Tell me who we are

di Bidirezione
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Tell me Who we are ***
Capitolo 2: *** Making a choice ***
Capitolo 3: *** A cup of tea ***



Capitolo 1
*** Tell me Who we are ***


 

Tell me who we are
 

Atto1.
La scoperta

Naruto guardava Sakura come se la stesse incontrando per la prima volta, con un leggero sorriso di imbarazzo sulle labbra screpolate dall’aria secca dell’ospedale.
- Che c’è, non mi riconosci? - chiese Sakura a voce stridula, girandosi verso di me alla ricerca di un appoggio. Sapevo che quando lei faceva così voleva dire che aveva un disperato bisogno che facessi qualcosa.
Eravamo appena entrati nella stanza dove era ricoverato Naruto, appena risvegliatosi dal coma dovuto all’incidente in moto che aveva fatto tre giorni prima.
Il mio migliore amico non mi aveva ancora rivolto lo sguardo, preso come era dalle attenzioni di Sakura. Naruto era appena stato abbracciato con veemenza da Sakura, più e più volte, passivo come non lo era stato mai.
- Io...non so chi tu sia – asserì Naruto, serio, accarezzando il palmo della mano sinistra di Sakura che sobbalzò e si allontanò di corsa dal letto, raggiungendomi sulla porta della stanza e tuffandosi tra le mie braccia.
Non ricambiai l’abbraccio. Ero infastidito dalla sua reazione, che ancora una volta non faceva altro che peggiorare le cose, rendere tutto più difficile. Ero infastidito da ciò che stava succedendo nelle nostre vite in quegli istanti, ero letteralmente impietrito.
Presi Sakura per le spalle e la spostai di lato, dopo di che mi avvicinai al letto di Naruto che finalmente mi guardò. Aveva gli occhi gonfi e iniettati di sangue, il viso con le guance tumefatte ma nel complesso non sembrava stare male, non come ci si sarebbe aspettato da un sopravvissuto da un incidente in moto. Non si era rotto che una gamba.
Quegli occhi di colpo si assottigliarono per poi spalancarsi e rovesciare lacrime.
- Sa...suke! -
Naruto stese le braccia verso di me, come a volermi abbracciare. Fece per alzarsi ma poi, con una smorfia di dolore, si ricordò della gamba ingessata.
Non mi avvicinai, non mi feci abbracciare.
Sentii Sakura alle mie spalle sussurrare un “non è possibile...” e realizzai che il mio migliore amico mi aveva riconosciuto.
Lo zio di Naruto ci aveva spiegato che l’incidente aveva provocato in Naruto un’amnesia a causa del botto alla testa che aveva preso nella caduta. Il casco gli aveva salvato la vita, ma non lo aveva preservato dall’amnesia. Lo zio ci aveva anche detto che non lo aveva riconosciuto, che non sembrava avere alcun ricordo. Non sapeva chi fossero sua zia, i suoi colleghi, gli amici del calcio. Non sembrava avere alcun ricordo.
Era vero, Naruto non ricordava nemmeno il nome della mia ragazza, di cui era sempre stato innamorato.

- Sasuke!! -
Sentire il mio nome urlato con gioia mi scosse dai pensieri e scosse qualcosa dentro di me.
Ora che ci penso, a distanza di anni, penso che in quell’istante provai una sensazione di strana felicità.
Ero l’unica persona al mondo che Naruto riconosceva.

 

 

 

N/A
[SasuNaru/SasuSakuNaru]
Storia vagamente ispirata al documentario Netflix “Tell me who I am”, la cui visione consiglio (magari dopo aver letto la fanfic) non per capire meglio la trama della fic, che si discosterà dalla serie, ma perché è una mini-serie che davvero davvero merita.
“Tell me who we are” sarà una fanfic breve, autoconclusiva. Massimo dieci brevi capitoli, in cui varieranno i punti di vista.
Spero vi possa piacere, fatemi sapere!
Saluti

Bi.

 

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Capitolo 2
*** Making a choice ***


Atto 2

Making a choice



E così gli insegnai tutto di lui.


Aveva venti anni, frequentava con buoni voti la facoltà di Antropologia in una prestigiosa università che si pagava con la borsa di studio e il lavoro serale in un ramen store. Viveva dallo zio antropologo che tre quarti dell’anno era fuori per lavoro. Aveva una gatta rossa di nome Mine che aveva salvato dalla strada due anni prima e che considerava come una figlia.
Nel tempo libero praticava il nuoto, suonava la batteria e frequentava i suoi amici d’infanzia e dell’università. Tra i primi c’eravamo noi, cioè io e Sakura.

- Ehi...ma a me piace Sakura?
Naruto aveva le guance leggermente arrossate e si stava arruffando i capelli. Se ne stava seduto sul divano a gambe larghe, ai piedi aveva delle infradito rosa orribili che non ero riuscito a fargli odiare. Gli istinti, le propensioni, le passioni… avrei scoperto sulla mia pelle che non si dimenticavano, o meglio, era come se il corpo umano fosse progettato per amare o odiare sempre le stesse cose.
Riflettei qualche istante se rispondergli e cosa inventarmi, facendo finta di essere impegnato ad ascoltare le notizie del telegiornale. Per un attimo pensai di mentire, ma non ne sarebbe uscito niente di buono, visto quanto era palese che anche il Naruto smemorato, quello che diceva di non aver mai visto una ragazza coi capelli rosa prima di incontrare (per la seconda volta nella vita) Sakura, era cotto della mia ragazza.
- Diciamo che le vai dietro come un coglione più o meno da una eternità…- dissi con uno sbuffo finale di scherno.
Naruto dapprima sorrise e poi assunse un’aria confusa, stringendosi nelle spalle.
- Ma sta con te, giusto? -
Annuii, non senza un moto di fastidio. Avrei voluto non far trapelare alcuna emozione, non lasciar spazio ad alcun dubbio. Non volevo che il seme del dubbio si insinuasse nella testa di Naruto.
- Da quel che ho capito sei sempre tu qui il fortunato e figo della situazione! - esclamò Naruto alzandosi di scatto in piedi e piombandomi di fronte.
Era più alto di me di qualche centimetro, più possente, più forte. Emanava una energia positiva, una luce che non lo aveva abbandonato nemmeno dopo il coma. Sentivo il suo calore anche se i nostri corpi non si stavano nemmeno sfiorando. Mi fissò dritto negli occhi senza distogliere mai lo sguardo per una manciata di secondi, in un modo intenso e fiero che gli avevo visto fare tremila altre volte. Voleva capire se avessi dell’altro da dire, leggermi dentro. Fortuna che non ci riusciva quasi mai, o meglio, non permettevo che mi dicesse cosa aveva scoperto di me.
Mi balenò alla mente il ricordo di noi due abbracciati stretti in uno stanzino umido, le mie spalle contro una parete gelida e il respiro bollente di Naruto sulla mia spalla; “Ti desidero” il suo sussurro mi rimbombò nelle orecchie.
- A essere più fortunato e figo di te non ci vuole molto – dissi tutto d’un fiato, facendo bruscamente dietrofront. Andai a recuperare il telecomando dal divano e mi misi a trafficare con il catalogo Netflix, cercando di riprendere contatto con la realtà, abbassare la frequenza cardiaca.
Naruto rimase in silenzio alle mie spalle, per un po’ non mi girai a vederlo. Sentii il suo cellulare vibrare e ipotizzai che stesse scambiando dei messaggi con qualcuno, magari con Sakura, che non era riuscita a partecipare alla serata di festeggiamenti per festeggiare un mese che Naruto era fuori dall’ospedale.
Scelsi un film storico che volevamo vederci al cinema prima che Naruto facesse l’incidente.
- Scaldo l’acqua per i noodles? - mi sentii domandare quando mi sedetti sul divano non troppo lontano da Naruto.
Nell’ultimo mese avevo dovuto insegnargli pure come scaldare l’acqua sul gas. Jiraya Sakura ed io gli avevamo insegnato nuovamente ogni cosa dello stare al mondo, dall’allacciarsi le scarpe al farsi una pasta, dal contare i soldi a guardare l’ora. Fortuna che, non essendo la prima volta che imparava tutte quelle cose pratiche, ci aveva messo un attimo ad apprendere.
- Se vuoi, così poi faccio partire il film. -
Naruto si alzò e camminò strisciando le ciabatte fino in cucina. Quel ciabattare aveva un qualcosa di comunicativo, era come se stesse protestando contro qualcosa. Probabilmente Naruto stava cercando di capire se si era perso qualcosa nella mia reazione di prima, si stava domandando se avesse dovuto notare qualcosa o meno. So che le domande nella sua testa sarebbero durate il tempo di cliccare play.
La fortuna era che Naruto aveva la memoria corta, in tutti i sensi. Non solo perché aveva un’amnesia irreversibile. Era corto pure il tempo delle sue rabbie, delle sue pulsioni, dei moti della sua anima. Mi dava fastidio questo di lui. Mi faceva imbestialire. Aveva il fuoco dentro ma si spegneva subito, così come si riaccendeva altrettanto facilmente. Non covava odio ma solo amore. Era il mio esatto opposto.
Prima dell’incidente lo avevo costretto a cose che lo avevano fatto andare contro natura, avevo cercato di farlo assomigliare al mio essere.
Mi ero ripromesso di aggiustare le cose, di creare un futuro diverso ma per farlo dovevo cambiare il passato.
- Sasuke dove tieni il sale??? So che me lo hai già detto tremila volte… - la voce di Naruto arrivò a svegliarmi dal flusso di pensieri.
Certe cose sembravano non essere cambiate proprio. Il sale… vivevo in questo appartamento da due anni eppure nada, ogni volta la stessa domanda.
- Fottiti! -


E così un mese dopo l’incidente decisi che gli avrei insegnato tutto di ciò che lui non era.



***
N/A
Probabilmente ci saranno più capitoli di quanti pensassi, poiché ho deciso di renderli più brevi.
Ringrazio di cuore le persone che hanno deciso di seguire, preferire e ricordare questa storia. Spero di non deludervi!
Un abbraccio

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Capitolo 3
*** A cup of tea ***


*Estate di un anno prima*

Naruto si stagliava contro al sole; il vento gli scompigliava i capelli biondi e gli apriva la camicia hawaiana, lasciando scoperti i pettorali scolpiti. Stava facendo cenno con la mano di raggiungerlo.
Istintivamente sbloccai il cellulare che tenevo stretto nella mano destra, aprii la fotocamera e gli scattai una foto.
Avevo sempre odiato le foto in contro luce perchè non vi si distingueva alcunché e qualsiasi figura umana diventava pura ombra. Naruto amava fare foto del genere e lo avevo sempre criticato per questo. In quel momento però non avevo potuto fare a meno di scattare una foto di lui in contro luce. Pensai che era la cosa più bella che avessi mai visto. Naruto contro al sole in mezzo a un campo di lavanda.

Fu allora che mi resi conto di essermene innamorato.

Della foto, di lui, di quei secondi.


Atto.3
- Vuoi una tazza di the nero anche tu?
Sakura mi si avvicinò e il suo profumo di mirtilli rossi mi fece quasi starnutire.
- Ti voglio ricordare che tra po’ siamo ad Halloween.
Vidi le sue labbra assottigliarsi per poi piegarsi in un sorriso sbilenco.
- Sei sempre simpaticissimo! - esclamò e mi diede le spalle,
camminando sinuosa verso il piano cucina.
Sakura aveva la vita stretta e le gambe
magre e lunghe. Aveva un seno prosperoso che si notava tantissimo perché era magrissima. I pantaloni della tuta che aveva addosso quel pomeriggio non rendevano giustizia alle sue forme femminili.
Lei rappresentava il mio tipo di donna ideale, e non solo fisicamente. Era intelligente, acuta, brillante, ogni tanto un po’ ingenua, incredibilmente fedele. La mia persona ideale.
- Una tazza anche per me, grazie.
A
ncora oggi non so se ne fossi innamorato. Di certo mi piaceva. Nella nostra coppia l’amore l’aveva sempre messo lei per tutti e due. Mi aveva amato fin dal primo istante in cui mi aveva incontrato. Mi amava tanto da risultare stupida, ottusa, patetica. E per questo io l’avevo sempre odiata.
-
Dici che ci darà conferma per stasera?
Sakura appoggiò la tazza di the sul tavolo, accanto al manuale di antropologia culturale. Si sedette di fronte a me e si mise al cellulare.
I capelli rosa le coprivano il volto spigoloso. In quegli ultimi mesi li portava in un caschetto lungo che a me non piaceva particolarmente. L’anno prima li aveva lunghi fino a più di metà schiena, proprio come piacevano a me. In realtà il caschetto era il preferito di Naruto. Forse lei aveva voluto farmi un dispetto, tagliandoli a quel modo. Non glielo avevo mai chiesto.
- Di certo non prima delle sette.
- Ma alle otto e mezza abbiamo appuntamento in pizzeria!
Sakura mi guardò con un’espressione irritata. Sospirò. Faceva sempre così quando Naruto la faceva arrabbiare. Se la facevo incazzare io invece diventava seria per un po’, non diceva una parola e poi scoppiava e parlava per mezz’ora, un’ora, a volte delle ore. Infine piangeva. Odiavo anche questo di lei.
Intrecciò le mani attorno alla tazza e chiuse gli occhi. Quello di scaldarsi le mani con la tazza del the era una cosa che le avevo visto fare una miriade di volte d’autunno e d’inverno. La rilassava.
- Tanto ci sarà.
Sorseggiai un po’ di the e mi rimisi a sottolineare il libro. Ero certo che Sakura non se ne sarebbe andata dal tavolo per un po’, disturbandomi a più riprese. Faceva sempre così, specialmente quando era un po’ tesa, o aveva delle cose per la testa.
Quel pomeriggio era tesa perché di lì a poco avremmo dovuto vedere Naruto. Era ancora in ansia per lui, temeva che stesse male da un momento all’altro seppur fosse sano come un pesce. Era quasi intimidita da lui, o meglio, dalla situazione. Era forse la meno pronta di tutti ad affrontare l’amnesia. Naruto dopotutto era sempre stato dei tre quello che più teneva ai ricordi, a tenerli vivi, a ricordarceli per tenerci uniti. Ora toccava a lei e a me, ma io non ero per niente bravo e sincero nel fare ciò. Quindi toccava a lei.
- Andrà tutto bene vero? - mi domandò dopo un po’.
- In merito a cosa? - domandai, anche se avevo capito. Mi era sempre piaciuto farla imbarazzare, innervosire per doversi rispiegare.
- Dico, stasera…
- Cosa non dovrebbe andare bene?
- Oh uffa...insomma, magari lui vorrebbe stare un po’ per conto suo e noi gli stiamo sempre addosso – mormorò.
Sakura pensava sempre troppo. L’essere cervellotici era una delle pochissime cose che avevamo in comune. Probabilmente mi ero messo con lei per questa comunanza.
-
Ci avrebbe detto di no, in quel caso.
Sakura si inchinò verso di me, socchiuse gli occhi. Voleva un bacio.

Improvvisamente sentii sapore di sale in bocca e sulle labbra qualcosa di soffice.
- Baciami - la voce di Naruto si intrufolò nelle mie orecchie.

Diedi un bacio a stampo a Sakura, mi alzai di scatto dal tavolo e feci finta di dover andare in bagno. In realtà avevo solo bisogno di chiudermi da qualche parte da solo.
Mi era sovvenuto il ricordo delle labbra di Naruto che sapevano inspiegabilmente di sale.




N/A
grazie a quanti stanno seguendo/ricordando/preferendo/recensendo questa storia.
Spero continui a piacervi.

Un abbraccio


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