il lieve soffio del vento

di lmpaoli94
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il fragore della tempesta ***
Capitolo 2: *** Una trappola dopo l'altra ***
Capitolo 3: *** un ritorno al passato che brucia ***
Capitolo 4: *** Gli occhi della tigre ***



Capitolo 1
*** Il fragore della tempesta ***


Le notti in mezzo al deserto erano silenziose e molto fredde.
Anche se non c’era il minimo fruscio del vento, la temperatura si abbassava in maniera notevole.
Ma il giovane Aladdin era abituato a cavarsela in ogni frangente rischiando anche la propria vita.
Dopo l’abbandono di Jasmine per continue divergenze, il ladro più famoso di Agraba si promise che non avrebbe mai più messo piede nella cittadina araba mai più nella sua vita.
“Chissà che cosa penserebbe il Genio se mi vedesse come sono finito… Di sicuro mi rispedirebbe dritto da Jasmine… Ma non riuscirebbe a capire il motivo del mio addio.”
< Allora prova a spiegarglielo. >
La voce del mercante che viaggiava in tutto il mondo risuonò nelle orecchie di Aladdin come un segnale da non farsi sfuggire.
< Leggi i miei pensieri? >
< Io leggo tutto nella mente di tutti e mi interesso solo a quello che voglio. >
< Ma chi diavolo sei davvero tu? >
< Un vecchio mercante che gira il mondo vendendo quello che ha da offrire > replicò l’uomo con tono pacato facendo il vago.
< Tu mi nascondi qualcosa… >
< Oh, no. Non sono così interessante come voglio far credere… Tu piuttosto, da sultano di Agraba a mendicante in mezzo al deserto. La tua vita non conosce limiti. >
< Quindi se mi parli così vuol dire che mi conosci abbastanza per… >
< Per molti anni sei stato l’individuo più famoso di Agraba. Tutti ti conoscono. Dalla gente più povera a quella più ricca. >
< Genio, non è che sei sotto mentite spoglie? >
< Ti stai riferendo al genio della lampada? Allora esiste davvero! Ed io che ho sempre creduto che era una leggenda. >
< Non so se mi stai prendendo in giro oppure… >
< Adesso però parlami di lui: che tipo era? >
< Un individuo alquanto stravagante e solare con poteri illimitati. Siamo stati molto bene quando eravamo degli ottimi amici. Ma poi nella vita le strade si dividono e lui si era ripromesso di girare il mondo come stai facendo tu. >
< Deve essere stato bello, vero? >
< Sì. Uno dei momenti più belli della mia vita. >
< E dimmi ragazzo, quale è stato il momento più bello della tua esistenza? >
< Perché lo vuoi sapere? >
< Mi piace chiacchierare con te. Sei un ragazzo molto interessante. >
< Non so cosa ci trovi d’interessante in me ma te lo dirò lo stesso: il giorno più bello della mia vita è quando mi sono sposato con Jasmine. Credevo di essere l’uomo più felice del mondo ma purtroppo non è mai stato così. >
< Perché? Che cos’è successo tra di voi? >
< Lei voleva regnare senza il mio appoggio il Regno di Agraba. Ma essendo marito e moglie non hai nessun diritto di fare tutto quello che ti pare e piace anche se sei la figlia legittima del vecchio sultano… Fatto sta che dopo molto tempo, alla fine non ho potuto sopportare la sua superiorità e ho deciso di mollarla all’istante. >
< Ma lei ti amava davvero? >
< Non lo so e non l’ho mai saputo… Anche se inizialmente era tutto rose e fiori, alla fine ci siamo divisi di comune accordo. Spero per lei che possa essere felice e che trovi un altro uomo che la possa meritare. >
< Non esiste uomo migliore di te, lo sai vero? >
< E questo chi te lo dice? >
< Andiamo, Aladdin. Sei l’unico ragazzo in grado di aver davvero fatto breccia nel cuore della giovane Jasmine. Eravate fatti l’uno per l’altro… Bastava che voi vi capivate a vicenda e il gioco era fatto. >
< No. Non è così semplice come dici tu. >
< Davvero? Gliel’hai mai chiesto? >
< Che cosa? >
< Di essere capito come volevi tu. >
< Da molto tempo non ci si parlava neanche. La situazione era diventata insostenibile. Ed io non potevo rimanere in quel palazzo molto a lungo. Sarei impazzito. >
< E quindi hai deciso bene si andartene, vero? >
< Ho dovuto farlo. Per il nostro bene comune. >
< Lo sai che la vostra decisione avrà dei risvolti terribili? A dire la verità, ce ne sono già adesso. >
< Che vuoi dire? >
< Naturalmente non lo sai visto che sei lontano da casa, ma vorrei dirti che la città di Agraba è stata sottomessa a causa di un terribile conquistatore che ha fatto della città nel deserto la sua schiava. >
< No, non è possibile… E Jasmine? Che fine ha fatto? >
< Nessuno sa più niente di lei… Molti dicono che è imprigionata nelle segrete del palazzo, mentre altri pensano che sia stata prima sottomessa come la peggior schiava e che poi fosse stata uccisa. Insomma, un sacco di possibilità che possono essere irrimediabilmente vere. >
< No, non è possibile… >
< Puoi anche non credermi se vuoi, ma dovresti tornare ad Agraba immediatamente, sai? >
< Ma io veramente che cosa mai potrei rappresentare in quella città? >
< Devi salvare la tua amata! Ecco cosa devi fare! >
< Ma io e Jasmine non stiamo più insieme! >
< Se non vuoi salvare lei, salva l’intera città. Molte povere persone sono state imprigionate contro la loro volontà per sottomettersi al nemico. E tu vuoi davvero che la sua tirannia e la sua dittatura continua fino alla fine dei loro giorni? Rispondi! >
Ma Aladdin non seppe cosa dire in quel frangente.
Le sue nuove avventure piene di libertà l’avevano portato lontano dalla sua città dov’era nato e vissuto fino a qualche giorno fa’.
< Sembra quasi di ritornare al passato… Prima Jafar con i suoi incantesimi e malefatti oscuri, e adesso questo. >
< Il tuo univo obbligo è proteggere la città fino alla fine dei tuoi giorni, capisci? >
< E se io mi rifiutassi? >
< I tuoi sensi di colpa prenderanno il sopravvento e non ci sarà più modo per rimediare. >
Nel sentire le parole del mercante, alla fine Aladdin decise di prendere le dovute decisioni e di tornare ad Agraba.
< D’accordo, mi hai convinto: tornerò ad Agraba. >
< Bravo! È questo quello che volevo sentirti dire! Però sta di fatto che non sarai da solo… >
< Mi accompagnerai tu? >
< In due siamo meglio di uno, non credi? >
< Certo. Anche se non so bene come potremmo entrare ad Agraba indisturbati. >
< Ci riusciremo. Basterà che tu ascolti i miei consigli. >
< Va bene, vedrò di fidarmi di te. >
< Ottimo. Allora andiamo, non c’è un minuto da perdere. >
< Peccato che la nostra partenza verrà ritardata a causa di quella tempesta di sabbia. >
< Quale tempesta di sabbia? >
< Quella che vedi laggiù > rispose Aladdin indicandogliela.
Un vortice di vento e sabbia impetuosi si stava dirigendo verso i due avventurieri portandosi via tutto quello che avevano dinanzi.
< Accidenti! Dobbiamo ripararci immediatamente! >
< Quelle piramidi potrebbero essere il posto perfetto per nasconderci e proteggerci per un po’. >
< Da cosa dobbiamo scappare se non da questa tempesta di sabbia, scusa? >
< Dai cavalieri del deserto. >
Un gruppo di uomini a cavallo con il volto ricoperto dai turbanti si stava dirigendo verso Aladdin e il mercante per prenderli come prigionieri.
< So che sei molto bravo a correre, Aladdin > fece il mercante < Riuscirai a starmi dietro? >
< Vuoi forse fare una gara? >
< Esatto. >
< Allora vedi di muoverti. Io non mi fermo dinanzi a niente e nessuno. >
< Lo stesso vale per me. >

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Capitolo 2
*** Una trappola dopo l'altra ***


Mentre i Cavalieri del deserto galoppavano sui loro cavalli indemoniati senza perdere di vista le loro prede, Aladdin e il mercante riuscirono a nascondersi e a chiudere il passaggio che portava dritto nelle piramidi.
< Lasciateci entrare, maledetti! >
< Vi è andata male, ragazzi > fece Aladdin prendendoli in giro < La prossima volta dovrete cavalcare molto più veloce per raggiungerci. >
< Ottimo lavoro, Aladdin. Sei un portento. >
< Dovresti conoscere di che pasta sono fatto, no? >
< Eppure continui a sorprendermi. >
< Adesso meglio lasciare questa uscita e cercarne un’altra. >
< Credi che ce ne siano ancora? >
< Non lo so. Basta cercarle. >
Mentre il sentiero dentro le piramidi era a malapena illuminato dalle torce di fuoco, Aladdin e il mercante poterono contemplare tutti i disegni e i geroglifici scritti sui muri.
< Certo che gli egizi erano un popolo molto misterioso e avanti con i tempi. >
< Sicuramente > rispose Aladdin cercando di decifrare i disegni < Peccato che non riesco a capire nulla di quello che sta scritto su questi muri. >
< Ma cosa te ne importa? Magari non è niente d’importante. >
< E se poi ci portasse all’uscita? >
< Questo vuol dire che dovremmo riuscirci con le nostre forze > rispose il mercante.
< Proviamo a tornare indietro. Magari i cavalieri del deserto se ne sono andati. >
< D’accordo, come vuoi tu. >
Ma nel mentre Aladdin e il mercante stavano facendo il sentiero inverso, notarono che era tutto cambiato.
< E questo salone? Qui non ci siamo mai passati > fece Aladdin.
< Hai ragione. Sei sicuro che non abbiamo sbagliato strada? >
< L’unica strada percorribile era proprio questa che abbiamo appena fatto. >
< Eppure ci dev’essere qualcosa di molto strano… >
< E se il sentiero cambiasse senza che noi ce ne potessimo accorgere? >
< A quel punto vorrebbe dire che non c’è un modo per uscire da qui. >
< Certo che ci deve essere! >
< Allora illuminami, misterioso mercante: quale porta dobbiamo prendere per proseguire oltre? Quella di sinistra, quella di destra o quella centrale? >
< Purtroppo non lo so visto che il mio senso d’orientamento è uguale a zero. >
< Certo che sei molto d’aiuto tu. >
< Che cosa dovrei fare secondo te? >
< Non lo so! Dammi qualche consiglio! >
Ma nel mentre Aladdin e il mercante stavano decidendo quale porta scegliere, la porta dietro le loro spalle si stava richiudendo mentre una moltitudine di sabbia stava ricoprendo tutto il salone.
< Aladdin! È una trappola! >
< Ho notato. >
< Non abbiamo molto tempo per decidere! Che facciamo? >
Dopo alcuni secondi di silenzio, alla fine Aladdin obiettò per la porta centrale.
< Corriamo! Si stanno richiudendo! >
Una volta superata, la porta dietro di loro si richiuse all’istante.
< Perfetto. Non riusciamo a vedere niente > fece il mercante.
< Dobbiamo proseguire al buio. È l’unico modo. >
< Non avrei mai pensato che queste costruzioni fossero una trappola in piena regola. >
< Gli egizi erano molto più intelligenti di quello che volevano far sembrare. >
< Adesso però cerchiamo una via d’uscita! Ah! >
Dopo aver camminato alcuni passi, il mercante andò a sbattere contro il muro.
< Aladdin, qui non si va avanti. >
Toccando con le proprie mani, Aladdin pensò che si trattava di un altro muro che gli bloccava la strada.
< E adesso? Non possiamo tornare indietro. Siamo intrappolati a rimanere qui per sempre. >
< Non così in fretta, mercante. >
Facendo strusciare le sue mani sui muri, alla fine Aladdin trovò il meccanismo per riuscire ad aprire il muro.
< Ma come diavolo hai fatto? >
< Ingegno e un po’ di fortuna. >
Una volta abbandonato l’oscurità dei vicoli delle piramidi, Aladdin e il mercante si ritrovarono in un salone illuminato esclusivamente dai raggi solari.
< Chissà cos’è quell’oggetto che si trova in mezzo alla stanza… >
< A giudicare dalla forma, sembra quasi una reliquia > rispose il mercante.
< Una reliquia che magari mantiene l’equilibrio di questo posto. >
< Ne sei sicuro? >
< Non sono sicuro di niente in questo posto. È tutto tremendamente strano… Forse era meglio affrontare i cavalieri del deserto. >
< Sì, forse hai ragione. Sarebbe stato molto più divertente. Qui non sappiamo nemmeno se riusciremo ad uscirne vivi. >
< Invece dobbiamo farlo, Aladdin. Per il bene di Jasmine e di tutta la popolazione di Agraba. Lo sai che ti stanno aspettando. >
< Sinceramente non so se penseranno a me nel salvare la città e il palazzo del sultano… >
< Te l’ho già detto: se non ci pensi tu, chi deve farlo? >
< Il mondo andrà benissimo avanti anche senza di me, caro mercante. >
< Ma visto che adesso tu sei ancora in vita… >
< Non per molto. >
Improvvisamente, le pareti delle piramidi cominciarono a tremare una seconda volta.
< Aladdin! Guarda i raggi solari! >
Nel mentre il sole stava illuminando la stanza, la luce del sole fece spazio ad una luce rosso accesa simile alle fiamme dell’inferno.
< Che cosa facciamo adesso?! >
< Dobbiamo uscire alla svelta da qui. I pilastri stanno crollando sotto i nostri occhi. >
< Ma non c’è una via d’uscita in questo posto! >
< Ne sei sicuro? >
Dopo aver percorso giro giro per tutta la stanza, Aladdin e il mercante riuscirono ad individuare un passaggio sotterraneo.
< Proseguiamo da qui. >
< Dovremmo andare sotto terra? >
< Hai forse qualche idea la riguardo, mercante? >
Non sapendo cosa fare, alla fine il vecchio uomo diede ascolto ad Aladdin.
< E va bene! Meglio che rimanere schiacciato sotto questi blocchi di cemento. >
Una volta sfuggito al terremoto della piramide, Aladdin e il mercante furono condotti verso una scivolo intricato che li condusse inspiegabilmente fuori dalla piramide.
< Aladdin… Ce l’abbiamo fatta! >
Il mercante non riusciva ancora a credere ai suoi occhi.
Avrebbe creduto che la piramide fosse la sua tomba e che il suo destino fosse segnato, ma invece…
< Come sapevi che quel passaggio sotterraneo fosse la nostra uscita? >
< Non lo sapevo, mercante. È stato un colpo di fortuna. >
< Tu devi essere il ragazzo più fortunato del mondo. >
< Me la sono cavata in molto frangenti. >
< Sei quasi come un talismano magico, sai? >
< Peccato che la vostra fortuna finisce qui. >
La voce di alcuni uomini incappucciati risuonarono nelle orecchie di Aladdin e del mercante come un macigno.
< Pensavate davvero di sfuggirci? >
< Voi non mollate mai, vero? >
< Perché dovremmo farlo? Il Sultano di Agraba era sulle vostre tracce e adesso che vi abbiamo trovato… >
< Che cosa vuole il nuovo sultano da noi? >
< Semplice: incarceravi così che voi non possiate più costituire un problema per lui. >
< Io non lo conosco nemmeno il Sultano. >
< Davvero? Sono convinto che quando lo rivedrai con i tuoi occhi, cambierai subito opinione. >
< Si tratta forse di quel dannato di Jafar? >
< Non voglio rovinarti la sorpresa, ragazzo. Pronto a tornare ad Agraba? Ma non ci arriverai mai da uomo libero, ma da schiavo in catene. >
< Prima però dovrete riuscire a prendermi. >
Cercando di sfuggire dal gruppo dei cavalieri del deserto, alla fine Aladdin fu bloccato dal mercante.
< Ma che diavolo stai facendo?! >
< Non si può andare contro il nuovo Sultano e contro i Cavalieri del deserto, caro ragazzo… >
< Tu! Mi hai tradito fin dall’inizio! >
< Che ci posso fare? I soldi e le garanzie che questi uomini mi hanno dato va ben oltre qualsiasi cosa, sai? >
< Che tu sia maledetto, mercante. >
< Ecco qua il tuo guadagno > fece il cavaliere del deserto dando un sacco pesante al mercante.
< Che cosa c’è qui dentro? Lingotti d’oro? >
< Guarda tu stesso. >
Una volta aperto, il vecchio mercante fu colpito da una moltitudine di serpenti assonagli che gli iniettarono un veleno letale da ucciderlo immediatamente.
< Hai visto, ragazzo? Il tuo amico traditore ha avuto quello che si merita. E tu non vuoi fare la stessa sua fine, vero? >
< No… >
< Molto bene. Allora non ti resta altro che venire con noi. >

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Capitolo 3
*** un ritorno al passato che brucia ***


Dopo aver camminato per settimane a piedi nel deserto, alla fine i sequestratori e Aladdin giunsero alle porte di Agraba dopo un lungo percorso agognato.
< Vedo che sei ancora vivo, ragazzo > fece uno dei cavalieri < Resisti ancora un po’. Il grande Jafar vuole rivederti. >
< Sapevo che c’era lui dietro tutto questo > rispose Aladdin con tono flebile.
< E chi sennò? >
Una volta oltrepassati le mura di Agraba, Aaddin poté vedere con i suoi occhi tutta la distruzione e la miseria che circondavano l’intera città.
< Come avete potuto ridurre la città in questo modo? >
< Il nuovo sultano pensa solo a se stesso e a nessun altro. Gli abitanti di questa città possono morire tutti per lui. >
< E’ davvero terribile. >
Mentre il cielo era completamente oscurato dalle nuvole, Aladdin volle chiudere gli occhi per non guardare la distruzione che gli si presentava davanti.
< Apri gli occhi! Devi vedere! > gli gridò il cavaliere del deserto < La vedi quella gente? Tu finirai come loro… Anzi, no. Verrai spedito in prigione e marcirai lì dentro. >
“Che voi siate maledetti…”
Appena raggiunto il palazzo reale, Aladdin fu colpito da una fitta al cuore.
Non avrebbe potuto mai immaginare che tornare nel palazzo dove lui aveva regnato per molti anni accanto a Jasmine sarebbe stato così traumatico e inverosimile.
< Stai per tornare a casa, Aladdin > fecero in coro i cavalieri schernendolo < Non sei contento? >
< Preferirei morire che tornare qua dentro. >
< Ma morirai, ragazzo mio. È solo questione di tempo. >
Appena Aladdin raggiunse la sala del trono, i cavalieri del deserto si bloccarono all’istante.
< Che cosa state facendo? >
< Noi non abbiamo il permesso di proseguire oltre. Ordine di Jafar. >
< Esatto. Sarai solo tu che te lo ritroverai di fronte. >
< Bene. Non aspetto altro. >
Una volta rimasto da solo in mezzo alla sala del trono, Aladdin poté notare come era tutto cambiato.
C’erano figure di ogni tipo di Jafar che distruggeva la città con la forza della sua magia oscura.
“Si è ripreso quello che aveva sempre sognato” pensò Aladdin con disprezzo “Se solo potessi fargliela pagare per l’ennesima volta.”
< Questa volta sarò molto più attento è più forte di quello che tu credi, ragazzo mio. >
La voce acuta di Jafar risuonò nelle orecchie di Aladdin come una maledizione.
< Felice di rivedermi, straccione? >
< Avrei continuato a fare la mia vita da straccione piuttosto che ritornare qua e vedere te di nuovo al potere. >
< Che cosa ci vuoi fare? Questa città mi appartiene. >
< Agraba non è la tua casa. È la casa del popolo. >
< Il popolo sta morendo di fame, Aladdin. Non conta più niente. >
< Perché tu gli stai risucchiato tutte le energie! > protestò il ragazzo.
< Loro sono la feccia dell’umanità. Non sono forti e potenti come me. >
< Invece è qui che ti sbagli. L’unione fa la forza. Ricordatelo. >
< Ahahah ma cosa vuoi che facciano quei bifolchi? È già tanto se nell’arco della giornata riescono a mangiare… Per non parlare dei rivoluzionari che sono rinchiusi nel mio palazzo in attesa di processo. >
< Li processi anche? >
< Certo. Tagliandoli la testa uno ad uno. >
< Non voglio più sentirti parlare! >
< Ma come? Non vuoi sapere che fine ha fatto la tua amata Jasmine? >
< Se solo hai provato a torcergli un capello… >
< Ti vorrei ricordare che ho la magia dalla mia parte, mentre tu? Sei solo vestito di stracci ma cerchi di ferirmi con le parole. Non farmi prendere decisioni troppo azzardate. >
< Vuoi torturarmi? Fai pure. Tu non mi fai paura. >
< La paura la proverai sulla tua stessa pelle, ricordatelo… Allora, vuoi vedere Jasmine? >
< Mi basta sapere che tu… >
< Pensi davvero che sia libera? Ahahah la vostra separazione non ha fatto altro che anticipare il mio potere… E visto che era sola in grado di potersi mettere contro di me, non ha potuto fare altro che arrendersi. >
< Allora voglio vederla… Anche per un’ultima volta. >
< Acconsentirò a questa tua richiesta. Tanto ormai non hai niente da perdere, giusto? >
Completamente in catene e impossibilitato a liberarsi, Aladdin fu condotto nelle prigioni del palazzo.
< La vedi questa povera gente? Sono tutti in collera con te per non essere stati difesi dal sultano erede di tutto il Regno di Agraba. La povera Jasmine non ha potuto fare niente per contrastarmi e di conseguenza ecco tutti i traditori imprigionati. Ormai la mia collezione è completa. >
Gettato in prigione come un criminale della peggior specie, Aladdin cercò di recriminare i suoi profondi errori.
< Non ti perdoneranno mai, Aladdin. Ormai per te sarà un fardello irreversibile. >
< Non ho bisogno di essere perdonato… Prima o poi tu farai una brutta fine. Che ti piaccia o no. >
< Parole al vento, Aladdin. Ci rivediamo per la tua esecuzione. >
Una volta rimasto da solo, Aladdin poté guardare negli occhi tutti i prigionieri gettati nell’oblio senza aver potuto combattere.
< Avremmo la nostra vendetta. State tranquilli. >
< Voglio proprio sapere come farai. >
Una voce femminile attirò l’attenzione del ragazzo.
< Jasmine, sei davvero tu? >
< Sì. Sono qui nel degrado più totale mentre tu eri in giro per il mondo chissà dove. >
< Lo sapevi che la vita a palazzo non faceva per me. >
< Bugiardo! Se te ne sei andato è perché non mi amavi più! Dì la verità una volta per tutte. >
< Jasmine, litigare ora non serve a niente > rispose Aladdin cercando di placare il suo animo ribelle < Dobbiamo cercare di andarcene da qui il prima possibile. >
< Le prigioni di Agraba sono state costruite in modo che nessuno potesse scappare. >
< Ci dev’essere una via di fuga… Ogni cosa ha un punto debole. >
< E il tuo quale è Aladdin? >
Sentendo la domanda di Jasmine, Aladdin la fissò con sguardo serio ma non indifferente.
< Stai cercando di farmi venire i sensi di colpa? >
< No. Non sarebbe una punizione abbastanza severa. >
< Se dovrò scontare tutte le mie pene lo farò in seguito… Ma adesso l’unica cosa che mi preme è di consegnare ad Agraba il futuro roseo che gli spetta. >
< Voglio proprio vedere come farai senza l’aiuto del genio. >
< Già… il genio… Secondo te può immaginarsi che io e te siamo in pericolo? >
< Voglio ricordarti che è una persona in carne ed ossa come noi, Aladdin. Non può comparire all’improvviso come se niente fosse. >
< Ne sei davvero sicura, Jasmine? >
Una voce lieve ma efficace risuonò nelle orecchie di Jasmine come un lume di speranza.
< Ma tu sei il mercante che mi ha tradito! > sbraitò Aladdin < Con quale faccia tosta ti presenti qui?! >
< Non riesci a riconoscere più i vecchi amici? >
Levandosi il suo travestimento da mercante, il Genio si mostrò com’era realmente in passato.
< Genio! Come hai fatto ad entrare fin qua? >
< Con il tuo arresto operato grazie a me, sono diventato “amico” di questo regno. E soprattutto Jafar non immagina che dietro a tutto questo ci sia io. >
< Sei venuto a liberarci, vero? >
< Vorrei tanto, Jasmine. Ma credo che queste sbarre siano a prova di magia. >
< Che vuoi dire? >
< Dopo che mi avete liberato, ho perso tutti i miei poteri… Però posso sempre mascherarmi senza farmi riconoscere > scherzò il Genio.
< Genio! Qui la faccenda è seria. >
< Sì Aladdin, hai ragione… Farò di tutto per aiutarvi ma non potrò fare molto. >
< Ma se ti vediamo qui è perchè forse c’è un barlume di speranza. >
< Ne sono convinto… >
Sentendo aprire il portone che conduceva alle celle, il Genio si allarmò all’istante.
< Meglio che torni ad essere un mercante. Se Jafar mi scopre in queste vesti, finirei in prigione insieme a tutti gli altri. >
< Malgrado tu mi abbia arrestato, sono molto felice di rivederti. >
< Mi dispiace Aladdin, ma ho dovuto farlo. Dovevo farti ritornare qui e l’unico modo era di consegnarti ai Cavalieri del deserto. Sapevo che non ti avrebbero mai ucciso senza l’ordine di Jafar e finalmente eccoti di nuovo insieme alla tua amata. >
< Genio, sai che ci siamo separati… >
< Adesso smettila Al, sei ridicolo. Tu la ami e la amerai per sempre. È questa la cosa più importante. >
< Ma io veramente… >
< Basta discorsi e trovate una via d’uscita. Io sarò il vostro supervisore. >
< D’accordo. Ci proveremo > replicò la ragazza girando il suo sguardo verso Aladdin.
< Ecco, è quello che volevo sentir dire… Ci vediamo presto. Non mollate. >
Una volta uscito nelle prigioni del palazzo, il Genio sotto il travestimento del mercante fu richiamato all’attenzione da Jafar.
< Mercante, che cosa ci facevi in giro nelle prigioni? >
< Mi divertivo nel vedere quei prigionieri soffrire come le creature della peggio specie… Come hanno potuto ribellarsi a voi, grande Sultano? >
< Me lo domando anch’io… Eppure ci sono due individui che mi preme di uccidere: i vecchi reali di Agraba. >
< Ah sì? Non li ho presenti. >
< Strano… Sono conosciuti da tutti. >
< Non torno in queste terre da molti anni, orami. Ed è per questo che vedo Agraba molto cambiata. >
< In meglio, devi dire… Ma lasciando stare questo, dovrei chiederti di eseguire un ordine molto importante. >
< Tutto quello che vuole, mio Sultano. >
< Sarai tu ad eseguire la condanna a morte di Aladdin e di Jasmine sotto il mio totale controllo. >
< Che cosa? Perché proprio io? >
< Perché sei il mio più grande uomo di fiducia… Non sei onorato? >
< Sinceramente non so cosa dire… >
< Non devi rifiutarti > rispose Jafar dando una pacca sulla spalla al mercante < Altrimenti potrei pensare che è altro tradimento. E tu non vuoi che questo spiacevole fatto accada, vero? >
< No… certo che no… >
< Molto bene. Domani mattina all’alba la loro fine giungerà sotto gli occhi di tutti i prigionieri e tutti gli abitanti che si sono sottomessi a me. Vedrai, sarà uno spettacolo divertente > disse infine Jafar lasciando in valiade di mille pensieri il povero genio.

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Capitolo 4
*** Gli occhi della tigre ***


Il Genio si trovava dinanzi ad un dilemma che albergava nella sua mente.
Proteggere e provare a salvare Aladdin e Jasmine confessando la sua reale identità e farsi scoprire oppure ubbidire alla richiesta del sultano?
Naturalmente avrebbe optato per la prima opzione, ma come poteva fare per non essere scoperto?
“Devo tornare nelle segrete e spiegare tutto ad Aladdin.”
Il cuore del genio batteva all’impazzata.
Sarebbe potuto essere scoperto in qualsiasi momento.
Si sentiva gli occhi addosso del Sultano ogni passo che faceva.
“Ecco, ci sono quasi.”
Appena si ritrovò all’interno delle celle del palazzo, la voce di Jafar lo fece sobbalzare dallo spavento.
< L’esecuzione è domani, mercante > fece lo stregone con tono lieve < Perché sei ritornato qua? >
< Volevo vedere un’ultima volta gli sguardi dei condannati. >
< Li vedrai domani… Almeno che tu non gli voglia dare la spiacevole notizia. >
< Sì, esatto. Volevo fare quello. >
< Allora fallo. Io rimarrò qui in disparte. >
< Potrei parlarci in privato, mio Sultano? >
< Perchè? Cos’hai da nascondere? >
< Niente. >
Il sultano stava diventando molto sospettoso nei confronti del mercante.
< Allora rimarrò qui se non hai niente in contrario.. >
< Certo che no, mio Sultano. Potete fare quello che volete. >
Mentre stava sudando freddo, il Genio si avvicinò alla cella dei due ragazzi fissandoli con sguardo pieno di tristezza.
< Mi rincresce molto ragazzi, ma devo darvi una spiacevole notizia. >
< Non occorre che tu ci dica che verremo giustiziati. Lo sappiamo benissimo anche da noi. >
< Io… mi dispiace molto… >
< Vattene da qui. Sei solo un traditore > replicò Aladdin con disprezzo < Voi cattivi avrete la fine che vi meritate. >
< Qui l’unico cattivo presente sono io > intervenne Jafar < Non è vero, Genio? >
< Come? >
Smascherandolo dinanzi a tutti, Aladdin e Jasmine non credevano ai loro occhi.
< Credevi davvero che io fossi così stupido?! Sapevo fin dall’inizio che tu eri il Genio sotto mentite spoglie… E’ solo che volevo divertirmi più del dovuto. Ma visto che mi stavo annoiando, ho deciso di coglierti alla sprovvista
< Jafar, arrenditi subito altrimenti… >
< Non sei nelle condizioni di minacciarmi! Tu e tutti gli altri farete la fine che vi meritate. >
Una volta che il Genio si ritrovò dietro le sbarre, Jafar richiamò all’ordine i suoi cavalieri del deserto.
< Rimanete a guardia delle celle. Quei tre pericolosi criminali non devono provare a fuggire in nessun modo. Mi sono spiegato? >
< Sì, mio Sultano. >
< Hai bisogno delle guardie? Perché non ce la fai da solo, Jafar? >
< Tu non perdi tempo di sfidarmi, vero Aladdin? Ma presto taglierò quella tua lingua biforcuta… Peccato, però devo dire che mi mancherai moltissimo. >
< Sensi di colpa? >
< Assolutamente no… Adesso non ho più tempo da perdere con voi. Ci rivedremo domani mattina. >
Appena Jafar se ne andò, il Genio si scusò con Aladdin e Jasmine per non essere riuscito a salvarli.
< Non è colpa tua, Genio > fece Jasmine < Questo vuol dire che doveva andare così. Purtroppo dobbiamo dare atto al nostro acerrimo nemico. Stavolta ha vinto lui. >
< No. Non può finire così… >
< Aladdin, il Genio non ha più i suoi poteri e noi tre insieme siamo imprigionati nelle celle del palazzo. Credi che ci sia ancora possibilità di fuga? >
< Io… >
< Adesso basta parlare! > tuonò uno dei cavalieri del deserto < La prossima volta ci penserete due volte prima di mettervi contro il grande Sultano… Ah, che sbadato. Non ci sarà una seconda volta per voi. Ahahah. >
< Ah ah ah ti credi divertente? Perché non vieni a canzonarci nelle nostre celle? >
< Pensate di farmi paura? Vuol dire che non mi conoscete abbastanza. >
< Prego, accomodati pure. Ti sto aspettando. >
< Vuoi farti uccidere più del dovuto? D’accordo, sarà molto divertente. >
Sguainando la sua sciabola, il cavaliere del deserto si preparava a fare a fettine il povero Aladdin.
< Indietreggi? Sfidami a viso aperto! >
< Non ho un’arma con cui posso difendermi. >
< Questo dovevi pensarci prima, non ti pare? Ah! >
Ma nel mentre il cavaliere si precipitò contro Aladdin per colpirlo a morte, una tigre piombò addosso all’uomo disarmandolo.
< Ma che diavolo… >
< Da dove salta fuori questa tigre? > domandò il Genio confuso.
< Non ne ho la più pallida idea pure io… >
La bestia, fissandolo con sguardo truce e famelico, si preparava a difendere Aladdin.
< Non so come hai fatto ad entrare qua dentro, ma ti taglierò la gola come a questi traditori. >
Ma prima che il cavaliere potesse riprendere la sua arma, fu ancora attaccato dalla tigre con una velocità fulminante.
< Non è possibile… >
Impaurito, il cavaliere del deserto chiamò subito aiuto.
< Quella tigre… vuole uccidermi… > piagniucolò.
< Non sai difenderti da una bestia? E va bene. Ci pensiamo noi. >
Decine di cavalieri del deserto circondarono la tigre intenta ad ucciderla simultaneamente.
Ma la bestia era molto veloce anche per tutti quegli uomini.
< Ci sbranerà tutti! >
Terrorizzati come non gli era mai capitato nella loro vita, i cavalieri del deserto dovettero chiedere aiuto al Sultano.
< Che cos’è tutto questo baccano? >
< Mio Sultano, c’è una tigre nella prigione dei tre traditori. >
< E quindi? Uccidetela! >
< E’ molto più forte di noi. >
< Sì. Non riusciamo nemmeno a sfiorarla. >
< Branco di incompetenti! Se non riuscite ad uccidere un misero animale, voi non mi servite più! >
Preso da una collera incontrollabile, Jafar si diresse verso l’animale fissandolo con sguardo furioso.
< Non so che cos’hai di tanto spaventoso, ma con me non ti andrà bene. >
< Davvero? >
< Come? Tu parli? >
Mentre lo stava fissando dritto negli occhi, la tigre riprese le sue vere sembianze umane.
< Non ci credo… Jasmine. >
< Era l’ora che il mio più grande segreto venisse alla luce > rispose la donna con tono coraggioso < Sorpreso, Jafar? >
< Ahahah questo non me l’aspettava per niente… Ma sarà molto divertente ucciderti con la mia magia oscura. >
< Prima però devi riuscire a prendermi. >
Mentre Jasmine si muoveva tra le celle con le sembianze di una tigre velocissima, Jafar riusciva a malapena a stargli dietro.
< Devi trovare un altro espediente se vuoi battermi. >
Ma improvvisamente, la tigre scomparve nel nulla.
Pazientando il suo ritorno, Jafar chiuse gli occhi come se fosse in uno stato di meditazione.
“So che mi stai guardando… Io ti attendo impazientemente…”
Sentendo un lieve passo avvicinarsi a lui, Jafar spalancò gli occhi colpendo al collo la povera creatura.
Completamente immobilizzata, Jasmine non poté fare niente per proteggersi.
< Il gioco è durato fin troppo. Adesso assaggerai la mia forza oscura! >
< NO! >
Ma prima che Jafar potesse dargli il colpo di grazia, Aladdin e il Genio piombarono addosso al sultano riuscendolo a disarmare.
< Che cosa vuoi fare con il mio bastone? Ridammelo subito! >
< No… Adesso che ti abbiamo disarmato non fai più così paura. >
< Che cosa vuoi fare? Tu non sei in grado di usare la magia oscura. Arrenditi. >
< Scommettiamo? >
Liberando Jasmine dal suo incantesimo, quest’ultima poté attaccare Jafar e inchiodarlo a terra.
< Vuoi forse mangiarmi? >
< No > rispose Jasmine riprendendo le sue sembianze umane < Sarai risucchiato nella tua magia oscura. Per sempre. >
Facendo rotare il bastone di Jafar, Aladdin lo fece scomparire rivoltandogli contro la sua magia.
< Non finisce qui! >
Ma appena l’oscurità di Jafar scomparve per sempre, Aladdin, Jasmine e il Genio distrussero assieme quello che rimaneva di Jafar, facendo ritornare Agraba il Regno meraviglioso che era un tempo.
< Aladdin! Ce l’hai fatta! > fece Jasmine abbracciandolo.
< Bravo Al! Questa volta non avrei mai creduto che tu riuscissi a maneggiare la magia oscura di Jafar. >
< E’ tutto grazie a te, Jasmine > rispose Aladdin sorridente < Ma prima dimmi una cosa: da quanto tempo è che puoi trasformarti in una tigre? >
< Da prima che il Genio potesse essere un uomo libero > spiegò la donna.
< Che cosa? C’è per caso il suo zampino? >
< Puoi dirlo forte! È l’unico desiderio espresso della ragazza > mormorò il Genio < Non ho mai capito il perché, ma grazie al cielo quest’oggi è servito a qualcosa. >
< Ho sempre sognato di essere una tigre come Raja. E dopo molto tempo il mio desiderio è divenuto realtà. >
< Parlando di cose serie… > cominciò Aladdin interrompendosi sul più bello.
< Che cosa vuoi dirmi? >
< Ti chiedo scusa per come mi sono comportato in tutto questo tempo. Non dovevo fuggire come un vigliacco. >
< Ma l’hai fatto… >
< Come posso riuscire a farmi perdonare? >
< Promettendomi che rimarrai per sempre accanto a me. >
< Ed è quello che farò > rispose Aladdin riabbracciando la sua amata perduta prima di baciarla con passione.
< Questa sera ci vuole una grande festa! > fece il Genio < Comincio con i preparativi, d’accordo? Ci divertiremo tutti! >
< E noi ti aiuteremo. >
< Bene! Andiamo! > disse infine il Genio al settimo cielo rivedendo la coppia più amata di Agraba tornare a regnare come un tempo fino alla fine dei loro giorni.

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