Unsteady

di __Talia__
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. ***
Capitolo 2: *** 2. ***
Capitolo 3: *** 3. ***
Capitolo 4: *** 4. ***
Capitolo 5: *** 5. ***
Capitolo 6: *** 6. ***
Capitolo 7: *** 7. ***
Capitolo 8: *** 8. ***
Capitolo 9: *** 9. ***
Capitolo 10: *** 10. ***
Capitolo 11: *** 11. ***
Capitolo 12: *** 12. ***



Capitolo 1
*** 1. ***


<< Ti sei innamorata di lui? >> urlò suo padre, il volto paonazzo, i piccoli occhi porcini sembravano uscire dalle orbite. Le era arrivato ad un soffio dal volto e poteva sentire il suo fiato caldo e puzzolente di alcol sfiorarle il viso. Era disugustoso. Lei tremava dalla testa ai piedi, teneva basso il viso a guardare i propri piedi; non voleva vederlo in quello stato, ancora una volta. Ogni volta sperava che tutto ciò fosse solamente l'ennesimo brutto sogno.
<< No, non è così, non è niente per me >> mentì Isabella sentendo le gote infiammarsi. Aveva finito la frase da qualche secondo quando si ritrovò col volto girato e colpito, la bocca piena di sangue e il labbro rotto mentre la testa sembrava galleggiare nel nulla. Isabella ondeggiò ed appoggiò una mano al muro per rimanere in piedi. Alzò lo sguardo per vedere il padre continuare a muovere la labbra, gesticolare arrabbiato eppure alle sue orecchie arrivava solamente un suono lontano ed ovattato, qualcosa di più di un semplice brusio.
<< Ti avevo detto di non innamorarti ancora di lui... ti avevo avvertito >> esplose lui, tirandole un altro schiaffo che la fece finire a terra, la guancia sul freddo pavimento bianco. Tossì e sentì un grumo di sangue salire in bocca.
<< Non devi più vederlo... mai più capito? Altrimenti giuro che ti ammazzo >> sussurrò lui, lasciandola sola. Isabella vide le sue scarpe lucide ed eleganti allontanarsi da lei, fino a sparire dietro una porta del suo studio. Isabella si mosse lentamente, del sangue le scendeva dagli angoli della bocca, le membra pulsavano e dolevano e non riusciva in nessun modo ad alzarsi, le sue gambe tremavano, erano deboli. Si trascinò fino al muro e cercò di tirarsi su, aiutandosi con la parete, fino a che non si ritrovò in piedi a pochi metri dalla sua stanza. Ci arrivò trascinando i piedi e continuando a sorreggersi con la parete, arrivò in camera e chiuse la porta, buttandosi sul letto prima di prendere il telefono con mani tremanti e ancora sporche di sangue. Non fece altro che scrivere un messaggio, semplice e corto; “Domani, alla vecchia chiesa, ore 21”.

 

Aveva fatto di tutto per nascondere i lividi che le ricoprivano il lato sinistro del viso, ma essi continuava a rimanere lì, il labbro spaccato continuava a sanguinare debolmente e la testa le faceva ancora male. Aveva aspettato rinchiusa a chiave dentro la sua camera finchè fuori non era diventato scuro e l'orologio non aveva segnato le otto e mezza, si era vestita in maniera semplice con una felpa, una maglia a maniche corte ed un paio di leggins aderenti ed era sgattaiolata via dalla finestra come una ladra, sperando di non fare rumore alcuno. Si era sporta dalla finestra, aveva messo i piedi sul davanzale prima di fare un balzo e afferrare il ramo del grosso albero che serviva da divisorio tra la sua casa e quella dei vicini. Aveva dondolato un poco prendendo sempre più spinta fino ad ancorarsi al grosso snodo che aveva davanti a sé per poi scendere lentamente fino a toccare terra, un sorriso elettrizzato sul volto. Aveva camminato per la cittadina con i capelli davanti al volto e il cappuccio calato sul capo, salutando distrattamente i suoi vicini che la guardavano come se fosse una estranea, un fantasma. Era sempre vissuta in quella cittadina, eppure nessuno la conosceva veramente e tutti sembravano voler stara alla larga da lei e dalla sua famiglia, facendola sentire un'emarginata. Non le erano mai piaciute quelle persone, erano false e tutte loro sapevano cosa succedeva nella loro casa, ma nessuno aveva mai alzato un dito o fatto niente. Camminò per due chilometri, uscendo dalla città, prima di trovare la vecchia chiesetta sconsacrata. Era un edificio piccolo e bianco, fatto completamente in legno ed era un bel pezzo di architettura se non fosse per la sua trascuratezza dovuta al legno marcio e all'erbaccia alta ed incolta, le vetrate completamente infrante e i buchi nel pavimento. Si avvicinò guardinga finchè non vide una figura scura appoggiata alla staccionata e subito un sorriso nacque sul volto della giovane che cominciò a correre verso quella figura, gettandosi poi nelle sue braccia sentendosi finalmente al sicuro, protetta. Posò la guancia sul petto muscoloso ed ampio del giovane, sentendo il battito veloce e potente.
<< Sei venuto... >> sussurrò Isabella, continuando a rimanere abbracciata a lui notando solo in quel momento che le braccia muscolose del ragazzo non la stavano avvolgendo come al solito, ma erano rimaste lungo i fianchi, prive di vita. Qualcosa era cambiato, qualcosa era differente...
<< Isa... >> mormorò lui, le sue mani si posarono sulle spalle ossute di lei e la spinsero via dolcemente
<< ...devo tornare a lavoro, domani devo andare dall'altra parte del paese...mi sono soffermato qua già troppo >> continuò lui tirando su con il naso ed Isabella lo vide abbassare lo sguardo verso le sue scarpe sporche di terra, come se si vergognasse delle parole che aveva detto. In quel momento la mora non capì più nulla e tutto le sembrò vano e assurdo. Alzò lo sguardo verso il giovane ragazzo davanti a lei e vide i suoi occhi verdi incupirsi ed abbassarsi, incapace di guardarla.
<< Avevi detto che saresti stato qua almeno per altre due settimane, che c'era ancora qualcosa che dovevi sistemare >> balbettò lei, continuando a guardarlo negli occhi, cominciando a sentire le lacrime pungerle gli occhi e rischiare di correre lungo le guance. Due giorni prima aveva detto che ci sarebbe stato ancora tempo per loro, che avrebbero potuto passare ancora qualche giorno insieme e ora tutti i suoi sogni stavano per essere infranti. Le aveva mentito?
<< Mio padre ha bisogno di me, lo sapevi Isa, sapevi che sarebbe arrivato questo momento te l'ho sempre detto, sono sempre stato sincero con te >> disse lui improvvisamente duro, improvvisamente sulla difensiva, come se fosse stato colpito sul suo nervo scoperto
<< Avevi detto che saresti stato qua ancora per due settimane... >> gemette lei, lo sguardo basso a guardare le sue gambe fasciate da jeans larghi e fin troppo lunghi, logori. Si sentiva un'idiota.
Lo aveva conosciuto cinque anni prima, durante un' estate afosa. Erano successe cose strane nella sua città, la gente moriva misteriosamente e in maniere atroci e loro erano arrivati al terzo omicidio; un uomo dalla lunga barba scura e gli occhi costellati da rughe e un ragazzo di qualche anno più grande di lei, i capelli biondo cenere e penetranti occhi verdi sorridenti che continuavano a guardarla, facendola cadere nell'imbarazzo. Erano rimasti per due settimane e lei si era avvicinata sempre di più a lui, scoprendo lo strano lavoro che faceva per caso; il fantasma aveva preso di mira anche lei a causa del passato della sua famiglia e lui l'aveva salvata per il rotto della cuffia. Isabella ricordava ancora il lungo bacio che si erano scambiati dopo che lui aveva sparato al fantasma, il primo bacio della sua vita. Il giorno dopo era partito sulla Impala nera insieme al padre ed era tornato l'anno dopo, quando la neve aveva ricoperto il suolo della cittadina. Era comparso con un po' di barba sul volto e un grande sorriso e una scusa strampalata per dire cosa l'aveva portato in quel luogo. Avevano passato due giorni insieme, come una coppia di ragazzi normali e lui la faceva stare bene, la faceva ridere...fino a quando era dovuto andarsene ancora una volta lasciandole un vuoto strano dentro di sé. Si erano sentiti qualche volta e lui aveva fatto ritorno più volte durante l'anno e si erano conosciuti lentamente, fino a piacersi ed innamorarsi. Lui le raccontava le sue strane avventure, la faceva sorridere e la proteggeva, fino a che la sua vicinanza non l'aveva portata al pericolo; un demone voleva vendicasi del ragazzo e prese di mira lei e, ancora una volta, rischiò la vita, ma alla fine lui la salvò. Quella volta non ci furono baci. Lui si era sentito in colpa per tutto quello che le aveva procurato e Isabella dovette mettersi davanti alla sua Impala rischiando di venire investita per dirgli che non era colpa sua e che, forse, stava cominciando ad amarlo. Rabbrividiva ancora al pensiero di quello che c'era stato dopo, nella sua macchina. E fu sempre così nelle volte a venire, anche se era una toccata e fuga da poco, ma lui tornava sempre, lei doveva solamente aspettare settimane, o mesi, ma poco le importava. Isabella rimaneva davanti alla finestra aspettando di vedere l'Impala nera comparire per la strada.
<< Ha bisogno di me, non posso farci niente, ma sai che tornerò Isa, te lo prometto >> mormorò lui inserendo le mani sotto il cappuccio, sfiorandole il viso, facendole male. Avrebbe voluto fermarlo, dirgli di non guardarla così, in quello stato pietoso, brutto, ma gli occhi verdi del cacciatore furono più veloci e subito si focalizzarono sulla parte del suo viso distrutta e livida a causa delle percosse di suo padre. Vide il suo bel volto trasfigurarsi dalla rabbia, le mani che tenevano il suo viso tremarono per qualche secondo e qualcosa rabbuiò i suoi occhi
<< Chi ti ha fatto questo? >> domandò lui abbassandole il cappuccio e spostandole i corti capelli scuri dal volto. Isabella tentò più volte di nascondersi, ma le dita del ragazzo erano forti e non le lasciavano fare nessun movimento
<< Portami via di qui...>> rispose lei, lasciando che le lacrime le scivolassero lungo le guance, ormai incapace di trattenerle ulteriormente.
<< Portami con te >> ripetè lei, la voce incrinata dal pianto. Si sentiva improvvisamente senza forze; sapeva che una volta tornata a casa tutto si sarebbe ripetuto nuovamente perchè lui sicuramente aveva già scoperto che gli aveva disobbedito e che l'aveva visto.
<< Chi ti ha picchiato Isabella dannazione dimmelo! >> urlò il ragazzo facendola tremare. Non l'aveva mai visto così furioso e incazzato, non aveva mai visto quella strana luce nei suoi occhi, quasi malata come se fosse accecato
<< Non vuole che ci vediamo, non dopo quello che è successo con quel demone, non dopo che ogni volta te ne vai e mi lasci qui a raccogliere i cocci...>> singhiozzò la giovane, guardandolo dritto negli occhi, vedendolo tremare ed indietreggiare. Aveva capito. Aveva capito che tutto quello era dovuto a lui e a quella pseudo-relazione clandestina che stava, forse, facendo soffrire entrambe. Finchè loro due erano insieme tutto andava alla grande, tutto funzionava, ma quando si separavano Isabella non faceva altro che aspettarlo, soffrendo fino a che non vedeva tornare la vecchia macchina nera dal particolare rombo. Era un continuo aspettare, un continuo stare alla finestra e sperare
<< Devi denunciarlo...devi fare qualcosa, non può continuare a trattarti così >> gemette lui continuando a guardarle il volto, come se non potesse farne a meno. Isabella tirò su nuovamente il cappuccio, nascondendo il grosso livido sulla tempia e sulla guancia, nascondendo il labbro spaccato e gonfio. Aveva accennato al cacciatore che la storia con suo padre non era da copertina, non era rosa e fiori, ma probabilmente lui non aveva mai immaginato che l'uomo poteva spingersi fino a quel punto
<< Finirà quando smetterò di vederti, forse... >> mormorò lei girandosi di scatto quando sentì il rumore di una macchina che le sembrava fin troppo familiare, ma nulla apparì all'orizzonte. Isabella nascose le mani dentro i tasconi della felpa che indossava, tornando a guardare il ragazzo con sguardo stranito, un brivido freddo lungo la schiena
<< Allora smettila...>> rispose lui, facendo gelare l'atmosfera intorno a loro. Persino il vento, che prima soffiava leggero, diventò sempre più imponente e impetuoso, sempre più freddo, tanto da farla rabbrividire.
<< Come scusa? >> domandò la mora, sentendo improvvisamente un enorme blocco all'altezza della gola, qualcosa le stava impedendo di respirare normalmente. Il ragazzo andò verso di lei e le prese il volto fra le mani, guardandola intensamente negli occhi con una certezza, con una decisione, che le fece paura.
<< Smettila di farti del male Isabella, smettila di vedermi, smettila di sentirmi...dimenticami, sarà più facile per entrambe >> ripetè lui stringendo ulteriormente il suo volto quasi fino a farle male. Quelle parole le rimbalzarono addosso e la colpirono con forza, stordendola per diversi minuti. Come poteva chiederle di dimenticarlo? Come poteva chiederle quelle cose? Cinque anni. Erano passati cinque anni dal loro primo incontro e non avevano fatto altro che sentirsi, vedersi e piacersi.
<< Non posso farlo e non me lo dovresti neanche chiedere >> disse lei, brusca, allontanandosi da lui prima di scoppiare a piangere a dirotto, singhiozzando per poi asciugarsi le lacrime con la manica della felpa.
<< Basterebbe che tu mi portassi via con te...verrò ovunque tu voglia andare e imparerò quello che tu e tuo padre mi insegnerete e... >>
<< Non puoi venire con noi Isa, non è un lavoro normale, non è un lavoro sicuro! Non dovresti neanche volere questo...viaggiare in continuazione, non avere nessuno che ti aspetta, non avere una casa, una famiglia...io non voglio questo per te >> cominciò lui, lasciando affievolire la voce non appena si era reso conto di ciò che aveva detto e fu quello a ferirla nell'animo, a colpirla come un pugno in pieno volto. Annuì un paio di volte col capo e accennò un sorriso stanco prima di incamminarsi nuovamente verso casa, calpestando con rabbia l'erba sotto di lei. Si sentiva presa in giro.
<< Aspetta non volevo dire quello >> si corresse subito lui e la mora lo sentì cominciare a camminarle incontro.
<< E cosa volevi dire eh?! Cosa?! È da cinque anni che ti aspetto, da cinque anni! Mi sono accontentata delle tue briciole per tutto questo tempo nella speranza, prima o poi, di avere qualcosa in più...e invece mi dici di dimenticare tutto questo tempo, come se fosse possibile cancellare questi anni! >> urlò lei, i pugni chiusi, le unghie conficcate profondamente nei palmi. Si sentiva una idiota. Si girò nuovamente e riprese a camminare verso la città quando una mano si serrò intorno al suo braccio, con forza, facendola voltare.
<< Non volevo dire quello...quello che voglio dire è che...io sto infrangendo tutte le regole Isa, ti ho detto il mio lavoro e vengo qui ogni volta che posso, anche se non potrei. Finchè si tratta di mettere in pericolo me stesso mi sta anche bene, ma non posso permettere che qualcuno faccia del male a te, sei troppo importante >> sussurrò lui, sfiorandole il volto con le dita fredde, continuando a guardarla intensamente. Era sempre così, passavano da un momento di rabbia e sconforto ad uno di dolcezza e passione, continuamente, senza sosta.
<< Non me lo chiedere ti prego...>> gemette lei, abbassando il capo, sapendo esattamente ciò che le avrebbe chiesto dopo. Le dita del biondo fecero forza sul suo viso, costringendola ad alzarlo e a guardarlo e la giovane notò che persino lui aveva gli occhi lucidi, malinconici.
<< Ci abbiamo provato, ma non sta funzionando e tu stai solo soffrendo per tutto questo...forse non siamo semplicemente pronti >> mormorò il ragazzo, continuando a fissarla. Isabella si chiedeva come ci riusciva; come poteva guardarla negli occhi e chiederle questo dopo tutto ciò che era successo tra loro. Forse erano i sei anni in più che aveva a renderlo così maturo, così coscienzioso. Un singhiozzo la fece tremare, sobbalzare. Il biondo la avvolse in un abbraccio, stringendola forte a sé
<< Mi dispiace, mi dispiace per tutto questo tempo, per tutto ciò che ti ho fatto passare >> gemette lui, carezzandole dolcemente i capelli scuri con movimenti lenti e regolari. Tutte le volte che se ne era andato lei aveva pianto, tutte, nessuna esclusa. Aveva passato gli ultimi cinque anni della sua vita a rincorrere un fantasma.
<< Anche a me...>> disse lei, tirando su col naso prima di alzare lentamente il viso, guardandogli intensamente le labbra, quelle labbra che lei conosceva bene. Le guardò per un tempo che sembrava interminabile prima di lanciarsi contro, baciarle prima dolcemente per poi sfociare nella disperazione. Lo baciò con frenesia, incurante del dolore al volto, incurante del dolore che sentiva al petto, una morsa d'acciaio che la stritolava lentamente.
<< Isa, diventerebbe tutto più complicato, lo sai anche te >> mormorò lui a fatica, le parole che a stento sembravano volergli uscire dalla bocca, come se neanche lui volesse dire veramente quelle parole, come se si stesse sforzando a pronunciarle. La mora non gli diede tempo di dire altro; posò le mani sulle spalle del giovane e gli fece scivolare lentamente il giubbino di pelle marrone andando a toccare i bicipiti muscolosi e gonfi, la pelle calda e liscia
<< Un'ultima volta...>> sussurrò lei guardandolo intensamente negli occhi prima di venire travolta dalle sue labbra dandole il via libero e così le mani di lei andarono a sfiorargli dolcemente il viso come ad infondergli sicurezza mentre le sue si erano intrufolate sotto la felpa e la maglia toccandole la pelle della schiena, facendola rabbrividire e sospirare mentre lo sentiva stringere la pelle dei fianchi cominciando a baciarla con sempre più passione, quella che sembrava ardere dentro entrambi, quella che sembrava renderli improvvisamente vivi. Il giovane si abbassò e mise le sue mani sulle gambe magre, sollevandola da terra per prenderla in braccio prima di portarla indietro verso la chiesetta e poi qualche centinaia di passi ancora più indietro, non smettendo un solo attimo di baciarla. Si accorsero di essere arrivati davanti alla Impala nera quando lei sentì la carrozzeria fredda sotto di lei. Lo sentì imprecare mentre cercava di aprire la portiera posteriore della macchina, riuscendoci dopo qualche tentativo, le loro labbra sempre a contatto anche se, ora, erano increspate da un sorriso sincero, da un sorriso aperto e genuino mentre finivano sdraiati sui sedili posteriori dell'auto. Nessuno disse niente, entrambi si abbandonarono uno all'altro con dolcezza e passione, con l'amarezza e la consapevolezza che quella sarebbe stata veramente l'ultima volta.
<< Non voglio tornare a casa, non ora >> sussurrò Isabella tenendo la testa poggiata sul petto nudo del ragazzo. Le piaceva rimanere lì, nuda e a contatto con lui, coperta solamente da coperte o da un lenzuolo, la pelle sudata a contatto.
<< Tuo padre potrebbe aver ormai scoperto che non sei più in camera, non voglio che ti faccia ancora del male >> rispose lui, un sorriso leggero sul volto mentre le carezzava la spalla con le dita in un tocco delicato che le faceva venire la pelle d'oca. La mora si puntellò sul gomito e lo guardò con aria di sfida, un sopracciglio alzato.
<< é la nostra ultima sera, per favore, fammela godere appieno >> sussurrò lei scendendo lentamente verso di lui, sfiorandogli le labbra nuovamente prima di baciarlo con passione sempre crescente, mettendosi sopra di lui.

 

<< Tra poche ore me ne andrò, ma prima penso che ti aspetterò davanti a casa, per un saluto d'addio >> disse lui, lasciandole un ultimo bacio prima di allacciarsi i pantaloni, tirandoseli su con vigore. Suo padre sarebbe stato a lavoro e avrebbero avuto gli ultimi momenti per loro
<< Ci sarò >> disse lei, facendogli l'occhiolino prima di mettersi sul sedile anteriore, infilando distrattamente le scarpe. Erano le cinque del mattino e cominciava ad albeggiare. Il ragazzo mise in moto l'Impala e la portò davanti a casa in meno di cinque minuti visto che non c'era assolutamente nessuno per le strade in quel momento.
<< Addio allora...se hai cambiato idea, sai dove trovarmi, ma non so se aspetterò a lungo >> mentì lei allungandosi per dargli un bacio passionale, l'ultimo, uscendo poi dall'auto senza più voltarsi indietro. Non voleva guardarlo un'altra volta perchè sapeva che, se l'avesse fatto, non sarebbe riuscire ad andarsene, ad allontanarsi. Cominciò ad arrampicarsi sull'albero vicino a casa fino ad arrivare alla sua finestra, lasciata ancora aperta e ci si infilò dentro trovando la sua stanza buia e confortevole. Sorrise al pensiero di quello che c'era stato quella notte, il ricordo delle labbra del biondo sul suo collo e sul suo sterno, le sue braccia che la stringevano a sé e le graffiavano la pelle della schiena, le stringevano le cosce e i glutei facendola rabbrividire. Stava cominciando a spogliarsi quando notò una figura nera seduta sulla poltrona in camera e lei subito capì di chi si trattava. Lentamente cominciò ad indietreggiare fino a schiacciarsi contro la finestra, portando le braccia al volto, a proteggersi.
<< Lo hai visto... >> disse il padre, avanzando verso di lei con fare minaccioso
<< Vi ho visti Isabella, vi ho visti mentre vi baciavate e posso solo immaginare cosa avete fatto dopo >> continuò, venendole sempre più vicino fino a che la mora non potè vedere i suoi occhi persi nel nulla. Allora non era stata solo la sua immaginazione, la macchina che aveva sentito era realmente quella di suo padre
<< Ti avevo detto di non vederlo >> disse lui, colpendola una volta al viso, facendoglielo girare. Non riuscì neanche a rispondere che un secondo colpo le arrivò in pieno stomaco, talmente forte da farla piegare in due, facendole perdere il fiato
<< Penso di amar....>> stava per dire, ma un altro colpo la raggiunse, la fece piegare e cadere a terra, vulnerabile. Provò più volte a finire la frase, decisa a dire quello che realmente sentiva, ma ogni volta che ci provava suo padre le tirava un calcio o un pugno sul suo corpo indifeso e continuò così per ore fino a quando Isabella sentì il rombo dell'Impala far tremare i vetri. Eppure era stanca, il corpo le doleva e sulle piastrelle c'era il suo sangue e suo padre ancora non aveva finito con lei, le aveva solamente dato qualche minuto di tempo. Con difficoltà strinse il lenzuolo del letto e si fece forza, alzandosi a fatica, trascinandosi fino alla finestra dove vide la nera macchina e il biondo appoggiato su essa, il telefono in mano e lo sguardo dritto verso la porta di casa sua. La schiena le doleva come non mai, impedendole di muoversi, rendendo ogni movimento una stilettata di dolore
<< Sono qui...>> sussurrò, la voce che a malapena usciva dalle sue labbra in un sussurro roco e appena udibile. Cercando tutta la forza possibile cercò di tirare su la finestra, riuscendo ad aprirne solo metà.
<< Sono qui...>> gemette ancora, tentando di far forza sulla finestra per farla aprire, ma questa non si mosse neanche di mezzo centimetro ed Isabella vide il volto rabbuiato del biondo, girarsi e guardare la macchina e poi ancora la porta dietro di lui per un'ultima volta. Se ne stava andando. Doveva girarsi...doveva girarsi e vederla e ciò sarebbe bastato, questa volta avrebbe acconsentito e sarebbero andati via insieme, portandola via da suo padre.
<< Dean...Dean! >> urlò lei e potè giurare di aver visto il biondo guardarla, vederla, in quell'attimo precedente alla presa di suo padre sui suoi capelli, tirandola indietro, lontano dalla finestra e questa volta non combattè neanche, lo lasciò fare, rimanendo ferma, inerme, morta.

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Capitolo 2
*** 2. ***


Continuava a correre, il vento tra i capelli scuri e i rami che le graffiavano il viso, ferendola. Fino a qualche minuto fa lei era il cacciatore mentre ora era diventata la preda. Aveva fatto un errore madornale e stupido, aveva sottovalutato il suo nemico e aveva lasciato che lui usasse le sue debolezze contro di lei e ora si ritrovava a scappare in territorio nemico e sentiva i suoi passi dietro di lei, far tremare il terreno su cui correva, avvicinarsi sempre di più. Lo stava cercando da tre giorni, aveva setacciato tutta quella cittadina nel Michigan sperando di trovarlo prima della luna piena e c'era arrivata, l'aveva scoperto e aveva sperato che ragionare con l'uomo fosse facile, invece era scappato e presto si era trasformato in un licantropo. E lei non aveva abbastanza munizioni per riuscire a fermarlo...era stata una idiota, aveva sperato di trovarlo prima della luna piena e si era addentrata nella foresta, aveva giocato al suo gioco seguendolo come una pivella. Il rumore dietro di lei si fece sempre più vicino tanto che riusciva a sentire il suo fiato puzzolente di carne e sangue. Si girò e sparò un colpo alla cieca sperando di colpire l'animale che però si rivelò molto più furbo ed abile di quanto fosse lei. Schivò il proiettile con un agile balzo e si buttò addosso ad Isabella, facendola cadere a terra, la pistola le volò a qualche metro di distanza affondando nella neve. La mora riusciva a sentire l'odore di sangue sulla pelliccia marrone, vedeva i canini sporgenti macchiati di rosso segno che aveva già morso o sbranato qualcuno. La sua superficialità aveva portato alla morte di un innocente. Il mannaro si passò la lingua tra le labbra prima di ululare alla luna e tirare fuori gli artigli che si conficcarono nelle braccia della giovane che urlò a piedi polmoni. Socchiuse gli occhi mentre sentiva le lacrime pungerle le palpebre, rendendole difficoltosa la vista, ma decise di affrontare quella bestia; se doveva morire l'avrebbe fatto guardandolo negli occhi. Sempre una morte idiota... pensò prima di vedere il mannaro abbassarsi verso di lei, fiutandola ed annusandola prima di leccarla sullo sterno e sul collo, saggiandola con la sua lingua ruvida, lasciandole una scia di bava disgustosa.
<< Bastardo...>> mormorò lei sentendo le unghie dell'animale muoversi dentro la sua carne, lentamente, facendola sussultare sentendosi sempre più debole. Provò a spingerlo via con le gambe, ma la forza dell'animale era troppa e la schiacciò nuovamente a terra. Era l'ora...lo vide spalancare le fauci, pronto ad attaccare. C'erano due possibilità; o l'avrebbe morsa e resa come lui oppure l'avrebbe divorata ed Isabella sperava vivamente in questa secondo opzione perchè mai avrebbe accettato di vivere in quelle condizioni, di diventare un mostro che presto sarebbe stato cacciato fino alla morte. Chiuse gli occhi, aspettandosi il colpo, aspettando il dolore che però non arrivò anzi; il corpo sopra di lei divenne sempre più pesante, un brontolio di dolore nacque dallo stomaco della belva ed essa si accasciò completamente su di lei, spezzandole il fiato. La bestia lentamente cominciò a perdere il pelo, i suoi arti si accorciarono, il volto riprese ad avere somiglianze umane e la bestia cominciò a tornare umana.
<< Chi abbiamo salvato oggi? >> domandò una voce bassa, roca, una voce che conosceva fin troppo bene e che le feriva terribilmente le orecchie. L'avrebbe riconosciuta in mezzo a milioni. Provò ad agitarsi e liberarsi, ma le braccia le dolevano terribilmente e non aveva le forze per spingere via quel corpo morto.
<< Secondo me è una ragazza >> disse una voce più giovane, più cordiale e gioviale, più liscia. Avrebbe voluto spostare quella carcassa, spingerla via e scappare come una codarda, senza farsi vedere, senza incontrare i suoi occhi...se solo fosse stata più forte, se solo avesse evitato di fare la furba non si sarebbe trovata in questa situazione di merda. Sentì i rami spezzarsi sempre più vicini e alla fine li vide, sopra di lei, e rivide quegli occhi verde bottiglia, il viso dalla mascella squadrata e il sorriso sfrontato che andava lentamente a spegnersi. L'aveva riconosciuta.
<< Ciao, hai bisogno di aiuto? >> domandò l'altro ragazzo, un sorriso dolce e gentile stampato sul volto, i capelli castani erano disordinati e gli ricadevano sul volto e davanti agli occhi, oltre a spettinargli le spalle. Isabella non parlò, si limitò ad alzare un sopracciglio, guardandolo come se la cosa non fosse ovvia. Aveva il petto schiacciato dalla carcassa di un uomo che pesava almeno novanta chili e che le stava spezzando il fiato, le schiacciava i polmoni e le impediva anche solo di fare un qualsiasi movimento.
<< Direi di sì >> si rispose da solo il ragazzo, piegandolsi sulle ginocchia per riuscire a spostare il cadavere da sopra il corpo della giovane che ricominciò finalmente a respirare a pieni polmoni. Isabella tossì, posizionandosi sul fianco per sputare sangue prima di stringere il terreno bagnato tra le dita ed alzarsi, un dolore fortissimo alla spalla sinistra e alle braccia. Non appena fu un piedi sentì il sangue fluirle lungo le braccia fino a bagnarle le dita sottili e la testa cominciò a girarle vorticosamente.
<< Cosa ci fai tu qui? >> domandò Dean facendo un passo verso di lei che subito indietreggiò, mantenendo le distanze, ondeggiando un poco. Abbassò lo sguardo per vedere il cadavere dell'uomo; un piccolo foro all'altezza del petto e un piccolo rivolo di sangue andava a macchiare la neve, tutto il resto del sangue che c'era in quel luogo era il suo. La voce del giovane arrivò aspra alle sue orecchie, la stava giudicando? Lui? Dopo tutto quello che aveva fatto?
<< Lavoro >> rispose secca Isabella, togliendosi la neve dai jeans e dalla giacca prima di tenersi la spalla dolorante con la mano, doveva aver preso una bella botta, ma non sembrava qualcosa di grave.
<< Sei ferita? >> domandò il ragazzo più giovane che sembrava non percepire la tensione che c'era nell'aria. Isabella non avrebbe mai pensato che sarebbero arrivati a questo, non aveva neanche mai pensato di rivedere Dean. Non lo vedeva o sentiva da tre anni, eppure non aveva smesso un attimo di pensare a lui. E quel pensiero la fece infuriare. L'aveva abbandonata, l'aveva lasciata nelle grinfie di suo padre prendendo una strada più semplice...eppure lei non riusciva a cancellare quei pochi attimi di felicità. Perchè li aveva passati con lui.
<< Non mi ha morso, se è questo quello che intendi >> rispose lei con freddezza notando però la quantità di sangue che stava continuando a perdere. Non voleva più dire niente, si girò e fece per andarsene, debole e ferita, impaurita. Non voleva dare risposte a domande che, sicuramente, sarebbero arrivate prima o poi. Voleva allontanarsi da Dean al più presto possibile perchè la sua presenza gli faceva venire in menti ricordi troppo dolorosi, ricordi troppo vividi.
<< Hey Isa, aspetta un attimo >> disse lui, andandole incontro, tentando di fermarla. Bastò che lui le sfiorasse l'avambraccio per farla scattare; si girò e caricò il colpo colpendo Dean in pieno volto, lasciandolo cadere a terra, lo sguardo incredulo. Quel pugno aveva risucchiato le ultime energie che Isa aveva in corpo e per riuscire a stare in piedi dovette appoggiarsi ad un grosso abete, respirando velocemente. Veramente pensava che lei avesse dimenticato tutto? Che bastasse uno sguardo od un sorriso per cancellare cosa era successo anni fa?
<< Hey hey hey! Cosa sta succedendo qui? >> chiese l'altro ragazzo, andando verso Dean, aiutandolo a tirarsi in piedi. Isabella alzò gli angoli delle labbra in un sorriso strano, appena accennato. E pensare che prima mai avrebbe anche solo immaginato di fare una cosa del genere. Lei pendeva dalle sue labbra.
<< Sei impazzita? >> domandò Dean andandole incontro, rimanendo solamente a pochi centimetri di distanza da lei e tutto le tornò alla memoria; loro che litigavano e infine finivano a letto, l'ultima volta che erano stati insieme, il suo profumo, la morbidezza delle sue labbra, quel suo sguardo capace di vederle l'anima...
<< Non avresti dovuto toccarmi...>> sussurrò la ragazza guardandolo con rabbia, guardando poi altrove, cercando di controllarsi in qualche modo. Con uno scatto girò il volto a guardare il ragazzo dai capelli castani, notando subito la somiglianza nelle piccole cose, ricordando immediatamente una vecchia foto sbiadita che Dean le aveva mostrato.
<< Tu immagino devi essere Sam, il suo fratellino...almeno sembra che non si lasci tutti indietro>> Lo sguardo di Sam era confuso e passava da suo fratello a lei in continuazione, come se non capisse tutta quella situazione. Un flash back improvviso e si ricordò gli occhi verdi di Dean che guardavano verso di lei poco prima che suo padre la prendesse e la picchiasse più duramente di quanto mai avesse fatto.
<< Lasciami in pace Dean >> sussurrò lei qualche secondo prima di vederlo aprire e chiudere la bocca più e più volte, come se volesse parlare. Non lo guardò nemmeno negli occhi, si limitò ad andarsene, recuperando la sua pistola in mezzo alla neve prima di dirigersi lentamente verso la cittadina, sentendosi sempre più debole. Ferita. Triste.

 

Arrivò nello squallido motel con le braccia ormai completamente insanguinate, i vestiti talmente sporchi da essere irrecuperabili. Tutti la guardavano, chiedendosi cosa mai aveva dovuto fare per conciarsi in quella maniera, ma Isabella non guardò nessuno e si trascinò lungo la scalinata esterna per raggiungere la sua camera, cominciando immediatamente a spogliarsi. Il licantropo aveva fatto un bel lavoro; c'erano quattro grossi e profondi buchi per ogni braccio da cui continuava ad uscire sangue. Disinfettò e tentò di fermare la fuoriuscita del sangue, sentendosi sempre più debole e stanca. Si trascinò sotto la doccia e si diede una veloce ripulita, vedendo terra e sangue scivolare lungo lo scolo lentamente, rimanendo sotto l'acqua per un tempo che poteva sembrare interminabile. Sentirsi nuovamente pulita era una sensazione fantastica. Spense l'acqua fredda ed uscì cautamente dalla doccia prima di mettersi un accappatoio sopra il seno per cominciare ad asciugarsi. Le sembrava impossibile tutto quello che era accaduto; dall'essere stata messa nel sacco da un licantropo all'incontro con Dean Whinchester. Il problema non era Dean per sé, ma ciò che che esso si portava dietro e, sopratutto, i sentimenti che sembravano essersi risvegliati con prepotenza dopo anni di distanza. Era bastata la sua voce... Lasciò che i capelli bagnati inzuppassero il lenzuolo sotto di lei mentre fasciava strettamente le braccia, andando a macchiare subito le bende bianche. Aveva appena finito di chiudere la seconda fasciatura quando qualcuno bussò alla porta, facendola sobbalzare un poco. Era strano che qualcuno le volesse parlare, a meno che non si trattasse del proprietario del motel che voleva i suoi soldi. Si strinse nell'asciugamano e si pettinò i capelli lunghi con le mani, spostandoli dal volto. Si incamminò lentamente verso la porta, lasciando una scia d'acqua per terra, aprì leggermente la porta per riuscire a vedere chi aveva bussato trovando davanti una confezione di birre e un largo sorriso bianco.
<< Dean...>> sussurrò lei, alzando gli occhi al cielo. Doveva immaginarselo, dopotutto quello era l'unico motel di quel dannatissimo posto.
<< Solo una birra, non chiedo di più >> disse lui, sorridendole dolcemente. Sapeva che non sarebbe riuscita a resistere a quel sorriso ed aveva dannatamente ragione. Isabella chiuse la porta e tolse la catenella, aprendo poi il sudicio portone bianco per far entrare Dean, prima di chiuderla dietro di lui velocemente. Era stanca Isabella, avrebbe voluto dormire e riposare, avrebbe voluto chiudere nuovamente quel cassetto per sempre, ma la verità era che non ne aveva le forze. La verità era che continuava ad aggrapparsi a quei ricordi.
<< Non volevo disturbare il tuo bagno, ma avevi una pessima cera ed ero...preoccupato >> mormorò lui, stappando una bottiglia di birra prima di porgliela prendendone poi una per sé. Preoccupato. Dean preoccupato? Ciò le fece salire un moto di rabbia; che diritto lui aveva di essere preoccupato per lei? Isabella accettà la birra stando ben attenta a non sfiorare le sue dita. Sarebbe stato troppo.
<< Come hai fatto a sapere la camera? >> domandò lei, bevendo un sorso di liquido ambrato prima di prendere il suo borsone, cominciando a tirare fuori i vestiti. Il giorno dopo sarebbe partita per l'Illinois dove sembrava esserci un problema di demoni. Sarebbe stata una lunga traversata, ma dopotutto le piacevano i viaggi in macchina, solitari e senza distrazioni, anche se doveva ammettere che la sua auto era qualcosa più simile ad un rottame, niente a che vedere con la bellissima Impala di Dean.
<< Me lo ha detto il proprietario >> rispose lui con innocenza, bevendo un po' di birra prima di sedersi sul letto, i suoi occhi verdi fissi su di lei. Sembrava di essere tornati indietro nel tempo, quando si vedevano di sfuggita e di nascosto, clandestinamente.
<< Cosa ci fai qui? Veramente >> domandò ancora lui, seguendola con lo sguardo. Isabella era andata in bagno ed aveva cominciato a vestirsi lentamente, sentendo il calore dei vestiti avvolgerla e proteggerla. Aveva freddo in quei giorni e sicuramente la perdita di sangue non stava aiutato, anche se sembrava che la situazione stesse migliorando; stava cominciando a sentire la testa più salda e le energie cominciare a tornare al suo corpo.
<< Te l'ho già detto, lavoro >> rispose lei uscendo vestita dal bagno, frizionando i capelli lunghi e bagnati con un secondo asciugamano. Non li aveva più tagliati da quando Dean se ne era andato, da quando aveva lasciato casa.
<< Perche? Perchè ti sei buttata in questo mondo? >> domandò lui, incredulo. Isabella lo fissò per qualche secondo prima di cominciare a sistemare la camera, buttando le sue cose nella borsa con distrazione mista a rabbia.
<< Non ho avuto altra scelta >> taglià corto lei in un sussurro guardando dritto davanti a sé per un tempo che sembrò interminabile per poi tirarsi su le maniche per controllare le ferite. Che bastardo che era stato. Subito notò che le bende erano terribilmente macchiate di sangue, ma non aveva né tempo né voglia di farsi vedere debole davanti a Dean, non ancora. Abbassò le maniche della maglia e poi guardò il cacciatore con aria circospetta cercando di capire perchè lui fosse ancora lì. La sua birra era ormai finita e non sembrava intenzionato a dire nient'altro.
<< Mi puoi dire cosa stai aspettando? Abbiamo parlato, hai bevuto la tua birra...ora puoi andartene >> disse lei leggermente scocciata, senza però riuscire a guardarlo in volto. Dean si alzò e la guardò con aria interrogativa e misteriosa, un sorriso sghembo dipinto sul bel viso. Lo vide avvicinarsi e le sue dita sfiorarono la sua mano, salendo poi fino all'avambraccio in una carezza leggera e dolce
<< Mi sei mancata...>> sussurrò lui avvicinandosi ancora di più a lei, gli occhi verdi sembravano voler perlustrare ogni centimetro del suo corpo mentre la schiacciava tra lui e la porta. Isabella sentiva il calore del suo corpo contro il proprio mentre l'odore della sua pelle tornò a farle girare la testa.
<< E sei diventata ancora più bella >> mormorò lui carezzandogli i capelli dolcemente, come aveva fatto ormai anni fa. Subito il suo corpo reagì; le venne la pelle d'oca e il cuore prese a battere all'impazzata, ma sapeva cosa fare. Lentamente allungò le braccia ed andò a posare le mani sul petto muscoloso di quello che ormai era un uomo, facendo forza. Lo spinse via, lontano, lo allontanò da lei con una falsa decisione e fece qualche passo di lato, mettendo ulteriormente distanza, notando subito come il suo sguardo si fece subito buio e malinconico.
<< Lasciami Dean...lo hai già fatto una volta, non dovrebbe venirti male, dopotutto >> disse lei fredda, guardandolo con sguardo gelido aprendo la porta per invitarlo ad uscire. Non poteva permettersi nessuna distrazione, non ora, non adesso, non da parte sua. L'avrebbe usata come aveva fatto tre anni prima, l'avrebbe fatta sentire bene, protetta, per poi lasciarla facendola soffrire, lasciandole un vuoto che nessuno sarebbe riuscito a colmare. Isabella lo vide uscire dalla porta con uno sguardo rabbuiato e deluso e subito gli chiuse la porta alle spalle.

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Capitolo 3
*** 3. ***


Dean
 

<< Si può sapere che hai fatto a quella ragazza? >> domandò Sam spezzando il silenzio che si era creato nell'Impala. Erano partiti quella mattina presto e Dean aveva sperato di vedere la ragazza scendere dalle scale, aveva sperato di aiutarla e di capire se realmente stava bene, ma la vecchia Ford grigia di Isabella era già sparita dal parcheggio.
<< Perchè ti interessa tanto? >> domandò a sua volta il biondo, tamburellando nervosamente le dita sul volante in pelle, guardando la strada davanti a sé. Mai avrebbe pensato di rivederla, sopratutto in quelle circostanze. Non era cambiata quasi per niente; era rimasta bellissima, il fisico asciutto era diventato un filo più muscoloso, i capelli neri come l'oscurità si erano allungati fino a sotto il seno ed il viso era ancora un perfetto ovale dagli zigomi non troppo pronunciati, due labbra a cuore non particolarmente carnose, una spruzzata di lentiggini sulle guance e sul naso piccolo e leggermente all'insù e poi gli occhi verdi come smeraldi, forse tristi e cupi, ma erano loro. Dean li sognava ancora di notte, quando stava da solo per troppo tempo.
Tornò al presente e notò subito lo sguardo indagatore di suo fratello, gli occhi verdi di Sam pieni di curiosità e Dean capì che non avrebbe mollato il colpo finchè non gli avrebbe detto qualcosa; verità o menzogna lui non poteva certo saperlo, quindi optò per una semplice via di mezzo.
<< Ricordi otto anni fa? Quando con papà restammo a lungo nel Montana? >> domandò Dean, continuando a guardare la lunga strada davanti a sé. Erano appena entrati nell'Illinois, ma mancavano ancora parecchie miglia alla cittadina a cui erano diretti.
<< Sì, siete rimasti lì per due settimane, o qualcosa di più. Papà aveva detto che c'era uno spettro ostile >> rispose Sam, guardandolo attentamente, il volto affilato e magro era concentrato per cercare di captare qualsiasi menzogna.
<< Non siamo rimasti lì per un fantasma ostile...siamo rimasti li per lei >> mormorò Dean, rischiando di mangiarsi le parole da un momento all'altro, facendo strabuzzare immediatamente gli occhi a suo fratello. Immaginava una reazione del genere, dopotutto Sam aveva seguito ben poco lui e suo padre nella caccia in quei tempi.
<< Il fantasma l'aveva presa di mira, la conobbi così, ma riuscimmo a sconfiggerlo in pochi giorni. Papà aveva un altro lavoro lì vicino e decise di lasciarmi in quella cittadina, non so se è perchè mi vide felice o perchè non mi voleva tra i piedi, ma mentre lui cacciava nei dintorni io conoscevo meglio Isabella >> continuò Dean, prendendo un profondo respiro. Otto anni erano passati, ma lui si ricordava perfettamente il giorno che l'aveva vista la prima volta; stava passeggiando lungo una strada di campagna deserta, le braccia e le gambe scoperte erano magre e lunghe, pallide ed esili, il suo sorriso era contagioso e sembrava illuminare tutto ciò che la circondava. L'aveva guardato ed aveva sorriso in maniera timida, andando a mettere una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
<< E papà te lo ha permesso? >> domandò Sam incredulo, girandosi completamente verso il fratello maggiore che non fece altro che annuire. L'unica cosa che suo padre fece per lui in tutti gli anni di caccia insieme. Rimasero ancora in silenzio e Dean sperò di essersela cavata in quel modo, dandogli solamente degli indizi, ma presto il fratello tornò alla carica. Purtroppo Sam non era così stupido e quella storia era decisamente fuori dal normale per loro. Non avevano avuto una infanzia ordinaria anzi, Dean non ne aveva mai avuta una da quando il demone dagli occhi gialli era entrato nella sua vita e aveva ucciso sua madre. Viaggiavano spesso e in continuazione, a sette anni imparò a sparare e da allora aveva una pistola sotto il cuscino. Sempre. Doveva proteggere Sam, quello era il suo compito, lo era sempre stato.
<< Non si sarebbe mai comportata in quel modo se tu l'avessi lasciata dopo due settimane di conoscenza otto anni fa...sembrava realmente incazzata Dean. Ferita >> disse lui, pronto a pregustarsi qualcos'altro. Sam era sempre stato uno che voleva andare a fondo nelle cose, una persona che voleva conoscere tutto nei minimi particolari e che non voleva lasciarsi scappare niente. La sua dannata mente analitica lo portava a tutto quello. Dean d'altro canto poteva capire la sua curiosità, dopotutto Sam stesso era stato allontanato e cacciato via da suo padre non appena aveva detto che voleva studiare legge e, anche se aveva sempre odiato lo stile di vita da cacciatore, il minore non poteva di certo scordare il continuo viaggiare e girare, non avere mai una casa fissa, non potersi mai realmente affezionare a nessuno.
<< Ogni volta che potevo tornavo da lei Sam. Per cinque anni c'è stata una specie di relazione, o qualcosa che si avvicinava...appena avevamo una pista in Montana o nelle vicinanze io andavo da lei per qualche giorno o per una settimana, non mi fermavo mai troppo a lungo, non potevo...>> continuò Dean mentre nella sua mente passavano i ricordi dei momenti vissuti con lei, ricordi di una vita normale. Erano ragazzini o poco più; lei aveva sedici anni e lui ventidue e lei era la prima persona a non aver avuto paura di lui, anzi, ne era incuriosita. Era una ragazzina sveglia e spigliata, molto curiosa verso il mondo, sorridente e sempre con una buona parola per tutti. Era incredibilmente dolce e gentile, due qualità che raramente il cacciatore aveva visto durante la sua vita e lei era gentile e dolce con lui, lo trattava come una persona normale. Quando era con lei non era un cacciatore, ma un normalissimo ragazzo di ventidue anni. Era questo che Isabella gli aveva dato in quegli anni; la normalità, una cosa che lui aveva agognato da sempre.
<< Ma lei mi ha sempre aspettato, nonostante la lasciassi in lacrime non appena mettevo piede in macchina per andarmene, nonostante non le dessi mai la certezza di una data del mio ritorno, ma quando tornavo lei era là pronta ad abbracciarmi, finchè non ho tirato troppo la corda e si è spezzata >> finì lui e si accostò, aprendo con rabbia la portiera per poi prendere qualche respiro di aria fresca, scalciando la terra secca. Non se l'era mai dimenticata, neanche in quei tre anni che erano stati lontani, ma mai avrebbe pensato di rivivere le stesse emozioni di quel cinque anni, mai avrebbe pensato che fosse ancora tutto così vivido. Semplicemente lui non poteva. Non poteva avere una relazione, non poteva avere una distrazione, non poteva avre una vita normale. Non poteva dargli felicità, non poteva renderla realmente felice. Ed Isabella se lo meritava.
<< Lo hai fatto per lei Dean, la nostra vita è pericolosa >> sussurrò Sam tirando fuori la testa dal finestrino nel tentativo di aiutarlo, ma non ci stava riuscendo affatto. Lei ora stava facendo il loro stesso lavoro, era sola ed incazzata col mondo. Con un moto di stizza tornò dentro l'Impala, mettendo nuovamente in moto la macchina
<< Non sei l'unico che ha rinunciato a qualcosa a cui teneva, fratellino >> e con quelle parole Dean mise il punto a quella conversazione.
 

Arrivarono a Polson poco prima del calare del sole, il lago Flathead brillava delle luci della cittadina. Fecero il solito giro di perlustrazione prima di trovare il solito squallido motel che sembrava fare al caso loro. Non avevano molti soldi a disposizione e si accontentavano di quello che c'era. Non aveva fatto neanche in tempo a parcheggiare che subito gli saltò all'occhio una vecchia Ford grigia che conosceva molto bene. Parcheggiò in fretta e si lasciò dietro anche Sam per entrare per primo nello squallido bar senza però trovarla. Una parte di lui sperava di vederla seduta ad un tavolino, mentre l'altra parte sperava di non vederla perchè sapeva perfettamente che sarebbe stata solo una distrazione, un pericolo.
<< Ce ne sono molte di macchine come quella in giro, non farti troppe illusioni >> sussurrò Sam al suo orecchio prima di andare a prendere una stanza, pagando con una delle carte di credito recentemente rubate. Lo sapeva benissimo eppure...
<< Andiamo a mangiare ora, ce lo meritiamo >> continuò il fratello minore prendendo per un braccio il biondo per trascinarlo fino ad un tavolo dove ordinarono qualcosa da mangiare, ma lui non aveva fame, il suo stomaco si era chiuso nel ricordare il giorno che aveva lasciato Isabella, l'ultima volta che si erano baciati e che erano stati a letto insieme dentro la sua macchina, l'Impala nera che ora guardava attentamente rivivendo la scena per l'ennesima volta.
<< Eri innamorato? >> domandò Sam a bruciapelo. Dean sentì tutta l'aria uscirgli prepotentemente dai polmoni mentre guardava attentamente il fratello
<< No, no io...non lo ero >> rispose prontamente tornando a guardare la macchina. Non poteva permettersi di innamorarsi di nessuno né allora né ora, sarebbe stata una debolezza troppo grande, una distrazione che non poteva permettersi. Questo era ciò che suo padre gli aveva insegnato.
<< Bene, allora stai concentrato. Ho cercato qualche evento strano, si parla di campeggiatori scomparsi. Sembra tutto normale, a parte il fatto che dei cadaveri venga ritrovata solo la testa >> disse Sam cercando forse di distrarlo, ma non gli riusciva molto bene. Il maggiore dei Winchester sospirò profondamente prima di sbattere i pugni sul tavolo e alzare un sopracciglio, arricciando leggermente le labbra
<< Ora è tardi, domani ci metteremo alla ricerca di qualche informazione più precisa >> mormorò il ragazzo, sentendosi ancora abbattuto per ciò che era successo il giorno prima. Si alzò dal tavolo senza aver mangiato nulla e si diresse verso il bancone, chiedendo la sua chiave della stanza
<< Una informazione...c'è una vecchia Ford parcheggiata lì fuori e volevo sapere se apparteneva ad una ragazza alta, lunghi capelli mori...>> indagò, il suo solito sorriso furbo stampato sul volto. L'albergatore lo guardò storto probabilmente chiedendosi se fosse un conoscente, un pazzo od un maniaco.
<< Occhi verdi, uno strano ciondolo e un culo da urlo?...sì appartiene a lei >> disse distrattamente il proprietario. Dean fece un sorriso stirato prima di cominciare a salire le scale verso la sua camera, i pugni chiusi quasi ermeticamente, i piedi che sbattevano contro le scale. Ci era mancato poco che non lo prendesse a pugni, ma perchè? Se avesse fatto un apprezzamento del genere su qualsiasi altra ragazza forse non se la sarebbe presa così tanto, anzi, avrebbe rincarato la dose o gli avrebbe chiesto di conoscerla. Entrò in camera sbattendo la porta dietro di sé andando poi ad aprire immediatamente la doccia, spogliandosi con furia. Doveva calmarsi e dimenticare e ci riuscì solamente con una lunga doccia fredda che però non gli concesse di dormire.

 

<< Andiamo a sentire i proprietari del campeggio, loro hanno trovato i vari cadaveri ed erano loro clienti >> disse Sam chiudendo il vecchio diario di papà che consultava ogni volta, come se lì dentro ci fossero tutte le risposte. Cosa avrebbe detto ora John? Cosa avrebbe detto ora vedendolo così distratto e distante, così preso da qualcosa che non era la caccia? Lo avrebbe sgridato e gli avrebbe detto di rimettere la testa apposto. Sospirò rumorosamente prima di annuire e guidare fino al campeggio incredibilmente pieno di turisti.
<< Cosa ci fanno qui? Fa freddo, il lago è grigio...>> mormorò seccato Dean, guardandosi attorno notando subito la presenza di un gruppo di ragazze che chiacchieravano a voce alta, lanciando loro occhiate infuocate.
<< Anche se adesso potrebbe essere più interessante... >> disse, sorridendo improvvisamente incuriosito da quel gruppetto di giovani che sembravano decisamente interessati a loro due. Continuarono a camminare fino ad arrivare al centro informazioni, che però era già occupato da una persona che il biondo conosceva bene. Isabella era di spalle ed indossava dei jeans scuri che le mettevano in risalto il fondoschiena alto e una giacca di pelle nera che la rendeva ancora più affascinante.
<< Sì, abbiamo ricevuto una segnalazione per una perdita di gas e volevamo sapere se avevate sentito qualche odore strano >> stava dicendo mettendo via frettolosamente un distintivo. Non aveva idea se si fosse accorta o no della loro presenza, ma lui era immobilizzato.
<< Zolfo, per esempio >> si intromise Sam, facendo voltare immediatamente la giovane che stiracchiò il volto in una specie di smorfia. Il volto pallido era messo in risalto dai lunghi capelli scuri che le ricadevano in morbide e scompigliate onde, mentre gli occhi verdi sembravano voler bucare la pelle.
<< Come dicono i miei...colleghi >> continuò lei posando le mani sulla scrivania dell'uomo che sembrava avere occhi solo per lei. Era quello il suo più grande dono; riusciva a catturare l'attenzione di chiunque le stesse accanto. L'uomo si alzò rivelando un fisico rilassato ed anziano e si avvicinò a lei, sorridendole viscido
<< Sì, dei clienti si sono lamentati, ma pensavamo fosse qualcosa di temporaneo e dovuto alle famose acque termali che circondano il campeggio. Sa, siamo molto famosi per le nostre acque, dovrebbe farsi un bagno dentro una delle pozze, le farebb....>> Dean smise persino di ascoltare quelle sviolinate stridenti. Quell'uomo non gli piaceva, era viscido e si prendeva troppe confidenze. Si aspettava che Isabella gli desse il benservito da un momento all'altro, ma ciò non accadde anzi, la ragazza sembrava accondiscendente e stava alle battute del vecchio signore. Battute che non facevano affatto ridere.
<< Grazie per la sua disponibilità, se non le dispiace vorremmo fare un giro di ispezione >> mormorò lei posando una mano sul braccio del signore, facendo irrigidire Dean e sorridere Sam.
<< Cosa ridi? >> sussurrò lui dando una spallata al fratello minore, decisamente scocciato da quella situazione. Possibile che Sam non capisse? Possibile che non notasse il viscidume che quell'uomo trasudava
<< Dovresti vedere la tua faccia >> rispose il moro, uscendo dalla casetta seguito a ruota dal fratello e dalla ragazza che non smetteva un attimo di sorridere in maniera frivola al proprietario. Tutto quello gli stava dando il voltastomaco. Seguirono la giovane per qualche centinaio di metri, fino a che lei non si voltò, il viso prima cordiale ora era agitato e arrabbiato.
<< Cosa ci fate voi qua? >> domandò seccata, incrociando le braccia al petto facendo sorridere Dean che si beccò solamente una seconda occhiataccia da parte della mora. I due fratelli si scambiarono un'occhiata lunga e complice poi Sam prese un respiro profondo e cominciò a parlare, spiegando che aveva trovato decisamente strano ciò che stava succedendo in quella cittadina e quindi avevano deciso di finire lì
<< Tu non c'entri con tutto ciò? >> domandò Isabella a Dean, guardandolo intensamente negli occhi, tanto da farlo tremare da capo a piedi. Non c'era disprezzo in quello sguardo, ma curiosità.
<< No, è Sammy che trova i casi >> rispose lui distrattamente guardandosi intorno, notando subito come il gruppo di ragazze avesse ancora gli occhi fissi su di loro. Dovevano essere dell'età da college e sembravano essere uscite dalla copertina di un giornale di moda; bionde e dai lunghi capelli setosi, pelle baciata dal sole e gambe lunghissime.
<< Potremmo collaborare...>> azzardò Sam, alzando un poco le spalle facendogli andare la saliva di traverso. Che diavolo gli era venuto in mente? Collaborare? Aveva forse dimenticato il cazzotto che la mora gli aveva dato solamente un giorno prima? Oppure l'odio che era uscito dalle sue parole? E lui vorrebbe collaborare con lei? Dean non riuscì a dire niente, ma guardava il volto contratto ed indeciso di Isabella che si guardava intorno continuamente.
<< Ci sto >> rispose improvvisamente, facendo trasalire il biondo che mai si sarebbe aspettato una risposta del genere. Fino a qualche ora prima lei lo aveva allontanato senza neanche dargli la possibilità di rispondere ed ora stava accettando di lavorare con loro?
<< Bene...siamo apposto allora...>> mormorò lui con voce scocciata facendo roteare gli occhi prima di essere investito da una spallata da parte del fratello. Possibile che non capiva la difficoltà che si sarebbe creata?
<< Hai una vaga idea di ciò che potrebbe essere? >> domandò Dean in voce di sfida, avvicinandosi a lei senza però perdere di vista le ragazze che si erano alzate e si erano mosse in gruppo andando a sedersi sulla veranda della loro casetta, cominciando a giocare a carte, sussurrandosi qualcosa, ridendo tra loro, lanciando occhiatine ai due fratelli. Avrebbe voluto unirsi a loro piuttosto che sentire i vaneggiamenti di Isabella.
<< A dir la verità sì...penso sia un Each Uisge >> rispose lei con sicurezza portando le mani ai fianchi, guardando il lago dietro di sé. Non passò molto tempo prima che il biondo scoppiasse a ridere. Doveva aver preso un bel colpo in testa se veramente pensava che fosse quella la creatura che stava infestando quel povero campeggio
<< Io penso sia un semplice fantasma incazzato con qualcuno, magari con quel tuo amico grasso al box informazioni...questo è quello che succede quando si pensa di poter diventare cacciatori dal nulla >> disse lui alzando gli occhi al cielo, rivolgendosi al fratello con voce di scherno. Non riusciva a guardarla per troppo tempo, non riusciva a vedere i suoi grandi occhi verdi feriti dalle sue parole dure.
<< Quello che vuoi Dean...hai sempre pensato di avere ragione >> mormorò lei, allontanandosi.
<< Ma che ti prende?! >> domandò Sam guardandolo con astio prima di correre dietro alla mora. Guardò il fratello posare una mano sulla spalla magra della ragazza che si girò lentamente e i due cominciarono a discutere fino ad allontanarsi insieme facendolo imbestialire. Quella donna, quella ragazza, lo stava facendo impazzire e lo aveva sempre fatto, come se avesse un qualche potere su di lui. La guardò allontanarsi lentamente, il fisico magro e slanciato, il passo leggero e felpato...cosa gli aveva fatto?

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Capitolo 4
*** 4. ***


Dean

 

<< Dovresti chiederle scusa, lei veramente vuole collaborare, probabilmente ha capito di aver esagerato ieri >> disse Sam mentre sfogliava ancora una volta il diario di loro padre. Dean aveva visto Sam ed Isabella allontanarsi e li aveva trovati nella hall del vecchio motel a parlottare, una birra davanti a loro. I due sembravano quasi vecchi amici e ciò gli dava fastidio. Il biondo li aveva osservati a lungo e poi era salito in camera, ignorando suo fratello quando era salito. Si sentiva quasi tradito da lui; solamente quella mattina gli aveva detto ciò che era successo, gli aveva rivelato ciò che c'era stato tra lui ed Isabella e qualche ora dopo lo trovava al bar insieme a lei... Grugnì, continuando a pulire le pistole davanti a sè, premendo il panno con forza sulla canna.
<< Posso capire perchè sei sempre tornato da lei >> continuò Sam e Dean notò che non aveva neanche alzato gli occhi dal diario. Sembrava quasi che lo stesse spingendo a fare qualcosa.
<< è affascinante, misteriosa, forte, determinata, decisa, gentile e dolce...completamente il contrario di ciò che sei tu >> mormorò il più piccolo dei fratelli facendolo spazientire. Sbattè la pistola con stizza sul tavolo e lanciò via il panno, sedendosi stancamente sulla poltrona scricchiolante
<< Posso sapere cosa hai mente Sammy? >> domandò, guardando le spalle magre e larghe del fratello alzarsi in un segno di noncuranza, cosa che lo fece uscire fuori di testa. Non si dissero più niente, Dean prese le chiavi della stanza ed uscì, dirigendosi verso la camera di Isabella. Doveva sembrare un idiota, doveva essere un idiota ad ascoltare suo fratello. Bussò alla porta, notando che i cardini quasi si stavano spezzando...non era neanche sicura quella stanza, qualcuno avrebbe benissimo potuto sfondarla e non voleva neanche immaginare cosa la gente avrebbe potuto farle, così bella e delicata. Aspettò qualche secondo prima di vedere due grandi occhi verdi scrutarlo dalla porta socchiusa e dovette aspettare qualche altro secondo prima di vedere Isabella che lo guardava con sguardo interrogativo.
<< Cosa ci fai qua? >> domandò lei rimanendo sulla soglia della camera, i lunghi capelli lucidi le ricadevano fin sotto il seno, il volto era stanco e pallido ed indossava una canotta a spalline sottili che lasciavano scoperte le spalle ossute e i bicipiti leggermente muscolosi mentre gli avambracci avevano vistose fasciature macchiate di rosso.
<< Disturbo? >> domandò di rimando lui guardando dentro la camera notando che tutto sembrava buttato all'aria. Isabella non disse nulla, semplicemente si spostò dall'uscio e lo lasciò entrare. Dean subito si guardò intorno notando che la ragazza aveva acceso la stufa per riscaldare l'ambiente. Strana scelta visto che non faceva affatto freddo.
<< No >> rispose lei andando verso il minibar prendendo una bottiglia di birra, porgendogliela con un mezzo sorriso. Sembrava più calma rispetto alle volte precedenti, anche se poteva capire benissimo che la metteva a disagio averlo così vicino ed essere soli nella stessa stanza. La conosceva troppo bene ormai. Poteva ormai leggere i movimenti del suo corpo, dando una motivazione.
<< Ti ha mandato Sam? >> domandò lei, la voce sicura di chi sapeva già la risposta. Dean annuì lentamente, bevendo un sorso di birra. Suo fratello non gli aveva detto esplicitamente di andare a parlare con Isabella, ma Dean sapeva quando Sam cercava di dargli consigli e, se lo faceva, solitamente c'era un buon motivo. Il maggiore dei Winchester si soffermò a lungo su Isabella; se lei non fosse stata importante a quest'ora le sarebbe saltata addosso, dicendole di stare zitta, e avrebbero finito per andare a letto insieme. Perchè sapeva perfettamente che entrambe lo volevano, era così chiaro e cristallino, i loro corpi continuavano ad avvicinarsi, a cercarsi. Ed invece era lì per parlare, una cosa che non gli veniva molto bene. Era Sammy il diplomatico, era lui quello bravo con le parole.
<< Volevo scusarmi per quello che ho detto prima, a volte non penso prima di parlare >> continuò, guardando attentamente Isabella che sembrava molto stanca e, sopratutto, sofferente. Il suo viso era pallido e leggermente sudato, gli occhi erano lucidi e pesanti, le fasciature là dove il licantropo l'aveva ferita erano bagnate di sangue fresco. Nuovamente.
<< Sappiamo che non sei qui per questo, ci conosciamo fin troppo bene >> sussurrò lei, lasciandosi andare sul letto. Fragile. Quello era l'aggettivo che più identificava Isabella e lei avrebbe potuto far di tutto per cercare di nascondere quella fragilità e poteva anche riuscire a nasconderla a Sam, ma non poteva tenerla nascosta a lui.
<< Sei stata molto chiara ieri, mi sembra >> constatò lui guardandola da sotto le ciglia chiare notando che lei si stava guardando le mani, andando a sfiorarsi i polpastrelli. Qualcosa non andava.
<< Eppure sei qui >> rispose lei con un accenno di sorriso sul volto alzando nuovamente lo sguardo verso di lui, stendendolo. Suo padre gli aveva chiesto se lei era per caso una strega e l'avesse stregato. L'aveva fatto, ma non era una strega. La osservò ancora, rimanendo in silenzio assoluto per non spezzare quella specie di pace, di tregua, che si era instaurata tra di loro.
<< Stai bene? >> domandò notando gli asciugamani gettati a terra, sporchi di sangue e quasi zuppi.
<< Perdo solo sangue,quel mannaro ha fatto un bel lavoro >> rispose lei portandosi le braccia al petto, improvvisamente sulla difensiva. Dean si bloccò immediatamente, non volendo tirare troppo la corda. Ogni volta che lui si protraeva verso Isabella, lei si ritraeva. La guardò e notò che era solamente una ragazzina, senza più nessuno, completamente sola e gettata in un mondo pericoloso. Lui e Sam avevano avuto la guida di loro padre e dei suoi amici, avevano avuto il suo diario e l'avevano osservato per anni, imparando trucchi e vivendo sempre a contatto col pericolo mentre Isabella...lei aveva vissuto in una cittadina sperduta nel Montana dove la cosa più pericolosa che poteva succedere era venire investito dal vecchietto col pick up. Lei era sola, lui aveva Sam.
<< Fammi vedere >> sussurrò gentilmente lui sedendosi di fianco a lei sfiorandole la pelle chiara delicatamente e fu felice di vedere che lei si lasciò guidare senza controbattere. Il biondo cominciò a slegare le bende che ormai erano da buttare, rivelando quattro vistosi buchi su ciascun braccio là dove il licantropo l'aveva bloccata al terreno e quelle ferite continuavano a sanguinare lentamente, goccia dopo goccia, mentre l'intero avambraccio era rosso e gonfio, completamente infiammato.
<< Sì...so cosa devo fare, ma non posso permettermi di perdere troppo sangue, non ne ho abbastanza, non mi si rigenera abbastanza velocemente >> rispose lei cominciando a tamponare nuovamente le ferite prima di prendere delle garze e bende nuove dal suo zaino.
<< Dovresti cauterizzarle >> mormorò lui allungandole un pugnale in acciaio di Damasco, il suo preferito. La giovane annuì distrattamente e prese l'accendino, cominciando a surriscaldare la lama che lentamente diventò bollente e poi la premette contro le singole ferite, trattenendo un urlo a stento. Subito nell'aria cominciò a sentirsi odore di carne bruciata e Dean rimase incredulo dalla forza che lei dimostrò; non disse niente, non si lamentò e quando finì gli porse il pugnale con gli occhi un poco lucidi ed una espressione dolorante sul volto. La aiutò a spalmarsi una pomata contro le ustioni e fasciarsi nuovamente le braccia, vedendola sudare freddo ad ogni movimento.
<< Ora ti lascio risposare, domani ci troviamo alla hall? >> domandò lui, aprendo la porta, chiudendola dietro di sé solamente quando vide la giovane annuire in un gesto stanco. Tornò in camera trovando Sammy ancora sveglio, un sorriso timido sul volto. Non lo calcolò neanche e si infilò a letto, pensando che forse non tutto era perduto.

 

Il risveglio fu a dir poco traumatico, sopratutto perchè aveva dormito decisamente male, il sonno continuamente interrotto da incubi, da una finestra macchiata di sangue ed una figura femminile e giovane che veniva trascinata via nell'oscurità. Aveva sognato tutto, eppure perchè sembrava tutto così vivo e vero?
<< Non hai sentito nessuno urlare sta notte? >> domandò Dean al fratello mentre scendevano le scale lentamente, ancora addormentati. Sam non disse niente, fece di no con la testa e poi si lasciò andare ad un lungo sbadiglio. Doveva averlo sognato, eppure sembrava così reale...Arrivarono alla hall e trovarono Isabella già sveglia e pronta, i lunghi capelli erano legati in una alta coda di cavallo che le spazzolava dolcemente la schiena, il volto era contratto ed era ancora più pallida del solito, le fasciature alle braccia si vedevano da sotto la maglia a maniche lunghe e la giacca di pelle.
<< Ciao Isa >> disse Sam, sorridendole cordiale mentre lei salutava i due ragazzi con un gesto della mano distratto mentre con l'altra si portava alle labbra una grossa tazza piena di fumante caffè nero. Lei adorava il caffè amaro e lungo, se lo ricordava.
<< Novità? >> domandò Dean, sedendosi di fronte a lei che però neanche alzò gli occhi dal giornale, immersa in una lettura che, a quanto pare, era decisamente più importante.
<< Sì a dir la verità >> rispose lei dopo qualche secondo, poggiando il giornale sul tavolo, indicando con l'indice un articolo.
<< é stata trovata un'altra testa, di un ragazzo, venticinque anni, giovane, intelligente e bello. Era arrivato ieri al campeggio, ieri sera è stato visto fare una festa insieme a delle ragazze e sta mattina di lui è rimasta solo la testa >> disse lei finendo il suo caffè in un lungo sorso, poggiando la tazza sul tavolo in maniera sgraziata.
<< Sempre detto che le donne ci uccideranno tutti >> bofonchiò Dean leggendo con attenzione l'articolo, tentando probabilmente di suscitare risate che, però, non ci furono. Dean allungò il giornale verso Sam, in modo tale che anche lui potesse leggere l'articolo che la giovane aveva trovato quella mattina.
<< è il quarto ragazzo che fa questa fine...mai ragazze, mai anziani o bambini...tutti ragazzi giovani, ma provenienti dalle parti più disparate del paese, non c'è nessuno schema >> disse Sam, la voce ancora assonnata e un poco impastata.
<< A dir la verità c'è uno schema. Il gruppo di ragazze collegiali che alloggia lì da due settimane. Gli attacchi sono iniziati tre giorni dopo il loro arrivo >> disse Isabella con un sorriso leggermente contento stampato sul volto. Come era possibile che lei fosse riuscita a tessere le fila di questo intricato piano? Isabella? Lei che cacciava da quanto? Tre anni? No, sicuramente meno.
<< Gli Each Uisge assumono spesso la forma di cavalli neri, ma non tutti sanno che possono prendere anche la forma di ragazze o ragazzi di bell'aspetto che ti trascinano lentamente verso il fondo dell'acqua e poi, semplicemente, ti mangiano. Hanno una preferenza verso giovani single in quanto la loro parte del corpo preferita è il cuore, ed un cuore privo di sentimenti è più appetitoso a quanto pare >> continuò la mora, la voce convinta e sicura mentre sembrava cercare qualcosa dentro il suo zaino nero e sgualcito. Dean scosse subito la testa; tutto quello era semplicemente assurdo. Quegli esseri non esistevano, loro non li avevano mai trovati e non erano neanche mai stati riportati dentro il libro di loro padre. Erano mostri che non esistevano.
<< Quegli esseri non esistono Isabella...>> sospirò lui guardandola attentamente negli occhi notando improvvisamente che l'aveva ferita. Isabella si era rabbuiata ed aveva cominciato a stringersi in sé stessa, le spalle che puntavano verso il centro del corpo, le dita che continuavano ad intrecciarsi tra loro, nervose.
<< Sì che esistono...sono stati riportati un sacco di casi in Scozia ed in Scandinavia...>> sussurrò lei venendo però interrotta dalla voce decisa e perentoria del biondo che quasi la fece tremare
<< Esatto, Scozia. Qui siamo in America >> tagliò corto lui prima di alzarsi ed andarsene, uscendo dal motel per dirigersi verso l'Impala. Voleva chiudere quel caso, far vedere che aveva ragione una volta per tutte. Voleva lasciarsi indietro lei e ciò che significava.
<< Perchè ti comporti così con lei? Dannazione Dean non ha detto niente di che! >> disse Sam, raggiungendolo in poche lunghe falcate. Pure suo fratello si doveva mettere? Eppure aveva pensato che Sam fosse un ragazzo intelligente e sveglio, ma a quanto pare era bastato il bel faccino di Isabella per farlo rincoglionire.
<< Da quanto tempo facciamo questo lavoro Sam? E quante volte abbiamo sentito parlare di quelle...cose? Mai! Nè sentito parlare né letto...Isabella pensa di poter essere una cacciatrice, ma lo fa solamente per farmi un fottutissimo torto! Non è in grado di farlo e mai lo sarà, smettila di andarle dietro come un cagnolino e di alimentare le sue speranze! Siamo noi i cacciatori, lei spera solamente di non rimanere uccisa! Fa questo perchè le avevo detto chiaramente che non avrebbe potuto farlo! Smettila di pensare col cervello inferiore e comincia a ragionare con la testa >> urlò Dean, quasi ormai al limite. Finchè era Isabella ad essere convinta della presenza di quelle strane creature gli poteva andare ancora bene, ma non Sam, non lui che cacciava da quando era bambino!
Stava per aggiungere altro quando notò la figura dietro Sam, il corpo mingherlino che tremava per il freddo, le labbra leggermente socchiuse e i pugni chiusi. In quel momento si rese conto di ciò che aveva detto, si rese conto di ciò che aveva vomitato fuori e di quanto fosse stato cattivo nei confronti della ragazza. Non si meritava quelle parole. La mora non fece altro che annuire debolmente mentre si mordeva con rabbia il labbro inferiore, forse cercò anche di parlare, ma Dean non riuscì a sentire nulla e rimase impalato mentre la vedeva dirigersi dalla parte opposta di dove erano loro, le chiavi della macchina in mano.
<< No aspetta...>> disse Sam cominciando a correrle incontro, arrivando però troppo tardi. La vecchia Ford con uno sbuffo partì e si allontanò velocemente dal parcheggio, lasciandoli improvvisamente soli.
<< Sei un idiota Dean! Che motivo c'era per metterla sul personale eh? Ricordati che ti ha aspettato per cinque anni mentre te eri in giro per l'America, a spassartela! Puoi aver ingannato lei, ma non puoi mentire a me Dean! Non sappiamo neanche perchè è diventata cacciatrice! >> disse il fratello strappandogli le chiavi dalla mano prima di gettarsi in auto, sbattendo la portiera. No, non lo sapeva e, forse, neanche gli importava perchè Isabella era troppo pura per fare quel lavoro e quel lavoro l'avrebbe rovinata. Quel lavoro gli avrebbe portato via anche lei, ancora una volta.
<< Andiamo >> sussurrò entrando in macchina, non guardando mai verso suo fratello.

 

Arrivarono al campeggio trovando la macchina di Isabella parcheggiata in mezzo a due grossi pick up. Sperava di non incrociarla, di non vederla, perchè altrimenti si sarebbe sentito terribilmente in imbarazzo. Era stato cattivo con lei, aveva sputato fuori parole che sicuramente l'avevano ferita nel profondo perchè erano parole che volevano ferire, volevano colpirla.
<< Andiamo a sentire il gruppo di ragazze >> disse, camminando con le mani in tasca, lo sguardo basso. Il lago era increspato quel giorno, grigio e irrequieto.
<< Sono lì >> disse il fratello, andando verso la casetta dove le ragazze sembravano star facendo baldoria; si sentiva una musica alta e rimbombante. Si divertivano, dannazione se si divertivano! Mentre lui e Sammy erano lì, uno incazzato con l'altro, i musi lunghi e gli occhi bassi. Da quanto tempo non si divertivano? Troppo, e da quando aveva rivisto Isabella tutto sembrava andare a rotoli. La situazione tra lui e Sammy era già tesa da diverso tempo, da quando era andato all'Inferno tutto era cambiato; Sam si sentiva in colpa e Dean aveva passato orrori talmente indicibili che ancora si portava dietro le cicatrici. Avevano superato l'Apocalisse, avevano, avevano superato il problema dell'anima persa di Sam...ed ora c'era qualcosa di incredibilmente normale a dividerli.
<< Vai tu a parlarci, io non ho voglia di sentirti dire qualcosa di idiota solo per far colpo>> disse Sam, allontanandosi da lui, lasciandolo da solo a vedersela con quel gruppo di ragazze...non che Dean avesse problemi anzi, era da un po' di tempo che non affrontava un gruppo così nutrito di sesso femminile e non vedeva l'ora.
Rimase con loro per tutto il pomeriggio scambiando battute e numeri di telefono, flirtando con molte di loro sentendosi nuovamente irresistibile, sentendosi nuovamente sulla piazza, sentendosi nuovamente desiderato. Le ragazze gli erano sembrate normalissime ragazze in cerca di divertimento e di svago dopo una sessione di esami interminabili e nessuna di loro gli era sembrata posseduta da demoni o fantasmi, nessuna di loro gli era sembrata strana o con strani comportamenti.
<< Ci vediamo sta sera? Facciamo un'altra festa, anche più movimentata di questa...con meno vestiti >> sussurrò Coleen, una ragazza bionda di venticinque anni dalle labbra carnose e i profondi occhi nocciola e il biondo si era ricordato di aver sorriso in maniera idiota ed aver accettato, lasciandosi baciare sulle guance e lasciandosi investire dal suo profumo dolce e quasi nauseante. Se ne era poi andato con difficoltà, trovando difficile staccare gli occhi da quel bungalow pieno di perdizione e con fatica si diresse verso il parcheggio. Era arrivato davanti alla vecchia macchina quando sentì la suoneria del suo telefono suonare, riportandolo momentaneamente alla realtà. Portò il telefono all'orecchio sentendo la voce dura del fratello.
<< Sto seguendo una traccia, ci vediamo al motel per cena >> stava tagliando corto il moro, ma Dean subito lo bloccò, parlando immediatamente.
<< Io sono invitato ad una festa sta sera, ci vedremo domani mattina >> rispose lui sentendo che dall'altra parte era sceso il gelo e così chiuse il telefono, andando verso il parcheggio per prendere la sua Impala per andare verso il motel; voleva darsi almeno una sciacquata e voleva cambiarsi, indossando qualcosa di più consono per quella serata. Voleva far colpo su Coleen e le sue amiche e, forse, da un lato, voleva allontanarsi da Isabella e da quello che lei voleva dire per lui. Voleva divertirsi per una volta dannazione! Voleva far finta di essere normale, per una fottutissima volta. Arrivò al parcheggio notando subito la sua Impala in mezzo a macchine moderne e fu quello che subito gli fece storcere il naso. Non c'era più traccia della Ford vecchia e grigia di Isa e subito il suo cervello fece due più due. Sam era con lei, ci avrebbe scommesso quello che di più caro aveva il mondo e si sentì tradito da entrambe. Veramente Sam preferiva cacciare con la mora? Preferiva lei a lui? E per quale motivo? Ed Isabella? Perchè con Sammy si comportava in maniera quasi dolce mentre con lui era sempre fredda e distante?

 

<< Sei proprio un bel tipo tosto >> gli aveva sussurrato Coleen ad un orecchio, sfiorandolo con le sue labbra voluttuose facendolo quasi arrossire. Si sentiva bene, si sentiva quasi rinato. Era arrivato e tutte le ragazze erano in bikini, mostrando i loro corpi perfetti e fin da subito avevano cominciato ad offrirgli da bere in quantità fino a che la testa non aveva cominciato a girargli e i pensieri non divennero sempre più torbidi e sconnessi, offuscati.
<< è proprio il tuo tipo >> disse una seconda ragazza guardando Coleen con sguardo malizioso e malinconico, come se quella constatazione le costasse molto. Era sempre stato ambito da molte donne, ma lì dentro sembrava che tutte lo trovassero irresistibile e la cosa era decisamente strana, anche per una persona con un ego smisurato come il suo.
<< Piaccio a molte >> farfugliò lui, la voce impastata dall'alcol
<< Oh, lo sappiamo...abbiamo visto come ti guarda la ragazza che è con te >> disse Coleen, la voce improvvisamente triste e sconsolata mentre la sua mano andava a sfiorare il ginocchio di Dean con dolcezza e malizia.
<< Chi Isabella?...Lei è solo una vecchia storia >> rispose lui bevendo ancora, annegandosi ulteriormente. Non pensava di sentire quel nome quella sera, non pensava di dover tornare a pensare a Lei.
<< Quindi il tuo cuore non è...impegnato? >> domandò ancora la bionda con voce improvvisamente innocente ed eccitata, fremente, e anche la sua mano era andata a chiudersi intorno al suo ginocchio con forza. Il cacciatore si limitò ad annuire, bevendo ancora, vivendo l'ennesimo flashback.

Era inverno e nel Montana le strade erano completamente ghiacciate. Aveva lasciato suo padre a qualche chilometro di distanza da un suo amico cacciatore perchè avevano avvistato un covo di vampiri e lui era andato da Lei, nonostante suo padre gli avesse chiaramente detto che forse era meglio cominciare a troncare quella storia. Era arrivato e si era fatto trovare sotto la scuola della ragazza, aspettando la sua uscita appoggiato alla macchina nera e ricordava ancora come il volto di Isabella si fosse illuminato non appena lo aveva visto; gli si era lanciata contro e gli era saltata in braccio, stringendolo con forza prima di baciarlo dolcemente, sussurrandogli che gli era mancato.


Sembravano essere passati decenni da quella scena.
<< Ti va di andare a farci un bagno nel lago? L'acqua è particolarmente accogliente questa sera >> gli sussurrò Coleen, un sorriso malizioso stampato sul volto mentre la sua mano si era infilata sotto la sua camicia e gli graffiava debolmente i pettorali. Dean non si accorse neanche di essersi alzato e neanche si accorse di aver risposto, ma in pochi minuti era sulla riva del lago indossando solamente i boxer e stava seguendo la bionda sempre più verso il centro del lago, incurante dell'acqua che ormai gli arrivava alle spalle e poi al mento...

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Capitolo 5
*** 5. ***


Isabella



Era nel panico; nonostante il pedale dell'acceleratore fosse ormai schiacciato del tutto la macchina non riusciva a superare i 100 chilometri orari e loro avevano fretta. O meglio, loro non avevano tempo.

<< Rischiamo di arrivare tardi così >> Gemette Sam, cominciando a tirare fuori le pistole e le munizioni che sarebbero servite.

<< Lo so, ma non va più di così >> Rispose Isabella, superando la quarta macchina consecutiva, cominciando a vedere le luci del campeggio in lontananza. C'erano ancora due tornanti e sarebbero arrivati, ma era forse troppo tardi? La luna era quasi arrivata al suo apice, mancavano forse venti minuti massimo e loro non erano ancora arrivati sul luogo e non avevano neanche idea di dove trovare gli oggetti che avrebbero dovuto incendiare. Erano in ritardo, erano dannatamente in ritardo. Lei e Sam avevano lavorato insieme tutta la giornata, avevano vagliato infinite possibilità, ma nessun caso era mai stato simile a quello e, alla fine, Sam aveva detto di provare a seguire la pista dei demoni acquatici, che si era rivelata accurata. Avevano fatto molte ricerche e Isabella era riuscita a convincerlo dopo aver portato una miriade di prove. Però, almeno, il minore dei Winchester aveva ascoltato.

<< Mancano quindici minuti... >> Sussurrò Sam facendo battere il cuore all'impazzata della mora. Se solo Dean l'avesse ascoltata, se solo l'avesse presa anche solamente in considerazione a quest'ora non sarebbero lì a lottare contro il tempo. Morto...forse, no, non poteva pensarlo morto, non poteva pensare che Dean fosse...Il piede sull'acceleratore diventò ancora più pesante e dal cofano della macchina cominciò a salire una sottile linea di fumo grigia.

<< Siamo arrivati >> Disse Isabella, tirando il freno a mano della Ford che immediatamente si fermò. I due scesero dall'auto all'unisono e Isabella prese il suo accendino di fiducia e la pistola, cominciando a correre verso la casetta che le ragazze del college occupavano notando subito che era silenziosa ed incredibilmente buia. Che fosse già troppo tardi?

<< Cosa dobbiamo cercare? >> Domandò Sam guardandola con sguardo preoccupato, la fronte sudata e la pistola in mano, mentre i passi affondavano nel terreno, facendolo tremare.

<< Dobbiamo cercare delle bambole con sembianze umane...è grazie ad esse che prendono forma umana e potere. Se le colpiamo prima di bruciare le bambole loro verranno solamente rallentate >> Rispose la mora avvicinandosi alla casetta notando che tutto sembrava spento, come se le ragazze se ne fossero già andate. Salì i tre gradini che portavano alla piccola veranda e stava per entrare quando la porta si aprì e la colpì in pieno viso, facendola indietreggiare e andare contro Sam, che la prese al volo. Isabella si portò una mano al naso mentre gli occhi si riempivano di lacrime, oltre al fatto che si sentì dannatamente stordita.

<< Cosa volete? >> Domandò una ragazza, l'aria innocente, i lunghi capelli biondi erano lasciati sciolti e le arrivavano fino alla vita, gli occhi erano vispi e attenti, il fisico mozzafiato. Ora capiva perchè un sacco di ragazzi si erano fatti...ammaliare e sedurre da loro. La ragazza che aveva di fronte era praticamente perfetta, eppure Dean sarebbe dovuto essere più furbo, avrebbe dovuto capire, avrebbe dovuto captare il campanello d'allarme!

<< Sappiamo chi siete, dov'è mio fratello? >> Chiese Sam alzando la pistola, puntandola contro la ragazza che improvvisamente sorrise mostrando una chiostra di denti affilati come rasoi mentre il volto diventava sempre più affilato e diafano, gli occhi sempre più chiari e dalle lunghe e strette pupille, le sopracciglia sempre più bianche. Ed ecco che il suo bel volto angelico diventò qualcosa di diabolico, di mostruoso.

<< Non arriverete mai in tempo >> Rispose lei, la voce metallica sembrava risuonare tutto attorno. Isabella tremò e non per la visione di quell'essere, ma per ciò che disse. Dean...Fortunatamente Sam sembrava più lucido; sparò alla creatura un colpo che esplose in pieno petto, facendola indietreggiare ed urlare di dolore mentre tutto intorno al foro del proiettile la sua pelle cominciava a diventare d' acqua, disfacendosi. E quello fu il momento di agire; i due si buttarono in casa trovandoci all'interno altre sei creature come quella che avevano appena lasciando indietro, le bocche aperte e gli occhi spalancati.

<< Dobbiamo trovare le bambole altrimenti Dean verrà divorato >> Sussurrò la mora, il fiato corto, il corpo molle e la mano che a malapena riusciva a tenere la pistola. Era troppo agitata, non era lucida e non era neanche minimamente pronta a ciò che avrebbero dovuto affrontare. E non per questioni di mera capacità, ma semplicemente perchè la sua mente era impegnata a vedere la testa di Dean che veniva rigettata dall'acqua di quel dannato lago.

<< Lì...>> Mormorò Sam indicando con lo sguardo una di quelle creature che stringeva tra le braccia una antica scatola di legno, simboli strani erano incisi lungo tutto il cofanetto. Isabella fece solamente un passo verso quella creatura e si scatenò l'inferno; i demoni acquatici si avventarono contro di loro usando come armi le lunghe unghie e i denti affilati, attaccandosi alle loro caviglie, graffiandoli con forza arrivando a strappare addirittura le vesti mentre i due cacciatori sparavano cartucce di sale verso qualsiasi cosa si stesse muovendo. Isabella vide una di loro andarle incontro e si ritrovò presto con un profondo graffio sul petto che la fece contrarre dal dolore, dando tempo alla creatura di prenderle la testa e farla sbattere contro il muro, stordendola.

<< Sta scappando! >> Urlò Sam prima di venire morso da una ragazza alla mano che aprì lasciando la presa sulla pistola, ma lei non poteva aiutarlo; la creatura teneva ancora la sua lunga e palmata mano sulla sua testa e la stava facendo andare a sbattere ovunque finchè non la lanciò a terra e lì Isabella ebbe il tempo di prendere la sua pistola e spararle in piena testa, vedendola cominciare a sciogliersi lentamente, così si girò e sparò a quella che stava tenendo occupato Sam, colpendo l'essere in pieno petto prima di partire all'inseguimento verso colei che aveva in mano la scatola. Il corpo a malapena rispondeva ai suoi comandi, la testa sembrava volerle esplodere mentre la vista si sdoppiava in continuazione. Ci fu una corsa di qualche centinaia di metri, ma alla fine Isabella riuscì ad agganciarla ai piedi, facendola cadere a terra. L'essere subito le diede un calcio, allontanandola, ma non riuscì ad alzarsi che Isabella le era ancora addosso, aggrappandosi al braccio spropositamene lungo, trascinandola verso di sé ricevendo in cambio un graffio sul collo.

<< è tutto inutile è già morto! >> Sibilò lei mostrando i lunghi denti neri e lucidi tanto da sembrare fatti in ossidiana, mandando in sconforto la ragazza. Era vero? Quelle creature continuavano a ripetere che Dean era ormai già morto. Che fosse così? Che l'avesse perso?

<< Non lo salverai mai, il suo cuore è nostro ormai >> Continuò la creatura facendo forza sul corpo di Isabella che si ritrovò improvvisamente sotto di lei, le sue mani palmate andavano a stringere il suo collo, impedendole di respirare. Isabella provò a divincolarsi, provò a colpirla, ma tutti i suoi tentativi stavano diventando pian piano sempre più deboli e scoordinati mentre l'aria stava cominciando a scarseggiare.

<< Ti piacerà sapere che, però, è sempre appartenuto a te... >> Disse con cattiveria il mostro premendo ancora più forte le sue mani sul collo di Isabella che cominciò a sentirsi sempre più debole, sempre più lontana.

 

<< Mi sei mancato tantissimo...>> aveva mormorato Isabella, carezzando la guancia con barba leggermente incolta del ragazzo. Era cambiato dall'ultima volta che l'aveva visto, ma dopotutto era mancato nove mesi e, anche se si erano scambiati messaggi, nulla era come vedersi faccia a faccia.

<< Anche tu Isa >> aveva risposto lui, togliendole i capelli dal volto, andando a metterli dietro l'orecchio. Si trovavano sotto lenzuola che pungevano la pelle nuda e sudata, la camera era scura, ma Isabella poteva intravedere una vecchia televisione ed un arredamento decisamente economico, tipico dei motel. La ragazzina si puntellò su un gomito mentre l'altra mano era occupata a far scivolare il lenzuolo dal corpo tonico di Dean. Gli occhi della mora avevano cominciato a saettare lungo tutto quel corpo semplicemente perfetto, annotando mentalmente ogni particolare, ogni segno, ogni cicatrice ed ogni cambiamento. Le dita di Isabella andarono a sfiorare delicatamente il torace caldo e sudato del ragazzo, passando lungo il livido violaceo che macchiava la sua pelle.

<< Dovresti stare più attento...Non posso pensarti...>> sussurrò lei, distogliendo lo sguardo per qualche secondo, andando a stringere le labbra che diventarono improvvisamente pallide. Isabella sapeva perfettamente che lavoro faceva Dean ed aveva visto e provato sulla sua pelle quanto fosse pericoloso, ma una parte di lei continuava a pensare che quel ragazzo fosse invincibile, anche se era solamente umano.

<< Promettimi che starai attento...che non farai stupidaggini >> mormorò lei, guardandolo in quei dannati occhi verdi che la facevano tremare ogni dannata volta. Dean non le rispose. Il suo volto era serio ed i suoi occhi erano incatenati a quella della giovane. Rimasero a guardarsi per qualche secondo, intorno a loro solo silenzio e poi lui agì. Le dita di Dean si chiusero sulla sua nuca, facendole quasi male da quanto il ragazzo stringeva. I due continuarono a guardarsi prima che lui spingesse nuovamente, facendo scontrare le loro labbra...ed ecco la sua risposta...

 

Isabella aveva le lacrime agli occhi al solo ricordo di quella volta che si erano rivisti dopo mesi di lontananza, di quella volta che avevano riso e scherzato per giorni, tranquilli di non essere scoperti perchè suo padre era andato via per del lavoro. Uno dei loro migliori momenti, uno dei migliori ricordi che Isabella custodiva con gelosia e rabbia. La creatura sopra di lei rise stringendo sempre di più fino a che tutto improvvisamente cessò; la pressione sul suo collo svanì e la creatura si ritrovò a sciogliersi. Quello fu il momento in cui Isabella la prese e la spinse via, facendola cadere a qualche centimetro da lei, tornando finalmente a respirare.

<< La cassa! >> Urlò Sam, che stava correndo verso di lei. Ancora intontita la ragazza si girò su sé stessa, prese la pistola e cominciò a colpire il lucchetto che si aprì al terzo colpo rivelando il contenuto; piccoli bambolotti dai biondi e lunghi capelli e dagli aspetti umani. Isabella prese l'accendino dalla tasca e diede fuoco a tutto, guardandolo bruciare per qualche secondo. Dalla scatola cominciarono ad uscire luci azzurrine, che cominciarono a volare via ed Isabella subito notò che l'essere che poco prima era di fianco a lei ora era svanito.

<< Dov'è? >> Domandò Sam, guardando verso il riflesso d'acqua e subito Isabella trovò nuovamente la forza; si alzò e andò verso la piccola spiaggia guardandosi attorno nella speranza di vederlo uscire dall'acqua. Tutto era immobile. Niente si muoveva e Dean non c'era. Le gambe di Isabella cedettero e la giovane si trovò a terra, le ginocchia che affondavano nella sabbia. Furono minuti interminabili dove Isabella si ritrovò a pensare di averlo perso. E questa volta per sempre...come se Dean fosse mai stato suo...

<< Dean! >> Urlò Sam tutto d'un tratto, correndo dentro il lago. Isabella alzò il viso e seguì lo spilungone, nuotando verso la figura che galleggiava immobile quasi al centro di quella enorme pozza e ci vollero diversi secondi prima che uno dei due raggiungesse il biondo e gli togliesse la testa dall'acqua, trascinandolo poi faticosamente a riva, notando che non stava respirando e che le sue labbra erano incredibilmente blu.

<< Non respira >> Gemette il fratello minore, guardando il volto pallido di Dean. Doveva essere rimasto dentro l'acqua pero molto tempo...

<< Aiutami >> Sussurrò Isabella, cominciando a premere con forza sul petto del ragazzo, sperando di vederlo da un momento all'altro sputare fuori acqua, ma ciò non stava succedendo e la speranza si stava affievolendo lentamente.

<< Dai forza...>> Continuò lei prima di tappare il naso al biondo, posare la bocca sulla sua per soffiarci dentro con tutta la forza possibile, ripetendo il tutto tre, quattro volte prima di vederlo muoversi e mettersi di lato, cominciando a vomitare fuori acqua, aprendo lentamente gli occhi verdi e vigili. Sia lei che Sam si sedettero sul bagnasciuga, finendo a ridere in maniera isterica mentre osservavano il corpo del biondo. Isabella si sentiva incredibilmente stanca e provata, i colpi che aveva ricevuto dalle creature acquatiche stavano cominciando a sentirsi.

<< Cosa è successo? >> Domandò il biondo, la voce roca e un brutto segno all'altezza del petto, là dove c'era il suo cuore; si aprivano cinque lunghi tagli piccoli e profondi.

<< Dovresti vestirti fratello...non sei una bella visione >> Disse Sam che sembrava improvvisamente più tranquillo e rilassato ora che Dean era salvo. Isabella sorrise alla battuta e stava per alzarsi quando sentì qualcosa afferrarle la caviglia e cominciare a trascinarla verso l'acqua e poi sempre più in profondità, verso il buio. Provò a divincolarsi, provò a conficcare le unghie a terra e provò a strapparsi di dosso quella specie di alga che l'afferrava sulla caviglia, ma non riuscì in nessun modo di impedire alla cosa di trascinarla giù.

<< Lasciami! >> Urlò la ragazza sentendo l'acqua invaderle la gola ed i polmoni, bruciandoli, ma continuava a scendere, sempre più giù verso il buio quando vide poi l'attrice di tutto ciò...una di loro era scappata ed era ancora viva, colei che stava uccidendo Dean ora avrebbe probabilmente ucciso lei perchè la sua bambola era appuntata esattamente dove c'era il suo cuore. Si trovò faccia a faccia con l'essere, la vide sogghignare, sorridere malignamente mentre le strappava via la felpa e la maglia, lasciandole scoperto il petto. Aveva un aspetto mostruoso.

<< Il tuo cuore è impegnato? >> Domandò, la voce metallica, dura e la creatura sembrava già pregustarsi il momento in cui glielo avrebbe strappato. La vide avvicinarsi a lei, fluttuando nell'acqua. La vide allungare un braccio diafano e la sua mano andò a circondarle il petto sinistro. Isabella provò ad agitarsi, ma nulla riuscì ad allontanare quella creature e le sue unghie che cominciarono ad entrare dentro la pelle lentamente.

<< Ohhh, tu provi qualcosa per lui, è per questo che sei venuta a salvarlo...lo sento, forse potrebbe essere amore... >> La schernì la creatura affondando sempre di più nella sua carne facendole uscire l'ultima riserva di ossigeno che aveva. Quelle parole sembravano quasi averla eccitata, come se un cuore con sentimenti fosse qualcosa di nuovo per lei. La vide trattenere il respiro mentre i suoi occhi acquosi e grotteschi andavano a fissare là dove lei stava scavando nella carne.

<< Non importa...perchè ora è mio >> Disse la creatura affondando del tutto le unghie nel suo petto facendo urlare la ragazza che si trovò realmente senza più nessuna via di scampo. Vide il sangue fuoriuscire dalle ferite mentre sentiva le sue unghie affondare ancora di più tra la sua carne e la sentì raggiungere il cuore che stava lentamente battendo sempre più lentamente, sempre con minor vigore...

<< Dovresti essere contenta, morire per far vivere l'amore della tua vita. Sono stata misericordiosa, l'ho lasciato andare, ero stanca del cuore rigido e freddo dei ragazzi ed il tuo sembra perfetto...>> Sussurrò la creatura stringendo sempre di più, passandosi la lingua tra le labbra bluastre, fino a che Isabella sentì qualcosa esploderle dentro, riscaldarla e renderla improvvisamente furiosa e c'era talmente tanta rabbia che non sarebbe mai riuscita a controllarla. Lei non voleva morire. Lei non voleva finire senza testa, non voleva che una stronza si cibasse del suo cuore. No, Isabella voleva vivere. Lei voleva vivere, voleva emozionarsi, voleva ridere, piangere. Lei non voleva morire. E poi non poteva finire così, no...non dopo tutto quello che aveva passato, non dopo tutto quello che le avevano detto e fatto e poi, non voleva dar ragione a Dean, non voleva dargliela vinta; lei voleva tornare in superficie e dirgli che gli aveva salvato il culo e che aveva avuto ragione. Si sentì sempre più arrabbiata, sempre più furiosa, sempre più forte e poi urlò. Urlò con tutta l'energia che aveva e un lampo rosso sembrò invadere l'orizzonte, del fuoco andò a bruciare la bambolina e la creatura si dissolse lentamente, lasciandola stremata, ma con ancora la voglia di lottare. Guardò in alto e cominciò a nuotare verso la superficie, sempre più affannosamente finchè non sentì l'aria ghiacciata sfiorarle il viso e riempirle i polmoni. Isabella prese un grande respiro profondo prima di aprire finalmente gli occhi e trovarsi due grandi occhi verdi la guardavano. Dean era a qualche centimetro da lei.

<< Sammy! Sammy! >> Urlò Dean, porgendole la mano che la mora subito accettò, venendo aiutata ad arrivare a riva dove subito si stese, affondando nell'erba verde, respirando affannosamente, il petto che si alzava e si abbassava con sempre più affanno.

<< Si può sapere cosa è successo? >> Domandò il biondo, abbandonandosi anche lui sull'erba, l'aria stremata e stanca. Forse era persino preoccupazione quella che vedeva nei suoi occhi? Isabella provò a pensare a quello che realmente era accaduto, ma i suoi ricordi cominciavano a diventare sempre più sfocati ed inverosimili, sempre più assurdi. Come aveva fatto ad uccidere quella creatura? E quel lampo? Ricordava solo che era rosso e caldo, qualcosa di simile al fuoco...Ma non poteva, probabilmente si era solo immaginata tutto ed era stata solamente fortunata.

<< La creatura mi ha afferrato e portato giù, aveva la sua bambola addosso...poi non so cosa è successo, ma lei è morta ed io sono riuscita a risalire >> Rispose lei tirandosi un poco su guardandosi attorno sentendo improvvisamente freddo. Si guardò addosso, beandosi di quella tranquillità. Solamente dopo qualche secondo la mora notò la ferita che la creatura le aveva lasciato; identica a quella che aveva Dean. Vide i due ragazzi guardarla con aria interrogativa e poi Sam la aiutò ad alzarsi e la abbracciò forte a sé, forse col tentativo di scaldarla, forse per ringraziarla di aver salvato suo fratello maggiore, Isabella quello non lo sapeva, ma si sentiva bene dentro quell'abbraccio fraterno e gentile, sincero sicuramente.

<< Grazie...grazie >> Le sussurrò, talmente piano da rendere tutto inudibile alle orecchie del biondo, ma quelle parole riuscirono a scaldare il cuore alla mora.

<< Andiamo...voglio allontanarmi da qui >> Mormorò Dean alzandosi e cominciando ad incamminarsi verso il parcheggio, salendo poi sulla sua macchina aspettando il fratello .

<< Mi dirà mai che avevo ragione? >> Chiese la ragazza a Sam che rispose solamente sorridendole, come per farle capire che non doveva sperarci troppo o, forse, non doveva sperarci affatto. La mora lo lasciò poi salire sulla macchina nera prima di andare verso la sua vecchia Ford che non aveva smesso di fumare dal cofano.

 

Stava litigando con l'auto da ormai due ore; aveva provato ad accenderla, ma non aveva dato nessun segno di vita, non aveva neanche dato uno sbuffo e ciò la fece cadere nello sconforto. Aveva provato a guardare l'olio, aveva provato a guardare l'acqua e qualche fusibile, aveva anche provato a capire se il tutto fosse un problema elettrico, ma sembravano non esserci apparenti problemi. Semplicemente quell'auto aveva dato tutto il giorno precedente. Il problema sussisteva in quanto lei non aveva abbastanza soldi per riuscire a prendere un qualsiasi altro rottame.

<< Bisogno di un mano? >> Domandò Sam, lo sguardo riposato e il viso disteso, un grande borsone scuro sulla spalla. Incredibile come la vita di un cacciatore fosse povera; poteva essere inserita tutto dentro un borsone scuro.

<< Ieri penso di averla portata al limite >> Rispose lei, le mani e il volto sporco di grasso. Non era mai stata così tanto in difficoltà come in quel momento; aveva bisogno di un'auto per viaggiare, ma la sua era inutilizzabile e non poteva cambiarla, in tasca aveva forse un centinaio di dollari che le sarebbero serviti per mangiare ed alloggiare nei prossimi due giorni almeno, poi avrebbe pensato a come procurarsene altri. Sam si avvicinò a lei e guardò il motore con sguardo preoccupato e infine guardò il fratello che era già andato verso l'Impala in silenzio. Non l'aveva neanche salutata, non l'aveva neanche degnata di uno sguardo.

<< è il tuo unico mezzo? >> Chiese lo spilungone, guardandola attentamente facendo una smorfia quando la mora aveva annuito.

<< Beh potresti venire con noi, almeno fino a che non ne trovi una nuova e poi potremmo aver bisogno di una mano, mi piace come lavori>> Propose il più giovane con un largo sorriso, facendola sentire tremendamente in imbarazzo. Non voleva approfittare della gentilezza di Sam, ma doveva anche andare avanti, doveva trovare altri incarichi o, almeno, doveva arrivare in un luogo dove avrebbe potuto trovare qualche pollo da spellare.

<< Se non do fastidio e se anche a lui va bene >> Mormorò la ragazza facendo una smorfia mentre indicava Dean che continuava a trattarla come se fosse invisibile. Dannazione gli aveva salvato il culo la sera prima! Aveva rischiato la vita per lui e adesso si comportava così? Come se lei non fosse nessuno? Non se lo meritava, per niente. Sam guardò il fratello e non ci furono altre parole. Isabella raggruppò le sue cose e le posizionò nei sedili posteriori dell'Impala prima di entrarci, trovandosi in viaggio coi fratelli Winchester.

 

Erano in viaggio da sette ore, Dean e Sam si davano il cambio ogni duecento kilometri e mentre uno guidava l'altro cercava notizie oppure semplicemente riposava mentre Isabella veniva quasi del tutto ignorava, sopratutto dal cacciatore biondo che ancora non le aveva rivolto la parola.

<< Penso di avercelo...in questa cittadina dello Utah stanno morendo tutti i ragazzi di età compresa dai venti ai venticinque anni natii di quel luogo >> Lesse Sam continuando a sfogliare i giornali. Mancavano ancora ore per arrivare nello Utah, sarebbe stato un viaggio lungo e logorante se nessuno dei due le avrebbe rivolto la parola. Avrebbe voluto gridare che c'era anche lei, che lei era lì, in quella macchina e che avrebbe potuto aiutare, avrebbe potuto dare una mano, ma poi pensava che era meglio farsi gli affari suoi, almeno per il momento.

<< Sì va bene...te la senti di guidare questa notte? Ho bisogno di dormire >> Disse Dean, sbadigliando rumorosamente, tornando a guidare in maniera distratta, una mano posata sul volante e l'altra che sembrava sorreggere la testa.

<< Sì certo, se non vogliamo fermarci...>> Rispose il fratello guardandolo con aria interrogativa. Era da pazzi fare una tirata unica, voleva dire arrivare a destinazione con ore di sonno arretrato e decisamente impreparati.

<< Sì, preferirei arrivare lì il prima possibile >> Continuò Dean prima di dare gas. I due fratelli continuarono a discutere, ma Isabella era ormai stanca di sentirli parlare e così appoggiò la testa e chiuse gli occhi, dormendo.




Prima nota d'Autrice:
Ciao a tutti! Non mi piace molto fare note, non mi trovo solitamente, ma eccomi a farne una. 
Come prima e doverosa cosa volevo ringraziare chi sta recensendo i miei capitoli, con apprezzamenti o critiche costruttive che, spero, di mettere in atto a breve. Grazie veramente infinite per la vostra pazienza e per il tempo che mi dedicate! Ringrazio ovviamente anche chi ha messo questa storia tra le preferite o le seguite ed anche chi legge in silenzio, sperando che trovi, un giorno, il tempo per lasciare quattro parole sia di apprezzamento o di critica **
Sto cercando di seguire i vostri consigli, ho cambiato l'impaginazione sperando sia di più facile e confortevole lettura e sto anche cercando di ripetermi meno nel testo!
Grazie, grazie, grazie ancora! 
Talia **
 

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Capitolo 6
*** 6. ***


Isabella

 

Arrivarono al motel dopo giorni che le sembrarono interminabili. I due fratelli sembravano essersi dimenticati della sua presenza nel sedile posteriore e quindi Isabella aveva passato tutto il tempo a leggere il diario di John che le era stato gentilmente dato da Sam. Dean fermò l'Impala davanti al primo motel che trovarono nella sperduta cittadina dello Utah; un edificio lungo e abbastanza fatiscente. Entrarono e si trovarono davanti ad una grassa signora con i capelli stopposi e le labbra rifatte, un sorriso spaventoso sul volto.

<< Due stanze? >> Domandò la signora al di là del bancone distrattamente, cominciando a cercare delle chiavi, porgendone poi una a Dean ed una a Sam che subito si guardarono strani. La donna lo notò e li guardò con sguardo interrogatorio.

<< Una stanza matrimoniale per i due piccioncini ed una per il terzo incomodo. >> Disse lei, cominciando a segnarsi i numeri delle camere che erano state appena occupate, confermando i timori di tutti. Dopotutto erano due ragazzi ed una giovane, l'impressione poteva essere quella di due piccioncini ed un amico di troppo.

<< Sono io il terzo incomodo. >> Mormorò Isabella, prendendo le chiavi dalle dita molli di Dean che era rimasto ancora muto, probabilmente non aspettandosi quella reazione da parte della mora che cominciò a dirigersi verso la sua stanza, portandosi dietro il pesante borsone. Non appena arrivò dentro la stanza la guardò con sguardo decisamente rattristato. Pareti color porpora, tappezzeria posticcia, un letto all'apparenza sfondato e polvere visibile ad occhio nudo, ma dopotutto cosa doveva aspettarsi? I soldi erano quelli che erano e non poteva permettersi qualcosa di meglio. Isabella buttò il borsone a terra prima di prendere del sale e cominciare a sigillare le finestre, andando poi a prendere una bomboletta di vernice, cominciando a disegnare una trappola del Diavolo sotto il vecchio zerbino del motel. Solamente dopo ciò si concesse di cambiarsi; si lavò velocemente ed andò a mettere i suoi vestiti buoni prima di scendere le scale ed andare verso l'Impala. I due fratelli avevano detto che non volevano perdere molto tempo e volevano almeno capire che cosa stava succedendo e fu probabilmente per questo che erano già pronti. Si erano quindi cambiati, indossando abiti più formali per potersi spacciare da agenti dell'FBI. Entrambe potevano sembrare più modelli che agenti dell'FBI, ma la cacciatrice mai l'avrebbe ammesso a voce alta. Isabella arrivò davanti all'Impala dopo poche falcate ed andò a stringere le dita intorno alla maniglia dell'auto, pronta a tirare la maniglia.

<< Non avevamo fretta? >> Chiese poi, notando che entrambe gli uomini ancora non si erano mossi.

 

Arrivarono nell'ufficio dello sceriffo e Isabella si mise davanti ai due, avvicinandosi al bancone sporgendosi un poco. Da quando cacciava da sola aveva capito che civettare con gli ufficiali rendeva tutto più o meno facile. Sopratutto se erano ragazzi giovani come quello che si stava trovando davanti in quel momento.

<< Siamo federali, vorremmo parlare col tuo sceriffo. >> Disse lei con voce asciutta e decisa, ammiccando comunque verso il giovane che balbettò qualcosa prima di correre via, tornando dopo qualche secondo con un signore sulla quarantina, i capelli ingellati e gli occhi vispi e attenti. Con lui le moine non sarebbero di certo servite.

<< Buongiorno, ditemi tutto. >> Rispose lui avvicinandosi a lei per stringere la sua mano, cosa che Isabella fece subito, mostrando un accenno di sorriso prima di vederlo passare ai fratelli andando a stringere anche le loro mani.

<< Buongiorno, siamo gli agenti Cornwell, Fisher e Goldwin. Stiamo indagando sugli omicidi degli adolescenti e vorremmo chiedere la vostra collaborazione. >> Continuò Isabella guardandosi attentamente intorno, osservando gli uffici e le persone che ci lavoravano. Tutti sembravano tranquilli, non erano agitati nonostante solamente qualche giorno prima un altro adolescente era stato ucciso. L'ennesimo.

<< Tutto quello che volete. >> Rispose il comandante, portandoli in una stanzetta piccola e piena di fascicoli e scartoffie.

<< Qui c'è tutto quello che abbiamo raccolto sugli omicidi. Buona fortuna. >> Finì, lasciandoli poi là dentro. Non aveva idea di potersi trovare davanti ad una quantità di fascicoli del genere; erano tutti disordinati, buttati alla rinfusa e alcuni rapporti erano stati presi malissimo, in maniera superficiale.
Dopo due ore Dean sbuffò nervosamente gettando il fascicolo che stava analizzando sul tavolo, con rabbia.

<< Non hanno scritto niente, niente! Ci conviene fare qualche ricerca sul campo, capire se c'è odore di zolfo, impronte....>> Si lamentò lui, prendendo la sua giacca dalla sedia, alzandosi con nervosismo, ma questa volta aveva ragione. I rapporti erano scarni e l'unica cosa che si sapeva era che i ragazzi avevano tutti più di venti anni e meno di venticinque, tutti figli dei nativi di quel luogo e tutti morti in modi assurdi. Nient'altro. Il modus operandi era sempre diverso, attaccava in momenti, in luoghi e in tempi differenti rendendo impossibile la creazione di uno schema.

<< Si, andiamo. >> Sospirò la mora alzandosi, prendendo la giacca con distrazione per poi avvicinarsi alla porta trovandosi faccia a faccia con Dean. Erano a pochi centimetri di distanza, costretti alla vicinanza per il poco spazio della porta ed entrambe si stavano guardando negli occhi, imbarazzati ed indecisi sul da farsi. La ragazza si sistemò i capelli con nervosismo, portandosi indietro il ciuffo lungo, andando ad appuntarlo dietro l'orecchio prima di spingersi faticosamente in avanti, uscendo da quella strettoia. Salutò lo sceriffo con un cenno della mano prima di avviarsi alla macchina e ci stava quasi arrivando quando una macchina si fermò di fianco a lei e delle voci giovani la chiamarono. Isabella si girò, alzando appena un sopracciglio, portando le braccia al petto, incrociate, un sorriso a metà tra lo stupito ed il grato.

<< Come mi hai chiamato scusa? >> Domandò lei al ragazzo che era appena uscito con un balzo tutt'altro che atletico dall'auto sportiva fiammante. Era un giovane ragazzo che doveva avere più o meno la sua età, i capelli portati corti erano castani e gli occhi erano vispi mentre continuava ad ammiccare con un sorriso strafottente. Era per questo che poco sopportava le persone della sua età.

<< Bambola. >> Ripetè lui facendo un tiro di sigaretta, atteggiandosi da grande uomo mentre si avvicinava a lei invadendo il suo spazio. Isabella sorrise, guardandosi le punte dei piedi per qualche secondo, fingendosi lusingata, per poi girarsi e tornare verso la Impala dove i due fratelli la stavano aspettando. Sam aveva uno sguardo preoccupato che continuava a vagare da lei a Dean, mentre quest'ultimo aveva i pugni chiusi e le labbra erano diventate incredibilmente sottili, non sbatteva neanche le palpebre tanto era concentrato a guardare la scena.

<< Hey! Hey aspetta bambolina! >> Urlò ancora il ragazzo afferrandole il braccio per farla girare verso di lui e ci volle tutta la sua buona volontà per non colpirlo in pieno volto, ma non tutti riuscirono a fermarsi. Con la coda dell'occhio Isabella vide Dean sfrecciare verso il giovane, lo vide prenderlo per la felpa, alzarlo e allontanarlo da lei, il volto rabbioso e i denti che stridevano. In pochi secondi il ragazzino si ritrovò sbattuto contro la sua auto mentre Dean lo guardava con sguardo minaccioso, il volto cadaverico, gli occhi fissi sul giovane. Probabilmente non stava neanche respirando tanto era concentrato nel tenere sollevato quel tizio. La ragazza non l'aveva mai visto così arrabbiato se non quella volta che aveva scoperto che suo padre l'aveva picchiata. Il ragazzino, forse per stupidità o forse per farsi grosso davanti a lei, non capì che era il momento di prendere le sue cose e andarsene insieme al suo amichetto che era ancora dentro la macchina. Furbo, dopotutto. Isabella fece qualche passo verso i due, pronta ad intervenire nel caso le cose fossero degenerate. Persino Sam aveva fatto qualche passo in avanti, il volto contratto e rigido e l'espressione tutt'altro che tranquilla. Sembrava sorpreso, il più giovane dei fratelli, come se neanche lui si aspettasse una tale reazione da parte di Dean.

<< C'è qualcosa che non va, amico? >> Domandò il ragazzo andando a muso duro contro Dean e la mora lo vide cambiare colore e diventare rosso. Non era una persona con cui scherzare, sopratutto perchè quel ragazzino era un terzo di Dean.

<< La bambolina è per caso una tua amica...la tua donna? >> Domandò nuovamente lui continuando a stuzzicarlo pesantemente, guardandolo con aria di sfida. Dean lo sollevò ancora di più sopra la sua testa, i muscoli delle braccia in tensione e sembrava pronto a dare il via ad una rissa, cosa di cui non avevano assolutamente bisogno. Isabella si frappose velocemente tra i due guardando Dean attentamente, posando le mani sulle sue spalle tese, sentendo quasi una scossa.

 

<< Sai che adoro le tue spalle? >> Domandò Isabella, arrossendo un poco. Si trovavano sulle scale della vecchia chiesa sconsacrata, il loro luogo speciale, quasi sacro. Era stato un pomeriggio all'insegna della normalità; Dean era venuto a prenderla a scuola, avevano mangiato un panino velocemente e si erano rifugiati in quel luogo, sicuri di non essere scoperti. Lì Isabella aveva dovuto fare i compiti mentre Dean si preoccupava di pulire le sue armi, una cosa che l'aveva sempre affascinata. Ed era proprio durante quest'azione che la mora aveva parlato, facendo sorridere il biondo.

<< Ah sì? E perchè? >> Chiese lui, egocentrico e vanitoso come al solito. Isabella arrossì ancora più vistosamente mentre cercava di trovare le parole, la penna con cui stava scrivendo un saggio trai denti. Sarebbe dovuta rimanere zitta...Dean sembrò percepire il disagio della liceale e si avvicinò a lei, andando a stringerla tra le sue braccia, tra quelle braccia che la facevano sentire al sicuro, talmente forti e possenti.

<< Sai quanto mi piace sentirti dire che mi trovi bello, irresistibile, impeccabile, affascinante...>> Mormorò lui facendola scoppiare in una risata. Ed eccolo tornare nuovamente il solito buffone. Isabella gli diede un buffetto, alzando il volto per riuscire a guardarlo. Era sempre stato vanitoso, molto vanitoso, ma ciò non aveva mai dato fastidio alla ragazza

<< Lo so, lo so e comunque non so...forse per via del tuo deltoide pronunciato, del capo lungo bicipite brachiale lungo e tonico o del tuo trapezio incredibilmente sviluppato >> Scherzò Isabella, scappando dalla sua presa, tirandosi in piedi velocemente prima di fare qualche passo e venire afferrata nuovamente da Dean che le cinse le braccia intorno alla vita, bloccandola.

<< Sei incredibilmente sexy quando parli così >> Sussurrò Dean, cominciando a farle il solletico, non venendo mai a conoscenza della verità. Le sue spalle le piacevano perchè erano grandi, muscolose, pronta a proteggerla...

 

Isabella ci mise qualche secondo per scacciare via quel ricordo di anni fa.

<< Non ne vale la pena...>> Sussurrò lei facendo in modo che Dean guardasse solo lei e la cosa sembrò funzionare; il biondo lasciò il ragazzino che scivolò lungo la macchina fino a tornare a terra e ancora rigido si voltò, cominciando a camminare verso la macchina, il respiro talmente profondo da essere rumoroso. Isabella riuscì a tirare un sospiro di sollievo, ma fu qualcosa che durò solamente pochi minuti, poche centinaia di secondi.

<< Vieni con noi bambola, siamo sicuramente più uomini della mezza sega che ti porti appresso. >> E quello fu il culmine. Dean si voltò, gli occhi appannati, distanti, e gli bastò fare due passi prima di caricare il colpo e colpire il ragazzino in pieno volto, stendendolo.

<< Dannazione Dean! >> Urlò la ragazza andando subito da lui, prendendolo per le spalle, cominciando a trascinarlo via aiutata da Sam e grazie che c'era lui! Perchè Dean sembrava voler tornare indietro per tornare a finire la sua opera, un pericoloso sguardo omicida stampato sul volto.

 

<< Perfetto! Il ragazzo che hai appena pestato è uno degli ultimi due ragazzi che potrebbero essere uccisi e sicuramente ora vorrà parlarci dopo quello che hai fatto! >> Urlò Isabella guardando Dean che era a qualche centimetro da lei, il volto rosso e i pugni chiusi. Stavano litigando da quando avevano messo piede nella stanza del motel.

<< Sei un'idiota! >> Urlò ancora la ragazza, dando una manata sul comodino con rabbia rischiando di buttare a terra tutto. Sentiva tutte le speranze abbandonarla; avevano fatto un casino, avevano perso la loro unica opportunità ed adesso sarebbe stato solo tutto più difficile, sarebbe stato tutto più complicato.

<< Ti stavano insultato dannazione Isabella! >> Disse lui tornando a muso duro contro di lei guardandola dall'alto verso il basso, facendole ombra con la sua figura imponente. Isabella odiava essere così piccola e minuta, ora almeno.

<< Lo so! Ma so risolvere queste questioni da sola >> Gemette lei, la voce ormai spazientita, gli occhi che roteavano ed andarono a guardare il soffitto.

<< Cosa dovevo fare? Lasciare che continuassero a prendersi gioco di te senza fare niente? Senza dire niente? >> Domandò lui ed Isabella per qualche secondo rimase in silenzio a guardargli il volto, le lentiggini sparse sul volto e le labbra a forma di cuore che le facevano venire in mente ricordi piacevoli e lontani...

<< Sì...>> Rispose lei a fatica prima di cedere davanti a quello sguardo. Sembrava realmente ferito, come se lui ci tenesse in maniera particolare a difenderla.

<< Come vuoi. >> Disse lui, alzando le mani in segno di resa, facendo qualche passo indietro, andando ad allontanarsi da lei, andando a sedersi sul letto vicino a Sam che li aveva lasciati scannare in silenzio mentre lui guardava distrattamente il libro di loro padre. O per lo meno faceva finta di guardare il libro di John perchè Isabella aveva visto più e più volte lo sguardo verde del minore su di loro, forse preoccupato che tutto ciò degenerasse. Non appena i due finirono di litigare il più piccolo dei Winchester li guardò di sottecchi, quasi impaurito dal prendere parola.

<< Secondo me è uno spirito vendicatore. Sembra essere la cosa più probabile visto che i ragazzi sono tutti morti in maniera differente. Sicuramente c'è uno schema, un qualche motivo...sono morti solo i ragazzi di una certa età, facenti parti di un gruppo di amici. >> Disse infine Sam prima di alzare un poco la radio, sentendo improvvisamente qualcosa che sembrava interessare tutti. Un altro ragazzo era morto, un altro adolescente di ventidue anni figlio del sindaco di quel luogo, trovato senza vita nella sua stanza, ucciso per soffocamento. Isabella subito alzò gli occhi al cielo, una sensazione opprimente le stava stringendo il petto. Sentiva che stavano fallendo, che stavano perdendo tempo a discutere, invece che cercare soluzioni.

<< Ora cosa facciamo? >> Domandò la mora sedendosi di botto sulla sedia, sconfortata. Si sentiva estremamente impotente, non sapeva cosa fare e come reagire a tutto quello. Quasi tutti i ragazzi erano stati uccisi e lo spirito avrebbe così vinto, avrebbe avuto la sua vendetta, ma si sarebbe mai fermato? Anche se avesse ucciso questa generazione chi poteva dar loro la certezza che non si sarebbe più fatto vedere? Era quello il problema degli spiriti vendicatore; non trovavano mai pace, continuavano ad abitare in Terra continuando a vendicarsi.

<< Dobbiamo salvare l'unico ragazzo rimasto. >> Rispose Sam con noncuranza alzando le spalle.

<< Il figlio di puttana vorrai dire. >> Disse Dean roteando gli occhi. A quanto pare la rabbia non era diminuita. Ripensò a quello che le avevano detto i demoni acquatici giusto qualche giorno prima; Dean le voleva bene e con quel gesto sembrava dimostrare che avevano ragione.

<< Noi non possiamo fare niente...ma te sì...sembrava che avesse un debole. >> Continuò Sam,girando il capo verso di lei, la voce che lentamente si affievoliva mentre lo sguardo di Dean si faceva sempre più pressante, sempre più affilato, lanciando occhiatacce contro il fratello minore.

<< Potresti stargli vicino per controllarlo mentre noi cerchiamo le ossa dello spirito, magari scoprire qualcosa... >> Disse Sam con innocenza rimanendo però a distanza sia da lei che dal fratello che si era improvvisamente alzato, i bicipiti gonfi, le vene del collo in sovrappressione.

<< Dovrebbe adescare quel ragazzino? Sam ma ragioni quando parli? >> Domandò lui cominciando a camminare avanti ed indietro lungo la stanza, i passi pesanti, irrequieto come un animale in gabbia.

<< Dubito che si farebbe aiutare da noi dopo che lo hai...pestato. >> Continuò il fratello cercando di farlo sentire in colpa, ma ciò sembrava non funzionare e Dean cominciò ad urlargli dietro con forza. Era sempre stato irascibile, ma a quanto pare sembrava non volerla mettere in prima linea, sembrava quasi volerla tenere al sicuro. Erano passati tre anni da quando si erano lasciati e in quei tre anni era riuscita a cavarsela da sola, non in maniera egregia, ma era sopravvissuta a cose che Dean neanche immaginava. Continuò ad ascoltare i ragazzi per altri cinque minuti prima di sbuffare ed alzarsi. Si lisciò le vesti e portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio, schiarendosi la gola per riuscire ad attirare la loro attenzione, riuscendoci. I due fratelli si zittirono ed i loro occhi chiari furono su di lei

<< A me va bene, voi cercate il colpevole e cercate di farlo in fretta. >> Mormorò semplicemente prima di aprire la porta ed uscire dalla camera, lasciando entrambe a bocca aperta.
 

Si era svegliata prima degli altri due, si era vestita e sistemata un poco prima di uscire dal motel diretta verso una caffetteria in centro. Non voleva che Dean le dicesse che quella era una stupidaggine o che avrebbero escogitato qualche nuovo piano per non farla stare in prima linea e non voleva neanche sentire Sam ringraziarla per essersi “immolata” per la causa. Doveva semplicemente passare del tempo con quel ragazzino, cercare magari di farlo parlare e cercare di scoprire perchè tutti quei ragazzi erano morti. Non le sembrava qualcosa di così pericoloso o di così scabroso ed in quel modo avrebbe lasciato tutta la parte divertente ai fratelli. Entrò nella caffetteria seguita dal suono di un campanello ed andò a sedersi su uno sgabello, ordinando un caffè ed un donut affondando i denti nella pasta soffice del pasticcino, riempendosi lo stomaco.

<< Buongiorno bambola. >> Disse una voce dietro di lei facendola sorridere. Si girò lentamente, le gambe incrociate e un sorriso malizioso stampato sul volto. L'aveva trovata.

<< Penso sia meglio chiamarmi col mio vero nome, non trovi? >> Domandò lei squadrandolo lentamente. Era alto e magro, forse fin troppo smilzo per i suoi gusti, spalle strette, pantaloni chiusi da una cintura in vita e portati bassissimi, sorriso furbo e viso liscio e giovane. Sicuramente era un bel ragazzo, attirava certamente l'attenzione e lui sapeva anche di essere bello, si atteggiava da tale, ma no, non sarebbe mai stato il suo tipo; era troppo giovane, troppo magro, troppo scuro, troppo poco...Dean.

<< E perchè? Sei veramente una bella bambolina, non se ne vedono molte come te qui. >> Continuò lui che sembrava non voler capire il fastidio che le dava essere appellata in quella maniera. Era come essere svalutati, considerati solamente per l'aspetto fisico, cosa che era successa in tutta la sua vita. Pochi avevano provato a conoscerla e molti non ci avevano nemmeno provato. Se lui avesse continuato in quella maniera Isabella sarebbe durata veramente poco, dopotutto la sua pazienza aveva un limite.

<< Il tuo ragazzo? Lo hai lasciato in camera? >> Ammiccò il ragazzo, sedendosi al suo fianco ordinando un caffè lungo. Isabella si morse forte il labbro inferiore, freddandosi improvvisamente. Avevano dato quell'impressione? La ragazza scosse il capo, pensando a quanto Dean si sarebbe arrabbiato a sentire quelle parole, sopratutto perchè era detto con arroganza da un ragazzino che non sapeva niente di loro, assolutamente niente.

<< Non è il mio ragazzo. >> Rispose lei bevendo un sorso di caffè, lo sguardo dritto davanti a lei. Quelle parole, ripetute nell'arco di due giorni, le avevano provocato un tonfo al petto. C'era un conto forse, nella sua vita, un forse che lei non sembrava in grado di sanare in nessun modo. A questo punto sperava che i due ragazzi avessero più fortuna di lei e che fossero veloci perchè non sapeva quanto avrebbe resistito vicino a quel ragazzino.

<< E allora cos'è? Tuo fratello? >> Domandò ancora lui, stranito. E cosa avrebbe potuto rispondere a quella domanda? Dean suo fratello? No, non l'aveva mai guardato in quel modo, non ci aveva mai neanche pensato a poter aver con lui un rapporto di fratellanza perchè, comunque, ciò che c'era stato tra loro per Isabella era troppo importante.

<< Qualcosa del genere. >> Tagliò corto lei pagando la sua ordinazione per poi uscire, senza degnarlo neanche di uno sguardo o di una parola. Sapeva che quel ragazzo stava solamente sondando il territorio, forse cercando di capire se avesse anche solamente una opportunità, ma quelle continue domande su Dean avevano realmente cominciato a farle male. Uscì all'aria aperta, chiudendo gli occhi qualche secondo nel sentire quella leggera brezza carezzarle il volto ed infilarsi tra i capelli prima di prendere una direzione a caso e cominciare a camminare.

<< Hey! Hey! >> Urlò il ragazzo e Isabella presto se lo vide al fianco, la maglia fuori dai pantaloni e un leggero fiatone, il volto arrossato.

<< Dove pensi di andare? >> Domandò lui continuando a seguirla, rimanendo però a leggera distanza. Forse aveva finalmente capito che non le piaceva essere toccata, un vecchio trauma proveniente dal passato e che ancora lei non era riuscita a scacciare via. Inoltre c'era qualcos'altro che puzzava lì; il suo amico era stato ucciso, strangolato, solamente la sera prima e lui cosa stava facendo? Invece che stare a casa a piangere era in giro per la città tentando di abbordare ragazze? Quello non era un comportamento da amico e tanto meno da adulto.

<< Fare un giro. >> Rispose lei con noncuranza, continuando a vagare senza una meta precisa. Doveva solamente trascinarselo dietro, ma sembrava una impresa facile visto che il ragazzo aveva un ego spropositato. Veramente non aveva capito che lei tollerava la sua presenza solo perchè doveva? Dannazione non si sarebbe mai avvicinata ad uno così e non per l'aspetto fisico, ma semplicemente perchè le sembrava qualcuno di vuoto, qualcuno che non potesse minimamente capirla. Isabella aveva vissuto troppe cose e si portava dentro cicatrici che non sarebbero mai guarite e quel ragazzo, al suo fianco, era fin troppo normale per riuscire anche solo a comprenderla, ma la mora era sicura che, a fine giornata, ci avrebbe provato. Avrebbe potuto scommetterci.

<< Vuoi vedere una cosa strana? >> Domandò lui, avvicinandosi talmente tanto che Isabella dovette resistere alla tentazione di allontanarsi mentre un forte profumo la avvolgeva facendole quasi venire la nausea, pungendole le narici.

<< Prima mi devi dire il tuo nome. >> Sussurrò lei, civettando un poco, cercando di resistere all'impulso che le diceva di scansarlo, di allontanarlo perchè lei non era così. Fu in quel momento che vide passare dietro il ragazzo l'Impala nera guidata da Dean e riuscì a vedere con chiarezza disarmante gli occhi verdi del biondo scrutarla e rabbuiarsi. Una manciata di secondi, forse anche meno, ma quel tempo bastò per farle spegnere quel finto sorriso sulle labbra.

<< Mike. >> Rispose il ragazzo davanti a sé, facendola tornare alla realtà, tendendo la mano verso di lei che ci mise qualche secondo a stringere, trovandola bagnata e viscida.

<< Isabella. >> Mormorò lei, distante, prima di seguirlo verso questa cosa strana ed eccitante che sembrava non far stare più nella pelle il ragazzo.

 

Mike l'aveva guidata fino al confine della città, poi aveva preso una strada sterrata a malapena visibile che si trovava sulla sinistra ed i due avevano cominciato ad inoltrarsi dentro il bosco, trovandolo fresco e umido. Isabella rimase incantata dalla quantità di verde e dalle mille sfaccettature di quel posto, rimase stordita dal forte profumo di sottobosco e dai mille rumori della natura intorno a loro. Si sentiva quasi una estranea in quel luogo, una intrusa. Mike rimase, incredibilmente, in silenzio per tutto il tragitto. I suoi passi erano pesanti e lasciavano profonde orme in quello che sembrava fango mista a ghiaia ed il suo corpo sembrava rigido, teso, come se non fosse a suo agio. Dovettero camminare per dieci minuti prima di arrivare davanti ad uno scheletro di una casa che sembrava esser bruciata non molto tempo fa. Isabella la studiò attentamente, notando le pareti annerite, le finestre praticamente esplose ed il tetto ed i muri parzialmente crollati, segno che il fuoco aveva avuto tempo per mangiare quello che doveva essere un bell'edificio. Solo dopo qualche minuto la mora si convinse ad entrare, scavalcato quello che sembrava essere un ex muro esterno della casa, trovandosi dentro quel luogo che sapeva ancora di fuoco e di calore.

<< Sei sicura di ciò che stai facendo? >> Domandò Mike, notando che lei si stava addentrando sempre di più, quasi attratta da qualcosa. Poteva sentire, lì nel centro di quella casa, qualcosa di diverso, qualcosa che la chiamava. Isabella si affrettò ulteriormente mentre i suoi battiti aumentavano ed alla fine arrivò ad una specie di focolaio, che le fece alzare un sopracciglio. Non capiva...non capiva tutta quella smania dentro di lei per arrivare poi in un luogo privo di qualsiasi valore. Un rumore di assi che scricchiolavano la fecero girare, la mano destra andò a cercare il coltello che aveva nascosto alla cintola, ma le dite non arrivarono mai ad afferrarlo; era Mike che l'aveva seguita lentamente e continuando a guardarsi intorno, il volto improvvisamente pallido e sudato come se tutto ciò fosse uno sforzo quasi sovrumano.

<< Cosa c'è, hai paura? >> Chiese lei sorridendo, cercando di non sembrare ancora più strana di quanto aveva fatto vedere. Solamente in quel momento la ragazza vide, di fianco a lei, uno strano e grande disegno su una mezza parete intatta. Si avvicinò lentamente, andando a toccare quel simbolo che mai aveva visto prima d'ora. Era stato disegnato con vernice nera e doveva essere abbastanza recente, sicuramente posteriore all'incendio. Tirò fuori il telefono e fece una foto, inviandola subito ai fratelli.

<< Lo hai già visto? >> Pronunciò lei al ragazzo che non voleva avvicinarsi più di tanto a quella parete. Tutta la sua spavalderia era svanita e ora sembrava veramente un ragazzo della sua età. Un normale ragazzo della sua età.

<< Sì, a casa di Chester. >> Rispose lui, avvicinandosi improvvisamente a lei, stringendole un braccio con forza facendole male. Isabella non nascose una smorfia di dolore prima di strattonare il braccio, riuscendo a liberarsi di quella presa solamente perchè le dita del ragazzo diventarono improvvisamente molli. Le aveva fatto male, andando a stringerle il polso del braccio sinistro, ancora segnato e convalescente dalle ferite che il mannaro le aveva inflitte. Solamente dopo qualche secondo Isabella decise di andare ad esplorare anche la zona superiore, o almeno quello che restava. Facendo attenzione ai gradini la ragazza cominciò a salire trovando ancora più distruzione e disordine. Il tetto era completamente crollato o era stato mangiato, lasciando così la casa a cielo aperto, rendendola in qualche modo ancora più spettrale. Per non parlare della mobilia; sembrava ci fosse stata una guerra! Mobili buttati a terra, mezzi distrutti, oggetti sparpagliati ovunque ed anche vestiti gettati alla rinfusa, come se ci fosse stato qualche ladro alla ricerca di oggetti di valore. Uno scricchiolio dietro di lei le annunciò che anche Mike aveva finalmente deciso di salire.

<< Quanti anni hai? >> Domandò la mora facendosi largo tra le macerie e la terra, gli occhi che saettavano frenetici alla ricerca di qualsiasi segno di presenza di fantasmi o presenze. Qualsiasi segno di presenza sovrannaturali.

<< Ventiquattro, tra cinque mesi venticinque. >> Rispose lui facendola bloccare. Aveva un anno in più di lei eppure lui era normale; aveva paura di quel luogo dimenticato da tutto e da tutti, faceva lo spavaldo con le ragazze, frequentava le caffetterie...era normale. Cosa si era persa? Cosa si stava perdendo? A volte Isabella pensava che la vita le stesse sfuggendo di mano senza essere realmente vissuta, ma cos'altro poteva fare? Aveva fatto una promessa, una fottuta promessa e voleva mantenerla a costo di perdere anni. La sua vita non era mai stata come quella di questo ragazzo, non era mai stata realmente normale; sua madre l'aveva abbandonata subito dopo averla messa al mondo, lasciandola con un padre diventato improvvisamente squilibrato, alcolizzato e violento. La sua vita passava dal pulire il vomito del padre al cercare di tenere lontani i servizi sociali...no, lei non era mai stata normale, neanche da bambina.

<< Cosa è successo qui? >> Domandò poi lei, andando a passare le dita sotto gli occhi, cercando di scacciare quelle lacrime che stavano rischiando di cadere sulle guance. Era inutile fingere, dopotutto. Isabella tentò di tenere alla lontana il ragazzo, avercelo sempre alle spalle per non farsi vedere in quel momento di debolezza e fu durante uno dei suoi passi che sentì il piede schiacciare qualcosa di fragile; una cornice con dentro una foto, una madre ed il figlio che ridevano. Isabella spostò i vetri rotti e si piegò sulle gambe, andando a guardare quella foto con un enorme senso di tristezza.

<< Ci abitava la famiglia Muller, un ragazzino e la madre. Un giorno la loro casa andò a fuoco e morirono tutti. È successo un anno fa, più o meno. >> Disse lui ed Isabella lo vide guardare il nulla, come se non riuscisse a sopportare il suo sguardo. Stava nascondendo qualcosa e più passavano del tempo lì più lei ne era sicura. Un rumore improvviso li fece girare entrambe, ma ebbero due reazioni completamente differenti.

<< Forse dovremmo uscire. >> Sussurrò il ragazzo cominciando ad incamminarsi verso le scale, aspettandola forse, ma la mora non sarebbe scappata via subito. Si incamminò verso la fonte del rumore, le dita che stringevano il pugnale fino a che non arrivò in un'altra stanza da letto e trovò la fonte di quel rumore; un piccione. Isabella vide il volatile volare e stava quasi per andarsene quando notò una foto, rimasta incredibilmente intatta. Essa raffigurava un gruppo di ragazzi e subito rimase a bocca aperta, girandosi quella foto più volte tra le mani.

<< Andiamo? >> Domandò nuovamente il ragazzo ed Isabella subito mise la foto in tasca, nascondendola a lui prima di tornare indietro e scendere lentamente, uscendo poi dalla casa. Tutto intorno a loro era silenzioso, non c'era nessun rumore.

<< Sei molto coraggioso eh. >> Disse lei, tornando a camminare lungo il sentiero, il passo che a malapena produceva rumore mentre la sua mente continuava a riportarla a quella casa, a quel focolare. Mike subito rise; una risata nervosa che cercava di essere spavalda. Era strano, continuava a guardarsi attorno e sembrava preoccupato per qualcosa, sembrava una persona completamente differente dal giorno prima.

<< Ti ho portato qui no? >> Disse, affrettando il passo fino a raggiungerla, la voce arrabbiata ed in uno scatto d'ira andò nuovamente a prenderle il braccio con forza, stringendolo. Isabella si concesse una smorfia prima di girarsi verso di lui notando che aveva il volto rosso, sudato, lo sguardo quasi perso nel vuoto e lucido.

<< E volevi scappare a gambe levate...>> Continuò lei strattonando un poco il braccio nel tentativo di riprenderselo, ma la presa del ragazzo era forte, sembravano tenaglie che la stringevano senza darle via di uscita. Non si aspettava che lui la strattonasse, facendola andare a sbattere contro uno degli alti alberi che limitavano il sentiero, ferendola nuovamente. Il corpo di Isabella non era pronto a quello, era stata forse ingenua o forse semplicemente stupida, sottovalutando la forza ed il carattere dell'uomo.

<< Non sono un codardo. >> Fremette lui continuando a tenerla pressata contro l'albero con la mano sinistra mentre quella destra stringeva il polso in maniera quasi convulsa. Aveva forse toccato un nervo scoperto? Quel ragazzo che era sembrato borioso e arrogante rivelava un animo violento, stressato.

<< Quello che stai facendo ora è molto coraggioso in effetti. >> Rispose Isabella tentando di rimanere fredda ed il suo corpo, finalmente, reagì. La giovane tirò una ginocchiata in pieno stomaco e non appena la presa si fece più debole lei riuscì a rovesciare la situazione, sgattaiolando via da quella strettoia.

<< Mi dispiace. >> Sussurrò lei prima di dare una gomitata tra le scapole a Mike, facendolo crollare in ginocchio, improvvisamente senza fiato. Potè chiaramente vedere il suo odio negli occhi castani mentre la guardava furioso.

La ragazza non disse più niente, ma dovette sforzarsi. La sua bocca avrebbe voluto sputare tutto il veleno che si era trattenuta per anni. Avrebbe voluto dire a lui ciò che non era mai riuscita a dire al genitore, ma sapeva perfettamente che sarebbe stato solo stupido ed inutile. Quel ragazzo non era suo padre, anche se lei ci aveva rivisto lo stesso sguardo.

 

Tornò a piedi al motel e subito andò ad accendere la stufa, cominciando a spogliarsi rabbiosa, gettando i vestiti sporchi a terra mentre la voglia di urlare aumentava. Sembrava un animale in gabbia, continuava a camminare avanti ed indietro, la testa tra le mani, le dita che tremavano mentre il dolore al polso le impediva di chiudere completamente la mano sinistra. Ancora, era successo ancora. Si buttò in doccia cercando di farsi scivolare via quello che aveva appena passato, cercando di dimenticare. Quel ragazzo, quell'odio e quella rabbia, le ricordava incredibilmente suo padre quando perdeva la testa, o semplicemente quando beveva un po' troppo. Finì la doccia, si pettinò e tamponò i capelli prima di sentire qualcuno bussare alla porta.

<< Arrivo...>> Mormorò senza troppa convinzione andando a pescare dal borsone dell'intimo, un paio di jeans puliti ed una canotta prima di aprire la porta, trovandosi davanti Dean, le labbra che si aprivano e chiudevano in continuazione, gli occhi che sembravano indecisi se guardarla oppure no.

<< Volevamo sapere se eri tornata e se stavi bene. >> Disse lui dopo qualche secondo guardandola attentamente, studiando ogni centimetro del suo corpo. Isabella annuì debolmente, mordendosi il labbro inferiore con forza per quella bugia. Non stava bene e non stava parlando solamente del dolore fisico.

<< Sì, sto bene. >> Gemette lei nascondendo il polso livido, sapendo che Dean avrebbe dato di matto se l'avesse visto. Ricordava bene quando aveva visto per la prima volta i segni che suo padre le lasciava, ricordava di averlo sentito urlare per la prima volta.

<< Puoi entrare un attimo? Penso di aver scoperto qualcosa. >> Sussurrò lei aprendo un po' di più la porta, facendogli cenno di sedersi pure sul letto. Aspettò che il biondo entrasse prima di chiudere la porta e andare verso i jeans che aveva indossato quel giorno, prendendo dalla tasca posteriore la foto che aveva trovato nella casa. L'aveva stropicciata un poco per farla entrare di nascosto nella tasca ed ora si ritrovava a stenderla con le dita, cercando di non rompere quel fragile pezzo di carta.

<< Oggi quel ragazzo, Mike...>> Cominciò lei andando a sedersi di fianco a Dean che subito si irrigidì.

<< Lo chiamiamo anche per nome ora? >> Domandò scocciato facendola zittire per qualche secondo, ma bastò uno sguardo di lei per farlo tornare a guardare la foto. Non c'era tempo, forse, per parlare di quello che lei aveva fatto quel giorno, di quell'idea di Sam che l'aveva portata a rivivere il passato attraverso gli occhi di un'altra persona.

<< Lui mi ha portato dentro il bosco e mi ha fatto arrivare ad una casa. Ha detto che dentro ci vivevano una madre e un figlio, morti durante un incendio. Una morte violenta avvenuta solamente un anno fa. >> Continuò lei guardando la foto, sperando che lui vedesse ciò che l'aveva attratta in primis. Dean prese in mano il pezzo di carta, cominciando a guardarlo con attenzione.

<< Ok...questo è strano...questo è Mike, questo è quell'altro, ma lui non è...? >> Domandò lui alzando lo sguardo verso di lei. Isabella si limitò ad annuire, indicando il ragazzo dalla pelle dal colore malaticcio ed i capelli tagliati a scodella.

<< Mike non ha mai accennato di conoscere il ragazzo che viveva dentro la casa, ma il suo atteggiamento è cambiato; è diventato più sospettoso, meno spiritoso e più sull'attenti...più violento. Ho trovato questa foto nella camera del ragazzo ed il simbolo che vi ho mandato, anche quello era nella casa. >> Disse lei guardando la foto che il cacciatore aveva ancora in mano; raffigurava Mike, Chester e anche il ragazzino morto nell'incendio tutti insieme, durante un falò.

<< Perchè non ha mai accennato di conoscere quel ragazzo? Non si è neanche mai fatto sfuggire il nome, non so Dean, mi sembra che qualcosa non quadri. >> Continuò lei notando solamente ora che Dean stava guardando il suo polso gonfio e violaceo, gli occhi che sembravano tremare dalla rabbia. Isabella andò a nascondere quella prova, tentando di concentrarsi nuovamente sulla foto. Sentì l'uomo sospirare, lo vide socchiudere gli occhi e portarsi due dita sul ponte del naso, massaggiandoselo lentamente, come se stesse cercando la concentrazione e la calma necessaria.

<< Il simbolo che ci hai mandato era nel diario di nostro padre; una sorte di maledizione. >> Disse Dean porgendole la foto, la mascella ancora contratta, il corpo rigido.

<< Mike ha detto che è comparso anche a casa di Chester, prima che venisse ucciso. >> Mormorò la cacciatrice, sentendo uno strano brivido lungo la schiena. Solo in quel momento si rese conto di quanto fosse vicino a lui; le loro ginocchia si sfioravano ed Isabella poteva sentire il calore emanato dal suo corpo, il profumo delicato che sapeva di motore, benzina, sale...

<< Potrebbe essere una pista, io e Sammy abbiamo siamo riusciti ad arrivare alla casa, ma abbiamo trovato un solo certificato di morte, quello della madre. Di Marcus, il ragazzino, non c'è traccia. >> La aggiornò prima di prendere un grosso respiro ed andare a sfiorarle i capelli con le dita, prendendone una ciocca, facendola scivolare lentamente dalle sue dita.

<< Mi piacciono così lunghi...>> Mormorò il biondo facendola sorridere. Quando si erano conosciuti i suoi capelli arrivavano a malapena alle spalle dandole un'aria decisamente meno femminile, più mascolina. Isabella si portò avanti i capelli, nascondendosi dietro di essi, lasciando però scoperte le spalle e la schiena e Dean aveva sempre avuto un sesto senso.

<< Ti ha fatto del male? >> Domandò lui, la voce improvvisamente dura, i denti che digrignavano mentre il suo sguardo che saettava dalle spalle graffiate fino alla schiena, fino a che le sue dita andarono a toccarle la cicatrice che aveva al centro della schiena, in bella vista e bruttissima. Isabella prese un profondo respiro, alzando gli occhi verso il soffitto nel tentativo di non piangere nuovamente, sapendo perfettamente ciò che sarebbe accaduto dopo.

<< Dannazione Isabella...chi ti ha fatto questo? >> Chiese Dean, alzandosi improvvisamente dal letto, continuando a seguire la cicatrice che andava a formare la parole “whore”, puttana. Isabella strinse le labbra fino a farle sbiancare, cercando di non ricordare il momento in cui suo padre l'aveva trattenuta a terra con forza, cominciando a tagliarle la pelle lentamente, facendole sentire il freddo della lama che mangiava centimetri di carne, andando ad imprimere quella parola che mai si sarebbe tolta di dosso. Non aveva neanche sofferto più di tanto, non nel senso fisico del termine almeno. Era successo quando lei aveva ormai smesso di lottare, quando si era rintanata dentro un suo mondo, dentro un suo rifugio fatto di bugie e di sogni.

<< Mio padre dopo...dopo che ci siamo lasciati. Ci aveva visti, quella sera, e non aveva mai accettato quella relazione e voleva che tutti sapessero cosa fossi in verità. Una puttana che...si è fatta scopare dal primo che passava. >> Sussurrò Isabella alzandosi dal letto improvvisamente, coprendosi la bocca con le mani, portandosi un dito tra i denti, stringendo fino a farsi male, fino a capire che quella che stava vivevo era la realtà e che suo padre era lontano miglia da lei, non le avrebbe più fatto del male, non l'avrebbe più toccata. Sentì il materasso scricchiolare, segno che Dean si era alzato. Lo vide avvicinarsi lentamente e le prese il polso livido, girandoselo più e più volte tra le mani con delicatezza prima di carezzarle col pollice l'avambraccio e alla ragazza sembrò di tornare indietro nel tempo, quando era ancora una ragazzina con una forte infatuazione per quell'uomo grande e dalle spalle larghe ed il sorriso rassicurante. Quando pensava che lui l'avrebbe protetta da tutto e da tutti.

<< Ti ha fatto del male quel ragazzo? >> Chiese nuovamente il biondo guardandola attentamente negli occhi e, ancora una volta, si ritrovò con la bocca asciutta. Isabella socchiuse gli occhi, sapendo che mentire non sarebbe servito a niente. Era chiaro che quel livido e quei graffi non se li fosse fatti da sola, ma era inutile andare a cercarlo.

<< Non penso si farà più vivo...ci ha provato, ma è finito nuovamente a terra. >> Rispose lei trattenendo a stento un sorriso quasi compiaciuto e po potè giurare di vedere un sorriso sul volto leggermente teso di Dean che poi mosse la testa in maniera meccanica prima di andare verso la porta aprendola. Sapeva che se lui fosse rimasto ancora nella sua stanza avrebbe finito per fare qualcosa di cui si sarebbe pentita.

<< Ci vediamo domani mattina, seguiremo la pista di quel ragazzino, sperando di sistemare presto questa faccenda ed andarcene. >> disse il cacciatore uscendo, lasciandola improvvisamente sola, lasciandole un vuoto che non sentiva da tempo. Si era lasciata andare per qualche secondo, aveva permesso alle sue difese di abbassarsi, gli aveva permesso di toccarla, di rassicurarla. Si era confidata e sapeva che Dean l'aveva capita. Non c'era bisogno di parole, non con lui almeno. Un rumore di cose infrante e di rabbia la fece sobbalzare. Sapeva perfettamente cosa stava succedendo...

 

La mattina si svegliò a causa di un forte rumore alla porta, insistente e continuo. Si alzò di malavoglia, le giunture le facevano addirittura male nonostante non avesse fatto niente. Arrivò alla porta e la aprì appena venendo però poi sbattuta quasi a terra da una spallata. Davanti a lei c'era Mike, il volto in lacrime e gli occhi cerchiati da profonde occhiaie, forte odore di alcol a seguirlo.

<< L'ho visto...l'ho visto. >> Gemette Mike facendo cadere tutte le cose che c'erano sul comodino creando un gran baccano. La giovane si avvicinò al ragazzo, le braccia distese per riuscire a tenerlo a distanza, un sorriso rassicurante sul volto e la voce calma per cercare di tranquillizzarlo visto anche che sembrava aver bevuto molto.

<< Chi hai visto? >> Domandò lei notando subito la figura di Dean e di Sam spuntare da dietro la porta. Subito fece cenno loro di non interromperla e così si avvicinò lentamente al ragazzo che si era seduto sul letto e si guardava le mani, il volto rigato dalle lacrime.

<< Marcus...>> Gemette lui guardandola, notando in quel momento anche i due ragazzi che erano fuori dalla porta. Subito si drizzò in piedi e prese una pistola dalla cintola, puntandola tremando verso le due alte figure che si stagliavano davanti a lui. Erano entrati tutte e due; Dean aveva in mano la pistola e la puntava contro il ragazzo mentre Sam sembrava cercare qualcosa con cui proteggersi.

<< Mike...Mike, guarda me. >> Disse Isabella mettendosi davanti a lui, avvicinandosi lentamente con la mano tesa verso di lui. Voleva prendere quella dannata pistola, voleva riuscire a disarmarlo.

<< Avevi detto che non era il tuo ragazzo >> Piagnucolò lui, il volto rosso e un'ondata di odore di alcol la invase facendole storcere il naso. Isabella si girò a guardare Dean per qualche secondo prima di tornare a guardare Mike, scuotendo leggermente la testa.

<< Non lo è, è un mio amico, un collega, infatti. Ora dammi la pistola e dimmi tutto di Marcus...possiamo aiutarti. >> Disse la cacciatrice continuando ad avvicinarsi a Mike che ora puntava la pistola su di lei, dritta verso il suo petto. Tutto quello era assurdo; la paura stava facendo reagire Mike in quella maniera spropositata. Il giovane la guardò e poi lasciò andare la pistola, facendola scivolare tra le mani di Isabella che subito la passò ai due ragazzi, come se scottasse. La mora aiutò il ragazzo a sedersi sul letto, accompagnandolo e strappandogli dalle mani quella bottiglia, lasciandola a terra.

<< Dicci tutto. >> Disse lei cercando di tranquillizzare il ragazzo che sembrava decisamente su di giri. Dean la guardò come se lei fosse pazza a voler ragionare con lui mentre Sam aveva già recuperato carta e penna per prendere eventuali appunti, avvicinandosi al ragazzino e guardandolo con sguardo incuriosito.

<< Marcus è venuto...mi ha detto che mi avrebbe ucciso ed è comparso il simbolo, quello che c'è a casa sua. >> Sussurrò Mike, balbettando appena, cercando forse di farsi forza. Isabella alzò gli occhi verso Sam notando che anche lui era preoccupato.

<< Perchè è venuta da te e dai tuoi amici? >> Domandò il cacciatore, la voce ferma e calma. Mike si voltò di qualche centimetro, ma i suoi occhi erano perennemente vuoti. Le persone più pericolose erano quelle che non sapevano cosa fare.

<< Noi...noi stavamo facendo uno scherzo, un anno fa e la sua casa, la sua casa è andata a fuoco e lui si è buttato dentro per prendere sua madre, ma non è mai uscito nessuno...>> Gemette il ragazzo scoppiando a piangere, portandosi immediatamente le mani al volto, facendo scattare Dean che andò a puntare nuovamente la pistola contro il ragazzo per qualche secondo.

<< Non abbiamo detto niente a nessuno e siamo scappati...Marcus viveva troppo isolato, nessuno ha visto il fumo per ora e quando hanno chiamato i pompieri era troppo tardi...>> Continuò lui e subito Isabella fece due più due. Non ci voleva molto ora a capire perchè Marcus stesse perseguitando quei ragazzi, ma c'era qualcosa che non andava, qualcosa che stonava in tutto ciò. La ragazza lasciò stare il ragazzino e si girò verso Dean e Sam che si stavano guardando con aria stranita, il volto corrucciato.

<< Se la casa è bruciata...e lui è bruciato con la casa, come è possibile che il suo spirito sia ancora qui? >> Domandò Sam trovando un segno di assenso da parte degli altri due cacciatori.

<< Avete qualcosa di Marcus? Qualcosa a cui lui era legato? Qualche suo...pezzo? >> Domandò nuovamente Sam, il volto speranzoso. Quella era l'unica pista che mancava, altrimenti si sarebbero trovati nuovamente con le spalle al muro e così fu. Mike fece di no, quasi disgustato da quella domanda, allungandosi poi per prendere nuovamente la bottiglia di alcol.

<< Non lo so, è strano. Tu ci sei stata in quella casa, hai notato qualcosa? >> Chiese il minore dei fratelli, guardando poi il ragazzo; era completamente sfatto, niente a che vedere con il giovane spavaldo del giorno prima. Aveva ancora indosso i vestiti del giorno prima ed erano stropicciati e chiazzati di olio e di una sostanza maleodorante. Isabella si portò le mani sotto il seno, cercando di ricordare ciò che aveva visto il giorno precedente, ma tutto era andato a fuoco.

<< Niente...c'era solamente quello strano simbolo...>> Rispose lei mordendosi le unghie della mano sinistra con nervosismo. Erano arrivati ad una mezza soluzione...eppure erano ancora punto a capo perchè se non trovavano le ossa e non le bruciavano, Marcus o almeno il suo spirito, avrebbe comunque fatto fuori il ragazzo e completato la sua vendetta. E non si sarebbe mai più fermato.

<< Dividiamoci...io e Dean torniamo alla casa e cerchiamo le sue ossa mentre te controlla il ragazzo. >> Disse Sam, già pronto ad andare, ma il biondo lo fermò, lo sguardo che continuava a saettare da Isabella a Mike.

<< Forse è meglio che rimanga qua con lei nel caso lo spirito si rifaccia vivo o se quello decide di alzare le mani su chi non deve. >> Disse il biondo trovando subito il riscontro di suo fratello. Ancora una volta Dean la stava proteggendo. La straniva tutta quella situazione, ma ne era anche grata. Solamente qualche ora prima si era un po' aperta verso di lui, aveva lasciato che il muro scivolasse via. Sam annuì prima di chiudere la porta, lasciandoli soli. E ci fu silenzio.

Mike era ancora seduto sul letto, lo sguardo verso il vuoto mentre si dondolava lievemente farneticando qualcosa di poco comprensibile, Dean aveva cominciato a fare avanti e indietro, un machete in mano e la pistola nella fondina, lei invece sembrava quella più tranquilla all'apparenza; sistemava la camera rassettando i vestiti e cercando di dare una parvenza di ordine scattando però a qualsiasi rumore. Non parlarono per minuti interminabili e sembrava che anche il tempo si facesse beffa di loro, dilatandosi in maniera inverosimile.

<< Perchè gli avete bruciato la casa? >> Domandò improvvisamente Dean, girandosi verso il ragazzo che sembrava diventare sempre più pallido ogni secondo che passava. Isabella sperava solamente che non gli venisse da vomitare.

<< Marcus aveva raccontato allo sceriffo che avevamo rubato nel supermarket e ci siamo presi tutti una strigliata e così abbiamo deciso di vendicarci, ma doveva essere solo uno scherzo! Dovevamo solamente spaventarlo, mai avremmo pensato che prendesse fuoco la casa! >> Rispose Mike agitato e balbettante, continuando a torturarsi le mani. Isabella si fermò immediatamente al sentire quelle parole, non riuscendo a credere a quelle parole. Avevano finito per uccidere due persone solo perchè una di loro aveva fatto una soffiata? Solo per una sgridata?

<< Uno scherzo veramente intelligente...>> Commentò Isabella facendo scattare in piedi il ragazzo che le andò a muso duro; la guardò con sguardo quasi folle, gli occhi rossi e dilatati dalla paura. Isabella aveva subito portato le dita intorno al pugnale, stringendo con forza.

<< Lo è stato, è inutile che ti incazzi >> Disse nuovamente lei facendolo sbuffare dalle narici. Si sarebbe aspettata quasi una reazione come quella dell'altro giorno, invece il ragazzino sembrò calmarsi, forse perchè Dean si era avvicinato in maniera quasi minacciosa con il grosso machete, incutendo un certo timore.

<< Eravamo ragazzini. >> Gemette Mike tornando a sedersi sul letto e così Isabella potè allentare la presa sul pugnale che aveva infilato tra i pantaloni. Ragazzini...quando lei era ragazzina la cosa più pericolosa che aveva fatto era stare con Dean contro la volontà di suo padre e certamente mai si sarebbe sognata di dare fuoco ad una casa per scherzo.

<< Come vuoi tu. >> Sussurrò lei, capendo che tutto quello era ormai una causa persa.

Dopo quel battibecco tornò il silenzio in stanza, quasi sovrannaturale. Dean continuava a guardare Mike in cagnesco mentre il ragazzo continuava a borbottare qualcosa a bassa voce, gesticolando anche con le mani. Sembrava quasi che le sue condizioni peggiorassero, sembrava che stesse perdendo il senno.

<< Da quanto tempo sai che esistono questi...spiriti? >> Chiese improvvisamente Mike, guardandola con attenzione. Isabella si fermò, provando a pensarci.

<< Lo so da quando avevo sedici anni, circa. >> Rispose lei lasciando un'occhiata fugace a Dean che subito ricambiò e lei potè notare quanto fosse pallido e sudato, la mano che impugnava il machete quasi tremava e ciò non era da lui.

<< Hanno dato la caccia pure a te? >> Chiese ancora il giovane, forse nel tentativo di allentare la tensione. Isabella alzò un angolo delle labbra, non aveva mai raccontato quella storia, probabilmente perchè nessuno le avrebbe creduto.

<< Inizialmente fu un fantasma a darmi la caccia, ma so queste cose perchè uscivo con un cacciatore e un demone arrabbiato con lui ha pensato di prendersela con me per arrivare a lui, ma non è durato molto. Lo ha fatto subito fuori non appena scoperto che ero in pericolo. >> Rispose con un mezzo sorriso. Quel demone in verità era stato strano con lei, non le aveva neanche torto un capello e sembrava avere paura di lei, ma era stato bello sentire la voce di Dean, vederlo arrivare e poteva ricordare ancora la sua voce calma e rassicurante che le diceva che sarebbe andato tutto bene.

<< E ora quel cacciatore? Ci esci ancora? >> Domandò lui guardando Dean. Forse aveva capito che lei si riferiva a lui, dopotutto tutta quella situazione era strana, a partire dal fatto che lo avesse picchiato solamente per averla toccata.

<< No, non più. >> Rispose lei cercando di rimanere il più neutrale possibile. Stava per guardare Dean quando due mani sudate le presero il viso, stringendolo, e poi sentì due labbra umide baciarla con insistenza, mentre la lingua del ragazzo cercava di farsi strada nella sua bocca. Con uno spintone Isabella lo allontanò, passandosi poi una mano sulle labbra come a pulirsele.

<< Che cazzo ti è passato per la mente? >> Urlò la cacciatrice notando poi la figura di Dean scagliarsi verso il ragazzo. Isabella vide i due cadere a terra, Dean sopra Mike ed i suoi pugni che cominciavano a colpire il volto duramente. Da un lato lo avrebbe lasciato fare, ma dopotutto quel ragazzino era solamente ingenuo e stupido quindi subito si avvicinò ai due posando le sue mani sul braccio teso di Dean cercando di spostarlo, ma lui la spintonò via facendola volare fin dall'altra parte della stanza.

<< Dean! >> Urlò la ragazza tornado da lui, riuscendo questa volta a dividerlo dal ragazzino che aveva tutto il volto completamente sporco di sangue. Dean si voltò, rivelando occhi persi e vuoti, il volto sudato, nocche distrutte. No, non era Dean...

<< Marcus? >> Domandò lei facendo subito scattare il collo del cacciatore, mentre un sorriso spuntava sul suo viso. Era bastato un attimo di debolezza e lo spirito si era impossessato di Dean, la persona perfetta visto che anche lui sembrava portare rancore verso il ragazzo che ora era sdraiato e ricoperto di sangue, piagnucolando in maniera flebile.

<< Come hai fatto a scoprirlo? >> Domandò Marcus dalla bocca di Dean, guardando intensamente Mike che si stava rannicchiando dietro di lei, come a cercare protezione. La ragazza non pensava fosse possibile.

<< Dean odia questo ragazzo, deve essere stato facile utilizzare il suo odio per possederlo...poi basta guardare quanto sta sudando, vuol dire che sta lottando per tornare in lui, non è vero? Non hai molto tempo quindi. >> Disse lei facendo per prendere la pistola dietro di lei, ma sapeva già che non l'avrebbe mai utilizzata. Non voleva sparare a Dean, non ci sarebbe mai riuscita e come un'idiota aveva lasciato i proiettili di sale a Sam, sicuro che lo spirito avrebbe inseguito lui. L'unico che aveva ancora quei proiettili in quella stanza era Dean, ma la pistola era dentro la fondina legata alla sua cintola e non sarebbe stato facile arrivarci.

<< Sei intelligente. >> Mormorò il cacciatore guardandola di sottecchi, un sorriso poco incoraggiante stampato sul volto. Isabella ricordava Marcus come un ragazzino un poco rachitico e dallo sguardo vago, le era sembrato qualcuno che non potesse mai far del male agli altri.

<< Ora però ho io una domanda. >> Disse la mora, posizionandosi davanti a Mike, guardando gli occhi vuoti di Dean, sentendosi gelare. Lo spirito fece una smorfia prima di farle cenno di parlare, dandole quella concessione.

<< La tua casa è andata bruciata, le tue ossa dovevano essere bruciate, come è possibile che tu sia qui. >> Domandò lei guardandolo giocare con la lunga lama affilata, passandoci continuamente il polpastrello dell'indice. Dean tirò su col naso prima di guardarla attentamente, scattando improvvisamente col collo, come se stesse combattendo contro qualcosa. Isabella sentiva impotente; aveva un'arma che non poteva usare e un civile in pericolo che si nascondeva dietro di lei. E davanti aveva un avversario più forte fisicamente e a cui lei non voleva far del male.

<< Sono riuscito a scappare...ustionato. Hanno ucciso mia madre, ma non me. Sono durato qualche ora, ho tentato di sopravvivere in qualche modo, ma le ferite erano troppo gravi ed i soccorsi sono arrivati troppo tardi. Sono morto a causa delle ferite. Quindi le mie ossa non sono bruciate, sono nascoste in casa. >> Rispose lui con un sorriso sadico. Aveva fatto un bel lavoro dopotutto.

<< E immagino che è stato Mike a nasconderle, come è stato lui ad uccidere i suoi compagni, i suoi amici. >> Disse lei, continuando a tenere la telefonata accesa, il telefono nascosto dietro la schiena. Sperava solamente che Sam avesse un buon udito e che facesse in fretta perchè stava cominciando a finire gli argomenti e quel fottutissimo fantasma non vedeva l'ora di uccidere il suo ex amico.

<< Come ho detto prima, sei molto intelligente, perspicace sopratutto. >> Commentò Marcus, cominciando ad avvicinarsi, facendole capire che il momento di parlare era finito. Isabella non si mosse di un solo passo, rimanendo a guardare gli occhi verdi di Dean, pregandolo in silenzio di combattere e di tornare in sé.

<< Non c'è voluto molto a capirlo...hai bisogno di un tramite e probabilmente hai lasciato indietro Mike per farlo soffrire maggiormente, probabilmente perchè è stato lui stesso ad appiccare il fuoco. >> Continuò lei guardandosi intorno alla ricerca di qualsiasi cosa che potesse fermare lo spirito o anche solamente il suo tramite; Dean, che sorrideva in maniera sadica mentre continuava ad avvicinarsi in maniera pericolosa, l'impugnatura salda sulla sua arma decisamente letale.

<< Mi hai beccato, ma ora spostati, lasciami alla mia vendetta. >> Sibilò lui avvicinandosi sempre di più al ragazzino che si stava rannicchiando contro il letto cercando di diventare invisibile.

<< Non posso. >> Sussurrò Isabella, mettendosi subito davanti a Dean sperando, nel profondo, che lui tornasse in sé e mettesse fine a quella assurdità...oppure sperava che Sam riuscisse a trovare in fretta le ossa da bruciare. Lo spirito rise facendole venire i brividi prima di posizionare la punta del machete contro il suo petto cominciando a fare forza creando un punto rosso, facendola gemere di dolore mentre lui faceva scendere lentamente la lama lungo il suo sterno tracciandole una linea perfettamente dritta da cui cominciava ad uscire sangue.

<< Tu mi piaci...>> Mormorò Marcus facendo ulteriore pressione facendola sussultare ulteriormente

<< Non vorrei ucciderti. >> Continuò ed Isabella poteva sentire il freddo della lama sulla sua pelle, il sangue caldo che colava mentre la testa cominciava già a girare. Ricordava suo padre, ricordava la sua stessa freddezza, la sua stessa lentezza...Isabella accennò un sorriso prima di allontanare la lama dal suo petto graffiandosi un braccio e subito fu addosso al biondo. Lo spinse contro il muro, gli prese la mano armata e cominciò a sbatterla contro la parete fino a farla aprire, facendogli cadere il machete che Isa allontanò subito con un calcio, facendola finire sotto il letto e poi provò ad allungare una mano verso la pistola del ragazzo, trovandosi improvvisamente senza fiato. Il corpo di Dean si era mosso ed il pugno che le aveva sferrato in pieno stomaco l'aveva fatta piegare in due, facendole perdere il fiato. Purtroppo però non aveva il tempo per pensare a niente perchè vide lo spirito correre contro Mike che si mise ad urlare. Subito Isabella gli saltò sulla schiena, attaccandosi al suo collo nel tentativo di farlo indietreggiare mentre la mano sinistra cercava nuovamente la pistola, ma lui sembrò intuire tutto e lo vide prendere la pistola e buttarla a terra, calciandola poi lontano da loro due prima farla andare contro il muro, spezzandole nuovamente il fiato e la presa sul corpo del cacciatore diminuì mentre Isabella sentiva il suo corpo scivolare lungo la parete, la vista diventata improvvisamente doppia.

<< Peccato...>> Mormorò lo spirito, sfiorandole il volto, facendola reagire. Isabella fece uno sgambetto al biondo, facendolo cadere a terra prima di mettersi sopra di lui e colpirlo in volto due volte, ma senza convinzione, senza cattiveria. Non riusciva a colpirlo, non ancora, non ora...ma questa sua debolezza fu utilizzata perfettamente dallo spirito. Il corpo allenato di Dean reagì e la mora si ritrovò praticamente a terra, il corpo schiacciato da quello del cacciatore e lo vide sferrare il primo pugno, che andò a colpirla e poi il secondo ed il terzo e non importava che lei stesse cercando di coprirsi, il colpo era talmente forte che riusciva a far breccia nella sua sempre più debole difesa. Perse il conto dei colpi, ma alla fine Dean si fermò e si alzò, soddisfatto di ciò che aveva fatto. Isabella sentì in bocca un familiare sapore metallico e si sforzò di girarsi di lato per sputare quel liquido rosso che le stava riempendo la bocca. Si guardò attorno vedendo Dean avvicinarsi lentamente al ragazzo, in mano la sua pistola carica di proiettili veri. Con difficoltà riuscì ad alzarsi e andò incontro al ragazzo mettendosi davanti a lui scatenando la risata colma di ilarità dello spirito. Si stava prendendo beffa di lei.

<< Perchè rischi la vita per questo? Neanche tu lo sopporti! >> Domandò lui alzando la pistola verso di lei, lo sguardo ancora vuoto, perso nel nulla. Non riusciva a vederlo in questo modo.

<< Perchè è il mio lavoro...salvare quelli come lui da quelli come te. >> Rispose lei guardando la canna della pistola puntata all'altezza del suo petto. Isabella si avvicinò lentamente a lui, tanto da far toccare la canna della pistola col petto, sentendone il freddo, sentendo l'odore di metallo.

<< Vuoi veramente morire per un omicida? >> Domandò lo spirito, confuso. Tutto quello doveva essere troppo per una entità semplice come uno spirito vendicatore. Isabella continuò a guardare quegli occhi in maniera insistente, come se stesse cercando di oltrepassare lo spirito, come se stesse cercando di raggiungere Dean perchè sapeva che era lì da qualche parte.

<< Sono già morta...>> Sussurrò Isabella guardandolo dritto negli occhi vedendo per qualche secondo che Dean sembrava aver ripreso il controllo, i suoi occhi tornarono quei pozzi verdi che lei adorava, che sognava ed erano sofferti, erano tristi ed abbattuti, ma tutto durò solamente una manciata di secondi.

<< Prendi bene la mira e ci vediamo all'inferno. >> Mormorò nuovamente lei e quelle parole sapevano di fine, sapevano di desiderio. Lo sentì caricare, la pistola scattò ed il dito indice andò a posizionarsi vicino al grilletto. Continuò a guardarlo, cercando di non pensare a tutto ciò che aveva fatto ed a quello che non era riuscita a fare, cercando di trovare solamente una cosa positiva. Morire per mano di Dean, dopotutto, poteva quasi essere non così male, ora poteva anche accettarlo. Isabella chiuse gli occhi, pronta a sentire la carne mangiata dalla pallottola, ma ciò non avvenne; Dean urlò, lasciò cadere la pistola a terra e si inginocchiò portandosi le mani al volto, stropicciandolo per qualche secondo prima di aprire gli occhi ed Isabella finalmente si lasciò andare, scivolando a terra, seduta, e con un sorriso stanco e dolorante stampato sul volto.

<< Isa io... >> Cominciò a dire Dean guardandosi intorno notando la distruzione della camera, guardandosi le nocche delle mani spaccate e rosse. Isabella fece di no con la testa ed andò a recuperare il telefono, portandolo all'orecchio, stendendosi a terra.

<< Ha funzionato? Isabella?! Dean è libero? >> Domandò Sam, la voce preoccupata e decisamente alta, stava urlando.

<< Sì, ha funzionato >> Rispose lei, il fiato corto e la testa che girava come una trottola.

 

 

 

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Capitolo 7
*** 7. ***


Dean

 

Era notte fonda, eppure stavano preparando comunque i bagagli visto che la proprietaria li aveva cacciati dal motel dopo che avevano completamente distrutto una camera. Aveva dato loro il tempo di un giorno per riprendersi, impacchettare le loro cose ed andarsene. Se il giorno del loro arrivo si era mostrata cordiale e spiritosa, ora che aveva visto i mobili distrutti e la moquette macchiata tutta la sua cordialità era sparita. Per non parlare del fatto che Mike era uscito da quel motel urlando e sbraitando, dicendo che suo padre lo avrebbe messo in galera, che gliela avrebbe fatta pagare. A Dean, ancora intontito e furioso, non era rimasto che cominciare a prendere le sue cose.

<< Devi ammettere che è stata intelligente col trucco del telefono. >> Disse Sam chiudendo il suo borsone, indossando poi il giubbotto. Aveva bruciato le ossa appena in tempo e poi era corso da loro, trovandosi sbattuto fuori dalla camera. Il maggiore dei Winchester si era bloccato, le dita ancora chiuse intorno alla zip della borsa, lo sguardo perso ad osservare le nocche spaccate. Avevano tirato troppo la corda quella volta, non era stato lucido come al solito ed ecco come era andata a finire; aveva messo Isabella in pericolo, aveva rischiato di ammazzarla e tutto perchè aveva abbassato la guardia. Ciò non sarebbe più dovuto accadere.

<< Mhm... >> Rispose Dean chiudendo finalmente la zip della borsa, mettendosela in spalla. Era stata un'esperienza orribile; vedeva tutto eppure non poteva fare niente, non poteva muoversi, non poteva parlare, non poteva fermarsi. Aveva visto e sentito la sua mano colpire la ragazza al volto, aveva caricato lui la pistola e l'aveva puntata al suo petto, aveva tenuto lui in mano il machete che le aveva aperto un taglio lungo lo sterno. Le aveva fatto del male. Il biondo cercò di non pensarci e prese le sue cose, uscendo dalla stanza e dal motel, respirando a pieni polmoni quell'aria fredda che sembrava riuscire a riportarlo alla realtà. Isabella era poggiata stancamente all'Impala, i capelli erano legati in una coda alta che le metteva in risalto il volto magro ed indosso aveva quella che sembrava una vecchia maglia, da cui Dean poteva veder sbucare fuori una garza bianca. Istintivamente le dita si chiusero intorno alla maniglia del borsone. Avrebbe potuto farle male, avrebbe potuto farle realmente male e non lasciarle solo un graffio. Si sforzò di sorridere non appena loro si avvicinarono e gettò il suo borsone nel bagagliaio con noncuranza prima di dirigersi verso la portiera del guidatore.

<< Vado io dietro, ho bisogno di dormire. >> Disse Sam mentendo chiaramente. Non era mai stato bravo a mentire suo fratello e anche Isabella doveva averlo notato perchè lo guardò stranita, un sopracciglio scuro alzato, ma alla fine fece il giro ed aprì la portiera del passeggero. A Dean non sfuggì la smorfia di dolore sul volto livido della ragazza, facendolo sentire sempre più in colpa.

<< Stai bene? >> Le domandò il cacciatore una volta salito sulle macchina, direzione Texas. Sam aveva trovato una cittadina dove la gente sembrava trovare divertimento ad accoltellarsi e quindi pensava che valesse la pena farci un giro e che fosse opera di un demone. Sarebbe stato qualche giorno di macchina, ma lui ne aveva bisogno in quel momento, sopratutto dopo essere stato posseduto da un fottutissimo spirito. Non l'avrebbe mai digerita quella storia, sopratutto perchè era la seconda volta che Isabella gli salvava il culo. Di fila.

<< Sono solo stanca. >> Rispose lei con la voce rotta, sistemandosi in maniera comoda sul sedile, guardando davanti a sé con sguardo duro, i lividi sul suo viso rivolti verso di lui a ricordargli quello che aveva fatto poche ore prima. Il cacciatore si guardò le nocche spaccate e si ricordò la furia con cui aveva colpito il ragazzino e poi Isabella. Ricordava di aver urlato e di aver cercato di fermare il suo corpo senza però riuscirci. Ricordava di aver pregato, nella sua testa, di non farle del male. Eppure non era servito niente agitarsi e sbraitare visto che per quei momenti, che gli erano sembrati eterni, lui era stato rilegato in un angolo lontano della sua mente.

<< Io sono abbastanza sveglio, se te vuoi risposare non c'è problema. >> Sussurrò lui alzando lo sguardo fino a trovare lo specchietto, trovando gli occhi verdi di Sam che li stava scrutando e sbirciando. Non era vero che voleva risposare, ora gli era sempre più chiaro. Che stesse cercando di fare qualcosa il suo fratellino? Di rimettere una mezza pace tra lui e la cacciatrice? Forse era il caso che si scambiassero due parole perchè Dean non poteva permettersi distrazioni e non voleva far soffrire nuovamente la ragazza. Isabella annuì debolmente prima di chiudere gli occhi, respirando lentamente senza dilatare troppo il petto e Dean ancora pensò a quello che era successo. Era stata una fortuna che Sam avesse bruciato le ossa di Marcus in tempo, altrimenti lui avrebbe premuto quel grilletto, l'avrebbe uccisa. E ne era sicuro, talmente sicuro che rabbrividiva ancora al solo pensiero. Continuò a guardare la strada scura davanti a sé, monotona e vuota, fino a che non decise di concedersi una veloce distrazione; girò il viso verso destra andando a guardarla. I capelli scuri legati in una coda le rendevano il viso ancora più affilato e magro, era eccessivamente pallida tranne per i lividi violacei sulla mascella e sulla parte sinistra del volto e, nonostante fosse addormentata, sembrava sofferente e lo poteva notare nelle labbra e nelle sopracciglia appena corrucciate. Dean poteva solo immaginare che era dovuto anche al lungo taglio che aveva sul petto che, fortunatamente, non sanguinava più. Non avrebbe mai voluto quello, non avrebbe mai voluto saperla in pericolo. Lui aveva rinunciato a lei per tenerla lontana da quella vita fatta di stenti e di niente, da quella vita sterile che non era adatta a persone sensibili come Isabella. L'aveva lasciata nel Montana per darle un futuro stabile, per darle l'opportunità di essere una persona normale, qualunque. E sentiva di aver fallito; sentiva di aver fallito anche su questa sponda. Non aveva potuto salvare suo padre, non aveva potuto salvare Sam dal dolore e dalla solitudine, dall'Inferno, ed ora si stava rendendo conto che non aveva potuto salvare niente Isabella. Nonostante lui ci avesse costantemente provato. In un gesto inconscio, Dean sporse lentamente la mano destra verso di lei, sfiorandole le dita ghiacciate che, con suo stupore, si strinsero.

 

<< Cosa abbiamo qui? >> Domandò la mora chiudendosi il giubbotto in pelle scura che sembrava una seconda pelle. I fratelli si erano rifiutati di farle fare grossi sforzi perchè avevano paura che la ferita le si riaprisse quindi Dean aveva tra le mani il suo borsone scuro e pesante. Ovviamente avevano dovuto sorbirsi le sue continue proteste, ma entrambe erano stati categorici e non avevano voluto sentire ragioni.

<< é da due settimane che tutti in questa città sono...irascibili, si dicono verità scomode ed in molti finiscono per accoltellarsi, picchiarsi, uccidersi o comunque vendicarsi. >> Rispose Sam avviandosi verso il motel che sembrava uno dei migliori negli ultimi tempi; era un poco eccentrico con l'insegna di una donna che si arrampicava su un palo e con i colori vividi e sgargianti delle pareti,.

<< Due camere. >> Disse il biondo al signore dietro al bancone che stava ancora studiando Isabella con sguardo malizioso. Dannazione poteva avere l'età di sua figlia! Dean immediatamente andò ad avvicinarsi ad Isabella, sfiorandole il braccio col suo quasi a voler mettere in chiaro che lei non era disponibile...anche se in realtà non era neanche occupata. Isabella non era più sua da anni ormai e, il biondo, continuava a pensare che le cose non sarebbero mai potute tornare indietro. Il proprietario del motel sembrò fregarsene ben poco di quella timida dimostrazione di possesso da parte del cacciatore e continuò a guardarla con insistenza, mentre metteva i soldi in cassa ed andava a prendere le chiavi a loro assegnatole, lasciandole poi sul bancone. I due fratelli le afferrarono immediatamente e Dean aspettò che Isabella camminasse davanti a lui prima di lanciare un'ultima occhiata di fuoco a quell'uomo.

<< So cavarmela da sola. >> Sbroccò lei una volta rubate le chiavi dalle dita molli di Sam, che rimase a bocca aperta. Perchè ogni volta che provava a fare qualcosa di carino lei si comportava in quella maniera? Perchè continuava ad allontanarsi da lui? Dean lasciò cadere il borsone della ragazza a terra, allargando un poco le braccia, completamente sfinito.

<< Lo so, ma non mi piaceva il modo in cui ti guardava. >> Rispose lui a tono, guardando intensamente quegli occhi stanchi ed arrossati. Come sempre avevano dato loro stanze vicine così che potessero subito accorrere nel caso di problemi, ma era anche una tentazione; avrebbe voluto alzarsi in piena notte e bussare alla sua porta, avvicinarsi a lei e sentire la morbidezza della sua pelle, il suo profumo, il suo respiro...avrebbe voluto tornare agli anni in cui c'erano solo parole di conforto e di amicizia tra loro due.

<< Non ti piace mai come qualcuno mi guarda...e non ne hai nessun diritto. >> Sbuffò lei, alzando gli occhi al cielo, colpendolo in pieno petto. Al cacciatore sembrò anche di aver smesso di respirare dopo quella frase. Era stata dura con lui, forse anche troppo, sicuramente lo era stata ingiustamente. Dean rimase completamente immobile, ancora scosso, quando la vide scomparire dentro la sua stanza e ci mise altri secondi a trovare la forza per girarsi e finire in camera, sbattendo la porta dietro di sé. Sam era rimasto in silenzio tutto il tempo, lo sguardo che continuava a vagare tra gli altri due cacciatori, un fastidioso sguardo innocente perennemente dipinto sul volto. Dean faticava a capire le reali intenzioni del fratello; si era appiccicato a Isabella come se la conoscesse da anni, con lei parlava di casi vecchi come se fossero due amici al bar e non aveva che parole di comprensione per lei. Sembrava quasi che preferisse lavorare con la neo cacciatrice piuttosto che con suo fratello e ciò stava cominciando a far andare su di giri il maggiore dei fratelli.

<< Smettila. >> Disse lui prima di vederlo uscire e lo sentì bussare alla porta della ragazza avvisandola che a breve si sarebbero trovati giù. Ed eccolo che, nuovamente, correva da lei. Dean sbuffò sonoramente prima di prendere le armi dal borsone, stendendole sul letto.

Finì di prepararsi indossando la giacca scura ed elegante e poi scese, superò la reception con l'uomo calvo e dall'aspetto da maniaco ed andò verso l'Impala trovando Isabella già pronta, il completo scuro le fasciava perfettamente il corpo mettendo in risalto le nuove sinuose curve.

<< Sei viola... >> Disse Dean osservandola attentamente. Il viso era diventato ancora più violaceo, più gonfio.

<< Chiediti perchè... >> Rispose la cacciatrice secca, portandosi una mano alla bocca come per zittirsi, ma ormai era troppo tardi. L'aveva detto e aveva dannatamente ragione. Dean sapeva perchè. Grugnì prima di aprire la macchina e sedersi, trovandola al suo fianco nuovamente mentre Sam andò a sedersi placidamente dietro, senza dire neanche una parola. Lui l'aveva picchiata. E quella macchia non si sarebbe mai lavata via. Il ragazzo si guardò per qualche secondo le nocche delle mani rosse, gonfie e spellate e si sentì nuovamente in colpa per ciò che aveva fatto. Cercò di zittire la sua coscienza e mise in moto la vecchia macchina. Non volò una mosca per tutto il tragitto, non si sentiva neanche il rumore dei respiri delle persone chiuse dentro quel piccolo abitacolo.

Arrivarono alla stazione di polizia in pochi minuti e tutti sembravano guardare male lui e suo fratello.

<< Le hanno fatto del male signorina? >> Domandò un poliziotto guardando attentamente Isabella squadrandola da capo a piedi. Senza neanche rendersene conto Dean aveva posato la sua mano sulla spalla di Isabella che aveva dipinto sul volto uno sguardo stufo.

<< Sto bene, grazie. >> Rispose Isabella, facendo qualche passo indietro, forse alla ricerca di togliersi quegli occhi di dosso e lasciare più campo ai fratelli. Era una cosa strana da lei; ricordava perfettamente come era riuscita a farsi dare le informazioni nei casi precedenti ed anche lui doveva ammettere che Isabella era più persuasiva rispetto a lui. Forse era l'aspetto o forse semplicemente la calma e la non arroganza con cui lei si rivolgeva ai veri ufficiali che rendevano questi ultimi più propensi a chiacchierare o a dar loro le cartelle che cercavano.

<< Potremmo parlare col tuo superiore? >> Chiese poi il cacciatore al ragazzino che si trovava davanti che esibì una smorfia prima di alzare lo sguardo su di lui. Come se fosse scocciato, come se lo avesse disturbato dal fare, o vedere, qualcosa di più interessante. Lo vide roteare gli occhi, masticando la gomma in maniera abbastanza disgustosa

<< Chi saresti tu? >> Domandò di rimando, guardandolo con quello che sembrava un chiaro sgaurdo di sfida. Quell'ometto fu fortunato, molto fortunato, che con loro ci fosse anche Sam che subito prese il comando del gruppo. Il minore mise una mano sulla spalla di Dean, stringendo con forza fino a farlo spostare ed indietreggiare di qualche centimetro, in modo da avere il controllo della situazione. Dean si fece da parte, respirando rumorosamente ed a pieni polmoni mentre sentiva i due parlottare, cercando di non intervenire davanti all'arroganza di quel ragazzino. Le trattative tra il minore dei Winchester e quell'idiota durarono un'eternità, ma alla fine Sam fece cenno col capo di seguirlo ed a Dean bastò un cenno del capo per far capire alla ragazza che dovevano andare.

Il poliziotto alla fine li portò nell'ufficio prove, una piccola stanzetta disordinata e fredda, dove tutto sembrava essere alla rinfusa e buttato a caso. Non fu strano, ancora una volta, non trovare niente di rilevante nei loro scritti. Alcuni verbali parlavano di semplici liti sfociate poi in eventuali schermaglie da niente mentre altri avevano finito per accoltellarsi e uccidersi. E quei poliziotti non avevano idea di cosa fosse o il perchè tutto stesse accadendo in quel periodo!

<< Tutto questo è opera di un demone? >> Domandò Dean chiudendo l'ultimo fascicolo con stizza, andando poi a distendere le gambe sul tavolo, andando a posare i piedi su di esso, stiracchiandosi un poco.

<< Ti sembra il caso? >> Gli chiese Isabella, gli occhi verdi che continuavano a saettare da un angolo all'altro del locale. Doveva soffrire molto, lo si poteva leggere in quegli smeraldo torbidi e oscuri, ma non per questo doveva esser stronza con lui. Con stizza Dean fece cadere le gambe dal tavolino e andò a posare i gomiti sulle ginocchia, guardandola intensamente e con decisione

<< A dir la verità sì. >> Rispose con schiettezza e strafottenza, alzando un sopracciglio facendo scattare immediatamente la ragazza che si alzò, facendo cadere la sedia provocando un rumore acuto e forte. Isabella si avvicinò a lui e tentò di dire qualcosa più volte prima di girarsi e andarsene, sbattendo la porta dietro di sé. Dean non fece altro che vedere la sua figura allontanarsi e sparire prima di tornare a mettere i piedi sul tavolino, trovando però subito lo sguardo di rimprovero del fratello.

<< Da quando è arrivata lei non si può fare più niente...perchè diamine le hai chiesto di cacciare con noi? >> Domandò a Sam, alzandosi pure lui, le mani strette a pugno, il corpo completamente rigido mentre cercava di scacciare dalla testa le innumerevoli immagini di Lei. Lo stava rendendo pazzo, sopratutto perchè tra loro c'era ancora tensione, c'era qualcosa...un qualcosa di cui entrambe avevano paura.

<< Perchè? Veramente mi stai chiedendo perchè? >> Fece eco Sam, stropicciandosi il volto stanco con la mano sinistra prima di mostrare il suo solito sorriso da sotuttoio. Quello che lo faceva ulteriormente andare fuori di testa.

<< Ti ha salvato la vita fottutissimo idiota! Se non fosse stato per lei a quest'ora di te avrei solamente la testa! >> Rispose il fratello con voce spazientita. Il cacciatore distolse lo sguardo dal fratello, colpito nuovamente sul vivo. Dean sbuffò e rimase fermo con le mani ai fianchi per qualche secondo prima di seguire le orme della ragazza, uscendo dalla centrale. La trovò al telefono, le labbra appena dischiuse e lo sguardo perso nel nulla, fragile ed impaurito, ed improvvisamente capì che non voleva veramente parlare in quel modo né verso suo fratello né verso di lei.

<< Questo demone ci sta facendo impazzire. >> Mormorò lui avvicinandosi a lei con lentezza, impaurito da quello che poteva fare in un momento di pazzia. Aveva visto e sentito sulla sua pelle quanto poteva essere forte e non voleva prendersi nessun cazzotto gratuito. Ed era ancora un demone a mettersi tra loro, ancora una volta...

 

Stava pestando con rabbia i piedi a terra, il suo fucile nella mano sinistra ed un foglio stropicciato nella mano destra. Non era facile ignorare quelle grida, quelle urla, quella voce che continuava a chiamare il suo nome più e più volte.

<< Dean! Ti prego girati almeno! >> urlò Isabella dietro di lui e poteva sentire i suoi passi affrettarsi. Il cacciatore sapeva che, se lei avesse posato i suoi occhi su di lui, sarebbe stato nei guai e la sua volontà sarebbe vacillata. Non riusciva neanche a parlare, non riusciva a dirle di andare via, di stargli lontano perchè lui era pericoloso, perchè lui attirava cose pericolose. Stava semplicemente scappando, come sempre aveva fatto nella sua vita e di fronte a situazioni del genere. Che strano...non scappava di fronte a wendigo o a fantasmi, ma scappava di fronte ad una possibilità di un qualcosa.

<< Ti prego! >> urlò nuovamente la voce della ragazza dietro di sé, ma no, non poteva. Aveva rischiato la vita questa volta, il demone aveva preso di mira lei perchè sapeva che era importane per lui. Era stata un'esca ed Isabella non si meritava questo. Dean affrettò il passo, aprì l'Impala e ci gettò dentro il pezzo di carta con l'esorcismo ed il fucile, entrando dentro l'abitacolo dopo solo qualche secondo. Doveva solo mettere la chiave dentro il quadro e partire, lasciarsi indietro Isabella, lasciarla indietro per proteggerla. Le mani tramavano mentre cercava di inserire quelle dannate chiavi, ma alla fine ce la fece e mise in moto la macchina che rispose col solito rumore di fusa. Alzò lentamente il piede della frizione e stava premendo quello dell'acceleratore quando, davanti all'auto trovò Isabella, le mani posate sul cofano, i corti capelli completamente scompigliati, il volto corrucciato ed il fiato corto.

<< Lasciami andare! >> urlò lui, il finestrino appena abbassato mentre stava cercando di reggere quello sguardo.

<< Non ti lascio andare da nessuna parte, non sarà un fottuto demone a rovinare il tutto...Io non ho paura di loro Dean perchè so che c'è gente come e a proteggerci, so che tu lo farai >> disse lei, la voce rotta tra il fiato corto e quelle che sembravano lacrime. La stava facendo piangere?

<< é più grande di te Isa >> ribattè lui facendo vibrare nuovamente la macchina sotto di lui, sicuro che lei si sarebbe spostata per la sua sopravvivenza. Così però non fu e gli occhi di quella ragazza erano ancora su di lei.

<< Sei pazza, Isabella...>>

 

 

<< Tu dici? >> Disse lei, scontrosa, riportandolo alla realtà e Dean notò immediatamente gli occhi un poco lucidi. Doveva essere successo qualcosa; Isabella sembrava essere diventata ancora più nervosa, le mani continuavano ad andare a toccare i capelli, continuava a guardarsi attorno e le labbra le tremavano. Il cacciatore andò a posare le mani sulle sue spalle, cercando i suoi occhi che sembravano sfuggirgli.

<< Va tutto bene? >> Chiese, carezzando coi pollici quella pelle che per molto è stato solo un ricordo. Aveva imparato a conoscerla, a capire i suoi comportamenti, a capire quando qualcosa non andava perchè lei mai lo avrebbe ammesso. Isabella annuì lentamente, mordendosi il labbro inferiore con rabbia.

<< Dobbiamo...dobbiamo cercare di non lasciarci trasportare da questa rabbia, da questa voglia di sputare tutto fuori >> Disse lui, una strana voglia di abbracciarla, stringerla tra le sue braccia e cercare di tirarla su di morale, cercare di farla tornare a sorridere come quando erano giovani, come quando si cercavano a vicenda.

<< Non è facile...neanche mi accorgo di parlare, neanche mi accorgo di quello che dico. >> Rispose Isa alzando lo sguardo verso di lui facendolo rabbrividire. Succedeva ogni volta, ogni volta che lei lo guardava lui si sentiva nudo.

<< Non ci pensiamo ora, cerchiamo di trovare quel figlio di puttana. >> Disse lui notando l'arrivo di Sam con in mano un fascicolo e aveva un gran sorriso stampato sul volto. Doveva aver trovato qualcosa e infatti furono quelle le prime parole che disse

<< é iniziato tutto quando questa vedova è arrivata qui...è l'unica cosa che ho trovato, ma è sempre qualcosa. >> Spiegò il minore dei fratelli, guardandoli attentamente, lo sguardo disteso e sereno. Sam sembrava l'unico che ancora non era stato colpito dalla voglia di dire la verità ad ogni costo, forse perchè era l'unico realmente buono e sincero tra loro tre, forse era dovuto anche al suo carattere mite e tranquillo.

<< Andiamo a farle una visita. >> disse Dean con un sorriso amaro salendo sulla sua macchina respirando il profumo di pelle e polvere da sparo che si univa a quello speziato di Isabella.

 

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Capitolo 8
*** 8. ***


Dean

<< A me sembra una normalissima vedova. >> Disse la ragazza, uscendo dalla casa della signora Rewine. Non aveva tutti i torti; la quarantenne aveva parlato con loro per un'oretta spiegando quello che era successo a suo marito, morto ormai da sette mesi, al quale era seguito il trasferimento in un'altra città perchè non riusciva più a vivere nella sua vecchia cittadina natale. Non c'era odore di zolfo, non c'erano luci che tremavano e quella donna emanava una naturale simpatia.

<< Anche a me. >> Mormorò Dean entrando in macchina in direzione motel, arrivandoci in pochi minuti. Era frustrante non riuscire a capire cosa stava succedendo in quella cittadina ed era chiaro che qualcosa non andasse e che quel qualcosa era di origine soprannaturale. Si sentivano impotenti perchè sembrava che qualcosa sfuggisse sempre al loro controllo e alle loro ricerche. Per non parlare del fatto che anche loro sembravano essere colpiti da quella sorta di sortilegio; sia lui che Isabella continuavano a punzecchiarsi, continuavano a lanciare stilettate per poi andarsi a scusare una volta che il danno era stato fatto. 

<< Non sarà lei, magari c'è qualcun altro. >> Riflettè Sam cominciando a salire stancamente le scale venendo seguito da Isabella che subito si infilò nella loro camera, le dita che continuavano ad intrecciarsi nei capelli, scompigliandoli e pettinandoli. Erano nervosi, tutti. Dean non era mai stato bravo a mordersi la lingua ed ora stava facendo doppia fatica. Non voleva far soffrire nuovamente Sam o la cacciatrice. Non gratuitamente.

<< Sul diario di papà c'è scritto qualcosa? >> Domandò al fratello che stava sfogliando le pagine lentamente, in maniera quasi sacra. Era sempre così quando si parlava di papà, sopratutto ora che mancava. Le sapevano ormai a memoria, quelle pagine ingiallite e scritte in calligrafia quasi indecifrabile, e continuavano a tenerlo tra loro sopratutto per il ricordo di John, per ricordarsi di quell'ultimo sacrificio che aveva fatto per loro. Dean girò il capo, andando a guardare Isabella che aveva acceso il computer, la luce fredda dello schermo la illuminava debolmente; lei sapeva che suo padre era morto? Sapeva il perchè? Ancora ora lui si sentiva in debito. Forse le avrebbe fatto piacere saperlo visto che lo aveva conosciuto; certo aveva conosciuto la parte più gentile di John, lui era sempre stato carino con lei, gli era sempre piaciuta, nonostante non avesse incoraggiato quella relazione.
 

Entrò dentro il motel dopo un pomeriggio ed una cena passati con Isabella, il cuore ancora gonfio di quel sentimento nato da poco e praticamente sconosciuto al cacciatore. Aveva salutato la ragazza davanti alla porta, portando le labbra sulle sue, baciandole e tenendola a sé con forza, le dita infilate tra quei capelli corti che lo facevano impazzire, il profumo della pelle chiara della ragazza che si infilava tra le sue narici con prepotenza, facendolo impazzire. Aveva faticato a salutarla, a lasciarla andare, pur sapendo che avevano ancora qualche giorno da passare insieme.

<< è molto carina... >> Disse una voce dietro di lui, facendolo girare di scatto, la mano destra posata sulla pistola che portava ormai sempre con sè. Dean non si aspettava di trovare gli occhi scuri e profondi di suo padre. John era seduto su una poltrona, le braccia appoggiate ai braccioli ed il volto stanco, le gambe allungate e la maglia sporca di sangue.

<< Forse un po' troppo giovane, ma sembra una brava ragazza. >> Continuò lui, alzandosi dalla sedia con uno scricchiolio, andando alla finestra, scostando la tenda, forse per guardarla ancora. Il biondo non sapeva cosa dire, la sua bocca era diventata incredibilmente asciutta, impastata, sabbiosa. John probabilmente aveva capito ormai da tempo cosa stava passando per la mente del giovane figlio, ma aveva sperato che fosse semplicemente uno sfogo passeggero. Dopotutto Dean era poco più di un adolescente e tutti sapevano quanto potessero essere impazziti gli ormoni a quell'età.

<< Sicuro che sia...normale? No demone o strega? >> Domandò ancora, questa volta girandosi per guardarlo negli occhi intensamente. Isabella una strega? O un demone? No, Dean sapeva che era umana, ma non aveva neanche mai fatto accertamenti...dopotutto che demone avrebbe preso di mira qualcuno della sua stessa specie? E poi l'aveva vista prendere in mano argento, ferro, sale...

<< Sì signore, sono sicuro. >> Rispose Dean, lo sguardo basso che faceva chiaramente vedere vergogna. Era stato colto da suo padre in fallo; certo John sapeva perchè lui voleva stare lì, ma il ragazzo sapeva benissimo che tutto ciò era stata una concessione straordinaria da parte del suo vecchio. John emise un espiro lungo e profondo, quasi dolorante. 

<< So che non...so che non dovrei...>> Balbettò il ragazzo cercando di trovare le parole giuste. Sapeva, sapeva dannazione che non era sicuro e che non poteva permetterselo, ma perchè? Perchè non poteva avere un angolo di felicità? Perchè non poteva essere egoista per una volta? Passava la sua vita a salvare gente che neanche lo ringraziava, perchè non poteva essere un ragazzo normale per due settimane ogni quattro o più mesi? John sospirò nuovamente, le dita che artigliarono il mento, grattando la barba dura e sale e pepe che ormai adornava anche le guance. Poteva leggere dispiacere in quello sguardo, o forse Dean sperava solamente di trovarlo.

<< Se non fosse per il nostro mestiere...per la nostra vita, lei sarebbe stata una compagna perfetta per te, figliolo... >> Mormorò il suo vecchio, la voce bassa e dolorante, lo sguardo dritto negli occhi del figlio. 

<< Forse però...ora è meglio che cominci ad allontanarti. Lo dico per te, Dean, ed anche per lei. Non voglio che tu soffra per qualcosa, o qualcuno, che non potrai mai avere. >> Continuò John andando a posare una mano sulla spalla del figlio in quella che doveva essere una pacca fraterna, una carezza gentile. Dean non riuscì a dire nient'altro, non riuscì neanche a pensare a niente. La gentile concessione del padre sembrava finita, ma lui non era ancora pronto a dire addio ad Isabella, non era ancora pronto a privarsi di quelle labbra e di quel corpo, di quella risata che gli scaldava il cuore. Non era pronto e nella sua mente, per la prima volta dopo anni, stava affiorando l'idea di disobbedire.

 

<< No, niente di simile. >> Disse Sam mentre si avvicinava ad Isabella guardando anche lui lo schermo. A volte quando guardava Isabella poteva capire le parole del padre; neanche lui avrebbe voluto farla soffrire, ma l'aveva ormai fatto più e più volte. Il cacciatore sospirò pesantemente prima di guardare davanti a sé. Avevano due modi differenti di lavorare, loro usavano sopratutto il libro di loro padre mentre lei cercava le sue informazioni in giro e credeva a cose che loro mai avevano visto.

<< Vado a prendere una cosa in camera... >> Disse improvvisamente Isabella uscendo di corsa tornando dopo mezzo minuto, in mano un diario dalla copertina nera e un grosso pentacolo su di essa.

<< Dove lo hai trovato? >> Chiese Dean riconoscendolo subito. Era un diario di un cacciatore, così come lo era quello di suo padre. Non l'aveva mai visto tra le mani di Isabella e non aveva neanche mai pensato che lei potesse averne uno, dopotutto era cacciatrice da quanto? Mesi? Anni? Neanche questo sapeva...

<< Era del cacciatore che mi ha insegnato tutto quello che so. >> Disse lei, tagliando un po' corto, la voce che si era incrinata in maniera quasi pericolosa. La vide sfogliare le pagine lentamente, con minuzia e con delicatezza ed il giovane potè notare una calligrafia tondeggiante ed ordinata inframezzata ad una scrittura disordinata e spigolosa. La ragazza continuò a sfogliare e Dean notò anche che il diario era pieno di disegni scuri e dettagliati, una cosa decisamente inusuale. Suo padre aveva disegnato simboli e rituali, ma mai demoni o esseri.

<< Li hai fatto tu? >> Domandò guardando il diario da sopra la spalla della giovane, sbirciando con curiosità. Isabella si limitò ad annuire prima di fermare le sue ricerche.

<< Pruslas. >> Disse infine lei, indicando il nome con l'indice lungo ed affusolato.

<< Duca dell'Inferno. >> Continuò Isabella, un sorriso soddisfatto dipinto sul volto. Avevano sentito parlare di lui, ma non erano mai riusciti a stanarlo in tempo.

<< Si nutre delle anime e della rabbia delle persone che sono in dissenso tra loro... >> Lesse Dean continuando a sbirciare il diario. Stava ancora a pensando a ciò che la mora che aveva detto prima; era il cacciatore. Ciò voleva dire che era morto. Un moto di gelosia lo attraversò all'improvviso; qualcuno gli aveva insegnato a sparare, a combattere, a fare le ricerche e si riscoprì geloso di quella persona perchè sembrava aver creato un legame con Isa, un legame abbastanza forte da intristirla al solo pensiero. Perchè Dean sapeva che quel qualcuno sarebbe potuto essere lui se solo avesse accettato l'unica richiesta che lei aveva fatto in cinque anni. Se solo avesse avuto il coraggio di andare contro suo padre...

<< Dice come sconfiggerlo? >> Chiese Sam alzandosi per vedere anche lui il diario che la giovane aveva in mano, guardandolo con curiosità. Avevano visto diversi diari come questo; c'era quello di loro padre, quello di Bobby, ma loro non avevano mai avuto la pazienza e la passione di annotare tutte le creature che avevano sconfitto. Eppure quel diario era strano, era differente da tutti quelli che avevano visto e Dean era sicuro che fosse anche grazie ad Isabella che aveva sempre avuto un grande lato artistico.

<< No, qua dice che non sono mai riusciti a trovare il modo, Pruslas se ne è semplicemente andato dalla cittadina dopo aver ucciso tutti coloro che stavano in quel territorio. >> Spiegò Isabella, improvvisamente più triste. Avevano scoperto chi avevano di fronte, ma non avevano ancora idea di come fare a farlo fuori e questo non aiutava di certo. Dean guardò fuori dalla finestra, notando improvvisamente che era diventato buio. Una giornata praticamente sprecata tra battibecchi e bisticci.

<< é meglio pensarci a stomaco pieno. >> Disse improvvisamene il biondo sentendo solamente in quel momento lo stomaco brontolare in maniera rumorosa. Scesero tutti le scale e andarono nel pub a fianco del motel ordinando tre panini che arrivarono subito, unti e deliziosamente grassi, che accompagnarono con una bella birra chiara. I tre al tavolo erano taciturni, avevano paura di dire qualcosa che avrebbe potuto offendere uno dei compagni di caccia ed intorno a loro sentivano persone urlare e scornarsi continuamente, segno che la forza del demone si stava rafforzando sempre di più. Sembrava una situazione al limite tanto che a Dean sembrò che i loro battibecchi fossero solamente litigi poco animati in confronto a ciò che la gente si urlava nel pub. Mangiarono in silenzio mentre lui continuava a sentirsi uno sguardo pressante sulla schiena che lo costrinse poi a voltarsi trovando lo sguardo scuro di una ragazza che, non appena lui la guardò, gli sorrise. Era una bella ragazza dagli occhi da cerbiatta e capelli ricci e biondi, sembrava avere anche un bellissimo fisico con un bel seno sodo messo in bella vista dal top scollato nero. E stava sorridendo, anzi no! Lo stava guardando e stava sorridendo a lui. Come poteva farsi sfuggire un bocconcino del genere? Il biondo si ripulì il viso col tovagliolo prima di sorridere agli altri due commensali ed alzarsi, attraversando la sala per andare da quella giovane, cominciando a conversare in maniera amorevole ed amichevole finendo per strapparle il numero di telefono. Dopotutto chi poteva resistergli? E perchè mai dovevano farlo? Dean sapeva di essere un bell'uomo, sapeva di avere una certa influenza sul sesso femminile, quindi perchè non utilizzarlo questo fascino? Tornò al tavolo soddisfatto e trionfante, un grosso sorriso sul volto mentre faceva notare al fratello la sua impresa. Era una cosa che faceva sempre e Dean sembrava quasi essersi scordato della presenza di Isabella, che lo guardava furioso.

<< C'è qualcosa che non va? >> Domandò lui guardandola attentamente. Sapeva che era arrabbiata, si era reso conto che l'aveva ferita quello che aveva appena fatto, ma l'aveva fatto lo stesso. Quelle erano diventate le sue abitudini ora e non voleva cambiarle.

<< Hai anche il coraggio di chiedermelo? >> Rispose lei cominciando ad alzare il tono di voce che però non risultava mai stridula o sgradevole. Sembrava indignata.

<< Non capisco perchè devi essere incazzata con me. >> Rispose nuovamente lui, stanco di litigare, cominciando ad appallottolare un fazzoletto di carta per poi buttarlo sul tavolo con stizza facendo ridere nervosamente la giovane che si guardò attorno, le labbra ridotte ad una fessura, le dita delle mani serrate fino a far sbiancare le nocche.

<< Potresti almeno avere la decenza di non provarci con le ragazze davanti a me. >> Disse lei spostando una ciocca di capelli che le era caduta sul viso e quanto adorava quando faceva così! Un gesto per lei così naturale, ma che la faceva apparire ancora più affascinante, ancora più sexy e desiderabile.

<< Ti da fastidio? >> La sbeffeggiò, un sorriso strafottete sul viso, il corpo proteso verso quello di lei, tanto da riuscire a sentire chiaramente il suo profumo. Fu quello a far uscire la ragazza di testa. Isabella spinse via il tavolo verso Dean con stizza ed il biondo si ritrovò incastrato tra il tavolo e il divanetto su cui era seduto.

<< A te da fastidio se una persona si avvicina a me o anche solamente mi guarda più di tre secondi e io dovrei rimanere a guardare mentre tu ci provi spudoratamente con qualsiasi essere vivente di sesso femminile? >> Chiese lei incredula ed incazzata, senza nemmeno respirare, gli occhi verdi improvvisamente vivi e ardenti. La vide alzarsi e dirigersi verso l'uscita, ma non voleva lasciarla andare via così, non con lei che aveva l'ultima parola. Il cacciatore spinse via il tavolo con facilità, si alzò e corse verso di lei prendendole il polso con meno gentilezza di quanto avesse voluto. Non aveva ancora finito di parlare. La vide girarsi verso di lui, il volto ancora scuro e gonfio a causa delle percosse ricevute, ma ciò non lo fermò e la sua lingua si mosse praticamente da sola.

<< Non stiamo più insieme tesoro... >> Sputò lui guardandola dritta negli occhi. Non avrebbe mai voluto dire quelle parole e lo ferirono gli occhi improvvisamente lucidi della ragazza. Sapeva benissimo dove colpirla, sapeva cosa le faceva male e cosa le dava solamente fastidio e lui aveva puntato a ferirla duramente, a colpire quella cicatrice ancora aperta e sanguinante. La reazione non tardò ad arrivare e Dean si ritrovò con il volto girato e una guancia in fiamme che andò poi a massaggiare.

<< Sei solo uno stronzo. >> Gemette lei prima di andarsene, uscendo dal pub sbattendo la porta dietro di lei. Rimase immobile per qualche secondo, le parole di Isabella che gli ronzavano nella testa, la guancia che bruciava. Se doveva essere uno stronzo, allora, poteva almeno esserlo fino in fondo. E con quel pensiero Dean cominciò a guardarsi intorno alla ricerca della ragazza bionda per cui aveva appena litigato, non trovandola. Solo dopo minuti tornò al tavolo, tranquillo, trovando però lo sguardo sbarrato, sconvolto e impietrito di Sam.

 

Al mattino si svegliò dolorante e con un profondo senso di colpa. Aveva tradito Isabella, l'aveva fatto con delle parole che lei mai avrebbe voluto sentirsi. Si stropicciò il volto ricordando l'espressione trista della mora, le labbra che tremavano e gli occhi lucidi. Si tirò a sedere sul letto, portando una mano a stropicciare gli occhi, cercando di cacciar via quell'immagine. 

<< Sei ti senti una merda...lo sei. >> Disse Sam con voce dura. Era davanti al computer, la luce blu lo illuminava debolmente e aveva profonde occhiaie sotto gli occhi rossi e cinque lattine di bevande energetiche attorno. Poche volte l'aveva visto in quelle condizioni e, solitamente, non era mai un buon segno.

<< Hai dormito? >> Chiese il maggiore, la voce impastata dal sonno e dall'alcol. Una guancia gli faceva tremendamente male, pulsava ed era calda. Non sapeva neanche se quel dolore era realmente dovuto allo schiaffo. 

<< No, vorrei che questa situazione finisse, sta diventando insopportabile. >> Rispose Sam sistemandosi i capelli scuri. Poteva immaginare che ciò non fosse facile per lui, sopratutto perchè non poteva fare niente se non dire a loro due di smetterla, ma era troppo gentile per farlo. Lui avrebbe assistito ai loro litigi, alle loro sfuriate e ai loro battibecchi senza dire una parola. 

<< Anche io... >> Mormorò il biondo alzandosi dal letto, trovando subito lo sguardo di Sam su di lui e sembrava volerlo incenerire. Era la verità! Non voleva litigare, ma era troppo forte la tentazione...

<< Sei sicuro? A me sembra che tu ti stia divertendo. >> Sputò fuori Sam alzandosi dalla sedia per prendere le armi, appuntandosi la pistola dietro la schiena nello spazio tra i jeans ed i boxer. Dean lo guardò con sguardo interrogatorio, non capendo appieno le parole del fratello. Veramente pensava che lui si stesse divertendo? Veramente pensava che lui trovasse tutto quello divertente, o comunque non pesante? Beh, se era così si stava sbagliando di grosso, non lo conosceva affatto.

<< Forse non ti sei reso conto...ieri l'hai seguita. L'hai seguita con il chiaro intento di continuare quel litigio, o di uscirne vincitore. >> Disse il giovane gesticolando animatamente con le mani, lo sguardo basso. Sembrava agitato e frustrato, sembrava in trappola ed incapace di fare qualsiasi cosa. Sicuramente le bevande a base di taurina e caffeina non lo stavano aiutando a tenere a freno quell'agitazione che sembrava intrinseca. 

<< Dean io... >> Continuò il minore dei fratelli, fermandosi improvvisamente di colpo. Sam da nervoso ed agitato divenne improvvisamente di pietra, lo sguardo sbarrato e fisso da terra si alzò verso di lui, che si sentì gelare. Poche volte Sam lo aveva guardato in quel modo e, solitamente, non voleva dire niente di buono. Voleva dire che aveva collegato tutti i puntini ed era pronto ad una ramanzina con i fiocchi. 

<<...Lei sa di Lisa? Di Ben? >> Domandò improvvisamente, facendolo sentire ulteriormente inadatto. Dean non riuscì a sostenere quello sguardo neanche per mezzo secondo. Il cacciatore si portò una mano alla guancia, massaggiandola là dove faceva male prima di cercare le parole da dire, un sorriso tirato e colpevole. Non c'era stato tempo, dopotutto, per dirle che aveva passato mesi in casa con una donna, che aveva abbandonato la caccia, che aveva quasi adottato un bambino che aveva pensato fosse il proprio, che aveva avuto una relazione stabile e duratura. Che aveva avuto con Lisa ciò che non aveva avuto il coraggio di avere con lei. Non c'era stato tempo nel dirle che aveva paura di avere avuto un figlio con quella donna, anche se Lisa aveva sempre negato...eppure Ben gli somigliava così tanto! Non c'era stato tempo o non aveva avuto il coraggio ed il fegato. 

<< Non lo sa...e non saprà neanche delle altre immagino. Neanche di quelle che hai avuto quando, teoricamente, avevi una relazione con lei...>> Continuò Sam portandosi le mani a tirare indietro i capelli, una risata isterica che cominciava a nascondere dalla gola dello spilungone. Dean sapeva perfettamente dove il fratello voleva arrivare, ma non gli sarebbe mai piaciuto ammettere tutto ciò. Non voleva ammettere a sé stesso, in primis, di esser stato un completo stronzo, di averla tradita quando le aveva promesso di tornare, quando le aveva promesso che lei sarebbe stata l'unica. Non voleva ammettere di essere stato debole, di non esser riuscito ad aspettare, di non tenere a lei tanto quanto lei teneva a lui. Dean più volte aveva pensato che, se veramente l'avesse amata, non sarebbe mai riuscito a finire a letto con altre. Se era così, però, perchè tornava da lei? Perchè si sentiva bene solo quando era in sua presenza? 

<< Dovete smetterla e sarà meglio che tu le dica tutto prima che scopra da sola quanto tu sia stato stronzo in tutti questi anni. >> Mormorò nuovamente Sam prima di incamminarsi verso il bagno, le dita ancora intrecciate ai capelli castani, la testa che si muoveva lentamente

<< Non la meriti Dean. >> Finì il minore, entrando dentro il bagno, andare in bagno, chiudendo violentemente la porta dietro di sè, lasciandolo solo.  
 

Dean aspettò che il fratello uscisse dal bagno prima di prendere il suo posto ed andare a lavarsi e cambiarsi, prima di uscire con uno sbuffo, trovandosi davanti alla porta Isabella. Si sentiva in colpa per quello che aveva detto la sera precedente e vederla così pallida lo faceva soffrire ancora di più. Era stato veramente cattivo con lei.

<< Dobbiamo trovare questo demone, il prima possibile. >> Disse la giovane parlando solo ed esclusivamente con Sam che roteò gli occhi vistosamente, rischiando di farla incazzare nuovamente. Dean la vide prendere un profondo respiro prima di tornare a guardare il minore dei fratelli. La tensione si poteva tagliare con un coltello, lei neanche lo degnava di uno sguardo, sfuggiva continuamente. Sembrava non aver dormito affatto.

<< Torniamo dalla vedova, è la nostra unica pista e forse abbiamo avuto semplicemente una impressione sbagliata su di lei, troppo positiva. >> Propose Isabella trovando l'assenso di Sam che subito si buttò nell'Impala, inserendo le chiavi nel quadro. Li avrebbe lasciati in quel parcheggio se non si fossero mossi, sembrava avere abbastanza motivi per farlo ed era anche abbastanza incazzato. Il ragazzo ebbe una guida nervosa, ma alla fine li portò dalla vedova che li salutò con un bacio sulla guancia e un cordiale sorriso, invitandoli nuovamente in casa a bere un the. Dean si avventò immediatamente sui biscotti presenti sul tavolino di vetro, cominciando a mangiarli e parlare sbiascicando, lasciando briciole ovunque.

<< Lei ha mai avuto problemi in questi giorni? >> Domandò Sam guardandola attentamente, cercando di ignorare il fratello. La signora subito scosse la testa, smuovendo il caschetto castano con un movimento fluido e ruffiano. Quella signora aveva il sorriso sempre presente sul viso e non sembrava realmente provata dalla perdita del marito.

<< Non ho molti amici qui, non ho avuto occasione di legare con qualcuno. >> Rispose lei e lì finì la loro conversazione, con lei che si scusava cacciandoli praticamente di casa perchè doveva fare commissioni. I tre si diressero verso l'uscita e salutarono la cordiale signora una seconda volta, la confusione presente sui volti di tutti i cacciatori.

<< Niente, sembra realmente una persona normalissima. >> Disse nuovamente Sam guardandoli attentamente, preoccupato. Sapeva che adesso una bomba sarebbe scoppiata. Però aveva ragione; quella donna non sembrava avere niente che non andasse e non c'era odore di zolfo e la casa era pulita, Dean stesso aveva controllato.

<< Forse se Dean ci flirta un po' può possiamo scoprire qualcosa in più su di lei....>> Cominciò a dire Isabella giocando con la collana con finta innocenza, lo sguardo sfuggente. Aveva ancora il dente avvelenato dalla scorsa sera e Dean poteva anche comprenderla. Cercò però di non rispondere per il bene del fratello, che sembrava aver già superato il limite di sopportazione.

<< Ma forse è un po' troppo vecchia... >> Continuò lei andando a guardare improvvisamente Dean con sguardo accusatore. Il biondo strabuzzò gli occhi a sentirle dire quelle parole. Sapeva che lei era arrabbiata con lui, ma mai avrebbe pensato che tirasse fuori quella storia, non ancora, per l'ennesima volta. Questa volta nemmeno tutto l'amore che provava per Sammy sarebbe riuscito a fargli tenere la bocca chiusa.

<< Ma no, dopotutto io preferisco le donne più mature...>> Rispose lui a tono rimarcando l'ultima parola, facendola andare su di giri. Il cacciatore vide il volto della ragazza indignarsi e diventare sempre più rosso, sempre più arrabbiato. Nuovamente aveva colpito uno dei numerosi nervi scoperti della ragazza.

<< Oh veramente? Allora devo essere veramente speciale visto che ero una ragazzina quando mi hai portata a letto! >> Urlò lei sputando fuori tutto il veleno che aveva. Dean aveva visto che aveva cercato di trattenersi, ma le sue guance si erano gonfiate e alla fine non era riuscita a stare zitta. Aveva ragione però...quando loro due si erano incontrati Isabella era solamente una ragazzina di sedici anni che gli aveva fatto perdere perdutamente la testa.

<< Sono solo stato ammaliato dal tuo bel faccino e, sopratutto, dal tuo sedere...>> Sussurrò lui facendo una delle sue solite smorfie, arrivando ad un centimetro dal volto della giovane mentre la sua mano destra era andata a stringere con forza il gluteo tonico della ragazza, per lasciargli poi una forte pacca facendola sussultare. La vide aprire e chiudere la bocca due volte, ma non la lasciò parlare. Non questa volta.

<< Dannazione Isabella! Perchè ce l'hai tanto con me?! >> Domandò il biondo, sbottando improvvisamente. Avrebbe potuto essere più matura no? Avrebbe potuto almeno sforzarsi di non lasciarsi trasportare dalla rabbia e dall'ira come al suo solito.

<< Perchè ce l'ho con te?! Tu mi hai lasciato con mio padre, mi hai lasciato con lui anche dopo aver saputo che mi picchiava! >> Rispose lei andandogli addosso con forza, cominciando a colpirlo in pieno petto con i pugni chiusi mentre il suo volto si deformava dalla rabbia e dalle lacrime.

<< Quella mattina mi hai visto! La mattina del tuo addio mi hai visto! Ero alla finestra e ti chiamavo e tu mi hai visto poco prima che lui mi prendesse e mi hai lasciato con lui...non hai fatto niente, sei scappato! Avresti potuto salvarmi ed invece hai deciso di andartene via ancora una volta! >> Scoppiò lei continuando a colpirlo in petto mentre le lacrime scendevano lungo le sue guance scarne. Dean ricordò il loro ultimo giorno insieme; il labbro spaccato e il volto nascosto dal cappuccio e ricordò la rabbia che aveva provato quando aveva scoperto che a fargli quello era stato suo padre, colui che avrebbe dovuto proteggerla ed aiutarla. Dean scosse la testa, non si meritava tutto quello.

<< Non ti ho vista! Se fosse stato così sarei subito venuto da te. >> Disse lui cercando di mantenere la calma senza però trovarla. Non voleva sentire quelle accuse, sopratutto da lei! Aveva fatto quello che aveva fatto per cercare di tenerla più al sicuro possibile e lei non poteva neanche immaginare quanto gli sia costato separasi da lei, doverla lasciare indietro. Aveva cercato di affrontare il tutto con calma e con maturità, ma anche lui si era sentito sprofondare quando era rientrato dentro l'Impala per andarsene definitivamente.

<< Dovevo lavorare Isa! Volevo solo proteggerti e andarmene sembrava la cosa migliore! >> Urlò lui prendendole i polsi, fermandola immediatamente. La guardò attentamente negli occhi perchè lui voleva che lei lo guardasse e capisse che quello che stava dicendo era la verità. Quello che trovò fu, però, un essere spezzato e rotto, un essere che non era riuscito a sopportare tutto ciò che era successo nella vita ed aveva finito per dividersi in mille pezzi. E lui poteva considerarsi uno dei carnefici.

<< Mi hai lasciato da lui...mi ha quasi ucciso e ha continuato a picchiarmi fino a costringermi a scappare di casa. Avrei preferito andare a caccia con te, stare con te, piuttosto che vivere tutto quello.... >> Mugugnò lei, guardandolo negli occhi, facendolo sentire terribilmente in colpa. Aveva pensato di salvarla lasciandola indietro, aveva pensato di tenerla al sicuro non pensando che tipo di mostro era rinchiuso nelle mura di casa sua. Era anche colpa sua tutto ciò che le era successo e quella consapevolezza stava cominciando a schiacciarlo. 

<< Non lo sapevo giuro...io pensavo di averti lasciata al sicuro, pensavo di aver fatto la cosa giusta...non ti meritavi questa vita. >> Sussurrò lui continuando a guardarla, prendendole il viso tra le mani stringendolo, facendo in modo che lei lo guardasse ancora. Lei non si meritava tutto quello. Dean l'aveva sempre considerata troppo pura per essere una cacciatrice. Troppo buona, deliziosamente ingenua e genuina...ed invece, alla fine, il destino si era preso beffa anche di lei. Il ragazzo guardò quel bellissimo viso segnato dai lividi e dalle lacrime, guardò gli occhi arrossati e le labbra talmente mangiate da far uscire sangue. Lei era così autodistruttiva, lo era sempre stata e lui aveva avuto la presunzione di pensare di salvarla. Anche da sé stessa. Come sarebbe stata la loro vita se quel giorno avesse deciso di prendere Isabella e portarla via con sé? Come avrebbe reagito John; l'avrebbe accettata alla fine per amore del figlio? Dean ne dubitava e lei sarebbe scappata a vedere tutti gli orrori che erano costretti a vivere o avrebbe resisto? Loro due sarebbe stati ancora insieme? Sarebbero diventati una coppia di cacciatori, una famiglia? La risposta era purtroppo chiara. Lui l'aveva lasciata lì non solo per proteggerla, ma anche e sopratutto per la paura della reazione del padre. L'aveva lasciata perchè non aveva avuto il coraggio di mettersi contro il suo vecchio, non avrebbe avuto il coraggio di mettersi tra il padre, per cui sentiva rispetto, ed Isabella, per cui provava forse amore. La guardò per qualche altro secondo, le carezzò il volto tra le mani e le asciugò dolcemente le lacrime coi pollici prima di avvicinarsi a lei lentamente, continuando a guardarla fino a che le sue labbra non si posarono su quelle martoriate di Isabella e così, lui, cominciò a baciarla con dolcezza, venendo immediatamente ricambiato. Le mani grandi e pesanti di Dean cominciarono a vagare sulla schiena magra di lei mentre la baciava con desiderio e l'essere ricambiato, in quel momento, era la cosa più bella del mondo. Sentire le labbra della mora nuovamente sulle sue, muoversi all'unisono, mentre le dita fredde e tremanti, forse anche impaurite e timide, di Isabella vagavano dolcemente sul suo corpo. Era una sensazione quasi indescrivibile. Non avrebbe mai voluto separarsi da quelle labbra, ma improvvisamente sentì qualcuno urlare. Subito girò il volto, continuando però a stringerla a sè per proteggerla e vide la vedova aprire la porta con rabbia e cominciare a scendere le scale della sua abitazione, il volto era scosso da terrore e dalla rabbia mentre si avvicinava a loro con fare minaccioso. Il viso della donna continuava a mutare prendendo a volte le sembianze di una giovane donna dai ricci biondi a volte quello di un uomo dalla profonda stempiatura, che riconobbe come il proprietario del motel.

<< No! >> Urlò lei continuando ad avvicinarsi a loro e Dean sentì Isabella stringersi ulteriormente a lui, come era solita fare tre anni prima quando lui era la sua ancora di salvezza dal resto del mondo. Le braccia del cacciatore si strinsero ulteriormente sul corpicino della donna mentre il suo cuore sembrava impazzito.

<< Smettetela! >> urlò lei e Dean potè vedere una crepa sul suo viso da cui sembrava fuoriuscire fumo nero. Dean strinse la giovane ancora più a lui notando subito un'altra crepa formarsi sul volto della donna che urlò ancora e ancora mentre si portava le mani al volto, graffiandolo e urlando disperata. La vide avvicinarsi di qualche altro metro prima di bloccarsi di colpo, la bocca era diventata una fessura, gli occhi completamente neri tanto da farlo rabbrividire. La vide guardare Isabella in maniera insistente, raccapriggiante. E felice. Vittoriosa.

<< Lei...>> Sussurrò accennando un sorriso prima di scoppiare. Quando il maggiore dei fratelli riaprì gli occhi, realizzò che il grosso peso sul petto e sullo stomaco era praticamente svanito e si sentì improvvisamente meglio, più leggero, più sé stesso, meno arrabbiato.

 

Tornarono al motel in silenzio, nessuno osò dire cosa c'era stato nei momenti immediatamente prima della strana esplosione del demone. Non era mai successo niente di tutto quello e a Dean sembrava tutto assurdo, tutto strano. Non avevano esorcizzato il demone, non avevano incendiato niente, non avevano fatto niente se non...baciarsi e tenersi. Se non lasciarsi andare, lottare quella voglia di urlarsi contro ed ammazzarsi in ricordo di un sentimento più forte e più puro. E quello lo straniva. Per anni avevano fatto sempre le stesse cose, per anni avevano seguito la stessa scaletta in maniera maniacale ed ora che qualcosa era cambiato sentiva che qualcosa non andava. Camminò al fianco di Isabella sfiorando appena la spalla con la sua, un contatto appena accennato ed incredibilmente intimo. Sopratutto ora.

<< Dobbiamo preparare i bagagli, domani possiamo partire, Sammy questa sera cercherà qualcosa. >> Disse Dean mentre tornavano verso il motel. Non sapeva cosa dire, non sapeva se dire qualcosa o se lasciare andare, lasciar correre quello che c'era stato e far finta di niente o no...era indeciso e non aveva idea di cosa Isabella avrebbe preferito, non dopo quel bacio, dopo averla sentita aggrapparsi a lui come non mai.

<< Va bene, mi farò trovare pronta domani mattina. >> Disse lei prima di superarlo ed entrare in camera sua, sparendo dalla sua vista. Non si era girata, non l'aveva neanche guardato. Entrò in camera ancora scosso, una strana sensazione di chiusura alla bocca dello stomaco e ancora la morbidezza di quel bacio, il profumo della ragazza tra le sue narici...Cercò di non pensarci e cominciò a sistemare la sua roba, mettendola in maniera disordinata dentro il borsone scuro, infilandoci dentro anche le pistole e i coltelli finendo poi per stendendosi sul letto. Fu ben presto seguito da Sam che aveva a malapena parlato da quando erano lì. Il moro prese il suo laptop e Dean lo vide cercare qualcosa creando un click sonoro ogni qual volta cambiava pagina.

<< Potremmo andare in California, sembra ci sia qualcosa di interessante >> Disse lui prima di chiudere il computer e mettersi a letto, spegnendo ogni luce. Dean lo sentì russare dopo qualche minuto, il respiro pesante e regolare di chi era caduto nelle braccia di Morfeo. Perchè suo fratello ci riusciva e lui no? Perchè ogni volta che chiudeva gli occhi sentiva il cuore battere all'impazzata mentre la sua mente tornava al bacio che c'era stato poco prima con Isabella? Si alzò dal letto con uno scatto, prese le chiavi dalla stanza e aprì la porta chiedendola dietro di sé cominciando poi a camminare verso la stanza successiva, bussando due volte sulla porta squallida e di legno leggero che quasi si flesse sotto i suoi colpi. Aveva il fiato corto, il petto si alzava e si abbassava velocemente e i suoi occhi erano fissi contro il pavimento ed i propri piedi. Che stava facendo? Stava per combinare l'ennesimo casino? Ora che sembrava esserci nuovamente calma? Alzò gli occhi verso la porta ancora chiusa e stava per girarsi ed andarsene quando essa si aprì, rivelando il volto di Isabella, un livido vistoso e scuro sulla guancia sinistra e sulla mascella, gli avambracci fasciati e i polsi lividi.
Fragile.
Era vestita con una sola maglia lunga che le arrivava a metà cosce, i capelli scompigliati e l'espressione confusa, le gambe incrociate e le mani che stringevano la fine della maglia, spingendola verso il basso cercando di coprirsi. La vide guardarlo con sguardo interrogatorio e Dean, subito, notò il sopracciglio scuro alzato mentre lei si mordeva con forza il labbro inferiore, forse indecisa sul da farsi. Infine Dean non pensò a niente; si gettò su di lei con foga, le sue labbra su quelle della giovane, le mani a racchiudere quel volto che mai aveva dimenticato, il corpo che andava a premersi contro quello della cacciatrice come un ricordo. E fu stupendo notare che le loro labbra si modellarono, come se non si fossero mai scordate ed Isabella ricambiò immediatamente il bacio con passione.
Il cacciatore non oppose la minima resistenza quando le dita della giovane strinsero la propria maglia, trascinandolo in stanza.

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Capitolo 9
*** 9. ***


Isabella
 

Si svegliò di soprassalto da un incubo. Si ritrovò sudata e con la gola roca, secca. Aveva sognato il momento dell'esplosione della donna, la maniera in cui l'aveva guardata e squadrata. Il modo in cui aveva sussurrato quelle parole l'aveva fatta rabbrividire. Poi l'incubo cambiava e la giovane veniva catapultata nella sua vecchia casa, bottiglie di alcol e birra ovunque, suo padre che russava sonoramente sul divano ed un uomo in cucina; i capelli rossi come il fuoco e gli occhi neri come la pece. Si girò a guardarla e sorrise, vittorioso. Cercò di calmarsi, cercò di non pensare a quello che aveva appena visto, cercò di dimenticare senza però riuscirci. Guardò l'orologio, scoprendo che erano solamente le quattro del mattino. Il sole era ancora basso e di fianco a lei c'era Dean, la guancia premuta contro il cuscino mentre russava leggermente e si ritrovò a sorridere a quella visuale. Sembrava di tornare indietro nel tempo, a quando erano solamente dei ragazzi che disobbedivano ai loro rispettivi padri. Era così tranquillo e pacifico che le dispiaceva svegliarlo. Andò a scoprirsi e si mise sul bordo del letto, i piedi che toccavano le fredde piastrelle e le mani erano intrecciate ai capelli, il corpo ancora scosso da quell'incubo.

<< Torna a letto. >> Mormorò Dean allungando un braccio verso di lei, prendendola in vita. Sorrise nel vederlo così sereno e così tranquillo, nel sentire quella voce assonnata. Si avvicinò a lui, pettinandogli i corti capelli biondi con le dita, carezzandogli poi il volto con i polpastrelli, lentamente.

<< Dean...>> Lo chiamò continuando con gesti lenti e delicati. Il ragazzo non aprì gli occhi, ma si avvicinò a lei ulteriormente. Poteva sentire il calore irradiato dal suo corpo seminudo scaldarla in quella notte fretta, poteva sentire il profumo leggermente muschiato che la faceva uscire di testa e che la faceva tornare indietro nei ricordi.

<< Dovresti tornare da tuo fratello. >> Disse lei con un sorriso timido sulle labbra tentando di svegliarlo, sentendosi però anche in colpa. Lo sentì mugugnare qualcosa e lo vide aprire lentamente gli occhi andando subito ad agguantarla per la vita col suo braccio muscoloso. Isabella rise venendo trascinata verso di lui e si sdraiò al suo fianco, placida, venendo subito abbracciata stretta. Lo sentì sospirare debolmente prima di posare la guancia leggermente ispida sulla sua spalla nuda provocandole solletico.

<< Non voglio andarmene. >> Mugugnò lui continuando a tenere gli occhi chiusi, ma tenendo il braccio ben saldo su di lei rendendole impossibile scappare. Isabella fece scorrere lentamente le sue dita sul suo braccio, notando in quel momento quanto fosse diventato più grosso.

<< Sam farà domande e...>> Cominciò a dire lei senza però trovare le parole giuste. Dopotutto non le interessava niente se Sam avesse scoperto che il fratello aveva passato la notte da lei, sopratutto perchè tra loro non c'era stato niente di così eclatante se non qualche bacio, qualche carezza quasi timorosa. Quella sera avevano finito tenersi stretti l'uno all'altra fino ad addormentarsi con lei poggiata al petto di lui. Avevano fatto un qualcosa di assolutamente diverso, di così normale, che tutt'ora ne era stupita. Era rimasta interdetta quando lo aveva visto davanti alla sua porta ed era ancora più stupita di ciò che lei aveva fatto. L'aveva letteralmente trascinato dentro la propria stanza e poi sul letto, finendo a cavalcioni su di lui senza smettere neanche un secondo di baciarlo, beandosi di quelle labbra che le erano mancate in maniera terribile. Aveva sorriso su quelle labbra, aveva stretto la carne dell'uomo tra le sue dita e aveva lasciato che lui la toccasse. Lo aveva spogliato, togliendogli la maglia scura a maniche corte ed aveva lasciato che lui facesse lo stesso, togliendole la maglia che fungeva da pigiama. Aveva lasciato che gli occhi verdi di Dean scorressero lungo le sue spalle e le sue braccia, lungo le clavicole e lungo la schiena. Lo lasciò sfiorare tutte le cicatrici, tutti i segni che quel corpo che a malapena le apparteneva aveva impresso. Non era però riuscita ad andare oltre; un blocco mentale l'aveva fatta praticamente irrigidire tra le mani di Dean, che aveva avuto la sensibilità di non chiederle niente e di trascinarla a letto con lui, abbracciandola e carezzandole i capelli.

<< Perchè mai ti dovrebbe interessare di Sam? Non...non c'è niente tra voi, perchè dovrebbe interessarti ciò che lui pensa? >> Domandò lui, slacciando l'abbraccio facendola sentire immediatamente nuda e vulnerabile. Lo vide mettersi a sedere, il volto corrucciato mentre si stropicciava il viso, alzandosi poi dal letto di malavoglia. Lei subito si inginocchiò sul materasso, raggiungendo il bordo, gli prese il braccio e lo trattenne un poco a sé.

<< La verità è che... >> Cominciò a dire Isa sentendo la bocca improvvisamene secca mentre lui la guardava intensamente, le mani grandi e calde avevano raggiunto i suoi fianchi, sfiorandoli e carezzandoli dolcemente. Quando la guardava in quel modo lei non capiva più niente, era sempre stato così.

<< Ho paura di soffrire ancora. Ho paura di essere nuovamente lasciata indietro. Ho paura Dean... >> Ammise dopo qualche secondo sentendosi più libera. La loro relazione era stata una sofferenza dall'inizio alla fine; non poter farsi vedere da nessuno, dover continuare a rincorrersi, aspettare sempre il ritorno dell'altro e non poter mai essere, o anche solo sembrare, normali. Avevano vissuto una relazione, se così si poteva chiamare, di cinque anni completamente clandestina; non avevano mai potuto cenare ad un ristorante insieme, non erano mai potuti andare al cinema, non avevano potuto camminare mano nella mano per le vie della sua città. Quando erano insieme si nascondevano, andavano nella periferia o alla vecchia chiesa sconsacrata oppure, quando andava bene, Isabella sgusciava dentro il motel di Dean da una finestra, il volto coperto e il corpo infagottato da abiti larghi. Non era questo che lei voleva adesso, non era questo di cui aveva bisogno. Il filo dei suoi pensieri si interruppe quando si sentì circondare dalle possenti braccia del ragazzo che la trasse a sé, tenendola stretta per secondi che le sembrarono interminabili. La giovane posò il mento sulla sua spalla, beandosi di quel momento. Continuava a pensare a quell'inferno che aveva passato quando erano solo adolescenti, era un chiodo fisso nella sua mente che le impediva di andare avanti. Come se suo padre potesse sbucare da un momento all'altro, tornando a farle del male perchè lei si era innamorata di un ragazzo che lui non apprezzava.

<< Isa non deve essere nulla di...serio. Possiamo goderci il momento, cercare almeno di farlo. >> Mormorò lui baciandole i capelli, facendola sentire bene, ma incompleta. Godersi il momento e quello che c'era, non avere paura di etichette e di spiegazioni, lasciarsi trasportare da ciò che l'uno provava per l'altra e non avere paura. E quell'ultima parte sarebbe stata la più difficile per lei perchè aveva paura di perderlo di nuovo, di vederlo salire sulla sua Impala e scomparire per sempre. Aveva paura di essere nuovamente solo un rimpiazzo, di essere solamente un fantasma del passato da cui lui non voleva separarsi. Non voleva essere solamente la ragazza con cui andava a letto. Era cresciuta, voleva qualcosa in più, ma sapeva anche che nessuno dei due poteva più permetterselo. Sorrise dolcemente lasciandosi cullare dalle braccia di Dean. Si erano ritrovati da poco e si stavano lentamente riavvicinando, ma avevano anche ripreso a litigare, come era loro abitudine anche quando erano stati insieme anni prima. Non erano in grado di stare tranquilli, di godersi ciò che avevano; loro litigavano e così facendo si infiammavano ed il più delle volte finivano con l'andare a letto. Il vero motivo per cui litigavano però era che entrambe erano testardi, orgogliosi, entrambe volevano avere sempre ragione.

<< Va bene. >> Sussurrò lei prima di venire investita dalle labbra di lui e sorrise su quelle labbra finalmente ritrovate.

 

Si ritrovò giù con gli altri alle nove del mattino notando immediatamente il sorriso furbo e soddisfatto dipinto sul volto di Dean, ma almeno ebbe la decenza di non far niente. Voleva comunque parlare con Sam prima, voleva dirgli quello che c'era stato e quello che si erano detti, almeno per correttezza. Adorava quel ragazzo e voleva capire se anche a lui andava bene quella specie di cosa che lei e Dean volevano intraprendere. Altrimenti Isabella avrebbe chiuso tutto, o comunque se ne sarebbe andata. Sapeva bene quanto Sam fosse importante per Dean e non voleva in nessun modo che il loro rapporto si incrinasse. La cacciatrice sorrise ai due, forse leggermente imbarazzata, prima di buttare il borsone dentro la macchina, andando poi a sedersi nei sedili posteriori, lasciando che Sam si sedesse di fianco al fratello. Avrebbero dovuto affrontare un lungo viaggio; sarebbero dovuto andare in Oregon, dove sembrava esserci un caso di vampiri e lei odiava i vampiri; erano scaltri, intelligenti, incredibilmente forti e non erano facili da ammazzare come si leggeva nelle favole.

<< Facciamo una pausa questa volta, ci fermiamo in Nevada, abbiamo bisogno di qualche provvigione >> disse Dean mettendo in marcia la sua Baby. Quella macchina era stata spettatrice di tanti loro incontri ed Isabella sapeva quanto importante fosse per il cacciatore che la curava in maniera quasi maniacale. Era incredibile come Dean non lasciasse guidare il fratello, a meno che lui non avesse sonno o fosse disperato. Non sapeva se Sam fosse un pessimo guidatore o se Dean fosse solamente geloso di quel gioiellino.

<< Andiamo al Kinky? >> Chiese Sam alzando gli occhi al cielo e subito Isa notò che Dean la stava guardando attraverso lo specchietto della macchina, le gote leggermente arrossate e il suo solito sorriso da paraculo sul volto. Poteva immaginare che tipo di locale fosse; spogliarelliste e gioco d'azzardo.

<< No, ma che dici? >> Rispose Dean, arrampicandosi sugli specchi.

<< Ah no, e dove allora? >> Domandò Isabella, sporgendosi un poco in avanti andando a sfiorare la guancia del biondo col labbro inferiore, sentendolo trasalire. Nonostante la vita che conducevano loro erano ancora giovani, erano ancora ragazzi che avevano voglia di divertirsi. Eppure non potevano concederselo, se non raramente. 

<< Ovunque, ma dobbiamo prendere un po' di soldi. >> Tagliò corto lui e subito Isabella saltò sul sedile, battendo le mani con forza, contenta. Sapeva cosa volevano dire quelle poche parole; biliardo o qualche gioco d'azzardo. Era bravissima a giocare a biliardo e anche a poker e a volte si sentiva quasi una ladra quando trovava giovani ingenui che pensavano di poterle sfilare qualche bacio in caso di vittoria, finendo poi senza pantaloni.

<< Sono bravissima nel gioco sai? >> Disse lei con un largo sorriso facendo sorridere anche il biondo, che continuava a fissarla dallo specchietto. Sam si girò, guardandola con un largo sorriso stampato sul volto. Tutta la tensione provata in quei pochi giorni sotto l'influenza di Pruslas sembrava finalmente esser andata via.

<< Non scherzare, ti straccerò, ma ti lascio la scelta del campo di gara. >> Disse Sam con un sorriso largo stampato sul volto, facendole nascere spontaneamente una smorfia sul volto. Poche volte aveva visto quel ragazzino sicuro di sé, ma Isabella sapeva perfettamente quanto fosse brava, sapeva ciò che era in grado di fare.

<< Vedremo. >> Rispose lei prima di tornare a sedersi in maniera più composta, guardando fuori dal finestrino. Era strano cacciare in compagnia, non era quasi più abituata, ma le piaceva. Non cacciava più in compagnia da tanto tempo, da quando la coppia di cacciatori che l'aveva salvata era morta.

 

< Come ti chiami? >> Domandò una donna dalla pelle scura ed i capelli corti, il volto magro e pesanti rughe ad incorniciare grandi occhi marroni. Isabella cominciò a tremare vistosamente a quella domanda. In uno scatto scomposto allungò il braccio sinistro, le dita della mano che stringevano con forza il lungo coltello da cucina sporco di sangue. La donna non si mosse neanche di un centimetro e non sembrava spaventata. Sembrava impietosita.

<< Non ti faccio niente, lo giuro. Sono dalla tua parte...>> Continuò lei con voce calma e calda. Isabella scosse la testa mentre apriva e chiudeva le labbra più e più volte, forse cercando anche di parlare, ma nessun suono uscì dalla sua gola. Gli occhi verdi della ragazza si riempirono di lacrime, ma non per questo abbassò il coltello.

<< Darleen lasciala stare! É solo tempo perso...>> Urlò un uomo che sembrò comparire dal nulla. Isabella subito andò a girare le spalle verso l'uomo, la mano che tremava vistosamente, il fiato corto e ricordi di dolore cominciarono a passarle davanti agli occhi. 

<< Sei un cazzo di idiota! Non lo vedi che è spaventata! Ed è ferita...non possiamo lasciarla qui in mezzo alla strada in queste condizioni. >> Rispose la donna, rimproverando l'uomo dalla pelle mulatta che era sceso dalla macchina. Isabella vide l'uomo rovesciare gli occhi all'indietro e tirare un calcio alle ruote della sua automobile, forse imprecando. Tremò, stringendosi nelle spalle davanti a quella forza. 

<< Non ti faremo del male. Siamo brave persone e voglio solo aiutarti, portarti in un motel e darti una lavata...i tuoi piedi sanguinano, hai una brutta ferita al braccio,  vorrei solo dargli un'occhiata. >> Continuò la donna avvicinandosi ulteriormente a lei. Isabella non sapeva più chi guardare; i suoi occhi saettavano da una parte all'altra, da una persona all'altra, prima di sentire un dolore alla mano ed al polso. La donna si era avvicinata velocemente e le aveva strappato via il pugnale che aveva per proteggersi, facendola sentire improvvisamente ancora più nuda. In un moto impulsivo Isabella andò a stringersi il petto con le braccia, andando a coprire il corpo seminudo. Poco le interessava che, così facendo, la ferita sul braccio si fosse ulteriormente dilatata. 

<< Così stiamo tutti più tranquilli, giusto? >> Mormorò Darleen guardando l'uomo che era stancamente appoggiato al camioncino.

<< Non abbiamo tempo per queste puttanate...sarà solamente una senzatetto o qualcosa del genere. >> Sbuffò l'uomo, facendo spazientire la donna, che gli rivolse un'occhiata di fuoco. 

<< Non mi interessa Joshua! É una ragazzina! Siamo cacciatori, ma siamo ancora umani! >> Urlò la donna, frustrata. Ci fu una sola parola ad attirare l'attenzione di Isabella. Cacciatori. Erano anche loro cacciatori e subito la sua mente tornò a momenti più felici, all'unico cacciatore che aveva conosciuto ed amato. A quel ragazzo che l'aveva lasciata in pasto ad un mostro. Le braccia della giovane diventarono improvvisamente flosce, cadendole lungo i fianchi mentre ricordava gli occhi verdi di Dean Winchester che si spostavano sulla finestra prima che lei venisse presa dal padre. L'aveva lasciata indietro. Tutto l'amore che aveva per lui ormai si era trasformato in rabbia.

<< D...n Winch...er... >> Sussurrò Isabella, la voce roca, la gola che faceva male. Nonostante non fosse riuscita a pronunciare il suo nome al completo i due cacciatori sembrarono aver capito. Gli occhi nocciola di Joshua si fecero più grandi e l'uomo si staccò dalla sua auto, facendo qualche passo verso di lei mentre Darleen la guardò stranita.

<< Dean Winchester? È questo che volevi dire? >> Domandò la donna, alzando un sopracciglio tatuato. Isabella immediatamente annuì col volto. Dean le aveva sempre detto che alcuni cacciatori potevano essere persone rispettabili, che non tutti erano bastardi senza cuore. E Darleen si era pur sempre fermata per aiutarla, no?

<< Come lo conosci? >> Domandò Joshua, più sospettoso tra i due. E quella domanda le riempì nuovamente gli occhi di lacrime, facendola tremare ancora di più. Come mai lo conosceva? Forse quella non era la domanda giusta da farle. Joshua cominciò a ridere, una mano sulla pancia mentre tornava all'auto.

<< Se la sarà portata a letto, come tutte le altre...ecco come conosce quel piccolo bastardo >> scherzò nuovamente l'uomo facendola crollare ulteriormente. Isabella sentì le ginocchia cedere e si ritrovò a graffiare l'asfalto con le unghie ed i polpastrelli. E fu in quel momento che un sasso le capitò tra le dita. Non seppe dove prese la forza, o anche solamente il coraggio. Isabella chiuse le dita intorno a quel sasso, si alzò e lo lanciò debolmente contro l'uomo, beccandolo in piena schiena. Ci fu un momento di silenzio. Non soffiava più il vento, gli animali avevano smesso di muoversi e nessuno dei tre respirava.

<< Cazzo >> Mormorò Darleen prima di vedere l'uomo girarsi e tuonare sulla ragazza, gli occhi di lui erano incollati in quelli rossi e lucidi della ragazza, che sostenne quello sguardo fino alla fine.

<< Non è forse così? >> domandò lui, beffardo e col sorriso già spuntato sul volto. Non poteva permetterglielo...Isabella fece di no con la testa e cominciò a picchiare coi pugni sul petto dell'uomo, con tutte le poche forze che aveva. E tutto quello non fece altro che provocare le risa di quello che era un gigante di uomo. 

<< Mi piace questa ragazza...>>

 

<< Sai quanti sono? >> Stava chiedendo Dean al fratello che continuava a rileggere le notizie che aveva stampato poco prima di partire.

<< Dovrebbero essere quattro o cinque vampiri massimo e neanche troppo intelligenti vista la scia di sangue che si stanno trascinando dietro. >> Aveva risposto il minore dei fratelli tornando poi a guardare la strada davanti a sé. Non le piaceva andare a caccia di vampiri, sopratutto perchè avevano un aspetto normale, umano, e le costava tanto tagliar loro la testa.

<< Prima finiamo questo lavoro meglio è. >> Sussurrò Dean, la voce tesa e bassa mentre il suo sguardo era concentrato sulla strada. Tornò a guardare fuori, gli occhi le pizzicavano e le sembrava poco adatto farsi vedere piangere così dal nulla. Chiuse gli occhi lottando contro i singhiozzi che le stavano crescendo nel petto, pregando di addormentarsi.

 

Si risvegliò dentro un letto dal materasso duro e le lenzuola che pungevano. Si guardò un po' attorno, ancora assonata e distante, notando subito delle vecchie mura ammuffite e la mobilia scadente, capendo che erano arrivati ad un motel. Si alzò, prese le sue cose e andò a bussare nella porta accanto sapendo di trovarci i fratelli Winchester e così fu. Dean era seduto su una sedia e stava affilando il suo machete, quello che le aveva puntato addosso, quello che le aveva segnato il petto in una lunga linea che percorreva lo sterno mentre Sam stava leggendo qualcosa sul suo computer. Alzarono lo sguardo e il biondo alzò un angolo delle labbra nel suo solito sorriso strafottente.

<< Buongiorno principessa. >> Disse lui continuando a passare la cote sulla lama che diventava man mano sempre più lucida, sempre più affilata e letale.

<< Mi hai portato tu? >> Domandò lei rimanendo in piedi, lontano da tutti. Non le piaceva starsene con le mani in mano ed era quello che stavano facendo i due fratelli in quel momento. Quel flash le aveva ricordato che lei aveva un proposito, che lei aveva una missione da compiere. E stava perdendo tempo.

<< Chi altri se no? >> Rispose Dean con voce serafica, il solito sorriso stampato sul volto. Sorriso che, in quel momento, le dava solo i nervi. 

<< Sta sera andiamo al pub qua di fianco. >> Continuò lui mettendo giù il machete per poi svaccarsi sulla sedia sospirando rumorosamente. Tutta quella situazione le stava mettendo addosso una strana agitazione. Darleen e Joshua non stavano mai con le mani in mano, erano in continuo movimento e appena finivano un incarico ne cercavano un secondo senza troppa esitazione.

<< Quando siete pronti venite a bussare. >> Disse semplicemente con la voce quasi strozzata per la fatica di dover pronunciare quelle parole. Fare niente, era quello che non le riusciva affatto. Se non faceva niente tutti i ricordi e gli incubi tornavano a galla. Si buttò dentro la sua camera sbattendo la porta dietro di sé e avrebbe voluto urlare, neanche lei sapeva perchè. Prese la sua pistola e la smontò con abilità prima di cominciare a pulirla con attenzione in ogni sua parte, sfregando con furia su ogni graffio e sulla trappola del diavolo incisa sul calcio e continuò a strofinare finchè non si trovò davanti un'arma quasi nuova che gettò sul materasso dietro di lei. Non aveva un arsenale come Sam e Dean, le sue armi si limitavano a tre pistole, un fucile, cinque pugnali e un tirapugni, ma fino ad ora era riuscita a farsele bastare. Un leggero bussare le fece alzare la testa. Era sicura di sapere chi aveva bussato e, se anche fosse stato qualcuno di male intenzionato, era circondata da armi che sapeva perfettamente usare.

<< Sì? >> Domandò senza andare alla porta. Era passata forse un'ora da quando si era svegliata e il sole era ancora alto, era troppo presto per andare al pub.

<< Sono io. >> Rispose Dean al di là della porta continuando a bussare delicatamente sul portone fino a che esso non si aprì cigolando. Non aveva neanche avuto l'accortezza di chiuderla a chiave prima. Dean entrò chiudendo la porta dietro di sè, studiandola in volto, rimanendo a distanza di sicurezza. Probabilmente sapeva perfettamente che in quel momento la cosa migliore era lasciarla sbollire in santa pace. Il biondo si sedette sulla sedia e la osservò attentamente senza però emettere nessun suono per i primi venti minuti.

<< Ti è passata? >> Chiese lui dopo qualche secondo ricevendo in cambio un finto sorriso.

<< Oh andiamo! Cosa posso aver combinato questa volta? >> Domandò un poco stizzito, forse anche stanco. Avevano detto che avrebbero provato a godersi il momento, ma non era mai facile per i cacciatori. Perchè non c'erano momenti. C'era solo la caccia.

<< Assolutamente niente, solo che non mi piace starmene con le mani in mano. >> Rispose lei alzandosi dal letto per mettere via le pistole dentro il borsone, nascondendole tra i vestiti. Sentì la sedia scricchiolare un poco e i passi pesanti di Dean verso di lei ed era tentata di girarsi e chiedergli perchè aveva pensato che ce l'avesse con lui quando sentì le sue labbra baciarle dolcemente il collo, mentre le mani grandi e calde del giovane andavano a solleticare la pelle del bacino. Il corpo della giovane per qualche secondo si irrigidì. Isabella si tese come una corda di violino mentre sentiva le dita ruvide dell'uomo carezzarle la pelle.

<< Se vuoi so io come intrattenerti per un po'... >> Mormorò sulla sua pelle facendola però rabbrividire. Sapeva perfettamente che impazziva quando faceva così, quando poggiava con delicatezza le labbra sulla sua pelle facendole venire la pelle d'ora, quando le sussurrava con voce roca che la desiderava. Era bravissimo in quelle cose, ci sapeva decisamente fare e aveva paura a pensare a quante ragazze avesse sedotto in quel modo, quante avevano ricevuto quello stesso trattamento pensando erroneamente di essere speciali. Più volte aveva pensato di essere una tra tante, ma poi scacciava quel pensieri ripensando che lui era sempre tornato da lei, dopotutto. Ed ora si ritrovava a tremare, per la paura ed il desiderio. Aveva paura di rivivere un incubo, di non essere neanche più capace di donarsi ad un'altra persona, non dopo tutto ciò che era successo. E dall'altra parte tremava perchè voleva farlo, voleva cercare di tornare indietro, voleva tornare a sentirlo proprio. Le mani di Dean continuavano a sfiorarle la pelle, intrufolandosi sotto la maglia toccandole la pelle della pancia, i fianchi, sfiorandole solamente la curva del seno mentre il fiato del ragazzo diventava sempre più corto, i baci sempre meno sfiorati. Isabella si girò di scatto quando decise che ne aveva troppo poco e bastò incrociare i suoi occhi per far scattare ancora una volta quel qualcosa e le sue labbra furono subito impegnate a baciarlo mentre le sue mani si infilarono sotto il giubbino di pelle, spingendolo via, lasciandolo cadere a terra prima di avvinghiarsi maggiormente a lui che rispose togliendole la maglia, gettando anche quella a terra con noncuranza. Le loro labbra continuavano a cercarsi, sembravano giocare a rincorrersi mentre le loro mani vagavano sul corpo l'uno dell'altra, studiandolo per la prima volta dopo anni. Isabella gli tolse la maglia rivelando il fisico statuario e imponente che ricordava e andò a sfiorargli le cicatrici nuove con i polpastrelli e Dean sembrava fare lo stesso. Erano cambiati nel corso di quei tre anni; Isabella sapeva di aver messo su massa muscolare e aveva il suo bel conteggio di cicatrici biancastre sparse lungo tutto il corpo, per non parlare della scritta sulla schiena regalatole da suo padre mentre Dean era, se possibile, ancora più grosso e muscoloso di quanto si ricordava e la sua pelle non era poi così segnata come invece si era immaginata, a parte una grossa bruciatura sulla spalla a forma di mano, una cicatrice decisamente particolare. Sentì le dita di Dean scorrere lungo la schiena carezzando dolcemente la spina dorsale fino ad arrivare al gancio del reggiseno che aprì con maestria con due sole dita facendo increspare il suo volto con un sorriso. Ci aveva sempre saputo fare, ma quella tecnica sembrava nuova. La liberò da quel pezzo di stoffa inutile e la strinse a sé, petto contro petto, scaldandola col proprio calore mentre continuava a baciarla ed accarezzarle i capelli, la schiena, i glutei. Isabella d'altro canto stava tentando di non pensare.

<< Sei migliorata anche sotto questo aspetto...>> Sussurrò lui guardando verso il basso facendola ridere, scacciando per qualche secondo la grossa nube nera che stava rischiando di soffocarla.

<< Sono cresciuta, ma Dean non penso di riuscire a... >> Mormorò lei, imbarazzata. Sapeva che si sarebbe bloccata, sapeva che avrebbe avuto ancora paura. Il cacciatore sorrise e le carezzò il volto, prima di alzare le spalle, in segno di noncuranza, andando poi a cercare le sue labbra che baciò con dolcezza. Le mani di Isabella si mossero senza controllo, per abitudine, e lei cominciò a sfiorandogli il bordo dei jeans, sbottonando il primo bottone mentre le sue labbra erano nuovamente impegnate a baciarlo, sorridendo tra un bacio e l'altro. Era arrivata all'ultimo bottone e stava già afferrando i pantaloni per abbassarglieli quando la porta si aprì con uno scatto, la voce di Sam da acuta e strillante diventerò sempre più flebile mentre Isabella diventava man mano più rossa e si stringeva a Dean per cercare di coprirsi.

<< Dannazione... >> gemette il biondo ed Isa vide subito gli occhi verdi di Dean alzarsi verso il cielo mentre la stringeva con ancora più forza, girando il collo verso il fratello.

<< Potevi almeno avere la decenza di bussare >> gli dice e dalla sua voce non sembrava neanche troppo arrabbiato, ma più che altro un poco spazientito. Sam era ancora sull'uscio, la porta spalancata e gli occhi fissi verso loro due, non sembrava in grado di poter distogliere lo sguardo. Ed il bel piano di parlargli era andato bellamente a farsi fottere. Isabella si fece scudo con il corpo di Dean per riuscire a coprire le nudità, sentendo le gote infiammarsi per lo sguardo di Sam verso di loro.

<< Sammy? >> Lo chiamò Dean tentando un sorriso forzato mentre continuava a tenerla saldamente a lui, coprendola con il suo corpo mentre i suoi pantaloni stavano lentamente scendendo ed ora gli arrivavano a metà glutei. Isabella li afferrò e li tirò su facendolo sorridere malizioso.

<< Forse dovresti uscire e chiudere la porta >> Continuò il biondo cercando di scuotere il fratello che sbattè le palpebre per la prima volta da quando era entrato. Sam balbettò qualcosa di incomprensibile prima di fare qualche passo indietro e chiudere la porta lentamente.

<< Ha sempre avuto un pessimo tempismo...>> mormorò Dean abbottonandosi i pantaloni con riluttanza continuando a guardarla, facendola arrossire ulteriormente. Continuava ad osservarla, come se fosse impossibile per lui distogliere lo sguardo da lei e dal suo corpo.

<< Dici che Sam ha bisogno di noi? >> Chiese Isabella indossando tutti gli indumenti che Dean le aveva velocemente tolto, guardando ancora una volta nella sua direzione, la grande cicatrice a forma di mano faceva un netto contrasto con la pelle chiara del giovane. Gli rubò la maglia dalle mani, un sorriso furbo stampato sul volto mentre si allontanava da lui facendosi rincorrere fino a che Dean non la prese in braccio, facendola poi cadere sul letto ridacchiando. Le baciò il collo e le guance, tutta la pelle scoperta raggiungibile dalle sue labbra; lo sterno, le spalle, la parte alta del seno. Tutto.

<< Posso chiederti una cosa? >> Domandò lei trovandosi improvvisamente sotto il corpo bollente di Dean che si era messo sui gomiti, sollevandosi appena, guardandola attentamente mentre le carezzava i capelli con gesti ritmici.

<< Dimmi. >> Rispose lui tornando a baciarla ovunque facendole perdere per qualche secondo il filo dei pensieri. Gli bastava così poco per farle perdere la cognizione del tempo.

<< Cosa è successo alla tua spalla? >> Domandò andando a sfiorare la grande cicatrice rosata, la pelle era spessa ed irrimediabilmente rovinata, come se fosse stata bruciata. Dean sospirò dolorosamente prima di mettersi a sedere, segno che quella non sarebbe stata una bella storia. Lei subito lo seguì sedendosi di fianco a lui, pronta ad ascoltare qualsiasi cosa lui avesse detto. Quando era in giro con i cacciatori aveva evitato qualsiasi notizia sui Winchester, per non soffrire, eppure qualche volta li aveva sentiti sussurrare nel sonno che era successo l'impensabile. Che c'era stata l'Apocalisse. E che loro ne erano i responsabili. Dean sospirò pesantemente prima di aprire le labbra carnose per qualche secondo, rimanendo però in silenzio. Non voleva mettergli fretta, non voleva affrettare quel momento.

<< Sono finito all'inferno Isabella...>> Mormorò Dean, facendole spezzare il fiato. Le dita delle mora cominciarono a tremare mentre gli occhi verdi erano alla continua ricerca di bugia. L'Inferno? Non poteva essere vero...non Dean. Avrà ucciso, sarà stato uno stronzo, ma lui era una persona buona.

<< Come? >> Domandò la cacciatrice con un filo di voce, riuscendo a stento a credere a quelle parole. Come era possibile? E come poteva esser tornato indietro? Dean si riempì i polmoni, respirando rumorosamente prima di tornare a guardare le proprie mani, le labbra sempre semi aperte.

<< Per salvare Sam... é morto tra le mie braccia e non l'ho potuto accettare. Non potevo perderlo Isa, non potevo lasciare che lui rimanesse morto... Sam è così innocente, è così puro. Non si merita questa vita e ne era uscito. L'ho trascinato dentro nuovamente e l'ho portato alla morte. È colpa mia se era morto, è colpa mia se la sua ragazza è morta e se lui sta soffrendo ancora per questo. È tutta colpa mia...>> Gemette lui e la mora poteva vedere gli occhi lucidi. Non l'aveva mai visto piangere. In tutti e cinque gli anni della loro pseudo relazione lei non lo aveva mai visto piangere. Ed ora si sentiva anche in colpa; era a causa sua se stava ripercorrendo tutto quel dolore ed avrebbe voluto dirgli che neanche lui meritava quella vita, che anche lui poteva essere innocente se solo avesse avuto una vita differente. Dean a volte neanche capiva quanto buono e prezioso fosse, non vedeva niente se non il dolore che procurava. Non vedeva nient'altro che le morti ed il dolore, non riusciva a vedere le vite che aveva salvato e tutto il bene che aveva fatto in quegli anni. Aveva rinunciato alla sua vita per gli altri, ma continuava ad incolparsi.

<< Ci sono stato quarant'anni, che sono quattro mesi qui sulla Terra e non hai idea di ciò che ho fatto Isa...Mi hanno torturato, per anni. Sono stato il loro giocattolo e continuavano a farmi una proposta. Passare da vittima a carnefice, ma come potevo farlo? Come potevo mutilare ulteriormente quelle anime? Ho resistito per anni, ho detto di no e mi hanno fatto di tutto. Non posso neanche esprimere a parole il dolore che ho provato, ma poi tutto tornava come prima. Il mio corpo all'Inferno si rimarginava e dava loro ulteriore modo per infliggermi le peggiori pene. Ho resistito per anni, ma alla fine non ho più retto al dolore. Ho detto sì ed ho cominciato a torturare le anime che mi portavano davanti, ho cominciato a trasformarmi in un essere senza scrupoli, in uno di loro...E ricordo ancora tutti coloro che sono passati sotto le mie mani, tutti coloro che ho dilaniato... >> sussurrò lui, puntando gli occhi su di lei, facendola sentire incredibilmente piccola. Istintivamente andò a posare la propria mano su quella ruvida del cacciatore, stringendola forse per dargli forza. In verità stava cercando di prendere la forza che Dean aveva avuto per continuare a vivere, la stava assorbendo perchè lei non ne aveva mai avuta, si era sempre abbattuta.

<< E come...come ne sei uscito fuori? >> Cercò di distrarlo lei. Non voleva che pensasse alle cose che aveva dovuto fare all'Inferno, non voleva che pensasse ancora agli orrori che aveva dovuto subire e commettere. Avrebbe parlato con Sam, avrebbe cercato di capire da lui ciò che Dean aveva passato. L'Inferno. Ancora Isabella non poteva crederci. Il volto di Dean si aprì in quello che sembrò una specie di sorriso.

<< é stato un angelo, Castiel. Mi ha afferrato per la spalla e mi ha portato fuori. >> Rispose lui andando a guardarsi la brutta cicatrice che ancora costellava la sua pelle. Non sarebbe mai andata via, mai del tutto, ed avrebbe per sempre ricordato quel brutto capitolo della sua vita. Ed ad Isabella avrebbe fatto vedere quanto era stata egoista ed egocentrica. Si sentiva addirittura male; il fiato si era spezzato, lo stomaco era sottosopra ed aveva cominciato a tremare.

<< Anzi, dovrei fartelo conoscere...a parte il pessimo umorismo non è male. >> Continuò Dean, forse cercando di dimenticare ciò che aveva appena fatto riaffiorare nella sua mente. Isabella non fece altro che sorridere e fare di sì con il capo, non riuscendo più a proferire parola. Che altro avrebbe dovuto dire? Che altro avrebbe potuto dire? Tutte le parole erano superflue, non sarebbero servite a rendere meno pesante il dolore del cacciatore. La ragazza deglutì, sentendo improvvisamente la gola secca e la bocca piena di sabbia.

<< Sei tornato, è questo l'importante. >> Mormorò a fatica, ancora incredula alle sue parole. Tutto le sembrava assurdo. Dean annuì lentamente ed in maniera gravosa mentre la sua mano era andata a stringere la vistosa cicatrice, massaggiandosi poi la spalla. L'idea che Dean era sceso nell'inferno la faceva semplicemente rabbrividire. Chissà che dolori e pene aveva dovuto subire, chissà quanto aveva sofferto eppure era rimasto uguale a come se lo ricordava. Si girò verso di lui notando subito lo sguardo buio e perso. Aveva scambiato la sua vita per quella di Sam, si era sacrificato per lui. Con lentezza si avvicinò al cacciatore e si mise a cavalcioni su di lui, le braccia posate sulle sue spalle mentre guardava ed osservava quel volto quadrato, la mascella dai tratti duri, gli occhi verdi dal taglio felino, il naso dritto e le labbra carnose. Lo abbracciò strettamente posando la guancia sulla sua spalla tenendolo a sé per diversi secondi.

<< Sei stato coraggioso a farlo. Siamo fortunati ad averti. >> Mormorò la giovane guardandolo negli occhi prima di posare un dolce bacio sulle sue labbra che sfociò poi in un sorriso. Dean la abbracciò tenendola stretta a sé per minuti che sembravano interminabili.

 

Si ritrovarono poi alla sera; i due fratelli erano vestiti in maniera semplice e, nonostante la temperatura poco clemente, Dean aveva arrotolato la camicia a quadri rossa e nera fino a metà avambraccio. Isabella aveva indossato un paio di jeans stracciati ed una anonima maglia chiara, non voleva attirare nessun tipo di attenzione. Entrarono nel pub prendendo una birra ciascuno e poi cominciarono a giocare a biliardo e subito Isabella sfoggiò la sua fortuna sfacciata, oltre che il suo fascino. Il suo tavolo da biliardo venne subito circondato da giovani ragazzi che la guardavano con sguardo famelico, alcuni si avvicinavano a lei e le parlavano di cose frivole continuando ad aumentare la posta in gioco. Dean aveva finito la sua giocata e si era unito agli spettatori, un sopracciglio alzato e le braccia incrociate mentre squadrava qualsiasi persona si avvicinava a lei, pronto a proteggerla da pericoli invisibili. Isabella sapeva giocaee e non solo a biliardo; lei giocava con le persone, con coloro che pendevano dalle sue labbra e ci sapeva fare. Sapeva come atteggiarsi, come sedurre e flirtare. Aveva dovuto imparare a farlo, per necessità.

<< Aumentiamo ancora un po'? >> Chiese un ragazzo sfiorandole una spalla con bramosia mentre la guardava con insistenza. Era da un po' che le girava attorno come un avvoltoio e aveva già perso diverse centinaia di dollari.

<< Quanto vuoi tesoro. >> Flirtò lei portando la stecca tra le dita, un sorriso furbo e malizioso stampato sul volto. Sapeva giocare, lo aveva detto e quel ragazzo ci stava cadendo in pieno. Girò il volto verso Dean, poggiato contro il bancone e con le braccia incrociate, lo sguardo duro ed indagatore. 

<< Mille dollari. >> Disse il ragazzo al suo fianco facendo scuotere la testa a tutti gli altri giocatori che finirono per ritirarsi lasciando solamente lei e lui. Bastarono poche giocate precise per farlo fuori e guadagnarsi i soldi. Isabella li prese dalle mani del ragazzo e li arrotolò, finendo per infilrli nella tasca dei pantaloni. Stava per andarsene, contenta del mazzetto di soldi che si era procurata quando quello stesso ragazzo chiese di giocare ancora e ancora, perdendo sempre. Per tre volte Isabella gli rubò mille dollari e alla fine il ragazzo si arrese, rosso in volto, furioso. Isabella se ne stava per andare, ormai soddisfatta, quando lui la trattenne guardandola attentamente. Le sue dita si erano chiuse intorno al polso magro della cacciatrice, impedendole di scappare via. Isabella si girò e fissò i propri occhi su quelli del ragazzo, impallidendo.

<< Mi ricordo di te... >> Sussurrò lui, gli occhi neri saettavano da una parte all'altra del suo corpo. Isabella fece di no con il capo mentre cercava di allontanarsi da lui. Odiava quando la gente la osservava in quel modo, quando la studiava così come stava facendo lui.

<< Lavoravi al Lotus... >> Continuò il ragazzo, facendola irrigidire immediatamente mentre dei ricordi spiacevoli le affioravano alla mente. Delle mani sul suo corpo, morsi e carezze man mano meno gentili. Sentì le lacrime agli occhi e un peso sullo stomaco, un blocco alla gola le impediva di respirare; l'ossigeno non arrivava più al cervello e la testa cominciava a girarle.

<< Non sono io. >> Gemette lei continuando a scappare verso Dean che si stava facendo spazio tra la folla per riuscire ad arrivarle incontro. Lo guardava in maniera disperata chiedendo aiuto, ma dall'altro lato voleva che lui si allontanasse per non sentire ciò che quel ragazzo diceva. Un'accusa fondata che aveva sperato di lasciarsi indietro.

<< Sei una puttana...>> Disse il ragazzo con rabbia, facendola scattare. Isabella si voltò all'istante e sferrò un pugno in pieno volto al giovane, che indietreggiò barcollando. Il giovane si portò una mano al volto e alle labbra da cui usciva un rivolo sottile di sangue e poi si avvicinò minaccioso ad Isabella che fece per sferrare un altro pugno, venendo momentaneamente bloccata, ma la giovane era addestrata e sferrò un gancio alla bocca dello stomaco, facendolo piegare in due e stava per colpire ancora quando fu fermata da Dean che le cinse la vita, trascinandola via, arrivando persino a sollevarla da terra.

<< Sei solo una puttana! >> Urlò ancora il ragazzo facendola infuriare ancora di più. Isabella tentò di sgattaiolare dalla presa salda di Dean e cercò di tornare indietro per zittire quella voce, ma il cacciatore riuscì a tenerla a bada. Dean la trascinò fuori dal locale, lasciandola solamente quando furono a qualche metro di distanza. Isabella tentò di comporsi sistemando i capelli scompigliati e i vestiti che si erano alzati, scoprendole la pelle.

<< Cosa voleva dire quel ragazzo? >> Chiese il cacciatore con le sopracciglia inarcate e corrucciate ed Isabella si sentì sprofondare, si sentì morire. Non guardò neanche il biondo e scosse la testa in un cenno di dissenso.

<< Niente... >> Rispose lei tentando la via di fuga, ma Dean la fermò nuovamente prendendole saldamente il braccio. Isabella poteva sentire le lacrime pungerle agli occhi mentre cominciava a sentirsi nuovamente sporca. Lo avrebbe perso, poteva leggerlo nei suoi occhi completamente bui.

<< Cosa voleva dire! >> Urlò il cacciatore facendola tremare. Non c'era nessuno che poteva aiutarla o salvarla in quel momento. La bocca si asciugò improvvisamente mentre lei cercava di trovare le parole per spiegare ciò che era successo ormai due anni e mezzo fa. Isabella alzò gli occhi verso Dean sperando di trovare comprensione, sperando di trovare qualcosa che non fosse indignazione.

<< Non vuoi saperlo... >> Mormorò lei cercando di far cadere lì la conversazione, ma Dean non voleva mollare. Continuò a guardarla negli occhi, continuava a voler sapere. Era successo tutto in un momento di debolezza e follia ed ora si pentiva di ciò che aveva fatto. Si morse con forza il labbro cercando un qualcosa per aggrapparsi e trascinarsi fuori da tutto quello, ma non trovò niente, assolutamente niente. Improvvisamente dietro di loro apparve la figura alta a magra di Sam, il volto preoccupato e scuro, gli occhi rivolti verso di loro. Isabella tentò di andare verso di lui, verso quello che poteva essere la sua ancora, ma la mano di Dean era ancora serrata sul suo braccio e stringeva talmente forte da farle male. Non l'avrebbe lasciata andare via. Isabella prese un profondo respiro, guardando il cielo scuro sopra di sé per qualche secondo mentre andava a mordersi il labbro inferiore. Solo dopo momento interminabili si decise ad abbassare lo sguardo nuovamente verso il cacciatore.

<< Cosa pensi voglia dire Dean? Le uniche che mi hanno accolto una volta uscita di casa sono state delle ragazze di una casa chiusa...le uniche che mi hanno permesso di sopravvivere sono state loro. Ho lavorato per loro, per sopravviere. >> Sussurrò lei con un filo di voce notando subito che Dean aveva preso le distanze, si era allontanato e la guardava con qualcosa che sembrava disgusto. E non ne aveva nessun diritto. Non sapeva cosa era successo dopo che se ne era andato, non sapeva cosa aveva dovuto subire.

<< Cosa è successo dopo? >> Chiese lui, la voce dura, come lo sguardo. Si sentiva giudicata. Tutto quel sogno si era spezzato, nuovamente. E lei che, stupidamente, aveva pensato che potesse realmente tornare tutto come quando erano giovani. Isabella aveva pensato di esser riuscita a creare un nuovo legame con lui, pensava di esser riuscita a tornare un poco nel suo cuore. Ed ora tutto era nuovamente sfumato.

<< Sono dovuta scappare...>> Tagliò corto lei, lo sguardo basso a guardarsi la punta degli anfibi neri. Glieli avevano presi i cacciatori che l'avevano accolta, uno dei loro ricordi e infatti poche volte si separava da essi o da qualsiasi oggetto che loro gli avevano donato. Non riusciva a guardare Dean. Non riusciva ad alzare il suo sguardo per incrociare quello verde del cacciatore perchè aveva paura di quello che poteva trovarci. Dean era un donnaiolo, era risaputo, ma era anche vero che lui le seduceva, non le pagava. Tra loro due cadde il silenzio più assoluto. Per qualche secondo Isa andò alla ricerca dello sguardo e della figura di Sam, sperando di trovare almeno in lui conforto, ma anche gli occhi verdi del più giovane tra i fratelli erano bassi e scuri. Isa non aveva idea se avesse sentito, ma poco le importava, perchè sembrava aver capito comunque tutto.

<< Non dici niente? >> Chiese improvvisamente lei; forse una risposta era meglio di quel silenzio che aveva il potere di confonderla e di perforarle le orecchie. Quello era parte del suo sporco passato, parte di un periodo di vita che avrebbe volentieri dimenticato. Ricordava la sensazione di inadeguatezza, la sensazione di viscidume quando qualcuno la toccava o quando le lasciavano con disprezzo i soldi sul comodino. Ricordava le lacrime ogni volta che si guardava intorno trovando la desolazione della sua stanza, ogni volta che i suoi seni erano indolenziti, ogni volta che le sue gambe facevano male, ogni volta che notava segni nuovi sulla sua pelle chiarissima.

<< Cosa devo dire? >> Rispose lui, la voce talmente fredda che le fece venire i brividi. Ecco di cosa aveva paura. Avevano fatto passi avanti da quando si erano visti, si erano ritrovati finalmente ed ora tutto era andato in fumo, tutto era svanito veloce come era arrivato. Isabella non voleva neanche arrabbiarsi; non voleva urlargli che era, in parte, colpa sua se lei era andata a finire in quel posto e se ora lei era una cacciatrice, ma non le sembrava il caso.

<< Qualsiasi cosa...qualsiasi... >> Sussurrò lei con la voce incrinata, le lacrime le pungevano gli occhi e rischiavano di scendere da un momento all'altro mentre Dean sembrava essere diventato di pietra, il suo volto non tradiva nessuna emozione. Lei era lì ad aspettare, come aveva fatto per quasi tutta la sua adolescenza.

<< Non penso di aver niente da dire ora, ci vediamo domani mattina >>

 

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Capitolo 10
*** 10. ***


Seconda Nota d'"Autrice": Buonsalve a tutti! Ho deciso di mettere questa nota in testa al capitolo per avvisarvi che tratterò di argomenti abbastanza pesanti e di tematiche delicate. Non saranno descritti nel dettaglio, ma si capisce comunque chiaramente ciò che è successo. Non voglio in nessun modo abusare o sminuire certe tematiche molto delicate e spero quindi di averle trattate con il rispetto che meritano. 
Grazie a tutti, 
Talia



Isabella
 

Lo guardò finchè non sparì dietro la porta in vetro colorato del pub e rimase lì per qualche altro minuto, lo sguardo fisso verso il locale da cui l'aveva trascinata fuori. Per mezz'ora rimase in piedi ad aspettarlo pensando che avesse cambiato idea o che Sam uscisse per confortarla visto che era il meno impulsivo tra i due ed invece niente, nessuno si fece vivo e lei rimase da sola fino a che non decise che era ora di rientrare. Entrò dentro il motel e si diresse come un treno verso la sua stanza, spalancò la porta e cominciò a distruggere tutto ciò che trovò a portata di mano. Con rabbia rovesciò tutto ciò che c'era sopra la scarna scrivania per poi precipitarsi al piccolo frigo bar vicino al letto, aprì l'anta con rabbia e stappò la piccola bottiglia di vodka, scolandosela in un secondo e subito le sue dita corsero ad un'altra bottiglia, portandosela alle labbra e poi ad una terza ed una quarta, mescolando la vodka col gin, con il rum. Tutto scendeva lungo la sua gola, bruciando, e andò a mescolarsi nello stomaco facendole pian piano perdere la cognizione di tempo e spazio fino a che si ritrovò sdraiata sul letto con un gran mal di testa, gola e stomaco in fiamme. Cercò di darsi un contegno mentre usciva dalla sua stanza barcollando. Attraversò il corridoio e andò a schiantarsi contro una porta, tentando di rimettersi dritta ed in piedi prima di bussare in maniera furiosa, sentendo la pelle delle nocche consumarsi e spaccarsi. Aveva le guance bagnate e puzzava di alcol, poteva sentirlo chiaramente.

<< Dean! Dean aprimi! >> Urlò lei continuando a bussare. Le sembrava che i piedi le sprofondassero, sembrava che niente potesse riuscire a farla stare dritta, niente poteva impedirle di urlare il nome del cacciatore mentre picchiava furiosamente il pugno sulla porta, le lacrime che scorrevano lungo le guance mentre gli occhi diventavano sempre più gonfi e rossi. Continuò a bussare finchè non sentì una voce chiamarla. Si girò di scatto vedendo la figura imponente di Dean ondeggiare verso di lei, le labbra semi schiuse. Camminò un po' storta, ondeggiando tra le pareti, raggiungendolo a fatica.

<< Sei ubriaca? >> Domandò il cacciatore lasciando che lei si aggrappasse alla sua giacca, senza però fare molto di più. Non l'aveva abbracciata, non la stava sorreggendo, ma rimaneva semplicemente immobile con le braccia lungo i fianchi. L'espressione dura e quasi di disgusto era ancora presente sul suo volto, ma c'era anche tristezza. C'era anche delusione. Potè vederlo guardare il fratello, forse si erano anche parlati, ma non era abbastanza lucida da capirlo.

<< No, io volevo solo dirti... >> Cominciò Isabella continuando a toccargli il petto, aggrappandosi a qualsiasi cosa per non cadere. Gli occhi verdi di Dean la accusavano ancora e ancora, la facevano sentire sporca. Poteva sentirlo chiamarla puttana e pian piano la voce di suo padre andava ad unirsi a quella del cacciatore facendola quasi tremare, facendola tornare indietro nel tempo. Facendola soffrire nuovamente. Si sarebbe volentieri raggomitolata a terra, ma doveva dirgli una cosa prima...

<< Io volevo...dirti che...so di aver sba--gliato ed e--ro disper-ata...>> Continuò lei mentre le lacrime rigavano continuamente il suo volto, finendo poi in bocca, facendole sentire il sapore salato. Tutto intorno a sé era così sfocato e confuso, le parole uscivano dalle sue labbra forse senza un reale senso...

<< Stavo morendo di fame... >> Gemette ancora Isabella sentendosi man mano scivolare verso il basso, le gambe sempre più molli, prive di vita e di forza come tutto il resto del corpo che sembrava afflosciarsi, le mani che andavano a coprirsi le orecchie perchè le urla nella sua testa stavano diventando sempre più assordanti.

<< Non sapevo cosa fare, nessuno mi voleva, tutti chiudevano le porte non appena mi vedevano. >> Continuò in tono lamentoso, galleggiando nell'aria. Non stava camminando, eppure si muoveva, stava tornando indietro, poteva vedere i lampadari sporchi e pieni di polvere susseguirsi dietro il volto preoccupato e teso di Dean.

<< Dimmi qualcosa... >> Sussurrò lei non appena si sentì posare su qualcosa di duro sotto la schiena, le lenzuola ruvide le graffiarono le spalle e la schiena scoperte. Lo vide boccheggiare più e più volte mentre qualcosa di caldo e morbido andava a coprirla facendola sentire più protetta e più forte nonostante la pelle del viso tirasse a causa delle lacrime. Isabella si rannicchiò, assumendo una posizione fetale mentre gli occhi stavano cominciando a diventare pesanti, la bocca stava cominciando a diventare asciutta e dal sapore amaro ed orribile.

<< Dormi ora, riposa. Starò qui. >> Disse Dean con voce flebile e lontana mentre la sua figura diventava sempre più appannata, sempre più distante, diventando improvvisamente completamente scura.

 

Si svegliò con un fortissimo mal di testa, una odiosa nausea ed uno strano sapore in una bocca asciutta ed impastata. Non ricordava assolutamente nulla di ciò che aveva detto o fatto la sera precedente, ricordava solamente che aveva trovato delle bottigliette di alcol dentro il minibar e aveva finito per berne una quantità imprecisata. A dir la verità aveva finito per finire tutte quelle maledette bottiglie. L'odore acre di alcol aleggiava dentro la stanza e addosso a lei, tanto da farle aumentare la nausea. Una mano le allungò un bicchiere con dentro una sostanza marroncina e dall'aspetto disgustoso. Alzò gli occhi trovando Dean seduto sul letto, il volto sfatto e stanco, la maglia e i jeans stropicciati come se ci avesse dormito sopra.

<< Dove sono? >> Domandò la mora con la voce impastata e la testa dolorante. Anche allungare una mano e stringere il bicchiere sembrava un'impresa. Dean accennò un sorriso stanco, alzando un angolo delle labbra prima di andare a grattarsi le guance ed il mento.

<< In camera tua e questo aiuta per la sbronza che ti sei presa ieri. >> Rispose lui con voce che non ammetteva tante repliche. Isa prese il bicchiere e lo portò con mani tremanti alle labbra bevendo quell'intruglio disgustoso arricciando naso, labbra e sopracciglia. Un conato di vomito la fece tremare da capo a piedi, ma mandò tutto giù.

<< é tremendo. >> Mormorò lei dandogli il bicchiere vuoto per poi vederlo alzarsi e guardarla con circospetto. Sembrava stranito, sembrava strano, come se si aspettasse qualcosa.

<< Ricordi qualcosa di ieri sera, ieri notte? >> Domandò il cacciatore tenendosi a distanza, troppo vicino alla porta per i gusti della mora. La cacciatrice provò a pensare, provò a ricordare, ma tutto era confuso, vacuo ed ondeggiante. Tutto era distante. Ricordava solo di aver ordinato una birra al pub, niente di più. Non sapeva come aveva finito per ubriacarsi, non sapeva come aveva finito per arrivare in camera, non sapeva come mai la pelle delle sue guance tirava in quella maniera fastidiosa...non sapeva niente a dir la verità e quella cosa la spaventava e non poco.

<< No... ho fatto qualcosa di male? >> Rispose lei guardandolo attentamente nella speranza di trovare le risposte in quel viso perfetto, ma non le trovo anzi, era solamente più confusa. Da come Dean glielo aveva chiesto la giovane aveva immaginato di aver fatto qualcosa di decisamente sbagliato, qualcosa di grosso anche, ma non ricordava assolutamente niente, tutto era oscurato da una nebbia fitta. Isabella andò a scoprirsi dalle lenzuola e si sedette sul bordo del letto, sentendo lo stomaco agitarsi per quel movimento fatto, forse, troppo velocemente.

<< Hai solamente dato di matto. >> Rispose lui alzando le spalle guardandola per qualche secondo, pensieroso. Non le piaceva quel modo che aveva di parlarle e di squadrarla, sopratutto perchè non capiva di che cosa stavano parlando.

<< Mi hai raccontato della casa chiusa.... >> Disse Dean con amarezza distogliendo lo sguardo da lei. Una smorfia quasi di dolore si stampò sul volto pallido di Isabella mentre cominciava ad unire i vari puntini. Qualche flash veloce nella sua testa le fece ricordare qualcosa. La cacciatrice scosse la testa, chiudendo gli occhi rassegnata.

<< E poi hai tentato di buttare giù la porta della mia camera. >> Finì lui accennando un sorriso stiracchiato. Cosa aveva combinato? E perchè diamine gli aveva raccontato quelle cose? Aveva giurato su sé stessa di non dire più niente, di dimenticare quel periodo doloroso, quel periodo dove aveva dovuto sotterrare il suo orgoglio, aveva dovuto abbassare il capo, aveva dovuto stare zitta e subire, venire umiliata continuamente.

<< Mi dispiace... >> Sussurrò lei guardando poi la sua stanza trovandola completamente distrutta; aveva rotto le lampade e i vasi posati sui mobili, aveva gettato a terra tutti i vestiti e anche le sue armi, aveva fatto realmente un casino.

<< Domani troverò una macchina e mi leverò di torno. >> Gemette lei sentendo una stilettata in pieno petto. Si stava abituando alla presenza dei due fratelli, alla solarità e alla tranquillità di Sam e alla sfrontatezza e allo sguardo malizioso di Dean, alle sue parole velenose e a quelle gentili ed ora non voleva tornare sola. Non voleva viaggiare avanti e indietro per il paese senza più nessuno con cui parlare, senza nessuno con cui confrontarsi. Non voleva lasciare lui, non dopo che i sentimenti erano riaffiorati in maniera talmente prepotente da farle spezzare il fiato. Forse Dean tre anni prima aveva avuto ragione; quella vita non faceva per lei, ma ora cacciare era l'unica cosa che sapeva fare e poi aveva una missione, aveva una vendetta da consumare. Si alzò e cominciò a raggruppare le sue cose.

<< Non voglio che ci separiamo. >> Disse Dean facendola bloccare immediatamente. Non si sarebbe mai aspettata quelle parole, mai. Lo guardò, un sopracciglio alzato e un grande punto di domanda sul volto. L'unica cosa che si ricordava con chiarezza, ora, era la sua figura che si allontanava da lei dopo averle detto di tornare in camera, la sua camminata decisa che lo portò fino al pub dove aprì la porta prima di buttarsi dentro, sparendo dalla sua vista, lasciandola sola. L'aveva lasciata lì come una stupida e Isabella aveva subito pensato che lui volesse che lei se ne andasse. Dean si avvicinò lentamente mentre continuava a giocare con il grosso anello argentato che aveva sull'anulare sinistro.

<< Non sei arrabbiato o deluso? >> Chiese lei, quasi incredula. Il ragazzo continuò ad avvicinarsi lentamente, le labbra quasi le tremavano mentre riusciva a stento a guardarlo in faccia. Si vergognava.

<< Avrei solo preferito scoprirlo in un altro modo... >> Rispose lui togliendole una ciocca di capelli dal volto, lasciandola scivolare lentamente verso il basso. Isabella annuì debolmente sentendo una strana distanza tra lei e Dean. Era bastato nulla per spegnere tutto ciò che il bacio contro Pruslas aveva acceso. Era bastato tirare fuori una parte scomoda della sua vita per allontanare nuovamente Dean da lei.

<< Mi dispiace, non è una cosa che mi piace ricordare o raccontare.>> Ammise la cacciatrice cercando quasi una scusa, cercando una scappatoia.

<< Lo so, ma io ti ho raccontato ciò che mi è successo, ti ho raccontato dell'Inferno... >> Continuò Dean guardandola improvvisamene con durezza. Ecco il punto. Lui era riuscito ad aprirsi completamente con lei, lui le aveva confessato quello che lo stesso Dean considerava il suo peggior segreto mentre lei era stata in silenzio, non era riuscita a superare quella barriera, quell'ostacolo. Forse qualcosa si era realmente spezzato tra loro, ma si era spezzato ancora prima di scoprire cosa lei aveva fatto per vivere. Forse quel tutto si era spezzato quando lui aveva deciso di fare un passo mentre lei era rimasta al palo, sperando di farla franca ancora.

<< Avresti potuto parlarmene in quel momento e non ti avrei mai giudicato Isabella anzi...mi sento anche in colpa, ma diamine saperlo così, venire a saperlo perchè un ragazzo che ti ha pagato per venire a letto con te ti ha riconosciuto... non è facile... >> Disse lui andando improvvisamente verso la porta. La giovane vide tutto al rallentatore; lo vide posare la mano sulla maniglia ed abbassarla, aprendo la porta, fare un passo verso il corridoio. Aveva ragione, ne aveva di gran lunga.

<< Vuoi...vuoi che provi a raccontarti qualcosa? >> Chiese lei guardandolo di sottecchi, non sapendo cosa pensare. Da un lato voleva che lui dicesse di no mentre dall'altra voleva togliersi quel peso, raccontargli quello che era successo. Lo vide fermarsi con la mano ancora sulla maniglia, gli occhi verdi la guardavano da sotto le lunghe ciglia bionde e sembrava combattuto, doveva aver capito che faceva male raccontare quei momenti bui. Il cacciatore fece un passo indietro, tornando in stanza e chiuse la porta, lasciando poi la maniglia ed andare verso di lei. Ora le posizioni erano invertite; c'era Isabella seduta con i gomiti sulle ginocchia e lo sguardo vago mentre Dean era seduto al suo fianco, una mano posata sul ginocchio di lei, carezzandolo con il pollice. Eppure non sentiva conforto in quel tocco.

<< Sono scappata un mese e mezzo dopo il nostro addio. Mio padre mi aveva confinata in casa ed ero ancora convalescente dalle botte quando ho fatto le valige e ho preso il primo autobus per la California. Sono scappata di notte, come una ladra. Dopo che ha scoperto che scappavo dalla finestra l'ha inchiodata al telaio, quindi non potevo scappare da lì. Sono salita in mansarda e sono uscita dal lucernario. Ho gettato la valigia di sotto e poi mi sono calata dal tetto. >> Cominciò la ragazza, ricordandosi il dolore del ferro che entrava nei polsi e negli avambracci, ricordando perfettamente quando le sue dita avevano ceduto e lei era caduta per quelli che a lei sembrarono diversi metri, atterrando malamente, graffiandosi ovunque e, probabilmente, rompendosi due coste. Ricordava quel dolore come qualcosa di incredibilmente piccolo in confronto a ciò che suo padre le aveva fatto nei giorni e nelle settimane precedenti la fuga.

<< Ho preso il primo autobus per la scintillante California, sicura di riuscire a trovare lavoro come cameriera o come barista...tutto mi andava bene. Ovviamente nessuno mi ha presto; chi avrebbe mai assunto una ragazzina minorenne? Con segni di violenza anche...tutti mi dicevano di tornarmene a casa... >> Continuò lei, sfoggiando un sorriso amaro. Casa. Quelle persone non sapevano neanche di ciò che parlavano, le consigliavano ripetutamente di andare in un luogo dove avrebbe sofferto e dove, Isabella ne era sicura, avrebbe trovato la morte. Quante porte le erano state sbattute in faccia con violenza? Infinite. In molti non avevano neanche avuto la pazienza o la voglia di ascoltarla, non avevano neanche provato a sentire ciò che lei offriva.

<< Due settimane dopo mi ritrovai senza soldi. Quando il tempo era clemente dormivo per strada, davanti ai negozi o vicino ai ristoranti mentre se il tempo era brutto andavo a dormire nei bagni della metropolitana. Ho cominciato a rubare per mangiare oppure mi accontentavo degli scarti. Facevo l'elemosina, a volte mi ritrovavo a cantare per strada nella speranza che qualcuno mi sentisse e mi desse qualche spicciolo. E quei soldi li usavo per pagarmi i biglietti dell'autobus per andare alla ricerca di altra fortuna...che non è mai arrivata. >> Sussurrò la giovane, abbassando il capo. Aveva viaggiato tanto, ma nessuno si era mai offerto di darle un lavoro, nessuno era mai riuscito a vedere oltre lo sporco ed i vestiti ormai stracciati e luridi.

<< Un giorno, quando ormai ero disperata, sono arrivata al Lotus. Inizialmente non avevo capito di cosa si trattasse, pensavo fosse un centro per massaggi. Loro sono state le uniche che mi hanno offerto cibo, un tetto e dei soldi, anche se in cambio dovevo vendermi. Dicevano che ero appetibile; ero la più giovane, avevo il corpo ancora immaturo e quindi andavo bene sia per i giovani alle prime esperienze sia per i vecchi che volevano provare le brezze di andare con una ragazzina... >> Gemette lei sentendo le lacrime bruciarle gli occhi mentre la mano di Dean si serrava sempre di più sul suo ginocchio. Forse neanche lui aveva più voglia di sentire quello che stava raccontando, ma ormai il vaso era aperto e lei stava sputando fuori tutto ciò che non era riuscita a dire in diversi anni. Ricordava la prima volta con un uomo, il modo in cui la guardava e la toccava le facevano venire ancora adesso i brividi di disgusto. Pensava a Dean in quei momenti, pensava che fosse lui a baciarla, che fosse lui a toccarla e scoparla e questo rendeva almeno sopportabile il tutto. Isabella si strappò con rabbia le lacrime e si schiarì la voce.

<< Mi sono sentita umiliata ed usata, mi sentivo morire ogni volta che un uomo entrava nella mia camera. Ed avevo lentamente cominciato a lasciarmi andare; non mangiavo, non dormivo, mi limitavo ad esistere. Le mie giornate erano ormai diventate una routine e mi limitavo a rimanere sdraiata sul letto e guardare il soffitto. Non avevo più niente, quel posto mi aveva strappato via anche l'ultima briciola di dignità e di felicità che avevo. Ma dovevo pur mangiare no? >> Domandò lei, girando appena il volto verso quello del ragazzo. Isabella, quando era uscita di casa, aveva detto che non voleva morire. Lei non voleva morire. Ed aveva lottato, aveva lottato a lungo ed in maniera estenuante. Era caduta, più e più volte ed aveva pensato anche di smetterla di lottare per qualcosa di cui non valeva la pena. Che vita era quella che stava vivendo? Una vita fatta di dolore e di sacrifici, una vita che non sembrava degna di esser vissuta. Eppure era andata avanti, aveva stretto i denti ed aveva pensato che la ruota avrebbe girato prima o poi e che la fortuna avrebbe baciato pure lei. 

<< Un giorno è arrivato nel mio...appartamento, un gruppo di ragazzi che mi ha costretto a reagire. Erano ubriachi e fatti. Hanno sfondato la porta e si sono avventati come avvoltoi su una carcassa. Mi hanno trascinato sul letto tirandomi per i capelli e mi hanno strappato via tutto ciò che avevo indosso. Ricordo solo che facevano male...>> gemette lei, lasciando sfuggire un singhiozzo. Ricordava le unghie che graffiavano la sua pelle ed i palmi delle loro mani che si scontravano contro la pelle di lei continuamente. E ridevano. Quella era una cosa che non avrebbe mai dimenticato. Le loro risa continue.

<< Mi hanno gettato in cucina quando hanno deciso di averne abbastanza, per il momento. Lì ho trovato il coltello con cui mi sono difesa. Ho ucciso il primo uomo quando questi voleva usarmi nuovamente. L'ho colpito tre volte e posso ancora sentire il suo sangue sulle mie mani, rendere il tutto più scivoloso. Posso sentire nelle mie orecchie il suo lamento di dolore. Posso vedere davanti a me i suoi occhi diventare sempre più vuoti. Posso sentire l'odore del suo corpo... >> Gemette la cacciatrice, la voce ormai ridotta ad un filo, il petto che neanche si alzava più perchè lei aveva smesso di respirare. Solo in quel momento si accorse che stava piangendo mentre davanti a sé poteva rivedere per l'ennesima volta quella scena, poteva sentire gli stessi suoni e poteva anche sentire l'odore di sangue e di alcol che si mischiavano, rendendo nauseabonda l'area.

<< Feci in tempo a mettermi in piedi che un secondo uomo mi fu addosso. Mi chiamava puttana e mi diceva che me l'avrebbe fatta pagare. Ricordo che mi ha colpito in volto, ma sono riuscita a girarmi e gli ho lasciato un taglio sul petto. Gli altri tre uomini arrivarono immediatamente, ma si preoccuparono del loro amico ferito ed io ebbi il tempo di scappare... >> Sospirò la mora, portandosi le mani al volto, stropicciandosi gli occhi e tirando indietro i lunghi capelli, sentendo il fiato venire meno. Perchè qui arrivava la parte peggiore, quella che ancora non si perdonava.

<< Avevo fatto cinquecento metri forse, quando un uomo mi toccò la spalla. Non ci pensai neanche. Mi girai e gli piantai il coltello nel petto prima di vedere che era un signore sulla quarantina, gli abiti da lavoro, la ventiquattrore ancora in mano. Una fede sull'anulare sinistro. Non lo avevo mai visto...ho ripreso il coltello e sono scappata nuovamente, cominciando a correre... >> Spiegò lei, sempre più desolata. Aveva ucciso un innocente. Aveva ucciso quello che poteva essere un padre di famiglia. Aveva ucciso una persona che voleva solo aiutarla. Quella era una macchia sulla sua anima che non era mai riuscita a lavare e che non sarebbe mai riuscita a farlo. La cacciatrice cercò di ricomporsi prima di tornare a parlare.

<< Ho corso per giorni interi perchè non mi sentivo mai sicura, finchè non mi hanno raccattata due cacciatori, una coppia. è stato solo grazie a lei se sono ancora viva, mi ha curata, mi ha protetta anche dal suo stesso marito che mi voleva rispedire in strada e mi ha insegnato tutto ciò che sapeva, mi ha trattata come una figlia... Ho ricominciato a parlare dopo due mesi, ho smesso di tremare dopo sei... >> Continuò lei con la voce rotta chiudendo gli occhi nella speranza di allontanare le lacrime, le dita della mano destra stringevano ed accarezzavano in maniera convulsa il pendaglio in argento della sua collana, l'unica cosa di casa sua che aveva ancora dietro. Il ricordo di sua madre. Dean era stato nell'inferno e non aveva versato una lacrime mentre lei si stava sciogliendo a raccontare quei fatti...

<< I tuoi incubi...>> Sussurrò il cacciatore guardandola preoccupato prima di abbracciarla dolcemente e subito Isabella si aggrappò a lui cominciando a bagnargli la maglia di lacrime.

<< Quelli non se ne sono ancora andati >> Gemette lei sentendo un tonfo all'altezza del petto. Allora se ne era accorto, l'aveva sentita tremare durante la notte, l'aveva sentita muoversi di scatto, chiedere di fermarsi e poi urlare fino a che la gola non le bruciava. Aveva sentito che non aveva pace neanche la notte.

<< I cacciatori? Sono...>> Domandò il biondo, facendola tremare. Isabella annuì lentamente, sentendosi un altro tonfo al cuore ed allo stomaco.

<< Sono morti, li ha uccisi Satanachia...per un mio errore >> Mormorò lei con un groppo alla gola. Colpa sua. Ancora. Non si era mai perdonata di essere caduta nel tranello di quel demone. E Darleen ci aveva rimesso. E subito dopo anche Joshua. Ed ora lei doveva finire ciò che aveva iniziato. Non si sarebbe mai perdonata, ma voleva almeno urlare al cielo che li aveva vendicati. Un singhiozzo spezzò il silenzio di quel momento ed il corpo di Isabella cominciò a tremare. Dean la strinse a sé e la coccolò, la fece sdraiare e le sue gambe diventarono il cuscino della giovane che si lasciò lisciare i capelli dalle mani delicate del cacciatore mentre davanti a sé rivedeva tutto ciò che aveva passato dall'addio di Dean fino a quando aveva incontrato Darleen. Ogni dettaglio, ogni sensazione ed odore, tutto ripetuto all'infinito fino a che non si addormentò.

 

Si svegliò di soprassalto, le mani strette a pugno, la fronte sudata e lo sguardo perso nel sulla finchè non vide Dean, la sua bocca si muoveva lentamente, le sue mani erano sulle braccia nude di lei e le carezzavano la pelle delicatamente.

<< Non è successo niente. >> Sussurrò Dean facendole segno di calmarsi, lo sguardo dritto verso di lei, le pupille assurdamente ingigantite. Contando nella sua testa la giovane cominciò a calmare il respiro mentre vedeva il buio fuori dalla sua finestra. Aveva dormito molto. Dean la strinse ancora a sé e lei si rannicchiò, la guancia posata sulla sua gamba sinistra. Non poteva ancora credere al fatto che aveva sputato il rospo, al fatto che avesse parlato di quei momenti bui.

<< Dovremmo uscire almeno a cenare lo sai? >> Chiese lui alzando il labbro superiore in una specie di sorriso stiracchiato, stanco e provato. Non aveva voglia di uscire, non voleva abbandonare quell'angolo di tranquillità, ma il suo stomaco diede ragione al biondo cacciatore e così si mise in piedi, sparendo in bagno per qualche minuto. Si diede una rinfrescata veloce, si lavò la faccia ed i denti, si cambiò indossando qualcosa di più fresco e uscì trovando Dean in piedi, le braccia conserte mentre guardava attentamente fuori dalla finestra del motel. Chissà a cosa stava pensando!

<< Se vuoi sono pronta... >> Sussurrò lei con un filo di voce e lui subito scattò, si girò verso di lei con un sorriso e le aprì la porta andando poi a bussare sul portone di Sam che aprì con un'aria assonnata. Raccontò loro che aveva cercato informazioni sul covo di vampiri per tutta notte, ma non aveva trovato molto per riuscire ad identificarli e capire che schema seguivano. Isabella notò subito come lo spilungone si soffermò a guardarla, facendola arrossire. I due dovevano aver parlato, ne era sicura.

<< Andiamo a mangiare >> Tagliò corto Dean interrompendo il fratello, avviandosi verso l'uscita e poi verso il pub del giorno prima. Non appena vide la sua insegna e Dean sparire dietro la porta la mora si bloccò e solo grazie a Sam riuscì a fare qualche passo in avanti fino ad entrare nuovamente in quel luogo. Subito cercò con lo sguardo il giovane che la sera prima l'aveva riconosciuta e fu felice di non trovarlo da nessuna parte. Seguì Sam fino al tavolo che Dean aveva preso ed ordinò un semplice hamburger, il cappuccio calato sul viso in modo tale da non farsi neanche riconoscere. Aveva notato qualcuno dal giorno precedente e non voleva certo attirare l'attenzione, dopotutto aveva guadagnato il suo gruzzolo il giorno prima e le sarebbe bastato per aiutare i Winchester con le spese. Almeno quello. Il panino arrivò ed Isabella si ritrovò con lo stomaco chiuso, la nausea che tornò in maniera prepotente, facendola quasi stare male. Non toccò cibo; non il pane, non la carne o le patate di contorno, tutto sembrava provocarle solamente un grosso conato di vomito che a stento riusciva a trattenere.

<< Non hai fame? >> Domandò preoccupato Sam, gli occhi chiari del ragazzo fissavano il suo hamburger in maniera famelica. Con un sorriso spinse il suo piatto verso lo spilungone che subito cominciò a mangiare con gusto, addentando il panino con voracità. Era uno spreco non mangiare tutta quella roba ed era felice che qualcuno la apprezzasse. Pensava di aver fatto la cosa giusta quando si ritrovò lo sguardo di Dean addosso, sentendosi improvvisamente a disagio. Si sentiva irrimediabilmente sporca. Stava quasi per dire ai due che sarebbe andata in camera quando una assordante ovazione riempì il pub; dalla porta era entrato il ragazzo che le aveva prese la sera precedente, il labbro gonfio ed un occhio nero, un sorriso strafottente stampato sul volto mentre faceva un profondo inchino. Perchè lo stavano trattando come se fosse un vincente? Come se fosse un eroe?

<< Qualcuno è diventato una celebrità. >> Mugugnò Dean guardando il ragazzo che parlava con dei suoi amici mentre Isabella aveva spinto ancora più giù il cappuccio. Non aveva voglia di sentire altre accuse da lui. Non aveva voglia di tornare indietro col tempo.

<< Guai in vista fratellino. >> Disse poi Sam facendo diventare Dean improvvisamente rigido. La mano che teneva stretta la posata diventò bianca, la mascella possente del biondo diventò rigida e contratta. Isabella poteva sentire i brividi lungo la schiena e si stava già immaginando cosa stava accadendo dietro di sé ancora prima di sentire l'odore del ragazzo invaderla, sentire i suoi passi pesanti che facevano muovere le assi del pavimento.

<< Sei ancora qui? >> Domandò con voce melliflua. Era sicuro di sé e poco gli importava se solamente un giorno prima aveva preso due pugni dalla quella stessa ragazza che ora stava schernendo. Tutto il pub era diventato improvvisamente silenzioso, tutti stavano guardando quella scena con attenzione, pregustandosi ciò che sarebbe avvenuto dopo. Il giovane ragazzo era moro, gli occhi scuri e il naso un poco adunco si sedette di fianco a Dean e li squadrò tutti; prima il biondo, poi suo fratello e infine lei. Isabella vide la sua lingua fare un guizzo per umettarsi le labbra, facendola rabbrividire dal disgusto. Si ricordava di lui ora. Il giovane si stravaccò e un suo braccio andò dietro il corpo di Dean, ma fu abbastanza furbo da non toccarlo.

<< Vuoi sapere cosa mi ha fatto la tua amichetta? >> Chiese lui e la giovane cominciò a tremare ancora una volta mentre la gola le si chiudeva, la testa cominciava a girare vorticosamente e tutto diventava confuso mentre sembrava tornare indietro nel tempo, quando il suo corpo fin troppo scheletrico era coperto solamente da lingerie provocante, i capelli erano ancora corti e gli occhi completamente persi. Sentì qualcosa nascerle dentro, all'altezza del petto, una rabbia così forte che era a stento controllabile.

<< Era molto più magra, molto meno...formosa >> Sussurrò il giovane guardandola all'altezza del seno tornando ad umettarsi le labbra, come se quel gesto fosse in qualche modo sexy, ma si sbagliava. Le dita di Isabella corsero al pugnale che aveva nascosto sotto la giacca, accarezzò l'impugnatura in legno, liscio e scorrevole...

<< Mi ha spogliato non appena mi ha visto e mi ha buttato sul letto, è salita sopra di me baciandomi il petto fino a scendere e prendere in boc...>> Non riuscì a finire la frase. Con uno scatto Isabella si era alzata, lo aveva afferrato per il colletto della camicia e lo aveva sbattuto contro il tavolo, il pugnale in mano e la lama che andava a stuzzicare il suo pomo d'Adamo mentre tutto intorno a loro tremava. Fece sempre più pressione sulla sua gola, la lama andò a bucargli la pelle sottile e un rivolo di sangue cominciò a scendere lungo il suo collo, macchiandogli il colletto bianco. Poteva sentire qualcuno sussurrare il suo nome mentre altre voci cominciavano ad urlare qualcosa, ma non le importava in quel momento. Ora c'era solo lui.

 

<< Dai ragazzina! >> Urlò lui tirandole uno schiaffo sulla natica sinistra, facendo risuonare un rumore acuto per tutta la scarna stanza. Isabella aveva detto che non voleva vedere nessuno quella notte; non si sentiva bene ed in forma, forse perchè era passato esattamente un anno da quando Dean l'aveva lasciata. Non sapeva neanche lei come era arrivata a pensare nuovamente al cacciatore, ma non appena l'aveva fatto un velo di tristezza l'aveva avvolta.

<< Ho detto che non voglio lavorare sta notte >> Rispose lei, cercando di scappare da lui, praticamente strisciando sul letto nella speranza di allontanarsi. Aveva finito per bere qualche bicchiere di troppo, nel tentativo di affogare quel dolore al petto ed ora non era reattiva come avrebbe voluto. Il ragazzo rise, cominciando a spogliarsi, togliendosi la camicia elegante, andando poi a slacciare la cintura in pelle. Si sentiva nuda, vestita solo con quell'intimo nero striminzito che lasciava praticamente nulla all'immaginazione.

<< Me ne fotto, sinceramente. Ho pagato e voglio quello per cui ho sborsato tutti quei soldi >> Continuò lui, togliendosi la cintura dai pantaloni eleganti color blu scuro. Era di bell'aspetto, anche se aveva un naso fin troppo importante e sembrava un uomo appena uscito dall'ufficio, arrivato lì per una sveltina. Oppure per togliersi di dosso lo stress. Sinceramente poco le importava. Per una volta aveva chiesto un favore; un singolo ed unico favore verso quelle donne che l'avevano si salvata e tirata via dalla strada, ma che ora la stavano solamente usando e sfruttando. Neanche si erano accorte di quel malessere che lei sembrava aver sviluppato; erano giorni infatti che Isabella mangiava poco, per non parlare del fatto che a stento riusciva a dormire.

<< Ho detto di no...>> Gemette nuovamente lei, la visto offuscata e la voce lamentosa. Isabella continuava a rannicchiarsi, le ginocchia che toccavano il petto nella speranza di diventare invisibile agli occhi di quel ragazzo. Non voleva esser toccata, non voleva esser guardata in quel modo che le provocava solo disgusto. Voleva esser lasciata in pace, voleva rimanere distesa su quel letto limitandosi a guardare il soffitto e pensare a tutto quello che era successo in quei mesi. La sua vita era cambiata in modo radicale. Lo vide spazientirsi, pettinarsi i capelli all'indietro prima di far scendere pantaloni e boxer, rimanendo nudo davanti a lei. Isabella non riusciva neanche a guardare quel corpo che, in quel momento, arrivava a procurarle ribrezzo.

<< No...>> Mormorò nuovamente lei vedendolo avvicinarsi nuovamente. Quell'uomo però non ascoltò; le prese una caviglia e cominciò a tirarla, trascinandola sul materasso fino a farla arrivare al bordo e lì la fece sedere, tirandola su per la nuca. Isabella cercò una via di scampo, ma le dita dell'uomo sembravano poter entrare dentro il suo cranio, impedendole qualsiasi movimento. L'altra mano del ragazzo andò a toglierle con secchezza il reggiseno, andando a toccarle il seno con poca gentilezza e con bramosia mentre il respiro cominciava a diventare veloce e strozzato, mentre lui cominciava schifosamente ad eccitarsi. Isabella tentò di scansarsi, tentò di allontanarsi, ma lui continuava a stringere le dita nelle sue nuca e più lei tentava di andarsene più lui le faceva male, un sorriso strafottente e vincente stampato sul volto.

<< Su fa la brava...>> Mormorò lui continuando a spingere il volto di lei contro il suo bacino, con forza e prepotenza...

 

<< Mi hai messo la mano sulla testa ed hai spinto sempre più infondo, lasciandomi soffocare... >> Gemette lei, la lama girava nella ferita lentamente, scavando sempre più a fondo mentre tutto intorno a lei sembrava essere impazzito. Non si accorse delle lacrime che avevano cominciato a scivolare lungo il suo viso, del fiato che era sempre più a singhiozzo, del dolore al petto che sembrava non darle tregua. 

<< Poi mi hai preso per i capelli e mi hai gettato sul letto, mi hai tirato uno schiaffo quando non volevo girarmi di schiena e me ne hai tirato un altro quando ho provato a parlare ed hai spinto, gemendo come un maiale sgozzato, facendomi sempre più male- >> Continuò Isabella, gli occhi del ragazzo erano colmi di paura, le sue labbra tremavano, il suo corpo tremava. Si sentiva ancora chiamare, in lontananza, ma sembrava un semplice eco.

<< Hai finito dandomi una pacca sul culo, come un vero uomo, pulendoti su di me...ed hai riso, me lo ricordo benissimo, ma ora non ridi più, vero? >> Chiese lei premendo il coltello ancora più a fondo. Il sangue cominciò a sgorgare più velocemente, il ragazzo urlò di dolore e sembrò quasi implorarla, ma non sapeva se ciò sarebbe bastato. Con un gesto secco estrasse la punta del coltello fuori dalla ferita, pronta ad infierire in maniera più decisiva quando una mano bloccò il suo braccio, scuotendola da quel torpore. Si accorse solamente ora del calore che proveniva da dietro di lei, l'odore di bruciato che riempiva l'ambiente e Dean, il volto sporco di fuliggine nera. Con uno strattone prese il ragazzo e lo trascinò fuori uscendo appena in tempo; il locale crollò su sé stesso, completamente bruciato.

<< Che diamine ti è preso eh!? >> Domandò Dean strappandole di mano il coltello, l'espressione furiosa sul volto. Tutto le sembrava ancora lontano e lei si sentiva stranamente svuotata, stranamente debole.

<< Stava andando tutto a fuoco Isabella! Potevi morire là dentro... >> Continuò lui, ma non aveva ragione. Lei non sarebbe mai potuta morire lì dentro, lo sapeva, anche se non ne sapeva il motivo. Stava per parlare, le parole le stavano uscendo dalle labbra quando lo vide cadere a terra, il corpo improvvisamente molle come una bambola di pezza, gli occhi sbarrati...

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Capitolo 11
*** 11. ***


 Dean
 

Stava abbracciando qualcuno, una ragazza sembrava visto il profumo tipicamente femminile anche se non troppo dolce. Mosse leggermente il braccio che stava abbracciando la figura sentendo sotto la pelle la morbidezza di un seno.

<< Tesoro sei sveglio? >> Chiese una voce bassa, un poco assonnata, facendolo irrigidire immediatamente. Tesoro. Lentamente aprì gli occhi, venendo ferito dalla luce del sole che filtrava attraverso una tenda bianca e ricamata con del pizzo.

<< Dean? >> Domandò nuovamente la figura davanti a lui facendolo nuovamente sobbalzare e solo dopo quel secondo richiamo si decise a guardare la figura che stava abbracciando notando subito dei lunghi capelli scuri ed un fisico longilineo, ma appesantito, coperto da una vestaglia chiara e lunga fino a metà ginocchio.

<< Sì? >> Chiese lui guardandosi attorno. Era sdraiato su un grande letto matrimoniale, le lenzuola erano state completamente buttate sul fondo a causa del caldo. La stanza era piccola e luminosa e davanti a lui c'era una cassapanca piena di foto. Si guardò e vide che il suo corpo aveva delle cicatrici sul torace e sulle braccia ed ispezionandosi notò un piccolo anello dorato brillare sul suo anulare sinistro. Stava per dire qualcosa quando la porta si spalancò e due bambine entrarono urlando, saltando sul letto, facendolo rimanere di stucco, immobile, pietrificato.

<< Papà! Papà! >> Urlò quella che sembrava la più grande, prima di arrampicarsi sul letto ed abbracciarlo stretto al collo, seguita subito dall'altra bambina che gli si avventò contro. Non seppe come mai, ma subito un sorriso nacque sul suo viso e le sue braccia andarono a stringere le due bambine ancora in pigiama.

<< Non volevate dormire fino a tardi? >> Domandò la figura al suo fianco, girandosi lentamente rivelando il bellissimo viso di Isabella. Era sorridente, radiosa anche se stanca.

<< Abbiamo fatto un brutto sogno e ci siamo svegliate >> Rispose JJ con innocenza, guardando di soppiatto la donna che era al suo fianco che lo guardò con un leggero rimprovero. Era stupenda.

<< é a causa delle storie che vi racconta vostro padre? >> Chiese lei abbracciando la seconda bambina, che lui sapeva si chiamasse Arrow, baciandole i capelli biondi con dolcezza. Subito le due fecero di no con la testa, esibendo un sorriso furbo. Si sentiva stranamente a casa, si sentiva bene, completo e in pace.

<< Andate a lavarvi e vestirvi che poi si esce >> Mormorò Isabella guardando con dolcezza le due bambine correre via, lasciando la loro stanza incredibilmente vuota e silenziosa. Dean la sentì fare un sospiro e un piccolo gemito prima di accoglierla nuovamente tra le sue braccia dove la donna sembrava essersi rifugiata; sul suo anulare una fede d'oro e un anello di fidanzamento. Dean la tenne a sé, affondando il viso nei suoi capelli, baciandole la fronte dolcemente mentre lei gli carezzava il braccio muscoloso.

<< Mi sei mancato...non andare più via >> Sussurrò lei guardandolo con intensità, tanto da farlo rabbrividire. Dean non se la sentì neanche di rispondere, si abbassò lentamente e la baciò a lungo, fino a rimanere senza fiato.

<< Come mai questo? >> Chiese Isabella mordendosi il labbro inferiore guardandolo con una strana bramosia negli occhi. Li amava dannazione, amava quando lo guardava così, facendo trasparire chiaramente ciò che lei sentiva per lui.

<< Mi sei mancata tantissimo >> Rispose lui tornando a baciarla dolcemente beandosi di quel gesto, notando poi che lei si irrigidì un poco, facendo una lieve smorfia di dolore che subito lo fece preoccupare.

<< Sta solo scalciando...è decisamente figlio tuo, non sta mai fermo >> Mormorò andando a carezzare la pancia tonda e prominente. Con lentezza Dean andò a posarci una mano, sentendo i calci che arrivavano da sotto lo strato di pelle e sorrise mentre una lacrima gli scendeva lungo la guancia. Si piegò e andò a baciare la pancia di Isabella, cominciando a sussurrare qualcosa al bambino che risiedeva lì dentro.

Aveva una famiglia.

<< Tesoro stai bene? >> Domandò nuovamente Isabella, asciugandogli le lacrime con un dito. Lui non fece altro che annuire prima di baciarla nuovamente e continuamente, facendola sorridere.

<< Sì è tutto semplicemente stupendo >> Sussurrò lui guardandola intensamente nella speranza di imprimere nella sua mente quel momento, quel sorriso dolce sul volto di Isabella, quegli occhi sorridenti...

 

Si erano lavati e vestiti e poi Dean era sceso al piano inferiore di quella che era la sua casa, osservando tutte le foto che c'erano appese, sorridendo e ricordando quegli avvenimenti; ricordava il primo anno di JJ, la più grande, ricordava il matrimonio con Isabella e tutto lentamente stava diventando sempre più vivido.

<< Papà! >> Urlò la più piccola della figlie lanciandosi contro di lui che subito la prese e se la portò in braccio, stringendola a sé, baciandole i lunghi capelli biondi. Entrambe avevano i capelli come i suoi e anche il suo naso dritto, mentre per il resto avevano preso tutto da Isabella, comprese le espressioni del volto.

<< Ci racconti ancora la storia sui vampiri? >> Domandò Arrow con un gran sorriso, sapendo di andare contro la richiesta di sua madre, sapendo di esser ribelle. A quelle parole una fitta lancinante gli trapassò il cranio, facendogli strizzare gli occhi per qualche secondo.

Torna Dean....una voce lontana, quasi un eco, ma tutto sparì velocemente come arrivò

<< Solamente se mi prometti di non avere incubi stanotte. Sono tutte storie, cose non vere >> Rispose lui, baciandole la fronte prima di metterla nuovamente a terra vedendola sgambettare dalla sorella maggiore per riferirgli il tutto e il biondo le vide battere le mani eccitate.

<< Sono pronta, sono pronta, scusatemi >> Disse Isabella scendendo le scale tenendosi fermamente al corrimano. Sembrava diventare ogni giorno più bella, nonostante le occhiaie sotto gli occhi, nonostante la faccia stanca. La ragazza prese per mano la figlia più piccola mentre JJ subito andò da lui, allungando una mano che lui subito prese. Era alta per avere cinque anni e si comportava come una perfetta sorella maggiore aiutando Arrow alla prima difficoltà.

<< Andiamo, i nonni ci stanno aspettando >> Disse sua moglie prendendo la borsa, chiudendo la porta dietro di sé prima di raggiungerli. Vivevano in un bel quartiere tranquillo, in giro c'erano un sacco di famiglie e davanti a casa avevano un bel parco con i giochi per i bimbi; non c'erano macchine, tutti sembravano vivere una vita tranquilla e senza pericoli. Tutti si conoscevano, i loro vicini continuavano a salutarli e le bimbe salutavano i loro amichetti che stavano giocando sotto il sole tiepido della primavera.

<< Dopo andiamo al parco? >> Domandò JJ, la voce innocente e squillante da bambina mentre guardava con i suoi occhioni verdi e con bramosia il parco davanti a loro. Come potere dire di no a quegli occhi? Identici a quelli della madre, stupendi come quelli di sua moglie.

<< Se la mamma non è troppo stanca >> Rispose Dean prendendo in braccio la figlia che subito gli rivolse un sorriso a trentadue denti, sicura di aver già vinto, ed aveva ragione. Aveva un debole per lei, la sua prima bambina, quella più sofferta e più a lungo cercata ed ora eccola là, finalmente tra le sue braccia mentre lo guardava come se fosse l'uomo più forte del mondo.

<< Smettila di fare il ruffiano con nostra figlia >> Scherzò Isabella arrivando finalmente al loro fianco con il fiato un po' corto, una mano posata sul pancione mentre l'altra aiutava Arrow a rimanere ben dritta. Justice era sempre stata più attaccata a lui, mentre Arrow già era più neutrale, o più furba, visto che andava da chi le concedeva ciò che voleva.

<< é lei che preferisce me, io non sto facendo nulla >> Rispose lui guardando la figlia per farle l'occhiolino, ma lei aveva già capito tutto e subito gli gettò le braccia al collo, stringendolo con forza.

<< Ti voglio bene papà >> Mormorò la bionda prima di chiedere di tornare a camminare e Dean si separò da lei con riluttanza, guardandola correre avanti e indietro, dicendo loro di sbrigarsi e di fare presto, che i nonni li aspettavano e che non voleva fare tardi.

<< Dove trova tutte queste energie...>> Disse il biondo abbracciando dolcemente sua moglie che camminava lenta per non far incespicare Arrow, tenendo però anche d'occhio JJ, quasi pronta a scattare se fosse stato richiesto.

<< Prima di avere JJ eravamo anche noi così, non te lo ricordi? >> Chiese lei, guardandolo attentamente per qualche secondo. Aveva ragione, come al solito. Avevano girato gran parte del mondo, avevano viaggiato moltissimo andando a conoscere culture e tradizioni nuove e avevano amici sparsi per tutto il globo e non si erano mai stancati di camminare e guardare...poi c'era stata la prima gravidanza di Isabella che si era interrotta al secondo mese, poi c'era stata la seconda che era finita nello stesso modo e, quando ormai le speranze erano diventate vane, era arrivata la piccola JJ con tutta la sua energia.

<< Vuoi andare con tua sorella? Stai attenta però e non correre >> Disse Isabella lasciando che Arrow sgambettasse verso una piccola casa dalle pareti verdi. Arrow era arrivata dopo poco più di un anno, inaspettata, ma subito ben voluta, anche se JJ ne fu subito gelosa. Dean continuava a tenersi stretto sua moglie, guardando attentamente le bambine con un grande e stupido sorriso disegnato sul volto. Le seguì con lo sguardo fino a che non le vide arrivare alla casa verde ed andare praticamente a sbattere contro il portone, cominciando a bussare e dovettero aspettare solamente qualche secondo prima di venire aperte da una signora dai capelli biondi e corti, alta di statura e dal sorriso gentile che subito si abbassò e le abbracciò con forza prima di baciare loro le guance e farle entrare, rivolgendo adesso a loro il suo sorriso gentile.

<< Mamma...>> Sussurrò Dean, bloccandosi per qualche secondo mentre Isabella andava verso la signora che la abbracciò stretta stretta prima di posare le mani sul grembo, osservandolo eccitata e felice prima di tornare a parlare con Isabella

<< Vado a controllare le due pesti, torno subito Mary >> Disse Isabella entrando in casa per chiamare le due figlie, lasciandolo solo con sua madre. Era invecchiata, il volto presentava qualche ruga e c'era qualche capello bianco. Ma era lei ed era lì con lui. Anzi no, con loro.

<< Dean? Tutto bene? >> Domandò lei prima di venire investita in un abbraccio. Le era mancata tantissimo e vederla così felice e sorridente era qualcosa di impagabile.

<< Sì, tutto bene >> Rispose lui entrando in casa notando immediatamente tutte le foto che c'erano appese; foto dei nipoti, foto del matrimonio suo e di Isa, foto di Dean da piccolo...mancava qualcosa, o meglio, qualcuno.

<< Sembra che hai visto un fantasma figliolo >> Disse una voce bassa, roca, una voce che avrebbe riconosciuto ovunque. Il biondo si girò trovando davanti a sé suo padre; i capelli sale e pepe, il fisico rilassato e gli occhi meno vispi e più offuscati.

<< No signore >> Rispose lui automaticamente, facendolo ridere di gusto.

<< Vai in giardino con la tua famiglia, tra poco si mangia >> Continuò il vecchio dandogli una amichevole pacca sulla spalla e lui eseguì gli ordini andando sul retro, trovando Isabella che spingeva l'altalena dove c'era JJ mentre Arrow era già seduta al suo posto, il volto sudato e leggermente imbronciato. Subito la raggiunse, sedendosi di fianco a lei, tentando di farla parlare, ma la piccola era testarda e non disse niente finchè lui non le promise di farle fare un giro sulle spalle.

<< Ho visto la mamma stare male e mi ha sgridato quando ho detto che sarei venuta a dirtelo >> Bonfonchiò lei continuando a guardare le punte dei suoi piedi, i grandi occhi verdi un poco lucidi mentre il volto era paonazzo. Dean guardò la moglie notando subito il volto ancora più pallido e sudato del normale, notando la fatica che faceva nel spingere l'altalena.

<< Sai che la mamma è orgogliosa, ma te hai fatto bene e se la vedi stare male di nuovo avvisami ok? >> Disse lui baciandola dolcemente sul capo prima di vedere i suoi genitori, felici, portare una grande ciotola sul tavolo.

<< A tavola >> Disse Mary e subito JJ corse subito verso il tavolo, sedendosi di fianco alla sorella mentre Isabella si rifugiò in casa quasi correndo.

<< Isabella? >> Chiese John mentre aiutava Mary a servire la pasta fredda sui piatti fondi. Dean l'aveva vista correre via, ma sperava di vederla tornare presto, cosa che però non accadde. Si alzò dal tavolo, non riuscendo a nascondere lo sguardo preoccupato. Era forse successo qualcosa?

<< Guardate voi le bambine per qualche secondo? >> Domandò, alzandosi e camminando velocemente verso il bagno sentendo immediatamente dei conati. La trovò piegata in due sul water, i capelli dietro le orecchie, il volto pallido e stanco, le mani che stringevano il vestito leggero che indossava. Subito andò verso di lei, massaggiandole dolcemente la schiena e bagnandole la fronte con una asciugamano.

<< Dicevano che le nausee sarebbero finite al quarto mese...siamo al settimo e sembrano solo peggiorare >> Gemette lei prima di alzarsi un poco traballante per andare a sciacquarsi il viso e la bocca. Aspettarono qualche altro minuto prima di tornare in giardino dove Isa cercò di rassicurare tutti, sopratutto le bambine che sembravano preoccupate nel non vederla tornare. Mangiarono in silenzio e Dean si beò di quei momenti, imprimendoli a fuoco nella sua mente.

<< Allora? Come è andata la gita scolastica coi tuoi ragazzi? >> Domandò Mary guardandolo attentamente prima di prendere in braccio Arrow per giocare con lei. Era una nonna fantastica e adorava le sue nipotine.

<< è andata bene, anche se alcuni di loro sono indisciplinati, ma con me si comportano bene >> Rispose lui, mangiando una fetta di pane con gusto. Erano stati a New York per cinque giorni con la sua classe più grande ed erano tornati il pomeriggio precedente.

<< Non essere modesto, sei il loro insegnante preferito >> Disse Isabella, posando una mano sulla sua, carezzandola dolcemente, giocando con la fede in oro giallo sul suo dito.

<< Ed alcune ragazze guardano fin troppo >> Continuò, facendo ridere i due nonni e arrossire lui. Era l'insegnante di ginnastica del liceo di Lawrence ed, effettivamente, molte ragazze avevano perso la testa per lui e lui, purtroppo, ne era venuto a sapere perchè le vedeva guardare troppo e più di una volta aveva finito per ascoltare i loro discorsi fin troppo indecenti.

<< Sono solo ragazzine >> Mormorò lui distrattamente andando a posare la mano sul ventre di Isabella sentendo i calci continui che il bambino le dava eppure lei non faceva una piega, sembrava quasi non accorgersene.

<< Ragazzine? Ti ricordo che, quando ci siamo conosciuti, io avevo sedici anni e tu ventidue...ero anche io una ragazzina >> Scherzò lei posando la guancia sulla sua spalla in un gesto dolce. Se pensava a come si erano incontrati gli veniva ancora da ridere ed era sicuramente una bella storia che un giorno avrebbe raccontato ai loro figli.

<< Ma loro non sono te...>> Mormorò lui sollevandole il mento per baciarla dolcemente prima di sorriderle, venendo poi interrotti da un colpo di tosse di John che era diventato improvvisamente rosso in volto.

<< Ci sono dei minorenni qua >> Disse imbarazzato, grattandosi la testa e per tutta risposta si beccò una gomitata da parte della moglie che invece sembrava ben vedere quegli scambi di effusioni.

<< Parlando di cose serie >> Continuò l'uomo guardando intensamente il figlio che cominciò a sentirsi a disagio. Sapeva che avrebbe detto qualcosa di sbagliato, qualcosa che avrebbe creato trambusto.

<< Tra poco apre la caccia...>> Proclanò ancora l'uomo e nuovamente una stilettata alle tempie lo colpì. Chiuse e strizzò gli occhi cercando di far cessare il dolore. La caccia...

Torna da me...ti prego Dean. Nuovamente quella voce femminile, rotta dal pianto, sofferente...

<< Stanno per avere il loro terzo figlio John! >> Urlò Mary sbattendo i pugni sul tavolo, facendolo tornare alla realtà. Le bambine stavano giocando e sembravano non aver sentito niente, ma Isabella era turbata, il suo sguardo era improvvisamente basso e la sua mano destra tremava.

<< è una tradizione di famiglia Mary! Siamo nati cacciatori noi Winchester >> E così dicendo una terza fitta gli trapassò il cranio, facendolo quasi svenire. Cacciatori, loro erano cacciatori.

Non mi lasciare ancora... Quella voce lo stava rendendo pazzo, sentire quella sofferenza, tutto quel dolore...

Improvvisamente lo scenario davanti a lui cambiò per qualche secondo, tutto diventò bianco e davanti a lui c'erano due occhi verdi come smeraldi rossi per il pianto...poi tutto sparì velocemente come era arrivato e lui si trovò nuovamente in mezzo alla discussione tra i suoi due genitori ed Isabella.

<< L'ultima volta che è venuto con te a cinghiali sono andata a trovarlo in ospedale con JJ nella carrozzina e la nostra seconda figlia nella pancia. Non sapevamo se si sarebbe svegliato John, il proiettile l'ha quasi ucciso. Quel proiettile l'ha tenuto in coma per mesi...>> Disse Isabella con calma, ma Dean poteva vedere che calma non era. La mano sul ventre era quasi frenetica e gli occhi continuavano a saettare da una parte all'altra, il respiro veloce e affannato, la mano destra che continuava a tremare e che stringeva in maniera convulsa la sedia.

<< é stato un inconveniente >> Ribattè lui, ferito nell'orgoglio e dalla verità. Lentamente il ragazzo andò a stringersi il pettorale sinistro, là dove c'era la cicatrice tonda del proiettile che quasi lo aveva ucciso. Ora ricordava. Erano andati a caccia, come ogni stagione, ed avevano visto un cinghiale bello grosso. Dean aveva cominciato a camminare lentamente, tentando di non far rumore, fino ad arrivare in un punto strategico. Si piazzò col suo fucile e stava per sparare all'animale quando qualcosa lo colpì al petto. Ricordava di non aver sentito subito dolore, ma di essersi accasciato a terra. Ricordava gli alberi sopra di lui e poi il volto di suo padre e dell'altro cacciatore che lo aveva scambiato per un animale. Ricordava che lo avevano sollevato e trasportato quel tanto che bastava per far arrivare i soccorsi, ricorda di aver perso un sacco di sangue, ricorda di aver pianto chiedendo di sua figlia e di sua moglie. E poi il nulla, e quel nulla c'era stato a lungo, fino a che non si era risvegliato in una stanza di ospedale dove c'era sua madre con JJ. E ricordava le lacrime della bambina non appena lo vide con gli occhi aperti, ricordava le grida di felicità di Mary e poi lei al telefono, che chiamava Isabella e, dopo forse nemmeno un'ora, ricordava che la moglie era entrata, in braccio una bambina di pochi mesi che lui non aveva mai visto.

<< John io spero che tu stia scherzando >> Sbuffò Mary, il volto rosso dalla rabbia e lo sguardo duro verso suo marito che però non voleva mollare il colpo e continuò ad elencare tutti i Winchester che avevano seguito la tradizione continuando a sottolineare che nessuno era morto.

<< Papà, papà, ascoltami >> Cominciò a dire lui stringendo con forza la mano di sua moglie. Non gli piaceva disobbedire a suo padre, ma non voleva perdersi la nascita di suo figlio così come era accaduto con Arrow.

<< Isabella è incinta di sette mesi, tra due nascerà nostro figlio...tuo nipote e abbiamo già due bellissime bambine...se mi succede qualcosa cosa farà Isabella a prendersi cura di tutti e tre? Cosa diranno le bambine? Non posso, quei giorni sono passati ormai >> Continuò lui baciando la mano di Isabella, guardando le due piccole che si rincorrevano e giocavano, le voci squillanti. Suo padre non la prese bene; si alzò frettolosamente e tornò in casa balbettando qualcosa con la sua voce roca.

<< Gli passerà >> Mormorò sua mamma, guardandolo con sguardo fiero ed orgoglioso.

 

<< é ora di tornare a casa, la mamma è esausta >> Sentenziò Dean guardando le due bambine completamente sudate e con i pantaloni sporchi di terra ed erba. Finito il pranzo dai suoi genitori, come promesso, erano finiti al parco e ci erano stati per delle ore. Inizialmente i due avevano giocato con le loro figlie, poi Isabella era andata a sedersi e riposarsi sotto un albero che la riparava dal sole e dopo un'altra ora di corse sfrenate Dean l'aveva raggiunta, completamente sudato.

<< Ti vogliono bene >> Aveva mormorato Isabella, continuando ad osservarle. Lui annuì e si stese sull'erba, riposando per qualche secondo, giusto il tempo di normalizzare il respiro. Rimasero lì per tutto il pomeriggio e, quando andarono a chiamare le due bimbe, loro non sembravano ancora stanche.

<< Domani è domenica ed avrete tutto il tempo per giocare...lasciamo la mamma a casa e andiamo a farci un giro in bici >> Propose Dean guadagnandosi uno spintone da parte di Isabella. Non le piaceva stare in disparte e cercava sempre di fare qualcosa per le due piccole, anche se era stanca e stremata, anche se non avrebbe dovuto sforzarsi. Tornarono a casa lentamente fermandosi a prendere il pane per quella sera e Dean fu costretto a prendere in braccio Arrow che non sembrava più in grado di camminare, troppo stanca.

<< Siamo arrivati >> Le sussurrò trovandola però profondamente addormentata, facendolo sorridere. Era arrivato davanti a casa quando notò qualcuno seduto sui gradini, i capelli castani lunghi quasi fino le spalle, un naso dritto e all'insù, il volto scarno e occhi chiari.

<< Sam...>> Mormorò lui sentendo quasi un pugno in pieno stomaco.

<< Zio Sam! Zio Sam! >> Urlò JJ scappando dalla mano molle di Isabella per fiondarsi sul ragazzo che la prese in braccio e la fece roteare tre volte creando ilarità nella bambina.

<< Ciao fratello >> Rispose lui, un sorriso largo sul volto mentre teneva stretta JJ tra le sue braccia. Subito lo sguardo di Sammy andò a posarsi su Isabella, scrutandola attentamente e più volte, soffermandosi in maniera particolare sul ventre tondo, ed i suoi tratti si indurirono. C'era tensione nell'aria, tra tutti e tre. Isabella era incredibilmente rigida e non aveva ancora fatto un passo da quando aveva visto Sam che, d'altro canto, continuava a guardarla con un misto tra rabbia e delusione mentre il biondo si sentiva frustrato.

<< Entriamo >> Sussurrò poi dopo secondi interminabili e dovette prendere le chiavi dalle dita di Isabella per riuscire ad aprire la porta e far entrare dentro tutti. JJ sembrava quella più felice per l'arrivo dello zio e subito lo portò a vedere i suoi disegni.

<< Cosa ci fa qui? >> Domandò Isabella tesa come una corda di violino mentre chiudeva la porta d'ingresso. Poche volte l'aveva vista così.

<< è mio fratello Isa, magari si è ripulito >> Rispose lui guardando verso la cucina dove sentiva la voce di Sam e JJ. Non voleva lasciarli da soli troppo a lungo.

<< E sai che le bambine lo adorano >> Continuò creando una smorfia sul volto della ragazza che però non disse niente, continuava a limitarsi a guardare con preoccupazione la cucina, come se qualcosa potesse accadere da un momento all'altro.

<< Porto Arrow di sopra, la metto a letto >> Disse improvvisamente, prendendo con difficoltà la bimba in braccio, cominciando a fare le scale mentre lui si dirigeva verso la cucina. Sam era chinato per terra e stava guardando un libro che JJ stava sfogliando velocemente, raccontando con la sua voce acuta la trama di quella storia.

<< JJ vai su dalla mamma >> Ordinò lui, carezzando i capelli biondi della figlia che lo guardò con sguardo triste prima di dare un bacio sulla guancia di Sam e poi sulla sua, correndo via canticchiando una canzoncina.

<< Ho sempre adorato quella bambina >> Disse Sam tirando su col naso in un gesto nervoso. Non si era ripulito, non aveva mantenuto la promessa che aveva fatto loro. Perchè si era conciato in quel modo era ancora un mistero; era stato un ottimo studente di medicina, laureato, aveva una fidanzata e poi aveva mandato tutto a rotoli entrando in un bruttissimo giro. Ricordava che era stato in università che Sam aveva cominciato a fare uso di sostanze allucinogene. Lui l'aveva messo in guardia; c'era già passato, sapeva già cosa girava nei vari dormitori e nelle confraternite ed aveva provato a mettere in guarda il fratello minore che, però, si era lasciato persuadere.

<< Sam cosa vuoi? >> Domandò Dean guardando il fratello aggirarsi per la cucina, sfiorando le foto appese, i disegni...

<< State aspettando il terzo allora, ho visto...ho visto la pancia, non deve mancare molto >> Disse lui balbettando un poco continuando a guardare altrove, come se non riuscisse a guardare Dean negli occhi, come se si vergognasse.

<< L'avete voluto questo o è come la seconda? Capitata...>> Dean lo interruppe quasi subito e dovette usare tutta la sua forza di volontà per non prenderlo e attaccarlo al muro. L'idea che Arrow fosse semplicemente capitata, come lui stava insinuando, gli dava molto fastidio.

<< Per cosa sei venuto Sam? >> Chiese nuovamente il biondo cercando di usare tutta la diplomazia e la pazienza in suo possesso. Sam alzò appena le spalle e continuò a guardarsi attorno.

<< Volevo solamente passare un po' di tempo con la mia famiglia >> Sussurrò infine lui, il suo sguardo improvvisamente fisso a guardare dietro Dean che subito si girò notando Isabella che quasi tremava. Sam aveva sempre avuto un debole per lei, fin da quando Dean gliela aveva presentata e aveva pensato di essere il più adatto; era più giovane, più intelligente, con un lavoro migliore e più volte aveva provato a sedurla, ad averla per sé, arrivando anche a baciarla con la forza il giorno delle loro nozze. Fu in quel momento che le cose si raggelarono e Dean non riusciva ancora a perdonargli quel gesto, ma aveva cercato di andare avanti per mantenere la famiglia unita fino a che aveva scoperto che Sam qualche volta aveva portato la droga in casa loro.

<< Ciao Isa...>> Mormorò il moro, guardandola con insistenza facendo raggelare Dean che subito si mise davanti al fratello, interrompendo quello scambio di sguardi.

<< C'è una stanza degli ospiti in questo piano, potrai stare qua tutto il tempo che vorrai, ma non ti azzardare ad avvicinarti a mia moglie o alle mie figlie quando io non ci sono >>

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Capitolo 12
*** 12. ***


Dean

 

La convivenza con Sam non fu particolarmente difficile; giocava con le nipoti, aiutava in casa e andava a trovare anche Mary e John, nonostante le cose tra loro non fossero rosee.

<< Ti disturba? >> domandò Dean a letto, carezzando dolcemente il pancione di Isabella. Non era stata molto bene in quei giorni, non era potuta andare a lavoro e neanche alzarsi dal letto, era sofferente e aveva la febbre alta.

<< No, non mi sta mai vicino se siamo soli, su quello sta mantenendo i patti >> rispose lei, il fiato corto e la voce roca, a malapena udibile. Lui la strinse a sé e le baciò i capelli, cullandola un poco. Erano le tre di notte e lei non riusciva a prendere sonno a causa dei continui calci che il bambino le dava, più forti del solito, tanto da farla trasalire sempre più spesso. Dean sperava che il bambino nascesse, così da far finire quella specie di tortura ad Isabella, ma aveva paura che fosse troppo presto ed ora non era decisamente il momento. 

<< Dormi te, domani hai lezione >> sussurrò la moglie, stringendo poi con forza il lenzuolo nel pugno, trattenendo il respiro per qualche secondo.

<< Mi faccio sostituire...voi siete più importanti >> disse lui tornando a cullarla nella speranza che presto si sentisse meglio. Isabella si stava lentamente, e finalmente, rilassando quando entrambe sentirono un rumore forte provenire di sotto. Subito Dean accese la luce, guardandosi intorno un poco spaesato riprendendosi solamente quando sentì le bambine piangere. Doveva proteggerle. 

<< Le bambine...>> gemette Isabella alzandosi a fatica dal letto, aiutandosi col muro per riuscire a stare in piedi mentre Dean apriva l'armadio e cominciava a digitare i numeri della cassaforte, aprendola per trovarvi dentro una pistola, afferrandola subito con sicurezza. 

Apri gli occhi...

La stilettata lo colpì in pieno, facendolo vacillare mentre davanti a sé vedeva confuso; un attimo prima c'era la sua casa e un secondo dopo c'era solamente un soffitto bianco con una pala che girava lentamente.

Svegliati...

Continuò la voce, ma lui era sveglio e doveva proteggere la sua famiglia. Con ancora un mal di testa allucinante scese al piano inferiore trovando la porta completamente distrutta, le foto del matrimonio a terra col vetro infranto mentre due persone urlavano e si picchiavano. Subito riconobbe la voce sofferente di Sam. Con la pistola ancora alta il biondo seguì la scia di distruzione che i due avevano lasciato dietro di loro, arrivò alla stanza degli ospiti ed accese la luce trovando Sam sotto un uomo grosso e pelato che continuava a colpirlo in volto.

<< Sammy! >> urlò puntando la pistola verso l'estraneo di cui attirò l'attenzione. L'uomo si guardò attorno prima di corrergli incontro e spingerlo via, facendolo sbattere contro il muro, scappando. Dean lo vide andare a sbattere contro un mobile della sala, facendo cadere altri soprammobili. 

<< Chi era? Cosa voleva? >> domandò Dean guardando il volto del fratello che cominciava a gonfiarsi mentre si alzava lentamente, portandosi una mano alla nuca. Sam si asciugò il sangue che gli colava dal labbro e accennò un sorriso rosso prima di guardarsi intorno, forse non notando il casino che era successo. Solamente in quel momento Dean vide la striscia bianca sul comodino, una banconota da cinquanta dollari arrotolata stretta.

<< Sei fatto...>> gemette sentendosi improvvisamente ferito. Gli aveva creduto, aveva sperato che fosse cambiato e invece era rimasto lo stesso stronzo di qualche anno prima. C'erano le sue nipoti in quella casa dannazione! Perchè non pensava mai alle conseguenze? Perchè non pensava ai danni che avrebbe potuto fare? Tutto ora sembrava avere un senso. Non aveva più parole, troppo scosso da ciò che era appena successo. Aveva messo la sua famiglia in pericolo credendo a colui che non aveva fatto altro che farle del male. 

<< Tesoro stai bene? >> chiese una voce sottile dietro di lui. Dean immediatamente si girò trovando Isabella pallida e febbricitante, in piedi nella sua camicia da notte bianca, in mano un coltello da cucina lungo ed affilato. Si limitò ad annuire guardando il fratello che sembrava volersela mangiare con gli occhi. Isabella, d'altro canto, fece qualche passo indietro, allontanandosi dal minore tra i fratelli. 

<< Sei bellissima... >> mormorò Sam facendo un passo verso di lei, ma subito Dean gli diede un pugno in pieno stomaco, facendolo piegare in due.

<< Non la meriti >> gemette ancora il più giovane di Winchester ricevendo in cambio un secondo pugno, sempre in pieno stomaco, ma decisamente più forte di quello prima. Era stato buono e bravo fino ad ora, ma non poteva più permettergli di far del male alla sua famiglia.

<< Non sei neanche in grado di prenderti cura di loro, dovresti lasciare questo compito a me >> sputò Sam con cattiveria e questa volta il pugno gli arrivò in pieno volto e il ragazzo finì disteso e senza più coscenza. Lo guardò per diversi secondi chiedendosi come aveva fatto a conciarsi in quella maniera, perchè era finito così, ma poi andò da Isabella e la abbracciò stretta, baciandole il capo prima di aiutarla ad aprire la mano ancora serrata sul coltello, prendendola in braccio per portarla a letto, andando poi a rassicurare le sue due figlie che tremavano sotto le lenzuola, accompagnandole nella loro stanza quando fu certo che non avrebbero più dormito e subito loro si ficcarono sotto le coperte e andarono a stringere Isabella che provò a rassicurarle. Stette con loro per un po', le cullò e cantò una ninna nanna per loro. Rimase a guardarle per un tempo che gli sembrò infinito; guardò JJ nel suo pigiama con gli unicorni, il volto corrucciato e preoccupato, i capelli biondi e lisci erano arruffati, poi guardò Arrow che sembrava tremare, le labbra appena dischiuse e la mano che stringeva la camicia da notte di Isabella che era ancora più pallida di prima, il volto era sudato, le sopracciglia corrucciate e stringeva con le braccia le bimbe, trattenendole a sé. Le sue ragazze...

Scendere da Sam fu difficile perchè non voleva lasciarle, aveva paura a perderle di vista, come se loro potessero scomparire e dissolversi da un momento all'altro.

<< Perchè quel tizio è venuto qui? >> domandò poi con voce dura a suo fratello che stava riprendendo conoscenza. Sam sputò sangue a terra e si tirò a sedere lentamente, lo sguardo vago, le mani che sembravano prese da spasmi.

<< è il mio fornitore, gli devo un mucchio di soldi >> rispose lui, lo sguardo fisso verso il nulla, le labbra andavano a formare uno strano ghigno, malvagio. Dean alzò lo sguardo al cielo pensando a come fare per sistemare tutto quel casino. Ripulì Sam dal sangue, gli diede un nuovo pigiama e lo mise a dormire e poi tentò di sistemare la camera degli ospiti e il salotto e mise nuovamente in cassaforte la pistola. Quando aveva finito era già mattino, Isabella stava lievemente meglio e si era alzata dal letto per preparare la colazione per le bimbe. non riusciva mai a stare ferma. 

<< Dovete andare via, per qualche giorno...finchè questa situazione non si risolve >> mormorò Dean trovando non so dove la forza per dirlo. Non avrebbe mai voluto separarsi da loro, non avrebbe mai voluto vederle andare via perchè loro erano le sue ragazze. A dir la verità soffriva già al solo pensiero. 

<< Possiamo...possiamo chiedere ai tuoi di portare le bambine al lago e con un po' di fortuna loro non capiranno la vera situazione >> disse lei mentre cucinava i pancakes, ogni movimento sembrava costarle caro. Dean le carezzò il braccio e le baciò la spalla, sperando di tornare presto alla normalità. La pelle di Isabella era calda e sudata.

<< Devi andare anche te >> sussurrò improvvisamente sentendo il corpo della donna contrarsi e gelarsi. Isabella si girò lentamente, gli occhi fissi su Dean, il preparato che sfrigolava e bruciava nella padella, ma lei non sembrava neanche sentirlo. Il marito allungò un braccio ed andò a spegnere il fornello, abbozzando un sorriso stanco. 

<< Io non ti lascio >> disse Isabella dopo secondi che parvero infiniti. Nonostante fosse stanca e provata la sua voce non vacillò nemmeno per un secondo, era sicura e ciò rendeva il tutto ancora più difficile. 

<< Lo faccio per te, per proteggervi >> insistette lui, andando a posare le mani sulla pancia sentendo i numerosi calci che il piccolo dava. Non riusciva a proteggerli, quello era vero, ma forse sarebbe bastato allontanarli per qualche giorno in modo da risolvere la questione, da sistemare il tutto.

<< Io non ti lascio da solo >> ripetè lei tornando a girarsi e Dean presto vide le sue spalle scosse da singhiozzi. Subito la strinse a sé, abbracciandola con forza, cullandola, nella speranza che si calmasse e cominciasse anche a capire che doveva seguire le loro figlie, doveva farlo per loro e per il bambino che aveva in grembo, il loro primo maschetto.

<< Non me lo chiedere ti prego...>> gemette lei e nella sua testa si fece largo una nuova visione; era sera tardi e davanti a sé aveva una Isabella molto più giovane, una ragazzina quasi, gli occhi gonfi dalle lacrime e una parte di viso gonfia e livida, un corpo magro infagottato in una felpa enorme.

Non me lo chiedere ti prego... la sua voce si sovrappose e Dean si ritrovò a fissare nuovamente quei magnifici occhi verdi, le labbra tremanti che avrebbe volentieri baciato a lungo e continuamente. Un ricordo lontano...

<< Fallo per le bambine e per lui, devi stare al sicuro >> mormorò, la testa continuamente scossa da fitte che gli rendevano difficile tenere gli occhi aperti. 

Ti prego Dean, non lasciarmi da sola la voce era singhiozzante, rotta, tanto che cominciava a diventare difficile capire cosa stava dicendo. Davanti a lui tornò l'immagine di una Isabella giovane, le lacrime agli occhi arrossati. Tutto scomparve nuovamente e Dean si ritrovò davanti a sua moglie. 

<< Ti amo >> sussurrò Isabella, prendendogli il volto tra le mani per portarlo a sé, arrivando a baciarlo dolcemente.

<< Anche io ti amo >> rispose lui stringendola a sé, sentendo le lacrime della donna bagnargli la manica della maglia prima di sentirla improvvisamente leggera. Dean si accasciò su sé stesso, arrivando fino a terra, tenendo il corpo inerme di Isabella contro il suo trovandola con gli occhi chiusi e le labbra leggermente dischiuse. Improvvisamente sembrava esser diventata bollente, quasi incandescente. La scosse per qualche secondo, la chiamò e vide il suo volto contrarsi dal dolore. 

<< Mamma! >> urlò JJ che era scesa in cucina in quel momento e Dean si ritrovò a non sapere cosa fare. La bambina aveva cominciato a piangere e ben presto la sorella la raggiunse, scoppiando in un pianto sonoro mentre guardavano a distanza Isabella che non sembrava dare segni di vita. Era immobile, scossa da tremiti che lo fecero immediatamente sbiancare. 

<< Isabella! >> urlò lui prima vedere gli occhi verdi di Isabella spalancarsi e dargli dolore, la sua bocca di arricciò e la vide contorcersi e piegarsi in due, sussurrare che faceva male, tanto. 

Se mi vuoi anche solo un briciolo di bene ti prego svegliati e dimmelo lo stordì la voce che riconobbe come quella di Isabella e, quando aprì nuovamente gli occhi, la vide di fianco a lui, gli occhi rossi per il pianto e gonfi, i capelli scuri erano legati in maniera disordinata ed alla rinfusa, sulle sue guance luccicavano le lacrime che andavano a cadere poi sulle loro mani unite; quelle piccole e pallide di Isabella stringevano la sua da cui spuntavano diversi fili.

Scosse la testa con forza tornando a vedere il corpo di Isabella di fianco al suo, gli occhi aperti, le labbra arricciate in una smorfia di dolore, il respiro sempre più irregolare e veloce.

<< Cosa sta succedendo? >> domandò Sam, il volto pallido e gli occhi assenti. Dean prese Isabella in braccio dicendo alle bambine di seguirlo, ignorando completamente il fratello. Prese le chiavi della macchina ed uscì di casa, seguito dalle bimbe che subito si infilarono in macchina, singhiozzando e piangendo. Il ragazzo sistemò Isabella sui sedili, notando subito il suo volto contratto dal dolore e poi partì per l'ospedale con la sua macchina familiare e un secondo flash lo avvolse.

Era alla guida di una vecchia auto, il volante in pelle e le luci giallognole dei fari illuminavano la strada deserta davanti a lui. Si voltò a guardare il posto del passeggero trovando Isabella, i capelli legati in una coda, il volto affilato, pallido e livido era addormentato e sofferente a causa di un grosso taglio sul torace fresco, faticava a respirare e il suo sonno sembrava agitato. Sporse la mano andando a sfiorare le sue dita ghiacciate che subito si strinsero...

<< Signore la lasci ci pensiamo noi ora >> disse un infermiere posando le mani sul suo petto, spingendolo via con decisione. Dean subito si ritrovò a tenere strette le due bimbe che avevano l'aria terrorizzata, il volto rigato dalle lacrime, ma lui non riusciva a parlare, non riusciva a tranquillizzarle.

Rimasero in sala d'attesa per quattro ore, dove le bambine non riuscirono a stare sveglie e finirono per addormentarsi sui sedii della sala d'attesa, e poi la mora uscì dalla sala su una sedia a rotelle venendo subito circondata da JJ ed Arrow che si attaccarono al suo collo. Lei sorrise, si abbassò un poco e le strinse con forza. Un medico si avvicinò a Dean, il volto preoccupato e poco rassicurante.

<< Signor Winchester? >> domandò lui, lasciando che Dean annuisse in maniera distratta.

<< Sua moglie sta bene, ma la gravidanza è a rischio. Non può fare fatica, non deve stressarsi sopratutto >> spiegò il dottore guardandolo attentamente negli occhi, come per assicurasi che lui percepisseil  tutto. Sarebbe stato impossibile non stressarsi in quel momento con tutti i problemi che stavano avendo a casa.

<< Noi pensavamo...avrebbe potuto fare qualche giorno di vacanza >> cominciò a dire lui, la voce tremolante, insicura e subito si trovò lo sguardo di accusa del medico. 

<< No, no, meglio evitare, dovrebbe rimanere nelle vicinanze nell'eventualità che qualcosa vada storto. È in gioco la vita di suo figlio ed anche quella di sua moglie >> disse lui duramente prima di andare verso la ragazza, dicendogli probabilmente le stesse cose che aveva appena riferito a lui e subito la vide rabbuiarsi, ma annuire lentamente. Quella gravidanza era stata un problema quasi fin dall'inizio, ma entrambe avevano deciso di provarci pensando che tutto sarebbe filato liscio o, almeno, avevano pensato di trovarsi davanti a problemi risolvibili. Isabella si alzò dalla sedia a rotelle e si avvicinò lentamente e lo abbracciò prima di chiedergli di andare a casa, la voce soffocata, sofferente e disperata. Dean la strinse a sé prima di prendere le bimbe ed avviarsi verso la macchina, salendo in silenzio e rimanendo in silenzio per tutto il tragitto. Erano ancora scosse da quello che era successo, Dean poteva vederlo nei loro occhi ancora rossi e gonfi e l'idea di doversi allontanare da loro lo faceva stare ancora più male e sperava che loro due non capissero quanto tutto quello fosse difficile.

<< Casa >> mormorò lui aiutando a scendere Isabella dalla macchina notando solo ora il livido sul braccio là dove le avevano infilato l'ago per la flebo. Isabella andò subito a sedersi sul divano, portandosi poi le mani al volto.

<< Andate a giocare in giardino, guardate se zio Sam è lì >> sussurrò Dean prima di avviarsi verso la ragazza che subito si appoggiò a lui, piangendo sommessamente. Sembrava di essere tornati indietro nel tempo a quando le prime due gravidanze si erano interrotte con aborti spontanei e la trovava seduta a piangere e pensare a quello che sarebbe potuto accadere, a quello che sarebbe potuto esserci. Erano stati momenti difficili dove Isabella era diventata sempre più triste e taciturna, isolandosi a volte, rimanendo a guardare la stanza dei bambini vuota per ore e Dean non aveva potuto fare niente se non guardarla spegnersi lentamente.

<< Si risolverà tutto >> mormorò lui stringendola a sé cercando di infonderle un po' di sicurezza. Lei annuì un poco prima di asciugarsi gli occhi e tentare un sorriso.

<< Devo fare la valigia per le bimbe >> sussurrò Isabella, ma Dean non la lasciò andare e la trattenne a sé, stringendola con forza, carezzandole dolcemente il pancione.

<< Lasciamole tranquille oggi, sono già abbastanza scosse...ci penseremo domani >> disse lui baciandola dolcemente, venendo subito ricambiato con slancio. Isabella subito si strinse a lui alimentando il bacio, una sua mano andò a stringergli i capelli mentre l'altra si era infilata sotto la maglia e andava a toccargli l'addome. Un bacio disperato, sembrava quasi che quello fosse l'ultimo.

<< Stai bene allora >> li interruppe Sam sbucando dal nulla, gli occhi fissi verso loro due, i pugni chiusi e le labbra arricciate. Isabella si spostò, rimanendo però vicino al marito.

<< Hai chiuso l'affare di ieri? >> domandò Dean, la voce dura e scontrosa. Da quando era arrivato Sam erano cominciati i casini, così come era accaduto le altre volte che si era presentato alla sua porta. Possibile che non potesse tornare tutto come un tempo?

<< Quasi >> rispose lui prima di chiudersi dentro la sua stanza, lasciandoli nuovamente soli.

<< Devi riposare >> mormorò il ragazzo a sua moglie, carezzandole dolcemente le braccia e le spalle, lasciando che lei si addormentasse sulle sue gambe, come quando erano ragazzi.

Dicono che dobbiamo cominciare a pensare di lasciarti andare, che potresti non risvegliarti mai più... quella voce lo stava straziando. Era così vicina, così reale e così sofferente, sentiva chiaramente che la donna stava piangendo, che cercava di fermare i singhiozzi del pianto senza riuscirci. Istintivamente si toccò le guance, trovandole improvvisamente bagnate di una sostanza salata che subito riconobbe come lacrime, ma non erano le sue e neanche quelle della moglie, ora addormentata. Si guardò intorno, ma la casa era silenziosa a parte le risa delle bambine che sembravano essersi distratte.

Sei un figlio di puttana Dean... continuò la voce colpendolo in pieno petto, sopratutto a causa di ciò che vide dopo. Era in piedi davanti ad una porta squallida di legno semiaperta, dietro c'era Isabella, un grosso livido sulla guancia sinistra e sulla mascella mentre le braccia erano fasciate e livide. Lo stava guardando con sguardo interrogatorio, il labbro inferiore era ridotto ad una fessura bianca da quanto lo stava mordendo forte. Si era spinto contro di lei, aveva sentito il corpo della ragazza a contatto col suo e le sue mani avevano cominciato a vagare sulle braccia di lei mentre le sue labbra prendevano il possesso di quelle della giovane che subito ricambiò, trascinandolo poi in stanza.

Non significhiamo davvero niente se hai deciso di mollare...e se non vuoi tornare per me, almeno fallo per Sam continuò la voce facendolo saltare in piedi, le mani a tenersi la testa mentre altre immagini comparivano davanti a lui senza un secondo di pausa; lui e Sam dentro una vecchia macchina, lui e Sam che ridevano e scherzavano mentre pulivano delle armi, loro due che si abbracciavano, che cantavano una canzone, loro due insieme a John, Sam che lo proteggeva e lo salvava, Sam...

<< Tesoro va tutto bene? >> chiese Isabella preoccupata, ma questa volta la sua voce sembrava distante, la sua figura era annebbiata, lontana e sembrava scomparire. Sembrava una frequenza. La guardò intensamente e la vide andare via e tornare più volte.

<< Non sei reale...>> gemette il biondo andandole incontro, toccandola e rimanendo stranito.

Torna e baciami ancora dannazione! Urlò la seconda voce nella sua testa, facendolo piegare in due, facendogli male fisico. Immagini confuse continuavano a tornargli alla mente.

Ti prego... gemette ancora quella voce e Dean sentì una strana sensazione sulle labbra, un formicolio... Con uno sforzo che gli sembrò disumano, andò verso Isabella sentendo una fitta di dolore all'altezza del cuore. La vide aprire la bocca, la vide urlare e seguirlo verso il basso, la sentì toccargli le mani, cercare di entrare nel suo contatto visivo. Dean vide le due bimbe affacciarsi dalle scale, correre verso di lui, gli occhi colmi di lacrime mentre lo scuotevano forte, chiamandolo a gran voce. Poi lui e Sam in macchina, Sam che veniva accoltellato alla schiena da un uomo vestito da militare e dalla pelle scura, un bacio per riportarlo indietro, l'uccisione di Azazel, la ricerca di Lilith e del contratto che conteneva la sua anima, i segugi che lo trascinavano all'inferno, lo scavare per tornare in superficie, il sacrificio di Sam, la sua vita con Ben e Lisa, il ritorno di Sam e poi Isabella. Era tornata nella sua vita come un uragano e rivide tutto ciò che avevano passato in quel lasso di tempo insieme, fino alla sua dolorosa confessione, fino al senso di colpa che gli aveva chiuso la gola e lo stomaco e poi la vide minacciare il ragazzino davanti a lei, il locale in fiamme, il corpo della ragazza che sembrava emanare calore e che bruciava, tanto da rendere quasi impossibile toccarlo.

<< Ricordo tutto...>> mormorò Dean, osservando la donna che gli aveva dato due figlie in quello strano sogno, in quella visione dove lui si sarebbe rifugiato con facilità. Eppure non poteva lasciare indietro suo fratello, aveva promesso di proteggerlo e non poteva neanche lasciare indietro Isabella, non ora. Alzò appena un braccio e sfiorò le mani delle bambine prima di sorridere e serrare gli occhi. Li aprì nuovamente dopo un secondo, trovandosi in una stanza asettica, bianca, sopra di lui Isabella, così vicina da poter contare le efelidi sul suo volto rigato dalle lacrime, le sue mani bollenti e morbide che tenevano le proprie con forza. La cacciatrice lo guardò e si asciugò le lacrime col dorso della mano, sorridendo un poco, prima di abbracciarlo con forza, rischiando di soffocarlo.

<< Sam! Sam! >> urlò poi uscendo dalla stanza per qualche secondo tornando seguita da suo fratello, che subito si gettò su di lui, abbracciandolo e riempendolo di brutte parole, ma Dean stava guardando solamente Isabella; più giovane, il fisico decisamente più asciutto ed atletico e la pancia stranamente piatta, un sorriso felice stampato sul volto.

 

<< Cosa è successo? >> domandò Dean dopo aver fatto tutti gli esami di routine. Isabella era andata in motel a farsi una doccia e con lui ora c'era solo Sam, che non voleva lasciarlo solo nemmeno quando andava in bagno. Il fratello si sistemò i capelli, spostandoli dal viso prima di guardarlo attentamente, come se si aspettasse qualcosa.

<< Sei svenuto, improvvisamente. Sei caduto a terra, ti abbiamo portato qua e ci hanno detto che eri entrato in coma, avevi inalato troppo fumo. >> cominciò a dire il cacciatore, guardandosi attorno.

<< Sei rimasto incosciente per due settimane e ci hanno detto che, probabilmente, non ti saresti più svegliato >> continuò guardandolo intensamente, come se cercasse di capire se fosse diventato un demone o se fosse veramente tornato.

<< Cosa ti è successo? >> domandò infine, sedendosi sulla poltrona a fianco del letto, continuando ad osservarlo con attenzione. Due settimane...era stato incosciente per due settimane mentre a lui era sembrato di vivere solamente qualche giorno...

<< Ero come in un sogno, da cui non volevo svegliarmi >> ammise Dean guardandosi attorno, ripensando alle voci felici delle due bimbe, ad Isabella, ai suoi genitori. Tutto ciò che aveva sognato, tutto ciò che avrebbe voluto se non fosse stato un cacciatore.

<< Che sogno? >> chiese Sam, incuriosito. Doveva dire la verità? O forse era meglio tenersela per sé? Forse era meglio non rivelargli che non voleva tornare perchè lì aveva una bella vita, perchè era felice. Perchè era normale.

<< Ero sposato, avevo due bellissime bambine e stavo aspettando il terzo...mamma e papà era vivi e andavamo da loro a mangiare la domenica a pranzo. Facevo l'insegnante... >> mormorò sorridendo lui e adesso gli sembrava veramente tutto assurdo. Lui insegnante?

<< Mentre te eri la pecora nera della famiglia, dipendente da droghe e con un sacco di debiti >> continuò Dean, ricordandosi il volto scavato del fratello. Il Sam del suo sogno era lo spettro di quel Sam, la brutta copia. Era stato felice, aveva assaporato per un po' una vita normale. Una vita che già gli mancava. 

<< Ed avevo la mia vita con Isabella...ed era bellissima e dovevi vedere le bambine; biondissime e dai grandi occhi verdi, forse fin troppo intelligenti >> gemette lui, sentendo una fitta all'altezza del petto al ricordo dei loro occhi colmi di lacrime. Le aveva abbandonate, le aveva lasciate sole...no, non erano reali, erano solo frutto della sua immaginazione, del suo subconscio.

<< Non ti ci vedo padre >> scherzò ancora Sam cercando di alleggerire la situazione e Dean annuì, non voleva dirgli che in verità le bambine lo adoravano.

<< Pensi di dirglielo? >> chiese a bruciapelo Sam dopo qualche secondo. Dean rimase fermo a guardare davanti a sé, facendo finta per qualche secondo di non aver capito cosa suo fratello gli aveva chiesto. Doveva dire alla ragazza che lui aveva sognato che erano sposati, con una famiglia, due figli...felici?

<< No, penso che la farei solamente soffrire. Avevamo una vita normale Sam, eravamo felici...quello che ho vissuto è quello che lei ha sempre sognato, non posso farle questo...>> sussurrò lui con voce grave. Voleva fargli capire che lui stesso stava soffrendo per quel sogno e sarebbe voluto rimanere lì, al sicuro da demoni e vampiri, fantasmi e spiriti. Avrebbe voluto avere quella vita a cui neanche aveva mai pensato perchè, fin da bambino, era stato gettato in mezzo ad armi e mostri. Isabella, però, lei l'aveva sempre sognata, ed ora quel suo sogno si era allontanato forse per sempre.

<< Qui come sono andate le cose? >> domandò il biondo tentando di alzarsi sentendo però il corpo completamente privo di forza. Sam alzò un poco le spalle, facendo la solita smorfia con le labbra, un sorriso dolce comparve sul suo volto mentre i suoi occhi chiari andarono a fissarsi contro il muro bianco dell'ospedale.

<< Isabella è stata qui tutto il tempo, non ti ha lasciato neppure per un secondo e ti ha parlato a lungo >> rispose lui cominciando a preparare la borsa, segno che presto se ne sarebbero andati e Dean non vedeva l'ora. Era stata lei a riportarlo al presente, era stata lei a svegliarlo. Un sorriso felice comparve sul suo viso. Stava per ribattere quando vide la figura della giovane comparire alla porta, aveva una strana espressione dipinta sul viso, un misto tra dolore e un qualcosa che non riusciva ad identificare.

<< Isa? >> domandò Sam andando verso di lei, posandole le mani sulle braccia, scrollandola per qualche secondo. La vide aprire le labbra più volte mentre le lacrime le tremavano negli occhi che saettavano da Sam a Dean. Lasciò cadere il telefono a terra, improvvisamente priva di qualsiasi energia.

<< Mio padre... >> gemette, la voce tremava, il viso era diventato improvvisamente duro come la roccia, accartocciato per quello che sembrava dolore e stupore.

<< é morto >>


Angolo Autrice: Buongiorno! Intanto mi scuso per averci messo tanto ad aggiornare la storia, ma ho avuto veramente poco poco tempo. Da oggi proverò ad aggiornare ogni due settimane in modo da darmi il tempo per revisionare il capitolo e per riuscire anche a scriverne di nuovi. 
Questo capitolo è sofferente, l'ho letto e riletto mille volte perchè non mi convinceva del tutto e continua tutt'ora a non convincermi del tutto, sia per come è scritto sia per l'idea finale. Dean, durante l'ultimo capitolo col POV di Isa, per cercare di salvarla, ha inalato troppo fumo ed è quindi caduto in coma. Durante il coma ha avuto questo sogno, che lo teneva lontano dalla realtà. Durante questi sogni ha avuto visioni di Isabella del presente. Alla fine si è svegliato, capendo che stava vivendo un sogno, anche se ne è rimasto scosso in quanto ha avuto un pizzico della vita che avrebbe voluto. 
Spero che tutto questo si sia capito, perchè nella mia testa è tutto chiaro...ma dopotutto l'ho scritta io xD 
E nulla! Spero che vi piaccia **
Inoltre ci terrei a ringraziare tutte le persone che stanno seguendo, leggendo e commentando questi capitoli. Veramente un grazie di cuore, mi state facendo veramente un super piacere **
Talia

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