Il suono delle stagioni

di StarCrossedAyu
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** - Broken strings - ***
Capitolo 2: *** - Clocks - ***
Capitolo 3: *** - Siren Spell - ***



Capitolo 1
*** - Broken strings - ***


 

 

 

 

 

 

 

 

Spoiler dal manga [Akihiko/Ugetsu - Kaji/Murata]



Succedeva tutte le volte. Esattamente come un tossico dalla volontà debole, ricadeva nuovamente nel medesimo vizio in cui desiderava annegare quella sofferenza soltanto per ritrovarsi dolorante sul selciato, privo di orgoglio e con un'unica preghiera.

Basta.

Si spinse nel suo corpo ad un ritmo cadenzato facendo schioccare la loro pelle, producendo una sinfonia già udita in precedenza eppure sempre nuova. Ugetsu si artigliò alle sue spalle, nascondendo il viso nell'incavo del suo collo soltanto per morderlo e succhiare un'anima che era stata sua sin dal principio, incapace di liberarsene come stregato da un incantesimo, ed Akihiko grugní un verso di godimento, aumentando la potenza con cui tentava inutilmente di fondersi con l'essere che lo aveva soggiogato al primo sguardo.

Rincorsero l'orgasmo, avvinghiandosi l'un l'altro in quel concerto composto dal suono dei loro respiri pesanti, della testata del letto che puntualmente batteva sullo stesso identico punto del muro creandovi una crepa che estendeva il proprio raggio di volta in volta, del sudore che ricopriva i loro muscoli affaticati dallo sforzo di donare ed accogliere un piacere tanto dolce quanto lo era il gusto amaro che avrebbe lasciato sui loro palati resi umidi dai troppi baci.

Era sempre così che finiva, perché non potevano farne a meno per quanto ci provassero, per quanto tentassero di convincersi che fosse finita, che sedare la loro reciproca fame su altri corpi li avrebbe infine saziati invece di lasciarli con un buco nello stomaco ed una voragine nel petto. Suonavano quello strumento da troppo tempo con la raccapricciante ostinazione di chi non si arrende al fatto che oramai sia troppo consumato per pensare che un semplice restauro basti a riportarlo all'antica gloria, e le cui corde si spezzavano con la medesima logorante insistenza con la quale venivano cambiate, prolungando un tempo altresì scaduto.

Terminò così anche quella volta mentre, raggiungendo il culmine, le loro bocche si trovarono cieche a metà strada unendosi nell'unico modo che conoscevano per non ferirsi, perché le parole che si rivolgevano - sebbene camuffate da innocenza e finta indifferenza - erano lame dalla punta affilata che li colpiva dritto al cuore ed Ugetsu, tra i due, era quello dalla mira infallibile. Forse era la sua profonda sensibilità a renderlo così crudele e paradossalmente egoista, ma Akihiko non lo avrebbe mai ammesso a voce alta; farlo avrebbe significato che quanto condiviso non avesse fondamento alcuno all'infuori della passione per la musica, della muta venerazione per la sua essenza apparentemente effimera come lo sbocciare dei ciliegi, o il fatto che fisicamente fossero compatibili come due pezzi di un puzzle i cui bordi combaciavano ancora senza la precedente perfezione. Sarebbe stata una mera bugia o forse un'agghiacciante verità, non lo sapeva nemmeno lui.

Col fiato corto si spostò di lato, sprofondando tra le lenzuola e con gli occhi fissi al soffitto. Ugetsu si rannicchiò su un fianco senza degnarlo di uno sguardo, celando un'ombra di vergogna e pentimento.

Si sentivano euforici, sporchi, incapaci di accantonare quella dipendenza ed andare avanti con la propria vita, come se fossero uniti da un veleno di cui erano mortalmente assuefatti.

Era sempre così che finiva, in un goffo tentativo di incollare i cocci per poi precipitare inesorabilmente al suolo al pari di Icaro, infrangendosi in nuovi punti i quali, fintanto che le cose avessero seguito quel corso malato, non si sarebbero mai risanati.

Rimasero così, immobili, perennemente bloccati nel medesimo, singolo punto della loro storia ormai tossica, bambole di porcellana crepate lungo la superficie e dilaniate al di sotto, respirando i residui di un sentimento che di puro non aveva più niente ed esalava fumi tossici dall'odore acre del sesso.

Akihiko si accese una sigaretta, alzandosi e lasciando Ugetsu da solo in un letto che in passato reputava troppo grande e adesso gli sembrava troppo piccolo. Il silenzio era denso come nebbia, l'aria irrespirabile e la consapevolezza di quanto avessero fatto rendeva ancora più triste lo scenario già desolante.

Non sapevano più come amarsi, ma farsi del male nel tentativo di ricordarlo era meglio che perdersi definitivamente.

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Capitolo 2
*** - Clocks - ***


 

 

 

 

 

 

Spoiler dal manga [Ritsuka/Mafuyu - Uenoyama/Satō]



Ritsuka era ruvido. 

Non sapeva come altro definirlo.

Il chitarrista stava tendendo le corde del proprio strumento con cipiglio concentrato e Mafuyu fissò come ipnotizzato il modo in cui le sue dita callose stringevano le chiavette una ad una, ascoltando ciascun filo attraverso il tatto. Quando ebbe terminato, le pizzicò dapprima con decisione e poi con maggior delicatezza, facendo riverberare il suono prodotto attraverso l'amplificatore nell'angolo della stanza. 

Erano soli in casa; persino Yayoi era uscita, con la scusa che non sarebbe riuscita a studiare con tutto quel baccano. La verità era che si sentiva di troppo e l'idea di essere la terza incomoda non l'allettava per niente, perciò aveva battuto - clamorosamente, come il suo solito - il ritirata. 

«Bene, proviamo il giro di prima.» 

Ritsuka sollevò il volto, le ciocche scure che ricadevano sulla sua fronte aggrottata per la concentrazione, e i suoi occhi trovarono quelli incantati di Mafuyu. Sembrava sempre avere la testa sulle nuvole, con quell'espressione innocente e un po' svampita, e il ragazzo si ritrovò inspiegabilmente ad arrossire. Gli faceva quell'effetto, Mafuyu: un miscuglio di timidezza, camuffata da semplice imbarazzo, puntualmente lo coglieva in pieno investendolo come un'onda anomala di dimensioni variabili. Le labbra schiuse e la Gibson tra le braccia, lo guardava col medesimo stupore che prova un bambino di fronte ad un supereroe. Uenoyama distolse lo sguardo, il viso scarlatto fino alla punta delle orecchie, schiarendosi meccanicamente la voce per spezzare quell'atmosfera goffa e silente. L'altro non si mosse, continuando a fissarlo come se quella situazione non lo mettesse minimamente a disagio. 

«Ma-Mafuyu...» 

«Mh?» 

Come faceva a spiegargli quanto forte gli battesse il cuore, in quel momento? 

«Suoniamo?» 

«Dopo.» 

«D-dopo cosa?» 

Mafuyu calò le palpebre, in attesa, e Ritsuka capì subito cosa desiderasse. Deglutì a vuoto, il palato arido come il deserto, posando con delicatezza la propria chitarra al suolo. Coi palmi ben aperti sul pavimento si sporse in avanti, le braccia rese tremule dal timore di fallire in qualcosa di così elementare ed il fiato corto. L'aria era bollente sulla pelle di Mafuyu, il quale sembrava una statua di sale tanto era immobile. Pochi millimetri di distanza li separavano, e Ritsuka non aveva il coraggio di colmarli. 

«Uenoyama-kun...» 

«D-dimmi.» 

«Puoi farcela.» 

Quante volte glielo aveva detto? Quante quelle in cui lo aveva incitato a quel modo, urlandogli che fosse perfettamente in grado di superare gli ostacoli? Tante, troppo per non ricordarle, e Mafuyu non si era mai tirato indietro persino quando credeva fosse impossibile poter esternare la propria sofferenza ed il suo profondo tormento.

Ritsuka prese un respiro profondo e toccò le sue labbra con le proprie, un contatto tanto repentino quanto gradito ad entrambi.

Il profumo di Uenoyama giunse alle narici di Mafuyu, gli entrò nei polmoni e gli riempì il petto. La sua bocca era screpolata, ma il modo in cui premeva sulla propria delicato e gentile. Era così diverso da lui... 

Il ragazzo sentiva l'orologio sulla parete - lo stesso che Yuki aveva in camera - ticchettare insistentemente nella stanza altrimenti priva di ogni altro rumore.

Lo aveva sentito scandire il tempo la prima volta che loro avevano fatto l'amore.

L'aveva sentito fermarlo quando aveva trovato il suo corpo esanime, le scuse bloccate in gola e un urlo di dolore rinchiuso nello stomaco contratto per l'incredulità.

Ora, invece, contava i secondi in cui Ritsuka indugiava in quel bacio che sapeva di zucchero, dalla consistenza granulosa ed il gusto tremendamente dolce. 

Sospirò, Mafuyu, chiedendosi quanto avrebbe ricordato di quel contatto negli anni a venire. Avrebbe rimembrato la titubanza di Uenoyama? La sensazione del suo respiro incandescente sul proprio viso...? L'incredibile morbidezza dei suoi capelli tra le dita? 

Ritsuka spalancò gli occhi sentendo le sue mani intrecciarsi tra le ciocche corvine, e vide i tratti di Mafuyu distesi in un'espressione serena, completamente smarrito in quella piccola dimostrazione d'affetto tanto inutile quanto necessaria.
Non ricordava quando se ne fosse innamorato e, onestamente, non avrebbe neppure saputo dire perché fosse accaduto. Così sensibile, Mafuyu, eppure tanto distaccato. Si teneva tutto dentro come se il suo solo fragile corpo fosse in grado di contenere una simile quantità di emozioni. Era quando i suoi occhi divenivano lucidi l'attimo in cui Ritsuka capiva che avesse raggiunto il punto di rottura, come un vaso pieno fino all'orlo e non più in grado di contenere il liquido in eccesso. 

I suoi palmi si posarono su quelle gote morbide che infinite volte aveva inaspettatamente toccato, sorprendendo l'altro e perfino sé stesso, carezzandole coi pollici e muovendo le labbra ad un ritmo lento per meglio imprimere la propria forma su quelle del ragazzo. 

Mafuyu non parlò, né fece altro. Semplicemente continuò a stringere quei fasci setosi nei pugni, lasciando che la propria mente sbiadisse il colore che aveva il cielo quel giorno al mare di un paio d'anni prima, e imprimesse invece il profumo di Uenoyama nel suo cuore come un marchio a fuoco. 

Non avrebbe mai dimenticato Yuki. Era stato il suo tutto così a lungo... tuttavia, ciò che gli aveva lasciato - frammenti di un'esistenza che in nessuna altra occasione si sarebbe intrecciata con la propria - lo aveva reso un essere completo e non più solo una metà di qualcosa che non comprendeva. Perciò si lasciò plasmare, sospirando brevemente quando la lingua di Uenoyama gli accarezzò il labbro inferiore. 

Ritsuka era ruvido, scostante, grezzo e un po' burbero, ma in un modo assolutamente perfetto e che Mafuyu non poteva fare a meno di adorare. 

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Capitolo 3
*** - Siren Spell - ***


 


Storia partecipante al contest "Drabbleggiamo" indetto da AleDic sul forum di EFP

 


Nickname sul forum e su EFP: StarCrossedAyu

Personaggi: Mafuyu Satō (menzionati: Yuki Yoshida; Ritsuka Uenoyama)

Rating: Verde

Titolo: Siren Spell



 

 


A lungo ho creduto che questa chitarra fosse una condanna. Il segno tangibile di un fallimento a cui non potrò mai rimediare. Una lapide in grado di piangere un dolore troppo grande per me da sostenere. Un monito, a non lasciarmi più andare.

Ho provato a domarla, renderla mia complice pizzicandone le corde con rabbia, tristezza, passione. È divenuta alleata in un mondo esageratamente complicato per la mia mente semplice, chiave di un cuore saturo di sofferenza ma che aveva ancora molto da offrire.

La stringo al petto, talmente forte da sentirla vibrare impaurita.

È messaggera di un'energia che unisce i popoli, elimina le differenze, accomuna i diversi. Un flusso che può divenire barriera, incomprensione, discordia, separandomi dall'universo con crudele indifferenza, rendendomi satellite intorno al Sole.

Potente, ipnotica, ammaliante.

È così che ha sedotto Yuki, Uenoyama-kun… e anche me.

Musica, la nemica che non posso fare a meno di amare.

 

 

 

 

 

 

NdA (allerta spoiler dal manga): mi è sempre piaciuto pensare che il personaggio di Mafuyu, nella sua totale innocenza, sia invece fortemente più complesso di quanto appaia. In particolar modo, mi ha colpito molto il suo rapporto con la musica: conflittuale, indefinito, talvolta contraddittorio. Vi si avvicina inseguendo gli interessi di Yuki, cercando un approccio più profondo con la persona che ama, e un po' la odia quando si sente parzialmente respinto; usa la chitarra quasi fosse un flagello con cui punirsi, infine come amplificatore dei propri sentimenti, dando voce al dolore e alla frustrazione che sente per non aver chiarito subito la situazione che ha condotto alla successiva tragedia; ne è invaghito, dal modo in cui Ritsuka si immerge in quel mondo fatto di corde e spartiti scribacchiati, e ne è persino invidioso nel momento in cui sente che quest'ultimo si allontana, per aiutare Hiiragi e Shizusumi. Spero di aver colto, con le poche parole a disposizione, quanto sia combattuto e soprattutto quanto sia incredibilmente umano, nel suo essere di carta e inchiostro.

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