Lost cause

di pampu
(/viewuser.php?uid=812278)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Uno ***
Capitolo 2: *** Due ***
Capitolo 3: *** Tre ***
Capitolo 4: *** Quattro ***
Capitolo 5: *** Cinque ***
Capitolo 6: *** Sei ***
Capitolo 7: *** Sette ***
Capitolo 8: *** Otto ***
Capitolo 9: *** Nove ***
Capitolo 10: *** Dieci ***
Capitolo 11: *** Undici ***
Capitolo 12: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Uno ***


La primissima parte di questa storia è nata un po' di mesi fa, poi la vita si è messa nel mezzo. Io, Blu, ho deciso di riprenderla da sola, perchè avevo bisogno di scrivere. Solo che ho subdolamente e per il vostro bene coinvolto di nuovo Pampu, che non si è tirata poi granché indietro. Una cosuccia di poche migliaia di parole, e diventata una storia di poco più di 27 mila parole. Tutta vostra, buona lettura. 

Qui Pampu che vi parla. Non so se mi odierete o no ma Blu ha detto che ha già dato abbastanza e ha lasciato a me il compito di decidere se dividerla in capitoli o meno. E ho deciso di dividerla per paura che fosse troppo lunga. Non ho ben idea di quanti saranno ma direi un po'. Spero vi piaccia. 

 

“Dai, amico, cosa ti costa?” chiede Scott per la decima volta.  

Stiles sospira esasperato. Sono a telefono da quaranta minuti e non sa più come dirglielo che no, non ha assolutamente voglia di accompagnarlo a quella manifestazione. “Scottie, fratello, davvero. Se vuoi ti ospito senza problemi ma non ho la minima voglia di venire a questa cena. Sarei fuori luogo, non conosco nulla di veterinaria” riprova. 

“Ma Stiles, non puoi lasciarmi solo. Amy è ammalata e, quindi lei e Malia non possono accompagnarmi. E non si parlerà solo di veterinari ma di ambiente. E poi, è una serata di beneficenza.” 

Colpo basso. “Mi stai facendo sentire una persona orribile.” 

“Allora dimmi di sì e accompagnami.” 

“E va bene” si arrende. “Devo vestirmi elegante?” 

“Sei il migliore! Sì, ma niente di troppo esagerato. Atterro tra due giorni alle due. Mi riesci a venire a prendere tu?” 

“Ci sarò” dice prima di salutarlo e chiudere la chiamata. 

Sospira e si guarda attorno. Il piccolo appartamento è perfettamente in ordine, tralasciando la scrivania cosparsa di libri e fogli. Si è trasferito a New York subito dopo la laurea in giurisprudenza, con la speranza di trovare lavoro. Aveva scoperto la sua passione per quel ramo grazie alla sua parlantina, la sua intelligenza e la sua capacità di stravolgere le carte in tavola. Fino a quel momento, aveva collaborato con piccoli studi per alcune cause e, oltre a essersi scoperto davvero portato, si era divertito. Ma, ora, voleva fare il grande salto e trovare lavoro per qualche compagnia più importante. 

Si alza dal divano e si avvia verso il bagno per vestirsi: deve andare a fare la spesa in vista dell’arrivo di Scott. Si fermerà solo un paio di giorni ma ha finito la birra la sera prima e crede che, dopo la cena di beneficenza, ne avranno bisogno. 

 

Due giorni dopo 

“Cavolo, amico, ma quanti completi hai?” domanda Scott passando la mano tra i vari vestiti appesi di Stiles. 

“Quelli che servono per il mio lavoro. Non posso presentarmi in aula con felpa e jeans” spiega. 

E sì, fino a pochi anni prima, Stiles non avrebbe mai pensato nemmeno di indossare un completo, figurarsi averne cinque. Ma, a dire il vero, si piace pure indossarli. Si sente più serio, sicuro, ben lontano dal ragazzino che era a Beacon Hills. “Dimmi quale devo indossare” continua. 

“Questo nero” sceglie Scott. 

“Camicia bianca o viola?” 

Scott ci pensa un attimo. “Viola. È più da te.” 

Stiles non può che essere d’accordo mentre prende i vestiti e comincia a prepararsi per la serata. 

Arrivano davanti all’hotel alle sei in punto e si avviano verso la sala congressi. Scott gli ha spiegato che, prima della cena, ci sarà un discorso di ringraziamento, un intervento di non ha capito chi e, poi, si avvieranno verso la sala per ricevimenti. 

Agguanta il primo bicchiere di vino quando lo vede e il respiro gli si blocca in gola. Scott deve essersi accorto che qualcosa non va perché: “tutto bene?“ chiede. 

“Co-cosa ci fa lui qui?” 

Scott segue il suo sguardo e sgrana gli occhi sorpreso. “Derek?” 

“A meno che non sia un suo clone, è lui. Cosa faccio? Cosa facciamo?” domanda in panico. 

“Dimmi tu. Sei tu il suo ex marito. Io sono tuo amico. Se mi dici di ignorarlo, lo farò. Se vuoi che gli spacchi ancora la faccia, posso provarci. Anche se temo che ora avrebbe la meglio.” 

Stiles vuole davvero bene a Scott e, dopo quella risposta, anche di più. Anche se, vedendo i muscoli sotto a quella giacca che gli calza a pennello, non può che dargli ragione sull’ultima affermazione. “A meno che non gli voglia saltare addosso tu” sussurra Scott. 

Okay, forse non gli vuole proprio così bene e glielo dimostra con una gomitata nello stomaco. 

La cena comincia e, fortunatamente, sono nel tavolo dalla parte opposta della sala rispetto a Derek. Non che questo impedisca a Stiles di buttarci l’occhio ogni tanto, ma è più per assicurarsi che sia reale e non frutto della sua fantasia. “Dovresti smetterla di fissarlo o deciderti ad andare a salutarlo.” 

“Non lo sto fissando. E dovrebbe essere lui a venire a salutarmi.” 

“Lo hai lasciato tu” gli ricorda. 

“Lo ha voluto lui” ribatte. 

Scott alza le braccia in segno di resa. “Okay, okay. Parlami del colloquio che devi fare la prossima settimana” dice cambiando argomento. 

“Si tratta di uno studio in via di ampliamento. La Wolfgang e Co. Ho fatto alcune ricerche e sembrano davvero in gamba. Sarà una bella sfida.” 

“E il nome non c’entra nulla con la tua scelta, vero?” 

“Sei proprio un guastafeste” sbotta Stiles. “Vado in bagno.” 

Si alza e raggiunge il bagno. È davvero ampio e sfarzoso e Stiles, non per la prima volta in quella sera, si domanda perché si trova lì.  

“Stilinski, cosa ci fai qui?” 

“Hale, mi chiedevo la stessa cosa. Farai la cavia per i prossimi esperimenti?” 

“Hai sempre la stessa lingua pungente” ribatte Derek avvicinandosi pericolosamente. 

“E tu sembri sempre lo stesso.” 

“Intendi bellissimo?” 

“Intendo stronzo.” 

“Sei stato tu che mi hai mandato le carte del divorzio.” 

“Per te non siamo mai stati sposati.” 

Derek gli prende una mano e gli appoggia qualcosa sul palmo. “Questo è tuo.” 

Stiles sente le ginocchia tremare quando vede il cerchietto d’argento che avevano usato come fede durante la cerimonia in Messico presso una tribù del deserto sulla sua mano. Derek ne aveva uno uguale. Lo avevano trovato in una gioielleria del posto. Derek voleva prendere due fedi d’oro ma Stiles aveva insistito per quelle perché voleva contribuire alla spesa e non poteva permettersi di spendere di più. Così avevano optato per due anelli d’argento alti, liscio, eleganti ma semplici. Sembravano fatti apposta per loro. “Non so che farmene.” 

“Mettilo.” 

“Ma…” 

“Hai detto tu che, per me, non siamo mai stati sposati. Quindi è un anello come un altro. Mettilo!” dice facendo lampeggiare gli occhi di rosso. 

Stiles vorrebbe davvero lanciarglielo dietro mentre esce dalla porta del bagno ma, mentre alza la mano, i ricordi lo investono e l’anello finisce nella tasca della giacca. Maledetto sentimentalismo!  

Esce come una furia, raggiunge il tavolo e: “possiamo andare a casa?” 

Scott non fa domande. Si alza e lo segue verso il guardaroba. Stiles è più che certo che abbia intuito cosa possa essere successo o, quantomeno, con chi.  

 

Tre giorni dopo, Stiles sta per mettere piede in un enorme grattacielo nel centro di Manhattan. L’insegna Wolfgang & Co. Campeggia sulla cima e le vetrate per un attimo lo lasciano lì, incantato. Fino a quando gli squilla il cellulare. 

“Ehi, Scottie” risponde sorridendo.  

“Amico! Non sei ancora entrato, vero? Volevo farti l’in bocca al lupo!” 

“Giusto in tempo! Viva il lupo, fratello. Ne ho proprio bisogno, questo posto è così…importante!” 

“Vai e spacca tutto. Chiamami appena finisci!” 

Scott mette giù senza dargli nemmeno il tempo di rispondere.  

Stiles prende un profondo respiro e varca la soglia dell’ingresso. Dentro è ancora meglio. È tutto bianco, di marmo e tirato a lucido. In fondo, c’è un lungo bancone da reception, dietro cui c’è una bellissima ragazza bionda. Stiles, nonostante sia dichiaratamente gay da sempre, non può fare a meno di guardarla imbambolato per qualche secondo.  

“Salve!” lo distrae lei, salutandolo.  

Stiles si schiarisce la voce e avanza. “Sì, salve! Sono l’avvocato Stilinski, ho un appuntamento alle dieci per un colloquio.” 

“Oh, sì, certo. Può accomodarsi al tredicesimo piano, la prima sala alla destra dell’ascensore, la raggiungerà subito qualcuno.” 

“La ringrazio!” sorride Stiles, spostandosi per avvicinarsi all’ascensore, ma lei lo richiama. 

“Avvocato Stilinski?” 

“Sì?” 

“In bocca ai lupi!” e gli fa un occhiolino. 

Stiles biascica un “grazie”, confuso, poi entra nell’ascensore insieme ad un’altra donna, che tiene per la mano un bambino.  

“Salve” saluta, premendo il tasto tredici.  

Lei sorride, il bambino, però, gli si avvicina pericolosamente. Pericolosamente perché sta reggendo un dolcetto al cioccolato. Stiles fa ciao con la mano, sperando di intimidirlo, solo che lui si avvicina ancora di più e…comincia ad annusare l’aria. La donna lo tira di scatto verso di sé, ma il bambino comincia a protestare. “Tata Ju’ia! ‘ascia mano!”  

Stiles si sente un po’ in imbarazzo, non vuole che il bambino venga sgridato a causa sua. Quindi si rivolge alla donna. “Non si preoccupi, è solo un bambino.” 

“NO BIMBO IO! IO TUE ANNI!”  

…e il dolcetto gli finisce diritto sui pantaloni.  

Stiles resta fermo, immobile, cercando di non urlare e di pensare che il suo colloquio andrà bene anche se sarà sporco di cioccolato. Fissa il bambino, il bambino fissa lui… poi annusa di nuovo l’aria.  

“ROBERT!” urla la tata, “chiedi subito scusa al signore! Hai visto cos’hai combinato?!” Poi si rivolge a lui, “sono davvero dispiaciuta, di solito è un bambino tranquillissimo, non so cosa gli sia preso. Prenda questo, è il numero di suo padre, lo contatti per la lavanderia. Pagherà tutto lui. Sono davvero mortificata.” 

L’ascensore emette un leggero suono e le porta si aprono sul decimo piano. La donna esce di corsa, trascinandosi il bambino che ora ha una faccia crucciata. Fa una linguaccia a Stiles prima che le porte si richiudano. Stiles si infila il biglietto in tasca senza nemmeno guardarlo, di sicuro non chiamerà un povero padre solo per farsi pagare la lavanderia. Cerca di togliersi almeno i pezzetti di dolce dai pantaloni alla bell’e meglio. Ora c’è solo una grossa macchia marrone sul ginocchio destro.  

Esce dall’ascensore, tenendo la ventiquattrore davanti, cercando di coprire il disastro e si avvicina alla prima porta a destra. È già aperta e dentro non c’è nessuno, quindi entra e si accomoda al tavolo ovale al centro. Anche quella sala è bellissima, le vetrate permettono di guardare tutto il panorama, anche se non è ai piani più alti. È troppo preso dall’esterno che quasi salta dalla sedia dallo spavento quando sente richiudersi la porta alle spalle, quella da cui è entrato.  

“Buongiorno, avvocato Stilinski.” 

Stiles non vorrebbe girarsi, non vorrebbe proprio. Vorrebbe solo urlare, chiedendosi perché mai è così sfigato, ma decide di essere professionale. Si alza, si gira, sorride serio. “Buongiorno, dottor Hale.”  

Derek si avvicina, allunga la mano e Stiles gliela stringe. L’uomo si accomoda alla sua sinistra, facendogli segno di risedersi. “Mi scusi se l’ho fatta aspettare, ma avevo un’emergenza.” 

“Si figuri, sono appena arrivato” risponde Stiles, mantenendo il “gioco”.  

“Bene, se è d’accordo, salterei i convenevoli” taglia corto Derek. “Lei è qui perché la nostra società in due anni è cresciuta esponenzialmente e siamo costantemente nel mirino di altre organizzazioni, società, uomini d’affari, che intendono metterci il bastone tra le ruote. Lei sa di cosa ci occupiamo?”  

Stiles annuisce. “Certo. La Wolfgang & Co. Ha acquistato nel giro di un anno e mezzo un gran numero di cliniche ed ospedali in tutto il paese, con lo scopo di migliorarli e di garantire una assistenza sanitaria al maggior numero di persone. Ho letto che ogni struttura sanitaria ha ormai un’ala dedicata al pro bono e che almeno il 50% del fatturato è investito in ricerca.”  

Derek abbozza un sorriso fiero. “Esattamente. Abbiamo già un team di esperti della legge, ma abbiamo bisogno di qualcuno da mettere alla sua guida. Sono preparati, conoscono tutto ciò che c’è da sapere su noi e sulla legge, ma manca qualcuno che scenda in campo anche fisicamente contro chi vuole farci le scarpe. E al momento stiamo affrontando una grossa sfida. Ho letto il suo curriculum, so, ovviamente, come lavora e penso che potrebbe fare al caso nostro.” 

Stiles sente un brivido lungo la schiena a quell’”ovviamente”, ma annuisce.  

“Sono affascinato dalla vostra realtà, dalla vostra ascesa. Come sa, ho lavorato per anni nel campo della medicina, affiancando i direttori sanitari e conosco bene anche l’ambiente ospedaliero e i medici.” 

Derek sorride ancora, questa volta quasi ammiccando. “Lo so bene.” 

Stiles sta per continuare, sta per dire che può cominciare anche subito, ma qualcuno irrompe nella stanza. “NIPOTE ACQUISITO!” 

Peter Hale, zio di Derek, entra, urlando e tirando Stiles per il braccio, costringendolo ad alzarsi. Per poi abbracciarlo. “Sono ormai due anni che non ci vediamo!” continua l’uomo, staccandosi. “E vedo che sei cresciuto proprio bene!” 

Stiles sbuffa una specie di sorriso infastidito; Peter è sempre lo stesso, lui e le sue frasi inopportune e il suo ammiccare. Sta per rispondere, ma un suono gutturale, un ringhio che arriva diretto dalla gola di Derek al cavallo dei suoi pantaloni, lo fa immobilizzare. Derek ha gli occhi rossi e si è alzato, sembra impassibile, ma il ringhio continua, accompagnato dagli occhi rossi.  

“Nipotino, dai, non lo sciupo mica!” lo liquida Peter, tornando a rivolgersi a lui. “Ho saputo che mio figlio ti ha rovinato i pantaloni. Mi dispiace.” 

Stiles per un attimo perde la compostezza. “TUO COSA? TU TI SEI RIPRODOTTO?” 

Peter scoppia in una risata fragorosa. “Nemmeno io potevo crederci! Ma sai, l’amore cambia le persone e se ami qualcuno e ti ritrovi di fronte ad un lupetto mannaro, orfano di entrambi i genitori, cosa fai? Lo tieni con noi e intanto ti sposi pure.” 

“Tu… tu e Chris? Vi siete sposati?” chiede Stiles, ormai completamente preso da quelle novità.  

“Sì, un matrimonio vero, però, non come il vost-“ 

“PETER! Noi qui stiamo parlando di lavoro!” lo interrompe Derek, strattonandolo e buttandolo fuori dalla stanza, senza dargli nemmeno il tempo di salutare.  

Stiles si ricompone e si risiede, quasi in imbarazzo.  

“Dicevamo? Lei da quando è disponibile per iniziare?”  

Stiles prende un respiro. Una parte di sé non vorrebbe essere lì, un’altra parte sa che dovrebbe dire di no, ma un’altra ancora sa che quella è l’occasione della sua vita.  

“Da subito” risponde.  

“Bene. Allora la aspetto domani mattina alle nove. Qualcuno le farà fare il giro del palazzo, poi incontrerà il team e insieme vedremo tutto ciò che ha da saper-“ 

“STILES!”  

Qualcun altro apre la porta senza bussare. Stiles si gira di scatto e… e gli occhi gli si riempiono di lacrime. “La-Laura…”  

Stiles non vede e non sente Laura, la sorella gemella di Derek, da quando hanno “divorziato”. Erano legatissimi, come fratello e sorella, ma per Stiles era troppo doloroso avere a che fare con lei. È troppo uguale a suo fratello.  

Questa volta è lui ad alzarsi e ad andare in contro all’intrusa. Le si lancia praticamente addosso, abbracciandola, lasciando scorrere le lacrime. Sente Laura tirare su col naso, segno che anche lei si sia commossa, ma poi lei affodna ancora di più il naso nel suo collo. Stiles sa che è una cosa da lupi, che lei lo sta annusando, ma la lascia fare.  

“Laura…” li interrompe la voce questa volta flebile di Derek. Stiles apre gli occhi e lo vede, oltre la spalla di lei. È ancora seduto, ha i gomiti appoggiati sulle ginocchia e si tiene la testa tra le mani. Alza lo sguardo, probabilmente sentendo quello di Stiles su di sé.  

Stiles, spontaneamente e sinceramente gli fa un piccolo sorriso, perché è davvero felice di aver rivisto Laura. Derek, inaspettatamente, ne sbuffa uno quasi rassegnato. “Okay, ho capito” dice alzandosi. “Io qui ho finito, vi lascio soli.”  

Laura si stacca e si avvicina a suo fratello che è già alla porta. Lo tira a sé e lo abbraccia. A Stiles si stringe il cuore a quella scena, sa quanto i due siano legati. Così come gli si stringe il cuore quando Derek affonda il fiso nel collo di sua sorella e aspira forte, prima di staccarsi e andarsene.  

Laura si siede dove prima era suo fratello, Stiles si riappropria della sedia e si sorridono, felici. “Allora, cucciolo di cerbiatto, cos’è successo in questi due anni?”  

 

Stiles esce dall’edificio due ore dopo, sereno e con la testa piena delle chiacchiere di Laura, come succedeva anni prima. Lavora a tempo pieno nell’amministrazione della società, occupandosi di conti, di soldi e tutte cose che Stiles non capisce. Ha dedicato gli ultimi anni solo alla carriera e a Cora, che ha aperto una palestra vicino Central Park giusto due mesi fa. Stiles non ha più sentito nemmeno lei, ma perché hanno litigato un anno prima.  

Una sera Stiles era totalmente ubriaco, in un locale e non sapeva come tornare a casa. Aveva chiamato lei, perché si sentivano ancora spesso, ma, una volta resosi conto che lei avrebbe potuto raccontare tutto a Derek, le aveva chiuso la telefonata in faccia. Lei si era preoccupata, aveva provato a richiamarlo, voleva andare a prenderlo per portarlo a casa, ma lui aveva risposto solo la mattina dopo, spiegandole il motivo per cui non aveva risposto. Lei si era arrabbiata, aveva detto che non pensava di essere considerata una bambina, che credeva fossero amici e che, ovviamente, non avrebbe fatto parola con Derek. Lui si era scusato, le aveva detto che era stato l’alcool a parlare, ma qualcosa si era rotto. Non si sentivano da allora.  

Stiles decide di chiamare Scott, prima di realizzare davvero cosa è successo lì dentro.  

“Stiles! Cominciavo a preoccuparmi, amico! Com’è andata? Ti faranno sapere? Ti sono piaciuti?”  

“Ehi, Scott, respira” lo interrompe. “Mi hanno preso, comincio domani.”  

“OH MIO DIO! DAVVERO? È BELLISS- Aspetta. Perché non stai urlando? Sei ancora lì?” 

Stiles prende un respiro profondo. “Hai presente quando mi hai detto che avevo scelto la Wolfgang solo per il nome?” 

“Sì?” 

“Beh” comincia calmo, “Lì DENTRO C’è TUTTA LA FOTTUTA FAMIGLIA HALE!” sbotta, finalmente.  

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Due ***


La mattina seguente, Stiles ha appena chiuso l’ennesima telefonata in cui Scott gli ha detto di non mettere piede in quell’edificio, proprio mentre sta varcando la soglia d’ingresso.  

Ad accoglierlo c’è la stessa bellissima ragazza del giorno prima che gli sorride.  

“Salve avvocato! Benvenuto! Io sono Erica, sono qui per ogni sua necessità, beh quasi tutte, per qualcosa di più specifico può sicuramente chieder-Ehi, Derek!” 

Stiles segue lo sguardo della ragazza, Erica, e vede Derek che si sta avvicinando al bancone della reception. “Erica, grazie, ma qui continuo io” le dice serio. Poi si avvicina all’orecchio della ragazza e sussurra (nemmeno poi tanto, dato che Stiles sente tutto) “non è educato mettere in imbarazzo le persone il primo giorno di lavoro, smettila ancora prima di cominciare.” 

Stiles non può fare a meno di rabbrividire sentendo quel tono così autoritario, così come non può fare a meno di capire che anche Erica è un mannaro e che è una beta di Derek. “Buongiorno, Stiles” lo saluta Derek.  

“Ciao, Derek.”  

“So di averti detto che avresti fatto un giro dell’edificio, ma abbiamo un’emergenza. Seguimi” gli ordina, avviandosi verso gli ascensori senza nemmeno aspettare una risposta.  

Derek preme il pulsante numero ventisei e cominciano a salire. Stiles resta in silenzio, non sa proprio cosa dire e di sicuro non ha voglia di parlare del meteo, come nulla fosse. Guarda diritto davanti a sé, verso le porte chiuse, sentendo, però, lo sguardo di Derek addosso. Sono al quattordicesimo piano quando il mannaro rompe il silenzio. “Sei venuto qui in metro.”  

Non è una domanda, ma Stiles annuisce lo stesso.  

“Non abiti qui vicino? Non puoi evitare?” 

Stiles si volta di scatto. Gli sta davvero chiedendo di trovare un mezzo di trasporto alternativo solo perché gli odori della metro gli danno fastidio?! “Mi stai davvero chiedendo di trovare un mezzo di trasporto alternativo solo perché hai il naso bionico?!” Appunto.  

“Non agitarti, ragazzino” risponde l’altro, rilassato. “Tieni” gli dice, lanciandogli qualcosa.  

Chiavi. Chiavi di auto. “E queste cosa sarebbero?” 

“Le chiavi della tua nuova auto?” 

“Eh?” 

“Auto aziendale. È prevista dal tuo contratto che firmerai a breve” spiega Derek.  

Stiles quasi soffoca. Auto aziendale? Che razza di contratto stava per firmare? Lui non la voleva un’auto, non sapeva nemmeno dove parcheggiarla! “Cosa diavolo…” 

“Contratto full time. Lavorerai qui come minimo otto ore al giorno, ogni mattina avrai un incontro con il team per gestire i compiti e vedere a che punto siete con il lavoro, sarai a mia disposizione da quando arrivo a quando me ne vado. Il tuo ufficio è al trentesimo piano, l’ultimo, di fianco al mio. Oltre l’auto, ti saranno dati uno smartphone e un Mac. Puoi richiedere anche l’autista, in realtà, ma ho supposto che non ne volessi uno” comincia a spiegare, mentre le porte si aprono e Derek gli fa cenno di seguirlo. 

“Il Team si riunisce qui, in fondo al corridoio, a breve te li presento. Sono ragazzi in gamba, una di loro è stata assunta tre giorni fa, credo tu la conosca.” 

Stiles continua a seguirlo. Derek cammina sicuro, saluta con cenni della testa le persone che incontrano, continuando con le spiegazioni. Sono davanti alla porta in fondo al corridoio e Derek fa per bussare, ma si volta verso Stiles. “Ah, il tuo compenso netto sarà di seimila dollari mensili, poi ci sono gli extra e i bonus per gli obiettivi raggiunti e tante altre cose burocratiche a cui non mi sono interessato” poi si abbassa leggermente, avvicinandosi al suo orecchio, “e a cui non sei interessato nemmeno tu, dato che hai accettato di lavorare per me, senza nemmeno sapere quanto saresti stato pagato e per quante ore.” 

Stiles si irrigidisce. Quel bastardo ha ragione. Vorrebbe rispondere a tono, ma proprio non sa cosa dirgli. Derek fa un ghigno soddisfatto, si volta e apre la porta, invitandolo ad entrare.  

“STILES!” 

Capelli biondo fragola, grandi occhi verdi, vestita di tutto punto e un sorriso sul viso. Lydia Martin gli va in contro stringendolo in un abbraccio. “Tu…Lydia…COSA DIAVOLO CI FAI QUI?” 

“Ci lavoro, ricordi? Te lo avevo…detto?”  

Sì, Lydia glielo aveva detto, si sentono praticamente tutti i giorni, o quasi, ma non gli aveva assolutamente detto di lavorare per il suo “ex marito” ne aveva fatto cenna al nome della società! “Martin, facciamo i conti dopo” le dice, fulminandola con lo sguardo, per poi rivolgersi al resto della sala, “Buongiorno a tutti!” 

Ci sono altre tre persone oltre Lydia: una ragazza rossa, avrà più o meno l’età di Stiles. Si avvicina e si presenta. “Salve avvocato Stilinski, io sono Reachel Jones. Mi occupo di tutto ciò che non esce da questo palazzo, gli affari interni.” Stiles stringe la sua mano, sorridendo, mentre si avvicina un ragazzo. È alto, molto alto e molto muscoloso. “Salve, io sono Vernon Boyd, mi occupo dei rapporti con i partners.”  

Stiles vorrebbe dirgli che gli ha quasi rotto le ossa della mano, ma si trattiene.  

L’ultimo ad avvicinarsi è un ragazzo biondo, sembra giovanissimo ed è davvero bellissimo. Ha dei riccioli perfetto, un sorriso angelico e Stiles quasi lo vorrebbe abbracciare. “E io invece solo Isaac Lahey, quello che ha a che fare con tutto ciò che è fuori di qui, in America e nel resto del mondo. Benvenuto!”  

Stiles gli sorride apertamente, stringendogli la mano. “Io, ovviamente, sono Lydia Martin e mi occupo di pubbliche relazioni!” 

Stiles le lancia un’altra occhiata di fuoco, poi si rivolge agli altri. “Beh, io sono Stiles Stilinski, e a quanto pare lavoreremo insieme per poter proteggere al meglio questo grosso colosso. Piacere di conoscervi!”  

Sorride verso i suoi nuovi colleghi, sta per dire qualcosa per rompere il ghiaccio, ma Derek lo affianca e lo sorpassa, avviandosi verso il tavolo al centro della stanza. “Finite le presentazioni, ora pensiamo a quello che è successo stamattina. Stiles” lo chiama, e il ragazzo gli si avvicina subito. “Questa lettera ci è arrivata stamattina, qualcuno dice di aver trovato delle irregolarità nei contratti tra noi e alcune cliniche del paese, dieci almeno. Non ci dice dove e non ci dice quali, ma ci stanno ricattando. Puoi dare un’occhiata alle pratiche e capire se stanno solo cercando di fregarci? Secondo Boyd è impossibile e io mi fido di lui, ma voglio capire se posso usare questa cosa a mio favore per incastrarli a mia volta”. 

Stiles afferra tutti i fascicoli, annuendo e già preso dal lavoro. “Boyd, fammi una ricerca su tutti i decreti, le leggi e tutto ciò che possa servirmi dal…duemilaundici ad oggi. Evidenziami quelle retroattive, che qui la prima convenzione di cui parlano è stata stipulata in quell’anno” ordina, senza nemmeno alzare lo sguardo. “Isaac, tu, invece, contatta tutte queste cliniche e chiedi se hanno ricevuto qualche comunicazione da qualcuno che abbia come iniziale K.A. Non allarmarli, spiega che si tratta solo di normale amministrazione, per piacere.” 

“Agli ordini!” trilla il biondo, sedendosi a quella che deve essere la sua scrivania.  

Stiles alza un attimo lo sguardo dai fogli e incontra quello di Derek. Derek che lo sta guardando tra lo sbalordito e l’ammirazione. “Lyds, prapara tre comunicati: uno per ammettere che ci sono degli errori, uno per dire che stiamo facendo delle verifiche più approfondite e un altro in cui dichiariamo che stiamo prendendo provvedimenti per ora contro ignoti ma contiamo di andare in fondo a questa storia e scoprire i colpevoli.” 

“Cazzo! Sono quasi eccitato!”  

Stiles si volta di scatto. Peter è appoggiato alla porta della sala, braccia incrociate e un sorriso beffardo. Non fa nemmeno in tempo a scacciarlo, che Derek illumina gli occhi di rosso e ringhia. Stiles quasi si spaventa e si volta di istinto verso Lydia. “Sì, tesoro, sono tutti lupi in questa stanza” gli spiega sorridendo.  

Si riscuote e si rivolge a Rachel. “Rachel, tu puoi aiutarmi a mettere ordine tra questi fascicoli, dividiamo le cose cronologicamente” le chiede e la ragazza annuisce.  

 

Quattro ore dopo, Stiles si ritrova da solo, mentre si massaggia le tempie. Gli altri sono andati a mangiare, Lydia ha anche cercato di convincerlo a seguirli, ma proprio non ce l’ha fatta, gli sta esplodendo la testa. Derek e Peter li hanno lasciati soli a lavorare e non hanno smesso nemmeno per un attimo. Appoggia la testa sul tavolo, ma pochi minuti dopo sente bussare alla porta. “Avanti!” 

E Stiles non era proprio pronto a quell’incontro. “Ciao, Stiles.” 

Cora entra, si chiude la porta alle spalle e si siede di fronte a Stiles. Ha un volto indecifrabile, sembra serena e rilassata, ma non sorride. Non è nemmeno arrabbiata, Stiles sa bene come le si aggrottano le sopracciglia quando lo è: è uguale a Derek. “Cora...” è l’unica cosa che riesce a dire.  

È cresciuta, è bellissima. I capelli neri sono più lunghi, sciolti sulle spalle; è come sempre senza trucco, ma i suoi occhi sono sempre di un verde così profondo; le labbra carnose serrate e un fisico che Stiles le ha sempre invidiato, nonostante sia un ragazzo. Vorrebbe essere lui così sodo, nonostante i pochi muscoli. “Quanto vorrei urlarti addosso” rompe il silenzio la ragazza.  

Stiles abbassa il capo, colpevole, nonostante si sia già scusato tempo prima. “Ieri mi ha chiamata Laura, era così felice di averti rivisto! E io volevo solo incontrarti per prenderti a pugni.” 

“Me li meriterei.” 

“Sì, direi di sì, ma tiro cazzotti solo per sport, quindi sei fortunato.” 

Stiles si azzarda ad alzare lo sguardo e incontra quello di Cora che ora è apertamente divertito. “Stronza! Mi stai prendendo in giro!” 

La piccola Hale esplode in una risata, prima di sporgersi e stringergli le braccia intorno al collo, abbracciandolo forte. Stiles ricambia la presa, nonostante la posizione scomoda. Cora infila il naso nella piega del suo collo e lo annusa forte. “Voi lupi” sbuffa Stiles, “sempre a sniffare!”  

“Ehi, ho sentito il tuo odore su mia sorella, mio zio, anche su mio cugino! Lasciami attingere dalla fonte!” 

Stiles scoppia a ridere, con le lacrime agli angoli degli occhi e si permette di fare lo stesso con lei. “Sei sempre il ragazzo che corre coi lupi” lo prende ancora in giro la ragazza. “Dai, cosa fai qui da solo? Andiamo a mangiare qualcosa” gli dice afferrandogli il braccio e trascinandolo fuori dall’ufficio.  

Dopo la pausa pranzo, Cora lo ha lasciato all’ingresso dell’edificio, per correre in palestra, strappandogli la promessa che un giorno sarebbe andato ad allenarsi con lei. Dopo altre quattro ore di lavoro, Stiles è distrutto, visibilmente, e nemmeno si rende conto di essere passato di fianco ad Erica, attraversando l’ingresso. “Primo giorno distruttivo?”  

“Decisamente” le risponde.  

“Ti abituerai. Qui siamo tutti una grande famiglia, anche se non è scritto ufficialmente da nessuna parte.” 

“Erica, non stavi andando via?” Derek le si avvicina, passandole una mano intorno alle spalle.  

“Ti aspettavo, Capo!” risponde lei, girandosi a guardarlo, passandogli a sua volta un braccio intorno alla vita.  

“Dai, bellezza, ti accompagno a casa.” 

Stiles guarda sbigottito Derek posare un bacio tra i capelli di Erica e poi entrambi allontanarsi, mentre la bionda gli fa Ciao con la mano. “A domani, avvocato Stilinski!” urla l’uomo, mentre esce dall’edificio.  

 

Sono passate due settimane e Stiles ha cominciato a prendere il ritmo. C’è davvero tanto da fare, ma è tutto così interessante che non gli pesa per niente. Gli piace gestire il team, sono tutti altamente competenti ed è anche piacevole lavorare con loro e scambiare due chiacchiere. Avere lì Lydia lo ha sicuramente aiutato a sentirsi a suo agio, ma mai nessuno lo ha trattato come l’ultimo arrivato. Si sta anche abituando di nuovo alle battutine di Peter, ha fatto la pace con suo figlio e ha anche rivisto Laura un giorno a pranzo.  

Solo ad una cosa non riesce ad abituarsi: a Derek Hale.  

In realtà lui c’è stato raramente, ma quando c’è, Stiles va a fuoco, come sempre. E come sempre non vorrebbe ammetterlo nemmeno a sé stesso.  

Derek è quasi sempre impegnato in ospedale, con i suoi turni da primario di neurochirurgia, ma quando è in ufficio e Stiles deve dividersi tra lui e il team, le giornate diventano un tantino più…faticose. Il mannaro parla solo di lavoro, non fa riferimento ad altro e ci sono giorni in cui nemmeno lo guarda, ma Stiles lo guarda eccome. È sempre bellissimo, è sempre professionale, è sempre un bastardo.  

Stiles ancora non è riuscito a capire cosa ci sia tra lui ed Erica, oltre al fatto che appartengono allo stesso branco. Vanno spesso via insieme la sera, lei lo prende in giro e lui la rimprovera, ma c’è dell’affetto profondo, si vede. Stiles avrebbe voluto chiedere a qualcuno, ma non saprebbe proprio a chi chiedere a parte Lydia ma non vuole sentire una sua predica sul fatto che dovrebbe rifarsi una vita che non comprenda il suo ex-marito.  

Ora è domenica, sta passeggiando tra le strade affollate (no, non prende l’auto se non deve andare a lavoro, la odia. È enorme, blu, lucida, nuova e perfetta e sì, ha paura di graffiarla). Sta decidendo se andare al centro commerciale a fare prima la spesa o se cominciare a spendere lo stipendio che non ha ancora preso in videogiochi, quando cade e impatta con la testa contro il marciapiede. Non prova dolore, ma per un attimo la vista gli si offusca e comincia a spaventarsi. Sente tante voci, qualcuno pronuncia la parola ambulanza, altri gli chiedono il suo nome. Stiles è così spaventato che non riesce a parlare, vorrebbe solo chiedere a quella gente di fargli aria, ma non ci riesce. Comincia ad iperventilare proprio quando qualcuno grida “fategli aria! Via, lasciateci passare!”, poi diventa tutto nero.  

Ahia.  

È tutto ciò a cui riesce a pensare Stiles quando apre gli occhi e una luce lo acceca. In un attimo ricorda: qualcuno gli è andato addosso con la bici, o forse era un monopattino?, e lui è caduto sbattendo la testa. È sicuramente in ospedale e spera vivamente che nessuno abbia chiamato suo padre dall’altra parte del paese, perché un altro infarto non è quello che gli serve. Cerca di riaprire di nuovo gli occhi, lentamente, mentre si passa una mano sulla fronte: una benda, bene, si è anche fracassato il cranio. “Hai solo preso una botta alla nuca, non stai morendo. Quella c’è perché hai qualche graffietto.” 

Ovviamente. In quale ospedale poteva essere finito? Quello in cui lavora Derek Hale. Ovviamente. Nemmeno gli risponde, apre gli occhi e fissa il soffitto. Non lo vede, sarà seduto da qualche parte. “Sai che devi riprenderti presto perché devi lavorare, vero?” 

“Sai che sei stronzo e il mio contratto prevede giorni di malattia, vero?” ribatte.  

“Dovevo ricordarmi della tua imbranataggine e inserire una clausola: nessun giorno di ferie se ti fossi fatto male a causa tua.” 

Stiles sbuffa stizzito. “Mi sono venuti addosso e sono caduto.” 

“Mh, sì, ma è perché sei sempre con la testa tra le nuvole.” 

Stiles ora vede Derek che si è avvicinato. Guarda qualcosa alla sua destra, sui macchinari, poi gli punta una luce negli occhi. “AHIA!”  

“Sta’ zitto e fatti visitare” ordina.  

Derek controlla i suoi riflessi, lo fa alzare per controllare l’equilibrio, poi gli chiede di sedersi sul letto. Prende uno sgabello e gli si siede di fronte, cominciando a slegargli la benda. “Già me la togli?” 

“Mh, non hai nulla.” 

Stiles tace, fissando l’uomo a pochi centimetri da lui. È concentrato, nonostante stia solo srotolando una benda, ma lo fa con attenzione. Quando finisce, Stiles è così incantato che non se ne accorge. Si riprende solo quando Derek gli passa una mano tra i capelli. “Sei come nuovo, nonostante tu resti un imbranato.” 

“Posso andare via?” 

“No, devi aspettare due ore.” 

“Cosa? E perché? Due ore qui dentro?”  

“Perché il mio turno finisce tra due ore.” 

Stiles lo guarda interrogativo, ma Derek si alza e si avvicina alla porta. “Devi stare a riposo e non puoi tornare a casa da solo, quindi stai buono lì che vengo a prenderti tra due ore e ti porto a casa.” 

Stiles non fa nemmeno in tempo a dirgli che non vuole, che l’altro è già andato via.  

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Tre ***


È passata solo un’ora e Stiles già non ne può più. Ha provato ad uscire dalla stanza, ma un’infermiera l’ha rispedito a letto perché: “Il dottor Hale mi ha detto di tenerla a riposo, non può andare in giro per i corridoi”. Ora è seduto sul bordo del letto, con i piedi penzoloni e si sta annoiando a morte. Si sente bene, benissimo, non gli bruciano nemmeno i graffietti che ha sui gomiti, non vuole più stare lì dentro. Fa per alzarsi di nuovo e cercare di non farsi vedere dall’infermiera per scappare, quando la porta si apre ed entra Isaac.  

“Ciao Stiles, come stai?”  

“Isaac? Io… bene. Cosa ci fai qua?” gli chiede, sconcertato.  

Il biondo gli sta simpatico, hanno la stessa età e le sue battute stupide lo fanno ridere, anche se non lo ammetterebbe mai, ma non capisce perché sia lì. 

“Mi ha scritto Derek, ha avuto un’urgenza e deve trattenersi in ospedale ancora per un po'. Mi ha chiesto di venirti a prendere, altrimenti ti saresti calato dalla finestra” spiega il ragazzo, afferrando la giacca di Stiles e porgendogliela.  

Stiles l’afferra, ancora sconcertato. “Mi ha detto che mi avrebbe riaccompagnato a casa lui” risponde, “non mi va di disturbare te, Isaac, lascialo perdere. Usciamo di qui e poi ci vado da solo a casa”. 

“Certo, così poi mi sbrana” risponde, avvicinandosi alla porta. “Allora? Vuoi andare via o no?” 

Stiles, nonostante l’irritazione che gli provoca Derek anche quando non c’è, si alza e segue Isaac, perché davvero vuole uscire di lì e tornarsene a casa; vuole anche fare di corsa una doccia, perché si sente la puzza di ospedale addosso.  

Segue Isaac fino ad un’auto… un’auto fantastica! Non sa che modello sia perché davvero non ne capisce, ma Stiles sa almeno che è un’auto sportiva di un arancione accecante. Quasi saltella mentre si avvicina, nonostante non sia mai stato appassionato di quattro ruote, ma non è mai salito su un’auto simile. 

“Ti piace?” chiede il biondo, intuendo i suoi pensieri.  

“Da morire!” trilla Stiles, forse quasi urlando. Isaac scuote la testa e gli apre anche la portiera. Forse l’ha fatto solo perché ha intuito anche che Stiles non ne sarebbe stato capace. “Wow! Sembra un’astronave!” e ora sta davvero saltellando sul sedile. Isaac accende la radio e parte sfrecciando.  

Stiles è così preso dalla velocità, dall’adrenalina e dalla musica, che si rende conto di essere arrivato solo quando Isaac spegne lo stereo. Solo che… “Io non abito qui” Isaac deve aver sbagliato indirizzo.  

“Sì, lo so. Ci abita Derek! Scendi, è al quarantesimo piano. Io ho da fare” e gli apre la portiera.  

Stiles scende senza nemmeno rispondere, è solo incazzato nero e… e incantato. Quel grattacielo è davvero altissimo! Si ridesta solo quando sente lo stridere delle gomme dell’auto arancione che sfreccia lungo la strada. È tentato di non entrare e andarsene a casa, ma non ha la più pallida idea di dove si trova e il cellulare l’ha abbandonato un’ora fa completamente scarico. Quindi prende un sospiro ed entra nel palazzo.  

Ad accoglierlo c’è un ragazzo in abito elegante, che lo saluta sorridendogli. “Salve, signore, posso esserle di aiuto?”  

“Ehm, sì, devo andare al quarantesimo piano” spiega, “Hale” aggiunge.  

“Ma certo, il dottor Hale! Mi ha chiamato poco fa, signor Stilinski. L’ascensore è lì, in fondo a destra.”  

Stiles ringrazia e si avvia verso il fondo dell’ingresso, guardandosi intorno. Quanti soldi deve avere Derek per vivere in un posto così lussuoso? Troppi, di sicuro. Arriva in pochissimo tempo al piano, il plon che avvisa dell’apertura delle porte lo distrae dall’osservare il panorama (sì, l’ascensore è trasparente). Per fortuna c’è un solo appartamento su quel piano, così sa a quale porta avvicinarsi solo che… come si presuppone lui possa entrare se Derek è in ospedale? Si guarda intorno, forse c’è una pianta in cui sono nascoste le chiavi, o uno zerbino? Si sta avvicinando ad un bonsai, quando uno scatto lo fa girare. “Eccoti!” urla Erica, sull’uscio della porta.  

Stiles pensa di essere sull’orlo di un infarto per quanto si è spaventato. Entra in casa, quasi trascinato da Erica, che ancora trascinandolo lo fa stendere con la forza sul divano, mettendogli un cuscino sotto la testa e uno sotto i piedi. Stiles cerca anche di protestare, ma quella donna gli fa paura e non vuole contraddirla. “Resta qui, stavo preparando qualcosa da mangiare” dice e sparisce dietro un arco, forse in cucina.  

Stiles resta sdraiato, terrorizzato dal fatto che Erica possa vederlo anche dall’altra stanza, ma lascia vagare lo sguardo. Quella casa è enorme. È in un ambiente grande, moderno, che affaccia su una vista della città mozzafiato. Le vetrate sono alte fin sotto il soffitto e non ci sono tende, il sole entra ad illuminare tutto. C’è un altro divano e due poltrone e un pianoforte sulla destra. Nonostante non ci siano foto, quella casa grida il nome di Derek da ogni angolo. È essenziale, funzionale e i dettagli sono tutti di un bellissimo verde bosco. Il divano su cui è sdraiato, i cuscini sulle poltrone bianche, il tappeto il cuscino dello sgabello del pianoforte.  

Erica torna dopo qualche minuto, reggendo un vassoio pieno zeppo di tramezzini. Stiles solo ora sta realizzando una cosa: Erica è a casa di Derek, ha un grembiule davanti e stava preparando da mangiare. Comincia a chiedersi se quella sia casa di Derek o di entrambi.  

“Non hai fame?” gli domanda la ragazza con quel sorriso che Stiles non riesce a decifrare. Sembra un misto tra il preoccupato per lui e il mi sono impegnata per te, mangia o ti ammazzo. Così decide di non rispondere ma di prenderne uno e portarselo alla bocca. Erica lo osserva prendere il primo boccone. “Allora? Ti piacciono?” 

“Credo di non aver mai mangiato un tramezzino migliore di questo” ammette. Ed era vero. C'era qualcosa di così curato in quello che stava mangiando che riusciva a farlo sentire a casa come niente era riuscito a fare in tutti quegli anni. “Stai piangendo davvero per un mio tramezzino?” gli chiede Erica notando le sue lacrime. 

Stiles le asciuga rendendosi conto che stava davvero piangendo. “Scusa, è che è stata una giornata pesante. In realtà è proprio il periodo ad esserlo.” 

“Derek ti spreme troppo?” 

“No, mi piace il lavoro, mi piace davvero.” 

“Ma?” 

Stiles non sa cosa risponderle, non sa quanto lei sappia del loro passato e non vuole nemmeno mettere Derek nei guai. “So che eravate sposati” dice Erica come a volerlo rassicurare. “Immagino sia difficile vederlo ogni giorno.” 

Stiles scuote la testa. “È stato più difficile incontrare di nuovo Laura e Cora. Non le vedevo da molto tempo, troppo.” 

“E pensavi ti odiassero.” 

“Sono pur sempre delle Hale. E non perdonano facilmente.” 

Erica scoppia a ridere e gli spettina i capelli. “Non sono così male, vogliono solo sembrare più duri di quello che realmente sono. E Derek più di tutti. Ma ha un grande cuore o non saresti qui.” 

Stiles lo sa, lo sa perfettamente o non si sarebbe mai innamorato di lui e nemmeno lo avrebbe sposato. “Grazie” sussurra a Erica sperando di chiudere il discorso. 

Erica sembra intuire così sposta i tramezzini rimasti sul tavolino e gli passa una coperta. “Prova a riposare un po'" gli suggerisce. 

La testa di Stiles ha cominciato a pulsare così decide di seguire il consiglio di Erica e si addormenta quasi subito. 

Un leggero vociare sveglia il sonno di Stiles. “Devi svegliarlo per forza? Era distrutto. Non ti stai comportando molto bene con lui.”  La voce di Erica arriva confusa e ovattata. 

“Fatti i fatti tuoi e torna a casa.” 

“Non ti lascerò solo con lui.” 

“Non ho intenzione di mangiarlo.” 

“Ti piacerebbe.” 

“ERICA! VATTENE!” 

Stiles si gira dall’altra parte tappandosi le orecchie quando qualcuno lo scuote delicatamente. “Stiles?” 

Stiles apre a fatica un occhio e Derek gli punta una luce nella pupilla. “Ma sei idiota?” 

“Sto solo controllando che non abbia nessuna commozione celebrale” gli spiega. 

“Erica?”  

“Sono qui” risponde la ragazza mostrandosi da dietro Derek, appoggiandosi a lui per sporsi. 

Stiles si ritrova infastidito davanti alla familiarità che Erica mostra nel toccare Derek ma non dovrebbe stupirsene visto che, a quanto pare, i due stanno assieme. “Sei la sua ragazza?” gli chiede forse senza neppure rendersene conto. 

“L’unica donna della sua vita che non sia imparentata con lui” risponde. 

“Spero tu lo tenga per le palle come si deve” ribatte per poi tentare di rimettersi a dormire. 

La notte passa in maniera confusa per Stiles: Derek lo sveglia ogni ora per controllare le sue condizioni e, mentre all’inizio faceva su e giù tra divano e camera da letto, dopo il quarto risveglio Stiles si era trovato in un enorme letto, al fianco di Derek. Ricorda di aver fatto parecchie domande al mannaro tipo dove si trovava Erica, se avevano fatto una threesome mentre era incosciente e se Isaac era single. Ricorda vagamente pure i ringhi in risposta di Derek ma non aveva avuto la minima paura. Anzi, aveva anche allungato un dito per poterlo passare sulle sue labbra e controllare se avesse estratto anche i canini. Era quasi certo che Derek gli avesse mordicchiato il dito con denti umani e poi gli avesse anche permesso di toccargli la barba. Può anche essere che Stiles gli abbia detto qualcosa sul fatto che gli sia mancato, esattamente come la sua barba ma non ne è sicuro. L'unica cosa certa è che Stiles si è svegliato più distrutto di quando ha cominciato a dormire e con un gran caldo addosso. Cerca di uscire dalle coperte ma un peso glielo impedisce. Si gira appena e vede Derek che dorme al suo fianco, un braccio attorno alla sua vita che non gli permette di muoversi. Stiles lo osserva per qualche minuto notando come il tempo abbia cominciato a lasciare segni su di lui rendendolo ancora più bello. “Mi stai osservando” biascica Derek togliendolo dai suoi pensieri. 

“Tu mi stai abbracciando.” 

“Solo per evitare che scappassi da qui. Non so se sei ancora sonnambulo o no.” 

A Stiles un po' si stringe il cuore per il fatto che Derek ricordi ancora quei particolari: una delle prime volta che avevano passato la notte assieme, Stiles aveva avuto un episodio di sonnambulismo e si era trovato a camminare nel bosco; Derek si era svegliato e non lo aveva trovato nel letto. Lo aveva ritrovato poco dopo addormentato sotto un albero, quasi congelato. Da quella volta, Derek lo abbracciava sempre quando dormivano assieme per evitare che capitasse di nuovo. 

“CHI VUOLE DEI PANCAKE CALDI?” urla Erica entrando in camera brandendo un mestolo. 

“ERICA!” urla Derek lanciandole un cuscino. 

La ragazza ride per poi avvicinarsi al letto e togliere le coperte. “Svegliatevi pigroni, dovete andare a lavoro.” 

Derek ringhia per poi rimpossessarsi delle coperte e avvolgere Stiles. “Tu stamattina stai a casa.” 

“Non sono a casa” ribatte Stiles. “E hai detto che devo lavorare.” 

“Non hai dormito molto stanotte, hai bisogno di riposare. Starai qua accudito da Erica.” 

“Non voglio!” 

“Non mi vuoi?” interviene Erica con un broncio quasi inquietante. 

Stiles sente un brivido percorrergli la schiena terrorizzato dalla possibilità di aver fatto qualcosa che abbia infastidito Erica. “Va bene, resto” si arrende. 

“Bravo cucciolo” dice Erica soddisfatta, scompigliandogli i capelli.  

Derek ringhia di nuovo mentre si sta vestendo ed Erica si avvicina a lui ridacchiando e lasciandogli un bacio sulla guancia. “Gelosone! Andiamo a far colazione e lasciamolo riposare.” 

Derek segue Erica fuori dalla camera e Stiles si rimette a dormire. 

Stiles si sveglia con la pancia con un profumo invitante che proviene dalla cucina e la pancia che brontola. Si sente riposato e la testa ha smesso di fargli male. Si alza e raggiunge Erica che sta togliendo una teglia dal forno. “Ben svegliato, cucciolo. Come ti senti?” 

“Meglio, grazie.” 

Erica sorride. “Hai fame?” 

“Tantissima” ammette. “Che ora sono?” 

“Le due” risponde allungandogli un piatto colmo di polpettone e patate. 

“Ho dormito parecchio.” 

“Ne avevi bisogno.” 

“Tu non mangi?” le chiede Stiles vedendo che la ragazza si era girata per rimettere via la teglia senza preparare un secondo piatto. 

“Ho già mangiato. Sai, nelle mie condizioni devo mangiare quando decide lui” spiega mettendosi una mano sulla pancia. 

Stiles quasi si soffoca con il boccone, la fame improvvisamente sparita. “A-auguri” si trova a sussurrare. 

“Grazie. Hai bisogni di qualcosa?” le domanda. 

Stiles vuole solo andarsene da quell’appartamento e tornare a casa sua. “Un passaggio per tornare a casa.” 

“Non credo che Derek ti lascerebbe tornare a casa da solo.” 

“Puoi chiamare Isaac?” 

Erica ci pensa un momento. “Sì, potrebbe essere una buona idea.” 

“Sempre se non ha altro da fare. Non voglio disturbare.” 

“Tranquillo, ci penso io” ribatte Erica facendogli l’occhiolino. Stiles pensa che non vorrebbe trovarsi al posto di Isaac: quella ragazza mette davvero i brividi.  

Un'ora dopo Stiles si trova di nuovo sulla macchina arancio di Isaac ma, questa volta, l’adrenalina è scomparsa. “Sei silenzioso” si trova a dirgli Isaac. 

“Mh? Sì. Mi dispiace di averti disturbato.” 

“In realtà mi hai fatto un piacere. Oggi Derek sembra di pessimo umore, non vedevo l’ora di avere una scusa per uscire da lì.” 

“Passerai dei guai?” 

“No, me lo ha chiesto Erica e lei può tutto.” 

Stiles non è stupito da quell’affermazione: immagina che tutti abbiano paura di vederla arrabbiarsi, specialmente incinta. “Quindi puoi anche fermarti per un caffè?” 

Isaac ci pensa qualche secondo. “Accetto volentieri.” 

Il caffè si trasforma in una partita con l’X-box che poi diventano due, cinque fino a far passare l’intero pomeriggio. Stiles si diverte con Isaac, era tanto che non passava un pomeriggio piacevole con qualcuno. È sul punto di chiedergli anche se vuole fermarsi a cena ma poi gli sembra quasi di esagerare. Lo saluta di malavoglia alle sei ringraziandolo per la compagnia. 

Sta decidendo cosa ordinare per cena quando il campanello comincia a suonare con insistenza. Per un momento pensa che Isaac si sia scordato qualcosa ma, quando apre, trova Derek che entra come una furia. “Ti avevo forse dato il permesso di andartene?” domanda. 

“Non pensavo di essere tuo prigioniero. Mi avevi detto che dovevo stare sotto osservazione per tutta la notte e ci sono stato. Stavo bene e Erica non ha insistito per farmi restare.” 

“Ma stamattina avevi ancora mal di testa, non dovevi restare solo. Se ti succedeva qualcosa?” 

“Non ero solo, Isaac è rimasto con me tutto il pomeriggio.” 

Stiles vede Derek stringere la mascella. “Preferisci la sua compagnia a quella di Erica?” 

“Non volevo disturbare Erica più del necessario, specialmente viste le sue condizioni.” 

“Capisco.” 

“Ah, a proposito, dovresti chiederle scusa al mio posto.” 

Derek lo guarda confuso. “Per cosa?” 

“Beh per aver dormito con te stanotte.” 

Derek scoppia inaspettatamente a ridere. “Riposa e chiama se hai bisogno stanotte. Ci vediamo domani mattina in ufficio” dice per poi uscire dall’appartamento di Stiles lasciando il ragazzo solo e confuso. 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Quattro ***


Stiles, quasi per dispetto, decide di prendersi un altro giorno di malattia, quindi torna a lavoro due giorni dopo l’incidente. Nel frattempo ha risposto a qualche messaggio di Erica e anche ad una chiamata di Isaac: entrambi volevano sapere come si sentisse. Ha evitato di dire della botta alla testa a suo padre, ma ha raccontato tutto a Scott. Lui, dopo aver ascoltato l’intero racconto ha solo chiesto: “E tu come stai? Non per la botta, per… beh, il bambino”. Stiles è stato sincero, gli ha detto che non ci ha ancora pensato e che non vuole nemmeno farlo.  

Ora sta mettendo piede in ufficio, ha già salutato velocemente Erica che era presa da una telefonata e si sta togliendo la giacca.  

“Ehi, bentornato!”  

“Ehi, Isaac, non ti avevo proprio visto” risponde, sussultando.  

“Quindi qui dentro è tutto okay?” chiede il biondo, dandogli un colpetto con l’indice sulla fronte.  

Stiles sbuffa un sorriso. “Sì, è tutto in disordine come prima. Gli altri?” chiede, ancora sorridendo. 

“Lydia ha un incontro con un cliente, il resto è con Peter a fare non so cosa, ma ti ha mandato una mail con i dettagli. Dovrebbero tornare dopo pranzo.” 

“Oh, okay. Ci sono cose che devo sapere e che mi sono perso in questi due giorni?” 

Isaac gli spiega quello che hanno fatto e quello che bisogna fare. La questione delle minacce, che sembrava essersi rivelata inoffensiva, sembra essersi riaperta, perché l’anonimo che li ha minacciati è deciso a trovare qualcosa che non vada negli accordi tra loro e i vari partners. Stiles si perde tra scartoffie e svariate ricerche Google; è così preso da un video, che quasi sobbalza quando Isaac gli dà un colpetto sulla spalla.  

“Sono le undici e mezza, ti va un caffè? A me sta per esplodere la testa!” 

Stiles annuisce, si strofina un po’ gli occhi che gli bruciano e segue l’altro. Decidono di andare fuori, al bar, così prendono anche un po’ d’aria. “Allora? Quel livello l’hai finito?” chiede Isaac, riferendosi al videogame con cui hanno giocato due giorni prima.  

“Oddio, sì!” esclama Stiles. “Era difficilissimo, ci ho messo quasi una mattina, ma quello dopo è praticamente impossibile, come diavolo hai fatto a finirlo?!” 

Isaac sorride, poi mette su un’espressione di sufficienza “Segreti degli esperti!” 

Stiles gli dà un colpetto con il gomito del fianco, sorridendo. “Se vuoi, possiamo giocarci ancora” chiede il biondo. Stiles sta per rispondere, ma lui continua “magari dopo una cena? Dopo domani?”  

Stiles è un po’ preso in contropiede. Isaac gli sta davvero chiedendo di andare a cena insieme? È un appuntamento? Deve avere una strana espressione, perché l’altro gli sventola la mano davanti agli occhi. “Oh scusa” balbetta Stiles, “sì, sì, certo, va benissimo! Gioco e cena, cioè cena e poi gioco, sì”.  

Okay, scena molto imbarazzante, ma non se lo aspettava!  

Isaac sfodera un enorme sorriso. “Dai, il lavoro ci aspetta!” e lo spinge verso l’uscita del bar.  

 

“Quindi è un appuntamento?” gli domanda Scott dall’altra parte del telefono. 

Stiles si osserva allo specchio per l’ennesima volta, sistemandosi i capelli che non ne vogliono proprio sapere di restare in ordine. “Non lo so, non ne sono sicuro. Lydia dice di sì e mi ha costretto a prendere questi jeans strettissimi e mettere una camicia bianca.” 

“È un appuntamento” sentenzia Scott. 

“Sto facendo una cazzata?” 

“Isaac ti piace?  

Stiles non ha nemmeno bisogno di pensare. “Sì.” 

“E Derek sta per diventare padre. Direi che è ora che tu vada avanti e pensi ad essere felice senza Derek.” 

“Credevo di averlo superato, davvero.” 

“E invece?” 

“Mi fa sempre uno strano effetto vederlo. E non sono sicuro di cosa sia successo quando abbiamo dormito assieme.” 

“Non approfitterebbe mai di te.” 

“Lo so. Ma non mi è indifferente. Dopotutto siamo stati più o meno sposati.” 

“È passata una vita, è ora che tu vada avanti. Divertiti stasera e non concedere tropp...” 

“SCOTTIE, DA QUANDO FAI LA PARTE DEL PADRE?” 

“Da quando lo sono diventato.” 

“Isaac sarà qui a minuti. Salutami Malia e la piccola Amy” dice per poi staccare. 

Isaac arriva in perfetto orario e Stiles ringrazia mentalmente Lydia per averlo costretto ad indossare la camicia visto che l’altro porta pure la giacca e sembra molto elegante. “Dovevo vestirmi più elegante?” gli domanda una volta partiti. 

“Stai benissimo così” gli risponde facendolo arrossire. 

Stiles si chiede se sarà una cena imbarazzante visto che è una vita che non esce con qualcuno e non sa cosa dire e, invece, il tempo scorre piacevolmente tra chiacchere sul lavoro e sulla vita privata. Isaac gli racconta di essere arrivato a New York assieme a Boyd ed Erica, che inizialmente vivevano tutti tre assieme in un piccolo appartamento ma, appena Derek li aveva assunti, aveva sentito il bisogno di avere il suo spazio. Stiles non fatica a crederlo considerando il carattere di Erica. “È sempre così inquietante?” gli domanda. 

Isaac scoppia a ridere. “Ti assicuro che non hai visto niente. Penso che sia il motivo per cui Derek l’abbia assunta.” 

Stiles vorrebbe davvero chiedergli qualcosa in più ma poi lo trova poco carino perciò decide di cambiare argomento. A cena finita si trovano a giocare nell’appartamento di Stiles praticamente fino quasi all’alba. Quando Isaac decide che è ora di andarsene a Stiles quasi dispiace. Isaac gli lascia un veloce bacio sulla guancia prima di andarsene e Stiles resta imbambolato e sorridente mentre lo guarda sparire lungo le scale. 

Dorme esattamente due ore prima di doversi svegliare per andare a lavoro ma non se ne pente per nulla. Parte anche dieci minuti prima e si ferma a prendere la colazione. Entra sorridendo in ufficio e si dirige direttamente da Isaac e gli porge un sacchetto e la tazza di caffè fumante. Isaac sorride e prende la colazione. “Grazie.” 

Stiles sta per rispondere quando una voce alle sue spalle li interrompe. “Hai portato la colazione anche per me?” 

Stiles si volta verso Derek. “C’è qualche motivo per cui avrei dovuto farlo?” 

“Molteplici.” 

Ora Stiles comincia ad irritarsi, vorrebbe prenderlo a schiaffi e cancellargli quel sorrisino. “Tipo?” 

“Sicuro che vuoi che lo dica in pubblico?” domanda toccandosi la cravatta. 

Stiles sgrana gli occhi e sente caldo, molto caldo. Quella stronzo! Indossa la cravatta che aveva messo per il matrimonio di Scott e Malia, la stessa che poi aveva usato per legarlo al letto quella notte. Ricorda molto bene la mattina dopo, quando Derek era uscito presto e poi gli aveva portato la colazione a letto perché lui non era più in grado di alzarsi. 

Deglutisce incapace di rispondere. 

“Io non faccio a metà con te. Se vuoi una ciambella fattela portare da Erica” dice Isaac prima di dare un morso alla sua, guardandolo con aria di sfida. 

Un basso ringhio esce dalla gola di Derek che si gira e se ne va. 

“Grazie” sussurra Stiles. 

“C’è qualcosa che non so, vero?” 

Stiles fa un profondo respiro. “Sì, ma non penso sia il luogo adatto per raccontartelo. Cosa ne dici se ti invito io a cena questa volta?” 

“Non sei obbligato a raccontarmelo.” 

Sì, Stiles lo sapeva benissimo. Ma sentiva anche il bisogno di spiegarglielo, soprattutto se intendeva uscire con lui. Per quanto lui e Derek non stessero più assieme, Isaac restava un suo Beta e gli Alpha sono molto possessivi con ciò che gli appartiene o gli è appartenuto e Stiles non voleva che Isaac passasse dei guai. “Sabato sera?” domanda allora. 

Isaac sorride. “Direi che è perfetto.” 

 

Sabato pomeriggio Stiles è ancora più agitato della volta precedente. “E se dovesse cambiare idea e scappare da me? Non posso biasimarlo, davvero. Derek sa far paura però…” 

“Ti ha tolto da una situazione imbarazzante di cui io, oltretutto, nemmeno conosco i dettagli. Quindi gli piaci ed è chiaro che non rinuncerà a te.” 

“Lyds non ti racconterò cos’abbiamo fatto con quella cravatta.” 

Lydia sbuffa. “Dove pensi di portarlo?” 

“Al ristorante italiano poco distante da casa mia. Pensavo che, così, possiamo andare a piedi e…” 

“… e se vuole andarsene può farlo. Stiles dovresti cominciare a credere un po’ di più in te stesso. Andrà tutto bene, vedrai” lo rassicura passandogli un maglioncino blu. 

“Lo spero.” 

L’ora dell’appuntamento arriva prima di quanto Stiles sperasse. Isaac suona il campanello che Stiles non ha ancora finito di vestirsi. “Vieni su, cinque minuti e sono pronto” gli dice. 

Isaac deglutisce quando se lo trova davanti con addosso solo i jeans neri. “Scusa, è colpa di Lydia. L’ho accompagnata a fare shopping e, sai come sono le donne. Cerco la maglia e ci sono.” 

“Per me puoi restare anche così” ribatte Isaac. 

Solo in quel momento Stiles si rende conto degli occhi di Isaac che lo stanno osservando con interesse e si trova ad arrossire e scappare in camera per coprirsi. 

Anche quella cena passa in modo piacevole. Stiles si ritrova a raccontare ad Isaac del suo matrimonio con Derek ma l’altro non sembra così sconvolto, solo infastidito. “Avete divorziato?” domanda. 

“Legalmente non siamo sposati. La cerimonia è avvenuta in una tribù del Messico e, quindi, non ha alcun valore” spiega. 

“Ed è il motivo per cui vi siete lasciati” deduce Isaac. 

Quel tasto a Stiles fa ancora male, troppo, e non vuole parlarne, non con quel ragazzo che gli piace davvero. “È passato davvero tanto tempo. Ero solo un ragazzino che credeva nell’amore eterno capace di far affrontare le difficoltà assieme come una famiglia e che, invece, si è ritrovato a fare i conti con il fatto che non sempre due persone vogliono le stesse cose.” 

Isaac lo osserva per qualche istante. “Sei ancora interessato a lui o me lo stai raccontando per mettermi in guardia?” domanda. 

Stiles abbassa lo sguardo. “La seconda, non voglio metterti nei guai.” 

Isaac alza le spalle. “Non ho paura di Derek. E se lui ti ha lasciato andare non può rivendicarti.” 

Ora Stiles ha davvero caldo, se per il vino o per le parole di Isaac non lo sa. Tornano a casa a piedi e poi passano l’intera notte a giocare. Stiles si appisola sul divano e quando si sveglia di soprassalto si accorge che Isaac non è più lì. Non sa cosa pensare fino a quando non sente la porta aprirsi e vede Isaac entrare con un sacchetto. “Buongiorno, sono andato a prendere la colazione.” 

E Stiles sorride felice. Come lo fa quando Isaac, prima di andarsene, lo bacia. È solo un contatto di labbra eppure Stiles si ritrova a pensare che è stato perfetto.  

 

Stiles trascorre la domenica a casa, ha così tanti vestiti da lavare e deve spolverare, che nemmeno ci pensa a mettere piede fuori. È ora di pranzo e se ne rende conto solo per il rumoroso brontolio che emette il suo stomaco. Spera vivamente di avere ancora qualcosa di commestibile in frigo, ma gli tocca mangiare solo due toast con prosciutto.  

Decide di riprendere a riordinare, soprattutto perché ha la scrivania piene di cose che non sa nemmeno cosa siano. Riempie due grosse buste con documenti, lavori passati, poi passa ai cassetti. Sta prendendo l'ennesima penna che non scrive più, quando la vede: una foto di qualche anno prima. Ritrae lui e Derek, anche se il lupo non era pronto per lo scatto. Sono entrambi a letto, era in Messico, il giorno dopo il loro “matrimonio". Stiles guarda l'obiettivo, mentre Derek sta guardando Stiles. Ha l'espressione ancora assonnata, ma sembra rilassato come in pochi momenti.  

Stiles si riscuote dai pensieri e rimette la foto dov'era, sotto altri fogli, prima di continuare a fate ciò che stava facendo. Fino a quando non gli squilla il telefono, un sms.  

(Ore 16:08) Cucciolo, stasera cena d’ufficio! Avrei dovuto invitarti due giorni fa, ma l'ho dimenticato. Alle nove al Blue, ti mando la posizione esatta. A dopo! ER  

Erica. Non gli ha nemmeno chiesto se e libero, se gli va. No. L'ha solo informato. E poi perché una cena d'ufficio? E perché Isaac quella mattina non gli ha detto che si sarebber- ah. No, in realtà l'ha fatto, “Okay, ci vediamo prestissimo allora”. È stato Stiles a non cogliere. Che palle! Ha cinque ore scarse per prepararsi psicologicamente a quella cosa e deve anche cercare il locale su Google per capire come vestirsi.  

“PORCA PUTTANA!” è l'unica cosa che riesce ad esclamare Stiles quando clicca sul sito del famoso Blue. Non ha mai visto un ristorante così lussuoso! Chef stellato, tantissime posate, ambiente bellissimo…è sicuro che si sentirà così a disagio da fare una serie di figuracce.  

(Ore 19:30) So che potrebbe essere inopportuno, ma siamo colleghi e siamo relativamente vicini. Se ti passassi a prendere e andassimo insieme? IL  

Stiles sorride, quando legge il messaggio di Isaac. Sorride anche se è davanti all'armadio da due ore.  

(Ore 19:33) Sarebbe bellissimo se sapessi cosa mettere! SS  

(Ore 19:38) Dress code: smoking. Non hai letto l'invito? IL  

(Ore 19:40) IL MIO INVITO È STATO UN SMS DUE ORE FA! SS 

(Ore 19:42) Ops. Dai, alle otto e mezza sono da te. IL  

Stiles sorride ancora, poi afferra un abito dall'armadio, chiuso in una custodia. L'ha messo solo al matrimonio di Scott, spera gli stia ancora bene.  

Alle otto e trenta precise, Isaac lo sta aspettando giù. Stiles esce dal palazzo e si blocca: Isaac è appoggiato alla sua auto tirata a lucido, è elegantissimo. Ha i capelli sempre ribelli, ma i ricci sembrano un po' più definiti, ha un classico smoking nero che gli sta da dio. Stiles scoppia in una risata sincera, quando nota cos'ha tra le mani.  

“Ehi, resti lì fermo a ridere o vieni qui?”  

Stiles scuote la testa e si avvicina all'altro, ancora col sorriso sulle labbra. “Nessuno ha mai fatto questo per me.”  

“Per questo ridi? Sono ridicolo?”  

“Oh, no!” si affretta a rispondere Stiles. “È una mezza risata isterica di felicità!”  

“Bene, allora tieni. Per te.”  

Isaac allunga la mano, porgendogli il tulipano bianco che ha tra le mani. È semplice, nessun fiocco o nastro, niente di niente. Stiles lo prende, lo annusa piano e alza lo sguardo. “Grazie, Isaac" gli dice, prima di sporgersi a baciargli piano le labbra. Fa per spostarsi, ma Isaac gli porta una mano dietro la nuca. Resta fermo a guardarlo negli occhi, come se volesse dargli tempo di tirarsi indietro, solo che Stiles non ne ha nessuna intenzione. Si avvicinano e si incontrano, approfondendo per la prima volta il bacio. Baciare Isaac è come bere qualcosa di frizzante, pensa Stiles. Come quelle bibite fredde in estate, che ti dissetano un po', ma ti rinfrescano tantissimo. Quando si separano, sorridono entrambi.  

“Su, avvocato Stilinski, salga a bordo!”  

Arrivano al locale in perfetto orario. Stiles lascia il fiore in auto, e si avvia lungo il viale d'entrata affiancando Isaac. Dicono di essere lì a nome Hale e vengono accompagnati in una piccola saletta che affaccia direttamente su una piscina. C'è un solo tavolo, occupato da Laura, Peter e tutto il team di Stilles. Lydia si alza ad abbracciarlo, sussurrandogli che è bellissimo così elegante, poi si siedono. Passano solo pochi secondi prima che gli ultimi due invitati entrino. Derek ed Erica sono una visione. Lei ha un lungo abito rosa, con dettagli in pizzo e un lungo spacco. La pancia le si vede appena, è praticamente perfetta. Derek ha uno smoking nero, classico, che gli sembra essere cucito addosso.  

“Ciao a tutti!” strilla la ragazza, sedendosi di fianco a Boyd.  

Derek saluta con un “buonasera” e si siede dall'altro lato di Erica, vicino ad Isaac.  

La serata trascorre tranquilla. Stiles non ha mai avuto a che fare con Derek, nemmeno lo vede, essendo il tavolo tondo, e va benissimo così. In compenso, ha chiacchierato con tutti gli altri, scoprendo un po'di più delle loro vite, dei loro interessi. Ha quasi sputato un polmone quando Laura ha raccontato di quando, anni prima ad un concerto, l'avevano scambiata per la cantante e quasi l'avevano accerchiata per chiederle come mai fosse in mezzo al pubblico. Quando finiscono anche il dolce, sono tutti pieni e anche un po' assonnati, quindi si avviano all'uscita.  

“Stiles, tu sei venuto in metro? Posso darti un passaggio" chiede Laura.  

“No, è venuto con me" lo anticipa Isaac, passandogli un braccio sulle spalle.  

Se non sapesse che è un mannaro, Stiles penserebbe che sia brillo.  

“Oh, perfetto! Der, tu quindi vieni a casa a dormire?” chiede Laura al fratello.  

“No. Grazie a tutti per essere venuti, io vado.”  

Stiles guarda Laura che sembra senza parole. In realtà tutti sembrano senza parole. Derek se ne è andato senza nemmeno aspettare una risposta.  

“Oh, beh, aveva detto che avrebbe dormito da me perché domani ha un intervento presto e io sono vicina all'ospedale, ma avrà cambiato idea" spiega Laura.  

Tutti annuiscono, poi si salutano.  

Stiles si avvia con Isaac, sta per aprire la portiera dell'auto, quando si sente abbracciare da dietro.  

“Scusa, ma sei troppo bello stasera ed è stata una tortura doverti ignorare" gli sussurra il biondo contro l’orecchio.  

Stiles ancora una volta sorride, poi si gira nell'abbraccio, passando le dita tra i capelli dell'altro. “Anche tu stai molto bene" gli dice, per poi rispondere al bacio che riceve.  

Restano lì per un po', così come restano ancora qualche minuto sotto casa di Stiles, per poi salutarsi (si sono salutati tre volte prima di arrivare a quella definitiva).  

Stiles ha appena tolto scarpe e giacca, quando gli squilla il cellulare.  

(Ore 01:38) Hai un buon odore. IL  

Sta pensando a cosa rispondere, quando arriva un altro messaggio.  

(Ore 01:39) Hai il suo odore. Non sono ammesse effusioni a lavoro. DH  

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Cinque ***


Il pomeriggio seguente Derek è proprio di pessimo umore: si chiude nell’ufficio e ne esce solo per ringhiare ordini a destra e a manca. L'atmosfera è davvero pesante ma nessuno sembra voler sfidare la sua ira. Perfino Erica preferisce uscire da lavoro prima del solito.  

Sono le nove di sera, in ufficio sono rimasti in pochi e Derek è ancora seduto alla sua scrivania. Stiles lo ha osservato di sottecchi tutto il tempo per cercare di capire a cosa è dovuto il suo malumore. Così decide di prendere un caffè, nero e amaro, e andare da lui. “Tieni” dice porgendoglielo. 

Derek alza un sopracciglio e lo prende. “Ti serve qualcosa?” domanda senza neppure ringraziarlo. 

Stiles scuote la testa. “Volevo solo sapere se andava tutto bene. Laura ieri ha detto che avevi un intervento delicato e visto il tuo umore...” 

“È andato bene” lo interrompe. 

“Oh.” 

Derek si alza e si avvicina a Stiles. “Ti sta ancora bene” gli dice girandogli attorno come se fosse una preda. 

Stiles rabbrividisce davanti a quello sguardo. “Cosa?” 

“Lo smoking. Ti calza esattamente come quel giorno.” 

Stiles non sa cosa rispondere, non capisce dove Derek voglia andare a parare ma sa che è vicino, troppo vicino. “Ed eri eccitato esattamente come quel giorno. È per quello che ti strusciavi su Isaac nel parcheggio? Hai scelto lui ora per toglierti le voglie?” 

Lo schiaffo parte immediatamente senza che Stiles se ne renda conto. Sente gli occhi pizzicare a quelle parole e una grande rabbia montargli dentro. “Non c’è stato nessuno dopo di te, ma non preoccuparti, saprò rifarmi del tempo perso” sibila per poi uscire di corsa da quell’ufficio diventato improvvisamente troppo piccolo. 

Stiles si dirige alla scrivania di Isaac tenendo la testa bassa. Il ragazzo gli appoggia una mano sul braccio. “Cos’è successo?” gli chiede preoccupato. 

Sa che non può aver sentito nulla di quello che Derek gli ha detto in ufficio ma quelle parole continuano comunque a rimbombargli nella testa. “Portami via, ti prego.” 

Isaac si alza immediatamente senza nemmeno riordinare la scrivania, mette la sua giacca sulle spalle di Stiles, gli prende la mano e lo porta fuori dall’edificio. Salgono in macchina e Isaac comincia a guidare. “Dove ti porto?”  

“Dove vuoi” sussurra Stiles. 

Isaac guida in silenzio mentre Stiles guarda fuori dal finestrino senza vedere niente. Solo quando parcheggia la macchina Stiles si rende conto di non conoscere quel palazzo. “Dove siamo?” 

Isaac si gratta il collo. “A casa mia. Pensavo che qui saresti stato più tranquillo. Ma se non vuoi ti porto a casa.” 

Stiles si sente quasi in colpa davanti a quelle attenzioni e si sforza di sorridere. “No, va benissimo.” 

Isaac sembra rilassarsi, lo prende di nuovo per mano e lo accompagna fino davanti alla porta del suo appartamento per poi aprirgliela e farlo passare. Stiles, normalmente, si guarderebbe attorno curioso ma non ne ha proprio le forze, l’eco delle parole di Derek ancora troppo insistenti. Nemmeno si rende conto di essere finito sul divano, avvolto in una coperta e con una tazza fumante in mano. Isaac gli accarezza i capelli. “Hai voglia di raccontarmi cos’è successo?” 

Stiles non sa cosa dire, i pensieri confusi nella testa. “Non sono un ragazzo facile” sussurra. “Sono stato solo con Derek e... non sono un ragazzo facile.” 

Isaac gli prende una mano e gli massaggia il polso con movimenti circolari. “È stato lui a dirtelo?” dice con un leggero ringhio. 

Stiles annuisce. “Lo smoking che ho messo ieri lo avevo già indossato anni fa, al matrimonio di Scott con Malia” spiega. 

“E quindi? Avresti dovuto bruciarlo?” 

“Sarebbe stato meglio. Ha-ha detto che si-si sentiva che ero eccitato e che-che ho scelto te come se... non sono un ragazzo facile” ripete lasciando andare qualche lacrima. 

Isaac lo abbraccia. “No, non lo sei. E si sente.” 

Stiles si stacca appena da Isaac per poterlo guardare. “In che senso?” 

“Profumi di buono, di pulito. Si sente che sei un ragazzo speciale.” 

Stiles arrossisce e si morde un labbro. “Mi piacerebbe fare l’amore con te” sussurra. 

È la volta di Isaac di sorridere. “Mi fa molto piacere, davvero. Perché è esattamente quello che piacerebbe fare anche a me. E, quando sarà il momento, succederà.” 

Stiles ora è davvero felice e si sente leggero, come se le parole di Derek non avessero più alcun peso. “Quindi, ora, cosa facciamo?” 

“Giochiamo o sei stanco?” 

“Giochiamo” sceglie Stiles. 

 

Il mattino seguente Issac e Stiles arrivano in ritardo ma nessuno sembra intenzionato a dire niente. Solo Derek si avvicina a Stiles come per dirgli qualcosa ma, a pochi passi dal ragazzo, arriccia il naso e torna indietro. Stiles sghignazza lisciandosi la camicia di Isaac che sta indossando mentre il riccio gli fa un occhiolino sorridendo. Stiles si sta quasi rilassando quando Derek lo convoca in ufficio. Vorrebbe rifiutarsi ma la mail era ufficiale e quindi non poteva non presentarsi. 

“Si tratta di lavoro o vuoi solo insultarmi di nuovo?” domanda acido. 

“Devi venire con me.” 

“Ora?” 

“Sì, devo incontrare un nuovo cliente per pranzo e ti vorrei al mio fianco.” 

“Perchè proprio io?” 

“Ho bisogno del tuo intuito e del tuo spirito di osservazione.” 

Stiles lo guarda storto. “Sei un mannaro, sai esattamente se ti mentono o meno.” 

“Se una persona crede in un progetto i miei poteri mannari non fanno testo. Ho bisogno di te!” 

A Stiles un po' tremano le gambe nel sentire l’ultima frase ma si limita ad incrociare le braccia in silenzio. Derek abbassa la testa un istante. “Mi dispiace per ieri. Ho esagerato” sussurra. 

Stiles quasi non crede alle sue orecchie. Vorrebbe pure infierire un po' ma pensa di aver ottenuto decisamente più di quanto si sarebbe mai aspettato. “Dove andiamo?” domanda. 

“Hanno scelto il Blue. Ho dato a Lydia la mia carta di credito per comprarti uno smoking nuovo. Ti aspetto tra due ore qui sotto” gli dice congedandolo. 

 

“Dai è stato carino però” dice Lydia passandogli una camicia di un colore improponibile. 

“Lyds dovresti stare dalla mia parte.” 

“Stiles so che Derek ti ha fatto del male in passato, molto. Anche se credo che ve ne siate fatti entrambe. Ma siete cambiati, potreste riprovarci ora.” 

“Ora è troppo tardi” ribatte Stiles pensando ad Erica. “E Isaac mi piace sul serio.” 

Lydia fa un sorriso malizioso. “Quindi hai passato la notte da lui?” 

“Sì, ma non abbiamo fatto niente. Quasi.” 

“E io che pensavo ti avesse strappato la camicia che indossavi ieri.” 

Stiles arrossisce davanti all’immagine che gli si forma nella mente. “In realtà mi ha solo prestato la sua per infastidire Derek con i nostri odori mischiati” ammette. 

Ora Lydia scoppia a ridere. “Siete terribili. E capisco perché Derek mi abbia obbligata a farti cambiare pure le mutande.” 

Stiles spalanca la bocca e sta per ribattere ma Lydia non gliene dà il tempo e lo spinge nel camerino. “Stiamo facendo tardi, provati questi!” 

 

Nonostante l’ansia il pranzo sembra andare bene. Stiles si stupisce di quanto Derek possa sembrare affabile quando si tratta di affari. Incanta i clienti con i suoi discorsi e, quando loro rivolgono domande imbarazzanti a Stiles o a cui non sa bene cosa rispondere, Derek interviene per portare la conversazione su argomenti più confortevoli. Come quando chiedono a Stiles se è il fidanzato di Derek facendogli andare di traverso il pane e Derek li interrompe ricordandogli che è un pranzo di lavoro senza rispondere in alcun modo alla domanda. Stiles resta affascinato da quel tono gentile ma che non ammette repliche dell’altro e non riesce a non chiedersi quando è cambiato così tanto. 

“Allora? Come ti è sembrato?” gli domanda Derek una volta raggiunta la macchina. 

“Sinceramente?” 

“Ho scelto te proprio per questo.” 

Stiles sorride prima di esprimere il suo giudizio senza filtri. “Non mi piacciono, come persone intendo. Sanno di viscido. Ma il loro progetto è buono, molto buono. Potrebbe portare enormi benefici.” 

“Quindi cosa proponi?” 

“Mi preoccupa più il tipo di persone che sono. Se dovessero nascondere cose losche, tutti i benefici verrebbero annullati e infangheresti il tu nome. Quindi penso che, per prima cosa, bisognerebbe indagare su di loro e poi valutare. E redigere un contratto molto dettagliato con clausole precise per tutelarti il più possibile.” 

“Sono d’accordo.” 

“Quindi, che facciamo?” 

“Faccio una telefonata e noi ci prendiamo una mezza giornata libera, che ne dici?” 

“Insieme?” domanda Stiles titubante. 

“Hai qualcosa di meglio da fare?” 

No, Stiles non aveva niente da fare ma non sa fino a che punto sia una buona idea passare del tempo con Derek. “Non lo so” ammette. 

“Cora ha il pomeriggio libero. Vuoi che ti porti da lei o gli chieda di venire con noi?” 

E quella sembra davvero un’ottima idea a Stiles: le manca passare del tempo con Cora e apprezza che Derek abbia deciso di includerla nei loro progetti. 

Alla fine si aggiunge anche Laura a loro e restano assieme fino a dopo cena. Solo quando Stiles si trova solo nel silenzio di casa sua si rende conto quanto gli sia mancata la famiglia Hale e, soprattutto, quel sorriso rilassato che non ha mai abbandonato il volto di Derek per tutto il tempo. 

Il telefono vibra e Stiles lo tira fuori dalla tasca. Si trova tre messaggi di Isaac e due chiamate perse. 

(Ore 22.16) Ora comincio ad essere seriamente preoccupato. Devo cercare il tuo cadavere? IL 

Stiles sorride anche se si sente un po' in colpa per non aver pensato minimamente a lui per tutto il pomeriggio. 

(Ore 22.17) Sto bene. Il capo mi ha dato una mezza giornata libera e l’ho passata con amici come non facevo da tempo. SS 

(Ore 22.17) Posso chiamarti? IL 

(Ore 22.18) Puoi fare di me ciò che vuoi. SS 

Il cellulare comincia a vibrare poco dopo e la chiamata si fa immediatamente... bollente. Stiles non si sente nemmeno in colpa per aver sporcato lo smoking nuovo. 

 

Passa una settimana distruttiva e Stiles, quel venerdì, non ce la fa proprio più. Ha fatto almeno due ore di straordinario ogni giorno, insieme al Team e per due giorni anche con Derek, per poter capire se firmare o meno quell’accordo. Ora ha appena stampato la versione definitiva del contratto, con ogni dettaglio, ogni singola clausola letta e riletta e ristudiata. È perfetto, lo sa, il miglior contratto che abbia mai scritto. Spilla le pagine tra loro ed entra nell’ufficio di Derek, senza nemmeno bussare. E se ne pente subito dopo: Derek è seduto dietro la scrivania, e sta sorridendo ad Erica che è seduta su quella stessa scrivania davanti a lui. Lui che le tiene una mano sulla pancia. Entrambi scattano quando Stiles entra, ma nessuno dei due sembra essere imbarazzato.  

“Ehi, cucciolo!” lo saluta la bionda, scendendo dal mobile e avvicinandoglisi.  

“Ciao Erica” saluta, poi si rivolge a Derek “ti ho portato la copia definitiva del contratto” e gli poggia il blocco di fogli davanti e fa per andarsene.  

“Stiles, questa volta ti invito in anticipo, hai da fare domani pomeriggio?” chiede Erica, bloccandolo.  

Stiles proprio non ha voglia di un’altra cena. “Non lo so, forse ho un impeg-“ 

“Isaac ha già accettato, quindi puoi venire con lui!” lo interrompe lei.  

“Erica, non lo so davv-“ 

“Ma è il mio baby shower!”  

Oh, bene, dovrebbe partecipare alla festa per scoprire il sesso del foglio di Erica e il suo ex (più o meno) marito? No, graz- 

“Dai, Erica ci tiene, non puoi dire di no ad una donna incinta” si intromette LO STRONZO.  

E Stiles è costretto ad accettare.  

Torna a casa ancora una volta dopo gli straordinari perché “Voglio leggere il contratto con te, nel caso abbia bisogno di spiegazioni” aveva detto il capo. Ma ora finalmente sta per entrare in doccia. Solo che non può, perché suonano alla porta. Non aspetta nessuno, dev’essere il portiere che gli deve consegnare le bollette. Si infila l’accappatoio e va ad aprire.  

“Scott? A-amy?? Cosa ci fate qui?” 

“Tio ‘tiles!” 

“Ehi, fratello, possiamo dormire qui?”  

Stiles si fa da parte, lasciando entrare Scott e sua figlia. Nemmeno riesce a parlare, vista l’espressione distrutta e stanca del suo migliore amico. L’ha sentito il giorno prima e sembrava stare bene.  

Amy si lancia subito sul divano, afferrando il telecomando, mentre Scott si siede in cucina, seguito da Stiles.  

“Malia se n’è andata” esordisce. “Mi ha lasciato una lettera, dice che vuole essere libera, che ci sarà sempre per Amy, ma non riesce a stare a casa con noi e-e ci ha lasciati…” 

Scott sembra senza forze, senza emozioni, lo sguardo fisso nel vuoto. Solo due lacrime che gli rigano il viso lo tradiscono. Stiles si inginocchia davanti a lui, con gli occhi a sua volta umidi. “Ehi, guardami, grande Alpha…” gli dice, prendendogli il mento tra le mani. Scott lo guarda. “Ci sono io. C’è la tua bellissima lupacchiotta di là. Andrà tutto bene.” 

E Scott si lascia finalmente andare, abbracciandolo e singhiozzando contro il suo collo.  

Stiles prepara una camomilla per il suo amico e del latte col cioccolato per Amy. Passa un po’ di tempo con loro, cercando insieme a Scott di distrarre la bambina, fino a quando non si addormenta, sfinita.  

Aiuta Scott a prendere una tuta dalla valigia, poi lo fa mettere a letto nella stanza degli ospiti, gli rimbocca addirittura le coperte. Scott è un lupo, è un Alpha, ma non gli è mai sembrato così indifeso. Gli dà addirittura un bacio sulla fronte.  

(Ore 01:20) Domani non penso di esserci, c’è qui il mio migliore amico, la sua compagna l’ha lasciato da un momento all’altro con la bambina. SS 

(Ore 01:21) Mi dispiace! Non credi possa aiutarlo distrarsi? Magari fa bene anche alla bimba una festa. Erica ha giurato che è una cosa tranquilla. IL 

(Ore 01:23) Non so, lascerò decidere a lui. SS 

(Ore 01:24) Va bene. Spero deciderà per il sì, mi manchi già. IL 

(Ore 01:25) Romantico stasera? SS 

(Ore 01:26) Ti ricordo che lo sono sempre. IL 

(Ore 01:27) Vero. E mi piace quando mi sorprendi. SS 

(Ore 01:33) Ti sei addormentato? SS 

(Ore 01:40) Apri la porta. IL 

Stiles si alza di scatto dal letto, poi si ricorda di dover fare piano per non svegliare Amy. Scott sarà sicuramente sveglio e la cosa un po’ lo imbarazza. Va all’ingresso, apre la porta ed Isaac è lì. Sembra davvero essere uscito di corsa, ha una vecchia felpa e dei pantaloni larghi, ma è come se risplendesse per quanto sorride.  

“Tu non sei reale” è l’unica cosa che riesce a dire Stiles.  

L’altro sorride, se possibile, ancora di più. “E se faccio così…?” dice, per poi avvicinarsi e baciare Stiles piano, in un modo così delicato che Stiles si sente venir meno le gambe.  

Stiles sa che sta sorridendo come un deficiente, mentre lo prende per mano e chiude la porta alle sue spalle, facendolo entrare, ma non può farci nulla.  

“Sei qui” dice, proprio per confermare la sua infermità mentale, ma mai nessuno ha fatto una cosa del genere per lui.  

“Mh mh” annuisce l’altro, “l’ho detto che mi mancavi”. 

E Stiles reagisce di istinto. “Scott è nella stanza degli ospiti e credo di doverti avvisare, è un Alpha, il mio. Penso tu lo avessi capito, ma…vuoi dormire con me?”  

Isaac annuisce e lo segue.  

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Sei ***


Il giorno dopo, quando si sveglia, Stiles ha un forte mal di testa. Ha dormito bene, benissimo, ma la stanchezza accumulata e l’arrivo di Scott non devono aver fatto bene al suo sistema nervoso. Si rigira, sprofondando la faccia nel cuscino, poi sente un bacio su una spalla.  

“B’giorno, ‘saac” mugugna.  

“Buongiorno, splendore” sente l’altro.  

Stiles decide di dover alzare la testa. Isaac è alla sua destra, sdraiato su un fianco, che sembra già molto sveglio. “Ho mal di teeesta” si lamenta.  

“Ed è per questo che ho preparato la colazione” lo sorprende l’altro. “E ho anche conosciuto Scott e la bambina, sono entrambi di là, li raggiungiamo?”  

Stiles comincia quasi ad essere convinto che quel ragazzo non sia reale. “Vado in bagno e vi raggiungo.” 

Stiles decide di darsi una rinfrescata, poi torna in camera e prende il telefono che aveva lasciato in carica. Un messaggio di un’ora prima. 

(Ore 09:12) Hanno visto il contratto e lunedì lo mostreranno ai loro legali, ma hanno già opinioni positive in merito. Grazie, Stiles, sei davvero bravo e senza di te avrei perso questa grande occasione. Posso offrirti una cena per ringraziarti? DH  

Stiles riappoggia il cellulare sul comodino, si infila una felpa e va a fare colazione. Decide di non rispondere.  

Amy decide, invece, che lanciare cacao in giro anziché nel latte sia divertente, così come Isaac decide che sia divertente anche spalmarglielo in faccia per farle dei disegni. Scott sta osservando la scena, un leggero sorriso, mentre guarda sua figlia ridere e Stiles pensa che non è poi tanto male dover pulire il cacao dal pavimento, se Scott e sua figlia stanno un po’ meglio. Ringrazia mentalmente Isaac, ancora una volta, per essere così straordinario.  

È proprio il biondo che con un “ci saranno altri bambini, vi farà bene”, riesce a convincere Scott a partecipare alla festa di Erica, per poi andarsene perché ha delle faccende da fare.  

Stiles passa la mattinata con Scott ed Amy per cercare un regalo per Erica, solo che poi si ricorda che in queste occasioni non si fanno regali, quelli si portano quando già si conosce il sesso del bimbo, giusto? Ne approfittano per farli ad Amy i regali e anche per pranzare insieme al parco.  

Decide con Isaac di incontrarsi lì, quindi prende la sua sfarzosa auto che ancora odia e segue il navigatore per andare a casa di Erica, solo che si stupisce quando si ritrova fuori città e non nel palazzo di Derek. Forse vivono ancora separati.  

Sono già tutti lì, il branco di Derek più Lydia, ma manca Boyd. Stiles non ha bisogno di presentare Scott a nessuno, conosce bene la famiglia Hale, quindi si avvicina direttamente ad Erica che sta chiacchierando con Laura. “Erica, ciao. Lui è Scott, il mio migliore amico di cui ti ho parlato nel messaggio. Lei è Amy, sua figlia.” 

“Ciao Scott e ciao piccola principessa! Fate come foste a casa vostra!” 

Scott annuisce sorridendo e Amy corre subito in contro ad Isaac che sta chiacchierando con Cora. Stiles sperava vivamente non succedesse, ma Derek si avvicina a loro tre. Si affianca ad Erica, passandole un braccio intorno alla vita. “Scott. Qual buon vento.”  

“Derek” saluta freddo lui, rispondendo allo sguardo illuminato di rosso di Derek, accendendo anche i suoi occhi da Alpha. Stiles vede l’espressione sbalordita di Erica, che però non dice nulla. Sa che quello è una specie di rituale obbligatorio quando due Alpha si incontrano, ma visti i trascorsi tra i due, sembra più una dichiarazione di guerra, quindi cerca di distrarli.  

“Erica, allora? Come scopriremo se aspetti un bimbo o una bimba?” 

Erica sembra per un attimo intristirsi, ma Stiles non capisce perché. Guarda un secondo Derek prima di rispondere. “Ho dato l’esito dell’ecografia ad una pasticciera. Ha fatto una torta con la panna colorata all’interno, ma la apriremo solo a fine serata” spiega. 

“Wow! Non vedo l’ora!” 

 

Stiles si ritrova a chiacchierare con Laura e Scott, che le racconta cosa gli è successo in quegli anni. Lei è sempre stata gentile con Scott, anche se lui anni prima ha rotto tutte le ossa a suo fratello. È seduto in terrazza con loro, quando si sente passare una mano tra i capelli. “Ehi” gli sorride Isaac.  

“Ehi, biondo” ribatte, facendogli una linguaccia, mentre Isaac gli si siede di fianco.  

“Ragazzi” esordisce Laura con sguardo serio. “Me lo dite se voi due uscite insieme o meno? Perché a me sembra troppo di sì, ma Cora dice di no e abbiamo scommesso dieci dollari!”  

Stiles sente le guance andare in fiamme. Non hanno mai parlato di rendere o meno pubblica quella cosa che c’è tra loro. Si gira verso Isaac che lo sta guardando a sua volta, sorridendo, come se gli stesse dando la possibilità di decidere cosa rispondere. Stiles si rilassa e gli sorride di rimando. “Questo biondino era così deciso a corteggiarmi che ci sono cascato” risponde, ridendo poi quando Isaac incrocia le braccia sul petto, fintamente offeso.  

“Aaaawww!” squittisce quasi Laura, “sapevo che il mio naso non mi stava mentendo! CORA!” e si alza, dirigendosi verso sua sorella. Anche Scott la segue, per liberare proprio Cora dalle mille domande di sua figlia.  

Stiles resta seduto al fianco di Isaac che ancora sembra offeso. “E daaaaai! Scherzavo!” gli dice, colpendolo col gomito nel fianco.  

Isaac, di tutta risposta, gli avvolge un braccio intorno alle spalle. “Lo so. So che sei sempre stato affascinato da me” e gli dà un piccolo bacio sul naso.  

“Pallone gonfiato!” lo prende in giro l’umano, abbracciandolo a sua volta, appoggiando la testa sulla sua spalla. Restano così qualche minuto, fino a quando non gli si para Derek davanti.  

“Isaac, devi andare a prendere le pizze” ordina.  

“Non possiamo ordinarle?” chiede il biondo senza muoversi di un millimetro.  

“No. E io non posso lasciare Erica da sola nemmeno un attimo. Muoviti.” 

Stiles sta quasi per incazzarsi al posto del biondo, ma Isaac scioglie l’abbraccio e si alza sbuffando. “E va bene” dice, per poi rivolgersi a Stiles. “Torno subito” e si abbassa a sfiorargli le labbra.  

“Isaac, ora!” tuona Derek, con gli occhi da Alpha.  

Isaac sorride ancora a Stiles, poi se ne va sventolando la mano. “Non c’era bisogno di essere così antipatico” lo rimprovera Stiles.  

“Che c’è, difendi il tuo ragazzo?” chiede l’altro.  

Stiles nemmeno gli risponde, si alza e se ne va. Non prima di avergli urtato una spalla.  

Isaac torna dopo mezz’ora con le pizze; mangiano tutti insieme in terrazza, per poi stare un po’ lì, a godersi l’aria fresca.  

Derek, ha notato Stiles, non ha lasciato Erica sola nemmeno un secondo. Ora sono entrambi in piedi, affacciati, e parlano fitto fitto. Derek, quando lei si volta a guardarlo, le poggia un bacio contro una tempia, tenendo le labbra appoggiate lì per un po’. Quando si separano, Erica sorride, gli carezza una guancia, poi si volta verso gli invitati. Stiles quasi si sente un intruso.  

“Allora? Vogliamo scoprire cosa c’è qui dentro?!” grida la futura mamma, tenendo le mani sulla pancia sempre più evidente. Tutti le rispondono di sì, battendo le mani e Cora invita tutti ad entrare dentro, perché la torta è pronta.  

È una bellissima torta a tre piani, Stiles riconosce i palloncini e la casetta di Up. Anche Amy strattona la manica di Scott per dirglielo. “Papà! Quello che mamy ha metto sul mio ‘etto!” dice contenta.  

Stiles afferra l’altra manica di Scott, come per dargli forza, mentre lui si gira e gli spiega che Amy ha un piumone con quegli stessi palloncini disegnati.  

Erica si posiziona di fianco alla torta, un coltello in una mano e l’altra mano incrociata a quella di Derek alla sua sinistra. Lo guarda, gli sorride luminosa, mentre lui le dice “dai, coraggio, vediamo che mostro tirerai fuori di lì”, per poi ridere alla finta espressione ferita di lei.  

Stiles nemmeno si accorge di aver stretto i pugni e questa volta è Scott a stringergli un polso, massaggiandogli l’interno con movimenti circolari, per calmarlo.  

Erica affonda il coltello per tagliare la fetta, ma qualcuno apre la porta d’ingresso con le chiavi. Laura esclama un “oddio, giusto in tempo, grazie a Dio!” che Stiles proprio non capisce.  

Boyd entra quasi di corsa, lancia un borsone sul pavimento, poi si avvicina al tavolo con la torta. “Amico, cazzo, ce l’hai fatta giusto in tempo, riprenditi tua moglie, oggi è odiosa!” gli dice Derek, lasciando la mano di Erica. Erica che si lancia contro Boyd, abbracciandolo e… baciandolo.  

Moglie? Baci? Boyd?  

Stiles non sta capendo nulla. “Lyds…perché Erica sta baciando Boyd?” sussurra verso l’amica.  

“Forse perché è suo marito ed è appena arrivato?” chiede di rimando lei, guardando Stiles come fosse pazzo.  

“Marito? Il bambino non è di Derek? Perché nessuno me l’ha mai detto?”  

“Di Derek?” chiede lei ridendo. “Erica e Boyd stanno insieme da più di dieci anni, forse chiunque ha dato per scontato la cosa. Ma… seriamente, Derek? Con Erica?” chiede ancora ridendo.  

Delle grida entusiaste interrompono i pensieri di Stiles. Erica e Boyd hanno tagliato la torta, la panna è azzurra: sarà un maschietto. Si avvicina ai due per fargli le congratulazioni, poi chiede a Laura dove trovare il bagno, deve rinfrescarsi un attimo. “Seconda a sinistra…uno…du-“  

“Ha detto a destra, non a sinistra.” 

“Mi segui?”  

“No, ero venuto a prendere la giacca” risponde Derek.  

“Okay, io vado in bagn-“ 

“Sapevo che eri convinto fosse mio. Il bambino.” 

Stiles nemmeno risponde, si avvia verso la sua meta. 

“Sei geloso. Vedermi con lei stasera ti ha fatto accartocciare lo stomaco più volte, l’ho capito dal tuo odore” continua.  

“Derek, cosa diavolo vuoi? Mi sembrava solo strano, tutto qua.” 

Derek gli afferra un polso, sbattendolo contro il muro e mettendoglisi davanti. “Lo sento da qui il tuo odore” continua, passandogli un dito lungo il collo, lungo la giugulare. Stiles si immobilizza quando sente un artiglio. “Hai paura?” chiede, illuminando gli occhi di rosso.  

“No” risponde l’umano, risoluto.  

“Oh, lo so, lo sento. Quello che sento non è per niente paura” dice, avvicinando il naso dove prima era il polpastrello. Stiles rabbrividisce e maledice il suo corpo per non sapersi controllare.  

“Cosa sta succedendo qui?!” Scott li interrompe e Derek si allontana, lasciandogli anche il polso.  

“Niente McCall, il tuo umano sta benissimo” risponde Derek e se ne va.  

“Stai bene?” chiede Scott a Stiles che annuisce.  

“Sto bene, ma andiamo a casa.” 

 

“Frena, frena, non ti seguo.” 

Stiles alza gli occhi esasperato perché davvero non comprende cosa sfugga a Scott. “È uno stronzo!” 

Scott tappa le orecchie ad Amy. “Stiles!” 

“Sì, scusa.” 

“Dunque, vediamo se riesco a capire il problema. Tu pensavi che Derek fosse il padre del figlio di Erica e lui te lo ha lasciato credere e fin qui ci sono. No, niente, non vedo il problema, davvero.” 

“Come fai a non vederlo? Si è chiaramente preso gioco di me. Ha cercato di farmi ingelosire con quello che non voleva che-che avessimo noi” termina Stiles in un sussurro. 

Scott lo abbraccia. “Sì, hai ragione. È stato proprio uno, Amy tappati le orecchie, stronzo. Ma tu hai Isaac che è un ragazzo meraviglioso e si prende cura di te. Ti rende felice e si vede, non permettere a Derek di rovinarti quello che hai.” 

Stiles si lascia stringere ancora un po’ dall’amico prima di staccarsi. Tira su con il naso e si asciuga una lacrima con la manica. “Hai ragione. Merito di essere felice e Isaac è davvero perfetto.” 

“Lo ami?” gli domanda Scott a bruciapelo. 

Stiles arrossisce un po’. “No, credo di no. Ma ci tengo a lui davvero tanto.” 

Scott sorride. “Allora, forse, dovresti restituirgli la sorpresa di ieri sera e andare da lui.” 

“Pensi di cavartela da solo con Amy?” domanda preoccupato. 

“Sì, sono più tranquillo qua, lontano da qualsiasi cosa me la ricordi.” 

“E puoi restarci finché vuoi, non ci sono problemi.” 

Scott lo abbraccia di nuovo per poi spingerlo fuori dalla porta.  

Stiles è indeciso su come presentarsi a casa di Isaac. Ha anche un po’ paura di non fare una cosa gradita ma vuole davvero fare qualcosa di carino per l’altro.  

Alla fine decide di prendere del cinese e del gelato nonostante avessero già cenato. Quando arriva davanti al palazzo di Isaac non sa come suonare il citofono, fortunatamente una gentile signora che sta uscendo gli apre la porta. Prende l’ascensore e, mentre bussa all’appartamento di Isaac, sente il cuore battere forte.  

Bastano pochi secondo perché la porta si apra e Isaac appaia con uno sguardo decisamente incredulo. Stiles sfoggia un sorriso sicuro anche se sicuro non lo è per niente. “Sorpresa?” 

Isaac sorride e abbassa lo sguardo, arrossendo. “Ci sei decisamente riuscito. Entra” dice spostandosi. 

Stiles si fa strada fino alla cucina, appoggia i contenitori sul piano della cucina e mette il gelato in freezer. “So che abbiamo già cenato ma avevo ancora fame e...” 

Le braccia di Isaac gli circondano i fianchi e le sue labbra si appoggiano sul suo collo. “Sì, anch’io ho fame, molta fame” gli sussurra con voce roca. 

Un brivido percorre la schiena di Stiles che si gira nel suo abbraccio e gli lega le mani attorno al collo. Lo guarda negli occhi e li trova carichi di desiderio. “È questo il momento?” domanda. 

“Solo se lo vuoi anche tu.” 

Stiles non ha nemmeno bisogno di pensarci, annulla le distanze tra le loro bocche e lo bacia. È tutto lento, delicato ma non per quello meno passionale. Isaac lo porta nella sua camera, lo adagia sul letto e a Stiles sembra tutto perfetto. Come lo bacia, come lo spoglia, come lo tocca, come lo prepara, come lo prende. Isaac è delicato ma deciso e Stiles si sente al sicuro come da troppo tempo non gli succedeva. Isaac lo bacia e lo accarezza anche dopo aver fatto l’amore e Stiles si dimentica della cena e del gelato. Si addormenta sorridendo, la mano stretta in quella di Isaac. 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Sette ***


Un leggero morso sulla spalla desta Stiles dal sonno. “Mmmmh” mugola. 

“Te lo meriti, mi hai fatto spaventare” ribatte Isaac. 

Stiles è confuso e apre gli occhi trovandosi sul divano. “Che ci faccio qui?” 

“Non lo so, mi sono svegliato e non ti ho più trovato nel letto.” 

“Merda! Devo aver fatto il sonnambulo. Mi dispiace.” 

“Per un momento ho avuto paura che te ne fossi pentito e te ne fossi andato via.” 

Stiles sorride e gli sposta i ricci dalla fronte. “No, non mi sono pentito” sussurra arrossendo. 

Isaac sorride di rimando. “Cosa ne dici se facciamo colazione?” 

“Dovrebbe esserci ancora il cinese di ieri sera.” 

“Hai così fame?” 

“Qualcuno mi ha fatto consumare un sacco di energie stanotte” ribatte Stiles. 

Isaac scoppia a ridere. “Dovrei esserne dispiaciuto?” 

“Assolutamente no. Anzi, prima ci ricarichiamo e dopo…” 

“Dopo cosa” gli domanda a voce bassa. 

Stiles si avvicina al suo orecchio. “Voglio fare tante cose con te sotto la doccia.” 

Isaac si alza di scatto per poi prenderlo in braccio. Stiles lancia un piccolo urlo di sorpresa. “Cosa fai?” 

“Non si fa la doccia dopo aver mangiato” risponde trasportandolo fino al grande bagno. 

Nonostante la doccia bollente e la colazione più che abbondante, Stiles ed Isaac arrivano miracolosamente in orario a lavoro. Non che Stiles sia preoccupato dalla cosa, anzi, è talmente felice che niente potrebbe scalfirlo ma ci tiene ad essere comunque professionale. 

La mattina passa relativamente tranquilla, almeno fino a quando Derek non arriva e passa al fianco di Stiles mentre è davanti alla macchinetta del caffè, in pausa. “Ti sei fatto scopare!” 

Stiles non risponde ma pianta i suoi occhi in quelli di Derek, incrocia le braccia e solleva il sopracciglio in una tipica posa del mannaro. È Isaac a intervenire abbracciando Stiles da dietro e appoggiandogli il mento sulla spalla. “Sì, da me. È un problema?” domanda con voce innocente. 

Derek contrae la mascella. “Niente effusioni in ufficio” ordina prima di voltarsi e avviarsi verso il suo studio. Poi sembra ripensarci e torna sui suoi passi. “E quella cena?” domanda fissando Stiles.  

Stiles che si sente andare a fuoco dall’imbarazzo. “Non mi sembra il caso” risponde. 

“Hai paura di cambiare idea su di lui?” gli chiede con un sorriso da bastardo. 

Ma Stiles non si lascia cogliere impreparato. “No, solo non ho voglia di perdere del tempo con te quando posso trascorrerlo in maniera decisamente più piacevole con lui.” 

Stiles vede chiaramente la rabbia nello sguardo di Derek ma non se ne pente nemmeno un po’. 

 

“Scoooooott io esco!” 

“Torni tardi?” domanda Scott uscendo con la testa dalla cucina. 

“Penso di tornare a casa prima di uscire con Isaac.” 

Scott storge il naso. “Sono felice che siate felici e vi accoppiate spesso ma sono quasi due settimane che stai sempre con lui” si lamenta. 

Stiles sa che ha ragione, che in quelle settimane ha trascurato Scott ma non riesce a sentirsi in colpa perché gli sembra di vivere in una bolla di felicità. “Domani ti prometto che sarò tutto vostro.”  

La mattina passa piuttosto tranquilla e, quando Stiles sta parlando con Isaac della possibilità di uscire addirittura prima, Derek arriva e lo chiama in ufficio: i legali dei nuovi clienti dello studio hanno rimandato indietro il contratto con parecchie modifiche tutte da visionare. 

“Ma Derek non possiamo farlo domani? È un lavoro immenso.” 

“Lo so, mi dispiace. Ma sarò via per qualche giorno e non possiamo proprio rimandare.” 

Stiles sospira. “Okay, mettiamoci al lavoro.” 

Sono quasi le dieci e Stiles guarda il cellulare sconsolato. Doveva vedersi con Isaac alle otto ma era stato costretto a mandargli un messaggio per dirgli che era ancora a lavoro e non si sarebbe liberato molto presto. “Avevi da fare?” 

“Non importa” risponde Stiles esausto. 

Derek mette insieme i fogli e li sistema in una cartellina. “Direi che per stasera abbiamo finito.” 

“Mancano ancora delle modifiche.” 

“Sì, ma sono cose di minore importanza, puoi modificarle anche senza di me domani.” 

“Sicuro?” 

“Sicuro, mi fido di te.” 

Se Stiles non fosse così stanco probabilmente arrossirebbe ma non ne ha la minima forza. “Dai, ti offro la cena” dice Derek. 

Stiles non sa se è una buona idea ma ha davvero fame. Non risponde ma si limita a seguire Derek e salire sulla sua macchina. Dopo un quarto d’ora di strada si rende conto che non ha la minima idea di dove stanno andando. “Dove mi porti? Spero in nessun posto di elegante perché puzzo.” 

Derek ridacchia. “Ti conosco, so di cos’hai bisogno quando sei così stanco” ribatte fermandosi davanti ad un furgoncino. 

“Yay, patatine!” 

“Ti trovi bene qua?” gli domanda Derek mentre gli passa un’enorme porzione di patatine ricoperte con ogni tipo di salsa.  

“Sì, mi trovo molto bene in ufficio. Il lavoro è pesante ma mi piace. E mi sento apprezzato.” 

“Intendevo più qua, a New York.” 

“Oh, sì, perché non dovrei? Ormai sono qui da parecchio.” 

“Ma è solo un anno che abiti da solo. E so quanto ti agitano i cambiamenti.” 

Stiles si sente spiazzato davanti a quelle parole. “Sto bene. Non ho avuto più troppi problemi a dormire. Ci sono periodi più difficili degli altri ma va bene.” 

Derek fa un piccolo sorriso. “So benissimo che hai le palle.” 

Stiles quasi si soffoca con una patatina. “Idiota!” 

“Come sta Scott?” 

Ora Stiles è davvero allibito. “Ti interessa davvero?” 

“Beh, Malia è pur sempre mia cugina. La conosco da molto e sapevo perfettamente che non era adatta per la famiglia. Quindi è come se fosse anche un po’ colpa mia per quello che è successo.” 

Stiles gli mette una mano sulla sua. “Dovresti smetterla di darti colpe che non sono tue.” 

“Lo so, ma non ci riesco. Forse anche a causa della mia natura di Alpha.” 

“È per quello che sei così protettivo con Erica.” 

“È il mio primo cucciolo di Beta. Ed Erica sembra così forte ma non lo è.” 

Stiles sorride intenerito. Quasi dimentica la rabbia per avergli fatto credere che quel bambino fosse suo. “Mi hai fatto del male” sussurra.  

“Lo so, mi dispiace.” 

“Okay.” 

Stiles si alza per andare a buttare il piatto vuoto: sente il bisogno di allontanarsi un momento da Derek. Ma il mannaro non sembra dell’idea di lasciarlo andare e lo strattona per un braccio. “Sei sporco” gli dice pulendogli l’angolo della bocca con il pollice.  

Stiles lo prende istintivamente in bocca e lo pulisce con la lingua come era solito fare quando stavano assieme. “Ora non più.” 

Le pupille di Derek si dilatano e un basso ringhio gli esce dalla gola. “Stiles!” 

Stiles sorride colpevole prima di alzarsi e cominciare a camminare dalla parte opposta rispetto alla macchina. “Dove vai?” 

“Ho bisogno di sgranchirmi un po’ le gambe prima di tornare a casa” risponde anche se, in realtà, vuole semplicemente passare ancora un po’ di tempo con quel Derek.  

Il mannaro non dice niente ma lo segue. Stanno camminando da qualche minuto quando Stiles si decide a parlare. “Come hai deciso di diventare medico?” 

“In realtà è stato un caso. Dopo che… ecco… dopo che ci siamo lasciati sono venuto da Laura. Un giorno sono rimasto coinvolto in un grosso incidente a catena e, mentre davo una mano come potevo ai paramedici, ho pensato che se sapessi cosa fare, utilizzando le mie abilità sovrannaturali ma senza trasformare nessuno, avrei potuto aiutare molte persone.” 

“E quindi ti sei iscritto a medicina.” 

“Sì. Non pensavo di farcela così in fretta e, soprattutto, di entrare nelle grazie di un professore che mi ha indirizzato subito nell’ospedale dove lavoro ora e diventare addirittura primario in così poco tempo.” 

“Ho sempre saputo che avevi grandi potenzialità.” 

“Mi dispiace averlo capito troppo tardi” sussurra. 

Stiles rabbrividisce e Derek si toglie la giacca e gliela appoggia sulle spalle. “Comincia a fare freddo e sei vestito troppo leggero.” 

“È che di giorno fa caldo e non pensavo di stare fuori fino a tardi” spiega.  

“Hai ragione, è colpa mia” dice Derek abbracciandolo. 

“Che fai?” 

“Ti scaldo.” 

Stiles sa che non va bene, che dovrebbe spostarlo, ma ha davvero tanto freddo ed è così stanco che vorrebbe restare in quella posizione tutta la notte. Per questo non si ribella nemmeno quando Derek gli sfrega prima il naso e poi la barba contro la pelle sensibile del collo. Anzi, comincia a sfregare anche lui il naso sul suo collo fino ad appoggiare le labbra sulla giugulare del mannaro. Sa quanto è sensibile in quel punto, di quanto un Alpha difficilmente lasci qualcuno avvicinarsi ad esso. Sente il sangue pulsare, il battito aumentare e Derek tremare appena gli posa un leggero bacio. “È meglio se ti riporto a casa” gli sussurra Derek in un orecchio. 

“O rischio di fare la fine di cappuccetto rosso?” 

“Sì” risponde Derek facendo brillare gli occhi di rosso. 

Stiles si morde il labbro. “Sono stanco.” 

Derek sbuffa un sorriso prima di sollevarlo e portarlo alla macchina in braccio. Non parlano per tutto il viaggio ma Stiles non si è mai sentito più a suo agio nel silenzio. Arrivati davanti casa Derek gli apre la portiera. “Ce la fai a salire o ti devo portare in braccio, principessa?” 

“Posso farcela” ribatte facendogli una linguaccia. “Grazie per la serata” gli dice poi. 

“Ti dovevo una cena. E spero di non averti fatto sprecare il tuo tempo.” 

Stiles arrossisce e corre dentro all’edificio senza rispondere o guardarsi indietro. Cerca di calmarsi prima di entrare in casa considerando che è tardissimo e Scott dovrebbe già essere a letto. Quello che di certo non si aspetta è di trovare Isaac sul divano assieme a Scott.  

“Ehi, ciao” sorride il riccio andandogli incontro.  

“C-ciao” lo saluta di rimando ricambiando il bacio.  

È un attimo prima che Stiles senta il corpo di Isaac irrigidirsi e allontanarsi. “Hai il suo odore addosso.” 

“Io vado a letto” dice Scott per lasciarli soli e, molto probabilmente, evitare di assistere al litigio. “Grazie per la cena Isaac. A domani Stiles.” 

“Allora?” domanda Isaac con sguardo truce.  

“Cosa vuoi sapere?” 

“C’è qualcosa che dovrei sapere?” 

“Abbiamo finito tardi, ormai la serata con te era saltata e ci siamo fermati a mangiare qualcosa.” 

“Già, peccato che io fossi qua ad aspettarti comunque e che l’odore che hai sul collo indica che si è strusciato su di te come se avesse voluto marchiarti.” 

Stiles boccheggia non sapendo cosa dire. “Mi dispiace.” 

“Fottiti” ribatte Isaac uscendo dall’appartamento sbattendo la porta.  

Stiles sa che dovrebbe rincorrerlo ma non saprebbe cosa dire, come giustificarsi. Non può nemmeno dire di non aver fatto nulla di male perché non è così: la voglia di baciarlo c’era ed era molta. È come se, quella sera, avesse finalmente rivisto il Derek di cui si era innamorato. Decide di fare una doccia sperando di rilassarsi e trovare qualcosa da dire a Isaac. Resta sotto il getto per venti minuti e, quando esce, prende il telefono sperando di trovare un qualche messaggio di Isaac.  

(Ore 01:12) Spero di non averti creato problemi con Isaac. DH 

(Ore 01:34) Come lo sai? SS 

(Ore 01:35) Quando sono partito ho notato la sua macchina parcheggiata in fianco al tuo palazzo. DH 

(Ore 01:36) Non è stata colpa tua. Sistemerò tutto. SS 

(Ore 01:36) Non ne dubito, ragazzino. DH 

(Ore 01:37) Ehi, ho trent’anni! SS 

(Ore 01:52) Ma resti sempre il mio ragazzino. DH 

Stiles ha gli occhi che si stanno chiudendo quando legge l’anteprima del messaggio. Si alza di scatto a sedere dal letto e apre la chat per assicurarsi di aver letto bene. Messaggio cancellato. Stiles non sa cosa fare, non sa cosa rispondere, non sa se chiedere o meno. Ma poi un altro messaggio compare sulla chat.  

(Ore 01:54) Domani resta a casa a riposare. Hai la giornata libera. Erica lo sa già. DH 

(Ore 01:54) Non ne ho bisogno. SS 

(Ore 01:55) È un ordine. DH 

E Stiles è davvero molto stanco.  

(Ore 01:55) Okay, capo. SS 

Risponde decidendo di ignorare il messaggio cancellato. Spegne il telefono dopo aver avvisato Scott di non svegliarlo, sperando di riuscire a riposare e alzarsi con le idee più chiare.  

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Otto ***


Il giorno dopo, Stiles si sveglia che è davvero tardi, è quasi ora di pranzo e sente canzoni di cartoni animati provenire dal salotto. Si alza e raggiunge i suoi due ospiti: Amy sta saltellando sul divano cantando, Scott le sta di fronte, tenendole le mani e cantando insieme a lei.  

È felice di vederli così sereni, Scott non si merita per niente quello che gli sta succedendo. “QUALCUNO HA DETTO HEIDI?” urla, correndo verso i due e saltando a sua volta sul divano, facendo ridere Amy.  

“Tio ‘tiles!” lo accoglie, allungando le manine verso di lui. Stiles la prende in braccio e le dà un sonoro bacio con schiocco che la fa ridere ancora di più.  

Quando le canzoni finiscono, Stiles aiuta Scott a preparare il pranzo. “Hai parlato con Isaac?”  

“No, non so cosa dirgli. Ha ragione ad essere arrabbiato.”  

“Ti sei davvero strusciato su Derek?”  

Stiles si passa una mano sulla faccia. “Sì. Cioè no. Faceva freddo e mi ha abbracciato e mi ha un po'…marchiato? E io forse io ho marchiato lui, ma… Scott era… era Derek, quello mio. Non lo stronzo degli ultimi mesi” conclude, abbassando il capo.  

“Fratello, ma stai con Isaac, no? Se vuoi Derek, devi dirglielo.”  

“Non voglio Derek, davvero… è stato solo un momento di debolezza. Isaac è… è perfetto, no?”  

Scott gli passa un braccio sulle spalle, sporgendosi per guardarlo negli occhi. “Sì, è perfetto. Ma lo è per te?” chiede.  

Stiles lo guarda a sua volta, chiedendosi quando sia diventato così saggio. “Lo è. Lo sarà del tutto e il fantasma di Derek Hale sparirà" dice risoluto.  

“Allora mangiamo, poi pensiamo a come riprenderci il biondino!”  

Tre ore dopo, mentre Amy sta riposando, Scott e Stiles hanno deciso il da farsi. Scott chiederà ad Isaac di passare dopo il lavoro, perché Amy vuole vederlo. Solo che a casa ci sarà solo Stiles. Stiles che è convinto che sia una cazzata, ma deve provarci.  

Isaac suona al campanello alle sette di sera, mente Stiles sta quasi iperventilando. È agitato, ha paura, ma deve scusarsi. Quando apre la porta, Isaac sbuffa un sorriso sarcastico. “Sapevo che era una bugia" dice freddo.  

In Stiles si accende una piccola speranza, perché nonostante sapesse, Isaac è lì. “Entri?” chiede, e il biondo lo fa.  

Stiles lo fa accomodare sul divano e comincia a torturarsi le mani, non sa da dove cominciare. Ma sente un dito di Isaac che gli accarezza una guancia. “Non piangere…”  

Non si era nemmeno accorto di starlo facendo. Si volta verso Isaac che lo sta guardando con occhi dolci. Quel ragazzo è davvero troppo perfetto.  

“Oggi Derek mi ha invitato a pranzo" dice e Stiles sussulta. “Mi ha spiegato che ieri avete fatto tardissimo a lavoro, che avevate fame e che ti ha offerto delle patatine al volo, per strada, perché tu a cena con lui non volevi andarci. Poi mi ha detto che è stato lui a metterti la sua giacca perché stavi congelando e ti ha anche abbracciato. Ha anche detto di averlo fatto di proposito a marchiarti, per farmi ingelosire e che non voleva farlo davvero. Si è scusato. Confermi?”  

Stiles non riesce ad interpretare il dolore che sente all'altezza del petto. Derek davvero aveva fatto tutto quello per gioco?  

Annuisce. “Mi piaci tanto, Isaac. Non voglio Derek. Mi piaci tu.”  

“E a me piaci tu. Non volevo rivolgermi così male, ma… non voglio perderti" afferma sorridendo.  

Stiles, semplicemente, si sporge a baciarlo.  

Isaac passa lì la serata, resta anche quando Scott e Amy tornano dal cinema e lei decide di raccontare Oceania dall'inizio alla fine. Li saluta che è quasi mezzanotte. Stiles lo abbraccia così forte che Isaac lo blocca “ehi, se non fossi un lupo, mi avresti rotto le costole!” 

Stiles racconta tutto a Scott che quasi non crede a quello che ha fatto Derek, ma si dice contento e va a letto, dopo aver abbracciato il suo amico.  

Stiles sa che deve ringraziare Derek nonostante si sia sentito preso in giro anche se, parlando con Scott, il dubbio che abbia mentito solo ed esclusivamente per toglierlo dai guai con Isaac si è fatto molto insistente.  

(Ore 00:48) Non dovevi essere fuori per lavoro, oggi? SS 

(Ore 00:49) Hanno rimandato l'appuntamento. Prego, comunque. DH  

Bastano quelle due parole per confermare i sospetti di Stiles. 

(Ore 00:52) Grazie, idiota. Non dovevi prenderti la colpa, ma grazie. Non pensavo l’avresti fatto. SS 

(Ore 00:55) Mi piace stupire le persone. Chiarito, quindi? DH  

(Ore 00:56) Sì, tutto okay. SS  

(Ore 00:57) Ma continuo a non volere effusioni nel mio ufficio. DH  

Stiles sbuffa un sorriso. Quel Derek gli piace. Gli piace avere un rapporto normale con lui.  

(Ore 01:01) Potrebbe funzionare, sai? Tra me e te. SS  

Poi si rende conto di aver scritto un messaggio fraintendibile.  

(Ore 00:01) Intendo come amici. Potremmo esserlo, no? Non dobbiamo per forza essere stronzi se non è andata bene tra noi. SS  

Derek non risponde per mezz'ora. Si sarà riaddormentato.  

Stiles trova la risposta quando si sveglia alle sei quella mattina.  

(Ore 03:40) Potremmo. DH 

 

Derek resta fuori città per più di una settimana. Stiles era convito gli avesse parlato solo di qualche giorno ma, a quanto pare, avrà capito male. 

“Quando torna Derek?” si decide a chiedere ad Erica il lunedì seguente. 

Erica esita un momento. “Non lo so. C’è stato un imprevisto e si è dovuto trattenere più del necessario.” 

“Oh, capito. Tu come stai?” 

“Bene, anche se è già una peste e non sta fermo un attimo. Poi, da quando Derek è via, è ancora più inquieto. Come ora, continua a scalciare.” 

“Posso?” chiede Stiles allungando una mano. 

Erica sorride lasciando che Stiles le tocchi la pancia. “Oddio, si è calmato di colpo” esclama la ragazza. 

“Magari ha sentito un estraneo.” 

“No, di solito con gli estranei si agita ancora di più. Si calma solo con Derek o Boyd. E, a quanto pare, con te” termina scoppiando a ridere. 

Stiles non capisce come mai sembri così divertita dalla cosa anche perché, probabilmente, è solo un caso che abbia smesso di scalciare in quel momento. La saluta e torna a lavoro. 

Resiste solo fino a quella sera prima di prendere il telefono e scrivere a Derek. 

(Ore 21:34) Erica mi ha detto che ti sei dovuto trattenere. Stai bene? SS 

(Ore 21:36) Ti manco? DH 

(Ore 21:37) Senza i tuoi ringhi l’ufficio è troppo tranquillo. SS 

(Ore 21:37) Mentre il bambino di Erica no, lui sembra inquieto. Sai che oggi le ho toccato la pancia e si è calmato. Erica si è messa a ridere e mi ha guardato in modo strano ma, per me, è stato solo un caso. SS 

(Ore 21:39) O, forse, hai assorbito tutta la sua iperattività. DH 

(Ore 21:40) Ah. Ah. Ah. Divertente! Non mi ricordavo riuscissi a fare battute. SS 

(Ore 21:41) Colpa di un certo ragazzino, sicuro. Erica sta bene, però? DH 

(Ore 21:42) Sì, le porto anche la colazione al posto tuo. Però mercoledì devo passare prima in banca per farmi stampare dei documenti e non posso occuparmi di lei. SS  

(Ore 21:43) Stai cercando di darmi un motivo per tornare? DH 

(Ore 21:44) Forse… SS 

(Ore 21:58) Torno domani. DH 

E Stiles si ritrova a sorridere più felice di quanto dovrebbe esserlo davanti a quella notizia. 

(Ore 21:59) Bene. Buonanotte. SS 

(Ore 22:00) Buonanotte, ragazzino. DH 

 

Le settimane passando frenetiche, la prima neve ha cominciato a cadere su New York e Stiles ha appena finito di discutere con Scott sulla possibilità di riunirsi tutti a Beacon Hills per Natale. Stiles non sa se lo studio chiuderà o meno e, forse, sarebbe più semplice chiedere a John e Melissa di raggiungerli lì visto che Scott non sembra intenzionato a tornare a casa tanto presto ed Amy sembra decisamente più tranquilla da quando abita con Stiles. Solo una notte ha avuto una crisi e cercava sua madre ma, per fortuna, Isaac era riuscito a calmarla e aveva finito per addormentarsi sul divano con lei. Era stata una scena così tenera che Stiles gli aveva dovuto scattare una foto e condividerla con Scott. 

Entra in ufficio scuotendo i piedi e portando ad Erica la colazione. Aveva cominciato a farlo ogni giorno anche dopo il ritorno di Derek e il mannaro non aveva avuto niente da ridire. “A che ora arriva oggi Derek?” le domanda accarezzandole il pancione ormai evidente. 

“Non credo si presenterà” risponde Erica. 

“Ma avevo fissato la videochiamata con dei clienti” si lamenta Stiles. 

“Proprio oggi?” chiede Erica. 

Stiles sta per ribattere quando l’occhio gli cade sul calendario e si rende conto di che giorno è. Si maledice per non essersene ricordato prima. Si rimette il cappotto. “Erica puoi avvisare i clienti, scusarti con loro e posticipare la chiamata per piacere?” 

“Dove vai?” 

“Da Derek” risponde ovvio per poi correre fuori dal palazzo. 

“Le chiavi sono sotto il tappeto” gli urla Erica. 

Stiles arriva a casa di Derek pochi minuti dopo. Il portiere lo fa entrare senza chiedergli nulla e Stiles pensa sia merito di Erica. Apre la porta cercando di non fare troppo rumore per non spaventarlo ma, appena entra, si rende conto che Derek non se ne sarebbe accorto comunque. La scena che gli si presenta davanti gli spezza il cuore: Derek è seduto sul divano ancora in pigiama, gli occhi lucidi fissi nel vuoto e una fotografia in mano. Stiles sa che in quella foto c’è il suo più grande rimpianto, Paige, la sua ragazza del liceo, quella che aveva morso sperando di salvarle la vita e che, invece, aveva rigettato il morso ed era morta tra le sue braccia. Stiles si avvicina piano e si inginocchia davanti a lui. “Ehi, ragazzone.” 

Nessun segno da parte di Derek. Così Stiles decide di prendergli le mani e sfilargli la foto da esse. “Cosa ne dici se ci vestiamo e ti porto in un posto?” domanda. 

Derek non risponde ma lascia che Stiles lo faccia sollevare dal divano e lo porti in bagno. Lo spoglia con attenzione per poi prendere un asciugamano, bagnarlo con acqua calda e lavarlo con cura. Lo pettina e lo veste con una tuta e una semplice maglia bianca: non deve essere elegante per il posto in cui andranno. 

Lo tiene per mano mentre escono di casa e scendono. Derek non ha ancora parlato ma non oppone la minima resistenza a Stiles, nemmeno quando lo fa sedere in macchina. Guida per più di un’ora uscendo dalla città. Quando si ferma sono praticamente in mezzo al nulla. Derek lo guarda interrogativo e Stiles si gratta il retro del collo. “So che hai bisogno di sfogare la tua parte animale per stare meglio. Non ho trovato un bosco ma è ciò che c’è di più simile nella zona. E siamo soli” spiega. 

Derek esce dalla macchina, si spoglia lentamente, si trasforma in lupo e comincia a correre. Stiles vorrebbe davvero avere la forza di seguirlo ma sa di non poterla fare. Così si sistema in macchina sperando che Derek torni prima che si congeli del tutto. Passano ore e Stiles si è assopito quando qualcosa sbatte contro la porta. Apre gli occhi e si trova davanti un grande lupo nero. Sorride scendendo dalla macchina. “Ehi, lupone, sei tornato” sussurra allungando una mano per accarezzarlo. 

Derek va incontro alla sua mano facendolo ridacchiare. “Che ne dici se torniamo a casa? Ho freddo.” 

Il lupo lo fissa qualche istante prima di ritornare umano. Stiles non riesce a far a meno di osservare Derek completamente nuda davanti a lui. “Sei congelato” dice l’uomo con la voce roca di chi non parla da ore. 

“Devo imparare a vestirmi più pesante.” 

Derek se lo stringe contro. “Grazie” gli sussurra. 

Stiles si lascia stringere e scaldare chiudendo gli occhi. Nemmeno si accorge che Derek lo ha sollevato e portato dalla parte del passeggero. “Che fai?” 

“Andiamo a casa.” 

“Ma la macchina è mia, devo guidare io” si lamenta. 

“No, devi solo pensare a scaldarti. Al resto ci penso io.” 

E Stiles non trova davvero nulla su cui ridire. Arrivano a casa di Derek che il sole sta cominciando a calare. Derek si è fermato a prendere qualcosa da mangiare e una coperta da mettere sulle spalle di Stiles. “Vai a farti una doccia calda” gli suggerisce. 

“Non so se ne ho le forze” ribatte Stiles continuando a tremare. 

“Sei un idiota!” 

“Lo so, ma stavo pensando solo a te.” 

Derek lo spoglia per poi svestirsi a sua volta. Stiles ha capito cosa vuole fare e un brivido gli percorre la schiena: era da tempo che non stavano pelle contro pelle e Stiles pensa che sia una delle cose che gli manca di più. “Sei triste” gli sussurra Derek abbracciandolo. 

“Anche tu.” 

Si addormentano assieme poco dopo. 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Nove ***


Stiles scatta a sedere al centro del letto quando si rende conto che la musica che sente arriva dal suo cellulare. Lo afferra al volo. “P-pronto?” risponde senza vedere chi è.  

“Ti sto aspettando da un'ora, non sei venuto a lavoro e Erica mi ha chiesto di lasciarti stare. Avevamo un appuntamento e sono preoccupato, Stiles!”  

È Isaac. Stiles si sente intontito da quel fiume di parole urlate e si strofina gli occhi. Guarda l’orologio sul comodino, sono le nove e mezza di sera e aveva un appuntamento a cena con Isaac. Porco cazzo! “I-Isaac, scusa, io, sono…sono con Derek, scusa.”  

Dall’altra parte solo silenzio.  

“Isaac? Non è come pensi, da-davvero…”  

“Sono un suo Beta! Lo so perché sei con lui!” grida ancora di più l'altro.  

“Cerca… cerca di Capir-"  

“Capire che sei andato a consolare il tuo ex?! Senza nemmeno dirmelo?!”  

Stiles affloscia le spalle. “Hai ragione" ammette, sincero.  

Isaac chiude la telefonata.  

Stiles resta qualche secondi immobile, poi si passa le mani tra i capelli. “Lo so che sei sveglio" dice rivolto verso Derek che ha ancora gli occhi chiusi.  

Derek apre gli occhi, gli sbatte una mano sul petto e lo fa stendere di nuovo, abbracciandolo. “Der…” protesta Stiles.  

“Aggiusterò tutto. Ora dormi.”  

“No!” si ribella Stiles, alzandosi di nuovo.  

“Stiles" lo rimprovera Derek, ancora sdraiato.  

“Non puoi aggiustare le cose così! Cioè, lui ha ragione, ma io non ho fatto nulla di male! Volevo essere qui con te perché ne avevi bisogno e non voglio che tu gli dica qualche bugia! O capisce o fanculo!”  

Derek sbadiglia, poi si mette a sedere. “Va bene, non gli parlerò e farai quello che vuoi, ma ora ti sdrai e torni a dormire?”  

Derek sembra stia parlando con un bambino. Stiles si volta a guardarlo. “Ehi, non parlarmi come ad un bambino!” e mette il broncio.  

“Come ad un ragazzino."  

E a Stiles parte il filtro bocca/cervello. “Il tuo, giusto?”  

Derek non sembra minimamente colpito, ma non risponde. Anzi, gli passa una mano tra i capelli, si alza e va in bagno. Quando esce, Stiles è ancora nella stessa posizione. Derek si stende di nuovo, guardandolo e alzando un sopracciglio come a chiedergli cosa stia facendo lì fermo. Stiles sbuffa e si stende di nuovo, sulla schiena e fissa il soffitto. Si sente nervoso, irrequieto e non sa perché. Derek deve capirlo. Allunga una mano e comincia a passargli un dito sulla fronte aggrottata. Poi scende lungo il naso, dandogli un pizzicotto che fa sorridere Stiles. Dopo passa alle guance, agli zigomi alti, per poi passare alle labbra. Stiles sta ancora sorridendo, nemmeno sa perché, e afferra il dito di Derek tra i denti, girandosi sul fianco. Si ritrova di fronte al mannaro, e stringe un po' di più i denti. “Tanto non mi fai male" lo prende in giro l'altro. Stiles molla la presa, ma Derek non sposta la mano, anzi, gliela posa su una guancia. “Sei cresciuto, ragazzino."  

“Anche tu, ragazzone.”  

Stiles copre con la sua mano quella di Derek, stringendogliela piano e spostandola, fino a portarsela alle labbra. Gli lascia un lieve bacio su un polso, altro punto delicato per un animale come Derek, che però non si sposta. Derek, anzi, si sporge in avanti, spostando ora la mano su un fianco nudo di Stiles, facendo leggeri movimenti circolari, per poi proseguire verso la schiena. Stiles rabbrividisce appena per quel tocco, ma a sua volta si sposta verso l'altro, fino a scontrarsi con il suo petto. Affonda il viso all'altezza del cuore, inspirando forte l'odore così familiare. Non sa cosa gli prende, sta agendo di istinto e non sa se se ne pentirà a breve, ma ora stringe anche le braccia intorno alla vita di Derek. Sente chiaramente il cuore dell'altro battere forte, anche il suo respiro accelerare, mentre i tocchi sulla schiena sono sempre lenti. L'odore di Derek, il calore della sua pelle, quei tocchi, mandano in tilt il cervello di Stiles che invece di calmarsi si agita ancora di più.  

“Saprei toccare ogni neo della tua schiena anche così, ad occhi chiusi.” La voce di Derek sembra calma, ma Stiles sente un velo di…timore?  

Lui, di tutta risposta, comincia a tracciare dei segni sulla sua ampia schiena, tra le spalle. “Passato…Presente…Futuro…” dice, calcando alla perfezione il tatuaggio che Derek ha tra le spalle.  

La mano di Derek ora è dietro la sua nuca, sta giocando con le ciocche dei suoi capelli, gli sta massaggiando piano il collo, mentre Stiles sa che sta quasi facendo le fusa. “Ti ha sempre rilassato” dà voce Derek hai suoi pensieri, streingendoselo ora contro. Stiles sente Derek abbassare la testa, fino a quando non gli lascia un bacio tra i capelli. Decide che sta per soffocare e non vuole, quindi si muove fino a spostare di poco la testa e rivolgere lo sguardo verso l'altro, trovando subito i suoi occhi verdi. È lui ad avvicinarsi e a far scontrare le loro labbra, sa che Derek non l'avrebbe mai fatto. Il bacio è lento, troppo lento, ma perfetto. Derek lascia che sia lui a dettare il ritmo, a far scontrare le lingue, a guidare quella lenta e piacevole danza. Lascia anche che sia Stiles a decidere quando separarsi, anche se l'umano deve farlo solo per respirare. Non lo guarda, affonda di nuovo il viso contro il suo petto e Derek se lo stringe contro ancora di più. Questa volta Stiles è sicuro che il mannaro stia tremando, lo sente chiaramente. “Stai bene, Derek?” chiede.  

“Sì, Stiles, sto bene.”  

“Stai tremando" sottolinea l'ovvio. 

“Non sono l’unico.”  

Stiles prende coscienza del proprio corpo e sente chiaramente che Derek ha ragione. Alza lo sguardo e incontra di nuovo i suoi occhi. “I tuoi meravigliosi occhi verdi…” pensa ad alta voce.  

“I tuoi maliziosi occhi caramello" risponde l'altro. 

Stiles gli fa una linguaccia. “Dormi, ragazzino.”  

Si mette comodo e chiude gli occhi, mentre Derek riprende ad accarezzargli la schiena. Sta quasi dormendo quando sente l'altro sussurrargli “grazie” contro i capelli.  

Stiles si sveglia al suono di una fastidiosissima musica e di una voce che gli grida “RISPLENDI, CUCCIOLO, DEVI ANDARE A LAVORO!” 

Erica. “Erica?”  

“Sì, io. Su, non puoi non lavorare nemmeno oggi" lo esorta, spostando le lenzuola. Per fortuna ha i boxer.  

Stiles apre gli occhi e si guarda intorno.  

“Aveva un intervento alle otto, è uscito appena sono arrivata, non è scappato" spiega lei, leggendogli nel pensiero.  

Stiles sbadiglia, poi la guarda, una muta domanda.  

“Sta bene, tranquillo. E non devi farti problemi, fai quello che è meglio per te.”  

“E cosa è meglio per me?” chiede, pensando ancora a voce alta.  

Erica gli si siede di fianco. “Questo non lo so. Segui l'istinto?”  

“L'ho già fatto anni fa e sai come è finita.”  

“Non posso darti una risposta, ma secondo me dovreste parlare seriamente anche di quello che vi è successo, cucciolo. Ti voglio bene e ne voglio a Derek e so che avete tante cose da spiegarvi.”  

Stiles annuisce e l’abbraccia, accarezzandole il pancione; si alza, si prepara e vanno a lavoro insieme.  

Accende il cellulare solo in ufficio, perché solo lì riesce ad agganciarsi alla corrente per caricarlo. Quattro messaggi di Scott.  

(Ore 20:45) Non dovevi passare per casa? SM 

(Ore 21:33) Okay, mi sto preoccupando e anche Isaac che mi ha chiamato per chiedermi dove sei finito. Rispondi? SM 

(Ore 22:32) Stai attento, fratello. Isaac mi ha spiegato, è venuto qui. SM 

(Ore 00:34) Si è appena addormentato. Stiles, devi essere sincero con lui, non si merita di soffrire, lo sai meglio di me. Rispondi appena leggi i messaggi. Non sono arrabbiato, cioè un po’ sì, ma sono anche preoccupato. Non voglio che ti faccia di nuovo male, okay? E io ci sono sempre per te, anche se do ragione ad Isaac ora. SM 

Stiles prende un profondo respiro prima di far partire la chiamata. “Sono uno stronzo, hai ragione.” 

“Fratello non dovresti dire a me queste cose.” 

“È lì?” 

“No, è uscito poco fa.” 

“Non so cosa dirgli. Ha ragione, ho messo davanti Derek a lui e… non lo so, non lo so davvero. Stanotte è stato come riavere il mio Derek ed è stato bellissimo. Ma ho una paura fottuta.” 

“Mi sembra chiaro che, però, non sei più interessato a Isaac.” 

“Gli voglio bene, davvero. E non si merita di essere ferito, non in questo modo, non da me.” 

Sente Scott sospirare. “Sono tuo amico e anche il tuo Alpha. Il tuo bene deve venire sopra qualsiasi cosa. Risolveremo tutto.” 

“Pensi che si farà vedere a lavoro?” 

“Non lo so, ma dubito abbia voglia di vederti. Specialmente quando il tuo odore è mischiato con quello di Derek.” 

“Dio sono uno stronzo.” 

“Facciamo così, ora io chiamo Isaac e lo convinco a tornare qui. Ti aspettiamo qui, d’accordo?” 

“Okay.” 

Stiles stacca la chiamata e comincia a lavorare. Cerca in tutti i modi di concentrarsi ma non ci riesce, la testa vaga continuamente altrove. Mancano poco più di due ore alla fine dell’orario di lavoro quando compare un cioccolatino sotto al suo naso. Stiles alza gli occhi e si trova davanti Derek che lo guarda in modo strano. “Sei nervoso.” 

“Sì.” 

“Vieni con me” gli ordina. 

Stiles si alza e lo segue fino al suo studio. Derek si appoggia alla scrivania incrociando le braccia. “È colpa mia?” gli chiede. 

“È sempre colpa tua.” 

Stiles è arrabbiato ma sa che dovrebbe esserlo con se stesso, non con Derek. “Posso fare qualcosa?” gli domanda ancora. 

“Penso tu abbia già fatto abbastanza. Stasera chiudo con Isaac, contento?” 

Derek sembra ignorare le frecciatine dell’umano. “È quello che vuoi?” 

“È la cosa giusta per lui. Isaac è un ragazzo d’oro, non si merita uno come me.” 

Derek si avvicina e gli appoggia una mano sulla guancia. “Non hai niente che non va.” 

Stiles si sposta dal suo tocco. “Ho tutto che non va. Non riesco a cancellarti e continuo a farmi rovinare la vita da te.” 

Derek ora sembra ferito. “Non ti ho mai obbligato a fare nulla che non volessi. Puoi andartene in qualsiasi momento, non sarò io a trattenerti.” 

“È proprio questo il problema” sussurra prima di uscire dallo studio. 

Decide che è rimasto in ufficio anche troppo per quel giorno ma, prima di tornare a casa ed affrontare Isaac, ha bisogno di fare un giro e calmarsi un po’. 

Sono quasi le sette quando si decide ad entrare nel suo appartamento. Ha pensato a mille discorsi da fare ma gli sembrano solo un insieme di frasi fatte che Isaac non si merita. Apre la porta e vede Isaac che sta giocando con Amy. Appena si accorge della presenza di Stiles si irrigidisce girandogli la schiena. “Ciao” mormora Stiles. 

“Amy, tesoro, andiamo a prendere il cacao per fare la cioccolata calda stasera” dice Scott alla bimba. 

“Tiiiiiiiii” urla Amy lanciandosi verso la porta. 

Scott esce stringendo una spalla di Stiles. “Mi dispiace, mi dispiace davvero” comincia. 

“Esattamente per cosa?” domanda Isaac freddo. 

“Per non essere stato forte al punto da riuscire a dimenticarlo e renderti felice come meriti.” 

“Mi hai usato.” 

“No, Isaac. Te lo giuro. Volevo davvero che tra di noi funzionasse perché pensavo fossi il ragazzo giusto per me.” 

“Ma non sono il tuo Alpha.” 

Stiles sorride amaro. “Nemmeno lui è quello giusto per me e ne ho già avuto la prova anni fa.” 

Isaac abbassa lo sguardo. “Avevo capito di non avere possibilità il giorno che Derek mi ha offerto il pranzo e raccontato tutte quelle palle per giustificarti.” 

“Lo sapevi?” 

“Sì, ma mi piacevi davvero, Stiles. E ci ho voluto credere nonostante l’evidenza dei fatti.” 

“Mi dispiace.” 

“Lo hai già detto. Ma questo non cambia le cose.” 

“No.” 

“Bene, sarà meglio che vado. Ho disturbato Scott abbastanza in questi giorni. Salutamelo quando torna e ringrazialo.” 

“Cosa pensi di fare?” domanda Stiles con un nodo alla gola. 

“Ho un sacco di ferie. Penso che per qualche tempo non verrò in ufficio.” 

“Isaac non è giusto. Posso-posso andarmene io e trovare un altro lavoro.” 

“Non fare l’idiota! Derek non me lo perdonerebbe mai ed è pur sempre il mio Alpha.” 

“Isaac…” 

“Starò bene, tranquillo” dice sforzandosi di sorridere prima di uscire dalla casa senza nemmeno voltarsi indietro. 

Stiles resta sul divano con una grandissima voglia di piangere fino al ritorno di Scott che mette a letto Amy e poi si siede al suo fianco abbracciandolo. “Merito di essere solo e infelice.” 

“Non dire cazzate” ribatte Scott passandogli un fazzoletto. 

“Ho ferito Isaac e anche Derek.” 

“Perché?” 

“Perché è tutta colpa sua.” 

Scott sospira. “Non avrei mai pensato di dirlo, specialmente dopo avergli rotto le ossa quella notte ma… dovreste parlare seriamente.” 

“Sei già la seconda persona che me lo dice.” 

“Allora, forse, è la cosa giusta da fare.” 

Restano abbracciati ancora a lungo ma Stiles si rende conto che c’è qualcosa che non va in Scott, è troppo agitato. “Che succede?” 

“Non credo sia il momento giusto per parlarne.” 

Stiles si solleva a sedere e lo guarda. “Parla.” 

“Penso che sia giunto il momento per noi di tornare a Beacon Hills.” 

Stiles sente l’aria mancare: no, non era proprio quello il momento per parlarne ma se era quello che Scott pensava fosse meglio per lui lo avrebbe appoggiato. “È giusto che riprendiate in mano la vostra vita.” 

“E tu?” 

“Io me la caverò, tranquillo.” 

“Mi chiamerai in qualsiasi momento in caso, vero?” 

“Sempre. Quando pensi di ripartire?” 

“Tra un paio di giorni. Il tempo di raccogliere le nostre cose e prenotare il viaggio. Non volevo fare le cose senza prima avertelo detto.” 

“Grazie” gli dice Stiles abbracciandolo di nuovo e non solo per quell’attenzione. 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Dieci ***


Sono passate tre settimane da quella sera e Stiles non sa nemmeno più che giorno è: Scott e Amy sono partiti quattro giorni dopo; Isaac era completamente sparito staccando pure il telefono e Stiles non aveva più rivolto la parola a Derek se non per lavoro. I giorni si susseguivano sempre uguali e Stiles non aveva più voglia di fare niente. La mattina si alzava esclusivamente per andare a lavoro ma aveva perso ogni stimolo pure in ufficio. Ci andava praticamente solo per portare la colazione ad Erica anche se si stava avvicinando il momento in cui avrebbe dovuto smettere di andare in ufficio. 

“Ehi, cucciolo, come va?” gli domanda Erica come ogni mattina. 

“Bene.” 

“Stiles…” 

“Andrà meglio.” 

Erica lo prende per il polso. “Non potete andare avanti così, vi state distruggendo.” 

“Non posso.” 

“Datevi una possibilità, ora siete cresciuti.” 

“Erica, ti prego” la supplica Stiles con gli occhi lucidi.  

“Okay, va bene” risponde Erica abbracciandolo per poi lasciarlo andare.  

Stiles entra in ascensore, ma un piede blocca le porte prima che si chiudano.  

“Ehi, ex nipotino!” lo saluta Peter Hale.  

“Peter.” 

“Siamo tristi anche oggi? Che ne dici se ti fermi al mio piano e mi aiuti con delle cose legali e varie scartoffie?” 

“Devo fare delle cose importanti per Derek” risponde laconico.  

“Lo so, ma Derek è stato chiamato in ospedale per un’emergenza, un bambino che ha in cura da due anni si è aggravato all’improvviso. Allora?”  

Stiles annuisce, non convinto.  

Anche altre volte si è trovato costretto a lavorare con Peter, ma quel giorno è più pesante del solito. Si sente inquieto, preoccupato e nemmeno sa perché e Peter sembra essere dello stesso umore, nonostante stia cercando di nasconderlo. È metà mattinata quando Erica entra in ufficio insieme a Laura, entrambe visibilmente preoccupate.  

“Peter, cosa dobbiamo fare?” chiede Laura.  

L’uomo lascia andare il foglio che stava leggendo. “Non lo so. Cora e Boyd?” chiede.  

“Cora è a casa, non ha aperto la palestra oggi. Boyd è di sopra in ufficio, ma sta come noi.” 

Stiles non riesce a trattenere la curiosità, sta per chiedere di cosa stanno parlando e cosa sta succedendo, quando un crampo allo stomaco lo fa piegare in due.  

“STILES!” urla Laura avvicinandoglisi.  

“Non-non è niente, sarà che sto mangiando da schifo in questi giorni” cerca di tranquillizzarla lui.  

Vede con la coda dell’occhio Erica bisbigliare con Peter, mentre Laura lo aiuta ad alzarsi. “Meglio?” chiede la donna e Stiles annuisce, ma un nuovo crampo lo blocca.  

“No, non va meglio. Forse devo andare in bagn-“ ma Peter lo interrompe. “Vai a casa, forse hai l’influenza, lo dico io al tuo capo” dice con un finto sorriso.  

Stiles sta troppo male per ribattere, quindi se ne va, sperando di riuscire ad arrivare a casa. In realtà si sente un po’ offeso dal fatto che nessuno si sia offerto di accompagnarlo, ma avranno avuto degli impegni a lavoro.  

Arriva a casa sano e salvo, il dolore quasi passato, ma si sente ancora strano, come se non sapesse cosa lo preoccupa. Si sente ancora triste, quindi comincia a pensare che sia tutto causato dalla sua depressione. Si sdraia sul divano e si addormenta.  

È tutto buio quando, scosso dai brividi, Stiles si sveglia e cerca di alzarsi. Ha dormito in qualche strana posizione, perché gli fa male il collo. Va in cucina per bere, poi cerca il cellulare tra i cuscini del divano. Trova due messaggi. Derek. 

(Ore 20:12) Stiles, so che sei arrabbiato, ma mi hanno detto che stavi male. Sono solo preoccupato, stai bene? DH 

(Ore 20:36) Io non sto bene. DH 

Due secondi dopo, Stiles ha già afferrato le chiavi della macchina e si sta chiudendo la porta alle spalle. Arriva a casa di Derek in molto meno del tempo previsto. Derek non ha mai ammesso di stare male, nemmeno quando era ferito e perdeva sangue e sicuramente non ha mai chiesto aiuto. Non che quella volta l’abbia fatto, ma quel messaggio era una chiara richiesta. Quando arriva, Stiles nemmeno ci pensa a bussare, prende la chiave dallo stesso zerbino della prima volta ed entra. L’interno dell’attico è tutto buio, si vedono solo le spie rosse della tv accese. L’umano si fa luce con il cellulare, fino a scorgere una figura in piedi davanti alla vetrata. Derek nemmeno si è girato, se ne sta lì con le braccia incrociate.  

Stiles si avvicina, arriva alle sue spalle e, semplicemente, spontaneamente, gli stringe le braccia intorno alla vita, appoggiando la fronte contro le sue spalle. Derek sembra irrigidirsi, poi Stiles lo sente rilasciare un sospiro, come se avesse trattenuto il fiato. Non si muovono, nessuno dei due fa nulla, ma Derek comincia a parlare. “July aveva undici anni, ce l’avevo in cura da due anni. Non l’ho mai vista piangere, non si è mai abbattuta. Quando mi hanno chiamato stamattina, però sapevo che non ce l’avrebbe fatta. Aveva un cancro al cervello, impossibile da operare.” 

Stiles stringe un po’ di più l’abbraccio, come a voler reggere se stesso e l’altro. Derek continua. “Ho deciso comunque di operarla stamattina, era l’ultima cosa da fare, anche se sapevo sarebbe andata male. Non è la prima paziente che muore davanti ai miei occhi.” 

Stiles lo sa, Core gliene aveva parlato una volta. 

“So che può succedere, sapevo due anni fa che July non ce l’avrebbe fatta e conosco bene i lati negativi di essere medico.” 

“Però?” chiede Stiles. Sa che questa volta c’è qualcosa di diverso. Derek prende un altro respiro profondo, fa per parlare, ma Stiles ha all’improvviso un altro crampo allo stomaco che gli fa stringere la presa su Derek. Il mannaro si gira nell’abbraccio, prendendogli le mani, mentre Stiles si piega in avanti. “Stiles? Ehi, ehi, guardami, cosa ti succede?”  

Stiles prova a respirare. “Pe-penso sia gastrite o…boh. Mal di stomaco…” 

Derek lo solleva e lo porta sul divano, facendolo stendere. Stiles si rannicchia in posizione fetale, il dolore sta già diminuendo; Derek è inginocchiato all’altezza del suo viso. “Ehi, ragazzone, è solo mal di stomaco, ora pa-passa…” gli dice sforzandosi di sorridere.  

“Idiota” lo rimprovera l’altro, “da quanto stai così?”  

“Da stamattina, giuro. Mi sentivo agitato ed inquieto, poi è arrivato il dolore. Sarà lo stress.”  

“Okay. Vuoi che chiami un medico?” 

Stiles quasi scoppia a ridere, ma quella domanda lo preoccupa. “Der…Tu sei un medico. Anche abbastanza bravo.” 

Derek si affloscia nelle spalle, appoggiando la fronte sul divano.  

“Ragazzone, mi stavi spiegando perché questa volta, con July, è stato diverso. Cos’è successo?” chiede Stiles, passandogli una mano tra i capelli.  

Derek rialza la testa, punta i suoi bellissimi occhi verdi in quelli di Stiles che si rilassa all’istante.  

“Puoi parlare di tutto con me, lo sai” lo incoraggia.  

“Tutto il branco sta male e io mi sento come se mi mancasse un pezzo di cuore.”  

Stiles non sa cosa rispondere, resta fisso a guardare gli occhi lucidi di Derek. Non sa cosa significa quello che gli ha detto l’altro, vorrebbe chiederglielo, ma il suono di un telefono lo distrae. Derek si alza per rispondere. “Erica… Sì… mi dispiace… lo so, Erica, ma no-Erica!... Sì, tranquilla, sono a casa… no, non venite… no, nemmeno Boyd… No… C’è Stiles… A domani, grazie.” 

Derek posa il cellulare e si avvicina di nuovo al divano. “Stenditi sulla schiena e alza la maglietta” ordina.  

“Eh?” chiede Stiles preso di sorpresa.  

“Sono un medico e anche abbastanza bravo, ti devo visitare.” 

Stiles, titubante, obbedisce e Derek gli poggia entrambe le mani sull’addome, cominciando a premere. Stiles rabbrividisce a quel tocco. “Scusa, ho le mani troppo fredde?” chiede il lupo.  

“Der, sei un lupo, non hai mai le mani fredde.” 

“Volevo solo toglierti dall’imbarazzo, ma va bene, continuo” dice, senza nemmeno guardarlo, continuando a tastarlo.  

Dopo un po’ si raddrizza e gli abbassa la maglietta.  

“Sto morendo?” chiede Stiles.  

“No, ma dovresti seriamente rilassarti. Hai l’intestino così contratto che è strano che tu non abbia dolori costanti. Vado a farti una camomilla.” 

Derek non gli dà nemmeno tempo di rispondere e va in cucina. Stiles resta da solo, ancora sdraiato e sfila il cellulare dalla tasta. Un messaggio di Erica.  

(Ore 21:30) Grazie per essere lì. ER 

Stiles non sa cosa rispondere, quindi non lo fa. Si mette a sedere, aspettando Derek che torna due minuti dopo con una tazza fumante. “Grazie.” 

Restano in silenzio mentre Stiles beve, non è imbarazzante, ma Stiles si sente ancora un po’ agitato. Quando mette giù la tazza sul tavolino che ha di fronte, Stiles si rivolge di nuovo all’altro. “Perché il branco sta male? Sembravano tutti preoccupati” chiede.  

“Tu perché stai male?” ribatte l’altro, girandosi a guardarlo.  

Stiles prende un respiro. “Perché ti sto evitando da quando ti ho ingiustamente urlato addosso.” 

“Il branco sta male perché l’Alpha sta male” ricambia la risposta Derek.  

“Perché l’Alpha sta male?” 

“Perché non mi hai urlato addosso ingiustamente. Sono stato cattivo con te e non parlo solo di quello che è successo anni fa, sono stato stronzo anche in questi mesi. Un membro del branco se ne è andato e questo non fa bene a nessuno, nemmeno a me.” 

“È quello il pezzo di cuore che ti manca?” chiede Stiles. Sa cosa significa perdere un membro del branco per un Alpha, lo ha provato anche Scott.  

“Sì, il pezzo che manca è una parte fondamentale del mio branco” risponde Derek.  

“Mi dispiace, è colpa mia, lo so…” dice Stiles, il tono bassissimo, le mani che tremano. Non voleva fare del male al branco di Isaac, non voleva fare del male a Derek. “È colpa mia se state tutti male, ho ferito Isaac, ho ferito te, Erica è incinta e non dovrebbe provare sentimenti negativi e voi ne avete già passate tant-“  

Sentire le braccia di Derek intorno a sé è del tutto inaspettato, ma così necessario che Stiles ricambia subito la stretta, senza nemmeno pensarci. Si sente al sicuro lì, in quella stretta spacca costole. “Tu non hai nessuna colpa.” 

“E invece sì, questa volta è solo colpa mia.” 

Derek non ribatte, probabilmente perché ha capito che sarebbe inutile. “Resti qui stanotte?” 

“È quello che vuoi?” 

“È quello di cui abbiamo bisogno.” 

Stiles si alza a fatica e si dirige verso la camera da letto. Si sistema dalla ‘sua’ parte e aspetta che Derek faccia altrettanto prima di accoccolarsi contro il corpo caldo del mannaro che se lo stringe immediatamente contro. 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Undici ***


Stiles dorme tutta la notte senza mai svegliarsi: non gli succedeva da quando Scott se ne era andato. La mattina si sveglia riposato e senza più dolori ma solo nel letto e questo gli fa un po’ male. Sperava che restasse, che potessero finalmente parlare. Si dirige in cucina e vi trova Erica stranamente silenziosa. “Buongiorno.” 

Erica sforza un sorriso. “Ehi, cucciolo.” 

“Come stai?” 

“Mi sento strana.” 

“Derek dice che, probabilmente, è colpa mia.” 

Erica scuote la testa. “No, non è per quello.” 

Stiles ora è preoccupato. “Il bimbo?” 

“Forse…” non fa in tempo a terminare la frase che le acque le si rompono. “No, no, no, no. È-è troppo presto.” 

“Chiamo l’ambulanza.” 

“No, non voglio. Deve-deve restare dentro” dice in panico. 

Stiles le si avvicina e l’abbraccia. “Andrà tutto bene, vedrai.” 

“Starai con me?” 

“Non ti lascio nemmeno per un momento. Ora chiamo l’ambulanza e poi avviso Boyd e Derek, okay?” 

“La borsa, no-non ho ancora preparato niente.” 

“Ehi, Erica, guardami. Penso a tutto io.” 

“Ho paura.” 

Stiles le bacia la fronte. “Andrà tutto bene.” 

Stiles chiama l’ambulanza e poi obbliga i medici a caricarlo assieme ad Erica. Le ore successive sono frenetiche. Mentre visitano la ragazza Stiles avvisa Boyd e poi Derek a cui affida il compito di passare a prendere un paio di tutine per il suo piccolo Beta. Sarebbe andato volentieri lui ma Erica lo ha voluto al suo fianco per tutto il tempo. Non ha voluto nemmeno Boyd in sala parto, solo Stiles che, appena dopo la nascita del piccolo si è sentito sfinito come se lo avesse partorito lui. Appena Boyd entra e vede il bimbo si commuove abbracciando Erica e Stiles rivede in quell’immagine tutto quello che potevano essere lui e Derek. La tristezza lo coglie all’improvviso quando due braccia gli cingono la vita. “Scusa” gli sussurra Derek ad un orecchio. 

Stiles prende un profondo respiro ricacciando giù il magone. “Lo volevo davvero quel bambino, il nostro bambino.” 

Derek stringe maggiormente la presa. “Lo so.” 

“Ma tu no.” 

“Stiles…” 

Stiles si asciuga velocemente la lacrima sfuggita al suo controllo prima di scivolare fuori dall’abbraccio di Derek. “No, va bene così, davvero. Devo-devo andare a prendere un regalo per il piccolo. Non ci avevo ancora pensato” conclude uscendo di corsa dalla camera con un urgente bisogno di prendere aria. 
 

Erica viene dimessa due settimane dopo. Il cucciolo, Dylan, era nato prematuro e ci aveva messo quindici giorni a raggiungere il peso minimo e poter lasciare l’ospedale. 

Stiles era stato coinvolto nei preparativi della festa a sorpresa per dare il benvenuto a Dylan. Ancora non aveva capito perché avessero deciso di farla al loft di Derek ma non aveva obiettato nulla limitandosi ad eseguire gli ordini.  

Erica varca la soglia di casa di Derek di sabato pomeriggio. Tutti la abbracciano felice, Dylan si lascia prendere in braccio da tutti senza piangere nemmeno una volta. Erica apre i tantissimi regali e Boyd è visibilmente spaventato ogni volta che ha in braccio suo figlio. Quando anche l'ultimo regalo è stato scartato, Derek si avvicina alla coppia.  

“Ehi, grande Alpha" lo prende in giro Erica, però poi gli accarezza una guancia. Derek le sorride, poi allunga le braccia verso di lei che gli passa il bimbo. Stiles guarda Derek, lo vede impacciato, che cerca di stare attento con quell'esserino così piccolo, ma lo vede anche sorridere.  

“Dai nipote, accendi questi occhi e facciamola finita" urla Peter. Derek guarda l'uomo con i suoi occhi da alpha, poi si rivolge al bambino. Dylan si agita un po', poi si calma e afferra un dito di Derek. Stiles non ce la fa. Non riesce più ad assistere a quella scena.  

“Tutto okay?” gli chiede Cora.  

“Sì, devo solo andare in bagno.”  

Esce di lì dopo dieci minuti e trova il salone completamente vuoto, sono andati tutti via.  

“Stai bene?” Derek arriva dalla cucina, reggendo un bicchiere d'acqua. Si avvicina e glielo porge. Stiles gli scosta la mano e il bicchiere si infrange sul pavimento.  

“Sto benissimo!” gli urla contro. Derek cerca di avvicinarsi ancora, ma Stiles continua. “Ti sei commosso! Ti ho visto! E…e non ti ha fatto schifo quel bambino! Il mio sì!”  

Derek sembra ferito, ma Stilss non la smette. “Il tuo beta va bene, il mio no?! È perché ero parte del branco di Scott?!” ora gli è a pochi centimetri, gli sta parlando guardandolo diritto negli occhi. “Volevo così tanto nostro figlio! Ti amavo, Derek! E, porca puttana, ti amo anche ora! E questa cosa mi fa rabb-"  

Stiles si trova preso in contropiede. Derek l'ha afferrato per il collo della camicia, l'ha sbattuto contro una parete e ora lo sta baciando. È un bacio violento, Stiles risponde con lingua e denti. Morde Derek, gli graffia la schiena nuda senza nemmeno sapere quando l'ha spogliato. Aggancia le gambe intorno alla vita dell'altro, gli tira i capelli per fagli abbassare la testa all'indietro e gli lecca il collo. Derek ringhia, lasciandosi torturare, ma non senza reagire. Si sposta dal muro, reggendo Stiles e facendolo cadere sul letto, per poi essergli di nuovo addosso. Questa volta, però, prende il comando della situazione bloccandogli le mani con la cravatta, la stessa di tanti anni prima. Stiles lo lascia fare eccitato come non mai ma non smette di urlargli contro tutto ciò che pensa. “Ti odio, Derek Hale, io ci credevo!” dice mentre l'altro gli infila il primo dito dentro per prepararlo.  

Quando ormai è pronto e Derek lo sa, Stiles inarca il bacino, come per dirgli di fare in fretta. Deve sentirlo dentro. Quello che lo sorprende è Derek che allinea il membro alla sua apertura e si ferma. “Cosa c'è? Non è quello che vuoi? Non vuoi scoparmi e dichiare la tua vittoria perché sono ancora pazzo di te?!”  

Derek appoggia la fronte contro la sua. “Stiles" dice calmo. “Lo faccio solo se lo vuoi davvero.”  

A Stiles manca un attimo il respiro, Derek è riuscito a fermarsi e a chiedergli davvero se vuole? Qualcosa cambia, è ancora arrabbiato, ma anche senza parole. Guarda l'altro, e risponde. “Scopami.”  

Derek, però non si muove. È visibilmente tentato di obbedire ai suoi istinti, ma non si muove. E Stiles cede. “Lo voglio, Derek. Ti voglio.”  

Sentire Derek dentro di sé lo scuote, gli fa venire i brividi e quasi trema. Derek continua a tenere gli occhi fissi nei suoi per tutto il tempo anche quando gli scioglie le mani per permettergli di aggrapparsi alle sue spalle. È tutto frenetico, i movimenti sono forti e veloci, ma lo sguardo non cambia. Cambia solo quando entrambi, troppo presto, giungono al piacere. Si illuminano di rosso e Stiles urla per quanto sta godendo.  

Stiles cerca di riprendere fiato mentre Derek si sposta per non prestargli addosso e si alza. Torna poco dopo con un asciugamano umido che passa all'altro, che si pulisce senza parlare. Stiles si rimette i boxer e Derek gli si sdraia di fianco. “Non riesco ad alzarmi” dice al padrone di casa.  

“Dormi" e tutto quello che riceve in risposta. Poi Derek si gira dall'altro lato.  

Stiles dorme un sonno agitato, si sveglia molte volte, l’ultima alle cinque del mattino, notando Derek stringere i pugni nel sonno. Si sta sicuramente facendo male, a Stiles è capitato di vederlo fare quella cosa più volte. Si sposta, fino a raggiungerlo e ad appoggiare la testa sul suo petto. Derek gli stringe un braccio intorno alla vita all'istante.  

Quando si sveglia, il sole è già alto e Stiles sa di essere solo nel letto. Si stiracchia, ma urta qualcosa col piede. Apre gli occhi e un sacchetto blu cattura la sua attenzione. “Chicco" c'è scritto sul davanti.  

Stiles lo afferra, non è chiuso e sbircia dentro. Ci sono delle scarpine da neonato verdi e bianche, nuove. Dev'essere il regalo di Derek per Erica. Stiles le rimette a posto, ma nel sacchetto c'è un foglio di carta. Il biglietto? Ah, no, lo scontrino. Derek deve averlo dimentic-  

Stiles va di corsa in cucina, ha sentito odore di caffè e infatti Derek è lì. “De-Derek…”  

Stiles ha il volto rigato dalle lacrime, le scarpine in una mano e lo scontrino nell'altra. Scontrino su cui è ben visibile la data di dieci anni prima. “Perchè?” chiede.  

Derek si alza, già vestito per andare a lavoro. “Avevo paura, Stiles. Ma hai ragione, hai sempre avuto ragione. Fai bene ad odiarmi.”  

Stiles non riesce a ribattere e vede l'altro andare via, senza dire altro. Si accascia sul pavimento per non sa quanto tempo, fino a quando non sente qualcuno scuoterlo e aiutarlo ad alzarsi. “Ehi, ex nipote, dai, alzati.”  

Stiles guarda Peter ed obbedisce. Non si ribella nemmeno quando l'altro lo aiuta a rivestirsi e quando lo fa sedere in auto.  

Quando sono sotto casa sua e sta per scendere, Peter lo blocca. “Mio nipote è stupido, è emotivamente costipato e non sa avere a che fare con le persone. Se poi ci aggiungi tutti i traumi che ha subito, ecco che ti ritrovi Derek così com'è ora. Però, stai certo che non ti ha mai voluto fare del male.”  

Stiles annuisce ed esce dall'auto. Appena entra in casa, chiama Scott e gli racconta tutto. Scott ascolta in silenzio, senza interromperlo fino alla fine. “Prendo il primo volo e vengo a spezzargli di nuovo le ossa.” 

“No, non voglio” sussurra. 

“Lo ami ancora così tanto?” 

“Credo di non aver mai smesso.” 

Scott sospira. “Ora cosa vuoi fare?” 

“Niente?” 

“Stiles ci sei andato a letto e ti ha fatto sapere che avrebbe accettato quel bambino.” 

“E poi se ne è andato lasciandomi solo, di nuovo.” 

“Forse si aspettava che gli dicessi qualcosa.” 

“Io... devo pensarci. Dov'è Amy?” 

Scott esita un attimo. “Fuori.” 

“Con Melissa?” 

“No.” 

“Mi stai nascondendo qualcosa!” 

“Non è questo il momento di parlarne, devi pensare alla tua situazione ora.” 

“Scott...” 

“Amico, davvero.” 

Stiles non ha proprio voglia di insistere e chiude la conversazione. Resta nel letto, al buio per tutto il giorno. Si alza la mattina seguente senza la minima voglia di andare a lavoro e la mancanza di Erica e Isaac rendono l’ufficio ancora più triste. 

La giornata passa lenta, troppo e Derek compare solo verso le sei del pomeriggio senza salutare nessuno. Stiles si sta alzando per andare a casa ma poi cambia idea e si dirige nell’ufficio del mannaro. Entra senza bussare e si piazza davanti alla scrivania a braccia conserte. Derek sembra esausto ma Stiles non pensa di avere un aspetto migliore. “Hai bisogno di qualcosa?” gli domanda Derek passandosi una mano sul volto. 

“Cosa ti aspettavi che ti dicessi?” 

“Niente.” 

“E allora perché? Perché me le hai fatte vedere?” 

“Pensavo dovessi sapere che non ti avrei lasciato come invece hai sempre creduto.” 

“E perché cazzo non sei venuto a dirmelo dieci anni fa? Mentre me ne andavo da casa mia per non vederti mai più?” urla furioso. 

“Perchè avevi ragione tu, sono solo capace di distruggere le persone. Non sono capace nemmeno di gestire un branco, figurarsi una famiglia!” 

“Non saresti stato solo, l’avremmo creata insieme la nostra famiglia.” 

“Eri appena maggiorenne, non sapevi a cosa stavi andando incontro. Avresti finito per odiarmi.” 

“E, invece, sono finito a farlo ugualmente.” 

“Bene, continua pure a farlo se ti fa stare meglio.” 

“Quindi, per te, è così che deve andare?” sussurra Stiles. 

“Non è cambiato niente in questi dieci anni. Ti ho reso infelice, ho ferito te, ho distrutto l’unica cosa bella che mi ero creato in questi anni, sono esattamente allo stesso punto di allora.” 

Stiles sente la gola chiudersi e non riesce a rispondere. La rabbia si mischia alla delusione e sente il bisogno di aria fresca. “Mi prendo una settimana di ferie” mormora prima di uscire dall’ufficio. 
 

Stiles passa i giorni seguenti chiuso in casa a cercare di capire quando esattamente la sua vita era andata a rotoli. Aveva tutto, era felice e ha mandato tutto all’aria per Derek, sempre per lui. Derek che lo aveva chiamato un sacco di volte in quei giorni ma lui le aveva rifiutate tutte perché pensava non ci fosse più nulla da dire: doveva solo dimenticare e andare avanti. Magari trovare anche un nuovo posto di lavoro che non gli ricordasse costantemente ciò che aveva perso. Sono le dieci di domenica sera quando il telefono suona per l’ennesima volta indicando l’arrivo di un messaggio.  

(ore 22:04) Me ne vado per un paio di settimane. Domani puoi tornare a lavoro senza il rischio di vedermi. DH 

Come se il problema fosse quello si trova a pensare Stiles. Non risponde ma prepara i vestiti per andare in ufficio il giorno seguente. 
 

Le due settimane sono passate lente e noiose e Stiles si sente sempre più annoiato, solo e strano. È venerdì sera e Stiles decide di passare da Erica con la scusa che Boyd dovrà fermarsi a lavoro fino a tardi. Appena arriva Erica lo abbraccia e Stiles se la stringe. “Mi manchi” le dice. 

“Anche tu, cucciolo.” 

“Come state?” 

“Bene. Dylan è un bravo lupacchiotto ma mi annoio a restare in casa tutto il giorno. Tu? Cosa mi racconti?” 

Stiles si morde un labbro. “Ti ha detto qualcosa?” 

“Lo sto chiedendo a te.” 

Stiles sospira e poi le racconta tutto, senza tralasciare nulla. “Okay, la vostra versione coincide e, lasciamelo dire, siete due idioti.” 

“Cos’avrei dovuto fare?” 

“Dopo che hai saputo che voleva quel bambino? Portartelo a letto di nuovo e non lasciarlo più uscire” risponde ovvia. 

Stiles sta per ribattere quando viene colpito da un conato e corre in bagno. Resta piegato in due per quella che gli sembra un’eternità fino a quando Erica non arriva con un asciugamano umido. “A quanto pare non serve che finiate a letto assieme” borbotta. 

Stiles sta per chiedere spiegazioni quando tutto gli diventa chiaro. “No, no, no-non è possibile. Non posso...” 

Erica lo abbraccia. “Il tuo odore non mente.” 

Stiles si ritrova a piangere tra le braccia della ragazza, disperato. Erica cerca di consolarlo, di convincerlo che le cose si sistemeranno ma Stiles continua a ripetere che non può aspettare un bambino, non da Derek, non in quel momento. Boyd torna e li trova ancora abbracciati in bagno. Si occupa di Dylan e prepara la cena anche per Stiles e Erica. “Resta qui a dormire” gli propone la ragazza. 

“Non voglio disturbare.” 

“Non lo fai.” 

Stiles non si sente proprio a suo agio ma non ha la forza di tornare a casa dopo quella scoperta. 

È notte fonda e Stiles si agita nel letto, disturbato. Una suoneria continua a ronzargli nell’orecchio. Allunga il braccio e guarda l’orario: sono le due e sullo schermo compare il nome di Scott. “Cos’è successo? Amy?” domanda immediatamente sveglio. 

“Amy sta bene, tranquillo. Volevo sapere se sai dov’è Derek.” 

“Derek? Perché dovrei saperlo?” chiede ora arrabbiato. 

“Perchè c’è qualcosa che non va.” 

Stiles non capisce, non riesce a capire. “Non è in città.” 

“Ne sei sicuro?” 

No, non ne era certo. Sapeva solo che non lo vedeva da due settimane e che il mannaro aveva smesso di cercarlo. “No.” 

“Amico, ascoltami bene. Stanotte c’è la luna piena e Derek non sta bene, non sta per niente bene.” 

“Tu come lo sai?” 

“Lo so e basta. Trovalo!” 

E Stiles sa che ha usato il suo tono da Alpha anche se con lui non funziona come con gli altri Beta. Ma questo non gli impedisce di alzarsi e rivestirsi. Si accorge di essere in casa da solo e questo gli suggerisce che, probabilmente, Derek è tornato a New York senza dirglielo. Guida fino al loft di Derek e trova tutti i suoi Beta lì, attorno al mannaro completamente trasformato e l’interno completamente distrutto. Appena entra tutti si voltano verso di lui guardandolo preoccupato. Peter gli va incontro. “Ex nipote cosa fai qui?” gli dice prendendolo per un braccio. 

Derek ringhia e si scaglia contro Peter lanciando l’uomo contro la parete di fronte e facendo cadere Stiles contro il tavolino del soggiorno facendogli sbattere la pancia. Si lamenta rannicchiandosi in posizione fetale tenendosela. “Stiles!” urla Erica andandogli incontro. Ma Derek si posiziona sopra al corpo di Stiles ringhiando contro ai suoi Beta. 

“Andate via” sussurra Stiles. 

“No, non possiamo lasciarti qui. È pericoloso.” 

“Non mi farà niente. Andatevene.” 

I Beta si guardano e se ne vanno mentre Stiles resta in quella posizione piangendo in silenzio, spaventato. Si addormenta così. 
 

La luce colpisce gli occhi di Stiles che si rannicchia meglio sotto le coperte. I ricordi della notte precedente gli tornano alla mente facendolo alzare di scatto e guardarsi attorno. Si trova nel letto di Derek, tutto attorno distrutto e Derek seduto ai piedi del letto che si tiene la testa fra le mani. ”Ehi” lo richiama. 

“Stai bene? State bene?” domanda preoccupato. 

Stiles si gela sul posto: lo sa, maledizione! “Io, si, credo di sì.” 

“Mi-mi dispiace.” 

“Anche a me.” 

Derek si avvicina lentamente, come se non volesse spaventarlo. “Posso?” chiede allungando una mano verso la pancia di Stiles. 

Stiles che ha un enorme groppo in gola. “S-sì, ma è presto.” 

Derek gli appoggia la mano sulla pancia. “Io lo sento perfettamente” sussurra. 

Stiles non resiste più e si mette a piangere aggrappandosi a Derek. “Non so che fare” singhiozza. 

Derek gli massaggia i capelli. “Se-se non volessi tenerlo capirei.” 

Stiles scuote la testa. “Non voglio costringerti a qualcosa per cui non ti senti pronto.” 

“Stiles, guardami.”  

Stiles fissa i suoi occhi in quelli di Derek. “Con te sono pronto a qualunque cosa.” 

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Epilogo ***


Tre mesi dopo, Stiles sta pensando di ammazzare Derek.  

Lo ama, certo, ma lo vuole vedere morto. È da quando hanno scoperto della gravidanza di Stiles che lo tratta come fosse fatto di cristallo e ora, con l’attico di Derek pieno di scatoloni, Stiles non può stare fermo! Per cominciare vorrebbe prendere i suoi libri e metterli a posto, vorrebbe anche sistemare i vestiti nell’armadio, ma Derek appena lo vede anche solo guardare la pila di scatole, lo guarda male e accende quei suoi fottuti occhi rossi!  

“Derek Hale, sto bene! Voglio solo mettere a posto le mie coseeee!” si lamenta.  

“Tra poco arriva Scott e mi aiuterà lui” risponde l’altro, sedendoglisi di fianco.  

Stiles sbuffa. Preferiva quando quei due si odiavano, non ora che fanno comunella per proteggere i loro rispettivi beta e compagni! 

“Scott viene qui solo perché così Isaac sta con me e siamo entrambi immobili qui a morire di noia!” protesta.  

“No, tu e Isaac non morirete di noia, perché avrete di che sparlare su me e Scott, come sempre!” lo prende in giro.  

“Solo perché siamo incinti, non siamo di cristallo!” 

“Spiegalo a Scott” risponde con sufficienza Derek, irritandolo ancora di più.  

Isaac ha scoperto di aspettare due cuccioli solo da qualche settimana; Scott aveva chiamato Stiles in lacrime, in un misto di preoccupazione e felicità. Stavano insieme da appena un mese, sembrava tutto troppo affrettato e anche Stiles lo pensava, ma la prima volta che li aveva visti insieme, aveva cambiato idea: quei due erano l’espressione dell’amore più puro e Stiles era così felice per entrambi.  

Isaac aveva trascorso tutto il tempo in cui era stato lontano da New York a Beacon Hills, con Scott ed Amy; aveva detto di non avere nessuno da cui andare e Scott lo aveva accolto di buon grado. Le cose poi erano state naturali, Amy lo aveva subito sentito parte della famiglia, del branco e Scott non era mai stato così innamorato. Stiles non prendeva mai occasione per prenderlo in giro per quando Scott lo aveva chiamato e gli aveva detto “Stiles, giuro, non so com’è successo, ma… io… Isaac… lui è qui da un po’ e beh…” 

Il campanello distrae Stiles dai suoi pensieri, Derek va ad aprire e i due entrano. Scott subito gli si avvicina per abbracciarlo, mentre Isaac gli si siede di fianco, braccia incrociate e il suo stesso broncio. “Lo odio!” dice, indicando Scott che sta già parlando con Derek. Stiles non trattiene una risata.  

 

Passano due settimane e la casa è pronta, Stiles è riuscito ad aggiungere anche qualche mobile e hanno ridipinto le pareti di quella che sarà la stanza di Robert o Julia. Quella sera Derek è strano, Stiles ha preparato la cena, ha fatto l’arrosto che il lupo adora, gli ha anche fatto delle cosucce carine e Derek ha ricambiato, ma ora se ne sta a guardare fuori dalla vetrata. Stiles sente la sua agitazione, ma non capisce il perché, quindi lo lascia un po’ stare.  

Dev’essersi appisolato, perché sobbalza quando sente qualcuno prendergli la mano che tiene appoggiata sulla pancia. “De-Der…” 

“Ehi, scusa, non volevo svegliarti” risponde, passandogli una mano tra i capelli, sorridendo.  

“Tranquillo, se continuo ad appisolarmi ovunque, mi si romperà la sch-“  

Stiles blocca il suo gesticolare appena lo vede. Un anello sottile, argento, avvolge il suo anulare sinistro. Continua a fissarsi la mano, mentre Derek si inginocchia di fronte a lui, che si è messo a sedere. “Prometto di essere il tuo compagno, prometto di essere la tua famiglia, prometto di amarti ogni giorno della mia vita.” 

Stiles sta già singhiozzando. “So-sono le promesse che mi-mi hai fatto…” 

“Sì” risponde Derek, “ma vorrei aggiungere che questa volta vorrei fartele ufficialmente e firmare tutti quei pezzi di carta ed essere ufficialmente tuo marito. Mi faresti questo onore?” chiede, con gli occhi lucidi.  

“Prometto di essere il tuo compagno, prometto di essere la tua famiglia, prometto di amarti ogni giorno della mia vita. E sì, voglio prometterlo ufficialmente, firmando tutte quelle carte!”  

L’abbraccio che gli regala Derek, quella stretta possessiva, piena di amore, che sa di “finalmente”, è la sensazione migliore del mondo. 

 

Note di Pampu: eccoci alla fine di questa storia. Grazie a tutti quelli che l’hanno letta, seguita e a quelli che hanno lasciato un commento: dopo quasi un anno di silenzio ritrovare così tante persone ci ha commosso. Speriamo di rileggerci presto. 

E, come sempre, grazie alla mia compagna di avventura senza la quale questa storia non sarebbe esistita. Alla prossima!  

 

Note di Blu: grazie per aver letto e per aver apprezzato. Ho adorato, come ogni volta, scrivere di loro e farlo con Pampu. Grazie anche a lei per avermi aiutata a finirla.  

Alla prossima.  

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3869523