città.

 

Nonostante il suo impegno però, di Gabi non sembrava esserci traccia.

 

Erano ormai le sei del mattino e la sua assenza in casa non sarebbe certo passata inosservata.

 

Si avviò verso casa sua dove finse di prepararsi per la scuola infilando cose a caso nella cartella, per poi farsi accompagnare davanti all'istituto che frequentava con i suoi amici.

 

Tutti i compagni di squadra si erano raggruppati davanti all'entrata della scuola e quando videro Riccardo arrivare si precipitarono verso di lui.

 

-Lo hai trovato?- domandò Arion impaziente ma Riccardo scosse la testa.

 

-Ho intenzione di continuare le ricerche questa mattina. Ma non possiamo assentarci tutti insieme, daremmo nell'occhio- spiegò.

 

-Quindi come si fa?- domandò Victor con il suo solito atteggiamento distaccato.

 

-Andrò io per la nostra classe e qualcuno della vostra- spiegò Riccardo riferendosi alla classe di Arion, ottenendo in risposta dei cenni di approvazione.  

 

-Andrò io capitano!- si offrì volenteroso Jp ma Aitor si fece spazio fra i compagni con fare infastidito.

 

-Andrò io, è colpa mia- ammise, provocando sgomento in tutti i compagni.

 

-Che cosa vuoi dire? Cosa gli hai fatto, ci hai litigato come tuo solito?- domandò nervosamente Riccardo ma Aitor lo superò, avviandosi in strada.

 

-Io cercherò nella zona del centro commerciale- lo informò allontanandosi, senza rispondere alla sua domanda. 

 

-Mi fa veramente innervosire certe volte- mormorò Riccardo arrabbiato.

 

-Ragazzi! Buongiorno, ci siete tutti!- gridò una voce familiare in lontananza.

 

Era la madre di Gabi.

 

Riccardo trasalì e guardò i suoi compagni di squadra in cerca d'aiuto.

 

-Buongiorno Signora Garcia! Possiamo aiutarla?- si offrì gentilmente Subaru, facendo cenno a Riccardo di stare tranquillo.

 

-Questa notte Gabi non è tornato a casa e non risponde al telefono- ammise preoccupata la madre di Gabi, cercando spiegazioni negli occhi dei ragazzi attorno a lei -voi sapete dov'è? Era con voi ieri sera- mormorò allarmata.

 

-Certo, ha dormito da me- mentì Riccardo con un sorriso, facendo sospirare di sollievo la madre di Gabi.

 

-Oh, menomale! Non mi ha avvisata e quando ho visto che stamattina non era nel suo letto sono andata nel panico, non mi rispondeva ed ho pensato al peggio- spiegò, facendo deglutire Riccardo, sempre più preoccupato.

 

-Non si preoccupi sta bene ed è già andato in classe- intervenne Victor, sperando che con quelle parole sarebbe finalmente andata via.

 

La campanella che segnalava l'inizio delle lezioni suonò e non appena la signora Garcia si fu allontanata, Riccardo scappò velocemente lontano da scuola per evitare che qualche insegnante lo notasse.

 

Ricominciò le ricerche da dove le aveva lasciate dopo aver sentito Aitor per accordarsi sui prossimi luoghi da passare al setaccio.

 

Mentre attraversava il ponte sul fiume tentò di abbracciare con lo sguardo l'intero campo da calcio nel quale si allenava spesso con gli amici, per assicurarsi che per qualche motivo Gabi non fosse lì.

 

Scese in campo incuriosito da una strana sagoma appallottolata sotto la porta, e quando si avvicinò abbastanza da poter distinguerne la forma, riconobbe i vestiti indossati da Gabi la sera prima.

 

"Grazie a dio" sospirò inginocchiandosi accanto al ragazzo addormentato e lentamente gli sfilò il cappuccio dalla testa, rivelando i suoi bellissimi e fluenti capelli rosa.

 

Erano sciolti e gli incorniciavano il viso rendendolo ancora più carino del solito.

 

Riccardo arrossì nell'osservarlo mentre dormiva, aveva un'espressione così soave e delicata, sembrava proprio una ragazza.

 

Le lunghe ciglia e le labbra socchiuse tremavano con il respiro, provocando un forte sentimento di trasporto in Riccardo che sentiva un gran bisogno di accarezzare il dolce volto del suo amico e riempirlo di baci, come per risvegliare una principessa dal suo sonno.

 

Si morse il labbro inferiore tentando di scacciare via quei pensieri e scosse delicatamente Gabi pronunciando a bassa voce il suo nome.  

 

-Gabriel sono io, svegliati- sussurrò, facendo lentamente stiracchiare l'amico.

 

Solo in quel momento notò che stringeva un pallone in grembo e si sentì terribilmente intenerito dalla cosa.

 

-Andiamo Gabi...- sussurrò -hai dormito fuori, ti verrà un febbrone assurdo- 

 

Gabi aprì lentamente i suoi dolci occhi celesti facendo scricchiolare il cuore di Riccardo.

 

-Ciao- sussurrò con un sorriso, ma notò che il volto di Gabi si faceva sempre più addolorato con il passare dei secondi.

 

-Va tutto bene?- domandò accarezzandogli i capelli, ottenendo in risposta un debole cenno affermativo.

 

-Viglio andare a casa- sussurrò con la voce roca per poi tossire e stringere gli occhi dal dolore alla gola.

 

-Va tutto bene? Che cos'hai?! Ecco lo sapevo ti sei preso un malanno a stare qui al freddo tutta la notte!- lo rimproverò Riccardo per poi togliersi la felpa, rimanendo in t-shirt, e posarla sulle spalle ghiacciate dell'amico.

 

Lo aiutò ad alzarsi ed assieme si incamminarono verso l'abitazione di Gabi che a quell'ora doveva essere vuota.

 

Gabi non spiccicò parola per tutto il tragitto e Riccardo, che gli camminava di fianco, rispettò il suo silenzio.

 

Non sapeva cosa ricordasse Gabi della sera prima, non sapeva neanche cosa avesse bevuto e fumato e di conseguenza aspettarsi delle spiegazioni in quel momento era stupido e soprattutto non avrebbe fatto altro che indisporre ancora di più il suo migliore amico che in quel momento aveva solo bisogno di tranquillità e cure.

 

Entrarono in casa grazie alle chiavi che la madre di Gabi nascondeva sempre sotto al tappeto e Riccardo guidò il suo amico fino in bagno dove cominciò a riempire la vasca da bagno con dell'acqua calda.

 

Gabi aveva ancora quell'espressione addolorata dipinta sul volto e Riccardo si sentiva così impotente in quel momento.

 

-Gabi che cosa ti è successo?- domandò inginocchiandosi davanti al suo migliore amico, ricevendo in risposta solo un suo tentativo di trattenere le lacrime. 

 

La bocca gli tremava, il pianto era imminente e Riccardo non faceva che preoccuparsi sempre di più.

 

-Ti prego Riccardo lasciami solo- disse Gabi con un soffio.

 

Non appena aveva rivisto gli occhi di Riccardo al suo risveglio, il dolore si era ripresentato prepotente e da quel momento non aveva desiderato far altro che piangere.

 

-Come vuoi Gabi. Ti aspetto in camera- gli aveva detto, per poi cominciare ad allontanarsi.

 

-No- lo aveva richiamato Gabi ricacciando indietro le proprie lacrime e tirando su col naso.

 

-Per favore, scusami, non volevo cacciarti. Ti prego torna qui, aiutami- gli aveva detto, con voce tremante.

 

Non voleva rovinare il rapporto con il suo migliore amico a causa della gelosia, non voleva che quella ragazza distruggesse il loro legame prezioso.

 

E soprattutto non voleva in alcun modo che Riccardo scoprisse di essere lui la causa del suo dolore.

 

Riccardo sorrise in risposta e gli si avvicinò per poi aiutarlo a sfilare la felpa, rivelando il suo torso nudo e bianco.

 

Gabi si appoggiò al suo amico nel levarsi i jeans ed i boxer per poi entrare in vasca ed appoggiarsi subito allo schienale dopo essersi seduto con un sospiro di sollievo.

 

Riccardo cominciò a bagnargli i capelli delicatamente con il getto caldo e Gabi si lasciò coccolare ad occhi chiusi.

 

Quel momento era tutto per loro due, solo loro fuori dal mondo, in una bolla di dolcezza e tenerezza che nessuno avrebbe mai potuto invadere.

 

Riccardo cominciò a massaggiare delicatamente i capelli rosa del suo amico con lo shampoo, mentre Gabi si cospargeva la pelle candida con il bagno schiuma.

 

-Ti ricordi quando da piccoli facevamo il bagno insieme?- domandò senza pensarci Gabi, facendo sorridere Riccardo spontaneamente.

 

Dopo aver realizzato quello che aveva detto però, Gabi arrossì.

 

-Lo facevamo quasi ogni giorno, dopo gli allenamenti. Chissà perché abbiamo smesso- mormorò Riccardo mentre risciacquava i bei capelli lunghi del suo amico.

 

Gabi si lasciò cullare dal getto caldo e dalle carezze di Riccardo alla sua testolina infreddolita.

 

-Siamo cresciuti- ammise, riaprendo gli occhi.

 

Riccardo lo guardò facendo scivolare la mano dalla sua testa al suo viso.

 

-Ti voglio bene- disse senza pensarci.

 

Gabi arrossì ancora una volta ed abbassò la testa imbarazzato mormorando solo un flebile -Grazie- 

 

Riccardo si alzò e dopo aver preso l'accappatoio aiutò Gabi a rimettersi in piedi per poi avvolgerlo dolcemente ed aiutarlo ad uscire dalla vasca come se stesse aiutando una delicata fanciulla.

 

Si diressero assieme in camera di Gabi e Riccardo lo fece stendere per poi rimboccargli le coperte con premura.

 

Andò a prendere l'asciugacapelli ed una spazzola e continuò a coccolare l'amico con le sue premurose attenzioni.

 

Una volta che i capelli furono asciutti, Riccardo glieli pettinò delicatamente mentre Gabi rimaneva disteso su di un fianco, dandogli le spalle.

 

Teneva gli occhi chiusi e tentava di rilassarsi e godersi quel momento, nel terrore che finisse troppo presto.

 

Riccardo si stese infine accanto a lui con un sospiro e, preso il suo cellulare fra le mani spiegò che avrebbe dovuto avvisare Aitor di aver ritrovato Gabi.

 

-Certamente vuole venire anche lui a vedere come stai- disse, provocando uno scatto in Gabi che si mise a sedere.

 

-No ti prego! Non farlo venire qui- intervenne Gabi, sorprendendo Riccardo.

 

-Perché no? Ha passato tutto il tempo a cercarti anche lui sai- lo informò Riccardo, restando sorpreso dall'espressione impaurita di Gabi. 

 

-Per favore, non voglio vederlo ora- spiegò, insospettendo Riccardo.

 

-Come preferisci...- disse soltanto lui in risposta, sempre più pensieroso. 

 

-Ti va di raccontarmi com'è andata ieri sera? Ha detto Aitor che avete litigato o qualcosa del genere- disse Riccardo rimanendo sul vago, facendo avvampare Gabi.

 

-Mi sono solo arrabbiato perché mi ha fatto fumare una cosa schifosa- ammise Gabi.

 

Riccardo annuì, come se si aspettasse proprio una risposta del genere e Gabi riprese subito.

 

-Mi dispiace di non averti aspettato, dovevamo farlo insieme...ma eri sparito e-

 

-Sta tranquillo- lo interruppe Riccardo -è stata colpa mia, non dovevo abbandonarti così.

 

Gabi gli sorrise per rassicurarlo che non fosse nulla di grave e si sentì quasi in colpa per avergli nascosto il vero motivo del litigio, ovvero il tentativo di bacio di Aitor. Ma credeva che sarebbe stato meglio per tutti se avessero finto che non fosse mai successo. 

 

In fondo non era successo niente.

 

-E tu invece? Hai concluso con Ellie?- domandò con il dolore nel cuore.

 

Tentare di mantenere una parvenza di indifferenza era la cosa più saggia da fare se voleva che la loro amicizia non andasse in frantumi a causa dei suoi sentimenti sbagliati.

 

Si trovavano seduti sul letto l'uno di fronte all'altro, Gabi avvolto nel sul accappatoio e Riccardo con ancora il telefono fra le mani.

 

-Non abbiamo fatto niente- ammise un po' imbarazzato.

 

Non aveva alcuna intenzione di raccontare a Gabi delle molestie, sia perché se ne vergognava, sia perché temeva che Gabi avrebbe pensato che il suo amico fosse stato strano a rifiutare le attenzioni così palesi di una ragazza, quindi semplicemente decise di ometterlo.

 

Oltre a questo poi c'era anche da contare il fatto che quell'esperienza era stata umiliante per Riccardo e gli faceva ancora male pensarci.

 

Al sentire quelle parole sbrigative Gabi strinse i denti deluso e deglutì.

 

-Che bisogno c'è di mentire- disse con tono piatto, catturando l'attenzione di Riccardo che lo guardò di sottecchi.

 

Ricordava bene la scena a cui aveva assistito, era stato il motivo del suo crollo della sera prima.

 

-Gabi- ridacchiò Riccardo toccandogli un braccio, provocando una reazione di rifiuto da parte dell'amico che spinse via la sua mano con un gesto istintivo.

 

"Non dare di matto, non dare di matto" si ripeteva Gabi tentando di rimanere calmo.

 

-Perché mi menti Riccardo? Dimmelo, lo avete fatto, non c'è niente di male. Perché non vuoi dirmelo?- domandò ferito.

 

-Gabriel ti sto dicendo la verità, ci siamo solo baciati non abbiamo fatto altro- spiegò Riccardo tentando di essere il più convincente possibile. 

 

Gabi rabbrividì nel sentire quella parola e non poté fare a meno di sentire una profonda fitta al cuore.

 

Era certo che avevano fatto molto più che baciarsi ma sentire quella parola uscire dalle lebbra di Riccardo lo ferì profondamente.

 

-Ti prego và via- disse Gabi sul punto di scoppiare in lacrime.

 

Riccardo era confuso, non capiva perché mai Gabi stesse avendo quella reazione inspiegabile. Non voleva dirgli che era stato molestato, faceva male anche solo pensarci e non era pronto.

 

Ma Gabi si stava comportando in modo strano e sembrava che se la stesse prendendo molto più di quanto avrebbe dovuto.

 

-Gabriel vuoi dirmi che cosa ti prende? Perché ti arrabbi tanto, ti ho detto che non abbiamo fatto nulla, te lo direi se avessi combinato qualcosa, lo sai che ti racconto tutto- spiegò, ma Gabi lo afferrò per la maglietta guardandolo dritto negli occhi per poi spingerlo sul letto con forza urlandogli in faccia -Bugiardo!- 

 

-Che cosa vuoi ti sto dicendo la verità!- si difese Riccardo proteggendosi il viso, temendo una inspiegabile reazione violenza.

 

Davvero non capiva perché Gabi se la prendesse tanto. 

 

Anche se avessero fatto qualcosa perché gli interessava tanto?

 

Poi elaborò un pensiero che in effetti poteva essere la spiegazione a tutti gli atteggiamenti strani che Gabi aveva avuto fin da quando Riccardo aveva conosciuto Ellie: a Gabi piaceva lei e così si sarebbero anche spiegati tutti i suoi commenti su quanto lei fosse bella.

 

Gabi continuava a guardarlo dall'alto con gli occhi lucidi mentre con sguardo rabbioso lo fulminava tenendolo fermo per le spalle.

 

-Ti piace Ellie non è vero?- domandò Riccardo infastidito facendo scoppiare Gabi in un pianto quasi isterico.

 

-Sei proprio un coglione cazzo!- gridò profondamente ferito per poi chinarsi su Riccardo e baciarlo con violenza.

 

Riccardo sbarrò gli occhi del tutto sconvolto mentre sentiva la testa scoppiare ed il respiro aumentare a dismisura.

 

Spinse via Gabi con decisione facendolo quasi cadere dal letto e scattò in piedi guardandolo con disgusto.

 

-Che cazzo stai facendo!- urlò in preda alla paura mentre Gabi per la vergogna aveva abbassato il capo, nascondendo così il viso con i lunghi e lisci capelli rosa.

 

Riccardo infilò velocemente le scarpe e con il respiro sempre più accelerato si diresse verso la porta d'ingresso dopo aver raccolto le sue cose in giro.

 

-No, Riccardo- soffiò con voce flebile Gabi, in preda alle lacrime.

 

Riccardo lo ignorò completamente e si diresse a grandi falciate fuori dall'abitazione per poi prendere ad allontanarsi con decisione.

 

Gabi rimase abbandonato sul letto, coperto a malapena dal suo bianco accappatoio che a causa dei movimenti gli era scivolato da entrambe le spalle, lasciandole scoperte. 

 

Non aveva la forza di rincorre Riccardo, in quel momento avrebbe soltanto desiderato di scomparire.

 

Aveva distrutto la cosa più preziosa che aveva al mondo.

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** Capitolo Quattro ***


Il vento soffiava forte quella notte e faceva davvero freddo. 

 

L’inverno era alle porte e certamente con i suoi 38 gradi di febbre non era stata una genialata da parte di Gabi decidere di  passare la notte seduto in balcone, a gelare.

 

L’ennesima notte.

 

La madre di Gabi ormai aveva imparato che ad un certo punto avrebbe dovuto alzarsi dal letto per andare a svegliare il figlio, addormentato su una sdraio e coperto a malapena da un plaid.

 

Lei non sapeva cosa fosse successo al suo ragazzo, il poco che era riuscita a carpire, dalle poche parole che gli aveva rivolto Gabi in lacrime, era che aveva avuto un forte litigio col suo migliore amico Riccardo con il quale condivideva una lunga amicizia da anni.

 

Lei lo aveva rassicurato, era normale avere delle discussioni a volte ed il tempo avrebbe sistemato tutto, glielo aveva detto.

 

Ma non c’era proprio niente da sistemare.

 

Il tempo non avrebbe cancellato il madornale errore commesso da Gabi, niente avrebbe potuto eliminare quel bacio che con forza il ragazzo aveva rubato al suo migliore amico.

 

Con un solo gesto aveva perso tutto, e non c’era proprio nulla che avrebbe potuto fare per rimediare.

 

Avrebbe soltanto voluto scomparire, andar via dalla terra, smettere di esistere.

 

Perché il dolore per la perdita di Riccardo era troppo per lui da sopportare.

 

In quei giorni tutti i compagni di squadra della Raimon erano venuti a trovare il povero Gabi assalito dalla febbre, tutti gli avevano fatto gli auguri di pronta guarigione, anche Aitor, che si era scusato per quel che era successo alla festa di Ellie.

 

Tutti erano venuti tranne lui.

 

Lui era soltanto andato via, da quella casa.

 

Era andato via per non ritornare più, aveva abbandonato la persona che più di chiunque altra sulla terra teneva a lui.

 

Gabi aveva finto, aveva riso, aveva chiacchierato, col magone nel petto.

 

Non avrebbe mai voluto dar dispiaceri ai suoi compagni di squadra, non per un insulso e stupido errore commesso da lui in un momento di follia pura.

 

Si, perché Gabi era stato un folle a gettare via in quella maniera anni di amicizia, lo sapeva che sarebbe finita male se non si fosse trattenuto, se non avesse tenuto la bocca chiusa e le mani a posto.

 

Ma non ne era stato capace.

 

Ed ora non gli era rimasto altro da fare che piangere ed aspettare che tutto quel dolore, così prepotente, scomparisse. 

 

Gabi fissava le stelle con gli occhi pieni di lacrime che gli annebbiavano la vista.

 

Ci aveva provato a non incolparsi, a convincersi che non era stata colpa sua, che le cose prima o poi sarebbero venute fuori e che se loro non potevano essere amici, allora era stato meglio così, era stato meglio che quella falsa amicizia fosse finita subito, in fretta, senza allungare inutilmente l’agonia.

 

Gabi sapeva bene di non meritare una spiegazione: i sentimenti di Riccardo nei suoi confronti erano stati più che chiari grazie alla sua reazione.

 

Tutto questo però non bastava di certo a confortarlo, non lo aiutava ad accettare la realtà; non aveva più un motivo per esistere.

 

La sua vita era stata sempre dettata dall’affetto per l’amico, avevano fatto tutto insieme, come poteva immaginare adesso di fare anche solo un passo senza di lui?

 

Non era possibile, un’esistenza senza Riccardo non aveva senso, non dopo tutto quello che avevano condiviso.

 

Sospirò chiudendo gli occhi mentre si stringeva nella sua coperta, tentando di rilassare i muscoli.

 

Quello che provava nei confronti di Riccardo non era comunque chiaro.

 

Aveva bisogno di lui e non gli importava se come amico o qualcosa di più, no, non era importante.

 

Aveva soltanto bisogno di sapere che c’era una speranza, che non era finita per loro due.

 

Ma tutto ciò era così difficile, così impossibile da credere.

 

Gabi lo odiava.

 

Come si possa passare così velocemente dall’amore all’odio era una cosa che Gabi non era mai riuscito a spiegarsi.

 

Quei sentimenti d’affetto e tenerezza che gli aveva rivolto con fervore fino a pochi giorni prima...

 

Come poteva tutto ciò essersi trasformato in rabbia e odio profondo?

 

Le sue rimuginazioni vennero interrotte dalla calda voce della sua mamma che, come ogni sera oramai, era andata a chiamarlo per evitare che il figlio non si prendesse una polmonite.

 

-Vieni amore, andiamo a letto adesso- disse dolcemente accarezzando i morbidi capelli di Gabi.

 

Lui non se lo fece ripetere, non voleva darle dispiaceri, era l’unica persona al mondo che gli era rimasta, l’unica che lo avrebbe amato per sempre.

 

-Grazie mamma- mormorò tentando di tenere a bada il magone in gola e sperando in qualche modo di nascondere la lucidità degli occhi.

 

-Tu sei la mia ragione di vita. Lo sai? Tu meriti soltanto il meglio- gli disse la madre, facendo sentire Gabi ancora più in colpa di quanto già non si sentisse verso di lei.

 

-Grazie mamma- disse soltanto, sforzandosi di sorridere, mentre si appoggiava a lei per rientrare in casa.

 

Si coricarono insieme, come facevano ormai da tre giorni.

 

Gli era rimasta soltanto lei e almeno lei non doveva perderla.

 

-Ti voglio bene mamma- le disse trattenendo il groppo in gola che minacciava di scoppiare nell’ennesimo pianto da un momento all’altro.

 

-Anche io amore- le sussurrò lei stringendolo a sé fra le coperte per poi baciargli la fronte con tenerezza.

 

 

 

~

 

 

-Gabi non viene neanche oggi- aveva esclamato Michael per informare i compagni, già sul campo pronto per l’allenamento.

 

Riccardo ascoltò quella frase ma simulò indifferenza.

 

-Sono andato a trovarlo ieri e sta ancora male, ma pensa di riprendersi entro la fine della settimana- continuò Michael facendo sbuffare infastidito Riccardo.

 

-Abbiamo capito, adesso pensiamo a chi invece è venuto ed alleniamoci grazie- aveva biascicato col tono infastidito, facendo accigliare Michael e gli altri compagni.

 

-Datti una calmata! È un nostro compagno di squadra e interessa a tutti avere sue notizie, credevo interessasse anche te!- mormorò il ragazzo dai capelli turchesi, facendo innervosire ancora di più Riccardo che strinse i pugni guardandolo male.

 

-Questi non sono affari tuoi!- gridò spaventando parecchi compagni di squadra.

 

-Adesso calmatevi ragazzi, a tutti interessa di Gabi ma adesso purtroppo non c’è quindi cerchiamo di dare il nostro meglio finché non sarà tornato, che ne dite? Penso che ci rimarrebbe male se sapesse che in sua assenza stiamo litigando- intervenne Arion, facendo crescere l’irritazione del capitano che era ad un passo dal sospendere gli allenamenti.

 

-Adesso basta dannazione! Non voglio sentir parlare di lui è chiaro?! È malato abbiamo capito ma perché dovrebbe importarmi?! State zitti e cominciate a riscaldarvi!- urlò Riccardo, completamente rosso in viso.

 

-Riccardo che succede?- domandò Mark, sconvolto dalla reazione esagerata del capitano.

 

-Niente, questi sfaticati pensando a chiacchierare invece di allenarsi, mister- lo informò Riccardo, al ché Mark incrociò le braccia guardandolo di sottecchi.

 

-Penso che sia meglio che per oggi tu vada a casa Riccardo, se non sei rilassato e pronto a giocare la tua presenza qui è inutile. Rischi di creare attrito fra i compagni- constatò l’allenatore, facendo andare Riccardo su tutte le furie.

 

-Bene, come vuole!- disse sentendo un peso sprofondargli nel ventre, come se avesse ricevuto un forte pugno nello stomaco.

 

-Fanculo tutto- biascicò sotto voce mentre si allontanava dirigendosi verso gli spogliatoi.

 

Anche quella giornata poteva definirsi sprecata.

 

Da quando era successa quella cosa strana con Gabi, le giornate di Riccardo si erano trasformate in un groviglio di rabbia e nervosismo costante.

 

Ogni volta in cui capitava che si parlasse di lui, come se già Riccardo non ci pensasse continuamente anche da solo, il suo ventre prendeva a fargli male come solo una pallonata nello stomaco avrebbe fatto.

 

Non voleva che si parlasse di lui, non voleva pensare a lui. 

 

Quel giorno, dopo quell’assurdo bacio, Riccardo era tornato a casa ed aveva preso a piangere istericamente mentre uno ad uno aveva distrutto e gettato in aria ogni oggetto o soprammobile della sua stanza.

 

I suoi genitori non se ne erano neanche accorti, come era normale che fosse, e le cameriere avevano ripulito tutto appena il ragazzo aveva lasciato la sua camera per andare a cenare.

 

La sua vita familiare era sempre stata così, asettica e piatta.

 

Gabi era sempre stato la sua fonte di allegria ed energia, fin da quando erano bambini.

 

Ma adesso tutto poteva considerarsi finito.

 

Riccardo non chiamò il suo autista, cominciò a camminare verso casa sua con l’intenzione di arrivarci a piedi e sbollire la rabbia lungo il tragitto.

 

Gabi, Gabi, Gabi, non sentiva altro.

 

Maledetto Gabi.

 

Che cosa gli era saltato in mente con quel bacio? Perché lo aveva fatto?

 

Gabi era gay? E se così fosse com’era possibile che Riccardo non lo avesse mai scoperto, e se davvero Gabi provava dei sentimenti romantici verso di lui come avevano potuto rimanere amici per così tanti anni?

 

Gabi doveva essersi trattenuto molto, pensò Riccardo.

 

Ma quel che gli creava dentro più rabbia, la cosa che lo mandava in bestia più di ogni altra era la confusione che quel dannato bacio gli aveva lasciato dentro.

 

Che cosa aveva provato quando era accaduto? Non avrebbe saputo spiegarlo nemmeno lui.

 

Era stato inaspettato, ed aveva provato una repulsione  d’istinto, la stessa che ti spingere ad allontanare i genitori quando cercano di abbracciarti.

 

Eppure non aveva smesso di pensarci nemmeno per un secondo.

 

Aveva continuato a ripensare a quel bacio, se lo figurava ogni volta in cui chiudeva gli occhi, ogni volta che poggiava la testa sul cuscino e stringeva a se il suo orsacchiotto, non potendo fare a meno di pensare a Gabi.

 

Gabi.

 

Maledetto, dannato Gabi.

 

“Che cosa vuoi da me!” pensò Riccardo tirandosi i capelli mentre, lungo il tragitto verso casa, come al solito, ripensava a Gabi, alla sua pelle, ai suoi capelli, al suo calore.

 

Alle sue labbra.

 

Sospirò in preda alla rabbia, si detestava, era confuso e odiava Gabi.

 

Lo odiava perché quel bacio aveva cambiato tutto, non solo il loro rapporto, ma soprattutto aveva cambiato lui.

 

Riccardo non era gay, certo non aveva chissà quale passione per le ragazze ma i maschi non gli piacevano di certo.

 

Le sue uniche passioni erano il calcio e la musica, mai aveva rivolto attenzione a qualcosa o qualcuno che non fosse una di queste due cose.

 

Mai, fino a quel momento.

 

Gabi era diventato, suo malgrado, il centro dei suoi pensieri da quel dannato giorno.

 

Quel dannato giorno e quel maledetto bacio.

 

Stupido Gabi. 

 

-Vattene dalla mia testa!- gridò ad un certo punto, esausto.

 

Si ritrovò davanti al campo al fiume, come risvegliato ad un tratto da un sonno cosciente durante il quale il suo corpo aveva camminato da solo.

 

Scese le scale, prese il pallone e cominciò a tirare in porta.

 

“ti odio” pensò calciando il pallone, avendo fissa in mente l’immagine di Gabi.

 

“Ti odio, ti odio, ti odio!” Pensò ancora con più intensità.

 

-Ti odio!!!- urlò infine a pieni polmoni, tirando l’ennesimo calcio per poi crollare per terra, sulle ginocchia, dove prese a piangere fra la polvere.

 

-Ti odio- disse un’ultima volta, stendendosi per terra e rotolando fino a trovarsi con il volto rivolto verso il cielo.

 

Quel cielo limpido e puro portava lo stesso colore degli occhi che lo fissavano ogni volta in cui le sue palpebre si chiudevano.

 

-Non ti odio affatto- sussurrò, sentendo le lacrime colargli lungo il viso.

 

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Capitolo 5
*** Capitolo Cinque ***


 

Gabi quel mattino si risvegliò accanto a sua madre, circondato dal calore avvolgente di quel lettone che spesso avevano condiviso quando era bambino. 

 

Fuori era ancora buio ma la sveglia segnava le sette del mattino.

 

Non c’era nulla di più angosciante per Gabi che affrontare il risveglio, soprattutto d’inverno quando i vetri delle finestre erano appannati ed il dolce tepore delle coperte lo proteggeva dalla nuova giornata da affrontare. 

 

Era così triste dover lasciare quel nido di protezione, quel guscio che lo aveva confortato per tutta la notte.

 

Con inquietudine Gabi aveva constatato il giorno prima che di febbre non v’era rimasta traccia nel suo corpo, e che era pronto a ritornare a scuola.

 

Era pronto fisicamente magari, perché si era rimesso in forze senza ombra di dubbio.

 

Ma non lo era emotivamente.

 

Quel che avrebbe ritrovato una volta tornato a scuola era spaventoso anche solo da pensare e Gabi avrebbe preferito davvero compiere qualsiasi genere di sforzo fisico piuttosto di dover affrontare il rientro a scuola.

 

La paura lo affliggeva.

 

-Mamma posso restare a casa ancora un giorno? Per favore- domandò supplicante a sua madre che gli baciò la fronte intenerita e lo guardò negli occhi, accarezzandogli le guance lisce e paffute.

 

-Credimi se ti dico che ti faresti del male allungando la tua assenza da scuola- disse soltanto lei.

 

Vedere suo figlio in quelle condizioni la distruggeva e proprio per questo desiderava che lui ritornasse fra i compagni al più presto per abituarsi alla nuova situazione e smettere col tempo di starci male.

 

Se proprio l’amicizia con Riccardo non si fosse ristabilita lui ne sarebbe uscito comunque più forte perché avrebbe lottato per riprendersi la sua serenità e sarebbe diventato più indipendente.

 

La madre lo sapeva che sono le brutte esperienze a formarti, ma suo figlio era solo un adolescente e come tale, non riusciva a vedere il futuro dietro gli avvenimenti quotidiani che gli capitavano, percependo ogni cosa inaspettata come una catastrofe irrimediabile.

 

Gabi si godeva quindi gli ultimi minuti sotto le coperte, fissando un punto davanti a se e tentando di lasciar fuori, almeno per qualche altro minuto ancora, il triste destino che lo attendeva.

 

Desiderò di essere un bambino piccolo che può svegliarsi quando vuole e può rimanere tutto il giorno a godersi le attenzioni della mamma, in un mondo in cui esistono solo loro ed ancora non è consapevole del mondo raccapricciante che si sprigiona dietro la sua porta di casa, oltre le belle finestre appannate.

 

Aveva terrore di quel che la giornata teneva in serbo per lui.

 

Aveva terrore di ritornare in classe, di sedersi, sempre se il suo posto fosse ancora quello, accanto a Riccardo ed incontrare la sua indifferenza ed il suo disprezzo.

 

Aveva paura di dover assecondare la sua freddezza evitando di rivolgergli alcuna parola, evitando di salutarlo, gli sorridergli o anche solo di guardarlo.

 

Tutto ciò lo affliggeva come se stesse già vivendo quello spaventoso tormento.

 

Avrebbe voluto rimandare ancora anche solo di un giorno quell’abisso di sofferenza che lo attendeva, si sarebbe preparato meglio, avrebbe trovato il modo di farsi forza.

 

Ma il momento era giunto e non c’era modo di sfuggirvi.

 

Si alzò, pieno d’angiscia, sentendo subito i suoi soffici capelli ricadergli sulle spalle per solleticargli la pelle delicata.

 

Giunto davanti allo specchio prese a spazzolarsi i ciuffi rosa, poi prese i suoi elastici e strinse i capelli in due codini, come faceva ogni mattina.

 

Si infilò la divisa, preparò la sua cartella per scuola, rifiutò gentilmente la colazione e dopo aver lavato i denti indossò una felpa pesante e si incamminò verso il suo istituto scolastico.

 

 

~

 

Riccardo strinse gli occhi trattenendo un forte sospiro nel vedere Gabi fare ingresso in classe e trovare il suo banco occupato da Michael.

 

Si voltò a testa bassa per evitare il suo sguardo, temeva di trovarsi faccia a faccia con la consapevolezza di avergli fatto tacitamente del male.

 

Gabi non tentò di guardare Riccardo.

 

Si era preparato a quella eventualità ed anche se aveva sperato fino all’ultimo che le cose non stessero veramente così male, si rassegnò all’istante e si diresse verso gli ultimi banchi, occupandone uno vuoto.

 

Si sentì stupido anche solo per averci un po’ creduto.

 

Fissò la testa di Riccardo sentendo il groppo in gola farsi sempre più pesante ma si sforzò di non piangere, non voleva più farlo, era stanco.

 

Subito i compagni si avvicinarono a lui per salutarlo e complimentarsi della guarnigione.

 

Gabi sorrideva e ringraziava tutti, simulava euforia per essere ritornato a scuola ed essere finalmente in grado di tornare a giocare.

 

Non sapeva che qualche metro più avanti Riccardo stava tremando al solo sentire il suono della sua voce.

 

Avrebbe voluto voltarsi e salutarlo o almeno sorridergli.

 

Anche solo rivedere i suoi occhi.

 

Ma non ne aveva il coraggio e quindi si tratteneva.

 

Stringeva i pugni e tremava, in silenzio, turbato da quella voce.

 

Affrontare quella mattinata sarebbe stata davvero dura.

 

Ma Gabi rispettò il suo volere, ferito dall’umiliazione e intimorito da quella che sarebbe potuta essere la reazione di Riccardo se lui avesse tentato di rivolgergli la parola.

 

La giornata passò lentamente e dopo quella lunga agonia arrivò il momento tanto temuto degli allenamenti pomeridiani.

 

L’allenatore Evans era già in campo e chiacchierava con alcuni compagni mentre Gabi era in spogliatoio e stava finendo di allacciarsi le scarpe quando sentì una mano appoggiarsi sulla sua spalla.

 

Trasalì a quel contatto e temette di girarsi per la paura di incontrare il bel viso di Riccardo.

 

Quindi restò immobile finché una mano non si posò delicatamente sul suo mento facendolo voltare nella sua direzione.

 

Gabi rimase estremamente sorpreso di constatare che quel gesto fosse opera di Aitor ma non si scansò e restò in attesa di vedere dove il compagno volesse arrivare.

 

-Sono contento che tu sia tornato. Ci sei mancato molto- mormorò abbozzando un sorriso.

 

Gabi non poté far a meno di arrossire e delicatamente spostò la mano di Aitor per liberarsi dalla sua presa gentile.

 

-G-grazie- disse soltanto e tentò di mettersi in piedi ma venne fermato da Aitor che lo costrinse a risedersi.

 

-Aspetta. Devo parlarti- disse, stavolta con tono serio e Gabi cominciò ad agitarsi.

 

-Ti ascolto- lo incitò, sperando solo che si sbrigasse.

 

-Riguardo a quello che è successo alla festa...- cominciò Aitor ma Gabi lo bloccò subito.

 

-Ti prego Aitor ti sei già scusato, sei venuto fino a casa mia ricordi? Non voglio più parlarne, non è stato niente, non fa niente.- disse Gabi cercando di sdrammatizzare ma Aitor insisté e continuò a parlare.

 

-No vedi non hai capito niente! Ho sbagliato a scusarmi, ho sbagliato a dirti che era per l’alcol che ho tentato di...- provò a dire, vedendo nascere sul volto di Gabi un’espressione sempre più spaventata.

 

-Vedi Gabi quello che non ti ho detto è che io penso di...provare q-qualcosa- mormorò, studiando attentamente la reazione di Gabi che diventava sempre più distante.

 

-Non credo di aver capito bene. E neanche voglio farlo Aitor quindi per favore, fammi andare in campo, non ho tempo per le tue stramberie- lo freddò Gabi, alzandosi con decisione ed uscendo dallo spogliatoio.

 

Solo varcando la soglia dell’uscita si accorse della presenza di Riccardo che se ne stava appoggiato al muro, con i pugni chiusi ed il viso basso.

 

Rabbrividì e velocizzò il passo, sperando che non avesse ascoltato la conversazione fra lui e Aitor.

 

Gabi aveva mentito, aveva capito benissimo quel che Aitor voleva dire, anzi lo aveva capito fin dal suo tentativo di bacio a quella maledetta festa.

 

Anzi era stato proprio quel bacio rifiutato a fargli nascere nella mente i primi pensieri su come sarebbe stato piacevole farsi baciare da Riccardo piuttosto che da lui.

 

Sentì le labbra tremare di rabbia al ricordo di tutto quello che aveva combinato ma continuò a camminare, diretto verso il campo.

 

Voleva solo riprendere a giocare e riuscire a liberare la mente da quei pensieri negativi.

 

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Capitolo 6
*** Capitolo Sei ***


 

-Dimmi Aitor, di cosa parlavate tu e Gabi- domandò Riccardo con tono piatto, alle spalle del compagno di squadra, sorprendendolo.

 

Aitor era rimasto ancora qualche minuto nello spogliatoio dopo il suo tentativo di dichiararsi a Gabi.

 

Ci era rimasto davvero male e si stava maledicendo per aver tentato una confessione tanto stupida mentre si era deciso a raggiungere il campo ma la voce di Riccardo lo aveva fatto trasalire.

 

-Questi non sono affari tuoi- rispose solamente, continuando a camminare ma Riccardo gli afferrò un braccio con forza, fermandolo.

 

-Che cosa è successo alla festa?- domandò ancora, scuro in volto.

 

Non era la prima volta che il castano si interrogava su cosa fosse avvenuto quella sera fra Aitor e Gabi ma non ci aveva dato peso più di tanto perché immaginare loro due insieme in atteggiamenti intimi era l’ultima cosa che la sua mente gli avrebbe suggerito.

 

E poi Gabi aveva baciato lui, era lui a piacergli.

 

Ma il mistero riguardo a quella sera stava crescendo, e così aumentava anche il timore di Riccardo che a quella festa fosse effettivamente accaduto qualcosa fra quei due.

 

-Non è successo niente che ti riguardi. E ora lasciami andare e vieni a giocare- gli rispose Aitor ma Riccardo non lo lasciò.

 

Strinse la presa sul suo braccio fino a conficcargli le unghie nella carne, facendolo gemere di dolore.

 

-Lasciami!- gridò Aitor cercando di liberarsi.

 

Riccardo cominciava seriamente a fargli paura.

 

-Se vengo a scoprire che gli hai messo le mani addosso sappi che ti distruggerò. È tutto- mormorò infine Riccardo, liberandolo dalla sua presa e passandogli avanti nel dirigersi al campo.

 

Aitor deglutì e lo fissò mentre camminava deciso davanti a lui.

 

Ne era intimorito, soprattutto perché sapeva quanto lui e Gabi fossero amici, ma trovava impossibile che lui avesse rivelato a Riccardo quello che era successo.

 

Inoltre trovava la reazione di Riccardo estremamente esagerata.

 

Anche se fra lui e Gabi fosse successo qualcosa di intimo, al castano cosa importava? Non erano mica fidanzati, e Gabi non doveva render conto a nessuno delle sue azioni se non a se stesso.

 

Tantomeno a Riccardo.

 

Poi però arrivò in campo ed il suo sguardo non poté evitare di andarsi a posare sulla figura di Gabi, in un lato del campo.

 

Era strano, era diverso.

 

Ogni tanto si guardava attorno con una tristissima espressione sul viso e, anche se tentava di farlo di nascosto, guardava Riccardo.

 

Poi si voltava di nuovo e fingeva di concentrarsi sugli allungamenti.

 

Riccardo parlava con gli altri, gesticolava, ma di tanto in tanto anche lui dava un’occhiata furtiva a Gabi.

 

Solo che la sua espressione era diversa.

 

Tradiva rabbia e risentimento.

 

Che quei due avessero litigato?

 

Forse Riccardo aveva avuto un attacco di gelosia nel sapere -in qualche modo- quel che c’era stato fra lui e Gabi e di conseguenza il loro rapporto si era incrinato, e Gabi ne aveva risentito particolarmente, tanto da perdere la sua serenità.

 

Aitor trovò ingiusto il comportamento di Riccardo.

 

Era stato un prepotente e meritava una bella umiliazione.

 

Il ragazzo dai capelli turchesi era deciso a vendicarsi e sapeva quale punto colpire per far del male al regista pieno di sé. 

 

La partita di allenamento cominciò e subito Aitor si mostrò particolarmente complice verso Gabi; questi sembrava infastidito dalla cosa, non lo voleva fra i piedi e più di una volta lo guardò con fare scocciato.

 

Poi passò all’attacco e si mostrò particolarmente ostile verso Riccardo; il castano lo fulminò con lo sguardo e tentò di riprendersi la palla che gli era stata rubata ma Aitor gli diede una spallata nel tentativo di farlo cadere.

 

-Lasciami in pace e lascia in pace Gabi- gli intimò Riccardo, fingendo di concentrarsi sulla palla.

 

Aitor pensò che fosse il momento giusto per la sua vendetta, così girò il coltello nella piaga. 

 

-Io e Gabi facciamo quello che vogliamo e a te non deve importare- ghignò malefico, e nel mentre gli rubò la palla con uno scatto, aiutato dal breve momento di smarrimento che la sua frase aveva provocato in Riccardo.

 

Sentì lo sguardo di Riccardo bruciargli addosso mentre continuava a calciare la palla ma non si aspettava di certo che il castano lo avrebbe inseguito.

 

Riccardo infatti gli andò dietro come un fulmine e nel tentativo di riprendere il possesso della palla lo spinse con forza, facendolo cadere per terra.

 

Aitor cadde in ginocchio ma si rialzò subito andando incontro a Riccardo come una furia, con tutta la sua forza.

 

Il castano lo prese di petto e lo spinse definitivamente per terra, senza tentare di mascherare neanche un pò le sue intenzioni, così Mark fece partire un forte fischio nel tentativo di bloccare sul nascere quel che stava accadendo.

 

Ma nessuno dei due si fermò.

 

Riccardo infatti afferrò il colletto di Aitor con forza per poi ringhiargli sulla faccia un -Lasciaci in pace- guardandolo dritto negli occhi.

 

Ma il ragazzo più piccolo non si fece intimorire e gli rise in faccia divertito.

 

Voleva spingerlo fino al limite, voleva fargli perdere il controllo.

 

-Che c’è sei geloso? Hai paura che qualcuno possa toccare il tuo prezioso Gabi?- domandò con tono di sfida facendo andare Riccardo su tutte le furie.

 

-Sta zitto!- gli gridò in faccia il castano, sentendo la pelle fremergli per la rabbia.

 

Come si permetteva quel nanerottolo di fare certe affermazioni, per di più di fronte a tutta la squadra.

 

Gabi guardava la scena tenendosi a distanza e si sentiva più confuso che mai.

 

Per un secondo gli era passato per la mente il pensiero che quel litigio potesse essere dovuto a lui ma lo reputava impossibile; Riccardo ormai non gli parlava più e di certo non avrebbe avuto motivo di prendersela con Aitor a causa di quel che -non- c’era stato fra di loro.

 

Riccardo teneva il più piccolo bloccato per terra, sovrastandolo con il suo peso.

 

Aitor sorrideva, era soddisfatto di quella reazione, stava ottenendo esattamente quel che voleva, dimostrare la debolezza di Riccardo e sbugiardarlo davanti a tutti.

 

-Perché dovrei stare zitto? Sto dicendo la verità. Che c’è, non vuoi che qualcuno sappia quanto ci tieni al tuo fidanzato?- domandò malizioso.

 

Riccardo urlò un’ultima volta un fortissimo “Stai zitto!!!” Prima di sferrargli un pugno in pieno volto.

 

Mark corse in campo per dividere i due ragazzi e le manager lo seguirono, così da soccorrere Aitor.

 

L’allenatore prese Riccardo per le braccia con forza e lo rimise in piedi, ma il castano si dimenava nel tentativo di liberarsi dalla sua presa forte che non accennava a lasciarlo.

 

-Che cosa ti prende Riccardo?! Che cosa hai fatto?- domandò infuriato Mark.

 

Il ragazzo lo guardò pieno di risentimento e si dimenò un’ultima volta con forza liberandosi definitivamente da quella stretta.

 

-Adesso basta! Lasciatemi in pace, lasciatemi in pace tutti quanti!- gridò con la voce quasi rotta.

 

Strappò via dal suo braccio la fascetta rossa per poi correre via verso gli spogliatoi.

 

Mentre le ragazze si occupavano di Aitor l’allenatore guardò Gabi che aveva assistito a tutta la scena e che ancora fissava sconvolto il luogo del litigio.

 

-Gabriel per favore va a parlargli tu- disse Mark al ragazzo incredulo.

 

-Ma signor Evans io non penso che vorrà parlarmi- mormorò Gabi spaventato, ricevendo in risposta un sorriso sincero da parte dell’allenatore.

 

-Invece sei l’unico che può farlo- lo rassicurò. Poi gli posò delicatamente una mano sulla spalla per incoraggiarlo e gli sorrise ancora, mostrando la sua familiare espressione rassicurante.

 

Gabi sospirò e facendosi coraggio si avviò verso gli spogliatoi, preparandosi al peggio.

 

Come minimo Riccardo avrebbe fatto una sfuriata anche a lui ma almeno gli avrebbe finalmente parlato, in qualche modo.

 

Aprì lentamente la porta e notò subito il suo amico seduto per terra in ginocchio che piangeva, la testa bassa tanto da toccare il pavimento con i capelli.

 

Singhiozzava rannicchiato su se stesso, sbatteva i pugni per terra e si tirava i capelli.

 

Gabi non lo aveva mai visto in quelle condizioni.

 

Si avvicinò piano dopo aver chiuso la porta alle sue spalle e quando fu a pochi passi da lui lo chiamò.

 

-Riccardo- mormorò con voce tremante.

 

Il castano sembrò acquietarsi ma non smise di piangere sottovoce.

 

-Ricky- sussurrò Gabi avvicinandosi di più, fino ad inginocchiarsi per terra di fronte a lui.

 

Riccardo sollevò tremante la testa fino ad incontrare lo sguardo preoccupato di quello che fino a pochi giorni prima era stato il suo migliore amico.

 

Quando Gabi vide i suoi occhi sofferenti, torturati dal pianto, non poté fare a meno di sentire una forte fitta al cuore e poi un nodo alla gola.

 

Le labbra gli tremavano, veniva da piangere anche a lui.

 

-Ricky- soffiò con un filo di voce accarezzando il delicato volto del suo amico di fronte a lui.

 

Riccardo chiuse gli occhi per godersi quelle dolci carezze e sospirò quasi sollevato, come se stesse attendendo quel momento da tanto tempo.

 

-M-mi dispiace- mormorò dopo svariati secondi.

 

Gabi deglutì con le lacrime agli occhi e rimase in silenzio sperando che il suo amico continuasse a parlare.

 

-M-mi dispiace di averti trattato in quel modo Gabi e di averti detto quelle cose orribili- disse poi tutto d’un fiato, non riuscendo più a trattenere i singhiozzi.

 

-Tu non mi fai schifo Gabi e non mi ha fatto schifo nemmeno il tuo bacio- singhiozzò, provocando in Gabi un sussulto che gli indolenzì ad un tratto tutto il corpo.

 

-I-io non capisco cosa provo Gabi p-perché non ho fatto che pensare a quel bacio e- singhiozzò -e avevo paura, temevo di stare diventando g-gay o robe c-così e- singhiozzò ancora -sono dannatamente spaventato e non ci capisco più niente, ho solo tanta paura- disse infine, senza più avere il coraggio di guardare Gabi negli occhi.

 

Si abbandonò al pianto sulle ginocchia del suo amico stringendo fra le mani la stoffa dei suoi pantaloncini.

 

Gabi ormai era totalmente in preda alle lacrime ma stava in silenzio.

 

La felicità del suo cuore era troppo grande e non riusciva a contenere l’incredulità e l’euforia del momento.

 

Accarezzò con mani tremanti la testa di Riccardo tirando su col naso di tanto in tanto, continuando a non dire nulla.

 

Era un momento talmente perfetto che anche solo una sua parola avrebbe potuto rompere quella meravigliosa magia.

 

-Io so di averti fatto del male Gabi e che non merito nulla, ma- singhiozzò- dimmi solo che fra te ed Aitor non c’è stato nulla, ti prego. Ne morirei- aggiunse infine.

 

Alzò nuovamente la testa e prese le mani di Gabi nelle sue, facendosi coraggio e guardandolo negli occhi.

 

-Dimmelo- lo supplicò.

 

-Io non so cosa vuole da me Ricky, ha solo provato a baciarmi, nient’altro. Ma io l’ho rifiutato e non ci ha più provato- spiegò Gabi, tentando di rimanere il più composto possibile.

 

Riccardo annuì convinto, voleva crederci, trovava impossibile che Aitor potesse aver creato un tale putiferio per una sciocchezza simile ma dopotutto era Aitor e non era certamente un comportamento inaspettato da parte sua.

 

Tentò di mascherare la sua rabbia dovuta alla notizia appena appresa e tirò su col naso inumidendosi le labbra seccate dal pianto.

 

-Quindi lui n-non ti piace?- domandò e Gabi scosse il capo sorridendogli.

 

-Tu lo sai chi è che mi piace- gli rispose, rosso in viso.

 

Certo, aveva ancora paura del rifiuto e anche se le parole di Riccardo gli erano sembrate una sottospecie di dichiarazione, lui ancora non si sentiva del tutto sicuro.

 

Riccardò sforzò un piccolo sorriso per poi asciugarsi il volto bagnato e fare un respiro profondo.

 

-Spero che tu possa perdonarmi per tutto Gabi. Ci tengo tantissimo a te e starti lontano è stato terribile- mormorò il castano, sforzandosi di riacquistare il suo tono tranquillo, anche se la voce ancora gli tremava un po’.

 

-Non è successo niente Ricky. Ti voglio bene come prima- lo rassicurò Gabi.

 

Riccardo si tirò su e strinse Gabi in un abbraccio, con gli occhi chiusi e la testa appoggiata sulla sua spalla, fra i suoi bei capelli rosa.

 

Gabi ricambiò la stretta, in preda alla felicità più pura.

 

Non gli importava cosa sarebbe successo da quel momento in poi, non gli interessava sapere cosa sarebbero stati da allora in avanti l’uno per l’altro.

 

Aveva ritrovato il suo Riccardo e questo gli bastava.

 

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Capitolo 7
*** Capitolo Sette ~ Finale ***


 

Riccardo e Gabi camminavano insieme sulla strada del ritorno, in silenzio.

 

Dopo la sfuriata di Riccardo in campo il castano non aveva avuto il coraggio di farsi vedere dai compagni di squadra, né loro avevano tentato di andare a parlarci.

 

Anche se ci avessero provato Riccardo non glielo avrebbe permesso, tutto quel che voleva era scusarsi con Gabi e ci era riuscito.

 

Perciò quando l’allenatore Evans aveva chiamato Gabi silenziosamente fuori dagli spogliatoi e gli aveva raccomandato di riaccompagnare il suo migliore amico a casa, il ragazzo non se lo era lasciato ripetere e silenziosamente era tornato da Riccardo proponendogli di fare la strada insieme.

 

Riccardo gli aveva sorriso in risposta, aveva ancora il viso arrossato dal pianto e le lacrime seccate sul viso, ma la sua espressione era serena anche se i suoi occhi tradivano ancora un po’ di rimorso.

 

Così si ritrovarono a camminare insieme, con il tramonto all’orizzonte che alterava tutti i colori, già abbastanza spenti a causa della stagione fredda che ormai era alle porte.

 

Stavano in silenzio, entrambi erano troppo imbarazzati da quello che era accaduto per poter parlare.

 

Gabi non faceva che pensare a quanto sarebbe stato bello poter prendere la mano di Riccardo nella sua, intrecciare le dita e tenerle strette.

 

Ma aveva ancora paura, non sapeva se effettivamente la confessione di Riccardo si potesse considerare come una dichiarazione, aveva solo detto che il bacio gli aveva scombussolato tutto e che non gli aveva fatto schifo.

 

Camminavano lenti, osservando le proprie ombre avanzare davanti a loro.

 

Gabi sospirò e Riccardo si voltò appena, per guardarlo con la coda dell’occhio. 

 

-Non lascerai la squadra, vero?- domandò Gabi.

 

Vedere Riccardo strapparsi la fascetta e mancare di rispetto all’allenatore Evans lo aveva spaventato.

 

-No...ero solo arrabbiato, è stato un gesto istintivo- spiegò il castano -ma di certo dovrò chiedere scusa al mister prima di tornare- aggiunse.

 

Rimasero ancora qualche altro minuto in silenzio, poi Riccardo parlò.

 

-Vuoi venire da me?- gli domandò imbarazzato e Gabi fece spallucce, insicuro.

 

-Come vuoi- gli rispose timoroso.

 

-Ho tante cose da dirti- gli confessò Riccardo, facendo battere il cuore di Gabi all’impazzata.

 

-Allora andiamo, ci vengo volentieri- rispose Gabi tentando di rimanere composto.

 

-Oppure guarda, potremmo stare un po’ qui- propose Riccardo, mentre passavano davanti al campo al fiume.

 

-Sicuro? Non fa troppo freddo?- gli domandò Gabi e il castano ridacchiò.

 

-Tu ci hai passato una notte, nessuno lo sa meglio di te- mormorò, facendo arrossire ancora Gabi.

 

-Mi ha fatto molta tenerezza trovarti lì. Sembravi un bambino abbandonato. Avevo davvero paura che ti fosse successo qualcosa di male- spiegò Riccardo.

 

Gabi sorrise, gli faceva piacere sapere che il suo amico si era preoccupato così tanto per lui.

 

-Grazie. Ero molto scosso quella sera- disse Gabi facendo annuire il castano accanto a lui.

 

-Dai sediamoci qui- propose Riccardo, indicando gli scalini.

 

Gabi lo seguì ed insieme si accomodarono, l’uno accanto all’altro davanti al tramonto.

 

Riccardo prese timidamente la mano di Gabi.

 

Il rosa tremava, era quello che voleva ma aveva tanta paura di quel che provava ed era ansioso di sapere quali fossero i sentimenti di Riccardo.

 

Riccardo si stava mordendo il labbro inferiore, si vedeva che aveva voglia di dire qualcosa ma per qualche motivo si stava trattenendo.

 

-È per colpa mia che hai litigato con Aitor?- domandò Gabi facendosi coraggio e Riccardo deglutì imbarazzato.

 

-Lui mi aveva fatto credere chissà cosa su voi due e mi sono arrabbiato, tutto qui. Poi continuava a fare battutine chiamandoci fidanzatini e mi ha dato un sacco fastidio- spiegò, facendo annuire Gabi compresivo.

 

-Quindi eri geloso?- domandò Gabi a bruciapelo -L’hai fatto per questo?-

 

-Io non lo so, è solo che mi ha fatto sentire malissimo, non capivo più quello che provavo verso di te, ero spaventato ma non volevo perderti, e le sue bugie mi hanno ferito- spiegò Riccardo.

 

-E ora hai capito qualcosa di quello che provi?- chiese Gabi sentendosi sempre di più sulle spine.

 

-Non lo so Gabi, ho tanta paura. Ma mi sei mancato tanto e non ho mai smesso di pensare...al bacio.- mormorò timoroso il castano.

 

Gabi avvampò ancora, poi deglutì e fissò l’orizzonte davanti a sé.

 

-Tu mi piaci Riccardo, lo sai, e non come amico- ammise Gabi senza voltarsi, ma continuando a tenere lo sguardo fisso sul sole che lentamente calava sempre di più.

 

-Anche io sono spaventato, sono stato malissimo quando ho realizzato quello che provavo per te, non sai quanto ho pianto. Ed ho paura anche adesso, perché non so cosa provi tu, ho paura che tutto questo mi sfugga di mano, ho paura che i miei sentimenti siano sbagliati. Sono spaventato dal tuo timore perché temo che tu possa abbandonarmi a causa di quello che provo. Ma tutto questo è qualcosa che non posso contenere, per questo ti ho baciato. Ero spaventato è vero ma ero anche disperato, tanto. Ed ora temo più di qualsiasi altra cosa di perdere quello che abbiamo per colpa dei miei sentimenti- spiegò Gabi, tutto d’un fiato.

 

Riccardo era spiazzato, aveva sentito ogni singola parola di Gabi risuonargli nelle ossa, come un’onda d’urto distruttiva.

 

Gabi aveva confessato tutto, adesso toccava a lui spiegare quello che sentiva e non sapeva davvero dove trovare le parole.

 

Così ascoltò semplicemente il suo cuore e si voltò verso di lui avvicinando delicatamente la mano sinistra al suo volto per farlo girare verso di se.

 

Gabi aveva gli occhi lucidi; finalmente si era sfogato di tutto quello che aveva dentro ma questo gli aveva messo il cuore a dura prova, tanto che adesso lo sentiva bruciare come se si stesse disintegrando.

 

Riccardo guardò fisso negli occhi color cielo del suo migliore amico, scorgendoci un accenno di tutto il dolore che il povero ragazzo aveva provato nei giorni passati.

 

-Non voglio farti più del male Gabi, te lo giuro- lo rassicurò il castano, facendo scorrere il pollice sulla sua guancia in una dolce e silenziosa carezza.

 

Gabi abbassò lo sguardo, non riuscendo più a sostenere la pressione provocata dai penetranti occhi di Riccardo, ma questi gli sollevò il mento delicatamente, avvicinandosi a lui fino ad unire le sue labbra con quelle del rosa.

 

Il bacio fu breve, leggero, come i bacetti che si danno i bambini per giocare.

 

Ma per entrambi significò un’esplosione interna di emozioni e pulsioni quasi inarrestabili.

 

Si staccarono lentamente, guardandosi ancora l’uno negli occhi dell’altro.

 

-C-che cosa significa, Ricky?- domandò con un soffio di voce Gabi, ma Riccardo gli rispose con un’alzata di spalle.

 

-Non lo so Gabi. Ti volevo vicino, tutto qui- disse solamente Riccardo.

 

Il rosa non poté fare a meno di sorridere, ma si morse il labbro per non esagerare e farsi scoprire dall’amico.

 

-Magari potremmo provare a stare t-tipo insieme, in segreto, una cosa solo fra me e te- propose Riccardo.

 

Gabi finalmente si voltò del tutto verso il suo amico e lo guardò con gli occhi pieni di speranza e gioia.

 

-Riccardo io sono completamente innamorato di te- confessò chiaramente.

 

Il castano sospirò non potendo trattenersi dal raccogliere il suo migliore amico in un abbraccio.

 

Gli posò una guancia sulla testolina rosa, chiudendo gli occhi per godersi il momento.

 

Aveva dentro un gran bisogno di proteggere il suo Gabi da ogni male, voleva far sparire in lui ogni traccia di sofferenza, voleva curarlo.

 

-Io sono qui Gabi, non ti lascio- lo rassicurò.

 

-Resterai con me, davvero?- domandò timoroso il rosa.

 

-Voglio proteggerti e voglio provare a darti quello che vuoi Gabi. Ho paura ma ci voglio provare. Solo io e te, sarà un segreto soltanto nostro- mormorò il castano

 

Gabi sentì il cuore sgretolarglisi mentre lo stomaco gli si contorceva per la commozione.

 

Sollevò appena il viso per incastonare ancora i suoi bellissimi occhi azzurri in quelli dell’amico.

 

Lo guardava speranzoso ma al tempo stesso felice, come se avesse finalmente raggiunto la più alta pace interiore.

 

Riccardo avvicinò ancora una volta le loro labbra ma stavolta il bacio fu lungo, il contatto cercato, il desiderio amplificato.

 

Si staccarono di poco, continuando a tenere gli occhi chiusi, mentre silenziosamente riprendevano fiato, l’uno sulla bocca dell’altro.

 

-Non ti lascerò mai a nessuno. Sei mio adesso- gli sussurrò Riccardo, facendo sorridere istintivamente il rosa.

 

Ricongiunsero ancora le loro bocche inesperte, l’una in cerca dell’altra.

 

Non sapevano neanche loro cosa fossero adesso l’uno per l’altro ma andava bene così.

 

Sarebbe rimasto soltanto un segreto, un segreto fra Gabi e Riccardo.

 

Un dolce, tenero segreto.

 

 

 

 

•••

 

Angolino strano~

 

Vi ringrazio infinitamente per aver letto la storia fino alla fine a mi scuso per eventuali errori di grammatica o in generale di sintassi, se volete potete correggermi accetto le critiche volentieri, anche quelle negative!

 

Mi scuso anche per la storia piena di cliché, non sono chissà quanto creativa...è un mio grande difetto e non va bene, visto che amo scrivere, ma purtroppo non ho tutta questa fantasia sigh:/ 

 

Detto questo vi ringrazio ancora, spero di leggere qualche parere, mi farebbe veramente tanto piacere!<3

 

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