Love is like a friendship caught on fire [NaLu Love Fest 2019] di Soly_D (/viewuser.php?uid=164211)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Day 1: Last request ***
Capitolo 2: *** Day 2: Memories ***
Capitolo 3: *** Day 3: Reckless ***
Capitolo 4: *** Day 4: Worship ***
Capitolo 5: *** Day 5: Forbidden ***
Capitolo 6: *** Day 6: Secret ***
Capitolo 7: *** Day 7: Reunion ***
Capitolo 1 *** Day 1: Last request ***
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Love
is like a friendship
caught on fire.
[NaLu Love Fest 2019]
Day 1: Last request
Lucy inzuppò il panno nella bacinella dell’acqua
fredda e lo pose sulla fronte a dir poco rovente di Natsu, ma quel
calore sovrumano fece (di nuovo) evaporare tutta l’acqua nel
giro di pochi secondi e di conseguenza Lucy dovette ripetere la manovra
per la millesima volta da quando Natsu, poche ore prima, si era
presentato a casa sua reggendosi a malapena in piedi con un Happy
piuttosto preoccupato che gli svolazzava intorno. Allarmata, Lucy lo
aveva subito accolto e sorretto prima che cascasse per terra.
«Natsu, dobbiamo chiamare Polyushka!».
«No», aveva biascicato Natsu con gli occhi
socchiusi. «È solo un po’ di
febbre...».
«Ma stai andando a fuoco!», gli aveva fatto notare
Lucy sentendo bruciare i polpastrelli con cui stringeva le spalle di
Natsu.
«Niente di diverso dal solito, no?». Natsu aveva
ridacchiato e in quel momento Lucy aveva capito che non era poi
così grave,
solo qualche decimo di febbre in più rispetto alla media
umana. Perché in fondo, Dragon Slayer sì o no,
END sì o no, Natsu rimaneva comunque un essere umano.
Fortissimo, certo, ma comunque non completamente privo di debolezze.
Più tardi, Natsu le aveva spiegato che gli era
già capitato di ammalarsi un altro paio di volte da
ragazzino (un virus che colpiva solo i Dragon Slayer, nulla di cui
preoccuparsi o che fosse trasmissibile alle persone comuni) e che non
voleva lasciarsi visitare da Polyushka perché, come accaduto
già in passato, gli avrebbe rifilato senza dubbio qualche
intruglio disgustoso che non aveva nessunissima intenzione di
ingurgitare.
«Stare a riposo qui con te basterà a
farmi guarire», aveva concluso Natsu lasciandosi ricadere sul
divano di Lucy, la quale non era riuscita a dirgli di no. Anzi, si era
presa cura di lui piuttosto volentieri: lo aveva fatto spogliare
affinché sentisse un po’ meno caldo (con il
rischio di farsi abbrustolire il divano), gli aveva portato una bevanda
fresca e qualcosa da sgranocchiare (la febbre non sembrava intaccare la
sua fame) e con un po’ di difficoltà cercava di
tenergli la fronte fresca e umida.
«Vai a dormire, Lucy», sussurrò Natsu
quando il suo respiro tornò un po’ più
calmo e regolare.
Lucy, contenta che le cure stessero avendo qualche effetto,
accettò di buon grado la proposta di Natsu. In fondo era
notte inoltrata e la mancanza di sonno cominciava a farsi sentire per
tutti, tanto che Happy era già crollato da un po’,
accoccolato sul divano ai piedi di Natsu. «Se
c’è qualche problema, non esitare a
chiamarmi», si affrettò a precisare.
Natsu annuì in segno di ringraziamento e Lucy fece per
voltarsi, ma la mano bollente del Dragon Slayer si chiuse mollemente
intorno al suo polso. «Un’ultima richiesta»,
lo sentì mormorare.
Accondiscendente, Lucy si sporse nuovamente verso di lui per sentire
cosa avesse da chiederle – qualcos’altro da
mangiare? O forse un altro cuscino? – ma Natsu le
soffiò addosso la parola «bacio» in
maniera talmente naturale e allo stesso tempo inaspettata che Lucy si
ritrovò a indietreggiare con le guance in fiamme. Non era
sicura di aver capito bene e volle accertarsene:
«Cosa… cosa hai detto?».
«Voglio un bacio», ripeté Natsu un
po’ più forte. «Non ne ho mai ricevuto
uno».
Lucy, seppur tentata da quella richiesta così insolita, lo
guardò di sottecchi. «È la febbre, stai
delirando…».
«Un bacetto piccolo piccolo», insistette Natsu
mimando con il pollice e l’indice una quantità
minuscola, proprio come un bambino desideroso di caramelle.
Lucy si morse il labbro inferiore, esitante. “In fondo che
male
c’è?” pensò con il cuore che
batteva a mille per l’emozione. Probabilmente il giorno dopo
Natsu non se ne sarebbe nemmeno ricordato. Tanto valeva tenerlo
contento, no? Solo per una volta, un innocuo bacetto sulle labbra del
suo migliore amico del quale era follemente, stupidamente innamorata.
Non aveva nulla da perderci, anzi.
Allora Lucy si piegò sulle ginocchia quel tanto che bastava
per arrivare al viso di Natsu e in un impeto di coraggio, chiudendo gli
occhi e smettendo di respirare, gli stampò un bacio sulle
labbra calde e un po’ screpolate, salvo poi ritirarsi
scottata (letteralmente) e riprendere fiato. Durò un battito
di ciglia, ma l’effetto che ebbe su Lucy fu devastante. Le
sembrava quasi di aver assorbito il calore che emanava il corpo di
Natsu: lo sentiva sulle labbra, sul volto, sulle mani sudate, nel petto
– proprio all’altezza del cuore – ed era
la sensazione più piacevole che avesse mai provato.
«Oh». Natsu sgranò di colpo gli occhi
come se la febbre gli fosse improvvisamente passata e guardò
Lucy in maniera curiosa piegando un angolo della bocca in un sorriso
malandrino. «Avevo in mente qualcosa tipo un bacio sulla
fronte, come fanno Bisca e Alzack quando Asuka ha la febbre, ma questo
è decisamente meglio», commentò
leccandosi le labbra, per poi tirare Lucy verso di sé.
E Lucy, felice come poche volte nella sua vita, altro non
poté fare se non lasciarsi cadere sul divano tra le braccia
di un Natsu seminudo e sperare che quel bacio –
così breve eppure così intenso – fosse
il primo di una lunga, lunghissima serie.
Note dell'autrice:
Una piccola raccolta di flashfics senza pretese in occasione del NaLu
Love Fest organizzato su Tumblr,
i cui prompt sono quelli che ho riportato nell'introduzione.
Ho sempre scritto troppo poco sulla NaLu, coppia che amo da impazzire,
e finalmente trovo l'occasione giusta per farlo. Il titolo è
una citazione di Bruce Lee che mi sembra adatta alla coppia, fondata su
una forte amicizia condita appunto di "fuoco" <3
Come ho precisato nell'introduzione, pubblico il primo
capitolo oggi perchè da domani fino al 21 ottobre non mi
sarà proprio possibile e non vorrei poi
trovarmi ad accavallare più capitoli in un giorno.
Spero che apprezzerete queste poche righe e grazie a chi
leggerà e a chi vorrà farmi sapere cosa ne pensa
<3 alla prossima!
Soly Dea
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Capitolo 2 *** Day 2: Memories ***
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Love
is like a friendship
caught on fire.
[NaLu Love Fest 2019]
Day 2: Memories
Da quando era tornato dal suo anno di allenamento lontano da casa,
Natsu aveva trovato qualcosa di diverso in Lucy. Qualcosa che non aveva
nulla a che fare né con il nuovo taglio di capelli che
comunque le donava particolarmente, né con i nuovi Star
Dress che dimostravano quanto anche lei si fosse impegnata per
diventare più forte. Si trattava di una vena più
triste, più malinconica, attimi in cui lo sguardo di Lucy si
perdeva nel vuoto per poi tornare alla realtà portandosi
dietro pensieri e sentimenti inespressi e lacrime invisibili.
Natsu voleva vederci chiaro e allora aveva proposto a Lucy di fare un
picnic in un prato fuori da Magnolia in memoria dei vecchi tempi,
così da poterle esporre i suoi dubbi lontano da occhi e
orecchie indiscrete. Lucy aveva accettato di buon grado e
così quel pomeriggio si erano ritrovati seduti
sull’erba fresca a mangiare tranquillamente i loro tramezzini
mentre Happy rincorreva qualche farfalla. Tuttavia, anche in quel
momento, Natsu aveva l’impressione che il sorriso di Lucy non
fosse luminoso com’era sempre stato e come lui desiderava che
tornasse ad essere – adorava quel sorriso, rivederlo
l’avrebbe reso felicissimo. Natsu non era stupido,
né così ingenuo come tutti credevano, e
poiché la cosa cominciava seriamente a preoccuparlo, si
limitò a porre a Lucy la domanda che gli ronzava in testa da
un po’ di giorni.
«Sei arrabbiata con me?».
Presa alla sprovvista, Lucy sussultò e il tramezzino
rischiò di scivolarle dalle mani sul vestito.
«Perché dovrei, Natsu?».
«Perché ti ho lasciata sola per un anno».
Lucy sgranò impercettibilmente gli occhi, poi
abbassò lo sguardo. «No, certo che no»,
rispose nascondendosi dietro l’ombra di un mezzo sorriso
– di nuovo quel sorriso triste che proprio non le si
addiceva. «Ma i ricordi...
i ricordi fanno ancora un po’ male, devo
ammetterlo».
Natsu sentì il cuore stringersi in una morsa dolorosa.
Odiava veder soffrire Lucy, ancora di più se la colpa era
sua come in quel caso. Istintivamente le si fece più vicino,
le tolse il tramezzino dalle mani rimettendolo nel piatto e gliele
prese nelle sue. Un incastro perfetto di mani bianche, piccole,
fresche, e di mani più rudi, abbronzate, bollenti.
«Mi dispiace tanto, Lucy, credimi, ma l’ho fatto
per diventare più forte. Per voi», disse
guardandola dritta negli occhi nocciola. «Per te»,
concluse in un sussurro.
Ed era vero. Aveva trascorso quell’anno ad allenarsi
duramente per essere in grado di proteggere le persone che amava, prime
fra tutti Lucy ed Happy, ma solo ora si rendeva conto di quanto si
fosse dimostrato impulsivo e strafottente ed egoista nel decidere di
andarsene così all’improvviso, lasciando a Lucy
solo una misera lettera (troppo vigliacco, troppo poco
maturo per andarle a parlare di persona...). Lui durante quel cammino
aveva
avuto Happy accanto a sé, ma Lucy? Lucy aveva trascorso un
intero anno da sola, completamente sola, ad annotare su un grande
tabellone qualsiasi indizio fosse in grado di rimetterla sulle tracce
di ogni singolo membro di Fairy Tail. Nomi di persone che li avevano
intravisti di sfuggita o che avevano sentito parlare di loro, luoghi in
cui erano stati avvistati, articoli di giornale, foto, racconti,
documenti, anche solo voci lontane e poco attendibili.
E Natsu non riusciva a perdonarsi di averle permesso di caricarsi un
simile peso sulle spalle tutta da sola. Forse, se a quel tempo ci
avesse riflettuto meglio, avrebbe chiesto a Lucy di andare con lui o
magari avrebbe deciso semplicemente di restare ad allenarsi con lei,
lì dove tutto era cominciato. O forse no, forse era
così che le cose sarebbero dovute andare. Rimanere distanti
l’uno dall’altro per un intero anno, in fondo, era
servito ad entrambi per maturare e ritrovarsi più forti e
più uniti di prima, più intimi e più
complici di quanto non fossero mai stati.
«Lo so che l’hai fatto per tutti noi»,
confermò Lucy con un sospiro. «È solo
che... se ripenso a quest’ultimo anno, sento ancora
l’amaro in bocca. Ma con il tempo passerà, ne sono
certa. In fondo sono solo ricordi, no?».
Natsu annuì, ma in cuor suo seppe che quel tentativo di
autoconsolazione non avrebbe migliorato l’umore di Lucy.
Perché Lucy non aveva bisogno di altre parole di conforto,
ne aveva avute anche troppe. Aveva solo bisogno di sentirsi di nuovo a
casa e stavolta per davvero.
Di colpo, riflettendo su quei pensieri, Natsu ebbe un’idea
così semplice eppure così geniale che si
domandò come avesse fatto a non pensarci prima.
«Se il problema sono i ricordi, allora...».
Scattò in piedi tirando Lucy con sé.
«…basterà crearne di nuovi e di felici
per sostituire quelli vecchi e tristi!».
Lucy sembrava un po’ frastornata e allo stesso tempo
divertita. «Natsu, non è proprio così
che funziona...».
Ma ormai Natsu la ascoltava a malapena. «Yo,
Happy!», urlò per farsi sentire
dall’Exceed che riportò immediatamente
l’attenzione su di lui. «Che ne diresti di mostrare
a Lucy il frutto del tuo allenamento?».
«Aye, Sir!», esclamò Happy sfoderando un
paio di ali molto più grosse e robuste dell’anno
precedente che gli permisero di sollevarsi in aria e gettarsi in
picchiata verso Natsu e Lucy. Quasi avesse letto nel pensiero del suo
migliore amico, l’Exceed afferrò Natsu per la
giacca e a sua volta il Dragon Slayer prese in braccio Lucy con un
movimento veloce. Happy spiccò il volo e a nulla valsero le
proteste di Lucy che si dimenava tra le braccia di Natsu pretendendo di
essere rimessa giù immediatamente.
Qualche secondo dopo, i tre volteggiavano per il cielo tinteggiato di
rosa e arancio dal sole che tramontava gradualmente su Magnolia. Lucy,
affascinata dal panorama della città che da
quell’altezza sembrava essersi magicamente rimpicciolita,
aveva ormai smesso di muoversi e lamentarsi. Il suo sguardo saettava da
un edificio all’altro, da una strada all’altra e da
un passante all’altro. Infine si soffermò sulla
sede della gilda recentemente ristrutturata grazie
all’impegno e alla dedizione di tutti i loro amici che in
quell’anno di separazione non avevano mai, mai smesso di
credere nel legame che li teneva stretti l’uno
all’altro. E osservando l’insegna luminosa FAIRY TAIL sotto
cui svettava il simbolo della fata che aveva ben impresso sul dorso
della mano, a Lucy sfuggì un’ultima lacrima
solitaria. Di gioia, stavolta, per aver finalmente ritrovato se stessa
e
la sua amata famiglia dalla quale non si sarebbe mai più
separata.
«Allora, Lucy, che te ne pare di questi nuovi
ricordi?», chiese Natsu impaziente. «Potrebbero
funzionare?».
A quel punto Lucy guardò il volto sorridente di Natsu e il
panorama della città le sembrò nulla in confronto.
«Saranno ricordi bellissimi», rispose accucciandosi
al petto accogliente dell’amico e lasciandosi cullare dal
ritmo calmo e confortante del suo battito cardiaco. Infine socchiuse
gli occhi, le labbra increspate in un sorriso sereno, il primo vero
sorriso da
giorni.
«Grazie di cuore, Natsu. E grazie anche a te, Happy: sei
diventato fortissimo».
Happy, tutto orgoglioso, fece un’ampia giravolta che
però gli fece perdere drasticamente quota rischiando di
cadere insieme ai suoi allarmati passeggeri.
«R-ragazzi... ora facciamo una sosta, però, va
bene?».
Note dell'autrice:
GRAZIE
DI CUORE a chi letto/recensito il primo capitolo. E buon
NaLu Love Fest a tutti voi <3 Non ricordo se Happy abbia mai
mantenuto ben due persone in volo ma mi piaceva comunque
l’idea di renderlo il “cupido” della
situazione. Alla prossima!
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Capitolo 3 *** Day 3: Reckless ***
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Love
is like a friendship
caught on fire.
[NaLu Love Fest 2019]
Day
3: Reckless
Lucy sospirò profondamente, una mano poggiata sul bordo del
lavandino e l’altra impegnata a mantenere, non senza un certo
tremolio, un test di gravidanza di cui aspettava l’esito da
un paio di interminabili minuti con il cuore che le martellava
impazzito nel petto.
Lei e Natsu erano stati semplicemente due incoscienti, due imprudenti, due
sconsiderati: si erano lasciati travolgere da quella passione
così intensa senza pensare alle conseguenze, convinti che le
precauzioni “naturali” potessero bastare, ma
evidentemente così non era stato. A dire il vero, Natsu ci
aveva pure provato ad indossare quei maledetti preservativi, ma il
primo l’aveva accartocciato ancora prima di usarlo, il
secondo l’aveva rotto durante l’amplesso, il terzo
l’aveva letteralmente bruciato per il nervoso e il quarto
l’aveva buttato via per la disperazione, urlando che lui quel
“coso” non lo voleva e che sarebbero stati meglio
senza. Poiché Lucy non aveva nessunissima intenzione di
gonfiarsi come un pallone assumendo la pillola, di cui tra
l’altro non aveva bisogno data la regolarità del
suo ciclo mestruale, avevano provato a fare l’amore
affidandosi semplicemente alla capacità di autocontrollo di
Natsu. Quest’ultima, al contrario di quanto ci si potesse
aspettare dal suo carattere impulsivo e spesso irruento, era piuttosto
elevata, complice il fatto che Natsu aveva anche l’occasione
e il modo di allenarla praticamente ogni sera a letto... Le uniche
volte in cui non era riuscito a trattenersi erano state due e Lucy se
le ricordava perfettamente: quella volta che gli era venuta voglia di
farlo di primo mattino, appena sveglio, con gli occhi ancora socchiusi
e i freni inibitori un po’ dormienti, e quella volta che
l’aveva praticamente sbattuta contro il muro della cantina
buia della gilda trovando la situazione così eccitante e
proibita da mandarlo fuori di testa. In entrambe le occasioni Lucy
l’aveva accolto dentro di sé piuttosto volentieri,
un po’ perché incapace di opporsi a tanta
travolgente passione (tanto la propria, quanto quella di Natsu) e un
po’ perché si trattava di giorni ben calcolati,
fuori dal suo periodo fertile. Solo ora si rendeva conto di quanto
fossero stati stupidi e superficiali ad affidarsi completamente alle
certezze che avevano sul corpo umano. Il problema era che, di certo o
di automatico, il corpo umano non aveva niente (non era mica una
macchina!). Tutto era possibile, tutto era probabile come dimostrava
quella gravidanza imprevista su cui Lucy aveva preso a riflettere solo
da poche ore. Cos’altro potevano voler dire ben due settimane
di ritardo se non che un piccolo Dragneel avrebbe presto riempito il
suo grembo e poi la loro vita? Sul fatto di volerlo tenere Lucy non
aveva alcun dubbio, anzi: si trattava pur sempre del frutto del suo
amore con Natsu e inoltre costruirsi una famiglia era tra le sue
priorità per l’avvenire. Semplicemente non era
quello il momento giusto, per loro due, di diventare genitori
perché avrebbe significato andare a vivere insieme in una
casa più grande che ancora non potevano permettersi, quindi
impegnarsi seriamente per ottenere uno stipendio redditizio. Ma,
soprattutto, avrebbe significato per entrambi crescere
all’improvviso, maturare prima del tempo, e Lucy non era
certa che lei e Natsu fossero pronti ad un passo del genere: in fondo,
per quanto stessero bene insieme, non erano ancora
nient’altro che due ragazzini alle prese con
l’amore e tante promesse. Potevano due ragazzini occuparsi di
un bambino in modo adeguato? Lucy aveva qualche dubbio.
«Lucy», la richiamò Natsu posandole una
mano sulla spalla. «Sono passati più di cinque
minuti».
Lucy sussultò. Persa com’era nei suoi pensieri,
non si era accorta dello scorrere del tempo. Il panico si
impossessò improvvisamente di lei e fu seriamente tentata di
coprirsi gli occhi e gettare il test nelle mani di Natsu
affinché leggesse il risultato al posto suo. Tuttavia,
dovette accantonare ben presto l’idea quando si rese conto
che Natsu di quel test non avrebbe capito nulla. Svelta, allora, diede
un’occhiata lei stessa e il cuore quasi le
rimbalzò in gola quando il suo sguardo captò
un’unica sola tacca.
«Negativo», sussurrò tornando finalmente
a respirare.
Si era sbagliata! Niente gravidanza, niente bambino, niente casa
più grande e compagnia bella. Nulla di nulla. La loro vita
non sarebbe cambiata di una virgola. Che stupida era stata a saltare a
conclusioni affrettate! Quelle due settimane di ritardo, evidentemente,
erano state causate solo da un po’ di stress o magari dal
cambio di stagione (in ogni caso si sarebbe fatta presto visitare da
Polyushka). Poteva esserci notizia migliore di quella che non era incinta?
Certo che no. Eppure, in fondo al cuore, una parte di lei aveva desiderato quel
bambino. Solo per un momento, un millesimo di secondo in cui se
l’era immaginato tra le braccia, così piccolo,
bello e innocente, così suo. Suo e di Natsu.
«Peccato», commentò lui con un sospiro.
«Peccato?!», ripeté Lucy incredula e in
parte felice che anche Natsu avesse avuto i suoi stessi pensieri.
«Già me lo immaginavo… avrebbe avuto i
tuoi capelli e i miei occhi, o magari il contrario». Il
Dragon Slayer sorrise allargando le braccia e dondolandole da sinistra
a destra come si fa con un neonato. «Sarebbe stato
divertente».
«Natsu!», lo riprese Lucy con tono di rimprovero
mentre abbandonava il test nel lavandino. «Un bambino non
è come un giocattolo o come un animale domestico: ha bisogno
di cure, attenzioni e... insomma, non prenderla così alla
leggera!».
«Io non la prendo alla leggera», ribatté
Natsu convinto. «Dico solo che sarebbe stato divertente
crescerlo insieme, insegnargli cos’è
l’amore, l’amicizia. Cosa significa far parte di
una gilda. E poi insegnargli a combattere, farlo diventare il
più forte mago e Dragon Slayer mai esistito!».
Lucy aveva qualche dubbio sull’ultimo punto (non serviva un
drago o un lacryma o qualcosa del genere per plasmare un Dragon
Slayer?) ma sorrise ugualmente intenerita da quella confessione e
capì che Natsu, al momento opportuno, sarebbe stato un
ottimo padre e avrebbe amato il loro bambino più di ogni
altra cosa.
«Prima o poi ci arriveremo, Natsu», lo
confortò sfiorandogli una guancia. «Ma per ora
godiamoci la nostra giovinezza, che ne dici?».
Natsu annuì sereno. «Tanto possiamo riprovarci
quando vogliamo, no?». Con un sorriso malandrino
attirò Lucy verso di sé e le stampò un
lungo bacio sulle labbra, subito ricambiato con passione e accompagnato
da dolci carezze.
Sì, pensò Lucy stringendo Natsu a sé,
la famiglia che desideravano costruire insieme non era poi qualcosa di
così lontano o irraggiungibile, anzi…
Note dell'autrice:
Non ho molto da dire su questo capitolo, si è scritto
praticamente da solo, mentre voglio annunciarvi che il prossimo capitolo e
quello dopo ancora costituiranno una Fantasy!AU
che spero possa incuriosirvi.
Grazie di cuore a chi legge e commenta <3 alla prossima!
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Capitolo 4 *** Day 4: Worship ***
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is like a friendship
caught on fire.
[NaLu Love Fest 2019]
Day
4: Worship
[Fantasy!AU - parte 1]
400 anni fa, il potente
mago Zeref Dragneel, straziato dal dolore per la morte di suo fratello
minore Natsu, lo sottopose a numerose magie oscure per cercare di riportarlo in
vita. Dopo svariati tentativi, Zeref riuscì nel suo intento
ma ben presto se ne pentì: non solo aveva resuscitato Natsu,
ma lo aveva anche reso immortale e caricato di poteri demoniaci fino a
trasformarlo in un vero e proprio mostro che uccideva tutto
ciò che gli capitava a tiro. Natsu uccise prima i suoi
genitori, poi familiari, amici e amori. Prima che potesse radere al
suolo l’intera città, Zeref decise di relegarlo
con la sua magia dietro un cancello ultraterreno che lo avrebbe tenuto
lontano e nascosto per il resto della sua esistenza immortale e
collegò il cancello ultraterreno ad un tempio sulla terra
nel quale Zeref andava ogni giorno a rinforzare
l’incantesimo. In punto di morte, Zeref, non avendo figli,
lasciò le chiavi del cancello alla fidata Anna Heartfilia
affinché prendesse il suo posto come sacerdotessa del
tempio. Anna portò a termine il suo compito egregiamente e a
partire dalla sua morte le chiavi furono trasmesse di generazione in
generazione, di sacerdotessa in sacerdotessa, all’interno
della famiglia Heartfilia, che da 350 anni si impegna a proteggere il
mondo da END.
Lucy, figlia di Layla, discendente di Anna Heartfilia, conosceva a
memoria quella storia. E se da una parte era grata a Zeref per aver
represso l’affetto fraterno in favore del bene del mondo,
dall’altra lo odiava per averla caricata di una simile
responsabilità: mentre Anna aveva “portato a
termine il suo compito egregiamente” e così
avevano fatto anche le successive sacerdotesse compresa Layla (morta
prematuramente), Lucy non poteva dire una cosa simile di se stessa. La
verità era che lei non era affatto portata per fare la
sacerdotessa, tanto che rischiava di mandare in fumo tutti gli sforzi
di Zeref un giorno sì e l’altro pure. Una sera si
era quasi dimenticata di passare dal tempio per rinnovare
l’incantesimo, un’altra volta aveva pronunciato
male le parole, un’altra volta ancora aveva perso le chiavi
per poi ritrovarle all’ultimo minuto e così via.
In ognuna di queste occasioni, Lucy aveva visto smaterializzarsi di
fronte a sé un cancello fatto di sbarre in procinto di
aprirsi dal quale sbucava una luce accecante. Con il cuore in gola e il
respiro mozzato, aveva ripetuto l’incantesimo fino allo
sfinimento, sospirando poi di sollievo nel momento in cui il cancello
era svanito. Non ne aveva mai fatto parola con nessuno, nemmeno con suo
padre: si vergognava troppo di ammettere che lei non meritava quelle
chiavi, che era la prima Heartfilia incapace di combattere il demone
END con gli strumenti messi a disposizione da Zeref.
Anche quella sera, Lucy giunse al tempio piena di sconforto e si
inginocchiò di fronte al piccolo altare con le chiavi in
mano in attesa dell’ora prestabilita per rinnovare
l’incantesimo. “Se solo potessi liberarmi di questo
enorme peso...” pensò con gli occhi fissi sul
dipinto di END – mezzo drago, mezzo uomo – che
sembrava guardarla da lassù con disprezzo.
Lucy si svegliò di soprassalto accecata da una luce
estremamente luminosa. Riconoscendo di fronte a sé le
familiari porte del cancello di END aperte, sgranò gli occhi
inorridita e gettò un urlo che rimbombò tra le
pareti del tempio.
«Che diamine hai da urlare?!», esclamò
una voce maschile alle sue spalle. «Mi hai fracassato i
timpani!».
Lucy gelò sul posto, convinta di aver appena evocato END e
che il mondo fosse sull’orlo del collasso. Quando si
voltò, però, trovò solo un ragazzo che
non aveva nulla di demoniaco, anzi: con quella folta capigliatura rosa
e quei vestiti totalmente fuori moda sembrava perfino buffo.
«E tu chi saresti?».
«Sai benissimo chi sono, Anna», rispose il ragazzo,
per poi portarsi due dita al mento con aria profondamente riflessiva.
«O forse sei sua figlia? In effetti Anna a
quest’ora dovrebbe essere piuttosto vecchia».
«Anna è la mia tri-tri-tri-trisavola»,
gli fece presente lei. «Io mi chiamo Lucy, Lucy
Heartfilia».
Il volto del ragazzo si trasformò in una maschera
d’orrore, quasi avesse appena visto un fantasma.
«Questo vuol dire che... sono passati secoli da quando Zeref
mi ha messo lì dentro?!».
Lucy era a dir poco incredula. Quel ragazzo stava seriamente tentando
di farle credere di essere il demone END? Solo uno stupido si sarebbe
fatto abbindolare.
«Non ci credo…». Il ragazzo
abbassò gli occhi intrisi di tristezza. «Stare
lì dentro mi ha davvero fatto perdere la cognizione del
tempo... a quest’ora i miei amici saranno morti e sepolti. O
meglio, quelli che ho risparmiato. E così anche i loro
nipoti e pronipoti».
Lucy non sapeva cosa dire o fare. La persona che le stava di fronte
non aveva nulla che somigliasse vagamente al quadro di fronte
all’altare. Non aveva né corna, né
artigli e nemmeno ali di drago, e non sembrava avere cattive intenzioni
nei suoi confronti. Che fosse tutta una commedia, uno stupido scherzo
per spaventarla? Ma perché, poi? Non aveva mai visto quel
ragazzo in vita sua. O forse era solo un pazzo bisognoso di aiuto,
qualcuno che si era immedesimato così tanto nella storia dei
fratelli Dragneel da credere di farne parte? Convinta
dell’ultima opzione, Lucy provò un po’
di pena per lui e pensò che sarebbe stato meglio
accompagnarlo fuori dal tempio e incoraggiarlo a tornarsene a casa,
dovunque essa fosse.
«Come ti chiami?», gli chiese gentilmente.
«Natsu», rispose il ragazzo guardandola dritta
negli occhi. «Natsu Dragneel. E tu, Lucy Heartfilia, devi
farmi tornare lì dentro immediatamente».
Così dicendo, indicò con un dito il cancello di
END di fronte all’altare.
Lucy sussultò all’improvviso, non
perché avesse cominciato a credere di colpo a quella farsa,
ma perché le parole del ragazzo le avevano improvvisamente
ricordato qual era il suo compito: proteggere il mondo da END. E se al
momento END non si trovava lì nel tempio, allora che diavolo
di fine aveva fatto? Immaginandolo intento a seminare panico e
distruzione per la città, Lucy corse istintivamente fuori
dal tempio e guardò giù dalla collina: le strade
sembravano calme e silenziose esattamente come le aveva lasciate prima
di addormentarsi. Non fece in tempo a tirare un sospiro di sollievo,
che immaginò nuovi scenari ancora più
apocalittici: e se END si fosse spinto più lontano? Se per
colpa sua stesse già distruggendo intere città
totalmente indisturbato? Il panico si impossessò di lei,
tanto da dimenticarsi del ragazzo che si spacciava per
l’oggetto dei suoi pensieri.
«Somigli così tanto ad Anna, Lucy.
L’ultima volta che l’ho vista, mio fratello Zeref
era in punto di morte e mi aveva evocato per dirmi che non aveva mai
smesso di volermi bene e che Anna sarebbe stata la sua degna sostituta.
Siete proprio due gocce d’acqua tu e lei… eppure
sono sicuro che tu sia in qualche modo diversa».
Quelle parole, pronunciate dal ragazzo con una tale
semplicità e naturalezza, ebbero il potere di colpire Lucy
come un fulmine a ciel sereno. All’improvviso la
realtà dei fatti le cadde addosso pesante come un macigno e
fu in quell’esatto momento che Lucy, voltandosi, rivide nei
sinceri occhi verdi di quel giovane dall’aria così
innocua il protagonista della storia di sangue che si tramandava da
secoli nella sua famiglia.
«Sei davvero tu», sussurrò
più a se stessa che al diretto interessato. Per quanto
impossibile da credere, per quanto assurdo e insensato... «Tu
sei END».
Lucy non ci pensò due volte: se davvero quello era END e se
le vicende che ruotavano attorno a lui erano vere, andava rispedito
dritto da dov’era venuto. Più agguerrita che mai,
si gettò sul ragazzo spingendolo con tutta la forza che
aveva in corpo in direzione del cancello e incredibilmente ci
riuscì: Natsu venne avvolto dalla luce e Lucy
recitò l’incantesimo facendo chiudere le porte con
lui dietro di esse che la guardava con occhi totalmente indifferenti.
Quando il cancello finalmente scomparve, Lucy cadde in ginocchio per
terra ringraziando qualsiasi dio esistente e maledicendosi per il suo
errore. Tuttavia, dopo che si fu ripresa dallo shock,
realizzò che END con la sua mostruosa forza avrebbe potuto
benissimo opporsi, scaraventarla per terra e uscirsene indisturbato dal
tempio. Eppure non l’aveva fatto, aveva preferito lasciarsi
rinchiudere un’altra volta in quel limbo creato da suo
fratello. Quale altro essere umano e non, sano di mente, avrebbe
accettato una simile prigionia? Nessuno.
Chi era allora, veramente, END? Cosa si celava davvero nel suo cuore, a
patto che ne avesse uno? Soffriva, forse? E soprattutto,
cos’era che la storia dei fratelli Dragneel non diceva?
Lucy si rimproverò mentalmente: in quanto sacerdotessa del
tempio di Zeref non doveva porsi domande del genere. Sarebbe stato
molto meglio dimenticare l’accaduto, andare avanti e
impegnarsi affinché un episodio del genere non si ripetesse
mai più.
Eppure, quelle domande continuarono a tormentarla nel profondo per
giorni e mesi. Quando Lucy non ne poté più,
lasciò che le porte del cancello di END si riaprissero
nuovamente e da quel momento cominciò la sua più
grande condanna: sarebbe stata, infatti, la prima sacerdotessa a
rifiutare i fondamenti del culto di cui lei stessa era custode, per
convertirsi ad un altro culto,
quello del suo cuore. La prima sacerdotessa che anziché
venerare Zeref, il bene, avrebbe venerato
il male, END.
Ma questo Lucy ancora non poteva saperlo.
***
La prima volta che Lucy Heartfilia aveva incontrato END, era stato a
causa di un madornale errore dettato dalla sua poca esperienza come
sacerdotessa del tempio di Zeref. La seconda volta, invece, Lucy gli aveva permesso volontariamente di oltrepassare le porte del cancello per ottenere da lui risposte chiare alle domande
che la tormentavano dal loro primo incontro. La terza volta
l’aveva evocato per approfondire la sua conoscenza, la quarta
per puro svago. La quinta volta, poteva affermare di conoscere END
abbastanza da trovarlo simpatico. La ventesima volta erano diventati
amici. Dopo un anno o poco più, Lucy se n’era
perdutamente, dannatamente innamorata.
Natsu Dragneel era un tipo semplice che nei suoi primi
vent’anni di vita, vent’anni che si collocavano
circa 400 anni prima dell’era di Lucy, aveva avuto molti
amici e uno spiccato senso dell’avventura. Nel tentativo di
salvare una sua amica, Lisanna, da morte certa, aveva dato volentieri
la sua stessa vita, ma questo aveva scatenato una serie di eventi a
causa dei quali era stato rinchiuso in un limbo per
l’eternità. Ed era da quello stesso limbo che Lucy
lo lasciava uscire ogni giorno per trascorrere la serata con lei,
lì nel tempio, almeno finché Natsu non cominciava
a perdere il controllo di se stesso. Era chiaro per Lucy che la storia
che si tramandava da generazioni nella sua famiglia ometteva un
dettaglio fondamentale: il limbo costruito da Zeref era capace non solo
di togliere a Natsu ogni residuo di umanità (lì
non aveva bisogno di mangiare, bere, dormire e così via) ma
anche di sedare il suo istinto omicida fino a cancellarlo, tuttavia
bastava un’ora fuori dal limbo affinché Natsu
tornasse a sentire i bisogni umani e si ritrasformasse in END.
Durante i loro incontri Lucy gli portava da mangiare e, tra un morso e
l’altro, Natsu le raccontava aneddoti della sua vita passata
facendola ridere e commuovere allo stesso tempo. Qualche volta Lucy gli
aveva proposto di fare un giro con lei fuori dal tempio, ma Natsu si
era rifiutato categoricamente affermando di non voler mettere paura
alla città e di non voler rischiare di provocare
un’altra volta ciò che aveva causato secoli prima.
Dopo un’ora fuori dal limbo, infatti, lo sguardo di Natsu si
rabbuiava, la sua voce diventava più bassa e cavernosa, le
vene sulle sue braccia si ingrossavano, le sue mani si stringevano in
preda agli spasmi. Prima che Natsu potesse assumere la sua forma
demoniaca, Lucy, con sommo dispiacere, lo rispediva dritto nel limbo e
il giorno dopo si ripeteva tutto da capo.
Per Lucy, trascorrere la serata con Natsu era diventato il suo momento
della giornata preferito, tanto che non odiava più il
compito che le era stato tramandato dalla sua famiglia. Essere la
sacerdotessa del tempio di Zeref le aveva permesso di conoscere il vero
Natsu Dragneel il cui animo buono, allegro e spensierato, le riempiva
non solo le serate ma anche la testa e il cuore. Ed era abbastanza
sicura che Natsu ricambiasse i suoi sentimenti: a Lucy non era sfuggito
lo sguardo desideroso con cui lui la guardava, né il lieve
tremore che lo assaliva ogni volta che si sfioravano. L’unico
ostacolo in mezzo al loro amore era l’essenza demoniaca di
Natsu che non permetteva loro di passare più di
un’ora insieme, per cui Lucy era arrivata ad una decisione:
avrebbe chiesto a Natsu di portarla con sé nel limbo dove
avrebbero potuto stare insieme senza problemi. Non si sarebbe trattato
di una permanenza temporanea, ovviamente: Lucy non voleva lasciare il
suo mondo, né i suoi amici e la sua famiglia. Alla fine dei
loro incontri nel limbo, le sarebbe bastato aspettare che il cancello
si aprisse e quindi lanciarsi attraverso la porta per atterrare di
nuovo nel tempio come aveva fatto Natsu per un intero anno.
Sì, sarebbe stato semplicissimo. Non restava che dirlo a
Natsu…
Note dell'autrice:
Spero che l'idea vi sia piaciuta. In effetti, più che un
Fantay!AU sembra una mia rivisitazione della storia di Fairy Tail :D Vi
do l'appuntamento a DOMANI
per la 2^ parte
in cui il rating si alzerà
parecchio <3 <3 <3
GRAZIE
a
chi legge e a chi vorrà farmi sapere ancora una volta cosa
ne pensa. A prestissimo!
|
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Capitolo 5 *** Day 5: Forbidden ***
contest
Love
is like a friendship
caught on fire.
[NaLu Love Fest 2019]
Day
5: Forbidden
[Fantasy!AU - parte 2]
«Ciao», disse Lucy quella sera con un gran sorriso
quando Natsu le apparve di fronte inondato dalla luce che sbucava
attraverso le sbarre del cancello. Facendo un passo avanti, Lucy gli
circondò il collo con le braccia e lo strinse a
sé godendo del piacevole calore che emanava. Era
così bello Natsu, così buono con lei che la
storia dei fratelli Dragneel le sembrava quasi una menzogna, e Lucy era
ormai così pazza di lui che più volte si era
ritrovata a desiderare di poter amare Natsu liberamente e umanamente
sulla Terra, lontano dal tempio e dal limbo, alla luce del sole. Ma il
destino aveva deciso diversamente per loro, a cui non restava altro che
godersi il più possibile ciò di cui disponevano.
«Ciao», sussurrò Natsu al suo orecchio
senza ricambiare l’abbraccio. Lucy non se la prese: sapeva
che lui aveva dannatamente paura di farle del male e questa
premurosa preoccupazione nei suoi confronti la confortava più di qualunque abbraccio.
«Ho avuto un’idea», cominciò
Lucy scostandosi dal ragazzo con gli occhi che brillavano.
«Se vuoi portarmi lì fuori, non se ne
parla», affermò categoricamente Natsu indurendo
per un attimo lo sguardo. «Te l’ho detto, non
sarebbe sicuro e...».
«No», lo bloccò Lucy afferrandogli la
mano con cui aveva indicato l’uscita del tempio. Se la
strinse al petto, proprio all’altezza del cuore: era
bollente. «Voglio venire nel limbo con te».
«COSA?!». Natsu lo aveva praticamente urlato
divincolandosi rudemente dalla sua presa. «Sei impazzita per
caso?!». Il suo sguardo ardeva improvvisamente di rabbia, la
sua mascella era così contratta che Lucy temeva quasi che si
sarebbe trasformato in END da un momento all’altro.
Delusa e scoraggiata dalla reazione del ragazzo, la sacerdotessa
indietreggiò ad occhi bassi. «Pensavo che ti
avrebbe fatto piacere…».
«Lucy», tentò Natsu con tono
più calmo. «Come puoi solo pensare che io ti possa
portare lì dentro? È un inferno, lo
capisci?».
«Non è vero!», esclamò Lucy
gettandosi al suo petto. Strinse nelle mani due lembi della maglia di
Natsu e lo guardò dritto negli occhi. Gli stava talmente
vicina che poteva sentire il suo respiro infrangersi sulle proprie
labbra. «Hai detto che lì dentro non
c’è assolutamente nulla, che ti ci senti bene. Ed
io voglio stare lì con te per più di una
maledettissima ora!».
«Ti ho mentito, dannazione!». Natsu ora sembrava
davvero fuori di sé. Lucy non l’aveva mai visto
così furibondo, ma la cosa non la intimoriva affatto: sapeva
che Natsu non avrebbe mai potuto farle del male.
«È un inferno! Te l’ho tenuto nascosto
solo per non farti preoccupare inutilmente! Ma se continui ad insistere
giuro che non tornerò qui mai più,
quant’è vero che mi chiamo
Na–!».
Lucy lo aveva baciato disperatamente sulla bocca stringendogli il volto
tra le mani. Era da tempo che sognava di farlo e in effetti il suo
primo bacio se l’era immaginato diverso, più
romantico forse, ma quello era l’unico modo per far capire a
Natsu cosa provasse per lui e perché desiderasse tanto
seguirlo nel limbo.
Fu un bacio breve, ma straordinariamente intenso. Quando Lucy si
staccò, Natsu sembrava pietrificato: gli occhi sgranati e le
labbra dischiuse sottolineavano lo shock e l’emozione, come
Lucy sperava, che quel contatto aveva scaturito dentro di lui. Lucy
attese pazientemente e, quando lo vide sporgersi nella sua direzione
afferrandole le spalle, chiuse gli occhi convinta che Natsu volesse a
sua volta baciarla, ma non fu affatto così.
«Lucy», scandì Natsu con voce roca,
gutturale, mentre la guardava con occhi colmi di puro orrore e
intensificava la presa sulle sue spalle fino a farle male.
«Fammi tornare nel limbo. Da solo. Ora».
«Natsu...», sussurrò Lucy sentendo le
lacrime pizzicarle gli occhi. Non per il dolore alle spalle, ma per il
dolore che il comportamento di Natsu le stava causando.
Perché la rifiutava? Quel limbo era davvero così
terribile? Durante i loro primi incontri, Natsu le aveva più
volte raccontato di come lì non avesse nulla da fare se non
camminare all’infinito e riflettere da solo con se stesso,
perciò Lucy stentava a credere che potesse trattarsi di un
luogo pericoloso. Piuttosto, era convinta che Natsu non volesse
portarla con sé per il semplice fatto che non gli sembrava
giusto opporsi alla volontà di Zeref, sottrarre una
sacerdotessa al mondo terreno e coinvolgerla in faccende troppo grandi
e complicate. Sì, doveva essere così.
Nel frattempo, indiavolato più che mai, Natsu si
staccò da lei con uno scatto repentino e raggiunse il
cancello a passo di marcia con i pugni stretti lungo i fianchi. Si
inoltrò nella luce con un ringhio quasi animalesco, degno di
END, e urlò «L’INCANTESIMO!»
facendo tremare le pareti del tempio.
Lucy, dopo un attimo di esitazione, recitò velocemente la
formula e le porte, come di consueto, cominciarono a chiudersi.
Ciò che Natsu non si aspettava era che Lucy si sarebbe
lanciata verso di lui un attimo prima che il cancello si chiudesse
completamente e svanisse nel nulla portandosi via entrambi.
Caddero all’indietro con un urlo e Lucy atterrò
sul corpo di Natsu, il quale si ritrovò a sua volta spalmato
per terra. Rialzandosi a fatica, Lucy si guardò attorno:
lì dentro non sembrava esistere alcuna dimensione se non
quella orizzontale sulla quale erano distesi. Non c’erano
né le pareti, né il soffitto. Solo
un’immensa, infinita distesa di bianco puro, pulito, quasi
accecante. Nient’altro che bianco, sopra di loro e intorno a
loro. E in quel momento Lucy ebbe la conferma del fatto che Natsu non
le avesse affatto mentito sulla natura di quel posto: era totalmente
innocuo. Anche lui si era rimesso in piedi, ma aveva preferito
allontanarsi di qualche metro e darle le spalle con le braccia
incrociate al petto e lo sguardo rivolto al bianco, come se avesse
qualcosa di molto interessante da guardare.
«Natsu», disse Lucy esitante. Avrebbe voluto
scusarsi per avergli praticamente imposto la propria scelta, ma lui non
glielo permise.
«Vuoi sapere la verità, Lucy?». Natsu
parlava girato di spalle. «Tutta la
verità?».
«Sì», rispose Lucy frastornata. Credeva
che lui le avesse raccontato tutto ma evidentemente non era
così.
Il ragazzo attese qualche secondo, poi si lasciò andare ad
un lungo discorso le cui parole investirono Lucy come un fiume in piena.
«Non è questo dannato limbo che mi permette di
controllare il demone in me, come ti ho fatto stupidamente credere.
Questo posto mi tiene solo lontano dal mondo e dai bisogni umani, ma
non dalla mia essenza demoniaca: quella viene fuori indipendentemente
da dove mi trovo e devo controllarla io stesso, da solo. Ma la tua
vicinanza, Lucy, me lo rende ogni giorno più difficile.
È solo stando lontano da te che io torno in me».
«Cosa…?», fu tutto ciò che
Lucy riesce a spiccicare, turbata da quelle parole che sembravano
additarla come la causa del quotidiano risveglio di END nel corpo di
Natsu. «Cos’è che non mi stai ancora
dicendo, Natsu?».
«È una maledizione che mi cadde addosso quando mio
fratello tentò di riportarmi in vita con la sua
magia», continuò Natsu, imperterrito nel rimanere
voltato di spalle. «Tanto più amo, tanto
più voglio uccidere. Questo la storiella della buonanotte
sui fratelli Dragneel non lo dice, vero?».
Lucy smise di respirare, cogliendo finalmente i tasselli mancanti del
puzzle. Era a causa di quella maledizione che Natsu aveva ucciso
genitori, parenti, amici e amori. Non per un istinto primordiale di
sangue, ma per il forte amore che provava nei loro confronti e che il
demone al suo interno trasformava in odio.
Lucy sentì affiorare nuovamente le lacrime.
«Natsu, allora tu...».
«Me ne sono rimasto passivo e indifferente nel limbo per ben
400 anni perché non avevo più nessuno da amare o
che mi amasse. Ma tu, Lucy, tu mi hai ridato una ragione di esistere. E
non puoi capire quanto cazzo vorrei stringerti tra le mie braccia e
allo stesso tempo stritolarti fino all’ultimo
respiro». Natsu abbassò la testa e le spalle
sconfitto. «Finirò per uccidere anche
te».
Di fronte a quella sofferta e insolita dichiarazione d’amore,
Lucy corse con il cuore traboccante d’emozione incontro a
Natsu e lo abbracciò da dietro circondandogli la vita con
entrambe le braccia. Poggiò una guancia al centro della sua
schiena e chiuse gli occhi. «Tu non mi faresti mai del male,
Natsu».
«Ma l’ho già fatto. Prima... nel
tempio… quando ti ho stretto le spalle».
Lucy lo abbracciò più forte. «Non
è nulla».
«Ti prego, allontanati», tentò ancora
Natsu con voce pregna di malinconica frustrazione. «Se
dovessi ucciderti non potrei mai perdonarmelo. E dopo non potrei
nemmeno suicidarmi dal dolore perché sono
immortale».
«Io ti amo».
Quelle tre parole furono in grado di sgretolare ogni barriera. Natsu si
voltò e baciò Lucy sulle labbra con
un’irruenza tale che sarebbe certamente caduta
all’indietro se lui non l’avesse mantenuta con le
sue braccia. La sua presa era forte, possessiva, e la sua bocca
famelica, esigente. Fu un bacio lungo e umido, ben diverso da quello
che si erano dati nel tempio, tanto che mozzò il respiro ad
entrambi.
«Hai visto?», soffiò Lucy direttamente
sulla bocca di Natsu quando si staccarono per riprendere fiato.
«Non mi stai facendo del male».
«È perché mi sto controllando con tutto
me stesso, Lucy, ma non so quanto resisterò», ammise
Natsu respirando affannosamente. «Fai ancora in tempo ad
andartene».
«No». Lucy gli strinse il viso tra le mani per
costringerlo a guardarla negli occhi. «Io resto».
E mentre Natsu la attirava nuovamente a sé con un misto di
dolcezza e prepotenza, tenerezza e aggressività, Lucy
pensò che la loro sarebbe stata una relazione totalmente proibita: la
sacerdotessa del tempio di Zeref insieme al demone END. Che cosa
avrebbe pensato il mondo se fosse venuto a saperlo? Ma tanto a Lucy non
importava minimamente. L’amore tra lei e Natsu era
più forte di qualsiasi convenzione sociale o morale, ma
soprattutto più forte di qualsiasi insensata maledizione oscura.
Natsu non riusciva a capacitarsi di come si stesse lasciando andare
senza opporre la minima resistenza. Aveva sbagliato a rivelare a Lucy
che l’amava, avrebbe fatto meglio a dirle che lei gli era
totalmente indifferente perché solo così sarebbe
riuscito nel suo intento di allontanarla e quindi salvarla da morte
certa. Invece aveva fatto esattamente il contrario e ora non riusciva a
dire di no alle dolci carezze e ai languidi baci di Lucy. E come
avrebbe potuto, d’altronde? L’amava disperatamente,
come non amava ormai da ben 400 anni o forse come non aveva mai amato
durante la sua intera esistenza, il che metteva Lucy in serissimo
pericolo.
«Lucy», sussurrò completamente
soggiogato dal tocco della ragazza e, tra un bacio e l’altro,
si chiese perché diavolo stesse provando una tale
eccitazione se quel dannato limbo aveva la funzione di togliergli ogni
bisogno umano per farlo vivere quanto più in pace possibile.
Evidentemente Zeref, nel costruirlo con la sua magia, aveva messo in
conto solo cose come la sete, la fame, il sonno, ma non aveva pensato
alla sessualità. E la cosa, pensò Natsu
schiacciandosi addosso il corpo morbido e sinuoso di Lucy, andava tanto
a suo favore quanto a suo sfavore.
«Natsu…». Lucy continuava ad
accarezzargli il volto, il collo, le spalle nel tentativo di
confortarlo. «Lasciati andare, andrà tutto
bene».
E Natsu volle crederci davvero. Volle credere di essere abbastanza
forte da poter amare Lucy senza farle del male. Allora portò
le mani tremanti sulle spalline del suo vestito e le abbassò
lentamente, rabbrividendo al contatto con la pelle fresca delle spalle
nude. Fu Lucy stessa, poi, a disfarsi del vestito lasciandolo cadere
per terra con un fruscio e Natsu, guardandola, ebbe come
l’impressione di trovarsi in un sogno: il biondo lucente dei
capelli, la carnagione chiara e l’intimo color panna che
indossava la rendevano ai suoi occhi offuscati di piacere un
tutt’uno con il bianco circostante, un tripudio di bianco
candido nel quale si sarebbe voluto letteralmente tuffare. Svelto, si sfilò anche lui gli abiti e poi, uniti da un tacito accordo, i due
si stesero insieme per terra l’uno sopra l’altro
baciandosi nuovamente con ardore.
Bastarono pochi altri movimenti per disfarsi anche
dell’intimo. Con Lucy nuda e bollente sotto di sé,
per Natsu le cose si complicavano seriamente, ma si sarebbe sforzato
con tutto se stesso di non torcerle nemmeno un capello. La
baciò avidamente sul volto, sul collo, sui seni e
sull’addome godendo dei suoi gemiti spezzati, mentre i loro
bacini sfregavano l’uno contro l’altro alla ricerca
di sollievo. E quando Lucy gli fece capire di essere pronta, Natsu
cominciò a premersi contro di lei, dentro di lei,
più e più volte, finché i loro corpi
non si fusero l’uno nell’altro, travolti da quella
passione così inebriante e allo stesso tempo pericolosa.
«Lucy», sussurrò Natsu al suo orecchio,
percependone la sofferenza per la dolorosa intrusione. «Mi
dispiace, davvero, sto cercando di…».
Lucy gli tappò la bocca con un bacio andandogli incontro con
il bacino. A quel punto una parte di Natsu, quella demoniaca,
sentì l’impulso di addentrarsi sempre
più in fondo, fino a sentire Lucy contorcersi e gridare
sotto di lui, ma l’altra parte, quella umana, gli
suggerì di mantenersi lucido, vigile, se non voleva che la
ragazza che amava gli morisse in quell’istante tra le braccia.
«N-Natsu…». Il suo nome pronunciato da
quelle labbra gonfie di baci suonò così dolce e allo
stesso tempo così erotico da offuscargli la ragione. Senza
che se ne accorgesse, Natsu lasciò che la sua parte demoniaca
prendesse pian piano il sopravvento e così
sfoderò i canini e gli artigli: gli uni affondarono nella
carne tenera della spalla di Lucy, gli altri in quella morbida dei
fianchi. A quel punto, Natsu intensificò la
velocità e la violenza delle spinte fino a svuotarsi nel
grembo fremente e accogliente di Lucy con un ringhio che di umano non
aveva nulla. L’emozione che ne derivò fu di una
tale portata che Natsu non poté far nulla per evitare che il
suo corpo si ingrossasse assumendo le sembianze di un drago: due grosse
ali sbucarono sulla sua schiena, accompagnate dalle corna sulla testa e
da scaglie disseminate su tutto il corpo, e nello stesso tempo il suo
sguardo, il suo animo, il suo cuore si riempirono di oscurità.
END drizzò la schiena, puntò le
ginocchia per terra e afferrò Lucy per la gola sollevandola
in aria come una piuma. Il volto della sacerdotessa, in preda agli
spasmi causati dalla mancanza d’aria e dal dolore lancinante
al collo, era una maschera di puro orrore, ma questo ad END non
sembrava importare.
«N-Na…».
Lucy tese le mani tremanti verso END sfiorandogli il volto e quello
gliele avrebbe certamente azzannate se, di colpo, il limbo non avesse
cominciato a tremare convulsamente per poi sgretolarsi. Pezzi di bianco
caddero dall’alto fracassandosi per terra come vetro e
attirando l’attenzione del demone il quale sembrò
pietrificarsi all’improvviso con gli occhi rivolti al cielo.
Se un giorno
sentirai questo messaggio, fratello adorato, significa che le mie
ipotesi si saranno avverate. Ti parlo dal passato e confesso di averti
tenuto nascoste alcune cose per il tuo bene. Primo: la tua maledizione
può essere sconfitta solo con l’amore, ma quello
sincero, assoluto, ricambiato, privo di qualunque riserva –
cosa che io, i nostri genitori e i tuoi amici non abbiamo potuto
donarti perché atterriti dalla paura nei tuoi confronti.
Secondo: ho creato il limbo in modo che potesse appositamente
autodistruggersi in caso di potenti emozioni derivanti solo da un amore
come quello che ti ho descritto, forte, coraggioso, capace di
oltrepassare il mondo umano per raggiungerti. Terzo: se questo amore
saprà curare il tuo animo maledetto e il limbo si
distruggerà, tornerai sulla Terra come comune mortale e
sarà tutto finito. Confido in quest’ultima
opzione, che sia domani o tra migliaia di anni. Sappi che ti ho tenuto
nascosto tutto questo solo per evitare che ti affannassi, invano, a
cercare un amore del genere: non sei tu a trovarlo, è lui a
trovare te. E se stai ascoltando questo messaggio, allora ti ha
già trovato.
Buona fortuna. Ti voglio bene, addio.
Calde lacrime sfociarono dagli occhi di Natsu quando si rese conto di
trovarsi nel tempio dove tutto era cominciato, con Lucy tra le braccia
che gli sorrideva ugualmente commossa. Non ricordava molto di
ciò che era successo nel giro degli ultimi minuti, ma le
parole di Zeref erano ben impresse nel suo cuore.
«Hai sentito anche tu il messaggio di mio
fratello?», chiese a Lucy sfiorandole esitante i segni
violacei sul collo che END, ormai sconfitto, le aveva lasciato come
ricordo – ricordo che Natsu si sarebbe presto impegnato a
cancellare con tutto l’amore di cui era capace.
«Non ho sentito nulla, ma non mi è difficile
immaginare cosa ti abbia detto», rispose Lucy sfregando la
guancia contro la sua mano. «Abbiamo vinto, amore
mio».
Natsu strinse Lucy a sé e la baciò con dolcezza,
mentre le lacrime dell’uno si mischiavano a quelle
dell’altro inaugurando l’inizio di una nuova, lunga
vita mortale da trascorrere interamente insieme.
Grazie, Zeref.
Ti voglio bene anche io, addio.
Note dell'autrice:
Fine di questa AU che spero vi sia piaciuta almeno quanto è
piaciuto a me scriverla <3 Grazie ai 3 che
hanno messo questa storia nei preferiti e agli 8 che la seguono,
ma soprattutto grazie a chi commenta!
Con il prossimo capitolo, che pubblicherò domani, torniamo
nell'universo di Fairy Tail che tutti conosciamo e amiamo. A presto!
|
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Capitolo 6 *** Day 6: Secret ***
contest
Love
is like a friendship
caught on fire.
[NaLu Love Fest 2019]
Day
6: Secret
«DAVVERO?!».
L’urlo di Levy rimbombò in tutta la gilda
attirando l’attenzione dei presenti.
«Sì, ma non dirlo a nessuno!», si
affrettò a precisare Lucy imbarazzata. «Deve
rimanere un segreto
per ora».
Le ultime parole erano state poco più di un sussurro, ma il
fine udito da Dragon Slayer di Natsu – intento a
chiacchierare dal lato opposto della sala con Gajeel, Gray e Juvia
– non se l’era affatto lasciato sfuggire e la cosa
lo aveva turbato non poco. Lucy, solitamente, gli confidava di tutto:
pensieri, dubbi, paure, sogni, desideri. Perché aveva scelto
Levy e non lui, stavolta?
«Hai sentito anche tu?», chiese Natsu a Gajeel.
«Lucy ha un segreto».
«Sarà una di quelle scemenze da donne»,
rispose il Dragon Slayer del Ferro liquidando velocemente la questione.
«Magari Lucy-san ha trovato un fidanzato!»,
esclamò Juvia unendo le mani al petto con fare sognante.
«F-fidanzato?», ripeté Natsu con una
nota stridula nella voce. Quell’idea non l’aveva
sfiorato nemmeno per sbaglio e, se da una parte non era incline a
lasciarsi convincere dalle fantasticherie di Juvia,
dall’altra la maga gli aveva appena messo una bella pulce
nell’orecchio.
«Lucy-san è una ragazza molto bella, ed
è anche forte e intelligente», continuò
Juvia convinta. «Sicuramente ha una lunga fila di ragazzi che
le fanno la corte. Magari ha trovato quello giusto!».
Ed effettivamente non aveva tutti i torti. Avvertendo un fastidioso tic
all’occhio e un certo calore nelle mani strette a pugno,
Natsu salutò i presenti e preferì dileguarsi.
«Perché l’hai fatto?», disse a
quel punto Gray rimasto da solo con Juvia, dato che anche Gajeel se
n’era andato.
La maga dell’acqua sorrise aggrappandosi al suo braccio.
«Perché è ora che anche
Natsu-san si dia una svegliata con Lucy-san!», rispose
alludendo con quell’“anche” al recente
interesse che Gray le stava dimostrando.
Gray annuì, un po’ rosso in volto.
***
Natsu passò un intero pomeriggio a lambiccarsi sulla
questione “segreto” e ad immaginare Lucy che si
sbaciucchiava con il suo fantomatico fidanzato su una panchina
illuminata dalla luce del tramonto, il che non faceva altro che
mandarlo ulteriormente fuori di testa. Alla fine concluse insieme a
Happy che sarebbe stato meglio andare a trovare Lucy per farsi dire la
verità e mettersi il cuore in pace. Happy, però,
si scusò di non poterlo accompagnare perché
quella sera si sentiva particolarmente stanco, e fu così che
Natsu si ritrovò dietro la finestra di Lucy solo e
impaziente di parlarle.
Sentendo bussare sul vetro della finestra, Lucy mise da parte il libro
che stava leggendo e andò ad aprirgli.
«Natsu», lo accolse con un sorriso e un cenno
d’esasperazione. «Non dirmi che vuoi di nuovo
dormire nel mio letto…?».
«Oggi alla gilda ho sentito che nascondi un
segreto», disse in fretta Natsu con tono serio. «Di
cosa si tratta?».
Dopo un attimo di esitazione, Lucy lo fissò indispettita.
«Se te lo dicessi, non sarebbe più un segreto. E
poi perché diamine origli le mie conversazioni con
Levy-chan?!».
«Io non ho origliato niente», precisò
Natsu. «Ho un udito molto sviluppato, lo sai. E comunque,
dato che sono il tuo migliore amico, dovresti raccontarmi ogni
cosa».
«Se te lo dicessi, tu lo andresti sicuramente a sbandierare
ai quattro venti!».
«Cosa?!». Natsu saltò su tutte le furie
colpito da quell’accusa. «Non è
vero!».
«No, certo che no», disse Lucy palesemente ironica.
«Proprio come quella volta che ti ho detto che non potevo
partecipare alla missione perché avevo forti dolori
mestruali e tu l’hai detto a tutti! Oppure quella volta che
hai sbirciato nel mio armadio e il giorno dopo tutta la gilda sapeva
che avevo un paio di mutandine leopardate! Oppure vogliamo parlare di
quando–».
«È stato molto tempo fa. Ero ancora parecchio
ingenuo», mormorò Natsu imbarazzato. «Ma
se tu ora mi dicessi questo maledettissimo segreto, io non andrei a
dirlo a nessuno».
Lucy sembrò quasi cedere a quelle parole, salvo poi
recuperare improvvisamente fermezza. «Il mio segreto
rimarrà segreto, Natsu. Mi dispiace».
Lucy distolse lo sguardo e Natsu sbuffò sonoramente.
Rimasero in silenzio qualche secondo, non sapendo bene cosa dire o
fare, fin quando Natsu non decise che era meglio arrivare dritto al
punto. Il problema era che la voce sembrava essersi bloccata in gola.
«T… ei f… anzata?».
Lucy sbatté un paio di volte le palpebre, perplessa.
«C-cosa?».
«TI SEI FIDANZATA?».
Natsu lo aveva urlato così forte che probabilmente anche i
vicini di Lucy lo avevano sentito, ma tanto alla fine che gli
importava? Lui voleva la verità. E subito.
«Ma che diamine…? Certo che no!».
A quel punto Natsu avvertì tutta l’agitazione
accumulata fino a quel momento scemare in un secondo, lasciando il
posto ad un piacevole senso di sollievo. Stupido lui che aveva dato
retta alle fantasticherie di Juvia… Evidentemente, come
aveva detto Gajeel, si trattava solo di cose da donne. Niente
fidanzato, niente sbaciucchiamenti alla luce del tramonto, nulla di
nulla. Poteva esserci notizia migliore?
«E anche se fosse?», continuò Lucy
sporgendosi verso di lui e fissandolo con uno strano luccichio negli
occhi. «Che ti importa?».
Natsu sussultò. Ed ora cosa avrebbe dovuto risponderle? Che
la sola idea di immaginarla in atteggiamenti intimi con un qualsiasi
esemplare di sesso maschile era capace di rivoltargli lo stomaco? Non
era sicuro che Lucy l’avrebbe presa bene. Gli avrebbe
certamente urlato che lei poteva fare quel che voleva della sua vita e
poi l’avrebbe rispedito dritto a casa con un Lucy kick.
«Be’…», Natsu cercò
di temporeggiare mentre si tirava istintivamente indietro.
«Sei la mia migliore amica, no? Io mi… preoccupo per
te».
«E di cosa esattamente?».
«Io…». Natsu avrebbe preferito
riaffrontare Acnologia piuttosto che stare lì a descrivere a
Lucy qualcosa che nemmeno lui comprendeva a pieno. Come definire quel
sentimento che gli riempiva il cuore ogni qualvolta era con lei? Quella
voglia di starle accanto, di proteggerla da ogni pericolo (fidanzati
compresi), di toccarla e di farsi a sua volta toccare da lei?
Improvvisamente, di fronte alla sua esitazione, Lucy
sembrò deporre le armi.
«Natsu», mormorò la maga sfiorandogli
una guancia. «Se io trovassi davvero un ragazzo e se questo
ragazzo fosse la persona più buona del mondo, se mi amasse
davvero, se non mi facesse mai soffrire… la cosa ti farebbe
piacere?».
«No». Natsu lo disse con una tale naturalezza che
stupì non solo Lucy ma anche se stesso.
«E se io ora mi avvicinassi a te…». Lucy
fece un passo avanti verso di lui con gli occhi che brillavano come
stelle. «…e provassi a darti... un b-bacio, per
esempio, questo ti farebbe piacere?».
Natsu ingoiò a vuoto, capendo dove Lucy volesse andare a
parare. Aveva perfettamente compreso la sua incapacità di
esprimere a parole i suoi sentimenti e allora stava cercando di
tirargli quelle parole fuori dalla bocca con le sue stesse forze. E
guardando le guance rosse di Lucy e le sue labbra che sembravano
tendere verso le proprie, Natsu si convinse che forse poteva dirle la
verità, perché forse Lucy provava quello che
provava lui. E quel pensiero lo emozionò parecchio.
«Sì, Lucy».
La maga gli sorrise dolcemente e poi si protese ancora di
più verso di lui sollevandosi sulle punte dei piedi. Natsu
attese che le loro labbra si toccassero, ma Lucy si bloccò
proprio sul più bello, ad un centimetro dalla sua bocca,
quasi non sapesse più come continuare. Aveva paura, forse? O
magari era solo profondamente imbarazzata? D’altronde, un
po’ lo era anche lui, ma quel bacio lo voleva davvero e la
vicinanza di Lucy, unita a quell’attesa carica di tensione,
non faceva altro che incrementare il suo desiderio rendendolo piuttosto
impaziente.
Fu così che Natsu accorciò
personalmente la breve distanza tra loro e poggiò
le labbra su quelle di Lucy che si schiusero al tuo tocco, come se non
aspettassero altro, dandogli pieno accesso e libertà di
sperimentare. In partenza, fu un bacio lento, esitante, timoroso, da
cui poi ne derivarono altri più brevi, ma decisi: le loro
labbra continuavano a unirsi e staccarsi a intervalli, attirate le une
dalle altre come calamite. Quando poi le braccia di Lucy gli
circondarono il collo, Natsu cinse a sua volta la vita della maga con
le proprie e si lasciò coinvolgere in un bacio
più lungo e profondo, chiedendosi come avesse fatto a vivere
fino a quel momento senza emozioni e sensazioni così
incredibili, così piene, come quelle che stava provando in
quel momento.
«Lucy…», sussurrò
completamente assuefatto. Da una parte voleva ringraziarla per essere
stata paziente e averlo condotto fin lì,
dall’altra voleva solo godersi quel momento che sperava non
finisse mai o che si ripetesse di nuovo e spesso, molto spesso.
«Lo so, anche io», concluse la maga con un sorriso
che si perse in un nuovo, appassionato bacio, capace di far dimenticare
ad entrambi la questione “segreto” – che
altro non era se non la recente candidatura di Lucy al premio Kem
Zaleon come miglior scrittrice dell’anno.
“Chissà se Natsu e Lucy stanotte mi faranno un
fratellino…” pensava nel frattempo Happy
affacciato alla finestra tutt’altro che assonnato, mentre si
gustava un pesciolino estremamente saporito.
Note dell'autrice:
Purtroppo sono in ritardo di un giorno perchè ieri
non sono riuscita a pubblicare a causa di alcuni problemi,
ciò significa che la mia NaLu week non finirà
oggi ma domani con l'ultimo prompt (a meno che non mi venga voglia di
utilizzare i prompt bonus... il che è molto probabile). Il
segreto di Lucy, ovvero la candidatura a miglior scrittrice dell'anno,
fa rifermento all'ultimo capitolo del manga. Spero che la storia vi sia
piaciuta, ho cercato quanto più possibile di mantenere Natsu
IC. Grazie
a chi legge/recensisce la storia, a domani!
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Capitolo 7 *** Day 7: Reunion ***
contest
Love
is like a friendship
caught on fire.
[NaLu Love Fest 2019]
Day
7: Reunion
[Modern!AU]
Come ci fosse finita con le labbra incollate a quelle di Natsu Dragneel
su uno dei vari divani in pelle della lussuosa casa di Mavis
Vermillion, Lucy non avrebbe saputo dirlo. Doveva essere stato a causa
dell’euforia per quell’inaspettata reunion tra ex
compagni di classe che Mavis stessa si era occupata di organizzare a
distanza di tre anni dal diploma, o forse per via di quei bicchierini
di troppo che Cana le aveva fatto ingurgitare a suon di
«BEEE-VI! BEEE-VI! BEEE-VI!», o magari a causa
della velata delusione che l’aveva colpita scoprendo di
essere l’unica rimasta single, dal momento che Mavis e Zeref,
Levy e Gajeel, ed Erza e Gerard erano tutti finiti (piuttosto
prevedibilmente) insieme e che perfino Juvia era finalmente riuscita a
conquistare il cuore del suo Gray-sama.
O forse non c’entravano nulla né la rimpatriata,
né l’alcol o la nascita di tutte quelle nuove
coppie. Forse Lucy aveva ceduto alle esplicite avances di Natsu per il
semplice fatto che ne era stata segretamente innamorata per tutto il
corso delle superiori: più volte aveva cercato di
dichiararsi, ma le era sempre mancato il coraggio, un po’
perché si trattava della sua prima cotta e la cosa la
intimoriva alquanto, un po’ perché Natsu non
sembrava provare per lei qualcosa che andasse oltre
l’affetto, quindi Lucy era certa che un suo rifiuto non solo
le avrebbe spezzato il cuore, ma avrebbe anche minato le fondamenta
della loro amicizia. Finita la scuola, avevano preso strade diverse:
lei aveva intrapreso la facoltà di lettere con il sogno di
diventare giornalista o scrittrice, un sogno che coltivava ancora
giorno dopo giorno, mentre Natsu aveva seguito le orme di suo padre
entrando nell’azienda di famiglia. Durante il primo anno di
separazione, si erano visti più volte per prendere un
caffè insieme o per un’uscita in comune con i loro
amici, ma dopo quell’anno i loro incontri si erano fatti
sempre più radi fino a svanire del tutto, forse a causa dei
troppi impegni o forse a causa della lontananza fisica, da cui poi era
derivata una lontananza anche effettiva.
Eppure, nonostante ciò, era bastata
quell’improvvisa reunion non solo per farli riavvicinare, ma
anche per far scattare la scintilla – che poi, più
che scintilla, a Lucy pareva un vero e proprio fuoco.
Era ancora palesemente cotta di Natsu nonostante dopo la scuola avesse
avuto varie storie? Decisamente sì, e rivederlo dopo tanto
tempo così bello, maturo e sicuro di sé, era
stato davvero un colpo al cuore per Lucy, la quale aveva fatto
interiormente i salti di gioia quando lui le aveva chiesto di
allontanarsi insieme dalla festa e l’aveva portata al piano
di sopra dove l’aveva praticamente incollata al divano con un
bacio tutt’altro che innocente.
Il nuovo Natsu, che non aveva più nulla a che fare con
l’ingenuo ragazzino delle superiori, ci sapeva fare
– con le parole, con la bocca, con le mani – e la
cosa la stava eccitando parecchio, mettendole in testa idee malsane che
includevano l’uso di quel divano per altri scopi (il che, era
certa, avrebbe mandato fuori di testa Mavis se l’avesse
scoperto, ma al momento Lucy non se ne curava).
Fu con un movimento veloce e sinuoso che, senza staccarsi dalla calda
bocca di Natsu, Lucy gli si mise sopra a cavalcioni, stringendogli il
bacino tra le cosce e guardandolo da sotto le lunghe ciglia bionde con
sguardo malizioso. Natsu, piacevolmente colpito da quella audacia,
approfittò di quella posizione per dedicarsi al suo collo
con baci umidi e bollenti. Quando la bocca del ragazzo finì
nell’incavo tra i seni lasciato scoperto dall’ampia
scollatura, Lucy sospirò di piacere, infilando le dita nei
capelli di Natsu e spingendo il bacino contro il suo. Poteva sentire
chiaramente il cavallo dei pantaloni di Natsu gonfiarsi un
po’ di più ad ogni minimo sfregamento, il che la
rendeva ancora più curiosa e disinibita di quanto pensasse
di essere.
«Lucy», sussurrò Natsu facendo scorrere
le mani lungo la sua schiena fino ad intrufolarsi al di sotto della
gonna per accarezzarle i glutei da sopra le mutandine. «Mi
farai impazzire continuando così...».
«Dovrò pur vendicarmi», rispose Lucy
sorridendo malandrina.
Natsu interruppe di colpo i baci e le carezze per guardarla meglio
negli occhi. «Cosa vuoi dire?».
«Ero pazza di te, ma tu non l’hai mai
capito».
Sentendo nuovamente il bisogno della lingua di Natsu nella bocca, Lucy
lo baciò piegando la testa da un lato e imprimendo in quel
contatto una piccola dose di frustrazione per quei sentimenti mai
ricambiati e a lungo celati.
«L’ho capito, invece», si
affrettò a precisare Natsu. «Tardi, quando la
scuola era già finita ed eravamo lontani e mi mancavi. E
rimpiango solo di non averlo capito prima».
Lucy sgranò gli occhi stupita. Era forse una mezza
dichiarazione, quella? Perché se lo era davvero, allora
avrebbe dovuto ringraziare Mavis dal profondo del cuore per aver
organizzato quella benedetta rimpatriata. Senza di essa, probabilmente,
non avrebbe mai scoperto che Natsu era attratto da lei almeno quanto lo
era lei di lui, e che baciava bene, dannatamente bene.
Lucy sorrise appagata. «Meglio tardi che mai, no?».
Quelle parole sembrarono accendere una lampadina nella mente di Natsu.
«Credi che potremmo...?».
Lucy capì all’istante. Se fino a quel momento si
erano semplicemente lasciati travolgere dalle sensazioni e dalla pura
attrazione fisica, ora si parlava di qualcosa di più serio,
di più intimo. E forse era davvero arrivato il momento di
mettere le cose in chiaro, una volta per tutte.
«Natsu». Lucy gli accarezzò dolcemente
il volto, spostandogli i ribelli ciuffi rosa dalla fronte.
«Credi che se fosse stato Gray o Gajeel o qualunque altro
ragazzo a propormi di lasciare la festa e appartarci qui sopra, io
avrei acconsentito?». Lucy poggiò la fronte contro
quella di Natsu e socchiuse gli occhi con il cuore colmo
d’emozione, finalmente libera di poter esternare tutto
ciò che provava. «Sei sempre stato tu, sempre e
solo tu».
Natsu la baciò all’improvviso stringendola in un
abbraccio caldo e possessivo, come se non stesse aspettando
nient’altro che quelle parole, e lì Lucy
pensò che ne era davvero valsa la pena aspettare tutti
quegli anni pur di sentirsi così bene tra le sue braccia.
«Andiamo via da questa festa, Lucy»,
soffiò il ragazzo sulle sue labbra. «Ti porto a
casa mia. Vivo da solo ora, lo sai?».
Lucy ridacchiò, mascherando quanto in realtà
quella proposta la allettasse. «Ma come siamo impazienti,
Dragneel».
Natsu sorrise imbarazzato e in quel momento sembrò tornare
l’innocente ragazzino che era stato capace di farle battere
il cuore per la prima volta grazie alla sua disarmante
semplicità e nobiltà d’animo.
«Va bene», acconsentì Lucy subito dopo.
«Ma ad una condizione».
Natsu pendeva dalle sue labbra. «Quale?».
«Che non ci separeremo più, che recupereremo il
tempo perso».
Natsu la guardò negli occhi con fermezza. «Te lo
prometto».
Fu con un nuovo bacio che sugellarono quella promessa e poi, mano nella
mano, scesero al piano di sotto salutando gli invitati e ringraziando
Mavis per la bella festa, pronti per iniziare una nuova, emozionante
avventura che li avrebbe condotti più lontano di quanto
avrebbero mai pensato.
Il primo amore non si
scorda mai, no?
Note dell'autrice:
Termina qui questa raccolta a cui tengo particolarmente
perchè mi ha fatto riscoprire il mio amore per la NaLu.
Avevo accennato alla possibilità di continuare con i prompt
bonus, ma non credo di farcela, visto che ho in corso molte altre
storie e che comunque ho anche una vita reale fatta principalmente di
università XD GRAZIE
di cuore a chi è arrivato fin qui, probabilmente
scriverò ancora sulla NaLu <3 a presto!
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