Hideous

di Ahiryn
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I ***
Capitolo 2: *** II ***



Capitolo 1
*** I ***


Ciao a tutti. Mi dispiace di essere sparita per quasi un anno, ma avevo bisogno di staccarmi. Scusate se non vi ho risposto ai messaggi privati che ho letto e ho apprezzato tantissimo. Mi sono laureata e sto riprendendo possesso un pochino della mia vita. Questo non è un ritorno, ve lo dico, le storie ferme temo che continueranno a esserlo, mi dispiace. Ho scritto questa cosina per Halloween in due capitoli, una storia all'apparenza seria ma che in realtà tende quasi al demenziale. Temo noterete che sono sottotono, sia perché sto male e ho la febbre (evviva), sia perché ho scritto poco in tutto questo periodo, quindi scusatemi se alcune parti sono un po' lente o ripetitive. 
Buon Halloween!


Hideous
I


 

Naruto guardò la villa spettrale che incombeva su di lui, tenendo il borsone con aria intimidita. Indossava una camicia a fiori hawaiana e dei bermuda, ma era stata una cattiva idea.
-Uhm, quando dicevi vacanza pensavo…
Sasuke scese dall’auto con la sua solita strascicata eleganza. Gli occhiali da sole neri e tondi avevano lenti troppo spesse perché si vedessero i suoi occhi e come sempre indossava abiti piuttosto eleganti, una camicia bianca e un jilet stile nonno Uzumaki.
-Questa villa è antica, è una fortuna poterci dormire qualche notte.
I deboli raggi del sole rimbalzavano sulla pelle bianchissima del suo nuovo fidanzato.
-Sì, okay però potevi specificare, sembro un cretino vestito così.
Sasuke abbassò leggermente gli occhiali, mostrando gli occhi nerissimi, al che sorrise e fecero capolinea i denti un po’ aguzzi. – Stai bene, usuratonkachi. Entriamo, il proprietario ci aspetta.
Naruto lo seguì un po’ titubante, osservando il maniero spettrale. Doveva aspettarsi questa stranezza, c’erano state centinaia di stranezze da quando usciva con Sasuke.
Lui non era un esperto di relazioni, ma certi avvenimenti sembravano bizzarri persino a lui. Tipo il primo appuntamento al museo delle torture, aveva avuto gli incubi per settimane. Senza contare che Sasuke mangiava solo carne al sangue, non lo aveva mai visto cibarsi di noodles, verdure o riso. Di solito le sue bistecche erano quasi crude e inzuppate nel sangue. Poi c’era stata quella volta in cui era sicuro che l’ombra di Sasuke avesse un aspetto molto strano, ma forse era un effetto della luce.
Oppure Sasuke è un vampiro e finalmente te lo confesserà. Oppure ti sbranerà. Pensò sorridendo nervosamente.
Era sempre stato un credulone, ma non fino a questo punto, eppure ormai il chiodo fisso che Sasuke fosse un vampiro non gli usciva più dalla testa. Sakura gli aveva prestato diversi libri sui vampiri per capire la questione, ma non gli erano stati granché d’aiuto. Era vero che quei vampiri millenari e splendidi si innamoravano sempre di ragazze ottuse e imbecilli, almeno in quello rientrava abbastanza nei canoni. Ma se fosse stato interessato al suo sangue, perché aspettare tanto? E poi Naruto non era vergine, aveva perso la verginità anale col medico della prostata – nessuno lo avrebbe convinto del contrario – per non contare i suoi due ex-ragazzi e la ragazza delle consegne di cui ricordava solo il cognome perché lo trovava strano e buffo. Ecco, quindi il suo sangue non era certo buono come quello di una vergine. Che poi perché il sangue delle vergini doveva essere più buono?
-Muoviti dobe, non vorrei che ti mangiassero i lupi.
Anche il suo modo di parlare era inquietante, trovava sempre metafore e figure retoriche spaventose.
-Senti, ma dormiamo insieme?
Gli zigomi nivei si colorarono appena. I vampiri possono arrossire? Non hanno sangue, no? Ma se non hanno sangue come gli si drizza il pene? Forse usano il sangue che succhiano? In quel caso prima mi deve succhiare un po’ e poi può farselo drizzare. Queste cose però non le spiegano nei libri sui vampiri eh, solo cose inutili.
-Ti va bene? – domandò Sasuke, distogliendo lo sguardo.
Effettivamente Naruto era talmente concentrato sulla faccenda del vampiro che si era dimenticato che quelle sarebbero state le prime notti che avrebbero trascorso insieme. Non avevano mai fatto niente se non baciarsi e toccarsi un po’ al momento e Sasuke non si era fatto sfiorare nei punti giusti, quindi non aveva idea di che cos’avesse fra le gambe.
Allacciò un braccio alla sua vita, sorridendo. – Non vedo l’ora – sghignazzò.
Ed era serio più che mai. Voleva spogliarlo, studiarlo, sapere tutto di lui.
Sasuke era apparso nella sua vita all’improvviso in uno di quei momenti importanti di cui ci si rende conto dell’importanza solo tempo dopo. C’era una tempesta tremenda come non se ne vedevano da un po’, Naruto doveva tornare a casa, era da Sakura, ma il tempo lo scoraggiava. Aveva infine deciso di fare un tentativo perché non voleva lasciare il suo cane da solo con quei tuoni, dunque si era messo alla guida di notte mentre il cielo si illuminava a giorno per fulmini e lampi. Cosa sarebbe successo se fosse rimasto a casa di Sakura? Di sicuro non si sarebbe ritrovato a galleggiare nella sua auto in una sorta di fiume in piena fangoso che un tempo era la strada. Con la macchina spenta, nel buio di una strada provinciale allagata, aveva deciso di scendere dall’auto per chiedere una mano a qualcuno. Zuppo fino alla punta dei calzini, con le ciocche bionde attaccate al viso e tremante, aveva incontrato Sasuke. Ecco, già quel primo incontro spiegava molto della personalità eccentrica del suo nuovo ragazzo.
Sasuke se ne stava appollaiato sul tettuccio di un’auto abbandonata, fradicio anche lui che lo guardava, come se lo stesse aspettando. E se non fosse stato bellissimo, Naruto si sarebbe certamente dato alla fuga nel vedere un tizio pallido come la morte, vestito di nero che gli teneva gli occhi addosso nel mezzo di una tempesta di notte.
Gli aveva chiesto se avesse bisogno di aiuto, preoccupato da quanto fosse bagnato l’altro. I suoi abiti erano eccentrici poi, antichi in qualche modo, tanto che aveva creduto fosse in cosplay o venisse da una festa in maschera, anche perché nel buio aveva una forma strana, allungata e i suoi capelli neri gocciolanti si confondevano con la notte.
Sasuke lo aveva soppesato con lo sguardo senza parlare, mentre Naruto preoccupato si toglieva la giacca chiedendogli se stesse bene e passandogliela. L’acqua si era ingrossata per la strada e iniziava a pensare che fosse meglio andarsene.
Dopo quell’iniziale scambio di sguardi, Sasuke lo aveva guardato in un modo che aveva lasciato Naruto confuso. Sorpreso, come se stesse vedendo qualcosa di incredibile, al che aveva sorriso in modo rassicurante, ma più probabilmente come un drogato strafatto che non sapeva nemmeno dove si trovasse. E ancora adesso quella era la sua ipotesi più accreditata, che si fosse drogato di qualche strana sostanza; oppure che lo avesse visto nella culla durante la sua vita da immortale e avesse deciso di tornare da lui dopo vent’anni. Il che è piuttosto inquietante.
-Hai freddo? – gli domandò Sasuke, scollegando il ricordo.
Naruto aveva la pelle d’oca in effetti, ma probabilmente era quel posto. Il maniero era arroccato in cima a una salita, era vecchio e scricchiolante, circondato da un enorme giardino incolto. Erano appena saliti sul portico colonnato e si trovavano di fronte al portone e ai battenti.
-No, solo che questo posto mi mette i brividi.
-Beh, domani è Halloween, no? – domandò sorridendo.
A Naruto piaceva Halloween, piaceva l’horror, piaceva travestirsi, intagliare zucche e tutte quelle cose lì, però aveva letto Dracula e si sentiva molto come il povero avvocato chiuso in una trappola.
-Come hai trovato questo posto? Su Booking? – chiese molto scettico.
Sasuke si schiarì la gola. – Sì su uno di quei siti.
-Ma ci sono altri clienti? È un albergo?
Aggrottò le sopracciglia. – L’ho prenotato solo per noi.
Almeno il mio sangue sarà drenato da una persona di classe, mi sento quasi una escort.
-Quanti soldi hai, bastardo – commentò, osservando gli intagli sul portone.
Sasuke sembrava improvvisamente nervoso, perché si grattò il braccio. Era strano perché le unghie erano tagliate cortissime, eppure lasciavano sulla pelle bianca segni rossi e lunghi.
-Non ti piace? Avevo letto che per Halloween si fanno questo genere di cose.
Naruto gli prese la mano. – Scherzi? Lo adoro. Mi dispiace che tu abbia speso tanto, fammi partecipare…
-Non preoccuparti, non ho pagato molto, il proprietario mi ha fatto uno sconto. Era una persona… squisita.
Naruto lo guardò perplesso, mentre l’altro batteva al portone.
Ora basta, i vampiri non esistono e l’unica cosa che mangerà Sasuke stanotte sarà il mio culo al massimo. E poi le zanzare mi hanno sempre evitato, ho il sangue cattivo.
Il portone si aprì con uno scricchiolio sinistro e Naruto lanciò un mezzo strillo quando gli si parò di fronte una figura bianchissima e allampanata vestita da maggiordomo.
Si rese conto di essere avvinghiato a Sasuke, che lo guardava divertito.
-Sasuke Uchiha?
-E il mio compagno – rispose, porgendogli le valige.
-Benvenuti, accomodatevi.
Naruto seguì Sasuke all’interno, lanciando sguardi indietro di tanto in tanto. Il portone si richiuse con un tonfo e il ragazzo si ritrovò a contemplare un enorme salone antico. Due scalinate portavano al piano superiore, aprendosi morbidamente in una curva. Nel mezzo c’era un corridoio contornato da due vecchissime armature. La luce proveniva da candelabri, non c’erano lampade, neon o altro, ma solo candele.
-Prendono molto sul serio la faccenda di Halloween qui – commentò nervoso.
-Credo sia solo perché sanno che deve arrivare una tempesta e in case come queste la corrente va via subito.
-Tempesta, eh?
Sasuke annuì. – Come quando ci siamo incontrati.
Naruto ebbe subito un dubbio e controllò il telefono. Naturalmente non c’era campo.
-Sei sicuro che non siamo capitati dentro Hostel, vero? Che il maggiordomo non ci divorerà per cena?
Si aspettava che Sasuke ridesse, invece lo guardò un attimo sconcertato. Poi sembrò rendersi conto che stava scherzando, perché accennò finalmente a una risata. – Chi lo sa, è Halloween, potrebbe essere.
Sasuke mi rendi molto difficile confutare il fatto che tu sia un vampiro così.
Il maggiordomo tornò poco dopo. – Vi mostro la stanza, signori.
 
 
 
 
Lui e Sasuke erano usciti per circa un mese dopo diversi mesi precedenti in cui avevano stretto amicizia. E stringere amicizia con quel tipo tenebroso non era stato semplice.
Inizialmente c’era in lui qualcosa di formale, accettava i suoi inviti, era cortese, ma manteneva una distanza fra loro due, come un professore con un alunno o un capo di lavoro con un dipendente, il loro rapporto faticava a ingranare. Ma pian piano Sasuke si era sciolto, era sempre stato gentile e disponibile, ma non si era mai aperto davvero all’inizio; poi erano iniziate le battute, i sorrisi, gli inside jokes che capivano solo loro due, le chiamate, le loro discussioni su qualche film orrendo, una sorta di piacevole routine.
Questo però non aveva semplificato il loro rapporto. Riuscire a stare dietro a un tipo come Sasuke era tutto fuorché facile.
Innanzitutto i suoi orari erano tutti sballati, di giorno era rintontito e spento, mentre di notte diventava pieno di vita e non aveva mai sonno. Il che si adattava abbastanza bene a Naruto, che ormai aveva gli orari capovolti a causa dello studio e di giorno ronfava beatamente. Però Sasuke sembrava proprio avere un interruttore che di notte veniva acceso, diventava vivo, energico, ammaliante. Una volta lo aveva invitato al cinema alle due di notte, era riuscito a trovare una sala che trasmetteva tutta la notte senza interruzioni.
Naruto, che non era molto sveglio, non aveva capito subito che Sasuke fosse interessato a lui. Aveva a che fare spesso con persone dell’altra sponda essendo bi, ma Sasuke era molto strano. A destare il suo interesse erano cose bizzarre, come un corvo morto in terra – dopo averlo visto aveva sbattuto Naruto al muro baciandolo come mai prima di quel momento – o il sangue sul suo gomito, la scena splatter o tragica di un film.
Aveva visto su internet che questi comportamenti rientravano nella sfera di azione di sadici ma anche di masochisti. Ma non era sufficiente a spiegare, perché c’erano anche elementi fuori dal comune che lo accendevano, come i fulmini, il fuoco, i rumori forti o disturbanti.
-Wow – esclamò Naruto d’un tratto, lasciando cadere la giacca.
La stanza che gli era stata riservata era splendida, non aveva mai visto qualcosa del genere in tutta la sua vita. Era certo che nemmeno a Versailles dormivano così, anche se non c’era mai stato.
La camera era circolare ed enorme; le pareti erano dorate e piene di affreschi leggermente rovinati che si dipanavano anche per il soffitto. Un trono a baldacchino troneggiava al centro, coperto da sottili tessuti di velluto rosso e cuscini dai bordi dorati. Vicino il balcone c’era quella che sembrava essere una toilette antica, con tanto di profumi e ciprie sotto uno specchio tondo incorniciato da rampicanti.
Forse non è un vampiro. Forse mi vuole sacrificare a Satana in cambio di tutto questo sfarzo.
Naruto era un fattorino che viveva con l’eredità lasciata dai genitori, non faceva la fame e poteva permettersi anche qualche spreco, ma qualcosa del genere probabilmente nemmeno se avesse lavorato giorno e notte per dieci anni sarebbe stata alla sua portata.
-Sasuke tu… dimmi la verità, sei un signore della droga o qualcosa del genere?
Il diretto interessato sembrava nel suo habitat naturale. Con gli abiti di altri tempi, i capelli neri tirati indietro, la pelle nivea da aristocratico, poteva tranquillamente accostarsi agli affreschi e fingerne di farne parte.
-Mi piace l’arte, Naruto, quindi sono sempre sui siti a caccia di esperienze del genere.
-Ho capito, ma qui mi sento come il principe d’Inghilterra. Sei sicuro che non abbiamo venduto la nostra anima al maggiordomo o qualcosa del genere?
Si tolse gli occhiali neri. – In quel caso me ne accorgerei.
-Il tuo sarcasmo è macabro.
Guardò il letto che sembrava morbidissimo e profumato. Si avvicinò cautamente e poi si lanciò sopra con un sospiro di piacere. Quella notte avrebbe potuto finalmente avere Sasuke lì fra quelle coperte, dopo ciò poteva pure succhiargli tutto il sangue o mangiarlo, ma prima voleva averlo.
Girò il viso a sbirciarlo e si accorse di essere guardato a sua volta.
Sasuke era eccentrico e forse era un vampiro, ma lui si era innamorato in tempo record. Non aveva potuto farci nulla, perché tutte quelle stranezze non gli dispiacevano e Sasuke era acculturato, affascinante e, a suo modo, affettuoso. Era stato così assurdo, dopo una vita passata a cavarsela da solo, era come se Sasuke fosse stata la prima persona su cui aveva sentito di poter contare davvero. E lo conosceva da una manciata di mesi! Forse perché quella notte di tempesta si erano aiutati a vicenda, forse perché si erano confidati come se fossero amici da una vita, non ne aveva idea, ma lui amava Sasuke Uchiha. Qualunque fosse il motivo che aveva spinto quel tipo così sofisticato a interessarsi a lui, che si presentava con la camicia hawaiana in un maniero spettrale, non gli importava, voleva solo continuare a stare con lui.
-Allora, cosa c’è da fare in questa casa degli orrori – disse Naruto, vedendolo avvicinarsi al letto.
Sasuke si chinò su di lui a baciarlo, sistemandosi fra le sue gambe che uscivano fuori dal letto. L’altro inspirò, allungando le braccia per ghermirlo e portarlo nel letto con lui. Fece scivolare le mani sui glutei, ma Sasuke staccò il viso.
-Non di giorno.
-Perché?
-Perché sono stanco.
Aggrottò le sopracciglia. Non avevano nemmeno parlato granché di sesso e forse stava correndo troppo, ma era stato Sasuke a invitarlo lì.
-Senti, parliamo un attimo?
Il suo pallido compagno lo guardò, poi si sedette accanto a lui sul letto. – Di cosa?
-Sai, uhm, non abbiamo parlato molto delle nostre esperienze, ecco…
Sasuke non lo guardò. La sua pelle era davvero bianca, sembrava marmo, la gola in particolare. – L’altra volta ho visto sul pc alcuni hentai che avevi visto, si chiamano così, no, hentai?
Naruto sbarrò la bocca, esterrefatto. – Scusa, tu cosa? Come ti sei permesso?
Si accigliò. – Perché?
-N-non puoi sbirciare i miei porno!
Sembrava seriamente non capire il motivo di quell’indignazione. – Scusa, non credevo ti offendesse. Usando il tuo computer ci sono capitato per sbaglio.
Naruto guardò verso il balcone, indeciso se prendere la rincorsa e suicidarsi. Sperava che Sasuke lo sbranasse in quel momento, perché voleva ardentemente sparire.
-Uhm, quindi ti ha turbato? – riuscì ad articolare. – Ho gusti di merda, lo so.
Sasuke accennò un sorriso. – No, sono i gusti che mi aspettavo da uno come te e ne sono sollevato. Ma sono solo fantasie, potresti mai fare sesso con cose del genere?
Naruto aveva l’espressione più confusa del mondo. – Intendi con… i mostri? Con gli alieni, i demoni e quella roba lì?
Sasuke esitò, poi annuì timidamente.
Questa è la conversazione sul sesso più strana che io abbia mai avuto.
-Non ne ho idea, voglio dire se fosse senza rischi che non sto vendendo la mia anima al demonio o che un alieno non mi sta ingravidando e morirò di una morte orrenda, insomma credo di sì? Non lo so, è una fantasia e basta. Maaaa questo riguarda Halloween? Perché se vuoi fare qualcosa di strano io ti appoggio in pieno – sussurrò sensuale, baciandogli un orecchio. – Sarò la tua cavia.
Lo sentì rabbrividire, ma non disse nulla. Dio, cosa doveva fare per farlo eccitare, mostrargli un topo morto, tagliarsi? Lo avrebbe fatto, ma voleva saltargli addosso, non ne poteva più.
-Perché ti piacciono certi film erotici?
Aggrottò le sopracciglia con un po’ di imbarazzo. – Non lo so. Deve esserci per forza un motivo? – replicò.
Sasuke scosse la testa. Sembrava in qualche modo… sollevato. – Lasciando da parte questo argomento, tu come ti senti?
Naruto lo guardò sbattendo le palpebre. – Io? Mi sento bene, perché?
-Nulla, solo che sei un po’ pallido. Avvertimi se non dovessi sentirti bene.
-Sto alla grande. Piuttosto, c’è una televisione qui? Sennò ho portato il pc, voglio fare una maratona di film horror!
Sasuke gli salì sopra. – Io ho un’idea migliore – disse, sorridendo. Gli occhi gli si erano di nuovo accesi di quel bagliore sinistro e aveva le pupille dilatate. – Se andassimo nel cimitero?
-Uhh, mi piace come ragioni. Non avrai paura, teme?
Lo vide ridacchiare e per un solo istante il suo aspetto gli apparve diverso, completamente diverso. I denti erano aguzzi, gli occhi neri avevano due gemelli sopra, senza cornea, il naso sembrava schiacciato. Fu un momento, quando chiuse di nuove le palpebre c’era il solito Sasuke, spettrale, ma umano.
Naruto lo guardò imbambolato, mentre l’altro alzava un sopracciglio perplesso. – Sicuro di stare bene?
Annuì frenetico. Il ragazzo si sollevò, dicendogli di cambiarsi che si andava a informare per il pranzo. Quando chiuse la porta, Naruto si accorse con orrore di essere eccitato.
Oh no no, non di nuovo.
 
 
 
 
-Cos’hai? – gli domandò Sasuke, abbassando la forchetta.
Erano in una sorta di sala da pranzo antica, arredata con mobili che sembravano essere stati rubati direttamente da qualche reggia europea. Anche lì affreschi dipinti che occupavano l’intero salone, ritraendo scene di banchetti. Ad inquietarlo era il bizzarro dettaglio dei commensali, che avevano teste di animali, uccelli, capre, scimmie, leoni.
Il tavolo apparecchiato per due era fin troppo grande, con una pesante tovaglia bordeaux che scendeva fino a terra. Il simpatico maggiordomo muto era ritto sull’entrata come una statua. Erano stati altri due domestici a servirgli da mangiare.
Quindi c’è qualcun altro qui dentro. Altri vampiri?
Mosse la forchetta svogliatamente nel piatto, avvertendo una leggera nausea. Sasuke stava mangiando una bistecca al sangue come sempre, leccandosi le labbra rosse con un gesto sensuale.
-No, niente, non ho molta fame – rispose.
Non era una bugia, improvvisamente era abbastanza nauseato e il cibo aveva un odore sgradevole. Però era più che altro di pessimo umore per il flash che aveva avuto prima in stanza su Sasuke.
Era già capitato quando era piccolo, vedeva alcune persone mostruose, ma non era spaventato, soltanto curioso. Solo che si era dimenticato di quella faccenda negli anni, aveva sempre detto che da piccolo era molto fantasioso, come ripeteva suo padre, erano il genere di ricordi che con il tempo si sbiadisce fino a sembrare quasi più un’invenzione della mente. Non erano mai immagini definite, li vedeva con la coda nell’occhio quando non guardava. Come la vicina di casa, che all’angolo del suo occhio sventolava ali scheletriche bianche e trascinava quattro braccia grassocce. Li disegnava divertito, perché erano persone generalmente gentili con lui e non ne aveva paura, li chiamava i Mostri della coda dell’occhio, perché non si facevano mai vedere da davanti. Sua madre rideva dei suoi disegni e si appassionava, chiedendogli perché secondo lui la vicina avesse quattro braccia.
Sono comode, puoi giocare ai videogiochi mentre fai i compiti! Rispondeva lui valutando il vantaggio incredibile della cosa. A volte con la coda dell’occhio anche sua madre sembrava diversa, più buia.
Ora però non era più un bambino e l’immagine che aveva visto non era né sfocata né tanto meno di lato. Sasuke non era un Mostro della coda nell’occhio, lui gli stava sopra, e aveva visto in modo nitidissimo quelle sembianze.
E se fosse stato un problema mentale? La verità è che stava lì a sentenziare sulle stranezze di Sasuke, ma lui non era da meno, a partire dai suoi gusti sessuali. Era bizzarro e lo sapeva, come quella notte con la tempesta. Sarebbe potuto rimanersene al calduccio da Sakura, ma non aveva resistito; il suo cane non aveva affatto paura dei tuoni, lui però non poteva rimanere dentro casa, aveva bisogno di stare in mezzo all’acquazzone e i fulmini, gli piaceva in un modo viscerale. Forse era attratto dalle cose spaventose e questo gli faceva avere delle visioni. Oppure Sasuke aveva ragione e fumare di tanto in tanto le canne gli aveva definitivamente fottuto il cervello.
Sollevò gli occhi azzurri su quelli neri di Sasuke. Si drizzò sulla sedia. – Sai non è giusto che tu abbia sbirciato i miei porno mentre io non sappia niente dei tuoi gusti. Tu che genere di porno guardi? E poi quando hai scoperto di essere gay? Non mi hai mai detto queste cose.
-Gay? – ripeté, pulendosi le labbra. – Mi definirei più pansessuale.
-Oh, non ne avevo idea. E la mia prima domanda?
Sasuke abbassò gli occhi sul piatto. – Sinceramente non lo so, non ho avuto molte esperienze. Mai con uno come te – aggiunse schiarendosi la gola imbarazzato.
-In che senso “uno come me”? Un maschio dici? Un biondo?
-Sì... un maschio diciamo.
Naruto lo soppesò e si rese conto meglio di quelle parole. – Ma perché non me lo hai detto? Se avessi saputo che era la tua prima volta…
Sasuke scosse la testa. – Non devi preoccuparti per questo, sul serio.
-Ma certo che mi preoccupo, stiamo insieme, no? Questa è una vacanza romantica e voglio renderla il più piacevole possibile per entrambi.
Stavolta Sasuke abbandonò la sua solita espressione impassibile per assumerne una molto più amareggiata.
 
 

Dopo il pranzo assolutamente squisito che avevano consumato, si erano ritirati sul portico a fumare. Sasuke aveva il suo portasigarette elegante, mentre Naruto teneva il suo pacchetto stropicciato mezzo vuoto. Ormai era routine per lui rubargli le sigarette e Sasuke si innervosiva sempre, ma non protestava più di tanto.
Cadeva una pioggerella delicata sul giardino incolto della villa, i bordi del portico sgocciolavano e l’odore di erba bagnata revitalizzava Naruto. La pioggia era nemica di molte persone, l’umidità acuiva il dolore di vecchi acciacchi, guastava il cibo, i libri e i capelli, ma Naruto tornava in vita. Sentiva sempre la tensione sciogliersi e il sangue scorrere più veloce, se poi si trasformava in una tempesta si esaltava e il suo corpo non riusciva a stare fermo.
Si accorse che Sasuke lo guardava, poggiato contro lo stipite con la sigaretta in mano. I capelli neri si erano arricciati sulle punte e gli davano un aspetto ancora più sbiadito. Erano in silenzio da un po’.
Naruto ciccò nel posacenere. – Che c’è?
-Sei stranamente silenzioso.
-Contemplavo la pioggia. Adoro questo tempo.
Sasuke sorrideva di qualcosa che sembrava sapere solo lui. – Lo so. Piace anche a me. Sapevo che avrebbe piovuto, ci speravo. Ti dispiace?
Scrollò le spalle. – Mi piace il bel tempo, ma il mio corpo sembra preferire la pioggia – e dicendolo scrocchiò il collo e si stiracchiò.
Fece a Sasuke segno di sederglisi sulle gambe, ma l’altro gli lanciò un’occhiataccia. Andò invece a sedersi sulla vecchia sedia in ferro battuto accanto a quella di Naruto.
-Hai mai avuto paura delle tempeste da piccolo?
-Mai – rispose Naruto a una velocità anormale. Ridacchiò. – Ero un bambino turbolento, figuriamoci se tuoni e fulmini potevano spaventarmi invece che eccitarmi.
Spense la sigaretta nel posacenere umido la guardò sfrigolare appena. Un raggio di sole insistente riuscì a penetrare la coltre di nuvole, ma venne subito scacciato. Pioviccicava ovunque, il rumore era quasi musicale, come di tanti applausi.
-E tu? Di cos’avevi paura da bambino?
Sasuke ci rifletté per qualche attimo, serio. – Non lo so. Suppongo di… non esistere.
Naruto lo guardò stralunato. – Ma che paura è? Che genere di bambino eri? – domandò perplesso.
-Un bambino tetro – rispose con un sorriso pericoloso.
Fa di nuovo quella faccia inquietante, però è così sexy comunque.
Si alzò lui dalla sedia e si sedette sulle gambe di Sasuke. Questo diede un altro tiro alla sigaretta e poi lo baciò. Naruto avvertì il fumo passargli fra le labbra e qualcosa di affilato che gli graffiava appena la bocca. Si tirò indietro e strizzò gli occhi quando vide i denti aguzzi di Sasuke.
-Naruto?
-Hai sempre, uhm, avuto questi denti?
Quello sembrò allarmarsi. – Cosa?
Quando guardò meglio si accorse che la sua bocca non aveva niente di strano. Gliela aprì con due dita controllando, mentre Sasuke lo fissava sconvolto.
-Gosa sdai fagendo.
-Mmh, Sasuke tu sei un vampiro?
Si leccò le labbra libere, diede un ultimo tiro e spense la sigaretta. – Se lo fossi ti avrei azzannato una mano. Le tue dita sanno di tabacco.
-Lo sei o no?
Gli avvolse le braccia dietro la schiena. – E se lo fossi? Avresti paura?
Il tono voleva essere spiritoso, ma Naruto colse una sottile tensione dietro le sue parole. – Naaaa, se avessi voluto mangiarmi lo avresti già fatto. E poi non hai la grazia dei vampiri.
-A bere il tuo sangue contrarrei la gonorrea come minimo.
-Non sei gentile.
Si sporse e gli morsicchiò il collo. Naruto rabbrividì e fu certo di sentire nuovamente dei denti stranamente affilati. Sasuke però non gli fece male.
-Teme, hai intenzione di stuzzicarmi tutto il giorno a vuoto?
-No – disse e poggiò la testa contro il suo petto, socchiudendo gli occhi. – Temo che per te non sarà una serata… piacevole.
Naruto lo guardò confuso. – Dissento e mi dissocio da quest’ultima affermazione.
Sasuke teneva lo sguardo basso. – Ma non posso più rimandarlo – sussurrò.
-Cosa? No, Sasuke se non ne hai voglia non c’è niente, niente che ti obbliga a venire a letto con me. Te lo giuro, io scherzo, ma sono una persona mooolto paziente.
Quello si tirò indietro contro il sedile e poggiò il mento sulla mano, accennando un sorriso. – Non direi che lo sei.
-Lo sono per le cose importanti – rispose imbronciato. – Siamo due persone adulte, non dobbiamo fare niente che non vogliamo. Possiamo anche solo vedere film horror.
Si rendeva conto che l’umore di Sasuke non stava migliorando molto. Sembrava preoccupato e Naruto dal canto suo non era così in forma. Continuava a sentire un po’ di nausea e la pelle gli pizzicava, anche se la pioggia lo aveva risollevato un pochino.
-Dico sul serio, anch’io non mi sento benissimo, sarà l’umidità.
Gli occhi neri si contrassero. – Cosa senti? Devi sederti?
-Ehm, sono seduto. Sto benissimo, è solo un po’ di nausea.
Sasuke si sporse. – Voglio venirci a letto con te, sappilo.
Naruto s’imbarazzò appena, non voleva dare a vedere che ci era rimasto un pochino male per la frase di prima. – Sono felice che una volta tanto concordiamo su qualcosa. Cioè non sull’andare a letto con me, io non voglio andare a letto con me, voglio andare a letto con te.
-Potrei non piacerti – commentò Sasuke secco.
Naruto si concesse una fragorosa risata. – Il mio sogno è vendere lampadari.
-Cosa?
-Credevo stessimo giocando a chi la spara più grossa.
Ora si era infastidito, ma cercava di non diventare lamentoso. – Sono serio – disse, poi scosse la testa. – Lasciamo perdere.
-Sasuke io sono pazzo di te, non so da dove ti esca quest’insicurezza ma ti prego, non costringermi a sottolineare di nuovo quanto tu sia fantasmagorico, poi sembro scemo e tu ti monti la testa.
Sembrava che la pioggia si fosse fermata. Naruto si sentiva sempre meno bene e sapeva di iniziare ad avere un aspetto malaticcio. Cazzo, non mi sarò preso qualcosa proprio stasera? Dio, mi ammazzo. Mi imbottisco di medicine, voglio fare sesso.
-Non credo che stasera andrà come pensi – mormorò. – Ma non perché non voglia farlo, non pensare questo.
Naruto alzò le braccia, nascondendo la delusione. – Abbiamo tutto il tempo. Ma non è detto che non cambierai idea stanotte – lo stuzzicò. – Di notte sei sempre più passionale.
-Vorrei andasse come dici tu.
 
 

Naruto non aveva idea del perché si dovesse avere un cimitero sul retro della casa, ma trovò eccitante entrarci. La sera era fredda e pungente anche col giaccone, la nebbia si era adagiata fra le lapidi come nel peggiore dei film horror e a ogni parola uscivano nuvolette di condensa.
-Non avevo paura – stava obbiettando Naruto.
Sasuke rise. – Invece sì, te la stavi facendo addosso quella volta!
Forse era la presenza rassicurante del suo compagno o la sua normale predisposizione ad adorare luoghi spettrali e abbandonati, ma girare per le lapidi si stava rivelando rilassante. Il cielo era grigio e scuro nella notte, aveva smesso di piovere ma prometteva una tempesta non da poco.
-Mary Sibley – commentò, leggendo una delle lapidi che recava un disegno invece di una foto.
Sasuke si chinò con lui a osservarla. – Chi era secondo te?
-Mmh, una donna altolocata, ma zoppa. È morta per amore, ovvero per proteggere un pezzo di pizza.
L’altro alzò gli occhi al cielo. – Per me invece era orrenda, per questo non hanno messo la sua foto.
-Non è una cosa molto carina da dire su una persona morta.
-Tu hai detto che è morta per un pezzo di pizza. E comunque io non seguo i normali canoni di bellezza, non mi dispiacciono le persone che la società considera… mostruose.
Naruto aggrottò le sopracciglia, poi gli prese il mento fra le dita, sorridendo. – Allora perché stai con me, che sono bellissimo?
Sasuke guardò le labbra del suo ragazzo con un’espressione languida. – Immagino tu sia un’eccezione.
Naruto lo baciò, fece per socchiudere gli occhi, ma di nuovo si ritrovò osservato da quattro occhi sul viso di Sasuke. Quattro occhi sottili completamente neri che lo fissavano.
-Cosa c’è? – chiese, scoprendo i denti appuntiti.
Si prese qualche secondo per osservare quel viso come se fosse in un sogno o in un incubo. La pelle era fredda e liscia come quella di un serpente, aveva vicino all’attaccatura delle orecchie a punta alcune scaglie sollevate. I canini erano ricurvi e appuntiti, la lingua biforcuta sulla punta.
Non aveva idea di che cosa stesse accadendo, ma si ritrovò a tenere gli occhi sbarrati, come se stesse guardando lo scenario di un incidente. Più dettagli riusciva a cogliere e più gli montava nel petto un contorto orrore di cui non riusciva a fare a meno.
Sasuke sembrò accorgersi dell’ammutolita contemplazione dell’altro, perché gli sfiorò le guance con le mani artigliate.
-Naruto?
L’immagine non spariva. Il suo volto manteneva alcuni degli stessi lineamenti, ma era mostruoso, con quel naso spesso, quei quattro occhi perplessi e quelle fauci spaventosamente grandi.
Si riscosse e lanciò un mezzo grido, spingendolo indietro con forza. Sasuke non cadde, ma barcollò contro la lapide. Aveva il suo consueto aspetto nuovamente, ma l’espressione sembrava allarmata e ferita.
Naruto si allontanò il più velocemente possibile fra le lapidi, ignorando l’altro che lo chiamava.
Sasuke non lo seguì, stordito da quel brusco rifiuto e rimase imbambolato fra le lapidi a guardare la nebbia. Le temperature fredde gli solleticavano la coda, ma non aiutavano con il gelo che sentiva dentro. Non riusciva a muoversi e soltanto il suono del suo telefono lo riscosse. Lo prese dalla tasca lentamente, guardando con ansia il nome sopra. Aveva scelto un posto senza campo perché sapeva che Naruto non si sarebbe mai preso la briga di chiedere la password per il wi-fi, era troppo pigro; ma era stato disattento, se il telefono avesse suonato prima Naruto lo avrebbe scoperto.
Probabilmente lo aveva già scoperto.
Rispose al telefono senza neanche salutare. – Ho tutto sotto controllo – disse solo a denti stretti. – Mi occupo io di lui e io soltanto. Non mandare nessuno.

 

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Capitolo 2
*** II ***


 
Avevo detto che sarebbero stati solo due capitoli, ma ho dovuto dividere questo in due per non affrettare troppo le cose. Dunque saranno tre, sounds so familiar. Scusate, il tre sarà l'ultimo, promesso. 

 

Hideous
II



Calciò una pigna, seguendo il sentiero di pietre che serpeggiava nel buio fra le tombe e i fiori appassiti. Era tutto così ridicolmente spettrale lì, sembrava una scenografia costruita ad hoc per Halloween, ma sapeva che era tutto reale e naturale in qualche modo.
Non sarebbe dovuto scappare così. Era forse il cibo? Poteva trattarsi di qualcosa che gli aveva fatto allergia, provocandogli allucinazioni? Doveva essere per forza così.
Si toccò le labbra, sentendo il bacio mancato con bruciante delusione. Baciare Sasuke era piacevole in modo ridicolo, il suo odore, il suo sapore, una serie di elementi in lui lo eccitavano. Aveva l’odore fresco della notte, come se fosse stato in giro per ore col buio e questo si fosse imbrigliato alla sua pelle.
La prima volta che si erano baciati infatti era di notte. Si erano concessi una passeggiata in periferia di sera dopo aver cenato fuori. Non era una bella zona, i lampioni funzionavano male, le strade erano buie e il fiume accanto alla strada era sporco e torbido; c’erano baracconi sull’acqua e individui accucciati nel buio nei sottopassaggi. La periferia di Konoha aveva un suo fascino decadente con quei vecchi palazzi mai ristrutturati, le macchine senza ruote, i cassonetti rovesciati, ma c’era silenzio, molto più che in centro.
Mentre passeggiavano commentando il comportamento antipatico del cameriere, si era alzato il vento, forti folate improvvise che trascinavano via cartelli e volantini. All’improvviso si era sradicato un albero scheletrico che era piombato rumorosamente su un’auto, facendo scattare l’antifurto e rompendo un vetro. Naruto aveva sentito il sangue pompare furiosamente a quella vista, si era girato e aveva baciato Sasuke, mentre la tromba d’aria strattonava i loro cappotti e i loro capelli. Aveva le foglie che gli sbattevano contro e s’impigliavano fra di loro, ma non aveva smesso di baciarlo. Fino a quel momento si era limitato a flirtare debolmente senza ottenere una vera e propria risposta da Sasuke, ma qualcosa era scattato dentro di lui insieme a quella tramontana improvvisa.
-Tu.
Naruto sussultò e tornò nel buio e nebbioso cimitero. Si guardò intorno, chiedendosi se si fosse appena immaginato quella voce.
-Mi ignori?
Si voltò nuovamente e si ritrovò a osservare una donna. Sembrava una donna, perché immersa com’era nel buio riusciva a vedere poco. C’era qualcosa di strano in lei, appariva molto magra e teneva in mano qualcosa di lungo.
-Sì?
-Hai da accendere?
Aveva una valigetta accanto a sé, come se fosse appena arrivata, portava un cappotto e un cappello alla francese.
Naruto era perplesso. – Sì. È una cliente dell’albergo?
Quella lo squadrò da cima a fondo. – Tsk, un altro protetto di quel Cacciafalene di Sasuke? Ma cosa saresti tu?
Quella frase lo lasciò offeso e stupito, fermò la mano che teneva l’accendino e si ritrasse. – Scusi cosa?
La luna uscì per un attimo da dietro le nuvole, illuminando la donna. Naruto guardò la figura mostruosa, la pelle lucida e piena di segni di morsi, gli occhi allungati e rossi con l’iride stretta, i lunghi artigli che sembravano dei coltellini. Aveva centinaia e centinaia di cicatrici che la sfiguravano, sembrava che decine di persone la avessero azzannata lasciando dei marchi, sul viso, sul collo, sulle mani, la pelle era sollevata e tirata. Aveva l’aspetto di un fantasma, ma in lei c’era qualcos’altro di spaventosamente familiare, come una coperta cucita di orrori diversi usciti da film o da libri.
-Questo non è reale.
Sbatté le palpebre e si impose di rimanere fermo. Non era propriamente terrorizzato dalla donna uscita da un incubo molto vivido con tanto di coltelli al posto delle unghie e una sigaretta che… come diavolo teneva quella sigaretta fra gli artigli? Era terrorizzato da sé stesso, da quello che gli stava mostrando la sua mente.
La parte veramente disturbante erano i morbidi capelli rossi intrecciati, il cappotto elegante di stoffa bianco e il cappellino alla francese violetto.
-Quello è un costume di Halloween?
La donna si sistemò gli occhiali neri con il palmo. Il naso era un altro punto cicatrizzato molto male e la montatura degli occhiali cadeva sbilenca – Un costume?
Naruto sentì una pacca sulla spalla. – Ma certo mio biondo e umano amico, questo è indubbiamente un costume di Halloween, vero Karin?
Si voltò, trovandosi di fronte a una sorte di spettro pallido dai denti aguzzi, con piccoli tentacoli bianchi al posto dei capelli e due occhi nero pece molto distaccati fra loro. Aveva le orecchie a punta e gli zigomi molto sporgenti, sembrava una creatura marina mostruosa uscita direttamente da un racconto di Lovecraft.
Naruto si scrollò la mano di dosso e strizzò gli occhi, scuotendo la testa. – Non è reale. Non è reale.
-Stavolta il casino lo ha combinato Sasuke – commentò la donna tetra.
-La colpa è tua – sibilò il tipo acquatico, sfoderando poi un sorriso affabile. – Ragazzo, sono i nostri costumi, niente per cui avere paura. Siamo dei costumisti molto abili e passiamo Halloween qui per fare un servizio fotografico.
Naruto era talmente sconvolto che quasi gli credeva. – Perché un mostro marino dovrebbe stare in un maniero? Che servizio fotografico è?
Il mostro allampanato e pallido si schiarì la gola. – Questa è un’ottima domanda, è una lunga storia, ha a che fare con un…
-Water maledetto – subentrò Karin prontamente.
Il ragazzo la guardò indignato, mentre Naruto sbatteva le palpebre confuso. – Un water… maledetto? – ripeté.
Stabilì che quella dovesse essere una cazzata e senza aggiungere altro se ne tornò nell’hotel-maniero o qualunque altra cosa fosse senza guardarsi indietro.
 
♦ 

Sasuke si era perso Naruto per il cimitero e non era riuscito a reagire abbastanza prontamente per inseguirlo.
Il rifiuto gli aveva bruciato sufficientemente da lasciarlo stordito come un cretino.
Mi ha visto, mi ha visto davvero.
Non la aveva presa bene ovviamente, non c’era da rimanerci male o piangersi addosso, lui era un professionista e sapeva come gestire queste situazioni. Doveva solo trovarlo e spiegargli con parole calme la situazione prima di mezzanotte. Ormai erano mesi che si raccontava quella tiritera senza agire, questo lavoro non era mai stato così difficile. Perché con Naruto esitava? Lo aveva fatto altre decine di volte, ma questa volta aveva combinato davvero un disastro.
Come gli era venuto in mente di legarsi sentimentalmente a lui? Non era mai stato un tipo privo di autocontrollo, non aveva mai indugiato su storie instabili o sconvenienti, aveva deciso di farlo proprio quando non era il caso. Era più che normale che Naruto reagisse così e sarebbe peggiorato tutto vorticosamente se non si dava uno scossone e non riprendeva in mano la situazione.
Annusò cercando di capire dove fosse andato e frustò l’aria con la coda in modo nervoso. Essere miope era umano, essere miope con quattro occhi era diabolico. Aveva scelto un ottimo giorno per dimenticarsi le lenti a contatto e i suoi occhiali a quattro lenti potevano non camuffarsi bene agli occhi di Naruto.
L’aria profumava di pioggia, di erba bagnata, di fiori appassiti. La scia di Naruto si confondeva, il suo odore era così simile a quello, ma doveva isolarlo. Cos’aveva mangiato quel giorno? Delle fettine di carne cotte alla brace? Tentò di concentrarsi su quello e sull’odore di tabacco.
Si aggirò fra le lapidi impaziente, sapendo che mancava poco, e quando avvistò Suigetsu e Karin che bisticciavano accesamente iniziò ad avere una brutta sensazione.
-Voi che ci fate qui? – esclamò quasi in un ringhio. Ed era piuttosto bravo a ringhiare.
Si trovavano al limitare del cimitero, non troppo distanti dall’ingresso. Sasuke pregò che Naruto non li avesse visti.
Sussultarono. – Capo, Kurogane ci ha mandato a controllare la situazione – rispose Suigetsu pronto sull’attenti. – Lei non lo so perché è qui. Vuole che la arresti?
Karin aveva ancora la sigaretta spenta. – Questo posto è casa mia, ci torno quando voglio, e voi Cacciafalene dovete avvertirmi prima di venire qui.
Sasuke era furibondo. – Ti ho chiamato venti volte e ti ho lasciato dei messaggi. Non irritarmi, ho chiuso un occhio altre volte, ma posso sbatterti dentro quando voglio, Karin. E non chiamarmi a quel modo.
La ragazza sembrava seccata, ma la minaccia aveva fatto effetto. – E come mai hanno mandato il pesce a controllarti? Possibile che il grande Uchiha sia in difficoltà? Oh al Manto Nero se ne faranno di risate.
-Ho tutto sotto controllo – ringhiò. – E voglio che tu te ne vada. Entrambi. Questo posto è sotto la giurisdizione della Polaris, ti dovrei arrestare anche solo per averci messo piede non autorizzata.
Suigetsu si schiarì la voce. – Capo, mancano poche ore a mezzanotte e lui…
Gli rivolse uno sguardo tagliente come pochi. – Detesto ripetermi. Dì a Kurogane che mi occuperò di tutto.
Suigetsu sembrava nervoso. – Ne sei sicuro? La situazione potrebbe sfuggirti di mano, lui potrebbe diventare… aggressivo – mormorò, accarezzandosi sovrappensiero le Pistole Somnia scintillanti che teneva ai fianchi sotto la giacca nera.
-Mi occuperò io di lui come promesso.
-Sì, ma sono passati mesi.
Strinse i pugni cercando di calmarsi. – Il suo è un caso… delicato. Torna alla Polaris e dì che è tutto sotto controllo.
-Ma il Comitato…
Lo zittì con uno sguardo e fiutò l’aria. Sentiva l’odore di Naruto. Spalancò tutti e quattro gli occhi neri, mentre il suo colorito passava dal bianco al verdognolo. – Lo avete incontrato? – domandò minaccioso.
Karin e Suigetsu si guardarono colpevoli. – Lui è passato di qui. Sembrava che potesse vederci, il nostro vero aspetto.
Si passò le mani sul viso. – Per questo dovevo esserci solo io!
-Suigetsu gli ha detto che stavamo girando un servizio fotografico per Halloween – ridacchiò Karin. – Ma possibile che non ti abbiano ancora buttato fuori?
Questo mise il broncio e i tentacoli sulla sua testa si mossero irritati. – Taci o te li ficco nel culo quegli artigli.
-Un mostro marino in un maniero, molto credibile – commentò Sasuke esasperato.
Karin sorrise. – Ho rimediato io dicendo che ha a che fare con un water maledetto – replicò molto soddisfatta della trovata geniale.
Sasuke li guardò con una tale disapprovazione da farli rimpicciolire. Senza dire niente girò i tacchi e andò verso il maniero.
 
♦ 

Naruto aveva spinto i battenti del portone in modo violento, più perché gli dava soddisfazione il suono che emettevano che per una reale questione di fretta. Aveva cominciato a pioviccicare e i suoi capelli si erano inzuppati quasi subito. Stava tremando, non si sentiva affatto bene, temeva di avere la febbre e le allucinazioni non aiutavano.
Quando il maggiordomo gli aprì la porta, Naruto ebbe quasi un tracollo a vedere il suo aspetto. Era uno scheletro, uno strano e contorto scheletro dentro uno smoking elegante, aveva due fiammelle blu al posto degli occhi e ciuffi di capelli sparsi.
-Signor Uzumaki, le farò subito avere dei teli per asciugarsi e manderò qualcuno ad accendere il camino nella sua stanza.
Naruto era passato sotto il suo braccio e si era affrettato verso il piano di sopra senza emettere un suono.
Doveva essere uno scherzo, Sasuke era un perfezionista, chissà da quante settimane stava lavorando a tutto quello. Normalmente lo avrebbe apprezzato molto, ma quella sera stava male, stava sempre più male.
Attraversò i corridoi spettrali e bui strascicando i piedi bagnati. Non vedeva un accidente e si fermò ad accendere le candele di un candelabro per evitare di inciampare su uno di quei tappeti antichi. Le fiammelle gli riscaldarono subito il viso, ma non fu una sensazione piacevole. Il freddo che aveva addosso non accennava a diminuire.
Si trascinò verso la camera esausto e una volta dentro poggiò il candelabro vicino alla finestra e cercò le sue cose. La stanza era completamente buia fatta eccezione per le candele che aveva acceso lui e gli fu difficile trovare qualche medicina.
Mi serve un’aspirina, subito. Stupidi manieri ottocenteschi senza energia elettrica.
Si portò una mano al petto mentre il respiro gli diventava pesante. Rinunciò a cercare le medicine e si mise a fare le valige. Voleva tornare a casa. Non stava bene, era evidente, era debolissimo e mostrava qualche serio squilibrio mentale.
O quello o Sasuke era un mostro assassino che lo aveva attirato lì e drogato per divorarlo e offrire i suoi pezzi ai suoi amici carnivori. Non sapeva quale delle due fosse più agghiacciante, probabilmente la malattia mentale, perché non puoi prendere il candelabro e picchiare la tua malattia mentale, ma in ogni caso era evidente che non era in grado di restare lì.
Guardò la sua valigia sconclusionata e semivuota, e si intristì quando vide dentro le corna da diavolo che aveva portato per l’occasione. Era sicuro che Sasuke avrebbe alzato gli occhi al cielo, ma non gli avrebbe detto di toglierle. Voleva che quella sera fosse speciale, invece aveva cominciato a dare di matto come un lunatico e si era beccato pure un’influenza strana.
Si passò le mani sul viso sudato e si accorse a malapena di qualcuno che scivolava alle sue spalle in stanza, chiudendo piano la porta.
-Naruto?
Si voltò in un sussulto e stavolta non sentì neanche nulla di strano a vedere quel mostro di fronte a sé. C’era una vaga somiglianza con Sasuke nei capelli neri e nei lineamenti pallidi, ma il resto era qualcosa uscito da un incubo. Gli zigomi aguzzi e sporgenti, i denti e gli artigli affilati, i quattro occhi neri che lo osservavano preoccupati, la coda nera, le fauci che si aprivano fino all’attaccatura delle orecchie. Ora che poteva studiarlo meglio si rendeva conto che i suoi occhi gli ricordavano quelli di un ragno, uno di quei ragni spaventosi e velenosissimi.
Rimasero a una distanza di sicurezza a fissarsi, Naruto vicino al letto, Sasuke accanto alla porta. L’aria era tesa e nessuno dei due si muoveva.
-Sei qui per succhiarmi il sangue o divorarmi? – domandò calmo.
-Cosa? Nessuna delle due cose!
Naruto annuì e deglutì. – Allora sono malato di mente. Ho bisogno di tornare a casa.
Sasuke guardò la valigia e in quel momento un tuono fece tintinnare le vetrate e tremare l’aria. – Ho bisogno che prendi un bel respiro, ti calmi e ti siedi sul letto.
-Non ti avvicinare.
Sembrava ferito da quelle parole. – Non voglio farti del male.
Naruto trasalì. – Sono io che potrei farlo a te! Non hai sentito la parte in cui ti dicevo che sono malato di mente? Ti vedo… ti vedo mostruoso! E prima ho incontrato un pazzo lunatico grottesco che diceva di essere venuto fuori da un water maledetto.
Sasuke fece una smorfia e mise le mani avanti come se stesse cercando di calmare una bestia pericolosa. – Non sei malato di mente. Ma ho bisogno che ti siedi sul letto e ti calmi.
La stanza era illuminata da alcune candele vicino alla finestra, che si spensero quando una folata la spalancò. Seguì subito un lampo che squarciò il buio, rendendo la figura di Sasuke ancora più mostruosa. Lo spavento fece reagire quest’ultimo d’istinto e tirò fuori da chissà dove quella che sembrava una pistola.
Naruto la guardò sbalordito, perché non aveva mai visto una pistola simile, era nera, con la canna lunga retrattile e una fiala piena di un liquido viscoso infilata nel caricatore.
-Cosa diavolo è quella.
Sasuke si pentì di averla tirata fuori e la rinfilò dietro i pantaloni. – Una pistola a dardi, niente di pericoloso.
-Niente di pericoloso? Perché diavolo hai portato una pistola alla nostra vacanza romantica? – sbraitò senza fiato.
Naruto stava male. Non era paura la sua, stava fisicamente male, era nauseato ed esausto, la pelle gli pizzicava ed era un bagno di sudore, ma sentiva il gelo fin nelle ossa.
-Non sembri umano, non ti vedo umano – provò a spiegare, agitato, ignorando la questione della pistola per il momento.
Sasuke si era avvicinato. – Perché non sono umano.
Sbatté le palpebre. – Allora vuoi il mio sangue.
Sbuffò seccato. – Oh per l’amor del cielo. No, non voglio il tuo sangue, né il tuo corpo…
-Aspetta in che senso non vuoi il mio corpo? Da mangiare o da scopare?
Sasuke si stropicciò gli occhi. – Non voglio farti del male.
Naruto aprì la bocca per un’altra domanda fuori luogo, ma venne preceduto. – Non sto parlando di sesso!
-Oh. Quindi sei un… mostro? Ma non vuoi mangiarmi.
Sasuke lo aveva raggiunto ormai. I suoi quattro occhi si confondevano nel buio e la sua pelle bianca riluceva in modo sinistro. Gli indicò il letto gentilmente per invitarlo a sedersi.
Naruto si sentiva drogato, era certo di avere la febbre alta ormai e aveva paura di rigettare quella poca cena che aveva ingerito. Malgrado tutto ubbidì al mostro con le sembianze di Sasuke e si sedette.
-Hai mangiato Sasuke e preso il suo corpo?
Si sedette vicino a lui, non troppo vicino, e tamburellò il copriletto con impazienza. – No. Rubo corpi solo il martedì.
Naruto spalancò la bocca. – Davvero?
-Certo che no. Sono sempre stato così e sono sempre stato, beh quasi sempre, Sasuke Uchiha.
Si sporse sul comodino e usò l’accendino per accendere una candela. Naruto osservava affascinato le sue mani bianche con quegli artigli neri, ormai convinto di essere sotto l’effetto di droghe potenti. Nel momento in cui guardò nel dettaglio si accorse che aveva otto dita. Otto dita affusolate e lunghe.
-Cosa sta succedendo? – domandò esasperato. – Sto sognando o…
Sasuke si schiarì la gola. – Avrei dovuto parlartene molto tempo fa, ma avevo paura. E ora è tardi.
-Tardi? Non mi piace il suono di questa parola – sussurrò in un rantolo.
Sentiva le ossa fargli male e la pelle tirargli. Sasuke allungò una mano per prendere la sua, ma Naruto la sottrasse.
-Cosa sta succedendo – ringhiò e la sua voce uscì fuori sdoppiata, profonda come un tuono.
Sussultò e impallidì a udire quel suono venire fuori dalla sua gola e guardò spaventato Sasuke.
-Andrà tutto bene. Te lo prometto. Devi solo fidarti di me.
Ora era veramente terrorizzato, quindi non rifiutò la mano di Sasuke. La propria era sudatissima e vischiosa, fece per toglierla credendo che fosse sporca di qualcosa, non voleva macchiarlo, ma Sasuke non glielo permise.
-Sdraiati.
-Io… ho paura – riuscì a dire in un sussurro.
Stava per morire? Era stato avvelenato? Bene, sarebbe morto con una stupida camicia hawaiana addosso! Grandioso.
-Non averne. Non ti succederà niente, fidati di me. Veglierò su di te e impedirò che succeda qualcosa di brutto.
Non capiva che cosa volesse dire, che cosa stesse accadendo e perché si sentisse così male. Forse Sasuke stava per rubargli l’anima e sbranarlo, non lo sapeva, era troppo esausto e tremante per reagire.
Si sdraiò sotto quegli occhi neri inquietanti. Il suo aspetto lo turbava, ma non lo ripugnava, né gli faceva paura. Forse era troppo malato per avere una reazione adeguata, la testa gli ciondolava. Ripensava a qualche ora prima nel cimitero, a come aveva rifiutato il suo bacio.
-Sasuke?
-Sì?
Gli sembrava un demone in quel momento, un demone tutt’altro che affascinante, venuto a farlo morire e ad accompagnarlo all’altro mondo. Si sentiva come se stesse morendo, gli faceva male tutto il corpo e tremava.
-Puoi baciarmi?
Quello sbatté le palpebre, sorpreso e assunse un’espressione di difficoltà. – Così? Con quest’aspetto?
Annuì frettoloso, temendo di morire prima di poterlo baciare un’ultima volta. Sasuke si chinò a poggiare quelle labbra pallide sulle sue.
-Andrà tutto bene – sussurrò a mezza voce, senza distogliere la bocca dalla sua.
Naruto scivolò nell’incoscienza prima di poter ricambiare davvero il bacio.
 
♦ 

Al suo risveglio si sentiva una favola. Aveva avuto un incubo talmente bizzarro che a raccontarlo non ci si credeva. Non vedeva l’ora di dirlo a Sasuke, avrebbe riso e gli avrebbe fatto piacere sapere che per una volta tanto Naruto non lo aveva sognato in modi sconci. Più o meno.
Sentiva un raggio di sole sul viso che lo infastidiva molto e si rigirò nelle coperte seccato. Udì uno strappo e avvertì le dita impigliate nella coperta. Cercò di tirarle via, ma gli artigli si erano avviluppati ai fili e più tirava più strappava il tessuto.
Uhm.
Artigli?
Aprì gli occhi indolente e guardò i grossi artigli gialli che avevano bucato la coperta. Sembravano proprio partire dalla sua mano, la sua mano blu notte, scura come il fondo di un lago e ricoperta di scaglie. Si tirò a sedere velocemente e si guardò entrambe le mani, poi se le passò sul viso e lo sentì umido, viscido, come la pelle di un serpente o di una rana, come una dannata borsa di pitone. Era fredda, la sua pelle era fredda come quella di un cadavere.
La porta si aprì in quel momento ed entrò Sasuke con una tazza di tè fumante in mano e un vassoio con dei macarons tenuto dalla coda.
Ah la coda.
-Naturalmente dovevi svegliarti proprio in quell’unico minuto che mi sono allontanato. Ovvio.
Naruto aveva ancora l’incubo della notte prima vivido di fronte agli occhi, ma a differenza di prima, stavolta era lucido, cosciente, sano e fuori di sé.
Sasuke lo osservò e il suo sguardo era una carezza gentile. – Il tuo aspetto è… splendido, dovevo immaginarlo.
Si guardò intorno sconvolto e si alzò, inciampando nelle coperte e nelle sue strane gambe nere viscide artigliate fasciate dai pantaloncini e corse alla toilette per specchiarsi. Questo era stranamente basso e faticò a sedersi sullo sgabello, si sentiva altissimo e ingombrante, come un uomo adulto che tenta di pedalare un triciclo. Soppresse un urlo nel vedere la propria immagine allo specchio.
La sua pelle era nera come la pece, aveva occhi giallo zafferano e due zanne che gli sbucavano da entrambe le labbra, facendolo somigliare a un orco dalla mascella sporgente. Aveva i capelli giallo elettrico e i lobi delle orecchie che scendevano fino alle sue spalle.
Non rimase nient’altro da fare se non urlare, urlare, cadere giù dallo sgabello e tornare a letto, un letto che sembrava piccolo in confronto alla sua stazza, era alto almeno due metri improvvisamente, i suoi arti erano lunghi e grossi, sbatteva la testa contro il lampadario e urtava tutto quello che aveva intorno; il suo corpo gli sembrava immenso e lo spazio ristretto.
Sasuke mollò il tè e i biscotti sul comò e corse da lui. – Calmati!
Naruto nel tentativo di girarsi spaccò il lume e si accorse di avere una coda a sua volta, ma molto più grossa e ingombrante, come quella di un dannato dinosauro.
Guardò Sasuke con aria stravolta, il suo compagno sembrava così bassino in confronto a lui, lo fissava dal basso in tutta la sua piccola e demoniaca presenza.
-Cosa… cosa mi succede? – gridò con la voce rotta e a ogni parola sembrava che l’aria tremasse come scossa da tuoni. – Mi hai trasformato? Cosa mi hai fatto?
-No, assolutamente no. Non agitarti o ti farai male.
Naruto si erse nei suoi due metri e qualcosa. – Ti farai male? Sono un fottuto gigante completamente nero con gli artigli e la coda! – e mentre urlava allargò le braccia e sfondò una delle colonne del letto a baldacchino. Si girò mortificato e colpì Sasuke alle gambe con la coda, facendolo barcollare indietro.
-SONO ENORME.
-Ti prego calmati e siediti, così posso spiegarti tutto. Ti prometto che sarà tutto più chiaro.
Naruto goffamente con i suoi arti lunghissimi si accomodò sul letto, piegandosi un po’ per non sbattere la testa. – Sono enorme – ripeté ansioso.
Era alto più di un giocatore di basket, ma la sua stazza era più grande e ingombrante. E perché era così freddo? Perché la sua pelle non sembrava possedere calore? Cominciò a tremare di paura.
-Sei… piuttosto alto.
-Parla. Ti prego parla e dimmi che sto ancora sognando.
Sasuke sospirò e tentò di assumere l’espressione più calma possibile. Recuperò il tè e glielo porse fra le mani. Naruto accolse la tazza fra le grosse mani e sembrava quasi un giocattolino di una casa di barbie. Iniziava a credere che Sasuke lo stesse prendendo per il culo.
-Come diavolo dovrei berla? Al posto delle mani ho delle fottute trebbiatrici.
Sasuke si grattò la nuca a disagio. – Perdonami, non ero certo di che aspetto avresti avuto, prova comunque a berlo, ci sono erbe calmanti dentro.
-IO NON VOGLIO CALMARMI. VOGLIO SAPERE CHE SUCCEDE.
A ogni parola i vetri tremavano e gli uccelli appollaiati fuori si alzavano in volo spaventati. Naruto tenne la tazzina nelle mani a coppa e se la portò alla bocca, sbrodolandosi col tè bollente ed emettendo ringhi di frustrazione.
-Ora parla.
– Non stai sognando. Allora – esordì e fece una pausa per prendere fiato, - io faccio parte di un’associazione che si occupa del recupero dei mostri. Sapevo che entro Halloween ti saresti trasformato e il mio compito era di facilitarti la transizione.
Naruto lo guardava con gli occhi sbarrati. – Forse sei tu il malato mentale. Mi hai drogato, non c’è altra spiegazione.
-Sono un mostro anch’io, quello che è successo ieri era inevitabile e io… potevo gestirla meglio – ammise, passandosi una mano sul collo. – Non sapevo come dirtelo.
-Tu sei un mostro? – domandò balbettando. Lo vedeva da sé, ma dirlo ad alta voce era diverso.
Sasuke schioccò la coda nera in modo nervoso. – Esattamente.
Naruto si guardò le mani, gli artigli e la pelle nerissima. La vista gli si sfocò per le lacrime. – E lo sono anch’io? Cosa… cosa…
L’altro si avvicinò cautamente. – Ora ti spiego tutto, ma prima voglio che ti calmi. La trasformazione è spiacevole e delicata, il tuo corpo si sta ancora adattando, ma non agitarti, non è nulla di permanente. Non per te.
-Cosa sei?
-Un mostro, in particolare un mostro del Buio. Nasciamo dalle paure dei bambini, sotto al letto, nelle cantine, nei sottoscala o in qualunque cosa possa fare paura. Ma la nostra vita si mescola con quella degli umani, siamo complementari.
Sbatté le palpebre. – Non ti capisco.
-Ci nutriamo di paura e la succhiamo dagli umani, rendendoli più sereni. Ci basta quello per stare bene. Tutto quello che è spaventoso, disturbante o macabro ci dà energia. Perché secondo te ti portavo in quei musei inquietanti?
-Perché ti piacciono?
-Beh in effetti sì. Ma è anche perché intorno le persone si spaventavano, per me sono come un buffet, sto meglio ed è lo stesso motivo per cui di notte sono più energico. In giro c’è più paura.
Naruto guardava i suoi quattro occhi, asciugandosi i suoi. – Sei nato in un sottoscala? – domandò con voce rotta, come se fosse la parte più assurda.
-No, in un pozzo. I bambini di quel posto erano terrorizzati dal pozzo, ognuno si immaginava un mostro diverso e hanno creato me e altri. Appena i bambini crescono, cresciamo anche noi e possiamo confonderci fra gli umani.
L’altro guardava in giro con la bocca semiaperta, troppo confuso per parlare. – E se un mostro nasce da solo?
Sasuke annuì e tirò fuori una tessera, consegnandogliela. Sopra c’era scritto “Comitato per il recupero dei Mostri”.
-Quello è il mio lavoro. Sono una sorta di agente ecco, ma il mio dipartimento non si occupa degli umani, ma dei mostri. Lavoriamo con gli umani per mantenere i rapporti pacifici e nascosti, io in particolare mi occupo del recupero dei mostri che non sanno chi sono, perché esistono o sono al mondo. Come te – mormorò accennando un sorriso debole.
Naruto spalancò gli occhi. – Io non sono un mostro! – gridò con la voce sdoppiata e le zanne che gli ferirono il labbro. Poi scoppiò a piangere, tenendo le mani artigliate sollevate come se non sapesse cosa farci o come usarle.
Sasuke si sedette accanto a lui. Esitò, poi gli sfiorò le dita. – Effettivamente non del tutto, no. Lo sei solo a metà. Tua madre era il mostro che infestava la camera di tuo padre e sembra che i due diventarono amici.
Naruto lo guardava come se fosse pazzo. – Mia madre non era un mostro – ringhiò offeso.
-Non c’è motivo di arrabbiarsi.
-Ma non mi hanno mai detto niente.
-Lo avrebbero fatto quando fosti maturato. Avresti potuto trasformarti anche prima con il giusto aiuto, ma al primo Halloween dei tuoi ventiquattro anni ti saresti trasformato in ogni caso. Purtroppo sono scomparsi prima di poterti dire la verità.
Naruto aveva il respiro affannoso. – Io… non sono nato in un sottoscala.
Sasuke cercò di essere paziente. – No, per quelli come te è diverso. Ma siete molto rari, è difficile che gli umani e i mostri interagiscano o siano capaci di concepire.
Lo guardava spaesato. – Quindi tu sei una specie di psicologo dei mostri?
-No. Io sono un agente, mi occupo di trovare i casi più problematici e aiutarli. Ma la maggior parte di volte sono troppo perduti per essere aiutati.
-Cosa vuoi dire?
-Un mostro che passa la sua intera vita nascosto, senza sapere cos’è, perché è al mondo, spesso perde la sua componente razionale. E a quel punto diventa pericoloso, un essere primordiale che si nutre di paura.
Naruto si passò le mani sul viso e si graffiò. – Dicevi che non volevi mangiarmi!
-Non mangiamo carne umana. Mangiamo le paure e incarniamo le paure che ci hanno creato; un mostro privo di razionalità ne vuole di più, e si spinge oltre per procurarsela. Siamo corporei, possiamo ferire, uccidere.
Il povero novello mostro stava elaborando con grande difficoltà. Nonostante la sua pelle fosse scura come un inchiostro blu, sembrava pallido e sperduto.
-Quindi… mi hai avvicinato solo per questo?
Sasuke spalancò la bocca piena di denti minacciosi e cercò le parole mentre i suoi quattro occhi puntavano nervosamente verso il basso. – Ecco, nessuno voleva il tuo caso, perché era problematico. Scoprire la propria natura così avanti nell’età può essere pericoloso, la tua trasformazione… poteva finire male, potevi smarrirti. Ma tua madre era un mostro della Tempesta e sono i compagni naturali di quelli come me. Volevo conoscerti, volevo… salvarti, eri un caso particolare. Ma per il resto sono stato sincero, non ho mai finto i miei sentimenti. Anche se non erano previsti e non è stato professionale da parte mia.
Naruto si passò le mani sul viso, attento a non graffiarsi di nuovo. – Quindi se fossi stato da solo oggi, cosa mi sarebbe successo?
Non sembrava un argomento di cui Sasuke voleva particolarmente parlare. – È complicato. I casi come il tuo sono rarissimi e ancora più raro è che non ci sia nessuno intorno a spiegargli la verità. Affrontare da soli la trasformazione può essere traumatico. E doloroso. Di solito è un momento di festa per quelli come te, si organizza una celebrazione per l’entrata nel mondo dei Notturni.
-Notturni?
-Sì, il termine Incubi è stato cancellato anni fa, era veramente offensivo e razzista.
Naruto emise un verso frustrato. – Dici che potevo impazzire? – sussurrò. – Posso ancora impazzire?
Scosse la testa. – No, sai chi sei. Il pericolo maggiore per quelli come noi è perdere la percezione di noi stessi, nasciamo dal niente e se qualcuno non ci aiuta spesso non usciamo mai da quel niente.
-Per questo hai detto che da piccolo avevi paura di non esistere?
Aveva un’espressione triste. – Da piccolo ero solo, nel buio, non sapevo cos’ero, non sapevo perché ero vivo. Se si rimane troppo a lungo in quello stato, si perde il senno, diventiamo, beh, incubi, incubi viventi, regrediamo a uno stato primordiale.
Naruto cercava di assimilare tutte quelle informazioni, ma era così stanco e la sua mente cercava di rigettare tutto, di proteggerlo e schermarlo. – Ho fatto la muta e ora sono un mostro – ripeté inconsolabile ad alta voce, così da fissarlo bene in mente.
-Non è permanente, ti insegnerò come tornare umano, sono qui per questo.
Drizzò le orecchie, colto da una speranza. – Umano? Come fai tu?
Fece una smorfia. – No, io posso solo fingere di esserlo. Gli umani mi vedono umano e se mi sfiorano non si accorgono comunque. Ma ora che ti sei trasformato mi vedrai sempre così – disse amaramente. – Mi dispiace.
Naruto ricollegò quelle scuse a ciò che aveva detto il giorno prima, alla sua insicurezza. Gli veniva da ridere in modo molto amaro a ripensare a quanto fosse stato stupido lui a credere che c’entrasse il sesso.
Voleva dire qualcosa, rassicurarlo, ma non ne aveva le forze e aveva paura che sarebbero state solo bugie. Sasuke sembrava un mezzo demone ragno uscito da un disegno contorto e lui era un orco mostruoso delle favole incrociato con un dinosauro. Pensare al sesso lo nauseava.
Non disse nulla, ma Sasuke doveva essere davvero un professionista, perché mascherò qualsiasi traccia di delusione.
-Dovrai restare così per un po’ di giorni, prima che tu possa provare a riprendere sembianze umane. Ho scelto questo posto perché appartiene al Comitato e per noi è una fonte di energia non indifferente. Devi riposarti e abituarti al tuo corpo, io risponderò a tutte le tue domande.
Naruto voleva distrarsi, riprendere un attimo fiato e aspettare prima di scoprire altro. Aveva bisogno di elaborare.
-Quindi tu sei una specie di… cacciatore di mostri?
Sasuke sussultò a quel termine e Naruto si rese conto di avergli detto qualcosa di terribile, ma non sapeva bene come rimangiarselo.
-No – mormorò con voce roca. – Ma in un certo senso sì. Quando sono solo un ammasso di caos e paura non posso aiutarli. Posso solo… - scosse la testa, come se non volesse pensarci.
-Scusami, non volevo offenderti. Nella mia testa sembrava un titolo figo.
Sasuke estrasse una sigaretta e se la accese. Era così strano vedere quelle fauci tenere piano la cicca, aveva la bocca di qualche bestia preistorica.
-Non mi hai offeso. Non è sbagliato chiamarmi così, ho ucciso dei mostri, persone la cui unica colpa era quella di non aver ricevuto in tempo il giusto aiuto.
-Non si possono imprigionare?
Guardò in basso ed espirò il fumo. Ne offrì una a Naruto che la guardò sconsolato indicando le mani giganti. Gliela accese per facilitargli il tutto e il compagno la finì in tre tiri.
-Ci provarono all’inizio. Vedi il Comitato prima era formato solo da umani, ma da qualche decennio collaboriamo e ammettono anche quelli come noi. I mostri perduti, li chiamiamo Void. Sono vuoti, pericolosissimi e possono fare del male agli umani e infettare noi mostri.
-Infettarvi? – domandò impaurito, dimenticandosi completamente di inserire anche sé stesso nella categoria.
Annuì. – Sì, contaminano le paure intorno a loro e se per sbaglio ce ne nutriamo, ci ammaliamo per un po’. È una brutta faccenda, tenerli imprigionati è troppo pericoloso e non porta a nulla. Non si possono salvare. Questo non vuol dire che mi piaccia farli fuori – rispose cupo.
Naruto guardò verso la finestra, assorto. – E io potevo diventare uno di questi Void? – chiese esitando.
-Sì. Per te sarebbe molto più difficile, ma nella trasformazione eri a rischio.
-Perché potevo perdere il senno e andare fuori di melone – comprese e non era certo che ciò non fosse ancora accaduto.
Sasuke annuì. Rimasero un po’ in silenzio, mentre Naruto contemplava quell’ultima agghiacciante informazione. Si schiarì la gola.
-Perché ti vesti in modo antiquato? E perché mangi carne al sangue?
-Perché mi piacciono gli abiti antiquati, sono nato dalle paure di un bambino che mi immaginava come un mostro ottocentesco con tanto di panciotto e orologio da taschino. Quindi mi piacciono quegli abiti. E più o meno è la stessa cosa con la carne al sangue. Non ho davvero bisogno di mangiare, ma posso fare tutto quello che fanno gli umani. Gli umani non sono in grado di creare creature completamente inventate, possono aggiungerci occhi, artigli, parti animali, ma siamo il risultato di elementi che hanno visto. Come un unicorno.
-Un unicorno? – domandò confuso.
-Sì. È una creatura di fantasia, ma è un cavallo con un corno, qualcosa che attinge dalla realtà. Anche noi siamo così.
Naruto non era certo di aver capito, ma fece finta di niente. – Quindi il bambino che ti ha creato ti ha immaginato come… un vampiro.
Sasuke sospirò esasperato. – Sei fissato con questa cosa. Se ti fa piacere pensarlo, sì, un vampiro ragno molto mostruoso. Ma l’aglio non mi fa niente, non dormo in una bara e il sole non mi uccide.
Naruto pensava “lo sapevo”, mentre ignorava quasi tutta la spiegazione precedente. – E ora come funziona? Perché sto morendo di fame. Come mi devo comportare? Devo far avere un infarto a una vecchietta e stargli vicino in modo morboso?
Sasuke stavolta sorrise divertito. – Oh Naruto, lo hai già fatto inconsapevolmente per tutta la vita. Non è una coincidenza se ami i temporali, se di notte sei più vivo, se le trombe d’aria ti eccitano. Ti nutrivi delle paure che portano con sé certi fenomeni. Solo che tu non ne hai bisogno per sopravvivere, puoi mangiare normalmente.
Lo guardò sconvolto. Mi sazio con le trombe d’aria?
-Normalmente, sì come no, sono un gigante, come dovrei mangiare normalmente.
I pantaloncini erano praticamente dei boxer e Sasuke doveva avergli tolto la camicia hawaiana nel sonno, perché era a petto nudo. Non era grasso, anzi, era muscoloso, ma sembrava venire da un altro pianeta, un pianeta dove tutti erano grandi almeno il doppio. Non è che Naruto fosse mai stato particolarmente vanitoso, era spesso trasandato, si curava poco, ma sapeva di essere bello. Ora sembrava un fenomeno da baraccone uscito direttamente da un circo degli orrori.
-Sono atroce – commentò, specchiandosi nella finestra.
Sapere che era reversibile lo confortava moltissimo e lo calmava leggermente.
-Se ti può far piacere per me sei molto affascinante.
Arrossì. – Ma non mi vedi?
Sasuke lo stava guardando e i suoi quattro occhi sembravano quasi febbricitanti. Distolse lo sguardo e si schiarì la gola. – Sì, e sei bellissimo. Più di quanto pensassi.
Naruto era così confuso che gli sembrava di essere stato investito da un treno. – Perché sei mostrosessuale.
-Sono pansessuale, te l’ho detto ieri. Sono attratto sia da quelli della mia razza che dagli umani, anche se hanno canoni di bellezza diversi.
-Allora o ieri o oggi hai mentito, perché anche ieri hai detto che ero bellissimo – replicò e per qualche motivo era furioso.
-Non ho mentito né ieri né oggi, te l’ho appena spiegato. Ma in ogni caso il mio giudizio estetico credo che non sia la priorità al momento.
Naruto schioccò la coda inconsapevolmente e uccise un povero vaso di fiori sull’altro comodino. – Decido io cos’è la priorità. Se permetti è abbastanza prioritario sapere se qualcuno potrà mai amarmi in questo modo.
-Ma certo che sì.
-Qualcuno di umano.
La frase gli uscì con più cattiveria del previsto e Sasuke accusò il colpo in silenzio. Si era irrigidito, ma i suoi occhi per un attimo avevano tradito l’amarezza di quella frase. Naruto non voleva ferirlo, ma d’improvviso era furibondo e voleva solo spaccare tutto. Non poteva credere che Sasuke avesse aspettato mesi per dirglielo. Magari avrebbe avuto più tempo per accettarlo, per prepararsi.
-Ci sono diversi umani che escono con quelli come noi. Soprattutto alla Polaris, la stazione del Comitato in cui lavoro io. E in ogni caso sarai sempre anche umano, non devi preoccuparti di questo.
-Quindi potrò comunque uscire con persone umane, nascondendogli il minuscolo e trascurabile dettaglio che sono un gigante mostruoso con una coda e che potrei spezzare un uomo in due con un abbraccio. Sarò strano io, ma non mi sembra l’esempio perfetto di relazione sana. Insomma sono cose che magari l’altro vorrebbe sapere prima di impegnarsi seriamente: sono stato in prigione, mia madre è invadente, odio il ramen, ho un figlio, sono segretamente un mostro che si nutre di paura. Cose così.
Sasuke incassò le accuse passivo-aggressive e prese un’altra sigaretta. – Non sapevo come dirtelo. Avevo paura che saresti scappato e che non avrei potuto aiutarti.
-Invece scoprirlo così mi ha davvero tranquillizzato, dovrò come minimo andare in terapia per un anno. Spero che esistano mostri terapeuti per la cronaca perché un umano mi farebbe internare seduta stante.
-Avevo paura di perderti.
Naruto guardò quell’espressione esitante e vulnerabile, così inusuale sul volto di Sasuke, che sembrava sempre inscalfibile. Beh tutto in quel momento era inusuale sul suo viso, ma iniziava ad abituarsi ai quattro occhi e alle spaccature della bocca sulle guance.
Sasuke si stropicciò l’attaccatura del naso. – Ma hai ragione. Sono stato irrazionale e ho gestito l’intera faccenda male. Mi dispiace.
Rimasero in silenzio per un po’, al che lo stomaco di Naruto protestò ed era un suono così profondo e spaventoso che il ragazzo temette che stesse per decollare.
-Mangiamo, ho fatto preparare i tuoi piatti preferiti.
-Perché?
-Che significa perché?
Giocherellò con la coperta e di nuovo gli artigli si incastrarono. – Ma non è che posso spuntarli questi cosi? Ad ogni modo, intendevo perché ti occupi di questo, perché ti comporti così.
Gli passò una maglietta dalla valigia, ma notando quanto era piccola la rimise a posto. – Questa è la procedura, questa villa è un luogo dove aiutiamo la transizione o l’accettazione. Ce ne sono molti altri in realtà di posti così, alcuni sono quasi come delle case di riposo o dei collegi dove i Mostri possono essere aiutati. Solitamente la loro permanenza è più lunga, non sanno leggere, scrivere, vivere in modo normale. Nel tuo caso è molto diverso.
Naruto si alzò e batté la testa contro il lampadario antico. Non riuscì a infilarsi le scarpe e decise di andare coi pantaloncini senza maglietta e a piedi nudi. – Se mi vedessero i miei amici…
-Non ti vedrebbero – disse Sasuke tranquillo, - ma devi comunque imparare a tornare umano. E studiarti le leggi sull’integrazione con gli umani. I Mostri hanno una sorta di sistema di mimetizzazione, gli umani non si accorgono che siamo diversi da loro a meno che non gli venga insegnato a vederci, a quel punto non potranno mai più vedere in noi degli umani.
-Oh come l’immagine della donna giovane e della vecchia.
-Eh?
-Dai, quei disegni strani che se li guardi in un modo vedi una cosa o un’altra.
Sasuke sbatté le palpebre. – Se ti aiuta vederla così. Ad ogni modo ora dobbiamo andare a mangiare e trovarti dei vestiti adatti.
Si avvicinò alla porta controllando che Naruto ci passasse. Si voltò e vide che l’altro non lo seguiva, era incurvato sul letto e, nonostante il suo aspetto ingombrante, sembrava piccolo e sperduto in quel momento.
-Non ce la faccio – mormorò.
Aveva le guance incrostate di lacrime e gli occhi umidi. Sasuke non gli chiese di approfondire perché capiva che quella frase si riferiva a tutta la situazione. Gli si avvicinò.
-Non devi farcela tutta in una volta e soprattutto non da solo.
Naruto lo guardò un po’ impaurito e un po’ speranzoso con quegli occhi enormi e gialli. – Hai un distintivo?
Sasuke alzò le sopracciglia, soltanto due piccole centrali, cosa che deluse un po’ Naruto perché sarebbe stato esilarante se ne avesse avute quattro. Quattro sopracciglia arrabbiate quando Naruto combinava un disastro, oh quanto avrebbe riso – Sì?
-Voglio vederlo
 
 
 

Avrei voluto per Naruto e Sasuke versione mostri attingere al manga, ma mi sembrava troppo banale fare uno serpente e l'altro rana, perciò ho preferito altro. Vi avevo detto che si sfiorava il demenziale xD, ma mi divertiva l'idea di un Comitato dei Mostri. Mi dispiace che ci sia stato poco romanticismo in questo capitolo in un certo senso, ma Naruto ha bisogno di tempo. Ci vediamo nel terzo e ultimo capitolo!

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