Stringimi adesso. ||H.S.||

di tiaspettoqui
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** 1. Sei in ritardo ***
Capitolo 3: *** 2. Stare bene ***
Capitolo 4: *** 3. Nuove conoscenze ***
Capitolo 5: *** 4. Ritorno a casa ***
Capitolo 6: *** 5. Nervosismo e sorrisi sinceri. ***
Capitolo 7: *** 6. Attacchi di panico e lasciarsi andare. ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


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PROLOGO.

La classe è piena di piccoli bambini emozionati per il loro primo giorno di scuola. L’aria fresca di Settembre comincia a farsi sentire e fuori dalle finestre colorate della scuola gli alberi si muovono e il colore verdognolo delle foglie risplende sotto il sole.

La maestra Scarlet Brown entra in aula sorridendo ai suoi alunni.

Scarlet ama il suo lavoro, ha ventiquattro anni e tanti sogni nel cassetto. Il suo posto nel mondo lo trova nella musica e negli occhioni di un bambino che crede nelle favole e che la fa tornare indietro nel tempo. Impara così tanto da loro che a volte le viene da piangere. Si nasconde nei maglioni per almeno nove mesi l’anno, protegge i suoi capelli castani nei cappelli invernali e i suoi occhi marroni hanno ancora tanto da raccontare.

Le novità non le sono mai piaciute, per questo tende a rimanere nella sua comfort zone. Perchè stravolgere la mia vita? Io sto bene così.

Prende un profondo respiro e “Buongiorno ragazzi, io sono la signorina Brown, la vostra insegnante di geografia” dice, con una punta di emozione nella sua voce.

 

**

 

Harry si stropiccia gli occhi mentre pulisce il bancone dalle ultime gocce di birra. Guarda l’orologio affisso alla parete: le nove e trenta.

Sono passate solo due ore dall’inizio del suo turno e lui è gia stanco.

Harry Styles ha venticinque anni, un lavoro che tutto sommato lo soddisfa, un migliore amico impiccione e un cuore tanto grande.

I capelli ricci gli ricadono sulla fronte, gli occhi verdi – oggi un po’ spenti -, le gambe magre nonostante sia molto alto e il corpo pieno di tatuaggi.

Harry Styles è anche un po’ ferito da tre mesi a questa parte. Gli capita spesso di assentarsi ed entrare in un mondo tutto suo.

“Harry, se continui quel pezzo di bancone lo consumerai”, lo prende in giro Bill, il padrone del locale.

Il ragazzo sembra risvegliarsi dal suo stato di trance e scuote la testa. “Si, scusa.” bisbiglia.

Bill lo guarda attentamente con fare interrogativo anche se non può vederlo. Crede veramente che qualche strano alieno lo abbia rapito: Harry è la persona più solare che lui abbia mai conosciuto.

“Ehy – gli posa una mano sulla spalla – sicuro di stare bene?”

“Si Bill, sono solo… stanco.”

“È arrivato qualche cliente interessante oggi?” cerca di distrarlo dai suoi pensieri.

“Il solito.” Harry scrolla le spalle.

“Anche la solita maestra?”

Il ragazzo non risponde, ma Bill vede nascere un piccolo sorriso sulle sue labbra.



Writer's wall. 
Credo di essere ormai "vecchia" per pubblicare fanfiction su EFP, ma è un periodo della mia vita in cui scrivere mi fa bene ed ascoltare a ripetizione le canzoni di Harry mi fa ancora più bene. 
Credo di non sapere nemmeno io come andrà a finire questa storia, ma so per certa che voglio far "vivere" una bella vita a Scarlet ed Harry. 
Spero che questo prologo sia stato un minimo intrigante. 
L'unico modo per farmelo sapere è recensire! Ci vediamo al prossimo capitolo. 

Ari.

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Capitolo 2
*** 1. Sei in ritardo ***


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1. Sei in ritardo


“Peach vuoi muoverti? Farò tardi a lavoro!” Scarlet bussa alla porta del bagno dove la sua migliore amica è chiusa da circa mezz’ora. “Ti giuro che se non esci entro cinque secondi ti lasc...”
La porta si apre ed una ragazza dai capelli rossi e gli occhi color nocciola si palesa davanti a lei.
Peach Morgan è assolutamente l’ancora di salvezza di Scarlet. Vivono insieme da circa un anno e ancora non riescono a capire perché sono amiche. Una il bianco, l’altra il nero; lo yin e lo yang. Ma forse proprio per questo si completano, no?
“Nervosa signorina? Forza, o arriveremo tardi.”
Scarlet la incenerisce con lo sguardo e “Ti odio.” sibila.
Escono di casa ed entrano nell’utilitaria.
“Prima o poi ci lascerà a piedi questo rottame, me lo sento” sentenzia Peach poggiando la testa sul finestrino.
“Ehi non trattarla così!” - Scarlet le dà un pugno sul braccio - “Tranquilla piccola, Peach non diceva sul serio.”
Il padre di Scarlet le ha regalato quella macchina il giorno stesso del suo esame di guida.
“La tua piccola sono più le volte che va dal meccanico che su strada.”
Scarlet sbuffa e si ferma ad un semaforo. A Londra è arrivato Ottobre e le foglie già cadono dagli alberi. Ha sempre amato l’autunno, fin da quando è piccola. Quando aveva otto anni si divertiva ad uscire di casa e buttarsi tra i cumuli di foglie che il giardiniere aveva rastrellato con tanta cura. Inevitabili erano le grida della madre, che continuava imperterrita a dirle:”Sei una ragazza, comportati come tale!”.
Le cose non sono mai cambiate. Scarlet è ancora la ragazza a cui non piace apparire, a cui piacciono le cose semplici e si sente anche un po’ diversa da tutti gli altri. Peach le ripete in continuazione che sembra uno dei classici clichè che si leggono nei romanzi rosa, deridendola sulla sua strana relazione con i vestiti e i tacchi. Scarlet ha pochi vestiti nell’armadio ma tanti maglioni da sfoggiare, uno per ogni colore esistente.
La ragazza gira a destra verso Baker Street e parcheggia al lato della strada.
“Aspettami qui.” guarda Peach e slaccia la cintura.
L’amica annuisce e “Ricordati il cornetto al cioccolato!”
Scarlet ride ed esce dall’abitacolo, per poi entrare nel bar che ormai la accoglie da due anni. Le pareti sono di un legno chiaro, ci sono grandi finestre che permettono di osservare la città in movimento mentre si gusta un buon caffè. Delle sedie nere fanno da contorno ad un tavolo di legno bianco, decorato con un piccolo cactus al centro. C’è anche un bancone dello stesso colore del tavolo, con alcuni sgabelli celesti.
Scarlet si sente a casa. In quel bar sembra che tutto si fermi nell’esatto istante in cui si varca la porta di vetro. Tutti continuano con la propria vita al dì fuori di quelle quattro mura, ma lì, sembra di essere in un’altra dimensione.
“Sei in ritardo.” una voce la schernisce e la fa ritornare nel mondo reale. Si gira verso chi ha pronunciato la frase e lo guarda con fare interrogativo. Il barista la guarda divertito con le braccia incrociate al petto.
“Come scusa?”
Il ragazzo indica l’orologio appeso al muro. “Sono le sette e quaranta, dovevi essere già qui da dieci minuti”.
“La mia amica non ne voleva sapere di uscire dal bagno e quindi… Aspetta – la ragazza corruga la fronte – perché ti sto dando spiegazioni?”
Lui scrolla le spalle e si gira verso la macchina del caffè per preparare i soliti due macchiati. Mentre prepara le bevande Scarlet lo osserva attentamente. Indossa una t-shirt bianca e, sporgendosi un po’ senza farsi notare, vede le sue gambe fasciate da jeans neri e molto stretti. Chissà se il sangue gli passa. Volgendo lo sguardo un po’ più su, si sofferma sui molteplici tatuaggi che macchiano il braccio sinistro: una rosa, un cuore che sembra preso da un libro di anatomia e le pare di scorgere anche un veliero, proprio sotto la manica della maglietta.
“Oltre che essere in ritardo ora ti metti anche a fissare?” il ragazzo sorride mentre tiene in mano i caffè da asporto ed un sacchetto marrone “Comunque, due macchiati, un cornetto alla crema ed uno al cioccolato”.
Scarlet arrossisce e sorride imbarazzata. Apre la borsa e tenta di prendere il portafoglio, ma tutto il contenuto si riversa per terra.
“Oddio s-scusa, ti pago subito”.
Scarlet è anche questo. E’ imbarazzo allo stato puro, è non riuscire a spiccicare parola con chi la mette a disagio, è combinare casini senza riuscire a riparare – la maggior parte delle volte -.
Louis, suo cugino, non ha mai smesso di prenderla in giro per questo suo lato, ma, allo stesso tempo, è ciò che piace alle persone. Non la fa sembrare finta.
Raccoglie tutte le sue cose per poi aprire finalmente il portafoglio e porgere tre sterline esatte al ragazzo che, per tutto il tempo, non si è mai tolto quel sorriso beffardo dal viso.
“Scusami ancora, non so dove ho la testa oggi.” si scusa la ragazza.
“Non ti preoccupare, può capitare.”
“Grazie mille, a domani!” Scarlet fugge via dal bar, con ancora le guance rosse dall’imbarazzo. Entra in macchina con il fiatone e guarda Peach, che a sua volta la osserva confusa.
“Che figura di merda”.

**

Harry porta al tavolo numero cinque un espresso ed un cupcake alla cannella.
“Ecco a lei, signora Stevens” le sorride “Se vuole altro non esiti a chiamarmi”.
La signora Stevens è un’anziana signora amante della cannella, che ha preso a cuore Harry fin dal suo primo giorno di lavoro. I suoi figli sono tutti in America, suo marito è morto circa cinque anni fa e dunque, è sola. L’unico momento in cui può ricevere un po’ di compagnia è proprio la mattina, quando Harry le prepara con amore il caffè più buono del mondo – così dice-.
“Vieni qua caro, siediti un po’ con me”. Batte la mano rugosa sulla sedia accanto alla sua.
“Sto lavorando signora Stevens, Bill si arrabbierebbe”.
“Oh, che si fotta Bill”.
Harry ride e si siede sulla sedia. “Allora, come sta stamattina?”
“Bene tesoro, qualche dolore un po’ qua e un po’ là, ma ho anche ottant’anni.” - beve un sorso di caffè - “Ma tu? Tu come stai?”
“Bene.” risponde deciso.
“Tua madre ti ha mai detto che non devi dire le bugie?”
“Ma sto bene, davvero.”
La signora Stevens scuote la testa e “Non ci credo” - indica gli occhi di Harry - “Ti fregano questi”.

Harry le sta per rispondere che è veramente tutto ok quando i suoi occhi notano qualcosa per terra, accanto al bancone. Si scusa con l’anziana e si avvicina per guardare meglio. Piega le ginocchia e si rigira tra le mani il piccolo pezzo di plastica: è una patente di guida. Legge il nome e sorride: Scarlet Brown.


Writer's wall
Eccoci al primo vero capitolo della storia. Abbiamo un primo imbarazzantissimo incontro tra Scarlet e Harry. 
Piano piano si scopriranno tutti i lati del carattere dei due ragazzi. La signora Stevens sarà molto importante per Harry, sarà come una dolcissima nonna per lui. 
Siamo sempre abituati a vedere Harry Styles come lo stronzetto di turno ma, almeno per me, non è così. Non riesco a scrivere di lui in quel modo, ecco. 
Vorrei che questa storia fosse semplicemente tranquilla. Una storia con molto fluff e poche sparatorie, violenze e cose varie ahahah 

Comunque, ci vediamo al prossimo capitolo, spero vivamente di avere qualche feedback da parte vostra! 
Un bacio grande. 
Ari. 
 

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Capitolo 3
*** 2. Stare bene ***


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2. Stare bene

La voce di John Mayer risuona nella stanza. Una mano esce fuori dalle coperte e afferra il telefono.
“Chiunque tu sia, fa che sia importante.” una voce roca e trascinata.
“Harry! Ma… stavi dormendo?”
“Certo Liam, stavo dormendo. Sai, sono le sette del mattino.”
“Amico ma sei ubriaco? Sono le undici!”
Harry si mette seduto e subito la luce che riesce a sfuggire dalla tapparella gli acceca gli occhi. Non possono essere le undici. Non può aver dormito così tanto.
“Cazzo” impreca “Merda” scosta le coperte dal suo corpo e appoggia i piedi nudi sul pavimento. Un brivido percorre tutto il suo corpo per il freddo improvviso.
“Dai, non è morto nessu...”
“Stai zitto Liam, porca puttana”.
“Buongiorno anche a te, principessa.” lo prende in giro l’amico “Comunque ti avevo chiamato per invitarti ad una festa stasera”.
“Che tipo di festa?”
“Non lo so, un certo Michael dà una festa in questa gigantesca villa e secondo me deve essere dive...”
“No.”
“Ma ci saranno molte raga...”
“No.”
“La finisci di interrompermi?” urla Liam “Non puoi pensare di non uscire più solo perché ti caghi sotto”.
“Ciao Liam”. Harry chiude la chiamata e lancia il telefono in un punto indefinito del letto. Sbuffa e guarda l’orologio sul comodino. Le undici e cinque. Harry osserva la foto accanto all’orologio; ritrae lui insieme ad una ragazza con una maestosa Torre Eiffel a fargli da sfondo.

Un altro sbuffo fuoriesce dalla sua bocca e si alza dal letto. Apre la porta del bagno e appoggia le mani ai lati del lavandino, con la testa china. Alzando lo sguardo si guarda allo specchio e nota due grandi solchi sotto gli occhi. Può anche dormire dieci ore, ma il sonno continua ad essere tormentato e sconnesso. Si sveglia almeno tre volte a notte scosso dagli incubi. 
Apre l’acqua fredda e si sciacqua il viso per rinfrescarsi. Una volta asciugatosi il viso, raggiunge la cucina. Deve mangiare qualcosa se non vuole svenire.
Non fa nemmeno in tempo a prendere la bottiglia del succo d’arancia che il campanello disturba il suo apparente momento di quiete. Sbuffa – per la terza volta – e va ad aprire la porta d’ingresso.
“Sei peggio delle zecche, lo sai?”
“Lo so, ma sai quanto ti odio quando mi interrompi”. Liam entra in casa e saluta Harry dandogli una pacca sulla spalla.
“Ed io ti odio quando non riesci a capire il concetto di privacy”.
“Amico, le nostre madri ci facevano il bagno insieme – entrano in cucina – quando mai c’è stata privacy tra di noi”.
Harry scuote la testa e “Cosa vuoi?” per poi prendere un bicchiere e versarci dentro un po’ di succo.
“Portarti alla festa”.
“Liam, ti ho già detto di no”.
“Ma perché?”   
“Lo sai.” beve un sorso.
“Non puoi stare sempre chiuso in casa Harry. Non lo meriti.”
Harry ha ormai perso il conto degli sbuffi fatti nell'arco di quei quindici minuti e punta i suoi occhi verdi in quelli nocciola di Liam. In questo momento vorrebbe solo che il suo amico lo capisse senza dover proferire parola.
Harry ha paura anche di camminare per strada ultimamente, perché non pensa di poter reggere se dovesse rivedere due occhi azzurri come il mare. Anzi, il mare ce l’ha lui, in bilico nei suoi occhi, pronto ad uscire quando meno se lo aspetta.

“Liam, mi serve tempo.”
“Sono passati tre mesi, basta piangersi addosso.”
Si passa una mano tra i capelli, un gesto che fa quando è molto nervoso; e questo è uno di quei momenti. E’ nervoso perché non riesce a spiegare a Liam il suo vero stato d’animo. Harry è ancorato al passato, a quel passato che lo ha reso felice e triste allo stesso tempo, quel passato che forse dovrebbe ringraziare perché “tutto serve” - come dice sua madre -.
“Liam...”
“No Harry, stammi a sentire – gli punta un dito sul petto – sono tre fottuti mesi che cerco di farti distrarre ma tu sembra non voglia propria uscirne da questa situazione. Quindi stasera alzi quel culo e vieni alla festa.”
Harry guarda il suo amico negli occhi e tenta di sorridere per la sua improvvisa presa di posizione. Liam Payne è sempre stato accondiscendente, a lui andava bene qualsiasi cosa perché “l’importante è stare insieme”, dice sempre. Liam è l’unica persona nella vita di Harry a credere veramente in lui e a tirarlo fuori da ogni situazione. E’ un po’ come il fratello che non ha mai avuto.
Questa volta è Liam a sbuffare. Poggia le mani sulle spalle di Harry e lo guarda dritto negli occhi.
“So che è difficile, ma fallo per te Harry. Non ti buttare via. Là fuori c’è già qualcuno che ti sta cercando”.
Harry annuisce e “Va bene Liam. Ora però basta, stai diventando troppo sdolcinato”.
“Vaffanculo amico!” ridono e si abbracciano forte, perché Liam Payne ed Harry Styles si capiscono con uno sguardo e sanno quando è il momento di un abbraccio.

**

“Ragazzi ricordatevi… domani compito in classe!” Scarlet cerca di sovrastare le urla dei bambini che, finalmente, escono per la pausa pranzo. Sbuffa mentre raccoglie i fogli da terra.
Qualcuno bussa alla porta e “Posso?” chiede.
Scarlet si gira e Peach la sta guardando con in mano due sacchetti.
“Ciao Peach, scusa ma stavo cercando di ripulire. E’ incredibile quanto siano indisciplinati”.
“Ho portato il pranzo. Panino e patatine ti aspettano.”
A sentire la parola ‘pranzo’ lo stomaco di Scarlet brontola e pensa che i fogli possono aspettare.
“Allora, come è andata stamattina?” le ragazze si sono spostate di fuori, su una panchina che si affaccia sul cortile della scuola. Le foglie degli alberi sono smossi dal vento di Ottobre.
“Bene, oggi abbiamo fatto l’Irlanda – Scarlet mangia una patatina – stranamente erano molto interessati”.
“Forse perché tu sei una brava insegnante”.
“Certo Peach, come no”.
La ragazza dai capelli rossi alza gli occhi al cielo ed incenerisce l’amica con lo sguardo. Le sembra incredibile che Scarlet abbia ancora tutti questi problemi di autostima.
“Non ti rispondo nemmeno. - prende un sorso di Coca Cola – Comunque Scar, stasera si esce. Ho conosciuto un ragazzo.”
“Sei seria?”
“Si, ma non per me”.
A Scarlet va di traverso la bibita e comincia a tossire. Da circa due mesi Peach cerca di trovare un ragazzo alla povera ragazza che, a detta sua, sta bene così. Ed è vero. Non ha bisogno di niente e di nessuno. Con James è finita da circa un anno e lei non ha minimamente provato a trovare qualcun’altro perché troppo concentrata su se stessa ed i suoi obiettivi. Non che sia un male, ma ogni tanto avere qualcuno che non sia Peach accanto aiuterebbe.
“Smettila di trovarmi un fidanzato – si pulisce le mani con un tovagliolo – vogliamo ricordare come è andata con George?”
Peach si strofina il mento con le mani e “Non ricordo”.
“Peach, il mammone.”
“Ora ricordo! - ride e si sistema meglio la sciarpa intorno al collo – non era mica colpa sua se sua madre era preoccupata”.
“Ci stavamo per baciare e la madre lo ha chiamato – Peach fa per aprire bocca ma Scarlet la zittisce – le ha risposto dicendo Ciao mammola mi manchi. Inutile dire che sono corsa a casa. Quindi no Peach, grazie dell’interessamento ma sto bene così”.
Peach sbuffa e “Va bene, ma almeno usciamo? C’è questa serata ad un pub molto carina con un ragazzo molto carino che suona.”
“Fammi indovinare. Vuoi presentarmi il ragazzo molto carino che suona”.
“Esatto Watson”.

Scarlet ride e scuote la testa. In questi giorni ha un po’ la testa pesante ma cerca di distrarsi con il lavoro e gli amici. Le piccole pesti che ha come studenti sono come un rifugio per lei. Adora il modo di vedere il mondo del bambino, ha sempre quello strano luccichio negli occhi che le fanno pensare che lei sta facendo un ottimo lavoro. Spiegare l’Irlanda non è mai facile, ma se poi un bambino le sorride, Peach le porta un panino per pranzo e Londra è soleggiata, cosa mai potrà succedere di così grave?  

Writer's wall.

Buongiorno a tutti! Ecco a voi il secondo capitolo di Stringimi adesso. Sono ancora capitoli di passaggio, non voglio affrettare le cose. Conosciamo meglio un po' Harry e il suo stato perenne di inquietudine e Scarlet, che alla fine, sta bene anche così. 

Fatemi sapere cosa ne pensate e cosa pensate possa accadere nel prossimo capitolo! 

Un bacio grande

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Capitolo 4
*** 3. Nuove conoscenze ***


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3. Nuove conoscenze


Nella vita di ogni essere umano vi è un sentimento che arriva e travolge come un uragano, un sentimento che non si riesce a controllare e che spazza via ogni certezza. Questo sentimento è la confusione. Quando una persona è confusa si riconosce: la si vede vagabondare per la città con lo sguardo di chi non sa proprio dove sta andando, sono solo i piedi che continuano ad andare uno davanti all'altro per forza d'inerzia. Altre persone invece riescono solo a guardare il soffitto e pensare, che è anche la cosa peggiore. Si può essere confusi per tante cose: cosa farò dopo la scuola? Cioccolato bianco o fondente? Scrivo a quel ragazzo tanto carino oppure aspetto che mi scriva lui?
Scarlet Brown, in questo momento, è confusa. Continua a fissare l'armadio pieno zeppo di vestiti perché non ha proprio la più pallida idea di cosa mettersi stasera. Una parte di lei vorrebbe osare perché sono giorni che indossa i soliti vestiti per andare a lavoro, ma l'altra parte, quella più razionale, vorrebbe che lei rimanesse nascosta nei suoi soliti maglioni. Sbuffa e si passa una mano tra i fini capelli marroni. Il cellulare vibra e la foto di Peach compare sullo schermo. Si avvicina al letto e afferra il telefono.
"Peach?"
"Ehi raggio di sole! - in sottofondo si sente il frusciare del vento – sto arrivando. Tu a che punto sei?"
"Al punto che penso proprio di restare a casa. Non so cosa mettermi"
Peach sorride anche se Scarlet non può vederla e "Ripeto, sto arrivando. La tua stilista personale sta accorrendo in tuo aiuto."
La chiamata si chiude e Scarlet si sdraia sul comodo materasso del suo letto. A Scarlet piace uscire, ma allo stesso tempo preferisce restare a casa perché è sempre indecisa su cosa deve indossare. Insomma, chi glielo fa fare di prepararsi per ore se poi tanto dopo nemmeno trenta minuti il trucco è già colato e la maglietta si sgualcisce?
Mentre aspetta la sua amica decide di mettere un po' di musica e di truccarsi. Entra nel bagno ed apre il primo cassetto dell'unico mobiletto nella stanza. Ne tira fuori una piccola pochette dove tiene con molta cura i pochi trucchi che possiede.
Decide di non appesantire molto il suo sguardo, scegliendo colori chiari per gli ombretti e una linea sottile di eyeliner. Scarlet non è mai stata una guru del make up e quelle poche nozioni che sa riguardo i cosmetici le sono stati insegnati da Peach e da qualcuno su Youtube. Dopo tre canzoni e qualche imprecazione, Scarlet si guarda allo specchio abbastanza soddisfatta. Il campanello suona e la ragazza corre ad aprire la porta.
"Finalmente ce l'hai fat..." alza lo sguardo e, al posto degli occhi marroni di Peach, si ritrova due pozzi di oceano a fissarla confusa.
"Ciao cuginetta, non credevo sapessi del mio arrivo". Louis Tomlinson le sorride sornione, con le mani dentro le tasche della giacca jeans che indossa, i capelli un po' scompigliati e le scarpe tutte rovinate, perché a lui piacciono così.
"L-Lou, scusa pensavo fosse Peach – lo abbraccia forte per poi farlo entrare in casa – ma cosa ci fai qui? Non ti aspettavo prima di Natale".
Louis scrolla le spalle e "Mi mancava Londra."
Louis Tomlinson è il fratello che Scarlet non ha mai avuto. Sono cresciuti insieme, uno al fianco dell'altro, Louis l'ha raccolta quando è caduta due anni fa, perché Louis è una roccia. Louis va avanti sempre con il sorriso, perché per lui le cose su cui piangere sono veramente poche e lo sa bene.
"Ma stai andando da qualche parte?"
Scarlet apre la porta della cucina e si avvicina alla mensola sopra al lavandino per prendere un bicchiere. "Si, Peach mi ha costretto ad andare ad una serata – apre il rubinetto e riempe il bicchiere – ora si è fissata che deve trovarmi un ragazzo".
Louis ride e "Quella ragazza è praticamente me, solo con le tette".
"Questa vostra coalizzazione mi fa paura sai? - anche Scarlet ride – Comunque Lou, seriamente, perché sei tornato?"
Louis si guarda intorno nervoso e sta per dire qualcosa quando il campanello suona.
"Questa è Peach, ha sicuramente scordato le chiavi – la ragazza esce dalla cucina – continueremo questo discorso dopo."


E' passata circa mezz'ora e il letto di Scarlet è pieno di vestiti, camice e pantaloni. Louis e Peach sembrano due giudici di una sfilata di moda, seduti sul letto aspettando che Scarlet si provi l'ennesimo vestito.
"Scar, quanto ci vorrà? Io comincio ad essere stanco..." ribatte Louis.
"Stai zitto – Peach lo colpisce su una spalla – se tua cugina stasera non troverà nessuno sarà tutta colpa tua e della tua fret..."
"Porca puttana". Louis apre la bocca in segno di stupore mentre guarda Scarlet. Quest'ultima sorride imbarazzata e "Louis, falla finita. Non è niente di che."
"Stai scherzando spero." dicono gli amici all'unisono.
Scarlet non indossa niente di così attraente e provocante. I jeans chiari e stretti fasciano le sue gambe alla perfezione, gli stivali sono bassi e neri, una maglietta bianca lasciata volontariamente lenta e una giacca nera a completare il tutto.
La reazione di Louis è la dimostrazione che non serve un vestito corto per attirare l'attenzione, ma solo indossare l'abito perfetto che descriva la tua persona. Louis ne è rimasto colpito perché vede che Scarlet è a suo agio ad indossare quei vestiti.
"Scar, sei bellissima. E sono sicura che lo penserà anche Will."
Scarlet punta un dito contro Peach e "Stasera vengo solo per farti un favore, ricordalo".
"Si certo, come no." Peach ride e incrocia le braccia al petto.

**
La musica rimbomba forte, le luci cambiano colore ad un intervallo ben preciso ed Harry ha già perso di vista Liam. L'ultima volta che ha visto la sua strana camicia è stata al bancone, mentre prendevano da bere, bancone da cui Harry non si è mai mosso. Gioca distrattamente con la cannuccia del suo drink, ne prende un sorso e sospira. Perchè si è fatto convincere?
Guarda l'orologio del telefono che segna le ventidue e trenta, prende un altro sorso e decide di uscire da quel posto che lo sta soffocando.
Si fa spazio tra la folla e, finalmente, riesce ad aprire la porta di quella casa mai vista prima e respira aria pulita. Un brivido percorre il suo corpo. Le sue braccia sono coperte solo da una camicia celeste leggera e l'aria frizzantina di Ottobre gli si insinua nelle ossa.
Harry sospira – di nuovo – e non riesce ad accettare il fatto che lui lì non vuole stare. Ci ha provato, ci ha provato fino all'ultimo e ci ha provato per Liam, ma proprio non ce la fa. Gli serve più tempo, più tempo per lui e per i suoi pensieri. Magari ci sbatterà la testa due o tre volte prima di capire che non serve a nulla stare così, ma vuole esserne sicuro.
Prende il telefono e manda un messaggio a Liam:"Amico non ce la faccio, torno a casa. Vai e stendile tutte. H."
Rientra in casa solo per prendere la sua giacca e, una volta uscito, infila le mani nelle tasche dei jeans e comincia a camminare per le vie di Londra. E' venuto alla festa con la macchina di Liam, quindi dovrà passeggiare. Non che gli dispiaccia.
Osserva la luna che è ancora più luminosa delle altre sere e tira un calcio ad un piccolo sasso davanti a lui. Il suo sguardo si sposta su ogni persona accanto a lui: una signora sta passeggiando con il suo cagnolino, due innamorati camminano stretti l'uno all'altro per riscaldarsi, un uomo litiga al telefono. Gli sembra incredibile che ogni persona sulla faccia della Terra abbia una vita completamente diversa da ogni altro essere umano. Una musica attira la sua attenzione, distogliendolo dai suoi pensieri. Si guarda intorno e capisce che il suono proviene da un piccolo pub vicino. Entra nel locale e il caldo accogliente lo investe, insieme alla piacevole musica che lo ha attirato fino a lì.
Ci sono pochi tavoli e un bancone con qualche sgabello. E' tutto in legno e in fondo, sulla destra, vi è un piccolo palco dove un ragazzo sta suonando "Little lion man" dei Mumford & Sons.
Respira a pieni polmoni e Harry lo sa, sa che quello è il suo posto nel mondo. Osserva attentamente ogni particolare del pub per poi posare lo sguardo su un punto preciso. Sorride e, preso da qualche strano istinto, si avvicina al bancone.
Si schiarisce la voce e "Scusi, ci conosciamo?"
La ragazza si gira e, quando lo vede, sbarra gli occhi e Harry crede che le sue gote si siano colorate di rosso. Si ricompone e "Dovremmo?" gli risponde.
Harry ride e ordina una birra al barista. Punta le sue iridi verdi in quelle nocciola di lei e si mette seduto sullo sgabello accanto al suo.
"Diciamo che come ti preparo io il caffè macchiato non lo fa nessuno. - le porge la mano – Harry Styles, piacere."
La ragazza sorride e gli stringe la mano decisa "Scarlet Brown, il piacere è mio". 
 

 

Writer's wall.

Buongiorno a tutti! Eccoci qui con il terzo capitolo della storia. Finalmente Harry e Scarlet si incontrano in un posto che non sia il bar dove lavora il ragazzo. 
In questo capitolo entra in gioco anche Louis, il cugino di Scarlet. Sarà un personaggio abbastanza importante nella storia. 
Ho dovuto dividere in due il capitolo, volevo dare molta più importanza all'incontro vero e proprio tra i due. Mi sto già affezionando a tutta la storia e spero che questa cosa capiti anche a chi passerà a leggere la mia storia. 

Un bacione grande.

 

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Capitolo 5
*** 4. Ritorno a casa ***


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4. Ritorno a casa


Louis Tomlinson e Peach Morgan sono le persone che meno si sopportano al mondo. Non si sopportano perchè sono maledettamente uguali in alcune cose, ma in altre sono come il giorno e la notte. Si conoscono da circa sei mesi e, nelle rare volte in cui sono usciti insieme, non fanno altro che litigare. Peach è troppo permalosa e, a detta sua, Louis è troppo infantile per avere ventisette anni.
Per questo odiano quando Scarlet li costringe ad uscire insieme, perché sanno che finiranno con il litigare anche su quale drink scegliere. Infatti, è quello che sta accadendo.
"Louis, il mojito è molto più buono del vodka lemon." Peach si porta indietro alcune ciocche di capelli ed incenerisce con lo sguardo il ragazzo.
"Peach mi dispiace ma di cocktail tu non capisci proprio un cazzo. - Louis le cinge le spalle con un braccio – fai scegliere all'esperto."
La ragazza sbuffa ed ordina quello che vuole lei perché lei sì, che è forte e indipendente.
Sorride al barista che le ha appena dato i drink e si gira, in cerca della sua migliore amica. Giura di averla lasciata dall'altra parte del bancone e ricorda anche che Scarlet le ha espressamente detto che non si sarebbe mossa da lì.
"Louis, hai visto tua cugina?"
Peach volge lo sguardo al ragazzo al suo fianco che in questo momento sta sorridendo e "Chi è quello?" chiede Louis, puntando il dito in un punto impreciso del locale.
La ragazza cerca di capire cosa stia indicando il ragazzo e, non appena riesce a focalizzare le due figure sedute ad un tavolo poco distante, strabuzza gli occhi.
"Oh merda, il ragazzo del bar".

**

Scarlet continua a guardarsi intorno, mentre si mordicchia le unghie per il nervoso. Dove sono finiti Louis e Peach?
Quando era uscita di casa non pensava minimamente di trovarsi davanti il barista che ogni mattina le serviva il caffè, ma soprattutto non aveva messo in conto che lui le avrebbe rivolto la parola.
Ora si ritrova seduta ad un tavolo con lui, con una birra in mano e degli amici scomparsi chissà dove. È che lei proprio non è fatta per queste cose. Non riesce a mantenere lo sguardo mentre chiede un caffè, figuriamoci ad un ragazzo che conosce appena. In questo momento vorrebbe solo uscire da lì, tornare a casa e dormire fino a scordarsi di tutta la serata. Non sa da dove ha preso tutta la spavalderia di prima, mentre stringeva la mano ad Harry e si presentava.
"Stai per caso aspettando qualcuno?" il ragazzo davanti a lei la risveglia dai suoi pensieri.
"I-io? No... è solo che c'erano degli amici con me e non so proprio dove siano finiti." Sbuffa.
"Allora scusami – Harry prende un sorso di birra – non volevo rapirti."
Scarlet ride e "Se avessi voluto rapirmi sicuramente non saremmo qui, in un pub pieno di gente."
"Ottima osservazione" Harry strizza l'occhio e la osserva. È veramente bella.
La ragazza arrossisce, poggia il gomito sul tavolo e chiude gli occhi. Il ragazzo che suona la chitarra ha appena iniziato a cantare Angela dei The Lumineers. Niente riesce ad eguagliare la voce del cantante della band, ma deve ammettere che questo Will è veramente bravo.
"Tutto bene?" Scarlet apre gli occhi e si accorge che Harry è nettamente più vicino e continua ad osservarla confuso.
Lei annuisce e "Si, ero solo in un'altra dimensione".
"Ti piace?" Indica con una mano il palco."
"Assolutamente si – fa una piccola pausa – a te no?"
Harry scrolla le spalle, beve un altro po' di birra e "Passabile" sentenzia.
"Passabile?"
"Si, passabile – ride guardando l'espressione sconvolta di Scarlet – spiegami perché dovrebbero piacermi queste canzoni".
"Cazzo sono i The Lumineers! Dovrebbe bastare questo! - Harry sta per ribattere ma la ragazza lo blocca – sai di cosa parla Angela? Ovviamente no, sennò non diresti così. Angela è una ragazza che ha amato tanto, tanto e forte. È una ragazza abituata a fuggire da tutti i suoi impegni, ma dall'amore non ci riesce. Perchè ogni volta che lo fa è un ritorno a casa. Lei si sente a casa." A Scarlet brillano gli occhi ed Harry se ne accorge. I suoi occhi ora sono di un colore diverso e lui può notare delle sfumature verdi.
"Ti è mai capitato Scarlet? Ti è mai capitato di tornare a casa?"
La ragazza rimane sorpresa dalla domanda e ci pensa un po' su. Lei non crede di essersi mai sentita a casa con nessuno, perché gli amori che lei ha vissuto erano un po' troppo immaturi per considerarsi casa.
"Diciamo che non ho mai avuto amori giusti, almeno non nel senso che intendi tu. - beve anche lei un sorso di birra – ma ho dodici piccoli amori che ogni mattina mi sorridono e mi fanno sentire a casa".
Harry sorride alla piccola confessione. "Sei una maestra?"
Scarlet annuisce e "E tu? Tu sei mai tornato a casa?" chiede.
Harry si blocca e il suo sguardo si incupisce. Continua a rigirarsi il bicchiere vuoto tra le mani in cerca di una risposta.
"Pensavo di sì. Ma le cose a volte non vanno come noi vogliamo."
Stanno in silenzio, in cerca delle parole giuste da trovare in momenti imbarazzanti come questo.
"Magari noi ci aspettiamo che le cose vadano in un certo modo – è Scarlet a rompere il silenzio – ma in quel modo non ci vanno perché semplicemente è giusto così. Non ci farebbero diventare le persone che in un futuro ipotetico vorremmo essere".
Harry annuisce e, finalmente, riesce a guardarla di nuovo negli occhi. Non crede che una persona che conosce appena e a cui ha fatto solo caffè per un anno potesse dargli una delle tante risposte che cercava da tempo. Harry è riflessivo quando si parla di risolvere un problema. Sarebbe capace di pensare per settimane senza però arrivare ad una conclusione. La risposta di Scarlet gli è arrivata come uno schiaffo in pieno viso. È stato uno di quegli schiaffi che ti fanno aprire gli occhi e ti fanno risvegliare da un sogno che non sapevi nemmeno di star facendo.
"Allora... come sono questi dodici piccoli amori?" Scarlet sorride e pensa anche che forse è meglio che Louis e Peach si siano persi chissà dove.

Dopo tre birre e qualche risata, Harry e Scarlet stanno ancora parlando.
Harry sta ridendo di gusto mentre Scarlet cerca di raccontargli gli innumerevoli episodi che le capitano a lavoro.
"Ti giuro, c'era questo bambino con le mani tutte sporche di tempera che continuava a toccarmi la maglietta. Sono tornata a casa che sembravo un arcobaleno".
"Ma dirglielo sembrava brutto?"
"Ci ho provato, ma lui lo ha preso come un gioco e quindi non la smetteva più".
Harry scuote la testa e prende l'ultimo sorso di birra. Il locale è semivuoto e, oltre a loro, ci sono solo altre due coppie che sorseggiano i loro drink in tutta tranquillità. Will, il chitarrista, ha finito di suonare mezz'ora fa e ora, si sente solo una leggera musica provenire da una radio.
"Ragazzi – il proprietario del locale si avvicina a loro – scusatemi, ma stiamo chiudendo."
Harry guarda l'orologio e "Wow, sono già le una." afferma, alzandosi in piedi.
Scarlet lo imita e, dopo aver pagato, escono dal pub. La ragazza si guarda intorno perché i suoi amici non sono ancora tornati.
Harry, prendendo in mano il telefono, si accorge di avere tre chiamate perse e otto messaggi da parte di Liam, messaggi poco carini e grammaticalmente scorretti, segno che Liam li ha scritti da ubriaco.
"Beh, grazie della serata Harry." Scarlet lo saluta con un cenno della mano.
"No aspetta, ti accompagno – Harry mette le mani nelle tasche dei jeans – fammi strada."
Scarlet annuisce e comincia a camminare lungo la strada. Passeggiano in silenzio, senza dirsi nulla ma guardandosi di tanto in tanto.
A Londra è sempre più freddo e, a quell'ora, non circola praticamente più nessuno. Sono solo loro due lungo tutta la strada. Il telefono di Harry comincia a squillare e quest'ultimo sbuffa, riagganciando la chiamata.
Scarlet lo osserva confusa. "Perchè non rispondi? Ma soprattutto, perché hai John Mayer come suoneria del telefono?"
"Perchè non voglio sentire Liam sbraitare e perché John Mayer è un mito."
"Mi piacerebbe intavolare una conversazione sul perché John Mayer sia un mito per te, ma sono arrivata e se non vado a dormire credo che domani mattina non andrò a lavoro".
I due scoppiano a ridere e "Allora ciao - Harry la osserva e continua a sorridere – domani mattina caffè doppio".
"Certamente, buonanotte Harry."
"Buonanotte Scarlet."
Scarlet apre la porta di casa e la chiude subito dopo, poggiando la schiena contro di essa. Dopo aver chiuso gli occhi per bearsi della bellissima sensazione, una domanda si fa spazio nella sua mente. Peach e Louis dove cazzo sono?
Prende il telefono in mano e controlla i nuovi messaggi. Sorride e si dirige verso il piccolo salottino. Louis dorme beato sul divano letto e, dopo avergli lasciato un bacio in fronte, si dirige verso la camera di Peach. Apre di poco la porta e, fortunatamente, la sua migliore amica è sotto le coperte. Si avvicina appena per controllarla e, dopo essersi appurata che fosse tutto apposto, esce dalla camera.
Il telefono suona un'altra volta. Corruga la fronte e apre il messaggio.

Domani mi racconti tutto. Peach.

Sorride per la milionesima volta e pensa che forse, ora, svegliarsi la mattina e andare al bar sarà molto più interessante.


Writer's wall. 

E quindi eccoci qua. E' stato molto importante e difficile scrivere questo capitolo perchè, insomma, è il primo incontro e non volevo cadere nel banale. Scrivere questa storia mi sta calmando e mi porta proprio in un'altra dimensione. Spero stia capitando la stessa cosa a voi. 

Beh, al prossimo capitolo!

Un bacio grande.

 

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Capitolo 6
*** 5. Nervosismo e sorrisi sinceri. ***


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5. Nervosismo e sorrisi sinceri

L’orologio che il ragazzo ha al polso segna le sette del mattino. Londra si sta svegliando, qualcuno già sta correndo per le vie della città con un caffè caldo in mano, pronto per affrontare una giornata lavorativa. Si trascina la valigia e cammina svogliatamente. Uno sbadiglio fuoriesce dalla sua bocca, mette una mano davanti ad essa e si sistema meglio gli occhiali da sole che gli coprono le occhiaie. Londra gli è mancata un po’, anche se non lo ammetterebbe nemmeno sotto tortura. Il telefono vibra e sullo schermo legge il chiaro messaggio di Liam Payne.

Dove diamine sei? Sto morendo di freddo.

Il ragazzo sorride ed alza la testa dal telefono per notare niente di meno che Liam Payne davanti a lui, mentre soffia sulle mani per scaldarsi.
“Liam!” cerca di attirare la sua attenzione. Liam si gira e sorride all’amico, prima di correre verso di lui per abbracciarlo forte.
“Cazzo amico quanto mi sei mancato! - scioglie l’abbraccio e posa le mani sulle sue spalle – ora andiamo a svegliare quel cazzone.”
I due ragazzi continuano a camminare per le vie della città, raccontandosi di come la loro vita sia continuata dall’ultima volta che si sono visti.
“Harry lavora ancora in quel bar?”
Liam annuisce e circonda le spalle dell’amico
“Questo vuol dire che abbiamo ancora caffè gratis!”

Girano a destra e continuano per altri due minuti. Si trovano davanti ad una serie di villette a schiera, ricoperte da mattoni marrone scuro, il tetto blu scuro con ornamenti di colore bianco, colore usato anche per le grandi finestre.
Salgono i quattro scalini per poi bussare alla porta in legno scuro. Aspettano un po’ prima che un Harry Styles evidentemente assonnato gli apra la porta in pigiama. Si stropiccia un occhio e “Liam cosa vuoi? Sai che tra poco vad...” si blocca e fissa i due amici, che in questo momento si stanno trattenendo dal ridere.
“Sai, di solito in Irlanda salutiamo un amico dopo tanto tempo che non lo si vede”.
Il viso di Harry si rilassa e sul suo viso nasce uno dei sorrisi più sinceri al mondo. “Niall, cosa ci fai qui?”

Tre tazze di caffè fumanti fanno compagnia ai tre ragazzi seduti sugli sgabelli della piccola cucina di Harry.
“Allora, cosa ti porta qui?” Harry beve un sorso di caffè e prende un pezzo di torta al cioccolato.
Niall scrolla le spalle e “Affari” afferma, prima di prendere anche lui una fetta di torta.
“Che tipo di affari?” Liam si intromette nella conversazione.
“Ho intenzione di fare qualche serata qui a Londra. - si pulisce le mani con un tovagliolo – Sapete, in Irlanda il lavoro scarseggia”.
Niall Horan ha ventiquattro anni, i capelli biondi – palesemente tinti – e gli occhi azzurri e sinceri. La sua passione per la musica l’ha trasformata in un vero e proprio lavoro, in quanto gira per locali da circa quattro anni, in cerca di qualcuno che lo ingaggi. Ha conosciuto Harry e Liam al liceo, quando la sua famiglia si è trasferita dall’Irlanda per motivi di lavoro. Sono sempre stati inseparabili, un po’ come il sale, il pepe e il cumino.
“Voi? Cosa mi raccontate?” Il silenzio cala nella stanza ed improvvisamente il liquido scuro nelle tazze è diventato molto interessante. Harry e Liam si guardano di sottecchi e Niall non riesce veramente a capire cosa stia succedendo.
“Ragazzi, ho detto qualcosa di sbagliato?”
Quello che il biondo non sa è che Harry e Liam non si parlano perché quest’ultimo è arrabbiato perché Harry lo ha lasciato da solo alla festa, ubriaco fradicio.
“No Niall, va tutto bene – sentenzia Liam – solo che ogni tanto Harry si dimentica che esisto”.
“Oh ma andiamo Liam! Falla finita di fare il ragazzino”.
“Il ragazzino Harry? Il ragazzino? Mi hai lasciato da solo ad una festa ed ero ubriaco! Dovevi guidare tu!”
“Io ti avevo avvertito che non ce l’avrei fatta – Harry posa la tazza nel lavandino – ma tu hai voluto insistere!”
“Harry io lo faccio per il tuo bene, ricordatelo la prossima volta che fai il cogl...”
“OK, ADESSO BASTA!” Niall urla mentre cerca di separare i due ragazzi. “Vi rendete conto che state litigando per una cazzata?”
Liam e Harry sbuffano e non riescono nemmeno a guardarsi in faccia tanto sono orgogliosi.
“Cosa significa che non ce l’avresti fatta Harry? Che succede?” Niall lo guarda confuso.
Harry incastra i suoi occhi verdi in quelli azzurri di Niall e “Sidney – sussurra – Sidney mi ha lasciato”.
Il biondo si passa una mano tra i capelli. “Cazzo amico, mi dispiace.”
“E’ tutto ok.”
“No Harry, non è tutto ok – Liam riesce di nuovo a parlare – Non è tutto ok perché non riesci più a goderti nulla. Non sei più lo stesso”.
Harry si sente improvvisamente nervoso e crede che Liam in qualche modo abbia ragione. Non è più lo stesso. Chiude gli occhi e si passa una mano sulla fronte. Improvvisamente, un flashback della sera precedente lo investe e non può fare a meno di sorridere.
“E’ vero, non sono più lo stesso. - guarda i suoi amici e si avvicina alla porta della cucina – ma magari è giusto così. Non riuscirei mai ad essere quello che vorrei essere”.
Esce dalla stanza senza dire nient’altro. Gli amici lo osservano un po’ confusi e un po’ sorpresi.
“Non dirmi che ha anche cominciato a drogarsi”. Chiede Niall, sotto lo sguardo divertito di Liam che, in fondo, ha già quasi dimenticato l’accaduto di qualche sera prima.

**
Scarlet si gira su un fianco, cercando di bearsi degli ultimi momenti di pace prima che suoni la sveglia. Mentre il sogno che sta facendo sta per volgersi al termine, sente qualcuno scuoterla. Grugnisce perché vuole assolutamente finire quel sogno e cerca di non dare peso a chi prova a strapparla dalle braccia di Morfeo.
“Scar, svegliati! - riconosce la voce di Peach – è importante.”
La ragazza sbuffa e apre piano gli occhi, abituandosi man mano alla luce che passa attraverso la finestra.
“Peach, stavo sognando il mio matrimonio con Zac Efron – si stropiccia gli occhi – deve assolutamente essere una questione di vita o di morte.”
La ragazza dai capelli rossi si siede ai piedi del letto e “Sono le sette e trenta del mattino, prima che tu dia di matto voglio sapere cosa è successo ieri sera!”
Scarlet la incenerisce con lo sguardo. L’ha veramente svegliata per questo?
Nello stesso momento in cui Scarlet sta per riversare epiteti poco carini verso l’amica, qualcuno bussa alla porta e Louis fa la sua apparizione.
“Scar sei sveglia?”
“Purtroppo si”.
“Ok – il ragazzo entra nella stanza – sai che sono peggio di una pettegola e che voglio sapere tutte le tue novità in fatto di ragazzi vero?”
La ragazza si sistema meglio le coperte e “Io vi odio”.
“Si ma vogliamo sapere!” affermano i due amici all’unisono.
“Non c’è niente da sapere – Scarlet si alza dal letto – abbiamo bevuto una birra e parlato del più e del meno”.
In verità non è stato proprio così. Scarlet è stata veramente bene e vorrebbe che una cosa del genere capitasse altre volte. E’ riuscita a captare qualcosa di strano in Harry, come se volesse nascondere qualcosa. Ha sempre avuto un certo sesto senso per queste cose, e ha come l’impressione che quel ragazzo non è un semplice barista con una vita ordinaria.
“Ti mangiava con gli occhi Scar. - Louis le punta un dito contro – io so riconoscere quando ad un ragazzo interessa una ragazza.”
“Oh ma smettila Lou – Peach gli da un pugno sulla spalla – cioè hai ragione sul fatto che la mangiasse con gli occhi, ma per il resto non capisci proprio nulla”.
“Finiscila Peach. C’è posto per un solo cupido a Londra – le da una leggera spinta – e si dia il caso che sia proprio io.”
“Ma per favore.”
“Scusate, avete finito? - Scarlet incrocia le braccia sotto al seno – io dovrei prepararmi. Devo andare al lavoro”.
I due ragazzi si alzano dal letto e si avvicinano alla porta sbuffando. Prima di uscire dalla stanza Peach si gira e “Mi raccomando, fatti bella che si va a prendere i caffè.” le fa l’occhiolino e schiva il cuscino che Scarlet le ha appena tirato.

E’ passata un’ora da quando Scarlet è stata prepotentemente svegliata. Uno sbadiglio fuoriesce dalle sue labbra mentre mette la freccia per svoltare a destra. Il sole splende stranamente su tutta la città e questo strano meteo mette un po’ tutti di buon umore. Perfino Peach e Louis, che non hanno ancora litigato. Parcheggia l’auto di fronte al bar e sospira, passandosi una mano tra i capelli. Perchè è così nervosa?
Si gira verso gli amici e fa per dire qualcosa ma Peach la precede.
“Si, ti aspettiamo qui. Ricordati il mio cornetto al cioccolato e non metterci troppo mentre flirti con il barista”.
Sorride imbarazzata ed esce dalla macchina, per poi sentire la voce squillante di Louis che le ricorda anche il suo di cornetto al cioccolato. Prende un profondo respiro e apre la porta.
L’accoglienza di quel locale la investe come ogni volta e si avvicina al bancone. Nota subito la figura di Harry che le da le spalle, mentre sorride ad un cliente. Indossa i suoi soliti jeans neri e, al posto della leggera camicia azzurra della sera prima, ora indossa una semplice maglietta giallo canarino. I capelli sono un po’ spettinati e, quando si gira verso la sua direzione, gli occhi verdi che tanto la ipnotizzano, la guardano e le sorridono.
Harry sorride impercettibilmente e guarda l’orologio per poi indicarlo.
“Sei di nuovo in ritardo.”
Scarlet ride e “Ho lezione più tardi oggi.” spiega.
Il ragazzo alza le mani a mo’ di resa e “Allora sei perdonata – si avvicina alla macchinetta del caffè – il solito?”
Scarlet annuisce e aggiunge all’ordinazione la colazione di Louis. Mentre continua ad osservare il ragazzo si rende conto di quanto la situazione sia strana. Ieri sera hanno preso una birra insieme e hanno chiacchierato per ore come se fossero due persone che si conoscono da anni. Osservandolo, riesce a vederlo ancora più bello di quanto lo è già perché, alla fine, le sembra anche una brava persona.
Harry la risveglia dai suoi pensieri e “Ecco a te!” le porge i caffè e la busta contenente i cornetti e appoggia i gomiti sul bancone.
“Allora… sei riuscita a dormire abbastanza stanotte?”
Scarlet, che sta cercando ancora il suo portafoglio, alza lo sguardo e punta i suoi occhi in quelli di Harry. Sorride al fatto che lui si ricordi la frase detta la sera prima e “Si, anche se mi hanno risvegliato da un bellissimo sogno” sbuffa.
Lui sorride di rimando e prende la banconota da cinque sterline che la ragazza gli sta dando. Osservandola attentamente, Harry cerca di notare ogni dettaglio: dai capelli raccolti in una coda al trucco poco marcato, dal largo maglione rosso che indossa fino alle scarpe da ginnastica un po’ rovinate. In quel momento, gli viene in mente un piccolo particolare.
“Scarlet...”
La ragazza guarda l’orologio e strabuzza gli occhi.
“Harry scusami ma devo proprio scappare. Ci vediamo domani, grazie!”
“No Scarlet, aspetta – la ragazza si ferma proprio davanti alla porta – puoi passare dopo il lavoro? Ci prendiamo un caffè.”
Nota le gote della ragazza farsi di un colore rosso vivo. Il viso di Harry si apre in un grande sorriso mentre vede Scarlet annuire.
“Allora… a dopo.”
“A dopo Harry”.
Una strana sensazione si fa sentire nello stomaco del ragazzo e, per tutta la durata della mattina, non riesce a togliere il sorriso che ha stampato in faccia.

 

**
Writer's wall. 
Scusate l'assenza, ma finalmente sono riuscita a trovare un po' di tempo per me e per Scarlet ed Harry. Nella mia testa il capitolo doveva venire completamente diverso, ma poi ho cominciato a scrivere e le mille idee che avevo non potevo mettere tutte nello stesso capitolo. 
Chissà cosa succederà quando Scarlet finirà il lavoro? Ma soprattutto, ci andrà?
Ahahahah, spero che la storia vi stia piacendo, mi farebbe molto piacere sapere cosa ne pensate. 
Ci vediamo al prossimo capitolo! Vi lascio con un recente Harry Styles sorridente e spensierato.
Un bacio grande.


 
original

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Capitolo 7
*** 6. Attacchi di panico e lasciarsi andare. ***


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6. Attacchi di panico e lasciarsi andare.

 

Il brusio che si è creato nella classe a Scarlet sembra molto lontano. I bambini continuano a parlare tra di loro mentre la ragazza guarda davanti a lei il muro pieno di cartelloni fatti durante quel mese di scuola. La sua testa è piena zeppa di pensieri. Perchè Harry vuole vederla? E soprattutto, lo troverà se andrà lì? Lui non le ha nemmeno chiesto a che ora finisce le lezioni e lei non sa nemmeno se lui sarà lì ad aspettarla.
“Signorina Brown – un bambino riccio con gli occhi azzurri le tira la manica del maglione che indossa – si sente bene?”
La ragazza sembra rinsavire dallo stato di trance e abbassa lo sguardo verso il piccolo. Gli sorride e lo osserva, mentre lui muove la testa leggermente a destra.
“Si Christopher, tutto bene – gli scompiglia i capelli – ora torna al tuo banco, che la lezione non è ancora finita”.
Il bambino annuisce e torna al suo posto, per prendere poi in mano una matita ed iniziare a disegnare distrattamente su un foglio. Scarlet prende un profondo respiro e “Bene ragazzi, chi ha voglia di fare un gioco?” sorride alla vista delle facce felici dei suoi bambini e pensa che quello è proprio il suo posto nel mondo.

La campanella delle dodici suona e una morsa allo stomaco fa storcere il naso a Scarlet. Odia stare così per ogni minima cosa. Ogni volta che le si presenta un imprevisto, l’ansia prende il sopravvento e le fa rovinare le poche cose belle che le accadono di tanto in tanto. A volte la sua ansia è così forte che non riesce a fare nulla, se non rimanere a letto e fissare il soffitto.
Saluta gli alunni con un sorriso sincero e “Arrivederci bambini, ci vediamo domani!” afferma, prendendo le ultime cose per poi metterle in borsa.
Mentre percorre il lungo corridoio della scuola il telefono vibra e impiega una buona manciata di secondi prima di riuscire a prenderlo ed accettare la chiamata.
“Pronto?” risponde.
“Stavo pensando… - la voce di Peach risuona nel piccolo apparecchio – secondo te meglio lo smalto rosso o nero?”
Scarlet sbuffa e “Peach ora non ho tempo, ho da fare”.
“Scusami signorina Brown, volevo solo un consiglio. Ci vediamo a casa.”
“No Peach aspetta – si passa una mano tra i capelli – scusami, è che sono molto nervosa”.
Peach non sa che ora la sua migliore amica deve vedersi con Harry. Scarlet non ne ha avuto il tempo ma soprattutto il coraggio. Perlomeno non davanti a Louis. Suo cugino e la sua amica insieme sono come una bomba di parole pronta ad esplodere. Il fatto che Scarlet è sola da un po’ non aiuta la situazione, in quanto tutti e due vogliono vederla accanto a qualcuno.
“Perchè? Devi fare spesa e non hai i buoni pasto?” la schernisce.
“Sei da sola?”
Peach risponde affermativamente e “Mi devo preoccupare?”
“No stai tranquilla. E’ solo che...” fa una piccola pausa.
“Solo che? Scar, ti prego parla.”
“Devo andare da Harry, cioè al bar. Mi ha chiesto se ci prendevamo un caffè insieme”.
Passano dieci secondi e Peach non ha ancora proferito parola. “Peach? Sei ancora lì?”
“E QUANDO AVRESTI PENSATO DI DIRMELO?”
“Stamattina mi è passato di mente. Ero in ritardo e me ne sono dimenticata – prova a giustificarsi – comunque ci vediamo dopo a casa.”
“No Scar tu non puoi lasciarmi così, devi racc...” e chiude la chiamata.

**

Harry tamburella le dita sul tavolo in legno, sbuffando e guardando l’orologio di tanto in tanto. Sono le dodici e cinque e il suo turno e finito da circa mezz’ora. Si dà dello stupido. Doveva chiederle a che ora avrebbe finito di lavorare, così rischiava di rimanere in quel bar fino alla sera.
“Harry – Bill lo richiama da dietro il bancone – cosa ci fai ancora qui?”
Il ragazzo si passa una mano dietro il collo e sorride imbarazzato “Sto aspettando una persona.”
“Fammi indovinare. La maestra? - Harry fa per rispondere ma Bill lo blocca – io ti osservo. Ti se mai chiesto perché ti faccio fare sempre il turno di mattina?”
L’uomo gli sorride e, senza dargli il tempo di ribattere, si rivolge ad un cliente che è appena entrato nel locale. Mentre Harry continua a guardare l’orologio, il suo telefono vibra. E’ una videochiamata da parte di sua madre. Che tempismo.
Accetta controvoglia la chiamata e “Ciao mamma!”
“Harold, ciao!”
“Mamma ti prego chiamami Harry. Harold sembra da vecchi.”
“E’ il tuo nome, ti ho partorito io e ti chiamo come voglio.” Anne cerca di essere seria, ma guardando il figlio non riesce a fare a meno di sorridere. Harry e Anne sono due anime simili. Sua madre ha quarantacinque anni, i capelli corvini e gli stessi occhi di Harry. Lei vive ancora ad Holmes Chapel, la piccola cittadina dove Harry è cresciuto fino ai vent’anni.
“Comunque come stai?”
“Bene mamma, ma ora non posso parlare, sono al lavoro.”
“Non mi sembra che tu stia lavorando – la donna lo guarda sospettosa – e soprattutto, stai dormendo?”
Bingo. Come la madre riuscisse a capirlo da un solo sguardo Harry ancora non riesce a capirlo. Le sta per mentire rispondendo che va tutto bene e che dorme almeno otto ore a notte, quando il campanello della porta del bar lo distrae. Sorride e osserva la ragazza che si guarda intorno come se fosse spaesata.
“Harold che stai guardando? Mi spieghi cosa stai veramente facendo? Sono tua madre e ho l’obbligo di sap...”
“Scusa mamma, ti chiamo dopo. Ti voglio bene” chiude velocemente la videochiamata e continua a guardare la ragazza. Indossa gli stessi vestiti della mattina, i capelli ora sono sciolti e respira affannosamente. Finalmente si gira verso la direzione del ragazzo, che prontamente alza la mano per farsi notare.
“Ciao. Ti prego dimmi che hai finito da poco di lavorare”. Scarlet si preoccupa perché odia far aspettare gli altri.
“Sta tranquilla. - Harry le sorride – caffè?”
Scarlet annuisce e “Macchiato, grazie.”
“Ovviamente.” le strizza l’occhio e si alza per chiedere a Bill i caffè.
Scarlet, nell’attesa, si sistema il maglione, che si è un po’ sgualcito da quando lo ha indossato stamattina, per poi lisciarsi i capelli con le mani per renderli un tantino più presentabili. Si maledice mentalmente per non essersi specchiata in macchina prima di scendere, è sicura di assomigliare ad un qualcosa simile ad un disastro.
Harry torna con due tazzine di caffè e due biscotti al cioccolato e li posa sul tavolo prima di sedersi.
Il silenzio cala e Scarlet guarda attentamente lo zucchero che scende dalla bustina che ha appena aperto. Maneggia il caffè e si porta alle labbra il cucchiaino, senza mai distogliere lo sguardo dal tavolo. Non ha il coraggio di guardare negli occhi Harry perché in qualche modo la mette in imbarazzo. Lui è di una bellezza imbarazzante e crede che il ragazzo non se ne renda nemmeno conto.
Harry tossisce e “Allora… come sono andate le lezioni?” chiede, prima di bere un sorso del suo caffè.
Scarlet trova finalmente il coraggio di puntare i suoi occhi in quelli di lui e “Bene, oggi erano un po’ agitati. Ma tutto sommato mi sono stati a sentire” afferma.
Harry annuisce e prende un pezzo del suo biscotto al cioccolato per poi pulirsi le mani sul tovagliolo.
“Te? C’è stata parecchia gente che desiderava il tuo caffè?”
Lui sorride e scuote la testa. “Non tantissima, però hai ragione. Insomma, chi non ama il mio caffè?” cerca di stemperare quella leggera aria di tensione che si è creata. La guarda negli occhi ed Harry comincia a pensare di non aver mai incontrato una persona così timida e spavalda allo stesso tempo prima di Scarlet. Ogni volta che ci parla gli sembra di stare con due persone totalmente diverse.
Armeggia con la tasca dei suoi pantaloni per poi tirare fuori il portafoglio. “Scarlet… ti ho chiesto di venire qua… – prende fuori la patente di Scarlet – … perché l’altro giorno ti è caduta questa.”
Poggia il piccolo pezzo di plastica sul tavolo e Scarlet non può fare a meno di strabuzzare gli occhi.
Comincia a cercare il portafoglio dentro la sua borsa, per poi aprirlo e constatare che veramente la sua patente non è lì, nel solito taschino sulla destra.
“Merda – si passa una mano tra i capelli - ma perché non mi accorgo mai di nulla”.
Harry la vede innervosirsi e muoversi sulla sedia mentre continua a passarsi le mani tra i capelli.
“Sta tranquilla. Ora l’hai ritrovata.”
“No Harry, il fatto è che proprio non me ne sono resa conto. Io sono… quanti? Tre giorni? - Harry annuisce – Ecco, sono tre giorni che guido senza patente! E se mi avessero fermato? E se mi avessero arrestato? Poi chi mi avrebbe fatto uscire di prig...”
La ragazza ferma il suo monologo nel momento stesso in cui Harry prende le mani di lei tra le sue.
Punta i suoi occhi verdi in quelli nocciola di lei e le sorride divertito. Tutto intorno a Scarlet si ferma, non c’è più nessuno oltre lei ed Harry.
“Fai un respiro profondo – le consiglia lui – non è successo nulla. E poi Scarlet, non hai mica ucciso qualcuno o rubato qualcosa. Stai tranquilla”.
Lei prende un respiro profondo e chiude gli occhi. Resta così per circa dieci secondi, riapre gli occhi e le mani di Harry sono ancora sopra le sue. Arrossisce al contatto e toglie le mani, nascondendole sotto al tavolo.
Harry appoggia la schiena alla sedia e, dopo averla osservata per qualche secondo, scoppia a ridere.
“Scusami Scarlet, ma eri troppo divertente – butta la testa all’indietro dalle tante risate – in prigione per una patente dimenticata. Saresti da copertina di giornale”.
Scarlet lo guarda prima confusa, poi ride insieme a lui. Pensa che Harry Styles abbia la risata più contagiosa che lei abbia mai sentito. E’ una risata piena, di gusto, sincera. Si sta seriamente divertendo delle sue disavventure. Harry si ricompone e si passa l’indice sotto gli occhi per asciugare le lacrime scese per via delle risate. La ragazza continua ad osservarlo e non riesce ancora a capire perché lui le dia così importanza.
“Grazie.” lo dice in un sussurro.
Harry alza lo sguardo e la guarda confuso “Di cosa?” domanda.
“Per.. per prima. Sono andata completamente fuori di testa. Grazie per avermi saputo prendere.”
“Non preoccuparti. Ci sono abituato, a volte capita anche a me?”
Scarlet lo guarda più intensamente e “Anche a te? Impossibile.” afferma, prima di prendere un pezzo di biscotto.
“Perchè impossibile?”
“Non lo so, sembri così in pace con te stesso e con quello che ti circonda.”
Harry si sente un po’ agitato perché intuisce che Scarlet sta cercando di scavare troppo a fondo. Non può lasciarsi andare, non può fidarsi fino a questo punto. Guarda l’orologio del bar e si batte una mano sulla fronte.
“Che imbecille! Mi sono dimenticato di avere un impegno. - si alza in piedi – per il caffè non preoccuparti. Offre la casa.”
Scarlet ha le sopracciglia corrucciate e non riesce proprio a capire cosa gli sia preso tutto ad un tratto. Harry sta per aprire la porta del locale quando, come un fulmine, un pensiero gli passa per la testa.
“Scar – si volta a guardarla – domani vieni a prendere la colazione?”
“Forse – lo schernisce lei – magari il bar qui di fronte fa caffè più buoni”.
Harry sorride e “Impossibile. A domani.”
“A domani Harry.” e il ragazzo sparisce per le vie di Londra, lasciando Scarlet con tante domande in testa.


Writer's wall.

Scusate per l'assenza e per l'orario improponibile. Stanotte sono rimasta sveglia per guardare Harry al SNL e non so, ho trovato ispirazione per finire il capitolo. E' rimasto incompleto per una settimana, non riuscivo a trovare la giusta dose di creatività per scrivere. 
Comunque, finalmente Scarlet ha di nuovo la sua patente, anche se lei non se n'era minimamente accorta ahahah. Vengono un po' fuori i caratteri dei personaggi ed una cosa particolare di Harry è proprio la paura a lasciarsi andare. Il motivo ormai si sa, ma dovremmo scavare ancora più a fondo! 
Io spero vivamente che questa storia vi piaccia. Ci sto mettendo molto di me, di quello che sono e di quello che per me è Harry al di fuori delle telecamere. 

Al prossimo capitolo! Vi lascio con una bellissima foto di Harry al SNL! 

Vi abbraccio forte e i miei profili di Wattpad e di Twitter sono in bio! (P.S. MA WATERMELON SUGAR COSA E'????)

 

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