VOLEVO FARE LA MANGAKA
And I said, "What about Breakfast at
Tiffany's?"
She said, "I think I remember the film
And
as I recall, I think we both kinda liked it"
And I said, "Well, that's the one thing
we've got"
(Deep Blue Something-Breakfast at Tiffany's)
Capitolo 1-
L’annuncio
Erano le due
di notte. Rin lo lesse distrattamente sul display
dell’orologio del comodino bianco.
Avvolta nel piumone
rosa, la ragazza tornò a guardare il display illuminato del
portatile malandato pieno di stickers dai bordi consumati dal tempo. Si
stropicciò gli occhi, ormai rossi ed irritati a causa della
luce del computer.
Poggiò la
testa sul pugno chiuso della mano sinistra, mentre con la destra faceva
scorrere le pagine dei siti di annunci online.
Da quando aveva perso
il lavoro in lavanderia, Rin non si era data pace per rimpiazzare quel
buco di ore, e di soldi, che si era venuto a creare nelle sue giornate.
Si rese conto di aver bisogno di riposo solo quando iniziò a
chiudere involontariamente gli occhi, chiuse il pc e si
sistemò sotto le coperte.
Si
addormentò quasi subito, ma quando la sveglia
trillò ebbe la sensazione di aver dormito a malapena due
minuti, tanto si sentiva stanca e le membra indolenzite.
Le 7:30, la lezione
sarebbe iniziata alle 9. Calcolò mentalmente che avrebbe
potuto prendersela con comodo e rimanere a letto ancora dieci minuti
prima di buttarsi sotto il getto della doccia. Più tardi si
alzò lentamente dal letto, cercò le ciabatte con
i piedi e si diresse verso la cucina. Sua mamma non si era ancora
alzata e tutta la stanza era immersa nella semi oscurità del
cielo di novembre.
Suo padre, invece, era
via già da un pezzo: doveva scaricare il furgone e preparare
il banco per la giornata lavorativa. Si chiese dove trovasse la forza
di ripetere quell’azione ogni mattina da vent’anni.
Mosse le mani velocemente, quasi meccanicamente e si preparò
una bella tazza di caffè caldo. Si appoggiò
contro lo stipite della finestra, ammirando con aria sognante il
panorama cittadino, che lentamente prendeva vita e colore. I palazzi
non erano certo di quelli di lusso, al contrario erano molto modesti,
appartamenti modesti per gente modesta, senza troppe pretese. Forse non
lo scenario migliore dove crescere. Quando la tazza fu completamente
vuota, Rin si diresse in bagno per una doccia e poi si vestì
velocemente, afferrando i vestiti preparati la sera prima.
Prese il materiale che
le serviva e scappò verso la fermata dell’autobus,
perdendosi nella brumosa mattina novembrina.
***
Ore 12:30.
La lezione era finita
quel giorno, non era particolarmente lunga. Se avesse avuto ancora un
lavoro, sarebbe andata alla lavanderia per il turno del pomeriggio, ma
siccome il datore di lavoro aveva deciso di chiudere baracca e
burattini dalla sera alla mattina, ora si trovava il pomeriggio davanti.
Uscì
dall’aula, salutando i compagni di corso velocemente e si
incamminò verso la fermata dell’autobus.
Fortunatamente le sue
amiche avevano organizzato un pranzo tutte insieme per tenerla su di
morale.
L’autobus
arrivò dopo pochi minuti, lei salì e si sedette.
Mentre attraversava i quartieri di Tokyo, Rin tirò fuori
dalla borsa un libro di storia dell’arte italiana, lo
aprì e cominciò a leggerlo.
Dopo il liceo la
ragazza si era iscritta all’università, prendendo
come indirizzo storia dell’arte. Dopo aver completato i tre
anni, si era iscritta all’accademia di belle arti per poter
coltivare la passione del disegno. Al liceo aveva frequentato corsi di
arte, riscoprendosi una talentuosa artista. All’inizio
pensava fosse solo un hobby, ma durante il triennio universitario
capì che forse avrebbe potuto trasformare il disegno e la
pittura nel suo lavoro.
Per alcune persone,
aver studiato tre anni prima era stata una semplice perdita di tempo,
ma Rin era una ragazza determinata e voleva finire il percorso
intrapreso poco prima, in più credeva fermamente che una
buona dose di cultura artistica non poteva che dare più
spessore a lei come persona e come professionista.
Quando aveva detto ai
suoi l’intenzione di studiare per altri tre anni, loro non
l’avevano presa bene, preoccupati soprattutto dal costo della
retta, più consistente di quella universitaria. Dopo alcune
discussioni erano riusciti ad arrivare ad un accordo: loro
l’avrebbero aiutata con gli studi, ma Rin avrebbe dovuto
anche lavorare per poter aiutare la famiglia. Ovviamente la ragazza non
obiettò minimamente a tale condizione, sapeva che sarebbe
stato difficile incastrare le cose, ma non c’era altra
soluzione.
Un aiuto economico
arrivava anche dall’Hokkaido, più precisamente
dalla nonna materna, la quale era ben contenta di aiutare la sua prima
nipote. Per ringraziarla Rin, da due anni a questa parte, durante le
vacanze di Natale andava regolarmente a Sapporo.
Il suo sogno
più grande era quello di diventare una mangaka. I manga le
piacevano fin da piccolina e ne divorava a centinaia, con il tempo
erano diventati così tanti che si era trovata costretta a
venderli per fare spazio a quelli nuovi.
Durante il primo anno
dell’accademia aveva lavorato part time in una libreria in
stazione, poi il secondo anno in una lavanderia ed ora non sapeva che
pesci pigliare.
La domenica si
piazzava a Shibuya e faceva ritratti ai passanti per strada, i quali la
pagavano per un suo schizzo. Principalmente erano le liceali che glieli
chiedevano, era una un modo anche per esercitarsi e poter arrotondare.
In più
alcune sere a settimana faceva da babysitter a due bambini. Il guadagno
non era tanto, ma almeno erano soldi in più.
Disegnava e creava
storie durante il tempo libero, che non era tanto, ma il tempo in
qualche modo riusciva a ritagliarselo.
Al secondo anno
dell’accademia, con l’aiuto della sua amica Ayame,
aveva aperto un blog personale, dove aggiornava storie brevi o disegni.
Quando la sua amica glielo aveva proposto, aveva accolto con entusiasmo
l’idea, in più guidata da lei che er
un’informatica, non aveva niente da temere. Il lavoro era
durato due settimane: Ayame le aveva fatto vedere il suo progetto e
spiegato come aggiornare regolarmente senza fare disastri, il tutto
alla portata di un’incapace come lei con i computer.
Mentre era intenta a
leggere, l’altoparlante dell’autobus
annunciò la fermata, chiuse il libro in fretta e furia e
scese.
Il ristorante che
avevano scelto era un semplice locale a conduzione familiare,
specializzato nella produzione di ramen. Era il preferito di Kagome, la
quale andava matta per quella pietanza. Entrò nel locale e
trovò le sue amiche già sedute al tavolo.
Sango era in preda ad
un attacco di rabbia, Rin pensò che si stesse lamentando di
Miroku, il suo storico fidanzato. Non era così improbabile,
visto che il ragazzo non faceva niente per farsi trattare bene,
rincorrendo tutte le ragazze sulla faccia della terra.
-Che mi sono persa?-
domandò Rin prendendo posto di fianco a Kagome.
-Miroku ha rivisto la
sua ex, Shima- la informò Ayame, guardandola con sguardo
preoccupato.
La situazione allora
era più seria del previsto: Shima era la nemesi di Sango, la
fidanzata più importante prima che la sua amica entrasse
nella vita di Miroku.
-Per quale motivo?-
chiese.
-A detta sua lei lo ha
cercato per dirgli del suo imminente matrimonio. A detta di lei era
giusto che lei lo sapesse. Solo che poi hanno ritenuto opportuno
parlarne a pranzo- disse furiosa Sango, sbattendo il pugno sul tavolo.
Un cameriere si voltò verso di loro perplesso.
Kagome
cercò le parole adatte per indorare la pillola a Sango:- Ma
non c’è niente di cui preoccuparsi, dopotutto te
lo ha detto…-
-E qui ti sbagli!
L’ho scoperto spiando i messaggi sul suo cellulare!!!-
Decisamente non erano
state le parole più azzeccate. Kagome si zittì e
Rin le battè affettuosamente la mano sulla spalla, per farle
capire che apprezzava il suo tentativo.
Quando la nonna le
diceva che “non tutti i mali vengono per nuocere”,
aveva ragione: guardandosi intorno, si rese conto di quanto ultimamente
non era riuscita a frequentare le sue amiche di sempre a causa del
lavoro. Si erano conosciute tutte al liceo: Kagome era stata la prima,
successivamente erano arrivate Sango e poi Ayame.
Kagome lavorava come
insegnante di storia al liceo e alle scuole medie, per ora come
semplice supplente. Da poco usciva con un ragazzo, tale Inu-Yasha. Si
erano conosciuti tramite Miroku, amico in comune di entrambi. A quella
festa, in realtà, sarebbe dovuta andarci anche lei, ma aveva
dovuto declinare l’invito a causa di una consegna che aveva
il giorno dopo. Erano quasi due anni che Miroku insisteva con la storia
di presentare i suoi amici alle amiche della fidanzata. Rin se ne
teneva ben alla larga, visto che simile attrae simile, non voleva
incontrare un’altra versione di Miroku.
Poi c’era
Sango, praticante in uno studio legale, che non era che un modo
elegante per dire che faceva da schiava ai soci dello studio, fidanzata
da quattro anni con Miroku. Una storia piena di alti e
bassi… beh, più bassi che alti. Ragazza energica
e volitiva, sognava da sempre una sfavillante carriera da avvocato,
solo che questa dedizione le aveva regalato dei capelli bianchi prima
dei trent’anni.
Ed infine Ayame,
esuberante demone lupo con la passione per i computer. Era stata
l’ultima ad aggiungersi al gruppo, essendosi trasferita a
Tokyo in secondo liceo. Lavorava in un’azienda di
programmazione informatica e sembrava che fosse il lavoro dei suoi
sogni, visto che non si lamentava mai ed era più che
entusiasta. Oltre a quello era anche una grande atleta, in particolare
eccelleva nella corsa.
Quando Sango ebbe
finito di sfogarsi, e loro cercato in tutti modi di placarla,
ordinarono da mangiare e si aggiornarono sulle diverse situazioni:
Kagome continuava la conoscenza di Inu-Yasha, sperava che prima o poi
potesse presentarglielo; Sango quel giorno era in vena di lanciare
maledizioni e lo fece anche con i soci dello studio legale; Ayame, al
contrario, era entusiasta di un nuovo progetto che le era stato
affidato e poco importava se la sua vita sociale ne avrebbe risentito.
-Come procede la tua
ricerca del lavoro?- domandò poi Sango a Rin.
-Non bene, ho risposto
ad alcuni annunci ma non si incastrano bene con i miei impegni- si
lamentò Rin.
-E la libreria dove
lavoravi prima non può riprenderti?-
Rin scosse la testa:-
Purtroppo cercano qualcuno che lavori full-time-
Ayame prese parola
dopo aver mandato giù un sorso generoso della sua birra:- Se
vuoi posso inviarti il link di un sito di annunci nuovo, alcuni
colleghi lo raccomandano: dicono si trovi di tutto-
Gli occhi della
ragazza si illuminarono di gioia.
-Sarebbe fantastico,
Ayame!-
E continuarono il loro
pranzo chiacchierando del più e del meno.
***
Quando Rin
rincasò, erano le 19 e 30. Sua mamma era in cucina intenta a
preparare la cena per la famiglia mentre suo papà stava
guardando la TV.
-Tadaima!-
urlò all’ingresso, togliendosi le scarpe.
-Bentornata, Rin-
rispose la mamma di rimando.
La ragazza
andò a salutarli. Vide che sua mamma stava preparando gli
involtini di cavolo, accompagnati da un’insalata di cetrioli
e gamberi. La cosa positiva dell’avere un padre che possedeva
un banco di frutta e verdura al mercato, era che i cibi salutari a casa
non mancavano mai.
Depositò un
bacio sulla guancia della madre e poi su quella del padre, poi
salì al piano superiore per posare le borse in camera sua.
Passò davanti la porta della cameretta di sua sorella Kanna
e battè la mano sulla porta, per farle capire che era
tornata.
-Rin, sto cercando di
concentrarmi sulla matematica!-protestò la sorella.
Una volta toltasi il
cappotto di dosso, aprì il computer e digitò il
link che Ayame le aveva mandato poco tempo prima. Una volta entrata nel
sito premette il pulsante della ricerca e applicò diversi
filtri, sperando di trovare qualcosa che potesse andarle bene. I
risultati furono piuttosto scarsi, appena 3 pagine.
Decisa a non perdersi
d’animo iniziò a scorrerli tutti, prima che la
cena fosse in tavola. Si sentiva leggermente in colpa per aver passato
un pomeriggio in compagnia delle sue amiche e voleva a tutti i costi
scrollarsi questa brutta sensazione di dosso.
I primi annunci che
lesse non erano per niente confortanti: segretaria in studio medico ma
con uno stipendio misero, donna delle pulizie in un palazzo che si
trovava dall’altra parte di Tokyo, richieste di una badante
per persone anziane ed altro ancora.
Aveva quasi perso le
speranze quando arrivò all’ultima pagina e vide un
annuncio interessante: si richiedeva una ragazza disposta a recarsi per
due volte a settimana, preferibilmente nel pomeriggio, in
un’abitazione per servizio di lavanderia, in particolare si
richiedeva una certa manualità nello stirare le camicie da
uomo.
Rin
controllò il compenso e notò che era anche
piuttosto alto, si chiese come mai fosse ancora lì.
Ci pensò un
attimo su per capire dove fosse la fregatura: due pomeriggi a
settimana, il che voleva dire più tempo libero per potersi
dedicare al blog e al suo manga, su cui ci lavorava da ormai due anni e
che prima o poi avrebbe tentato di pubblicare, ed una paga consistente,
quasi più di quanto prendeva in lavanderia o in libreria.
Con quei soldi in più si sarebbe potuta permettere anche
qualche piccolo sfizio.
Mandò
subito la sua candidatura.
Dopotutto, cosa poteva
mai succedere?
Buongiorno,
cari lettori.
Devo
ammettere che avevo iniziato a scrivere questo capitolo durante il
blocco dell’altra mia long fic (maledetta me!), poi ieri,
dopo la pubblicazione di un nuovo capitolo, ho deciso di finire questo
testo e dare vita ad una storia semplice.
Insomma la
nostra Rin è un’aspirante mangaka e cerca lavoro,
cosa troverà?
Come ho
scritto prima, la storia sarà molto semplice, una sorta di
favola moderna, un misto tra “Pretty Woman” e
“Bridget Jones”.
Spero che il
primo capitolo vi sia piaciuto. Lasciatemi un commento per farmi sapere.
Al prossimo
capitolo!
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