A casa di amici

di Aperonzina
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Settimana 1: Martedì 26 Febbraio ***
Capitolo 2: *** Settimana 1: Mercoledì 27 Febbraio ***
Capitolo 3: *** Settimana 1: Venerdì 1° marzo ***
Capitolo 5: *** Settimana 1: Sabato 2 Marzo ***
Capitolo 6: *** Settimana 1: Domenica 3 Marzo ***
Capitolo 7: *** Settimana 2: Lunedì 4 marzo ***
Capitolo 8: *** Settimana 2: Mercoledì 6 marzo ***
Capitolo 9: *** Settimana 2: Giovedì 7 marzo ***
Capitolo 10: *** Settimana 2: Venerdì 8 marzo ***
Capitolo 10: *** Settimana 2: Domenica 10 marzo ***
Capitolo 11: *** Settimana 3: Lunedì 11 marzo ***
Capitolo 12: *** Settimana 3: Martedì 12 marzo ***
Capitolo 13: *** Settimana 3: Giovedì 14 marzo ***
Capitolo 14: *** Settimana 3: Venerdì 15 marzo ***
Capitolo 15: *** Settimana 3 Domenica 17 marzo ***
Capitolo 16: *** Settimana 4: Lunedì 18 marzo ***
Capitolo 17: *** Settimana 4: Mercoledì 20 marzo ***
Capitolo 18: *** Settimana 4: Sabato 23 marzo ***
Capitolo 19: *** Settimana 4: Domenica 24 marzo ***
Capitolo 20: *** Epilogo: sabato 27 aprile ***



Capitolo 1
*** Settimana 1: Martedì 26 Febbraio ***


Settimana 1
Martedì 26 febbraio 9:30 

Ciò che rendeva casa Kim un luogo accogliente ed ospitale, era sicuramente l’armonia che regnava tra la coppia che l’abitava. 
Kim Seokjin, un giovane contabile, che lavorava nell’azienda del padre e Kim Namjoon, uno studente prossimo alla laurea in produzione musicale. 
I due convivevano ormai da cinque anni. Erano stati, i loro, cinque anni di rispetto reciproco e amore incondizionato. 
Vivevano nella serenità della loro bella casa e tutti quelli che li conoscevano ammiravano la loro relazione.
Il modo in cui Seokjin si era opposto alla sua famiglia, composta perlopiù da persone bigotte e conservatrici, che non avrebbero mai accettato un’unione come la loro e allo stesso tempo la tenacia di Namjoon, che visto il lavoro dell’altro, a stretto contatto con i parenti, doveva fare i conti con persone che non lo avrebbero mai accettato.
Il loro amore superava ogni ostacolo e loro, facendosi forza l’un l’altro, avevano trovato un equilibrio tale che ormai niente e nessuno sarebbe stato in grado di smuovere.
La loro casa era il loro nido d’amore, il loro rifugio, la loro più grande conquista e loro vivevano ogni giorno ringraziando di essersi incontrati, di essere entrati l’uno nella vita dell’altro, per concedersi una stabilità tale che da soli non avrebbero mai potuto raggiungere. 
C’era solo una cosa che riusciva a mettere a dura prova tutta questa armonia.
Il quadretto che i due tenevano in salotto, posto sul tavolino del divano, ne era la prova tangibile. 
La fotografia raffigurava, oltre alla giovane coppia, che sedeva in mezzo, le mani l’una in quella dell’altro, i volti di entrambi visibilmente contenti, anche altri quattro individui; una ragazzo minuto, gli occhi che sparivano nel sorriso energico e i capelli biondo miele, un altro ragazzo un po’ più alto di lui, dal sorriso smagliante e il viso luminoso, al cui fianco sedeva un terzo, che aveva invece un’espressione più seriosa, ma che comunque rivolgeva alla telecamera un sorriso tutto gengive e l'ultimo invece sfoggiava un largo sorriso squadrato in un viso fine circondato da capelli corvini.
Quei quattro individui rappresentavano il caos. Ma quella foto raffigurava quella che ormai era la loro famiglia, una famiglia disordinata e a volte estenuante, ma era qualcosa a cui non avrebbero rinunciato per tutta la quiete del mondo.
 

 
Quella mattina in particolare la luce del sole entrava limpida dalla porta finestra che dava sul balcone e la cucina veniva investita dai raggi pallidi di quella primavera incombente. Seokjin aveva appena finito di cucinare riso e zuppa al kimchi, carotine cotte e verdure di ogni tipo contornavano i piatti ben apparecchiati. 
Jin percorse il corridoio e si fermò sulla soglia della porta della stanza sua e di Namjoon, ammirando il ragazzo sopraffatto da un sonno profondo. La bocca semiaperta e il respiro regolare. 
Trattenne una risata intenerita, era da un po’ che non riuscivano a trovare una mattina tutta per loro, lui impegnato nella gestione dell’azienda del padre, che se pur fosse un lavoro che per la maggior parte svolgeva da casa, gli occupava parecchio tempo e Namjoon, che tra le lezioni universitarie e il lavoro part time in gelateria, era in una situazione ancora peggiore in quanto a tempo libero.
Jin avrebbe potuto mantenerlo, non gli sarebbe affatto dispiaciuto, in attesa che il più grande si laureasse in tutta tranquillità, ma Namjoon era sempre stato molto chiaro a questo proposito. Studiare produzione musicale aveva i suoi costi e non voleva assolutamente pesare sul ragazzo.
Osservò la sua figura ingarbugliata tra le lenzuola e con questi pensieri si avvicinò a lui, grato di avere accanto una persona così buona e dolce e allo stesso tempo forte e determinata. 
Namjoon, infatti, nella sua sbadataggine, nei suoi mille difetti, gli infondeva sicurezza, una sicurezza che da solo non avrebbe mai potuto raggiungere.
Erano l’uno la parte mancante dell’altro e Seokjin si sentiva immensamente fortunato.
Si sedette a fianco a lui sul letto, accarezzandolo delicatamente, la mano che cercava di dare una direzione a quella chioma castano chiaro tutta spettinata. 
«Uhm» mugugnò questo, affondando la faccia nel cuscino.
«È ora di svegliarsi amore, sono già le nove e mezza» cercò di convincerlo, ridacchiando a causa del suo comportamento infantile.
«Ancora cinque minuti» bofonchiò, gli occhi ancora strizzati dal sonno.
«Ma così la colazione si raffredda».
Namjoon alzò appena la testa, per riuscire a vedere il suo ragazzo attraverso gli occhi che erano ridotti a due fessure «È odore di kimchi questo?».
Seokjin sospirò divertito, aveva un olfatto imbattibile quando si trattava di cibo, poi annuì.
Il ragazzo si mise lentamente a sedere, lo sguardo ancora stravolto per poi allungare le braccia sopra la testa e stiracchiarsi.
Seokjin rise, appoggiando la testa tra la sua spalla e il suo collo e lasciandogli un delicato bacio sulla guancia «Dai, lavati la faccia e raggiungimi in cucina».
 
La colazione procedette con una tranquillità estranea ai due da qualche settimana, Namjoon era stato così impegnato in quel progetto scolastico, che fino alla sera precedente non era riuscito a dedicare molto tempo a Seokjin. 
Erano felici di potersi finalmente riservare quello spazio personale, quel momento solo loro. Facevano colazione seduti l’uno difronte all’altro sul tavolo della cucina, così piccolo che permetteva ai due di sfiorarsi le mani e accarezzarsi di tanto in tanto. 
Tutto era perfetto, Seokjin avrebbe voluto che quel momento durasse all’infinito, ma naturalmente, come troppo spesso accadeva in quel periodo, qualcosa doveva disturbare la quiete creatasi. 
Fu Il suono fastidioso del loro campanello ad interromperli. I due si guardarono per un attimo confusi.
«No» disse semplicemente Seokjin.
«Secondo te chi è dei due?» chiese ridacchiando Namjoon, mentre si alzava per andare ad aprire la porta.
Jin sbuffò «Ma è la nostra mattinata dopo tanto tempo» piagnucolò.
«Se vuoi non rispondo, possiamo far finta di niente» disse ammiccante, fermo tra la porta della cucina e il salotto.
Seokjin scosse la testa «No, mi sentirei in colpa con i nostri bambini, non vorrei mai che ad uno di loro venisse una crisi di nervi, senza il nostro aiuto» disse provocando una seconda risata in Namjoon, lo trovava tenero quando si esprimeva in quel modo per rivolgersi ai loro amici.
«Fallo entrare, chiunque sia, anche se credo di avere qualche idea».
«Ehi» disse delicatamente attirando a sé lo sguardo del maggiore, «stai tranquillo, magari è solo il postino».
 
Escludendo la possibilità che Taehyung avesse trovato un ennesimo impiego, decisamente non era il postino, l’espressione del giovane infatti era più simile a qualcuno che lo aveva perso il lavoro. 
Namjoon arrivò con il piccolo al seguito, lo sguardo stravolto e due occhiaie a contornargli gli occhi. 
Seokjin non ricordava di aver mai visto il bel viso del ragazzo ridotto così male «Ehi, hai dormito stanotte?» chiese preoccupato, senza nemmeno salutarlo.
Tae scosse la testa in negazione, trascinò uno sgabello vicino al tavolo, sedendosi tra i due, mentre Namjoon tornava al suo posto «Ciao hyung, Chimmi ha dormito nella mia stanza stanotte».
«Wow, finalmente ce l’hai fatta, e noi che eravamo preoccupati» lo interruppe Namjoon divertito, guadagnandosi un’occhiataccia da Seokjin.
«Non… non è come pensi» disse passandosi una mano sul volto devastato, «magari» aggiunse sottovoce, «comunque, William lo ha lasciato» disse arrivando subito al punto.
Namjoon sorseggiò rumorosamente la sua zuppa e Jin lo guardò in estremo silenzio «Eh?» chiese quest’ultimo, «non vorrei essere indelicato, ma ce lo aspettavamo tutti, le relazioni di Jimin non durano mai più di tre settimane».
Poi fece una pausa, osservando il suo interlocutore, forse era stato troppo diretto, ma le relazioni assurde di Jimin stavano diventando un problema serio, non bisognava fare l’errore di dargli più importanza di quanta in realtà ne avessero.
«E poi, francamente, dovresti essere contento e fare qualcosa, magari».
Taehyung ascoltò in assoluto silenzio quello che aveva da dirgli il suo hyung. Si prese qualche secondo per pensare e i due non lo forzarono, sapevano quanto fosse importante per Taehyung riflettere e fare i conti con sé stesso, quindi gli concessero tutto il tempo di cui aveva bisogno. 
Il più giovane si guardò attorno con fare serio, passò lo sguardo da uno hyung all’altro e poi distrattamente sul tavolo adibito a colazione speciale. 
Allungò la mano e prese una carotina, ancora pensieroso e la masticò in maniera lenta e teatrale, poi si rivolse finalmente a Seokjin «Sai» un’altra breve pausa riflessiva, «se avessi il tuo talento, aprirei un ristorante».
Seokjin sospirò rumorosamente, come se in tutto quel tempo avesse trattenuto il respiro «Taehyung!» lo sgridò, «giuro che se divaghi ti caccio di casa».
«Scusa, scusa» si difese questo portando le mani davanti a sé come per proteggersi da un attacco fisico da parte del maggiore, «hai ragione, sono un codardo, ma ora non è il momento di pensare a me, Chim ci sta davvero male».
«Senti» intervenne Namjoon, «ma il motivo della tua faccia distrutta?».
«È questo il punto» spiegò, «È tornato tardi ieri sera, era già l’una inoltrata ed era devastato, ha parlato per tutta la notte, ha pianto tutta la notte, ha avuto crisi tutta la notte, è stato terribile».
Seokjin appoggiò una mano sulla spalla del più giovane dei suoi amici «Tae, tesoro, lo sai com’è Jimin, e se non fai qualcosa in fretta, finiranno per portartelo via di nuovo».
Tae si girò verso Namjoon «Posso assaggiare un po’ di zuppa?».
«Taehyung!» quasi saltò sulla sedia sentendo il suo nome pronunciato con tanta rabbia e Namjoon ritirò svelto la mano che stava per porgere all’altro un cucchiaio di zuppa, poi, lo hyung ricominciò con più pacatezza, «devi prendere coraggio ed esporti, o vuoi restare per sempre il migliore amico più friendzonato della storia?».
Taehyung poggiò la testa sul tavolo teatralmente e Seokjin gli accarezzò i capelli «Allora? è questo che vuoi?» lui fece no con la testa, soffocando un mugolio, «ecco bravo, allora, dove si trova ora Jimin?».
«È uscito con Hobi hyung questa mattina, non avevano lezione di danza, ma spero comunque si distragga un po’ con lui» borbottò, standosene con la testa tra le mani e il tavolo a sostenerlo, «e poi lo hyung gli sarà sicuramente più d’aiuto di me».
«Finiscila con l’autocommiserazione» lo sgridò Seokjin. 
«Adesso siediti composto, fai colazione con noi e quando arrivi a casa prenditi cura di lui, vedrai che ne sarà felice».
Taehyung alzò finalmente la testa accennando un sorriso ai due e sussurrando un «Grazie» impastato, per poi iniziare a mangiare senza ritegno. I due si guardarono tra di loro, inermi, davanti alla loro colazione speciale che veniva divorata sotto i loro occhi.
 
Quando Taehyung si alzò, sazio e anche un po’ più sereno, i due lo accompagnarono alla porta «Ora andrò a casa e preparerò qualcosa di buono per pranzo» a quelle parole Seokjin trasalì «Vuoi preparargli il pranzo?» chiese preoccupato, «vuoi che ti dia una ricetta? Posso darti una mano per telefono...».
«Ho il kimchi a casa e questa mattina ho comprato un po’ di carne, non sarà difficile» esclamò sicuro di sé.
I due non vollero smorzargli l’entusiasmo, così lo lasciarono andare, almeno erano riusciti a dargli un po’ di positività. 
Lo guardarono lasciare l’appartamento come due genitori che guardano il figlio andare al primo giorno di scuola, affrontare il primo lavoretto part time o iscriversi ad un importante club sportivo. Sperarono solo che se la cavasse senza troppi danni.
 
Chiusa la porta dietro di loro, Jin sospirò pesantemente, appoggiandosi ad essa «Credi che se la caverà?».
Namjoon si avvicinò, circondandogli la vita con le braccia e portandolo più vicino a sé «Se la caverà».
«Tu non hai mai cucinato con lui» disse con tono seriamente preoccupato.
«Jimin apprezzerà lo sforzo, sa quanto è negato».
«Si, già» disse appoggiando la testa alla sua spalla, «spero solo non si faccia del male o non bruci la casa».
Namjoon ridacchiò «Non preoccuparti, sono sicuro che ne uscirà sano e salvo» poi diede un’occhiata dentro la cucina, «certo che» sorrise, «la tua colazione è stata gradita». 
Seokjin soffocò una risata «Quel maledetto» disse a mo’ di minaccia, mentre si aggrappava più saldamente a Namjoon circondandogli il collo con le braccia.
«Però ora abbiamo tutto il tempo che vogliamo per noi».
Non fece in tempo a finire la frase, che il campanello suonò una seconda volta, Jin guardò negli occhi il suo compagno, «Questa te la sei proprio cercata» così dicendo, si voltò verso la porta d’ingresso, pronto ad accogliere il prossimo ospite.
 

 
Martedì 26 febbraio 11:00 
 
Non appena aprì la porta, con sua grande sorpresa, Seokjin si trovò davanti una zazzera rosa pastello. 
I capelli biondo miele di Jimin erano stati sostituiti da un caschetto rosa che rendeva i suoi lineamenti ancora più dolci e infantili, gli occhi scuri apparivano più tondi del solito e le sue labbra carnose si aprirono in un sorriso tirato.
«Buongiorno hyung, disturbo?» chiese sprizzante, la vocina acuta ed allegra. 
Seokjin lo osservò stupito per qualche istante «Jimin? Entra pure, che hai fatto ai capelli?».
Fece un passo indietro per farlo entrare e questo si fece strada nel salotto, mostrandosi tutto soddisfatto anche a Namjoon che non appena lo vide, spalancò leggermente la bocca sorpreso e poi emise un insolito gridolino acuto.
«Oddio Jinnie» esclamò quest’ultimo, «non è delizioso?» chiese avvicinandosi all’amico, guardandolo come se fosse un cagnolino e stesse cercando di convincere Seokjin a tenerlo.
Seokjin guardò entrambi stupito «Stai molto bene Jimin» confermò le parole del fidanzato, ma il suo senso materno era già andato oltre il semplice gusto estetico.
«Non sapevo avessi intenzione di cambiare tinta così radicalmente, che ti è preso?» chiese.
Jimin si strinse nelle spalle e se possibile si fece ancora più piccolo di quanto già non fosse «Un futuro stilista deve essere un po’ eccentrico no?». 
Namjoon trattenne un gridolino «Sei così tenero».
Seokjin sospirò, Taehyung non era l’unico fan di Jimin, anche se in realtà nessuno nel loro gruppo di amici riusciva a resistere più di tanto al fascino del più giovane.
Era difficile non lasciarsi intenerire dai suoi modi dolci e dall’aspetto grazioso, eppure, per il suo bene, Seokjin ci provava con tutto sé stesso.
Seokjin e Namjoon fecero accomodare Jimin in salotto, una tazza fumante di tè a testa alla mano, un’accortezza da parte di Seokjin, il quale sapeva con certezza che molto presto sarebbe servito qualcosa di caldo e dolce al più piccolo dal cuore spezzato.
«Allora, a cosa dobbiamo questa visita?» chiese Namjoon un po’ troppo teso.
L’occhiata di Seokjin gli fece capire di utilizzare un linguaggio un po’ meno formale.
Non era il caso di dirgli che sapevano già della sua rottura con William, Tae glielo aveva raccontato perché era preoccupato, ma doveva essere Jimin a decidere se confidarsi con loro o meno. Ma se Namjoon non si fosse rilassato un po’ non ci sarebbe voluto molto a Jimin per capire.
Jimin sorrise delicatamente «Niente di che ragazzi» disse scrollando le spalle, apparentemente quieto.
«Volevo solo passare a trovare i miei hyung».
«I miei fratelloni» rimarcò, mantenendo un sorriso forzato.
«I miei confidenti» fece una pausa solenne.
«I miei più cari amici» il sorriso dei due si faceva a poco a poco più innaturale.
«Siete così importanti per me» disse prendendo la tazza di tè e soffiandoci sopra.
Seokjin trattenne il respiro e poté vedere Namjoon fare lo stesso.
Quel comportamento pacato e fin troppo sereno per uno che era stato scaricato il giorno prima, non preannunciava nulla di buono, soprattutto se si trattava di una persona emotiva e impulsiva come Jimin.
«Spero di non avervi disturbato» disse poi sussultando in maniera un po’ esagerata.
«Assolutamente no» disse svelto Seokjin, l’ultima cosa che voleva era urtare la sua sensibilità, «lo sai che sei sempre il benvenuto qui».
«Comunque, perché questo cambio improvviso?» cambiò argomento Namjoon, osservando i nuovi capelli rosa pallido di Jimin e prendendo un goccio di tè.
Jimin si strinse nelle spalle «Questa mattina ero con Hobi hyung e mentre mi parlava non toglievo gli occhi dai suoi capelli rosso ramati» disse sorridendo divertito.
«Così, ad un certo punto gli ho chiesto di accompagnarmi dal parrucchiere e lui ha accettato» spiegò semplicemente, «mi è venuta voglia all’improvviso e l’ho fatto».
I due annuirono all’unisono, capendo che probabilmente Hoseok aveva voluto accontentare il minore e sostenerlo. Se pur facesse finta di niente, Jimin aveva un'aria sconvolta.
«E allora mi sono fiondato a cambiare look» concluse soddisfatto, poi, alzò leggermente il sedere per spingersi più in fondo dove il divano faceva angolo e appoggiarsi allo schienale affondando tra i cuscini, le gambe a penzoloni.
Seokjin gli sorrise intenerito, ma non fece in tempo a dire nulla perché questo continuò. 
«Il rosa in realtà è un colore che volevo fare da tempo» rise, «chissà quando mi vedrà Tae, si prenderà un colpo, è una persona piuttosto abitudinaria lui» disse mentre ridacchiava tra sé e sé guardando dappertutto ma non soffermandosi su nulla in particolare. 
Seokjin e Namjoon non facevano altro che ascoltarlo farneticare, entrambi in religioso silenzio e con un sorriso comprensivo stampato in faccia 
«Spero solo di non sudare rosa» continuò concentratissimo sul suo nuovo colore di capelli, «vi ricordate quella volta in cui Hobi hyung ha avuto la malsana idea di farsi i capelli viola ed andare subito dopo in palestra? E’ tornato a casa che sudava viola» ridacchiò istericamente, «Yoongi hyung lo prende ancora in giro per quella storia» le sue risa si fecero sempre più rumorose e Namjoon e Seokjin si scambiarono un’occhiata preoccupata, «ma nonostante lo hyung mi avesse avvertito» disse tra una risatina e l’altra, «l’ho fatto, mi son svegliato stamattina e mi andava, che stupido che sono» rise fino a farsi venire le lacrime agli occhi, «ci pensate?» disse con gli occhi lucidi, «sono stato uno sprovveduto, ma se Namjoon hyung dice che sto bene allora mi basta» rise ancora e i due forzarono qualche risatina accondiscendente, «tanto non ho bisogno di altre conferme, chi se ne frega di quello che pensano gli altri no?» l’espressione del viso si stava lentamente sformando, diventando un miscuglio tra il divertito/isterico e il disperato. «Tanto» disse quando una prima lacrima gli solcò le guance paffute, «non ho bisogno di nessuno» altre lacrime seguirono la prima e in poco tempo le risa si trasformarono in singhiozzi tra i quali Jimin cercava disperatamente di dire qualcosa, «io…» «lui...» «pensavo...» e altre frasi brevi difficili da comprendere. 
Seokjin scattò subito vicino a lui, che ora si teneva gli occhi coperti dalle piccole manine e lo avvolse tra le sue braccia, con fare protettivo «Va tutto bene» gli ripeteva dolcemente all’orecchio massaggiandogli la schiena.
Jimin si aggrappò a Seokjin iniziando a piangere disperato tra le sue braccia, Namjoon aveva preso ad accarezzargli piano la testa.
Ci volle qualche minuto per farlo calmare e quando fu in grado almeno di parlare mugugnò uno «Scusate» appena percettibile, visto che si era praticamente fiondato addosso a Seokjin e aveva il viso affondato nella sua maglia. 
Jin non smise di accarezzarlo finché il suo respiro non tornò regolare, scambiandosi con Namjoon sguardi complici. Sapevano entrambi che era solo questione di tempo prima che scoppiasse.
Quando Jimin si fu calmato del tutto, si accovacciò di nuovo nel suo angolo preferito del divano, con l’unica differenza che i due si erano fatti più vicini e Seokjin teneva una mano sulla sua spalla andando ad accarezzargli il braccio.
«Se né andato» disse risentito, «è tornato in America, mi ha lasciato il giorno prima della partenza e fino all’ultimo giorno mi ha promesso di inviarmi cartoline e tante foto del posto in cui è cresciuto».
Sospirò profondamente, guardando dritto davanti a sé «E dire che al nostro anniversario di tre settimane…».
Seokjin si chiese se tre settimane si potessero definire anniversario, ma tenne i suoi dubbi per sé, per il bene del minore.
«Mi ha portato in un prestigioso ristorante a Gangnam» raccontò tirando su col naso.
«Con tanto di cameriere che ti serviva l’acqua, ci credi?» spiegò perdendosi nei ricordi.
«E ha ordinato una stanza in un hotel magnifico, aveva un nome straniero, era così romantico, capite, mi ha illuso per tutto il tempo» si lamentò.
Seokjin si fece ancora più vicino e si accomodò anche lui su qualche cuscino «Si, ma purtroppo i regali non sono sempre una garanzia».
«Si, l’ho capito a mie spese» confermò serio Jimin.
«Mi ha illuso, probabilmente era interessato solo al sesso» disse amareggiato, «in effetti aveva certe fisse» disse pensieroso, «non che io mi faccia problemi, sapete che non mi dispiace accontentare i miei partner nelle loro ossessioni o perversioni sessuali».
Stava per continuare ma Seokjin lo interruppe «L’importante è imparare dai propri errori ed essere più selettivi la prossima volta».
Proprio non gli andava di ascoltare Jimin che gli raccontava del sesso non convenzionale che faceva con William in un hotel per coppie a cinque stelle, gli era bastato quello chef stellato con cui era stato un anno prima, aveva uno strano fetish per le ginocchia e Jimin gli aveva raccontato tutto divertito le dinamiche del loro rapporto nel dettaglio.
Seokjin non si sarebbe mai abituato ad immaginare i suoi amici in certe situazioni, soprattutto i due più piccoli, che gli sembravano ancora dei bambini innocenti.
«Già, pensavo di aver imparato la lezione con Alvaro, ma forse sono un caso perso».
«Non è così» disse Seokjin comprensivo.
Namjoon annuì, ricordando bene l'ultima cotta del minore, un imprenditore che veniva dalla Spagna, lo riempiva di regali costosi e lo portava nelle zone più lussuose del paese, sfoggiando il minore come un trofeo. 
Il loro rapporto non era molto diverso da quello con William in effetti. Negli ultimi anni Jimin sembrava attirare particolarmente uomini più grandi di lui che non facevano altro che comprare il suo affetto, in cambio di un ragazzo giovane e affascinante a fargli da accompagnatore in feste da ricconi ed eventi di ogni tipo.
«Devi solo imparare a capire meglio quando le persone sono sincere oppure no, sei solo un po’ ingenuo» gli disse dolcemente Seokjin.
Jimin sbuffò «Aveva detto che voleva girare il mondo con me, parlava sempre di un sacco di posti che aveva visitato, per qualche ragione ho creduto mi amasse davvero» disse appoggiando la testa alla spalla di Seokjin.
«Tutte le mie relazioni negli ultimi due anni sono finite in meno di qualche settimana, inizio a pensare di essere io il problema».
«Forse scegli solo persone poco adatte» tentò Namjoon, «un po’ insensibili, poco sincere».
«Ma a me non sembra mai che siano persone cattive o false» si lamentò, «me ne accorgo sempre dopo» spiegò frustrato, «insomma, oltre alle strane manie sul farlo in maniera strana, William mi sembrava una persona normalissima».
Namjoon e Seokjin non commentarono.
«E poi non capisco, ho gli amici migliori del mondo» disse spalancando le braccia, «mentre nelle relazioni sentimentali non me ne va giusta una».
«Forse perché vai a cercare qualcosa di troppo idealizzato» disse Seokjin, «un amore quasi da film».
«Sono una persona romantica» disse a mo’ di scusa, «mi faccio prendere dai cliché, che ci posso fare?».
«Si può essere romantici restando con i piedi per terra» Namjoon venne in aiuto del fidanzato, «spesso e volentieri intraprendi relazioni con gente più grande di te, che ti mostra una vita ideale, viaggiatori, grandi imprenditori, vi ricordate di quello che faceva l’archeologo?» disse cercando di spiegarsi.
I due annuirono all’unisono.
«È sicuramente gente molto interessante, ma non appartiene al tuo mondo e spesso finisce per approfittarsi di te o per ferirti».
Jimin pensò intensamente alle parole del suo hyung «E allora cosa dovrei fare per te hyung?».
«Beh», disse pensieroso Namjoon, «per prima cosa dovresti avere un atteggiamento più critico, sai, hai bisogno di persone dolci, gentili, sincere, forse dovresti concentrarti su persone un po’ più giovani, con le quali puoi conversare in maniera più tranquilla, come tra amici».
«L’ultima volta che ho iniziato qualcosa con qualcuno della mia età non è andata proprio bene».
«Lascia perdere SoYon» disse lui agitando la mano, come per togliergli importanza, «sarete usciti due o tre volte finché Taehyung non ha scoperto che frequentava giri strani, lui non conta».
«Si, in effetti era palesemente un tossico» disse Jimin pensieroso.
«Forse dovrei davvero guardare con occhio un po’ più critico le persone» disse aggrottando le sopracciglia al ricordo di quella brutta esperienza.
«È che tendo a cercare di vedere la parte migliore delle persone, ignorando i segnali negativi».
Seokjin annuiva alle sue parole «Sai Jimin, a volte l’amore si trova dietro l’angolo» disse convinto, «o in certi casi, proprio davanti a noi» aggiunse guardandolo bene negli occhi, nella speranza che un qualche segnale arrivasse, «però siamo così concentrati a fantasticare su un lieto fine da favola, che non ce ne accorgiamo».
Jimin fu molto colpito dalle loro parole, associare amicizia ad amore era una cosa che non aveva mai fatto, ma forse non era un’idea così stupida «Ho capito» disse solenne, «devo essere più concreto quando si tratta di amore e stare attento a chi mi trovo davanti».
In effetti, Jimin tendeva a cambiare atteggiamento quando si trovava in una relazione, si perdeva in parole romantiche e promesse vane, perdendo un po’ il senso della realtà, tanto era sopraffatto dai suoi sentimenti.
Seokjin annuì soddisfatto «Esatto, hai detto bene».
«Hai bisogno di qualcosa di reale, di qualcuno che ti ami per quello che sei e non solo per il tuo aspetto o altre cose frivole» confermò Namjoon, «di qualcuno che ti starebbe vicino ad ogni costo, che si prenda cura di te senza chiedere nulla in cambio».
«Già» si fece pensieroso, «a proposito di persone che non chiedono nulla in cambio» disse poi come preso da un’improvvisa illuminazione, «devo assolutamente parlare con TaeTae».
I due si guardarono quasi esultando «Tae? Perché vuoi parlare con Tae?» chiese Seokjin forse un po’ troppo emozionato.
«Devo scusarmi» disse serio, «l’ho tenuto sveglio praticamente tutta la notte, ero davvero sconvolto» spiegò. 
«Sapete, mi sento in colpa, essendo migliori amici, coinquilini e studiando nella stessa facoltà, Tae è costretto a sorbirsi i miei crolli emotivi più di tutti voi».
I due sospirarono rassegnati, avevano sperato che le loro parole avessero fatto scattare qualcosa nella sua piccola testolina da creatura innocente, ma sarebbe stato troppo bello.
«Non credo gli dispiaccia» disse prontamente Namjoon, correndo in aiuto del più giovane del gruppo e guadagnandosi un’espressione complice da Seokjin.
«Lo sai che Taehyung andrebbe contro chiunque e farebbe qualsiasi cosa per te».
Jimin annuì «Non so proprio come farei senza di lui» sospirò tristemente, «mi spiace farlo preoccupare, mi spiace farvi preoccupare tutti, sono proprio un amico fastidioso» piagnucolò.
Seokjin gli prese una guancia paffuta tra le mani e la strinse «Smettila di dire così, lo sai che ti adoriamo, soprattutto Tae, ti assicuro che non gli dà affatto fastidio prendersi cura di te» poi gli porse la tazza di tè, «vuoi farla raffreddare?».
Jimin la afferrò bevendo un primo sorso «È già fredda» si lamentò.
Seokjin sospirò rumorosamente «Vorrà dire che te ne preparerò un’altra» disse a mo’ di rimprovero, ma si stava già alzando portando con sé la tazza.
Namjoon e un trotterellante Jimin, seguirono il maggiore in cucina.
 
Jimin finalmente sorseggiava la tazza di tè che Seokjin gli aveva preparato, adorava bere la bevanda quando era ancora bollente, e Seokjin lo sapeva bene, infatti tendeva sempre a far bollire per più tempo l’acqua quando c’era lui.
«È ottimo come al solito hyung» lo elogiò Jimin, «quando arriverà Kookie dovrò fare una scorta di tè anche io».
«Ah!» esclamò poi, «Kookie, quasi dimenticavo!».
I due lo osservarono confusi, «E chi sarebbe? Un nuovo spasimante?» chiese Namjoon preoccupato.
Seokjin lo fulminò con lo sguardo, ma fortunatamente Jimin scoppiò in una fragorosa risata.
«Sei fuori strada» disse divertito, «Kookie è un mio amico di infanzia, viene dalla mia città».
I due ascoltarono curiosi «Parli del tuo migliore amico di Busan?» chiese Seokjin.
«Sì, proprio lui» confermò.
«Ha due anni in meno di me e ha intenzione di trasferirsi a Seul per studiare arti multimediali, sapete, lui ama editare video e cose simili» spiegò brevemente.
«Stava cercando un appartamento e dei coinquilini, ma non mi fido a lasciarlo con estranei».
«È un ragazzo timido, riservato e in una città così grande sarei più sicuro a tenerlo con me e anche la sua famiglia sicuramente sarà più serena». 
«Quindi...» chiese Namjoon titubante «vuoi farlo venire a vivere con te e Taehyung?».
«Sì, ne ho già parlato con TaeTae» disse emozionato, «venerdì si trasferisce da noi».
«Ah», disse Seokjin stupito, «ah, ma dove dormirà?».
«Io ho un letto matrimoniale» disse stringendosi nelle spalle, «io e Kookie eravamo vicini di casa a Busan, abbiamo condiviso la stanza spesso, per non parlare dei campi estivi» spiegò, «non vedo l’ora di farvelo conoscere, oltretutto farlo ambientare sarà una buona distrazione per me, spero solo che lui e TaeTae vadano d’accordo».
I due si mostrarono entusiasti alla notizia, erano curiosi di conoscere l’amico di Jimin di cui tanto si era parlato in quegli anni, speravano solo che la cosa non compromettesse ancora di più la situazione del povero Taehyung.
Quando Jimin li salutò e la porta si chiuse, Seokjin e Namjoon si sedettero in salotto, davanti a loro, sul tavolino, il quadretto che raffigurava i sei volti sorridenti. 
 
Note dell’autore: Ciao a tutti! È la prima volta che pubblico una storia, quindi ho deciso di iniziare con qualcosa di abbastanza semplice e divertente.
La storia verrà aggiornata una volta alla settimana.
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto 😊

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Capitolo 2
*** Settimana 1: Mercoledì 27 Febbraio ***


Settimana 1
Mercoledì 27 Febbraio 17.30

 
Quando Hoseok varcò la soglia della porta aveva il fiatone e un’aria preoccupata «Ditemi che avete visto o sentito Jimin» quasi urlò, precipitandosi in cucina senza nemmeno chiudere la porta di ingresso.
Seokjin era in piedi davanti al lavandino, una pentola insaponata in una mano e la spugna nell’altra.
Namjoon, seduto al tavolo, ora guardava l’amico stupito, un libro in mano e gli occhiali calati sul naso.
«Abbiamo parlato con Tae questa mattina, Chim ha spento il telefono per un po’» disse Seokjin tranquillo.
Hoseok si lasciò cadere sulla sedia, riprendendo fiato, doveva aver corso per le scale, cose che capitano quando i tuoi amici vivono all’ultimo piano di un edificio così vecchio da essere sprovvisto di ascensore.
«Giusto, Taehyung, perché non ho pensato di chiamarlo?» disse schiaffeggiandosi la fronte, «e sta bene?».
«La sta superando» fu la risposta che la coppia diede contemporaneamente.
Una volta accortisi di aver parlato nello stesso istante, si sorrisero complici.
Hoseok accennò ad una risata «Caspita, state diventando una cosa sola voi due».
Prima che potessero controbattere, una seconda persona fece il suo ingresso, il passo un po’ strascicato.
Yoongi, visibilmente più rilassato, ebbe la premura di chiudere la porta alle sue spalle.
«Allora? Il mochi sta bene?» chiese andandosi a sedere accanto ad Hoseok.
Quest’ultimo annuì «A quanto pare ha spento il telefono, non avete idea di quanto fossi preoccupato».
«Sta bene» confermò Seokjin, «Tae si sta prendendo cura di lui».
«A sì?» disse Hoseok malizioso, alzando le sopracciglia.
«Si, ma non pensare a niente di che» Seokjin distrusse in un secondo le sue speranze.
«Non che avessi grandi aspettative» disse divertito Yoongi, «quel ragazzo è un caso perso».
«Non c’è niente da ridere Yoon, tu non lo hai ancora visto Chim, non faceva altro che farneticare ieri» raccontò Hoseok preoccupato, «credeva davvero che con William potesse funzionare».
«Infatti, ridevo di Tae» disse il maggiore sedendosi al suo fianco.
Hoseok alzò gli occhi al cielo, come per dire che nemmeno quello era divertente, poi continuò «Questa mattina ho provato a chiamarlo e pure il pomeriggio, ma aveva sempre la segreteria».
«Perché non hai chiamato Tae?» chiese Yoongi mentre leggeva la trama del libro che Namjoon aveva chiuso e lasciato sul tavolo.
«Perché non lo hai chiamato tu?!» rispose Hoseok stizzito.
«Bè, perché sapevo che ci stavi pensando tu».
«Ah, certo, Jimin sarà felice di sapere che lasci a me il compito di preoccuparti per lui, che insensibile che sei».
Yoongi non alzò nemmeno gli occhi dal libro «Ma si, lo sa che se lo chiami tu lo fai per entrambi».
Hoseok sbuffò contrariato, e prima che potesse controbattere Namjoon interruppe quel litigio da coppia sposata.
«Comunque, sì, lo abbiamo visto ieri».
«Ah», disse Hobi secco, «quindi è stato anche da voi, bene, come lo avete trovato?».
Namjoon si strinse nelle spalle «Ha i capelli rosa ora».
Finalmente Yoongi staccò lo sguardo dal libro, «I capelli rosa?» chiese, «Non me lo avevi detto» disse poi rivolto a Hoseok.
«Sì, capelli rosa» confermò Namjoon.
«È proprio andato fuori di testa» commentò Yoongi.
Namjoon annuì «Però gli stanno benissimo, davvero, è ancora più carino».
Hoseok e Seokjin li ascoltavano spazientiti «Possiamo smettere di discutere dei capelli di Jimin e parlare di quello che conta veramente?» li interruppe quest’ultimo, «ha fatto una scenata ieri, era praticamente isterico».
«Oh, grazie al cielo c'è ancora chi sa riconoscere le priorità» disse Hobi guardando storto gli altri due, che non fecero una piega.
«Comunque, è comprensibile, erano durati più del solito» constatò Seokjin.
«Si, e devo dire che nonostante tutto sono abbastanza contento, William non mi è mai piaciuto se devo essere sincero» ammise Hoseok.
«E quale fidanzato di Jimin ci è mai piaciuto negli ultimi due anni?» chiese Namjoon, provocando una risata da parte di Yoongi.
«Quello della lucertola non era male» disse Hoseok fulminando con lo sguardo Yoongi che sembrava prendere la cosa troppo alla leggera.
«Quello che voleva regalargli un serpente?» chiese Jin corrugando le sopracciglia.
«Non era male» tentò Hoseok.
«Non so, era un po’ strambo» disse Namjoon contrariato.
«Nah» continuò Hoseok, «c’era solo il pericolo che si presentasse a casa di Jimin con un cobra, ma per il resto era ok».
«Micrurus fulvius» disse distrattamente Yoongi.
«Cosa?» chiese Hoseok girandosi verso di lui.
«Era un Micrurus fulvius» insisté il maggiore, «lo aveva scelto in base alla personalità di Jimin».
«Sì, il serpente corallo» venne in suo aiuto Namjoon, «me lo ricordo bene anche io» disse guadagnandosi uno sguardo di approvazione da Yoongi.
Hoseok guardò Jin stupito «Mi sa che non era l’unico ad avere dei problemi»
Yoongi alzò gli occhi al cielo «Si chiama essere colti».
In tutta risposta Hoseok sbuffò «Come se mi interessasse la razza di quel serpente».
«Bè il Micrurus fulvius è un serpente acquatico, non c’entra nulla con il cobra».
Lo sguardo di Hoseok si posò tagliente su quello di Yoongi, il ché bastò per ammutolirlo.
Seokjin e Namjoon risero a quel teatrino che ormai si ripeteva sempre più di consueto. 
Hoseok e Yoongi erano amici da tantissimo tempo, Namjoon aveva conosciuto Yoongi sei anni prima, quando lui stava iniziando l'università, entrambi iscritti alla facoltà di produzione musicale.
Seppur tanto diversi era stato facile per i due andare d’accordo ed era stato proprio Yoongi a far incontrare Namjoon e Seokjin per la prima volta, essendo quest’ultimo suo coinquilino in quel periodo. 
Seppur Hoseok e Yoongi si conoscessero da molto più tempo, Namjoon credeva che non si sarebbe mai abituato a vedere il suo Hyung, che in genere era una persona riservata e sulle sue, aprirsi tanto con qualcuno come faceva con il minore. 
Ricordava ancora lo stupore provato quando Yoongi gli aveva presentato Hoseok, trasferitosi a Seul con lui e Seokjin.
Oltre ad essere totalmente a loro agio l’uno con l’altro, grazie ad un’amicizia consolidata fin dalle scuole elementari, Yoongi era premuroso nei suoi confronti ed era chiaro avesse per lui un occhio di riguardo, anche se tentava di nasconderlo.
Namjoon ricordava soprattutto la figuraccia che aveva fatto nel chiedere ai due se fossero fidanzati e anche lo sguardo imbarazzato di entrambi, che negarono all'unisono, arrossendo violentemente.
Namjoon aveva sempre pensato che i due si appartenessero da sempre, era impossibile pensare ad uno di loro senza l’altro e ammirava molto la loro amicizia.
Insieme al suo fidanzamento con Seokjin e al successivo trasferimento di quest’ultimo nel suo appartamento, Hoseok e Yoongi, rimasti soli, avevano iniziato una convivenza che li aveva resi ancora più uniti e in quanto a sintonia, non avevano nulla da invidiare ad una qualsiasi coppia di innamorati.
Namjoon fu costretto a ridestarsi dai suoi pensieri, perché il volto corrucciato di Seokjin gli aveva fatto capire che la conversazione aveva preso una piega più seria.
Anche se aveva sconnesso il cervello per un po’, era grato che il volto così familiare di Seokjin fosse ormai come un libro aperto per lui.
«Ma quindi cosa possiamo fare per aiutare Tae?» stava dicendo Hoseok, nei suoi occhi si poteva vedere il suo immenso dispiacere.
«Assolutamente niente» fu la risposta secca di Seokjin, «quei due devono cavarsela da soli».
Hoseok appoggiò i gomiti al tavolo e si prese la testa tra le mani, sbuffando «Vorrei solo prenderli, metterli in una stanza e costringerli a parlare» disse esasperato.
«E poi è possibile che Jimin non si accorga di nulla?» disse alzando appena la testa.
Yoongi portò una mano sul suo collo, andando a massaggiarlo delicatamente.
«Ah, Jimin è un ingenuo, ma non farti venire un’ulcera per questo».
Hoseok sorrise appena, ma il suo volto si fece visibilmente più rilassato sotto il tocco dell’altro.
«Già» disse Seokjin osservando la scena e poi guardando il suo compagno negli occhi, «ci sono troppe persone ingenue a questo mondo».
Namjoon soffocò una risata. 
 
 
Note dell’autore: Ciao a tutti! Essendo un po’ corto ho deciso di pubblicare subito il secondo capitolo.
Accetto volentieri critiche o suggerimenti di ogni tipo, quindi se volete lasciare una recensione è ben accetta 😊
Per chi avesse letto il primo capitolo il giorno della pubblicazione, volevo avvisare che l’ho un po’ modificato, quindi se siete interessati andate pure a dare un’occhiata.
In realtà gli avvenimenti sono gli stessi, semplicemente ho cambiato le tempistiche nella parte in cui Jimin arriva a casa di Namjoon e Jin, perché mi hanno fatto notare che c’era un buco di trama.
Spero che il secondo capitolo vi sia piaciuto, pubblicherò presto il prossimo.
 

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Capitolo 3
*** Settimana 1: Venerdì 1° marzo ***


Settimana 1
Venerdì 1° marzo 21.30

 
Namjoon sentiva gli occhi pesanti, lui e Seokjin stavano accoccolati da più di un'ora sul divano davanti alla televisione.
Il maggiore sembrava particolarmente interessato al film, entrambi lo trovavano un po’ pacchiano ma Seokjin, in quanto ex studente di teatro, amava dare giudizi su cast, location, regia etc… come fosse lui stesso un esperto critico nel settore.
Namjoon adorava starsene sereno al suo fianco, i piedi intrecciati a quelli di Seokjin, ad ascoltare le sue attente critiche, mentre la sua voce calda e il suo profumo gli inebriavano i sensi provocandogli sonnolenza. 
Amava quei momenti che si dedicavano. Per la maggior parte del tempo non facevano niente di particolarmente costruttivo, ma il solo restare insieme a bearsi l‘uno della presenza dell’altro era una cosa che si sarebbero sempre concessi.
Si stava per abbandonare al sonno sulla spalla del suo compagno quando dalla cucina si sentì un telefono squillare.
Era la suoneria di Seokjin, che si alzò lasciando che lui cadesse a peso morto sul divano.                             
Quando Seokjin arrivò in cucina non poté far a meno di preoccuparsi nel leggere il nome di Jimin.
«È Chim» disse ad alta voce in modo da farsi sentire dal compagno, questo abbassò immediatamente il volume della televisione e si sporse dal divano appoggiandosi allo schienale.
Le telefonate di Jimin in quell'ultimo periodo, soprattutto ad orari così insoliti, allarmavano sempre i due e Namjoon temette seriamente di dover rinunciare alla sua serata relax con Jin. 
«Pronto?» Seokjin rispose corrugando le sopracciglia.
Per quanto Namjoon si sforzasse non riusciva a sentire cosa stesse dicendo Jimin, ma sembrava che questo avesse iniziato a parlare concitato senza permettere a Seokjin di interromperlo più di tanto.
«Mi fa piacere, si trova bene?» lo sentì dire Namjoon. 
«Ah sì, immagino».
«Sì assolutamente».
Seokjin annuiva di continuo e la sua espressione sembrava essersi rasserenata una volta che Jimin aveva iniziato a parlare.
«Ma certo, non vediamo l’ora».
Namjoon aspettò paziente ancora per un po’, prima che la telefonata finisse.
 «Va bene, vi aspettiamo alla solita ora, sì, buona notte, saluta Tae».
 
Quando Seokjin raggiunse un curiosissimo Namjoon, si sedette al suo fianco, con un’espressione pensierosa «E’ tutto a posto» precisò inizialmente.
«Me ne sono accorto» disse facendogli spazio sul divano, «aveva la sua solita vocina squillante, è successo qualcosa?
«Jungkook è arrivato qualche ora fa, sono andati a prenderlo in stazione».
«Ah! giusto, mi ero completamente dimenticato che il suo amico arrivava oggi» esclamò Namjoon prendendo Seokjin per la vita e facendolo accomodare sulle sue gambe. 
«Si, Jimin era contentissimo» disse il maggiore appoggiando la schiena al petto di Namjoon. 
«Non vedo l’ora di conoscerlo».
«Domenica lo conoscerai» disse Seokjin allegro, girandosi per dargli un delicato bacio sulle labbra. 
«Viene anche lui?».
«Mi ha chiamato per quello» spiegò, «era preoccupato che non lo accettassimo nelle nostre abituali cene domenicali».
Namjoon rise «Pensava che lo avremmo lasciato a casa da solo?».
«Sai com’è Jimin, si fa problemi assurdi».
«Bene, mi fa piacere, spero che lui e Taehyung vadano d’accordo».
«Chi non va d'accordo con Tae?» chiese Seokjin scivolando giù dalle sue gambe per sedersi comodamente sul divano, ma appoggiando la testa tra il collo e la spalla di Namjoon. 
Quest’ultimo annuì «Giusto».
Restarono un attimo in silenzio, un silenzio di riflessione in cui entrambi ignorarono il film a cui ancora nessuno aveva pensato di alzare il volume.
«E se Tae fosse geloso? O se non gli piacesse o se si sentisse escluso visto che loro si conoscono da più tempo?» la voce incerta di Seokjin procurò preoccupazione anche al compagno, che sbuffò frustrato.
«Ce ne saremmo accorti se la cosa lo turbasse no? Tae è un libro aperto quando si tratta di queste cose».
«Non so» disse Seokjin mettendosi a sedere più composto e guardando l’altro negli occhi, «ero così preoccupato per Jimin, che non ci ho fatto caso».
«In effetti» confermò Namjoon, «eravamo tutti molto in pensiero per Jimin e il suo cuore spezzato».
«Oddio tesoro» disse Seokjin preoccupato, gli occhi quasi lucidi dalla consapevolezza, «credi che in questo modo abbiamo trascurato Taehyung?».
Namjoon scosse la testa «Sa che può contare su di noi, no?» la sua voce lasciava intravedere tutta la sua insicurezza.
Seokjin prese il telefono di Namjoon, che era appoggiato al tavolino in vetro davanti a loro «Scrivigli, ora».
«Cosa? Perché io?».
Seokjin lo osservò stupito «Gli hai prestato un DVD l’altro giorno, useremo quella scusa per parlargli».
«Credi sia il caso? Per me anche se avesse qualche pensiero di questo tipo, farà finta di nulla».
«Per questo dovremo essere molto vaghi, non lascerò che affronti da solo qualsiasi cosa stia succedendo dentro di lui».
Namjoon annuì, convinto dalle parole sagge del compagno.
Così digitò il primo messaggio
 
Tu:
Ehi Tae, hai più visto il film che ti ho prestato?
 
Tae:
Ciao Hyung! sì, io e Chimmi lo abbiamo guardato ieri sera, ma ho dovuto interromperlo verso la fine perché lo trovava troppo deprimente e stava per avere un'altra crisi
 
Tu:
Caspita mi spiace XD ora come sta?
 
Tae:
Bene, è in camera con Jungkook
 
I due si scambiarono uno sguardo preoccupato «Perché non è con loro?» chiese quasi infastidito Seokjin.
«Ehi, non preoccuparti, magari gli ha solo voluto lasciare un po’ di privacy, alla fine è appena arrivato, avrà voglia di sistemarsi nella sua stanza».
Seokjin gli prese il telefono di mano
 
Tu:
Hai mangiato? 
Avete cenato insieme? 
Scusa, lascia stare…
 
Tae:
 Hyung tutto bene? Hahahah
 
Tu:
Scusa, mamma Seokjin si era impossessato del mio telefono
 
Tae:
A ok, comunque digli che abbiamo mangiato la pizza tutti insieme se lo fa stare più tranquillo, perché è preoccupato?
 
Namjoon fulminò Seokjin con lo sguardo «Ecco, sgamati…».
«Sei tu che continuavi a parlare di cose inutili» si lamentò quest’ultimo sbirciando la risposta di Taehyung, «dai fammi parlare con lui» disse cercando di prendergli nuovamente il telefono.
«Ah ah» Namjoon si catapultò dall’altra parte del divano, sdraiandosi a pancia in giù, i gomiti appoggiati al poggia braccio, cercando di scappare dalle sue grinfie, «se vuoi sentirlo scrivigli con il tuo telefono».
Seokjin si sdraiò su di lui «Ok ma fammi leggere almeno».
 
Tu:
Ma si, sai com’è Seokjin.
Comunque, com’è il nuovo arrivato? simpatico?
 
Tae:
Ah, era questo che volevate sapere, siete proprio curiosi Hyung
Sembra ok, non ha parlato molto con me a dire il vero, ma sembra un bravo ragazzo
 
Tu:
Cioè non ti rivolge la parola?
Scusa, ancora Jin…
 
Tae:
HAhah ma che ha lo hyung? 
Mi rivolge la parola, ma se può evita, credo sia solo molto timido
 
Tu:
Certo, comprensibile, col tempo si abituerà sicuramente
 
Tae:
Yep
 
Tu:
Ottimo, quindi a casa tutto bene? lo chiedo per Jin, sai, si preoccupa sempre.
 
Tae:
Digli di stare tranquillo, abbiamo mangiato tutti e tre e siamo in salute.
 
Tu: 
Bene, se vuoi passare domani, potremmo parlare del film, sempre che tu lo finisca sta sera
 
Tae:
Volentieri! stavo proprio andando a prendere il dvd
 
Tu:
Bene allora ci vediamo domani, buona serata
 
Tae: 
Buona notte hyung
 
Seokjin guardò esterrefatto Namjoon «E lo lasci andare così? Non abbiamo raggiunto nessun risultato!».
«Avrà pensato che siamo impazziti Jin!» si lamentò l'altro, «che diavolo di conversazione imbarazzante è stata?».
«Riprendi subito il telefono!» ordinò Seokjin.
Namjoon in tutta risposta incastrò l’apparecchio tra il cuscino del divano e il bracciolo «No, siamo stati abbastanza molesti per sta sera con quel ragazzo, ci penseremo domani».
«Oh, finiscila» lo intimò Seokjin, «voglio solo sapere se sta bene».
«Jin!» Namjoon prese le mani del fidanzato nelle sue, cercando di calmarlo, «ha detto che è tutto ok, non è il caso di stressarlo, domani lo vedremo con i nostri occhi».
Seokjin sospirò scocciato «Però...».
«È inutile sentirlo per telefono lo sai, se vuoi cavargli fuori qualcosa devi guardarlo dritto negli occhi e obbligarlo a parlare».
«Uhm, ok» disse afflitto.
Namjoon lo strinse delicatamente tra le sue braccia «Non puoi avere sempre tutto sotto controllo». 
Poi premette le labbra sulla sua fronte «Non preoccuparti, domani potrai constatarlo tu stesso».
Seokjin annuì.
«Bene, ora finiamo di vedere questo film e rilassiamoci un po’» disse circondando le spalle del maggiore con il braccio, voleva solo che entrambi si rilassassero davanti al film e lasciassero tutto il resto all’indomani. Se lo meritavano.
I due si voltarono osservando un televisore a sfondo nero con i titoli di coda che scorrevano rapidi. 
Namjoon sospirò stancamente, la loro doveva essere una condanna.
 
Note dell’autore: ecco anche il terzo capitolo, so che è un po’ corto e succedono poche cose, ma i primi capitoli mi servono un po’ da introduzione, se avete qualche consiglio o critica vi prego di farmelo sapere, ne sarei davvero contenta e mi aiuterebbe molto.
Per il momento spero che la storia vi stia piacendo o almeno strappando un sorriso di tanto in tanto.
Arriverà presto il quarto capitolo!

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Capitolo 5
*** Settimana 1: Sabato 2 Marzo ***


Settimana 1
Sabato 2 Marzo 17:00
 

Taehyung era sdraiato supino sul divano nero di casa Kim da un quarto d’ora buono. 
Lo sguardo rivolto al soffitto dalle travi a vista era perso nel vuoto, i piedi rigorosamente nudi venivano nascosti dai cuscini, verso i quali aveva allungato le gambe magre e il braccio sinistro pendeva dal divano andando a sfiorare con le dita il pelo bianco e riccio di Marlet, che sonnecchiava lì accanto.
In sottofondo c’era l’ultimo mixtape di Yoongi, Namjoon ammirava molto l’amico e lui e Seokjin amavano ascoltare i suoi mixtape di tanto in tanto. 
Namjoon si sentiva ispirato nell’ascoltare la sua musica e quell’ultimo mixtape era piaciuto particolarmente alla coppia.
«Io credo di amarlo, Hyung» disse solenne il più giovane, lo sguardo sempre rivolto a quelle travi, come se potesse vederci attraverso.
Namjoon raggiunse il ragazzo appoggiando una ciotola d’acqua vicino al cagnolino che ormai era diventato di famiglia da ben due anni. I padroni, due signori anziani, erano clienti abituali di Taehyung e due grandi viaggiatori. Quindi capitava che almeno una volta ogni due mesi Marlet si trovasse con lui.
«Ti sei innamorato di Yoongi hyung?» lo prese in giro.
Taehyung si girò il tanto che bastava per guardarlo in faccia «Hyung…»
«Pensavo che questa musica avesse smosso qualcosa in te» si scusò ridacchiando, «comunque voleva essere una novità?» chiese il maggiore alzando gli occhi al cielo e sedendosi sulla poltrona al suo fianco, non prima di dare un buffetto al cagnolino, che in risposta alzò la testolina e lo guardò con i suoi occhietti neri a spillo.
«Per Chimmi lo sarebbe».
Namjoon sbuffò divertito, quando Taehyung era sotto pressione tendeva a farneticare.
«Jin hyung?» chiese poi quest’ultimo.
«È in azienda, suo padre aveva bisogno di lui, peccato, ci teneva ad esserci oggi».
«Perché hanno bisogno del contabile in azienda? Non può lavorare da casa come al solito?».
Namjoon si strinse nelle spalle «Credo dovessero parlare con dei clienti».
Entrambi sapevano che il rapporto tra Seokjin e suo padre non era dei migliori e che l’unico motivo per il quale il maggiore lavorava per lui era la necessità di avere una buona paga.
Avrebbe potuto fare un lavoro più umile, ma anche se si negava ad ammetterlo, Namjoon sapeva bene che il ragazzo lo faceva per agevolare i suoi studi.
Più volte aveva provato a convincerlo a trovarsi un lavoro più appagante e che non lo costringesse ad avere rapporti con la famiglia, che per la cronaca, non accettava la loro relazione e si rivolgeva al figlio come se fosse single, ignorando l’esistenza di Namjoon.
Ma Seokjin era irremovibile quando si metteva un’idea in testa, quindi lui non poteva far altro che accettare che il maggiore si sacrificasse per i suoi studi, nella speranza di riuscire a ripagare in futuro e dargli una vita migliore. 
Per questo Namjoon aveva la fissazione del risparmio, voleva davvero che prima o poi Seokjin avesse la possibilità di lasciare il lavoro e magari aprire un ristorante, sogno che aveva accantonato ormai da tempo, viste le circostanze. 
Namjoon avrebbe fatto qualsiasi cosa per aiutarlo nella realizzazione di tale sogno, quindi studiava assiduamente e lavorava con impegno, in modo da non rendere vani i suoi sforzi.
Questi pensieri gli provocarono malumore, così si concentrò sull’amico, un po’ per non pensare ai suoi problemi, un po’ per seria preoccupazione.
«Senti, tu piuttosto come stai? Ti vedo parecchio giù»
Tae scosse la testa «Sono solo un po’ stanco» disse tornando a guardare il soffitto, «sto facendo parecchi turni extra al museo e cerco di accettare più lavori possibili, è una fortuna che il signor Kim abbia deciso all’improvviso di portare la moglie in vacanza per due settimane, Marlet ci frutterà un bel po’ di soldi».
«Non starai esagerando con il lavoro? Ricordati che hai anche la scuola a cui pensare, non hai un progetto di fotografia da preparare per il mese prossimo?».
«Ho tutto sotto controllo» promise il minore, «e poi abbiamo bisogno di soldi».
Namjoon sorseggiò la sua tazza di tè, facendosi pensieroso «Se avete problemi economici sai che potete contare su di noi».
«Non ti preoccupare hyung» disse Taehyung serio, che nonostante le difficoltà non aveva mai voluto accettare un aiuto economico da parte dei suoi amici, non gli sembrava giusto visti i sacrifici che già loro facevano, «devo solo organizzarmi, William ha pagato quasi tutte le spese di Jimin in queste settimane».
Namjoon non protestò più di tanto, sapeva che Taehyung era irremovibile, ma aveva voluto tentare.
Taehyung sospirò frustrato, mettendosi poi a sedere a gambe incrociate «Come posso pretendere che Jimin si accorga di me se non riesco nemmeno a coprire le spese mensili».
«Tae! Tu ti dai un sacco da fare!» gli ricordò Namjoon.
«È questo il punto» disse amareggiato, «tra lezioni di canto, ripetizioni, il museo e questo» indicò Marlet ancora addormentato sul tappeto, «faccio ancora fatica ad arrivare a fine mese, ogni sforzo sembra vano».
«Di set fotografici non ne hai questo mese?».
Tae scosse la testa «No, e anche se fosse guadagno troppo poco e mi portano via fin troppo tempo, sto pensando di abbandonare, non ne vale la pena»
«Ma Tae tu adori fotografare».
«Infatti, è più uno svago che un lavoro, ho già parecchi corsi di fotografia a scuola, mi posso accontentare per il momento, ora devo pensare a Chim sia emotivamente che economicamente se ce ne sarà bisogno».
«Parli come se fosse tua moglie» gli fece notare.
Taehyung arrossì leggermente e distolse lo sguardo da lui, nel tentativo di non farsi notare «Sono solo preoccupato».
Namjoon gli sorrise dolcemente «Non credi che sia ora che anche Jimin si trovi un lavoro? Io lo vedo un po’... adagiato nell’ultimo periodo» cercò di essere delicato, Taehyung era una persona sempre pronta ad accettare le critiche, ma quando si trattava di Jimin, diventava iperprotettivo e se pur lui stesso a volte si lamentasse dell’amico, faticava ad accettare che terze persone gli facessero notare un suo comportamento sbagliato.
Entrambi però sapevano cosa intendesse Namjoon, nessuno credeva che Jimin fosse un approfittatore o uno scansafatiche, anzi, metteva tutto sé stesso in quel che faceva e tra università e lezioni di ballo aveva davvero poco tempo a disposizione. 
In qualche modo riusciva sempre a cavarsela economicamente senza mai pesare su Taehyung, conosceva bene la sua situazione economica e Namjoon sapeva che Jimin non ne avrebbe mai approfittato, ma se non si fosse sbrigato a trovarsi un lavoro, la situazione sarebbe diventata ingestibile e che lui lo volesse o no, Tae avrebbe finito per addossarsi anche le sue spese.
«Jiminnie ogni tanto dà lezioni di ballo nella stessa scuola di Hobi e poi i suoi genitori lo aiutano se c’è bisogno, capisco che voglia concentrarsi più sullo studio che su altro» disse sulla difensiva, come Namjoon si aspettava, «e poi lui in qualche modo se la cava sempre, è un buon risparmiatore».
«I suoi genitori non sono esattamente affidabili, non so se ricordi quella volta in cui gli avevano assicurato di pagargli l’affitto l’anno scorso».
Taehyung si morse il labbro inferiore, ricordava fin troppo bene, i due avevano finito per non farcela e Jimin, che aveva organizzato le sue spese in modo diverso, si era ritrovato a cercare i soldi per pagare l’affitto entro due giorni. 
Quando l’unica offerta di lavoro con una paga immediata che aveva trovato era la prostituzione, Taehyung gli aveva categoricamente vietato di accettare addossandosi lui le spese mensili.
Inutile dire che Jimin aveva lavorato tutto il mese assiduamente fino a restituirgli tutto il prima possibile.
«E ora che William non c’è più» gli fece notare Namjoon, «guarda caso vi trovate in crisi economica» disse secco, «se devo essere sincero, non credo che Jimin sia tanto bravo a risparmiare, quanto che lui lo viziava troppo».
Taehyung sospirò, forse aveva anche ragione, ma non aveva voglia di parlare ancora di quel maledetto William, il solo pensiero di cosa aveva fatto al suo Chim, nonostante la fortuna che aveva avuto nel fidanzarsi con lui, lo faceva arrabbiare ogni volta «Spero solo che dividendo in tre l’affitto d'ora in avanti saremo un pochino più agevolati» cambiò repentinamente argomento.
«Giusto, a proposito» disse Namjoon come se si fosse ricordato appena in quel momento dell’arrivo di un terzo coinquilino, «ieri hai conosciuto Jungkook, com’è?».
Taehyung si strinse nelle spalle, sfregando i piedi tra loro e non guardando in faccia Namjoon «E’ ok, credo».
«Cos’è quello sguardo? Non ti convince?».
Taehyung si appoggiò mollemente allo schienale, per poi guardare l'altro esasperato «Al contrario, mi convince troppo».
Namjoon lo osservò incuriosito, non capendo «Troppo? E non va bene?» certo che non era mai contento.
«Quando lo vedrai capirai Hyung, quel ragazzo è…» sospirò frustrato, «educato, affascinante, talentuoso e ha una timidezza che lo rende estremamente tenero capisci?».
«Bè, allora ti piace?» convenne Namjoon, non ancora del tutto convinto di star capendo.
«Mi piacerebbe Hyung, a chi non piacerebbe» disse in un sussurro frustrato, «se solo non fosse appiccicato ventiquattro ore al giorno a Jimin e se solo io al confronto non sembrassi un bruco da giardino…».
Questa volta Namjoon scoppiò a ridere fragorosamente «Oh avanti Tae, non dire così, sai che Jimin ti adora».
«No, tu non lo hai visto» disse convinto, «oltre ad essere talentuoso in qualsiasi sport o abilità di ogni tipo, cosa che Jimin ci tiene a precisare di continuo, ha un carattere perfetto, non so come spiegarlo, se dovessi scegliere tra me e lui anche io mi scarterei».
«Ora finiscila» disse Namjoon tirando uno schiaffetto in fronte all’altro, guadagnandosi uno strilletto strozzato, «e non perdere tempo a farti corrodere dalla gelosia, te l’ho detto, Jimin ti adora e ti apprezza tantissimo e poi questa non è una gara di abilità».
«Non sono geloso» giurò infastidito.
Namjoon lo guardò divertito «Ok, ok, come vuoi» cedette.
Taehyung si limitò a mettere su il broncio «Ma tu non mi avevi invitato qui per parlare del film che mi hai prestato?» chiese dopo qualche secondo in cui aveva fatto lo sciopero del silenzio, indicando il dvd che aveva appoggiato sul tavolino al suo arrivo.
«Sei tu che ti sei messo a parlare di Jimin» gli ricordò il maggiore, prendendo il dvd e riponendolo sullo scaffale.
«È colpa della musica» disse Taehyung affondandosi il viso tra le mani, «la musica di Yoongi hyung ultimamente mi ricorda Jimin».
Namjoon rise, tornando a sedersi «Per me tutto ti ricorda Jimin, non dare colpa agli altri».
«No sul serio, senti questa canzone ad esempio, è dolce ma tormentata, proprio come i miei sentimenti per Jimin».
«Ora stai diventando patetico» disse scherzoso.
«È una cosa che mi riesce bene ultimamente» rispose il più piccolo tentando un sorriso arcaico.
Namjoon scosse la testa «Sei un caso disperato».
Proprio in quel momento il campanello suonò, facendo sobbalzare entrambi «Jinnie è già di ritorno?».
Namjoon si alzò raggiante e raggiunse la porta quasi saltando, tanto era contento, ma quando aprì, invece del suo avvenente fidanzato dalle spalle larghe e il viso dolce, si trovò davanti un ragazzo esile dal passo strascicato e il solito sguardo torvo.
«Oh, Hyung, sei tu» disse enfatizzando la sua delusione, ma poi tradendosi in un sorriso divertito.
«Accogli così i tuoi ospiti?» chiese Yoongi ricambiando il sorriso e superandolo dirigendosi verso il salotto, dove aveva già adocchiato una testolina castana che spuntava dal divano incuriosita.
«Hyung! hai appena finito di lavorare?» lo accolse Taehyung, facendogli posto sul divano, «parlavamo proprio di te! Del tuo mixtape in realtà».
Lui annuì appena «Ah, togliete quella robaccia» ordinò con un gesto rapido della mano.
«Robaccia?» chiese Namjoon raggiungendoli in salotto e andando però verso il computer per fermare la musica, «io e Jin lo ascoltiamo di continuo, è così evocativo».
«Hyung, non credo che Yoongi hyung sia felice di sapere che fate le cosacce mentre ascoltate la sua musica» lo prese in giro Taehyung.
Namjoon arrossì violentemente «Ma che ti viene in mente? Non intendevo quello!».
Yoongi in tutta risposta sbadigliò, adagiandosi sul divano «Smettetela voi due, quindi Nam oggi fai tu gli onori di casa?».
Questi tornò a sedersi e annuì vigorosamente, felice che Yoongi non avesse dato corda al minore «Jinnie lavora, comunque è raro trovarci noi tre tutti insieme».
«In effetti siamo quelli che si danno più da fare» disse Yoongi superbo.
«Non era proprio quello che intendevo» rispose Namjoon ridendo, «comunque vi avviso che tra un’ora e mezza devo essere in gelateria».
«Posso accompagnarti» propose Taehyung, «dovrei far passeggiare un po’ Marlet e magari mi prendo anche un gelato».
«Vengo anche io se non vi dispiace» propose Yoongi e i due lo osservarono incuriositi. 
Non che gli dispiacesse la sua compagnia, anzi, i tre effettivamente si incontravano con difficoltà durante la settimana, rispetto a quanto facevano gli altri per lo meno.
Tutti e tre lavoravano e Namjoon e Taehyung andavano anche all’università. 
Ma la cosa più strana era che Yoongi cercasse compagnia dopo il lavoro, non che non uscisse la sera o che non gradisse la loro presenza, ma in genere prima di vedere qualcuno aveva bisogno di passare almeno un oretta da solo a rilassarsi, era una persona parecchio introversa e seppur amasse la compagnia dei suoi amici, dopo il lavoro era d'obbligo una doccia e un po’ di relax in solitudine.
Tutto questo faceva eccezione per Hoseok naturalmente, forse perché erano coinquilini o forse perché si conoscevano da quando avevano sei anni o più semplicemente perché Hobi gli imponeva la sua presenza senza farsi troppi problemi, ma tutte le fisse che lo riguardavano non contavano per lui.
«Se Nam inizia alle 18.30 potremmo accompagnarlo, andare a mangiare qualcosa e poi tornare a prendere un gelato da lui» propose.
Taehyung non ci pensò un secondo di più ad accettare, passava veramente poco tempo con i suoi due Hyung e trascorrere la serata con Yoongi lo avrebbe sicuramente distratto.
«Hoseok hyung non è a casa? Potrebbe venire con noi» propose innocentemente Taehyung.
I due poterono vedere lo sguardo di Yoongi fulminarlo e Tae avrebbe voluto diventare piccolo piccolo e nascondersi dall’ira incombente «O magari anche no» disse in un sussurro appena percettibile, ma venne interrotto dalle parole acide del maggiore.
«Non ho voglia di averlo tra i piedi anche quando esco» sibilò.
Namjoon e Taehyung si lanciarono uno sguardo preoccupato, quest’ultimo si maledì mentalmente.
«Comunque, non verrebbe» continuò infastidito, «all’ultimo ha detto che non ci sarebbe stato per cena».
Il motivo del suo malumore diventò chiaro ad entrambi, e questo spiegava anche perché aveva deciso di fare tappa da Namjoon dopo il lavoro. 
Yoongi in effetti odiava quando Hoseok non gli dava attenzioni, era così da quando Namjoon li aveva conosciuti e nel tempo aveva imparato che i due erano in grado di andare tanto d’accordo quanto di scannarsi se necessario.
«Un suo compagno di corso gli ha chiesto di fermarsi per più tempo per insegnargli dei passi e sapete com’è quell’idiota, non sa dire di no alla gente».
Namjoon stava per dire qualcosa, ma Tae lo precedette «Oh non preoccuparti hyung, anche Jimin mi ha abbandonato all’ultimo questa sera».
Se possibile lo sguardo di Yoongi si fece ancora più omicida e per la seconda volta in quella giornata Taehyung rimpianse il suo essere impulsivo e la sua tendenza a non dare un freno alle parole.
«Si, con la differenza che a me non frega niente di quello che fa lui, però odio la gente che cambia programmi all’ultimo»
I due decisero saggiamente di non controbattere e Namjoon spostò prontamente l'argomento su qualcos’altro, Taehyung avrebbe dovuto passare l’intera serata con lui, il suo cuore era troppo debole per sostenere uno Yoongi arrabbiato.
Così si persero in chiacchiere, Namjoon osservò divertito un Taehyung che cercava di non pensare a Jimin e al suo nuovo e a quanto pare fantastico coinquilino e uno Yoongi intento ad ignorare il fastidio che provava per essere stato ignorato da Hoseok, in fondo, pensò che i due, dai caratteri opposti e le personalità per nulla compatibili a prima vista, non fossero poi così tanto diversi.
 

 
Quando quella sera Namjoon tornò a casa, lasciò le scarpe vicino alla porta e si precipitò in bagno. 
Era mezzanotte e probabilmente Jin stava già dormendo, tutte le luci erano spente e l’intero appartamento era immerso nella quiete, avrebbe preferito che il compagno fosse ancora sveglio, per passare un po’ di tempo insieme, era incredibile come fosse difficile dedicarsi dei momenti di intimità nonostante vivessero insieme.
Si fece una doccia prima di raggiungerlo, non voleva disturbarlo.
Aveva trascorso una giornata parecchio piacevole, per essere sabato sera la gelateria non era stata poi così affollata e verso le dieci, dopo aver mangiato e aver fatto una lunga passeggiata con Marlet, Yoongi e Taehyung erano restati in gelateria fino a chiusura ed erano tornati tutti a casa insieme.
Gli dispiacque pensare che probabilmente per Jin non era stato lo stesso.
Aveva passato la giornata con suo padre e a parlare con i clienti, doveva essere stato stancante.
Cercò di fare in fretta, voleva raggiungerlo il prima possibile e addormentarsi abbracciato a lui.
 
Quando raggiunse la camera, l'asciugamano ancora avvolto alla vita, si sorprese trovando la luce dell'abat jour accesa e Seokjin, gli occhi stanchi e pesanti, che leggeva un libro, seduto comodamente nel letto. 
Appena lo vide entrare gli sorrise apertamente «Joonie, non ti ho nemmeno sentito arrivare».
Il viso di Namjoon si illuminò, non pensava fosse ancora sveglio «Eppure ho fatto cadere le chiavi appena entrato» disse ridacchiando, «potrebbero anche entrare i ladri e non ti accorgi di nulla» lo prese in giro.
Seokjin rise, appoggiando mollemente il libro sulle gambe coperte dal lenzuolo.
«Hai sonno?» gli chiese Namjoon andando a sedersi al suo fianco, notando il viso stanco e le palpebre che sbattevano lentamente.
In risposta Jin sbadigliò e poi annuì «Un po’».
«Dovevi andare a letto» lo sgridò facendosi più vicino e accarezzandogli i capelli.
Seokjin si sistemò più comodamente andando ad appoggiare la testa sulla spalla di Namjoon, che si era seduto al suo fianco «Sono a letto».
Namjoon sorrise «Dovevi dormire, non devi stancarti».
«Volevo aspettarti sveglio» ammise girandosi per guardarlo e sorridergli malizioso.
Namjoon non poteva essere più che felice della decisione del compagno «Bè se la metti così» disse sistemandosi più comodamente vicino a lui, appoggiandosi alla testata del letto e facendo accomodare meglio Seokjin su di lui, «allora fatto bene ad aspettarmi» disse posando un bacio sulla sua testa.
Seokjin sorrise sistemandosi con la testa appoggiata al suo petto e prendendo le mani dell’altro nelle sue, che lo circondava con le braccia.
«Com’è andata oggi?» chiese Namjoon stringendolo a sé.
«Uhm» mugugnò l’altro, «poteva andare peggio».
«Mi spiace, tuo padre è stato simpatico come al solito?» chiese sporgendosi un po’ nel tentativo di guardarlo negli occhi.
«Non mi va di parlarne ora» disse Seokjin sospirando, «piuttosto tu che hai fatto oggi?».
Namjoon sospirò affranto, odiava che Jin dovesse affrontare delle situazioni così spiacevoli e non poteva fare a meno di sentirsi in colpa «Dovresti lasciare il lavoro» lo disse istintivamente, senza pensarci, ma le parole uscirono dalla sua bocca e non poté farci nulla.
«Non posso» disse secco il maggiore, «lo sai che non posso e non voglio».
Namjoon restò in silenzio, tutte le discussioni che riguardavano il lavoro di Seokjin finivano con lui arrabbiato e Namjoon che non aveva la possibilità di controbattere.
Rimasero in silenzio per un po’, poi Jin si girò leggermente per posare un bacio sulla spalla ancora nuda di Namjoon «Scusa, non volevo trattarti così».
Namjoon gli accarezzò la testa «Sono io che non dovevo tirar fuori l’argomento in una situazione così tranquilla» disse docile, anche se avrebbe voluto avere la possibilità di avere voce in capitolo in quella questione, lasciò perdere, non voleva discutere con Seokjin in quel momento, gli era mancato per tutta la giornata e voleva solo che entrambi potessero trovare conforto l'uno nell'altro, senza rovinarsi la serata.
Seokjin circondò il suo collo con le braccia, sedendosi completamente su di lui, Namjoon lo afferrò per la vita e lo strinse in un abbraccio iniziando a dargli delicati baci sulla spalla e insinuando le mani nella sua maglia, per poi tentare di togliergliela.
Seokjin rise e trattenne le sue mani «Come siamo frettolosi» disse divertito riportando le braccia dell’altro a circondargli la vita.
Namjoon sospirò contrariato, sapeva Jin era una persona che faceva tutto con molta calma, ma era tardi, non si vedevano da tutto il giorno e Namjoon non aveva proprio voglia di aspettare.
«Che hai fatto oggi mentre io non c’ero?» chiese Seokjin andando a rifugiarsi con il viso nell’incavo del suo collo.
Namjoon sospirò arreso «Sono venuti a trovarmi Tae e Yoongi hyung» raccontò accarezzandogli la schiena.
«Oh, giusto, Tae, come sta?» esclamò, «non lavorava nessuno dei due oggi?».
«Yoongi è venuto dopo il lavoro e Tae era qui con Marlet» e così Namjoon si perse in una lunga spiegazione, raccontando della giornata passata con i due amici, gli parlò dei problemi di Tae e del cattivo umore di Yoongi.
I due finirono così sul solito discorso, Taehyung e Jimin.
Namjoon spiegò a lungo le preoccupazioni del più piccolo e insieme convennero che Taehyung doveva darsi una mossa.
Parlarono anche di Jungkook e delle insicurezze che il suo arrivo aveva provocato in Taehyung.
«È così delicato Jinnie» stava dicendo Namjoon, una mano ad accarezzargli la vita e una tra i capelli castani e morbidi.
«Ho paura che Jimin senza volerlo finisca per ferirlo in maniera irreparabile» sospirò affranto, «se non mette in chiaro le cose, la situazione non potrà fare altro che peggiorare».
Entrambi rimasero in silenzio, il respiro di Seokjin fattosi più pesante.
«Secondo te Jimin non ha mai pensato a Taehyung in maniera diversa rispetto ad un amico?» chiese Namjoon riflettendo, «insomma, sono davvero molto affiatati e nel loro rapporto ci sono delle dinamiche…» pensò un po’ alle parole giuste da usare, «equivoche, oserei dire».
Dall’altra parte ci fu assoluto silenzio, forse Seokjin stava riflettendo «Sai, mi sembra assurdo che Jimin non ci abbia mai nemmeno pensato, che non si sia fatto qualche domanda, anche solo un piccolo dubbio».
Quando non ricevette di nuovo risposta, Namjoon abbassò lo sguardo nel tentativo di guardare il suo compagno «Jinnie mi stai ascoltando?»
Solo allora si rese conto di quanto il respiro del maggiore fosse regolare e pesante «Jin?»
Poi lo scosse per una spalla «Jin…»
Seokjin mugugnò qualcosa di incomprensibile. Si era addormentato. Namjoon non poteva crederci, non poteva davvero addormentarsi in un momento simile.
«Dai, Jinnie» lo implorò accarezzandogli i capelli, ma questo si limitò ad accoccolarsi di più a lui.
Namjoon sbuffò, poi fece sdraiare il suo compagno, coprendolo per bene con il lenzuolo e poi si alzò.
Mentre si vestiva, pensava che forse avrebbe dovuto accorciare un po’ il racconto della sua giornata, ma cosa poteva farci se Taehyung proprio quel pomeriggio era stato in crisi.
Si sdraiò accanto al compagno prendendolo tra le sue braccia, «Dannato Tae» sussurrò tra sé e sé, «quando finirai di prenderti tutte le attenzioni del mio Jinnie?».
 
 
Note dell’autore: ciao a tutti! Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, la storia entrerà un po’ di più nel vivo una volta che verrà presentato Jungkook, sarà un personaggio abbastanza importante, quindi spero davvero che apprezzerete il modo in cui ho provato a rappresentarlo.
Mi auguro che fino ad ora la storia vi stia piacendo, come
sempre se avete qualche consiglio o critica fatemelo sapere 😊

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Capitolo 6
*** Settimana 1: Domenica 3 Marzo ***


Settimana 1
Domenica 3 Marzo 18.30

 
Namjoon e Seokjin, visibilmente impazienti, avevano aspettato i loro ospiti sulla soglia della porta quella sera.
«Ve l'avevo detto che ve lo avrei portato!» disse Jimin entrando in casa e dando una pacca sulla schiena al suo migliore amico, «aspetta, hai fatto le costolette?» esclamò poi correndo in cucina senza nemmeno fare le presentazioni, ricevendosi uno sguardo preoccupato dal nuovo arrivato e uno contrariato da Seokjin e Namjoon.
Jungkook si fermò di colpo davanti alla coppia, che lo scrutò dalla testa ai piedi, Seokjin stava per parlare quando qualcosa urtò la schiena del più giovane «ahi!».
Il minore si voltò di scatto, notando Taehyung dietro di lui, si doveva essere fermato troppo all’improvviso e il maggiore era inciampato sui suoi piedi.
Quando notò lo hyung dietro di sé, lo percosse un brivido freddo, "ancora" pensò.
Di certo non si poteva dire che il suo rapporto con Taehyung fosse iniziato nel migliore dei modi.
Dal giorno prima, in cui i due si erano conosciuti, Jungkook era così preoccupato all’idea di non piacere al migliore amico di Jimin, che non riusciva proprio a rilassarsi in sua presenza e Taehyung non sembrava sforzarsi molto per fare conversazione.
In una giornata e mezza era riuscito a versare il caffè sugli appunti del maggiore e rompere la sua tazza preferita lavando i piatti, se lo sentiva che la giornata non poteva finire senza che gli provocasse un ennesimo disagio.
«Scusami» esclamò, piegandosi quasi a novanta gradi per inchinarsi, «non mi ero accorto che eri dietro di me, ti prego di perdonarmi, ti sei fatto male?».
Taehyung lo osservò interdetto per qualche istante e lo stesso fecero Seokjin e Namjoon, il più piccolo aveva occhi e capelli corvini e una corporatura piuttosto muscolosa, la sua timidezza e agitazione lo rendevano un po' goffo però.
Quando si accorse di aver dato le spalle a Namjoon e Seokjin mentre loro si stavano per presentare, scattò diritto in piedi e si fece un po’ indietro, in modo da vedere tutti e tre in faccia «Scusatemi, non mi sono nemmeno presentato».
Il più alto dei due ragazzi gli sorrise intenerito, ma fu Taehyung il primo a prendere la parola, «Jungkook rilassati, non è successo nulla» disse ridacchiando, era la prima volta che gli sorrideva e si sentì un po’ rassicurato.
«Come dice lui» intervenne una voce dolce, il ragazzo di prima gli porgeva la mano, «sono Seokjin, piacere di conoscerti, chiamami pure hyung».
Il volto gentile del ragazzo lo rassicurò subito e dopo che anche Namjoon si fu presentato, finalmente raggiunsero Jimin in cucina e non appena poté risentire la sua voce, si sentì molto più a suo agio.

Mentre Jimin aiutava Namjoon e Seokjin con i preparativi per la cena, chiacchierando animatamente con i due, Taehyung si era seduto al tavolo della cucina e se ne stava al telefono, mantenendo il profilo basso che aveva avuto dal giorno in cui era arrivato Jungkook.
La reazione del minore all’incidente di poco prima gli stava dando da pensare, forse era stato fin troppo diffidente con il ragazzo, aveva davvero provato ad essere naturale, ma i complessi di inferiorità non aiutavano e allo stesso modo, la forte timidezza dell’altro era un ostacolo piuttosto evidente.
Anche Jungkook si era seduto al tavolo davanti a lui, senza sapere di essere osservato di sottecchi da Taehyung, anche perché Seokjin ce la stava mettendo tutta per farlo sentire a suo agio e coinvolgerlo nella conversazione. Taehyung osservò la scena piacevolmente colpito, Jin hyung era davvero incredibile, avrebbe voluto essere anche lui così disinvolto.
«Ahi!» gridò Jimin, attirando l'attenzione dei presenti, si era scottato nel tentativo di rubare un fagiolino dalla pentola. 
«Ti sta bene» lo sgridò Seokjin, «ah, Jungkook speravo che la tua presenza potesse
tranquillizzare un po’ Chimmi, ma sembra che sia diventato solo più euforico».
Jungkook ridacchiò alle parole del maggiore, infondo tutti erano felici che Jimin fosse
tornato quello di sempre. 
Da quando Jungkook era arrivato non avevano più parlato di William, ne avevano già
discusso a lungo al telefono e lui cercava di distrarlo il più possibile.
«Jimin è così da quando è bambino, penso che per cambiarlo ci vorrebbe un miracolo».
«Antipatici» si lamentò Jimin, «questi mi vogliono cambiare, tu non sei d’accordo vero
Tae Tae?» chiese voltandosi verso l’amico, che con lo sguardo rivolto al suo telefonino fece appena un cenno con la testa in negazione.
Jimin sbuffò insoddisfatto «Oh come sei carino Chimmi» Namjoon gli strizzò una guancia.
«Vedi?» Seokjin si rivolse di nuovo a Jungkook, «funziona così qui, io cerco di dargli delle regole e lui lo vizia».
Jungkook apprezzò molto il modo in cui Seokjin cercava di renderlo partecipe in ogni modo e talvolta, non aveva potuto non notare come i due amici fossero davvero dolci con Jimin, era riconfortante sapere che in tutti questi anni a Seul, Jimin aveva avuto vicine persone del genere.
Comunque, seppur gli sarebbe piaciuto approfondire la conversazione con Seokjin, la sua attenzione era totalmente catturata da Taehyung. 
Il maggiore era diventata una sorta di fissazione in quei giorni, aveva atteso così a lungo di incontrare la persona di cui Jimin gli parlava così tanto quando tornava a Busan, che ora era davvero deluso di non riuscire nemmeno ad averci una conversazione.
Iniziava a pensare di stargli semplicemente antipatico e avrebbe avuto i suoi motivi a dirla tutta.
«Non siamo ancora al completo giusto?» chiese timidamente nel tentativo vano di fare conversazione.
Taehyung alzò finalmente lo sguardo «Mancano Hoseok hyung e Yoongi hyung» disse per poi riportare lo sguardo sul telefono.
Jungkook sorrise appena, amareggiato dall’ennesimo fallimento nel suo approccio. 
Inaspettatamente però Taehyung smise di scrivere un messaggio e posò il telefono sul tavolo, non lo guardava direttamente, il suo sguardo vagava dal tavolo, ai tre ragazzi in piedi che chiacchieravano mentre Jin teneva d’occhio i fornelli, a lui «Hoseok hyung è parecchio caotico, soprattutto se sta insieme a Jimin, quindi preparati» disse sorridendo appena, «e Yoongi hyung sembra un po’ superbo all’inizio, ma non ti devi preoccupare se ti sembra un po’ burbero, gli piacerai di sicuro, solo non è bravo a dimostrarlo».
«Oh, ho capito, grazie hyung!» rispose in maniera forse troppo entusiasta, ma il fatto che gli avesse rivolto la parola e per giunta per una premura nei suoi confronti lo aveva esaltato «Hoseok sarebbe il compagno di danza di Jimin hyung giusto?».
«Sì», poi lo guardò assorto, «è strano sentirsi chiamare hyung» ammise, «prima ero io il piccolo del gruppo».
Taehyung per la prima volta in tre giorni gli regalò un sorriso squadrato che colpì particolarmente Jungkook.
Il suo sguardo era gentile e la sua espressione in quel momento non corrispondeva affatto al comportamento che aveva tenuto in quei giorni.
In qualche modo sembrava si stesse trattenendo e lui era deciso a capire il perché. In quel momento però si limitò a godere dell'atmosfera creatasi e delle poche attenzioni che il suo hyung gli stava concedendo.
 
«Uffa ma quando arrivano gli altri?» si lamentò Jimin buttandosi sulle spalle di Jungkook abbracciandolo da dietro.
«Hyung mi fai male!» si lamentò quest’ultimo, mentre suo malgrado, vedeva il sorriso di Taehyung spegnersi gradualmente, il suo sguardo tornare a dare attenzione al telefono.
«Con chi messaggi da tutto il tempo Tae Tae?».
Taehyung non alzò lo sguardo dal telefono, in realtà stava solo chiacchierando con Hoseok che si stava lamentando di Yoongi dandogli la colpa del loro ritardo, ma in quel periodo era un po’ indispettito nei confronti di Jimin e non aveva voglia di dargli una vera e propria risposta.
«Nessuno» disse tenendo lo sguardo sul telefono, sapeva che Jimin non aveva colpa e tantomeno Jungkook, ma vederlo dare tutte quelle attenzioni a lui lo corrodeva dalla gelosia e non ce la faceva proprio a comportarsi come al solito.
Non conosceva bene il più piccolo e non capiva quale fosse la natura del loro rapporto, sembravano così appiccicati e poi lui era così perfetto…
«Cos’è hai una nuova cotta e non me lo vuoi dire?» disse Jimin allungandosi sulla schiena di Jungkook con il braccio teso nel tentativo di raggiungere il telefono di Taehyung, «non ti sarai iscritto ad un sito di incontri» lo prese in giro. 
«Ma ché» rispose seccato allontanando il telefono, «io non perdo tempo a conoscere gente via internet, mi piace vederle dal vivo le persone».
Tutti e tre captarono l’amarezza celata dietro quelle parole e Taehyung sembrò pentirsi immediatamente della risposta data.
Jimin aveva conosciuto William su internet e dopo essersi sentiti online per qualche settimana si erano messi insieme al loro primo incontro.
Jungkook era sicuro che Taehyung non volesse offenderlo, si vedeva dal suo sguardo che ci era rimasto male, come se a pronunciare quelle parole non fosse stato lui, ma non capì cosa lo aveva portato a reagire in quel modo. 
Jimin dal canto suo si incupì immediatamente e stava per controbattere, ma non fece in tempo a dire nulla, perché in quell'esatto momento il campanello suonò e i tre furono interrotti da Seokjin «Ehi, qualcuno vada ad aprire ragazzi» disse mentre girava il pollo e Namjoon lo aiutava a sostenere la griglia, le braccia dei due intrecciate tra loro, nel tentativo di non far cadere la griglia appena fuori dal piccolo forno, « si, devo comprare un forno più grande ok?» disse Seokjin sulla difensiva, sentendosi accusato dagli sguardi confusi che i tre gli avevano riservato
«Vado io» si propose Jimin e in un secondo aveva lasciato da soli i due ragazzi, che restarono in un silenzio imbarazzante, Taehyung avrebbe voluto sotterrarsi.
 
Quando i tre raggiunsero l’intero gruppo, Jungkook fu stupito di come l’arrivo di Hoseok riuscì a generare caos in pochissimo tempo.
Lui e Jimin avevano iniziato a scherzare e chiacchierare animatamente, coinvolgendo tutti gli altri e prendendo in giro uno Yoongi burbero che gli intimava di fare silenzio. 
In un attimo la cucina divenne un luogo animato e pieno di vita, ad eccezione di Taehyung, che se ne restò in disparte, probabilmente vergognandosi del suo comportamento e Jimin non cercò di nascondere il fatto che lo stesse ignorando.
«Piacere sono Hoseok» si era presentato il ragazzo dai capelli rossicci e il viso solare, il suo sorriso era luminoso, gli ispirò subito simpatia.
«Jimin-ssi mi ha detto che studierai arti multimediali» disse andando a sedersi dall’altra parte del tavolo vicino a Taehyung.
Jimin era restato a chiacchierare con Yoongi di qualcosa, bloccandolo all’enrata della cucina, Jungkook sapeva che stava solo evitando Taehyung, ma decise di smetterla di preoccuparsi delle crisi dei suoi due coinquilini e concentrarsi un po’ sul fare conoscenza con gli altri.
Così si presentò e iniziò a chiacchierare con Hoseok, sperando di coinvolgere anche Taehyung nella conversazione «Sì, le lezioni iniziano domani, sono un po’ preoccupato a dire il vero».
«Vedrai che andrà tutto bene, Chim mi ha detto che editi video e che sei bravissimo nelle riprese, sarei proprio curioso di vedere un tuo lavoro».
«Oh, lo hyung esagera sempre» rispose imbarazzato, «sono ancora alle prime armi» era felice che Jimin fosse orgoglioso di tutto quello che faceva e che lo elogiasse sempre, ma la cosa lo metteva un po' in imbarazzo.
«Non è vero» la voce profonda di Taehyung, che in quel momento era particolarmente tenue e delicata, si intromise e Jungkook perse un battito, sorrise leggermente, «io li ho visti, sono belli davvero e con la scuola migliorerai sicuramente» era un tentativo un po’ goffo, ma Jungkook lo percepì come un segno da parte sua, allora forse non lo odiava.
Suo malgrado l’unica cosa che riuscì a fare fu sorridere imbarazzato, era così teso in presenza di Taehyung, così intento a cercare di piacergli che finiva con l’agitarsi troppo.
Hoseok sorrise, orgoglioso del comportamento di Taehyung nei confronti del più piccolo «Allora dopo cena devi assolutamente mostrarmeli».
«Certo!» rispose entusiasta Jungkook, quel ragazzo riusciva a dargli una certa serenità.
«Bene, a proposito, chiamami pure hyung, e fallo anche con quell’altro» disse indicando Yoongi, poco distante da loro, che sentendosi preso in causa gli riservò un'occhiata, «perché parli di me?».
Poi il suo sguardo si posò su Jungkook «Oh, giusto, scusa» si avvicinò anche lui al tavolo con Jimin al seguito, «piacere di conoscerti, sono Yoongi, non sai quanto era impaziente del tuo arrivo Jimin, ci prenderemo cura di te».
«Ma quanto siamo formali» lo prese in giro Hoseok, guadagnandosi il secondo sguardo torvo della serata, «e non guardarmi in quel modo, così lo spaventi».
«Tranquilli l’ho già avvisato del caratteraccio dello hyung».
«Wow per fortuna che ci sei tu allora» disse Jimin acido, Taehyung gli rivolse uno sguardo afflitto, Jungkook non poté fare a meno di provare tenerezza.
Non fece in tempo a calare un altro silenzio imbarazzante, che Hoseok aveva già ripreso la parola «Hai fatto bene, Yoon ultimamente è peggio di una signora in menopausa».
«Gli onorifici prego» si lamentò il maggiore.
Hoseok circondò le spalle di Taehyung con il braccio andando ad accarezzargli distrattamente i capelli corvini, come per scrollargli via la tensione «Visto?» disse in un sussurro, «ti lascio scegliere tra una ragazzina con il ciclo e una vecchia zitella».
Taehyung scoppiò in una risatina delicata, seguito subito dopo dagli altri, Yoongi alzò gli occhi al cielo e Jimin si limitò a raggiungere Jin e Namjoon per aiutarli negli ultimi preparativi e per iniziare a portare alcuni contorni in tavola.
Loro continuarono a chiacchierare per un po’, i battibecchi di Hoseok e Yoongi avevano spazzato via tutta la tensione e anche Taehyung sembrava diventato di colpo più solare. 
 
«Avanti andate a sedervi invece di fare combriccola voi quattro!» li riprese Seokjin dopo un po’, «è pronto da mangiare» annunciò mentre versava la carne in un piatto da portata «e qualcuno inizi a portare le bevande in tavola».
«L’ho già fatto io» disse Jimin pimpante, anche lui sembrava un po' più sereno.
«Bravo bambino» disse Seokjin con un sorriso, mentre gli altri si dirigevano in sala da pranzo.
«Sempre al suo servizio» disse unendo i piedi in una postura diritta e portandosi una mano alla fronte a mo' di militare.
Seokjin rise «Vai a raggiungere gli altri scemo».
Jimin si girò di scatto, e saltellò verso il resto del gruppo «Agli ordini!».
 

Quando furono tutti a tavola Jungkook non poté fare a meno di ammirare il banchetto preparato da Seokjin con l’aiuto di Namjoon «Wow, non dovevate disturbarvi così tanto, hyung».
La tavola era colma di verdure cotte di ogni tipo e antipasti e la grigliata di carne divisa in due piatti ricolmi di costine, pollo e maiale, faceva venire l'acquolina in bocca.
«Non ti preoccupare, adoro cucinare e poi ormai è un abitudine per noi, ogni domenica siamo tutti qui».
«Sì bè» si era poi intromessa la voce di Yoongi, che se ne stava seduto di fronte ad Hoseok, che ammirava ammaliato le pietanze, «diciamo che oggi hanno un po’ strafatto, volevano fare colpo su di te» gli rivelò, per poi rivolgere a Seokjin un sorriso divertito tutto gengive, «di solito ci accontentiamo di cene più umili».
«Voleva essere una buona accoglienza» disse Seokjin stizzito, l’unico ancora in piedi per controllare che tutto fosse in tavola.
«Di sicuro ci siete riusciti» disse Jimin leccandosi i baffi, si era seduto tra Jungkook e Yoongi.
In genere i posti a tavola erano ben definiti, più un’abitudine che una vera e propria regola, Seokjin e Namjoon sedeva a capotavola, da un lato stavano Jimin e Taehyung, mentre gli altri due coinquilini invece stavano di fronte a loro.
Quella sera Jimin, approfittando del posto in più, si era seduto tra Jungkook e Hoseok, così Taehyung era andato a sedersi accanto a Yoongi.
Si sentiva stringere il cuore a causa di quella lontananza, sia fisica che mentale che c'era in quei giorni.
Sapeva che Taehyung era un tipo abitudinario, aveva bisogno di tempo per sentirsi a suo agio, ma quella frase che gli aveva detto meno di una mezz’ora prima gli risuonava in testa di continuo e lo rattristava e faceva arrabbiare allo stesso tempo.
Non aveva la forza di stargli vicino ed essere costretto ad interagire con lui.
Cenarono comunque in un'atmosfera serena e i due cercarono di non pensare troppo alle loro incomprensioni, seppur non si rivolsero gran che la parola.
La cena fu caratterizzata principalmente da caos e tante risate, Jungkook capì presto che tutti e sei quei ragazzi nella stessa stanza significano tanto baccano ma anche tanto affetto e divertimento. 
Si era ripromesso di impegnarsi per andare d'accordo con gli amici che erano tanto importanti per Jimin e fu più facile del previsto. Fu contento infatti di avere l’occasione di conoscerli un po’ meglio uno per uno e scoprire particolarità in ognuno di loro. 
Seokjin e Namjoon erano una coppia adorabile, per non parlare di come si prendevano cura dei loro amici, la loro relazione era matura e allo stesso tempo incredibilmente tenera, seduti entrambi a capo tavola sembravano due genitori con i loro quattro bambini.
Jungkook pensò che senza di loro tutta l’armonia e accoglienza che si respirava non sarebbe stata possibile. 
Poi c’era Hoseok, come già aveva già potuto constatare il suo carisma era coinvolgente, ma non era solo quello, aveva un allegria, uno spirito benevolo che travolgeva chiunque e Jungkook fu felice di farsi trasportare. Il suo chiacchiericcio concitato lo entusiasmava. 
Yoongi invece era molto più calmo, era bello vedere come Hoseok si impegnasse per renderlo partecipe.
Riuscì a parlare un po’ con Yoongi e si rese conto che era estremamente piacevole come persona e che era in grado di parlare di qualsiasi argomento, sembrava avere una mente molto aperta ed essere una persona molto acculturata. 
Rimase particolarmente affascinato dal suo carattere e non poté fare a meno di pensare che lui ed Hoseok fossero tanto diversi quanto indispensabili l’uno per l’altro.
Yoongi era in grado di calmare Hoseok, che era molto impulsivo e agitato, mentre quest'ultimo aveva l'incredibile capacità di rasserenare il maggiore, che sembrava rischiare sempre di chiudersi in sé stesso e in chissà quali pensieri. 
E poi c’era Taehyung, fu contento di vederlo più sereno durante la cena e sperò con tutto sé stesso che tra lui e Jimin si risolvesse tutto al più presto.
 


«Jimin ha detto che il primo mese dovete già preparare un progetto come presentazione» Namjoon attirò l’attenzione di Jungkook, la cena era praticamente finita, Jimin si era messo a parlare di William ad Hoseok, che lo ascoltava mentre giocava con qualche guscio d’arachide, mentre Taehyung, Yoongi e Seokjin chiacchieravano e finivano di mangiucchiare qualche tartina avanzata.
Jungkook si chiese se Jimin avesse omesso qualcosa riguardo la sua vita quando aveva parlato di lui agli altri o se gli avesse fatto un riassunto di tutto quello che aveva fatto, che faceva e che avrebbe fatto in futuro «Si, bisogna averlo pronto per fine marzo» spiegò, «ma non ho molte idee».
«Non vi hanno dato niente da cui partire?».
«È un progetto a scelta tra le discipline principali del corso, dai progetti di elaborazione grafica o animazione digitale, fino alla fotografia e al disegno, ma non c’è nessun tema o traccia da seguire».
«Capisco, vogliono vedere cosa sapete fare in sostanza» disse Namjoon riflettendo.
«Si, io volevo portare un progetto video, perché è quello che preferisco fare e mi sembrava una buona idea come inizio, ho anche il materiale adatto, se non fosse per il computer» fece una pausa riflessiva, era frustrante pensare a quel progetto imminente, non aveva ancora iniziato e già si trovava in alto mare, «è vecchio e vorrei comprarmi un MAC, ma i miei genitori non ne hanno voluto sapere» sospirò frustrato, «quindi mi sa che devo cambiare progetto» poi si strinse nelle spalle «ci sarà un’altra occasione prossimamente spero».
«Ti serve un MAC?» chiese Namjoon come se avesse avuto un illuminazione.
Jungkook annuì «Sì, sarebbe molto più comodo».
Namjoon sorrise soddisfatto «Ce l'ho io, sai, studio produzione musicale e ti capisco perfettamente, anche io l'ho comprato in vista dell’inizio dell’università» spiegò, poi continuò, notando che l’altro non era arrivato al punto, «posso prestarlo se ti serve, però dovrai venire a casa mia a lavorare al tuo progetto, è fisso».
Jungkook rimase per un secondo senza parole, non era sicuro di aver capito, davvero gli stava facendo una proposta simile? «Ma dovrò venire davvero spesso» disse titubante, «e per un mese intero, non me la sento di darvi tanto disturbo».
Namjoon scosse la testa contrariato «Ma figurati e poi ormai anche tu sei di famiglia, non farti problemi».
Jungkook non credeva alle sue orecchie «Wow, sarebbe fantastico».
«Non abbiamo orari nemmeno troppo rigidi perché Jinnie lavora da casa per la maggior parte del tempo, quindi anche se sono a lezione o in gelateria tu puoi venire quando c’è lui, o al massimo ti fai dare le chiavi da Jimin».
«Jimin ha le chiavi?» chiese incuriosito.
«Per qualsiasi evenienza o quando capita che io e Jin andiamo fuori città per qualche giorno, i ragazzi vengono a darci da bere ai fiori» spiegò tranquillamente.
Jungkook fu colpito dalla fiducia che gli stava dimostrando, alla fine loro due si erano appena conosciuti, doveva davvero fidarsi di Jimin per proporre a lui una cosa simile.
«Ti ringrazio infinitamente» Jungkook non riusciva a crederci, ora pensava al suo progetto con una buona dose di serenità in più.
 
Non appena ebbe finito di parlare con Namjoon, che andò ad aiutare Seokjin e Yoongi a sparecchiare, si guardò intorno alla ricerca di Jimin.
L'unica persona rimasta al tavolo però era Hoseok, che sembrava intento a fare qualcosa con dei gusci rotti di arachidi «Guarda Kookie!» esclamò questo notando che il suo sguardo vagava per la tavola alla ricerca di Jimin, fino a quel momento lo aveva sempre tenuto d’occhio, nonostante fosse a suo agio con la compagnia, gli piaceva sapere di averlo lì al suo fianco.
«Non sembrano delle unghie da strega?» solo allora notò che Hoseok aveva inserito in ogni dito mezzo guscio d’arachide, in effetti, le unghie erano coperte e l’effetto era davvero divertente.
Scoppiò a ridere per il gioco infantile dello hyung e andò a sedersi al suo fianco.
«Allora ti trovi bene qui a Seul?» chiese poi Hoseok mentre staccava lentamente i gusci dalle dita. 
«Ho visto ancora molto poco, ma mi piace la vita qui, oltretutto siete stati tutti molto gentili questa sera, mi sono sentito davvero accolto, vi ringrazio».
Hoseok gli rivolse un sorriso luminoso «Sono contento che ti sia trovato bene» poi sporse la testa verso il salotto, dal quale si intravedeva solo il mobile della televisione e un pezzo di divano. 
Anche Jungkook si girò e poté vedere Marlet raggiungerli pimpante «Ci siamo svegliati finalmente» disse Hoseok dolcemente e abbassandosi per incitare il cagnolino a raggiungerlo, questo corse tra le sue braccia e lui lo prese in braccio tornando a sedersi.
«Immagino abbiate già fatto conoscenza».
«Si» confermò Jungkook accarezzando la testolina dell’animale, «ieri notte ha dormito tra me e Jimin».
Hoseok rise «Abituati perché ama il letto di Jimin».
«A proposito» disse Jungkook pensieroso «dove sono finiti?».
Hoseok si strinse nelle spalle «Tae si è dileguato in salotto da un po’ e Jimin è andato in bagno poco fa, ma probabilmente ci metteranno un po’» disse poi, «devono fare pace».
«Sai cos’è successo tra di loro?» chiese Jungkook indagatore.
«In realtà è raro che litighino» Spiegò Hoseok, tutti erano a conoscenza dei sentimenti che Taehyung provava per Jimin, ma decise di tenerseli per sé, alla fine Jungkook era un amico di Jimin, non sapevano ancora se fosse in grado di mantenere un segreto e non era il caso di intromettersi nella questione, «ma quando lo fanno si offendono a morte tutti e due» disse sorridendo teneramente, mentre tirava qualche ciocca di pelo di Marlet per poi lasciarla e vederla arricciarsi di nuovo, «ma non ti preoccupare, appena Jimin uscirà dal bagno si prenderanno il loro tempo per fare pace».
«Lo spero» disse Jungkook in pensiero, «Jimin è già molto giù in questo periodo, non vorrei che il suo umore peggiorasse».
Hoseok gli sorrise «Sei premuroso, ma non ti preoccupare le loro litigate non durano più di mezza giornata».
Jungkook decise di fidarsi di Hoseok e attendere, sperava davvero avesse ragione.
 

Taehyung era seduto sul divano da un po’, sapeva che doveva scusarsi con Jimin, era stato pessimo, ma non sapeva come fare, non era mai stato bravo con le parole.
Quella sera si era sforzato di aprirsi un po’ con Jungkook e come aveva immaginato era un ragazzo davvero carino, gli dispiaceva se era sembrato diffidente, da quel momento in avanti si sarebbe impegnato di più.
Se Jungkook era un ragazzo perfetto non gliene si poteva di certo fare una colpa.
Ora però doveva assolutamente trovare il modo di scusarsi con Jimin, ma era da tutta la sera che tentava di averci un dialogo e prontamente all’ultimo si bloccava e quindi non era ancora riuscito a combinare niente.
Oltretutto il maggiore non era stato per niente d’aiuto, ma cosa poteva pretendere? Lo aveva trattato malissimo e quella frecciatina su William poteva risparmiarsela. Per non parlare del fatto che appena si era ritrovato da solo con lui ed Hoseok, era fuggito come un idiota con la scusa di fare una telefonata e si era isolato senza riuscire a combinare nulla di buono.
Proprio in quel momento Jimin uscì dal bagno, i loro sguardi si incontrarono per un secondo e Jimin lo distolse subito, voltandosi per tornare in sala da pranzo, ma Taehyung decise che non poteva più andare avanti così «Chim!».
Lui si fermò sul posto, senza guardarlo in faccia, come se fosse ancora indeciso sul da farsi.
«Vorrei» esitò, «vorrei parlarti, ti va di venire qui?» disse poggiando una mano sul divano e spostando un cuscino.
Jimin sospirò, non voleva cedere, ma era Tae e con Tae era impossibile arrabbiarsi sul serio e poi era stanco di tutta quella tensione tra loro due, non aveva alcun senso.
Così lo raggiunse e si sedette al suo fianco. Le labbra serrate e lo sguardo serio. Taehyung non poté fare a meno di pensare che quel nuovo colore e quell’espressione così poco adatta al viso dolce e infantile, lo facevano sembrare un bambino infuriato.
Sorrise teneramente «Scusami» disse semplicemente, credette che per iniziare, delle scuse sincere fossero la cosa migliore, «sono stato un idiota, indelicato, stupido ed egoista» Jimin piegò leggermente la testa di lato guardandolo divertito, «imbecille, scemo e cattivo» continuò.
«Tae…» disse Jimin accennando ad un sorriso.
«Insensibile, imperdonabile, stupido, l’ho già detto idiota?».
«Tae smettila» Jimin trattenne un risolino ma le sue labbra si curvarono a tradire il suo sorriso.
«Insomma, sono stato davvero stronzo e non pensavo niente di quello che ho detto, l’ho fatto solo perché, boh, forse ero preso dai miei problemi e ho buttato la frustrazione su di te» disse tutto d'un fiato, «lo so che non è una scusa valida ma ti prego, ti prego non essere arrabbiato con me, non lo sopporto».
Jimin sospirò rassegnato, Taehyung aveva assunto quell’aria da pentito a cui Jimin proprio non riusciva a resistere. 
Sembrava un cucciolo bisognoso d’affetto in quel momento e se c’era una cosa a cui Jimin non poteva opporre resistenza era un Taehyung che ricercava le sue attenzioni.
«Sei stato insensibile è vero» gli disse facendosi più vicino, questo annuì vigorosamente.
«Potrai mai perdonarmi Chimmi? Giuro che farò qualsiasi cosa e giuro che quelle cose non le pensavo davvero!».
«Taehyung fammi finire» gli disse infastidito, ma gli scappò una risatina, «sei stato davvero poco carino, ma sei anche la persona che si è presa cura di me quando avevo il cuore spezzato, che si prende sempre cura di me quando ho il cuore spezzato» si corresse.
Poi gli sorrise apertamente «Che mi prepara la carne quando sono giù, che si preoccupa per me, che mi aiuta sempre».
Taehyung lo osservava teso.
«Che mi fa divertire e che non mi fa pensare ai problemi, sei il mio migliore amico Tae e se dici che sei pentito ti credo e poi non ce la faccio a stare arrabbiato ancora tanto con te».
Se quelle parole in parte lo rassicurarono, dall’altro lato furono come aghi acuminati conficcati nel petto. 
Il suo migliore amico, già, perché loro erano questo, migliori amici, niente di più.
Jimin osservò stupito l’altro «Speravo in una reazione migliore sai?».
Taehyung lasciò da parte il resto e si concentrò sul momento, su Jimin davanti a lui che gli diceva che andava tutto bene, che non ce l’aveva con lui.
Gli rivolse un sorriso enorme e poi si fiondò tra le sue braccia, andando ad appoggiare la testa sulla sua spalla «Scusami, scusami, scusami».
Jimin gli accarezzò la testa «Ora smettila di scusarti, non è successo niente». 
Taehyung era la persona di cui più si fidava al mondo, una persona che gli dava certezze anche solo con uno sguardo e sapeva che le parole che gli aveva rivolto poco prima, non erano state pronunciate per ferirlo, ma sicuramente era stato spinto da qualcos’altro, al momento però, non gli andò di indagare ulteriormente, era stanco dei conflitti, voleva solo starsene con il suo migliore amico e non pensare più a William o a qualsiasi altra cosa. 
Così restarono per un po’ abbracciati, Jimin che gli accarezzava la testa, come a consolarlo, poi si staccò notando il telefono di Taehyung vibrare «Hai ricevuto un messaggio» gli fece notare.
«Guardo dopo» disse distrattamente, dopo aver litigato aveva imparato che Jimin gli concedeva un bel po’ di coccole gratuite e lui non intendeva rinunciarci.
Non lo fece di proposito, ma la situazione volse a suo favore «Allora è vero che ti senti con qualcuno!» disse Jimin con una punta di fastidio nella voce, mettendo distanza tra loro, bloccando le braccia che Taehyung aveva spalancato cercando di stringerlo a sé.
Quest'ultimo prese la palla al balzo, non voleva illudersi, ma sapeva che Jimin era abbastanza possessivo e pensare che potesse essere geloso anche solo per amicizia, gli faceva venire le farfalle nello stomaco.
«A te che importa?» disse scherzoso, per poi abbandonare il telefono sul comodino e sdraiarsi sul divano portando le braccia dietro la nuca, per stare più comodo. 
Jimin questa volta gli si buttò letteralmente addosso «Dai sono curioso! E’ un nostro compagno di corso?».
Taehyung scosse la testa «Sei fuori strada».
«Quindi ammetti che qualcuno che ti piace c’è!» insisté Jimin, ora era sdraiato su di lui, le braccia a circondargli il collo, lui appoggiò le mani sulla sua schiena.
«Non lo nego» avrebbe voluto dirgli che nel suo cuore da anni c’era posto solo per lui, che il motivo per il quale non aveva più avuto una relazione dopo la sua ultima, finita un anno e mezzo prima, era perché aveva capito che nessuno era in grado di fargli cambiare i sentimenti che provava per lui, che avrebbe voluto baciarlo in quel momento stesso e svegliarsi ogni mattina al suo fianco. Ma non lo fece, come al solito restò sul vago, preferendo chiudersi in sé stesso, piuttosto che affrontare un rifiuto. 
«Uffa Tae Tae, mi farai impazzire dalla curiosità!».
Taehyung gli accarezzò la testa «Ti sta bene questo colore, non te lo avevo ancora detto».
Jimin appoggiò la testa sul suo petto «Come siamo bravi a cambiare argomento».
Taehyung sbuffò divertito.
«Tae Tae, visto che siamo in tema sincerità, scuse, far pace etc.…» disse Jimin un po’ incerto «posso farti una domanda?».
Il cuore di Taehyung iniziò a battere più velocemente, cosa voleva chiedergli? Annuì appena «si».
«Mi chiedevo» fece una pausa in cui sembrò riflettere, poi continuò più deciso, «mi chiedevo se Jungkook ti sta antipatico».
Taehyung si alzò appoggiandosi con i gomiti al divano e costringendo anche Jimin ad alzarsi un po’ «No» disse subito, «certo che no, cosa te lo ha fatto pensare?».
Jimin sospirò, la mano appoggiata alla sua spalla per sostenersi «Non so, sei diverso da quando c'è lui, a casa ti vedo a disagio e poi…»
«Poi?».
«Sabato sera quando hai rifiutato di venire con noi a visitare la città pensavo fosse perché eri stanco» spiegò amareggiato, «ma poi hai detto che sei uscito con gli hyung e quindi ho pensato che…»
«Mi spiace se mi hai frainteso» lo interruppe dispiaciuto, «ho solo pensato che voleste stare un po’ da soli».
Jimin lo osservò stupito «Perché?».
«Non so» disse incerto lui, senza guardarlo negli occhi, «non vi vedete da tanto e poi tu stravedi per Jungkook, credevo volessi goderti il tuo amico da solo, senza avere me tra i piedi».
Jimin corrugò le sopracciglia per poi dare un leggero colpo in testa a Taehyung.
«Ahi! Che ho fatto ora?».
«Sei davvero un idiota allora!». 
«Cosa? Perché?» si lamentò questo portandosi una mano alla testa.
«Tu non sei mai di troppo» disse buttandosi tra le sue braccia.
Taehyung lo accolse ben volentieri e tornò a sdraiarsi, «Scusa se sono sembrato distaccato».
Jimin fece di no con la testa, per poi posare un bacio sulla spalla dell’amico «Sei sempre così insicuro, e poi cosa vuol dire che stravedo per Jungkook? Io stravedo anche per te».
«Sì, ma lui» Taehyung non fece in tempo a finire la frase che Jimin alzò nuovamente la testa.
«Aspetta» disse divertito, «as-pet-a» sillabò, mentre il sorriso si faceva strada nel suo volto, «tu sei geloso!».
Taehyung si sentì avvampare, «Non è vero!» nemmeno ci provò ad essere credibile, ormai la sua espressione aveva tradito i suoi sentimenti.
Jimin scoppiò a ridere «Tae Tae sei così stupido» disse abbracciandolo di nuovo e sprofondando la testa nella sua maglia, «non devi essere geloso di nessuno, tu sei mio e io sono tuo» quella frase lo stese, Jimin aveva la capacità di fargli provare cose che con nessuno aveva mai provato, poi se ne usciva con certe frasi e lui avrebbe voluto sbattere la testa contro un muro. 
Poi Jimin alzò nuovamente la testa il tanto che bastava per guardarlo in faccia e Taehyung credette di non farcela. Quel maledetto lo osservava divertito, felice di provocargli imbarazzo «Hai le orecchie tutte rosse» lo prese in giro.
«Sei l’essere più dispettoso della terra» disse andando a solleticargli la vita. 
Questo si contorse subito e iniziò a ridere «No Tae Tae ti prego!».
Taehyung prese a fargli il solletico anche al collo, fino a bloccarlo tra il suo corpo e il divano, le gambe intrecciate, per non permettergli di muoversi.
«Tae Tae lasciami» Jimin si contorceva, ma non si impegnava più di tanto per liberarsi.
Nel frattempo, Taehyung si beava della risata cristallina dell’altro, che non smetteva di ridere, il suo sorriso aveva sempre avuto qualcosa di speciale per Taehyung, la dentatura, contornata dalle sue belle labbra piene, non era perfetta, ma il suo sorriso era affascinante ed estremamente coinvolgente.
Anche lui iniziò a ridere, mentre non dava tregua all’altro, che prendendolo alla sprovvista, ribaltò presto la situazione, andando a sedersi a cavalcioni su di lui, cercando di tenerlo fermo.
Taehyung era più grande di lui, ma Jimin era parecchio forte, quindi non fece particolarmente fatica a sovrastarlo, nonostante le mani dell’altro continuassero a stuzzicarlo dappertutto, provocandogli una risata incontrollata e mozzandogli il respiro di tanto in tanto.
Taehyung si fermò solo quando Jimin circondò il suo collo con le braccia andando ad appoggiare la fronte alla sua, sorridendo istintivamente, mentre lo sguardo del suo migliore amico era perso nel suo. 
Restava in quella posizione perché amava il modo in cui Taehyung lo guardava e allo stesso tempo pensava di voler essere guardato in quel modo soltanto da lui, era uno sguardo dolce e in qualche modo gli era sempre sembrato insicuro, ma comunque il più intenso che gli avessero mai rivolto. 
Taehyung lo ammirava come se Jimin fosse perfetto e lo faceva davvero sentire così, i suoi occhi, dalla forma spettacolare e le lunghe ciglia scure, erano diventati la più efficace delle medicine per lui, sentiva che in qualche modo Taehyung lo completava.
Sentiva che poteva affrontare qualsiasi delusione d’amore e altrettanti problemi finché c’era lui al suo fianco a guardarlo come se fosse una persona speciale, a ricordargli che qualsiasi cosa accadesse, lui sarebbe stato sempre al suo fianco.
Quegli occhi che si immergevano nei suoi gli confermarono la sicurezza del loro rapporto e lo facevano sentire al sicuro, così ogni tanto, deliberatamente si perdeva in lui, per beneficiare del suo sguardo attraverso il quale sperava di riuscire a comunicargli tutta la sua gratitudine.

Taehyung si era perso da due minuti buoni ad osservare Jimin, si maledì mentalmente, doveva avere un’espressione da idiota, ma quel bel viso, il suo sorriso, le labbra così vicine alle sue e il suo profumo dolce ad inebriargli i sensi, non gli consentivano alcun movimento.
Sospirò, accorgendosi di star trattenendo il respiro da chissà quanto e fu contento che poco dopo Jimin chiuse gli occhi pacificamente, altrimenti sarebbe stato difficile spiegare il perché stesse arrossendo, già iniziava a sentire le mani sudare e non era proprio il massimo.
«Tae» Jimin, gli occhi ancora chiusi, unì nuovamente le labbra rosee e le bagnò appena con la lingua.
Per Taehyung fu troppo, non lo lasciò continuare e strinse la presa sulla sua vita, approfittando del fatto che il minore avesse abbassato la guardia, lo buttò dall’altra parte del divano, iniziando a fargli il solletico alla pancia, sedendosi sulle sue gambe per tenerlo fermo.
Si odiava per aver rovinato quel momento, aveva avuto l’occasione di avere Jimin tutto per sé, in un’atmosfera così intima e tenera, ma non aveva avuto scelta, o quello oppure era sicuro che gli sarebbe saltato addosso.
Jimin scoppiò a ridere, ma tentò di fermarlo prendendolo per i polsi «Stavo parlando» si lamentò tra una risata e l’altra, le braccia di Taehyung bloccate dalla sua stretta, il respiro di entrambi fattosi pesante a causa dell’improvvisa lotta. 
«Posso chiederti un favore?» chiese Jimin serio, lasciando i suoi polsi e andando ad intrecciare le mani alle sue.
Taehyung si limitò ad annuire, curioso.
Jimin sembrò pensarci un attimo prima di parlare «Cercherai di andare d’accordo con Jungkook?» chiese poi tutto d’un fiato.
Taehyung esitò un attimo e lo sguardo di Jimin si fece colpevole, sapevano entrambi che non avrebbe dovuto nominarlo, non in quel momento, avevano appena fatto pace, quella era una cosa loro e loro soltanto, ma Taehyung si sforzò di capire, non voleva essere egoista e sapeva quanto fosse importante per Jimin.
«Certo» disse accennando ad un sorriso, nonostante sapesse che il suo sguardo tradiva la delusione che provava, «voglio davvero conoscerlo e diventare suo amico» confessò, «ci metterò tutto l’impegno possibile».
Jimin gli sorrise apertamente, rasserenato e lo tirò a sé stringendolo in un abbraccio, Taehyung lo lasciò fare, sdraiandosi sopra di lui e appoggiando la testa al suo petto.
Finalmente sentiva di avere di nuovo tutta l’attenzione di Jimin su di sé e se ne restarono avvinghiati per un po’, il resto del mondo dimenticato, in quell’abbraccio accogliente. 
 

Nel frattempo, Seokjin, Namjoon e Yoongi si erano seduti nella terrazza, mentre Hoseok e Jungkook stavano ancora parlando, in particolare, Hoseok si lamentava di Yoongi.
«È davvero come vivere con una vecchietta ogni tanto» spiegava ad un Jungkook divertito, «ha tutte le sue abitudini e se per caso cambiamo programmi all’improvviso, va nel panico».
«Davvero? Non riesco ad immaginarmi Yoongi hyung in ansia».
«Oh, e spero tu non abbia occasione di vederlo, è uno spettacolo che riserva a pochi e indovina chi è la persona che si è beccata più sfuriate e attacchi d‘ansia?» disse indicandosi e facendo un’espressione esasperata, «ma ormai ci ho fatto l’abitudine, conviviamo da quattro anni e lo conosco da quando ne abbiamo sei, non mi spaventa più nulla».
«Caspita, siete amici di infanzia allora?».
«Si, io lui e Seokjin frequentavamo le stesse scuole elementari e vivevamo nello stesso quartiere, loro si conoscono da sempre, io mi sono trasferito lì a sei anni e da quel momento siamo stati tutti e tre inseparabili».
Jungkook non poté fare a meno di pensare a come la cosa gli ricordasse l’amicizia tra lui e Jimin. Vicini di casa da sempre, erano amici fin dall’asilo «E tu e Yoongi state insieme da tanto?» chiese poi.
Hoseok sgranò gli occhi e il suo viso si fece ancora più espressivo del solito, sembrava sconvolto «Io» tentò, «io e» sembrava nel panico, «tu hai pensato che» rise istericamente, «oddio» poi ricominciò a ridere e arrossì leggermente, «no, insomma, no» disse teatralmente, «no, no, no grazie».
Jungkook era disorientato «Che?».
«Non stiamo insieme» disse intrecciando le braccia a formare una “x” «io e Yoongi» rise ancora, «questa la devo raccontare a Nam» disse tra le risa.
«Oh, scusami» solo allora Jungkook capì, eppure era convinto che fossero insieme, Jimin non gli aveva detto nulla a riguardo, ma gli era sembrato ovvio.
Hoseok sembrava sconvolto da tale supposizione «No, impazzirei a stare insieme ad uno così» poi si guardò intorno agitato, «senti andiamo a cercare quei due, vivono insieme si possono vedere ogni giorno per chiarirsi, ma la domenica tutti insieme capita solo una volta a settimana».
Detto ciò si alzò e Jungkook, parecchio confuso lo seguì, eppure gli erano sembrati così in sintonia, che non aveva potuto fare a meno di fare tale supposizione, si maledì per la figuraccia che aveva appena fatto.
Quando i due raggiunsero il salotto, Marlet al seguito, la scena che si trovarono davanti non stupì particolarmente Hoseok, ma fu in grado di sconvolgere Jungkook.
Vide appena il suo migliore amico, perché Taehyung era completamente sdraiato sopra di lui, le mani di Jimin che gli accarezzavano i capelli delicatamente e gli occhi del minore chiusi in un'espressione di totale serenità.
Serenità che in quei giorni non gli aveva mai visto in volto
«Ehi bambini, avete intenzione di tornare alla civiltà o ve ne state qui da soli come due fidanzatini?».
Marlet corse subito tra i due, abbaiando e saltellando e Taehyung aprì gli occhi lentamente, sorridendo al cagnolino.
Ciò che stupì di più Jungkook fu lo sguardo sereno di Jimin che accarezzava Taehyung e lo guardava con dolcezza, anche il suo viso tornato quello sereno di sempre.
Una cosa era certa, avevano fatto pace, ma non si aspettava di trovarli avvinghiati a quel modo, Jimin amava il contatto fisico, ma in quell’abbraccio c’era qualcosa di diverso dagli abbracci che dava a lui.
Era come se fosse qualcosa di più intimo, quasi gli sembra di aver interrotto qualcosa e si sentì inspiegabilmente in imbarazzo, oltre che incuriosito dalla situazione.
«Ci siamo, ci siamo» disse Jimin ad Hoseok, mentre costringeva Taehyung a tirarsi su, poi liberò le gambe, che fino a quel momento erano state intrecciate a quelle dell’altro e si alzò in piedi, porgendo una mano a Taehyung, che la afferrò aiutandosi ad alzarsi.
Jungkook cercò lo sguardo di Jimin, gli sarebbe bastato per capire meglio la situazione, ma lui lo ignorò di proposito, superandolo e appoggiando una mano sulla sua schiena distrattamente. 
Jungkook sorrise divertito, come aveva immaginato a suo tempo, Kim Taehyung era diventata davvero una persona molto importante per Jimin e questa consapevolezza lo spronava a impegnarsi ancora di più per conoscerlo.
 

Così i quattro raggiunsero il resto del gruppo all’aria aperta. Seokjin era seduto in braccio a Namjoon e Yoongi in una sedia di fronte a loro, mentre parlava concitato di qualcosa e i due lo ascoltavano seri.
Jungkook sentì la mano di Taehyung poggiarsi insicura sulla sua spalla.
Si sentì rabbrividire, doveva rilassarsi, ma era più forte di lui, voleva talmente tanto entrare nelle sue grazie, che in sua presenza era teso come una corda di violino.
«Siediti tu» disse indicando l’unica sedia rimasta libera, in effetti notò che nella piccola terrazza non c’era posto per molte altre. 
«Oh, grazie hyung» disse sorridendo timidamente e sedendosi quindi vicino a Yoongi.
Taehyung gli sorrise senza guardarlo direttamente negli occhi.
Jungkook pensò che era meglio di niente, poi il maggiore si appoggiò alla ringhiera accanto a Jimin, il braccio appoggiato ad essa, che andava a circondare le spalle dell’altro.
Hoseok, che varcò la soglia per ultimo si guardò un po’ intorno, alla ricerca di un posto libero e il suo sguardo indugiò su Yoongi, che era ancora concentrato a parlare e poi su Jungkook in maniera sfuggevole.
Yoongi non lo guardò nemmeno, ma prese il suo braccio e lo avvicinò a sé, intimandogli di sedersi sulla sua gamba, questo indugiò un attimo e poi si lasciò convincere.
Jungkook percepì il suo disagio come causa della loro precedente conversazione, sperava di non aver messo in imbarazzo lo hyung con la sua figuraccia.
In poco tempo tutti si unirono alla discussione, che trattava l’ultimo mixtape di Yoongi che sembrava non essere affatto soddisfatto.
Jungkook non ne sapeva molto naturalmente, ma si limitò ad ascoltare interessato e Jimin gli fece sentire anche qualche traccia.
Hoseok si dimostrò uno dei suoi più grandi ammiratori, sostenendo con determinazione la tesi secondo la quale il suo migliore amico fosse troppo severo con sé stesso.
Essendo coinquilini era la persona che assisteva maggiormente al suo operato e Jungkook scoprì, anche la prima a cui faceva sentire le sue tracce e a cui chiedeva consiglio, quindi aveva le idee molto chiare a riguardo.
Comunque tutti sembravano ammirare molto il lavoro di Yoongi e Jungkook fu piacevolmente colpito dal sostegno e la fiducia che tutti dimostrarono.
«Ah, quasi dimenticavo!» disse Jimin in un momento in cui non si stava più parlando di niente in particolare, «non vi ho mostrato i video di Jungkook».
Jungkook si voltò verso di lui con sguardo omicida «Hyung non è il momento» tentò.
«È vero» intervenne Hoseok allegro, «avevi detto che me li avresti fatti vedere» disse rivolto a Jungkook.
Quest’ultimo non poté far altro che arrendersi alle loro richieste, mentre Jimin trafficava con il suo telefono alla ricerca dei video e Jin e Namjoon iniziavano a fare mille domande, anche Yoongi sembrava dedicargli tutta la sua attenzione, un po’ si sentì in imbarazzo.
Era grato a Jimin, ma era imbarazzante che lo trattasse come un fratellino e mostrasse orgoglioso ogni cosa che faceva.
Quando Jimin trovò il video andò in mezzo ai quattro che erano seduti e insieme lo commentarono.
Taehyung nel frattempo sospirò rassegnato, quel dannato Jungkook era sempre nei pensieri di Jimin, sorrise osservando l’espressione tronfia del maggiore mentre si vantava del suo giovane amico.
Taehyung capì definitivamente che avrebbe dovuto farci l’abitudine. 
Si voltò lentamente, sentendosi osservato, Jungkook non guardava gli altri, troppo a disagio per osservare la loro reazione e notò però che il suo sguardo indugiava sulla sua figura.
Lo trovò tenero mentre non sapeva bene dove guardare, forse si stava chiedendo perché lui non si unisse agli altri.
Jungkook sembrò impanicarsi quando si accorse di essere osservato dal maggiore.
«Tranquillo» gli disse Taehyung divertito, i suoi occhi finalmente incontrarono quelli timidi di Jungkook, che faceva fatica a sostenere il suo sguardo, «Jimin mi ha già fatto vedere tutti i tuoi video più o meno da quando hai iniziato».
Jungkook dischiuse leggermente le labbra, stupito e contento che Taehyung gli stesse rivolgendo la parola.
«Devo dire che sei davvero bravo coniglietto» disse sorridendo divertito.
Jungkook arrossì violentemente, quello era uno stupido soprannome che Jimin gli dava quando erano bambini.
Una volta cresciuti, ogni tanto Jimin si divertiva a chiamarlo così e lo aveva sempre messo in imbarazzo quando lo faceva, soprattutto davanti agli altri e questo non faceva altro che incitare il maggiore ad esagerare, possibile che gli avesse raccontato anche quello?
Taehyung gli fece il piacere di non soffermarsi troppo ad ammirare la sua reazione, passandogli davanti e avvicinandosi agli altri, a suo modo, aveva cercato di essere amichevole e confidenziale con Jungkook, guadagnandosi anche una piccola rivincita sul minore, che ci mise non poco a farsi passare l’imbarazzo.
 
Note dell’autore: Ciao a tutti! Finalmente la prima settimana si è conclusa e anche Jungkook è entrato a far parte del gruppo. Non vedevo l’ora di pubblicare questo capitolo in cui ragazzi si trovano tutti insieme.
Spero che vi sia piaciuto!

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Capitolo 7
*** Settimana 2: Lunedì 4 marzo ***


Settimana 2
Lunedì 4 marzo 18.30

 
Quando Seokjin aprì la porta, una tazza di tè alla mano, dalla posizione in cui si trovava poteva vedere Hoseok salire le scale a passo tranquillo, mentre si guardava intorno beato, come se quella fosse la prima volta che visitava il condominio «Principessina chiudi tu la porta che se ci metti ancora tanto mi si raffredda il tè» lo avvertì Seokjin.
Hoseok sorrise appena «Grazie per l’appellativo» disse fingendo di scostarsi i capelli dalla spalla, prima che Seokjin sparisse oltre la porta, dirigendosi verso lo studio di Namjoon.
Entrando in casa Hoseok si sedette con calma al piccolo tavolo della cucina e non si stupì nel trovare al suo solito posto del lunedì pomeriggio una tazza di tè fumante che lo aspettava.
Quando Seokjin tornò in cucina, questi stava già sorseggiando la bevanda «Nam ha preso la giornata libera?» chiese.
Seokjin fece appena un cenno con la testa «No, no è partito poco fa, il tè l’ho portato a Jungkook».
«Oh», rispose stupito l’altro, «che ci fa qui?».
Seokjin si sedette difronte all’amico «Nam gli presta il computer per un progetto scolastico» sintetizzò stringendosi nelle spalle.
Nell’espressione di Hoseok si poteva vedere tutto il suo riflettere, come se quell’informazione fosse di vitale importanza «Comunque è un ragazzo interessante» convenne poi, «mi ha fatto una buonissima impressione».
«Oh, è un tesoro» disse Seokjin teneramente, «mai visto un ragazzo così ben educato ed intelligente, è anche molto affascinante non trovi?».
Hoseok sospirò teatralmente, scuotendo la testa di qua e di là «Mamma Seokjin si è già innamorata del nuovo bambino?».
Seokjin sorrise divertito.
«Vedi di non fare ingelosire i due gemellini solo perché ora non sono più i piccolini della casa».
Seokjin rise «Ma finiscila» disse agitando la mano, «comunque quei due dovrebbero imparare un po’ di educazione da lui, è proprio un ragazzo adorabile».
Hoseok non poté far a meno di notare che il nuovo arrivato era entrato nelle grazie di Seokjin, ne era felice, era contento che l’amico di Jimin fosse stato accolto senza problemi e fosse effettivamente un ragazzo d’oro.
«Ma ora dimmi» disse Seokjin schiarendosi la gola e abbassando il tono della voce, come se non volesse essere sentito da qualcuno.
Hoseok sorrise maligno, sapendo dove voleva arrivare.
«Cosa mi hai portato all’angolo del tè delle pettegole del lunedì pomeriggio?» i due trascorrevano sempre il lunedì pomeriggio insieme e ormai gli avevano dato pure un nome ai loro incontri. 
Hoseok finiva di allenarsi in palestra alle 18.00 e dal momento che Seokjin a quell’ora era sempre solo e lui per tornare a casa doveva comunque passare nella zona del loro appartamento, le visite improvvisate di Hoseok col tempo erano diventate una routine che difficilmente spezzavano.
Oltretutto a quell’ora anche Yoongi era sempre parecchio impegnato, quindi per entrambi sarebbe stato abbastanza noioso stare a casa da soli. 
Il nome in realtà era stato coniato da Jimin, che ogni tanto, quando capitava che il lunedì riuscisse a raggiungere Hoseok in palestra, si univa a loro. 
Lo aveva quindi chiamato “l’angolo del tè delle signore pettegole del lunedì pomeriggio” un giorno in particolare in cui aveva assistito ad una tipica chiacchierata tra i due, che in assenza uno del compagno e l’altro del coinquilino, non facevano altro che lamentarsi di questi ultimi. 
Per Jimin era sempre divertente ascoltare i due e immaginarli come due anziane signore di paese che sanno tutto di tutti, così quello era diventato il nome ufficiale dei loro incontri. 
In realtà Jimin non sapeva che molto spesso i protagonisti delle loro conversazioni erano lui, il suo compagno di turno e il povero Taehyung dal cuore spezzato.
Comunque, se si voleva sapere qualcosa per vie traverse, il lunedì pomeriggio a casa Kim era un ottimo posto per ricavare informazioni. 
«In realtà» disse Hoseok parecchio soddisfatto, «ho delle novità piuttosto interessanti».
«Lo immaginavo» disse contento Seokjin, che aveva già letto il suo sguardo, «ma scusa» continuò poi pensieroso, «Chim non aveva detto che oggi sarebbe riuscito ad andare in palestra? Perché non è venuto con te?».
«È qui che ti voglio» prese un sorso di tè, dando enfasi all’attesa, «era tutto emozionato oggi in palestra, sembra si stia riprendendo bene dalla rottura con William».
Seokjin ascoltava in rigoroso silenzio, sorseggiando il suo tè, mentre l’amico parlava pacatamente, donando teatralità al suo discorso, come amava fare in quelle situazioni.
«Poi, quando gli ho chiesto se veniva con me ha detto che doveva correre a casa, non aveva un impegno in particolare, ma ci teneva ad esserci, aveva qualcosa da dire a Taehyung».
«Oh» Seokjin si fece scappare un esclamazione stupita.
«Ma il bello è stato quando sono arrivato qui, non sapevo che Kookie non fosse in casa».
Seokjin rifletté velocemente «Quindi stai insinuando che Jimin ci tenesse tanto a tornare a casa perché sapeva che Tae era solo?».
Hoseok si strinse nelle spalle «Il suo atteggiamento non lasciava spazio a dubbi, non aveva un qualche impegno o compito da portare a termine, aveva una voglia matta di andare a casa per qualche motivo».
«Cosa può significare? Lo sai che non dobbiamo farci illusioni con Chim» ed era vero, dopo anni che Taehyung gli sbavava letteralmente dietro, questo aveva dato prova di avere due fette di salame sugli occhi parecchio spesse, scambiando ogni sua parola, premura e lo stesso legame fin troppo viscerale che li legava, per una forte amicizia. 
In tutto quel tempo ormai per gli altri ragazzi era diventato quasi un loro obiettivo personale fare in modo che Jimin quantomeno si accorgesse dei sentimenti di Taehyung e della natura del loro rapporto davvero molto equivoca, nonostante le varie relazioni di quest’ultimo.
«Lo so, lo so» l’espressione di Hoseok si fece più rassegnata, come se di colpo fosse tornato alla realtà, «però il fatto che voglia dedicare degli spazi solo a lui, anche ora che Kookie vive con loro, è un bene non trovi? E poi ieri sera hanno fatto pace, li abbiamo trovati sul divano tutti appiccichini».
Seokjin annuì pensieroso «Può essere un segno, come può essere che questo non faccia altro che illudere Tae».
Tra i due calò il silenzio, entrambi in riflessione, ormai quella storia li stava logorando tutti da almeno un anno e mezzo. 
Infatti, da quando tutti si erano accorti dei sentimenti che Tae provava per il migliore amico, non potevano fare a meno di fare il tifo per lui, per non parlare del fatto Taehyung sarebbe stato un fidanzato fantastico per Jimin, a differenza degli individui con cui aveva di solito a che fare ed erano certi che fossero fatti l’uno per l’altro e che solo Jimin dovesse rendersene conto.
Il loro rapporto aveva sempre avuto qualcosa di particolare, per questo motivo anche loro non potevano fare a meno di sperarci almeno un po’.
Per prima cosa, nonostante vivessero insieme, si premuravano di trovare almeno un giorno alla settimana da passare insieme solo loro due a svolgere una qualsiasi attività o anche a starsene seduti sul divano a guardare la televisione, bastava stare insieme.
Poi, se si usciva con uno, le telefonate e i messaggi a cui rispondeva in qualsiasi caso erano quelli dell’altro ed era ormai provato che i due, se separati per troppo tempo, soffrivano di crisi di astinenza e passavano il tempo al telefono per ore o a parlare l’uno dell’altro. 
In un certo senso Seokjin pensava che i due fossero anche più appiccicati di lui e Namjoon certe volte, il che non poteva significare altro che tra i due ci fosse qualcosa di diverso dall’amicizia.
Hoseok stava per dire qualcosa, ma venne interrotto dal rumore di passi incerti e da una figura, la cui altezza e stazza stonavano un po’ con i modi educati e incerti, che faceva capolino dal salotto.
La voce timida si intromise in quel silenzio «Grazie ancora per il tè, hyung» disse spuntando dalla porta della cucina.
I due lo guardarono assorti, troppo concentrati sul problema “coppietta di migliori amici” per accorgersi prima del suo arrivo.
«Oh, non sapevo ci fossi anche tu, hyung» disse rivolto ad Hoseok, gli sorrise discretamente, «come stai?» il maggiore gli aveva trasmesso simpatia dal primo istante in cui l’aveva conosciuto e seppur fosse bloccato dalla timidezza, fu davvero contento di vederlo.
«Ehilà Kookie» lo sguardo pensieroso di Hoseok si trasformò presto in un sorriso smagliante.
Jungkook fu sorpreso di sentirsi chiamare in quel modo, si erano conosciuti solo il giorno prima e già Hoseok gli dava tanta confidenza, comportamento decisamente affine al tipo di persona solare e amichevole che era, ne rimase piacevolmente colpito.
«Sto bene, sto bene, tu piuttosto, come ti trovi qui a Seul?».
Jungkook si addentrò nella stanza con fare incerto, come se dovesse chiedere il permesso, Seokjin gli prese di mano la tazza e gli avvicinò prontamente una sedia, invitandolo a sedersi al tavolo con loro. 
Doveva ammettere che in quanto ad ospitalità e accoglienza Seokjin era un mago, era in grado di farlo sentire a suo agio in ogni occasione.
«Mi trovo bene, oggi ho avuto le prime lezioni e sono molto entusiasta di iniziare l'anno».
«Ottimo» disse Seokjin tornando a sedersi dopo aver messo in lavastoviglie la tazza, «quei due ti stanno trattando bene?».
Lui annuì convinto «Beh, Chimmi è sempre il solito hyung fastidioso e impiccione» disse con affetto, «e Taehyung è davvero gentile con me».
«Si, non devi preoccuparti, andare d’accordo con Taehyungie è la cosa più facile del mondo» lo rassicurò Hoseok, notando che il ragazzo non si era sbilanciato tanto in proposito.
In effetti, doveva ammettere che aveva immaginato il coinquilino di Jimin molto più simile ad un amichevole Hoseok oppure ad un accogliente Seokjin, ma Taehyung non era affatto come se lo era immaginato e nonostante lo avesse preso alla sprovvista dal punto di vista caratteriale, gli piaceva davvero molto e suscitava in lui parecchio interesse. 
Lo stesso valeva per il rapporto che lo legava a Jimin, ma purtroppo Taehyung sembrava essere molto più introverso rispetto agli altri ragazzi e stava avendo parecchie difficoltà ad entrarci in confidenza, seppur dopo quella domenica sera le cose un pochino fossero migliorate.
I tre vennero interrotti da una melodia che Seokjin riconobbe subito come opera di Yoongi.
Hoseok prese il suo telefono e sbuffò nel vedere che la telefonata proveniva proprio da quello «Non starà già rompendo per la cena» si lamentò portando il telefono all’orecchio e guardando i due scocciato.
Seokjin non si preoccupò di trattenere una risatina «Ma finiscila, che in realtà ti fa piacere che ti cerchi come una mogliettina premurosa».
«Pronto?» disse lui a voce alta fulminando il maggiore con lo sguardo, che non ebbe timore di ricambiare, iniziando una lotta di sguardi mentre il minore parlava al telefono.
Jungkook nel frattempo osservava la scena curioso, aveva notato che in quel gruppo di amici c’era una complicità tale che era difficile per lui inserirsi certe volte. 
Tra di loro spesso sembrava non esserci bisogno di tante parole per capirsi e ognuno di loro aveva con gli altri un rapporto diverso e personale. 
Era davvero felice che Jimin avesse incontrato persone così genuine a Seul, ne aveva sicuramente bisogno.
«Dimmi?» chiese Hoseok un po’ scocciato.
«Non so, che ore sono?».
A quelle parole Seokjin picchiettò due dita sul suo polso, dove però non c’era nessun orologio, come a dirgli che era tardi, il minore lo ignorò di proposito.
«Quando mi pare se permetti» disse irritato, «non mi ero accorto dell’orario, comunque».
«Ok, ok, tra poco arrivo, non rompere però che sono ancora un uomo libero se permetti».
Terminò la chiamata infastidito «Più che una moglie sembra di avere un bambino» si lamentò, «o un vecchio bisbetico» disse trattenendo un sorriso divertito.
«Ti sta già cercando per la cena?» chiese Seokjin divertito.
Hoseok alzò gli occhi al cielo «Guarda, ultimamente sta lavorando tanto a casa e inizia ad avere orari da ospizio».
Seokjin rise rumorosamente, anche Jungkook si lasciò scappare una risata, associare Yoongi ad un nonno era fin troppo semplice.
«Comunque, ora è meglio se vi saluto davvero» disse stiracchiandosi, «devo farmi una doccia prima di cena, mi faccio schifo da solo» prese il suo borsone e nell’uscire dalla cucina passò una mano sulle spalle di Seokjin e dopo scompigliò i capelli di Jungkook, che gli sorrise timidamente, «ciao ragazzi, ci vediamo presto».
«Ciao Hobi, fai attenzione per strada, che si è fatto tardi».
Lui annuì distrattamente «Kookie, se sei ancora qui in settimana ci vedremo di sicuro».
Il più piccolo annuì contento «Lo spero, buona serata!».
 

 
Quando Hoseok ebbe lasciato l’appartamento, Jungkook sussultò nel vedere l’ora che si era fatta «Caspita è davvero tardi, dovrei andare anche io».
«Perché non resti per cena?» chiese Seokjin, gli era venuto istintivo cercare di concedere a Taehyung quanto più tempo possibile da solo con Jimin e poi aveva davvero voglia di conoscere Jungkook, tra una cosa e l’altra non avevano avuto modo di parlare granché e lui voleva che si ambientasse al più presto.
«Ti ringrazio, ma non voglio approfittare ancora della vostra gentilezza».
Seokjin scosse la testa, ridacchiando «Pretendo che te ne approfitti» disse sicuro, «e poi ho voglia di cucinare qualcosa, ma se sono da solo non ha senso.
Jungkook sorrise «Allora lascia che ti dia una mano» propose, «non sono certo bravo quanto te ma me la cavo in cucina»
Seokjin non nascose lo stupore «Wow, mi stai dicendo che potrò finalmente avere un apprendista degno di portare questo nome e che io non debba costringere ad aiutarmi?» poi gli sorrise, «parti proprio bene ragazzino».
 
Alla fine, i due dovettero optare per del ramen istantaneo.
Il giorno prima Jin si era dato da fare per accogliere Jungkook al meglio e la loro dispensa era stata messa a dura prova. 
Non aveva ancora avuto il tempo di fare la spesa e quel che gli era rimasto non ispirava la sua arte culinaria.
«Il ramen istantaneo ha un non so che di confortevole» lo consolò Jungkook, vedendo il maggiore dispiaciuto all’idea di non cucinare insieme come previsto.
«Si, non quando si ha ospiti» disse frustrato sedendosi accanto al più piccolo sul divano, dove avevano deciso di cenare, la televisione in sottofondo.
«Non preoccuparti, davvero» lo pregò Jungkook, «questa cena è accogliente, come tutta la vostra casa del resto» continuò, mentre iniziava a mangiare e si guardava intorno incuriosito. 
Aveva già visto la stanza, ma con il caos del giorno prima era stato difficile fare attenzione ai particolari.
Apprezzò particolarmente l’arredamento, i mobili avevano uno stile moderno e c’erano in bella vista molti apparecchi elettronici che intuì servissero a Namjoon, ma il tutto era reso accogliente dalle tante foto di coppia e anche in compagnia degli altri ragazzi.
Oltre alla moltitudine di soprammobili e oggetti da collezione esposti qua e là, che donavano personalità all’appartamento. 
Il suo sguardo si posò un secondo di più sulla fotografia che aveva davanti, sul tavolino in vetro e in particolare sulla figura sorridente di Jimin.
Più che una casa di universitari a Jungkook sembrò l’appartamento di una giovane coppia prossima al matrimonio, in effetti, Seokjin già lavorava e a Namjoon ci sarebbe voluto ancora poco per finire l’università, quindi era un po’ come se fosse così effettivamente.
Seokjin gli sorrise, rincuorato «Sono contento che ti senti a tuo agio qui, Jimin ci tiene davvero molto».
«Già» sorrise Jungkook, «mi ha parlato tantissimo della tua cucina sai? Mi ha pure detto che hai lavorato parecchi anni in un ristorante».
«Oh, sì, ma è stato almeno un anno e mezzo fa» disse Seokjin rivangando nei ricordi, il suo sguardo sembrò illuminarsi, «mi piaceva davvero, ho iniziato che avevo la tua età sai?».
Jungkook gli fece uno dei suoi sorrisi da coniglietto, i denti leggermente sporgenti e il naso arricciato «Perché hai smesso? Sei davvero bravo».
Seokjin sospirò rumorosamente stringendosi nelle spalle «Necessità».
Il suo sguardo si fece pensieroso «C’è stato un periodo in cui mi ero fissato che volevo aprire un ristorante tutto mio» spiegò il maggiore ridacchiando, ma nella sua espressione non c’era vero divertimento.
Così Jin iniziò a raccontare, mentre entrambi consumavano il loro pasto tranquilli.
«Avevo risparmiato anche parecchio, ma poi ho iniziato ad avere problemi con i miei genitori, sai, la situazione in casa non era il massimo».
«Posso immaginare» disse Jungkook comprensivo.
Seokjin non era sicuro di dover continuare a raccontare, non era abituato a parlare troppo del suo passato o di quello che gli passava per la testa con i suoi amici. 
In genere erano loro a sfogarsi, essendo lui il maggiore e se doveva dirla tutta, era abbastanza realizzato della sua vita fino a quel momento. 
A lui bastava Namjoon, che si prendeva cura di lui e ascoltava ogni sua preoccupazione, non c’era bisogno di pesare sui più giovani, che avevano già tante preoccupazioni da gestire.
Ma sarà stata l’atmosfera creatasi o il ramen confortevole, come diceva Jungkook, ma quella sera si sentì a suo agio a raccontare al giovane un frammento della sua vita che non condivideva spesso con altri.
«Così ho scelto di accettare di lavorare per mio padre, che seppur mi costringesse ad avere a che fare con lui, mi ha permesso di andar via di casa» spiegò semplicemente, «sai, a volte nella vita si deve scendere a compromessi».
Jungkook aveva ascoltato silenziosamente il tutto, ragionando lentamente sui racconti del maggiore «E ne è valsa la pena?» non voleva essere invadente, ma era stato impossibile non notare l’incertezza nella voce di Seokjin.
«Ho Namjoon, quindi si» disse subito, «ne vale la pena» ribatté, come se lo stesse dicendo più a sé stesso che ad altri.
Il più piccolo annuì pensieroso, Seokjin aveva parlato come se i suoi desideri personali fossero strettamente legati al suo rapporto con Namjoon.
Jungkook pensò che il fatto che fosse felice con il suo compagno non volesse significare necessariamente che fosse soddisfatto di ogni aspetto della sua vita e allo stesso modo, era sicuro che concedersi di desiderare altro dalla vita lavorativa, non togliesse nulla al suo rapporto con Namjoon.
Lo pensò ma non lo disse, gli faceva piacere che lo hyung gli avesse raccontato queste cose, ma avevano davvero troppa poca confidenza ancora per spingersi oltre.
Per un po’ furono immersi nel silenzio, non uno di quelli imbarazzanti, sembrava più che ognuno di loro stesse facendo importanti riflessioni per conto proprio.
«E poi ogni domenica i ragazzi sono qui a cena» Seokjin appoggiò la ciotola di ramen che aveva appena finito sul tavolino, spezzando di botto il silenzio, per poi appoggiarsi alla schienale del divano, visibilmente più rilassato, «ho occasione di dare sfogo alla mia passione per loro».
Jungkook sorrise «Quindi è un incontro fisso il vostro».
«Si, facciamo del nostro meglio per esserci tutti» disse pensando al povero Tae, che faceva i salti mortali per esserci sempre, nonostante i lavoretti part time che spuntavano da ogni dove e gli portavano via quasi tutto il tempo libero, «naturalmente è sottinteso che da ora in poi sarà anche un tuo appuntamento fisso, se ti va».
Jungkook annuì contento «Volentieri» e il suo sguardo istintivamente indugiò ancora sulla foto di gruppo davanti a lui.
«L’abbiamo scattata una di quelle sere» disse Seokjin notando che la stava guardando.
«Posso?» chiese prendendola tra le mani e dando un’occhiata allo hyung come per cercare conferma.
Lui annuì appena, mentre notava lo sguardo di Jungkook prendere una nota malinconica «Sembra davvero felice» disse in un sussurro.
«Cosa?» chiese Seokjin, non capendo.
«Oh, dico, Jimin» disse lui come se non si fosse accorto subito di aver parlato, «dico che sembra davvero contento in questa foto» disse guardando il maggiore, «anche a casa lo è, l’ho notato da quando sono qui».
Seokjin sorrise «Sembrerebbe di sì, Jimin è un ragazzo così solare».
Jungkook sorrise malinconico «Già, non è sempre stato così» gli rivelo, «per questo voglio ringraziarvi, perché mi convinco sempre di più che sia merito vostro se lui è così sereno».
Seokjin gli sorrise a sua volta, intenerito, sapeva quanto il carattere di Jimin fosse instabile e poteva solo immaginare come doveva essere da adolescente, quindi capì immediatamente a cosa Jungkook si stesse riferendo «Ora che sei qui con lui lo è ancora di più».
Il minore sospirò «Lo spero».
«Te lo assicuro, non vedeva l’ora di averti qui» gli disse sicuro, gli piaceva il loro rapporto ed era sicuro che la sua presenza lo avrebbe aiutato molto.
 
Durante la serata Seokjin imparò a conoscere il minore, che sembrò aprirsi sempre di più, sostituendo a quella facciata timida e impacciata, un carattere allegro e giocoso, che a Seokjin ricordò un po’ quello degli altri due piccoli del gruppo, appena Jungkook avrebbe preso confidenza, era sicuro che la loro casa sarebbe stata ancora più rumorosa di quanto non fosse stata in quei tre anni.
 

Lunedì 4 marzo 22.00
 
Quando Namjoon tornò a casa quella sera, le luci della sala da pranzo e della cucina erano ancora spente, entrò in cucina per prendere un bicchiere d’acqua e notò due ciotole di ramen ancora nel lavandino e due bicchieri, forse Hobi si era fermato a mangiare. 
Si tolse le scarpe e raggiunse il più silenziosamente possibile il salotto, tutto quello che voleva era prendere Jin, trascinarlo nella doccia con lui e poi direttamente nel letto.
Era stata una serata stancante, i clienti più pesanti del solito, era incredibile quante persone nervose andassero a prendere il gelato, pensava che i suoi clienti in generale si dovessero trovare in un momento di serenità, in famiglia o tra amici.
A quanto pareva non tutti la pensavano allo stesso modo e un’azione semplice come acquistare un gelato era in grado di irritare parecchie persone e creare discussioni assurde.
Tutto sommato era un lavoro divertente, almeno i bambini gli davano soddisfazioni, prendevano il gelato nelle loro piccole manine, guardando Namjoon come se fosse il dio del gelato sceso in terra, gli occhi luminosi e l’acquolina in bocca. 
Namjoon li trovava adorabili, ma certi genitori erano davvero delle bestie e riuscivano a rendere pesante un lavoro che altrimenti sarebbe stato parecchio piacevole.
Entrò in salotto e poté vedere il suo ragazzo dargli le spalle, seduto sul divano a guardare la televisione, camminò in punta di piedi fino a lui, per poi posare un delicato bacio sul suo collo, seguito da altri che salivano pian paino verso la mandibola. 
Seokjin sussultò al primo tocco, poi emise un risolino «Joonie…» disse girandosi un po’ per vederlo in faccia e questo gli stampò un bacio casto sulle labbra, le mani ad accarezzargli la schiena.
«Joonie…» sorrise sulle sue labbra, che questo era già tornato a tormentare.
«Smettila» lo implorò ridendo, mentre lo allontanava con le mani.
Namjoon lo osservò stupito, poi, seguì lo sguardo di Seokjin che si era spostato verso destra.
Per un momento aveva sperato che l’altro lo stesse invitando a raggiungerlo sul divano, ma non appena spostò il suo sguardo, si rese conto che accanto a Seokjin, avvolto da una coperta e con i piedi infilati sotto le cosce del maggiore, una figura che non riconobbe all’istante, dai capelli corvini, dormiva rilassata. 
Namjoon osservò stupito il suo fidanzato «Jungkook?».
Seokjin rise «Per quanto anche io sia felice di vederti, non trovo particolarmente eccitante farlo vicino a lui addormentato».
Namjoon rise, facendo il giro del divano e andando a sedersi sul bracciolo vicino a Jin, unico posto ormai disponibile, visto che Jungkook aveva allungato le gambe e costretto anche Jin in un angolo «Dici che è uno di loro?».
Seokjin lo osservò stupito «Che?».
«Dico» disse Namjoon con aria seriosa, «dici che anche lui diventerà come quei disgraziati che si prendono tutte le tue attenzioni?».
Seokjin scoppiò a ridere, appoggiandosi al petto dell’altro «Nessuno può allontanarmi da te» disse divertito, «però si, abbiamo un nuovo rompi scatole, è solo questione di tempo».
Namjoon sorrise, iniziando ad accarezzare i capelli dell'altro «Avete cenato insieme?».
«Si» confermò lui, chiudendo gli occhi, abbandonandosi alle sue carezze, «abbiamo chiacchierato un bel po’ e poco fa sono andato in bagno e l’ho trovato addormentato, ha lavorato tanto oggi, non è uscito dalla tua camera fino alle sei e mezza» raccontò.
«Caspita» disse Namjoon piacevolmente colpito, «Jimin lo aveva detto che era stacanovista» poi lo osservò incuriosito, «ti sei premurato di coprirlo per bene e gli tieni i piedini caldi sotto le tue gambe, lo hai proprio adottato».
Seokjin aprì gli occhi «E’ così tenero» disse dolcemente, «cinque anni di differenza sono tanti, ti ricordi quando eravamo noi così?».
Namjoon scompigliò i capelli dell’altro, «Non lasciarti sopraffare dai sentimenti, che poi finisci per viziarlo» disse alzandosi, «dai, svegliamolo che Jimin da di matto se non lo trova».
Seokjin stava per alzarsi e fare come Namjoon aveva consigliato, ma proprio in quel momento gli occhi di Jungkook si strizzarono leggermente e poi si aprirono. 
Si guardò intorno confuso «Oddio» disse tirandosi su di colpo e arrossendo leggermente, guardando prima Jin e poi Namjoon, «mi sono addormentato, scusatemi» la voce ancora impastata dal sonno e gli occhi pesanti.
«Non preoccuparti, hai lavorato duramente oggi» lo rassicurò Seokjin, «mi dispiaceva svegliarti».
Proprio in quel momento il telefono di Jungkook si illuminò, mostrando una chiamata e nel cercarlo tra cuscini e coperte, per poco non lo fece cadere «Mi uccide» disse guardando il nome sul telefono.
«Jimin?» chiese Namjoon divertito.
«Già» sbuffò, «mi aveva detto di contattarlo se facevo tardi».
Quando rispose al telefono, Seokjin e Namjoon potevano sentire le urla di Jimin chiaramente.
«Scusa, scusa, mi sono addormentato».
«Non so, l’avrà lasciato in cucina» disse guardando Seokjin, che si guardò intorno alla ricerca del suo telefono, in effetti non lo aveva tenuto in salotto con sé, Jimin doveva aver chiamato entrambi più volte.
«Si, ok arrivo subito. No, vengo da solo. Sì, tranquillo, scusa, va bene, va bene» diceva scocciato.
«Ok hyung ho capito, ok».
Se Jungkook era un misto tra infastidito e ancora assonnato, la coppia se la rideva tra sé e sé «Jimin che si comporta da fratello maggiore è uno spasso» disse Seokjin divertito.
Anche Namjoon rise «Jinnie che dici se lo accompagniamo a piedi? Ci facciamo una passeggiata ed evitiamo che a Jimin venga una crisi di nervi».
«No, non preoccupatevi» disse svelto Jungkook alzandosi in piedi e guardandosi intorno per racimolare le sue cose, «vi ho già disturbato abbastanza».
«Non ti preoccupare» lo rassicurò Namjoon, «questo è solo l’inizio».
Seokjin rise, ma Jungkook non capì molto bene a cosa si stesse riferendo. 
Senza accettare obiezioni i due accompagnarono Jungkook a casa, la serata di Namjoon non si era conclusa proprio come se l’era immaginata, ma non era una novità.
 
 
Note dell’autore: Ciao! Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, non potrò più pubblicare per circa una settimana, quindi per ultimo lascio questo capitolo un po’ più lungo degli altri, tornerò presto.
 
 
 
 

 

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Capitolo 8
*** Settimana 2: Mercoledì 6 marzo ***


Settimana 2
Mercoledì 6 marzo15.30
 

Non era una novità in quel periodo trovare Kim Taehyung occupare in posizione orizzontale il divano di casa Kim.
Con la sola differenza che quel giorno i suoi piedi, rigorosamente nudi, erano poggiati sulle gambe robuste di Hoseok, che sedeva nell’angolo del divano, ascoltando insieme a Namjoon il delirio del minore.
«Un Rolex, ripeto, un Rolex!» stava dicendo Taehyung agitato, la testa appoggiata comodamente ad un cuscino e Hoseok che gli massaggiava i piedi, come se quella fosse una seduta psicoterapeutica.
Hoseok gli strinse un piede teneramente «Avanti ragazzo, sono sicuro che questa volta è diverso, Jimin sembra aver imparato la lezione» cercò di rassicurarlo, nonostante anche lui fosse deluso da come fossero andate le cose.
Taehyung roteò gli occhi fino a raggiungere quelli dello hyung «Ti prego, non renderla più difficile di quel che è» apprezzava l’ottimismo dell’amico, ma a volte era meglio vedere la realtà per quella che era e la sua era una realtà alquanto triste e deprimente.
«No, lo credo davvero!» insisté il maggiore, «e poi magari lo ha fatto solo per amicizia» tentò.
«Non lo so hyung» disse Taehyung sospirando e scambiandosi un occhiata con Namjoon, che sembrava scettico quanto lui «A me personalmente un professore non ha mai fatto un regalo del genere».
Hoseok si grattò la testa, mentre cercava di trovare il lato positivo in quella faccenda «Per essere sospettoso, è sospettoso» chiarì, «ma credo che dovresti avere fiducia».
«Ah, hyung» piagnucolò Taehyung, «ne ho avuta fin troppa in tutto questo tempo e non ha portato a nulla».
«In effetti la fiducia è inutile se poi non ci si mette in gioco» la voce severa di Namjoon zittì i due, Taehyung evitò il suo sguardo, capendo assolutamente a cosa si riferisse.
«Lo so» disse dopo qualche secondo con voce grave, «so esattamente che sono io a sbagliare».
Namjoon sospirò appena, già pentitosi di essere stato così duro con il minore «Lo so che non è semplice, nessuno di noi crede che lo sia, ma è l’unico modo, Jimin non si accorgerà mai di te, se non sarai tu a dirglielo».
Lo sguardo di Taehyung si incatenò per un secondo a quello del maggiore, sapeva che non ci sarebbe riuscito, ci aveva tentato tante volte, ma era sempre stato bloccato dalla paura di essere rifiutato, si sentiva un vigliacco.
«Comunque, che cosa insegna questo tizio?» cercò di alleggerire il discorso Hoseok.
L’attenzione di Taehyung tornò su di lui «Era un corso integrativo, ha fatto tipo due lezioni e a fine mese avranno un esame».
«Bè, almeno sarà suo insegnante ancora per poco» disse Hoseok stringendosi nelle spalle.
«E non si farà scrupoli a provarci ancora più spudoratamente» convenne il minore.
«Ora la stai facendo più tragica di quel che è» disse Namjoon portandosi una mano tra i capelli castani, «tuo malgrado non hai ancora acquisito la capacità di leggere il futuro».
«Nam ha ragione» disse Hoseok convinto, «non fasciarti la testa prima di essertela rotta».
Taehyung sospirò amareggiato, «Ma perché Jimin non riesce a rimanere single per più di qualche settimana?» nel pronunciare quella frase abbandonò mollemente la testa appena oltre il divano, lasciando che i capelli lisci e corvini gli scoprissero la fronte, mentre gli occhi dalla bella forma affilata si posavano sfuggevoli verso il corridoio, dove due grandi occhi scuri si incatenarono ai suoi.
La figura davanti a lui si era fermata in mezzo alla stanza sentendo le sue parole e anche Taehyung si era bloccato, le labbra leggermente dischiuse e le ciglia lunghe che sbattevano velocemente, nella speranza che quella fosse solo una visione.
Purtroppo, non era una visione, Jungkook se ne stava in piedi in mezzo al corridoio e Taehyung avrebbe voluto sapere da quanto tempo era lì e cosa avesse effettivamente sentito della loro conversazione.
I due restarono in quella posizione per qualche secondo e se Taehyung non fosse stato intento a urlare interiormente e maledirsi per aver rischiato di fare sentire qualcosa di troppo al minore, lo avrebbe trovato davvero carino: i capelli arruffati e il volto stanco, uniti agli occhi grandi e spalancati, lo facevano sembrare un coniglietto intimorito appena uscito dalla sua tana.
«Kookie!» lo salutò entusiasta Hoseok, che si era sporto dal divano, notando che Taehyung si era come paralizzato.
Jungkook gli sorrise timidamente, prima che la sua attenzione venisse richiamata da Namjoon «Per oggi hai finito? Preparo un tè per tutti!» disse alzandosi, «non startene lì, vieni a sederti con noi».
Hoseok poté vedere Taehyung irrigidirsi mentre Jungkook prendeva posto vicino a lui, che si era messo seduto in maniera decisamente più composta.
«Non pensavo di incontrarti qui, hyung» tentò Jungkook e Hoseok pensò che quei due sembrassero due bambini imbarazzati che cercavano di fare amicizia.
«Nemmeno io mi ricordavo che saresti stato qui anche oggi» disse Taehyung in maniera quasi meccanica, mostrando un forzatissimo sorriso.
Il problema di avere un volto espressivo come il suo, era che nascondere la tensione era praticamente impossibile, dal momento che il panico era tatuato sul suo volto.
«Allora, Kookie, come va il tuo progetto scolastico?» Hoseok circondò le spalle di Taehyung con il braccio, stringendolo un po’ a sé e facendosi più vicino anche a Jungkook.
Taehyung sembrò rilassarsi leggermente sotto il suo tocco.
«Non male» rispose stringendosi nelle spalle il più giovane, «senza l’aiuto di Namjoon hyung non sarei mai riuscito a portare a termine il progetto nel modo in cui lo avevo pensato».
«Questo ragazzo è così lusinghiero» intervenne Namjoon tornando in salotto con tanto di vassoio con sopra quattro tazze di tè fumanti, «ho portato lo zucchero perché non ricordo quanto ne prendi Jungkookie» disse appoggiando il vassoio sul tavolino.
«Ci vorrebbero proprio dei biscotti» si lamentò Hoseok prendendo la sua tazza di tè tra le mani.
«Non stai diventando un po’ pretensioso tu?» chiese Namjoon accigliato, ricevendo un sorriso divertito da Hoseok.
«Oh, quasi dimenticavo!» esclamò Jungkook attirando a sé l’attenzione, mentre rovistava nella sua borsa, «vi ho portato questi» disse porgendo un contenitore a Namjoon, «ieri ero a casa da solo e ho pensato di fare qualcosa per voi, lasciatene un po’ a Jin hyung per favore».
Taehyung osservò la scena sconvolto, mentre Namjoon prendeva tra le mani il contenitore e lo apriva, gli occhi che brillavamo e Hoseok che osservava il maggiore incuriosito.
«Dasik!» esclamò Hoseok entusiasta, «era proprio quello che ci voleva» disse emozionato.
«Li hai fatti tu Kookie? Non dovevi disturbarti» disse Namjoon, ma Taehyung poté notare quel luccichio nei suoi occhi che conosceva bene.
Jungkook non solo gli stava portando via il suo Jiminnie, sembrava avere tutta l’intenzione di entrare anche nelle grazie degli hyung.
Taehyung se ne restò in disparte, un po’ imbronciato, mentre i tre assaggiavano contenti i dolcetti fatti da Jungkook e si complimentavano di continuo con il minore.
Anche lui portava spesso dei regali agli hyung, ma nessuno aveva mai fatto tante storie, forse lui non aveva mai portato cibo fatto in casa, non era un gran cuoco, ma era il pensiero a contare no?
«Deliziosi» si complimentò Hoseok, mentre Taehyung era intento a guardare i dolci con antipatia.
Namjoon annuì «Azzarderei a dire che potresti essere un ottimo allievo di Jinnie».
Jungkook arrossì appena e poi il suo sguardo vagò nella stanza alla ricerca di Taehyung «Non li assaggi hyung? Non ti piacciono?».
Taehyung sgranò gli occhi e il fastidio che provava prima si trasformò in preoccupazione. 
Aveva promesso a Jimin che ci avrebbe provato e non si era impegnato granché fino ad ora.
«Si, certo» disse prendendone uno alla svelta.
Jungkook sorrise timidamente, non guardandolo negli occhi «Comunque ne ho lasciati a casa qualcuno per te e Chim».
Taehyung accennò ad un sorriso ma non aggiunse altro, non gli era sfuggito il mancato uso degli onorifici, il fatto che avesse tutta quella confidenza con Jimin lo disturbava.
Sospirò profondamente, doveva smetterla, stava diventando paranoico.
Completamente immerso nei suoi conflitti interiori, Taehyung non si era accorto che il minore si era assentato per un attimo dalla conversazione e osservava gli hyung con fare indeciso.
«Scusate se ve lo chiedo» intervenne poi, tutti lo osservarono curiosi e anche Taehyung gli prestò la massima attenzione.
«Prima non volevo origliare, o simili, ma ho sentito parte del vostro discorso».
Taehyung spalancò gli occhi, i dolcetti li avevano distratti e Jungkook era riuscito a riportarli al punto di partenza in maniera piuttosto brusca.
«Mi spiace, non volevo di certo ascoltare di nascosto le vostre conversazioni però…».
«Non devi scusarti» lo rassicurò Namjoon.
«C’è qualcosa che vuoi chiederci Kookie?» chiese Hoseok sorridendogli gentilmente.
Il minore si morse appena il labbro «Ho sentito per caso che paravate di Jimin».
Il cuore di Taehyung perse un battito, avrebbe voluto trovarsi da qualsiasi altra parte in quel momento.
«Si frequenta con qualcuno non è vero?».
Tra i tre regnò il silenzio per pochi istanti, poi, Hoseok parlò, ignorando gli sguardi preoccupati degli altri due «E’ quello che pensiamo, un professore».
«Ah! Lo sapevo» esclamò quest’ultimo con fare lamentoso e Taehyung non poté fare a meno di chiedersi perché gli importasse così tanto.
«Escono insieme?»
Namjoon si strinse nelle spalle «Per ora tutto quello che sappiamo è che gli ha regalato un orologio».
Jungkook annuì, gli occhi chiusi e l’espressione solenne «E’ uno sugar daddy, ci avrei scommesso».
I tre lo ascoltarono silenziosi e con un punto interrogativo dipinto in volto.
«Uno sugar che?» chiese Taehyung alzando un sopracciglio.
«Sugar daddy» ripeté con semplicità Jungkook, «insomma, uno dei soliti compagni di Jimin» continuò notando la confusione degli altri, «uomini adulti, in genere di successo e benestanti».
Taehyung lo osservò ancora più stupito di prima, ma doveva ammettere che Jungkook non aveva tutti i torti, quelli appena descritti erano esattamente gli uomini che Jimin tendeva a frequentare.
«Comunque, non bisogna permettergli di farsi abbindolare da uno sugar Daddy, non di nuovo».
Namjoon non ci aveva capito molto, ma abbastanza per comprendere che Jungkook la pensava, almeno in parte, come loro e che non sospettasse affatto dei sentimenti di Taehyung.
Non sapevano cosa ne avrebbe pensato a riguardo e dal momento che era così protettivo con l’amico, a Namjoon bastò uno sguardo fugace scambiato con Taehyung e Hoseok, perché tutti e tre capissero che forse era meglio tralasciare quel discorso.
«Farò di tutto per impedirgli di finire in una relazione come quella che aveva con William» stava dicendo il minore, «abbiamo discusso spesso per le sue relazioni, ma a distanza è sempre stato difficile per me capire bene le varie situazioni, ma ora che sono qui, proteggerò Jimin da sé stesso».
Ascoltando le sue parole Taehyung capì immediatamente a cosa si stesse riferendo Jungkook, che parlava con una sicurezza che non lo aveva mai caratterizzato prima di quel momento. Non sapeva cosa provasse davvero per Jimin, ma aveva capito che le relazioni di quest’ultimo non lo portavano a nulla se non a farsi del male e voleva proteggerlo.
Questo gli bastava, chiunque fosse dalla parte di Jimin, era anche suo amico.
«È lo stesso che crediamo noi» intervenne quindi Taehyung, osservando per la prima volta Jungkook deciso, «e ti assicuro che anche io farò qualsiasi cosa per evitare che Jimin soffra».
I due si scambiarono uno sguardo di intesa, Hoseok e Namjoon sorrisero compiaciuti, forse Jimin, contrariamente a quello che tutti avrebbero pensato, poteva diventare un ponte tra i due.
 
I quattro ragazzi avevano ripreso a parlare in maniera più concitata e tranquilla, anche se Jungkook si sentiva continuamente all’erta, parlare con Taehyung gli costava un enorme spreco di energia e nemmeno Taehyung sembrava essere del tutto a suo agio. 
Quando il campanello suonò fu Hoseok ad alzarsi «Questo è il mio uomo che viene a reclamarmi» disse ridacchiando e dirigendosi alla porta.
Jungkook guardò i due perplesso «Ma davvero non stanno insieme Hobi hyung e Yoongi hyung?» le parole gli erano sfuggite senza che se ne rendesse conto. 
Taehyung e Namjoon si scambiarono uno sguardo divertito, per poi scoppiare a ridere.
 
Quando Hobi fece ritorno in salotto, Yoongi al seguito, si sedette allegramente sul divano, l’espressione ancora più solare di prima.
Yoongi aveva il solito sguardo un po’ annoiato e stanco che lo caratterizzava sempre dopo una lunga giornata di lavoro.
Si sedette sul divano sbadigliando «Ciao» li salutò, «tutti qui a disturbarti?».
Namjoon sorrise «Non che avessi di meglio da fare» disse stringendosi nelle spalle.
Hoseok gli diede un pugnetto sulla spalla «Noi non disturbiamo mai Nam, perché lui ci ama, non è noioso come te».
Yoongi sorrise appena, portando poi lo sguardo su Jungkook distrattamente. 
Lui si agitò sul posto, Yoongi era una persona che ancora non era riuscito ad inquadrare bene, però gli piaceva e avrebbe voluto apparire più sicuro ai suoi occhi.
«Vuoi assaggiare hyung?» prese la palla al balzo per offrirgli i suoi Dasik.
Yoongi si mise seduto più composto «Li hai fatti tu?» chiese prendendone uno.
Ebbe appena il tempo di annuire che Taehyung sospirò pesantemente stiracchiandosi, non gli andava di assistere all’ennesimo elogio del minore, quindi cambiò repentinamente argomento, appropriandosi dell’attenzione dello hyung appena arrivato.
 

 
Mercoledì 6 marzo 18.00
 
Era da un po’ che Yoongi si era assentato dalla conversazione, per tutto il tempo era stato ad ascoltare Taehyung che tra lavoretti part-time e università, stava vivendo un periodo davvero stressante.
Il maggiore, seppur stanco dalla giornata lavorativa, aveva ascoltato attentamente e Jungkook aveva potuto notare che quest’ultimo sembrava crogiolarsi sotto le attenzioni del suo hyung che ora però se ne stava seduto mollemente sul divano, abbandonato alla stanchezza, limitandosi ad ascoltare Hoseok, Namjoon e Taehyung, che chiacchieravano concitati.
Jungkook si limitava ad ascoltare interessato, rivolgendo di tanto in tanto qualche occhiata a Taehyung, che puntualmente lo sorprendeva a fissarlo, costringendolo ad abbassare lo sguardo.
Si sentiva un po’ stupido, ma non poteva fare a meno di essere agitato in sua presenza, sperò fosse una fase passeggera, altrimenti sarebbe stata una convivenza parecchio complicata la loro.
Hoseok invece, che chiacchierava animatamente, completamente a suo agio con i suoi amici, sentì la stoffa della maglia tirarsi leggermente, Yoongi non lo guardava, ma tra le sue dita teneva un lembo di tessuto, la schiena appoggiata mollemente al divano.
«Sei stanco?» chiese a bassa voce.
Jungkook poteva sentirlo nonostante il chiacchiericcio degli altri due.
In risposta Yoongi grugnì.
Hoseok batté le mani unendole tra di loro «Bene ragazzi, noi andiamo a casa, non ho ancora pensato a cosa fare per cena».
Dopo che ebbero salutato tutti, Namjoon li accompagnò alla porta, dove Hoseok li trattenne un attimo, sapeva essere logorroico quando voleva e Jungkook rimase assorto a guardarli, mentre uno parlava e l’altro sbuffava impaziente, parevano davvero una coppia sposata.
Era così intento a osservarli che non si accorse dello sguardo che era posato su di lui. 
Si girò lentamente verso Taehyung e i loro sguardi si incatenarono per la milionesima volta quel pomeriggio, il maggiore sembrava sempre indeciso su quello da dire e un po’ era così.
«È tardi» disse semplicemente.
Jungkook annuì e il suo sguardo si staccò dal suo, andando a posarsi su un punto indefinito della stanza.
«Seokjin arriverà a momenti è meglio se li lasciamo soli una volta tanto» disse stiracchiandosi e cercando di essere rilassato, nonostante nemmeno lui lo guardasse direttamente in faccia.
Jungkook annuì, mentre portava automaticamente una mano alla bocca, intento a mangiarsi l’unghia del pollice.
«Jimin non torna per cena a quanto pare, io vado a prendermi un hamburger prima di tornare a casa».
Jungkook riportò lo sguardo su di lui, era quello che pensava?
«Se non hai altro da fare» disse titubante.
L’altro trattenne per un secondo il respiro.
«Puoi venire con me e poi torniamo a casa insieme, se ti va».
Jungkook cercò di non far notare il suo stupore e la sua felicità a quella richiesta «Per me è ok!» esclamò forse un po’ troppo esaltato.
Taehyung di rimando sbuffò ridacchiando, divertito dalla reazione entusiasta del ragazzo, poi gli sorrise, un sorriso squadrato e gentile, mentre si alzava «Bene».
Quando una mano scompigliò i suoi capelli sfiorandolo appena, Jungkook non poteva crederci.
«Allora andiamo» ordinò il maggiore superandolo e andando incontro ad un Namjoon che faceva ritorno in salotto. «Ce ne andiamo anche noi hyung, Jin sarà stanco dopo il lavoro».
«Non vi fermate per cena?» chiese lui.
«Nah» disse Taehyung dirigendosi verso la porta e appoggiando la mano sulla maniglia, «siamo sempre qui a rompervi, Kookie tu vieni o resti su quel divano tutta la sera?» lo richiamò ad alta voce.
Jungkook afferrò il suo zaino e raggiunse gli altri quasi fluttuando, da quanto era contento. Oltretutto era la prima volta che Taehyung non lo chiamava con il suo nome per intero, escludendo il nomignolo imbarazzante con il quale più che altro lo aveva preso in giro quella domenica.
Così Namjoon salutò un orgoglioso Taehyung e un Jungkook al settimo cielo.
Quando chiuse la porta dietro di sé, sorrise compiaciuto, sembrava che le cose tra i due amici di Jimin stessero iniziando a funzionare e in più, quella sera il suo Jinnie sarebbe stato tutto per lui, si diresse in cucina, iniziando i preparativi per la cena.
 

 
Note dell’autore: Ciao! Eccomi finalmente con l'ottavo capitolo.
Ho cercato di sistemare i dialoghi e descrivere un po’ di più i personaggi, come mi è stato consigliato. Spero che in questo modo la lettura sia più scorrevole e mi auguro vi sia piaciuto il capitolo! Arriveranno presto aggiornamenti.
 

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Capitolo 9
*** Settimana 2: Giovedì 7 marzo ***


Settimana 2
Domenica 10 marzo 20.00

 
«Buon giorno bellezze!» urlò Hoseok entrando in casa Kim con fare entusiasta.
Yoongi lo seguiva a ruota, lo sguardo rivolto verso il basso e l’espressione parecchio cupa.
Il minore stava facendo di tutto per sembrare naturale, per apparire il solito ragazzo solare di sempre, ma Yoongi lo aveva notato ormai da tempo, Hoseok era turbato e ciò era alquanto seccante per lui.
Viveva con Hoseok da cinque anni e si conoscevano da quando erano bambini, aveva imparato a capire il minore e cosa ancora più importante, aveva capito che il suo malessere aveva conseguenze anche su di lui. 
Non perché Hoseok fosse una persona particolarmente lamentosa, anzi, se poteva non chiedeva aiuto a nessuno, ma l’umore di Yoongi era strettamente legato al suo e anche se odiava ammetterlo, Hoseok era la sua unica certezza, se lui crollava, Yoongi era sicuro che sarebbe caduto.
Entrando in salotto, dove aveva sperato di trovare un'atmosfera un po’ più serena e allegra di quella che si respirava ormai da giorni in casa loro, incontrò due volti afflitti e annoiati e un Jungkook che sembrava l’incarnazione del disagio allo stato puro.
«Che diavolo è successo qui dentro?» chiese istintivamente avvicinandosi ad un Namjoon tutto sospiri, che si reggeva la testa con una mano e un Jimin che probabilmente si era appena accorto del loro arrivo. 
«Davvero» intervenne Hoseok, «cosa sono quelle facce?» si sedette vicino a Namjoon mettendogli una mano intorno alla spalla.
Jungkook li accolse con un sorriso, l’unico che si era degnato di salutarli.
«Uhm…» mugugnò Namjoon, «niente, Jinnie mi ha sgridato e ci ha vietato a tutti di entrare in cucina».
Hoseok gli sorrise gentile.
«Pure a Jungkook, che non centra nulla».
Yoongi ridacchiò «Cos’hai rotto questa volta?».
«Non ho rotto niente!» giurò, «stavo solo per rovesciare l’arrosto, ma sono riuscito a prendere la padella al volo!» si difese» e senza scottarmi! O scottare lui…».
Hoseok gli diede una pacca amichevole sulla spalla «Ma sì, non preoccuparti, ora vado a tirarlo su di morale e vedrai che gli torna il buon umore».
Il ragazzo sorpassò i presenti e Yoongi gli strinse il bordo della maglia prima che lo potesse superare del tutto «Hobi…»
«Arrivo tra un secondo» lo interruppe il minore.
Yoongi lasciò all’istante la presa, non era bravo ad insistere con lui, poi si voltò verso gli altri, sembrava che solo Jungkook si fosse accorto del suo sguardo abbattuto, fu grato che non gli fossero fatte ulteriori domande.
«Non ne manca uno?» disse guardandosi intorno e decidendo di lasciare perdere la questione con Hobi, non era né il luogo né il momento. Namjoon aveva finalmente appoggiato la schiena al divano, un po’ più rilassato, mentre Jimin era ancora perso nei suoi pensieri.
«Taehyung hyung ha detto che arriva alle nove e mezza» come si aspettava fu Jungkook a rispondergli, «lo hanno chiamato all’ultimo i genitori di Miyon».
Sul volto di Yoongi comparve un sorriso divertito «Chiaro» disse guardando Jimin divertito, «che ne dite se apparecchiamo, non è il caso di fare arrabbiare Jin hyung ancora di più».
Jungkook annui, alzandosi di scatto, sembrava non vedere l’ora che qualcuno smuovesse la situazione. 
Anche Namjoon seguì il consiglio dello hyung, che subito dopo batté le mani davanti al viso di Jimin, che sbattè velocemente le palpebre, stupito.
«Dico anche a te principessa abbandonata».
Jimin corrugò le sopracciglia e arrossì impercettibilmente «Hyung! mi prendi sempre in giro» disse poi seguendolo in sala da pranzo.
Jungkook tirò un sospiro di sollievo, non pensava che proprio Yoongi sarebbe riuscito a tirare su il morale di Jimin, ma a quanto pare si era sbagliato, perché il suo amico, seppur mantenendo l’espressione un po’ abbattuta, aveva iniziato ad aiutare gli altri, ridacchiando e scherzando con loro di tanto in tanto.
 
Jungkook e i suoi tre hyung avevano appena finito di apparecchiare la tavola quando Seokjin e Hoseok uscirono dalla cucina, il maggiore, un piatto pieno di costolette di maiala alla mano, aveva un volto sorridente e rilassato, mentre chiacchierava con il più piccolo.
Lo sguardo di Namjoon indugiò preoccupato e andò prima ad incontrare quello di Yoongi, per cercare un po’ di sostegno, lui gli sorrise e ricambiò lo sguardo con decisione, posandolo poi su quello di Seokjin.
Anche Namjoon guardò il suo compagno di sottecchi, torturandosi il labbro inferiore con i denti.
Jungkook osservò la scena divertito, Namjoon hyung era davvero tenero in quel momento.
«Tesoro porti le verdure?» chiese Seokjin sereno passandogli accanto.
Namjoon spalancò gli occhi e si rizzò sulla schiena «Certo!» obbedì fiondandosi in cucina.
Hoseok rise appena, guardando Jin divertito «Te l’ho detto che era pentitismo».
Seokjin ridacchiò «Lo so, lo so, sono stato un po’ troppo duro con lui».
Quando Namjoon tornò, tenendo saldamente il piatto da portata con due mani, Seokjin gli posò un delicato bacio sulla guancia e con un Namjoon decisamente rasserenato, finalmente la cena ebbe inizio.
Jungkook era davvero contento che l’atmosfera fosse tornata quella serena di sempre, nonostante ci fosse ancora una cosa a disturbare la sua serata. 
Infatti, accanto a lui, Jimin, la forchetta tenuta in mano mollemente, torturava le zucchine grigliate che aveva nel piatto, senza mai assaggiarne una. L’amico aveva un’espressione di sconforto che aveva mantenuto per tutta la serata.
«Ehi Chim» attirò la sua attenzione Jungkook, che aveva già finito metà della sua cena, come al solito squisita.
«Uhm?» Jimin si girò leggermente verso di lui, lo sguardo annoiato.
«E’ perché Tae hyung arriva tardi che sei triste?».
Jimin spalancò gli occhi e sbatté le palpebre velocemente «Tae? No, che c’entra?».
Jungkook si strinse nelle spalle innocentemente «Non so, è quello che mi pare di aver capito, sei così da quando è uscito di casa» disse sospirando, «Scusa, è che da quando sono a Seoul ti vedo un po’ strano ogni tanto, quasi… isterico?».
Jimin scoppiò a ridere, intenerito dalle parole del minore «Non ti preoccupare Kookie» disse scompigliandogli i capelli, «Sono solo stanco oggi».
«A sì?» Jungkook lo osservò dubbioso, «non è che tu abbia fatto tanto per stancarti oggi hyung».
Jimin gli sorrise ancora «Non lo sai che meno si fatica e più ci si sente stanchi?».
Anche Jungkook sorrise questa volta «Se c’è qualcosa…».
«Lo so, lo so» disse Jimin agitando la mano, come per scacciar via le sue parole, «lo so che posso contare su di te coniglietto, ma è tutto ok, non preoccuparti inutilmente».
«Ok, hyung, ti credo» disse alzando le mani in segno di resa «tanto anche se fosse, quando non vuoi dire una cosa è impossibile cavartela fuori».
Jimin rise «Ti assicuro che non è questo il caso».
I due ricominciarono a mangiare tranquillamente, come se niente fosse, nel caso di Jimin in realtà, era più un giocare con il cibo che aveva nel piatto.
Sapeva di non aver davvero convinto Jungkook e sapeva anche che il minore non si sarebbe arreso tanto facilmente, ma proprio non avrebbe saputo cosa dirgli.
Il minore aveva ragione, in quel periodo si sentiva strano, agitato, diverso.
Forse era la frequentazione con il signor Kim, in effetti la relazione con William si era conclusa da pochissimo tempo. Era anche per quello che aveva deciso di andarci piano con il suo ormai ex professore.
Eppure, qualcosa non andava, qualcosa in realtà non era mai andato per il verso giusto.
Jimin sospirò affranto per l’ennesima volta, era da tanto, tantissimo tempo che si sentiva a disagio, incompleto, aveva pensato che la presenza di Kookie di nuovo nella sua vita avrebbe colmato ogni vuoto, ma così non era stato.
Era felice, immensamente felice e svegliarsi e saperlo al suo fianco era qualcosa di indescrivibile, lo amava come un fratello, ma il peso che sentiva non accennava ad abbandonarlo.
William era stato davvero una buona distrazione, ma nemmeno con lui si era sentito del tutto completo, doveva ammetterlo, con nessuno dei suoi compagni si era mai sentito così e aveva iniziato a chiedersi se da una relazione non potesse pretendere più di questo.
Controllò per l’ennesima volta l’orario sul suo orologio da polso, le nove e un quarto, ancora altri quindici minuti e Taehyung sarebbe tornato.
Ne aveva bisogno, quella sera più delle altre, lui sapeva come rasserenarlo, come tirargli su il morale, sempre, in ogni situazione.
«Chimmi è da mezz’ora che hai quella costoletta nel piatto, la mangi o hai intenzione di guardarla ancora per molto?» lo riprese Seokjin, ridestandolo dai suoi pensieri.
«Non ho molta fame, lasciala per Tae» disse stringendosi nelle spalle.
«Taehyung ha già la sua razione di cibo pronta da scaldare in cucina, non sono così sprovveduto da sperare che questi animali si ricordino di lasciargli qualcosa».
Hoseok rise divertito «Io non ci ho nemmeno pensato in effetti» disse prendendo una costoletta e addentandola, sporcando una mano di Yoongi nel gesto, che lo guardò torvo per qualche secondo, per poi pulirsi e tornare a parlare con Namjoon, «mi sono servito in continuazione senza tanti problemi».
Seokjin scosse la testa «Non avevo dubbi».
«Solo perché so che ci pensi già tu hyung!» assicurò poi.
Jungkook rise, l’allegria di Hobi lo coinvolgeva sempre. 
«Comunque Chim hanno ragione, devi mangiare se vuoi crescere, magari entro un anno arrivi al metro e settantacinque» Yoongi interruppe per un secondo la conversazione con Namjoon, solo per prenderlo in giro.
Jimin alzò gli occhi al cielo «Ma io sono già un metro e settantacinque hyung!» si lamentò.
Namjoon e Hobi scoppiarono a ridere.
Jungkook alzò un sopracciglio «Andiamo Chim, non mentire».
Jimin si voltò sconvolto, mentre Hoseok continuava a ridere di gusto.
«Sono davvero alto uno e…».
«Beh, comunque devi mangiare» lo interruppe Seokjin «e non accetto obiezioni, forse non ti piace quello che ho fatto?».
Jimin sospirò frustrato «Non è quello, uffa» si lamentò, poi afferrò la costoletta che aveva nel piatto e ne prese un piccolo morso, «è buonissima hyung, solo non ho molta fame».
«E’ già un inizio, finisci almeno quella» disse Seokjin soddisfatto, ignorando le sue proteste.
Hoseok scosse la testa divertito, scambiandosi uno sguardo d’intesa con Jungkook «Il nostro hyung si fa rispettare» proprio in quel momento sentì qualcosa sfiorargli la mano. 
Si voltò appena, la mano grande e calda di Yoongi era sulla sua, mentre ricercava la sua attenzione, lo sguardo che saltava da lui a Namjoon «Hai sentito Hobi?» gli stava dicendo il maggiore.
Lo sguardo di Hoseok schizzò su quello di Jungkook e poi sulla mano posata sulla sua, d’istinto la ritirò, come se si fosse scottato, lo sguardo leggermente impanicato.
Ora Yoongi si era voltato del tutto verso di lui e lo osservava con le sopracciglia corrugate.
Ci fu qualche secondo di silenzio in cui nessuno percepì la tensione che c’era tra i due, ma Hoseok la sentì molto bene e sentì soprattutto lo sguardo infastidito di Yoongi sul suo e nel frattempo gli occhi di Jungkook, che erano puntati innocentemente su loro due, gli mettevano una grande ansia.
«Si può sapere qual è il problema?».
Namjoon stava per parlare, ma il tono della voce di Yoongi lo bloccò, facendogli capire che era il caso di aspettare.
«Cos... Niente perché?» balbettò Hobi, la mano ancora lontana da quella del maggiore, «cosa intendi?».
«Dimmelo tu» disse infastidito, sbuffando. 
Doveva ammettere che aveva temuto quella reazione, sapeva che prima o poi Yoongi sarebbe sbottato, in effetti, forse gli altri non si erano accorti, ma era da giorni che il minore era diventato più freddo nei confronti del suo coinquilino. 
Più precisamente da quel giorno, quel dannatissimo giorno in cui Jungkook li aveva scambiati per una coppia.
Si sentiva agitato in sua presenza e il contatto fisico lo destabilizzava. Oltretutto ogni volta che Jungkook si trovava nella sua stessa stanza, per lui era impossibile non pensare alla loro conversazione e non poteva far altro che farsi prendere dal panico. 
Non avrebbe voluto scostarsi in quel modo da Yoongi, ma l’ansia non gli permetteva di ragionare come avrebbe voluto.
Hoseok tentò uno dei suoi sorrisi rassicuranti «Tutto bene hyung? Non c’è nessun problema».
Jungkook rimase in un silenzio tombale, intimorito dallo sguardo glaciale che Yoongi riservò ad Hoseok, mentre Namjoon si morse appena il labbro, in attesa.
«Hobi ti conviene dirmi cosa…» le sue parole vennero interrotte dal suono acuto e fastidioso del campanello e subito dopo da un urletto ancora più squillante.
Jimin saltò sulla sedia, lo sguardo di tutti su di lui «E’ arrivato Tae» dichiarò un po’ imbarazzato, rendendosi conto della reazione esagerata che aveva avuto.
«Ce ne siamo accorti tesoro» disse Seokjin dolcemente, «c’è già il campanello ad annunciarlo».
Jimin sorrise imbarazzato «Bè, vado ad aprirgli».
«Io inizio a scaldargli la cena, tu riposati hyung» Hoseok prese la palla al balzo e prima che Yoongi potesse anche solo accorgersene, il minore si era volatilizzato.
Jimin nel frattempo si era precipitato fuori dalla porta, quasi con la stessa velocità con cui Hoseok era fuggito dalle sue responsabilità.
Corse per le scale e quando intravide i capelli castani del minore, non esitò a lanciarsi tra le sue braccia.
Taehyung indietreggiò di poco, quando il peso di Jimin gli ricadde completamente addosso, senza preavviso.
La serata era parecchio fredda e Miyon malata lo aveva davvero messo a dura prova, ma non appena accolse Jimin tra le sue braccia, stupito da quel l'accoglienza, sentì tutta la fatica scivolargli addosso, mentre affondava il viso tra i capelli profumati di lui e gli lasciava un delicato bacio sulla testa.
«Hai fatto tardi!» si lamentò quest’ultimo.
Taehyung sorrise «Giusto il tempo di arrivare dagli hyung, ci vuole una mezz’oretta, lo sai».
Jimin alzò il viso dalla sua spalla, avvicinandolo al suo, Taehyung senti i battiti del cuore accelerare «Uhm, ok, andiamo dentro».
Si separò da lui solo per girargli intorno e appoggiare le mani sulle sue spalle, Taehyung d’istinto si abbassò, permettendogli di salirgli sulla schiena.
Jimin gli circondò il collo con le braccia da dietro e iniziò a lasciargli piccoli baci sulla testa, mentre questo lo portava in casa.
Era stanco, ma tenere Jimin sulle spalle non lo affatica affatto, per il suo Jimin avrebbe fatto qualsiasi cosa, solo avrebbe voluto dire al suo cuore di smettere di battere così forte, voleva evitare di arrossire o, nella peggiore delle ipotesi, di avere un infarto.
Quando entrarono in casa, Jungkook fu stupito di vedere il volto di Jimin tornato d’improvviso sereno, mentre si stringeva a Taehyung.
«TaeTae è arrivato, su, su, deve mangiare» lo acclamò scendendo dalla sua schiena e prendendolo per mano.
Lo fece sedere e poi si sedette fra lui e Jungkook, che li osservava incuriosito, solo lui sembrava trovare strana la situazione. 
Gli altri si limitarono a salutare Taehyung e chiedergli come era andata la serata e altre domande di circostanza, iniziando ad integrarlo nelle varie conversazioni.
Jungkook invece osservo attentamente i due e lo sguardo di Jimin gli lasciò non pochi dubbi, era davvero tornato quello di sempre.
Quando Hoseok tornò con la cena, scompigliò i capelli di Taehyung e ne approfittò per prendere una sedia e sedersi vicino a lui, stando ben attento a non incontrare lo sguardo di Yoongi, che sembrava infuocato da quanto era irritato, tanto che il ragazzo si era ammutolito ed emanava una strana aura.
«Hai visto? Jin hyung ti ha lasciato un sacco di cibo!» disse tutto contento Jimin.
Taehyung sembrava godersi a pieno tutte quelle attenzioni.
«Per tua informazione Hobi ha scaldato anche tutto quello che hai lasciato tu» lo sgridò Seokjin.
Jimin si morse il labbro inferiore e Jungkook poté giurare di aver visto lo sguardo di Taehyung indugiare sulle sue labbra per decisamente troppo tempo.
«Hai mangiato poco?» chiese preoccupato.
Jimin si strinse nelle spalle «Non ha toccato cibo» lo precedette Seokjin.
«Non avevo molta fame» si difese l’accusato.
«Chim!» esclamò Taehyung, «non sarai di nuovo a dieta? Lo sai che non ne hai bisogno». 
«Ma no!» insistette l’altro, «non avevo fame, davvero».
Taehyung sbuffò «Dai, mangia con me» disse porgendogli una costoletta già iniziata.
Jimin sorrise divertito e ne prese un morso, guadagnandosi un’espressione soddisfatta sia da Taehyung che da Seokjin.
Jungkook era sconvolto, osservava la scena con la bocca leggermente dischiusa e i pensieri che si intrecciavano tra loro.
Taehyung lo costrinse a mangiare anche qualche verdura, finché, tra una chiacchiera e l’altra, Jimin stesso non iniziò a chiedergli cibo. 
I due finirono per cenare nello stesso piatto, Taehyung che imboccava entrambi.
«Hai fame TaeTae?» disse ad un certo punto Jimin ridacchiando, «ti stai sporcando tutto» disse, per poi pulirgli l'angolo della bocca con il dito.
Taehyung arrossì impercettibilmente, ma Jungkook lo notò immediatamente, notò anche lo sguardo dolce che sia Seokjin che Hoseok riservarono esclusivamente a lui e il sorriso che si fece strada nei loro volti, mentre si scambiavano uno sguardo, complici.
Mentre a Jimin era tornato l’appetito, gli occhi di Taehyung brillavano, immersi nella figura dell’altro.
Jungkook assottigliò gli occhi “aspetta” pensò indagatore.
Le mani di Taehyung, che sfioravano Jimin con tanta delicatezza come se fosse fatto di porcellana e il rossore che imporporava le sue guance ogni volta che Jimin gli si avvicinava un po’ troppo, insieme agli sguardi complici degli hyung, furono come un’illuminazione per Jungkook.
Forse Taehyung non era così diffidente nei suoi confronti per una questione caratteriale, forse, pensò assottigliando lo sguardo e scrutando per bene la scena davanti a lui, il maggiore aveva paura che lui potesse scoprire qualcosa che voleva tenere nascosto.
«Qualcuno mi aiuta in cucina?» la voce di Seokjin lo destò dal suo riflettere.
Jungkook scattò in piedi come una molla «Vengo io hyung!» aveva bisogno di informazioni più precise e non c’era persona più adatta per ottenerle.
 
 
Note dell’autore: Ciao! Era da un po’ che non pubblicavo, non posso dire di essere pienamente soddisfatta di questo capitolo, devo dire che non ero molto ispirata mentre lo scrivevo, ad eccezione di alcune parti.
Spero vi piaccia comunque sto pensando di sistemarlo da un punto di vista di forma in futuro. Per il momento lo pubblico perché non mi pare così male e credo sia il caso di mandare un po’ avanti la storia.
Grazie di essere arrivati fino a questo punto!

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Capitolo 10
*** Settimana 2: Venerdì 8 marzo ***


Settimana 2
Venerdì 8 marzo 18:00

 
Hoseok si passò una mano tra i capelli un po’ umidi di sudore, una pausa dagli hyung prima di tornare a casa era proprio quello che ci voleva. 
Namjoon era già in gelateria, ma sorseggiare una buona tazza di tè con Seokjin era sempre un piacere.
«Yoongi è a casa?» chiese distrattamente Seokjin, sedendosi davanti al minore con la sua tazza di tè tra le mani.
Hoseok mescolò assorto il contenuto della sua tazza «Finisce tra un’ora» disse sospirando, ignorando il successivo sguardo indagatore di Seokjin.
Da quando quella domenica aveva parlato con Jungkook, si era reso conto che tutti i loro amici trattavano lui e Yoongi come fossero una cosa sola.
Forse per quel motivo il più giovane aveva frainteso tutto, rise tra sé e sé, scuotendo la testa avanti e indietro, che cosa assurda, lui e Yoongi insieme.
«Come stai, Hobi?» chiese d’improvviso Seokjin, osservando la lotta silenziosa che il minore stava affrontando con sé stesso, ben visibile dalla sua espressività.
Hoseok lo osservò stupito e presto un sorriso si fece strada sul suo volto «Bene, perché?».
Seokjin scosse la testa «Mi sei sembrato un po’ strano questa settimana, distratto».
«Sono solo un po’ stanco» assicurò, «l’esibizione è a fine mese, sono concentratissimo su quello».
Seokjin annuì pensieroso «Ok, se hai voglia di parlare però lo sai io che sono qui» gli disse sorridendogli, «sei sempre così energico che sembra che niente ti possa fermare, ma ricordati che tutti hanno dei momenti di crisi, non c’è niente di male a chiedere aiuto, quindi se dovessi aver bisogno, non esitare».
«Ma come siamo premurosi» disse ridacchiando divertito, non guardando però il maggiore negli occhi, «non ti preoccupare, lo so che posso contare su di te hyung» disse poi più serio.
E stava dicendo la verità, lo sapeva bene, ma sapeva anche di non essere stato del tutto sincero con il maggiore.
Hoseok non si sentiva diverso dal solito, non era triste o particolarmente in ansia per qualcosa, ma semplicemente non riusciva a togliersi dalla testa le parole di Jungkook, quel semplice fraintendimento sulla natura della sua relazione con Yoongi lo aveva messo in una situazione di totale confusione.
Era assurdo e lo sapeva, non aveva alcun senso, ma da quel giorno aveva iniziato a notare tante, tantissime cose e iniziava a sentire una strana pressione addosso che non riusciva a comprendere.
Avrebbe dovuto parlarne a Seokjin, lui era decisamente il più sveglio in quel tipo di cose, ma non sapeva come iniziare, non era abituato a chiedere consigli, non era abituato in generale a tormentarsi tanto per certe cose, ma era da una settimana che era confuso e non poteva certo continuare in quel modo.
«Sai» disse dopo un po’ di silenzio, tentando di rendere la conversazione leggera, come se non importasse, «oggi ho avuto una dichiarazione» rise divertito.
Seokjin lo osservò curioso, che fosse quello il motivo delle sue stranezze? «Una dichiarazione? E da chi?».
Alla fine, aveva deciso di girarci intorno e raccontare l’aneddoto di quel pomeriggio, d’altronde nemmeno lui sapeva bene quale fosse il problema e da qualche parte doveva pur cominciare «Ricordi il ragazzo nuovo con cui mi sono fermato qualche volta in sala prove? Per dargli una mano?».
Seokjin annuì vigorosamente «Si, certo, come si chiamava?».
«Lee Hyung» gli ricordò, il sorriso divertito non abbandonò il suo volto, «bè, il ragazzino si è preso una bella cotta».
«È al primo anno giusto?».
Hoseok annuì.
Seokjin cercò di scrutare il suo volto, di captare ogni minimo segno, ma proprio non trovava il punto della questione «Oddio aspetta» disse preoccupato, «non ci starai pensando?» chiese, trovandola l’unica possibile conclusione.
Hoseok scoppiò a ridere «No, no, insomma, è molto più piccolo di me e poi ecco, no, davvero».
Seokjin tirò un sospiro di sollievo, certo, quattro anni di differenza non erano tantissimi, ma comunque la cosa avrebbe comportato le sue complicazioni.
«Era solo un aneddoto divertente che mi è capitato oggi, niente panico» lo rassicurò, «il poverino era intimidito da Yoongi sai? Ci ha messo una vita a dirmelo oggi dopo le lezioni».
«Conosce Yoongi?» chiese curioso Seokjin, il fatto che lo avesse nominato apriva molti più interrogatori.
Seokjin sapeva che Hoseok non poteva averlo nominato casualmente, il rapporto tra lui e Yoongi era sempre stato speciale, era così da quando erano solo dei ragazzini, eppure Seokjin non aveva mai capito a pieno nessuno dei due ragazzi.
A volte sembravano i migliori amici ideali, a volte erano così affiatati e complici che sembravano una coppia sposata, altre volte ancora non si capivano proprio e finivano per litigare come fossero uno il peggior nemico dell’altro.
Era da sempre così, il comportamento dei due variava a seconda del momento e degli eventi correnti, ma una cosa era certa, nessuno dei due prendeva alla leggera niente che riguardasse l’altro, anche per una sciocchezza come questa.
Hoseok annuì «Questa settimana è venuto qualche volta a prendermi a lezione, per questo Lee mi ha chiesto se non fossi già impegnato» rise portandosi una mano alla fronte, «assurdo».
Seokjin avrebbe voluto indagare ancora, chiedere di più, capire il motivo per il quale quegli avvenimenti avessero turbato Hoseok, perché qualcosa che non andava c’era, ma non riusciva ancora ad afferrare del tutto il problema.
Appena aprì bocca, come spesso capitava in casa Kim, Seokjin venne interrotto dal suono del campanello.
«Scusa» disse sospirando amareggiato, «vado e torno».
«Non preoccuparti, hyung» rispose tranquillo l’altro, che in realtà iniziava a sentirsi agitato e si ritrovò a ringraziare mentalmente chiunque si trovasse fuori da quella porta.
 
Quando Seokjin tornò, dietro di lui c’era una figurina molto più bassa del maggiore, i capelli rosa un po’ arruffati dal vento e le strette spalle evidenziate dal giubbino in pelle nera, mentre il maglioncino a collo alto evidenziava l’eleganza della sua figura.
«Ah, Jiminah, buongiorno» lo salutò Hoseok vedendolo arrivare, a quanto pare era lui il suo salvatore
«Hyung! Non sapevo che “l’angolo del tè delle signore pettegole” fosse stato spostato a Venerdì» esclamò questo allegro.
Seokjin sbuffò divertito, sedendosi davanti ad Hoseok «È solo un’eccezione».
 «Già, ero di passaggio» confermò Hoseok, «pensavo di vederti in palestra oggi a dire il vero».
Jimin sporse leggermente il labbro inferiore in una smorfia «Sono così impegnato, hyung!» si lamentò andando a sedersi tra lui e Seokjin, «TaeTae è tutto il giorno da Miyon e io sto prendendo appunti per entrambi, inoltre ho iniziato a dare ripetizioni, abbiamo bisogno di soldi».
«Oh, Miyon sta ancora male?» Chiese Seokjin preoccupato.
«Si, nel week end i suoi genitori sono a casa, ma per oggi hanno chiesto a TaeTae se poteva tenerla per tutta la giornata».
«Povera piccola» disse Hoseok dispiaciuto, «e povero Tae, sarà stremato».
«Ieri aveva la febbre alta» disse Seokjin, «speriamo non sia nulla di grave».
«Sembrerebbe solo una brutta influenza» li rassicurò Jimin, «comunque TaeTae dovrebbe aver quasi finito adesso» disse guardando il telefono.
«Ah, siete a cena dagli hyung oggi?» chiese Hoseok.
«No, sono qui di passaggio anche io» spiegò Jimin, «sono venuto a prendere il mio bambino».
Hoseok lo osservò stupito.
Seokjin sorrise «Jungkook è ancora nello studio di Joonie».
«Marlet?» Chiese Jimin.
«Non lo ha lasciato un secondo da quando sono arrivati».
«Ah, uffa, quel cane preferisce Jungkook a me, eppure dorme sempre nel mio letto, il bastardo» disse divertito.
«Non credo che ai cani piaccia essere pizzicati e stritolati, sai?» disse Hobi prendendolo in giro, «comunque, perché Marlet non è con Tae?».
Jimin corrugò le sopracciglia «Io non lo stritolo, sono coccole e a lui piacciono tanto» precisò offeso, «comunque la madre di Miyon è allergica ai cani e non vuole nemmeno che entrino in casa sua, quindi Jungkook si è offerto di tenerlo, visto che oggi non aveva lezione».
Seokjin sorrise apertamente «È proprio un bravo ragazzo».
«E dovreste vedere come cerca di piacere a TaeTae» disse Jimin ridendo, non sembrava dar troppo peso alla leggera ostilità che Taehyung aveva ancora nei confronti del minore.
Taehyung lo aveva rassicurato a riguardo e a lui bastava, sapeva che le cose presto o tardi sarebbero cambiate.
Seokjin e Hoseok si scambiarono uno sguardo dispiaciuto, ma nessuno dei due disse nulla.
Seokjin sospirò «Dai, vai a chiamare Kookie che preparo del tè, ha bisogno di riposarsi».
Hoseok osservò assorto Jimin che si alzava pimpante dalla sedia, dirigendosi verso lo studio.
Da quando avevano nominato Jungkook, aveva iniziato a sentirsi agitato e non poteva fare a meno di pensare all’episodio di quella domenica.
Era solo uno stupido ed insignificante equivoco, perché non riusciva a passare oltre?
 

 
Gli occhi di Jungkook stavano iniziando a pizzicare e le palpebre si facevano pesanti. 
Si tolse gli occhiali per la retro-luminosità per sfregarsi gli occhi con il dorso del polso, per poi stiracchiarsi.
Era stanco, ma iniziava ad essere a buon punto con il suo lavoro e voleva dedicarci tutto il tempo possibile.
Sussultò appena sentendo la maniglia della porta scricchiolare.
Seokjin e Namjoon erano soliti bussare quando entravano nello studio, nonostante si trovasse a casa loro, nell'ufficio di quest’ultimo.
Si voltò, facendo girare la sedia e osservando curioso l’intruso.
Jimin se ne stava sulla soglia della porta ad osservarlo con un sorrisetto divertito «Coniglietto, mamma Seokjin ti vuole di là, ha detto che è ora di fare una pausa».
Jungkook sbadigliò «Che ci fai qui Jiminssi?».
«Sono venuto a prenderti» disse entrando nella stanza, «su, dai, vieni che hai gli occhi tutti arrossati, da quanto stai lavorando?».
«Lo sai che ho gli occhi sensibili» disse alzandosi e raggiungendo l’amico.
Jimin annuì osservandolo dalla testa ai piedi «Ah Jungkookie, quand’è che sei diventato così bello? Eppure eri bruttino da piccolo» disse arruffandogli i capelli e ammirandolo in tutta la sua altezza, «tutti gli anni di palestra non sono stati inutili».
Jungkook corrugò le sopracciglia, sbuffando, odiava quando lo trattava come fosse un bambino «Tu invece eri brutto prima e sei rimasto uguale» disse superandolo con un ghigno e uscendo dalla stanza.
Jimin spalancò la bocca sconvolto, rincorrendo il minore, «Sei uno stramaledetto ragazzino maleducato» gli disse saltando sulla sua schiena, cercando di strozzarlo da dietro.
Jungkook afferrò prontamente le sue gambe e lo lasciò adagiarsi sulla sua schiena, mentre questo gli dava piccoli pugnetti sulle spalle.
«E ora portami in cucina» ordinò sbuffando.
«Sei viziato Jiminnie» disse Jungkook iniziando ad incamminarsi docile per il corridoio, «sei un viziato schifoso».
Quando raggiunsero il salotto, Seokjin rise divertito nel vedere Jimin a spalle del minore, mentre torturava il suo viso con le piccole mani cercando di tappargli gli occhi e di infilargli le dita nelle orecchie e nel naso.
«Jimin lasciami stare!» si lamentò il minore scuotendo la testa nel tentativo di sfuggirgli.
«Jimin avanti, basta infastidire Kookie» lo ammonì Seokjin, prendendo le difese del più piccolo.
«È lui che è una maleducato» disse divincolandosi per scendere dalla sua schiena, mostrandogli il broncio, «sono più grande di te devi rispettarmi» disse altezzoso, «non usa nemmeno gli onorifici!» disse a Seokjin sconvolto.
Il minore appoggiò una mano sulla sua testa, arruffandogli i capelli «Mah, non rompere nanetto».
Jimin portò gli occhi al cielo, ma non poté trattenere un sorriso divertito, lo superò cercando di sembrare stizzito, andandosi a sedere accanto ad Hoseok, che li osservava come pietrificato, nessuno ci fece particolarmente caso, ma da quando Jungkook aveva fatto il suo ingresso nella stanza, il suo cervello stava elaborando una marea di informazioni e pensieri alla volta.
Jimin e Jungkook erano davvero molto legati, lo avrebbe capito chiunque. 
Hoseok li aveva osservati bene quando erano entrati in cucina, Jimin era completamente adagiato sul corpo dell’altro, a suo agio nel toccare e infastidire il minore.
Quest'ultimo a sua volta era in completa sintonia con l’amico, lo teneva stretto per non farlo cadere e cercava di immobilizzargli le mani che tanto lo stavano infastidendo.
Il loro legame Hoseok lo riconobbe subito, perché ne sapeva qualcosa.
Quella complicità e sicurezza l’uno nei confronti dell’altro derivava da una vita passata insieme, da un'infanzia condivisa e da un’adolescenza affrontata l’uno al fianco dell’altro, in tutte le sue difficoltà. 
Anche lui aveva avuto modo di sperimentare qualcosa di simile, infatti lui e Yoongi, amici da sempre, seppur in maniera diversa erano legati dalla stessa cosa che legava Jimin e Jungkook.
Amici d'infanzia, compagni in tutte le prime esperienze, sempre insieme e inseparabili.
I due erano molto più fisici di lui e Yoongi, dimostravano l’affetto che provavano l’uno per l’altro in maniera evidente, si prendevano in giro scherzosamente lanciandosi degli sguardi d’affetto e di complicità. 
La cosa però che balzò all’occhio attento di Hoseok fu che per nulla al mondo li avrebbe scambiati per due innamorati.
Jimin guardava Jungkook come se fosse il suo fratellino minore, da tormentare e talvolta proteggere, mentre per il più piccolo Jimin sembrava essere un fastidioso fratellone e allo stesso tempo un punto di riferimento.
I loro sguardi erano colmi di affetto, allora perché era così chiara la natura del loro rapporto, mentre lui e Yoongi venivano fraintesi di continuo?
«Jin hyung, Jimin mi ha preso in giro, lo fa sempre anche a casa» si lamentò Jungkook facendo gli occhi dolci al maggiore, ridestando anche Hoseok dai suoi pensieri.
Jimin si lasciò scappare un esclamazione stupita «È un bugiardo!» disse puntando il dito verso di lui.
Ma Seokjin era totalmente perso nello sguardo di Jungkook, quegli occhi scuri, il viso dai lineamenti ancora dolci e quasi infantili e quel nasino che quando sorrideva arricciava appena, lo avevano conquistato fin dal primo istante «Jimin» disse poi rivolgendosi a lui, «lascialo stare, non ti vergogni a prendere in giro un tuo amico più piccolo di cui dovresti prenderti cura?».
«Ma...» tentò Jimin.
«Ti ho visto che lo torturavi mentre venivate qua» lo sgridò, girandosi per spegnere il bollitore, «e ora smettetela di litigare, è pronto il tè».
Jimin fulminò Jungkook con lo sguardo, che di rimando gli sorrise trionfante.
Jimin sbuffò, arreso «Non ridere marmocchio» 
Seokjin sorrise, dopotutto, era bello vedere che grazie a Jungkook, Jimin era un po’ più spensierato.
 

 
Venerdì 8 Aprile 19:00
 
Era da un po’ che Jungkook osservava annoiato Hoseok e Jimin che si divertivano con i filtri di un’applicazione che quest’ultimo aveva appena scaricato sul suo nuovo telefono.
Ridevano di gusto scorrendo la galleria con le foto dei loro volti scambiati, in effetti era divertente vedere il viso allungato di Hoseok inserito nella faccia tonda di Jimin e viceversa.
«Un attimo» disse Jungkook ad un certo punto, corrugando le sopracciglia, «da quando hai un telefono nuovo? Non sapevo te ne servisse uno».
Hoseok osservò stupito Jimin, mentre quest'ultimo fece un sorrisino imbarazzato «Era già vecchiotto il mio».
«Lo hai comprato l’anno scorso, per il tuo compleanno» disse Jungkook assottigliando lo sguardo, «non è che fosse così urgente come cosa».
Jimin si strinse nelle spalle, mentre Hoseok guardava quel botta e risposta in cui Jungkook sembrava star avendo la meglio
«La tecnologia migliora alla velocità della luce, volevo l’ultimo modello».
«E puoi permettertelo?» Odiava infrangere la serenità del momento, ma si era ripromesso che una volta arrivato a Seul si sarebbe assicurato che il maggiore non facesse sciocchezze, quindi era deciso ad andare a fondo nella questione.
Jimin sbuffò «Se l’ho preso vuol dire che posso permettermelo, Kookie» concluse stizzito, «sono un bravo risparmiatore io».
«Sappiamo entrambi che non è così» controbatté Jungkook arricciando le labbra, «spendi più di quello che ti danno i tuoi genitori ogni mese, da sempre».
Seokjin, che era ai fornelli girato di schiena, si voltò leggermente per guardare i due, era difficile riuscire a mettere Jimin alle strette, ma Jungkook ce la stava facendo alla grande.
«Sono molto più risparmioso da quando sono a Seul!» Giurò incrociando le braccia, «e non trattarmi come un bambino, comunque è un regalo se vuoi saperlo» concluse sbuffando.
Seppur Jimin non gli avesse ancora parlato del professore con cui stava uscendo, Jungkook sapeva benissimo chi gli aveva regalato quel telefono, ma voleva sentirselo dire da lui.
Hoseok sorrise appena, Jimin sembrava un bambino colto sul fatto, si chiese come se la sarebbe cavata.
«Chi ti ha regalato un telefono deve proprio volerti bene».
«Si, un amico» disse Jimin alzando le spalle.
Hoseok e Seokjin li osservavano come pietrificati, era curioso notare come il comportamento di Jungkook, da timido e introverso, variava quando si confrontava con l’amico, acquisendo una sicurezza che nessuno si sarebbe mai aspettato lo caratterizzasse.
«Ah, deve essere proprio un grande amico, lo stesso che ti ha regalato quell’orologio immagino» disse con un sorrisetto, guardando il polso destro dell’altro.
Jimin portò l’altra mano sull’oggetto, non guardando il minore negli occhi, aveva sperato non ci avesse fatto caso «Può darsi e allora?».
«Niente, solo mi chiedo dove li trovi i soldi uno studente per farti tutti quei regali».
«Non ho solo amici studenti, Kookie» disse Jimin iniziando a mordicchiarsi il labbro.
«Uhm» Jungkook alzò un sopracciglio, «chi ti ha regalato quelle cose Jimin hyung?» chiese secco, stufo di quella stupida scenetta.
«Un amico, te l’ho detto» insisté appoggiando i gomiti al tavolo, facendosi un po’ più vicino, più deciso che mai a non dargliela vinta.
Anche Jungkook si avvicinò, gli sguardi tesi l’uno in quello dell’altro «Hyung di la verità».
«È la verità».
«Non ci credo neanche morto» esordì il minore.
«Non è un problema tuo comunque».
«Jimin…»
La loro lotta di sguardi continuò per un po’, Seokjin e Hoseok si sentirono mancare il respiro, finché Jimin non sbuffò, distogliendo lo sguardo e segnando la sua sconfitta «È un professore contento?».
«Ah! vedi? Lo sapevo che mentivi!» esclamò scocciato, appoggiandosi allo schienale della sedia, «e che cosa vuole da te?».
«Non vuole niente!» urlò Jimin infastidito, «vuole solo essere gentile, ti è sconosciuta questa parola? Gentile, niente più».
Jungkook non faceva altro che scuotere la testa in disapprovazione, sbuffando ad ogni sua parola «E tu e questo professore vi frequentate?».
Dall’altra parte non ci fu risposta, Hoseok e Seokjin osservarono preoccupati Jimin, lo sguardo rivolto verso il basso, i denti che torturavano le labbra e lo sguardo triste.
Anche Jungkook si voltò, capendo che l’altro aveva deciso di ammutolirsi, sperando di essere lasciato in pace.
«Hyung!» disse a voce più alta, «stai uscendo con questa persona?».
Jimin si strinse nelle spalle «Può darsi».
Jungkook sospirò esasperato «Sei uno sprovveduto».
«Ma perché?» si lamentò Jimin, prendendo nuovamente coraggio e puntando lo sguardo nel suo.
«Perché finirà per ferirti, anche lui, di nuovo, come tutti gli altri».
«Non lo conosci nemmeno» protestò il maggiore.
«Ma conosco te».
A quelle parole seguì un lungo silenzio, gli occhi di Jimin si fecero più lucidi e dal suo sguardo Jungkook poté capire di averlo ferito. 
Non fece nulla, gli dispiaceva, ma credeva in tutto ciò che aveva detto e non avrebbe ritirato una sola parola.
Seokjin stava per intervenire, tutti e due avevano decisamente esagerato e avrebbe voluto farli riflettere, ma Jimin lo precedette.
«Bè, te l’ho detto» la sua voce era spezzata, ma anche molto decisa, «non ti riguarda, pensa alla tua di vita, quello che faccio io non è un tuo problema».
Le labbra di Jungkook si dischiusero leggermente.
Seokjin sospirò, ecco, ora anche il minore ci era rimasto male e non si era giunti a nessuna conclusione.
«Ehi, perché non ci calmiamo tutti» la voce rassicurante di Hoseok si intromise, Jungkook lo osservò incuriosito, «credo che ognuno abbia le sue ragioni, dovreste riparlarne a mente più lucida».
Jungkook fu grato del suo intervento, l’ultima cosa che voleva era far soffrire Jimin inutilmente. 
«Sono totalmente d’accordo con Hobi» intervenne Seokjin, «Jimin, credo che anche Jungkook, come tutti noi, sia solo preoccupato per te e…».
«Non importa» esordì Jimin osservando il maggiore scocciato, «prima Tae, poi Yoongi hyung e ora anche tu, pensatela tutti come volete, davvero, non mi importa» si alzò e fece per dirigersi alla porta, «ora vado a casa, sono stanco di tutte queste prediche infondate».
«Jimin» Jungkook si alzò di scatto e lo raggiunse, prendendolo per un braccio, non sapeva che il maggiore avesse discusso anche con Yoongi e Taehyung, doveva essersi sentito attaccato da tutti, «non fare così, ho esagerato ok, ma volevo solo farti capire che...».
«Lasciami» Jimin si liberò dalla sua presa con uno strattone, «pensa agli affari tuoi e lasciami stare».
Jimin ricominciò ad inveire contro il minore, ora alternando un piagnucolio ad un tono più aggressivo, mentre il ragazzo gli rivolgeva quell’odioso sguardo comprensivo, lasciando che si sfogasse.
Dopo qualche minuto in cui Jimin farneticava sul fatto che Jungkook non aveva il diritto di dirgli cosa fare, i suoi occhi iniziarono a pizzicare.
«Non voglio più rivolgerti la parola, non voglio vederti» disse arrabbiato.
Jungkook gli afferrò piano le braccia, mentre lui cercava di liberarsi infastidito «Non è vero» gli disse stringendolo in un abbraccio forzato.
Jimin protestò per un po’, ma le mani grandi di Jungkook trattenevano con forza i polsi dell’amico, poi il minore sentì la testa di Jimin poggiarsi sulla sua spalla, la maglia bagnata dalle lacrime che presto presero a solcargli le guance, la schiena che si alzava e abbassava, in preda ai singhiozzi.
Jungkook appoggiò una mano sulla sua testa, insinuando le dita tra i suoi capelli, aveva esagerato, lo sapeva, soprattutto perché evidentemente non era stato l’unico a rimproverarlo.
«Sei uno stupido hyung» gli sussurrò.
«Ti odio» disse l’altro tra un singhiozzo e l’altro, «non capisci niente».
Jungkook sorrise «Davvero?».
Jimin affondò la testa nella sua maglia, facendo no con la testa.
Seokjin e Hoseok, che avevano osservato la scena tesi come due corde di violino, presero un sospiro di sollievo, scambiandosi uno sguardo di rassicurazione, non avevano mai visto Jimin così arrabbiato e si erano davvero preoccupati a causa delle sue parole forti verso il minore.
Ma come Hoseok aveva immaginato, i due si conoscevano da troppo tempo perché un litigio simile potesse distruggere il loro equilibrio. Probabilmente non aveva fatto altro che rafforzare il loro rapporto.
Quando Jimin si fu un po’ calmato, i due tornarono a sedersi con gli altri, la testa di Jimin appoggiata al tavolo, il viso coperto dalle braccia.
«Prometti che farai attenzione?» chiese Jungkook accarezzandogli la schiena.
Il maggiore annui, mantenendo il viso arrossato ancora ben nascosto dalle braccia.
«E che non ti farai prendere dal sentimento e non sarai avventato?».
Jimin annuì nuovamente.
«Bravo» disse Jungkook scompigliandogli i capelli.
«Ah, Jiminssi non essere triste» Hoseok si buttò su Jimin, abbracciandolo da dietro.
Il minore accolse il suo hyung contento, distanziandosi un po’ da Jungkook, non prima di avergli lanciato un’occhiata infastidita.
Jungkook sorrise divertito e poi si alzò, avvicinandosi ad un Seokjin ancora ai fornelli.
«Scusa per tutta questa scenata, prepari il pranzo per domani?».
Seokjin gli sorrise, permettendogli di avvicinarsi al piano cottura «Non preoccuparti, qui siamo abituati ad avere gente caotica» lo rassicurò, «sto preparando per Joonie, deve mangiare fuori domani e gli sto facendo un po’ di riso con carne e verdure da portarsi in università».
«Posso aiutare?» Seokjin gli sorrise e annuì.
Dopo essersi lavato le mani, Jungkook si dilettò nel taglio sottile di alcune verdure e patate.
Impegnarsi in una qualsiasi attività lo rilassava nei momenti di tensione e nonostante di tanto in tanto buttasse un occhio al tavolo, dove Jimin si stava facendo coccolare da Hoseok, forse approfittando un po’ troppo della situazione, aiutare Seokjin lo aiutava a distendere i nervi.
«Sei preoccupato?» gli chiese Seokjin facendolo tornare alla realtà, «per prima intendo».
Jungkook sospirò, stringendosi nelle spalle «Gli passerà» disse buttando un occhio a Jimin «spero solo agisca con il cervello e non si innamori di quel tipo facendosi abbindolare dai regali».
«Lo speriamo tutti» disse Seokjin sorridendogli, «assaggia questo, dici che è ok?» disse poi porgendogli un po’ del ripieno che aveva fatto quel pomeriggio.
Jungkook ne prese un morso «È delizioso» disse assaporandolo, «lo hai fatto tu?».
«Si, domani sera pensavo di usarlo, con della carne magari» disse portandosi la mano al mento, iniziando ad elaborare un piatto che potesse piacere a Namjoon.
«Sei incredibilmente bravo hyung» si complimentò Jungkook, «dovresti davvero aprire un ristorante».
Seokjin sorrise appena, era bello sapere che qualcuno apprezzava fino a quel punto la sua cucina, ma ogni volta che il più piccolo tirava fuori il discorso “ristorante” Seokjin sentiva una morsa al petto.
«Dico davvero» continuò il minore non ricevendo risposta, «a volte investire in qualcosa non vuol dire non tenere a tutto il resto».
Seokjin, che stava sistemando il riso nella vaschetta del pranzo di Namjoon, si fermò per un secondo, girandosi verso di lui «In che senso?» chiese curioso.
«Intendo dire che inseguire un sogno non vuol dire rinunciare a tutto quello per cui si ha lavorato fino a questo momento» disse un po’ titubante, era da tanto che avrebbe voluto parlare a Seokjin, ma vista la differenza di età e quanto poco ancora si conoscevano, gli sembrava un po’ strano dare consigli simili.
«Credo che finché è possibile, bisognerebbe inseguire i propri sogni, anche se questo a volte vuol dire far fronte a delle difficoltà».
Seokjin lo ascoltava interessato, ma Jungkook si fece prendere un po’ dal panico, visto che lo sguardo del maggiore era puntato su di lui e non sembrava intenzionato a smuoversi «Bè poi nella vita si fanno delle scelte, lo dicevo così per dire» disse inciampandosi nelle sue stesse parole, «credo sia questione di punti di vista».
Seokjin sbuffò appena, divertito «Già» disse poi tornando al suo lavoro, «punti di vista, non hai detto una cosa stupida, sai?».
Anche se Seokjin non poteva vederlo, di nuovo totalmente immerso nel suo lavoro, Jungkook gli rivolse un enorme sorriso.

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Capitolo 10
*** Settimana 2: Domenica 10 marzo ***


Settimana 2
Domenica 10 marzo 20.00
 
«Buon giorno bellezze!» urlò Hoseok entrando in casa Kim con fare entusiasta.
Yoongi lo seguiva a ruota, lo sguardo rivolto verso il basso e l’espressione parecchio cupa.
Il minore stava facendo di tutto per sembrare naturale, per apparire il solito ragazzo solare di sempre, ma Yoongi lo aveva notato ormai da tempo, Hoseok era turbato e ciò era alquanto seccante per lui.
Viveva con Hoseok da cinque anni e si conoscevano da quando erano bambini, aveva imparato a capire il minore e cosa ancora più importante, aveva capito che il suo malessere aveva conseguenze anche su di lui. 
Non perché Hoseok fosse una persona particolarmente lamentosa, anzi, se poteva non chiedeva aiuto a nessuno, ma l’umore di Yoongi era strettamente legato al suo e anche se odiava ammetterlo, Hoseok era la sua unica certezza, se lui crollava, Yoongi era sicuro che sarebbe caduto.
Entrando in salotto, dove aveva sperato di trovare un'atmosfera un po’ più serena e allegra di quella che si respirava ormai da giorni in casa loro, incontrò due volti afflitti e annoiati e un Jungkook che sembrava l’incarnazione del disagio allo stato puro.
«Che diavolo è successo qui dentro?» chiese istintivamente avvicinandosi ad un Namjoon tutto sospiri, che si reggeva la testa con una mano e un Jimin che probabilmente si era appena accorto del loro arrivo. 
«Davvero» intervenne Hoseok, «cosa sono quelle facce?» si sedette vicino a Namjoon mettendogli una mano intorno alla spalla.
Jungkook li accolse con un sorriso, l’unico che si era degnato di salutarli.
«Uhm…» mugugnò Namjoon, «niente, Jinnie mi ha sgridato e ci ha vietato a tutti di entrare in cucina».
Hoseok gli sorrise gentile.
«Pure a Jungkook, che non centra nulla».
Yoongi ridacchiò «Cos’hai rotto questa volta?».
«Non ho rotto niente!» giurò, «stavo solo per rovesciare l’arrosto, ma sono riuscito a prendere la padella al volo!» si difese» e senza scottarmi! O scottare lui…».
Hoseok gli diede una pacca amichevole sulla spalla «Ma sì, non preoccuparti, ora vado a tirarlo su di morale e vedrai che gli torna il buon umore».
Il ragazzo sorpassò i presenti e Yoongi gli strinse il bordo della maglia prima che lo potesse superare del tutto «Hobi…»
«Arrivo tra un secondo» lo interruppe il minore.
Yoongi lasciò all’istante la presa, non era bravo ad insistere con lui, poi si voltò verso gli altri, sembrava che solo Jungkook si fosse accorto del suo sguardo abbattuto, fu grato che non gli fossero fatte ulteriori domande.
«Non ne manca uno?» disse guardandosi intorno e decidendo di lasciare perdere la questione con Hobi, non era né il luogo né il momento. Namjoon aveva finalmente appoggiato la schiena al divano, un po’ più rilassato, mentre Jimin era ancora perso nei suoi pensieri.
«Taehyung hyung ha detto che arriva alle nove e mezza» come si aspettava fu Jungkook a rispondergli, «lo hanno chiamato all’ultimo i genitori di Miyon».
Sul volto di Yoongi comparve un sorriso divertito «Chiaro» disse guardando Jimin divertito, «che ne dite se apparecchiamo, non è il caso di fare arrabbiare Jin hyung ancora di più».
Jungkook annui, alzandosi di scatto, sembrava non vedere l’ora che qualcuno smuovesse la situazione. 
Anche Namjoon seguì il consiglio dello hyung, che subito dopo batté le mani davanti al viso di Jimin, che sbattè velocemente le palpebre, stupito.
«Dico anche a te principessa abbandonata».
Jimin corrugò le sopracciglia e arrossì impercettibilmente «Hyung! mi prendi sempre in giro» disse poi seguendolo in sala da pranzo.
Jungkook tirò un sospiro di sollievo, non pensava che proprio Yoongi sarebbe riuscito a tirare su il morale di Jimin, ma a quanto pare si era sbagliato, perché il suo amico, seppur mantenendo l’espressione un po’ abbattuta, aveva iniziato ad aiutare gli altri, ridacchiando e scherzando con loro di tanto in tanto.
 
Jungkook e i suoi tre hyung avevano appena finito di apparecchiare la tavola quando Seokjin e Hoseok uscirono dalla cucina, il maggiore, un piatto pieno di costolette di maiala alla mano, aveva un volto sorridente e rilassato, mentre chiacchierava con il più piccolo.
Lo sguardo di Namjoon indugiò preoccupato e andò prima ad incontrare quello di Yoongi, per cercare un po’ di sostegno, lui gli sorrise e ricambiò lo sguardo con decisione, posandolo poi su quello di Seokjin.
Anche Namjoon guardò il suo compagno di sottecchi, torturandosi il labbro inferiore con i denti.
Jungkook osservò la scena divertito, Namjoon hyung era davvero tenero in quel momento.
«Tesoro porti le verdure?» chiese Seokjin sereno passandogli accanto.
Namjoon spalancò gli occhi e si rizzò sulla schiena «Certo!» obbedì fiondandosi in cucina.
Hoseok rise appena, guardando Jin divertito «Te l’ho detto che era pentitismo».
Seokjin ridacchiò «Lo so, lo so, sono stato un po’ troppo duro con lui».
Quando Namjoon tornò, tenendo saldamente il piatto da portata con due mani, Seokjin gli posò un delicato bacio sulla guancia e con un Namjoon decisamente rasserenato, finalmente la cena ebbe inizio.
Jungkook era davvero contento che l’atmosfera fosse tornata quella serena di sempre, nonostante ci fosse ancora una cosa a disturbare la sua serata. 
Infatti, accanto a lui, Jimin, la forchetta tenuta in mano mollemente, torturava le zucchine grigliate che aveva nel piatto, senza mai assaggiarne una. L’amico aveva un’espressione di sconforto che aveva mantenuto per tutta la serata.
«Ehi Chim» attirò la sua attenzione Jungkook, che aveva già finito metà della sua cena, come al solito squisita.
«Uhm?» Jimin si girò leggermente verso di lui, lo sguardo annoiato.
«E’ perché Tae hyung arriva tardi che sei triste?».
Jimin spalancò gli occhi e sbatté le palpebre velocemente «Tae? No, che c’entra?».
Jungkook si strinse nelle spalle innocentemente «Non so, è quello che mi pare di aver capito, sei così da quando è uscito di casa» disse sospirando, «Scusa, è che da quando sono a Seoul ti vedo un po’ strano ogni tanto, quasi… isterico?».
Jimin scoppiò a ridere, intenerito dalle parole del minore «Non ti preoccupare Kookie» disse scompigliandogli i capelli, «Sono solo stanco oggi».
«A sì?» Jungkook lo osservò dubbioso, «non è che tu abbia fatto tanto per stancarti oggi hyung».
Jimin gli sorrise ancora «Non lo sai che meno si fatica e più ci si sente stanchi?».
Anche Jungkook sorrise questa volta «Se c’è qualcosa…».
«Lo so, lo so» disse Jimin agitando la mano, come per scacciar via le sue parole, «lo so che posso contare su di te coniglietto, ma è tutto ok, non preoccuparti inutilmente».
«Ok, hyung, ti credo» disse alzando le mani in segno di resa «tanto anche se fosse, quando non vuoi dire una cosa è impossibile cavartela fuori».
Jimin rise «Ti assicuro che non è questo il caso».
I due ricominciarono a mangiare tranquillamente, come se niente fosse, nel caso di Jimin in realtà, era più un giocare con il cibo che aveva nel piatto.
Sapeva di non aver davvero convinto Jungkook e sapeva anche che il minore non si sarebbe arreso tanto facilmente, ma proprio non avrebbe saputo cosa dirgli.
Il minore aveva ragione, in quel periodo si sentiva strano, agitato, diverso.
Forse era la frequentazione con il signor Kim, in effetti la relazione con William si era conclusa da pochissimo tempo. Era anche per quello che aveva deciso di andarci piano con il suo ormai ex professore.
Eppure, qualcosa non andava, qualcosa in realtà non era mai andato per il verso giusto.
Jimin sospirò affranto per l’ennesima volta, era da tanto, tantissimo tempo che si sentiva a disagio, incompleto, aveva pensato che la presenza di Kookie di nuovo nella sua vita avrebbe colmato ogni vuoto, ma così non era stato.
Era felice, immensamente felice e svegliarsi e saperlo al suo fianco era qualcosa di indescrivibile, lo amava come un fratello, ma il peso che sentiva non accennava ad abbandonarlo.
William era stato davvero una buona distrazione, ma nemmeno con lui si era sentito del tutto completo, doveva ammetterlo, con nessuno dei suoi compagni si era mai sentito così e aveva iniziato a chiedersi se da una relazione non potesse pretendere più di questo.
Controllò per l’ennesima volta l’orario sul suo orologio da polso, le nove e un quarto, ancora altri quindici minuti e Taehyung sarebbe tornato.
Ne aveva bisogno, quella sera più delle altre, lui sapeva come rasserenarlo, come tirargli su il morale, sempre, in ogni situazione.
«Chimmi è da mezz’ora che hai quella costoletta nel piatto, la mangi o hai intenzione di guardarla ancora per molto?» lo riprese Seokjin, ridestandolo dai suoi pensieri.
«Non ho molta fame, lasciala per Tae» disse stringendosi nelle spalle.
«Taehyung ha già la sua razione di cibo pronta da scaldare in cucina, non sono così sprovveduto da sperare che questi animali si ricordino di lasciargli qualcosa».
Hoseok rise divertito «Io non ci ho nemmeno pensato in effetti» disse prendendo una costoletta e addentandola, sporcando una mano di Yoongi nel gesto, che lo guardò torvo per qualche secondo, per poi pulirsi e tornare a parlare con Namjoon, «mi sono servito in continuazione senza tanti problemi».
Seokjin scosse la testa «Non avevo dubbi».
«Solo perché so che ci pensi già tu hyung!» assicurò poi.
Jungkook rise, l’allegria di Hobi lo coinvolgeva sempre. 
«Comunque Chim hanno ragione, devi mangiare se vuoi crescere, magari entro un anno arrivi al metro e settantacinque» Yoongi interruppe per un secondo la conversazione con Namjoon, solo per prenderlo in giro.
Jimin alzò gli occhi al cielo «Ma io sono già un metro e settantacinque hyung!» si lamentò.
Namjoon e Hobi scoppiarono a ridere.
Jungkook alzò un sopracciglio «Andiamo Chim, non mentire».
Jimin si voltò sconvolto, mentre Hoseok continuava a ridere di gusto.
«Sono davvero alto uno e…».
«Beh, comunque devi mangiare» lo interruppe Seokjin «e non accetto obiezioni, forse non ti piace quello che ho fatto?».
Jimin sospirò frustrato «Non è quello, uffa» si lamentò, poi afferrò la costoletta che aveva nel piatto e ne prese un piccolo morso, «è buonissima hyung, solo non ho molta fame».
«E’ già un inizio, finisci almeno quella» disse Seokjin soddisfatto, ignorando le sue proteste.
Hoseok scosse la testa divertito, scambiandosi uno sguardo d’intesa con Jungkook «Il nostro hyung si fa rispettare» proprio in quel momento sentì qualcosa sfiorargli la mano. 
Si voltò appena, la mano grande e calda di Yoongi era sulla sua, mentre ricercava la sua attenzione, lo sguardo che saltava da lui a Namjoon «Hai sentito Hobi?» gli stava dicendo il maggiore.
Lo sguardo di Hoseok schizzò su quello di Jungkook e poi sulla mano posata sulla sua, d’istinto la ritirò, come se si fosse scottato, lo sguardo leggermente impanicato.
Ora Yoongi si era voltato del tutto verso di lui e lo osservava con le sopracciglia corrugate.
Ci fu qualche secondo di silenzio in cui nessuno percepì la tensione che c’era tra i due, ma Hoseok la sentì molto bene e sentì soprattutto lo sguardo infastidito di Yoongi sul suo e nel frattempo gli occhi di Jungkook, che erano puntati innocentemente su loro due, gli mettevano una grande ansia.
«Si può sapere qual è il problema?».
Namjoon stava per parlare, ma il tono della voce di Yoongi lo bloccò, facendogli capire che era il caso di aspettare.
«Cos... Niente perché?» balbettò Hobi, la mano ancora lontana da quella del maggiore, «cosa intendi?».
«Dimmelo tu» disse infastidito, sbuffando. 
Doveva ammettere che aveva temuto quella reazione, sapeva che prima o poi Yoongi sarebbe sbottato, in effetti, forse gli altri non si erano accorti, ma era da giorni che il minore era diventato più freddo nei confronti del suo coinquilino. 
Più precisamente da quel giorno, quel dannatissimo giorno in cui Jungkook li aveva scambiati per una coppia.
Si sentiva agitato in sua presenza e il contatto fisico lo destabilizzava. Oltretutto ogni volta che Jungkook si trovava nella sua stessa stanza, per lui era impossibile non pensare alla loro conversazione e non poteva far altro che farsi prendere dal panico. 
Non avrebbe voluto scostarsi in quel modo da Yoongi, ma l’ansia non gli permetteva di ragionare come avrebbe voluto.
Hoseok tentò uno dei suoi sorrisi rassicuranti «Tutto bene hyung? Non c’è nessun problema».
Jungkook rimase in un silenzio tombale, intimorito dallo sguardo glaciale che Yoongi riservò ad Hoseok, mentre Namjoon si morse appena il labbro, in attesa.
«Hobi ti conviene dirmi cosa…» le sue parole vennero interrotte dal suono acuto e fastidioso del campanello e subito dopo da un urletto ancora più squillante.
Jimin saltò sulla sedia, lo sguardo di tutti su di lui «E’ arrivato Tae» dichiarò un po’ imbarazzato, rendendosi conto della reazione esagerata che aveva avuto.
«Ce ne siamo accorti tesoro» disse Seokjin dolcemente, «c’è già il campanello ad annunciarlo».
Jimin sorrise imbarazzato «Bè, vado ad aprirgli».
«Io inizio a scaldargli la cena, tu riposati hyung» Hoseok prese la palla al balzo e prima che Yoongi potesse anche solo accorgersene, il minore si era volatilizzato.
Jimin nel frattempo si era precipitato fuori dalla porta, quasi con la stessa velocità con cui Hoseok era fuggito dalle sue responsabilità.
Corse per le scale e quando intravide i capelli castani del minore, non esitò a lanciarsi tra le sue braccia.
Taehyung indietreggiò di poco, quando il peso di Jimin gli ricadde completamente addosso, senza preavviso.
La serata era parecchio fredda e Miyon malata lo aveva davvero messo a dura prova, ma non appena accolse Jimin tra le sue braccia, stupito da quel l'accoglienza, sentì tutta la fatica scivolargli addosso, mentre affondava il viso tra i capelli profumati di lui e gli lasciava un delicato bacio sulla testa.
«Hai fatto tardi!» si lamentò quest’ultimo.
Taehyung sorrise «Giusto il tempo di arrivare dagli hyung, ci vuole una mezz’oretta, lo sai».
Jimin alzò il viso dalla sua spalla, avvicinandolo al suo, Taehyung senti i battiti del cuore accelerare «Uhm, ok, andiamo dentro».
Si separò da lui solo per girargli intorno e appoggiare le mani sulle sue spalle, Taehyung d’istinto si abbassò, permettendogli di salirgli sulla schiena.
Jimin gli circondò il collo con le braccia da dietro e iniziò a lasciargli piccoli baci sulla testa, mentre questo lo portava in casa.
Era stanco, ma tenere Jimin sulle spalle non lo affatica affatto, per il suo Jimin avrebbe fatto qualsiasi cosa, solo avrebbe voluto dire al suo cuore di smettere di battere così forte, voleva evitare di arrossire o, nella peggiore delle ipotesi, di avere un infarto.
Quando entrarono in casa, Jungkook fu stupito di vedere il volto di Jimin tornato d’improvviso sereno, mentre si stringeva a Taehyung.
«TaeTae è arrivato, su, su, deve mangiare» lo acclamò scendendo dalla sua schiena e prendendolo per mano.
Lo fece sedere e poi si sedette fra lui e Jungkook, che li osservava incuriosito, solo lui sembrava trovare strana la situazione. 
Gli altri si limitarono a salutare Taehyung e chiedergli come era andata la serata e altre domande di circostanza, iniziando ad integrarlo nelle varie conversazioni.
Jungkook invece osservo attentamente i due e lo sguardo di Jimin gli lasciò non pochi dubbi, era davvero tornato quello di sempre.
Quando Hoseok tornò con la cena, scompigliò i capelli di Taehyung e ne approfittò per prendere una sedia e sedersi vicino a lui, stando ben attento a non incontrare lo sguardo di Yoongi, che sembrava infuocato da quanto era irritato, tanto che il ragazzo si era ammutolito ed emanava una strana aura.
«Hai visto? Jin hyung ti ha lasciato un sacco di cibo!» disse tutto contento Jimin.
Taehyung sembrava godersi a pieno tutte quelle attenzioni.
«Per tua informazione Hobi ha scaldato anche tutto quello che hai lasciato tu» lo sgridò Seokjin.
Jimin si morse il labbro inferiore e Jungkook poté giurare di aver visto lo sguardo di Taehyung indugiare sulle sue labbra per decisamente troppo tempo.
«Hai mangiato poco?» chiese preoccupato.
Jimin si strinse nelle spalle «Non ha toccato cibo» lo precedette Seokjin.
«Non avevo molta fame» si difese l’accusato.
«Chim!» esclamò Taehyung, «non sarai di nuovo a dieta? Lo sai che non ne hai bisogno». 
«Ma no!» insistette l’altro, «non avevo fame, davvero».
Taehyung sbuffò «Dai, mangia con me» disse porgendogli una costoletta già iniziata.
Jimin sorrise divertito e ne prese un morso, guadagnandosi un’espressione soddisfatta sia da Taehyung che da Seokjin.
Jungkook era sconvolto, osservava la scena con la bocca leggermente dischiusa e i pensieri che si intrecciavano tra loro.
Taehyung lo costrinse a mangiare anche qualche verdura, finché, tra una chiacchiera e l’altra, Jimin stesso non iniziò a chiedergli cibo. 
I due finirono per cenare nello stesso piatto, Taehyung che imboccava entrambi.
«Hai fame TaeTae?» disse ad un certo punto Jimin ridacchiando, «ti stai sporcando tutto» disse, per poi pulirgli l'angolo della bocca con il dito.
Taehyung arrossì impercettibilmente, ma Jungkook lo notò immediatamente, notò anche lo sguardo dolce che sia Seokjin che Hoseok riservarono esclusivamente a lui e il sorriso che si fece strada nei loro volti, mentre si scambiavano uno sguardo, complici.
Mentre a Jimin era tornato l’appetito, gli occhi di Taehyung brillavano, immersi nella figura dell’altro.
Jungkook assottigliò gli occhi “aspetta” pensò indagatore.
Le mani di Taehyung, che sfioravano Jimin con tanta delicatezza come se fosse fatto di porcellana e il rossore che imporporava le sue guance ogni volta che Jimin gli si avvicinava un po’ troppo, insieme agli sguardi complici degli hyung, furono come un’illuminazione per Jungkook.
Forse Taehyung non era così diffidente nei suoi confronti per una questione caratteriale, forse, pensò assottigliando lo sguardo e scrutando per bene la scena davanti a lui, il maggiore aveva paura che lui potesse scoprire qualcosa che voleva tenere nascosto.
«Qualcuno mi aiuta in cucina?» la voce di Seokjin lo destò dal suo riflettere.
Jungkook scattò in piedi come una molla «Vengo io hyung!» aveva bisogno di informazioni più precise e non c’era persona più adatta per ottenerle.
 
 
Note dell’autore: Ciao! Era da un po’ che non pubblicavo, non posso dire di essere pienamente soddisfatta di questo capitolo, devo dire che non ero molto ispirata mentre lo scrivevo, ad eccezione di alcune parti.
Spero vi piaccia comunque sto pensando di sistemarlo da un punto di vista di forma in futuro. Per il momento lo pubblico perché non mi pare così male e credo sia il caso di mandare un po’ avanti la storia.
Grazie di essere arrivati fino a questo punto!

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Capitolo 11
*** Settimana 3: Lunedì 11 marzo ***


Settimana 3
Lunedì 11 marzo 18:30
 
Mentre Namjoon sistemava gli appunti sul computer portatile, Jin, seduto in cucina difronte a lui, si stava torturando le mani da più o meno dieci minuti, in attesa che lo stufato fosse pronto. 
Da quando Namjoon era tornato a casa aveva notato che il maggiore sembrava stressato, ma non sembrava decidersi a parlargli, quindi si sentì costretto ad intervenire prima che l’altro scegliesse la via dell’autodistruzione.
Così prese una mano del compagno, impegnata a torturare le unghie dell’altra e la strinse nella sua «Jinnie, tesoro» disse togliendosi gli occhiali da lettura, «c’è qualcosa che ti preoccupa?».
Il ragazzo emise un verso frustrato, stringendo la mano alla sua «Joonie...»
Namjoon chiuse il computer e diede tutta la sua attenzione al suo compagno «Come immaginavo, è successo qualcosa con tuo padre?».
Seokjin fece di no con la testa e Namjoon iniziò seriamente a preoccuparsi, era strano vederlo in quello stato.
«È successa una cosa ieri…» disse con voce flebile.
Namjoon gli si avvicinò poggiandogli delicatamente una mano sulla schiena «Con i ragazzi?».
Seokjin annuì appena «Più precisamente» disse abbassando esponenzialmente il tono della voce, «con Kookie…».
Namjoon spalancò gli occhi stupito, cosa poteva essere accaduto di tanto sconvolgente con Jungkook da turbare tanto Seokjin?
«Ti ha detto qualcosa di poco gentile?» disse corrugando le sopracciglia.
Seokjin emise appena un risolino «No, no, figurati».
Namjoon tirò un sospiro di sollievo «Mi sembrava strano».
«Assolutamente» ribadì, «è un così bravo ragazzo, ha fatto solo delle domande innocenti» disse mantenendo il tono della voce basso, come se temesse che il ragazzo che in quel momento lavorava nello studio di Namjoon potesse sentirlo.
«E che ti ha chiesto di tanto assurdo?».
«Bè, è da ieri sera che ci penso» rivelò, «ma pensavo di farmi paranoie inutili».
Namjoon annuì incuriosito, ascoltandolo attentamente.
«Mi ha fatto domande generiche su Taehyung».
«Su Tae?» ripeté Namjoon.
«Si, su Tae» disse pensieroso Seokjin, «so che probabilmente è tutta una mia paranoia, ma credo che Jungkook sospetti qualcosa».
Namjoon ci pensò attentamente, analizzando bene le parole del maggiore «Bè, anche se fosse non è detto che non sarebbe d’accordo, insomma, perché dovrebbe essere un problema?».
Seokjin sospirò prima di parlare, come a soppesare le sue parole «L’ho pensato anch'io, ma poi mi sono ricordato del litigio di Kookie e Jimin quel pomeriggio a casa nostra».
Namjoon lo osservò incuriosito «oh, sì, me lo hai raccontato e allora?».
«Tu non lo hai visto» disse preoccupato, «era davvero in pensiero per Jimin e io temo che…»
Namjoon, che conosceva bene il suo compagno, sembrò cogliere a pieno il concetto «Hai paura che Jungkook possa preoccuparsi e pensare male di Taehyung».
Seokjin annuì pensieroso «E se dicesse qualcosa a Jimin? Magari nel modo sbagliato, magari conoscendo a metà la storia, per Jimin potrebbe essere un duro colpo» piagnucolò, «e se questo rovinasse il loro rapporto? Sarebbe solo colpa mia che ieri ero così teso che Kookie avrà sicuramente capito tutto!».
Namjoon prese il suo ragazzo per entrambe le spalle e fermò il suo delirio «Jinnie, tesoro, ora stai esagerando, respira e pensa a mente lucida» ordinò.
Quando il suo compagno riprese un po’ di sanità mentale, decise di continuare «Prima di tutto, non è detto che Kookie abbia capito qualcosa e in caso contrario non è detto che reagisca andando a dire tutto a Jimin».
Seokjin annuì serio, ascoltando le sagge parole del suo compagno.
«In secondo luogo» esordì, «Kookie è nel mio studio a lavorare e se ne starà lì ancora per un po’, lo conosci» disse e il maggiore annuì ancora, Jungkook era parecchio stacanovista.
«E ultima cosa, ma non per importanza» continuò cercando di far calmare il compagno, «per tua fortuna oggi Taehyung dopo lezione deve venire a riportarmi un libro che gli ho prestato, possiamo parlargli e spiegargli cos’è successo e metterlo in guardia».
Gli occhi di Seokjin si illuminarono «Tae viene qui? Non lo sapevo».
«Solo di passaggio» disse guardando poi l’orologio, «e dovrebbe arrivare a momenti, quindi non preoccuparti, si risolverà tutto».
Seokjin tirò un forte sospiro di sollievo «Bene, gli parleremo e lui saprà di fare attenzione» si appoggiò più comodamente alla sedia «sì, andrà tutto bene».
«Potrebbe decidere di parlare direttamente a Jungkook» disse pensieroso Namjoon, «così da tranquillizzarlo e chiudere qui la faccenda».
Seokjin storse il naso «Non so Joonie, si conoscono ancora poco e sapere che Taehyung è segretamente innamorato di Jimin» Si morse il labbro inferiore pensieroso, «sono così protettivi l’uno con l’altro, potrebbe pensare che Taehyung si approfitti della sua amicizia o qualcosa di simile».
Namjoon accarezzò i morbidi capelli del fidanzato con dolcezza «È un ragazzo intelligente, capirà sicuramente che Tae non ha nessuna cattiva intenzione».
Seokjin annuì debolmente, anche se la sua espressione era ancora immersa nei pensieri.
In quell’esatto momento in campanello suonò, facendo sobbalzare i due e Namjoon scattò in piedi, voleva assolutamente parlare con Taehyung in modo da tranquillizzare Jin.
Non fece in tempo a raggiungere la porta di ingresso che appena fuori dal corridoio, vicino, molto vicino alla cucina, il suo sguardo si scontrò con quello di Jungkook, non sembrava essere appena arrivato e la sua espressione impanicata confermava la teoria.
«Kookie» esclamò in un misto di stupore e preoccupazione, certo che quel ragazzo si trovava sempre nel posto sbagliato al momento sbagliato, per loro almeno.
«C-ciao hyung» balbettò Jungkook, «ho finito per oggi».
Mentre i due parlavano, un Seokjin dagli occhi spalancati si era sporto sulla soglia della porta, gli occhi incatenati alla figura di Jungkook.
Seokjin poté vedere lo sguardo di Namjoon posarsi su di lui incerto, per poi fiondarsi ad aprire la porta.
Seokjin cercò di essere il più disinvolto possibile, tornò in cucina con un imbarazzato Jungkook, sperando che quest'ultimo non avesse sentito la loro conversazione, sospirò, maledicendosi mentalmente, era impossibile che non avesse sentito almeno la parte finale della loro conversazione, se prima Jungkook aveva dei dubbi sulla faccenda, ora lui stesso gli aveva dato delle certezze.
 
Quando gli altri due entrarono in cucina, Namjoon teneva già in mano il libro che Taehyung gli aveva chiesto in prestito giorni prima e Seokjin avrebbe voluto dire qualcosa, avrebbe davvero voluto cercare di evitare un confronto tra i due più giovani, ma fu Jungkook a precederlo, guadagnandosi da lui uno sguardo preoccupato.
«Hyung» disse rivolgendosi direttamente a Taehyung, che gli concesse tutta la sua attenzione, d'altronde si stava impegnando ad essere più amichevole con lui, «torniamo a casa insieme? Vorrei chiederti delle cose».
Il volto innocente di Taehyung si fece incuriosito, gli sorrise delicatamente «Certo, prepara pure le tue cose e andiamo, ero solo di passaggio».
Seokjin si sentì cadere in un baratro senza fine, non avrebbe potuto fare nulla, assolutamente nulla e l’idea di essere impotente, di non poter proteggere i suoi amici lo distruggeva.
Non poté far altro che stare a guardare i due lasciare l’appartamento, Namjoon si sedette a fianco al suo compagno, la cui preoccupazione era quasi palpabile «Andrà tutto bene» gli assicurò, lasciandogli un delicato bacio sulla testa. Poi si alzò, quella sera avrebbe finito lui di cucinare.
 

Note dell’autore: Ciao! Rieccomi con un capitolo breve ma intenso XD, il povero Jin si preoccupa sempre un sacco per i suoi amichetti.
Oltre al fatto che Jungkook si trova sempre ad origliare manco si trovasse in un episodio di “Flor”, non so se avete presente haha ma tutti origliavano conversazioni da dietro le porte lol
Detto questo, grazie di essere arrivati fin qui, fatemi sapere cosa ne pensate! 😊

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Capitolo 12
*** Settimana 3: Martedì 12 marzo ***


Settimana 3
Martedì 12 marzo 9:00
 
Quella mattina la tensione era quasi palpabile tra la giovane coppia.
Taehyung non si era fatto sentire la sera prima e anche se Seokjin ci aveva sperato, non aveva trovato nessun messaggio al mattino appena sveglio.
Fu in parte sollevato quando Namjoon, entrando in cucina con la sua tazza di latte alla mano, gli mostrò il telefono «Sta venendo qui» disse secco.
Seokjin osservò il telefono del compagno preoccupato, nessuna emoticon o segno particolare che mostrasse l’umore del ragazzo, il messaggio li avvertiva solo che sarebbe passato quella mattina e che doveva parlargli.
Era un messaggio secco, inanimato e lui proprio non sapeva cosa pensare.
Namjoon fece scorrere le dita tra i capelli castani e ancora un po’ umidi dalla doccia fatta poco prima del compagno «Non ti preoccupare tesoro, sono sicuro che è andato tutto bene».
«È improbabile che ieri Kookie non abbia sentito nulla vero?» tentò esasperato Seokjin.
Namjoon sospirò pesantemente e il suo silenzio valse più di qualsiasi risposta.
Seokjin abbassò lo sguardo abbattuto e Namjoon non fece in tempo a posargli un bacio tra i capelli che il campanello suonò.
«E’ già qui?» disse Seokjin preoccupato.
Namjoon gli diede una pacca di conforto sul braccio «Vado ad aprirgli».
In quegli anni, tutti avevano mantenuto il segreto di Taehyung con molta cura, sapevano che più di ogni altra cosa, il minore ci teneva infinitamente all’amicizia di Jimin e se con il loro comportamento ingenuo avevano fatto preoccupare Jungkook e messo a rischio il rapporto tra i due, Seokjin non sapeva come avrebbe guardato negli occhi Taehyung da quel giorno in avanti.
Sentiva di aver tradito la sua fiducia e non riusciva a perdonarselo.
 
Quando Taehyung entrò in casa lo fecero accomodare in salotto, dove lui prese posto sulla poltrona con un’espressione curiosa in volto. La coppia seduta difronte a lui.
Taehyung aprì la bocca, per poi richiuderla immediatamente, come se non sapesse da dove cominciare.
«Hyung» esordì finalmente dopo qualche minuto di esitazione.
I due si irrigidirono, pronti ad ascoltare quello che aveva da dire, ma il ragazzo non sembrava ancora intenzionato ad andare avanti.
«Immagino tu voglia parlarci di quello che ti ha detto ieri Jungkook, mentre tornavate a casa» esordì finalmente Seokjin, con una nota preoccupata nella voce.
Taehyung annuì lentamente senza guardare i due negli occhi «Già, Jungkook…» esitò, «quindi già sapete».
Seokjin deglutì e sentì la mano di Namjoon stringere la sua, in un tentativo di conforto, anche lui era preoccupato ma sapeva che Jin odiava particolarmente sbagliare, aveva sempre voluto proteggere i suoi amici e mai metterli in situazioni scomode.
Poi finalmente Taehyung alzò lo sguardo sui due «E’ un ragazzo intelligente, Jungkook» un leggero ghigno si fece strada nel suo volto e i due proprio non sapevano cosa pensare, era arrabbiato? Preoccupato? Jungkook gli aveva dato un ultimatum per dichiararsi a Jimin?
«Ok, lo dico e basta» esordì poi, mentre incredibilmente, il suo sorriso squadrato si faceva strada sul suo volto, «lui sa tutto, ieri per sbaglio ha origliato una vostra conversazione» in quel momento Seokjin avrebbe voluto morire e Namjoon gli strinse un po’ più forte la mano.
«Bè» esordì poi, «ora quindi siamo alleati» concluse con semplicità mostrando il segno della vittoria con la mano.
Seokjin inclinò appena la testa e Namjoon corrugò le sopracciglia «Che?» chiese Namjoon confuso.
«Avete sentito bene, alleati» disse soddisfattissimo, «e non potevo chiedere un aiutante migliore, conosce Jimin come le sue tasche».
«Aspetta» lo fermò Seokjin stupito, la preoccupazione sostituita da una grossa confusione, «stai dicendo che Kookie».
«Mi sostiene» disse soddisfatto Taehyung, «crede che Jimin sarebbe felice con me e…» disse gongolandosi sul posto, sembrava si stesse proprio godendo quella conversazione e vedere i due confusi lo divertiva parecchio.
«Eh? Avanti parla» lo incitò Namjoon.
«Vorrebbe che Jimin mi prendesse almeno in considerazione» poi si strinse nelle spalle, «è stanco anche lui degli sugar daddy».
I due lo osservavano con un’espressione basita e la bocca leggermente schiusa.
«Lo so, lo so, ho fatto tante storie per Kookie, ma ora devo dire che ho capito che mi piace».
«Kookie…» ripeté piano Namjoon, era la prima volta che Taehyung si riferiva a lui con quel nome e cos’era quel “è stanco anche lui degli sugar daddy” perché iniziava a parlare come il minore?
«Si, è un bravo ragazzo e abbiamo formato un’alleanza, ci credete? Lo adoro!».
Seokjin sbuffò, come se in tutto quel tempo avesse trattenuto il fiato «E io che pensavo, ah!» esclamò portandosi una mano sul viso.
Taehyung osservò il maggiore curioso «Cosa pensavi hyung?».
«Ero preoccupato per te!» esclamò stizzito, «ma meglio così» disse incrociando le braccia al petto con un’espressione di disappunto tatuata in volto.
Namjoon ridacchiò piano «Jinnie si è preso un grosso spavento ieri».
Taehyung batté le palpebre velocemente, non capendo.
«Sai» disse Namjoon un po’ imbarazzato, «credevamo che Jungkook l’avrebbe presa male e quando ci siamo accorti che ci stava ascoltando ci siamo preoccupati».
Gli occhi di Taehyung sembrarono quasi farsi più tondi, mentre pian piano capiva «Grazie hyung! Sapevo che c’eravate voi dietro tutto questo!» disse alzandosi e abbracciando entrambi, per poi iniziare a frugare nella sua borsa.
«Veramente, non lo abbiamo fatto di proposito» cercò di dire Namjoon, ma l’altro lo stava già ignorando.
Seokjin osservò Namjoon con un’espressione distrutta «Mi uccideranno questi ragazzi» disse rilassando i muscoli della schiena e buttandosi a peso morto contro lo schienale del divano.
Namjoon rise sollevato, accarezzando la testa di Seokjin, che lo guardava imbronciato «Tanta preoccupazione per nulla» si lamentò il maggiore.
Namjoon gli sorrise comprensivo e un attimo dopo i due si trovarono davanti un foglio pieno di schemi scritti a penna.
Taehyung gli porgeva suddetti schemi trionfante.
«Cosa sarebbe questo?» chiese Seokjin prendendo il foglio in mano e iniziando leggere.
«Kookie mi ha dato dei consigli e io ho fatto un paino scritto» spiegò, «per riordinare bene le idee».
La coppia osservò perplessa il foglio in cui erano segnati orari delle attività di Jimin e diverse tattiche per passare del tempo con lui o farsi notare in qualche modo.
«È lui che ti ha consigliato questo metodo?» chiese Namjoon.
Taehyung vagò con lo sguardo per la stanza «Non proprio, Jungkook li ha bocciati i miei schemi, ma credo mi aiuteranno ad avere le idee più chiare».
«Ah», disse Seokjin, mentre la lettura di quegli “appunti” diventava sempre più assurda, «forse faresti bene ad ascoltarlo».
«Non vi preoccupate» disse tranquillo sfilandogli il foglio dalle mani e rimettendolo in borsa, «sono sicuro che Kookie possa essere una gallina dalle uova d’oro, ma dovete anche lasciarmi fare».
«Una gallina?» chiese Seokjin sempre meno convinto.
Taehyung annuì vigorosamente «Non una qualunque, una che sforna uova d’oro massiccio».
Il maggiore portò gli occhi al cielo cercando poi quelli del suo compagno, alla ricerca di sostegno.
Ma Namjoon si limitò a ridere divertito dalle parole di Taehyung «Bè sono felice per te Tae».
Seokjin si portò una mano in viso, sospirando.
Il minore annuì soddisfatto «Bene, vi ringrazio ancora, ma adesso devo andare».
«Vai già? Non vuoi nemmeno un tè?» chiese Seokjin riprendendosi d’improvviso.
Taehyung fece no con la testa e prese il suo zaino in spalla «Devo andare a dare ripetizioni al figlio del signor Min, giuro che la prossima volta mi fermo un po’, scusate se son sempre di fretta ultimamente» spiegò brevemente.
«Ok, non esagerare con i lavoretti part-time» gli raccomandò Namjoon.
I due lo accompagnarono alla porta e lo videro uscire saltellante dal loro appartamento.
 
«Se non altro è di ottimo umore» notò Seokjin.
«Non ti preoccupare, Taehyung ha le sue particolarità, ma non credo si sbagli su Jungkook».
«No, certo» disse lui mentre insieme tornavano in salotto «ma quegli schemi erano assurdi» si lamentò «insomma, ti fidi davvero di lui?».
Namjoon rise, sedendosi sul divano e costringendo il maggiore a seguirlo «Non troppo, ma credo dovremmo fidarci di Jungkook, sa quello che fa, non gli permetterà di fare cavolate».
Seokjin sospirò «Sì, è proprio un ragazzo intelligente» poi appoggiò la testa alla spalla del compagno, avevano ancora qualche ora prima che Namjoon uscisse per andare a lezione, così si strinse a lui, facendosi distrarre dalla televisione e dalle sue carezze.
 

 
Martedì 12 marzo 17:00
 
Dall’interno dell’appartamento Seokjin poteva sentire il chiacchiericcio raggiungerlo, due voci concitate si facevano sempre più vicine finché la porta non si aprì, rivelando i due ballerini con le loro borse in spalla e i sorrisi a contornare il viso di entrambi.
Jimin sembrava parecchio allegro, tutto sommato stava superando bene la rottura con William e poi era insieme ad Hoseok, che aveva l’incredibile capacità di sollevare il morale a chiunque.
Non fecero in tempo ad entrare in cucina che il maggiore stava già poggiando due tazze di tè sul tavolo.
«Ci aspettavi con ansia, hyung» disse allegro Hoseok sedendosi.
«Quando Joonie è a lezione mi sento solo» si lamentò prendendo posto tra i due.
«Ah», sospirò trasognante Jimin, «sei così innamorato hyung, vorrei anch'io avere una persona da aspettare a casa».
I due si fermarono per un secondo, questo poteva voler dire che Jimin fosse già a caccia di nuovi spasimanti.
«Bè, ma tu hai già due bei ragazzi da aspettare a casa con ansia» disse Hoseok divertito.
Jimin rise «Giusto…»
«A proposito, non ho più sentito parlare del professore» disse Seokjin curioso.
«Quale professore?».
Hoseok e Seokjin si guardarono confusi «Il professor Kim» disse Hoseok, «quello dell’orologio e del telefono» poi osservò il polso di Jimin, «e forse anche di quel bracciale nuovo».
«Ah, lui» disse secco Jimin, «mah, era troppo geloso».
Seokjin fece fatica a nascondere l’entusiasmo alla notizia «Quindi non vi sentite più?».
«L’ho scaricato» disse stringendosi nelle spalle, «ci siamo divertiti, ma è finita lì, mi chiama ancora ogni tanto, poverino, era davvero preso» disse pensieroso, «ora voglio davvero qualcosa di serio, un po’ come te e lo hyung» disse indicando Seokjin, «sono stanco di uscire con gente che non si vuole impegnare».
Hoseok e Seokjin rimasero in un silenzio sorpreso ed entrambi furono più che felici della notizia, finalmente Jimin iniziava a pensare ad una relazione seria e chi sa se questo sarebbe andato a favore di una certa persona.
«E tu Hobi? Non ci dici nulla di Lee?».*
Hoseok strabuzzò gli occhi «Che c'entra ora Lee?».
Jimin guardò Jin malizioso «Anche se è stato rifiutato, oggi non faceva che fissare lo hyung e chiedergli consigli, è giovane ma audace, devi ammetterlo».
«Ah, non mi interessa» disse infastidito.
«Qualcosa non va?» chiese Seokjin notando l’improvviso cambio d’umore del maggiore.
Hoseok sbuffò «Nah, è solo…» esitò, «quell’idiota del mio migliore amico».
Jimin ridacchiò «Che ha fatto Yoongi hyung questa volta?».
Hoseok scosse la testa «Continua a prendermi in giro per quella storia della dichiarazione» raccontò, «ultimamente passa dalla palestra dopo il lavoro e torniamo a casa insieme, l’altro giorno mi ha fatto fare una figuraccia con Lee».
Jimin gli riservò un’occhiata divertita «Non sarà mica geloso?».
«Credo sia solo preoccupato, ma non voglio che metta paura al povero Lee».
Seokjin sorrise intenerito «Yoongi è un po’ impulsivo a volte».
«Possessivo, direi» sussurrò Hoseok, «ah, comunque basta parlare di lui, vado un secondo in bagno hyung».
Quando Hoseok lasciò la stanza, Jimin ridacchiò «Secondo me quei due dovrebbero fare un po’ chiarezza con i loro sentimenti» disse divertito, poi sentì il suo cellulare squillare «oh! È TaeTae, scusa hyung» e detto questo lasciò la stanza con un sorriso stampato in volto per rispondere al telefono.
Seokjin lo osservò con un’espressione dolce sul volto. Sospirò portandosi una mano tra i capelli, erano davvero due casi disperati.
 
Note dell’autore: Ecco qui il secondo capitolo della terza settimana, finalmente la storia ha una svolta e il povero Taehyung sembra vedere una piccola speranza.
Spero questo capitolo vi sia piaciuto, alla prossima!
 
*Se non lo ricordate, Lee è un ragazzo del primo anno che si allena con Hoseok e che si è dichiarato a lui nella seconda settimana.

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Capitolo 13
*** Settimana 3: Giovedì 14 marzo ***


Settimana 3
Giovedì 14 marzo 18:00
 
«Buon giorno hyung! – Jimin entrò in casa facendo una giravolta su sé stesso, il volto sorridente e l’aria serena, mentre Taehyung, che al contrario sembrava essere scampato per poco alla morte, lo seguiva tetro.
«Ehi Chim! – lo salutò Namjoon andandogli incontro, «cos’è tutta questa energia? – chiese sorridendogli.
«Ah, hyung! Sapessi» disse appoggiandosi teatralmente allo schienale del divano, «mi sono innamorato».
Namjoon corrugò le sopracciglia, rivolgendo a Taehyung uno sguardo interrogativo, solo in quel momento si accorse che il ragazzo aveva il viso stranamente pallido e un’aria piuttosto provata.
«Innamorato? » Seokjin sbucò dal corridoio con il bucato appena tirato fuori dalla lavatrice, mentre anche lui osservava indagatore lo stato di Taehyung, che sembrava a pezzi.
Jimin annuì vigorosamente «Proprio così, ma non è quello che pensate» disse dando un buffetto a Namjoon, che osservò il suo compagno confuso, Jimin sembrava impazzito, «mi sono innamorato di una nuova danza» rivelò infine.
«Ah», disse secco Seokjin, tirando un sospiro di sollievo e poté vedere Namjoon fare lo stesso, ma questo non spiegava comunque il volto emaciato di Taehyung, che si sedette mollemente sul divano.
«Sì, nella palestra in cui io e Hobi facciamo danza è appena iniziato un nuovo corso» spiegò sedendosi sullo schienale e ricadendo vicino a Taehyung dal lato giusto del divano, mentre Namjoon prendeva posto vicino a loro e Seokjin stendeva la biancheria lì accanto.
«Hanno chiesto ad alcuni studenti di vecchia data di fare qualche lezione per invogliare i più giovani ad iscriversi, ero un po’ scettico, ma ora lo adoro! ».
«E che tipo di danza sarebbe? » chiese Seokjin iniziando a sistemare lo stendino in salotto, in modo da poter continuare la conversazione.
Taehyung sospirò appena «Pole dance! »esclamò Jimin, «devo dire che non credevo potesse appassionarmi in questo modo, lo facevo solo perché Taemin mi aveva chiesto questo favore, ma è stato semplice imparare a tenersi sul palo e lo trovo uno sport estremamente elegante» spiegò, «non credi Tae? ».
Taehyung annuì appena, il volto ancora distrutto, ma Jimin non sembrò farci caso, tanto era emozionato dal nuovo sport «Oltretutto può farlo chiunque, anche se non si ha una base di danza o ginnastica, ci vuole un po’ di più, ma tutti possono imparare, basta fare un po’ di muscoli» raccontò emozionato.
«Ho iniziato solo per fare un favore agli istruttori, che avevano bisogno di gente che impara in fretta, ma credo che continuerò, ho talento vero Tae? ».
«Bravissimo» sussurrò appena Taehyung.
Seokjin sorrise «Lo hai accompagnato a lezione? ».
«Sì, ero un po’ agitato ad andare da solo» raccontò Jimin avvicinandosi a Seokjin e iniziando ad aiutarlo a stendere, «lo sai che sono sempre insicuro quando inizio qualcosa di nuovo» proprio non riusciva a stare fermo mentre raccontava.
Mentre i due parlavano, Namjoon osservò incuriosito Taehyung «Perché quella faccia? Ci hai fatto preoccupare ».
Taehyung si girò in maniera quasi meccanica verso Namjoon «Assisti a Jimin con un completo da pole dance mentre balla su un palo per due ore e poi ne riparliamo» disse in un sussurro.
Namjoon tentò di contenersi, ma non poté fare a meno di scoppiare a ridere «Oh, mi dispiace Tae».
Taehyung si appoggiò mollemente allo schienale del divano «Cosa ho fatto di male per meritarmi questo».
«Pensavo non ti sarebbe dispiaciuto».
«È una tortura, tu non lo hai visto» disse in modo drammatico, «sembrava un angelo disceso dal cielo, una fata».
Namjoon non poté far a meno di ridere nuovamente.
«Non fa ridere, hyung, mi ucciderà tutto questo, ne sono certo» continuò il minore, «spero solo che non si metta a provare in casa come con danza classica, altrimenti questa volta potrei morirci davvero» continuò osservando Jimin e Seokjin che avevano iniziato a chiacchierare concitatamente della nuova passione di Jimin, «come faccio a mettere in atto il mio piano se lui è così splendido? La sua luminosità e bellezza mi accecano».
Namjoon sospirò scuotendo la testa «Sei un po’ accecato dal sentimento, amico».
I due avevano appena finito di confabulare tra loro, quando dei passi provenienti dal corridoio attirarono la loro attenzione «Kookie! » esclamò Taehyung rincuorato, negli ultimi giorni la sua presenza gli infondeva sicurezza, ora che sapeva di essere sostenuto dal minore, averlo vicino lo faceva sentire più tranquillo.
«Hyung! Pensavo venisse solo Jimin hyung».
«Ero con lui» spiegò brevemente alzandosi e raggiungendo il minore con un sorriso stampato in volto.
Anche Seokjin e Jimin smisero di parlare, salutando Jungkook che aveva appena finito di lavorare nello studio di Namjoon «Ehi, finalmente avete fatto amicizia voi due» disse Jimin osservandoli curioso, notando che Taehyung lo aveva accolto a gran voce, «non fanno altro che chiacchierare e confabulare negli ultimi giorni» disse rivolto a Seokjin, ridacchiando «indovina Kookie… adoro la pole dance!» disse poi entusiasta.
«Non avevo dubbi che ti sarebbe piaciuto, ti ci vedo molto» disse Jungkook sedendosi con Taehyung accanto a Namjoon.
Seokjin stese l’ultimo paio di calzini per poi schiarirsi la voce «Kookie sarai stanco, preparo del tè per tutti» disse sparendo in cucina.
Jimin lo seguì come un cagnolino, riprendendo a raccontargli la sua nuova esaltante esperienza.
Appena i due furono lontani dalla loro vista Taehyung si precipitò addosso a Jungkook, facendolo sobbalzare dalla sorpresa «E’ stato terribile! » piagnucolò, iniziando poi a raccontare la sua giornata« «non sono riuscito a fare nulla di quello che mi avevi detto, era troppo splendido, non potevo provarci».
Jungkook rise «Non preoccuparti, hyung» lo rassicurò, «gli sei stato vicino in questa nuova esperienza, va bene così».
Namjoon annuì trovandosi pienamente d’accordo «Credo che dovresti essere naturale e sostenerlo, come fai sempre e magari trovare il coraggio di esporti un po’ di più».
Ora fu il turno di Jungkook di annuire, «Sono sicuro che ce la farai, hyung!» disse convinto, mentre questo affondava il viso nella sua spalla «Sono stupido» sussurrò e poi pronunciò altre parole di autocommiserazione poco comprensibili, perché il suo volto era appiccicato alla spalla di Jungkook nel tentativo di nascondersi.
Namjoon e Jungkook si scambiarono uno sguardo divertito, il minore rimaneva ogni giorno più colpito dal comportamento di Taehyung, si era tormentato tanto per farsi accettare da lui, che ora era davvero entusiasta di come si stavano sviluppando gli eventi.
Non aveva scelto di aiutarlo per entrare nelle sue grazie, anzi, i suoi pensieri a dirla tutta riguardavano principalmente Jimin, credeva che con lui sarebbe stato felice o quanto meno, era dell’idea che dovesse fare chiarezza con i suoi sentimenti, perché se era palese che Taehyung fosse innamorato pazzo di Jimin, era altrettanto chiaro che quest’ultimo guardasse l’amico come non guardava nessun altro.
E il fatto che tutto questo rendesse Taehyung più loquace e aperto nei suoi confronti non poteva che fargli piacere.
Il maggiore infatti doveva essersi liberato la coscienza ed era diventato parecchio affettuoso, quel lato del suo carattere era davvero particolare.
Quando gli altri due li raggiunsero in salotto, con una tazza di tè per ognuno di loro, Jimin osservò curioso Taehyung che ancora nascondeva il viso nella spalla di Jungkook «Non stai bene TaeTae? » Disse corrugando le sopracciglia e andandosi a sedere in braccio a lui.
Il minore sobbalzò «Solo un po’ di mal di testa» mentì, sperando di non essere arrossito per la sorpresa di trovarselo addosso.
Jimin lo avvolse in un abbraccio «Beviamo il tè e andiamo a casa» disse dolcemente.
Jungkook li guardò sorridendo, ogni volta che li vedeva insieme non poteva fare a meno di pensare che Jimin aveva solo bisogno di una piccola spinta per capire i veri sentimenti che lo legavano all’altro.
 

 
Giovedì 14 marzo 21:00
Quando i tre salutarono Namjoon e Seokjin, i due decisero di rilassarsi un po’ sul divano «Forse qualcuno dovrebbe far aprire gli occhi a Jimin e chiudere una volta per tutte questa storia, non credi?»  disse Seokjin mentre se ne stava accoccolato tra le braccia del suo compagno.
«Non lo so, non so davvero che cosa pensi Jimin, a volte sembra che veda Tae solo come un amico, certe volte invece sembrano una coppia di innamorati che si è appena dichiarata».
Seokjin sospirò «Spero solo che Kookie sappia come prenderlo, in tutto questo tempo per me Jimin è sempre rimasto un mistero».
«Già» disse Namjoon accarezzando il volto del maggiore per farlo girare leggermente verso di lui, «ma ora rilassati ok?» disse per poi appoggiare le labbra alle sue.
Seokjin emise appena un mugolio compiaciuto, mentre approfondiva quel bacio e si girava pian piano, andando a circondare il collo del minore «Ultimamente non abbiamo mai un attimo per noi» si lamentò.
Namjoon sorrise sulle sue labbra «Già e sono abbastanza stufo di starti lontano» disse fiondandosi di nuovo sulle sue labbra, costringendolo a girarsi completamente verso di lui.
Seokjin non esitò ad assecondarlo, sedendosi a cavalcioni sopra di lui, mentre sentiva le sue mani farsi strada sotto la sua maglia.
Namjoon posò qualche bacio sulla sua mascella e sul suo collo, guadagnandosi dei sospiri compiaciuti, mentre le mani del maggiore erano impegnate tra i suoi capelli, a tirare qualche ciocca.
Ebbe appena il tempo di infilare le mani sotto il tessuto dei pantaloni di Seokjin e accarezzare i suoi glutei sodi, quando il suono del campanello li interruppe.
I due si guardarono negli occhi e poterono vedere la disapprovazione l’uno dell’altro, ma alla fine Seokjin sospirò «Una cosa veloce» disse convinto, sistemandosi i pantaloni, «al massimo dieci minuti e poi ci inventiamo una scusa qualunque» propose.
Anche Namjoon sospirò tristemente «Va bene, ci sto».
Appena il tempo di sistemarsi e l’ospite fu fatto entrare, i due non poterono nascondere lo stupore nel ritrovarsi davanti alla porta Hoseok, lo sguardo stravolto e un borsone in spalla «Hyung» disse solenne, «posso passare la notte da voi? ».
 
Note dell’autore: Ecco un altro capitolo, come sempre spero vi sia piaciuta e vi ringrazio di essere arrivati fin qui

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Capitolo 14
*** Settimana 3: Venerdì 15 marzo ***


Settimana 3
Venerdì 15 marzo 8:00
 
Hoseok sorseggiava il suo tè al tavolo della cucina, mentre Namjoon beveva di fretta la sua tazza di caffè e Seokjin se ne stava seduto con gli occhiali da lettura appoggiati al naso come una vecchia insegnante di matematica e una tazza di tè alla mano, mentre guardava torvo l’ospite che faceva colazione in tutta tranquillità.
«Buona giornata tesoro»  disse Namjoon baciando sulle labbra Seokjin, mentre si infilava la giacca, «buona giornata anche a te tesoro» disse poi sfiorando con le labbra la testa di Hoseok. 
L’amico sorrise a tanta premura «Buon lavoro» disse salutandolo con il tovagliolo.
Seokjin sospirò «Buon lavoro, amore».
Quando i due furono rimasti soli la tensione che emanava il corpo di Seokjin era quasi palpabile.
Il più giovane non aveva voluto dare spiegazioni ai due per quello che era successo il giorno prima, assicurando che già il giorno dopo si sarebbe trovato una sistemazione, ma a Jin quelle scuse non bastavano.
Per prima cosa, non poteva farlo preoccupare in quel modo senza dargli una spiegazione, seconda cosa, non se ne parlava di dividere lui e Yoongi e per ultimo, ma non per importanza, ieri aveva interrotto qualcosa che sarebbe andato ben oltre le coccole e quindi esigeva una spiegazione degna di quel nome.
Si schiarì la voce prima di parlare e poté vedere l’espressione di Hoseok farsi preoccupata «Allora» incominciò, «si può sapere cosa stai combinando?».
Hoseok stava per mettersi sulla difensiva ma Seokjin lo interruppe prontamente «E no, non hai la possibilità di cambiare argomento e no non ti troverai un altro posto dove andare finché non risolverai con Yoongi, perché tu risolverai qualsiasi cosa sia successa con lui ok?».
Ci fu un attimo di silenzio, in cui Hoseok studiò le parole del maggiore cercando una scappatoia, non c’era, Seokjin aveva deciso e quello doveva essere.
Sospirò rassegnato il minore, «Ok, ok, hyung, hai vinto».
«Ah» Seokjin si fece scappare un’esclamazione soddisfatta, «bene, allora, avanti».
Hoseok sorrise appena e sospirò, cercando la forza per parlare «Abbiamo discusso per il kimchi».
«Il kimchi» ripeté Seokjin.
«Sì, il kimchi».
Ci fu un attimo di silenzio in cui il maggiore sperò con tutto sé stesso di non essere stato disturbato per un litigio sul cibo, per quanto quest’ultimo amasse il cibo, non era un motivo valido per interrompere la sua serata con Namjoon.
«Sì, bè, io in genere mangio il kimchi con poco riso, ma ieri ne volevo tanto e lui ha iniziato a darmi dell’avido, a dirmi che non mi accontento mai di quello che ho».
Seokjin lo ascoltava sconvolto.
«E ha iniziato a tirare fuori argomenti che non c'entrano nulla e alla fine mi ha accusato di essere diventato diffidente nei suoi confronti ed è diventato un litigio senza senso in cui uno inveiva sull’altro» spiegò in maniera un po’ disordinata, si vedeva che la cosa lo turbava, «mi sono sentito attaccato capisci?».
Seokjin sospirò, «Capisco» disse dolcemente, «ma non credi di aver reagito in maniera un po’ affrettata andando via di casa? Yoongi ha chiamato sia noi che Jimin e Tae per sapere dov’eri ieri sera, era davvero preoccupato».
Hoseok alzò lo sguardo sul suo hyung finalmente «Ti ha chiamato?».
Il maggiore annuì «Ti ha chiamato mille volte al telefono e poi ha tempestato tutti noi di messaggi».
Hoseok sospirò, «Sai hyung…» disse incerto.
Lui gli appoggiò una mano sulla spalla, incitandolo ad andare avanti «Non credo fosse il Kimchi il problema».
Seokjin sbuffò appena «No tesoro, non credo nemmeno io, perché oggi dopo lezione non vi chiarite?».
Hoseok corrugò le sopracciglia «Non ho intenzione di chiamarlo» disse severo, «sono stanco di essere sempre io quello a cedere e a non prendermela per i suoi comportamenti burberi, ora esigo delle scuse».
Seokjin sospirò a sua volta, non poteva certo dargli torto.


Venerdì 15 marzo 18:00
 
Come intimatogli da Seokjin, quella sera Hoseok dopo gli allenamenti tornò a casa dei suoi hyung, non lo avrebbero mai lasciato in un ostello o chissà dove.
Aprì la porta con le chiavi che tenevano puntualmente sotto lo zerbino «Sono a casa, hyung!» li salutò e non appena entrò in cucina rimase esterrefatto dalla scena che vide.
Seokjin cucinava sereno, mentre Namjoon conversava pacificamente con Yoongi, seduto al tavolo con un'aria serenissima.
Poté vederlo irrigidirsi impercettibilmente quando lo vide affacciarsi alla porta della cucina, lui invece si sentiva proprio di pietra.
Cosa ci faceva lì? Lo aveva chiamato Jin? Era andato di sua spontanea volontà? Che voleva da lui?
«Buon giorno» lo salutò serenamente, «è stata una giornata stancante?».
Hoseok non fece altro che osservarlo immobile, non credendo alle sue orecchie, aveva davvero intenzione di far finta di nulla?
Ci pensò Seokjin a rispondere al suo posto «Non eri venuto qui per una ragione Yoongi?».
L’accusato non guardò il suo hyung negli occhi «Ehm, si, insomma, ti va se ne parliamo?» disse poi rivolgendo ad Hoseok uno sguardo un po’ imbarazzato.
Quest’ultimo sentì la spina dorsale e tutte le ossa meno rigide finalmente «Uhm» acconsentì mettendo su il broncio e sedendosi vicino a Namjoon, a debita distanza dal suo coinquilino.
«Ho un po’ esagerato ieri» ammise Yoongi.
«Quando?» chiese sarcastico Hoseok, «intendi quando mi hai dato dell’avido ed egoista per la mia scelta di mettere tanto riso nel Kimchi? O quando mi hai dato del pedofilo tirando in ballo il discorso di Lee?».
«Ancora lui?» Namjoon si lasciò sfuggire un’esclamazione che lasciò interdetti tutti, «scusate, scusate, continuate pure» disse mettendo le mani davanti ed evitando l’occhiata di Seokjin.
«Quella è una cosa che ho detto senza pensarci, stavamo litigando» tentò di scusarsi Yoongi, «non so che mi sia preso, anche tu però hai iniziato ad inveire su di me ad un certo punto».
«Sei venuto qui per scusarti o per accusarmi ancora?» si lamentò il minore.
«No, è che, ah!» Yoongi incrociò le braccia al petto e si ammutolì, Hoseok copiò la sua posizione, «lasciamo perdere, è meglio».
Seokjin sospirò rumorosamente, guardando accigliato Yoongi, che dopo aver finalmente ricambiato lo sguardo del maggiore sospirò arreso «Mi spiace ok? Sono stato inappropriato, ho buttato le mie frustrazioni su di te, perdonami».
Hoseok alzò gli occhi al cielo «Ok» disse secco.
Yoongi sbuffò «Non stai accettando davvero le mie scuse».
Hoseok si strinse nelle spalle, le braccia ancora incrociate «Accetto le scuse ma l’arrabbiatura non passa come se nulla fosse».
Yoongi osservò bene il suo interlocutore, no, questa volta non avrebbe ceduto «Ok» si arrese infine, «hai tutte le ragioni ma sappi che mi sono arrabbiato solo perché ti vedo distante ultimamente» ammise, «e non voglio che le cose tra di noi cambino, ci tengo ai rapporti di amicizia e anche se si litiga credo che possa servire a capirsi meglio a volte».
Erano scuse un po’ goffe, ma Hoseok decise che poteva accettarle meglio delle prime «Lo so che sono più distante» disse inaspettatamente, «mi dispiace».
I due restarono in un silenzio riflessivo.
«Bene» esclamò Seokjin soddisfatto, «era tanto difficile ?» chiese ai due.
Entrambi sospirarono infastiditi «Nope» disse Hoseok imbronciato, Yoongi si limitò a sbuffare.
«Bene, ora è pronto da mangiare, lavatevi le mani e venite a tavola».
 
Note dell’autore: Ciao!
Questi ultimi due capitoli sono un po’ incentrati su Hobi e Yoongi, spero di riuscire a dare la giusta importanza a tutti i personaggi, ma purtroppo è difficile gestire sette persone haha
Come al solito spero vi sia piaciuto anche questo capitolo e vi invito a farmi sapere cosa ne pensate, grazie di essere arrivati fino a qui!

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Capitolo 15
*** Settimana 3 Domenica 17 marzo ***


Settimana 3
Domenica 17 marzo 19:30
 
Un’altra domenica era arrivata e Namjoon era felice di vedere che gli amici sembravano tutti parecchio sereni finalmente. 
Era stato un mese piuttosto pesante ma ora sembrava che quantomeno gli animi si fossero placati e lui era davvero felice di poter trascorrere una domenica sera con loro in totale serenità.
Miyon era guarita e Taehyung aveva un po’ più di tempo libero e sembrava che l’alleanza con Jungkook, se così si poteva definire, lo stava mettendo di buon umore.
Jimin sembrava in gran forma e non si era più parlato del misterioso professore, mentre Jungkook sembrava a buon punto con il suo lavoro scolastico.
Anche Hoseok e Yoongi sembravano aver trovato finalmente un punto di incontro, la tensione tra i due si percepiva ancora, ma quantomeno cercavano di far finta di niente, nella speranza che le cose si sistemassero da sole. Namjoon non era molto convinto di questo metodo, ma era sempre meglio che vederli litigare.
In quel momento infatti se ne stavano al tavolo della cucina a sorseggiare un bicchiere di vino come una vecchia coppia sposata sulla via della riconciliazione.
Il suo sguardo indugiò sui due, poi su Jungkook e Taehyung che confabulavano tra loro lì vicino, pensò che si sarebbe dovuto abituare a quel tipo di situazione d’ora in avanti e infine, il suo sguardo di posò su quello accigliato di Seokjin che era appoggiato al mobile della cucina, i fornelli già accesi e la cena quasi pronta.
In quel momento il suo compagno non stava prestando particolare attenzione ai fornelli, infatti gli occhiali da lettura erano calati sul naso dritto e perfetto e le belle labbra rosee tormentate dai denti, mentre leggeva qualcosa su un foglio.
«Tutto bene Jinnie?» chiese avvicinandosi e circondandogli la vita con le braccia.
Seokjin sbatté le palpebre velocemente, come ridestato da un sogno «Si, si, scusa» disse appoggiando il foglio sul mobile, «sono cose che devo sistemare entro martedì, stavo solo dando un’occhiata».
Namjoon corrugò le sopracciglia «Niente lavoro a cena» disse ricordando la loro regola ferrea, sembrava una cosa stupida, ma con il lavoro di Seokjin imporsi una cosa del genere era risultato di vitale importanza.
Il suo lavoro gli provocava parecchio stress, oltre a non appassionarlo particolarmente, quindi se non si fosse impegnato a lasciarlo da parte almeno durante i pasti, quei momenti solo per loro e talvolta, con i loro amici, avrebbero rischiato di rovinarsi per il maggiore e di conseguenza per tutti gli altri.
«Lo so, scusa, lo metto via subito» Disse posando un bacio leggero sulle sue labbra.
Namjoon si separò da lui, mentre lo guardava sistemare in una cartelletta il foglio «Qualcosa ti preoccupa?».
«No, niente di che» disse stiracchiandosi, «pensavo».
«Uhm, pensavi» Ripeté Namjoon, «a volte fa bene anche rilassare il cervello» disse passando una mano tra i capelli castano chiaro di lui, tastandone la morbidezza, «e se te lo dico io vuol dire che è grave».
Seokjin rise, effettivamente era lui quello che si perdeva in pensieri filosofici fin troppo spesso.
Seokjin si rimise ai fornelli, mentre Namjoon lo osservava ammirato, non nascondendo una punta di preoccupazione, era da giorni che il suo compagno sembrava un po’ turbato.
«Aiuti Jin hyung?» una vocina da dietro di lui lo richiamò.
«No», disse girandosi verso Jimin, «non voglio fare disastri come l'ultima volta».
Jimin rise, poi il suo sguardo si rivolse verso Jungkook e Taehyung che sembravano discutere animatamente ma a bassa voce, Namjoon poté notare lo sguardo accigliato di Jungkook, probabilmente voleva fargli capire che il suo assurdo schema di conquista non poteva funzionare, ma evidentemente non aveva ancora capito quanto Taehyung poteva essere testardo.
«Certo che hanno preso confidenza quei due» disse il minore con uno sguardo particolare, Namjoon non avrebbe saputo come definirlo, era la prima volta che lo vedeva.
«Anche a casa non fanno altro che confabulare».
Namjoon sorrise «Lo sapevo che sarebbero andati d’accordo».
Jimin annuì energicamente «Sono contento».
E Namjoon non poté che trovarsi della stessa opinione, si chiese cosa avrebbe pensato il più piccolo se avesse scoperto il motivo di tale unione.
«Tutti a tavola!» urlò Seokjin interrompendo qualsiasi cosa gli altri stessero facendo, soddisfatto nel vedere gli altri ragazzi precipitarsi a tavola.
 
Durante la cena Namjoon poté constatare che l’atmosfera era tornata serena e allegra, anche il suo Jinnie sembrava essere tornato quello di sempre.
I tre più giovani sedevano da un lato del tavolo, chiassosi come al solito, addirittura Jungkook sembrava aver smesso di farsi paranoie sull’educazione e aveva un’aria decisamente più rilassata.
Doveva ammettere che amava quelle serate passate con i suoi amici e si ritrovò a sperare che le cose non cambiassero mai.
 
Finita la cena, mentre tutti erano seduti in salotto a chiacchierare, Jungkook notò che Jimin si era fermato nella piccola terrazza a guardare le stelle, non che fosse un grande spettacolo con lo smog di Seoul a coprire il cielo di una coltre grigiastra, ma Jungkook sapeva che all’amico piaceva l’atmosfera che si creava in città di notte, le case illuminate in quel buio fitto.
«Tae, vieni con me» sussurrò sottovoce al ragazzo.
Taehyung lo osservò stupito «Jimin è in terrazza, vai a vedere se vuole un po’ di compagnia» disse alzando le sopracciglia.
«cos… io?».
«E chi se no? Hyung devi darti da fare!» lo riprese.
Taehyung sospirò amareggiato «Ok… allora vado».
«Cerca di creare un atmosfera romantica».
Taehyung ripeté nella sua mente, “atmosfere romantica, devo darmi da fare, ok, ok, ce la faccio, ho Jungkook dalla mia parte”.
Il minore attese in cucina, un po’ nascosto, in modo da poter sentire la conversazione ma non essere visto da Jimin.
«Ehi Chim» sentì la voce di Taehyung incerta.
Jimin si girò verso di lui, lo sguardo profondo ancora immerso nei pensieri «Ehi» lo salutò contento, «bella la città di notte vero?».
Taehyung annuì «Già…»
Jungkook sospirò, Taehyung era teso come una corda di violino, poteva sentirlo da lì.
La conversazione dei due andò avanti per un po’ in maniera innaturale e per nulla costruttiva, non per il loro piano almeno.
Jungkook si versò un bicchiere d'acqua, come se non bastasse Taehyung si era ammutolito, da dove si trovava lui poteva sentire solo le brevi frasi di Jimin e le risposte a monosillabe di Taehyung.
Ascoltò ancora per qualche minuto quello che sembrava più un interrogatorio da parte di un Jimin che probabilmente iniziava a sentirsi confuso, finché la voce di Seokjin non lo richiamo «Jungkook dove sei?» lui prese la palla al balzo.
Anche gli altri due sentirono la voce di Seokjin, ma prima che potessero fare qualunque cosa, Jungkook passò davanti alla terrazza e fingendo distrazione, diede un colpo alla porta, chiudendola dietro di sé e facendo un veloce giro di chiave, fingendo di non aver visto i due ragazzi.
Quando raggiunse il salotto, Hoseok si rivolse direttamente a lui «Dove sono gli altri due? Stavamo per guardare dei vecchi video di due anni fa, quando Taehyung era fissato con il filmare tutto».
«Taehyung hyung non si dava una mossa e l’ho dovuto costringere a rimanere un po’ da solo con Jimin hyung».
Tutti lo osservarono stupiti, mentre si sedeva tranquillo 
«Dove sono ora Kookie?» chiese Namjoon curioso.
«Ho notato che chiudete sempre la porta della terrazza a chiave».
Seokjin annuì confuso «Gli infissi sono un po’ vecchi e l’aria rischia di muovere la porta e fare entrare l’aria.
Jungkook annuì «Sì, sì, non è quello, ho solo usato la scusa per chiuderli fuori casa, distrattamente».
Ci fu un attimo di silenzio.
«Li andrò a recuperare tra un po’, ma almeno garantisco un po’ di tempo a Taehyung, la prima parte del piano è creare un'atmosfera romantica e parlare di qualcosa di profondo, iniziare a dargli indizi insomma».
Seokjin sorrise divertito «L’hai studiata alla perfezione».
Jungkook annuì «Dichiararsi d’improvviso potrebbe provocare uno shock in Jimin, dobbiamo prima mettergli la pulce nell’orecchio, farlo ragionare».
Yoongi sogghignò «Se riesci a metterli insieme, dopo tutto questo tempo, avrai il mio pieno rispetto».
Hoseok rise, appoggiandosi alla spalla di Yoongi con tentata naturalezza «Concordo, ho sempre pensato fossero una causa persa».
Jungkook osservò i due divertito, mentre Seokjin metteva il filmato, gli occhi di Hoseok erano immersi in quelli di Yoongi, mentre prendevano in giro i minori e ridevano divertiti, Jungkook non poteva fare a meno di pensare che Taehyung e Jimin non fossero gli unici a doversi chiarire le idee sul loro rapporto.
 
«Ok, la porta è chiusa a chiave» disse Taehyung sconvolto, davvero Jungkook lo aveva fatto? Non poteva crederci, era davvero quello il suo piano? Lui si sentiva solo in imbarazzo e non aveva la forza di parlare a Jimin, tantomeno di creare un'atmosfera romantica, come diceva il minore. Erano amici da una vita, sarebbe stato troppo strano.
«Cosa? Kookie non deve essersi accorto che eravamo qua!» disse Jimin ingenuamente, «non ho nemmeno il telefono».
«Già, nemmeno io, per fortuna non fa freddo ».
«Però io ho freschino» Disse Jimin circondandosi il corpo con le braccia.
«Ah, che cavolo» Si lamentò Taehyung appoggiandosi alla ringhiera e osservando la città illuminata.
Una risatina divertita raggiunse le sue orecchie «Non è la fine del mondo, TaeTae, questione di pochi minuti e verranno a cercarci»
«Uhm» sospirò il minore, cercando di non avercela troppo con Jungkook, quella cosa non poteva funzionare e lui non sapeva che dire.
Era imbarazzante cercare di creare una situazione romantica, era pur sempre Jimin, certe cose non potevano cambiare così d’improvviso.
«Oh no» sentì la voce del maggiore farsi preoccupata.
«Che c’è?» disse girandosi e guardando nella sua direzione.
Jimin osservava il suo telefono attraverso il vetro della porta finestra e Taehyung poté notare che l’oggetto sul tavolo della cucina si era acceso e vibrava.
«E’ il signor Kim, e io non posso rispondere» Si lamentò sedendosi sulla sedia vicino alla finestra, «quand’è che arrivano?» si lamentò.
Taehyung sospiro amareggiato, questo sì che gli dava speranza...
Non disse nulla, appoggiandosi di nuovo alla ringhiera, aveva sempre meno voglia di mettere in atto il piano di Jungkook, anzi, iniziava ad essere un po’ infastidito nei confronti di Jimin se doveva essere sincero.
Restarono in silenzio per un po’ finché Taehyung non sentì le mani infreddolite di Jimin circondarlo «Inizio ad avere davvero freddo Tae Tae, scaldami».
Trattenne appena il respiro, girandosi e trovando il viso dell’altro vicino al suo, lo osservo per un breve istante, poi aprì le braccia «Vieni».
Jimin non se lo fece ripetere e si fiondò tra le sue braccia, in attesa di essere circondato. 
Taehyung era caldo e aveva un buon profumo, gli piaceva starsene abbracciato a lui in quella sera di primavera. Sussultò quando Taehyung afferrò una sua mano «Sei congelato» gli disse stringendola nella sua.
Jimin sorrise «Tu sei sempre caldissimo, come fai?».
Taehyung si chiese se il fuoco che sentiva crescere nello stomaco ogni volta che era vicino a lui c'entrasse qualcosa, ma non disse nulla, si limitò a prendere le sue mani e appoggiare sul suo collo «Scaldati un po’».
Jimin si accoccolò ancora di più a lui, infilando le sue mani nell’incavo della sua spalla, sotto la felpa e appoggiando la testa al suo petto.
Taehyung posò un delicato bacio tra i suoi capelli, iniziava a credere che l’idea di Jungkook non fosse poi così pessima.
 


Jungkook aveva le lacrime agli occhi da quanto stava ridendo e gli altri non erano da meno, quei video che Namjoon aveva trovato nella sua memoria del computer erano veramente divertenti. Jimin aveva ancora il suo forte accento di Busan e insieme a Taehyung sembravano ancora più scemi.
Anche gli altri non erano da meno, Yoongi andava ancora a scuola e in qualche video lo si poteva vedeva apparire con le occhiaie, mentre ripeteva qualcosa a bassa voce. 
Namjoon e Seokjin stavano insieme da solo un anno ed erano in un'atmosfera romantica tutta loro. 
I video riprendevano diverse domeniche e occasionalmente qualche pomeriggio, in genere il regista era Taehyung e doveva ammettere che aveva creato delle opere d’arte, vedere gli hyung quando avevano all’incirca la sua età era stata un’esperienza davvero interessante, soprattutto era rimasto piacevolmente colpito dai capelli verde menta di Yoongi e quelli rossi di Taehyung, con la bandana in testa sembrava un vero e proprio teppista. 
Mentre Jimin con i capelli arancio e l’aria un po’ scapestrata non era una novità per lui.
«Certo che lo hyung rosso stava proprio bene» disse divertito.
«Oh, non dirglielo, Tae si vergogna di quel periodo» lo avvertì Seokjin.
«Eppure anche secondo me stava bene» intervenne Hoseok, «aveva il fascino del cattivo ragazzo».
Tutti risero, poi a Jungkook venne un'illuminazione «A proposito, voi non avete visto il periodo più buio di Jimin hyung».
L’attenzione di tutti si concentrò su di lui «Periodo buio?» chiese Namjoon curioso.
Jungkook prese il suo telefono e iniziò a cercare nella galleria «Dovrei avere ancora una o due foto salvate».
Quando finalmente trovò la foto, la mostrò con orgoglio, Jimin guardava dritto la telecamera con sguardo truce, ma la cosa che colpì gli hyung fu il suo viso, ancora più tondo di come lo ricordavano e il berretto calato sul capo.
La canottiera che esaltava le sue braccia magre, ricoperte solo da muscoli tonici senza un filo di grasso, fece scoppiare il putiferio.
Il telefono di Jungkook fu letteralmente rapito e fatto girare tra tutti i presenti, che scorrevano le tre foto di un giovane Jimin.
Proprio in quel momento l’interessato, insieme a Taehyung, entrò nella stanza.
La prima cosa che tutti avrebbero voluto chiedergli era come avessero fatto ad entrare in casa, ma fortunatamente nessuno si fece scappare nulla.
«Dov’eravate? Vi siete imboscati?» Chiese Jungkook divertito.
Jimin sbuffò «No caro, ci hai chiuso fuori senza accorgerti, sei proprio un’idiota».
Jungkook rise «Cosa? Eravate in terrazza?».
Tutti finsero di essere sorpresi «Ma come avete fatto ad entrare allora?» Chiese Hoseok, dando voce al dubbio di tutti.
Jimin arrossì appena, ma fu Taehyung a parlare, portandosi una mano alla testa «Bè, la porta era chiusa, ma la finestra è sempre stata aperta, non ce ne siamo accorti subito».
Hoseok scoppiò a ridere.
«Jimin è riuscito ad entrare ed aprirmi» disse semplicemente.
«E sono io l’idiota?» chiese Jungkook a Jimin.
«Zitto» disse sedendosi con gli altri e colpendo in testa il minore, che non fece una piega.
Anche Taehyung si avvicinò al resto del gruppo e il suo sguardo indugiò su tutti, ma soprattutto su Jungkook, e da dietro la schiena di Jimin, fece un sorriso soddisfatto e il segno della vittoria con le mani, anche il viso di Jungkook si rallegrò, afferrando al volo il concetto.
«Comunque, perché ridevate tanto?» chiese Jimin curioso.
Yoongi, che aveva ancora in mano il telefono di Jungkook, guardò il minore con un ghigno, per poi girare lo schermo verso di lui «Fino a quando credevi di tenercelo nascosto Chimmi?».
Jimin tirò un urlo a prova di soprano «Jungkook io ti ammazzo!».
Il minore si era già allontanato, nascondendosi dietro un Seokjin protettivo che però non smetteva di ridere.
«Voglio vedere anche io» intervenne Taehyung.
Jimin, che un secondo prima si era fiondato verso Seokjin, cercando di dissuaderlo a lasciargli Jungkook come sacrificio umano, puntò immediatamente i suoi occhi su Taehyung «No» disse secco avanzando verso di lui, mentre questo prendeva il telefono dalle mani di Yoongi.
«No, no, ti prego, TaeTae» Gli strinse la mano che teneva il telefono saldamente nella sua, «Tu no, ti prego» disse rosso in volto.
«Dai Chim, tutti abbiamo avuto il nostro periodo no» lo incoraggiò curioso il minore.
Jimin puntò gli occhi nei suoi «Ti prego» disse disperato.
Taehyung afferrò la sua mano «Non preoccuparti» lo rassicurò.
Jimin sospirò, lasciando le sue mani rassegnato, lo umiliava il solo pensiero che Taehyung avrebbe visto quelle foto.
Taehyung osservò lo schermo in un religioso silenzio e anche tutti gli altri osservarono il ragazzo, in attesa della sua reazione.
Jimin era completamente rosso in volto e non lo guardava negli occhi.
Taehyung emise un verso strozzato che soffocò immediatamente portandosi una mano alla bocca «Mio dio» disse, «eri delizioso».
Jimin spalancò gli occhi e arrossì ancora di più se possibile, poi gli strappò il telefono di mano «Ora lo hai visto anche tu contento? Adesso mettiamo via questo scempio».
Jimin si voltò consegnando il telefono a Jungkook, fulminando con lo sguardo, ma quest’ultimo non si sentiva pentito, viste tutte le volte che Jimin lo aveva preso in giro davanti agli altri.
Tutti scoppiarono a ridere e iniziarono a prendere in giro un Jimin che si teneva il viso tra le mani, mentre Taehyung si teneva una mano premuta sulle labbra e si chiedeva come potesse esistere una creatura così deliziosa, aveva una scelta di vestiti pessima, uno stile assolutamente diverso da quello attuale e il tentativo di fare il duro falliva miseramente visto il suo viso dolce e paffuto. Era davvero la cosa più deliziosa che avesse mai visto.
«Comunque», disse Jimin riprendendosi e  mostrando un ghigno, pur mantenendo il rossore che gli imporporava il viso, «io non giudicherei se fossi in te, Justin Seagull».
Il sorriso di Jungkook morì all’istante, mentre l’attenzione degli altri si spostò su di lui.
«Non oserai!» disse alzando lo sguardo sul suo interlocutore.
«Oh, non hai idea» lo minacciò, «dovete infatti sapere ragazzi, che questo giovane e avvenente ragazzo un tempo si faceva chiamare Justin Seagull e ha un intero diario in cui si firmava in questo modo».
Prima che potesse continuare, Jungkook si fiondò su di lui a tappargli la bocca «Basta, lo hai detto, non aggiungere altro».
Jimin si divincolò per scappare alla sua presa e iniziò a correre per tutta la casa «Faceva anche dei murales in cui si firmava così e nei suoi primi video potete anche notare la firma alla fine» urlò Jimin mentre correva, cercando di sfuggire al minore tra le risa degli altri.
Seokjin si teneva la pancia, ridendo contro la spalla di Namjoon «Questi ragazzi mi faranno morire» anche Namjoon rideva e vedere il suo compagno finalmente così sereno lo rassicurava.
Taehyung era l’unico che sembrava assente dalla conversazione, si sedette vicino a Yoongi guardando l’infinito.
Il ragazzo si girò verso di lui confuso «Tutto bene Tae?».
«Ah, Hyung, avevi mai visto un essere così carino prima d’ora?».
Yoongi gli rivolse uno sguardo confuso «Sei completamente partito Taehyung» disse divertito circondandogli le spalle con un braccio, questi si appoggiò alla sua spalla trasognante, il caos intorno a lui era come silenziato nella sua testa, l’unica cosa a cui pensava era un giovane Jimin dall'aspetto delizioso.
 
Ciao! Anche la terza settimana è finita, spero che il capitolo vi sia piaciuto, aggiornerò presto

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Capitolo 16
*** Settimana 4: Lunedì 18 marzo ***


Settimana 4
Lunedì 18 marzo 16:00

«No, no, no, no, no» Taehyung entrò in casa Kim quasi urlando, «assolutamente ingiusto».
«Hyung calmati, è una sciocchezza» Jungkook lo seguiva preoccupato all’interno dell’abitazione, in cui i proprietari di casa stavano prendendo il tè, in attesa che Jungkook arrivasse per finire il suo progetto.
«Per prima cosa» lo interruppe Seokjin quando entrarono in cucina, «calmati» disse prendendo il ragazzo per le spalle e guardandolo dritto negli occhi, «seconda cosa, che diavolo ci fai qui».
«E per finire» continuò imperterrito, «sei pallido, hai pranzato?».
Taehyung prese un respiro profondo «Sto bene, sono qui perché sono disperato e si JJk mi ha offerto il pranzo».
Seokjin osservò Jungkook spaesato «JJk? Che modo è di rivolgersi alla gente?» lo sgridò.
Jungkook fece spallucce, come a dire che non importava.
Namjoon ridacchiò tra sé e sé, invitando i due a sedersi «Abbiamo preparato un tè per cookie, ma tu puoi prendere il mio Tae, su dicci che è successo».
Taehyung si sedette quasi a peso morto sulla sedia difronte al suo hyung e anche gli altri due fecero lo stesso «E’ nero» disse in un sussurro.
Tutti rimasero in silenzio «Nero, l’ho incontrato oggi nei corridoi».
«Nero?» ripeté Seokjin non capendo, «chi?».
«Il professor Kim» intervenne Jungkook, «è coreano ma è nero, di carnagione intende».
Ci fu ancora silenzio «Quindi?» chiese Namjoon confuso.
«Probabilmente l’unico coreano nero lo ha incontrato Jimin» insisté Taehyung senza spiegarsi.
La coppia si osservò perplessa, cercando di capire il problema, ma nessun campanello d’allarme era scattato a quelle informazioni «Comunque non si erano lasciati?» Chiese Namjoon.
«Forse non sapete» Jungkook si prese la premura di spiegare, «che era il sogno di Jimin, insomma, un sogno erotico, credo» disse un po’ imbarazzato.
«Cos…» si fece scappare Namjoon, «avere un professore nero?».
Jungkook rise imbarazzato «No, bè ecco, lui diceva di voler andare a letto con un uomo nero, perché… insomma, cose da Jimin, lo sapete come è fatto, fa un sacco di battute sul sesso e sugli uomini».
«Jimin» disse flebile Taehyung «non capite, non ho speranze contro un uomo nero, alto come minimo un metro e novanta e molto più muscoloso di me, a Jimin piacciono quelle cose, non uno come me, senza un muscolo, senza…» la testa cadde a peso morto sul tavolo.
«Ve l’ho detto che era una cosa stupida» disse Jungkook sospirando, «si sta facendo mille pare, l’ha pure lasciato! Non c’è un pericolo reale».
Seokjin sospirò, «Ti stai davvero preoccupando di questo?».
«Non è stupida come osservazione» intervenne Namjoon stupendo tutti, «Jimin non sa nulla dei sentimenti di Taehyung e comunque Chim si sente ancora per telefono con il professore, anche io mi preoccuperei».
Seokjin gli lanciò un’occhiata di ghiaccio, ma Namjoon la evitò, convinto sulle sue parole, era da un po’ che insisteva con Taehyung, doveva dichiararsi e chiudere quella storia.
Taehyung, gli occhi lucidi, rivolse il faccino triste a Namjoon «Non sopporterei un rifiuto».
«E non dovrai sopportare nulla di tutto ciò» ci pensò Jungkook ad andare in suo soccorso, «ti assicuro che ho le idee ben chiare» disse convinto.
«E tu non devi far altro che attenerti al piano, quindi, ora vai a prendere tutto il necessario per la cena che abbiamo prestabilito, io tra poco scrivo nel gruppo di Kakao che resto fuori a cena con un compagno di corso».
Taehyung sospirò amareggiato «Non funzionerà».
Jungkook annuì convinto «Ti ricordi di cosa dovete parlare giusto?».
Taehyung annuì «Si, si, me lo ricordo».
«Bene, bravo, vedrai che funzionerà».
 
I due ragazzi restarono o casa Kim ancora per un po’, Jungkook riuscì a tirare su il morale di Taehyung abbastanza in fretta e ben presto questo decise di uscire e andare a fare la spesa per la sua cena speciale con Jimin con un umore decisamente più determinato.
E Jungkook, sistemati i problemi di cuore del suo coinquilino, poté finalmente rimettere mano al suo lavoro scolastico.
 


Lunedì 18 marzo 18:00
Jungkook entrò in salotto stiracchiandosi, osservando intenerito la coppia che sedeva accoccolata sul divano davanti alla televisione «Oggi non lavori hyung?» chiese, facendosi notare dai due.
«Ho lavorato questa mattina» rispose Namjoon mettendosi seduto in maniera più composta e facendo spazio al minore sul divano.
«Oh, non preoccuparti, ora vado» disse mettendosi la borsa sulla spalla.
«Dove mangi Cookie? Non devi lasciare quei due da soli?» chiese Seokjin indagatore.
Il minore si strinse nelle spalle «Magari mi mangio un panino e mi facci una passeggiata, e poi mi sento con Taehyung per sapere a che ora posso tornare a casa».
Seokjin sospirò «Non se ne parla, non te ne andrai in giro per Seul di notte da solo» disse alzandosi, seguito da Namjoon «stavamo giusto preparando la cena, tu preferisci carne o pesce?».
Jungkook osservò il maggiore stupito e prima che potesse controbattere, venne interrotto da Namjoon «Non ti è permesso rifiutare, ormai ha deciso» disse indicando il maggiore.
Jungkook sospirò sconfitto, ma poi sorrise «Bè, io mangio tutto, ma se me lo chiedi sono un grande fan della carne».
Seokjin sorrise soddisfatto, iniziando i preparativi per la cena.

Note dell'autore: Finalmente siamo arrivati alla quarta ed ultima settimana, questo è un capitolo di passaggio, non molto impegnativo e un po' fine a sé stesso. 
Mi piaceva l'idea di scrivere questa situazione divertente, spero vi sia piaciuto!

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Capitolo 17
*** Settimana 4: Mercoledì 20 marzo ***


Settimana 4
Mercoledì 20 marzo
 
Era da più di un quarto d’ora che Jimin osservava la sua tazza di tè come se all’interno ci fosse qualcosa di estremamente interessante, mentre il composto si raffredda ogni minuto che passava.
Le voci di Hoseok e Seokjin erano appena percettibili e la sua mente era completamente immersa nei pensieri, cullata dall’infuso scuro che aveva davanti agli occhi.
«Jimin, a cosa pensi sempre?» Lo interpellò Seokjin, in quel periodo Jimin era stranamente silenzioso, temeva che la rottura con il professor Kim lo avesse segnato in qualche modo.
Il minore alzò gli occhi su di lui, confuso «Niente, mi ero incantato» disse portando poi la sua attenzione su Hoseok, che riprese a lamentarsi di qualcosa che riguardava Yoongi.
Dopo l’ultima litigata, seppur si fossero riappacificati, tra i due c’era sempre un’atmosfera strana.
Non capì bene di cosa stava parlando, ma finì per incantarsi nuovamente, con la sola differenza che i suoi occhi questa volta osservavano ogni movimento dell’amico.
 
«Hyung» intervenne Jimin ad un tratto, senza nemmeno accorgersi di aver interrotto i due, che comunque tacquero all’istante, nella speranza di scoprire cosa gli frullasse nella testa in quei giorni.
Diede un’occhiata timida ai due, poi prese un respiro profondo e assunse un sorriso un po’ forzato «L’altro giorno io e Taehyung abbiamo cenato da soli».
Seokjin ricordò immediatamente l'episodio in cui Jungkook era restato da loro a mangiare per lasciarli soli, che avesse smosso davvero qualcosa?
«Sapete, è stata un serata strana, sembrava che Taehyung volesse dirmi qualcosa».
Hoseok lanciò un’occhiata a Seokjin piena di trepidazione, non era un vero e proprio risultato, ma era già qualcosa.
«Parlava a vanvera e poi ha iniziato a nominare Jungkook a caso».
Seokjin ridacchiò, probabilmente preso dall’agitazione, aveva cercato di farsi forza ripensando ai consigli dell’amico.
«Però non è stato molto chiaro, sembrava aver paura di parlarmene».
«E tu ti sei fatto qualche idea?» intervenne Seokjin, «era agitato?».
Jimin si morse il labbro «in realtà sì, parecchio» disse confuso, «se devo essere sincero ragazzi, credo di aver capito di cosa si tratti, non vorrei saltare a conclusioni affrettate, ma a questo punto è abbastanza chiaro» aggiunse corrucciato.
I due trattennero per un secondo il respiro, che si fosse giunti finalmente ad una soluzione? La loro felicità era inimmaginabile, non potevano credere che finalmente Jimin avesse capito, e non sembrava averla presa così male, o comunque meglio di quanto si sarebbero mai aspettati, dopotutto sembrava solo un po’ confuso.
«Forse dovrei tirare fuori l’argomento io… insomma, capisco che non sia facile per lui…»
«Sì» disse convinto Hoseok, «credo proprio che dovresti farlo».
«Ma tu cosa pensi di tutto questo?» chiese Seokjin curioso, il suo comportamento era così strano, quasi apatico, non riusciva bene a comprendere cosa pensasse.
Jimin si strinse nelle spalle «Ancora non lo so» disse semplicemente, facendosi poco a poco più agitato, «alla fine se è come penso, non è tenuto a darmi spiegazioni, che pretese dovrei avere io?».
Hoseok lo osservò perplesso «Insomma… vivete insieme, siete amici da una vita, è giusto che ti dia delle spiegazioni».
Jimin, che si stava torturando le mani, annuì «Forse hai ragione, gliene parlerò appena ne ho l’occasione».
Seokjin annuì convinto «Sono davvero felice che tu l’abbia presa così bene».
«Anche voi lo sospettavate?» chiese curioso.
«Bè» disse Hoseok ridacchiando, «era abbastanza chiaro, lasciatelo dire».
Jimin si fece un po’ triste «Si, forse me ne sono accorto solo ora perché in fondo non volevo crederci».
Fra i tre calò un silenzio di tomba, ma Jimin riprese presto il sorriso «Non vi preoccupate, sono davvero felice per lui!» disse alzandosi in maniera affrettata, rischiando di far rovesciare la tazza di tè, «ora vado a fare una passeggiata, ho bisogno di schiarirmi le idee».
«In che senso sei felice per lui?» chiese Seokjin al volo, perché il ragazzo, con aria turbata, stava raccattando velocemente le sue cose e sembrava voler fuggire dall’appartamento il più in fretta possibile.
«Tae si merita una persona come Jungkook al suo fianco e viceversa, io non posso far altro che essere felice per loro e sostenerli».
«Cosa?» Hoseok quasi urlò «non… non credo si tratti di questo».
I due non ebbero il tempo di controbattere ulteriormente perché Jimin stava già correndo per le scale del condominio, sentiva un grosso peso gravargli sul petto e le lacrime che minacciavano di uscire, la verità era che quella situazione lo destabilizzava e si odiava per questo.
Seokjin si sedette a peso morto difronte ad Hoseok, avrebbe voluto fermarlo, avrebbe voluto prenderlo e dirgli come stavano veramente le cose.
Non aveva capito, Jimin non aveva capito assolutamente nulla, ora più che mai ne era certo, avrebbe dovuto dare un ultimatum a Taehyung, altrimenti quella situazione lì avrebbe portati tutti quanti all'esasperazione.

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Capitolo 18
*** Settimana 4: Sabato 23 marzo ***


Settimana 4
Sabato 23 marzo 18:00

 
Seokjin e Hoseok si erano ripromessi di parlare con Jimin il prima possibile.
Non erano sicuri di quello che avesse capito della situazione, quindi la loro intenzione era quella di fare chiarezza alla prima occasione.
Quel pomeriggio Jimin e Taehyung si erano recati a casa Kim, probabilmente avevano pensato di tornare a casa insieme a Jungkook, che lavorava rigorosamente nello studio di Namjoon dal primo pomeriggio.
Al momento in casa c’erano solo Seokjin ed Hoseok, che era capitato a casa dell’amico per caso e per fortuna, pensò lui.
Voleva davvero capire cosa stesse succedendo a Jimin.
I due colsero infatti la prima occasione quando Taehyung, dopo aver bevuto la sua tazza di tè, decise di andare in camera a chiamare Jungkook.
«Quello non fa altro che lavorare tutto il giorno, vado a tirarlo fuori da quella stanza». disse lamentoso uscendo dalla cucina.
Gli occhi di Jimin si soffermarono sulla sua figura mentre si allontanava, ma i due non avevano tutto il tempo del mondo, quindi decisero di assalirlo in quell’esatto momento.
«Jimin!» esclamarono all'unisono, tanto agitati che il minore quasi saltò sulla sedia.
I due si ricomposero, e Seokjin, dopo essersi scambiato un’occhiata con Hoseok, prese la parola «Ricordi quello di cui abbiamo parlato l’altro giorno? Sai, pensiamo che tu abbia frainteso la situazione».
Jimin assunse un’espressione curiosa, sembrava riflettere attentamente, «Parli di Tae?».
Seokjin annuì  «Sì, vedi, l’altro giorno ci è sembrato che tu avessi capito che…»
«Non vi preoccupate, so tutto…» lo interruppe Jimin.
Hoseok assunse un’espressione stupita «Alla fine te ne ha parlato quindi?».
Jimin scosse la testa «No, non direttamente, ma ormai è abbastanza chiaro ragazzi» sorrise tristemente, «ma capisco perché non me lo ha detto».
«E’ una cosa che lo affligge da parecchio tempo» andò in suo aiuto Hoseok.
«Si, non credere che non ci abbia provato a parlartene, ma non era semplice per lui».
Jimin lì osservò stupito «Quindi voi sapevate tutto» sorrise tristemente, «lo immaginavo, non preoccupatevi, per me è ok».
I due si guardarono confusi «E’ ok?» chiese Hoseok con un sorriso indeciso, «quindi che intenzioni hai?».
Jimin si strinse nelle spalle e ridacchiò «Che intenzioni dovrei avere hyung? Mi sta bene, ma gliene parlerò, lui sarebbe capace di portarsi questo segreto nella tomba».
«Fantastico allora!» esclamò Hoseok emozionato, «temevamo ti saresti arrabbiato, insomma, va avanti da parecchio tempo…»
«Davvero?»  le parole di Jimin restarono sospese in aria, perché i due più giovani entrarono nella stanza, confabulando al solito da quando il loro piano per la conquista di Jimin era iniziato.
Anche a Jungkook fu versata una tazza di tè e Hoseok e Seokjin si sentivano tranquilli e allo stesso tempo elettrizzati, quella faccenda si sarebbe presto conclusa.
 
Alla fin tutti i ragazzi avevano deciso di fermarsi per cena, anche quella sera Namjoon lavorava e gli amici non potevano certo lasciare Seokjin da solo.
Oltretutto anche Hoseok quella sera l’avrebbe passata da solo e i tre più giovani non avevano potuto rifiutare la buona cucina di Seokjin.
Jimin si sentiva tutto sommato sereno, non era stato del tutto sincero con i suoi amici, infatti doveva ammettere che qualcosa lo turbava, ma sicuramente era la situazione particolare che si era creata.
Era dispiaciuto, di questo ne era certo, essere l’unico tenuto all’oscuro di una cosa del genere non era certo piacevole, ma poteva capire le motivazioni di Taehyung e talvolta, anche il comportamento di Jungkook era più che naturale.
Nessuno di loro comunque avrebbe mai fatto niente per ferirlo, lo sapeva e questo gli bastava, il resto sarebbe passato con il tempo.
 


Sabato 23 marzo 20.50
 
Dopo cena Taehyung e Jungkook si erano seduti in salotto, le due testoline more si intravedevano dal divano mentre parlottavano tra di loro. 
Sorrise nel vedere la scena, tutto sommato stavano bene insieme, Jungkook era un ragazzo fantastico, lo aveva sempre pensato, era bravo in qualsiasi cosa, allegro, divertente e sapeva essere molto dolce.
Capiva perché Taehyung si fosse innamorato di lui e d’altronde chi avrebbe mai potuto dire di non a Tae, era il suo migliore amico e sapeva bene che persona fantastica fosse, era felice, Jungkook era in buone mani.
I suoi pensieri si bloccarono d'improvviso quando vide il braccio di Taehyung circondare le spalle di Jungkook. 
Sorrise, anche se iniziava a sentirsi nervoso e per distende lo stress e pensare ad altro, decise di andare ad infastidire un po’ la coppietta.
Si avvicinò con decisione, appoggiò le mani sullo schienale del divano e fece spuntare la testa tra i due.
«Ehi, che confabulate qui tutti da soli?» Tae sobbalzò e tolse la mano dalla spalla di Jungkook. Ridacchiò a quella vista «Allora? Avete i segreti?».
«Più o meno» disse divertito Jungkook, per poi appoggiare la testa sulla spalla di Taehyung ed escluderlo nuovamente, «e tu sei uno spione hyung» lo prese in giro.
Jimin provò un moto di fastidio che ricacciò subito indietro, era il solito Justin Seagull che lo prendeva in giro non appena ne aveva l’occasione.
«Ah, stai zitto ragazzino» disse arrampicandosi sul divano e dividendo a forza i due sedendosi tra di loro. 
«Ahi!» si lamentò Jungkook, deviando un piede di Jimin con la spalla, che altrimenti lo avrebbe colpito in pieno volto.
Taehyung invece lo accolse divertito, afferrandolo per la vita, timoroso che potesse scivolare in avanti.
Lui si precipitò sull’amico, circondandogli il collo con le braccia.
Chiuse un attimo gli occhi, poteva sentire il suo profumo forte inebriargli i sensi, Taehyung aveva sempre avuto un profumo che adorava e ormai gli ricordava casa, in quel periodo lo notava sempre più spesso.
Jungkook sospirò contrariato «Jimin hyung, sei il solito prepotente» disse scrollandoselo di dosso e alzandosi in piedi, «ho sete, vuoi qualcosa da bere?» chiese poi, vedendosi completamente ignorate dal maggiore. Jimin emise un debole verso di assenso, mentre Taehyung gli accarezzava la testa.
«TaeTae?» chiese Jungkook guardando l’altro ragazzo.
Taehyung non si scompose nonostante non avesse usato gli onorifici, in realtà non gli importava granché «Si, dai ,grazie».
Gli occhi di Jimin si spalancarono all’istante, oltre ad averlo chiamato in maniera informale, aveva usato il soprannome che solo lui gli dava, era una sorta di regola non scritta, solo lui poteva chiamarlo così.
Quel fastidio provato poco prima risalì dritto dritto fino allo stomaco, alzò la testa di scatto, pronto a dirgliene quattro, per aver chiamato Taehyung in maniera informale, naturalmente, ma nel momento stesso in cui la sua testa si alzò, invece di vedere il viso di Taehyung difronte a lui, sentì una forte botta alla testa, seguita da un urlo rauco.
Taehyung si sciolse subito dall’abbraccio e si portò una mano sul naso, grosse gocce rosse erano colate sulla sua maglia «Oddio» esclamò Jimin, cercando di aiutarlo a tamponare la ferita.
Jungkook, allarmato, si era precipitato in cucina e ora accorreva con un panno bagnato, che appoggiò sul viso di Taehyung aiutandolo a fermare il sangue e tendendogli il viso rivolto verso il basso.
Anche Seokjin ed Hoseok arrivarono in salotto preoccupati, trovando Jungkook e Taehyung alle prese con la perdita di sangue e un Jimin mortificato che li osservava.
 

Ci volle qualche minuto prima che il sangue si fermasse del tutto, Jimin era come pietrificato davanti alla scena.

«Quanto deve essere stata forte quella testata per fargli uscire tutto quel sangue?» gli chiese Hoseok ridacchiando, sollevato nel notare che non era nulla di grave e osservando Jungkook che continuava a tamponare la ferita che si stava velocemente chiudendo.
Jimin guardava tristemente Taehyung che si lasciava alle ultime cure di Jungkook.
«Ehi» disse poi Hoseok osservando la sua espressione, «rilassati, non lo hai fatto mica apposta» disse dandogli un colpetto sulla spalla.
«Sì ma…» borbottò sull’orlo delle lacrime.
«Più che altro mi spiace per il divano» disse Taehyung prendendo il panno dalla mano di Jungkook e alzando il viso, il sangue stava cessando completamente.
Si girò a guardare le macchie che aveva lasciato «Ho fatto un bel casino, spero si possa pulire».
Seokjin sospirò scocciato «Ti pare che me ne freghi qualcosa del divano? Fammi vedere come stai» disse avvicinandosi premuroso.
Jimin osservava immobile l’amico, si sentiva un’idiota, perché era stato così avventato? Solo per sgridare Jungkook per una stupidaggine?
In quel momento capì che in realtà gli importava, non era stato sincero con gli hyung, gli dava fastidio essere stato l’ultimo a sapere le cose.
Non voleva ammetterlo, ma non sopportava il pensiero che i due stessero insieme, non ne capiva il motivo, ma si sentiva fragile al solo pensiero e questa sua stupidità e la sua solita impulsività lo avevano portato a ferire Taehyung.
 


Il sangue si era fermato da un po’ e a Taehyung non era passato inosservato lo sguardo afflitto di Jimin, oltre alle mille scuse che gli aveva fatto.
Adesso l’amico si trovava in bagno da un po’ e i dubbi iniziavano a farsi sentire.
«Forse dovrei andare da lui» disse Taehyung preoccupato.
«In bagno? Così avventato?» chiese Hoseok ammiccante.
Taehyung rise delicatamente «Seriamente, credo si senta in colpa, eppure è stato solo un incidente…».
«Jimin è molto sensibile, lo sai» intervenne Seokjin.
Jungkook annuì silenziosamente «Sì» disse sicuro «Sì, è via da troppo tempo, probabilmente si sta disperando, andare da lui ora è una mossa perfetta, fatti valere!» lo incoraggiò.
Taehyung, rassicurato da tutti i suoi amici, ascoltò il consiglio e lasciò la stanza.
Nel frattempo, Hoseok e Seokjin ne approfittarono per raccontare tutto a Jungkook.
I tre erano elettrizzati, per quanto ne sapevano, quella sera stessa quei due si sarebbero potuti mettere insieme.
 
 
Taehyung aveva bussato più volte alla porta del bagno senza ricevere risposta e nel momento in cui decise di entrare senza permesso, sentì un peso che gli impediva di aprire completamente la porta.
Come suo solito, Jimin doveva essersi rannicchiato per non farlo entrare mentre piangeva, lo faceva sempre quando litigavano.
Ma perché ora avrebbe dovuto piangere? Si era forse spaventato? Temeva fosse arrabbiato con lui per l’incidente?
Decise di chiederlo al diretto interessato.
Spinse forte la porta, facendo finire il suo amico sempre più vicino al muro. Lo trovò infatti con il viso appoggiato alle gambe, tutto rannicchiato, lo salutò con un mugolio infastidito.
«Ehi, che ci fai qui?» Taehyung chiuse la porta.
Jimin fece di no con la testa e si spinse con i piedi nuovamente contro la porta.
«Non me lo dici?» chiese Taehyung sedendosi anche lui accanto all’amico, «lo sai che non è successo nulla vero?».
Jimin tirò su col naso e finalmente alzò il viso verso il suo interlocutore «Non è quello».
«Uhm» ascoltò curioso Taehyung, portando una mano sul viso dell’altro per asciugargli le lacrime, «e allora cosa c’è che non va?».
Jimin si strinse nelle spalle e si strofinò gli occhi, rannicchiandosi e nascondendo nuovamente il viso «Niente» purtroppo Jimin non riusciva a capire cosa gli stava succedendo, ma lo confortava avere Taehyung vicino.
Taehyung sospirò, appoggiando la testa su quella di Jimin «Se non vuoi dirmelo non importa, posso aspettare qui finché non te la senti».
Jimin sorrise appena, «Allora temo che resteremo nel bagno degli hyung per tutta la vita».
«Non sarebbe male vivere qui» disse Taehyung ricambiando il sorriso, «potremmo farci passare il cibo dalla finestra e la posta da sotto la porta».
Jimin ridacchiò «La vasca potrebbe essere il nostro letto».
«E lo specchio il nostro televisore».
Jimin ora rise apertamente, asciugandosi qualche lacrima «Non mostrerebbe un grande spettacolo».
«Parla per te» lo rimbeccò l’altro, «La mia faccia è uno spettacolo meraviglioso».
Jimin ricominciò a ridere, appoggiandosi alla spalla dell’altro, «Hai ragione, il nostro intrattenimento sarà guardare la tua faccia».
Taehyung sorrise, poi riprese serietà «Se dovessi vivere per sempre rinchiuso in un bagno con qualcuno, vorrei che quella persona fossi tu».
Jimin rimase colpito da quelle parole, che per quanto stupide fossero, lo fecero sentire meglio.
Poi sbuffò divertito «Non voglio vivere per sempre nel bagno degli hyung».
Taehyung si voltò per vederlo bene in viso «Si, non è una grande aspirazione» convenne, «quindi perché non mi dici che cos’hai e usciamo da qui?».
Jimin sospirò tristemente, non distogliendo però lo sguardo dall’amico «Non lo so» ed era così, non sapeva qual era il suo problema, sapeva solo che voleva che il suo Tae stesse con lui per sempre, sapeva anche che aveva una gran paura di perderlo e questa paura ultimamente lo affliggeva.
«Sei innamorato di qualcuno Tae?» alla fine disse di getto la prima cosa che gli venne in mente, aveva pronunciato lui quelle parole ma in qualche modo riuscirono a prendere alla sprovvista anche lui.
Taehyung si sentì improvvisamente la gola secca e il corpo immobilizzato, gli occhi fissi su di lui.
«Lascia stare, scusa» fece per alzarsi, ma Taehyung lo trattenne per un braccio, costringendolo a sedersi nuovamente per terra.
Avrebbe voluto parlare, spiegarsi, ma non appena il suo sguardo e quello di Jimin si incontrarono, il viso di lui così vicino al suo, le parole gli morirono in gola, perché  il maggiore si era sporto delicatamente verso di lui.
Le labbra, più morbide di quanto si sarebbe aspettato, erano posate sulle sue, in un bacio casto e silenzioso.
Non sapeva perché Jimin lo stesse baciando, in una situazione simile, nel bagno di Jin, ma lo lasciò fare.
Taehyung sentì i battiti del cuore accelerare d'improvviso, era indeciso se essere immensamente felice o morire sul colpo.
Dopo un momento di esitazione, accarezzò la guancia di Jimin preso da un moto di fiducia, che però svanì presto. Riuscì appena ad approfondire quel bacio, perché venne interrotto da gocce bagnate che gli inumidirono le guance. 
Jimin stava piangendo.
Aveva sbagliato qualcosa?
Si separarono e Jimin si alzò di scatto, questa volta non riuscì a trattenerlo, «Scusa» disse con voce tremante, per poi aprire la porta e correre fuori.
 
Sfrecciò in salotto e salutò appena gli altri «Torno a piedi ragazzi» non si era neppure premurato di asciugarsi completamente le lacrime, il viso era arrossato e gli occhi non sapevano dove guardare.
I quattro ragazzi, -nel frattempo anche Namjoon era tornato-  cercarono di fermarlo, ma lui non volle saperne.
In meno di pochi minuti aveva preso le sue cose ed era uscito di casa «Ho voglia di far una passeggiata, davvero, grazie» si scusò, rifiutando il passaggio di Seokjin.
Si sentiva tremendamente in colpa, uno stupido, aveva baciato il suo migliore amico. 
Lo aveva fatto perché non sopportava di vederlo con qualcun altro, lo aveva fatto per una sua mania, per possessione.
Corse per quelle scale come non aveva mai fatto, digitando il numero di Taemin, sapeva che lo avrebbe ucciso piombandogli in casa a quell'ora, ma aveva bisogno di un amico.
Le lacrime ricominciarono presto ad inumidirgli gli occhi. 
Non poteva farlo, non poteva innamorarsi di Taehyung, non in quel momento, non più.
 
Quando Taehyung tornò in salotto aveva un'espressione stralunata, ma i suoi occhi cercavano Jimin in ogni angolo della stanza «Dov’è?».
«Che gli hai fatto?» avanzò Jungkook, in apprensione.
«Io nulla!» esclamò.
Hoseok, Seokjin e Namjoon, lo osservarono curiosi «In che senso?» chiese quest’ultimo.
«Oh, ciao hyung» lo salutò accorgendosi solo allora della sua presenza, «beh, credo mi abbia baciato» disse ancora scioccato, «ma dov'è? È scappato? Non capsico» Taehyung sembrava sull’orlo di una crisi di nervi.
«Cosa?» esclamò Jungkook
«Ora siediti Tae» consigliò Hoseok, «in che senso credi che ti abbia baciato?» chiese poi confuso.
«Ma devo trovarlo» esclamò in preda al panico.
«Mi ha appena mandato un messaggio Taemin» disse Seokjin attirando l’attenzione su di sé, «a quanto pare lo ha chiamato, sta andando a prenderlo».
Lo sguardo di Taehyung era perso nel vuoto, mentre si sedeva lentamente «Mi bacia e poi va da Taemin? Io non sto capendo».
Namjoon si sedette al suo fianco e tutti gli altri intorno a loro «Cos’è che è successo esattamente?».
Taehyung sospirò, mentre elaborava ciò che era appena accaduto «Mi ha baciato» ribadì per l’ennesima volta.
«Sì», disse secco Seokjin, «fin qui lo abbiamo capito».
«E poi ha pianto e poi è scappato» disse confuso, «non è accaduto altro».
Ci fu silenzio, quando Taehyung puntò i suoi occhi in quelli di Namjoon, che era la persona più vicina a lui «Baciare Jimin è come quando da bambino ti era concesso lo zucchero filato alle fiere di carnevale».
«Bleh!» esclamò schifato Jungkook.
Hoseok e Seokjin scoppiarono a ridere e Namjoon trattenne malamente una risata «Ok, Tae, ma vi sarete detti qualcosa prima di quello».
Taehyung ci rifletté un attimo «Ho dei ricordi un po’ confusi prima del bacio, parlavamo di vivere nel vostro bagno»
Namjoon corrugò le sopracciglia confuso, mentre Seokjin ed Hoseok si accasciarono l’uno sull’altro, troppo divertiti dalla reazione del più giovane.
Jungkook si porto una mano sul viso, esasperato.
«Ok, per oggi hai già dato Tae, francamente non credo che Jimin tornerà a casa questa notte».
Taehyung lo guardò preoccupato «Ora vai a casa, dormi e domani rifletti un po’ su quello che vuoi dire a Jimin a riguardo ok?».
Taehyung sussultò «Devo dirgli qualcosa?».
«Bè», intervenne Seokjin, ripresosi, «mi sembra il minimo».
«Ma è stato lui a baciarmi, io non avrei mai osato farlo».
«In effetti dovrebbe essere compito di Jimin» concordò Hoseok, «alla fine è stato lui a baciarlo… nel bagno degli hyung…» si fece pensieroso, «vi siete baciati nel loro bagno non è strano? Yoongi morirà dal ridere per questa storia».
Seokjin guardò torvo Hoseok, poi si rivolse a Jungkook «Dai, portalo a casa e se entro domani sera uno dei due non si fa avanti, giuro che li costringo io» minacciò con tutta la tranquillità di cui era dotato.
Per quella sera decisero quindi di salutarsi, Taemin aveva assicurato che per quella notte si sarebbe preso cura di Jimin, così tutti poterono fare sonni tranquilli e l’indomani, Taehyung avrebbe dovuto affrontare la realtà dei fatti.
Fu una fortuna che Jungkook fosse con lui, perché iniziava a sentire le gambe molli e non gli sembrava di ragionare tanto lucidamente, era terrorizzato, ma il sapore delle labbra di Jimin, che ancora sentiva sulle sue, addolciva ogni cosa.
 

Note dell'autore: Ehi! Innanzi tutto, grazie per essere arrivati fin qui. 
La storia è quasi giunta al termine, spero vi stia piacendo!

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Capitolo 19
*** Settimana 4: Domenica 24 marzo ***


Settimana 4
Domenica 24 marzo 19.30
 
Jimin non si era fatto sentire per tutto il giorno, fortunatamente ci aveva pensato Taemin a tenere Jin informato, che di conseguenza aveva tranquillizzato tutti gli altri.
Taehyung non aveva dormito molto quella notte, un po’ per la preoccupazione, un po’ per l’euforia di aver baciato Jimin.
Sì, non sapeva bene cosa avrebbe dovuto pensare, in effetti era stato lui a farsi avanti, però poi si era messo a piangere, baciava così male?
Si tormentava, seduto sul divano degli hyung. Se Jimin non gli dava delle spiegazioni non ne sarebbe mai più venuto a capo.
Lui e Jungkook erano arrivati abbastanza presto quella sera, quindi se Jimin ancora non si era presentato non era strano, insomma, nemmeno Hoseok e Yoongi erano ancora arrivati, quindi poteva ritenersi tranquillo.
Continuava a ripetersi che andava tutto bene, che come Taemin gli aveva assicurato, Jimin si sarebbe presentato come ogni domenica a casa degli hyung.
Eppure, aveva un presentimento così brutto e così intenso, che quasi gli veniva voglia di piangere.
Aveva represso i suoi sentimenti per due anni perché non voleva perdere il suo migliore amico per sempre e ora quell’incubo sembrava diventare sempre di più realtà.
«Preoccupato?» Jungkook si sedette a peso morto sul divano, portando un braccio intorno alle spalle del maggiore.
Lui si strinse nelle spalle «Ho sempre procrastinato» disse con gli occhi incollati al pavimento.
Jungkook si tirò su, silenzioso, cercando di guardare negli occhi lucidi dell’amico «Ho sempre preferito aspettare piuttosto che dirgli la verità, ho sempre messo la nostra amicizia prima di tutto e alla fine Jimin è diventato così importante per me, che rischiare di perderlo non era nemmeno un opzione».
Jungkook gli avvolse le spalle in una stretta calorosa «Non perderai Jimin».
Il corpo di Taehyung tremava, in preda all’ansia «Non ne sono più così sicuro».
«Bè, ti ha baciato» gli ricordò.
«E poi è scappato» controbatté l’altro, «sono stanco JJk» disse appoggiando il viso nell’incavo del suo collo, l’altro approfondì l’abbraccio, accarezzandogli la schiena.
Quando si erano appena conosciuti Taehyung gli faceva un po’ soggezione, ma ormai aveva capito che era la persona più tenera che conoscesse.
 
Non passò molto tempo che la porta si aprì, Taehyung era stato così impegnato a lagnarsi che non si era nemmeno accorto che qualcuno aveva suonato il campanello.
In tutto il suo splendore, Jimin era in piedi sulla soglia della porta, gli occhi spalancati fissavano i due con un’espressione curiosa.
«Jimin!» lo salutò Seokjin sollevato, la testa che faceva capolino dalla cucina.
«Hyung» Jimin distolse subito lo sguardo dai più giovani, «scusate per ieri sera» ridacchiò, ora anche Namjoon era uscito dalla cucina, alle mani un paio di guanti da cucina e un grembiule rosa.
«Sono stato maleducato».
«Non…» Seokjin soppesò le sue parole, stranito dalla tranquillità e naturalezza dell’altro, «non è un problema, ma tu stai bene?».
Jimin annuì tranquillo «Sì, Sì, cosa si mangia?»  sorpassò i due entrando in cucina, come se nulla fosse, ignorando gli sguardi stupiti di tutti.
Seokjin puntò il suo sguardo in Taehyung, formando con il labiale una semplice parola che fu chiara a tutti e tre immediatamente “Parlagli”
Seguita da un “oggi”.
Taehyung sospirò affranto, annuendo.
Non era sicuro di essere pronto, ma ormai non aveva altra scelta, avrebbe aspettato il dopocena, in modo da non rovinare la serata a tutti nel caso fosse andata male.
 


Hoseok e Yoongi arrivarono giusto per l’ora di cena, un’espressione infastidita dipinta sul viso di Yoongi e una a disagio su quella dell’altro. 
Namjoon lo aveva notato subito, ma in quel momento era in apprensione per Taehyung, quindi concentrò tutte le sue energie per tirare su di morale lui.
Ricordava bene la sua dichiarazione a Seokjin, si sentiva elettrizzato e un po’ spaventato, gli veniva da vomitare al solo pensiero di parlargli.
Nella situazione di Taehyung probabilmente sarebbe morto dall’ansia.
Si fece così aiutare da lui ad apparecchiare la tavola, cercando di intraprendere una conversazione, una qualsiasi che lo potesse far sentire più a suo agio.
Jimin invece faceva in modo di non trovarsi mai nella stessa stanza di Taehyung, al quale non aveva ancora rivolto la parola.
Prima di cena casa Kim era sempre un po’ caotica, soprattutto quando arrivavano tutti gli ospiti, alcuni aiutavano Seokjin in cucina, altri apparecchiavano, a volte qualcuno si fermava in salotto a chiacchierare…
Per Jimin non era quindi difficile evitare Taehyung. Sapeva che probabilmente tutti si erano accorti del suo strano comportamento, ma non era il momento di infastidire gli altri con le sue preoccupazioni. 
Sapeva anche di dover parlare a Taehyung, glielo doveva e lo avrebbe fatto, magari quella sera stessa, a casa, con tranquillità. 
 
La cena non fu una delle più piacevoli e serene, Namjoon e Jungkook, seriamente preoccupati per Taehyung, erano completamente dedicati a renderlo allegro e non farlo isolare nella sua mente.
Seokjin era intrattenuto da un Jimin abbastanza isterico e da un Hoseok che per qualche motivo era altrettanto agitato. Mentre Yoongi era più silenzioso del solito e particolarmente di cattivo umore.
Seokjin e Namjoon a tratti si lanciavano qualche occhiata preoccupata, sembrava che qualcosa stesse disturbando l’equilibrio del gruppo ed era frustrante accorgersi che ogni frase detta e ogni tentativo era inutile, perché la maggior parte dei loro amici si trovava con la testa da qualche altra parte.
 


Jimin aveva passato cinque minuti buoni in bagno semplicemente a fissare la sua immagine nello specchio, le mani ancorate al lavandino. Era come avere la nausea.
La serata non stava andando per il verso giusto e aveva capito che ignorare Taehyung non era la soluzione. 
Non poteva nemmeno trascorrere troppo tempo lì, se Taehyung lo avesse raggiunto, preoccupato nel non vederlo tornare, a quel punto sarebbe stato impossibile per lui ragionare lucidamente.
Aveva pensato di parlare a Taehyung quando sarebbero stati soli, ma il pensiero di affrontarlo lo terrorizzava.
Prese un respiro profondo, ok, non era il momento, doveva calmarsi prima di potergli parlare.
Magari poteva improvvisare un forte mal di stomaco e tornare a casa, dormire fino al giorno dopo e pensare a cosa fare l’indomani.
Certo però non poteva scappare di nuovo, sarebbe stato sospettoso, oltretutto quella sera non era stato nemmeno particolarmente bravo a nascondere la sua ansia e poi il giorno prima aveva…
Sperò con tutto sé stesso che Taehyung avesse dimenticato l’avvenimento, avrebbero potuto fingere che non fosse mai successo, per lui andava bene, non sapeva nemmeno perché lo aveva fatto.
Ripensando a quello che era successo si ricordò che si erano baciati in quello stesso bagno. 
Avvampò al solo pensiero.
“Non mi piace Taehyung”, pensò tra sé e sé, “ci convivo da due anni e mezzo, me ne sarei accorto, altrimenti perché proprio ora?”
Decise che la sua tesi era abbastanza convincente, non aveva nulla da temere e poi non era di lui che doveva parlargli.
Si sciacquò il viso e prese un respiro profondo, sarebbe tornato in salotto come quello di sempre, si sarebbe ripreso e avrebbe smesso di fare delle stupide scenate.
E per finire in bellezza, quella sera avrebbe parlato a Taehyung, avrebbe chiarito qualsiasi cosa ci fosse da chiarire con il suo migliore amico e nessuno avrebbe più ripensato all’incidente del bagno.
 


Taehyung si sentiva davvero grato nei confronti dei suoi amici, nonostante lui fosse completamente assente, questi cercavano di intrattenerlo come potevano.
Lo integravano nelle conversazioni con determinazione, senza scoraggiarsi nemmeno quando le sue risposte si limitavano ad un cenno della testa o una risatina debole.
Si sentiva a terra e Jimin non faceva che ignorarlo da tutta la sera.
La situazione lo stava logorando.
«Tae, oggi hai consegnato quella collezione a cui hai lavorato tanto?» Jungkook era appena tornato dalla cucina, dopo aver aiutato Seokjin a portare il dolce e si era buttato sulla schiena di Taehyung, abbracciandolo da dietro, non poteva vederlo così abbacchiato, temeva oltretutto che fosse anche un po’ colpa sua se la situazione con Jimin era diventata così strana, ma era sicuro che si sarebbe risolta ogni cosa. Un bacio era un bacio, aveva un'unica cosa da comunicare.
L’espressione di Taehyung riprese quel barlume di vita che sembrava averlo abbandonato.
Annuì «Sì, ho tenuto la presentazione».
«Eh?» disse Hoseok curioso, «quanto hai preso?».
Taehyung sogghignò.
Jungkook iniziò a dondolare tenendolo stretto da dietro, aveva fatto centro con quell’argomento «Dai hyung, non tenerci sulle spine».
Taehyung riprese serietà quando, oltre agli occhi di tutti, anche quelli di Jimin si posarono su di lui «Ho preso trenta» disse soddisfatto.
Anche Yoongi gli sorrise «Bene, ci tenevi tanto».
«Lo sapevo, eri davvero ispiratissimo per quella collezione» disse Jungkook posandogli un bacio sulla tesa.
Yoongi stava per parlare, ma le parole gli morirono in gola.
«Tae» il suono della voce di Jimin fu come un fulmine a ciel sereno. 
Taehyung sperava di aver sentito male, ma lo sguardo dell’amico puntato nel suo non lasciava spazio a dubbi. Stava parlando con lui.
Quando tutti portarono l’attenzione sul ragazzo, che con risolutezza si era intromesso nella conversazione, per un attimo sembrò abbandonare la sicurezza che lo aveva caratterizzato poco prima.
«Ehm…» balbettò, «è un bel voto».
«Già» disse Taehyung confuso, «è il punteggio massimo».
«Sì, lo so».
«Giusto» “affermazione stupida, ha tenuto il mio stesso esame qualche settimana fa.”
«Non è che voglia rovinare il momento» dalla sua espressione si capiva che stava facendo una gran fatica a parlare, ma Taehyung non aveva di certo intenzione di intervenire e ormai tornare indietro era impossibile.
Jimin si maledì mentalmente, perché lo stava facendo ora? Davanti a tutti?
Ormai aveva parlato, non poteva più tornare indietro.
Seokjin e Namjoon, che erano in piedi, si erano bloccati sul posto, Hoseok lo osservava con particolare apprensione e Yoongi sembrava una statua.
Anche Jungkook si era staccato da Taehyung e aveva riportato la sua completa attenzione a lui.
Dire che si sentiva in ansia era un eufemismo.
«So che forse» iniziò, ormai doveva andare avanti fino alla fine, «insomma» borbottò, «capisco che non è il momento più adatto, qui davanti a tutti, però siamo tutti amici» disse osservando gli altri in cerca di aiuto, si stava inciampando nelle sue stesse parole.
Le sue parole vennero seguite da un lungo silenzio di attesa «Insomma, volevo dirti…» poi guardò  Jungkook, «dirvi».
Sospiro, cercando di distendere almeno un po’ lo stress, non che tutti quegli sguardi lo aiutassero, «insomma se vuoi che ne parliamo da soli…»
«Non preoccuparti» la voce di Taehyung era bassa e intensa, se usava quel tono così serio sarebbe stato solo più complicato per lui.
«Ok» disse forzando un sorriso, «insomma, per prima cosa, non preoccuparti di nulla, non preoccupatevi, davvero».
Taehyung assottigliò lo sguardo, confuso.
«Nel senso, so tutto, l’ho capito e per me è ok, partiamo da questo presupposto» disse torturandosi le mani, «mi sta bene, davvero bene».
«Ti sta bene?» chiese Taehyung confuso.
«Sì, so che non dipende da me e che non dovrei prenderla così».
Taehyung corrugò le sopracciglia, non era sicuro di star capendo «Bè insomma, mi sembra che ti riguardi» disse stupito, «alla fine» disse più dolcemente, «riguarda anche te».
«Si, lo so» disse Jimin iniziando a rilassarsi un po’, «ma capisco che non me ne abbiate mai parlato, insomma, l’ho presa in maniera un po’ strana in effetti» ridacchiò un po’ istericamente, «ma sono tranquillo ora, non sono arrabbiato».
Jungkook non poté fare a meno di tirare un sospiro di sollievo «Era la nostra maggiore preoccupazione» disse appoggiando le mani sulle spalle di Taehyung, si sentiva leggero, Jimin avrebbe avuto tutte le ragioni di arrabbiarsi, soprattutto con lui, che aveva deciso di mentirgli per sostenere una persona che conosceva da pochissimo.
Jimin fece di no con la testa «Capisco le motivazioni di tutti quanti, davvero».
Taehyung pensò seriamente di trovarsi davanti ad un angelo «E quindi… insomma, riguardo a ieri sera…»
«Fai finta che non sia successo nulla ieri sera, ti prego».
Se per un momento Taehyung si era sentito tranquillo, ora le parole di Jimin pesavano come macigni, sapeva che doveva dimenticarsi di quel bacio, ma sentirselo dire era ancora peggio.
«Giuro che non so cosa mi sia preso, la notizia mi aveva scioccato e ho agito a caso».
Se Taehyung avesse detto una parola, sentiva che sarebbe scoppiato a piangere, quindi fu grato a Jungkook quando intervenne «Però…».
«Non so cosa io abbia pensato» lo interruppe bruscamente Jimin, «comunque ho preso una decisione che non darà problemi a nessuno.
Taehyung si sentiva agitato, l’espressione di Jimin era troppo tranquilla mentre diceva quelle cose, le sue parole erano quasi crudeli, se sapeva cosa provava per lui, perché ora si stava comportando così? Non lo riconosceva, sembrava non si stesse minimamente curando dei suoi sentimenti.
«Anche se ho detto che è tutto ok, la mia reazione è chiaramente strana» spiegò, «non faccio altro che pensare a questa cosa e detto sinceramente, in casa non riuscirei a sentirmi più completamente a mio agio».
Taehyung si sentì pervadere dall’angoscia, non lo stava dicendo sul serio.
Tutti i ragazzi erano come pietrificati, mentre ascoltavano quelle parole.
«Quindi» anche la voce di Jimin si fece più debole, «è meglio se mi trasferisco per un po’, posso stare da Taemin, vive vicino alla nostra università… e cercare un appartamento nel frattempo»
«No» Taehyung parlò dopo tanto tempo, anche se la sua voce tremava, «non c’è davvero bisogno di questo, possiamo far finta di niente, davvero, per me va bene così».
Jimin si morse il labbro inferiore trattenendo le lacrime «Scusa, ma per il momento non potrei più sopportare di vivere nel tuo stesso appartamento».
Quelle parole ferirono Taehyung e i segni furono visibili sul suo volto «ma…» balbettò.
«Ho bisogno di tempo Tae» cercò di spiegarsi Jimin, anche lui sull’orlo delle lacrime, «cosa pretendi scusa? Che faccia finta di nulla?».
Taehyung si fece scappare una piccola lacrima silenziosa, aveva ragione, non poteva pretendere niente da lui.
Sarebbe stato ridicolo far finta di nulla, pur sapendo la verità.
Avrebbe solo costretto Jimin a vivere un grosso disagio che non avrebbe fatto altro che allontanarli.
Forse, se stavano lontani per un po’ sarebbe stato meglio, ma non voleva che fosse lui ad andarsene, non era giusto.
«Capisci che non posso vivere con questa consapevolezza, ti ho detto di far finta di nulla» gli disse tremante, «ma ci siamo baciati, non è una cosa che fanno gli amici no?»
Taehyung annuì debolmente.
Jungkook cercò di intervenire, Taehyung era davvero a pezzi, ma il maggiore continuava imperterrito, ora più agitato «Cosa pretendete? Che magari lasci a te e Jungkook la mia stanza e io viva con voi facendo finta di nulla? Ignorando qualcosa che mi viene istintivo?» sospirò «Sarebbe troppo, mi dispiace».
La sua frase fu seguita da un altro silenzio, questa volta Jimin non si spiegò il motivo e non poté decifrare gli sguardi degli altri.
Sembravano… confusi?
Taehyung, gli occhi rigati da qualche lacrima, lo osservava con occhi spalancati.
«Aspetta…» fu la voce di Seokjin ad intervenire e subito dopo Hoseok emise un verso di stupore, la consapevolezza nei loro occhi.
Taehyung si chiese cosa sapessero e soprattutto, a questo punto, di cosa stesse parlando Jimin.
«No, Jimin…» Seokjin si portò una mano sul viso.
Anche Hoseok si portò una mano tra i capelli «Credo che in parte sia colpa nostra, hyung».
«E’ colpa nostra!» asserì Seokjin.
Jimin corrugò le sopracciglia «Che state dicendo hyung?».
Seokjin puntò i suoi occhi in quelli dell’amico, «Jimin, esattamente, di cos’è che stai parlando?».
Jimin osservò i due stupito «Ma… sicuri di star bene?».
«Dillo Jimin, ti prego» lo esortò Hoseok.
Jimin si guardò attorno stupito, tutti erano sconvolti quanto lui «Di Tae e Jungkook, della loro relazione».
Ci fu un lungo silenzio.
Taehyung non sapeva bene cosa provare, in realtà, non aveva proprio capito.
«Di che?» sbottò Jungkook.
«Di voi due» continuò Jimin, ora visibilmente irritato, si sentiva preso in giro, «voi due insieme» disse secco.
Jungkook, dopo un momento di confusione, scoppiò in una fragorosa risata, seguito a ruota da Yoongi, che non poteva crederci.
«Ah, Jimin, sei così ingenuo» disse il più grande tra le risa.
Jimin osservò prima Jungkook e poi Yoongi «Perché ridete?» chiese, sull’orlo di una crisi di nervi, si stava arrabbiando sul serio.
Poi osservò Taehyung, la sua espressione in quel momento era diversa da tutte quelle che lui conosceva e se doveva essere sincero pensava di conoscere tutte le espressioni di Taehyung.
Era un misto tra divertito, triste e disperato, era strano, le sue labbra tremarono, finché le lacrime non iniziarono a bagnare, o meglio, inondare, il suo volto.
Tutti tacquero di nuovo, anche Jungkook e Yoongi non trovarono più molto divertente la situazione.
Taehyung piangeva come un bambino, stropicciandosi gli occhi e scacciando la mano di Jimin, che allarmato, si era avvicinato per consolarlo.
«Non…» disse tra i singhiozzi, «non capisci niente Jimin, sei uno stupido».
Jimin prese un cipiglio stupito «Ma cosa ti è preso Tae?».
Ora era in ginocchio accanto a lui, mentre cercava di togliergli le mani dal viso, nonostante questo si rannicchiasse sulla sedia, nel disperato tentativo di allontanarlo.
«Io e Jungkook non stiamo insieme» pronunciò malamente tra le lacrime, «non è lui a piacermi».
Jimin corrugò le sopracciglia «Cosa? E allora chi è che…».
I suoi occhi si spalancarono d’improvviso, osservando il viso stravolto dell’altro «Aspetta…»
Taehyung nel frattempo iniziò ad asciugarsi il viso con la manica della felpa «Sei tu, stupido» disse poi tirando su col naso «tu e non hai capito nulla».
Sapeva che Jimin non si meritava quelle parole, ma un momento prima si era sentito dire delle cose terribili e scoprire che era tutto un malinteso lo aveva sollevato ma scioccato allo stesso tempo, era passato dalla disperazione alla confusione e ora non riusciva a smettere di piangere, avrebbe voluto chiedere scusa, era colpa sua se Jimin aveva frainteso tutto, ma gli sembrava di non riuscire nemmeno a collegare il cervello alle sue parole in quel momento.
Sentì il corpo di Jimin, le braccia adagiate sulle sue gambe, che si muoveva appena, non lo guardava negli occhi, ma il suo riflettere era quasi palpabile.
 
Passò un po’ di tempo prima che Taehyung riuscisse a calmarsi e che Jimin proferisse parola. Poi però si alzò, guardandolo dritto negli occhi.
Era stata la dichiarazione più strana che gli avessero mai fatto, era una cosa assurda, ma finalmente tutti i conti tornavano «Quindi voi…» disse guardando confuso Jungkook.
«Lo stavo solo aiutando a farsi avanti» disse schietto Jungkook, «non c’è mai stato nulla tra di noi».
Jimin osservò i presenti confuso, poi fu Seokjin a parlare «A questo punto Jimin, l’unica cosa che nessuno ha capito, è che cosa provi tu».
A quelle parole gli occhi di Taehyung incontrarono i suoi e sentì una stretta al cuore.
Taehyung voleva stare con lui e questa consapevolezza lo rendeva felice, immensamente felice.
A quel punto Jimin prese la sua decisione, afferrò svelto una mano di Taehyung e per la prima volta nella sua vita si sentì imbarazzato a toccarlo. 
Lo tirò a sé e con un semplice “scusate” abbandonò l’appartamento portando con sé il suo migliore amico.
Non andarono molto lontani, si sedettero sui gradini appena fuori dall’appartamento, Taehyung lo osservava quasi spaventato, mentre lui fissava il pavimento.
«Sono una persona egoista» disse poi il maggiore.
Taehyung lo osservò confuso «Non è vero».
«Sì», asserì «Ti ho baciato perché non sopportavo di vederti con qualcun altro».
Taehyung sospirò «Non ha più importanza, era solo un malinteso…»
«Sei stato più perspicace di me» disse guardandolo negli occhi.
Taehyung non sapeva che dire.
«Gli amici non si comportano come noi».
«E quindi che vuoi fare?» Chiese il minore, «non te ne vai vero?».
Jimin scoppiò a ridere «No, stupido, resto con te, come sempre».
Taehyung sorrise apertamente. Jimin chiuse gli occhi, appoggiando la testa alla spalla dell’altro. 
Poteva ritenersi fidanzato?
 
 
Note dell’autore: Ehi! Siamo giunti quasi alla fine, ma no, non è ancora finita, ci sarà un epilogo che penso uscirà abbastanza presto.
Vi piace come si è conclusa la faccenda?
Fatemi sapere cosa ne pensate e grazie per essere arrivati fino a qui!

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Capitolo 20
*** Epilogo: sabato 27 aprile ***


Epilogo:
Sabato 27 Aprile 10:30

 
Taehyung si sentiva la persona più fortunata del mondo; era passato più di un mese da quando Jimin aveva scoperto la verità e qualunque cosa fosse successa quella sera, che ricordava in maniera parecchio confusa, gli aveva portato una felicità immensa che non pensava di poter raggiungere.
Lui e Jimin ora stavano insieme in tutte e per tutto, all’inizio era stato un po’ difficile e a dire il vero era ancora un po’ strano.
Jungkook ne aveva approfittato per impossessarsi della camera di Taehyung, in modo da lasciare ai due un po’ di privacy e quindi in quei giorni si sentiva un po’ scombussolato anche per il cambio di stanza.
Non che non fosse abituato a dormire con Jimin, a fare le coccole e a stare con lui ventiquattro ore al giorno, erano sempre stati degli amici particolarmente appiccicosi, ma a volte era strano comportarsi come una coppia.
Anche ora Jimin sedeva accanto a lui a gambe incrociate sul divano degli hyung, entrambi adagiati sullo schienale, la testa di lui appoggiata alla spalla di Taehyung. 
Taehyung gli circondava le spalle con un braccio, mentre chiacchieravano del più e del meno, come avevano sempre fatto. Alla fine, non era cambiato molto, ma finalmente si sentiva libero di esprimere il suo affetto per lui.
Avevano festeggiato da poco un mese di fidanzamento e si stava davvero godendo tutte le sue attenzioni, al resto ci avrebbero pensato più avanti, quello era un periodo della relazione in cui c’era spazio solo per accoccolarsi l’uno all’altro ed evadere in un mondo tutto loro.
Anche i loro amici erano visibilmente contenti della situazione, anche se qualcuno che non gradiva particolarmente la loro relazione c’era.
Mentre Seokjin, Namjoon, Hoseok e Jungkook chiacchieravano in cucina sorseggiando una tazza di tè, davanti alla coppietta che si era appartata un attimo in salotto si piazzò una figura dai grandi occhi scuri e l’espressione corrucciata.
Miyon* il sabato non andava a scuola e quel giorno in particolare Taehyung l’aveva portata con sé dagli hyung, avrebbero pranzato tutti lì, ad eccezione di Yoongi, che era restato a casa perché aveva del lavoro da fare.
Quando i due si accorsero di essere osservati in maniera insistente dalla bambina si separarono leggermente, osservandola con un’espressione curiosa dipinta sul volto di entrambi.
«Perché state qua?», chiese con fare quasi offeso.
«Niente, stavamo chiacchierando, tra poco veniamo anche noi in cucina», rispose a mo’ di scusa Taehyung, sorridendo alla piccola.
Questa lo prese per un lembo della maglia con fare lamentoso «Dai, vieni di là con tutti noi», piagnucolò.
Taehyung sospirò sconsolato, buttando un’occhiata a Jimin che sorrise e si alzò stiracchiandosi «Ok, ok», disse alzandosi anche lui, «come desidera principessa», afferrò la bimba da sotto le ascelle e girò su sé stesso facendola ridere, prima di prenderla in braccio e andare insieme a Jimin da tutti gli altri.
Quando c’era Miyon era quasi impossibile ritagliarsi un po’ di tempo per stare solo con Jimin, ma d’altronde la piccola aveva bisogno delle sue attenzioni.


Fu un pranzo abbastanza rumoroso, il caos era tornato a regnare sovrano in casa Kim da quando Taehyung e Jimin si erano messi insieme, ma quel giorno Hoseok sembrava particolarmente nervoso, parlava a vanvera e si agitava sulla sedia, dando di sfuggita delle occhiate al telefono.
Al contrario Miyon era totalmente ammutolita, ogni volta pregava Taehyung di vedere Jungkook e supplicava per sedersi vicino a lui a pranzo, ma finiva sempre per fare scena muta, troppo imbarazzata per dire una parola.
Taehyung si chiedeva cosa avrebbe detto la piccola quando da grande le avrebbero raccontato della sua infatuazione per Jungkook, era davvero divertente vedere una bambina così vivace diventare magicamente mansueta in sua presenza.
«Hai finito il tuo progetto Kookie?» Hoseok infilzava con le bacchette i rimasugli nel suo piatto, quando gli venne in mente che incontrava molto meno spesso Jungkook dagli hyung.
Jungkook annuì «Sì, l’ho già presentato, non dovrò più disturbare gli hyung», disse ridacchiando.
«Sei così educato che è sempre un piacere averti con noi», disse Seokjin sinceramente.
«Si, non come la gente che amoreggia nel bel mezzo del pranzo o robe simili», aggiunse Namjoon guardando verso la neo-coppietta.
Taehyung, che aveva una mano tra i capelli di Jimin, la tirò via velocemente e Jimin si mise seduto diritto, tutti risero, tranne Hoseok, che lì guardava assorto, con la stessa espressione combattuta che lo accompagnava da quando era arrivato quella mattina.
«Hobi hyung, tu invece stai bene? Mi sembri un po’ distratto oggi» chiese Jimin curioso, appoggiando la testa sulla spalla di Taehyung. 
Hoseok saltò sulla sedia sentendosi chiamare «Sto bene, sto bene, è la stanchezza», disse agitato.
«Se sei già stanco a quest’ora», intervenne Seokjin, togliendogli il piatto da sotto gli occhi, non riuscendo più a sopportare la visione di quegli ultimi chicchi di riso schiacciati dalle bacchette di quest’ultimo, «deve essere una cosa seria».
Lui ridacchiò, mentre osservava il più grande iniziare a sparecchiare e deviava prontamente lo sguardo indagatore di Jungkook «Forse sto invecchiando», disse divertito, lasciando morire lì la conversazione.
 


Nel primo pomeriggio si sedettero tutti in salotto a chiacchierare, Miyon aveva obbligato Taehyung a scaricare un gioco sul telefono, con cui si intrattenne per un po’, in attesa della passeggiata al parco che Taehyung le aveva promesso.
Anche dopo pranzo Hoseok sembrava parecchio agitato, il suo sguardo saltava da Jimin a Taehyung e finiva poi sul suo telefono, che controllava ogni cinque minuti.
«Hobi, sei sicuro di star bene?», chiese Seokjin ad un certo punto, «sul serio, mi stai facendo preoccupare».
Il suo sguardo vacillò tra i presenti, ma fu Jungkook a parlare «Hyung, tu stai aspettando qualcosa vero?».
Gli occhi di Hoseok si puntarono in quelli di Jungkook «Come fai a saperlo?».
Jungkook si strinse nelle spalle «Sei come Tae hyung, un libro aperto e poi sei costantemente al telefono oggi».
Le labbra di Hoseok tremarono leggermente «In effetti sì…».
«E centra Yoongi hyung?», chiese ancora Jungkook, i presenti si ammutolirono.
Hoseok tornò a fissare il più piccolo «Cos’è leggi nella mente ora? Sei incredibile».
«Quindi?» chiese Jimin incuriosito.
«Bè», disse torturandosi le mani, «potrebbe darsi che la vostra nuova relazione mi abbia ispirato».
Calò nuovamente il silenzio, come se i presenti si fossero dimenticati anche di respirare, l’unico rumore presente erano i miagolii del gioco di gattini di Miyon.
«In che senso?» lo esortò Seokjin.
«Bè, voi siete stati così coraggiosi, tutti e due, a dichiararvi», disse rivolto a Taehyung e Jimin, «è stato strano quella sera», ammise, «ma alla fine vi siete messi in gioco, avete rischiato tutto e ora state bene, siete felici».
«Quindi che hai fatto?» questa volta l’impaziente era Namjoon.
«Può darsi che io abbia parlato con qualcuno e che gli abbia confessato… insomma, avete capito».
«Ti sei confessato?», chiese Jungkook sconvolto, «quindi quello che stai aspettando è la sua risposta?».
Hoseok portò gli occhi al pavimento e annuì.
«Ehi aspettate io non ho capito, a chi ti sei confessato?», intervenne Jimin confuso. 
Hoseok lo osservò stupito «A… beh», balbettò imbarazzato.
«Ma sì, a Yoongi, ovvio», disse Seokjin secco.
Hoseok si congelò sul posto e la bocca di Jimin si spalancò «Cosa? Tu e lo hyung?».
«Oh, andiamo Chim», disse Jungkook divertito, «non dirmi che non ti eri accorto».
Jimin guardò tutti i presenti a turno, sconvolto «No, cupido», lo prese in giro, «non ci ho mai nemmeno pensato, oddio, che scoop!», disse esaltato, poi si voltò verso Taehyung, «Tu lo sapevi?».
«Era da un po’ che sospettavo che ci fosse qualcosa tra loro due in realtà», ammise.
«Caspita, perché nessuno mi dice mai nulla», si lamentò incrociando le braccia e infagottandosi sul divano.
«Per tutti era sottinteso, Jimin, sei tu che sei giusto un po’ ingenuo», disse divertito Jungkook.
«Ah, ma stai zitto Justin, sono solo innocente, a differenza di voi sudicioni».
Jungkook e Taehyung scoppiarono a ridere e anche Hoseok mostrò un sorrisino divertito.
«Sta di fatto che non mi ha ancora risposto», continuò Hoseok più serio, riportando l’attenzione sul tema principale, «e io sto morendo dall’ansia».
«Non può trattarti così», saltò su Seokjin, «deve darti una risposta, da quant’è che aspetti?».
Hoseok si mordicchiò il labbro, pensieroso «Ieri sera, non lo vedo da allora, anche questa mattina è stato tutto il tempo in camera sua».
Namjoon sospirò affranto «Tipico dello hyung, temo che se non insisterai, invecchierà lì dentro».
«Hyung», Jimin si avvicinò a lui, sporgendosi oltre Taehyung per prendergli una mano, «per esperienza personale, vai la e pretendi una risposta, parlagli, o non ne uscirete più».
A quelle parole Taehyung si sentì preso in causa e decise che anche lui doveva dargli il suo sostegno «Ha ragione, non vuoi finire come me no? E poi hai già fatto la cosa più difficile, ora devi solo convincerlo a parlarti».
Jungkook lo guardò negli occhi convinto e sorrise «Io te lo dissi, che sembravate una coppia, non hai nulla da temere».
Quelle parole ebbero un particolare effetto in Hoseok, in effetti i suoi dubbi erano iniziati poco dopo aver conosciuto Jungkook, in qualche modo, averli scambiati per una coppia gli aveva messo la pulce nell’orecchio e da quel momento il suo cervello non aveva capito più niente. 
Dal giorno in cui i suoi amici si erano fidanzati però tutto gli era sembrato molto più chiaro, aveva riconosciuto nei sentimenti di Taehyung qualcosa che apparteneva anche a lui, un sentimento diverso, qualcosa che lo legava a Yoongi che era ben diverso dall’amicizia.
Prese un respiro profondo, accettando la realtà e sentendosi più rilassato sapendo di essere sostenuto da tutti gli amici «Vado ora, da lui» lo aveva deciso in quell’istante, ma niente lo avrebbe fatto tornare indietro.
Con il consenso di tutti e la leggera confusione che ancora non abbandonava Jimin, Hoseok lasciò casa Kim per raggiungere il suo appartamento. Quel giorno qualcosa sarebbe cambiato.
 


Sabato 27 Aprile 15.30
 
Passarono delle ore piuttosto snervanti per chi era rimasto a casa Kim, Hoseok non si fece sentire per un bel po’ e iniziarono a temere che fosse finita nel peggiore dei modi.
Jungkook era andato a bere un bicchiere d'acqua in cucina quando vide Miyon andargli incontro con in mano il suo zainetto. Gli si piazzò davanti convinta, con le mani un po’ tremanti.
«A scuola abbiamo fatto un lavoretto», asserì.
Jungkook la osservò curioso, poi si abbassò per essere alla sua altezza «Wow, cos’avete fatto di bello?» chiese con un sorriso.
Lei iniziò a giochicchiare con la stringa del suo zainetto «Abbiamo fatto dei cioccolatini».
«Che bello! Io adoro fare i dolci».
«Ti piacciono anche per mangiarli?» chiese timidamente.
Jungkook ci penso su «Sì, mi piace la cioccolata».
Miyon fece un sorriso timido «Bene, allora…» iniziò a cercare nel suo zainetto, finché non tirò fuori una scatolina, «tieni», disse porgendogliela.
Jungkook la prese in mano stupito «Sono questi? Vuoi darli a me?».
Lei annuì vigorosamente «Sì», disse arrossendo leggermente, «la maestra ha detto che i cioccolatini si regalano alle persone speciali», aggiunse in un mormorio.
Jungkook rimase un po’ stupito, ma poi sorrise «Ti ringrazio, lì mangiamo insieme?».
Miyon sembrò riprendersi dall’imbarazzo che l’attanagliava e annuì, felice, afferrando la mano che Jungkook le aveva porto.
«Vieni con noi al parco?»
Jungkook annuì «Certo, dopo aver mangiato i tuoi cioccolatini prendiamo Taehyung hyung e lo obblighiamo ad uscire da questo appartamento, che si sta adagiando anche troppo», disse osservando il maggiore semisdraiato sul divano, la testa appoggiata mollemente sulle spalle di Jimin e i piedi nudi sulle gambe di Hobi.
Arrivati in salotto furono innumerevoli le proteste di Taehyung, che si era sentito offeso nel profondo del suo cuore nel vedere il regalo nelle mani di Jungkook, invece che nelle sue.
Miyon accettò di dare un cioccolatino anche a Taehyung, anche se lì aveva fatti con tanta cura solo per Jungkook il giorno prima, a patto che subito dopo sarebbero andati al parco.
Così, finiti i cioccolatini Taehyung, Jimin e Jungkook, per la felicità della più piccola, decisero di uscire di casa e andare finalmente al tanto agognato parco.
«Aspettate» Seokjin lì fermò sulla soglia della porta, con gli occhi fissi sul telefono, quasi confuso.
«Cosa c’è?» Jimin scattò all’istante, sbirciando il telefono dello hyung e rimanendo abbastanza confuso vedendo un messaggio da parte di Hoseok, nel gruppo di Kakaotalk che avevano tutti insieme.
«Hobi hyung ha mandato solo una faccina che fa l’occhiolino e delle stelline, che significa secondo voi?».
Tutti osservarono Jimin stupiti «Bè, mi sembra ovvio», disse Seokjin, prima di riportare lo sguardo sul telefono, attirato da un’altra notifica.
«E ora perché Yoongi hyung lo ha eliminato dal gruppo?» esclamò allarmato Jimin, guardandosi intorno.
Tutti scoppiarono a ridere, mentre Jimin lì guardava spaesato.
«Abbiamo un altro lieto fine Chim, non preoccuparti», lo avvertì Seokjin contento.
 


Quella sera Namjoon era abbastanza rilassato, era felice per Hoseok e Yoongi e sperava che a quel punto i loro amici sarebbero stati più sereni, anche se probabilmente la pace non sarebbe durata molto, conoscendoli.
In un certo senso questa consapevolezza lo rassicurava, la loro quotidianità gli piaceva, prendersi cura dei suoi amici lo faceva sentire tranquillo e felice.
Lui stava leggendo un libro e Seokjin era seduto al suo fianco al telefono, poi, quando si accorse di avere il suo sguardo addosso, lo ricambiò curioso.
«Nam, è da un po’ che penso ad una cosa.»
Namjoon restò in silenzio, in attesa che continuasse, il suo tono aveva un non so che di agitato.
«Mi piace cucinare, davvero tanto.»
Namjoon annuì «Sì, e sei anche molto bravo».
«Già e io non voglio lavorare tutta la vita con mio padre».
Anche questa volta Namjoon annuì, non capendo bene dove volesse arrivare «Sì, lo immagino, nemmeno io vorrei che tu continuassi per sempre così, il lavoro non ti piace e stare vicino a tuo padre è stressante».
Seokjin sospirò «Sai, ci penso da un po’, ne parlavo con Jungkook giusto l’altro giorno e ho pensato che forse dovrei sbrigarmi a fare qualcosa, sai, non ho tutta la vita e non rimarrò giovane per sempre».
Namjoon iniziò inspiegabilmente a sentirsi agitato, sapeva che era questione di tempo, Seokjin aveva sopportato già tanto accettando di lavorare nell’azienda di famiglia, ma anche se voleva sostenerlo, aveva una strana paura, come se nelle sue nuove scelte, non ci fosse posto per lui.
«Sai, me lo hanno detto in molti e alla fine era una cosa che volevo fare da tempo», disse titubante, «mi piacerebbe aprire un ristorante, tu cosa ne dici?».
Namjoon si sentì d’improvviso sollevato «Sì», esclamò d’impulso, «insomma, ne sarei felicissimo, era il tuo sogno».
Seokjin lo osservò curioso «Eri preoccupato?»
Namjoon ridacchiò «Che ne so, magari volevi partire e viaggiare per il mondo».
Seokjin scoppiò a ridere «Cosa? No, non ti lascio qui e sono troppo vecchio per le avventure di quel tipo», ammise appoggiando la testa alla sua spalla, «però dobbiamo pensarci bene», disse riprendendo serietà, «è una scelta importante e anche se ho risparmiato molto, per un po’ di tempo dovremo stare molto attenti alle spese».
«Non c’è problema», disse convinto Namjoon, «lo sai come la penso riguardo al tuo lavoro, se vuoi aprire un ristorante, io sono con te».
Seokjin si sporse per guardarlo dritto negli occhi «Lo sai che questa scelta potrebbe voler dire lasciare questo appartamento, vero?».
Namjoon ricambiò il suo sguardo e sorrise «Se faremo fatica a mantenerlo allora andremo a vivere in un posto più piccolo, non mi importa, Jin, voglio davvero che pensiamo seriamente a questa cosa» In effetti in passato Namjoon aveva cercato di convincerlo ad aprire un ristorante, ma le loro condizioni economiche erano troppo precarie e Seokjin non avrebbe mai voluto chiedere un prestito al padre. Ora era diverso, avevano un bel po’ di soldi da parte ed era convinto che investirli fosse la cosa migliore.
Seokjin finalmente si rilassò «Grazie».
Namjoon ridacchiò «Non devi ringraziarmi», disse dandogli un buffetto sulla guancia, «Non vedo l’ora di mettermi all’opera, dobbiamo prima di tutto capire che tipo di ristorante vuoi aprire e poi trovare un luogo, io posso aiutarti e magari Taehyung vorrà dare una mano, un lavoro fisso gli sarà sicuramente più comodo di tutti quei lavoretti, come potremmo chiamarlo?».
Seokjin rise, divertito da quanto il suo compagno fosse già emozionato per quella che era solo un’idea.
Poi Namjoon si fece pensieroso «Perché hai iniziato a pensarci solo ora? Non ne parliamo da un sacco di aprire un ristorante».
Seokjin si strinse nelle spalle «Sai ,credo che un po’ sia stato Jungkook a farmici pensare, mi aiuta spesso a cucinare e dice sempre che dovrei aprire un'attività, così mi ha fatto pensare e credo che ora sia il momento giusto per farlo, volevo solo essere sicuro che ti andasse bene».
«Capisco», disse sorridendo Namjoon, «sono davvero contento di questa tua scelta».
Quella sera si addormentò tra le braccia di Seokjin, era felice che avesse preso quella decisione, poi pensò a Jungkook, qualche mese prima era solo un nome senza identità, l'amico di Jimin di Busan e anche se era il più giovane del gruppo, il suo arrivo aveva cambiato tutto. Quella notte si sentì grato nei suoi confronti, quel ragazzino era entrato velocemente nei loro cuori e lui non vedeva l’ora di accoglierlo e proteggerlo, se mai avesse avuto bisogno di loro.
C’erano in atto tanti cambiamenti e un po’ doveva ammettere che si sentiva spaventato, ma loro erano come una famiglia ormai e finché avrebbe avuto il piacere di chiacchierare con i suoi amici, di divertirsi e sostenersi a vicenda, era sicuro che sarebbe andato tutto per il meglio.
Era un nuovo inizio, per lui e per tutti gli altri.
Quella sera il loro appartamento era avvolto nel silenzio e lui non vedeva l’ora di sentire le voci dei suoi amici riempire quelle stanze complici della loro amicizia.
Quella notte si sentì grato nei confronti di tutti, dormì sonni tranquilli, in attesa di essere disturbato l’indomani, da un altro ostacolo che avrebbero superato tutti insieme.
 
 
 
Note dell’autore: Ehi! Salve a tutti, questo è l’ultimo capitolo e credo oche mi mancherà davvero tanto questa storia.
Spero che il finale non vi abbia delusi, quest’ultima parte mi è venuta così, di getto hahaha
Comunque, voglio sinceramente ringraziare tutti quelli che sono arrivati alla fine di questa storia e a chi ha lasciato delle recensioni, l’ho apprezzato davvero tanto.
Scrivere “A casa di amici” è stata la mia prima esperienza per quanto riguarda le fanfiction e devo dire che mi sono divertita tantissimo. È stata una storia davvero leggera da scrivere ma mi ha dato i suoi problemi.
Questa è anche la prima storia che scrivo con questo stile un po’ leggero e da “commedia” quindi per me è stata tutta una novità, spero vi siate divertiti anche voi nel leggerla!
So che forse il finale che ho riservato a Hoseok e Yoongi sembra un po’ frettoloso, ma usciranno degli spin-off, quindi non vi preoccupate, saprete ogni cosa 😉
Grazie ancora a tutti, spero di tornare presto con qualcosa di nuovo!

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