Alla ricerca del Sole

di Nemui
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il Paese dell'Acqua ***
Capitolo 2: *** La ragazza dai capelli rosso fuoco ***



Capitolo 1
*** Il Paese dell'Acqua ***


"Il sangue scorre come l'acqua nel paese in cui stai andando".

Un monito ben presente e rumoroso nella sua testa.

Erano ormai giorni che si muoveva furtivo nel Paese dell'Acqua, circondato dalla peculiare sensazione di solitudine e sconforto che soltanto la nebbia è in grado di creare.

La pioggia cadeva incessante sulla terra ormai ridotta a nient'altro che fango, più proseguire diventava difficile e più lui proseguiva, determinato ad arrivare alla sua meta: Il Paese delle Onde.

Partito dal Villaggio della Foglia con il preciso compito di visionare come stesse andando la costruzione del Ponte Naruto, per mano del maestro Tazuna, dovette ripiegare ben presto ad un sentiero secondario, sicuro di star venendo seguito da qualcuno o qualcosa.

Si girò, improvvisamente, allarmato da un semplice "Crack" qualche metro dietro di lui. Rallentò il passo, girò lentamente la testa, diede un'occhiata dietro di se e poi decise di far finta di nulla: riprendendo il suo cammino.
Gli serviva una prova tangibile per rendere le proprie preoccupazioni reali e, ora che l'aveva, poteva concedersi di andare fuori strada: sicuro di non star perdendo tempo.

Uscì improvvisamente fuori percorso, sviando dal sentiero secondario ed immergendosi nella fitta boscaglia limitrofa alla zona pianeggiante che aveva percorso. 
A causa degli occhi bendati dovette iniziare a tastare gli alberi intorno a se per capire dove stesse andando e assicurarsi di non inciampare, con così tanti ostacoli davanti a se e la benda, usare la sua arte oculare per orientarsi diventava sempre più difficile, perciò, ricorrere a metodi più lenti ma precisi era la chiave per muoversi senza problemi in quel labirinto di arbusti.

Stette sulle spine fino a quando la sua visione non si schiarì leggermente, concedendosi un respiro di sollievo. Dopo minuti passati a navigare alla cieca aveva messo piede in uno spiazzo naturale, una zona pianeggiante, priva di alberi, ed attraversata da un piccolo fiume.
Fece qualche passo avanti, lentamente, per poi, fermarsi di colpo: irrigidendosi come una statua sul posto e mettendosi in guardia.

Uno spiazzo come questo era la zona ideale per combattere, soprattutto per qualcuno che conosceva la zona. 
Una manciata di secondi e le vide comparire davanti a se come uno stormo di uccelli: decine, se non centinaia di tracce di chakra che si stavano dirigendo ad alta velocità verso di lui, non poteva combatterle tutte.
Alzò il piede sinistro e si girò improvvisamente, usando come punto d'appoggio il piede destro rimasto a contatto con il terreno, aspettò qualche minuto per assicurarsi che niente stesse arrivando da dove era arrivato e poi partì di colpo, lasciando andare le braccia dietro di se ed immergendosi nuovamente nella fitta boscaglia.

Aveva aspettato troppo, si era lasciato ingannare così facilmente dalla geografia di quel luogo, ed ora, era inseguito da chissà cosa nel bel mezzo di un bosco labirintico. Correre era difficile, scappare lo era ancor di più.

Prima d'ora non si era mai sentito in pericolo di morte, ma l'adrenalina inizia a scorrere e il cuore inizia a battere nel momento in cui uno shuriken ti passa a pochi centimetri dalla guancia: conficcandosi nell'albero poco davanti a te. 

Di nuovo, un altro spiazzo, no, uno strapiombo.

Si fermò, piantando il tallone nel terreno e si mosse repentinamente di lato andandosi a nascondere velocemente dietro un albero. Il fiatone, il sudore, nessun posto dove andare. Era spacciato.

Buttò un'occhiata dietro di se e le vide di nuovo: tracce di chakra a perdita d'occhio. Riprese a guardare davanti a se, per poi, abbassare lo sguardo e scrutare nello strapiombo.

Alberi. Soltanto, dannati, alberi. 

Cerco di sporgersi di nuovo dal suo riparo ma questa volta venne preso di striscio sulla guancia, tagliandosi. Si rimise al sicuro dietro l'albero e si toccò la ferita, stringendo l'occhio destro a causa del dolore.

Prese un profondo respiro, deciso a dare il tutto per tutto. Non sarebbe morto senza almeno aver provato a sopravvivere.

Si mise in posizione, prese una piccola rincorsa e poi si buttò.

Il rumore dell'aria, la vista degli alberi che man mano si facevano sempre più grandi.

Sorrise, lasciandosi cadere.

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Capitolo 2
*** La ragazza dai capelli rosso fuoco ***


Il cripitio del fuoco, il caldo abbraccio di un futon, il profumo di un buon pasto.

Aprì lentamente gli occhi e si guardò attorno, la testa gli stava implodendo, così come ogni muscolo del corpo, eppure, vedeva, respirava: era vivo.
Poggiò i palmi della mani contro il freddo pavimento e provò ad alzare il busto invano, tornando, tremolante, contro il materasso dopo un sonoro gemito di dolore.

<< Oh, sei sveglio >>

Una voce angelica, soffice, dolce, né troppo acuta né troppo grave.

<< Faresti meglio a non sforzarti troppo, te la sei vista brutta. >>

Spostò rapidamente le iridi perlacee in direzione della soffice voce, rendendosi conto solo ora di non esser più bendato, riprovò ad alzare il busto e, questa volta spinto dall'orgoglio, ci riusci a stento, dovendo prendersi qualche momento di pausa per respirare.
La ragazza, seguendolo con lo sguardo, sospirò, per poi, staccarsi dal piano cucina ed avvicinarsi a lui.

<< Cosa ti ho appena detto?è già un miracolo che tu sia sopravvissuto ad una caduta del genere, vuoi pensarci da solo ad ucciderti? >>

Sbuffò, poggiandosi le mani chiuse in dei pugni contro i fianchi.

<< D-dove mi trovo? >>

Chiese il ragazzo, portandosi lentamente la mano destra alla fronte.

<< Dritto al punto vedo. Beh ti trovi in un piccolo villaggio di mercanti e contadini, ti abbiamo trovato immerso nel fango in un campo qui vicino >>

<< Da quanto sono in questo stato? >>

<< Da qualche giorno, eravamo arrivati a pensare che tu fossi morto >>

Il ragazzo spalancò gli occhi: "Qualche giorno"?Come faceva quella ragazza a dirlo con tanta tranquillità?Se fosse stato lui a dirlo ora starebbe urlando, "qualche giorno", quando si tratta di una missione, è cruciale.

<< M-mi spiace ma io devo andare >>

<< Cosa? >>

Esclamò la ragazza, osservandolo tentare di alzarsi con uno sforzo disumano. 

<< Dove pensi di andare ridotto così? >>

Il ragazzo non poteva starla a sentire, no, non voleva starla a sentire. Continuava, seppur dolorante, a spingere con le mani contro il pavimento, arrivando con ogni tentativo sempre più vicino all'alzarsi. 
Immerso nel sudore e nel dolore continuò a spingere sotto lo sguardo arreso della donna, che, senza fare nulla, stette ad osservarlo incredula.
Esaurite le energie si lasciò andare di peso sul futon: non aveva concluso nulla, anzi, aveva soltanto peggiorato la situazione.

<< Vieni qui, fatti dare una sistemata >>

Affermò arresa, per poi, andarsi a sedere vicino a lui. 
La ragazza chiuse gli occhi, prese un profondo respiro e poi allungò le braccia verso il busto di lui, stese per bene le mani e concentrò il chakra su di esse, quest'ultimo, assunse un colorito verde ed iniziò ad alleviare il dolore e le ferite del ragazzo.

<< Un Ninja medico... >>

Sussurrò il ragazzo, iniziando ad osservarla meglio: i capelli rossi e corti della fanciulla erano la prima cosa che aveva notato di lei, continuando ad ispezionarla con gli occhi, comunque, rimase sinceramente colpito dai  suoi grandi occhi verde smeraldo, accompagnati, da un naso a punta ed un paio di piccole labbra rosa.

<< E tu...sei uno Hyuga, gli occhi...giusto? >>

La rossa alzò la mano destra e si puntò gli occhi, per poi, puntare quelli del ragazzo.

<< Si... >>

Rivelarare la propria indentità, quello si che era un suicidio, d'altronde, però, se non l'avevano ucciso quando debole ma, anzi, si erano presi cura di lui non aveva motivo di preoccuparsi, almeno, non per ora.

Da quel momento cadde il silenzio fra i due, lui a fissare il soffitto e lei a prendersi cura delle sue ferite, entrambi, avvolti dal calore del fuoco poco dietro la schiena della rossa: posizionato al centro dell'abitazione.
Era da tanto che il ragazzo non provava un tale senso di tranquillità, ormai troppo abituato alla vita frenetica del villaggio, tra missioni e compere, non si era più concesso il tempo di riposarsi, eppure, dopo così tanto tempo, era finalmente tranquillo, rilassato, rasserenato da ciò che il fato gli aveva riservato.

<< Ecco fatto, una manciata di minuti e dovresti riprenderti >>

Lo rassicurò la ragazza, per poi, alzarsi e tornare al piano cucina.

<< Eiji, Eiji Hyuga >>

La rossa si fermò nel bel mezzo della stanza sentendo il ragazzo presentarsi, si girò lentamente verso di lui, concedendogli un sorriso.

<< è un piacere conoscerti Eiji, io sono Aika >>

<< Aika, ricevuto >>

Le rispose, ricambiando il sorriso.

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