Into The Magic Shop

di Hana_Weasley
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** #1 ***
Capitolo 2: *** #2 ***
Capitolo 3: *** #3 ***
Capitolo 4: *** #4 ***
Capitolo 5: *** #5 ***
Capitolo 6: *** #6 ***
Capitolo 7: *** #7 ***
Capitolo 8: *** #8 ***
Capitolo 9: *** #9 ***
Capitolo 10: *** #10 ***
Capitolo 11: *** #11 ***



Capitolo 1
*** #1 ***


Benvenuti! 
Questa storia, come avrete letto, si ispira al vcr mostrato durante il 5th Muster (questo, se non l'avete visto: https://www.youtube.com/watch?v=7DO-dfk5QQo&t=133s). 

Come è scritto in didascalia si tratta di una OT7 ma essendo Jeongguk il protagonista ed essendo la storia narrata completamente dal suo punto di vista, si concentrerà particolarmente sulle ship che riguardano Jeongguk. 

Buona lettura! 



 
 
 
 
Jeongguk, se avesse potuto, avrebbe volentieri evitato di finire in questa situazione. Ma Dongmin, il suo migliore amico, nonché suo capo a lavoro, non faceva altro che ripetergli di avere bisogno di una pausa e di allentare lo stress.
 
Non è che Jeongguk ami alla follia il lavoro che svolge. Se avesse avuto altre opzioni avrebbe volentieri fatto qualcos'altro. Come cantare. Ah, quanto amava cantare Jeongguk!
 
Ma non sempre la vita va come si spera e quindi, mettendo da parte il suo piccolo grande sogno, Jeongguk si è ritrovato a lavorare in un noioso ufficio.
 
Tutto sommato però non se ne è mai lamentato. La paga è buona, i suoi colleghi sono amichevoli ed il suo migliore amico è il suo capo. E da persona meticolosa e perfezionista quale è, Jeongguk ha iniziato a mettere anima e corpo nel suo lavoro, a volte anche esagerando, a detta di Dongmin. 
 
Al punto in cui Dongmin non fa altro che implorarlo di prendersi qualche giorno di ferie, di ricaricare le batterie, riposarsi, fare una vacanza, qualsiasi cosa. 
 
E okay, forse Jeongguk è particolarmente stressato in questo ultimo periodo, forse non dorme per più di tre ore a notte da un po', forse beve un po' troppo caffè e forse non consuma un pasto completo da neppure lui ricorda quando. 
 
Ma non è nulla di grave, non ha bisogno di una vacanza. 
 
Sennonché Dongmin un giorno arriva da lui dicendogli di avergli prenotato le ferie. E Jeongguk vorrebbe rifiutarsi ma Dongmin è pur sempre il suo capo e proprio per questo ha potere decisionale su ciò.
 
Jeongguk pensava di scamparla però. Pensava di stare a casa quei giorni, fingendo di riposarsi, quando invece avrebbe lavorato a futuri progetti. 
 
Ma Dongmin ovviamente lo conosce troppo bene.
 
"Penso che tutto lo stress che provi sia sproporzionato. Fai già tanto, Jeongguk, non c'è bisogno di spingerti al limite in questo modo. Non è richiesto."
 
Jeongguk non sa bene come rispondergli. 
 
"Per questo, ho deciso di prolungare la tua vacanza e ho prenotato per te un alloggio in questa uhm... clinica? Non saprei come descrivertela, onestamente. Ma su internet ne parlano molto bene e c'è scritto che aiuta proprio le persone a rilasciare lo stress e l'ansia."
 
"Una clinica?! Dongmin-ah non sono malato!"
 
"Non è proprio una clinica! È più una casa dove ci saranno delle persone a prendersi cura di te."
 
"Mi rifiuto. Mi rifiuto di sottopormi a qualcosa del genere!"
 
Jeongguk non è malato, non ha bisogno di farsi curare. 
 
"Jeongguk-ah, almeno dai loro una possibilità. Sono davvero preoccupato per te. Vai lì, vedi come ti trovi e se non sei a tuo agio allora mi fai chiamare e ti vengo a prendere, huh?"
 
"Aspetta... mi fai chiamare?" chiede Jeongguk sospettoso. 
 
"Uhm..."
 
"Dongmin."
 
"I cellulari non sono permessi. Quindi dovrai chiedere ai proprietari se hai bisogno di chiamare qualcuno. Da quello che mi è stato detto le chiamate non sono in alcun modo proibite. Solo l'utilizzo dei cellulari. A quanto pare possono essere fonte di stress."
 
Jeongguk per poco non da una testata al muro.
 
 
È così che, una settimana dopo, Jeongguk, dopo aver fatto una valigia con le cose essenziali, viene portato appena fuori città, vicino alla campagna.
 
E questo posto dovrebbe aiutarlo a far sparire lo stress ma Jeongguk ad ogni miglio che l'auto di Dongmin percorre lo sente solo salire sempre di più.
 
Jeongguk è convinto che non funzionerà, che arriverà lì e nel giro di qualche giorno chiamerà per essere riportato a casa e per poter ricominciare a lavorare con il suo amato stress, i suoi caffè e le sue tre ore di sonno a notte. 
 
In realtà non sa bene cosa aspettarsi da questo posto. Non essendo una clinica, Jeongguk è decisamente scettico a riguardo. Come pensano di fargli trovare la pace interiore tanto decantata sul loro sito online? 
 
Jeongguk già si immagina che gli faranno bere tisane e camomille tutto il giorno, magari gli faranno fare anche meditazione, forse yoga, chissà. 
 
Fatto sta che Jeongguk è abbastanza sicuro che queste cose saranno del tutto inutili.
 
Dopo gli ultimi saluti e raccomandazioni scambiate con Dongmin, Jeongguk si dirige lentamente verso l'entrata della grossa villa.
 
Attraversa titubante il giardino ben curato e ricco di fiori colorati e poi si ferma davanti alla grossa porta in legno, al di sopra di essa vi è una piccola insegna: 
 
Benvenuti al Magic Shop.
 
Jeongguk prende un respiro profondo per farsi forza e poi suona il campanello. Prima si sbriga ad entrare e prima tornerà a casa sua. 
 
Improvvisamente, la porta si apre con lentezza e titubante Jeongguk decide di entrare all'interno della casa. 
 
Si guarda intorno per qualche istante osservando l'arredamento vintage dell'ingresso. Le pareti, così come i mobili, sono di color castano e sono decorate da qualche quadro dalla cornice oro.
 
Vi è una porta blu che Jeongguk suppone porti alle camere e alle altre stanze all'interno della villa.
 
Infine, alla sua sinistra, Jeongguk vede una grossa scrivania piena di cartacce e registri. Un telefono fisso nero e un giovane ragazzo dai capelli rosa che lo guarda con un sorrisetto sul volto. Jeongguk non sa come descriverlo quel sorriso. Sembra gentile, ma al tempo stesso è anche come se celasse molto altro. Cose che probabilmente lui non saprà mai.
 
Il ragazzo, che ad occhio e croce non dovrebbe essere molto più grande di lui, lo guarda sorridendo ancora per qualche istante e poi prende parola.
 
"Benvenuto al Magic Shop, devi essere Jeon Jeongguk, vero?" gli dice senza che il sorriso abbandoni il suo volto. 
 
"Uhm... sì." Jungkook ammette di essere stato preso alla sprovvista. Per tutto il tempo si era convinto che a gestire questo posto sarebbero state signore anziane un po' matte e mezzi hippie ossessionati dalla musica new-age. Ed invece, all'ingresso, Jeongguk si è trovato davanti un ragazzo senza alcun dubbio giovane, nonché attraente e dal sorriso seducente. 
 
"Piacere! Sono Jimin, il proprietario del Magic Shop!" si presenta il ragazzo. 
 
"Immagino tu sia interessato a sapere come si svolgeranno le cose qui per i prossimi due mesi." Continua poi e Jeongguk annuisce perché è onestamente curioso di capire in che guaio si sia cacciato. 
 
"Come ti sarà stato spiegato il cellulare qui è vietato. Puoi immaginare che per molte persone può essere grande fonte di stress quindi abbiamo pensato di vietarlo direttamente a tutti considerando che ciò può fare solo bene. Tuttavia qui ci sono i telefoni disponibili, quindi se hai bisogno di chiamare qualcuno potrai farlo." Gli spiega con voce gentile e vellutata, il sorriso sempre ampio e sincero sul volto. 
 
"Inoltre, nonostante la tua prenotazione sia stata fatta per due mesi, non sei obbligato a rimanere se non dovessi trovare un riscontro positivo nelle nostre attività. La prima settimana è però obbligatoria!" dice l'ultima frase ridacchiando e Jeongguk non può fare a meno di trovare i suoni da lui emessi terribilmente adorabili. 
 
Dopo qualche istante di silenzio, Jeongguk si rende conto che Jimin sta probabilmente aspettando una sua risposta. 
 
"Oh, sì, anche questo mi era già stato detto, ma grazie." Dice quasi balbettando. E Jeongguk non capisce che diamine abbia. Solitamente il suo modo di parlare trasmette sempre sicurezza. Ma la presenza di Jimin lo intimidisce. La bellezza di Jimin è intimidatoria. 
 
Il suo grande sorriso ed i suoi occhi vispi ed il modo calmo e delicato con cui parla lo sono. 
 
"Benissimo!" dice euforico, battendo le mani. 
 
"Per oggi non ci sarà nessuna attività considerando che è tardi, così avrai il tempo per riordinare le tue cose, esplorare un po' la villa e avere un po' di tempo per te. Da domani invece ogni giorno verrà dedicato ad una attività particolare, tenuta da una dei nostri talentuosi impiegati!" e così dicendo indica il muro dietro la sua scrivania, decorato con sei diversi quadri, ognuno di essi raffigurante un giovane ragazzo. 
 
E per un secondo Jeongguk non può fare a meno di chiedersi esattamente cosa diano da mangiare alle persone in quel posto per renderle tutte così affascinanti. 
 
"I pasti possono essere consumati quando preferisci nella cucina al piano terra anche se solitamente per la cena ci riuniamo tutti insieme. Ma non sei assolutamente obbligato a farlo!"
 
Jeongguk annuisce, sollevato dal fatto di non essere obbligato a passare tutto il tempo con queste persone.
 
Jimin, nel mentre, comincia a rovistare nei cassetti della scrivania, finché non trova ciò che stava cercando e tira fuori una chiave.
 
"Questa è la chiave della tua camera. Sei davvero fortunato perché, essendo l'unico ospite che al momento abbiamo, ti è stata assegnata la camera più grande!" gli dice ammiccando giocosamente e Jeongguk deve fare affidamento su tutta la sua forza per evitare di arrossire. 
 
"Uhm sì... che fortuna. Ora se non ti dispiace... uhm..." Jeongguk si sente un adolescente incapace di comunicare mentre mormora indicando la porta e le chiavi. 
 
"Certo, vai pure. La camera è la numero 136." 
 
Jeongguk prende la sua valigia ed apre la porta che affaccia al corridoio con le camere. Sta per chiuderla quando si sente chiamare nuovamente da Jimin. Jeongguk si guarda indietro e attende. 
 
"Non pensavo fossi così bello." Gli dice il giovane e questa volta Jeongguk non riesce a combattere il rossore che in qualche istante gli copre tutto il volto e la punta delle orecchie. 
 
Non sapendo, non potendo, dargli una risposta di senso compiuto, Jeongguk si affretta a chiudere la porta dietro di sé, non senza prima sentire la leggera risata di Jimin. 
 
 

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Capitolo 2
*** #2 ***


Jeongguk quella prima notte fatica a dormire. 

Non essendo più abituato a dormire per una notte intera, Jeongguk si ritrova a passare le prime ore della notte a rigirarsi nella letto nella speranza di prendere finalmente sonno per poi arrendersi e prendere un libro da leggere. 

Questo, onestamente, è già un cambiamento per lui. 

Jeongguk non ricorda esattamente quando sia stata l'ultima volta che abbia letto un libro o qualcosa che non fosse inerente al suo lavoro. 

Quindi, il poter leggere qualche capitolo di un libro acquistato anni fa e poi dimenticato sulla libreria di casa sua, anche se ad un orario così indecente, è di certo un cambiamento per Jeongguk.

Alla fine Jeongguk si ritrova a dormire sono per quattro ore. 

Dopo essersi vestito e dato una sistemata decide di andare a fare colazione. 

Non sa bene cosa lo aspetti questa giornata. Sa che oggi comincerà con le attività che dovrebbero aiutarlo a stare meglio ma Jimin non ha specificato di cosa si tratterà o gli orari.

Jimin.

Jeongguk quasi arrossisce ripensando al ragazzo ed al modo in cui sembra aver filtrato con lui. 

Perché era chiaramente quello, no? Flirtare? Decisamente non è da tutti fare dei complimenti del genere ad un proprio cliente. 

Jeongguk raggiunge la cucina e tira un sospiro di sollievo constatando che sia vuota. 

Sul tavolo vi è una grossa ciotola con del riso, dei cereali al cioccolato e dei toast. Accanto al fornello vi è una brocca con del caffè. Jeongguk nota poi un post-it sul frigo. 

"Verdure e contorni sono dentro :)"

C'è l'imbarazzo della scelta ma alla fine Jeongguk opta per mangiare una ciotola di riso e un toast con del burro trovato in frigo. 

È poco dopo che Jeongguk vede entrare Jimin in cucina. 

"Oh. Buongiorno Jeongguk! Spero tu abbia dormito bene." Gli dice rivolgendogli un sorriso luminoso. 

"Oh sì, grazie." Mormora in risposta, decidendo di non parlare della sua notte per lo più insonne. Alla fine Jeongguk è consapevole di avere solo bisogno di tempo per lasciare abituare il suo corpo a degli orari normali. 

"Fantastico! Ti anticipo già che hai la mattinata libera quindi puoi spenderla come preferisci. Dopo pranzo invece inizieremo con le attività, quindi sei pregato di farti trovare all'ingresso per allora."

Jeongguk annuisce tentando di mostrarsi il più calmo possibile, nonostante in realtà Jeongguk sia teso come una corda di violino all'idea di cominciare queste misteriose attività. 

Così, finita la colazione, Jeongguk decide di andare a fare un giro per il grosso giardino che circonda la villa. 

La vista, deve ammetterlo, è deliziosa per essere solo un giardino. L'erba è di un verde vivace ed il prato è costellato di fiori colorati. I piccoli alberelli completano il quadro insieme alla vista della campagna all'orizzonte. 

Nonostante sia mattina, non fa esageratamente freddo grazie ai pallidi raggi del sole che riscaldano abbastanza Jeongguk da convincerlo a sedersi sulla panchina e osservare l'orizzonte. 

Jeongguk si scrive una nota mentale, ricordandosi di portare il suo blocco dei disegni o il suo ipod per i prossimi giorni. 

Non avendo nulla a cui lavorare e trovandosi con così tanto tempo libero, la musica e l'arte rimangono le ultime alternative di Jeongguk per non perdere la testa. 

La sua prima mattina al Magic Shop passa così per Jeongguk, non facendo nulla. Gironzolando per la villa, lasciandosi cullare dal suo silenzio.

Quando si fa ora di pranzo, Jeongguk arriva nella cucina trovandoci Jimin, occupato a parlare con qualcuno al telefono. 

"Sì hyung, non ti preoccupare. Certo, lo so che non è colpa tua se sei dovuto uscire e non hai potuto occuparti del pranzo ma davvero, non preoccuparti, me la solo cavata bene." Dice Jimin ridacchiando. "Okay, a dopo allora." 

Jimin chiude la chiamata e solo in quel momento si rende conto della presenza di Jeongguk.

"Hey, vuoi pranzare?" gli chiede gentilmente. "Oggi il nostro chef non ha potuto occuparsi del pranzo, ma sono un cuoco niente male quindi non temere." Gli spiega, buttando il petto in fuori con fierezza. 

"Lo chef è lo hyung con cui stavi parlando?" gli chiede Jeongguk.

"Oh sì, Jin hyung! Lo incontrerai a tempo debito visto che è il responsabile anche di una delle attività della villa." 

I due si mettono a tavola ed iniziano a mangiare silenziosamente. 

"Quindi questo posto lo gestite voi autonomamente? Non avete altri dipendenti al di là di voi ragazzi?" Jeongguk è onestamente interessato, vuole capire come funzionino le cose in quel posto, come riescano a gestire il tutto con così pochi dipendenti. 

"Esattamente. Ognuno di noi ha un ruolo che ricopre, oltre alle attività che tiene per gli ospiti. Jin hyung è davvero un abile cuoco e quindi solitamente si occupa dei pasti. Noi altri ci dividiamo tra chi pulisce, chi lava, chi fa la spesa. Questo tipo di cose. Siamo una grande famiglia."

Famiglia. 

Jeongguk non può fare a meno di essere curioso di conoscerla.

"Devo ammettere che anche tu non sei male a cucinare, Jimin-sshi."

"Ah! Chiamami hyung, dovremmo passare molto tempo insieme, d'altronde. E ti ringrazio per il complimento."

"Quanti altri talenti nascondi?" chi chiede scherzosamente, senza neppure rendersi conto di star portando avanti con leggerezza una conversazione con il ragazzo.

Jimin a quel punto lo guarda intensamente leccandosi le labbra per poi sorridere divertito. 

"Tanti. Non hai idea."

Jeongguk per poco non si strozza con il pezzo di carne che ha in bocca. 

Dopo pranzo, i due si dirigono verso l'ingresso essendo ormai ora per l'inizio delle attività di Jeongguk. 

"Aspetta un attimo qui, vado a controllare se è tutto pronto." Gli dice Jimin, sfiorandogli il braccio. 

Qualche minuto dopo, Jeongguk lo vede tornare con un sorriso raggiante sul volto. 

"Bene, Jeongguk-ah, ci siamo. Vieni pure con me."

I due si dirigono alle scale che portano ad un corridoio con delle massicce porte blu, fermandosi alla prima porta a destra. 

"Buona fortuna." Gli dice Jimin, aprendo poi la porta e spingendolo gentilmente dentro.

Jeongguk si volta un'ultima volta verso di lui e Jimin gli fa un sorriso di supporto per poi chiudere la porta. 

Jeongguk fa un respiro profondo e poi si volta dall'altro lato, per trovarsi davanti una stanza con un solo tavolo ed una libreria all'interno.

Ed un giovane ragazzo dai capelli biondi, i vestiti larghi e colorati e degli occhiali dall'aria vintage. 

Il ragazzo gli fa segno di avvicinarsi e Jeongguk lentamente raggiunge il tavolo e si siede al lato opposto del ragazzo. 

Il ragazzo gli porge la mano amichevolmente. "Namjoon, piacere."

Jeongguk afferra la sua mano e mormora timidamente il suo nome. 

"Wow, Jiminie non mentiva quando ha detto che eri bello."

Jeongguk non può fare a meno di arrossire davanti alla schiettezza di Namjoon e all'idea che Jimin possa aver parlato di lui agli altri dipendenti, possa aver detto loro che il loro ospite era un bel ragazzo. 

Sentendo sempre più calore raggiungere il suo volto, Jeongguk abbassa la testa imbarazzato ed incapace di guardare negli occhi il giovane di fronte a lui. 

Namjoon nel mentre si alza, raggiungendo la libreria e afferrando una scatola piccola e lunga e tornando poi al suo posto. 

Quando la scatola viene poggiata sul tavolo, Jeongguk si permette di alzare lo sguardo e leggere quello che vi è scritto sopra. 

"Shangai?"

"Proprio lui." Risponde Namjoon sorridendo. 

E oh buon dio, ha le fossette, pensa immediatamente Jeongguk per poi darsi uno schiaffo mentale. 

"Sono confuso." Ammette poi. Come dovrebbe aiutarlo a rilasciare lo stress un gioco di società? Jeongguk era davvero convinto che la sua permanenza al Magic Shop avrebbe previsto tisane e meditazione.

"Giocare aiuta a liberare la mente, oltre che a divertire e svagarsi per un po' di tempo. Diversi studi hanno dimostrato come il gioco, soprattutto quando questo prevede la strategia e la logica, sia terapeutico per le nostre menti." Gli spiega gentilmente Namjoon. 

"In questa stanza passeremo svariate ore a giocare insieme, permettendo al nostro corpo di rilassarsi e alla nostra mente di continuare a lavorare, pur divertendosi. Se hai compreso, ora possiamo iniziare a giocare."

È così che Jeongguk si ritrova a giocare a Shangai e poi a Mastermind ed ancora a Scarabeo. 

Ma più i minuti passano e più Jeongguk non fa altro che innervosirsi e provare stress nei confronti della situazione. 

Non per gli occasionali complimenti che Namjoon gli propina, quelli lo fanno solo arrossire come un adolescente. 

No, è nervoso perché in quelle ore non è riuscito neppure a vincere una partita. E chiunque conosce Jeongguk sa che è una persona dannatamente competitiva. Non nella vita di tutti giorni, non in modo tossico, ma è il tipo di persona che quando gli viene proposta una sfida non si tira indietro e la vince per orgoglio. 

Ma nonostante Jeongguk si stia impegnando con tutto se stesso Namjoon sembra essere sempre un passo avanti a lui, sembra riuscire a leggergli nella mente, prevedere le sue azioni successive ed i suoi pensieri.

Indubbiamente, Namjoon si sta rivelando una persona particolarmente intelligente ed arguta. 

E questo da immensamente sui nervi a Jeongguk. 

E se si fosse trovato in una situazione diversa probabilmente il ragazzo avrebbe trovato anche incredibilmente sexy la sua intelligenza ed il suo intuito, ma ciò gli stavano costando la vittoria e Jeongguk era infastidito. 

Dopo un paio d'ore, la porta si apre nuovamente e Jimin si affaccia. 

"Oh, è già ora Jiminie?"

"Temo di sì, hyungie."

"Ora di cosa?" chiede confuso Jeongguk. 

"Di mettere via. Si è ormai fatta sera e tra un po' sarà anche pronto da mangiare." Spiega Namjoon.

"Cosa?! Ma non avevamo finito la partita!" 

"Oh non importa, la tua prossima mossa sarebbe stata probabilmente quella di spostare la tua torre per mangiarmi l'alfiere, ma così facendo io avrei fatto scacco matto."

E Jeongguk davvero rimane senza parole in quel momento. Perché, che lo voglia ammettere o meno, era proprio quello che stava per fare. Ma come diamine faceva Namjoon a saperlo? 

"Allora, Jungkook-ah, questa sessione ti ha aiutato a lasciare andare un po' della tensione? Il tuo corpo prima era davvero teso."

Jeongguk si volta in sua direzione con sguardo truce e senza proferire parola. 

"Oh no!" dice Jimin per poi raggiungere Namjoon. "Non dirmi che hai ancora vinto tutti i giochi!"

Namjoon arrossisce un po' e si gratta la testa con imbarazzo. "Sai che non posso farne a meno, Minnie. Ci ho provato a lasciarlo vincere ma non ci sono riuscito..."

Lo sguardo di Jimin si addolcisce improvvisamente e, mettendosi in punta di piedi, circonda la testa di Namjoon tra le sue braccia e poi posa un leggero bacio tra i suoi capelli. 

"Lo so che non è colpa tua, Joonie. Però penso tu non sia riuscito nell'intento di calmarlo in questo modo."

Namjoon in quel momento alza lo sguardo verso Jeongguk e arrossisce. "Scusa." Mormora e pare seriamente dispiaciuto al punto che Jeongguk quasi si sente in colpa. 

"È proprio bello come ti avevo detto, vero?" chiede poi Jimin a Namjoon che annuisce in fretta e gli sorride. 

Non sa come reagire alle interazioni tra Jimin e Namjoon che sembrano chiaramente trovarsi in una sorta di relazione.

Non sa come reagire al fatto che entrambi abbiano flirtato con lui. 

Non sa dannatamente come reagire al fatto che abbiano commentato il suo aspetto rimanendo abbracciati l'uno all'altro. 

Jeongguk è lievemente confuso. 

"Ti unisci a noi per la cena, Jeongguk?" gli chiede Namjoon ma Jeongguk non ne sarebbe capace al momento, non con la confusione che ha in testa e all'irritazione per le numerose sconfitte che ancora non ha abbandonato la sua mente. 

Così scuote il capo e dice di essere un po' stanco, che probabilmente salterà la cena e andrà a dormire. Anche se Jeongguk è ben consapevole del fatto che è una grossa bugia. 

Nella sua stanza, Jeongguk si concede una doccia e, dopo essersi messo il pigiama, si mette comodo sotto le coperte a continuare il suo libro. 

È dopo qualche ora che Jeongguk sente qualcuno bussare alla sua porta. 

Sistemandosi sul letto e chiudendo il libro, lascia che chiunque sia entri.

Jimin gli rivolge un piccolo sorriso e avvicinandosi al letto poggia sul suo comodino una tazza e un piatto con una fetta di torta. 

"Ogni sera passo per lasciare una tisana a tutti e visto che non hai cenato ho pensato di portarti anche una fetta di torta in caso ti venisse fame più tardi."

Oh, quindi le tisane ci sono davvero, pensa Jeongguk. 

Deve ammettere che il gesto di Jimin è stato molto gentile, quindi lo ringrazia con un timido grazie, prendendo poi la tazza e bevendo un po' della tisana. 

"Spero che questo primo giorno non sia stato terribile per te." Gli dice poi Jimin, questa volta timidamente, senza guardarlo negli occhi e lasciando cadere le ciocche rosa dei suoi capelli davanti al volto. 

Jeongguk è quasi tentato di risistemargliele dietro l'orecchio ma si ferma in tempo. 

Pensa poi a come sia andata oggi la sua giornata. 

Al giardino, al silenzio e ai giochi. 

Agli occhi vispi di Jimin ed il sorriso gentile di Namjoon.

Jeongguk è convinto che gli ci vorrà inevitabilmente del tempo per abituarsi, però deve ammettere che come primo giorno non è stato neppure un fiasco. 

Ma soprattutto, Jeongguk ammette a sé stesso di essere incredibilmente intrigato da Jimin e dalla sua famiglia. 

"No, non è stato male." Gli risponde, quindi.

E quando Jimin gli sorride radioso, Jeongguk pensa di voler vedere quel sorriso ogni giorno. 

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Capitolo 3
*** #3 ***


La mattina dopo, quando Jeongguk apre gli occhi, avverte immediatamente che qualcosa non va.

Essendosi appena svegliato non riesce a capire esattamente quale sia il problema, ma Jeongguk sa che ce n'è uno. 

Così, steso a pancia in su, Jeongguk tenta di riprendere completamente coscienza di sé, osserva il soffitto bianco e attende che il suo corpo e la sua mente si sveglino. 

Qualcosa lo sta toccando. 

E Jeongguk non è una persona fifona, di per sé, ma non può fare a meno di agitarsi all'idea che qualcosa sia nel suo letto, a contatto con lui. 

Lentamente, Jeongguk alza la testa del cuscino e alla vista di ciò che si trova sul suo letto non sa se essere sollevato o perplesso. 

Perché accanto a lui, ancora addormentato come una novella Bella Addormentata, con un braccio ancorato al collo di Jeongguk ed una gamba agganciata al suo fianco, vi è un giovane ragazzo. 

Jeongguk dovrebbe essere felice nel constatare che non si tratta di alcun animale, ma non può fare a meno di chiedersi perché ci sia un uomo nel suo letto. E perché lo stia abbracciando. 

Jeongguk allora fa l'unica cosa logica che il suo cervello gli suggerisce. 

Inizia a scuotere il corpo minuto – che metterebbe estrema tenerezza a Jeongguk, se non si trovasse in questa situazione – del ragazzo nel tentativo di svegliarlo. 

Egli, se all'inizio non reagisce, dopo l'insistenza di Jeongguk comincia a lamentarsi sommessamente. 

E davvero, Jeongguk non sa se continuare a svegliarlo o lasciar perdere, perché i suoni che escono dalla sua bocca sono adorabili e Jeongguk vorrebbe prendere a testate il muro perché si sente un debole da quando ha messo piede al Magic Shop, continuamente messo di fronte a bei ragazzi.

Ma, determinato a capire perché stia dormendo sul suo letto, Jeongguk continua a scuoterlo, finché il ragazzo non apre finalmente i suoi bellissimi occhi la cui forma ricordano a Jeongguk quelli di un felino. 

"Uh..." mormora il ragazzo, guardandosi spaesato intorno, finché non incrocia lo sguardo con Jeongguk.

"Perché mi hai svegliato?" chiede evidentemente disorientato. 

"Perché sei nel mio letto?!" ribatte Jeongguk.

"È la tua attività per oggi, ragazzino." Gli risponde il ragazzo con voce profonda.

"Dormire?" Jeongguk ha già detto di essere confuso da questo posto?

"Esattamente. Ed ora torna a letto così posso abbracciarti. I tuoi muscoli sono particolarmente comodi, oltre che attraenti, devo ammetterlo."

Con un leggero tonfo, Jeongguk si lascia ricadere sul cuscino, il volto inevitabilmente rosso per l'imbarazzo per le parole pronunciate dal ragazzo e per quest'ultimo che lentamente si avvicina finché non poggia la testa sul suo petto, rilasciando un sospiro rilassato. 

E okay, Jeongguk deve ammettere che la sensazione non è male. 

Non è mai stato una persona troppo amante del contatto umano, è sempre stato troppo timido ed introverso per sentirsi a suo agio in quelle situazioni, ma Jeongguk, mentre si trova abbracciato a questo sconosciuto, non può fare a meno di sentire calore all'interno del suo corpo, nel suo cuore. E non può fare a meno di sentirsi al sicuro tra quelle braccia che lo tengono stretto. 

Lo deve ammettere, questo forse potrebbe funzionare, l'affetto e la vicinanza di un altro corpo. Il calore emanato da esso, la sensazione di conforto percepita. 

Per qualche ora Jeongguk ci crede davvero mentre sonnecchia, mentre si lascia abbracciare da quel ragazzo e lascia che il suo corpo si rilassi sotto il suo tocco. 

Ma poi Jeongguk torna alla realtà e si rende conte che lui non ha qualcuno a cui chiedere di essere tenuto stretto e di coccolarsi. E se anche Dongmin accettasse, non potrebbe chiederglielo ogni giorno, non potrebbe chiedergli di rimanere la notte. 

E così il corpo di Jeongguk diventa nuovamente teso, la sua mente non può fare a meno di pensare che anche questo non ha funzionato, che gli rimangono solo altri quattro giorni per cercare di trovare una soluzione.

"Cosa ti preoccupa?" chiede una voce, quasi in un sussurro. 

Jeongguk si rende così conto che l'altro ragazzo si è svegliato e, nonostante sia ancora abbracciato a lui, lo sta guardando con serietà, come se gli interessasse davvero sapere cosa non vada in Jeongguk. 

"Non sta funzionando." Mormora. Perché non può dire altro. Non può dire che in realtà stava funzionando finché non si è ricordato di essere solo.

"Oh." il ragazzo sembra deluso. Apre poi la bocca per dire qualcos'altro, ma viene interrotto dal lieve bussare alla porta di Jeongguk. 

Jimin apre la porta mentre tiene in mano un vassoio. 

"Buon giorno, dolcezze!" dice allegramente, avvicinandosi al letto. 

"Vi ho portato la colazione a letto." Jimin, facendo attenzione, posa il vassoio sul letto, prende poi una tazzina di caffè e la porge a Yoongi che lo guarda con gli occhi pieni di affetto.

"Ti amo, Jiminie." Gli dice prima di iniziare a sorseggiare il suo caffè. 

Jimin ridacchia e poi sposta la sua attenzione verso Jeongguk. "Serviti pure, Jeonggukkie!"

Jeonggukkie.

Jeongguk è onestamente stanco di arrossire così tanto.

"Allora, com'è andata la sessione con Yoongi hyung?"

"Ha detto che non funziona." Dice Yoongi.

"Oh. Solitamente le coccole sono una delle attività che più aiutano, mi dispiace." Gli dice Jimin mostrando del sincero dispiacere. 

Jeongguk si sente in imbarazzo ed anche un po' in colpa, sente di starli deludendo in qualche modo, nonostante dovrebbe essere il contrario. Quindi, non sapendo come rispondere, si limita a alzare le spalle, mostrandosi il più possibile dispiaciuto. 

"È un peccato, è stato davvero comodo dormirci insieme. Lo rifarei decisamente, se potessi." Ammette Yoongi con nonchalance, quasi come se stesse parlando del tempo. 

Improvvisamente, i tre ragazzi vengono nuovamente interrotti da un rumore alla porta. 

Alla porta questa volta si affaccia Namjoon, il quale ha una faccia affranta e cupa, almeno finché i suoi occhi non si posano sulla piccola figura di Yoongi. 

"Hyung!" dice in modo lamentoso. 

"Hyung!!" ripete, avvicinandosi al letto per poi prendere a sorpresa il cuscino di Jeongguk e lanciarlo addosso a Yoongi, che si lascia cadere sul letto ridacchiando. 

"Hyung avevi promesso che mi avresti riservato una dose di coccole per stamattina! Ti ho aspettato a letto solo soletto per ore!"

"Scusa Namjoonie ma stavo lavorando. E Jeongguk era troppo comodo per scollarsi." Gli spiega Yoongi con un sorrisetto furbo sul volto. 

"Lo sappiamo entrambi che sono io quello che preferisci coccolare." Ribatte Namjoon. 

"Non farti sentire da Taehyung o ti terrà il broncio per una giornata intera."

"Ah, anche Taehyung sa benissimo che quando si tratta di coccole sono il migliore perché riesco completamente ad inglobarti con il mio corpo!"

"Hai ragione, scusa, ora vieni qui ad abbracciarmi." Dice di fretta Yoongi, sembrando più impaziente che mai. 

Namjoon si avvicina felicemente al ragazzo e si butta sul letto per poi circondare l'intero corpo di Yoongi e stringerlo, rilasciando un sospiro beato. 

E dall'angolo del letto in cui Jeongguk è seduto può vedere chiaramente il sorriso rilassato di Yoongi, che poi si sporge leggermente per posare un leggero bacio sui capelli di Namjoon. 

Jeongguk vorrebbe porsi altre domande, vorrebbe avvero capire che tipo di relazione sia quella che condividono quei ragazzi, perché siano tutti così affettuosi e a loro agio tra di loro, al punto da far dubitare Jeongguk che si tratti di amicizia. Ma la scena di fronte a lui è troppo dolce per pensare a quelle cose e, quindi, Jeongguk si ritrova inconsapevolmente a sorridere.

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Capitolo 4
*** #4 ***


Anche oggi, Jeongguk non sa bene cosa aspettarsi.

Il giorno precedente, quando Jimin è passato con la sua tisana, alla fine della loro breve chiacchierata gli ha chiesto di tenersi libero per pranzo.

Jeongguk non sa se sia per una delle attività o semplicemente perché Jimin vuole fargli assaggiare un nuovo piatto.

Arrivato al piano terra, Jeongguk vede Namjoon seduto alla postazione di Jimin mentre scribacchia qualcosa su dei fogli. Solo quando Jeongguk ha accorciato la distanza tra loro, l'altro ragazzo sembra accorgersi della sua presenza.

"Oh Jeongguk-ah!"

"Buongiorno, hyung. Cosa fai?"

Namjoon solleva il foglio per mostrarglielo. "Sudoku."

E forse Jeongguk avrebbe dovuto aspettarselo che Namjoon avrebbe potuto passare il suo tempo così, considerando la sua intelligenza ed il suo amore spassionato per i giochi di società.

"Non ho mai capito come si giochi." ammette Jeongguk senza alcuna vergogna.

"Una volta capito il meccanismo e con un po' di allenamento non è così difficile. Mi offrirei di spiegartelo ora ma se non erro tra poco hai l'attività con Jin-hyung."

Oh. Quindi conoscerà finalmente il famigerato Jin-hyung, ora Jeongguk è decisamente interessato.

In quel momento però Jeongguk si rende conto dell'assenza di Jimin, che è solito scortarlo in ogni stanza per le attività giornaliere. "Jimin?" chiede quindi.

"Yoongi hyung oggi non sta tanto bene, quindi Jimin è andato a prendersi cura di lui."

Oh.

Sembrava stare bene il giorno precedente.

"Si è ammalato?"

Namjoon gli sorride gentilmente. "No, no. È solo una giornata no, ecco. Ma starà bene, non preoccuparti."

Jeongguk decide di lasciar cadere l'argomento, non volendo sembrare inappropriato, ma per quanto assurdo possa essere, non può fare a meno di incupirsi al pensiero di Yoongi che sta male.

Nonostante Jeongguk lo abbia conosciuto solo ieri, Yoongi gli è subito apparso come una persona gentile e di buon cuore. Ed il suo aspetto delicato e la sua corporatura minuta hanno subito smosso in Jeongguk degli istinti di protezione nei suoi confronti.

Non che Jeongguk dubiti Yoongi non sia in grado di prendersi cura di se stesso da solo, semplicemente, il giorno precedente, si era dovuto bloccare più di una volta dal racchiuderlo tra le sue braccia e riempirlo di complimenti.

Il che è un paradosso, considerando che Yoongi era lì per lui, per racchiudere lui tra le sue braccia e non il contrario.

A destarlo dai suoi pensieri è la voce di Namjoon. "È ora, Jin hyung è pronto!"

Namjoon così lo accompagna davanti ad una delle grosse porte blu, gli stringe la spalla con una mano per mostrare il suo sostegno e poi lo lascia entrare.

Jeongguk non si aspettava di trovarsi davanti una tavola imbandita.

"Jeongguk, finalmente, è un piacere per me conoscerti." La voce proviene alla sua destra.

Wow.

Jeongguk deve letteralmente prendere un grosso respiro nella speranza che l'ossigeno nel suo corpo riprenda a circolare come si deve.

Davanti a lui, infatti, vi è un giovane uomo, Jin.

Alto, corpo perfettamente proporzionato, volto armonico e senza alcuna imperfezione, labbra carnose e color pesca, capelli corvini perfettamente in ordine.

È la perfezione.

E probabilmente Jeongguk sta sbavando o balbettando o facendo qualcosa di altrettanto imbarazzante di fronte a quell'adone greco, ma il suo cervello ha subito un corto circuito e Jeongguk non ha idea di come reagire.

"Prego, ammira pure quanto vuoi. Solitamente la regola è di guardare ma non toccare, ma da te mi farei toccare ben volentieri."

Jeongguk neppure ha la forza di sconvolgersi per l'ennesimo flirt, la sua mente ancora accecata dalla bellezza del ragazzo.

"Siediti pure." Gli dice con voce gentile.

Jeongguk così si trascina su una delle sedie intorno al tavolo e si lascia cadere su di essa.

"Permettimi di presentarmi, sono Seokjin, ma puoi chiamarmi Jin." Seokjin gli sorride amichevolmente.

"Jeongguk. Sono Jeon Jeongguk."

Seokjin ridacchia. "Lo so bene, tutti non fanno altro che parlare di te, tesoro. Non vedevo l'ora di incontrarti. E possibilmente di conquistarti." Gli dice ammiccante.

E Jeongguk, ovviamente, arrossisce suscitando la risatina di Seokjin.

"Adorabile." Mormora.

Schiarendosi la voce, Seokjin riprende a parlare. "Spero tu sia pronto per il ricco pranzo che ci aspetta."

"Uhm... questa è... l'attività?"

"Puoi scommetterci, bellezza! Il cibo è sacro e può solo donare gioia e pace agli animi."

Seokjin così alza la prima cloche che rivela un grosso piatto di al quale la pancia di Jeongguk risponde brontolando senza alcun vergogna.

Seokjin divide le due porzioni e poi passa il piatto a Jeongguk ed i due iniziano a mangiare e per qualche minuto, gli unici rumori nella stanza sono le bacchette che toccano i piatti ed i suoni di apprezzamento che emergono dalle loro bocche.

Seokjin pare essere particolarmente rumoroso mentre mangia, non riuscendo a contenere i versi – e tanto meno la felicità sul suo volto – o gli apprezzamenti verso il sapore di una particolare pietanza.

È una vista affascinante, Jeongguk deve ammetterlo.

Non ha mai visto nessuno gustarsi il cibo in modo talmente intenso. Non ha mai visto nessuno battere le mani e smuovere il proprio corpo, incapace di contenere la contentezza.

Nelle ore successive si susseguono piatti su piatti, uno dietro l'altro quasi come fossero ad una cena di Natale.

E Jeongguk pensa davvero che sia arrivato in anticipo il Natale quando la cloche che Seokjin alza rivela nientemeno che della gustosa e ancora fumante Samgyeopsal.

"Jeongguk, bevi vino?" chiede Seokjin e Jeongguk annuisce mentre mette in bocca un pezzo di carne e dell'insalata.

Seokjin batte le mani entusiasta e poi si alza, afferrando la bottiglia di vino sul tavolo e versando un po' dell'alcol nei loro bicchieri.

Dopo essersi seduto, alza il calice e Jeongguk lo copia immediatamente.

"A te, Jeongguk. Che la tua permanenza qui possa stravolgerti la vita." E nelle sue parole c'è evidentemente qualcosa di sottinteso, qualcosa che però, almeno adesso, Jeongguk non riesce ad afferrare.

È quando Seokjin sta per servire il dolce che la porta viene aperta e all'interno della stanza fanno il loro ingresso Jimin e Yoongi.

Jimin si rivolge immediatamente a Seokjin, parlando in tono soffuso e cauto. "Non volevo disturbare la vostra sessione ma Yoongi voleva mangiare. Ci pensi tu, hyung?"

L'attenzione si sposta immediatamente su Yoongi, in un angolino della stanza e raggomitolato in una coperta di pile gialla. Il suo volto è pallido e visibilmente stanco.

Jeongguk deve davvero sforzarsi di non correre dal ragazzo ad abbracciarlo.

È Seokjin invece quello che si avvicina al corpicino di Yoongi e, prendendolo sottobraccio, lo porta vicino al tavolo dove lo fa sedere.

"Hey, Yoonie, hai voglia di mangiare hotteok?" gli chiede Seokjin con tono di voce gentile.

Il ragazzo annuisce e poi rivolge un breve sguardo a Seokjin. "Fame."

Mentre Seokjin prepara i piatti e Jimin esce dalla stanza, Jeongguk si perde a guardare Yoongi. Ha gli occhi rossi ed il naso arrossato, quindi, ha probabilmente pianto ma adesso sembra tranquillo. Stanco, poco attivo, ma decisamente tranquillo.

Jeongguk inizia a mangiare i suoi pancakes mentre osserva i due ragazzi di fronte a sé.

Osserva Seokjin prendere la sedia e sedersi accanto a Yoongi.

Lo vede prendere le posate e tagliare a pezzi il soffice dolce per poi avvicinare la forchetta con un pezzo di hotteok alla bocca di Yoongi, che si apre senza alcuna esitazione per accogliere il cibo.

Vede Yoongi masticare con lentezza, gustandosi il dolce sapore del pancake e Seokjin guardarlo con un piccolo e dolce sorriso sul volto. E il suo sguardo, ah, il suo sguardo fa venire la pelle d'oca a Jeongguk perché è pieno di affetto e tenerezza ed i suoi occhi sono colmi di amore.

Vanno avanti così per un po' di tempo, immersi nel loro piccolo mondo, Seokjin imbocca gentilmente Yoongi e quest'ultimo mangia tutto, mentre un po' di colorito comincia a riapparire sul suo volto e le sue spalle non sono più incurvate quanto prima.

Jeongguk forse dovrebbe sentirsi di troppo o escluso, dovrebbe essere offeso perché è stato disturbato durante una delle attività ma, al contrario, Jeongguk non prova nulla di tutto ciò. Al contrario, sente il bisogno di essere d'aiuto pure lui, di avvicinarsi a quelle persone, fisicamente ed emotivamente.

Finito il pancake, Seokjin comincia a sussurrare qualcosa all'orecchio di Yoongi che, improvvisamente, inizia ad arrossire per poi guardare negli occhi Seokjin, che gli sorride.

"J-Jeongguk..." la voce un po' roca di Yoongi lo chiama.

"Sì?"

"Mi abbracci?"

A quelle parole, Jeongguk vorrebbe urlare o rimanere fermo immobile per del tempo indefinito in attesa che il suo povero cuore si riprenda.

Ma Yoongi sembra aver bisogno di lui e spinto da uno sconosciuta forza, Jeongguk si alza immediatamente per raggiungere l'altro lato del tavolo. E quando si trova dietro la figura di Yoongi fa esattamente quello che gli è stato chiesto: circonda le braccia intorno al suo collo e abbassandosi per posare la guancia sulla sua testa lo abbraccia.

Jeongguk non sa bene quanto tempo passino così, sa solo che ad un certo punto anche Seokjin si unisce all'abbraccio ed i tre ragazzi rimangono per minuti, ore, chissà, abbracciati in quel modo.

Finché Yoongi non mormora un timido grazie. 

 

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Capitolo 5
*** #5 ***


La mattina di Jeongguk passa in modo rilassante.

Portandosi dietro il suo blocco dei disegni e le cuffie, il ragazzo si siede sulla solita panchina e comincia a fare qualche schizzo mentre ascolta la sua playlist preferita.

Passa delle ore così, in silenzio a disegnare, immerso nel suo piccolo mondo, un mondo dove vi è solo lui e la sua mente ed il suo cuore.

E se all'inizio Jeongguk disegna solo ciò che vede, gli alberi, il paesaggio, il gatto che passa ogni mattina per farsi fare qualche carezza; presto le pagine del suo quaderno si riempiono di mani, di occhi, di labbra. Jeongguk va spedito, disegna senza fermarsi un attimo, disegna senza chiedersi cosa stia facendo, senza razionalizzare quello che sta davvero riproducendo su quelle pagine.

È solo alla fine che Jeongguk si rende conto di aver disegnato parti del corpo. Parti di Jimin, di Namjoon, di Yoongi e di Seokjin.

Vede le labbra perfette di Jimin e di Seokjin, vede gli occhi felini di Yoongi, la curvatura del naso di Namjoon.

Si chiede quanto debba averli guardati in questi giorni per riuscire a memorizzare i tratti del loro volto, si chiede se non sia un comportamento strano ed un po' ossessivo, si chiede cosa penserebbero i diretti interessati se vedessero tutti i suoi disegni.

Forse si limiterebbero a riderci su e a complimentarsi per il suo talento.

Forse si accorgerebbero dell'attrazione che Jeongguk sta iniziando a provare nei loro confronti. Un'attrazione che neppure riesce a descrivere a parole o a darle una forma.

Jeongguk sa solo di essere attratto da quei ragazzi. Dalla loro persona, dal rapporto che condividono l'uno con l'altro. Non sa a cosa porterà questa attrazione o se non sia solo qualcosa dovuto alla novità e la curiosità.

Jeongguk non sa nulla.

E quindi non fa nulla a riguardo.

Quello stesso pomeriggio, ad accoglierlo nell'atrio c'è nuovamente Jimin.

"Pronto per l'attività di oggi?" gli chiede mettendogli un braccio intorno al collo.

Jeongguk annuisce ed i due raggiungono una delle porte più lontane del corridoio. Jimin gli sorride e poi torna alla sua postazione mentre Jeongguk, ancora una volta, si fa forza ed entra curioso e anche un po' spaventato pensando a chi incontrerà oggi e a cosa gli farà fare.

"Ciao!" ad accoglierlo c'è un ragazzo dai capelli verdi.

È bello, è la prima cosa che registra Jeongguk.

È alto quanto lui ma ciò che colpisce, un po' come per Seokjin, è il suo volto. Il suo volto sembra combinare perfettamente tratti fanciulleschi e tratti del viso più maturi.

"Sono Taehyung, piacere di conoscerti." Gli porge la mano e Jeongguk si presenta, non riuscendo però a mascherare il leggero imbarazzo ed il nervosismo.

"Che carino!" squittisce Taehyung. "Sei davvero carino, te lo hanno mai detto che somigli ad un grosso e soffice coniglietto?"

Jeongguk arrossisce immediatamente. In tutta onestà, quando era un bambino, sua madre era solita prenderlo scherzosamente in giro paragonandolo ad un coniglio. Gli diceva che la sua espressione e soprattutto quando sorrideva gliene ricordava inevitabilmente uno.

Ma una volta cresciuto, non ha più tirato fuori quella storia e, escludendo lei, nessun'altro lo ha mai paragonato ad un animale.

"Sei perfetto per il servizio fotografico che avevo in mente oggi. La tua aria sbarazzina ma al tempo stesso innocente e timida sono semplicemente perfette!"

"S-servizio fotografico?" Ora Jeongguk è spaventato.

Non ha mai pensato di essere particolarmente brutto d'aspetto, ma Jeongguk è sempre stato convinto di non essere per nulla fotogenico. Non sa perché ma ogni volta che prova a fare una foto, Jeongguk vede emergere solo i suoi difetti. Il suo naso è troppo grosso, le sue labbra sono troppo sottili, il suo volto è troppo tondo.

Per questo Jeongguk cerca sempre di evitare di fare e farsi scattare foto.

Ma ora questo Taehyung vuole addirittura fargli un servizio fotografico e Jeongguk non pensa di essere pronto. Vuole rifiutarsi, vuole fermarlo, vuole spiegare.

Ma Taehyung, inspiegabilmente, sembra già sapere quello che gli passa per la testa perché posa una mano sulla sua spalla e la stringe lievemente.

"Sai, quando un fotografo mette anima e cuore in ogni singola foto che fa, inevitabilmente questa foto sarà un'opera d'arte. Per ogni persona che la vedrà potrebbe rappresentare qualcosa di diverso, ma sempre opera d'arte rimarrà. Perché i sentimenti del fotografo al momento dello scatto sono ciò che arricchiscono il soggetto della foto. E per questo non c'è bisogno di essere un fotografo professionista, se sei bravo anche un fotografo in erba riesce a produrre capolavori."

"Uh..."

"Quello che voglio dire è che non devi avere paura di uscire male in una foto quando il fotografo riesce a mettere parte di se stesso nella foto. In questo caso nessun soggetto potrà mai apparire brutto. E si da il caso che io sia un eccezionale fotografo. Quindi ti prego di non essere nervoso, sii te stesso e lasciati guidare da me, va bene?"

Jeongguk si rilassa un po' a quelle parole. È ancora insicuro sulla cosa, ma Taehyung sembra essere davvero sincero e professionale e Jeongguk vuole fidarsi di lui.

"E poi, se può tranquillizzarti, queste foto verranno viste solo da me e nessun'altro. Neppure gli altri ragazzi se non vuoi."

Questo definitivamente tranquillizza il ragazzo. Con la conferma che quelle foto non saranno mostrate nessuno a meno che non lo desideri lui stesso, Jeongguk prende posto sullo sgabello posto al centro della stanza.

"Iniziamo con qualcosa di semplice per sciogliere il ghiaccio, okay? Sorridi."

Taehyung così inizia a scattare e scattare e ancora scattare, cambiando posizione, chiedendo a Jeongguk di sporgersi un po' di più o di guardare dall'altra parte o dritto in camera.

Taehyung lo guida senza esitazione, lo sprona e gli fa complimenti nel mezzo.

Gli dice che sta andando bene, che è bellissimo e che le foto verranno benissimo. Gli dice di osare un po' di più, di lasciarsi andare se riesce, di essere più provocante perché tanto quelle foto non le vedrà nessuno e forse il pensiero che solo Taehyung possa vedere quella parte di lui, che tenta timidamente di uscire, lo intriga oltre che imbarazza al tempo stesso.

E così le ore per Jeongguk passano in un vortice di confusione ed imbarazzo e insicurezza ma anche tentazione e divertimento.

Jeongguk non è sicuro che possa funzionare come antistress, la sua mente è troppo confusa per potersi dire davvero calma, ma non può neppure negare di starsi divertendo e di starsi lasciando andare lentamente.

"Fantastico! Ora, per l'ultima parte del servizio useremo un po' di frutta. Anzi, ancora meglio delle carote." Gli dice Taehyung e Jeongguk è abbastanza sicuro di essere diventato completamente rosso in volto.

Taehyung si avvicina al mobile poggiato al muro e da una ciotola prende una carota che poi porge a Jeongguk.

"Fai ciò che preferisci, quello che ti fa sentire più a tuo agio. Sorridi, rimani serio, fai aegyo. Hai completa libertà."

Nonostante in questo caso Jeongguk si senta un po' più in imbarazzo, anche questa parte del servizio fotografico scorre liscia. Dopo i primi scatti un po' imbarazzati, titubante tenta di essere un po' più sicuro di se stesso e si lascia andare abbastanza da rendere nel modo giusto il concept scelto da Taehyung, o almeno ha questa impressione.

Il fotografo gli sorride gioioso e poi gli dice che hanno finito per oggi.

"Sei stato bravissimo, Bun." Gli dice ammiccando.

Jeongguk però non ha modo di arrossire questa volta perché la porta si spalanca e Seokjin fa il suo ingresso nella stanza, interrompendoli.

"Taehyung-ah! Hai rubato del cibo dalla cucina vero?"

Taehyung si guarda intorno fischiettando e fingendo indifferenza.

"Taehyung-ah!"

Il ragazzo scoppia a ridere. "Hyung, mi serviva per creare arte! Arte!"

"La tua arte può fare a meno del cibo che usiamo per cucinare."

Taehyung allora sfoggia un adorabile broncio che Jeongguk è abbastanza sicuro abbia affinato con il tempo per permettergli di raggiungere la sua massima efficacia.

"Ma hyung, ho fatto delle foto a Jeongguk con delle carote. Non hai notato come sembri un adorabile coniglietto?"

Seokjin gli rivolge immediatamente l'attenzione e lo squadra per qualche lungo istante. Poi sul suo volto compare un sorriso entusiasta.

"Oh mio dio hai ragione, come ho fatto a non accorgermene prima!"

"Lo so hyung, guardalo, quando sorride è proprio uguale!"

"Perché vogliamo parlare del suo nasino?!"

I due cominciano a parlare in modo concitato della sua somiglianza all'animale e Jeongguk, onestamente, non sa come reagire.

Cosa fai quando due bei ragazzi iniziano a parlare tra di loro di quanto somigli ad un coniglio? Qual è la prassi? Come ti devi comportare? Jeongguk non lo sa.

E non sa neppure come comportarsi quando vede lo sguardo di Seokjin farsi più scuro, avvicinarsi pericolosamente a Taehyung finché le loro fronti non sono poggiate l'una all'altra e sussurrare con tono roco "Sai vero che dovrò ugualmente punirti?"

Non sa come comportarsi quando vede Taehyung rabbrividire e sorridere malandrino all'altro ragazzo per poi portare la mano sulla sua guancia, accarezzandola. "Non aspetto altro."

Jeongguk è abbastanza sicuro di uscire ancora più confuso dalla stanza quella sera.

Confuso su quei ragazzi e confuso su se stesso, per quanto gli costi ammetterlo. 

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Capitolo 6
*** #6 ***


Diversamente dalle altre mattine, oggi Jeongguk rimane a letto tutto il tempo.

Non riesce a trovare la forza necessaria per alzarsi, per lavarsi e vestirsi o per andare a fare colazione. Quindi, decide di rimanere a letto.

Sono ore che un sacco di pensieri lo assalgono senza dargli alcuno scampo.

Domani finirà, infatti, la settimana di prova al Magic Shop e Jeongguk è più confuso che mai.

Jeongguk è confuso perché non sa cosa fare. Non pensa che le attività di questa settimana lo abbiano aiutato più di tanto a rilasciare lo stress e nonostante oggi abbia l'ultima, Jeongguk ha il presentimento che neppure questa lo aiuterà.

La cosa più logica sarebbe quindi quella di tornare a casa alla fine di questa settimana. Tornare a casa e ricominciare a lavorare non stop e dire a Dongmin "te lo avevo detto."

Infondo era questo quello che Jeongguk voleva fin dall'inizio, finire il più in fretta possibile e tornare alla sua solita vita, consapevole che non si libererà mai davvero dello stress e dell'ansia.

Eppure–

Eppure Jeongguk è confuso. È confuso perché l'idea di andare a casa non sembra essere quella giusta, perché ogni volta che ci pensa il suo cuore si stringe in una morsa.

E Jeongguk non capisce perché. Non capisce perché improvvisamente voglia rimanere in quel posto, perché voglia rimanere a fare una cura che neppure lo aiuterà.

Ma in realtà, nell'oscurità della sua camera, dove può permettersi di essere sincero con se stesso, Jeongguk sa perché non è così sicuro di volersene andare.

Perché le persone che lavorano in questa villa lo incuriosiscono, lo attraggono come fossero dei grossi magneti.

Jeongguk vuole conoscerli meglio, vuole sapere le loro storie, le relazioni che intercorrono tra di loro. Vuole conoscere la storia legata a questo posto.

Jeongguk è interessato a tutti quei ragazzi e la forza che lo spinge a voler rimanere accanto a loro lo spaventa.

Ad un giorno dalla fine, Jeongguk non sa ancora cosa deciderà di fare.

Ma forse il suo cuore ha già deciso per lui.

Dopo la mattinata tra le coperte passata ad interrogarsi ed un pranzo veloce, Jeongguk si dirige all'atrio per la sua ultima attività e diversamente dagli altri giorni è più curioso che spaventato da quello che lo aspetta.

Così, dopo essere stato scortato da Jimin, il ragazzo entra senza alcuna esitazione nella stanza.

"Ciao, sono Hoseok!" si presenta un ragazzo dall'aria gioviale.

"Piacere, Jeongguk."

"È mio il piacere! Finalmente conosco il famoso Jeongguk. Gli altri ragazzi non fanno che parlare di te, di quanto tu sia bello e gentile e adesso capisco cosa intendessero."

Jeongguk abbassa lo sguardo verso il pavimento per tentare di nascondere il rossore sul suo volto. "Parlano di me?" ha il coraggio di chiedere.

Hoseok scoppia a ridere. "Tutto il tempo!"

Il rossore sul volto di Jeongguk si fa più forte.

"Oh, vedo che Jimin ti ha avvisato di vestirti comodo!"

Jeongguk annuisce. "Cosa faremo?"

"Non è ovvio? Balleremo!"

Solo in quel momento Jeongguk nota che nella stanza c'è solo un grosso stereo ed un mini frigo. Duh.

"Oh. Ma io non so ballare."

"Si impara, tesoro. E comunque siamo qui principalmente per divertirci, quindi non importa quanto talento tu abbia." Gli dice facendogli un occhiolino amichevole.

"Ti piacciono i girl groups? Perché oggi impareremo alcune loro coreografie!"

"Uhm... più a meno..." In realtà a Jeongguk piacciono eccome, ma solitamente viene preso in giro dai suoi amici per questo, quindi, preferisce nascondere il suo entusiasmo.

"Benissimo." Hoseok si avvicina allo stereo e prima di premere play guarda nuovamente Jeongguk. "Segui me, okay? Ma pensa più a divertirti che a copiare perfettamente i passi!"

La musica parte e Jeongguk per poco non urla quando le casse riproducono a tutto volume Fancy delle Twice, una delle ultime ossessioni segrete di Jeongguk.

Hoseok inizia immediatamente a ballare seguendo fedelmente la coreografia ma al contempo rendendola sua e Jeongguk vorrebbe rimanere ad osservare la fluidità dei suoi movimenti ma è troppo distratto da Fancy e quindi inizia a ballare anche lui, inizia a eseguire ogni passo senza neppure dover prestare troppa attenzione ad Hoseok perché il suo corpo ha già memorizzato da solo la coreografia dopo tutti i video che Jeongguk ha visto.

Quindi Jeongguk si lascia andare e balla ed è così immerso nel suo mondo che neppure si accorge che Hoseok si è fermato a guardarlo sorpreso, finché un sorriso non compare sul suo volto e ricomincia a ballare, ma questa volta in modo più calmo in modo da non togliere gli occhi di dosso a Jeongguk.

Vanno avanti così per delle ore, una canzone dopo l'altra.

Jeongguk conosce quasi tutte le coreografie a memoria e balla sorridendo, lasciando che i muscoli si stirino, che il fiato gli venga a mancare. E quando non conosce una coreografia Hoseok sembra accorgersene immediatamente perché lo prende per mano ed inizia a ballare in modo stupido di proposito, chiedendo implicitamente a Jeongguk di lasciarsi andare insieme a lui, di non pensare a nulla e di lasciar prendere il comando al suo corpo.

Quando il mix di canzoni finisce, Jeongguk torna lentamente alla realtà, un sorriso leggero ad incorniciargli il volto.

Hoseok si avvicina al piccolo frigo e tira fuori due bottigliette d'acqua, porgendone una a Jeongguk.

Hoseok poi sospira teatralmente "Avevi detto di non saper ballare..." sul suo volto vi è un sorrisetto divertito ma il suo sguardo è intenso e fermo su Jeongguk, al punto di fargli venire la pelle d'oca.

"Bhe è vero... non ho mai ballato davvero..." Perché ballare coreografie k-pop nella sua camera non può essere categorizzato come ballare, no?

"Beh, per tua informazione, sai ballare eccome. Hai senso del ritmo ed i tuoi movimenti sono puliti. Per essere inesperto te la cavi molto bene!"

"Uh... grazie..."

"In futuro mi piacerebbe vederti provare altri generi. Chissà... magari un tango con il sottoscritto." Hoseok inarca le sopracciglia per enfatizzare il concetto e Jeongguk, ancora una volta, finisce per arrossire e balbettare, non sapendo bene come rispondere alle sue parole.

Hoseok si limita a ridacchiare alla sua timidezza. "Sto scherzando... o forse no, ma non posso farci nulla, sei troppo adorabile quando arrossisci, non riesco a trattenermi. Ah, sei un piccolo tentatore Jeon Jeongguk, e la cosa interessante è il fatto che non sembri neppure rendertene conto. Non sembri renderti conto dello scompiglio che hai portato con te."

Le parole di Hoseok non sono accusatorie, anzi, gliele dice con un sorriso sul volto ed il tono della sua voce è leggero, come se per lui non fosse chissà che, ma fosse sul serio divertito dall'inconsapevolezza di Jeongguk.

E Jeongguk è davvero ignaro di cosa stia parlando. Come potrebbe essere un tentatore se tutto quello che fa è arrossire e balbettare come un adolescente? Come potrebbe essere attraente per qualcuno la sua insicurezza?

La verità è che Jeongguk, per quanto sia ormai un adulto, non ha mai avuto alcuna relazione. Solo piccoli flirt finiti in disastro. Il più delle volte con Jeongguk che per la timidezza e le sue insicurezze finiva per allontanarsi senza dare una possibilità concreta alla persona. Altre volte era l'altra persona che si allontanava, troppo impaziente di aspettare che Jeongguk si aprisse abbastanza.

Quindi Jeongguk non sa flirtare, non sa come conquistare o far salire l'interesse verso di lui.

Eppure Hoseok con quelle parole ha voluto implicare qualcosa. Qualcosa che però Jeongguk non riesce ancora a comprendere.

I due si assicurano di non aver lasciato nulla nella stanza e poi escono insieme in silenzio, iniziando a camminare per il corridoio finché non vengono interrotti da un piccolo cagnolino che si fionda su Hoseok che scoppia gioiosamente a ridere.

"Tannie!" esclama per poi abbassarsi ad accarezzare il cagnolino e prenderlo poi in braccio. Il cane comincia a leccare felicemente parte del volto di Hoseok che ride mentre tenta di allontanarsi.

"Questo è Yeontan, il nostro cagnolino. Tannie, saluta Jeonggukie!" Il tono di voce di Hoseok è zuccherino mentre presenta i due, afferrando una zampina del cane e muovendola come se stesse salutando Jeongguk.

Entrambi i ragazzi non sembrano accorgersi dell'arrivo di Taehyung.

"Bun! Vedo che hai finalmente incontrato Tannie!"

I due ragazzi si voltano verso Taehyung mentre Yeontan comincia a scodinzolare felice alla vista di uno dei suoi padroni.

Taehyung si avvicina poi ad Hoseok e comincia a lasciare qualche carezza sulla testa del cane. "Hoseokie hyung sei così carino con Tannie, prima o poi devo assolutamente farvi un servizio fotografico!"

"Lo sai che io sono sempre qui, piccolo." Gli risponde Hoseok. "Pronto per la passeggiata?"

Taehyung annuisce alla domanda del ragazzo e poi si sporge verso di lui per lasciargli un leggero bacio sulle labbra.

Poi, Taehyung si rivolge a Jeongguk, rimasto immobile al suo posto e con il fiato sospeso per l'interazione appena avvenuta tra i due.

"Buona serata, Bun!" gli dice per poi trotterellare verso l'uscita, Hoseok al suo seguito, non prima di avergli fatto un ultimo occhiolino però.

Quindi Hoseok e Taehyung stanno insieme.

Jeongguk non sa cosa pensare.

Ma è sempre più confuso. 

 

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Capitolo 7
*** #7 ***


Per Jeongguk è arrivato il momento di decidere una volta per tutte cosa fare.

Oggi è l'ultimo giorno di prova al Magic Shop e entro staserà dovrà far sapere a Jimin se ha deciso di andarsene oppure rimanere ancora.

Jeongguk sa cosa vuole però, dopo averci pensato e ripensato per tutta la notte è abbastanza sicuro. Deve solo trovare il coraggio per farlo davvero.

Fortunatamente, questa mattina Jimin ha richiesto si trovasse nuovamente nell'atrio, quindi Jeongguk potrà distrarsi dai suoi stessi pensieri per un po' di tempo.

Jeongguk quindi si prepara con calma ed esce dalla sua stanza, va in cucina – anche questa mattina vuota – e fa la sua solita colazione e poi torna nella sua stanza finché non si fa ora di andare da Jimin.

"Hey Bun!"

Jeongguk è sorpreso quando nell'atrio si rende conto che non c'è solo Jimin ma sono riuniti tutti i ragazzi.

E per un attimo teme che vogliano chiedergli in quell'istante di prendere una decisione sulla sua permanenza alla villa.

"Mi ero dimenticato di parlartene il primo giorno, ma la domenica solitamente ci riuniamo tutti insieme per una lezione mattutina di yoga." Gli spiega gentilmente Jimin e Jeongguk non può che provare sollievo all'idea che non siano lì per interrogarlo.

E poi comincia a ridacchiare, non riuscendo a trattenersi. Imbarazzato, si porta una mano a coprirsi il volto nel vano tentativo di controllarsi ma le risate continuano e i ragazzi lo guardano con degli sguardi un po' confusi ma anche divertiti, come se vederlo ridere così liberamente li rendesse felici.

"Scusate..." dice tra i risolini. "È che quando ho saputo di questo posto ero convinto avremmo fatto yoga tutto il giorno e poi ho scoperto non fosse così. E ora mi dite che in realtà una volta a settimana fate davvero yoga tutti insieme.

Non so neppure perché stia ridendo così tanto, perché non è divertente ma non riesco a smettere."

E forse davvero dovrebbe sentirsi in imbarazzo per aver riso così tanto per qualcosa del genere ma nello sguardo e nei sorrisi dei ragazzi c'è infinita dolcezza e quindi, per una volta, Jeongguk non si cura di quello che potrebbero pensare.

Jeongguk conosce quei ragazzi solo da una settimana, eppure è abbastanza convinto che nessuno di loro potrà mai giudicarlo per quello che dice o che fa.

Si sente per la prima volta a suo agio e al sicuro.

Così i ragazzi entrano in una stanza e cominciano a posare i tappetini a terra. Hoseok si mette in prima fila, da solo, e Jeongguk immagina sarà lui a gestire la lezione.

Seokjin si avvicina di soppiatto a lui e sussurra "Amo vederlo ballare ma quando insegna yoga la vista è ancora più bella, se capisci quello che intendo." L'occhiolino che gli fa non è neppure necessario per comprendere le parole che gli ha rivolto perché, improvvisamente, Jeongguk si rende conto che Hoseok indossa dei pantaloncini molto corti che mettono in bella vista le sue delicate ma toniche gambe.

Jeongguk sente improvvisamente caldo.

Iniziano con un riscaldamento e poi cominciano la lezione vera e propria.

Hoseok è effettivamente una visione con quei pantaloncini che rivelano fin troppo per la labile sanità mentale di Jeongguk ed il ragazzo quasi si sente in colpa ad avere certi pensieri su un ragazzo impegnato. E con il fidanzato accanto a lui.

Hoseok è anche assertivo mentre insegna, seppur i suoi richiami risultino sempre leggeri ed educati. È evidente che ci tiene che tutti facciano un buon lavoro ma al tempo stesso è come se non voglia che lo yoga diventi un peso ma rimanga un'attività di svago e per rilasciare lo stress in eccesso, oltre che rilassare il proprio corpo.

"Yoongi hyung, apri di più quelle gambe, so bene che puoi farlo."

E Jeongguk non dovrebbe pensare male a quelle parole ma lo fa comunque e comincia a pensare che forse il doppio senso fosse del tutto voluto quando nota il sorriso sardonico di Hoseok e le guance rosse di Yoongi.

Va avanti così per tutto il tempo. Con Hoseok che riprende scherzosamente i ragazzi o che corregge le loro posizioni; con gli altri che si prendono in giro a vicenda e ridono quando uno di loro non riesce a stare in posizione per il tempo richiesto e cade a terra con un tonfo.

Jeongguk si sente bene. Nonostante non intervenga nelle discussioni e nelle prese in giro, Jeongguk si sente a suo agio. Ridacchia alle battute degli altri, lascia che gli altri ridano quando cade di sedere.

La lezione dura un'ora e mezza e Jeongguk ammette che alla fine si sente rilassato anche se è probabile sia perché ha sciolto i suoi muscoli tesi.

Quando gli viene chiesto se ha voglia di pranzare con loro, Jeongguk rifiuta.

Non perché non abbia voglia, ma perché dopo questa lezione ha molti, troppi pensieri per la testa che ha bisogno di mettere in ordine.

Così il ragazzo si limita a farsi un panino veloce e tornare in camera sua.

La verità è che Jeongguk è stato preso alla sprovvista.

Quando aveva deciso di provare questa cosa, non avrebbe mai immaginato di trovarsi in una situazione del genere.

Ed invece, con stupore, Jeongguk si rende conto di trovarsi bene al Magic Shop.

I ragazzi sono immensamente gentili con lui, e seppur lo punzecchino e lo mettano di continuo in imbarazzo, non superano mai i limiti e sono sempre attenti alle sue reazioni.

Jeongguk ha passato la maggior parte della sua vita e sentirsi fuori posto.

Nel suo ufficio, facendo un lavoro che non gli da soddisfazione; nei club in cui viene trascinato dai suoi amici di tanto in tanto; in mezzo ad altre persone, nella sua stessa casa.

Eppure al Magic Shop Jeongguk si sente inspiegabilmente a suo agio, al sicuro.

Quei ragazzi, in una sola settimana sono riusciti a farlo sentire in quel modo. E Jeongguk non sa se sia normale provare così tanto per sei persone nel giro di una settimana, non può fare a meno di chiedersi se non ci sia qualcosa che non vada in lui. Ma quello che prova non sembra per nulla strano ma anzi, sembra perfettamente naturale.

Jeongguk non sa cosa lo aspetta, non sa se quella che sta per fare sia la scelta giusta. Non sa come andrà a finire questa storia, se si rimarrà ferito alla fine di tutto. Ma Jeongguk decide di seguire il suo istinto e di fidarsi di quei sei ragazzi.

Quella sera Jeongguk si dirige in cucina a passo sicuro.

"Ehi, Jeongguk, sei venuto per prendere qualcosa da mangiare?" gli chiede Jimin, come ogni sera, mentre apparecchia tavola per sei persone.

"No."

"Uh?"

"Sono qui per restare. Stasera e anche le prossime settimane."

 

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Capitolo 8
*** #8 ***


Inizia qui la seconda parte della storia! Ci stiamo avviando verso la fine e Jeongguk sembra sempre più a suo agio al Magic Shop... cosa succederà?

Questo è il mio capitolo preferito di tutta la storia ed anche il più lungo.
Spero vi piaccia.
Buona lettura!












Nelle settimane successive Jeongguk comincia ad adattarsi ai ritmi del Magic Shop.

La mattina si sveglia, si lava e fa colazione, a volte da solo e a volte in compagnia di uno dei ragazzi.

Se poi non ha alcuna attività mattutina, il ragazzo passa il tempo fuori all'aria aperta a disegnare o ascoltare musica oppure a leggere qualche libro prestatogli da Namjoon.

Il pranzo è solitamente consumato in compagnia di Seokjin e Jimin, gli unici sempre presenti alla villa a quell'ora ed ogni tanto con la presenza di qualcun altro, quando non è occupato con commissioni speciali.

Il pomeriggio viene dedicato per lo più alle attività e la sera Jeongguk ha ormai preso l'abitudine di cenare insieme agli altri.

È ancora strano per lui averli tutti insieme nella stessa stanza e vederli interagire tra di loro.

Jeongguk ancora non sa bene che tipo di relazione ci sia tra di loro ed è ancora indecentemente curioso a riguardo. Ma finisce sempre per tenere la bocca chiusa perché per quanto loro siano perfettamente tranquilli in sua presenza e Jeongguk si trovi a loro agio in loro compagnia, non gli sembra il caso di fare domande così personali.

È anche divertente averli tutti insieme nello stesso luogo. I ragazzi sono incredibilmente rumorosi ma non in modo fastidioso. Ridono anche per le cose più piccole, con la stessa innocenza di un bambino. Con quella spensieratezza che Jeongguk pensa di aver perso tanto tempo fa. Si prendono in giro di continuo e flirtano tra di loro senza interruzione e senza imbarazzo.

La relazione che condividono è intima, fuori dal comune, stramba.

A Jeongguk piace.

Ovviamente il ragazzo nel mentre si ricorda anche di tenersi in contatto con Dongmin e la sua famiglia.

Il primo, quando alla fine della prima settimana, lo aveva chiamato per dirgli che sarebbe rimasto, lo aveva apostrofato con un bel "te l'avevo detto."

I suoi genitori, invece, sembravano solo sollevati dal fatto che Jeongguk avesse deciso di rimanere in cura.

E se pensa alla parola "cura", Jeongguk non può fare a meno di ridacchiare. Non ha idea di come potrebbero reagire i suoi genitori se scoprissero che tipo di cure utilizzano alla villa.

Passate alcune settimane Jeongguk è anche consapevole del fatto che le attività non lo stiano aiutando più di tanto. Ancora ha i suoi momenti di stress, ancora si fa prendere dai suoi momenti d'ansia quando pensa a cosa lo aspetta quando uscirà da lì. Jeongguk ha ancora molta strada da fare e qualche ballo e gioco di società certo non lo farà stare improvvisamente meglio.

Ma al tempo stesso, Jeongguk non può negare di sentirsi in generale più tranquillo, più- in pace.

Non sa a cosa sia dovuto esattamente, o forse lo sa, forse è la presenza costante di quei sei ragazzi a dargli pace, ma quella sensazione è qualcosa a cui Jeongguk decide di aggrapparsi.

 

È allo scoccare del primo mese al Magic Shop che Jeongguk trova finalmente il coraggio di chiedere ai ragazzi di loro stessi.

Quando si rende conto di aver raggiunto – in modo assurdamente veloce – un certo grado di intimità con ognuno di loro, Jeongguk si sente abbastanza sicuro da chiedere ai ragazzi delle loro esperienze e delle loro vite.

È sempre stato curioso fin dall'inizio di come avessero finito per lavorare in quel posto, d'altronde.

"Hyung, posso farti una domanda?"

"Certamente, Ggukie." Gli risponde Namjoon prima di muovere il suo blocco di Jenga.

"Come sei finito a lavorare qui?"

"Oh, vero, non penso di avertene parlato prima." Gli dice, rivolgendogli poi tutta la sua attenzione. 

"Ero altamente stressato, come tutti quelli che sono venuti qui a chiedere aiuto d'altronde. Sai, fin da piccolo mi è sempre stato detto di essere molto intelligente e che un giorno sarei diventato qualcuno di importante. Un medico, un avvocato, addirittura il presidente della repubblica sud coreana." Spiega con un sorriso che non raggiunge però i suoi occhi.

"Tutti avevano grandi aspettative in me. I miei insegnanti che si aspettavano sempre e solo il massimo da me, i miei genitori che avevano già in mente la strada da farmi percorrere. Per un po' di tempo ho fatto come volevano loro. Ho studiato duramente, mi sono fatto riempire la testa da tutte le aspettative dei miei genitori. Per un certo periodo ho davvero pensato di voler diventare presidente."

"E poi?"

"E poi mi sono reso conto che non mi importava nulla di tutto quello. Che non volevo diventare presidente né avvocato né qualsiasi altro lavoro del genere. Che nella vita c'era molto di più rispetto al successo, ai soldi, ai voti accademici. Mi sono spaventato, perché non volevo deludere i miei genitori ma non volevo neppure obbligarmi a fare qualcosa che non volevo.

Così sono venuto qui per curarmi. La villa era appena stata aperta e ai tempi c'era solo Jimin. E sai, all'inizio anche io ero scettico a riguardo ma poi Jimin mi ha sorriso e solo quel gesto è stato capace, per quell'istante, di farmi sentire bene, di farmi sentire accolto per ciò che ero veramente, di alleviare le mie preoccupazioni. Alla fine sono tornato in città, ho abbandonato l'università, ho preso le mie cose e sono tornato qui."

Jeongguk può capire perfettamente le parole di Namjoon. Capisce la sua esitazione, il suo dissidio interiore tra fare quello che gli altri si aspettano tu faccia e quello che tu vuoi davvero, capisce perché il sorriso di Jimin lo abbia colpito così tanto da fargli aprire gli occhi.

"Jimin mi ha detto che avrei dovuto fare qualcosa che mi rendesse felice qui, qualcosa che mi desse soddisfazione. Così ho pensato di non sprecare la mia tanto decantata intelligenza ma di tenerla in allenamento con giochi di società e giochi di logica."

"È davvero una bella storia, hyung. Un bel lieto fine."

"Lo so. Sono stato molto fortunato. E spero che anche tu riesca a trovare il tuo lieto fine."

Dopo il racconto di Namjoon, Jeongguk non può fare a meno di essere sempre più curioso riguardo gli altri e le loro esperienze.

Jeongguk vuole sapere, il suo cuore, il suo animo, ogni fibra del suo corpo chiede di sapere di più degli altri ragazzi e, quindi, uno ad uno, Jeongguk si trova ad interrogarli, ad ascoltare le loro storie, ad immaginarle ed innamorarsi di esse e a rimanere inevitabilmente affascinato dalla magia che quel luogo sembra celare.

 

Trova l'occasione di accennare l'argomento ad Hoseok solo qualche giorno dopo.

I due si trovano seduti a terra, l'uno accanto all'altro, mentre riprendono fiato dopo aver ballato qualche coreografia hip hop.

"Hyung, come sei finito a tenere lezioni di danza e yoga qui?"

Hoseok lo guarda per qualche istante, beve un sorso d'acqua dalla sua bottiglietta e poi si schiarisce la gola.

"Vengo da una famiglia molto povera. Eravamo solo io, mia madre e mia sorella maggiore. Mi madre lavorava praticamente tutto il giorno e tutti il giorni e a mala pena riusciva a pagare le bollette."

"Oh, mi spiace..."

Hoseok gli fa un piccolo sorriso e poi riprende a parlare. "È stato difficile crescere in modo differente rispetto ai miei coetanei, consapevole di non potermi permettere la maggior parte di quello che loro facevano o avevano. Ancora più difficile era vedere così poco mia madre, vedere mia sorella non potersi godere l'adolescenza per badare a me, vedere mia madre crollare sul letto appena tornata a casa. Ma sai qual era la cosa più difficile?"

Jeongguk fa cenno di no con la testa.

"Vedere il suo volto affranto perché consapevole di non potermi pagare le lezioni di danza che tanto desideravo prendere. Fin da bambino ho sempre amato la danza e non l'ho mai tenuto nascosto. Mia madre e mia sorella sapevano di questa mia passione e la supportavano. Ma non c'erano i soldi per iscrivermi ad una scuola. Ovviamente la cosa mi faceva stare male, ma sapevo anche perché non fosse possibile, quindi, cercavo di non mostrare la mia delusione ma mia madre ovviamente lo capiva."

"Cos'hai fatto quindi?"

"Ho continuato a ballare, naturalmente. C'era un insegnante che a volte mi faceva entrare comunque in sala prove, penso avesse preso a cuore la causa. Oppure andavo in strada a guardare le crew di danza esibirsi e tentavo di ripetere i movimenti."

"Wow, hyung. Dovevi avere un gran talento fin da piccolo se sei riuscito a diventare così bravo seguendo solo qualche lezione e copiando i movimenti degli altri!"

Hoseok ridacchia e si gratta la testa imbarazzato, mentre le sue gote assumono una leggera sfumatura rosa. "Così dicevano."

"E poi? Poi che è successo?"

"La realtà mi ha dato un pugno in faccia. Crescendo mi sono reso conto che c'erano troppi ostacoli davanti al mio sogno, che nonostante mandassi curriculum e video ovunque, nessuno sembrava interessato. Sono finito a lavorare in un fast food e più il tempo passava e più la situazione mi frustrava. Sono venuto qui sotto consiglio di mia sorella, disperato di recuperare la speranza e lasciar andare lo stress e la rabbia. Ho finito per innamorarmi di questo posto e di chi lo abitava invece."

Hoseok deve notare la confusione nello sguardo di Jeongguk perché si schiarisce la voce e comincia a spiegarsi meglio. "Quando sono arrivato c'erano solo Jimin, Namjoon e Yoongi hyung nello staff. E il modo leggero con cui vivevano qui dentro, il fatto che qui fossero liberi di fare ciò che volevano senza temere il giudizio di altri, senza preoccuparsi del mondo fuori, mi ha lasciato completamente sconvolto. E poi ho cominciato inconsapevolmente ad immaginarmi in questa villa a fare anche io quello che volevo, finalmente. Ed è quello che alla fine è successo, sono rimasto ed ho iniziato a tenere lezioni di danza. Quelle di yoga sono venute dopo quando ho immaginato potessero solo farci bene alla salute."

Jeongguk quella sera, nel suo letto, non può fare a meno di chiudere gli occhi ed immaginarsi vivere in quella casa, essere anche lui parte di quella magia che sembra aleggiare per la villa e circondare gli altri ragazzi.

Si addormenta con un sorriso sulle labbra.

 

La settimana dopo, mentre è nel bel mezzo del pranzo con Seokjin, Jeongguk ne approfitta per chiedere anche a lui del suo passato.

"Sono sicuro non ti sembrerà per nulla strano vista la mia bellezza che supera ogni limite umano, ma prima di venire a lavorare qui ero un attore!"

Jeongguk spalanca gli occhi. "Un attore?! In che film hai recitato?"

"Nessuno."

"Nessuno?" chiede Jeongguk, inclinando leggermente la testa confuso.

"Ai tempi mi ero appena laureato dall'università e avevo avuto solo piccole parti in web dramas. Ma avevo talento ed infatti ero stato contattato per essere il personaggio spalla del protagonista in un nuovo drama che sarebbe andato in onda su TVN. Solo che sono sorti dei... problemi."

"Che tipo di problemi?"

"Mi è stato chiesto di fare una dieta ferrea prima e durante le riprese dello show."

"Non mi sembra tu abbia del grasso in eccesso, hyung..."

"Esattamente. Ad essere sincero, non trovo giusto che un attore venga obbligato in generale a perdere peso se non vuole però capisco che gli standard coreani siano molto rigidi e so, quindi, che viene richiesto a chi è un po' in carne. Ma a quanto pare il loro standard è quello di una persona visibilmente non sana e dalle ossa sporgenti."

"Effettivamente il peso di una persona non dovrebbe avere nulla a che fare con le sue doti recitative..." Jeongguk si ritrova a concordare.

"Ci ho provato comunque considerando la portata del ruolo nonostante la mia quasi totale inesperienza. Ma andando avanti non sono diventato altro che miserabile. Ero riuscito certo a perdere peso ma avevo anche perso me stesso. Non mangiavo ma non perché mi vedessi grasso o non mi vedessi abbastanza magro; non lo facevo perché avevo paura che lo staff si accorgesse di quel piatto di ramen istantaneo mangiato qualche ora prima e mi riprendesse. Avevo il terrore di essere sempre giudicato e controllato e che mi licenziassero di punto in bianco."

"Oh hyung..." la sua voce si spezza mentre una lacrima gli solca il viso.

"No, Ggukie, non piangere, ora è tutto apposto." Seokjin lo stringe a sé per qualche minuto per dargli conforto e Jeongguk non sa neppure perché stia piangendo, perché la storia lo abbia intristito così tanto. Forse è perché immaginare un Seokjin ridotto in quel modo sembra assurdo e paradossale visto il modo in cui sembra amare così tanto il cibo.

Quando Seokjin pensa che Jeongguk sia calmato, si allontana leggermente da lui, tenendo però una mano sulla sua coscia, come conforto.

"Preso dalla disperazione sono venuto qui dopo aver fatto qualche ricerca online. Non era mia intenzione quella di rimanere per sempre, ovviamente."

"Cosa ti ha fatto cambiare idea?"

"Ho conosciuto Jimin e Hoseok e Namjoon e Yoongi. Mi hanno aiutato in quel lungo cammino, mi hanno tenuto la mano, abbracciato quando l'ansia di essere giudicato per aver mangiato qualcosa di troppo mi assaliva. Mi hanno aiutato a reinstaurare un sano rapporto con il cibo. E quando mi sono sentito finalmente abbastanza bene e ho voluto provare a cucinare, loro mi hanno sorriso e fatto i complimenti per il sapore del cibo. In quel momento mi sono reso conto che il mio sogno era cambiato e che desideravo solo rendere felici quelle che erano diventate le persone più importanti per me attraverso il cibo."

E Jeongguk non può evitare di commuoversi per quella storia. Perché Seokjin adesso sta bene, è felice, ama il cibo ed ha delle adorabili guanciotte che Jeongguk vorrebbe tanto toccare.

E lo fa. Preso dal momento, Jeongguk afferra il volto di Seokjin tra le mani e lascia che quest'ultime testino la morbidezza della sua pelle e la pienezza delle sue guance e poi, improvvisamente, Jeongguk lo sta abbracciando stretto, cercando di conferire tutto ciò che prova in quella dolce morsa.

 

"Hyung?"

"Mhm."

"Quando hai cominciato a lavorare qui?" chiede Jeongguk una soleggiata mattina passata in giardino passata in compagnia di Taehyung. Jeongguk gli aveva chiesto se volesse farsi fare un ritratto e Taehyung aveva accettato entusiasta.

"Uh, dovrebbe essere un po' più di due anni, perché?"

"Ti va di raccontarmi come hai deciso?"

"Ah, ho capito. Namjoon hyung mi aveva accennato l'altro giorno di averti raccontato la sua esperienza. Sei interessato a noi, Bun?" gli chiede inarcando le sopracciglia in modo allusivo.

Jeongguk arrossisce. "Sta zitto." Gli dice, dandogli una leggera spinta con la spalla.

Taehyung spalanca gli occhi in modo volutamente esagerato. "È questo il modo di rivolgersi ad una persona più grande?"

"Sì se dicono stupidate."

"Ah! Ho creato un mostro, rivoglio il Jeongguk timido!"

"Hyung!" Jeongguk gli fa il broncio.

"Visto che sembri così interessato ed io sono una persona buona d'animo, ti racconterò della mia vita e di come sono finito qui."

Jeongguk sorride radioso. "Grazie, hyung-nim!"

"Penso sia intuibile ma anche fuori dalla villa il mio precedente lavoro era fare il fotografo. In particolare, mi occupavo di photoshoot per riviste. Mi è capitato di tanto in tanto di fare foto anche a celebrità ma la maggior parte delle volte facevo servizi fotografici con modelli. L'ho fatto per un po' di anni e ho sempre pensato avrei continuato a farlo per il resto della mia vita. Infondo la fotografia era la mia più grande passione e il lavoro pagava davvero bene. Due anni fa sono però entrato in crisi."

"Crisi?"

"Un blocco. Improvvisamente non riuscivo più a fare foto."

"È possibile non riuscire più a scattare buone foto?"

"Oh no, le foto tecnicamente erano buone, alla fine come per ogni cosa la tecnica una volta imparata non la si dimentica. Non c'era più sentimento. Non c'ero più io nelle mie foto. Ed il mio capo in realtà non mi ha mai criticato alcuno scatto perché ad un occhio esterno non vi erano errori ma io vedevo difetti su difetti."

"E come hai risolto questa cosa?"

"Per un periodo ho pensato davvero di aver perso il tocco magico, però mi sono poi reso conto che non percepivo quella mancanza nelle foto che facevo della natura o dei paesaggi. In quei casi potevo percepirmi parte della foto. Ho capito che il problema era quindi fotografare le persone. Nonostante ciò, non potevo smettere di lavorare ma ad ogni scatto sentivo sempre più repulsione nei confronti delle foto e ciò mi ha provocato molto stress."

"Così sei venuto qui." Dice Jeongguk e Taehyung annuisce.

"Passavo gran parte del tempo a fare foto del paesaggio e ad essere onesto le attività proposte dai ragazzi non mi stavano aiutando. Infondo, il mio problema era nella mia fotografia e solo con essa avrei potuto risolverlo. Però loro mi distraevano, mi facevano stare bene e mi rendevano felice. E poi, improvvisamente, ho iniziato a desiderare di immortalare quei momenti felici passati in loro compagnia. La memoria non bastava più a contenere i miei sentimenti e avevo bisogno di poterli rivedere e toccare. Ho iniziato a fare loro foto, quindi."

"E...?"

"E ho avuto un'epifania. Le loro foto erano bellissime, le più belle che avessi mai scattato in tutta la mia vita. Con loro, questo blocco non c'era, riuscivo a dare il massimo."

Jeongguk a quel punto ha un'improvvisa realizzazione. "Le hai scattate tu le foto appese dietro la scrivania di Jimin!"

Taehyung ridacchia. "Colpevole. Tranne la mia, ovviamente. Quella l'ha fatta Yoongi hyung. Se la cava con la fotocamera!"

"Ma quindi? Hai mai capito quale fosse il problema?"

"Ho i miei sospetti. Penso fossi semplicemente stanco di fotografare finzione. Alla fine quando ti occupi di un servizio fotografico con dei modelli devi continuamente dirigerli, far cambiare loro posa, attenerti ad un tema prefissato. Ed i modelli sono rigidi, freddi. La mia arte non è fatta per queste cose. Amo la spontaneità, la naturalezza, i sorrisi, i piccoli momenti che compongono una giornata. E tutte queste cose sono arrivato alla conclusione che riescano a darmele solo la natura ed i ragazzi qui alla villa. E tu."

E Jeongguk non si aspettava quella rivelazione.

Perché come potrebbe essere paragonato a dei ragazzi che sono stati accanto a Taehyung per più di due anni?

Possibile che Taehyung provi così tanto affetto per lui? Così tanta considerazione?

Jeongguk non fa che chiederselo per tutto il resto della giornata, incapace di dare un senso a quelle parole.

Ma poi, durante la cena, lo sguardo di Taehyung incrocia il suo ed il ragazzo gli sorride con dolcezza facendo fare una capriola al cuore di Jeongguk.

È questo quello che si prova ad essere importanti per qualcuno?

 

È la mattina dopo stessa che Jeongguk, mentre è abbracciato a Yoongi sul suo letto, chiede al ragazzo di parlargli della sua esperienza. Lo fa con un sussurro appena udibile, la sua bocca che sfiora l'attaccatura dei capelli di Yoongi.

Per un attimo Jeongguk pensa che lui non lo abbia sentito ma poi lo sente muoversi tra le sue braccia finché non si ritrovano faccia a faccia.

"Sai che compongo musica?"

Jeongguk spalanca gli occhi, sorpreso. "No." Gli risponde e Yoongi ridacchia.

"Effettivamente non te ne ho mai parlato. C'è un pianoforte al piano terra, magari in futuro ti mostrerò, huh?"

"Mi farebbe un sacco piacere, hyung."

"Ero un produttore. Il più importante nella compagnia e che, quindi, creava la maggior parte delle canzoni. K-pop, colonne sonore per drama o videogiochi, componevo e producevo di tutto. Era la mia passione."

"Poi immagino sia successo qualcosa."

"Hai capito che chiunque sia finito qui è perché ha avuto problemi nella sua vita, perspicace!"

"Hey, non usare il sarcasmo con me, è troppo presto. Limitati alle coccole."

"Oh, quindi torno ad abbracciarti e non continuo la storia?" Yoongi lo guarda come se lo stesse sfidando.

"Okay prima racconta e dopo torna a coccolarmi come si deve." Gli concede Jeongguk, facendo ridere Yoongi.

"Diciamo che le mie abitudini non erano molto sane e ciò mi stava solo provocando stress inutile."

"Ah, finalmente una storia in cui potermi identificare al 100%"

"Oh no, non ero arrivato al tuo livello. Non vivevo di soli caffè, decisamente no. Il mio problema principale era la notte. Non riuscivo a chiudere gli occhi con il pensiero di dover terminare una traccia. Mille idee mi colpivano nelle tarde ore della notte. Pezzi di canzoni, modifiche, ansia per le scadenze. Mi inghiottivano e non riuscivo a dormire."

"Oh."

"Le ho provate tutte e poi, come ultimo tentativo, ho deciso di venire qui. Jimin mi è stato di grande supporto durante le giornate. Mi lasciava parlare senza interruzione, mi lasciava sfogare lo stress e diventava la mia spalla su cui piangere quando mi sentivo impotente. Namjoon invece mi è stato accanto quasi ogni notte. Mi stringeva a sé e mi sussurrava parole di conforto finché non riuscivo ad addormentarmi."

Jeongguk lo guarda a bocca aperta mentre pronuncia quelle parole e rimane così per qualche istante, finché non riesce ad elaborare un pensiero di senso compiuto per esprimere ciò che pensa in quel momento. "Sono proprio delle persone meravigliose."

Yoongi gli sorride dolcemente. "Lo sono. Lo sono tutti, anche Hoseokie, Taehyungie e Seokjin hyungie."

"Vero."

"Alla fine mi hanno offerto di rimanere insieme a loro ed io ho accettato. Sarebbe stato impossibile a quel punto separarmi da loro. Li ho aiutati a pubblicizzare il Magic Shop e a gestire la parte amministrativa e a trasformarlo in quello che vedi oggi. Non è stato facile avviare per bene il business, all'inizio eravamo di nicchia e non venivamo presi molto sul serio. Questo faceva soffrire tanto Jimin. Però con il tempo e con tanto impegno e pazienza ce l'abbiamo fatta!"

"È fantastico quello che siete riusciti a costruire."

Yoongi annuisce e poi si avvicina a Jeongguk, permettendo ai loro corpi di aderire l'uno all'altro. Lo abbraccia e affonda il viso nell'incavo del collo di Jeongguk.

Jeongguk improvvisamente comincia a ridacchiare e Yoongi si stacca dal suo collo solo per guardarlo, un po' confuso ed un po' divertito.

"Perché ridi adesso?"

"Perché è interessante il fatto che qui al Magic Shop ognuno di voi sia finito per fare qualcosa che c'entrasse con le vostre vite o con i problemi che vi hanno portato qui in primo luogo."

"Huh?"

"Hai detto che avevi problemi a dormire prima di venire qui, mentre adesso ti occupi di abbracciare le persone e dormire insieme a loro. In questo posto tutti fate ciò che vi soddisfa e questo basta per rendervi felici. È carino. Mi piace l'idea di poter fare quello che ti piace davvero."

Yoongi lo guarda con serietà per istanti che durano eternità, porta poi una mano sulla sua guancia e la stringe. "Puoi farlo anche tu se lo vuoi. Puoi fare anche tu quello che ti rende felice."

È c'è un'implicazione non del tutto chiara nelle sue parole che Jeongguk non riesce a cogliere. O forse dentro di sé Jeongguk sa bene a cosa Yoongi si stia riferendo ma non è ancora pronto per ammetterlo. Perché non può essere così semplice, perché tra qualche settimana Jeongguk dovrà tornare nel suo noioso ufficio, alla sua triste vita.

Yoongi deve aver percepito il suo disagio, o forse ha solo sentito il suo corpo iniziare a tremare impercettibilmente, non importa, ma il ragazzo lo abbraccia stretto e spinge dolcemente la testa di Jeongguk finché non si va a posare sul suo petto. Poi comincia a carezzargli il braccio e la schiena, le sue dita si muovono leggere sulla sua pelle mentre disegnano figure astratte.

Finché Jeongguk non si addormenta.

 

A questo punto, Jeongguk non ha fatto domande solo a Jimin e dopo tutti i racconti ascoltati negli ultimi giorni, Jeongguk è più curioso che mai di sapere di Jimin, di conoscere una nuova parte di lui.

Decide di approfittarne una sera, quando il ragazzo arriva il camera con la solita tazza di tisana.

"Hey, hyung. Hai del tempo per me? Vorrei chiederti una cosa."

"Ho sempre del tempo per te Jeonggukie. Che succede?"

"Posso chiederti perché hai deciso di aprire il Magic Shop?"

Jimin per un attimo sembra essere stato preso alla sprovvista dalla sua domanda ma si ricompone velocemente.

"Posso sedermi vicino a te?" chiede e Jeongguk annuisce immediatamente, facendogli spazio sul letto.

Quando il ragazzo sembra essersi sistemato e messo comodo sul suo letto, prende un respiro ed inizia a parlare.

"Mia madre è morta quando ero molto piccolo, quindi sono stato cresciuto solo da mio padre che oltre ad essere il mio unico punto di riferimento, fin da quando ero piccolo era anche il mio eroe. Era una persona molto calma, non parlava molto ma era tanto gentile e dimostrava il suo affetto in un sacco di modi, soprattutto con i gesti. Mi ricorda un po' Yoongi hyung sotto questo aspetto." Dice, facendo ridacchiare Jeongguk.

"Ho fatto tesoro di tutti i suoi insegnamenti fin da quando ero piccolo. Ho imparato ad essere una persona gentile e ad aiutare sempre tutti, ad essere educato e a trattare bene gli altri. Ma c'è una cosa in particolare che mio padre mi ha sempre ripetuto fin da quando ero piccolo e che mi ha sempre toccato il cuore, ovvero che ero bravo a prendermi cura degli altri. Diceva che era la mia qualità più grande e che avrei dovuto custodirla per sempre. Qualche anno fa è venuto a mancare anche lui."

"Oh mio Dio... Jimin mi dispiace così tanto."

"È okay, davvero. Non ti scusare. Allora non fu per niente semplice per me, lo ammetto. Ero rimasto solo e non riuscivo a vedere più un futuro per me. Per molto tempo sono stato miserabile, mi sono rifiutato di uscire di casa, di vedere qualcuno che mi aiutasse a superare il lutto."

"Cos'è successo poi?"

"Feci un sogno in cui c'era mio padre. Stava piangendo mentre ripeteva il mio nome e si scusava ripetutamente. Quel sogno mi ha completamente scosso e mi ha fatto rendere conto degli sbagli che stavo commettendo. Mi sono reso conto che mio padre non avrebbe mai voluto che mi buttassi giù in quel modo e se c'era davvero un aldilà, lui poteva vedere come mi fossi ridotto e si stava probabilmente incolpando per questo. Così, lentamente, ho ricominciato a prendere possesso della mia vita, ho cominciato ad andare da uno psichiatra, a mangiare regolarmente e fare palestra."

Jeongguk a quel punto sapeva di star piangendo, poteva sentire le lacrime bagnargli le guance e poteva vedere lo sguardo preoccupato di Jimin, ma con la mano gli fa segno di continuare a raccontare.

"Qualche tempo dopo ho avuto poi l'idea di aprire il Magic Shop. Volevo fare qualcosa che rendesse fiero mio padre e al tempo stesso continuasse a portarne la sua memoria. Volevo fare qualcosa di significativo nella mia vita e dedicarlo a mio padre. Ho pensato quindi di dovermi prendere cura delle persone, perché era quello che più lo rendeva felice, era il mio miglior talento secondo lui."

"Yoongi hyung mi ha detto che all'inizio avete avuto molte difficoltà..."

Jimin sorride malinconico. "Oh sì. Avviare un'attività è più difficile di quanto pensassi. E questo posto è anche molto inusuale, quindi è stato complicato farsi fare un prestito per aprirlo. Ed i primi anni ho rischiato più volte di doverlo chiudere e perdere tutto. Avevamo pochi clienti, la pubblicità che facevo non sembrava essere abbastanza efficace e molti pensavano fosse una truffa. Sono stato davvero male in quel periodo, mi sembrava di star deludendo mio padre, di non poter avverare l'unico desiderio che avevo. Namjoon e Yoongi mi sono stati molto accanto allora, non so se avrei retto ancora per molto se non ci fossero stati loro, onestamente..."

"Ce l'avresti fatta, Jimin hyung. Sei una persona così forte e coraggiosa... Ce l'avresti fatta sicuramente." Jeongguk posa una mano sulla sua spalla e la stringe con forza, tentando di racchiudere in quel gesto la sincerità delle sue parole.

Jimin gli sorride con gratitudine. "Nonostante tutto sono felice di come le cose siano andate. Mio padre mi manca ogni giorno ed una parte del mio cuore non guarirà mai completamente dal dolore ma sono felice di aver aperto il Magic Shop. Se all'inizio aiutavo le persone pensando a mio padre, con il passare del tempo ho iniziato ad amare questo lavoro e mi sono reso conto che ho davvero talento nel prendermi cura degli altri. Mi rende felice riuscire a far sorridere le persone, aiutarle a sfogarsi e stare meglio con loro stesse. E poi ho avuto l'opportunità di conoscere quelle che sono diventate le persone più importanti della mia vita. E ho potuto conoscere te, Jeongguk."

"Mi fa un sacco piacere questo, hyung. Ed è vero, sei bravo con le persone. Sei sempre riuscito a parlare con me e portare avanti conversazioni nonostante la mia timidezza, quindi, il tuo è senza ombra di dubbio un talento." Jeongguk ridacchia alle sue stesse parole. 

"Sei felice, hyung?"

Jeongguk ha bisogno di saperlo. Ha bisogno di sapere che Jimin è felice, che la sua felicità non dipende solo da quella degli altri ma che sia davvero in pace con se stesso. E Jimin sembra capire quello che Jeongguk vuole chiedergli perché gli sorride con dolcezza e poi gli risponde "Sì, sono felice."

 

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Capitolo 9
*** #9 ***


A Jeongguk sembra di aver fatto mille passi indietro quando comincia a fare fatica a dormire e lo stress comincia nuovamente ad accumularsi.

Non può farne a meno.

Non quando la fine della sua permanenza al Magic Shop è sempre più vicina.

Jeongguk sa bene perché l'idea di andarsene lo stia facendo stare così male, gli stia mettendo così tanta ansia addosso. Ha rifiutato di dare un nome alla cosa per troppo tempo ma arrivato a questo punto, Jeongguk non può più negare a se stesso di provare qualcosa per i sei ragazzi che abitano la villa. E Jeongguk ancora è confuso ed incredulo.

Perché è inesperto, non si è mai davvero innamorato prima e non avrebbe mai immaginato di farlo di sei ragazzi contemporaneamente.

Dovrebbe esserne disgustato, dovrebbe reprimere la cosa perché è sbagliato, perché non puoi amare più di una persona contemporaneamente, ma Jeongguk invece si sente bene quando pensa ai ragazzi, quando lascia la sua mente vagare ed il suo cuore inizia a battere all'impazzata. Non si sente sbagliato, non è sbagliato.

Ma Jeongguk è anche conscio che si tratta di qualcosa a senso unico. Che ciò che prova per loro non potrà mai essere ricambiato, sarebbe un sogno, qualcosa di troppo bello ed improbabile. Per questo, per Jeongguk sarebbe molto più semplice andarsene e cercare di dimenticarsi della villa e delle persone che la abitano. Forse potrebbe preservare ancora il suo cuore, in questo modo.

Ma il suo cuore piange quando Jeongguk prende in considerazione quella possibilità, come se lo stesse pregando di non allontanarlo da ciò che lo fa battere in tale modo.

E Jeongguk è anche confuso. Non solo perché non sa cosa fare ma perché, in tutto ciò, gli altri continuano a flirtare con lui senza tregua.

E a Jeongguk piace, piace vedere i loro sorrisi soddisfatti quando lo fanno arrossire, i loro sguardi intensi quando pensano non stia guardando.

Ama quando Seokjin si avvicina e lo imbocca per poi pulire i residui di cibo all'angolo della sua bocca con il pollice.

Rimanere abbracciato per delle ore con Yoongi a disegnarsi a vicenda labirinti sui propri corpi con le punte delle dita.

Ama quando Hoseok si fa prendere da un momento di dolcezza ed a sorpresa gli bacia la guancia o il collo o i capelli.

Quando lui e Jimin rimangono per delle ore mano nella mano, in un confortante silenzio.

Ama quando Namjoon gli massaggia le spalle ed il collo per rilasciare la tensione.

Quando Taehyung lo tiene stretto a sé da dietro, le braccia allacciate alla sua vita.

Jeongguk ama sentirsi desiderato, sentirsi importante.

E se da una parte Jeongguk brama le loro attenzioni ed il contatto con i loro corpi ed i loro sorrisi, ciò fa stare anche male Jeongguk, consapevole di dare un'importanza diversa ai gesti.

Perché Jeongguk li vede comportarsi in quel modo anche tra di loro. Li vede abbracciarsi a vicenda, li vede guardarsi teneramente, a volte li vede anche baciarsi.

E Jeongguk forse non ragiona lucidamente quando pensa che quelli siano solo modi di esprimere la loro amicizia, non riesce a vedere qualcosa, ma è confuso ed innamorato di sei persone e tra un po' dovrà andarsene ed è semplicemente stanco.

Non sa più analizzare le situazioni senza essere completamente di parte, non sa più perché i ragazzi provino così tanto affetto per lui, non sa più neppure se sia vero e se lo facciano solo per pietà.

Ed una piccola parte di lui sa di starli preoccupando, perché non fa che rispondere loro a monosillabi, esce raramente dalla sua stanza, non sorride più.

Jeongguk è in preda all'ansia, ai dubbi, allo stress procurato dalla necessità di prendere una decisione che potrebbe cambiargli la vita in meglio o in peggio.

Li vede bene i loro sguardi preoccupati, le occhiate che si scambiano a vicenda. Sente la tensione aleggiare nell'aria e sa che prima o poi scoppierà.

Ma Jeongguk è spaventato, terrorizzato e quindi rimane in silenzio cercando di sopprimere tutto.

Finché il castello di carte non crolla.

Due mattine prima della sua partenza, Jeongguk è seduto in uno spiazzo d'erba del giardino a disegnare.

In realtà, nelle ore passate lì, non è riuscito a finire alcun disegno. Ha fatto tanti schizzi ma nessuno degno di essere continuato. La sua mente è un vortice di sentimenti confusi e di cui non riesce a liberarsi neppure disegnando.

"Ehy, posso sedermi vicino a te?"

Jeongguk sobbalza per la sorpresa e poi guarda in alto, incrociando lo sguardo con quello gentile di Jimin. Annuisce debolmente e Jimin si siede.

Per qualche minuto i due ragazzi rimangono in silenzio, l'uno accanto all'altro.

"Perché sei così giù di morale?" chiede improvvisamente Jimin.

Non è una richiesta e neppure un'aggressione. È la semplice domanda di una persona preoccupata.

Jeongguk, imbarazzato, abbassa il volto perdendosi ad osservare l'erba. Non sa bene come parlarne con Jimin. Non sa neppure se parlarne con lui sia la cosa giusta da fare.

"Non devi dirmelo per forza, però mi piacerebbe aiutarti se posso."

Jeongguk in quel momento sembra ricordarsi della chiacchierata avvenuta settimane fa con Jimin, quando il ragazzo gli aveva rivelato di amare prendersi cura delle persone.

"Uh... tra due giorno dovrò andarmene..." sussurra.

"Come passa il tempo, vero?" gli chiede Jimin e Jeongguk non può fare a meno di annuire.

"Ricordo come fosse ieri quando hai varcato la soglia del Magic Shop due mesi fa. Eri così spaurito e scettico dell'intera faccenda. Ed eri molto più timido, non riuscivi a guardarmi neppure negli occhi." Dice con una risata.

Jeongguk sorride alle sue parole mentre ricorda quel giorno.

"Spero di averti aiutato almeno un po' in questi mesi, Jeongguk."

"Onestamente, non sono mai stato così bene come lo sono stato in questi mesi, hyung. E non parlo delle attività, parlo di come mi avete fatto sentire tutti voi."

Jeongguk si rende conto che qualunque cosa accada non potrà mai pentirsi di quei due mesi. Perché al di là dell'amore che ha iniziato a provare nei loro confronti, i ragazzi del Magic Shop lo hanno accolto, lo hanno protetto e lo hanno aiutato a sbocciare.

"Tutto questo vale anche per noi, Gguk. Ci hai dato la tua fiducia, ci hai permesso di starti accanto e non te ne saremo mai grati abbastanza."

È allora che Jeongguk scoppia a piangere. Ama così tanto i suoi hyungs e va bene se loro non provano lo stesso per lui, va bene perché quelle parole sono già abbastanza per lui, perché l'idea di averli resi, anche solo per due mesi, felici gli fa scoppiare il cuore di gioia.

Quindi, Jeongguk si lascia completamente andare, si concede questo momento di debolezza, lascia che le lacrime gli righino il volto e che il suo corpo venga scosso da forti singhiozzi.

Jimin gli afferra improvvisamente il volto tra le mani e quando Jeongguk apre gli occhi pieni di lacrime si rende conto che anche Jimin sta piangendo. I suoi occhi sono lucidi e le sue guance sono umide e Jeongguk vorrebbe scusarsi perché non voleva farlo piangere, non vuole vedere lacrime sul suo viso ma solo sorrisi.

"Jeongguk..." sussurra Jimin.

Jeongguk rimane ipnotizzato mentre osserva lo sguardo intenso di Jimin spostarsi dai suoi occhi alle sue labbra e poi di nuovo verso i suoi occhi.

"Ti prego rimani qui. Rimani qui insieme a noi." Il suo tono i voce è urgente, disperato e la voce è spezzata dalle lacrime ma è chiaro ciò che gli ha chiesto.

Le parole rimbombano nella sua mente come un temporale e Jeongguk non capisce, non capisce, non capisce e poi Jimin sta sussurrando di nuovo il suo nome e Jeongguk lo vede avvicinarsi finché non sente le labbra di Jimin sigillarsi sulle sue.

Jeongguk è immobile come una statua, incapace di comprendere davvero cosa stia succedendo perché Jimin lo sta baciando, lo sta baciando dolcemente e delicatamente e le sue labbra sono morbide e Jeongguk vuole di più, vuole tutto. Vuole più di quello che dovrebbe desiderare.

Ma la mente di Jeongguk ha voglia di giocargli brutti scherzi perché improvvisamente si stacca e Jimin lo sta guardando confuso, probabilmente chiedendosi se abbia fatto qualcosa di sbagliato e non lo ha fatto, perché Jeongguk vorrebbe di più, vorrebbe molto di più di un semplice bacio.

Ma non può.

Non può abbandonare la sua vita, non può deludere Jimin, non può credere che Jimin possa provare qualcosa per lui.

E poi ci sono gli altri ragazzi. Oh, come reagirebbero se sapessero di questo bacio?

Jeongguk si alza dall'erba, tremante, e senza guardarsi indietro si chiude nella sua stanza, la sua mente completamente annebbiata dal panico.

Spegne le luci, chiude le tapparelle, circonda il suo corpo con la sua coperta, alla ricerca di conforto, di calore.

Ed è proprio così che viene trovato da Taehyung.

Jeongguk neppure si accorge del rumore della porta che viene aperta, neppure sente i suoi passi sul pavimento. Si accorge della presenza di qualcuno solo quando sente un peso abbassare il materasso.

"Jeonggukie..."

Jeongguk rilascia un debole lamento, non è pronto ad affrontare il discorso, non è pronto a sentirsi dire che si è comportato male o che Jimin era confuso e si è solo sbagliato.

"Jeongguk ti prego parlami."

"M-mi dispiace." Balbetta, mentre gli occhi si riempiono nuovamente di lacrime.

"Di cosa ti stai scusando?" chiede il ragazzo.

"Di tutto. D-di avervi rovinato la vita."

Per qualche instante nella stanza c'è silenzio, finché Jeongguk non sente Taehyung abbassare le coperte dalla sua faccia.

"Jeongguk ti prego, devi credermi quando ti dico che non hai rovinato la vita di nessuno. Il tuo arrivo alla villa ci ha portato così tanto gioia, non hai idea. Ci rendi così felice, Jeongguk."

"Jimin hyung mi ha baciato." Sussurra.

"Lo so ed è stata una mossa impulsiva da parte sua, se vuoi il mio parere. Ma il punto è che..." Taehyung prende un profondo respiro. "È innamorato di te. Siamo innamorati di te."

"Huh?" Jeongguk alza lo sguardo verso Taehyung, confuso.

"Siamo tutti follemente innamorati di te, lo siamo da tempo. Perché credi stressimo flirtando così tanto con te? Pensi che lo facciamo con tutti i clienti?"

"Ma... ma anche tra di voi lo fate."

Questa volta è Taehyung a guardarlo confuso per qualche istante. "Aspetta."

"C-cosa?"

"Jeongguk lo sai vero che io gli altri ragazzi stiamo insieme? In una relazione?"

"N-non... cosa?"

"Pensavo fosse ovvio, non lo abbiamo mai nascosto! Non siamo amici, siamo amanti. Ci amiamo tutti a vicenda."

"I-io..." Jeongguk a questo punto pensa di aver perso parte del suoi vocabolario a causa dello shock. Perché non può essere possibile, vero? Può davvero essere possibile che i ragazzi di cui è innamorato siano già in una relazione e che siano a loro volta innamorati di lui? Che per tutto questo tempo non abbiano giocato con i suoi sentimenti?

"Volevamo parlartene da un po', chiederti di rimanere con noi ma non volevamo spaventarti con i nostri sentimenti. Avevamo, anzi abbiamo, paura di un rifiuto."

Jeongguk è completamente sopraffatto dalla rivelazione. Ed il suo cuore, così come la parte razionale di lui sa che adesso dovrebbe rivelare di essere innamorato anche di lui di loro, dovrebbe rimanere qui insieme a loro e vivere una felice vita.

Ma Jeongguk in questo momento è dominato dall'ansia, non riesce a ragionare come si deve.

Una piccola ma fastidiosa vocina continua a dirgli che è impossibile, che nessuno potrebbe mai provare sentimenti per una nullità come lui, tantomeno sei bellissimi ed intelligentissimi ragazzi.

La voce lo inganna, lo convince di cose non vere, gli dice che mentono, che lo stanno usando, che in realtà provano disgusto nei suoi confronti. Gli dice che non può abbandonare il suo lavoro in ufficio, che deluderebbe i suoi genitori in quel modo.

La voce lo butta giù e fa ricadere Jeongguk in un vortice di ansia e insicurezze che si nascondevano da tempo in profondità, in attesa di essere finalmente svegliate, di esplodere in faccia al ragazzo e disilluderlo.

"Jeongguk tutto okay?" comincia a chiedere Taehyung per poi bloccarsi quando vede Jeongguk alzarsi di scatto e iniziare a tirare fuori i vestiti dall'armadio. "C-cosa stai facendo?"

"La valigia." Risponde. E Jeongguk è come se si trovasse in una sorta di trance in questo momento, prende macchinosamente i suoi vestiti e li infila nella valigia, uno dopo l'altro.

"Jeongguk..." sussurra Taehyung.

"H-hyung ti prego esci." Lo blocca immediatamente per poi raggiungere il bagno e chiudersi la porta alle spalle. Jeongguk si lascia immediatamente cadere contro di essa e circonda le ginocchia con le braccia, lasciandosi andare ad un pianto disperato.

Alla fine Jeongguk fa la cosa che gli riesce meglio: scappare. 

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Capitolo 10
*** #10 ***


Per un po' Jeongguk si illude di poter dimenticare in fretta dei due mesi passati al Magic Shop. Appena tornato si è subito rimesso a lavorare senza sosta e se all'inizio tutti erano felici di rivederlo, presto è diventato abbastanza chiaro che ci fosse qualcosa di strano in Jeongguk.

Dongmin cerca di estorcergli informazioni da settimane ma Jeongguk ha deciso di non parlare a nessuno di quel piccolo capitolo della sua vita.

Per qualche settimana a Jeongguk sembra di essere tornato a due mesi fa, a quando ancora non aveva conosciuto gli altri ragazzi, a quando la sua vita era più semplice.

Ma poi cominciano ad arrivare i sogni su di loro a tormentarlo la notte ed improvvisamente Jeongguk non può fare a meno di pensare costantemente a loro.

Di cosa pensino di lui, di cosa stiano facendo in quel momento, se lo odiano o lo abbiano già dimenticato.

Più le settimane passano e più Jeongguk si rende conto di aver fatto il più grosso sbaglio della sua vita.

A mente lucida, tempo dopo, Jeongguk si rende conto di essersi fatto comandare da un'ansia che neppure sapeva di avere.

Un'ansia venutasi a creare in primo luogo da tutte le insicurezze che anni di delusioni gli hanno lasciato e che hanno finito per rovinare e inquinare l'unica cosa davvero bella che aveva trovato in vita sua.

Jeongguk se ne pente. Si pente di aver abbandonato la villa in quel modo, di non aver neppure detto a Taehyung di ricambiare i sentimenti.

Vorrebbe poter tornare indietro nel tempo, vorrebbe cambiare le cose, vorrebbe contattarli e chiedere scusa, vorrebbe tornare alla villa e piangere e farsi abbracciare.

Ma, ancora una volta, le insicurezze hanno la meglio su Jeongguk.

Non sa come fare, non sa se siano disposti a perdonarlo, se siano ancora innamorati di lui, se si siano accorti fosse tutto un grosso sbaglio.

Questa volta Jeongguk è consapevole di star rimuginando troppo sulla cosa, sa di non potersi fasciare la testa in questo modo, sa che non avrebbe alcun rimpianto anche se i ragazzi non accettassero le sue scuse. Ma non riesce a trovare la spinta giusta.

Finché non la trova nella valigia, ancora da disfare, che aveva portato con sé al Magic Shop.

Quel giorno Jeongguk si sente abbastanza coraggioso da aprirla e mettere finalmente a posto ciò che vi è all'interno.

Vestiti, i libri che si era portato dietro, il suo blocco dei disegni – il quale la metà è pieno di disegni dei sei ragazzi. Ed in mezzo ai vestiti Jeongguk trova qualcosa che non gli appartiene.

Una foto dei sei ragazzi in questione. Seokjin, Namjoon e Taehyung in piedi, l'uno accanto all'altro mentre Jimin, Hoseok e Yoongi seduti su degli sgabelli davanti a loro. Dalle posizioni sembra si trattasse di un servizio fotografico ufficiale per foto che sarebbero probabilmente finite sul loro sito web o su qualche rivista di salute.

Ma quella foto deve essere stata scattata senza preavviso perché nessuno di loro si trova davvero in posa. Taehyung sta facendo una smorfia a cui tutti stanno ridendo. Jimin è piegato su se stesso dalla risate, Yoongi lo sta indicando con un sorriso sul volto, Namjoon è accasciato alla sua spalla, Hoseok ride mentre Seokjin lo guarda divertito.

A Jeongguk sembra quasi di sentire quella foto, gli sembra di sentire le loro risate risuonare nella sua testa.

Deve sforzarsi per non scoppiare a piangere in quell'istante.

Si rende conto che sul retro c'è una frase scritta frettolosamente e la scrittura sembra quella di Taehyung, quindi, Jeongguk si rende conto che deve aver messo la foto nella sua valigia quella stessa sera, prima di andarsene.

"Nei giorni in cui odi essere te stesso, nei giorni in cui vorresti sparire per sempre, costruisci una porta nella tua mente.

Quando apri ed entri quella porta, ci sarà questo posto ad aspettarti.

Va bene crederci, ti conforterà il Magic Shop."*

Questa era l'unica conferma che gli serviva, il fatto che i ragazzi sarebbero stati lì ad aspettarlo, che non lo avrebbero dimenticato e che sperano neppure Jeongguk lo faccia.

È così che Jeongguk nei giorni successivi si licenzia dopo aver spiegato in modo vago la situazione ad un Dongmin completamente sconvolto e vende la sua casa. E quando si assicura di poter lasciare Seoul senza conti in sospeso, prende la sua auto e guida verso la campagna.

È emozionato, Jeongguk. E forse non dovrebbe essere così sicuro di se stesso ma Jeongguk è stanco di farsi comandare dall'ansia, è stanco di dubitare.

Quindi si dirige verso il Magic Shop con la sicurezza mai sentita prima, con la sicurezza di essere riaccolto come se non avesse mai lasciato la villa.

Parcheggiata l'auto, il ragazzo cammina per il familiare vialetto mentre sente l'agitazione salire. Senza darsi del tempo per ripensarci, suona immediatamente al campanello e attende che qualcuno gli risponda.

È pomeriggio, quindi, dovrebbero trovarsi tutti in casa in quel momento.

Il portone improvvisamente si apre e fa capolino Hoseok. I suoi occhi si spalancano appena si posano sulla sua figura e per qualche istante i due si osservano in silenzio.

"È permesso?" chiede cauto.

"J-Jeongguk?" Sussurra Hoseok. Sembra confuso ed incredulo mentre spalanca la porta per farlo entrare.

"Ragazzi!" urla poi, la voce tremante. "Ragazzi!"

Uno alla volta, gli altri cinque arrivano nell'atrio, ignari di cosa li aspetta. Tutti sembrano sorpresi quando lo vedono nell'angolo dell'atrio.

"J-Jeonggukie?" a pronunciare il suo nome è Namjoon questa volta.

Improvvisamente, alla sua destra, Jeongguk sente un singhiozzo e solo in quel momento si accorge che lì c'è Jimin, inginocchiato a terra, mentre piange.

"M-mi dispiace." Mormora tra le lacrime, a mala pena udibile.

Jeongguk sa di dover essere lui quello a scusarsi per il ragazzo. Per averlo abbandonato in quel modo e avergli inconsapevolmente fatto credere fosse tutta colpa sua.

Si avvicina, quindi, e si inginocchia di fronte a lui. "Hyung."

Jimin non risponde mentre si nasconde il volto con le mani e nega con la testa, come se avesse paura delle parole di Jeongguk.

Jeongguk gli prende delicatamente i polsi e lentamente allontana le mani dal suo volto coperto di lacrime.

"Hyung, sono io a dovermi scusare. Non hai fatto nulla di male." Jeongguk a quel punto si siede a terra e guarda uno alla volta tutti i ragazzi di fronte a lui.

Ognuno di loro, poi, senza che ci sia bisogno di dirlo, si siede a loro volta a terra.

E Jeongguk non immaginava che questa conversazione sarebbe avvenuta sul pavimento dell'ingresso, ma va bene così. L'importante è che sia sincero con loro.

"Devo scusarmi con tutti voi. Non sono stato sincero e mi sono fatto prendere dalla paura. Sono innamorato anche io di voi. Sono follemente innamorato. E all'inizio questa cosa mi spaventava perché voi siete sei e non sapevo se i miei sentimenti fossero validi o qualcosa di cui vergognarsi. E ci conosciamo da poco, non riuscivo a capacitarmi di come i miei sentimenti potessero essere già così forti."

"Perché non me lo hai detto quella sera?" chiede Taehyung in modo del tutto legittimo. Anche Jeongguk riconosce di aver sbagliato a tenerlo all'oscuro.

"Perché ero terrorizzato. Perché tutti mi hanno sempre abbandonato ed ho cominciato a pensare lo avreste fatto anche voi prima o poi. Che non lo intendeste davvero, che non foste davvero innamorati di me, di non meritarvi."

"Di non meritarvi?! Jeongguk sei una delle persone migliori che abbia mai conosciuto. Come puoi pensare così poco di te stesso?" gli chiede Seokjin.

"M-mi dispiace..." sussurra, non sapendo come altro rispondere.

"Jeongguk." Yoongi lo guarda negli occhi mentre parla. "Cosa vuoi da noi?"

Una semplicissima domanda. La domanda che potrebbe cambiare tutto e di cui tutti i presenti nella stanza sono a conoscenza della sua importanza.

"Tutto. Voglio tutto da voi. Voglio poter dire di appartenervi e voglio voi possiate dire lo stesso di me. Vi amo." Jeongguk spera che le sue parole bastino, che rendano l'idea di quanto Jeongguk li desideri.

E poi Jeongguk si sente abbracciare improvvisamente e lo sa di chi lo sono quelle braccia, sono state numerose volte circondate al suo corpo per due mesi interi ma Jeongguk è sorpreso quando sente le labbra di Yoongi posarsi sulle sue. Le sente muoversi sulle sue e Jeongguk si prende il suo tempo per assaporarle come si deve, per imprimersi la memoria nel suo cuore e nella sua mente.

Ma Jeongguk non ha neppure il tempo di riprendere fiato perché all'improvviso qualcuno gli salta addosso e la sua schiena finisce sul pavimento mentre Jimin è abbracciato a lui e continua a piangere con la testa nascosta nel collo di Jeongguk che poi inizia a tempestare di baci.

Ed improvvisamente Jeongguk si sente soffocare ma in senso buono. Perché nel mentre si sono avvicinati anche gli altri ragazzi e Taehyung gli sta accarezzando la testa mentre li guarda con affetto e Namjoon gli sta tenendo la mano, lasciandoci occasionalmente dei baci sopra. Seokjin e Hoseok sono occupati a lasciargli baci su tutta la faccia alternati a baci tra di loro.

Ed è tutto così intenso per Jeongguk che il suo cuore potrebbe scoppiare. È intenso essere ammucchiati a terra a piangere e ridere e baciarsi mentre il sollievo si fa spazio nei loro corpi e l'ansia che attanagliava i loro cuori lascia finalmente la presa.

È intenso poter finalmente toccarsi l'un l'altro senza doversi trattenere al punto da essere così stordito da non capire più di chi sia quella bocca o quella mano.

E Jeongguk vorrebbe continuare a parlare perché ci sono ancora molte cose da discutere. Jeongguk ha ancora molto per cui scusarsi e vuole sapere di più sulla loro relazione, ma in quel momento si sente troppo bene per potersi fermare.

Così continuano così per minuti, ore, istanti che durano un'eternità.

E Jeongguk è felice, felice, felice per davvero.

Jeongguk è felice ed innamorato. 






 




*testo di Magic Shop 

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Capitolo 11
*** #11 ***


Questo è l'epilogo!
Ringrazio chiunque abbia letto e commentato questa storia!
Alla prossima, Rob.




 






Quando quella mattina Jeongguk si sveglia in un groviglio di caldi corpi, gli sembra quasi di star sognando.

Possibile che lui, Jeon Jeongguk, sia stato così fortunato nella sua vita da trovare non una ma ben sei persone che lo amano tanto quanto lui le ama? E che si amano altrettanto a vicenda?

Eppure è proprio quello che è successo. E adesso vivrà anche lui con loro.

Jeongguk è onestamente emozionato di iniziare la sua nuova vita.

Non ha idea di quello che lo aspetterà ma, per la prima volta in ventitré anni, Jeongguk non sente ansia. Andrà bene finché avrà accanto a sé gli altri sei.

"Vi amo." Sussurra consapevole che nessuno lo abbia sentito, ancora addormentati.

Ed invece, per sua sorpresa, Hoseok alza la testa dal suo petto e gli bacia il mento. "Ti amiamo anche noi."

La colazione la passano per lo più a baciarsi ma a Jeongguk va bene così. Ha fame di affetto, di baci, di tocchi, non di cibo.

In quel momento, Jeongguk è occupato a condividere un dolce bacio con Seokjin quando Taehyung li interrompe.

Il ragazzo, seduto in braccio a Yoongi, i guarda con aria di scuse e poi inizia a parlare. "Dovremmo scattare a Jeongguk la foto da appendere all'ingresso!"

"E non può aspettare? Dovevi proprio interromperci?" gli chiede Seokjin ironicamente, stringendo nel mentre la presa sui suoi fianchi e facendo aderire la schiena di Jeongguk al suo petto.

"Voglio che venga appesa il prima possibile, voglio poter vedere il suo bel faccino quando passo per l'ingresso, insieme ai vostri."

È così che tutti e sette i ragazzi si dirigono verso la stanza con l'attrezzatura di Taehyung per scattare la foto a Jeongguk.

Alla fine finiscono per scattarsi foto a vicenda e a fare smorfie alle spalle di Jeongguk quando, alla fine, decidono di scattare sul serio la foto. Nonostante tutto però, una foto adatta Taehyung riesce ovviamente a scattarla e dopo aver recuperato la cornice oro ed il trapano, i ragazzi la appendono accanto alle altre.

Jeongguk osserva il muro e non può fare a meno di sorridere, sentendosi a tutti gli effetti parte di quella famiglia.

Quella sera la passano abbracciati sul letto matrimoniale nella stanza di Jimin a vedere un film.

Ed è così bello sentire il calore radiato dai loro corpi, potersi carezzare a vicenda nel buio della camera. Il cuore di Jeongguk non fa che battere all'impazzata per tutta la sera sentendosi al settimo cielo.

"Jeongguk?" Namjoon parla poco dopo la fine del film, dopo alcuni istanti di silenzio.

"Mhm?"

"Che attività ti piacerebbe tenere qui?" gli chiede, sorprendendo un po' Jeongguk. Ammette di non averci ancora pensato.

"Mi va bene qualsiasi cosa, hyung."

"Allora ti faccio un'altra domanda. Qual è la tua più grande passione?"

Jeongguk risponde senza alcuna esitazione. "Cantare."

Namjoon gli sorride. "Che ne dici del karaoke?"

Jeongguk scoppia a ridere ma il suo cuore comincia a battere forte all'idea di poter cantare quanto vuole e di farlo per lavoro. Proprio come sognava quando era più piccolo.

"Mi piacerebbe tanto."

"E sia." Gli dice Namjoon per poi lasciargli un delicato bacio sulle labbra.

La vita di Jeongguk non diventa improvvisamente perfetta. Jeongguk è una persona imperfetta, come tutti, e come tutti, gli capita di trovare davanti a sé difficoltà, di soffrire, di piangere, di essere triste.

Come quando ha detto ai suoi genitori della sua relazione e non l'hanno presa bene.

Come quando l'ansia torna inaspettatamente a fargli visita.

A differenza del passato però, questa volta Jeongguk non è da solo. Ha sei forti paia di braccia a tenerlo al sicuro, a rassicurarlo e confortarlo. Ha sei ragazzi pronti a mostrargli il loro supporto e a ricordargli ogni giorno quanto sia speciale e amato e importante.

La loro relazione, ovviamente, non è sempre rose e fiori.

Litigano più spesso di quanto Jeongguk vorrebbe ammettere, soprattutto all'inizio. Sono, d'altronde, sei ragazzi completamente diversi l'uno dall'altro, arrivati tutti da background differenti. Ma così come il tempo passa, Jeongguk cresce e gli altri anche, e piano piano cominciano a comprendersi, a conoscere i loro limiti e stare attenti a non superarli. Trovano un equilibrio e i litigi e le incomprensioni si dimezzano.

Non è una vita perfetta quella di Jeongguk ma va bene così.

È comunque la miglior vita che potesse desiderare.

Circondato dalle persone che ama, in una relazione sana e piena di affetto e amore. In un ambiente lavorativo che lo gratifica e gli permette di sfogarsi e fare ciò che ama di più al mondo. E forse il Magic Shop ha davvero qualcosa di magico, forse vi è un incantesimo che permette a chiunque ci entri dentro di ricevere l'aiuto, il conforto ed il supporto di cui non sapevano di aver bisogno.

Che sia magia o meno, a Jeongguk poco importa.

È felice, e questo è quel che conta.

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