Come un sassolino nella scarpa

di Sia_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un'ultima volta, prima di prendere il volo. ***
Capitolo 2: *** Cinque Galeoni. ***
Capitolo 3: *** Brucia di più, dopo averti visto. ***
Capitolo 4: *** In astinenza. ***
Capitolo 5: *** Piangere, nelle sue braccia. ***
Capitolo 6: *** Ritrovarsi. ***
Capitolo 7: *** Come un sassolino nella scarpa. ***
Capitolo 8: *** Fuori piove. ***



Capitolo 1
*** Un'ultima volta, prima di prendere il volo. ***


1. Un'ultima volta, prima di prendere il volo
 
 

Hermione, almeno fino al suo quinto anno, non ha mai avuto quel sassolino nella scarpa che fa diventare tutto scomodo. Prima di allora correva, correva verso i bei voti, verso i suoi amici, verso una vita semplice - certo piena di impegni -, ma semplice. Poi un giorno, sforzandosi troppo, il sassolino le era entrato dalla scarpa e, da allora, non l’aveva mai lasciata.

Sospira, chiudendo il libro di Trasfigurazione che ha davanti, consapevole di non poter studiare in quella situazione, non con la mente piena di pensieri, di interrogativi e di… inutili speranze? Alza gli occhi, passandosi poi una mano fra i capelli arricciati, spostando lo sguardo verso il paesaggio dietro la vetrata: gli alberi stanno già riprendendo un colore vivo, mentre nei prati spuntano i primi fiori. E più foglie crescono, si trova a pensare, meno tempo ha.

Perché ha sempre saputo che sarebbe stato flebile, stupido, impercettibile. Sarebbe passato, come passa tutto: una valanga, che prima poi, ormai allo stremo, si ferma davanti ad un ostacolo di poco conto. L’avevano deciso entrambi, consapevoli di non poter plasmare il tempo sotto le loro mani, consapevoli di non volerlo dire a nessuno, perché era diverso, strano, nuovo. E a loro piaceva così.

Hermione si sforza di riportare la mente alla realtà, fermando una ciocca dietro l’orecchio e raccogliendo i libri sparpagliati per il tavolo della biblioteca.

Il punto è che, al di là della consapevolezza, lei ora lo sente il sassolino nella scarpa, che le da noia: si dice di andare avanti, che scompare, ma il dolore, ad ogni passo, è sempre più pungente. Fred allo stesso modo, mentre la bacia, è pungente.
 

 
§
 

A cena, Hermione alza lo sguardo verso di lui una sola volta, forse per fissare nella mente il colore dei suoi capelli visti da lontano o per accertarsi che non se ne sia ancora andato.

 

"Tra qualche giorno me ne andrò." le sussurra, baciandole la schiena nuda, abbracciando i suoi fianchi con le mani, per impedirle di scappare. Ma non sarebbe servito a nulla, lei, lontano da lui, non sarebbe mai stata bene.

 

Fred, che sente lo sguardo pressante della ragazza sul suo corpo, si gira per sorriderle. Ed è un sorriso pieno di scuse, pieno di sofferenza, di discorsi lasciati a metà. Un sorriso pieno di baci che non arriveranno mai. Non distolgono la vista, mentre una scintilla percuote il loro corpo per l’ennesima volta, facendoli sentire vivi, invincibili, eterni. Ed Hermione lo sa, anche innamorati. Ma non glielo può dire, non glielo vuole dire: se ne andrebbe comunque.

Ron le richiama l’attenzione, chiedendole di fargli vedere il compito di Trasfigurazione, solo per accertarsi di non scrivere qualcosa di stupido, ancora una volta. Ma Hermione nega, improvvisando un sorriso: come può fargli copiare un foglio vuoto?
 

§

 

Le tremano le gambe quando Fred le si piazza davanti, durante la ronda. Si fissano per qualche secondo, senza fiato, ma con mille parole da dirsi. Rimangono a studiarsi, illuminati dalla luce della luna che entra dalla finestra, nella speranza di non dimenticare quell'istante di tensione. 
Poi, il sassolino sotto il piede di Hermione le si conficca nella carne nuovamente, quando non riescono a fermare il loro desiderio, trascinandosi affamati verso la Stanza delle Necessità. Un’ultima volta, solo quella.

Si baciano, di nuovo, come se non fosse mai accaduto prima. Le loro lingue non si danno tregua, in astinenza, bramose di volere di più. Fred le passa una mano tra i capelli, mentre con l’altra comincia a sbottonarle i bottoni della camicia, uno alla volta, con lentezza, passandole le dita sulla pelle appena scoperta. Hermione sospira sulle sue labbra, imitando quei gesti, per toccare il petto delineato del gemello, disegnando sul suo addome dei piccoli cerchi concentrici, provocando anche a lui una serie di brividi lungo la spina dorsale.

La spinge sul divano, comparso dietro di loro, accarezzandole le gambe, insinuandosi sotto la gonna, solleticandole anche l’interno coscia. Lei, con la mente annebbiata, si inarca verso di lui, per assaggiare le sue labbra ancora una volta, cominciando a lasciare degli impercettibili baci caldi sul suo collo, scendendo verso il petto. Fred, inebriato, si toglie la camicia, denudando presto anche lei.

Osserva dall’alto Hermione che, priva di imbarazzo, lo sfida con lo sguardo. Le sorride, toccandole il seno sinistro, accarezzandole il ventre piatto, scendendo sempre più in basso, fino ad arrivare all’orlo della gonna.

Sorride anche lei, afferrandolo per i fianchi, scambiando le loro posizioni. Da sopra può osservare meglio l’addome del ragazzo, che si abbassa e si alza velocemente, allo stesso ritmo del cuore impazzito, ubriaco. Passa il dito sul suo petto, solleticandogli l’ombelico, fino ad infilare, improvvisamente, la mano sotto i suoi pantaloni, costringendo Fred a mitigare un sospiro.

"Vieni qui." le sussurra, baciandole le labbra, mentre lei fa aderire il proprio corpo a quello del ragazzo, sentendosi di nuovo viva, in volo, felice. La mano di Hermione, impacciata sotto la stoffa, viene presto avvantaggiata, quando i pantaloni finiscono a terra con un calcio, insieme alla sua gonna e al suo intimo.

Anche Fred impegna le sue dita, prestando attenzione ad Hermione che, bramosa, si spinge verso di lui nel momento in cui la tocca. I baci, tra loro, non si fermano: si confondono tra i morsi, tra i sospiri, tra le grida dissipate. Si perdono definitivamente, in quella danza segreta che tanto amano, bruciando di una passione fin troppo repressa.

Hermione comincia ad affogare sempre di più nell’oblio, desiderosa di portarlo con lei per sentire la sua risata ogni minuto, i suoi baci bollenti, le sue mani esperte, che continuano a darle, ogni istante, sempre più piacere.

Fred smette di baciarla, inumidendo il capezzolo della ragazza, dandogli qualche morso, per sentirla sospirare ad alta voce, impossibilitata a zittirsi, non certamente mentre si inarca verso di lui, con il viso paonazzo, scottata dal suo tocco, inebriata dalla sua presenza, persa nella speranza che lui non si stacchi mai, di rimanere in quella ebbrezza per sempre. L’accontenta, silenziando il suo verso con un bacio, scivolandole facilmente dentro, appoggiando le mani ai lati del volto di Hermione, per aiutarsi nel movimento prima lento e poi sempre più veloce.

E si abbandonano entrambi, persi in un labirinto senza uscita, dal quale comunque nessuno dei due vorrebbe allontanarsi, dal momento che insieme stanno bene. Perché Hermione, quando lo ha affianco, ha il cuore il più leggero, la testa libera dai pensieri e Fred, guardandola, si sente a casa.


§
 

Le mani di Fred stanno giocando ancora con i boccoli di Hermione, quando lei si decide a lasciargli l’ultimo bacio sulle labbra, chiedendo pietà per il suo cuore, per la sua anima, cibandosi del frutto proibito, desiderando ricordarne il sapore per il resto della sua vita.

"Sorridimi." le chiede, prendendole il volto tra le mani, per imprimere quella espressione nella mente.

"Sei disonesto."

"Lo so, ma voglio davvero vedere il tuo sorriso." Fred appoggia la fronte contro quella della ragazza, lasciandole poi un veloce bacio e stringendo il suo corpo contro quello di lei.

"Non posso sorridere, non adesso, non così." sussurra Hermione, serrando gli occhi, mentre il battito di lui la culla, instancabilmente, per l’ultima volta.

 
§
 

Lo sguardo di Hermione segue la scopa di Fred prendere il volo con una strana morsa al cuore: è finita? Abbassa gli occhi, cercando di rimanere coi piedi per terra, facendo finta di essere forte.

Ron, al suo fianco, le dice di leggere la scritta in cielo, che è una cosa spettacolare. Ma nulla di quei fuochi d’artificio è spettacolare.

Spettacolari sono quelli che le scoppiano nello stomaco, quando le labbra di Fred le toccano la bocca, o quando le mani di lui disegnano dei piccoli segni sul suo corpo. Spettacolare è Fred, non la sua firma in cielo.

Annuisce comunque, fingendo di ridere, cercando con gli occhi la figura del suo aguzzino, ormai sempre più lontana, ma ancora troppo presente, pressante, come un sassolino nella scarpa.

 


 

Lo so, l'ennesima Fremione. 
Lo ammetto, è una droga, scrivere di loro due è una delle cose che mi rende felice quando mi sento soffocare. Per questo me ne vergogno poco, consapevole di non poterli mai abbandonare. 
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, 
Sia 

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Capitolo 2
*** Cinque Galeoni. ***


2. Cinque Galeoni

 


 

Hermione fissa instancabilmente la busta richiusa che ha tra le mani, mentre il suo cuore batte ancora a mille. Aver ottenuto dieci oltre - la - previsione e un eccezionale le sta dando alla testa, impedendole di muoversi.

E d’improvviso, le torna in mente che l’unico a cui vorrebbe dirlo veramente è Fred: vorrebbe andare da lui, sorridente, mostrandogli di essere stata perfetta come al solito, nonostante le sue istigazioni, i suoi baci e la sua sola presenza.

Ce l’ho fatta, questo vorrebbe dirgli, solo per trovare una scusa per parlargli. Perché di occasioni non ce ne erano ancora state, da quella volta nella Stanza delle Necessità, nemmeno un singolo sguardo. Come da concordato, d’altra parte: conclusosi l'ultimo anno dei gemelli ad Hogwarts, avrebbero smesso di cercarsi,  come se non fosse mai successo, perché era una pazzia, un desiderio incontrollato, stupido.

Chiude la busta nel cassetto del suo comodino, sprofondando nel suo letto, imponendo alla sua mente di zittirsi, di non provare minimamente a riempirsi di nuovo di immagini del suo sorriso, dei suoi capelli e di quei suoi occhi magnetici che, ringrazia, non ha ancora visto girare per la Tana da quando è arrivata.

 

§

 

"Dovremmo almeno andare a salutare Harry. " sostiene George, chiudendosi la porta dell’appartamento alle spalle, fissando lo sguardo sul gemello, che si sta massaggiando la spalla affaticata dal troppo lavoro.

"Perché, è già arrivato?" si informa, premendo le dita sul muscolo indolenzito.

"Da una settimana, mamma continua a ricordarcelo." gli fa da eco l’altro, scomparendo per un attimo nella cucina, riemergendo poi con un paio di bicchieri d’acqua, "Non possiamo fare finta di non esistere per sempre. "

Fred non comprende quale sia il problema di scomparire e di non farsi vedere mai più: è un modo semplice per non affrontare la vista di Hermione, ma non lo può confessare al gemello, non adesso che si è promesso di dimenticare.

“Ehi, lo sai che ho avuto una relazione segreta con Granger per tutto il quinto anno e non riesco ancora a superare la cosa? Perché so che, se la guardo negli occhi, avrò solo voglia di baciarla ed è per questo che faccio finta che mamma non ci stia scrivendo, che Harry non sia arrivato e che tu, adesso, non mi stia ricordando nulla”, pensa, bevendo tutto d’un fiato l’acqua che George gli ha portato poco prima.

"Quando vuoi andare?" si sforza di chiedere, respingendo Hermione nella parte più recondita della mente, dove era stata rinchiusa solo per qualche giorno, dopo la sua partenza da Hogwarts.

"Domani?"

 

§
 

Quando Fred e George si smaterializzano nel salotto della Tana, le grida di Ginny informano tutti quanti della loro presenza.

"Mi avreste dovuto avvisare, ma come al solito fate sempre di testa vostra." commenta Molly, incrociando le braccia al petto, non riuscendo a nascondere un sorriso di felicità: avere quasi tutti di nuovo sotto al tetto è un evento straordinario.

Ron è uno dei primi a scendere le scale per accoglierli, portandosi dietro l’articolo in prima pagina del loro negozio, "Ci siete finiti, vi siete visti?" chiede pimpante, mentre anche Ginny lo rilegge per la decima volta, con il cuore pieno di orgoglio.

Harry è il prossimo che arriva, congratulandosi per una cosa che, gli fanno notare, non si sarebbe mai potuto avverare senza il suo aiuto, "Ti siamo ancora debitori." sottolinea George, stroppicciandogli i capelli scuri.

"Ma non state lì in piedi, che cosa ci raccontate?" Ginny tira Fred per una manica del maglione, sedendosi poi sul divano.

"Vedo che siamo mancati a qualcuno." commenta lui, passando un braccio intorno alle spalle della più piccola, che sorride, non potendo nascondere la sua contentezza.

"Naturale, se non ci siamo noi il morale è sotto le scarpe." si intromette George, sedendosi a fianco di Ginny, facendole l'occhiolino.

"A proposito di morale sotto le scarpe, dov’è Hermione?" Ron gira lo sguardo verso le scale, dalle quali però non compare ancora nessuno.

"Perché dici così?" Fred perde un battito, serrando anche lui lo sguardo sull’unica entrata di accesso possibile, nella speranza di vederla comparire.

"Le hanno dato un Eccellente, uno." sottolinea Harry, alzando gli occhi al cielo.

Hermione, invece, di quell'eccellente è contenta ed è sì, all’inizio delle scale, indecisa se scenderle o meno: quale sarebbe stata la sua prossima mossa? Come avrebbe reagito? Si accorge, sull’orlo del precipizio, che non è semplice come si era detta e che, quel sassolino nella scarpa, sta diventando sempre più pesante, come se fosse un masso. Si fa coraggio poi, scrollando il viso, imponendosi un certo autocontrollo.

"E dieci Oltre - la - previsione." chiarisce, comparendo dietro le spalle dei suoi due migliori amici, ostentando un sorriso che, sa, è finto quando i denti di zia Muriel, "Non mi posso lamentare."

"Dieci? Hai battuto anche le mie aspettative." George sbuffa, voltandosi verso il gemello, "Ti devo cinque galeoni."

"Avete scommesso sui voti di Hermione?" Ginny sposta lo sguardo dall’uno all’altro, che alzano le spalle indifferenti. Un’indifferenza che brucia nel petto dell’unica altra ragazza, desiderosa di sapere perché, come, quando e se mai avessero parlato di lei, ma quella conversazione sfuma presto, concentrandosi sul Quidditch, quel maledetto Quidditch.

 

§

 

George si adagia sul divano del salotto, posando i piedi sul tavolino, nascondendo uno sbadiglio, "Sono stanco." conferma.

Sono andati via da scuola già da qualche settimana ed il lavoro non accenna a diminuire: ci sono sempre cose da preparare, carte da firmare, scatole da svuotare, scaffali da addobbare. Sempre, ogni momento della giornata.

"Mi stupirei del contrario." Fred si passa una mano fra i capelli, indossando la maglietta del pigiama. E per nessun motivo in particolare, mentre con il palmo della mano sfiora il petto, gli viene in mente il tocco dolce di Hermione su di lui, che lo fa sussultare per un attimo. Subito il suo ricordo, la sua presenza si spande nel suo subconscio, come un fiume in piena. Dannazione, non ancora.

"Domani possiamo fare le cose con più calma almeno." sostiene George, tirandosi un paio di schiaffi sul braccio, intimando al corpo di rimanere sveglio. Ma Fred non lo sente, perché in mente adesso ha i G.U.F.O. di Hermione, che da lì a qualche settimana si sarebbero già conclusi.

"Fred?" George cerca di attirare la sua attenzione, alzando la voce, ma sembra essere impossibile.

"Come credi che andrà?" si lascia sfuggire ad alta voce.

"Stai dando i numeri?"

Fred scuote il capo, sedendosi a fianco al gemello, "Dici che Hermione se la caverà ai G.U.F.O.?"

E George non gli chiede il perché di quella domanda, forse troppo spaventato di ricevere una risposta, dal momento che è innaturale che alle undici di una sera qualunque, la mente del suo gemello si sia preoccupata degli esami di Hermione. Degli esami.

"Scommetto che prenderà otto Oltre - la - previsione."

"Dieci." si affretta a controbattere Fred, ricordando il volto concentrato di lei sui libri, turbato solo quando i loro sguardi si incontravano, "Scommettiamo cinque galeoni?"

 

§

 

Cinque galeoni.

Come avevano potuto scommettere sulla sua intelligenza per soli cinque miseri galeoni? Hermione si affretta a mitigare questi suoi pensieri, quando Ron le chiede di passarle il pane, perché dal suo posto proprio non ci arriva.

"Anche il sale." si sbriga a chiederle, senza alzare gli occhi dal suo piatto.

"Dovresti essere più gentile, Ronald." lo ribecca la madre, posando un veloce sorriso di scuse sul volto di Hermione, la quale si sente osservata da più di uno sguardo. E uno in particolare le brucia la pelle così tanto da volergli urlare di smetterla, che non lo riesce a sostenere. Ma rimane zitta e passa ciò che gli è stato chiesto, venendo ringraziata con una voce imbastita di cibo.

"Sei disgustoso." sussurra Ginny, spostando lo sguardo verso i due nuovi arrivati, curiosa di sentire ancora il loro racconto sull’apertura del negozio che, ammettono tutti, ogni volta si arricchisce di nuovi elementi.

E mentre la voce di George inizia a farle da sottofondo, la mente di Hermione prende il volo: cinque galeoni, Fred, questa non te la perdono. Tante cose, se se ne fosse ricordata, non gli avrebbe perdonato, come il fatto di averla baciata per la prima volta senza avvisarla in Sala Comune, all’oscuro da tutti o anche come adesso, più semplicemente, le stesse rendendo la cena praticamente impossibile, continuando a posarle gli occhi addosso.  

"Te la ricordi vero, la nostra prima cliente?" George cerca l’appoggio di Fred, che è costretto a spostare lo sguardo controvoglia.

Annuisce, "Come potermela dimenticare." ride, affrettandosi a descrivere come si fosse presentata alla loro porta, ancora prima dell’orario di apertura.

Però Hermione non lo ascolta più, mentre le ultime parole del ragazzo le rimbombano rumorosamente nella mente, scaturendo una serie di reazioni improvvise, tra cui una è quella di chiuderle lo stomaco, facendole saltare il prezioso dolce della signora Weasley.

“Che tu sia dannato, Fred, te e i tuoi cinque galeoni vinti” e il sassolino nella scarpa che le aveva infilato l’anno prima, senza darle modo di proteggersi.
 



Un po' in anticipo rispetto al previsto, ma ecco qui il secondo capitolo. 
Ringrazio chiunque abbia iniziato a seguire la storia e chi mi ha lasciato un commento. Spero davvero di appassionarvi ancora, 
Sia 

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Capitolo 3
*** Brucia di più, dopo averti visto. ***



3. Brucia di più, dopo averti visto
 


 

Hermione, guardando il suo riflesso nello specchio, maledice Merlino e tutti gli altri maghi che le vengono in mente, pregando che quel cerchio oscuro intorno all’occhio se ne possa andare via con qualche incantesimo di evanescenza. Ma Molly stronca le sue speranze, quando le chiede, divertita, se ha messo davvero il naso tra le cose dei gemelli.

"Chi ti ha dato un pugno in faccia?" Ron la guarda preoccupato, spostando lo sguardo intorno a lui, alla ricerca di un colpevole.

Hermione vorrebbe dirgli il nome di Fred, perché nel suo inconscio la colpa ricade sulle spalle di lui, ma rimane in silenzio, pietrificata di nuovo davanti al suo riflesso.

Il silenzio sembra non abbandonarla mai, nemmeno quando la signora Weasley la spinge dentro i Tiri Vispi, alla ricerca di uno dei suoi figli.

Fa che sia George, fa che sia George, fa che sia…

"Fred! Meno male che ti ho trovato." Molly, ancora una volta, manda in fumo tutti i suoi sogni, "Ad Hermione è venuto l’occhio nero dopo aver usato uno dei vostri cannocchiali, la puoi aiutare?"

Fred non riesce a nascondere un flebile sorriso, guardando il viso arrossato della ragazza davanti a lei che, lo ammette, si sta sentendo come una bambina nei guai, messa nelle mani di colui che l’avrebbe punita per bene.

"Perché hai guardato dentro al cannocchiale?" le chiede, quando ormai sono da soli, nel retrobottega del negozio. Hermione, seduta in un angolo della stanza, non riesce a non sentirsi minuscola, mentre una serie di emozioni le stanno stringendo il cuore.

"Perché quello si fa con un cannocchiale, si usa per guardare." sussurra, incrociando le mani al petto.

Fred si gira verso di lei, cercando di nascondere una risata. Nota, con piacere, che non ha perso la lingua affilata che l’aveva colpito tempo prima e che, inevitabilmente, li aveva portati a desiderarsi sempre di più.

"Stai ferma e chiudi gli occhi." le dice, avvicinandosi e accarezzandole la parte sinistra del viso col dito sporco di crema. Hermione non se lo fa ripetere due volte e, oltre a fermare i suoi movimenti, blocca anche il respiro, quando sente le mani di lui sul suo corpo di nuovo.

A Fred una morsa chiude lo stomaco, perché nota che è rimasta bella. Continua a passare la mano sulla parte oscurata del volto di lei per qualche minuto, inutilmente, perché non vuole ancora vederla uscire dalla stanza, non è pronto a perderla di nuovo, adesso che è reale e non più un sogno.

Presto le carezze si estendono anche alla guancia e alla mandibola di lei, che apre gli occhi, fissandoli nel volto di Fred.

Non gli chiede niente, ma vorrebbe. Piena di interrogativi, si fa cullare da quella mano leggera, ma allo stesso tempo pesante, distogliendo lo sguardo, per evitare di precipitare in un varco sempre più profondo.

Glielo impedisce, drizzandole il volto nella sua direzione, scendendo veloce sulle sue labbra, bramoso di poterle assaggiare ancora una volta. Hermione sussulta, ma presto risponde al bacio, cercando la lingua di lui. Fred si avvicina sempre più, appoggiando la mano libera sullo schienale della sedia, mentre con l’altra continua a solleticarle il collo. Lei, con le sue, si aggrappa con tutte le forze alla camicia del ragazzo, stringendo la stoffa nelle sue dita.

I baci sui loro corpi bruciano, ma non riescono farne a meno, ancora uno, prima che lei torni alla sua vita e Fred non si faccia più vedere, ancora uno, prima che gli altri li possano interrompere, ancora uno…

Hermione abbandona la presa sopra la camicia, toccando la pelle del suo petto, accertandosi che sia rimasta liscia, calda, delicata come una volta. Fred le sorride sulle labbra, mentre le dita di lei si arrampicano sul suo corpo, desiderose di non essere fermate.

Ma un rumore pesante dietro la porta ricorda ad entrambi di tornare alla realtà. Si staccano, senza fiato, scambiandosi un breve sguardo, stroncato anche quello, quando George entra per nascondere un paio di scatole vuote.

"Che succede?" chiede, evidentemente confuso di trovarli lì.

"Ha guardato nel cannocchiale. " sorride Fred, osservandola con la coda dell’occhio, divertito.

 

§

 

Ginny non riesce a staccare gli occhi dal volto di Hermione che, miracolosamente, è già tornato al suo colore originale, "Certo che ne sanno una più del diavolo. " commenta, toccando la pelle della sua amica, accertandosi che non sia del semplice trucco.

Hermione lo sa che non c’è inganno e, quando Ginny le passa le dita sulla parte sinistra del volto, nota come il tocco di Fred fosse stato più… gentile?

Un brivido le ricorda di tornare alla realtà e sorride alla più piccola dei Weasley, seguendola verso il secondo piano del negozio, nella speranza di non incontrare più lo sguardo di lui.

Uno sguardo che la segue per tutto il tempo comunque, sia quando Hermione si avvicina agli scaffali delle Merendine Marinare, sia quando Ginny la trascina vicino ai filtri d’amore. E lì, mentre lei prende in mano una boccetta, quest’ultimo si fa sempre più pressante.

Pensa che tanto non le servirebbe a nulla, perché, anche se non se ne accorge, è in grado di essere affascinante di suo, di far girare la testa ai ragazzi che la superano, è in grado di far ridere, di far sorridere, di far innamorare.

Fred scrolla il volto, spostando lo sguardo un po’ più a sinistra, eliminando Hermione dalla sua vista, censurandosi.

Se lo erano promesso in fondo, in comune accordo, di non montarsi la testa e di dimenticarsi. Eppure a Fred quella sembra una richiesta impossibile, perchè non ci riesce. Ha provato a distrarsi, ha lavorato senza sosta, imponendo ai suoi pensieri di tacere, ma non è servito a nulla, che tanto nella testa, quando raggiunge il letto stremato, c’è solo lei.

"Io non glieli vendo. " commenta George al suo fianco, comparendo d’improvviso.

"Cosa?"

"I filtri d’amore, se lo scordano."

Fred abbassa di nuovo lo sguardo verso Hermione, che adesso sta ridendo con Ginny, la quale, con un gesto scaltro, fa finta di recuperare una decina di boccette.

"No, decisamente." rimarca George, provando più pietà verso chiunque fosse stata la persona tanto desiderata dalla sorella, che protezione verso di lei.

 

§

 

Le labbra di Hermione si distendono in un sorriso alla vista di Harry che, dopo la vittoria a Quidditch, si mette a parlare fitto fitto con Ginny, decisamente in estasi.

Ron è in un angolo, ancora contento della vittoria, a parlare con Lavanda, finendo poi per assaporarle le labbra, in una nicchia della Sala Comune.

Ed Hermione, che punta gli occhi sui suoi amici, si sente improvvisamente sola, vuota. Nessuno avrebbe festeggiato con lei quell’anno, nessuno l’avrebbe presa per un braccio, allontanandola dal brusio convulso dei festeggiamenti, per baciarla con impeto in mezzo al corridoio spoglio. Nessuno le avrebbe detto che vedere la sua faccia negli spalti era bello e che, a forza di avere gli occhi di Hermione puntati su di lui, gli si erano consumati i vestiti, che comunque si sarebbe tolto poco dopo, per festeggiare a modo loro.

Scuote il capo, mentre Cormac le si affianca con un sorriso a trentadue denti, "Abbiamo vinto. " le sussurra, cercando la sua mano. Una mano che Hermione si preoccupa di allontanare, nascondendo  il disgusto. “Non dovresti essere tu a tenermi la mano e non è sicuramente grazie a te che Grifondoro ha vinto la partita”.

Si impone di far tacere la mente, sorridendo al compagno, fingendo una complicità inesistente. Cormac è un bel ragazzo, non lo può negare, ma più lo guarda e più quei suoi capelli dorati le danno noia, messi a confronti con il fuoco con cui era abituata ad avere a che fare. E il suo atteggiamento, così gentile e malizioso allo stesso tempo, non riesce a raggiungere e superare quello che conosce da più anni e che, a suo malgrado, l’aveva, e continua, a farla impazzire.

Si scusa, allontanandosi da McLaggen, mentre il cuore le si rimpicciolisce nel petto, costringendola a cercare aria fuori dalla Sala Comune. Si accovaccia sulle scale, riportando la mente all’ultimo bacio che Fred le aveva dato prima di tornare a Hogwarts, perdendosi in quel ricordo flebile e fragile, sentendo una breve lacrima scenderle sulla guancia.

Brucia quel sassolino sotto il piede, vero?



Buongiorno! Finalmente sono riuscita ad aggiornare questa storia. 
Spero che vi possa piacere questo capitolo e giuro - davvero - che cercherò di non sparire e di aggiornare in fretta. 
Intanto un grazie va a tutte le persone che seguono la storia, vi adoro tutti. 
Sia 

 

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Capitolo 4
*** In astinenza. ***


4. In astinenza

 


 

Ad Harry, l’amica sembra un involucro privo di vita. Hermione, invece, di vita ne è piena, ma è finita in astinenza, sentendosi come un ex - fumatore durante i primi cinque mesi lontano da una sigaretta. È irritata, arrabbiata, sola, ma cerca di non farlo notare, non sempre per lo meno. 

"Va tutto bene?" le chiede alla fine il Prescelto, bloccandola per il polso, costringendo gli occhi di lei a specchiarsi in quelli verdi di Harry. Hermione, disorientata, distoglie subito lo sguardo, per paura di aver fatto o di aver confessato troppo. 

Annuisce, picchiettando il pavimento con il piede: è davvero così palese? 

"Mi sembri in ansia." 

Alterata, quello è l’aggettivo giusto da accreditarle. Hermione è alterata per non aver ancora sentito o ricevuto una lettera di Fred, dopo quel bacio nel magazzino dei Tiri Vispi ed è alterata perché non riesce a buttarlo via dalla sua mente. 

“Hai fatto un patto, non ti puoi aspettare che lui si faccia vivo, non era questo il gioco”. 

Sospira, scuotendo il capo, liberando il polso dalla presa dell’amico, per sistemare uno tra i libri che tiene stretto al petto sullo scaffale, - Va tutto bene. - conclude cinica. 

"È per Ron?" Harry inclina la testa, appoggiandosi al tavolo dietro di lui, facendo penzolare una gamba nel vuoto. 

Hermione, che gli da la schiena, mitiga un sorriso innocente, "Non è per Ron, sono contenta che stia con Lavanda." 

Allora Harry si passa una mano nei capelli, indeciso se parlare di nuovo, per paura di essere cruciato, ma poi si fa coraggio, schiarendosi la gola, "È per Fred?" 

Il braccio di Hermione si ferma a mezz’aria, mentre il nome pronunciato dal suo migliore amico comincia a ronzarle nella mente, sempre più rumorosamente. 

"Cosa c'entra adesso Fred?" sbotta, evitando di mostrare il suo volto, poiché è sicura che ormai le sua guance si siano tinte di una leggera sfumatura rossastra. 

Harry tace, ricordando velocemente quando, senza volerlo, aveva visto come la mano di Fred avesse cercato silenziosamente quella di Hermione. Ma aveva davvero visto bene? Si erano unite quelle dita? Aveva sorriso lei, spostando lo sguardo dall’altra parte della stanza, prima si essere trascinata da qualche altra parte? 

"Hermione." la richiama, con tono serio. 

Lei si gira, "Cosa c’entra Fred?"  ma la luce negli occhi, nel pronunciare il suo nome è accecante, inequivocabile. 

"Hermione." Harry si alza in piedi, appoggiando sul tavolo l’ultimo libro che regge la sua amica, prendendole il volto fra le mani, "Smettila di tenerti tutto per te, che ci faccio io qui?"

 

§


"Ha scritto Ginny." urla George dal salotto, cercando di attirare l’attenzione del gemello, ancora sdraiato nel letto. 

"Che dice?" Fred sbadiglia, passandosi una mano fra i capelli. Si stiracchia, alzandosi, avviandosi poi a passi lenti verso il fratello. 

"Hanno vinto l’ultima partita di Quidditch." comincia George, masticando un pezzo di cioccolato fondente, "Oh questa non te l’aspetti: Ron si è dato da fare con Lavanda Brown!"

"Lavanda?" il tono di Fred è acuto, sentendo il cuore nel petto bruciare. Da quando diavolo Ron aveva smesso di correre dietro ad Hermione? Lui, tra i tanti, era stato uno dei deterrenti che li aveva spinti a separarsi, per evitare di far soffrire un amico e un fratello. Ron amava Hermione, ne erano al corrente anche i miliardi di fili d’erba dei prati intorno ad Hogwarts e l’unica soluzione era lasciarsi andare, perdersi, dimenticarsi. Adesso però, pensando a Lavanda nelle braccia di Ron, Fred si chiede se non abbia sbagliato: Hermione sarebbe rimasta? Lo avrebbe voluto al suo fianco? 

Si sposta dietro al gemello, puntando gli occhi sulla scrittura delicata della sorella. 

"Harry ha invitato Luna alla festa del professor Lumacorno? Cosa diavolo ci stiamo perdendo?" cantilena George, grattandosi la testa. 

"Perché McLaggen dovrebbe accompagnare Hermione?" sbotta Fred, distogliendo lo sguardo inferocito, infiammato, provando a cancellare la vista dei due mano nella mano. Scrolla il viso, sedendosi sul divano. Il suo cuore cede nuovamente, imponendogli una pausa.

"Ginny non dice molto su di loro." osserva George, spostando lo sguardo confuso sul gemello, "Però c’è scritto che non pensa che Hermione venga, a Natale."

Stai cercando di uccidermi, Hermione?

 

§

 

"Perché sei nascosta?" le chiede Harry, osservando Hermione, riparata dietro le tende del balcone. 

"Ho lasciato Cormac sotto il vischio, ho paura di tornare là fuori." 

"Ricordami perchè hai voluto invitare proprio lui alla festa." il tono del Prescelto è ironico, ma suona alle orecchie di lei come un rimprovero. 

"Era il primo che me l’ha chiesto." si giustifica. Immaginando il volto di Fred alla notizia, Hermione arrossisce sulle guance, sentendosi improvvisamente colpevole di quel tiro mancino: gliene sarebbe importato? 

"L'hai fatto aggiungere a Ginny nella lettera, vero?"

Prima di poter avere il tempo di sentire una risposta, Cormac compare da dietro le tende, per parlare con Harry. 

"Hai visto Hermione?" gli chiede, esibendo una smorfia maliziosa, facendo schioccare le labbra, "È piuttosto sfuggevole la tua amichetta."

Il Prescelto nega, distogliendo gli occhi dalla figura di lei, impercettibile dietro la stoffa pesante, "Serve altro?" chiede poi, nella speranza di tirarsi fuori da quella scomoda situazione. 

"Se la vedi, dille che la sto cercando per favore, abbiamo un conto in sospeso, se sai cosa intendo."

Hermione, il conto glielo darebbe volentieri a suon di schiantesimi, ma si limita a stringere il primo velo di tenda tra le sue mani, irritata più verso le sue scelte di vita, che verso il ragazzo. Perché non è difficile mettersi a sedere, per buttare giù quattro o cinque righe a Fred, dicendo di essersi sbagliata, che il loro era stato un errore senza rimedio e che, adesso, non riesce a torglieselo dalla mente neppure con un incantesimo di memoria, perché è come un sassolino nella scarpa. Questo no, magari non lo avrebbe detto: non avrebbe paragonato Fred ad un sasso, per convincerlo… per convincerlo a fare cosa, poi?

Torna alla realtà, quando gli occhi di Harry si posano su di lei per l’ennesima volta, "Ti cerca Cormac." le sussurra, nascondendo una risata divertita. 

Hermione alza gli occhi al cielo, anche se infine anche le sue labbra si incurvano in un sorriso divertito. 

 

 §

 

Fred ci crede ancora, fino a quando Ginny non si chiude la porte dietro alle spalle, eliminando le sue speranze di vedere Hermione entrare in casa. Non è venuta per davvero. 

Abbassa gli occhi al terreno, mandando giù l’ennesimo rospo: è davvero terribile aver desiderato di vederla anche solo da lontano, per un secondo? 

Si  accorge di provare un vuoto profondo nel petto, che continua a sentire, da quando, dopo essersi vibrato in volo da Hogwarts, ha osservato per un attimo la figura di Hermione, sempre più lontana. 

"Come è andata la festa?" esordisce George, sedendosi più comodo sul divano, mentre Ron alza gli occhi al cielo. 

"Non roderti il fegato solo perché non sei stato invitato." lo ribecca Harry, voltandosi poi verso i due gemelli, "Nella norma." si affretta ad aggiungere, cercando con gli occhi Ginny, la ragazza che, fin dall’inizio, avrebbe voluto invitare. 

"Sei andato ad una festa con Luna e osi dire che tutto sia andato “nella norma”?" Ron riprende improvvisamente vita, mimando le virgolette con le dita.

"Una precisazione di cattivo gusto." gli fa notare Ginny, appoggiando la testa sulla spalla di Fred, che le stropiccia i capelli amichevolmente. 

"Vi siete persi Cormac che, per quasi tutta la sera, è stato alla ricerca disperata di Hermione, nascosta dietro la tenda." il Prescelto fa cadere gli occhi su uno dei due gemelli che, stranamente, non reagisce a quella provocazione. 

"Anche io sarei scappata, se mi avesse trascinato sotto il vischio, nonostante gli avessi già fatto capire che non l’avrei baciato nemmeno sotto Imperio."

Fred, più li sente parlare di Hermione, più si chiede se non sia impazzita improvvisamente, magari a causa dello stress per lo studio. Riporta l’attenzione alla conversazione, che si è concentrata sul rigurgito di Cormac durante la festa. 

Disgustoso, si affretta a pensare, immaginando il viso imbarazzato di Hermione. Scrolla il volto, cercando di cacciarla via, mentre la figura di lei sembra rimanere ancorata con le unghie nella mente. 

Sempre lei, solo lei, anche quando non c’è. Sempre lei, miseraccia solo lei. 

 



Angolo autrice:
Riesco ad aggiornare! 
Cercare di pubblicare sta diventando sempre più complesso, ma ho avuto a disposizione un piccolo intervallo di tempo per aggiornare per lo meno. 
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, 
Sia 

 

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Capitolo 5
*** Piangere, nelle sue braccia. ***


5. Piangere, nelle sue braccia

 


 

Quando gli occhi di Fred incrociano quelli di Hermione, comprende che il mondo sta per rivoltarsi di nuovo. Quasi un anno, si dice, è passato quasi un anno dall’ultima volta che l’ha vista, eppure è come se fosse passato un giorno. Il tempo, si accorgono in quel secondo, non è mai stata una barriera, come la distanza: dovunque si trovassero, qualunque ora fosse, i loro pensieri erano diretti l’uno verso l’altro. 

Lei distoglie lo sguardo, stanca, addolorata, triste

Fred nota che è cresciuta, che si muove con più consapevolezza. Adulta ad una età sbagliata, a causa di una guerra. Lo sa che ha appena dovuto dire addio ai suoi genitori, lo sa che sta stringendo i denti per non piangere, per non fare una scenata e più ci pensa, più è logorato dentro. 

Ron gli chiede il pane, riportandolo improvvisamente alla cena di famiglia, una cena che, a discapito delle buone intenzioni di Molly, sembra essere sempre più cupa. 

Silente era morto qualche mese prima, Fred e George avevano dovuto chiudere il negozio, Hermione aveva abbandonato casa e ora, tutti insieme, stanno aspettando il segnale per andare a recuperare Harry, nel tentativo di portarlo al sicuro.

Nessuno parla più, concentrati nei propri pensieri colmi di speranze e tormenti, fissando gli occhi nel piatto davanti a loro. 

Ginny è la prima ad alzarsi, precipitandosi in camera, con il cuore ancora in subbuglio: dopo che Harry l’aveva baciata in Sala Comune si era sentita volare a tre metri dal cielo. L’aveva sognato così tanto da piccola che, quando le labbra del Prescelto si erano appoggiate alle sue con passione, tutto le era sembrato surreale, impossibile. Ma Hermione gliel’aveva continuato a ripetere ed Harry, per qualche tempo, aveva continuato a confermarglielo. 

Poi, quando la prima faccia della guerra si era mostrata ai loro occhi, in modo crudele, quasi barbarico, si erano ritratti, persi. E Ginny, con il cuore distrutto, adesso pagava le conseguenze di essersi illusa, di aver sorriso, di essersi innamorata per davvero. 

Hermione la segue presto al piano di sopra, sedendosi al suo fianco, per abbracciarsi a vicenda, curando l’una le ferite dell’altra. 

"Non dovresti cercare di tirarmi su il morale." le sussurra Ginny, appoggiando la fronte alla testa della sua amica, "Le mie pene d’amore non sono nulla."

Ma Hermione, che le pene d’amore le continua a provare da più due anni, sa che non è vero, che il dolore non deve essere ignorato. Chiude gli occhi, impotente, mentre la stretta affettuosa di Ginny le ricorda che, alla fine, non è del tutto così sola.

 

 §

 

Quando Hermione scende le scale, il volto di Fred si gira verso di lei, focalizzandola alla perfezione, nonostante la luce fioca della luna. Non si parlano, preferiscono essere cullati da un silenzio pesante mentre, nella loro mente, il mondo si sta ricostruendo. 

Si alza dal divano, stringendola tra le sue braccia, facendole capire di potersi sfogare, di potersi fidare come aveva fatto in passato, di poter piangere, che lui le avrebbe asciugato le lacrime una ad una, che le avrebbe impedito di non rimanere più sola di quanto non fosse stata due minuti prima. 

Ed Hermione si aggrappa a quelle frasi mute, stringendo il maglione di Fred con forza, fino a che le sue dita non diventano bianche e doloranti, ma non le importa. Il profumo del ragazzo abbatte le sue ultime difese rimaste e sente, senza poterle fermare, le prime lacrime che abbandonano i suoi occhi e che cadono un po’ sulle sue mani e un po’ sul pavimento. 

Comincia a sussultare, presa dal ricordo pressante della voce dei suoi genitori che pronunciano il suo nome, che le sorridono, che le dicono che le vogliono bene e che sono fieri di lei, per quello che, contando solo sulle proprie forze, è diventata. 

Fred le lascia dei piccoli baci sui capelli, continuando ad accarezzarle gentilmente la schiena, permettendole di spezzare tutte le catene del suo cuore, ascoltando incessantemente quel fiume di lacrime che, probabilmente, ha cominciato a crearsi già qualche anno prima. Perché oltre ai suoi genitori, Hermione si ricorda di essere bloccata tra delle braccia calde, sicure, delle braccia che ha sognato durante tutto l’anno passato. 

"Mi dispiace, mi dispiace di non essere venuto prima." le sussurra, mentre i singhiozzi di lei si placano. 

"Non dovevi, non erano questi… " si sforza di dire la ragazza, venendo interrotta dal corpo di Fred, che la stringe fino a quasi non farla respirare più. 

 

 §

 

"Quello ti ha fatto perdere parecchi punti." le sussurra Fred, passandole una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Hermione lo guarda, confusa: da quand’è che esistevano dei punti? Punti per contare cosa poi? 

Fa per aprire la bocca, ma ha già la sensazione che lui non le risponderebbe. 

"Ha il suo fascino McLaggen." si sforza di controbattere, nella speranza di essere stata convincente. 

"Dove sarebbe collocato tutto questo fascino? Nelle sue labbra bavose che cercano le tue sotto il vischio o nel rigurgito di palle di drago per terra?"

"Quando hai avuto il tempo di diventare una vecchia pettegola?" gli occhi di Hermione si specchiano in quelli di Fred, che si lascia scappare una risata. 

Sembra che, da quando si sono allontanati dalla Tana, per sedersi sull'erba fresca sotto al cielo stellato, i loro animi si siano purificati. 

"Te lo concedo, hai vinto tu." alza le mani al cielo il ragazzo, sorridendole. 

Il silenzio li avvolge di nuovo, ma non è pesante questa volta, è un silenzio che sa di mille sorrisi, di mille risate: perché su quel prato fresco si sono ritrovati, come se fossero stati catapultati due anni prima. 

Hermione, nascondendo il pensiero dei suoi genitori e della guerra, vive il momento, osservando il volto di Fred con più attenzione, studiando il taglio fine dei suoi occhi, il naso pronunciato, ma non fastidioso e le labbra, quelle labbra indimenticabili. Simile è il pensiero di lui, che ripassa le fattezze del viso sottile della ragazza. 

Si specchiano uno nell’animo dell’altro, comprendendo di essere sempre allo stesso punto vuoto, su un precipizio senza fondo: se si fossero presi adesso? Quanto tempo sarebbe passato, prima di doversi separare di nuovo? Avrebbe fatto male ancora una volta? 

Queste domande turbano il loro silenzio di pace, ma non riescono a respingerle più, carichi di un’energia accumulata durante tutto l’anno precedente. Tuttavia, quando Fred alza la mano per accarezzarle il volto, la ritrae poco dopo, ancora prima di arrivare a toccarle la pelle. Perché il frastuono della guerra è più rumoroso dei suoi interrogativi.

E, immaginando di doversi separare da Hermione ancora una volta, capisce che avrebbe fatto male, probabilmente più male di sempre. 

Distoglie lo sguardo lei, leggendo quei pensieri negli occhi di Fred, comprendendoli. Se ne sarebbe andata, non serviva immaginarlo. Presto o tardi avrebbe lasciato la Tana con Harry e Ron, senza avere la certezza di tornare mai più, senza avere la certezza di poter rivedere Fred un’altra volta e lì, proprio lì, il dolore le avrebbe punto il cuore fino a sfinirla definitivamente. 

"Dovremmo andare a dormire, comincia a fare freddo."

Mentre Hermione si alza in piedi, pulendosi dal verde dell’erba, muovendo il primo passo, osservando da dietro la schiena di Fred, sente che qualcosa ricomincia a darle fastidio: quel sassolino nella scarpa, che per un breve periodo si era spostato in una posizione meno dolorosa, adesso le punge di nuovo la carne, con più ferocia di prima come se, nel frattempo, si fosse appuntito. 

 



Angolo autrice: 
Aggiorno, all'alba della fine di luglio riesco ad aggiornare questa storia. Non so bene dove voglio andare a parare, non so nemmeno quanto tempo avrò da dedicarle, è come se questa long fosse il mio sassolino nella scarpa, ma come Hermione, ne sono innamorata. 
Grazie a chi mi segue, a chi mi recensisce e a chi, quando aggiorno, sente un piccolo sassolino e viene a leggere. 
Sia 
 

 

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Capitolo 6
*** Ritrovarsi. ***


6. Ritrovarsi
 


 

Hermione è una dei primi membri dell’Ordine che tocca terra. Sana e salva, si ricorda di respirare, precipitandosi a controllare che anche Harry sia rimasto in vita e sia illeso. Quando i due finisco di abbracciarsi, Ron li raggiunge con Tonks che, alla vista del marito, tira un sospiro di sollievo, "Sei vivo." gli sussurra, prima di baciarlo lievemente.

Poco dopo anche Fred tocca terra, paralizzandosi alla vista del gemello ferito, sanguinante sul divano. Una scarica di odio comincia a scorrergli nelle vene, accarezzando il braccio di George, ridendo a quella sua stupida battuta. 

Hermione, dall’altro lato della stanza, non stacca gli occhi dai due, desiderosa di abbracciare Fred, di dirgli che non è successo nulla, che passa, ma rimane ferma, cancellando l’espressione sofferente sul suo viso. 

Il dolore comunque, con il passare dei giorni, si attenua, facendo spazio alla felicità per il matrimonio di Bill e Fleur, accentuata anche dalla ripresa veloce di George. Persino Ginny si abitua ad avere Harry a fianco ancora una volta, comprendendo la sua scelta di intraprendere vie diverse, per non metterla in pericolo. Perciò, alla vigilia della festa, gli animi di tutti fanno pace con i propri tormenti.

"Dov’è George?" chiede Hermione, sollevando  gli occhi dalla borsa in cui sta ravanando, osservando Fred sulla porta. 

"Sta dormendo." alza le spalle, facendo un passo nella stanza. Lancia uno sguardo alla manciata di libri che Hermione tiene al suo fianco e poi alla piccola pochette nelle sue mani. 

Le guance di lei arrossiscono colpevoli, mentre si affretta a far sparire tutto dalla vista di Fred, che alza gli occhi al cielo sorridendo. 

"Mi credi davvero così stupido?" le chiede, chiudendosi la porta alle spalle. 

"Sarebbe conveniente, a volte." confessa Hermione, passandosi una mano nei capelli, esausta dalla dura giornata. Osserva, mentre il colore del cielo è già tendente al blu, che Ginny non è ancora tornata in camera. Ha deciso di parlare con Harry? 

Scaccia questi pensieri dalla testa, concentrandosi sulla figura di Fred, che le è sempre più vicina, troppo vicina. 

Le mani di lui accarezzano la sponda del letto con un dito, facendole desiderare di sentirle ancora, come due anni prima, "Cosa ci fai qui?" gli chiede quindi, deglutendo. 

Ma non le serve una risposta, lo sa da sola. Sono giorni che si scrutano nell’ombra, desiderosi di assaggiarsi nuovamente. Dopo che George era stato ferito, l’avevano capito. La vita è troppo breve, sfuggevole, crudele, per non divertirsi. 

Avevano provato a non cercarsi, tenendosi impegnati con i preparativi per la festa, con scarsi risultati, finendo sempre per scontrarsi con gli occhi, bramosi. 

Di fatto nessuna parola sgorga dalla bocca di Fred, che ormai l’ha raggiunta, costringendola ad alzare il volto, per non spezzare il contatto visivo. Le mani di lui cominciano ad accarezzarle l’incavo del collo con gentilezza e lentezza, bruciandola, per risalire poi verso le morbide guance. 

Nota come siano più magre di quanto le ricordasse, a differenza delle labbra, che sono rimaste piene. Le bacia piano, prendendo poi un grosso respiro: è vero? Sta succedendo?

Hermione si alza sulle punte, passandogli le dita tra i capelli rossastri, annusando quel profumo di pulito che tanto le era mancato, sentendosi di nuovo viva, presente. Continuano a baciarsi infinite volte, costringendo le loro lingue ad assaporarsi senza sosta, lottando per avere il controllo di quella passione. Fred le passa una mano sulla schiena, per avvicinarla meglio, giocherellando con le ciocche dei capelli che le ricadono sulle spalle, infilando quella ancora libera sotto la maglietta di lei, per accarezzarle il ventre piatto. Hermione, su quelle labbra, sospira, aggrappandosi al collo di lui, premendogli il seno sul maglione. Un maglione che lui si toglie poco dopo, scompigliandosi i capelli già in disordine per colpa delle dita di lei, che adesso solleticano il petto di Fred. 

In quei baci silenziano il loro desiderio, cercando di spegnere quel fuoco nei petti: se lo assecondiamo, andrà via? Questo si leggono negli occhi, mentre i pantaloni di entrambi vengono buttati in un angolo della stanza e Hermione viene sollevata nelle braccia di Fred, al quale si aggrappa con tutte le sue forze, appoggiandosi al  muro congelato che si trova alle sue spalle. 

Gli bacia il collo una, due, milioni di volte, per assaporare quella pelle così morbida, dimenticata. La mano destra di Fred, invece, risale sul suo ventre, accarezzandole i seni rotondi, candidi ed invitanti, ma invece di leccarglieli, preferisce lasciarle dei veloci baci sul petto. 

Hermione comincia a sentire l’erezione di Fred su di lei, attraverso il loro intimo e si lascia scappare un sospiro, silenziato dalle labbra di lui. 

Passa solo un breve attimo prima che entrambi siano nudi sul letto di lei, ad ansimare, ma a loro sembra essere un’eternità: ogni gesto, ogni suono è lungo come l’infinito e non smette, non smette mai. 

 

 §

 

Hermione si guarda allo specchio e, anche se la sua figura non è mai cambiata, sa di essersi alleggerita: il masso che si portava avanti da troppo tempo sembra essere sparito, quasi non ci fosse mai stato. Ora, immagina, è solo un piccolo sassolino, indeciso se partire e restare. Gli direbbe di andarsene, che tanto Fred è di nuovo a fianco a lei, che non le serve più immaginarlo, ma rimane zitta, godendosi il momento. 

Ricorda il tocco di lui sul suo corpo, desiderando che non si sia trattato solo di ieri sera, ma di poter andare avanti ancora e ancora, che quando è con lui il dolore è più attenuato. 

Lancia un’occhiata al letto di Ginny ed immagina che sia la stessa cosa: da quando Harry è arrivato alla Tana lei sta meglio, è più felice. Sa che non può stare con lui, ma è sicura che lui la ami. Non solo lei, anche Hermione, Ron, Molly e tutti gli altri, lo sanno che si amano. 

Eppure non fanno nulla: sono cresciuti, lo hanno capito. Che vivano questo amore in silenzio, osservandosi da lontano, sperando di giungere insieme alla fine della guerra, per ricominciare. 

Hermione vorrebbe avere la stessa fiducia, la stessa leggerezza d’animo, ma le sembra impossibile stare distante da Fred ancora una volta.

È ossigeno, è libertà, è divertimento: riesce a rendere tutto più surreale, come in una favola, in un sogno, in una commedia romantica. Ed Hermione ne è drogata, nonostante si fosse imposta per anni di tacere. Zitta, che è un patto, che non lo puoi avere. 

Ma ora Ron è innamorato di Lavanda e, loro due, non sono più lontani: perché non essere felici? 

I suoi pensieri vengono interrotti, quando Fred le compare alle spalle, vestito per il matrimonio di Fleur. Le sorride, facendo ricadere gli occhi su di lei, sul suo vestito, sulla sua figura che vorrebbe spogliare ancora, se possibile.

"Sono sicuro che ci sia uno svariato numero di persone a cui piacerebbe ballare con te stasera." dice, accarezzandole le spalle. 

"Tu dici?" Hermione cerca il suo sguardo nel riflesso dello specchio, accennando un debole sorriso. 

"Non possono essere tutti scemi." Fred smette di solleticare la spalla e fa scivolare la mano verso il basso, per avvolgerle il ventre. Si piega poi verso il suo orecchio, "Per quel che mi riguarda, non penso di essere così scemo ." le sussurra malizioso. 

"Stai cercando di invitarmi a ballare?" le dita di Hermione accarezzano il braccio di Fred con gentilezza. 

"Accetteresti?"

Hermione si gira verso di lui, dando la schiena allo specchio e alza le mani, per mettere a posto il cravattino del ragazzo. I loro sguardi si incrociano velocemente, è un secondo, ma è intenso. 

Si sorridono, dimenticandosi di dover scendere per partecipare alla festa, dimenticando di trovarsi alla Tana: poter essere così vicini dopo così tanto tempo, nella quotidianità, toccarsi, sfiorare anche solo le dita sotto al tavolo durante il pranzo o le cene, sono alcune delle tante cose che erano mancate ad entrambi. 

Il silenzio li avvolge, mentre si studiano il viso e ricordano la prima volta che i loro sguardi si sono scontrati in un corridoio buio di Hogwarts. Hermione gli si era avvicinata a testa alza, inclinando il braccio verso di lui, come per sgridarlo e Fred aveva riso, una risata che sapeva di felicità e serenità e così, anche se all’inizio lei aveva alzato gli occhi verso l’alto, l’aveva presto seguito. Semplice, si erano conosciuti meglio in una risata, che ne aveva seguite altre: milioni, se le avessero contate. 

Hermione e Fred ridevano, avvicinandosi sempre di più, ma ridevano in silenzio, mentre gli altri non li guardavano, negli angoli bui di una scuola che li stava facendo innamorare e che, allo stesso tempo, non gli stava dando il tempo per capirlo. Il tempo se lo erano preso loro con calma, soffrendo a distanza, cercando di ricordare la sensazione delle labbra umide, degli occhi illuminati, dei sussurri e delle carezze. 

Continuano a guardarsi, ignari che Ginny sia davanti alla camera delle ragazze e si sia fermata ad osservare i due a distanza, mentre anche George è attirato dal sorriso della sorella. 

Spiare - se quella è la parola giusta, dato che la porta della stanza è completamente spalancata - suo fratello con Hermione Granger gli provoca una strana sensazione allo stomaco, ma non può evitare di notare come lei riesca a tenergli testa. Lo guarda con aria di sfida, ma è una sfida senza vincitori o perdenti. 

Ginny, a fianco di George, cerca in tutti i modi di nascondere la sua felicità, ma è impossibile contenerla. Si schiarisce la voce, facendo finta di dover cercare qualcosa nella propria parte della camera, costringendo Hermione e Fred a separarsi velocemente. 

Lei guarda verso il basso, improvvisamente accaldata, mentre il gemello nasconde un sorriso malandrino, affrettandosi verso George, che lo aspetta in corridoio con le mani dietro la testa. 

"Ci vediamo dopo." le dice, prima di sparire definitivamente dalla visuale, lanciando un'ultima occhiata al vestito di Hermione. 

Si erano visti dopo, avevano ballato dopo. Sulla pista da ballo Fred l’aveva stretta con dolcezza: si erano aggrappati l’uno all’altro davanti a tutti. Non c’era motivo di nascondere, di nascondersi: era amore, l’avevano capito entrambi. E le loro mani, se non per quell’attacco dei mangiamorte, non le avrebbero mai più separate. 

 



Ce l'ho fatta: ho aggiornato questa storia. Non che io non abbia già scritto i prossimi capitoli, è solo che non ho mai il tempo di mettermi a fare le cose come si deve. 
Per questo risponderò alle recensioni di tutti il prima possibile, per ora sappiate che le leggo e che sono tanto grata per tutte le parole, 
Sia 

 

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Capitolo 7
*** Come un sassolino nella scarpa. ***


7. Come un sassolino nella scarpa
 


È tremendamente pesante camminare: Hermione se ne accorge quando alza il volto e vede che Harry e Ron sono molto più avanti di lei. Ma più veloce di così non riesce ad andare, non con tutto il peso che si sente addosso, che la ancora a terra, che le brucia dentro. È tornato quel dolore, tanto simile ad un sassolino nella scarpa, che adesso le sembra conficcato nella pelle: ad ogni passo, un brivido le percuote il corpo, spingendola sempre di più verso un punto di rottura. Ci si era avvicinata così tanto negli ultimi giorni, senza riuscire a trovare un modo per evitarlo, per annullare quel dolore costante. 

Si ferma, passandosi una mano sulla fronte per tornare alla realtà e prende un lungo respiro: si sarebbe voluta fermare per davvero, fermare per sempre. 

Harry si accorge che è rimasta indietro e si gira verso di lei, piegando le labbra in un flebile sorriso. Ron si siede a terra, mentre il Prescelto la raggiunge, "Va tutto bene?" le chiede, quando sono ormai vicini, tanto vicini da potersi contare le macchie di terra che sporcano il volto di entrambi da giorni. 

È una domanda stupida, lo sanno bene. È una domanda di circostanza che si fanno da quando hanno deciso di lasciare Grimmauld Place, è la domanda che li sta facendo andare avanti. 

Non perché sforgarsi aiuti a trovare delle nuove forze, ma perchè sono tutti e tre stanchi di sentirla: prima avrebbero concluso quella questione, prima quella domanda se ne sarebbe andata. No, non va tutto bene. Niente va bene: la guerra, il camminare instancabile, il maledetto medaglione che si scambiano, la fame, il dolore e la certezza di aver lasciato indietro qualcuno, qualcuno che forse non avrebbero visto mai più. 

No, non va tutto bene se non ho Fred al mio fianco. No, non va tutto bene, perché sono settimane che nemmeno ricordo il rumore della sua risata. No, non va tutto bene. Questo vorrebbe urlare Hermione con tutto il fiato che si ritrova nei polmoni, ma annuisce con la testa, mentre Harry le accarezza la guancia magra. 

"Tra poco ci accampiamo, resisti ancora un po’." non serve nemmeno chiederlo, Hermione avrebbe stretto i denti, come aveva già fatto negli anni precedenti. È sempre stata brava a fingere di stare bene ed in fondo lo sa che nemmeno quella sfida sarebbe stata in grado di piegarla. Scuote il capo, cercando di ricomporsi, prendendo Harry per la mano, aumentando la velocità dei loro passi. 

 

 §

 

Tutto si sarebbe aspettata: si sarebbe aspettata di essere catturata dai mangiamorte oramai, si sarebbe aspettata di sentire il nome di Fred attraverso la radio, si sarebbe aspettata di urlare, di scalpitare, si sarebbe aspettata di non aver portato tutto il necessario, ma non si sarebbe mai aspettata di vedere Ron cedere. Lo segue ancora per qualche secondo, fino a che le sue spalle non spariscono nella notte e lei rimane sola. Sola, abbracciata dall’aria fredda del bosco. 

Ed è lì che accade l'ennesima cosa inaspettata: Hermione comincia a piangere, cede sotto la pressione di qualcosa che no, questa volta non riesce a combattere. 

Sente le lacrime calde sulle sue guance, mentre un brivido le percorre tutta la schiena: è sfinimento, è dolore, vuoto, freddo. E non riesce proprio a pensare che forse, se Fred fosse venuto con lei, sarebbe stata piena di forze, in salute, piena d’amore e scaldata da delle braccia che, nota, erano e rimangono un sostegno indispensabile. 

Perché l’ha sempre saputo in fondo, Fred ci sarebbe stato in ogni caso. Magari non l’avrebbe più amata, ma le avrebbe voluto bene. Erano sempre stati amici, prima di diventare amanti. La loro relazione si era costruita e basata sul fatto di poterci ridere sopra: su qualche imbarazzante comportamento, su un incantesimo uscito male, su una pozione troppo invecchiante. Forse, con il tempo, se si fossero lasciati prima, avrebbero potuto ridere di quello che erano stati, di un amore che li aveva travolti e colti impreparati. 

Ma Hermione, imbarcata in quella specie di missione suicida, ora non sa nemmeno se potrà mai più vederlo, sentirlo, stringerlo. 

Sono altre le braccia che la stringono, sono quelle amichevoli di Harry: è un abbraccio disperato, fatto di scuse non necessarie e di emozioni condivise. 

"Non avrei mai voluto che succedesse tutto questo." sussurra, accarezzandole i capelli. Ma Hermione lo sa che lui non ha colpe, che nessuno le ha. Per questo si sforza di sorridere e di asciugarsi delle stupide lacrime. Piangere adesso è inutile. 

 

 §

 

Fred fissa il muro davanti a lui, impossibilitato a parlare o a muoversi: non sarebbe cambiato a nulla, non adesso. Avrebbe dovuto fare qualcosa prima, avrebbe potuto evitare che Hermione venisse portata a villa Malfoy. Sarebbe dovuto partire con lei, per proteggerla.  

Si passa una mano fra i capelli, cercando di cacciare giù delle lacrime dolorose. Ora che ha avuto la possibilità di toccarla ancora una volta, che ha avuto la possibilità di baciarla, di ridere, di parlare con lei, il mondo gliela ha portata via di nuovo e - quel che è peggio -, l'ha portata via e l’ha quasi uccisa. 

Hermione è quasi morta, torturata. Ha urlato il suo nome? L’ha cercato? Ha pensato a lui? Fred ha provato a non far trasparire nulla, imponendo alle sue emozioni di tacere, al suo cuore di non fiatare. Ma George glielo legge, George sa che le sue pupille urlano solo due parole, “Rivoglio Hermione”. 

Lo sa anche Molly, l'ha capito: dopo averli visti ballare al matrimonio di Bill, è stato chiaro. Fred ha trovato l’amore, un amore semplice, puro. Un amore fatto di risate, di responsabilità, ma anche di leggerezza. 

Eppure lui adesso si sente rallentato, pesante. Hermione gliel’ha detto che, mentre erano stati lontani, era come se avesse sentito costantemente un sassolino nella scarpa. Lo capisce, lo percepisce anche lui ad ogni passo, da quando la sua mano ha perso quella di lei nell’attacco dei mangiamorte. Solo che, pensando alle cicatrici sulle braccia di lei, pensandola sola, pensandola costantemente in pericolo di morte, si accorge che il sassolino è diventato un macigno colossale. 

La porta alle sue spalle si apre e Fred si gira per vedere entrare Molly, con una grossa tazza di cioccolata fumante. Cerca di sorridere sua madre, evidentemente provata anche lei dalle notizie appena ricevute da Bill e Fleur. Si siede a fianco al figlio, accarezzandogli i capelli, "Non c’è stato un solo momento, da quando ho conosciuto Hermione, in cui ho pensato che fosse debole. Non uno solo." gli confessa con calma, "La rivedremo presto, li rivedremo presto tutti quanti."

Fred le sorride, annuendo con la testa, "Grazie, ma’."

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Capitolo 8
*** Fuori piove. ***


8. Fuori piove
 
 

Fuori piove

Sulle foglie piove la luce del sole. Ed Hermione segue quella danza, quelle gocce luminose che creano degli spettacolari giochi. 

Sta piovendo il sole sugli alberi intorno alla Tana, sui prati, sulla casa, sulla finestra, su di lei, su di lui. E la luce balla, come balla Hermione nelle braccia di Fred, quando questo la raggiunge. È ancora mattina presto: sono scappati tutti e due dal letto, per poter stare insieme qualche ora in più, prima di separarsi di nuovo, per l'ultima volta. 

"Mi manchi già." dice Fred, appoggiando il volto sulla spalla di lei, cingendole i fianchi con le braccia. 

Hermione sorride, scuotendo il capo a cuor leggero, "Non esagerare."

Le bacia l’incavo della spalla, lasciando la presa intorno al suo corpo. Hermione si avvicina alla finestra, girandosi poi verso il ragazzo, completamente illuminato dalla luce del sole.

Dentro e fuori piove. 

Si ferma ad osservare il volto del gemello, ancora semiaddormentato, con quella nuova cicatrice sulla guancia destra. Gliel’ha accarezzata per settimane, curata per giorni interi. Così come ha curato le ferite sul suo corpo, nel suo animo. Fred è vivo, bagnato dalla luce del sole in una mattina di settembre. Respira, sorride, bacia. Poco importa che tra qualche ora lei sarà di nuovo in viaggio verso Hogwarts per frequentare l'ultimo anno, che saranno divisi, distanti, perché questa volta non sono persi. 

Un rumore al piano di sopra avverte tutti e due che il tempo da poter passare insieme è già agli sgoccioli, per questo Fred allarga la braccia, invitandola ad immergersi, "Qui." le impone, sorridendole. 

Non se lo fa ripetere due volte, mettendo un piede davanti all’altro, scalza, senza pesi, senza ansie. Non c’è più nulla che le impedisca di spiccare il volo, nessun peso a schiacciarla a terra. 

Come un sassolino, nella scarpa di qualcun altro. 

 

 §

 

Hermione sbatte gli occhi. 

Fuori, dentro piove. 

Lo ha visto solo lei? Se n'è resa conto solo lei? Fred è morto solo per lei? Ron al suo fianco corre verso la sua famiglia, distrutto, Harry la cerca tra la folla, Molly ha già trovato il suo volto. 

Hermione però non riesce a decifrare quegli occhi: le stanno davvero dicendo che quel Fred, il suo Fred, se ne è andato? 

Lo stomaco le se rivolta, comincia a sudare freddo, mentre la sua testa inizia a girare. Sorretta, solo da Harry che l’ha trovata. Sul procinto di morire anche lui, non l’abbandona fino all’ultimo, esattamente come quel macigno che la schiaccia a terra. 

"Non è morto, Hermione, non è morto." le dice all’orecchio, per farsi sentire meglio, "Non è morto."

Ferito, insanguinato, stanco, Fred è sdraiato a terra, ma non è morto. Se ne sta sul filo, sorridendo, chiedendo di vederla, cercando la sua mano tra quelli che gli stanno accanto. Hermione, solo Hermione. E lei arriva, come una ventata di aria fresca, come l’unica medicina. Gliela prende quella mano, la scalda, la tiene ancorata al petto, la bacia, la cura. 

Perché Hermione lo ha capito, quel sasso nella scarpa lo ha sempre messo lei. Ha sempre voluto metterlo lei: una fantasia crudele, un’immagine. Non ha bisogno di qualcosa che la tenga ancorata al passato, che la freni. Perché Hermione ama, ama Fred con ogni poro del suo corpo, lo ama dalla prima risata che ha sentito, dalla prima parola che si sono scambiati e non ha senso dire che non è vero. Non ha senso non dirgli di lasciare la scuola, non ha senso non dirgli di aver preso dieci oltre - la - previsione. Non ha senso dirgli che non lo ama, se lo ama. 

"Sono qui, Fred." gli sussurra, cercando di sorridere. 

"Ti amo, Hermione."

Lei prova a zittirlo, ma non serve a nulla.  

"Ti amo, Hermione." lo ripete, stringendo la presa sulla mano, "Mi hai sentito? Voglio che tu lo sappia, che ti amo."

 

 §

 

Fuori piove, ma fuori ci stanno anche loro. 

Fred ed Hermione stanno correndo sotto la pioggia, mano nella mano. 

Avrebbero potuto smaterializzarsi, sparire, ricomparire, ma hanno deciso di bagnarsi sotto la pioggia, di ridere sotto la pioggia, di essere liberi sotto la pioggia. 

Fred si ferma, alzandola nella braccia, per osservare il suo volto felice dal basso, ruotando su sé stesso. Non l’aveva fatto dal suo settimo anno ad Hogwarts, non era stato così felice dal suo settimo anno ad Hogwarts. Se ne era accorto anche allora, che Hermione è speciale, che è qualcuno con cui avrebbe sempre potuto comunicare, con cui si sarebbe sempre sentito in sintonia. Per questo, quando si erano lasciati andare, si era sentito perso, vuoto, ancorato. Ma lei era tornata, portando un’aria di vita indescrivibile. Con lei, Fred si sente più giovane di cinque anni, si sente più forte, più spavaldo di chiunque altro. Fa per appoggiarla a terra, facendo combaciare le loro labbra in un bacio bagnato. 

A quel punto Hermione inclina il braccio verso di lui, come per sgridarlo, per dirgli che è l’ora di andare a casa, e Fred ride, una risata che sa di felicità e serenità e così, anche se all’inizio lei alza gli occhi verso l’alto, lo segue presto. 

"Andiamo a casa." conclude lui, riprendendo la mano di Hermione, per poi imboccare la via che stavano già percorrendo prima. 

"Il letto lo fai tu."

"Non ha senso fare il letto, se ho intenzione di usarlo." le dice, baciandole dolcemente la fronte, per poi osservare soddisfatto il volto di Hermione, che si colora ancora, nonostante tutti gli anni di frecciatine. 

Fuori piove e dentro no

Fuori piove e Hermione e Fred sono a casa. 

Fuori piove e Fred bacia Hermione sulle labbra, le accarezza la pelle, osserva il suo corpo, la vede bella. 

Fuori piove e quel sassolino, quello che era nella scarpa, quel macigno prepotente, è rotto al suolo, vinto dall’amore. 

 


Ce l'ho fatta, ho finito anche questa storia. Il dolore per doverla lasciare è tremendo, ma sono allo stesso modo felice. Dicendo fine, anche io lascio andare un sassolino. Lascio andare questi Fred ed Hermione, che si amano e di me qui non hanno più bisogno. 
Ringrazio di cuore tutti quelli che mi hanno seguito, amato e che hanno recensito: Jabba, Alyssa Black, Tonks_Remus e elaya. Grazie di cuore, perché le vostre parole sono state tanto. 
A presto, 
Sia 

 

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