Resilienza

di cin75
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prima Parte ***
Capitolo 2: *** Seconda parte ***



Capitolo 1
*** Prima Parte ***


Sam prese il cellulare. Le mani, gli tremavano appena. Nella mente mille pensieri frustranti. Nel cuore, l’ennesimo peso doloroso.
Si sentiva profondamente inutile e dopo aver tentato di tutto, cominciava a convincersene.
Digitò il numero e attese che dall’altra parte gli rispondessero.

“Sam?” fece la voce dal tono appena seccato.
“Castiel, io...”
“Ascolta...non serve che mi chiami quasi ogni giorno. Te lo ripeto: tuo fratello è stato esplicito anche senza dirlo a parole. Non mi vuole tra i piedi. Non...”
“Castiel, senti..”
“..non si fida più di me. Mi ritiene responsabile della morte di vostra madre. Del tradimento di Chuck e di conseguenza anche della morte di Jack e ..”
“Castiel...”
“...e non riesce a perdonarmi. Riesce a malapena a guardarmi in faccia, quindi…”
“No, Castiel, ma...” iniziando a sentirsi esasperato dal non riuscire a dire quello che doveva dire.
“..e quindi dovevo andare via!!” sembrò volersi giustificare per quel suo allontanamento dal bunker.
“Non è così, ma tu ora..” lo interruppe.
“Non vuole che io..” stava per continuare quando questa volta fu Sam a fermarlo.
“Dannazione, Cass!!” sbottò adirato da quel riassunto telegrafico della lite che l’angelo aveva avuto con Dean prima che il fratello gli facesse intendere senza troppa diplomazia di andare via dal bunker.
Cass tacque, preso di sorpresa.
“Sam?!”
“Castiel...” cercando di ritrovare il controllo, per quando possibile. “Dean sta morendo e io...io ho provato di tutto, ma non è servito a niente. Non so che altro fare.”
“Ma che è successo? “ chiese istintivamente, ma poi, subito dopo: “No, lascia stare. Dimmi dove siete!” fece l’angelo senza altro indugio.
“Lafayette, Luoisiana.”
“Ottimo...io sono a New Orleans. Sono a circa due ore da dove vi trovate voi. Arrivo il prima possibile.”
“Fa’ presto Cass!!” sembrò supplicare Sam e poi mise fine alla telefonata e restò seduto a fissare lo schermo del suo cellulare che piano piano si spegneva tra le sue mani.
Lì, su quella sedia, in quel corridoio di quel reparto di intensiva, dove , il medico che aveva preso in cura Dean,  gli aveva detto di restare fin quando non fosse andato a chiamarlo per aggiornarlo sulle condizioni del maggiore.
Erano due giorni che era lì, e la maggior parte del tempo lo aveva passato a fare incantesimi di guarigione o ad aspettare quel medico.
E ogni volta che lo vedeva, le notizie non erano affatto incoraggianti.
“Il danno causato dall’aggressione di quell’animale è troppo grave. Non riusciamo ad arginare un’emorragia che se ne ripresenta un’altra più grave. E poi c’è quell’infezione così violenta che sta letteralmente mangiando ogni tessuto che riesce a raggiungere. Gli stati di veglia ormai diventano sempre meno e sempre più brevi. Le consiglio di restare con lui il più possibile per approfittare di quei pochi momenti di lucidità. Mi dispiace, ma arrivati a questo punto possiamo solo alleviargli il dolore.” e con questa sorta di condanna a morte il medico si era congedato da lui, l’ultima volta, prima che si decidesse a chiamare Castiel, dopo aver provato altri incantesimi voodoo o imprecando contro Rowena che non poteva più aiutarli e contro quella magia che era risultata inutile. 

Circa due ore e mezzo dopo aver parlato con Castiel, l’angelo arrivò in ospedale e raggiunse l’amico in intensiva.
“Sam?”
“Oddio, Castiel, sei arrivato!!” fece appena un po’ sollevato.
“Dov’è? Lui dov’è?” chiese preoccupato l’angelo.
“Vieni, ti porto da Dean.” fece mentre si avviava con l’amico verso la stanza in cui riposava il fratello. “Il medico lo ha visitato poco fa e ...” deglutì a fatica.
“E….cosa?!”
“Pochi giorni. È questo che ha detto. Dean ha solo pochi giorni!” rispose sconsolato.
“No. Ora ci penso io!” fece deciso, Castiel.

I due entrarono nella stanza e Castiel si fermò solo un secondo, avvilito, quando vide le condizioni in cui versava Dean.
Il cacciatore era pallido, una vistosa fasciatura attorno al ventre evidentemente ferito, qualche contusione qui e là, alcuni tagli sul viso e miriadi di fili  che lo collegavano ai macchinari che tenevano sotto controllo i suoi parametri vitali.
Una situazione decisamente diversa da come aveva visto l’ultima volta l’amico cacciatore.
Si riprese immediatamente e raggiunse Sam accanto al letto.
Si mise di lato e cercò immediatamente concentrazione.
Poi impose le mani sul corpo del ferito. Una sulla testa e una sull’addome.
Respirò profondamente e Sam potè vedere l’ormai conosciuta luce salvifica brillare tra le mani e le dita dell’angelo.
Era convinto che tutto stesse per finire, che di lì a poco Dean avrebbe riaperto gli occhi e che di sicuro lo avrebbe rimproverato per aver chiamato Castiel.
Ma tutto questo non avvenne.
Gli unici occhi che si ritrovò puntati addosso furono proprio quelli ancora sfolgoranti di luce dell’angelo stesso e quando lo sguardo di Castiel divenne di nuovo del solito blu, Sam si ritrovò a chiedere che cosa non fosse andato per il verso giusto.
“Ma a che cosa avete dato la caccia, Sam?!” chiese con apprensione, Castiel.
“Perchè? Che succede?”
“Non riesco a guarirlo. Il suo corpo è pregno di una magia molto antica che lo sta uccidendo ed è talmente forte che respinge il potere della mia grazia.”
“Cosa?!”
“Contro chi vi siete messi?!” domandò quasi con rimprovero.


TRE GIORNI PRIMA. NELLE FASI FINALI DELLA CACCIA

“Ok! Sammy...abbiamo tutto. Vediamo di mandare in letargo questo lupetto!” esclamò Dean, infilandosi sotto il giaccone la sua Colt caricata con proiettili di argento e mentre ne passava una altrettanto carica al fratello.
“Sì, ma...” tentennò Sam, prendendo l’arma e sistemandosela dietro la schiena.
“Cosa?!” fece stranito da quella titubanza del minore.
“Non lo so, Dean. Ho una strana sensazione!”
“Su cosa?”
“Il modo in cui ha colpito le sue vittime, cioè...non ha strappato via solo i cuori, le ha fatte a pezzi e non è proprio….una cosa da lupi mannari, anche se il ciclo lunare coincide.”
“Sam, lo so. C’ho pensato anche io ma ricorda che ci sono in giro ancora alcuni dei mostri ibridi creati da quello psicopatico di Michael. Forse qualcuno di loro sta cercando di , come dire, farsi una vita, nonostante il grande capo sia andato!!” cercò di giustificare la perplessità del minore.
“Già!” convenne frustrato, Sam. “Ok!” fece poi, con fare più deciso. “Facciamo il culo a lupo Alberto!!”
“Ecco il mio fratellino!!” fece soddisfatto Dean, mentre afferrava le chiavi della macchina e si avviava all’uscita della loro stanza di motel.

Circa un’ora dopo erano in piena lotta con il famigerato lupo mannaro, che si rivelò ben più forte di quello che si aspettavano, tanto che, almeno per un paio di volte, si ritrovarono in difficoltà e fu proprio in una di queste volte che il mostro diede una feroce zampata prendendo in pieno Sam che si ritrovò scaraventato contro il tronco di un albero.
“Saaaammm!” gridò allarmato Dean, che era ancora a terra a causa dell’ultimo attacco e  a quel grido, il lupo si voltò famelico in direzione del maggiore.
Iniziò ad avanzare minaccioso, ringhiando furioso con la bava alla bocca.
“Oh cazzo!!” sibilò Dean, mentre lo vedeva avanzare. Aveva una gamba decisamente fuori uso e che gli impediva di rimettersi in piedi. L’unica cosa positiva di quella situazione di merda era che il lupo pareva aver perso interesse per Sam che sembrava ancora confuso dal contraccolpo contro l’albero e quindi incapace di difendersi.
Dean iniziò a strisciare all’indietro, cercando di raggiungere la pistola che gli era volata via di mano quando il lupo lo aveva scaraventato in aria. Cercò di essere comunque veloce, si aiutò con le mani, con la gamba buona e riuscì a raggiungere la pistola, ma nell’attimo esatto in cui riuscì a prendere la mira, il mostro gli fu addosso.
Lo addentò con rabbia, stringendo le fauci tra il fianco e l’addome. 

Dean gridò dal dolore, profondo e violento che sembrò spezzargli il corpo a metà.
Sam, poco lontano da lui, appena più lucido, a quella scena urlò, allarmato, il nome del fratello.

Dean cercò di reagire, colpendo il lupo sul muso e al fianco per quanto il dolore lancinante e la posizione nella bocca del mostro glielo permettesse. Sentiva il sangue scorrergli ovunque e dal dolore che provava a causa dei denti che gli penetravano inclementi nella carne, nonostante l’adrenalina, era convinto che ben presto , il suo corpo si sarebbe spezzato in due.
Un'ennesima stretta di quelle fauci e poi, tutto divenne sfocato.
Il dolore prese il sopravvento.
Il buio anche.
“Deeaaannn!” gridò Sam, quando vide il licantropo scuotere la testa come fa un cane che gioca con una coperta, solo che , grottescamente, la coperta era il corpo di suo fratello, ora, completamente abbandonato alla ferocia del mostro.

Sam, si tirò su e raggiunse la sua pistola , poco distante da dove il lupo lo aveva scagliato. L’afferrò e puntò dritto al mostro, escludendo dalla sua visuale il corpo inerme di Dean.
Sparò, colpendo la schiena dell’essere soprannaturale. Per i primi colpi, il lupo sembrò non avere alcuna reazione ai proiettili, poi però quando Sam gli svuotò il caricatore addosso, qualcosa, evidentemente, accadde.
Il lupo lasciò andare la sua preda e ringhiando ferocemente, sparì nella boscaglia oscura. Il corpo di Dean si afflosciò come un cencio sul terreno e un attimo dopo Sam gli fu accanto.
Il maggiore gemeva dolorosamente. Il fianco squarciato dalla presa del licantropo. Il sangue che fluiva copiosamente.
Per un secondo, Sam, andò nel panico, poi, però, immediatamente la sua mente reagì alla gravità della situazione.
Cominciò a pressare sulla ferita di Dean, lo chiamava incitandolo a non svenire del tutto. Velocemente si tolse il giacchetto e lo usò come stoffa per fermare l’emorragia.
“Dean...Dean, cazzo!! stai sanguinando parecchio...non...non riesco a..fermare il sangue.” diceva con fare concitato.
“Sammy….”
“Devo portarti...in ospedale. E devo farlo in fretta!” fece deciso.
“Sammy…va’ alla macchina...”
“Sì, sì...ma non posso spostarti, però. Perdi troppo sangue ma ci metterò cinque minuti a raggiungere l’Impala e...” rispose il minore credendo che Dean stesse pensando alla sua stessa cosa. Invece...
“Va’ ..alla macchina e va’...va’ via di qui prima... che quel figlio di puttana mannaro torni...” sibilò a denti stretti per cercare di contenere il dolore.
Sam strabuzzò gli occhi. Maledetto spirito da martire di Dean.
“Ok! Stammi a sentire. Non esiste che ti lasci qui. Toglitelo dalla testa.” lo rimproverò furioso, odiando quella parte di carattere innata nel maggiore. “Andrò alla macchina e fra meno di dieci minuti sarò di nuovo qui. Ti porterò in ospedale e lì ti rimetteranno in sesto.”
“Non resisterò ...così tanto. Quel bastardo si è portato... via.. un bel po’ di carne e sangue...Sammy..” e poi una scarica di dolore lo costrinse a mordersi le labbra tra i denti.
“Resisti...resisti….so che fa male. Lo so!! ma resisti!” lo incoraggiò il minore. “Andiamo!!!” lo esortò con più forza o forse paura.
“Fa’ male...cazzo!!”imprecò Dean.
“So anche questo...ma tu sei Dean Winchester..” provò a scherzare per distrarre il fratello dal dolore e dalla benda di fortuna che gli stava pressando sul fianco reciso. “...e Dean Winchester non si fa mettere ko da semplice lupo mannaro!”
“Semplice??!” ironizzò dolorante Dean. “Sembrava strafatto ...di steroidi. Gli hai….svuotato il caricatore addosso e...sembrava solo...stordito!” gli fece presente.
“Ascolta...ci pensiamo dopo a cosa fosse davvero quel coso. Ora devi resistere e aspettarmi. Tornerò fra meno di dieci minuti.”
“Tranquillo…non vado da nessuna parte!”  provò a rassicurarlo mettendo le sue mani sul giacchetto ormai impregnato di sangue, al posto di quelle di Sam.
Il minore si voltò solo un attimo prima di allontanarsi.
“Ce la faremo Dean. Vedrai!! supereremo anche questa!!” e corse via prima che Dean avesse la possibilità di rispondergli.
Dean lo vide correre via. Chiuse un solo momento gli occhi e al silenzio che aveva intorno sussurrò: “Devo farcela! Devo farcela!!” ripetè guardando fisso quella parte di boscaglia in cui suo fratello era sparito.

Come detto, meno di dieci minuti dopo, Dean era steso sul sedile posteriore della Chevy.
Sam aveva corso come mai aveva fatto in vita sua e una volta alla guida della macchina, aveva ignorato perfino i rami che graffiavano la carrozzeria. Sapeva che Dean lo avrebbe ucciso quando si fosse reso conto di come aveva ridotto le fiancate della sua amata auto ma ora, onestamente, se ne fregava altamente.

Durante il tragitto, Sam continuava a parlare con Dean, nel tentativo di non fargli perdere i sensi, ma quando dopo avergli chiesto per due volte come si chiamava quella cameriera con cui si era dato da fare l’ultima volta, Sam si voltò verso di lui e si rese conto che Dean era svenuto.
Schiacciò il piede sull’acceleratore sperando di vedere l’insegna del pronto soccorso il prima possibile.
Quando lo vide, ci si fiondò ignorando il semaforo rosso e inchiodò davanti all’ingresso.
Degli infermieri, al suo richiamo allarmato, gli corsero immediatamente in aiuto e dopo aver sistemato un Dean ancora incosciente su una lettiga , lo portarono dentro e sparirono dietro una grande porta scorrevole che portava alle diverse sale di pronto soccorso.

Da quel momento, solo ansia e notizie poco rassicuranti da parte dei medici.
Poi aveva chiamato Castiel, dandosi dello stupido per non averlo fatto prima.


NELLA STANZA DI DEAN
“Contro chi vi siete messi, Sam?” chiese Castiel allarmato dal fatto che la sua magia angelica non avesse sortito l’effetto desiderato.
“Eravamo convinti che fosse un lupo mannaro, ma porca miseria….” imprecò preoccupato, Sam. “..quel mostro non doveva essere quello che pensavamo, Castiel!” sembrò quasi giustificare quella sorta di leggerezza di caccia. “Era fottutamente più forte di un normale lupo mannaro. E quando ci ha attaccati non ha puntato al cuore come di solito fanno i licantropi, ma era ...era come se volesse sbranarlo..” disse indicando Dean e come era conciato.
“Come lo hai fermato?!” chiese Castiel.
“Non l’ho fatto!” lo sorprese Sam.
“E come siete riusciti a...”
“Gli ho scaricato addosso un intero caricatore di proiettili d’argento ma tutto quello che ho ottenuto è stato farlo sparire nella boscaglia. Ma non l’ho ucciso!!” fece deluso. “Ne sono certo, Castiel. Non era un licantropo normale, doveva essere ben altro e..” e mentre esternava il suo disappunto, Dean , nel suo letto, gemette, arricciando le labbra e stingendo i denti e la mano che teneva poggiata mollemente su una parte dell’addome ferito.
“Dean??” lo richiamò preoccupato Sam, andandogli vicino. “Dean...sono qui...ehi! Ehi!!” lo richiamò apprensivo. “Risolveremo presto la cosa, amico. Ce la farai anche  questa. Devi solo resistere per un altro po’!” e a quell’esortazione Dean si sforzò di aprire gli occhi.
La prima cosa che vide fu lo sguardo teso del minore. Spostò di poco lo sguardo per guardare appena quello che raggiungeva con i soli occhi, poi tornò a fissare Sam.
“Non credo di essere morto. Qui….è troppo pulito...per essere l’inferno e ….” scherzò al suo solito. “...e mi sento troppo di merda per essere atterrato a Paradise City!”
“No, no, no...idiota. Non sei morto. Sei in ospedale e ora abbiamo qualcosa di meglio dei medici!” asserì guardando verso l’angelo che ancora non era giunto nella visuale del maggiore dei fratelli.
Dean notò  quel cambio di visuale e allora seguì lo sguardo di Sam e voltando lentamente la testa, si ritrovò a fissare lo sguardo altrettanto apprensivo e preoccupato di Castiel.
“Ciao, Dean!” fece l’altro. “Sono venuto non appena Sam mi ha chiamato e mi ha….”
“No, no...” ansimò con quello che sembrava disappunto. “Non voglio che tu..” iniziando ad agitarsi. “Tu non puoi...”
Sam, a quelle negazioni del maggiore vide che i parametri vitali iniziarono a dare di matto.
“Ok, Dean!! datti una calmata. La risolveremo dopo questa vostra personale Guerra dei Roses!!” lo rimproverò.
“Lui non può...non deve..” provò ancora mentre dei trilli poco rassicuranti provenivano dai macchinari collegati a lui.
“Dean...Dean...” lo richiamò preoccupato Sam, vedendo che il fratello premeva la mano sul fianco gravemente ferito, come se il dolore stesse diventando insopportabile. “Dean..che hai?...calmati??”
“Dean..” si intromise anche Castiel. “Dean voglio solo aiutarti.” fece avvicinandosi ma in quel momento, Dean si agitò ancora di più.
“No. No. Non è ...non è...” e poi sospirando dolorosamente, perse di nuovo i sensi.


In quel momento, richiamati dagli allarmi dei macchinari, entrarono nella stanza , sia il medico che un paio di infermieri. Accorsero accanto al paziente e si sincerarono di riportare le cose alla normalità. Se di normalità si poteva parlare.
“Ma che è successo?!” sembrò rimproverarli il medico. “Gli sono saltati alcuni punti.”
“Ha ripreso i sensi e si è agitato!” rispose a quel rimprovero, Sam.
“Suo fratello ha un’emorragia difficilmente contenuta, un’infezione di cui non riusciamo ancora a capire l’origine. Forse un qualche batterio presente nella saliva dell’animale che lo ha attaccato e che sembra impedisca al corpo di reagire a qualsiasi terapia medica.” fece ancora. “Ma se quando riprende i sensi non lo tenete calmo, beh!!, me lo lasci dire: ucciderà suo fratello prima del tempo!!” e con fare severo uscì dalla stanza, lasciandosi dietro un Sam decisamente in colpa e provato.

Quando furono di nuovo soli, Sam guardò Castiel che in quel frangente era rimasto in disparte.
“Dobbiamo fare qualcosa , Castiel. Non posso perderlo in questa maniera.” e quella, all’angelo, suonò esattamente come una supplica.
Castiel sembrò riflettere sulle condizioni in cui versava Dean e quello che aveva appena detto il medico.
“Sam...il dottore ha detto che Dean ha un’infezione che non riescono a stabilire.”
“Sì!”
“E se non fosse un’infezione dovuta ad un batterio, come dice lui, ma ad un qualche veleno che questo lupo inietta nelle sue vittime prima di farle a pezzi?” ipotizzò.
“Le rende incapaci di reagire o guarire e così ha via libera al suo ….pranzo!” convenne Sam.
“Più o meno. E se è così...” fece pensieroso , l’angelo.
Sam lo osservò. Attese in quell’estenuante silenzio.
“Castiel...sai che cosa potrebbe essere?!” azzardò.
Castiel lo guardò e..
“Fenris. Il dio lupo!”

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Capitolo 2
*** Seconda parte ***


“Un Dio lupo?”
“E’ un essere mitologico. Gabriel ne uccise una sua manifestazione qualche tempo dopo che fu libero dalla prigionia di Asmodeus.”
“Sì, sì...ricordo. Ma se Gabriel lo ha ucciso, allora come...”
“Fenris può essere ucciso definitivamente solo nella sua forma originale. Gabriel uccise solo un tramite.”
“Ok, ci ha attaccato sotto forma di lupo, quindi è..la sua forma originale, giusto?” asserì fiducioso.
“Sì.”
“D’accordo. E come lo uccido?” fece con tono risoluto.
“Con della seta!” rispose prontamente , l’angelo.
“Ok!” e poi, come se se ne fosse reso conto. “Aspetta? Cosa? Con che cosa lo uccido?!” fece perplesso.
“Con della seta.” ripetè Castiel.
“E cosa dovrei fare? Fargli un vestito?!” replicò confuso.
“Sam...Fenris è un essere brutale, rozzo, violento. Ciò che di più orrendo si possa immaginare. Quindi solo ciò che è il completo opposto può fermarlo.”
“Della seta!” convenne sebbene ancora non troppo convinto. “Ma come posso...”
“Procurati del filo di seta e...”
“...e ricopriremo i proiettili d’argento!” finì per lui, Sam.
“Giusto!” fece in accordo, Castiel.
“Dici che funzionerà?!” domandò Sam.
“Se Fenris muore, la sua magia svanisce. Una volta svanito il potere del suo veleno , posso guarire Dean.” spiegò con decisione Castiel.

Sam, allora, si sistemò la pistola sotto la camicia e stava per prendere il suo giacchetto quando si rese conto che l’indumento era completamente sporco del sangue del fratello. Deglutì. Fissò il maggiore privo di sensi. Poi si ridestò e fece mente locale.
“Ok! Resta con lui. Io vado a stanare Fenris!” e fece per andarsene quando la mano di Castiel lo fermò per un braccio.
“Vengo con te!” gli disse l’altro.
“No!”
“Sam , non ti lascio andare da solo. Non ti permetterò di affrontare Fenris da solo. Se dovesse accaderti qualcosa mentre io sono qui a non poter fare comunque niente, Dean...lui...” e strinse le labbra nel non riuscire a dire altro.
Come era umana quella sensazione di disagio.
“Castiel...” lo richiamò Sam, vedendo la frustrazione nello sguardo dell’angelo.
“Mi odia già abbastanza.” e Sam non lo osteggiò oltre. “Affronteremo Fenris insieme o non ti permetterò di uscire da qui.” rinsaldò deciso.
“Ok! Andiamo. Prima rintracciamo quel mostro, prima lo facciamo fuori, prima salviamo Dean!” disse solo, capendo l’animo dell’angelo. Ma non aveva tempo di consolarlo o spiegargli come funzionava la testa del fratello in quel periodo.
Doveva prima sbrigarsi a salvarlo quel fratello.

Tornarono dove Fenris li aveva attaccati e ferito Dean. Trovarlo fu facile perché il mostro, anche se non ne aveva risentito più di tanto, si era lasciato dietro una vistosa scia di sangue.
“Non l’hai ucciso, ma un intero caricatore deve aver fatto comunque effetto. Deve essere qui in giro a recuperare le forze.”
“Ok! Occhi aperti allora!”
Un attimo dopo, il mostro, con un balzo deciso, si piantò a terra , tra cacciatore e angelo. Con un colpo deciso di coda, colpì Castiel che si ritrovò a volare e ad impattare contro un albero. Il mostro ringhiò furioso verso Sam, che veloce, afferrò la sua pistola caricata con argento e seta e la puntò contro Fenris che sbavando il suo veleno avanzava minacciosamente verso Sam.
Non puoi uccidermi, mortale!” sibilò, avanzando ancora. Un paio di falcate e Sam si ritrovò schiacciato ad un tronco, la pistola a terra e le fauci del lupo , puntate fameliche alla gola.
Sam sgranò gli occhi. Non aveva decisamente messo in conto che Fenris, anche se sotto forma di lupo, potesse parlare e ormai credeva di essere ad un passo dalla morte.
Ancora esterrefatto, il cacciatore cercò di divincolarsi, di allontanare la gola dal muso del Dio lupo.

“Ehi! Bastardo!!” fece la voce di Castiel alle spalle del mostro. “Vediamo che sai fare contro un angelo!!” gridò ancora , cercando di attirare l’attenzione su di lui.
Funzionò.
Fenris mollò la presa su Sam e si girò di scatto verso Castiel.
Ho già avuto a che fare con uno come te. Mi va di fartela pagare per l’affronto che ho dovuto subire con uno dei tuoi fratelli pennuti!!” fece dando completamente le spalle a Sam.
“Fatti avanti, stronzo!” lo provocò l’angelo e dopo un attimo, con un balzo , il lupo, atterrò sul corpo del suo angelico avversario.
Lo sovrastò completamente e ringhiando sibilò un vittorioso: “Sarà piacevole sbranare la tua grazia!!” e fece per azzannarlo, quando quattro colpi fragorosi lo destarono dal suo attacco.
Poi arrivò anche il bruciore e poi ancora il dolore.
Si allontanò dall’angelo e si voltò verso Sam, che fermo, in piedi, gli puntava contro ancora la pistola fumante.
“Tornatene a cuccia, Fido….”
Fenris barcollò ferito. Cercò di raggiungere di nuovo il cacciatore.
Tu...tu non oserai….tu...” e alzò una zampa per colpire ancora ma Sam fu più veloce e gli svuotò l’intero caricatore addosso.
Bersaglio pieno.
Questa volta i colpi fecero il loro dovere. “….per sempre!”

Fenris stramazzò al suolo grugnendo ferocemente, sputando sangue e veleno. Sembrò consumarsi lentamente fin quando di lui non rimase che un ombra di cenere sul terreno.
Castiel si avvicinò all’amico ancora fermo , con la pistola puntata contro , un ormai, nemico invisibile.
“Sam?!” lo chiamò. “Sam??” ancora. “Dobbiamo andare da Dean. Dobbiamo fare in fretta prima che la ferita lo uccida.”
A quell’esortazione , Sam, sembrò riaversi.
“Sì, sì...sì. Facciamo presto!”

Poco tempo dopo, Castiel imponeva le mani sul corpo di Dean. La solita luce angelica questa volta fece effetto. Sam vide i parametri vitali di Dean regolarizzarsi man mano che la magia di Castiel lo guariva. Cuore, saturazione,  pressione. Tutto sembrava tornare a livelli normali.
Poi Castiel tolse le mani e Dean iniziò a riprendere conoscenza.
“Ben tornato, fratello!” fece finalmente sollevato Sam.
Dean gli sorrise appena e poi guardò verso l’angelo all’altro lato del letto.
“Dean!” fece a mo’ di saluto, l’altro.
“Cosa è successo?!”
“E’ una storia lunga e...”
“...e credo che sia meglio raccontarla fuori di qui.” si intromise Castiel.
“Ma cosa...” fece interdetto Dean, che si sollevò appena, mettendosi seduto.
“Dean..Castiel ha ragione. Ti ho portato qui che a malapena respiravi e avevi un fianco letteralmente aperto in due. I medici mi avevano detto che avevi poco tempo e se adesso vengono qui per visitarti e ti trovano così, sveglio e senza più un segno o una ferita, sarà difficile da spiegare.”
“Decisamente!” convenne il maggiore. “Ok! Recuperami qualcosa da indossare e filiamocela.”
“Dean sarebbe meglio andare via subito!” fece ansioso Castiel e si ammutolì quando il biondo lo fulminò con lo sguardo.
“Cass ho addosso solo questo camice. In pratica ho il culo al vento e spifferi fin non ti dico dove, quindi non intendo andarmene in giro in queste condizioni. Vuoi andartene in fretta? Ok! Materializzami un jeans e una camicia e uscirò da qui da quella finestra!” fece deciso senza nascondere la sua solita punta di sarcasmo.

Essendo al primo piano dell’edificio ospedaliero, l’idea di Dean, di svignarsela dalla finestra, fu paradossalmente quella più attuabile e che dava loro la possibilità di non essere visti da medici o sorveglianza. Di soppiatto raggiunsero l’Impala e partirono direzione Lebanon.

Durante il tragitto Sam, alla guida, fece un resoconto completo al fratello, di tutto quello che era successo: dal suo arrivo in ospedale, all’arrivo di Castiel, alla scoperta che la cosa a cui avevano dato la caccia non era un semplice lupo mannaro ma addirittura un Dio lupo. Gli raccontò di come lo avevano ucciso e, divertito, di cosa avevano usato per farlo.
Fece presente a Dean di come Castiel lo avesse aiutato e di come fosse stato lui ad identificare il Dio e calcando sul fatto che l’angelo si sarebbe rifiutato di farlo andare da solo, sperando , così, più che altro , di alleggerire la situazione tra i due amici.
Ma più che qualche sguardo insofferente di Dean al finestrino alla sua destra, altro non ottenne.

Giunti al bunker, Dean andò direttamente in cucina per prendersi una birra, mentre Castiel e Sam, rimasero nel grande salone.
I due si fissarono, in silenzio, guardando con dispiacere l’atteggiamento testardo del maggiore.
“Mi dispiace, Castiel!” si scusò, Sam.
“Gli passerà, Sam!” lo rassicurò. “O almeno così spero!” ammise poi, in apprensione. E credendoci ben poco.
“Sì...sì. Vedrai che tra qualche giorno ti chiamerà per un qualsiasi motivo e...” lo rincuorò fiducioso.
“Sam...no. Siamo onesti.” lo fermò consapevole, Castiel. “Dean, in questo momento mi odia e continuerà a farlo fin quando non troverà un motivo per non farlo più e dato che il motivo per cui mi odia è che mi ritiene responsabile della morte di vostra madre, credo, purtroppo, che non smetterà mai di odiarmi.” ammise dispiaciuto.
“Castiel, no. Tu sei il suo miglior amico. Ti considera un fratello e rischierebbe la vita per te.” e ne era sinceramente convinto. Castiel significava troppo per Dean, perché il maggiore lo escludesse dalla sua vita così.
“C’eri anche tu quando mi ha detto chiaramente che ero morto per lui e il modo in cui ha cacciato con me le ultime volte prima che andassi via ne sono la prova. Hai visto anche tu come ha reagito in ospedale. La mia presenza lo ha talmente agitato che si è fatto saltare i punti.” fece presente al giovane Winchester.
“Si risolverà Castiel. Abbi fede e ...pazienza soprattutto. Da’ tempo a quel testone di mio fratello di mettere insieme tutte le risposte che gli mancano ancora , dopo la morte della mamma. Sente la sua mancanza, sente la mancanza di Jack e credimi, sente anche la tua. Quindi...”
“Devo avere pazienza!”
“Devi avere pazienza!” convenne fiducioso, Sam.
Si avvicinò all’amico angelo, gli battè amichevolmente una mano sulla spalla e andò verso la sua stanza.
“In cuor suo , Dean ha perdonato Jack.” gli fece presente. “Dagli tempo, amico.” e lo lasciò.

Castiel sospirò. Sperò fortemente che Sam avesse ragione perché i due fratelli gli mancavano tanto. Gli mancava lavorare con loro, parlare con Sam di argomenti che non fossero film horror o rock classico, sentire Dean che gli ripeteva fino all’esasperazione che nulla al mondo era bello come la sua macchina e di come i film western descrivessero i veri eroi.
Gli mancava la sua famiglia.
Diede un’ultima occhiata al salone e poi fece per tornare verso le scale che lo avrebbero portato all’uscita del rifugio.

“Io non ti odio, Cass.” fece la voce alle sue spalle. “Non più almeno!” 

Castiel si voltò di scatto, vedendo Dean uscire da un angolo nascosto della grande sala. Non ci voleva la mente di un genio , tanto meno di un essere celeste , per capire che il cacciatore aveva ascoltato tutto.
“Dean, non c’è bisogno di...”
“Sì, ce n’è bisogno invece.” lo fermò, l’altro.
Castiel allora lo raggiunse mettendoglisi di fronte. “Ok!” fece pronto ad un modo, forse più gentile da parte del ragazzo, di  allontanarlo ancora.
“Io non ti odio, Cass e in tutta onestà credo di non averlo mai fatto davvero. Incazzato a morte, questo, sì. Ma...”
“Ma tu..” cercò di anticiparlo, l’angelo.
“Cass, ho detto un sacco di stronzate in questo periodo ma tu cerca di capirmi. Dopo la morte della mamma qualcosa mi si è spezzato dentro. Credevo di poterlo aggiustare come ho sempre cercato di fare ogni volta che perdevo qualcuno che amavo o a cui tenevo. Cazzo!!, ho cercato di farlo anche quando Lucifero ha ucciso te!” ammise schietto per poi imbarazzarsene subito. “Ma poi le cose con Jack sono andate definitivamente a scatafascio e quando , quel giorno, non gli ho sparato pensavo di poter e dover trovare un modo per salvarlo e a quel punto Chuck mi ha dato il colpo finale, uccidendolo. Ero furioso, confuso, spaventato dal non riuscire a trovare una soluzione, una qualche via di scampo e..”
“Dean, eravamo tutti sulla stessa barca!” cercò di andargli incontro, l’angelo.
“Lo so. Ora lo so. Ma allora, in tutto quello che era successo , stupidamente, io vedevo un unico responsabile che sembrava essere il filo conduttore di tutto quel casino.” ammise in colpa.
Castiel sembrò rifletterci. “Io?”
“Tu. Sembrava che ogni cosa sbagliata portasse scritto sopra il tuo nome.”
“Perchè?!” domandò perplesso.
“Chuck , alla fine della storia, si è rivelato essere il più astuto dei traditori e tu non dicendoci di Jack e di come stava senza la sua anima che poi ha portato alla morte della mamma, mi sei...insomma, io ti ho visto come un traditore. Mi sono convinto che se Chuck lo era, ogni essere creato da lui non poteva fare altro che tradire di conseguenza.” spiegò ma ad ogni parola si rendeva conto di quanto sbagliato fosse stato il suo comportamento nei confronti dell’amico angelo.
“Dean, io non ti tradirei mai. Come non tradirei mai Sam. Ho voltato le spalle al Paradiso per voi. Ho fatto della vostra salvaguardia e di quella dell’umanità la mia missione. Sono morto per voi!” sembrò quasi volergli ricordare.
“Lo so Cass.” ammise in colpa.
“Non nego di aver sbagliato non dicendovi di Jack e delle condizioni in cui era e non c’è giorno in cui non me ne faccio una colpa ma ti prego di credermi quando ti dico che se potessi ancora, con i miei poteri, tornare indietro, se potessi fare qualcosa per rimediare a quell’errore, lo farei. A costo della vita, lo farei senza esitare.”  ribadì deciso.
“Ne sono certo.” convenne il cacciatore.
“Ok...ma se la pensavi così perché..insomma..perchè in ospedale , quando mi ha visto volevi che andassi via?” chiese, ripensando a quella sorta di crisi che Dean aveva avuto.
“Cass, io non volevo che tu andassi via.”
“No?”
Dean sospirò come a prendere coraggio per confessare l’ennesimo segreto. “Ok! Ascolta. Quando io e Sam siamo partiti per dare la caccia a quello che pensavamo fosse solo un lupo mannaro, avevo già deciso che al ritorno ti avrei chiamato, con una scusa...avrei cercato di rimediare al mio essere stronzo di questo periodo. Sam non ne sapeva niente. Poi le cose sono andate come sono andate e quando ti ho visto in ospedale mi sono odiato. Ce l’avevo con me, non con te!”
“Io credo di non capire...” fece in imbarazzo Castiel. “Tu ripetevi che non mi volevi lì, che non potevo...”
“Mi ricordo bene quello che ho detto o meglio che cercavo di dire. Cass, in quella stanza, cercavo di dire che non volevo che tu andassi di nuovo via, che non potevi affrontare questo casino “made in Chuck” da solo. Che non era giusto per te essere stato chiamato per salvarmi quando io invece ero stato così stronzo con te lasciandoti andare via.” e a quella confessione, Castiel si sentì profondamente spiazzato.
L’ennesima sensazione decisamente umana acuita da quello che Dean gli disse ancora.
"Cass, hai davanti a te il più stronzo degli ipocriti." sembrò ammettere.
"No, Dean, ma che dici?" fece confuso, l'angelo.
"Ho dato la colpa a Sam per aver liberato Lucifero la prima volta, mentre fui io a spezzare il Primo Sigillo. Ho dato la colpa a papà per questa vita assurda, quando invece avrei potuto prendere Sam e andare via. Ho incolpato perfino la povera Charlie per essersi immischiata nella storia del marchio, quando io avrei dovuto pensarci due volte prima di accettarlo da Caino. E ne ho date di colpe , tante altre, prima di svegliarmi sudato di notte ammettendo che il primo colpevole ero io. E l'ho fatto anche con te, amico. E ti chiedo scusa." ammise sinceramente.

In quel momento, tornò nel salone principale dove i due stavano parlando, anche Sam. Ma si fermò a qualche passo da loro. Intuì quale fosse il discorso e voleva evitare di spezzare il momento.
Poi sentì il fratello parlare.
“Non andartene Cass. Resta qui, a casa. Con la tua famiglia!” fece indicando anche Sam che annuì in accordo con quelle parole.
Il minore guardò l’angelo che guardò lui e anche verso l’amico fece cenno di assecondare il volere del maggiore.
“Ci sono parecchie birre in fresco, Castiel!” disse sorridendogli amichevolmente. “Ne abbiamo di cose da mandare giù!”

Castiel guardò quei due esseri umani così speciali.  Così importanti per lui e per il mondo intero. Quello mondo che avevano salvato tante volte e più di chiunque altro e che erano pronti di nuovo a salvare. Già pronti ad affrontare qualsiasi cosa ci fosse stato al di fuori delle porte di quel rifugio.
“Sai cosa significa resilienza, Dean?!” domandò pacatamente.
Dean , colto alla sprovvista da quella strana richiesta, fece la sua solita faccia “Che domande! Certo che sì!” e infatti la risposta fu: “Certo! Ma non sono un nerd presuntuoso come il mio fratellino quindi lascio a te il piacere di dirlo!” affermò incrociando le braccia al petto.
Castiel lo fissò piegando appena di lato la testa, mentre Sam a stento trattenne una risata.
“La resilienza è la capacità di un un essere umano di affrontare e superare, con rinnovato spirito vitale, un evento traumatico o un periodo di difficoltà.”
A quella definizione Sam fece un respiro profondo annuendo consapevole del perché l’angelo avesse tirato fuori quella parola.
Dean  fu più esplicito e ironico. Al suo solito.
“Se per “rinnovato spirito vitale” intendi la voglia matta che ho di prendere  a calci in culo Chuck e fargli pagare il casino che ha causato, quello che ci ha fatto e che ci ha tolto, beh!, allora sì , mi sento decisamente pieno di resilienza!!” asserì convinto.
I tre , fermi ai loro posti, per qualche momento, si fissarono in silenzio.
In quel silenzio: promesse, conferme.

“Prenderei volentieri una birra, Sam!” fece l’angelo.
“Davvero?!” incerto, Dean.
“Come hai detto tu, Dean, dobbiamo prendere a calci Chuck e per capire come farlo credo che ci vorrà più di una birra!!”
“Ok! Allora penso che abbiamo un lavoro da fare!” convenne il biondo.
“D’accordo, ma se pensate che farò il maggiordomo, vi sbagliate di grosso. Se volete le birre verrete a prendervele da soli!” e così dicendo si avviò verso la cucina.
“Ma Sammy??!!” fece contrariato e deluso il maggiore. “Io sottolineo il momento clou  con la nostra frase epica e tu rovini tutto così?!” fece seguendo il fratello.
Continuarono a battibeccare lungo tutto il tragitto, anticipando solo di qualche passo Castiel che li seguiva divertito.
E quando i due furono in cucina, mentre prendevano le birre dalla dispensa, l’angelo si guardò impercettibilmente intorno, e quando tornò con lo sguardo sui due fratelli, altro non riuscì a dire se non…
“Sì, mi era mancato tutto questo!”


 

N.d.A.: ho scritto questa storia ad inizio stagione 15, spinta da alcuni rumors che già spoileravano della crisi tra Dean e Cass, ma vi giuro che quando ho visto la 15x03, mi è venuto un colpo.
Quel discorso finale tra loro e non dico altro!!
Vi dico solo che sono uscita per giocare al Lotto. Che ci prenda anche in qualche numero???

Baci, Cin!

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