Amore d'autunno

di Shannonwriter
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 9 ottobre - bosco ***
Capitolo 2: *** 10 ottobre - gatto ***
Capitolo 3: *** 11 ottobre - armadio ***
Capitolo 4: *** 12 ottobre - appuntamento ***
Capitolo 5: *** 14 ottobre - coperta ***
Capitolo 6: *** 21 ottobre - strega ***
Capitolo 7: *** 22 ottobre - ricordo ***
Capitolo 8: *** 26 ottobre - benda ***
Capitolo 9: *** 28 ottobre - bicchiere rotto ***
Capitolo 10: *** 29 ottobre - fiori ***
Capitolo 11: *** 30 ottobre - caramelle ***



Capitolo 1
*** 9 ottobre - bosco ***


“Non credo che usciranno vivi da quel bosco.”
Sposto lentamente lo sguardo su Asuman, seduta accanto a me sul divano, intenta a riempirsi la bocca di popcorn mentre fissa lo schermo davanti a noi. Il modo in cui pronuncia quella frase è lo stesso che sceglierebbe per commentare il tempo.
Sollevo un sopracciglio. “È un film dell'orrore, Asuman. È ovvio che non tutti ne usciranno vivi, ma uno certamente sì” le rispondo incrociando le braccia davanti al petto.
Lei alza gli occhi al cielo. “Ok allora sarà la ragazza.”
“Per me invece sarà il suo amico a scamparla” controbatto, solo per il gusto di darle torto.
“Lo vedremo.” Per lei è tutto una sfida, persino indovinare il finale di un film horror che le ho proposto di vedere a casa mia. Lei aveva finito di studiare per il suo esame (o così dice), io non avevo impegni e nessuna voglia di uscire con il primo freddo d'ottobre, così le avevo proposto di passare da me per una serata film. Ed eccoci qui. Ultimamente va così tra di noi, non so se siamo ancora nel territorio dell'amicizia o se stiamo attraversando la linea di confine verso qualcosa di più, ma in ogni caso passare il tempo con lei mi piace. Sempre di più.
Torno a concentrarmi sul film proprio mentre uno dei malcapitati protagonisti viene ucciso in maniera sanguinosa e cruenta dal killer.
Quando ho premuto play non ero certo di avere scelto il film giusto, forse Asuman si sarebbe spaventata, ma a quanto pare non avevo fatto bene i miei calcoli. La brutta fine della prima vittima del film non le aveva provocato neanche un brivido, anzi, davanti alla mia preoccupazione aveva commentato: “Non sono mica come mia sorella, quella fifona!”
Già, Asuman e Nazli sono come il giorno e la notte sotto moltissimi aspetti. E va benissimo così; con Asuman è tutto inaspettato.
“Forse il fifone sei tu...” bisbiglia mettendo da parte il sacchetto vuoto di popcorn. Praticamente se li è spazzolati tutti lei.
“Come scusa?” le chiedo incuriosito.
La luce dello schermo illumina il suo viso quanto basta da farmi scorgere il suo sorrisetto malizioso. Conosco quel particolare sguardo, sembra un serpente che sta per sferrare l'attacco alla preda. “Ho detto che forse il fifone sei tu, caro Deniz” ripete con sicurezza, senza perdere d'occhio la TV.
Io invece mi giro con tutto il corpo così da affrontarla direttamente. “Dici a me? Io ho proposto di vedere questo film se non sbaglio.”
Le labbra rosso rubino si incurvano in un sorriso trionfante. “Beh, le cose sono due: o sei terrorizzato dal film o c'è qualcos'altro che ti interessa di più”. A questo punto si volta verso di me.
“Cosa stai insinuando, Asuman?” le chiedo sulla difensiva.
Si avvicina. “Dico solo che sembri più occupato a guardare me”. La sua voce è come miele. È lì che voleva arrivare. Mi sento colto in fallo.
“Ti sbagli” mento con poca convinzione perché in effetti c'è poco di questo film che riuscirei a ricapitolare. È un horror ambientato in un bosco. Degli idioti muoiono per mano di un killer. I capelli di Asuman profumano di vaniglia, la maglia verde scuro aderisce perfettamente alle linee del suo corpo e...dannazione, ha ragione.
Allunga una mano verso di me e il mio cuore prende a battere all'impazzata. “Asuman...” la ammonisco ma non so nemmeno io bene il perché. Dita piccole e delicate passano sopra la mia mano solo per liberare il telecomando e afferrarlo. Lo indirizza verso il televisore e preme il tasto pausa, il tutto senza staccare gli occhi dai miei.
Senza i suoni del film regna il silenzio in casa e non ci sono più distrazioni. Il territorio dell'amicizia sembra lontano, lontanissimo. Asuman è in attesa della mia mossa. “Allora, Deniz. Continuiamo o c'è qualcos'altro che ti interessa di più?”
“Non volevi sapere chi sopravvive?” le chiedo, aggrappandomi all'ultimo brandello di self control che mi rimane.
Piega la testa di lato e mi guarda quasi con scherno. “Sappiamo entrambi che avrò ragione io.”
Prendo il suo viso tra le mani. “Sei una presuntuosa” le dico dolcemente.
“E tu...hai paura dei boschi di notte? O di me?”
Con un bacio spazzo via ogni mia esitazione e ogni provocazione di Asuman. E ringrazio mentalmente di aver proposto quel film.


 Note: Hello! Ho scoperto solo ieri del writober e per questo parto con il prompt del 9 ottobre. Meglio tardi che mai! Era da molto che non pubblicavo nulla su EFP, mi mancava totalmente l'ispirazione, ma di recente ho provato a buttare giù qualche riga per una storia su Bittersweet e sono rimasta abbastanza soddisfatta dal risultato. Quindi eccomi qui, voglio impegnarmi a rimanere costante e magari anche a migliorarmi. Spero di poter aggiungere almeno qualche altro capitolo visto che la coppia Asuman/Deniz mi ispira molto!

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Capitolo 2
*** 10 ottobre - gatto ***


Con una mano infilo la chiave nella serratura, mentre con l'altra tengo stretto il mio nuovo piccolo amico contro il petto. È un esercizio difficile, non sembra piacergli molto essere preso in braccio.
Apro e richiudo la porta velocemente e lascio andare il gattino che atterra sul pavimento con grazia. Tiro un sospiro di sollievo. Siamo arrivati a casa di Deniz sani e salvi senza che mi sfuggisse (non avrei mai voluto vedere il micio finire in mezzo alla strada tra le auto in movimento).
Degli occhioni color ambra si guardano intorno pieni di curiosità, scrutando ogni centimetro dell'atrio finché non trovano le scale. Il gattino si muove incerto verso il primo gradino e tenta di saltarci sopra, ma senza successo. È ancora un cucciolo e le scale sembrano una montagna altissima davanti a lui; in poche parole è adorabile.
Lo sollevo e stavolta non fa storie. “Andiamo di sopra a vedere la tua nuova casa” gli dico come fosse un bambino. “Deniz ti adorerà, ne sono sicura”.
 
-
 
“Quel gatto non può restare.”
Il tono di Deniz è perentorio. Ha le mani appoggiate ai fianchi e lo sguardo serissimo.
“Ma perché no? Guarda quanto spazio hai!” gli faccio notare allargando le braccia.
“Ho un mucchio di cose da fare, Asuman. Non ho il tempo di stare dietro a un gatto.”
Sbuffo mentre il gattino in questione, totalmente ignaro della nostra conversazione, sgambetta sul divano.
“I gatti sono animali molto indipendenti” gli spiego, perché è la verità.
“Ma hanno comunque bisogno di mangiare. Di essere portati dal veterinario di tanto in tanto. Tutte cose che non ho il tempo di fare” ribatte.
Alzo gli occhi al cielo e mi siedo sul divano, lasciando che il micetto mi cammini sulle gambe. “Non hai il tempo di aprire una scatoletta al mattino e al ritorno alla sera? Davvero? E poi non saresti solo ad occupartene...” suggerisco.
Deniz si lascia cadere sulla poltrona del soggiorno e sostiene il mio sguardo. “Stai dicendo che mi aiuteresti tu?” mi chiede dubbioso.
Sorrido speranzosa. “Ma certo” prendo il gattino con entrambe le mani e lo sollevo per fargli vedere meglio quel musetto bianco a chiazze nere. “Ho le chiavi di casa.”
Deniz scuote la testa. “Mi sto già pentendo di avertele date.”
in tutta risposta gli faccio una linguaccia.
“E comunque dove l'hai trovato?” mi chiede dopo qualche secondo di riflessione.
Accarezzo il pelo del mio nuovo piccolo amico. “È lui che ha trovato me. Mi ha seguita dalla fermata dell'autobus fino a qui. Non potevo abbandonarlo, era così solo.”
Deniz fa un respiro profondo, lasciando vagare il suo sguardo sul gatto. Sta vacillando, me lo sento! Porto il gatto all'altezza del mio viso e con una vocina buffa dico “Hey Deniz, tienimi con te!”
Una risatina malcelata riempie la stanza e io continuo. “Deniz, sarò buono e ti farò compagnia! Ti prego!”
il gattino si divincola e lo lascio andare. Mi è di grande aiuto quando scende con un balzo dal divano e va a strofinarsi contro la gamba di Deniz.
“Per favore” provo un'ultima volta, unendo le mani in preghiera e sbattendo le ciglia.
Deniz sospira nuovamente. “E va bene.”
Scatto in piedi e lancio un grido di gioia. Subito dopo mi fiondo a sedermi sulle sue ginocchia e gli do un bacio sulla guancia. “Grazie, Deniz! Vedrai non te ne pentirai!”
Mi cinge la vita e gli angoli della sua bocca si tendono in un piccolo sorriso. “Dovrai venire qui tutti i giorni a dargli un'occhiata” mi avverte.
Gli accarezzo la guancia. “Come se non avessi motivi sufficienti per venire qui”.

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Capitolo 3
*** 11 ottobre - armadio ***


Asuman

Sotto il tavolo mi vedrebbe. Dietro le tende è troppo facile. Dietro la porta? Nah, ancora più facile.
Deniz mi passa davanti in un lampo e lo vedo sparire nella sua camera da letto.
“Dieci, undici, dodici...” Bulut ha quasi finito di contare e mi rimane poco tempo per nascondermi prima che ci venga a cercare.
Nel dubbio corro anch'io nella stanza di Deniz e appoggio il più piano possibile la porta dietro di me. E ora?
“Sedici, diciassette...” Bulut alza la voce man mano che si avvicina al numero venti.
Mi cade l'occhio sull'armadio, è abbastanza grande per infilarmici dentro. Apro l'anta ed entro richiudendola con cautela. È buio qui dentro e cerco di sistemarmi decentemente tra giacche e camicie che frusciano ad ogni mio movimento. Però non è così male, il familiare profumo di Deniz mi circonda e mi fa sentire al sicuro.
“Pare che abbiamo avuto la stessa idea” sussurra una voce nell'oscurità, facendomi sobbalzare nello spazio ristretto.
“Deniz! Cosa ci fa qui dentro??” esclamo cercando di tenere la voce bassa. Bulut deve avere appena finito di contare in soggiorno.
“Quello che ci fai tu. La casa è grande, non potevi nasconderti dietro una porta?”
Rimango a bocca aperta. “Quanto sei banale! Mi avrebbe trovata subito” protesto.
Lo sento ridacchiare sommessamente. “Se non fai silenzio ci troverà comunque.”
Tiro una gomitata nella direzione della sua voce e in tutta risposta Deniz mi tira a sé, avvolgendomi con un braccio. Devo ammettere che questo gioco sta diventando il mio preferito.
Sentiamo la porta della camera aprirsi con un cigolio e dei passi farsi strada all'interno. Il piccolino è stato veloce. Deniz avvicina la bocca al mio orecchio e mi fa “sshh”. Oh, come vorrei che fossimo soli in questo momento! Rimaniamo immobili per un tempo che sembra infinito, così vicini da sentire il suo respiro caldo contro il mio viso.
Non sentiamo più nulla. Mi azzardo a bisbigliare “Se n'è andato?”
Deniz attende e poi risponde “Credo di sì.”
Bene.
Mi libero solo per girarmi e avercelo davanti. Poso le mani sul suo petto e salgo sempre più su, sfiorandogli il collo finché nel buio trovo le sue labbra. Quasi mi scoppia il cuore quando bacia le mie dita dolcemente.
Ora mi cinge i fianchi e lascia che mi appoggi a lui. Stiamo facendo passi da gigante ultimamente.
Mi alzo in punta di piedi per arrivare alla sua altezza ma è proprio allora che la luce irrompe prepotentemente nell'armadio, che si spalanca all'improvviso.
Ci troviamo davanti il piccolo Bulut, un'espressione trionfante sul volto e un sorriso tutto fossette e dentini da latte. “Trovati! Ho vinto io!”
Deniz mi sta ancora stringendo e siamo stati evidentemente colti in flagrante. Come uscirne?
“Non è ancora finita” risponde Deniz. “Chi arriva prima al frigorifero in cucina vince!”
Bulut non se lo fa ripetere due volte e scatta via di corsa, Deniz alle sue spalle. Io mi prendo qualche secondo per ricompormi e poi li raggiungo, delusa per l'interruzione ma sperando in un secondo round a nascondino dove magari io e Deniz avremo di nuovo la stessa idea.

Note: il prompt "armadio" non era proprio il mio preferito ma poi ho avuto l'idea di Deniz e Asuman che giocano a nascondino con Bulut e si nascondono nell'armadio quindi non è andata così male credo :) 

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Capitolo 4
*** 12 ottobre - appuntamento ***


Deniz

Apro i messaggi ricevuti per controllare l'ora concordata per trovarci qui al luna park. Alle 8 di sera, così mi aveva scritto Ferit. E invece è passato un quarto d'ora e non si vede nessuno, neanche Tarik e Fatoş si presentano.
Li chiamo tutti ad uno ad uno ma non c'è risposta. Guardo tra la folla composta da famiglie felici, bimbi incantati da bastoncini di zucchero filato più grandi di loro, coppiette innamorate. Dei miei amici non c'è traccia. Poi però individuo una figura familiare in lontananza, capelli lunghi e lisci che le incorniciano il viso, indossa una maglia a righe bianche e nere sotto a un cappotto nero leggero lasciato aperto. Quando anche lei mi vede il suo viso si illumina e cammina più svelta. Devo ammettere che non mi dispiace provocarle quella reazione.
Mi raggiunge quasi saltellando. “Hey! Scusa il ritardo.”
Scuoto la testa, fingendomi deluso. “Tu sei sempre in ritardo, Asuman.”
In tutta risposta mi dà uno spintone che a stento mi fa traballare. “Dove sono gli altri?” chiede guardandosi intorno.
“Me lo domando anch'io. Non è arrivato ancora nessuno a parte noi.”
Asuman aggrotta la fronte. “Ma se ho visto Nazli appena un'ora fa al ristorante, prima di staccare! Ha detto che ci saremmo viste qui con Ferit.”
“Dici che è successo qualcosa?” chiedo un po' preoccupato.
“Provo a chiamarli” risponde, estraendo il cellulare dalla tasca del cappotto.
Fa partire una chiamata e attende. “Nazli! Si può sapere dove sei?”
Dopo pochi secondi in cui ascolta la sorella in silenzio, si acciglia e con una mano mi fa segno di aspettare. Poi si allontana di qualche passo. La cosa si fa sospetta.
Quando torna ha terminato la chiamata. “Non vengono.”
“Cosa? E perché?”
Asuman scrolla le spalle. “Nazli è stanca e Ferit non vuole che si affatichi. Tarik e Fatoş hanno avuto un contrattempo e non ci saranno.”
Oh. Infondo Nazli è incinta e dopo una giornata passata ai fornelli nel suo ristorante deve sentire il bisogno di riposare.
“Beh, ma non potevano rispondere alle mie chiamate?” chiedo comunque confuso.
La risposta di Asuman è un'altra scrollata di spalle. Non sembra affatto dispiaciuta di questo nuovo sviluppo. “Potremmo comunque farci un giro, non credi? Già che ci siamo...”
Sospiro. “Beh, visto che i nostri amici sono totalmente inaffidabili...Divertiamoci anche senza di loro” concordo.
Asuman sorride e mi prende sottobraccio. “Allora? Da dove vogliamo iniziare?”
 
-
 
Asuman
 
“Nazli sei un genio! Non so come ringraziarti!” non riesco a contenere la gioia e mi lascio cadere sul mio letto.
Con una mano tengo il cellulare premuto all'orecchio.
“Non c'è di che! Saresti diventata vecchia aspettando che Deniz si decidesse a chiederti di uscire una buona volta!” risponde Nazli.
Sono seriamente in debito con mia sorella; quando l'ho chiamata per sapere perché fosse in ritardo mi ha spiegato il suo piano per lasciare soli me e Deniz. Voglio dire, Nazli e Ferit erano stanchi per davvero ma poi hanno convinto anche Fatoş e Tarik a rinunciare alla serata per darmi una mano.
Il mio sorriso è così ampio che quasi mi fanno male le guance. “Abbiamo avuto il nostro primo appuntamento, finalmente!”
“Voglio tutti i dettagli!” risponde Nazli entusiasta.
E così le racconto dei nostri giri tra le bancarelle, di come faceva più freddo del solito e così lui mi ha dato uno dei suoi guanti, mentre l'altra mano me la scaldava tenendola nella sua.
“Aw, è stato dolce!” commenta Nazli.
“Già, e ancora più dolce quando ha vinto un orsacchiotto di peluche rosa a un tiro al bersaglio. Me l'ha regalato, ovviamente” racconto soddisfatta, stringendo l'orsacchiotto in questione al petto. Credo che mi aiuterà a dormire come una bambina stanotte.
“E bravo Deniz!” si complimenta mia sorella, lasciandosi scappare uno sbadiglio.
“Mi sa che è ora di andare a letto per te.” Sono già le ventitré e trenta.
“Scusami. Sono proprio sfinita. Sono contenta che abbiate passato una bella serata.”
Mi sistemo nel letto. La stanchezza comincia a farsi sentire anche per me. “Assolutamente. Ormai credo di averlo conquistato” aggiungo quasi più per me stessa.
Nazli ridacchia. “Evviva la modestia! Anche se sei stata caparbia, non c'è che dire.”
“Chi la dura la vince. Grazie per l'aiuto sorellina. Buona notte!”
“Notte Asuman.”
Riattacco il telefono e mi giro sul fianco. Ci metto poco ad addormentarmi, stringendo l'orso di peluche e ripensando alla mano di Deniz nella mia, al tragitto verso casa e al bacio che mi ha dato davanti al cancello.

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Capitolo 5
*** 14 ottobre - coperta ***


Asuman
 
Costruire un fortino in soggiorno utilizzando le sedie come supporto e delle coperte era stata un'idea fantastica. Bulut sembrava pensarla così almeno. Deniz ed io avevamo trascorso tutto il pomeriggio a fargli da babysitter e devo dire che inizialmente non mi era sembrata un'impresa così difficile. Mi ero presto ricreduta.
Bulut era un bambino creativo e pieno di energie, ciò significa che non si stancava mai di giocare a nascondino, agli indiani, a indovina la parola, ai supereroi...Deniz era stato molto paziente ma io dopo un po' desideravo soltanto una pausa. Ovviamente mi aveva presa in giro senza pietà per questo, dandomi della pigrona.
Ad ogni modo, non appena Nazli e Ferit erano venuti a riprendersi Bulut io mi ero rintanata nel fortino per avere il mio meritato riposo. Non era male stare lì nella penombra con dei soffici cuscini sotto la testa.
Chiusi gli occhi e quando sentii la voce di Deniz che mi chiamava gli indicai dove trovarmi.
Due secondi dopo si aprì un varco tra le coperte e spuntò la sua testa. “Posso entrare?” chiese divertito.
Feci cenno di sì. “Il mio fortino è il tuo fortino.”
Dovette accovacciarsi parecchio per entrare e non distruggere tutta la delicata costruzione. I problemi delle persone alte...!
Si mise direttamente steso accanto a me, le mani unite sulla pancia. “È andata bene oggi, non credi?”
“Sono sfinita.”
Si mise a ridere. “Te l'ho detto, sei una pigrona.”
“Non è vero! È che mi stanco facilmente.”
“È la stessa cosa” mi punzecchiò. Ormai stava diventando una nostra abitudine.
Mi girai sul fianco, appoggiata sul gomito. Voleva la guerra? Ok. “Lo sai, è meglio che non mi provochi Deniz.”
Mi rivolse uno sguardo incuriosito. “Ma davvero? E perché?”
“Beh, perché poi dovrei punirti” gli dissi allusiva.
Sollevò un sopracciglio. “E come pensi di farlo?”
Prima di dargli il tempo di protestare mi posizionai a cavalcioni su di lui. Lo sentii sussultare, ma posò comunque le mani sui miei fianchi in un gesto istintivo. Sorrisi assaporando il momento e poi avvicinandomi al suo orecchio sussurrai: “Solletico”.
Le mie mani si mossero veloci sul suo petto, cogliendolo di sorpresa, sollevando anche una parte della maglietta per fare ancora più danni. Reagì subito tirando indietro la testa, contorcendosi e ridendo fino alle lacrime. Cercava di contrattaccare ma con scarso risultato. Lo avevo in pugno. Deniz mi supplicò di smetterla ma io mi stavo divertendo troppo. A un certo punto con un calcio involontario scansò una sedia che teneva in piedi il fortino e le coperte ci caddero addosso.
Ora ridevamo entrambi come degli scemi. In un rapido gesto Deniz si liberò e si mise carponi scoprendoci entrambi. Avevo tutti i capelli in faccia e mi nascondevano la visuale. Lui ne approfittò per avere la meglio su di me bloccandomi i polsi. Ora era lui a stare sopra di me. Il suo sorrisetto malizioso mi fece temere che si sarebbe vendicato.
Tuttavia mi sbagliavo.
Deniz mi spostò delicatamente i capelli dalla faccia, finendo per accarezzarmi il mento. I suoi occhi erano concentrati sulle mie labbra e fui attraversata da un calore che partiva dalle guance.
Momenti come questo erano l'argomento principale dei miei sogni più belli e non facevo altro che sperare che anche nella realtà si verificassero.
Si abbassò su di me e mi baciò il collo per poi salire e coprire la mia bocca con la sua. Chiusi gli occhi mentre il mio cuore batteva più veloce che mai. Quando Deniz finiva di baciami era sempre troppo presto e anche questa volta non fece eccezione. “Allora” disse col fiato corto. Ero felice di vedere che anche lui provava le mie stesse emozioni. “Tregua?”
Tregua? Quale tregua? Mi chiesi in un momento di totale confusione. Ah già, il solletico. “D'accordo” riuscii a dire, cercando di non dare a vedere quanto ero su di giri.
A quelle parole Deniz mi lasciò andare i polsi, ed era una cosa buona perché mi sarebbero servite entrambe le mani per quello che avremmo fatto dopo.


Note: super allusivo questo capitolo! Però rientro sempre nel rating verde. Alla fine trovo ogni scusa per farli limonare ma considerando che nella serie non hanno mai fatto nulla credo che possa andare bene...! Ieri ho saltato il prompt "luna piena" perché era domenica e non mi era venuto in mente nulla ma oggi ho recuperato con "coperta". Spero che almeno a qualcuno stia piacendo questa raccolta :)

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Capitolo 6
*** 21 ottobre - strega ***


Asuman
 
Entrammo nel negozio e ben presto Bulut sfuggì alla nostra presa per correre tra i reparti colmi di costumi di Halloween esposti.
“Hey, non allontanarti troppo!” gridai severa.
“Da cosa pensi che si vestirà per la festa della scuola?” mi chiese Deniz guardandosi intorno.
Avevamo accompagnato il nostro nipotino a fare compere come favore a Nazli e Ferit.
“Non saprei. Nazli ha detto che aveva già le idee chiare e di lasciargli prendere quello che vuole” risposi distrattamente, dando un'occhiata a un costume da fata addosso a un manichino.
“Forse dovremmo festeggiare anche noi Halloween quest'anno” propose Deniz portandosi una maschera da mostro davanti alla faccia. “Che dici?”
Gliela strappai via. “Buona idea ma pessimo costume.”
Mentre ci addentravamo nel negozio sorvegliavo Bulut con la coda dell'occhio. Stavo cercando di essere responsabile e se mi fossi persa il figlio di mia sorella mi avrebbe uccisa.
“Potremmo organizzare una festa al locale!” gli suggerii.
“È esattamente quello che pensavo” concordò Deniz lanciandomi una parrucca blu. “E tutti dovrebbero venire in costume o non li lasciamo entrare.”
Mi infilai la parrucca, solo per farlo contento. Con uno sguardo ammiccante chiesi “Come sto?”
Deniz ridacchiò. “Non è il tuo colore” e me ne passò un'altra di colore nero.
Me la provai davanti a uno specchio posizionato alla parete. “Mmm” mormorai sistemandomela. “Questa non è male. Forse dovrei tingerli.”
Due braccia mi circondarono da dietro. “Io ti preferisco come sei” rispose guardando il nostro riflesso.
“Beh, ma dovrò pur scegliere un costume” dissi, fingendo che quel commento non avesse risvegliato le solite farfalle nello stomaco.
“Mmm allora potresti vestirti da...”
“Da strega!” si intromise Bulut balzando fuori alle nostre spalle.
Ci girammo verso il bambino che teneva tra le mani degli involucri di plastica. Dentro c'erano di sicuro il costume prescelto e chissà cos'altro.
Deniz gli andò incontro e si abbassò alla sua altezza. “Pensi che zia Asuman sia una strega? Non è molto carino da dire” lo ammonì, ma dal tono di voce capii che la cosa lo divertiva.
“Saresti una strega buona, zia Asuman. Come quella del Mago Di Oz!” rispose con uno sguardo innocente Bulut guardando oltre la spalla dello zio.
Non ero molto convinta di quella spiegazione e un po' mi ero offesa. Passavo un sacco di tempo a fare da babysitter a quel bambino e credevo avessimo creato un bel rapporto. E ora ero la strega?
Bulut doveva essersi accorto del mio dispiacere perché lasciò il costume a Deniz per correre da me. Mi fece segno di abbassarmi e così feci.
Coprendosi la bocca sussurrò al mio orecchio: “Da quando ci sei tu zio Deniz è felice mentre prima era sempre triste. Hai fatto una magia, proprio come una strega.”
Mi si sciolse il cuore.
“Beh? Mi nascondete dei segreti?” chiese Deniz con tutta l'aria di sentirsi escluso.
Abbracciai Bulut. “Hai proprio ragione. Sarò una streghetta! Forse come Sabrina o Samantha di Vita Da Strega” decisi.
“Chi?” chiese Bulut.
Risi tra me e me e gli scompigliai i ricci. “Cose da grandi. Ma ottime idee per dei travestimenti.”
Nel mentre Deniz si grattava la testa ancor più confuso.
“E tu che costume hai scelto, Bulut?” gli chiesi.
“Ti faccio vedere!” rispose emozionato.
Riprese la confezione dalle mani di Deniz e ci mostrò un costume da Iron Man.
“Ottima scelta Bulut!” si complimentò Deniz dandogli il cinque.
“Perché non vai a provarlo mentre io ne cerco uno da strega?” gli proposi.
Bulut acconsentì e lo accompagnammo negli spogliatoi.
“Hey, che cosa ti ha detto prima?” mi domandò Deniz una volta rimasti da soli.
“Top secret” fu la mia risposta evasiva.
“Ah sì? Va bene. Vuoi almeno aiutarmi a trovare un travestimento per me, Sabrina?”
Mi si accese una lampadina. “Aspetta. Se io sono Sabrina tu puoi essere Harvey. O preferisci Nick Scratch?”
“Stai proponendo dei costumi di coppia?” chiese Deniz intrigato dall'idea.
Scrollai le spalle. “Perché no? Ogni strega ha bisogno di un braccio destro” dissi prendendolo per mano, pronta a cercare nel negozio tutto quello che ci serviva.


Note: Hello! Sono tornata. A causa di problemi di concentrazione/ispirazione ho perso alcuni giorni del writober ma oggi recupero con il prompt "strega". Ho messo dei riferimenti alla serie Le Terrificanti Avventure di Sabrina alla fine, spero che il capitolo vi piaccia :) 

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Capitolo 7
*** 22 ottobre - ricordo ***


Deniz
 

Ricordo bene la sera in cui tutto è cambiato.
Delle questioni burocratiche mi avevano tenuto impegnato in azienda insieme a Ferit e per questo avevo fatto tardi al locale. In ogni caso sapevo di lasciarlo in buone mani con i miei collaboratori, ero bravo a delegare.
Era la sera dei festeggiamenti per il fidanzamento di Fatoş e Tarik che di lì a breve si sarebbero sposati.
Quando arrivai al locale, pieno di facce familiari, salutai con la mano i due fidanzati e altri nostri amici. Ma fu quando guardai al centro della sala che rimasi pietrificato.
I lunghi capelli di Asuman erano raccolti in una coda alta che ondeggiava a destra e a sinistra ad ogni suo movimento. Indossava un top color argento che lasciava la schiena scoperta, un look che adottava spesso, accompagnato da aderenti pantaloni neri. In pratica una visione. Quello che mi aveva bloccato era notare che non era sola. Ballava a stretto contatto con un ragazzo moro che non avevo mai visto prima. Ma noi eravamo solo amici, quindi non avrebbe dovuto darmi fastidio.
Eppure ogni pensiero razionale aveva lasciato la mia mente e prima di rendermene conto li avevo raggiunti. Senza neanche riflettere su quello che facevo misi una mano sulla spalla dello sconosciuto e gli rivolsi un sorriso di circostanza. “Ciao. Puoi lasciarci soli? Devo parlare con lei” dissi con un cenno rivolto ad Asuman.
“Deniz ma che cosa...?”
Ignorai le sue rimostranze, troppo concentrato sul suo accompagnatore.
“Amico, che problema c'è? Ci stiamo divertendo” rispose il tipo che doveva avere circa vent'anni anni. Uno sfigato, decisi.
“Già...vi siete divertiti abbastanza” tagliai corto dandogli una pacca sulla spalla. “Ah, e sono il gestore di questo locale quindi ti conviene ascoltarmi se non vuoi avere problemi” aggiunsi con uno sguardo eloquente.
Ora non faceva più lo spavaldo. Salutò velocemente Asuman e si dileguò.
Mi concessi solo allora di guardarla in faccia. Aveva le braccia incrociate e mi guardava con aria di sfida.
“Bene, bene, bene. Se non lo sapessi direi quasi che sei geloso” disse tutta compiaciuta.
“Geloso? Io? Stavo solo...”
“Stavi solo?” mi incalzò muovendo un passo verso di me.
Improvvisamente trovavo difficile pensare. I suoi occhi scuri non mi lasciavano andare.
“Io...Non sono affatto geloso di te” riuscii a rispondere, suonando poco convinto persino a me stesso.
Asuman alzò gli occhi al cielo. “Certo, tu non sei mai geloso...”
“Volevo soltanto ballare con te. Tutto qui” dissi allora, sostenendo il suo sguardo ancora scettico.
Alla fine scosse la testa e allacciò le mani intorno al mio collo. Io trovai i suoi fianchi e iniziammo a ballare al ritmo di una canzone più lenta che rimbombava dagli speaker.
“Prima o poi dovrai ammetterlo, Deniz” disse alzandosi sulle punte per farsi sentire. Indossava i tacchi ma ero comunque più alto di lei.
La guardai confuso. “Ammettere cosa?”
Sulle sue labbra apparve un sorriso appena accennato e guardandomi dritto negli occhi rispose: “Che ti sei innamorato di me.”
Ci risiamo, pensai. “Asuman...”
“Perché io sono già innamorata di te. Lo sai bene” continuò come se fosse la cosa più naturale del mondo. “Nessun altro potrebbe interessarmi come mi interessi tu.”
A quel punto mi fermai, allontanando le sue mani. “No, Asuman. Non dire così.”
Vidi la sua espressione cambiare rapidamente. La distanza che avevo messo tra noi l'aveva fatta arrabbiare. “Sto solo dicendo la verità ma tu non la vuoi sentire.”
Dovevo andarmene da lì, da lei. Mi voltai e mi feci strada tra le gente, fino all'uscita sul retro.
Spalancai la porta e respirai l'aria fresca. Il rumore dei tacchi sull'asfalto mi fece capire che Asuman non me l'avrebbe fatta passare liscia stavolta.
“Che cosa stiamo facendo, Deniz? Me lo vuoi spiegare?”
Mi passai una mano tra i capelli, confuso. Non volevo farla star male ma il tono della sua voce era esasperato. Per colpa mia. “Noi...siamo amici...io ci tengo a te” risposi quasi meccanico perché era qualcosa che avevo ripetuto tante volte, a lei e anche a me stesso.
Asuman mi si parò davanti e posò una mano sul mio viso. I suoi occhi color cioccolato brillavano di lacrime che cercava in tutti i modi di non far scendere. “Tu sei molto di più per me.”
Evitai il suo sguardo e mi sfuggì una risata amara. “Non capisco proprio cosa ci trovi in me. Ti ho sempre respinta, eppure...”
“Eppure sono ancora qui” finì lei per me. “Sono qui perché sei generoso, buono, perché sai ascoltare e ci sei sempre per le persone che ami. Ecco cosa ci trovo in te.”
Asuman stava piangendo, a causa mia, pur cercando di mantenere la voce salda e la cosa mi spezzava.
Sentivo che eravamo a un punto di svolta. Stavamo affrontando la conversazione che avevamo rimandato per tanto tempo e io...non sapevo cosa aggiungere. Aveva detto delle cose bellissime sul mio conto ma sceglieva di non vedere i miei momenti di buio, i miei difetti.
Fece un passo indietro. “Ok” disse lei riempiendo il silenzio. “Se vuoi stare con me dillo ora.”
Suonava così definitiva. “Asuman, io...”
“Dillo ora o tornerò là dentro e ballerò con quel ragazzo e...e forse troverò l'amore vero! Chi lo sa?”
“No” risposi d'istinto.
Asuman sollevò le sopracciglia. “No? E perché no?”
“Perché ti meriti di meglio, Asuman e lo sai.”
“Ti darebbe fastidio se me ne andassi con quel tipo?” insistette incrociando le braccia al petto.
“Asuman, smettila...”
“È una domanda semplice, Deniz, ma sembra che tu non riesca a rispondere a nessuna di quelle che ti faccio.”
“Certo che mi darebbe fastidio!” ammisi avvicinandomi a lei.
Perché?”
“Perché è con me che dovresti stare!” esclamai.
Per qualche secondo entrambi rimanemmo muti a guardarci. Persino io ero sorpreso dalle parole che mi erano uscite spontaneamente dalla bocca.
Fu Asuman a parlare per prima. “Allora baciami” disse piano, come se avesse paura che svanissi davanti a lei.
Non sapevo esattamente quando o come Asuman fosse passata dall'essere una cara amica a una persona insostituibile ma era capitato, giorno per giorno. Una volta che Asuman entrava nella tua vita era difficile farla uscire o immaginarla senza di lei. E io non volevo più farlo.
Avevo a lungo cercato l'amore nei posti sbagliati ma quando la persona giusta era arrivata non ero più sicuro di essere adatto a una relazione. Forse era meglio stare solo, non appesantire Asuman con i miei problemi.
Vederla accanto a un altro però mi aveva dato immensamente fastidio, proprio come aveva detto lei; perché era inutile negare quello che ormai era evidente. Accanto ad Asuman volevo starci io.
La presi per mano e la portai verso di me. Le accarezzai la guancia e pian piano mi avvicinai alle sue labbra.
Ero stato innamorato in precedenza, avevo baciato altre ragazze ma qualcosa mi diceva che con Asuman sarebbe stato diverso, speciale. Volevo provare ad essere coraggioso insieme a lei da quel momento.
Non me ne sono ancora pentito.

Note: Questo è il capitolo più lungo che ho scritto, denso di angst...! Asuman mette alle strette Deniz sui suoi sentimenti per lei e diventa un ricordo molto importante  nella loro relazione. Spero vi sia piaciuto =)

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Capitolo 8
*** 26 ottobre - benda ***


Asuman
 
“Quanto manca ancora?”
“È la quarta volta che me lo chiedi, Asuman.”
“Se mi rispondessi smetterei di chiedertelo!”
Quando Deniz era venuto a prendermi dopo il mio turno al ristorante ero ovviamente stata molto felice di quella sorpresa. Tuttavia, la vera sorpresa doveva ancora arrivare.
Mi aveva chiesto di fidarmi di lui e di salire in macchina. Certo che mi fidavo, ma addirittura farmi indossare una benda sugli occhi? Era proprio necessario? Ogni volta che rallentava speravo fossimo arrivati a destinazione e invece ripartiva. Ero sempre più impaziente e Deniz si stava godendo ogni minuto.
Incrociai le braccia davanti al petto. “Stiamo andando a prendere un aereo? Un treno? In quel nuovo ristorante in centro? Se è quello non dirlo a Nazli o penserà che preferiamo la concorrenza.”
Deniz si mise a ridere. “Non tentare di indovinare.”
“Nah, non ho con me il passaporto. Non è l'aereo” lo ignorai continuando a pensare a cosa poteva attendermi.
Finalmente l'auto si fermò e sentii Deniz estrarre la chiave.
Si mosse sul sedile verso di me. “Arrivati. Sei pronta?”
Mi slacciai la cintura in un lampo. “Prontissima! Posso togliere la benda?” chiesi emozionata, portando le mani al nodo dietro la testa.
“Non così in fretta” mi bloccò Deniz, abbassando le mie mani.
Sbuffai. “Sei terribile a fare le sorprese.”
Rispose con un veloce bacio. “Questo lo vedremo tra poco.”
Mi aiutò a scendere e mi condusse dentro a un edificio. Richiuse la porta dietro di noi e mi levò la benda lui stesso.
“SORPRESA!” urlarono in coro un mucchio di persone riunite nel locale di Deniz. Riuscivo a riconoscere Fatoş e Tarik, alcune amiche dell'università e ovviamente Nazli e Ferit.
Sopra al palco c'era un grande striscione con scritto Buon compleanno Asuman!
Una festa a sorpresa! Guardai Deniz ancora a bocca aperta. “Ma il mio compleanno è la settimana prossima...”
“Sì ma tua sorella mi ha detto che ogni volta che ti organizzano qualcosa tu lo scopri e così abbiamo anticipato i tempi” spiegò, la soddisfazione chiara sul suo volto.
In effetti aveva ragione. Mi avevano tutti fregata.
Lo abbracciai entusiasta. “Grazie Deniz!”
Mi diede un bacio sulla fronte. “Festeggeremo anche il giorno stesso, non preoccuparti” aggiunse.
Sollevai la testa e lo guardai incuriosita. “Che cos'hai in mente...?”
Sorrise malizioso. “Tutto a tempo debito.”
Ballammo tutta la notte, dopo qualche drink ci buttammo anche sul karaoke e mi stupì ancora di più trovare amiche arrivate direttamente da Antiochia. Deniz aveva fatto davvero le cose in grande per me e anche Fatoş non perdeva occasione per farmelo notare. Era il miglior compleanno di sempre.


Note: Con il prompt "benda" non mi veniva in mente granché, solo che se uno ti benda ci dev'essere sotto una sorpresa (o un rapimento...? Non è questo il caso). Non credo che Asuman sia nata in ottobre, potete immaginare che il mese sia un altro...! Ok, alla prossima. 

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Capitolo 9
*** 28 ottobre - bicchiere rotto ***


Asuman
 
Dal cielo scendeva una pioggia leggera ma era negli occhi di Deniz che infuriava la vera tempesta.
Non ero sicura di raggiungerlo, avevo quasi deciso di no, ma una insistente vocina nella mia testa mi diceva che lasciare da solo il proprio ragazzo dopo aver fatto visita alla sorella in prigione non era una buona idea. Così avevo preso un autobus.
Il cancello del penitenziario si chiuse rumorosamente e Deniz attraversò la strada a grandi passi per arrivare da me. Me ne stavo appoggiata davanti alla sua auto, in attesa.
Mi prese per un braccio. “Che cosa ci fai qui?”
“Sapevo che saresti venuto e non volevo lasciarti solo” risposi tenendogli testa.
Vidi la sua mascella contrarsi. Stava tentando di mantenere la calma. “Ti avevo detto che non ce n'era bisogno. Ti riporto a casa.”
“No!” protestai liberandomi dalla sua presa. Cominciavo a sbattere le palpebre con fatica, a causa delle gocce di pioggia più consistenti. “Stasera non resterai da solo. Andiamo da te” il mio tono non ammetteva repliche, ma per sicurezza feci il giro e saltai in macchina, sbattendo con forza lo sportello.
 
-
 
Passammo l'intero tragitto in silenzio, le sue mani stringevano il volante così forte da far diventare le nocche bianche, gli occhi erano fissi sulla strada davanti a lui. Non mi piaceva questa tensione nell'aria ma mi sforzai di non dire nulla finché non fossimo effettivamente arrivati sotto casa sua.
Una volta entrati Deniz salì le scale senza voltarsi indietro. Feci un respiro profondo e lo seguii.
Lo sentii armeggiare in cucina, stava mettendo giù dei bicchieri.
Mi avvicinai con cautela. “Come l'hai trovata?”
Ci mise un po' a rispondere. “Sciupata. Triste.”
Sospirai. “È normale, credo. Non dev'essere facile stare lì.”
“Già” rispose Deniz amaramente.
Gli misi una mano sulla spalla. “Sono sicura che la tua visita le abbia dato conforto.”
Deniz si scansò e prese a camminare lentamente a testa bassa da una parte all'altra della cucina. Sembrava un animale in gabbia.
“Deniz, che cosa posso fare?” gli domandai incerta.
Si fermò bruscamente davanti al lavandino, afferrò un bicchiere e lo scaraventò alla parete.
Sobbalzai, fissando i frammenti di vetro sul pavimento. “D-Deniz ma che cosa...?”
“Te l'avevo detto che non ero dell'umore per vederci oggi. Ti prego vai!” disse freddo, senza guardarmi ma solo indicando le scale.
Invece, come mio solito, feci di testa mia. Tornai accanto a lui e lo abbracciai, pur temendo che mi respingesse di nuovo. Lo strinsi forte, cercando di infondergli come meglio potevo la mia forza.
Dopo un minuto le sue braccia mi circondarono e mi tranquillizzai perché il peggio era passato.
Ormai conoscevo bene Deniz; era la persona più calma e positiva al mondo ma quando si trattava di problemi familiari si innervosiva parecchio.
“So che Demet ha sbagliato. Ma è anche mia sorella, l'unica famiglia che ho, capisci?” disse infine Deniz, la voce piena di sofferenza.
Sua sorella Demet era in prigione a causa del perfido marito ma anche per i suoi errori. Deniz lo sapeva ma non doveva essere facile accettarlo.
“Lo so. Lo so” lo rassicurai, accarezzandogli la schiena per calmarlo. “Quando uscirà ricomincerete tutto da capo.”
Volevo crederci davvero. Se ero cambiata io poteva riuscirci anche Demet.
Restammo lì così per alcuni minuti, il rumore della pioggia che cadeva fuori dalla finestra a fare da sfondo. Poi si scusò per il bicchiere e andò a raccogliere i frammenti di vetro con la paletta.
Quello che non gli dissi era che speravo di diventare anche io parte della sua famiglia, un giorno, ma nel frattempo ce l'avrei messa tutta per rimettere insieme i pezzi del suo cuore spezzato.
 

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Capitolo 10
*** 29 ottobre - fiori ***


Asuman
 
Sentii il familiare suono di un messaggio ricevuto provenire dalla mia borsa. Sbuffai perché potevo già immaginare chi mi aveva scritto.
Arrivavo al ristorante con l'autobus ogni giorno e se era in ritardo lo ero anche io per il mio turno, quindi Nazli mi rimproverava. Era fastidioso spiegarle le stesse cose ogni volta.
Comunque, controllai il cellulare ma il messaggio non era di mia sorella, bensì di Fatoş.
Lo aprii:
 
Dove sei??????
 
Oltre a tutti quei punti di domanda c'erano anche delle emoji di fiori. Strano, di solito me li piazzava in primavera.
Risposi Sto arrivando. Bus in ritardo. Dì a Nazli di stare calma.
Dopo pochi secondi arrivò un secondo messaggio:
 
Fai in fretta!!!
 
Altri fiori e anche dei cuoricini. Ok, Fatoş stava avendo uno dei suoi momenti di follia.
Giunta alla fermata percorsi il breve tragitto che mi separava dal ristorante e una volta arrivata davanti all'entrata trovai Fatoş ad aspettarmi. Giuro che si mise a saltellare sul posto appena mi vide da lontano.
Allargai le braccia. “Si può sapere cosa ti succede? Tarik ti ha regalato un anello di diamanti per caso?” chiesi. Poteva anche essere, considerando che era stata la mia amica a lanciarsi in una folle proposta di matrimonio davanti a tutti la notte di capodanno e perciò Tarik non aveva pronto l'anello di fidanzamento.
“Oh, non dire sciocchezze!” mi ammonì con una sberla sulla spalla. “Lo sai che non mi interessano queste cose materiali.”
“Una volta ti interessavano eccome.”
“Non è vero.”
“Sognavi di sposare un riccone.”
“Ehm, ok ma poi ho scoperto i veri valori della vita” disse Fatoş a testa alta. “Il mio Tarik non mi fa mancare niente.”
Scossi la testa. “D'accordo, allora adesso possiamo entrare o hai qualcosa da dirmi?” le chiesi impaziente. Faceva un po' freddo quel giorno e non mi andava di stare ferma lì come un palo della luce.
Gli occhioni azzurri di Fatoş si illuminarono. “Entra, entra e vedrai!”
Mi spinse come se non conoscessi la strada. Non aveva senso protestare quando si metteva così.
Aprii la porta e rimasi di stucco.
L'intero locale era invaso da rose. Al centro dei tavoli, vicino alla cassa, ovunque ci potessero stare.
“Ma...chi è stato?”
Fatoş mi prese sottobraccio e mi portò verso l'area riservata. Anche lì c'era un enorme mazzo di fiori su un tavolo. La mia amica me li mise in mano insieme a un bigliettino. “Leggilo!!”
“Fatoş ma mi vuoi spiegare??” chiesi confusa. Mi sembrava di essere entrata in un mondo parallelo.
“Sul biglietto c'è il tuo nome! Leggi!!”
In effetti era così. Conoscevo quella calligrafia.
 
Buon primo mese insieme. È solo l'inizio. D.
 
Sentii le guance avvampare. Deniz aveva fatto tutto questo per me? Annusai i fiori dai petali rosa chiaro e fui inebriata dal loro profumo delicato. Ammetto di aver sempre preso in giro le amiche dell'università che festeggiavano il primo mese di fidanzamento. Solo un mese e uscivano a cena? Si facevano regali per così poco? Ma ora il pensiero che Deniz avesse fatto un gesto così carino per farmi capire che ci teneva alla nostra storia mi dava alla testa.
“Sono di Deniz?” chiese Fatoş.
Alzai gli occhi al cielo. “Certo che sono di Deniz, Fatoş! Chi vuoi che mi mandi dei fiori, l'ammiratore segreto?”
“È davvero cotto di te, non è vero?” chiese lei sognante.
Annuii. “Sono felice, Fatoş. Finalmente le cose vanno per il verso giusto.”
La mia amica mi abbracciò di lato per non travolgere i poveri fiori. “Te lo meriti, tesoro. Hai fatto un sacco di progressi negli ultimi mesi.”
“Meno male che qualcuno se ne accorge” commentai.
Fatoş corrugò la fronte. “Parli di Nazli? Guarda che anche lei lo apprezza. Studi, lavori qui, non frequenti più certe compagnie. Non è passato inosservato.”
Ci pensai su. “Però mi sta sempre addosso.”
Fatoş prese una singola rosa dal mazzo e si infilò il bocciolo tra i capelli. Era adorabile. “Si preoccupa per te, tutto qui. Ora sbrigati a ringraziare il tuo romantico fidanzato o penserà che non te ne importa!” e detto questo si dileguò in cucina.
Smisi di pensare a mia sorella e tornai a concentrarmi sulle rose. Sorrisi, estraendo il cellulare dalla borsa.
Dopo uno squillo Deniz rispose alla chiamata. “Hey ciao” mi salutò allegro.
“Ho ricevuto dei fiori bellissimi al ristorante, tu per caso ne sai qualcosa?” domandai facendo la finta tonta.
“Mmm credo di sapere chi è stato...” Ero sicura che stesse sorridendo.
“Sono bellissimi, Deniz. Non dovevi.”
“Certo che dovevo. Il primo mese insieme è un traguardo da ricordare.”
Improvvisamente mi resi conto che io d'altro canto non gli avevo preso proprio nessun regalo. Cavolo.
“Deniz, ma io non ho nulla da darti...” ammisi dispiaciuta.
“Ah, ma non ha importanza, Asuman!”
Mi misi a camminare per la stanza alla ricerca di una buona idea per rimediare. “Ci sono!” esclamai. “Stasera verrò lì a cucinare per te!”
“Ehm, Asuman...l'unica volta che hai cucinato per me erano popcorn” rispose scettico.
“Quello era...uno scherzo. Già. Ma so cucinare!” mi difesi maldestramente. La verità era che la cuoca in famiglia era Nazli mentre io...ero più brava a riscaldare tutto al microonde.
“Oppure potremmo ordinare da mangiare” suggerì Deniz cercando di salvare la situazione.
Mi tornò in mente il suo amore per il cibo giapponese. E io lavoravo proprio nel posto giusto.
“Potrei farmi preparare qualcosa qui e lo mangiamo da te. Ti va?”
“Perfetto” concordò Deniz. “Vengo a prenderti quando stacchi.”
“D'accordo. Grazie ancora per i bellissimi fiori.”
“Sono contento che ti siano piaciuti. A stasera.”
Riattaccai con un gran sorriso stampato in faccia. Mi tolsi la giacca che ancora indossavo e voltandomi mi accorsi di Fatoş, appoggiata allo stipite della porta, impegnata a fissarmi. “Siete proprio carini” commentò come se stesse assistendo a un film d'amore.
“Ma stavi origliando? Fila a lavorare!” la scacciai. In realtà nulla avrebbe potuto rovinarmi l'umore ormai.


Note: L'idea per il prompt fiori mi è venuta all'improvviso stamattina e per fortuna sono riuscita a scrivere qualcosa anche stavolta! Spero che a qualcuno sia piaciuta! A domani (probabilmente) 

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Capitolo 11
*** 30 ottobre - caramelle ***


Deniz

 
Suonai il citofono e aspettai. Dopo pochi secondi la porta si aprì.
“Deniz! Che bello vederti! Entra!” Fatoş mi accolse col suo solito sorriso solare e mi fece entrare in casa.
Notai che era molto elegante. “Stai uscendo?” dissi togliendomi la giacca.
“Sì! Mi dispiace non poter fare due chiacchiere ma ho un appuntamento con Tarik.”
“Avete scoperto un nuovo ristorante di cucina tradizionale turca?” tirai a indovinare.
“Sì! Come lo sai? Ce ne sono così tanti a Istanbul e temo che non riusciremo mai a visitarli tutti!” rispose emozionata. Non era difficile indovinare visto che il buon cibo era la comune passione di Tarik e Fatoş.
Appesi la giacca all'attaccapanni. “Divertitevi allora. Asuman è in camera?”
“Sì, vai pure. Adesso non mi sento più in colpa a lasciarla sola!” rispose prendendo la borsetta appoggiata sul divano.
“Allora buona serata. Salutami Tarik.”
“Ci vediamo. Buona notte!”
Erano ormai le nove passate e mi domandai perché Asuman non fosse uscita dalla sua stanza quando avevo suonato.
Imboccai il corridoio e andai a controllare di persona. Bussai piano ma non ottenni nessuna risposta. Bussai ancora e la chiamai.
Aprii la porta quanto bastava per sbirciare dentro. C'era la luce accesa e Asuman dormiva sul letto con un libro aperto sull'addome. Doveva essersi addormentata studiando. Allora diceva sul serio quando si era ripromessa di finire prima della festa di Halloween.
Mi avvicinai senza fare rumore e mi sedetti sul letto. Spostai una ciocca di capelli dal suo viso e rimasi incantato dalla sua bellezza. Le labbra rosa erano leggermente dischiuse e sembrava così pacifica. Non potevo credere di averla ignorata tanto a lungo.
“Hey Asuman” la chiamai a bassa voce.
Le accarezzai la guancia. “Sveglia, bella addormentata.”
Un sorriso si formò sulla sua bocca. “Ciao” disse strofinandosi gli occhi. “Da dove spunti?” chiese ancora parzialmente nel mondo dei sogni.
“Da casa di Ferit e Nazli” risposi infilando una mano nella tasca dei pantaloni. “Guarda cosa ti ho portato.”
Asuman chiuse il libro e lo spostò sul comodino. Si mise seduta a gambe incrociate sul letto e vide il sacchettino di caramelle colorate che avevo in mano. I suoi occhi scuri si illuminarono. “Mi hai portato le caramelle?”
“Le ho rubate a Bulut” confessai.
Asuman rimase a bocca aperta. “Deniz ma sei terribile! Hai letteralmente rubato delle caramelle a un bambino?”
Inarcai un sopracciglio e le rivolsi uno sguardo cospiratorio. “Solo alcune. E solo per te. Ci sono anche gli m&ms, so che ne vai matta.”
I suoi occhi si addolcirono. “Serotonina. L'ormone della felicità.”
“Esatto” confermai.
Si sporse in avanti per darmi un bacio. “Per essere felice mi basti tu. Ma anche caramelle e cioccolatini non guastano” concluse rubandomi il sacchetto.


Note: questa idea mi è venuta all'ultimo minuto ma sono comunque riuscita a scrivere qualcosa. La storia della serotonina è riferita a quell'episodio in cui Deniz porta ad Asuman la barretta di cioccolato per tirarle su il morale. Spero di riuscire a farmi venire in mente qualcosa anche per l'ultimo giorno! Alla prossima =)

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