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di Elgul1
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Due anni dopo ***
Capitolo 3: *** Una chiamata anonima ***
Capitolo 4: *** Una vita diversa ***
Capitolo 5: *** Walter ***
Capitolo 6: *** Ricompensa ***
Capitolo 7: *** Incontri dal passato ***
Capitolo 8: *** Cacciatore e preda ***
Capitolo 9: *** Brancolare nel Buio ***
Capitolo 10: *** Ordini e ricatti ***
Capitolo 11: *** Ritorno al proprio inferno ***
Capitolo 12: *** 12 incontro e compravendita ***
Capitolo 13: *** 14 Strani collegamenti ***
Capitolo 14: *** 13 Un giro nei bassifondi ***
Capitolo 15: *** 15 Recall ***
Capitolo 16: *** 16 Incubi ***
Capitolo 17: *** 17 Mercato e scoperte ***
Capitolo 18: *** 18 Il giorno più lungo parte uno: Caos ***
Capitolo 19: *** 19 Il giorno più lungo parte due: Un super particolare ***
Capitolo 20: *** 20 Il giorno più lungo parte tre: 20 Knife ***
Capitolo 21: *** 21 Il giorno più lungo parte quattro: Fuga dalla città ***
Capitolo 22: *** 22 Accordi e confusione ***
Capitolo 23: *** 23 Libera uscita & Fury ***
Capitolo 24: *** 24 Uscita notturna ***
Capitolo 25: *** 25 Viaggio nelle fogne & Punti fondamentali ***
Capitolo 26: *** 26 Allenameno & Svolta ***
Capitolo 27: *** 27 La furia di un classe III ***
Capitolo 28: *** 28 Faccia a Faccia ***
Capitolo 29: *** 29 Risvegliarsi ***
Capitolo 30: *** 30 Rivelazioni scomode ***
Capitolo 31: *** 31 Guai nei bassifondi ***
Capitolo 32: *** 32 L uomo nell'ombra ***
Capitolo 33: *** 33 Emozioni contrastanti ***
Capitolo 34: *** 34 Più vicini alla verità ***
Capitolo 35: *** 35 L'ultima caccia ***
Capitolo 36: *** 36 Mettersi in gioco ***
Capitolo 37: *** 37 Alleati caotici ***
Capitolo 38: *** 38 La verita dietro due anni fa ***
Capitolo 39: *** 39 Comprensione & Odio ***
Capitolo 40: *** 40 Il prossimo della lista ***
Capitolo 41: *** 41 battaglia per la città: Oscurita ***
Capitolo 42: *** 42 Sconfiggere i propri demoni ***
Capitolo 43: *** 43 Battaglia per la città: L arrivo dei forti ***
Capitolo 44: *** 44 Battaglia per la citta: Battle Royal ***
Capitolo 45: *** 45 uomo contro super ***
Capitolo 46: *** 46 In trappola ***
Capitolo 47: *** 47 Ragioni ***
Capitolo 48: *** 48 Pronti a tutto ***
Capitolo 49: *** 49 quindici minuti ***
Capitolo 50: *** 50 Verso il domani ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Dall'alto, la gigantesca metropoli, sembrava in pace e in serenità ma al contrario, l'intera città era in preda al caos. Gli allarmi suonavano di continuo quella notte nella centrale di polizia di Grenburgh, una delle città più grandi di tutto il paese di Mosian.

" Che diamine sta succedendo?!" Domandò il vice comandante Alex entrando nella sala controllo con impeto. L'addetto ai monitor, un ragazzo poco più che ventenne, senza smettere di lavorare per trovare il segnale rispose:" Abbiamo registrato un infrazione nel distretto 4A, un rapimento per l'esattezza... "                                                   
    Alex imprecò a bassa voce.  " E' il nostro uomo?" Chiese ancora il comandante fiducioso.
Il giovane fece segno di si con la testa e replicò: " Stesso modus operandi degli ultimi due rapimenti, però stavolta abbiamo seguito la scia energetica del suo teletrasporto, sappiamo dov' è diretto." Un sorriso trionfante si formò sulle labbra del comandante e dopo aver dato una pacca sulla spalla al suo sottoposto, ordinò:" Perfetto, avvisami quando si ferma dobbiamo prendere Black Hole finché siamo in tempo." La guardia annuì e il comandante uscì dalla stanza, non appena fu in corridoio non potè non venire investito dal gran caos che infestava l'intera centrale.
Ogni giorno per tutta la città  c'erano decine di casi legati ai cosidetti superumani, esseri dotati di poteri.
Tutto era iniziato circa quarant'anni fà quando erano cominciate ad apparire, in tutto il mondo, persone con poteri di piccola entità come un'agilità superiore oppure poteri mentali. Col tempo il fenomeno si era ingigantito a tal punto che quasi metà della popolazione mondiale era dotata di abilita che, in certi casi, corrompevano l'animo umano rendendo le persone più violente e più propense a compiere atti criminali e toccava a loro, la nuova polizia porre fine a tutto questo.

Mentre camminava per il parcheggio, insieme ad altri cinque agenti, diretto verso l'auto di servizio sentì un trillo. Rapido, prese il celluare dalla tasca e rispose " Dimmi tutto?"                                                          
 " L'obiettivo si è fermato in un vecchio albergo abbandonato il Boleward tra la dodicesima e tredicesima strada." Annunciò al di là della cornetta l'addetto.                               
  Entrò in macchina e disse:" Ottimo lavoro, di alla squadra più vicina di bloccare l'obiettivo io mi recherò là con altre due squadre per chiudere ogni possibiile via di fuga e  di loro di non fare cazzate."


-


" Ma ne sei davvero sicuro Matthew?" chiese Steve.                       
    Un uomo di corporatura media dai lunghi capelli biondi che teneva legati con una coda di cavallo. I suoi occhi erano castano chiaro e sembravano brillare di una strana luce.     

" Ma si Steve, domani sera gli faccio la proposta cavolo è dall'accademia che ci frequentiamo, mi pare che sia arrivato il momento!" Esclamò il suo collega, che si mise una mano fra i capelli corvini e poi si sistemò gli occhiali scuri sugli occhi.

" Sì, ma mi sembra presto. Dopotutto, hai poco più di ventiquattro anni, potresti aspettare." Borbottò Steve sempre meno convinto.         Matthew scosse la testa. Tra i due era sicuramente il più giudizioso e quello che dimostrava di più la loro età, e ridendo disse:" Solo perché vuoi rimanere scapolo non è detto che lo debba rimanere anche io." A un certo punto la radio iniziò a gracchiare i due si zittirono poi Steve rispose:" Centrale qua auto12 ditemi pure."                
" E'stata segnalata la presenza di Black Hole nella vostra zona, andate all'hotel Boleward i rinforzi stanno arrivando e il vice comandante Alex vi chiede di non fare cazzate." 
Steve fece un cenno e il collega partì a razzo e disse:" D'accordo centrale, ci andiamo subito."

Matthew parcheggiò la macchina in una viuzza nascosta,  poco lontano dall'albergo in disuso che notò avere le finestre per la maggior parte rotte, i muri di mattoni  imbrattati di murales e simboli delle gang della zona.
I due scesero di macchina." Non si può dire che non sia frequentato sto posto è..." disse Matthew che con il suo potere pirocinetico stava caricando la pistola d ordinanza.                                              
 " No, non ti sbagli affatto amico." Rispose di rimando Steve che attivò gli infrarossi dei suoi occhiali e noto come, nell'edificio, ci fossero solo due punti vitali posti in una stanza del primo piano, e aggiunse " Il bastardo l'ha portata in una camera del primo piano, entriamo senza fare rumore, ricorda che è un teleporta perciò occhio alle spalle intesi?" Matthew annuì. Insieme aprirono le pesanti e vecchie porte dell'albergo, facendo piano iniziarono a salire i gradini delle scale e guidati dal segnale infrarossi giunsero di fronte alla porta da cui sentirono provenire urla strazianti.

Gli agenti si appostarono ai due lati dell'ingresso Steve guardò Matthew e col labiale disse:" Al mio tre." 
Lui annuì, e Steve iniziò a contare a bassa voce :" Uno." Entrambi tolsero la sicura alle pistole  "Due." Matthew mise la mano destra sul pomello " Tre!!" 
Matthew spalancò la porta e Steve, entrando per primo, gridò: "Fermo polizia!!" Ma quando vide lo spettacolo che aveva di fronte sia lui che Matthew rimasero cosi impressionati e scioccati da abbassare le pistole.

Non era Black Hole che stava torturando la donna, era lei che stava torturando il suo carnefice.
La donna, una signora di mezz eta, dalla carnagione bianca come il latte e dai lunghi capelli neri aveva un lungo e affusolato coltello nella mano destra e, con l'altra teneva inchiodato il criminale al muro, un uomo basso completamente calvo e con  la maggior parte della giacca completamente a brandelli.

"Merda, abbiamo un caso di fury."  Pensò Steve. Il fury era l'eventualità in cui una persona comune, ovvero senza poteri fin dalla nascita, iniziava ad acquisirli e ciò provocava nel soggetto sbalzi di personalità contrastanti e una potenza superiore rispetto a quelli che ne sono dotati fin dalla nascita.

" Signora si allontani dal criminale e ci faccia fare il nostro lavoro, riesce a sentirmi?" chiese Matthew che iniziò lentamente ad avvicinarsi e abbassando in parte la pistola per tranquillizarla. Dovevano cercare di non farla stressare o altro, nessuno sa mai cosa aspettarsi dalle persone affette da fury.
 " Vi prego salvatemi vi scongiuro!!" Urlò Black Hole con le lacrime agli occhi. Steve notò che il criminale aveva decine di ferite da taglio su entrambe le braccia e alcune sul petto. La donna, si voltò lentamente come fosse in trance e mostrò due occhi che avevano le iridi completamente nere.

Con un movimento fulmineo e del tutto inatteso sferrò una potente onda cinetica a Matthew che volò fuori dalla porta che si richiuse di getto, Steve velocemente sparò alcuni proiettili tranquillanti che andarono a schiantarsi con una sorta di barriera eretta dalla donna. Quella spostò la mano che teneva fermo Black e la diresse verso Steve che venne scagliato contro la parete. Il rapitore tentò di usare il suo potere e fuggire ma la donna, con la telecinesi, lanciò il coltello che si conficcò nella testa del criminale uccidendolo.

L'assassina iniziò a ridere in maniera folle osservando il corpo senza più vita del suo ex aguzzino. Iniziò a pestarlo con i piedi e gridò:" Credevi davvero di potermi uccidere, lo credevi davvero?! Bhe guarda sei morto tu!!!" Steve cercò di liberarsi dalla stretta cinetica ma a quanto pareva la donna stava lentamente diventando sempre più potente " Ormai sarà diventata un livello II la dobbiamo fermare prima che diventi troppo pericolosa."  Riflettè  mentre, lo sguardo malato della donna, si concentrò di nuovo su di lui. Gli sorrise in modo sinistro e malvagio poi iniziò a dirigersi verso di lui canticchiando:" Tu sei il prossimoo..." Ma prima che potesse vibrare il colpo la porta si aprì di botto e Matthew sparò una raffica di pallottole di fuoco.
La donna creò un'altra barriera ma, a causa della potenza, lo scudo si infranse e lei volò a terra priva di sensi.  A causa della fine del campo energetico, anche Steve crollò a terra. Matthew si avvicinò a lui per aiutarlo ad alzarsi e domandò:" Tutto bene amico?"                  
   Ma, prima che potesse rispondere, la fury si scagliò addosso al pirocineta che cercò di difendersi. Steve tentò di aiutarlo ma non ci riusciva. Le gambe non lo reggevano ancora. Matthew, che si trovava in un corpo a corpo con la donna, mise la mano destra sopra la faccia dell'aggressore e grido:" Va all'inferno!!" Una fiamma uscì dalle sue mani e bruciò completamente la faccia della donna che cadde a terra senza vita.

Steve, si appoggiò alla parete avvicinandosi a Matthew che era sempre a terra e respirava a fatica " Sei stato grande amico!?" Esclamò gioendo, poi  vide il lungo coltello  conficcato nel petto all'altezza del cuore e sbiancò. Matthew tossì e dei rivoli di sangue uscirono dalla sua bocca. In lontananza sentirono il rumore di alcune sirene Steve gli si mise al fianco cercando di tenerlo sveglio e di tamponare la ferita fino all'arrivo dei soccorsi e disse:" Te la caverai amico non puoi morire ora è una cosa da nulla vedrai!"                    Lui sorrise gli mise una mano sulla spalla e disse: "Sappiamo entrambi che non c'e  la farò perché menti?" Delle lacrime iniziarono a uscire dagli occhi di Steve che non sapeva più cosa dire, se fosse stato più attento se avesse avuto anche lui un briciolo di potere il suo amico non sarebbe stato in quelle condizioni.

Il collega rovistò nella tasca destra della giacca e tirò fuori un piccolo ciondolo d'oro a forma di cuore prese la mano destra di Steve e glielo passò dicendo:" Da questo a Erika." Steve annuì e l'amico chiuse gli occhi.

Dalle scale intanto si sentì un forte rumore di passi, alcuni soccorritori presero il corpo di Matthew e lo misero su una barella e lo portarono di corsa giù lasciando Steve nel più completo sconforto con le mani sporche di sangue. Iniziò a scendere le scale in silenzio, parlò solo per  indicare ad alcuni colleghi dove fossero i due corpi e poi uscì dall'edificio, una goccia d'acqua gli bagnò la guancia, alzo gli occhi al cielo, aveva iniziato a piovere. 
 
"Agente Steve, dove crede di andare?!" gridò Alex, appena arrivato con la sua macchina. Il ragazzo fece finta di niente, lanciò il distintivo a terra e se ne andò, lasciando che fosse il cielo a far capire il suo dolore.








P:S Salve a tutti questo è l'inizio di un nuovo arco narrativo che prometto di portare a termine le altre opere sono in fase di correzione e vedrò di postarle appena mi sarà possibile. Sperò che questa storia vi piaccia e sperò anche di ricevere recensioni sia positive che negative per imparare e correggere eventuali errori. Grazie della lettura .

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Capitolo 2
*** Due anni dopo ***


  Dalla sua postazione la città appariva  minuscola, sotto, nelle strade, la moltitudine di pendolari che tornavano a casa durante l'ora di punta, sembravano piccole e insignificanti formiche.

- Che pace.- Pensò l'uomo seduto sopra il tetto di un edificio di quattro piani adorava sentire il vento tra i capelli e l'aria della notte l'aiutava a rilassarsi durante la sua ronda notturna.

A un certo punto dall'auricolare, che teneva nell'orecchio destro, senti una voce " Allora, quando pensi di tornare in macchina Animal?" Lui sbuffò e si alzò dalla sua posizione.

Era imponente, alto quasi uno e novanta, con i suoi capelli e castano scuro che gli scendevano fin quasi alle spalle, i suoi occhi erano verdi come quelli dei serpenti. Stanco della serietà del suo collega rispose:" Si adesso arrivo Joe." Detto questo si lanciò di sotto, con un'agilita che andava oltre la norma; spiccò un balzo mentre era in aria e atterrò su una casa accanto, poi iniziò a correre verso la macchina a una velocità folle.
" E' andata bene la tua ronda piccolo Animaluccio?" Chiese il collega. Lui fece una capriola in aria e atterrò su un'altra casa, grugnendo. Odiava chi lo chiamava con quel nome: dato che aveva capacità fisiche come quelle degli animali gli era stato assegnato il nome in codice Animal; tutti gli agenti dotati di poteri venivano ribattezzati con nomi che si rifacevano al tipo di capacità posseduta ed era vietato, per ragioni di sicurezza, divulgare il proprio nome.

" Quando la smetterai di chiamarmi così? Sai bene che ho fatto richiesta per un nome più figo ma non vogliono quei dannati." Disse lui cercando di cambiare discorso, durante quella ronda non aveva trovato niente, tutto taceva, risolvere crimini lo entusiasmava e oltre a quello, se voleva diventare un agente famoso aveva bisogno di apparire più spesso sui giornali.

L uomo, dall'altra parte dell'auricolare, ridacchiò divertito e rispose:" Coraggio ti prometto che, se riesci a farti cambiare nome smetto di ridere. Adesso chiudo la chiamata ci vediamo tra cinque minuti a dopo."

Mentre si trovava in macchina che aveva parcheggiato, in una piccola strada alla periferia di un quartiere conosciuto per la sua fama di zona malfamata, notò degli strani movimenti da parte di una persona vestita di nero che si aggirava per un vicolo buio in maniera sospetta. Joe prese l'auricolare e disse:" Ehi Animal mi ricevi?"

Lui, che era ancora in aria, rispose:" Si dimmi tutto."

" Ho visto un tizio un pò sospetto, potrebbe essere uno spacciatore o qualche criminale, vado a dare un'occhiata." Rispose  prendendo la pistola d'ordinanza dal cruscotto.

"Ok d'accordo ma mi raccomando Joe non strafare sei stato in gamba tempo addietro come agente ma hai più di cinquant'anni vedi di non esagerare chiama se hai bisogno."

Lui sbuffò di rimando, non sopportava quegli stupidi paragoni sulla sua età. Chi diavolo si credeva di essere?  Prima di chiudere seccato, rispose:" Si d'accordo."
Joe, facendo attenzione, si introdusse nel vicolo anche se, come aveva detto il suo collega era ormai fuori allenamento, rimaneva comunque un ottimo agente. Prima che iniziasse questa storia dei super, come li chiamava lui, era uno dei migliori sul campo infatti, si erano sventati molti crimini e omicidi proprio grazie a lui.  Ripensò a com'era circa vent'anni fa. Il corpo, prima in perfetta forma fisica, adesso era in sovrappeso; gli occhi, prima perfetti e capaci di intuire una trappola, erano ormai vecchi e stanchi.


Mise davanti a sè la pistola e la piccola torcia ma niente, non c'era assolutamente nessuno nel vicolo che si accorse essere chiuso da un muro di mattoni.
Abbassò la guardia e mise la pistola nella fondina e, tra sè e sè, disse:" Sto proprio invecchiando, sarà il caso mi faccia fare un controllo alla vista." Non appena si girò, sentì qualcosa intorno al suo collo.
Cercò di voltarsi, ma lo sconosciuto iniziò a stringere la presa. Tentò di divincolarsi, ma era inutile, l'avversario sembrava fatto di marmo e, con una voce metallica, gli disse: "Addio." E con un semplice movimento delle mani gli spezzò il collo.

Animal, pochi minuti dopo, arrivò all'auto e si accorse che Joe non era ancora tornato dall'ispezione. " Dove diavolo è andato?" Si guardò attorno ma non vide nessuno a quell'ora: la maggior parte delle persone era a casa, facendo sembrare il quartiere una zona morta. Iniziò a cercare l'odore del compagno che lo portò in un piccolo e stretto vicolo. Con attenzione entrò dentro; grazie alla sua vista sviluppata da felino non aveva bisogno di luci o altro. Poi, accanto al muro, vide il corpo senza vita di Joe.
Senza nemmeno pensarci due volte si avvicinò al compagno a terra. Cercò di sentire il polso, ma era troppo tardi: gli avevano spezzato il collo.

" Chi cavolo è stato!" Gridò Animal che senti dei passi lenti  e una voce metallica dietro di lui dire: " Scusa, volevo giocare un po con lui ma, si è rotto subito." Si voltò di scatto verso la figura che gli si stagliava davanti. Era un uomo alto, poco più basso di lui, sul viso indossava una maschera da demone che nascondeva completamente il volto e indossava una tuta nera dalla testa ai piedi che lo faceva sembrare ancora più magro di quanto non fosse già. Il super si mise in una posizione di difesa e disse:" E tu.... Chi diamine sei?"

L'uomo iniziò ad avvicinarsi con le braccia abbassate come se non avesse bisogno nemmeno di mettersi in guardia e con un tono pacato disse:" Non vedo perché dovrei dire il mio nome a un cadavere che cammina..."
Qualcosa scattò in Animal, una furia cieca per essere stato così sottovalutato subito. Senza nemmeno pensarci, sferrò un potente gancio destro e lo sconosciuto incrociò subito le braccia per difendersi ma, a causa della potenza del pugno, finì contro il muro.
Animal non si fermò e scagliò un calcio destro che l'avversario evitò abbassandosi e poi, con un calcio basso, fece andare a terra l'agente.
Animal si rialzò subito come una furia si avventò di nuovo sul nemico ma, per quanto lui fosse più forte e veloce grazie ai suoi poteri, quello evitava e rispodeva ai suoi attacchi con la stessa abilità e forza come se avesse un potere simile al suo.
Tentò di colpirlo con un pugno, ma il nemico gli afferro il braccio e lo mandò a terra con una forza inaudita. Lui si rialzò immediatamente e visibilmente scosso da ciò che stava accadendo: lui, un livello I, stava venendo messo in difficoltà da un semplice umano.

"Tutto ciò è impossibile." Pensò. Si rimise in posizione. "Mi farò afferrare il braccio e dopo lo colpirò in pieno con un pugno e gli spaccherò quella faccia che si ritrova..." Veloce, si precipitò verso il suo avversario; cercò di danneggiarlo con un pugno ma lui, come si aspettava, lo fermò. Animal sorrise e dopo sferrò anche il sinistro ancora più rapidamente di prima, ma il nemico si abbassò con un movimento quasi impossibile e dopo, sempre tenendo il suo braccio, lo sbattè a terra con così tanta violenza da rompere pure il marciapiede.

" Non è stato per niente piacevole fare tutto questo, sai?" Disse l'uomo che iniziò ad avvicinarsi al corpo esanime di Animal. Quest'ultimo cercò di alzarsi ma lui, per impedirgli di muoversi, posizionò il piede destro sul suo petto con forza. Con la mano destra gli tappò la bocca per non farlo urlare mentre, con la sinistra, estrasse un lungo coltello dal fodero sulla schiena e glielo appoggiò alla gola, dicendo: "Addio." Detto questo, gli tagliò la giugulare. 

Quando il corpo di Animal smise di muoversi lui si alzò, prese una piccola siringa e lo infilzò al braccio ormai senza vita, prendendo così del sangue che ripose in un piccolo astuccio bianco. Poi spostò i cadaveri in una zona semi illuminata. "Perfetto, questo lavoro è concluso, posso andarmene." L'uomo con tutta tranquillità si avviò lungo la strada e, esattamente come era comparso, scomparve nello stesso modo.

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Capitolo 3
*** Una chiamata anonima ***


   La centrale di polizia era tranquilla a quell'ora del mattino, erano solo le otto e, almeno per il momento tutti gli allarmi tacevano, l'edificio era quasi totalmente vuoto a quell'ora c'erano solo gli agenti strettamente necessari.

L'agente Teresa, che pigramente stava muovendo il cucchiaio nella sua tazza di caffè bollente, stava in sala monitor c'era sempre bisogno che almeno un agente fosse presente per informare le volanti di qualche crimine cosa che non avveniva mai durante l'arco della mattinata.

A un certo punto uno dei telefone della centrale squillò, lei si risveglio dal suo torpore, veloce prese la cornetta, con una voce squillante, rispose:" Qui centrale di polizia di Grenburgh cosa è successo?" 
L'interlocutore stette in silenzio qualche minuto poi, con una voce semi metallica, rispose:" Vi segnalo la presenza di due corpi privi di vita nel secondo vicolo a destra tra la settima e l'ottava strada."                                                        
  Teresa rimase spiazzata non si aspettava di certo una tale velocità di risposa e, mentre prendeva le coordinate, disse:" Grazie dell'avviso una volante sarà subito da lei potrei sapere come si chiam..?" Ma prima che potesse finire la domanda l'uomo aveva riagganciato lasciando in sospeso la donna.

L'agente Andrea, parcheggio l'auto proprio all'entrata del vicolo indicatogli, sceso di macchina entro dentro il vicolo, nella sua breve carriera aveva visto ben poco legato ai super e anche a semplici crimini ma quello che vide nel vicolo lo lasciò così di stucco che corso alla macchina bianco come un lenzuolo e disse:" Centrale mi ricevete?!"  
" Si ti sentiamo forte e chiaro, dici."                                                                               
Sudava freddo e disse:" Per caso l'agente Joe e Animal sono rientrati ieri notte?"                                                                                                                  "Aspetta, che controllo." Passarono alcuni minuti e poi l'uomo al telefono rispose:" No, non c'e segnalata la loro auto nel garage, perchè?"                                                     
" Perché credo di averli trovati!!" Esclamo lui tutto d'un fiato.
  
Dopo quella scoperta il quartiere era in subbuglio da un lato le forze dell'ordine che avevano bloccato la zona con vari cordoni per fermare i curiosi e i giornalisti che, avendo visto il caos, erano corsi come api sul miele alla ricerca dello scoop.
 In tarda mattinata una macchina nera accosto al lato opposto del vicolo, un agente uscì dal posto di guida.
 
Era un uomo di statura media che non dimostrava più di trent'anni, i capelli erano biondo chiaro e gli occhi azzurri, sceso apri lo sportello del passeggero e da lì venne fuori il vice comandante Alex.                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                  
Alex si accesse una sigaretta se la porto alla bocca e, mentre si recava alla scena del crimine, disse:" Peter dimmi un'po al momento cosa dice il rapporto?"                               
  Peter, chiuso lo sportello, tirò fuori dalla tasca destra un piccolo quaderno  blu scuro lo aprì e rispose:" A quanto hanno detto i primi esami della scientifica, al cadavere di Joe è stato trovato il collo spezzato mentre, sul corpo di Animal sono state trovati alcuni lividi e un profondo taglio alla giucolare, altro verrà fuori speriamo dagli altri esami sui corpi, gli omicidi sono stati eseguiti all'incirca tra le otto e mezzo e nove di sera."
Il vice comandante esibi il distintivo ai due agenti di guardia che li lasciarono passare e osservare, con i propri occhi, la scena del delitto.

Sul muro di destra si vedevano i solchi lasciati dai pugni e dai calci di Animal quello di sinistra invece era immacolato a terra invece notarono una gigantesca pozza di sangue e un'enorme foro lasciato dal corpo di Animal.

" La zona non aveva telecamere giusto?" Chiese Alex che stava ispezionando i solchi lasciati dai pugni del suo collega.                                                                                                                                  
" Esatto purtroppo i vandali della zona si  divertono a romperle perciò abbiamo ritenuto inutile rimetterle nel corso degli anni e quindi questa fogna è una sorta di buco cieco in cui è presente molto traffico di stupefacenti perciò lasciamo che ci sia sempre una volante con due agenti esperti."                                                        
  L'uomo annui e disse:" Quindi le telecamere non ci possono aiutare ma, in compenso abbiamo qualcosa tra le mani anche se di poco conto..."                                                               
" Di cosa sta parlando?" Chiese curioso l'assistente che stava per scrivere sul quaderno.                                                                                                                               
" Abbiamo a che fare con un tipo dalla grande forza fisica, forse un super di I livello." Tocco il muro danneggiato con le mani e aggiunse"  Vedendo i solchi Animal stava usando il massimo della sua forza e velocità l'avversario, per poter schivare questi pugni, doveva essere forte e veloce come lui perciò credo avesse un potere quasi simile, dev'essere esperto dell'arte mimetica ha spezzato il collo a Joe e lo ha preso alle spalle, lui non era un uomo di poco conto anche se ormai vecchio dava filo da torcere a molti giovani." Disse mentre buttava la sigaretta a terra e la spengeva col piede destro.                                                                                                                                     
" Si in effetti potrebbe avere ragione lei capo, come intende agire?"                                        
" Vediamo cosa riesce a scoprire la scientifica, sui due corpi forse c'e sfuggito qualcosa e inoltre iniziate a scovare chi, fra i nemici di Animal e dotato di una così grande forza e uno stile di lotta così aggressivo, se sono in carcere non contano se sono ancora liberi potrebbe essere uno di loro il colpevole."                                                       
   " Crede in un regolamento di conti?"                                                                                             
" Può darsi non lo escluderei proprio per niente." E aggiunse " Riguardo a quella chiamata anonima? Siete risaliti a qualcosa?"                                                                              
Peter scosse la testa e rispose:" Negativo la chiamata veniva da una cabina telefonica a qualche chilometro di distanza da qua, abbiamo cercato anche di consultare le videocamere ma niente c'e una sorta di vuoto durante le ore della chiamata."   Alex si volto di scatto e perplesso disse:" In che senso un buco?"                                                   
  "A quanto pare dalle otto fino alla fine della durata della chiamata tutte le telecamere erano completamente fuori uso."                                                                                                                                                     
" La voce? L'avete provato a confrontarla con quella di altri soggetti?"                                                                                                             
L'uomo annui e disse:" Si ma era contraffatta perciò niente di niente, siamo in un vicolo cieco anche su questo. Comunque il capo della scientifica ci aspetta oggi per le una e mezzo per parlare degli esami che stanno venendo fatti."  Alex annui e si tocco le meningi tutto quel parlare e fare congetture non faceva per lui, era un uomo d'azione non da scrivania, rimpiangeva i vecchi tempi quando ancora pattugliava le strade, si osservo le mani ormai vecchie, che non sarebbero state capaci nemmeno di tenere per bene una pistola sbuffo e penso " Tutto ciò è davvero assurdo.. Sicuramente la chiamata e l'omicidio sono collegati ma a che pro fare tutto ciò? E' per caso un modo per sfidarci?" Mentre pensava questo si avvio alla macchina tallonato da Peter che disse:" Dove andiamo adesso?"                                                                                        
" Mi pare ovvio andiamo dalla scientifica speriamo che quella testa d'uovo di Walter abbia capito qualcosa più di quanto abbiamo fatto noi." Apri la macchina e entro nel posto del passeggero Peter accesse il motore e la macchina parti a razzo mentre stavano andando l'assistente noto come il suo capo fosse ancora pensieroso e, per smorzare la tensione, disse:" A cosa sta pensando?"                                                         
Lui, grugnendo, rispose:" Penso che se lui ci fosse ancora questo caso non mi parebbe così strano e assurdo."                                                                                                                     
" Di chi sta parlando signore?" Chiese perplesso lui  Alex abbasso il sedile per distendersi un po, lo aiutava a pensare meglio, e rispose:" Mi riferisco a uno dei migliori agenti che abbiamo mai avuto, che è diventato operativo giovanissimo a nemmeno diciannove anni.."  Peter lo guardo ancora confuso ma prima che chiedesse ancora lui aggiunse " Mi sto riferendo a Steve Bris, uno dei nostri ex migliori agenti dio solo sa quanto ci farebbe comodo averlo di nuovo tra noi." Detto questo chiuse gli occhi cullato dal dolce rumore della macchina che stava andando lungo la statale.                                    


P.S Ciao ecco a voi il terzo capitolo ho deciso per ora di non mettere veri e propri titoli magari li aggiungerò in seguito. Al momento sto creando la presentazione di tutti i personaggi principali tra un'po entreremo nel vivo del racconto grazie per averlo letto spero che vi piaccia e spero che qualcuno mi commenti per indicarmi errori o altro ancora.

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Capitolo 4
*** Una vita diversa ***


Mentre il comandante Alex si stava recando verso la centrale di polizia dall'altra parte della città una sveglia iniziò a suonare in modo incontrollabile.

Una mano rapida la spense Steve si girò a vedere l'ora, erano le dieci passate. " Che palle." Borbottò mentre si alzò da letto per cominciare a fare i vari esercizi fisici. Doveva mantenersi in forma anche se non era più in servizio attivo da due anni non aveva perso quell'abitudine.

Dopo gli esercizi si lascio cadere a terra, allungò la mano destra e prese il cellulare che era sul como e vide due messaggi vocali: sentì il primo che era di Thomas e gli intimava di recarsi all'incontro con il contatto alle 13 e l'altro era di una donna che aveva incontrato due sere fa al night, prese il pacchetto di sigarette sul comodino e ne tirò fuori una che si accesse e, mentre si alzava in piedi, disse:" Coraggio iniziamo questa nuova giornata del cavolo."
Mentre si stava sistemando i capelli, si guardò allo specchio: rispetto a due anni prima era molto cambiato. 

Il viso, sempre sbarbato, adesso aveva una lunga barba scura non molto curata e gli occhi, prima vivaci e pieni d'energia, erano stanchi e con due profonde occhiaie provocate dai continui incubi notturni e dalle continue uscite nel cuore della notte. Si sentiva uno straccio sempre di più, non importava cosa facesse o altro, i ricordi continuavano a tornare.

 

Dopo aver fatto colazione indossò un paio di jeans e una camicia bianca prese il cellulare e, mentre scendeva verso l'auto, disse:" Ehila Thomas." 
 " Ciao Steve vai tu allora a quella riunione?" Domandò la voce del socio. 
 " Si, andrò io ma conoscendoti ci sarei dovuto andare comunque..." Replicò esaperato. Sapeva bene che di Thomas non ci si poteva fidare e che era un vero scansafatiche.
"Ma così mi ferisci, sai bene che se non ci vado è per validi motivi." Sbottò l altro facendo l offeso.
" Posso solo immaginarlo..." Disse Steve che stava per aggiungere altro ma, una voce di donna, Urlò:" Tesoro allora? Vogliamo andare o no?" " Si, subito amore tranquilla!" Esclamò rapido Thomas cercando di non farsi sentire.
"Ah certooo motivi più che validi... Ricordami di spezzarti le ossa appena ti vedo ciao Thomas." Prima che lui potesse ribattere, Steve riaggianciò, mise in moto la macchina e partì verso la casa del contatto.

 

-


Il quartiere di Belrive era uno dei più in vista di tutta quanta la città. Laggiù, immensi in ville gigantesche e sontuose dimore risiedevano ricchi e  persone di spicco della società. Non era facile permettersi tali villoni senza avere qualche piccolo affare al di fuori della legalità questo Steve lo sapeva benissimo e, proprio quest'ultimi, erano i suoi migliori clienti.

Steve fermò la macchina di fronte al cancello in ferro battuto del cliente allungò la mano e suono il citofono e disse:" Sono Steve, dell'agenzia investigativa."
Una voce rispose:" L'apro subito signore."

I giganteschi cancelli si aprirono, mentre si recava all'entrata non potè non stupirsi del grandissimo e bellissimo giardino in cui era immersa quella gigantesca villa, davanti all'ingresso vide una stupenda fontana fatta interamente di marmo e sulla cima una statua con le fattezze di Nettuno.
- Mica male, la vorrei io una vita così.- Pensò fra sè e sè mentre scendeva di macchina. 
Un vecchio maggiordomo lo condusse dal suo cliente e padrone di casa Vincent Baia.

Baia era un uomo sui settant'anni dai corti capelli bianchi, aveva un fisico magrolino così tanto da sembrare in denutrizione, due folti baffi neri gli solcavano il viso e i suoi occhi erano blu scuro. Inoltre era tra gli uomini più in vista della città ed era molto famoso per essere un noto amante dell'arte e un collezionista accanito, che si serviva sia di metodi leciti che illeciti.

Steve strinse la mano al vecchio che indossava un elegante abito da sera e che disse:" Benvenuto nella mia umile dimora." Steve si guardò attorno: alle pareti c'erano moltissimi quadri antichi che avrebbero fatto gola a qualunque museo, in alcune vetrine c'erano bicchieri di cristallo e molte statuette di antiche divinità greche ma la cosa che più lo colpi fu la gigantesca libreria che troneggiava dietro una gigantesca scrivania di quercia. 

 Steve rispose:" Tanto umile non direi però se lo dice lei." 
 Il vecchio rise di gusto e lo fece accomodare davanti a se su una piccola poltrona e, mentre si versava del brandy, disse:" A quello che le ho chiesto?" 
Steve annui, dalla tasca prese una piccola scatola nera, l'apri davanti agli occhi di Vincent che, con molta cura, tirò fuori una gigantesca collana fatta interamente di diamanti.
Poi  disse:" Era ciò che voleva giusto la cosidetta collana di Venere?" 
 Il vecchio annui entusiasta " Ma come ha fatto a trovarla? Credevo fosse persa per sempre." Ammise lui stesso con gli occhi che brillavano.                                                                                                         
  Steve sorrise e disse:" Non è stato facile sono dovuto andare fino a una filiale del mercato nero per averla mi è costata molta fatica e denaro si o no 4000 zeny sia per le informazioni sia per acquistarla su un'asta."
 L'uomo annui senza dire niente e schioccò le dita, due energumi entrarono nella stanza portando una valigetta che misero di fronte a Steve poi, al segnale del vecchio uscirono per continuare a fare la guardia. 
 Il vecchio, mentre stava bevendo, disse: " Questo è il compenso pattuito credo che lo troverà più che sufficente."
 Steve apri la valigetta nera all'interno ci saranno stati si o no 4000 zeny la richiuse e con una voce calma, disse:" Ehm non credo che ci siamo capiti..." Battè le mani sopra la valigetta e sempre con calma, aggiunse. " Qua ci saranno si o no 4000 zeny è la stessa cifra che ho speso per procurarmela."
 Vincent incrocio le braccia che appoggio sul tavolo e, con fare annoiato e con una faccia seria, mormorò: " E quindi?"
 " Quindi ecco se permette vorrei avere qualcosa in più.. se ci siamo capiti." Rispose con tranquillita Steve.
 Il vecchio fece roteare la sua poltrona e domandò:" E quanto vorrebbe allora per la collana?"
 " Facciamo 8000 zeny. Non credo sia una gran cifra per uno come lei." Replicò con un tono conciliatorio. 
 " 8000 zeny per qualcosa che era già mio? E' forse impazzito?!" Esclamò il vecchio che si era alzato dalla poltrona irritato.

I due uomini, che erano alla porta, entrarono e si avvicinarono a Steve che stava tranquillamente seduto e disse:" Senta a due opzioni, numero uno mi da i miei soldi e le do la collana, numero due spezzo la testa a questi due e mi prendo la collana, quale preferisce?" 
 Il vecchio si mise a ridere e sbottò:" Facciamo così mi tengo sia la collana che i soldi, ragazzi occcupatevi voi del nostro ospite." 
 I due energumeni gli si misero ai lati. Steve si alzò in piedi con calma e disse:" Sentite la possiamo risolvere con le buone e nessuno si farà male oppure volete costringermi a farvi del male?"
 I due, senza dire niente, si gettarono verso di lui che sussurrò:" Vi avevo avvisato."

Il primo tentò di colpirlo con un pugno. Lui si abbassò e poi gli sferrò un calcio dritto in mezzo agli occhi che lo spedì contro una piccola vetrinetta. L'altro lo attaccò nello stesso istante. Steve gli afferrò il braccio destro e poi lo proiettò sul tavolino di cristallo, mandandolo in mille pezzi.

Si sistemo la giacca e mormoro:" E' proprio vero, non ci sono più le guardie di una volta."
 Il vecchio stava per estrarre una pistola dalla giacca ma lui, ancora più veloce, sparò all'arma e la fece volare a terra. Fatto questo gli punto la sua alla testa.
 Vincent, paralizzato dal terrore si mise a sedere e disse:" Ti prego non farmi del male."

Steve lo fissò male e chiese: "Accetta il prezzo di 8000 zeny per la collana?" Lui, senza rispondere, fece sì con la testa. Il giovane gli lanciò la collana che l'uomo prese al volo, afferrò la valigetta e il resto dei soldi e, prima di uscire, disse: "Mi dispiace per il casino. Veda di mettere tutto a posto e la prossima volta non osi più minacciarmi." Baia annuì mentre l altro usciva dalla stanza.

 

-

 

Mentre stava tornando a casa decise di avvisare Thomas compose il numero e, mentre stava avviando la macchina, disse:" Ehi, ho concluso."
 " Perfetto! Quanto gli hai scucito?" Chiese lui di rimando.
 " Circa 8000 zeny." 
L'altro fischiò a causa della sorpresa e disse: "Davvero niente male, dico davvero. Sei proprio portato per questo genere di lavori." Steve sorrise. Gli piacevano i complimenti, soprattutto per cose facili come questa. Era abituato a cose di ben altro calibro, quando lavorava in polizia. 
Poi, dopo qualche secondo, Thomas disse: "Ti posso chiedere una cosa?"
Steve ci pensò un secondo e, con un tono di voce seccato, rispose: "Basta solo che non sia ciò che penso."
 Come se non l'avesse sentito Thomas disse: " Senti ma tu ecco..." 
 " Non osare farmi di nuovo domande se mi manca il mio vecchio lavoro o altro mi hai capito??" Disse esasperato Steve era da due anni che Thomas lo assillava con quella domanda e lui si era stufato di sentirla. 
 "Si lo capisco amico ma, con il tuo talento saresti tra i migliori davvero perché hai mollato? Ci conosciamo da due anni potresti anche dirmelo." Lui con un tono di voce che non ammetteva repliche, rispose:" Senti te l'ho già spiegato io non voglio parlare del mio passato e non te ne deve importare chiaro?" 
 Thomas stette in silenzio qualche secondo poi, arressosi, rispose:" Ok come vuoi ci vediamo alle 16 oggi in ufficio ciao amico." Detto questo chiuse la chiamata.  Steve tirò un sospiro di sollievo. Accesse la radio e la sintonizzò su una stazione qualsiasi per sentire un po' di musica e per riuscire, almeno per un po', a calmarsi da quell'inizio di stress.

Arrivato al suo appartamento, spalancò con calma la porta e si avvicinò al frigo. Prese una delle birre che aveva comprato alcuni giorni prima, l'aprì e la iniziò a bere con gusto. Si affacciò al balcone da cui riusciva a vedere gran parte della città. 
-Sono già passati due anni...- Pensò con un senso di nostalgia.
 Prese un altro sorso di birra mentre i ricordi continuavano a tormentarlo. Non importava quanto tempo passasse, non importava cosa facesse, quel giorno in cui tutto era crollato era radicato completamente nella sua vita. Osservò il cielo che stava iniziando ad annuvolarsi. Una tempesta stava per arrivare.

 

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Capitolo 5
*** Walter ***


 Alex e Peter arrivarono al centro di comando con leggero anticipo, mentre si stavano avviando verso il laboratorio, Alex sospirò esasperato.           
 " Perché fa così comandante?" Chiese Peter confuso.                                                                      " E' per via dell'uomo che stiamo per andare a incontrare non lo sopporto..." Disse con un tono di voce pacato e triste.                                             
" Coraggio non credo che sarà così male come crede."  Lo provò a rassicurare il sottoposto.
Alex si fermò di botto e, con due occhi allucinati, ribatté: " Tu credi eh? Staremo a vedere.." Si avvicinarono a una grande porta totalmente bianca. Alex bussò forte e, subito dopo, una voce bassa disse :"Avanti, entrate."
Alex sospirò e sussurrò al collega" Facciamoci coraggio."
Entrati  rimasero colpito dal grandissimo caos che regnava in tutta la stanza ovunque si vedevano marchingegni strani per una stanza della scientifica, un enorme computer stava su un tavolo operatorio e una voce, proveniente dal basso, disse:" Era l'ora che arrivaste, vi stavo aspettando." Disse un piccolo uomo che stava trafficando con alcuni congegni con fare scocciato.
 
 
Era un uomo piccolo, alto non più di un metro e quaranta, i suoi capelli erano completamente bianchi e arruffati, i suoi occhi marroni sembravano pieni di vita e d'energia come se dentro di loro risiedesse ancora un bambino dalla grande creatività, indossava un camice così lungo che c'avrebbe potuto inciampare.  
 
         
" Peter lui è Walter, super di livello I e capo della sezione della scientifica e inventore." Spiegò sbuffando Alex.                                                       
" Tranquillo non mordo il tuo capo mal mi sopporta per alcune cose successe qualche anno fa." Replicò l'ometto guardando male il comandante.                                                             
 Peter andò per stringergli la mano ma l'ometto guardandolo male con i suoi occhietti vispi, con fare disgustato rispose:" No potrei entrare in contatto con i tuoi germi e ammalarmi perciò non mi toccare intesi?"                                                                                                                                Peter, con una faccia perplessa, spostò gli occhi verso il suo capo che scosse la testa, lo sguardo torno su Walter e rispose:" Ehm... ok."                     
" Coraggio seguitemi non ho molto tempo, oggi devo completare alcune facende importanti." Sbraitò lui che iniziò a far strada ai due verso la sua postazione di lavoro.                                                                                                                           
" Allora cosa hai scoperto per ora?" Chiese Alex curioso.                                                                Walter, senza voltarsi, rispose:" Non molto chiunque sia il colpevole ha fatto un ottimo lavoro, è minuzioso in ogni minimo dettaglio non ci sono impronte o altro ma ho trovato una cosina che credo  potrebbe essere interessante, almeno per capire questo assassino. "                                                                                                                 
  Arrivati alla sua scrivania passò un fascicolo nel quale si vedevano le foto e le analisi fatte al corpo di Animal e di Joe.                                                    
" Come potete vedere il corpo di Animal è stato in parte danneggiato dai colpi subiti, sembra quasi che l'avversario fosse fatto di un materiale molto resistente ed elastico visto che sembra fosse capace di assorbire gli impatti senza problemi.-" Mise la mano su una seconda foto dove si vedevano delle radiografie -" Sia le gambe che i pugni sono pieni di fratture, la testa inoltre, a causa della forte botta contro il terreno aveva una grossa frattura nella parte frontale." Spiegò animamente Walter.                                                   
Alex annuì mentre guardava le foto, una lo colpì particolarmente e disse:" Questo cos'è?" Domandò mostrando la foto al piccoletto che commentò:" E' il foro di una siringa sembra che il nostro assassino abbia estratto del sangue dal suo corpo."                                                                       
" E perché mai lo farebbe?" Domandò perplesso Alex.                                                       
 Walter scosse le spalle e disse:" E io che ne so? sei tu il piedipiatti qua mica io."                 
" Forse è la sua firma." Propose Peter che aggiunse " Un modo per farsi riconoscere."                         
 " Può darsi quindi abbiamo a che fare con un tipo che non solo si è divertito a fare a pugni con due dei nostri migliori agenti ma che si diverte anche a collezionare il sangue? Che mondo malato." Commentò Alex scuotendo la testa.                       
 " Comunque ho scoperto un'altra cosa almeno credo." Disse Walter                                             
 " E cosa?" Chiesero in coro i due agenti.                 
" L'avversario di Animal e Joe era, almeno secondo me, un comune umano, non era assolutamente un super." Dibattè lui facendo su e giù con la testa.                                                          
  Alex rise lasciando perplessi sia l'assistente che il medico e replicò:" Mi sa che ti è partito quel tuo cervello geniale, è impossibile e ripeto impossibile che un comune umano privo di poteri possa sopprafare un super, non importa quanto si alleni o altro i super hanno livelli di forza superiori a noi comuni esseri umani."     
Walter, senza scherzare e fissandolo serio, replicò: "Non tutti i comuni umani sono deboli, lo sappiamo entrambi. Ho visto le lastre e ho visto le ferite: quello con cui abbiamo a che fare è un professionista. Magari mi sbaglierò, ma credimi se ti dico che, anche se non fosse un super, per come ha ridotto Animal è un umano ai limiti delle capacità fisiche. Dobbiamo stare attenti."                                                                                               
I due si avviarono alla porta e facendo un cenno con la mano, in modo sarcastico, Alex disse:" Si si come dici tu, vedremo di cercare tra i comuni umani chi può fare una cosa del genere a presto Walter fammi sapere se trovi altro." Non appena chiuse la porta, fissò Peter ed esclamò:" Te l'avevo detto è pazzo!"                                               
Peter ci rimuginò sopra e disse:" E se avesse ragione?"                                                                     
  Alex esasperato e seccato disse:" Te lo dico e te lo ripeto un super non può essere sconfitto da comuni umani, forza andiamo a mangiare ho una certa fame." Peter decise di non continuare il discorso.
Sapeva, per sua esperienza, che contraddirlo non avrebbe portato a niente e sperò, con tutto il cuore, di acciuffare quell'uomo prima che uccidesse ancora.
P.S Salve a tutti ecco a voi il capitolo di questa settimana l'ho messo prima perché mi sembrava normale mettere il capitolo che chiude l'inizio delle indagini da parte della polizia :D vi aspetto la prossima settimana con il prossimo capitolo.

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Capitolo 6
*** Ricompensa ***


   
La zona di Cittadel era uno dei borghi più inospitali della città. In questa zona la polizia si recava poche volte visto il suo profondo degrado: infatti, ogni giorno, venivano commesse atrocità di ogni genere e la maggior parte dei crimini erano irrisolti.
 
La gente viveva per la maggior parte in piccoli e miseri appartamenti, da cui venivano continuamente grida di litigi tra mogli e mariti, urla di bambini e molto altro.
 
Un uomo incappucciato, che in mano teneva una valigetta nera, camminava tranquillo per i vicoli di quelle strade che conosceva come le sue tasche. 
 
La maggior parte della gente che lo vedeva lo evitava oppure si allontava da lui che aveva una certa fama li e nessuno osava sfidarlo. 
 
L'incappucciato si avvicinò ad una grande palazzina di circa quattro piani che all'apparenza sembrava completamente abbandonata. Dalla tasca destra prese una piccola chiave con cui aprì il pesante portone di legno e, una volta dentro, chiuse con violenza la porta. 
 
 
L'interno della casa era completamente spoglio, quasi spartano le uniche cose presenti erano svariate armi sia da fuoco che non, un tavolo, un piccolo angolo cucina e una branda malconcia,  
 
 
Posò la valigetta sul vecchio tavolo di legno, l'aprì ed estrasse la piccola fiala di sangue. Poi, sempre dalla valigetta, estrasse una maschera nera come la pece, la indossò e, con una voce metallica, disse: "Si va in scena."
Si avvicinò a una piccolo portatile molto vecchio lo accese e una voce disse:" Bentornato Justice, sei stanco?" Chiese l'uomo al di là del pc nascosto da un velo nero che non faceva vedere il suo reale aspetto.                                                                     
Lui non rispose e andò dritto al sodo " Dove sono i miei soldi??" Chiese un pò irritato l'assassino.  L'uomo nell'ombra rise e rispose:" Sono già stati inviati al tuo conto tranquillo quattro milioni per l'omicidio come pattuito..."                                 
" Sarà meglio per te il giochetto con quella specie di scimmione mi è costato più di 10.000 zeny non è roba da poco." Replicò l'assassino.
 Di solito non usava un tono così nervoso e pacato con i suoi clienti, ma quell uomo, aveva un che di sinistro e mal lo sopportava.                                                                                                                      Il cliente si schiarì la voce e rispose:" Lo capisco perfettamente ti ho inviato il secondo obiettivo, tra quanto puoi entrare in azione?"
Una foto comparve nel suo scanner, la prese, oltre al viso vide che erano scritte anche le sue abilità e tutto ciò di cui aveva bisogno, facendo un rapido calcolo, disse:" Ho bisogno di due giorni per preparare tutto e anche per riposarmi quella battaglia con Animal mi ha sfinito.."                                        
" D'accordo a me basta che compi tutto il lavoro entro i termini previsti, lo hai preso il sangue?"  Chiese lui di rimando.     
Gli mostrò la fialetta e disse: "Si, ce l'ho, ma l'avrà solo a fine lavoro. Voglio essere franco: non mi fido di lei. Andrò a controllare il mio conto dopo, se ci sarà la cifra terrò la fiala altrimenti le dica addio"
Un sorriso si formò su quel volto nascosto che per niente in ansia o altro rispose: " Molto bene, mi aspetto ottimi risultati a presto." Detto questo chiuse la chiamata.
 
Justice si tolse la maschera e respirò a pieni polmoni l'aria; i suoi lunghi capelli neri gli coprirono gli occhi. Con quel dannato ferro vecchio non riusciva quasi più a respirare, ma adorava la sensazione di mistero che gli dava nei confronti dei suoi clienti, lo faceva sentire vivo.

Prese di nuovo il foglio e lesse il nome per ricordarselo. "Sonar, sei il prossimo." Afferrò la foto, la lanciò in aria e con un coltello la colpì in piena testa, attaccandola così alla parete.
 
 
 
 
P.S Salve a tutti ecco a voi il quinto capitolo :D dal prossimo iniziamo a entrare nel vivo della storia, ringrazio quelle persone che stanno seguendo la mia storia, non appena avrò tempo sistemerò a livello grammaticale e non tutta la storia. Lasciate un commento se potete.

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Capitolo 7
*** Incontri dal passato ***


    Cole era furioso era già il secondo lavoro che perdeva a causa dei suoi stupidi datori di lavoro che, secondo lui, non lo sapevano apprezzare. Era uno dei migliori ingegneri sulla piazza e quelli osavano criticare i suoi lavori?                                                                       
  " Stupidi idioti, ma chi si credono di essere." Disse fra sè e sè, furioso tirò un calcio a una lattina che volò per qualche metro.                                                                  
" Pensano di saperne più di me che ho inventato io quel campo?!" Con il pugno destro colpi una parete vicino all'ingresso del suo appartamento. Fece un lungo sospiro poi presa una delle pastiglie che gli aveva prescritto il medico per le sue crisi di rabbia si calmò un'attimo poi, presa la chiave, apri l'ingresso ed entro nella palazzina.                      
Nel frattempo il punto del muro colpito si stava lentamente deteriorando come se fosse venuto a contatto con una fiamma molto potente.


" Siamo sicuri che sia lui?" Chiese un uomo alto che si trovava all'ingresso della casa e che indossava un lungo impermiabile nero, quello accanto a lui, una donna poco più bassa e dai capelli lunghi, che faceva finta di leggere il giornale, rispose:" Si secondo i nostri appostamenti il soggetto sta lentamente mutando."                                                        
  " E tra quanto subirà la trasformazione completa?" Chiese lui di rimando.                                                                         
" Non ne abbiamo idea, adesso è in quella casa, abbiamo già allertato i civili non ci resta che catturarlo o con le buone o con le cattive." Lui annui entrambi entrarono  nell'edificio con le pistole d'ordinanza pronti a tutto pur di fermare un eventuale crisi.

Steve, si trovava in auto sbuffando guardò l'ora sul suo cellulare e noto che stava facendo tardi all'appuntamento col cliente. " E dai andiamo!!" Sbraitò esasperato mentre continuava a suonare il clacson, era bloccato lunga la statale da circa un'ora a causa, a quanto dicevano, di una lotta tra alcuni agenti e un'uomo affetto da fury. "Speriamo che facciano presto cavolo." Riflettè mentre pensava se accendersi una sigaretta o no.  

A un certo punto si sentì un'enorme boato alcune macchine, che erano davanti a lui in coda, iniziarono a volare per aria e a colpire i vari edifici o altri mezzi in sosta. Steve, velocemente, uscì dall'auto proprio nell'istante in cui un palo d'acciaio schiaccio la sua macchina.                                                                                                                                  
  " Sporco bastardo se non ci pensa la polizia ci penso io a darti due legnate!" Urlo mentre si spostava verso un sotto passaggio che trovò colmo di persone spaventate che stavano lentamente scendendo nella metropolitana oppure fuggivano verso il centro città.

" Proprio qua dovevano portare il combattimento? Ma chi diavolo è l'agente adetto?" Penso poi avvertì un'altra esplosione, stavoltà ancora più vicina che alzò un gigantesco cumulo di polvere. Steve si coprì gli occhi con le mani per evitare eventuali detriti e fu in quel momento che la vide e sudò freddo.

La donna che uscì dal fumo era alta poco meno di lui, dai lunghi capelli castani che, a causa del fumo, gli sventolavano sugli occhi marroni. Indossava una divisa della polizia e alle estremita delle braccia e delle gambe aveva delle polsiere che sembravano di metallo.

" E' davvero tutto qua quello che sai fare?" Chiese la donna sprezzante al suo avversario mentre si metteva dietro un'auto per nascondersi dalle fiamme che, il fury  stava creando e gettando contro di lei dalla nube di fumo. Non appena la nebbia si dissolse apparve di fronte a loro.

Era un uomo di media statura dal fisico scarno, quasi scheletrico la testa completamente calva i suoi vestiti erano a brandelli in più punti a causa del calore che il suo corpo stava emanando, le sue mani invece erano circondate da fiamme indomabili.
 
I suoi occhi fissarono il punto da cui proveniva la voce e, con una voce furiosa, Cole grido:" Sta zitta!!" Poi scagliò una potente fiammata che uscì dalle sue mani lei, con un'agilita fuori dal comune, evito il fuoco e nel contempo cerco di attaccarlo con un pugno che lo smilzo evito senza apparente difficoltà.                                                                              
" Sta diventando più potente." Riflette la donna che continuava a martellare di attacchi l'avversario che sembrava non accusare minimamente della stanchezza e dei colpi che gli venivano inflitti.                                                                                                     
Da dietro di lei si sentì un rumore di passi e una voce dire:" Spostati!!" Urlo l'altro agente che era accorso sulla scena.                                                                                            
  " Ok!" Veloce la ragazza si sposto di lato per evitare una gigantesca bufera di ghiaccio e neve che investi in pieno Cole che fu spazzato via.                                
" Prendi questo!!" Grido l'altro super dotato di ghiaccio che senza dargli tregua continuava ad attaccare Cole si girò in un nanosecondo e creò un muro di fiamme che distrusse con facilità l'attacco dell'agente.
Con un sorriso beffardo e una voce euforica disse:" Non potete fermarmi io sono il potere!!" Inizio a ridere in maniera folle, completamente avvolto dalla sua pazzia. Intanto le fiamme, dalle sue mani, iniziarono a risalire per le sue braccia e a  ricoprire tutto il suo corpo lasciando visibile solo la testa. Mentre l altro si preparava a un nuovo attacco il fury direzionò la mano destra verso i due agenti e un'immenso getto di fuoco si andò a schiantare contro una parete di ghiaccio il fuoco, molto più intenso, lo distrusse e i due finirono a terra privi di sensi e avvolti in più punti dalle fiamme.
 
Steve, vedendo la scena sbianco di colpo, comprese cosa sarebbe successo, lo sapeva meglio di tutte le altre persone che erano lì con lui, e sussurro:" Voi tutti, iniziate a scendere le scalinate e entrate nella metro, muovetevi."                                                                                
" Chi pensi di essere per darci ordini?" Sbraito un vecchio terrorrizzato.                                         
" Sono un ex agente di polizia, se rimanete qua rischiate di morire, dovete andarvene subito, quell'uomo sta aumentando il suo potenziale sarà quasi un terzo livello dovete correre non so tra quanto arriverano le prossime squadre ma non è sicuro stare qua." Spiego lui iniziando a spingere altri ad addentrarsi di sotto.                                                                                                                                         
 " Ma laggiù ci sono dei super dovrebbero riuscire a gestire la situazione." Replico una donna con a seguito due bambini che stavano tremando di paura.                                                                                                     
  " Mi spiace deluderla signora ma, se è come credo, verranno sbaragliati, c'e solo una possibilità..." Disse lui.                                                                                                               
" E quale sarebbe?" Chiese la donna che si stava alzando e si dirigeva verso la metro come stavano facendo altri                                                                                                     
Lui senza voltarsi ma continuando a guardare la scena disse:" Che quella sottospecie di gorilla di Erika lo stenda nei prossimi cinque minuti altrimenti saremo davvero fritti."  
                  
Cole, completamente innebriato del suo potere, continuava a creare devastazione distruggendo tutto ciò che vedeva il rancore che aveva accumulato e la rabbia gli davano sempre più potere  e grido:" Sono invincibileeeee!!"                                   
" Ehi amico forse ti sei dimenticato che ci sono ancora io?" Disse Erika, le fiamme l'avevano colpita di striscio, ma grazie al suo potere il suo corpo si stava rigenerando, e inizio ad avvicinarsi verso di lui con calma pronta al secondo round.

 L'uomo irritato da tanta sfrontatezza si voltò ormai i suoi occhi sembravano due piccole fiamme che danzavano per la sua follia, con le mani getto un potente turbine di fiamme la donna fece un'enorme balzo e atterro alle sue spalle poi lo colpi in pieno viso con un pesante destro che lo mando contro una parete di un edificio che, a causa del calore, si iniziò a deteriorare Erika salto ancora e si avvento addosso all uomo scaricando su di lui un'enorme ondata di pugni che lo costrinsero a mettersi sulla difensiva.                                                                                                                                      
   " Non riuscirai a fermarmi!" Urlo lui un potente campo di forza scaravento Erika a terra il criminale inizio a correre verso di lei come una furia ma, prima che avesse il tempo di incenerirla, lei, sempre distesa, prese la pistola che era caduta prima al collega e inizio a sparare all'impazzata al muso di Cole i proiettili andarono a segno e mandarono a terra l'avversario ormai privo di sensi.

Dopo un paio di minuti Erika si alzo da terra un po barcollante alcune volanti si stavano avvicinando in tutta fretta scortando un cellulare speciale che avrebbe prelevato l'uomo.
Gli agenti, rapidamente lo circondarono e caricarono sul furgone con Erika, che si teneva il braccio destro ferito e che, con fare scocciato, diceva: " Era l'ora, dove diavolo eravate dieci minuti fa razza d'idioti!"  Due medici andarono a soccorrere lei e il suo collega che aveva ricevuto il maggior numero di bruciature tra i due. I civili rimasti in zona intanto iniziarono a dirigersi entusiasti verso Erika  rigranziandola e lodandola per il suo lavoro lei, con falsa modestia, rispondeva alle varie domande e ai vari discorsi con naturalezza mentre girava lo sguardo noto il volto barbuto di un suo conoscente.
" Un momento ma io ti conosco!" Esclamo Erika rivoltà a Steve che inizio a camminare più velocemente per andarsene e, mentre si nascondeva il volto, sussurro:" Mi sa che mi hai confuso con qualcun'altro."            
" Ti sbagli di grosso!" Urlo lei di rimando mentre cercava di uscire dalla folla per parlargli, con una voce gelida e piena di rabbia, aggiunse" So riconoscere un debole quando lo incontro, sei sempre il solito Steve, fuggi sempre di fronte ai problemi..." Lui non volle rispondere e accelerò il passo sperando così di non sentire più una parola da quella persona legata al suo passato.


P.S Ecco a voi il settimo capitolo ringrazio di cuore tutti voi che state continuando a leggere questa storia, lasciate un commento se volete positivo o negativo che sia, vi aspetto la prossima settimana con il capitolo numero otto con cui si entrà nel vivo della storia.

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Capitolo 8
*** Cacciatore e preda ***


   Justice si trovava davanti all'ingresso principale, con cautela apri la porta poi si diresse con passo svelto verso la sala di sicurezza dove appoggio una sorta di radio fatto questo prese un piccolo foglio di carta e lesse:" Fase uno, scegliere un posto..." Si guardo attorno e con la penna tolse il punto uno " Fase due, posizionare l'esca." Osservo il piccolo marchingegno posto sotto la scrivania e tolse il punto due " Terza e ultima fase cacciare la preda." E letta quella frase un sorriso maligno gli solco il volto.

" Sonar ti scoccia se alzo il volume della musica?" Chiese un giovane agente con degli spessi occhiali e un piccolo piercing sul naso l'altro, un uomo sulla cinquantina e con molto rughe, sbuffo irritato e con voce seccata rispose:" Fa come credi Spike basta solo che questa specie di musica non disturbi il tuo modo di guidare." Spike lascio il volume com'era quando il suo collega era di quell'umore meglio lasciarlo perdere e disse:" Su cosa stai riflettendo?"                                                                                                                             
  " Sto pensando a quel dannato pezzo di merda che ha ucciso Animal e Joe a sangue freddo e in quel modo!" Esclamo lui con rabbia.                                                                      
Spike annui quella notizia aveva colpito tutto il distretto era normale che un agente morisse durante un azione di polizia ma non in quel modo così brutale e chiese:" Gli conoscevi molto bene?"                                                                                                           
Il vecchio si volto verso di lui e con voce dura rispose:" Io e Joe abbiamo fatto l'accademia insieme e siamo entrati nello stesso periodo, avevamo la stessa età cristo quell'uomo aveva due figlie. Animal invece era entrato qualche anno dopo gli ho fatto da mentore e poi arriva questo dannato bastardo che lo uccide!" Tiro un pugno al finestrino che sobbalzo il vecchio agente sospiro piano e con una voce più calma aggiunse " Se mai lo dovessi beccare giuro su dio che lo ucciderò, costi quel che costi." Spike stava per dire qualcosa ma la radio inizio a cracchiare veloce Sonar prese l'auricolare " Qui auto numero 15 vi riceviamo, cosa succede."                                                                                                                                               
" Segnaliamo una rapina alla gioielleria sulla terza strada."  Rispose la voce della centralinista                                                                                                                            
"Ok c'andiamo noi, va a tavoletta Spike." Senza farselo dire due volte il giovane agente fece una sgommata e partì a razzo verso la scena del crimine.

La gioielleria Diamond era una delle più grandi della città, posta su due piani vantava un tesoro di diamanti e gioielli invidiabile, proprio per questo aveva uno dei sistemi d'allarme migliori sulla piazza quasi impossibile da eludere, almeno fino ad oggi.

Con una sgommata Spike parcheggio a pochi metri dalla porta in un piccolo vicolo nascosto proprio mentre stava per scendere Sonar disse:" Tieni queste." Il super teneva tra le mani un paio di enormi cuffie nere che diede in mano a Spike che, perplesso le fisso, confuso chiese:" Che me ne faccio?"                                                                        
  Il super sbuffo " Le mie onde sonore sono in grado di rompere vetri e a volte anche i muri, secondo te quanto ci metto a rompere dei timpani? Servono per fare in modo che tu ti tenga quelle tue dannate orecchie, non ci sarà problemi per comunicare perché ho fatto installare un sistema di comunicazione perciò parlami pure." Spiego con pazienza Sonar.                                                                                                                                 
L'altro annui di rimando e rispose:" Ok va bene capo, farò come dici." Il giovane si mise le cuffie poi, sotto indicazione di Sonar, si mise dietro di lui mirando alle finestre in caso ci fosse un cecchino.
 Il super inizio a prendere aria e a gonfiarsi i polmoni inspiro piano e lentamente il suo addome inizio a gonfiarsi come un palloncino e poi apri la bocca da cui un'immenso urlo scaturi distruggendo la maggior parte delle finestre e intaccando la spesse pareti di cemento dell'edificio e urlo:" Vai corrì dentro!" Spike non se lo fece ripetere due volte e inizio a correre dentro l'edificio mentre il collega continuava con il suo grido. Una volta dentro, stando attento a eventuali nemici, si spostava di riparo in riparo ma niente il posto era completamente deserto.
"Sonar puoi entrare il piano terra è pulito." Disse Spike nel comunicatore.                                 
  " Ricevuto adesso entro accendi le luci, forse sono al piano di sopra, andrò a dare un'occhiata tu vai nella sala di controllo per vedere se con le telecamere si vede qualcosa."                                                                                                                                 
"  Ok d'accordo." Detto questo Spike si diresse, con passo deciso e con cautela verso la sala di controllo, una volta dentro ispeziono il luogo ma non trovo nulla fuori posto tranne i vetri rotti dal grido del collega. Aziono le luci che in pochi istanti illuminarono l'intero edificio si mise a controllare le telecamere ma non c'era niente tranne Sonar che stava controllando le stanze fece per dire qualcosa ma, un piccolo marchingegno, posto sotto la scrivania catturo la sua attenzione si avvicino con cautela, temendo fosse un esplosivo, si chino e lo prese tra le mani.
 
L'oggetto in questione sembrava una piccola scatola nera con sopra due bottoni uno rosso e uno verde e in cima un'antenna ricurva.

" Ma che diamine è?" Penso lui, facendo attenzione attivo l'interruttore verde e sentì la voce registrata della centrale allarmato stava per chiamare Sonar quando una voce,dietro di lui, sussurro:" Sarebbe stato meglio se non l'avessi scoperta..." Fece per voltarsi ma Justice, con un coltello gli taglio la giugulare uccidendolo sul colpo e penso " Meno uno".

Al piano di sopra Sonar stava controllando ogni stanza ma niente, il luogo era completamente deserto anche là. Chiusa l'ultima porta prese il comunicatore e disse:" Ehi mi ricevi Spike? Ho controllato tutte le stanza ma questo posto è completamente vuoto, mi sa che c'hanno fatto proprio un bello scherzo." Il comunicatore stette muto " Ehi mi ricevi?" Ripete lui ma niente la radio di Spike era muta poi una voce dietro di lui, disse:" Non credo che ti possa rispondere."                                                                                                        
   Lui si girò di scatto e scaglio un potente grido che distanzio l'aggressore che disse:" Non pensare di potermi fare qualcosa ai timpani o di danneggiarmi il corpo con i tuoi gridolini." Batte sul casco e aggiunse" Ho costruito io stesso sia il casco e l'armatura tutto con lo stesso materiale che usi tu per  le cuffie da dare ai tuoi colleghi."                                                                                                                                
" E tu chi diamine sei?" Chiese l'agente con la pistola in mano e puntandogliela contro.                                                                                                                                      
Justice sbuffo annoiato e replico:" Anche l'altro me lo aveva chiesto ma ho preferito non dirlo, non vedo perché dovrei fare in maniera diversa con te."                                                                                                                              
All'inizio la sua faccia fù perplessa poi capì " Sei tu colui che ha ucciso Animal e Joe..." Disse Sonar con una voce piena di rabbia e digrignando i denti.                                                                                                                        
  Lo sconosciuto, senza alcuna esitazione, rispose:" Si."                                               
  Saputo questo Sonar chiuse i pugni, alzo lo sguardo verso il suo interlocutore e con due occhi folli, disse:"Allora muoriiiiiiiiii!!" Un gigantesco grido erutto dalla bocca di Sonar e investi in pieno l'assassino che venne buttato di sotto dall'impalcatura il poliziotto salto e getto un'altra onda di voce che colpi di nuovo l'avversario che venne sospinto ancora più  dentro il pavimento che stava iniziando a cedere, Justice, mentre era a terra, lanciò una bomba fumogena che blocco la visuale di Sonar che atterro senza difficolta sul pavimento ma il nemico era sparito.

" Dove diavolo sei?!!" Grido Sonar visibilmente furioso si guardo attorno ma noto che le luci lì erano state spente, era completamente al buio. Attivò gli infrarossi dei suoi occhiali ma niente, non riusciva a vederlo. Senti un sibilo si volto e un coltello lo colpi in pieno sulla guancia destra lasciando un lungo solco, furioso lanciò un altro grido verso la direzione del pugnale che intacco la parete ma non colpì il killer.                                                                                                                    
  " Mi hai mancato." Disse una voce si volto in quella direzione ma un'altro coltello lo colpi in pieno alla spalla destra grido di dolore un'altro ancora lo taglio alla spalla sinistra. " Come ci riesce?" Penso " E' come se fosse in ogni punto della stanza.." Avverti un'altro rumore stavolta si abbasso a terra ed evito il pugnale, doveva nascondersi e chiamare rinforzi. Stando basso, si avvicino alla piattaforma di vendita, aveva bisogno di un'arma e poi lo vide, il fucile a canne mozze di Spike. Veloce lo prese in mano e lo ricarico si mise in posizione davanti l'unico accesso per entrare nella stanza di sicurezza.                                                                                                       
  " Vediamo se mi vieni a prendere qua.." Disse con un sussurro posizionadosi davanti alla porta con il fucile spianato pronto a colpire.                                                                                                                              
" Ottima strategia, anche se, totalmente inutile." Bisbiglio una voce dietro di lui Sonar non riuscì ad avere il tempo di voltarsi che, l'assassino conficco la lama nella schiena, il corpo inizio a contorcersi cerco di premere il grilletto ma Justice, con un calcio gli fece volare l'arma e conficco un altro pugnale nell'addome e lo uccise definitivamente.

Justice si rialzo in piedi " E' stata più dura del previsto stavolta." Penso mentre si teneva il punto in cui gli facevano male le costole a causa della botta a un certo punto sentì in lontananza le sirene della polizia, "Merda stavolta ho fatto troppo rumore." disse allarmato velocemente  prese la siringa dal suo piccolo astuccio, là infilo nel braccio destro dell'agente e prese il sangue, poi, con la siringa ancora in mano, si precipito alla porta sul retro e si getto nel canale del fiume.



Salve a tutti e con questo siamo già all'ottavo capitolo ringrazio di cuore tutti quelli che continuano a leggere questa mia piccola storia e anche quei pochi e gentili autori che hanno commentato e recensito la mia opera ci rivediamo tra una settimana con il capitolo numero 9

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Capitolo 9
*** Brancolare nel Buio ***


Quando lo chiamarono alle due di notte, Alex stava ancora dormendo. Come una furia agguantò la cornetta pronto a rispondere male a chiunque fosse a quell'ora della notte, ma, non appena seppe cosa era successo, il comandante Alex strabuzzò gli occhi e si precipitò sulla scena del crimine.

Fregandosene dei limiti di velocità e quant'altro giunse in meno di dieci minuti sulla scena, già popolata da un paio di volanti e da alcuni uomini della scientifica.
Mentre esibiva il distintivo agli agenti di guardia, Walter e Peter gli andarono incontro e senza perdere tempo domandò: "Quando è successo?"
Walter gli iniziò a fare strada verso la gioielleria e rispose: "Direi che è successo sì e no cinque minuti fa, l'abbiamo mancato di poco."
"Merda!" imprecò Alex furibondo.
"Ho già dato disposizioni a due volanti di controllare la zona." disse Peter cercando di calmare il suo superiore visibilmente furioso.
"Date ordine anche ad altre volanti di tenere d'occhio tutto il perimetro, forse è ancora qua nei paraggi, ditegli di fermare ogni persona sospetta." sbraitò Alex, dando un calcio a un cassonetto e aggiunse "Avete trovato qualcosa stavolta?" Chiese speranzoso.
"Sì e no." rispose subito Peter.
"In che senso si e no?" replicò lui visibilmente irritato sia per la mancanza di sonno sia per la situazione difficile in cui si trovavano.
"Lo vedrà con i suoi occhi signore." rispose enigmatico Walter.


Il duo condusse Alex per il negozio che notò essere in condizioni pietose.
Molti dei vetri erano ancora in frantumi, le scarpe dei tre rompevano continuamente i cocci che riempivano il pavimento. Alex vide anche alcuni della scientifica raccogliere alcuni coltelli che erano disseminati a terra e altri controllavano il gigantesco solco che si trovava proprio sotto le scale la maggior parte delle mattonele di marmo era completamente in frantumi, schizzi di sangue imperlavano il foro.
Peter condusse il comandante nella sala monitor zuppa di sangue con i segni dei due precedenti corpi e dove si trovava la ricetrasmittente.
"E questa che cazzo sarebbe?" chiese il comandante confuso viste le sue poche conoscenze tecniche.
"È una trasmittente della polizia, solo è stata fatta in casa. È davvero ingegnoso: non solo è riuscito a entrare nelle nostre frequenze senza che ce ne accorgessimo, ma ha pure creato una voce registrata di uno dei nostri operatori, credo sia la stessa che ha risposto al telefono. Dobbiamo ammettere che non gli manca il cervello." spiegò Walter, che si era messo a trafficare sul marchingegno.
"Potremmo risalire magari ai negozi dove ha preso i pezzi e da  li..."
"È tutto inutile comandante..."
Prima che Alex potesse ribattere il piccoletto proseguì.
"Ho già controllato i pezzi: sono cose che puoi trovare in qualsiasi posto, niente di eccezionale, credo che pure questi componenti se li sia creati da solo."
Alex era sempre più sorpreso e allarmato dalla capacità di questo killer che, a quanto pareva, sembrava essere dotato di capacità fuori dal comune. Prima che potesse dire altro sentì la voce di Peter.
"Questa volta siamo stati fortunati!" esultò correndo verso di loro.
"Perché, cosa avete trovato?" domandò Walter, ancora intento a trafficare con il marchingegno del killer.
"Le telecamere erano ancora attive e hanno registrato lo scontro. Forse abbiamo la possibilità di vederlo in faccia."
" Inseriscilo nel computer, speriamo che abbia fatto qualche errore." disse sbrigativo Alex, che mentalmente pregava in qualche grossolano errore di questo loro avversario.
Peter mise il video nel pc.

Il terzetto guardò il filmato per un paio di volte e più lo osservavano più l'incredulità prendeva il sopravvento sui loro volti. Il video sembrava più la scena di un film che quella di un delitto: l'avversario aveva completamente sbaragliato un super senza apparente difficoltà, sembrava una cosa quasi impossibile.

"Che facciamo adesso, capo?" chiese Peter confuso.
"Per il momento vediamo cosa abbiamo tra le mani: la trasmittente, un paio di pugnali su cui sicuramente non ci saranno impronte... Anche se cercassimo di fare un identikit riferito a ciò che abbiamo visto, essendo vestito completamente di nero, sarà difficile tracciarlo." ammise con rammarico Walter.
"Dobbiamo cercare aiuto..." commentò Alex pensieroso.
"Aiuto? E chi può aiutarci?" domandò perplesso Walter, ancora sotto shock dopo aver visto il video.
Alex si avviò verso l'uscita e disse: "L'unico uomo che è capace di aiutarci è Steve Bris. Cercatelo, dobbiamo farci aiutare da lui, è l'unico modo che abbiamo per prendere questo bastardo..."
"Perché dice che è l'unico che può catturare quest'uomo? Abbiamo decine di super di livello III, potremmo mettere loro sulle sue tracce." replicò Walter convinto.
Alex scosse la testa e ribatté: "Ci serve un uomo che agisca come un assassino, ci serve qualcuno che sia pronto anche ad andare al di là delle regole e lui è l'unico che può farlo. Inoltre non possiamo mettere dei super sulle tracce di quest'uomo che a quanto pare ha un debole per loro, li considera solo delle prede. Dobbiamo perciò organizzarci: da oggi ogni agente dotato di poteri avrà bisogno di minimo quattro agenti con sé e vale anche per gli agenti di livello III." spiegò lui.
"Cosa le assicura che ci aiuterà? Potrebbe rifiutare." Commentò l'assistente che stava prendendo nota delle disposizioni del suo capo.
L'uomo sorrise e, mentre si avviava alla sua Volvo, disse: "Gli farò un'offerta che non potrà rifiutare."
"E su cosa?" domandarono in coro i due confusi.  
“Non ve lo posso dire. Adesso me ne torno a casa a dormire ancora un po'. Trovatemi il suo indirizzo, andrò io di persona a parlarci. A dopo."
Detto questo salì in auto e scomparve con il sole che stava sorgendo.


P.S Salve a tutti dopo due settimane eccomi di nuovo qua a pubblicare di nuovo, ho avuto una piccola crisi mistica e adesso spero di averla superata e di poter completare tutto questo lavoro, lasciate una recensione se vi va alla prossima.

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Capitolo 10
*** Ordini e ricatti ***


 Il mattino seguente Steve se ne stava a letto a poltrire. Dopo l'incontro del giorno prima non aveva alcuna voglia di uscire, aveva avvertito Thomas che si sarebbe preso un giorno libero, ma, quando stava per riaddormentarsi, squillò il cellulare. Senza alcuna fretta lo prese tra le mani: il numero era sconosciuto.
"Chi cazzo può essere?" Disse fra sé e sé, prese il telefono e rispose: "Pronto, con chi parlo?"
"Ciao Steve! Non so se ti ricordi di me, sono Alex, il comandante della polizia. Senti volevo..."
Prima che potesse concludere la frase, Steve chiuse la chiamata e rimise il telefono a posto.
"Questi venditori se ne inventano di tutte..."
Stava per richiudere gli occhi, ma il telefono squillò di nuovo.
"Pronto!" Rispose innervosito.
"Sono sempre io, ascolta..."
Senza dargli tempo di dire niente chiuse nuovamente la chiamata e spense il cellulare.
" Vediamo se mi rompi adesso." Sbraitò al telefono che mise sul comodino.
A un certo punto sentì bussare, si alzò di scatto dal letto e urlò: " Spero vivamente che tu abbia un buon motivo per farmi alzare chiunque tu sia!"
Quando aprì la porta si trovo il volto sorridente di Alex che disse: " Buongiorno Steve, dormito bene?"
Lui stette zitto.
" Posso entrare?" Chiese ancora lui.
L'uomo borbottò qualcosa e fece entrare l'agente che iniziò ad osservare la casa molto interessato e disse: "Però! Hai proprio un bel piccolo covo, chissà quanto paghi d'affitto..."
" Cosa sei venuto a fare qua?!" Sbottò all'improvviso Steve che si stava visibilmente irritando dell'intrusione.
Alex lo fisso e serio disse: "Vorrei una tazza di caffè e poi ti spiegherò ciò che voglio."
I due si misero a sedere davanti al tavolo da pranzo. Steve, a causa del brusco risveglio, aveva optato per una tazza di caffè bollente, l'altro invece stava sorseggiando un caffè colmo di zucchero e latte. Tra i due ci fu silenzio per qualche minuto poi il comandante parlò.
"Dimmi tu leggi i giornali, Steve?"
"Sì, li compro tutti i giorni, anche perché ci sono un sacco d'annunci di lavoro pure per me."
Mentre beveva, il capitano domandò: "Hai letto qualche strana notizia ieri?"
Steve lo guardò perplesso, facendo mente locale.
"No, tutta roba di routine, niente di anomalo. Perchè?"
Alex posò la tazza vuota sul tavolo e replicò: "Perché circa quattro giorni fa è morto un tuo ex collega e ieri notte ne è morto un altro ed entrambi erano super, ho fatto in modo che la notizia rimanesse nell'ombra, te l'ho chiesto per vedere se ci fosse stata una fuga di notizie, non volevo creare allarmismi nella comunità super, ma purtroppo, di questo passo, sarà dura tenere all'oscuro l'intera comunita."
Steve, che sperava che non fosse ciò che credeva, chiese: "E perché sei venuto da me?"
"Abbiamo bisogno del tuo aiuto..."
"Perché mai dovrei aiutarvi?!" Esclamò Steve innervosito.
" Non c'aiuterai gratis, verrai più che ben retribuito, siamo disposti a pagarti più di 1.000 zeny al giorno... anzi, ancora meglio, sarai tu stesso a decidere la parcella. " Replicò con un tono conciliatorio Alex incrociando le braccia speranzoso.
Steve si alzò in piedi e furioso ribatté: " Non me ne frega un cazzo di quanti soldi avete intenzione di darmi! Non sono più un agente, ho rinunciato a tutto questo!" Alex sospirò: sapeva che sarebbe stato difficile, ma doveva riuscirci.
 " Steve, ti prego, sii ragionevole. Sei l'unico che può catturare questo bastardo. "
" Cosa ti fa solo minimamente pensare che io ci possa riuscire?!" Ribatté lui irremovibile.
" Perché, esattamente come te, anche lui ha ucciso un super e sappiamo entrambi che non è una cosa da poco..."
Steve stava per dire altro, ma Alex lo bloccò con la mano e aggiunse: "Vuoi per caso che tiri fuori quel fascicolo? "  Chiese con un tono freddo e minaccioso che non ammetteva repliche.
Steve lo guardò stupito e sorpreso.
“ Sei doQyKQw1C4zdQEJm774LKBAvuto ricorrere pure a questi mezzi..."  Pensò.
Un moto di rabbia gli stava salendo dallo stomaco. Avrebbe voluto prendere a pugni quel bastardo e fargliela pagare per tutto, ma sapeva bene che non era una buona idea. A malincuore, si arrese e con un tono di voce gelido e secco rispose: "Ho deciso: vi aiuterò, ma voglio tre cose altrimenti non se ne farà di nulla."
"Molto bene, illuminami." Rispose tranquillamente Alex, sorridendo malignamente per il successo appena ottenuto.
"Numero uno, voglio 2.000 zeny al giorno, numero due, sarò io a guidare la squadra che mi darai e tu non avrai voce in capitolo sul mio modo di investigare e numero tre, se risolvo il caso quel fascicolo lo rendi carta straccia, siamo d'accordo?" Chiese con un tono freddo e con due occhi glaciali.
Alex si alzò dalla poltrona, fissò con i suoi profondi occhi marroni Steve, gli tese la mano e, anche lui con un tono gelido e canzonatorio, rispose: "Accetto le tue condizioni. Bentornato a bordo agente Steve..."



Dall'altra parte della città Justice stava tornando a casa. Era esausto, non aveva mai combattuto così strenuamente in vita sua, si sentiva le ossa a pezzi
"Sarebbe stato meglio se non avessi esagerato così tanto." Rifletté mentre apriva la porta.
Gettò a terra lo zaino con gli strumenti di lavoro. Avrebbe voluto distendersi e dormire un paio d'ore, ma sapeva che aveva un appuntamento e che non poteva rimandarlo. Con un tonfo si gettò sopra la sedia del pc, lo accese e l'immancabile voce del suo cliente disse: "Come è andata stavolta?"
"E' andata bene!" Replicò lui sfinito e senza voler aggiungere altro.
"Ti vedo molto stanco, sarà il caso che per i prossimi giorni ti riposi visto ciò che devi ancora fare..."
Justice strabuzzò gli occhi: già affrontare due super di livello I era un'impresa, che cavolo voleva ancora quel tipo?
"Cosa intendi dire?" chiese, confuso l assassino.
"Hai un altro bersaglio, ma non ti manderò ancora il fascicolo..." Disse enigmatico l'uomo.
"E perché no?!" Esclamò ancora più perplesso lui.
Era abituato a clienti di ogni tipo, aveva fatto decine di cose sia legali che illegali per persone importanti e non, ma proprio non riusciva a capire quel tizio.
"Il prossimo obiettivo è circa tre volte più potente di entrambi i super affrontati. Avrai bisogno di un po' d'aiuto, fortunatamente per te so già chi puoi aiutarti." Disse lui con calma.
Justice stava per ribattere, ma l'uomo lo anticipò e rispose: "Ovviamente la paga sarà aumentata e inoltre ti rimborserò eventuali dispendi."
Justice sospirò piano. Sapeva che non avrebbe fatto cambiare idea a quell'uomo e chiese: "Ok, dove posso trovare questi aiutanti?"
L'uomo sorrise e con un tono maligno domandò: "Dove vanno a finire coloro che commettono omicidi?"
Justice strabuzzò ancora di più gli occhi pensando all'immensa follia che albergava nel suo cliente.



P.S Salve a tutti e siamo giunti al decimo capitolo, ringrazio di cuore tutti coloro che hanno letto e ancora di più, tutti coloro che hanno dato una recensione, grazie ai loro consigli e all'aiuto di Red Wind, la storia ha ottenuto un notevole miglioramento grazie a tutti e spero di sentire altri suggerimenti o parere, ci vediamo prossima settimana con il capitolo numero undici.

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Capitolo 11
*** Ritorno al proprio inferno ***


Mentre parcheggiava l'auto presa a noleggio quella stessa mattina, Steve si senti stranamente a disagio. 
 
Il nervoso  era iniziato mentre aveva ripercorso la stessa strada che faceva per andare alla centrale quando era un agente aveva uno strano nodo allo stomaco e, il respiro, lo sentiva affannoso. 
 
Sospirò piano mentre, dal suo posto auto, fissava l'ingresso della stazione in cui, per quasi quattro anni, aveva militato. Sbattè piano la testa contro il volante pensando a cosa gli fosse saltato in mente ad accettare quel lavoro. " Lo faccio per i soldi solo per quelli." Si disse a se stesso come a spronarsi ad andare avanti.
 Con calma aprì la portiera azzurra della berlina e, a passo di un uomo diretto al patibolo, entrò nel suo personale inferno.
 
 
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Erika non era mai stata così furiosa come in quel momento. - Come diavolo si è permesso.- Questo pensava mentre a lunghe falcate, attraverso il corridoio del secondo piano non sentì nemmeno quello che gli aveva detto il collega mentre, come una furia, si dirigeva nell'ufficio del comandante. In giro si diceva che il caso era stato dato a un ex agente, la cosa gli aveva dato fastidio ma adesso, che sapeva chi se ne sarebbe occupato, la rabbia era a livelli disumani.
 
" Voglio subito una spiegazione?!?" Esclamò aprendo la porta a vetri come una furia. Il comandante la guardò piuttosto interdetto col telefono attaccato all'orecchio destro.
" Ti richiamo più tardi tesoro..." Mormorò riattaccando la telefonata. " Su cosa vorresti una spiegazione?" Domandò sapendo già benissimo su cosa verteva tutta quella rabbia. 
Lei sbuffò e replicò:" Sul fatto che hai permesso a quella testa di cazzo di mettere piede qui dentro e in più gli vuoi dare una squadra! Ma ti rendi conto di chi vuoi mettere in mezzo?!?" Lui non rispose ma stette in silenzio. " Ha permesso al suo compagno di squadra di morire e se ne è andato! Come puoi fidarti di un tipo simile?!?" Continuò lei imperterrita mettendo le mani sul tavolo che traballo a causa della forza della donna. 
Alex si alzò dalla sedia con calma. Si aspettava quella reazione soprattutto da quella donna.
 " Hai finito Erika? Con questo sfogo da bambina di due anni?" Gli chiese lui con tono severo. Lei stava per replicare ma lui l'anticipo. " Nessun altro può prendere questo caso..." Spiegò sempre serio in viso. " Tutti quanti sono troppo coinvolti lui invece no è esterno. Per tanto non avrà motivi personali per dare la caccia a quel tipo." Concluse senza tradire alcuna emozione dal suo volto. 
Erika digrigno i denti stizzita e infuriata poi disse:" Chi hai messo nella sua squadra?" 
Alex incrociò le braccia al petto e, riflettendo, rispose:" Shoan un classe uno per il campo e Walter per la scientifica." Lei annuì per poi dirigersi alla porta come una furia. " Metti anche me nella squadra. Prima che questa bella cosa venga detta a tutto quanto il distretto e ai superiori." Sbottò sbattendo la porta con forza tanto da far sussultare i cardini dorati. Alex sospirò rassegnato - Speriamo che sia la scelta giusta.- Riflette fra sè e se/è conscio di cosa avrebbe voluto dire per Steve avere quella donna nella squadra.
 
 
-
 
 
Steve era seduto nella sala d'attesa come un qualunque cittadino.
Ogni tanto, gli agenti più anziani, lo fissavano per qualche istante per poi distogliere subito lo sguardo come se fosse un appestato.
- A quanto pare la memoria è ancora lunga qua.- Pensò tamburellando col piede a terra per il nervosismo. Stava per andare a prendere un caffè alla macchinetta quando, dalle scalinate, vide scendere Alex trafelato e colmo di plichi sotto il braccio destro. 
 
" Eccomi scusa il ritardo." Disse lui rammaricato. 
" Figurati, non sono arrivato da molto." Gli rispose l altro sperando di andarsene presto dal centro della stazione. 
" Coraggio, seguimi ti porto dagli altri." Lo incoraggio lui facendogli cenno.
Steve seguì l uomo lungo il corridoio fino a giungere nella zona riservata agli interrogatori. " Avrei voluto darti un'altra stanza ma, purtroppo, non sono riuscito a trovare un altro posto dove farvi riunire." Gli spiegò seriamente dispiaciuto.
 " Non ti preoccupare infondo, per la maggior parte dei tuoi sottoposti, sono una sorta di criminale." Borbottò serio lui andandogli dietro fino a una delle salette più lontane dove quindi non avrebbero ricevuto alcuna visita o sarebbero stati disturbati. 
 
" Prima di entrare..." Lo bloccò Alex che stava per girare il pomello della porta. " C'e una cosa che dovrei dirti..." Sussurrò in tono confidenziale il capitano con un tono che prometteva guai. " Ho dovuto aggiungere una persona alla squadra e..."
 " Guarda guarda chi si vede...." Disse una voce di donna dietro i due uomini che entrambi riconobbero subito. 
 
Se Alex aveva una faccia interdetta quella di Steve era tra il panico e la confusione più totale. " Pensavo di trovarvi già nella saletta ma a quanto pare sono stata così fortunata da trovarti prima del colloquio iniziale." Continuò Erika soddisfatta della cosa. Steve non rispose sapeva che se lo avesse fatto in quel momento le cose sarebbero precipitate. " Erika per favore entra nella saletta io e Steve dobbiamo parlare un attimo." Ordinò perentorio il superiore non ammettendo repliche. Lei sbuffò, quasi contrariata, poi girò il pomello rovinato della porta e entrò dentro con calma.
 Tra i due uomini ci fu silenzio. Steve avrebbe voluto tirare un pugno sul muso dell agente sapendo che ne avrebbe pagato le conseguenze.       
" So quello che stai pensando. Sappiamo entrambi quanto lei possa essere coinvolta dal vecchio caso e dalla vostra vecchia amicizia ma è acqua passata ok?" Cercò di dirgli Alex. Steve, per la prima volta da quando aveva visto Erika e tenuto lo sguardo basso, lo alzò truce verso il comandante. " Acqua passata... Mi prendi per i fondelli!" Esclamò cercando di trattenere il tono della voce.
" Tu sai come stanno le cose e sai benissimo che questa cosa mi marchia a vita... Tu lo sai." Mormorò ancora dandogli una spinta a causa della rabbia sempre più presente.

Avrebbe voluto davvero bere un goccio in quel dannato momento oppure sfogarsi ma sapeva che aveva un lavoro da fare. Steve non replicò. Il capitano sapeva quanto fosse dura per lui trovare davanti a se quella donna e disse: " Se non te la senti disdico tutto e..." 
" Nono!" Replicò Steve convinto serio in volto e sospirando per calmarsi. " Risolviamo sto caso del cazzo alla svelta e poi me ne andrò." Concluse spalancando la porta e trovandosi così nella piccola saletta insieme al suo peggior incubo.





ANGOLO DELL AUTORE: Non mi aspettavo che avrei aggiornato questa fiction rimasta sepolta per anni in un foglio di world. Ringrazio tutti coloro che stanno recensendo con lo scambio di EFP e che sono rimasti felici di questa storia. Dato che sto scrivendo anche altre due storie, oltre a questa, sarò un'po lento coi capitoli. MI scuso in anticipo.
Alla prossima.

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Capitolo 12
*** 12 incontro e compravendita ***


 
La stanza era minuscola e angusta tanto che, all'interno, si trovavano solo quattro sedie e un piccolo tavolino in plastica eroso dal tempo, colmo di graffi fatti per spregio da chi restava chiuso li dentro in attesa degli agenti e aveva bisogno di sfogare la sua rabbia. 
 
Steve fece un rapido giro con gli occhi: dei membri della stanza, sorvolando su Erika messasi in un angolo e che osservava una macchia scura sopra la parete di destra con fare annoiato, c'erano altri due uomini: uno era un ragazzo poco più che diciotenne e  l'altro sembrava più sulla sessantina con, al suo fianco, una ventiquattro ore nera come la pece.
 
Nella stanzetta si avvertiva un silenzio pesante. Tutti gli occhi erano rivolti sulla figura dell ex agente che, in quel momento, non sapeva proprio cosa dire.
Alex gli diede una gomitata nello sterno come per svegliarlo dal suo sogno a occhi aperti. 
" Salve a tutti." Disse all'improvviso. Ricevendo un cenno d'assenso dal tizio minuscolo sulla destra e un saluto con la mano da un ragazzo molto alto sulla ventina dai lunghi capelli castano scuro e dal fisico magro. 
" Lui è Shoan Bravoul, è uscito da poco dall'accademia di polizia." Gli presentò Alex mentre il giovane allungò la mano per stringergliela.
" E' un piacere conoscerti, ho sentito molto parlare delle tue doti, nonostante tu fossi privo di poteri hai avuto i migliori risultati del corso." Disse il ragazzo facendogli fare su e giù con la mano eccitato.
" Ehm, si grazie ma mollami la mano ok?" Gli rispose Steve staccandosi di dosso il giovane che sorrise imbarazzato.
" Quello sulla destra invece è Walter Zachary, si occuperà della parte analitica e scientifica." Gli disse ancora Alex. 
" E' un piacere conoscerti. Scusa se non mi alzò in piedi ma non mi va assolutamente vista la fatica che mi è occorsa per arrivare qui..." Borbottò burbero l'ometto rimettendosi a trafficare su uno strano marchingegno. 
" Il piacere è mio." Rispose piuttosto confuso dal suo atteggiamento.
 " Bhe, vi lascio soli, ho delle pratiche da sbrigare. A più tardi." Disse accomiantandosi il comandante dando una pacca d'incoraggiamento a Steve che, si trovò solo, con quella strana marmaglia.
 
 
-
 
 
Justice fissava il negozio di fronte a se con fare attento. Per questa missione aveva deciso di cambiare nuovamente fornitore: mai andare dallo stesso per più di una volta,  questa era una sua regola. Con calma si aggiustò la parrucca castana con tanto di lunga coda di cavallo per poi mettersi le lenti a contatto verdi. - Cambia sempre il tuo aspetto, in qualunque missione mai dare nell'occhio.- Pensò ricordando, così anche la sua seconda regola sempre: essere sfuggente mai farsi riconoscere.
 Con Calma si avvicinò alla porta per poi aprirla. Il tintinnio di alcune campanelle anticipò il suo ingresso. 
Si ritrovò in un negozio totalmente invaso da roba completamente in disuso: le pareti erano costellate di scaffali colmi di cianfrusaglie del secolo scorso ormai inutili, come giradischi, televisori  e libri con così tanta polvere da essere illeggibili.
 
 " Cosa desidera?" Domandò il proprietario, un vecchio uomo grassoccio dal volto barbuto e dai denti ormai marci.
Justice si guardò attorno incuriosito dai ninnoli poi disse:" Sto cercando qualcosa di particolare..." L uomo allargò le corte braccia flaccide.
" Qua c'e il non plus ultra del particolare e dell'antico." Disse ridacchiando per poi tossire. Justice si rigirò tra le mani quello che aveva l'aria di essere un vecchio registratore colmo di polvere. " Si, da come mi hanno detto in giro, vendi qualunque tipo di cosa e la sai trovare anche piuttosto bene." Replicò serio in volto rimettendolo a posto con delicatezza.            
 L'espressione del vecchio cambiò, da bonario diventò serio, quasi austero poi mormorò:" Amico... non so cosa stai cercando, ma se sei uno di quei tipi, ti avviso subito: ho un arma proprio qui, sotto al bancone, e credimi non appena farai una mossa di troppo ti farò esplodere quella fottuta testa che ti ritrovi..." Justice strabuzzò gli occhi l uomo sogghignò speranzoso di avere sotto torchio la figura del giovane che, di risposta, si mise a ridere divertito da quell'affermazione. " Sei proprio una sagoma tu." Disse asciugandosi le lacrime che uscivano dalle sue iridi finte.
 Si avvicinò al bancone senza alcun timore e col vecchio ancora interdetto.
" Mi servirebbe questa roba..." Disse estraendo un foglio dalla giacca rossa e porgendolo al tipo.
" Puoi procurarmela?" Domandò tranquillamente come se fosse la cosa più naturale del mondo.
 
Il vecchio prese il foglietto scorrendolo con la mano destra, poi, dopo qualche istante di silenzio, rispose:" Si, dovrei avere questa roba, però..." Indicò gli ultimi due punti della lista. " Li posso ordinare oggi ma dovrai aspettare minimo due giorni, massimo quattro." Spiegò. 
Justice estrasse sempre dalla tasca interna della giacca una mazzetta voluminosa di banconote alla cui vista gli occhi neri si allargarono a dismisura. " Questi sono i soldi per i componenti e un piccolo extra se farai velocemente la consegna e terrai la bocca chiusa." Rispose ammiccando. 
" Si, sarà fatto." Sussurrò lui prendendo la mazzetta più velocemente che mai.
" Vado a prenderti i componenti che ho già. Arrivo subito." Aggiunse sparendo velocemente nel retrobottega. Mentre Justice osservava altri ninnoli la porta dietro di lui si aprì. Si bloccò come in attesa. 
 
 
" Ehi Flint siamo qui!" Gridò la voce di un energumeno in t-shirt nera che, data la mole, faticava a passare dalla porta ad altezza uomo. 
" Sta calmo Karl, è nel retrobottega tra poco sarà qui." Lo tranquillizzò un tipo più basso ma dall aspetto anch'esso minaccioso con dei corti e arruffati capelli violacei.
 Justice analizzò i due tizi appena entrati. Dato il look non erano poliziotti.
"Che hai da guardare, microbo?" Chiese il colosso gonfiando i muscoli delle braccia e sul petto e fissando coi suoi occhi rossi l'assassino senza alcun timore. 
Justice avrebbe potuto sgozzare quella specie di scimmione troppo cresciuto col suo coltello nel taschino ma lasciò perdere dopo aver visto il rombo nero tatuato sul suo braccio destro.
- La banda di Overport.- Pensò ricordando dove aveva già visto quel tatuaggio.

 Una banda composta solo da super che, da qualche anno, tiraneggiava nei distretti più poveri della città senza alcuno scrupolo e che, apertamente, sfidava la polizia e le autorita cittadine. A carico di quelle bestie c'erano omicidi e rapine a non finire.

 
 " Mi scusi. Sa sono nuovo di queste parti e ho notato, solo ora, quel tatuaggio che ha lì." Indicò il polso destro. " Significa qualcosa?" Domandò curioso. Karl sputò a terra e si allontano di qualche metro.
" Perdonalo, non è di buon umore oggi." Rispose il più basso: un tizio dal volto rasato di fresco e con due brillanti occhi azzurri.
" Jeff non importa che racconti i cazzi nostri a quel tipo." Sbraitò l'energumento. " Vecchio esci fuori dannazione!" Gridò ancora scuotendo con il suo urlo le vetrate del negozio.
" Sto arrivando. Vuoi per caso fracassarmi il negozio? Con quanto vi pago per la protezione!" Esclamò Flint tornando con alcune scatole in mano e appoggiandole sul bancone polveroso. 
" Sai bene che il boss odia aspettare soprattutto i tuoi comodi vedi di tirare fuori la grana. " Ordinò stufo il colosso.
Justice, ignorandolo, prese le scatole, e mormorò:" Grazie mille." Per poi dirigersi verso l'uscita. mentre se ne andava notò su di sè gli occhi del tipo più basso, come se lo stesse tenendo d'occhio.
Lui non pensò niente non sapeva che razza di potere potessero avere e non voleva certo scoprirlo in quel momento. Uscito dal negozio, si diresse nel vicolo di destra, il contrario di quello che aveva percorso per arrivare. Si disfece della giacca poi mise le scatole in uno zaino che si era portato per l'occorenza poi, tolta la parrucca, la gettò via e si diresse via come un ombra.
 
 
-
 
 
Alex rimise piede nel suo ufficio tirando un sospiro di sollievo. Era riuscito a far incontrare la squadra e, nonostante la presenza di Erika, tutto sembrava stesse filando liscio come l'olio.
" Ben ritrovato capo." Disse la voce roca di un uomo seduto sulla sedia di fronte alla sua scrivania.
" Tu che ci fai qui?" Chiese piuttosto severo al suo interlocutore. 
" Sono venuto per parlarle, comandante Alex." Rispose alzandosi dalla poltrona e piazzandosi di fronte a lui con tutta la sua statura e sovrastando così il suo superiore di una decina di centimetri buoni.
" Di cosa vuoi parlarmi?" Domandò per niente impressionato.
L uomo si lisciò la folta barba scura sul mento come per calmarsi e disse:" Si tratta del caso di Sonar e Animal. Avevo fatto richiesta per occuparmamen con la mia squadra ma..." 
" Ma io ho rifiutato in blocco." Lo anticipò Alex mettendosi a sedere e prendendo altri fogli da compilare. 
" Esatto. E non ne capisco il motivo signore." Replicò l altro alzando leggermente il tono di voce. " La mia squadra ha un ottimo rendimento sul campo e inoltre..."
 " Adesso basta, tenente Will!" Lo fermò Alex ormai stufo di ogni singolo agente che veniva nel suo ufficio per futili rimostranze.                 
" Del caso ho delegato già chi di dovere... Sei pregato di uscire dal mio ufficio." Concluse rimarcando ogni singola parola.
Will lo guardò a bocca aperta ingoiando gli insulti che avrebbe voluto dire e si accomiatò in silenzio. 
Una volta fuori, ad attenderlo, individuò due uomini in divisa con entrambi le facce corruggiate. " Allora, come è andata signore?" Chiese quello sulla sinistra, un tipo allampanato e magro dai corti capelli castano chiaro. 
" Ha detto di no, nemmeno mi ha lasciato finire di parlare..." Mormorò seccato da quello che era appena successo.
" Quindi, vogliamo agire come pattuito poco fa?" Domandò quello di destra, un tipo mingherlino dal naso pronunciato e una folta capigliatura nera. Will annuì iniziando a camminare lungo il corridoio. " Informate gli altri... ci vediamo al solito posto tra venti minuti." Ordinò mentre scendeva le scale.
 
 
-
 
 
Steve non sapeva da dove cominciare. Non era mai stato a capo di un gruppo di persone, era sempre stato uno degli agenti sottoposti. Come cazzo si iniziava una dannata riunione? 
Ormai era da dieci minuti che c'era silenzio scandito ogni tanto dal ticchettare del suo orologio al polso.  Walter tossì forte come per attirare l'attenzione di tutti e  mormorò;" Vuoi per caso vedere i dati fin ora raccolti?" 
Steve si riprese dalla confusione interiore,  ringraziò mentalmente quel tipo e  rispose:" Si, molte grazie." Walter cercò nella sua piccola valigetta dei fogli che, rapido, passò all uomo e agli altri due agenti.
" Ho fatto un'po di fotocopie così da avere un consulto più veloce senza stare a perdere tempo." Spiegò in breve il vecchietto estraendo sempre da dentro un piccolo thermos e versandosi del caffè nel bicchiere. 
Steve lesse con calma il rapporto sia dell omicidio di Animal sia quello di Sonar, notando come, in tutti e due i rapporti, le analisi fossero ben accurate senza lasciare nulla al caso.
 " Avete vagliato molte possibilità vedo..." Disse sfogliando i fogli e leggendo nel contempo. Walter annuì. " Questo tipo ha una mente molto particolare. Sembra quasi un cacciatore dal suo atteggiamento. A giudicare da come programma ogni omicidio considera  i super le sue preda. Ogni trappola sembra studiata apposta per la sua vittima. Non si lascia sorprendere da niente." Spiegò il vecchio lugubre. 
" La cosa che più mi sorprende è la tua considerazione secondo cui  non ha poteri, la cosa è abbastanza interessante ma difficile da accettare." Lo rimbeccò Steve serio chiudendo il rapporto.                     
" Anche tu dubbi?" Sbuffò stizzito l uomo incrociando le braccia al petto seccato. 
" La possiamo mettere come vuoi ma, un umano come me, non ha chance contro un super se di livello I e soprattuto se di livello II." Replicò convinto Steve. " Quando capirete che la questione super e umani normali posti in una lotta li rende uguali?" Chiese severo lui. 
" Non ha tutti i torti..." Ammise Shoan interrompendo i due e immettendosi nel discorso. " All'accademia, secondo alcuni studi, le capacità di alcuni umani li rendono in grado di reggere il confronto con dei super di classe I però, sono casi rarissimi, uno su un milione ne sarebbe capace." 
" Possiamo tornare a parlare dell'argomento principale?!?" Sbottò stufa Erika di quelle chiacchiere inutili e che aveva finito da tempo di leggere quelle scartoffie.
 Steve la guardo un istante: per la prima volta da quando era entrato aveva aperto bocca e, ovviamente, aveva detto la sua come solo lei sapeva fare. 
" Qua ho letto che c'e anche una ripresa con le telecamere, la posso vedere?" Chiese Steve a Walter ignorando categoricamente Erika senza replicargli. " Si, c'e un video delle riprese. Abbiamo cercato di migliorare la visuale ma, purtroppo, siamo riusciti a fare ben poco." Ammise il vecchietto. 
" Non importa, vediamolo comunque." Replicò convinto l uomo. 
 
Sullo schermo del pc portatile, fu inserito il dischetto. Il gruppo vide le scene che accompagnarono la morte di Sonar in religioso silenzio stoppando ogni tanto il video per cercare magari particolari che erano sfuggiti alle precedenti visioni.
 " Quest uomo sa il fatto suo..." Ammise Steve stiracchiandosi. 
" Che intende dire?" Domandò Shoan curioso. Steve mandò indietro il video fino al punto in cui i due sembravano parlare.
" Come puoi vedere sembra che qua i due abbiano parlato... Non essendoci l'audio non possiamo sentire però..." Accelerò e ingrandi il punto in cui l agente stringeva i pugni. " Qua, come puoi notare, il super era diventato nervoso, segno che lo ha fatto irritare dicendo qualcosa magari legato alle sue precedenti vittime..." 
" Penso che abbia usato la stessa tattica anche con Animal. Lo ha fatto incazzare per fargli usare la sua forza al massimo e deconcentrarlo." Disse anche Walter seguendo il suo discorso e ricordando le foto delle scontro che inquadravano un alto grado di distruzione dell'intero vicolo per via dei colpi del poliziotto. Steve annuì. " Esattamente.  Sicuramente ha usato il cervello, non solo i muscoli. Anche gli oggetti che si è fabbricato dimostrano che non  è uno a cui manca la strategia, sembrava quasi conoscere i punti da colpire dei suoi bersagli." Disse in breve l ex agente. 
" Come consigli d'agire capo?" Disse sarcasticamente Erika intrufolandosi nel discorso. Steve si mise a rimuginare tamburellando la mano sul tavolo.
" Vorrei agire in due direzioni, non mettiamo da parte la possibilità che magari l'assassino aveva un legame coi due agenti. Vedendo come li ha circuiti sapeva i tasti su cui andare a toccare perciò qualcuno deve interrogare le famiglie e scoprire se magari ci sono collegamenti magari con altri possibili bersagli." Suggerì lui come prima cosa. 
" E la seconda direzione sarebbe?" Chiese Shoan stavolta. Steve rimugino fra se e se non voleva coinvolgerlo ma, non c'era altra scelta.
 " Dovremmo farlo in maniera illegale." Mormorò serio in volto. I tre lo guardarono abbastanza stupiti della cosa. 
" Intendi forse dire che vorresti seguire una strada verso l'illecito?" Chiese piuttosto schiettamente e schifata Erika.
Lui annuì. " Alcune cose non si trovano con metodi leciti..." Indico il video. " Questo non è uno qualunque è un professionista. Sicuramente ha legami con qualcuno perciò dobbiamo cercare anche dall'altra parte della barricata." Spiegò in breve.
 " Noi siamo agenti di polizia non possiamo certo farci vedere in un covo di criminali o altro." Lo rimbeccò Erika zelante.
" Sarò io infatti a fare il lavoro sporco, sono un ex agente e la mia faccia non è conosciuta e anche Shoan..." Indicò il ragazzo più giovane. " E' appena uscito dall'accademia ancora non è stato nominato in azione o simili, pertanto posso farlo passare per un mio compare." Annunciò.
 " Io invece che cacchio dovrei fare?!?" Sbraitò contrariata la donna alzandosi in piedi di scatto. Era un'operativa da oltre due anni, non si
si sarebbe fatta mettere in panchina da quella sottospecie di verme. 
" Se ti preoccupa stare ferma sappi che non sarà così. Ho bisogno che parli coi familiari delle due vittime e scoprire se avevano collegamenti o se era successo qualcosa prima degli omicidi." Rispose Steve mantenendo la calma che continuava a vacillare.
" Molto bene." Disse all improvviso Walter cercando di calmare gli animi e bloccando i due. " Se voi vi occuperete di queste vie, io vedrò di controllare nuovamente la radio che abbiamo ottenuto e anche i coltelli. Magari riesco a trovare qualcosa li." Mormorò rivolto a Steve che annuì convinto.
" Ottimo, nei prossimi giorni ognuno di noi cercherà qualcosa  e contatterà subito gli altri. Il tempo stringe, non sappiamo quando colpirà nuovamente quel bastardo." Ammise Steve alzandosi dalla sedia seguito da Shoan.
" Ci vediamo domani, coraggio andiamo ragazzo." Disse ancora aprendo la porta e dirigendosi verso la loro prossima metà.
 
 
-
 
 
" Quello che stiamo facendo qua sotto è assurdo. Vi ripeto assurdo!" Esclamò con un tono di voce particolarmente alto un uomo corpulento dal camicie bianco e dagli spessi occhiali di vetro che nascondevano i suoi occhi castani.
 " Io non posso accettare ch si occupi quel tizio del caso..." Ammise un uomo magro e dai corti capelli biondo cenere seduto sopra una panchina ormai rovinata dal tempo.
" Questi però sono gli ordini del comandante e vanno rispettati. Ragazzi non possiamo certo disobbedire." Replicò un terzo cercando di far ragionare i sette agenti che si erano radunati in quel sottoscala.
Da quando si era saputo che il caso della morte di Animal e Sonar era stato affidato a un esterno alcuni avevano deciso di fare finta di niente altri, come loro, avevano deciso di agire.
" Ascoltatemi bene..." Disse un uomo sulla quarantina dalla folta barba scura e dal fisico massiccio sulla cui divisa portava alcuni emblemi. " Io sono agente da oltre vent'anni. Tanto da essermi meritato i miei gradi..." Batte sul petto la sua mano sinistra facendo tintinnare gli emblemi. " Se quel cretino del capitano non ha ben capito come funzionano le cose qui, bhe, problemi suoi." Sbottò. serio in volto. " Un fottuto bastardo sta andando a giro ad accoppare bravi agenti e padri di famiglia, io non voglio essere il prossimo della lista. Quindi fanculo lui e quella squadretta di fighette!" Aggiunse suscitando alcuni cenni d'assenso.
" Cosa consiglia di fare tenente Will?" Chiese allora una donna della sua stessa età, minuta e dai corti capelli neri, con due enormi ali bianche come la neve sulla schiena.
 " Quello che faremo sarà tenere d'occhio quei quattro idioti e chi li guida, non devono fare un passo senza qualcuno dietro di loro. Non mi importa se lo farete nel tempo libero non me ne frega niente. Dobbiamo arrivare prima noi a quel bastardo di loro..." Battè i pugni uno contro l altro scatenando una marea di scintille elettriche. " Quel figlio di puttana deve ricevere una punizione da noi a qualunque costo!" Concluse costandando l'approvazione del resto del gruppo.




Angolo dell autore: Eccomi col capitolo dodici più lungo rispetto ai precedenti cercherò di postare più roba possibile nei vari capitoli :) ciaooo alla prossima.

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Capitolo 13
*** 14 Strani collegamenti ***


Se c'era una cosa che Erika odiava nel suo lavoro era andare a interrogare o rassicurare i parenti delle vittime.
 I pianti, la disperazione e il senso di sconforto erano cose che conosceva fin troppo bene. Aveva perso suo padre che era piccola durante una rapina era stato proprio un agente a dirglielo cercando di confortare sia lei che sua madre, e da quel giorno, aveva desiderato essere come quella persona che, in vari modi, aveva provato a dargli forza. 
 
Sospirò rattristata. - Se avessi saputo che fosse stato un simile inferno ci avrei ripensato.- Pensò fra sè e sè. Ormai ne aveva viste di scene così dopo quasi tre anni di servizio dato che, molto spesso, era lei a occuparsene e quello stronzo di Steve lo sapeva. A pensare a quel cretino lo maledisse mentalmente stringendo con forza il volante dell'auto di servizio tanto da intaccarlo con la sua forza. - Dannato saputello del cazzo.- Pensò ancora mentre parcheggiava l'auto davanti a una delle tante villette a schiera che, cortornavano, il quartiere residenziale fuori città dove abitava Animal.
 
Uscita dal veicolo sbuffò piano e, calmatasi, si diresse a passo deciso verso la casa. Attorno a lei vedeva pochi posti auto occupati segno che, in quel momento della giornata, la maggior parte delle persone erano a lavoro. Con calma attraversò il piccolo e curato giardino della villetta fino ad arrivare alla porta a cui suonò il campanello. Dopo pochi istanti l'ingresso fu aperto. 
 
Di fronte alla giovane si mostrò una donna sulla quarantina dai folti capelli biondo cenere. Il viso, ancora limpido e cristallino, aveva un'aria sciupata. Gli occhi azzurri, nonostante sembrassero quelli di una persona vivace, erano stanchi con profonde occhiaie sotto gli occhi. 
 
" Lei è Alice May? Moglie dell'ex agente Bernard Ostiv denominato Animal?" Chiese la più giovane.
" Si, cosa desidera?" Domandò con un filo di voce la donna. 
" Sono Erika Taylor..." Mostrò il distintivo che teneva sulla camicia sotto il giubbotto. " Ero una collega di suo marito. Mi spiace venire in queste spiacevoli circostanze ma dovrei farvi delle domande." Spiegò brevemente chinando la testa in segno di scuse. 
" Va bene, certo. Si accomodì." Rispose Alice facendola entrare.                   
  " E' sola a casa vedo." Disse Erika cercando di rompere il ghiaccio mentre si recavano nel piccolo soggiorno arredato. La donna annuì.                                                                                          " Le miei figlie al momento sono entrambe a scuola per questo sono sola." Le spiegò lei invitandola nel piccolo salotto. " Vuole qualcosa da bere?" Domandò la padrona di casa riferendosi a una caraffa di tè sopra il tavolino.                         " No, grazie mille sono apposto così." Rispose Erika ringraziando della cortesia.
" Cosa vuole sapere?" Chiese Alice sedendosi su una poltrona rosa poco lontana da un televisore. 
" Dalla morte di suo marito anche un altro agente è deceduto si chiamava Jerard Bommar lo conosce?" Mostrò la foto di Sonar a cui, Alice, annuì.          " Mio marito e lui si conoscevano bene. E' stato in parte il suo mentore e, inoltre, anche al di fuori del lavoro, andavano spesso fuori assieme." Rispose la donna rattristata. " Non sapevo che anche lui fosse stato ucciso." Aggiunse seriamente rattristata e stupita.
                                                               
 " Purtroppo stiamo tenendo le informazioni riservate e, solo le rispettive famiglie, sanno cosa sia successo. L'ho informata perché crediamo ci possano essere possibili collegamenti." Le rispose Erika cordiale
. " Capisco..." Replicò la donna cupa. 
" Crediamo che ci sia un motivo se, tra tutti i super, proprio loro due sono stati uccisi. Saper magari se nell'ultimo periodo stessero indagando su qualcosa di nascosto oppure fosse successo qualcosa di strano potrebbe aiutarci. Anche la cosa più inusuale." Le disse ancora Erika speranzosa di trovare qualcosa e sbatterlo in faccia a Steve. 
Alice ci pensò qualche istante poi rispose:" Da che io sappia loro non stavano indagando su nulla anzi Jerard era vicino alla pensione perciò voleva finire il suo lavoro alla svelta..." Erika annuì.

Ricordava bene che, a Sonar, mancava poco ormai per andarsene visto quanto ne parlava. 
" Però ecco una cosa strana è successa..." Si ricordo la donna a un certo punto interrompendo i suoi pensieri.
 " Cioè che cosa?" Chiese Erika speranzosa. 
" Si tratta di circa quattro settimane fa. Mio marito era a casa per via di un infortunio dovuto a un combattimento. Io ero in cucina a preparare il pranzo quando, il telefono, ha iniziato a squillare. Lui è andato a rispondere, sarà stato si o no dieci minuti al telefono e poi ha sbattuto con forza la cornetta contro l'apparecchio. Io ho chiesto chi lo avesse fatto infuriare così e lui mi ha risposto: Un cretino che insisteva per una visita medica l'ho mandato a quel paese. Mi rispose seriamente furioso." 
" E quel numero ha più richiamato?" Chiese Erika. 
" No. Da dopo quel giorno non chiamarono più e noi lasciammo perdere." Rispose Alice sicura.
 Erika si annotò la cosa sul taccuino. Avrebbe successivamente controllato i tabulati telefonici cercando un riscontro col numero e, nel caso, avrebbe chiamato per sapere cosa volessero da Animal. - Se anche Sonar è stato chiamato dallo stesso numero forse sono davvero collegati. Dovrò passare anche da sua moglie e sentire.- Riflettè fra sè e sè. 
" Spero di esserle stata d'aiuto." Disse la donna interrompendo il flusso dei suoi pensieri. 
" Si lo è stata e anche tanto." Le rispose Erika alzandosi dalla poltrona.
 " Adesso mi scusi, devo proprio andare. Se dovesse ricordare qualunque altra cosa..." Le porse un bigliettino con su scritto un numero. " Mi chiami a questo numero e verrò subito da lei." 
" Va bene certo, farò senz altro così." Le mormorò lei cordiale accompagnandola alla porta.
 Mentre la donna stava per uscire le disse:" La prego, trovi chi ha ucciso mio marito..."
Erika guardò Alice negli occhi. Esattamente com'era successo a lei due anni fa: disperazione, amarezza e consapevolezza che non lo avrebbe più rivisto l'amore della sua vita. Avrebbe voluto sbattere un pugno contro il muro dalla rabbia. " Le assicuro che sarà mio compito quello di portare quel bastardo di fronte alla legge." Rispose con una faccia seria per poi dirigersi alla sua auto.
 
 
-
 
 
Walter aveva deciso di smontare nuovamente quella dannata radio ma senza successo. Ormai era passato un giorno da quando avevano iniziato l'indagine ma, da quel dannato marchingegno, non aveva ricavato nulla se non un ulcera e tante ingiurie verso quel dannato killer.
 " Ho una dannata super intelligenza ma non riesco a trovare nemmeno un briciolo d'indizio." Borbottò sbuffando per la frustrazione e si tolse gli occhiali massaggiandosi gli occhi per la stanchezza.
Ormai erano più di otto ore che controllava quella cosa. - I pezzi usati sono tutte cose che puoi trovare in qualunque negozio d'elettronica perciò inutile continuare con questa roba.- Concluse infine.
" Speriamo di essere più fortunati con questi..." Mormorò tirando fuori, dalla plastica, i due coltelli che avevano ritrovato sulla scena.
 Coi guanti gli toccò delicatamente come avevano immaginato non c'era alcuna impronta digitale sull'impugnatura sarebbe stato impossibile che, un tipo simile, commettesse una simile negligenza. Secondo i primi esami balistici, quelle lame, non rientravano in nessun database della polizia e, anche il materiale, sembrava semi sconosciuto. Eppure, per Walter, avevano un aspetto familiare. Si rigirò uno dei due coltelli tra le mani studiandone la conformita e il peso finché non gli si illuminò il volto. " Sono coltelli stranieri..." Disse fra sè e sè.
Le armi di altri paesi, soprattutto di quelli a cui non era permesso il commercio, non erano segnati nei loro computer. Controllò l'elsa della lama trovando recisi dei codici di matricola.
Adesso le domande erano aumentate dove aveva trovato quel tipo del materiale militare? Era forse un ex soldato che si era convertito in killer per vendetta nei confronti di quei due? Tutte quelle domande gli stavano facendo venire il mal di testa. Decise di fare la cosa più logica che, il suo super cervello, gli consigliava dire tutto a Steve il giorno dopo.
 
 
-
 
 
Erika arrestò l'auto nel vicolo sulla destra proprio davanti al palazzone di cemento dove abitava la seconda vedova.
 Con calma aprì lo sportello e si avviò lungo le scalinate. Alcuni ragazzini, sul marciapiede, intenti a giocare la guardavano storto. Non facendoci caso salì le scale del secondo piano fermandosi di fronte all'appartamento 4B.
Bussò piano alla porta dopo alcuni istanti sentì dei passi strascicati portarsi dall'altra parte dell'ingresso. L'uscio si aprì per un quarto. 
" Chi è?" Domandò una voce stanca di donna ancora fra il sonno.
 " Sono Erika Taylor. Non so se si ricorda signora Jennifer ma ci siamo viste qualche volta alle feste della centrale." Disse con una voce seria.
 La donna annuì. " Si, mi ricordo di lei. Cosa desidera?" Chiese a sua volta.     
" Vorrei porle alcune domande su suo marito Jeremiah Bommer denominato Sonar, se permette." Rispose lei. La donna aprì la porta senza dire nulla e la fece entrare.
 L'appartamento era un caos completo: vestiti in disordine e uno strano tanfo dalla cucina.
 " Mi scusi per il disordine..." Disse la donna subito. " Sono giorni parecchio difficili..." Ammise rammaricata con una strana nota nella voce.                                             
  " Lo capisco benissimo..." Rispose l'altra la con tono dolce. Sapeva cosa volesse dire ritrovarsi soli in una casa senza nessuno che ti fosse vicino.      " Cosa vuole sapere?" Domandò sorvolando sul discorso e mettendosi a sedere su una sedia nella piccola cucina. Erika, omettendo la visita alla moglie di Animal, disse:" Sto indagando sulla morte di suo marito e, vorrei sapere, se in questo periodo a casa sono successe cose strane oppure se si stesse occupando di qualche caso da solo." 
" Mio marito non indagava più da solo da anni ormai. Faceva solo il suo lavoro per arrivare alla pensione." Mormorò la donna convinta.                     " E, riguardo a strani eventi c'e stata una telefonata tempo addietro..." Aggiunse cercando di ricordare.
" A quando risale questa chiamata?" Chiese l'agente prendendo il taccuino in mano.
Jennifer ci pensò dubbiosa poi, sicura, rispose:" Credo quattro settimane fa di lunedi. Erano poco più delle dieci di mattina..." Erika scrisse sul taccuino la data non presente al precedente interrogatorio.
" E' stato suo marito a rispondere?" Le domandò. Lei scosse la testa.
" Sono stata io a rispondere." Ammise. A Erika si illuminarono gli occhi, finalmente qualcos'altro di utile. " Si ricorda che tipo di voce aveva quel tipo? E cosa le ha detto?" Chiese speranzosa. Sapendo benissimo che, dato il tempo trascorso, poteva non avere troppi ricordi.
Jennifer ci pensò per qualche istante. " Purtroppo non ricordo benissimo..." Ammise la donna sconsolata. " La sua voce era piuttosto cristallina sembrava quasi giovanile. Ma potrei anche sbagliarmi..." Mormorò ancora frastornata. " E cosa le aveva detto? Se lo ricorda." Chiese ancora Erika segnando quelle informazioni. La donna scosse la testa. 
" Purtroppo ricordo ben poco la sola cosa era in riferimento a una visita che mio marito avrebbe dovuto fare..." Disse malinconica al ricordo. 
" Capisco, mi spiace di farle ricordare tutto questo." Le mormorò lei in risposta toccandole con dolcezza il braccio destro.
 " Mi dica state indagando anche tramite la famiglia di quel povero ragazzo?" Chiese all'improvviso la donna seria.
 " Di quale ragazzo parla?" Domandò confusa Erika. 
La vedova sorrise tristemente. " Come immaginavo..." Sussurrò. " A voi interessa solo di mio marito perché era un super. Se fosse stato un comune umano non ve ne sarebbe mai importato." Aggiunse con un tono innervosito la donna.
 " Ma questo non..." 
" Ammetta che è così!" Urlò di risposta l'altra sbattendo la mano sul tavolo con gli occhi di nuovo pieni di lacrime. " Quel ragazzo Spike era poco più che ventenne, aveva tutta la vita davanti anche se non aveva poteri. A volte passava qui per un caffè a farci compagnia e simili ma di questo a voi cosa importa? Infondo a voi interessa solo chi ha poteri ma di noi comuni mortali non interessa più niente." Sbottò la donna esasperata. Erika rimase allibita la donna che, qualche istante fa era agonizzante e depressa, stava tirando fuori una rabbia che non si aspettava potesse avere. Stava per replicare quando, la donna, disse:" Se ne vada la prego..." L'agente, senza rispondere o aggiungere altro, si alzò dalla sedia e, superato l'ingresso richiuse la porta dietro di se. Erika percorse in silenzio il tragitto fino all'auto non riusciva nemmeno a pensare a quello che era riuscito a ottenere si sentiva bloccata e  confusa. Con calma aprì la portiera della volante e si sedette in completo silenzio.

 
Erika si accascio al posto di guida buttandosi in avanti sopra il cruscotto sentì qualcosa cadere dai suoi occhi. Lacrime esattamente come due anni fa esattamente come il peggior periodo della sua vita che, a distanza di tutto quel tempo, non smetteva di riaffacciarsi al suo presente. 

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Capitolo 14
*** 13 Un giro nei bassifondi ***


Ormai era una decina di minuti che Steve aveva lasciato la centrale di polizia. Guidava la sua berlina lungo la statale venti diretto verso la casa di Thomas l' unico, tra le sue conoscenze, che poteva realmente aiutarlo. 

" Come mai non ha voluto prendere una volante?" Chiese all'improvviso Shoan il ragazzo, seduto accanto a lui, era vestito come da indicazione di Steve, con una semplice t-shirt nera con sopra un teschio e dei jeans squalciti.

 " Se avessimo preso una volante avremmo dato nell'occhio. Nel posto dove ti sto portando è assolutamente sconsigliato farsi vedere con poliziotti e simili." Gli spiegò in breve senza distogliere gli occhi dalla strada. 
" Oh capisco." Disse Shoan curioso che iniziò a smuovere i tasti della radio cercando una stazione adatta. 
" Prima missione per te?" Gli domandò Steve incuriosito e lasciandolo fare. 
Il ragazzo annuì. " Esatto, signore. Sa ho colto l'occasione e mi sono offerto per questo caso. Così da avere qualcosa con cui iniziare col botto." Disse brevemente. " Le volevo fare una domanda capo. Già che siamo soli." Mormorò abbastanza imbarazzato fermandosi e lasciando una stazione anni ottanta. 
" Dimmi pure e dammi del tu mi fai sentire vecchio a dirmi così..." Rispose Steve.
Quel ragazzo avrà avuto si o no sette o otto anni meno di lui, lo faceva sembrare un nonnetto a parlargli in quel modo.
 " Per caso lei e l'agente Erika andavate a letto insieme?" Domandò con innocenza e facendo frenare di botto Steve lungo la strada preso in contropiede dalla domanda.
Si girò di scatto verso il ragazzino e, facendo finta di non aver capito, disse:" Scusa... potresti ehm ripetere?" 
" Bhe, come posso spiegarmi..." Cominciò a dire lui mentre l uomo rimetteva in moto la macchina coi clacson che gli suonavano dietro e mostrando il dito medio. " Percepivo molta ostilità fra voi mentre eravate in quella stanza. Perciò, ho ipotizzato, che ci fossero dei trascorsi tra voi due in termini di..."
" Ti prego, fermati." Lo interruppe Steve allarmato da quello che Shoan stava per dire. - Ci mancava l'adolescente in piena crisi ormonale per questo caso. - Pensò fra sè e sè.               
" Lei non è una mia ex. E' l'ex ragazza di un mio collega morto tragicamente due anni fa. " Spiegò in breve omettendo la maggior parte della storia.                               
 " Ah, mi spiace, ho dato tutto per scontato mi scusi." Disse il giovane dispiaciuto. 
" Non scusarti, infondo sei da poco in polizia. Piuttosto che tipo di poteri hai? Alla riunione non ho avuto modo di chiedertelo." Chiese infine Steve cambiando così discorso per la sua gioia.
 " Sono un super di livello uno e ho abilità di tipo mutaforma..." Rispose il ragazzo semplicemente.
 " Cioè puoi prendere le sembianze di altre persone? Oppure trasformarti in animali?" Domandò piuttosto incuriosito l'ex agente. Aveva trovato vari mutaforma e, molti di essi, potevano cambiare il loro aspetto solo vedendo una foto oppure toccando un'altra persona.

 Shoan scosse la testa. " I mutaforma si dividono in varie tipologie: ci sono quelli che mutano in persone, quelli che mutano completamente in animali e quelli come me..." Rispose mostrando la mano destra iniziare a modificare velocemente in una artigliata rivestita di pelliccia spessa marrone scuro ma il corpo rimase totalmente normale.
" Posso mutare solo una parte del mio corpo purtroppo. E la trasformazione dura un massimo di trenta minuti, almeno per il momento." Concluse piuttosto afflitto. 
" Bhe, sempre meglio che non avere poteri come me." Disse scherzando Steve mentre parcheggiava di fronte a dei giardini pubblici ridotti a una discarica.
" Benvenuto nei quartieri bassi amico." Annunciò lui scendendo dall'auto e calando sopra i suoi occhi degli occhiali scuri. " Ti voglio dire due cose, prima di andare da Thomas." Disse a mo di spiegazione mentre camminavano lenti lungo il marciapiede rovinato e colmo di crepe da cui ogni tanto sbucava qualche punto erboso. 
" Punto uno non dire a Thomas che sei un agente di polizia, non si fida dei piedipiatti. Inoltre questa zona non vi vede di buon occhio." Spiegò in breve mentre il ragazzo annuiva. " Seconda cosa, non dire che sei un super e non mostrare in alcun caso i tuoi poteri. " Disse brevemente. 
La cosa lascio stupito Shoan. " Perché non dovrei dirlo?" Chiese piuttosto confuso.
Steve non rispose subito ma continuò lungo la strada incrociando una fiumata di gente che stava entrando in uno dei tanti locali della zona. Poi, svoltato l'angolo in un vicolo semi deserto, disse:" In questo posto quanti super credi che ci siano?"
 " Non molti, credo..." Ammise lui stesso.
Nonostante tutto coloro che possedevano poteri, nella maggior parte dei casi, erano privilegiati a differenza di coloro privi di qualsivoglia abilità.
" Esattamente. Questa zona, così come altre in queste condizioni, è sotto il controllo di qualche banda di super i Brewold, gli Shark e simili hanno il controllo di intere zone della città." Mormorò brevemente mentre camminavano per il vicolo attenti a dove mettevano i piedi visto i liquami presenti. " Perciò non rivelare le tue abilità in nessun caso. Se scoprono che c'e un super, venuto da fuori, potrebbero succedere veri casini." Concluse come monito Steve mentre si fermava di fronte a una porta gialla senza alcun indirizzo civico se non un cartello indicativo con su scritto non disturbare. 

Facendo finta che il cartello non ci fosse Steve bussò forte alla porta facendola tentennare. Dopo alcuni istanti si sentirono dei passi pesanti arrivare alla porta. 
" Chi è?" Domandò una voce nasale e roca. 
" Sono Steve. Dai apri Thomas." Rispose lui. Si senti un chiavistello che veniva tolto e una chiave fu girata nella toppa. 
" Che sei venuto a fare? Avevo capito che avevi un incarico da svolgere..." Borbottò un uomo visibilmente in sovrappeso dalla testa pelata e vestito in una confortevole tuta da ginnastica rossa come un pomodoro.  
" E quel pischello chi è?" Chiese ancora Thomas indicando con la mano tozza Shoan accanto a Steve e bloccando sul nascere qualsiasi discorso dell uomo. 
" Ehi ehi piano con le domande adesso ti spiego tutto. Possiamo entrare? Oppure hai da fare con qualche squinzia occasionale?" Domandò Steve. Conoscendo fin troppo bene il modo di fare del suo amico. Thomas imprecò sottovoce e fece loro cenno d'entrare. 

" Hai cambiato arredamento?" Chiese Steve seguendolo nella sala da pranzo e ammirando, come al solito, le piccole sculture in marmo sopra il mobile in salotto.
 " No, qua non cambia niente da circa sei anni! Perciò non iniziare a fare complimenti sai benissimo che casa mia è una reggia!" Esclamò l uomo con un tono quasi compiaciuto mentre Steve si metteva seduto al grande tavolo quadrato in legno pregiato.                       " Comunque ti presento Shoan è uno che ho trovato sul giornale cerca lavoro come freelancer." Disse in breve riferendosi al ragazzo ancora rimasto abbagliato e confuso da tutto quello sfarzo.
" Bhe benvenuto a bordo novellino." Rispose Thomas sventolandogli davanti una birra davanti agli occhi per farlo riprendere. " E dimmi, cosa siete venuti a fare qui?" Chiese sedendosi dall'altra parte del tavolo stappando la bottiglia con un apribottiglie. 
" Si tratta di un lavoro a cui sono stato chiamato a partecipare ieri..." Cominciò a spiegare Steve cercando di essere vago. Se fosse andato dritto al punto sapeva che gli avrebbe subito sbattuti fuori senza ricavare nulla. " La paga sarà molto buona ti avviso già che partiamo dai 2000 zeny al giorno." Marcò soprattutto la parola al giorno notando come, l'espressione di Thomas, si era fatta interessata. 
" Grandioso, chi è il cliente?!?" Esclamò ancora entusiasta della cosa e prendendo un grande sorso dalla bottiglia.
 " La polizia..." Sussurrò con un filo di voce tossendo Steve.                   
  Thomas smise di bere e appoggio la bottiglia sul tavolo. 
" Scusa... credo di aver sentito male potresti ripetere?" Chiese stranamente inacidito.                              
" Il cliente è la polizia." Rispose nuovamente Steve a voce più alta.             
Thomas non rispose ma iniziò a giocherellare col tappo della bottiglia in modo quasi ossessivo. I due ospiti non dissero nulla Steve conosceva ormai quel tipo e sapeva come fosse.

 " Fammi capire bene... La stessa polizia da cui tu, due anni fa sei andato via senza dirmi il motivo è la stessa che ti ha dato l'incarico?" Domandò serio in viso come mai Steve lo aveva mai visto.                          
 " Si è così però..."                                                                                                     
" E' anche la stessa polizia che mi ha accusato ingiustamente facendomi rinchiudere in carcere per tre anni!" Urlò stavolta a pieni polmoni colmo di rabbia.                                                                                                                         
  " Si, è la stessa..." Replicò  Steve seccato dalla piega che stava prendendo la cosa.                                                                                        " Grandioso e sicuramente avrai accettato. Perché è questo che fai tu accetti sempre i lavori più complicati e pieni di rischi." Sbottò ancora lui. 
Steve si alzò in piedi d'impeto sovrastando Thomas e mormorò:" Shoan escì un secondo per favore." Il giovane, con ancora la birra in mano, uscì alla chetichella dalla casa lasciando i due uomini da soli.
 " Ascolta c'e un motivo per cui ho voluto accettare..." Gli spiegò Steve senza distogliere lo sguardo e potendo finalmente parlare liberamente della cosa.
 " E quale sarebbe questo motivo?" Domandò l uomo quasi ringhiando. Steve era restio dal dirlo ma non c'era altra scelta. " Se lo farò riuscirò a chiudere quel dannato fascicolo..." Rispose con la voce che gli tremava. Thomas rimase di sasso. " Intendi dire del caso per cui sei uscito dalla polizia? " 
" Esattamente. Quell infame l'ha usato come scusa e mi ha costretto ad accettare..." Spiegò brevemente. Thomas sospirò mettendosi una mano sulla pelata. " Sei nella merda amico. Non so cosa ci sia in quel dannato fascicolo visto che non hai mai voluto dirmelo però... le cose si fanno complicate." Ammise rivolto a Steve. " Appunto per questo. Quello stronzo mi tiene al guinzaglio. Voglio chiudere questo caso e alla svelta." Disse in breve ancora quello più giovane. 
" Perché sei venuto da me? Cosa speri di trovare qui?" Chiese Thomas visibilmente serio ma anche scocciato di doversi mettere in un tale macello.
 " Tu navighi in questo schifo da più di sei anni ormai." Disse Steve iniziando a parlare. " Conosci malavitosi e criminali incalliti.  Sai chi entra e esce da questa bolgia infernale e in più hai anche quell'altra cosa..." 
" Dove vuoi andare a parare?!?" Sbottò lui irritato soprattutto dall'ultima parte del discorso. 
" Questo tizio ha ucciso due super Thomas... addestrati e competenti un dannato livello I e uno livello II non scherza." Replicò Steve vuotando tutto il sacco. 
" E perché non hanno diramato un annuncio alla televisione?" Chiese piuttosto sorpreso e confuso lui. 
" Io sono stato da quella parte della barricata Thomas. Gli agenti super sono il meglio del meglio tra chi dotato di poteri. Gli unici autorizzati a usarli per difesa e attacco se si scoprisse che due del loro calibro sono stati assassinati con una tale facilità ci sarebbe il caos per le strade..." Spiegò in breve. Il più anziano annuì.
I super infatti, al di fuori della polizia, potevano usare le loro abilità solo tramite licenza lavorativa oppure in casi eccezionali dato il grande addestramento che serviva per padroneggiare simili doti.
Thomas non rispose ma rimase in silenzio tamburellando sul tavolo dal nervosismo. " Posso provare a chiedere se qualcuno sa qualcosa ma, in una situazione simile, dubito che qualcuno oserà solo parlarne." Disse con rammarico.
 " Per paura di ritorsioni intendi?" Domandò Steve. 
Lui scosse la testa. " Nei bassifondi della città, coloro capaci di fare cose simili, si contano solo sulle punte della dita e sono tutti super di livello due o tre ma dubito che gente simile si metta a uccidere poliziotti così a caso..." Rispose lui vago con uno strano presentimento in testa. 
" Farò qualche indagine qua e la cercando di restare sul vago ma ti avverto..." Disse puntando il dito indice verso di lui. " Se le cose si faranno troppo pericolose mollerò subito sedutastante non voglio crepare per dei dannati sbirri." Rimarco lui serio in volto e fissandolo. " Se faccio questo è solo per te amico. Ti vedo disperato Steve da quando ti conosco. Non fai che scappare da un passato che non vuoi ricordare cercando di portarti in situazioni al limite..." Mormorò quasi rattristato.
Steve si alzò dalla sedia con aria truce avviandosi verso la porta dove fuori lo aspettava Shoan.
" Fammi sapere se trovi qualcosa, tieniamoci in contatto spesso e sta attento." Disse come se, le parole di Thomas, fossero andate a parare sul vuoto. 


-


Una volta richiusa la porta vide Shoan seduto a terra con la bottiglia di birra ormai mezza vuota.
 " Allora ha accettato?" Domandò il giovane curioso. 
Steve annuì. " Farà qualche domanda ma, spero vivamente, che decida di usare anche l'altra cosa per questa indagine." Rispose facendogli cenno di seguirlo all'auto. 
" Che intende con l'altra cosa?" Chiese lui mettendosi in piedi e incamminandosi al suo fianco.
Steve si guardò attorno. Da quando era partito dalla centrale aveva uno strano disagio come se, qualcuno gli stesse pedinando.
" Te lo spiegherò un'altra volta..." Disse dando una pacca sulla spalla destra del giovane. " Dai, andiamo a farci un boccone e poi ti riporto alla centrale." Lo invitò indicandogli un bar poco lontano. 

Mentre i due camminavano lungo il marciapiede diretti li due occhi neri apparvero sulla parete di un muro di mattoni poco distante dal vicolo in cui si erano intrufolati. " Qui agente Mimic che parla." Disse all'auricolare che teneva nell'orecchio destro. " I due soggetti si sono recati da un tizio non meglio identificato. Vi riferirò più tardi il numero di abitazione. Devo continuare il pedinamento?" Domandò. 
" Negativo, rientra alla centrale." Rispose Will schiettamente. " Tra un'po inizia il tuo turno perciò devi essere qui." 
" Ricevuto." Disse tornando normale e recandosi verso la sua auto in completo silenzio.


Angolo dell'autore: Eccomi col capitolo 13 ^_^ grazie a chi continua a leggere la mia storia ci vediamo al prossimo capitolo ciaoo.


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Capitolo 15
*** 15 Recall ***


Steve guardò pigramente l'ora segnata sulla sveglia accanto al letto.
 Erano le otto passate. Sbuffando si alzò e si stiracchiò lentamente. - Che palle.- Pensò fra sè e sè sedendosi con una mano fra i capelli spettinati. Aveva passato gli ultimi due giorni in attesa di notizie da parte di Erika e Walter ma niente. 
 
Stava per prendere il telefono per controllare i messaggi quando iniziò a squillare.
 " Pronto Thomas." Disse subito avendo riconosciuto il numero sul display. 
" Scusa se ti chiamo adesso..." Borbottò l uomo con uno strano tono di voce tra lo stanco e il preoccupato.
 " Non ti preoccupare, mi sono alzato da poco..." Rispose lui mentre, con la mano destra, prendeva una camicia dall'armadio a muro per indossarla. " Hai novita?" Chiese cercando di metterla con una mano sola mentre con l'altra teneva il telefono all'orecchio. 
Thomas non rispose subito poi mormorò:" Diciamo di si..."
 " Ottimo e cosa?" Replicò lui imprecando mentre faticava a indossare l'abito. 
" Ascolta, sono stato in tre bettole diverse e alcune bische ma niente..." Annunciò cupo. " Si, alcuni sanno che sono morti degli agenti alcuni criminali stanno festeggiando chiedendosi chi devono ringraziare altri, al contrario, sono incazzati neri perché la polizia adesso è più in allerta che mai..." Aggiunse ancora. 
" Perciò non sei riuscito a trovare altro?" Domandò ancora più allarmato Steve. 
" Esatto, mi spiace..." Si scusò lui con tono rammaricato. 
" Allora non ci resta che usare l'alternativa..." Sussurrò Steve allacciando i bottoni. Ci fù silenzio interrotto solo dal rumore che si sentiva dall'altra parte della cornetta per via del vento e del traffico. 
" Sai che non voglio..." Disse Thomas allarmato con un filo di voce. 
" E' l'unico modo. Oggi vedrò la squadra e sentirò cosa hanno da dirmi però... Ho bisogno che tu usi quell'abilita è l'unica soluzione Thomas. Ti prego..." Lo implorò Steve. 
Sentì sospirare il compagno. Sapeva quanto gli pesasse usarlo ma, fra tutte le strade, era l'unica possibile.
" Molto bene... Passami più tardi gli indirizzi andrò a fare dei soppraluoghi poi ti terrò informato." Rispose col morale a terra.
" Perfetto. Adesso devo andare non vorrei fare ritardo proprio oggi." Rispose salutandolo per poi chiudere la chiamata. Avviatosi verso la porta avvertì qualcosa su di se come una grossa sensazione di disagio.
 
 
-
 
 
Justice osservò con attenzione gli oggetti appena presi. L uomo era stato di parola dopo due giorni erano arrivati tutti i pacchi mancanti. Dopo avergli dato un'altra mazzetta, per fargli tenere la bocca chiusa e fargli cancellare qualunque informazione su quella vendita, se ne era andato sbuffando al pensiero di quanti soldi gli stesse facendo usare quel dannato lavoro.
 - Per fortuna che è piuttosto remunerativo altrimenti avrei già dato forfe.- Pensò fra se e se mentre il  computer iniziò a trillare. Con calma si mise la maschera sul viso e, mettendo on sulla videocamera, iniziò. 
" Ben ritrovato amico mio." Disse la voce suadente e cordiale del cliente.           
    " Salve anche a lei signore." Rispose  il killer serio. 
" Hai tutto quello che ti occorre?" Chiese sbrigativo lui. 
Justice annuì. " E' arrivato tutto oggi. Se finisco di montare questa roba riuscirò a essere pronto per domani." Replicò fiducioso. 
" Preferirei che facessi l'evasione un altro giorno." Mormorò l uomo intento a girare un cucchiaino in una piccola tazza di tè.
Justice lo fissò interdetto e basito.
" Mi aveva detto di muovermi subito perché dovrei aspettare?" Domandò sempre più confuso di quanto fosse bipolare quel tipo. 
" Ecco, non che dubiti delle tue abilità..." Disse anticipando quello che stava per dire a mo di scusa. " Ma preferirei che tu usassi un occasione che ti darà un ampio margine di tempo e di logistica per compiere la tua missione." Concluse sempre molto sicuro. 
" Che tipo di occasione dovrei sfruttare?" Chiese lui convinto in parte dal suo discorso. Il luogo in cui stava per entrare era uno dei più sorvegliati del paese con un alto grado di difficoltà anche per uno esperto come lui in intrusioni e furti.
" Entrerai in azione domenica perciò tra due giorni a partire da ora." Disse l uomo senza aggiungere ne una spiegazione su cosa sarebbe successo o simili. Justice avrebbe voluto capire meglio cosa intendesse quel tipo. Non gli piaceva fare cose fuori dal suo programma però rispose:" Molto bene, farò come mi ha consigliato. Se permette adesso andrei a finire di prepararmi l'attrezzatura la contatterò non appena avrò portato a termine la missione." Il cliente sorrise compiaciuto e, salutandolo con la mano, chiuse la chiamata.

Il killer tirò un sospiro di sollievo si tolse la maschera e ansimò. Quel lavoro si stava rivelando il più duro della sua vita fino a quel momento. Aveva compiuto: tanti atti meschini, tanti crimini efferati e crudeli ma, in questi giorni, sentiva una strana oppressione come se, quello che stesse facendo in quel lavoro, fosse qualcosa di oscuro e più arcano di quello a cui era abituato.
Guardò per un'istante la sua maschera quella che lo aveva accompagnato in dozzine di lavori e proteggeva un'identita che, sopra qualunque altra cosa, andava tenuta nascosta. Per calmarsi tornò a lavoro la sua mente doveva restare concentrata e lucida più tempo possibile.
 
 
-
 
 
Thomas camminava attento per il vicolo anche se un'po barcollante. C'era voluto tutto il suo coraggio e una buona dose di alcolici per fargli accettare l'idea di quello che stava per fare.
Si guardò attorno in allerta come se, il timore di essere scoperto, fosse vicino. I cordoni della polizia erano ormai stati tolti e, anche le tracce, erano state eliminate come se non fosse successo nulla. Della battaglia solo il marciapiede e del sangue vecchio simboleggiavano quello che era successo solo qualche tempo fa. Tremò per un istante non per il freddo ma per quello che stava per fare. Odiava quel potere più di qualunque altra cosa al mondo. Con delicatezza si tolse il guanto di pelle nera dalla mano destra che appoggiò sopra il muro screpolato e ruvido del vicolo. - Perché a me?- Pensò fra se e se quasi afflitto dal arduo compito che gli toccava. Prese un lungo respiro poi chiuse gli occhi.
I suoi sensi si stavano affinando come sempre accadeva quando doveva farlo. Poi sussurrò:" Recall..."

 Una specie di nebbia lo circondo completamente e l'aria si fece tetra e quasi spettrale. Delle ombre apparvero dal nulla negli esatti punti in cui prima c'erano i segnalini dei corpi. Vide il cadavere di un uomo sulla sessantina riverso a terra altri due, al contrario, lottavano con movimenti veloci. Il più grosso sembrava preso da una vera rabbia l altro, al contrario, evitava ogni attacco con una facilità disarmante come se sapesse già dove andare a colpire. Thomas deglutì a fatica. - Questo tipo è un vero mostro.- Riflettè mentre la lotta finiva e l'assassino se ne andava via dopo aver preso una strana siringa di sangue e averla riposta in un piccolo astuccio. Con la mano sinistra bloccò l'azione. Sentì una vena pulsare sulla testa non era un buon segno. Si avvicinò al tipo cercando di trovare qualche dettaglio ma niente. L uomo era tutto vestito di nero e nemmeno uno straccio di punto visibile perfino gli occhi erano oscurati dalla strana maschera. La visione cominciò a tremolare e, l'ultima cosa che vide, fù l uomo dirigersi per la strada di sinistra che dava sul vicolo.

Una volta tornato alla normalità prese subito una delle barrette energetiche che teneva in tasca della giacca usare quel potere era un grosso stress per il corpo e la mente. Se non avesse subito mangiato qualcosa sarebbe potuto svenire. - Purtroppo qui nessun dato che possa essermi realmente utile.- Pensò fra se e se. Si incamminò sulla strada principale aveva un altro posto da controllare e l'avrebbe fatto quel giorno stesso.
 
 
-
 
 
Steve sistemò la lavagna che si era fatto portare. Aveva bisogno di vedere, chiaramente, i passi e i collegamenti che, fino a quel momento avevano fatto.
" Ricapitoliamo..." Cominciò a dire mentre scriveva sopra la lavagna. " Da quanto scoperto da Erika entrambi avevano ricevuto due telefonate nello stesso giorno e a orari poco distanti è corretto?" Chiese alla diretta interessata misteriosamente silenziosa come se stesse rimuginando su qualcosa.
" Si esatto... ma sugli orari non ne ho idea visto che la moglie di Sonar  non se lo ricordava ma sul giorno è corretto." Rispose a bassa voce. Steve la guardò stranito. Non era da lei essere così silenziosa e nemmeno con una faccia così depressa che gli era successo? Stava per domandare cosa avesse quando, la porta, si aprì rivelando la figura snella di Shoan entrare.          " Sei riuscito a ottenere i tabulati telefonici?" Chiese al più giovane. 
Lui annuì. " Si ma, quello che vedrà, non le piacerà capo." Annunciò porgendogli i fogli con aria mesta.
Steve seguì il corso delle telefonate delle due residenze finché, non trovo, uno spazio completamente vuoto all'altezza dei momenti che avevano scoperto con Erika. 
" Che diamine è successo?" Domandò confuso e stranito dalla cosa.               
   " A quanto pare, le telefonate, sono sparite dai registri. Non mi hanno saputo spiegare come sia possibile visto che, i server, sono sempre controllati." Spiegò brevemente Shoan sedendosi. 
" Questo comunque è un segno..." Disse Walter dandogli speranza. " Anche la chiamata anonima, fatta alla centrale, era stata fatta da una cabina in disuso perciò siamo sulla pista giusta." Aggiunse. " Si, ma perché chiamare le sue vittime se poi dopo due settimane le ha uccise? E perché voleva visitarli?" Domandò Shoan confuso al vecchio.
 " Forse era un modo per attirarli in trappola." Suggerì Erika dubbiosa. 
" Può darsi che sia così. Gli omicidi li ha compiuti dopo che aveva seguito i percorsi delle vittime e si è attrezzato per affrontarli però non mi torna. Non mi sembra uno che usi simili sotterfugi è fin troppo sicuro di se." Riflettè Steve a voce alta.             
  " Ricapitoliamo..." Mormorò Walter cercando di seguire il filo per la decima volta. " I due super sono stati chiamati lo stesso giorno a orari diversi per compiere delle visite da un medico che nessuno dei due aveva. Poi, due settimane dopo, sono stati uccisi e da loro è stato prelevato del sangue..." 
" Questo è il punto che non comprendo perché il sangue?" Lo interruppe all'improvviso Steve. 
" Quello secondo me è il suo modus operandi, la sua firma." Rispose fiducioso Walter. Aveva studiato il profilo di dozzini di serial killer e, tutti quanti, avevano una mania oppure un qualcosa per farsi riconoscere e potersi così identificare per far sapere al mondo chi erano. 
" E se a lui quel sangue gli servisse?" Propose Shoan. I tre guardarono abbastanza confusi il più giovane. 
" E cosa se ne potrebbe fare del sangue?" Gli domandò sarcasticamente il vecchio. " Se lo inietta e acquista poteri?" Disse ancora scuotendo la testa e canzonandolo. " Qua siamo nel mondo reale ragazzino. Anche se prendesse del sangue nessuno potrebbe farsene chissà che i poteri non si possono trapiante da un corpo all'altro." Spiegò brevemente l uomo più anziano estraendo dalla sua valigetta i coltelli.
" Ecco quello che ho scoperto io invece e, che considerò, una piccola svolta..." Annunciò mettendoli sul tavolo. Tutti gli occhi si misero attenti a osservare le lame.
" Che cosa hai scoperto Walter?" Chiese Steve guardando i coltelli.                     
 " Il nostro assassino adora usare armi molto particolari per i suoi crimini..." Prese uno dei pugnali con le mani guantate mostrando la parte seghettata della lama ricurva. " Vedete la conformazione di questa? Bhe non è affatto una cosa banale. Ci ho messo un bel'po a capire da cosa fossero composti e la loro probabile provenienza. Ho dovuto fare diverse telefonate ma, ancora, sto aspettando i risultati per esserne certo e..." Spiegò serio in volto.                               " Taglia corto e dici che hai scoperto tappo." Borbottò Erika stufa di tutti quei rigiri di parole. Walter la fissò male. " Ci sto arrivando volevo solo rendere più colorita la mia investigazione visto che porto risultati io." Sbottò l'ometto inviperito. Erika borbottò qualche ingiuria sottovoce mentre, Walter, continuò.  " E' emerso che, a quanto pare, i coltelli sono fatti di Lonsdaleite..." 
" E cosa sarebbe?" Domandò Steve confuso così come il resto della squadra.  
" E' un materiale che si trova solo in determinati paesi in cui ci sono state piogge di meteoriti. Non è facile da ottenere anzi è molto costoso e difficile da reperire. Soprattutto perché, in quei paesi, viene studiato oppure viene usato per ricavarne diamanti...." Mormorò ancora. 
" Perciò il nostro amico va a giro con coltelli fatti di diamanti? Non poteva trovarsi un altro hobby anzichè accoppare super?" Disse Steve visibilmente seccato dalla cosa.
 " Hanno solo una percentuale e questo gli rende armi capaci di tagliare e essere più pericolose delle armi da fuoco. Una lama simile può tagliare come il burro anche un super dotato di indurimento e rendere quasi permanenti ferite da taglio a super dotati di rigenerazione. Sono coltelli pericolosi." Spiegò serio in volto. " Solo alcuni eserciti usano armi simili e sono considerate illegali visto il loro uso." Aggiunse.
Steve annuì.
" Dunque il nostro cacciatore, se vogliamo chiamarlo così, usa armi molto rare e, oltretutto, fuorilegge. Hai avuto qualche suggerimento da dove potrebbe essersele procurate? Questo potrebbe farci arrivare alla lista dei possibili acquirenti. Non dovrebbero essere molti." Disse Steve al vecchio e rimuginando su quell'eventualita. 
Lui scosse la testa. " Purtroppo non ne ho la benché minima idea..." Rispose lui sicuro. " La sola cosa certa è che, un prodotto simile, è possibile trovarlo solo al mercato nero. E' impossibile acquistare in modo legale simili armi visto che, le poche lame di questo tipo, sono di stampo militare dato l'uso nei confronti dei super." Concluse lasciando tutti a rimuginare.
" Bhe qualcuno ha qualche idea?" Chiese all'improvviso Shoan alla tavolata stranamente silenziosa.  
" Io ne ho una..." Mormorò Steve alzando la mano e notando come, lo sguardo di Erika, da mogio si era fatto stranamente tagliente. 
" Ti prego non dirmi che vuoi andare proprio lì..." Rispose Erika prima di  Walter che aveva, anche lui, già intuito dove volesse andare a parare.
 Steve annuì. " Ci sono già stato un paio di volte per alcune cose di lavoro perciò mi conoscono." Mormorò serio in volto. "  Se li sarà possibile trovare anche una lista di persone che potrebbero aver preso simili armi sarà un enorme vantaggio per noi. " Spiegò sicuro.
  " Trovo che sia una cazzata immane quella che hai appena detto..." Sbraitò Erika convinta. " I contatti di Walter saranno più che sufficienti per trovare quello che ci serve. Non ho ragione?" Disse rivolta al vecchio.
 L ometto guardò la donna accanto a lui per qualche istante come se ci stesse pensando poi rispose:" Non te lo so proprio dire... certo ho molti contatti nelle sezioni scientifiche ma, questo tipo di materiali, sono di stampo militare e non tutti accettano di parlarne e simili. Quello che dice Steve potrebbe essere la soluzione migliore..." La donna lo guardò allibita.
" Non porterò Shoan se questo ti può rassicurare andrò da solo." Disse immediatamente lui. Non aveva intenzione di portare con se un novellino nella tana dell'illegalita.
 " Su questo ti sbagli..." Intervenne prontalmente Walter facendosi sentire. " Sono io lo specialista scientifico perciò, è mio diritto, venire con te. Anche perché tu non capiresti minimamente il tipo di materiale che hai davanti ti servo." Disse per rincarare la dose senza ammettere alcuna replica. Steve sospirò piano. Aveva immaginato una risposta simile da quel tipo non poteva fare altrimenti.
" Molto bene, partiremo domani stesso..." Annunciò lui serio in viso rivolto soprattutto a Walter. " Ovviamente la cosa rimarrà fra noi. Nessuno deve sapere di questo viaggio soprattutto non il caro comandante Alex. Se dovesse scoprire che ti sto portando al mercato nero finiremmo tutti e due nei guai." Disse. 
" Di questo non devi preoccuparti..." Rispose Shoan. " Sabato e domenica c'e la parata cittadina perciò, sicuramente, sarà occupato con i preparativi. Credo che avrai carta bianca su questo punto." Concluse il più giovane. Steve annuì si ricordo che, in quei due giorni, ripercorreva l'anniversario dell'ultima guerra e, come ogni anno, la città scendeva in piazza per ricordare coloro che erano caduti.
 " Perfetto, allora io e te domani Walter andremo. Dovremmo riuscire a tornare per domenica sera, se siamo fortunati." Disse con calma Steve alzandosi dalla sedia.
 " Molto bene, troviamoci di fronte alla stazione, mi farò trovare li." Replicò il vecchietto.
" Direi che, per oggi, possiamo finirla qui, ci vediamo lunedi." Annunciò dirigendosi verso la porta. 

Mentre il gruppo usciva dalla stanza due paia di occhi uscirono dal muro bianco circospetti. Mimic fuoriuscì da lì con nochalance felice che, finalmente, si potesse muovere un'po. - Devo comunicare subito al tenente.- Pensò mentre, anche lui, corse fuori dalla stanza.
 
 
-
 
 
Thomas guardava la struttura del negozio attento. Nonostante i danni ingenti, il posto, stava venendo risistemato a un ritmo piuttosto notevole. - A quanto pare vogliono tornare di corsa a far soldi.- Pensò lui conscio che, in quel caso, non sarebbe potuto entrare all'interno. - Dovrò cercare di fare all'esterno è l'unico modo.- Riflettè. Chiuse gli occhi e si concentrò il traffico attorno a lui sembrò affievolirsi e anche i lavori in corso sembravano andare a rallentatore. " Recall..." Mormorò. La zona si scurì attorno a lui apparve la notte. Una figura si muoveva guardinga e circospetta lungo il perimetro dell'edificio. Thomas la seguì passo passo anche stavolta, l'assassino, era completamente vestito di nero lo osservò mentre, senza alcun problema, entrava nella palazzina con alcuni oggetti. Provò a seguirlo ma, la visione lo respingeva. A un certo punto una volante si avvicino e due uomini scesero. Poi il caos. Dopo circa cinque minuti la figura dell'assassino, frastornato, uscì prendendo la strada che andava verso il centro città. Thomas, nonostante i brividi e il giramento, seguì l uomo per un'altra ventina di metri. Il recall stava reagento bene doveva resistere. A un certo punto si arrestò di fronte a un canale fognario e, con calma, prese quella via nell'oscurita del sottosuolo. La visione finì all'improvviso e l uomo, si sorresse a un muro vicino per non crollare a terra. - A quanto pare si sposta per le vie fognarie è già qualcosa...- Pensò fra sè e sè. La linea era vasta però, se avesse usato il suo potere, forse sarebbe riuscito ad arrivare alla biforcazione giusta. Stava per attivarlo nuovamente quando il telefono iniziò a squillare. " Pronto Steve." Disse Thomas mentre si allontanava da lì. 
" Trovato qualcosa?" Domandò serio e arrivando dritto al punto visto l'affanno del collega.
" Forse ho trovato una pista. Ma non ne sono granchè sicuro." Ammise mettendosi una mano sulla testa " Ti va un goccetto al solito posto? Così ti racconto tutto." Disse subito Thomas cercando di riprendersi. 
" Va bene, facciamo alle dieci al solito." Concordo l altro chiudendo la chiamata. Mentre rimetteva il telefono in tasca Thomas sospirò colmo di ansia quel dannato potere lo aveva di nuovo messo nei guai.






ANGOLO DELL'AUTORE: Eccomi col capitolo 15 :) grazie a chi ha letto e chi ha recensito.
Dal prossimo capitolo, dato che, il numero dei super è in aumento, farò delle schede dove spiegherò i vari poteri che vedrete.
Ciaoo e alla prossima.

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Capitolo 16
*** 16 Incubi ***


Il campo d'addestramento era rumoroso come al solito.
Ovunque notava bambini della sua età o più grandi: correre da una parte all'altra col proprio istruttore che sgridava, sparare contro dei bersagli oppure combattere con dei bastoni.
 Una spinta del ragazzo di fronte a lui lo riscosse dai suoi pensieri e si mise a correre più forte che potè.
 " Muovetevi!" Ruggì l'istruttore con una voce potente capace di perforare i timpani di un sordo. " Voi siete feccia voi non siete niente!" Continuò sbattendo il piede a terra e sollevando del fango a causa della pioggia dei giorni precedenti che aveva reso il terreno scivoloso.
" Stop!" Gridò infine sbattendo ancora i piedi a terra. 
I bambini si fermarono sul posto sull'attenti. Lui cercò di nascondere il fiatone più che pote. Se lo avesse notato avrebbe di nuovo dovuto subire la stanza scura e non ci teneva a tornare là dentro. 
" Voi siete solo numeri non avete un nome, non avete niente." Disse l uomo mettendosi di fronte a loro e sovrastandoli con la sua statura imponente. " Nei prossimi otto anni vi istruiremo per essere perfette macchine da guerra..." Camminava avanti e indietro senza mai perdere nessuno di loro di vista. " Chi di voi riuscirà a raggiungere i diciotto anni avrà diritto ad avere un nome. Chissà chi sarà il fortunato del vostro plotone..." Concluse con un sogghigno sadico sul volto colmo di tagli e con un ispida barba scura.
Il bambino cercò di nascondere il suo sguardo sapeva che, se l'avesse fissato, sarebbe finita male. " Tu laggiù..." Disse avvicinandosi a lui. " Che numero sei ragazzino?" Gli domandò.             
 Lui alzò gli occhietti chiari di fronte a quelli infuocati del sergente." Numero matricola 008 signore." Disse rapido senza traslasciare alcun informazione di vitale importanza. Il sergente lo studio per qualche istante.
" Ho saputo che hai totalizzato ottimi risultati nelle prove fisiche e in quelle mentali..." Mormorò compiaciuto. Il bambino annuì con la testa. " Però..." Cominciò a dire. " Sei stato anche indisciplinato nella tua prima uccisione è vero o no?" Gli chiese con un ghigno malvagio che non faceva presagire nulla di buono.
 Il bambino non rispose. Tutti gli altri della compagnia lo stavano fissando adesso come in attesa del giusto verdetto.
 " Non hai portato a termine l'uccisione perchè numero 008?" Gli domandò ancora il sergente con tono gelido. 
" Perché non mi sembrava giusto..." Rispose timidamente tenendo lo sguardo basso. Quello lo guardò stranito e con lui anche il resto della compagnia. 
" E perché mai non ti sembrava giusto? Quel tipo era un nemico della patria andava ucciso perché hai esitato?!?" Ruggì lui.                       
" Non mi aveva fatto niente di male. Inoltre era disarmato io non riesco a uccidere chi non ha armi." Rispose tutto d'un fiato il ragazzino. Tutti rimasero senza parole. Il sergente ringhiò qualcosa a bassa voce e sollevò come nulla il bambino per la giacca.
" Questa è insubordinazione bella e buona lo sai questo!" Gli gridò contro facendogli avvertire il suo fiato pestilenziale di alcool e fumo. " Adesso andrai in isolamento. Vediamo se laggiù, con la permanenza di sei giorni, imparerai cosa significa obbedire ai tuoi superiori!" Concluse trascinandolo di peso verso una baracca posta ai limiti del campo. Il bambino cercò di divincolarsi ma, la presa dell'uomo era d'acciaio l'ultima cosa che vide, prima che la porta si chiudesse, fù uno sguardo colmo di disprezzo da parte di tutti i suoi compagni.
 
 
-
 
 
Justice si svegliò ricoperto da sudore e annaspò. Iniziò a riprendere il controllo cercando di recuperare il respiro come gli avevano insegnato.  Autocontrollo sempre in ogni situazione. Questa era la terza regola aurea che aveva fatto sua dopotutti quegli anni passati a subire violenze e maltrattamenti.
 " Era solo un sogno..." Borbottò riscuotendosi e lisciandosi i capelli all'indietro. Si alzò dalla branda fissando l'orologio. Erano ancora le tre di notte troppo presto per prepararsi. Si ributtò sul giaciglio a peso morto. Perché il passato si era riaffacciato a lui? Forse sentiva di nuovo la stessa sensazione della guerra affrontata da ragazzino? Oppure era un monito? Troppe erano le domande troppe erano le possibilita dietro quell'incubo. Era anni che, ormai non sognava più e proprio adesso doveva ricominciare? Sbuffò piano. - Forse è davvero un segno?- Pensò fra sè e sè mentre, senza successo, cercava di rimettersi a dormire sperando in una notte senza sogni.
 
 
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" E questo è tutto..." Disse infine Thomas mentre, con fare annoiato, sorseggiava il drink che aveva davanti a se. Steve annuì in modo grave.         " Quello che hai scoperto non ci aiuta molto. La rete fognaria è vastissima, potrebbe essersi diretto in qualsiasi direzione una volta entrato dentro." Mormorò Steve che, in cuor suo, sperava di aver ottenuto maggiori informazioni.
" Se usassi il Recall li dentro forse potrei arrivare al bivio giusto. So che c'e solo una possibilita ma tentare non nuoce." Disse Thomas sicuro.
Steve lo guardò per qualche istante con il bicchiere ancora fra le mani quasi alla bocca. " Dal non volerlo usare a decidere di sfruttarlo al massimo che cosa ti ha fatto cambiare idea..." Sussurrò prima di bere. 
Thomas annuì. " Hai ragione, non volevo usare questo potere..." Disse mentre si guardava la mano sinistra su cui aleggiava il guanto. " Quando toccavo qualcosa vedevo il passato dell'oggetto e, a volte, ho visto situazioni e cose che ancora oggi mi danno da pensare..." Borbottò con una vena di nostalgia nella voce. " Con un simile potere avrei potuto dare una gran mano alla polizia ne sono convinto ancora oggi però..." Sospirò colmo di amarezza. " Il gioco non vale la candela. Ogni volta che lo sfruttò mi sento svuotato di ogni energia. E' un peso troppo grande quello di vedere il passato soprattutto se puoi vedere solo gli atti di violenza." Concluse.
 " Proprio per questo ti ho chiesto perché hai cambiato idea?" Domandò ancora l'ex agente più piccato e deciso a voler sapere la vera motivazione.                   
 " Perché ho visto quel tipo in azione e ne ho percepito le intenzioni oltre ad aver visto le sue capacità..." Sussurrò con un filo di voce colmo di paura. " E' una macchina da guerra Steve lui non è una persona comune come te o me è qualcosa di più..." 
" Intendi per caso un super?" Chiese lui bloccandolo.
 Thomas lo guardò per qualche istante poi, disse:" No, questo non te lo so dire, oltre alla violenza che ha dimostrato, non ho percepito altro e questo mi ha posto la domanda se non lo trovo cosa potrebbe fare? E' un assassino senza scrupoli potrebbe uccidere dozzine di innocenti senza alcun problema..." Si tolse il guanto della mano destra. " Se, con questo potere, posso anche solo fare un minimo passo avanti per scovarlo voglio farlo." Concluse serio in volto come mai era stato.

Tra i due ci fu silenzio interrotto di quando in quando dal vociare continuo del locale che, lentamente, si stava riempiendo di avventori. 
" Se questa è la tua decisione io non posso dirti di no..." Ammise Steve. " Però sta attento e tienimi informato d'accordo?" Gli disse a mo di avvertimento.
 Lui annuì. " Quindi domani parti verso Macron city?" Domandò cambiando argomento. Steve annuì.
Aveva saputo, da fonte certa, che il mercato nero si era spostato in quella città per il fine settimana. Dato che la polizia da anni era sempre alla ricerca del punto di ritrovo gli organizzatori erano soliti cambiare posto, ora e anche giorno se necessario.

 
 " Devo andare fin là purtroppo anche se, dopo l'ultima volta, non so quanto bene verrò accolto..." Rispose lui insicuro.                            " Cerca di tenere un profilo basso. Se lui dovesse beccarti, finiresti in grossi guai..." Gli ricordò Thomas. 
" Dai, non pensiamoci adesso..." Borbottò Steve indicando il boccale ancora mezzo pieno. " Finiamo questa bevuta e poi ognuno per la propria strada. Domani mi aspetta un viaggio davvero infernale." Disse ancora sorridendo. Thomas annuì convinto e, brindando, iniziarono a bere.
 
 
-
 
 
La camionetta attraversava ad alta velocità l'autostrada. Sul mezzo, una dozzina di uomini in tenuta anti sommossa, stavano in religioso silenzio interrotto solo di quando in quando dal tossire di qualcuno oppure dalle imprecazioni per le buche che stavano prendendo su quella strada che aveva visto giorni migliori. 
 
" Allora, è sicuro il posto..." Mormorò il conducente a Will  che, dal finestrino oscurato, guardava la strada passargli accanto. 
" Si. A quanto pare, stasera, partirà una nuova spedizione di droga, il magazzino è sotto sorveglianza dell'agente Angel e Vision." Rispose lui senza togliere gli occhi dalla strada.
 " Molto bene ora..." Rispose alzandosi in piedi. " Vado a infiammare un'po gli animi, tu avvisami quando siamo in prossimita del luogo." Gli ordinò mentre andava nel retro. Non appena entrò gli occhi dei dodici agenti si alzarono di scatto.
 " Buonasera principessine..." Cominciò a dire con tono duro. " Se siete qui è perché il venerdi sera non avete un cazzo da fare se non quello di venire con me a fare a pugni e arrestare qualche teppista da due soldi..." Si sentirono alcune risate e alcuni accenni d'assenso. " Abbiamo scoperto un punto di raccolta della banda di Overport minimo ci saranno dai sette ai dieci elementi tra cui, come minimo, cinque super di classe I e forse II..." Li avvisò senza mostrare alcuna emozione. " Oltre a noi altre due camionette sono dirette li prendendo altre vie e bloccando così le eventuali vie d'uscita. Il nostro compito è irrompere per primi e impedire che quei figli di puttana fuggano..." Spiegò brevemente. " Per alcuni di voi sarà la prima volta che si uniscono alle squadre di assalto ma  vi garantisco una cosa..." Mostrò i pugni che furono riempiti di scintille elettriche. " Gli daremo una bella scossa di questo vi garantisco." Concluse sbattendo i pugni insieme e facendo dozzine di scariche.
Un forte bussare fece capire che ormai erano nelle vicinanze. " Mettetevi i passamontagna coraggio!" Ruggì lui dando l'esempio. Mentre gli agenti si preparavano Will si portò davanti all'abitacolo.
 " Angel, situazione." Ordinò perentorio.
 " Uff... potresti anche salutarmi." Sbottò lei stufa di quel atteggiamento da grande capo e da duro. 
" Comunque sono una dozzina ne più ne meno." Rispose mentre, dal cielo, volteggiava in aria tra le nuvole. 
" Hai intravisto qualche pezzo da novanta?" Domandò lui. 
" Negativo, per lo più pesci piccoli aspetta... Ecco ora ho visto uno interessante." Annunciò soddisfatta. Will aprì il plico che si era portato dietro. " Nome?" Domandò subito. 
" Jeff  Bauman denominato Mr. Terror. Capelli violacei e con due brillanti occhi azzurri." Rispose subito lei che, in precedenza, aveva memorizzato ognuno degli oltre venti profili presenti nell'archivio così come i loro volti. Will imprecò sottovoce. Quel tipo era un classe II da non sottovalutare. Il suo potere, di creare paure poteva portare a situazioni non piacevoli per nessuno.               
 
" Molto bene, stai in zona e avvertimi se succede altro." Ordinò chiudendo la chiamata. 
" Capo, quando vuoi, siamo pronti." Annunciò il suo vice. Un uomo poco più basso di lui dal volto coperto dal passamontagna e di cui si vedevano solo gli occhi marrone scuro.  
                      
Lui annuì. " Prepara il campo di forza e tieniti a distanza non voglio che tu venga coinvolto..." Gli raccomando prima di uscire fuori seguito dal resto della squadra. 
 
Una volta fuori e messosi all'angolo di uno dei tanti vicoli bui che si affacciavano al magazzino. Riprese la trasmittente" Angel, successo niente?" Domandò mentre, con la mano sinistra girave le manopole dei due mini generatori elettrici sui suoi fianchi e una scarica elettrica percorreva tutto il suo corpo. " Negativo, tutto tace. Potete agire quando volete." Annunciò lei. 
Will sorrise divertito. " Prima e seconda squadra entrate dall' ingresso principale, stordite i bersagli rossi sui vostri visori togliamo di mezzo i super per primi. Ai due al primo piano ci penso io voi occupatevi di quelli al piano terra. Tutto chiaro?" Chiese ai suoi uomini che, dopo aver annuito, tolsero le sicure.
 " Ottimo..." Disse mettendosi in una strana posizione. " Ci vediamo, dentro!" Esclamò spiccando un balzo avvolto dalla corrente elettrica e, dirigendosi, a tutta velocità verso il magazzino.
 
 
-
 
 
Sfondo una delle finestre al primo piano. Il primo supercriminale, fu così sorpreso, che Will scagliò un destro micidiale al suo petto smorzandogli il fiato e con un rapido gancio sinistro lo spedì contro un muro. Poco lontano, un altro, cercò di mirare con la proprio mano diventata rosso fuoco ma, l'agente, sfreccio verso di lui scansando il fuoco e dandogli un potente calcio al volto mandandolo giù dalle scale.
 Al piano terra gli agenti avevano fatto irruzione iniziando ad abbaiare ordini e cercando di bloccare i criminali che, presi alla sprovvista tentarono la fuga oppure iniziarono a far fuoco da alcuni ripari.

" Jolly ora!" Gridò nell'auricolare. Una gigantesca bolla bianca bloccò la porta e le finestre facendo rimbalzare indietro chiunque tentasse la fuga e anche i proiettili che ci finivano contro.

" Sono il tenente Tempest e vi dichiarò in arresto!" Urlò a pieni polmoni facendosi sentire dal piano di sopra.  " Avete il diritto di restare in silenzio, se non avete un avvocato ve ne sarà dato uno di ufficio." Urlò ancora. Stava per scendere giù ma, un rumore d'applausi, lo fece voltare verso l'ufficio posto infondo al piano.
 
" Ecco i capi della baracca..." Disse Will notando le due figure infondo alla stanza del primo piano. " Dal potere dimostrato tu devi essere Tempest non è vero? Ma che razza di nome..." Disse il più basso dei due ridendo. 
" Perché Terror? Mi pare tanto un nome insulso come il tuo aspetto..." Lo rimbeccò lui inziando ad avvicinarsi al duo. Il gigante emise un grugnito e, facendo un passo avanti, si mise di fronte al più basso a protezione. 
" Perdonalo. Odia presentarsi è un tipo di poche parole preferisce l'azione." Disse Terror in riferimento al suo collega.
" Tranquillo, dove vi spedirò potrà fare quanta palestra vorrà..." Replicò lui mentre aumentava il voltaggio dei generatori. 
 " Golem, va...." A quelle parole il colosso si gettò come un treno in corsa verso Will che cercò di scansarsi ma, il criminale, lo agguanto per la gamba e lo scagliò contro la parete di destra di uno dei tanti uffici facendolo andare al di la di essa. Will trattenne un sussulto e, subito, reagì con un destro diretto alla mascella del suo avversario che non fece una piega e ghignò divertito sferrando un sinistro. Il poliziotto lo evitò stavolta spostandosi sulla sua destra e colpendolo con un calcio all'altezza del fianco destro ma, nuovamente, Golem sorrise divertito e rispose con un nuovo attacco prendendo di striscio Will sul fianco sinistro che fù mandato all'indietro per la forza del colpo.

- Come può reggere a simili attacchi?- Pensò stupefatto Will mentre, con attenzione, continuava a evitare i colpi furiosi del suo avversario che distruggeva tutto quello su cui metteva le mani. Con gli occhi, osservò, la nube nera farsi sempre più vasta ai piedi del secondo criminale. Distratto bloccò a malapena un pugno di Golem doveva fermare anche Terror oppure le cose si sarebbero complicate davvero.
Si distanziò con un balzo e attivò maggiormemte i generatori ai suoi fianchi. Avvertì l'energia scorrere sempre più potente in se col corpo che vibrava. Scattò verso il colosso con una velocità ancora più alta sfoderando il destro a piena forza colpì in pieno il busto di Golem. Avvertì il corpo del suo avversario sollevarsi sotto quella forza potenziata il doppio dalla sua carica elettrica.
Will Sorrise. " Vediamo se questo ti fa qualcosa specie di scimmione!" Sbraitò mentre il suo avversario veniva spinto all'indietro sfondando la parete dietro di lui ma rimanendo eretto. Will sbuffò contrariato subito si rigettò di nuovo addosso a Golem scagliando un gancio sinistro sotto il mento del bestione che, nuovamente, non fece una piega e rimase dritto e in piedi. 
 
 " E' tutto inutile..." Mormorò Terror  mentre, una scia nera, fuoriusciva dal suo corpo iniziando a propagarsi per tutto il piano. " Golem non solo è superforte ma, il suo corpo, quando attiva il suo potere si ricopre di una sostanza che lo rende capace di assorbire la maggior parte degli urti...." Spiegò ghignando mentre, l'oscurita, dilagò ovunque. " Avresti dovuto mirare a me sin dall'inizio." Aggiunse allargando le mani. " Nightmare." Disse ancora. 
 
Le nuvole nere iniziarono a dirigersi verso le scale per scendere giù. Will imprecò a bassa voce cercando di distanziarsi. Non poteva farsi toccare oppure sarebbe stata la fine. Intanto, Golem, ripresosi dalla botta iniziò a inseguire l'agente cercando in tutti i modi di colpirlo. " Coraggio, fatti sotto piccola lampadina." Lo derise il criminale continuando a sferrare pugni a raffica.  
" Sfottermi, sarà la tua rovina...Sappilo." Replicò lui spostandosi sulla destra e colpendo di nuovo il busto del suo avversario che, perse terreno ma, subito attacco di rimando. Ormai, abituato al ritmo del suo avversario, Will strinse i denti e preso in pieno volto il colosso facendolo barcollare con un destro e un sinistro a piena forza. Golem iniziò a vacillare. Will strinse con forza la mano destra che iniziò a brillare e a emettere scariche. " Assorbi questo specie di gorilla." Annunciò colpendo in pieno il petto del criminale e spazzandolo via al di la del muro.  Si girò verso il secondo super criminale ma, quando lo fece, vide solo il buio.
 
 
La nebbia nera lo stava disorientando. La risata del criminale sembrava essere ovunque allo stesso tempo. - Dove diavolo sei?- Pensò girandosi attorno ma non trovando nessuno. Le grida di terrore di agenti e criminali al piano di sotto erano sempre di più doveva muoversi a bloccarlo prima che potesse finire male sul serio. Fece un passo avanti e, di fronte a lui, si palesò, una piccola ombra. Stava per attaccare ma la riconobbe. Quei capelli ispidi e biondissimi, quel sorriso che lo avrebbe scaldato anche nel più gelido inverno e con quell'aria furba. 
" Kristi..." Mormorò rantolando e scioccato da quella visione. 
" Perché non vieni a trovarmi papa?" Domandò innocentemente la bambina e bloccando così qualunque tipo di procedimento mentale nell uomo che rimase di sasso. " Mi sento sola quaggiù senza più te..." Continuò lei imperterrita con la sua voce squillante. Will era senza fiato. Strinse con forza i denti una gigantesca rabbia stava risalendo il suo corpo. " Manchi alla mamma lo sai? Aspetta sempre che tu ritorni..." Disse ancora. Will fremette alzandosi in piedi con dozzine di scintille che iniziarono a fuoriuscire dal suo corpo. " Sai pap..." 
" Non osare prenderti gioco di me!" Ruggì a pieni polmoni mentre tutte le luci attorno a lui iniziarono a sfrigolare. " Questa non è mia figlia! Tu non sai niente di lei!" Iniziò a dire rilasciando il suo potere in ogni direzione cercando quel bastardo psicopatico. " Ti ucciderò! Giurò che ti ucciderò!" Gridò ancora con la nebbia che si faceva sempre più fitta e con il corpo sempre più provato dalle sue scariche. 
 
Un vetro infranto lo riscosse da quell'incubo in cui si trovava e, l'ultima cosa che vide prima di cadere a terra esanime, furono un paio d'ali e un corpo di donna investire in pieno Terror spedendolo al di sotto della balconata.
 
 
Quando si risvegliò si ritrovo disteso a terra. Si rimise in piedi scuotendo la testa.
 " Se ti stai chiedendo come è finita abbiamo arrestato Terror, molti suoi sgherri e recuperato tutta la partita oltre alle attrezzature ovviamente." Spiegò subito la donna alata seduta sopra il cofano di un auto di pattuglia. 
" Ottimo, e quel bestione che ho mazzolato?" Chiese mettendosi anche lui seduto per via della fatica ancora presente. 
" Lo hai colpito così forte che l'hai scagliato fuori dalla palazzina. ed è riuscito a fuggire." Lo rimproverò la donna con un sorriso tirato. 
" Mpf lo prendero la prossima volta allora." Borbottò lui scuro in volto.
 " Come ti senti capo?" Chiese Angel avvicinandosi a Will con aria preoccupata.
 " Potrei stare meglio..." Brontolò lui ancora scosso sia per la visione che per tutto quello che era successo. 
" L'hai vista non è vero?" Gli domandò preoccupata la donna incrociando le braccia al petto. Si conoscevano da anni sapeva cosa andava e non andava nella vita del suo collega e amico da sempre.  Lui rimase in silenzio.
 " La devi chiamare, scommetto che Cindy potrebbe darti ascolto..." Cercò di rassicurarlo lei. Sapeva bene quanto, il collega, tenesse alla figlia e sapeva anche, che quella distanza, lo faceva stare male. 
" Comunque ho sentito Mimic prima della retata... a quanto pare i nostri idioti hanno ben due piste." Disse cambiando discorso lui e allontanandosi da orecchie indiscrete. 
" Si, ha informato anche me. Però, non sono così male come credevi..." Lo rimbeccò lei sorridendo maligna. 
" Ho deciso che seguiremo la strada delle telefonate. L'altra è troppo pericolosa e in quel posto noi tutti daremo troppo nell'occhio." Disse sicuro e non facendo caso alla punzecchiatura della collega. " Vuoi che me ne occupi io insieme a Jolly?" Chiese lei. Lui scosse la testa. " Preferisco andare io insieme a Vision." Rispose lui convinto.                
" Hai già in mente da chi potrebbe aver fatto quelle chiamate?" Domandò lei stupita. Lui scosse la testa. " Purtroppo no. Però sono pochi gli hacker a fare una cosa simile. Basterà torchiare qualcuno di quei tipi..." Sbattè con forza le due mani doloranti. " E troveremo la nostra risposta." Concluse convinto. Angel lo fissò attenta. Stava esagerando col lavoro, lo sapeva. Da quando lei se ne era andata non faceva che lavorare di continuo.
" D'accordo, come preferisci però riposa questi due giorni. Infondo te lo meriti hai portato a termine una nuova missione capo." Lo rimbeccò lei sorridendo e alzandosi in volo. 
" Te ne vai già?" Domandò l uomo. 
Lei annuì. " Le operazioni sono finite e voglio tornamene a casa sono distrutta." Ammise la donna sincera.
 " Molto bene, ci vediamo lunedi passa un buon week-end." Le disse lui salutandola con la mano mentre lei, con le sue ali, spiccava un immenso balzo verso il cielo. Mentre Angel se ne andava lo sguardo di Will si indurì avrebbe trovato quel tipo e avrebbe dimostrato a tutti che lui era il migliore.
 
 
-
 
 
Non appena aprì la porta del suo appartamento Steve tirò un sospiro di sollievo. Si toccò la testa dolorante per quel dannato terzo giro che quel cretino di Thomas aveva voluto fare. - Giurò non berrò più un goccio.- Disse a se stesso mentre sbatteva forte la porta e, a passo lento, si diresse verso il bagno. 
" Che brutta cera che hai..." Sussurrò una voce fredda priva di vita dietro di lui. Steve si girò di scatto. Riconosceva quella voce. " Dovresti sul serio smettere di bere..." Continuò l uomo alto accanto allo stipite dalla porta dai corti capelli corvini e due spessi occhiali. Steve non sapeva cosa dire. " Ma, infondo, quando mai mi hai dato ascolto..." Disse ancora facendo apparire una fiamma sulla sua mano destra che illuminò la sua figura pallida. 
" Ma tu..." Borbottò Steve che non sapeva cosa dire. Il suo corpo sembrava paralizzato e sentiva un gelido freddo penetrare nelle sue ossa e andare dritto al cuore che sembrò  bloccarsi e smettere così di battere. L uomo davanti a lui rise piano portando la mano fiammeggiante al viso illuminandolo. In piena testa si vedeva un buco di proiettile all'altezza della tempia destra.
" Che c'e Steve sembra quasi che tu abbia visto un fantasma..." Concluse freddamente. Un urlo disumano uscì dalla bocca di Steve e, mentre tutto si faceva scuro, il viso di Matthew cambiò espressione in una più rabbiosa e demoniaca e, mentre lui gridava qualcosa di rimando, Steve cadde al suolo privo di sensi.
 
 
 
 



ANGOLO DELL'AUTORE: Eccomi qua grazie per chi ha letto il capitolo e lo ha recensito qua sotto troverete il primo super analizzato :)
 
 
 
 
 
Tenente Will denominazione Tempest: Super di classe III è in grado di controllare e assorbire energia elettrica anche in elevata quantita. Questo incrementa di moltissimo le sue abilità fisiche rendendolo molto più forte e veloce per un tempo prolungato. C'e un limite di tempo per quanto possa sfruttare al massimo il carico di corrente superato quello il suo corpo inizia  ad avere fremiti e a perdere sempre più velocemente le forze. Ai lati della divisa porta due piccoli generatori con cui, in azione, si rifornisce di elettricita in base alla difficoltà della missione. Può, inoltre, immettere la sua energia in oggetti se necessario rendendole così armi elettrificate.

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Capitolo 17
*** 17 Mercato e scoperte ***


 
 
Quando si risvegliò Steve si ritrovo in una pozza del suo stesso vomito sparso per la moquette del suo appartamento. Con un mal di testa micidiale si rimise in piedi ancora scosso da quello che aveva visto ieri sera e per la quantita di roba ingerita.
Guardò l'orologio erano le sette aveva un'ora buona prima dell'incontro con Walter doveva darsi una mossa nel prepararsi. Veloce ingollò una pastiglia per il mal di testa seguita da due bicchieri stracolmi d'acqua e, dopo una rapida doccia, si apprestava a uscire ma si bloccò con la porta ancora aperta. Fissò, per qualche istante, la chiazza di vomito che, a fatica, aveva tolto e dopo aver sospirato, quasi rassegnato, uscì di casa.
 
 
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La donna bruna camminava con passo affrettato con quelle buste che pesavano una tonnellata ciascuna. Sbuffò stizzita. Aveva detto a suo marito di andare con lei a fare la spesa ma no! Troppo occupato a vedere quella stupida partita del sabato pomeriggio. All'ennesima svolta sentì un crack e, la busta di destra, si spezzò in due rovensciando così il contenuto. " No, pure questa no!" Esclamò ad alta voce fermandosi mentre, la gente attorno a lei, la sommergeva come un fiume in piena diretta chissà dove. 
 
" Ha bisogno di una mano signora?" Chiese educatamente un giovane dai corti capelli castano chiaro. La donna alzò i suoi occhi blu incrociando quelli verdi del  giovane sconosciuto.
" Grazie mille, dico davvero." Rispose cordiale mentre quello si chinava a darle una mano sorridendo. 
" Si figuri, è un piacere per me." Rispose di rimando prendendo e mettendo tutto nell'altra busta. " Come mai una donna sola come lei se ne va a giro così senza nessuno accanto?" Chiese il giovane mentre, con fare attento, prendeva la busta con due mani per tenerla meglio.
" Guardi, fosse per me, me ne sarei stata a  casa oggi. Colpa di mio marito che non è voluto venire con me..." Spiegò brevemente aprendo, con le chiavi, una opel grigio metalizzata.
 " Mi sembra sfinita comunque..." Continuò il giovane mentre, aperta la bauliera, metteva dentro la borsa. La donna annuì convinta facendo tintinnare gli orecchini dorati a forma di serpente che aveva ai lobi delle orecchie.
" Tutta la settimana al lavoro, i figli e la casa mi sfiniscono davvero." Rispose senza fiato. 
" Tenga." Disse il giovane porgendogli una bottiglia d'acqua chiusa.
 " Ma no, non posso accettare." Rispose la donna declinando l'offerta.                                                    " Insisto, ha bisogno di bere con queste giornate afose non c'e niente di meglio." Mormorò di rimando lui con tono gentile.
 La donna guardò stranita quella bottiglia poi sorrise. " La ringrazio molto, è davvero molto gentile." Rispose con dolcezza prendendo la bottiglia che gli veniva offerta e bevendola tutta d'un fiato.  
" Si figuri, è il minimo. Se permette devo andare ho una certa fretta anche io." Disse il ragazzo salutandola con la mano e dirigendosi verso il centro città. La donna, salita in macchina, mise in moto e, con un strana sensazione di benessere, si diresse a casa. 
 
 
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Walter tamburellava piuttosto rumorosamente sulla portiera dell'auto che, a tutta velocità, si stava avviando verso fuori città. Guardò il suo compagno di viaggio silenzioso sin da quando erano partiti e con gli occhi puntati davanti a se con una strana espressione sul viso. 
 
" Va tutto bene?" Chiese interrompendo così quel silenzio che durava da oltre venti minuti buoni.
 " Si, tutto apposto, perché?" Chiese di rimando Steve senza distogliere lo sguardo da davanti a se. 
" Ti trovo più assente del solito oltre che nervoso." Rispose sicuro il vecchio. Era sempre stato bravo a leggere le persone e, sopratutto, chi aveva qualcosa da nascondere.
" Ho avuto un incubo, post sbornia." Rispose semplicemente senza entrare nei dettagli sperando che bastasse.   
 " Mmmm.... Sarà." Borbottò il più anziano per niente contento della risposta secca del suo giovane compagno. " Dove siamo diretti?" Chiese cambiando così discorso.
  
" A Macron City. E' li dove, questa settimana, si terrà il mercato." Disse lui lieto che, Walter, avesse cambiato discorso in modo così repentino. 
" Per sicurezza ho portato uno dei coltelli, in questo modo avremmo una possibile verifica." Disse Walter fiducioso.
Steve annuì  con la mano destra staccata dal volante aprì il cofanetto dell'auto tirando fuori una piccola fish rossa. 
" Mi ero scordato di darti questa." Borbottò passandogliela. 
" E a cosa dovrebbe servirmi?" Domandò lui girandosela fra le mani curioso.
" Non è permesso a tutti entrare dentro il mercato vista la possibilita di spie oppure agenti in incognito. Solitamente si usa questo trucco ovvero una fish di colore rosso o nero per indicare se sei un compratore oppure un venditore." Spiegò lui brevemente.
 " Se dai a me la tua, tu come entrerai?" Chiese Walter. 
" Ormai è più di un anno che vado li, mi conoscono perciò non ne avrò bisogno." Mormorò sicuro il più giovane mentre cambiava corsia.
 " Macron City... ci vorrà minimo mezza giornata per arrivare." Disse piuttosto seccato Walter della faccenda. Steve sorrise.
" Purtroppo non sono io a decidere dove lo terranno. Il posto cambia di settimana in settimana per eventuali indagini." Rispose lui. Walter si accomodo meglio sul sedile. " Credo che schiaccerò un riposino avvisami quando siamo vicini." Replicò. Steve annuì e, mentre Walter chiudeva gli occhi, il pensiero gli ando al luogo in cui sarebbe andato e, con tutto il cuore, sperò di non trovare quella persona proprio quel giorno.
 
 
-
 
 
Erika si sistemò sulla scomoda sedia della centrale con fare annoiato.
" Giornata dura?" Domandò Shoan seduto accanto a lei.
La donna annuì. " Odio queste dannate parate." Replicò gelida.
Shoan rise. " E perché mai?" Lei alzò un sopracciglio severa in volto.
" Stai scherzando? Controlli su possibili sospetti, turni più lunghi per possibili furti e tant' altro lavoriamo come muli nel vero senso della parole." Rispose schiettamente.
Shoan stava per rispondere quando la porta si aprì. Tutti gli agenti si misero in piedi in forma di saluto. 
" Buoni, buoni." Gli tranquillizzò Alex sorridendo e piazzandosi di fronte a lui. " Come sapete domani ci sarà la parata cittadina..." Cominciò a dire. " So benissimo che, per molti di voi, è una rottura però dobbiamo occuparcene col massimo della serieta. "Aggiunse diventando serio e fissando uno per uno gli oltre cinquanta agenti di fronte a lui. " Il nostro distretto e gli altri, forniranno sicurezza e controllo lungo tutto il percorso della parata." Mormorò ancora mentre, facendo cenno, un suo sottoposto iniziò a distribuire dei fogli. " Su ogni foglio troverete i vostri compagni di squadra più la mappa di dove dovrete supervisionare." Spiegò ancora.
Mentre parlava Erika sprofondo nella sedia. Odiava quel discorso e tutte le sue raccomandazioni. Ormai lo conosceva a memoria. " Ehi Erika." Disse a  bassa voce Shoan indicando il suo foglio e facendola girare. " Siamo insieme." Disse sorridendo ancora.
La donna sorrise timidamente. " Ottimo." Mormorò nonostante la grande rottura che l'aspettava l'indomani.
 
 
-
 
 
" Sul serio si terrà qui?" Domandò visibilmente confuso Walter di trovarsi davanti un piccolo negozietto di elettrodomestici la cui insegna aveva visto giorni migliori. Steve sorrise e, mentre apriva la porta, disse:" L'apparenza inganna sempre. E tieni a portata di mano la fish." Mentre i due si avviavano al bancone dove un ragazzo dai lunghi capelli neri arruffati stava leggendo una rivista. Walter si guardava attorno spaesato. Il negozio era pieno di avventori che guardavano con normalita la merce esposta. - Non danno l'idea di essere criminali o simili.- Pensò l uomo visibilmente confuso.
 " Buongiorno." Disse Steve interrompendo la sua riflessione rivolto al tizio del bancone. Quello alzò gli occhi dal giornale. 
" Salve, cosa desidera?" Domandò con uno strano luccicchio non appena notò la faccia di Steve.
 " Sono qui per ritirare la lavatrice rotta." Disse con calma Steve sorridendo.
" Avete la ricevuta?" Domandò lui. Steve fece cenno a Walter che, subito, mostrò la fish rossa. Quello annuì e, con fare annoiato, indicò la porta infondo al negozio. " Prego andate pure." Mormorò rimettendosi a leggere. Steve lo ringrazio e poi, aprì la porta.

I due si trovarono in un gigantesco stanzone in cui, da ogni lato, si vedevano bancarelle colme di venditori e compratori da ogni parte. Sopra delle pensiline, in cima al tetto, alcuni uomini armati e super controllavano che tutto filasse liscio. 
"Eccoti, al mercato nero." Annunciò Steve notando lo sguardo sbigottito del vecchio. 
" Fammi indovinare, la porta è una specie di trasportatore non è vero?" Domandò lui cercando di riprendersi dalla sorpresa. 
" Ci sei andato vicino..." Rispose Steve mentre si avviavano verso le bancherelle. " Una volta che si arriva vicino alla porta e la si apre, in caso non venga premuto un interruttore sotto il bancone il teleporta che c'e ti spedisce direttamente alla sede di questa città. In caso contrario vedi solo il retro del negozio." Spiegò brevemente.
 " Una trovata molto ingegnosa direi. " Ammise lo stesso Walter. 
" Già, in questo modo, sono sicuri di riuscire a gabbare la polizia e qualunque altro infiltrato se non sono sicuri della sua lealta." Aggiunse. 
" Hai un idea da chi andare per chiedere informazioni?" Domandò Walter notando dozzine di banchi ognuno diverso dall altro con articoli che andavano da armi da fuoco ad altri su cui preferiva non indagare. Steve scosse la testa. " Purtroppo nessun'idea. Direi di fare qualche tentativo." Propose di rimando.

Si fermarono in una dozzina di banchi ma niente, nessuno aveva idea ne di cosa fosse fatto quel coltello e nemmeno un possibile venditore. Steve stava per mollare quando, all'ennesimo mercante, notarono il suo volto impallidire e stupirsi. " Questo dove lo avete preso?" Domandò il venditore un uomo tarchiato dai piccoli occhi verdi allibito della lama che aveva davanti e che si rigirava tra le mani come un tesoro. 
" L'abbiamo presa a un tipo che ci doveva dei soldi..." Disse Steve con voce seria. " Ha detto che era fatta con un materiale piuttosto raro e, volevamo sapere da dove venisse e soprattutto se valesse qualcosa." Quello alzò lo sguardo stupefatto. " Se questa vale qualcosa? Siete forse usciti di senno? Le armi del paese di Elderen sono ormai state tutte imballatte e gettate via. Trovarne e, in questo stato ottimo, è una rarita." Disse quello subito. 
" La nazione di Elderen?" Domandò confuso Steve. 
" Tu non la puoi conoscere perché sei troppo giovane." Rispose Walter prima del venditore.
" In quel paese, durante la nascita dei super, ci fu una gigantesca pioggia di meteoriti che distrusse gran parte del territorio. Per risollevarsi dalla crisi i suoi abitanti si misero all'opera iniziando a sfruttare quel materiale che si scoprì resistente e capace anche di danneggiare persone con poteri..."Aggiunse l altro molto velocemente. " Successivamente, i paesi limitrofi, iniziarono un'aspra lotta contro lo stato di Elderen per il monopolio del suddetto materiale. Fu una carneficina nel vero senso del termine e ciò costrinse lo stato a una decisione drastica visto la grande crisi in cui si trovavano..." Mormorò ancora fermandosi. 
Steve lo guardò confuso. " Che decisione?" Chiese lui. 
" Bambini soldato." Rispose Walter rabbrividendo al solo pensiero. Il mercante annuì. " Orfani oppure bambini presi ai propri genitori dietro compenso furono mandati a combattere e morire." Spiegò brevemente. Steve annuì. Forse, il loro killer, era proprio un abitante di quel paese? Un ragazzino che, durante quell'epoca era stato addestrato a lottare? Questo avrebbe spiegato il motivo di tali abilità fisiche ma perché agire solo ora? Questo non riusciva a capire.

" Comunque saremmo interessati a trovare qualcuno che venda questo tipo di oggetti." Disse all'improvviso Walter interrompendo il suo flusso di pensieri e rivolto al venditore.
 " Sai se qualcuno ne vende?" Chiese ancora. 
" Purtroppo non lo so, sono articoli molto ma molto rari. Già è difficile superare la barriera doganale. Poi con oggetti simili ancora di più..." Rispose lui facendo il vago. Walter mise una mazzetta di banconote sul tavolo.
 " Forse con queste capisci di cosa stiamo parlando." Disse il vecchio ammiccando e lasciando di sasso sia il venditore che Steve.  
" Forse potrei conoscere qualcuno..." Ammise l uomo prendendo le banconote e mettedole in tasca. " E' un tipo un'po losco ma, sicuramente, ha le mani in pasta in questi affari molto più di me." Disse ancora.
 " Puoi indicarcelo?" Domandò Steve. 
" Purtroppo oggi non c'e. Se volete posso contattarlo e dirvi di trovarvi al locale sulla dodicesima strada. Lo usiamo come appoggio in caso di trattative piuttosto importanti e per aver maggiore privacy." Rispose l uomo. " Si, accettiamo." Rispose Steve dandogli un biglietto da visita che si era portato dietro. " Allora aspettiamo sue notizie, buona giornata." Aggiunse Walter avviandosi, a passi veloci, verso l'uscita. Mentre il duo si allontanava una ragazza dai folti capelli rossi si avvicinò all uomo intento, a contare i soldi appena guadagnati. " Come vanno gli affari?" Domandò curiosa. Lui si voltò raggelando non appena vide chi aveva fatto quella domanda. " Benissimo..." Disse balbettando.
 " Cosa volevano quei due tipi?" Chiese ancora la donna. 
 " Informazioni su un possibile venditore di armi esotiche." Rispose timidamente lui sudando freddo. Lei annuì scuotendo i suoi folti capelli rosso fuoco. " Jasper, Acid." Mormorò a due uomini dietro di lei. " Seguiteli e aspettate i miei ordini." Disse mentre, i due, annuivano e si infiltrarono tra la folla. " Non ti preoccupare." Disse dolcemente all uomo visibilmente preoccupato. " Non hai fatto niente di male. Infondo, qui, ognuno pensa ai suoi affari. Tieniti e soldi adesso, la questione di quei due, sarà un problema del mio gruppo." Concluse sparendo nella ressa. 
 
 
-
 
 
" Potevi scegliere anche un posto un'po più accogliente." Borbottò Walter alla vista della stamberga dove avrebbero dormito. Una specie di catapecchia su due piani con vari appartamenti con un insegna che aveva visto giorni migliori. 
" Sono andato a risparmio." Replicò lui aprendo con la chiave e una spallata la vecchia porta.                    
  " Comunque che ne pensi?" Domandò Walter mentre entravano dentro la piccola camera. " Le situazioni sono due:  potrebbe essere  un ex soldato che cerca vendetta, oppure le armi sono state portate qui e lui le ha comprate ma, in ogni caso, che motivo avrebbe di uccidere due agenti di polizia." Disse rimuginando ancora.  
" E se stessimo sbagliando strada?" Propose il vecchio sedendo sulla poltrona.
 " Che intendi?" Domandò confuso Steve.
 " Se, invece, non fosse il nostro killer quello che prova astio ma qualcun altro e lui è solo il sicario? Tutto potrebbe tornare." Rispose il vecchio pensieroso. Steve annuì mentre si metteva a sedere sull'altra poltrona. " Però c'e una pecca nella tua affermazione..." Annunciò di rimando serio. 
" E sarebbe?" Chiese lui fissando rapito il minifrigo accanto a uno dei due letti singoli. 
" Perché la telefonata anonima per dire del cadavere di Animal? E perché le chiamate a casa loro di due settimane prima? Se fosse stato assoldato non avrebbe commesso simili errori." Spiegò brevemente Steve. 
Walter sbuffò alzandosi e aprendo il minifrigo. " Questo caso mi sta mandando nei pazzi. Ogni passo avanti che facciamo ne facciamo un altro indietro." Sbottò visibilmente stufo.
Steve stava per ribattere quando, qualcuno, iniziò a bussare alla porta della camera. 
" Hai ordinato qualcosa per caso?" Domandò Steve alzandosi controvoglia dalla poltrona.
 " Non mi pare!" Replicò Walter ad alta voce intento ad arraffare dal minifrigo quello che poteva. 
Non appena Steve aprì la porta si trovo davanti una donna alta poco meno di lui dai folti capelli rosso fuoco e due magnetici occhi bianchi come la neve che indossava un lungo completo nero slacciato sul davanti. Raggelò a quella vista. " Je..." Prima che finisse di parlare qualcosa lo scagliò a terra con violenza facendolo volare al di la della stanza fino al suo letto. 
" Allora come te la passi Steve?" Domandò la donna prima di colpirlo in testa con un calcio e mandarlo così nel mondo dei sogni.
 
 
 

Angolo dell'autore: Eccomi col nuovo capitolo scusate il ritardo :) ma lo sapete ci metto sempre un'po a scrivere visto quanti progetti ho in mente. 
Nei prossimi capitoli, vi avviso, succederanno tante ma tante cose su più fronti ;) perciò state attenti ciaoo a presto.
 
 
 
Jeff Bauman denomiato Terror classe II: Il potere di terror, come suggerisce il nome, è in grado di rendere le paure più recondite delle persone e le loro sofferenze quasi reali. I soggetti, quando vengono raggiunti dalla nebbia che fuoriesce dal suo corpo, sono totalmente sotto il suo controllo. Gli effetti variano da soggetto a soggetto e, in certi casi, possono portare alla morte oppure alla follia.

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Capitolo 18
*** 18 Il giorno più lungo parte uno: Caos ***




Osservò con fare annoiato quei carri passare lungo la strada sgombra. Le urla festanti della gente, l'alito che sapeva di alcool di alcune persone e la banda suonare la stava disorientando davvero e facendo andare nei pazzi. Erika sospirò rassegnata mentre, ancora, allontanava l'ennesimo ubriacone che aveva cercato di superare la palizzata.
" Stia indietro per favore." Mormorò con calma spingendolo indietro senza usare la sua superforza. 
" Voglio vedere la parata da vicino?!" Sbraitò quello barcollando e inveendo contro di lei. 
" Li potrà vedere anche da più lontano perciò stia a distanza grazie." Replicò lei calma. Quello mormorò qualcosa e si allontano dando una spallata qua e la. Mentre se ne andava lei tirò un sospiro di sollievo.
" Te la sei cavata bene. " Disse Shoan sorridendo passandogli una bottiglia d'acqua. Lei la prese subito. Odiava il caldo soprattutto in quegli ultimi giorni. 
" Consiglio per te, quando succede così mantieni la calma anche se vorresti spaccare la faccia al tipo." Borbottò mentre passava la bottiglietta a Shoan che rise.
 " Come giornata è molto tranquilla però." Disse ancora fissando per qualche istante i carri allegorici e la banda che stava passando in quel momento. 
La donna annuì. " Per nostra fortuna." Ammise lei. 
" Ha ricevuto notizie da Steve e Walter?" Domandò il giovane. 
Erika, al pensiero di quel disgraziato, digrignò i denti. " No, nessuna notizia." Rispose freddamente.
Shoan annuì senza indagare ulteriormente. Ormai aveva capito l'astio che la donna provava per il loro capo e non ne capiva il motivo. Alla centrale aveva chiesto informazioni ma nessuno gli aveva dato risposta. Stava per dire qualcosa quando, una donna, attirò la sua attenzione. 

Si muoveva barcollando lungo la strada poco distante dall'ennesimo carro di qualche impresa di dolci. Le braccia ciondoloni lungo il corpo oscillavano da una parte all'altra. Uno strano ghigno animava il suo viso e, i suoi occhi, sembravano spiritati mentre fissava lo spettacolo.

 Shoan fece cenno a Erika. " Vado a far sloggiare quella donna." Sussurrò lui. Lei annuì notando in quel momento quella strana presenza. 
" Sta attento." Mormorò la donna tornando a occuparsi della folla presente di fronte a loro. 
La donna continuava a guardare  spaesata l'intera strada piena di carri. 
" Signora, si sente bene?" Chiese Shoan avvicinandosi a lei e con tono cortese. 
" Benissimo..." Rispose lei scuotendo la testa avanti e indietro e dandogli le spalle. 
" Dovrebbe spostarsi. Qua devono passare la parata." Mormorò il giovane agente notando, in quel momento, delle chiazze rosse sulle mani della donna.
Lei si girò di scatto mostrando le iridi degli occhi completamente bianche e un volto colmo di sangue non suo. 
" Voglio stare qui!" Ruggì lei come una furia e gettandosi verso di lui con le unghie mutate in lunghi e spessi artigli. Shoan scansò per un soffio l'attacco della donna che, subito, si distanzio da lui dirigendosi verso la  folla ancora in giubilio per la parata. Quando stava per comunicare l'aggressione una serie d'esplosioni scosse l'aria della zona e tutto piombo nel caos.


-


" Che cosa sta succedendo?" Domandò Alex irrompendo nella sala controllo dove, da oltre cinque minuti, i telefoni non avevano smesso di squillare neanche per un secondo. 
" I nostri agenti e i civili ci segnalano fury sparsi per tutta la città signore!" Urlò un centralinista impegnato al telefono come gli altri. 
Alex si incupì. Non avevano rivelato la presenza di fury nell'ultima settimana.
" Quanti?" Chiese allarmato. Un caso fury non era qualcosa di eccezionale ma, tutte quelle segnalazioni, lo erano eccome.
" Una dozzina e sono in aumento!" Rispose uno di rimando. 
Alex sudo freddo e imprecò sottovoce. " Date informazioni ai nostri immediatamente. Devono contenere i fury fino all'arrivo delle forze speciali!" Ordinò uscendo dalla stanza come una furia. 
" Signore sa benissimo che, col caos e le strade chiuse, prima che le nostre forze speciali intervengano ci vorrà tempo." Gli ricordo Peter tallonandolo.               
" Non possiamo fare altrimenti, dobbiamo circoscrivere le aree e, nel contempo, proteggere i civili coinvolti." Rispose di rimando lui diretto verso il garage.
 " Vuole scendere in campo anche lei capo?" Domandò confuso Peter. Sapendo che, da oltre un anno, aveva smesso di operare. 
" Devo. Tutto questo caos attirerà anche i fottuti sciaccali, dobbiamo prepararci a fermare qualunque malvivente." Disse lui sicuro e perentorio. Conosceva fin troppo bene le bande che abitavano le periferie. Tutto quel caos le avrebbe fomentate dovevano prepararsi a intervenire. 
 Peter stava per rispondere ma una figura, in penombra, bloccò entrambi.
 " Allora, come sta signor Alex?" Domandò lo sconosciuto sempre restando in ombra.
Il comandante riconobbe la voce.  " Ho già i miei problemi Joseph non ho bisogno che, anche tu, ti metta in mezzo cazzo!" Sbraitò Alex verso l uomo.
 Quello sospirò e uscì alla luce.
Era un uomo alto dal fisico magro e dai corti capelli neri con addosso una strana divisa militare. " Ho saputo di quello che sta succedendo e, sono corso." Rispose ignorando il commento di Alex che sbuffò. 
" Ci sono fury ovunque, la maggior parte della città è spaventata, le strade sono bloccate e, dozzine di negozi in periferia sono preda di sciacalli cosa pensi di poter fare tu?" Disse Alex schernendo il più giovane. Quello sorrise facendo apparire un globo d'energia sulle punta delle dita. 
" Tu dimmi dove andare e io porterò giustizia." Annunciò lasciando interdetti entrambi.


-


Erika fissò il fury di fronte a se.
Le braccia allungate e dotate di artigli insanguinati avevano attirato maggiormente la sua attenzione. Gli occhi, spiritati dell uomo grassoccio, avevano uno strano scintillio di follia. Mise il piede destro in avanti e la gamba sinistra indietro pronta a ricevere qualsiasi attacco che non manco d'arrivare. Il fury, con una velocità mostruosa, si gettò su di lei che, con difficoltà, riuscì ad arginare reagendo d'impulso con un destro che mando all'indietro l'avversario di qualche metro. L'agente stava per colpire a sua volta l uomo ma, una strana esplosione, dietro di lei la bloccò permettendo al fury di colpirla alla spalla destra aprendo una ferita lieve.
 " Grosso errore..." Mormorò la donna mentre la ferita guariva velocemente e colpì con un potente sinistro il petto dell uomo spedendolo contro una delle palizzate della parata. 
 " Erika attenta!" Sentì gridare da Shoan alle sue spalle che, con i quattro arti modificati, aveva bloccato l'assalto della donna fury.
 " Che cazzo sta succedendo?" Domandò notando come, il nemico appena colpito, si stesse rialzando come uno zombie. 
" Non lo so. A un tratto abbiamo avuto dozzine di segnalazioni di fury per tutto il centro..." Le rispose lui scansando una mano a forma di lama per poi colpire con una zampata il viso della donna distanziandola di qualche metro.
 " Pensi di potercela fare novellino?" Chiese la donna mentre, con fare, esperto, si scagliò sul suo avversario pugno contro pugno. Il ragazzo eseguì un balzo atterrando sopra una macchina per evitare l'attacco della donna che, subito, lo inseguì cercando, in ogni modo, di colpirlo. 
" Anche se non può sembrare..." Disse  il ragazzo scansando con facilità la mano della donna per poi prenderla in pieno petto con la sua zampa sinistra aprendo un piccolo squarcio nel vestito e mandandola al suolo.
" Me la cavo discretamente nel corpo a corpo." Concluse.
 " Sarà meglio!" Replicò lei facendo cozzare il suo pugno contro quello del suo avversario avvertendo, in maniera palpabile, la rottura del braccio del tizio che iniziò a urlare di dolore.
" Scusa ma non ci posso andare leggera con te." Mormorò caricando subito un sinistro e colpendo in pieno petto l uomo scagliandolo contro un auto che si ribaltò per via del colpo. 
" Bhe, meno due." Disse fiducioso il più giovane col fiatone. Erika non rispose notando che, il suo avversario, si stava rialzando nonostante fosse colmo di ferite.
" Non sono così facili da abbattere sappilo." Lo rimproverò Erika che, di slancio, si getto di nuovo contro di lui.


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" Angel alzati in volo e vedi se, con la tua vista potenziata, riesci a vedere altri superstiti. Vision usa il tuo udito e la tua velocità per soccorrere chi percepisci. Jolly usa la tua barriera fino a che la gente non è abbastanza lontana." Ordinò Will avvolto da fasci elettrici e dai tirapugni attorno alle mani. Era stato chiamato in fretta e furia dalla sua postazione insieme al suo team. Avevano già sedato due fury prima che potessero diventare troppo pericolosi e adesso toccava a quello.

" Ricevuto tenente Will ma non prometto niente..." Mormorò di rimando il telecineta già molto provato a tenere in piedi la barriera di fronte a quei colpi di fuoco. Lui si mise in una strana posa con le gambe abbassate pronto a un eventuale scatto. 
" Mi basta che la tieni in piedi per cinque minuti..." Replicò convinto l uomo più anziano con gli occhi puntati su quel fury impazzito che adesso stava distruggendo i palazzi attorno a se come se fossero fatti di cartapesta. 
" Stia attento a quanto abbiamo capito ha sia riflessi potenziati oltre al fuoco può anche rigenerarsi." Lo avvertì nel comunicatore Angel nel suo orecchio sinistro che, dall'alto, sorvegliava i dintorni attenta a quello che la circondava.
" Lo vedo da solo..." Rispose piccato l uomo mentre, dai due generatori attaccati alla vita, faceva fioccare energia elettrica nel suo corpo.
 " Vision sentito qualcosa nel diametro dei cinque kilometri?" Domandò all'improvviso.
 " Negativo, via libera capo." Annunciò il caporale.
 Will sorrise. " Molto bene..." Il terreno attorno a lui iniziò a crepare. " Si dia iniziò..." L'energia elettrica lo circondò con centinaia di scintille che sembravano farlo brillare di luce propria. " Alla festa!" Ruggì buttandosi verso il fury. 


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https://www.youtube.com/watch?v=nUzi7CVwJDE


Si sentiva vivo! Si sentiva un dio! Questo pensava mentre, come nulla fosse, abbatteva quegli sporchi palazzi che osavano intralciare la sua marcia trionfale. - Come osate porre simili mostruosita di fronte al mio cammino.- Pensò diramando la sua mano destra verso alcuni sfollati che si nascondevano. Lasciò andare le fiamme  le urla e le grida di disperazione gli sembravano un toccasana.
Rideva e rideva entusiasta di quello che stava facendo si sentiva al settimo cielo. A un certo punto avvertì qualcosa provenire dalla strada davanti a lui in cui, fino a qualche minuto prima, scorrevano i carri che adesso erano ridotti in cenere. Con calma si voltò e ricevette in pieno un pugno elettrico che lo spedì dall'altra parte di una palazzina semi carbonizzata.


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Prese in pieno quel bastardo impazzito con un diretto micidiale. Aveva sentito indistintivamente la sua mano destra maciullare quel fottuto viso sorridente come un folle.
 " Se fossi in te starei giù." Gli intimò Will aprendo e chiudendo le nocche per l'urto appena avuto. " Ti sei divertito a uccidere poveri civili e quei poveri diavoli di agenti che hanno provato a ostacolarti..." Disse ancora mentre quel pazzo usciva dal foro che aveva provocato con naturalezza nonostante il suo volto fosse una maschera di sangue. 
" Come osì tu colpirmi?!?" Gridò quello mentre delle grandi fiamme si elevavano dalle sue mani. " Come ti permetti di toccare la mia splendida faccia!" Urlò ancora mentre il volto tumefatto si ricostruiva grazie al fattore rigenerante. " Ti ucciderò io ti..." 
" Oh ma sta zitto." Replicò l agente arrivando come un fulmine di fronte a lui e colpendolo di nuovo con un destro ma stavolta sull'addome e facendolo volteggiare per qualche metro.
Will con uno scatto si porto sulla parete di un edificio per poi usarlo come trampolino un doppio pugno prese di nuovo in pieno il fianco del fury facendolo affondare nel cemento della strada. L'intera zona fu percorsa da una scossa: Le auto si sollevarono di qualche centimetro e i vetri di alcuni negozi si incrinarono. Will si distanziò di qualche metro dal punto d'impatto.  - Se fosse stato un super normale sarebbe ridotto ai minimi termini.- Pensò fra se e se conscio che, con quei mostri, non si poteva mai essere sicuri di nulla. Sotto le macerie in cui era stato sbattuto si avvertì movimento. Will si allontano ancora mentre il terreno, sotto di lui, iniziò a crepare vistosamente diventando una voragine. - Dannazione, il capo mi detrarrà la paga per questo.- Riflettè fra sè e sè  mentre si alzò un gigantesco polverone.
Una gigantesca mano uscì da lì dentro. - Merda.- Pensò ancora Will.                                    
 " Ragazzi mi sentite?" Disse nel comunicatore nel suo orecchio destro. 
" Dica capo." Rispose Vision. 
" Come procede l'evacuazione della zona?" Domandò mentre il fury ingigantito usciva lentamente dalla fossa in cui era finito. 
" A rilento, signore. La zona perimetrale che può usare è di quattro km perchè?" Rispose confuso il sottoposto. 
Will guardò la stazza del suo avversario ormai aveva raggiunto i quattro metri d'altezza. Stava diventando più potente.
 " Allargate la zona più che potete e dite che voglio subito una squadra di soppressione al completo. Il soggetto non è più recuperabile." Spiegò con la voce seria mentre il fury lo cercava con una vera e propria furia omicida negli occhi.
 " Signore. La squadra di soppressione è in viaggio ma ci sono altri dieci fury sparsi per tutta la zona. Sarà difficile che arrivino..." Replicò Angel seria e allarmata.                               
" Dannazione!" Esclamò Will scansando, grazie alla sua velocità potenziata, i pugni sempre più pesanti e rapidi dell'avversario. 
" Se la squadra non arriva allora tocca a me sistemarlo del tutto." Comprese bloccando a stento il calcio grande il doppio di lui che lo spedì contro la vetrina di un negozio.
 " Ma signore non vorrà mica..." Disse stavolta Shane. 
" Si, purtroppo..." Rispose con calma ma, allo stesso tempo, con un tono strano nella voce. Con la mano destra cliccò il pulsante rosso del generatore di destra e poi quello di sinistra.  I fulmini attorno a lui aumentarono d'intensita sempre più crescente. Un gemito gli sfuggì. Odiava dover usare tutto quel carico di corrente ma doveva troppo era in ballo. 

" Ehi bestione!" Gridò al fury che si stava dirigendo verso la gente ancora in fuga. " Combatti proprio come una checca sai?!?" Urlò ancora più forte.                   
Il fury si voltò con le vene del collo che pulsavano per la rabbia e il potere sempre maggiore. " Oggi era il mio giorno libero. Dovevo stare a casa a farmi qualche birra davanti al barbecue e magari giocare con i miei bambini e invece no..." Disse ancora avanzando a passi decisi verso il mostro. " Mi è toccato entrare in servizio per occuparmi di una checca come te!" Concluse digrignando i denti. Il fury scagliò del fuoco dalle mani. Le auto attorno alle sue gambe esplosero.

 " Come osì moscerino deridermi? Come osì offendermi così?!?" Replicò quello avvicinandosi minaccioso. " Muori come l'insetto che sei!" Urlò ancora scagliando un pugno avvolto dal fuoco verso Will.
L uomo però, senza spostarsi, bloccò in pieno il pugno del fury. 
" Ti sbagli..." Sussurrò con gli occhi bianchi come la neve mentre sentiva i muscoli della mano andare in tensione per lo sforzo che stava facendo così come il suo intero corpo che sembrava eruttare energia da tutti i pori. 
" Il vero insetto..." Con la mano libera iniziò a caricare energia che ormai aveva avvolto completamente il pugno. " Sei tu!" Gridò ancora. Dalla mano sinistra un fascio di energia uscì fuori colpendo in pieno il fury. Il colosso fu sollevato dal suolo mentre il raggio si faceva largo in mezzo al suo corpo scavando e perforandolo da parte a parte e poi, il fury, crollò a terra privo di vita.
 " Obiettivo abbattuto." Annunciò a malincuore buttandosi a terra preso dalla stanchezza improvvisa che comportava tutto quel dispendio d'energia. Usare tutta quella scarica lo aveva prosciugato. 
" Ricevuto, informerò la base." Disse Vision rapido. 
" Angel, ci sono altri fury o situazioni pericolose attorno a noi?" Domandò Will rimettendosi a piedi a stento. 
" C'e un piccolo incendio a due isolati da qui, e un altro fury sta devastando un altra zona." Annunciò schiettamente la donna.
Will annuì. " Angel e Vision occupatevi dell'incendio. Io e Jolly ci prendiamo il fury." Mormorò lui iniziando a correre diretto alla zona colpita. " Ricevuto!" Risposero all'unisono gli altri tre. Mentre la comunicazione venne spenta Will fu investito da uno strano presentimento. Tutti quei fury come avevano fatto a non accorgesene? Come potevano simili soggetti essere sfuggiti ai controlli? Scuotendo la testa smise di pensarci aveva altro a cui pensare in quel preciso momento.














ANGOLO DELL'AUTORE: Eccomi col primo di quattro capitoli che faranno da piccolo arco quello del giorno più lungo :) mi scuso, nel caso, per la poca azione vista non è facile descrivere tutte queste lotte in contemporanea. Grazie a chi legge e alla prossima.



Erika Taylor: Classe II. I poteri di Erika sono costituiti da: una super forza che, le consente, di sollevare oltre le tre tonnellate di peso e un fattore di guarigione con cui, è in grado, di riparare la maggior parte degli urti. Entrambi le doti, però, hanno un costante consumo di energia più si cura o più usa la sua forza più smaltisce fattori nutritivi dovuti al suo metabolismo accelerato. Inoltre, dato il suo carattere, deve sempre trattenere al massimo il suo potenziale per non provocare troppi danni nei suoi avversari.

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Capitolo 19
*** 19 Il giorno più lungo parte due: Un super particolare ***


 
Con un sorriso divertito sul volto l uomo barbuto, seduto nella sua poltrona di pelle, fissava attento con i suoi occhi azzurri lo svolgersi di tutto quel caos in città dal suo schermo su ogni canale infatti, i cronisti, parlavano della crisi imminente e questo lo faceva ridere. 
 
- Questa è proprio l'occasione perfetta.- Pensò fra se e se fregandosi le mani callose ricoperte di anelli preziosi per ognuno dei suoi diti.
 " Natasha!" Urlò a un certo punto verso il corridoio dietro di se. Si sentì un forte rumori di tacchi e, sulla soglia della porta, apparve una donna bassa sulla quarantina dai lunghi capelli biondi. 

 
" Ha chiamato capo?" Domandò la donna con una sigaretta tra le labbra. 
Lui annuì sempre senza distogliere l'attenzione dal telegiornale d'emergenza.
" Di ai ragazzi di muoversi. Dobbiamo sfruttare questo momento al massimo possibile..." Annunciò sorridendo. 
" Ha obiettivi preferiti?" Chiese ancora lei incrociando le braccia al petto.               
  " La banca sulla settima, il centro commerciale sulla ventesima e chi ne ha più ne metta. Questo caos ci frutterà un gran bel gruzzolo." Mormorò compiaciuto. A causa dell'ultima retata avevano perso una fortuna oltre che persone di spicco come Terror dovevano rifarsi e alla svelta. " Molto bene, vado subito a organizzare i gruppi." Rispose la donna senza aggiungere altro e chinando la testa per poi uscire dalla porta. Non appena fu solo l uomo aprì la mano destra su cui si formò, una piccola voragine scura che iniziò a vorticare sempre più velocemente.
" Presto tutto sarà nostro. Ci manca poco." Mormorò mentre, il buco nero, risucchiava la luce della stanza e lo fece ritornare nel buio illuminato solo dalla televisione.

 
 
-
 
 
Alex, ancora, stentava a credere a quella dichiarazione. " Proprio tu adesso vieni qui a dirmi questo?" Chiese con un tono piuttosto allibito.
" Si, esatto." Rispose il più giovane sicuro.
Alex rise." Ti proposi di farti addestrare quattro anni fa e hai rifiutato andandone a giro per il globo e ora, che sei tornato, vuoi renderti utile? Cos'è ti sei stancato di andare a zonzo senza fare nulla?!" Sbottò inviperito.
 " Si, lo so hai ragione..." Ammise il più giovane con tono calmo e conscio di quello che aveva fatto. " Sono cambiato e, adesso, sono pronto a prendermi le mie responsabilita ti chiedo solo di mettermi alla prova." Aggiunse con tono conciliatorio facendo un passo avanti.
Alex stava per replicare quando, il cercapersone, iniziò a suonare.
" Peter che succede?" Domandò al suo sottoposto che, subito, era andato a leggere il messaggio.
 " A quanto pare abbiamo una rapina in corso nella settima strada." Disse brevemente.
 " Da ordini di mandare una squadra..." Borbottò Alex sempre fissando male Joseph che, ancora restava in silenzio. 
" Signore con tutto il rispetto ma, col caos che c'e per le strade, le volanti ci metterebbero troppo forse Joseph potrebbe andare..." Suggerì impaurito per la possibile sfuriata del principale. Alex non rispose guardò con sguardo attento il giovane che, di fronte a quegli occhi, non fece una piega e rimase impassibile.

" Hai rinunciato a entrare nel corpo di polizia quattro anni fa..." Cominciò a dire avvicinandosi a lui senza distogliere lo sguardo nemmeno per un secondo. " Adesso torni qui e mi offri il tuo aiuto..." Disse ancora ringhiando stringendo i pugni delle mani. " Ti avviso Joseph hai solo una possibilita... Non sprecarla..." Disse ancora sbattendogli in mano un cellulare. " Questo telefono è fornito di gps e, inoltre, solo io e Peter conosciamo questo numero ti daremo le informazioni dalla sala controllo. Va e non deluderci." Concluse voltandosi rivolto verso l'entrata della centrale.

Il giovane annuì e, mettendo il telefono nella tasca dei suoi jeans, scomparve in una nuvola di fumo.

 
" Ne è davvero sicuro comandante?" Chiese Peter.
 Lui scosse la testa. " I poteri di Joseph sono i più assurdi che abbia mai visto in azione da quando ho memoria ma su una cosa posso essere certo..." Mormorò fiducioso mentre le porte si aprivano. " E cioè?" Domandò curioso lui.
" Che la fuori, tra i super, nessuno è più pericoloso di lui." Concluse mentre, a passo deciso si diresse verso la sala comandi.
 
 
-
 
 
Golem colpì col pugno la saracinesca del piccolo negozio che, come burro, si sgretolo sotto la sua mano. " Andiamo, vacci piano bestione!" Esclamò un uomo basso dal fisico tozzo intento a spostare in retromarcia un furgoncino nero verso l'ingresso ormai spalancato.
 
 " Sta zitto Lamp e vedi di non venirmi addosso!" Ruggì il colosso togliendo di mezzo i resti della saracinesca gettandoli per la strada deserta. 
" Ho controllato tutta la zona, niente da segnalare anche nei prossimi negozi." Disse a un tratto un tipo longineo dai lunghi capelli biondi tutti arruffati per via della corsa. 
" Ottimo lavoro Rage..." Disse Golem sorridendo. " Vediamo di finire bene la giornata." Concluse mentre, senza sforzo, portava via la cassa e la metteva sul mezzo.

" Ehi ragazzi, non credete di esagerare..." Disse Joseph con le braccia sui fianchi a mo di ammonimento data la scena a cui stava assistendo. Golem si voltò mollando a terra la cassaforte con un sonoro tonfo. 
 
" Chi cazzo sei tu eh?" Domandò minaccioso mentre anche i suoi compagni si voltarono verso il nuovo venuto. 
" Sono qui per fermarvi. Il mio nome non ti deve interessare specie di gorilla troppo cresciuto." Replicò con un tono che fece innervosire il criminale.             
" Ragazzi..." Cominciò a dire Golem con gli occhi diventati due fessure. "  Tolgo di mezzo questo microbo e arrivo subito..." Annunciò con un tono gelido mettendosi di fronte all uomo e guardandolo dall'alto dei suoi due metri. 
" Vedi di muoverti però. Sai che non abbiamo tutto il giorno." Gli ricordo Rage tranquillo e che, indisturbato, continuava a caricare il furgone.
 
" Se fossi in voi mi affronterei in tre avreste qualche possibilità in più." Gli suggerì lui sicuro mettendo le braccia lungo il corpo completamente rilassato.
 " Chiudi quella cazzo di bocca!" Ruggì Golem sferrando un destro micidiale. L uomo parò il colpo con la sola mano destra lasciando stupefatti i presenti.
 " Mmmm niente male..." Disse sorridendo mentre, il colosso, provava a spingere senza risultato il pugno nella guardia del tipo. " Hai una superforza di classe B. Quindi sollevi dalle quattro alle tre tonnellate senza sforzo. Notevole per un classe I..." Analizzò iniziando a stringere la presa e facendolo sussultare dal dolore nello stupore generale. " Purtroppo la mia è una superforza di classe A perciò sono due volte più forte di te." Spiegò sollevandolo con leggerezza e scaraventandolo contro una vetrina di un negozio distruggendola completamente.
 Gli altri due scesero dal mezzo e si misero di fronte a lui. 
" Se cerchi rogne le hai trovate..." Mormorò Lamp con le mani vermiglie.
 " Concordo con lui..." Rispose Rage spostandosi con una velocità supersonica alla sua sinistra e estraendo un lungo coltello dalla tasca destra. Joseph sorrise divertito e, mettendosi in posizione, disse:" Coraggio, fatevi avanti." Rage sferrò un affondo a velocità supersonica. Joseph lo scansò con un'abilità che lasciò di stucco il criminale che, subito, scomparve per poi apparire alle sue spalle ma, nuovamente, fu evitato con un tempismo unico nel suo genere. Provò una terza volta mirando al fianco destro alla sua massima velocità ma, di nuovo, il giovane si scosto appena lo spazio necessario per evitare la lama.
 
" Però, niente male..." Ammise mentre evitava con l'ennesima giravolta la pugnalata. " Sei piuttosto veloce però..." Scomparve alla vista del velocista che rimase di sasso. " Io lo sono molto più di te." Spiegò colpendolo con un destro micidiale alla schiena sentendo le ossa che si rompevano sotto la sua forza.
Mentre il corpo di Rage si afflosciava al suolo Lamp sfruttò l'attimo per scagliare dei potenti raggi concussivi. L eroe, senza alcun problema, alzò la mano sinistra. Una sorta di barriera di vetro si formò bloccando il colpo d'energia.
" Non perdi proprio tempo vedo." Disse digrignando i denti mentre la sua difesa reggeva i colpi del suo avversario senza il benché minimo problema. 
" Cosa cazzo sei tu?!?" Ruggì Lamp sgomento mentre continuava l'attacco senza fermarsi. Quel tipo non solo riusciva ad avere una forza sovrumana ma anche una velocità, dei riflessi oltre la norma e adesso creava anche barriere che razza di super era? 
" Cosa sono dici... " Rispose l altro confuso dalla domanda. " Sono solo un super un'po più forte della norma, tutto qui." Rispose semplicemente creando, sempre con la mano sinistra, un gigantesco cumulo di ghiaccio che sommerse il criminale bloccandolo completamente in un bozzolo. 

Joseph tirò un sospiro di sollievo. " Lavoro finito direi." Disse soddisfatto. Si guardò attorno e, alla vista dei danni, rabbrividi. - Forse mi sono lasciato un'po troppo andare.- Pensò a quanto sarebbe stato sgridato da Alex e anche i suoi superiori. Stava per comunicarlo ma, un rumore, dietro di lui, lo allarmò. Si girò di scatto bloccando l'attacco di Golem rimessosi in piedi nonostante l'urto violento di prima.
 
" E' già la seconda volta, in una settimana, che qualcuno mi prende a pugni e mi sto stancando!" Ruggì con un potente sinistro che, il più basso, deviò facilmente senza contrattaccare. 
" Dovresti arrenderti finchè puoi." Mormorò lui avvisandolo serio in viso.                " Ah si? Sennò cosa succede?" Domandò lui spavaldo all'ennesimo attacco che stavolta Joseph fermò con la mano sinistra.  La mano destra, intanto, era diventata carica di una luce abbagliante.
" Questo..." Rispose sferrando il destro e prendendo in pieno petto il colosso che, come un razzo, fu scagliato contro un altro negozio finendoci dentro. " Odio dovermi ripetere ma spero che tu, adesso, te ne stia giù buono fino all'arrivo della polizia." Borbottò mentre prendeva il telefono dalla tasca dei pantaloni. " Comandante sono io. Ho sistemato la rapina se può mandare qualcuno troverà i criminali inermi." Comunicò tranquillamente sedendosi a terra.
" Perfetto avevo inviato una volante già cinque minuti fa spero che arrivino presto Ti conviene sparire." Rispose Alex con voce seria. 
" Ricevuto. C'e altro che posso fare?" Domandò ancora il giovane. 
" Abbiamo un edificio da evacuare a causa degli scontri le fondamenta sono a rischio. Vedi quello che puoi fare prima dell'arrivo dei soccorsi." Disse ancora il comandante.
 " Molto bene, vado subito." Rispose chiudendo la chiamata. Con attenzione fissò il punto segnato sul gps e, come un fulmine a ciel sereno sparì nel nulla con le sirene che si avvicinavano.






ANGOLO DELL AUTORE: Eccomi con la seconda parte del nostro arco. Oggi vi ho mostrato il super Joseph :D spero che vi piaccia.
Ci vediamo nel prossimo capitolo dove rivedrete una simpatica canaglia ;)


 

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Capitolo 20
*** 20 Il giorno più lungo parte tre: 20 Knife ***


 
Da fuori, il perimetro della struttura, Justice osservava col suo binocolo la situazione. 

 
Il cancello della prigione era alto tre metri e rinforzato con scariche elettriche continue. I muri di cinta, alti oltre cinque metri, erano armati di torrette automatiche che passavano da proiettili tranquillanti a letali con uno schiocco di dita bloccando così qualsiasi evasione o tentativo di irruzione. 
 
 
- Non sarà affatto facile.- Ripensò fra sè e sè serio in viso. Aveva analizzato le probabilita di successo e insuccesso svariate volte ma il piano, che aveva escogitato, era l'unico con un margine di successo del venti percento. 
 
Dal borsone, poggiato a terra, estrasse la divisa da guardia che aveva rubato poi, mentre la indossava, mise sul volto anche la maschera olografica. - Mi è costata un'occhio della testa, speriamo funzioni.- Pensò mentre l'attivo cliccando sull'orecchio sinistro che fungeva da proiettore di immagine.

La faccia del killer cambiò in quello di un giovane prestante sui vent'anni dai corti capelli neri come la pece e i vispi occhi verdi. Poi posizionò il piccolo generatore EMP alla distanza giusta per non essere individuato e per creare abbastanza caos nell'intera prigione. La sua autonomia era di circa venti minuti e, la prigione, avendo un generatore d'emergenza avrebbe impiegato poco a ottenere nuovamente il controllo.
Una volta nascosto, a passo svelto, si diresse verso il suo obiettivo.
 
Justice, mentre si avvicinava al carcere, notò il punto di guardia una piccola cabina.
L uomo, all'interno di essa, sfogliava pigramente una rivista e, ogni tanto, alzava lo sguardo assente. Justice estrasse il badge finto e, passandolo, la guardia lo mise nello scanner che, illuminatosi di verde, gli diede l'ok. " Sei in ritardo!" Sbottò quello stizzito.
 " Lo so, mi spiace ho trovato una coda per strada che non le dico." Disse lui con finto rammarico e imbarazzo. 
Quello sbuffò innervosito. " Vedi di arrivare in orario domani. Sei fortunato che sei nuovo. Per stavolta passi." Replicò aprendo l'enorme cancello elettrificato. Justice, dopo aver fatto un cenno di saluto, entrò al di la del portone. 
 
La sua vista si concentrò sugli enormi casermoni in cemento armato alti più di sette metri e dimora dei peggiori criminali super e non il carcere di Semra teneva rinchiusi i peggiori serial killer da oltre dieci anni e, la sua fama di sicurezza l'accompagnava in ogni dove.
 
Da come aveva visto, nelle immagini e nei progetti, la cella del suo obiettivo si trovava nel punto più basso della prigione dove venivano spediti i più pericolosi tra gli assassini. Circospetto camminò in silenzio sempre senza perdere d'occhio gli sguardi e le discussioni degli agenti di guardia. Guardò l'orologio mancavano cinque minuti all'attivazione a distanza del disturbatore doveva arrivare agli ascensori prima che quello scattasse e mandasse tutto in cortocircuito. 
 
Accelerando il passo si diresse verso il secondo acceso quello che delimitava la sezione per i super più pericolosi. Con attenzione prese la carta di riconoscimento dalla tasca e la porse alla guardia di servizio. Aveva impostato quel badge a fatica la scorsa notte e, per due o tre volte, aveva ricontrollato che tutto filasse liscio. Quando la guardia passò il badge e quello tardo a illuminarsi di verde sudo freddo.
" Passa pure, l'ascensore è infondo alla stanza." Disse quello tornando a trafficare al computer. Lui annuì e, una volta dentro, tirò un sospiro di sollievo tutto stava filando liscio forse fin troppo.
 
 
Non appena arrivò al piano designato si guardò attorno: due guardie stavano sedute tranquillamente a un tavolo, altre due controllavano il corridoio scorrendo tra le varie celle e l'ultima era occupata al telefono. - Cinque guardie. Mi aspettavo peggio.- Riflettè lui. Controllò l'orologio ancora pochi secondi e, in quella prigione, sarebbe scoppiato il caos. 
 
-
 
 
Il detenuto se ne stava seduto nel letto della sua cella a fissare il soffito grigio scuro con fare annoiato.
 " Che palle!" Gridò e, il compagno di cella, alzò gli occhi marroni dalla sua lettura. 
" Dai, a breve ci sarà l'ora d'aria." Lo rassicurò sapendo benissimo il carattere del suo compagno. 
Quello lo guardò alzando un sopracciglio. " Stupendo un'ora per respirare la solita aria di merda." Rispose sarcastico mettendosi a sedere. L altro stava per replicare quando, le luci, si spensero all'improvviso. 
" Che succede?" Domandò quello confuso.
 " A quanto pare un cortocircuito." Rispose l altro con uno strano tono di voce che fu notato dal compagno. Ghignò divertito. " Quindi le celle..." Iniziò a dire alzandosi in piedi. " Non dovrebbero funzionare..." Concluse la frase l altro. Entrambi si voltarono verso la porta in ferro rinforzato a chiusura automatica ed elettrificata che, adesso, non sfavillava più e sembrava vulnerabile. Una sfera bianca apparve nella mano destra e una nera nella mano sinistra dell altro. Si guardarono e, fatte partire, sfondarono la porta in pieno con i rispettivi poteri. Assaporando l'aria stupita delle guardie i due iniziarono a ridere e, come molti altri, iniziarono a uscire dalle celle pronti al massacro e alla fuga.
 
 
-
 
 
Le luci si spensero all'improvviso lasciando sbigottite tutte le guardie eccetto Justice.
 " Che diavolo succede?!" Sbraitò una guardia che provò ad accendere le luci senza successo. 
" E' saltata la corrente a quanto pare." Mormorò un'altra allarmata.
 " Merda, lassù adesso ci sarà davvero il caos!" Borbottò uno avvicinandosi all'ascensore ma inutilmente. 
" Ehi, tu dove credi di andare!" Disse il capo rivolto a Justice che, indisturbato, si stava dirigendo alle celle infondo al corridoio. 
" Vado a controllare le celle magari è successo qualcosa." Disse lui sbrigativo mentendo. Quello lo fissò stranito così come le altre. " Qua non ci sono questi problemi dovresti saperlo..." Mormorò quello avvicinandosi circospetto. Prima che potesse fare un'altro passo Justice estrasse il pugnale e lo conficcò nella gola dell uomo.
Gli altri, rimasti allibiti, si riscossero subito e si buttarono su di lui. Il killer evito l'attacco dell'agente di destra roteando su se stesso per poi colpirlo con una gomitata al fianco sinistro per smorzargli il fiato. Un secondo provò ad aggredirlo col manganello ma, rapido, bloccò l'arma con la mano sinistra e sferrò un destro micidiale sul muso del tipo mandandolo al suolo sentì dei passi e scanso un terzo attacco dalla guardia di fronte uscita dal corridoio di destra. Scostando la testa lo spazio sufficiente per evitare l'arma per poi prenderlo con un montante dritto sul mento avvertendo la bocca che si sollevava e il corpo che cadeva a terra privo di sensi. - Avrei voluto che il piano funzionasse meglio.- Pensò fra sè e sè camminando lungo il corridoio buio dell'ala dei criminali messi in isolamento. Stava per avvicinarsi alla cella quando sentì un click. Rapido si abbassò evitando il proiettile che, per poco, non lo prese in pieno. 
 
" Stai fermo amico." Intimò una guardia con una divisa diversa da quella degli altri tre che aveva appena sistemato e che gli puntava contro una Berreta nera. 
" Fammi indovinare sei un super..." Mormorò stufo ormai di tutte quelle dannate interruzioni nel suo lavoro. 
" Purtroppo per te si." Replicò lui sempre tenendolo sotto tiro e avvicinandosi lentamente per ammanettarlo. " Metti le mani sopra la testa e non muovere un muscolo." Intimò ancora  senza staccare gli occhi marroni di dosso dall assassino.      " Credimi..." Disse Justice alzando le mani come da lui richiesto. " Stai facendo un grosso errore..." Aggiunse mentre l uomo ormai era a pochi centimetri da lui. 
" L'errore è tuo. A breve i miei colleghi saranno qua e tu finirai al fresco amico. La corrente sarà ripristina in breve con i generatori d'emergenza." Disse quello sicuro facendo un ulteriore passo avanti.

 Justice sorrise e, con un veloce movimento della mano sinistra, mirò alla pistola dell uomo facendola ruzzolare a terra. Il super indietreggiò con l assassino che cercò di colpirlo con un destro ma, di rimando, quello scomparve nel nulla. 
 
- Dov'è andato?- Pensò Justice totalmente confuso. Si senti un wap e, da dietro di lui, il super sferrò un gancio destro. Justice si girò di scatto beccandolo dritto in mezzo al viso ma rimanendo eretto e contraccando con un calcio alto che l uomo evitò ancora una volta sparendo in una nuvola di fumo. L'assassino digrignò i denti dalla frustrazione capendo infine la natura di quel tipo. - E' un cazzo di teleporta merda!- Pensò fra sè e sè difendendosi dall'ennesimo attacco a sorpresa sul suo fianco sinistro rotolando a destra e cercando di afferrarlo ma invano. 
" Potere molto interessante il tuo..." Ammise seriamente contento di avere una vera sfida tra le mani. " Vedendo la portata però non puoi allontanarti che di qualche metro. Circa tre o quattro corretto?" Chiese ancora mentre avvertì un wap e parò il pugno dell uomo e sferrò un sinistro che quello scansò senza problemi svanendo nel nulla. " E inoltre puoi sparire solo per pochi istanti al massimo perciò stai girando attorno a me...Davvero molto utile." Spiegò ancora stavolta parando, senza alcun problema il pugno, che era apparso al suo fianco sinistro. " La pecca di voi teleporta è una sola però..." Spiegò estraendo uno stiletto da dentro la divisa. Sentì un ennesimo wap e lanciò l'arma. Si senti un gridò l'agente era stato preso in pieno alla spalla destra dall'arma appuntita. " Fate sempre gli stessi movimenti ogni singola volta." Disse ancora iniziando ad avvicinarsi a lui. 
L uomo reagì sferrando un sinistro. Justice lo deviò per poi entrare nella sua guardia  e prenderlo in pieno sul viso mandandolo al tappeto come nulla fosse. Sospirò esausto. - Spero vivamente che non ci siano altri rompicoglioni.- Pensò dirigendosi a passo svelto verso la cella che stava cercando. Ci mise poco a localizzarla la più lontana e la più robusta fra tutte quelle che aveva visto fino a quel momento. Con calma si avvicinò alla porta. Accanto vide una piccola descrizione del soggetto: 
 

 
 Nome: Katrin Hofflan 
Età: 30 anni
 Specializzazione: Chimica.
 Altezza: 1:70 
Capelli: castano chiaro
Poteri: Super di classe II Manipolazione delle sostanze chimiche con cui viene in contatto/ Manipolazione dei metalli. 
Capi d'accusa: Accusata di oltre sessanta omicidi di cui  quattro agenti super di classe I e II.
Note: Il soggetto accusa segni di sdoppiamento della personalita.  Se provocata può avere crisi di rabbia difficili da gestire si raccomanda cautela.
 
 
 
Justine fischiò ammirato. - Un bel curriculum non c'e che dire.- Pensò fra sè e sè mentre, con rapidita, scassinava la serratura. A causa del cortocircuito si era attivato il sistema di sicurezza e, le celle dei criminali più pericolosi, erano state sigillate doppiamente. Dopo alcuni tentativi la porta fece un click e iniziò ad aprirsi. Di fronte a lui, una donna si paleso. 
Aveva un  fisico magrolino con delle forme scarse e da lunghe cicatrici lungo le braccia ossute. I capelli castani li scendevano lungo le piccole spalle come delle onde. 
 
" Salve professoressa Hofflan. Sono qua per portarla fuori di qui..." Annunciò Justice suscitando stupore e confusione nella donna appena liberata.
 
-
 
 
Katrin si guardò attorno confusa e spaventata muovendo qua e la i lunghi capelli castani. 
" Chi sei tu?" Domandò con la voce tremante di fronte all uomo che aveva aperto la cella.
" Quello che ti sta facendo evadere. Dai muoviti." Rispose seccato Justice prendendola per la manica destra della divisa bianca e trascinandola fuori a forza. " Ehi, ma io ho commesso degli omicidi non posso andarmene!" Gridò staccandosi di dosso Justice e retrocedendo impaurita verso la cella. 
Lui la guardò allibito. " Sei la prima che, rinchiusa in carcere, vuole restare dentro." Sbottò sempre più irritato dalla cosa e anche data la mancanza sempre più costante di tempo.
 " Mi sono costituita visto il caos che ho creato." Rispose lei convinta. Justice stava per replicare quando sentì uno strano rumore. Si girò di scatto notando che, l'ascensore, era stato chiamato e stava risalendo in cima. - Merda non ho più tempo.- Pensò fra sè e sè allarmato. " Ascoltami bene." Disse riprendendola per il colletto e sollevandola da terra. " Tra meno di cinque minuti una dozzina di agenti di sicurezza usciranno da quel fottuto ascensore dietro di noi..." Glielo indico. " Hai due scelte usare i tuoi poteri per tirarti fuori dai guai oppure buttarti a terra e pregare che quei fottuti bastardi non ti pestino a sangue per la tentata evasione cosa preferisci?" Gli domandò sbottando l assassino mollando la presa e facendola cadere a terra.
 " Io non so combattere?!" Esclamò la donna coi brividi e accucciandosi a terra. Lui la guardò confuso. 
" E come diavolo hai fatto a uccidere dei super se non sai lottare?" Gli domandò notando come l'ascensore si stesse avvicinando. 
" E' stata l'altra..." Sussurrò Katrin con un filo di voce.
 " Intendi l'altra tua personalita?" Chiese Justice estraendo da dentro l'abito un coltello e lanciandolo ai piedi della donna. Lei annuì spaventata. Da quando aveva scoperto di quel disturbo ne era sempre più allarmata aveva provato di tutto ma niente bloccava quella dannata che viveva nella sua testa.
 
 " Come si chiama?" Le domandò l uomo serio in volto. Lei lo guardò stranita. " Se tu non puoi lottare e lei può dimmi il suo cazzo di nome subito. Sei un peso morto. Se dovessi tirarmi fuori da questa situazione basterei io ma non posso fare da balia anche a te perciò di come si chiama..." Le spiegò con un tono duro che non ammetteva repliche.
 Il labbro inferiore della donna tremolo e si strinse le mani sulle braccia su cui si notavano i graffi che, lei stessa, si era inflitta per bloccare la trasformazione.
 " Knife..." Sussurrò con una voce a malapena udibile. Lui annuì e le si avvicino al viso notando i suoi occhi azzurri come il mare e le guance stranamente arrossate. 
" Ascoltami bene Knife. Tra meno di due minuti questo posto pullulerà di agenti in tenuta antisommossa." Iniziò facendo notare che ormai mancavano solo tre piani al loro arrivo. "  Se non vuoi che il tuo bel corpicino sia ricoperto di pesti e pallottole ti consiglio di uscire e darmi una mano perché non ho alcuna intenzione di crepare qui." Sbottò ancora alzandosi in piedi. " Se vuoi fuggire c'e un modo ma, per farlo, dobbiamo sbarazzarci di questi impiastri. Vuoi essere libera? Vuoi tornare a uccidere? Allora esci e dammi una mano." Concluse allontandosi e posizionandosi dietro un muro mentre la donna rimase li immobile in uno stato fetale.
 
Dopo pochi istanti le porte dell'ascensore si spalancarono. Una dozzina di uomini corazzati uscirono da lì armati di tutto punto. Katrin stette immobile a terra senza alzare lo sguardo e con la testa ancora sulle ginocchia.  
" Cosa ci fai fuori dalla cella?" Le chiese il capitano della squadra che si era divisa alla ricerca dell'intruso. Lei non rispose ma stette in silenzio. " Parla dannazione!" Ruggì lui scuotendola per le spalle.
 La donna alzò gli occhi e, con uno strano luccicchio, pugnalò nell'occhio destro l uomo che iniziò a urlare dal dolore e a contorcersi a terra.
" Che palle..." Disse la donna con una voce un'po più sensuale e un tono diverso. " Stavo dormendo così bene e adesso mi ritrovo in questa situazione..." Il coltello piantato nell'occhio si sollevò da solo vorticando in aria. " Mi mancava l'azione lo ammetto." Disse ancora conficcando col suo potere il pugnale nella testa dell uomo che si accascio in una pozza del suo stesso sangue. " Volete giocare un'po ragazzi..." Mormorò la donna alzandosi in piedi stringendo tra le mani il coltello lanciato prima da Justice. I soldati alzarono le armi e le puntarono contro di lei. " Non avete idea di contro chi vi siete messi." Annunciò mentre i proiettili venivano sputati fuori dalle canne dei fucili. Quelli si bloccarono a mezz'aria a pochi millimetri dal volto di Katrin che sorrise quasi divertita lasciando di sasso gli agenti e indifferente Justice nascosto che, attento, osservava la scena.
" Ops..." Disse lei con un ghigno scagliandosi sul soldato più vicino e aprendo una ferita sulla carotide. Gli altri continuarono a sparare ma, Katrin, deviava o fermava i loro colpi gettandosi su di loro come una furia. Una parete d'acciaio si stacco dal muro schiacciando al muro opposto due dei soldati più lontani. Un altro tento di attaccare la donna ma, lei, scanso il colpo e trancio di netto il braccio dell uomo che gridò di dolore. 
" Davvero niente male..."Commentò Justice colpendo alle spalle uno degli uomini per poi lanciare, a breve distanza, un pugnale alle gambe di un altro facendolo finire  a terra tra mille dolori. " Mi sarai davvero molto utile." Aggiunse compiaciuto.
Katrin non rispose e continuò a perforare la tuta corazzata col pugnale all'altezza del petto della sua ultima vittima.
" Ehi, sto parlando con te." Disse il killer avvicinandosi a lei senza alcun timore mentre quella, ridendo, continuava a pugnalare il cadavere. " Ohi!" Ruggì lui alzandola di peso per un braccio. Lei, d'istinto, cercò di colpire Justice che, senza alcun problema, bloccò la lama con la sinistra. 
" Non sono un cretino come questi..." Disse fissandola negli occhi con uno sguardo che non ammetteva ne repliche ne altri futili tentativi di attacco. La donna, senza distogliere lo sguardo, sbuffò.
 " Che cazzo vuoi?" Domandò con uno strano tono di voce. Justice indicò il corridoio di destra.
 " Prima di parlarne preferisco che c'e ne andiamo per la via di fuga che ho progettato, ci restano due minuti prima che la corrente ritorni perfettamente e che i sistemi di allarme si riattivino perciò consiglio di muoversi." Le spiegò dirigendosi a lunghe falcate in quella direzione. 
" E se io non volessi venire con te una volta usciti? Se ti uccidessi e me ne andassi per la mia strada?" Chiese quella sadicamente mettendo il suo coltello vicino alla schiena dell uomo nettamente più alto di lei. Justice sorrise. 
" Sarebbe tra le tue opzioni. Nessuno certamente potrebbe localizzarti, almeno per qualche giorno. Ma, quando l'altra te si risveglierà, tu tornerai in questo sudicio buco... Se vieni con me ti assicuro soldi e la possibilita che lei non ti farà più tornare qui." Disse lui senza alcun timore voltandosi  e avendo la punta del coltello a un millimetro dal suo cuore.
 " Se poi non sei interessata tu prova a colpirmi e io reagirò..." Disse freddamente. " Ma come ti ho detto prima io non sono come loro io sono molto ma molto più pericoloso." Concluse serio.
Knife rimase in silenzio per qualche istante come in trance poi sorrise divertita e disse:" Volevo ucciderti e poi andare a farmi un giro in città..." Gli si avvicino a pochi centimetri dal volto di Justice. " Ma, devo ammetterlo, la tua offerta mi alleta molto più che massacrare persone ignare. Accetto la tua proposta." Concluse.
L'assassino sorrise compiaciuto. Quella donna era proprio come aveva immaginato un essere privo di logica che andava dritta al sodo e che era bisognosa di uno scopo. " Molto bene, allora seguimi non abbiamo più tempo." Annunciò aumentando il passo e dirigendosi verso la via di fuga.
 
 
 







ANGOLO DELL AUTORE: Eccomi qua col nuovo capitolo e la terza parte del nostro arco :D che ne pensate del nuovo elemento appena introdotto? Spero vi possa piacere :) l'idea iniziale, almeno qualche anno fa, era di due fratelli che avrebbero dovuto aiutare Justice ma, questo nuovo personaggio ha preso piede in questi ultimi mesi facendomi così modificare nettamente il corso degli eventi.
Grazie per la recensione e a chi legge ;) ci vediamo con la quarta parte e il ritorno di Steve.
A presto.

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Capitolo 21
*** 21 Il giorno più lungo parte quattro: Fuga dalla città ***


Quando riaprì gli occhi Steve si ritrovo nella sua camera d'albergo. Provò ad alzarsi dalla sedia ma, come aveva intuito, era stato legato a dovere. - Magnifico.- Pensò maledicendosi di essere voluto andare fin laggiù.
 
 " Ben svegliato amore mio." Disse una voce radiosa che conosceva fin troppo bene. 
" Ciao Jennifer..." Borbottò di malavoglia mentre la donna si chinò per baciarlo sulle labbra con passione. 
" Mi sei mancato sai?" Gli disse la donna timidamente staccandosi e mettendosi davanti a lui. 
" Dov'è il mio collega? E per quanto ho dormito?" Chiese di rimando l uomo ignorando la risposta della donna. 
Lei sbuffo contrariata. " Acid e un gruppo dei miei lo stanno scortando al luogo dove vi ho fissato l'appuntamento. Hai dormito per quasi dodici ore sei proprio un dormiglione sai?" Replicò nervosa e indispettita.
 Lui la guardò allibito. " Cioè, fammi capire bene, mi hai tramortito, legato e in più ti sei presa pure la briga di far incontrare quel tipo al mio compagno..." Mormorò lui cercando di comprendere il filo logico. 
Lei annuì.  " Avevo bisogno di parlarti da sola. Dato che, quel tipo, continuava a fare domande ho deciso di spedirlo laggiù a calci. Tranquillo, i miei ragazzi, lo riporteranno qua intero non appena avrà finito." Lo rassicurò sorridendo. Lui alzò gli occhi al cielo esausto. In quel fottuto periodo non gliene andava bene una.
" Cristo Jennifer di cosa diavolo dobbiamo parlare?" Domandò lui afflitto e che moriva dalla voglia di sbattere la testa contro il muro. 
" Come di cosa?!" Esclamò lei allibita alzandosi in piedi. " Forse del fatto che mi hai lasciata a letto per sparire per oltre quattro mesi? Oppure del fatto che sei tornato a lavorare per la polizia dopo quello che mi hai raccontato e che, inoltre, stai indagando su quelle morti degli agenti?" Disse ancora lei tutta d'un fiato facendo tremare col suo potere vari oggetti della camera. 
 
" Allora..." Cominciò a dire lui con tono pacato. " Cerca di calmarti. Lo sai benissimo che non riesci a controllare bene il tuo potere sotto stress." Disse premuroso Steve. Lei lo guardò con i suoi occhi bianchi e i capelli rosso fuoco che svolazzavano qua e la poi, dopo aver preso un profondo respiro, i mobili smisero di muoversi così come le ciocche rosse.
" Ora sono calma ed esigo spiegazioni." Mormorò ancora decisa sedendosi nuovamente. Lui sospirò maledicendosi per quella dannata sera di un anno e mezzo fa in cui aveva conosciuto quella sventola rossa.  Sperava solo in un'avventura di una notte e invece, la cosa, si era trasformata in una vera storia.
" Sto indagando su quegli omicidi perché mi hanno incastrato col mio dannato fascicolo. Non potevo tirarmi indietro." Spiegò il più brevemente possibile omettendo più che pote. " Piuttosto, come diavolo fai a sapere tutte queste cose? La polizia non ha divulgato niente." Disse stupito.
 " Non sottovalutare la nostra organizzazione..." Lo rimproverò la donna. " Comprare e vendere informazioni è il nostro pane quotidiano. Dovresti saperlo." Lo rimbeccò lei. 
" Si hai ragione." Ammise lui imbarazzato. Lavorando per il mercato nero era possibile ottenere informazioni di qualsiasi tipo al modico prezzo ovviamente e se erano state recuperate.
 
" Tornando all altro discorso perché diavolo te ne sei andato!" Esclamò Jennifer alzando la voce e cambiando totalmente argomento. Steve la guardò sbigottito. 
" Sul serio ne vuoi parlare adesso? Con me legato?" Chiese facendo notare i lacci che finivano dietro la schiena. 
" Se ti slegassi tenteresti la fuga." Replicò lei sicura. " Perciò te ne starai buono qui e mi spiegherai perchè sei fuggito." Sbottò ancora spazientita. 
" Facciamo un patto..." Propose al contrario Steve. " Tu mi slegherai, mi darai delle informazioni e, in cambio, io ti dirò il perché ok?" Chiese sperando che quella pazza lo ascoltasse per cinque minuti buoni e magari riuscire a non dare spiegazioni per quella fuga.
Jennifer lo guardò storto poi, alzandosi in piedi, gli ando dietro la schiena e lo liberò da quei nodi. Steve si massaggio le mani per riprendere sensibilita. 
" Ma quanto cavolo gli avevi fatti stretti?" Domandò lui.
 " Abbastanza da non permetterti di liberarti. Coraggio domanda." Disse sbrigativa la donna rimettendosi seduta di fronte a lui. " Per caso, nel mercato, sono circolate voci sull'identita di questo tipo? O qualsiasi altra informazione su di lui?" Domandò schiettamente Steve. Se avesse avuto un nome e simili avrebbe potuto restringere il campo e chiudere quella dannata storia una volta per tutte.
Lei scosse la testa. " Sarò sincera con te. Perfino noi e i nostri informatori, sparsi per il paese, non sappiamo ne la sua identita e nemmeno che faccia abbia." Steve rimase di sasso. " Stai scherzando spero..." Mormorò totalmente stupito. Gli informatori dell'Organizzazione  erano i migliori a scovare segreti e, pure loro, non avevano niente?
" Purtroppo no, è qualcosa di assurdo perfino per me. Sappiamo solo che viene da Elderen ma, del resto, niente di certo. E' come se fosse un fantasma..." Aggiunse Jennifer seria in viso. " Ora che ti ho risposto che ne dici se mi..." Prima che finisse di parlare la porta si aprì rivelando la figura di Walter seguita da quattro uomini. 
" Scusate il ritardo." Cominciò a dire il vecchio a mo di scusa con una faccia depressa. 
 
Notando, la distrazione della donna, Steve si alzò di scatto dalla sedia diretto alla finestra davanti a lui. " Scusa Jennifer sarà per la prossima volta!" Gridò prima di gettarsi fuori d'impeto. Sentì i frammenti di vetro colpirgli le braccia che si era portato davanti per proteggersi e, una volta fuori, cominciò a correre per la strada.
 
" Non ci voglio credere!" Gridò la rossa isterica con i capelli che svolazzavano qua e là dalla rabbia. " Acid e voi altri andate a riprenderlo subito!" Ordinò perentoria, il gruppo annuì e subito si misero all'inseguimento. " Uff..." Borbottò ancora lei buttandosi sulla sedia. " Perché scappa sempre quello stronzo..." Disse fissando torva Walter. " Avresti dovuto metterci di più." Borbottò stizzita.
 " Ehi! Mica è colpa mia se quello scemo è preso ed è scappato!" Esclamò Walter stupito di essersi beccato tutta la colpa. Jennifer sospirò ancora avvilita.
" Sperò solo che tu abbia ottenuto quello che cerchi." Disse infine con un sorriso triste. Walter annuì anche se poco convinto.
" Già, lo spero..." Rispose ripensando a quello che aveva scoperto.
 
 
-
 
 
Walter sedeva in quella caffetteria e si sentiva realmente molto nervoso. Si guardò attorno notando, quei tre gorilla, intenti a guardarlo da tre punti diversi come a volerlo bloccare in caso di fuga. - Ma in che razza di situazione mi ha trascinato quello scemo?- Pensò fra sè e se mentre sorseggiava quel caffè stantio.  Quando senti le campanelle  del locale suonare si girò di scatto. Sull'ingresso si trovava un uomo alto dal fisico grassoccio. Indossava una divisa militare sgualcita in più punti con alcuni punti ricuciti alla bene e meglio. A passo svelto si avvicino al suo tavolo e, con un tonfo, si sedette sopra i divanetti in pelle rovinata che scricchiolarono sotto il suo peso. 
" Mi chiamo August lei è quello interessato alle armi immagino." Mormorò rapidamente mentre, dal viso, gocciolava sudore per il caldo. 
" Si, esattamente." Rispose rapido Walter mettendo sul tavolo il coltello a mo di esempio. August fischiò ammirato. 
" Un coltello di Iosedenite niente male!" Esclamò rigirando la lama tra le mani con fare esperto. 
Walter annuì. " Lo so benissimo e, infatti, vorremmo acquistarne altri so che vanno via come il pane." Mormorò il vecchio in risposta. August sollevò lo sguardo incrociando quello di Walter con fare serio. 
" Armi del genere non sono uno scherzo lo sa?" Cominciò a dire mentre, una cameriera, gli servì un caffè davanti. " Questi coltelli sono capaci di uccidere super senza alcun problema e, inoltre, per farmele arrivare non le dico quanto ci vuole visto i problemi della dogana e simili..." Aggiunse muovendo la mano in maniera convulsa. 
" Ne ha venduti parecchi di recente?" Domandò Walter interrompendo il suo flusso di parole.
 August rispose di si con la testa. " Ho ricevuto una grossa somma per una partita intera di circa duecento di queste lame. Ma, per correttezza, non rivelo i nomi di altri clienti durante le trattative." Si giustificò lui alzando un sopracciglio per l'irritazione mentre, tra le mani, aveva ripreso la lama stranamente serio in viso. 
" Oh certo, capisco..." Rispose Walter con tono dispiaciuto e imprecando mentalmente. A quanto pare il loro bersaglio aveva acquistato dal tipo dalla lingua sciolta gli strumenti necessari e questo gli dava una sorta di conferma.  
" Comunque dove l'avete trovata?" Chiese all'improvviso lasciando sbigottito Walter per quella strana richiesta. 
" L'abbiamo presa da un uomo che ci doveva dei soldi. Perché questa domanda?" Rispose a sua volta. August alzò il sopracciglio destro con fare sospetto e indicò la lama. " Strano perchè, questa lama, sembra appartenere a quell'ultima partita che ho venduto..." Annunciò rimettendola sul tavolo quasi disgustato.
" Come può saperlo?" Disse di rimando Walter. " Sicuramente ne avrà venduti centinaia."  
 August Si toccò la tempia con la mano sinistra. " La mia abilita memory mi consente di ricordare qualsiasi cosa anche il più insignificante dei dettagli. Ricordare una lama che ho tenuto tra le mani per me è come respirare. Perciò cosa sta cercando? Oppure chi sta cercando?" Walter non rispose. " Se colui a cui ho venduto i coltelli ha ucciso una persona a cui tiene oppure le ha fatto qualcosa di male lasci perdere. Dimentichi e vada avanti con la sua vita mi creda..." Annunciò con un tono freddo nella voce. 
" Sembra conoscerlo a quanto pare..." Replicò acido Walter. 
August sbuffò. " Senta... se ne vada è meglio per tutti noi. Se scoprisse che ho parlato sarei morto ancora prima di rendermene conto." Disse alzandosi dai divanetti. " Mi dica almeno chi è questo tipo?!" Esclamò Walter d'impeto. August lo guardò per qualche istante con uno sguardo serio. " Mi ascolti ha ucciso delle persone molto vicine a  me. Io esigo vendetta sono disposto a qualunque cifra pur di di ottenerla." Disse ancora Walter mentendo sperando, in questo modo, di ottenere altre informazioni.
 August si mise a sedere nuovamente. " Non le dirò il suo nome..." Disse brevemente senza vacillare minimamente a quell'offerta. " Ma lasci che le racconti una cosa sul tizio che sta cercando..." Puntò gli occhi su Walter confuso. " Tre anni fa, in uno squallido albergo della città di Voldur, alloggiava un boss della mafia che ne aveva fatto la sua residenza. Sapendo che, la legge e i rivali lo stavano cercando per prendere il suo territorio, si era circondato di oltre cinquanta uomini scelti addestrati tra cui ben venti super di classe I e cinque di classe II che non perdevano mai d'occhio il luogo..." Il suo viso non cambiò espressione ma rimase serio. " Un lavoro impossibile per qualunque sicario ma lui lo ha accettato da solo..." Emise una risata a bassa voce. " Dopo quattro giorni è tornato  con la testa del boss senza un minimo danno. Da come si racconta si era fatto avanti da solo uccidendo ognuno di quei tizi senza alcun timore ma armato solo di un dannato coltello..." Si rialzò in piedi poggiando le mani sul tavolino. " Se vuole davvero dare la caccia a quel tizio la avverto si circondi di un dannato esercito perché niente lo fermerà mai. Arrivederci." Concluse dirigendosi verso la porta a passo svelto. Walter, mentre se ne andava, impreco a bassa voce.
Quella dichiarazione lo aveva shockato oltre misura. - Questa pista ormai è andata.- Pensò fra sè e sè amareggiato bevendo un ultimo sorso di caffè per poi, scortato dal trio, uscire dal locale.


-

 
" Ehi, ci sei?" Gli domandò Jennifer schioccandogli le dita davanti per farlo rinsavire.
" Eh si, scusa stavo pensando. Piuttosto volevo chiederti..." Cominciò a dire Walter. " Posso andarmene?" Domandò imbarazzato. 
Lei annuì anche se di malavoglia. " Avrei voluto ottenere la risposta che cerco da quell'infame ma, da come hai potuto vedere, è scappato." Borbottò innevorsita.
" Mi spiace molto, spero che i tuoi gli diano un'po di legnate comunque." Rispose di rimando il vecchio prendendo il suo bagaglio. Jennifer rise a quella risposta. " Credimi, in questo momento, immagino già che stiano passando un brutto quarto d'ora." Disse a Walter abbastanza confuso da quella risposta.
 
 
-
 
 
Steve si fermò all'imbocco del vicolo. - Qua dovrebbe andare bene.- Pensò fra sè e sè col fiatone sentendo i passi affrettati dei suoi inseguitori fermarsi e bloccare così la via di fuga. 
" Sei in trappola cocco." Disse Acid ridendo seguito dagli altri tre uomini.
 " Forse siete voi quelli in trappola con me." Rispose di rimando l altro mettendosi in posizione di guardia con un'aria strafottente sul volto. 
Acid sputò a terra serio liquefacendo il punto dove era caduta la saliva. " Ragazzi, prendete questo scemo." Ordinò. Il trio iniziò ad avvicinarsi minaccioso mettendo delle mazze in avanti. 
Steve sorrise. " Allora chi vuole farsi male per primo?" Chiese spavaldo.                         
" Sta zitto!" Ruggì quello sulla destra mulinando la mazza e cercando di colpirlo.

Steve lo evitò spostandosi sulla sinistra e colpì con un gancio il muso del tizio che barcollo all'indietro. Quello sulla sinistra attacco in quel momento il giovane fece una giravolta evitandolo per poi sferrare un calcio dritto alla schiena dell'avversario facendolo cozzare contro il precedente aggressore che capitombolo a terra.
" Prendi questo!" Gridò il terzo sferrando un destro. Lui lo bloccò con la mano sinistra e, rapidamente, scaglio un veloce destro dritto sulla sua mascella spedendolo al suolo. Gli altri due, rialzatisi, si buttarono su di lui infuriati. Afferrando la mazza caduta al suolo gli ando incontro il primo lo prese in pieno petto  all'altezza dello stomaco facendolo piegare in due. L altro, evitanto l'attacco, lo colpì in pieno sul ginocchio destro e poi, carponi sulla testa mandandolo al tappeto. 
 
 " E questi sono sistemati..." Mormorò col fiato corto. - Dovrei proprio smettere di fumare.- Pensò fra sè e sè.
 " Ti sei forse dimenticato di me!" Ruggì il super sputando dell'acido dalla bocca. Steve si scosto subito evitando il liquido che, caduto a terra, iniziò a sciogliere il cemento.
" Credimi..." Disse Steve annoiato scansando un altro attacco a fatica che, per poco, non gli bruciò la gamba destra. " Sei il super più patetico che abbia mai visto!" Disse arrivandogli davanti e, prima che potesse gettare ancora acido, lo colpì dritto sulla mascella con un pugno a piena forza. Avvertì il piccolo e gracile corpo del suo avversario sollevarsi dal suolo oltre alla mano che gli faceva male per via della forza che aveva dato a quel pugno. " Ci metti sempre dieci secondi per ricaricarti. A lunga distanza sei temibile ma, in un posto come questo, sei un avversario fin troppo semplice." Borbottò al tipo ormai privo di sensi a terra. Prese il cellulare dalla tasca. 
" Walter, mi senti?" Domandò mentre, con passo veloce, iniziò ad allontanarsi dalla zona. Se conosceva Jennifer di sicuro aveva mandato qualche altro suo sottoposto a cercarlo. " Si, ti sento." Borbottò lui. 
" Sei con l'auto?" Chiese Steve affrettando il passo. 
" Si, quella tipa mi ha lasciato andare. Dove sei?" Rispose lui mentre, in sottofondo, si sentivano vari clacson.
" Sono a qualche strada più in la dell'albergo. Vediamoci li." Gli disse ancora chiudendo la chiamata e dirigendosi a tutta velocità verso il punto concordato. 
 
 
-
 
 
Jennifer sospirò rassegnata mentre, dalla finestra rotta, osservava le auto passare. " Capo..." Mormorò un uomo in giacca e cravatta dal fisico massiccio.
" Si, dimmi pure Jason." Rispose lei con fare annoiato e di malavoglia.
" Purtroppo è riuscito a fuggire. Vuole che sguinzagli i contatti della capitale?" Chiese lui in tono rispettoso.
Lei scosse la testa. " Non serve. Il mio amato è libero di fare quello che vuole anche se, questo, vuol dire andare incontro alla morte..." Sussurrò gelida. 
" Perché gli ha mentito?" Chiese Jason all'improvviso. Jennifer si girò accigliata. " Noi sappiamo chi è quel tipo che sta facendo quegli omicidi. Perché non ha voluto rivelare il nome? In questo modo avrebbero potuto fermarlo e sarebbe stato libero."  Si affrettò a dire a mo di scusa.
Lei torno a guardare la strada notando, tra le tante, l'auto di Steve che, sgommando, si diresse a tutta velocità fuori dal suo raggio visivo. " Non l'ho detto perché, sapendo come ragiona, si sarebbe fiondato da lui e la cosa sarebbe finita male..." Spiegò  lei brevemente.
Jason sorrise triste. " Lo deve amare davvero molto. Per proteggerlo così..."  Disse il sottoposto. Jennifer senza rispondere a quell'affermazione fu scossa da dei lunghi brividi di freddo per tutta la schiena. Una strana sensazione l'aveva percorsa e ripensando a Steve sperò, con tutto il cuore, che non incrociasse mai la strada di quel pazzo assassino.














ANGOLO DELL'AUTORE: Eccomi con la quarta e ultima parte del nostro arco :) lo so U.u Steve è un'po infame ma credetemi quello che fa lo fa sempre a fin di bene. 
Ciaoo grazie a chi legge e a chi recensisce.

ANGEL:  E' un agente di polizia di classe I. Dotata di ali molto simili a quelle di angelo degli X-men. Oltre a quelle è dotata anche di una vista molto più sviluppata di quella umana. La sua velocità è di circa 90 chilometri orari. 

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Capitolo 22
*** 22 Accordi e confusione ***


Will era appoggiato a terra accanto alla volante con ancora le luci accese sfinito nel vero senso della parola. Ormai il sole stava quasi per tramontare c'era voluta un'intera giornata per portare la tranquillita.
 
 " Come ti senti capo?" Domandò la voce di Angel andandogli vicino e porgendogli una bottiglia d'acqua. 
" Sono sfinito..." Borbottò prendendola volentieri e iniziando a berla avidamente. 
 " Hai lottato contro tre fury uno dopo l altro ci credo che sei esausto." Replicò l'altra accucciandosi accanto a lui e ripiegando le grandi ali. 
" Avevi mai visto una cosa simile?" Gli domandò lui serio in volto.
Lei scosse la testa. " Credo sia la prima volta che, dodici fury, appaiono in questo modo." Rispose convinta. Will annuì stava per dire qualcosa quando, una figura inconfondibile, attirò la sua attenzione facendolo alzare.
" Dove stai andando?" Chiese allarmata la collega vedendolo mettersi in piedi.
" Torno subito." Rispose sbrigativo dirigendosi, a passo svelto, verso la figura alta dai capelli neri poco lontano da loro che, dopo averlo visto, girò i tacchi e cominciò a camminare veloce verso una strada laterale come per nascondersi.
 
 
-
 
 
Joseph si maledì mentalmente. Non appena aveva notato lo sguardo indagatore del fulminatore folle era già troppo tardi.
" Dove cazzo credi di andare?!" Sbraitò Will che lo aveva raggiunto e agguantato per la collottola. " Tenente Will..." Disse con un sorriso forzato sulle labbra il più giovane. " Da quanto tempo che non ci vediamo..." Mormorò ancora cercando una possibile via di fuga da quella situazione.
 " Sei tornato per portare guai ragazzo?" Gli domandò lasciando la presa ma senza togliere il suo cipiglio duro dal suo volto affilato. 
Joseph sospirò. " Come mai tutti mi chiedete se sono tornato per questo? Sono tornato per fare la differenza tutto qui." Rispose lui sincero senza distogliere lo sguardo da quello arcigno del uomo più vecchio.
 " Sei e sarai sempre solo una dannata mina vagante..." Borbottò distanziandosi Will. " Quattro anni fa hai avuto la tua occasione e l'hai mandata in malora. Se farai un casino in un'altra operazione..." Mostrò il pugno chiuso come minaccia. " Giuro su Dio che ti inculcherò io stesso la lezione che ti meriti." Dichiarò dandogli le spalle e dirigendosi verso la strada principale. Joseph lo fissò mentre se ne andava.
Un moto di tristezza lo pervase. - A quanto pare gli brucia ancora.- Riflettè mentre, in silenzio, si diresse verso la centrale.  
 
 
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L'auto correva  veloce lungo la statale tanto che, Walter, da quando aveva fatto il cambio di posto con Steve al volante, si teneva alla maniglia per quanto stava spingendo sull'acceleratore. 
 
" Non credo che ci stia inseguendo nessuno..." Provò a dire per la decima volta al più giovane che, di riflesso, guardò nuovamente nello specchietto per poi rallentare la marcia. 
 
" Si, scusa, diciamo che ho perso un'po il controllo..." Ammise imbarazzato. 
" Prima che ti parli di quello che ho scoperto, permetti una sola domandina?" Chiese Walter che voleva togliersi quel dente a qualunque costo. " Dipende dalla richiesta." Rispose l altro sapendo già dove sarebbe andato a parare. 
" Chi cavolo era quella tipa?" Domandò il vecchio schiettamente facendolo imprecare mentalmente. " Lei sarebbe la mia ex diciamo..." Rispose vago lui. Walter lo guardò confuso. " Ci siamo conosciuti un anno e mezzo fa... Doveva essere la cosa di una notte ma ci siamo messi insieme e, poco tempo fa, sono preso e sono scappato..." Spiegò ancora lui sempre più rosso e dicendo mentalmente ingiurie. 
 
" E lei lo sa che l'hai lasciata?" Lo interruppe Walter. Steve non rispose. " Ma dai! Ma sei scemo?!" Sbottò all'improvviso il vecchio.              " Ovvio che vuole spiegazioni gliele devi dare è l'unico modo che hai per togliertela di torno." Disse il vecchio saggiamente.
" E' complicato ok?" Gli rispose lui di rimando senza peli sulla lingua. Non aveva il coraggio di dirgli quello che, da qualche tempo, gli era tornato alla mente. Si vergognava e, inoltre, non era sicuro della sua reazione. 

 
" Piuttosto che cosa hai scoperto dal mercante?" Gli domandò cambiando così discorso.
  Walter sbuffò avendo intuito il disagio. " A quanto pare, il nostro amico assassino, ha comprato le armi da quel fornitore che, purtroppo, ha troppa paura anche solo da dirci il nome e simili ma mi ha raccontato una storia in compenso..." Disse brevemente. 
" Che storia?" Disse Steve incuriosito. 
" Preferisco dirla solo una volta perché mi pare qualcosa di impossibile..." Ammise brevemente mentre, una volante, gli fece cenno d'accostare lungo la strada. Steve, si avvicino al margine della strada mentre, l'auto di pattuglia, si fermò a breve distanza da loro.
 
 " Che succede?" Mormorò confuso Walter dalla cosa. 
" Non ne ho la più pallida idea." Rispose l altro mentre, un uomo, in uniforme si avvicino. 
" Giorno signori. Patente e libretto grazie." Disse schiettamente il tipo castano chinandosi verso lo sportello.
Steve annuì e, mentre porgeva i documenti, disse:" Va tutto bene?" Domandò mentre quello ispezionava le carte in maniera accurata.
 " Si, mi scusi se l'ho fermata ma, oggi, è una giornata veramente di merda..." Spiegò brevemente ridandogli i documenti. 
" Perché cosa è successo?" Chiese Walter allarmato.
 Quello alzò il soppraciglio stupito. " Non avete saputo?" Domandò a sua volta con un tono sorpreso. 
" Eravamo fuori città fino a stamattina stiamo rientrando." Rispose Steve. 
" Bhe c'e stata una specie di invasione di fury ben dodici casi in un giorno durante la parata... un sacco di morti e distruzione e in più c'e stata anche un evasione dal carcere perciò stiamo controllando chiunque per identificare i fuggiaschi." Disse lui brevemente. Gli altri due sbiancarono. " Comunque è tutto apposto, più avanti dovrebbe esserci un altro posto di blocco. Buona serata." Aggiunse dirigendosi al mezzo.  Una volta che, l'agente, si fu allontanato il vecchio si girò verso di lui. " Steve, prima di andare a casa, portami alla centrale. Devo verificare una cosa." Disse Walter con un tono allarmato che non preannunciava nulla di buono.
 
 
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Non appena varcarono la porta d'ingresso Justice esulto di gioia nonostante il  gigantesco dubbio che gli attanagliava la mente. Che era successo in città? Ovunque, nella zona urbana, aveva visto: dozzine di camionette di pompieri, ambulanze e volanti correre da una parte all'altra come pazzi.
 
 - Cosa cavolo è accaduto?- Pensò mentre sentì sbattere la porta con violenza ricordando così la presenza di quella pazza che, per tutto il tragitto, non aveva fatto altro che lamentarsi.   
           
" Chiudi più piano questa non è casa mia eh." Borbottò togliendosi la maschera gettandola sul tavolo. Kate si guardò attorno quasi disgustata.  " Look molto spartano..." Disse schiettamente la donna in merito alla casa. 
" Sono un tipo piuttosto semplice mi accontento di poco. " Rispose lui di rimando.                   
Lei scosse testa rassegnata. " Hai qualcosa che posso indossare?" Chiese rivolgendosi ancora alla divisa del carcere che aveva addosso e con varie chiazze di sangue. " Sono stufa di indossare questo schifo." Aggiunse. 
" Dovrei avere qualcosa nell'armadio. Anche se non è molto." Gli rispose lui di rimando aprendo il frigo mezzo vuoto e prendendo una birra.
La donna, a passi pesanti, si diresse nella camera da letto. Lui, al contrario, si sedette alla scrivania. A breve il tizio avrebbe chiamato e voleva essere pronto.                           

" Dico ma stai scherzando?!?" Sbraitò la donna uscendo dalla camera con un paio di jeans più grandi due volte di lei e una maglia rossa che sembrava uscita da un discount. 
" Non sapevo come fossi ma solo il tuo nome perciò ho preso un'po di roba a caso..." Rispose lui mentre accendeva il portatile.
Lei lo guardò allibita  pronta a replicare quando, Justice, le fece cenno d'avvicinarsi. Sullo schermo era apparso un uomo in penombra di cui si vedeva solo il sorriso.
" Salve signorina Katrin Hofflan." Disse cordiale salutandola con la mano. 
" E lui chi è?" Domandò la donna piuttosto guardinga e allarmata da quella presenza. 
" E' l uomo che mi ha detto di venirti a liberare e tuo datore di lavoro." Spiegò brevemente Justice serio.
 " Ehi, ehi frena io non ho detto che avrei accettato il lavoro..." Sbottò lei. " Voglio solo uccidere la gente non mi va di essere impegnata in un impiego." Aggiunse imperterrita.
 " Ma come?" Domandò l uomo sbalordito. " Non ti va di guadagnare così tanto da non dover più commettere reati?" Aggiunse.

L'assassina rimase spiazzata. La proposta l'allettava però non voleva dipendere da nessuno lei non aveva bisogno di nessuno. Se l'era sempre cavata da sola non c'era nessuno su cui avrebbe mai potuto contare solo sul suo potere nient altro gli dava fiducia. " E in più, se accetti, avrai a che fare con elementi con cui potresti divertirti a giocare..." Mormorò ancora lui stuzzicando un'po la curiosità della donna che drizzò le orecchie. " So bene che cerchi vere lotte cosa che, gli altri super, non ti possono dare. Io posso offrirti quello che cerchi e sarai pagata profumatamente." Disse con un largo sorriso sulle labbra lui. Knife sorrise. Lotte all'ultimo sangue, avversari all'altezza. Questo aveva sempre cercato come faceva quel tipo a saperlo? - Dovrò stare attenta ma. per ora, mi posso accontentare.- Riflettè fra se e se. " Accetto l'offerta. Da dove cominciamo?" Domandò con un sorriso la donna. 
" Ottimo, veramente ottimo..." Disse di rimando il cliente battendo le mani in un applauso. " Per il momento riposatevi e conoscetevi meglio. In città c'e troppo caos per agire vi manderò una e-mail col prossimo bersaglio la cui paga, sarà due volte quella del precedente..." Aggiunse. 
A quelle parole Justice strabuzzò gli occhi. Sonar era stato pagato ben quattro milioni quanto diavolo era pericoloso questo nuovo bersaglio? " D'accordo, aspettiamo la sua risposta." Mormorò Justice tenendo per se quei dubbi non voleva mostrare paura o timore aveva imparato a tenere per se simili emozioni. " Ottimo, alla prossima..." Disse congedandosi e facendo tornare lo schermo nero.                         
 " Finalmente se ne è andato ora che facciamo di bello?!" Esclamò Knife rivolta a Justice euforica di essersi tolta dalla vista quel tipo strano. 
Lui si alzò dalla sedia prendendo la birra di prima. " Non so tu ma, io, me ne vado a dormire. Sono sfinito e inoltre si è fatto tardi." Rispose freddamente dirigendosi verso la camera.
 " Ehi! Io dove dormo scusa?" Domandò Knife piuttosto seria. Lui indico il divano scassato. " Puoi dormire li, non mi interessa. Domani parleremo e dobbiamo chiarire diverse cose ma, per adesso, ho bisogno di riposare buonanotte." Replicò chiudendo la porta e lasciando la donna da sola.
 
 
-
 
 
Il comandante Alex era teso. Continuava a martellare sulla scrivania, disseminata di una decina di tazzine di caffè, la penna nera che era solito usare. Aveva già ricevuto una strigliata sia dai superiori che dal sindaco stesso per quello che era accaduto le cose stavano prendendo una piega sempre peggiore.
 
 Strinse con forza la stretta sulla penna.- Da quando questo fottuto assassino va a giro le cose stanno andando sempre più a puttane. - Pensò sempre più innervosito. La porta si aprì piano facendo entrare Peter. 
" Ci sono novita?" Domandò mentre guardava in un punto a caso della stanza senza degnare di un'occhiata il suo sottoposto. 
" Siamo riusciti a bloccare i fury..." Annunciò lieto. " Le manovre d'emergenza sono rientrate tutte nella norma. Il problema del carcere adesso ha la priorita e delle squadre speciali sono andate a dare supporto e la stradale controlla ogni centimetro della zona attorno ad essa..." Disse ancora tutto d'un fiato al suo capo.
 Lui annuì. " Molto bene..." Rispose freddamente pensando ad altro. 
" C'e qualcosa che non va?" Chiese il sottoposto notando la strana faccia del proprio superiore. 
" Direi tutto. Ho bisogno urgente di parlare con Walter ma ancora non mi risponde..." Disse ancora riferendosi al suo cellulare buttato sulla scrivania. Peter stava per replicare quando la porta si riaprì d'impeto mostrando la piccola figura di Walter tallonata da Steve poco dietro di lui. 
 
" Alla buon ora..." Mormorò Alex fissando truce il vecchio e alzandosi dalla sedia. 
" Sono corso qua appena ho saputo. Ero fuori città." Rispose lui rapido scusandosi subito.                  
" Mi avevi detto che il sistema era sicuro e che avremmo potuto localizzarli prima che potessero esplodere!" Ruggì d'impeto Alex dando un pugno alla scrivania e senza badare al suo discorso. " Si me ne rendo conto  ma..."
 " Non c'e nessun ma Walter!" Replicò senza lasciar finire il vecchio. " Hai una vaga idea del caos che ci ha portato questa mancanza nel tuo sistema?! I miei superiori mi vogliono scannare sul serio!" Continuò imperterrito con lo stesso tono. " Vediamo di darci tutti una calmata eh." Disse Steve frapponendosi tra i due e cercando di capirci qualcosa in quella conversazione.
 
" Di che sta parlando?" Chiese a Walter curioso. Aveva visto poche volte Alex arrabbiato e, quella, era la prima volta che lo vedeva davvero furioso.   " Di una cosa che avevo ipotizzato un anno fa e che, fino ad oggi, aveva funzionato benissimo..." Mormorò a voce bassa il vecchio.
 " E cioè cosa?" Disse ancora Steve. Walter sposto lo sguardo su Alex.                   
 " Credo che possiamo mostrarglielo..." Mormorò sicuro il super. 
" Fa come credi, non mi interessa niente. Basta solo che tu, e il tuo dannato team mi diate una risposta plausibile." Sbraitò Alex rimettendosi a sedere sotto l'occhio confuso di Peter e Steve ancora in silenzio. 
" Sarà fatto. Domani mattina radunerò la scientifica e cercherò di capire cosa è successo." Annunciò il vecchio ancora più rammaricato che mai. " Steve contatta Erika e Shoan domani andrete con Walter anche perché il nostro killer si è messo nuovamente all'opera." Disse Alex ignorando totalmente la figura di Walter. 
" Chi ha ucciso?" Chiese allarmato Steve. 
" Questa volta, più che per omicidio, è accusato di evasione..." Mormorò di rimando Alex serio in viso. " La criminale nota come Knife è stata liberata quest'oggi durante dei disordini. Si sono perse le tracce anche di altri criminali di medio livello ma, lei, ha la priorita." 
 "Come fate a sapere che c'entra il nostro uomo?" Domandò Steve stupito da tutte quelle informazioni. 
" Sono state rinvenute altri coltelli dello stesso materiale che abbiamo trovato sulla scena del delitto di Sonar. Non sappiamo perché ha liberato lei e la cosa mi preoccupa alquanto. Ci sono delle registrazioni vedete se riuscite a capirci qualcosa" Rispose ancora. 
" Ok, d'accordo, domani chiamerò sia Erika che Shoan e vedremo di metterci subito a lavoro." Disse immediamente Steve sperando, in questo modo, di fare contento quel tipo. 
" Adesso andate a riposarvi e, mi auguro, di avere risposte Walter." Mormorò con tono autoritario mentre i due uscivano dalla porta.
 
 " E' stato molto duro con entrambi." Ammise Peter non appena i due se ne furono andati via. 
" Ho dovuto Peter. La situazione adesso è più critica che mai. Non so cosa voglia da Knife ma, qualunque cosa sia, non promette niente di buono." Spiegò allarmato. 
" Vuole diramare la notizia?" Domandò il sottoposto. 
Scosse la testa. " Se dicessimo della sua fuga sorgerebbe il panico. Quella pazza uccideva super a caso solo per il  gusto di farlo. Diremo che sono fuggiti alcuni criminali di classe media. Informa tutte le squadre di pattuglia di perquisire mezzi, case abbandonate e qualsivoglia posto sospetto. Sicuramente l'avrà portata in città perciò non sarà difficile localizzarli." Disse convinto. 
" Ricevuto andrò subito a dare disposizioni." Confermò lui facendo il saluto e correndo fuori. Rimasto solo Alex aprì il cassetto della sua scrivania fissando un vecchio portfolio ingiallito. " In che razza di casini ti ho ficcato Steve?" Si chiese mentre, di botto, lo richiuse facendolo ripiombare nel buio.
 
 









ANGOLO DELL AUTORE: Eccomi con un nuovo aggiornamento. A breve nuovo capitolo anche per samurai la via del bushido.
Grazie per chi continua a leggere lo so U.u sono stato infame con sto colpo finale ahaha alla prossima.

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Capitolo 23
*** 23 Libera uscita & Fury ***


 
Detestava i posti affollati. Troppa calca, troppi possibili nemici e, in caso d'emergenza, le vie d'uscita sarebbero state bloccate dalla gente impaurita. 
- Odio questo posto.- Pensò fissando disgustato la fontana del centro commerciale zeppo di gente accaldata e la musica in sottofondo che veniva dai negozietti. Nonostante il caos del giorno prima la gente aveva ancora voglia di divertirsi e fare spese? Non capiva questi atteggiamenti così assurdi.

" Vuoi muoverti?!" Esclamò la voce perentoria di Knife poco più avanti a lui e distogliendolo dai suoi pensieri.
" Spiegami perché sono dovuto uscire di casa..." Mormorò afflitto Justice che, con un cappello in testa e degli occhiali da sole, nascondeva il suo volto nell'affollato centro commerciale. 
" Perchè mi servivano delle cose e perché, mi annoiavo!" Replicò l'altra che, indossando la maschera olografica, aveva cambiato coloro dei capelli e anche l'aspetto esteriore del viso apparendo così con dei folti capelli biondo cenere, un viso pieno di lentiggini e con qualche anno in meno. 
 
" E chi dovrebbe pagare per queste cose che dovresti comprare?" Domandò al culmine di un esaurimento l assassino.
Lo aveva costretto ad alzarsi intimandogli di seguirla altrimenti avrebbe fatto qualcosa per finire in prima pagina. Se fosse stato possibile l'avrebbe legata e imbavagliata ma, data la missione in comune, non poteva rischiare di perdere un aiuto.
- Ricattatrice.- Pensò fra sè e sè lui mentre lei gli sorrise fermandosi davanti a un negozio di vestiti. " Ma tu, ovvio." Rispose con una giravolta per poi entrare dentro. Lui la guardò sbuffando. - Si sarà una lunga giornata.- Pensò entrando di malavoglia dentro quel posto.
 
 
-
 
 
Steve e gli altri due agenti si trovavano nella sala riunioni già da circa mezz'ora in attesa, che Walter, arrivasse.
 " A che ora ti ha detto che sarebbe venuto?" Domandò Shoan a Steve intento a mandare un messaggio a Thomas. 
" Alle 16 se tutto andava bene." Rispose lui annoiato. La porta si spalancò mostrando la piccola figura del super con l'affanno e un portatile sotto il braccio sinistro.
 " Scusate il ritardo." Borbottò mettendo il computer sul tavolo per poi accenderlo. 
" Come mai ci hai messo così tanto?" Chiese Erika irritata dal ritardo.
 " Ho dovuto compilare diverse scartoffie per potervi mostrare questa cosa e spero che ne valga la pena." Disse lui a mo di spiegazione mentre finiva di collegare tutti i fili.
 " Ma non dovremmo parlare solo di quello che avete scoperto al mercato e della fuggitiva." Disse Erika ancora perentoria.
" Ci arriveremo. Prima devo assolutamente parlarvi di questa cosa che, penso, possa c'entrare con le nostre indagini." Dichiarò apertamente Walter.
 " Che intendi col centrare con le nostre indagini?" Domandò totalmente confuso Steve. Alex aveva parlato di fornirgli spiegazioni su quello accaduto ieri ma non che, questo, fosse parte del loro caso. Walter si bloccò per qualche secondo. " Quando sono tornato a casa, ieri sera, non riuscivo a dormire..." Cominciò a dire serio. " Dodici fury che sbucano dal nulla? E' impossibile e se fosse tutto collegato? Questo mi sono chiesto così ho pensato di mostrarvi una cosa su cui ho lavorato nell'ultimo anno e mezzo e che ci ha fornito molto aiuto a preventivare la minaccia dei fury." Concluse. 

Il proiettore si accese illuminando la parete bianca emostrando un computer mastondotico all'interno di una stanza poco più grande di quella.

 " Cosa sarebbe questa cosa?" Domandò incuriosito Steve fissando il gigantesco computer macinare dati.
 " Quello che state vedendo è  Gehirn. Un dispositivo che, controllando le onde cerebrali, in un raggio di cinquanta chilometri è capace, in determinati casì, di localizzare i fury prima che essi si risveglino." Spiegò brevemente. 
" Ma, i fury non derivano da cose come lo stress e simili?" Chiese abbastanza confuso Shoan. 
" Come vi avranno spiegato all'accademia questi  casi nascono a causa di forti stress ma, non è del tutto così..." Spiegò Walter serio in viso rispodendo al giovane. " I motivi principali sono dovuti al cambiamento delle onde cerebrali dei singoli individui in seguito a fenomenti non del tutto compresi ancora." Mormorò brevemente lui lasciando, ancora perplesso, il trio di agenti.
 " Ehm cosa..." Disse alzando la mano Shoan come se fosse a scuola.
Walter si mise una mano sulla testa esasperato. " Si, forse dovrei spiegarmi meglio mostrandovi il grafico..." Borbottò cambiando immagine sulla parete bianca col proiettore portatile. " Queste che vedete sono le onde cerebrali di una persona normale..." Sullo schermo apparve un cervello che emetteva delle onde azzurrine. " Come potete vedere è tutto nella norma un cervello completamente sano..." Un altro apparve sulla destra con delle onde rosse che facevano su e giù." Questo è quello di un super da come notate è molto più in movimento di uno normale per via dei poteri che scorrono al suo interno e infine questo è quello di un fury..." Un terzo cervello apparve sulla sinistra con delle onde nere che oscillavano su e giù a un ritmo serrato. " Tutto il sistema è sballato movimenti, pensiero tutto è completamente in malora. Non sappiamo come mai accada questo sconvolgimento e ancora ci stiamo lavorando in maniera ininterrota." Concluse spegnendo tutto.
 " E tutto questo cosa starebbe  a significare per la nostra indagine e per quello che è successo l altro giorno?" Domandò Steve cercando di venire a capo di quelle spiegazioni così al di sopra delle sue conoscenze.
 " E' solo un ipotesi ma ritengo, che il fenomeno dei fury, non sia del tutto frutto del caso..." Mormorò brevemente. 
" Intendi dire che qualcuno potrebbe provocare il fenomeno?!" Esclamò Shoan stupefatto della cosa.
 Walter annuì serio in viso. " Si, o almeno ipotizziamo così. I risultati sui corpi dei fury morti e a quelli catturati in vita non hanno dato frutti perciò resta ancora qualcosa di impossibile da definire." Rispose il vecchio.
" Ora che ci hai spiegato questo tuo pensiero. Possiamo sapere quello che avete scoperto durante la vostra scorribanda in coppia?" Domandò Erika intromettendosi nel discorso e stufa di tutte quelle spiegazioni da mal di testa.
 
 
-
 
 
Justice se ne stava accanto a una parete a mani incrociate e osservava la figura esile della sua compagna intenta a guardare gli abiti esposti in un altro dannato negozio.
" Dimmi un'po come ti chiami?" Chiese Knife a un tratto incuriosita mentre fissava alcuni jeans strappati in più punti.
" Il mio nome non deve interessarti." Replicò lui serio e freddo. Viveva senza lasciare alcuna traccia se qualcuno l'avesse catturata e lei avesse cantatato per lui sarebbe stata la fine.
" Sei proprio una noia..." Borbottò lei arraffando un paio di pantaloni che sembrava calzargli a pennello e mettendoli sotto braccio.
  " Solo perché quel tizio ha detto che dobbiamo conoscerci non vuole dire che io voglia farlo..." Disse schiettamente lui disincrociando le  braccia dal petto e spostandosi dal muro.             
 " Tu sai tutto di me..." Replicò lei stizzita. " Hai letto i miei dossier, sai dei miei poteri e io di te cosa so?" Aggiunse imperterrita.
Odiava quella situazione lui è vero l'aveva tirata fuori da quel dannato carcere ma meritava almeno un minimo di considerazione. 
" Il minimo indispensabile e tanto ti deve bastare..." Annunciò lui seccato. " E adesso andiamocene non voglio finire i miei soldi." Borbottò ancora dirigendosi a passo svelto verso la cassa.
 " Tiranno..." Sussurrò la donna seguendolo di malavoglia e gonfiando le guance irritata. 
" E non ho letto tutto di te." Replicò di rimando lui. " Ho solo letto la parte che mi interessava nulla di più." Aggiunse a mo di spiegazione mentre la cassiera passava gli articoli sul lettore. 
" Ah sisi certo immagino!" Sbraitò lei uscendo dal negozio furiosa.
 Justice sospirò. - Il peggior incarico della mia vita.- Pensò fra sè e sè mentre seguiva quella pazza lungo la corsia del centro commerciale.  " Puoi chiamarmi Justice comunque." Disse a un certo punto sospirando e sperando così di darle un contentino.
 Lei si girò di scatto alzando un sopracciglio e fissandolo storto. " Dicevi che non dovevo sapere il tuo nome prima..." Replicò stizzita
 " Ho cambiato idea ok?" Disse lui innervosito dalla sua risposta. 
" Piuttosto l'altra te ancora non si è palesata come mai?" Domandò cercando di cambiare discorso. Lei si sedette su una panchina accanto alla fontana muovendo avanti e indietro le lunge gambe.
" Karen può percepire tutto quello che le succede attorno e ha anche i ricordi di quello che faccio io. Se ancora non è uscita è perché ha troppa paura di quello che sta capitando." Spiegò brevemente con uno strano tono di voce. Justice annuì.
" Nel caso, dovesse apparire, come dovrei comportarmi con lei?" Chiese. Lei lo fissò per qualche istante. Come se si sentisse a disagio a parlare dell'altra se.
" Stendila il prima possibile..." Rispose dura. " E' una tale fifona che potrebbe fuggire oppure mettersi nei casini perciò, per stanotte, dovrai come minimo legarmi." Aggiunse con un tono ancora più freddo e irritato.
" Ok, se lo dici tu." Mormorò lui di rimando sedendosi a debita distanza da lei.
 " So che non dovrei farti domande personali ma dove hai imparato a combattere così?" Chiese la donna. " Ho visto come ti muovi e, riuscire a entrare in una prigione di massima sicurezza e senza alcun problema, sono curiosa." Aggiunse sempre stando con lo sguardo su di lui. 
" Sono stato addestrato sin dalla più tenera età. Fare cose come quelle che mi hai visto fare per me è la cosa più  naturale del mondo." Rispose lui semplicemente.
 " E tu invece?" Chiese lui a sua volta. " Come può una studiosa avere simili capacità di combattimento?" 
Lei sorrise sadica e ammicando rispose: " Molta pratica. Ho ucciso tante persone ma, quelli che più di tutti mi hanno dato soddisfazioni sono stati i super che hanno tentato di fermarmi. Mi sono dovuta adattare." Lui annuì senza fare altre domande. Comprendeva come ci fosse riuscita affrontando combattimenti sempre più duri si riusciva a creare i metodi migliori per creare un modus con cui lottare.
" Io e te abbiamo proprio qualcosa che non va..." Disse all'improvviso Knife. Distogliendo lo sguardo da lui e osservando un padre con la propria figlia in fila per comprare un gelato e avvertendo il desiderio spasmodico di uccidere. " Ci troviamo qui e parliamo di come eliminare la gente e cosa ci ha portato a essere così." Mormorò ancora con uno strano tono nella voce da cui sembrava esserci del rammarico. 
" Questo è quello che siamo. Noi uccidiamo per soppravvivere e per andare avanti. Non c'e niente di sbagliato." Rispose semplicemente Justice alzandosi dalla panchina. " Adesso sarà meglio rientrare il cliente potrebbe chiamare da un momento all'altro. Muoviti." Le disse ancora avviandosi verso l'uscita. Knife lo guardò per qualche istante ancora abbastanza stupita da quella risposta poi, prendendo le buste, si avvio in silenzio andandogli dietro. 
 
 
-
 
 
" Credo che sia una storia più da film che qualcosa uscito fuori dalla realtà..." Mormorò ancora incredula Erika dopo il racconto prima di Steve su quello successo al mercato e poi la parte di Walter su quanto emerse al colloquio con il venditore che aveva lasciato di sasso tutti e tre. 
" Se fosse un film sicuramente avrebbe un gran successo." Disse in risposta Shoan abbozzando una risata e beccandosi un occhiataccia da Erika per il commento poco opportuno. 
" A parte gli scherzi credo che, questa voce, sia da verificare." Ammise Steve ancora perplesso da quel racconto. " Hai cercato la notizia in rete oppure su dei rapporti per confermarla?" Domandò ancora. 
Lui scosse la testa. " Con la questione dei fury non ho chiuso occhio mi spiace." Borbottò. 
" Non ti preoccupare, ricercherò io queste notizie. Sicuramente ci sarà una spiegazione plausibile." Rispose di rimando. Ancora stentava a credere a una cosa simile poteva essere in grado di affrontare un super di classe I o II da soli ma così tanti insieme? Era qualcosa che non stava in piedi. " E riguardo a Knife cosa credete che voglia da lei?" Chiese Erika interrompendo il suo flusso di pensieri. 
" E' una super di classe II perciò forse ha bisogno di lei per qualcosa." Propose Shoan.
 " Potrebbe anche essere ma, si da il caso, che è completamente imprevedibile. Ho letto la sua cartella. Dubito che, il nostro uomo, riesca a controllare un simile elemento." Replicò convinto Walter. " Forse, l'aver preso con se quella donna, potrebbe essere un grosso errore. Dozzine di pattuglie la stanno cercando perciò non sarà molto libero di muoversi." Suggerì Steve.
" Anche se fosse un errore adesso abbiamo contro una pazza del mio stesso livello e un altro pazzo che da solo è capace di affrontare a mani nude un super di classe II le cose si stanno complicando..." Rimarcò Erika. " Qualcuno ha idee su come agire." Mormorò Walter. " Direi di consultare le videocamere di sicurezza della prigione oltre anche a quelle dei dintorni. Forse è rimasto qualcosa da qualche parte." Propose Steve ricevendo segni d'assenso. " Io e Shoan ci occuperemo di vedere le telecamere magari troviamo qualcosa." Disse subito Erika. Non gli andava di stare di nuovo in pachina e ne di andare a parlare con familiari e simili.
 " Ok, d'accordo. Vi avrei mandati laggiù in ogni caso." Replicò Steve convinto alzandosi in piedi. " Perché tu che devi fare?" Gli domando lei piuttosto confusa.
" Voglio vederci chiaro su questa storia che Walter ci ha raccontato. Perciò andrò a sentire un'po in giro. Forse qualcuno dei bassifondi sa qualcosa oppure magari la notizia è finita sui giornali." Rispose convinto mettendosi in piedi. " Molto bene, se voi vi occuperete di questo io vedrò di capire cosa è successo in questi dodici sciroccati." Ammise Walter.
" Ok, ci troviamo qua domani l'altro. Teniamoci in contatto e, per qualunque evenienza, troviamoci subito." Mormorò ancora Steve mentre, anche gli altri, si preparavano a uscire dalla porta. Stava per avviarsi fuori quando sentì una mano sul suo braccio come per bloccarlo. Si girò trovandosi davanti la figura di Erika che lo guardava. " Prima che tu te ne vada, ho bisogno di parlarti Steve." Disse lei lasciando di sasso l uomo.










ANGOLO DELL AUTORE: Eccomi col nuovo capitolo :D in anticipo rispetto al solito. Come capitolo è solo transitorio mi spiace dopotutto il caos degli scorsi capitoli. La rubrica dei super, per ora, è ferma per via dei pochi visti per ora.
Ci vediamo nel prossimo con il ritorno di un super elettrico alla prossima.

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Capitolo 24
*** 24 Uscita notturna ***


Il ragazzo, con la divisa militare grigiastra, camminava attento e vigile attraverso le macerie di quel paesino col fucile stretto fra le mani.
La città era stata bombardata in precedenza cercando, in questo modo, di creare più vittime possibili fra i dissidenti per il proseguimento di quella guerra che andava avanti ormai da anni. Sentì, in lontananza, un rumore di spari assordanti ed esplosioni poi silenzio nuovamente.

 - A quanto pare qualcuno è ancora vivo.- Riflettè lui stringendo con più forza le mani sul suo fucile preparandosi a eventuali scontri. In quel momento si trovava nella via centrale della piccola cittadina dozzine di negozi, prima pieni di vita, ormai erano ridotti in polvere e saccheggiati più e più volte gli facevano da contorno. Sentì lo sfrigolare dei pneumatici delle auto in fiamme qua e là e lo scricchiolare dei cocci di vetro che calpestava coi suoi stivali neri. Un rumore di passi da una via parallela  lo allarmò. Veloce si girò di scatto e sparò un colpo senza neanche vedere cosa fosse ma affidandosi alla sua mira degna di un cecchino. Il proiettile centrò il suo obiettivo e si sentì un leggero tonfo. Rapido ando a controllare stando sempre in guardia. A terra, ai suoi piedi, vide un corpo piccolo ed esile. Dei lunghi capelli biondi ramati gli scendevano lungo le spalle ossute arrivando al centro della schiena magra. 
 
Ributtò giù il conato di vomito che sentiva stava salendo su per la sua gola. Aveva già ucciso in precedenza non era una cosa nuova ma, quella che aveva appena eliminato, era una semplice bambina di poco più di sette anni. 
 
Vide che, nella mano destra, stringeva una mela mezza rinsecchita forse il suo unico pasto di un orfana ormai terrorizzata e che nessuno avrebbe aiutato. Mentre fissava il corpo notò la pozza di sangue farsi largo nel punto della testa che aveva preso in pieno col suo proiettile. Un moto di disgusto lo animò. Poteva uccidere uomini e donne che lottavano o anche persone in fuga perché uccidere una ragazzina? Perché porrè fine a una vita che già stava soffrendo? 
" Mi spiace..." Sussurrò con una flebile voce che non sarebbe stata udita da nessuno vista la zona deserta. Non gli era permesso provare compassione in pubblico e nemmeno in azione ma, in quel momento si sentì umano dopo tanto tempo che non lo era più stato.

Poi mise il fucile a tracolla e sollevò la sua mano destra. " Non posso giurare di non uccidere più nessuno però..." Con la sinistra prese il coltello che teneva nella tasca sul retro. " Giurò di non uccidere più un bambino innocente." Concluse facendo un lungo solco sulla mano a mo di ammonimento e di promessa. La radio cominciò a emettere dei suoni continuì a quanto pare doveva andare.
 
Justice si risvegliò da quel ricordo. L'affanno era tornato così come quel dannato momento. Si osservò la mano destra colma di cicatrici segno, indelebile, di quanti altri bambini era stato costretto a uccidere per volere di altri. Aveva deciso di segnare, sul suo corpo, ogni morte innocente così da marchiarsi. Stava per rimettersi disteso quando sentì un enorme frastuono provenire dal soggiorno. Si alzò in piedi a quanto pare il doppio si era svegliato.
 
 
-
 
 
Will se ne stava nell'auto di pattuglia in silenzio interrotto, ogni tanto, dallo sgrannochiare di Jolly intento a mangiare alcune patatine prese per l'appostamento. Erano lì da oltre quattro ore messi in un angolo buio consci che, nessuno, avrebbe mai fatto domande o simili.
 " Tra quanto possiamo agire?" Domandò con la bocca piena Jolly. Will guardò l'ora segnata sul cruscotto della macchina. Erano le undici di sera passate.
" Tra circa dieci minuti possiamo entrare in azione. Non appena Mimic e Zacchary avranno iniziato il turno e Melany sarà al centralino ci metteremo in azione." Spiegò brevemente tornando a fissare la porta del piccolo monolocale che stavano controllando da ore e che era situata al secondo piano.
 " Sarà quello giusto?" Chiese timidame Jolly che, ancora, aveva grossi dubbi.            
" Ne abbiamo già parlato..." Replicò lui seccato. " E' uno dei pochi con poteri legati all'informatica e, inoltre, è stato già arrestato per essere entrato su siti governativi e averne violato la sicurezza." Aggiunse ancora più convinto. Avevano vagliato vari altri hacker o persone che, per soldi, entravano nei siti per togliere informazioni e simili e, quel tipo, era il migliore. 
" Ok, ho capito." Rispose Jolly ammutolendosi e tornando a mangiare. Conosceva Will da oltre dieci anni sapeva come fosse fatto se si metteva una cosa in testa era impossibile distoglierlo dall'obiettivo. 
" E muoviti a finire di mangiare. Mi stai mandando nei pazzi!" Sbraitò ancora senza distogliere lo sguardo da quella porta.
L altro sospirò rassegnato. - Si sarà davvero una lunga notte.- Pensò prima di prendere un sorso d'acqua e mettersi di nuovo a osservare.
 
 
-
 
 
Karen si risvegliò all'improvviso mettendosi seduta sul divano. Si guardò attorno spaesata e iniziò ad annaspare presa da un attacco d'ansia. Sapeva dove si trovava ma, ogni volta riprendeva il controllo, il panico la assaliva. Cercò di mettersi in piedi ma si trovò bloccata da un paio di manette attaccate al divano.
 
" Sta ferma..." Sussurrò una voce indistinta nell'ombra. " Lei mi aveva detto che saresti saltata fuori stanotte perciò ho preso precauzioni." Disse ancora Justice seduto poco distante da lei e mostrandosi alla donna. 
" Ti prego, fammi andare via." Piagnucolò lei. Non voleva partecipare ad altri massacri, non voleva più vedere immagine di morti e non riuscire a fare nulla se non quella di una misera spettatrice impotente davanti a tutta quella violenza. 
" Non posso, se lo facessi sarebbe un grosso problema." Replicò lui convinto. 
" Ti prego! non dirò a nessuno ne di te e nemmeno di lui. Voglio solo tornare in prigione!" Gridò lei di rimando iniziando a scuotere le manette con forza ma senza successo.
 " E' un rischio che non posso correre, mi spiace." Replicò ancora lui freddo e per niente commosso da quel suo atteggiamento patetico così diverso da quello della sua controparte più spigliata e più piena di se. - Non posso credere che siano così diverse. - Pensò piuttosto confuso da quel cambio repentino. Knife era più sicura di se e più strafottente. Quella che aveva davanti sembrava un cucciolo spaurito. Ma se c'era qualcosa che aveva imparato è che, proprio dalle creature più deboli, ci si poteva aspettare il peggio.
" Almeno slegami." Gli disse ancora la super distogliendolo dai suoi pensieri. 
" Chi mi assicura che non fuggirai?" Gli domandò lui con fare sospettoso. Lei lo fissò con gli occhi lucidi.
 " Credi sul serio che proverei a scappare con te qua di fronte a me." Replicò lei mostrandogli le mani per farsi aprire le manette. Lui esitò per qualche istante poi, prese le chiavi dalla tasca dei pantaloni e aprì con cautela le manette. Karen si sfregò le mani indolenzite sotto l'occhio vigile di Justice. 
" Grazie..." Mormorò lei ancora visibilmente scossa. 
" Vedi di non farmici pentire. Non voglio assolutamente essere costretto a farti del male." Replicò con durezza. Karen diventò pallida sotto quella minaccia velata. A un certo punto si sentì un suono provenire dal fax sulla scrivania vicino al computer. Justice, sempre senza togliergli gli occhi di dosso, si avvicinò ad essa prendendo il foglio che era appena arrivato. 
Lo osservo con attenzione prima rimanendo stupefatto dal guadagno che avrebbe fatto poi, alla vista del soggetto e della tipologia, raggelò per la prima volta da quando aveva cominciato quel lavoro.

" Quando la tua doppia sarà dei nostri?" Chiese a Karen che drizzò le orecchie.
" Io non lo so..." Ammise impaurita ancora. " Ci scambiamo piuttosto rapidamente... ma dipende molto dalla situazione." Spiegò.
 Justice attaccò con un coltello la foto della donna dai lunghi capelli corvini che era appena arrivata. " Bhe, ho bisogno di lei ed è un vero bisogno." Mormorò ripensando al dannato livello III che avrebbe dovuto affrontare a breve.
 
 
-
 
 
Will e Jolly scesero dall'auto poco dopo mezzanotte. Non appena gli altri, dalla centrale, spedirono il messaggio per dare l'ok.
" Stiamo attenti." Bisbigliò con un sussurro Will mentre salivano le scale della palazzina cercando di non fare rumore.  Jolly annuì. " Nel caso provi a fuggire attiva il campo di forza su tutto l'ingresso." Suggerì mentre arrivarono di fronte alla porta malandata dell'appartamento in cima alle scalinate. Si appostarono ai lati della porta. Will, dopo pochi istanti, diede il segnale con un cenno della mano destra e, lui, con una spinta cinetica la aprì piano forzandola.
 
Non appena entrarono nel monolocale la loro attenzione fu rivolta alla figura calva e in sovrappeso al suolo  posta tra il soggiorno e il piccolo cucinino con  la testa  girata di 180 gradi e, un grosso pugnale sulla sua spalla destra. Nella mano sinistra l uomo teneva una pistola che, a quanto pare, non era riuscito a usare. I due super estrassero le armi non era il momento di restare troppo sorpresi chiunque fosse stato era ancora lì forse. 
Will fece fermare Jolly. " Chiama mimic e gli altri. E aspetta qui." Gli sussurrò prima di dirigersi verso la camera da letto da cui si avvertiva uno strano rumore.
 
Dallo spiraglio della porta intravide una figura slanciata completamente vestita di nero e illuminata a malapena dalla luce che veniva dall'esterno grazie al lampione dietro l'angolo.
 Il tizio sembrava cercare qualcosa visto il caos che stava facendo nella stanza messa tutta quanta a soqquadro. Will appoggiò piano la mano sopra la porta aprendola lentamente per sbirciare meglio. Non voleva disturbare quel tipo che forse stesse cercando la sua stessa cosa? Magari era lo stesso killer venuto li per recuperare prove o simili? Si chiese mentre lo guardò fissare il muro davanti a una specie di cassapanca in legno. Lo vide mandare indietro la mano destra e colpire con forza il muro aprendo un foro. Li, togliendo il cartongesso, si mostrò una piccola cassaforte che iniziò a scassinare.
 - Bingo.- Pensò mentre, con la mano sinistra, attivò piano i generatori per far fluire energia. Lo avrebbe steso con un solo pugno e poi lo avrebbe interrogato. Il suo fiuto non sbagliava quel tizio c'entrava qualcosa col suo caso.
Non appena sentì il click dell'apertura spalancò la porta di getto e si catapulto sul tizio che, nonostante la sorpresa, si posiziono in difesa con la mano sinistra in avanti e bloccò a stento il pugno del super.

" Sei in arresto." Annunciò Will sferrando anche un velocissimo destro che, però lo sconosciuto scanso per un soffio chinandosi al suolo. " Non solo hai ucciso il tizio che volevo interrogare ma gli rubi anche in casa. La cosa mi irrita alquanto!" Esclamò eseguendo un calcio basso che prese in pieno il ladro spedendolo contro il muro vicino alla finestra aperta.
Stava per scattare nuovamente contro di lui ma, l'avversario, gettò qualcosa ai suoi piedi e un'enorme cortina di fumo ricoprì l'intera stanza. Con una sferzata della mano si libero di quel gas dannoso ma, il nemico, era scomparso nel nulla. 
 
- Mi è sfuggito.- Pensò fra sè e sè voltandosi e vedendo l'oggetto di interesse di quel tizio vestito di nero. Il computer portatile era a terra e perfettamente integro per fortuna. Sorrise soddisfatto a quanto pare era sulla strada giusta.
 
 
-
 
 
Steve apri la porta di casa con la mano che gli tremava si rendeva conto di aver bevuto troppo ma ne aveva bisogno. Barcollando entró dentro per poi rinchiudersi l'uscio alle spalle.
Aveva avuto la necessita  di bere soprattutto dopo quello che Erika gli aveva detto dopo la riunione: 
 
 
Si trovavano in un piccolo bar del centro in cui, tempo fa, si ritrovavano insieme a Matthew e altri compagni di corso per parlare dopo una faticosa giornata oppure per divertirsi.
 
Erika girava lenta il cucchiaio dentro la tazza di caffè scuro assorta nei suoi pensieri. Steve la guardava curioso visto che, proprio lei, aveva deciso di parlargli dopo quasi due anni in cui non si erano sentiti sia per la furia della donna sia perché lui non se la sentiva.
" Cosa volevi dirmi?" Domandó infine lui facendo alzare di botto la testa della ex collega. Lei prese un sorso di caffè quasi scottandosi la lingua come per darsi coraggio.
" Ti ho chiesto di parlarti perché io...." Sospirò come se quello che volesse dire, le stesse pesando come un macigno." Ti volevo chiedere scusa per il mio comportamento...." Ammise infine lasciando Steve senza parole.
" Quando sono andata a parlare con le vedove di Sonar e Animal mi sono resa conto che sono stata ingiusta con te in questi due anni..." Disse ancora mentre Steve la fissava.  " Anche tu hai sofferto e tanto anche. Se per me era un amore per te era come se fosse un fratello mi spiace per come sono stata... Spero che mi perdonerai." Concluse infine Erika rammaricata.
In quei giorni ci aveva pensato molto a cosa dire e cosa avrebbe potuto fare. Non era mai stata brava in cose simili ma, per questa volta, voleva provarci.

Steve non sapeva cosa dire. Non si aspettava un simile discorso e un simile atteggiamento non da Erika non da colei che, aveva sempre visto, come una roccia inamovibile sempre ferma sulle sue decisioni.
" Non ti devi scusare. Il tuo dolore era giusto." Rispose lui di rimando convinto delle sue parole. " Inoltre anche io mi sono allontanato da te e da tutti gli altri." Ammise lui stesso ancora con uno strano timbro nella voce.
 " Si, ma sono comunque stata ingiusta." Disse lei di rimando. " Avrei dovuto cercare di non distanziarmi così da te. Ci conosciamo da una vita e, nel mio profondo, so benissimo che tu non c'entri nulla con la sua morte." Mormorò ancora lei con un sorriso triste. Un brivido di gelo attraverso il corpo dell'ex agente.
 " Da egoista ti ho accusato ingiustamente e ti ho dato del codardo ti ho..." Eseguì un lungo respiro come per calmarsi da quel fiume in piena di cose che avrebbe voluto dire.
" Tranquilla Erika..." Gli sorrise Steve cercando di calmarla. " Ti perdono per come ti sei comportata e spero che tu possa perdonare anche me." Rispose ancora lui. " Grazie." Mormorò lei con un sorriso sincero per la prima volta dopo due anni.
 
Si sentiva uno schifo ancora peggio di prima al solo ricordo di quel sorriso che lei gli aveva fatto. Sbattè il pugno sinistro contro il muro sentendo un male cane ma sempre poca cosa rispetto al suo dilemma interiore. " Sarei dovuto morire io quel giorno e non tu." Mormorò a voce alta mentre si avviava a letto pronto a una nuova nottata di incubi e risentimento.







ANGOLO DELL AUTORE: Eccomi col nuovo capitolo anzitutto buona pasqua a tutti voi che state leggendo e per le recensioni.
La storia, da come avete potuto vedere, sta andando avanti. Spero che, fino ad ora, la storia vi stia piacendo ci vediamo nel prossimo capitolo ;) 

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Capitolo 25
*** 25 Viaggio nelle fogne & Punti fondamentali ***


 
 
Se c'era una cosa che odiava più di doversi infischiare negli affari altrui era quel tanfo nauseabondo che veniva da dentro quel dannato tombino davanti a lui. 
 
Thomas imprecò una decina di volte mentre, con attenzione, si calava di sotto per la scaletta. - Ma guarda cosa mi tocca fare.- Pensò fra sè e sè facendo attenzione a non scivolare in mezzo a tutto quel viscidume sopra la scala. Non appena toccò terra prese la piccola pila che si era portato dietro e fissò il buio davanti a se con un misto di sgomento e paura. 
 Sospirò. - Sono arrivato fino a qui tanto vale andare fino in fondo.- Riflettè serio e con determinazione. Si tolse il guanto dalla mano destra per poi toccare la superfice del muro poi chiuse gli occhi e mormorò:" Recall."
La nebbia leggera lo avvolse completamente riaperti vide la figura dell assassino farsi largo, senza alcun problemi, in quella oscurita. " Inizia la caccia." Disse mentre, facendo attenzione si addentro dentro di essa.
Si toccò la fronte sudaticcia ormai era da più di dieci minuti che il recall era attivo e quel tizio non aveva fatto altro che andare sempre dritto. Mentre seguiva l'ombra del killer, attraverso quei vicoli bui, Thomas ebbe uno strano pensiero in mente. Col suo potere poteva seguire la traccia di omicidi e atti violenti e, in base all'intensita, era capace di percepirli anche  a distanza di giorni. Come poteva, quel tizio da solo, avere una traccia così potente da restare attiva per così tanto tempo? Quante vite aveva colto fino a quel momento? Quelle domande lo fecero rabbrividire e, nel contempo, lo spinserò ad accelerare il passo doveva darsi una mossa e in fretta. 

A un certo punto l'ombra si bloccò davanti a un bivio. Si chinò verso il muro di destra come se stesse lasciando qualcosa e poi proseguì nel bivio di sinistra. Thomas, vedendo la scena, bloccò la proiezione. - Che cosa aveva lasciato?- Pensò avvicinandosi circospetto verso il punto indicato dalla visione. Si abbassò e rimase di sasso.

Era un oggetto rettangolare di colore grigio quasi mimetizzato col muro con una lucina rossa che faceva su e giù ed emetteva uno strano ronzio.

 
 " E' un sensore di movimento..." Mormorò allarmato. Se avesse fatto un solo passo falso in avanti quel tipo si sarebbe accorto che lui stava passando e sarebbe stato seriamente nei guai. - Ho rischiato davvero grosso.- Pensò asciungandosi il sudore sulla fronte per l'ennesima volta. Adesso rimaneva in dubbio sul cosa fare. Se fosse andato avanti il segnale avrebbe subito avvisato il killer e lui si sarebbe trovato davanti quel mostro contro cui aveva le stesse probabilita di vincere che aveva un topo con un gatto. - Forse dovrei tornare indietro e capire in che punto va questa bivio. Potrebbe fornirmi almeno una zona da dove iniziare a vedere per bene.- Riflettè fra sè e sè addentando un pezzo di baretta energetica per il mal di testa opprimente che stava avendo per il recall.  - Per il momento informiamo Steve di questi sviluppi poi vedrò che altro posso fare.- Pensò ancora gettando la cartaccia e ritornando sui suoi passi diretto verso l'esterno. 
 
 
-
 
 
Walter guardò il cadavere sopra il tavolo di metallo dell'obitorio. All'altezza dello sterno vide l'enorme sguarcio che, da come aveva saputo, era stato provocato da un fulmine lanciato da quel deficiente di Will. 
 
Sbuffò irritato. " Avrebbe potuto anche andarci più piano..." Disse fra sè e sè mentre, con bisturi in mano, si preparava a incidere la carne per iniziare l'apertura della cassa toracica.

Con calma tracciò una lunga linea verticale che arrivo fino all'inguine del corpo. Avevano varie teorie su quella modifica che fosse inalata oppure ingerita ma, fino a quel momento, tutte si erano rivelate infruttuose. Cominciò a togliere gli organi tagliando i collegamenti uno a uno per poi metterli via per analizzarli più avanti e vedere se ci fosse qualcosa. Arrivato allo stomaco tagliò un'altra curva ancora più grande per riuscire  a vederne il contenuto ma trovandolo stranamente vuoto.

 - Questo tipo non ha mangiato niente?- Riflettè fra sè e sè confuso. Solitamente c'erano rimasugli di cibi non digeriti o feci negli intestini ma, in quel caso, non aveva trovato niente. Emise un lungo sospiro di rassegnazione.
" Un altro buco nell'acqua." Disse con rammarico preparandosi a chiudere tutto quando, un qualcosa, attirò la sua attenzione. Prese le pinze stando attento a non danneggiare tessuti e prese quel minuscolo pezzetto blu che si trovava all'interno dell'intestino.

 " E tu che cosa sei?" Domandò a quel piccolo agglomerato azzurrino dalla strana forma ovale. Era la prima volta che ne trovavano di simili. Un lampo gli attraversò il cervello. Veloce si diresse verso le celle frigorifere degli altri quattro cadaveri doveva verificare subito quella cosa.
 
 
-
 
 
Erika parcheggiò l'auto poco distante dal punto di guardia del carcere.               
" Posso chiederti perché mi volevi con te oggi?" Gli chiese all'improvviso Shoan scendendo dal posto del passeggero. Gli sembrava strano che, proprio lei, volesse compagnia sopratutto per una cosa simile.
 " Mi scocciava venire fin qui da sola e  poi, in due, forse riusciremo a cogliere maggiori dettagli da questa visita alla prigione." Rispose brevemente lei mentre, il controllo di sicurezza, gli faceva passare al di la del cancello. 
" Però ne sono stati fatti di danni eh..." Ammise piuttosto stupefatto Shoan alla vista dei vari edifici semi carbonizzati e delle tracce di devastazione qua e la nel cortile che, squadre di muratori, avevano iniziato a sistemare per rendere di nuovo efficienti al meglio.
 
 " Già, l'hai detto." Replicò Erika con falso interesse e con gli occhi puntati davanti a se. La sola cosa, che gli importava, era scovare possibili errori fatti da quel pazzo omicida la loro indagine, fino ad ora, stava brancolando sempre nel buio nonostante i punti che avevano scoperto mancavano ancora troppi tasseli al mosaico che avevano davanti a loro. 
" Grazie di essere venuti così presto." Disse un uomo alto in divisa blu dai corti capelli bianchi brizzolati e all'indietro di fronte all'ingresso dell'edificio principale un grande casermone di cemento armato su tre piani.
 
 " Era nostro dovere e, inoltre, stiamo dando la caccia a questo criminale e vogliamo scoprire il più possibile." Rispose Erika rapidamente evitando qualsiasi perdita di tempo legata a convenevoli.  Lui annuì per poi fare loro cenno di seguirlo dentro. " Abbiamo alcune cose da farvi vedere che, sicuramente, troverete interessanti..." Ammise mentre entravano nell'ascensore. 
" Che tipo di cose?" Domandò Shoan curioso.
 " Lo vedrete non appena saremmo nel mio ufficio." Rispose lui mentre le porte si chiudevano. " Devo dirvelo quel tizio ha minato il mio orgoglio e così anche di tutti quanti quelli che lavorano qui..." Disse all'improvviso mentre si trovavano nell'ascensore. " Non era mai riuscito a evadere nessuno e quel tipo in cinque minuti ha tirato giù una baraonda disumana." Commentò ancora colpendo la parete. 
" Comprendiamo la sua frustrazione mi creda." Replicò Erika. Anche per lei, così come per tutti gli altri agenti, era snervante vedere un solo uomo riuscire in simili imprese.
 Arrivati all'ufficio notarono, sopra la scrivania in plastica scura, un oggetto quadrangolare.
 " Questo lo hanno trovato alcuni dei miei uomini fuori dal carcere." Disse mostrando la piccola scatola grigia con vari bottoni e una specie di timer sopra il display.
 " Cosa sarebbe?" Domandò curioso Shoan guardandola confuso. 
" Da quello che ci hanno detto gli specialisti arrivati ieri dalla capitale è un generatore EMP. Serve a disturbare e a interrompere flussi elettrici e simili per un tot tempo. E' un mezzo molto datato comunque." Spiegò brevemente ripetendo quello che gli avevano detto il giorno prima.
 " Perché datato? Infondo si è rivelato molto utile in questa situazione." Replicò Erika seria.
 Quello annuì in modo grave. " Si ma, ora come ora, tramite un super si è in grado di creare maggiore scompiglio. Sono anche molto difficili da trovare questi oggetti essendo di un'epoca bellica un'po vecchia." Mormorò lui di rimando. Erika annuì. Il loro uomo aveva già dato prova di usare vecchi mezzi per le sue operazioni e questo ne confermava la presenza domenica.
 - Ci dev'essere un modo per capire dove si procura questa roba.- Rimuginò la donna fra sè e sè. Contatti col mercato nero erano sparsi per la città nei posti più disparati ma dove si riforniva? 
" Avete delle registrazioni per caso?" Chiese Shoan bloccando così i suoi pensieri.
 " Si, per vostra fortuna, le telecamere nei piani più bassi funzionano anche senza corrente  avendo un dispositivo di sicurezza che si avvia quando manca la luce generale. Se potete aspettare qui cinque minuti vi farò vedere subito le riprese." Gli annunciò lui mentre usciva di corsa per prendere le registrazioni.
 
" Fino ad ora cosa ne pensi?" Chiese il più giovane voltandosi verso di lei visto che erano soli. 
" Al nostro amico piacciono i vecchi sistemi. In città ci sono pochi rivenditori non autorizzati che vendono questa roba o che possono procurargliela..." Rispose pensierosa. - Se riuscissimo a torchiarne qualcuno forse ci sarà modo di avere qualche informazione.- Pensò fra sè e sè. 
" Forse Steve potrebbe indicare qualcuno di questi tizi." Propose Shoan anticipando la risposta della collega.  
" Si, può darsi, quando ci rivedremo gli diremo della cosa appena scoperta." Disse di rimando lasciando di stucco il più giovane. Qualche giorno fa avrebbe imprecato e maledetto Steve che diavolo gli era preso? Stava per chiederlo quando la porta si spalancò mostrando il direttore con un computer portatile e alcuni dischi. 
 
" Purtroppo ci sono solo immagini ma niente audio." Gli avvisò lui mentre posizionava tutto sulla scrivania e accendeva il computer.
Il video partì poco prima del black out mostrando i vari agenti al piano eseguire i soliti controlli di routine. A un certo punto dall'ascensore uscì una guardia che si mise da una parte come in attesa. Una volta che la corrente fu staccata il tizio si avventò sul capo del gurppo per poi colpire a morte ogni agente della stanza riuscendo anche a sconfiggere il super senza alcun problema. 
" E' assolutamente il nostro uomo." Bisbigliò a bassa voce Shoan mentre continuava a guardare il killer avvicinarsi a una cella per poi aprirla e tirare fuori a forza una donna che, piangendo si accascio al suolo per poi, dopo pochi minuti, mettersi in piedi e massacrare la squadra speciale giunta per fermare l'evasione. I due si fissarono per qualche istante e lei, infine,lo seguì. 
 
" Come mai ha avuto un cambio così repentino quella donna?" Chiese abbastanza stupito Shoan. " Cioè sembrava quasi non voler andarsene dalla prigione all'inizio."Aggiunse.
 Il direttore sospirò ansioso. " Bhe ecco, la detenuta Katrin Hoffman è un soggetto molto particolare..." Cominciò a spiegare. " Lei è affetta da un grave disturbo della personalita. In casi di forte stress la sua alter ego esce allo scoperto." Disse ancora mentre metteva sul tavolo la cartella clinica della donna che, subito, Erika prese tra le mani. Aveva sentito da Walter solo alcuni stralci di quella pazza e voleva capirci di più.
 " Una tipa piuttosto problematica..." Ammise Erika scorrendo veloce le informazioni. 
" Già infatti faticavamo a gestirla. Come Katrin i suoi poteri le fanno modificare composti chimici con cui entra in contatto ma, come Knife, è in grado di manipolare il metallo con grande facilità." Replicò lui. 
" Sa cosa potrebbe volere il nostro assassino da una come lei?" Mormorò ancora abbastanza allibita Erika. Aveva sentito del caso di Knife quando era entrata in polizia. Una super di classe II senza alcuna regola capace di uccidere chiunque le capitasse a tiro nel tentativo di bloccarla avevano perso la vita vari agenti super. 
Lui alzò le braccia a mo di diniego. " Mi spiace, purtroppo non ne ho alcuna idea." Ammise con rammarico. 
" Sa se, qualcuno, potrebbe darci maggiori informazioni su di lei?" Domandò Shoan che aveva appena finito di leggere il dossier. 
" Purtroppo è orfana di entrambi i genitori sono morti quando lei aveva due anni ma, da quando era entrata qui, aveva fatto richiesta per avere uno psichiatra per poter imparare a gestire i suoi problemi di stress." Rispose lui a Shoan. " Potrebbe darci il nome del medico?" Chiese subito lui porgendogli un foglio. Forse sarebbe servito a poco ma, in un caso simile, anche solo avere qualche informazione sulla nuova amichetta del loro bersaglio avrebbe potuto fare la differenza. 
" Si chiama Derek Woliwiz..." Disse iniziando a scrivere sul foglio nome e indirizzo. " Lo troverete qui a questo indirizzo. Solitamente riceve solo a certi orari ma, presumo, che a sapere della fuga di Katrin sarà ben lieto di darvi una mano." Concluse con un sorriso mesto.
 " Grazie per le informazioni, prendiamo anche il generatore." Mormorò Erika alzandosi in piedi e dirigendosi verso l'uscita tallonata da Shoan con, tra le mani, il piccolo oggetto.  
" Direi che è stata una giornata proficua." Dichiarò Shoan mentre montavano di nuovo in auto. 
La donna annuì di rimando mentre metteva in moto la macchina. " Già. Dobbiamo seguire la pista del generatore. Sicuramente lo avrà preso in città e, anche la pista di Knife. Avere un modo per poter sfruttare un suo eventuale punto debole ci potrebbe tornare utile." Mormorò lei seria in volto. Il più giovane annuì. " Speriamo che anche gli altri abbiano trovato qualcosa." Disse lui fiducioso. Erika spinse sull'acceleratore. 
" Lo spero anche io." Dichiarò convinta dirigendosi verso la città.
 
 
 
 
Walter mise con attenzione, nel piccolo congelatore portatile, la quarta pallina bluastra che aveva rinvenuto. Aveva notato una veloce erosione di quelle sferette e, subito, aveva deciso di metterle sotto ghiaccio sperando che si mantenessero almeno un'po. - Le ho ritrovate in ognuno dei quattro corpi cosa sono?- Pensò fra sè e sè. Avrebbe voluto analizzarli subito ma, in quel momento, qualcosa gli diceva che avrebbe dovuto aspettare forse, nel suo laboratorio, avrebbe trovato maggiori risposte che in quel dannato obitorio. Prese con la mano il congelatore e si avviò verso l'uscita. Forse, vari punti stavano venendo a capo.
 
 
 
 









ANGOLO DELL'AUTORE: Eccomi tornato scusatemi per la pausa ma non è un momento facile con tutte queste storie in corso :) Alcuni punti sono arrivati al pettine e altri ne devono ancora arrivare.
Grazie a chi continua a leggere e a commentare siamo al capitolo 25 e non avrei mai creduto di arrivare così lontano con una long grazie e a presto.

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Capitolo 26
*** 26 Allenameno & Svolta ***


Will muoveva le dita in maniera ritmica sopra la scrivania senza fermarsi un solo istante. "Tenente potrebbe darsi una calmata?" Chiese con rispetto l'addetto informatico davanti al computer.
"No, non ci riesco, ok?" Replicò l’uomo irritato.
Aveva portato il computer di nascosto nella sezione informatica da un uomo fidato ma, da oltre due ore, nessun risultato utile. "Dovrebbe saperlo che questi sono lavori molto lunghi, non posso certo forzarlo in due secondi." Mormorò quello sistemandosi i capelli biondi dietro la schiena.
Will stava per replicare ma la porta si aprì piano. "Sarà anche il miglior informatico del distretto ma non è detto che ci riesca immediatamente." Lo rimproverò Angel passandogli il caffè che era andata a prendere alla macchinetta in corridoio. Will sbuffò prendendo con prepotenza il bicchierino di plastica dalla sua mano.
"Sei troppo buona con questi scansafatiche." Disse portandosi il caffè alle labbra.
"Parlami ancora di quel tizio." Propose lei sperando che, in questo modo, si distraesse lasciando fare al loro agente il suo lavoro.
"Che ti dovrei dire? Come mi è fuggito?" Domandò lui buttando il bicchiere ormai vuoto nel cestino.
"No, com'era fatto? Aveva segni particolari?" Rispose lei.
Lui scosse la testa. "Indossava un vestito nero dalla testa ai piedi compresa una specie di maschera. Piuttosto alto a dire il vero anche se non quanto me. Va detto che, però, aveva una forza niente male ha spezzato il collo a quel tipo, ha sfondato un muro con un pugno e, inoltre, ha resistito a un mio attacco al cinque percento di carica, non è da tutti." Spiegò lui ancora pensieroso.
"Credi che avesse qualche potere?" Propose Angel.
Lui fece spallucce. "Abbiamo lottato per pochi istanti non posso dirlo con certezza ma, per me, quel tizio cercava il portatile per qualche lavoretto del nostro hacker morto..." Disse lui convinto.
"Forse ha rotto le uova nel paniere a qualcuno e questo di rimando ha mandato qualcuno a fargli la festa." Concluse Angel seria in viso.
"Esatto. E dev'essere qualche pezzo grosso per aver mandato un simile professionista che sapeva anche dove cercare." Borbottò ancora lui mettendosi con la schiena dritta sulla sedia.
Angel sospirò. "E così la nostra pista delle telefonate salta completamente." Annunciò lei.
Will indicò il tizio al computer. "Se quello riesce a forzarlo forse possiamo ritrovare qualcosa." Replicò convinto.                                 Lei annuì alzandosi in piedi. "Beh, sono di pattuglia. Ci vediamo più tardi e riposa ogni tanto, ne hai bisogno." Mormorò con dolcezza la donna ricevendo un grugnito in risposta.
“Ho tutto il tempo per riposare poi, al momento voglio solo scovare questo bastardo e risolvere questo mistero." Replicò convinto senza scendere dalla sua decisione. Non avrebbe riposato non prima di aver trovato almeno una pista sicura che portasse a quel bastardo assassino.
Angel scosse la testa sorridendo di quella testa dura e uscì dalla stanza sotto l'occhio vigile del suo superiore.


-


Si mosse con velocità verso il suo avversario con la lama nella sua mano destra e sferrò l'affondo. Justice con facilità bloccò l'attacco per poi scagliare un sinistro velocissimo puntando al viso scoperto.
"Alza la guardia!" sbraitò colpendola con il pugno dritta sul volto e mandandola al tappeto prendendo in pieno il setto nasale.
"Ma sei cretino?!" Esclamò Knife toccandosi il naso da cui usciva sangue. "Mi vuoi uccidere o cosa?!" disse ancora rimettendosi in piedi. "Sto solo cercando di farti tornare in forma, tutto qui." Rispose lui con semplicità mentre un nugolo di pugnali si dirigeva verso di lui a tutta velocità.
"Mi stai dando della grassa per caso?" domandò lei invelenita a quella risposta. Gli aveva suggerito, quando era riapparsa durante la giornata di ieri, di andare in cantina a prepararsi per il bersaglio che avrebbero colpito a breve.
"Assolutamente no." Replicò lui, raccogliendo un bastone e facendolo roteare così da disperdere l'assalto e facendo tintinnare i pugnali caduti a terra. "E' solo che sei fuori forma per la troppa inattività..." Cominciò a dire lui avvicinandosi a lei e cercando di colpirla nuovamente. "Sei stata rinchiusa in una cella per oltre due anni e mezzo senza possibilità mai di uscire..." Knife evitò per un soffio la bastonata per poi attaccare a sua volta sulla sua sinistra. " I tuoi movimenti, così come la tua percezione della situazione, sono sballati..." Disse ancora roteando per evitare la lama e prendendola sul fianco col bastone facendogli uscire dalla bocca un grido strozzato. "Con quei soldati hai avuto fortuna contando sull'effetto sorpresa ma, per il bersaglio che ci aspetta, non ci potrai contare." Concluse lui schivando il pugno furioso della donna abbassandosi e facendogli perdere l'equilibrio con un calcio basso.
"Dannazione." Ringhiò lei rimettendosi in piedi e toccandosi con la mano il punto dolente dietro la schiena. "Mi spieghi come cazzo ci riesci?!" Esclamò stufa di tutte quelle botte. Stavano lottando da circa due ore e nemmeno una volta era riuscita a colpirlo.
" Sono una super di II livello eppure tu, semplice umano, riesci a pestarmi come se fossi nulla. Cosa cavolo sei?" Domandò colma di rabbia mentre riprendeva tra le mani alcune lame per continuare quella lotta.
"Sono solo un semplice uomo niente di più..." Rispose brevemente rimettendosi in posizione col bastone in avanti e le gambe. "Sono stato addestrato sin da quando ho otto anni e, inoltre, un livello di un super non determina mai la vittoria in uno scontro, almeno in certi casi." Annunciò deviando con la sua arma le stoccate della donna.
"E fammi indovinare il prossimo da uccidere è difficile anche per te non è vero?" Gli chiese lei curiosa avvicinandosi al suo viso con il pugnale di sinistra e pronta a colpirlo al petto con quello di destra.
Lui scostò il volto di un centimetro evitando la prima lama e, alzando in diagonale il bastone, scostò l'altra lama che andò a vuoto.
" Colei che dobbiamo uccidere è un classe III." Rispose brevemente lui lasciando la donna scioccata.
"Stai scherzando? E chi?" Domandò bloccandosi all'improvviso.
Lui rimise il bastone vicino al muro riprendendo un secondo fiato. "Evaline Dustan." Rispose semplicemente.
Knife strabuzzo gli occhi. "Intendi quella super conosciuta come Scossa?" Chiese realmente allibita.
Lui annuì. "Ho visto la sua cartella, non è all'interno della polizia perciò non dovrebbe essere un problema serio, ma non si sa mai." Replicò convinto. Quella donna non aveva fatto un addestramento militare ma, come tutti i super di classe III aveva dovuto seguire corsi speciali per imparare a controllare i suoi poteri.
"Anche se non è in polizia resta comunque molto forte..." Lo avvisò lei.
"Ha la capacità di creare onde sismiche di magnitudo 4 e, in più, il suo corpo può diventare duro come il diamante oltre ad avere riflessi potenziati."
"Ho già letto tutto." La interruppe lui lanciandogli un asciugamano per togliersi il sudore di dosso. "E come intendi affrontarla? So tutto io dei miei stivali." Replicò lei avvicinandosi a lui incuriosita a pochi centimetri dal suo volto e guardandolo dritto negli occhi. "Prima va a farti una doccia, poi ne riparleremo." Disse lui stizzito sia dalla sua vicinanza che dal suo tono per poi dargli la schiena e mettendosi a colpire il saccone attaccato al muro.
Knife lo guardò allibita, desiderando ardentemente che fosse un dannato uomo normale per pestarlo a dovere. "Ti giuro con te non so se sentirmi offesa o no quando fai così!" Sbraitò mentre saliva le scala a passi pesanti mentre i rimbombi sul sacco riempivano l'aria.


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Steve continuava a scorrere sulle notizie dei vecchi giornali sul suo computer ma niente, vuoto totale. Aveva deciso di consultare sia i quotidiani locali che nazionali oltre alle televisioni. La morte di un simile boss con tanto di tutta la banda avrebbe dovuto sollevare un grosso vespaio ma niente, nulla era stato trascritto se non qualche fugace notizia.
Per un momento pensò di contattare Jennifer con la sua rete di informatori, forse ne sapeva di più, ma poi ci ripensò. Se lo avesse fatto l'avrebbe illusa e lui non voleva questo. Sospirò afflitto. Stava per alzarsi per bere qualcosa quando il telefono sulla scrivania cominciò a suonare. "Pronto Thomas." Rispose lui subito.
"Ehi Steve. Ho visto le chiamate scusa se non ho risposto subito ma ero nelle fogne." Mormorò lui subito.
"Hai trovato qualcosa?" Chiese immediatamente sperando in qualche buona notizia.
"Si, qualcosa ho trovato..." Ammise restando sul vago.
"E cosa di preciso?" Domandò curioso.
"Ho seguito le immagini fino a un bivio e poi mi sono dovuto fermare, lo stronzo ha fissato un dannato sensore di movimento." Disse brevemente con un tono tra il seccato e il deluso.
"Hai fatto più che abbastanza contando quanto i tuoi poteri ti stanchino, arrivare fin laggiù non deve essere facile. Sai in che biforcazione?" Disse mentre apriva un'altra pagina di internet. Thomas rimuginò qualche secondo col traffico che gli faceva da contorno.
"Non lo so dire con precisione per quanto ho camminato ma credo all'altezza del quartiere di Citadel, ma non ne sono proprio sicuro." Ammise abbastanza pensieroso.
Steve annuì. Quella zona era rinomata per essere un covo di tagliagole e criminali incalliti. Facile che il loro uomo si nascondesse in quella zona così enorme.
"Forse conviene fare un sopralluogo anche se un viaggio fin laggiù vorrei risparmiarmelo." Borbottò lui di rimando a Thomas. "Concordo in pieno. Finiresti nella tana dei leoni." Confermò lui.
"A proposito, Thomas, ho bisogno di un favore. Sapresti dirmi qualcuno che ha informazioni su uno sterminio nei confronti di un boss della malavita avvenuto qualche anno fa alla città di Voltur?" Ci fu qualche attimo di silenzio.
"Perché ne vuoi sapere?" Mormorò con tono lugubre.
"A quanto abbiamo scoperto al mercato il tizio sarebbe collegato a quell'ecatombe. Ho cercato notizie in rete ma niente, solo pochi stralci di giornali, nulla di più."
Thomas sospirò. "Ascolta Steve, di quella strage nessuno nei bassifondi vorrà mai parlartene soprattutto perché nessuno si aspettava che potesse accadere visto che razza di gente c'era in quell'edificio..." Cominciò a dirgli lui.
"Senti, ho solo bisogno che qualcuno mi dica cosa è accaduto, a quanto pare questo stronzo ha commesso lui quella strage e se ci fosse anche solo un qualche indizio qualcosa sarebbe più che sufficiente. Non mi puoi indicare qualcuno? Per favore." Disse bloccando il collega.
"Sai benissimo chi è l'unica che potrebbe dirti qualcosa di più..." Replicò lui.
Steve sbuffò. Era tentato di colpire il muro con un pugno dal nervoso che aveva. "Speravo di non doverla rivedere..." Ammise mettendosi la mano nei capelli.
"Ascolta, Jennifer è l'unica che potrebbe parlartene con le informazioni che ha e inoltre siete legati, potresti anche provare." Propose lui convinto della cosa. Steve gli dava ragione perfettamente ma pensare di rivederla dopo com'era fuggito poco tempo prima non lo entusiasmava particolarmente. "D'accordo, proverò a sentirla allora." Disse arreso a quella dannata evenienza per poi salutare Thomas e chiudere la chiamata dicendogli che si sarebbero rivisti per fare un recap di tutto. Osservò il telefono per qualche istante col tasto pronto alla chiamata.
- Devo farlo anche se so cosa potrebbe comportare.- Riflettè fra sé e sé e poi chiamò.


-


Will sonnecchiava sulla sedia del laboratorio d'informatica per poi sobbalzare ogni tanto, quando la finestra si chiudeva di botto per la corrente d'aria.
"Ce l'ho fatta!" Sentì gridare a un certo punto alzandosi di botto dalla sedia per l'urlo appena ricevuto.
"Cosa sei riuscito a fare?" Domandò confuso e ancora imbambolato.
"A entrare nel computer mi ci è voluto un po’ lo ammetto ma adesso possiamo accedere alla maggior parte dei dati." Disse orgoglioso lui mostrando il portatile acceso con varie icone ordinate sul desktop.
"Sono decine di cartelle." Notò Will vedendo come fossero disposte su più ripiani.
Quello annuì. "A quanto pare il nostro uomo si dava molto da fare sia per truffe, per ricatti e altro ancora. La fortuna, però, è che ogni cartella è di un determinato anno perciò ci interessano solo le ultime." Spiegò lui indicando la cartellina gialla più vicina al cestino. "Aprila subito." Ordinò cercando di trattenere l'eccitazione.
Una volta cliccata davanti a loro si aprì la schermata dei documenti dove in fila ordinata si trovavano tutte una serie di indirizzi e numeri di telefono con delle date e seguiti da diversi orari.
"Che cosa sono?" Domandò l'agente abbastanza confuso.
"Sono le chiamate che il nostro hacker morto ha fatto... forse per conto di qualcuno..." Disse in tono lugubre osservando alcuni numeri familiari
. "Mi puoi fare un confronto con questi due numeri di telefono per favore?" Gli chiese indicando i numeri in cima alla lista. Quello annuì. Con il copia e incolla spostò i numeri sull'elenco telefonico e dopo pochi secondi quelli combaciarono con i numeri di due delle persone che considerava più che semplici colleghi.
"I numeri di Animal e Sonar..." Mormorò gelido. La pista che quei deficienti avevano trovato era giusta, qualcuno aveva assoldato quel tizio per chiamare e poi nascondere le chiamate avvenute. Osservando la cartella notò anche un'altra dozzina di numeri che non conosceva minimamente.
"Fammi un riscontro con ognuno di questi numeri di telefono e poi rivolta questo computer come un calzino, vedi se ci sono bonifici, numeri di conto, qualsiasi cosa possa tornarci utile." Gli ordinò serio in viso avviandosi verso la porta.
"Ma ci vorrà tempo per analizzarlo tutto!" Replicò lui allarmato da quella richiesta.
"Dovrai farlo e più in fretta possibile senza dire nulla a nessuno se non a me e ad Angel. Nessuno deve sapere di questa pista, è chiaro?!" Sbraitò girandosi di scatto con due occhi furiosi e il respiro affannato.
Quello rabbrividì a quella vista. Erano abituati alle sfuriate del tenente ma mai in quel modo. Fra tutti gli agenti era il più collerico oltre che il più propenso a usare le mani persino durante le operazioni.
"Ok, d'accordo, farò il possibile signore." Rispose voltandosi verso il computer mentre l'agente più anziano uscì sbattendo la porta con forza.
Si sentiva incazzato come poche volte era successo. Will percorreva i corridoi della centrale con uno sguardo che non prometteva nulla di buono. Aveva trovato la pista giusta se solo fosse riuscito a far parlare quello stronzo, se solo fosse riuscito a non farsi scappare quel tizio sarebbe finita lì. Il killer aveva deciso di eliminare l'unica via per ritrovarlo uccidendo l'hacker che aveva assoldato e adesso avevano un portatile che, forse, non avrebbe rivelato niente di concreto o che, forse, avrebbe potuto aiutarli a scovarlo ma ancora era tutto avvolto da una nebbia che non sembrava volersi sollevare per mostrare la luce della verità. Sbatté un pugno col muro. Stava fallendo e forse qualcun altro avrebbe pagato il prezzo.



ANGOLO DELL'AUTORE: Eccomi tornato col nuovo capitolo :) grazie a chi legge e recensisce. Soprattutto ringrazio Fumoemiele per un piccolo aiuto che mi ha dato e che spero di ricambiare.
Ciaoo e alla prossima.

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Capitolo 27
*** 27 La furia di un classe III ***






A quell'ora della sera la strada era completamente deserta se non per qualche tizio che se ne tornava a casa dopo una giornata di lavoro. Steve aumentò l'andatura dell'auto per poi svoltare a sinistra. Jennifer gli aveva risposto subito e, come Thomas aveva immaginato, si era rivelata disponibile a incontrarlo e anche subito. 
- Credevo che mi avrebbe sbattuto il telefono in faccia.- Pensò fra sè e sè lui visto quello che era successo solo poco tempo prima. Avevano deciso di trovarsi al locale poco fuori la zona di Bacel avenue dove si erano conosciuti essendo un posto anonimo e facile da raggiungere sia per lui che per lei. Stava per svoltare all'ennesimo vicolo quando, un palo della luce, cadde al suolo proprio in mezzo alla strada. 


Di gettò fermò l'auto poco prima che quello lo prendesse in pieno sul cofano. - Che cazzo sta succedendo?- Pensò confuso notando che i finestrini della macchina, così come altri pali della luce, stessero tremando come scossi da un terremoto che stava aumentando sempre di più d'intensita.


-


Qualche minuto prima


Il suv andava piuttosto veloce lungo la strada sgombra. La musica da bambini, a tutto volume, dai sedili dietro sembrava per niente irritare la donna longinea dai lunghi capelli corvini al volante. Che, con i suoi dolci occhi verdi, fissava il suo piccolo dal volto paffuto e i brillanti occhi castani mentre rideva mostrando il suo bel sorriso. 

" Dai coraggio, tra poco siamo a casa." Gli disse con fare materno la donna. Sapeva benissimo che Peter odiava essere sballonzolato da una parte all'altra visti i numerosi lavori che aveva tra le mani avendo il potere di creare forti scosse era molto richiesta in punti di costruzione per buttare giù vecchie palazzine oppure per riassestare il terreno reso difficile da impedimenti naturali e non. Data l'assenza del padre toccava a lei occuparsi di tutto e non se la sentiva di lasciarlo solo a casa oppure con una babysitter. 

Stava per svoltare verso Bacel avenue  quando una persona si piazzò davanti alla strada con uno strano ghigno sul viso illuminato dai fanali del suv. Stava per mettere la freccia per superarla ma, qualcosa, bloccò la macchina spegnendola del tutto e facendola fermare a una decina di metri di distanza da quella strana donna. Prima che potesse pensare a qualcosa da dire delle lame si fiondarono verso il parabrezza dell'auto. 

Veloce si slacciò la cintura per poi ricoprire il suo intero corpo di una strano colore azzurrino. Quando i coltelli sfondarono il vetro frappose il suo braccio per bloccarli e, impedire che colpissero il figlio sul sedile dietro. Si sentì degli strilli provenire da lì. 
" Peter sta tranquillo amore." Mormorò mentre si gettava nel mezzo per bloccare le lame con la schiena. Con rapidita sollevò il piccolo e, aprendo lo sportello al fianco, si buttò fuori. 
Veloce cominciò a correre lungo il marciapiede inseguita dalla strana donna provò a svoltare in un vicolo quando, una seconda figura, più alta della donna, sbucò dal nulla. Evaline si abbassò di scatto evitando il veloce manrovescio e, con il braccio libero, sferrò un veloce gancio a cui, l'avversario, rispose deviandolo verso lo spazio vuoto e scagliando a sua volta un altro pugno ma, prima che potesse colpirla, il terreno cominciò a muoversi in modo incontrollato e, le iridi verdi divennero all'improvviso bianche. 
" Sparisci!" Ruggì mentre, una spinta terrestre, fece ruzzolare l'aggressore all'indietro e cominciò a far suonare gli allarmi delle poche auto ferme e vibrare piano il terreno. I due si posizionarono davanti e dietro di lei con le armi in pugno e, osservando il bambino che aveva tra le braccia, Evaline capì di non avere possibilità di fuga. 


-


Steve era confuso e anche parecchio. Dato che le scosse, non accennavano a diminuire e la strada era bloccata dai pali caduti aveva deciso di incamminarsi a piedi notando che, gli smottamenti, stavano aumentando via via che si dirigeva verso l'incrocio qualcosa gli diceva di proseguire il suo istinto gli stava dando il segnale che, andando avanti, avrebbe avuto una qualche risposta. Dalle case, dei dintorni, cominciò a vedere persone scendere in tutta fretta alcuni anche in pigiama presi dal panico.

 " Qualcuno ha chiamato i soccorsi?" Domandò un uomo urlando seguito dietro di se dalla numerosa famiglia. 
" Sto provando ma non risponde nessuno!" Gli replicò una vicina sulla settantina e con dei grossi bigodini in testa.
 " Deve essere saltato qualche cavo per forza è impossibile non avere segnale!" Esclamò un altro con il cellulare in mano e che, senza successo, cercava di mettersi in contatto con le forze dell'ordine. 
Mentre osservava tutta quella scena Steve rimase in silenzio ad ascoltare. - Segnale che non funziona e scosse di terremoto che vanno e vengono... la cosa è abbastanza strana a meno che.- Riflettè per poi avere un flash. Quel bastardo era lì!
 " Restate calmi." Disse a un tratto sicuro della cosa che aveva pensato e trovandosi vari occhi spauriti diretti verso di lui.
 " Come facciamo a restare calmi se questo terremoto non accena a diminuire?!" Sbraitò il primo che aveva parlato rivolto a lui. 
" Io vengo da laggiù..." Indicò la strada dove, in lontananza, si vedeva la sua auto. " In quella direzione le scosse erano molto più attenuate dev'essere opera di un super qua vicino." Cominciò a dire lui sicuro.
"E perché mai un super dovrebbe creare una cosa simile?" Domandò un'altra persona nella folla che si era radunata attorno a lui. 
" Forse ha bisogno d'aiuto e sta cercando di richiamare l'attenzione e, a causa delle scosse, i segnali saranno disturbati. Dirigetevi di là e chiamate i soccorsi in fretta!" Replicò mentre si tastò il fianco alla ricerca della fondina che per sua fortuna si era portato dietro. 
" Ma chi sei per darci tutte queste direttive?" Domandò un uomo distogliendolo dai suoi pensieri.
 Lui alzò lo sguardo. " Mi chiamo Steve Britss e sono un'ex agente di polizia. Adesso fate come vi ho detto non abbiamo più tempo." Gli annunciò per poi correre verso la zona dello scontro sperando, in cuor suo, di arrivare in tempo.  





Evaline annaspava vistosamente usare i suoi poteri in contemporanea, proteggere Peter e cercare di non provocare troppi danni in quella zona abitata era estenuante per lei anche se era un classe III. 

Sentì un nuovo sibilo e, come aveva fatto qualche istante fa, sollevò una gigantesca porzione di terreno che intercettò i pugnali che si andarono a conficcare nel cemento della strada. Dei passi dietro di lei la fecero voltare rapidamente e, con la pelle color ebano, prese in pieno braccio destro il pugnale di Justice che si frantumo in una marea di pezzi senza lasciargli nemmeno un graffio. L'assassino, stupito, riuscì a stento a evitare un calcio in pieno petto della donna che, subito allontano il terreno davanti a se spedendo così l'assassino a distanza. 

" Sei mia bellezza!" Gridò con foga Knife uscendo dall'angolo e lanciando altri pugnali. Evaline rimase mutata e, le lame, andarono a colpirla in pieno senza farle subire danni troppo gravi se non qualche taglio sulla sua t-shirt rossa. 
 " Ti nascondi come una vera codarda sai..." Le disse con disprezzo l'altra donna gettandosi su di lei con altri coltelli che le vorticavano attorno. 
" Ha parlato quella che fa attacchi a sorpresa mettendo in pericolo un povero bambino!" Sbottò la mora rispondendo e andandogli incontro per poi, con la mano diventata scura, prenderla in pieno petto e gettandola contro il cofano di un'auto che iniziò a suonare all'impazzata. 
" Chi siete e cosa volete da me?" Domandò Evaline col fiatone cercando così di recuperare un'po d'energie tentava di stare attenta a quei due sperando, in cuor suo, di riuscire a trovare una scappatoia o almeno un'aiuto da qualcuno con tutto il caos che stava succedendo si stava meravigliando che nessuno stesse correndo lì. 

" Inutile dire a chi morirà cosa vogliamo..." Disse Justice con tra le mani dei nuovi coltelli. 
" Esatto?!" Esclamò Knife con i vestiti rotti in più punti e una lunga ferita sulla testa da cui usciva un rivolo di sangue. " Non solo mi hai distrutto questa maglia che mi è costata un occhio..." Cominciò a dire dando sfogo ai suoi pieni poteri e facendo tremare i resti della macchina che aveva colpito. " Ma mi hai anche fatto male sorella sai?" Le disse infine sollevando il metallo attorno a se col suo potere a mezz'aria.
 " Se volete lottare..." Disse a denti stretti rivestendo completamente il suo corpo di diamante. " Allora fatevi sotto." Concluse scagliando su di loro un gigantesco ammasso di cemento. 
Justice saltò evitando l'attacco e correndo verso di lei. Knife creò una barriera con il metallo raccolto cercando di arginare la massa che si stava dirigendo verso di lei.
 " Non credi di stare esagerando?" Le gridò mentre, a fatica, riusciva a bloccare l'assalto. Il dislivello fra loro si stava facendo sentire sempre di più anche se era un classe II la  differenza abissale si stava rivelando dura da gestire. 
" Vedi di tenerla occupata!" Sentì nella sua auricolare da Justice che, con agilità, si faceva largo in mezzo ai detriti come nulla fosse. 
" La fai facile tu!" Ruggì lei muovendo la mano destra e scagliando alcuni pugnali verso il classe III.  Evaline gridò di rimando con del sangue che le scendeva dal naso i suoi poteri geocinetici avevano bisogno di concentrazione per essere usati al meglio e la stava perdendo con tutto quello stress. Il terreno attorno a lei si sollevò come un onda schiantandosi contro le armi in volo spedendole da ogni parte alcune palazzine iniziarono a tremare e, le luci delle case, iniziarono ad accendersi. 

" Ci stiamo facendo troppa pubblicità." Urlò Justice arrivato di fronte alla donna sferrando un gancio velocissimo diretto al viso di Evaline che evitò il pugno con semplicità scostando la testa e contrattacco di rimando con un sinistro diretto verso il muso del suo aggressore. 
" Meglio. Così ti arresteranno tu e quella pazza." Replicò convinta. Justice bloccò l'attacco con difficoltà quella donna era forte molto più di quanto credesse. Eseguì un calcio alto che colpì in pieno il volto della mora mandandola all'indietro di qualche passo. 
- A quanto pare non riesce a creare scosse, spostare terreno e restare in forma diamantina contemporamente.- Capì mentre stava per ricevere il contrattacco di Evaline che, a un certo punto, fu presa in pieno da alcuni pezzi di metallo che la spedirono al di la della strada.
  " Beccata?!" Urlò euforica Knife con il fiatone per lo sforzo. 
" Aspetta a cantare vittoria..." La rimproverò Justice arrivando accanto a lei all'improvviso. " E' un classe III non morirà così facilmente ma la stiamo sfiancando a breve sarà finita." Gli annunciò serio. Era una situazione di stress assurda per la loro avversaria proteggere se stessa, il bambino e cercare di non danneggiare troppo l'ambiente circostante tutto questo serviva a cercare di trattenere al massimo il suo potenziale molto più alto e pericoloso. 

Evaline uscì colma di abrasioni lungo tutto il corpo e barcollando. - La forma non è arrivata in tempo dannazione.- Pensò mentre riprendeva fiato e, quei due, continuavano a osservarla stando a debita distanza stava per attaccare quando sentì un pianto e delle manine che gli cinsero la gamba. Si abbassò trovando, sotto di lei, gli occhi spauriti di Peter che scuoteva la testa. " Peter andrà tutto bene, la mamma ti proteggerà da quei tizi cattivi." Gli promise la donna chinandosi e stringendolo a se con forza non avrebbe permesso a quei due  di far del male a lui mai e poi mai. Si staccò da lui con decisione e un'espressione dura. " Sta dietro la mamma e non ti muovere per nessun motivo." Gli disse seria in viso mentre stava per attacare quando, un pugnale, volò al di la di lei e prese in pieno il petto del bambino.

Il corpo di Peter si accasciò al suolo col coltello che sporgeva dalla ferita sull'addome. Un gridò strozzato uscì dalla bocca della madre mentre, veloce, si precipitò da lui presa dal panico. 
" No, Peter no!" Gridò con quanto fiato aveva in gola tolto il coltello cercò di tamponare quella ferita ma, la lama era entrata troppo in profondita e il sangue sgorgava a fiumi. Gli occhietti del bambino cominciarono a chiudersi osservò la mamma un'ultima volta incapace di dire nulla e poi si spense. 
Evaline era senza parole con le mani sporche del sangue di suo figlio che tremevano in preda a degli spasmi di disperazione e rabbia.
 
" Era l'ora ero stufa di sentire quel lattante frignare." Gridò Knife a un certo punto facendosi sentire da lei. " Un essere inutile che sa solo piangere non serve a questo mondo patetico..." Continuò a dire sputando a terra.

 Evaline sentì qualcosa spezzarsi dentro di lei e qualcos altro prendere il soppravento come mai era successo prima d'ora. Ringhiò sommessa mentre le iridi cambiarono colore tornando bianche e le lacrime continuavano a cadere incessanti dai suoi occhi. Le mani si mossero facendo tremare ancora di più il terreno circostante e con esso anche le case che iniziarono a tremare ancora di più tra le grida dei civili terrorizzati e un continuò cadere di intonaco e pezzi di muro e lo spaccarsi della strada in una vera e propria voragine. 
" Merda." Sbottò Justice era successo l'irreparabile e lo sapeva. " Ti rendi conto di cosa cazzo hai appena fatto?!" Ruggì furioso verso la donna che si stava rimettendo in piedi per via dell'onda d'urto appena avvenuta. " Si, ho reso le cose più divertenti." Disse togliendosi la polvere di dosso e iniziando a ridere. 
" No, stupida imbecille." Replicò lui ancora più arrabbiato e sollevandola da terra con uno strattone. " Hai fatto incazzare un livello III adesso siamo nei casini!" Ruggì a pieni polmoni mollando la presa e girandosi verso la forza della natura che si stava per scatenare contro di loro e tutti coloro che abitavano quella parte della città.


-


Il terreno sotto i piedi di Steve cominciò a cedere e, attorno a lui, le poche palazzine iniziarono a tremolare sempre di più. - Merda.- Pensò mentre, con un salto, superò una piccola incrinatura che si stava sempre più allargando. 
- La situazione non finirà bene per niente.- Riflettè svoltando in un vicolo stretto per evitare alcuni pezzi di intonaco che cadevano da alcuni edifici lungo la strada. Afferrò il telefono provando a chiamare ma niente, la linea era saltata del tutto prego che, quei tizi, avessero seguito il suo consiglio. 
- Se fossi in lui da che parte fuggirei senza essere visto?- Pensò fra sè e sè. Le strade erano molto trafficate e, prediligendo le fogne, di sicuro avrebbe seguito una via simile come le altre volte che aveva colpito. Fu in quel momento che ebbe un intuizione e, mettendo la mano sulla fondina per prendere la pistola, si diresse verso il luogo in cui quello stronzo si sarebbe diretto se quel super non lo avesse ucciso.


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Justice si buttò d'impeto verso la super nonostante la distruzione che lo circondava. Con un salto gli si porto davanti cercando il colpo pulito Evaline scanso la pugnalata spostando la testa per poi colpire il killer con un calcio all'altezza dello stomaco e distanziarlo di una dozzina di metri. 
" Non ti perdonerò..." Bofonchiò iniziando a camminare verso di lui. " Non ti perdonerò!" Ruggì mentre pezzi di cemento si spostarono investendolo in pieno e sommergendolo. 
" Ehi io sono qui!" Sentì dire da Knife che, senza problemi si gettò su di lei sbucando dalle sue spalle. Evaline si girò e, la bloccò a mezz'aria come nulla fosse tenendola sollevata da terra con una mano sola. Knife pugnalò il braccio della donna che non subì alcun danno ma anzi strinse ancora di più la presa per soffocarla. Le scosse sembravano essersi acquietate mentre, un continuò gridare andava da una parte all'altra della zona visto gli edifici crollati e le persone al suolo colpite dai detriti. Le iridi bianche di Evaline sembrarono riprendere il classico colore verde mentre teneva sospesa Knife.

 " Hai ucciso mio figlio..." Mormorò fredda e piena di rabbia mentre l'assassina cercava di divincolarsi. " Sei un mostro che non merita di vivere, sei solo feccia..." Disse ancora stringendo la presa sul collo nel tentativo di soffocarla. " Farti rinchiudere sarebbe una cosa di poco conto. Ti ucciderò io qui ed ora." Aggiunse stringendo i denti e aumentando la presa mentre, i piedi di Knife facevano su e giù e le mani cercavano di opporsi a quella morsa d'acciaio. Mentre il corpo di Knife sembrò afflosciarsi un qualcosa impatto sullo sterno scoperto della donna trafiggendola in pieno. Justice piombo di nuovo su di lei e, cogliendola impreparata, afferrò l'elsa del pugnale e lo conficcò ancora più in profondita all'altezza del cuore. " Mai distrarsi..." Mormorò a mo di avvertimento e con un ciuffo di capelli e sangue che usciva dalla maschera danneggiata.

La super strisciava a terra tastandosi la ferita al petto da cui il sangue continuava a fioccare. Davanti a se vide il corpo senza vita del figlio e dei singhiozzi uscivano dalla sua bocca. Non appena fu a pochi metri dal piccolo. Vide un'ombra scura dietro di se. Non si voltò ma ando a stringere la mano senza più forza del fanciullo. 
" Mi spiace..." Disse Justice amareggiato cercando, nell'astuccio, la siringa. " Non sarebbe dovuta finire così..." Continuò a dire serio con la voce. " Avevo progettato di coglierti impreparata e ucciderti. Il bambino si sarebbe salvato ne ero più che convinto..." Ammise mentre, chinandosi, prelevava il sangue dal braccio sinistro della donna. " Hai fatto del tuo meglio per proteggerlo te lo riconosco..." Rimise nell'astuccio la siringa ormai piena. " La sola cosa che posso fare per rendere giustizia è porre fine subito alle tue sofferenze così da farti ricongiungere con lui..." Aggiunse estraendo un nuovo coltello dalla cintola. " Spero che, nella morte, tu possa trovare la pace." Disse brevemente prima di affondare di nuovo la lama ponendo così fine alla vita di Evaline la cui mano destra era unita a quella di Peter. Una volta riposto il coltello sollevò senza sforzo l'esile figura di Knife e, mentre le grida e le sirene suonavano all'impazzata si dileguò con uno strano sguardo sul viso colmo di rabbia e rammarico anche stavolta non aveva mantenuto la sua promessa.


-


Mentre percorreva il vicolo Justice sentì una specie di sguardo su di se e si bloccò con sulle spalle il corpo privo di sensi di Katrin.
 " Alla fine ti ho trovato..." Mormorò una voce nell'ombra dal vicolo in cui aveva previsto di fuggire e con un leggero affanno forse per la corsa fatta. Posò il corpo della donna a terra mentre, l uomo, uscì dall'ombra illuminato dalla luce dei lampioni vicini. 
" Chi sei?" Domandò serio in viso voltandosi verso l uomo dai corti capelli castani. Lui puntò la pistola che aveva nella mano destra contro di lui. " Mi chiamo Steve Britss e adesso ti dichiaro in arresto." Annunciò senza alcun timore.









ANGOLO DELL'AUTORE: Lo so cosa penserete che sono un infame per aver chiuso il capitolo così sul più bello ma sapete come sono adoro tenervi con la suspence. Vi posso già dire che, il capitolo successivo, è quasi ultimato.
Ero restio a metterlo online sia perché non mi sentivo sicuro sulle scene mostrate sia perché mi sembra che manchi l'azione in se e per se.
Grazie a chi legge e commenta e a presto :) 


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Capitolo 28
*** 28 Faccia a Faccia ***


 
Jennifer si rigirava il bicchiere di scotch tra le mani. Si trovava al bancone del locale a cui aveva dato appuntamento a Steve. Quando l'aveva chiamata non ci poteva credere gli sembrava qualcosa di davvero impossibile visto quello che era successo poco tempo fa. - Forse ci sarà modo anche di chiarire quella cosa.- Pensò speranzosa. 
Si rendeva conto di aver esagerato però non riusciva a capire del perché aveva fatto in quel modo perché l'aveva lasciata così sola? Stava per sollevare di nuovo il bicchiere per annegare la questione nell'alcool quando, notò, un lieve tremolio sul bancone. 
 
" Che cos'è?" Domandò un avventore che, mentre giocava a biliardo, notò le palline muoversi da sole.
 " Sarà una scossa di terremoto." Disse l amico in risposta. La scossa sembrò arrestarsi per qualche istante per poi ricominciare in maniera più violenta e facendo vibrare le vetrinette degli alcolici e le bottiglie di vetro sul bancone. 
Quelli al bancone si abbassarono di scatto con il rompersi e lo schizzare dei pezzi di vetro qua e la. Jennifer rimase eretta mentre, i vetri, si bloccarono a pochi millimetri da lei come fermati da una specie di barriera invisibile. 
" Tenga il resto." Disse con calma mettendo una banconata da cinquanta mentre si avviava fuori insieme alla folla spaventata. 
 
All'esterno la situazione non era delle migliori fra allarmi delle auto, gente che urlava e gli edifici che tremavano non c'era niente di buono nell'aria  un presentimento gli arrivò al cervello e prese il cellulare di scatto. Controllò il gps che aveva inserito nel telefono di Steve mentre era addormentato e, quello, lo segnalava a cinque minuti da lì. Emise un sospiro di rassegnazione perché, se conosceva quel tipo, sicuramente si sarebbe ficcato in un grosso guaio.
 
 
-
 
 
L assassino studio l'aspetto del tipo appena arrivato. Dagli abiti non sembrava minimamente un poliziotto nonostante il suo fisico che lo faceva sembrare un tipo in forma e, nei suoi occhi, vedeva una strana luce che gli sembrava quasi familiare. 
 
" Saresti un poliziotto? Non si direbbe." Mormorò Justice con calma nonostante la situazione in cui si trovava.
 Steve sorrise e si avvicinò circospetto quel tipo era capace di uccidere un super di classe II a mani nude doveva stare allerta. 
" L'apparenza inganna e anche molto." Replicò sicuro di se il più giovane.
 " Prima che ti faccia molto male come hai capito che sarei fuggito da questa parte?" Gli domandò curioso Justice. Non era mai successo che, durante la sua fuga da una zona dove lottava, qualcuno lo scoprisse. 
" Ho visto gli altri luoghi dove hai colpito..." Cominciò a dire lui senza perderlo di vista. " Quando hai ucciso Animal eri in una zona poco trafficata ma, nel caso di Sonar, ti trovavi in centro. Avevi bisogno di fuggire in qualche modo prima che ci fossero i posti di blocco e, come in questo caso, andartene da qui, ti avrebbe portato più lontano possibile." Concluse.
Justice fece una smorfia di sdegno stava forse diventando prevedibile così tanto?
" Ora, se non ti dispiace, ti chiederei di seguirmi buono buono." Gli anticipò Steve facendo un passo avanti.               
" Non mi fai alcuna paura e sai perchè?" Dichiarò Justice facendosi avanti anche lui senza alcun timore della pistola che gli veniva puntata contro. Steve strinse l'impugnatura dell'arma pronto a far fuoco. " Perché tu sei solo un uomo..." Disse portandosi in un secondo di fronte a lui e deviando la traettoria del colpo che era partito dalla pistola e ando a impattare sul muro poco lontano da dove Katrin era stata appoggiata. Steve sferrò un gancio col sinistro per colpirlo ma, Justice, lo bloccò con facilita per poi prenderlo con una gomitata all'addome e distanziandolo di qualche passo. Steve cercò di far di nuovo fuoco sfruttando la distanza appena guadagnata ma, l altro, più veloce colpì con un calcio sinistro la sua mano destra facendo volare la pistola in aria. Steve sferrò un manrovescio provando a coglierlo di sorpreso ma, con una giravolta, l'avversario lo evitò per poi scagliare un sinistro al volto di Steve che fu catapultato al suolo in mezzo all'immondizia.  
 
" Ottimi movimenti e ottime capacità di adattarsi in qualunque situazione... davvero niente male..." Si complimentò con lui Justice battendo le mani sarcastico mentre quello si rialzava da terra. 
" Però, contro di me, sarà del tutto inutile. Vattene finché puoi..." Gli intimò ancora quel tizio non era sul suo contratto e, di danni collaterali, c'e ne stavano già troppi per quella dannata sera.
 
 Steve sputò del sangue a terra quel pugno si era fatto sentire e nemmeno poco. - Devo tenerlo più ancora un'po il tempo che qualcuno arrivi a  darmi una mano.- Pensò mettendosi in piedi e in posa da combattimento.
 
 " Chi ti dice che sarò io a essere sconfitto?" Gli chiese buttandosi a capofitto contro il suo avversario cercando di prenderlo con un calcio alto. Quello lo evitò scartando a destra ed eseguì subito un veloce sinistro che Steve bloccò a stento vista la sua forza e velocità e reagì d'impulso con un destro ma, l'assassino, lo scansò con facilità infiltrandosi nella sua difesa per poi mirare con un destro al viso di Steve che lo evitò per un soffio abbassandosi. 
" Perchè sei solo un uomo..." Gli rispose ancora con la stessa frase sferrando una ginocchiata al ventre  e mandandolo all'indietro di qualche metro.  L uomo si mantenne eretto anche se  a fatica. - Questo tipo ha una forza che non è umana.- Pensò fra sè e sè visibilmente scosso. 
" Che razza di addestramento ti  hanno fatto fare? Cosa diavolo sei tu?" Domandò Steve cercando di riprendere un'po di fiato e guadagnare tempo prezioso. Ormai le volanti dovevano essere vicine con tutto il caos che aveva provocato. Justice non rispose ma rimase in silenzio. 
" La tua forza e la tua velocità sembrano simili a un super però... combatti con uno stile molto armonioso oltre che esperto perciò suona strano visto che voi di solito usate solo la forza bruta cosa diavolo sei?" Chiese ancora gettandosi di nuovo contro di lui con una serie di attacchi che, sistematicamente, Justice deviava e evitava per poi colpirlo col palmo della mano come se volesse ammonirlo per quei colpi così lenti per lui.       
 " Le tue domande mi annoiano così come i tuoi discorsi..." Borbottò bloccandolo per il braccio sinistro e torcendoglielo con forza  sbattendendolo contro il muro. 
" Cosa sono? Cosa non sono? Queste domande sono futili così come la tua resistenza in questo preciso istante." Aggiunse mentre Steve eseguì un calcio all'indietro per distanziare l'avversario per poi provare con un diretto che lui schivò e contrattaccò con un montante all'altezza del suo mento. 
 
" Devo riconoscerlo hai molto fegato e, inoltre, il tuo sguardo è strano..." Disse con un tono curioso Justice cercando di studiarlo per la prima volta.     
Steve riprendeva fiato tenendosi il braccio sinistro ancora dolorante che razza di forza aveva quel tipo? 
" Nei tuoi occhi vedo ombre di rimorso e tristezza. Cosa hai fatto per avere un simile sguardo? Che peccato hai commesso?" Disse pensieroso iniziando a camminare verso di lui come un predatore verso la sua preda ormai alla fine della sua vita. 
" Hai ucciso qualcuno? Oppure hai visto qualcuno di importante morire di fronte a te? Questo mi attanaglia e non capisco bene..." Continuò lui imperterrito.
Una vena pulsò sulla tempia di Steve preso dall'irritazione e dalla consapevolezza dell'abisso che c'era fra loro non poteva vincere assolutamente quel tizio aveva lottato contro un super di classe III e adesso lo stava massacrando.
 " Ho visto moltissime persone come te in guerra. Così smaniosi di buttarsi a capofitto in situazioni al limite solo per trovare una possibile morte e fare chiarezza e, io..." Steve caricò preso dalla rabbia e sferrò un destro.
" Non li ho mai sopportati." Concluse evitando l'attacco e contrattaccando con un destro a piena potenza dritto al petto di Steve facendogli non solo mozzare il fiato ma anche facendogli sputare del sangue. Il corpo del giovane fu sollevato dal suolo con violenza e scagliato contro il muro vicino e poi si accascio al suolo privo di sensi.
 
 
Justice aprì e chiuse la mano un paio di volte colpire un bersaglio con tutta quella forza dopo aver lottato contro un classe III non era uno scherzo.
 " E' stato divertente ma, adesso, devo proprio ucciderti." Mormorò estraendo un coltello dalla fondina sulla spalla destra.
 " Fossi in te non lo farei." Disse una voce di donna puntandogli una pistola dietro la testa.
 Lui sospirò quasi rassegnato. - Stasera non ne va bene una.- Pensò mettendo il coltello da dove lo aveva preso.
" Che cosa vuoi Jennifer White?" Chiese lui avendo riconosciuto la voce. " Non sei troppo lontana dal mercato nero?" Gli domandò ancora sarcastico.
 " Che lasci andare quest uomo." Gli intimò lei duramente senza alcun timore e evitando la seconda domanda.
Lui rise. " Stai scherzando spero? Mi ha visto fuggire non credo di poterlo fare." Gli replicò serio. 
Alcuni oggetti attorno a loro iniziarono a levitare e puntarono verso Knife distesa al suolo.
" Tu uccidi lui e io uccido lei..." Gli propose a un certo punto la donna con freddezza. Lui sghignazzo a quella proposta.
" Pensi sul serio che mi importi di quello scarto umano?" Gli domandò scuotendo la testa.
 " Se non ti fosse importato non l'avresti di certo portata fino a qui ma l'avresti lasciata al suo destino..." Rispose lei convinta mentre un pezzo di vetro si avvicinò alla gola della killer seduta a terra priva di sensi.
 " Si conoscono tante storie sul tuo conto tra: omicidi, rapimenti e rapine. Hai mandati di cattura con così tanti nomi falsi che ci metterei un giorno a dirli tutti ma, mai, una sola volta si è sentito che Justice si è accollato di salvare una persona..." Mormorò lei convinta.
Una vena d'irritazione pulsò sulla tempia destra di Justice. " Se poi avrai il fegato di voler combattere anche con me con tutto il caos che hai combinato fa pure ma, credimi, non ne uscirai bene." Gli comunicò ancora lei sicura di se. Justice ringhiò quella dannata donna aveva ragione lottare contro un classe III, nonostante all'apparenza si sentisse in grado di reggere uno scontro leggero, lo aveva stancato e, contro di lei, sapeva benissimo di avere poche possibilita in quella frangente.

 
 " Molto bene, hai vinto..." Concesse lui riprendendo Knife sulle spalle. " Ma se quel tizio osa solo riavvicinarsi a me un'altra volta..."Cominciò a dirgli mentre si dirigeva verso la via di fuga. " Sappì che non finirà bene." Concluse minaccioso mentre spariva nella notte. Mentre Justice scompariva Jennifer si chinò vicino alla figura priva di sensi di Steve. - Se fossi arrivata solo un'istante dopo ti avrebbe ucciso.- Riflettè fra sè e sè allarmata mettendogli una mano sopra il petto dove, il pugno di Justice, si era abbattuto poco prima. " Sei proprio uno sciocco..." Mormorò la donna mentre, le sirene ormai erano nella via principale e stavano dando aiuti. 
 
 






ANGOLO DELL'AUTORE: Eccomi col nuovo capitolo che chiude, per il momento, questa serata movimentata :D spero che, questa conclusione, vi sia piaciuta. Avessi fatto morire Steve oppure fatto catturare Justice credo che sarei stato arso vivo ahaha.
A presto.

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Capitolo 29
*** 29 Risvegliarsi ***



Alex guardava il rapporto sopra la sua scrivania con un misto di disgusto e rabbia. 
- Un altro super ucciso e stavolta è un livello III oltre che un civile. - pensò fra sé e sé sempre più allarmato, non poteva più tenere nascosta la faccenda al pubblico. La morte di due agenti poteva starci ma di un super di quel livello e così benvoluta come avrebbe potuto occultarla? Senza contare gli ingenti danni provocati dallo scontro tra palazzine distrutte, feriti e morti, era stato un disastro vero e proprio contando anche che i soccorsi erano arrivati tardi e non erano riusciti a trovare quasi nulla. 


"Sta diventando una situazione davvero problematica." disse ad alta voce. Il telefono sulla scrivania cominciò a suonare e, tremando, afferrò la cornetta. 

"Pronto?" disse subito. 
"Comandante Alex, mi spiega cosa diavolo sta succedendo?" domandò la voce alterata al telefono. 
Lui raggelò al sentire quella voce. 
"Signor sindaco, io..." 
"Niente ma..." lo interruppe lui subito. " Un'intera via distrutta, la parata di domenica andata a monte e senza contare che un super di classe III è morto insieme ad altri due agenti in queste ultime tre settimane." continuò a dire. 
"Signore ho messo i miei uomini migliori a indagare sulla faccenda." si cercò di giustificare lui. 
"Mi ascolti attentamente comandante Alex..." disse di nuovo lui non interessato a quelle scuse patetiche. 
"Oggi pomeriggio terrò una conferenza stampa e lei verrà con me..." cominciò a dire con fare autoritario. "Dichiarerò lo stato d'allarme per la città. Se entro una settimana non avrà niente in mano si prepari a fare baracca e burattini. A presto." Gli annunciò lui chiudendo di scatto la chiamata. 
Alex rimase con la cornetta attaccata all'orecchio ancora per qualche istante per poi sbatterla sul tavolo con violenza, le cose si stavano mettendo veramente male. Veloce provò a chiamare Steve ma il telefono era staccato. Imprecò nuovamente e chiamò Erika, aveva assolutamente bisogno che Steve si mettesse subito a lavoro.


-


Karen si rigirò sopra il divano su cui stava dormendo per poi capitombolare al suolo avendo fatto un movimento di troppo. 

"Ahi..." borbottò toccandosi la testa con cui aveva preso in pieno il pavimento. Si guardò attorno alla ricerca di Justice ma non lo vide da nessuna parte. Si ricordo di quello che era successo ieri e fu presa da un conato di vomito. Il pensiero di aver ucciso quel bambino e sua madre stava tornando alla mente e sentì un freddo denso arrivargli all'anima. - Che cosa ho fatto? - pensò inorridita e fissando le sue mani che gli tremavano al solo ricordo. 

La porta della camera si aprì di botto mostrando la figura alta di Justice uscire con un’espressione indecifrabile sul viso. 

"Buongiorno." disse lei abbassando lo sguardo e completamente ignorata dall’uomo, che si diresse nella cucina. "Tu come ti senti?" chiese ancora lei, mettendosi in piedi e avvicinandosi al tavolo da pranzo. "Io sono ancora piuttosto scombussolata..." ammise ancora mesta notando che il killer aveva aperto il frigo e aveva preso un po’ di cose a caso senza calcolarla ancora. 
"Per quanto ho dormito?" domandò ancora la donna mentre lui metteva della carne nella padella per cuocerla senza rispondergli. 
Karen emise un sospiro percepiva la rabbia nell’uomo, era palpabile quello che ieri aveva fatto Knife era qualcosa di inumano, qualcosa di davvero troppo. 
"Mi dispiace..." balbettò con un sussurro la donna, facendo fermare Justice dal buttare il sale sopra la carne che stava sul fuoco. 
"Non mi aspettavo che Knife avrebbe fatto quello che ha commesso io..." 
Prima che finisse di parlare Justice gli era piombato addosso prendendola per il collo e sollevandola di peso come nulla. 
"Hai detto che ti dispiace?" Gli ringhiò contro lui, con due occhi carichi di rabbia e furia mentre lei cominciava a singhiozzare e a soffocare. 
"Secondo te il tuo dispiacere riporterà in vita quell'anima pura? Secondo te le tue scuse basteranno a bloccare l'immenso casino che la tua doppia ha procurato ieri sera?" Gli domandò ancora mollando la presa e facendola capitombolare a terra in mezzo alle lacrime e alla ricerca d'aria. 
"Falla uscire." Ordinò irremovibile lui. "Voglio lei e non te qui." Le disse ancora con tono duro, non riusciva a prendersela con quella parte di Knife, aveva percepito i suoi sensi di colpa ma quelle scuse patetiche lo avevano fatto alterare più del dovuto. 

La super si alzò di scatto cercando di attaccarlo ma lui l'agguanto per la testa, sbattendola contro la porta del frigo. 
"Finalmente sei uscita fuori, eh?" Gli sibilò colmo di rabbia e colpendola con un calcio all'altezza dello stomaco, facendola rifinire a terra con un sussulto. 
"Che succede? Se non uccidi bambini non riesci a combattere bene?" Chiese provocandola, mentre la donna col suo potere e presa dalla rabbia scagliò un coltello da cucina che il killer evitò senza alcuna fatica e, arrivatogli davanti, la prese in pieno sul volto mandandola in soggiorno.
 "C'erano tanti modi per riuscire a vincere e attenersi al piano e tu..." La sollevò per i capelli alzandogli il viso da cui usciva del sangue oltre alle lacrime di pochi istanti fa. 
"Hai scelto la cosa peggiore uccidere una vita che non c'entrava nulla e senza alcuna spiegazione. " Continuò a dire preso dalla rabbia. 
"Perché mi stai facendo questo?" Chiese Knife all'improvviso col sangue che le usciva dal labbro rotto e con la voce rotta. "Abbiamo portato a termine l'incarico e ucciso il bersaglio, se un bambino è morto che differenza fa?" Continuò a dire la donna convinta. 
Lui la guardò non più con uno sguardo pieno di follia omicida ma di tristezza. "Sei solo una persona patetica. Quel bambino avrebbe potuto continuare a vivere, avrebbe sofferto solo per un po’ ma poi sarebbe riuscito ad andare avanti." Le mormorò mettendosi in piedi e dandole la schiena.
" Io sarei patetica?!" Sbottò la killer con rabbia colpendolo con i suoi pugni ma senza sortire alcuna reazione. 
"Tu allora? Che ti arrabbi per la morte di un misero bambino? Pensi che se avesse vissuto avrebbe potuto avere una vita normale?" Gli domandò presa dalla rabbia continuando a colpire la schiena ampia dell’uomo, che era fermo. 
"Io sono orfana di entrambi i miei genitori..." mormorò la donna fermando i pugni e aprendo i palmi mettendoli sulla schiena di lui, che non accennava a muoversi. " E' stato orribile vivere senza di loro con la consapevolezza di non avere più alcun legame con nessuno..." il tono di voce era cambiato così come l'espressione che aveva sul volto, riprendendo i tratti dolci di Karen. 
"Se pensi di impietosirmi ti sbagli di grosso..." replicò Justice con un tono duro. 
"Ognuno vive una vita costellata di sofferenza. Io, tu o chiunque altro stia soffrendo in questo momento..." si girò verso di lei, coi loro volti vicini più di altre volte in quei pochi giorni di convivenza forzata. "Io uccido solo chi mi viene indicato, io sono il boia, non il giudice..." le continuò a dire mentre la carne sfrigolava. ù"Non puoi sapere se la vita di quel bambino sarebbe stata piena di sofferenza come non lo posso sapere io. Togliergli la vita per paura che avrebbe avuto un’esistenza come la tua è stata una decisione che non spettava a te." concluse tornando in cucina e lasciando Karen accasciarsi sul pavimento tra le lacrime.


-


Steve aprì gli occhi piano mentre un mugugno di dolore gli usciva dalla bocca. Si sentiva a pezzi come se un camion gli fosse passato sopra con inaudita violenza oppure come dopo una lotta contro un tizio che lo aveva usato come un sacco da boxe.

 "Ti sei svegliato finalmente." Disse Jennifer, seduta accanto a letto e con un tono sollevato. 
Lui la guardò, aveva gli occhi stanchi e i vestiti che indossava sembravano alquanto sgualciti. Che avesse deciso di dormire lì seduta per vegliarlo? Provò ad alzarsi ma il dolore glielo impedì. 

"Sei conciato piuttosto male..." Cominciò a dire lei, che si stava per alzare per fermarlo. 
 "Quanto male?" Chiese lui incuriosito ributtandosi a letto come un sacco di patate e facendo un nuovo mugugno per via di una fitta alla schiena. 
"Il braccio sinistro è lussato, due costole si sono rotte e, oltretutto, hai un viso così gonfio che sembri una palla da bowling." Elencò la donna seria in viso, lui fischiò. 
"Cazzo, mi ha ridotto davvero male." Rispose mettendosi comodo sul suo letto. 
"Già, per tua fortuna ti ho trovato e portato qui, oltre che chiamato un medico che non dirà niente su queste ferite." Spiegò ancora la donna. 
"Come hai fatto a trovarmi?" Chiese Steve all'improvviso. 
Jennifer avvampò sul viso. " Diciamo che potrei aver inserito un gps nel tuo telefono." Borbottò la donna facendo la vaga e guardando da un'altra parte mentre lo diceva. 
"Tu cosa?!" Esclamò d'impeto lui quasi convinto di segnalarla per stalking appena ne avesse avuto una possibilità. 
"Beh, se non lo avessi fatto tu saresti morto in un dannato vicolo di quella via distrutta. Cercare di affrontarlo… ma che diavolo ti è saltato in mente?" Replicò lei con lo stesso tono. Lui la guardò abbastanza stupito. 
"Come sai chi ho affrontato?" Chiese prima che continuasse col rimprovero. 
Jennifer rimase in silenzio. 
"Tu lo hai visto e non hai fatto niente?" Le domandò Steve ancora; lei stava per replicare quando qualcuno bussò alla porta. 
"Aspettavi visite?" Mormorò lei, contenta di aver evitato la catastrofe. Lui scosse la testa. Jennifer si alzò, prendendo la pistola dal comodino e mettendola nella fondina dentro la giacca e si diresse alla porta. Quando la aprì si trovo davanti una donna alta poco meno di lei, dai lunghi capelli castani e con indosso una divisa della polizia che gli stava fin troppo attillata sul davanti. Jennifer la guardò storto per un breve secondo. 

" Salve..." disse la donna fissandola piuttosto confusa, come se non si aspettasse che Jennifer ci fosse. "Steve per caso è sveglio?" chiese ancora, in evidente imbarazzo; non si aspettava che una donna venisse ad aprirle la porta e, soprattutto, non sapeva che lui si vedesse con qualcuna. 
"Chi lo cerca?" domando Jennifer. 
La donna estrasse il distintivo dal taschino. "Sono Erika Taylor e lavoro con lui. Posso parlargli?" mormorò ancora facendo imprecare mentalmente Jennifer. 


-


Joseph chiuse gli occhi e inspirò piano. Sentì l'aria fluire in lui attraverso il naso e poi la rilasciò con un lieve respiro. Nella mano destra iniziò ad avvertire un forte calore e una luce cominciò a irradiarsi da lì. Nella sinistra si formò invece un cristallo di ghiaccio che andava di pari passo col calore della fiamma. Sentì poi i piedi alzarsi di qualche centimetro dal suolo della palestra in cui si stava allenando. 

- Sta funzionando. - pensò euforico ma cercando di trattenere l'eccitazione che lo stava avvolgendo. Se si fosse deconcentrato avrebbe buttato a puttane tutti quei tentativi.  
Sentì la sua epidermide indurirsi, quasi a formare scaglie. Sorrise. Ci stava riuscendo, dopo quasi quattro anni stava per farcela. Sorrise fra sé e sé quando avvertì un senso di vertigine e di vomito farsi largo fino alla bocca, di colpo il fuoco e il ghiaccio scomparvero dalle sue mani e lui crollò a terra vomitando bile. 

"Merda!" Sbraitò, dando un pugno sul pavimento della palestra della centrale e rischiando di intaccarlo.
 "Tutto okay amico?" Domandò una voce fuori dalla porta con tono preoccupato. 
Joseph alzò lo sguardo trovando davanti a sé un ragazzo poco più giovane di lui, alto e dai corti capelli neri, vestito in borghese. 
"Sì, tutto okay, grazie mille..." rispose lui rimettendosi in piedi, anche se a fatica. "Tu saresti?" Gli domandò ancora. 
" Mi chiamo Shoan Becker, molto piacere. Sei nuovo? Non ti avevo mai visto prima qui." disse lui a mo’ di presentazione e studiando il viso dell’altro super.
 Lui annuì. "Sì, diciamo che ho passato un periodo fuori all'estero e sono tornato da poco." Disse a mo’ di spiegazione, tralasciando la maggior parte dei dettagli. 
"Per caso hai visto una donna dai capelli castani?" Domandò l’altro con una certa fretta nel tono di voce.
 Lui alzò le spalle. "No, mi spiace, sono qua da un paio d'ore e forse mi è sfuggita." Rispose. Shoan imprecò. - Dove diavolo è andata a finire Erika? - pensò fra sé e sé. Steve era irraggiungibile, Walter si era chiuso nel suo laboratorio a trafficare, a parer suo su alcune cose importanti per la loro indagine, e adesso pure lei era sparita. 
"Che diavolo posso fare ora." bofonchiò ad alta voce, abbastanza nel panico. 
"Hai per caso bisogno di una mano?" domandò abbastanza interessato Joseph. 
"In verità sì, per un caso a cui sto lavorando ma purtroppo nessuno del mio team c'è al momento, si vede che dovrò vedermela da solo." ammise abbastanza innervosito da quella responsabilità. 
"Beh, se hai bisogno mi unisco a te." Dichiarò Joseph, battendo il pugno destro sul petto. Shoan lo guardò abbastanza stupito da quella dichiarazione. 
"Ehm, non so se posso, ecco." borbottò lui di rimando. "E' un’indagine abbastanza riservata, dovrei sentire il capitano." aggiunse.
 " Ma no, sciocchezze." replicò lui convinto, ridendo e mettendogli una mano sulla spalla sinistra. "Vengo io con te e rimarrà il nostro piccolo segreto, okay?" aggiunse sottovoce, cercando di trattenere l'euforia nella voce. 
Shoan lo osservò per un altro millisecondo. 
Quel tizio sembrava apposto nonostante tutta quell'energia tirata fuori dal nulla. - Cosa potrà mai succedere? - rifletté fra sé e sé. 

"Okay, d'accordo. Come ti chiami a proposito?" Gli chiese mentre si dirigevano verso il parcheggio. 
Joseph stava per dire il suo nome ma si bloccò per un istante, per poi dire con un sorriso: "Chiamami solo Superior.", dichiarò mentre, con allegria, si dirigeva verso quella missione.


-


Steve si sentiva un animale in gabbia e desideva, in quel momento più che mai, il potere di poter scomparire nel nulla. 
A sinistra del tavolo c'era Jennifer che, sull'angolo cucina, aveva messo a bollire del caffè e se ne stava in silenzio da quando Erika era entrata. Non aveva detto una sola parola. Lui, riuscito finalmente ad alzarsi, si era messo capotavola e, a destra, Erika lo fissava e poi guardava l'altra con fare curioso. 

"Che sei venuta a fare qui, Erika?" domandò lui, cercando di smorzare quel silenzio tra l'imbarazzante e il teso che li stava inglobando. 
"Avevamo una riunione stamattina, te lo sei scordato per caso?" Mormorò la poliziotta di rimando, con fare autoritario. "E, inoltre, sia io che Shoan abbiamo fatto progressi e volevamo sentire il tuo parere." Aggiunse la donna che, notando la mano fasciata e il volto livido, disse: "Che ti è successo, a proposito?" 
L’uomo imprecò mentalmente. Non poteva dirgli cosa era successo davvero, lo avrebbe ritenuto uno stupido per averci anche solo provato e avrebbe fatto fin troppe domande. Il suo sguardo si spostò su Jennifer che di schiena era ancora a controllare la moka senza aver proferito nemmeno una parola. 
- A che diavolo stara pensando? - pensò fra sé e sé. 

"Ehi Steve." Schioccò le dita Erika per riportarlo alla conversazione. 
"Sì, scusa." Disse lui voltandosi verso di lei, che lo guardava torva.
 "Se non vuoi dirmi cosa è successo non sei tenuto a farlo..." Sbottò inacidita lei. "Quello che fai nel tuo tempo libero è affare tuo, non certo mio." replicò ancora abbastanza schiettamente.
 "Ma cos..." Lui la guardò abbastanza confuso, come se lo avesse schiaffeggiato senza motivo. "Non è successo nulla, tranquilla. Diciamo che ho avuto una rissa con alcuni tizi a un bar." Mentì lui, sperando che la bugia reggesse. Erika lo conosceva fin troppo bene, sapeva che non sarebbe durata a lungo ma, in qualunque modo, doveva almeno tenere nascosta la verità almeno per un altro po’. 
"Comunque, di che progressi volevi parlarmi?" Domandò sperando che, cambiando discorso, Erika si calmasse. 
L'agente l’osservava ancora torva. "Siamo stati alla prigione e, a quanto pare, al nostro amico piace usare metodi abbastanza vecchi per infiltrarsi nei posti. Io e Shoan saremmo dovuti andare per vari rivenditori non autorizzati ma, essendo tu assente, dovremo andarci domani." 

L’uomo annuì. " Uno dei rivenditori più grandi si trova nel territorio di una certa banda, vi consiglio di farci un salto." 
La donna annuì, conosceva di fama quel rivenditore e il tizio forse si era recato lì. "Comunque ti devo anche dire che il distretto è nel caos più totale. Alex andrà a una diretta col sindaco per parlare dello stato d'emergenza." Annunciò Erika, facendo così sbiancare gli altri due in volto.
 "E perché mai dovrebbero farlo?" chiese Jennifer, mettendo sul tavolo il recipiente col caffè bollente ed entrando nel discorso per la prima volta. 
"Per il semplice fatto che dopo una parata con dodici fury, un numero imprecisato di danni e una super di classe III morta con altrettanta distruzione, Alex non potrà più tenere nascosta la faccenda." spiegò brevemente lei, scoccando un'occhiata alla rossa.
 "Immagino che voglia che finiamo subito il caso, il prima possibile, non è vero?" Disse di rimando Steve versandosi, con la mano sana, del caffè nella tazzina. 
"Esattamente." Confermò Erika tetra in volto. 
"Quanto tempo ci ha dato?" Mormorò Steve, notando l'espressione cupa della donna. 
"Poco meno di due settimane." Rispose lasciando l’uomo di sasso. 
"Due sole settimane?!" Sbottò lui abbastanza colpito. "Alex è forse impazzito? Non abbiamo quasi niente in mano, stiamo girando in tondo completamente." Aggiunse, preso dall'impeto.

" Lo so anche io che cosa credi. Il sindaco però ha dato questo tempo massimo ad Alex e così lui a noi. Siamo nella merda, lo so." Ammise Erika, incrociando le braccia al petto. 
" Su Knife abbiamo notizie? Forse con quella pazza al suo fianco sarà più facile che faccia errori." Propose Steve. 
"Beh, dovrei andare a parlare con la sua psichiatra qualunque informazione potrebbe esserci utile." Rispose lei di rimando. 
"Dobbiamo affrettare i tempi, c'è poco da fare..." Borbottò Steve. "Va’ subito dalla psichiatra e vedi cosa riesci a scoprire. Io al momento non mi posso muovere, almeno non oggi sentirò Thomas, se può andare da qualcuno di questi rivenditori per vedere se scopre qualcosa, di sicuro desterà meno sospetti degli agenti in borghese." Gli annunciò lui dubbioso. 
"Allora mi metterò subito a lavoro." Disse Erika controvoglia nel parlare con quella psichiatra. 
"Lo so benissimo che non ci vorresti andare." Disse Steve lasciandola di stucco. 
"Ci andrei io ma al momento non ne sarei granché in grado." Ammise controvoglia. 
"Non ti preoccupare." Rispose la donna con un sorriso. " Vedi di rimetterti però." Gli disse ancora, facendo un segno di saluto a Jennifer, per poi uscire di corsa. 

Una volta rimasti soli entrambi si fecero seri in viso, osservandosi per qualche istante in silenzio. 
"Lei è la donna di cui mi parlavi?" Domandò Jennifer, con una leggera irritazione nella voce. 
Lui annuì. 
"E' colei che sarebbe dovuta essere la moglie del mio migliore amico." Le mormorò con voce afflitta. 
Jennifer gli sedette accanto, prendendo la sua mano nella sua e facendogli un sorriso.
 "Non puoi continuare così e lo sai..." lo avvisò lei con dolcezza. "Quel rimpianto ti logorerà un giorno." Lo ammonì ancora, ma con un tono sempre dolce. 
"Lo so benissimo..." Ammise lui stringendo, con una leggera forza, la mano che la donna gli porgeva. 
"Una volta finito questo caso gli parlerò e le spiegherò tutto ma al momento dobbiamo parlare io e te." Le comunicò tornando serio. "Voglio che mi parli di cosa accadde tre anni fa, in quella città, e vorrei saperlo adesso." Le disse, venendo ricambiato da un cenno d'assenso. 








ANGOLO DELL AUTORE: Eccomi col capitolo nuovo di Ubeworld grazie  a chi legge e recensisce a breve siamo al capitolo trenta ancora stento a crederci di essermi spinto così in la con questa storia grazie di cuore a tutti voi ^_^



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Capitolo 30
*** 30 Rivelazioni scomode ***


 
" Direi che ci siamo." Annunciò Shoan al lato del passeggero e fissando con una certa ansia il locale davanti a loro. 
" Va tutto bene?" Gli domandò Joseph seduto accanto a lui. Avevano preso la sua auto per non destare troppo sospetti e, adesso, con i loro vestiti, sembravano due semplici ragazzi a giro per fare compere.
 
 " No, per niente..." Ammise terrorizzato era la prima volta che faceva una cosa del genere da dove si cominciava? - Perché non ci hanno mai spiegato come comportarsi a interrogatori così?- Riflettè fra sè e sè maledicendo la sua pigrizia al corso non era mai stato attento a quelle spiegazioni e ora ne pagava il prezzo. 
 
" Non ti preoccupare..." Lo rincuorò Joseph togliendosi la cintura di sicurezza. " Faremo alla vecchia maniera." Gli suggerì ancora mentre scendevano dal veicolo. 
Shoan lo guardò abbastanza confuso mentre si sistemava la camicia a quadri che s'era messo.
" E cioè come?" Chiese perplesso.
 Joseph lo guardò di sbieco come se avesse detto qualcosa di assurdo. " Ma come? Non hai mai visto i film polizieschi? Poliziotto buono e cattivo no." Replicò con fiducia lui. 
Shoan si mise una mano in faccia ricordandosi di quando fu Steve a farlo durante la loro gita da Thomas. - Si direi che adesso capisco come si è sentito.-  Pensò. 
" Ti prego, dimmi che scherzi." Lo implorò cercando di fare la voce della ragione nonostante l'eta più giovane. 
Quello scosse la testa. " Sono serissimo invece..." Dichiarò avviandosi verso il vecchio antiquario. " Cosa vuoi che succeda." Disse ancora tra la preoccupazione sempre più crescente del giovane.
 
 
-
 
 
Erika mise la macchina nel parcheggio proprio davanti all'ingresso dello studio medico a quell'ora del pomeriggio completamente vuoto.  Aveva chiamato in anticipo lo psicologo dicendo che avrebbe dovuto fargli delle domande veloci su Katrin e, lui, era stato disponibile a incontrarla anche subito. 
Scesa dall'auto le porte automatiche si aprirono subito e, dal caldo torrido, passo a una piacevole frescura visto il condizionatore proprio al lato della porta al box informazioni la spedirono al secondo piano e, arrivata alla porta vicino alle scale, bussò piano.
 " Avanti." Mormorò una voce maschile dal timbro calmo e composto. 
Erika girò il pomello ritrovandosi in un piccolo studio due grandi librerie, con diversi tomi, erano messe all'angolo sulla destra e sulla sinistra con, una pianta accanto alla scrivania in legno su cui, erano appoggiati, diverse scartoffie oltre a un piccolo portatile che faceva uno strano ronzio. 
 
 
" Lei dev'essere l'agente Erika giusto?" Chiese l uomo dal viso magro e dai folti capelli grigi e un accenno di barba sul mento. 
" Si esattamente, lei dev'essere il dottor Derek." Rispose la donna accomodandosi davanti all uomo sulla sedia posta davanti a lui. 
" Al telefono mi ha detto che voleva parlare di Katrin..." Cominciò a dire il medico guardandola con i suoi occhi marroni in maniera piuttosto allarmata. 
" Esatto volevamo capire se, ci fosse, qualche modo per poterla gestire oppure un metodo per poter fermare l'altra sua personalita." Replicò la poliziotta. 
Derek rimase in silenzio per qualche istante. 
" Katrin Hoffman è uno dei casi più strani che abbia mai avuto..." Cominciò a dire con aria allarmata. " Un tale sdoppiamento della personalita una calma e posata l'altra piena di follia omicida. Quando ho saputo da lei che era fuggita dal carcere mi è venuto un colpo la doppia personalita Knife è una seria minaccia non solo per chi la circonda ma anche per la stessa Katrin." Le spiegò lui. 
" Che intende con una minaccia anche per lei?" Domandò curiosa la donna. 
Derek sospirò. " Non dovrei dirlo..." Ammise con dei sensi di colpa nella voce. " Ma, in questo caso, mi trovo costretto a violare la privacy della mia assistita..." Cominciò a dire. " Come gli avrà detto il capo della prigione Katrin perse entrambe i suoi genitori in un incidente la cosa, fin qui, può sembrare una casualità del caso ma non lo è..." 
" E perché non lo sarebbe? Ho letto quel rapporto e, a quanto pare, l'auto aveva sbandato contro il guard rail facendoli finire fuori strada i genitori sono stati sbalzati fuori dall'abitacolo e, la bambina, è soppravvisuta perché legata sul seggiolino dietro." Lo interruppè Erika confusa da quel discorso. 
" Purtroppo, quell'incidente, non è stato un caso perché fu proprio lei a provocarlo..." Commentò lo psicologo in breve lasciando ammuttolita la donna. " Vede il soggetto è nato con due abilità diametralmente opposte. La capacità di controllare le sostanze chimiche, emersa per prima e quella di controllare i metalli giunta più tardi non si sa come..." Cominciò a dirle. 
" Lei come ha scoperto che è stata lei a provocare la morte dei genitori?" Domandò Erika realmente curiosa di tutta quella faccenda così assurda. 
" Me l'ha detto lei stessa sotto ipnosi non è stato semplice soprattutto perché, questa cosa, è andata nei meandri più profondi della sua coscienza e la sua mente l'ha fatto completamente scordare quello che ha fatto come metodo di difesa." Le rispose lui cercando di essere coinciso. " D'accordo e perché sarebbe un pericolo anche per la stessa Katrin?" Chiese Erika facendo di nuovo la domanda di prima. 
" La coscienza dominante ormai non è più Katrin..." Le rispose in maniera breve. " Ormai, per la maggior parte del tempo, è Knife è stare alla guida può capitare che gli ceda il posto però, più il tempo passa, più la sua personalita violenta prenderà il controllo completo facendo qualcosa che potrebbe dimostrarsi davvero abominevole..." Disse fermandosi un'attimo. 
"  E sarebbe?" Chiese la donna. 
" Se Knife prenderà il pieno e totale controllo non avrà più solo il potere di controllare i metalli ma, otterrà, il potere di Katrin riuscendo, in questo modo, ad alterare qualsiasi sostanza capisce dove voglio andare a parare?" Le chiese lui stavolta Erika non comprese all'inizio ma poi capì. 
" Vorrebbe dire che, lei, potrebbe diventare un super ancora più potente di adesso..." Mormorò abbastanza scioccata da quello a cui stava pensando. 
 " Precisamente." Ammise il medico.
 " C'e un modo per fermarla?" Chiese Erika ancora allibita da quelle scoperte. 
Lui scosse la testa. " Lavoro con le da quando fu rinchiusa e ho studiato il suo caso da cima a fondo ma, al momento, non ho la più pallida idea di come fare a impedirlo..." Rispose il medico con rammarico. 
 
Erika si sentì sprofondare nella sedia dall'angoscia se quella pazza avesse preso il controllo anche di quel potere sarebbe stata sul serio la fine. " Cercherò di analizzare al meglio i dati in miei possesso..." La avvisò il medico cercando di dargli una speranza. 
" Forse mi sono lasciato sfuggire qualcosa la terrò informata." Aggiunse cercando di tranquillizzare la donna che, mettendosi in piedi, gli tese la mano.
 " E' di vitale importanza che trovi qualcosa se ci fosse un modo per far emergere Katrin come dominante forse riusciremo a fermare il caos che sta per arrivare." Le comunicò Erika decisa prima di avviarsi verso la porta.
 
 
-
 
 
Tra Steve e Jennifer c'era silenzio in quel momento da quando Steve aveva fatto quella domanda, sull'ecatombe di tre anni fa la donna rossa si era fatta stranamente silenziosa. 
" Sei proprio sicuro di volerlo sapere?" Chiese lei guardandolo dritto negli occhi. Lui annuì senza alcuna esitazione nello sguardo.
 " Lo voglio sapere anche molto più di prima..." Ammise stringendo con forza e rabbia la mano per quello che era successo la scorsa notte si era sentito debole come mai era successo prima e questo gli rodeva.
 
 Jennifer si morse il labbro inferiore per il nervoso. " Se io ti racconto, tu cosa farai di queste informazioni?" Gli domandò anche se già sapeva la risposta.
 " Userò quello che tu mi dirai per cercare di capire meglio questo killer per capire come si muove e vedere se ha lasciato qualche traccia sulla sua identita o simili." Le spiegò brevemente serio. 
" Intendi ancora perseguire in questa folle impresa? Nonostante quello che è successo ieri notte?" Mormorò la donna con un velo di preoccupazione nella voce. " Quello che è successo ieri notte mi sta spingendo a mettermi ancora di più all'opera, proprio perché ho lottato con lui so che devo saperne di più non posso lasciarlo fare." Replicò lui convinto con un dubbio che lo stava attanagliando da prima che Erika arrivasse. 
" Non ti è bastata la lezione che lui ti ha dato? Vuoi davvero perseguire ancora?" Chiese ancora la donna stavolta seria in volto fissando gli occhi di lui e, desiderando, che gli dicesse no.
" Tu, ieri notte, lo hai visto non è vero?" Gli domandò lui facendola ammutolire. " Prima è arrivata Erika e non abbiamo potuto finire il discorso ma, tu c'eri quando lottavo contro di lui e non lo hai fermato perchè?" Le chiese stavolta ormai sicuro della cosa vedendo il  nervoso che stava animando la faccia di Jennifer. 
" Io ti amo troppo Steve per vederti morire così..." Rispose lei come se volesse sorvolare la domanda in qualche modo. " Affrontare quel tizio è la cosa più pericolosa che chiunque dovrebbe fare..." Cominciò a dirgli.
 " Si, io l'ho visto e non ho fatto niente ma non per mia scelta." Disse infine abbassando lo sguardo lasciando lui abbastanza confuso. 
" E per volere di chi allora?" Domandò allora lui. 
Lei sospirò a quella domanda.
 " Per via dell uomo per cui lui sta lavorando. Questo tizio è un pezzo veramente grosso e ha incaricato noi di trovarlo per offrirgli un lavoro i miei superiori, inoltre, ci hanno ordinato di lasciarlo fare qualunque cosa succedesse la nostra organizzazione non doveva intromettersi nei suoi affari cosa che io, a quanto pare, non ho rispettato." Rispose semplicemente sapendo già a cosa sarebbe andata incontro dopo una tale affermazione. 
" Fammi capire tu hai permesso a un pluriomicida di svignarsela con me mezzo morto a terra e sapendo quanto fosse importante per me che risolvessi la cosa per via di un dannato e fottuto tizio uscito dal nulla?!" Gridò preso dalla rabbia Steve alzandosi in piedi e facendo cadere a terra la sedia sarebbe potuto finire tutto ieri notte il fascicolo, le morti tutto e, invece lei non aveva fermato quel dannato bastardo.
 " Sono intervenuta per difenderti prima che ti uccidesse. Questo varrà qualcosa o sbaglio?!" Replicò lei irritata da quella risposta e dal tono ingrato che lui stava dimostrando. 
" Ti sono grato per avermi salvato..." Ammise lui rendendosi conto di aver esagerato col suo modo di fare. " Ma, nonostante questo, mi hai mentito dicendo che non sapevi niente di lui e, adesso scopro questo..." Mormorò con una specie di delusione nella voce.
 Jennifer lo guardò allibita. " Tu parli di mentire!?" Sbottò lei invelenita. " Non mi hai mai detto perché te ne sei andato e, l'ultima volta te ne sei anche scappato via. Direi che siamo pari e anche abbastanza." Aggiunse alzandosi d'impeto in piedi preso dalla rabbia crescente dirigendosi verso la porta. 
" Dove vai adesso?" Chiese Steve cercando di bloccarla con la mano per la sua. 
" Fuori da questa casa e via dalla tua presenza." Replicò ancora liberandosi della sua stretta e avviandosi fuori.
 " Ti prego Jennifer!" Esclamò ancora lui cercando di stargli dietro nonostante il dolore al petto e al fianco si facesse sentire fin troppo in quel momento. " So, di aver commesso un grosso errore..." Le gridò dietro mentre metteva la mano sopra il pomello della porta per girarlo. " Non faccio altro che allontanare le persone o almeno l'ho fatto per questi due anni..." Cominciò a dire facendola voltare. " Da quando Matt è morto da quando è successo quello che è successo ho paura che altri possano morire ho paura di non riuscire a salvare chi mi sta attorno..." Continuò a dire serio in viso notando l'espressione indecifrabile sul volto di lei. 
 
" Quindi è per questo che te ne sei andato via?" Gli domandò lei sempre impassibile come una statua. Lui annuì controvoglia. " Non voglio perderti come già ho perso molte altre cose..." Mormorò a bassa voce serio come non lo era mai stato.
 Jennifer lo fissò per qualche istante per poi incrociare le braccia al petto e sospirando, disse:" Voglio darti il beneficio del dubbio..." Ammise con uno strano rossore sulle guancie nonostante il suo tono volesse dire altro. " Ti parlerò di quello che accade tre anni fa ma, ti avverto, quando te lo avrò detto non sarai più sicuro di riuscire a cavartela contro di lui." Concluse la donna mettendosi a sedere e cominciando a raccontare.
 
 
-
 
 
Alex era davvero nervoso in quella dannata sala stampa. Per la decima volta si aggiusto il colletto dell'uniforme che sembrava stargli troppo stretto al collo il sudore, nonostate l'aria condizionata fosse al massimo, scendeva implacabile sia per lo stress sia per la stanza piena di giornalisti da cui continuavano a provenire domande oltre che flash indesiderati e, l'essere seduto accanto a quella vipera del sindaco, rendeva tutto ancora più stressante. 
 
La conferenza stampa era iniziata ormai da una ventina di minuti e, per tutto quel tempo, era stato in silenzio mentre l altro continuava a parlare a ruota libera rivelando, in piccole dosi, la crisi che stava colpendo la città in quel momento a un certo punto indicò Alex al suo fianco come per dargli la parola. 
Lui sorrise grato stava per parlare quando, il suo cellulare, cominciò a suonare all'impazzata stava per spegnerlo ma, quando vide il numero, sbianco e lo prese al volo nonostante lo sguardo furioso del sindaco.
" Sono in conferenza stampa cosa succede Joseph?!" Sbraitò con un sibillo cercando di non farsi sentire.
 " Ehm capitano credo di aver combinato un vero e proprio disastro." Rispose il più giovane con un tono che non preannunciava niente di buono.









ANGOLO DELL AUTORE: Eccomi col nuovo capitolo :) è stata un'impresa scrivere la parte con lo psicologo XD sia perché dovevo spiegare un'po la faccenda sia per altri motivi.
Ci vediamo al prossimo capitolo a prestoo.

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Capitolo 31
*** 31 Guai nei bassifondi ***


 
Non appena i due misero piedi nel negozio Flint li studiò con attenzione dai vestiti potevano sembrare membri di qualsiasi banda minore che voleva emergere ma, i due, si guardavano attorno spaesati forse fin troppo e la loro giovane età non prometteva niente di buono. 
 
" Posso fare qualcosa per voi?" Chiese serio in volto mentre Joseph si rigirava tra le mani un carillion vecchio di decenni e pieno di polvere. 
" Bhe si ecco..." Rispose prontalmente lui cercando di rimettere apposto l'oggetto che subito cadde a terra rompendosi e facendo imprecare Flint. 
" Volevamo sapere se, per caso, ha venduto un oggetto simile di recente." Disse mostrando la foto del congegno ritrovato fuori dal carcere. 
" Chi ti credi di essere per farmi ste domande eh?" Gli replicò lui senza alcun timore. 
" Ehm Shoan." Gridò al più giovane che, da lontano studiava la faccenda. " Ho lasciato il distintivo non è che potresti mostrarlo tu?" Gli chiese lasciando di sasso entrambi gli uomini.
 " Perché mai la polizia dovrebbe venire da me?!" Esclamò lui fingendo stupore. Non era la prima volta che si palesavano da lui e sapeva non sarebbe stata l'ultima volta.
" Perché supponiamo che il congegno sia arrivato da qui." Rispose convinto Shoan incrociando le braccia al petto.
" Ma mi prende in giro?" Sbottò Flint rosso in volto. " Vendo anticaglie mica roba del genere io!" Mentì lui sbattendo un pugno sul bancone e maledicendo quel bastardo che aveva abbandonato il dispositivo facendogli arrivare la polizia lì. 
 
" Da quanto sappiamo è uno dei più grandi smerciatori d'armi dell'intera città..." Rispose con tono educato Shoan avvicinandosi. " E' già stato segnalato un paio di volte per traffico illegale da come ho letto." Aggiunse fissandolo severo. 
" Ma se noterà ne sono sempre uscito pulito e con le accuse cadute ogni singola volta perciò le vostre sono solo calunnie." Replicò con un ghigno sul viso flaccido ringraziando la protezione degli Overport e le mazzete che dava regolarmente. 
" Senta!" Sbottò Joseph sbattendo con forza le mani sopra il bancone intaccando il legno e facendolo tremolare. " Noi vogliamo solo avere delle informazioni a chi ha venduto questo congegno e poi c'e ne andremo..." Continuò a dire mentre, delle scintille, si formarono sopra le sue mani cominciando a bruciare e facendo impallidire sia Flint che Shoan. 
" Quindi vuole collaborare oppure dobbiamo passare alle maniere forti?" Domandò mentre le fiamme si spegnevano.
 Il vecchio stava per rispondere quando, l'ingresso, si spalancò mostrando quattro uomini e una donna. 
" Ehi, che cazzo sta succedendo qua?" Domandò un uomo alto dal fisico slanciato dentro una canottiera rossa che sembrava esplodere e un piercing sul naso.
" Buongiorno signor Ector!" Esclamò euforico Flint sorridendo maligno ai due agenti.
 " Questi due mi stavano importunando si può fare qualcosa al riguardo?" Domando con una voce innocente il vecchio.

 
Shoan studio i tizi appena entrati e, quando vide il tatuaggio sul braccio destro del tizio più grosso imprecò adesso erano davvero nella merda. 
 
 
-
 
 
" Ma proprio in un fast food dovevamo venire per la pausa pranzo?" Domandò con la mano destra sotto il mento Angel mentre fissava un'po disgustata il panino davanti a lei con tanto di bibita al fianco. 
Wil addentò con foga il suo cheesburger senza farsi problemi nonostante cercasse di restare in forma qualche volta poteva anche andar bene un'po di cibo spazzatura.
 " Settimana scorsa hai deciso tu, stavolta tocca a me." Rispose lui semplicemente prendendo un sorso dal bicchiere.
Lei sbuffò contrariata. " Ancora mi domando perché mi ostino a uscire di pattuglia con te anziché starmene beata in ufficio e a spedire i novellini a zonzo." Mormorò mentre prendeva il panino con le mani e iniziava a mangiarlo. " Perché sei della vecchia guardia esattamente come me..." Replicò lui convinto. " Non riesci a stare ferma e immobile mentre il caos imperversa." Aggiunse lui ancora con un sorriso tirato sul volto. 
" Poi per la questione della bambina ci hai parlato?" Domando Angel cambiando discorso detestava quando quell'ammasso di muscoli si metteva a fare il filosofo.
 Lui annuì incupendosi. " Si, ho parlato con Cindy e, mi ha detto, che almeno per il momento non intende farmi vedere Kristi..." Ammise mentre si prendeva un altro morso dal panino. 
" E perché mai?" Domandò lei di rimando ancora stupita dalla cosa. 
" Dice che non si sente sicura a mandarmi mia figlia ha paura che possa succedergli qualcosa." Rispose lui mollando il panino nel piatto.
 " L'hai lasciata sola due volte, non mi sembra un così grosso crimine come vuole farlo sembrare lei." Commentò Angel irritata della cosa. 
" Lei non ha completamente torto però..." Aggiunse Will lasciando di stucco la donna per quella dichiarazione. " Nell'ultimo periodo ero fin troppo preso dal lavoro e, inoltre, sono più di pattuglia che a casa visto tutto il caos che è successo." Ammise con rammarico.
Angel stava per replicare quando, il cellulare di Will, cominciò a suonare. " Pronto?" Rispose posando i rimasugli del panino nel piatto.
" Buon pomeriggio tenente Will sono Carl della sezione informatica si ricorda?" Rispose lui con l'affanno come se avesse corso.
" Si, mi ricordo che succede?" Domandò a sua volta.
" Ecco, sono stato tutto il giorno e tutta la notte ad analizzare il computer e ho fatto alcune scoperte che credo valgano la sua attenzione." Rispose lui quasi euforico dal tono di voce.
" Ottimo, dimmi tutto." Disse Will compiaciuto e lieto di avere finalmente una possibile pista.
" Ehm, devo essere sincero..." Disse Carl abbastanza sotto tono stavolta. " Preferirei che lei venisse qua. Non sappiamo se, altri, possono intercettare queste chiamate." 
Will sospiro. " Ok, d'accordo tra venti minuti sarò alla centrale a più tardi." Annunciò lui chiudendo la chiamata.
 " Ci sono novita?" Domandò Angel che aveva notato l'espressione del collega.
" Si, e a quanto pare, buone." Replicò lui mettendosi in piedi e appoggiando sul tavolo i soldi del pranzo con la mancia.
 " Andiamo a vedere cosa ha scoperto quel fottuto nerd." Gli annunciò sistemandosi la divisa e andando verso la porta.  
 
 
-
 
 
 
" Oh niente di che..." Disse Joseph con calma. " Una semplice chiacchierata tra amici giusto Shoan?" Chiese rivolto al più giovane.
 " Si, esattamente infatti stavamo giusto per andarcene." Rispose lui facendo cenno a Joseph e dirigendosi verso l'ingresso ma trovandolo bloccato dai quattro che non accennavano a spostarsi. 
" Sapete cosa succede agli sbirri che osano venire fin qui?" Domandò il capo del gruppo piazzandosi di fronte a Joseph e fissandolo con i suoi occhi marroni scuro. 
" Non so, gli offrite da bere?" Domandò con innocenza il ragazzo con un sorriso.
 " Si, certo..." Rispose quello con sarcasmo seguito da delle risate da parte dei compagni. " Dopo che gli abbiamo spaccato le gambe ovviamente." Aggiunse con un ghigno maligno sul volto.
" Se permettete vorrei uscire sapete non vorrei distruggere questo posto..." Ammise con aria tranquilla Joseph nonostante la disparita numerica evidente e per niente impressionato dal discorso. 
 
" Non prenderci per il culo ragazzino!" Sbottò il capo del gruppo avvicinandosi e sollevandolo per la maglietta. " Chi cazzo ti credi di essere eh?!" Gli chiese con la mano sinistra illuminata dal fuoco preparandosi a colpirlo. 
Shoan cercò di avvicinarsi ma, delle catene invisibili, sembravano averlo bloccato ai piedi.
 " Tu non vai da nessuna parte." Sentì dire da un piccoletto dal viso pieno di lentiggini infondo al gruppo che, con la mano destra tesa verso di lui, sembrava controllare quelle catene scure.
 
- Merda.- Pensò fra sè e sè si trovavano in una situazione abbastanza grave circondati da cinque super criminali e senza possibilita d'aiuto. Stava per dire qualcosa quando, la figura del capo, fu scagliata al di la della porta mandandola in mille pezzi e atterrando in strada lasciando di stucco diversi passanti e facendo frenare diversi veicoli. 
Tutti gli occhi, compresi quelli di Shoan, si girarono abbastanza stupefatti dal pugno appena eseguito da Joseph.                 
 " Lo avevo detto che ne volevo parlare fuori..." Disse lui semplicemente tra la disperazione del proprietario e l'ira del quartetto che si gettò su di lui.
 " Come vi ho detto ne parliamo fuori!" Gridò ancora con rabbia il giovane spedendoli al di la dell'ingresso distrutto con una potente onda cinetica fraccasando vetri e oggetti lungo le vetrinette. 
 
" Il mio negozio! Il mio prezioso negozio!" Urlò disperato il vecchio con le mani fra i pochi capelli che aveva in testa e lo sgomento nella voce. Shoan era ammuttolito al contrario ma quanti poteri aveva? Prima lo aveva visto lievitare e, adesso, si dimostrava capace non solo di lanciare un uomo al di la di un negozio ma anche di creare un onda cinetica? - Chi diavolo è questo tizio?- Pensò ancora confuso.
 
 " Ehi." Disse Joseph scuotendolo dai suoi pensieri. " Ti spiace controllare il vecchio e chiamare i rinforzi? Vado un secondo a sistemare le cose fuori." Gli mormorò deciso. 
" Ehm, si ok." Rispose lui ancora scombussolato chiedendosi, mentalmente, chi cavolo fosse quel tipo.
 
 
-
 
 
Ector scosse la testa un paio di volte prima di rimettersi in piedi e, notando, i suoi a terra che si stavano rialzando.
 
 " Cosa è successo?" Domandò a loro e tastandosi il punto colpito dal pugno che ancora gli doleva a quanto pare il tizio era dotato di superforza.
 " Quello stronzetto che faceva il saputello ci ha sbattuto fuori con un'onda cinetica boss." Spiegò la donna bionda del gruppo furiosa. 
Ector notò la figura di Joseph uscire dal negozio e pestare i vetri caduti a terra. 
 
" Ti sei messo contro i tipi sbagliati lo sai?!" Gli sbraitò contro mentre le sue mani iniziarono a diventare vermiglie. 
Joseph si guardò attorno la via era piuttosto trafficata e dozzine di curiosi si erano avvicinati a vedere cosa stesse succedendo. - Cerchiamo di contenere i danni.- Pensò valutando i rischi che i civili avrebbero potuto correre. 
 
" Addosso!" Ruggì Ector distogliendolo dai suoi pensieri. La donna alzò le mani e, dagli idranti, cominciò a uscire dell'acqua diretta verso il ragazzo che, rapido, si scosto evitando il getto che finì contro un muro. Prima che potesse rispondere si trovò davanti il pugno di pietra di un altro avversario diritto verso la sua faccia. 
Gli sorrise quasi euforico e, con la sua mano potenziata, colpì in pieno quella del tipo sentendo le ossa spezzarsi sotto il suo colpo. Mentre quello si accasciava al suolo tenendosi la mano rotta lui sorrise. " Dovresti andare da un buon medico." Gli annunciò mentre, delle catene scure, cercavano di prenderlo strisciando ovunque tra le ombre degli edifici.
" Sei mio!" Urlò il piccoletto mentre le catene si alzavano cercando di sommergerlo e tenerlo fermo.
" Se ne sei convinto tu..." Gli rispose lui svanendo nel nulla per poi comparire alle sue spalle lasciandolo di sasso. " Questo è per te." Gli dichiarò colpendolo in pieno petto con un calcio e scagliandolo in mezzo alla folla che, con i loro telefonini aveva iniziato a riprendere quella rissa cominciata dal nulla.

 - Avevo promesso a Alex nessuna pubblicita, credo proprio che mi ucciderà.- Riflettè lui mentre, con una barriera, bloccò un nuovo flusso d'acqua che lo spingeva verso il margine della strada e pericolosamente vicino ai civili.

" Borg, Hope attaccate insieme quel fottuto bastardo!" Urlo Ector sprigionando una gigantesca fiammata che andò a colpire la barriera non sortendo alcun effetto.
" Ricevuto." Replicò l altro uomo creando un vortice di vento girando su se stesso che ando ad unirsi agli altri due flussi che cominciarono a incrinare lo scudo di Joseph.
" I miei complimenti..." Disse quasi contento di quello che stava succedendo. " Questo è proprio lo stimolo di cui avevo bisogno per migliorare." Aggiunse mentre lo scudo si distruggeva e lui fu spinto all'indietro ricavando dozzine di ferite sul corpo e anche dei tagli lungo il viso.
 
 " Se era la morte che cercavi allora l'avrai." Disse Ector mentre lui e gli altri due, cominciavano ad avanzare verso la sua figura piegata.
" Sapete solitamente, quando dovevo affrontare dei super, sono uno che tende ad andarci sempre piano..." Cominciò a dire mettendosi in piedi nonostante il sangue che usciva dalle ferite. " Lottare contro un classe I, oppure un classe II per me non sono una sfida anzi sono un gioco noioso..." Continuò a dire mentre, sotto gli occhi allibiti del trio, le sue ferite si stavano rimarginando a una velocità allarmante. " Forse, questa volta, mi posso impegnare un'po di più." Concluse mentre, il suo corpo si scurì e le sue mani furono intrise di fuoco e ghiaccio.
 " Ma tu chi cazzo sei?!" Urlò Ector di fronte a quell'amalgama di poteri che non aveva mai visto prima d'ora in nessun altro super affrontato.
 Joseh sorrise mentre, con un balzo, si porto di fronte al trio la mano infuocata colpì in pieno il viso di Borg scagliandolo dentro un negozio facendogli sfondare la vetrina Hope tentò di colpirlo con un onda d'acqua ma, con la mano sinistra congelò l'acqua e la rinchiuse in uno spesso strato di ghiaccio lasciando solo la testa aperta Ector, reagì prontalmente con un pugno ma, Joseph, sparì all'improvviso per comparire al suo fianco sinistro.
 " Io sono superior." Annunciò colpendo in pieno il busto dell uomo e avvertendo le costole che si rompevano e un grido strozzato uscire dalla bocca del super che volo a terra privo di sensi. Il giovane si guardò attorno notando i cinque completamente messi k.o. che si muovevano contorcendosi.
" Allora c'e qualcun altro che vuole combattere?" Domandò notando i continuì flash della gente col cellulare e i borbottii in sottofondo. Stava per dire qualcosa quando, delle volanti, apparvero infondo alla strada seminando il panico nella gente.

" Era l'ora che arrivaste tranquilli ho già sistemato tutto io." Urlò loro salutandoli. Dalle auto scesero alcuni agenti con le armi spianate dirette verso di lui.
" Tieni le mani bene in vista!" Gli intimò un agente vicino allo sportello dell'auto mentre i colleghi andavano ad  ammanettare i cinque al suolo.
" Ma come? Io sono dei vostri!" Replicò lui abbastanza confuso da quello che stava succedendo. 
" C'e arrivata una segnalazione per disturbo della quiete pubblica e rissa. Sei pregato di tenere le mani in alto." Replicò ancora quello sempre tenendolo sotto tiro. 
" Dentro il negozio c'e un collega si chiamo Shoan chiedete  a lui se non vi fidate." Borbottò di rimando lui alzando le mani per accontentare il tipo.
 " Bhe, se è così, credo proprio che il comandante Alex non sarà affatto lieto di quanto successo." Rispose quello mentre, la figura di Shoan, col vecchio, uscivano dal negozio in compagnia di un'agente che gli sbraitava contro. 
" Visto che ho diritto a una telefonata..." Cominciò a dire lui con tono educato e cortese. " Potrei chiamare una persona?" Domandò sapendo benissimo che, dopo la chiamata, si sarebbe scordato qualunque tipo d'incarico.









ANGOLO DELL AUTORE: Eccomi col capitolo 31 di Ubeworld :D spero che vi sia piaciuto.
Nel prossimo capitolo vi anticipo già il ritorno di Walter, dopo un'po che non si vedeva, ma anche altre sorprese.
Alla prossima.

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Capitolo 32
*** 32 L uomo nell'ombra ***


 
Walter sbattè le palpebre un paio di volte per cercare di rimanere sveglio e conctrato su quello che stava facendo.
Ormai era quasi un giorno intero che s'era chiuso li dentro senza dormire ma bevendo solo caffè per stare con tutti i sensi attivi e far sparire quella dannata stanchezza che, inesorabile, continuava a presentarsi sul suo viso.
 
 - Devo arrivare a capo di questa cosa.- Pensò fra sè e sè mentre rompeva la terza sfera azzurra che aveva trovato dentro i cadaveri.
 - Nelle altre due sono riuscito a capire più o meno le sostanze all'interno ma, non appena sono uscite dal congelatore e spaccate, si sono ridotte in poltiglia in meno di cinque minuti. Segno che, in un ambiente non freddo, perdono di consistenza oltre che di integrita.- Riflettè ancora prendendo una siringa stavolta e assorbendo la metà di quella sfera per poterla mettere in una provetta. 
 
Si asciugò il sudore sulla fronte per la stanchezza e il caldo. - Chiunque abbia creato questa roba è un genio della chimica oltre che della medicina.- Ammise mentalmente mentre si versava altro caffè dalla caraffa alla tazza.
 - Riuscire a mischiare così tanti eccitanti e droghe in una pastiglia così piccola non è da tutti.- Riflettè con un pizzico d'ammirazione mentre sorseggiava la bevanda che lo ricaricava almeno un'po da quanto aveva ipotizzato le sostanze dovevano andare somministrate per bocca e, una volta cominciato a sciogliersi nell'organismo, cominciavano a mutare i soggetti in fury risalendo dallo stomaco fino al cervello.
 Prese il foglio su cui aveva trascritto le sostanze trovate. -
 Nessuna di queste però potrebbe provocare la nascita di poteri. Cosa mi sta sfuggendo? Che ci sia un'altra sostanza che non sia riuscito a scovare?- Pensò ancora per poi mettere via il foglio. 
Aveva una dannata super intelligenza ed era esperto in qualsiasi campo scientifico come poteva non aver trovato qualcosa in quella fottuta sferetta? Questo si domandava sbuffando non voleva incontrare gli altri non prima di aver capito il mistero che si celava dietro quelle pasticche anche se ci avesse impiegato giorni.
- Forse la sostanza è qualcosa di più banale di quanto credo?- Rimuginò lui provando con un nuovo test.
 - Vediamo se questa volta funzionerà.- Pensò fiducioso facendo andare la macchina e sperando  nel meglio.
 
 
-
 
 
Will spalancò la porta della sezione informatica con una tale forza da farla sbattere contro il muro facendo sussultare il giovane seduto sull'unico computer acceso.
 
 " Potresti anche essere meno irruento." Lo rimbeccò Angel che lo stava tallonando da prima e che richiuse la porta sotto gli occhi spauriti del tecnico informatico. 
" Avete fatto presto..." Mormorò quello abbastanza spaventato da tutta quella foga. 
" Cosa hai scoperto?" Domandò Will sbrigativo sedendosi davanti a lui. 
" Bhe sarà un'po lunga da spiegare però è essenziale che vi dica tutto." Ammise lui porgendogli dei fogli con su scritti vari nomi con accanto numeri telefonici.
 " Inizialmente ho provato a cercare i conti da cui risalgono i pagamenti ma, il denaro, arriva tutto da conti stranieri che sono passati da più banche così tante volte da rendere impossibile risalire alla fonte principale..." Cominciò a dire con sfiducia.
" Poi mi sono messo a studiare i numeri di telefono e lì ho fatto la vera scoperta." Disse stavolta compiaciuto indicandoglieli. 
" E allora cosa hai trovato?" Domandò Will non mostrando alcuna emozione sul volto e che aveva scorto un'po la lista senza trovare il nesso.
 " Tutti i numeri appartengono a persone scomparse negli ultimi cinque anni..." Rispose il giovane serio lasciando di sasso i due agenti più anziani. 
" E questo come potrebbe rivelarsi utile?" Domandò a lui Will ancora scettico. 
" Ho consultato un mio amico alla sezione persone scomparse e, lui, mi ha riferito che nessuna di queste persone è mai stata ritrovata solo in tre casi non abbiano una sparizione ovvero nel caso di Animal, Sonar e la donna morta l'altra notte il cui numero, ho scoperto tardi, essere presente nell'archivio del file." Spiegò ancora brevemente. 
" Intendi dire che, il killer, avrebbe fatto sparire tutte queste persone nel corso degli anni?" Chiese abbastanza confuso Will da quell'affermazione. 
" Può darsi che lui non agisca da solo se si è servito di questo hacker forse, negli anni, ha usato altre persone per poi disfarsene." Propose Angel usando come spunto la domanda del collega. 
" Oppure lui è solo un sicario e lavora per qualcun altro che ha deciso di intervenire visto l'impossibilita di far sparire queste tre persone perché non hanno risposto alla chiamata." Suggerì timidamente il più giovane tutto d'un fiato sotto l'occhio attento degli altri due.  
" Sarebbe forse la cosa più logica al momento." Concordo Angel. 
" Le persone rapite erano tutti dei super?" Chiese Will a un certo punto dando uno sguardo più attento alla lista. 
" Non ne ho idea. Perchè?" Domandò il più giovane.
 " Questo killer prende di mira le persone con poteri quindi se anche le persone scomparse ne hanno significa che, chi lo ha ingaggiato, è interessato ai super per qualche strano motivo avendone rapiti così tanti in tutti questi anni." Spiegò Will tetro cercando un qualche filo logico che non riusciva a trovare.
 " Sai se la squadra di quel demente di Steve ha fatto nuove scoperte?" Chiese stavolta a Angel negli ultimi giorni, da dopo la scoperta del computer, aveva solo quello in testa. 
" Mimic mi ha detto che, al momento, stanno indagando sul marchingegno usato per  la prigione cercando così di risalire a lui. Per quanto riguarda il cervellone di Walter nessuno lo vede da quasi due giorni non sappiamo che stia facendo." Lo aggiornò la donna seria in viso. 
" Digli di trovare un modo per tenere d'occhio il vecchio, sicuramente sarebbe quello che si avvicina di più a un qualcosa." Gli ordinò lui alzandosi in piedi e ridando la lista a Carl. " Tu informati se, i rapiti, erano super e bazzica se ci sono altri nomi sulla lista e nel caso avvertici subito intesi?" Gli comunicò ancora stavolta con un tono più gentile. " Hai fatto un buon lavoro continua così." Gli mormorò dandogli una pacca sulla spalla prima d'uscire seguito da Angel.
 
" Direi che siamo sulla pista giusta." Gli sussurrò Angel mentre si trovavano in corridoio.
 Will annuì di rimando. " Adesso sappiamo che c'e qualcuno dietro il killer dobbiamo capire chi sarà il prossimo bersaglio e poi prenderemo quel fottuto bastardo." Rispose lui con lo stesso tono. " Dirò subito a Mimic di tenere d'occhio Walter, ci sentiamo dopo." Mormorò la donna allontanandosi col cellulare già vicino all'orecchio.
Mentre faceva un cenno di saluto alla donna Will sorrise le cose, finalmente, stavano prendendo un'ottima piega la sola cosa, che adesso pensava, è chi ci fosse dietro a tutto questo.
 
 
-
 
 
Joseph tamburellava con le dita delle mano destra sopra il tavolo di plastica si trovava nella stanza degli interrogatori insieme a Shoan che, da quando erano rientrati, era stato a braccia conserte e sbuffando ogni tanto.

" Senti mi spiace, ok?" Borbottò il più vecchio. " Non credevo sarebbe finita in questo modo." Ammise ancora amareggiato.
 " E come credevi che sarebbe finita scusa?" Replicò l altro abbastanza confuso.
Lui ci pensò per qualche istante. " Non so, credevo che sarebbe andato tutto liscio." Rispose lui convinto venendo fulminato con lo sguardo da Shoan. " Hai distrutto il negozio del tizio da portare a interrogare, hai messo al tappeto cinque super e, oltretutto, hai distrutto le vetrate di altrettanti edifici..." Gli ricordo lui abbastanza schiettamente. " Direi che non poteva andare per niente liscio." Concluse imperterrito.
Joseph stava per replicare quando la porta si aprì e sbattè contro il muro rivelando la figura di Alex ancora vestito per la conferenza e con uno sguardo furioso. Shoan si alzò di getto " Comand..."
 " Vattene Shoan!" Disse schiettamente guardando a malapena il ragazzo e tenendo gli occhi infuocati sull altro giovane.
" Il sospettato è nella stanza accanto aspetta che Erika arrivi e poi interrogatelo avete solo cinque minuti vi avviso." Lo avvisò lui freddo.
Quello annuì e, rapido, si dileguo dalla stanza. I due si fissavano con un pesante silenzio.

 
" Ti rendi conto di cosa hai fatto?" Gli chiese con un tono abbastanza arrabbiato il comandante. 
" Ho cercato di rendermi utile." Rispose lui con semplicita e senza vacillare. 
" Ti sei intromesso in un'indagine a cui non sei stato autorizzato a partecipare, hai distrutto un negozio e buona parte di una via mettendo quasi a rischio l'incolumita di diversi passanti e, in più, ti sei mostrato con tutti i tuoi poteri ti rendi conto che ormai i video su di te sono ovunque in rete?!" Gli sbraitò contro sbattendo con forza le mani sopra il tavolo.
 " Mi dispiace, va bene? La situazione mi è sfuggita di mano." Ammise con aria colpevole il giovane abbassando lo sguardo.
" Ti rendi conto che avevamo un accordo? Ti saresti rivelato a tempo debito e non prima Joseph..." Gli ricordo Alex ancora furioso. " Avevamo deciso che saresti iintervenuto in situazioni lontano da videocamere e simili con alcun testimone adesso, invece, ci troviamo davanti una marea di video e persone che ti hanno visto all'opera..." Continuò a dirgli imperterrito.
 " C'e qualche modo con cui posso rimediare?" Chiese lui interrompendo il discorso del comandante. 
" No, Joseph. Ormai non si può più tornare indietro dobbiamo dire della tua esistenza anche se questo avrà conseguenze sulla tua vita non possiamo più nasconderti." Rispose con tono serio e con un'po di rammarico nella voce.
Lui sospirò e sembrò scosso da brividi. " Avrei solo voluto più tempo per gestire la cosa." Mormorò con un sussurro.
 Alex lo guardò non più con rabbia ma con tristezza capiva il peso che stava portando quel giovane dal potenziale fin troppo elevato lo aveva saputo sin da quando lo aveva incontrato anni fa che si sarebbe rivelato un grosso guaio ma aveva deciso di portarlo sotto la sua ala per vedere fin dove sarebbe arrivato. 

 " Non sempre le cose vanno come vorremo noi..." Cominciò a dirgli Alex. " Sei stato a giro per il mondo e sei tornato capace di padroneggiare in parte quel potere che ti ritrovi. La considero già una grossa vittoria..." Continuo a dirgli fiducioso. " Forse non sarai pronto ma, ormai, devi prendere in mano la situazione e mostrare quello che sei davvero." Concluse. Joseph annuì stando in silenzio senza sapere cosa dire. " Adesso devo tornare in ufficio prima che i superiori mi massacrano sei libero di andare almeno per ora ma sappi che questa sarà l'ultima volta." Gli comunicò prima di avviarsi verso la porta lasciandolo lì solo con i suoi pensieri.
 
 
-
 
 
Riavvolse il video che era stato caricato per la decima volta. Il giovane aveva creato una barriera cinetica bloccando l'attacco di ben tre super di rispettivamente un classe II e di due classe I con solo un'po di fatica e poi, con un potere ancora maggiore era riuscito a stenderli con un solo colpo a testa. 
 
Sorrise maligno mentre osservava quella scena ancora e ancora così come tutti gli altri video che erano stati postati. - Sarà perfetto.- Commentò mentalmente. 
 
" Capo." Disse una voce maschile dietro di lui entrando nella stanza che usava come studio completamente al buio in quel momento.
 " Si, cosa c'e?" Domandò abbastanza irritato da quell'interruzione.
" Ho ucciso il tizio delle chiamate ma, il portatile, non sono riuscito a portarlo via." Gli comunicò con una punta di rammarico nella voce.
" Non importa..." Gli rispose lui iniziando a digitare altre parole alla ricerca di materiale. " Lasciamo che i detective si divertano a cercare qualcosa che non troveranno dobbiamo cercare di accontentarli ogni tanto." Spiegò ridendo piano.
" Sta cercando una nuova preda signore?" Gli chiese lui vedendo come stesse scrivendo all'interno di un documento che, qualche istante fa, era completamente bianco.
 Lui annuì. " Si, ho appena trovato un soggetto molto ma molto interessante..." Rispose secco lui. " Adesso puoi andare Bas se avrò bisogno ti chiamerò." Aggiunse facendogli cenno con la mano.
Lui chino la testa e uscì mentre, l uomo nell'ombra cominciava a muovere i passi verso la prossima mossa.






ANGOLO DELL AUTORE: Eccomi col nuovo capitolo con un'po di carne sul fuoco a cui dovrò dare maggiori spiegazioni più avanti spero che, le spiegazioni, siano chiare.
Grazie ancora per chi continua a seguire la storia e la recensisce.
A presto.

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Capitolo 33
*** 33 Emozioni contrastanti ***


 
 
Justice faceva zapping sul televisore ma era inutile. Ovunque, da dopo l'uccisione della super, non facevano altro che parlare di questo fantomatico killer e di chiudersi in casa durante la notte per evitare brutti incontri. Sbuffò mettendosi una mano fra i lungi capelli corvini.
Nella sua carriera non aveva mai commesso un simile errore e, anche se lo avesse fatto, sarebbe potuto andarsene senza lasciare alcuna traccia ma, con ancora l'incarico da portare a termine, non poteva rinunciare a quei soldi. 
 
Si guardò a sinistra notando, al tavolo della cucina, la figura esile di Karen seduta sulla sedia intenta a contemplare il piatto che aveva davanti da alcune ore. 
Ormai era passato un giorno da quando lui l'aveva aggredita e, sul viso, il livido non accenava a diminuire oltre ad essere violaceo nonostante il ghiaccio che gli aveva dato. 
 
- Dovrei parlarle?- Pensò fra sè e sè confuso sul da farsi. Non era tipo da situazioni simili lui era un soldato cresciuto in un mondo in guerra cosa mai avrebbe potuto dire a una persone semi normale come lei?
" Perché mi stai fissando?" Domandò a un tratto la donna con un sussurrò e interrompendo il suo flusso di pensieri.
 " Io non ti stavo fissando..." Rispose lui con semplicità. "Volevo solo chiederti come stavi tutto qui." Aggiunse di rimando tornando a osservare il televisore con l'ennesimo servizio. 
" Sto meglio grazie." Mormorò lei prendendo per un'istante in mano la forchetta per poi posarla sul tavolo senza aver toccato cibo.
 " Dovresti mangiare..." Borbottò lui severo. " Un soldato dev'essere sempre in forma non si sa mai quando torneremo in azione." Disse recitando, a memoria, una delle tante regole che aveva fatto sua in quel dannato campo. 
" Io non sono un soldato..." Lo rimbeccò lei però. " Sono una persona comune niente di più a cui è stata data una piaga troppo grande da gestire." Aggiunse con uno strano tono di voce e rabbrividendo alla vista della lama del coltello alla sua destra. 
Justice sospirò.- Mi pentirò di quello che sto per fare.- Riflettè alzandosi in piedi e dirigendosi a passi pesanti verso la donna che strabuzzò gli occhi e lo guardò spaventata ma, lui, fece il giro del tavolo e si mise davanti a lei.
" Finiscila..." Sibilò lui lasciando la donna di stucco. " Comprendo che tu e l'altra te siate così diverse però, che tu affermi di essere vittima di una piaga sappi che non è così." Disse ancora con un tono calmo nella voce lasciando sempre più confusa la chimica. 
" Tu, non puoi capire..." Gli rispose lei con il labbro inferiore che gli tremava. " Io sono un mostro..." Gli fece vedere le mani curate. " Guardale!?" Esclamò stavolta con rabbia Karen avvicinandosi a Justice ancora di più e arrivandogli a qualche millimetro dal viso impertubabile del killer.
 " Io sono un abominio. Lo capisci questo?!" Urlò ancora mettendosi in piedi. " Non riesco a fare altro che uccidere, uccidere e ancora uccidere non riesco a farne a meno cosa ne puoi capire tu? Che cosa puoi sapere cosa si prova a essere così pieni di istinti omicidi di voler continuamente sangue di non voler avere alcuni freni e sentirsi come una bomba pronta a esplodere?" Gli domandò infine con le lacrime agli occhi. 
" Tu non sei un mostro..." Gli mormorò con sguardo serio lui restando seduto e rispondendo velocemente. " I mostri non provano dispiacere, non hanno pieta verso il prossimo..." Continuò a dire lui con un tono calmo. " Io lo sono..." Ammise di fronte a lei con una naturalezza che la lasciò di sasso. " Ho ucciso così tante persone, ho fatto del male a così tanta gente che, per me, non c'e alcun modo per redimermi..."Gli mostro la mano destra priva del guanto e colma di cicatrici così diversa dalla sua linda. " Tutto il mio corpo è cosparso di queste, sono come moniti e, ogni giorno, mi ricordano cosa mi hanno fatto diventare..." Gli spiegò ancora serio in viso sostenendo, senza alcuno sforzo, lo sguardo della donna davanti a lui in lacrime. 
" E allora cosa dovrei fare? Come posso andare avanti sapendo che, dentro di me, c'e questa cosa che continua a voler fare del male?" Gli domandò lei. Per anni aveva cercato quella risposta sin da quando aveva avvertito la presenza di quell'entita psicologi, medicine aveva usato il suo stesso corpo con cure sperimentali ma niente quella parte malata di lei continuava a uscire al di la del suo controllo. 
 
" Questo è quello che siamo. Noi uccidiamo per soppravvivere e per andare avanti. Non c'e niente di sbagliato in questo..." Recitò di nuovo le stesse parole che, solo qualche tempo prima, aveva detto a Knife adesso le diceva a quella donna magrolina dall'aspetto spaurito seduta davanti a lui.
" Tu non puoi cambiare quello che è stato o quello che sarà e nemmeno la tua natura..." Le spiegò. " La sola cosa che puoi fare è scegliere tu cosa vuoi essere a discapito di tutto." Concluse. 
 
Karen lo guardò per qualche istante con le lacrime che avevano iniziato a scendergli dagli occhi e, d'impeto, si strinse al collo del killer piangendo sul suo petto.
Lui la guardò confuso da quella manifestazione così strana. Ma, nonostante questo, la lasciò fare e, con le mani che gli tremavano per quella strana situazione strinse la donna a se. 
 
 
-
 
 
Steve si risvegliò nel suo letto  fissando il soffito davanti ai suoi occhi con un espressione abbastanza sfiancata e preso da vari dubbi. Sentì un movimento nelle coperte accanto a lui notando la schiena nuda di Jennifer che si rigirava come era solita fare a letto incurante delle coperte che rubava allo sfortunato che ci dormiva insieme in quel caso lui. 
 
Facendo piano mise fuori i piedi dal letto e, allungandosi con le mani, prese i pantaloni a terra e se li mise cercando di non fare alcun rumore. Ieri, Erika e Shoan, gli avevano mandato entrambi un messaggio dicendo da avere diverse cose di cui parlare l unico, che non si era fatto vivo, era Walter ancora segregato in quella specie di bunker che chiamava laboratorio. 
 
- Devo scoprire che fine ha fatto.- Pensò fra sè e sè mettendosi una maglietta blu con sopra alcune scritte. Preso da un lampo scrisse un messaggio anche a Thomas chiedendo di vedersi quel pomeriggio al solito locale e,sperando, che anche lui avesse qualche notizia. Dopo aver fatto quello un sospiro lo fece voltare notando che, la donna, si era girata ancora rannicchiandosi ancora di più nonostante la sua figura longinea.
 La fissò per qualche istante provando, in quel momento, emozioni contrastanti misto tra pentimento e un qualcosa che poteva essere gioia? Con quel pensiero così confuso scrisse alcune righe a Jennifer e, poi, mettendosi il telefono in tasca, uscì diretto verso la centrale.
 
 
-
 
 
 Erika sorseggiava il suo caffè in tazza al bancone del bar accanto a lei vide la figura corruggiata di Shoan che, a stento, aveva mangiato la sua colazione. 
 
" Allora..." Cominciò a dire la donna girandosi sullo sgabello. " So che hai ricevuto il tuo primo richiamo..." Mormorò ancora ricevendo il silenzio come risposta. " I miei complimenti sei entrato a far parte di una squadra e in polizia da poco e già sei riuscito a distinguerti." Borbottò con un sorriso sul volto dandogli una pacca sulla schiena che fece scriocchiolare le ossa del povero malcapitato. 
" Ti aspetta una gran carriera." Disse ancora cercando di tirar su quell'aria mogia che aveva da quando lo aveva incrociato. 
" Tutta colpa di quel cretino..." Borbottò all'improvviso lui mentre masticava un boccone di uovo e bacon. " Non solo non era autorizzato ma si è anche messo a fare a pugni con dei criminali..." Aggiunse stizzito. " Il comandante mi ha già detto che, se mi ripesca in un'altra situazione così, mi metterà a una scrivania per non so quanto..." Sbottò ancora mettendo più foga nella forchetta che prendeva la roba nel piatto.
 
 " Hai scoperto qualcosa dall'interrogatorio?" Chiese Erika sviando così quel discorso che sembrava aver davvero messo a dura prova la calma di quel ragazzo.
 Lui annuì. " Dopo che il negozio è stato quasi distrutto è stato felicissimo di darci una mano..." Le annunciò il giovane. " A quanto pare ha venduto quel marchingegno a un tizio piuttosto alto sul 1.85 con dei folti capelli castani e degli occhi verdi che, oltre quello, aveva richiesto anche altri oggetti piuttosto particolari." Le spiegò in breve. 
" Che il nostro assassino abbia usato il suo vero aspetto ne dubito fortemente." Riflettè ad alta voce Erika. 
" E' quello che ho pensato anche io ma, una cosa è certa, può aver nascosto i suoi occhi e il colore dei capelli ma, il viso, sono convinto fosse quello..." Rispose lui  sicuro.
 " Tu invece? Cosa hai scoperto?" Domandò invece lui riferendosi alla visita dallo psichiatra. 
" Niente di buono..." Sussurrò la donna. " Quella tizia è matta da legare ma vi dirò tutto quando ci troveremo con Steve voglio dire questa cosa solo una volta." Disse infine senza aggiungere altro. 
" Walter ti ha contattato?" Domandò ancora Shoan mentre si avviavano fuori dal bar e si incamminavano verso la centrale. 
Lei scosse la testa più volte. " Ho provato a chiamarlo ma niente, ho bussato e non mi ha risposto sembra che si stia concentrando su qualcosa di grosso."  Gli rispose mentre attraversavano la strada.
 " Spero solo che sia qualcosa che c'entri col caso perché, sinceramente, stiamo navigando in alto mare." Ammise Shoan abbastanza sfiduciato da quello che stava succedendo.
 " Non la vedo in questo modo..." Replicò contraria la donna. 
" Piano piano stiamo risalendo al nostro assassino solo che, purtroppo, è come afferrare una dannata ombra."
 " E come possiamo prendere un'ombra?" Gli domandò il giovane mentre entrava nella centrale.
 Lei si girò verso di lui.
 " Facendo luce." Rispose sicura e convinta lei mentre si dirigevano verso la loro stanza.
 
 
-
 
 
Se ne stava al buio in quella stanza come, d'altronde, faceva ormai da tempo senza alzarsi se non ogni tanto. 
Ma,  sentendo le notizie al telegiornale, cominciò a stringere con sempre più forza il telecomando nella mano sinistra fin quasi a sentirlo scriocchiolare e a sentire i tasti spezzarsi. 
- Sto perdendo la pazienza.- Pensò l uomo irritato da tutto quello che stava succedendo in quelle ultime settimane. Prima fermavano un loro punto di traffico, poi arrestavano tre dei suoi migliori uomini e, adesso, altri cinque erano andati al fresco facendo anche saltare una delle sue attivita più redditizie.
 
 " Natasha!" Ruggì  colmo di rabbia nella voce mentre spegneva la televisione. 
" Mi ha chiamato capo Sergei?" Chiese la donna rimanendo perfettamente calma nonostante l'urlo appena sentito e stando sulla porta. 
" Chiama tutti i vice immediatamente..." Gli ordinò alzandosi e sovrastando la donna di una ventina di centimetri. 
" Le devo ricordare che non tutti potranno essere presenti visto quello di cui si occupano su suo ordine." Lo avvisò ancora lei con calma notando gli occhi grigiastri del suo capo diventare due fessure mentre veniva preso dalla rabbia. 
" Chiunque possa rispondere sarà gradita la sua presenza. Ti do tempo due giorni." Le comunicò lui mentre, una strana oscurità, sembrava uscire dal suo corpo avvillupando qualunque oggetto facendolo sprofondare nel vortice a poco a poco. 
 
" Sergei, signore le ricordo che, al momento, non possiamo ricostruire l'intera stanza..." Mormorò la donna senza timore. " Sarebbe buona cosa calmarsi." Lo ammonì Natasha ancora ricevendo un ringhio come risposta e una conseguente sparizione dell'oscurita che lasciò gli oggetti mezzi mangiucchiati. 
" Entro due giorni voglio almeno quattro vice oltre a te e tuo fratello in tal caso agirò da solo." Sbottò lui uscendo dalla porta aperta. Mentre il suo boss usciva con quei suoi passi pesanti dirigendosi chissà dove la donna sospirò. - A quanto pare anche Abyss vuole muoversi.- Riflettè mentre, con telefono alla mano, si preparava mentalmente alle numerose telefonate che l'aspettavano quel giorno.
 
 
 
 
" E questo è tutto..." Concluse Erika rivolgendosi ai due uomini dentro la stanza. 
 " Direi che il nostro killer si è scelto proprio una collega coi fiocchi." Ammise Shoan abbastanza colpito da quello che la donna gli aveva appena raccontato.
 "  Sono di certo cose molto utili ma come possono aiutarci a localizzarli?" Domandò Steve abbastanza serio in viso. 
" Questo non lo so ma, almeno, abbiamo qualcosa in più riguardo alla complice. Se troviamo il modo di renderla inoffensiva sarebbe un grosso vantaggio." Replicò Erika convinta notando la strana faccia di Steve. 
" Tu sei riuscito a scoprire qualcosa in merito a quella notizia del gruppo mafioso distrutto?" Chiese Shoan prima ancora che Erika potesse chiederlo. 
Steve tossì e annuì. " Si, ho confermato che la voce purtroppo è vera questo tizio ha davvero compiuto quell'impresa." Annunciò loro bofonchiando. 
" Tutto qui?" Gli domando Erika abbastanza allibita da quelle poche parole.
 " Non ci sono testimoni e nemmeno indizi?" Chiese ancora. 
" Niente di niente..." Confermò lui. " Quel tipo ha fatto terra bruciata. L'unica cosa su cui possiamo basarci è la descrizione fatta da quel vecchio a Shoan." Rispose ancora indicando il giovane. 
 " E, inoltre, Thomas forse è riuscito a localizzare dove potrebbe nascondersi anche se si tratta di una zona davvero fin troppo vasta che a noi, gruppo di tre, potrebbe farci spendere fin troppo tempo."
 Erika stava per replicare quando la porta si aprì di botto mostrando la piccola figura di Walter con due profonde borse sotto gli occhi.
 
 " Eccomi qua!" Urlò col corpo che tremava per la stanchezza e per il fin troppo caffè ingerito in quei giorni. 
" Tutto ok?" Gli chiese Steve alzandosi in piedi notando come, il vecchio si muoveva. 
" Si, avrò bisogno di dormire dopo per qualche ora ma, devo assolutamente dirvi questa cosa." Proruppè lui mettendosi a sedere di botto. 
" Cosa ci devi dire?" Domandò stavolta Erika. 
" Vi devo dire cosa ho scoperto su quelle sfere e, soprattutto, cosa penso che il killer stia cercando." Gli annunciò lui pronto a vuotare il sacco di quello che aveva scoperto.







ANGOLO DELL AUTORE: Eccomi col capitolo 33 :D finalmente vi mostro anche il caro Sergei.
Spero che il capitolo vi piaccia grazie a chi legge e recensisce ci vediamo presto.

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Capitolo 34
*** 34 Più vicini alla verità ***


 
 
" Vi avverto non sarà facile da spiegare." Gli comunicò Walter ancora senza smettere di tremare. 
" Si, d'accordo ma dici cosa hai scoperto!" Sbottò Steve esasperato da tutto quel mistero. 
" Ok, ok..." Replicò il vecchio brontolando mentre metteva sul tavolo alcuni fogli pieni di strani geroglifici con delle cifre al fianco.
" Inizialmente credevo che, le sfere, contenessero solo droghe ed eccitanti ed è così infatti..." Cominciò a dire indicando i primi punti e le quantita presenti all'interno.
 " Queste droghe ed eccitanti servono per far impazzire il cervello e a rilassare il corpo ospite ai limiti dell'impossibile oltre a renderlo insensibile al dolore almeno in apparenza..." Il dito scese a quelle sotto. " Queste invece aumentano la forza fisica e la resistenza. Con una bomba di queste sareste capaci di restare su un ring contro un peso massimo per ore senza manco andare giù una sola volta..." Indicò l'ultimo punto con un punto interrogativo al fianco. " Questo è stato il più difficile da analizzare. Non avevo sostanze su cui basarmi e ho dovuto fare un'po di test per capire che, infondo, era la cosa più banale e assurda allo stesso tempo." Concluse con un misto d'orgoglio e di rabbia nella voce. 
" E cos'è l'ultima sostanza?" Domandò infine Steve che aveva cercato di non perdersi in tutte quelle spiegazioni. 
Walter alzò gli occhi che sembravano due pozzi neri. " Il sangue." Mormorò lasciando di sasso gli altri tre.
 
 
-
 
 
Thomas guardava la mappa della rete fognaria che era riuscito a procurarsi grazie al favore che, un addetto ai lavori, gli doveva per un lavoretto fatto da lui e Steve e, adesso, segnava i punti che aveva percorso con la biro rossa. Era stato nelle fogne di nuovo negli scorsi giorni prendendo punti diversi sempre usando recall per riuscire a capire la zona esatta in cui il killer si stesse nascondendo si fermo dopo l'ennesimo punto rosso e controllo. 
 
Le zone indicavano tutte vie più o meno grandi e, quella che veniva al centro di tutto quel rosso era il posto che lui e Steve avevano ipotizzato tempo fa ovvero il sobborgo di Citadel.
 
 - Se quel bastardo si trova lì sarà un'impresa scovarlo.- Riflettè fra sè e sè ricordando come quel posto fosse abitato dalla peggior feccia possibile e poi che speranza poteva avere lui di catturare quel tizio? Sicuramente lo avrebbe pestato come un tamburo e poi gettato in un fosso. 
- Dovrò avvisare Steve di quanto scoperto sicuramente lui avrà un'idea su come agire.- Pensò ancora scrivendo su un foglietto il nome del posto e togliendo di mezzo la mappa dal tavolo. Stava per dirigersi al frigo a prendere una birra quando, dalla porta d'ingresso, sentì bussare.
 
 Thomas si girò abbastanza confuso non stava aspettando visite e, in quei giorni, aveva declinato ogni offerta di possibili lavori per dedicarsi a quello. Con cautela prese una delle pistole nascoste nel cassetto della cucina e, togliendo la sicura la tenne stretta nella mano destra. Mentre si avvicinava sentì il bussare farsi più forte. 
 
Aprì lo spioncino notando una figura slanciata e ammantata di nero che sembrava ricambiare il suo sguardo ma con due profondi occhi verdi che gli fecero accapponare la pelle. 
 
- Non è un buon segno.- Pensò mettendo, davanti alla porta, la sbarra di ferro che aveva fatto installare per rafforzare l'unico ingresso della casa. Il bussare si faceva più incessante  la porta sembrava tremolare sotto quella forza che, a quanto pare, stava lentamente aumentando. 
 
- E questo chi cazzo è?- Pensò sempre più tra il confuso e lo spaventato mentre lo sconosciuto scagliò un forte destro contro la porta rischiando seriamente di sfondarla. Thomas imprecò sottovoce e cercò una soluzione poi ebbe un'intuizione e, nonostante fosse un azzardo, decise di mettere in piedi il piano che lui e Steve avevano concordato in situazioni simili. - Speriamo che funzioni.- Pensò mentre si distanziava dalla porta preparando tutto il necessario.
 
 
-
 
 
" Come sarebbe a dire sangue?" Chiese ancora allibita Erika a quella risposta. 
" L'appartenza della sostanza indica sangue. Ancora non so bene a chi appartiene e nemmeno a che tipo. Ho mandato i risultati a un laboratorio meglio organizzato dovrei avere i dati entro domani, se tutto va bene." Gli rispose il vecchio. 
" Quindi il killer usa il sangue delle sue vittime per creare i fury." Disse Shoan abbastanza scioccato da quello che stavano scoprendo. 
" No, non è il killer a creare queste sfere ma l uomo che lo ha assoldato..." Chiarì Walter ricevendo un segno d'assenso da Steve. " Per creare un simile farmaco servono conoscenze di anni e anni sia nella chimica che in medicina perfino io con le conoscenze che ho non sarei in grado di creare una cosa simile..." Ammise a malincuore con un pizzico d'invidia nella voce. 
" Dal che ricordo hai una super intelligenza di classe I come puoi non esserne in grado tu?" Domandò Erika. 
" Anche se ho un'intelligenza super elevata non è detto che io sappia qualsiasi cosa." Sbottò di rimando lo scienziato abbastanza irritato.
" Comunque almeno adesso sappiamo il motivo per cui prelevava il sangue e l'uso che ne sta facendo." Annunciò Steve cercando di cambiare discorso. 
" Si ma, questo, complica le cose ancora di più. Non abbiamo indizi su chi sia questo tipo e, inoltre, anche se abbiamo scoperto questo non possiamo certo fermarlo fino a che non avremmo il killer tra le mani." Replicò Erika convinta. 
" Walter potrebbe essere che, le vittime, avessero lo stesso gruppo sanguigno?" Domandò Steve all'improvviso. 
" Bhe, può darsi..." Ammise il vecchio rimuginandosi sopra con la mano che si lisciava la barba ispida e non curata. 
" Dovrò vedere le loro cartelle cliniche per vedere che tipo hanno però ho una mia teoria..." Disse ancora. 
" E quale teoria?" Domandò Shoan incuriosito come gli altri due che, ormai, pendevano dalle labbra del vecchio. 
" Chiunque ci sia dietro sta facendo varie combinazioni usa sangue di varie vittime e lo mischia insieme per cercare la dose giusta. Le altre sostanze avevano più o meno la stessa quantita in ognuna delle sfere solo il sangue cambiava di quantita perciò non ha una dose corretta e presumo anche che abbia variato anche il gruppo sanguigno più e più volte." Spiegò brevemente. 
" E dicendo questo, cosa vorresti dirci?" Chiese timidamente Shoan. 
" Che, il nostro uomo, chiunque sia sta andando avanti da anni." Gli rispose in totale sincerita lui.
" Quindi sta andando a tentativi ma cosa sta cercando di ottenere esattamente? Un super eccezionale? Cosa?" Gli domandò Steve abbastanza allibito. " Ho sempre creduto che i super non si creassero in laboratorio mi vorresti dire che, questo pazzo, sta cercando di creare super esseri in provetta?" Chiese come un fiume in piena Steve totalmente sconvolto da quello che stavano apprendendo e con un groppo che, dallo stomaco, stava risalendo fino in gola. 
Walter rimase in silenzio con, su di se, gli occhi di tutti coloro che si trovavano nella stanza. 
" Non lo so..." Ammise con un tono cupo. 
" Ho sempre creduto che, i fury, fossero un effetto di qualcosa più dentro la persona che fuori e non ne ho la più pallida idea di cosa voglia fare." Disse ancora più con rammarico che con l'invidia che si avvertiva prima dal suo tono. 
" Dovremmo avvertire il comandante." Suggerì Erika. 
" E per cosa? Alex non può certo fare qualcosa in questo caso." La rimbeccò Steve acido. 
" Non potrà fare niente ma, almeno, potremmo avere più tempo a nostra disposizione. Ti ricordo che abbiamo a malapena poco più di dieci giorni per risolvere la questione." Gli ricordò lei fulminandolo con lo sguardo. 
" Si, non hai tutti i torti scusami." Mormorò Steve calmandosi e massaggiandosi le tempie facendo alzare un sopracciglio di Erika. Aveva visto Steve altre volte nervoso ma mai in un modo così.
 " Ascoltate nonostante tutto stiamo facendo progressi..." Ammise ancora Steve facendo perdere il filo dei pensieri alla donna. " Shoan è riuscito ad avere un possibile identikit del nostro killer su cui potremmo basare almeno qualche ricerca preliminare, Erika ha scoperto qualcosa in più su questa donna e Walter ha decifrato il movente del sangue rivelando questa figura..." Disse ancora cercando di ricapitolare la situazione. " Mentre voi informerete il comandante io mi vedrò con Thomas per capire se lui nella sua ricerca ha scoperto altro." Disse sbrigativo facendo per congedarsi ma venendo bloccato per il polso destro da Erika.
 " Se permetti vorrei venire con te Steve." Mormorò la donna. 
" Ma voi dovreste avvisare Alex." Le ricordo lui a mo di scusa. 
" A quello può pensarci Shoan ma io vengo con te." Continuò lei imperterrita alzandosi in piedi senza mollare la presa.
 Steve imprecò mentalmente. " Ok, d'accordo. Walter tu intanto vedi cosa riesci a scoprire sui gruppi sanguigni e tienici informati stavolta. Ci sentiamo più tardi." Borbottò mentre Erika gli mollava il polso e lo tallonava a breve distanza. 
" Shoan..." Mormorò il vecchio una volta che quei due erano usciti. 
" Si. Walter." Rispose rapido il giovane che stava radunando i fogli. " E' successo qualcosa fra quei due?" Domandò cercando di essere discreto visto che, sapeva della sventola rossa del mercato nero. Il giovane alzò le spalle in segno di diniego. " Non so assolutamente niente." Rispose semplicemente il più giovane confuso quanto lui. Walter annuì e, con mille pensieri in testa ritenne che, una bella dormita gli avrebbe schiarito le idee.
 
 
-
 
 
Jennifer si alzò stiracchiandosi dal letto e poi osservò il punto in cui, qualche ora prima, si trovava Steve. Lo aveva sentito alzarsi per andarsene ma aveva preferito restare a letto almeno per quel giorno. Quando fece per farsi un caffè notò un foglio sopra il tavolo con la grafia di Steve:
 
Buongiorno Jennifer.
Sono uscito per andare alla riunione in centrale prenditi pure un caffè è sopra la credenza. Dovrei tornare nel primo pomeriggio sei libera di restare li finché vorrai.
P.S Grazie ancora per le informazioni e per tutto.
Leggendo quelle poche righe sorrise dolcemente e, seguendo il consiglio, prese la caffettiera e si fece il caffè in attesa che lui tornasse.
 
 
-
 
 
Il viaggio in auto fino a casa di Thomas fu pervaso da un silenzio pesante e opprimente. Erika non aveva detto una sola parola aspettava che fosse lui a dirgli cosa gli stesse frullando in testa e lui, di rimando, rimaneva in silenzio con la testa fra mille pensieri e dubbi. Una volta arrivati i due scesero sempre stando muti ma quando vide la porta d'ingresso dilaniata completamente Steve si bloccò seguito da Erika.
 " Cosa diavolo è successo?" Domandò Erika prendendo la pistola d'ordinanza dalla fondina. 
" Non ne ho la più pallida idea." Replicò Steve prendendo anche lui la sua e precipitandosi dentro con Erika dietro di lui. 
Una volta superato l'ingresso videro la casa completamente devastata con mobili distrutti e tracce di sangue a terra che fecero rabbrividire Steve.
 " Erika va a chiamare la polizia." Gli suggerì mentre la sua attenzione fu attirata da uno strano oggetto che, prima, non c'era sopra la credenza. Lo prese e lo riconobbe. - Ha usato il piano B.- Riflettè mentre prendeva la telecamera nascosta a forma di barattolo che avevano montato tempo fa in caso di necessita. Un solo pensiero gli balenò in mente Thomas era stato preso dallo stesso tizio che si era messo a cercare? oppure qualcun altro lo aveva preso cercando di proteggere quest'ultimo? Con questi pensieri si mise la videocamera in tasca e uscì.






ANGOLO DELL'AUTORE: Eccomi col capitolo numero 34 mazza se ne ho fatta di strada D: ancora non ci credo ahaha.
Comunque in questo capitolo c'e abbastanza carne al fuoco tra rapimenti e scoperte spero che vi sia piaciuto ^_^ Alla prossima.

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Capitolo 35
*** 35 L'ultima caccia ***


Dopo quello che era successo qualche ora fa c'era silenzio dentro la piccola casa in Citadel.

Karen era seduta sul divano a fissare la televisione su un qualche programma mentre Justice puliva le armi per prepararsi a una eventuale azione. Mentre lucidava l'ennesimo coltello ebbe un flash. - Perché lei non è ancora riapparsa? - si chiese a un certo punto. Solitamente Knife rimaneva la maggior parte del tempo ma, da quando c'era stato quell'alterco, sembrava sparita nel nulla. 

"Karen..." La chiamò lui con un tono pacato
"Sì, dimmi." Rispose subito lei girandosi verso di lui. 
"Mi chiedevo… ma Knife come mai ancora non è tornata?" Gli chiese a bruciapelo. "Solitamente tu esci per sole poche ore al giorno adesso invece è parecchio che sei tu fuori, com'è possibile?" Aggiunse posando la lama sul tavolo e notando la strana espressione sul volto di lei che sembrava forse scocciata.
 "Non ne ho idea..." Ammise la donna imbarazzata. "Solitamente sì, lei è più predominante fra noi ma al momento sembra che non voglia uscire. Credo che si sia sentita offesa da te, oppure non ne ho idea." Cercò di spiegargli facendo la vaga e facendo confondere l’assassino. 
"Si sente offesa? Ma stiamo scherzando? Che ha dieci anni?!" Sbottò lui abbastanza irritato dalla cosa. "Non puoi scambiarti con lei?" Gli propose lui. Aveva bisogno di parlare con quella pazza se il loro cliente avesse chiamato gli serviva il suo aiuto. Per quanto quella personalità fosse più tranquilla e gestibile non sarebbe mai stata di alcuna utilità in un’eventuale azione di forza. 

Lei scosse la testa più e più volte. "Non funziona così..." rispose lei. " Non posso cambiare a comando con lei quando voglio, è lei che prende il controllo quando le pare." Mormorò ancora distogliendo lo sguardo con uno sguardo che sembrava quasi di rassegnazione per qualcosa. Justice stava per replicare quando il computer cominciò a trillare e lui si mise subito la maschera proprio accanto a quello.                  
 "Karen va in camera mia." Gli ordinò sbrigativo lui. 
Lei lo guardo dubbiosa e interdetta da quella richiesta. "Perché dovrei andare di là?" Domandò la donna abbastanza basita dalla richiesta. 
"Non deve sapere che al momento Knife non c'è. Non posso permettermelo." Le spiegò brevemente lui. Se quel tizio avesse capito che al momento l'assassina non c'era per via di una loro lotta interna sarebbe stato nei guai. La donna a malincuore annuì e si chiuse nella camera da letto di Justice che subito rispose alla chiamata. 

"Buonasera..." Mormorò l’uomo nell'oscurità mostrando come sempre il suo sorriso a trentadue denti. 
"Salve." Rispose brevemente Justice, in maniera pacata e fredda come sempre. 
"Ho visto che avete fatto un bel po’ di danni nella vostra ultima impresa..." Mormorò l’uomo con un tono piuttosto sorpreso. "Non me l'aspettavo di certo da te." Concluse ancora con un tono quasi critico. 
"Purtroppo ci sono stati dei problemi col piano ma abbiamo ottenuto comunque il sangue." Replicò lui senza far caso alla critica appena ricevuta.
 "Ti ho chiamato per comunicarti l'ultimo obiettivo da prendere..." Gli annunciò cordiale inviando una serie di link all'interno della loro chat criptata. "Sono una serie di filmati della persona in questione, guardali con attenzione, mi raccomando." Lo avvisò quasi come un avvertimento. 
"Perché dei video e non delle schede complete come le altre volte?" Gli chiese il killer mentre scaricava quei video sul portatile. 
"Il soggetto in questione non è registrato e, inoltre, ha un potenziale presso ché illimitato, possiamo dire." Commentò lui facendo il vago e lasciando perplesso Justice. 
"Credo che allora dovremmo alzare il prezzo." Ammise lui abbastanza freddo e facendo ridere l’altro. 
"Dunque per Animal ti ho dato un milione, per Sonar ben tre, per la nostra mammina col bambino ben sei milioni da dividere con Knife..." Cominciò a dire facendo dei conti mentali." Se dovessi valutare il valore del sangue di questo individuo il suo costo sarebbe di ben dodici milioni." Affermò sicuro e lasciando nuovamente l’assassino senza parole, sia per la somma sia per quello che comportava la difficoltà della missione. 
"Mi stai chiedendo l'impossibile adesso..." Disse sicuro Justice trattenendo la rabbia. "Come posso affrontare un tizio che, a quanto pare, è più forte dell'ultima che ho affrontato?" Gli domandò cercando di restare calmo. 
L’uomo al di là dello schermo lo fissò per qualche secondo come se stesse pensando, poi avvicinandosi allo schermo disse: "Da quanto so, prima di andartene da Elderen hai rubato una certa cosa..." Cominciò facendo sudare freddo il killer e facendogli pulsare le vene sopra la testa. "L'hai usata anche quando hai ucciso quel mafioso e tutta la sua banda tre anni fa, ricordi?" Gli chiese in maniera sarcastica.

"Chi cazzo sei?!" Ruggì all'improvviso colpendo con forza il tavolo e alzandosi in piedi. Mai si era sentito così furioso e, soprattutto, come faceva a sapere quel tizio di quella cosa? Come? " Dimmi chi sei bastardo, dimmi il tuo fottuto nome." Disse quasi ringhiando e morendo dalla voglia di attraversare il computer con un coltello per piantarlo nella sua gola. 

Quello cominciò a ridere di gusto quasi noncurante delle minacce che gli venivano fatte. "Con me non te ne fai niente della tua forza e nemmeno delle tue minacce..." Replicò sicuro." Vista la difficoltà che hai davanti avrai tempo a tua scelta per gestire il tutto non ti metterò fretta. Mi raccomando studia bene i video a presto." Gli disse ancora prima di chiudere la chiamata lasciando così tra la rabbia e la confusione il killer che, prima d'ora, non aveva mai provato così tanta voglia di uccidere qualcuno.


-


Avrebbe preferito vedere il video da solo ma visto quello che stava succedendo Steve decise di vederlo insieme a Erika, mentre Shoan era andato a riferire dei loro progressi con Alex e Walter se n’era andato a fare un sonnellino per riprendersi da quelle quasi quarantotto ore no stop.

 "Sul serio avete messo una videocamera in un coso così piccolo?" Gli domandò abbastanza stranita la donna. Lui annuì di rimando mentre collegava il tutto alla tv. 
"Visto che Thomas ha diversi nemici tra mariti infuriati, amanti focose e creditori mi sembrò una buona idea mettere una cosa simile nel caso in cui le cose fossero finite male." Gli spiegò brevemente mentre si metteva seduto accanto a lei e accendeva la televisione. 
"Direi che il tuo amico è un vero combina guai." Borbottò lei mentre cominciò il video:


La figura tozza di Thomas azionava il video con in sottofondo dei forti rumori alla porta, che sembrava star per cadere da un momento all’altro e dopo pochi istanti infatti crollò a terra mostrando un uomo alto dal fisico massiccio e avvolto da un completo nero e una maschera a forma di diavolo che superava l'ingresso appena buttato giù. Thomas cominciò a sparare ma il tizio evitava i proiettili e si faceva largo per la stanza arrivando fino a davanti al padrone di casa e lo colpì in pieno allo stomaco facendolo quasi finire a terra.
"Chi cazzo sei tu?" Gli domandò col poco fiato che aveva ancora nei polmoni prima che un secondo pugno lo tramortisse prendendolo in pieno sulla guancia sinistra e spedendolo così a terra. Una volta fatto questo il tizio si spostò per la casa distruggendo mobili e rovistando qua e là e poi, con calma e facilità, sollevò il corpo esanime di Thomas e lo porto via. 



"Ecco spiegato perché non sei voluto rimanere lì a vedere se fosse stato preso qualcosa." Disse Erika girandosi verso Steve che aveva una strana espressione sul volto.
"Già, esatto." Rispose senza aggiungere nulla con un solo pensiero. Quel modo di combattere, quella forza e quella velocità d'esecuzione. Tutto sembrava portare al loro bersaglio ma qualcosa non quadrava.
"Ehi, mi stai ascoltando?" Domandò Erika scuotendolo dai suoi pensieri. 
"Sì, scusami. Stavo pensando." Replicò lui meccanicamente.
"Ascolta Steve..." Sbottò la donna che stava trattenendo la sua rabbia da prima. "Alla riunione sei stato agitato e adesso ti ostini a tenerti le cose per te. Vuoi dirmi che succede?" Gli domandò a bruciapelo cogliendolo impreparato. "Se davvero siamo tornati amici come prima per favore, dimmi quello che sai." Lo supplicò lei con sincerità.
Lui sospirò e poi, a malincuore, rispose: "D'accordo..." mormorò. "Ti dirò quello che è successo quando è morta la super e anche altro ma questa cosa non dovrà uscire da qui. Intesi?" Le disse con un tono che non ammetteva obiezioni e lei fece sì con la testa convinta e Steve cominciò a dirle quello che era successo.


-


Thomas aprì gli occhi piano avvertendo un male cane sullo zigomo sinistro. La vista era appannata vistosamente e avvertiva un forte dolore anche in bocca mentre cercava di togliersi da dentro la bocca il sapore del suo stesso sangue. Provò a muoversi ma come aveva immaginato si trovava legato a una sedia di metallo piuttosto resistente. Si guardò attorno ma tutto quello che vide fu una spessa oscurità da cui non trapelava alcun indizio su dove si trovasse.

Una porta si aprì davanti a lui regalandogli degli sprazzi di luce che mostrarono in piccola parte la stanza di cemento armato in cui si trovava. All'ingresso si stagliavano tre ombre, due ai lati, più alte rispetto a quella in mezzo che attraverso un bastone si avvicinava a lui sempre col viso nascosto nell'oscurità. 

"Buona sera." Disse il vecchio con un largo sorriso sulle labbra in mezzo a quegli armadi. 
"Direi che non è proprio una buonasera." Sbottò Thomas acido ricevendo in cambio un micidiale destro dall'energumeno di destra – che per poco non gli stroncò la mascella.
 "Judgment ti prego!" Esclamò il vecchio allarmato. "Non danneggiare il nostro ospite." Gli ordinò ricevendo un cenno d'assenso e l'abbassamento del braccio lungo il fianco da cui zampillava ancora qualche goccia di sangue.
 " Che cosa cazzo volete da me? E soprattutto chi siete?" Domandò sputando a terra un grumo di sangue per poi voltarsi verso il vecchio.
"Vedi, Thomas, hai fatto qualcosa che non avresti dovuto fare..." Rispose con semplicità il vecchio battendo il bastone al suolo. "Come Icaro che si avvicinò troppo al sole tu ti sei messo a indagare per scoprire dove fosse il nostro assassino e questo non va bene soprattutto perché ti sei avvicinato più di tutti gli altri." Aggiunse scuotendo la testa.

Thomas lo guardò allibito. Era sempre stato attendo a non farsi seguire, anche sulle scene del crimine aveva controllato più e più volte di non essere seguito. Come avevano fatto? 

"Forse ti stai chiedendo come sia stato possibile. Beh, vedi..." Indicò l’uomo sulla sinistra molto più longilineo e di poco più basso di quello di destra. "Bas è uno specialista nel pedinare le persone a loro insaputa e tu, nonostante le tue abilità, non fai eccezione." Gli spiegò brevemente.
"Chi diavolo siete?" Domandò ancora Thomas, cercando di non spaventarsi nonostante la situazione gli facesse accapponare la pelle. 
"Non mi pare il caso di rivelarti niente, in fondo starai qui per un bel po’." Gli rispose con calma il vecchio, allungando il bastone verso la faccia di Thomas e voltandogliela. "Il tuo potere è davvero interessante..." Cominciò a dirgli con fare curioso. "Riesci a vedere solo immagini di morte oppure sei capace anche di fare altro se messo sotto stress? Potresti vedere anche quelle future? E come funziona davvero?" Il vecchio sembrò rimuginare su tutta quella faccenda sempre fissando Thomas come se fosse una cavia.
"Nei prossimi giorni faremmo delle belle chiacchierate io e te insieme." Concluse con un sorriso sinistro che allarmò l’uomo legato più di tutta quella situazione. "Adesso devo andare, altri progetti mi attendono..." Disse quasi rattristato. "Ti lascio nelle ottime mani di Bas. A presto signor Thomas." Gli disse congedandosi e mentre usciva Thomas sperò con tutto il cuore che qualcuno lo salvasse.


-  


Erika rimase in religioso silenzio mentre Steve finiva di raccontare del suo incontro scontro col killer – omettendo la parte in cui Jennifer gli aveva detto di conoscerlo e dicendo solo che lo aveva salvato. 
"Sei veramente uno stupido, lo sai..." Sbottò lei dandogli un pugno sulla spalla destra. "Avrebbe potuto ucciderti, cosa cazzo ti è passato per la testa?!" Replicò ancora visibilmente spaventata e alterata. 
"Sì, lo so. Anche Jennifer me l'ha detto." Rispose lui massaggiandosi il punto colpito dalla donna. 
"Avresti potuto dirmi chi fosse quella donna comunque. Sarebbe apparso tutto molto meno sospetto." Lo rimbeccò la donna nuovamente. 
"Sì, avrei dovuto dirti che la mia ragazza mi ha salvato la vita, ora però concentriamoci su altro." Rispose lui convinto e cercando di cambiare il discorso prima che deragliasse su altro.
"Pensi che il killer possa averlo rapito?" Gli chiese Erika.
Lui scosse la testa. "Non ne vedo motivo..." Rimarcò lui dubbioso su quella faccenda. "Se avesse voluto avrebbe potuto ucciderlo senza alcuna fatica. Il rapimento non è a opera del nostro killer, ma di qualcun’altro." Aggiunse.
"Ma cosa potrebbero volere da Thomas? Il suo sangue? Informazioni? Che cosa?" Mormorò Erika indecisa su quale dei due punti centrasse quel povero diavolo.
"Potrebbe essere per entrambe le cose. Ma sicuramente non lo uccideranno, o almeno non subito." Ammise a sua volta Steve rabbrividendo al pensiero di quello che stavano facendo a Thomas. 
"Cosa stava facendo prima di venir rapito?" chiese Erika. 
Steve ci pensò un momento. "Stava cercando il posto in cui si nasconde il killer." Rispose. 
"E se lo avesse trovato? E se si fosse avvicinato alla verità e loro lo hanno preso prima che potesse dirtelo?" Propose ancora Erika. 
" Dobbiamo tornare subito a casa di Thomas e vedere se per caso c’è qualcosa." Annunciò lui mettendosi in piedi e dirigendosi alla porta tallonato da Erika.
" Se così fosse cosa dovremmo fare?" Mormorò la donna a bassa voce mentre si dirigevano verso l'uscita. 
"Se dovesse essere così allora dovremmo valutare che cosa fare ma per il momento andiamo a vedere cosa riusciamo a trovare." Rispose Steve mentre, saliti in macchina, accese il motore. Sgommando si diresse verso casa dell’amico.






ANGOLO DELL AUTORE: Eccomi col capitolo trentacinque di questa long ogni cosa piano piano sta arrivando al pettine così almeno possiamo dire.
A sto giro dovresti dirmi grazie visto che Thomas è vivo per ora ahah.
Grazie a chi legge e continua a recensire ci vediamo col prossimo aggiornamento.


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Capitolo 36
*** 36 Mettersi in gioco ***


 
 
Will si mise a sedere al tavolo del bar che, a quell'ora del giorno, era stranamente vuoto davanti a se vide la figura di Angel e quella di Mimic in religioso silenzio che si guardavano nervosamente.
 
" Allora mi hai chiamato dicendo che c'erano novita... Cosa succede?" Gli domandò mettendosi meglio a sedere su quella sedia scomoda.
" Mimic mi ha raccontato quello che ha origliato su quanto ha fatto Walter..." Mormorò Angel facendo la vaga. 
" Magnifico e cosa ha scoperto?" Chiese Will eccitato e lieto di aver finalmente nuove informazioni. 
" A quanto pare i fury che sono apparsi, almeno gli ultimi, erano artificiali quel tizio sta usando il sangue delle persone rapite per poterli creare." Disse brevemente Mimic serio in volto. 
" Perciò, la lista di persone chiamate, era una specie di elenco di cavie non appena il nerd ci dirà chi sono le prossime vittime cercheremo di appostarci e lo prenderemo sul fatto." Propose Will sempre più euforico di come fossero in vantaggio rispetto a quegli inetti ma, le facce dei colleghi, lo lasciavano perplesso nessuno dei due sembrava lieto della cosa ma anzi era il contrario.
 
" Mi spiegate che succede? E' da quando mi avete chiamato che avete quei musi lunghi e, anche al telefono, mi sembrava un funerale dalla voce che avevi Angel." Disse il superiore. 
" Ho parlato con l informatico..." Sussurrò Angel avvillita. " A quanto pare, dopo quei nomi, non c'e ne sono altri perciò non abbiamo nessun nome e nemmeno una possibile futura vittima." Spiegò brevemente lasciando di sasso Will. 
" Perciò siamo di nuovo a zero?" Chiese con mille ingiurie in testa che stava per esplodere. 
" Noi siamo a zero ma, il loro gruppo, forse ha un'altra pista." Ammise Mimic.
 " E quale sarebbe? E' vero sanno a cosa servono le sfere e hanno capito del sangue ma, a parte questo, sono a un vicolo cieco come noi." Lo rimbeccò Will irritato. 
" L amico di Steve a cui è andato a chiedere aiuto qualche settimana fa aveva una pista e, attualmente, è stato rapito..." Rispose Mimic rapido. " E sembra che abbia diciamo trovato la zona in cui forse si nasconde il bersaglio." Concluse ancora con un tono serio. 
" Sei riuscito a prendere questa informazione?" Gli domandò subito Willi già pronto e carico per andare a prenderlo.
Mimic scosse la testa. " Purtroppo no. So solo che sono tornati all'abitazione nient altro." Rispose l altro amareggiato.
 Una vena pulsò sopra la testa di Will facendo allarmare Angel che provò a bloccarlo ma, la mano del super, agguanto il collo esile di Mimic iniziando a stringerlo. 
 
" Sbaglio oppure ti avevo detto che avresti dovuto seguirli passo passo nelle loro indagini eh?!" Ruggì lui come un leone facendo voltare gli avventori di diversi tavoli e impallidire alcuni camerieri. 
" Adesso basta Will!" Gli gridò di rimando Angel cercando di staccare quel braccio enorme dal collo di Mimic che si divincolava come un forsennato.
 " Stai perdendo completamente la testa lo capisci questo?!" Gli sbottò di rimando ancora la donna notando gli occhi da pazzo del collega e il suo respiro che lo faceva sembrare quasi un toro pronto alla carica. 
" Questo non è vero." Replicò lui duramente lasciando la presa e facendo crollare l uomo sulla sedia che respirava a fatica. 
" Si invece..." Rispose lei con lo stesso tono e fissandolo faccia a faccia. " Fai doppi turni, agisci in maniera più aggressiva del solito e non dormi da giorni..." Gli cominciò a dire senza alcun timore. " Questo caso, questa voglia di vendetta ti stanno mandando nei pazzi e non te ne accorgi..." Continuò a dirgli con lui che rimase in silenzio ad ascoltare. " Perciò io, Mimic e gli altri abbiamo deciso di smetterla." Concluse dandogli le spalle e aiutando Mimic a mettersi in piedi. 
" Che intendi dire?" Gli chiese Will basito da quell'affermazione. 
Angel si girò smuovendo le stupende ali dietro di lei per fissare Will.
" Intendo dire che abbiamo deciso di smetterla di indagare in segreto su questo caso..." Replicò ancora duramente. " Diremo tutto quello che abbiamo scoperto a Steve e gli altri forse, in qualche modo, tutto questo potrà tornargli utile..." Aggiunse ancora  dandogli di nuovo la schiena e lasciandolo solo per la prima volta dopo anni.
 
 
-
 
 
Joseph si sentiva nervoso e veramente in fibrillazione. Ogni tanto si tirava la cravatta che aveva al collo cercando di allargarla almeno un'po visto quanto l'aveva fatta stretta. Si guardò attorno notando, solo in quel momento, le piante che si stagliavano sotto la finestra chiusa e da cui traspariva un'po di luce a tratti nonostante le persiane abbassate. 

 
" Stai bene?" Gli domandò Alex seduto davanti a lui. 
" Si anche se sono piuttosto nervoso." Ammise lui senza alcun timore e senza nascondere la paura. 
" E' normale averne stai facendo una cosa piuttosto importante." Lo rincuorò il comandante con un sorriso paterno. 
" E se andasse male? E se la gente mi odiasse?" Domandò ancora tra mille dubbi ricordando quello che aveva combinato da giovane. 
" Non essere così negativo..." Replicò Alex dandogli un bicchiere d'acqua. " Nessuno si ricorda più di che razza di pericolo eri sei cambiato da allora adesso ti sai controllare." Aggiunse cercando di dargli la sicurezza che, in quel momento, sembrava averlo abbandonato.         Joseph fece un lungo respiro e poi si mise in piedi.                                   
  " Sei pronto?" Gli chiese Alex alzandosi anche lui in piedi. Il giovane annuì. " Molto bene e allora andiamo." Gli annunciò aprendogli la porta verso la conferenza.
 
 
-
 
 
Mentre scendeva nella cantina un solo pensiero, per il momento, rimbombava come un'allarme nella testa di Justice chi cavolo era quel tipo? Come poteva conoscere quella storia che aveva tenuto all'oscuro di tutti? 
Si ricordava di aver ucciso tutti coloro che si trovavano nel laboratorio quel giorno e e di essere fuggito insieme all'arma come poteva saperlo?
 
 Non appena scese gli ultimi gradini cliccò l'interrutore della luce e si avvicino a un'enorme cassa nascosta in un angolo. 
 
Con comodo tolse il coperchio rivelando una specie di elmo nero come la pece con una visiera abbassata.
 - Ci rivediamo.- Pensò con un misto di sconforto e di eccitazione che gli dava quell'arma. L'aveva usata solo una volta tre anni fa per una missione che, all'apparenza, sembrava impossibile per chiunque e da allora non aveva avuto più il coraggio di indossare quella cosa portatrice di morte. Quando l'aveva messa si era sentito un dio sceso in terra per portare distruzione a chiunque lo intralciasse ma, dopo quella volta, aveva deciso di metterla rinchiusa in un angolo sperando di non doverla più usare.
 
" Cosa è successo?" Domandò Karen in cima alle scale mentre Justice si rigirava tra le mani l'oggetto e lo distoglieva così dai suoi pensieri. " Ti ho sentito gridare prima al computer..." Disse ancora con un tono che pareva preoccupato per l uomo. 
" Non ti allarmare..." Replicò lui con un tono calmo posando l'elmo impolverato a terra e cominciando a prendere gli altri pezzi.
" Il cliente mi ha detto chi sarà il prossimo bersaglio e, vedendo una parte dei video, ho deciso di tirare fuori questa..." Gli spiegò brevemente posando accanto all'elmo una specie di bracciale. 
" Quella cosa sarebbe?" Chiese incuriosita la donna scendendo di sotto. Lui sospirò quasi amareggiato di doverne parlare.                                " Questa che vedi è un ritrovato della tecnologia di Elderen durante la guerra..." Cominciò a dirgli bloccandosi ad ammirare il pettorale della corazza prima di posarlo. 
" Doveva servire per affrontare super principalmente di livello III oppure un gruppo di super abbastanza folto. I nostri scienziati ne stavano progettando vari modelli da usare per la difesa e l'attacco..." Disse ancora in maniera fredda. " Ma, io, decisi di prendermi il prototipo e poi ho ucciso ogni membro del laboratorio prima di fuggire." Concluse ricordando ancora quel momento di vendetta che si era gustato uccidendo i suoi aguzzini. 

 
" E perché non l'hai usata contro Evaline?" Gli domandò all'improvviso la donna. 
" Non è qualcosa che voglio usare volentieri..." Gli rispose lui subito. " E' un'arma che consuma chi la utilizza e, in più, i tempi di ricarica sono piuttosto lunghi se la battaglia dura troppo rischio che si scarichi e sarebbe inutile." Aggiunse mentre estraeva l'ultimo pezzo e lo posizionava sopra la scatola richiusa. 
" E' davvero così forte questo super?" Gli chiese Karen con un tono incerto nella voce. 
Lui si girò abbastanza stupito era preoccupazione e ansia quella che aveva percepito?
 " Da come ho visto è davvero potente..." Ammise più a se stesso che a lei. " Le strategie che ho usato con altri super con lui sarebbero inefficaci così come le mie arti da combattimento..." Disse ancora con una sorta di rassegnazione. 
Nella sua carriera aveva ucciso centinaia di super e senza alcuna difficoltà ma, vedendo quello che quel tipo riusciva a fare, qualcosa si era mosso dentro di lui qualcosa che non avvertiva da tempo paura. 
 
" Quest'arma che vedi è l'unico modo in cui, uno come me, possa sperare anche solo di abbatterlo." Concluse brevemente tetro. 
" E' proprio necessario che tu lo faccia?" Mormorò la donna sempre sulla cima delle scale e abbassando timidamente lo sguardo.
Lui annuì. 
" E perchè devi per forza?" Disse ancora Karen stringendo la mano destra sopra il corrimano. 
" C'e troppo in ballo." Rispose lui facendo il vago e mettendo, sopra un piedistallo, i vari pezzi dell'armatura nera. 
" Cosa? I soldi per caso? Potresti consegnargli quello che hai fatto fino ad ora e andartene senza rischiare la tua vita." Propose la donna. 
Lui si alzò da dove si trovava e la guardò per qualche istante.
" Io non fuggo dalla mia missione..." La rimbeccò Justice. " Pensi che, solo perché ci conosciamo da qualche settimana questo ti dia il diritto di darmi simili consigli?" Gli domandò invelenito risalendo i gradini verso di lei.
 " Ma no, non è questo..." Replicò Karen chinando la testa spaventata e senza riuscire a proseguire la frase. 
" E allora perché mi stai dicendo di fuggire?!" Esclamò colmo di rabbia lui a pochi centimetri da lei. 
" Poco fa mi hai detto che siamo noi a scegliere cosa essere..." Sussurrò la donna alzando lo sguardo verso di lui. " E allora perché non scegli di andartene? Perché non scegli di rimanere in vita piuttosto che rischiarla in un'impresa folle da cui non sai se farai ritorno?" Gli domandò tutto d'un fiato Karen lasciandolo di sasso mai, dal che aveva memoria, qualcuno si era preoccupato così per lui. 
Si era sempre buttato a capofitto in ogni impresa nonostante i colpi che subiva, le ferite e i rimproveri mai, nessuna persona si era preoccupata per la sua vita.

Justice si riscosse e osservò la donna minuta che aveva davanti e che teneva la testa abbassata come spaventata da quello che lui gli avrebbe potuto urlargli contro.
" Io ho scelto questa strada da quando ho abbandonato il mio paese..." Le rispose. " Non posso cambiare il mio percorso la mia è una strada lastricata di cadaveri e, fino a che vivrò, lo sarà sempre di più..." Le spiegò brevemente mettendogli una mano sopra la testa. " Tu, al momento, sembri avere la possibilita di scelta che io non ho mai avuto." Le disse ancora togliendo la mano dalla sua testa e scendendo i gradini.
" Comunque se potessi preparare il pranzo sarebbe l'ideale avrò molto da fare in questi giorni." Le gridò con un tono che sembrava quasi cordiale.  Karen sorrise e, senza dire niente, chiuse la porta lasciandolo solo col suo lavoro.
 
 
-
 
 
Il flash delle macchine fotografiche lo colpì in pieno facendogli chiudere gli occhi non sapeva nemmeno lui quante volte. Joseph non era abituato a tutti quei riflettori se solo ne avesse avuto il potere avrebbe voluto diventare invisibile se ne avesse avuto il potere. 
 
" Salve a tutti." Disse Alex con un largo sorriso. " Come ormai saprete, l altro giorno, un giovane ha portato alla cattura di alcuni membri della banda di Overport che, da anni, tiranneggia i bassifondi delle nostre città..." Cominciò a dire diventando serio. " La cattura di quei cinque va alla nuova recluta da poco assoldata ovvero..." Mise una mano sopra la spalla destra del giovane. " Di Joseph Strauss." Concluse lasciando che, un lungo silenzio, scendesse nella sala stampa e che, il volto di alcuni agenti, impallidisse a sentire quel cognome così portatore di sciagure. 
 
" Intende sul serio che quel ragazzo è il figlio dei due più pericolosi super che la polizia del nostro stato abbia mai affrontato?!" Esclamò un giornalista in prima fila indicandolo con la mano che gli tremava dall'eccitazione.
 Alex annuì. " Si, lui è proprio figlio dei coniugi Strauss ma, adesso, lascio la parola a lui." Disse mettendosi a sedere e facendo cenno al giovane.
 
" Buonasera a tutti..." Disse quasi balbettando Joseph prendendo la parola e ancora nel panico. " Si, il mio cognome è Strauss e sono proprio il figlio dei coniugi Strauss meglio conosciuti come i mietitori di Alfea se ancora qualcuno se lo domanda." Cominciò a dire senza alcun timore. Aveva fatto pace con quella parte della sua vita che aveva giurato di chiudere sin da quando aveva compreso la vera natura di quelle due persone che si reputavano la sua famiglia ma erano solo di due spietati assassini adesso rinchiusi chissà dove per i loro crimini. 
" Ma, nonostante quello che i miei hanno fatto, io non sono come loro..." Disse ancora più convinto di quello che stava dicendo e girandosi verso Alex. " Il comandante Alex, tempo fa, mi trovò. Nonostante sapesse del mio passato, nonostante sapesse del terribile potere in mio possesso mi propose di entrare nelle forze di polizia..." Continuò. " Inizialmente mi sentivo spaesato..." Ammise mostrando le mani che, rapidamente, cambiavano i vari elementi fino a tornare normali lasciando stupefatte tutte le persone in sala eccetto Alex. " Avere un potere come il mio essere capace di cose del genere potrebbe far paura a chiunque perfino al suo stesso proprietario..." Disse ancora ricordando perfettamente quello che pensava quando il comandante lo trovo.
" Non per riscattare la mia famiglia o altro ma, come mi spiegò, quando si ha un potere come il mio è giusto metterlo a disposizione del prossimo cercando di aiutarlo al meglio delle nostre possibilità." Concluse cercando poi di riprendere un'po di fiato dopotutto quello che aveva detto. 
 
" Se allora è entrato nelle forze di polizia quale sarà il suo nome?" Gli chiese una giornalista alzando la mano. Joseph aspettò qualche istante a rispondere. Ci aveva riflettuto sin da quando era entrato in azione l altro giorno e, quel nome, alla fin fine, non gli dispiaceva.
 " Chiamatemi Superior." Rispose brevemente mentre, i flash e le domande, continuavano ad aumentare sempre di più.
 
 
-
 
 
Quando Steve vide la porta di casa sua tirò un sospiro di sollievo. Si sentiva distrutto nel vero senso della parola. A casa di Thomas avevano trovato la mappa della rete fognaria con vari punti segnati Erika l'aveva portata in centrale dove, il giorno dopo, l'avrebbero controllata per capirla meglio. 
 
" Sei tornato finalmente." Disse sorridendo Jennifer vestita di tutta punto e seduta a tavola di cui aveva apparecchiato una sola parte per lui in un suo eventuale ritorno.
 Lui annuì notando, in quel momento, che si era cambiata e truccata.
" Per caso devi ripartire?" Gli domandò lui ricevendo un cenno d'assenso.
 " Il mercato si è spostata nei sobborghi di Alfea e devo andare laggiù per controllare che venga messo tutto in ordine." Gli spiegò brevemente Jennifer con un velo di tristezza nella voce.
 " Preferirei anche io che rimanessi un'altro po. Sono sincero." Borbottò lui di rimando con un sorriso mesto facendola arrossire. 
" Com'è andato l'incontro?" Chiese Jennifer cambiando argomento. 
" Abbiamo scoperto qualcosa in più ma, quello che abbiamo scoperto mi ha distrutto." Ammise Steve mettendosi a sedere accanto a lei.
" Quando Walter ha detto che questi esperimenti li sta facendo da anni mi è caduto il mondo addosso..." Continuò a dire con un filo di voce riuscendo finalmente a liberarsi di quello che si teneva dentro da quando c'era stata quella discussione durante la riunione. 
Jessica ci mise qualche istante prima di capire. " Vorresti dire che..." 
" Si, esatto a quanto pare non era in se." Concluse Steve per lei  sempre più amareggiato e scosso. 
" Glielo devi dire adesso." Gli suggerì Jennifer abbracciandolo di spalle e stringendolo a se.                                                                                            " Come posso dirglielo adesso? Come posso spezzarla di nuovo e farmi di nuovo odiare?" Gli chiese lui. 
Sperava di riuscire a resistere sperava di non dover dire niente ma, a quanto pare, la verità doveva saltare fuori.
 
 " Forse capirà infondo, se è come pensiamo adesso, non è stata del tutto colpa tua." Affermò Jennifer cercando di confortarlo.
 " Sono stato io a premere il grilletto non qualcun altro ma io..." Replicò lui stringendo la mano attorno al suo collo per darsi conforto. " Sono stato io a uccidere il mio migliore amico non qualcun altro." Ammise infine. Ogni volta che lo ricordava, ogni volta che ripensava a quel momento in cui il proiettile lasciava la canna della pistola per ficcarsi nella testa del suo amico impazzito avvertiva forti conati di vomito risalire dal suo stomaco fino alla bocca o almeno questo gli succedeva fino a un anno fa ormai non riusciva a provare più niente se non un senso di vuoto e di rammarico per quello che aveva fatto e che ancora, lo perseguitava dilaniandolo dentro. 
 
" Sono stato io a uccidere Matthew e questo non potrà mai essere cambiato." Mormorò con un filo di voce. Mentre, il ricordo dello sparo, riapparve nella sua mente ormai indelebile. 







ANGOLO DELL AUTORE: Eccomi so benissimo che, forse, nessuno se lo aspettava.... tutti voi avete letto il prologo e avete visto quello che è successo solo che, come ho sempre detto, non sempre quello che appare è come sembra non sempre la verita viene scritta ;).
Sarei curioso di sapere se, qualcuno, se lo aspettava questa cosa oppure se qualcuno se lo sarebbe aspettato. Sono davvero curioso fatemi sapere e a presto.

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Capitolo 37
*** 37 Alleati caotici ***



Sergei guardò la lunga tavolata davanti a lui con, ai lati di ambo le parti, una dozzina di persone fra uomini e donne provenienti dai suoi punti sparsi per il paese. Da quando aveva preso il controllo di una buona fetta dei bassifondi aveva espanso la sua organizzazione e, adesso, dopo quasi tre anni di lavoro possedeva punti d'appoggio nelle peggiori parti delle città dell'intero paese. 


 " Salve a tutti..." Disse con una calma che sembrava non appartenergli visto il suo carattere. Quelli fecero un cenno di saluto senza fiatare conoscevano il loro capo e, sapevano perfettamente, che se venivano convocati non era per qualcosa di poco conto ma per una vera emergenza. 
" Come avrete sicuramente sentito, nelle ultime tre settimane, abbiamo ricevuti diversi attacchi alle nostre attività sparse nella città..." Continuò mentre il silenzio continuava a serpeggiare nella stanza. " Uno dei nostri punti di smistamento della droga è stato smantellato e sono stati arrestati una dozzina dei nostri compreso Mister Terror. Durante le sommosse dei fury siamo riusciti a riottenere un'po di gruzzolo ma, nuovamente, tre dei nostri migliori uomini sono stati fermati..." Appoggiò una mano sul tavolo che si scurì per un'istante. " L altro giorno, invece, un'altra nostra attivita è stata distrutta portando all'arresto di altri cinque nostri uomini ad opera di un solo misero super!" Ruggì furioso sbattendo il pugno chiuso sul tavolo facendolo incrinare e sobbalzare. 

" Cosa vuole che facciamo boss?" Domandò un uomo alto sulla trentina dalla folta barba scura e degli occhiali che ne nascondevano gli occhi e con indosso un completo rosso fuoco.

 " Quello che voglio che facciate è che troviate questo fottuto bastardo e lo massacriate!" Tuonò di nuovo collerico con gli occhi spiritati. 
" Non sarà affatto facile però..." Mise in guardia tutti un altro uomo alla destra del capo dai corti capelli castano scuro e che, tra le mani, giocava con delle carte. 

" Da quanto abbiamo capito il ragazzo può vantare diversi poteri è unico sotto tanti aspetti. Perciò, anche spedendo una decina di noi per la città non è detto che riusciremmo a prenderlo oppure a trovarlo." Aggiunse lui più rivolto al proprio capo seduto accanto a lui che alla folla che animava la tavola. 
" E quindi che dovremmo fare? Lasciarlo impunito?!" Sbottò di rimando ancora Sergei. 
" Non sto affatto dicendo questo boss." Rispose con calma placida il giovane. " Dico solo che dovremmo pensarci molto bene. Infondo, di questo tipo, sappiamo relativamente poco quindi vediamo cosa..." Prima che finisse di parlare la porta antecedente allo studio si aprì. 
Tutti i membri della tavola si alzarono estraendo le pistole dalle proprie fondine e mettendole rivolte verso il tizio apparso sulla soglia, che tra le mani guantate, teneva un portatile acceso. 

" Potreste gentilmente abbassare le vostre armi? Sapete la cosa non farà molto piacere al mio uomo." Chiese in maniera educata il tizio al di la dello schermo. 
" Chi cazzo sei tu?!" Sbottò Sergei. " E dammi un valido motivo per cui non dovrei dire ai miei di riempire di piombo questo tizio." Aggiunse mentre un'aura nera si formava sulle sue mani.
 " Perché, in questo preciso istante, vogliamo entrambi la stessa cosa..." Cominciò a dirgli lui convinto. " Tu vuoi vendetta, rivalsa nei confronti di questi super agenti che ti stanno bloccando e ti impediscono di continuare a guadagnare nel tuo impero e io qualcos altro che per me ha lo stesso valore." Concluse facendo il vago. 
Sergeì ci penso un'istante poi facendo un cenno ai suoi di abbassare le pistole, richiamò anche il suo potere.
 " E cosa sarebbe questa cosa che vogliamo entrambi?" Sbottò di rimando irritato ma con un velo di curiosità nel tono di voce. 
Il vecchio sorrise sullo schermo e poi cominciò a parlare.


-


La mappa delle fogne si stagliava lungo tutto il tavolo della loro saletta degli interrogatori. Il duo, escluso Walter andato a prendere i risultati e Shoan andato di pattuglia visto quello che aveva combinato, osservavano le zone barrate di rosso e quella cerchiata che comprendeva una grossa fetta della città nella parte più bassa. 

" Se ho capito bene a quanto pare il nostro killer si trova qui." Indicò Steve mettendo il dito nella zona cerchiata.
 " Il distretto di Citadel..." Sussurrò Erika. 
" E' una zona piuttosto ai limiti della città ma, in compenso, si trova piuttosto vicina al punto in cui Animal è stato ucciso ovvero il primo omicidio." Confermò Steve intento a sfogliare gli appunti dei vari omicidi mentre la donna controllava ancora la mappa. " Questo ci da un vantaggio ma, nel contempo, rende le ricerche difficili." Ammise Steve incrociando le braccia al petto. 
" Gia, quella zona è piuttosto vasta e piena di criminalita se anche andassimo in forze rischieremmo di portare un grosso caos e il bastardo potrebbe fuggire." Rispose Erika sulla stessa lunghezza d'onda dell'ex collega.
" Quindi come facciamo a prenderlo?" Chiese Steve sia a Erika che a se stesso sperando di riuscire ad avere una qualche idea sul momento come già era successo in precedenza.
 " L'unico modo sarebbe anticipare la sua mossa oppure mettere sotto sorveglianza l'intera Citadel forse basandoci sul suo identikit potremmo avere un buon risultato però..." Prima che Erika finisse di parlare la porta si aprì di botto mostrando, al di là dell'ingresso, la figura di una donna alata e un'altra che gli stava poco dietro.
 " E voi chi siete?" Domandò a loro Steve.
 " Sono Angel e Mimic..." Rispose Erika prima che loro potessero dire qualcosa. " Solitamente lavorano per la squadra del tenente Will. Un team che funge da squadrone d'assalto." Aggiunse guardando i due agenti storto conoscendo, fin troppo bene, la fama che avevano sia quei due che il loro capo.
 " Che cosa volete?" Chiese a loro Steve incuriosito dalla loro presenza. 
" Noi vorremmo aiutarvi abbiamo delle informazioni che, forse, vi potranno essere utili." Dichiarò sicura Angel pronta a raccontare tutto quello che avevano scoperto senza tralasciare nulla.


-


" Perciò è questo che vuoi." Disse Sergeì ancora abbastanza confuso dalla spiegazione così come tutti gli altri uomini seduti alla tavola che si erano rimessi composti. 
" Esattamente." Rispose semplicemente lui annuendo con la testa attraverso lo schermo sempre sorretto dal tizio che, per tutto il tempo, era rimasto impassibile come una statua di marmo. 
" Ed è davvero possibile?" Chiese ancora Sergei con un'idea in testa da far accapponare la pelle a qualunque persona sana di mente. 
" Fino a che non otterrò il suo sangue non lo saprò. Devo averlo per capire se sarà possibile." Replicò brevemente. 
" Saremmo pagati bene per il servizio?" Domandò l uomo al fianco del boss serio in viso.
 " Ma certamente. Non pretendo che facciate questo lavoro gratis vista anche la difficoltà." Mormorò nuovamente facendo sorridere Sergei che si mise a ridere. 
" Allora abbiamo un'accordo, dammi due giorni..." Rispose alzando due dita colme di anelli. " E tra due giorni renderemo questa fottuta città un'inferno in cui sul serio perfino Dio in persona dovrà intervenire per fermarci." Concluse con un ghigno ancora più largo sul volto il criminale.
 " Molto bene allora..." Rispose lui di rimando. 
" Io vedrò di fare la mia parte dell'accordo, ci vediamo a lavoro compiuto." Concluse facendo un cenno dalla mano prima di spegnere lo schermo e farsi scortare fuori. 
" Capo, è sicuro di questa cosa?" Gli sussurrò all'orecchio destro Natasha cercando così di non farsi sentire da nessuno. 
" Sinceramente? No, nemmeno un'po." Gli rispose sbrigativo con lo stesso volume di voce.
 " Però l'occasione, di portare così tanto scompiglio e farla pagare a quel bastardo, è troppo ghiotta e non possiamo certo rimanere a bocca asciutta." Ammise ancora sapendo già quanto sarebbe riuscito a guadagnarci da quella storia. 
" Ascoltatemi bene!" Tuonò per farsi sentire da tutti i sottoposti. " E' piombata un'occasione d'oro per noi..." Cominciò a dire. " Sarà un compito ingrato ma fanculo noi siamo abituati a questo ho ragione o no?" Disse ricevendo vari cenni d'assenso. " Chi se la sente e vuole portare un'po di caos come ai vecchi tempi venga con me tra due giorni e vi assicuro..." Un globo nero si formò sulla mano sul tavolo che cominciò a sparire come risucchiato da qualcosa. " Che non ve ne pentirete." Concluse mentre, il tavolo, spariva al di la del portale nero.  


-


" Vi dovrei denunciare al comandante lo sapete vero?!" Sbottò Erika furiosa sbattendo i pugni sul tavolo con così tanta forza da spezzarlo in due. 
" Si, ci rendiamo conto che abbiamo sbagliato..." Cercò di dire Angel cercando di giustificarsi nonostante lo avesse fatto svariate volte mentre raccontava tutto quello che avevano combinato. " Siamo venuti qui proprio per rimediare a quello che abbiamo combinato." Mormorò ancora con due occhi decisi rivolti verso Erika. 
" Su questo portatile avete trovato altro oltre ai nomi delle vittime?" Chiese Steve cambiando argomento e sperando che almeno così Erika si placasse vista la sua rabbia evidente.
 " Purtroppo no..." Ammise Angel dispiaciuta. " Ci sono i vari pagamenti fatti ma sono tutti per conti fittizi impossibile da localizzare la vera fonte dei soldi." Aggiunse. 
" Avendo i nomi di tutte le vittime fino ad ora però potremmo arrivare a un punto di vantaggio forse..." Dichiarò Steve con un'idea in mente che non sapeva quanto avrebbe funzionato. 
" E quale sarebbe questa idea?" Domandò Erika incuriosita.
 " Tutte queste persone avranno avuto gruppi sanguigni diversi..." Cominciò a dire Steve indicando col dito indice i nomi sopra il foglio. " Se andiamo per esclusione delle vittime che ha fatto in questi anni e dei gruppi che ha usato..."
 " Possiamo riuscire a capire a quale gruppo sanguigno è interessato attualmente e proteggere quei determinati soggetti." Concluse per lui Erika arrivata a quello che l'ex collega stava per dire. 
" Esattamente." Rispose annuendo con un sorriso Steve che stava per chiamare Walter per informarlo quando, la porta, si aprì mostrando la piccola figura del vecchio con alcuni fogli tra le mani e con l'aria seria. " Ti stavamo giusto cercando abbiamo..." 
" Si, vi ho sentito da fuori mentre stavo per entrare..." Rispose il vecchio per niente impressionato e bloccando il discorso di Steve. " Nonostante sia un'ottima idea quella a cui avete pensato devo dissentire." Ammise a malincuore.
 " E perché non dovresti essere d'accordo?" Gli chiese confuso Steve.         "
 Per il semplice fatto che, quello che l uomo sta cercando, un gruppo sanguigno che si adatti a ogni ospite in cui inietta il composto..." Cominciò a dirgli con fare esperto. " Ha provato a usare il sangue di super di classe I e II e di uomini comuni e, adesso, cercherà qualcosa dotata ancora di più potenza." Spiegò brevemente lasciando tutti di sasso. " E come sei arrivato a questa conclusione? Come fai a sapere che è il ragionamento giusto?" Gli chiese a bruciapelo Erika. 
Il vecchio sospirò. " Ho analizzato il sangue dentro quella sfera ed era un gruppo 0+ un tipo molto comune negli uomini normali..." Le rispose schiettamente lui. " Andando a logica direi che ha fatto un percorso d'evoluzione passando così, da gruppi  di sangue 0+, a gruppi sempre più rari fino ad arrivare ai classi III che hanno tutti gruppi molto diversi." Aggiunse cercando di spiegare al meglio il suo ragionamento.
 " Potresti anche sbagliarti e avere torto però." Rincarò la dose Steve facendo pulsare una vena sulla testa del vecchio. 
" Controllerò volentieri comunque quella lista e, se mi sbaglierò, sarò lieto di ammettere che avevo torto va bene?!" Sbottò il vecchio prendendo il foglio dalla mano di Steve in malomodo. 
" Bhe sarà il caso che noi andiamo. Dobbiamo essere di pattuglia a breve." Dichiarò Angel facendo notare al gruppo la sua presenza nella stanza.
 " Grazie mille per quello che avete fatto." Mormorò Steve ancora mentre i due, tallontani da Walter ancora furioso, uscivano dalla stanza lasciando soli Erika e Steve. Notando la cosa l uomo eseguì un lungo sospiro e poi, dopo qualche istante, disse:" Erika io e te dobbiamo parlare..." 
La donna lo guardò di sbieco. " E di cosa dobbiamo parlare?" Gli chiese lei visibilmente confusa dal tono usato da Steve.
 " Di quello che è successo a Matthew due anni fa..." Rispose semplicemente lui e, prima che Erika potesse replicare, aggiunse. " Incontriamoci al solito bar lì ti dirò tutto." Concluse Steve uscendo alla velocità della luce dalla stanza con l'affanno tra poche ore, tutto quello che credeva di aver riguadagnato, sarebbe sparito nel nulla venendo sostituito solo da odio.







ANGOLO DELL AUTORE: Eccomi col capitolo numero 37. Tra tutti gli ultimi che ho scritto è stato quello che mi è piaciuto meno sono sincero sarà che, in cuor mio, speravo di renderlo meglio.
Grazie ancora a chi continua a leggere e a scrivere ^_^ ci vediamo col prossimo capitolo che sta già venendo completato.
A presto.


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Capitolo 38
*** 38 La verita dietro due anni fa ***



Steve se ne stava al tavolo del bar da solo. Erika era in leggero ritardo e lui, era già alla seconda bevuta lasciata a metà.
 - Forse non verrà?- Questo pensò qualche istante prima di essere smentito dall'ingresso della donna che. con aria seria, si era avvicinata al tavolo e si sedette davanti a lui.
 " Sei arrivata." Mormorò lui non ricevendo alcuna risposta ma solo due occhi colmi di severita e di un'ansia che sapeva lo avrebbe potuto uccidere. " Quello che sto per raccontarti, nonostante ti farà male, è la verita su quanto è successo due anni fa..." Cominciò a dirgli. " Ti prego di ascoltarmi fino alla fine poi, qualunque decisione tu prenderai, io la capirò." Concluse lui senza distogliere lo sguardo da quello di Erika. Poi cominciò a raccontare quello che accade realmente due anni fa:



Dopo la segnalazione ricevuta da Alex i due erano corsi di volata verso il punto in cui si era nascosto il criminale e, adesso, si trovavano alle porte del hotel che, sinceramente, aveva visto momenti migliori almeno secondo il parere di Steve. 
Le finestre, almeno una parte, erano state tappate da mattoni i muri dell'edificio erano tappezzati qua e la da disegni di bande di strada o di semplici vandali. 

" Allora è qui dove l'ha portata?" Chiese Matthew mettendo la mano sopra il caricatore e riempiendolo così di proiettili di fuoco. 
" Esatto. A quanto pare si trova qua dentro." Rispose Steve che, tenendo d'occhio le finestre non oscurate da assi di legno, cercava movimenti sospetti oppure di ignari barboni che potevano essere presenti nell'edificio per usarlo come dormitorio visto che era abbandonato da anni. 

" Passiamo dall'ingresso principale?" Propose Matthew a bassa voce distogliendo così i pensieri dell amico. 
 " Suggerirei di dividerci io passerò dal retro sulla cucina e  tu dal davanti. In questo modo bloccheremo quel bastardo non può teletrasportarsi più lontano di un tot metri perciò sarà impossibile per lui uscire." Mormorò sicuro visto che, tempo fa, aveva letto il fascicolo di Black Hole.
 " Ti ricordo che parliamo di un super che è comunque di classe I se dovesse sfuggirmi e dovesse arrivare a te sei sicuro di riuscire ad affrontarlo?" Gli domandò con un velo di preoccupazione l altro. 
" Sta tranquillo so cavarmela in queste situazioni." Replicò lui convinto togliendo la sicura alla pistola.
 " Fa come credi ma, ti avverto, se dovrò salvarti sappì che il prossimo giro al bar paghi tu." Borbottò ridacchiando il super avviandosi, con passo sicuro, all'ingresso principale. Steve sbuffò piano irritato. - Sta a vedere bastardo pompato.- Pensò con un sorriso dirigendosi verso il retro con passo sicuro.


-


Una volta arrivato alla porta cercò di girare la maniglia ma, quando provò ad abbassarla, la trovò bloccata. 
 " Dannazione." Imprecò fra sè e sè. " Bhe vorrà dire che, il futuro acquirente avrà una cosa in più da sistemare." Borbottò mentre, con forza, colpiva la porta di legno aprendo un varco e entrando dentro l'edificio.
 La cucina era completamente spoglia ad eccezione dei lunghi tavoli pieni di polvere e sporcizia. Uscì dalla cucina facendo piano e trovandosi in una piccola sala che doveva essere riservata al pranzo degli ospiti non appena si avvicino alle scale che portavano al primo piano sentì un rumore di spari e poi delle grida. Allarmato corse verso di quelle per poi fermarsi vedendo la figura longinea del collega sul pianerottolo. La prima cosa che noto fu lo sguardo di Matthew era strano questo pensò subito Steve notando le iridi completamente nere e un rumore di respiri affannati che veniva dalla sua bocca come se non riuscisse a respirare per qualcosa bloccato in gola. 

" Ehi amico, tutto bene?" Gli chiese allarmato dal suo sguardo che gli faceva avvertire un brivido lungo tutta la spina dorsale. 
" Black Hole e l'ostaggio dove sono?" Gli domandò ancora visto che avvertiva un tremendo puzzo di bruciato provenire dal piano di sopra. 
" Morti..." Gli sentì sussurare come se, in quel momento, facesse fatica anche solo a dire una singola parola e stesse facendo un grosso sforzo. 
" Com'è successo? Dimmelo per favore." Mormorò Steve col corpo immobilizzato. Voleva avvicinarsi a lui ma, qualcosa, dentro di se gli diceva che non doveva farlo. Quando stava per dire altro una sfera di fuoco apparve nella mano destra di Matthew. 
" Io gli ho dato fuoco ad entrambi sono stato costretto." Rispose semplicemente prima che, il globo, fosse scagliata verso il collega che rapido si scostò dal punto d'impatto ruzzolando così dalla scala che aveva iniziato a salire. 
" Che accidenti ti succede Matthew!" Esclamò riparandosi dietro una parete contro cui il collega aveva sparato una nuova palla infuocata. Imprecò sottovoce non poteva rispondere al fuoco non voleva fargli del male. Prima che potesse dire qualsiasi altra cosa sentì un rumore di passi sopra le scale. 
- E' sceso a cercarmi.- Riflettè fra sè e sè mentre caricava i proiettili stordenti dentro la pistola. Stava per uscire dal nascondiglio per sparare quando, la parete dietro cui si trovava, cominciò a sciogliersi e il pugno di Matthew appariva pronto a colpirlo dritto al volto.
" Perché cazzo mi stai attaccando?!" Sbottò ancora mentre, a stento, riuscì a evitare l'attacco corpo a corpo del suo amico ritrovandosi di nuovo nella sala da pranzo.
 " Non posso fermarmi. La mia mente è strana." Disse semplicemente prendendolo in pieno petto con un calcio e facendolo finire al di la della porta che dava sulla cucina. 
" Perché diavolo non puoi fermarti?! Che ti succede?" Domandò mentre, alcuni proiettili uscirono fuori dalla canna della pistola  venendo però bloccati da un piccolo muro di fuoco che gli sciolse come neve al sole facendolo imprecare nuovamente. 
" Ho l'insana voglia di ucciderti io non so perchè e non riesco a trattenermi. Devi uccidermi Steve se vuoi uscirne vivo." Replicò sparando una nuova palla di fuoco che Steve evitò per un soffio ricevendo comunque un forte calore che rischiò seriamente di ustionarlo. 
" Non voglio farti del male Matthew..." Mormorò mentre si era nascosto dietro uno dei tavoli. 
" Nemmeno io vorrei..." Replicò con un tono pieno di disperazione mentre aumentava  enormemente la portata delle fiamme che cominciarono a espandersi per tutta quanta la stanza. Steve fece un lungo respiro mentre, il fumo, cominciava a circolare per l'intera stanza. A breve il fuoco avrebbe divorato ogni cosa e sarebbero morti abbrustoliti entrambi- Lo devo fare.- Pensò mettendosi supino e strisciando verso la parte destra del tavolo aggirando il super e poi, con uno scatto, si buttò su Matthew e lo sbalzo al suolo bloccandogli i polsi e fermando così quel getto di fuoco. 

" Conosco fin troppo bene il tuo potere dovresti saperlo." Gli mormorò Steve tenendolo inchiodato al suolo e beccandosi una testata in pieno sul naso ma, nonostante il colpo forte, rimase immobile e contrattacco con un pesante destro dritto al viso dell altro sentendo la mano dolergli oltre al naso che si rompeva .
 " Torna in te cazzo!" Ruggì Steve mentre le fiamme iniziarono a circondarli sempre di più e lui stava per replicare con un sinistro quando, Mattthew, con un gioco di gambe, riuscì a liberarsi dal compagno sopra di lui e, ancora confuso, lo colpì in pieno con una serie di pugni sbattendolo fuori dalla porta che dava sull'esterno. Steve atterrò in mezzo a una pozzanghera visto che, da qualche minuto, aveva iniziato a piovere. 
" Steve uccidimi. Ultima possibilita." Mormorò ancora con uno sguardo glaciale mentre, a passi lenti si avvicinava a lui con le mani che, nonostante la pioggia, cercavano di infuocarsi senza successo.
 " Tu sei il mio miglior amico..." Cominciò a dirgli mettendosi in piedi di fronte a lui. 
" Non ti ucciderò." Disse ancora sollevando la pistola caricata a proiettili stordenti. " Pensa a Erika pensa a quello che mi hai detto in auto vuoi davvero morire?" Mormorò ancora cercando di farlo ragionare mentre anche lui estrasse la pistola e la puntò contro di lui. 
" Ho ucciso un criminale e una civile che cosa pensi che diranno alla centrale? E inoltre ho qualcosa dentro di me che mi spinge a fare queste cose io..." Tolse la sicura. " Non voglio far del male finchè sono ancora cosciente." Concluse per poi far partire il colpo e Steve lo imitò. 
Il proiettile di Matthew prese in pieno il petto del castano che con un gemito volò a terra l altro, invece, colpì in pieno la testa di Matthew su cui si formò un foro e, il sangue, cominciò a schizzare dalla testa in ogni direzione.
 " Hai scambiato le pistole!" Gridò Steve cercando di rialzarsi ma impossibilitato per via del colpo stordente. " Quando diavolo lo hai fatto?" Gli domando non ricevendo alcuna risposta visto che il corpo dell amico era ormai senza più vità al suolo. " Dannazione!" Gridò sbattendo il pugno a terra e sentendo altro dolore. Ma prima che potesse dire o fare altro sentì il rumore di una volante che accostava e da quella uscì Alex e, prima che perdesse i sensi per via del farmaco sentì l uomo chiedergli cosa fosse successo.




Angolo dell'autore: Eccomi col capitolo 39 devo dirlo sarà il perido non ne ho idea ma è, sicuramente, uno dei peggiori. Avrei voluto renderlo meglio ma proprio non ci sono riuscito.
Grazie a chi legge e a chi recensisce ^_^ .


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Capitolo 39
*** 39 Comprensione & Odio ***


 
 
Dopo la conferenza Joseph era tornato subito nel suo bilocale in periferia e, con forza, chiuse la porta dietro di se.
Non credeva di farcela a fare quella dannata intervista in quanti lo avevano visto? Milioni di persone? E adesso che cosa avrebbe potuto fare?
 
 - Riesco a malapena a controllare tre poteri come posso mantenere quello che ho detto?- Riflettè fra sè e sè buttandosi a peso morto sul divano rosso che si trovava nel piccolo soggiorno che dava sull'angolo cucina su cui si trovavano ancora i piatti sporchi del pranzo che aveva fatto. 
Dalla tasca dei jeans tirò fuori il cellulare ne aveva parlato con Alex che era rimasto piuttosto spiazzato da quello che, il giovane, aveva deciso di fare ma, ormai, non poteva più tirarsi indietro e cominciò a digitare il numero dell'unico che poteva aiutarlo.
 
 
-
 
 
Aveva completato i preparativi un giorno prima del previsto. Justice mise a terra gli attrezzi che aveva usato fino a qualche istante fa per montare l'armatura e configurarla su quello che aveva visto nei video e per aggiornarla. - Ormai non dovrebbe mancare molto.- Pensò fra sè e sè spostando la testa verso il piano di sopra sentendo, indistintivamente, la televisione accesa e lo sfrigolare sui fornelli di Karen che preparava la cena.
 
 Ormai erano passati tre giorni da quell'alterco e di Knife nemmeno l'ombra perchè? Questo si domandava.
 - Sul serio non è tornata per via di un semplice litigio come quello? Sul serio?- Pensò ancora rimuginando fra sè e sè per poi scuotere la testa. - Perché mi importa così tanto di quella pazza schizzata?- Pensò ancora mettendosi in piedi e salendo le scale. 
 
" Ehi." Disse Karen con un dolce sorriso e con i capelli legati all'indietro che vorticavano di qua e di la quando muoveva la testa. Lui la salutò in silenzio mettendosi a sedere di fronte a lei. 
" Sei riuscito a finire?" Domandò la donna incuriosita.
 " Si, sono riuscito a completare la cosa anche se, prima di usarla, voglio essere certo che sia tutto apposto." Rispose semplicemente lui tagliando la carne col coltello. 
" Quando intendi agire?" Chiese lei versandosi da bere nel bicchiere di fronte a se. 
" Dovrò avere l'occasione il momento giusto." Rispose lui.
" Che intendi con occasione giusta." Replicò Karen confusa.
 " Quel tipo non è mai uscito allo scoperto in situazioni di facile gestione..." Le cominciò a dire. " Arriva sempre in momenti di grande crisi perciò, se anche mi presentassi chissà dove, non sono certo di trovarlo sul posto." Concluse con una leggera irritazione.
Era solito fare trappole oppure sfruttare qualcosa del soggetto ma, in quel caso, aveva le mani legate e la cosa lo mandava in bestia.

 
 " Posso venire con te?" Propose Karen imbarazzata mentre prendeva un boccone dal suo piatto lasciando l uomo senza parole per quella richiesta.
" Anche se non sono Knife non vuol dire che io sia inutile ecco..." Mormorò ancora anche se con tono non molto sicuro.
 " Karen..." Cominciò a dirgli lui serio ma senza essere cattivo. " Non hai le abilità di Knife nel combattimento lo dovresti aver intuito da sola." Le disse lui con tono pacato ricordando come, durante una prova di lotta, a malapena era riuscita a impugnare bene un coltello.
 " Ma sono comunque una super di II livello io..." Lo interruppé lei. " Non saprò combattere come lei ma posso modificare le sostanze con cui vengo a contatto posso tramutare l'acqua in qualsiasi altra cosa posso..." 
" Ho detto di no..." Replicò lui convinto con un tono che non ammetteva una replica. " Non puoi venire con me ne abbiamo già parlato saresti inutile." Aggiunse notando, in quel momento, delle lacrime scendere dagli occhi di lei. " Perché piangi?" Le chiese lui confuso da quella strana reazione. 
" Volevo solo esserti utile..." Sussurrò lei con rammarico. " Avrei voluto solo, per una volta, contare qualcosa per qualcuno essere qualcosa di speciale ma..." Si asciugò gli occhi con la mano destra. " Come al solito sono solo un peso un'essere insignificante che non merita niente...." Mormorò ancora. " Ho perso i miei genitori ho vissuto in orfanotrofio per anni con la speranza che qualcuno mi prendesse con se ma senza successo io..." Riprese fiato con le lacrime che cadevano ancora come pioggia. " Ho desiderato di essere morta non so quante volte. Ho desiderato di non avere questa parte malvagia e, adesso, vorrei solo per una volta essere non così inutile come sono adesso." Concluse sentendo il rumore della sedia davanti a lei che veniva spostata. 
" Non ti considerò inutile..." Dichiarò Justice avvicinandosi a lei e lasciandola stupefatta. " Se fosse stata un'altra situazione ti avrei anche potuto portare con me ma, in questo caso, non posso..." Aggiunse abbassandosi alla stessa altezza della donna. " Se anche tu fossi stata quella schizzata che sta nella tua testa non ti porterei comunque..." Continuò mettendogli una mano sulla fronte e facendola avvampare. " Perché saprei che, a combattere, ci saresti anche tu e, tra noi, qualcuno deve cercare di restare puro almeno un'po di più..." Le spiegò brevemente con una smorfia che voleva sembrare un sorriso nonostante fosse così storto.
 Karen lo guardò per qualche istante come rapita da quello sguardo così simile al suo. Lo vedeva pieno di sofferenza e rimpianti si capivano nonostante avessero due vite diverse avevano patito allo stesso modo ed erano andati avanti in modo diverso ma lo avevano fatto. Lei col rimorso e la pazzia di uccidere lui eseguendo gli ordini e odiando dover uccidere vite innocenti. Erano due facce della stessa medaglia.

 
Colta da qualcosa dentro di se si buttò sulla bocca del killer che, stupito, cercò prima di staccarsi ma, dopo qualche istante d'esitazione, ricambiò con la stessa passione e foga. Mentre continuavano quel bacio da cui sembrava nessuno dei due volesse staccarsi un pensiero balenò nella mente di Justice mentre stavano andando avanti come può una cosa così essere così ingiusta? E poi, anche questo pensiero, si accantono lasciandoli soli. 
 
 
-
 
 
Erika non poteva credere a quello che aveva appena sentito da Steve. Non poteva essere vero non poteva assolutamente. Questo continuava a dirsi questo pensava ancora e ancora fino a che, ogni cosa, sembrava aver perso ogni significato. Alzò lo sguardo verso la figura di Steve ancora seduto al tavolo davanti a lei col bicchiere ancora mezzo pieno come se, dopo quella sorsata iniziale, non lo avesse più toccato. 
 
" Tu non puoi dire sul serio..." Mormorò la donna con la voce che gli tremava da tante emozioni contrastanti soprattutto stupore e rabbia.
 " Purtroppo è la verità..." Rispose ancora lui aspettandosi una reazione del genere ma anche di peggio. 
" E perché Alex non ha reso pubblica la cosa?" Domandò lei ancora.
 " Io e lui avevamo fatto un patto. Me ne sarei andato dalla polizia e, in cambio, mi avrebbe permesso di modificare il fascicolo solo che, in questo modo, ho dato a quel bastardo il modo per ricattarmi se avesse avuto bisogno..." Le spiegò brevemente ricevendo ulteriore silenzio.                 " Se mi vorrai odiare, se mi vorrai denunciare o qualsiasi altra cosa io lo capirò perfettamente..." Ammise lui stesso notando il silenzio della donna dinnanzi a lui che ancora sembrava intenta a metabolizzare la cosa appena sentita. " Quel giorno non ho ucciso solo Matthew il mio miglior amico e collega ma anche l uomo che amavi e che avresti dovuto sposare..." Continuò a dirle. " Mi sono tenuto questo segreto per due anni vivendo pieno di incubi e nel rimorso." Aggiunse.
" E perché hai deciso di dirmelo adesso?" Domandò lei a bruciapelo.
Steve sospirò. " Perché ritengo che, Matthew, sia stato vittima della stessa droga dei fury vedendo come fosse impazzito e per via del rapimento che c'e stato sicuramente Blach Hole lavorava per quel tizio." Le spiegò lui mentre la donna si alzava dal tavolo. 
" Sarà meglio che vada." Sussurrò quasi sul punto di piangere o tirare un pugno in faccia all uomo che, solo qualche giorno prima, aveva perdonato di essere scappato dalla sua vita in uno dei momenti peggiori.
" Erika..." Le mormorò lui alzatosi e bloccandogli il braccio da cui lei, subito, si liberò con un semplice strattone.
 " Ascoltami bene Steve..." Mormorò la donna con tono freddo e cercando di trattenere la rabbia oltre che alle lacrime. " Tutto quello che mi hai detto non è facile da digerire..." Ammise lei stessa. " Sapere che sei stato tu a uccidere Matthew sapere che, infondo, quel rapimento, forse c'entra col nostro caso sono tutte cose che mi stanno scombussolando..." Continuò a dirgli. " Speravo di riuscire a fidarmi di nuovo di te. Speravo sul serio che fosse una fortuna che ti fossi salvato ma, adesso, la sola cosa che vorrei è che tu fossi sul serio morto nello stesso istante in cui è morto lui." Concluse prima di prendere e uscire dalla porta.
Steve si ributtò a sedere sul divanetto scosso e colpì con forza il tavolino facendosi male alla mano e avvertendo un forte formicolio lungo tutto le nocche che fu quasi più piacevole della cosa appena successa con Erika. Poi guardò il bicchiere davanti a se invitante con quel colore ambrato che ne faceva risaltare il contenuto e lo afferrò di slancio ammirandolo come poche volte per poi iniziare a bere. 
 
 
-
 
 
Will se ne stava davanti alla televisione seduto sulla sua poltrona. Stava guardando l'ennesimo telefilm trito e ritrito che davano ormai da un pezzo e si stava annoiando. Dopo la discussione avuta con Angel aveva deciso di prendersi, almeno per una volta, uno dei suoi permessi e starsene un'po a casa ma, proprio stare lì da solo, la cosa lo stava mandando nei pazzi. La compagnia della figlia gli mancava le sue risate, i momenti in cui l'aiutava a fare i compiti oppure quando si mettevano a vedere qualcosa insieme. 
 
- Sono davvero diventato così inutile?- Pensò fra sè e sè come stravolto da quello che era successo in quelle settimane. Fra i colleghi uccisi questo assassino imprendibile che cosa poteva? Ora che, la stessa socia, lo aveva abbandonato? Stava per spegnere la tv e andare a dormire quando il telefono cominciò a suonare. 
 
" Pronto?" Disse subito abbastanza stizzito dall'ora in cui l'avevano chiamato. 
" Tenente Will?" Domandò una voce giovanile rispetto agli standard delle persone a cui  aveva dato il suo numero.  
" Si, chi parla?" Chiese di rimando. 
" Sono Joseph..." Rispose semplicemente.
 " Ho cercato il suo numero sull'elenco e ho voluto chiamarla. Prima di azzeccare quello giusto ho sbagliato tre o quattro volte." Ammise quasi imbarazzato dalla cosa.
 " Cosa vuoi Joseph?" Chiese non facendo caso alla cosa che aveva appena detto. 
" Avrei bisogno di parlarti." Mormorò il giovane quasi imbarazzato dal tono di voce. 
" E di cosa vuole parlare il nostro futuro astronascente della polizia? Hai fatto pure l'annuncio oggi complimenti." Rispose ironico Will.
" Io mi sento un grosso peso sulla schiena..." Cominciò  a dire il più giovane serio. " Tutti adesso si aspettano chissà cosa da me ma..." Riprese fiato. " Io non mi sento in grado di gestire questo ruolo nonostante abbia sempre detto che lo sono. Nonostante tutto quanto io ho bisogno del tuo aiuto Will." Concluse sinceramente lasciando senza parole l uomo dall'altra parte della cornetta.
" Ti ha detto Alex di rivolgerti a me?" Chiese incuriosito.
" No..." Replicò l altro. " E' stata una mia decisione." Concluse con un tono più convinto questa volta.
Will ci pensò per qualche istante poi rispose:" D'accordo. Ci vediamo domani mattina verso le sei al parco vicino alla decima strada..." Gli annunciò. " E si puntuale." Lo avvisò prima di riattaccare e sentire cosa avesse da rispondere il ragazzo.
 Una volta spento per evitare altre chiamate sul suo viso si formo un sorriso quasi divertito. Forse, alla fin fine, aveva ancora qualcosa da fare.





ANGOLO DELL AUTORE: Eccomi col nuovo capitolo stavolta un'po in anticipo almeno per avere tempo magari di postare altro.
Avverto già gli urli di chi diceva di questa ship e si è reale adesso spero che siate contente e mettete giù i forconi.
^_^ Ci vediamo al prossimo capitolo grazie a chi legge e recensisce.

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Capitolo 40
*** 40 Il prossimo della lista ***


 
 
Joseph si sentiva seriamente sfinito alzarsi così presto non era nella sua indole proprio per niente visto che solitamente era sempre in ritardo mostruoso.
Con calma si portò il secondo caffè di quella mattina. Si era messo a sedere su una delle tante panchine di quel piccolo parco naturale in cui, le persone, erano solite portare i cani a spasso oppure andare a fare una qualche partita in uno dei tre campi sparsi per la zona verde e non capiva proprio il perché si trovassero lì. 
 
" Eccoti qua." Disse Will vestito con una tuta da ginnastica e apparendo in mezzo alla nebbia mattutina come un fantasma. 
" Buongiorno Will. Perché mi hai fatto venire fin qui?" Domandò abbastanza confuso il ragazzo.
 " Ti ricordi cosa abbiamo fatto quattro anni fa?" Gli rispose lui di rimando.
 " Si, abbiamo combattuto come allenamento." Replicò ricordando, in maniera perfetta, l'esito disastroso di quella volta e di come avesse deciso poi di andarsene. 
" Già quel giorno eri un disastro a controllare i tuoi poteri e hai quasi distrutto la palestra se non ti avessimo fermato in tempo." Gli ricordo Will mentre gli fece cenno di seguirlo.
" Il motivo per cui sei qui è che voglio vedere quanto effettivamente sei migliorato. Non ho voluto andare alla centrale perché sarebbe una situazione fin troppo sicura per te e ti lasceresti troppo andare..." Gli indicò un campetto vuoto da basket.
" Qui invece no." Gli comunicò in modo severo. " Dovrai riuscire a dosare il tuo potere più di quanto faresti se non vuoi che il comandante ti punisca più del solito." Concluse mentre apriva il cancelleto e entrava dentro il campo di cemento. 
" Perciò vorresti che ci affrontassimo qua dentro?" Domandò Joseph abbastanza shockato dalla cosa. Will annuì.
" E se per caso qualcuno chiama la polizia?" Chiese ancora allarmato entrando dentro. 
" Non ti preoccupare..." Gli rispose il più vecchio togliendosi la parte sopra della tuta e rimanendo con una maglietta smanicata.
" Ho scelto questa zona e quest'ora proprio perché non c'e il rischio che colleghi e altri ci vedano perciò..." Collegò due mini caricatori più piccoli di quelli che usava quando era alla centrale. " Diamoci dentro." Concluse prima di lanciarsi contro Joseph. 
 
 
-
 
 
Thomas aprì gli occhi piano trovandosi sdraiato col viso rivolto verso il soffitto illuminato da varie luci a cui si abituò a fatica vista la loro intensita.
 
 " Ben svegliato." Disse la voce di quel vecchio schizzato da un'altoparlante che si trovava sopra la porta da cui lo avevano fatto entrare.
 " Cosa cavolo volete farmi adesso?!" Urlò di rimando Thomas per farsi sentire attraverso quei vetri dietro cui sapeva ci fosse quel pazzo.
 " Dalle analisi emerse ieri ho compreso più o meno cosa sei capace di fare..." Cominciò a dirgli ignorando completamente la sua domanda. " Se tocchi un oggetto riesci a vedere la violenza che c'e stata dietro e a seguirne il percorso fino a trovare colui che l'ha usata e..." 
" Si conosco il mio fottuto potere! E ogni volta soffrò come un cane visto il carico d'informazioni che arrivano alla mia dannata testa." Proruppè Thomas bloccando il discorso del dottore.  
" Perché voi pazienti vi permettete sempre di fermarmi." Borbottò piuttosto irritato l uomo. " Comunque si. I tuoi neuroni si sovracaricano di tutte quelle informazioni provocandoti giramenti di testa e anche debolezza..." Riprese a dire mentre la porta si aprì mostrando la figura di Bas con in mano una puntura e un coltello.
" Adesso faremo un piccolo test." Gli annunciò quasi con un tono entusiasta.
 " Purtroppo non ho studiato possiamo rimandare." Replicò Thomas pentendosi subito per quella dannata battuta mentre Bas si avvicinava appoggiando il coltello sul piccolo tavolino operatorio e riempiendo la siringa con del liquido. 
 
" Non ti preoccupare. Il liquido dentro la siringa è semplicemente una sostanza fatta da diversi fattori nutritivi nessuna droga o altro." Gli comunicò vedendo la faccia terrorizzata del detective privato. 
" E a cosa ti serve farmi quest'iniezione?" Chiese mentre sentiva l'ago penetrare dentro il suo braccio sinistro e trattenendo un mugugno. 
" E' molto semplice con quest'iniezione eviteremo che tu possa avere cali di forza mentre leggi il passato delle armi che Bas tiene tra le mani. Sono curioso di vedere quanto in profondita puoi andare prima di spingermi a farti vedere qualcosa che non sia il passato."  Gli spiegò brevemente più che convinto. 
" Per favore no..." Sentì dire da Thomas con una voce implorante. " Non voglio vedere altre immagini di morte non voglio percepire altro dolore e sofferenza..." Tento di dirli prima che, lo scagnozzo, mettesse la prima arma nella sua mano destra priva dei suoi soliti guanti.
 L'aria cominciò a farsi gelida e una nebbia cominciò a scendere mentre lui scuoteva la testa e cominciò ad assistere ai brutali omicidi commessi dalla prima arma.
 
 
-
 
 
Steve si rigirò nel letto con un mal di testa allucinante come non aveva più provato da parecchio tempo. Ieri sera aveva bevuto fin troppo se ne rendeva conto ma, infondo, solo quello gli restava di cose da fare non appena era tornato a casa lo sconforto sembrava aver di nuovo preso possesso di lui.
Osservò la sveglia con la vista ancora annebbiata ormai erano le dieci passate era in ritardo di circa due ore dalla solita riunione per il caso e, infatti, il display del telefono mostro il numero di Walter che lo stava chiamando per la terza volta in meno di due ore.
Guardò il telefono trillare per qualche minuto per poi spegnersi. Non aveva voglia di andare, non aveva intenzione di farsi rivedere li. Preso da questi sentimenti si rigirò pensando a cosa avrebbe fatto nel resto della giornata.
 
 
-
 
 
Walter imprecò per la terza volta visto che, nuovamente, Steve non aveva risposto al telefono. 
" Qualcuno sa cos'è successo al nostro capo?" Chiese agli altri due ricevendo solo alzate di spalle da entrambi. 
" Sarà il caso di cominciare noi allora." Dichiarò Erika convinta cercando di evitare il più possibile il discorso. Avvertiva un senso di colpa per quello che gli aveva detto che veniva subito rimpiazzato dalla rabbia.
 " Si, va bene..." Si arrese Walter con mille dubbi in testa. 
" Cosa hai scoperto quindi?" Domandò Shoan prima di Erika.
" Bhe devo dare ragione alla pensata di quello scansafatiche di Steve o meglio a una piccola parte della sua idea visto che sul resto avevo ragione..." Cominciò a dire buttando i risultati sul tavolo. " A quanto pare il nostro pazzo creatore di droghe sta usando i vari gruppi di sangue sempre più rari. E' andato dai semplici 0+ dei comuni uomini privi di poteri ai più rari AB+ che appartengono in maggioranza ai classe III. O almeno è questo il gruppo sanguigno della donna morta."
 " Quindi saresti in grado di dire chi sarebbe il prossimo a essere ucciso?" Domandò Erika colpita.
Lui scosse la testa. " I super di terzo sono circa il 3% della popolazione cittadina e circa il 10% dei super totali dell'intera nazione credo sia impossibile capire chi potrebbe essere davvero la prossima vittima." Replicò il vecchietto. 
" Forse ecco potrei avere una vaga idea di chi potrebbe prendere di mira..." Annunciò facendo il vago Shoan.                      
" Chi intendi?" Chiese Walter interessato quanto Erika ma anticipandola.          
" Bhe ecco quando ho ricevuto il richiamo ero insieme a un altro super..." Cominciò a dire muovendo le mani. " Questo ragazzo non so se fosse un terzo livello o giù di li però aveva la capacita di usare più poteri diversi."       
  " Stai per caso parlando di Joseph Strauss? Il tizio apparso ieri in televisione?" Chiese Walter interrompendo il discorso del più giovane che annuì.
" Si, il suo potere potrebbe anche farlo sembrare un'ottima preda ma la vedo difficile che il nostro assassino si faccia avanti e lo affronti anche se ad aiutarlo avesse Knife." Commentò Walter con uno strano dubbio in testa.
" Potrebbe pensare a qualcosa come quando ha fatto evadere Knife però." Suggerì Erika facendo venire a galla il dubbio che era sorto a Walter.       " Dobbiamo avvisare subito Alex allora. Se dovesse far scatenare un'altra ondata di fury non ci sarebbe modo di controllare il caos che ne verrebbe fuori." Dichiarò apertamente Walter alzandosi dalla sedia.                                 
" Cosa ci garantisce che sarà proprio lui il bersaglio e non qualcun altro però?" Gli domandò Erika tallonando il vecchio insieme a Shoan.               " Non c'e nessuna garanzia però  è l'unica cosa su cui possiamo davvero sperare." Rispose lui mentre, a passi veloci, si dirigevano verso l'ufficio del comandante.
 
 
-
 
 
Justice non sapeva cosa dire in quel momento mentre si trovava in cucina. Aveva lasciato che Karen si rivestisse dopo quello che avevano fatto quella notte e si era messo a sedere davanti alla cena ormai fredda della sera prima. - Che cazzo ho combinato?- Pensò fra mille dubbi che gli erano arrivati. Era già stato con altre donne quello si ma, la chimica, non era assolutamente il suo tipo. Che cosa gli stava succedendo? E la missione? Questo continuava a pensare.
La porta si aprì scuotendolo da quei trip mentali e  mostrando la figura esile di Karen vestita e ancora abbastanza imbambolata. Ci fu silenzio nella stanza da entrambe le parti nessuno dei due sapeva da dove iniziare o almeno che cosa dire.
" Sei mai stata al di fuori del paese?" Domandò all'improvviso lui spazzando via quel silenzio pesante e imbarazzante. Lei alzò gli occhi su Justice abbastanza confusa.
 " No..." Mormorò con un velo di tristezza. " Non ne ho mai avuto l'opportunità." Ammise ancora cercando di capire dove volesse andare a parare.
" Io ho girato abbastanza invece..." Cominciò a dire lui facendo il vago. " Ho visto molti paesi ma, uno, soprattutto, mi è sempre rimasto nel cuore." Le spiegò brevemente.
 " Perché mi stai dicendo questo?" Gli chiese lei rapita da quel discorso. Justice alzò un dito. " Un solo bersaglio e dopo potrò andarmene con abbastanza soldi da poter vivere tranquillo per qualche anno..." Cominciò a dirgli. " Ti andrebbe di venire con me?" Le chiese infine lasciando la donna completamente spiazzata da quella domanda.
 
 
-
 
 
" Come sono andato?" Chiese timidamente Joseph al suolo e senza più fiato. Will si guardò attorno l'intero campo in cemento aveva vari fori, punti ghiacciati e altri infuocati sparsi qua e là dovuti ai colpi del giovane che, ogni volta, aveva cambiato potere.
" Direi abbastanza decentemente..." Borbottò l altro ancora in piedi. " Ma hai ancora molto da migliorare dovresti averlo notato. Riesci a usare a malapena tre poteri insieme comprendo che sia difficile padroneggiarne di più ma devi riuscirci." Ammise Will porgendogli la mano e aiutandolo a mettersi in piedi.
" Grazie mille." Rispose il giovane. " Perché hai accettato di aiutarmi oggi?" Domandò a sua volta il giovane. Non si aspettava che proprio Will accettasse di aiutarlo non dopo i trascorsi che avevano avuto.
Will lo fissò per qualche istante. " L'ho fatto perché mi sono reso conto di quanto ho sbagliato almeno in questi ultimi tempi..." Cominciò a dirgli sapendo quanto gli costasse ammettere una cosa simile. " Ho sfruttato i miei uomini per un mero interesse personale. Arrivando addirittura alle mani con uno di loro solo per avere un briciolo di ragione che sapevo di non avere..." Continuò mentre ripensava a quello successo ieri nella mattinata con Angel e Mimic. " Mi sono accorto adesso del mio errore e, proprio per questo, volevo rimediare almeno dando una mano a qualcuno che ne ha bisogno." Concluse con un sorriso triste lasciando di sasso Joseph che stava per replicare quando, un'esplosione in lontananza, rimbombo mostrando un grande fuoco formarsi nel mezzo del centro della città. 





ANGOLO DELL AUTORE: Eccomi col capitolo numero 40 ancora stento a crederci ma va be.
Questo è più un capitolo di transizione e di calma visto che, nel prossimo :) avremmo in pieno una tempesta gigantesca.
Grazie a chi recensisce e legge alla prossima.

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Capitolo 41
*** 41 battaglia per la città: Oscurita ***


 
Sembrava una mattinata come le altre nel mezzo del centro cittadino qua e la, le persone si affrettavano per dirigersi a lavoro oppure a fare le proprie commisioni, ma dall'alto di un edificio, alcune persone tramavano nell'ombra.
 
" A tutti i gruppi siete pronti?" Chiese Sergei seduto sopra il parapetto e coi piedi al di fuori di esso come se non avesse alcuna paura dell'altitudine.
 " Si capo, quando vuole possiamo iniziare." Risposero varie voci in modo affermativo attraverso i telefoni.
 " Molto bene, state in attesa il segnale inizierà a breve." Annunciò lui chiudendo il telefonino e mettendosi in piedi pronto ad assistere a uno degli spettacoli più eccitanti di sempre da come gli aveva promesso quel tipo.
 
 
-
 
 
L uomo camminava lento in mezzo alla strada trafficata come uno zombie. Sul viso aveva un'espressione vuota ma, al tempo stesso, determinata. Alcuni passanti lo guardavano con una strana sensazione addosso come se, il loro istinto di soppravvivenza, gli volesse avvertire di qualcosa e per quello acceleravano la loro andatura. 
 
" Sono stanco..." Disse a voce alta come se volesse farsi sentire mentre, scendendo dal marciapiede, si avvicinò al bordo della strada con la andatura barcollante.
 " Voglio andare a casa a dormire..." Aggiunse mentre attraversava la strada beccandosi i clacson degli automobilisti che sterzavano per evitarlo.
" Fate silenzio ho sonno!" Gridò all'improvviso rilasciando una potente ondata di vento che scagliò le auto qua e la bloccandole e facendole ribaltare e, mentre succedeva questo, in quel preciso istante, da altre parti della città, altri fury si stavano scatenando. 
 
 
-
 
 
Sergei guardava con sguardo compiaciuto l'agitazione che si stava propagando sotto di loro in più punti della città anche in lontananza e sorrise.
- Vediamo un po se si ricordano cosa si prova.- Pensò creando, nella mano destra, un gigantesco vortice scuro che lanciò verso la strada in cui delle persone cercavano di fuggire in preda al panico per i fury apparsi. 
" Natasha, Ezechiel..." Mormorò riferendosi ai due gemelli che si misero al suo fianco.
" Cominciate a seminare il panico nelle forze dell'ordine che stanno arrivando." Ordinò loro mentre, la sfera nera, aveva iniziato a inglobare sempre di più la strada facendola sprofondare in un mare oscuro da cui uscivano continue grida di terrore.
 " Sarà fatto capo." Risposero i due all'unisono gettandosi al di la del parapetto e, grazie al potere telecinetico del fratello, a scendere verso le sirene che suonavano poco più avanti. 
" Voi altri..." Urlò ai super alle sue spalle. " Seminate panico, distruggete qualunque cosa e prendete quello che vi pare." Cominciò a dire sogghignando malevole.
" Vediamo se così quel dannato figlio di puttana uscirà allo scoperto!" Concluse.
Mentre, i super, si sparpagliarono pronti a eseguire l'ordine appena ricevuto Sergeì eseguì un salto giù dal palazzo mentre discendeva mise la mano sinistra sotto di se e, una colonna di fumo nero, si formò consentendogli così di scendere a una velocità sempre più elevata fino alla strada sottostante. Una volta arrivato lì allargò le braccia rilasciando una gigantesca nube scura che scagliò verso un'intero edificio. Per quello che stava per succedere aveva bisogno d'energia e finalmente, dopo anni, si sarebbe scatenato al massimo. 
 
 
-
 
 
" Com'è la situazione?" Domandò Alex nella sala controllo e arrivando tutto trafelato visto le notizie che, in breve, si erano diffuse per tutti i distretti.
 " Non è delle migliori..." Rispose l uomo seduto ai computer. " Abbiamo casi di fury sparsi che i nostri agenti stanno sedando e, come se non bastasse, la banda di Overport è uscita dai loro rifugi e stanno seminando il panico ovunque." Gli spiegò rapidamente lui col frastuono dei telefoni e le disposizioni che stavano venendo date in ogni dove.
 Alex imprecò a bassa voce. " Date la priorita ai fury più passa il tempo più saranno pericolosi. Così poi potremmo occuparci di quei dannati teppisti." Gli ordinò severo. 
" Ma comandante la banda di Overport ha schierato per la maggior parte super di classe II e c'e anche Abyss con loro." Replicò il sottoposto allarmato facendo sbiancare Alex. 
" Hai detto che Abyss è per la strada..." Mormorò con una voce terrorizzata.
" Ci segnalano grumi di oscurita che divorano gli edifici e la strada oltre che a danneggiare i civili. E' l'unico super con un simile potere." Confermò il sottoposto mentre il superiore si metteva a sedere su una sedia in preda a un vero attacco di panico. Abyss era conosciuto per essere uno dei più forti classe III della nazione col potere di nullificare non solo qualsiasi attacco energetico ma di rafforzarsi con le stesse cose che essa assorbiva in un raggio di oltre ottocento metri. 

 
" Cosa dobbiamo fare signore?" Domandò lui scuotendolo dai suoi pensieri e facendogli alzare la testa.
 " Faccia intervenire noi." Disse una voce sulla porta e facendolo voltare trovandosi davanti Will e Joseph arrivati di corsa col sopraggiungere delle esplosioni che avevano percepito. 
" Per te posso anche dire di si..." Indicò Will.
" Ma tu Joseph assolutamente no." Affermò lapidario lasciando di sasso il giovane. 
" Ma come? Perchè?" Domandò abbastanza stupito dalla cosa. 
" Tutto il caos che sta succedendo è per metterti allo scoperto." Mormorò Erika seria e con le braccia incrociate al petto arrivata in quell'istante. 
" Fury ovunque, una banda di supercriminali che semina panico e distrugge tutto sarà l'occasione perfetta per beccarti e ucciderti." Affermò anche Alex visto che, poco prima del caos, era stato informato di quella possibilità proprio dal gruppo d'indagine.
 " Non ho paura di lui e nemmeno di questo pericolo!" Esclamò con rabbia Joseph.
 " Ma noi si però!" Replicò il comandante andandogli davanti a muso duro. " Se prende anche il tuo sangue non sappiamo cosa succederà tu sei diverso dai super che ha preso fino ad oggi tu sei..." 
" Lo so benissimo cosa sono non importa che lei me lo dica." Sbottò il giovane bloccando il discorso dell uomo più vecchio. " Io sono speciale, io sono un pericolo mi sono state dette così tante cose su di me che sono stufo davvero..." Ammise lasciando di stucco tutti tranne Will. 
" Puoi dirmi quello che vuoi ma la mia decisione non cambierà." Replicò duramente Alex per niente impressionato. " Voi altri andate e vedete di sistemare quei bastardi una volta per tutte." Ordinò ancora e, mentre i due super uscivano, Joseph imprecò sottovoce, e una parte di lui, scelse di fare quello che avrebbe dovuto fare fin dall'inizio.
 
 
-
 
 
Natasha guardava i mezzi blindati avvicinarsi e sorrise divertita anche dei numerosi uomini anti sommossa e dei super che li stavano accompagnando.
 " Sei pronta sorella?" Domandò Ezechiel chiudendo il libro che aveva tenuto fino a quel momento in mano e fissando i mezzi che si fermavano e facevano scendere quegli agenti armati fino ai denti.
 La donna sorrise e, allungando la mano, formò una spada fatta d'energia.
" Sempre pronta a portare caos." Rispose eccitata e pregustando già le vittime che ci sarebbero state. Il fratello annuì e allargò le braccia una potente scossa cominciò a smuovere il terreno e, da essò, una barriera cristallina si formò prendendo in pieno i mezzi pesanti e facendoli ribaltare per la strada.
Natasha, di slancio si catapulto sugli agenti che, colti di sorpresa, vennero presto falciati dalla donna che, incurante delle loro tute corazzate, li tagliava comunque  a metà senza alcun problema.
 " Mi mancava tutto questo!" Gridò al fratello euforica mentre, con la lama, deviava dei proiettili per poi dirigersi verso gli agenti che sparavano.
" Anche a me sorella, anche a me." Confermò il gemello mentre, con una barriera, bloccava delle sfere di ghiaccio e dei detriti scagliati da alcuni agenti super coi loro rispettivi poteri. 

 
" Se volete farmi almeno un danno avrete bisogno di maggiore potenza." Mormorò mentre, la barriera, si sposto in avanti andando verso di loro e schiacciandoli contro un muro con inaudita violenza. 
" Anche il capo si stara divertendo?" Domandò Natasha mentre smuoveva la mano intrisa di sangue per pulirsi.
Ezechiel guardò verso la massa oscura  che, inesorabile, continuava ad avanzare mentre alcuni edifici crollavano e le grida si facevano più vicine. " Si, credo proprio di si." La rassicurò lui mentre continuava a premere per schiacciare i due agenti che ormai sembravano solo poltiglia. 
 
 
-
 
 
Sergeì camminava tranquillo lungo il marciapiede davanti a lui con l'oscurita che, continuamente, assorbiva tutto quello che trovava per il suo cammino doveva rafforzarsi infondo, se quello che si diceva era vero, quel tipo era sul serio una minaccia forse anche per uno come lui.
 
 Sentì un gran numero di passi avvicinarsi e, con calma, alzò lo sguardo trovando, di fronte a se, una ventina d'agenti anti sommossa scortati da quattro super che ipotizzò essere minimo classe II. - Ci sarà da divertirsi.- Pensò sogghignando. 
 
" Salve..." Cominciò a dire in tono educato.
" Come posso esservi utile?" Domandò sorridendo mentre, osservava i volti degli agenti senza potere farsi pallidi con gocce di sudore che scendevano al di la dell'elmetto.
 " Seguici alla centrale senza fare storie." Provò a dire l'agente a destra con le mani avvolte da dei globi di luce viola.
Il supercriminale lo fissò per qualche istante per poi cominciare a ridere di gusto facendo rimbombare la sua voce nelle orecchie dei poliziotti che aveva di fronte a se.
 " Pensate davvero che una simile accozzaglia possa sul serio essere una sfida per uno come me?" Chiese cambiando tono e diventando freddo all'improvviso.
 " Credete davvero di avere una minima possibilita?!" Ruggì ancora mentre, l'oscurita cominciò a scendere dal suo corpo ricoprendo buona fetta della strada in cui si trovava.
Gli agenti cominciarono a sparare all'impazzata mentre, i tre super, si catapultarono addosso a lui sfoderando i propri poteri. Abyss sorrise mentre i proiettili, venivano assorbiti dall'oscurita lui, girando su se stesso, disperse il trio dei super sbattendoli in ogni dove e, mentre il trio si riprendeva toccò il terreno e, la marea oscura, si gettò sopra gli agenti che ne furono avviluppati e ridotti in pezzi.
 " Allora..." Mormorò ai tre che si erano rimessi in piedi con delle facce sgomente per quello a cui avevano appena assistito.
" Siete ancora così sicuri di potermi fermare?" Chiese loro Sergeì col volto sporco di sangue e con un sorriso sadico sulle labbra.
 
 
-
 
 
Angel osservava dall'alto dei cieli quello che stava succedendo. Ovunque caos e distruzione sembravano imperversare qua e la. Nonostante l'intervento dei suoi colleghi ancora sembrava impossibile riuscire a gestire tutto quel trambusto portato da criminali e non.
 La radio cominciò a gracchiare e subito si porto all'orecchio la trasmittente. " Angel mi ricevi?" Chiese la voce inconfondibile di Will che fece sussultare la donna in volo che non si aspettava la sua entrata in scena.
 " Si, ti ricevo forte e chiaro Tempest." Replicò con un tono freddo la donna. " 
" So perfettamente di essere stato una testa di cazzo in questo periodo e mi dispiace, ok?" Dichiarò l uomo al di la della trasmittente e con un leggero affanno visto che stava correndo per la strada. " Ma, adesso, mettiamo da parte quella discussione ho bisogno che tu mi faccia un favore."  Aggiunse mentre, per un soffio, evitava un'auto che era volata verso di lui. 
" Che genere di favore?" Chiese lei di rimando. 
" Ho bisogno che mi trovi Abyss." Mormorò semplicemente lui con un'idea folle ma, al tempo stesso, la sola possibilità che avevano mentre colpiva con un pugno il super avversario abbattendolo in mezzo alla strada. 
" Non dirai sul serio..." Commentò Angel facendo una virata in aria.
 " Sono serissimo invece." Replicò lui mentre, con attenzione, schivava i colpi di una super che era sbucato dal nulla e lo stava attaccando con raggi d'energia violacei.
 " Will..." Cominciò a dirgli lei seria. " Capisco il voler rischiare la propria vita ma così stai esagerando." Mormorò convinta di quello che stava dicendo. Abyss era troppo e perfino lui lo sapeva come poteva tentare una cosa simile? 
" Non abbiamo altre scelte tattiche..." Replicò lui convinto aumentando la potenza dei generatori e spiccando un balzo verso il nemico con una velocità superiore. " Joseph è stato confinato in centrale e, al momento, non ci sono altri super in grado di reggere il confronto con lui..." Aggiunse mentre, con una ginocchiata, colpiva il busto della donna facendogli emettere un grido strozzato mentre andava a terra.
 " Io sono l'unica scelta possibile." Concluse mentre riprendeva fiato.
 " E se io non volessi dirti dove si trova?" Dichiarò l'agente. 
" Allora saresti un incosciente come lo sono stato io nelle ultime settimane." Ammise semplicemente lui in quel momento di riposo che si era guadagnato. 
Angel sospirò rassegnata sia dalla testardaggine del collega sia, dal fatto, che sapeva benissimo che non avrebbe impedito a lui di combattere contro quel mostro. 
" Avevo pensato anche io di cercarlo devo essere sincera." Borbottò la donna alata mentre sfrecciava a velocità sostenuta. 
" E dove si trova? Se sei riuscita a vederlo." Disse di risposta lui riprendendo la marcia lungo la strada. 
" Vedo dell'oscurita verso la piazza centrale. Ma non so dirti se sia solo o no." Annunciò la donna. 
" E' un rischio che dovrò correre allora." Rispose Will intuendo la zona dove doveva dirigersi e cominciando ad andare a tutta velocità. 
" Sta attento." Mormorò con una voce flebile la donna nascondendo la preoccupazione.
 Will non rispose ma aumentò il passo tutto era di nuovo sulle sue spalle e, questa volta, non avrebbe fatto errori.
 
 
-
 
 
Sergeì era visibilmente annoiato. Alzò lo sguardo verso le carcasse dei mezzi che aveva distrutto e dei corpi ormai morti che continuavano a gocciolare sangue.
 - Fin troppo facile.- Pensò fra sè e sè rigirandosi fra le mani quella che sembrava una moneta presa da un portafoglio. - Quanto caos dovrò ancora fare prima che esca fuori a giocare?- Riflettè dubbioso su quello quando, all'orizzonte, vide apparire una figura massiccia. 
 
Con calma si alzò dal suolo e si stiracchio le ossa. " Bene una nuova vittima..." Dichiarò mentre il tizio si metteva davanti a lui a breve distanza. " Come ti chiami?" Chiese notando l'espressione decisa di quel tipo che, gli sembrava, diverso da quelli arrivati prima.
 " Sono Tempest devi sapere solo questo." Annunciò Will studiando il suo avversario e vedendo il grado di distruzione che aveva portato fino a quel momento in tutta quella parte della città.
 L'espressione di Sergeì cambio vistosamente a sentire quel nome. " Quindi sei tu il grandissimo figlio di puttana che ha portato tutto quel caos in uno dei miei magazzini..." Dichiarò avvicinandosi a lui muso a muso.
 " Già, direi proprio di si..." Rispose Will senza abbassare lo sguardo ma sfidandolo apertamente. " E adesso..." Cominciò a dire mentre stringeva il pugno destro. " Farò lo stesso con te." Concluse sferrando un micidiale diretto a distanza ravvicinata che Sergeì evitò per un soffio e, a cui subito, rispose con un sinistro. Will lo deviò col braccio per poi rispondere con una serie di jab che, il nemico, cominciò a parare oppure a scansare con abilità.
" Vuoi fare sul serio oppure vuoi ancora combattere come una fighettina?" Gli domandò Sergeì distanziandosi e attaccando stavolta con un pugno intriso di oscurita e costringendo Will a rotolare a destra per evitare di essere preso in pieno.

 
 " Volevo solo capire se la tua fama era meritata." Borbottò l'agente pulendosi la divisa.
 " E lo è?" Domando sorridendo Sergeì. 
Will azionò i generatori. " Direi di si." Replicò lui spiccando un balzo.
 
 
Tempest si catapultò addosso ad Abyss come una furia mirando alla testa con un pugno elettrico. Il criminale sorrise divertito e alzò la mano sinistra intercettando il pugno a pochi millimetri dal suo volto. 
" Non te l'hanno detto?" Chiese mentre l'oscurita assorbiva la carica elettrica sotto gli occhi allibiti del poliziotto.
" Posso assorbire qualunque attacco d'energia." Dichiarò colpendo con un potente calcio l'addome del super agente e mandandolo all'indietro di qualche metro per poi inseguirlo per continuare l'assalto. Tempest si mise in posizione di guardia e deviò il pugno scuro del suo avversario per poi sferrare un veloce manrovescio che prese di striscio la testa di Sergeì che, senza timore, allargò la mano da cui un getto scuro cominciò a uscire. Will, allarmato, aumento il voltaggio riuscendo all'ultimo istante a scansare l'attacco spostandosi sulla sinistra e contrattaccando con un calcio alto diretto al fianco che, il nemico, fermò con l'esterno del braccio sinistro assorbendone così l'elettricita e costringendolo a retrocedere per non subire altri colpi puliti da una rapida scarica di pugni. 
" Lo devo ammettere..." Mormorò Sergeì scuotendo il braccio che gli faceva male. Il suo potere era stato troppo lento per coprirlo e quindi aveva preso una parte del danno. 
 " Tra i tizi affrontati fino ad ora sei tra i più forti almeno per il momento." Concluse  compiaciuto prima di gettarsi di nuovo verso Will che gli ando incontro col pugno destro in avanti. Abyss lo bloccò con facilità e ricambio con un sinistro che Will parò cominciando a stringere in una prova di forza cercando di schiantare al suolo l'avversario per sopprafarlo. 
- Ho bisogno di più potenza.- Pensò Will aumentando la carica e spingendo in basso il suo avversario che, per niente impressionato, ingigantì la sua oscurita rimettendosi allo stesso livello di Will rimasto di sasso e con un ghigno sul viso che non preannunciava niente di buono. 
 " Credi davvero di essere in grado di resistermi?" Gli chiese il boss criminale mentre, la corrente, cominciò ad essere assorbita dalle mani oscure. La presa di Will si fece meno forte e, a un certo punto, Sergeì lo sollevò con facilità per poi sbatterlo al suolo con inaudita violenza e sempre tenendolo per entrambe le mani.
 " Ti piace l'asfalto?" Gli domando ridendo prima di risollevarlo e notando il viso mutato in una maschera di sangue. " Oh ti sei fatto male come mi..." Prima che potesse finire la frase Will si svegliò di getto colpendo con una testata il volto di Sergeì e, ancora imbambolato, lo prese in pieno petto con un calcio a piedi uniti riuscendo a mandarlo al tappeto e liberandosi dalla presa in cui era stato fermato. 
 
" Che sei mia suocera? Parli davvero troppo." Sbottò togliendosi il sangue dal naso. Quel colpo lo aveva sentito e anche fin troppo bene. - Devo stare in guardia.- Riflettè l'agente notando Sergeì rimettersi in piedi del tutto illeso e con due occhi inferociti che lo fissavano.
 " Pensavo di poter giocare con te ancora un altro pochino ma, a quanto pare, mi sbagliavo..." Commentò mentre il nero tornava a ricoprirlo quasi su tutto il corpo. Will contraccambio ricoprendosi di corrente e sentendo un lieve torpore dovuto all'energia che lo ricaricava e che curava, almeno in parte, quegli urti.
I due si buttarono di nuovo l uno contro l altro ma, il criminale, allungò la materia nera avvolgendo il braccio del poliziotto la cui corrente scomparve nel nulla e poi, con slancio, si catapultò su di lui colpendolo in pieno viso con un potente destro. Will barcollò per qualche istante cercò di contrattaccare ma, Sergeì, più rapido, lo prese con un secondo pugno allo stomaco facendogli finire in gola quasi un polmone vista la potenza di quel destro.
 " La mia oscurita non serve solo per proteggermi e assorbire cose ma posso anche lanciarla in un certo raggio d'azione. Avresti dovuto venire preparato." Gli spiegò eseguendo una ginocchiata al fianco destro di Will che sentì le costole rompersi e sputò sangue mentre si accasciava al suolo. 

 
" Ha già finito boss?" Chiese Natasha seguita da suo fratello di nuovo tornato al suo libro. 
" Già, anche se non è stato molto difficile." Ammise dando un calcio all'addome di Will che si rigirò sulla schiena cercando aria.  
" Ma è il famoso Tempest? Non era un classe III come lei?" Domandò incuriosito Ezechiel sedendosi sopra una macchina rimasta illesa nello scontro. 
" Lo è eccome. Se lo affrontavate voi vi avrebbe sconfitto ma, per sua sfortuna..." Sollevò la testa di Will. " Ha trovato sulla sua strada me." Concluse ributtandolo giù con violenza. 
" Che ne facciamo di lui?" Chiese Natasha con le braccia attorno al petto. Sergeì cominciò a pensarci quando, qualcosa, attirò la sua attenzione in cielo. Era una figura longinea con  candide ali bianche come la neve che sembrava sorvolare il punto in cui si trovavano con interesse. 
Sorrise pregustando quello che avrebbe potuto fare.
" Natasha, Ezechiel..." Cominciò a dire indicando la figura che volava in alto. " Buttatela giù." Ordinò a bassa voce ma serio in viso prima di mettersi seduto a terra davanti alla figura di Will ancora agonizzante. 

 
" Sei stata una grossa spina nel fianco..." Cominciò a dirgli mentre i due fratelli si mettevano a lavoro. " Hai distrutto uno dei miei magazzini e fatto arrestare un sacco dei miei di recente. Senza contare le altre volte che ti sei messo in mezzo..." Prese  a dirgli distogliendo la sua attenzione da quello che, i suoi sottoposti, stavano facendo.
" Ho giurato, a me stesso, che se mai ti avessi affrontato e ti avessi sconfitto ti avrei fatto pagare caro per quello che mi hai tolto..." Continuò con un tono freddo quasi glaciale.
 " Se non posso toccare la tua famiglia allora toccherò quello che si avvicina di più ad essa." Concluse con un sorriso divertito sulle labbra mentre, una figura alata, cominciava a discendere in picchiata. Will alzò lo sguardo e inorridi. Angel stava precipitando arpionata da quella che sembrava una spada d'energia sull'ala destra e stava per schiantarsi al suolo. Provò ad alzarsi ma non ci riusciva le gambe non gli reggevano in quel momento. 
" Vorresti salvarla non è vero?" Gli domandò incuriosito il criminale mentre l altro cercava di muoversi a mettersi in piedi. " Purtroppo però non puoi..." Continuò a dire Sergeì dandogli una pedata sulla schiena e mettendolo giù poi, alzò la mano destra su cui si formò un globo nero. " Ma io posso." Commentò ridendo prima di scagliare la sfera verso Angel e asportandogli parte del braccio e dell'ala proprio nello stesso istante in cui stava per toccare terra impendogli così di schiantarsi e Will gridò mentre, la splendida ala perdeva le sue piume ricoperte di sangue.  






ANGOLO DELL AUTORE: Eccomi spero che questo capitolo vi sia piaciuto devo dirlo mi sono impegnato al massimo per mostrare una buona lotta spero di esserci riuscito.
Ammetto di essere stato infame con Will e Angel ma purtroppo dovevo ahaha. Nel prossimo capitolo :) metterò le schede dei tre supercriminali così per darvi un'idea migliore.
Alla prossima e grazie a chi legge e recensisce.

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Capitolo 42
*** 42 Sconfiggere i propri demoni ***


 
 
Justice indossò la corazza con gesti esperti e veloci. Visto quello che stava succedendo era l'occasione giusta anche se in anticipo rispetto a quando aveva pensato di agire.
 - Devo sbrigarmi.- Pensò fra sè e sè non aveva tempo da perdere. 
" Sapevo di trovarti qui." Mormorò Karen scendendo di corsa le scale a piedi nudi. " Stai andando la fuori non è vero?" Gli chiese ancora la donna mentre lui finiva di fissare il gambale sinistro che si illuminò per un'istante. 
" E' l'occasione perfetta..." Rispose semplicemente lui. " Con una crisi così sicuramente uscirà allo scoperto e allora io lo attaccherò." Rispose convinto voltandosi e trovando il volto di Karen a pochi millimetri dalla sua bocca. " Ti prego ripensaci." Lo supplicò lei. Lui la strinse facendo attenzione a non farle male visto che indossava la corazza. 
" Tornerò da te. Te l'ho promesso ricordi?" Le disse con un sorriso tirato. 
" E quando tornerò c'e ne andremo da questo paese." Affermò ancora lui sicuro prima che la donna potesse rispondere le sue palpebre si fecero pesanti e, prima che cadesse al suolo, Justice la prese al volo.                        
   " Scommetto che saresti voluta venire con me. Proprio per questo ti ho addormentato..." Le sussurrò piano mentre la metteva a terra con delicatezza. " Tornerò a più tardi Karen." Disse prima di mettersi il casco per poi avviarsi verso la sua ultima caccia. 
 
 
-
 
 
Steve si riempì il bicchiere per la terza volta fino all'orlo. Ormai, la bottiglia, era quasi vuota. Il caos che stava succedendo non lo riguardava e nemmeno fermare quel fottuto tizio ormai gli interessava che facesse quello che voleva. 
 
" Sul serio non ti importa più niente?" Chiese una voce inconfondibile per lui alle sue spalle. 
" No, non me ne importa più niente. Nel del caso e nemmeno di altro. Che vada tutto al diavolo." Replicò più che sicuro mentre si girava trovandosi lo spettro di Matthew col foro di proiettile sulla testa. 
 " Ti sei ridotto proprio male eh." Gli mormorò lo spettro ridendo e avvicinandosi a lui.
 " Senti chi parla." Borbottò mentre quello si metteva accanto a lui come se nulla fosse. 
" La devi smettere di fare così..." Cominciò a dire Matthew serio in volto. " Che senso ha tormentarsi? Che senso ha allontanarsi da tutti e vivere in questo modo?" Gli chiese mentre l altro non rispondeva ma faceva finta di nulla. 
" Tutti noi commettiamo errori, tutti noi, almeno una volta nella propria vita, arriviamo a un momento di smarrimento dopo aver compiuto una tale colpa che consideriamo insanabile..." Continuò a dirgli sempre senza ricevere risposta. " Ti devi perdonare e andare avanti non puoi vivere in questo tormento." Concluse lo spettro. 
 
" Dimmi come posso andare avanti?" Gli chiese dopo qualche istante di silenzio. 
" Come posso scordarmi che ho ucciso il mio miglior amico e ferito a morte in questo modo anche la donna che amava? Vivere con un simile fardello non sarà mai facile sono colpevole e lo sarò sempre." Mormorò ancora conscio di come, ognuna di quelle parole, lo facesse stare ancora più male con ancora più voglia di bere. " Hai ragione..." Concordo Matthew. " Sarai sempre colpevole di quello che hai fatto questo è verissimo però..." Mormorò ancora. 
" Lo Steve che conosco non si sarebbe messo a piangere come una mammoletta. Avrebbe reagito e si sarebbe rimboccato le maniche facendo quello che ha sempre saputo fare..." Continuò a dire. 
" E cosa saprei fare di così eclatante?" Chiese in parte incuriosito.             
 " Lottare nonostante tutto..." Affermò. " Non buttarsi giù per una colpa. Puoi rimediare e fare la differenza una vita per una vita ricordartelo sempre amico." Concluse rialzandosi dalla sedia. 
" E' giunto il momento che, io e te, ci salutiamo qui..." Mormorò ancora Matthew. 
" Sul serio non ti vedrò più?" Chiese rattristato Steve con le lacrime che cominciavano a cadere. " Sono stanco di tormentarti, stanco di averti asfissiato così con la mia presenza..." Gli spiegò lui. " E' l'ora di andare avanti e, ho deciso, che se tu non ti vuoi muovere sarò io a fare il primo passo. Addio Steve abbi cura di te." Concluse mentre, la sua figura, cominciò a sparire lentamente regalando all amico, un sorriso prima di scomparire per sempre.
 
Quando Steve si svegliò si ritrovo disteso a terra con gli occhi rivolti verso il soffito scrostato del suo appartamento. Ripensò a quello che era successo e a tutto quello che aveva fatto in quelle settimane e a cosa aveva affrontato. Gli arrivò alla mente tutto il team  poi Jennifer e infine quel killer pazzo che lo aveva suonato come un tamburo. 
- Sarei buono solo per lottare eh...- Riflettè mentre le parole di quella visione riaffioravano alla mente. Si rimise in piedi poi, presa la pistola sul tavolo,  la caricò. 
" Anche da morto continui a essere il più sveglio fra noi due." Mormorò prima di avviarsi verso la città aveva un killer da catturare e un debito di vita da saldare.
 
 
-
 
 
Si trovava in un luogo buio e pieno d'ombre. Karen avanzava coi piedi di piombo in quell'oscurita così fitta e spettrale attorno a se non vedeva che macerie non vedeva altro che distruzione provocata da qualche cataclisma. 
 
- Dove mi trovo?- Pensò fra sè e sè spaventata ma continuando ad avanzare alla ricerca di una via d'uscita che sembrava non esserci. Si ricordava del bacio scambiato con Justice prima che partisse e poi aveva un vuoto totale. Dalla nebbia vide una figura snella iniziare a formarsi via via che quella si diradava e, non appena quella coltre si sollevò, rimase sgomenta.
 
 Quella donna che gli stava sorridendo era proprio lei. " Ben arrivata." Disse la sosia col sorriso sadico sulle labbra. 
" Tu chi sei? E dove siamo?" Chiese come un fiume in piena Karen che, dentro di se, sapeva perfettamente qual'era la risposta a entrambe le domande. Lei rise in un modo che le fece accapponare la pelle facendogli venire i brividi lungo la spina dorsale. 
" Sul serio non sai chi sono?" Gli domandò a sua volta smettendo di ridere. Karen non rispose non poteva crederci. 
" Sul serio non sai dove siamo?" Le chiese ancora e, nuovamente, l'altra non vole rispondere non voleva pensare a quello che stava succedendo non poteva pensare che fosse vero. L'altra sospiro quasi rassegnata dalla paura dell'altra donna.
 " Ho sempre odiato questo tuo lato pauroso e codardo che hai lo sai Karen..." Borbottò la sosia scuotendo la testa. " Io sono Knife e questa è la Nostra mente." Concluse mettendo molta enfasi sul nostra lasciando ancora più di sasso Karen. 
" Perché ci troviamo qui? Di solito ci scambiamo e basta senza nemmeno trovarci faccia a faccia io non..."  
" La vuoi finire?!" Le gridò Knife bloccando quel fiume di parole senza alcun senso che la sua doppia aveva iniziato a dirle.  
" Dio mio ma quanto cazzo parli? E' mai possibile che tu non possa stare zitta due minuti?!" Replicò ancora dando un calcio a un sasso e facendolo volare via. " Siamo qui perchè sono stufa davvero..." Commentò ancora Knife dandogli le spalle. " Ogni giorno ci dobbiamo cambiare, ogni giorno io prendo il tuo posto, tu prendi il mio e viceversa è una cosa snervante sai." Le dichiarò avvicinandosi a un palmo di naso di Karen intimidita dalla sua presenza così vicina alla sua. 
" E quindi cosa vorresti fare." Disse con un filo di voce alla killer davanti al suo naso. 
" Scegliere chi di noi deve restare e chi deve sloggiare..." Rispose semplicemente Knife. 
" Una cosa che avremmo dovuto fare molti anni fa ma che abbiamo sempre rimandato." Aggiunse.
 " Io non voglio smettere di esistere." Sussurrò Karen spaventata da quell'evenienza non avrebbe più visto Justice sarebbe stata solo un'eco in una mente piena di follia. 
" Nemmeno io se è per questo!" Replicò Knife. " Essere relegata qui, non poter fare niente perché secondo te non è giusto sono stanca di averti come coscienza, sono stanca di avere un tale peso sullo stomaco..." Commentò ancora facendo apparire delle lame tra le sue mani e direzionandole minacciose verso la doppia. 
" Ne resterà solo una qui e quella non sarai di certo tu." Mormorò con un ghigno prima di piombarle addosso con le lame in pugno. Karen, spaventata, si sposto d'istinto evitando l'attacco per poi cominciare a correre lungo la città desolata. 
 
" E' inutile che tu fugga!" Sentì gridare da Knife poco dietro di lei che la tallonava. 
" Non c'e posto qui in cui potrai nasconderti da me Karen." Le urlò ancora mentre la donna svoltava in un vicolo evitando, per un soffio, un coltello lanciato che le taglio di netto alcuni ciuffi di capelli. L'altra si trovo davanti un muro alto più di due metri che le parava la strada di fronte a se.
 
" Sei sempre fuggita dai problemi che ti si paravano davanti..." Mormorò la killer alle sue spalle tremanti. " Doveti uccidere i nostri genitori perché ci maltrattavano, ho dovuto uccidere chiunque ci sbarrava la strada verso il successo nel nostro campo e poi chiunque volesse catturarci..." Scagliò il coltello di destra che prese di striscio la guancia della chimica messasi con le spalle al muro. 
" Ho fatto questo solo per noi per soppravvivere e tu, adesso, non vorresti darmi il tuo posto? No io non ci sto." Puntualizzò ancora mentre una nuova arma compariva nella mano. 
" Io ho un motivo per vivere adesso..." Sussurrò lei di risposta convinta di quello che pensava. 
Knife rise. 
" Vorresti dire che dopo qualche giorno con lui e quella nottata tu adesso voglia vivere? Dopo che per anni hai solo voluto essere morta?!" Sbottò furiosa scagliando il coltello che colpì in pieno la coscia sinistra di Karen che si mise in ginocchio per il dolore.
 " Le persone possono cambiare e decidere da sole cosa voler diventare." Rispose ancora lei mentre si teneva il punto colpito da cui usciva sangue. 
" Mio dio quel tizio ti ha fatto il lavaggio del cervello oltre a farti diventare cotta di lui..." Commentò Knife avvicinandosi a lei e scuotendo la testa per la stupidita della sua doppia.
 " Non lo capisci..." Le sussurrò in un orecchio mentre afferrava con forza i suoi capelli facendogli male.
 " Ci sta solo usando niente di più e niente di meno..." Le mormorò ancora suadente. " Non appena avrà finito con noi ci butterà così come hanno sempre fatto tutti coloro che ti hanno conosciuto.  Solo di me ti puoi fidare come sempre del resto." Concluse con un sorriso maligno sul volto.
 L'altra scosse la testa nonostante il dolore che veniva dalla stretta della doppia.
 " No, Justice non è così dovresti averlo capito anche tu..." Replicò sicura. " Se non fosse stato diverso l'avresti già cercato d'uccidere ma, invece, non ci hai mai provato anche quando ci ha picchiate..." Disse ancora convinta. " Anche a te piace esattamente come piace a me. Noi siamo la stessa persona." Concluse. 
" Non dire cazzate!" Esclamò l'altra colpendola con la mano aperta girandole il viso. 
" Io non sono debole come te." Puntualizzò fredda. 
" Se fossi stata tu la forte perché, in questi giorni, non sei mai apparsa e arrivi solo ora che lui non c'e e sono sola?" Gli domandò a bruciapelo Karen. Knife digrignò i denti colta sul vivo. " Tu hai paura..." Mormorò l'altra per darsi una risposta.
 " Tu hai paura di lui. Perché mai una come te dovrebbe avere paura di un semplice umano?" Gli chiese notando la testa di Knife pulsare. 
" Sarà perché ti rende vulnerabile? Forse perché, di fronte a lui, ti senti spaesata e non sai cosa provi realmente?" Domandò ancora mettendosi in piedi visto che, la ferita sulla gamba, era sparita. 
" Sta zitta..." Sussurrò di rimando la killer. 
" Sentimenti come l'amore e simili non sono significativi per te non almeno quanto l'odio e la rabbia..." Le disse ancora Karen con un sorriso triste. " Per questo, quando lui ti ha detto quelle cose, ti sei sentita rifiutata per questo, nonostante tu provi la stessa cosa che provo io, hai deciso di nasconderti e rifugiarti qui..." Continuò a dirgli arrivando di fronte a lei senza alcun timore ma con un sorriso triste sul volto. 
" E anche se fosse così?!" Le gridò di nuovo di rimando ma non sortendo alcun effetto stavolta sulla doppia.
 " Non lascerò che tu prenda la superficie non lascerò che tu l'abbia vinta." Disse ancora ma con meno convinzione di prima. Karen la strinse a se lasciando di stucco l'altra. 
" Io non voglio avere la superficie..." Le sussurrò lasciando di sasso l'altra. " A lui non serve una debole come. Nonostante mi piaccia, nonostante io voglia stare con lui non è un peso come me che gli occorre..." Le spiegò con un velo di tristezza nella voce e con le lacrime che cadevano dal suo viso sapendo bene quello che stava per fare. 
" Se ci fossi stata tu non sarebbe andato da solo. Se ci fossi stata tu l'avresti forse convinto a desistere cosa che io non sono riuscita a fare..." Continuò a dire stringendo a se il doppio che ricambio con la stessa intensita e che ascoltava in silenzio per la prima volta. 
" Avrà bisogno della tua forza, della tua capacità. Non della mia." Concluse infine sapendo che, in questo modo, avrebbe dovuto rinunciare all'unica persona che, nella sua vita, l'aveva trattata come suo pari in quel breve periodo lungo quanto un respiro. 
" Ma quanto sarai sentimentale..." Borbottò Knife con le lacrime esattamente come Karen. 
" Se volevi farmi impietosire ci sei riuscita e tanto anche ma, su una cosa ti sei sbagliata..." Ammise quasi come se gli desse fastidio. " Io non sarei riuscita a fare quello che hai fatto tu per lui non sarei riuscita a svelarmi così." Disse quasi afflitta dalla capacità della sua doppia di parlare così cuore a cuore con un'altra persona.
 " Forse allora c'e solo una strada." Provò a suggerire lei sicura della sua scelta. 
" E sarebbe?" Chiese l'altra. 
" Unire le parti dell'una e dell'altra senza che, nessuna delle nostre caratteristiche vada a coprire quelle dell'altra." Le spiegò con un sorriso sincero e staccandosi da Knife. 
" Si, direi che quello la fuori avrà davvero una vita infernale con noi lo sai." Le disse la killer ridendo mentre Karen le porgiava la mano destra.       " Sei pronta?" Knife ci pensò per qualche istante che sembrava un'eternita e poi, titubante, allungò la mano sinistra stringendo quella destra di Karen.
 " Si, lo sono." Rispose anche se con una nota d'incertezza nella voce.        
 " Allora andiamo." Annunciò Karen mentre, una specie di terremoto, iniziò a smuovere tutto quello che c'era rimasto in piedi in quella città distrutta la foschia si dirado del tutto mostrando una fortissima luce che inglobo tutto quello che c'era attorno a loro.
 
 
Quando si risvegliò dal suolo si sentì diversa come nuova. Si rimise in piedi con sicurezza e si avvicinò al tavolo su cui c'era ancora il coltello del pranzo e, con qualche sforzo, riuscì a tenerlo sollevato in aria e sorrise poi, con la sinistra, tasto la bottiglia di plastica che, sotto il suo tocco, mutò in vetro. - Siamo due in uno Knife e Karen non sono più divise.- Pensò più fiduciosa che mai nelle sue capacita. E, mentre si guardava allo specchio, osservò una cosa che la colpì i suoi occhi, sempre azzurri e chiari come un mare calmo erano azzurri con un blu simile a un mare in tempesta. 




Sergei: denominato Abyss classe III ha il potere di creare vortici oscuri capaci di assorbire qualunque cosa e consumarla più ne assorbe più si rafforza. Con questo potere può sia allungarlo in un massimo di 800 metri. 

Angolo dell autore: Eccomi col capitolo 42 :) ho pensato che, una piccola pausa, ci volesse da tutte queste lotte ed eccola qua :) ci vediamo col 43 grazie a chi legge e recensisce a presto.

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Capitolo 43
*** 43 Battaglia per la città: L arrivo dei forti ***


 
 
Justice atterrò in mezzo alla strada dissestata tramite i suoi propulsori posti nella parte sotto gli stivali dell'armatura. 
- Sembra proprio una zona di guerra.- Pensò fra sè e sè mentre, con calma, camminava lungo la strada deserta e piena di distruzione. 
In quell'ambiente sembrò tornare indietro di anni a quando ancora uccideva dissidenti oppure nemici della sua patria e un brivido gli percorse tutta la spina dorsale. 
Scosse la testa più volte e poi, col tracciatore nella corazza, cominciò a cercare una fonte di potere superiore al II riuscendone a trovare tre posti a una distanza piuttosto elevata da dove si trovava lui al momento. 
- A quanto pare la festa è già piena d'invitati.- Riflettè. Stava per ripartire quando, l'allarme dell'armatura, rivelò alcune fonti di potere attorno a lui.
 - Ottimo almeno potrò vedere se funziona ancora.- Pensò fra sè e sè mentre, dalle stradine, un gruppo di quattro super uscì fuori. 
 
" Bene, bene che cosa abbiamo qui?" Domandò uno sulla destra con la mano a forma di lama da cui grondava del sangue fresco. 
" A quanto pare carne fresca anche se nascosta dentro una stupida armatura. Guarda che non siamo a carnevale." Sghignazzò una donna sopra un'auto distrutta con tra le mani alcune carte da gioco.
Mentre quelli parlavano Justice guardò l'armatura mentre analizzava gli avversari attorno a lui cercando di carpirne i punti deboli così da rafforzarsi. 
" Ehi, stanno parlando con te stronzo! Sei sordo per caso?" Gli urlò il terzo mutato in una specie d'orso grizzly e che, di gran lunga, superava la stazza degli altri tre.
 " Al diavolo ragazzi..." Cominciò a dire il quarto con, sopra gli occhi vermigli, un paio d'occhiali scuri. " Facciamolo fuori e festa finita." Dichiarò prima che, dai suoi occhi, uscisse un potente raggio rosso che prese in pieno la corazza non sortendo alcun effetto. Mentre i quattro rimanevano straniti Justice sorrise compiaciuto. - Vediamo se mi ricordo come si fa.- Pensò iniziando ad avanzare verso il tizio dagli occhi vermigli. 
 
 
" Che cazzo aspettate? Dategli addosso?!" Tuonò lui scuotendosi e incitando gli altri tre a farsi avanti. Il primo ad attaccare fu quello mutato in orso che caricò Justice a testa bassa venendo bloccato con una sola mano per la testa.
 " Patetico..." Dichiarò Justice aumentando la presa sopra la pelliccia e sollevando come un fuscello l'animale e scagliarlo contro la macchina su cui si trovava la donna che, senza preoccuparsi, lanciò alcune delle carte da gioco che cominciarono a bersagliare il killer senza riuscire a perforare l'armatura nonostante, non appena toccasserò terra, riuscissero a sfaldare la strada come se fosse burro.
 " Vediamo come te la cavi con questo!" Urlò alle sue spalle il quarto con le mani trasformate in due lame ma, prima che potesse sfiorarla, Justice si girò di scatto bloccandolo immediatamente per il collo e alzandolo da terra.
 " Tu sei il primo." Annunciò mentre, con un semplice movimento della mano, spezzò il collo all'avversario il cui corpo rimase inerte e immobile come quello di una bambola. 
" Maledetto!" Ruggì l uomo a forma d'orso caricando di nuovo verso Justice e pronto al balzo. Con rapidita Justice si liberò del cadavere che aveva tra le mani e, mettendo in avanti la mano destra, uscì fuori un'arma da fuoco e, bersagliò in pieno il petto dell uomo sfondandoglielo e disperdendo le viscere che uscivano fuori come caramelle in una pignata.
 " Due andato..." Mormorò ancora avanzando mentre il secondo tornava umano e col sangue che impregnava ormai la strada. 
" Chi cazzo sei tu?!" Urlò il capo mentre, dai suoi occhi, un potente getto d'energia usciva diretto verso Justice che, sollevando la mano sinistra, si vide formarsi uno spesso scudo e continuò ad avanzare.
 " Io non ho un nome che ti debba interessare..." Gli rispose mentre, con calma, continuò la sua avanzata incurante dei colpi che stava ricevendo da entrambi gli assalitori.
" La sola certezza che devi avere..." Continuò a dire afferrando entrambi per il collo e sollevandoli da terra con semplicità. " E' che state per morire." Concluse per poi sbatterli al suolo con una violenza inaudita uccidendoli sul colpo e spappolando le loro teste sulla strada.
Una volta visto i due senza vita lasciò andare i due cadaveri e guardò la strada davanti a se notando alcune auto che stavano arrivando a sirene spiegate. Sorridendo si mise in posizione era il momento di portare ulteriore caos.
 
 
-
 
 
Joseph camminava lento per le strade del centro ormai distrutte qua e la vedeva fuochi sparsi di auto incendiate oppure edifici ridotti a cumoli di macerie e corpi a terra di civili e non privi di vita.
 
 - Stanno facendo tutto questo per trovare me?- Pensò inorridito da quello che stava succedendo di fronte a lui e con la rabbia che stava salendo. Aveva deciso di andarsene di soppiatto dal dipartimento al diavolo quello che diceva Alex non sarebbe rimasto con le mani in mano non questa volta. 
A un certo punto avvertì un forte boato e, da una stradina laterale, un colosso alto più di cinque metri vestito con una tuta elasticizzata si palesò con, tra le mani, quella che sembrava la refurtiva di una rapina andata bene. 
 
" Credo che dovresti mollare la refurtiva amico!" Gli gridò con quanto fiato aveva in gola sorprendendo sia il gigante che altri tizi che erano attorno a lui. 
" Cosa hai detto moscerino?" Gli domandò con una voce così potente da fraccasare i timpani a chiunque fosse nei paraggi. 
" Ho detto..." Ripetè il ragazzo mettendosi con le mani lungo i fianchi. " Che dovete mollare quello che avete rubato." Concluse senza alcuna esitazione e uno sguardo che, per un'istante, fece dubitare il gruppo che aveva davanti.
 " D'accordo la mollerò allora." Rispose quello con un ghigno sul volto per poi lanciare, a tutta velocità, la cassaforte addosso a lui che la bloccò come se nulla fosse nonostante il peso e la velocità lasciando il gruppo di sasso. 
" Vuoi vedere che tu sei quel tipo..." Mormorò il gigante sorridendo e non ricevendo risposta da Joseph che poso la cassaforte a terra.
 " Se ti porto dal capo mi ricompenserà più che mai!" Ruggì euforico scagliando su di lui, un gigantesco pugno che, Joseph, bloccò con la sola mano destra.
 " Se sai dove sta il tuo capo allora..." La mano destra si riempi di fuoco che cominciò a ustionare l'avversario. " Dimmi dov'è." Concluse prima di gettarsi su di loro come una furia.
 
 
-
 
 
Sergeì se ne stava con, ancora tra le mani, i pezzi di ala che aveva staccato dal corpo di Angel che, ancora a terra, continuava a sanguinare copiosamente dalla schiena. 
 
" Sei un bastardo!" Ruggì con rabbia Will cercando di alzarsi ma venendo rispedito al suolo da una barriera di Ezechiel. 
" Non ti preoccupare..." Cominciò a dire il boss gettando via i resti di quelle candide ali. " Presto arriverà anche il tuo turno." Confermò cominciando a ridere.
 Will stava per replicare quando, un rimbombo, scosse l'area circostante e qualcosa sfrecciò così veloce da prendere in pieno Sergeì nello stomaco e sbatterlo contro l'altra parte della strada. A quella vista, i gemelli corsero verso il boss che li scostò malamente e col vestito rovinato nel punto appena colpito. 
 
" Allora..." Cominciò a dire Joseph con tono serio mettendosi davanti al trio coprendo così la figura ferita di Will dietro di se rimasto di sasso. 
" Chi vuole essere il primo?" Domandò sorridendo e col fuoco attorno ad entrambe le mani. 
Sergei sputò a terra un grumo di sangue riconoscendo la figura del tizio che stavano cercando.
" Natasha, Ezechiel attaccate questo buffone." Ordinò l uomo serio in viso. 
Nella mano destra di Natasha si formò una spada di luce vermiglia.
 " Sarà fatto capo." Disse prima di lanciarsi verso il giovane a tutta velocità. 

Joseph scansò l'affondo sparendo per poi apparire alle spalle della donna con una sfera di fuoco ma, prima che potesse attaccarla, una barriera si frappose bloccando il colpo e rimandanglielo addosso. Spintò all'indietro dal contraccolpo si indurì nel momento esatto in cui, l'attacco di Natasha, sopraggiunse prendendolo di striscio sul fianco e aprendo una piccola ferita nonostante l'indurimento. 
" Fa male?!" Esclamò alzando la mano sinistra e sparando un raggio concussivo con cui allontanò la donna di qualche metro. Il fratello attaccò in quell'istante Joseph con una barriera per schiacciarlo ma, il giovane, reagì con un potente pugno destro incrinando lo scudo e cercando, con un sinistro, di colpire il suo nuovo avversario che, spostandosi sulla destra, si scosto facilmente sfoderando un sinistro ricoperto di una spessa barriera che prese in pieno il più giovane mandandolo al di la della strada. Natasha si fece di nuovo  avanti con la spada in mano ma, un onda d'urto, la prese rimandandola all'indietro di nuovo. Joseph inglobò la mano destra con delle fiamme e le lancio verso di lei ma, un gorgo oscuro, assorbì il calore.
" Risparmia questo per accendere una candela ragazzino." Mormorò Sergei scagliando un potente raggio oscuro contro di lui. Allarmato spalancò le braccia e, una barriera di cristallo, si formò fermando il colpo ma sbalzandolo all'indietro di qualche metro.
 " Che c'e eroe? Non riesci a reggere il confronto?" Lo canzonò Ezechiel andandogli davanti. Joseph creò un vortice di ghiaccio. Il rosso sorrise mentre, la sorella, si porto davanti a lui e, con la spada, tranciò di netto il vortice. 
" Ops, che sbadata." Disse ironica preparandosi a colpirlo con la spada ma, prima, Joseph sparì nel nulla per poi apparire sopra di lei con una sfera di fuoco. 
" Ci hai già provato ricordi?"  Gli rammentò la donna alzando la spada che colpì il nulla.
 " Lo so, proprio per questo faccio così." Gli rispose lui sotto di lei prendendola in pieno con il colpo d'energia e scagliandola via.
 " Finalmente fai sul serio!" Urlò euforico Sergeì travolgendolo e sbalzandolo via con un semplice attacco di forza bruta che lasciò stupito il super più giovane.
 " Vediamo come te la cavi con questo." Disse ancora creando un colossale vortice scuro che, a tutta velocità, si dirigeva verso di lui. Joseph unì le braccia da cui si formò uno spesso muro cristallino che, per qualche istante, sembrò arginare la marea nera che continuava a sommergere la sua difesa e un pensiero arrivò nella mente del giovane super questa lotta sarebbe stata davvero dura.  
 
 
-
 
 
Will, avendo campo libero, si rimise in piedi cercando di riprendere fiato e, non appena notò il corpo di Angel che respirava sempre più a fatica, corse verso di lei allarmato. 
" Ehi Angel." Mormorò scuotendola preoccupato e non ricevendo alcuna risposta visto lo stato in cui versava e sentendo quel flebile respiro. 
" C'e qualcuno in ascolto?!" Tuonò dentro la ricetrasmittente che prima era di Angel visto che, la sua, era stata distrutta. " Ho un'agente ferito gravamente sulla quinta strada parallela alla settima. Mandate dei soccorsi chiunque sia all'ascolto." Ordinò perentorio. " Tenente Tempest al momento, le nostre forze, stanno trovando un'ostacolo a poca distanza da voi..." Gli comunicò la voce di Mimic dall'altra parte e con un leggero affanno.
" Che sta succedendo ancora?!" Sbottò confuso.
" Un tizio con una spessa armatura nera sta uccidendo chiunque si avvicini verso la vostra posizione. Stiamo cercando di fermarlo ma, nessuno ci riesce." Gli spiegò brevemente. Will fece due più due e capì chi fosse.
 " Da ordine a chiunque di non avvicinarsi a quella strada. Prendete la strada parallela e fate il giro ma state comunque attenti." Ordino ancora prima di chiudere la chiamata.
 Un lampo che divise le nubi poco lontano fu un segno di quello che doveva fare e, stringendo i pugni, si diresse verso lo scontro che stava infuriando poco lontano non avrebbe lasciato quello stronzo impunito.
 
 
-
 
 
 
Joseph era a terra col fiatone. Cercare di respingere quel colpo concentrato era stata una pessima idea avrebbe dovuto spostarsi. Del sangue sgorgava dalla sua testa e bagnava il pavimento del negozio in cui era entrato sospinto da quella potente onda inarrestabile.
 
 - Quando è stata l'ultima volta che sono stato sbattuto così forte a terra?- Pensò mentre strisciava con le mani sul duro pavimento del negozio poi trovo risposta mai. 
Da sempre era riuscito a trionfare in ogni scontro anche solo con un semplice potere e, adesso, cosa doveva fare?  Non appena alzò la testa incrociò lo sguardo con alcuni clienti spaventati che, da dietro gli scaffali, si stavano nascondendo impauriti da tutto quel caos che imperversava al di la di quelle porte. 
Stava per dire qualcosa quando, un ombra scura, lo afferrò per il piede destro e lo trascinò con velocità fuori facendolo finire contro il muro di un altro edificio e facendogli avvertire il rumore delle sue ossa che scricchiolarono.

Sergeì e i gemelli si avvicinarono a lui sorridendo. 
" E' tutto qui il tuo potere grande eroe?" Gli domandò il criminale ironico.
 " E' qui la potenza massima del più grande classe III del paese?" Chiese ancora gettandolo al suolo come un pupazzo. " Mi aspettavo una vera sfida credo proprio di essermi sbagliato di grosso..." Aggiunse ancora avvicinandosi a lui.
" Lo sai, sei stato una vera spina nel fianco te lo garantisco ma..." Una sfera scura si formò nella sua mano sinistra e fece per avvicinarla al volto del giovane. " La tua vita finisce qui." Concluse facendo per far inglobare la testa dalla sfera a cui però, si contrappose una potente onda cinetica che sbalzò via il trio come se nulla fosse.
 " Non avrei voluto farlo..." Mormorò Joseph mettendosi in piedi mentre, le sue ferite, venivano guarite dal suo fattore di guarigione e i tre lo osservavano per niente impressionati. 
" Ho sempre saputo che, prima o poi, ci sarebbe stato un momento in cui avrei dovuto dare il cento percento di me stesso..." Disse ancora mentre, il suo corpo, si indurì del tutto e le sue mani furono invase da fiamme. 
" Proprio per questo non mi tiro indietro a qualunque costo!" Tuonò con occhi decisi prima di scagliarsi verso i suoi avversari.
Sergeì sorrise compiaciuto e fece mettere da parte i due fratelli con un cenno della mano e, con un pugno caricò d'oscurita, rispose a quello infuocato di Joseph senza alcun timore di quel potere contro cui stava per lottare. 
" Natasha tu e tuo fratello bloccate chiunque voglia interferire..." Le comunicò creando un nuovo vortice e spingendo via il più giovane di una dozzina di metri. "
 Questa lotta me la voglio gustare da solo!" Ruggì spiccando un balzo per poi trovarsi di fronte il pugno di Joseph pronto ad affrontarlo e che lui deviò con abbastanza difficoltà vista la sua velocità per poi reagire con una nuova ondata oscura a cui, Joseph, rispose svanendo nel nulla per comparire verso il suo fianco destro e prendendolo in pieno con una gomitata in mezzo alle scapole e sbattendolo contro un'auto parcheggiata lungo la strada. 
Sergeì si rialzò col fianco che gli doleva e sorrise al più giovane.
 " Si, adesso ragioniamo." Annunciò prima di buttarsi su di lui.
 
 
-
 
 
" Dici che siamo sulla strada giusta?" Gli chiese Shoan mentre correvano a perdifiato per lo sfracello che, poco prima, aveva provocato Joseph e di cui si vedevano i risultati composti, soprattutto, dai supercriminali che aveva abbattuto. 
" Direi proprio di si." Replicò la donna aumentando il passo. Se gli fosse successo qualcosa non se lo sarebbe mai perdonata e, sicuramente, Alex l'avrebbe fatta a fette. Stavano per svoltare l'angolo quando una donna armata di una spada lucente sbucò dal nulla pronta a tagliare la testa al più giovane e, Erika, veloce, spinse via Shoan ricevendo in pieno sulla spalla destra la lama gridando dal dolore. 
 
" Erika!" Urlò Shoan allarmato mentre l'altra cercava di tenere la spada più sollevata che poteva per impedire che penetrasse troppo.
" Va avanti qua ci penso io!" Gli ordinò di rimando calciando via la supercriminale.
 " Ti saresti dovuta spostare." Borbottò Natasha ridendo prima di rimanere di sasso mentre, la ferita di Erika, si rimarginava.
 " Tranquilla cara su di me colpì così non hanno effetto!" Esclamò Erika caricando un sinistro che prese in pieno una potente barriera che la fece andare all'indietro. 
" Stai attenta sorella credo che quella tizia non sia un'avversaria molto semplice." Dichiarò il fratello serio. 
" Non ti intromettere!" Sbottò la donna furiosa e indicò la figura di Shoan che correva nella direzione in cui era andato il boss.
" Vedi di occuparti di quel tizio sai cosa succede se il capo lo vede? Ci uccide entrambi." Gli ricordo prima di buttarsi su Erika che, con facilità, evitò l'affondo della lama per poi sferrare un micidiale gancio sinistro che, l'avversaria, scansò con facilità. 
" D'accordo, me ne occupo io." Disse intanto Ezechiel con un tono stizzito mettendosi all'inseguimento di Shoan. 
" Mi spiace per il tuo amichetto." Dichiarò intanto Natasha che, in ogni modo, impediva ad Erika di andare a prestare soccorso al collega. 
 " Non ti preoccupare..." Rispose Erika sicura staccando, senza sforzo, una portiera di un'auto e usandolo a mo di scudo.
" Il mio giovane amico sa il fatto suo e, un'po d'esperienza, non potrà che fargli bene." Aggiunse prima di buttarsi a capofitto contro la super davanti a lei. 
 
 
-
 
 
 
Joseph eseguì una potente fiammata frontale con la mano sinistra ma, Sergeì, la bloccò con un muro di oscurità che avvilluppò il fuoco e si diresse verso il giovane che, all'improvviso, svanì nel nulla per comparire poi sopra il criminale pronto a colpirlo con un'ondata di gelo dall'alto. 
 
" Ancora con questi trucchetti?" Gli domandò il criminale con tono annoiato cambiando direzione al flusso e distruggendo quell'inutile assalto e costringendo così Joseph a scansarsi per evitare di essere preso in pieno dall'ondata nera. Ma l'avversario si catapultò nel punto in cui sarebbe dovuto apparire e lo travolse con un micidiale destro gettando il più giovane al suolo per l'ennesima volta.
- Credevo che affrontandolo da solo avrei avuto più possibilità.- Riflettè Joseph che cercava di mettersi in piedi. Aveva cercato di usare tre poteri insieme ma, ancora una volta, quel tipo era riuscito a metterlo al tappeto.
 " Hai un potere formidabile, te lo concedo ragazzo..." Cominciò a dirgli mentre riassorbiva l'oscurita dentro di se. " Però, questo tuo potere, è la tua più grande debolezza..." Commentò ancora mentre Joseph si rimetteva in piedi. " Un super di classe III di solito è formato da un potere primario come questo..." Nella sua mano apparve un globo nero. " E vari secondari come forza, velocità e riflessi eccezionali ma, nel tuo caso, qualcosa è andato storto..." Disse facendo sparire il globo.
" Sei dotato di dieci poteri primari che cozzano fra loro e che, purtroppo, non riesci a usare se non due o tre alla volta..." Scosse la testa più volte. " Sei patetico..." Commentò freddo. " Coi super di altre classi inferiori puoi fare il gradasso e sconfiggerli anche usando un solo potere oppure due ma, contro quelli come me, non riesci minimamente a essere una vera sfida." Disse ancora mentre Joseph in silenzio scagliò su di lui una potente onda cinetica che lo travolse e gli fece percorrere una dozzina di metri. 

 
" Ti ho colto sul vivo eh?!" Esclamò il criminale sorridendo mentre, dalle sue mani, l'oscurita tornava a sgorgare formando una bolla per bloccare quella potente spinta. " Se solo avessi saputo usare bene tutto quel potere, se solo ci riuscissi saresti un qualcosa di inarrestabile ma, putroppo per te..." Mormorò mentre cominciava ad arginare quella spinta. " Non ne sei in grado!" Ruggì disperdendo l'attacco e facendo finire Joseph a terra sempre più furioso e frustrato di quella situazione. - Sono davvero così patetico?- Riflettè fra sè e sè il giovane notando che, la figura di Sergeì, si stava avvicinando a lui con calma. Da sempre, usare quei poteri in maniera singola gli era bastato aveva cercato di migliorare in quei quattro anni ma era davvero tutto li? Sul serio non poteva andare oltre? Questo si domandava questo lo tormentava e lo aveva fatto fuggire per cercare la risposta che, purtroppo, non aveva trovato nel suo viaggio.     
 
 " Adesso, se permetti..." Annunciò Sergeì con un globo nella mano indirizzata a lui ancora scosso da quello che stava succedendo. " Ti ucciderò così da concludere la faccenda e incassare il mio premio. Addio." Concluse ma, prima che la sfera partisse verso il bersaglio, ancora a commiserarsi, qualcosa colpì in pieno il volto del supercriminale che fu catapultato dentro un auto distruggendola. 
 
" Ehi Superior..." Mormorò con tono ironico una voce affaticata che lui conosceva fin troppo bene. " Sbaglio o avevi detto che ci avresti pensato tu eh?" Chiese Will con l'elettricita che vorticava attorno a lui e che poi si disperse
 " Purtroppo non c'e l'ho fatta..." Ammise il più giovane afflitto. " Sono stato superbo e ho fallito." Aggiunse con rammarico e con un atteggiamento che non lo faceva sembrare per niente il giovane fiducioso che Will conosceva e che, in parte, odiava.
 " Ti sbagli..." Replicò Will convinto mentre Sergeì usciva dalle macerie dell'auto senza un graffio se non il vestito strappato. " Non sei stato superbo sei solo stato vittima di quello che accade a ogni livello III che si rispetti. arrivato al suo picco ..." Gli spiegò notando la faccia furiosa del criminale.  " A ognuno di noi capita un momento in cui tutto sembra crollare addosso. La sola cosa che puoi fare, la sola cosa che devi fare assolutamente..." Disse ancora spostando la carica dei generatori a meta della potenza. " E' ricordarti chi sei e che, quando un simile figlio di puttana vuole farti sentire uno straccio tu lo devi colpire ancora più forte di prima senza sentirti inferiore perché tu non sei più debole di nessuno." Concluse per poi indicare la strada dietro di lui. 
" Sembra che anche quel pazzo assassino si sia unito alla festa e stia cercando te..." Gli disse ancora non togliendo gli occhi di dosso da Sergeì che rimaneva impassibile. " Credo che tu sia il più indicato per mostrargli cosa cazzo sanno fare gli sbirri di questo schifo di paese. Va e, almeno stavolta, cerca di non deludermi." Concluse prima di dirigersi a tutta velocità verso il criminale di fronte a lui. 
Mentre le parole di Will gli entravano nella testa guardò la strada dritta che gli aveva indicato e poi, stringendo i pugni, cominciò a correre sempre più veloce in quella direzione. Aveva perso quello scontro su tutti i fronti ma, contro quell uomo non si sarebbe arreso non avrebbe permesso all'oscurita di vincere più contro di lui.   




ANGOLO DELL AUTORE: Eccomi col capitolo 43 :) e si ritorna a menare le mani devo ammetterlo a rileggerlo a volte ero tentato di aggiungere ulteriori punti di combattimento però avevo paura di esagerare.
Grazie a chi legge e alla prossima ^_^ 

 

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Capitolo 44
*** 44 Battaglia per la citta: Battle Royal ***


 
" Prima che io inizi a pestarti dimmi..." Mormorò Sergeì ancora a distanza rispetto alla figura di Will davanti a lui. " Perché lo hai spedito laggiù? Non sai quanto sia pericoloso?" Gli domando incuriosito il criminale. 
" Al momento non sono in grado di reggere il confronto con quel tipo..." Ammise Will conscio delle condizioni in cui versava. " Se anche gli avessi detto di fuggire lui sarebbe andato comunque dritto verso il pericolo e poi, in questo momento, a parte me e lui gli altri pochi super di classe III stanno risolvendo il caos che voi e quei dannati fury avete combinato perciò lui fermerà quel pazzo e io bloccherò te." Concluse con tono serio e cercando apparire, almeno in parte, sicuro.

Sergeì sorrise quasi divertito. " Quindi sei pronto al secondo round?" Chiese ironico Sergei mentre l'oscurita gli avvolgeva completamente il corpo. 
" Stavolta non avrai scampo." Replicò convinto Will con le gambe che tremevano.
 La lotta di prima contro quei subalterni e poi contro quel bastardo lo aveva quasi sfinito ma non poteva tirarsi indietro lo doveva a Angel e aveva detto a quel pivello che ci avrebbe pensato lui e, a costo della sua vita, avrebbe mantenuto la parola data.

 
Sergei partì all'attacco per primo allungando la sua oscurita ma, Will, eseguì una giravolta e poi reagì con un diretto intriso di corrente elettrica. Il criminale, di rimando, spostò l'oscurita togliendo l'energia al pugno e beccandosi solo un colpo pulito senza corrente avendone assorbito il voltaggio. 
 
" Con questi miseri attacchi non riuscirai mai a farmi niente!" Gridò ridendo e sferrando lui un diretto verso il viso di Will che, con una velocità inumana, lo evitò quasi a rallentatore per poi contrattaccare con un sinistro che, Sergeì, parò con la sua mano nera.
 " Sei veloce questo te lo concedo ma dovresti averlo capito..." Mormorò stringendo con forza la mano facendo sussultare il poliziotto.
" Il tuo potere è inutile contro l'oscurità!" Ruggì prendendo in pieno lo stomaco di Will e facendolo ruzzolare fino a delle auto parcheggiate lungo la strada. 
" Maledetto..." Borbottò mentre si rimetteva in piedi con le gambe che gli tremavano ancora.  Sergeì ghignò e, rapido, si precipitò di nuovo su di lui.
Will alzò le braccia proteggendosi così dal pugno improvviso ma subendo comunque il contraccolpo di quell'attacco sempre più pesante e potente ogni secondo che passava. 
" Avresti dovuto lasciare che fosse quel pischello ad affrontarmi..." Disse il criminale scagliando un potente calcio destro al fianco sinistro del poliziotto e facendolo piegare in due.
" Tu sei debole." Annunciò mentre, delle ombre scure, afferravano i piedi dell'agente per poi lanciarlo con violenza contro la strada su cui si cominciò a incrinare l'asfalto e fece urlare di dolore Will che sputò sangue dalla bocca.
 " Direi che possiamo finirla qui." Dichiarò Sergeì richiamando l'oscurita che torno dentro di lui. " Sei stato un piacevole divertimento ma, adesso, devo andare a finire di spezzare le ossa a quel tizio." Dichiarò girandosi e dirigendosi verso la zona in cui Joseph si era diretto pochi istanti fa.             
" Dove pensi di andare?" Domandò Will col fiatone e annaspando mentre cercava di piegarsi e mettersi in piedi. 
 
 
 
" La nostra lotta non è finita..." Borbottò ancora il poliziotto mentre, appoggiando la mano a terra, cercava di darsi una spinta per mettersi in piedi gocciolando sangue sulla strada incrinata.  
Sergeì sbuffò infastidito. " Che cazzo devo fare con te eh?!" Sbottò circondando il braccio destro d'oscurita.
 " Ti ho sconfitto prima..." Cominciò a dirgli avvicinandosi a lui a passi pesanti. " Ho privato la tua amata collega delle sue fottute ali..." Disse ancora non notando i due generatori ormai scarichi cadere a terra.
 " E ti ho di nuovo distrutto cosa devo fare per farti smettere di rimetterti in piedi?!" Ruggì ancora mentre, il pugno oscurato, si dirigeva a tutta velocità verso il volto tumefatto di Will i cui occhi erano bianchi e quasi vitrei. Prima che quello colpisse il viso qualcosa, a una velocità assurda, spinse all'indietro Sergeì facendogli perdere terreno e lasciando stupefatto. - Ma cosa...- Pensò confuso notando, in quel momento il pugno destro del suo avversario alzato. 
 
" Ti ho preso per caso..." Disse ironico Will col fiatone mentre Abyss lo guardava storto. " Non avevi detto che i miei colpi non ti facevano niente?" Gli domandò sorridendo a malapena.         " Credo di aver capito il tuo punto debole o meglio qualcosa di simile..." Continuò a dire mentre l'elettricita vorticava attorno a lui. " Con la tua oscurita hai un fase d'offesa e una di difesa..." Mormorò mentre, sulla testa del criminale, una vena pulso. " L'ho notato perché, quando ti ho attaccato prima, hai ricevuto in pieno il mio colpo elettrico senza assorbire la mia carica come avevi fatto in precedenza perciò se non entri in modalita di difesa non puoi assorbirla." Commentò con un sorriso sul volto.
" E anche se fosse così? Cosa credi di fare eh?!" Sbottò di rimando il super.
 " Semplicemente questo." Annunco prima di spiccare un balzo verso di lui. Sergeì fece per colpirlo ma, roteando, Will scansò il colpo contraccando e prendendo in pieno il braccio alzato del criminale che rimase  ancora una volta sorpreso sentendo un dolore lancinante al punto appena colpito. - Ha aumentato il voltaggio e la velocità?- Si domandò allargando l'oscurità lungo le braccia e andando addosso come un treno a Will che fece altrettanto nonostante le ferite e la stanchezza.
 " Ti sei spinto al limite eh." Dichiarò Sergeì scagliando pugni sempre più veloci che venivano evitati dal suo avversario con una facilità disarmante e che, con un solo sinistro, lo fece arretrare di una decina di metri. 
" Sappi che, tutto questo, non ti servirà a niente!" Esclamò sfruttando la distanza per  aumentare il raggio del suo potere ovunque e cercando di arrestare i movimenti di Tempest che, come un fulmine, colpì con una ginocchiata il mento dl Abyss disperdendo buona parte del suo potere. 

" Combatti di più e parla di meno." Replicò Will che, prima di fermarsi, eseguì un secondo attacco allo stomaco del criminale spedendolo contro un lampione della luce mezzo divorato dall'oscurita dilagante. 
" Per colpa tua mi sono spinto al massimo..." Mormorò sempre più stanco per ogni secondo che passava. " Ho dovuto assorbire il carico di due interi generatori solo contro un fury  l'ho dovuto fare." Dichiarò ancora mentre Sergei si rimetteva in piedi togliendosi il sangue che gli colava dal naso ormai rotto. 
" Lo ammetto mi hai sorpreso..." Ammise mentre l'oscurita smetteva di divorare gli oggetti per circondare tutto il suo corpo come una corazza.
 " Vediamo per quanto riuscirai a resistere prima di soccombere!" Dichiarò ancora prima di fiondarsi di nuovo contro Will. 
 
 
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Shoan correva a perdifiato lungo la piccola stradina avvertendo, indistintivamente, il rumore di un onda che, implacabile, sembrava seguirlo. 
" Inutile che ti nascondi..." Disse Ezechiel tallonandolo a distanza mentre la sua barriera cinetica continuava ad avanzare incrinando muri e avvicinandosi sempre di più al giovane agente che, con un salto grazie alle gambe trasformate, arrivò fino al tetto di una casa evitando così quella barriera. 
 
" Pensi che fuggire così ti sarà d'aiuto?" Gli chiese Ezechiel eseguendo anche lui il salto per arrivare di fronte a lui e sferrando un pugno bianco che, Shoan, deviò con la mano destra per poi attaccare con un calcio diretto al fianco del criminale ma, trovando, una spessa barriera bianca, che bloccò l'attacco. 
" Pensavi che fossi come tutti gli altri cinetici." Borbottò mentre, una spinta dalla mano sinistra, sbalzò via il poliziotto facendolo precipitare verso il vuoto e finendo a terra.
 " Non male come potere..." Disse Ezechiel scendendo con grazia in mezzo al polverone creato dalla caduta del ragazzo.
" Puoi scegliere l'animale in cui trasformarti ma solo una parte di te lo può fare interessante." Commentò mentre, una mano di gorilla, sbucò dal nulla prendendolo in pieno sul volto e mandandolo a sbattere contro il muro.
 " Tu invece non puoi creare barriere se non riesci a vedere." Replicò uscendo dal polverone con la schiena dolorante.
Nonostante avesse usato il guscio della testuggine una caduta da tre metri non era certo uno scherzo perfino per uno come lui. Non potè riposarsi nemmeno un secondo visto che, una nuova barriera, stava apparendo e si dirigeva verso di lui per schiacciarlo. Rotolando la evitò spostandosi a destra dove, il pugno di Ezechiel lo stava aspettando e, d'istinto, uso la mano sinistra per deviarlo per poi colpirlo con la mano destra trasformata nel braccio di prima che ando a infrangersi contro una barriera difensiva.

" Per tua sfortuna posso rivestire anche me stesso di una spessa barriera abbastanza forte da resistere a colpi simili." Ribattè l altro mentre, una spinta, scagliò Shoan contro il muro facendogli avvertire un forte dolore alla schiena già danneggiata prima oltre al braccio che, a causa dell'urto gli doleva ed era tornato normale.
" Dovresti aver capito la differenza che c'e fra te e me..." Commentò Ezechiel convinto. " Un classe I come te non può sconfiggere un classe II come me. Rassegnati." Aggiunse creando una nuova barriera che si fiondo verso la figura di Shoan che, con due grandi alì, si librò in volo districandosi da quell'attacco che l'avrebbe ridotto a una polpetta informe visto come stava schiacciando il muro di mattoni dove prima si trovava. 
" Non sarai mai al sicuro da me!" Sentì dire da Ezechiel arrivato davanti a lui e, con inaudita violenza, lo colpì in pieno sullo stomaco facendolo iniziare a precipitare stava per toccare il suolo quando, il terreno, sembrò cambiare forma e diventare stranamente morbido.
 " Stai bene?" Chiese una voce femminile dal tono preoccupato.
 " Si, grazie mille." Mormorò lui di rimando cercando di mettersi in piedi e dando una rapida occhiata a quella donna poco più bassa di lui che sembrava aver modificato il terreno con un qualche potere. 
" Ma adesso è meglio che se ne vada." Le comunicò notando Ezechiel tornare a terra e pronto a continuare a combattere. 
" Andarmene e perché mai?" Le chiese la donna a sua volta mettendo una mano sopra la spalla di Shoan come per farlo spostare.
" Credo che questo tizio..." Replicò con una vena d'eccitazione nella voce. " Sia un buon modo per mostrarmi al mondo per la prima volta finalmente completa." Dichiarò Karen guardando con occhi di sfida il cinetico.   
 
 
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Erika si mise sulla sinistra evitando quel fendente velocissimo. Poi, con uno scatto, si porto al fianco sinistro della sua avversaria che, con una piroetta evitò il colpo pulito e cercò di contrattaccare con una stoccata rivolta al volto e, in un millisecondo, Erika sollevò lo scudo improvvisato riuscendo a stento a fermare quella spada d'energia che lo aveva trapassato come burro e che si fermo ad malapena un centimetro dalla sua testa.
" Hai davvero un potere fastiodoso lo sai?!" Sbottò eseguendo un calcio che prese di striscio la criminale che, indietreggiando, riuscì ad evitare troppi danni.
 " Anche tu altrettanto." Replicò Natasha con lo stesso tono e caricando la donna ma, stavolta, con due lame d'energia fra le mani.
" Con la tua dannata forza e quel dannato fattore di guarigione non c'e modo che io ti possa danneggiare a fondo." Disse irritata mentre, con entrambe le spade, continuava a eseguire attacchi sempre più veloci che lasciavano continue abrasioni sulla poliziotta che, in tutti i modi, cercava di evitare quei colpi sempre più veloci. " Se solo riuscissi a prenderti!" Ruggì frustrata sferrando un destro che, per poco, non prese in pieno Natasha in volto ma che sorrise. 
" Di questo passo non la finiremo mai..." Ammise sconsolata. " Dovrò ricorrere a modi estremi per ucciderti." Dichiarò mentre, la spada di luce, scomparve.
 " E quali sarebbero questi modi estremi?" Chiese Erika continunando ad attaccare senza lasciare il tempo all'altra di fare qualsiasi cosa stesse architettando.
 " Questo." Mormorò mentre, tra le sue mani, si formò una lunga e affusolata catena d'energia con, alle due estremita, due lame ricurve.
Erika si abbassò d'istinto per evitare le lame che miravano al suo collo e si allontanò.
" Se ti stacco la testa non credo proprio che riuscirai a rigenerarti." Disse sorridendo mentre, con fare esperto, continuava a far vorticare la sua arma in aria. 
 
 
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Ezechiel osservò la donna minuta davanti a se con fare sospetto. " Ascoltami bene..." Cominciò a dire notando come, l'ambiente, fosse stato modificato per favorire la caduta del ragazzo che, ancora inginocchio, cercava di riprendersi.            " Se decidi di andartene posso anche lasciarti scappare che ne pensi?" Domandò minaccioso mentre, le sue braccia si ricoprirono di uno spesso strato cristallino.
" Fammici pensare..." Rispose Karen con un largo sorriso sulle labbra e facendo uscire, dalle tasche, alcuni coltelli puntati tutti verso il criminale che li guardò piuttosto colpito. " Credo proprio di no." Concluse mentre le lame si diressero verso di lui a tutta velocità. Ezechiel creò una barriera contro cui le lame si infrassero ma, uno di quelli, riuscì a rompere la barriera e per un soffio lo colpì semplicemente allo zigomo sinistro lasciandolo di sasso. Si toccò il punto colpito da cui sentì fuoriscire alcune gocce di sangue. 

" Come diavolo hai fatto?" Domandò piuttosto freddamente e con uno strano cipiglio sul volto. " Sono una chimica..." Cominciò a dire mentre, altri coltelli, apparivano.                           
" Sicuramente i tuoi scudi sono di un materiale piuttosto resistente visto che sono in grado di proteggerti da tutti quegli assalti ma, se si crea un materiale abbastanza duro e in grado di rivaleggiare con lui..." Sorrise in modo maligno. " Diventano inutili." Concluse prima di gettarsi verso di lui con un coltello nella sua mano sinistra.
 
 " Ottima deduzione." Ammise ammirato evitando con calma l'affondo della donna e reagendo con un sinistro che Karen scansò con una giravolta per poi allontanarsi per evitare di essere schiacciata contro una barriera apparsa sopra di lei.
" Ma anche se riesci a sfondare la mia protezione dubito che riuscirai a battermi." Disse ancora andandogli addosso con impeto con un pugno cristallizato.
La donna mise davanti le mani e, il tessuto della maglia, si indurì all'improvviso riuscendo a resistere a quel pugno. " Ops forse dovevo dirti che sono in grado di modificare anche il tessuto del mio vestito in qualcosa di abbastanza resistente..." Mormorò ironica Karen di fronte alla faccia sbigottita di Ezechiel a cui scagliò contro alcuni coltelli che, a stento, lui riuscì a evitare con una capriola spostandosi sulla sinistra.
" Dovrai fare meglio di così se vuoi sconfiggermi." Dichiarò Karen spavalda mentre, col potere di Knife, cambiava continuamente la direzione delle lame che sembravano seguire il suo avversario ovunque. 
" Vuoi che mi impegni?!" Sbottò Ezechiel ringhiando e creando una barriera che sembrò bloccare la corsa dei coltelli per via dello spessore. "Allora mi impegnerò di più!" Ruggì dirigendo la barriera verso di lei e Shoan con l'intento di schiacciarli al muro.                               " Ora si ragiona!" Confermò Karen che, con un balzo, salto sopra la barriera per poi lanciare un altro coltello. Ezechiel cercò di far apparire uno scudo ma, l'arma, perforò in pieno la sua mano destra impendogli così di crearlo.  
" Troppo lento." Disse con un sorriso di scherno la donna arrivando davanti a lui e piantandogli un coltello nella gamba sinistra per farlo mettere inginocchio. Ezechiel stava per controbattere ma, prima che potesse reagire, Karen lo colpì in pieno con un calcio sulla nuca mandandolo al tappeto. " A quanto pare ho vinto." Disse quasi euforica di quel risultato che, dentro di se, non si aspettava proprio. Nella sua mente unita, adesso, c'era anche la padronanza delle abilità di Knife che, lentamente, gli stavano incrementando le doti di combattimento che la sua doppia aveva imparato.
 " Tu sei Knife non è vero?" Domandò all'improvviso Shoan rimessosi in piedi. " Quel modo di manipolare i coltelli solo lei ne sarebbe in grado." Aggiunse allarmato e preparandosi mentalmente a un nuovo possibile scontro.             " No, non sono Knife..." Rispose Karen girandosi verso di lui con sguardo serio. " O meglio diciamo che, io e la mia seconda personalita, abbiamo trovato un accordo." Spiegò sapendo bene quanto, quel discorso, fosse assurdo per qualunque persona da sentire.
Shoan stava per replicare quando, qualcosa, lo colpì in pieno all'altezza del collo facendolo cadere a terra privo di sensi. Karen vide, nell'ombra del vicolo, una figura alta e massiccia vestita completamente di nero.
" Chi cazzo sei tu?" Domandò prima che, un secondo aggressore, atterasse alle sue spalle e la colpisse in pieno sulla testa con un colpo a mani unite facendola andare a terra.

" Capo abbiamo trovato il soggetto." Confermò Bas legando le mani della donna.
" Molto bene avete recuperato anche il sangue nella casa?" Chiese di rimando.
" Si, abbiamo recuperato anche quello ma c'e un problema." Mormorò di rimando fissando Shoan privo di sensi a terra. " C'era un agente di polizia credo sia un super di primo livello che dobbiamo farne?" Chiese dubbioso su come agire.
" Un nuovo soggetto potrebbe farci comodo non appena con l altro saremmo a buon punto portatelo da me." Ordinò prima di chiudere la chiamata. Bas fece cennò al collega che, senza sforzo, sollevò la figura di Shoan e, rapidi, scomparvero così come erano apparsi.
 
 
-
 
 
Erika si abbassò di nuovo riuscendo, nuovamente, ad evitare la lama che vorticava sopra la sua testa. Natasha cambiò posizione e, l'altra lama, si incurvo mirando al basso. L'agente eseguì una veloce giravolta riuscendo a ricevere il colpo di striscio sul fianco sinistro e ad avanzare di nuovo ma, com'era stato fino a quel momento, la sua avversaria non faceva che spostarsi e tenerla a distanza mulinando le armi. 
" Mi hai veramente stancato." Borbottò Erika schivando le lame che si stavano di nuovo dirigendo verso di lei a tutta velocità. "
 Vuoi lottare a distanza allora..." Si avvicinò a un auto afferrando con forza il cofano con una sola mano. " Io farò lo stesso!" Le urlò prima di lanciare la macchina verso Natasha che di gettò cambiò la traettoria delle due lame che andarono a tranciare in due l'auto.
 " Credi che una sola auto potrà..." Prima che finisse di parlare altre auto cominciarono ad arrivare verso di lei. Costringendola a usare le due lame e a indietreggiare per scansare i pezzi tagliati.
 " Presa!" Sentì dire in mezzo a quei detriti e, prima che potesse pensare a qualsiasi contromossa, un pesante destro prese in pieno la sua mascella facendogli sputare qualche dente.
" Dici che ti basta?" Gli chiese Erika scaricando su di lei un pesante sinistro stavolta in pieno addome piegandola in due.
 " E adesso..." Prima che finisse di parlare una lancia si materializzò nella mano destra della sua avversaria che, in preda alla disperazione, cercò l'affondo alla cieca riuscendo, in parte, a prendere il fianco destro di Erika costringendola, con un mugugno di dolore, ad allontanarsi di qualche passo toccandosi il punto ferito che le bruciava.
" Dannata stronza guarda cosa hai fatto!" Gridò come impazzita Natasha nella cui bocca mancavano alcuni incisivi e, lo zigomo destro era rosso sangue.
 " Secondo me invece ho fatto un ottimo lavoro." Replicò ridacchiando Erika mentre quella la caricava alla cieca con affondi sempre più rapidi che mettevano a dura prova la sua velocità.
" Ti farò a pezzi..." Disse ancora presa dalla rabbia. 
" Non credo e sai perchè?" Mormorò Erika di rimando lasciandosi perforare la mano ma afferrando con forza il manico della lancia che sentì bruciare per via dell'energia. 
" Perché adesso ti becchi questo?!" Esclamò tirando a se ancora di più la lancia e scagliando un micidiale sinistro in pieno viso della donna che, mollando la presa, fece sparire l'arma per poi, prendersi, un rapido montante che la sollevò dal suolo prima di piombare a terra priva di sensi.
 " E questa è fatta." Borbottò Erika senza più fiato e, notando, la lenta guarigione della mano che aveva sfruttato. - E adesso andiamo da Joseph.- Pensò dirigendosi, a tutta velocità, verso dove si era diretto Shoan.
 
 
-
 
 
Sergeì spiccò un balzo scartando, per pochi millimetri, l'ennesimo pugno super veloce di Tempest che, girandosi di scatto, sfrecciò con un veloce sinistro intercettato dal pugno destro del criminale ed, entrambi, vennero sbalzati all'indietro per il contraccolpo ma, Will, caricò subito a testa bassa ed eseguì un calcio basso verso il petto di Sergeì che mettendo le mani in protezione riuscì ad evitare danni ma venne comunque sospinto all'indietro. 
 
" E' tutto inutile..." Dichiarò Abyss col viso pieno di graffi e vari lividi sul corpo nonostante fosse ricoperto da oscurita.
 " Per quanto ti impegni posso sempre e comunque assorbire la tua elettricita se riesco ad essere in difesa!" Urlò prima che, dal suo corpo, la massa cominciasse a scendere sul terreno inondandolo completamente e circondando la figura di Will il cui corpo sembrava in preda a continuì spasmi e che perdeva sangue sia dalle braccia martoriate sia dal naso.

- Non so per quanto riuscirò a reggere.- Riflettè fra sè e sè il poliziotto mentre, attorno a se, l'oscurita sembrava chiudersi come a non volergli lasciare alcun modo di fuggire.
" Con la tua velocità prima eri in grado di superare il muro di oscurita ma, adesso, non ne sarai certamente in grado." Disse compiaciuto Sergeì. Aveva usato energie che credeva inesauribili quel bastardo ci sapeva fare ma, finalmente, avrebbe potuto finirla li. " Adesso muori!" Gridò unendo le mani e, la melma scura, cominciò a chiudersi verso Will che, stringendo i denti per il dolore, spiccò un balzo in alto evitando per un soffio la presa oscura poi cominciò a farsi avanti.
Nonostante il dolore, nonostante che, quella marea nera, continuasse a provare a prenderlo sottraendogli sempre più carica elettrica continuò ad avvicinarsi alla figura di Sergeì di fronte a lui. Pensò per un'istante a Angel a quello che gli aveva fatto. Un moto di rabbia sembrò scuoterlo e ridargli un briciolo d'energia in più.

Atterrò proprio di fronte al criminale che, di slanciò, aveva caricato un potente destro. Will lo evitò per un pelo sentendo comunque il pugno premere sopra la sua spalla destra da cui avvertì il dolore del colpo che era andato quasi a segno e, caricando il suo sinistro con tutta la sua forza, colpì in pieno lo stomaco di Abyss facendogli emettere un sussulto.
 " Questo è per Angel!" Gridò con quanto fiato aveva in gola e, mentre il corpo di Abyss si inarcava verso il basso, caricò un destro e prese in pieno il volto di Sergeì sollevandolo dalla sua posizione quasi supina con un potente montante.
 " Questo è per come hai trattato Joseph." Ruggì ancora notando, con sua somma sorpresa, ancora un barlume di forza negli occhi del suo avversario che, con la sinistra, aveva caricato un pugno pieno d'oscurita. 
" E questo..." Continuò a dire mettendo tutta l'energia elettrica nel pugno destro.
 " E' per avermi costretto a usare tutto me stesso!" Concluse scagliando il pugno con tutta la sua forza e ricevendo, di rimando, il contraccolpo del suo avversario.
Si sentì sollevare da terra come se, il suo corpo, fosse stato colpito da una palla di cannone e volò per una decina di metri prima di fermarsi contro il muro di una casa sbattendo con forza la schiena ma rimanendo eretto. Anche Sergeì era in piedi il pugno era stato bloccato con la mano sinistra a mo di protezione e ormai ridotta a poltiglia vista la potenza contro cui si era scontrato.

 
 " Devo ammetterlo..." Mormorò il criminale con  affanno e col sangue che gocciolava dal suo viso ormai una maschera. " Se non avessi usato il mio potere per proteggermi mi avresti spazzato via ma..." Fece un passo avanti verso Will anche se traballando vistosamente. " Purtroppo sono ancora in piedi..." Una massa scura ricoprì le sue braccia. " Con ancora abbastanza energia per annientarti." Concluse.  Will sputò a terra un grumo di sangue. Ormai non c'e la faceva più il suo corpo era a pezzi e, se avesse assorbito un altro po d'energia elettrica, avrebbe rischiato seriamente. 
- Al diavolo tutto.- Pensò alla fine conscio dei rischi. " Coraggio fatti avanti!" Gridò con quanto fiato aveva in gola mentre Abyss si gettò su di lui con una feroce scarica di pugni a cui Tempest contrappose la sua. I pugni di entrambi andarono a segno facendoli tremare entrambi sul posto. Caricarono la seconda scarica prendendosi nuovamente in pieno ma senza mollare.
- Non ti permetterò di vincere.- Pensò Will mentre, un sinistro, prendeva in pieno la sua mascella facendolo girare di lato.
 - Non ti permetterò di rendermi di nuovo lo sconfitto.- Pensò ancora eseguendo un potente diretto sul muso di Abyss che barcollò cercando di rispondere ma venendo bloccato da un sinistro che lo prese di nuovo sullo stesso punto.
" Non ti farò reagire ne ora ne mai!" Urlò infine continuando a colpirlo finché Abyss non crollò a terra ormai privo di sensi e, non appena vide il suo rivale a terra, Will cadde nello stesso modo ormai privo di qualsiasi forza.









ANGOLO DELL AUTORE: Eccomi col capitolo 44 ^_^ spero che il rapimento a sorpresa e gli scontri vi siano piaciuti. Devo ammetterlo a rileggerlo ho avuto vari dubbi e non mi sono sentito granché all'altezza di tutta questa azione che, forse, in alcuni punti non è venuta proprio benissimo sono sicuro che avrei potuto fare di meglio.
Grazie a chi continua a leggere e a recensire ^_^ ci vediamo nel prossimo capitolo :D 

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Capitolo 45
*** 45 uomo contro super ***


 
Joseph si fermò un attimo a vedere la devastazione che sembrava imperversare in quel punto della strada: a terra vedeva agenti ormai agonizzanti e, altri, per cui non c'era più niente da fare. 
 
Un'esplosione lo riscosse da quella visione e,  dalla colonna di fumo, emerse una figura che, tra le sue mani, stringeva i corpi senza vita di alcuni agenti super che aveva massacrato senza alcuna fatica.
 
" Allora sei tu il tizio che ha ucciso tutta quella gente in queste settimane..." Dichiarò Joseph rivolto all assassino che lasciò andare a terra i cadaveri come nulla fosse.        
 " Dato che sei l'ultimo direi che posso anche confermarlo." Replicò Justice studiando l'aspetto del più giovane e rimanendo di sasso. Aveva visto i video ma si aspettava di trovare qualcuno di decisamente più grande o imponente invece era l'esatto opposto sembrava così anonimo rispetto a tutti i tizi che aveva ucciso fino a quel momento. 

" Ti rendi conto di cosa hai causato?" Gli domandò Joseph trattenendo la rabbia che ribolliva dentro più di prima. " Per causa tua la città è in subbuglio, per colpa tua in molti hanno sofferto." Continuò a dire il più giovane stringendo con forza il pugno destro preso dalla rabbia.
 " Le persone soffrono ovunque non solo qui..." Replicò l altro cominciando ad avanzare. " Non importa dove tu vada, non importa quanto pensi di essere nel giusto..." Riprese a dire Justice mentre alzava la mano destra su cui si era formato una specie di globo energetico. " C'e sempre una parte che soffre a causa nostra." Concluse scagliando la sfera a tutta velocità.
Joseph allungò le mani in avanti creando una barriera che, a stento, riuscì a bloccare l'energia e, nel fumo, Justice si fece in avanti rompendo la barriera con un potente destro e costringendo Joseph a ripiegare.
 " La tua armatura sembra piuttosto interessante..." Ammise Joseph incuriosito. " Testiamola un'po." Disse l eroe dalle cui mani eruttarono due potenti fiammate dirette verso l assassino. Il fuoco prese in pieno la corazza non sortendo alcun effetto. 
- E'  ignifuga?- Pensò ancora più stupito notando come, quello, stesse avanzando con calma verso di lui esattamente come prima. 
 " Vediamo come reagisci a questo!" Gridò sferrando un micidiale destro con tutta la forza. Justice alzò la mano destra bloccando l'attacco senza avere ripercussioni se non quella di veder arrestata la sua camminata. Il super rimase di sasso. Riusciva a bloccare la sua superforza? Prima che potesse pensare altro l'assassino lo colpì in pieno petto con un raggio concussivo dalla mano sinistra spedendo Superior dall'altro lato della strada. 

" Notevole. La tua superforza è in grado di fermarmi." Commentò la voce di Justice continuando ad avanzare mentre, una scia di ghiaccio, si dirigeva verso di lui cominciando a sommergerla.
 L'armatura iniziò a surriscaldarsi e il ghiaccio presto evaporò rilasciando una nube di nebbia che lo avviluppò. Joseph attaccò in quel momento con un pugno supersonico ma, il nemico, lo bloccò con semplicità per poi scagliargli un  micidiale calcio all'addome e distanziarlo di nuovo.
" Ottimo trucco, non c'e che dire." Gli fece i complimenti mentre, una potente onda cinetica, cercò di colpirlo venendo respinta da quella della corazza.
 - E' impossibile.- Pensò il super visibilmente scosso da quello che stava accadendo. Ogni attacco sembrava inutile, ogni potere usato sembrava non sortire alcun effetto.
 Digrignò i denti preso dalla rabbia. Era stato battuto prima  anche adesso stava subendo così perchè? Perché pure un semplice tizio anche senza alcun potere riusciva a tenergli così testa?
Con questi pensieri  si gettò a capofitto verso il killer che, senza alcun timore, gli ando incontro. Joseph sferrò un pugno indurito ma, l'avversario, lo scansò smuovendo la testa e prendendolo con un diretto destro sul volto facendolo traballare per un'istante prima di sferrare un velocissimo sinistro che fu parato dal umano e ricevendo un gancio sinistro al plesso solare che lo fece sussultare. 

 
" I tuoi poteri sono micidiali lo ammetto però..." Cominciò a dire Justice. " Manchi di tecnica e tutto quello che sai fare è colpire solo a caso." Gli disse ammonendolo mentre lo colpiva con una scarica di pugni velocissimi intaccando ben presto la pelle corazzata e facendogli perdere terreno. 
" È tutta qui la tua potenza?"  Domandò ironico Justice colpendolo con un pesante destro che superò infine l'indurimento dell eroe facendolo barcollare e indietreggiare verso un muro di mattoni. 
" Ho appena cominciato!" Urlò di rimando Joseph sparendo nel nulla per poi apparire alle spalle del suo avversario che, girando su se stesso,  colpì con un micidiale calcio alto il fianco sinistro del giovane e, mentre si contorceva dal dolore, lo riagguanto per il petto sbattendolo contro il muro da cui Joseph, divincolandosi, riuscì a liberarsi nuovamente per poi scagliare una potente scossa elettrica che non ebbe effetto se non quello di sorprendere in parte il killer fulminando una parte della corazza solo superficialmente. 

" Sei solo un fallito. Così come tutti i super!!!" Esclamò ancora prendendolo per il collo e gettandolo contro il muro che si sgretolo come un grissino. 
" I vostri poteri vi fanno credere di essere dei. Vi fanno pensare di essere intoccabili..." Una fiammata uscì dalle mani di Superior che cercò, invano, di arrestare l'avanzata del suo avversario con un potente attacco che non lo rallentò. " Invece siete solo insetti troppo cresciuti!!" Ruggì Justice furioso superando indenne le fiamme grazie alla corazza e colpendo in pieno volto l eroe intaccando così la pelle nuvamente e mandandolo a terra. " Durante la guerra ne ho uccisi così tanti fra super e non che, più andavo avanti, più mi sembravano patetici..." Continuò a dire prendendo in pieno petto un pugno di Joseph che lo fermò.
"Guardati..." Disse ancora severo l assassino rispondendo con un micidiale montante all'altezza del mento. " Con tutti quei poteri non sai affrontarmi non sai nemmeno reagire!!!" Urlò ancora dandogli un calcio all' addome facendogli così sputare sangue e metterlo supino. 
" Sei solo un perdente!" Concluse sferrando un pugno all uomo in ginocchio davanti a lui e mandandolo al tappeto.
 
Joseph provo a rimettersi in piedi ma ricadde al suolo privo di sensi. Justice sorrise. Aveva vinto niente avrebbe potuto distruggere quel momento. Stava per colpirlo a piena forza quando, un palo d'acciaio, lo colpì in pieno sulla schiena facendolo bloccare. 
 
" Sta lontano da lui?!?" Gridò Erika furiosa e che teneva tra le mani ancora quella mazza improvvisata che, su Justice, non aveva sortito alcun effetto.
 " Donna..." Sibillò Justice voltandosi verso di lei con aria truce facendo rabbrividire l'agente. " Levati di torno." Dichiarò freddo sferrando un micidiale destro che prese in pieno la guardia della donna che striscio i piedi sul terreno per non essere spazzata via e contrattacco scagliando un affondo con il palo che fù bloccato con facilità e che Justice cominciò a tirare dal suo lato. " Sembri forte ma..." Ammise Justice che, a un certo punto, scagliò con la mano libera un raggio concussivo distanziando la donna che, per niente ferita,  si gettò su di lei caricando un destro che Justice fermò con la mano cominciando a stringere con forza facendola sussultare. " Il tuo livello non è in grado di essere una sfida degna al momento." Commentò afferrandola per la testa con la mano sinistra e sbattendola con forza sul duro pavimento più e più volte. Ma, a un certo punto, Erika si liberò della presa e con forza allontanò la figura del killer da sopra di sè annaspando con le ferite che non riuscivano a guarire come prima. 
 
" Ehi Joseph!" Urlò col fiatone. " Ero venuta per portarti via ma, a quanto pare, non ne sono in grado..." Mormorò seriamente dispiaciuta se fosse stata nel pieno delle forze forse avrebbe potuto fare qualcosa di più questo pensava e ne era convinta.
 Si buttò verso di lui con la guardia alta e scagliò un destro.    
" Will, io, Shoan e tutti gli altri qui siamo venuti per proteggerti è così che ci ripaghi?!" Sbraitò Erika continuando la scarica di pugni nonostante ormai il suo corpo non riuscisse più ad avere la forza per potenziare i suoi colpi. " Svegliati dimostraci che abbiamo fatto bene a credere in te!" Concluse prima che, un potente calcio, la prendesse in pieno petto mandandola al suolo priva di sensi. 
" Se adesso più nessuno mi interrompe ne sarei molto lieto." Disse Justice avvicinandosi al super che si era messo inginocchio come a volersi rialzare.
" Torna giù! Smettila di renderti patetico." Ruggì l umano scagliando un nuovo pugno che fu fermato dalla mano tremante del super.
 
 
" Sai una cosa..." Disse Joseph col fiatone mentre, zuppo di sangue,  bloccava il pugno dell'avversario mentre ancora era prono. 
" Hai ragione. In molti paesi chi ha abilità si crede un dio l'ho visto coi miei occhi nei miei viaggi però..." Le mani si ricoprirono di fuoco e ghiaccio insieme per la prima volta. " Io non mi sono mai sentito così!" Gridò sferrando un potente sinistro che fece sbalzare all'indietro Justice stupito da quella reazione e che, subito, contrattaco con un gancio che stavolta Joseph evitò mettendosi in piedi e reagì con una potente onda cinetica rivestita di fuoco che lo fece allontanare.
 
- Che diamine sta succedendo? Era distrutto fino a qualche istante fa.- Pensò confuso notando come, il corpo del suo avversario, fosse ricoperto da più abilità cosa che, fino a quel momento, non era successa.
 
 " Odio dover usare più poteri insieme è una fatica e un tale peso che nessuno dovrebbe portare..." Spiegò avanzando sicuro verso di lui nonostante sentisse tutto il corpo urlare di dolore. Quello che stava facendo era una pazzia nel vero senso della parola e lo sapeva. Usare tutto quell'ammontare di poteri lo avrebbe reso, dopo lo scontro, impossibilitato a fare qualsiasi cosa ma non poteva fare altrimenti.
 Justice sfrecciò veloce verso Joseph scagliando un diretto che, l'eroe, scanso con una velocità sovrumana molto superiore a quella di prima  per poi rispondere con un destro in pieno petto del killer e spedendolo contro un edificio al di la della strada.
 " Per molto tempo mi sono sempre sentito incapace di usare questo potere così vasto da farmi paura..." Disse mentre, dei razzi, si precipitavano verso di lui a tutta velocità cercando di trattenerlo mentre la corazza lo analizzava di nuovo per trovare una nuova strategia. " Avrei potuto ottenere tutto quello che volevo se mi fossi schierato dalla parte di quelli come te ma non l'ho mai fatto non era giusto e ho avuto un uomo che mi ha insegnato dei valori..." Continuò a dire creando una barriera e distruggendo una parte dei missili facendo creare una grossa foschia. 
" Se usassi questi poteri per il male sarei un mostro come voi altri e questo non voglio esserlo?!" Disse scansando i razzi che stavano arrivando al di la della nube.  " Adesso però preparati perché non intendo più trattenermi!" Ruggì il super distruggendo i razzi a mezz'aria con una potente onda cinetica per poi teletrasportarsi e scagliare un nuovo diretto infuocato che Justice bloccò a stento incrociando le braccia con i suoi scudi che si ruppero e venendo di nuovo sbalzato via a causa del fortissimo contraccolpo. 
- La corazza non riesce a contrastarlo come diavolo è possibile?- Pensò. 
Lo aveva analizzato nei video non riusciva a usare più poteri insieme che cavolo stava succedendo?

Mentre pensava questo lanciò dozzine di proiettili contro Superior che, incurante, si faceva largo in mezzo a essi per poi colpirlo di nuovo con un micidiale sinistro in pieno volto ammaccando l'elmo.
" Anche se progettata per affrontare più super questa corazza non può affrontare quello di cui sono fatto. Non può affrontare dieci poteri primari tutti insieme!?" Disse lui sollevandolo e lanciandolo in cielo. 
Justice raddrizzò i propulsori dell'armatura colmo di rabbia cercando di calmarsi e di riprendere il controllo ma non ci riusciva. Sentiva qualcosa ribollire in lui qualcosa che aveva lasciato sopito per anni risvegliarsi e riprendere vita. Si era lasciato andare aveva creduto di essere invincibile ma, in quel momento, la preda stava contrattaccando lo stava mettendo alle strette?
 
 " Non mi sottovalutare!" Ruggì di rimando in risposta a quei pensieri che gli stavano riempiendo il cervello. Si buttò in picchiata verso il super  scontrandosi a mezz'aria a tutta velocità contro di lui  distruggendo le dozzine di vetrate che li circondavano e creando una gigantesca onda d'urto. 
" Chi ti credi di essere ragazzino eh?" Gli disse mentre lo colpiva con un calcio mandandolo giù verso il suolo e incrinando così la strada.
 " Sei solo un altro misero super che si crede chissà chi. Tu non sei niente di più?!" Urlò ancora sferrando un nuovo attacco sulla schiena di Superior a pugni uniti.
Joseph si girò di scatto col braccio destro avvolto  di elettricita e fuoco  scagliando un micidiale gancio al ventre del suo avversario che fu spedito in mezzo alla polvere e ai detriti prima ancora di poter contrattaccare. 

 
" No, non fallirò ora..." Disse Justice col fiatone cercando di rimettere in piedi l'armatura. Quei colpi erano dieci volte più forti di prima ormai la corazza non avrebbe più potuto trovare una soluzione doveva farlo da solo.
" Non dopotutto quello che ho fatto non dopo aver messo in gioco tutto..." Mormorò a voce alta rimettendosi in piedi sempre più furioso e stanco.  Pensò a Karen pensò a tutto quello che era successo in quei giorni non avrebbe permesso che tutto andasse perduto non questa volta! Superior si lanciò di nuovo con un sinistro ma, il killer, lo evitò per un soffio e affondo il suo pugno in piena faccia di Superior che, senza demordere, lo afferrò a sua volta per il cranio per poi scagliarlo al suolo con violenza. 

 
" Non vincerai!" Ruggì Joseph con un vigore che non credeva di avere spingendolo sempre più nel terreno.
 " Vincere o perdere quando si lotta per la propria vita non ha importanza..." Disse Justice rilasciando un raggio concussivo dalla mano sinitra che distanziò l'eroe per rimettersi in piedi e continuò a travolgerlo con tutta la potenza concentrata.
 " Quello che conta davvero, quello che ha importanza è sopravvivere!" Gridò appieni polmoni mentre, togliendo il raggio, si diresse caricando il super a testa bassa  e travolgendolo non avrebbe perso non poteva farlo.
 " Sei solo un folle!" Gridò digrignando i denti Joseph resistendo a quella carica e iniziando a prendere terreno. " Con le capacità che hai avresti potuto fare del bene e invece..." Sferrò un destro congelato sbalzando indietro di qualche metro Justice. " Hai scelto l'oscurita e io questo non lo perdonerò mai!" Concluse mentre, un onda di fuoco e ghiaccio, sospinse l'avversario spedendolo al suolo. Joseph riprese fiato. Si sentiva il corpo a pezzi. Nonostante si stesse rigenerando tutte quelle lotte si stavano facendo sentire doveva chiudere e in fretta anche. - Tra meno di un minuto non sarò più in grado di muovermi devo farcela.- Pensò.
 
Justice si rialzò a stento l'armatura continuava a mandare continui messaggi di non funzionamento. Ormai era finita. Guardò l'avversario annaspare anche lui era esausto lo aveva portato dove voleva ora doveva solo compiere l'ultimo sforzo e avrebbe finito. - Non posso arrendermi ora.- Pensò. 
 
Con impeto si diresse a piena velocità verso il super convogliando l'energia residua nel pugno destro. 
Joseph fece illuminare la mano destra aveva un ultimo colpo un'ultimo attacco. I due pugni viaggiarono alla stessa velocità cozzando l'uno contro l altro in un fragoroso rombo che pervase tutta l'area circostante sollevando un'immenso polverone da cui non si vedeva chi avesse effettivamente vinto.





ANGOLO DELL AUTORE: Eccomi con l ultima parte di questo arco ovvero il combattimento finale  ^_^ ammetto di essere andato sul classico cliche sono il primo a dirlo avrei voluto renderlo meno classico però, purtroppo, per come saranno i prossimi capitoli ho bisogno che sia successo questo.
Ciaoo e alla prossima ;) grazie a chi legge e recensisce.

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Capitolo 46
*** 46 In trappola ***


 
 
Non appena uscì di casa Steve si mise subito al volante. Da dove abitava il centro distava una decina di chilometri e, contando il caos che avrebbe trovato, sarebbero stati chilometri di vera e propria guerra.
Stava per far partire l'auto quando, un suono di un messaggio, illuminò il suo cellulare.
Lo osservò per qualche istante confuso. Solitamente non avrebbe dato nemmeno un'occhiata al suo telefono in simili circostanze ma, qualcosa, gli diceva che doveva vedere. Prendendolo con la mano lessè il messaggio scritto da un numero anonimo:
Salve Steve :) sei sicuro di voler andare in centro?
Gli chiedeva con un piccolo smile accanto al suo nome. 

 
Si guardò attorno confuso sentendo, su di se, degli occhi che non riusciva a percepire e poi arrivò un nuovo messaggio: Potrebbe essere inutile per te dirigerti fin là. Io potrei dirti una cosa che, forse, potrebbe aiutarti maggiormente rispetto a buttarti in una fossa piena di leoni. Se lo vuoi sapere di solo SI e io ti dirò questo piccolo indizio. 
 
Rimase confuso da quel secondo messaggio arrivato prima ancora che avesse avuto la possibilita di rispondere al primo. Fu preda di mille dubbi chi gli stava scrivendo? Poteva davvero fidarsi? E se fosse stata una trappola? Erano troppe le possibilita e le domande che si stava facendo. Fece un lungo respiro mentre, col dito indice sulla tastiera, fremeva dalla voglia di dare una risposta positiva e negativa che fosse e poi, con una sicurezza che vacillava, scrisse SI e, dopo pochi istanti, il suo interlocutore sconosciuto gli diede il posto in cui si doveva recare. 
 
 
-
 
 
Il colpo appena scambiato col killer lo aveva scagliato al di la della strada per una dozzina di metri vista la potenza che entrambi avevano usato. Joseph si trovava al suolo senza più nemmeno la forza d'alzarsi da terra provò ad alzare almeno gli occhi notando, parecchio lontano, l'armatura del suo avversario a terra e completamente dilaniata. Cercò di sorridere ma, i muscoli della faccia, gli dolevano così come tutto il resto. C'e l'aveva fatta questo pensava e lo rendeva euforico più che mai. Un rumore di pneumatici lo riscosse dai suoi pensieri e, notò, l'arrivo di una volante che a tutta velocità frenò all'improvviso seguita a ruota da due ambulanze a sirene spianate.
 
 " Era l'ora che arrivaste." Disse con una voce così flebile che nessuno era riuscito a sentirlo visto il frastuono che, attorno a lui, stava aumentando per via delle voci che si stavano intensificando. 
" Ti avevo detto di stare alla centrale." Borbottò la voce inconfondibile di Alex con un tono leggermente irritato. 
" Ops..." Sussurrò Joseph in risposta e ancora a terra con due infermieri che lo stavano sollevando con una barella. Alex guardò lo sfracello attorno a se vedendo anche la figura longinea di Erika anche lei su una barella e che stavano caricando sulla seconda ambulanza.
 - Sembra una zona di guerra.- Riflettè fra sè e sè e pieno di brividi alla vista dell'armatura dall'altra parte della strada e verso cui, alcuni agenti, si stavano dirigendo con armi spianate.
" State in guardia." Gli intimò lui. Con quel combattimento contro Joseph sicuramente non sarebbe stato in grado di nuocerli ma, quel tizio, aveva dato prova di essere in grado di cavarsela in ogni situazione. Quando un agente fece per sollevare l'elmo al suo interno non trovo nessuno l assassino era sparito.
 
 
-
 
 
Aveva fallito. Per la prima volta, in vita sua, aveva fallito una cazzo di missione. Questo pensava Justice e questo lo faceva infuriare più che mai. A stento era riuscito a uscire dalla corazza prima che si distrugesse e, sempre a fatica, stava riuscendo a tornare verso il rifugio cercando di far perdere le sue tracce.
Usare l'armatura era stato uno sbaglio fin troppo grande per lui e adesso ne stava pagando le conseguenze. Il suo corpo era a pezzi in tutti i sensi ci sarebbero voluti giorni per tornare almeno in piena forma. 

 
- Prenderò Karen e consegnerò il sangue che ho raccolto al diavolo tutto.- Pensò ancora sicuro della sua decisione. Non era riuscito a recuperare il sangue di quel fottuto mostro e, se il cliente avesse avuto problemi, che andasse lui ad affrontarlo. Si appoggiò al muro vicino a lui per non cadere e cercare di riprendere fiato. Di sicuro i soccorsi erano arrivati e, quando avessero scoperto dell'armatura vuota, avrebbero sicuramente fatto una ricerca a tappeto.
- Devo allontanarmi più che posso.- Pensò sempre più convinto mentre, con fatica, toglieva un tombino in cui si fiondo per sparire dalla superfice. 
 
 
-
 
 
Will aprì gli occhi trovando, davanti a se, un soffitto completamente bianco e con alcune luci al neon che sembravano illuminare la stanza. Sentì la testa premere sopra alcuni cuscini e, a fatica, riuscì a sistemarsi.
 " Ben svegliato." Sentì dire da Alex accanto a lui e seduto su una scomoda sedia d'ospedale.
 " Comandante."  Mormorò di rimando lui a quella figura che notava essere piuttosto nervosa e, notando, al di la dell uomo, la figura di una donna con una sola ala e che sembrava stare dormendo e con un respiro leggero. 
" Se ti può far stare tranquillo al momento è stabile. Per sua fortuna con la tua segnalazione una squadra è riuscita a portarla qua in tempo prima che si dissanguasse." Gli rispose prima ancora che facesse la domanda e vedendolo tirare un sospiro di sollievo. " Sei stato molto bravo..." Ammise Alex prima che potesse dire altro. " Sei riuscito a sconfiggere quel pazzo di Abyss non dev'essere stato facile." Commentò ricevendo un cennò d'assenso dall uomo a letto.
 " Se non avessi assorbito l'intero carico dei generatori e scoperto il suo punto debole avrei perso..." Rispose sempre convinto su quel fatto.         " Mi dica Joseph è riuscito a prendere quel bastardo?" Chiese stavolta cambiando discorso.
 " E' riuscito a sconfiggerlo anche se a caro prezzo. Ha dovuto usare i suoi pieni poteri cosa che, al momento, non era in grado di reggere e infatti si trova in una stanza privata al momento ma, il nostro caro killer, è riuscito a fuggire." Affermò abbastanza innervosito. " Ho predisposto vari posti di blocco e una ricerca a tappeto ora che la situazione si è in parte ristabilita in città ma dubito che riusciremo a trovarlo." Ammise piuttosto frustrato della cosa. Inoltre, anche se in parte avevano scongiurato la crisi, c'era ancora molto da fare perciò le ricerche sarebbero andate a rilento. 
 
" Vedrà che non sarà andato troppo lontano. Se ha affrontato Joseph sicuramente sarà ridotto ai minimi termini." Replicò Will conscio del potere del ragazzo e cercando di dargli una minima possibilità. 
" Lo spero. Per sicurezza ho predisposto una decina d'agenti fuori e dentro la stanza in cui si trova.  Non vorrei che il tizio ci riprovasse." Spiegò rivolto a Will che annuì.
" Chiunque ci sia dietro tutto questo sa davvero come organizzare un caos di proporzioni bibliche." Commentò il sottoposto che, a pensare a quello che era successo in un solo giorno, ancora ne era colpito e sconvolto.
" Sicuramente può contare su ampi mezzi infatti pensò che lascerò lo stato d'allerta ancora per qualche ora. Adesso devo andare a vedere come sta Erika e poi interrogheremo quello schizzato di Abyss per sapere per chi lavorava. Tu riposati ci vediamo più tardi." Mormorò ancora congedandosi e uscendo dalla stanza. 
 
 
-
 
 
Non appena spalancò l'ingresso dell'abitazione Justice rimase completamente spiazzato. L'intera casa era stata messa a soqquadro: i muri erano stati rotti in più parti così come il pavimento in cui, le assi di legno, erano state sradicate come se stessero cercando qualcosa.
 
 " Karen ci sei?!" Urlò allarmato e riprendendo un'po di vigore alla vista di quella scena che lo aveva lasciato senza parole. Facendosi largo in mezzo a tutta quella distruzione si avvicinò alla cantina dove aveva lasciato prima la donna e che, con suo sommo panico, non c'era più oltre ad essere stata messa completamente in disordine così come il resto del posto. 
 
- Che cazzo è successo?- Pensò confuso da tutto quello che stava accadendo e poi lo notò in quell'istante. Sul tavolo della cucina, unica cosa ancora integra in casa, si trovava una valigetta piena zeppa di soldi non appena si avvicinò a quella il computer, che era stato acceso, cominciò a trillare. Esitante lo fissò per qualche istante e poi, con un cattivo presentimento, premette accetta.
 
" Giornata dura?" Domandò il cliente con un sorriso sul volto e con un tono ironico. 
" Dov'è lei?!" Sbottò Justice invelenito e cercando di trattenere al massimo la rabbia che stava emergendo e superando il dolore che il suo corpo stava provando. 
" Perché dovrei esserci io dietro alla sua scomparsa?" Chiese con fare innocente.
 " Non ti prendere gioco di me!" Sbottò di rimando battendo un pugno sul tavolo che tremolò. " Hai trovato il sangue che avevo nascosto e, i soldi sul tavolo, non sono certo per la missione appena conclusa perciò perché hai preso quella donna?!" Sbraitò non riuscendo più a controllarsi. 
" Quei soldi è vero, non sono per la missione legata al super che non sei riuscito a uccidere ma per aver tenuto Karen per questi giorni..." Gli rispose sempre con una calma stoica. " E inoltre era nei patti che la prendessi." Ammise convinto.
" Di cosa cazzo stai parlando?!" Sibillò. " Lei non era nei patti mi avevi detto di liberarla solo e soltanto per farmi dare una mano. Perciò restituiscimela." Sbottò stavolta alzando la voce ancora di più. 
Il vecchio scosse la testa mostrando una ciocca di capelli grigi. " Non ti facevo così sentimentale lo sai?" Gli disse di rimando. " Mi ricordavo che eri sempre stato un pezzo di ghiaccio sin da quando eri un bambino anche se un pochino ribelle.." Continuò a dire lasciando di sasso il killer visto il tono familiare che stava usando. 
" Quando uccidesti la tua prima vittima eri così spaurito ma poi hai preso il via e sei diventato il migliore dell'intero reparto..." Mormorò ancora alzando la luce e mostrando il suo viso magro con alcuni tagli lungo gli zigomi del volto e, al suo fianco, due volti nascosti dietro una maschera che conosceva fin troppo bene.            
 
  " Mi sbaglio mio caro e fedele 008?" Domandò infine facendo crollare completamente la fragile mente di Justice già molto provata e che, davanti a lui, aveva il fautore di quello che era diventato nel corso degli anni.  
 
 
-
 
 
Erika si era messa già in piedi. Col suo fattore di guarigione e, una buona dose di zuccheri di nuovo nel sangue, si era rimessa di nuovo in piena forma nonostante ancora avesse la testa che gli dolesse e i lividi sparsi qua e la non fossero ancora spariti. 
 
" Direi che stai già più che bene." Commentò Alex arrivato in quell'istante e che si trovava sulla soglia della stanza.  
" Già, anche se quel bastardo picchia parecchio forte non sarà di certo quello a mettermi k.o." Replicò lei convinta con una faccia seria e piuttosto irritata. 
" Se sei in piena forma allora puoi venire con me se ti va. Dovremmo interrogare Abyss e qualcuno un'po più persuasivo di agenti normali potrebbe far comodo." Borbottò il comandante con un tono che sembrava un invito più che voluto a farla sfogare.
 " Direi che è un buon inizio per farmi togliere tutta questa incazzatura." Rispose la donna seguendo l uomo per il corridoio.
" Sai dove si trova Walter?" Chiese Erika mentre si dirigevano fuori dall'edificio che, in quel momento, era un via via di medici da una parte all'altra. 
" Da quanto mi ha detto voleva vedere in che condizioni fossero i corpi dei fury vuole vedere se, il suo rivale scientifico ha fatto dei progressi e per capire se c'e qualche modo per localizzarlo." Gli rispose lui.
 " Bhe, se non sarà lui a scoprire qualcosa, lo faremo noi. Sicuramente Abyss è a conoscenza di qualche dettaglio o simili." Disse la poliziotta di rimando mentre montava nel sedile del passeggero accanto a quello di Alex.
 " Steve che fine ha fatto comunque..." Cominciò a dire all'improvviso lui lasciando lei di sasso. " E' da qualche giorno che non lo vedo in centrale. E' successo qualcosa per caso?" Le domandò mentre si mettevano sulla strada.
 " Diciamo che abbiamo parlato di due anni fa e di quello che è successo a Matthew..." Bofonchiò lei di getto e senza alcun timore. Alex per poco non frenò bruscamente per quella risposta stava per replicare quando, il cellulare, cominciò a suonare. " Dopo ne parlaremo." Chiarì lui verso Erika prima di rispondere alla chiamata.
 " Che c'e Walter?" Domandò. 
" Ho bisogno che veniate subito!" Urlò al di la del telefono il vecchio.
" Perché che cosa sta succedendo?" Chiese ancora Alex.
" Quel pazzo sta andando più avanti di quanto potessi credere vi devo parlare perché, forse, le cose potrebbero solo peggiorare." Gli annunciò con un tono che non ammetteva repliche.
 
 
-
 
 
Ancora non ci poteva credere. - E' un incubo.- Pensò fra sè e sè con davanti il volto del capo scientifico dietro cui si annidiavano la creazione dell'armatura anti super e anche delle armi che, a suo tempo, aveva usato in tutti quegli anni della guerra. 
 
" So quello che stai pensando." Commentò lo scienziato. " Come fa ad essere vivo? Eppure lo avevo ucciso così come tutti gli altri in quel laboratorio..." Disse cercando di mimare la voce di Justice ancora incredulo. " Purtroppo non sempre la realtà è quella che sembra e non starò di certo a dire come sono soppravvisuto." Replicò ancora.
 " Avrei dovuto immaginarlo che ci fosse dietro qualcuno che aveva visto l'armatura ma non credevo che fossi tu. Mi hai usato nello stesso modo con cui l'hai fatto per tutti gli anni in cui servivo Elderen..." Mormorò ringhiando Justice ricordando quanti omicidi e quante persone erano morte proprio per gli ordini folli di quel pazzo. 
" Non ho usato soltanto te se può farti stare meglio..." Rispose di rimando. " Questa ricerca va avanti da oltre dieci anni ovvero da poco dopo che lasciai il paese di Elderen devastato. Ho assoldato sempre sicari diversi di cui poi mi sono sbarazzato ma, per gli ultimi bersagli, avevo bisogno di qualcuno d'eccezionale ovvero il migliore..." Lo indicò. " Tu, 008, sei il miglior assassino che si possa desiderare. Efficiente e letale non importa chi sia il bersaglio tu vai sempre a segno o quasi..." Disse con un sorriso sulle labbra riferendosi al fallimento appena conseguito. 
" E così hai rapito Karen solo per rivalsa? Solo per quello che ti ho causato anni fa? " Domandò vedendo, in quella, l'unica possibilita. 
Il vecchio rise. " No, non sono così vendicativo..." Replicò.
 " Avevo bisogno del suo sangue e del suo potere. Solo che, tempo fa, era Knife a tenere il controllo ed era impossibile per me avvicinarmi a lei mi serviva qualcuno che l'aiutasse a far prendere coscienza all'altra sua personalita quella più fragile." Cominciò a spiegare in maniera semplice.
 " E cosa ti ha fatto credere che io sarei stato in grado di farla cambiare?" Domandò il killer sempre più basito. 
" Se devo essere sincero ero sicuro solo al cinquanta percento che ci saresti riuscito ma, contavo sul fatto che sei cambiato. Adesso uccidi su commissione certo ma ti ho tenuto d'occhio e ho capito che il tuo cuore si era intenerito anche se non volevi darlo a vedere ed è stato proprio questo a favorire l'uscita di Knife e l'entrata di Karen." Concluse in fine lasciando Justice totalmente allibito.
" A cosa ti serve lei?" Domandò con un filo di voce.
 " Non credo che ti possa interessare i nostri accordi terminano qui. Ho il sangue che volevo e anche Karen tu hai i tuoi soldi direi che possiamo andare ognuno per la propria strada..." Replicò l altro senza alcun problema a rispondergli. 
" Riprenditi quei fottuti soldi e anche tutti gli altri ma ridammi lei." Dichiarò ancora Justice stavolta fissando lo schermo col desiderio di passarci attraverso e sgozzare quel maledetto vecchio.
Lo scienziato sospirò quasi rattristato scuotendo la testa.

" Sei proprio testardo come eri da piccolo. Scommetto che saresti in grado di trovarmi anche senza alcun problema visto quanto ci tieni a lei ma, per mia fortuna..." Sorrise maligno. " Ho pensato a quest'evenienza addio Justice e grazie per il lavoro che hai fatto." Concluse poco prima che il computer si spegnesse lasciando di sasso l assassino che, prima che potesse riattivare la chiamata, finì a terra tramortito da un colpo di pistola sopra la testa.

" Finalmente ti ho preso bastardo." Mormorò Steve proprio alle sue spalle e con, nella mano sinistra delle manette.
 
 
-
 
 
" Capo è sicuro di quello che ha fatto?" Chiese Bas rivolto al vecchio che, a fatica, si alzò dalla poltrona aiutato dal bastone. 
" Si, se non avessi fatto in questo modo avremmo rischiato che lui potesse venire a cercarci. In questo modo abbiamo tutto il tempo che ci occorre per completare il nostro proposito." Gli spiegò brevemente mentre, le luci, cominciavano ad accendersi all'interno dell'intero laboratorio illuminandolo in pieno e mostrando i vari tavoli immacolati così come dozzine di macchine.
 
 " I nostri ospiti dove sono?" Domandò a Bas al suo fianco e che gli porgeva il suo camice bianco immacolato. 
" Judgment li sta portando qui come aveva detto di fare e, per Thomas, abbiamo fatto come ha richiesto speriamo che lei abbia ragione." Gli riferì il sottoposto.
 " Molto bene..." Cominciò a dire prendendo una siringa mentre, una porta si apriva e si sentiva alcuni mugugni provenire da lì e un cigolio di alcune sedie a rotelle.
" Che si dia inizio al progresso!" Urlò euforico pronto, dopo anni, a realizzare il suo obiettivo.











ANGOLO DELL AUTORE: Eccomi col capitolo numero 46 :) mamma mia mi sembra incredibile essere arrivato così tanto avanti e a un numero simile di capitoli e di persone che leggono e recensiscono grazie mille a tutti quanti dico davvero.
Finalmente si vede l uomo che è dietro a tutto quanto e vera causa dei disastri di Justice su cui in sti capitoli mi sono davvero accanito abbastanza lo ammetto. 
Vedete di non uccidermi voi fan di Justice alla prossimaaa.

 

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Capitolo 47
*** 47 Ragioni ***


 
 
Quando Karen aprì gli occhi si ritrovo in una stanza fin troppo luminosa e bianca per i suoi gusti in fatto d'arredamento.
Alle sue narici arrivava un forte odore di disinfettante del tipo che aveva imparato ad odiare sin da quando aveva cominciato a fare i suoi studi in chimica. 
 
Voltò la testa trovando, al suo fianco destro, il giovane agente di prima e, più in là, un tizio che non aveva mai visto e che, sugli occhi, portava una specie di benda.
 
 " Ehi..." Sussurrò la donna verso Shoan cercando di smuovere il braccio nonostante tutti e quattro gli arti fossero legati alla sedia su cui si trovava. Dopo qualche botta lieve il giovane aprì piano gli occhi che, con lentezza, cominciarono ad abituarsi a quella luce così forte.

 " Come ti senti?" Gli domandò sempre tenendo il volume basso della voce. 
" Potrei stare meglio..." Replicò lui ancora un'po intontito dal colpo che, solo qualche tempo fa, si era beccato tra capo e collo. 
" Dove ci troviamo?" Domandò alla donna mentre si guardava attorno spaesato. 
" Non ne ho idea..." Ammise lei. " Forse l uomo accanto a te sà qualcosa." Aggiunse facendogli voltare la testa e, non appena girò lo sguardo, osservò allarmato la figura seduta lì.
" Thomas!" Esclamò con un tono di voce molto più alto e che rimbombo per la stanza. 
Il trentenne si scosse per un'istante ma il suo sguardo rimase davanti a se.
" Shoan sei tu?" Domandò di rimando con un tono sorpreso ma anche preoccupato.
 " Si, sono io qualcuno ha rapito sia me che quella che presumo essere Knife." Gli rispose prima che Karen potesse replicare su come l'avesse chiamata. 
" Si..." Cominciò a dire Thomas con un tono di voce sognante. " Lo avevo visto ma non credevo che sarebbe accaduto così presto a quanto pare ci devo ancora prendere la mano." Gli aggiunse con un tono sconsolato e chinando la testa verso il petto come a volersi riaddormentare lasciando confusi entrambi i suoi compagni di sventura.
 
 " Che intendi che lo avevi visto?" Gli chiese Shoan. Aveva sentito da Steve che l investigatore possedeva un potere ma non credeva che fosse in grado di vedere il futuro. Ma prima che potesse avere una risposta la porta, davanti a loro, si aprì.

Al di la di essa Shoan vide la figura alta e longinea di un uomo vestito completamente di nero che attirò l'attenzione di Karen e una molto più tarchiata con un bastone da passeggio e vestita di bianco che, con un largo sorriso, si dirigeva verso di loro. 

 
" Benvenuti!" Esclamò euforico. " Mi scuso, per il trattamento che vi è stato riservato ma sapete non si può mai sapere cosa voglia fare un super." Disse ridacchiando.
 " Chi cazzo sei tu?!" Sbottò Karen smuovendo le braccia ma, non appena lo fece, avvertì una scossa percorrerle tutta la spina dorsale fino ad arrivare al cervello facendogli scuotere la testa. 
" Ops, forse avrei dovuto dirvelo..." Mormorò con finto dispiacere. 
" Quelle che avete ai polsi non sono semplici manette..." Le indicò con la punta del bastone.
" Sono un rimasuglio di quando lavoravo per Elderen sono manette speciali che, quando avvertono l'attivazione di un potere, rilasciano una scossa che impedisce di usarlo. Vi avverto più volte ci proverete più le scariche saranno forti tanto da friggervi il cervello." Spiegò brevemente rivolto soprattutto a Karen che lo guardò ancora sbigottita e turbata dalla scarica appena ricevuto.
 " Chi sarebbe lei? E cosa vuole da noi?" Domandò Shoan tutto d'un fiato e cercando di rimanere calmo.
 Il vecchio emise un risolino. " Caspita quante domande sembri quasi uno studente al suo professore..." Cominciò a dire lasciando perdere Karen e volgendosi verso di lui. " Il mio nome è Rick Offel ex colonello a capo della sezione scientifica di Elderen..." Fece una sorta d'inchino. " Tu sei qui per essere migliorato." Gli rispose semplicemente. 
" Non ho bisogno di alcun miglioramento sto bene così, grazie." Disse convinto Shoan ricevendo, come risposta, un segno di diniego con la testa. 
" Mio giovane amico..." Gli riprese a dire. " Il tuo potenziale è illimitato non lo capisci?!" Continuò sempre con lo stesso tono eccitato.
" Puoi mutare una parte del corpo in quella di un solo animale e se potessi riuscire a farlo con tutto il tuo corpo? E se riuscissi a mutare parti del tuo corpo in svariati animali?" Gli chiese stavolta con gli occhi che gli brillavano dall'eccitazione e lasciavano inorridito il giovane.
" Con te ci sarà davvero da divertirsi ma, adesso..." Spostò lo sguardo calcolatore su Karen che rabbrividi di fronte a quegli occhietti.
 " Passiamo al pezzo forte. Jugment tieni compagnia ai nostri ospiti noi torniamo appena avrò finito le prime estrazioni." Concluse facendo segno a Bas che, andando dietro alla sedia a rotelle della donna, cominciò a spingerla e, insieme al vecchio, si diressero verso l'interno del laboratorio.
 
 
-
 
 
Come una furia Alex aprì la porta che dava sull'obitorio tallonato, a breve distanza, da Erika che là richiuse. 
" Spiegami perché siamo dovuti venire qui anziché a interrogare Abyss." Sbottò inferocito il comandante rivolgendosi al vecchio che, seduto su una sedia, stava guardando delle analisi recuperate dal cadavere squarciato che aveva davanti con vivo interesse e nervosismo. 
 
" Perché quello che sta succedendo con questi fury è decisamente più importante oltre che peggio di qualsiasi altra banda di supercriminali." Replicò Walter girandosi verso di lui. 
" Che intendi dire con questo?" Chiese Erika confusa da quella frase.
 " Il nostro pazzo sfruttatore di killer ha migliorato il suo modo d'espandersi..." Rispose brevemente sbattendo il foglio sul tavolo.
" Ho vivisezionato i corpi che sono arrivati semi integri dei fury uccisi e, in nessuno di quelli, è presente la benché minima traccia della sfera blu quindi, adesso, non so come cavolo fa a crearli." Aggiunse.
 " Può darsi che allora siano fury nati a caso." Cercò di spiegare Alex sotto lo sguardo scettico del vecchio super e di Erika. 
" Oltre venti fury apparsi nelle più svariati parti della città un semplice caso? Senza contare che, questi avevano un controllo semi parziale dei loro poteri cosa che, fino a questo momento, non era mai successa." Replicò lasciando di stucco entrambi gli agenti. 
" Vuoi dire che riuscivano a ragionare?" Domandò a bruciapelo Erika.
 " Ragionare è un parolone ma riuscivano ad avere una piccola padronanza di linguaggio più del solito e, inoltre, non sembrava che avessero incrementato il loro potere. Una volta arrivati alla classe II oppure I si bloccavano ma erano più distruttivi che mai." Gli spiegò il vecchio.
" Ammetto che la situazione è allarmante ma..." Cominciò a dire Alex riprendendo la parola. " Fino a che non riuscirai a capire il metodo in cui riesce a far propagare il fenomeno dobbiamo seguire la pista di Abyss e..." Prima che finisse di parlare il suo cellulare cominciò a suonare e, mentre imprecava, lessè il nome di Steve e subito rispose:" Che succede Steve?" Domandò facendo emettere un sussulto a Erika e anche a Walter. 
" L'ho preso... Ho catturato il killer." Rispose semplicemente lasciando, tutti e tre completamente di sasso.
 
 
-
 
 
Quando Steve chiuse la chiamata verso Alex mise d'istinto il telefono in tasca e, il suo sguardo, tornò puntato sul bastardo legato a una sedia e che, da quando si era risvegliato qualche secondo fa, teneva sotto tiro con la propria pistola. Aveva riferito dove si trovasse e, il comandante, gli aveva intimato di non abbassare la guardia e che, per via del caos, ci sarebbe voluto un'ora buona prima che le volanti spedite al trasporto arrivassero mentre, Erika e Alex, avrebbero eseguito un'interrogatorio per avere informazioni congiunte.
 
 " A breve verrano a prenderti..." Gli annunciò serio in volto e senza tradire alcuna emozione e non ricevendo risposta.
 " Sei stata una dannata spina nel fianco lo sai? Ci hai fatto penare davvero..." Continuò a dire notando che, lo sguardo del killer, sembrava spento come se, in quel momento, non avesse voglia di fare niente o stesse rimuginando su qualcosa.

- Sarebbe facile togliersi le manette ma, anche se provassi a combattere, al momento non ne sono in grado e poi non posso lasciare Karen nelle mani di quel tipo che cosa posso fare?- Su questo stava riflettendo Justice da quando si era risvegliato con un fottuto bernoccolo in testa.

 
 " Dato che siamo soli dove hai messo Thomas? Ho setacciato tutta la casa ma, di lui, nessuna traccia." Disse Steve avvicinandosi ma sempre con la pistola puntata alla testa di Justice e distogliendolo così dai suoi pensieri. 
" Io non ho di certo preso il tuo amico... dev'essere stato quel testa di cazzo di Offel." Dichiarò lasciando piuttosto confuso Steve e concentrando l'attenzione sull'ex agente. 
" Intendi l uomo per cui stavi lavorando?" Domandò lui ancora conscio che, più dettagli avrebbe ottenuto, più facilmente avrebbero trovato quel pazzo creatore di fury.
 " Già, proprio lui. A quanto pare non ho mai smesso di lavorarci visto che viene dal mio stesso paese." Replicò con un tono pieno d'astio nei confronti di quel vecchio che lo aveva sfruttato all'inverosimile per i suoi scopi nelle più varie delle missioni. 
" Direi che il karma ti ha punito visto tutto il macello che hai combinato." Lo canzonò Steve. " Sai cosa può volere dal mio amico? E soprattutto cosa cazzo ci vuole fare con tutto quel sangue che gli hai fornito?" Chiese ancora sperando di riuscire ad avere risposte. 
" Non ne ho la benché minima idea." Mormorò Justice che, mentalmente, si stava stancando di tutte quelle domande in quel momento solo una cosa aveva in testa e lui lo stava distraendo. " Andiamo avrai qualche cos..."
 " No, non ho assolutamente niente in mano!" Ruggì con foga l uomo legato alle sedia che, per un'istante, sembrava essere tornato lo stesso uomo che solo qualche giorno fa lo aveva steso in un vicolo. " Sei fortunato che quel mostro di super mi abbia conciato così male altrimenti ti avrei già spezzato quel tuo fottuto collo.  E comunque non mi ha detto niente di niente  si è preso anche la persona a cui mi sono affezionato di più. Perciò, in  questo preciso istante, non ho tempo per queste tue fottute cazzate!" Concluse dicendo tutto d'un fiato e lasciando Steve interdetto.              " Ok, d'accordo..." Borbottò l altro accendosi una sigaretta e portandola alla bocca. " Ho solo cercato di avere un'po d'informazioni tutto qui." Aggiunse mentre si sedeva su una sedia davanti a Justice senza mai perderlo di vista.

 L assassino era tornato nei suoi pensieri e, ebbe un lampo, aveva messo un segnalatore su Knife quando l'aveva conosciuta a sua insaputa e se Offel non l'avesse trovato? Era logico pensare che quel bastardo non avrebbe pensato che lui stesso non si sarebbe fidato inizialmente della sua complice. Guardò la figura di Steve dinnanzi a lui. Fosse stato nel pieno delle forze aveva detto il vero si sarebbe liberato con facilità e sarebbe andato via ma, in quello stato, quante possibilità aveva di affrontare Offel e i suoi due sgherri che, come minimo, erano paragonabili a lui?

" Forse so come trovarlo..." Sussurrò con un filo di voce. 
" Prima hai detto che non ne avevi idea." Replicò Steve confuso da quell'affermazione. 
" Ho mentito, ok?!" Sbottò irritato dalla sua risposta.
 " Ok, e dimmi, cosa vorresti per rivelare queste informazioni?" Domandò Steve interessato. " Come ti ho già detto quel bastardo ha preso una persona a cui tengo..." Cominciò a dire facendo il vago e ricevendo, in risposta l'attenzione dell'ex poliziotto.
" Per favore aiutami a liberarla e ti porterò da lui." Dichiarò il killer facendo cadere dalla bocca di Steve la sigaretta appena accesa.
 
 
-
 
 
La stanza in cui Karen fu condotta era più piccola rispetto all'altra in cui era prima. Davanti a lei vide un lettino d'ospedale con, accanto, un piccolo mobiletto con sopra tutto il necessario per estrarre del sangue e, poco distante, vide anche una centrifuga che era fin troppo simile a quelle che lei usava anni fa quando studiava chimica. 
 
" Lo ammetto ad Elderen il laboratorio era meglio fornito e avevo attrezzature migliori anche se erano altri tempi ma questo servirà allo scopo." Mormorò compiaciuto Offel. 
" Cosa vuoi da me?" Chiese Karen cercando di mantenere la calma nonostante che, in quel momento, fosse tutto fuorche tranquilla. 
" Bhe, mia cara tu sei qui per portare a compimento quello che i tuoi genitori hanno fatto quando sei nata." Gli rispose lui con semplicità lasciandola di sasso e facendola rabbrividire. 
" Lei come fa a saperlo?" Domandò Karen pallida in volto.
 " Voglio essere sincero con te visto che, a breve, sarai parte di qualcosa di così grande e importante che entrerà nella storia..." Prese a dire con un sorriso maligno mentre Bas preparava tutto l'occorente. 
" Quando ero in Elderen ero conscio del mio ruolo e di come fosse importante eliminare la minaccia super che si faceva pressante lungo i nostri territori ma, una parte di me, cominciò a chiedersi perché esistono i super? Perché solo alcuni individui fanno parte di questo gruppo umano così elitario rispetto alla stragrande maggioranza della popolazione all'epoca..." Continuò a dire riprendendo fiato. " Cominciai a sezionare i super che mi venivano portati e a capire come funzionavano i loro poteri era affascinante. Riuscì a capire quanto i loro gruppi di sangue fossero così diversi in base alle classi di potere e anche a creare oggetti in grado di arrestarli. Ero rapito da loro nonostante il mio compito fosse quello di ucciderli così mi domandavo esiste un modo per poter rendere anche gli umani super? Esiste un metodo per renderci tutti quanti esseri sovrumani senza alcuna distinzione fra normali e non dando così modo anche a chi non aveva difesa di proteggersi da un altro dotato di poteri? Mi sono scervellato fino  a quando non fui costretto a lasciare Elderen ma niente in nessun modo ero riuscito ad avvicinarmi alla risposta finchè..." Indicò Karen sulla sedia. " Non scoprì tramite informatori del lavoro segreto dei tuoi genitori volto a creare un super artificiale." Concluse quasi lieto della cosa. 
" Lascia che ti dica che i miei genitori erano solo due pazzi schizzati!" Sbottò Karen invelenita. " Hanno usato loro figlia come fosse una cavia da laboratorio abusando di lei! Erano due mostri! Continuò beccandosi un manrovescio col bastone da parte del vecchio.
 " I tuoi genitori erano dei geni!?" Esclamò convinto ma seccato dalla dichiarazione della donna. " Guardati. Sei una super dagli incredibili poteri. Puoi cambiare sia gli elementi degli oggetti e controllare i metalli e tutto grazie a loro." Disse ancora.
" Si, incredibili poteri ma anche grossi problemi a gestirli e sono stata afflitta da una doppia personalita per anni! E' questo che secondo te vuol dire avere abilità così fantastiche soffrire?!" Replicò di rimando mentre, un rivolo di sangue, gli imperlava la fronte che era stata colpita solo qualche istante fa. 
" Questo è accaduto perché, come tutti i primi tentativi, è logico sbagliare le dosi oppure che ci sia qualche cosa da ritoccare. Anche io ho dovuto fare vari tentativi o test per capire quale fosse il modo migliore e le giuste dosi delle sostanze." Rispose schiettamente dandogli la schiena e avvicinandosi alla centrifuga per azionarla.
" Dato che per te sono solo uno scarto perché ti occorro?" Domandò schiettamente Karen. 
" Inizialmente avevo deciso di usare il sangue degli obiettivi presi da Justice e di Superior se fosse riuscito a catturarlo. I loro gruppi sanguigni erano compatibili oltre che molto rari e avevo buone possibilita stavolta di creare il farmaco adatto ma, avendo fallito nella missione, ho pensato che un piano B mi avrebbe fatto comodo." Le spiegò brevemente mentre Bas prendeva una siringa piena di quello che, a Karen, pareva anestetico. 
" Perciò intendi usare il mio di sangue." Concluse la donna per il vecchio che annuì.
" Nonostante tu sia un tentativo difettoso il siero è nelle tue vene e scorre in te. Mi basterà mischiarlo con questi e dovrei riuscire ad ottenere una formula più stabile." Aggiunse lui mentre si avvicinava al suo braccio. 
" E se non ci riuscissi?" Chiese con tono strafottente la donna che, di fronte al viso dell uomo, perse tutto il suo coraggio.
 " Allora proveremo ancora e ancora fino a che, non avrò tolto fino all'ultima goccia del tuo sangue. Sogni d'oro principessa." Concluse prima di fargli la puntura e, dopo qualche istante, gli occhi della super si chiusero con un pensiero rivolto a Justice.
 
 
-
 
 
Steve non poteva credere a quello che aveva appena sentito uscire dalla bocca del suo prigioniero. 
" Starai scherzando spero." Replicò con la voce che gli tremava per via della rabbia e dell'incredulita di fronte alla proposta del killer di liberarlo.
 " No, per niente." Rispose Justice sempre legato alla sedia e con un'espressione decisa sul viso che prima non aveva. " Ho messo un localizzatore sopra la mia socia. Perché temevo mi avrebbe potuto seguire e cacciarsi nei guai se mi liberi potremmo salvare il tuo amico e impedire che quel pazzo compia qualsiasi cosa stia per fare." Aggiunse convinto.
 Steve lo guardò stranito ma deciso. " Hai ucciso più di venti persone da quando sei qui e chissà quante ne hai fatte fuori nel corso di tutta la tua fottuta vita sia in guerra che non..." Cominciò a dirgli con voce dura mettendogli la pistola alla tempia. " Dammi un motivo una sola cazzo di ragione per cui non dovrei spararti qui e ora ponendo fine alla vita di un pazzo pluriomicida e vendicare così tutti quegli innocenti?!" Sbottò quasi urlando e, vedendo nell'orologio attaccato alla parete, che a breve sarebbero arrivati gli agenti di rinforzo.
 " So di meritare la morte più di chiunque altro a questo mondo..." Cominciò a dire Justice di fronte a quell'arma sopra la sua testa e di cui non provava alcun timore. " La merito sin da quando ho cominciato a uccidere ponendo fine alla vita di bambini, donne e qualunque altra persona che non avesse armi..." Continuò con un tono sicuro.  " Infatti non ti chiedo di risparmiare me, non ti sto implorando per avere salva la mia vita che so essere impossibile da redimere..." Emise un lungo sospiro e vide, per un solo istante, il volto di Karen. 
" Ti chiedo solo di andare a recuperare una persona che può ancora essere salvata dall'oscurita che ha avuto dentro di se per tutto questo tempo e che, per causa mia, adesso si trova in una situazione che non ha vie d'uscita..." Abbassò lo sguardo a terra voleva piangere voleva dimostrare almeno un briciolo d'emozione umana ma, in lui, non era rimasto niente. " Per una volta, una sola volta, voglio riuscire a proteggere qualcosa che amo e a cui voglio bene. Non so se uno come te può capire quello che sto provando adesso. Quindi, se pensi che la mia richiesta sia assurda, se vuoi sparare fa pure." Concluse alzando lo sguardo da cui non si intravedeva alcun timore. 
 
Steve lo osservò per qualche istante e ripensò alle parole che Matthew gli aveva detto in quel sogno qualche ora fa e a quello che il killer aveva appena detto. - Andate tutti e due a fanculo.- Pensò abbassando l'arma.
 " Vorrei dire che siamo diversi oppure completamente opposti ma..." Un click sciolse i polsi di Justice che cominciò a muovere le mani per riprendere sensibilita.
" Anche io ho commesso un grosso errore e so cosa significhi perdere quello a cui teniamo..." Proseguì Steve mentre Justice si alzava dalla sedia e prendeva alcuni pugnali.
" Ma ti avverto. Alla prima mossa falsa giuro su dio che ti sparo in fronte." Dichiarò Steve minaccioso. 
" Non appena avrò salvato Karen e ucciso quel bastardo mi consegnerò senza fare storie." Rispose lui serio. Era giusto che pagasse e, inoltre, se Karen fosse riuscita a scappare avrebbe potuto rifarsi una vita almeno lei. Steve sospirò pensando al casino in cui si stava per ficcare.
" Molto bene, sarà il caso di muoverci e dimmi dove si trova la tua ragazza?" Gli chiese cercando di affossare in un angolo le possibili sfuriate dei suoi compagni per la pazzia che stava per compiere. 








ANGOLO DELL AUTORE: Eccomi col capitolo 47 meno 3 alla fine :) devo ammetterlo sto capitolo mi ha fatto penare più del dovuto sia per le cose che avrei dovuto far dire sia per paura che qualcosa fosse fuori posto.
Più mi avvicino alla fine più mi sento insicuro su come finire la storia devo essere sincero.
Grazie a chi legge :) alla prossima.
 

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Capitolo 48
*** 48 Pronti a tutto ***


Shoan stava pensando sul da farsi. Ormai era una decina di minuti che, quel vecchio, aveva portato via Karen e non erano più tornati che cosa gli stava facendo? Il suo sguardo si sposto verso il loro sorvegliante che, in quel momento, sembrava impegnato a preparare qualcosa.

" Ehi Thomas..." Sussurrò Shoan a bassa voce per non farsi sentire.
" Dimmi Shoan." Replicò l altro sempre con lo stesso tono atono e stanco.
 " Dobbiamo pensare a come liberarci senza usare i poteri." Gli mormorò ancora con gli occhi che non perdevano di vista il loro carceriere.
" Non ti preoccupare di questo..." Cominciò a dire con tranquillita il più vecchio. " Gli aiuti stanno arrivando." Concluse enigmatico.
" Chi sta arrivando?" Gli domandò Shoan visibilmente stufo di tutti quei dannati misteri. Thomas sospiro come se, quello che stava per dire, gli pesasse.
" Un tizio che non conosco e Steve stanno arrivando qui. A quanto pare per salvare me e Karen infondo non sanno che tu sei qui." Gli comunicò brevemente e a un tono così basso da non farsi sentire dall energumeno.
" Steve mi aveva detto che avessi un potere ma non credevo che fosse leggere il futuro." Ammise abbastanza stupito di questa dote che, anche tra i super, era molto rara.
Thomas scosse la testa. " Io prima non riuscivo a vedere il futuro ma solo le morti passate non appena toccavo un oggetto..." Cominciò a dirgli. " Quel pazzo voleva capire come migliorare il mio potere e c'e riuscito a quanto pare." Aggiunse.
" E come? Se posso chiedere visto che, pure su di me, sembra voler provare qualcosa." Chiese con una velata paura nella voce.
Thomas si girò per la prima volta mostrando come, i suoi occhi, fossero diventati completamente bianchi.
 " Prima mi ha fatto stare ore a visualizzare immagini di morte su alcune armi e, dopo, mi ha fatto inalare una specie di composto..." Cominciò a dire. " Era una tortura qualunque cosa fosse mi bruciava all'interno e poi, dopo qualche ora, mi sono svegliato con questi occhi bianchi. Mi ha sottoposto all'ennesimo uso delle armi delle visioni solo che, stavolta, riuscivo a vedere le possibili morte future oltre a sprazzi d'avvenimenti anche se, ancora, non so controllare bene questa nuova facolta e a volte potrei sbagliare e vedere solo alcuni vaghi futuri." Concluse lasciando di sasso Shoan che intuì.
 " Quindi il fatto che sapevi di loro è che..." Annuì prima che finisse di parlare. " Ho visto entrambi rimanerci secchi in una delle visioni." Concluse con una certa incertezza nella voce.


-


" Sei sicuro che stiamo andando nella direzione giusta?" Chiese Steve mentre eseguiva l'ennesima svolta a destra a tutta velocità. Si erano allontanati velocemente dal punto che aveva detto a Alex e, sicuramente, a breve il comandante sarebbe stato informato e cosa avrebbe potuto fare adesso?
" Si, da qui poi sempre dritto." Replicò Justice seduto accanto a lui con, davanti agli occhi, una specie di palmare che aveva recuperato  nell'abitazione e che gli serviva per il percorso per arrivare fin laggiù e distraendolo da quelle domande che si stava ponendo.
 " Mentre andiamo dimmi un'po..." Cominciò a dire Steve serio. " Quante possibilita abbiamo di farcela?" Chiese infine.
 Aveva notato l'aspetto esausto e malconcio di quel tizio e, sicuramente, non era all'apice della forma perciò, anche se erano loro due, che speranze avevano?
 " Direi non molte..." Ammise il killer con una tranquillita che lasciò di sasso quello alla guida. " Se anche quei due fossero di qualche tacca sotto di me attualmente non riuscirei a reggere a lungo come dovrei e tu..." Lo osservò per qualche secondo come a valutarlo. " A malapena riusciresti a soppravvire contro uno di loro." Concluse brutale.
 " Grazie della fiducia eh..." Rispose con sarcasmo Steve.
 " Preferisco farti capire la realtà dei fatti piuttosto che mentirti." Disse il killer di rimando. " E come pensi di riuscire a sconfiggere quei due allora? Senza contare che, magari, potrebbero esserci altre sorprese per noi in serbo." Chiese a quel punto il più giovane. " Spero solo nell'effetto sorpresa è l'unica cosa su cui posso affidarmi." Annunciò a malincuore Justice conscio delle loro reali possibilità.


-


Offel guardava estasiato il sangue che, tramite la flebo, veniva drenato verso la centrifuga in cui, le altre sostanze, vorticavano da qualche minuto per mischiarsi. - Dovrebbe essere sufficiente.- Riflettè fra sè e sè facendo cenno a Bas che subito interruppe il prelievo e toglieva la flebo dal braccio sinistro della donna che, ancora, dormiva distesa su quel lettino legata.
" Perfetto." Annunciò lieto di vedere come, tutto, si stesse amalgamando alla perfezione prendendo il colore bluastro.
" Vuole già testarla?" Domandò il sottoposto avvicinandosi a lui.
" No, è ancora troppo presto. Dobbiamo aspettare che si conformi per bene e poi ci servirà un tester per vedere quanto funziona." Gli rispose.
Non aveva voglia creare un altro fallimento. Da quando aveva deciso di cambiare metodo di diffusione era riuscito a ottenere dei super artificiali molto più equilibrati e che si stabilizzavano meglio non voleva che, il nuovo farmaco, fosse diffuso subito senza prima essere testato su un elemento senza poteri.

" Se vuole posso andare oggi stesso a cercare qualche elemento." Dichiarò il soldato sempre pronto ad aiutare il suo superiore.
" Per il momento non importa Bas preferisco che tu e Judgment rimaniate nei paraggi. Ho uno strano presentimento e non vorrei essere colto alla sprovvita." Disse di rimando. Il modo con cui Justice si era deciso prima che quella pedina di Steve arrivasse lo aveva messo in allarme. Era sempre stato un elemento ostico molto più di qualsiasi altro soldato che aveva fatto addestrare. " Per caso è stato controllato che, la nostra ospite, non avesse qualche segnalatore?" Domandò a bruciapelo al sottoposto che scosse la testa.
 " Non credevamo che lui l'avrebbe fatto." Rispose rapido.
"  Dai un'occhio e vedi se trovi qualcosa e avvertimi. Io raggiungo i nostri ospiti e, appena avrai fatto, iniettagli dell altro sedativo se si svegliasse sarebbe un grosso problema." Gli ordinò dirigendosi verso la porta con sguardo serio e con un brutto presentimento. 


-


Alex studiava il volto semi tumefatto di quel fantomatico boss del crimine con una certa severita oltre che con preoccupazione visto che, il suo socio, avrebbe potuto scagliare altri fury verso la città.
 " Te lo ripeterò di nuovo..." Riprese a dire Alex duro. " Dove avresti dovuto consegnare Joseph una volta sconfitto?" Chiese la per la terza volta in meno di cinque minuti. Sergeì sputò un grumo di sangue sul pavimento.
 " Per la terza volta ti ripeto che non mi ha detto dove portarlo..." Rispose con un tono pacato.
 " Dovevo solo buttarlo giù e ucciderlo e poi sarebbe venuto lui da me per prendere quello che restava." Concluse infine per l'ennesima volta senza tradire alcuna emozione. Erika stava per chiedere altro quando, il telefono sul tavolo, cominciò a suonare.
" Spero vivamente che siano buone notizie." Sbottò il comandante prendendo il telefono e portandolo all'orecchio.
" Capo, siamo l'unita spedita a prendere il killer non c'e nessuno nell'abitazione." Dichiarò il poliziotto lasciando di sasso il superiore.
" Come sarebbe a dire che non c'e nessuno?!" Urlò al di la della cornetta facendosi sentire anche da Erika accanto a lui.
" Abbiamo perlustrato la casa da cima a fondo ed è completamente stata ribaltata però, di Steve e di questo tizio nemmeno l'ombra." Replicò più che sicuro lui facendo impallidire il comandante sul volto.
 " Che sta succedendo?" Chiese Erika vedendo l'espressione sul suo viso.
" La casa è vuota non c'e traccia ne di Steve ne di quest altro tizio." Le spiegò brevemente.
 " Se Steve non è li che diavolo di fine ha fatto?!" Domandò Erika con un velo di preoccupazione che la stupì.
Alex alzò le spalle. " Ne so quanto te magari il killer è riuscito a liberarsi e lo ha portato via oppure..." Incrociò lo sguardo con Erika che aveva pensato la stessa medesima cosa.
 " Quell'imbecille si sta facendo portare dal boss del killer da solo." Concluse per lui Erika.
" Ascoltate cercate possibili tracce o indizi all'interno della casa. Può darsi che il sospettato sia insieme al nostro uomo diretto non so dove. Da ordine a tutti di tenere d'occhio il modello d'auto che sto per inviarvi dobbiamo fare in fretta non so quanto tempo di vantaggio hanno." Ordinò duramente chiudendo la chiamata.
 " Con te al momento abbiamo finito ma sappi che, se scopro che sapevi altro, renderemo il tuo soggiorno ancora peggiore." Dichiarò verso Sergeì uscendo dalla stanza tallonato da Erika.
" Dici che riusciremo a trovarlo?" Gli domandò Erika a bruciapelo mentre si dirigevano alla sala comandi per dare i nuovi ordini.
 " Lo spero, altrimenti non so proprio che pesci pigliare. Tu vedi se riesci a contattare Steve sempre che sia in grado di rispondere." Replicò serio Alex. “ Ok d’accordo.” Rispose Erika sapendo quanto, questo, gli pesasse per quello che sapeva ma, dall’altra parte, c’erano troppe vite in ballo.


-


" Scusatemi per il ritardo..." Comunicò Offel quasi dispiaciuto mentre rientrava nella stanza. " Ma sapete la scienza a volte è questione di tempismo e momenti e, quello, è stato uno dei momenti migliori della mia vita." Aggiunse piazzandosi davanti a Shoan.
" Che hai in mente per me?" Domandò il giovane quasi rassegnato per qualsiasi cosa il vecchio avesse in mente una sola certezza o speranza era nella visione che Thomas aveva avuto. Offel prese un foglio che, in precedenza, Jugment aveva stampato e cominciò a leggerlo. " Da quanto riesco a capire sei un super di classe I capace di mutare parti del tuo corpo in animali medio grandi oppure piccoli senza alcuna distinzione di specie..." Cominciò a dire con un tono interessato.
" So benissimo quale sia il mio potere. Non importa ricordarlo grazie mille." Lo bloccò sul nascere Shoan.
" Fatto sta che avresti un grandissimo potenziale..." Disse senza badare all'interruzione. " Con esercizio saresti capace di mutare anche in più d'un animale alla volta oppure magari anche in più animali completi." Continuò a dire mentre Jugment gli porse una siringa
. " Solo che, in quel caso, ci metteresti anni ed anni per poterci riuscire perciò vediamo di dare un accelerata cosa ne pensi eh?" Chiese con un sorriso sadico sul volto. " E quella cosa sarebbe? Credevo che solo i privi di poteri potessero essere modificati." Dichiarò apertamente il giovane che, in risposta ricevette un segno di diniego.
" Due anni fa provai a testare un prodotto su un tuo ex collega in grado di modificare il fuoco. Riuscì a somministrarlo anche se, quella volta, morirono sia il mio uomo che una vittima promettente..." Prese a dire facendo, tornare in mente a Shoan e Thomas, una certa storia. " Il tipo riuscì ad avere un maggiore controllo sul fuoco però, purtroppo, la sua volonta è stata più forte e si è fatto uccidere dal suo compagno di allora che è lo stesso Steve con cui hai lavorato te e anche il tizio accanto a te." Concluse con tutta calma.
" Perciò è solo colpa tua se Steve ha fatto quello che ha fatto ed è stato depresso per oltre due anni." Disse inferocito Shoan prima che Thomas potesse dire altro.
" Il progresso necessita di sacrifici a volte." Rispose di rimando Offel prendendo il braccio sinistro del giovane. " E quello del suo collega è stato un giusto pegno alla causa." Concluse mentre, all'interno del braccio, iniettava la soluzione. " Avrai delle convulsioni per i prossimi venti minuti..." Disse a dire Shoan che, in quel momento, cominciò ad avere le visioni e a sentire i suoni ancora più di prima.
" Comprendo che tu sia già un'po disorientato ma non preoccuparti a breve ti metterò un sedativo per farti riposare..." Continuò a dire mentre, il volto del vecchio, per Shoan apparve come quello di un demone. " A presto." Concluse mentre, il corpo del più giovane fu scosso da brividi sempre più forti.

" Capo ho trovato un piccolo segnalatore... "annuncio Bas entrando nella stanza mentre Shoan era preda di alcune convulsioni e Thomas stava in silenzio ancora scosso.
" A quanto pare Justice non vuole proprio arrendersi..." Borbottò stizzito dalla cosa. " Prepariamo tutto per andarcene come programmato in questa evenienza. " Ordino con una tranquillità che, in quel momento stava vacillando non si aspettava che quel bastardo di Steve si coalizasse con lui non era stato nemmeno preso in considerazione.
 " Con loro che facciamo? " Chiese Jugment distogliendolo dai suoi pensieri." Sedate anche loro e preparateli non voglio lasciare le cose a metà. Non ora che sono a metà del trattamento..." Replicò serio. " Voi occupatevi di loro io vado a preparare la donna per il trasporto e tenete d'occhio le telecamere." Gli intimò ancora prima di tornare da Karen.


-


Steve fermò l'auto in un vicoletto su indicazione di Justice che, più o meno, distava una sessantina di metri. " Perciò Thomas e la tipa sono la dentro?" Chiese Steve notando l'enorme magazzino che, all'apparenza, sembrava completamente abbandonato e in disuso così come tutta quanta quella zona appartenente al vecchio agglomerato industriale.

" Precisamente." Dichiarò il killer mettendo via il palmare e con una certa apprensione se conosceva bene Offel sicuramente ci sarà stato qualche sistema di sorveglianza perciò, anche ad avvicinarsi, sicuramente sarebbero potuti essere visti.
" Come procediam..." Prima che Steve finisse di parlare il suo telefono cominciò a suonare e, vedendo il nome di Erika sopra il numero non seppe cosa fare.
 " Chi è?" Domandò allarmato Justice.
" E' una mia collega nell'indagine..." Cominciò a dire mentre il telefono proseguiva a suonare.
 " Avranno scoperto che non sono nel posto che ho detto e, sicuramente, adesso ci staranno cercando." Gli spiegò brevemente. " Bhe decidi in fretta non abbiamo tutto il giorno." Sbottò Justice. Steve prese un lungo respiro e il tempo sembrò quasi fermarsi se avesse risposto e avesse detto dove fossero avrebbero potuto contare su dei rinforzi ma, in quel caso, avrebbe potuto mettere in pericolo Erika e chiunque altro sarebbe venuto da loro. - Non posso rischiare che scappi.- Questo pensò come ultima cosa e infine rispose.


-


Erika sentì il telefono continuare a squillare e contava quasi i secondi che ci stava mettendo non appena arrivò a venticinque sentì un click e la voce di Steve. " Dove cavolo sei?" Chiese come prima cosa. " Come sai che non mi ha stordito e adesso mi tiene in pugno?" Disse di rimando lui.
" Perché ti conosco e so che, piuttosto che arrenderti ti faresti ammazzare ora dimmi dove cazzo sei!" Sbottò come un fiume in piena la donna.
" Siamo in una delle zone limitrofe al centro più o meno la vecchia zona industriale se riesci a usare il telefono come localizzatore dovresti trovarmi." Rispose con calma.
Per alcuni secondi ci fu silenzio scandito da alcuni tasti che venivano premuti nella sala controllo.
" Per la zona dove vi trovate ci vorrà minimo un quarto d'ora arriveremo in forze mi raccomando non fare cazzate." Replicò Erika che, bruscamente, chiuse la chiamata.


-


Steve rimase col telefono all'orecchio per qualche secondo mentre la linea veniva chiusa. " Ti rendi conto che, adesso, avremmo un bel 'po di pubblicità?" Gli chiese Justice mentre apriva lo sportello.
" Lo so ma, so anche, che se tu proverai a scappare da me a breve non riuscirai ad evitare la polizia che sta arrivando." Replicò Steve seguendo il suo esempio e scendendo dal mezzo.
Justice scosse la testa. " Non intendo fuggire non appena avrò salvato Karen mi farò mettere in custodia credo di averlo detto prima." Rispose mentre estraeva un coltello.
" Sai come si dice..." Cominciò a dire Steve. " Fidarsi è bene non fidarsi è meglio." Concluse e, detto questo, i due si diressero verso il magazzino.







ANGOLO DELL AUTORE: Eccomi anche col capitolo 48 di Ubeworld solo due capitoli alla fine grazie a chiunque stia leggendo e recensendo spero che, la strada verso il finale vi stia piacendo nel caso mi spiace che magari per voi la storia sia calata. Ci vediamo al prossimo aggiornamento a presto.

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Capitolo 49
*** 49 quindici minuti ***



Si muovevano silenziosi lungo l'angolo buio del vicolo. Justice, che conosceva le tattiche di Offel, faceva da apri pista cercando di localizzare possibili videocamere o trappole che avrebbero potuto allertare i loro nemici chiusi dentro l'edificio.
" Ti ha addestrato molto bene direi..." Dichiarò Steve mentre lo vide fermarsi e prendere un sasso da terra.
" Se non volevo morire dovevo imparare." Replicò scagliando un sasso e prendendo in pieno la telecamera nascosta che aveva individuato e, rotta quella, ripresero ad avanzare verso il magazzino.
 " Hai qualche consiglio da darmi? Su quei due che accompagnano il tuo ex capo?" Chiese all'improvviso Steve che, in quel momento, non voleva farsi cogliere impreparato oppure preso alla sprovvista visto il grado di difficoltà.
" Solo di stare molto attento. Quei due saranno riposati a differenza mia perciò non potrò affrontarli entrambi e dovrai cavartela da solo. Dobbiamo trovare il momento giusto e finirli in un solo colpo se necessario." Gli rispose ormai sempre più vicino alla porta che si stagliava dinnanzi a loro.
" Ok, d'accordo, cercherò il momento adatto per colpire." Disse Steve mettendo la mano sull'impugnatura della pistola che, saldamente, teneva nella fondina lungo la spalla destra. - Almeno abbiamo l'effetto sorpresa.- Pensò fiducioso mentre, Justice, con calma, scassinò la porta facendoli entrare dentro la struttura completamente al buio.


-


Lo scienziato fissava il corpo ancora vittima degli anestitici steso sul lettino e che faceva su e giù con l'addome per respirare. - Mi sarebbe piaciuto analizzarti un'po di più ma il tempo è tiranno. Forse recuperemo poi.- Pensò afflitto dalla furia che dovevano fare per andarsene.
" Sembra che una delle telecamere sia stata distrutta lungo il perimetro." Annunciò Bas entrando nella stanza notando Offel impegnato a riempire, all'interno di una borsa frigo, il siero appena ottenuto.
" A quanto pare abbiamo scoperto troppo tardi del loro arrivo..." Borbottò stizzito della cosa ma senza alcuna preoccupazione.
" Come vuole agire?" Chiese Bas sull'attenti.
" Porterò con me questa piccola parte del siero..." Rispose dispiaciuto di doverne lasciare la maggior parte. " Sarà impossibile portare via tutti e tre i nostri soggetti perciò useremo l'antica tecnica della terra bruciata..." Sorrise quasi divertito ricevendo un cennò d'assenso avrebbero distrutto qualunque prova li collegasse a loro così come le impronte loro erano fantasmi e, vivere nell'ombra ormai era diventata la prassi. " La macchina è pronta?" Domandò al sottoposto prendendo sotto mano la borsa frigo.
 " Si, ci sono già dentro documenti falsi e i biglietti come da programma." Rispose esaustivo Bas.
" Molto bene, fate partire tutto e occupatevi di quei due..." Guardò il piccolo orologio al suo polso. " Io mi avvierò all'aereoporto. Ci vediamo tra venti minuti." Aggiunse aprendo una piccola porticina che dava nei sotteranei che, qualche tempo fa, avevano organizzato come via di fuga in caso di necessita. " A più tardi." Mormorò mentre la porta si richiudeva con un sonoro tonfo. Bas, subito dopo che la porta si chiuse, si avvicinò al mobiletto  accanto alla porticina ed estrasse il detonatore. In precedenza lui e Jugment avevano posizionato esplosivi in punti strategici del posto per fare in modo che, quando fosse arrivato il momento, l'intero posto sarebbe crollato su se stesso distruggendo qualsiasi prova o quant altro. Osservò il timer per qualche istante poi con un sorriso divertito, lo mise a quindici minuti esatti per potersi gustare la tanto agognata vendetta contro il suo ex collega.


-


Il magazzino in cui erano entrati sembrava completamente spoglio e pieno di polvere come se, qualcuno, non lo usasse da parecchio tempo.
" Sembra disabitato..." Commentò Steve guardandosi circospetto. " Sicuro che sia il posto giusto?" Chiese scettico. Justice osservò il portellone d'acciaio e poi le scale che davano al piano di sopra completamente al buio.
 " Offel ha sempre usato posti che sembravano deserti per poi essere invece pieni di personale e segreti..." Guardò il portellone d'acciaio che cominciò ad aprirsi illuminando la stanza in cui si trovavano e mostrando sprazzi di una sorta di laborario.
" Come volevassi dimostrare siamo sulla strada giusta." Mormorò ancora mentre la porta si apriva del tutto e, davanti a loro, si mostrarono i due tirapiedi..
" Quindi ci siamo..." Mormorò Steve al killer al suo fianco mentre, dalla porta che avevano intravisto, uscirono altri due uomini vestiti nello stesso modo di quel tizio.
" Precisamente." Replicò l altro mettendosi in posizione e tirando fuori i coltelli e stringendoli con forza nelle mani.
" 008 come puoi andare contro ai tuoi stessi fratelli non ti vergogni di te stesso?" Gli domandò Bas senza peli sulla lingua e proprio davanti alla porta. " Eravamo compagni d'arme e tu non solo ci hai rubato l'armatura ma hai anche ucciso molti di noi senza alcuno scrupolo!" Continuò a dire invelenito.
" Ma quali fratelli e fratelli..." Replicò freddamente lui quasi ringhiando per la rabbia. " Voi siete solo due fanatici che seguono senza fiatare gli ordini di un pazzo megalomane niente di più." Continuò a dire stringendo con quanta forza aveva i coltelli tra le mani. " Vi manderò nel posto che vi spetta l'oltretomba! Così come ho fatto con gli altri." Concluse cercando di convincersi di potercela fare.
Bas scosse la testa più volte.  " Povero sciocco credi che non sappia che hai usato l'armatura creata dal signor Offel? E' già tanto se ti reggi in piedi in questo momento." Rimarcò Bas facendo sudare freddo Justice. " Vi uccideremo poi distruggeremo questo posto e ce ne andremo grazie a te abbiamo tutto quello che ci occorreva." Disse enigmatico estraendo due pugnali simili a quelli di Justice e fissandolo con due occhi carichi di odio e pronti alla sfida.
" Sta attento a quello grosso." Sussurrò Justice a Steve che, confuso, si vide arrivare davanti una montagna di muscoli due volte più grossa di lui e, per un soffio, riuscì a stento ad evitare il primo attacco. Cercò di reagire ma quello, molto più veloce di quanto si aspettasse, sferrò un velocissimo gancio sinistro a cui l ex agente riuscì ad alzare la guardia per un millisecondo prima di essere sbalzato via di qualche metro.

" Non sono forti quanto te mi avevi detto?!" Sbottò lui sentendo dei dolori micidiali su entrambe le braccia usate per proteggersi mentre, Jugment si ributtava su di lui come un treno merci.
" Forse mi sono sbagliato!" Gli rispose Justice che cercava, con un affondo, di perforare la guardia  solida di Bas che, con un'agilità mostruosa, puntò la sua lama verso il collo del killer che, d'istinto, si abbassò cercando di contrattaccare pugnalandolo al petto ma senza successo vista la schivata rapida del suo avversario.
" Non dovresti distrarti." Lo canzonò Bas mulinando i pugnali sempre più velocemente e mettendo sulla difensiva Justice. - Se fossi nel pieno delle forze lo avrei già ucciso due o tre volte.- Pensò fra sè e sè frustrato da quella situazione così paradossale per lui.
" L'amore ti ha indebolito." Continuò a dire continuando ad attaccarlo con sferzate sempre più veloci che lasciavano sul killer varie ferite di piccola entita.
" Credimi..." Ribadì Justice scartando all'improvviso a destra ed evitando così l'ennesimo colpo alla spalla destra.
 " Non mi sono mai sentito più convinto a lottare come adesso." Concluse con un calcio alto che prese in pieno la faccia di Bas facendolo indietreggiare con suo sommo stupore.

Steve caricò un veloce sinistro ma, Jugment, lo bloccò con facilità per il polso e poi, sogghignando, lo sollevò da terra per poi sbatterlo sul pavimento con violenza e, senza mollare la presa, lo risollevò caricando in contemporanea un destro. L ex agente, ancora scombussolato, eseguì una rapida ginocchiata verso lo stomaco del suo avversario che emise un sussulto e, liberatosi la mano, sferrò un destro che stavolta ando a segno dritto sul grugno di Jugment.
 " Mai sottovalutare l'avversario non lo sai?!" Esclamò euforico pronto con un nuovo attacco ma, ricevendo, un potente calcio sulla parte superiore dell'addome e andando a sbattere contro il muro.
" Non gasarti troppo bamboccio." Mormorò Jugment parlando per la prima volta e col sangue che colava dal naso rotto. - Si...- Pensò fra sè e sè Steve mentre, a ogni passo, sentiva le ossa scricchiolare e vedeva perfino quel killer pazzo in difficoltà. - Non sarà affatto facile.- Riflettè ancora mentre, Jugment, si catapultò di nuovo verso di lui.


-


Thomas sentì i rumori di lotta nella stanza adiacente a quella in cui si trovavano loro. Sapeva perfettamente cosa sarebbe potuto succedere a breve e, proprio per questo, era stato in silenzio cercando una possibile soluzione per liberarsi da lì e impedire che, i loro possibili salvatori ci lasciassero le penne.
" Shoan mi senti!?" Gridò all'improvviso col ragazzo che ancora, spaesato, giaceva con la testa china sul petto e con l'uniforme deformata.
" Ascoltami non abbiamo molto tempo..." Prese a dire cercando di dare una gomitata al giovane per svegliarlo. " Quei pazzi prima uccideranno Steve e il killer poi faranno lo stesso con noi con un cazzo d'esplosivo che si azionerà tra meno di dieci minuti!" Continuò a dirgli notando che il corpo aveva ripreso a muoversi. " Dobbiamo liberarci e dargli una mano o almeno tu devi." Gli intimò ancora sperando che il giovane si riscuotesse nonostante la quantita di siero che gli era stata data.
" Che... devo fare..." Sentì dire a un certo punto Thomas vedendo che, gli occhi del poliziotto si erano riaperti anche se a malapena.
" Ok, sarà rischioso e ti farà male ma segui le mie direttive e ti prometto che faremo il culo a quei due bastardi." Dichiarò apertamente Thomas pronto a portare a termine quell'idea.


-


Steve fu di nuovo sbalzato all'indietro dall'attacco del suo avversario ogni suopugno sembrava un cavolo di proiettile per com'era veloce. Si rimise in piedi annaspando notando, sul volto di quel soldato, l'occhio nero che gli era riuscito a fare a stento e solo sfruttando qualche rara occasione.
" Rassegnati, non puoi vincere." Prese a dire Jugment camminando verso di lui. Steve sputò un grumo di sangue a terra e si mise in posizione esattamente come prima.
" Sarei una pappamolla se mi arrendessi prima di quell altro." Replicò riferendosi a Justice e andando lui stavolta all'attacco con un calcio alto che quello parò con l'esterno del braccio sinistro Steve non si fermo e subito sferrò un destro che fu bloccato in una morsa ferrea. Imprecò e provò a liberarsi ma, il nemico, lo afferrò per la collottola e lo sollevò da terra iniziando a stringere il suo collo.

Justice scansò l'attacco dall'alto di Bas facendo un passo indietro per poi piombargli addosso incrociando le lame per prenderlo tra due fuochi e, di rimando, quello rotolo a terra scansanso il pericolo e dandogli un calcio all'addome per allontarlo e tornare di nuovo all'assalto e mettendo il killer alle strette e costringendolo a dare le spalle al parapetto del primo piano visto che, in quel combattimento frenetico, erano arrivati fin lassu.
 " Che c'e primo della classe non riesci a fare un progresso?" Gli domandò ironico evitando il coltello con sufficienza per poi infilzarlo alla spalla scoperta. Justice trattene un mugugno di dolore e si distanziò col braccio destro che perdeva sangue sapeva di non avere più forza ne era ben conscio ma non voleva arrendersi non voleva rinunciare a lei.
" Non sei in condizione di vincere!" Ruggì Bas euforico pronto a finirlo una volta per tutte.
" Ti sbagli..." Sussurrò con un filo di voce Justice  placcandolo beccandosi però una pugnalata sul costato. " Ho già vinto!" Gridò sollevandolo dal suolo e scagliando il suo ex compagno con quanta forza aveva in corpo al di la del parapetto.

Steve sentiva l'aria mancargli la forza di quel tizio era davvero inumana e lo vedeva sorridente mentre stringeva lentamente la sua morsa come se stesse godendo a dargli una morte lenta. Fece accasciare le braccia lungo il corpo con ormai la coscienza che stava sfumando e poi, quando Jugment stette per dire qualcosa, Afferrò la pistola dentro la fondina e gliela appoggio alla nuca lasciandolo di sasso.
" Ci vediamo all'inferno." Sussurrò Steve mentre il colpo in canna partì smembrando la testa del soldato e seminando pezzi di cervello e sangue ovunque attorno a lui e facendolo cadere al suolo.


-


Il colpo di pistola fu il segnale d'allarme per Thomas. Ormai erano passati sette minuti buoni dovevano muoversi e lo sapeva.
" Usa il tuo potere. Svelto." Gli intimò con fare sbrigativo.
 " Ma se lo faccio riceverò una scossa elettrica che me lo impedirà." Rispose Shoan ricordando quello che il dottore aveva detto.
" In questo momento hai ricevuto il siero da quel pazzoide..." Replicò il veggente. " Puoi mutare il tuo intero corpo adesso in qualcosa che resista alla scarica elettrica non facendo caso al dolore..." Gli spiegò brevemente prima che, una specie di ruggito, rompesse l'aria mandando all'aria i vari tavoli di lavoro.        
" Come fai a sapere che funzionerà?" Sbottò il più giovane preoccupato da quello che aveva sentito.
" Perché l'ho visto come so perfettamente cosa cazzo sta succedendo di la ora sbrigati!" Gli urlò Thomas in preda al panico.


-


Steve rimase a terra qualche istante cercando di riprendere la preziosa aria che, quel pazzo, gli aveva portato via.
" Stai bene?" Gli chiese Justice scendendo le scale a rilento e reggendosi il costato ferito.
 " Potrei stare meglio." Replicò Steve cercando di mettersi in piedi anche se a fatica. Justice stava per dire qualcosa quando, alle sue spalle, sentì un movimento e gli si raggelò il sangue.
Bas era in piedi con fratture agli arti ma era ancora in vita. " Voi maledetti..." Cominciò a dire armeggiando dentro la divisa alla ricerca di qualcosa. " Non vi lascerò mandare a monte i piani del mio capo. Non vi permetterò di ostacolarlo!" Prese la siringa che aveva riempito prima col siero e se lo iniettò in mezzo alla carotide.
" Vi ucciderò! Vi ucciderò tutti?!" Urlò con una voce folle mentre, il suo corpo, cominciò a curarsi e a ingrossarsi.

" Ti prego, dimmi che hai un piano..." Commentò Steve di fronte a quel fury che, aveva tutta l'aria, di essere fin troppo in quel momento per entrambi.
" Vorrei averne..." Replicò Justice mettendosi in posizione di nuovo. " Ma non ne ho." Concluse sudando freddo mentre Bas, con un corpo potenziato, correva verso di loro. Justice fu il primo a cercare di bloccarlo infilzandolo in pieno al petto ma, Bas, sorrise e dopo averlo evitato lo colpì con una manata dritta in mezzo allo sterno mandandolo giù.
" Fanculo!" Urlò Steve sparando una raffica di proiettili che, il nemico, bloccò a mezz'aria col suo potere prima di arrivare di fronte a lui e prenderlo in pieno sul fianco con una pedata che gli smorzò il fiato e lo fece volare al di la del laboratorio.
" Il siero funziona!" Urlò euforico più che mai girandosi verso la figura dell'ex commilitone che era a terra e si stava mettendo in piedi ma sputando sangue.
" Adesso morirai e pagherai per tutto quello che hai fatto..." Prese a dire trasformando la sua mano in una sorta di lama. " Finalmente è giunta la tua ora." Concluse proprio quando, qualcosa lo travolse scagliandolo verso il muro.
" Si direi che funziona più che bene." Dichiarò la figura di Shoan mutato in quello che aveva tutta l'aria di essere un orso.
" Gran colpo ragazzo." Commento Thomas al cui fianco c'era Steve ansimante con mille domande ma che preferì risparmiare per dopo visto che, quel tipo, si stava rimettendo in piedi anche se barcollante.
Shoan corse verso Bas prendendolo in pieno sul volto con una zampata e aprendo uno squarcio sul viso l altro, di rimando, sferrò un micidiale destro metallico contro di lui  facendolo indietreggiare, il giovane tornò subito all'attacco con un manrovescio ma, il suo avversario, lo scansò e sferrò un secondo gancio all'addome del poliziotto facendolo sussultare ma, prima che un secondo colpo arrivasse, lui mutò in un lupo grigio e con un balzo azzannò al collo Bas che cominciò a provare a staccarsi il mutaforma senza successo visto che non accennava a mollare la presa. Provò a colpire in pieno i fianchi di Shoan che, nonostante sentisse le ossa scricchiolare, non demordeva ma restava attaccato. Fino a che, a un certo punto, il soldato crollò a terra seguito da Shoan in una pozza di sangue. Steve e Thomas corsero verso di lui e, proprio quando tutto sembrò finito, le esplosioni iniziarono.


-


Le fiamme ormai erano ovunque l'intero magazzino ne stava venendo avvillupato.
" Dobbiamo andarcene!" Gridò Thomas che, con sotto braccio Shoan, si stava dirigendo verso l'uscita ancora non in balia del fuoco. 
" Hai sentito?! Andiamocene!" Sbraitò Steve ancora scosso per quel combattimento e afferando un braccio di Justice che si divincolò con forza.
" Non me ne vado senza di lei." Rispose convinto col sangue che gli colava dal braccio fuori uso e dalla testa.
" Lo so, che era nei patti ma, adesso, tu vieni con me. Non riuscirai a salvarla rassegnati" Gli intimò l'ex agente severo pronto a portarlo via di peso pur di consegnarlo alla giustizia ma, proprio quando stava per prenderlo per la spalla, Justice si girò di scatto colpendolo in pieno allo stomaco.
" Mi spiace so che lo avevo promesso..." Sussurrò quasi dispiaciuto mentre quello si stava per accasciare ma fu preso da Thomas in tempo. " Ma non posso permettermi che lei muoia." Concluse per poi dirigersi verso la stanza in cui era stata messa. Thomas lo seguì con lo sguardo in silenzio per qualche istante e poi, coi due corpi sotto braccio, si diresse verso l'uscita mentre le fiamme avanzavano inarrestabili chiudendo loro la strada verso l'interno dell'edificio.

Justice si faceva largo tra i detriti e il fumo sempre più persistente finchè sfondando la porta, non la vide lì distesa ancora sotto sedativo. Un colpo al cuore gli fece fare dei passi rapidi verso di lei e la staccò dai macchinari.
" Ti porterò via..." Commentò sollevandola a fatica con l'unico braccio funzionante. " Fosse l'ultima cosa che faccio non permetterò che tu muoia adesso." Concluse mentre stava per rifare la stessa strada di prima ma, il soffito cominciò a cadere. Facendo un passo indietro Justice evitò i detriti ma, la porta era ormai sigillata e loro due era lì senza alcuna via di fuga.
Quando riprese i sensi si ritrovò fuori dall'edificio. " Come stai?" Sentì gridare da Thomas accanto a lui.
 " Scombussolato." Rispose semplicemente con la testa che gli doleva e con un fortissimo mal di testa e, prima di svenire di nuovo, vide  il magazzino esplodere definitavamente e il rumore dei soccorsi che stavano arrivando ormai troppo tardi.


-


Se ne stava tranquillo seduto sulla poltrona della sala d'attesa aspettando il check-in. Stringeva al petto il bagaglio a mano come qualunque altro futuro passeggero di un volo con l'ansia di possibili ritardi. Offel osservò ancora l'orologio che sovrastava la sala ormai erano passati trenta minuti e, di quei due, nemmeno l'ombra che avessero fallito? No impossibile non poteva essere successo davvero soprattuto con un Justice spompato completamente.
" Dove se ne va di bello?" Chiese una voce giovanile su una sedia accanto a lui sulla destra e distogliendolo dai suoi pensieri.
" Torno dalla mia famiglia. Sa i nipoti." Disse ridacchiando e volgendo lo sguardo verso il suo interlocutore per poi sbiancare per la prima volta.
" Da quanto mi ricordo tu non hai nipoti. L'unica cosa che avevi vicino a dei figli sono i due tizi che sono crepati pochi minuti fa." Rispose il giovane dai corti capelli biondi e un orecchino dorato sopra il lobo destro che, con i suoi freddi occhi blu, lo fissava.
" Perché hanno mandato te?" Domandò con un sussurrò preso dall'angoscia.
" Offel, mio caro ex capo scienziato di Elderen..." Cominciò a dire lui con un sorriso sul volto che avrebbe fatto rabbrividire chiunque.
" Il capo ti ringrazia per i servigi svolti e si congratula per essere riuscito a trovare il tanto agognato siero..." Continuò a dire mentre, la sua mano destra, cominciò ad avvicinarsi alla testa del vecchio che sapeva perfettamente cosa lo stava aspettando ma, proprio per quel motivo, non riusciva a distanziarsi.
" Ma, nel contempo, hai commesso troppi errori non solo ti sei rivelato a 008 mettendolo sulle tue tracce ma hai abbandonato la discrezione con tutti quei fury in meno di due settimane..." 
" Ma ho fatto tutto questo per la missione! Per la scienza." Farfugliò lui interrompendolo cercando una scappatoia che, nonostante la sua mente, non riusciva a trovare.

" Non ti preoccupare di questo..." Replicò il giovane zittendolo. " Il capo lo comprende per questo ha mandato me..." Aggiunse toccandogli la fronte col dito indice da cui, fuoriuscirono, alcune goccie nerastre che andarono sotto pelle. " Infondo, morire per del veleno, è sempre più dolce che morire per qualsiasi altra cosa." Dichiarò infine mentre, la pelle di Offel, cominciò a ingrigirsi sempre di più. Provò a parlare a dire qualcosa ma, quello che gli usciva dalla bocca, erano solo suoni vuoti e, dopo qualche istante, il corpo si accascio come se dormisse. Il giovane si guardò attorno e poi, dopo qualche istante, prese la borsa e con quella sparì nel nulla.










ANGOLO DELL AUTORE: Eccomi col penultimo capitolo lo ammetto è stato un parto scriverlo e credo di non aver dato il meglio di me in questo capitolo purtroppo. Forse avrei dovuto aspettare a metterlo ma non ci sono riuscito. ^_^ spero che questo penultimo vi sia piaciuto così come il resto della storia ci vediamo la prossima settimana col finale che ormai è già stato finito grazie a chi continua a leggere e a commentare.

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Capitolo 50
*** 50 Verso il domani ***




Quando Steve si risvegliò ormai erano passate diverse ore e, la prima cosa che vide, fu il soffito dell'ospedale in cui era stato portato.
" Ben svegliato." Disse Alex accanto al letto e fissandolo.
" Grazie mille." Rispose lui senza alzarsi visto che, dalla schiena, sentiva un dolore lancinante.
" No, sono io che ti devo ringraziare invece." Dichiarò Alex apertamente e serio. " Sei riuscito a trovare il killer e anche il suo mandante..."
" Se vi avessi avvertiti prima o altro avremmo qualcosa tra le mani anzichè non avere niente però." Replicò Steve dispiaciuto conscio che, dopo quell'esplosione, poco e niente si era salvato.
" La scientifica sta ancora setacciando il sito distrutto forse troveremo qualcosa ma sarà comunque meglio di niente." Rispose Alex.
 " Thomas e Shoan come stanno?" Domandò preoccupato per i due.
" Shoan sta dormendo sempre spossato ed è sotto osservazione. Thomas, invece, è bello che pimpante ma sta facendo un check-up completo." Mormorò.
" Ne hanno passate di ogni lì. Spero che si riprendano vivamente." Borbottò nonostante anche lui fosse in condizioni pietose. " Vedrai che sarà così. Speriamo che, questo incubo, sia davvero finito..." Ammise Alex. " Adesso ti lascio stare meglio che tu riposi." Annunciò facendo per andarsene.
" Ehi comandante..." Disse Steve fermandolo sulla soglia. " Il fascicolo..." Sussurrò ricordandogli l'accordo che, quasi due mesi fa, avevano fatto. " Distruggilo, ti prego." Lo implorò l'ex agente disteso a letto.
Alex annuì senza dire niente e poi, una volta uscito, lascio Steve da solo a contemplare il vuoto.


tre settimane dopo


Steve fissò con sguardo profondo la tomba che aveva davanti. Nel corso di quei due anni non si era mai presentato alla tomba di Matthew gli era sempre mancato il coraggio di presentarsi li ma, adesso, finalmente lo aveva trovato.
 " Non mi aspettavo di vederti qui." Disse una voce inconfondibile per lui alle sue spalle.
" Lo so, nemmeno io credevo avrei mai avuto il fegato di presentarmi." Rispose voltandosi e ritrovandosi faccia a faccia con Erika che lo guardava con due occhi seri. Da dopo la risoluzione del caso non l'aveva più vista e adesso eccola li davanti a lui.
" Perché sei qui? Non sei mai venuto in questi due anni." Chiese la donna incuriosita.
Steve tornò a osservare la tomba per un'istante notando la foto che era stata scelta e di come, il volto di Matthew, fosse sereno e felice distogliendo, dalla sua memoria, la follia che era albergata in lui a causa di uno scienziato pazzo.
"  Già..." Cominciò a dire. " In questi anni temevo di venire qui di fronte al mio più grande sbaglio dinnanzi alla mia colpa..." Posò i fiori che aveva preso al negozietto fuori e li mise davanti alla tomba di marmo.
" Non credo che potrò mai dimenticarmi di quello che ho fatto. Anche se dovessi salvare duecento persone avrò sempre il rimorso per quello che  ho combinato..." Continuò a dirgli fissandola negli occhi senza alcun timore o vergogna. " Non intendo chiederti di smettere di odiarmi oppure di perdonarmi perché, nonostante tutto, nemmeno io riesco a farlo." Concluse infine l uomo. Erika era stata in silenzio ad ascoltare col solo il vento a scuoterle i lunghi capelli sciolti.
" Purtroppo non posso dimenticare quello che hai fatto e nascosto... " Prese a dire la donna severa. " Io non riesco a perdonarti al momento il dolore mi sta distruggendo dentro così come accade due anni fa..." Aggiunse con un tono rattristato. " Forse un giorno tutto questo svanirà ma, fino ad allora, non voglio rivederti Steve." Concluse con le lacrime che gli rigavano gli occhi. Si erano ritrovati e lei lo aveva odiato per poi perdonarlo e, di nuovo, l'odio aveva preso il soppravento. Steve non sapeva cosa rispondere il discorso della donna lo aveva preso in contropiede si aspettava una dichiarazione simile ma non così.
" Allora a presto." Riuscì solamente a dire Steve tendendo la sua mano destra verso di lei che al contrario e lasciandolo di stucco, lo abbracciò forte. " A presto allora..." Mormorò lei staccandosi all'improvviso e poi, con alcune lacrime che calavano ancora, allontanarsi da lui che, rimasto solo, continuò a contemplare la tomba che aveva davanti a sè con fare nostalgico.


-


Joseph fissò, per qualche istante, la piccola valigia che si era fatto in quella mezz'ora. Ormai era passata un mese da quei fatti e si era ristabilito quasi completamente. - Direi che ho preso tutto.- Pensò fra sè e sè pensando al bagaglio leggero che si era preparato.
" Allora alla fine hai deciso." Dichiarò una voce sulla porta che lo lasciò di sasso.
" Lo sapevo che l'avrei dovuta chiudere quella dannata porta." Borbottò fra sè e sè mentre si caricava lo zaino in spalla.
 " Ne sei davvero convinto Joseph?" Domandò Alex serio.
Il giovane annuì. " Mi sono accorto che, nonostante il controllo migliore rispetto a quattro anni fa, ancora ho troppi difetti..." Osservò la sua mano su cui ancora c'erano le cicatrici per l'uso di più poteri insieme. " Abyss e il killer avevano ragione. Con tutti questi poteri riesco a fare troppo poco ho bisogno di migliorare e, forse, un altro viaggio è quello che mi ci vorrà." Concluse con un velo di rammarico nella voce. Alex gli posò una mano sulla spalla destra ma un gesto più da padre che da amico.
 " Sappi che, per qualunque cosa, basta che mi chiami e sarò li per te lo sai questo vero?" Gli disse ricevendo un cenno con la testa. " Pensi di salutare qualcuno stavolta?" Gli chiese ancora mentre, entrambi, uscivano dal piccolo appartamento.
" No, non credo proprio..." Rispose di rimando scuotendo la testa mentre chiudeva a chiave e la metteva nella tasca destra dei jeans. " Lo sai bene quanto odio gli addii non fanno per me." Aggiunse mentre Alex rise piano e scuoteva la testa per l'atteggiamento del suo pupillo.
 " Quanto pensi di stare via? Spero non quanto l'ultima volta." Borbottò di rimando il comandante.
 " Credo che ci vorrà un'po infondo, in questi quattro anni, ho vagato ma c'e molto che non ho visto e voglio recuperare." Rispose mentre scendevano le scale verso il pianoterra.
" Bhe spero che, in questo secondo viaggio, tu trovi le risposte che ti mancano. E che tu possa tornare presto." Mormorò in parte rattristato Alex.
" Non si preoccupi, capo..." Disse con un sorriso tirato Joseph. " Tornerò prima che Tempest vada in pensione." Aggiunse ridacchiando fra sè e sè.
" Ah lo spero vivamente." Annunciò il diretto interessato facendolo voltare di scatto con un sussulto. " Non ti aspettavi di trovarmi qui eh?!" Sbottò dandogli una forte pacca sulla schiena con la mano sano e facendolo barcollare.
" Pensavo che nessuno lo sapesse." Sibilò col dolore del colpo a Alex che rise.
" Forse a qualcuno l'ho detto mi spiace." Rispose ridacchiando il comandante. Joseph stava per replicare quando Will lo anticipò.
" Grazie per quello che hai fatto..." Cominciò a dire lasciando di sasso entrambi gli uomini presenti. " Spero di rivederti presto." Concluse porgendogli la mano destra in segno di un rispetto che, per la prima volta, mostrava al più giovane.
Joseph la fissò per qualche istante per poi declinare. " Stringerò quella mano il giorno in cui sarò in grado di poter sconfiggere un avversario senza il tuo aiuto. Fino a quel momento non voglio." Dichiarò con un sorriso imbarazzato facendo sorridere anche Will. Detto questo Joseph guardò la strada davanti a se dritta ma piena comunque di bivi e tant'altre cose che ancora non riusciva a vedere con un'occhio attento. Si girò verso i due uomini che, a modo loro, lo avevano aiutato a migliorarsi e a capire cosa fare e dopo, come un fulmine, sparì diretto chissà dove.


-


Steve guardava con disappunto il bicchiere che aveva davanti. Aveva contattato sia Shoan, che Walter che Thomas ma, nessuno dei tre, era voluto uscire per chissà quali motivi e, da dopo la risoluzione del caso, le attivita della loro agenzia si erano ridotte e anche di tanto.

 " Al diavolo tutti..." Borbottò fra sè e sè traccanando il liquore in un solo sorso. Forse essere solo, in quel momento della sua vita, era qualcosa che si meritava. Infondo non aveva fatto altro che disgrazie in quei due anni e adesso, il karma, gli faceva pagare il pegno anche se, in un modo piuttosto vile.
" Che ci fai tutto solo qui a bere eh?" Chiese una voce di donna che conosceva fin troppo bene e che prese posto accanto a lui.
" Ehi, non credevo che ci fossi." Rispose con un sorriso tirato a Jennifer che lo fissava.
" E' andata male eh..." Mormorò la ragazza capendo, dal viso di lui, quello che era successo.
Steve annuì. " Per il momento non vuole che ci vediamo forse un giorno..." Rispose sospirando mentre la donna gli metteva la sua mano calda sopra la guancia ruvida. " Per qualunque cosa lo sai che puoi contare su di me vero?" Gli disse di rimando la donna con un velo di dolcezza e preoccupazione nella voce. Steve prese la mano della donna e la strinse.

" Si, lo so." Mormorò con un sorriso sincero che fece arrossire la compagna. " Comunque sono venuta qui anche per darti una cosa..." Gli annunciò rovistando all'interno della sua borsa e tirando fuori una cartolina con sopra una spiaggia. Steve la osservò confuso.
" Chi me la manda?" Chiese lui mentre se la rigirava tra le mani notando l'assenza di mittente e qualsiasi altro messaggio scritto. Jennifer sorrise divertita. " Qualcuno che dovrebbe essere morto e che, al contrario, è più vivo che mai." Gli disse enigmatica mentre, l altro, imprecò pesantamente giurando che si sarebbe vendicato su quel bastardo.


-


" Dici che verrà qui a cercarti? Infondo ormai il messaggio gli sarà arrivato." Disse una giovane donna dai corti capelli corvini.
" Si, credo che, ormai, la lettera gli sia arrivata.... sarà incazzato lo so già." Dichiarò l uomo massiccio con indossò una camicia e alcune fasce per delle ferite che ne circondavano il corpo. " Dire che sei stato fortunato è un eufemismo lo sai?" Gli commentò Karen quasi ridendo.
" Si, ammetto che ho avuto fortuna." Ammise. Quando il fuoco ormai gli aveva circondati se non avesse visto la fessura della porticina segreta da cui arrivava aria sarebbero morti entrambi quella era stata la sola opera buona che quel pazzo di Offel avesse fatto per lui.
" E così è questo il posto in cui vorresti stabilirti Justice?" Domandò abbastanza colpita Karen dal panorama. Davanti a sè, la vastita del mare, sembrava completamente avvilupparla in alto, nel cielo, un sole splendeva e illuminava la spiaggia dorata su cui, i suoi piedi, muovevano i primi passi in quella distesa che lei non aveva mai visto in vita sua.

 " Bhe, non necessariamente..." Rispose lui facendo il vago mentre camminava a fianco a lei col braccio destro ancora ricoperto da bende così come parte della spalla sinistra. " Diciamo che, fino a che non mi sarò ristabilito, vorrei trascorrere in pace e serenita almeno un'po di tempo." Aggiunse. Karen lo guardò un'po storto.
" Non ti facevo così vecchio da voler andare in pensione." Lo rimbeccò la donna lasciando uscire quel briciolo di Knife che, ancora ogni tanto, saltava fuori per punzecchiare il killer che rispose dandogli uno scappelloto sulla testa.
" Ahio! Sei uno stronzo lo sai?!" Gridò la donna facendo un passo indietro.
Justice sorrise divertito. " Se non lo fossi forse non saresti qua con me e non saresti così." Dichiarò lui facendo arrossire e gonfiare le guance della donna. 
" Perché lo hai fatto?" Chiese all'improvviso lei scostando lo sguardo verso il mare e alcuni gabbiani che volavano verso esso.
" Perché ho fatto cosa?" Replicò lui confuso da quella domanda.
" Perchè, nonostante fossi ferito, nonostante sapessi di non farcela sei comunque venuto a salvarmi? Perché ti sei gettato in quella stanza che stava bruciando ma, soprattutto, perché vuoi una come me un'essere difettoso?" Disse tutto d'un fiato. Aveva pensato molto in quella settimana e, quelle domande, ormai non riuscivano a farla dormire. Justice la osservò in silenzio quel suo fisico snello  forse troppo per una super in salute e gli occhi, così magnetici e profondi lo avevano stregato di nuovo.

" E' difficile per me da spiegare..." Cominciò a dirgli mettendosi seduto sulla sabbia calda per via del sole. " Non sono mai stato uno dai pensieri profondi, non sono qualcuno a cui piace molto esternare i propri sentimenti agli altri però..." Gli tese la mano destra. " La sola cosa che posso dirti è che, sei stata la cosa migliore che mi sia capitata nonostante tutti i casini che mi hai causato a suo tempo e poi..." Afferrò la mano della donna con la sua più grande. " Non sei difettosa. Tu sei tu e io sono io due tizi dispersi, due persone che hanno commesso tanti sbagli e che, forse, insieme riusciranno a rimediare." Concluse trascinando la donna verso di se e stringendola. " Ti prometto che, nessuno, ti farà mai più del male." Dichiarò ancora mentre, Karen, mise le mani attorno al collo di lui, e con un largo sorriso vide, per la prima volta da quando lo aveva conosciuto, una vera espressione non piena di rabbia ne di altro ma di qualcosa di diverso che lo rendeva quasi più umano.
" Lo so e grazie." Gli rispose mentre con fare impacciato premeva le sue labbra su di lui mentre le onde colpivano la spiaggia.


-


" Ora che sai questa cosa che intendi fare?" Gli chiese Jennifer mentre entravano in casa di Steve che richiuse la porta.
" Credo che non farò proprio niente..." Le rispose mettendo il telefono sul tavolo. " Infondo ormai vivrà in tranquillita con la sua dolce killer pazza e lo scienziato è stato fermato perciò direi che si merita di restarsene con lei." Concluse. 
-Almeno uno di loro due era riuscito ad ottenere qualcosa.- Pensò fra sè e sè. " Come sei di buon cuore." Disse con fare dolce Jennifer.
" No, non sono di buon cuore." Rispose apertamente lui osservando il cielo dalla finestra che si faceva sempre più buio.
" E cosa sei allora?" Chiese di rimando la rossa curiosa. 
" Sono un uomo che deve ricominciare..." Prese a dire mentre il sole tramontava. " Ho vissuto due anni nel rimpianto, ho vissuto con la responsabilita di quello che ho fatto e che mi divorasse ma, adesso, non voglio più vivere nel rimpianto..." Continuò a dire mentre, da un cassetto, prese una vecchia fotografia con tre persone molte più giovani e scapestrate. " Come Erika è andata avanti io devo fare altrettanto così come sta facendo anche chi ha commesso più peccati di me. Io non sono un super, ne un eroe e ne chissà che altro..." La mise sul tavolo della cucina il posto in cui stava prima di quel malefico giorno. " Io sono solo Steve Britss e, la sola cosa che voglio, è tornare a vivere." Concluse con un largo sorriso girandosi verso Jennifer che, con uno sguardo dolce, annuì e, con un semplice click spense la luce lasciando i due soli nelle tenebre che si erano creati.





ANGOLO DELL'AUTORE: Non ci posso credere di mettere la parola fine a questa mia long durata oltre 50 capitoli dico davvero non ci credo ancora.
Questa storia era nata nel 2015 ed è stata morta per anni prima di entrare nel giardino ma, grazie a voi, l'ho ripresa in mano e migliorata molto più della sua versione originale. Ringrazio tutti quelli che l'hanno letta, l'hanno messa tra le preferite e l'hanno recensita grazie di cuore.
Spero che questo finale vi piaccia ma mi è sembrata la giusta conclusione ^_^






Scena dopo i saluti.

Il sotteraneo era circondato dall'oscurita se non per qualche candela posta ai lati della stanza che, in maniera spettrale, mostrava dei volti davanti a un tavolo. Un rumore di passi pesanti cominciò a farsi largo lungo la navata della stanza.

" L'hai portato?" Chiese una voce seduta a un tavolo con due profondi occhi bianchi. Il biondo annuì indicando il contenitore rubato a Offel. L uomo sorrise mostrando una dentatura perfetta. " Molto bene la fase uno è completa nonostante le grosse perdite..." Cominciò a dire agli altri lungo il tavolo. " Adesso tocca alla seconda." Dichiarò compiaciuto.

" Quei due dove sono?" Chiese una voce femminile al biondo.
" Hanno detto che volevano fare un giro in città." Rispose semplicemente il biondo.
" Ancora mi domando perché avete voluto liberarli potevamo reclutare chiunque altro tra le nostre fila." Borbottò stizzito una voce più anziana delle altre due sbattendo con rabbia un bastone a terra.

" Forse perché siamo i migliori in quello che facciamo." Rispose una voce proveniente dalle scale. " Torturare, uccidere, convincere le persone a fare quello che non vogliono è il nostro pane quotidiano da sempre." Aggiunse una voce femminile quasi ridendo. " Allora signori..." Cominciò a dire un uomo robusto di mezz'eta dai corti capelli rossi e i vestiti imbrattati di sangue che scendeva le scale.
" Da dove volete che cominciamo?" Concluse una donna dai brillanti occhi violacei e un viso bianco ma, completamente rosso sangue così come tutto il suo vestito.
" Vi prego..." Prese a dire l uomo a capotavola, sedetevi e parleremo del futuro insieme miei cari mietitori di Alfea." Concluse lui pregustando già il caos che, a breve, sarebbe accaduto.


 

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