La Timida e il Vanesio

di Carme93
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Quasi come a casa ***
Capitolo 2: *** Semplicemente, io ***



Capitolo 1
*** Quasi come a casa ***


[Questa storia si è classificata prima al contest "Cappello Parlante" indetto da amicadeilibri sul forum di EFP]





Quasi come a casa
 
 


 
Sorrisi ai ragazzini intorno a me, incapace d’inserirmi nelle loro conversazioni bisbigliate, sia perché il minuscolo professor Vitiuos, che ci aveva accompagnati in quella stanzetta vuota, aveva chiesto di attenderlo in silenzio sia perché sembravano conoscersi già tutti fra loro.
Per fortuna il professore ritornò quasi subito e ci invitò a metterci in fila.
«Tu sei rimasta sola, vieni qui davanti».
Mi trattenni a stento dallo sbuffare: eravamo dispari e naturalmente io, tra tutti, rimasi senza compagno e per giunta in prima fila!
Non avendo altra scelta, seguii il professore all’interno di una sala molto più grande dove avevano già preso posto i ragazzi più grandi. Per l’imbarazzo cercai di non incrociare lo sguardo di nessuno, ma i sospiri estasiati degli altri mi costrinsero a sollevare gli occhi sul soffitto. Era meraviglioso! Un vero cielo stellato!
Giunta di fronte al tavolo dei professori, la fila si ruppe e riuscii a mescolarmi agli altri, tanto da dovermi alzare sulla punta dei piedi per vedere chi stesse cantando. E non era il professor Vitiuos! Su uno sgabello di legno vi era un vecchio cappello da mago – un vero e proprio Cappello Parlante!
Alla fine della canzone, il professore cominciò a chiamarci in ordine alfabetico, ma non ero tra i primi. Osservai con attenzione i compagni prima di me, così da imitarli e non fare figuracce.
La nostalgia di casa, però, era sempre più forte. Perché gli altri sembravano così tranquilli?
Quando sentii il mio nome, il cuore iniziò a battere più velocemente e io rischiai stupidamente d’inciampare.
Il professor Vitiuos mi sorrise leggermente e questo mi tranquillizzò, almeno finché non mi sedetti sullo sgabello e mi ritrovai gli occhi di tutti puntati addosso. Ho sempre odiato essere al centro dell’attenzione. Infatti fui contenta che il Cappello Parlante fosse tanto largo da nascondermi il volto. 
Oh, sei molto timida, eh?
Sobbalzai a quelle parole e mi sembrò quasi di sentire delle risatine intorno a me. Mi vergognai tantissimo.
Stai tranquilla, è mio compito smistarti.
A quel punto capii che la voce apparteneva al Cappello e che stavo facendo la figura della stupida a girare la testa da un lato all’altro. M’imposi di rimanere immobile per il resto del tempo.
Sei una Nata Babbana, non sei la prima, sai? Imparerai in fretta. Non sei affatto stupida.
Sarebbe stato educato ringraziarlo per quello che in fondo era stato un complimento, ma avrei dovuto sussurrare? O parlare? O cosa?
Il Cappello Parlante ridacchiò e io sussultai: ero ridicola.
Sei una ragazzina sensibile, eh? So qual è la Casa perfetta per te.
Sentii il cuore battere all’impazzata: ero veramente spaventata.
Vedrai ti troverai bene quasi come a casa… «TASSOROSSO».
Uno dei tavoli applaudì più forte degli altri.
Il calore con cui i miei nuovi compagni mi accolsero mi sembrò sincero: forse mi sarei trovata bene con loro, proprio come aveva detto il Cappello Parlante.
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 2
*** Semplicemente, io ***






Semplicemente, io
 





 
Si passò una mano tra i capelli ondulati e li scompigliò leggermente.
«Oh, che bello!» cinguettò estasiata la ragazzina in fila accanto a lui.
«Sì, lo so, grazie» replicò gonfiando il petto.
«Non parlavo di te, ma del soffitto» lo contradisse lei.
Del soffitto! Gilderoy non era mai stato tanto offeso in undici anni, ma d’altronde cosa poteva capire quella ragazzina bassa e… oddio, che cos’era quel filo di ferro sui denti? Lui era Gilderoy Allock e sarebbe stato il migliore allievo della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Da lì a qualche giorno – anche solo qualche ora – tutti avrebbero saputo chi era e quella stessa ragazzina l’avrebbe supplicato pur di godere della sua compagnia.
Gilderoy osservò distrattamente la professoressa McGranitt, la vicepreside, posizionare uno sgabello di fronte al tavolo dei professori; sopra vi era il Cappello Parlante più brutto, lacero e fuori moda che avesse mai visto. Sapeva che avrebbe dovuto indossarlo, sua mamma gliel’aveva spiegato, ma inorridì al solo pensiero.
All’improvviso sulla tesa del Cappello si aprì uno strappo ed esso iniziò a cantare.
Cantare! Lui di certo cantava molto meglio! S’immaginò avanzare, cantare con la sua bellissima e melodiosissima voce, tutti avrebbero applaudito, alzandosi in piedi, il Preside in persona, commosso, lo avrebbe ringraziato e invitato a dare qualche lezione al Cappello durante il tempo libero o prenderne direttamente il posto l’anno successivo.
«Ehi, sei tu Allock?».
Gilderoy abbassò lo sguardo sulla ragazzina di prima. Come si permetteva a tirargli la manica della divisa? Gliela stava sgualcendo.
«Allock!». La voce irritata della professoressa McGranitt attirò la sua attenzione prima che potesse rimproverare la ragazzina.
Era arrivato il suo momento.
Il ragazzino, ignorando totalmente il fatto di essere stato più volte chiamato, avanzò a testa alta e a passo sicuro, minimamente toccato dallo sguardo di rimprovero dell’austera donna. Effettivamente i suoi unici pensieri in quel momento erano le rughe della professoressa – ma non usava alcun prodotto? – e la prospettiva di dover indossare quel cappello. Nonostante ciò non dimenticò le buone maniere: s’inchinò ai professori, che sicuramente non aspettavano altro che il suo Smistamento; solo dopo sedette sullo scomodo sgabello sorridendo, almeno finché il Cappello non gli scivolò sul viso e il sorriso si trasformò in una smorfia indignata perché era stato coperto agli occhi degli altri. Sperò che almeno non avesse i pidocchi.
Non ho i pidocchi.
Oh, tu parli, pensò Gilderoy dopo essere sobbalzato.
Già, ma solo io. Tu mi sembri un bel chiacchierone.
Dicono che Grifondoro sia la Casa migliore, mettimi pure lì, pensò il ragazzino tranquillamente e con tono accondiscendente.
Decisamente un chiacchierone… ma sei anche intelligente…
Sì, molto. E non sai quante magie ho compiuto fino a oggi, lo interruppe il ragazzino vantandosi. Sarò il migliore della Scuola e poi il migliore…
Sì, sì, un ottimo proposito, lo tacitò il Cappello Parlante. La Casa migliore per te è sicuramente: «Corvonero»!
Gilderoy si sorprese, ma poi sorrise: dopotutto era bellissimo e intelligentissimo, la sua mamma glielo diceva sempre.
 
 
 

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