Love is like a friendship caught on fire [NaLu Love Fest 2019]

di Soly_D
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Day 1: Last request ***
Capitolo 2: *** Day 2: Memories ***
Capitolo 3: *** Day 3: Reckless ***
Capitolo 4: *** Day 4: Worship ***
Capitolo 5: *** Day 5: Forbidden ***
Capitolo 6: *** Day 6: Secret ***
Capitolo 7: *** Day 7: Reunion ***



Capitolo 1
*** Day 1: Last request ***


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Love is like a friendship caught on fire.

[NaLu Love Fest 2019]



Day 1: Last request

Lucy inzuppò il panno nella bacinella dell’acqua fredda e lo pose sulla fronte a dir poco rovente di Natsu, ma quel calore sovrumano fece (di nuovo) evaporare tutta l’acqua nel giro di pochi secondi e di conseguenza Lucy dovette ripetere la manovra per la millesima volta da quando Natsu, poche ore prima, si era presentato a casa sua reggendosi a malapena in piedi con un Happy piuttosto preoccupato che gli svolazzava intorno. Allarmata, Lucy lo aveva subito accolto e sorretto prima che cascasse per terra. «Natsu, dobbiamo chiamare Polyushka!».
«No», aveva biascicato Natsu con gli occhi socchiusi. «È solo un po’ di febbre...».
«Ma stai andando a fuoco!», gli aveva fatto notare Lucy sentendo bruciare i polpastrelli con cui stringeva le spalle di Natsu.
«Niente di diverso dal solito, no?». Natsu aveva ridacchiato e in quel momento Lucy aveva capito che non era poi così grave, solo qualche decimo di febbre in più rispetto alla media umana. Perché in fondo, Dragon Slayer sì o no, END sì o no, Natsu rimaneva comunque un essere umano. Fortissimo, certo, ma comunque non completamente privo di debolezze.
Più tardi, Natsu le aveva spiegato che gli era già capitato di ammalarsi un altro paio di volte da ragazzino (un virus che colpiva solo i Dragon Slayer, nulla di cui preoccuparsi o che fosse trasmissibile alle persone comuni) e che non voleva lasciarsi visitare da Polyushka perché, come accaduto già in passato, gli avrebbe rifilato senza dubbio qualche intruglio disgustoso che non aveva nessunissima intenzione di ingurgitare.
«Stare a riposo qui con te basterà a farmi guarire», aveva concluso Natsu lasciandosi ricadere sul divano di Lucy, la quale non era riuscita a dirgli di no. Anzi, si era presa cura di lui piuttosto volentieri: lo aveva fatto spogliare affinché sentisse un po’ meno caldo (con il rischio di farsi abbrustolire il divano), gli aveva portato una bevanda fresca e qualcosa da sgranocchiare (la febbre non sembrava intaccare la sua fame) e con un po’ di difficoltà cercava di tenergli la fronte fresca e umida.
«Vai a dormire, Lucy», sussurrò Natsu quando il suo respiro tornò un po’ più calmo e regolare.
Lucy, contenta che le cure stessero avendo qualche effetto, accettò di buon grado la proposta di Natsu. In fondo era notte inoltrata e la mancanza di sonno cominciava a farsi sentire per tutti, tanto che Happy era già crollato da un po’, accoccolato sul divano ai piedi di Natsu. «Se c’è qualche problema, non esitare a chiamarmi», si affrettò a precisare.
Natsu annuì in segno di ringraziamento e Lucy fece per voltarsi, ma la mano bollente del Dragon Slayer si chiuse mollemente intorno al suo polso. «Un’ultima richiesta», lo sentì mormorare.
Accondiscendente, Lucy si sporse nuovamente verso di lui per sentire cosa avesse da chiederle – qualcos’altro da mangiare? O forse un altro cuscino? – ma Natsu le soffiò addosso la parola «bacio» in maniera talmente naturale e allo stesso tempo inaspettata che Lucy si ritrovò a indietreggiare con le guance in fiamme. Non era sicura di aver capito bene e volle accertarsene: «Cosa… cosa hai detto?».
«Voglio un bacio», ripeté Natsu un po’ più forte. «Non ne ho mai ricevuto uno».
Lucy, seppur tentata da quella richiesta così insolita, lo guardò di sottecchi. «È la febbre, stai delirando…».
«Un bacetto piccolo piccolo», insistette Natsu mimando con il pollice e l’indice una quantità minuscola, proprio come un bambino desideroso di caramelle.
Lucy si morse il labbro inferiore, esitante. “In fondo che male c’è?” pensò con il cuore che batteva a mille per l’emozione. Probabilmente il giorno dopo Natsu non se ne sarebbe nemmeno ricordato. Tanto valeva tenerlo contento, no? Solo per una volta, un innocuo bacetto sulle labbra del suo migliore amico del quale era follemente, stupidamente innamorata. Non aveva nulla da perderci, anzi.
Allora Lucy si piegò sulle ginocchia quel tanto che bastava per arrivare al viso di Natsu e in un impeto di coraggio, chiudendo gli occhi e smettendo di respirare, gli stampò un bacio sulle labbra calde e un po’ screpolate, salvo poi ritirarsi scottata (letteralmente) e riprendere fiato. Durò un battito di ciglia, ma l’effetto che ebbe su Lucy fu devastante. Le sembrava quasi di aver assorbito il calore che emanava il corpo di Natsu: lo sentiva sulle labbra, sul volto, sulle mani sudate, nel petto – proprio all’altezza del cuore – ed era la sensazione più piacevole che avesse mai provato.
«Oh». Natsu sgranò di colpo gli occhi come se la febbre gli fosse improvvisamente passata e guardò Lucy in maniera curiosa piegando un angolo della bocca in un sorriso malandrino. «Avevo in mente qualcosa tipo un bacio sulla fronte, come fanno Bisca e Alzack quando Asuka ha la febbre, ma questo è decisamente meglio», commentò leccandosi le labbra, per poi tirare Lucy verso di sé.
E Lucy, felice come poche volte nella sua vita, altro non poté fare se non lasciarsi cadere sul divano tra le braccia di un Natsu seminudo e sperare che quel bacio – così breve eppure così intenso – fosse il primo di una lunga, lunghissima serie.









Note dell'autrice:
Una piccola raccolta di flashfics senza pretese in occasione del NaLu Love Fest organizzato su Tumblr, i cui prompt sono quelli che ho riportato nell'introduzione.
Ho sempre scritto troppo poco sulla NaLu, coppia che amo da impazzire, e finalmente trovo l'occasione giusta per farlo. Il titolo è una citazione di Bruce Lee che mi sembra adatta alla coppia, fondata su una forte amicizia condita appunto di "fuoco" <3
Come ho precisato nell'introduzione, pubblico il primo capitolo oggi perchè da domani fino al 21 ottobre non mi sarà proprio possibile e non vorrei poi trovarmi ad accavallare più capitoli in un giorno.
Spero che apprezzerete queste poche righe e grazie a chi leggerà e a chi vorrà farmi sapere cosa ne pensa <3 alla prossima!
Soly Dea

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Capitolo 2
*** Day 2: Memories ***


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Love is like a friendship caught on fire.

[NaLu Love Fest 2019]



Day 2: Memories

Da quando era tornato dal suo anno di allenamento lontano da casa, Natsu aveva trovato qualcosa di diverso in Lucy. Qualcosa che non aveva nulla a che fare né con il nuovo taglio di capelli che comunque le donava particolarmente, né con i nuovi Star Dress che dimostravano quanto anche lei si fosse impegnata per diventare più forte. Si trattava di una vena più triste, più malinconica, attimi in cui lo sguardo di Lucy si perdeva nel vuoto per poi tornare alla realtà portandosi dietro pensieri e sentimenti inespressi e lacrime invisibili.
Natsu voleva vederci chiaro e allora aveva proposto a Lucy di fare un picnic in un prato fuori da Magnolia in memoria dei vecchi tempi, così da poterle esporre i suoi dubbi lontano da occhi e orecchie indiscrete. Lucy aveva accettato di buon grado e così quel pomeriggio si erano ritrovati seduti sull’erba fresca a mangiare tranquillamente i loro tramezzini mentre Happy rincorreva qualche farfalla. Tuttavia, anche in quel momento, Natsu aveva l’impressione che il sorriso di Lucy non fosse luminoso com’era sempre stato e come lui desiderava che tornasse ad essere – adorava quel sorriso, rivederlo l’avrebbe reso felicissimo. Natsu non era stupido, né così ingenuo come tutti credevano, e poiché la cosa cominciava seriamente a preoccuparlo, si limitò a porre a Lucy la domanda che gli ronzava in testa da un po’ di giorni.
«Sei arrabbiata con me?».
Presa alla sprovvista, Lucy sussultò e il tramezzino rischiò di scivolarle dalle mani sul vestito. «Perché dovrei, Natsu?».
«Perché ti ho lasciata sola per un anno».
Lucy sgranò impercettibilmente gli occhi, poi abbassò lo sguardo. «No, certo che no», rispose nascondendosi dietro l’ombra di un mezzo sorriso – di nuovo quel sorriso triste che proprio non le si addiceva. «Ma i ricordi... i ricordi fanno ancora un po’ male, devo ammetterlo».
Natsu sentì il cuore stringersi in una morsa dolorosa. Odiava veder soffrire Lucy, ancora di più se la colpa era sua come in quel caso. Istintivamente le si fece più vicino, le tolse il tramezzino dalle mani rimettendolo nel piatto e gliele prese nelle sue. Un incastro perfetto di mani bianche, piccole, fresche, e di mani più rudi, abbronzate, bollenti.
«Mi dispiace tanto, Lucy, credimi, ma l’ho fatto per diventare più forte. Per voi», disse guardandola dritta negli occhi nocciola. «Per te», concluse in un sussurro.
Ed era vero. Aveva trascorso quell’anno ad allenarsi duramente per essere in grado di proteggere le persone che amava, prime fra tutti Lucy ed Happy, ma solo ora si rendeva conto di quanto si fosse dimostrato impulsivo e strafottente ed egoista nel decidere di andarsene così all’improvviso, lasciando a Lucy solo una misera lettera (troppo vigliacco, troppo poco maturo per andarle a parlare di persona...). Lui durante quel cammino aveva avuto Happy accanto a sé, ma Lucy? Lucy aveva trascorso un intero anno da sola, completamente sola, ad annotare su un grande tabellone qualsiasi indizio fosse in grado di rimetterla sulle tracce di ogni singolo membro di Fairy Tail. Nomi di persone che li avevano intravisti di sfuggita o che avevano sentito parlare di loro, luoghi in cui erano stati avvistati, articoli di giornale, foto, racconti, documenti, anche solo voci lontane e poco attendibili.
E Natsu non riusciva a perdonarsi di averle permesso di caricarsi un simile peso sulle spalle tutta da sola. Forse, se a quel tempo ci avesse riflettuto meglio, avrebbe chiesto a Lucy di andare con lui o magari avrebbe deciso semplicemente di restare ad allenarsi con lei, lì dove tutto era cominciato. O forse no, forse era così che le cose sarebbero dovute andare. Rimanere distanti l’uno dall’altro per un intero anno, in fondo, era servito ad entrambi per maturare e ritrovarsi più forti e più uniti di prima, più intimi e più complici di quanto non fossero mai stati.
«Lo so che l’hai fatto per tutti noi», confermò Lucy con un sospiro. «È solo che... se ripenso a quest’ultimo anno, sento ancora l’amaro in bocca. Ma con il tempo passerà, ne sono certa. In fondo sono solo ricordi, no?».
Natsu annuì, ma in cuor suo seppe che quel tentativo di autoconsolazione non avrebbe migliorato l’umore di Lucy. Perché Lucy non aveva bisogno di altre parole di conforto, ne aveva avute anche troppe. Aveva solo bisogno di sentirsi di nuovo a casa e stavolta per davvero.
Di colpo, riflettendo su quei pensieri, Natsu ebbe un’idea così semplice eppure così geniale che si domandò come avesse fatto a non pensarci prima.
«Se il problema sono i ricordi, allora...». Scattò in piedi tirando Lucy con sé. «…basterà crearne di nuovi e di felici per sostituire quelli vecchi e tristi!».
Lucy sembrava un po’ frastornata e allo stesso tempo divertita. «Natsu, non è proprio così che funziona...».
Ma ormai Natsu la ascoltava a malapena. «Yo, Happy!», urlò per farsi sentire dall’Exceed che riportò immediatamente l’attenzione su di lui. «Che ne diresti di mostrare a Lucy il frutto del tuo allenamento?».
«Aye, Sir!», esclamò Happy sfoderando un paio di ali molto più grosse e robuste dell’anno precedente che gli permisero di sollevarsi in aria e gettarsi in picchiata verso Natsu e Lucy. Quasi avesse letto nel pensiero del suo migliore amico, l’Exceed afferrò Natsu per la giacca e a sua volta il Dragon Slayer prese in braccio Lucy con un movimento veloce. Happy spiccò il volo e a nulla valsero le proteste di Lucy che si dimenava tra le braccia di Natsu pretendendo di essere rimessa giù immediatamente.
Qualche secondo dopo, i tre volteggiavano per il cielo tinteggiato di rosa e arancio dal sole che tramontava gradualmente su Magnolia. Lucy, affascinata dal panorama della città che da quell’altezza sembrava essersi magicamente rimpicciolita, aveva ormai smesso di muoversi e lamentarsi. Il suo sguardo saettava da un edificio all’altro, da una strada all’altra e da un passante all’altro. Infine si soffermò sulla sede della gilda recentemente ristrutturata grazie all’impegno e alla dedizione di tutti i loro amici che in quell’anno di separazione non avevano mai, mai smesso di credere nel legame che li teneva stretti l’uno all’altro. E osservando l’insegna luminosa FAIRY TAIL sotto cui svettava il simbolo della fata che aveva ben impresso sul dorso della mano, a Lucy sfuggì un’ultima lacrima solitaria. Di gioia, stavolta, per aver finalmente ritrovato se stessa e la sua amata famiglia dalla quale non si sarebbe mai più separata.
«Allora, Lucy, che te ne pare di questi nuovi ricordi?», chiese Natsu impaziente. «Potrebbero funzionare?».
A quel punto Lucy guardò il volto sorridente di Natsu e il panorama della città le sembrò nulla in confronto.
«Saranno ricordi bellissimi», rispose accucciandosi al petto accogliente dell’amico e lasciandosi cullare dal ritmo calmo e confortante del suo battito cardiaco. Infine socchiuse gli occhi, le labbra increspate in un sorriso sereno, il primo vero sorriso da giorni.
«Grazie di cuore, Natsu. E grazie anche a te, Happy: sei diventato fortissimo».
Happy, tutto orgoglioso, fece un’ampia giravolta che però gli fece perdere drasticamente quota rischiando di cadere insieme ai suoi allarmati passeggeri.
«R-ragazzi... ora facciamo una sosta, però, va bene?».










Note dell'autrice:
GRAZIE DI CUORE a chi letto/recensito il primo capitolo. E buon NaLu Love Fest a tutti voi <3 Non ricordo se Happy abbia mai mantenuto ben due persone in volo ma mi piaceva comunque l’idea di renderlo il “cupido” della situazione. Alla prossima!

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Capitolo 3
*** Day 3: Reckless ***


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Love is like a friendship caught on fire.

[NaLu Love Fest 2019]



Day 3: Reckless

Lucy sospirò profondamente, una mano poggiata sul bordo del lavandino e l’altra impegnata a mantenere, non senza un certo tremolio, un test di gravidanza di cui aspettava l’esito da un paio di interminabili minuti con il cuore che le martellava impazzito nel petto.
Lei e Natsu erano stati semplicemente due incoscienti, due imprudenti, due sconsiderati: si erano lasciati travolgere da quella passione così intensa senza pensare alle conseguenze, convinti che le precauzioni “naturali” potessero bastare, ma evidentemente così non era stato. A dire il vero, Natsu ci aveva pure provato ad indossare quei maledetti preservativi, ma il primo l’aveva accartocciato ancora prima di usarlo, il secondo l’aveva rotto durante l’amplesso, il terzo l’aveva letteralmente bruciato per il nervoso e il quarto l’aveva buttato via per la disperazione, urlando che lui quel “coso” non lo voleva e che sarebbero stati meglio senza. Poiché Lucy non aveva nessunissima intenzione di gonfiarsi come un pallone assumendo la pillola, di cui tra l’altro non aveva bisogno data la regolarità del suo ciclo mestruale, avevano provato a fare l’amore affidandosi semplicemente alla capacità di autocontrollo di Natsu. Quest’ultima, al contrario di quanto ci si potesse aspettare dal suo carattere impulsivo e spesso irruento, era piuttosto elevata, complice il fatto che Natsu aveva anche l’occasione e il modo di allenarla praticamente ogni sera a letto... Le uniche volte in cui non era riuscito a trattenersi erano state due e Lucy se le ricordava perfettamente: quella volta che gli era venuta voglia di farlo di primo mattino, appena sveglio, con gli occhi ancora socchiusi e i freni inibitori un po’ dormienti, e quella volta che l’aveva praticamente sbattuta contro il muro della cantina buia della gilda trovando la situazione così eccitante e proibita da mandarlo fuori di testa. In entrambe le occasioni Lucy l’aveva accolto dentro di sé piuttosto volentieri, un po’ perché incapace di opporsi a tanta travolgente passione (tanto la propria, quanto quella di Natsu) e un po’ perché si trattava di giorni ben calcolati, fuori dal suo periodo fertile. Solo ora si rendeva conto di quanto fossero stati stupidi e superficiali ad affidarsi completamente alle certezze che avevano sul corpo umano. Il problema era che, di certo o di automatico, il corpo umano non aveva niente (non era mica una macchina!). Tutto era possibile, tutto era probabile come dimostrava quella gravidanza imprevista su cui Lucy aveva preso a riflettere solo da poche ore. Cos’altro potevano voler dire ben due settimane di ritardo se non che un piccolo Dragneel avrebbe presto riempito il suo grembo e poi la loro vita? Sul fatto di volerlo tenere Lucy non aveva alcun dubbio, anzi: si trattava pur sempre del frutto del suo amore con Natsu e inoltre costruirsi una famiglia era tra le sue priorità per l’avvenire. Semplicemente non era quello il momento giusto, per loro due, di diventare genitori perché avrebbe significato andare a vivere insieme in una casa più grande che ancora non potevano permettersi, quindi impegnarsi seriamente per ottenere uno stipendio redditizio. Ma, soprattutto, avrebbe significato per entrambi crescere all’improvviso, maturare prima del tempo, e Lucy non era certa che lei e Natsu fossero pronti ad un passo del genere: in fondo, per quanto stessero bene insieme, non erano ancora nient’altro che due ragazzini alle prese con l’amore e tante promesse. Potevano due ragazzini occuparsi di un bambino in modo adeguato? Lucy aveva qualche dubbio.
«Lucy», la richiamò Natsu posandole una mano sulla spalla. «Sono passati più di cinque minuti».
Lucy sussultò. Persa com’era nei suoi pensieri, non si era accorta dello scorrere del tempo. Il panico si impossessò improvvisamente di lei e fu seriamente tentata di coprirsi gli occhi e gettare il test nelle mani di Natsu affinché leggesse il risultato al posto suo. Tuttavia, dovette accantonare ben presto l’idea quando si rese conto che Natsu di quel test non avrebbe capito nulla. Svelta, allora, diede un’occhiata lei stessa e il cuore quasi le rimbalzò in gola quando il suo sguardo captò un’unica sola tacca.
«Negativo», sussurrò tornando finalmente a respirare.
Si era sbagliata! Niente gravidanza, niente bambino, niente casa più grande e compagnia bella. Nulla di nulla. La loro vita non sarebbe cambiata di una virgola. Che stupida era stata a saltare a conclusioni affrettate! Quelle due settimane di ritardo, evidentemente, erano state causate solo da un po’ di stress o magari dal cambio di stagione (in ogni caso si sarebbe fatta presto visitare da Polyushka). Poteva esserci notizia migliore di quella che non era incinta? Certo che no. Eppure, in fondo al cuore, una parte di lei aveva desiderato quel bambino. Solo per un momento, un millesimo di secondo in cui se l’era immaginato tra le braccia, così piccolo, bello e innocente, così suo. Suo e di Natsu.
«Peccato», commentò lui con un sospiro.
«Peccato?!», ripeté Lucy incredula e in parte felice che anche Natsu avesse avuto i suoi stessi pensieri.
«Già me lo immaginavo… avrebbe avuto i tuoi capelli e i miei occhi, o magari il contrario». Il Dragon Slayer sorrise allargando le braccia e dondolandole da sinistra a destra come si fa con un neonato. «Sarebbe stato divertente».
«Natsu!», lo riprese Lucy con tono di rimprovero mentre abbandonava il test nel lavandino. «Un bambino non è come un giocattolo o come un animale domestico: ha bisogno di cure, attenzioni e... insomma, non prenderla così alla leggera!».
«Io non la prendo alla leggera», ribatté Natsu convinto. «Dico solo che sarebbe stato divertente crescerlo insieme, insegnargli cos’è l’amore, l’amicizia. Cosa significa far parte di una gilda. E poi insegnargli a combattere, farlo diventare il più forte mago e Dragon Slayer mai esistito!».
Lucy aveva qualche dubbio sull’ultimo punto (non serviva un drago o un lacryma o qualcosa del genere per plasmare un Dragon Slayer?) ma sorrise ugualmente intenerita da quella confessione e capì che Natsu, al momento opportuno, sarebbe stato un ottimo padre e avrebbe amato il loro bambino più di ogni altra cosa.
«Prima o poi ci arriveremo, Natsu», lo confortò sfiorandogli una guancia. «Ma per ora godiamoci la nostra giovinezza, che ne dici?».
Natsu annuì sereno. «Tanto possiamo riprovarci quando vogliamo, no?». Con un sorriso malandrino attirò Lucy verso di sé e le stampò un lungo bacio sulle labbra, subito ricambiato con passione e accompagnato da dolci carezze.
Sì, pensò Lucy stringendo Natsu a sé, la famiglia che desideravano costruire insieme non era poi qualcosa di così lontano o irraggiungibile, anzi…










Note dell'autrice:
Non ho molto da dire su questo capitolo, si è scritto praticamente da solo, mentre voglio annunciarvi che il prossimo capitolo e quello dopo ancora costituiranno una Fantasy!AU che spero possa incuriosirvi.
Grazie di cuore a chi legge e commenta <3 alla prossima!

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Capitolo 4
*** Day 4: Worship ***


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Love is like a friendship caught on fire.

[NaLu Love Fest 2019]



Day 4: Worship
[Fantasy!AU - parte 1]

400 anni fa, il potente mago Zeref Dragneel, straziato dal dolore per la morte di suo fratello minore Natsu, lo sottopose a numerose magie oscure per cercare di riportarlo in vita. Dopo svariati tentativi, Zeref riuscì nel suo intento ma ben presto se ne pentì: non solo aveva resuscitato Natsu, ma lo aveva anche reso immortale e caricato di poteri demoniaci fino a trasformarlo in un vero e proprio mostro che uccideva tutto ciò che gli capitava a tiro. Natsu uccise prima i suoi genitori, poi familiari, amici e amori. Prima che potesse radere al suolo l’intera città, Zeref decise di relegarlo con la sua magia dietro un cancello ultraterreno che lo avrebbe tenuto lontano e nascosto per il resto della sua esistenza immortale e collegò il cancello ultraterreno ad un tempio sulla terra nel quale Zeref andava ogni giorno a rinforzare l’incantesimo. In punto di morte, Zeref, non avendo figli, lasciò le chiavi del cancello alla fidata Anna Heartfilia affinché prendesse il suo posto come sacerdotessa del tempio. Anna portò a termine il suo compito egregiamente e a partire dalla sua morte le chiavi furono trasmesse di generazione in generazione, di sacerdotessa in sacerdotessa, all’interno della famiglia Heartfilia, che da 350 anni si impegna a proteggere il mondo da END.

Lucy, figlia di Layla, discendente di Anna Heartfilia, conosceva a memoria quella storia. E se da una parte era grata a Zeref per aver represso l’affetto fraterno in favore del bene del mondo, dall’altra lo odiava per averla caricata di una simile responsabilità: mentre Anna aveva “portato a termine il suo compito egregiamente” e così avevano fatto anche le successive sacerdotesse compresa Layla (morta prematuramente), Lucy non poteva dire una cosa simile di se stessa. La verità era che lei non era affatto portata per fare la sacerdotessa, tanto che rischiava di mandare in fumo tutti gli sforzi di Zeref un giorno sì e l’altro pure. Una sera si era quasi dimenticata di passare dal tempio per rinnovare l’incantesimo, un’altra volta aveva pronunciato male le parole, un’altra volta ancora aveva perso le chiavi per poi ritrovarle all’ultimo minuto e così via. In ognuna di queste occasioni, Lucy aveva visto smaterializzarsi di fronte a sé un cancello fatto di sbarre in procinto di aprirsi dal quale sbucava una luce accecante. Con il cuore in gola e il respiro mozzato, aveva ripetuto l’incantesimo fino allo sfinimento, sospirando poi di sollievo nel momento in cui il cancello era svanito. Non ne aveva mai fatto parola con nessuno, nemmeno con suo padre: si vergognava troppo di ammettere che lei non meritava quelle chiavi, che era la prima Heartfilia incapace di combattere il demone END con gli strumenti messi a disposizione da Zeref.
Anche quella sera, Lucy giunse al tempio piena di sconforto e si inginocchiò di fronte al piccolo altare con le chiavi in mano in attesa dell’ora prestabilita per rinnovare l’incantesimo. “Se solo potessi liberarmi di questo enorme peso...” pensò con gli occhi fissi sul dipinto di END – mezzo drago, mezzo uomo – che sembrava guardarla da lassù con disprezzo.

Lucy si svegliò di soprassalto accecata da una luce estremamente luminosa. Riconoscendo di fronte a sé le familiari porte del cancello di END aperte, sgranò gli occhi inorridita e gettò un urlo che rimbombò tra le pareti del tempio.
«Che diamine hai da urlare?!», esclamò una voce maschile alle sue spalle. «Mi hai fracassato i timpani!».
Lucy gelò sul posto, convinta di aver appena evocato END e che il mondo fosse sull’orlo del collasso. Quando si voltò, però, trovò solo un ragazzo che non aveva nulla di demoniaco, anzi: con quella folta capigliatura rosa e quei vestiti totalmente fuori moda sembrava perfino buffo.
«E tu chi saresti?».
«Sai benissimo chi sono, Anna», rispose il ragazzo, per poi portarsi due dita al mento con aria profondamente riflessiva. «O forse sei sua figlia? In effetti Anna a quest’ora dovrebbe essere piuttosto vecchia».
«Anna è la mia tri-tri-tri-trisavola», gli fece presente lei. «Io mi chiamo Lucy, Lucy Heartfilia».
Il volto del ragazzo si trasformò in una maschera d’orrore, quasi avesse appena visto un fantasma. «Questo vuol dire che... sono passati secoli da quando Zeref mi ha messo lì dentro?!».
Lucy era a dir poco incredula. Quel ragazzo stava seriamente tentando di farle credere di essere il demone END? Solo uno stupido si sarebbe fatto abbindolare.
«Non ci credo…». Il ragazzo abbassò gli occhi intrisi di tristezza. «Stare lì dentro mi ha davvero fatto perdere la cognizione del tempo... a quest’ora i miei amici saranno morti e sepolti. O meglio, quelli che ho risparmiato. E così anche i loro nipoti e pronipoti».
Lucy non sapeva cosa dire o fare. La persona che le stava di fronte non aveva nulla che somigliasse vagamente al quadro di fronte all’altare. Non aveva né corna, né artigli e nemmeno ali di drago, e non sembrava avere cattive intenzioni nei suoi confronti. Che fosse tutta una commedia, uno stupido scherzo per spaventarla? Ma perché, poi? Non aveva mai visto quel ragazzo in vita sua. O forse era solo un pazzo bisognoso di aiuto, qualcuno che si era immedesimato così tanto nella storia dei fratelli Dragneel da credere di farne parte? Convinta dell’ultima opzione, Lucy provò un po’ di pena per lui e pensò che sarebbe stato meglio accompagnarlo fuori dal tempio e incoraggiarlo a tornarsene a casa, dovunque essa fosse.
«Come ti chiami?», gli chiese gentilmente.
«Natsu», rispose il ragazzo guardandola dritta negli occhi. «Natsu Dragneel. E tu, Lucy Heartfilia, devi farmi tornare lì dentro immediatamente». Così dicendo, indicò con un dito il cancello di END di fronte all’altare.
Lucy sussultò all’improvviso, non perché avesse cominciato a credere di colpo a quella farsa, ma perché le parole del ragazzo le avevano improvvisamente ricordato qual era il suo compito: proteggere il mondo da END. E se al momento END non si trovava lì nel tempio, allora che diavolo di fine aveva fatto? Immaginandolo intento a seminare panico e distruzione per la città, Lucy corse istintivamente fuori dal tempio e guardò giù dalla collina: le strade sembravano calme e silenziose esattamente come le aveva lasciate prima di addormentarsi. Non fece in tempo a tirare un sospiro di sollievo, che immaginò nuovi scenari ancora più apocalittici: e se END si fosse spinto più lontano? Se per colpa sua stesse già distruggendo intere città totalmente indisturbato? Il panico si impossessò di lei, tanto da dimenticarsi del ragazzo che si spacciava per l’oggetto dei suoi pensieri.
«Somigli così tanto ad Anna, Lucy. L’ultima volta che l’ho vista, mio fratello Zeref era in punto di morte e mi aveva evocato per dirmi che non aveva mai smesso di volermi bene e che Anna sarebbe stata la sua degna sostituta. Siete proprio due gocce d’acqua tu e lei… eppure sono sicuro che tu sia in qualche modo diversa».
Quelle parole, pronunciate dal ragazzo con una tale semplicità e naturalezza, ebbero il potere di colpire Lucy come un fulmine a ciel sereno. All’improvviso la realtà dei fatti le cadde addosso pesante come un macigno e fu in quell’esatto momento che Lucy, voltandosi, rivide nei sinceri occhi verdi di quel giovane dall’aria così innocua il protagonista della storia di sangue che si tramandava da secoli nella sua famiglia.
«Sei davvero tu», sussurrò più a se stessa che al diretto interessato. Per quanto impossibile da credere, per quanto assurdo e insensato... «Tu sei END».
Lucy non ci pensò due volte: se davvero quello era END e se le vicende che ruotavano attorno a lui erano vere, andava rispedito dritto da dov’era venuto. Più agguerrita che mai, si gettò sul ragazzo spingendolo con tutta la forza che aveva in corpo in direzione del cancello e incredibilmente ci riuscì: Natsu venne avvolto dalla luce e Lucy recitò l’incantesimo facendo chiudere le porte con lui dietro di esse che la guardava con occhi totalmente indifferenti. Quando il cancello finalmente scomparve, Lucy cadde in ginocchio per terra ringraziando qualsiasi dio esistente e maledicendosi per il suo errore. Tuttavia, dopo che si fu ripresa dallo shock, realizzò che END con la sua mostruosa forza avrebbe potuto benissimo opporsi, scaraventarla per terra e uscirsene indisturbato dal tempio. Eppure non l’aveva fatto, aveva preferito lasciarsi rinchiudere un’altra volta in quel limbo creato da suo fratello. Quale altro essere umano e non, sano di mente, avrebbe accettato una simile prigionia? Nessuno.
Chi era allora, veramente, END? Cosa si celava davvero nel suo cuore, a patto che ne avesse uno? Soffriva, forse? E soprattutto, cos’era che la storia dei fratelli Dragneel non diceva?
Lucy si rimproverò mentalmente: in quanto sacerdotessa del tempio di Zeref non doveva porsi domande del genere. Sarebbe stato molto meglio dimenticare l’accaduto, andare avanti e impegnarsi affinché un episodio del genere non si ripetesse mai più.
Eppure, quelle domande continuarono a tormentarla nel profondo per giorni e mesi. Quando Lucy non ne poté più, lasciò che le porte del cancello di END si riaprissero nuovamente e da quel momento cominciò la sua più grande condanna: sarebbe stata, infatti, la prima sacerdotessa a rifiutare i fondamenti del culto di cui lei stessa era custode, per convertirsi ad un altro culto, quello del suo cuore. La prima sacerdotessa che anziché venerare Zeref, il bene, avrebbe venerato il male, END.
Ma questo Lucy ancora non poteva saperlo.

***

La prima volta che Lucy Heartfilia aveva incontrato END, era stato a causa di un madornale errore dettato dalla sua poca esperienza come sacerdotessa del tempio di Zeref. La seconda volta, invece, Lucy gli aveva permesso volontariamente di oltrepassare le porte del cancello per ottenere da lui risposte chiare alle domande che la tormentavano dal loro primo incontro. La terza volta l’aveva evocato per approfondire la sua conoscenza, la quarta per puro svago. La quinta volta, poteva affermare di conoscere END abbastanza da trovarlo simpatico. La ventesima volta erano diventati amici. Dopo un anno o poco più, Lucy se n’era perdutamente, dannatamente innamorata.
Natsu Dragneel era un tipo semplice che nei suoi primi vent’anni di vita, vent’anni che si collocavano circa 400 anni prima dell’era di Lucy, aveva avuto molti amici e uno spiccato senso dell’avventura. Nel tentativo di salvare una sua amica, Lisanna, da morte certa, aveva dato volentieri la sua stessa vita, ma questo aveva scatenato una serie di eventi a causa dei quali era stato rinchiuso in un limbo per l’eternità. Ed era da quello stesso limbo che Lucy lo lasciava uscire ogni giorno per trascorrere la serata con lei, lì nel tempio, almeno finché Natsu non cominciava a perdere il controllo di se stesso. Era chiaro per Lucy che la storia che si tramandava da generazioni nella sua famiglia ometteva un dettaglio fondamentale: il limbo costruito da Zeref era capace non solo di togliere a Natsu ogni residuo di umanità (lì non aveva bisogno di mangiare, bere, dormire e così via) ma anche di sedare il suo istinto omicida fino a cancellarlo, tuttavia bastava un’ora fuori dal limbo affinché Natsu tornasse a sentire i bisogni umani e si ritrasformasse in END.
Durante i loro incontri Lucy gli portava da mangiare e, tra un morso e l’altro, Natsu le raccontava aneddoti della sua vita passata facendola ridere e commuovere allo stesso tempo. Qualche volta Lucy gli aveva proposto di fare un giro con lei fuori dal tempio, ma Natsu si era rifiutato categoricamente affermando di non voler mettere paura alla città e di non voler rischiare di provocare un’altra volta ciò che aveva causato secoli prima. Dopo un’ora fuori dal limbo, infatti, lo sguardo di Natsu si rabbuiava, la sua voce diventava più bassa e cavernosa, le vene sulle sue braccia si ingrossavano, le sue mani si stringevano in preda agli spasmi. Prima che Natsu potesse assumere la sua forma demoniaca, Lucy, con sommo dispiacere, lo rispediva dritto nel limbo e il giorno dopo si ripeteva tutto da capo.
Per Lucy, trascorrere la serata con Natsu era diventato il suo momento della giornata preferito, tanto che non odiava più il compito che le era stato tramandato dalla sua famiglia. Essere la sacerdotessa del tempio di Zeref le aveva permesso di conoscere il vero Natsu Dragneel il cui animo buono, allegro e spensierato, le riempiva non solo le serate ma anche la testa e il cuore. Ed era abbastanza sicura che Natsu ricambiasse i suoi sentimenti: a Lucy non era sfuggito lo sguardo desideroso con cui lui la guardava, né il lieve tremore che lo assaliva ogni volta che si sfioravano. L’unico ostacolo in mezzo al loro amore era l’essenza demoniaca di Natsu che non permetteva loro di passare più di un’ora insieme, per cui Lucy era arrivata ad una decisione: avrebbe chiesto a Natsu di portarla con sé nel limbo dove avrebbero potuto stare insieme senza problemi. Non si sarebbe trattato di una permanenza temporanea, ovviamente: Lucy non voleva lasciare il suo mondo, né i suoi amici e la sua famiglia. Alla fine dei loro incontri nel limbo, le sarebbe bastato aspettare che il cancello si aprisse e quindi lanciarsi attraverso la porta per atterrare di nuovo nel tempio come aveva fatto Natsu per un intero anno.
Sì, sarebbe stato semplicissimo. Non restava che dirlo a Natsu…








Note dell'autrice:
Spero che l'idea vi sia piaciuta. In effetti, più che un Fantay!AU sembra una mia rivisitazione della storia di Fairy Tail :D Vi do l'appuntamento a DOMANI per la 2^ parte in cui il rating si alzerà parecchio <3 <3 <3
GRAZIE a chi legge e a chi vorrà farmi sapere ancora una volta cosa ne pensa. A prestissimo!

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Capitolo 5
*** Day 5: Forbidden ***


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Love is like a friendship caught on fire.

[NaLu Love Fest 2019]



Day 5: Forbidden
[Fantasy!AU - parte 2]

«Ciao», disse Lucy quella sera con un gran sorriso quando Natsu le apparve di fronte inondato dalla luce che sbucava attraverso le sbarre del cancello. Facendo un passo avanti, Lucy gli circondò il collo con le braccia e lo strinse a sé godendo del piacevole calore che emanava. Era così bello Natsu, così buono con lei che la storia dei fratelli Dragneel le sembrava quasi una menzogna, e Lucy era ormai così pazza di lui che più volte si era ritrovata a desiderare di poter amare Natsu liberamente e umanamente sulla Terra, lontano dal tempio e dal limbo, alla luce del sole. Ma il destino aveva deciso diversamente per loro, a cui non restava altro che godersi il più possibile ciò di cui disponevano.
«Ciao», sussurrò Natsu al suo orecchio senza ricambiare l’abbraccio. Lucy non se la prese: sapeva che lui aveva dannatamente paura di farle del male e questa premurosa preoccupazione nei suoi confronti la confortava più di qualunque abbraccio.
«Ho avuto un’idea», cominciò Lucy scostandosi dal ragazzo con gli occhi che brillavano.
«Se vuoi portarmi lì fuori, non se ne parla», affermò categoricamente Natsu indurendo per un attimo lo sguardo. «Te l’ho detto, non sarebbe sicuro e...».
«No», lo bloccò Lucy afferrandogli la mano con cui aveva indicato l’uscita del tempio. Se la strinse al petto, proprio all’altezza del cuore: era bollente. «Voglio venire nel limbo con te».
«COSA?!». Natsu lo aveva praticamente urlato divincolandosi rudemente dalla sua presa. «Sei impazzita per caso?!». Il suo sguardo ardeva improvvisamente di rabbia, la sua mascella era così contratta che Lucy temeva quasi che si sarebbe trasformato in END da un momento all’altro.
Delusa e scoraggiata dalla reazione del ragazzo, la sacerdotessa indietreggiò ad occhi bassi. «Pensavo che ti avrebbe fatto piacere…».
«Lucy», tentò Natsu con tono più calmo. «Come puoi solo pensare che io ti possa portare lì dentro? È un inferno, lo capisci?».
«Non è vero!», esclamò Lucy gettandosi al suo petto. Strinse nelle mani due lembi della maglia di Natsu e lo guardò dritto negli occhi. Gli stava talmente vicina che poteva sentire il suo respiro infrangersi sulle proprie labbra. «Hai detto che lì dentro non c’è assolutamente nulla, che ti ci senti bene. Ed io voglio stare lì con te per più di una maledettissima ora!».
«Ti ho mentito, dannazione!». Natsu ora sembrava davvero fuori di sé. Lucy non l’aveva mai visto così furibondo, ma la cosa non la intimoriva affatto: sapeva che Natsu non avrebbe mai potuto farle del male. «È un inferno! Te l’ho tenuto nascosto solo per non farti preoccupare inutilmente! Ma se continui ad insistere giuro che non tornerò qui mai più, quant’è vero che mi chiamo Na–!».
Lucy lo aveva baciato disperatamente sulla bocca stringendogli il volto tra le mani. Era da tempo che sognava di farlo e in effetti il suo primo bacio se l’era immaginato diverso, più romantico forse, ma quello era l’unico modo per far capire a Natsu cosa provasse per lui e perché desiderasse tanto seguirlo nel limbo.
Fu un bacio breve, ma straordinariamente intenso. Quando Lucy si staccò, Natsu sembrava pietrificato: gli occhi sgranati e le labbra dischiuse sottolineavano lo shock e l’emozione, come Lucy sperava, che quel contatto aveva scaturito dentro di lui. Lucy attese pazientemente e, quando lo vide sporgersi nella sua direzione afferrandole le spalle, chiuse gli occhi convinta che Natsu volesse a sua volta baciarla, ma non fu affatto così.
«Lucy», scandì Natsu con voce roca, gutturale, mentre la guardava con occhi colmi di puro orrore e intensificava la presa sulle sue spalle fino a farle male. «Fammi tornare nel limbo. Da solo. Ora».
«Natsu...», sussurrò Lucy sentendo le lacrime pizzicarle gli occhi. Non per il dolore alle spalle, ma per il dolore che il comportamento di Natsu le stava causando. Perché la rifiutava? Quel limbo era davvero così terribile? Durante i loro primi incontri, Natsu le aveva più volte raccontato di come lì non avesse nulla da fare se non camminare all’infinito e riflettere da solo con se stesso, perciò Lucy stentava a credere che potesse trattarsi di un luogo pericoloso. Piuttosto, era convinta che Natsu non volesse portarla con sé per il semplice fatto che non gli sembrava giusto opporsi alla volontà di Zeref, sottrarre una sacerdotessa al mondo terreno e coinvolgerla in faccende troppo grandi e complicate. Sì, doveva essere così.
Nel frattempo, indiavolato più che mai, Natsu si staccò da lei con uno scatto repentino e raggiunse il cancello a passo di marcia con i pugni stretti lungo i fianchi. Si inoltrò nella luce con un ringhio quasi animalesco, degno di END, e urlò «L’INCANTESIMO!» facendo tremare le pareti del tempio.
Lucy, dopo un attimo di esitazione, recitò velocemente la formula e le porte, come di consueto, cominciarono a chiudersi. Ciò che Natsu non si aspettava era che Lucy si sarebbe lanciata verso di lui un attimo prima che il cancello si chiudesse completamente e svanisse nel nulla portandosi via entrambi.

Caddero all’indietro con un urlo e Lucy atterrò sul corpo di Natsu, il quale si ritrovò a sua volta spalmato per terra. Rialzandosi a fatica, Lucy si guardò attorno: lì dentro non sembrava esistere alcuna dimensione se non quella orizzontale sulla quale erano distesi. Non c’erano né le pareti, né il soffitto. Solo un’immensa, infinita distesa di bianco puro, pulito, quasi accecante. Nient’altro che bianco, sopra di loro e intorno a loro. E in quel momento Lucy ebbe la conferma del fatto che Natsu non le avesse affatto mentito sulla natura di quel posto: era totalmente innocuo. Anche lui si era rimesso in piedi, ma aveva preferito allontanarsi di qualche metro e darle le spalle con le braccia incrociate al petto e lo sguardo rivolto al bianco, come se avesse qualcosa di molto interessante da guardare.
«Natsu», disse Lucy esitante. Avrebbe voluto scusarsi per avergli praticamente imposto la propria scelta, ma lui non glielo permise.
«Vuoi sapere la verità, Lucy?». Natsu parlava girato di spalle. «Tutta la verità?».
«Sì», rispose Lucy frastornata. Credeva che lui le avesse raccontato tutto ma evidentemente non era così.
Il ragazzo attese qualche secondo, poi si lasciò andare ad un lungo discorso le cui parole investirono Lucy come un fiume in piena.
«Non è questo dannato limbo che mi permette di controllare il demone in me, come ti ho fatto stupidamente credere. Questo posto mi tiene solo lontano dal mondo e dai bisogni umani, ma non dalla mia essenza demoniaca: quella viene fuori indipendentemente da dove mi trovo e devo controllarla io stesso, da solo. Ma la tua vicinanza, Lucy, me lo rende ogni giorno più difficile. È solo stando lontano da te che io torno in me».
«Cosa…?», fu tutto ciò che Lucy riesce a spiccicare, turbata da quelle parole che sembravano additarla come la causa del quotidiano risveglio di END nel corpo di Natsu. «Cos’è che non mi stai ancora dicendo, Natsu?».
«È una maledizione che mi cadde addosso quando mio fratello tentò di riportarmi in vita con la sua magia», continuò Natsu, imperterrito nel rimanere voltato di spalle. «Tanto più amo, tanto più voglio uccidere. Questo la storiella della buonanotte sui fratelli Dragneel non lo dice, vero?».
Lucy smise di respirare, cogliendo finalmente i tasselli mancanti del puzzle. Era a causa di quella maledizione che Natsu aveva ucciso genitori, parenti, amici e amori. Non per un istinto primordiale di sangue, ma per il forte amore che provava nei loro confronti e che il demone al suo interno trasformava in odio.
Lucy sentì affiorare nuovamente le lacrime. «Natsu, allora tu...».
«Me ne sono rimasto passivo e indifferente nel limbo per ben 400 anni perché non avevo più nessuno da amare o che mi amasse. Ma tu, Lucy, tu mi hai ridato una ragione di esistere. E non puoi capire quanto cazzo vorrei stringerti tra le mie braccia e allo stesso tempo stritolarti fino all’ultimo respiro». Natsu abbassò la testa e le spalle sconfitto. «Finirò per uccidere anche te».
Di fronte a quella sofferta e insolita dichiarazione d’amore, Lucy corse con il cuore traboccante d’emozione incontro a Natsu e lo abbracciò da dietro circondandogli la vita con entrambe le braccia. Poggiò una guancia al centro della sua schiena e chiuse gli occhi. «Tu non mi faresti mai del male, Natsu».
«Ma l’ho già fatto. Prima... nel tempio… quando ti ho stretto le spalle».
Lucy lo abbracciò più forte. «Non è nulla».
«Ti prego, allontanati», tentò ancora Natsu con voce pregna di malinconica frustrazione. «Se dovessi ucciderti non potrei mai perdonarmelo. E dopo non potrei nemmeno suicidarmi dal dolore perché sono immortale».
«Io ti amo».
Quelle tre parole furono in grado di sgretolare ogni barriera. Natsu si voltò e baciò Lucy sulle labbra con un’irruenza tale che sarebbe certamente caduta all’indietro se lui non l’avesse mantenuta con le sue braccia. La sua presa era forte, possessiva, e la sua bocca famelica, esigente. Fu un bacio lungo e umido, ben diverso da quello che si erano dati nel tempio, tanto che mozzò il respiro ad entrambi.
«Hai visto?», soffiò Lucy direttamente sulla bocca di Natsu quando si staccarono per riprendere fiato. «Non mi stai facendo del male».
«È perché mi sto controllando con tutto me stesso, Lucy, ma non so quanto resisterò», ammise Natsu respirando affannosamente. «Fai ancora in tempo ad andartene».
«No». Lucy gli strinse il viso tra le mani per costringerlo a guardarla negli occhi. «Io resto».
E mentre Natsu la attirava nuovamente a sé con un misto di dolcezza e prepotenza, tenerezza e aggressività, Lucy pensò che la loro sarebbe stata una relazione totalmente proibita: la sacerdotessa del tempio di Zeref insieme al demone END. Che cosa avrebbe pensato il mondo se fosse venuto a saperlo? Ma tanto a Lucy non importava minimamente. L’amore tra lei e Natsu era più forte di qualsiasi convenzione sociale o morale, ma soprattutto più forte di qualsiasi insensata maledizione oscura.

Natsu non riusciva a capacitarsi di come si stesse lasciando andare senza opporre la minima resistenza. Aveva sbagliato a rivelare a Lucy che l’amava, avrebbe fatto meglio a dirle che lei gli era totalmente indifferente perché solo così sarebbe riuscito nel suo intento di allontanarla e quindi salvarla da morte certa. Invece aveva fatto esattamente il contrario e ora non riusciva a dire di no alle dolci carezze e ai languidi baci di Lucy. E come avrebbe potuto, d’altronde? L’amava disperatamente, come non amava ormai da ben 400 anni o forse come non aveva mai amato durante la sua intera esistenza, il che metteva Lucy in serissimo pericolo.
«Lucy», sussurrò completamente soggiogato dal tocco della ragazza e, tra un bacio e l’altro, si chiese perché diavolo stesse provando una tale eccitazione se quel dannato limbo aveva la funzione di togliergli ogni bisogno umano per farlo vivere quanto più in pace possibile. Evidentemente Zeref, nel costruirlo con la sua magia, aveva messo in conto solo cose come la sete, la fame, il sonno, ma non aveva pensato alla sessualità. E la cosa, pensò Natsu schiacciandosi addosso il corpo morbido e sinuoso di Lucy, andava tanto a suo favore quanto a suo sfavore.
«Natsu…». Lucy continuava ad accarezzargli il volto, il collo, le spalle nel tentativo di confortarlo. «Lasciati andare, andrà tutto bene».
E Natsu volle crederci davvero. Volle credere di essere abbastanza forte da poter amare Lucy senza farle del male. Allora portò le mani tremanti sulle spalline del suo vestito e le abbassò lentamente, rabbrividendo al contatto con la pelle fresca delle spalle nude. Fu Lucy stessa, poi, a disfarsi del vestito lasciandolo cadere per terra con un fruscio e Natsu, guardandola, ebbe come l’impressione di trovarsi in un sogno: il biondo lucente dei capelli, la carnagione chiara e l’intimo color panna che indossava la rendevano ai suoi occhi offuscati di piacere un tutt’uno con il bianco circostante, un tripudio di bianco candido nel quale si sarebbe voluto letteralmente tuffare. Svelto, si sfilò anche lui gli abiti e poi, uniti da un tacito accordo, i due si stesero insieme per terra l’uno sopra l’altro baciandosi nuovamente con ardore.
Bastarono pochi altri movimenti per disfarsi anche dell’intimo. Con Lucy nuda e bollente sotto di sé, per Natsu le cose si complicavano seriamente, ma si sarebbe sforzato con tutto se stesso di non torcerle nemmeno un capello. La baciò avidamente sul volto, sul collo, sui seni e sull’addome godendo dei suoi gemiti spezzati, mentre i loro bacini sfregavano l’uno contro l’altro alla ricerca di sollievo. E quando Lucy gli fece capire di essere pronta, Natsu cominciò a premersi contro di lei, dentro di lei, più e più volte, finché i loro corpi non si fusero l’uno nell’altro, travolti da quella passione così inebriante e allo stesso tempo pericolosa.
«Lucy», sussurrò Natsu al suo orecchio, percependone la sofferenza per la dolorosa intrusione. «Mi dispiace, davvero, sto cercando di…».
Lucy gli tappò la bocca con un bacio andandogli incontro con il bacino. A quel punto una parte di Natsu, quella demoniaca, sentì l’impulso di addentrarsi sempre più in fondo, fino a sentire Lucy contorcersi e gridare sotto di lui, ma l’altra parte, quella umana, gli suggerì di mantenersi lucido, vigile, se non voleva che la ragazza che amava gli morisse in quell’istante tra le braccia.
«N-Natsu…». Il suo nome pronunciato da quelle labbra gonfie di baci suonò così dolce e allo stesso tempo così erotico da offuscargli la ragione. Senza che se ne accorgesse, Natsu lasciò che la sua parte demoniaca prendesse pian piano il sopravvento e così sfoderò i canini e gli artigli: gli uni affondarono nella carne tenera della spalla di Lucy, gli altri in quella morbida dei fianchi. A quel punto, Natsu intensificò la velocità e la violenza delle spinte fino a svuotarsi nel grembo fremente e accogliente di Lucy con un ringhio che di umano non aveva nulla. L’emozione che ne derivò fu di una tale portata che Natsu non poté far nulla per evitare che il suo corpo si ingrossasse assumendo le sembianze di un drago: due grosse ali sbucarono sulla sua schiena, accompagnate dalle corna sulla testa e da scaglie disseminate su tutto il corpo, e nello stesso tempo il suo sguardo, il suo animo, il suo cuore si riempirono di oscurità.
END drizzò la schiena, puntò le ginocchia per terra e afferrò Lucy per la gola sollevandola in aria come una piuma. Il volto della sacerdotessa, in preda agli spasmi causati dalla mancanza d’aria e dal dolore lancinante al collo, era una maschera di puro orrore, ma questo ad END non sembrava importare.
«N-Na…».
Lucy tese le mani tremanti verso END sfiorandogli il volto e quello gliele avrebbe certamente azzannate se, di colpo, il limbo non avesse cominciato a tremare convulsamente per poi sgretolarsi. Pezzi di bianco caddero dall’alto fracassandosi per terra come vetro e attirando l’attenzione del demone il quale sembrò pietrificarsi all’improvviso con gli occhi rivolti al cielo.

Se un giorno sentirai questo messaggio, fratello adorato, significa che le mie ipotesi si saranno avverate. Ti parlo dal passato e confesso di averti tenuto nascoste alcune cose per il tuo bene. Primo: la tua maledizione può essere sconfitta solo con l’amore, ma quello sincero, assoluto, ricambiato, privo di qualunque riserva – cosa che io, i nostri genitori e i tuoi amici non abbiamo potuto donarti perché atterriti dalla paura nei tuoi confronti. Secondo: ho creato il limbo in modo che potesse appositamente autodistruggersi in caso di potenti emozioni derivanti solo da un amore come quello che ti ho descritto, forte, coraggioso, capace di oltrepassare il mondo umano per raggiungerti. Terzo: se questo amore saprà curare il tuo animo maledetto e il limbo si distruggerà, tornerai sulla Terra come comune mortale e sarà tutto finito. Confido in quest’ultima opzione, che sia domani o tra migliaia di anni. Sappi che ti ho tenuto nascosto tutto questo solo per evitare che ti affannassi, invano, a cercare un amore del genere: non sei tu a trovarlo, è lui a trovare te. E se stai ascoltando questo messaggio, allora ti ha già trovato.
Buona fortuna.
Ti voglio bene, addio.

Calde lacrime sfociarono dagli occhi di Natsu quando si rese conto di trovarsi nel tempio dove tutto era cominciato, con Lucy tra le braccia che gli sorrideva ugualmente commossa. Non ricordava molto di ciò che era successo nel giro degli ultimi minuti, ma le parole di Zeref erano ben impresse nel suo cuore.
«Hai sentito anche tu il messaggio di mio fratello?», chiese a Lucy sfiorandole esitante i segni violacei sul collo che END, ormai sconfitto, le aveva lasciato come ricordo – ricordo che Natsu si sarebbe presto impegnato a cancellare con tutto l’amore di cui era capace.
«Non ho sentito nulla, ma non mi è difficile immaginare cosa ti abbia detto», rispose Lucy sfregando la guancia contro la sua mano. «Abbiamo vinto, amore mio».
Natsu strinse Lucy a sé e la baciò con dolcezza, mentre le lacrime dell’uno si mischiavano a quelle dell’altro inaugurando l’inizio di una nuova, lunga vita mortale da trascorrere interamente insieme.

Grazie, Zeref. Ti voglio bene anche io, addio.









Note dell'autrice:
Fine di questa AU che spero vi sia piaciuta almeno quanto è piaciuto a me scriverla <3 Grazie ai 3 che hanno messo questa storia nei preferiti e agli 8 che la seguono,  ma soprattutto grazie a chi commenta!
Con il prossimo capitolo, che pubblicherò domani, torniamo nell'universo di Fairy Tail che tutti conosciamo e amiamo. A presto!

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Capitolo 6
*** Day 6: Secret ***


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Love is like a friendship caught on fire.

[NaLu Love Fest 2019]



Day 6: Secret

«DAVVERO?!».
L’urlo di Levy rimbombò in tutta la gilda attirando l’attenzione dei presenti.
«Sì, ma non dirlo a nessuno!», si affrettò a precisare Lucy imbarazzata. «Deve rimanere un segreto per ora».
Le ultime parole erano state poco più di un sussurro, ma il fine udito da Dragon Slayer di Natsu – intento a chiacchierare dal lato opposto della sala con Gajeel, Gray e Juvia – non se l’era affatto lasciato sfuggire e la cosa lo aveva turbato non poco. Lucy, solitamente, gli confidava di tutto: pensieri, dubbi, paure, sogni, desideri. Perché aveva scelto Levy e non lui, stavolta?
«Hai sentito anche tu?», chiese Natsu a Gajeel. «Lucy ha un segreto».
«Sarà una di quelle scemenze da donne», rispose il Dragon Slayer del Ferro liquidando velocemente la questione.
«Magari Lucy-san ha trovato un fidanzato!», esclamò Juvia unendo le mani al petto con fare sognante.
«F-fidanzato?», ripeté Natsu con una nota stridula nella voce. Quell’idea non l’aveva sfiorato nemmeno per sbaglio e, se da una parte non era incline a lasciarsi convincere dalle fantasticherie di Juvia, dall’altra la maga gli aveva appena messo una bella pulce nell’orecchio.
«Lucy-san è una ragazza molto bella, ed è anche forte e intelligente», continuò Juvia convinta. «Sicuramente ha una lunga fila di ragazzi che le fanno la corte. Magari ha trovato quello giusto!».
Ed effettivamente non aveva tutti i torti. Avvertendo un fastidioso tic all’occhio e un certo calore nelle mani strette a pugno, Natsu salutò i presenti e preferì dileguarsi.
«Perché l’hai fatto?», disse a quel punto Gray rimasto da solo con Juvia, dato che anche Gajeel se n’era andato.
La maga dell’acqua sorrise aggrappandosi al suo braccio. «Perché è ora che anche Natsu-san si dia una svegliata con Lucy-san!», rispose alludendo con quell’“anche” al recente interesse che Gray le stava dimostrando.
Gray annuì, un po’ rosso in volto.

***

Natsu passò un intero pomeriggio a lambiccarsi sulla questione “segreto” e ad immaginare Lucy che si sbaciucchiava con il suo fantomatico fidanzato su una panchina illuminata dalla luce del tramonto, il che non faceva altro che mandarlo ulteriormente fuori di testa. Alla fine concluse insieme a Happy che sarebbe stato meglio andare a trovare Lucy per farsi dire la verità e mettersi il cuore in pace. Happy, però, si scusò di non poterlo accompagnare perché quella sera si sentiva particolarmente stanco, e fu così che Natsu si ritrovò dietro la finestra di Lucy solo e impaziente di parlarle.
Sentendo bussare sul vetro della finestra, Lucy mise da parte il libro che stava leggendo e andò ad aprirgli.
«Natsu», lo accolse con un sorriso e un cenno d’esasperazione. «Non dirmi che vuoi di nuovo dormire nel mio letto…?».
«Oggi alla gilda ho sentito che nascondi un segreto», disse in fretta Natsu con tono serio. «Di cosa si tratta?».
Dopo un attimo di esitazione, Lucy lo fissò indispettita. «Se te lo dicessi, non sarebbe più un segreto. E poi perché diamine origli le mie conversazioni con Levy-chan?!».
«Io non ho origliato niente», precisò Natsu. «Ho un udito molto sviluppato, lo sai. E comunque, dato che sono il tuo migliore amico, dovresti raccontarmi ogni cosa».
«Se te lo dicessi, tu lo andresti sicuramente a sbandierare ai quattro venti!».
«Cosa?!». Natsu saltò su tutte le furie colpito da quell’accusa. «Non è vero!».
«No, certo che no», disse Lucy palesemente ironica. «Proprio come quella volta che ti ho detto che non potevo partecipare alla missione perché avevo forti dolori mestruali e tu l’hai detto a tutti! Oppure quella volta che hai sbirciato nel mio armadio e il giorno dopo tutta la gilda sapeva che avevo un paio di mutandine leopardate! Oppure vogliamo parlare di quando–».
«È stato molto tempo fa. Ero ancora parecchio ingenuo», mormorò Natsu imbarazzato. «Ma se tu ora mi dicessi questo maledettissimo segreto, io non andrei a dirlo a nessuno».
Lucy sembrò quasi cedere a quelle parole, salvo poi recuperare improvvisamente fermezza. «Il mio segreto rimarrà segreto, Natsu. Mi dispiace».
Lucy distolse lo sguardo e Natsu sbuffò sonoramente. Rimasero in silenzio qualche secondo, non sapendo bene cosa dire o fare, fin quando Natsu non decise che era meglio arrivare dritto al punto. Il problema era che la voce sembrava essersi bloccata in gola.
«T… ei f… anzata?».
Lucy sbatté un paio di volte le palpebre, perplessa. «C-cosa?».
«TI SEI FIDANZATA?».
Natsu lo aveva urlato così forte che probabilmente anche i vicini di Lucy lo avevano sentito, ma tanto alla fine che gli importava? Lui voleva la verità. E subito.
«Ma che diamine…? Certo che no!».
A quel punto Natsu avvertì tutta l’agitazione accumulata fino a quel momento scemare in un secondo, lasciando il posto ad un piacevole senso di sollievo. Stupido lui che aveva dato retta alle fantasticherie di Juvia… Evidentemente, come aveva detto Gajeel, si trattava solo di cose da donne. Niente fidanzato, niente sbaciucchiamenti alla luce del tramonto, nulla di nulla. Poteva esserci notizia migliore?
«E anche se fosse?», continuò Lucy sporgendosi verso di lui e fissandolo con uno strano luccichio negli occhi. «Che ti importa?».
Natsu sussultò. Ed ora cosa avrebbe dovuto risponderle? Che la sola idea di immaginarla in atteggiamenti intimi con un qualsiasi esemplare di sesso maschile era capace di rivoltargli lo stomaco? Non era sicuro che Lucy l’avrebbe presa bene. Gli avrebbe certamente urlato che lei poteva fare quel che voleva della sua vita e poi l’avrebbe rispedito dritto a casa con un Lucy kick.
«Be’…», Natsu cercò di temporeggiare mentre si tirava istintivamente indietro. «Sei la mia migliore amica, no? Io mi… preoccupo per te».
«E di cosa esattamente?».
«Io…». Natsu avrebbe preferito riaffrontare Acnologia piuttosto che stare lì a descrivere a Lucy qualcosa che nemmeno lui comprendeva a pieno. Come definire quel sentimento che gli riempiva il cuore ogni qualvolta era con lei? Quella voglia di starle accanto, di proteggerla da ogni pericolo (fidanzati compresi), di toccarla e di farsi a sua volta toccare da lei?
Improvvisamente, di fronte alla sua esitazione, Lucy sembrò deporre le armi.
«Natsu», mormorò la maga sfiorandogli una guancia. «Se io trovassi davvero un ragazzo e se questo ragazzo fosse la persona più buona del mondo, se mi amasse davvero, se non mi facesse mai soffrire… la cosa ti farebbe piacere?».
«No». Natsu lo disse con una tale naturalezza che stupì non solo Lucy ma anche se stesso.
«E se io ora mi avvicinassi a te…». Lucy fece un passo avanti verso di lui con gli occhi che brillavano come stelle. «…e provassi a darti... un b-bacio, per esempio, questo ti farebbe piacere?».
Natsu ingoiò a vuoto, capendo dove Lucy volesse andare a parare. Aveva perfettamente compreso la sua incapacità di esprimere a parole i suoi sentimenti e allora stava cercando di tirargli quelle parole fuori dalla bocca con le sue stesse forze. E guardando le guance rosse di Lucy e le sue labbra che sembravano tendere verso le proprie, Natsu si convinse che forse poteva dirle la verità, perché forse Lucy provava quello che provava lui. E quel pensiero lo emozionò parecchio.
«Sì, Lucy».
La maga gli sorrise dolcemente e poi si protese ancora di più verso di lui sollevandosi sulle punte dei piedi. Natsu attese che le loro labbra si toccassero, ma Lucy si bloccò proprio sul più bello, ad un centimetro dalla sua bocca, quasi non sapesse più come continuare. Aveva paura, forse? O magari era solo profondamente imbarazzata? D’altronde, un po’ lo era anche lui, ma quel bacio lo voleva davvero e la vicinanza di Lucy, unita a quell’attesa carica di tensione, non faceva altro che incrementare il suo desiderio rendendolo piuttosto impaziente.
Fu così che Natsu accorciò personalmente la breve distanza tra loro e poggiò le labbra su quelle di Lucy che si schiusero al tuo tocco, come se non aspettassero altro, dandogli pieno accesso e libertà di sperimentare. In partenza, fu un bacio lento, esitante, timoroso, da cui poi ne derivarono altri più brevi, ma decisi: le loro labbra continuavano a unirsi e staccarsi a intervalli, attirate le une dalle altre come calamite. Quando poi le braccia di Lucy gli circondarono il collo, Natsu cinse a sua volta la vita della maga con le proprie e si lasciò coinvolgere in un bacio più lungo e profondo, chiedendosi come avesse fatto a vivere fino a quel momento senza emozioni e sensazioni così incredibili, così piene, come quelle che stava provando in quel momento.
«Lucy…», sussurrò completamente assuefatto. Da una parte voleva ringraziarla per essere stata paziente e averlo condotto fin lì, dall’altra voleva solo godersi quel momento che sperava non finisse mai o che si ripetesse di nuovo e spesso, molto spesso.
«Lo so, anche io», concluse la maga con un sorriso che si perse in un nuovo, appassionato bacio, capace di far dimenticare ad entrambi la questione “segreto” – che altro non era se non la recente candidatura di Lucy al premio Kem Zaleon come miglior scrittrice dell’anno.

“Chissà se Natsu e Lucy stanotte mi faranno un fratellino…” pensava nel frattempo Happy affacciato alla finestra tutt’altro che assonnato, mentre si gustava un pesciolino estremamente saporito.











Note dell'autrice:
Purtroppo sono in ritardo di un giorno perchè ieri non sono riuscita a pubblicare a causa di alcuni problemi, ciò significa che la mia NaLu week non finirà oggi ma domani con l'ultimo prompt (a meno che non mi venga voglia di utilizzare i prompt bonus... il che è molto probabile). Il segreto di Lucy, ovvero la candidatura a miglior scrittrice dell'anno, fa rifermento all'ultimo capitolo del manga. Spero che la storia vi sia piaciuta, ho cercato quanto più possibile di mantenere Natsu IC. Grazie a chi legge/recensisce la storia, a domani!

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Capitolo 7
*** Day 7: Reunion ***


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Love is like a friendship caught on fire.

[NaLu Love Fest 2019]



Day 7: Reunion
[Modern!AU]

Come ci fosse finita con le labbra incollate a quelle di Natsu Dragneel su uno dei vari divani in pelle della lussuosa casa di Mavis Vermillion, Lucy non avrebbe saputo dirlo. Doveva essere stato a causa dell’euforia per quell’inaspettata reunion tra ex compagni di classe che Mavis stessa si era occupata di organizzare a distanza di tre anni dal diploma, o forse per via di quei bicchierini di troppo che Cana le aveva fatto ingurgitare a suon di «BEEE-VI! BEEE-VI! BEEE-VI!», o magari a causa della velata delusione che l’aveva colpita scoprendo di essere l’unica rimasta single, dal momento che Mavis e Zeref, Levy e Gajeel, ed Erza e Gerard erano tutti finiti (piuttosto prevedibilmente) insieme e che perfino Juvia era finalmente riuscita a conquistare il cuore del suo Gray-sama.
O forse non c’entravano nulla né la rimpatriata, né l’alcol o la nascita di tutte quelle nuove coppie. Forse Lucy aveva ceduto alle esplicite avances di Natsu per il semplice fatto che ne era stata segretamente innamorata per tutto il corso delle superiori: più volte aveva cercato di dichiararsi, ma le era sempre mancato il coraggio, un po’ perché si trattava della sua prima cotta e la cosa la intimoriva alquanto, un po’ perché Natsu non sembrava provare per lei qualcosa che andasse oltre l’affetto, quindi Lucy era certa che un suo rifiuto non solo le avrebbe spezzato il cuore, ma avrebbe anche minato le fondamenta della loro amicizia. Finita la scuola, avevano preso strade diverse: lei aveva intrapreso la facoltà di lettere con il sogno di diventare giornalista o scrittrice, un sogno che coltivava ancora giorno dopo giorno, mentre Natsu aveva seguito le orme di suo padre entrando nell’azienda di famiglia. Durante il primo anno di separazione, si erano visti più volte per prendere un caffè insieme o per un’uscita in comune con i loro amici, ma dopo quell’anno i loro incontri si erano fatti sempre più radi fino a svanire del tutto, forse a causa dei troppi impegni o forse a causa della lontananza fisica, da cui poi era derivata una lontananza anche effettiva.
Eppure, nonostante ciò, era bastata quell’improvvisa reunion non solo per farli riavvicinare, ma anche per far scattare la scintilla – che poi, più che scintilla, a Lucy pareva un vero e proprio fuoco.
Era ancora palesemente cotta di Natsu nonostante dopo la scuola avesse avuto varie storie? Decisamente sì, e rivederlo dopo tanto tempo così bello, maturo e sicuro di sé, era stato davvero un colpo al cuore per Lucy, la quale aveva fatto interiormente i salti di gioia quando lui le aveva chiesto di allontanarsi insieme dalla festa e l’aveva portata al piano di sopra dove l’aveva praticamente incollata al divano con un bacio tutt’altro che innocente.
Il nuovo Natsu, che non aveva più nulla a che fare con l’ingenuo ragazzino delle superiori, ci sapeva fare – con le parole, con la bocca, con le mani – e la cosa la stava eccitando parecchio, mettendole in testa idee malsane che includevano l’uso di quel divano per altri scopi (il che, era certa, avrebbe mandato fuori di testa Mavis se l’avesse scoperto, ma al momento Lucy non se ne curava).
Fu con un movimento veloce e sinuoso che, senza staccarsi dalla calda bocca di Natsu, Lucy gli si mise sopra a cavalcioni, stringendogli il bacino tra le cosce e guardandolo da sotto le lunghe ciglia bionde con sguardo malizioso. Natsu, piacevolmente colpito da quella audacia, approfittò di quella posizione per dedicarsi al suo collo con baci umidi e bollenti. Quando la bocca del ragazzo finì nell’incavo tra i seni lasciato scoperto dall’ampia scollatura, Lucy sospirò di piacere, infilando le dita nei capelli di Natsu e spingendo il bacino contro il suo. Poteva sentire chiaramente il cavallo dei pantaloni di Natsu gonfiarsi un po’ di più ad ogni minimo sfregamento, il che la rendeva ancora più curiosa e disinibita di quanto pensasse di essere.
«Lucy», sussurrò Natsu facendo scorrere le mani lungo la sua schiena fino ad intrufolarsi al di sotto della gonna per accarezzarle i glutei da sopra le mutandine. «Mi farai impazzire continuando così...».
«Dovrò pur vendicarmi», rispose Lucy sorridendo malandrina.
Natsu interruppe di colpo i baci e le carezze per guardarla meglio negli occhi. «Cosa vuoi dire?».
«Ero pazza di te, ma tu non l’hai mai capito».
Sentendo nuovamente il bisogno della lingua di Natsu nella bocca, Lucy lo baciò piegando la testa da un lato e imprimendo in quel contatto una piccola dose di frustrazione per quei sentimenti mai ricambiati e a lungo celati.
«L’ho capito, invece», si affrettò a precisare Natsu. «Tardi, quando la scuola era già finita ed eravamo lontani e mi mancavi. E rimpiango solo di non averlo capito prima».
Lucy sgranò gli occhi stupita. Era forse una mezza dichiarazione, quella? Perché se lo era davvero, allora avrebbe dovuto ringraziare Mavis dal profondo del cuore per aver organizzato quella benedetta rimpatriata. Senza di essa, probabilmente, non avrebbe mai scoperto che Natsu era attratto da lei almeno quanto lo era lei di lui, e che baciava bene, dannatamente bene.
Lucy sorrise appagata. «Meglio tardi che mai, no?».
Quelle parole sembrarono accendere una lampadina nella mente di Natsu. «Credi che potremmo...?».
Lucy capì all’istante. Se fino a quel momento si erano semplicemente lasciati travolgere dalle sensazioni e dalla pura attrazione fisica, ora si parlava di qualcosa di più serio, di più intimo. E forse era davvero arrivato il momento di mettere le cose in chiaro, una volta per tutte.
«Natsu». Lucy gli accarezzò dolcemente il volto, spostandogli i ribelli ciuffi rosa dalla fronte. «Credi che se fosse stato Gray o Gajeel o qualunque altro ragazzo a propormi di lasciare la festa e appartarci qui sopra, io avrei acconsentito?». Lucy poggiò la fronte contro quella di Natsu e socchiuse gli occhi con il cuore colmo d’emozione, finalmente libera di poter esternare tutto ciò che provava. «Sei sempre stato tu, sempre e solo tu».
Natsu la baciò all’improvviso stringendola in un abbraccio caldo e possessivo, come se non stesse aspettando nient’altro che quelle parole, e lì Lucy pensò che ne era davvero valsa la pena aspettare tutti quegli anni pur di sentirsi così bene tra le sue braccia.
«Andiamo via da questa festa, Lucy», soffiò il ragazzo sulle sue labbra. «Ti porto a casa mia. Vivo da solo ora, lo sai?».
Lucy ridacchiò, mascherando quanto in realtà quella proposta la allettasse. «Ma come siamo impazienti, Dragneel».
Natsu sorrise imbarazzato e in quel momento sembrò tornare l’innocente ragazzino che era stato capace di farle battere il cuore per la prima volta grazie alla sua disarmante semplicità e nobiltà d’animo.
«Va bene», acconsentì Lucy subito dopo. «Ma ad una condizione».
Natsu pendeva dalle sue labbra. «Quale?».
«Che non ci separeremo più, che recupereremo il tempo perso».
Natsu la guardò negli occhi con fermezza. «Te lo prometto».
Fu con un nuovo bacio che sugellarono quella promessa e poi, mano nella mano, scesero al piano di sotto salutando gli invitati e ringraziando Mavis per la bella festa, pronti per iniziare una nuova, emozionante avventura che li avrebbe condotti più lontano di quanto avrebbero mai pensato.
Il primo amore non si scorda mai, no?








Note dell'autrice:
Termina qui questa raccolta a cui tengo particolarmente perchè mi ha fatto riscoprire il mio amore per la NaLu. Avevo accennato alla possibilità di continuare con i prompt bonus, ma non credo di farcela, visto che ho in corso molte altre storie e che comunque ho anche una vita reale fatta principalmente di università XD GRAZIE di cuore a chi è arrivato fin qui, probabilmente scriverò ancora sulla NaLu <3 a presto!

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