Blame On Me.

di Ale Villain
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


PUT THE BLAME ON ME
Storia a cura di @AleVillain
                                                                                              
 
 


 
 
Vi lascio il video che mi ha fatto venire l’idea
Per questa storia
Non è mio, ma di @kingtaesx
A voi:
Blame On Me | Suga
Potrebbe essere interessante vederlo
Prima di leggere la mia storia.
 


 
 
 
 
Prologo                                                                                                                      P.A. H 4.51


Qualcosa stava vibrando di fianco a me. E quel qualcosa era il telefono.
Ecco perché, nonostante fosse notte fonda, mi ero svegliata così all’improvviso.
Non avevo la forza di girarmi, ma la curiosità – mista ad una lieve preoccupazione – mi spinsero ad allungare la mano.
Lessi il nome sullo schermo: Namjoon.
Mi affrettai a tirarmi su, ripetendomi mentalmente che non dovevo parlare italiano. Erano le 4:30 del mattino, non era facile parlare in automatico in una lingua straniera.
“Pronto?” risposi a bassa voce, trattenendo a stento uno sbadiglio. Non volevo rischiare di svegliare Giorgia, la mia amica e coinquilina che dormiva beata di fianco a me.
“Scusami tanto se ti ho svegliata” disse Namjoon “Ma sono qui in ospedale”
Corrugai la fronte.
“In ospedale?” ripetei, un po’ più ad alta voce. Ma perché mi teneva sulle spine e non mi diceva esattamente come stavano le cose?
“Che hai combinato?” domandai ancora.
“Io niente” rispose subito “Sono qui per Yoongi”
Rimasi interdetta per qualche secondo. Mi sedetti sul bordo del letto, poggiando i piedi nudi sul marmo freddo.
“Cosa vuoi dire?”
“Deve essere operato d’urgenza” rispose lui con tutta la pacatezza possibile.
Strabuzzai gli occhi.
“Cos-“
“Tranquilla” si affrettò a dire “Tranquilla. È appendicite, niente di grave”
Feci un verso contrariato.
“Non puoi dirmi che è una cosa tranquilla, se deve essere operato d’urgenza” ribattei, marcando volutamente l’ultima parola. Dietro di me, sentii la mia amica muoversi nel letto.
“Perché è ad un passo dalla peritonite” spiegò Namjoon, continuando a mantenere un tono calmo “Ma non ci è ancora arrivato. Tempo un’ora e lo operano”
Annuii, anche se sapevo che Namjoon non poteva vedermi.
“Ma… Come mai hai deciso di dirmelo?” domandai, sinceramente curiosa.
Più che altro mi sarei aspettata che mi avrebbe chiamato il giorno dopo, quando l’operazione ormai era fatta.
Namjoon fece un breve respiro prima di dire: “Me l’ha chiesto Yoongi di avvertirti”
Rimasi in silenzio. Questo non me lo aspettavo.
“In realtà voleva chiamarti direttamente lui” andò avanti il coreano “Ma gli fa così male la pancia che gli è rimasto giusto un filo di voce”
In quel momento mi sentii improvvisamente preoccupata per Yoongi. Era una di quelle persone che non si lamentava mai di nulla, neanche quando stava veramente male. Per cui, immaginarmelo sofferente su una barella di ospedale, mi faceva quasi sentire male.
“Posso venire a trovarlo domani mattina?” gli proposi. In cuor mio sapevo che mi sarei tranquillizzata solo se avessi visto con i miei occhi come stava.
“Aspetta” disse Namjoon, prima di allontanare leggermente il telefono dalla bocca e mormorare qualcosa in coreano all’amico “Vieni pure, siamo al Good Samaritan Hospital. Piano 8, reparto chirurghia”
Mormorai un assenso e lo ringraziai per avermi avvertito, poco prima di chiudere la chiamata.
Riappoggiai il telefono sul comodino e sospirai. Non mi sarei mai riaddormentata, sapendo che Yoongi sarebbe stato sotto i ferri da lì a poco.
“Ambra”
La voce della mia coinquilina mi ridestò dai pensieri. Mi voltai verso di lei. Era buio pesto e i miei occhi non vi si erano ancora abituati. Riuscivo a scorgere solamente una figura minuta distesa a pancia in su.
“Ma che ci fai sveglia?”
Le sorrisi: “E tu che ci fai sveglia?” risposi a tono.
La bionda rise, prima di dirmi: “Dai, seriamente”
“Operano Yoongi di appendicite”
Chiara, breve, concisa.
Giorgia rimase immobile e in silenzio per qualche istante, poi decise anche lei di mettersi a sedere.
“Così all’improvviso?” domandò, stranita. La guardai con una faccia comprensiva. Era esattamente quello che avevo pensato anche io.
“Rischio peritonite… Ringrazia che se ne sono accorti” aggiunsi poi, quasi più come un commento, che rivolgendomi veramente a Giorgia.
“Davvero” mormorò lei.
In quel momento mi vibrò il telefono, nuovamente. Lo ripresi in mano rapidamente, temendo potesse essere ancora Namjoon.
Non era Namjoon.
 
From Sugar To Ambra H 4.56
Mi ha detto Namjoon che domani vuoi venire
From Ambra To Sugar H 4.56
Sì, se non è un problema. E se non vuoi riposare un po’.
From Sugar To Ambra H 4.58
Tranquilla. Anche se avrei voluto farti venire in altri modi…
 
Avvampai vistosamente e lanciai il telefono sul comodino.
“Che c’è?” fece Giorgia, ridendo, mentre si stropicciava un occhio, con fare assonnato.
“Era Yoongi” risposi velocemente, senza scendere nei dettagli. Poi, siccome continuava a guardarmi con sguardo indagatore, le dissi “Stendiamo un velo pietoso su quello che mi ha scritto”
Ma come faceva a fare battute del genere pure stando male?
Giorgia bofonchiò qualcosa del tipo Non mi sorprende e poi si sdraiò di nuovo, rimettendosi sotto le coperte, con l’intento di ritornare a dormire.
La avvertii del fatto che la mattina dopo sarei andato in ospedale da lui, prima di rimettermi sdraiata insieme a lei e provare, ovviamente inutilmente, a riaddormentarmi.
 
 
P.Y. H. 3.50
Le presi i capelli all’altezza della nuca e le tirai indietro la testa, staccandogliela dal mio collo, giusto per riuscire a guardarla in faccia e per interrompere il principio di un succhiotto.
“Te l’ho già detto” le dissi, con serietà “Puoi baciarmi, mordermi, graffiarmi. Ma non mi devi lasciare segni di nessun tipo”
La ragazza annuì, con ancora le palpebre socchiuse per il piacere. Le lasciai andare la testa e ripresi a spingere con il bacino, affondando in lei sempre di più.
E anche quella notte, dopo la nostra esibizione di ballo in una delle discoteche di Los Angeles, avevo trovato una ragazza con cui poter passare la notte.
Come quasi tutte quelle che avevo trovato da quando ci eravamo trasferiti a Los Angeles, era un’americana. La classica oca americana della California.
Però era di una bellezza paurosa: capelli neri, lunghi, morbidi. Occhi altrettanto scuri. Fisico da urlo, perché a quanto mi aveva detto faceva pole dance.
E a me questo bastava.
“Suga…” mormorò lei, tra un gemito ed un altro “Suga…”
Già, non sapevano il mio vero nome. Usavano il mio nome d’arte da ballerino.
“Sì…” le risposi, mantenendo il tono rauco che tanto piaceva alle ragazze.
E così continuai a spingere, facendo mischiare i nostri sudori e i sospiri, perdendoci l’uno negli occhi dell’altra. Era bello, Dio se era bello poter fare sesso ogni volta che mi pareva.
Eppure, ogni volta che stavo per arrivare al culmine, un solo ed unico viso mi compariva davanti, come un’immagine fissa. E non c’entrava niente con le americane.
Diedi un’ultima spinta dentro di lei prima di perdermi nell’orgasmo. Uscii piano da lei e ripresi fiato un secondo, prima di sfilare il preservativo, buttarlo nel cestino e sdraiarmi a pancia in su.
“No, per favore” dissi, portandomi una mano sulla fronte praticamente bagnata, non appena mi accorsi che Valary – questo il nome della ragazza di quella notte – era in procinto di mettermi un braccio sul petto e poggiarsi a me “Sono troppo sudato e ho bisogno di aria”
La vidi ritrarsi timidamente, con la coda dell’occhio. Poggiai un braccio sulla fronte e feci un profondo sospiro.
Era andato tutto bene come al solito, tranne che per uno strano dolore all’altezza dell’inguine, proprio sulla gamba destra. Lo avevo sentito durante tutta la durata del rapporto, ma non ci avevo fatto più di tanto caso.
E anche in quel momento, che ero svaccato a pancia in su a gambe leggermente divaricate, sentivo quella sensazione fastidiosa, che anzi si stava propagando lungo la gamba.
Ripensai all’esibizione, cercando di fare mente locale riguardo ai vari passi di danza. Non mi risultava di aver fatto movimenti particolarmente bruschi, ma poteva comunque essere che mi fossi stirato il muscolo.
“Tutto bene?” mi domandò la ragazza di fianco a me. Ero così assolto nei miei pensieri che non avevo neanche capito cosa mi avesse detto, con quello spiccato accento americano.
Ani…” risposi in automatico, per poi scuotere leggermente la testa e dirle: “Ehm… Non ho capito, scusami”
Intanto, il dolore alla gamba stava aumentando ed aveva raggiunto il ventre. Ma cosa cazzo avevo?
Valary ridacchiò: “Stai bene?”
Annuii brevemente.
Non stavo bene per niente, in realtà; non capivo cosa cazzo stesse succedendo. Soprattutto considerando che il dolore si era propagato anche all’altezza del ventre, quindi era da escludere qualsiasi stiramento o dolore muscolare.
Stava veramente diventando insopportabile, perciò decisi di tirarmi su e provare a vedere se avessi qualche antidolorifico. Mi tirai su a fatica e il problema principale fu che, in quel modo, il dolore era aumentato a dismisura.
Boccheggiai qualche istante, sentendo lo sguardo preoccupato di Valary sulla mia schiena nuda. Afferrai il telefono e chiamai Namjoon, l’amico che abitava più vicino a me.




 
ANGOLO AUTRICE
Ci tengo a specificare che non conosco i BTS da molto,
mi sono avvicinata a loro recentemente e nutro profonda stima nei loro confronti.
Mi piacerebbe tanto sapere cosa ne pensate di questa storia!
Vi ringrazio in anticipo. 
 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


PUT THE BLAME ON ME
Storia a cura di @AleVillain
                                                                                              
 
 


 
 
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Capitolo 1                                                                                                               19 APRILE - P.A. 10.46

Piano 8, reparto chirurgia. Fosse facile: il policlinico era immenso.
Non avessi incontrato subito una infermiera a cui chiedere informazioni, non sarei mai arrivata nell’ala giusta e, soprattutto, alla camera giusta.
Entrai nella stanza in cui era ricoverato Yoongi quasi con il fiatone per quanto avevo girato per l’edificio.
“Eccola” fece Yoongi, alzando lo sguardo. Era seduto sul letto d’ospedale, con la schiena appoggiata ad esso. Davanti a lui, su una sedia, c’era Namjoon.
“Scusate il ritardo” mormorai, posizionandomi di fianco al letto del ragazzo e poggiando la borsa per terra.
“Tranquilla, c’ero qua io” disse Namjoon, sorridendomi e alzando la mano destra a mo’ di saluto. Ricambiai il sorriso e lo ringraziai con un cenno del capo.
“Allora” mi girai verso Yoongi “Come stai?”
Yoongi aveva un’espressione seria in volto, come al solito.
Alzò vagamente le spalle.
“Ora bene” rispose “Il dolore è passato. Ma almeno cinque giorni qui dentro devo farmeli”
Annuii, facendo intendere di aver capito. Lo osservai per qualche istante: i capelli scuri erano più spettinati del solito e non aveva gli orecchini. Il viso però sembrava abbastanza riposato: forse era riuscito a dormire anche dopo l’operazione.
Aveva il camice da ospedale, che gli andava leggermente largo. Non seppi perché, ma mi venne da sorridere nel vederlo in quel modo.
“Che c’è?” mi domandò, probabilmente notando la mia espressione.
“Per la prima volta mi fai tenerezza”
Namjoon ridacchiò, mentre Yoongi corrugò le sopracciglia.
“Tenerezza o pena?”
“Te l’ho detto, tenerezza” risposi nuovamente “In fondo mi dispiace saperti in ospedale”
Yoongi fece uno strano verso, prima di scuotere vagamente la testa e ritornare a guardare davanti a sé.
“Tu puoi stare qui, oggi?” mi chiese Namjoon, mentre si alzava dalla sedia e si stiracchiava per bene, alzando le braccia.
“Ehm… Sì” dissi annuendo “Sì. Non ho problemi”
“Perfetto” continuò lui “Io sono qui con lui dalle 4:30 circa e sono un po’ stanco…”
Continuai ad annuire, comprensiva. Praticamente aveva passato sei ore su una sedia, non potevo neanche immaginare quanto potesse essere stanco.
“Poi arriverà qualcuno a darti il cambio, non preoccuparti”
Namjoon ci lasciò da soli poco dopo, salutando nuovamente l’amico e dando a me un paio di baci sulle guance.
Presi la borsa che avevo lasciato per terra e mi sedetti al posto di Namjoon.
“Rossa”
Yoongi richiamò la mia attenzione. Lo guardai male.
“Per favore…” lo ammonii. Non mi piaceva essere chiamata così. Era un nomignolo che mi aveva affibbiato lui, quando ancora non sapeva come mi chiamavo, per via del colore dei miei capelli. Non aveva ancora scoperto che era una tinta e probabilmente non glielo avrei rivelato fino a quando non avrebbe smesso di chiamarmi in quel modo.
“Non sei obbligata a stare qui” fece, ignorando completamente la mia richiesta e fissandomi negli occhi.
“Nessuno mi ha obbligata” gli dissi tranquillamente, ricambiando lo sguardo.
Si susseguirono lunghi momenti di silenzio, alternati da alcuni sbuffi lamentosi del ragazzo e dal mio continuo sbloccare e bloccare il telefono, non sapendo bene né che dire ma soprattutto che fare.
“Perché non mi hai più risposto, ieri?”
Alzai lo sguardo, un po’ scettica: “Davvero ti aspettavi una mia risposta?”
Yoongi ghignò leggermente.
“Ci ho comunque provato”
Riabbassai lo sguardo sul telefono.
“E comunque ero serio”
Arrossii nuovamente, esattamente come la sera prima. Questa volta, però, non potevo lanciare via il telefono: avrei dovuto lanciare via direttamente Yoongi, se avessi voluto evitare l’imbarazzo.
Alzai la testa, continuando a tenere lo sguardo basso.
“Okay” risposi, spiazzandolo e alzando finalmente lo sguardo.
Lui fece forza sul letto, cercando di mettersi più dritto. Non appena me ne accorsi, mi alzai in piedi e mi affrettai ad avvicinarmi al suo letto: “Potevi dirmelo, ti avrei aiutato”
Gli misi una mano sulla spalla e una sul braccio, per accompagnarlo nel movimento.
“Tranquilla, non fa male” mi disse, nonostante avessi chiaramente intravisto una smorfia sofferente “Il medico mi ha solo detto di stare attento a non fare troppi sforzi”
Annuii e lo lasciai andare solo quando fui sicura che si fosse messo nella posizione che cercava.
Sospirò brevemente, prima di guardarmi.
“Ti siedi sul letto?”
Mi guardai in giro per qualche istante.
“Posso?” chiesi “Cioè… Si può fare? Non è che le infermiere poi dicono qualcosa?”
Yoongi fece segno di no con il capo. Poi batté una mano sul materasso, alla sua sinistra, proprio di fianco a lui.
Mi sedetti su un lato del letto, cercando comunque di rimanere vicino al bordo; così, nel caso fosse entrata un’infermiera, mi sarei potuta alzare subito. Non mi era mai capitato di dover andare a trovare qualcuno in ospedale, non sapevo come funzionasse con le visite.
Yoongi fece nuovamente pressione sul materasso per spostarsi di lato, più vicino a me.
Mi mise una mano sulla schiena, cominciando ad accarezzarla lentamente, senza dire una parola e non guardandomi neanche.
Deglutii, abbassando lo sguardo sulle dita delle mie mani che avevano cominciato a giocherellare tra loro, concentrandomi per non arrossire.
“Cosa… Cosa stavi facendo ieri notte, quando ti sei sentito male?” domandai ingenuamente e per smorzare l’atmosfera di imbarazzo che si stava creando.
In realtà mi sarei aspettata una risposta come Stavo dormendo, visto che sapevo che avevano avuto un’esibizione e avevano finito piuttosto tardi.
La risposta mi spiazzò.
“Stavo scopando”
Mi voltai di scatto verso di lui, che mi guardò come se mi avesse detto la cosa più ovvia.
“Quindi fammi capire” gli dissi, sistemandomi meglio con il busto nella sua direzione “Tu proponi a me… cose, però le fai già con altre?”
Sentivo la mano del ragazzo ancora sulla mia schiena, anche se aveva smesso di accarezzarla.
“Io e te stiamo insieme? Non mi pare” cominciò a dire, alzando un sopracciglio “Io sto con qualcuna? Non mi pare”
Serrai le labbra.
“Ergo, posso fare cose con chi voglio”
Riprese a far scorrere la mano su e giù, lentamente.
Sospirai. Okay, il ragionamento non faceva una piega. Però la questione rimaneva.
“Perché chiederlo a me, se già lo fai con altre?” ripetei quindi.
“Te l’ho già detto quando non ero molto sano”
“Appunto, forse è il caso che tu ne sia consapevole anche da sobr-“
In vino veritas, Ambra” fece avvicinando leggermente il viso al mio “E ho una voglia matta di scoparti”
Avvampai vistosamente. Quella frase me l’aveva già detta: stesse esatte parole, ma circostanze diverse. Giusto un mese prima.
Inspirai profondamente, prima di abbassarmi vicino al suo orecchio: “E io non sono una ragazza da botta e via. Mettitelo bene in testa”
 
22 MARZO 2017 – P.A. H 01.24
 
Osservai i ragazzi ridere, bere e ballare in mezzo alla mischia. Come facessero ad avere ancora forze dopo un’esibizione di due ore consecutive, non me ne capacitavo proprio.
Jin mi si avvicinò con un bicchiere in mano.
“Buona vodka con cannuccia e bicchiere!” mi urlò.
Scoppiai a ridere e annuii dandogli pienamente ragione. Non avessi saputo che il suo inglese era a quei livelli anche da sobrio, avrei dato la colpa all’alcool.
Non ce la faccio a sentire Jin parlare” fece Rafaelle in italiano, ridendo copiosamente “Mi fa troppo ridere ogni volta che apre bocca
Nonostante fosse il più grande, era di sicuro il più impedito dei sette, ma era anche quello che ce la metteva tutta per migliorare. Era riuscito perfino ad imparare qualche parola in italiano, che non fosse “pasta”, “pizza”, “mafia” e “mozzarella”.
Decisi di finire il mio drink velocemente, per avere le mani libere e ballare senza problemi. Mi allontanai dal gruppo, avvertendo Giorgia e Rafaelle, per buttare il bicchiere di plastica nel cestino.
Lo lanciai da qualche metro di distanza, facendo un verso di soddisfazione dopo aver fatto centro. Appena mi rivoltai mi ritrovai Yoongi davanti.
Stava ballando come se niente fosse.
“Ti vedo felice” commentai ridendo e avvicinandomi a lui, con l’intenzione di ritornare in mezzo agli altri.
Lui annuii e mi seguì per qualche passo, prima di prendermi per i fianchi e attaccarmi a lui.
“Balli con me?” mi sussurrò in un orecchio.
Rimasi interdetta per qualche secondo.
“Ehm… Va bene”
Ci riavvicinammo alla mischia, evitando però di buttarci nel mezzo e cominciammo a ballare, nonostante io mi sentissi imbarazzatissima.
Yoongi continuava a muoversi senza preoccupazioni dietro di me, anzi, sembrava particolarmente preso dalla situazione. Mi portai le mani all’altezza del ventre, non sapendo bene dove metterle, mentre mi lasciavo guidare dalle sue mani sui miei fianchi. Ci stavamo muovendo piano, seguendo il ritmo della musica e lasciandoci trasportare dal momento. Almeno, questo era quello che stavo continuando a dirmi per convincermi a sciogliermi un po’: mi metteva abbastanza in soggezione la sua presenza dietro, anche se con calma mi ci stavo abituando.
Sapevo già com’era ballare con lui, era capitato non troppo tempo fa, ma in quella situazione dovevo solo fargli da spalla per una delle sue coreografie. Non si era trattato di un ballo particolarmente sensuale, nonostante ci fossimo ritrovati l’uno attaccato all’altra più di una volta.
Mi venne da sorridere a quel pensiero e, quasi inconsapevolmente, mi lasciai andare un po’ più verso di lui, andando a sfiorare il suo petto con la mia schiena, presa dalla canzone; fu in quel momento che Yoongi passò entrambe le mani sul mio ventre e mi strinse maggiormente con gli avambracci.
Portai la testa indietro appoggiandomi del tutto a lui; Yoongi si sporse in avanti con il capo, poggiando una guancia alla mia, cominciando a guardarmi con la coda dell’occhio.
Yoongi spinse il bacino più contro di me e mi strinse nuovamente gli avambracci.
Trattenni a stento un sospiro.
La canzone Candy Shop faceva ancora da sottofondo, mentre noi continuavano a ballare lentamente, uno attaccato all’altra e pensai che mai canzone fu più azzeccata per quel momento.
Nonostante fossimo circondati da persone e rumori, mi sentivo come in una bolla.
Mi voltai con il viso verso il suo; nonostante non lo vedessi negli occhi, capii da un movimento con la testa che anche lui si era voltato maggiormente verso di me. Riuscii a vedergli le labbra: non erano più stese in un sorriso divertito, come prima; anzi, erano serie, socchiuse.
Yoongi, sempre fissandomi, mi prese una mano e se la portò lentamente dietro il collo, all’altezza della nuca. Me la sistemò di modo che le dita potessero intrecciarsi con i capelli. Poi mi tenne il polso, come ad assicurarsi che non togliessi la mano da lì.
Mi mordicchiai il labbro, mentre continuavo muovermi a tempo. Yoongi si attaccò più che poté a me. Mi mancò il respiro non appena sentii il ragazzo sospirare tra i denti e stringere appena la stoffa della mia tutina da sera, graffiandomi la pelle sotto.
Gli strinsi i capelli.
“Ti ho fatto male?” mi domandò nell’orecchio, a voce alta ma con un timbro particolarmente basso. Lo sentì allontanarsi per qualche secondo, per poi riavvicinarsi barcollando leggermente.
Feci segno di no con la testa, mentre lasciavo lentamente la presa dei capelli: adesso ero io ad avere paura di avergli fatto male.
Yoongi mi strinse il polso un po’ più forte, sussurrandomi all’orecchio: “Tira quanto vuoi”
Non riuscii a trattenere un mezzo sorriso.
Sentii le labbra del ragazzo spostarsi dall’orecchio fino al collo. Passò delicatamente le labbra lungo tutta la sua linea, fino a quando non si fermò nell’incavo. Ci lasciò un bacio sensuale: prima poggiò delicatamente le labbra, poi fece il gesto di scoccare un bacio, ma invece di farlo mordicchiò la pelle facendo, al tempo stesso, dei movimenti con la lingua.
Inspirai profondamente, cosa che non sfuggì al coreano.
“Come mai stasera così… così?” cercai di dire, nonostante l’imbarazzo mi stesse divorando.
In tutta risposta, Yoongi scoppiò a ridere barcollando nuovamente.
In quel momento capii che non ci sarebbe stata bisogno di una sua risposta.
“Non è chiaro?” mi domandò, mordendomi il lobo dell’orecchio. Poi si mise a ridere di nuovo.
“Sei ubriaco” dissi concisa. Ammetto che avrei preferito fosse sobrio, almeno ero sicura che fosse pienamente consapevole di quello che stava facendo.
“E ho una voglia matta di scoparti”
Mi bloccai.
“Cosa?”
Lui sembrò farsi particolarmente serio anche se faticava a stare fermo.
“Hai capito bene” disse appoggiando la sua guancia contro la mia “Voglio scoparti da morire. Da quando hai fatto coppia con me nelle prove di qualche settimana fa”
Ritornai, per qualche breve istante, nuovamente con il pensiero a quell’occasione.
Mi divincolai dalla sua presa e mi voltai verso di lui.
“Ascoltami bene” gli dissi “Posso anche dirti che mi fa piacere quello che hai detto, perché mi sento desiderata”
Lui si leccò le labbra soddisfatto, come se avesse fatto centro.
“Ma non sono una ragazza da una botta e via” gli spiegai “Mettitelo bene in testa"
 
 
 

ANGOLO AUTRICE
Ringrazio infinitamente HeavenIsInYourEyes per aver
recensito il mia storia.
Per tutti gli altri, spero vi stia prendendo e divertendo.
Alla prossima!
 
 
 

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


PUT THE BLAME ON ME
Storia a cura di @AleVillain
                                                                                              
 
 


 
 
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Capitolo 2                                                                                                            P.Y.

Mi sfregai velocemente il ciuffo di capelli che mi ricadeva davanti agli occhi. Avevo messo una bandana apposta per evitare che i capelli mi ricadessero sulla fronte, ma evidentemente era stato inutile.
Non mettevo piede nella sala da ballo da due settimane circa. Il medico mi aveva detto che non avrei dovuto fare sforzi per un po’, ma non potevo rimanere fermo per troppo tempo. Avevamo da poco ideato – o meglio, Hoseok aveva ideato – e imparato una nuova coreografia e avevamo solo altre due settimane per sistemare i dettagli e impararla a menadito. L’esibizione doveva essere perfetta, come sempre.
Il problema era che io non avevo provato, appunto, per quasi due settimane. Avevo fatto in tempo a studiare la coreografia giusto un paio di giorni, ma non ci eravamo concentrati troppo, visto che avremmo avuto un altro spettacolo da lì a breve.
Non mi ero neanche impegnato più di tanto. Ma sì, mi ero detto, mi ci concentrerò dopo questa esibizione. E poi, invece, era arrivata l’appendicite.       
Appena misi piede nella sala da ballo, mi sentii come a casa. Finalmente.
“Hyung!” urlò qualcuno, correndomi incontro ed abbracciandomi.
“Che bello, Yoongi!” esclamò questo qualcuno, che riconobbi essere Jimin “Mi ero veramente rotto le palle di dover fare anche la tua parte di coreografia”
Ridacchiai, dicendo: “Ah! E io che pensavo tu fossi felice che stessi bene”                    
Si mise a ridere, facendosi da parte e lasciando che anche gli altri mi abbracciassero.
Solo Namjoon e Jin mi salutarono senza farmi troppe feste: erano gli unici due che avevano avuto tempo di venire in ospedale. Anzi, probabilmente a Namjoon avrei anche dovuto offrire il pranzo; non mi avesse portato lui in ospedale, non so come sarebbe andata a finire.
Vidi Taehyung e Jungkook avvicinarsi a me e scambiarsi uno sguardo strano prima di rivolgermi la parola.
“Senti, scusaci se non siamo mai venuti a trovarti” borbottò Jungkook “Davvero”
Vidi Tae annuire ad ogni parola pronunciata dal più giovane.
Il più giovane che tra l’altro aveva la stessa età di Ambra.
Okay, basta. Dovevo smetterla di collegare qualsiasi cosa a lei.
“Tranquilli” bofonchiai, con un’alzata di spalle.
Era ovvio che mi avrebbe fatto più piacere se fossero venuti anche solo per un’oretta, ma alla fine ero rimasto in ospedale meno di una settimana.
Anche Jimin si affrettò a scusarsi.
“Ce la fai a provare, oggi?” mi chiese poi Hoseok, mentre si avvicinava allo stereo e vi si accovacciava davanti.
Mi tolsi il bomber di dosso e lo appesi vicino a quelli degli altri.
“Vediamo” risposi “Se mi tirano i punti mi fermo”
Vidi Hoseok annuire e poi mettere una canzone per il riscaldamento.
In realtà la cosa che mi preoccupava di più erano i passi veri e propri della coreografia. Non ricordavo quasi niente e non mi ero neanche impegnato più di tanto nel memorizzarli.
Mi maledii da solo.
 

 
*
 
 
Salutai i ragazzi mentre mi dirigevo alla mia automobile. Loro non lo sapevano, ma li avevo ringraziati mentalmente per tutto il tempo, visto che avevano avuto una pazienza assurda nel ripetermi nuovamente tutti i passi della coreografia. Non si erano arrabbiati nemmeno quando gli avevo rivelato che non ricordavo praticamente nulla.
Misi in moto il motore e guidai verso casa; non che la palestra fosse molto lontana, ma non avevo alcuna voglia di camminare. Per di più non volevo sforzarmi o stancarmi troppo: già avevo ripreso a ballare tutti i giorni, almeno quando potevo evitavo di muovermi troppo.
Appena scesi dall’auto, visi una testolina bionda davanti al cancello del mio condominio. La riconobbi subito.
La ragazza, sentendo probabilmente dei passi dietro di sé, si voltò incuriosita. Le si illuminò il viso.
“Yoongi!” esclamò sorridendo. Mi si avvicinò per darmi un paio di baci sulle guance.
“Allora stai bene”
“Sì, Rafaelle” risposi “Non era così grave, comunque”
La bionda annuì vagamente, riportando l’attenzione sulla propria borsa aperta. Evidentemente stava cercando le chiavi di casa.
Rafaelle era una dei tanti italiani che vivevano nel nostro stesso quartiere. Ipotizzai che gli immigrati si stabilizzassero più o meno tutti lì perché gli affitti costavano relativamente poco. Per di più era la periferia di Los Angeles, ed era sicuramente una zona meno caotica.
Ovviamente Rafaelle era amica di Ambra.
Scossi rapidamente la testa per scacciare via quel pensiero, sperando che Rafaelle non se ne accorgesse. Ma quasi sicuramente non ci aveva fatto caso: era troppo concentrata a rovesciare il contenuto della borsa sul marciapiede.
“Eccole!” fece, raccogliendo le chiavi da terra e mettendosele in tasca, prima di rimettere tutto dentro la borsa.
Mi venne da ridere a vedere la scena. Sapevo fosse svampita, ma non mi immaginavo a questi livelli. E lo sapevo perché sia Ambra, che Jin, me lo avevano ripetuto fino allo sfinimento.
 
Non affidare incarichi a Rafaelle, se ne dimentica; Non prestarle mai niente, finisce per perderlo; Dille di presentarsi da te un’ora prima dell’orario stabilito, è perennemente in ritardo.
 
Ambra aveva spesso sbottato con lei per queste cose. Non sopportava i ritardi e le dimenticanze. Jin, invece, era decisamente più paziente: sarà che aveva preso una bella cotta per lei fin da quando la aveva vista per la prima volta.
Però era una persona molto amabile, gentile; si preoccupava molto per gli altri. Su questo non potevo dire nulla: avevo saputo che, se in quella settimana in cui ero in ospedale lei avesse avuto tempo libero, sarebbe venuta a trovarmi volentieri.
“Mi dispiace non essere potuta venire a trovarti” mormorò infatti.
Alzai gli occhi al cielo. Quella frase stava cominciando a stufarmi. Non mi piaceva sentirmi compiaciuto.
“Non è un problema” risposi, in tono un po’ scocciato “Non stavo morendo”
Lei ridacchiò.
“Sì, lo so” disse, mentre varcavamo la soglia del palazzo “Ma ho un po’ la sindrome della crocerossina. Vedo una persona in difficoltà, mi fiondo ad aiutarla se riesco”
Scossi la testa con fare serio, anche se la sua affermazione mi aveva divertito.
“Tu allora mi confermi che stai bene?”
Feci per risponderle a tono, ma lei continuò:
“Perché sabato sera festeggio il compleanno. Andiamo a cena fuori e poi ci spostiamo in centro a bere qualcosa. Se ti va, puoi venire”
La guardai per qualche istante.
“Hai invitato qualcuno dei miei amici?” le domandai. Era stata gentile ad invitarmi, ma se avessi dovuto passare la serata in disparte perché lì avrebbero parlato solo in italiano, magari non era il caso.
“Tutta la tua gang” disse lei, sottolineando l’ultima parola con un sorriso. Ormai avevano preso il vizio di chiamarci così “Cioè, più o meno…” aggiunse poi.
Corrugai le sopracciglia.
“Non ho potuto invitare Jin” spiegò, un po’ tristemente “Al mio ragazzo non piace, dice che mi sta troppo attorno”
Annuii, comprensivo. Ma non sapevo che dire per consolarla o tirarla su, quindi semplicemente le chiesi se ci fossero almeno gli altri.
“Penso di sì. Forse solo Namjoon non viene, ma è giusto per fare compagnia a Jin” spiegò, gesticolando “Comunque penso che lo vorrò rivedere per spiegargli bene la situazione”
 
From Sugar To Ambra H 19.39
Guarda che Rafaelle mi ha invitato alla sua festa di sabato
From Ambra To Sugar H 19.46
Me l’ha detto. Vieni?
From Ambra To Sugar H 19.46
Alla festa.
 
Non potei fare a meno di ridere maliziosamente all’ultimo messaggio della ragazza, che si era affrettata a specificare.
 
From Sugar To Ambra H 19.47
Sì, vengo. Spero in molti sensi
From Ambra To Sugar H 19.48
Per il regalo puoi metterti insieme a me e Giorgia. Le abbiamo preso una gift card da spendere da Victoria’s Secret
From Sugar To Ambra H 19.51
Porca troia, qualcosa di più costoso no?
From Ambra To Sugar H 19.52
Grazie SUGAR, ci conto allora!
From Sugar To Ambra H 19.53
Ti prego non dirmi che mi hai ancora salvato così
 
Il fatto che Ambra non mi stesse rispondendo indicava sicuramente una risposta positiva. ‘Sta stronza.




 
ANGOLO AUTRICE
I know, capitolo particolarmente corto,
ma prendetelo come un capitolo di passaggio.
Il prossimo è decisamente più denso di contenuti.
Ringrazio nuovamente HeavenIsInYourEyes per avermi
lasciato un commento. 
Grazie anche a tutte le visite!

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


PUT THE BLAME ON ME
Storia a cura di @AleVillain
                                                                                              
 
 


 
 
Vi lascio il video che mi ha fatto venire l’idea
Per questa storia
Non è mio, ma di @kingtaesx
A voi:
Blame On Me | Suga
Potrebbe essere interessante vederlo
Prima di leggere la mia storia.
 


 
 
 
 
Capitolo 3                                                                                                                  P.A.
 
Il locale che aveva scelto Rafaelle era in una delle zone più belle di Los Angeles, nel quartiere di Beverly Hills. La ragazza di certo non si faceva problemi per quanto riguardava i soldi: se voleva festeggiare, lo faceva come era di dovere.
Riaprii il portafoglio per la terza volta, assicurandomi di aver portato con me la carta di credito. In realtà mi ero sempre trovata meglio con i contanti, ma, a differenza dell’Italia, in America avevano una certa preferenza per le carte di credito, per cui stavo cercando di prendere quest’abitudine. E poi risultava sicuramente più comodo in situazioni come quella sera, dove non si sapeva esattamente quanto si andava a spendere e andare in giro con 80$ non era il massimo della sicurezza.
Io e Giorgia scendemmo dalla macchina, che riuscimmo a parcheggiare poco distante dal locale, e raggiungemmo Rafaelle, già davanti al locale insieme anche ad altri amici, tutti italiani.
“Siete arrivate anche voi!” mormorò lei felicemente, muovendosi sul posto per l’eccitazione “Mancano solo Jungkook e Jimin e ci siamo tutti”
Non appena sentii quelle parole, i miei occhi vagarono alla ricerca di Min Yoongi. Lo trovai poco dietro Rafaelle e il suo ragazzo, più vicini alla porta del locale rispetto a noi; era intento a digitare qualcosa con la mano destra del telefono – la mancina la teneva in tasca – mentre Taehyung stava spiegando qualcosa a lui e Hobi. Vedendolo di profilo, mi accorsi che aveva rimesso gli orecchi.
Quando probabilmente cominciò a sentirsi osservato, spostò gli occhi dal telefono verso di me. Distolsi automaticamente lo sguardo e riportai l’attenzione su Rafaelle, che stava spiegando cosa avremmo mangiato e bevuto quella sera.
Non appena ci raggiunsero anche gli altri due coreani, mi resi conto che tutti e cinque si erano vestiti in modo parecchio simile: avevano una giacca aperta, una maglietta con una scollatura un po’ più ampia e un foulard al collo. In realtà non avrei dovuto stupirmi più di tanto, era quasi la norma che alle serate si vestissero seguendo tutti lo stesso stile.
Rafaelle ci fece entrare nel locale e un cameriere ci fece accomodare ad un tavolo.
“… E buon appetito” disse, dopo averci spiegato come funzionava e averci lasciato i menù.
“Ma parla italiano?” commentò Giorgia sorpresa, cominciando a sfogliare il menù.
Rafaelle annuì: “Ho scelto un locale gestito da italiani”
“Almeno con il cibo andiamo sul sicuro” mormorò Jungkook, seduto esattamente di fronte a me. Yoongi era alla sua destra e si trovava di fronte a Giorgia, seduta alla mia sinistra.
Non seppi bene perché, ma sapere che Yoongi era lì a pochissima distanza da me mi metteva in soggezione. Sarà perché ogni due per tre spostava lo sguardo da me al menù, con fare serio. Non mi aveva nemmeno salutato, a dire la verità, neanche con un sorriso. Non che me lo aspettassi più di tanto, visto che mi era sempre parso come ragazzo piuttosto freddo; ma era anche vero che ero stata una delle poche persone ad essere andata a trovarlo in ospedale.
Mi sarebbe piaciuto ricevere un minimo di riconoscenza, niente di che. A meno che il suo ringraziarmi non consisteva nel fare battute a sfondo sessuale.
Okay, allora forse mi andava bene che non mi rivolgesse la parola. Almeno mi sarei evitata silenzi imbarazzanti e guance rosse.
Ero intenta a decidere quale drink avrei preso, quando Giorgia mi rivolse la parola, in italiano.
Vuoi fare scambio di posto?” mi domandò, girando il volto verso di me e parlando con un tono di voce normale. Certe volte, pensare al fatto che con i coreani dovessimo parlare inglese, faceva passare l’italiano quasi come un linguaggio in codice.
Io la guardai stranita. Già mi sentivo addosso lo sguardo di Yoongi.
No, perché?” risposi sincera, poi gettai vagamente un occhio su Jungkook “Oppure vuoi stare di fronte a…” e feci un brevissimo cenno del capo in direzione del più piccolo.
Io lo dicevo per te, Am” disse lei, accennando una risata “Il tipo qui di fronte a me, e non faccio nomi perché ho paura possa capirmi, ti continua a fissare
Mi concentrai con tutta me stessa per non arrossire.
Beh, allora dovrebbe trovarla lui una soluzione” commentai, non sapendo bene cosa dire “Io di certo non mi sposto solo per facilitargli la cosa
Giorgia rise scuotendo la testa, ma non aggiunse altro. Poi distolse l’attenzione da me e si mise a chiacchierare con Taehyung.
Il resto della cena passò molto tranquillamente. Il cibo era buono, i drink anche. Quando arrivò il conto, scoprimmo che invece quello non era così… Buono.
“Cosa?!” urlò Jungkook, non appena si accorse che il conto, per qualche motivo, era stato recapitato a lui “305$?”
“A testa?” urlò preoccupato Jimin, alzandosi in piedi di scatto.
“In dieci!” lo rimbeccò Hoseok, facendo tirare un sospiro di sollievo al biondino, alzandosi anche lui e andando a controllare il conto tra le mani di Jungkook “Sono circa 30$ a testa”
“Mi avevano detto che facevano lo sconto a noi” spiegò Rafaelle, cominciando a tirare fuori il portafogli “Perché ho portato tante persone. E anche perché alcuni di noi sono italiani”
“Oh, ‘sto patriottismo…” commentò Yoongi, alzando gli occhi al cielo e imitando tutti noi, tirando fuori dalla tasca il portafogli e prendendo la carta di credito “Io ho solo carta”
“Idem” mormorai. Poi vedendo lo sguardo stranito di alcuni dei coreani, mi corressi: “Anche io”
“Va bene, va bene” fece Hoseok, osservando lo scontrino e grattandosi la testa “Adesso facciamo i conti, contando pure che dobbiamo lasciare la mancia…”

 
 
*
 

“Però potevi almeno salutarmi quando sei arrivata”
La voce di Yoongi mi fece sobbalzare.
Eravamo riusciti a pagare evitando di fare troppi casini, grazie alla pazienza di Hoseok che aveva deciso di tenere tutti i conti.
In quel momento eravamo usciti dal locale e ci stavamo dirigendo più verso il centro, per andare a bere qualcosina e concludere la serata. E Rafaelle avrebbe anche potuto aprire i regali.
Ero intenta a scrivere un messaggio a mio fratello, che dall’Italia aveva provato a chiamarmi. Non mi ero nemmeno accorta che Yoongi mi si era avvicinato.
“Non mi hai parlato per tutta la sera” continuò, affiancandomi con le mani in tasca.
Lo guardai per qualche secondo, prima di finire di digitare il messaggio e mettere il cellulare nelle tasche dei pantaloni neri.
“Anche tu” gli dissi.
Yoongi ghignò appena.
“Devo sempre fare tutto io?” fece, con un finto tono di lamentela.
“Io ti sono venuta a trovare in ospedale e sono rimasta con te quasi tutto il giorno” gli dissi, non riuscendo a tenere a freno i pensieri di prima “Almeno un grazie potevi dirmelo”
Lui parve abbastanza colpito da quelle parole, anche se non lo diede molto a vedere. Ma ero sicura che non se le aspettasse.
“Mi sono rotto le palle con ‘sta storia” rispose invece “Ho capito, tu sei stata carina a venirmi a trovare e gli altri sono dispiaciuti che non abbiano potuto. Ma cazzo, non stavo morendo”
Io lo guardai in silenzio, lasciandolo parlare.
“Quei cinque giorni in ospedale me li sarei potuto fare anche da solo, per quanto mi riguarda”
“Però hai voluto avvisarmi” lo punzecchiai ancora, non resistendo.
Lui si girò verso di me: “Mi sembrava corretto dirtelo” rispose semplicemente.
Io sospirai appena e serrai le labbra per qualche secondo.
“Intendo che mi hai avvisato immediatamente”
Per qualche motivo sembrava già essere sul punto di perdere la pazienza. Evidentemente non aveva proprio voglia di affrontare un discorso del genere.
“Già che ero lì ad aspettare di essere operato…” sospirò, per poi aggiungere “Ho pensato che ti avrebbe fatto piacere, va bene?” con un tono di voce più alto, tirando fuori le mani dalle tasche per gesticolare.
Mi venne da sorridere. Era carino quando si imbarazzava e cercava di nasconderlo.
“Va bene” lo assecondai, sempre senza perdere il sorriso.
Ritornai con lo sguardo dritto verso di me, quando sentii qualcosa avvicinarsi al mio orecchio.
“Sono contento che tu ti sia sentita importante” mi sussurrò Yoongi, per poi sorridere maliziosamente. Era già tornato quello di sempre.
Io mi voltai verso di lui, con un’espressione che, evidentemente, doveva essere particolarmente buffa, visto che lui si mise a ridere.
Poi mi prese il braccio e mi attirò più verso di lui.
“O balliamo l’uno attaccata all’altra o non ci guardiamo neanche in faccia” commentò, quasi tra sé e sé.
Mi mise un braccio intorno alle spalle e con la mano mi accarezzò una guancia.
“Preferisco la prima opzione”
Inutile dire che io ero già diventata rossa per la vergogna e non mi degnai neanche di rispondergli.
 

 
P.Y.
Mi stavo già rompendo il cazzo di quella serata.
Eravamo seduti al tavolino di un altro locale e gli italiani non avevano fatto altro che parlare. E parlare. E parlare.
Sarebbe stato interessante, se non fosse che era da almeno un quarto d’ora che stavano parlando solo in italiano.
Mi risistemai sulla sedia, gettando un’occhiata intorno a me: fui contento nel constatare che non ero l’unico che si era scazzato per quella situazione.
Secondo te stanno parlando male di noi?” domandai, in coreano, a Hoseok, seduto davanti a me.
Lui alzò le spalle con fare poco interessato.
Non chiedere a me” rispose “Non mi interessa
Io alzai e abbassai velocemente le sopracciglia, concordando con lui. Ma solo in parte. Perché sì, ero sinceramente curioso di sapere cosa cazzo avesse Ambra da ridere così tanto.
“Non per dire, ma ci siamo anche noi” intervenni a voce alta, con una punta di fastidio, quando non ce la feci più.
Ambra fu la prima a voltarsi verso di me.
Si era seduta alla mia destra; o meglio, l’avevo gentilmente fatta accomodare sulla sedia accanto alla mia – e con gentilmente intendo che le avevo preso il braccio e fatta sedere di fianco a me. Avrei proprio voluto vedere se mi avesse ignorato ancora.
“Scusateci” rispose lei sinceramente, guardandomi un secondo prima di prendere un sorso dal suo secondo drink “Ma Rafaelle ci stava raccontando una cosa successa alle poste italiane. E in inglese non rendeva”
“Bah” commentai solo, portando in automatico un braccio sullo schienale della sua sedia, come a farle capire che da quel momento avrei preferito essere coinvolto anche io.
Lei non disse niente, ma intuii che si era leggermente irrigidita per via di quello.
Passai la punta delle dita sulla sua spalla, fino ad arrivare al collo scoperto, accarezzandoglielo delicatamente. Riuscii a percepire la pelle d’oca sotto i miei polpastrelli. Ghignai tra me e me.
Avevo una voglia matta di stare da solo con lei, ma di certo non potevo prenderla e portarla via come se niente fosse.
Mi guardai nuovamente in giro e la mia attenzione ricadde su Taehyung, intento a portarsi alle labbra il bicchiere di vetro con del liquido trasparente all’interno.
Mi venne improvvisamente un’idea.
Richiamai l’attenzione del ragazzo, cominciando a parlargli in coreano per fargli capire che dovevamo parlare io e lui.
Hai voglia di stare un po’ da solo con la bionda, stasera?
Taehyung finì di bere il drink, mentre mi guardava con le sopracciglia alzate da sopra il bicchiere. Mi faceva sempre un sacco ridere quando faceva quella espressione.
Quale delle due?” rispose, fortunatamente nella sua – e mia - lingua madre.
Alzai per l’ennesima gli occhi al cielo. Le bionde erano due, Rafaelle e Giorgia, ma sapevo che Tae aveva dimostrato un interesse solo per una di loro.
Per di più non potevamo fare nomi, perché altrimenti avrebbero capito che stavamo parlando di loro.
Come quale?” mormorai “Quella che vive con la rossa
Lo vidi annuire vigorosamente e mi chiese se avessi in mente qualcosa.
Dico alla rossa che voglio far stare da soli te e la bionda. Se la cosa funziona come deve, tu dormirai da loro e questa qui” feci un brevissimo cenno del capo verso Ambra, che però non mi stava minimamente ascoltando “Viene da noi
Tae ci pensò su qualche istante.
Secondo me la rossa non cede” commentò “Ma vediamo
Purtroppo, anche io concordavo con lui. Per Giorgia ci sarebbero stati meno problemi, non era una che si poneva troppe domande. Se voleva divertirsi, lo faceva e basta.
Ma tentare non costava nulla.
Mi scambiai un cenno d’intesa con Taehyung e gli dissi di prestare attenzione alla conversazione che avrei avuto di lì a poco con Ambra, che doveva pensare di essere nostra complice.
Riportai l’attenzione su di lei, che era intenta ad ascoltare un discorso sui videogiochi di un loro amico italiano, anch’esso invitato alla festa.
“Devi andare a dormire a casa tua, dopo?” mi chinai verso il suo orecchio per dirglielo.
Lei girò il viso di poco.
“Come sempre…” rispose, come se fosse una cosa normale. Ed effettivamente lo era, ma non mi era venuto in mente altro per introdurre il discorso.
“Ascoltami” iniziai a spiegare “Che ne dici se troviamo un modo di far stare da soli Tae e la tua coinquilina?”
Ambra corrugò le sopracciglia.
“Del tipo mandarli da qualche parte con una scusa? Allontanandoli da noi?”
Mi venne da ridere genuinamente: era troppo innocente quella ragazza.
“No, Ambra” le dissi, senza perdere il sorrisino che ormai aleggiava sulle mie labbra “Guardami”
Le presi il viso con l’altra mano e delicatamente lo girai verso di me.
“Farli stare da soli… In quel senso” spiegai, guardandola intensamente negli occhi “E non adesso. Stanotte”
Ambra dischiuse le labbra, come realizzando quello che le avevo appena detto.
Si susseguirono attimi di silenzio. Tae stava scrutando l’espressone di Ambra, in cerca di una conferma e di una proposta simile a quella che avevo fatto io a lui.
Io continuavo a spostare lo sguardo dai suoi occhi alle labbra. Erano truccate, aveva un rossetto rosso scuro, che però se ne stava andando via piano piano.
Non l’avevo mai baciata.
Mi ritrovai in automatico a piegarmi maggiormente su di lei. Mi avvicinai piano piano, sempre di più, fino a quando non mi ritrovai ad un soffio dalle sue labbra. Potevo sentire il suo respiro sulla mia bocca.
“Ambra…” sussurrai, dischiudendo le labbra, come per implorarla di poterlo fare. Passai lentamente la punta del pollice sul suo labbro inferiore, facendo una leggera pressione verso il basso per permetterle di dischiudere le labbra. Non oppose resistenza, anzi. Mi leccai eccitato le labbra.
Lei rimase immobile ancora qualche secondo. Poi fece come per spalancare gli occhi.
“Ho un’idea!” esclamò, facendomi sobbalzare per lo spavento.
Mi allontanai di scatto da lei e mi poggiai una mano sul petto.
“Cazzo rossa, mi hai fatto spaventare” commentai. Quando realizzai che ero arrivato a tanto così dal baciarla, mi morsi le labbra.
“Scusami” disse lei velocemente, prima di voltarsi alla sua destra per controllare che Giorgia non la stesse ascoltando “Tae puoi venire a dormire da noi. Io posso dormire nel letto singolo in salotto”
Io e Tae ci girammo di scatto l’uno verso l’altro.
Tae nel complesso era soddisfatto.
Così mi è tutto inutile però” mi ritrovai ad esclamare.
Sentivo lo sguardo indagatore di Ambra su di me, nel tentativo di capire cosa avessi appena detto.








 
ANGOLO AUTRICE
Devo dire la verità, questo capitolo mi ha divertito molto,
anche mentre lo scrivevo.
Comunque, giusto per darvi un'idea,
l'espressione di Tae con le sopracciglia alzate mentre beve
è la stessa che fa all'intervista all'Ellen Show
quando continua a bere dalla tazza, mentre RM parla.
Non so, mi fa troppo ridere come espressione e volevo troppo metterla!
In generale, spero la mia storia vi stia piacendo.
Alla prossima!! 
 
 

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


PUT THE BLAME ON ME
Storia a cura di @AleVillain
                                                                                              
 
 


 
 
Vi lascio il video che mi ha fatto venire l’idea
Per questa storia
Non è mio, ma di @kingtaesx
A voi:
Blame On Me | Suga
Potrebbe essere interessante vederlo
Prima di leggere la mia storia.
 


 
 
 
 
Capitolo 4                                                                                                                 P.Y.

Alla fine, come previsto da Tae, la rossa non aveva ceduto. O meglio, aveva trovato da sola un’alternativa a cui io non avevo minimamente pensato.
Non ero mai stato a casa sua, di certo non potevo sapere che oltre al letto matrimoniale, in cui dormivano le due, avessero anche un divano da cui si ricavava un secondo letto. Singolo per giunta, quindi neanche una minima speranza di poter usufruire di quello.
Ambra, comunque, era riuscita a parlare con l’amica e a quanto pareva avevano optato per quella opzione, perciò Tae avrebbe dormito da loro. Ambra aveva inventato una scusa sul fatto che il coreano quella sera non avrebbe potuto dormire in casa con me.
Non avevo idea di cosa le avesse raccontato, ma aveva funzionato e l’importante, almeno per il mio amico, era quello. Inoltre, Giorgia non sembrava aver indagato troppo sulla reale motivazione. Probabilmente non le dispiaceva l’idea di stare nel letto con Taehyung.
Peccato che anche a me sarebbe piaciuto stare nel letto con Ambra.
L’unica piccola soddisfazione che ero riuscito ad ottenere era stato l’accompagnarla a casa in macchina, dopo la serata.
Poco dopo la conversazione in incognito tra me e Tae, e poi tra me e Ambra, Rafaelle aveva aperto i regali e ci aveva ringraziati tutti. Come minimo, visto che se non le fosse andata bene quella cazzo di gift card mi sarei fatto ridare i soldi direttamente da lei.
Così, in quel momento io stavo guidando verso casa delle due, mentre Ambra era di fianco a me, immobile e probabilmente in imbarazzo. Era sempre in imbarazzo quando si trovava da sola con me e il realizzarlo mi riempì di soddisfazione.
Evidentemente riuscivo ad avere un certo effetto su di lei.
“Ti consiglio dei tappi per le orecchie, per stanotte” le dissi, per rompere il silenzio “Tae è parecchio rumoroso”
Lei ridacchiò.
“Ho il sonno pesante” mi disse, per poi aggiungere “Tu lo hai sentito, mentre…?”
Non finì la frase, ma avevo chiaramente capito a cosa si stesse riferendo.
“Siamo coinquilini” le risposi, mentre cambiavo la marcia “Io ho sentito lui, lui ha sentito me”
“Oh… Giusto” farfugliò lei, non sapendo che altro aggiungere, mentre stringeva la borsa da sera che aveva appoggiato sulle gambe.
Sogghignai. Sapevo di aver toccato un tasto particolare.
Era al corrente del fatto che, ogni tanto, dopo le esibizioni mi portavo a casa una ragazza per una notte e basta. Il fatto che lei lo sapesse mi eccitava in qualche modo: voleva dire che probabilmente le era capitato di immaginarsi me, nudo a fare cose.
Cose che avrei sicuramente preferito fare a lei.
Era più di un mese che cercavo l’occasione, ma non ero ancora riuscito. Era difficile far capire ad Ambra che con lei non avrei voluto solo sesso. Ma di sicuro era una delle cose a cui puntavo. Anche perché, dopo un mese, il mio corpo cominciava a non rispondermi più e ad agire d’istinto, quasi per bisogno. E quello che Ambra non capiva era che non l’avrei voluta solo una volta e basta. Ma due, tre, quattro. In continuazione.
“E quindi tu stai continuando a… Portarti ragazze a casa?” mi domandò, mantenendo lo sguardo dritto sulla strada.
Mi girai qualche secondo verso di lei.
Vorrei portare te a casa.
“Capita” risposi vagamente.
Lei annuii e il resto del viaggio passò in silenzio.


Quando arrivammo nel suo quartiere, non la lasciai precisamente sotto casa, ma in una via traversa.
Parcheggiai e non ci volle molto prima che Ambra si rendesse conto che non eravamo precisamente sotto casa sua.
“Perché hai parcheggiato qui?” mi domandò infatti, slacciando la cintura di sicurezza. La imitai.
“È quasi sempre pieno sotto il tuo palazzo” mentii. In realtà era un vicolo abbastanza isolato, anche se c’erano i lampioni ad illuminare la strada.
Chiusi la portiera con uno scatto e lei fece lo stesso, facendo il giro della macchina per raggiungermi sul marciapiede.
Si avvicinò e si mise di fronte a me.
“Grazie per avermi accompagnato” mi disse “E anche per aver messo i soldi del regalo”
Ghignai.
“Spero per lei che la usi, quella gift card” 
Lei rise.
“Va bene, allora… Buonanotte, Yoongi”
Lei rimase a guardarmi, in attesa di una risposta che non arrivò. Persi il ghigno che avevo sul volto e assunsi un’espressione più seria.
Le misi le mani sui fianchi e la feci indietreggiare, fino a quando non si ritrovò contro la mia auto.
Mi attaccai a lei e poggiai la fronte contro la sua.
“Che… Che c’è?” farfugliò, con voce tremolante.
Mi abbassai su di lei e le diedi un bacio sulla guancia. Scesi a darle un bacio sulla mandibola. Un bacio sotto di essa. Un bacio lungo il collo. Un bacio tra l’incavo del collo e la spalla.
La sentii sospirare, nonostante non avesse ancora mosso un muscolo.
Baciai più passionalmente un punto del collo e lo morsi, cominciando anche a fare dei movimenti con la lingua.
Sentendola immobile, le presi le mani e me le portai dietro il collo, facendole segno di stringermi a sé. Quanto avrei voluto mi stringesse anche i capelli.
La sentii sospirare di nuovo non appena si accorse che le stavo succhiando la pelle, mordendola e leccandola continuamente. Mi schiacciai maggiormente contro di lei e misi le mani sui vetri dei finestrini. Non me ne fregava un cazzo se il giorno dopo avrei dovuto pulirli.
Risalii con la lingua lungo tutto il collo e le leccai il lobo dell’orecchio. Fu in quel momento che mi strinse i capelli all’altezza della nuca, come gesto automatico, mentre con l’altra mano mi stava stringendo una spalla.
Sospirai sensualmente nel suo orecchio.
“Vieni a casa con me, Ambra” le sussurrai roco “Ti prego”
Per la prima volta, la sentii indugiare sulla mia richiesta.
Nel mentre in cui aspettavo una sua risposta, le baciai nuovamente la mandibola e poi mi avvicinai alle sue labbra. I nostri nasi erano ormai l’uno a contatto con l’altro; bastava un piccolo movimento in avanti con la testa, da parte mia o da parte sua, per far scontrare le labbra.
“Non lo so, Yoongi” mormorò, non sapendo se guardarmi negli occhi o continuare a fissare le labbra “Lo sai quello che penso…”
“Ma io non ti voglio per una notte e basta” le rivelai, interrompendola.
Ambra dischiuse le labbra e corrugò leggermente le sopracciglia, incredula.
“Ti voglio oggi e anche domani” le dissi, riacquistando un po’ di lucidità “Te l’ho già detto che ti voglio da morire. Ed è un mese che te lo dico, ormai”
Sospirò sulle mie labbra.
Riportai le mani sui suoi fianchi e la spinsi verso di me.
“Baciami” le dissi, ritornando ad usare una voce più bassa e sensuale. Ed era una vera e propria richiesta.
Ambra deglutì a vuoto, ritornando a fissare la mia bocca. Si capiva chiaramente che anche lei lo bramava e ciò non fece che mandarmi ancora più su di giri.
“Baciami…” ripetei nuovamente, soffiando sulle sue labbra.  
Sembrava ancora indecisa su cosa fare.
“Ambra baciami…” sospirai “Ne ho troppa voglia…” continuai, quasi implorandola.
Fu in quel momento che qualcosa scattò in lei, perché la vidi sporgersi in avanti e poggiare le labbra sulle mie.
Non ci misi molto a spostare una mano dietro il collo di lei e avvicinarmela ancora di più, cercando di schiuderle le labbra per approfondire il bacio. Acconsentì alla mia richiesta prima del previsto.
Le passai una mano dietro la schiena e scesi ad accarezzarle i glutei, sperando non mi respingesse. Invece non disse niente, anzi, ansimò appena le tirai su una coscia per stringermela su un fianco.
Spinsi il mio bacino contro il suo, mentre le nostre lingue continuavano a intrecciarsi, famelici. Sentire che anche lei lo voleva quanto me mi faceva ansimare pesantemente.
Mi morse il labbro e mi lasciai sfuggire un gemito roco, mentre socchiudevo gli occhi per guardarla. Era tremendamente sexy.
Mi fiondai di nuovo sulle sue labbra e le accarezzai la coscia, andando sempre più verso l’interno. Continuai a far vagare l’altra mano sul suo corpo e a premere il bacino contro il suo. La mia erezione premeva incredibilmente, faceva quasi male.
Le leccai il labbro nel mentre in cui le stringevo, quasi da farle male, la parte interna della coscia. Lei, per tutta risposta, mi strinse i capelli. Si staccò da me giusto per andare a passare la lingua lungo la linea del mio collo.
Non riuscii a trattenere un altro gemito e buttai la testa all’indietro, mentre lei risaliva e andava a catturare nuovamente le mie labbra.
“Sei sicura di voler andare a dormire con quei due?” le domandai con voce bassa.
Aspettando che rispondesse, le misi una mano sotto la maglia argentata, per accarezzarle il fianco nudo.
Feci appena in tempo a sentire la sua pelle, perché fu in quel momento che mi staccò da sé, quasi di colpo.
“Che c’è?” la guardai sorpreso, staccando il viso dal suo per osservarla meglio.
Lei mi fece togliere la mano dalla sua coscia, per rimetterla giù.
“Non… Non credo di volere” ammise infine, guardando per terra ed evitando di guardarmi in faccia.
Io ero basito. Non ci volevo credere che lo stesse dicendo seriamente.
“Per favore, rossa” le dissi, diventando serio “Non prendermi per il culo”
Le presi le braccia con delicatezza, nel mentre in cui se le stringeva al petto, come per proteggersi.
“Lo so, lo so che adesso dirai che non ha senso perché mi sono lasciata un po’ andare” cominciò a dire, senza fermarsi “Ma non credo di essere arrivata al punto di voler fare… ecco, con te”
Io, se possibile, ero ancora più basito. Corrugai le sopracciglia stavolta con un cipiglio più arrabbiato.
“Quindi fammi capire” mi riattaccai a lei e con una mano sola riuscì a tirarle giù la cerniera dei pantaloni eleganti, fortunatamente per me già senza bottone, prima che lei potesse bloccarmi.
“Cosa fai?” esclamò lei, cercando di spingermi via con le braccia.
Io le presi i polsi con la mano libera, ignorando la sua domanda.
Infilai, senza pensarci due volte, la mano nei suoi pantaloni e negli slip andando direttamente a toccare la sua intimità. Boccheggiò non appena lo feci e tentò di divincolarsi, inutilmente.
Mi trattenni, con molta fatica, dall’ansimare a sentire quanto era umida là sotto.
“Sei bagnatissima e vuoi dirmi che non sei pronta?” continuai, senza mai staccare lo sguardo dal suo e cominciando a muovere le dita su e giù.
Yoongi, pronto? Cosa stai facendo? Devi solo constatare quanto ti vuole.
Mi morsi un labbro.
“Yoongi, ti prego…” fece lei, quasi in tono disperato. In quel momento, in realtà, non seppi bene cosa mi stesse pregando di fare. Se smettere o continuare.
Continuai a far passare le dita sulla sua intimità e alla fine mi uscì un sonoro Vaffanculo dalle labbra e le feci divaricare le cosce, con una mia gamba, mentre infilavo un dito dentro di lei, senza molte pretese.
Le mollai i polsi che stavo tenendo stretti e lei si aggrappò alla mia giacca, cominciando a gemere sulle mie labbra, mentre io la guardavo soddisfatto e desideroso più che mai di farla mia.
Cominciai ad ansimare con lei quando mi mossi più velocemente ed infilai anche un altro dito. Ebbe l’istinto di buttare la testa indietro, ma io glielo impedii, prendendole il viso con una mano e costringendola a guardarmi.
“Dillo che anche tu mi vuoi” le dissi tra i denti, osservandola con gli occhi lucidi per l’eccitazione. Le sue pupille erano dilatate a dismisura, per cui, anche se sapevo che non avrebbe avuto il coraggio di dirlo, quella risposta mi era più che sufficiente.
“Io… Yoongi…” riuscì solo a dire lei, ansimando senza ritegno. Le sue labbra erano ormai dischiuse e appoggiate sulle mie, anch’esse dischiuse, come in un bacio delicato, appena accennato. I nostri respiri si stavano mescolando e non si riusciva più a distinguere chi stesse ansimando maggiormente.
“Ambra…” cominciai a dire io, con voce roca, ma venni interrotto bruscamente dall’abbaiare di un cane, che sentimmo non tanto distante da noi, sul fondo della strada.
La vidi strabuzzare gli occhi e tolsi velocemente la mano dai suoi slip, staccandomi da lei e dandole il tempo di riallacciarsi i pantaloni, mentre le davo le spalle per coprirla, mentre si ricomponeva. Mi passai l’altra mano tra i capelli e trassi un profondo respiro, cercando di apparire il più calmo possibile.
La sentii, dietro di me, cercare di darsi un contegno e regolarizzare il respiro; mi rivoltai nel momento in cui si stava risistemando i capelli.
Io ero un turbine di emozioni: soddisfatto, eccitato, arrabbiato, voglioso. Avrei voluto saltarle addosso e allo stesso tempo urlarle in faccia che non poteva mentire così a sé stessa.
Una volta che il cane, con rispettiva padrona, ci ebbe superato – non senza averci lanciato uno sguardo stranito - ritornai con lo sguardo su di lei.
“Se non è oggi il giorno, non è un problema” le dissi con serietà “Non sono di certo qui a costringerti. Ma almeno cerca di non mentirmi”
Leccai sensualmente le dita che prima erano dentro di lei, fissandola negli occhi. La vidi deglutire a vuoto, mentre stringeva le labbra senza sapere cosa dire.
“Buonanotte rossa. Domani ti scrivo, perché direi che io e te abbiamo bisogno di parlare” le dissi, prima di risalire in macchina, mettere in moto e abbandonarla lì, interdetta, con le braccia nuovamente strette al petto e senza sapere cosa dire.







 
ANGOLO AUTRICE
Sono riuscita ad aggiornare un po' prima 
rispetto al solito.
Questo capitolo l'ho letto e riletto non so quante volte
non volevo risultasse tutto frettoloso,
oppure descritto in modo non chiaro.
Però volevo anche farvi "immergere" nella situazione.
Che dire, spero di esserci riuscita! Alla prossima.
 
 

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


PUT THE BLAME ON ME
Storia a cura di @AleVillain
                                                                                              
 
 


 
 
Vi lascio il video che mi ha fatto venire l’idea
Per questa storia
Non è mio, ma di @kingtaesx
A voi:
Blame On Me | Suga
Potrebbe essere interessante vederlo
Prima di leggere la mia storia.
 


 
 
 
 
Capitolo 5                                                                                                                 P.A.

Mi ero svegliata abbastanza scombussolata, dopo essermi rigirata nel letto praticamente tutta la notte e aver dormito, in totale, una cosa come quattro ore.
Mi girai verso il cellulare appoggiato sul bracciolo del divano, dietro la mia testa: segnava le 10.34.
Mi passai entrambe le mani sugli occhi, stropicciandomeli vistosamente, per poi stiracchiarmi. Mi misi a sedere e sentii improvvisamente la testa pulsare.
Portai una mano alla tempia destra, nel mentre in cui realizzavo che Giorgia non era nel letto con me. Non feci neanche in tempo a chiedermi il perché, quando mi resi conto di essere in salotto invece che in camera mia.
“Ah, già…” farfugliai tra me e me, sospirando.
L’avevo dimenticato, ma Giorgia, se tutto era andato come previsto, doveva essere di là in camera, con Taehyung. Non me n’ero accertata, ad essere sincera: appena avevo messo piede in casa, non mi ero mai mossa dal salotto, eccezion fatta per andare in bagno a struccarmi, mettermi il pigiama e per fare la pipì dopo un paio d’ore che mi ero infilata nel letto.
Mi alzai a fatica e mi diressi, appunto, verso il bagno per darmi una sciacquata al viso e vedere com’ero conciata. Mi sentivo veramente uno schifo.
Feci per aprire la porta del bagno soffocando uno sbadiglio, ma appena l’aprii vi trovai il coreano, intento a sistemarsi la bandana in testa. Allora era venuto davvero da noi.
Non appena sentì la porta aprirsi, si voltò verso di me.
“Buongiorno!” esclamò Taehyung, sorridendomi “Non ti abbiamo neanche sentita entrare, ieri sera”
A stare in piedi mi stava aumentando il mal di testa. Gli bofonchiai solamente un Ho cercato di non far rumore e poi richiusi la porta, senza neanche rispondere al saluto. Uscii da lì con l’intento di andare in cucina, ma, per sicurezza, preferii andare a dare un’occhiata in camera.
Aprii piano la porta, pensando che Giorgia potesse essere ancora addormentata; ed effettivamente così la trovai: era sdraiata a pancia in giù, con un lenzuolo a coprirle il corpo fino alla vita. Vidi che aveva su solo il reggiseno.
Richiusi piano la porta e andai in cucina a prendere qualcosa per la testa, mentre mi preparavo un caffè.
Non appena accesi il fuoco, qualcosa scattò nella mia mente.
Le immagini di ieri sera mi stavano ritornando prepotentemente davanti, come se il mio cervello avesse paura che potessi dimenticarle.
Potevo ancora sentire le mani di Yoongi sulla mia pelle, il respiro affannato, gli occhi neri per l’eccitazione e la sua lingua intrecciata con la mia.
Sospirai a pieni polmoni, stringendo poi le labbra e cercando di concentrarmi sul caffè.
Dopo aver preso il caffè, mangiato un paio di biscotti secchi e aver preso un antidolorifico, mi sentivo decisamente meglio.
Ritornai in salotto per sistemare il letto e, sostanzialmente, farlo ritornare un divano. Dopo aver messo via il cuscino, ero in procinto di tornare in camera per andare a prendere dei vestiti puliti e farmi una doccia, per provare a svegliarmi del tutto, ma la vibrazione del mio telefono mi distrasse.
Era una chiamata, ed era – guarda caso - di Yoongi.
Mi ricordai improvvisamente che ieri sera, prima di mollarmi da sola nel vicolo, mi aveva detto che mi avrebbe scritto.
“Non dovevi scrivermi?” fu, infatti, la prima cosa che gli dissi, non appena ebbi accettato la chiamata. Lo sentii ridere dall’altro capo della cornetta.
“Ma io ti ho scritto, rossa” rispose, e potevo scommettere che stava ancora sorridendo “Non mi hai risposto a neanche un messaggio”
Corrugai le sopracciglia; gli dissi di aspettare qualche secondo in linea, mentre uscivo dalla schermata di chiamata e andavo ad aprire la casella dei messaggi:
 
From Sugar To Ambra H 09.47
Giorno rossa, dormito bene? Possiamo vederci in uno dei bar in centro per far colazione e parlare
From Sugar To Ambra H 10.05
Ignorato completamente. Non la scampi, sappilo. Io e te oggi parliamo.
From Sugar To Ambra H 10.27
Rossa se mi stai ignorando apposta sappi che non funzionerà
 
Bofonchiai qualche impropero tra me e me, prima di riprendere la chiamata.
“Non ti stavo ignorando, stavo dormendo” gli spiegai, con una punta di fastidio.
Lui ridacchiò ancora. La cosa mi dette abbastanza sui nervi, perché sembrava lo stesse facendo apposta per irritarmi; e a dirla tutta, ci stava anche riuscendo.
“Comunque, la colazione l’ho fatta poco fa” specificai, se due biscotti secchi e un caffè potessero considerarsi colazione.
“Allora nessun problema” fece lui “L’invito slitta per il pranzo”
 

 
*
 

Yoongi alla fine era riuscito a convincermi e, in quel momento, ci trovavamo in un ristorante coreano, a detta sua uno dei migliori in circolazione a Los Angeles. Non avevo mai mangiato coreano prima d’ora, per cui non sapevo cosa aspettarmi e, soprattutto, se potessi effettivamente fidarmi del parere del ragazzo.
“Hai notizie di Tae e Giorgia?” mi domandò, mentre prendeva posto di fronte a me “Hanno fatto quello che era giusto facessero?”
Quello che era giusto facessero, mi ripetei nella mente, trattenendo un sorriso divertito.
“Penso di sì” risposi, dando un’occhiata all’apparecchiatura della tavola e notando che c’erano delle bacchette “Non lo so, in realtà. Non ho sentito niente per tutta la notte”
Yoongi corrugò le sopracciglia.
“Strano, te l’avevo detto che è parecchio rumoroso”
Io alzai le spalle, non sapendo che altro dire.
“Che poi, aspetta” continuò lui, versandosi la salsa di soia in una ciotolina “Se dormivi non puoi dire di non aver sentito niente”
“Mi sono addormentata intorno alle sei” decretai, prendendo in mano il menù ed evitando di guardarlo in faccia.
Sapevo che se avesse incrociato il mio sguardo si sarebbe accorto del mio imbarazzo. E soprattutto avrebbe capito che, se non avevo dormito, era stato per colpa sua.
Nonostante i miei occhi puntati sul menù plastificato, riuscii a intravedere, con la coda dell’occhio, che stava ammiccando.
Prendemmo le ordinazioni e cominciai a chiedermi quando Yoongi aveva intenzione di cominciare con la sua ramanzina. In realtà non sapevo bene cosa aspettarmi, se mi avrebbe ripetuto bene o male le stesse cose della sera prima o se avrebbe attaccato con altro.
“Ti piace?” mi domandò, mandando giù un pezzo di raviolo e osservandomi mentre degustavo uno strano involtino.
Io annuii, prima di prenderne un altro morso.
“È strano” ammisi “Però sì, è molto buono”
Lui sorrise con sincerità. Mi venne da sorridergli in risposta.
“Vuoi ancora dirmi che non mi vuoi neanche un po’?” mi domandò diretto, mentre stappava la bottiglia dell’acqua.
Io per poco non mi ingozzai con il cibo.
Mi sarei aspettata un discorso più articolato, con tante frasi di circostanza e quei soliti sospiri che vengono fuori quando non sai da dove partire.
E invece no, dritto al punto. Sapevo che Yoongi era uno diretto, ma non fino a quel punto.
Sospirai, pulendomi la bocca con il tovagliolo, per poi poggiarlo sulle gambe.
“Siccome ti vedo molto diretto e sincero, voglio esserlo anche io” feci, senza dargli il tempo di aggiungere altro “Posso anche dirti che ti voglio, perché evidentemente con il corpo non si può mentire. Ma non posso dirti che voglio
Lo vidi corrugare la fronte, senza capire bene il mio discorso. Subito dopo rilassò i muscoli e disse:
“Ho capito. Mi vuoi, ma non vuoi finire come quelle che ‘mi porto a letto una notte e basta’” mormorò, facendo i segni delle virgolette con le dita, come per ripetere a pappagallo quello che io gli avevo ribadito già più volte.
“Hai capito bene” gli diedi conferma, annuendo appena.
Ci guardammo per qualche istante negli occhi, prima che lui prendesse di nuovo parola.
“Ma io te l’ho detto, ieri” cominciò “Non ti voglio per una notte e basta e soprattutto non voglio solo quello. Ho una voglia pazzesca di scoparti, ormai se non ti salto addosso appena ti vedo è solo per pubblica decenza, ma mi intrighi anche come persona”
Mi trattenni dall’arrossire e, anzi, feci per alzare gli occhi al cielo.
“Ti prego, Yoongi…” mormorai, sbuffando appena. Lo vidi ammiccare per qualche istante: forse aveva ripensato al modo in cui avevo pronunciato quelle parole la sera prima “Sono curiosa di sapere a quante lo hai detto”
Lui si fece improvvisamente serio, più del solito.
“A nessuna, Ambra” fece, scandendo bene le parole “E posso giurartelo su chi vuoi. Le ragazze che vengono a letto con me dopo le esibizioni sanno perfettamente che sarà una notte e basta, non c’è bisogno che io le convinca con strani sotterfugi”
Lo osservai, mantenendo come lui un’espressione seria.
Non sapevo se credergli o meno: poteva essere benissimo sincero, ma poteva anche essere una strategia. Non sapevo cosa fare.
“Non ho mai portato una ragazza di quelle fuori a pranzo” commentò poi, mettendosi in bocca un altro raviolo e rilassando i muscoli del viso.
“E ti dirò di più” aggiunse ancora “Ho intenzione di pagare io”
Agii d’istinto e mi alzai di scatto dalla sedia. Intercettai velocemente la cassa e feci per andare direttamente al bancone, afferrando la borsa da terra. Era un All You Can Eat, a prescindere da tutto il prezzo era fisso.
Venni trattenuta dalle mani di Yoongi, che si era alzato anche lui, sulle mie braccia. Mi imbarazzai appena, quando mi resi conto che alcuni degli altri commensali si erano voltati nella nostra direzione.  
“Ho detto che ho intenzione di pagare io” mi disse, guardandomi negli occhi e distraendomi dalla gente che ci fissava.
“No” dissi “Preferisco fare a metà. Non voglio approfittarne”
“Te lo sto dicendo io, non stai mica approfittando”
Io tentai inutilmente di liberarmi dalla sua stretta, ma mi avvicinò ancora più a lui.
“Dammi un bacio”
Lo guardai per qualche secondo prima di deglutire. Mi tornarono, ancora, le immagini della sera prima in mente e la voce di Yoongi che, con voce roca, mi supplicava di baciarlo.
 
Ambra baciami, ne ho troppa voglia.
 
“Mh?” fece ancora lui, in attesa di una qualche mossa da parte mia.
“Ma… Così? Cioè… Dal nulla?” farfugliai, vedendolo avvicinarsi a me con il viso.
Dal nulla non direi proprio” disse ancora, ghignando appena.
Io deglutii un’altra volta, prima di avvicinarmi piano a lui e poggiare, molto delicatamente, le labbra sulle sue. La sera prima non ci avevo fatto caso, ma erano davvero morbide e calde.
Feci per ritrarmi, ma lui mi trattenne poggiando una mano sulla mia guancia, muovendo piano le labbra sulle mie. Era un bacio molto più delicato, dolce e attento.
Non stava dando segno di volerlo approfondire, anzi, si staccò lentamente e poco dopo.
“Pago io, rossa” mi sussurrò “A me basta questo” e abbassò lo sguardo sulle mie labbra, su cui stava passando delicatamente il pollice destro.
Lo guardai con le gote rosse, non sapendo come replicare.
 
From Sugar To Ambra H 17.09
Meno di due settimane e ci esibiamo nella discoteca dell’ultima volta. Hai voglia di venire a vedermi?
 
Rilessi più volte quel messaggio. Mi venne da sorridere, notando che Yoongi non aveva scritto vederci ma vedermi.
 
From Ambra To Sugar H 17.10
Ci sono sicuro. Posso portare anche Giorgia?
 
Sapevo che le avrebbe fatto piacere assistere allo spettacolo.
 
From Sugar To Ambra H 17.13
Penso che Tae glielo abbia già chiesto
 
Annuii tra me e me, non sentendo il bisogno di rispondergli. Mollai il telefono sul letto e feci per andare in bagno, ma il telefono vibrò nuovamente.
 
From Sugar To Ambra H 17.14
Ho ancora voglia di vederti
 
Sorrisi e sospirai contemporaneamente. Cosa dovevo fare con te, Yoongi?









 
ANGOLO AUTRICE
Eccomi di ritorno!
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto
e vi abbia intrattenuto.
Un po' di tenerezza, secondo me, non guasta mai.
E poi avevo proprio voglia di descrivere le cose
solo dal punto di vista di Ambra. 
Mi raccomando, per qualsiasi cosa, dubbio o altro,
recensite pure e ditemi.
:) 

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


PUT THE BLAME ON ME
Storia a cura di @AleVillain
                                                                                              
 
 


 
 
Vi lascio il video che mi ha fatto venire l’idea
Per questa storia
Non è mio, ma di @kingtaesx
A voi:
Blame On Me | Suga
Potrebbe essere interessante vederlo
Prima di leggere la mia storia.
 


 
 
 
 
Capitolo 6                                                                                                                  P.Y.

“Quindi è questo il palco?” borbottò Namjoon, con le braccia incrociate al petto mentre passeggiava lentamente di fronte all’enorme impalcatura posta davanti a noi.
Quel giorno, io e gli altri della crew avevamo deciso di andare a vedere il locale in cui ci saremmo esibiti con quella benedetta coreografia, che non riusciva a entrarmi in testa.
Da quando ero uscito dall’ospedale, mi ero esercitato tutti i giorni, come sempre, ma la paura di fare movimenti bruschi e far saltare i punti che avevo sul ventre mi bloccava sempre.
“Non ho mai sentito di gente a cui sono saltati i punti dell’appendicite” mi aveva detto una volta Jin, dopo avermi visto preoccupato per tutta la durata delle prove e mentre si metteva intorno al collo un asciugamano “Tantomeno ballando”
Io lo avevo guardato di sbieco, non sapendo che rispondergli. In qualche modo mi aveva rassicurato, ma il fatto che lui non ne fosse mai stato testimone non significava che fosse una cosa impossibile.
Insomma, le ultime prove erano state un completo disastro. E ciò non aveva fatto altro che scatenare l’ira di Hoseok, che non ne poteva più di ripetermi le solite cose e farmi vedere gli stessi movimenti anche tre volte di seguito.

Prima la gamba sinistra, poi la destra. Non così, più aperte. E stendile quelle braccia, che ti costa?

Ero stufo di sentire quelle ramanzine, per di più fatte da una persona più piccola di me. Anche se di un anno solo, non avevo mai perso l’occasione per ricordargli chi tra noi due fosse il più grande.
Lo avevo esaurito talmente tanto che era arrivato al punto di volermi far fare, alla fine delle solite prove, tutta la mia parte di coreografia completamente da solo.
Ogni volta cercavo degli escamotages per scamparla – non mi piaceva per niente ballare da solo davanti a loro e ad uno specchio – ma si erano sempre rivelati tutti inutili. Per non farmela scampare mai, Hoseok era passato addirittura alle minacce:
“Yoongi sto seriamente pensando di non farti partecipare, ‘sta volta” mi disse un pomeriggio, con un tono particolarmente serio che non gli si addiceva per nulla.
Io ero rimasto immobile.
“Non ti sembra esagerato? Brutto stron-“
“Addirittura?” aveva domandato Jungkook a Hoseok, con sorpresa, interrompendo il mio impropero e salvandomi da una sgridata (assicurata) da parte di Namjoon.
“Addirittura, sì” aveva annuito Hoseok “A meno che non me la balli da solo. Qui. Adesso”
Io avevo corrugato la fronte, camminando piano verso il centro della sala da ballo e fulminandolo con lo sguardo. Lui aveva mantenuto la medesima espressione di prima, per poi avvicinarsi allo stereo e rimettere da capo la canzone. Poi lo avevo visto ridere soddisfatto con il leader.
Bastardo.
“A te va bene, no?”
Non mi ero reso conto che il leader mi si era avvicinato e che aveva già scrutato attentamente il palco.
Sbattei un paio di volte le palpebre, prima di girarmi verso di lui e farfugliare: “Cosa?”
“Lì dietro” mi indicò lui, apparentemente non rendendosi conto che mi ero completamente perso nei miei pensieri “Dico, quando entriamo in scena tu puoi entrare da dietro quel pannello lì”
Seguii l’indice di Namjoon e osservai uno dei tre pannelli posti sul lato sinistro del palco, adibiti per l’entrata in scena dei ballerini.
“Sì, per me va bene” risposi, alzando vagamente le spalle.
Namjoon fece un’espressione strana e incrociò nuovamente le braccia al petto, esattamente nello stesso modo in cui aveva fatto prima, quando aveva esaminato il palco. Il problema era che, in quel momento, stava esaminando me.
“Ti va bene quel punto, dunque” disse, tra sé e sé “Yoongi, ma si può sapere dove hai la testa?”
Io aggrottai le sopracciglia. Cosa avevo detto che non andava?
“Che c’è?” gli risposi malamente “Ho appena detto che va bene”
“Yoongi, tu sei a destra all’inizio della coreografia” mi rimbeccò “Non a sinistra”
Io mi immobilizzai. Gettai velocemente un’altra occhiata al palco e ai pannelli.
Cazzo, aveva ragione.
Mi grattai vagamente una tempia con l’indice destro, non sapendo bene come rispondergli o in generale se dire qualcosa. Tanto probabilmente qualsiasi cosa sarebbe stata inutile.
“Non voglio ritornare sul discorso di Hoseok” continuò lui, salvandomi da quello stato imbarazzante del non sapere cosa dire “Ma io a sto punto mi chiedo se tu sia veramente pronto per questa coreografia”
Lo guardai abbastanza tristemente, prima di sospirare e sedermi per terra a gambe incrociate.
Mi presi il viso tra le mani.
“Scusa” borbottai, un po’ a fatica “Scusa, Namjoon. Ma l’operazione mi ha un po’ destabilizzato. Non sono mai stato operato e non so come ci si deve comportare. Per di più è stato tutto così improvviso…”
Namjoon mi lasciò sfogare rimanendo in silenzio, mentre prendeva posto accanto a me, anche lui a gambe incrociate.
“Lo so” mi disse “E posso capire benissimo. Ma io adesso te lo dico per il tuo bene: se non te la senti, nessuno ti dice niente. Jimin può tranquillamente sostituirti”
Io gli lanciai un’occhiataccia.
“Non voglio essere sostituito da qualcuno” scandii. Piuttosto avrei preferito che levassero direttamente la mia parte di coreografia, ma mai mi sarei fatto sostituire, durante un’esibizione per giunta, da qualcun altro. E con il fatto che altre crew partecipavano, rischiavo di fare una figuraccia e di farla fare anche agli altri, se si presentavano con una persona in meno.
Namjoon, stranamente, annuì comprensivo.
“È solo l’operazione il problema?” mi chiese poi e io sperai, da quel repentino cambio di argomento, che prendesse la mia frase come un invito a lasciarmi nella coreografia.
Annuii.
“Quindi con Ambra va tutto bene, deduco”
Io mi voltai di scatto verso di lui. 
“Giusto?” insistette.
“Va tutto anche fin troppo bene” mormorai, prima di cominciare a spiegare: “Dopo il compleanno di Rafaelle, siamo rimasti sotto casa sua. Ci siamo baciati e… Ho potuto constatare che mi vuole quanto me”
Namjoon si era messo nuovamente in ascolto, con sguardo serio e sembrava non avere intenzione di interrompermi.
“Ma poi mi ha allontanato bruscamente. Sai com’è, non vuole essere considerata una delle tante” proseguii io, gesticolando appena “Ma poi ci siamo rivisti il giorno dopo e le ho spiegato che non voglio solo fare sesso con lei”
Namjoon fece un verso strano, tipo risata soffocata.
“E poi ci siamo baciati di nuovo. A stampo” mi affrettai subito dopo a specificare “E le ho offerto il pranzo”
“Che frequentazione atipica” ridacchiò Namjoon.
Per la prima volta in quel giorno, mi venne da sorridere sinceramente e mi unii alla sua risata.
“Non so frequentarle, le ragazze” dissi, facendo spallucce “Mi è successo troppe poche volte”
“Perché erano sempre coreane” disse Namjoon, spingendomi amichevolmente sulla spalla “Ti ci voleva una straniera”
“A quanto pare” ridacchiai io, ancora. Feci qualche respiro, prima di aggiungere: “L’ho invitata a vederci all’esibizione”
Namjoon fece un’espressione soddisfatta.
“Lo sapevo che c’era anche qualcos’altro sotto”
“Non ci ha mai visto esibirci, mi sembrava carino chiederglielo”
Il biondino alla mia sinistra si grattò vagamente il mento.
“Ah quindi tu l’hai invitata per farle vedere come balliamo tutti noi” mi punzecchiò “Sicuro, egocentrico?”
Io scossi la testa, sbuffando.
“Quando mai te l’ho detto…” borbottai, facendo una finta espressione pentita.
“Comunque ho deciso anche io di invitare qualcuno” mi informò lui, poggiando gli avambracci sulle ginocchia “Sarah”
“Ah! Quella che hai conosciuto la settimana in cui ero in ospedale?” domandai, curioso.
“Sì, esatto. L’infermiera” sorrise, per poi aggiungere “Ti dovrei ringraziare, quindi”
Io risi, facendo spallucce.
Namjoon mi guardò e si mise a ridere, prima di passarmi un braccio intorno alle spalle.
“E comunque, testa calda, se hai bisogno di sfogarti, fallo” disse, tornando serio “Siamo colleghi, ma prima di tutto siamo amici”
Mi voltai verso di lui e fu in quel momento che pensai che chiunque, nella propria vita, dovesse avere un Namjoon vicino.
 

 
*
 

Mi sistemai per l’ennesima volta il colletto della camicia. A quanto sembrava, non ne voleva sapere di starsene al suo posto. Ogni due per tre, uno dei due lati si alzava e l’effetto era veramente antiestetico.
“Lascia perdere” fece Jin, mentre si dava nuovamente una pettinata ai capelli, osservandosi nello specchio contornato da lucine, stile camerini di Hollywood “I colletti di ‘ste camicie non stanno a posto. Io ci ho rinunciato”
Lo guardai qualche secondo, studiando la sua camicia che era esattamente uguale alla mia – a parte per il colore, dato che la mia era nera e la sua blu – e notando che anche la sua aveva il colletto alzato. Rincuorato, smisi di guardarlo e tornai a concentrarmi sulla mia immagine. Riprovai un’ultima volta a sistemarmi, giusto per provare, ma sbuffai sonoramente poco dopo. Forse aveva ragione Jin.
“Fortunatamente non siamo ad una sfilata” intervenne Jimin, mentre si faceva mettere della cipria sul volto da una delle truccatrici “Tra meno di un’oretta saremo conciati da fare schifo e i colletti delle camicie saranno il nostro ultimo pensiero”
“Già sento le ragazze urlare per quando ci vedranno sudati e affaticati” rise Jin, posando finalmente la spazzola e provocando del rossore in volto sulla truccatrice alle prese con Jimin.
Sogghignai anche io. Non aveva tutti i torti, alla fine. Il problema era che io già sapevo che l’unica ragazza di cui avrei voluto l’attenzione non avrebbe mai urlato.
In realtà mi bastava sapere che era lì a vedermi.
Se era lì. Il dubbio si insinuò improvvisamente dentro di me.
Mi spostai di scatto dallo specchio e mi fiondai sul divanetto, dove avevo appoggiato il mio borsone, con tutti i vestiti di ricambio. Tirai fuori il cellulare e mi sedetti, sotto lo sguardo curioso degli altri due.
 
From Sugar To Ambra H 20.37
Dimmi che sei già entrata. Fuori c’è una fila pazzesca
 
A dire la verità non avevo idea di come fosse la situazione fuori dal locale. Io e gli altri sei avevamo messo piede lì dentro intorno alle 17 e non ci eravamo più mossi.
Ma quella era la prima cosa che mi era venuta in mente per farmi dire se fosse effettivamente arrivata. Avrei anche potuto chiederglielo direttamente, ma non volevo passare per un ragazzo pressante.
 
From Ambra To Sugar H 20.38
Sto facendo compagnia a Giorgia qui fuori, sta fumando una sigaretta. Guarda che non c’è nessuna fila
 
Mi battei forte una mano sulla faccia. Che figura di merda. Per lo meno ero sicuro fosse al locale.
La mia attenzione tornò quasi immediatamente al cellulare, che aveva vibrato di nuovo.
 
From Ambra To Sugar H 20.38
Ti prego non dirmi che ho sbagliato locale o entrata
 
Mi misi a ridere, poco prima di rispondere.
 
From Sugar To Ambra H 20.40
No, tranquilla. Era una scusa per capire se c’eri
From Ambra To Sugar H 20.43
Te lo avevo detto che sarei venuta
From Sugar To Ambra H 20.45
Anche dopo l’esibizione?
 
Per un momento mi maledii mentalmente. Ancora una volta non ero riuscito a trattenermi dal fare quel tipo di allusione che tanto la faceva imbarazzare – e quasi sicuramente anche innervosire, in certi casi – ma me l’aveva servita su un piatto d’argento.
La risposta di Ambra, però, mi fece tranquillizzare.
 
From Ambra To Sugar H 20.46
A fanculo ci stai già andando da solo, giusto?
 
Le risposi velocemente, facendo il finto offeso e poi misi via il telefono; mi resi conto che mancavano dieci minuti alla nostra entrata in scena e sperai che anche Ambra se ne fosse accorta.
Eravamo il secondo gruppo su sei, per cui potevamo ritenerci fortunati: dopo la nostra coreografia, potevamo goderci tutte le altre senza ulteriori ansie.
I buttafuori della discoteca fecero il loro ingresso nei camerini, per poi accompagnarci ai lati del palco.
Forza, Suga. Nonostante tutti i problemi, l’hai provata fino alla nausea.
 
 
 
P.A.
Forse uscire fuori per qualche minuto era parsa una buona idea solo all’inizio. Era stato bello riuscire a prendere una boccata d’aria, decisamente bello. Il problema era che, una volta rientrate, ci stavamo già scordando come si faceva a respirare.
“Ma quanta cazzo di gente c’è?” commentò Giorgia, mentre sgomitava per passare davanti “Che hai da guardare? Guarda che ho il biglietto per le prime file!” esclamò poi, ad un ragazzo che l’aveva guardata male quando si era accorto che lo aveva superato.
Le presi una mano e la trascinai via, cercando di evitarci casini e discussioni inutili. In quell’occasione, conoscere i Bangtan si era rivelato utile: eravamo riusciti ad avere i biglietti direttamente da loro, per cui potevamo superare tutta la folla e metterci nelle prime file, lungo le transenne.
“Ma se ci schiacciano da dietro?” avevo chiesto a Namjoon quando ci aveva fatto recapitare i biglietti.
“Lo spazio per chi ha i biglietti delle esibizioni è delimitato da altre transenne” ci aveva spiegato, tranquillizzandoci. Almeno sapevo di poter tornare a casa tutta intera e magari anche non dolorante.
Dopo altre svariate sgomitate, io e la bionda riuscimmo ad arrivare alle tanto agognate transenne. Eravamo abbastanza vicine al palco da poter distinguere bene i volti dei ballerini che avevano appena finito di esibirsi. Seventeen, mi pare si dovesse chiamare quella crew, anch’essa composta da coreani.
“Ah, sì” borbottò Giorgia, riconoscendoli “Quello che sta sempre al centro se la crede tantissimo, non lo sopporto”
Ridacchiai, non potendo però fare a meno di darle ragione.
Non appena i Seventeen ebbero lasciato il palco, l’ansia cominciò a pervadermi, come se sul palco ci fossi dovuta essere io. Forse l’idea di vedere Suga ballare su un palco mi emozionava; oppure, molto più probabile, cominciavo ad entrare in ansia ogni qualvolta dovevo semplicemente vederlo.
La musica partì e le luci nel locale calarono quasi del tutto, mentre quelle sul palco cominciarono a roteare in direzioni diverse, quasi senza sapere dove fermarsi.
E fu in quel momento che apparvero i primi quattro: Hoseok era al centro e alla sua sinistra si trovava Taehyung. Appena dietro di lui potei scorgere i capelli biondi e lisci di Jimin e, alla sua destra, riconobbi Jungkook.
Era un classico, da quello che avevo capito, che partissero con solo alcuni membri, per poi passare ad altri ed infine, nelle parti più clou, essere tutti insieme. Da quello che mi avevano spiegato, prediligevano posizionare al centro Hoseok, Jimin e Jungkook. Quelli più bravi insomma.
“Tae col giubbotto di pelle è proprio bello, comunque” commentò Giorgia, costringendosi ad alzare il tono di voce per sovrastare la musica e facendo un’espressione estasiata “Anche se mi chiedo come faccia a non morire di caldo”
Risi, senza però staccare gli occhi dai quattro ragazzi che stavano ballando: “Probabilmente sta morendo di caldo, ma non può di certo farlo vedere”
Fu un attimo, giusto il tempo di abbassare le luci per qualche istante, che Jimin e Jungkook sparirono, lasciando il posto a Jin e Namjoon.
“Peccato che Rafaelle non ci sia potuta essere” fece ancora Giorgia, non distogliendo l’attenzione neanche per un attimo da Taehyung.
Io sospirai.
“Conoscendo il suo ragazzo, è normale che Jin non l’abbia invitata…” borbottai io.
Rimasi ad osservare Jin per un po’. Mi avevano detto che era l’ultimo arrivato del gruppo, quindi il più novellino in fatto di danza e coreografia. Eppure, da quello che potevo constatare, mi sembrava decisamente bravo e all’altezza degli altri membri.
Le luci si abbassarono di nuovo; tutte tranne una, la quale rivolse l’attenzione esclusivamente ad Hoseok, che fece un brevissimo pezzo da solo, per poi fare un mezzo giro su stesso.
E fu da dietro di lui che, finalmente, apparve Yoongi.
Anche lui ebbe un breve assolo, per poi essere affiancato da Jimin e Jungkook, tornati in scena proprio in quel momento.
Ero incantata da lui e dai suoi movimenti. Fluidi, ma decisi. Scandiva perfettamente il ritmo e il tempo con le varie mosse ed espressioni facciali.
Mi concessi di deglutire quando lo vidi fermarsi, mettendosi laterale rispetto al pubblico, alzare un po’ lo sguardo e chiudere gli occhi. Era già piuttosto sudato e alcuni capelli più umidicci gli ricadevano sulla fronte; il respiro era affannato, anche se stava cercando di nasconderlo. Era decisamente sexy.
Gli occhi chiusi di Yoongi durarono per poco tempo: si rivolse piuttosto in fretta verso il pubblico per ghignare e fare il gesto di sparare con una pistola, perfettamente scandito dal ritmo della musica.
“Hai visto, Ambra?” esclamò ad un tratto Giorgia strattonandomi un braccio e facendomi ricordare improvvisamente di essere circondata da un sacco di gente “Ti ha guardato! Lo hai visto, vero?”
Non seppi come rispondere. Non ero sicura avesse guardato me, alla fine aveva dato un’occhiata in generale al pubblico. A prescindere da questo, però, ero troppo incantata a guardarlo per riuscire a formulare una frase di senso compiuto; per cui mi limitai ad annuire vagamente.
L’esibizione proseguì per un’altra manciata di minuti, che a me parvero interminabili. Verso le note finali, come previsto, erano presenti tutti e sette sul palco e al centro c’era Jimin.
La coreografia terminò e scattarono subito gli applausi da parte del pubblico, comprese me e Giorgia.
Quest’ultima si lasciò sfuggire anche qualche urletto.
“Non dirmi che dobbiamo portare a casa Tae anche stasera” mormorai alla bionda, ridendo e continuando ad applaudire. I ragazzi, intanto, si erano avvicinati al bordo del palco e si stavano inchinando.
“Ah, stavolta vuoi avere te la camera libera con Yoongi?” mi domandò, ammiccando.
Io avvampai e smisi per qualche secondo di applaudire.
“Non l’ho detto per quello” mi affrettai a spiegare, in evidente imbarazzo, vedendo che la mia amica era sul punto di scoppiare a ridere “Era una battuta, non…”
“Ambra, lo so, tranquilla” disse, non riuscendo a trattenere una risata “Ma mi piace vedere come ti imbarazzi quando si parla di Yoongi”
Bofonchiai qualcosa tra me e me e ripresi ad applaudire.
Dopo quei lunghi minuti di applausi, i sette coreani scesero dal palco tramite degli scalini e ritornarono dietro le quinte, facendo un giro diverso rispetto all’entrata in scena.
Vidi che stavano raggiungendo i buttafuori del locale e, accanto a loro, vi erano anche due o tre ragazze, che sembravano in attesa proprio dei Bangtan. In particolare, una attirò la mia attenzione.
La vidi sorridere amabilmente a tutti e, ipotizzai visto che non riuscivo a sentire, fare loro i complimenti; poi si rivolse a Yoongi e gli disse qualcosa più a bassa voce, siccome si era avvicinata maggiormente. Lo vidi annuire e sorriderle, prima di prenderla per una mano, guardarsi in giro rapidamente, e poi sparire dietro le quinte, attraverso una porta scura. Poco dopo, anche il resto dei Bangtan uscì dalla mia visuale. Namjoon fu l’ultimo a sparire.
“Non mi svenire per favore” fece Giorgia, guardandomi preoccupata “Poi vado in ansia”
Mi girai con labbra strette e fronte corrugata verso di lei.
“Non sei proprio in vena di battute stasera, vedo…” commentò la bionda, poggiando gli avambracci sulla transenna “Stavi respirando troppo velocemente, sembravi in iperventilazione”
Mi misi una mano sul petto e mi resi conto che il cuore mi stava battendo a mille. Feci un profondo respiro e mi girai, nuovamente, verso il punto in cui avevo visto sparire Yoongi e la ragazza a me sconosciuta.
“Ambra, cosa c’è?” mi domandò ancora la mia amica, stavolta con un tono più preoccupato.
“Niente” risposi freddamente “Assolutamente niente”
“Ma…”
“Chi sono i prossimi ad esibirsi?” domandai, girandomi verso di lei e costringendomi di sorridere.
Era ovvio che la bionda si fosse accorta che c’era qualcosa che non andava, eppure non mi andava di spiegarle che, quasi sicuramente, Yoongi aveva chiesto a quella ragazza di concludere felicemente il post-esibizione.
E in quel momento mi sentii una cretina qualunque perché, proprio come una cretina qualunque, ero cascata nel suo gioco.











 
ANGOLO AUTRICE
Lo ammetto, penso che questo sia uno
dei miei capitoli preferiti.
Spero di aver reso bene l'idea del rapporto
che c'è tra Namjoon e Yoongi, visto
che secondo me anche nella realtà hanno un
rapporto molto stretto.
Per il resto, ringrazio nuovamente HeavenIsInYourEyes 
per avermi lasciato una recensione e un grazie 
anche a coloro che hanno inserito la storia tra quelle seguite!

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


PUT THE BLAME ON ME
Storia a cura di @AleVillain
                                                                                              
 
 


 
 
Vi lascio il video che mi ha fatto venire l’idea
Per questa storia
Non è mio, ma di @kingtaesx
A voi:
Blame On Me | Suga
Potrebbe essere interessante vederlo
Prima di leggere la mia storia.
 


 
 
 
 
Capitolo 7                                                                                                                  P.A.

Ero riuscita a resistere solo per un’altra esibizione, poi avevo sentito di essere arrivata al limite della sopportazione.
Avevo chiesto a Giorgia di uscire un attimo dal locale e, una volta fuori, le avevo chiesto le chiavi della macchina per andare a casa, campando velocemente una scusa.
“Non mi sento bene” avevo cercato di convincerla, portandomi anche una mano sulla fronte. Vidi con la coda dell’occhio che anche qualcun altro era uscito, ma non ci diedi molto peso.
Giorgia mi aveva guardato in modo strano, facendomi chiaramente capire che non ci stava affatto credendo.
“E come pensi che io possa tornare, se ti do la macchina?” mi domandò, mettendo una mano sul fianco.
Avevo sbuffato sonoramente, prima di risponderle: “Torna con Tae, no?”
“Magari vuole rimanere in discoteca”
“Restaci anche tu, allora”
L’avevo vista alzare gli occhi al cielo e guardarsi intorno qualche istante, cercando di trovare le parole adatte.
“Allora, Ambra” aveva cominciato “Non ho idea di cosa ti sia successo in questi ultimi dieci minuti e da quello che ho capito non ne vuoi parlare…”
Io ero rimasta in silenzio, ascoltandola attentamente, ma sempre in attesa delle chiavi della macchina. Volevo assolutamente andarmene da lì.
“Però, io… Oh! Che palle” aveva mormorato infine, prima di bazzicare nelle tasche dei jeans “Sto comunque pensando di farmi venire a prendere da te, dopo…” e mi allungò le chiavi.
“Grazie, Gio!”
“Alle tre di notte…”
“Gentilissima” le avevo dato un bacio sulla guancia.
“Quando sarò troppo ubriaca per stare in piedi”
Mi ero dileguata velocemente prima che potesse seriamente prendere in considerazione quell’idea, soprattutto dopo essersi resa conto che l’avevo ignorata completamente.
Alla fine, quindi, stavo guidando per le strade di Los Angeles, di sera, con solo la luce dei lampioni a illuminare la strada… e Jin.
La situazione sembrava quasi surreale. Non ero mai stata da sola con Jin.
Mi aveva scritto dopo avermi visto fuori dalla discoteca, visto che anche lui era uscito da lì. E mi aveva detto che aveva chiesto il mio numero a Yoongi.
Sentire quel nome, in quel momento, mi dava solamente sui nervi.
Mi ripetei nuovamente quello che mi ero già detta poco prima: ero una perfetta cretina. Una idiota. Una… Qualsiasi.
Perché sì, era questo che ero e sicuramente, in quel momento, Yoongi era in un camerino con quella moretta a divertirsi, pensando anche di averne un’altra già pronta e disponibile per lui. Il problema era che quell’altra potevo essere io.
Era chiaro che avevo cominciato a maturare dei sentimenti per Yoongi, che andavano anche oltre la semplice attrazione fisica – visto che quella, inutile negarlo, c’era sempre stata. Al ristorante coreano, sembrava anche avermi dimostrato di non volermi solo per una scappatella. Invece, a quanto pareva, avevo avuto ragione a pensarlo; era stato solo un metodo per convincermi, per farmi cedere.
Strinsi maggiormente le mani sul volante, con rabbia, quando mi ricordai improvvisamente che io avevo ceduto prima di quel famoso pranzo. Mi ero lasciata toccare, baciare da lui la sera prima. E, diamine, mi era anche piaciuto, da morire.
Osservai il display del telefono illuminarsi per l’ennesima volta, vicino al cambio dell’auto.
Yoongi, dopo che avevo lasciato il locale, mi aveva tartassato di messaggi. E per quello avrei dovuto prendermela con Jin, visto che era stato lui ad informare il ragazzo, prima di chiedergli il mio numero, che me ne stavo andando.
Siccome non avevo nessunissima voglia di sentirlo, avevo messo il silenzioso. Avevo anche pensato di spegnere il telefono, ma siccome avevo mollato Giorgia da sola in discoteca, non volevo risultare irreperibile.
“Posso chiedere cosa… Succede prima?”
Ci misi un attimo ad elaborare la domanda di Jin. Il suo inglese era sempre stato piuttosto pessimo. Almeno, questo da quando lo avevo conosciuto.
Mi ricordavo ancora perfettamente la prima volta che vidi i sette coreani. Ed era stata proprio in una situazione del genere, in discoteca, e grazie a Jin.
Io, Giorgia e Rafaelle eravamo andate in discoteca per il compleanno di quest’ultima, che a gennaio di quell’anno cadeva di sabato. Jin aveva trovato Rafaelle, con una strana coroncina di cartone con su scritto HAPPY BDAY, in giro per il locale per puro caso; poi c’eravamo avvicinate sia io che Giorgia. Jin ci aveva presentato gli altri, – con un inglese che ci aveva fatto ridere dall’inizio alla fine – ci aveva spiegato il loro lavoro e che erano in discoteca per vedere com’era il locale in cui si sarebbero esibiti da lì a breve.
E Jin si era innamorato di Rafaelle seduta stante. Non aveva smesso di guardarla un secondo, le aveva chiesto il numero e aveva anche azzardato a chiedere per un’uscita.
Col tempo, avevamo pure scoperto che alcuni di noi abitavano nel loro stesso quartiere. Purtroppo per Jin, aveva anche scoperto che la biondina era fidanzata.
Tra l’altro, era stata proprio quella sera che avevo salvato il numero di Yoongi come Sugar, dopo che avevamo chiacchierato per un po’, insieme anche a Namjoon. Mi aveva spiegato che il suo nome d’arte da ballerino era Suga, ma io, per colpa della musica alta e anche un po’ dell’alcool, avevo capito Sugar. Quando lo aveva scoperto si era abbastanza irritato, ma la cosa mi aveva divertito così tanto che non avevo assolutamente intenzione di cambiarlo.
“Mh?” mormorò ancora Jin, alla mia destra. Mi ricordai improvvisamente che mi aveva fatto una domanda. Sgrammaticata, ma era pur sempre una domanda.
“Scusa” risposi “Niente, comunque. Non sto tanto bene e voglio andare a casa”
Jin annuì.
“Tu, allora… Sei proprio sicuro di voler andare da Rafaelle?”
Jin mi guardò.
“Sì” fece, con sicurezza “Non mi interessa di ragazzo suo… Voglio vederla”
Era stato in quel modo che mi aveva contattata, poco prima.
 
From *numero sconosciuto* To Ambra H 21.34
Ciao Ambra, sono Jin! Yoongi mi ha dato il tuo numero, ho visto che sei uscita dal locale e stai andando verso macchina… Posso passaggio da te? Voglio andare da Rafaelle. Non ti ho chiesto prima perché ti ho visto parlare con Giorgia e non disturbo…
 
Avevo sbattuto un paio di volte le palpebre alla vista del messaggio, ma alla fine avevo accettato. Una volta saliti in macchina, Jin mi aveva spiegato il perché se ne voleva andare anche lui.
“Non la vedo da tanto” aveva sospirato, abbastanza tristemente “Sento un po’ la sua mancanza”
Io lo avevo guardato senza dire niente. Mi faceva una grande tenerezza. Inoltre, era la prima volta che lo sentivo pronunciare una frase con un perfetto inglese; evidentemente, Rafaelle gli faceva bene.
“E sei sicuro che non troverai il suo ragazzo?” domandai ancora “Alla fine stai andando a casa sua…”
“Si vedono nei week end, da come ho capito” mi rispose “Oggi è giovedì, quindi credo lei da sola”
Gli avevo sorriso appena. Inutile dire che tifavo per lui.
Il telefono si era illuminato di nuovo. Sbuffai sonoramente, chiedendo a Jin di leggermi i messaggi.
 
From Sugar To Ambra H 21.36
Seokjin mi ha detto che te ne stai andando
From Sugar To Ambra H 21.50
Ambra?
From Sugar To Ambra H 21.59
Ambra perché Jin vuole venire in macchina con te?
From Sugar To Ambra H 22.05
E si può sapere perché sei scappata così senza dirmelo?
 
“Era l’ultimo?” domandai, dopo aver alzato gli occhi al cielo praticamente ad ogni messaggio che Jin mi aveva letto.
“Ehm… No” fece lui, trafficando per qualche istante con lo schermo del mio cellulare “Aspetta”
 
From Sugar To Ambra H 22.11
Se vuoi farmi ingelosire in qualche modo ci stai riuscendo. Ma puoi degnarti di scrivermi almeno un cazzo di messaggio?
 
Avvampai, non appena sentii le parole di Jin. Ma subito dopo, mi ricordai il perché ero arrabbiata con lui. E no, non ci volevo cascare alla storia della gelosia.
“Neanche a Yoongi lo dici perché?” mi domandò il coreano, rimettendo a posto il mio telefono.
Era proprio lui la causa di quella mia sottospecie di fuga, ma pensai che Jin non fosse la persona più giusta a cui rivelarlo. Non lo conoscevo bene, non sapevo se era uno di quelli che si teneva le cose per sé oppure correva a spifferarle al diretto interessato. Non che Jin mi avesse mai dato quell’impressione, ma comunque non volevo rischiare.
Negai con la testa e provai a sorridergli di nuovo, come per rassicurarlo.
Arrivammo, finalmente, sotto casa di Rafaelle. Fu in quel momento che mi ricordai improvvisamente che anche Yoongi abitava in quel condominio. Mi ritrovai in automatico a guardare negli specchietti retrovisori, come per paura di veder spuntare l’automobile di Yoongi. Anche se non ero del tutto sicura che sarei stata in grado di riconoscerla.
“Grazie del passaggio” mi disse Jin.
“Figurati” gli risposi, sorridendo “E buona fortuna”
Jin annuì, prima di borbottare qualcosa in coreano. Magari mi aveva appena insultata, chi poteva dirlo.
“Spero tu risolva questa serata” mi disse ancora, prima di aprire la portiera della macchina e scendere.
Evitai accuratamente di rispondergli e rimasi ad osservarlo per un po’, vedendolo citofonare e poi, fortunatamente, aprire il cancello. Rafaelle gli aveva risposto.
Sorrisi nuovamente, e decisi di rimanere lì ferma sotto al suo palazzo ancora per un po’, giusto il tempo per schiarirmi le idee e cercare di darmi una calmata. Ero così presa dai mille pensieri, che a mala pena mi resi conto che un’altra macchina stava entrando nella stessa via in cui ero io.
 

*
 

P.Y.
Avevo osservato Jin con uno sguardo che andava dal sospettoso al sorpreso allo stesso tempo. Non riuscivo veramente a capire.
“Ho visto Ambra fuori con Giorgia e sta andando verso la macchina”
aveva detto lui. E poi mi aveva anche chiesto il numero di Ambra.
Avevo corrugato le sopracciglia, scrutando la sua espressione. Sembrava particolarmente di fretta.
“Yoongi, per favore” mi aveva detto, infatti, poco dopo “Se ne sta andando”
Non volevo di certo far trapelare quanto questa sua voglia improvvisa di andarsene via con Ambra mi stesse dando fastidio, perciò cedetti e gli lasciai il numero. E in quel momento non sapevo cosa mi stesse dando maggiori pensieri: se l’improvviso interessamento di Jin nei confronti di Ambra o la sua fuga.
Quest’ultima cosa, però, proprio non riuscivo a capirla.
Mi girai verso la moretta seduta sul divano del camerino. Era visibilmente agitata: si stava passando avanti e indietro i palmi delle mani sulle cosce velate da dei collant scuri.
“RM penso stia arrivando” le dissi, cercando di tranquillizzarla “Sta parlando con uno dello staff”
Lei annuì, tentando anche di sorridermi.
Dopo quel brevissimo scambio di battute, ritornai con i miei pensieri su quello successo poco prima. Il pensiero di Ambra da sola con Jin mi stava tormentando.
In cuor mio sapevo che Jin non avrebbe fatto assolutamente nulla, sia perché era palesemente cotto di Rafaelle, sia perché sapeva della mia situazione nei confronti della rossa. Non che gliene avessi mai parlato così apertamente come con Namjoon, ma pensai che fosse facilmente intuibile.
Mi voltai nuovamente verso la mora.
“Ce la fai a stare da sola per un po’?” le domandai.
“Ehm… Certo” mi rispose “Tanto hai detto che Joon arriva tra poco, no?”
Joon. Era una vita che nessuno lo chiamava più così.
Annuii brevemente, prima di aprire la porta della stanza e fiondarmi fuori.
Avevo già scritto ad Ambra più di un messaggio, ma non aveva risposto neanche ad uno. Stavo decisamente cominciando a preoccuparmi.
Presi il telefono mentre mi dirigevo verso l’appendiabiti e indossavo il bomber. Tirai fuori dalle tasche le chiavi della macchina.
Scrissi velocemente un messaggio a Namjoon, dicendogli anche di avvertire gli altri che me ne stavo andando. Non persi tempo nello spiegargli la situazione, ci avrei pensato in un secondo momento.
Ancora con il telefono in mano, mi balenò nella mente l’idea di chiamare Ambra. Andai in rubrica per cercare il numero, ma mi bloccai prima di premere l’icona della cornetta.
Qualcosa mi diceva che se l’avessi chiamata mi avrebbe completamente ignorato.
Optai per chiamare Jin.
“Pronto?” mi rispose, con fare abbastanza scocciato.
“Cos’è ‘sto tono svogliato?” gli chiesi, mentre uscivo dal locale e premevo il tasto di accensione della mia auto, parcheggiata poco distante dall’ingresso “Dovresti essere contento di sentire Min Yoongi”
“Posso richiamarti domani?” mi domandò lui, ignorando completamente la mia battuta “Ho da fare, ora”
Mi resi conto solo in quel momento che stava parlando con un tono di voce basso.
Corrugai le sopracciglia. Quel briciolo di curiosità che mi era rimasto si era nettamente trasformato in sospetto.
“Jin, cosa stai facendo con Ambra?”
Sentii Jin fare un verso strano.
“Con Ambra?” mi domandò, quasi sorpreso “Io sono da Rafaelle”
Mi bloccai, con ancora la mano sulla portiera del guidatore.
“Come da Rafaelle?”
“Sì, da Rafaelle” mi confermò lui, nuovamente.
Salii in macchina, lasciando la portiera aperta. Non volevo cedere alla tentazione di mettere in moto e partire mentre ero ancora al telefono.
“E perché volevi andare via con Ambra?” domandai ancora, non resistendo. Volevo a tutti i costi una risposta.
“Perché così mi facevo dare un passaggio”
Per poco la mia mascella non cadde sul tappetino nero dell’auto. Un passaggio. Jin aveva avuto bisogno di Ambra semplicemente per un passaggio.
“Stai tranquillo, Yoongi” rise ad un tratto Jin, non sentendomi più parlare “Non te la tocchiamo, la rossa. Non pensavo fossi a questi livelli”
“Cosa?” mi ritrovai a chiedere.
“Sei geloso marcio”
Di rimando, ribattei con un impropero e chiusi la chiamata, buttando poi il telefono sul sedile del passeggero.
Geloso marcio.
Probabilmente aveva ragione, ma figurati se Min Yoongi lo avrebbe mai ammesso.
 
22.21
 
Quella era la macchina di Giorgia. Ne ero più che certo.
Avevo fatto apposta il giro per il mio condominio, perché volevo vedere se fossi stato in grado di arrivare in tempo per beccare Jin e l’italiana.
Di Jin non c’era traccia, segno che probabilmente era già salito in casa di Rafaelle. Ma quella Punto, con le quattro frecce accese, ferma sotto il cancello del mio condominio era di sicuro la macchina di Giorgia, che spesso e volentieri usava anche Ambra.
Mi guardai intorno per qualche istante e poi spensi i fari. Era una cosa pericolosissima e se mi avessero beccato avrei rischiato un multone, oltre che non so quanti punti tolti dalla patente. Ma non volevo farmi vedere. Non seppi perché, ma sentivo che c’era qualcosa che non andava; inoltre, il fatto che avesse ignorato tutti i miei messaggi era chiaro indice che non voleva sentirmi, o vedermi.
Quando la vidi ripartire, la seguii piano. Sapevo che Ambra non se n’intendeva per nulla di automobili, perciò accesi nuovamente i fari. Non parve rendersi conto che la macchina dietro la sua fosse la mia.
Parcheggiò sotto il suo palazzo. Io optai per parcheggiare in un vicolo traverso, che io e lei conoscevamo più che bene.
La vidi armeggiare per qualche istante con le chiavi della macchina, poi riuscì a chiuderla. Tirò, immaginai io, un impropero in italiano quando non riuscì a trovare le chiavi dell’appartamento immediatamente.
Mi avvicinai con calma, ma si accorse comunque della mia presenza.
Mi spiazzò quando non disse niente. Semplicemente, mi tirò una strana occhiata, poi si diresse verso il portone del palazzo.
“Ambra?” domandai, avvicinandomi “Ambra?”
“Che c’è?” mi rispose malamente, dandomi ancora le spalle ma riuscendo finalmente ad aprire la porta.
“Puoi dirmi cosa è suc-“
Mi chiuse la porta in faccia, ma feci in tempo a mettere un piede per bloccarla.
Con poche falcate la raggiunsi, mentre si stava dirigendo verso le scale.
“Ma che cazzo hai?” esclamai, seguendola per le scale.
“Non sto bene” mi liquidò.
Io sbuffai dalle narici.
Abitava al primo piano, per cui in poco tempo ci trovammo già davanti al portone di casa sua.
“Buonanotte” mi disse, mentre apriva la porta di casa “E divertiti”
Io corrugai la fronte.
“Divertirmi?” farfugliai, guardandola entrare in casa, voltarsi verso di me ma rimanendo sull’uscio della porta.
“Sì, Yoongi” fece lei, sempre con quel tono acido che stava cominciando a darmi sui nervi “Divertiti. E penso tu sappia benissimo a cosa mi stia riferendo”
Fece per chiudere la porta, ma la bloccai con il palmo della mano sinistra.
“Innanzitutto, smettila di chiudermi porte in faccia” le dissi, con un po’ più di cattiveria “Secondo, di cosa cazzo stai parlando?”
La vidi sospirare, prima di poggiare la borsa sullo scaffale posto sul corridoio d’ingresso.
“Non prendermi per scema”
Io aggrottai le sopracciglia. Non ci stavo capendo veramente nulla.
“Sono una cretina, quello sì, perché ci sono cascata” stava continuando a dire “Ma adesso non provare a fare il finto tonto”
“Rossa, smettila di parlare per frasi fatte” le dissi, facendo qualche passo in avanti e provando ad entrare in casa sua. Lei indietreggiò, facendo nuovamente per chiudere la porta, ma io la bloccai nuovamente. Stavolta, la mano la lasciai lì, facendo più pressione di prima, per evitare che provasse a richiuderla.
“Non sto capendo niente di quello che stai dicendo” feci “Vedi di dirmi esattamente che cazzo è successo. So solo che eri con Jin”
Vidi la rossa assumere un’espressione leggermente preoccupata.
“Bene” disse poi “Parla con lui, allora”
Alzai gli occhi e il capo al cielo, cercando di darmi una calmata e inspirando profondamente.
“Mi sto rompendo i coglioni” decretai, spingendo con forza la mano sulla porta e riuscendo ad aprirla del tutto. Entrai in casa sua senza troppe pretese e mi richiusi la porta alle spalle.
“Non so perché, ma a quanto pare sei incazzata per qualcosa” continuai “E quel qualcosa potrei essere io, visto che mi stai dando delle rispostacce”
La rossa rimase con un’espressione corrucciata, ma non ribatté o fece altro.
“Siccome sono venuto qui, da te, per provare a capirci qualcosa, sei pregata di spiegarti”
La rossa si umidì le labbra e quel gesto mi costrinse a spostare lo sguardo sulla sua bocca.
“Nessuno ti ha chiesto di venire qui” mormorò, con un filo di voce “Perciò tornatene dalla mora del cazzo nel backstage e lasciami stare!” esclamò infine, indicando con l’indice la porta dietro di me.
Ah. Ecco che cosa aveva.
“La mora del cazzo nel backstage, eh?” le feci il verso, incrociando le braccia al petto e osservandola, stavolta con un ghigno divertito “Poi Jin dice di me”
“Cosa?” domandò lei immediatamente, ancora fumante di rabbia.
“Non pensavo fossi gelosa di me”
La vidi sbiancare, segno che avevo fatto centro. Deglutì a vuoto, prima di parlare nuovamente.
“Ti sto cacciando di casa”
Mi voltai con tranquillità verso la porta dietro di me, che chiusi a chiave con l’apposita manopola.
“Non credo di volermene andare”
Il petto di Ambra stava cominciando ad alzarsi ed abbassarsi più velocemente del solito. Stava andando in iperventilazione per quanto era furiosa.
“Non ti voglio in casa mia”
“Io mi voglio in casa tua, però” ribattei “Quantomeno per spiegarti che la mora del cazzo nel backstage è l’infermiera del reparto in cui ero ricoverato. E indovina un po’? L’ha invitata Namjoon"
Ambra aveva stretto le labbra e, palesemente, non sapeva come ribattere a quell’affermazione.
Mi avvicinai maggiormente a lei e le poggiai una mano sulla guancia. Lei non si scompose, mantenendo un’espressione seria sul viso.
“Non mi sono più portato a letto nessuna” le spiegai, a voce più bassa “Se è questo che ti preoccupa”
Con mia sorpresa, mi spostò la mano. Indietreggiò di un passo.
“Bene, grazie del chiarimento” disse “Ora puoi andare”
Io rimasi di sasso. Riuscii solo a corrugare la fronte.
“Ti ho appena spiegato che non me la sono portata a letto”
“E io ti ho ringraziato per il chiarimento” continuò lei.
Presi un profondo respiro.
“Bene, almeno mi stai dando conferma del fatto che sei gelosa marcia” dissi, utilizzando le stesse parole di Jin.
Lei fece uno strano verso, come fosse divertita da quell’affermazione.
“Gelosa marcia mi sembra esagerato” mi spiegò, incrociando poi le braccia al petto “Beh? Sei ancora qui?”
La guardai per qualche istante: “Stasera resto qui”









 
ANGOLO AUTRICE
Lo dico, stiamo ormai arrivando 
agli sgoccioli di questa storia.
Ancora un massimo di altri due capitoli
e poi l'avventura di Blame On Me si sarà conclusa.
Ammetto che mi mancherà scrivere e mi mancheranno gli
aggiornamenti settimanali, ma non avevo previsto 
più di dieci capitoli per questa storia e voglio che così sia.
Nel prossimo capitolo ci sarà una piccola sorpresina 
"extra". 
Alla prossima!

 

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


PUT THE BLAME ON ME
Storia a cura di @AleVillain
                                                                                              
 
 


 
 
Vi lascio il video che mi ha fatto venire l’idea
Per questa storia
Non è mio, ma di @kingtaesx
A voi:
Blame On Me | Suga
Potrebbe essere interessante vederlo
Prima di leggere la mia storia.
 


 
 
 
 
Capitolo  8                                                                                                                 P.Y.

“Stasera resto qui”
La vidi corrugare le sopracciglia, prima di avvicinarmi con uno scatto verso di lei.
Abbassai lo sguardo sulle sue labbra e notai che anche lei fece lo stesso, con le mie. Me le inumidii velocemente, prima di premerle sulle sue. Come mi aspettavo, rispose immediatamente al bacio.
Mi mise entrambe le mani dietro il collo e mi strinse i capelli, avvicinandomi a sé.
Le circondai la vita con le braccia, avvicinandomela e accarezzandole la schiena e i fianchi.
Passai entrambe le mani sui suoi glutei e la sollevai. Mi circondò la vita con le gambe.
Sospirai sul suo collo, mentre lo baciavo e mordevo, appoggiandola sul mobiletto dell’anticamera.
Mi posizionai tra le sue gambe, mentre poggiavo le mani sul legno del mobile e mi spingevo contro di lei.
Ambra mi mordicchiò un orecchio, mentre faceva passare entrambe le mani sul mio petto.
Armeggiai con una mano dietro la sua schiena e trovai la cerniera del vestito.
“Ti ho guardato mentre ballavo” le dissi con voce roca, mentre riprendevo a baciarla con passione, trovando già le sue labbra socchiuse. Le nostre lingue continuavano ad intrecciarsi, senza mai stufarsi l’una dell’altra.
Le mordicchiai un labbro.
“Lo so” mi disse, per poi baciarmi nuovamente.
“E ho guardato solo te, tutto il tempo” le rivelai ancora, mentre facevo scorrere la cerniera fino alla fine della schiena.
Sentii Ambra cominciare a togliermi il bomber di dosso. La aiutai nel farlo e lo lanciai per terra, vicino alla porta.
“Non è vero” mi disse lei, trattenendo un ansimo di piacere mentre le leccavo la linea del collo e con una mano le abbassavo le spalline del vestito.
Mi strinse maggiormente a sé, passandomi una mano tra i capelli. Gettai in automatico la testa verso l’alto; adoravo quando lo faceva.
Mi baciò il collo e risalì piano fino alla mandibola, tornando poi sulle mie labbra, come bisognosa di un ennesimo bacio, che non tardai a ricambiare.
Cominciò a sbottonarmi la camicia, mentre le abbassavo anche l’altra spallina dell’abito.
“Dovresti credermi, invece” le dissi “Gelosona”
“La smetti di chiamarmi così?”
Ambra fece appena in tempo a terminare la frase, quando le strinsi un seno con la mano e con l’altra le accarezzavo le cosce, graffiando leggermente la pelle.
Mi baciò nuovamente.
“Ambra, dov’è la camera?” le domandai con voce sensuale, sulle labbra, mentre continuavo a stringere e a stuzzicare il suo seno.
“Mh… In fondo” farfugliò, indicando vagamente la fine del corridoio.
La sollevai nuovamente, tenendola per i glutei e dirigendomi verso camera sua, mentre lei rimaneva saldamente attaccata a me con gambe e braccia. Non fossi stato così su di giri, l’avrei anche trovata tenera come cosa.
La adagiai, con poca grazia, sul letto matrimoniale.
“Questo è il letto inaugurato da Tae e Giorgia?” chiesi, mentre mi posizionavo sopra di lei e scendevo a baciarle il collo e le clavicole, lasciandoci anche qualche morso.
Lei annuii vagamente.
“Credo” borbottò “Non li ho sentiti”
“Faremo più casino noi, allora” dissi, abbassandole il vestito e scoprendo, con mio sommo piacere, che il reggiseno non lo aveva – quindi le coppe che avevo toccato prima dovevano essere quelle del vestito. Alzai gli occhi per qualche istante e mi accorsi che aveva distolto lo sguardo, imbarazzata, ma non seppi dire se per la mia frase o perché era senza reggiseno sotto di me. Conoscendola, poteva essere per entrambe le cose.
Mi accorsi in quel momento che mi aveva slacciato praticamente tutta la camicia, per cui non ci misi molto a togliermela di dosso.
La sentii passarmi le mani dietro la schiena e accarezzarmi lentamente, mentre io riprendevo a baciare la sua scollatura. Scesi lentamente verso il seno, che stuzzicai piano con la lingua e con i denti, senza mai togliere lo sguardo dal suo. Mi ero accorto che stava facendo di tutto per evitare di guardarmi negli occhi, ma io volevo bearmi di ogni sua espressione. Volevo vedere come godeva, come si mordeva il labbro e come socchiudeva gli occhi.
Mi strinse i capelli dopo averle dato un piccolo morso.
“Tira quanto vuoi” le dissi, roco. Scendendo piano a darle dei baci lungo l’addome e abbassando lentamente il vestito, man mano che avanzavo nella discesa.
“Me l’hai già detto” disse, ridacchiando leggermente, ma continuando a mordersi il labbro inferiore per l’eccitazione.
Io annuii sulla sua pancia, facendola ridere nuovamente, stavolta per il solletico. Le lasciai una serie di baci passionali lungo tutto il ventre.
Le tolsi definitivamente il vestito e la vidi stringere, come gesto automatico, le cosce.
Ritornai su di lei e la baciai passionalmente; le portai una sua mano sulla mia cintura, facendole chiaramente intuire che non ne volevo più sapere di averla lì.
Senza mai smettere di baciarmi, mi sfilò la cintura, che lanciò via da me, slacciò il bottone dei miei pantaloni e abbassò piano la cerniera. Nel mentre, io ero riuscito a divaricarle le cosce.
Mi sistemai tra le sue gambe, mentre lei mi abbassava piano i pantaloni. Spostai per qualche istante lo sguardo su di me. Sì, ero considerevolmente eccitato.
L’aiutai nel togliermi i pantaloni e li misi su una sedia affianco al letto, sopra il suo vestito.
Ritornai a baciarla e scesi di nuovo, stavolta un po’ più velocemente e passando la lingua lungo tutto il corpo. La sentii sospirare di piacere.
Arrivai all’elastico dei suoi slip neri, dove ci lasciai un bacio delicato. Percepii la pelle d’oca, sotto le mie labbra.
Afferrai l’elastico e piano piano lo feci scorrere verso il basso, lasciando un bacio su ogni porzione di pelle che veniva scoperta.
Feci scivolare via del tutto gli slip e, in quel momento, la vidi portarsi entrambe le mani sul viso.
“Non mi lascerai mai accendere la luce, vero?” provai a chiedere ridacchiando, soffiando appena sulla sua intimità.
Lei mosse appena le gambe e negò con il capo.
Riabbassai lo sguardo sulla sua intimità e ci lasciai un bacio delicato. Si mosse appena.
Le divaricai maggiormente le cosce, per sistemarmi più comodamente e cominciai a stuzzicarla con la lingua e le labbra, prima più lentamente, poi sempre più rapidamente.
La sentii gemere più volte e chiamare il mio nome, cosa che mi fece eccitare ancora di più. Aveva uno strano modo di pronunciare il mio nome, dovuto sia all’accento italiano sia al fatto che l’unica volta che mi ero presentato eravamo in un locale e la musica aveva sovrastato tutto.
Ma col tempo avevo preso l’abitudine nel sentirmi chiamare Yòngi invece che Yoonghì1. Anzi, forse era diventata anche una delle caratteristiche che adoravo di lei. 
La sentii ansimare ancora e decisi di stuzzicarla maggiormente, aggiungendo anche un dito dentro di lei.
Ambra strinse la coperta sotto di sé e inarcò involontariamente la schiena, gemendo ancora.
Quando sentii che era praticamente arrivata al limite, mi fermai.
Ritornai sopra di lei lentamente e mi avvicinai al suo orecchio.
“No, non sono stronzo” le dissi, sussurrando “Voglio farti venire in un altro modo. E non ho intenzione di interrompere sul più bello, come ha fatto qualcuno tempo fa…”
L’allusione la fece sia imbarazzare sia alzare gli occhi al cielo. Ma era ancora troppo su di giri per poter ribattere qualcosa o fare dell’altro.
La baciai nuovamente, approfondendo il bacio e sentendo la mano di Ambra scendere lentamente con la mano lungo il mio petto, l’addome, il ventre ed infine sulla mia parte pulsante.
L’erezione premeva in maniera spropositata e mi sentivo scoppiare. Avevo un assoluto bisogno di sentirmi appagato.
La sentii infilare una mano nei miei boxer e cominciare a stuzzicarmi, prima delicatamente, poi con più energia. Esattamente come avevo fatto io.
Smisi si baciarla e poggiai la fronte sul cuscino, di fianco alla sua testa. Cominciai ad affannare e non provai neanche a nasconderlo.
“Piano, rossa” le dissi ad un certo punto, dopo l’ennesimo gemito “Piano. Così finisco…”
La rossa strinse le labbra e rallentò il movimento.
“Dove sono i preservativi?” domandai, alzando la testa dal cuscino e dandole un rapido bacio sulle labbra.
“Giorgia li tiene nel secondo cassetto” mi spiegò.
Mi alzai da lei e mi levai i boxer. Notai che stava accuratamente evitando di guardarmi, anche se la stanza era piuttosto buia.
Presi un preservativo e poi mi risistemai su di lei.
“Finalmente, cazzo” dissi sulle sue labbra, mentre entravo piano dentro di lei e la sentivo già ansimare.
 
 
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Extra
 
 
 
 
Per chi volesse un po’ di Jin
Prima di leggere
Questo è uno dei miei video preferiti su di lui
Di Valentina Zelmyanaya
A voi
Jin Okay
 
 
 
 
 
Rafaelle si stiracchiò sonoramente sul divano di casa, rischiando anche di far cadere le patatine alla paprika per terra. Aveva appena finito di vedere un film in completa solitudine, armata solamente di patatine e acqua naturale.
Sapeva che quella sera ci sarebbe stata l’esibizione dei Bangtan Boys, a cui, purtroppo, non era stata invitata. Se lo doveva aspettare, in realtà, ma nonostante questa consapevolezza, ci era rimasta parecchio male quando aveva sentito, a lezione in università, Ambra e Giorgia parlarne. Le due si erano poi quietate subito non appena si erano accorte che Rafaelle le stava ascoltando, ma la bionda aveva fatto in tempo a sentire tutto.
Ambra, qualche giorno dopo, si era scusata con lei per quella situazione. Rafaelle le aveva semplicemente detto “Se c’è qualcuno con cui devo prendermela, è il mio ragazzo”.
Il suo ragazzo era particolarmente geloso. Certo, le lasciava fare sostanzialmente quello che voleva, ma saperla in mezzo ad altri ragazzi maschi senza di lui lo irritava particolarmente.
Era giovedì, inoltre, quindi il suo ragazzo lavorava, essendo un barista. Per cui si era ritrovata completamente da sola.
Le era balenata per la mente la malsana idea di presentarsi comunque nel locale in cui ci sarebbe stata l’esibizione, ma senza biglietto avrebbe rischiato solamente di perdersi in mezzo ad una massa di persone sconosciute e così le sue due amiche non sarebbe mai riuscita a trovarle. Inoltre, non era da lei andare in un posto senza prima avvertire il suo ragazzo.
Sospirò appena, guardando velocemente l’orario. Quasi le dieci e mezza di sera. Spense la televisione: bene, la sua serata era già finita.
Si alzò dal divano e chiuse il sacchetto delle patatine con una molletta per i panni, prima di rimetterle nella dispensa.
Fece per tornare nel salotto di casa sua, per spegnere la televisione e infilarsi i pantaloni del pigiama – visto che aveva su solo la maglietta – ma il rumore del citofono la fece sobbalzare.
Lanciò il telecomando sul divano e fece una breve corsa per raggiungere l’apparecchio. Era sera tarda, chi poteva essere a quest’ora?
Cominciò a sentire l’ansia crescere quando pensò potesse essere successo qualcosa al suo ragazzo.
“Sì?” rispose, afferrando la cornetta, con un tono di voce forse troppo alto.
“Ehm… Ra-Rafaelle? Sono Jin”
Rafaelle spalancò gli occhi. Deglutì un paio di volte, prima di rispondere.
“Jin?” chiese, per conferma.
“Sì, Jin” mormorò lui ancora.
Okay, in quel momento ne era sicura, era la sua voce.
“Ma… Che ci fai qui?” domandò, cominciando a muoversi sul posto.
L’ansia per paura che fosse successo qualcosa, si era tramutata in un altro tipo di ansia. Cosa caspita ci faceva Jin sotto casa sua? Non doveva essere al locale a esibirsi?
“Esibizione finita, volevo salutarti”
Rafaelle non seppe come rispondere.
“Posso salire?” chiese quindi Jin, dopo qualche secondo di silenzio.
“Oh, sì, certo” farfugliò lei, aprendogli il cancello tramite il tasto apposito.
Mise a posto la cornetta del citofono e aprì anche la porta di casa.
La sua mente cominciò a pensare ai mille motivi per cui Jin poteva essersi presentato da lei. Più volte, le sue due amiche e anche gli altri coreani le avevano fatto notare l’interesse di Jin nei suoi confronti, ma lei non ci aveva mai voluto troppo credere. Aveva sempre pensato fosse semplicemente gentile e cortese.
In realtà non aveva idea del perché si rifiutasse di credere che Jin potesse provare qualcosa per lei; ma probabilmente era dato dal fatto che non pensava assolutamente che qualcun altro, all’infuori del suo fidanzato, potesse trovarla… Attraente?
Jin si era sempre dimostrato molto più attento nei suoi confronti, rispetto a come si comportava con Ambra o con Giorgia. Beh, probabilmente Yoongi lo avrebbe fulminato se solo avesse provato a fare di più con la rossa.
Ridacchiò a quel pensiero, nel mentre che sentiva l’ascensore arrivare al suo piano. Jin uscì da lì subito dopo: giacchetto di pelle aperto, camicia blu e capelli spettinati.
La bionda si trattenne dal deglutire.
Si accorse che era al telefono con qualcuno, ma non capì assolutamente niente, visto che stava parlando in coreano. Lo vide ridere per qualche istante, prima di staccare il telefono dall’orecchio e osservare il display, con fare stranito. Che gli avessero appena attaccato il telefono in faccia?
“Ciao!” la salutò lui, mettendosi il telefono nella giacca.
“Jin” sorrise lei, facendosi da parte per farlo entrare.
Chiuse la porta a chiave con una sola mandata.
“Non disturbo, vero?” mormorò lui, ma dando un veloce sguardo al monolocale e rendendosi conto che la ragazza era completamente sola.
Rafaelle negò con il capo.
“No, assolutamente” confermò lei.
Abbassò lo sguardo sulle dita delle sue mani, che avevano cominciato a giocherellare tra di loro per l’imbarazzo. Si ricordò, in quel momento che era solo con la maglietta, senza pantaloni.
Avvampò, tirando leggermente il tessuto della maglia per coprire maggiormente le cosce, anche se fortunatamente erano già coperte quasi per metà.
“Mi chiedevo, ehm…” cominciò lei “Come mai non sei rimasto in discoteca?”
Jin ritornò con lo sguardo su di lei.
“Di solito lo fate”
Jin annuì.
“Stavolta, no… Un po’ noiosa serata” spiegò.
Rafaelle annuì, prima di domandare:
“Hai trovato parcheggio qua sotto? È quasi sempre pieno”
Vide Jin pensarci su qualche istante, forse cercando le parole giuste per spiegarglielo. O forse stava solo traducendo mentalmente dal coreano all’inglese.
“Ho… Sì, Ambra”
Rafaelle corrugò le sopracciglia.
“Ho visto Ambra” disse, parlando più lentamente “Che stava andando via, con macchina. E ho chiesto… Passaggio”
Rafaelle rilassò i muscoli del viso e rise appena.
“Okay, hai chiesto un passaggio ad Ambra”
Jin annuì sornione, vedendo che la ragazza aveva capito subito la sua spiegazione, data – come suo solito – con un inglese un po’ raffazzonato.
Rafaelle lo osservò ancora qualche istante, prima di dire: “Ti dispiace se… Mi sistemo un secondo? Poi arrivo”
Jin ricambiò lo sguardo, tornando un po’ più serio.
“Certo, certo” rispose poi, annuendo appena “Ti aspetto qui”
Rafaelle sorrise.
“Siediti dove vuoi” gli disse, prima di sparire nella stanza adiacente al salotto.
Mentre si infilava velocemente i pantaloni del pigiama, approfittò di quella manciata di secondi in cui era sola per cercare di tranquillizzarsi ed evitare di ritornare di lì con ancora un’espressione imbarazzata in volto.
Ritornò nella stanza poco dopo, trovando Jin seduto sul divano, a gambe leggermente divaricate.
Rimasero in silenzio per qualche istante, prima che Rafaelle si rese conto di quello che le aveva detto Jin.
“Ma Ambra se ne stava andando a casa?”
Jin annuì.
“Diceva che non si sentiva bene” spiegò lui, rimanendo sul vago.
Rafaelle continuò ad osservarlo.
“Non mi ha spiegato altro” si affrettò a specificare poi.
Rafaelle sperò non fosse successo nulla di grave.
“E tu perché sei venuto da me?”
Questa volta, Jin non rispose subito.
Alzò lo sguardo verso di lei per qualche secondo, prima di spostarsi maggiormente vicino a lei. Allungò una mano verso la guancia destra della ragazza.
“Cosa fai?” chiese lei immediatamente, spostandosi.
Jin fece segno di no con il capo, lentamente. Si riavvicinò al suo viso con la mano.
Stavolta Rafaelle non oppose resistenza: le dita di Jin passarono delicatamente sulla sua guancia, prima di poggiare direttamente il palmo.
“Rafaelle… Io non sono bravo con inglese, ma…”
Rafaelle sbatté un paio di volte le palpebre, rimanendo in ascolto.
“Ma so che non voglio più questa situazione. Che ci vediamo sempre poco, alla tua festa non posso venire e tu stasera non potevi venire al mio spettacolo…”
“Jin…”
Il coreano scosse vigorosamente la testa.
“Non ti sto chiedendo di… di…” fece un lungo respiro “Di ricambiare miei sentimenti… Ma non ce la faccio più a non vederti mai”
Rafaelle era di sasso.
Era la prima volta che Jin si apriva in questo modo con lei e soprattutto confessandole cose di questo genere.
“Oh, Jin…” mormorò lei, poco dopo “Io… Mi dispiace tu ti senta così”
Jin la stava guardando direttamente negli occhi, a labbra dischiuse, le quali catturarono l’attenzione della ragazza.
Jin si accorse che Rafaelle aveva spostato lo sguardo dai suoi occhi alle sue labbra, perciò, quasi in automatico, si avvicinò maggiormente a lei con il viso.
I loro nasi si stavano sfiorando.
“Rafaelle…” mormorò a voce bassa e più roca, mentre si avvicinava ancora, impercettibilmente.
Rafaelle si morse il labbro. Ancora non aveva fatto nulla e già si sentiva in colpa.
Fu per questo, quindi, che indietreggiò con il viso, piano.
“Jin, per favore”
Jin rimase immobile per qualche secondo, prima di indietreggiare anch’esso e togliere lentamente la mano dal suo viso.
Rafaelle sospirò. Sentiva che si stava infilando in una situazione strane complicata, dalla quale voleva assolutamente uscirne.
“Jin, facciamo una cosa” disse ad un tratto, in tono più deciso.
Il ragazzo, anche se con sguardo triste, riportò l’attenzione su di lei.
“Io amo il mio ragazzo, lo amo davvero” cominciò a spiegare, nonostante non sapesse se fosse il caso di guardarlo direttamente negli occhi mentre pronunciava quelle parole “Ma a te ci tengo. Se vuoi possiamo vederci più spesso”
Jin parve riacquistare un po’ di vitalità.
“Anche io e te da soli, se ti può far piacere”
Jin annuì. Di sicuro non era quello che si sarebbe aspettato da quella serata, ma per lo meno Rafaelle aveva capito il suo discorso.
“E stasera puoi rimanere qui a dormire… Se ti va” aggiunse lei, abbassando appena lo sguardo sulle proprie dita che stavano giocherellando tra di loro per il nervoso.
Jin sorrise appena.
“E dove dormo?” domandò.
“Questo divano diventa un letto” disse “Possiamo guardare qualcosa insieme in televisione e poi andiamo a dormire. Io in camera mia però, eh!” concluse, ridacchiando.
Jin annuì, più tranquillo.
“E… Tuo ragazzo? Lo dici?” chiese.
Rafaelle sospirò.
“Beh… Diciamo che non deve per forza saperlo”
Jin alzò e abbassò velocemente il sopracciglio. Quella situazione stava cominciando decisamente a piacergli.








Yoonghì: in realtà non sono del tutto sicura sia questa la pronuncia, ma mi pare di averla sentita in alcuni video.







 
ANGOLO AUTRICE
"Mi mancheranno gli aggiornamenti settimanali"
E tac. Detto fatto, pubblicato dopo più
di un mese, quasi un mese a mezzo.
Purtroppo è stato - ed è tutt'ora, in realtà -
un periodo tosto, duro. 
Ma non voglio assolutamente lasciarla
incompiuta questa storia.
(S)fortunatamente, però, siamo agli sgoccioli
per cui il prossimo è definitivamente l'ultimo capitolo.
Che dire, spero che l'attesa sia stata ripagata e che
vi sia piaciuto anche il piccolo extra.
Alla prossima! Sperando non passi un altro mese.
Un bacione.

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


PUT THE BLAME ON ME
Storia a cura di @alecsishan
                                                                                              
 
 


 
 
Vi lascio il video che mi ha fatto venire l’idea
Per questa storia
Non è mio, ma di @kingtaesx
A voi:
Blame On Me | Suga
Potrebbe essere interessante vederlo
Prima di leggere la mia storia.
 


 
 
 
 
Capitolo  9 - Epilogo                                                                                                                 P.A.
 
“Mai una volta puntuale!” esclamò Giorgia, alla mia destra, vedendo Rafaelle entrare nel bar quasi correndo e col fiatone.
Io annuii perfettamente d’accordo, ma accennai un sorriso.
L’autobus ha saltato una corsa” rispose lei in italiano, di rimando, togliendosi il giubbotto scamosciato e poggiandolo sulla sedia posta precisamente di fronte a me.
Si sedette velocemente, poco prima di ordinare una brioche al cioccolato.
“Ci siamo tutti, allora” dissi io, poggiando gli avambracci sul tavolo “Possiamo…”
“Aspetta!” intervenne nuovamente la bionda appena arrivata “Perché ci siete anche voi?” fece lei, puntando lo sguardo su Yoongi, seduto alla mia sinistra, Taehyung e Namjoon, esattamente di fianco a lei.
“Se ti può far stare tranquilla non abbiamo intenzione di venire in Italia con voi” celiò Yoongi.
Io sbuffai appena, prima di tirargli un calcio delicato sulla caviglia. Yoongi si girò verso di me con sopracciglia corrugate, ma poi si rigirò verso la bionda con un mezzo sorriso.
Avevamo deciso di ritrovarci tutti insieme in un bar che si trovasse più o meno a metà tra le abitazioni di tutti, per fare colazione insieme e approfittarne per prendere i biglietti per tornare in Italia.
Ogni anno, da quando avevamo iniziato la nostra avventura negli Stati Uniti, tornavamo in Italia due volte l’anno: durante le vacanze di Natale e Capodanno e dopo la sessione estiva, che corrispondeva anche al periodo di permanenza in Italia più lungo – circa un mese e mezzo.
Avevamo ormai preso questa abitudine: qualche mese prima della partenza, ci trovavamo da qualche parte tutti insieme, Alex portava il computer e compravamo i biglietti aerei insieme.
E quel giorno non era andato diversamente dal solito, non fosse solo per il fatto che c’erano un paio di intrusi, appunto Yoongi e Taehyung, che avevano voluto approfittarne per fare colazione con me e la mia coinquilina. Namjoon era l’unico dei tre che avevamo incontrato casualmente quella mattina.
Sorrisi appena tra me e me, nel pensare al rapporto che si stava instaurando tra me e Yoongi. Dopo quella sera a casa mia e di Giorgia, io e Yoongi sembravamo tornati esattamente al punto di prima, almeno per i giorni immediatamente dopo.
Le cose avevano cominciato a prendere una piega particolare quando, regolarmente, il ragazzo aveva cominciato a portarmi fuori a pranzo e a cena sempre più spesso, causando anche discussioni su chi dovesse pagare.
Ma fu proprio grazie ad una di quelle discussioni che avevamo, in qualche modo, stabilito che cosa stessimo costruendo insieme.
“Non cominciare con quella faccia” stavo borbottando stizzita, mentre tiravo fuori dalla pochette il porta monete con la carta di credito.
Yoongi aveva sbuffato dalle narici: “Faccio questa faccia perché sembra che tutti i pranzi e le cene li abbia pagati io”
Avevo alzato vagamente gli occhi al cielo, prima di accelerare istintivamente il passo per raggiungere la cassa prima di lui.
“Se per una volta pago io non succede nulla” mi aveva detto poco dopo, affiancandomi e quasi dandomi una spallata per farsi spazio.
“Ma così mi sem-“
“E poi dai, che appuntamenti sono se ogni volta facciamo a metà?”
Io mi ero bloccata con la carta di credito a mezz’aria; neanche avevo sentito il prezzo che ci aveva detto la cameriera, mentre passava lo sguardo da me a lui in attesa di sapere chi dovesse pagare.
Avevo guardato Yoongi, prima di trattenere a stento un sorriso mordicchiandomi il labbro inferiore.
“Appuntamenti…?” avevo chiesto timidamente.
Lui aveva annuito, prima di allungare la carta di credito alla ragazza in cassa. Si era poi rigirato verso di me per darmi un rapido bacio sulla punta del naso.
“Pensavo si fosse capito” aveva poi sussurrato. Io ero vistosamente arrossita e non avevo nemmeno ribattuto sul fatto che avesse pagato lui.
“Non ho mai detto questo!”
La voce acuta di Rafaelle mi aveva riportato alla realtà.
“Semplicemente non capisco perché siete qui”
“Io e Yoongi ne abbiamo approfittato per fare colazione con Giorgia e Ambra” aveva spiegato Tae, incrociando le braccia “E a me interessa sapere quando partite. Credo anche a Yoongi
Spostai lo sguardo su Rafaelle e vidi che non stava più prestando attenzione alla conversazione, anzi, era tutta intenta a digitare qualcosa sul telefono.
Stai scrivendo al tuo ragazzo?” provai a domandare in italiano, nonostante non fossi del tutto convinta. Ricordavo, infatti, che mi aveva accennato il fatto che glielo avesse già detto di quella uscita e di quando avevamo intenzione di tornare in Italia.
Rafaelle, infatti, negò con il capo e fece a voce bassa, coprendosi appena la bocca: “Jin”
Io non dissi nulla, anche perché sentii la voce potente di Alex riportare la conversazione sul tema principale.
“Dunque” disse quest’ultimo, prima di schiarirsi la voce “Finiamo tutti e quattro la sessione intorno al 20 di luglio. Che ne dite allora di partire una settimana dopo? Giusto per tenerci larghi in caso di esami posticipati”
Tutte e tre annuimmo, convinte e decise.
“Allora direi che una sera poco prima della partenza ci vediamo tutti e ci salutiamo” disse Namjoon, sorseggiando il suo caffè americano “Anche perché poi partiremo anche noi, per la Corea”
“Portateci delle calamite!” intervenne Taehyung, ridacchiando appena “Oppure della pasta, della mozzarella, del vino, del ragù… Insomma, portate del cibo”
Giorgia rise, rassicurandolo e dicendogli che gli avrebbe fatto la spesa per una settimana con solo cibo italiano.
“E non andate con gli italiani…” mormorò Yoongi, passando un braccio sullo schienale della mia sedia e girando il capo nella mia direzione.
Io mi voltai verso di lui.
“Non vedo perché dovrei” risposi, sorridendo.
Yoongi annuì appena, prima di passarmi delicatamente l’indice sotto il mento per alzarmi il volto e darmi un bacio a stampo delicato.
“Poi chi sa, magari ora di luglio saremo anche andati oltre ai semplici appuntamenti…” mi sussurrò ancora, ghignando appena.
Io avevo distolto lo sguardo, prima di sistemarmi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
Yoongi aveva ridacchiato nuovamente per la mia reazione, per poi prendermi una mano con la sua.
“Che c’è?” mi domandò, curioso ma divertito, come se sapesse già la risposta.
“Ultimamente sono sempre scombussolata e… Felice” ammisi, abbassando leggermente lo sguardo.
Yoongi sorrise.
“Dammi pure la colpa, Ambra” mi disse lui “E grida al mondo che è Min Yoongi a farti questo”








 
The End.








 
ANGOLO AUTRICE
Alla fine ce l'abbiamo fatta. 
Ho portato a termine la mia prima storia 
relativa ai BTS.
Il periodo brutto non è ancora terminato,
anzi, è come ricominciato, visto e considerato
che questa potrebbe forse essere la mia ultima 
sessione d'esami.
Ma questa storia andava finita e sono riuscita a scriverla
perfettamente come volevo io.
Poi chi lo sa, magari ritornerò nuovamente con una nuova
storia sul fandom Kpop. 
Ringrazio per l'ennesima HeavenIsInYourEyes per avermi
dato un motivo in più per scrivere questa storia e 
ringrazio in generale tutte quelle persone che hanno 
letto la storia, messa tra le seguite e preferite.
Grazie di cuore!
Alla prossima. 
Buon 2020 a tutti.

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