Cuore di Vampiro

di LaraBennet
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** One Blood ***
Capitolo 2: *** The Reading Hour ***
Capitolo 3: *** Burst of Light ***
Capitolo 4: *** Mercy ***
Capitolo 5: *** The Visitor ***



Capitolo 1
*** One Blood ***



One Blood



Il sole tramonta su di voi, caro fratello, permettendo alle mie ombre di allungarsi e inghiottire la terra su cui cammini, i castelli in cui dimori, le persone di cui ti circondi. Non le vedi avanzare supplici? Le mie figlie bramano il tocco della tua pelle, fratello, così come io bramo riaverti tra le mie braccia e stringerti forte, ancora una volta, come quando eri bambino e per il dolore ti sentivo gemere, tutto tremante, contro il mio petto. Ogni notte vengo a trovarti, nella piena oscurità della tua stanza. Addormentato, ti offri e ti abbandoni a me. Ho infatti rinunciato col tempo ad essere parte della tua realtà, fratello, ma so che nei tuoi sogni dimora ancora il ricordo che hai di me. Mi credevi un angelo mentre mi mostravo a te fanciullo nella mia nuova forma, l’unica che tu abbia mai conosciuto –non avevi ancora lasciato il grembo materno quando mi fu tolta la vita per riceverne un’altra. Mi credevi il tuo angelo e ubbidiente mi davi pieno accesso al tuo sottile e fragile collo. Ora solo i miei poteri sono in grado di vincerti, e perfidamente mi impossesso della tua mente, costringendoti a dimenticarmi nel momento stesso in cui ti faccio mio. Eppure, ti sento spesso invocare piano il mio nome, ogni volta che, inconsapevole, concedi ai miei denti di mordere ogni centimetro del tuo corpo, alla mia bocca di gustare ogni tua prelibatezza, alle mie mani di accarezzarti, al mio corpo di possederti. So con quanta intensità percepisci i miei baci bruciare sulla pelle, le mie unghie affondare nelle tue natiche sode, il mio addome sfregare forte sulla tua intimità, mentre disperato mi unisco a te ed esplodo in un’estasi pura e potente che quasi mi riporta alla vita mortale, inebriato e travolto dal sapore dolce del tuo godimento. Ti strapperò presto alla vita, fratello, per punire quel padre che tanto ti adora quanto mi dimentica. Ti ruberò alla luce, caro fratello, e ti trascinerò con me nelle mie tenebre. E lì ti mostrerò che non esiste maledizione più grande che quella di essere stato separato per tutto questo gran tempo da me. Il sole tramonta su di voi, fratello, permettendo alle mie ombre di raggiungerti. Il sole tramonta su di voi, mentre la mia sete si risveglia. Il sole tramonta su di voi mortali, fratello, mentre io mi desto. Il sole tramonta, ed io reclamo quel sangue di cui per vendetta e per devozione mi sono avidamente nutrito per questi tuoi diciassette anni. Il sole tramonta, caro fratello, e la notte ti chiama a sé. Il sole tramonta su di voi, fratello, ed io ti negherò la grazia eterna, avvelenando la tua effimera umanità. Il sole tramonta e tu con lui, fratello. Il sole è morto. Adesso risorgi, fratello. Risorgi, il tuo angelo delle tenebre attende. Vieni, piccola anima oramai perduta, ritorna a me. Vieni, accetta la mano che ti porgo. Vieni, e finalmente anche la tua ombra mi apparterrà. Afferra la mia mano fratello, non avere paura, e finalmente potrò dirti mio in eterno. E finalmente potrò dirmi tuo, per l’eternità che oscura ci attende.

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Capitolo 2
*** The Reading Hour ***


 

 

The Reading Hour

 


I vostri passi leggeri, attenti a non farsi udire da nessuno, sono la prima cosa che percepisco quando il sonno abbandona il mio corpo. È strano come mi sia abituato alla vostra presenza dopo secoli di solitudine e oblio. Posso sentire riecheggiare nel profondo il battito regolare del vostro cuore, il vostro respiro leggero, mentre l’aria che non può più riempire i miei polmoni si profuma di voi, coprendo l’odore stantio e putrido di queste stanze vuote e dimenticate. Vi attendo nel mio solito angolo, ed ora una piccola e fioca lanterna rischiara il buio che maschera questi luoghi silenti, in cui per tanto tempo mi sono rifugiato. Ed eccovi entrare piano e richiudere con altrettanta grazia la porta dietro di voi. Avanzate leggera e il bianco della vostra veste si confonde con il candore pallido della vostra pelle, sebbene ne sfoggiate piccole e limitate porzioni. Il solito tavolo, il solito libro. Vi sedete e vi mettete comoda, mentre riprendete il segno e con le dita sottili sfiorate le pagine ruvide del vostro testo. Siete immersa e concentrata sulla vostra lettura, che non vi accorgete della mia carezza alla base del vostro collo, lì dove i vostri capelli mortificati e recisi dalla religione non arrivano a celarne la scarna figura. Rabbrividite appena e vi stringete ancora di più nelle spalle, scambiate il mio tocco per uno spiffero gelido. Mi strappate un sorriso, e continuo ad osservarvi assorto mentre silenziosamente vi nutrite delle mie parole. Le vostre espressioni a volte mi suggeriscono che siete in disaccordo con me, ma ricordate che ciò che scrivevo un tempo era frutto della mia ignoranza. Allora la mia cecità non mi permetteva di conoscere né immaginare ciò che invece adesso tristemente sento e vivo. Mi avvicino ancora, sebbene inizi a percepire con maggior forza il fastidio bruciante di quel ciondolo che avete sul petto. Mi avvicino, e il mio sguardo precipita in quell’oblio assoluto, formato dal colletto della vostra veste. È una discesa buia e ripida tra i dolci avvallamenti ossuti della vostra esile schiena, che scompare gradualmente sotto il tessuto leggero della vostra biancheria da notte. In vita non conobbi mai le delizie che offre il vostro sesso, poiché ne feci voto, e né mai ne fui tentato. Ma quando i miei occhi si posano su di voi, una scintilla di sorpresa e di adorazione divampa ferocemente in me e infiamma ciò che da secoli è fermo e muto dentro le mie costole. Ogni volta che insieme alle tenebre mi raggiungete in questa parte chiusa e nascosta della libreria magna, dove per quasi quindici anni svolsi le mie ricerche ed esperimenti, mi giunge alla mente il pensiero terribile e ignobile che forse questa maledizione che mi è stata perfidamente inflitta non sia in verità una punizione, piuttosto un dono –come se vivere fuori dalla grazia di Dio lo fosse!–, un dono che mi permette di vivere in questa epoca tanto lontana dalla mia, ma insieme a voi. Non fu una mia scelta, semplicemente la vendetta del nemico che per tutta la vita ho cercato di combattere, instancabilmente, con esorcismi e incantesimi lasciati da nostro Signore, in difesa dalle immonde creature che infestano le notti su questa terra. E ora voi, come tante altre prima di voi, apprendete segretamente la mia arte dai miei scritti. Prima di voi, chiunque sia giunto sin qui spinto dalla viziosa curiosità di comprendere il demonio, ha ottenuto ciò che cercava –l’inedia infatti mi obbliga a seguire questa mia nuova natura. Ma adesso, voi con la vostra amabile e ingenua dedizione mi travolgete, siete luce accecante di fronte ai miei occhi pieni di ombre. Voi placate ogni mio istinto, ogni mia pulsione. Dovrei prendere la vostra vita, per soddisfare questo ripugnante appetito che mi perseguita senza tregua, ma il coraggio diserta la mia volontà, la vostra compagnia vince la mia sete. Vi guardo, ammaliato dalla bellezza mortificata che mostrate come segno di obbedienza, e contemplo la divina semplicità della vostra perfezione. Siete voi, proprio voi, che aspettavo da tempo – siete voi, ora lo comprendo, la misericordia, l’angelo di Dio che raccoglierà la mia anima assassina e la ricondurrà a Lui. Siete voi la redenzione, che notte dopo notte si mostra a me, e mi ricorda che la salvezza mi è ancora concessa. È scesa nuovamente la sera sorella, e i vostri passi leggeri, attenti a non farsi udire da nessuno, sono la prima cosa che odo quando il sonno mi abbandona. Sento riecheggiare nel profondo del mio petto il vostro soffio vitale, e come fossi un fedele guardiano, vengo a vegliare la vostra ora di lettura, e attendo. Io attendo, mia amata suora, e nascosto vi osservo. Attendo dietro di voi, sorella, pazientemente. Mentre voi leggete, rapita e attenta, io vi sarò vicino. Dunque leggete sorella, apprendete, imparate le mie formule, le mie tecniche. Istruitevi sorella, e io riceverò attraverso voi il perdono e la punizione. Istruitevi, e una volta che avrete appreso, mia dolce lettrice, nel sacro silenzio di questo convento voi mi libererete dal perpetuo supplizio. E finalmente per me sarà la requie.

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Capitolo 3
*** Burst of Light ***


 

Burst of Light

 

 

Mi stringi teneramente la mano per il dolore, ma il sorriso non accenna a svanire dalle tue labbra. Una punta di cremisi inquina le tue lacrime, il segno della mia corruzione. La meraviglia del mondo finalmente si riflette nei tuoi occhi, che per tanto tempo sono stati prigionieri di quell’oscurità che inevitabilmente ti ha legata a me, e che adesso ti appresti ad abbandonare. Quella notte mi inoltrai nel tuo giardino, spinto non dal bisogno, ma dal desiderio di dare un volto a quel profumo di latte e ninfee che lieve carezzava le mie narici. Allora eri solo una bambina, così ignara della vita, così estranea alla malvagità, ed anche adesso lo sei –sei talmente stolta da chiamare ancora amico il mostro che per egoismo ti ha indotta a scegliere questa fine. Insieme a te ho sentito lo scorrere degli anni, che piano hanno lasciato sul tuo fragile corpo il segno del loro passaggio. Forme morbide e sinuose iniziarono lentamente a disegnare la tua figura minuta, e la bellezza fiorì splendidamente sul tuo dolce viso, mentre invece i tuoi occhi, sleali e ingiusti, allentavano sempre più la loro presa sul mondo, permettendo ad una coltre nera e impenetrabile di inghiottire tutto. Ho udito ogni tuo singhiozzo, ho sentito dentro di me ogni tua lacrima raschiarmi il petto, mentre piangevi la tua cecità, fino a quando un giorno non confessasti la resa. Avevi accettato il buio che intrappolava le tue pupille, iniziando quindi a dimenticare ogni cosa, ogni colore, ogni volto, persino il mio. Non potevo permetterlo, non potevo tollerare che mi cancellassi dai tuoi ricordi, non quando io invece percepivo la tua presenza in me crescere, e marchiare a fuoco le mie membra dall’interno, e imprimersi a fondo dentro di me, arrivando a fondersi completamente col mio essere. La vita aveva strappato la luce dai tuoi occhi, io te l’avrei restituita. Io ero l’unico che avrebbe potuto risarcire la tua anima infelice di tutto il dolore che la natura crudele le aveva inflitto –che tu l’avessi voluto o no. Ti avrei donato l’imperitura morte, la giovinezza eterna, e niente avrebbe più offeso il tuo corpo, nessuna malattia, nessuna ferita, nessuna debolezza. Ti avrei donato il mio veleno, ti avrei offerto tutto ciò che è negato agli uomini mortali. Finalmente avresti vissuto di tutte quelle delizie che un’esistenza come la mia ampiamente riserva a chi la riceve. Ti avrei donato il peccato e ti avrei portata con me, lontano, verso un paradiso diverso da quello che spesso immaginavi, mentre nelle sere d’estate mi parlavi della grazia di Dio –ma sarebbe stato un paradiso solo nostro. E così, per un mio egoistico desiderio di salvarti, io ti ho condannata alla fine che adesso affronti. Non hai mai sospettato della mia vera natura, ma una volta rivelatomi a te, non ne hai avuto paura. Hai permesso alle mie zanne di penetrare quella tua pelle vergine e pura, non hai opposto resistenza. Hai accettato la mia intima oscurità e ti sei concessa a me. E io ti ho maledetta. Il mio sangue infettava avidamente le tue vene e il tuo cuore, mentre il velo anonimo della morte scendeva lentamente sul tuo corpo. Infine il mio peccato lo ha squarciato, e tu sei tornata devotamente da me. Eri guarita, io ti avevo liberata dalla mortalità che ammorba penosamente gli umani, e le finestre dei tuoi occhi si spalancarono e si riempirono nuovamente del mondo e di me. Ma quella nuova realtà non era abbastanza per te, fanciulla nata nella luce. Le fredde stelle della notte non erano abbastanza, non potevano sostituire i baci caldi del tuo amato sole. Non potevi vivere come un’ombra, quando tu stessa eri il giorno lucente, così lontana dalle mie tenebre. E così adesso ti tengo per mano, mentre sul balcone dal quale spesso ti affacciavi, attendi paziente. Una punta di cremisi inquina le tue lacrime e io ti stringo la mano, mentre aspetti che la luce nascente da est irrompa prepotente nelle tue iridi chiare. Piangi, perché è gioia quella che adesso si confonde con la sofferenza che provi non appena quel sole tanto amato inizia a disegnare l’orizzonte, e ti riporta al tempo in cui tutto per te era ancora umano. Ti stringo forte la mano, perché non voglio lasciarti, e sento il dolore premere dentro le pareti del mio corpo. Ti tengo per mano, e la luce ci invade e ci disperde nell’aria. Ti tengo ancora, non ti lascio, e quasi mi scoppia il cuore. Mi stringi teneramente la mano, e nuovamente la meraviglia del mondo si riflette nei tuoi occhi per un’ultima volta, mentre condividiamo quest’alba che un po’ sa di inizio e un po’ sa di fine. Io ti stringo forte la mano, e ti guardo. Il tuo sorriso non accenna a svanire dalle tue labbra, e riconoscente mi dici addio, mentre insieme rinunciamo al buio della nostra immortalità per diventare immensamente luce.

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Capitolo 4
*** Mercy ***


 

Mercy
 

 

Che i vostri denti stridano, che i vostri cuori urlino, che le vostre menti impazziscano mentre con passo lento e fermo vengo fra voi. Io sono la notte che calerà su di voi, sono l’ombra che vi sovrasterà mentre con mani tremanti tenterete di afferrare il cielo. Mi inoltro nell’oscurità di questi corridoi vuoti e non visto vi raggiungo, mentre l’odore che vi portate addosso inizia a cambiare. La paura vi assale improvvisa ed io non riesco a non bearmene, ispirandola forte, sebbene nessun movimento animi da tempo il mio petto. Posso sentire il vostro sangue sciogliersi nelle vene, è così liquido e caldo mentre per un’ultima volta inietta in voi la vita. Il fiato vi si mozza in gola mentre dal buio che mi avvolge, scoprite la disumanità dei miei tratti, la ferocia che ispira il mio sorriso, l’orrore che abita i miei occhi. Non comprendo mai il motivo, ma ogni volta con il vostro sguardo atterrito scavate dentro le mie iridi ametista e vi cercate un significato che semplicemente non esiste, e intanto le mie zanne fuoriescono e si allungano bramose della vostra carne. È il vostro battito accelerato, mie infelici prede, a scandire i minuti di questa mia quotidiana caccia, e le vostre voci rotte mi accarezzano l’udito come una musica suadente, i vostri singhiozzi mi fanno seccare la gola dal desiderio, le vostre lacrime benedicono la mia vita immortale, mentre piano affondo il mio morso nella vena pulsante del vostro collo. Spesso sono la delizia e la dolcezza dei peccati che inquinano la vostra anima a investirmi prepotentemente la bocca, ma è l’estasi del nettare puro e inviolato degli innocenti che preferisco, poiché niente può eguagliare la squisitezza di ciò che per qualche secondo rasenta la grazia divina. E così mi nutro di voi e svuoto il vostro fragile corpo della sua linfa, e mentre spasmi violenti vi scuotono, gemiti strozzati soffocano le vostre deboli gole e preghiere silenziose vi riempiono gli occhi, io posso godere del momento esatto in cui la forza vi abbandona, i vostri polmoni consumati si svuotano, la lucentezza viva delle vostre pupille diventa opaca e vitrea, e la vita si spegne definitivamente in voi. E il vostro corpo ormai privo della vostra anima si accascia a terra, ai miei piedi, ed io non posso far altro che osservarlo ancora, rimanendone affascinato. Il vostro viso rimane sempre deformato e inquieto, non trovo mai serenità nelle vostre espressioni attonite. Desiderate veramente così tanto vivere? Lo volete così fermamente, fino alla fine? In fondo, ciò che vi concedo è la conclusione di questa vostra incurabile sofferenza. È sincera misericordia quella che vi riservo, mentre vi vedo soffrire nello squallore di questo letto sporco, nel sudiciume di questa stanza angusta. La mia è reale compassione, mentre vi porto via da questo posto orribile che sa di dolore e tormento, e non di guarigione. Io sono la pietà in questo sanatorio in cui le malattie umane vi hanno condotto. Io sono la pietà che vi risparmia ogni pena, anime consunte, eppure mi ripudiate e disprezzate il conforto che vi concedo. E allora, che i vostri denti stridano, che i vostri cuori urlino, che le vostre menti impazziscano, perché io giungo fra voi poveri infermi con passo lento e fermo. Non visto vi raggiungo e negli ultimi istanti che vi rimangono, vi consento di gustare appieno il sapore marcio di questa vostra infetta esistenza che sta per concludersi –è in questo infatti che risiede il risarcimento che credete di meritare. Dunque, sentitevi realmente vivi per l’ultima volta, aggrappatevi pure ad una vita che non vi vuole, tenetevi stretto al petto quel male che vi uccide. La notte calerà comunque sulle vostre anime sofferenti, le mie tenebre verranno alla vostra porta, e la morte vi trascinerà con sé a forza, mie logore vittime, mentre tra le mie braccia invocherete con voce flebile e tremante una pietà che invece vi è stata già concessa.

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Capitolo 5
*** The Visitor ***



The Visitor


 

Venite, signore, venitemi vicino. Sono solo in questo vicolo buio e paziente attendo di essere comprato. Venite, signore, avvicinatevi a me. Ammirate le bellezze che offre questo mio corpo acerbo, solo per voi. Vi soddisfa ciò che vedete? Allora venite, signore, seguitemi e il mondo si mostrerà a voi nel suo aspetto più sublime. Venite con me signore, seguitemi dentro le mura di questa piccola stanza, accomodatevi sul letto nel quale la lussuria attende di soggiogare la vostra mente. Venite da me signore, distendete il vostro corpo caldo sul mio, copritemi dal freddo che ha intirizzito da tempo le mie povere ossa. Stringetemi forte a voi, signore, così che possa sentire quel battito suadente del vostro cuore mentre appoggio la mia piccola testa sul vostro petto. È un’armonia primordiale e unica quella che riecheggia dentro di voi, una musica che mi attira a sé, e sveglia i miei sensi e la bestia che celo ai vostri occhi. Toccatemi signore, accarezzatemi, e con le vostre mani seguite ogni mia curva e forma, fate di loro le esperte conoscitrici della mia sottile e sinuosa figura di fanciullo. Vi sento fremere, signore, mentre premete contro di me il vostro bacino e invadete con la vostra lingua impaziente e calda la mia bocca. Mi inebrio del vostro respiro, sa di vita e di voi, e sento che non resisterò a lungo. Devo diluire ancora di più il vostro sangue affinché mi soddisfi, signore, quindi perdetevi in questa nostra passione e assecondate l’eccitazione che continua a crescere dentro di voi. Il desiderio che inevitabilmente mi provoca la vostra carne scuote le pareti della mia piccola apertura –riempitela pure e spingetevi in profondità. Entrate dentro di me, signore, prendetevi ciò per cui avete pagato. Io vi dono il piacere più sublime. Annegate dentro di me e fatevi divorare da questa nostra frenesia. Penetrate ancora più a fondo, signore, e affidatevi a me, perché solo così otterrete la delizia più grande. Sentite come la vostra anima si tende verso l’assoluto? Continuate signore, continuate a perdervi nella mia empietà, smarritevi fra queste meravigliose sensazioni che annebbiano sempre più la vostra mente. Abbandonatevi al mio volere, signore, perché il momento è vicino. Il vostro profumo è carico di sfumature perverse, il vostro corpo è teso, il vostro sangue è adesso vigoroso e irruente nelle vene. Avvicinatevi, signore, il vostro padrone ve lo ordina. Nutrite la mia anima con il vostro vizio, inquinatela ancora di più con tutte le vostre peccaminose nefandezze e fluite come un elisir dentro il mio corpo. Ecco signore, adesso il vostro seme si disperde in me e così anche la vostra vita. La mia bocca affonda nella vostra tenera carne, e io vi accolgo smanioso e mi bagno di voi. Vi è stato concesso il godimento più grande, signore, e adesso il vostro debito viene riscosso. Avete assaporato la dolcezza che l’oscurità dannata della mia natura riserva a coloro che scelgono di seguirmi, avete ottenuto l’estasi che vi era stata promessa, e io ora consegno la vostra anima alla notte, che nera e infinita vi possederà in eterno. Il vostro tempo è finito, signore, e io torno al mio vicolo. Nuovamente solo, nell’oscurità attendo paziente di essere comprato. E mentre la vostra coscienza adesso sprofonda nella perdizione più oscena, signore, nel buio di questo mio vicolo solitario un altro cliente mi viene a trovare. Come voi, anche lui spinto da un desiderio vizioso mi segue dentro la piccola stanza, e sciocco si sdraia insieme a me sul morbido letto ancora caldo di voi. E lì, mentre attraverso me la sua anima si innalza verso il cielo e sfiora la gioia più pura, ogni mistero sarà finalmente svelato, ogni appetito saziato e ogni patto rispettato. La tetra oscurità riceverà nuovamente il suo illecito tributo, ed io tornerò ancora una volta nel mio vicolo solitario, e accoglierò lieto ogni altra anima deviata che stolta si recherà da me. E a chi vorrà seguirmi, credendo di comprare l’amante di una notte, io mostrerò invece quanto deliziosa e meravigliosamente unica può rivelarsi la caduta verso il tremendo e disperato oblio del castigo eterno.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


A chi ha avuto la pazienza di leggere e arrivare sin qui, a chi ha voluto lasciarmi qualche parolina gradita, a chi è capitato qui per caso o per errore, dico grazie per avermi concesso un pizzico del vostro tempo. Non posso affermare di conoscere appieno il cuore di un uomo (effettivamente, chi può? xD), meno che mai quello di un vampiro, ma mi riterrò soddisfatta del mio lavoro se con questi brevi e alquanto maldestri scritti sono riuscita –almeno un poco, almeno per un secondo– a colpire il vostro. Spero che la compagnia dei miei redivivi vi sia stata piacevole.
E per chi volesse, lascio di seguito il link del brano che ha fatto nascere in me il bisogno di questa raccolta :)
Grazie ancora a tutti!

LaraBennet

 

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