Giorni d' ottobre

di EiryCrows
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Decaying Flower ***
Capitolo 2: *** Broken Bone ***
Capitolo 3: *** Strange Siblings ***
Capitolo 4: *** Escape ***
Capitolo 5: *** Old Car ***
Capitolo 6: *** Skeleton ***
Capitolo 7: *** Scrambled Word ***
Capitolo 8: *** Empty ***
Capitolo 9: *** Magic ***
Capitolo 10: *** Cold ***
Capitolo 11: *** Trick of the light ***
Capitolo 12: *** Invisible ***
Capitolo 13: *** Rumbling ***
Capitolo 14: *** Carnival ***
Capitolo 15: *** Hidden Secret ***
Capitolo 16: *** Sea ***
Capitolo 17: *** Mythical Creature ***
Capitolo 18: *** Writer ***
Capitolo 19: *** Hidden in The Painting ***
Capitolo 20: *** Horror Movie ***
Capitolo 21: *** Break Up ***
Capitolo 22: *** Burned Picture ***
Capitolo 23: *** Storm ***
Capitolo 24: *** Alliteration ***
Capitolo 25: *** Damning word ***
Capitolo 26: *** Attic ***
Capitolo 27: *** Tempting ***
Capitolo 28: *** Typewriter ***
Capitolo 29: *** Reunion ***
Capitolo 30: *** Sweets ***
Capitolo 31: *** Halloween ***



Capitolo 1
*** Decaying Flower ***


01 - Decaying Flower

Camminava a passi lenti ma decisi, un passo dietro l' altro.

Davanti a lei il corteo si dipanava e si allungava in un inquieto silenzio; non un suono, non un rumore soltanto mormorii indistinti, brusii imprecisi, sospiri e lacrime appena accennate.

Guardò la marea scura ondeggiare, proseguire nel suo moto fino ad arrestarsi. Quando il suo lavoro le permetteva di farlo, le piaceva sostare qualche giorno in più tra i mortali e osservare quella che pensava fosse uno tra i più grandi atti d'amore.

Il suo lavoro era semplice e necessario, eppure non provava nulla nel farlo.
Non c'era tristezza, non c'era gioia.
Non provava affetto per coloro che "camminano su questa terra", tuttavia ne era rimasta colpita e affascinata.
Segretamente ammirava la tenacia con cui essi si rimettevano in sesto, incuranti della loro sorte avversa, dimentichi del triste fato.

Li avrebbe presi infine, portandoli tutti via con sé; lasciando indietro solo ricordi di pietra e l'odore dei fiori in decomposizione.




Note:
È la prima volta che mi cimento in tale impresa... Spero di farcela!
Eirycrows

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Capitolo 2
*** Broken Bone ***


02- Broken Bone

Seth strinse i denti lasciandosi sfuggire a mala pena un mugolio di dolore quando un colpo nettamente più forte raggiunse la spalla mal messa e si riverberò sul braccio fratturato.

Era sicuro che l'osso rotto gli avrebbe procurato non pochi problemi, una volta esauritosi l'effetto della adrenalina; sempre che, ovviamente, fosse ancora vivo per poterne avere.

Aveva perso le sue pistole da qualche parte in mezzo alla gentaglia e si era pentito di non averle recuperate in qualche modo; tuttavia, aveva proseguito, districandosi magistralmente tra i corridoi di quel maledetto covo.
Almeno finché non gli si era parato davanti un avversario di gran lunga più grosso di lui e gli aveva spezzato il braccio.

Seth contrattaccò usando un becero trucchetto di strada che però funzionava sempre.
Gli diede un calcio sui gioielli di famiglia e non appena l'avversario si chinò in avanti in preda al dolore, lo colpì con una gomitata sulla schiena e seguitò a colpirlo finché l'altro non perse conoscenza.
Addossato al muro, continuò a cercare; dal numero di nemici, era certo che il suo piccolo Boss si trovasse prigioniero nelle vicinanze.

Doveva sbrigarsi, o il Boss lo avrebbe rimproverato aspramente per il suo ritardo.
E avrebbe preferito morire piuttosto che ricevere una punizione dal Boss Daemon.

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Capitolo 3
*** Strange Siblings ***


03- Strange Siblings

Avevo ascoltato moltissime storie terrificanti e stavo ragionando su quale potessi raccontare per non fare una cattiva figura, quando fosse toccato a me.
Quando giunse il mio turno, ero ancora indeciso, fu solo per un caso che mi ricordai improvvisamente di quella volta al circo.

Vi erano due fratelli molto strani; identici nell'aspetto ma totalmente diversi nel carattere: tanto era onesto e buono l'uno, quanto cattivo e malvagio l'altro.
Questi due gemelli abbandonati, furono chiamati Cain e Abel, proprio per questa loro attitudine.
Non parlavano con nessuno se non tra loro, in un linguaggio tutto loro. Quando si rivolgevano ad altri per caso, nessuno era in grado di capirli.

Mi apprestavo dunque a narrare di questi due fratelli e della loro misteriosissima morte, quando all'improvviso un forte tremore invase la mia intera essenza.
Tra le fiamme del falò mi sembrò di vedere un volto sadico e terribile, alle orecchie arrivò una risata malsana e agghiacciante. Non riuscii più a muovere un solo muscolo come se il mio corpo non fosse più il mio.
La terra risata sembrò avvicinarsi e nel fuoco vidi due occhi gialli fissarmi malvagi.

Rimasi così turbato da ciò che era successo, che dalla paura persi i sensi e rinvenni solo il giorno dopo.
Dell' accaduto non parlai più a nessuno, ogni volta, l'angoscia mi assaliva  e non ero più capace neanche di parlare ma una notte il terrore raggiunse il suo apice; mi svegliai di soprassalto udendo la stessa risata di allora e vidi l'inferno.

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Capitolo 4
*** Escape ***


04- Escape

"Mio amato Samael,

Se stai leggendo questa lettera, significa che per qualche motivo, io non ce l'ho fatta
. Potrebbero essere trascorsi molti anni o solo pochi attimi, ma il mio lavoro è abbastanza pericoloso e preferisco essere preparato.

In questo preciso momento tu stai ancora dormendo accanto a me.
Non è mia abitudine farlo ma stamattina mi sono svegliato presto e non ho resistito, ti ho guardato a lungo, rimanendo incantato dalla tua immensa dolcezza.

Ti hanno mai detto che sei bellissimo quando dormi?

Sembri un angelo sceso dal cielo che riposa tra i comuni mortali, stanco di tale perfezione.
E mentre rimanevo estasiato dalla tua bellezza, ho pensato che entrambi siamo lievi soffi di vento ed è per questo che mi sono sottratto a te, dal tuo abbraccio e ho preso carta e penna.

Sono scappato, Samael, perché tu mi confondi.
L'hai sempre fatto e continui a farlo senza tregua. Dal primo momento in cui ti ho visto ho sentito cose che non credevo neanche esistessero.
Forse esistevano dentro di me, ma erano marce e avvizzite come il mio cuore.
Tu, Samael, hai risvegliato questi sentimenti rendendomi un uomo nuovo.
Come una scarica di energia, mi hai stravolto e hai sconvolto il mio intero essere.
Hai fatto saltare i battiti del mio cuore, li hai accelerati senza dare un limite con i tuoi sorrisi e i tuoi respiri.

Adesso so, Samael, che quella scarica elettrica ha un nome e che altri lo chiamano amore.

Ho realizzato, amore, ( è davvero strano utilizzare questa parola) che la prima volta che ti ho incontrato ho preso un bel fulmine per te ( non si dice così?) Mi sono innamorato, Samael, mi sono innamorato di te.

Io credo, amore mio, che le nostre anime si siano trovate, forse entrambi avevamo, o meglio, forse io avevo bisogno di qualcuno che mi aiutasse ad uscire dal baratro e che mi insegnasse cosa significhi vivere.

Sono convinto che le nostre siano anime gemelle e che si siano incontrate per un segno del destino.
Sono abbastanza convinto che in qualsiasi universo, in un modo o nell'altro, le nostre anime si sarebbero ritrovate e intrecciate e forse in un altro luogo, noi due stiamo vivendo felici.
Ma il destino può essere crudele e io non voglio lasciare nulla al caso.

Amore, se stai leggendo questo allora io non ci sono più.
Ma non voglio lasciarti prima che tu mi abbia fatto una promessa.
Samael, ti prego, vivi.

Scappa lontano il più possibile da qui, usa ciò che ti ho lasciato come meglio credi ma fuggi via da qui, non lasciare che quei bastardi ti trovino.
Viaggia, visita posti conosciuti e scopri nuove terre, allarga i tuoi orizzonti, usa il mio denaro e fanne ciò che vuoi, ma ti imploro, vivi.

Non arrenderti.

Trova un altro uomo che può farti felice o mettiti con una donna che sappia farlo, ma amore, vivi.

Non fuggire da questa vita solo per raggiungermi; ho aspettato ventotto lunghi anni prima che tu entrassi nella mia vita, posso aspettarne molti altri ancora, non mi importa.

Sii felice, amore mio e non affrettare le cose.
Ti aspetterò per sempre.

Tuo e solo tuo.

Eis Angäel"

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Capitolo 5
*** Old Car ***


05- Old Car.

Claire spinse via il suo accompagnatore, allontanandolo dalla macchina fotografica del padre.

Era stato già imbarazzante doversi vestire da "donna" per l'occasione e sorbirsi il piagnisteo di sua madre che le ripeteva quanto fosse bella.
Avevano scattato già molte fotografie, potevano ritenersi fortunati.

- Noi andiamo! - disse spingendo il ragazzo fuori dalla porta - A più tardi! - esclamò salutando i genitori prima che potessero replicare.

Finalmente fuori dalla zona di guerra, sentì Jan lasciarsi sfuggire un lungo respiro.

Claire si soffermò a guardarlo, poi ridacchiò piano. Il tedesco non aveva fatto altro che mormorare e borbottare, chiaramente a disagio; solo adesso sembrava essere un po' più rilassato.
Lei aveva cercato in tutti i modi di attirare l'attenzione del bellissimo ragazzo straniero ma alla fine si era stancata e aveva deciso di fare il primo passo e quindi, di invitarlo al ballo.

Non era una cosa usuale, e allora?
Claire sapeva ciò che voleva.

I due camminarono verso il mezzo che li avrebbe portati al ballo; era una vecchia auto scura, di almeno una ventina d'anni, piena di graffi ma con poche ammaccature.
Aspettò che il suo cavaliere le aprisse lo sportello, poi entrò e si mise comoda.
L'interno rispecchiava perfettamente l'aspetto esteriore della vecchia auto; tuttavia, lei non faceva altro che pensare a quanto fosse bella.

Sorrise e abbassò il finestrino dalla manovella, respirando l'aria fresca della sera.

Il vento le scompigliò i capelli ma lei non ci fece caso; troppo intenta ad assaporare il suo primo assaggio di libertà.

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Capitolo 6
*** Skeleton ***


06 - Skeleton

Il campanile della cattedrale scoccò dodici rintocchi che squarciarono il silenzio della notte oscura.
Un forte vento scompigliò le cime degli alberi e ululò alla luna.
Al dodicesimo rintocco la terra tremò; spiriti e spettri volteggiarono nell'aria immobile, mentre gli scheletri si ersero dalle loro tombe e si disposero in fila, facendo brillare le loro ossa alla luce della luna.

La processione scese la collina, fuochi fatui neri e viola illuminavano la via, rendendo l'atmosfera ancora più lugubre e macabra.
Non appena l'ultimo scheletro del corteo raggiunse il cerchio di pietra, l'oscurità sembrò farsi più tetra e la luna mutò il suo aspetto, diventando di un rosso sanguigno.
Rivolti all'astro celeste, gli esseri soprannaturali iniziarono a danzare muovendosi al ritmo di una melodia solo loro.

Nessun mortale avrebbe potuto udire quella musica e sopravvivere per raccontarlo; quei suoni l'avrebbero sedotto finché egli non avesse abbandonato il suo involucro di carne. Solo allora avrebbe potuto raggiungere il cerchio e unirsi alla danza oscura.
Gli scheletri e gli spettri ballarono finché non tramontarono le stelle; solo allora gli spiriti tornarono nelle tenebre e i fuochi sparirono ingoiati dalle pietre.
Nelle campagne un cane abbaiò.

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Capitolo 7
*** Scrambled Word ***


07- Scrambled Word

La vecchia cantina impolverata della casa sulla collina, sembrava essere l'unica cosa che conservasse un minimo di valore.
La casa decrepita di reggeva a malapena sulle sue fondamenta usurate dal tempo; sul tetto, chiazze di cielo entravano dalle grosse voragini mai riparate.
Da un momento all'altro, la casa sarebbe potuta crollare e di certo non sarebbe mancata a nessuno.

Eppure, paradossalmente, sebbene anche le scale che conducevano nello scantinato fossero marce e scricchiolanti, la cantina era l'unica stanza della casa perfettamente conservata.
Era piena di cianfrusaglie più o meno funzionanti, e di vecchi scatoloni zeppi di quaderni, fogli e vecchi libri.
Non c'era altro, né la stanza era decorata.
Solo una cosa stonava con tutto il resto.

Sulle pareti, nella zona dove la carta da parati era stata brutalmente strappata, era incisa, ovunque, una serie di parole confuse e senza senso, messe con una strana disposizione che ricordava più o meno una onda.
Parole prive di significato, ostili e arcane; disperate e terrificanti.
Oltre questo, nulla si poteva salvare della vecchia casa, nemmeno l'insegna di benvenuto.
Del Manicomio.





2019-10-07-16-25-01

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Capitolo 8
*** Empty ***


06 - Empty

Bryanna rientrò nel suo appartamento e lanciò le chiavi nel piattino portaoggetti.
Un senso di vuoto la colse non appena si rese conto che nessuno sarebbe venuto a salutarla.
Era di nuovo sola; in quel piccolo appartamento che non le era mai sembrato così grande come in quel momento. Adesso che lei non c'era, adesso che lei se ne era andata, si rendeva conto di quante cose avessero accumulato in quei pochi anni di convivenza.

In ogni stanza dei vuoti le ricordavano che cosa aveva perso: nella libreria, gli spazi che contenevano i suoi libri; negli armadi, quelli che contenevano i suoi vestiti. Persino in bagno, accanto al lavandino, nel cestino che era sempre così pieno di roba da farla imbestialire, il vuoto di presentava inesorabile.
Le sue tazze preferite erano sparite; le sue borse, le cianfrusaglie, le foto incorniciate... si era portata via tutto e non le aveva lasciato nulla.

Rimaneva solo questo strano sentimento, come se niente potesse più renderla completa.
Lei se n'era andata via e non sarebbe più tornata; Bryanna non poteva fare a meno di sentirsi in colpa.

L'aveva lasciata andare perché non aveva avuto il coraggio di rivelarle ciò che provava veramente per lei. Non era più solo un'amica da molto tempo ormai. Tuttavia, aveva preferito tacere e mantenere il segreto; anche quando il nuovo amore di lei, le aveva chiesto di convolare a nozze.
Era felice per lei, ma nello stesso tempo si era sentita morire dentro. Solo adesso che non c'era più, di rendeva conto di quanta pienezza lei aveva dato alla sua vita; adesso che non rimaneva nient'altro che un incolmabile vuoto.

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Capitolo 9
*** Magic ***


09 - Magic

Il libro si trovava su una mensola, insieme a moltissimi altri. Non c'era niente che potesse contraddistinguerlo in modo particolare da tutti i compagni che dimoravano su quello stesso scaffale, eppure, quel libro emanava una sorta di forte aura.

La copertina era un po' sdrucita ma bellissima, era colorata di tutti i colori di una galassia, dal rosa al giallo, dal verde al blu; tutti i colori sembravano muoversi sulla superficie mutando ad ogni sguardo.
C'erano persino le stelle, rappresentate da piccoli puntini bianchi, anch'esse magiche; in base all' inclinazione della superficie apparivano e sparivano a loro piacimento.
Il titolo era vergato da sottili tratti argentei, curati e precisi, gli stessi usati per l'elegante sottotitolo che rivolgeva la medesima domanda a chiunque prendesse il volume in mano:

" Necessità."
" Di cosa hai bisogno?"

Circolava la leggenda che questo libro fosse magico o comunque portatore di una grande magia.
Si diceva che bastasse sfiorarlo per esaudire un desiderio: una donna aveva avuto il bambino che tanto voleva, un uomo aveva trovato del denaro con la quale aveva potuto poi salvare la sua famiglia.
C'erano così tante storie che circolavano su questo libro che avevano tentato più e più volte di rubarlo, ma ogni tentativo si era rivelato vano poicé il giorno dopo, magicamente, riappariva sullo scaffale.

Si diceva anche che la proprietaria ogni sera prendesse in mano il magico tomo e che si rivolgesse ad esso come se fosse una persona.

- Quante persone hai aiutato oggi? -

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Capitolo 10
*** Cold ***


10- Cold

Il cielo sulla sua testa era grigio, di un grigio plumbeo e scuro per la precisione.
Non sapeva se effettivamente tutto il cielo fosse di quel colore o se lo fosse solo il frammento che riusciva a intravedere dal crepaccio in cui era precipitato.
Grazie a quella fenditura, poteva sapere con assoluta certezza quanti giorni fossero passati dall' incidente.

Freddo e ghiaccio, ghiaccio e freddo; erano questi i suoi nuovi compagni.

Non aveva cibo, non aveva un modo per andarsene e non aveva un vero e proprio riparo.
Intorno a lui c'era ghiaccio e solo ghiaccio.

Il gelo stava congelando qualsiasi cosa; non provava più il dolore della caduta, il suo corpo si stava intorpidendo sempre di più. Più i minuti passavano, più si sentiva confuso e meno lucido.
Non riusciva più a percepire le orecchie, il naso e i piedi; le sue labbra stavano diventando blu.
Presto sarebbe arrivata la sonnolenza e infine si sarebbe addormentato.
La bianca calma che lo avvolgeva lo avrebbe condotto al sonno eterno; si sforzava non cedere perché se avesse chiuso gli occhi non li avrebbe più riaperti.

Infilò le mani intirizzite di nuovo sotto le ascelle.
Il freddo era diventato il suo peggior nemico e lui non aveva i mezzi per sconfiggerlo.
Alzò lo sguardo verso la fessura.
Presto avrebbe nevicato.

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Capitolo 11
*** Trick of the light ***


11- Trick of the light

[Effect caused by the way that the light falls in things and does not really exist in the way that it appears ]


Camminavo da solo lungo una strada quasi buia; la nebbia era così fitta che era quasi impossibile vedere un centimetro al di là del proprio naso.
Le luci dei lampioni sfarfallarono.
Alcune si spensero definitivamente, altre ripresero a funzionare dopo poco.
La luce gialla che emettevano, però non era affatto rassicurante, tutt'altro, contribuivano a rendere l'atmosfera spaventatosa, calma e quasi soprannaturale.

Avevo la sensazione costante che qualcuno fosse lì e mi seguisse, quasi riuscivo a percepire i suoi passi dietro di me.
Mi voltai la prima volta, mentre un brivido mi percorreva la schiena, ma non vidi nulla. Diedi la colpa alla nebbia, ma accelerai il passo. La sensazione di non essere solo, mi strisciava addosso facendomi venire la pelle d'oca.
Teso, mi girai per la seconda volta.
Un'ombra si immerse nell'oscurità, lasciandomi perplesso.

Attribuii quella visione alla poca luce che c'era. Era tutta colpa della luce, mi dissi, tutto un gioco di luci e ombre; quella cosa non era e non poteva essere reale.

Mi ritrovai a correre lungo la strada, senza avere più il coraggio di voltarmi.
Procedevo a tentoni nella nebbia ma non mi fermai. Con la coda dell'occhio vidi che quell'ombra dalla forma umana non era più sola.

Si muovevano rapide intorno a me.

Mi imposi di fare in fretta, più in fretta; la paura e la angoscia di non essere più al sicuro si impadronì di me, aumentando i battiti del mio cuore e il mio respiro.
Sentii dei passi, sempre più vicini, sempre più vicini.
Non era un'illusione! Non erano le luci!

Una forte scarica di tensione fece esplodere le lampadine dei lampioni al suo passaggio.
La nebbia mi inghiottì.
Urlai.

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Capitolo 12
*** Invisible ***


12 - Invisible

Timothea e Rudolph sapevano perfettamente quale fosse il loro compito e il perché fossero lì.
Avevano capito immediatamente che i senza- pelo, non sarebbero sopravvissuti a lungo senza di loro perché ciechi davanti ai molteplici pericoli invisibili che circondavano questo mondo.

Rudolph, che non aveva una vista acuta come quella di Timothea, si era incaricato di proteggere i senza-pelo soprattutto di giorno.
Li guidava pazientemente come un angelo custode, invisibile ma efficiente nel proprio lavoro. I mostri della mattina, visibili e non, erano di sua competenza; come lo erano i pericoli esterni.
Andava molto fiero del suo operato, specialmente quando riusciva a difendere il suo senza-pelo preferito dalle insidie invisibili del mondo esterno.

Timothea invece era una custode molto meno paziente. Era consapevole del fatto che il suo collega non fosse molto portato per il lavoro notturno, per cui si era fatta carico di vegliare sui senza-pelo quando le tenebre avanzavano.
Il suo posto preferito era su una lunga mensola; da lì il suo sguardo si allungava ovunque.
Non le sarebbe sfuggito nulla.
Tuttavia i mostri della notte erano molto più potenti e pericolosi; ecco perché spesso andava nella cuccia dei senza-pelo e li osservava da vicino.
Che fosse seduta o sdraiata sul letto era una guardiana silente e letale.

Rudolph e Timothea avevano scelto di vigilare su coloro che vivevano in quella casa e adempivano al loro dovere con gioia.
Nessun pericolo materiale o immateriale che fosse, avrebbe ferito la loro famiglia, finché loro fossero stati lì a proteggerla.

Timothea e Rudolph erano felici.

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Capitolo 13
*** Rumbling ***


13- Rumbling

Il brontolio del temporale in lontananza la colse di sorpresa.
Sicuramente tra qualche minuto si sarebbe abbattuta su di lei una furiosa tempesta.
Roteò gli occhi e iniziò a correre.
Ed era ovvio che sarebbe stata tremenda, visto che aveva dimenticato l' ombrello.
Qualcuno doveva avercela con lei lassù; non riusciva a spiegare altrimenti la sua immensa sfortuna. Come se l'avessero sentita, una forte pioggia piombò violentemente su di lei.
Maledicendo qualsiasi cosa, avanzò alla svelta verso una pensilina.

Un lampo attraversò il cielo rapido, perdendosi nella vastità delle nubi e il rombo che ne seguì fu secco e forte.
Sospirò affranta e si portò una mano sullo stomaco. Al pari dei tuoni, anche il suo intestino aveva deciso di brontolare, affamato.
Ci mancava solo questa!
Aveva mangiato leggero a pranzo perché aveva iniziato a fare una delle solite diete che non portava mai a termine e adesso avvertiva i morsi della fame.
Scosse la testa e si strinse le braccia al petto infreddolita.

Prima o poi quella pessima giornata sarebbe finita.

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Capitolo 14
*** Carnival ***


14 - Carnival


" Venghino venghino, Gentili Signori
Trascurate le paure, tralasciate i timori.
Fate un passo avanti, godetevi la festa
Bevete, gozzovigliate, ma attenti alla testa.

Balli e risate vi attendono laggiù,
Aspetta la triste Dama dalle belle labbra blù.
Per una notte, non siate voi stessi,
Afferrate un ruolo, osservatene i riflessi,

Pagliacci, assassini, truffatori, ciarlatani,
Demoni esotici, spiriti di luoghi lontani.
Cancellate il volto, cambiate faccia,
che il Carnevale cominci, che inizi la caccia!

E voi Fanciulle, dai pallidi volti,
Dagli abiti colorati, dai lunghi capelli sciolti,
Venite, venite, a voi è esteso l'invito,
Una notte di pazzia? Desiderio esaudito.

Si ruotino le gonne, si danzi, si canti!
Si balli allo stremo, orsù, si vada avanti!
Per un' intera notte sopprimete la fatica.
Vi guidi follia, prepotente forza antica.

Avanzino le streghe, ammaliatrici e beffarde
I fantasmi irrisolti, le bestie testarde.
Capovolti sono i ruoli, il bello diventi brutto,
il sopra sia sotto, sia sconvolto tutto.

Il Re Carnevale è seduto sul trono,
Comanda, impera, dell' insania fa dono.
Ogni cosa è di sua responsabilità,
Dai superbi nobili, ai reietti della società.

Tutto il Regno è suo dominio e non c'è posto in cui fuggire,
Il suo occhio tutto vede, nulla lo può scalfire.
Venite dunque! Non rendete tutto vano!
Non vi piacerebbe affatto, adirare il Sovrano!

Veloci, veloci andate, che il corteo v'aspetta!
Questa delle Maschere è la Parata maledetta. "

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Capitolo 15
*** Hidden Secret ***


15- Hidden Secret

Claire Daemon era sempre stata una ragazza attenta e perspicace, soprattutto su ciò che riguardava la sua famiglia.
Era semplice per lei leggere i volti dei suoi familiari; quando suo padre era molto preoccupato, aveva perennemente la fronte aggrottata e una ruga molto più profonda delle altre. Sua madre poi, era limpida come un ruscello d' acqua pura; il suo tono di voce diventava squillante quando era felice.

Proprio perchè era in grado di capire le persone con cui viveva, aveva notato, da qualche giorno a questa parte, lo strano atteggiamento del fratello.
Era sicura al cento per cento che Damian, le stesse nascondendo qualcosa ed era estremamente curiosa di carpire il suo segreto.
Ogni volta che parlava al cellulare, abbassava improvvisamente la voce se lei gli si avvicinava. Per non parlare del fatto che la stanza di lui era sempre chiusa a chiave.

Tutto ciò non faceva altro che incuriosirla.
Quale segreto nascondeva?
Cosa poteva celare di così importante?
Forse si era deciso a rivelare tutto ai loro genitori?
In qualità di sorella maggiore, Claire si era accorta di alcune cose che ai suoi erano passate inosservate.
Se Damian si fosse deciso a svelare a tutta la famiglia il suo segreto, allora lei avrebbe fatto di tutto per dargli un forte appoggio morale.
Era ora che il fratello uscisse dall'armadio.

Ma se non fosse davvero così? Se si fosse immaginata tutto? E se in realtà il segreto fosse stato un altro?
Se quello fosse stato il caso, allora Claire non aveva la più pallida idea di cosa il fratello stesse nascondendo.
E tutto ciò lo rendeva estremamente interessante.

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Capitolo 16
*** Sea ***


16 - Sea


- Hai mai urlato al mare? -

- Intendi nel vero senso della parola? No, mai. -

- Dovresti. Io lo faccio quando ho voglia di piangere, quando sono arrabbiata, triste, confusa... Scappo di casa e faccio una lunga camminata fino alla spiaggia, mi metto lì e urlo fino a graffiarmi la gola. A volte mi siedo soltanto e inizio a piangere, a volte prendo i ciottoli e li lancio con forza contro quell'immenso, a volte rimango solo ad osservarlo...
Al mare non importa che gli si urli contro, sta lì continuando il suo viaggio, ricordandoci che in realtà i nostri problemi sono piccoli al confronto. -


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Capitolo 17
*** Mythical Creature ***


17 - Mythical Creature

Il Congresso internazionale delle " Creature Mitologiche" era giunto alla sua gloriosa duemillesima edizione.
Negli anni si era visto un notevole incremento di creature nuove e diverse e ad oggi il congresso contava la ragguardevole cifra di 15.369 membri.

Non tutte le specie erano lì fisicamente, spesso per problemi ambientali alcune preferivano presenziare a distanza, come alcune creature marine.
Tritoni e Sirene, ad esempio, preferivano rimanere nei loro territori al contrario dei Kelpie che invece amavano socializzare e i Kappa che amavano fare scherzi alle altre creature, quindi non potevano perdere un occasione tanto ghiotta.

Ovviamente tra la moltitudine di specie diverse, non di rado capitava che si trovassero anche rappresentanti di razze nemiche per natura.
I Vampiri non amavano moltissimo stare meglio stesso luogo dei Licantropi, né i Licantropi tolleravano l'odore dei Vampiri; le Yuki- onna spesso si trovavano in disaccordo con i Draghi, per via della loro focosa natura, mentre questi ultimi mal sopportavano i loro cugini Ninki Nanka.

Tuttavia durante il congresso, non si erano mai verificati disordini o litigi di grande portata. Ogni creatura cercava di appianare le divergenze per questi lunghi quindici giorni.
Solo una volta le trattative furono bruscamente interrotte da una furiosa lotta; ma era accaduto così tanto tempo fa che nessuno ricordava con chiarezza quell'episodio.

Per evitare conflitti inutili o favoreggiamenti, il luogo dell'Assemblea Mondiale non era mai lo stesso; il luogo veniva semplicemente sorteggiato tra tutte le parti disponibili di questo mondo.
In questo modo, distanti da tutti, le creature mitologiche continuavano a consolidare amicizie, stringere legami e condurre trattative di pace.




Note:
Sta divertendo sempre più complicato trovare la giusta ispirazione o il momento buono per buttare giù due righe...
Ma con il cavolo che mollo!!

Eirycrows.

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Capitolo 18
*** Writer ***


18 - Writer

Se pensate che questo racconto sia come tutti gli altri o che al contrario, sia completamente diverso, allora vi sbagliate di grosso.
D'altronde non tocca a me spiegarvi i motivi; non so di certo se le mie parole vi condurranno verso la gloria o alla peggiore delle sconfitte, posso solo farvi nascere l'idea e a volte svilupparla.
Tuttavia sono una creatura estremamente volubile, in molti mi cercano e molti piangono della mia assenza, ma non posso farci nulla; decido io dove andare e quando, nessuno è il mio padrone.

Ad esempio, stavo osservando questo scrittore da molto tempo; ho acceso una scintilla in lui che devo ammettere ha coltivato fino a diventare una notevole fiamma. Ma la mia natura capricciosa gli ha voltato le spalle, sono andata via lasciandolo annegare in una completa disperazione. E pur chiamandomi a gran voce, non sono tornata perché indaffarata con altro.

Ebbene sì, davanti ai miei occhi si era appena presentata una piccolissima fanciulla di nove- dieci anni, come non potevo accendere in lei un' idea e vedere come avrebbe attecchito?
Il mio nuovo interesse sotto la mia guida, diverrà una eccellente scrittrice ne sono sicura, giusto il tempo di imparare qualche espediente in più e correggere qualche errore. Spero solo che non mi annoi l'attesa.

Rimanere ad aspettare non è di certo roba mia, volo da un posto ad un altro con frenesia e vitalità. Non ditemi dunque che sono pigra perché non si dica mai che l'Ispirazione non faccia il proprio lavoro.

Anche adesso, vi sembra forse che stia con le mani in mano?
Proprio adesso sto sussurrando questo racconto ad una delle mie creature ed è ovviamente solo merito mio se state leggendo ciò che la mia scrittrice ha scritto.
Niente mi sfugge; conosco a menadito gli autori che si lamentano che li abbia lasciati, come conosco quelli gettati nello sconforto dalla mia assenza.

Ma tornerò, miei amati scrittori, è una promessa; arriverò quando meno ve lo aspettate e sussurrerò parole nuove e idee nella vostra graziosa testolina.
Quindi mantenete la calma e fate un bel respiro, sono già in viaggio da voi.

La vostra capricciosa nonché volubile
Ispirazione.

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Capitolo 19
*** Hidden in The Painting ***


19 - Hidden in The Painting

Guardai l'invito ancora una volta.
Trovavo molto strano che proprio io fossi stata scelta per partecipare ad una esposizione esclusiva e riservata. Non me ne intendevo molto di arte, ma qualcosa mi aveva spinto ad accettare.

Entrai perciò nella sala, stranamente, si entrava solo uno alla volta. La stanza era un cubicolo di strette dimensioni; le pareti bianche erano completamente vuote, così come la sala.
L'unica eccezione era fatta da un unico singolo quadro, situato perfettamente al centro.
Da lontano il dipinto non sembrava eccezionale, era un ritratto di donna, su un paesaggio di montagna.

Ma più mi avvicinavo più notavo tantissimi particolari nascosti dentro il quadro.
Quello che pensavo fosse un volto di donna in realtà era quello di un mostro, dal ghigno ampio e contorto. I suoi occhi scuri mi sembravano seguire in ogni dove e i suoi denti appuntiti emanavano una strana aura.
Quelli che a prima vista sembravano mani strette ad un mazzolino di fiori, si rivelarono artigli serrati intorno a corpi umani squartati.
Perfino il paesino, era popolato da demoni che torturavano persone innocenti.

Mi allontanai di scatto alla vista di quella crudeltà ma mi accorsi di non riuscire ad indietreggiare di un passo.
Una forza sconosciuta mi teneva avvinghiata lì. Mi resi conto di essere in trappola e che ormai era troppo tardi.

La bestia si sarebbe presto cibata di me.

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Capitolo 20
*** Horror Movie ***


20- Horror Movie

Jan si sedette sul divano lasciando lo spazio su di esso alla fidanzata e al fratello di lei.
Avevano entrambi insistito a viva forza per passare una serata in tranquillità a guardare film horror, così da entrare nella giusta atmosfera; Halloween si avvicinava dopotutto.

Avevano già visto diversi film su vampiri, mostri e zombie, insomma tutte pellicole definite da Claire come dei film horror " classici ", che dovevano essere visti assolutamente.

Il film che stava per iniziare invece non era horror nel vero senso della parola ma era decisamente più splatter e illogico.
Già dalle prime scene, subito dopo le urla e le grida della gente spaventata da una grossa bestia nera, il sangue faceva il suo ingresso trionfale, spargendosi su qualsiasi cosa ci fosse sullo schermo.

Jan trovava il tutto decisamente… troppo per i suoi gusti; il sangue era il vero protagonista, zampillava rapido dagli squarci e dalle ferite o sgocciolava piano e denso con un tacchettìo ritmico.
- Amore… - Sussurrò alla fidanzata - Non è eccessi-
Ma non riuscì a finire la frase.

Il sangue che prima era nello schermo stava iniziando a scorrere come un fiume dalla televisione, inondando il soggiorno.
I ragazzi urlarono e cercarono in fretta di spegnere il televisore ma invano, il livello del liquido rosso continua a salire a ritmi vertiginosi.

Jan afferrò la maniglia della porta cercando in tutti i modi di aprirla senza riuscirci.
Si guardò intorno alla ricerca di un' altra via di uscita ed fu allora che si rese conto di non trovarsi più nel soggiorno di Claire.
Guardò suo fratello sbattere le mani contro una superficie trasparente e sentì un brivido.

Erano finiti dentro il film.

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Capitolo 21
*** Break Up ***


21- Break up

La stanza da letto era diventata irriconoscibile.
Su qualsiasi superficie disponibile si era riversato un quantitativo di roba impressionante: vestiti, suppellettili, fotografie, borse, scarpe; non c'era un solo angolo che fosse stato risparmiato da questa furia cieca.

Dall'altra parte troneggiavano invece dei grandi scatoloni; alcuni già pieni, altri ancora da riempire ma ben presto ne sarebbero serviti ancora.
In quella casa c'era tutta la sua vita ed era strano vederla sparsa sul parquet o inscatolata alla bell'e meglio.

Si portò le mani sul viso e sospirò profondamente.

Aveva pianto, aveva sofferto, aveva provato a rimettere insieme i cocci di quella relazione ma invano.
Alla fine aveva deciso, aveva intrapreso una decisione drastica che però sarebbe servita per ricominciare in modo molto più sereno.

Dopo mesi di inferno aveva rotto definitivamente con quella che credeva essere la sua anima gemella, basta temporeggiare oltre.
L'amore ormai era stato sostituito dalla pura abitudine, inoltre avevano scoperto di voler entrambi cose troppo diverse.

Era la cosa giusta da fare, non stava scappando.
Per una volta non avrebbe più messo al primo posto gli altri; era giunto il momento di dedicarsi un po' a sè.

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Capitolo 22
*** Burned Picture ***


22- Burned picture

L' ispettore incaricato dell'indagine chiuse di scatto il taccuino su cui aveva appena finito di annotare le sue osservazioni. Aveva appena concluso l'interrogatorio dei testimoni, senza tuttavia riscontrare grandi risultati e aveva deciso di dirigersi nuovamente sulla scena dell'efferato crimine per ulteriori accertamenti.

Nella sua immensa furia, l'incendio aveva divorato qualsiasi cosa si trovasse davanti lasciandosi dietro solo miseri resti.
Osservò le pareti annerite dalla fuliggine poi fece un lungo sospiro, scostò i sigilli della polizia ed entrò.
Il caratteristico odore di bruciato lo avvolse immediatamente, facendogli storcere il naso.
Continuava a pensare di aver tralasciato qualcosa di importante; doveva esserci qualcosa che gli era decisamente sfuggito.

Il piromane doveva essere qualcuno ben conosciuto dalle due vittime e soprattutto, doveva essere reale.
Il rogo aveva coperto tutte le tracce ed eliminato tutte le prove, ma sicuramente qualcosa doveva ancora esserci.
Aveva già un' ipotesi ma non aveva ancora modo di confermarla, né di contraddirla, questo era ovvio.

Osservò a lungo ogni dettaglio, ogni parete, ogni singolo pezzo di mobilio. Il suo sguardo sorvolò ogni cosa finché non si soffermò su un particolare.
Qualcosa non tornava.

Avanzò velocemente facendo scricchiolare le assi. C'era qualcosa sul pavimento che non aveva notato.
Si chinò e con molta cautela prese il foglio con la mano guantata, lo dispiegò lentamente e inarcò le sopracciglia.
Quello che a prima vista sembrava essere un frammento di foglio in realtà era una fotografia; una foto parzialmente bruciata.
Una fotografia di quelle vecchie, il cui soggetto poteva essere dedotto, nonostante le bruciature.

La osservò attentamente e sgranò gli occhi sorpreso.
Improvvisamente tutto gli fu chiaro.
Aveva risolto il caso.

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Capitolo 23
*** Storm ***


23- Storm

Una fortissima raffica di vento fece tremare le pareti in legno scuro della baita.
Erano già due giorni che i clienti e i turisti erano confinati dentro la struttura. Da due giorni una impetuosa tempesta era piombata pesantemente su di loro, sconvolgendo i piani di tutti.
Più le ore passavano, più il tempo peggiorava; una tremenda bufera di neve aveva investito in pieno la baita, rendendo le strade colme di neve e ghiaccio.
In tutto questo trambusto causato dalla tempesta, l'unica ospite ad essere relativamente tranquilla era una piccola bimba bionda di nome Astrea.

Astrea non era affatto spaventata, anzi, guardava la neve cadere con gioia e trepidazione. Era un po' annoiata, questo era vero, soprattutto perché era l'unica bambina della sua età; ma quella tempesta non la terrorizzava affatto.
Finché fosse stata dentro il rifugio e i suoi due padri fossero stati con lei, niente avrebbe potuto scalfire il suo buon umore.

La bionda trovava quasi divertente l'agitazione degli adulti e una volta aveva chiesto alla sua mamma ( sapeva che si usava per le femmine, ma lo chiamava mamma ugualmente, era molto più comodo così) perché gli adulti avessero così tanta paura; la casa sarebbe crollata? Il cibo sarebbe finito? Avrebbero patito il freddo?

Sua mamma era rimasto pensieroso ma poi gli aveva risposto che in realtà non lo sapeva.
Non erano in qualche posto sperduto chissà dove, né la città era così lontana. Le persone non erano così tante da esaurire il cibo così in fretta, la baita era stata fatta per resistere anche a quelle tempeste ed era fornita di tutti i comfort per tenere gli ospiti al caldo.

Astrea era rimasta soddisfatta della risposta e si era accoccolata tra i suoi papà; pensando che gli adulti a volte, si complicavano moltissimo la vita.

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Capitolo 24
*** Alliteration ***


24 - Alliteration

In una fitta foresta di faggi, si infilò una farfalla fuggendo tra le fronde folte di foglie.
Volò veloce e il vento fece vibrare le sue ali; una libellula si librò in aria libera da ogni vincolo.

Un grosso e grasso gatto grigio, guardò le due bestioline con i grandi occhi gialli, ma non si mosse.
Sonnecchiava seneramente sopra un ramo, dondolando con cadenza la coda cauta.

Era estraneo ai ranocchi gracchianti, ai tanti girini, ai rospi e alle raganelle che gracidavano nella piccola e pura pozza d'acqua.

Nulla annullava la sua pace, né gli uccelli canterini, né gli insetti ronzanti; nella sua serenità riposava rilassato.

Sotto un tetto di tegole color mattone, un passerotto pigolò beato e spensierato.





Note: Scusate, non ho avuto molto tempo oggi da dedicare al Writetober.

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Capitolo 25
*** Damning word ***


25 - Damning word

L'inferno era esattamente come l'avevano descritto, fiumi di lava e lingue di fuoco rendevano il luogo caotico e insopportabile.
L'ambiente era soffocante; i miasmi di puro veleno mischiati alle soluzioni sulfuree rendevano il posto insalubre e tossico.
Vi erano pochi demoni e poche anime in quella particolare sezione, ma quei pochi diavoli torturavano i peccatori in modi sempre creativi e diversi.

L'anima si guardò intorno esterrefatta.
Aveva creduto di essere stata buona, di aver trascorso una buona vita, senza infrangere leggi importanti e senza aver fatto danni di sorta.
Non aveva maltrattato bambini né animali.
Perché mai si trovava, dunque, lì?
C'era forse stato un malinteso?
Dubitava che però qualcuno avesse sbagliato, doveva aver fatto qualcosa di estremamente cattivo di cui però non aveva memoria.

Rimuginò e ripensò, pensò e rimuginò.
Forse era lì perché amava bere troppo?
Forse in qualche modo, c'entravano le maledizioni che aveva inviato? O forse perché, aveva detto troppe parolacce?
Il mistero rimaneva tale.

- Mi scusi! - l'anima chiamò l'attenzione di uno dei demoni - Sa dirmi perché sono qui? -
Il diavolo scrutò l'anima intensamente e sospirò - Oh Satana, un'altra anima che non ha letto tutte le condizioni contrattuali! - scosse lievemente la testa cornuta - Ovviamente sei qui perché hai pronunciato una parola o meglio una frase che ti ha dannato eternamente. -

L'anima vibrò - E quale sarebbe? -
Il demone emise uno sbuffo - Ricordi quando ti hanno chiesto quale fosse la tua pizza preferita? -
L'anima soppesò le parole del diavolo - Sì, certo -
- E ricordi la risposta? - la incalzò lui.
- Che domande, è ovvio! - esclamò allora la creatura - Ma non può essere! -
Il demone annui - Invece è proprio così - rispose secco.
L'anima si scosse violentemente - Non è possibile che la parola dannata fosse "pizza con l'ananas" ! -





Note: Ci tengo a precisare che questa storiella è IRONICA e non vuole offendere nessuno.

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Capitolo 26
*** Attic ***


26 - Attic

L'appartamento che aveva deciso di comprare era bello, luminoso, ampio e con un' ottima visuale.
L'attico infatti si affacciava su un bellissimo panorama cittadino; dalle grandi finestre era possibile vedere le strade affollate di persone e le punte dei grattacieli affondate nelle nuvole, nonché i giardini orizzontali che si arrampicavano sugli edifici.
Aveva avuto un grandissimo colpo di fortuna nell'averlo trovato, si complimentava con se stesso per essere riuscito a scovare quella perla rara.

Lo assillava un dubbio, però.
Non riusciva a capire perché quell'attico fosse valutato così poco sul mercato mobiliare.
Costava pochissimo per ciò che era.

In quel momento si trovava proprio al centro della grande sala vuota, l'open space che doveva costituire il salotto aperto verso la cucina.
Stava cercando di capire come poter arredare al meglio l'appartamento, quando all'improvviso sentì una voce simile ad un mormorio.
Si girò di scatto ma non trovò nessuno.
Era solo come sempre, eppure quella voce c'era ancora.

Si guardò ancora intorno in allerta.
Forse non era così solo come pensava.

Sussultò.
Forse erano solo i suoi occhi ma davanti alla finestra si stagliava una forma umana purpurea.

Indietreggiò di scatto, cercando di allontanarsi ma la voce si fece insistente e lo richiamò.
Improvvisamente iniziò a muoversi verso di lei contro la sua volontà.

No! Cosa gli stava succedendo?
Non voleva andare da lei!

La voce lo tenne avvinto e non lasciò che scappasse dalle sue grinfie.
Urlò ma senza emettere alcun suono e ben presto si ritrovò sul cornicione della grande finestra.
Tentò di rientrare in casa, cercò di lottare contro quel fantasma ma invano.

Guardò in basso e vide la grande macchia rossastra sul marciapiede allargarsi sotto i suoi occhi.
E capì il suo destino.

- Muori. - sussurrò la voce e l'essere lo spinse giù.

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Capitolo 27
*** Tempting ***


27 - Tempting

Amber serrò la presa sul corpo della fidanzata, graffiandole i fianchi, ottenendo un delizioso gemito in risposta.
Era da troppo tempo che bramava Jade tutta per sé, di certo non si sarebbe fatta sfuggire questa ghiotta occasione.

La ragazza intrecciò le braccia al collo della fidanzata infilando le mani tra i morbidi capelli chiari.
- Amber...- sussurrò in preda a profondi brividi - Non possi...umh.. amo, controllati!-
- Shh.- mormorò l' altra, mordendole la pelle - Se non urli come al tuo solito non ci scoprirà nessuno.-

Jade avrebbe dovuto offendersi, invece non fece altro che inclinare la testa, esponendo il collo.
L'idea di continuare a fare ciò che stavano facendo, era una tentazione troppo allettante.

Soprattutto perché si trovavano nel bel mezzo di una cerimonia.
Per questo motivo, quando Amber l'aveva presa dal polso e condotta in quello sgabuzzino, lei non aveva protestato.

Le strattonò leggermente i capelli solo per ricercare le due labbra e coinvolgerle in un passionale bacio.
Amber la lasciò fare senza opporre resistenza.

Aveva atteso pazientemente per tutta la sera, ma aveva mantenuto a stento il controllo; soprattutto quando il suo fiore preferito si offriva così spontaneamente alla sua vista.
E adesso, in quello stanzino non avrebbe atteso un secondo di più.

Se non l' aveva presa davanti a tutti era solo perché non voleva che gli altri vedessero l' incanto che era Jade quando perdeva ogni inibizione. Era uno spettacolo riservato solo ed esclusivamente a lei.

Spettacolo che si apprestava ad iniziare.

La spogliò lentamente e la sentì sciogliersi sotto il suo tocco.
I suo respiro si fece breve, in attesa.

Amber sorrise e la baciò di nuovo con voracia.
- Tu, amore mio - le sussurrò - Sei l'unica tentazione a cui non so resistere. -

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Capitolo 28
*** Typewriter ***


28 - Typewriter

La macchina da scrivere ticchettò.
Ad ogni passaggio delle dita sulla tastiera dai piccoli tasselli in legno, dotati di lettere e numeri, la macchina emetteva un suono caratteristico e sempre diverso.

Amava quella sinfonia di suoni. Era l'unica cosa che le teneva compagnia mentre lavorava, rinchiusa in quella stanza piena fino al soffitto di volumi e tomi.
Era una scrittrice, Lei.

Tutti i libri che costellavano quella stanza li aveva scritti lei. Era tutto frutto della sua immensa immaginazione e della sua enorme creatività.

Ogni personaggio era stato creato con pazienza e amore; ogni storia era stata accuratamente pensata e ripensata in un costante labor limae che la rendeva decisamente fiera.
Certo per ogni storia che iniziava ce n'era una che finiva.
Era estremamente triste dire addio ad un personaggio con cui aveva vissuto, che aveva visto crescere ed evolversi, con cui aveva affrontato le mille peripezie della vita.

La macchina da scrivere emise un trillo.
Lei la riportò in sede con un gesto pratico dettato dalla pura abitudine.
Il foglio si sollevò di poco.

Anche per quella storia era giunto il momento fatidico.

Premette i tasti e la parola FINE. fu impressa sulla pagina.
Sospirò e girò la rotella estraendo il foglio dattilografato, lo mise sugli altri e immediatamente al posto della pila spuntò un grosso tomo.
Il libro di una vita felice.
- Addio Tommy Johnson. - Sussurrò accarezzandone la coperta colorata.

In contemporanea, nel nostro mondo, mentre Lei digitava l'ultimo punto, un anziano di nome Tommy Johnson trovò la morte.

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Capitolo 29
*** Reunion ***


29 - Reunion

La riunione delle Alte Sfere si stava protraendo a lungo.
Si era già discusso su moltissimi punti fondamentali e più o meno tutti si erano ritrovati d'accordo sulle decisioni prese in merito dal Presidente.
L'ultimo punto però aveva acceso un fortissimo dibattito che si era quasi trasformato in una lite furiosa.

- Dovevamo intervenire prima! - disse la giovane donna dai corti capelli rossi sbattendo il pugno sul tavolo. - Le mie truppe scalpitano! -
- Lo sai - rispose a tono un vecchio canuto - non sta a noi decidere quando intervenire - la redarguì.
- Signori, signori - li interruppe il pacificatore di turno - Non siamo qui per discutere del passato ma del futuro -
- Piantala! - esclamò un uomo molto elegante - Io lavoro già tutto l'anno senza pause, perché dovrei sobbarcarmi di altro lavoro in più? -
- Sono d'accordo. - si inserì la ragazza dai capelli neri come la pece - Almeno datemi qualche anno per trovare degli assistenti! -
- Siete degli sciocchi. - cantilenò il più giovane tra loro giocherellando con le ciocche verde- acido - Io ho già iniziato ~ -

La discussione si accese nuovamente.
Una parte era contro questo progetto, un'altra la caldeggiava con furore.
- Sentite - disse alla fine il pacificatore - mettiamo tutto ai voti. -
Pian piano tutti espressero il proprio volere.

Lucifero, Gabriele e Morte, votarono contro; Guerra e Pestilenza, a favore, mentre Carestia si astenne.

Fu così che si decretò e mise agli atti che l'Apocalisse veniva ulteriormente rimandata.

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Capitolo 30
*** Sweets ***


30 - Sweets

C'erano poche cose che Anthony amava più di se stesso.
La prima erano le corse clandestine; auto, uomini, animali, non importava. Se avesse potuto scommetterci su e magari vincere, qualsiasi cosa gli sarebbe andata bene.

La seconda erano i dolci; non era raro infatti, vederlo con la bocca impegnata a sgranocchiare barrette di cioccolata, fette di torta o semplici caramelle.
La sua passione per i dolci, ovviamente, aveva avuto nel tempo, delle forti ripercussioni sul suo fisico. Ormai aveva più zucchero che sangue in corpo e i denti erano quasi marciti del tutto. Per non parlare del suo peso fuori controllo.

La terza cosa era il potere.
Anthony amava spadroneggiare su tutto; dai suoi dipendenti, alla moglie. Si sentiva il padrone indiscusso di tutto l'universo; al suo cospetto erano tutti delle nullità.

Queste tre cose, ovviamente, spesso cambiavano d' ordine nella lista, ma rimanevano delle costanti perenni della sua vita.
Tutti lo conoscevano per ciò che era: un ignorante convinto di essere un genio indiscusso.
Tuttavia benché fosse un uomo vile e spregevole, era anche, purtroppo, un cittadino con alte cariche amministrative.

Un giorno però, scomparve. Nessuno in ufficio lo vide; ne venne il giorno dopo o quello seguente.
Si iniziò dunque a mormorare e a cercarlo e quel che si trovò fu solo il cadavere.

Dopotutto, non tutti gli uomini riescono a digerire la caramelle al cianuro.

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Capitolo 31
*** Halloween ***


31 - Halloween

I vialetti delle case sulla strada principale del Paese erano pieni di oggetti paurosi e spaventosi, in perfetto stile Halloween.
Non c'era una casa che non fosse piena di ragnatele, scheletri, mostri di ogni tipo, zucche e tanto altro; non c'era una sola casa che non esponesse questi oggetti decisamente terrificanti e anzi, più erano orribili e agghiaccianti, meglio era.

Il paesino era davvero piccolo, si sviluppava praticamente su due strade; una portava alla piccola piazza quadrata, l'altra se percorsa interamente, si inerpicava lungo una collina e arrivava fino ad una prigione piena solo di criminali a cui avevano dato la pena di morte.

Chi avesse costruito il paesino lì, in quel preciso punto, nessuno lo sapeva. Non vi erano targhe, né memorie, libri sulla fondazione o quant'altro; non c'era niente che indicasse chi fosse il fondatore.
Inoltre questo piccolo paese non si trovava da nessuna parte sulle mappe; era un paesino fantasma di cui solo il Governo ne conosceva l'esistenza e la temeva.
In questo luogo infatti accadevano moltissime cose strane e terrificanti; di giorno vigeva il silenzio più assoluto, non c'erano risate di bambini o i suoni tipici della città.
I rumori cessavano di esistere.
Ma la notte; la notte si riempiva di ululati e grida, risate diaboliche degne dei più terribili demoni.

Soprattutto la notte del 31 ottobre, ad Halloween, più precisamente a mezzanotte, quando il velo che separa il nostro mondo da quello soprannaturale diventa così sottile da essere impalpabile; era allora che accadevano le cose più orribili.
In quella notte infatti, i detenuti venivano condotti nella piazza principale e lasciati lì, liberi nel paesino fantasma e quando sorgeva il sole, all'alba del giorno dopo, di loro non rimanevano altro che cumuli di ossa rosicchiate e le macchie di sangue sull' asfalto; e anche delle ossa, il giorno dopo non ne rimaneva più traccia.





Note: Non riesco a credere di essere riuscita a seguire i prompt per un mese intero!
A dire il vero, ci sono stati momenti in cui volevo mollare tutto, ma per fortuna alcune persone mi hanno sostenuto…
Quindi GRAZIE!

Un grazie speciale va ad @alessandroago_94 che ha trovato sempre il tempo di dedicare due righe ai capitoli, grazie, grazie davvero.

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