La sognatrice di mostri e il nuovo L

di Star_of_vespers
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Impure resurrection ***
Capitolo 2: *** 2. Contrasti ***
Capitolo 3: *** 3. Colpo di scena ***
Capitolo 4: *** 4. Una svolta seducente ***
Capitolo 5: *** 5. La sognatrice di mostri ed il nuovo L ***
Capitolo 6: *** 6. Scintillanti scoperte ***
Capitolo 7: *** 7. L'altra faccia della medaglia ***



Capitolo 1
*** 1. Impure resurrection ***


L, lo sai che gli Shinigami mangiano solo mele?
 
 

 

 

 

“Prova. Uno due e tre.

Prova.

Questa è la quindicesima.

Uno due e tre, risultano nulle.

Si opta per la quarantasettesima prova.

Quaranta, quarantuno e quarantadue risultano nulle.

Vi è il rigetto totale.

Si passa alla ottantanovesima prova.

Ottantanovesima prova nulla.

Ottantuno, ottantadue e ottantatre, risultano nulle.

Riconoscimento statico per la centosettantesima prova…

Rigetto azzerato.

Prova valida…                                                                                 

Si opta per il rilascio graduato. Inizio conto alla rovescia, i soggetti ibernati ritorneranno in vita e si rigenereranno tra: dieci, nove, otto”

-Sette... Sei... Cinque…”

Near osservò gli occhi della ragazza, concentrandosi poi, sulle sue mani che impazienti si muovevano  prontamente sui pulsanti della tastiera.

-Manca veramente poco N…- la sua voce era soave e soddisfatta. L’albino notò subito questo particolare, accentuato dalla luce dei suoi occhi, infiammati dalla determinazione… i suoi occhi, i suoi occhi mettevano i brividi.

“Il processo è stato terminato.

*Danni dei soggetti corrispondenti  al 37%

*Cariogenesi completata al 100%: i soggetti sono stati rigenerati… le cellule sono state rigenerate al 100%

*Criogenesi umana avvenuta con successo “

Mentre la voce metallica del computer continuava ad elencare tutti i processi, una delle due porte trasparenti, di quelle bare ghiacciate e fumanti, lentamente, iniziò ad aprirsi.

L era stupita, ma pure  N dal canto suo, anche se non lo dava a vedere. Rimase parecchio sbalordito quando posò gli occhi sulla sua collega. Non avrebbe mai immaginato che L, sarebbe riuscita nel suo intento.

-I valori… la pressione… tutto apposto!- la ragazza velocemente afferrò un piccolo monitor, facendo scorrere i suoi occhi tra le due bare.

Alla sua sinistra, anche l’altro sportello si aprì. Un fumo gelido invase l’itera area.

-Sarà meglio chiudere l’uscita!- esordì guardando N.

Ormai il volto del detective era segnato da copiose rughe, e da una profonda esperienza, celata all’interno di quei occhi cinerei.

 La donna sapeva quasi tutto di quell’uomo, ma anche se, col tempo era riuscita ad accettare la sua presenza e la loro collaborazione, non aveva mai accolto con piacere la sua nuova qualifica.

 Lei era purtroppo L, ma non l’avrebbe mai gradito infondo, perché, mai avrebbe voluto esserlo. E se lei si trovava a gestire quel titolo, era stata solo una questione di interesse personale, le ritornava utile. Ed in quel momento necessitava  anche della ricomparsa dei detective più in gamba  della storia umana.

-Speriamo Near che almeno loro … almeno loro… possano aiutarci- con rammarico abbassò gli occhi e conficcò le unghie delle dita, all’interno dei palmi delle sue mani.

Il laboratorio era completamente isolato. Grazie alla gravità presente, i due potevano camminare avanti e indietro per la stanza, aspettando il risveglio completo dei detective.

Questo L lo sapeva, non poteva assolutamente sforzare quel tempo del tutto naturale, non poteva manomettere alcun sistema per velocizzare il processo, o suscitare quella determinata reazione. Doveva semplicemente aspettare, e per lei l’attesa era veramente snervante e corrosiva.

Camminando avanti ed indietro osservò la parete metallica dinanzi ai suoi occhi, per poi ritornare sui suoi passi, e ripetere quel suo patetico tragitto, per un numero smisurato di volte.

-Non capisco perché non si svegliano N, ho paura di aver fallito. E se ho fallito la prova, non posso assolutamente rimediare!- lanciò un occhiata al vecchietto, che seduto accanto ad una delle bare, fissava il volto pallido dell’uomo biondo, disteso su quella lastra da poco aperta.

-Aspetta L. Non affrettare i tempi!-

La ragazza si bloccò sui suoi passi, sospirò pesantemente incrociando le braccia. I suoi occhi turchesi si bloccarono su Mello, poi rotearono per osservare il vecchio L, poi, di nuovo Mello.

Si avvicinò piano quando impercettibilmente notò un’espressione alquanto strana sul volto del detective M. Oltrepassò Near silenziosamente, attenta a non calpestare i tubi e l’attrezzatura collocata sul pavimento, in seguito, con movimenti cauti, si avvicinò al viso di Mello. Sorrise furtivamente quando percepì il respiro flebile del ragazzo sulla sua pelle, gli occhi di lei erano contenti e impazienti di incontrare lo sguardo del detective, che in uno stato di dormiveglia, pareva essere il primo ad aver ripristinato le normali funzioni vitali.

La donna era molto curiosa di osservare i dettagli di quel volto, così angelico e tenebroso allo stesso tempo.

La cicatrice gli marchiava egoisticamente il viso, L ne fu quasi ipnotizzata. Vederlo dal vivo le dava una sensazione indescrivibile. Mello, aveva letto tutto di lui, ogni singola cosa, ogni suo scritto, ogni sua dannata e segreta autobiografia, ogni singola descrizione fisica e psichica . Lo aveva spesso immaginato, cercando di ricrearlo nella sua mente, ma averlo davanti ai suoi occhi, percepire il suo contatto, constatare che non era solo un personaggio passato alla storia monotonamente, ma ora una realtà tangibile, ora, una speranza presente.

-Sta bene!- sentenziò lanciando velocemente un’occhiata al suo monitor.

-Hai visto! Spero tu ti senta più tranquilla, L- Near pacato prese tra le mani una ciocca bianca, roteandola ritmicamente, con in volto un sorriso sincero e rassicurante.

-Credevo di non essere all’altezza!-

-Male L!-

-Perché?- appoggiò la sua mano sul petto di Mello con apprensione. Percepire il suo respiro l’aveva di certo tranquillizzata, ma si domandava il motivo per cui ancora lui, non avesse aperto gli occhi. Non avevano molto tempo a disposizione, e sapeva bene che il carburante era scarso, quindi, doveva per forza di cose riuscire a svolgere l’operazione in una settimana.

Percepì il petto del ragazzo alzarsi ed abbassarsi, proprio sotto il palmo della sua mano. Rimase immobile lei, e lo fissò per interminabili istanti.

-Apri gli occhi… ti prego!- spostò le sue mani dal petto, e le appoggiò dolcemente sul suo viso, non distogliendo lo sguardo dalle palpebre chiuse di Mello. I suoi lunghi capelli castani-ramati le ricaddero totalmente in avanti, e ne fu contenta, in questo modo Near non poteva guardarla in faccia, non poteva notare che i suoi occhi erano divenuti lucidi.

-Mi senti Mello? apri gli occhi! Mello… apri gli occhi!- continuava a ripetere quelle parole, ricacciando con forza le sue lacrime. Era nervosa, e il pensiero di un eventuale fallimento quasi la distrusse. Determinata più che mai, aveva fatto l’immaginabile per rigenerare i corpi di Mello e del vecchio L, i suoi sacrifici non potevano ridursi ad un fallimentare finale.

-Mello apri gli occhi!- alzò il tono di voce, quasi con  dispiacere. Le mani sul viso di lui tremavano, non a causa di quel contatto gelido, ma dal nervoso. Digrignò i denti e lasciò che una lacrima solitaria le solcasse il volto, ma non demorse, intenta a far rinvenire dal sonno eterno quel detective.

-Mello… apri gli… occhi!-

-Non ti devi scaldare, questo è un processo che non può essere calcolato.- Near la scrutò dalla sua postazione. A differenza della ragazza, l’uomo pareva essere del tutto tranquillo e abbastanza fiducioso.

-Non capisco, i segnali vitali ci sono… ma non si risveglia. Voglio escludere un possibile coma… anche se i danni sono del 37%- voltò il capo verso l’ormai anziano N, in cerca di supporto, infondo quell’uomo l’aveva sempre tutelata.

 

 

-Mello apri gli occhi!-  il detective M, continuava incessantemente ad ascoltare questa frase. In un primo momento non era stato in grado di ricollegare ogni sillaba. Era tutto così strano. Gli sembrò inizialmente quasi come un rumore, impercettibile, poi quel suono divenne sempre più forte, più secco, e dal quel frastuono iniziò a riconoscere delle parole staccate, poi, piano udì l’intera frase, avvertendo un tocco estraneo sul suo viso.

 Continuava a non capire, anche ora che aveva aperto gli occhi: si ritrovò con suo profondo scetticismo a scrutare il volto di una ragazza. I suoi occhi strabuzzavano da una parte all’altra all’interno degli occhi di lei, che determinata, e con un luccichio strano nello sguardo,  lo scrutava a sua volta.

 Rimase impressionato, nell’osservare meglio quella donna. Chi era quella tizia? E soprattutto, dove si trovava?.

-Near ce l’ho fatta, ha aperto gli occhi, si è svegliato- la donna era estremamente emozionata. Anche se con sacrificio era riuscita a riportare i detective in vita. Non considerò nemmeno per un istante lo stato di shock in cui si trovava Mello, lo guardò, ed iniziò a parlargli, ma si bloccò quando notò che il ragazzo, stranito aveva concertato totalmente la sua attenzione verso N.

-Near … tu? Ma come ti sei ridotto?!- queste furono le prime parole di Mello dopo il suo inaspettato e ben gradito risveglio.

-Mello ti trovo bene!- l’albino rivolse un sorriso ad M. A differenza sua Mello possedeva un corpo ed un aspetto giovane. Questo era dovuto al fatto che gli anni per lui non erano riusciti a sfiorarlo, e di conseguenza ad invecchiarlo. Lui era ritornato con il fisico, l’intelletto, ed il cuore di un ventenne.

Il detective lanciò un’occhiata tagliante alla ragazza che gli era vicina, la esaminò con cura, studiando risoluto l’espressione del suo volto, la curva delle sue labbra, e la luce strana che gli brillava negli occhi.

-Chi diavolo sei?- domandò lui stranito.

-Penseremo più tardi alle presentazioni…- rispose la donna regalandogli un sorriso soddisfatto. Si allontanò dal suo posto, curvando il viso verso il vecchio L.

-Penso che anche lui in questo momento stia ritornando a respirare autonomamente- spiegò a Near prima di allontanarsi, per poi correre letteralmente verso la bara in cui si trovava Ryuzaki.

Spalancò totalmente la portiera, aiutando l’uomo a riaprire gli occhi. Sorrise quando, dopo pochi minuti, grazie all’aiuto del computer si rese conto che il vecchio L, aveva appena spalancato le palpebre.

 Riuscì a lavorare velocemente, rasserenata dal fatto che il vecchio L a differenza di Mello era riuscito a reagire molto più velocemente, ma di sicuro la donna non si adagiò sugli allori, difatti non curante dello sguardo corvino di Ryuzaki, continuò a monitorare quell’operazione dallo schermo che stringeva tra le mani.

-Perfetto!- esultò scrutando i dati che erano appena affiorati dal monitor.

Alzò gli occhi e decisa lanciò uno sguardo ai tre uomini all’interno di quel laboratorio abbandonato, concentrandosi a studiare i volti di M e del vecchio L, che scioccati ed ancora semi sdraiati all’interno di quelle bare di cristallo, stavano osservando con attenzione  la ragazza.

-Porgo ad entrambi i miei più distinti e affettuosi saluti!- il suo sguardo determinato scivolò tra gli occhi azzurrissimi di Mello che impassibile l’ascoltava, poi si spostò sul vecchio L e debolmente gli sorrise.

-Conosco già tutte le vostre domande …- seguitò determinata, continuando a parlare sostenuta dallo sguardo fiducioso di Near che la fissava nella penombra.

-Conosco quelle che un tempo erano le vostre certezze. Ma siete ritornati, dalla morte!- sentenziò infine.

Il vecchio L sgranò gli occhi e portò metodicamente un pollice in bocca pensieroso. Cercò  di studiare la ragazza in lontananza, per poi concertarsi, intento a far riemergere ogni singolo ricordo. Non poteva bloccarsi  in quello stato confusionale a lungo. Nel cuor suo ancora ardeva la volontà di catturare Kira, ma l’istinto gli suggerì, che forse si trovava dinanzi ad un’altra realtà. Abbassò lo sguardo ed osservò la bara trasparente in cui si trovava, poi esaminò minuziosamente tutti gli ingranaggi, per poi ritornare sulla ragazza.

-Salve!- disse semplicemente. Gli risultò scomodo sedersi come il suo collega Mello, e non si fece problemi ad appollaiarsi come di sua consuetudine, portando le ginocchia al petto.

Mello  si era seduto, non riusciva a muovere il suo corpo come meglio desiderava, e faticò anche a far riemergere i vecchi ricordi, soprattutto, l’ultimo attimo che aveva vissuto, prima di chiudere gli occhi. Si passò una mano tra i capelli già scompigliati, poi ritornò a studiare la ragazza che si era bloccata proprio in mezzo alle due bare.

-Ci spieghi cosa sta succedendo? E soprattutto tu … chi diavolo sei?- domandò con tono seccato e rabbioso. Appoggiò una gamba interamente su quella lastra, mantenendo l’altra inclinata. Caricò il peso del braccio sul ginocchio, senza perdere d’occhio la donna.

-Chi io sia non ha molta importanza veramente!. Io sono colei che è riuscita a riportarvi in vita dopo che il Death Note vi ha letteralmente uccisi. E ho fatto ciò, non per mio piacere ammetto…- sospirò, poi ritornò a parlare, noncurante dello sguardo che i due detective le stavano lanciando.

-Sono passati ottantasei anni dal caso Kira …  e dopo tanto tempo, l’umanità sembra essere minacciata da qualcosa di veramente pericoloso. O almeno… quello che resta dell’umanità!- asserì con rammarico.

-Ho stretto un patto con il Re degli shinigami …- continuò a spiegare sbrigativa, conscia di non aver così tanto tempo.

Il vecchio L piano si alzò da quello strano giaciglio, sprofondò le braccia dentro le tasche dei suoi pantaloni, ascoltando in silenzio la donna davanti ai suoi occhi.

-Spiegati meglio!- asserì conciso.

-Voi avete perso la vita a causa del quaderno, ma dovete sapere che, il re degli Shinigami era contrario al  contatto del Death note sul suolo terrestre. Così approfittando di ciò, ho preteso giustizia, ed ho ottenuto da parte sua… la vostra resurrezione. Ma non avete molto tempo, sconterete ora gli anni che vi sono stati prematuramente strappati. Io semplicemente vi ho riportato in vita attraverso dei processi biologici che non elencherò per ovvie ragione, vi dirò solo che tutto ciò è stato reso possibile, grazie ad un elaborato corredo cromosomico. In conclusione sono riuscita a rigenerare i vostri corpi, ma il vostro animo, la vostra indole… Tutto il resto vi è stato “restituito” dal Re degli Shinigami-

Il vecchio L era sbalordito ma al contempo incredulo. Aveva ascoltato quella spiegazione attentamente, pendendo dalle labbra della ragazza.

-Spiegati meglio!- replicò non soddisfatto dalle sue parole. La sua espressione era indecifrabile.

-Non ho tempo!- sentenziò lei tristemente.

-E cosa ti aspetti da noi ragazzina?- Mello le lanciò un’occhiata gelida, immobile dalla sua postazione.

-Ogni cosa a suo tempo Mello!- Near che per tutto il tempo era rimasto in silenzio seduto accanto ad M, prese la parola. Si alzò da quella sedia aiutandosi da un bastone di metallo, poi si avvicinò alla ragazza, sotto gli occhi curiosi dei presenti.

-Miei cari colleghi, ho l’onore di presentarvi il nuovo L!- camminava con fatica e mentre si avvicinava alla donna, quest’ultima notò istantaneamente le occhiate che M e Ryuzaki le stavano lanciando.

-Tu … L?!. Sarà un problema distinguerci non credi?- con totale indifferenza Ryuzaki le si avvicinò. A differenza di Mello, non risultò affatto stupito, anzi, lui stesso era giunto a quella  conclusione, le probabilità erano del 68% per l’esattezza.

-Spero non sia un problema!- asserì osservando gli occhi neri di lui.

-In realtà lo è!- spiegò impassibile Ryuzaki.

-Beh …- la donna guardò in seguito Mello, curiosa di osservare la sua reazione.

-Tu? L?!- domandò incredulo.

-E ci spieghi il motivo per cui noi siamo qua?. Non puoi sottrarti così facilmente dal fornire delle ovvie delucidazioni!- concluse conciso.

-Lo so!- rispose decisa la ragazza, con ora negli occhi una diversa luce. Mello notò subito questo suo repentino cambiamento, e dopo lunghi attimi si decise anche lui ad alzarsi dal suo posto.

-In effetti stai evitando di parlare. Hai esposto solo il 45% di ciò che vogliamo sapere!- continuò Ryuzaki.

-Ciò che vi ho detto … fatevelo bastare. Perché nemmeno io so perfettamente che succede … ma di una cosa sono certa!- guardò con profonda determinazione il vecchio L, che le si era avvicinato, poi si voltò e si avvicinò ad un vecchio tavolino, afferrando saldamente un ricevitore tra le mani.

Near sospirò, guardando la ragazza, non si sarebbe data pace. Ma infondo sapeva benissimo che lei avesse accettato di succedergli,  mossa solo da una sua personale intenzione.

Mello incrociò le braccia, e si ritrovò  insieme a Ryuzaki ad esaminare il comportamento improvviso della donna.

Il laboratorio era divenuto silenzioso, ma a L non parve, poiché i pensieri che aveva in testa li percepì quasi come degli urli.

Sospirò, poi si avvicinò all’unica, piccola ma estesa vetrata presente all’interno del laboratorio. Accostò rigidamente il trasmettitore alla sua bocca, presa a studiare il nero velo, che li circondava fuori da quella vetrata.

 -Sono certa che… in qualsiasi posto tu ti trova…- iniziò con forte determinazione a parlare, sperando che la persona che voleva contattare in quel momento la stesse ascoltando.

-Se sei ferita… se stai bene… se mi pensi. Anche se adesso non sei vicino a me… ti garantisco che io ti ritroverò Elrien… e ucciderò coloro che hanno osato strapparti dalle mie braccia. Lo giuro sulla mia stessa vita!- Appoggiò le mani sulla gelida vetrata. Chiuse quel trasmettitore, facendolo in seguito scivolare a terra.

Si voltò, per incrociare lo sguardo dietro di lei, degli uomini che incuriositi la stavano fissando.

-Ed adesso cercherò di ritornare sulla terra. Lì parleremo meglio è una promessa!- concluse voltandosi totalmente verso di loro.

-Dove ci troviamo al momento?- chiese Ryuzaki avvicinando il suo pollice alle labbra.

-Sullo spazio!-

 

 ♣♣♣

 

 

Una giovane ragazza continuava a piangere, mentre osservava il mondo intorno a lei crollare. I suoi occhi erano color ametista, ed i suoi capelli scuri danzavano al vento. Stringeva tra le mani un quaderno nero, ignorando volontariamente la presenza del suo custode, uno shinigami. Un mostro che la stava osservando divertito.

-Elrien?- la voce di quella creatura era  rauca, ma allo stesso tempo pacata.

-Sì?- rispose la ragazza non distogliendo lo sguardo.

-Lo sai che gli Shinigami mangiano solo mele?-

 


 

Angolo autrice:

ASPETTATE!!! Vi prego fermi.

Vi ringrazio tantissimo, se siete giunti qui e avete letto tutto. Spero sia piaciuto, e se avete letto e avete pensato a qualcosa, qualsiasi cosa, vi prego parlatemene,anche un semplice commento, qualsiasi vostra impressione brutta o bella, siate buoni con me e fatemi sapere che pensate. Lo so forse è stranissimo. Ma vi assicuro che continuerò a scrivere, vi chiedo in cambio la vostra opinione, in modo da capire cosa non va, se vi piace o no. Ho letto tante storie in questo fandom, lo considero quasi come casa mia, vi chiedo di fraternizzare appunto con me. Se siete così gentili da sostenermi io sarò felice tantissimo di continuare. Perché ricordate sempre, che una piantina diventa bella e forte con tante cose, io ci ho messo il seme oggi, voi siete pronti ad annaffiare?

Ci vediamo

AVVISO: Per avere maggiori delucidazioni riguardo la trama originale, che comunque ha avuto alcune modifiche in seguito all'ambientazione nel futuro, ecc, consiglio ai lettori di leggere i vari capitoli, perché al momento previsto troverete ogni risposta alle vostre domande. Vi ringrazio di cuore, tanti saluti

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Capitolo 2
*** 2. Contrasti ***


Contrasti:

 

 

 

Sulla terra:

 

-Light, quindi io non potrò mai rivedere i miei cari?- la ragazza dopo interminabili istanti persa a fissare il vuoto, chinò di poco il suo capo per osservare lo shinigami che l’affiancava.

-No, non chiederlo più Elrien! perché sai che non potrai più rivedere nessuno, ma non devi essere triste! adesso io e te siamo i signori di un nuovo mondo, cosa desideri di più?- lo shinigami afferrò con decisione il braccio di Elrien per avvicinarla maggiormente all’apice di quel dirupo - Osserva, ammira, questo è quello che abbiamo creato!- spalancò la sua mano, per enfatizzare con decisione quell’orribile scenario post apocalittico : all’interno delle case diroccate, non molto distanti da loro due,  degli shinigami si divertivano a torturare gli esseri umani che tenevano schiavi dentro piccole prigioni. La terra era irriconoscibile, non vi erano più alberi, ma solo scheletri che troneggiavano al centro di quelle abitazioni abbandonati. I prati erano divenuti scuri, pieni di cenere e cemento. L’aria era tossica, ed il cielo era spento, senza colori. Tutto era sommerso dalle tenebre.

-Ma se io  non ritornerò più … con le persone che conoscevo- una lacrima amara le solcò il viso, Elrien cercò di trattenere le sue emozioni,  senza successo.  Portò velocemente la mano agli occhi, mentre stringeva decisa al petto il suo quaderno nero.

-Mi prometti che nessuna delle persone che conosco verrà mai catturata dagli shinigami ribelli?- chiese speranzosa, desiderando di proteggere nel suo piccolo le persone che più amava, non avrebbe mai permesso a Light di fare del male a loro, lei stessa si sarebbe sacrificata in prima persona, per evitare di vedere altra gente soffrire.

-Si … sempre se loro non mi ostacoleranno. Ho dedicato un’intera vita per costruire un mondo perfetto, che rispondesse alle mie regole- lo shinigami Light strinse le sue mani aggressivamente, scrutando con interesse il cielo plumbeo che li sovrastava -E ho continuato ad inseguire il mio sogno anche dopo la morte, nessuno mi ha fermato, perché tutti sanno in realtà, che io … sono, la giustizia- esordì alzando il tono della sua voce, così tanto da far spalancare gli occhi ad Elrien, di certo lei non si sarebbe facilmente impressionata di fronte a quello spettacolo brutale, ma all’interno del cuore di quella piccola ragazza, ardeva il desiderio di ostacolare i piani malefici di Light, e lo avrebbe fatto, ma non era giunto ancora il momento. Strinse impercettibilmente quel quaderno al petto, chiuse gli occhi e sospirò al contempo, doveva avere pazienza, doveva armarsi e rispondere con tutte le sue forze a quell’oscura minaccia, ma in quel momento era poco saggio reagire, e questo lei lo sapeva bene.

Mentre osservava impassibilmente quell’osceno paesaggio, notò con molto stupore che, in lontananza, vicino agli alti grattacieli demoliti, ben nascosti dietro i rottami vi era una piccola equipe. Non riuscì a stimare il numero di uomini presenti, ma fu molto brava a distrarre Light, intenzionata a mascherare i piani di quegli uomini che aveva appena notato, perché poteva già immaginare chi fossero e il motivo di quel sopralluogo.

-Light, io ho fame- asserì semplicemente mordendosi il labro inferiore - Ti prego torniamo indietro perché ho visto qualcosa da mangiare, proprio vicino al posto dove siamo passati poco fa!- asserì attirando totalmente l’attenzione dello shinigami che la stava esaminando perplesso.

-Pensavo che non volessi mangiare!-

-Ho cambiato idea, andiamo via da qui!-  la determinazione all’interno degli occhi di Elrien stupì lo shinigami.

-D’accordo ragazzina!-

Light aveva assecondato la richiesta della ragazza, mentre dubbioso guardandola, pensava alla sua improvvisa reazione. I due lentamente si allontanarono da quella collina, girando le spalle alla vecchia cittadella.

In quel preciso istante, i soldati ben riparati dalle macerie di un grosso edificio, estrassero dai loro  involucri le proprie armi. Erano tutti molto giovani, tutti in grado di muoversi all’interno di quell’oscuro ammasso di cemento e polvere. Si trattava di ventidue soldati determinati, allentati alla guerra, pronti a morire per liberare l’umanità dal piano malefico di Light Yagami. Nei loro cuori il desiderio di distruggere quello shinigami era forte, ma con maggiore impeto, Risa, il comandante supremo della diciassettesima unità esploratrice, desiderava annientare quello shinigami, riportando fuori dall’oscurità l’umanità intera.

 La ragazza dai lunghissimi capelli neri, sorrise impercettibilmente mentre fissava la piccola Elrien allontanarsi dalla sua postazione, era certa che lei li avesse visti, in cuor suo sapeva che li stava aiutando, e che se ne era andata per non ostacolarli. Risa accarezzò la sua pistola, non distogliendo lo sguardo dalla piccola ragazzina che piano si stava allontanando.

-Voi tutti sentitemi bene!- si voltò per esaminare gli occhi dei suoi soldati, sorrise soddisfatta, nel percepire la sua stessa forza di volontà all’interno dello sguardo di quei combattenti.

-Io vado avanti voi sparpagliatevi … poi- si voltò e indicò due ragazzi alla sua destra, alzando la slanciata mano, fasciata da un paio di guanti di nera pelle.

-Voi due copritemi le spalle. Riprendete quante più persone potete, e riportateli nella navicella- Ordinò concisa, mentre con un gesto semplice impostò a suo piacimento il proprio orologio metallico.

-Ci rivediamo qui tra mezz’ora a partire da …- un segnale metallico attirò l’attenzione dell’intera squadra, che concertata aveva ben ascoltato gli ordini proferiti da Risa -Ora!- ordinò la ragazza alzandosi contemporaneamente. La donna con agilità appoggiò le sue mano sull’asfalto spingendosi verso il basso, e dando con energia una decisa spinta verso l’alto alle gambe, roteando in questo modo su sé stessa.

-Adesso inizia il divertimento- ancora sospesa in aria, con un’incredibile precisione scagliò due colpi a due umani che stavano coprendo le spalle al largo cancello, dove si nascondeva l’armata nemica.

-Razza di traditori- asserì irritata una volta appoggiati i piedi a terra, in seguitò chinò il capo per osservare la ragazzina che insieme allo shinigami aveva lasciato quel luogo.

-Grazie tante Elrien!- disse flebilmente chiudendo i suoi occhi. Velocemente estrasse dalle sue tasche un piccolissimo oggetto, poi aprì le palpebre ed inserì quell’elemento all’interno del suo occhio sinistro. Sorrideva  cinicamente nell’osservare gli shinigami che le stavano venendo incontro. Non si era particolarmente interessata a loro, semplicemente perché sapeva che di fronte all’aggeggio costruitogli da L, nessuno avrebbe avuto speranza, e lei, che si considerava una macchina assassina, era divenuta in quel momento qualcosa di ancora più pericoloso.

-Siete spacciati razza di insetti giganti … stronzi maledetti!- adirata strinse i pugni e si lanciò in una lunga corsa, senza perdere di mira gli shinigami che le correvano a loro volta incontro. Ringraziò mentalmente il Re egli shinigami, che  aveva acconsentito di eliminare solo i ribelli, per respingere Kira.

-Muori maledetto!- si schiantò rovinosamente contro il corpo di uno di loro, ma derisoria lo guardò cercando di godersi lo stupore all’interno degli occhi di lui.

La donna in quel momento stava indossando delle stranissime lenti a contatto. I suoi occhi a causa di quel particolare erano diversissimi l’uno dall’atro: Il destro era scuro come la notte, mentre il sinistro era di un grigio fuori dal comune, lei stessa in quel momento era una persone totalmente bizzarra.

-Muori, ho visto il tuo nome idiota!- rise sadicamente afferrando il braccio scheletrico del mostro.

-Si chiama Smight - voltò il capo verso i suoi colleghi trattenendo malamente lo shinigami dal braccio

 -Scrivete il nome all’interno del quaderno- ordinò ai due soldati dietro di lei, che udendo l’ordine, obbedirono senza obbiettare, prendendo velocemente l’esistenza di quello shinigami, che dopo quaranta secondi cadde vertiginosamente a terra privo di vita, la stessa sorte toccò anche agli altri tre, che si unirono alla morte del loro compagno.

-Bene bene!- Risa appoggiò le mani ai fianchi, sulle sue labbra si allargò un sorriso sornione; sovrappose un suo piede sopra il cadavere dello shinigami fino a che, non rimase solo la cenere.

-Aveva proprio ragione L, Con questa lente riesco a vedere i nomi di tutti questi idioti!- spiegò alzando lo sguardo. Ricercava in lontananza i civili che doveva liberare, non erano molto distanti.

-Sono venuti a salvarci!- Una donna rinchiusa dietro delle strane gabbie di ferro e ossa giganti, si avvicinò maggiormente all’esterno per osservare Risa che indifferente li esaminava.

-E’ vero- a quella ragazza seguirono gli sguardi sorpresi di altri tredici persone, Risa percepì subito quelle occhiate piene di ammirazione, e si sentì quasi come un’eroina, infatti così stava apparendo agli occhi di quella gente, che affascinata osservava i suoi lunghi capelli scuri danzare all’aria selvaggiamente, e il suo corpo asciutto e slanciato, fasciato da un’attillata uniforme di pelle scura.

-Sono venuta qui per portarvi in salvo!- alzò la sua pistola e colpì un ribelle che le stava puntando dritta in faccia la sua arma. Seguirono a quel colpo, altri tre. Risa strinse i denti e voltò il capo in direzione dei suoi soldati.

-Avete sentito gli altri uomini?-

-Sissignora. Loro ci hanno appena comunicato che stanno riportando alla base undici civili.-

-Bene!- asserì pacata, senza distogliete la sua attenzione dalle persone all’interno di quelle gabbie.

Sotto lo sguardo stupefatto dei presenti, Risa si lanciò da una grossa roccia, poi dopo essere giunta a terra, appoggiò la sua mano al suolo per sostenersi.

Alzò il suo revolver e con precisione lanciò un colpo a quelle sbarre, fracassando il lucchetto che le teneva chiuse.

-Uscite tutti!- ordinò concisa.

Quelle persone erano meravigliate, non riuscivano a credere ai loro occhi, ed erano grati a Risa, alla loro salvatrice, anche se non potevano immaginare che la ragazza in quel momento non era molto contenta a loro differenza.

Da quelle gabbie uscirono, donne, uomini e bambini, tutti molto felici, finalmente liberi grazie al comandante della diciassettesima unità.

-Che palle veramente!- Esclamò lanciando la pistola a terra.

-Credevo che ci fossero più ribelli … invece solo due idioti di shinigami- incrociò infastidita le braccia sotto il seno, mentre da sottecchi osservava  distrattamente i nomi di quelle persone che le apparsero agli occhi senza difficoltà, grazie alla sua lente a contatto che in quel momento portava all’occhio sinistro.

-Però ti perdono L, sto sottospecie di attrezzo mi piace troppo- disse tra sé  e sé mentre osservava i suoi soldati intenti ad aiutare le persone che aveva appena salvato.

Risa si allontanò da quelle gabbie, per rivolgere lo sguardo sulla collina dove aveva poco prima intravisto la ragazzina dai capelli neri, proprio come i suoi.

-Mi chiedo Elrien se mai vorrai venire anche tu con me un giorno!- asserì scrutando attentamente il dirupo.

 

Sullo spazio:

 

 

Mello e Ryuzaki, al momento si trovavano all’interno di una sala mensa, o meglio, il nuovo L aveva detto che quella specie di camera metallica lo fosse.

Senza considerare troppo allungo le impressioni dei due detective, la giovane e misteriosa ragazza afferrò il suo trasmettitore tra le mani, e concentrata iniziò a parlare, ignorando le occhiate dei due detective.

-Risa qui parla L!-

Ryuzaki senza particolari problemi si avvicinò ad una panca metallica e adagiò le sue ginocchia al petto assumendo la sua classica posizione, mentre Mello dal canto suo, appoggiò le spalle al muro, osservando in modo irriverente la donna che gli era davanti.

-Risa maledizione, rispondi … sono L- spazientita alzò il tono di voce.

-Magari è impegnata alla sala di manutenzione- Near aveva osservato la sua diletta per tutto il tempo, e notando la collera che in quell’istante le infiammava il volto, decise di avvicinarsi, osservandola giudiziosamente.

-O magari ha disobbedito e chissà dove cavolo è andata!- lanciò lontano dalla sua portata il ricevitore a terra, senza però spegnerlo. Passò una mano tra i lunghi capelli castani e sospirò, era veramente stanca, ma non poteva concedersi il lusso di riposare, e altrettanto non poteva permettere né a Risa, né a nessun’altro di seguire i piani che non erano stati approvati.

-Va bene!- con tenacia volse la sua occhiata a Mello e Ryuzaki e gli si avvicinò pacata. Adagiò rumorosamente le sue mani sul tavolino in metallo, osservando le espressioni di entrambi i suoi colleghi, che a loro volta sostenevano in modo differente il suo sguardo sicuro: Ryuzaki portò il pollice in bocca, e osservò attentamente quella donna, non voleva perdersi un minimo particolare, era sempre più incuriosito, e i suoi occhi stavano portando sotto analisi quello sguardo così alterato quanto conciso, che aveva subito incrociato da quando era ritornato a respirare, dopo lunghi anni di assenza. Mello, rispettivamente, assottigliò le palpebre, per indagare al meglio su quella ragazza che al momento non sapeva come interpretare, ma in realtà non gli interessava molto … anche sé quella fiamma viva, che spesso  si accendeva dentro gli occhi di lei, aveva più volte catturato la sua attenzione, ma i suoi pensieri erano accuratamente celati dal suo volto, che inespressivo osservava senza commentare, limitandosi a lanciare qualche occhiata per captare tutte le informazioni che riteneva necessarie. Solo quello che gli importava, come sempre.

-Vi dirò che, siamo sullo spazio da tanto tempo, a causa di Light Yagami. Lui ha perseguito anche dopo la morte il sogno di costruire un mondo perfetto, o meglio, che rispondesse hai suoi ideali …- prese posto sedendosi a capotavola, incrociò le sue mani e sostenne il suo volto, lanciando sguardi ai due detective che, in quell’istante la stavano ascoltando con lo stesso interesse.

-Non tutti gli shinigami hanno condiviso le idee di Light, ma nemmeno tutti gli esseri umani hanno sostenuto Near …- raccontò decisa pronta a rivelare i suoi piani, dell’alleanza e della ribellione, pronta a descrivere tutto ciò che era accaduto alla sua generazione -Molti esseri umani, sostenendo Light hanno permesso agli shinigami ribelli di scendere con i loro quaderni sulla terra, di divenire padroni insieme a Kira, o Light, chiamatelo come volete …-

Ryuzaki non aveva minimamente alterato la sua espressione, ascoltava la ragazza attendendo che lei completasse il suo discorso.

-Siamo stati costretti a lasciare la terra, solo perché ci siamo opposti al nuovo ordine-

-Quindi siete fermi sullo spazio!- asserì il vecchio L torturando il pollice che aveva in bocca.

-Beh non tutti. Non potevamo rimanere tutti sullo spazio, questa è semplicemente una base operativa, il resto del nostro popolo è attraccato su Marte!- spiegò lei.

Mello incrociò il suo sguardo di ghiaccio a quello della ragazza, costringendola attraverso la sua occhiata fulmina a guardarlo. L dal canto suo non vacillò, sostenendo la tagliente occhiata. In quel momento lei, senza volerlo, quasi disarmata dinanzi a quegli occhi cerulei, sembrò parlargli,  incapace di nascondere i suoi dubbi. Rimasero in silenzio fissandosi reciprocamente, lui serio, impassibile, così sicuro e privo di paura; lei determinata, ma a tratti spaventata, seria,  forte ma completamente indecisa, quasi titubante … ma al contempo sembrava mossa da uno spirito guerriero, da un elemento sconosciuto e ben segregato.

-Noi non conosciamo nulla riguardo questo shinigami … ovviamente abbiamo risposto a questa minaccia, infatti come vi ho detto non tutti gli shinigami hanno appoggiato il nuovo ordine, e ci hanno aiutato, in modo da riportare ogni cosa com’era prima … - asserì pacata.

-Quindi Kira è ritornato- il vecchio L molto attento, aveva ben immagazzinato ogni singola informazione riuscendo in poco tempo, senza alcuna sorpresa, a ricollegare ogni suo ragionamento.

-In realtà anche se Kira è stato sconfitto lui stesso non è mai morto, Yagami stesso ha proseguito indisturbato, non sotto forma umana, ma sotto le sembianze di un Dio della morte- Near osservava da lontano i suoi compagni, girando tra le mani una ciocca bianca di capelli.

-Io vi ho riportanti in vita perché ho bisogno del vostro aiuto …- la ragazza guardò scoraggiata sia Ryuzaki perdendosi a fissare le sue occhiaie scure così in contrasto con la pelle bianca; sia Mello, sostenendo il suo sguardo impassibile, così feroce ed elegante, le parve quasi di essere dinanzi ad un cobra reale, pronto a combattere determinato, forte e impavido, e lei era disarmata, non poteva immaginare le mosse del compagno, troppo bravo a nascondere le sue intenzioni, dietro i suoi occhi imperturbabili e guerrieri.

-Sono sola al comando, Near non sta bene. Ho bisogno di persone che lavorino a mio fianco, persone che hanno in passato conosciuto direttamente il caso Kira, e sanno affrontare meglio di me questa minaccia. Io ammetto di essere impreparata, agisco grazie a una squadra che è stata addestrata per riportare l’umanità sulla terra. Ma come posso andare avanti se ho pochissime informazioni, e non conosco bene le mosse del mio avversario?- L era di colpo divenuta cupa, come chi dopo una lunga ed estenuante guerra, non sa più che mossa scegliere, ed in effetti lei stessa non sapeva più che fare, l’unica certezza era stata riposta in quei due detective, che al momento la fissavano cercando di interpretare lo sguardo cupo della donna.

-Ho ben capito- il vecchio L le si avvicinò, scrutando i lineamenti del volto di lei, alla ricerca di qualche cosa, non capiva la donna, ma sapeva che lei non era stata totalmente onesta con loro, nascondeva qualcosa, ma cosa per l’esattezza?.

-M… Metti paura!- la ragazza attirata dalla reazione curiosa del vecchio L, lo scrutò da sottecchi, in modo da osservare gli occhi di lui, così dannatamente vicini al suo viso: Rimanendo in quell’assurda posizione, Ryuzaki le si era avvicinato maggiormente, il suo pollice era incollato alle sue labbra e il suo volto incuriosito era molto vicino a quello di L.

-Non era la mia intenzione!- asserì pacato.

-Però mi fai paura lo stesso!- ribadì lei incrociando finalmente quegli occhi scuri.

-Non ha importanza io devo capire- continuava a guardarla ora sorridente, come felice di aver ritrovato qualcosa all’interno degli occhi di lei.

-Guarda che la situazione non sta migliorando!-

-Accetto!- disse infine allontanandosi dal volto di lei.

-Bene- la giovane sorrise flebilmente stringendo la mano destra soddisfatta.

-Per quel che mi riguarda …- Mello dopo lunghi istanti decise finalmente di esprimere la sua opinione. Appoggiò i gomiti delle sue braccia sulle ginocchia, lasciando penzolare le mani ritmicamente. Serio alzò gli occhi per osservare la donna, senza curarsi della reazione che aveva suscitato alla ragazza.

-Non ho intenzione di aiutarti- asserì freddamente.

-Ma … perché?- domandò lei, scrutando l’uomo che la stava guardando.

-Puoi continuare a fare affidamento su Near … io non sono la tua ruota di scorta!- si alzò dal tavolo senza scomporsi minimamente, lanciando un’occhiata di sbieco al vecchio Near, che lo fissava senza dir nulla.

-Ma non è così … per me nessuno dei due è una ruota di scorta- la ragazza si alzò imitando Mello, e per rafforzare quella affermazione sollevò una mano e osservò i due, con molto rispetto, non voleva essere fraintesa, anche se poteva comprendere i pensieri del detective.

-Ragazzina. Non mi interessa … e adesso spostati- le si avvicinò e chinò di poco il volto quando le distanze furono azzerate. Dopo aver osservato bene gli occhi turchesi di lei, chiuse le palpebre e la oltrepassò scostandola leggermente da un fianco.

-Aspetta!- quando il ragazzo si allontanò da loro, raggiungendo la porta d’uscita, L, senza scomporsi in volto gli si avvicinò, tentando di bloccarlo, anche se Mello non pareva affatto interessato, continuava a camminare come se nulla fosse.

L  lo seguì, agendo distinto. Strinse i pugni e accelerò il passo una volta giunta fuori dalla sala mensa, era parecchio determinata, e lui doveva ascoltarla, doveva conoscere interamnente i motivi per cui era stato riportato in vita. Lasciò dentro la Halle Ryuzaki insieme a Near, osservò il lungo corridoio metallico lanciando uno sguardo furtivo all’altra parte della navicella, proprio nelle sale riabilitative, dove un gruppo di uomini erano appena usciti.

-Aspettami!- disse pacata ricercando l’attenzione del detective che non la stava degnando nemmeno di uno sguardo.

La ragazza sospirò e continuò a seguire i passi di lui, perché doveva ascoltarla e l’avrebbe fatto, ci era sempre riuscita ed era determinata a fermare anche Mello.

-L … dove corri così?- In quel lungo corridoio metallico ad un certo punto sbucò da una stanza Risa, accompagnata da una strana presenza. Per un attimo L si bloccò lasciando Mello da parte. Osservò stupita il volto della ragazza dai capelli neri, poi scrutò accuratamente lo shinigami Ryuk che l’affiancava divertito. Risa stringeva tra le mani il Death note di Ryuk, mentre massaggiandosi i capelli umidi, sosteneva lo sguardo della compagna.

-Risa … dove cazzo eri finita? Diamine! sparisci quando ti voglio e compari nel momento sbagliato- disse irritata scrutando i capelli bagnati della donna.

-Ero sulla terra, e sono appena uscita dalla doccia. Ti ho sentita gridare, non credi che mi chieda che cazzo ti stava capitando?- replicò Risa appoggiando le mani ai fianchi.

-Non ho tempo … vai in sala mensa ti spiegherà Near- sospirò sperando di calmarsi. Chiuse le palpebre e massaggiò ritmicamente le tempie.

Risa le sorrise furbamente, poi la oltrepassò di poco senza commentare, contenta di non dover più sostenere quella conversazione.

-Aspetta … aspetta!- L velocemente la bloccò trattenendola da un braccio.

-Ma che cazzo sei? Schizofrenica!- disse derisoria.

-Chi ti ha dato il permesso di andare sulla terra? Dovevamo imbarcarci insieme, ricordi, con i detective!- alterata L alzò un sopracciglio concentrandosi ad osservare la reazione della compagna.

-Emh, non aspettavi domani a ricordare? Certo che reagisci proprio a scoppio ritardato L!-

-Risa-

-L-

-Non devi ribatterete-

-Ma mi piace farti incazzare L, sei troppo divertente- Risa con un sorriso irriverente estrarre la sua revolver dalla fodera e iniziò velocemente a rotearla tra le dita.

-Smettila o la rompi- L bloccò la sua mano,  afferrando la pistola della donna.

-In realtà non mi preoccuperei della pistola … ecco!- Risa sorrise divertita.

-Che c’è?- incuriosita L, scrutò gli occhi scuri e i lineamenti delicati del suo viso, incorniciati dai lunghi capelli scuri e dalla folta frangia liscia.

-Ho spaccato gli occhi dello Shinigami- ammise estraendo dalle sue tasche di pelle nera, la lente a contatto che l’aveva aiutata a sconfiggere i nemici sul pianeta terra.

-Ma ti rendi conto di quello che hai fatto?- L era molto irritata, si trattenne, cercando di sfogare la sua ira tirando un sonoro pugno al muro.

-Si … mi dispiace- disse semplicemente Risa, dopo aver stretto tra le sue mani il pugno della compagna.

-Tieni, aggiustala, poi tieni questo … e questo … e questo…- afferrò saldamente le mani di L, iniziando a porgerle alcune cose che erano state distrutte a causa di quella sua missione. Infine con nonchalance slaccio la cintura nera che indossava, e la consegnò all’amica.

-Che significa Risa?- chiese la donna cercando di frenare l’impulso di tirargli un pugno in faccia.

-Che le … ho … spaccate- Risa lentamente iniziò a roteare le mani all’area, con fare sbrigativo  . Era così strafottente e dannatamente irritante.

-Tutta sta roba?-

-Si- pensosa portò l’indice alla bocca.

-In realtà ho rotto anche la macchinetta del caffè. E per quella sappi che mi dispiace particolarmente- asserì sorridente.

-Poi si è spaccata la doccia-

Gli occhi di L erano spalancati a causa dello stupore.

-Io non ci posso credere! … mi rifiuto di riparare questa roba così impari- L mollò la presa alle sue mani e lasciò cadere a terra tutta l’attrezzatura che le aveva dato Risa.

-Non fare la permalosa … è da una vita che io spacco le cose e tu me le aggiusti-

-Ma tu rompi tutto … sei un disastro!-

Risa si strinse nelle spalle e alzò gli occhi al cielo spazientita.

-Bla bla bla … Rompi tutto! Ma come fai?- cercò di imitare la voce della compagna, le riuscì talmente bene che persino lo shinigami Ryuk rise leggermente osservando il volto di L.

-Sai una cosa … io avrò rotto tutte queste cianfrusaglie, ma tu hai rotto le palle!- alzò una mano e le voltò le spalle.

-Io vado ciao- la tagliò in questo modo avvicinandosi impassibile alla sala mensa.

-Dove vai?- le chiese sorpresa L.

-A conoscere i cadaveri che hai riportato in vita L- asserì senza scomporsi, intenta a raggiungere i detective.

-Non posso stare a vedere che combini … non fare più danni!- L guardò le spalle di Risa, per poi scrutare quelle dello Shinigami Ryuk che l’affiancava divertito.

-Cercherò di fare il possibile, ma non ti assicuro nulla-

La ragazza immobile guardò la collega entrare all’interno della sala mensa, poi si voltò per osservare il punto dove aveva visto Mello poco fa.

-Torniamo a noi!- disse tra sé e sé.

Sicuramente il ragazzo si stava dirigendo verso le stanze che gli aveva mostrato precedentemente, ne era sicura. Iniziò a camminare, velocizzando il passo, alla ricerca di quel detective enigmatico. Superò le rampe di scale e quando in lontananza scorse i capelli biondi di Mello iniziò a correre, contenta di averlo trovato senza apparente difficoltà. Lui camminava irriverente, osservando immobile la navicella, e il largo spazio che distanziava i due corridoi da una parte all’altra.

-Mello aspetta … non ti muovere da lì- alzò un dito verso la sua direzione e gli corse incontro attirando completamente l’attenzione del detective.

-Che diavolo …- l’uomo alzò un sopracciglio quando in lontananza intravide la donna.

-Io non ti considero una ruota di scorta- la ragazza aveva il fiatone, aveva corso per le scale, ed aveva affrettato i suoi passi sperando che Mello la considerasse. Esausta si piegò  sotto gli occhi del detective, respirando affannosamente.

-Per me …- alzò il viso e sorrise all’uomo che la stava esaminando con irriverenza. Piano appoggiò una mano sul braccio di lui che stava osservando quegli occhi azzurri così vivi e determinati.

-Sei sempre … la mia prima scelta- strinse la presa al braccio di Mello, e lo guardò senza vacillare un istante, considerando a sua volta quello sguardo così tenebroso.

Il ragazzo dal canto suo dopo aver ascoltato quell’affermazione curvò tra le labbra un sorriso soddisfatto e sfrontato.

-Non demordi vero ragazzina?-

-Mai-

-Mello …- lei continuava a sostenere lo sguardo di lui, senza lasciarsi trascinare dal panico.

-Unisciti a me- sperava con tutto il cuore che il ragazzo accettasse la sua richiesta, gli occhi azzurri di lei brillavano fiduciosi, non si sarebbe di certo arresa. Non era da lei gettare la spugna di fronte le difficoltà.

 

 

Nella sala mensa Risa mangiava divertita  insieme a Ryuk e a Ryuzaki. La ragazza senza problemi afferrò un vassoio colmo di panna e lo portò a sé.

-Posso mettere la panna sulla fragola?- chiese il vecchio L osservando la ragazza che si era appropriata del piatto, stringendolo egoisticamente tra le mani.

-Dammi sta fragola- afferrò la fragola che Ryuzaki stringeva in mano, poi la immerse leggermente nella panna, continuando a mangiare senza problemi.

-Tieni fattela bastare- porse la fragola ad L guardandolo da sottecchi.

-Ma non mi può bastare, ne hai messa così poca.-

-Senti la panna è mia!- rispose la donna alzando la voce.

-Io voglio le mele, tenetevi la panna per voi- Ryuk continuava tranquillamente a mangiare le sue mele dal cesto sopra il tavolo.

-Dimmi una cosa …- Ryuzaki iniziò a mangiare  pensoso la sua fragola.

-Quindi quello che mi hai detto prima riguardo le nuove regole, e del quaderno della morte, è tutto vero?-

-Tutto vero! poi confesso che … quando Ryuk mangiava le sue fottute mele, gli ho fregato il quaderno in modo da poter uccidere i suoi simili, altrimenti non sarei riuscita mai ad ammazzare tutti quei Shinigami sulla terra- spiegò indifferente, continuando ad assaporare la sua adorata panna.

-Capisco … ma come fai a vedere il nome?- chiese Ryuzaki afferrando una fetta di torta.

-In pratica L mi ha riprodotto artificialmente gli occhi dello Shinigami, anche se ho spaccato la lente per essere sincera …-

-Non mi dire!- Ryuzaki avvicinò alle labbra la tazza di caffè.

-Ehi il caffè è mio!- asserì la donna infastidita.

-Non vorrai essere scortese con i tuoi ospiti?!- dichiarò serio Ryuzaki.

-Senti o la panna o il caffè!-

L, era da poco entrata in quella stanza, e stava osservando la scena divertita, con le braccia incrociate sotto il seno. La donna delusa sospirò alzando gli occhi al cielo.

-Ragazzi!-  disse pacata.

-L sei arrivata, è da un’ora … aspetta! che faccia da funerale che hai!- Risa si alzò dal suo posto ed osservò in lontananza la collega.

-Beh  …- la giovane abbassò lo sguardo appoggiandosi con la schiena alla parete della sala.

-Le probabilità che Mello non abbia accettato di aiutarti sono del 95%- Ryuzaki la fissò, mentre L stanca continuava a massaggiarsi le tempie.

-In realtà sono del 100%. Non mi aiuterà- disse delusa.

I presenti la osservavano senza commentare. L infine, decise di ascoltare i consigli di Risa e prese parte a quell’assurdo banchetto. Almeno si sarebbe rilassata, quella era stata una lunga giornata e aveva bisogno proprio di mangiare e riposarsi un po’.

Dopo quella cena andò dritta a letto, e si addormentò velocemente, ma l’indomani, dopo essersi riposata a sufficienza, non tardò a sistemare l’attrezzatura che Risa aveva rovinato.

 

 ♣♣♣

 

Nella navicella non vi era anima viva. L camminava lungo i corridoi stringendo tra le sue mani le attrezzature adatte a riparare le sue invenzioni. Era sovrappensiero mentre si spostava. La sua giacca di pelle rossa in quel momento le risultò parecchio scomoda, cercò dunque di sbarazzarsi velocemente ma si bloccò sui suoi passi, quando percepì all’altezza della testa la fredda punta di una canna.

-Non ti muovere!-

Riconoscendo quella fredda voce, L voltò di poco il capo per osservare meglio l’uomo che l’aveva appena minacciata.

-Mello!- sorpresa fissò il ragazzo che le stava puntando minacciosamente la pistola. Il detective la scrutava disinteressato. Senza stupore continuò a mangiare la tavoletta di cioccolata che stringeva in mano. La donna si chiese dove avesse mai trovato quell’arma, ma non  pronunciò parola  a riguardo.

-Seguimi!-  

Si ritrovò vittima di quegli occhi di ghiaccio. Obbedì agli ordini dell’uomo senza ribattere. Camminava lentamente affianco a lui, senza turbamento, nonostante fosse ancora minacciata dalla revolver che il biondo le stava puntando.

-Inserisci i codici e fammi vedere un po’ le navicelle che hai parcheggiato nei sotterranei- trovandosi dinanzi ad un ascensore, l’uomo chiese alla ragazza di sbloccare il sistema. L senza ribattere fece come lui gli aveva imposto, per poi seguirlo a passo felpato all’interno dell’ascensore.

-Quindi vuoi vedere le navicelle?- domandò impassibile lei una volta che le porte di vetro si chiusero davanti ai suoi occhi.

-Sai meglio di me che mi stai nascondendo qualcosa ragazzina- Mello la fissava continuando a mangiare la sua tavoletta di cioccolata.

-Ho già detto che la popolazione terrestre al momento risiede su Marte non mi sembra …-

-Chi è Elrien?- Gli domandò lui lasciandola di stucco. La donna si voltò per incrociare dopo diversi istanti lo sguardo di lui. Lo fissò perdendosi all’interno di quegli occhi azzurri.

-Questi sono  … cose private!- Mello dal canto suo non demorse lanciandogli uno sguardo glaciale.

-Lei centra qualcosa con Light Yagami, ma non l’hai spiegato … Hai detto quello che ti conveniva, ma adesso è meglio per te parlare, L!- pronunciò l’ultima sillaba con strafottenza.

-Matt!- disse lei correggendolo.

-Cosa?-

-Chiamami Matt!-

 

 

 

 

 

 

 

Angolo autrice:

Buona sera, come va? Dunque ecco a voi il secondo capitolo, vi piace? Insomma, sono curiosa di scoprire cosa ne pensate anche perché è un ambiente un po’ strano, e cerco sempre di essere molto misteriosa, anche perché che gusto c’è se vi dicessi ogni cosa fin da subito, quindi vi assicuro che i vostri dubbi verranno placati con lo scorrere della storia, io gentilmente vi chiedo di seguirmi e recensire.

Ringrazio tantissimo coloro che leggono e mi sostengono, vi adoro!

Se avete domande vi prego di scrivermi, anzi ditemi tutto quello che pensate! Perché per me è un piacere enorme!

Alla prossima

 

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Capitolo 3
*** 3. Colpo di scena ***


 

Colpo di scena:

 

 

 

 

 

 

Mello impassibile puntò il suo sguardo deciso sulla donna, osservando bene il suo volto pacato. Cosa credeva di fare quella ragazzina? Come poteva identificarsi con quel nome?. Strinse maggiormente l’impugnatura della sua revolver, poi con strafottenza staccò un pezzo della sua cioccolata.

-Cerchi di prenderti gioco di me … ragazzina?!- con gli occhi ridotti a fessura le si avvicinò, curvando di poco il capo per guardarla bene in viso. Incrociando gli occhi turchesi di lei,  ricordò velocemente il volto del suo amico, di Matt, di quando aveva sentito la notizia della sua morte. Poi quell’immagine sfocata scomparse totalmente, riportandolo sugli occhi luminosi di quella donna che dubbiosa lo fissava in silenzio.

-Matt è un’abbreviazione … del mio nome, anche se non è proprio coretto- abbassò i suoi grandi occhi chiari, ed osservò turbata il pavimento dell’ascensore, persa in chissà quale pensiero.

-Che intendi?-

-Matryel Aliev - Pronunciò quel nome impassibilmente, sotto gli occhi del ragazzo che la stava scrutando. Lei al momento anche se parecchio in soggezione, pareva essersi staccata da quella realtà, lontana ormai dallo sguardo di Mello che precedentemente l’aveva inquietata. Il ragazzo accortosi di questo suo improvviso smarrimento la scrutò ancora più confuso.

- E tu … ragazzina saresti … L?. Penso che sia abbastanza stupido da parte tua rivelare il tuo intero nome con Kira in giro … ti facevo più scaltra!- sollevò con la punta della sua pistola il mento di lei, per guardarla meglio.

-Io …- gli occhi della donna improvvisamente divennero cupi, tristi, spenti, tanto vicini a quelli di Mello che la fissava, ma altrettanto lontani, persi in un momento passato, in un pensiero doloroso.

-Mi stai ascoltando?- il detective alzò un sopracciglio, lasciando ancora la canna della revolver vicino al mento di Matryel.

-Si … ma ti sbagli! - asserì riportando l’attenzione al ragazzo.

-Basta non mi interessa, per quel che mi riguarda puoi rivelare il tuo nome a chi ti pare … ma non sviare-

-Mello Kira non mi potrà uccidere così perché...-  Abbassò lo sguardo portandolo sulla pistola che le era stata puntata.

-Io non ho un nome-  concluse tristemente lasciando Mello di stucco.

Il detective non mutò la sua espressione indagatrice, la guardava severamente, con un’occhiata glaciale, ma curiosa. I loro occhi si scontrarono, ed i loro differenti sguardi, in silenzio cercavano delle risposte, degli indizi, anche se introvabili.

-I miei genitori … anzi, i genitori di molti altri ragazzi della mia generazione hanno deciso al momento della nostra nascita di non darci un nome … con Kira all’agguanto le persone erano molto spaventate, ognuno cercava di proteggere i propri figli al meglio.- sospirò tornando a scrutare gli occhi di lui, che la stava ascoltando imperturbabilmente.

-Matt è un nome che mi è stato dato da una persona … lei è l’unica che, in tutta la mia vita mi ha chiamata usando un nome. Ho iniziato a presentarmi così successivamente, anche se il mio nome in realtà non è mai esistito …- Ricordò in un momento mentre spiegava, la manina piccola e fragile di una bambina che le accarezzava il volto, prima di chiudere le palpebre per sempre, prima di morire. I suoi occhi divennero lievemente lucidi ma, Matryel velocemente discostò la sua attenzione da quella scena che le era tornata in mente, in modo da ritornare seria e concisa.

-Spero tu abbia le idee chiare ora … dimmi adesso in che piano vuoi andare- disse infine osservando Mello.

-Portami nella sala dove monitorate l’avvio delle navicelle!- ordinò indifferente abbassando l’arma. La donna svelta digitò i tasti su un piccolo display in vetro, e attese di arrivare insieme al detective nel posto appena scelto.

Appena le porte dell’ascensore si aprirono i due entrarono in quella stanza solitaria. I computer ed i megaschermi erano totalmente operativi, incastrati alle pareti trasmettevano in tempo reale le informazioni sulle diverse stazioni. Mello concentrò la sua attenzione su un’immagine riprodotta da uno schermo gigante: una radura rossa circondava una piccola ma ben equipaggiata città, degli alberi ne designavano il vasto perimetro. Le persone riprodotte in quello schermo erano occupate a smistare del cibo, ed a riparare le abitazioni in legno. Cooperavano tutti in modo preciso, con grande spirito di squadra.

-Sono le persone che abbiamo salvato … si trovano su Marte- Matryel notando l’interessamento di Mello gli si avvicinò maggiormente.

-Quella invece è la terra- indicò all’uomo in un altro schermo, l’immagine riprodotta di una città in rovina, affogata nella sabbia e nella polvere. Gli edifici erano totalmente demoliti, il cielo era nuvoloso, non si vedeva nulla, a parte le rovine di un mondo quasi dimenticato. Mello portò velocemente la sua attenzione su ogni particolare, e notò con grande sorpresa la presenza di alcuni uomini all’interno di un piccolo deposito. Erano molto particolari, vestiti interamente di nero e col volto coperto, stringevano nelle mani dei grossi fucili, una parte di quelle persone circondava quella sottospecie di base, mentre il restante controllava la zona interna.

Il detective impassibile si avvicinò allo schermo. Quegli uomini che stava vedendo attraverso quel monitor, parevano attenti, quasi pronti a difendersi da un attacco, ma se la terra era in rovina da cosa dovevano difendersi? Perché proteggere una zona disabitata?

-Seguimi- Matryel afferrò delicatamente il braccio dell’uomo attirando nuovamente la sua attenzione. Mello osservò l’affusolata mano della ragazza con diffidenza, poi alzò il suo sguardo per incrociare i suoi occhi azzurri.

-Di là … in quel computer abbiamo registrato ogni nostra singola operazione!- si allontanò dalla mano del ragazzo e portò l’attenzione nel grosso e imponente computer al centro della bianca sala. Si avvicinò al dispositivo a passi felpati, cercando di non produrre alcun rumore, afferrò esperta il mouse in mano ed aprì davanti agli occhi di Mello un documento.

-Queste sono tutte le persone che abbiamo salvato- spiegò facendo scorrere lentamente quell’elenco.

Mello piano si avvicinò allo schermo continuando a mangiare imperturbabile la sua cioccolata. Era parecchio serio, più del solito, L lo notò, rimanendo colpita dalla sua espressione. Le parve quasi come un robot, intento a terminare i suoi ragionamenti senza scomporsi un attimo.

-Questo non è quello che ti ho chiesto ragazzina!- staccò impassibile un pezzo della sua cioccolata non distaccando gli occhi dal monitor.

-Non mi ripeterò un’altra volta …- spostò il suo sguardo glaciale sulla donna vicino allo schermo, senza però raggiungerla. Teneva stretta in mano la sua pistola, mentre distrattamente continuava a mangiare la sua cioccolata.

-Dimmi chi è Elrien e cosa centra con tutto questo … non pensare di poter sviare così facilmente l’argomento, L- Matryel sorrise flebilmente osservando da sottecchi il ragazzo alle sue spalle. Aveva subito capito i suoi piani, rimanendo continuamente all’altezza delle sue aspettativa. Come poteva rispondere a quella domanda? Di sicuro non gli avrebbe svelato l’identità della ragazza, ma tenendo conto delle brillanti deduzioni del detective non poteva nemmeno occultare l’intero argomento. L’unica soluzione era una: rispondere in modo generico, sorvolando i particolari che la interessavano e la legavano strettamente ad Elrien.

-Lei è una ragazza di quattordici anni …- voltò di poco il viso per guardarlo da sottecchi, in modo da non perdersi nessuna reazione.

-Ha catturato subito l’attenzione di Kira …  al momento si trova sulla terra. Non ho alcun dato specifico, semplicemente perché non abbiamo mai avuto l’opportunità di registrare nuove informazioni- spiegò insufficientemente al ragazzo che la stava ascoltando in silenzio.

-Near ha cercato di risolvere il problema, ma la minaccia di Kira è divenuta intollerabile. Sotto forma di Dio della morte ha dichiarato guerra all’umanità, minacciando e detenendo coloro che gli si sono opposti. Puoi immaginare che la scelta di abbandonare la terra sia stata forzata, ma … stiamo lavorando sodo, in modo da ritornare e contrastare il nemico. Mello siamo letteralmente in guerra- piano si voltò appoggiando le mani al largo bancone in metallo. Percepì gelido quel contatto, tanto quanto lo sguardo dell’uomo che la stava esaminando, privo di espressione. La luce degli schermi illuminava quella stanza immersa nella penombra, tratteggiando flebilmente i tratti magnetici di Mello, dagli occhi gelidi e taglienti, alla larga e rovinosa cicatrice che lo caratterizzava.

-Ed io ammetto di non essere pronta- i lunghi capelli castani le ricaddero davanti al viso, illuminati dalla luce dello schermo parvero quasi scarlatti i suoi riflessi, accesi dai vividi occhi cerulei.

-Perché hai deciso di resuscitare me ed L?- senza turbamento lui le si avvicinò osservandola dall’alto della sua statura.

-Io vi ho…-

-Aspetta ragazzina- con un movimento fulmineo accostò la sua pistola lateralmente alle labbra di lei. Matryel  stupita dalla mossa sobbalzò, iniziando a tremare impercettibilmente. Il contatto con il metallo freddo dell’arma la invase, producendole brividi lungo tutta la schiena.

-Rispondi alla domanda onestamente.  Senza giri di parole.  Fallo chiaramente. Non voglio ascoltare quello che ti conviene.-

-Ho solo un’unità operativa, ed in caso di estrema urgenza … non saprei su  chi altro fare affidamento-  avvicinò le sue mani afferrando la punta della pistola per poi spostarla con movimenti cauti. L’espressione di Mello era impertinente, lasciò la ragazza abbassare la sua arma, senza ribattere, in cerca di altre spiegazioni all’interno del suo sguardo ora così vicino.

L’uomo quando percepì la mano della ragazza allontanarsi dalla presa, la bloccò, trattenendola dal polso, continuando  contemporaneamente a stringere la sua revolver scura. Non le sarebbe sfuggita stavolta. Intento ad attirare completamente l’attenzione della donna piegò poco il viso inducendola a retrocedere leggermente.

 Matryel sostenne quell’occhiata irriverente, percorrendo con lo sguardo ogni centimetro di quel viso all’apparenza altezzoso, più incline alla guerra che alla pace, anche se, in lui, dentro quegli occhi di ghiaccio, brillava una scintilla amicante, che inspiegabilmente l’affascinava.

-Non ti dirò più di aiutarmi, rispetto la tua scelta e la comprendo … ma, anche se non mi appoggi, seguimi in ogni missione, in ogni udienza, osservami, non ti estraniare- la ragazza si perse a fissare la curva seria delle labbra di lui, incrociando per un momento il suo respiro.

-E’ quello che sto facendo L, non mi è sfuggito nulla finora e non pensare che in futuro possa accadere, perché ti sono col fiato sul collo- curvò il volto verso l’incavo del collo di lei facendole percepire il suo respiro così caldo quanto opprimente. Matryel sospirò trattenendo un gemito, quel contatto improvviso l’aveva mandata in subbuglio, mentre Mello pareva inflessibile, privo di turbamento.

-Ho capito!-

-Bene- si allontanò da lei stringendo tra le mani la revolver scura, lasciandola in uno stato confusionale.

 

 

Matryel doveva agire in fretta, senza destare sospetti e senza dare nell’occhio. Sospirò pesantemente decidendo di raggiungere la sua camera attraverso le larghe scalinate. Continuava incessantemente a ricordare le parole di Mello, il suo sguardo arrogante ma attento. Cavolo, come poteva aver notato la connessione tra Light ed Elrien? Si bloccò sui suoi passi ed innervosita iniziò a mordicchiarsi l’unghia del pollice. Doveva assolutamente evitare di mettere in pericolo la ragazza, altrimenti ogni sua rosea aspettativa sarebbe stata distrutta. Strinse i pungi e appoggiò la mano sulla ringhiera in metallo, per alleggerire il peso che avvertiva lungo la schiena, in seguito evitando di crucciarsi inutilmente continuò a salire le scale. Doveva assolutamente contattare in gran segreto Elrien, in un posto sicuro, isolato, non poteva permettersi il lusso di essere scoperta. Nessuno in realtà l’aveva mai scoperta, nemmeno Risa immaginava che lei avesse stretti contatti con Elrien, ed era un bene, per lei e per tutti.

-Ahhhhh … questa cosa non è normale affatto Risa chan!-  avvertì le parole di Ryuzaki ancor prima di metter piede al quarto piano. Insospettita aggrottò le folte e ben curate sopracciglia, e lentamente si avvicinò al luogo dove aveva udito quelle voci.

-Ma dai ?!- corri più veloce … il premio sarà molto dolce ahahaha-

-Dai su!-

Appena giunta al terzo piano Matryel scioccò osservando Risa in lontananza: la ragazza dai lunghi capelli neri, era occupata a spingere il vecchio L, quest’ultimo seduto su una sedia girevole osservava la donna dubbioso.

-Se superi Ryuk, mangerai quella  torta con panna e fragola … ma non ti preoccupare che se vinco io ti do una fetta- Risa afferrò saldamente la sua presa allo schienale di quella sedia, in seguito con forza spinse lontano da se Ryuzaki, seduto lì sopra nella sua assorda posizione.

-Dai  vediamo dove arrivi- la donna iniziò a correre parallelamente alla sedia che pareva un razzo all’interno di quel corridoio.

Il vecchio L, continuava a tenere salda la sua presa, mentre da sottecchi osservava Risa ridere.

-Devi raggiungere Ryuk lì infondo …. Chi arriva prima si mangia la torta con la panna-

-Questa è una sfida!- l’uomo assottigliò il suo sguardo, mentre fissava Risa correre più velocemente.

-Puoi … dirlo … forteeee!- la donna lo superò, stringendo contemporaneamente la sedia, in modo da roteare  il detective sopra a quell’affare, concedendosi egoisticamente un piccolo vantaggio.

-Non vale … è scorretto!- l’uomo bloccò la sedia rotante con un piede, per poi spingerla energicamente verso il traguardo. Entrambi guardavano Ryuk infondo al corridoio, o meglio osservavano attentamente la torta con panna e fragola che stringeva tra le mani.

-Gli umani sono … interessanti- asserì lo shinigami guardando i due  in lontananza.

-Il fine giustifica i mezzi- Risa sorridente correva, mancava poco e avrebbe afferrato quella gustosissima torta, anche se, era desiderosa di osservare il volto deluso di L più di ogni altra cosa.

-Sono d’accordo Risa chan … ma non te l’ha prendere troppo per questo!- improvvisamente Ryuzaki la superò facendo sgranare gli occhi alla ragazza, senza preavviso puntò il suo piede in mezzo a quello destro di lei, facendole un sorprendete sgambetto.

-Razza di cadavere … sei morto  … due volte - Risa osservò da sottecchi Ryuzaki raggiungere Ryuk e afferrare la torta.

-Ma hai detto tu stessa che il fine giustifica i mezzi !-

-Io … ti ammazzo è sta volta non ti resusciterà nemmeno …-

-Smettetela immediatamente!- Matryel osservò quella scena, e prima che Risa reagisse alle parole di Ryuzaki le si parò davanti incrociando le braccia sotto il seno.

-Basta con questi giochetti- curvò il volto per puntare lo sguardo su L e Ryuk.

-Ascoltatemi bene tutti quanti!- il suo sguardo era profondo, respirò pacata poi si voltò per guardare il vecchio L, seduto sulla sedia girevole, intento a stringere l’agognato premio.

-Non abbiamo tempo per queste cose … cercate di rendervi utili, raggiungete gli altri ed informateli della riunione che si terrà tra tre ore nella sala di partenza!- i tratti del suo viso divennero più morbidi, sciogliendosi sotto lo sguardo del vecchio L, che la stava considerando incuriosito dalle sue parole.

-Risa- si voltò in seguito verso la donna, stringendole morbidamente le mani.

-Ordina a tutti di indossare i dispositivi che ho progettato, tra un po’ ti ridarò il materiale che è stato rotto nella tua ultima missione … mi raccomando assicurati che ognuno sia provvisto di armi … e dell’uniforme-

La ragazza assottigliò il suo sguardo scrutando le mani della compagnia strette alle sue.

-Che stai cercando di dirmi? … perché devo assicurarmi che tutti siano armati? … non penserai di andare sulla terra?- i suoi occhi si illuminarono, mentre senza volerlo Risa strinse eccitata le mani di L.

-Più o meno- la ragazza abbassò lo sguardo per osservare l’espressione di Ryuzaki, che ora molto più concentrato aveva adagiato la torta sulla sedia, portandosi il pollice in bocca.

-Questa è una decisione affrettata!- commentò l’uomo scrutando attentamente L.

-In realtà dovevamo già essere sulla terra ma …-

-Stai zitto cadavere parlante … non vedo l’ora di afferrare il mio fucile per scassare le ossa a quei shinigami schifosi, boom boom- alzò la mano destra, fasciata dal guanto in pelle nero, immaginandosi dentro quella nuova missione.

-Niente boom boom Risa-

-Perché?! … ma dai, sai meglio di me che il mio sport preferito è far schiattare la gente!- asserì corrugando la nivea fronte.

Matryel sorrise flebilmente spostando la sua mano sulla spalla della compagna.

-Ti voglio bene … ricordati che sei la mia assassina preferita- disse tristemente per poi allontanarsi dalla donna, lasciando dietro di sé una scia di profumo dolce e delicato.

Risa si voltò per guardare L , con in testa una confusione incredibile. Non capiva cosa le passasse per la testa, l’ultima frase detta dalla ragazza l’aveva parecchio spiazzata. Più volte le aveva proposto di scendere e combattere sulla terra, e Matryel le aveva sempre detto che non era giunto il momento. Forse la presenza del vecchio L e di Mello indicava l’ora corretta  per agire? E se non fosse stato veramente il momento?. Risa pensosa strinse i pugni, infondo forse era meglio non pensarci più di tanto. Anche se non poteva negare che Matt fosse parecchio strana.

Matryel impegnata a raggiungere camera sua, non considerò  né Risa, né il vecchio L. Semplicemente si avvicinò alle scale e continuò il suo percorso fino a raggiungere il piano desiderato. Quando arrivò davanti alla porta della stanza sospirò con aria nostalgica osservando bene l’entrata, quasi come a voler incidere nella mente quel ricordo. Abbassò in seguito la maniglia ed entrò richiudendosi la porta alle spalle, ignorando completamente l’occhiata di qualcuno che, la stava esaminando con particolar interesse. Mello osservò la donna entrare in camera senza essere notato. Il ragazzo rimase fermo nella sua posizione, continuando a staccare i pezzi della sua cioccolata.

La stanza era avvolta nell’oscurità, la ragazza sorrise beandosi di quell’insolita calma. Matt, si avvicino al monitor vicino al letto afferrandolo fermamente tra le mani. Sospirò e si lasciò cadere malamente sui cuscini, mentre cercava di aprire un collegamento con la terra, in modo da non essere intercettata dal satellite. Dopo lunghi attimi strascorsi a digitare codici sulla tastiera, sullo schermo che stringeva in mano si aprì un audio contraddistinto da una fioca lucina verde.

-Elrien … ci sei?!- attentamente avvicinò il microfono vicino a sé, osservando quella lucina davanti ai suoi occhi.

-Sì … ma non ho tanto tempo a disposizione-

-Stai bene?-

-Si … tu?

-Anche … ma starei meglio se solo fossi qui- spiegò semplicemente, stringendo le coperte sotto di sé.

-Presto … molto presto ci rivedremo, per favore vieni a salvarmi non c’è la faccio più Matt!- la voce della piccola ragazzina giunse alterata alle orecchie di L, tanto da farla preoccupare. Alzò lo sguardo per osservare fuori dalla piccola finestra della sua camera, il pianeta dove si trovava Elrien, poi avvicinò le sue labbra al microfono, osservando la luce dentro il display.

-Elrien, capisco come tu ti senta, ma cerca di attenerti ai piani, perché per quel che mi riguarda farò di tutto per riportarti da me, anche sé, ho bisogno della tua collaborazione … ti prego di non mollare, perché se  dovesse accadere, penso veramente che non ci sarà più un’altra opportunità. Mi hai descritto l’altro giorno una situazione parecchio pericolosa, ed io sono stata attenta a non destare sospetti, ma devi seguirmi Elrien, capisci?!- la voce della ragazza era divenuta ferma, in modo da trasmettere ad Elrien la massima sicurezza.

-Lo so, ma … cerca di stare attenta. Come ti ho detto tra due giorni uscirò con Light dalla cittadella, mi raccomando, ti aspetto al valico della pianura verde. Non mi deludere!- la voce della fanciulla mutò, priva dello sgomento iniziale. Ora più seria e forte.

-Mai Elrien …-

♣♣♣

 

I lunghi capelli castani le ricadevano vertiginosamente dietro le spalle, raccolti in un’alta ed ordinata coda. L camminava imperterrita, sotto lo sguardo sbigottito degli uomini presenti in quei corridoi. Anche lei, come tutti al momento indossava la sua uniforme, contraddistinta a differenza degli altri soldati, da una giacca aderente di pelle rossa. Il suo sguardo era irriverente e saggio. Appena entrò nella sala di partenza scrutò con molta attenzione tutte le persone che aveva richiamato. Incrociò con tenerezza lo sguardo di Risa, osservando la donna seduta su una sedia non molto distante da lei, con le gambe accavallate e gli occhi attenti, fissi sulla compagna. Proseguì  scostando l’attenzione sul vecchio Near, seduto affianco all’amica, poi esaminò Ryuzaki, ed i soldati dietro le sue spalle. Erano tutti presenti, seduti ordinatamente in quella piccola sala bianca. Tutti tranne Mello. Sospirò delusa notando l’assenza del ragazzo, non comprese bene il motivo ma, avrebbe voluto vederlo, anche in lontananza.

La sala era ben chiusa, e lei dopo aver osservato attentamente le luci che illuminavano la camera, assicurandosi che tutte le telecamere presenti fossero state chiuse come aveva ordinato, puntò fermamente i suoi occhi sulle persone che la stavano fissando, ignorando professionalmente gli interrogativi che in molti avevano riferito ai rispettivi compagni.

-Buonasera, colgo l’occasione di salutare tutti i presenti. Scusatemi per l’improvviso avviso, ma urgeva organizzare questa riunione al più presto- osservò uno a uno gli sguardi degli uomini,  che stringevano nelle mani le proprie armi. -Siete tutti molto importanti. Ognuno di voi se deciso a seguirmi potrebbe aiutarmi a cambiare il mondo, a riportare l’umanità sulla terra!. Per troppo tempo siamo rimasti bloccati su questo posto, ma penso che sia giunta la fine!.- Asserì decisa osservando bene i volti sorpresi dei guerrieri che l’ascoltavano.

Risa sorrise furbamente, quando notò la sorpresa all’interno degli occhi azzurri di Matryel. Come le aveva ordinato in precedenza la ragazza, aveva a sua volta chiesto ai guerrieri della diciassettesima unità di indossare le uniformi e le armi. Tutta la squadra stava ascoltando le parole di L, compreso Ryuzaki, che seduto accanto a Near, completamente scalzo, stava esaminando gli atteggiamenti di quella ragazza.

-Io vi devo ringraziare perché senza di voi non sarei in grado di risolvere questo caso. Ma devo rivelarvi che, in realtà sono spinta anche da un’altra faccenda …- Piano indietreggiò, con movimenti lenti, sotto gli occhi dei presenti che incuriositi cercavano di capirla.

-E reputo indecoroso da parte mia trascinarvi senza motivo- incrociò repentinamente lo sguardo di Risa, che stranita la fissava. Cosa avrebbe voluto dire? Perché stava parlando in quel modo? La mora non capendo incrociò le braccia sotto il seno esaminando la donna indietreggiare senza spiegazione.

-Io ho da fare …- concluse lei impensierita, quasi come lontana da quella sala. Risa la seguì con lo sguardo attenta a scrutarla mentre si allontanava. Ryuzaki sorpreso fissò i suoi occhi, il suo  volto, mentre  tentava di capire la sua prossima mossa. Near dal canto suo continuava ad ascoltarla serioso, ignorando i commenti dei guerrieri dietro di lui.

-Ho rimandato troppo a lungo …- Matt piegò il volto per osservare dietro di lei l’unica porta aperta.

Risa istintivamente si alzò dalla sua postazione, indecisa sul da farsi, volenterosa di comprendere le intenzioni della collega.

-Mi duole annunciare che questa è la fine!- guardò intensamente il volto di Risa, senza smettere di indietreggiare. Appoggiò la sua mano sulla porta scorrevole, una volta raggiunta l’entrata dietro le sue spalle.

-Cosa?-

-Ma che significa?-

-Cosa sta succedendo?-

Risa silenziosamente lanciò un’occhiata agli uomini della sua squadra, che si erano di colpo alzati dopo quell’inaspettata affermazione.

Matryel senza badare alle occhiate dentro la sala, oltrepassò il varco chiudendo la porta in vetro grazie ad un sistema che lei stessa aveva progettato.

Risa strinse i pugni, e con i nervi a fior di pelle si avvicinò malamente alla porta per osservare il viso della ragazza dietro quel dannato vetro.

-Che cazzo stai facendo L?- Domandò tirando un sonoro pugno alla porta.

L sospirò ed attivò i microfoni all’interno della stanza, in modo che tutti potessero udire le sue parole. In modo che tutti capissero le sue motivazioni.

Ryuzaki serio in voltò si accostò a Risa sprofondando le mani dentro le tasche dei pantaloni. Fissava Matryel in silenzio, analizzando ogni singolo movimento: Le mani della ragazza abilmente stavano operando all’interno di una tastiera, il suo viso era serio e rigido.

-Io me ne vado … sulla terra Risa- disse semplicemente voltando finalmente il capo verso la ragazza.

-Ma nessuno di voi mi seguirà! Lascio il comando ai nuovi detective. E nomino ufficiale delle guardie, il comandante della diciassettesima unità, Risa- disse infine osservando il volto adirato della ragazza.

-Esci da quella cazzo di stanza!- le parole di L erano riuscite ad innervosire maggiormente Risa, che presa dalla collera aveva estratto la sua revolver sparando alcuni colpi verso quell’uscio.

-E’ inutile Risa-

-Ma cosa cazzo ti passa in quella fottuta testa che ti ritrovi? Vuoi farti ammazzare? Sulla terra sola sei morta!- disse gridando mentre tirava calci alla porta. Se non fosse stata blindata sicuramente l’avrebbe fracassata dalla rabbia, i suoi occhi erano infiammati, si agitava spinta dalla collera.

-Risa, meglio io che voi tutti … rispetta la mia decisione e combatti come hai sempre fatto … questo è un ordine e non accetterò un tuo rifiuto!- Matryel scrutò infine la donna che aveva abbassato lo sguardo per poi lanciare un’occhiata fugace agli uomini in sgomento dentro la sala, ed infine al vecchio L, che la stava fissando serio.

-Questa è probabilmente l’ultima volta che mi vedrai!- L appoggiò la sua mano, proprio su quella di Risa, sull’altra parte della porta in vetro.

-Ti prego di guardarmi, o avrai questo rimorso per tutta la vita Risa-

La donna pareva intenzionata ad ignorarla, senza però perdersi nessuna parola.

 -Risa …-

-Cazzo ! cosa vuoi che ti dica? Buona morte!- i suoi occhi erano divenuti lucidi, finalmente aveva alzato il viso incrociando lo sguardo della collega.

-Io vado a salvare Elrien non è giusto che trascini te e tutti in questa missione, cerca di capire!-

-No, io non ti capisco, perché lo fai? … forse con i tuoi fottuti piani potresti salvarla, ma il costo da pagare è la vita. Fermati immediatamente e apri … questa … CAZZO DÌ PORTA!-  Poteva già immaginare cosa avesse in mente la ragazza, si trattava di una missione senza ritorno, un compito suicida. Una vita per una vita. Ma era veramente disposta a sacrificarsi per salvare l’intera squadra? Perché stava pensando di morire in quel modo? Perché lei era stata sempre così protettiva nei confronti di tutti, senza mettere in repentaglio la vita di nessuno?.

-Risa e tutti voi ascoltatemi bene …- sospirò pesantemente per poi continuare a parlare.

-Appena premerò questo pulsante, la stanza dove mi trovo al momento si distaccherà da questa base e raggiungerà la terra. Ho modificato gli ingranaggi trasformando questa zona in una navicella a tutti gli effetti! Ma nel momento in cui questa parte si separerà, anche voi ve ne andrete!-

-Cosa?-

-Ma dove?-

I soldati avevano raggiunto Risa circondandola completamente, curiosi anche loro di comprendere al meglio le parole di L.

-Ho trasformato l’intero piano in un’astronave. Voi nel momento in cui darò l’ordine, partirete verso Marte, per raggiungere il resto dei civili.-

-Ma quando hai deciso tutto questo?- Sbraitò Risa -Apri la porta e facci entrare, hai bisogno di una squadra sulla terra!-

 

-Lo so ed io ho già la mia squadra al momento … ma non posso portarti con me Risa, non posso perdere nessuno di voi, perché se dovesse accadermi qualcosa ci sarete …-

-Non ti accadrà nulla!- Risa rispose alterata zittendo L.

-Risa ascoltami per favore- Matryel le si avvicinò osservandola da dietro quel vetro.

-Sai benissimo che su Marte non sarà facile, ci sono persone che ci hanno ospitato e vivono lì ancora prima che nascesse questa stazione. Fai in modo che tutti raggiungano il principato dei Losiliel, e poi, con un vero esercito ritorna sulla terra. Ma al momento lasciami andare, come ti ho detto ho dei soldati che mi stanno aspettando-  Spiegò in tono conclusivo Matt prima di avvicinarsi al pulsante in modo da azionare il sistema di partenza.

-Perdonami Risa … Ti voglio troppo bene- Guardò intensamente gli occhi scuri della donna che intristita stava cercando di forzare l’apertura della porta senza successo, si perse ad osservare le labbra, le mani, ed i lunghi capelli scuri. Voleva memorizzare bene quell’immagine per portarsela per sempre dentro il cuore, anche quando lei non ci sarebbe più stata.

Con un gesto molto semplice azionò il sistema, procedendo con la partenza.

* Inizio conto alla rovescia.

La voce del computer echeggiò per tutta la stanza lasciando ancor più sorpresi i presenti, e facendo comprendere solo in quell’istante a Risa, che veramente tutto ciò che temeva stava accadendo.

-No aspetta …-

Matryel osservando il volto frastornato  della compagna, giurò di aver scorto qualche lacrima, proprio nello stesso istante in cui la navicella dove si trovava lei, iniziava  a distaccarsi da quella di Risa, lasciando molto turbata la ragazza. I sistemi di audio vennero bruscamente interrotti, mentre l’unica voce udibile fu quella del computer.

-Lancio previsto tra: dieci … nove … otto … sette … sei … cinque …-

Risa, L, Near e tutti i soldati dentro la sala, caddero turbinosamente a terra, a causa del brusco movimento della navicella che si stava staccando dalla stazione.

-Aggrappatevi alle sbarre lungo i muri della stanza- suggerì Near guardando i compagni.

A Risa le parole di Near giunsero ovattate. Troppo scioccata la ragazza era caduta, osservando la porta in vetro, per guardare bene il volto di Matryel.

-Anch’io ti voglio bene stupida- disse flebilmente respingendo le lacrime.

Si avvicinò alla porta ed iniziò poi a tirare dei sonori pugni.

-Anch’io ti voglio bene sorellina!- gridò sperando che dall’altra parte, nella navicella opposta alla sua, L potesse comprendere le sue parole, non voleva lasciarla in quel modo.

*Quattro … tre … due …. uno*

Risa ormai in preda al panico era rimasta immobile, si voltò solo quando percepì qualcuno dietro di lei stringere le sue spalle.

-Risa afferra le sbarre nel muro-

Era stato Ryuzaki, che accortosi dello stato di shock della ragazza le si era avvicinato per consigliarle di afferrarsi a qualcosa.

Matryel dall’altra parte della stanza stava osservando la donna, mentre la porta in vetro piano si chiudeva lasciando spazio ad una parete metallica. Si appoggiò alla leva in alluminio vicino all’uscio, e piano si lasciò cadere a terra. I sensi di colpa presto iniziarono a tormentarla, e mentre stringeva forte le palpebre, vedeva in quell’oscurità il corpo di Risa agitarsi tristemente.

-Cos’ho fatto?- disse tra sé e sé.

La navicella tremò ripetutamente, lasciandola nel panico totale. Molti oggetti erano caduti rovinosamente al suolo, altri invece strisciavano da una parte all’altra, producendo striduli ed inquietanti rumori. Rimase ferma a terra, stretta alla leva fin che la situazione tornò stabile, e il forte boato iniziale scomparve completamente, poi si alzò mantenendo salda la presa sull’asta metallica.

Era completamente scossa, avvertì brividi lungo tutto il corpo. Girava tutto dentro la stanza. Chiuse gli occhi e cercò di respirare in modo da respingere il fastidioso fischio che si era acceso alle orecchie. Frastornata rimase immobile per lunghi instanti, poi mosse un passo sostenendosi alla parete, piano, in modo da non precipitare a terra. Mentre camminava strattonando, ancora con quel fischio dentro le orecchie, sobbalzò lasciando fuoruscire un gemito nel momento in cui percepì la mano di qualcuno, stringerle decisamente il braccio sinistro.  Continuava a tenere le palpebre chiuse. Impaurita alzò senza pensarci il braccio sinistro, barcollando pericolosamente. La mano che in precedenza aveva avvertito afferrarla per il braccio, di colpo la percepì nella vita. Qualcuno la stava sostenendo evitandole una brusca caduta. Ma chi? Non c’era nessuno a parte lei? Possibile che quel trambusto le aveva fatto venire le allucinazioni?.

-Chi sei?- domandò cercando di riaprire le palpebre.

-Qualcuno che a tua differenza ha pensato bene di rimanere seduto durante la partenza- sentenziò irriverente colui che chinatosi, la stava sostenendo saldamente dalla vita.

I capelli di Matryel le caddero sul volto, impedendole persino di respirare bene. Scostò malamente una lunga ciocca, poi aprì gli occhi, ma tutto girava dentro la stanza e il suono alle sue orecchie diveniva sempre più forte ad ogni suo sforzo. Non riuscì ad avere un immagine nitida, ma quando scostò il capo incrociò due occhi azzurri, contraddistinsi da una profonda cicatrice.

-Mello … tu?- abbassò il capo ancora frastornata, notando le mani dell’uomo strette energicamente sulla sua vita.

L’uomo era totalmente impassibile, avvolto in quell’aria scettica ed irriverente. I capelli scompigliati gli incorniciavano il volto, mentre lui, abbassatosi per sorreggere la donna, la fissava senza tanti problemi.

-Non sembri molto contenta ragazzina!-

-Non dovresti essere con me … come hai fatto …-

-Questo non ti riguarda … poi ti ho detto che ti avrei tenuta d’occhio ricordi?!- rispose strafottente, tenendo ferma la presa sul busto di lei.

-Non dovevi essere qui!- sentenziò con tono conclusivo.

-Pensavo che volessi il mio aiuto ragazzina … mi chiedo quale sia il problema, tu stessa mi hai chiesto di seguirti ricordi?-

-Tu stai rischiando grosso …- lo guardò cercando con grande sforzo di rimettersi in piedi, ma prima ancora di provarci, all’improvviso divenne tutto scuro, freddo ed indistinguibile. La ragazza si sentì come cadere, e l’unica cosa che la sorreggeva al momento a sua insaputa, furono le mani di Mello che non si erano staccate un momento dal suo corpo stremato.

Era tutto buio, ma in quell’oscurità Matryel poteva giurare di continuare a vedere le iridi azzurre dell’uomo che le aveva impedito di cadere al suolo.

 

 

 


 

Angolo autrice:

Che bello è arrivato Dicembre! Ho voluto aggiornare per aprire così il mese!

Buongiorno a tutti, come va?. Spero tanto che il capitolo sia piaciuto, succedono un sacco di cose, anche se l’ultima parte penso sia la più importante. Stiamo raggiungendo il fulcro della trama, e da adesso vedrete i personaggi agire diversamente, chi su Marte, chi sulla terra. Vi aspettavate questo colpo di scena? Oppure ha fatto schifo da morire? Ahahaha non so, spero solo sia piaciuto, come sempre vi invito a dirmi cosa ne pensate e soprattutto se, secondo voi Risa e Matryel si incontreranno di nuovo.

Poi Mello beh, a lui non sfugge niente, ma nel prossimo capitolo comprenderete bene il motivo per cui si trovava nella stanza, e come è riuscito a ricongiungere ogni singola informazione.

Ringrazio tantissimo le persone che hanno recensito e aggiunto la storia nelle caselle, siete il massimo, vi adoro e vi sono grata. Spero che riesca a ricevere le impressioni di tutti i lettori, soprattutto del pubblico che segue silenziosamente.

Vi mando un grosso bacione, ci sentiamo nelle recensioni se vi va, a me farebbe troppo piacere!

Alla prossima

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** 4. Una svolta seducente ***


 

 

 

 

Una svolta seducente:

 


Matryel nella più totale confusione serrò le palpebre respirando adagio. Ricercò ripetutamente Mello, stringendo forte le sue mani alle braccia che la stavano trattenendo con decisione. La testa le faceva parecchio male, come tutti i muscoli del corpo; cercò di piegare un polso ancora stordita, e mugugnò qualcosa di impreciso notando la sua profonda debolezza. Non riusciva a muoversi come desiderava e, se avesse sforzato maggiormente il suo corpo, di sicuro le conseguenze sarebbero state più dolorose del previsto.

-Sto per svenire!- con gli occhi ancora chiusi, avvicinò la sua mano a quello che percepì come il petto muscoloso di Mello. Era sicura che lui le fosse vicino, a meno che non fosse preda di un’allucinazione.

-Ti sbagli … sei già svenuta- Le sue ipotesi furono confermate quando percepì la voce di lui, così fredda e pacata. La ragazza cercò di riaprire le palpebre, con grande fatica. Le immagini erano totalmente sfocate, e le fu quasi impossibile riconoscere quel luogo, poiché una forte luce bianca in quel momento la stava quasi accecando, tanto da costringerla repentinamente a richiudere le palpebre. Gli occhi le facevano male, si sentiva frastornata, ed ancora, avvertiva lievemente quel fastidioso fischio alle orecchie.

-Allora continuo a stare male …  mi manca l’aria …- si dimenò con quanta più forza aveva; preda dell’angoscia cercò di rialzarsi ma la presa intorno alla sua vita si fece più salda, tanto da immobilizzarla.

-Ferma- Mello abbassò finalmente lo sguardo per scrutare il viso spossato della donna: Era più pallida del normale, l’espressione che aveva in volto era parecchio allarmante, ma il ragazzo non risultò preoccupato, anzi, senza nessun indugiò la strinse maggiormente a sé, in modo da bloccare i suoi movimenti.

La teneva in braccio, mentre concentrato stava seduto di fronte ai comandi, intento ad atterrare sul pianeta terra, come aveva progettato.

-Perché mi tieni in questo modo?- la donna cercò coraggiosamente di riaprire gli occhi, concentrandosi in primo luogo sulle mani di Mello che la trattenevano dalla vita stringendola al contempo a lui, per poi spostarsi sui comandi manuali della navicella. Si trovavano proprio dinanzi al monitor, e pareva proprio che Mello avesse coordinato tutte le manovre, visto la vicinanza alla terra.

-Mi pare ovvio … - il detective la guardò da sottecchi, regalandogli un’occhiata glaciale, ma la donna curiosa, non distaccò quel contatto visivo, intenta a comprendere i piani del ragazzo.

-E’ l’unico modo per tenerti buona … non penserai di fare di testa tua?!- l’uomo era conciso nell’osservare gli occhi di Matryel, che finalmente lo stavano fissando senza tanta fatica. La ragazza era quasi distesa, adagiata sulle braccia di lui, che la stava osservando distaccato, curioso di scorgere una nuova espressione dal viso chiaro di lei.

-Perché mi hai seguita?- domandò affaticata, cercando di alzarsi dalle gambe del detective, che non pareva volerle  concedere questo desiderio.

-Ragazzina, possibile che fai sempre domande sbagliate?- chiuse gli occhi per qualche istante, quasi stanco delle parole della donna che lo stava studiando.

-Non capisco!...- L aggrottò le sopracciglia scure, fissando il volto impassibile di Mello.

-Mi hai seguita … questo perché? Non cercare di evitare la mia domanda!- Matryel si rialzò con uno scatto felino dalle gambe dell’uomo che la teneva con noncuranza, gli si parò davanti, rimanendo seduta sulle sue ginocchia, senza però evitare di percepire le mani del ragazzo intorno alla sua vita. Avrebbe voluto allontanarsi, ma anche se era riuscita a rialzarsi con una strana facilità, di certo non sarebbe riuscita a scappare da quel contattato con la medesima comodità.

-E va bene …- lui gli sorrise maliziosamente, osservando con divertimento i suoi occhi chiari e indagatori. I loro volti erano vicinissimi, ed i loro sguardi nell’incrociarsi lasciavano traboccare scintille ardenti, colmi di pensieri non detti e risposte celate.

-Mi servi L, che sia chiaro!- L’uomo in viso aveva dipinta un espressione seria, i suoi occhi divennero colmi di orgoglio e … strafottenza. La ragazza stranita lo scrutò ricercando dietro quelle iridi chiare una risposta diversa, infondo non riusciva proprio a seguirlo, anche se, in quel momento lui non l’aiutò affatto: piano con movimenti diretti spostò le sue mani dalla vita della donna, verso i fianchi, attirandola maggiormente a sé, senza mutare la sua espressione fredda e misteriosa.

-Per cosa?- la ragazza per non scontrarsi vertiginosamente al viso di lui, cercò sostegno nelle mani, appoggiandole sopra il petto dell’uomo. Imbarazzata abbassò lo sguardo quando Mello sorrise maliziosamente, percependo il profondo e sconosciuto impedimento della donna. Lui non sembrò molto turbato da quel contatto divenuto più intimo del dovuto, e con naturalezza incatenò con lo sguardo gli occhi di L, cercando di attirare completamente la sua attenzione.

-Conosco i tuoi piani … provo un interesse personale, quindi da questo momento in poi dovrai informarmi di ogni cosa.- I suoi capelli biondi gli ricaddero disordinatamente in avanti, mentre lui con impassibilità osservava la curva rigida che si era appena formata sulle labbra di lei. L’avvicinò maggiormente a sé, continuando a risultare freddo e  contenuto, Matryel desiderò con tutta sé stessa capirne di più, anche sé l’imbarazzo non l’aiutò particolarmente.

-Questo significa che tu stai accettato di lavorare con me?- chiese intimidita dall’espressione distaccata di lui. Percepì le mani ai suoi fianchi stringerla con decisione, lei era sempre più vicina, seduta in braccio a Mello, che la inchiodava senza problemi, timori, o imbarazzo, e privo di espressione, quasi come se stesse stringendo a posto del suo corpo, una delle sue comunissime tavolette di cioccolato.

-Questo significa che ti conviene dirmi ogni cosa senza nascondermi nulla … ragazzina.- Le si avvicinò con furbizia al viso, sfiorando volutamente le labbra turgide, fino a farsi strada verso il suo orecchio destro.

-Perché ?- disse sussultando involontariamente. Quel contatto l’aveva scossa, come poteva il ragazzo avvicinarsi in quel modo? Con così tanta strafottenza ed impassibilità, senza reagire a quel contatto decisamente fin troppo invadente. Cosa voleva Mello da lei? Che interesse aveva coltivato? e perché, si premurava a scortarla sulla terra?!.

-Non pensare che io sia un tuo sottoposto …- mentre parlava il suo respiro solleticò l’incavo del collo della scienziata, le sue parole erano ferree, pronunciate senza esitazione. Mello allontanò una mano da un fianco, per trattenere la ragazza dal braccio sinistro, in modo da impedirle di allontanarsi.

-Tu piuttosto considerati … mia- quella frase così fredda e diretta, riuscì a far  retrocedere di poco la donna  da quella presa.

-Tua?- domandò lei allibita osservando una volta distante il ragazzo in volto. Era scioccata e confusa, ma allo stesso tempo toccata, tanto da avvertire un certo calore sconosciuto farsi largo tra le sue guance, colorandole di rosso.

-Hai sentito bene L … sei tu ad appartenermi, non pensare il contrario … per me il fatto che tu mi abbia resuscitato non implica nulla, ma come ti ho detto, in questo momento, ho un interesse personale … per questo ti ho seguita- Mello sorrise soddisfatto allontanando le braccia dal corpo della donna. Afferrò sulla tastiera di fronte la cioccolata che aveva precedentemente appoggiato, iniziando disinteressato a staccarne un pezzo.

L rimase in silenzio, intenta ad osservare la mano sinistra del ragazzo ferma sul suo braccio, quasi come a trattenerla ancora, era sicura che se si fosse allontanata lui l’avrebbe fermata all’istante, ma non capiva il motivo di questa sua possessività. Mello era fiero e sicuro di sé, non mostrava titubanze, né davanti al pensiero di lei, né davanti al suo corpo, ora così inesorabilmente vicino. Ma come poteva essere così strafottente?. Oppure, era veramente tanto bravo da nascondere così bene le sue emozioni dietro quella maschera disinteressata?. No! decisamente Mello, anche se aveva lasciato il mondo precocemente, ne aveva viste di cose, celava dietro il suo volto serio, tanta sapienza e tanta, ma tanta esperienza, nemmeno Matryel stessa in una vita intera passata a studiare poteva sognare di comprendere i pensieri di una mente che, era maturata attraverso gli eventi burrascosi, attraverso i viaggi, alla scoperta di cose nuove … forse era per questo che Mello nel trattenerla non pareva turbato? Non comprese pienamente il motivo, ma voleva scoprire tutto di lui, e in quel momento si accese una sorta di curiosità addormentata, ed una sensazione strana la invase di piacere, una vibrazione che si rafforzava ogni qual volta ricordava le parole dette in precedenza da Mello “Tu sei mia” bastava riportare quella voce tra i suoi pensieri per farla tremare, ma anche se stranita e dubbiosa, cercò di tenere questi sentimenti da parte, infondo non poteva concentrarsi sul coinvolgimento di Mello. O meglio sul coinvolgimento di Mello verso lei, perché anche se lui le avesse spiegato di questa sua iniziativa, qualcosa le diceva che ne fosse stata direttamente coinvolta, e lo avrebbe scoperto.

Ruotò lo sguardo cercando di controllare quella sensazione strana al petto, che si infiammava ogni qual volta gli occhi freddi di Mello toccavano la sua pelle. Era così serio, la tratteneva ancora da un braccio, ma in realtà quella stessa compostezza la eccitava, non poteva fare a meno di pensare a quanto fosse bello e spericolato quel contatto, ma non capiva il motivo per qui era così attirata e trasportata da quelle mani, da quel petto e da quella bocca, come poteva cedere così? ma infondo la risposta alla domanda era fin troppo semplice e scontata. Se Mello aveva conosciuto tutto dalla vita, Matryel a sua differenza era ancora alla ricerca di nuove cose, intenta a comprendere i suoi sentimenti, trasportata senza motivo da momenti che non avrebbe mai immaginato possibili, infondo lei era L, e il suo scopo era distruggere Kira per la seconda volta … ma oltre questo incarico non conosceva altro,  Near stesso era intervenuto fin da quand’era piccola, in modo da guidarla verso il compimento di quella missione. Matt non sapeva infatti cosa potesse significare tutto quello scompiglio, il suo cuore non conosceva quei sentimenti che erano partiti proprio all’altezza del suo petto, e con forza li stava ricacciando, ma non poteva evitare di pensare che, essere stretta in quel modo da Mello, ed essere guardata da lui, essere sfiorata dalle sue mani,  in un modo così intimo le aveva fatto un po’ cambiare idea. Lei lo stimava da una vita, aveva letto tutto di lui, del mafioso spericolato, ed era una sua sostenitrice, lo ammirava molto, anche quando si era rifiutato di lavorare con lei, ma adesso che le sue mani stringevano i suoi fianchi, adesso che il suo respiro le solleticava la sua pelle, adesso che l’aveva toccata, stretta, manipolata, sedotta, stregata con gli occhi di ghiaccio che si ritrovava, Matryel si sentì quasi vacillare, in preda al subbuglio che avvertiva nel suo cuore.

-Che ti prende L?- Mello la fissò con quei suoi occhi blu, così vicini ma lontani allo stesso tempo. Matryel scrutò le sue braccia muscolose, e la mano che si era nuovamente adagiata sui suoi fianchi. Percepiva il suo profumo molto maschile, e la forza di quel corpo e di quello sguardo.

-Lo stai facendo apposta Mello?- il motivo di quella domanda non lo capì a pieno nemmeno lei, ma seguendo la logica, forse Mello sapeva bene che un simile contatto l’avrebbe di sicuro turbata, infondo lei era una ragazza, ed anche se molto intelligente e acculturata, risultava totalmente inesperta dinanzi a simili situazioni … e il suo cuore batteva forte.

-Non capisco cosa intendi …- il detective allungò le sue mani lentamente, appoggiandole sulle cosce asciutte della ragazzina, senza mutare la sua maschera di serietà. Il cuore di Matryel iniziò a battere più forte, mentre stranamente si ritrovò muta, dinanzi a quelle mani che continuavano a muoversi, sotto quegli occhi seri che non avevano smesso di guardarla. I battiti si facevano sempre più prorompenti, la parola non le usciva dalla bocca, mentre la mano di Mello si adagiò nuovamente sui fianchi, con un movimento lento, percorrendo ogni curva della ragazza senza alterazione.

Allora era vero? Forse, anzi sicuramente Mello conosceva la stima che Matryel provava nei suoi confronti, e la stava usando per trattenerla e coinvolgerla, in qualcosa che lei stessa non conosceva, ma Mello era veramente sicuro che Matryel potesse rimanere toccata da quel contatto? E soprattutto qual’era lo scopo del detective?

-Adesso mi pare ovvio che, sto meglio quindi …- appoggiò le dita affusolate sulle mani di Mello, per sciogliere quella presa, infondo non poteva distrarsi, doveva pensare alla sua missione, e il detective anche se furbo, non poteva coinvolgerla così tanto, gliel’avrebbe impedito! Ma lui dal canto suo pareva essere certo dell’impatto che stava suscitato sulla ragazza.

-L … cosa stai facendo?- domandò incrociando gli occhi chiari di lei, che intimiditi cercavano di sfuggirgli. Mello era seduto con nonchalance su quella sedia, con la ragazza in braccio e le sue mani sui fianchi di lei. I suoi occhi erano seri, indecifrabili, pensierosi e soddisfatti. Matt, si morse un labbro violentemente, ci era arrivata da un po’! lui stava cercando di distrarla, e ci era riuscito, ma quella situazione aveva raggiunto il limite.

Cercò di allontanare le mani dell’uomo dai suoi fianchi, senza successo, sospirò continuando a mordersi le labbra, evitando lo sguardo risoluto di Mello, che senza fatica continuava a stringerla, a suo piacimento.

-L- la sua voce era severa, Matryel rimase immobile e lo fissò, lui una volta ricevuta l’attenzione che ricercava la immobilizzò totalmente approfittando di quel momento: con un braccio le cinse nuovamente la vita e l’attirò completamente a sé, facendola cadere rapidamente sul suo petto, con un movimento brusco i loro busti si scontrarono e i capelli di lei, si scompigliarono ricadendole in avanti . Lui alzò di poco gli occhi per fissarla, concentrandosi a guardare per qualche istante le sue labbra:ne era certa! stava cercando di scombussolarla, ma lei doveva resistere, perché ne sarebbe uscita vittoriosa da quella presa.

Sospirò piano solleticandole la bocca, ormai così vicina alla sua. Mello sapeva bene dove colpire, e il cuore della scienziata iniziò a battere vigorosamente, la sua mente era piena di rumori, e di pensieri poco connessi tra loro, poiché l’attenzione della giovane era totalmente rivolta alle labbra di lui, schiuse in un ghigno soddisfatto.

Non ce l’avrebbe fatta. Il seno di lei si schiacciò violentemente  contro il petto di Mello, quando quest’ultimo con una stretta più forte la bloccò saldamente a sé. Matryel cercò di chiudere gli occhi ma fu peggio, in quanto il battito del suo cuore era divenuto maggiormente udibile. E batteva forte, e più lui la stringeva, più lei era persa, ma doveva rispondere a quella sfida, non avrebbe perso!.

-Lasciami Mello …- disse semplicemente riaprendo le palpebre.

-Ti ho detto che …  sono io che comando L!-

 

Su Marte:

 


Ryuzaki non pareva sorpreso, anzi, osservava gli uomini su Marte con disinteresse, quasi annoiato. Risa gli si era seduta proprio davanti. Dopo essere arrivata alla stazione non l’aveva perso d’occhio per un istante, attenta ad esaminare i suoi atteggiamenti così strani e insoliti. Si, decisamente, Ryuzaki era molto cambiato, il suo approccio con la ragazza era differente, il suo sguardo, la sua espressione, era divenuta incomprensibile. La donna incrociò le braccia sotto il seno, stringendo nella mano sinistra la sua amica più fidata: una pistola 9 mm calibro 22, caratterizzata da dieci giri, viste rimovibili, pannelli intercambiali … un gioiellino molto particolare, a cui lei stessa ne era particolarmente legata. Sospirò pesantemente attirando l’attenzione del vecchio L, che seduto di fronte a lei, solo in quel momento aveva spostato lo sguardo su Risa.

-Quindi tu ti aspettavi questo da L?- Disse la ragazza lanciando un’occhiata di sbieco al cadaverico Ryuzaki, concentrato più che a lei, allo scenario desertico all’esterno di quel capannone abbandonato.

-Esatto, ho previsto le mosse di tua sorella, perché ripetere la domanda?!- l’uomo impassibile spostò il suo sguardo su delle zollette di zucchero adagiate disordinatamente sul tavolino metallico, ne afferrò una e la gettò malamente nel suo amaro caffè, ne seguirono altre, ed altre ancora.

-Spiegati meglio … perché sei fottutamente incomprensibile … e mi dai suoi nervi in questo momento!- Risa digrignò i denti, alzandosi da quella sedia sgualcita. Dal suo sguardo fuoruscivano scintille colme di collera, Ryuzaki fu molto attento ad evitare quelle occhiate poco rassicuranti, e continuando ad ignorarla, afferrò tra le mani la tazza fumante di caffè, e lentamente l’avvicinò alla sua bocca.

-Lo so Risa, infatti le probabilità che tu reagissi in questo modo erano del 65% … ma mi sbagliavo …- infine sorseggiò rumorosamente il contenuto della tazza, con estrema calma, procurando nella donna che gli era dinanzi una reazione poco piacevole.

-Dannatissimo cadavere ambulante che non sei altro …- Risa incollerita scostò con un sonoro calcio il tavolino di ferro, successivamente si avvicinò a Ryuzaki afferrandolo malamente dalla maglia bianca.

-Cazzo dici?! Ci hai azzeccato a pieno! sono talmente nervosa che potrei spaccarti il muso seduta stante- esordì stringendo violentemente la mano, in modo da sfogare con quel gesto la rabbia repressa.

-Lo so, infatti mi sono sbagliato sui calcoli … credo che la tua reazione fosse abbastanza prevedibile, quindi, le probabile superavano il 65%- L’uomo era seduto stranamente sulla sedia nella sua classica posizione, ma non pareva turbato dalla vicinanza della ragazza, che al momento lo tratteneva dalla maglia, in modo quasi provocatorio.

-Senti … se sapevi che mia sorella voleva andare sulla terra come dici, perché non l’hai fermata?- Incollerita più che mai alzò la sua mano, doveva dargli uno schiaffo, lo doveva fare, come  poteva Ryuzaki comportarsi in quel modo? Lasciare una ragazza partire così su un pianeta pericoloso come la terra. Veramente era stato L in passato? perché allora sacrificare la vita di una sua degno succeditrice?

Il vecchio L  sorprese Risa, repentinamente alzò la sua mano pallida e affusolata bloccando il colpo della donna a mezz’area, senza tanta fatica.

-Perché anche se questa scelta è stata molto affrettata, io ho bisogno della presenza di tua sorella sulla terra, altrimenti mi ritroverei ad un punto morto con le indagini … l’ho lasciata fare, anzi l’ho indotta a partire senza ostacolarla … anche se potevo- asserì pacatamente lasciando Risa di stucco.

 Durante il viaggio sulla navicella, il vecchio L, aveva illustrato a tutti i presenti i suoi piani. Pareva che l’uomo non fosse sorpreso dell’anomalo atteggiamento di Matryel, infatti sosteneva di conoscere questa sua mossa, rivelando a Risa, che nei giorni trascorsi sulla stazione lui stesso aveva pedinato la nuova L, ed aveva furtivamente rubato le informazioni a suo possesso, disarmando la ragazza grazie all’aiuto di Mello. I due detective appena resuscitati, si erano alleati al fine di scoprire i ragionamenti di Matryel, e soprattutto i particolari sulla figura di Elrien.

“-Sono certa che … in qualsiasi posto tu ti trova … se sei ferita … se stai bene … se mi pensi. Anche se adesso non sei vicino a me … ti garantisco che io ti ritroverò Elrien … e ucciderò coloro hanno osato strapparti dalle mie braccia. Lo giuro sulla mia stessa vita“

Sia il vecchio L, che Mello erano stati particolarmente colpiti da questa frase, da questa mezza informazione tralasciata impulsivamente da Matryel. I due detective segretamente all’ombra di Near, Matryel e di Risa stessa avevano stretto una sorta di alleanza,  in modo da raggiungere le informazioni che entrambi desideravano avere. Per Ryuzaki era poco saggio ricercarle direttamente, infatti aveva ben ammonito Mello, sostenendo che il loro comportamento disinteressato e poco spiccante, non avrebbe dato all’occhio, così i due non essendo sospettati potevano tranquillamente ricercare tutte i dati che desideravano. Per Mello fu difficile mantenere un atteggiamento tranquillo e distaccato, in un’altra circostanza l’uomo avrebbe estorto quelle informazioni con la forza, ma il vecchio L, aveva visto lungo, poiché Matt non avrebbe mai e poi mai rivelato la verità, sicuramente la ragazza avrebbe detto loro solo quello che le conveniva, il vecchio L, aveva notato questo comportamento da parte della sua succeditrice, quindi aveva ben pensato di sottrarre personalmente ciò che desiderava, in modo da avere la certezza di possedere le reali notizie, pure, prive di mezze verità, o invenzioni poco credibili.  

-Ryuzaki …- rabbuiata Risa osservò gli occhi scuri dell’uomo che la stava trattenendo da un braccio,  con un’espressione disattenta -Raccontami ogni cosa … spiegati meglio, altrimenti potrei seriamente ammazzare qualcuno dalla collera, e ti garantisco che ho i coglioni girati!-

-Essendo tu un individuo di sesso femminile a cui non posso fare del male, per ostacolare un eventuale comportamento violento, ti garantisco che, nonostante il tuo essere donna, sarò pronto a fermarti considerando questo tuo strano temperamento- Ammise pacato alzandosi senza preavviso dalla sedia, allontanando la mano di Risa dalla sua maglietta bianca. L’uomo sprofondò le mani dentro le tasche dei pantaloni, muovendo qualche passo verso l’uscio del capannone. Osservò l’esterno, concentrandosi sui tumuli rossi di sabbia, sulle palme alte e secche, sugli uomini non molto distanti dalla sua posizione, ed infine, in lontananza, su un grosso e mastodontico castello di marmo bianco, che fin da subito aveva attirato la sua attenzione.

-Mi stai forse dicendo che sono debole?- Risa si avvicinò dispoticamente a lui, senza guardarlo, assumendo un atteggiamento autocratico.

-No!- di poco scostò il volto per incrociare gli occhi scuri e vivaci di Risa - Ti sto solo dicendo che mi ritengo un gentil’uomo e non voglio assolutamente ferire in alcun modo una donna, che tu sia un capitano o un assassina poco mi importa!- asserì calmo lasciando ulteriormente la ragazza di stucco.

Dunque quell’uomo non era solo interessato al caffè e alle fragole? Che scema! Era stata veramente una stupida a sottovalutare il vecchio L. Di nascosto e sapientemente era riuscito ad abbindolare tutti. Sospirò pesantemente e strinse i pugni, poi incatenò il suo sguardo a quello di Ryuzaki, che aveva concentrato la sua attenzione a lei, portandosi come di consuetudine un pollice in bocca.

-Oh ma certo, sei stato proprio un gran gentiluomo a mandare una ragazza sulla terra sola e disarmata … perché se come dici lo sapevi, e non hai fermato L, fai solo la figura dello sfruttatore … non ti interessa delle persone, a te frega solo in tuo comodo … e mia sorella è sola sulla terra, e tu in tutta risposta …- alzò il tono di voce roteando le mani ritmicamente insieme ai lunghi capelli scuri.

-Io in tutta risposta ho mandato Mello sulla terra insieme ad L, in modo che non possa accadere nulla a tua sorella- si avvicinò a Risa, curvando maggiormente la schiena per osservare bene il volto della ragazza, che sorpresa aveva lasciato a mezz’aria un dito.

-Mia sorella non è sola?!- Risa studiò gli occhi scuri del vecchio L, che sicuro di sé, a sua volta la stava fissando.

-Se ti può consolare, si, tua sorella non è sola!- asserì pacato. Un venticello caldo si alzò all’esterno portando nella camera alcuni granelli di sabbia rossa. I capelli lunghi di Risa scompigliati si muovevano lentamente, mentre lei cercava di ordinare tutte quelle informazioni.

-Come mai è andato con mia sorella? per quel che ne so non è un tipo che si lascia comandare!- asserì incuriosita.

-In realtà lui stesso ha deciso di seguirla in modo da monitorare ogni suo spostamento. Ti confesso che ad entrambi tua sorella serve viva e incolume … in modo da scovare sia Elrien che Light  … - continuava a torturarsi le labbra con movimenti lenti.

-Che ne sai tu di Elrien?- quello era  decisamente il limite. Afferrò il revolver e gliel’ho puntò in testa, la mano le tremava dalla collera, e più Ryuzaki la ignorava, più lei si innervosiva.

-Tutto!- rivelò sfregando i piedi nudi con disinteresse.

-Come hai fatto a conoscere simili informazioni?- era accecata dalla rabbia, ciò era alquanto evidente.

-Come ti ho detto ho eseguito delle indagini, e ho ricavato parecchi dati. Sia io che Mello conosciamo la storia di Elrien …  confesso inoltre di essere rimasto alquanto sorpreso dal legame tra di voi e quella bambina, pensavo fosse una familiare, le probabilità erano del 75% ma mi sono sbagliato!- allontanò il suo sguardo da Risa superandola senza problemi, lei  innervosita abbassò l’arma per puntare i suoi occhi sul vecchio L.

-Le informazioni che hai avuto …-

-Non saranno rivelate a nessuno. Tranquilla!- afferrò la sua tazza di caffè, aggiungendo ulteriore zucchero, poi si rannicchiò sulla sedia nella sua classica posizione.

-Reputo anch’io che sia pericoloso rivelare una simile notizia!- sorseggiò nuovamente il caffè esaminando le zollette all’interno.

-Ma dimmi un po’, tu pensi che mia sorella si fidi di Mello?! in realtà nemmeno io sono tranquilla a saperla con quello là!.- Passò tra le mani la pistola, in modo da smorzare un po’ l’ansia che avvertiva. Doveva cercare di ragionare senza scomporsi, per il bene di sua sorella.

-Mello è un personaggio temibile, ti capisco! Ma ciò non implica un percolo per tua sorella!- asserì serio alzando il volto per osservare Risa.

-Ah no?-

-No. Gli ho chiesto di proteggerla altrimenti nemmeno lui potrà ottenere ciò che desidera!- espose posato. La sua voce era tranquilla, sicura, così diversa dal solito, Risa ne fu colpita.

-E che desidera?- domandò lei incamminandosi verso la sedia dov’era seduto l’uomo.

-La testa di Light Yagami- esordì con un tono pacato, strano e … malizioso.

-E mia sorella cosa gli può fare?- domandò stranita lei.

-Tutto quello che Mello desidera, te lo garantisco!- il vecchio L, era risoluto e sicuro di sé, per tutta risposta Risa iniziò a ridere sadicamente, incrociando infine le braccia sotto il seno.

-Ryzaki…-

-Dimmi !- l’uomo era curioso di scoprire la reazione di quella ragazza così ambigua e determinata.

-Vai a farti fottere!- la donna gli si avvicinò  soddisfatta.

-Risa ti arrabbieresti se ti dicessi che abbiamo messo sotto esame la nuova L?- chiese Ryuzaki conoscendo già la risposta della giovane. Lei era stupita da questo suo atteggiamento, di sicuro preferiva vederlo mangiare le torte piuttosto che a sentirlo ragionare, era parecchio disarmante.

-Spiegati meglio … non lasciare il discorso a mezz’aria come fai di solito- sentenziò inviperita.

-Dunque, la nuova  L, ha dimostrato di avere un’ammirazione particolare nei confronti di Mello, prova né il fatto che lo abbia seguito dopo che lui ha declinato la sua offerta di lavorare insieme, sei d’accordo?- domandò afferrando un cucchiaino a terra.

- Potrei!- affermò distaccata.

-Bene lo prenderò per un si!- avvicinò il cucchiaio alla tazzina, mescolando lentamente lo zucchero all’interno.

-Segui il mio ragionamento: quella sera ho chiesto esplicitamente a Mello di raggiungere tua sorella per ricercare delle informazioni. Lui era sorpreso in quanto entrambi conoscevamo già tutto di Light ed Elrien e ci eravamo messi d’accordo di mantenere nascosta la nostra alleanza … infatti il motivo per cui ho chiesto questo a Mello andava ben oltre alla ricerca di nuovi dati- continuava a sorseggiare il suo caffè come se nulla fosse.

-A sì? E spiegati cosa volevi da L?- la donna stava ascoltando il racconto con curiosità.

-Volevo capire quanto lei fosse interessata a Mello, così ho chiesto a lui di testare questa mia supposizione che si è dimostrata veritiera!- affermò infine stringendo la tazzina tra le mani.

- Tu hai chiesto a Mello di scandagliare quanto L … non ci posso credere … non ci posso crede! Mi stai dicendo che hai usato così mia sorella?!- cercò di respirare profondamente per evitare di scagliarsi contro Ryuzaki.

-Non sono stato io a sfruttare tua sorella, Mello notando questo suo coinvolgimento ha preso la palla al balzo per estorcere informazioni al nuovo L- spiegò scrutando Risa.

-Ah! Quindi lui in questo momento sta sfruttando questo punto per appropriarsi del cazzo che gli frega!- Risa roteò velocemente tra le dita la pistola scura, serrando bene le palpebre insieme alle dita delle mani.

-Esattamente-

-E a te fa comodo tutto questo? vero Ryuzaki!- chiese furibonda.

-Esattamente-

Risa era stupita, il vecchio L pareva totalmente distaccato, come se non gli importasse un cavolo della reazione che le sue parole avessero suscitato in Risa.

-Io credo che Mello stia giocando con il fuoco sai! prima o poi questo piano gli si ritorcerà contro e di sicuro si scotterà!- la ragazza afferrò la sedia vicino all’uscio e l’avvicinò a Ryuzaki sedendosi scompostamente.

-Mello è un tipo avventato quanto coraggioso- alzò il suo sguardo per incrociare gli occhi di Risa. Cosa intendeva la ragazza?.

-Lui sta cercando di sfruttare il coinvolgimento di mia sorella nei suoi confronti per raggiungere il suo scopo … e personalmente mi sa che dietro ci sia qualcos’altro oltre la faccenda con Yagami, giusto Ryuzaki?- alzò un sopracciglio accavallando contemporaneamente le gambe.

-Certo!- il vecchio L sorrise soddisfatto, dunque Risa ci era arrivata!

-Comunque mia sorella al momento è L, ed è una ragazza intelligente e determinata, non si lascerà trasportare, e a lungo andare il piano del tuo collega potrebbe ritorcergli contro!-asserì soddisfatta notando l’attenzione che Ryuzaki le stava concedendo.

-Cosa intendi?- chiese appoggiando le mani sulle ginocchia.

-E se lui a sua volta senza volerlo si lascerà trasportare da L?- chiese infine.

-L’ho ipotizzato anch’io, ma le probabilità sono del 30%- spiegò lui riprendendo tra le mani il caffè.

-Ti ricordo che mia sorella è più bella di Mello … e dimmi un po’ una ragazza giovane, intelligente, e acclamata come lei, non ha delle grosse possibilità di abbindolare quel criminale?!-

-In realtà no!- disse L con tono conclusivo.

-Come sarebbe a …-

-Non dubito dell’avvenenza di tua sorella, ma ti assicuro che questo non potrebbe coinvolgere Mello profondamente … quel ragazzo era in passato, ritenuto mio successore, io stesso l’ho studiato e ti posso assicurare che, ha talmente tanta esperienza da non lasciarsi trascinare semplicemente dalla bellezza di una donna, no! Te lo assicuro- spiegò Ryuzaki pacato.

-In pratica mi stai dicendo che ne ha viste di puttane! E allora dimmi un po’ … cosa potrebbe coinvolgerlo se non “l’avvenenza di una donna!”?- chiese Risa corrugando le folte sopracciglia scure.

-La testa di una donna … se la nuova L, riuscirà a prenderlo di testa, in questo modo il piano di Mello potrebbe fallire-

 

Sulla Terra:

 

Giunti sul pianeta terra Matryel non aveva perso tempo, e dopo aver lasciato Mello con i soldati che li avevano assistiti per tutto l’atterraggio, la donna aveva afferrato la trasmittente per consultarsi con Elrien, essendo parecchio preoccupata.

L’indomani avrebbe raggiunto la ragazza, mancavano poche ore e le  due si sarebbero riviste. Mentre sistemava alcune armi all’interno della fredda e misteriosa base il suo sguardo distrattamente precipitò sulla pistola che Mello aveva lasciato vicino la sua scrivania. Matt sospirò afferrando tra le mani la fredda arma. Era l’unica ancora sveglia all’interno della base, i soldati avevano ben sigillato l’entrata occultando la porta, in modo da proteggerli dai numerosi pericoli.

-Mello non ti capisco proprio!- asserì tra sé afferrando l’arma tra le mani. Meditò allungo indecisa sul da farsi, infondo Mello doveva riavere la sua pistola, ma non poteva essere lei a restituirgliela. Lasciò correre lo sguardo lungo la larga parete grigia, sorvegliata da una grossa telecamera, poi lentamente si alzò e si avvicinò all’uscio che conduceva al largo corridoio.

Non doveva farsi prendere dal panico, infondo lei era L, e doveva assolutamente avere la situazione sotto controllo, ed anche se imbarazzante, doveva comunque sopportare un confronto. Assolutamente!

Strinse i pugni, osservando i vestiti che al momento indossava: i pantaloni erano parecchio aderenti, come la maglia ed i guanti, i suoi capelli le ricadevano ordinatamente dietro le spalle, lunghi fino ai fianchi e scuri, quanto quella notte.

Camminava lentamente, anche se a causa del materiale metallico del corridoio, i suoi passi risultarono alquanto rumorosi. Incrociò un bivio e decisa proseguì a destra ignorando la moltitudine di camere che lentamente stava oltrepassando, fino a raggiungere una comunissima porta di ferro scura, contraddistinta dal numero “111” ovvero la stanza di Mello.

Esitò prima di bussare, ma non poteva evitare di parlargli considerando anche il fatto che l’indomani lui l’avrebbe seguita, lo doveva fare per Elrien, per il bene della bambina, in modo da ricevere l’aiuto del detective e riportare ordine al loro rapporto. Avvicinò la sua mano alla porta e sospirò pesantemente prima di bussare.

Ringraziando il cielo l’uomo aveva lasciato l’arma incustodita, almeno aveva una buona scusa per ricercarlo, o almeno, sperava che quella irruzione fosse ben compresa.

Bussò tre volte alla porta attendendo risposta. Le mani iniziarono inspiegabilmente a tremare nel momento in cui la sua mente avida le stava riportando il ricordo delle mani di lui sul suo corpo. Sgranò gli occhi chiari quando non ricevette alcuna risposta. Riprovò, e quando nuovamente delusa attese senza ricevere attenzione, con decisione afferrò tra le mani la maniglia della porta.

-Entro, sono L!- disse semplicemente.

La sua era una buona idea? Nemmeno lei conosceva la risposta. Stranamente la porta si aprì e lei senza problemi entrò in quella piccola camera semi illuminata da una semplice lampada appoggiata ad un comodino vicino al letto.

Il suo sguardo venne immediatamente catturato dallo specchio che dinanzi alla parente le regalava la propria immagine riflessa: era parecchio dimagrita, la sua vita era talmente stretta, al punto da spezzarsi, i fianchi erano al contempo leggermente pronunciati, e il tutto era incorniciato armoniosamente dai lunghi e scuri capelli che le ricadevano lungo il busto.

-Mello sono L!- osservò sul letto i pantaloni di cuoio del ragazzo, e il gilet che solitamente indossava. Il suo sguardo ricadde subito sulla porta socchiusa vicino al letto, piano si avvicinò rimanendo vicina alla testiera.

-Senti ti ho riportato la pistola, perdonami se sono entrata ma ho bisogno di parlare sempre che tu voglia…- disse appoggiando l’arma sul letto vicino gli indumenti dell’uomo.

-Mello sei qui?- domandò incuriosita scrutando attentamente la porta dinanzi. Era molto confusa e stanca. Aveva mangiato poco, il lavoro che l’attendeva era parecchio, quindi aveva rimandato il riposo che l’aspettava di diritto.

Si morse un labbro ricercando l’attenzione del ragazzo. Entrare in quel modo nella sua camera era stata una buona idea? Spostò la sua occhiata sulle coperte  chiare del letto, per poi fissare le pareti ecru, ed infine la porta vicino a lei. Non capiva il motivo di quei pensieri, infondo lui non si era fatto parecchi problemi a toccarla in quel modo in precedenza, e adesso perché lei stava rimuginando sulla sua presenza all’interno di quella camera? Infondo esigeva delle risposte!.

-Mello ho bisogno di parlarti, e rimarrò qui fin che tu ti deciderai ad ascoltarmi!- decisa fissò il pavimento umido. La stanza era avvolta da uno strano vapore. L, determinata attese a lungo, era sicura che il ragazzo si trovasse oltre quella porta, e l’avrebbe atteso, non aveva fretta, lui non si sarebbe liberato così facilmente.

Un rumore stridulo e riconoscibile attirò dopo lunghi istanti l’attenzione di Matryel, la porta finalmente si aprì e da lì ne uscì una grossa nuvola di vapore bianco, ed in seguito Mello.

La donna silenziosa deglutì muovendo qualche passo in direzione dell’uomo, ma si bloccò quando notò le condizioni in cui quest’ultimo si era appena presentato: i capelli erano bagnati e gocciolanti, il suo viso era rigido come il solito. Mezzo nudo non aveva fatto particolare caso alla donna che imbarazzata lo fissava, non curante del fatto di indossare un asciugamano bianco all’altezza del basso ventre.

Matryel quasi come intimorita indietreggiò di qualche passo osservando attenta gli addominali poco delineati dell’uomo, e le gambe ben scolpite, contraddistinte da una leggera  peluria bionda. Il petto era marcato da una grossa cicatrice, Matryel la scrutò curiosa, poi esaminò i pettorali ben pronunciati e i capezzoli turgidi, la pelle umida e fumante, fino a salire lungo il collo asciutto e alla mascella ben definita, ed infine dopo aver concentrato la sua occhiata su le sue labbra, incrociò quei due pezzi di ghiaccio che si trovava apposto degli occhi.

Il suo cuore prese a battere forte, quando Mello con freddezza concentrò la sua attenzione si di lei, che quasi attirata aveva abbassato lo sguardo lungo il margine di quell’asciugamano poco legato alla  vita … e se gli fosse scivolato?. E pensare che aveva anche tardato ad uscire da quella porta, perché non vestirsi prima? ma soprattutto perché lei non poteva fare a meno di osservare quel petto nudo?.

Doveva calmarsi ma il suo cuore non sentiva alcun suo pensiero, continuava a pulsare violentemente, acceso da quella scena scomoda . La sua espressione mutò, la donna irrigidì il suo sguardo cercando di posarlo oltre il corpo seminudo di Mello, lontano da quegli occhi che la stavano guardando impassibili e severi.

-Parla ...- il detective non mutò la sua espressione distaccata, osservando gli occhi dubbiosi della donna lontano dal suo sguardo. Senza farsi particolari problemi le si avvicinò, lasciando dietro le sue spalle una scia umida.

-Io pensavo che fossi meno impegnato … insomma vado!- non osò scrutare quegli occhi chiari che tanto la destabilizzavano. Curvò il volto quando lui le fu ad un centimetro di distanza, sovrastata dalla differenza di altezza, e da una moltitudine di pensieri ed emozioni che disordinatamente avvertiva.

-Ascoltami bene, non intendo ripetermi più di una volta ragazzina!- Mello senza problemi  le si avvicinò ulteriormente costringendola a retrocedere fino a farla arrivare alla parete laterale della camera.

Con le spalle al muro Matryel non poteva far altro, oltre che esaminare Mello che nel fissarla impassibilmente l’aveva imprigionata tra le sue braccia: appoggiò le sue mani alla parete polverosa del muro bloccando la donna tra il suo petto tonico ed i duri mattoni della stanza.

-Mello allontanati per favore- scrutò gli occhi felini di lui, poi imbarazzata abbassò lo sguardo concertata a portare la sua attenzione lontano dal viso di Mello, così vicino al suo, da quei pettorali che quasi la stavano schiacciando contro il muro, e da quelle braccia, che le impedivano di abbandonare a gambe levate quella stanza. Mai in vita sua aveva avvertito un simile imbarazzo, mai si era sentita così piccola e indifesa, affascinata dal corpo dell’uomo e vittima allo stesso tempo. Avvertì dei brividi lungo la schiena e sulle braccia, un calore le invase egoisticamente il petto e le guance, ormai divenute fin troppo rosse per l’imbarazzo.

-Perché continui a cercarmi quando non ci sono?- la sua voce era seria con un nascosto tono canzonatorio, decisa, priva di turbamento.

-Non lo so neppure io, anche se me lo chiedi- rispose lei osservando il pavimento intimidita. Sperava di risultare seria, anche se lei stessa stava notando del tremore all’interno delle sue parole.

-Non lo sai eh …- era ancora più incomprensibile e serio del dovuto, ma come riusciva a mantenere quell’espressione così dura, e quel tono distaccato? Perché lei a sua differenza non riusciva nemmeno ad alzare lo sguardo in sua direzione? Impaurita dall’impatto di quegli occhi azzurri, fin troppo spiazzata da quel corpo, dall’asciugamano di cotone che gli fasciava il basso ventre e dai suoi capelli biondi. Non avrebbe tra l’altro aggiunto a quello sgomento, la vista degli occhi di lui, sapeva già che non avrebbe potuto sostenere quell’occhiata esperta.

Mello chiuse annoiato le palpebre per poi osservare il viso della ragazza nascosto da delle lunghe ciocche scure di capelli. Lei teneva il capo chino, il ragazzo serioso ne osservò i lineamenti ugualmente, respirando sugli zigomi poco pronunciati di lei.

-Ti rendi conto di una cosa?: non sei molto brava a mentire!- le disse con strafottenza avvicinando il suo viso, giusto il poco che gli serviva per attirare l’attenzione di lei, che imbarazzata dopo quel movimento imprevisto aveva finalmente incrociato gli occhi chiari di Mello.

-Cosa intendi?- chiese leggermente infastidita scrutando le labbra dell’uomo, e i suoi occhi autorevoli.

-Spiegami perché dopo essere entrata in camera mia, richiamandomi più volte, adesso vuoi andare!- chiese pacato considerando la sua espressione colma di imbarazzo.

-Non ha importanza rimandiamo e basta … magari vestiti poi ne parliamo!- disse lei chiudendo gli occhi in modo da non dover fissare ulteriormente il suo sguardo arrogante, e quel petto nudo.

-Sei tanto turbata L?- chiese lui curvando tra le labbra un ghigno soddisfatto.

-Ti sbagli Mello!- riaprì le palpebre poi puntò i suoi occhi chiari dentro quelli di Mello. I loro sguardi erano differenti, ma concentrati a studiarsi allo stesso modo: lei intimidita e affascinata dalla sua figura, mentre lui, impassibile e orgoglioso, padrone della situazione, come sempre lo era stato. Impulsivo e temerario, così diverso dalla ragazza, così vicino allo stesso tempo, sia fisicamente che mentalmente.

-Allora lo svenimento di oggi sta avendo le sue ripercussioni, sei arrossita L … - sottolineò il detective con la sua voce tagliente.

-Non sono arrossita … ti … sbagli Mello- spiegò lentamente lei abbassando il tono della voce. Ormai in preda al panico aveva iniziato a tremare, anche sé impercettibilmente. Non voleva farsi vedere così intimidita da lui.

-Sembri nervosa!- asserì l’uomo noncurante dell’asciugamano che tanto stava turbando la donna. Non bastava il confronto con quel temerario ragazzo mezzo nudo, ma si aggiungeva anche il suo carattere e le sue frasi disarmanti, che stranamente le stavano facendo battere ancora più forte il cuore nel petto.

-No … non lo sono!- negò Matryel abbassando nuovamente lo sguardo. Era impossibile per lei quella situazione, avvertiva soltanto un fortissimo calore dalle guance fino alle orecchie, ed il battito assordante del suo cuore in tumulto.

-Perché non mi guardi in faccia L?!-  con un movimento fulmineo inaspettatamente Mello sollevò il mento della ragazza,  costringendola a guardarlo dritto negli occhi, proprio quegli occhi che lei tanto temeva di osservare.

-Non capisco … - quelle parole le fuoriuscirono dalla bocca come un flebile sussurro, Mello avvertì il respiro della donna sulle sue labbra, ma non ne fu turbato, la fissò indagando sulla sua espressione poco comprensibile, un mix tra imbarazzo e irritazione.

-L … a furia di rimanere in mezzo a tutti quegli ingranaggi e monitor- le si avvicinò talmente tanto che  un singolo movimento da parte di uno dei due e inesorabilmente le loro labbra si sarebbero incontrate, lei lo sapeva, lui anche, ed entrambi percepivano il respiro dell’altro sul proprio viso. Matryel serrò le palpebre non voleva rimanere lì, anche se, era curiosa di fissare ancora un po’ le labbra di Mello così vicine, così rigide.

-Hai scordato di essere fatta di carne …- ad ogni parola le sue labbra si scontrarono con quelle di Matryel, che ormai totalmente intimidita, sperava che lui si allontanasse. Odiava ammetterlo ma, si ritrovò preda di sensazioni sconosciute.

 

 

 


 

Angolo autrice:

Scusate tantissimo, ho ritardato l'aggiornamento ma sono stata molto impegnata, ed ho infine scritto il capitolo di getto in un pomerigio libero, adesso ho riletto, spero non ci siano errori, ma confesso di non aver molto tempo, quindi non ho analizzato al 100% il nuovo capitolo, ricco di emozioni più che di azione. Abbiamo scoperto che il vecchio L, all'insaputa di Matryel ha scovato delle notizie insieme a Mello. Inoltre vi è una scena abbastanza forte tra Matryel e il detective, vi è piaciuta? poi ammetto che il capitolo dovesse contenere molte più scene, ma essendo fin troppo lungo ho deciso di dividerlo in due parti, e vi annuncio ufficialmente che nel prossimo cap entrerà in scena Elrien!

Prima di lasciarvi, come ho promesso a Golden locks vi invito a passare a leggere anche "Mi manchi da una vita", storia scritta dopo aver letto il primo cap della mia long, veramente molto bella!

Adesso devo assolutamente andare via perchè come vi ho accennato non ho tantissimo tempo, ma tranquilli tutto apposto!.

Aspetto le vostre recensioni, sono troppo curiosa, troppo, vi ringrazio siete moltissimi, ci rivediamo presto, dopo questa scena con Mello mezzo nudo, devo assolutamente scrivere il continuo.

Ps: che ne pensate delle nostre belle ragazze? vi piacciono? vi darò altre foto, spero di sentirvi nei commenti, un bacione

 

 

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Capitolo 5
*** 5. La sognatrice di mostri ed il nuovo L ***


Giunti a questo punto, non ho altra scelta. Ma non fraintendere lettore, non ho intenzione di rispondere alle tue domande, no. Sei tu che devi seguirmi, non il contrario. 
 Chi sono io? 
La persona che in silenzio scrive questa vicenda, con il semplice scopo di raccontare ogni aneddoto. Adesso caro lettore leggi, e fallo bene, non vorrei ripetermi ulteriormente.
Piuttosto tu, porta attenzione, perché quello che ti sto per dire è veramente importante: finora hai letto un prologo, troppo lungo per i miei gusti, ma essenziale per il seguito di questa vicenda, strana ma reale.
Sei sul punto di non ritorno, hai aperto una porta e non puoi richiuderla. Ti trovi nell’ombra, e per raggiungere la luce dovrai camminare, correre, seguire il ritmo.
Ci riuscirai?.
Bene. Adesso che la mia presenza è stata rivelata, ne segue una presentazione, ma non sarò dettagliato, immagino tu ti sia fatto una vaga idea di chi io sia!
Perfetto! Io sono il tuo cantastorie, ti parlerò di vicende assai complesse, della vittoria che ho ricevuto dopo essere stato ucciso come un cane, dei miei piani… di Matryel, della sua storia, e del finale agrodolce, che conduce verso la luce che tu cerchi, lettore. Tieniti pronto, perché ha inizio soltanto ora la vera narrazione. Io ti spiegherò tutto quanto, al momento giusto. Come ti ho già detto, non sono qui per rispondere alle tue domande, ma rischiarerò le tue idee nel momento in cui sarà necessario, fidati!
Non a caso, mi presento solo ora a te, all’alba di un nuovo mondo. Mi limiterò adesso a raccontarti per filo e per segno ogni episodio, senza lasciare nulla al caso.
Seguimi!
Tieni ben a mente queste parole, poiché la prossima volta che io ti parlerò, sarà verso la fine della storia, nell’epilogo conclusivo di questa guerra appena iniziata. Ciò che stai leggendo adesso caro lettore, è la vicenda di due mondi, due universi che insieme potranno fondersi per trasformarsi in un'unica entità. Ciò che stai leggendo lettore, non è altro che la storia della Sognatrice di mostri e il nuovo L.
Buoni sogni, e buoni incubi!”

Ispirata al romanzo di Another Note.

 

 

Alleanza: fazione che si oppone allo shinigami Light.

Ribellione: seguaci shinigami/uomini di Light, banditi dal re degli shinigami.

Losiliani: fazione pacifista, garante della razza umana, residente su Marte

Intoccabili: coloro che, non avendo un nome, sono immuni al Death Note.

Dispersi: per lo più cannibali, coloro che dopo la guerra, non avendo trovato riparo, si sono smarriti, abbandonando il lume della ragione. Senza né cibo né acqua, hanno divorato ogni cosa, uomini, donne, bambini, animali. Divenendo pazzi e abbandonati alla loro misera condizione



 La sognatrice di mostri e il nuovo L:
 

Lui. Impavido, testardo, troppo orgoglioso per accettare e contemplare un degno avversario.

Tenacia e forza albeggiavano dentro quei cristalli azzurri che si ritrovava al posto degli occhi, inviolabili, come sigilli occultavano un bosco pieno di mostri e di minacce sconosciute. Chi mai oserebbe addentrarsi in una simile radura, all’interno del suo più profondo spirito? Nei suoi occhi divampava l’ uragano, ma il suo volto sapiente sapeva da tempo celare ogni singola emozione, trattenendola dentro le iridi chiare, letali alla vista altrui.

Oscura come la notte senza stelle era la sua espressione, molto lontana dal mondo, molto vicina ai dettagli.

Lei. Nascosta dietro le sue paure, spinta senza ritegno verso ciò che considerava giusto.

Nascondeva bene i suoi segreti, imprigionandoli sapientemente all’interno del suo cuore, un posto ancora sconosciuto a occhi umani. Un santuario di segreti e pianti, che non avevano mai trovato sfogo. Silenziosa e ardita, guardava il mondo, sperando di scovare tesori, per riportarli all’interno del suo cuore, e collezionarli. Infondo, quel territorio immacolato l’aveva sempre protetta, allontanata dai pericoli. Un rifugio nelle giornate di pioggia, uno scrigno d’oro laccato di pensieri, parole non dette. Sigillato bene, lontano dalla vista altrui, da occhi indiscreti e parole ostentate.

Lui voleva varcare quel confine, per appropriarsi di quei segreti.

Lei era affascinata da quella foresta scura, nascosta dietro quello sguardo misterioso, attirata come un pesce dall’esca, ma senza protezione, senza nessun’arma.

Lui, intenzionato seriamente a far crollare ogni sorta di difesa all’interno di quel cuore.

Lei, avrebbe provato a capire come entrare dentro quella radura.

Lui, forse era troppo vicino allo scrigno che, la sua avversaria per anni, aveva saggiamente nascosto.

 -Mello ma cosa stai facendo?- sussurrò Matryel vicinissima alle labbra dell’uomo. Percepì l’odore di Mello. Quel fresco e intenso profumo, così forte e prepotente, quanto i suoi occhi di ghiaccio. Continuava a tenere il capo chino, quasi come scottata alla vista di quel volto serafico, marchiato solo da quella cicatrice, che tanto la incuriosiva. I battiti triplicarono, le mancava l’aria, sentiva un formicolio scorrerle dietro la schiena. Le guance erano sempre più rosse. Si accorse che si stava torcendo le dita e si costrinse a smettere. Tremò e le sue labbra si incurvarono, nel tentativo di ragionare.

Mello aveva pienamente ragione. Lei era fatta di carne, e ora che il detective l’aveva detto, non poteva far altro che pensarci e ripensarci, tanto da sentire il sangue fluire copioso a ogni suo ragionamento. Era entrata in panico. Doveva trovare una soluzione. Semplice a dirsi ma non a farsi.

Lanciò un’occhiata furtiva al ragazzo di fronte a lei, sempre più vicino, sempre più impassibile. Cosa stava facendo? Non poteva perdersi ad osservarlo. Mello era un abile cacciatore, e lei stava senza dubbio diventando troppo facilmente la sua preda. Ricacciò i suoi pensieri scuotendo lentamente la testa. Una ciocca di capelli le cadde dinanzi agli occhi, coprendole la visuale.

-Che c’è? per caso non sta andando tutto secondo i tuoi piani?- domandò l’uomo allungando le sue mani sul viso caldo di lei. Il contatto con la pelle della ragazza fu confortevole, lei sotto le sue dita era morbida, liscia, come pesca. Ghignò esaminandola senza paura.

Matryel non riusciva a comprenderlo. Non capiva il motivo per cui lui la stesse trattenendo in quel modo, schiacciata contro il muro. Contro il suo corpo.

Quell’asciugamani poco legato ai fianchi la stava facendo impazzire, letteralmente. Si ritrovò nuovamente a guardarlo, percorrendo con gli occhi il fianco scarno del ragazzo. Arrossì maggiormente, senza evitarlo. Era come imprigionata all’interno di quel momento, non solo fisicamente, ma anche mentalmente, quasi come se la mente di lui la stesse in qualche modo torturando. Lo sentiva. Ma lei non poteva rimanere turbata dal suo petto nudo, o dai suoi occhi, così radunò un bel po’ di coraggio. Di poco alzò il mento respirando piano; Mello percepì subito quel soffio sulla pelle, ma non mutò la sua espressione cupa. Voleva guardarla bene: i suoi capelli sotto la luce di quella fioca lampada parevano ramati. La sua pelle era nivea, colorita solo dalle guance vermiglie, e da quei suoi occhi turchesi, così turbati, ma al contempo velati da uno strano coraggio.

-Si, ho protetto tutti, sono sulla terra, e tu mi hai seguita … quindi mi ritengo soddisfatta!- pronunciò lentamente quelle parole, scandendo bene le sillabe, quasi come volesse dimostrare al ragazzo che lei, nonostante i tentativi fallimentari di indurlo a seguirla, alla fine ci era riuscita senza battere ciglio. Sperò con tutta se stessa che, dopo avergli lanciato quella mezza provocazione, Mello la lasciasse stare, o si allontanasse. Matryel non poteva respingerlo, in quanto la differenza di stazza era rilevante, e non se la sentiva nemmeno di guardarlo negli occhi.

La reazione del detective non tardò. Mello digrignò di poco i denti, assottigliò gli occhi e si avvicinò maggiormente al corpo esile della donna che stava incatenando al muro. Matryel aveva pronunciato quella frase con così calma, consapevole che lui sarebbe rimasto spiazzato, ma certa delle sue intenzioni. Voleva stuzzicarlo, con poco, quel poco che bastava per scatenare una reazione.

Quel profumo, virile, misterioso, le penetrò dentro, insieme al respiro lento di Mello. Il suo cuore batteva di emozioni sconosciute: eccitazione, rabbia, paura. Si ritrovò coinvolta dentro un mare in tempesta, e lei era così indifesa e piccola, non poteva fare nulla se non fuggire al più presto. Alzò gli occhi verso Mello, quando quest’ultimo, con un dito, piano, percorse sapientemente la linea del suo collo, per poi afferrare il mento di lei, e avvicinarlo vertiginosamente al suo viso.

Due onde di mare in quel momento si incrociarono. Due occhi, sommersi da sensazioni differenti, vissute in un attimo sfuggente, e reale. Mello era irritato, e più la guardava, più Matryel capiva che, lui le stesse parlando. I suoi occhi blu si muovevano all’interno di quelli di lei, quasi a dirle di stare attenta. Lei avrebbe giurato che in quel momento Mello la stesse ammonendo di non parlare, di rimanere in silenzio.

Per tutta risposta Matryel irrigidì il suo sguardo, corrugando la fronte. Voleva fargli capire che aveva, oltre che un corpo, anche una testa, ed anche se il fascino cupo di Mello, la stava spiazzando, la sua mente in qualche modo tentava di rispondere razionalmente. Anche se …

-Ragazzina, ti ho seguita perché volevo, sia chiaro! Hai capito?! - Le sue parole erano ferree, e i suoi occhi blu divennero profondi, mentre Matryel incantata, impallidì dinanzi la sua rigidità. Senza volerlo cominciò di nuovo a torturasi le dita, stringendo un lembo di maglia, per smorzare quel turbine di emozioni che avvertiva, nonostante il suo dissenso.

-Mi è chiaro, non pensare che non sia grata!- imbarazzata più che mai scostò il capo quando, senza volerlo, sfiorò la punta del suo naso, incrociando per la medesima volta quelle iridi chiare, incorniciate dai capelli disordinati e bagnati.

-Non ho bisogno della tua gratitudine!- il detective curvò le labbra soddisfatto, scrutando la pelle di lei, accesa ancora da un forte rossore sulle guance.

-E di cosa hai bisogno allora?-  osò porgerli quella domanda, con un filo di tremore all’interno della sua voce.

La stanza era immersa nella penombra ed i loro corpi erano delineati da una sola luce, che debolmente illuminava i loro sguardi, pieni di domande e ambizioni.

-L …- la guardò differentemente dal solito, i suoi lineamenti divennero meno rigidi, le sue labbra si allargarono in un sorriso soddisfatto.

-Non c’è bisogno che io ti spieghi … perché ho già quello che voglio!- esordì regalandole un sorriso di scherno. Matryel assottigliò le palpebre, scrutando a sua volta gli occhi di Mello che indagatori la stavano già fissando da tempo. Cosa voleva dire? In quel momento lei si trovava a pochi centimetri dal suo corpo, lo sentiva vicino, e a sua volta gli era altrettanto vicina. Ma… non capiva. La sua reazione interiore era stata incontrollabile, ed anche se lei stessa desiderava andarsene, non riusciva a dirigere il suo corpo verso quella porta, ed i motivi erano ben due: doveva riconoscere che l’uomo le suscitava qualcosa dentro, a livello fisico ma anche in ambito mentale. Quindi il secondo motivo per cui lei non riusciva ad allontanarsi era saldamente in sintonia con  il primo, ovvero, lei era affascinata dal pensiero dell’uomo, ma più che affascinata, era indifesa e fuori rotta, per cui, doveva assolutamente riuscire a seguire il flusso di pensieri che si scatenavano tortuosi all’interno della mente di Mello.

-Sei così sicuro di te. Ma è normale, mi hai buttata contro il muro e mi guardi con due occhi che non hanno paura. Non capisco come fai… ma mi hai incuriosita- Si trovava mentalmente distante da quella situazione, anche se il suo corpo stava iniziando a rispondere all’attacco fisico di Mello, e ciò affermava che il detective era riuscito a catturare la sua attenzione, e di conseguenza ad avere ciò che desiderava. Ma cosa desiderava?.

Matryel continuava a pensare. I suoi occhi più volte si erano posati sul corpo dell’uomo, e sul suo viso attento, come quello di un leone.

Doveva rimanere lucida, altrimenti sarebbe caduta nella trappola.

Quasi per inerzia alzò un dito e con assoluta grazia, lo posò sulla cicatrice impressa sul lato destro del volto di Mello, e la tastò piano sotto i suoi polpastrelli. Era morbido. Era caldo. Continuava a scorrere il dito lungo tutto il perimetro di quella pelle bruciata, poi si bloccò all’altezza delle labbra. Intimidita infine allontanò il dito dalla cicatrice e lo posiziono sul labbro inferiore del ragazzo, che imperturbabile la stava fissando, senza comprenderla. Per tutto il tempo l’aveva sedotta, guidata, e in un certo senso anche manovrata. Ma in quell’istante in cui gli occhi di Matryel parevano persi in chissà quale ragionamento, Mello si rese conto che la stava perdendo. Ma come? Era proprio vicina a lui, ed ancora incollata al suo petto...

Il respiro della donna divenne lento e provocatorio sulla pelle umida dell’uomo che, incuriosito, la stava osservando diversamente dal solito. Dove si era nascosta? cosa significava quella mossa?. Doveva assolutamente riaverla, stretta in un pugno.

-Fermati!- abbassò il tono di voce, mantenendo al contempo serietà all’interno di quella parole.

Repentinamente afferrò il polso della ragazza stringendolo tra le sue dita. Erano così minuscoli quel braccio, quelle dita. La osservò, perdendosi a studiare nuovamente il suo sguardo, che pareva incantato.

-Perché mi hai fermata?... voglio toccarti ancora!- ammise scontenta.

Mello sgranò di poco gli occhi dinanzi a quelle parole, pronunciate senza vergogna.

-Vuoi toccarmi? Che stai dicendo ragazzina?- domandò digrignando di poco i denti. Voleva capirla e, più la guardava, più intuiva che la stava perdendo sotto le sue mani. Le labbra di lei si curvarono in una smorfia di dolore quando Mello, con impeto strinse maggiormente il suo polso.

-Mi fai male…- lo avvertì continuando ad avvicinarsi con la mano bloccata verso la cicatrice del ragazzo.

-Allontanati con la tua mano!- allentò la presa. Era combattuto, voleva respingerla per farle capire che solo lui poteva comportarsi in quel modo, ma al contempo il comportamento della ragazza lo aveva attratto. La sua mano sul suo viso aveva acceso nei pensieri di Mello un pizzico di curiosità. Voleva allontanarla, e allo stesso tempo lasciarla continuare, in modo da studiarla meglio.

Nell’indecisione, le dita di lui sciolsero quella presa sul polso di Matryel che velocemente appoggiò la sua mano sulla cicatrice, rugosa ma incredibilmente  morbida. Mello guardò quella mano di sottecchi, studiandola impassibilmente. Non mutò espressione rimanendo severo dinanzi agli occhi di Matryel.

Continuava a tenerla schiacciata al muro, imprigionandola con le braccia, ma anche se incatenata contro il suo corpo, la ragazza era riuscita, con quegli inspiegabili e strani movimenti, a fare ciò che desiderava. Lo guardava in un modo strano. Mello ne fu colpito e, più lei si allontanava con le dita, più lui la fissava, come un cobra scruta un’incantatrice mentre balla. Non ne comprese il motivo e, anche se più forte, si ritrovò perso nei suoi pensieri, perso a comprenderla.

-Mello anche tu sei fatto di carne … tante volte sembra che tu te lo dimentichi-

La guardò, le bloccò la mano, stringendola alla sua, violentemente. Matryel sussultò, prima di scrutare i suoi occhi. Tremò debolmente, quando Mello la inchiodò con una sola occhiata. Furente. Guerriera. Un’espressione ammaliante quanto pericolosa.

-Ragazzina sembra proprio che tu non sappia usare le parole- Se si fosse riferita alla cicatrice che portava al viso, doveva assolutamente farsi altri conti. Quella era la prova tangibile che lui fosse privo di paure, impavido. E lei lo doveva temere. Non poteva pensare diversamente. Digrignò i denti, e assottigliò le palpebre.

-Mi fai male…- asserì scrutando la mano di lui.

-Lasciami!- seguitò quando Mello la schiacciò contro il suo torace, contento di vederla fremere dinanzi il suo impeto guerriero.

-No- si avvicinò al suo orecchio. Respirando piano, scostò di poco i  capelli vicino al lobo della ragazza.

-Sei furba … pensi che io non l’abbia capito?- sorrise beffardo. Matryel lo notò osservandolo di sottecchi.

Stretta in quel modo era difficile anche respirare senza che lui non la percepisse.

-Cos’hai capito?-

-Ogni cosa. Io so tutto di te. Ed anche se tu credi di fare l’esperta, non attacca!. Hai abbindolato questi uomini… ma il gioco con me è duro.-

Per rafforzare quelle parole taglienti, scontroso come non mai, la schiacciò con forza, quasi come a voler farle percepire sul suo corpo, ogni suo muscolo.

Matryel sussultò e ritornò a tremare.

*Bene*. Sorrise soddisfatto. Aveva preso di nuovo il controllo su di lei.

-Quando mi hai minacciata con la pistola … poi  sei rimasto nella sala monitor e hai visto dei documenti, giusto Mello?-

-Ti devo rispondere?!- Fiero e sicuro di sé, si allontanò piano da Matryel, mollando la presa sul suo corpo. Lei lo guardò, leggermente delusa dal suo allontanamento. Ora Mello le era distante. L’aveva lasciata sola contro il muro, incamminandosi serioso verso la porta della camera.

Matryel lo fissava imbambolata: i suoi capelli disordinati gli ricadevano davanti occultando la cicatrice, che tanto le piaceva. I suoi muscoli venivano delineati dalla flebile luce in lontananza. E quell’asciugamano, ancora fissato nella vita, le faceva sempre uno strano effetto. Sospirò. Mello la guardò di sottecchi, mentre con un semplice movimento, afferrò tra le mani la chiave della porta e la girò. Chiudendola.

La donna, stranita, corrugò la fronte, non capiva il motivo per cui Mello avesse serrato quella porta. Scostò la schiena dal muro polveroso, ignorando il vapore all’interno della stanza. Mosse qualche passo verso l’uscio ormai chiuso, ed alzò la mano per afferrare la chiave ma Mello velocemente la bloccò.

-Non osare!-

-Non puoi chiudermi dentro questa stanza. Io devo uscire. Dammi la chiave, e lasciami aprire la porta.-cercò di avvicinarsi alla porta senza successo. Doveva ammettere che si trovò impreparata dinanzi quell’iniziativa. Non riusciva nemmeno a riflettere, per comprendere il motivo di quell’azione.

Lui pareva disinteressato. Infatti la guardò qualche istante, per poi girarle le spalle senza insicurezze.

-Mello!-

-Ragazzina fa silenzio!- voltò di poco il viso per incrociare gli occhi chiari di lei, che insicuri gli stavano domandando silenziosamente tante cose. Perché? Perché comportarsi in quel modo? Possibile che non fosse in grado di mantenere la mente lucida?

-Spiegati, io non capisco. Mi spingi contro il muro. Poi mi chiudi a chiave e mi impedisci di andare. Non si fa così!-

-Impara allora a non sbagliare.- sentenziò lui con tono conclusivo avvicinandosi ad una poltrona sgualcita vicino all’angolo destro della stanza. Prese a sedersi divaricando le gambe. Appoggiò i gomiti sulle ginocchia.

Pareva lontano perso nei suoi pensieri. Matryel rimase allibita, ma interessata. Non osò avvicinarsi. Troppo impaurita da una sua imprevista reazione. Così, incantata, lo osservò. Immobile senza fiatare.

-Mello devi farmi uscire da questa stanza. Non credi?- forse un dialogo normale l’avrebbe aiutata ad andarsene, anche se gli occhi di Mello, le stavano suggerendo il contrario: la fulminò ancora una volta, semplicemente scrutandola dalla sua postazione. Quella risposta indiretta le strappò un falso sorriso.

-Dovrei continuare a sistemare alcune cose per la missione nella sala centrale, capisci?! Devo continuare a lavorare, altrimenti il piano di domani andrà a rotoli, e non posso permetterlo… quindi…- chiuse spazientita le palpebre respirando lentamente. Si sarebbe liberata da quel casino.

-Mi lasci andare a lavorare per favore?!- forse se avesse usato un linguaggio normale, delicato, Mello le avrebbe dato ascolto?

-Dovevi pensarci prima di entrare in questa stanza, L. - pronunciò l’ultima parola con un tono alquanto scettico. Poi curvò il mento, appoggiò le mani ai braccioli della poltrona e si alzò, raggiungendo nuovamente la donna.

Matryel curvò il volto per osservare bene i movimenti di lui.

-Ripeto che, L, io so ogni cosa, e ammetto che mi hai alquanto sorpreso…-

Quel tono, era sempre più irrisorio e sicuro.

-Quindi vorrei che tu non ti allontanassi dalla mia vista. Giusto per evitare di sfuggirmi ragazzina. Quando lo deciderò io, tornerai a svolgere il tuo lavoro.- 

Parlava a Matryel con una decisione tanto scioccante quanto prepotente.

-Con ciò che vorresti dire Mello?- si voltò verso quegli occhi blu, rivolgendo tutta la sua attenzione a quello sguardo felino.

-Che non ti muoverai...- mosse un piede verso lei facendola vertiginosamente indietreggiare verso quel letto a due piazze, dove sopra vi erano sparsi i suoi stessi vestiti.

-Non lavorerai… non fiaterai … e non ti allontanerai dalla mia vista, ragazzina!- La voce di lui era ferma e decisa. La donna rimase in silenzio, impaurita e affascinata dalle sue idee. Come poteva averlo sottovalutato? E cosa voleva dire Mello precedentemente, nell’affermare che sapeva ogni cosa? Misteri da risolvere. Si bloccò quando avverti i muscoli delle gambe scontrarsi di poco contro il materasso.

- Non mi controlli ugualmente, lo sai Mello- delicatamente si avvicinò al suo viso, abbassò lo sguardo da quei occhi blu, portandolo alle sue labbra. Ancora una volta.

-Bugiarda …- i suoi capelli erano sparsi sul suo volto, e di poco stavano toccando le guance della donna. Matryel si avvicinò di poco. Mello ghignò appoggiando una sua mano sul mento di Matryel. L’aveva nuovamente in pugno.

Sfiorò le sue labbra carnose, leccandole con la punta della lingua. incrociò il suo respiro, mancava poco. Matryel aveva compreso bene il suo pensiero, ed anche se parevano invitanti quelle labbra, enfatizzate, dal caldo e deciso respiro di lui, si allontanò di poco. Il suo cuore batteva all’impazzata, il sangue le arrivò alla testa, mentre avvertiva, un calore invaderla,  e divamparle nel petto, nella testa, mentre lui soddisfatto la fissava, ribellarsi senza successo, ritrovandosi imprigionata dal fascino dell’uomo. Nemmeno il suo corpo rispondeva più alla sua mente, torturata sotto le mani di lui, dalla sua bocca invitante, e da quei occhi azzurrissimi. Più le labbra di lui si avvicinavano alle sue, più Matryel pensava a quanto potesse essere bello baciarlo.

-Almeno lasciami andare a fare una doccia!- si allontanò maggiormente, sfuggendo a quella deliziosa provocazione. Scostò le sue labbra dalla traiettoria del ragazzo davanti a lei.

*Astuta!* Mello la guardò e non obiettò nulla contro quella richiesta. Matryel lo scostò appoggiando una mano al suo petto. Giusto quel poco che bastava, per allontanarlo da sé, e crearsi un passaggio.

 

Su Marte:

Il caldo era divenuto insopportabile. Risa, Near, il vecchio L e gli uomini della diciassettesima unità, dopo una piccola pausa, avevano radunato gli oggetti essenziali, caricandosi dietro le spalle dei piccoli zaini da viaggio. Risa aveva dato l’ordine di lasciare la navicella in quel posto, lasciando tre uomini come guardie, anche se sapeva bene che su Marte non avrebbero riscontrato grossi pericoli.

Si stavano spostando sul deserto, grazie a delle auto volanti di ultima generazione. Risa capeggiava la fila, seguita da altre tre auto. Correvano ad alta velocità, lasciando un polverone di sabbia rossa dietro il loro cammino.

Ryuk divertito li osservava volando insieme a loro, lungo quelle ampie colline di sabbia crescente. Si bloccarono a ridosso di un largo precipizio, quando in lontananza, la punta della torre di un grosso e mastodontico castello giunse ai loro occhi.

-Fermi.- Risa si bloccò. I suoi capelli si agitavano sotto quel sole rovente, mossi dal movimento fulmineo della sua mano, che svelta aveva bloccato le azioni dei suoi soldati.

-Parcheggiamo questi gioiellini… da qui in poi si prosegue a piedi.- ordinò lanciando uno sguardo ai guerrieri dietro le sue spalle. Ryuzaki si trovava in auto con lei, insieme a Near.

Affascinato da quello spettacolo mai visto prima d’ora,  il vecchio L non aveva fiatato per tutto il viaggio, scrutando attentamente il vasto deserto, la sabbia ondulata e quelle macchine volanti, alimentate da un’energia a lui totalmente sconosciuta.

Con un semplice salto, Risa si allontanò dalla vettura, per poi aiutare il vecchio Near, sostenendolo da un braccio.

-Sarebbe saggio proseguire con questi aggeggi, per il bene di Near. Non pensi sia impossibile per lui seguirci, visto il suo stato?- chiese Ryuzaki alzandosi dalla sua postazione.

Risa lo fissò. Per tutto il tempo era rimasto in silenzio, seduto in quel suo modo alquanto ridicolo. Adagiò le mani ai fianchi, spostando di poco la cinta in cui precedentemente aveva riposto i pugnali e la pistola.

-Hai iniziato ad usare di nuovo la lingua a quanto pare! …- esordì derisoria lanciando un’occhiataccia al detective.

 -Bene!- Risa esaminò la grossa collina di sabbia rossa dietro l’uomo, in contrasto perfetto con quell’ampio, limpido, scintillante cielo azzurro. 

-Ma per tua informazione, Mister: “Nonsouncazzodiquestomondopercento”. Se a Losiliel ci beccassero con queste auto …- indicò con il dito indice le macchine che avevano usato fin a quel momento.

-O con ste cazzo di armi, che non voglio lasciare, ma devo. Fottuto sia il principe!- Irritata portò le mani alla cintura e se la slacciò, lasciandola poi cadere malamente a terra.

-Sai che ci fanno?- si avvicinò a Ryuzaki che impassibile la guardava, con le mani in tasca, ed un’espressione interessata, anche se a modo suo.

-Ci sbattono in galera!- concluse osservando gli occhi del vecchio L. 

Senza considerarla più di tanto, lui sfregò quasi disinteressato i piedi, poi osservò Near che lo stava affiancando. Il vecchietto pareva rassegnato dinanzi alle parole di Risa. Debolmente trovava sostegno nella sua fidatissima bacchetta metallica, dirigendo il suo sguardo sulla donna vestita di pelle nera.

-Non mi dire! … - asserì impassibile Ryuzaki, schiudendo leggermente la bocca, in un sottospecie di sorrisetto interessato.

 -Nonostante queste informazioni, ritengo che tu debba spiegarti meglio Risa!- continuò osservando in lontananza, oltre le colline di sabbia, l’ampio e imponente palazzo di marmo bianco di cui prima avevano scorto la cima di una torre, incoronato da una cupola circolare laccata d’oro. 

Si affacciavano su un immenso panorama: non erano vicinissimi, ma nemmeno così distanti da non poter distinguere le abitazioni poste ai piedi del palazzo e, subito dopo, un largo e immenso giardino. Quella specie di città, circoscritta da larghe mura bianche, pareva un’oasi. Un frutto sbiadito di una malsana immaginazione. Dopo aver viaggiato a lungo, tra intemperie, caldo, e spazio, chi mai avrebbe immaginato un castello ed un regno sorgere in mezzo al nulla? Ma era lì, nonostante lo stupore che inizialmente pervase la mente di Ryuzaki.

-Si  poi, poi… ma adesso camminiamo Ryuzaki!- La donna mutò tono nell’osservare Losiliel. Quasi preoccupata stringeva in quel momento il braccio del detective.

-Gettate le armi a terra. Superato questo confine entreremo ufficialmente nella Colonia. Niente armi: che siano pistole, o coltelli, o mine. Lasciate ogni cosa e camminate in silenzio dietro di me- scostò di poco l’uomo per afferrare dietro le sue spalle, all’interno dell’auto, un largo mantello bianco. Lo strinse e se lo posizionò sulla testa, facendolo ricadere disordinatamente dietro le spalle.

-Andiamo!-  il suo sguardo attento vagò sui volti stremati dei suoi soldati, che dopo aver ricevuto quell’ordine, lasciarono dinanzi gli occhi di Risa le armi che stavano indossando. Anche loro afferrarono dei lunghi mantelli bianchi dal cofano delle auto, indossandoli senza problemi.

-Near, Ryuzaki anche voi dovete indossare i mantelli!- ordinò decisa.

-Per quale ragione?- chiese Ryuzaki assottigliando le palpebre gonfie.

-Per far capire a quei bastardi che abbiamo bisogno di rifugio! A quest’ora i cecchini nel deserto ci avranno visti ed avranno riferito al principe ogni cosa. Dobbiamo fargli comprendere che noi stiamo venendo in pace, e che siamo incolumi. Di conseguenza indossiamo i manti bianchi. Se ci fossero stati feriti, avremmo dovuto far indossare alle persone interessate, un manto rosso, in  modo da fargli capire in che condizioni siamo. E invece in caso di morti… il manto nero. così capiranno che tipo aiuto ci serve.-

-Interessante!- quel mondo, a lui totalmente sconosciuto, aveva già iniziato a solleticare la curiosità del vecchio L. Per tutto il viaggio non aveva fatto altro, che analizzare quello scenario desertico ma, ora che si trovava ai confini di una città sconosciuta, fremeva dalla voglia di capire quali fossero le sue origini.

Dopo quella spiegazione, Risa li oltrepassò. Raggiunse il margine del pendio con sicurezza. Era intenzionata a oltrepassare il burrone, così si chinò e, aiutandosi con le mani, scivolò giù supina contro  il suolo instabile. La sabbia fine la aiutava a muoversi, accompagnando i suoi movimenti con un delicato scroscio. Non lasciò grosse impronte, soltanto una scia ondulata e poco evidente. Giunta a terra, si adagiò piano al suolo, per poi guardare gli altri ancora in cima al precipizio.

-Fate come me!- ordinò sapientemente scrutando i movimenti degli uomini in alto. Il sole le picchiava forte in testa, dovette portare una mano vicino agli occhi per non rimanere accecata da quei raggi luminosi.

Quando l’intera equipe raggiunse Risa, quest’ultima li invitò a rimanere in silenzio. Dovevano seguire i passi di lei, per non rimanere intrappolati all’interno delle sabbie mobili. Trappole che i Losiliani avevano lasciato lungo il margine della Colonia.

-Ascoltami Ryuzaki … ti autorizzo a camminare a fianco a me!- disse concisa. Il detective rimase sorpreso nell’osservare la serietà di Risa, dedita in tutto e per tutto alla missione. Incuriosito, osservò le spalle della ragazza avvolte in quel lungo mantello bianco. Dopodiché la affiancò. Camminando lentamente, osservava sotto i suoi piedi i granelli di sabbia incastrarsi e ricadere armoniosamente nei risvolti dei suoi jeans malandati.

-Ti devo spiegare una cosa… - ammise guardando di sottecchi il vecchio Near, che lentamente camminava appresso agli altri, come a ricercare consenso da parte di N, conscia del fatto che, lui stesso, in un secondo momento, avrebbe maggiormente approfondito la questione, rivelandogli, un particolare importante quanto scioccante.

 -Quando lo shinigami Light minacciò l’umanità, sulla terra scoppiò una vera e propria apocalisse…- era strano ascoltare quella voce, ora decisamente più seria del solito. Ryuzaki la stimò, pendendo quasi dalle sue labbra.

-Immagina la reazione delle persone! Non si capiva un tubo. Mia madre mi spiegò ogni cosa… quindi questa è la storia: le grandi potenze si riunirono, richiedendo in concordanza la presenza di L. Allora Near aveva spiegato loro che lo shinigami che stavano combattendo altro non era che Kira. Le decisioni dei terrestri furono contrastanti: l’America, avendo a che fare con un’entità paranormale, decise, per il bene del proprio popolo, di attraccare su Marte e formare una colonia pacifica, per ricreare una città  vivibile, che assicurasse alla razza umana lunga vita. Il resto del mondo cercò di contrastare Kira, ma purtroppo senza successo. I morti furono moltissimi, così come i dispersi... ci fu una lunga guerra e le perdite  da entrambi i lati furono equivalenti. Persero la vita sia gli shinigami sia i terrestri in quella guerra…- Risa sembrava addolorata  nel raccontare quella vicenda. Non si era bloccata nemmeno per riprendere fiato, quasi come a voler concludere al più resto la spiegazione. La ragazza, avendo fretta, stava spiegando solo una piccola parte dell’accaduto. Non avrebbe voluto farlo in realtà, ma una volta giunti a Losiliel, Ryuzaki avrebbe dovuto negare il titolo di vecchio L, per ovvie ragioni.

-Pensavo che gli Shinigami non potessero morire così facilmente, com’è possibile dunque?- chiese appoggiando il pollice alla bocca, mentre teneva l’altra sua mano in tasca. Sentiva la sabbia rovente sotto i suoi piedi, ma ignorò tutto, attirato dalla spaccatura sulle labbra screpolate e sanguinanti di Risa.

-Beh … infatti si trattava di una guerra impossibile per ovvie ragioni: chi non entra in contatto con il quaderno della morte, non può vedere gli shinigami, e chi non può vedere un nemico, come può ucciderlo? Per fortuna, il Re degli shinigami, scese a patti con gli umani. Anche lui non apprezzava l’operato di Kira, così diede a noi dei quaderni speciali, per uccidere gli shinigami rivoltosi. Ma noi umani possiamo vedere solo i “Ribelli”, coloro che si sono opposti al re. Per il restante beh … le regole sono uguali. Tocchi il quaderno vedi lo shinigami eccetera eccetera. Io, Ryuzaki, ho due quaderni. Sono l’unica. Ma adesso quello che voglio farti capire è che qui su Marte, i Losiliani hanno edificato una grossa capitale, ed è negato l’uso di armi, violenza verbale e fisica, e anche le classi sociale non esistono più. L’unico al vertice è il principe, che ha proibito anche lo scambio di idee tra shinigami e umani. Quindi Ryuk, non può entrare, e tu devi assolutamente negare di essere tornato al mondo grazie al patto stipulato con il re degli shinigami. Chiaro?- gli lanciò un’occhiata colma di preoccupazione che Ryuzaki comprese a pieno. Se gli fosse sfuggito un simile particolare avrebbero salutato per sempre Losiliel, e di conseguenza sarebbero stati soli contro Light.

-Capisco - l’uomo la scrutò di profilo, mentre con i piedi allontanava i granelli di sabbia scarlatti.

-Aspetta Risa, e le mele?- intervenne Ryuk abbassando il suo sguardo sulla donna.

-Tu sta fuori dalle mura. Ad est penso ci sia un alberello di mele o di limoni, ma è la stessa cosa!- disse completamente disinteressata. Il caldo torrido continuava a picchiarle in testa, ma grazie alle auto erano arrivati parecchio vicini ai cancelli, a meno che non fosse in preda alle allucinazioni. In quel momento avrebbe tanto voluto adagiarsi a terra e riposare, ma non poteva, e per il bene della squadra continuò a dirigere l’operazione, da degna guida.

-La stessa cosa?! ma scherzi Risa? ... Io senza mele mi contorco tutto…- lo shinigami iniziò a muoversi stranamente, seguendo la ragazza senza particolari problemi.

-Cazzi tuoi!-

Camminarono a lungo, per circa un’ora. Il fiato era serrato e corto. Near più volte era finito a terra a causa dell’afa. Il vecchio L se lo caricò sulle spalle, proseguendo verso la meta tanto agognata, tanto vicina, quanto irraggiungibile. Desideravano tutti raggiungere quelle alte mura, sperando di ricevere al più presto aiuto. Erano stanchi, ma continuavano a muovere i piedi, cercando di ignorare il forte calore proveniente dal suolo.

Il sole aveva raggiunto un punto altissimo, torturando con i suoi raggi caldi i giovani soldati. Delle gocce di sudore caddero incessantemente dal fronte di Risa, ma la donna in silenzio eliminò ogni sorta di negatività, e si portò avanti spinta da una forza a lei sconosciuta. Durante il cammino, aveva dato prova dei pericoli che incombevano sotto i loro piedi, lanciando un sassolino all’interno di alcune sabbie mobili, che spietate parevano voler inghiottire chiunque si presentasse, anche per errore.

Il deserto era ampio e letale, ma Losiliel sorgeva davanti ai loro occhi, come acqua rinfrescante dopo un cammino tortuoso e rovente.

-I cancelli!- esclamò un soldato, esultando alla vista di quelle colossali porte dorate, ricamate da curiose decorazioni metalliche. Vi erano delle incisioni in latino ai margini delle porte, e due disegni parecchio strani. Il vecchio L, si avvicinò di poco, sostenendo l’anziano Near dietro le sue spalle. Forse si sbagliava, ma gli parse di vedere due pianeti, illuminati unicamente da un unico sole, posto al centro di quel capolavoro celeste.

Risa, silenziosamente, oltrepassò i volti stupiti dei suoi soldati, estraendo velocemente, dalla tasca dei suoi pantaloni una carta di vetro, illuminata ad intermittenza da delle scie blu. Sapientemente raggiunse i cancelli, posizionando la carta, che era in realtà un pass, in una decorazione più ampia degli altri. Qui incastrò la carta, e poco a poco le porte si aprirono, producendo un grosso e stridulo rumore, ad ogni lento ed incessante movimento.

Tutti, piano, si avvicinarono alla soglia, osservando curiosi quel mondo che, piano, ad ogni spostamento delle porte, si stava aprendo dinanzi ai loro sguardi sorpresi.

-Questa è Losiliel!-annunciò Risa.

Scorsero a prima vista una fila di alte colonne dorate. Un percorso di pietre bianche, delle abitazioni e dei larghi mosaici, su cui erano disegnate piramidi, e altri monumenti riconducibili a posti esistenti nella vecchia e ormai demolita Terra.

-Certo che… ti fa spalancare gli occhi!- Ryuzaki non sentiva nemmeno il peso del corpo di Near dietro le sue spalle. Curioso, alzò il capo in cerca di ogni dettaglio rilevante. Quelle colonne erano colossali e, decorate da filamenti d’oro, designavano un percorso immacolato, che pareva lontano dal lento sfacelo del tempo che ogni cosa rovina e dalla guerra sanguinaria. Quel posto appariva loro come immagine dello splendore artistico umano, in gloria, senza macchia, perso in chissà quale tempo, lontano dal crollo del mondo.

-Ma questa è la sede degli dei!- esordì un uomo, osservando quell’immenso e dorato spettacolo. La bianca torre del palazzo, ora tanto vicino ai loro occhi, parve come una luccicante lancia fatta di perle. I suoi vessilli, catturati dal lieve vento, si muovevano sotto il suono di chiare trombe d’argento.

-No … questa è la sede dei codardi-

 

Sulla terra:

Mello, con il suo sguardo attento, non aveva perso la scienziata di vista un solo istante. Si era rivestito, approfittando dell’assenza della ragazza, che impacciata si era chiusa dentro il bagno.

In quella lunga e tormentata notte, in realtà né Matryel, né Mello avevano chiuso occhio. Ognuno concentrato a studiare l’altro, in silenzio, furtivamente. La donna impassibile, teneva nascosto il suo imbarazzo, ignorando lo sguardo vigile del ragazzo seduto sulla sedia all’angolo destro della camera. Ed anche se si era coricata su quel letto, decisamente scomodo per i suoi gusti, non aveva lasciato spazio a nulla, all’infuori di Mello. Intimidita, quella notte l’aveva scrutato di sottecchi, e più volte incrociando lo sguardo serioso dell’uomo, aveva chiuso le palpebre, fingendo di voler riposare. Lui desiderava tenerla in pugno, ma Matryel, dal canto suo, anche se scossa dal quell’impeto, pareva volergli tener testa.

 

 

 

Adesso entrambi si trovavano nella sala centrale. Avevano chiuso la stanza senza scambiarsi nemmeno una parola. Matryel stava in tutti i modi cercando di ignorare l’uomo che, silenzioso la stava seguendo come un cane da caccia.

Non aveva perso tempo, entrata nella sala comandi. Con una trasmittente aveva aperto una connessione, contattando Elrien. Quando la ragazza le aveva dato il via libera, si sentì pervasa da una sensazione differente. Era contenta, ogni secondo pareva eterno, ma mancava poco e le due si sarebbero riviste, anche se i problemi non avevano tardato a giungere, ostacolando i piani della giovane donna.

 

 ♣♣♣

-Che significa questo, soldato?!- domandò incollerita stringendo un pugno. Era stupita, gli uomini della base parevano contrari ai piani che lei gli aveva impartito.

-L, anche se Elrien a breve raggiungerà il valico… noi ci rifiutiamo a partecipare a questa missione- L’uomo con indosso una rigida armatura, dimostrò tutto il suo profondo dispiacere, rivelando a Matryel il suo volto  inquietato. Sembrava preoccupato, ed anche sè, la ragazza poteva comprendere le sue paure, d’altro canto, non poteva abbandonare la missione, consapevole del fatto che Elrien si trovasse in pericolo, più di chiunque altro.

-Ascoltate la ragazza non si può muovere come le piace e pare, ma voi sì! che vi prende maresciallo?- chiese all’anziano che stringeva tra le mani un casco rotto. Doveva assolutamente convincere il comandante a seguirla in quella missione. Pericolosa fin troppo, ma studiata  nei minimi particolari. L, aveva trascorso notti senza chiudere un occhio, calcolando ogni centimetro della cittadella, dove si trovava Elrien. Mappe sopra mappe. Schemi, piani e documentazioni. Aveva ricercato sapientemente ogni singolo particolare, inviando la squadra in questione proprio sul territorio, per controllare di persona la struttura di quella città ormai diroccata. Mentre studiava le sue carte, Matryel avvertiva nel petto una forte sensazione. Sentiva l’inferno nel cuore. Provava una collera indescrivibile nei confronti di quell’oratore che tramite i suoi discorsi, era riuscito ad abbindolare la piccola Elrien. E lei, anche se aveva in precedenza sottovalutato il problema, ora non avrebbe mollato la missione per nessun motivo al mondo. A qualsiasi costo. Era pronta a patteggiare con il diavolo in persona se ne fosse stato necessario, spingendosi innanzi al trono dell’uomo più giusto, per fortificare le sue intenzioni. Covava una rabbia che, stranamente in quel momento, senza particolari problemi, era riuscita a mascherare all’anziano, anche se nel suo cuore, altrettanto forte, divampava una fiamma d’amore. Amore per Elrien, per sè stessa, e per l’intera umanità.

Mello, in disparte, continuava ad ascoltare quella conversazione, senza intervenire: appoggiato alla parete metallica vicino al largo schermo, origliava ed osservava Matryel dialogare con il maresciallo, di quella che aveva scoperto essere la “squadra R 11”. Osservando dettagliatamente la donna, aveva colto fin da subito quel suo spirito combattivo, celato a tratti dietro i suoi occhi chiari. Quasi stupito il detective scostò di poco la tavoletta di cioccolata dalla bocca, interessato completamente a studiare la ragazza. Pareva infiammata da una strana energia, verso un amore che lui non concepiva e non comprendeva. Come poteva lei essere così affezionata a quella bambina? 

Infondo le probabilità che il detective aveva attentamente calcolato, erano ben due: escludendo un legame affettivo, Mello era quasi spinto a pensare che, in realtà Matryel facesse percepire agli altri questo interesse personale nei confronti di Elrien, per appropriarsi delle potenzialità della bambina, cosa che Light stesso aveva fatto. Inoltre, ricordava bene ciò che aveva letto sul conto di Elrien, rubando la documentazione ad L. Quindi non poteva totalmente negare che tra le due vi fosse un solido rapporto. Ma per quanto forte potesse essere, perché crucciarsi in quel modo? La curiosità di Mello venne violentemente stuzzicata nel momento in cui Matryel gli rivolse uno sguardo, colmo di parole e di mistero, catturandolo completamente, verso il mare in tempesta che le si era appena scatenato dentro gli occhi.

Schiuse leggermente la bocca, fissando per diversi istanti quelle lunghe ciglia nere, il suo naso fine e le labbra turgide, arrossate a causa del freddo che permeava all’interno della stanza. Lasciò la tavoletta lontana dalla sua bocca. La voleva studiare bene, e più la guardava, più percepiva quel fuoco divampargli in petto, quasi come se gli occhi di Matryel avessero la capacità di accendere nei suoi pensieri la medesima fiamma. E voleva capire il motivo che aveva scatenato quella vampa incontrollata. Più volte l’aveva notato. Le iridi di L spesso gli parlavano, mostrandogli un lato nascosto. Quel lato che tanto voleva conoscere.

-L. Cerca di capire che per Elrien il percorso è più sicuro rispetto al nostro. Lei verrà da nord, mentre noi, per raggiungere il valico dovremmo oltrepassare il campo dei “Dispersi”… e abbiamo già subito gravi lutti. Non insistere, e pensa al bene della squadra.-

L'uomo addolorato si avvicinò al tavolino, sferrando  un pugno frastornante, tanto violento da attirare l’attenzione della ragazza che, nel frattempo, si era posata su Mello. L piegò di poco il volto per osservare meglio il maresciallo.

-Capisco… i Dispersi sono un pericolo da non sottovalutare… quindi avete paura della guerra maresciallo?… ma sono sorpresa, non è da lei!- con disinganno osservò dalla sedia su cui era seduta il pugno chiuso dell’uomo. A braccia conserte. Capo chino. Occhi spenti.

-Si!! I Dispersi non hanno pensato due volte a mangiarsi i soldati feriti durante il cammino. L, lo faccio per i miei uomini!- asserì più preoccupato.

-Capisco.- la donna chiuse le palpebre, ed aiutandosi con una mano, si alzò piano dalla sedia.

Appena giunta in sala, il dissenso dei soldati si era fatto incontenibile. Così per smorzare l’ansia, aveva deciso di interpellare unicamente il maresciallo. Capiva le loro preoccupazioni ma non le avvertiva, troppo presa dal pensiero di salvare Elrien, per impaurirsi per le minacce che incombevano. Abbassò lo sguardo per scrutare il pavimento, poi si portò le mani ai fianchi e sospirò pesantemente. Cosa fare?

-E vero mi scusi. Non voglio che lei pensi il contrario, io ci tengo alle vostre vite. È solo che contavo su questa squadra e lei lo sa benissimo!- asserì toccandosi con una mano il volto assonnato. Strofinò le dita sugli occhi, affaticata e pensierosa. Delusa, cercava un’altra soluzione, ma non c'era. Solo buio. Anche se nel suo cuore, una luce era sempre accesa, e vi si sarebbe aggrappata con tutta se stessa, ignorando le parole altrui.

-Per non parlare degli shinigami che sicuramente staranno alle calcagna di Elrien... devi tenere molte cose in conto. Noi ci rifiutiamo assolutamente. L, per te è facile parlare… ma che faresti al posto nostro? Noi abbiamo dei nomi, quindi siamo vulnerabili. Tu invece sei una degli “Intoccabili”. Pensa al bene degli altri, e ascoltami attentamente….- l’uomo scostò quel misero tavolino metallico, per afferrare tra le sue mani, quelle delicate e lattee della donna, così fragili ed inesperte. La donna era troppo giovane per quella guerra, e il maresciallo, guardandola, si immedesimò come padre. Non la guardò con gli occhi di un soldato, ma come un genitore preoccupato per le sorti di una giovanissima figlia. Studiando quella bella ragazza, avvertì nel cuore un dolore straziante a pensare al rischio che stava pericolosamente correndo. Spinta senza controllo, troppo testarda per comprendere dei saggi consigli, quanto ingenua. Ignara di ciò che la guerra trascinava avidamente con sè.

 

-Cerca di ripensarci: oltre che per i soldati, una sommossa del genere è letale anche per te! Elrien è storia passata, volta pagina e …-

-Può bastare maresciallo. La ringrazio del consiglio e la invito a prendere immediato congedo.- lo stupì. I baffi dell’uomo si drizzarono quando egli schiuse la bocca dalla sorpresa, osservando la donna dinanzi a sé. Era molto robusto, dall’aspetto minaccioso, ma in realtà, altro non era che un buon padre di famiglia, e un ottimo maresciallo. Forse un po’ codardo, ma leale.

-Capisco! sei una donna forte, cerca di badare più a te stessa e di non perdere la tua vita ...- Sciolse la presa e guardò il volto fine di Matryel, esaminando i suoi occhi grandi, adornati da delle lunghe ciglia scure. Si concentrò a fissare quel corpo così minuto, e i capelli lunghi e scuri. Poi sospirò.

-Maresciallo…- la voce della ragazza era profonda -Una donna che ha perso tutto nella vita… è capace di tutto pur di ottenere giustizia!- concluse tristemente sotto gli occhi esperti di Mello che, dopo aver ascoltato quelle precise parole, era rimasto incantato a guardarla, ignorando le molteplici domande che si erano incasinate nella sua mente.

-L, prenditi cura di te!-

Con quella frase, il maresciallo abbandonò la stanza, lasciando Matryel sola con i suoi pensieri, in mezzo a tutti quegli ingranaggi e tutti quei fili disseminati sul pavimento, e con Mello, che per tutto il tempo  aveva assistito all’intera scena senza parlare, staccando senza troppe preoccupazioni, pezzi di cioccolata con i denti. Il ragazzo non aveva fiatato, ma le domande nella sua testa erano molte, come i ragionamenti e le curiosità che si erano accese dopo l’ascolto di quel dialogo.

Matryel sospirò ancora una volta, poi si chinò a terra per raccogliere un filo rosso, proprio vicino ai suoi piedi. Impassibile si alzò, scuotendo velocemente dai vestiti un lieve strato di polvere. Sotto lo sguardo severo del ragazzo si avvicinò a un grosso e pensante scaffale, vicino al monitor, stringendo tra le mani il filo che aveva raccolto. Stanchissima cercò di aprire quella porta di latta, ricercando nella sua cintura portattrezzi, un cacciavite, per facilitarsi il lavoro. I capelli leggermente disordinati, le accarezzavano la vita, muovendosi incessantemente, ad ogni minimo spostamento. Il suo sguardo era deciso, e le sue mani con abilità, parevano sapere proprio cosa dover fare.

Mello la guardò, sempre con astuzia. Voleva studiarla in tutto e per tutto, conoscere le sue riflessioni, e le motivazioni che la stavano spingendo a tanto. Dopo lunghi attimi, trascorsi a riflettere, si decise a domandarle:

-Quindi che farai?- chiese impassibile.

-Beh...- dopo un po’ riuscì ad aprire quella porta arrugginita, e dallo scaffale, con fatica, ricacciò un grosso involucro chiaro. Con uno sforzo sovrumano caricò quella specie di contenitore di polistirolo sul suo torace, barcollando leggermente. 

Mello stranito digrignò i denti osservando l’espressione della ragazza, troppo stanca per afferrare oggetti di quella portata. Ma che pensava di fare quella ragazzina? non poteva credere ai suoi occhi, pareva proprio che fosse spinta al pericolo, anche in situazioni abbastanza normali come quelle.

-Guarda che cadi!- le disse osservandola mentre tentava senza successo, di trasportare quel grosso oggetto vicino a quel tavolino. Persino a quella distanza poteva vedere il suo volto, un pò coperto dai capelli scuri. La donna era affaticata, e questo era più che palese. Le sue occhiaie la dicevano lunga, ed il tremolio alle mani, ne era una valida conferma. 

-No tranquillo!- disse piano, appoggiando rumorosamente a terra quella specie di contenitore di polistirolo. Un rumore echeggiò forte, rimbombando per tutta la stanza. Le pareti metalliche restituirono velocemente quel suono, raddoppiandolo quasi. La donna affaticata, agitò velocemente le mani, divenute rosse per lo sforzo.

Il detective irritato staccò un pezzo di cioccolato *No tranquillo!* che intendeva dire quella ragazzina? Lui era più che tranquillo, anzi non gli fregava nulla del suo stato, doveva solo riuscire a farla rimanere lontana dai guai per un preciso motivo, niente di più!. Quindi non poteva preoccuparsi per quella sua iniziativa, che stava a pensare quella donna? semplicemente, non riusciva a comprenderla, ma lui non era assolutamente preoccupato. No. Era solo interessato a studiarla, per comprenderla. Per capire di che pasta fosse L. Solo questo.

Impassibile si allontanò di poco dal muro, per esaminare meglio le mani operose della donna, che si era appoggiata con le ginocchia a terra, intenta ad aprire quella strana cassa.

Era curioso, così lasciò la donna lavorare in silenzio, esaminando la curva delle sue labbra, e quel pizzico di sudore che le aveva bagnato leggermente la maglia.

Matryel sospirò spazientita, e dopo aver tolto dai margini dell’involucro, un grosso quantitativo di nastro adesivo, aiutata da un taglierino, si asciugò la fronte, e piano fece scivolare a terra un pannello di polistirolo … ed un altro ancora.

Mello aveva assottigliato le palpebre, nell’osservare i movimenti spediti della donna. I capelli di lei, le ricaddero sul pavimento, e le ginocchia, si adagiarono sul primo pannello che aveva posato al suolo. Osservò il corpo della scienziata, poi curioso, spostò tutta la sua attenzione verso il contenuto di quella strana cassa, intravedendo dalla sua posizione, dei…. lungi capelli scuri?.

-Cosa significa questo, ragazzina?- solleticò con la punta delle dita, il revolver che aveva lasciato dentro la custodia di cuoio, pronto ad usarlo, in qualsiasi momento.

Quando anche l’ultimo pannello cadde a terra, Mello riuscì ad esaminare bene, quel corpo che era appena spuntato da dietro quelle lastre: era scioccato, non credeva ai suoi occhi, ma poteva perfettamente studiare il viso di una ragazzina, dagli occhi color ametista, fisicamente minuta, vestita di nero. Pareva assopita e tra le mani, cosa più importante che non sfuggì alla sua occhiata indagatrice, stringeva il Death Note.

-Mello questo è un clone… il clone di Elrien- spiegò Matryel osservando l’uomo: si era di poco avvicinato e quasi stupito sfiorava la canna del suo revolver.

Dopo aver ascoltato le parole di Matryel, il detective le rivolse un’espressione severa. Chiunque sarebbe rimasto vittima di quello sguardo omicida. Senza pensarci due volte, estrasse dalla custodia la sua pistola argentata, puntandola verso la ragazza, mentre con l’altra mano, continuava distaccato a staccare pezzi della sua cioccolata.

Il ciondolo con la croce, incastrato alla sua pistola, oscillava nel vuoto, incantando Matryel per qualche istante. La ragazza debolmente aveva alzato di poco le mani, inchiodando i suoi occhi a quelli di Mello.

*Tranquillo* parve che volesse dirgli. Quegli occhi così espressivi, lo attirarono, e senza problemi, lui le lanciò un’occhiata minacciosa, piena di decisione, volenteroso a capire cosa avesse in mente la mora.

-Spiegati … veloce. Sta volta non scherzo!- disse cinico stringendo il grilletto dell’arma, continuando a mangiare la sua cioccolata. La tensione era talmente alta da potersi tagliare. Matryel respirò piano, attenta a non irritare l’uomo. Le mani le tremarono di poco, ed avvertì un leggero brivido paralizzarle le guance, e poi le braccia, e le gambe. Solo i suoi occhi, muovendosi dentro quelli di Mello, parevano fiduciosi.

-Ho intenzione di andare al valico. E scambiare questo clone, con Elrien … capisci?- spiegò lentamente.

-Non hai sentito i tuoi soldati? Non ti accompagneranno verso questa missione… ma sei pazza?!- i capelli disordinati gli incorniciavano il volto, enfatizzando la luce all’interno dei suoi occhi di ghiaccio. Stringeva la sua pistola puntandola contro la donna. Ma cosa voleva fare quella donna? Allora aveva fatto bene a rinchiuderla di notte! Doveva ammetterlo, era piena di sorprese, sarebbe stato un lavoraccio controllarla senza che lei combinasse qualcosa di imprevisto. Ma lui era sceso sulla terra apposta. E Matryel poteva stare certa che non se lo sarebbe tolto facilmente dai piedi. Infondo lei gli serviva.

-Ci vado io. Non è giusto trascinare altri uomini. Farò questo scambio… e se vuoi fermarmi Mello, ammazzami pure… fallo ora. Perché io non ho intenzione di lasciare Elrien sola. Io vado a riprendermela!- I suoi occhi parevano decisi, parlava senza esitazione. Mello scorse una strana luce, ancora una volta, la stessa che aveva visto nello spazio quando lei aveva giurato che avrebbe ripreso Elrien. Matryel assottigliò le palpebre, cercando per quanto difficile, di tenere testa al detective.

Rimase impressionato da quella risposta, ma non lo diede a vedere, continuando a tenere il dito pressato contro il grilletto. Morse un pezzo di cioccolata, osservando ancora quegli occhi chiari che tanto lo stavano incuriosendo. Perché lanciarsi in una missione suicida per salvare una bambina? Lui sapeva di Elrien, aveva rubato ogni informazione, ma non comprendeva appieno, il motivo per cui Matryel stesse cercando, nonostante tutti quegli impedimenti, di raggiungere la ragazza. Perché?.

-E va bene!- non mutò quel tono impassibile e disinteressato. Si udì solo, lo scricchiolio lento del grilletto. Matryel spalancò gli occhi e guardò, per diversi istanti, quelli azzurrissimi del ragazzo. Cosa sarebbe accaduto?

 Si udì un rumore assordante, uno sparo. Un proiettile era uscito dalla pistola di Mello.

 



Angolo autrice:

Che gioia scrivere questo angolo, pareva non arrivasse mai questo momento.  E’ statu un capitolo difficilissimo da scrivere, spero renda, e che arrivi, ciò che desideravo trasmettere. Del resto avete scoperto di essere entrati nel vivo della vicenda, in quanto i vecchi capitoli, altro non erano che un prologo. A raccontare la storia come avete scoperto è un personaggio misterioso? Ma chi? Poi ci troviamo a Losiliel, vi anticipo che è una città antica-moderna fighissima, spero vi piaccia….

AHHH cosa importante a fine cap, Mello spara, oddio, ma come? Che succederà? Possibile? … lo scoprirete seguendomi!!!. Ringrazio ttte le persone che mi aiutano commentando, favorendo, ricordando e seguendo la mia storia, siete delle soddisfazioni. Grazie , specialmente a  Golden locks   che poveretta lo stressata molto! Andate a leggere la sua storia!!! Un bacione e grazie mille. 

PS: a tutti un buon 2020, che sia pieno di felicità. Un bacio

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Capitolo 6
*** 6. Scintillanti scoperte ***


Alleanza: fazione che si oppone allo shinigami Light.

Ribellione: seguaci shinigami/uomini di Light, banditi dal re degli shinigami.

Losiliani: fazione pacifista, garante della razza umana, residente su Marte

Intoccabili: coloro che, non avendo un nome, sono immuni al Death Note.

Dispersi: per lo più cannibali, coloro che dopo la guerra, non avendo trovato riparo, si sono smarriti, abbandonando il lume della ragione. Senza né cibo né acqua, hanno divorato ogni cosa, uomini, donne, bambini, animali. Divenendo pazzi e abbandonati alla loro misera condizione

 

 

 

 

 

 

 

Scintillanti scoperte:

 

 

 

Quando quel proiettile trapassò la testa del clone che Matryel aveva ideato, fuoriuscirono delle scariche elettriche. La scienziata per evitare di rimanere folgorata, avvicinò la sua mano al viso, spostandosi inevitabilmente. L’odore di silicone bruciato infastidì parecchio la donna, come il comportamento di Mello.

Era successo tutto velocemente. Lui aveva sparato senza porsi nemmeno una domanda, distruggendo completamente il suo lavoro, e che lavoro!

Aveva trascorso un mese per ideare quel robot, riproducendo alla perfezione le stesse caratteristiche che contraddistinguevano Elrien. Dai lunghi capelli scuri, agli occhi, alla pelle, morbida quanto quella reale. Ai vestiti, all’espressione. Per non contare l’intero meccanismo interno, ideato per far muovere quel clone a suo piacimento. Tutti quegli sforzi erano stati eliminati in un istante. Da Mello.

Abbassò lo sguardo persa. Non riusciva a comprendere a pieno le sensazioni che al momento avvertiva. Le tremarono le mani, sentiva un bruciore allucinante agli occhi, ed un inspiegabile voglia di piangere. Serrò le palpebre e ricaccio le lacrime. Non poteva crollare, anche se si sentì molto ferita, quasi come se fosse stata colpita in prima persona. E lo era. Ripensò a tutti i suoi sforzi, alla volontà che la spingeva a continuare a lavorare in quelle notti, perdendo ore e ore di sonno. All’amore che ci aveva messo, speranzosa di ritrovare Elrien. Lei aveva messo il cuore e lui aveva frantumato tutto in un secondo senza pensarci.

Ma perché continuava a comportarsi in quel modo? Cosa gli aveva fatto?. Avvertì un pesante groppo al cuore, ma non riuscì a distinguere la causa. Troppo sensazioni concentrate in un piccolo l’asso di tempo. Era nervosa, perché Mello aveva rovinato il suo clone; frustata, poiché tutti i suoi sforzi erano stati annientati dal ragazzo, che senza riflettere aveva distrutto ogni cosa: i suoi piani, il suo lavoro, per non parlare di tutte quelle ore trascorse senza dormire.

Tutte le sue speranze erano cadute a terra, sparse nel pavimento bianco della sala. Aprì gli occhi e si chinò per raccogliere vicino ai suo piedi un piccolo alimentatore di energia. Lo strinse tra le mani, pareva che volesse lasciare il segno nella sua pelle.

Avvertì inspiegabilmente la voglia di piangere, e versare tutte le lacrime che aveva in corpo. Ci aveva messo il cuore, forse per questo si sentiva distrutta? Conscia di aver aggravato ulteriormente la situazione di Elrien. Le aveva promesso che sarebbe andata in quel valico per riprendersela, ma senza quel clone non poteva assolutamente muoversi. Cosa mai avrebbe potuto fare? Quel robot serviva da diversivo. Lo  avrebbe lasciato a posto della bambina per poi riprendersela, ma adesso ciò che stringeva in mano, era solo l’amara consapevolezza di non poter far nulla.

-Se solo capissi ciò che hai fatto!- non lo guardò negli occhi, era troppo addolorata. Continuava a rimanere inginocchiata sul pavimento. Percepì ugualmente l’occhiata di Mello sul suo corpo. Quello sguardo disarmante non attirò la sua attenzione. Era troppo concertata a riprendere in mano i residui del suo lungo lavoro. Le sembro che apposto di quegli ingranaggi stesse raccogliendo i pezzi del suo stesso cuore. Nessuno aveva distrutto un suo lavoro in quel modo, sfumando ogni sua rosea aspettativa.

-A me pare che tu non volessi capire ciò che stavi per fare!- la fissò prepotentemente, china sul pavimento non aveva voltato il viso verso di lui nemmeno un istante, ma anche se Matryel in quel momento era addolorata, Mello al contrario si sentiva parecchio sollevato. La donna era furba, voleva scambiare il clone con la bambina, ma il rischio, senza nessuno a guardarle le spalle, era enorme, anzi lo sarebbe stato ugualmente, anche con un’intera squadra. Lui non poteva lasciarla andare, consapevole di tutti i pericoli che correva. A Mello, Matryel serviva viva e vegeta.

Dopo aver lanciato l’ultima occhiata alla ragazza, che in quel momento non lasciava scoperto il volto, celandolo, dietro il suo manto setoso di capelli, Mello come se nulla fosse abbassò il suo braccio riponendo nella custodia la pistola. Staccò velocemente un pezzo di cioccolato, mentre esaminava il corpo tremante di Matryel. La studiò per diversi istanti, finché quest’ultima piano si rialzò dal pavimento, senza contraccambiare quello sguardo.

-Non voglio vederti, mai più…- strinse i pugni, osservando il robot. Constatò che aveva un evidente buco in testa, dal quale fuoruscivano scosse di elettricità blu. Sicuramente i circuiti erano stati distrutti. Aveva inserito parte dell’alimentatore proprio nella testa -Mai più…- scossa serrò le palpebre, girando le spalle a Mello.

-Quello che tu voglia non mi interessa particolarmente L. Penso tu lo abbia capito. Quindi d’ora in avanzi cerca di ragionare e di non agire impulsivamente come hai fatto fin ad ora!- serioso puntò i suoi occhi azzurri sulle spalle rigide della donna.

-Basta… non continuare. E pensare che hai ricevuto solo bene da me. Perché ti comporti in questo modo?!- si voltò di poco, ma evitò sapientemente di incrociare quegli occhi, coperta dai capelli scuri.

-Ti ho già detto una volta che non mi sento in dovere nei tuoi confronti- spiegò pacato, irritando volutamente la ragazza. 

-Io non ho intenzione di ascoltare una sola parola… non ascolterò più nulla- strinse i pugni ed adirata lo abbandonò, iniziando a correre lontano da lui, diretta verso l’uscita che aveva dinanzi.

Mello non le rispose, semplicemente con parsimonia la seguì. Quella ragazzina pareva dargli filo da torcere, ma l’avrebbe sottomessa al suo volere, ne era sicuro. Si allontanò dal grande monitor e raggiunse anche lui l’uscita, osservando Matryel correre lungo quel corridoio.

Con il cuore in tumulto e nelle orecchie il rumore assordante di quello sparo, Matryel iniziò a correre, come quando da bambina giocava con Risa, speranzosa che la sorella non la raggiungesse. Non riuscì a trattenersi e osservando furtivamente le porte metalliche del corridoio, con nel petto una miriadi di sensazioni, iniziò a piangere, ma non comprese nemmeno appieno il motivo. Voleva piangere dal primo momento, voleva sfogarsi, urlargli contro, ma riuscì sapientemente a mantenere il controllo, anche se in quel momento le risultò impossibile bloccare una sola lacrima. Quel corridoio stretto era completamente isolato, Matryel ne fu contenta, non voleva farsi vedere da nessuno, né dai soldati, né da Mello. Per questo era corsa senza nemmeno guardarlo in faccia.

Le lacrime le caddero copiose, sulle guance fredde e rosse, sulle labbra carnose, bagnando nel tragitto anche la maglia che indossava. Strinse i pugni, continuando a muoversi all’interno di quel bianco corridoio, pieno di porte e di luci a led. Dalla bocca le fuoruscì un singhiozzo, tossì poco, per evitare di affogarsi, le mancava l’aria, ma nonostante ciò, continuava a correre e davanti i suoi occhi quelle luci si mischiarono con l’argento delle porte in metallo.

-Datti una calmata e fermati ragazzina!- quella voce le fece gelare il sangue nelle vene. Non poteva crederci: Mello la stava seguendo. Non si era accorta, troppo presa dalle sue sensazioni, ma non si creò particolari problemi, semplicemente lo ignorò, asciugando con la manica della maglia le lacrime che aveva appena versato.

-Non farti rivedere!- incrociò le braccia e decisa più che mai si diresse verso l’ultima porta infondo a quel corridoio. Non si chiese nemmeno di chi fosse quella camera, sicura di trovarla vuota. Le prime stanze nella base lo erano sempre state, i soldati per evitare di ascoltare i rumori procurati dal suo stesso lavoro, preferivano riposare nel secondo corridoio, isolati da ogni fastidio.

Svelta afferrò la maniglia della porta, percependo un inconfondibile odore di cioccolato. Non si voltò nemmeno quando i passi di Mello si fecero più attigui. Svelta piegò la maniglia e si introdusse nella stanza, richiudendo la porta di metallo. Cercò frettolosamente di chiudere  la serratura per impedire al ragazzo di entrare, già percepiva i suoi movimenti e visto che le mani le tremavano vertiginosamente, non riuscì ad ostacolarlo. Semplicemente quando Mello aprì di poco la porta, si girò e cercò col suo peso di richiuderla. Inutile dire che non ci riuscì, il ragazzo dopo aver aperto un po’, spinse con decisione ed entrò in quella camera con lei.

L’aveva seguita subito. Non poteva perderla d’occhio, sicuro che avesse potuto combinare qualcosa. Mentre correva lui le era dietro, camminando rapidamente per non perderla di vista.

Matryel non osservò la camera un solo istante. Solo quando Mello entrò chiudendosi la porta, lei si avvicinò ad una scrivania, osservando distrattamente un plico di libri. Quella stanza era immersa nella penombra. Nella parete frontale una piccola finestra ovale la illuminava di poco. Matryel sospirò pesantemente tappandosi la bocca con una mano. Se non si fosse trattenuta i singhiozzi le sarebbero usciti dalla gola, ma non voleva assolutamente. Non voleva che Mello la guardasse in viso. Troppo orgogliosa per mostrarsi a lui, gli diede le spalle allontanandosi. Non osò nemmeno girare il volto di un centimetro, piuttosto si avvicinò ad una parete. La muffa ricopriva l’intera stanza, causando un pesantissimo odore che non gradì proprio.

-Perché scappare in quel modo?- Mello la scrutò impassibile. Non poteva vedere molto, oltre i lisci capelli e le gambe snelle. Non le si avvicinò rimanendo lontano.

-Perché mi perseguiti? vattene!- la sua voce era bassa ed incomprensibile.

-Per evitare che tu faccia scemenze ragazzina- rispose cinico, muovendo qualche passo in direzione della donna.

-Pensavo non ti interessasse molto di me…-

-Infatti. Torna immediatamente dov’eri, o giuro di chiuderti a chiave in questa stanza per il resto della giornata, a te la scelta !- i capelli gli incorniciavano quel volto da angelo dannato. Era bello quanto il paradiso e invitante quanto l’inferno.

-Lasciami sola… e non farti più rivedere!- digrignò i denti, scagliando un pugno contro il muro. Doveva sfogare in qualche modo quella collera. Mello aveva distrutto tutto ciò che aveva creato, ore di lavoro bruciate in un secondo. Ma non le importava molto del tempo perso, ma di Elrien si! Eccome se le importava.

-Se non mi interessassi al momento, ti assicuro che non avresti di queste preoccupazioni! Inoltre tu mi hai riportato in vita, ricordi! …- derisorio le si avvicinò. Matt udì il rumore dei suoi denti, e dei suoi denti che mordevano quella cioccolata.

-A quanto pare sei l’unica che può patteggiare con il re degli shinigami. Non penserai di sfuggirmi!- rimase allibita da quella dichiarazione. Schiuse la bocca sorpresa. Le lacrime in quel minuto le si ghiacciarono dentro gli occhi. Dunque lui voleva usarla. Essendo l’unica in grado di parlare con il re, poteva comprendere solo ora l’intenzione dell’uomo.

-Dopo quello che hai fatto… non ti rivolgerò più la parola!- disse con un filo di voce, percependo le guance punte dal freddo della stanza.

-Esagerata. Reagire così per un giocattolo. Sei l’allieva perfetta di quel nanerottolo di Near non ci sono dubbi! proprio una bambina!- la provocò continuando a staccare pezzi di cioccolato. Si trovava dietro di lei, per tutto il tempo aveva osservato le sue spalle, senza toccarla.

-Sei un’insensibile. Quel clone è frutto di un duro lavoro! E mi serviva per salvare Elrien. Ma tu non hai pensato a nulla. L’hai distrutto, eliminando ogni speranza. Io non potrò più salvarla e questo a causa tua!- si sentì profondamente afflitta. Strinse i pugni tremando incollerita. Chiuse le palpebre e quando dopo parecchi istanti li riaprì, avvertì le sue lacrime, percorrere il suo viso. “Bambina”, l’aveva chiamata in quel modo. Ma tutto ciò che stava facendo da una vita, da quando aveva ricordo era lavorare, incessantemente per il bene di tutti. Ma lui non aveva capito quanto ci tenesse ad Elrien. Lui non aveva capito che era disposta a tutto pur di rincontrarla. Lui aveva sparato  alla sua ultima speranza.

-Mello ti ho sempre apprezzato…- non riuscì a mascherare la sua voce rotta dalle lacrime. L’uomo fu sorpreso da quelle parole, non che non lo sapesse, ma non se le aspettava in quel momento.

-Ma oggi …- Matryel si voltò, voleva vedere la sua faccia, per capire se fosse un po’ dispiaciuto o avesse ancora quell’espressione severa e disinteressata.

-Mi hai spezzato il cuore!- quando si voltò, Mello osservò bene il suo volto completamente bagnato, ne rimase colpito. Aveva gli occhi velati da una tristezza profonda, le guance umide, dal mento le gocciolavano le lacrime. Tremava come una foglia. Matryel fissò Mello. Era stupito, quasi come se non si aspettasse quella reazione, i suoi occhi curiosi la guardavano, senza dire nulla.

Lei indignata lo superò, non voleva offrirgli quello spettacolo, ed anche se lui pareva silenzioso, non poteva farsi abbindolare dalla sua espressione interessata. Non si sarebbe più fatta prendere da nulla. Chinò il capo e silenziosamente lo lasciò all’interno di quella scura stanza, senza aggiungere nulla e senza essere bloccata.

Stremata si diresse verso quella che era la sua camera. Voleva chiudersi là dentro, non voleva vedere nessuno, aveva bisogno di sfogarsi come meglio desiderava.


Su Marte:

 

 

 

 

 

-Ryuzaki non guardare le ragazze in quel modo!- appena si erano introdotti dentro Losiliel, più volte durante il cammino Risa aveva strattonato il vecchio L, curioso di osservare le donne che gli mandavano dei baci con le mani. Mezze nude quelle ragazze li avevano raggiunti subito. Le loro vesti erano preziose e incantevoli, parevano principesse di una terra antica. Quegli abbigliamenti sfarzosi incuriosirono parecchio il vecchio L, ricordandogli quasi gli abiti tipici dell’antica civiltà indiana. Tutta la città del resto pareva persa in un remoto tempo, caratterizzata dal lusso e dal benessere comune dei propri abitanti.

-Ryuzaki!- Risa lo fulminò con un’occhiata. Camminava affianco a lui, lungo il percorso di marmo bianco. Delle alte liane percorrevano armoniosamente le mura di quelle abitazioni, circondando quell’angelico cammino. Il terreno sabbioso era cosparso da petali e cristalli, gemme preziose di diverse grandezze e colori. Gli uomini procedendo parevano parecchio attirati da questi gioielli al suolo, intrappolati nei granelli di sabbia rossa.

-Ma sono loro che si comportano in modo strano non trovi Risa?!- l’uomo ricambiò velocemente lo sguardo della donna, allargando un sorriso sulle sue labbra, ascoltava in silenzio un’allegra melodia. Ryuzaki con le mani in tasca scrutò in lontananza un grosso mercato lungo una delle vie della città, che si diramavano armoniosamente, come fronde di un albero. La gente correva, danzava, cantava e parlava felice. Le bancarelle nascondevano tantissime gemme e stoffa pregiata, tappeti e damigiane in creta.

 Dei commercianti gridavano felici in modo da attirare l’attenzione della gente. In molti riuscivano a catturare l’interesse delle donne, mostrando magnifici tessuti, altra gente invece, pareva ignorare quello sfarzo, interessata maggiormente ai chiromanti lungo la via, che altrettanto abili attiravano l’attenzione quanto i mercanti di stoffa.

C’è una magica terra dove il tempo è sospeso, carovane vanno su e giù.

C’è un deserto, un calore intenso, ehi è caotico ma io ci vivo laggiù

Brilla il  sole da sud soffia il vento da nord, c’è un’intensa complicità

Stare fermo non potrà, sul tappeto ora va, nelle notti d’oriente andrà

Le case e le persone parevano lontani dalla guerra e dal Death Notte. I bambini passeggiavano e ballavano lungo le vie di quella misteriosa città. Dei fiori e dei petali incorniciavano quel cammino già delineato da imponenti colonne contraddistinte da capitelli d’oro. In diversi punti degli edifici, vi erano dei dipinti che raffiguravano molti monumenti, tra cui il Colosseo, dei castelli russi e dei larghi mosaici di vetro azzurro.

I profumi lungo quelle vie erano differenti: si sentì un dolce è inconfondibile odore di fiori d’arancio e rose. Infatti vi erano parecchi di questi fiori sparsi lungo quei prati. Delle vecchie gioiose, con in testa dei cesti pieni di boccioli, camminavano lungo le vie della città sorridendo alla diciassettesima unità esploratrice, quelle donne trasmettevano con i loro movimenti ed i loro sguardi sereni, tanta pace, tanto amore. I soldati con le loro armature si sciolsero dinanzi a quello spettacolo, ignorando Risa, il loro comandante. Ma come non comprenderli! quel mondo pareva una vera e propria favola.

Tra le strade scoprirai favolosi Bazar e il profumo ti inebrierà

Troverai ciò che vuoi spezie, seta e poi  cardamomo e taffetà

Quella musica che entra dentro di te non potresti scordarla mai

Prima o poi non saprai né chi sei, né che fai

In quel sogno ti perderai

-Continuiamo a camminare siamo diretti il palazzo del fottuto principe… bastardo, cretino, idiota, stronzo, gigolò… ahhh non voglio proprio rivederlo! - ammise Risa oltrepassando una folla di giovani lungo il cammino. Incrociò adirata le braccia, sospirando pesantemente.

-Pare che non ti vada a genio!- Il vecchio L la guardò, torturandosi le labbra con il pollice. Appena voltatosi verso Risa, non poté far a meno di notare una grossa e imponente fontana e diversi monumenti, posti a destra della loro direzione, tutti ben strutturati e ordinati lungo il perimetro della città.

-Odio è dire poco. Poi ci sono quei suoi stupidi servitori, buoni a nulla che cantano, cucinano e lo servono come fosse un Dio… ma in realtà per me è solo feccia!-

 

Giunti dinanzi a delle larghe gradinate Risa si allontanò dal gruppo, voleva rimanere in disparte, anche se Near non l’aveva persa d’occhio.

-Non puoi comportarti in questo modo, Risa sei poco furba quando ti fai prendere dalla collera!- il vecchietto osservando le spalle della ragazza le si avvicinò di poco.

-Sai che detesto il principe!- rispose acida la donna, osservando il lontananza, oltre le mura del palazzo, una meravigliosa cascata, illuminata dalla luce solare. Delle alte palme stavano iniziando a svelarsi alla vista dei soldati, poste in alto, vicino all’ultimo gradino di quella sinuosa scala.

Ryuzaki  continuava a salire le scale illuminate dal sole, con il volto totalmente rivolto verso il panorama: esaminava attentamente in lontananza  quell’immensa cascata che aveva catturato l’attenzione di tutti. Parve rapito da quel luminoso spettacolo: le acque cristalline sfociavano in un piccolo fiume, che visto da quell’altezza, percorreva la città in diversi punti.

Risa era anche parecchio catturata da quelle idilliache immagini, più camminava più ammetteva a sé stessa che quel posto pareva essere il paradiso e le persone che lo abitavano, degli angeli. Tutti così sorridenti e allegri.

Avanzando un buonissimo profumo di spezie l’attirò, ma la donna continuava a salire lungo la scalinata. Il palazzo sorgeva dopo una vasta collina e un largo giardino pieno di piante di ogni genere, fiori rossi, gialli e blu.

 Si trovavano in alto, quasi in cima alla collina, avevano superato parecchi gradini allontanandosi dal centro della città e dalla folla. Da quell’altezza avevano notato la grande cupola d’oro e la presenza di larghe e immense balconate, a forma di conchiglia, bianche come perle e bellissime come un tesoro incastonato dentro  un gioiello, ovvero il palazzo stesso. Poteva benissimo paragonarsi ad una gemma risplendente, così vicina a loro, ma al contempo estranea.

 Più in alto, quasi vicino al palazzo del principe, sorgevano delle abitazioni altrettanto regali e dei magnifici e lussureggianti gazebo bianchi, circoscritti da cristalli limpidi e diversi ghirigori ondulati. Quasi come da cornice inquadravano a destra una seconda cascata. Risa con attenzione notò che all’interno di un gazebo, lungo la collina, vi era un gruppo di bambini intenti a leggere tranquillamente, protetti dentro quella città. Quella bellissima e favolosa città.

I Losiliel avevano ben saputo fondare la loro dimora. Ogni cosa era perfetta. A chi piacesse il cibo, o il sonno, o il canto, o il ballo, o le favole, o a chi preferisse soltanto star seduto a pensare, o a chi amava una piacevole combinazione di tutte quelle cose, in quella città si trovava tutto. In quella città il male non era mai penetrato.

Giunti all’ultima parte della scalinata Risa, Near, Ryuzaki ed i soldati, rimasero sorpresi ed incantati nell’osservare due immensi leoni d’oro, che mansueti introducevano un largo cancello di ferro battuto.

-Aspettate!- Risa alzando un bracciò bloccò i movimenti degli uomini dietro le sue spalle. Quei grossi leoni l’avevano decisamente inquietata, anche se erano solo statue doveva ammettere che facevano un certo effetto, ma non quanto, il volto che aveva scorto dietro la larga cancellata.

Alzò il viso, lei non era la tipa da farsi intimorire da uno sguardo malizioso, anzi, in quel momento se avesse avuto una pistola l’avrebbe puntata contro l’uomo che li stava fissando da dietro quel cancello.

Il sole illuminò i corpi dei presenti, riscaldandoli con i suoi raggi caldi e luminosi, delineando  al contempo la figura che piano si stava rivelando agli occhi di Risa.

-Stranieri di sconosciuti paesi ed amici di vecchia data… vi do il benventuto!- un uomo alto, magro, con addosso un vestito sfarzoso ricamato d’argento ed al collo una collana d’oro, grazie ad un semplice segno, ordinò ai suoi servitori di aprire gli imponenti cancelli che lo separavano dalla diciassettesima unità.

-Sempre spocchioso e altezzoso non sei cambiato affatto, ma non mi farò abbindolare dalle tue buone maniere!- Risa sorridendo appoggiò una mano ai fianchi, accostando un piede su uno scalino bianco.

-Dama Risa… sono lieto di rivederti. Grazie per aver portato gioia….- fiero alzò le sue mani sorridendo alla donna, che al contrario dell’uomo in viso aveva dipinta un’espressione tutt’altro che gioiosa.

-Senti con me non attacca. Levati dalle palle e fammi vedere il principe!-esclamò stufa delle parole dello sconosciuto. Near notando il comportamento poco consono  della ragazza la richiamò: piegò poco la sua bacchetta e le diede dei piccolissimi colpi ai polpacci, giusto il poco che bastava per farle comprendere il suo dissenso. Erano in guerra e soli, non potevano aggredire coloro che rappresentavano in quel momento la loro unica speranza. Risa curvò il suo volto ed osservò per diversi istanti quello di Near, segnato dalle rughe e dalla vecchiaia.

Anche se avrebbe preferito continuare a parlare scontrandosi con quel misterioso uomo, Risa sospirò, rivolgendo infine lo sguardo verso il suo interlocutore.

-Parla… ma fallo in fretta. Di al tuo principe che lo stiamo aspettando… e mi raccomando non farmi attendere, non sono proprio di buon umore!-

C’è un confine irreale tra il bene ed il male

Attento alla strada perché

C’è né una che va verso l’avidità

E la scelta dipende da te…

Le notti d’oriente con la luna nel blu, non farti abbagliar

Potresti bruciar di passione anche tu

Marco Manca-Notti D’Oriente (Di Aladdin)

 

 

Sulla terra:

 


Quello era stato il giorno peggiore di sempre. Matryel dopo aver raggiunto la sua camera, si era coricata sul letto piangendo a dirotto. Solo un paio d’ore dopo, la ragazza osservando un punto impreciso nella stanza trovò una soluzione. La sua mente lavorare meccanica. Non poteva abbandonare Elrien, ma non poteva nemmeno dirigersi in quel luogo senza aver studiato bene un piano.

Si alzò dal letto, disfacendo le coperte rosso porpora. Pensierosa iniziò a camminare avanti e indietro, con le braccia incrociate. Era ansiosa e passeggiare lungo la stanza l’aiutava a calmare i nervi.

Pensò e ripensò. Ma nella testa aveva solo Mello. Perché si era comportato in quel modo?. Mosse il capo per ricacciare quei pensieri, poi guardò sopra il letto  la trasmittente.

Fu un colpo di fulmine. Si bloccò sui suoi passi e si precipitò ad afferrare il ricevitore. Doveva assolutamente lasciare un messaggio ad Elrien.

“Elrien, quando puoi ascolta questo messaggio. Senti io vengo a prenderti. Ma tu devi fare assolutamente una cosa: prima che io arrivi, devi tagliarti i capelli! Ti dirò io il momento, intanto trova qualcosa per farlo. Ti voglio tanto bene!-

Matryel appoggiò la trasmittente sulle labbra, picchiettandola sulla sua pelle. Stava riflettendo, fissando un punto impreciso nella stanza. Doveva assolutamente fare qualcosa, allontanarsi per poter agire in prima persona. Sapeva benissimo come muoversi, solo che, aspettava qualcosa che la incoraggiasse, come se avesse bisogno di una voce familiare.

Si inginocchiò al pavimento ed appoggiò sulla moquette rossa e polverosa il ricevitore, per poi smontare la parte posteriore, dove vi erano inseriti i fili e le cariche elettriche. Esperta spostò con le dita due collegamenti, pigiando un bottone nascosto dentro il ricevitore.

-Spero funzioni!- si morse un labbro, aspettando con ansia che il suo piccolo lavoro funzionasse. Dopo qualche secondo d’attesa la donna esultò, osservando in lontananza vicino ai piedi del letto, l’ologramma di Elrien, proprio davanti ai suoi occhi.

-Piccola- esultò avvicinandosi a cavalcioni alla figura virtuale della bambina.

-Ascoltami io vengo a prenderti, però sono sola- cominciò a parlare osservando gli occhi della bambina. Era felice, gioiosa osservava quell’immagine stilizzata.

-Matryel hai gli occhi dello shinigami?siamo in viaggio e per fortuna adesso sono sola, ma non ho molto tempo, volevo risponderti subito, anche se mi duole avvisarti del fatto che Light si stia spostando con una scorta numerosa… ti prego dimmi che hai quella lente!- i capelli della fanciulla si muovevano di poco. Matryel appena udite quelle parole le si avvicinò. Dentro i suoi occhi verdi vi era il riflesso di quell’ologramma, la donna sollevò un dito per avvicinarsi ad Elrien.

-No Elrien. Ma devi rimanere tranquilla. Ho bisogno solo che tu ti tagli i capelli… devi assolutamente farlo e quando sarò vicina ti salverò!- asserì sorridente.

-Ma come?- Elrien pareva stupita.

-Guarda…- estrasse svelta dalla tasca dei suoi pantaloni, il filo rosso corallo che aveva raccolto nella sala centrale. Era il ritratto della soddisfazione, sorrideva alla bambina mostrandole quel filo quasi come fosse un trofeo.

-Matryel ho capito tutto… quindi farai come l’altra volta!-

-Esattamente… abbi fiducia Elrien! Io ti salverò. Lo giuro, nessuno mai potrà fermarmi.- pareva proprio che la ragazza avesse un asso nascosto nella manica. Elrien comprese appieno, ogni dubbio svanì dopo la vista di quel filo molto particolare.

 

 ♥♣♥

Matryel non si era intimorita. Intenta a salvare Elrien, nonostante l’abbandono della squadra, e il clone distrutto da Mello, la donna dopo essersi calmata ed aver riflettuto, si era diretta a passi felpati verso un grosso armadio. Si morse le labbra indecisa sul da farsi, poi si spogliò velocemente, attenta ad osservare la porta alle sue spalle.

Solo lei poteva farlo. Nessuno l’avrebbe accompagnata, ma meglio così. Con più calma aveva riflettuto a lungo quel pomeriggio, doveva ammettere che la sua reazione avuta con Mello era stata parecchio dettata dall’istinto, forse perché teneva troppo a quella missione.

Sospirò pesantemente e ricacciò quei pensieri. Afferrò tra le mani l’uniforme di un suo soldato.

Attenta ad occhi indiscreti la donna, agile come una gatta si era introdotta nella zona riservata ai soldati, ed adesso chiusa in una stanza bianca, osservava, un armadio e le uniformi dei suoi cadetti.

-Non sarò forte, ma sono un ottima scienziata!- disse tra sé e sé. Infilo i pantaloni e agganciò bene l’armatura  alzando gli scudi. Sarebbe stata protetta da ogni colpo.

Era giunto il momento, lei non si sarebbe tirata indietro. Afferrò delle armi e le nascose sapientemente. Con la paura di essere scoperta più volte si era girata, per osservare dalla porta mezza chiusa se qualcuno la stesse guardando. Sospirò, tutto stava procedendo secondo i piani… doveva muoversi e raggiungere l’esterno, ma prima doveva risolvere  un conto in sospeso.

Afferrò da dentro l’armadio di latta un comunissimo taccuino. Strappò velocemente una pagina, tremava a causa dell’ansia, consapevole di dover agire velocemente.

Scrisse dentro quel foglio bianco, tantissime parole, più pensava, più la sua mano si muoveva in quel foglio, riempito ora dai suoi pensieri. Sapeva che se fosse andato tutto secondo i paini, quello che stava facendo ora aveva un senso.

-Spero che la legga subito- strinse al petto quella lettera che aveva appena scritto, per poi lasciare la camera e dirigersi a lunghi passi, verso la stanza di Mello.

Quelle parole erano destinate a lui.

Dopo aver superato il lungo corridoio, con la paura di essere scoperta, svelta lasciò quella lettera davanti alla porta di Mello, per poi correre senza guardarsi alle spalle. Aveva il fiato corto. Svelta aveva superato tutti i passaggi, superando tutti gli ostacoli lungo il cammino.

Il momento era arrivato. Presto avrebbe visto Elrien. Giunta dinanzi al largo portone, uscire dalla base per lei non fu un problema. Vestita da soldato ed indossando il casco, nessuno pareva riconoscerla. Uscì da lì dentro insieme ad una piccola pattuglia. Sentiva il cuore batterle forte, mentre le porte si aprivano, ed i suoi occhi potevano intravedere quella sabbia fredda, illuminata dalla luce lunare.

Seguì per circa venti minuti quegli uomini, per poi indietreggiare sempre di più e dirigersi verso la sua meta. Trascinava dietro di se un carretto in ferro. Ai controlli aveva spiegato che fosse la scorta di armi, per depistare i sospetti a riguardo. Stava giocando d’astuzia, ce l’avrebbe fatta.

Osservò i grattacieli demoliti affogati nella sabbia grigia e fredda. Rimase immobile qualche istante, i vetri di quei monumenti erano completamente fracassati, sparsi a terra come il resto delle case e delle strade. Camminando su quella collina avvertì molta paura, ma il pensiero di Elrien la trascinò in avanti e nonostante la fatica continuò a percorrere il valico, in cerca della pianura verde, l’ultima rimasta al mondo.

Tolse velocemente il casco, nessuno l’avrebbe riconosciuta a quella distanza, era lontana dalla base ma ancora doveva superare un ampio spazio. Il fiato le mancava, le gambe quasi le cedevano. Si bloccò stringendo il copricapo, con ancora in mano il rimorchio del carretto. Stanca com’era non poteva raggiungere Elrien, quindi come aveva programmato nella base decise di utilizzare una scorciatoia. Si voltò a destra per osservare quel grattacielo diroccato, poi deglutì impaurita la sua stessa saliva. Aveva molta paura e quello spettacolo non faceva altro che aumentare ogni sua ansia. Si avvicinò nonostante i dubbi a quell’edifico. Doveva procedere con attenzione, oltre che un’immagine spaventosa, l’attendeva anche un possibile incontro con i Dispersi, ma lei era preparata all’evenienza, aveva preso due pistole e tre coltelli, trascinando anche con sé il Death Note.

Quando giunse nel mezzo del grattacielo, si introdusse in una stretta galleria, formata dalla collisione di due palazzi demoliti. Stava attenta a non produrre rumore, anche se ciò era impossibile. Già stava trascinando con sé un carretto di latta, in più quel percorso era contaminato da pietre e vetri rotti. Più si incamminava, più avvertiva una paura attanagliare il suo cuore. Quell’oscura galleria era piena di ratti e rospi, ed ogni tanto, bagnata da delle pozzanghere scure. Si rispecchiò dentro una, per osservare quanto fosse terrorizzata e lo era e tanto. Superò un grosso blocco di cemento, alzando di poco il carro con le rotelle, non poteva trascinarselo appresso sempre e ciò le causò un ulteriore fatica. Avvertì tanti brividi, ma non capì quale fosse il peggiore. Il freddo le congelò le ossa, le mani e il viso scoperto. La pura la pervase, facendola vacillare come non mai.

Quasi persa in quel buio e in quei rumori terrificanti, si bloccò a pensare alle parole del maresciallo e di Mello. Serrò le palpebre, non poteva perdersi nell’angoscia, infondo Elrien da tanto tempo stava affrontando quelle tenebre, e se la ragazza ce l’aveva fatta fin ad ora anche lei ci sarebbe riuscita.

Un obliquo e penetrante tintinnio di catene, la fece bloccare sui suoi passi. Si voltò da entrambi i lati, curiosa di capire da dove provenisse quel rumore, ma non vide nulla, solo delle finestre e delle massicce piastrelle smantellate. Non doveva farsi prendere dal panico, forse se lo era immaginato, anzi ne era sicura. Tremò e non di poco, ma nonostante l’angoscia e quel senso di claustrofobia continuò il suo tragitto. Forse prendere quella scorciatoia non era stata una buona idea, ma solo in quel modo avrebbe tagliato un bel po’ il percorso quindi non doveva avere titubanze.

Il rumore del carretto si sentiva forte, Matryel si osservò intorno alla ricerca di una luce, della fine di quella scura e maleodorante galleria. Doveva far finta che non fosse lì dentro, magari distrarsi era la scelta migliore, per evitare di farsi influenzare da ciò che le sarebbe potuto accadere. Infondo era divenuta parecchio paranoica da quando era entrata in quel posto così umido e malconcio.

La sensazione di panico l’assalì quando in lontananza udì un rullo di tamburi farsi sempre più forte. Si bloccò in mezzo a tutte quelle macerie. Il cuore batteva troppo forte, e la paura di trovarsi di fronte ad una preannunciata minaccia la costrinse ad immobilizzarsi.

-Sembra succosa… morbida… si, si, si, è arrivato un ottimo bocconcino!- dietro le sue spalle, una voce ambigua e  inquietante le provocò una sensazione di angoscia e soffocamento. Le mani le tremarono, non percepiva più niente, ed anche se aveva con sé molte armi, non riuscì a muovere un dito. Incatenata da quelle parole.

-Dove vai tenera, piccola donna? sei così invitante!- chiuse gli occhi terrorizzata quando incrociò lo sguardo assassino di tre creature mostruose, deformate, con il volto sporco di sangue, il corpo bruciato, curvate come dei gobbi in avanti. Tra i denti intravide dei pezzi di carne rossa, trattene a stento un conato di vomito.

-Voi… Non avvicinatevi!- indietreggiò dimenticandosi del traino dietro di sé, e impaurita cadde trascinandolo inevitabilmente con sé a terra.

-O ma noi abbiamo fame… si, si, si, si… Noi abbiamo fame, abbiamo fame…- la circondarono, camminando avanti e indietro, con un sorriso poco rassicurante.

Quando il primo della fila le saltò rumorosamente addosso, Matryel portò le braccia in avanti formando una sorta di scudo. Quel Disperso la graffiò brutalmente e le morse le braccia, procurandole tanto dolore. La scienziata urlò in preda alla disperazione, mentre sopra il suo corpo quella creatura pareva intenzionata a distruggere l’armatura che lei portava. Nell’agitarsi, le unghie di quel mostro deformato le graffiarono le gote rosse, sporcando il suo viso di sangue.

Anche gli altri due le saltarono addosso. Matryel in quel momento strinse i pugni troppo spaventata per respingerli e fin troppo debole per affrontare tre nemici. Gli occhi di quei mostri erano distanti e strani, le loro pupille erano molto dilatate. I loro volti erano coperti di sangue e carne putrefatta.

Si sentì tirata da una gamba, cercò qualcosa là intorno, finché si aggrappò ad una pietra conficcata al terreno. Continuava a gridare ed a piangere, dinanzi a quella brutale ferocia, dinanzi a quelle grida e quel forte odore di sangue.

In preda all’eccitazione, quelle bestie le morsero le gambe e le mani, leccandole il collo. Lei tentò di dimenarsi, ma una volta a terra con tre di loro addosso poco poteva fare.

-Venite. Venite tutti. La cena è arrivata!- barcollando un Disperso osservò lungo la galleria. Matryel schiuse la bocca.

-Aiuto… aiuto!- gridava totalmente impaurita. Sentì il suo fiato farsi corto, mentre i passi dei Dispersi si facevano sempre più vicini.

In lontananza, intravide tra le ombre e quei corpi in movimento, una luce bianca. Cosa era? Forse stava per morire, o forse era in preda ad un’allucinazione…. non capì molto, ormai venti di loro le erano addosso e la stavano mordendo con violenza nel tentativo di fracassarle l’armatura. La testa le girava e sentì anche tanto sangue fuoriuscirle dal corpo, ma non seppe precisamente il punto, ne era completamente inzuppata. Quel forte e penetrante fetore la disgustò al punto da vomitare, non riusciva più a comprendere bene cosa stava accadendo, avvertiva solo le viscide mani deformati di quegli esseri sul suo corpo.

La luce si fece sempre più vicina, tanto da abbagliare la vista di quei mostri. Sentì come se tutto fosse terminato, quelle creature le si erano allontanate, ma continuava a sanguinare. Cosa stava accadendo? Incuriosita alzò il capo e vide davanti ai suoi occhi un forte bagliore, prodotto da due fari appartenenti ad una moto volante che lei stessa aveva progettato. Non capendo cosa fosse accaduto si sforzò per guardare meglio e una volta incrociato un paio di occhi azzurri, ed una larga cicatrice comprese, e gioiosa disse:

-Mello!- per tutto il giorno gli aveva gridato contro, dicendogli che non avrebbe più voluto rivederlo, che non avrebbe più voluto parlargli o sentirlo a sua volta parlare. Gli aveva detto di stare lontano da lei, ma in quel momento la presenza del detective le portò gioia e speranza.

L’uomo la guardò severamente, scendendo da quella moto: indossava una giacca nera, ed i soliti pantaloni di pelle. Tra le mani stringeva due pistole e al posto degli occhi aveva due lame taglienti. Matryel sorrise impercettibilmente. Lui era il suo demone ed il suo angelo. Lui era Mello.

Due di quelle creature gli saltarono addosso lanciando un grido di guerra, sparò ad entrambe indifferente al volto di quei mostri. Poi si scagliò contrò il resto, correndo, fremendo, scacciando quelle bestie che gli si erano buttati addosso. Usò la sua pistola, ma erano in troppi e lo stavano assalendo all’unisono.

Matryel scioccata dalla scena si alzò curvando di poco il busto. Doveva fare qualcosa, così spinta da questo pensiero si alzò, afferrò una pietra e la lanciò verso uno di loro. Mello sparò fino ad ucciderli, forte come un leone si muoveva tra i Disperi.

Erano in troppi, tutti contro il detective. Lo circondarono, cercando di disarmarlo, gli saltarono addosso come bestie, L si dimenava, ma a causa dell’aggressione precedente il suo corpo pareva imprigionato al suolo. Mello la guardò per pochi istanti, osservando i suoi occhi deboli. Approfittando di quel momento di distrazione, sei dispersi lo attaccarono alle spalle, mordendogli il collo, il detective strinse i denti e con ferocia rispose all’assalto ricevuto: con il gomito sferrò un colpo all’addome di uno di quei mostri, a causa dell’imboscata che aveva ricevuto le armi erano finite a terra, ma lui non si demoralizzò, anzi, diede diversi pugni alle creature per allontanarle, raccogliendo poi le pistole vicino ai suoi piedi, per poi puntarle alla testa dei Dispersi; sparò ferocemente senza esitazione. Molti spaventati indietreggiarono, osservando i compagni morti a terra, altri continuavano ad opporsi alla ferocia del ragazzo. Ma Melo aveva il diavolo in corpo, Matryel ne era sicura, si muoveva come un macchina assassina, spietato nei confronti dei Dispersi. Scagliò tutti i colpi che aveva nel caricatore, fino ad eliminare tutti quei mostri. Uccidendoli senza pietà.

Alla fine di quel violento scontro, il biondo sospirava stanco, il suo petto si alzava e si abbassava velocemente. Aveva un evidente taglio in fronte, dal quale fuoriusciva del sangue. Rimase immobile, intento ad osservare quel massacro.

Quasi soddisfatto di aver ricacciato quei mostri alzò gli occhi, e portò l’attenzione completamente alla donna che gli era affianco.

La scienziata lo guardò intensamente, il suo sguardo era pieno di parole non dette e di ringraziamento: Mello la fissava, con gli occhi ridotti a fessura. Era ricoperto di sangue e polvere, stringeva nelle mani le sue pistole, e nella tasca dei pantaloni, Matryel fu contenta di intravedere un piccolo foglietto di carta. Mello aveva ricevuto la sua lettera.

Quando Matryel constatò che i nemici erano tutti morti, guardò l’uomo, piangendo. Si sentiva in colpa, Mello aveva il viso rigato dal sangue. Non riusciva nemmeno a proferire parola, continuando a piangere dinanzi ai suoi occhi di ghiaccio.

Sospirando pesantemente il giovane lanciò un’occhiata veloce alla scienziata ricoperta di sangue.

-Sei sempre avventata ragazzina!- disse passandosi una mano tra i capelli biondi e scompigliati.

-Alzati!- riprese il controllo di sé, e le si avvicinò chinandosi a terra. La fissava ma solo ora che aveva scorto quei morsi sulle gambe, sulle braccia e sulle guance, l’espressione dell’uomo si irrigidì. Matryel l’osservò, non parlava era troppo scioccata. Muta semplicemente lo fissò intravedendo in quello sguardo un velo di preoccupazione.

-Alzati non ci sono più!- le porse una mano in segno di aiuto. La guardava piangere, come una bambina presa dal panico. I suoi capelli erano grondanti di sangue e polvere. Se non fosse arrivato in tempo, di sicuro sarebbe stata uccisa. La fortuna però gli consegnò la lettera che lei gli aveva scritto e dopo averla letta, Mello si era spinto a cercarla, fino a raggiungerla.

Matryel debolmente afferrò quella mano, ripensando in quel momento alle parole che gli aveva detto. Si sentì in colpa, soprattutto quando, guardando quel sangue sul suo viso. Percepiva che la causa fosse stata lei.

-Perdonami Mello- disse accarezzandogli il volto con l’altra mano.

Lui rimase stupito, sentiva le dita di lei, tamponargli quel taglio. I singhiozzi si fecero sempre più forti, se avesse continuato di sicuro sarebbe morta a causa dello spavento.

-Adesso alzati!- la sua voce era più pacata rispetto al solito, i suoi occhi meno severi e le sue labbra schiuse in un’espressione di stupore. Tutta sanguinante quella donna stava piangendo per un taglio che lui aveva. Come poteva mai?.

-Ho avuto tanta paura!- confessò mentre si avvicinava inevitabilmente al suo busto spinta dalla mano di lui. Appoggiò le braccia sul petto di Mello, come una bambina dopo aver superato un lungo incubo. L’uomo era caldo e la stava accogliendo tra le sue braccia. Avvertì il battito del suo cuore e si concentrò ad ascoltarlo, rilassandosi stretta contro quel petto.

-Non ne hai motivo… hai me!- asserì lui serio guardandola. Voleva capirla e soprattutto calmarla, troppo instabile in quel momento pareva morirgli tra le braccia. Le cinse la vita, in modo da afferrarla e trasportarla sulla  moto, ma la donna lo fissò e si incuneò tra le sue braccia sempre di più, terrorizzata iniziando incessantemente a piangere. Mello sgranò gli occhi, nell’ascoltare quel pianto da bambina. Indeciso sul da farsi le carezzò leggermente i capelli.

-Calmati- gli ammonì sperando che si tranquillizzasse. Percepiva i battiti del suo cuore, quell’odore di sangue e senza capirlo, un senso di colpa nei confronti della donna. Ma cosa? Come poteva lui sentirsi in colpa? Era stata lei a non prendere le sue parole, anche se…

-Andiamo!- cercò di richiamarla quando non la sentì più piangere. Ma non ricevette risposta, così curvò lo sguardo per scrutarla meglio. Era spaventata, non respirava nemmeno più, quasi sotto shock. Non sapendo cosa fare la mosse con le mani.

-Ehi…-  non gli rispose, così preoccupato in quel momento le afferrò il viso tra le mani e la guardò intensamente.

-Matryel!- per la prima volta l’aveva chiamata per nome. Preoccupato fissava i suoi occhi turchesi, finché non rivide quella luce che li caratterizzava.

-Mi senti?- lei annui.

*Ma che ti è successo?* lasciò che le sue mani gli circondassero il suo collo, guardando quelle lacrime meravigliato. Per calmarla le sfiorò morbidamente la schiena.

-Rimani calma…- la sua voce era bassa, e il suo sguardo era rivolto totalmente a lei, ogni parte del suo corpo era presa da quella ragazza.

-E’ tutto finito!- con delicatezza scostò un ciuffo scuro, per poi baciarle piano la fronte, respirando quel’odore di sangue e sudore. La strinse a sé, mentre lei piano pareva riprendersi. Con lui affianco si sentì protetta, quasi a casa. Il suo respiro caldo era un balsamo rigenerante. Matryel sentiva il suo cuore riscaldarsi sotto le mani di lui.

La scienziata socchiuse gli occhi, tremava dal freddo. Le sue labbra erano viola e la sua pelle bianca cadavere pareva sciogliersi sotto il tocco del ragazzo. Lui la teneva a sé respirando sui suoi capelli scuri, perso a riflettere sulle parole di quella lettera. Pensava al suo coraggio alla sua forza mentale e alla lieve somiglianza che li accomunava.

-Mello… sapevo saresti venuto!-

-Sei la donna più pazza che io abbia incontrato!- serioso la fissò, perdendosi in quei suoi occhi verdi battaglieri, illuminati da una vampa di determinazione.

-Io non mi arrenderò mai! Seguimi e fidati di me. Riprenderemo Elrien e sconfiggeremo Light riportando la nostra gente sulla terra- era così appassionante che Mello mentre la scrutava avvertì quel suo stesso spirito guerriero. Quella donna nascondeva qualcosa di incredibile, qualcosa che lo aveva sbalordito completamente.

-Dopo quello che ho visto nella base. Dopo quello che hai costruito e nascosto …. Penso proprio  che tu abbia una minima possibilità ragazzina!- esclamò derisorio osservando il volto sudato della donna. Matryel appoggiò la sua mano sul volto di Mello e gli sorrise, nonostante il sangue che le stava fuoriuscendo dalla bocca.

-Mello… noi… siamo i numeri uno!-

Se Mello si trovava là, le parole che Matryel gli aveva scritto lo avevano stimolato. Oltre che il suo interesse personale, l’uomo dopo aver letto quella lettera, era stato colpito principalmente dalla mente della donna,  guidato dalle sue parole:

 

Caro Mello, oggi abbiamo avuto un dialogo infruttuoso. Anche sé hai distrutto il mio clone, sappi che non mi hai fermata, perché vedi, io sono un po’ come te, non mi arrendo mai! e ti assicuro che di te in questi anni ho letto tantissimo, quindi so quel che dico!

Se starai leggendo queste parole, sappi che io sarò lontana e sicuramente in pericolo. Quindi vieni con me Mello!

Vorrei tu mi perdonassi, ma in realtà, ti ho mentito. Si Mello, io ti ho mentito.

Continui a chiamarmi L, ma devi sapere che, io non ho mai voluto esserlo, ed infatti appena Near mi ha passato questo ruolo, io ho lavorato allungo per trovare il modo per rifiutarlo.

E ci sono riuscita!.... Può sembrarti strano, ma io adesso che mi trovo fuori ho bisogno del tuo aiuto. Ho messo da parte il mio orgoglio e la collera, riflettendo al meglio. Credo che dopo che tu leggerai quel che ti ho scritto verrai da me.

Penso di superare il covo dei dispersi, fatti spiegare bene dov’è! ma prima mio caro Mello, avvisa i soldati del permesso che ti sto dando e recati nei sotterranei, nella sala segreta. Ecco lì troverai il vero L, perché io Mello, io sono solo una custode, io Mello non sono L, io non voglio esserlo!

Non ti ho detto la verità perché volevo che tu mi seguissi e dopo che hai ottenuto le informazioni che desideravi sei sceso con me sulla terra… ma ti manca l’indizio più importante. Devi conoscere L.

Sono sicura che dopo che l’avrai visto sarai rimasto scioccato, ecco io ho progettato tutto, fin dal principio e ti posso aiutare….

Mello se hai visto il vero L, Mello se dentro quella sala avrai visto tutti i miei piani seguimi… come avrai constatato sono sicura di ciò che faccio e penso di non essere poi così lontana da te.

Mello ti aspetto. Vieni a salvarmi, ed aiutami a riportare Elrien a casa… lei è la chiave e tu sei l’uomo che può aprire una porta di speranze, ormai arrugginite.

Ora devo andare… è giunto il momento, ho paura ma confido in te, dopo quello che avrai visto dentro quella sala sono sicura che non mi lascerai proseguire sola… ti aspetto con ansia

Dalla tua Matryel

 


 


 

Angolo autrice:

Salve ragazzi, Com’è stato questo capitolo? Aspetto da voi la risposta e ringrazio tutte le persone che mi sostengono, vi ringrazio tantissimo;)

Io mi soffermerei a spiegare un po’ la lettera che Matryel ha scritto a Mello: Ho cercato di immedesimarmi calandomi nella situazione, lei doveva convincerlo ad intervenire così ha scritto l’essenziale, rivelando di non essere L, ve lo aspettavate? Infondo se dobbiamo studiare il titolo della storia, ovvero “La sognatrice di mostri ed il nuovo L” già si capisce che L, non è Matryel, ma un uomo (anzi non è un uomo SPOILER), io sto attenta ai dettagli, l’avrei chiamata sennò “La sognatrice di mostri e la nuova L” non avrei usato assolutamente il maschile, ma eccovi svelata la verità, Matryel è semplicemente una custude… quindi se la vostra curiosità riguardo la lettera era tanta(spero ci sia stata curiosità XD) immagino adesso che vi stiate chiedendo cos’abbia visto Mello nei sotterranei della base e soprattutto cosa lo ha spinto a seguirla ed ad ammettere che la scienziata ha una possibilità.

Non lascio mai nulla al caso, non so se ricordate ma Matryel prima di prendere il clone nello scorso capitolo ha preso per terra un filo rosso, ed ora questo elemento pare abbia un grosso aiuto.

Sono troppo felice di avervi svelato questo dettaglio, ero indecisa sinceramente, ma un personaggio come Mello se non avesse visto qualcosa di veramente scioccante, sono sicura che non si sarebbe scomodato, quindi se lui è da Matryel ne vale la pena.

Oltre alla storia d’amore che nascerà tra i due, vi assicuro che ho una trama molto bella (per i miei gusti ovviamente, amo le cose strane, i misteri, i personaggi che ancora si devono rivelare) quindi nella manica ho tanti assi anch’io, proprio come Matryel. Poi vorrei portare la vostra attenzione a quel “Dalla tua Matryel” vi assicuro che non ho scritto ciò tanto per, ma per un motivo ben preciso, non vi dico niente, voglio solo stimolare la vostra immaginazione.

Matryel è un personaggio che ho ben studiato. Lei riflette sapendo cos’ha in pugno e sa come ben rivelare i suoi segreti, e ne ha, ne ha!!!!. Quindi più avanti andrete, più vi darò informazioni, sia su lei, che su Risa.

Risa è un altro personaggio importante, a breve conoscerete il suo passato e soprattutto vedrete e conoscerete Elrien, comprendendo il motivo per cui Light la vuole… spero vi piaccia.

Per la parte di Risa, ho avuto ispirazione dalla canzone di Aladdin. Per diversi motivi ho voluto descrivere bene questa scena, cercando di proiettarvi in questo mondo, senza tagliarla, perché se avessi menzionato subito il principe, voi non avreste “visto” la città, quindi sperò che questo momento vi sia piaciuto,nel prossimo capitolo però Risa avrà anche filo da torcere!!! Ve lo assicuro!!

Detto questo vi ringrazio di cuore, e vi mando un bacio.

Al prossimo capitolo.

PS:sto pensando che ogni volta vi lascio con qualcosa di inaspettato, vi piace o mi odiate per questo?

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Capitolo 7
*** 7. L'altra faccia della medaglia ***


 

 

Alleanza: fazione che si oppone allo shinigami Light.

Ribellione: seguaci shinigami/uomini di Light, banditi dal re degli shinigami.

Losiliani: fazione pacifista, garante della razza umana, residente su Marte

Intoccabili: coloro che, non avendo un nome, sono immuni al Death Note.

Dispersi: per lo più cannibali, coloro che dopo la guerra, non avendo trovato riparo, si sono smarriti, abbandonando il lume della ragione. Senza né cibo né acqua, hanno divorato ogni cosa, uomini, donne, bambini, animali. Divenendo pazzi e abbandonati alla loro misera condizione

 

 

 

 

 

 

L'altra faccia della medaglia:


 

 

 

 

 

Il quaderno era un’arma letale, la più mostruosa a parer di Near, questo Elrien lo sapeva bene. Amava tanto ascoltare Near ed i  suoi racconti, ma adesso che si trovava tra le grinfie di Light, poteva considerarsi parte integrante di quelle narrazioni. Stavolta però sarebbe stata lei a dare una svolta a tutto, ne era consapevole, e ne andava fiera.

Era seduta per terra, vicino alle ossa di chissà quale bestia. Girò più volte il viso, per scrutare quel terreno fracassato e sudicio, respirò a malavoglia quell’aria rarefatta, appoggiando la sua schiena contro la parete rocciosa, mentre gli shinigami che la stavano seguendo, si erano allontanati per discutere con Light, che poteva considerarsi ora come una specie di nuovo re, anche se, per i più deboli, quelli che a malincuore lo seguivano, spinti dalla paura, Light era solo un usurpatore del trono.

 Durante la prigionia la bambina aveva ascoltato i racconti di tutti coloro che le stavano vicini. Lei fin da piccola amava ascoltare le storie, di ogni genere, ed a causa della tenera età stava considerando quella stessa vicenda quasi come una delle favole che tanto apprezava. Essere la protagonista indiscussa la riempì di gioia, aveva sempre sognato di vivere un’avventura, scoprire nuove terre, nuove persone e conoscere sempre di più quella parte di realtà che si allontanava dal suo modo di vivere.

Quando fu rapita da Light si sentì come se uno dei personaggi di quelle storie  si fosse interessato a lei, alla sua vita, era veramente entusiasta, ed aveva seguito lo shinigami senza battere ciglio, contro il volere di coloro che a fin dei conti l’avevano sempre tutelata ed amata.

Elrien  era piccola quando vide per la prima volta Light, non ricordava molto di quegli incontri, poteva solo affermare con certezza che nessuno le credeva, ed ogni qual volta informava Matryel e Near di quelle visioni, loro rinunciavano ad ascoltarla, sostenendo che fosse tutto frutto della sua immaginazione, ma non era così. Elrien veramente aveva visto Light, perché quest’ultimo aveva avvertito in lei una speciale forza, che nessuno prima d’ora aveva notato.

 “Si trovava in camera sua, intrappolata tra le bianche pareti fredde di quella navicella spaziale, dove era stata costretta a vivere, anche se, sognava di scappare da lì, e questo suo desiderio l’aveva rivelato sia a Matryel che a Near, ma ovviamente loro non badavano alle sue esigenza, forse perché era troppo piccolina per capire cosa fosse meglio per lei. Elrien si sentì quasi come indignata, perché nessuno la considerava, quindi mentre gli altri lavoravano incessantemente, trascorrendo varie ore nella sala  monitor, la piccola bimba si dilettava a recitare sola davanti allo specchio, osservando il suo corpicino minuto e le guanciotte rosse. Le piaceva molto trascorrere il tempo così, come se trovasse nel suo riflesso una sorta di amica immaginaria.

In quella cameretta, condivisa all’epoca con Matryel e Risa, aveva ben nascosto tutte le sue marionette ed i giocattoli che più amava, approfittando dell’assenza delle due per giocare come meglio desiderava, sempre sola davanti a quello specchio. Era triste ma sapeva bene che non poteva costringere gli altri a stare insieme a lei, perché dovevano lavorare, con lo scopo di riportare quell’umanità ormai  in declino sulla terra, e di questo ne era felice, poiché odiava veramente, quel freddo e soffocante spazio, troppo piccolo per una bambina come lei.

Il momento che più preferiva era senza dubbio la sera, quando chiedeva a Matryel di raccontarle le storie che aveva conosciuto tramite Near. La sua preferita in assoluto era quella di Light o Kira. Più l’ascoltava, più rimaneva affascinata da quelle parole, ed immaginava avvolta dalle sue coperte tutte le vicende che Matryel le raccontava, intrattenendola con gesta o imitazioni eccezionali. Ed ogni sera prima di dormire lei doveva ascoltare quella storia, perché la rallegrava e la emozionava, tanto da farla crollare in un sogno profondo; questo era l’unico modo per far addormentare Elrien, finché un giorno, dopo aver ascoltato quel racconto ed essersi girata dall’altro lato del suo setoso cuscino, la bambina proprio nell’angolo vicino alla finestra della camera, vide un mostro, alto e ossuto, con una bandana sulla fronte e degli strani occhiali. La Elrien rimase paralizzata dallo stupore, non sapeva chi fosse e da dove fosse entrato, ma cosa principale non sapeva come comportarsi. Agì d’istinto, alzando le coperte e sedendosi sul letto, pronta a saltare giù per avvertire Matryel di quella presenza, ma prima che lei compisse una di queste azioni, quello strano essere le si avvicinò, e le tocco il volto paffuto, presentandosi con il nome di Light Yagami. Lei non poteva credere che, il più grande antagonista delle sue storie fosse arrivato quella sera a trovarla, proprio nella sua cameretta. Impaurita in un primo momento la bimba si era ritirata sotto le coperte per nascondersi, ma quando quella creatura le aveva parlato, raccontandole la stessa storia che anche Matryel ogni sera le narrava, lei si incuriosì e diede maggiore fiducia  a quello sconosciuto. Infondo era fin troppo piccola per capire. Considerò quella situazioni quasi come un gioco.

Contenta di aver ricevuto quella visita, la mattina seguente quando aveva aperto gli occhi, Elrien sprizzava felicità da tutti i pori ed estasiata era scesa fino alla sala monitor per raggiungere Matryel, occupata a sistemare il carburatore della navicella. Le si avvicinò mentre la donna senza guardarla, stava ascoltando le sue parole, dell’incontro con Light Yagami, della sua trasformazione e di come la sera precedente lui avesse raccontato alla piccola Elrien quelle stesse storie che tanto amava ascoltare. Ma adesso era veramente contenta perché le aveva udite da un protagonista e si sentiva onorata per averlo visto. Iniziò a correre lungo la sala, era felicissima, danzava  e roteava intorno a Matryel ma non capiva perché la ragazza non fosse contenta quanto lei, così quella sua felicità venne smorzata dall’indifferenza della donna, sempre concentrata ad aggiustare quell’odiosa navicella.

Non ricordava molto di quella mattina, anche se, nella mente ancora le rimbombavano le parole di Matryel

-Elrien  hai una fervida immaginazione d’ora in poi ti chiamerò “la sognatrice di mostri”-  “

 

 

Inizialmente aveva creduto a Light, era piccola e fin troppo ingenua, ma quando era stata trascinata dai suoi piani ed aveva vissuto insieme a lui, amaramente aveva ammesso a se stessa  che quella storia, di cui adesso faceva parte anche lei, non era poi così tanto bella.

 Era triste, persa nello sconforto e in mezzo alla polvere, con nel cuore la speranza che la sua adorata  Matryel presto la venisse a salvare, ed anche se non poteva far nulla di più, Elrien avrebbe appoggiato ogni decisione di Matryel.

-Sidoh- si rialzò piano da terra. Sentì un odioso formicolio alle gambe, e delle pietre proprio sotto i suoi vestiti.  Lo shinigami che aveva chiamato era di fronte a lei e la stava guardando, mentre la ragazzina gli si avvicinava, pulendo con le mani la polvere dai suoi vestiti.

-Cosa c’è piccola umana, forse vuoi mangiare?-non capendo il comportamento di Elrien lo shinigami bendato guardò i suoi occhi viola, quella bambina non parlava quasi mai, anche se, con lui pareva molto più espansiva, forse non gli faceva poi così tanta paura.

-No, avrei una domanda: se io rinuncio al mio Death note ed entro in contatto con il tuo, tu di conseguenza diventeresti il mio shinigami, giusto?- la voce della ragazza era seriosa e determinata, la creatura sorpresa iniziò a riflettere sulle considerazioni di Elrien, poi la guardò, curioso di capire il motivo di quella domanda.

-Esattamente!-

-Benissimo…- entusiasta estrasse dalla tasca la trasmittente che usava per comunicare con Matryel e l’avvicinò al viso.

-Sidoh, se io dovessi rinunciare al mio Death note, devi assolutamente farmi avere il tuo! Promettilo o io non ti darò più la cioccolata che tanto desideri!- pareva veramente decisa, tanto da far intimorire quello shinigami fin troppo suscettibile.

- E va bene ragazzina, non c’è bisogno di minacciarmi così- pensando che stesse solamente farneticando Sidoh accettò il patto, infondo non poteva rinunciare a quella succulenta delizia. Elrien aveva sfruttato questo suo debole, lo shinigami non avrebbe mai potuto immaginare che a breve i suoi desideri si sarebbero realizzati, avrebbe avuto  tutta la cioccolata che desiderava, ma l’attendeva a breve un incontro poco piacevole, con un uomo che tempo fa, nel mondo degli umani l’aveva terrorizzato, facendolo divenire come una specie di cane da guardia addomesticato.

Elrien frettolosamente afferrò quel ricevitore che stringeva tra le mani ed inviò svelta la sua precisa posizione a Matryel, osservando la lucina rossa sul centro. Sorrise fiduciosa per poi rivolgere lo sguardo verso la creatura  che aveva dinanzi.

-Sidoh un’ultima cosa… vorrei fare lo scambio degli occhi, questo è possibile?- rivolse completamente l’attenzione al volto stupito dello shinigami, illuminata dal suo sguardo confuso e buffo,  speranzosa di ricevere una risposta positiva.

 

 

♣♥♣

 

In quella galleria buia e sporca, una piccola lucina rossa attirò l’attenzione di Matryel che ancora stupita, si stringeva alla giacca di pelle di Mello. Si sentì spaesata, troppo agitata per riflettere razionalmente e collegare ogni punto del suo piano con estrema precisione, infondo ciò che era accaduto l’aveva decisamente destabilizzata. Si distanziò dal ragazzo, respirando quell’odore che Mello aveva addosso,  in seguito afferrò  tra le mani la trasmittente scivolata a terra

-E’ Elrien… si trova a circa otto chilometri da noi- osservò confusa quei dati, senza alzare lo sguardo dal dispositivo,  dalla flebile luce dello schermo luminoso che stava di poco schiarendo quelle tenebre, riportandole forza e determinazione, come se oltre quel buio stesse rischiarando anche il suo cuore afflitto da troppe ansie. Fisicamente non poteva dire di star bene, sentiva ogni muscolo del corpo indolenzito, per non parlare delle braccia che erano state prese a morsi dai Dispersi. Anche se avvertiva dolori ovunque, il suo forte desiderio di ritrovare la bambina non era scomparso, anzi, lei doveva procedere, per avvicinarsi alla meta, soprattutto ora che Elrien la stava ricercando.

-Non possiamo indugiare qui, dobbiamo procedere, adesso che è ferma abbiamo molte più possibilità di trovarla e salvarla. Se Light decidesse di spostarsi noi avremmo delle difficoltà enormi- appoggiò una mano al terreno umido e cercò di rimettersi in piedi, nonostante i lividi ed i morsi su tutto il corpo.  I suoi capelli completamente inzuppati di sudore sparsi sulla fronte le impedirono di osservare bene quel piccolo monitor, li scostò perciò velocemente, desiderava avanzare, incurante del suo stato.

Appoggiato vicino alla moto laccata di nero, vi era Mello, impassibile e serioso come sempre: con le braccia incrociate ed i capelli scompigliati osservava una pozzanghera scura a terra, lanciando di tanto in tanto qualche sguardo alla scienziata.

Si era decisamente aperto in precedenza con lei, donandogli il suo pieno appoggio e la sua massima compressione, questo perché realmente la donna era riuscita a sorprenderlo con quella rivelazione. Ciò che aveva visto in quella stanza che gli era stata indicata dalla donna, era di certo qualcosa di scioccante, non poteva credere che Matryel avesse pensato a tutto. La stima nei confronti di lei era aumentata doveva ammetterlo, ma continuava comunque a considerarla un’incosciente.

Imperturbabile la guardò con attenzione, si era calmata, poteva notarlo dal suo viso e dalle sue mani che non tremavano più di paura. Si era avvinghiata al suo petto precedentemente, cercando di catturare quanta più energia, e lui gliel’aveva concesso, non poteva lasciarla moribonda a terra, ma dopo diversi istanti, non capiva il motivo per cui le aveva baciato la fronte. In quel momento vederla in quello stato gli aveva scatenato qualcosa dentro di impreciso ed irriconoscibile. Ma passato l’attimo ogni cosa era come tornata al suo posto, lasciando solo nella testa del detective una confusione assurda. Lui si era chinato per calmarla, con quei gesti e quelle parole “non ne ha motivo … hai me”.  Poi le aveva spostato dalla fronte quella ciocca scura di capelli e l’aveva baciata spontaneamente, nulla di forzato, era successo e basta, perché lui lo voleva, ma non sapeva spiegarselo e non sapeva perché l’immagine di lei insanguinata  gli stava dando un‘incomprensibile ma reale fastidio. Non voleva che qualcuno la toccasse, in nessun modo, ma non desiderava nemmeno pensare quelle cose o provare quell’assurdo fastidio.

Alzò di poco gli occhi rivolgendo l’attenzione alla donna in piedi, poi si allontanò con lo sguardo, quasi come scottato. Non capiva e non si capiva, voleva guardarla, ma allo stesso tempo si rifiutava di accettare questo suo pensiero, così si sforzava ad allontanarsi, ma poi ritornava a scrutarla di soppiatto con i suoi occhi irriverenti.

Fissò il viso di lei, sporco e grondante, era affaticata e ridotta parecchio male, con addosso quell’armatura rovinata e quel carretto mezzo rotto. Chiuse le palpebre, sapeva bene di essere una statua, rigido e rigoroso come lo era sempre stato, continuava ad osservarla, promettendosi mentalmente di non farlo più, ma ricadeva sempre, per ritrovarsi di nuovo a guardarla. Serio voltò di poco il capo verso di lei ancora una volta. Non pensava nemmeno ad L, quello vero, ora che Matryel era lì, anche se, la sua riflessione era rivolta a quei piani ed alla risoluzione di quei problemi.

-Dammi la trasmittente!- rimase appoggiato alla moto, non spostò il suo viso, né le sue gambe verso lei, solo con una mano tesa chiese la trasmittente a Matryel, che a sua differenza si era voltata completamente verso lui. Era confusa, indolenzita e stupita dal temperamento del detective, sempre padrone di sé stesso, impassibile. Lo guardò a lungo: i suoi occhi di ghiaccio quella volta erano lontani da lei. Appoggiato alla moto osservava un punto impreciso, pareva distante, come troppo preso dai suoi stessi pensieri, anche se quella richiesta le fece capire che sicuramente stava riflettendo sulla missione, altrimenti non le avrebbe mai chiesto la trasmittente.

Indecisa guardò il ricevitore, e la piccola lucina rossa che illuminava ad intermittenza il suo viso, poi, con insicurezza si avvicinò a Mello ed appoggiò sulle sue mani quello che le aveva chiesto, sfiorando le sue dita; arrossì leggermente, era calato il silenzio tra di loro, tra lei e lui, dopo diversi istanti trascorsi vicini.

Non capiva cosa stesse progettando, ma sicuramente, dopo quello che gli aveva scritto in quella lettera, Mello l’avrebbe appoggiata, almeno pareva intenzionato. Lo guardò, ma non capì molto, lui non lasciava trapelare nulla dalla sua espressione, sempre così serio  e attento. Quanto avrebbe voluto capire cosa stesse pensando.

-Stai sanguinando ancora!- quelle parole, dette in quel modo, con quel tono tra il serio e il preoccupato la stupirono, rimase sorpresa e cercò di capire il motivo di quell’osservazione visto che non la stava più guardando.

-Lo so, ma passerà, l’importante è che sei qui!- lo guardò, intensamente, ricercando più volte le sue iridi chiare, voleva troppo vederlo, essere intrappolata all’interno di quello sguardo profondo e silenzioso.

-Non mi piace come agisci, sei avventata… se mi avessi rivelato di L, già dentro la base a quest’ora non saresti ferita in questo modo. Forse Elrien stessa sarebbe già salva. Ma tu non ti confronti, fai semplicemente quello che vuoi trascinando gli altri in situazioni scomode- era serio, le sue braccia si erano disgiunte, aveva le mani in tasca, uno sguardo risoluto, un tono di rimprovero ma allo stesso tempo tranquillo. Matryel lo trovò molto maturo, ma non poté far a meno di sentirsi provocata dalle sue parole. Se non avesse agito in quel modo, lui non l’avrebbe seguita, a prescindere dalla rivelazione che gli aveva fornito. Lei seguiva uno schema chiaro, per poter salvare Elrien e riportare la popolazione sulla terra, ricacciando Light.

-Tu non mi avresti mai seguita se io non mi fossi spinta a tanto… o di sicuro avresti boicottato i miei piani, piani che ho studiato a lungo, per questo ho deciso di mettermi in gioco-  si poteva percepire nella sua voce un certo rammarico. Anche il suo sguardo era divenuto cupo, lei non sapeva più che pesci prendere, per ogni passo che faceva Mello pareva retrocedere sempre di più, anche ora che gli aveva rivelato ogni cosa, facendolo accedere ai suoi dati personali e segreti. Ma come poteva criticarla così?

Non capì bene il motivo ma avvertì un groppo al cuore dopo aver udito quelle parole, accentuate dal suo sguardo distaccato a dalla curva rigida delle sue labbra.

-Hai resuscitato sia me che L, ma non ti sei mai confrontata con nessuno di noi due. Semplicemente hai agito a modo tuo. Ed adesso ci ritroviamo qua e tu non sei nelle condizioni per affrontare una battaglia…-

-Non potevo fare altrimenti credimi! Se ho agito, così è perché desideravo che nessuno si facesse male, poi tu mi hai seguita, ma io questo non l’avevo progettato, io volevo che anche tu fossi su Marte e al sicuro ma…- era tesa, cerò di controllarsi studiando l’espressione del ragazzo, voleva capirlo, osservare quegli occhi, quelle labbra, e quella cicatrice che lo rendeva ancora più inflessibile. Erano vicini, ma i loro pensieri un po’ meno, anche sé si sentì troppo attirata da quelle parole, le sentiva colare sulle sue labbra, sui suoi occhi, la toccavano profondamente, e per questo ricercava un contatto, lo voleva eccome.

-Ma io non sono poi così diverso da te… faccio esattamente quello che voglio.- dopo diversi istanti Mello finalmente si girò verso lei, la guardò, scrutando quel volto pieno di lividi, quella fronte corrugata e le labbra fin troppo chiuse - Per me rimani fin troppo imprudente!- serrò poi le palpebre, lasciando la ragazza appesa a quelle parole.

-Se essere imprudente significa questo, mi va bene. Preferisco sanguinare io piuttosto che far sanguinare gli altri!- infine senza lasciarsi trasportare dal nervosismo, Matryel  strinse i pugni, evidenziando alla vista di Mello quelle nocche sbucciate, quel sangue rosso vermiglio. Il suo viso era sporco e vicino alla bocca aveva un piccolo taglietto divenuto viola a causa della collisione. Era in piedi, a malapena si reggeva, ma pareva presuntuosa dinanzi agli occhi del detective, gli parve quasi che stesse cercando di rimanere forte per non dargli una reale ragione.

La scienziata lo guardava. Lo vide chiaramente alzare le palpebre e girare quegli occhi profondi verso il suo volto. Sicuramente lui l’avrebbe contraddetta e rimproverata, esponendo una sua personale considerazione. Se lo aspettava visto quello sguardo indagatore, enfatizzato dalla mascella pronunciata e da quella cicatrice in faccia, che rabbuiava i suoi pensieri, prima che le parole di lui lo facessero totalmente.

-Io non voglio vederti sanguinare Matryel…- la spiazzò con quella frase. Quelle parole dette così sinceramente, senza inganno o freddezza, la lasciarono perplessa.  Adagiò le mani lungo i fianchi e lo scrutò, lui anche, e rimasero lì, in quella galleria scura, persi nel silenzio studiando in quell’attimo intenso l’una gli occhi dell’altro. Quegli occhi così vividi e luminosi  parevano ravvivare persino quelle tenebre, con quegli occhi loro due si stavano dicendo tante cose, e forse stavano iniziando a capire che, anche se diversi, infondo,  qualcosa di simile ce l’avevano. Persino i comportamenti erano uguali, anche se nessuno dei due l’aveva mai ammesso all’altro. Erano tremendamente vicini, anche se, quelle differenze sostanziali incuriosivano entrambi, stimolando un certo interesse ed un fascino nascosto e misterioso.

-Sali sulla moto, e tieniti stretta a me!- a rompere il silenzio fu Mello, che dopo aver osservato quegli occhi da cerbiatta, aveva deciso di lasciare definitivamente quella galleria.

Si voltò completamente verso la moto, indossava come sempre i suoi classici guanti di pelle, poggiò la sua mano sul sedile di cuoio poi scrutò furtivamente Matryel, finche lei, gli si avvicinò. I suoi passi procurarono dei flebili rumori, anche se il gocciolio proveniente dal tetto di quella galleria dominava su ogni altro suono. Impacciata la donna sospirò, era stanca ma ce l’avrebbe fatta, avrebbe seguito Mello ed avrebbe accettato il suo aiuto. Appoggiò anche lei la mano su quel sedile, cercando di evitare quella di Mello, quel suo sguardo che si sentiva addosso, e quel respiro caldo.

-Ti dispiacerebbe se andassi io avanti? Non riuscirei a sostenermi da dietro- alzò il volto verso lui, che udita quella richiesta annuì velocemente, lasciando poi la ragazza montare in sella su quella moto nera: riuscì a sostenersi con l’aiuto delle mani, appoggiando i piedi sulla struttura metallica del veicolo. Sospirò profondamente, chiuse gli occhi e tentò di non badare a quei dolori che avvertiva su tutto il corpo. Mello la seguì montando in sella dietro lei. Era stato veloce, e Matryel si era di poco stupita quando aveva avvertito quel petto forte e tonico dietro la schiena e quelle gambe proprio vicine alle sue. Non sapeva bene come affrontare quella situazione non si sentiva a suo agio, avvertiva dei lunghi brividi sul collo e sulle braccia. Si allontanò di poco da Mello, non poteva far altro, non sapeva come comportarsi, ma lui decisamente aveva la situazione in pugno: osservando i comportamenti della donna, decise velocemente di afferrarla dalla vita e spingersela contro il petto, per incastrarla tra le sue gambe, questo perché lei lo aveva evitato, e per tutta risposta,  Mello con la sua solita indifferenza l’aveva quasi sbattuta contro il suo petto, tanto da farle voltare il viso.

Rimasero in silenzio senza proferire parola, guardandosi intensamente, così vicini adesso da poter analizzare bene i loro volti, stanchi, seri. Matryel curvò il suo collo per osservare bene Mello, per osservare quella sua cicatrice e quel suo profilo così misterioso. Guardò le sue ciglia, gli occhi, le palpebre, le labbra, assaporando sulla sua bocca quell’odore di cioccolato, il suo odore, quello più intimo e vicino. Mello anche poteva vederla bene, anche se lei era curvata verso di lui, ma stretta ed avvinghiata al suo corpo: le sue labbra erano turgide e spaccate, un piccolo taglio vicino al mento smorzava il pallido colorito della sua pelle. Le sue guancie erano divenute rosa, colorite anche dalla polvere accumulata su tutto il viso, fissata dal sudore che precedentemente le era colato dalla fronte. Il detective serioso non disse una parola, semplicemente la guardò, in silenzio, con il suo sguardo di ghiaccio. Guardò quegli occhi azzurri, con quelle sfumature verdi e quelle lunghe ciglia scure, poi si concentrò di nuovo sulla sua bocca socchiusa, sulla lingua che si intravedeva, e di nuovo sui suoi occhi.

Era calato il silenzio anche se, tra di loro la tensione era forte. Mello respirò  quel suo odore, sentendo quel suo respiro caldo e invadente, in seguito  si concentrò sulle labbra di lei, così gonfie e delineate, inumidite di poco dal suo sangue. Le guardò, ignorando lo stupore nel viso della ragazza.

Forse per la situazione, o per la vicinanza,  o per la voglia che si era improvvisamente accesa in lui, desiderò assaggiare quella bocca, spinto dalla curiosità e dal desiderio carnale che piano lo stava animando. Acceso da quel contatto e da quella vista. Sentì un qualcosa, ma non si spiegò cosa, semplicemente seguì l’istinto e si avvicinò per prendere quello che voleva, come un leone attratto dalla sua preda. Piano annullò le distanze e sfiorò quelle labbra, toccandole delicatamente, desideroso più che mai di approfondire il momento, di morderle, di possederle e di sentire fluido e umido un bacio, di sentire quel fresco respiro sulla pelle. Voleva troppo averla in quel momento, e semplicemente come aveva sempre fatto, agì senza troppe cerimonie, ma Matryel quasi spiazzata da quell’improvviso avvicinamento si allontanò non sapendo cosa fare, come affrontare quella situazione, molto calda ed alquanto stuzzicante. Appena aveva avvertito la bocca di Mello si era di poco distanziata, anche se il desiderio che provava ero lo stesso dell’uomo, ma la paura in quel momento era  veramente troppa. Non poteva farsi trascinare, la situazione era delicata, una minima distrazione ed i suoi piani sarebbero crollati.

Sorpreso il detective la guardò senza proferire parola, non la capiva, non capiva perché lei non lo avesse assecondato. Era abituato a prendere ciò che voleva e basta. Lui agiva e gli altri lo lasciavano fare, ma quella donna non poteva resistergli, non poteva ricacciarlo, stava diventando una questione di orgoglio personale. Lui non lo avrebbe accettato, ma quelle sue reazioni lo stavano di certo stimolando, stuzzicando la sua voglia, che invece di diminuire si infiammava sempre di più, perché lui doveva averla se era questo che voleva, perché lui era il più grande, ed in un certo senso quella reazione irritante lo stava sempre di più invogliando ad ottenere ciò che desiderava.  E lui, senza spiegarselo la desiderava. Quando la guardava sentiva in mezzo al silenzio un suono, un suono che solo i suoi occhi sapevano accendere, un rumore che a Mello piaceva.

 


Su Marte:

Camminando avanti e indietro per quella sala d’attesa, Risa si sentiva sempre più nervosa ; gli sguardi che le stavano lanciando i soldati di certo non l’aiutarono a calmarsi, come quei canti che provenivano dalla sala a destra. Odiava ogni singolo granello di sabbia, ogni singola voce o stanza di quel palazzo che di reale a parer suo non aveva nulla.

I pavimenti erano talmente lucidi da potersi specchiare al loro interno, questo a Risa dava fastidio così iniziò a calpestare quelle piastrelle con disinteresse evitando le occhiate colme di dissenso di Near. Il detective con quell’esuberante ragazza non sapeva più che pesci prendere, non poteva rimproverarla perché irritata com’era non l’avrebbe ascoltato, ma non poteva nemmeno lasciarla fare ciò che voleva, di sicuro il principe indignato da quei comportamenti e dal linguaggio scurrile della donna,  li avrebbe cacciati da quel palazzo, e se fosse accaduto loro sarebbero di sicuro persi in un deserto senza fine.

Ryuzaki dal canto suo osservava la donna, incuriosito dai suoi movimenti veloci ed adirati, la stava studiando ascoltando di tanto in tanto le imprecazioni che spesso si lasciava sfuggire. La situazione non si era modificata, e da quando quel tizio misterioso li aveva accompagnati in quella sala, Risa aveva incominciato a camminare avanti e indietro gesticolando e gridando di tanto in tanto, ignorando completamente i suoi soldati, quel luogo e ciò che lei al momento rappresentava lì dentro. Altro non era che un’ospite, poco educata e parecchio superba. Il vecchio L stava iniziando ad abituarsi a quei comportamenti ma in quel momento non la comprendeva, di sicuro se Risa si stava lamentando in quel modo qualcosa con il principe in passato era successa, ma cosa?. A piedi nudi Ryuzaki le si avvicinò avvertendo una certa freschezza sulla pelle.

Quel palazzo era immenso e molto lussuoso, si guardò intorno concentrandosi ad ascoltare quei canti che provenivano da una sala a loro attigua. Giunto dinanzi ad una porta avvicinò il suo viso per poter udire meglio quell’incessante predica che pareva non aver fine, e tra i balbetti senza senso e dai canti confusi riuscì a comprendere interamente una frase che lo stupì parecchio:

“Tornerai presto a salvarci uomo senza volto. L, tornerai e ricaccerai di nuovo Kira”

Avvicinò mediaticamente un pollice alla bocca, sfregandolo ripetutamente contro la pelle bianca. Cosa potevano significare quelle parole? Pareva una sorta di preghiera rivolta ad L. Ma se L in quel momento era Matryel, perché quel coro implorava un ritorno e di conseguenza la sconfitta di Kira? forse a Losiliel gli abitanti non conoscevano l’identità di Matryel? Forse il popolo viveva nell’inganno? Ma perché quelle parole venivano ripetute in coro, e cantate come un inno?!. Perché quelle persone ricercavano L, chiamandolo “uomo senza volto”?. Si incuriosì, e di certo quel mistero presto sarebbe stato svelato, forse da Risa stessa o da quel posto che si stava facendo sempre più interessante.

 Senza destare sospetti l’uomo si allontanò per ritornare vicino a Near, lo guardò poi si sedette su una poltroncina in camoscio ed osservò la sua espressione preoccupata. L’uomo parecchio avanti con gli anni o per debolezza, o per pigrizia, o per chissà quale ragione a Ryuzaki sconosciuta, fissava Risa con rimprovero, ma in realtà, anche se nei suoi occhi si poteva intravedere del dissenso nei confronti di Risa che sparlava e camminava lungo il perimetro della stanza, Near non aveva pronunciato parola, semplicemente si era limitato ad agitare lentamente la testa, quasi come a ripudiare il comportamento della ragazza.

-Risa fermati…- quando Ryuzaki bloccò con la sua mano il braccio di Risa, quest’ultima si voltò inviperita, regalandogli un’occhiata colma di dissenso.

-Che ti è preso? molla il braccio!- cercò di allontanarsi ma il vecchio L, pareva intenzionato a trattenerla, impedendole di fuggire.

-Penso che tu con il tuo comportamento stia irritando Near, quindi cerca di capire che è anziano e non può mettersi a discutere animatamente con te, considerando il tuo carattere …-

-Cosa  sei diventato il portavoce di Near? a lui che gli è caduta la lingua?- guardò il viso corrugato dell’albino per poi spostare la sua occhiata verso Ryuzaki, molto serio.

-Risa trovo esagerato il tuo comportamento, cerca di calmarti ed attendere il principe in silenzio senza camminare avanti ed indietro per la sala, facendo così non risolverai niente, ci farai solo cacciare dal palazzo e so che per quanto non ti vada bene, tu non vuoi trascorrere questo periodo fuori nel deserto!- Near spiegò bene a Risa che quel suo comportamento inopportuno lo stava irritando anche se non lo faceva a vedere. Osservò il volto della donna e le sue mani che si erano appena adagiate lungo i fianchi.

-E che dovrei fare Near? esultare per l’arrivo di quel grandissimo cornuto fetente?-  il vecchio L la osservava sempre più curioso di capire il motivo per cui Risa fosse così accanita contro quel misterioso principe.

-No, ma questo linguaggio non è opportuno! - spiegò pacato l’uomo

-Risa…- Ryuzaki si alzò da quella poltroncina affiancando la ragazza. Abbassò di poco il capo per guardarla bene in faccia, in seguito infilò le mani nelle tasche dei jeans consumati, assumendo un’espressione seria ma al contempo distaccata.

-Qualunque rancore tu provi per questa persona cerca di tenerla da parte, e di  non insultare, soprattutto quando ci troveremo dinanzi al principe. Stai calma e non ti agitare, aspettalo in silenzio senza camminare avanti e indietro- le luci calde dei candelabri dorati vicino al vecchio L, addolcirono di molto la sua espressione aggravata, anche se a Risa quelle parole diedero un certo fastidio.

Cosa si potevano aspettare dalla donna? Di sicuro avrebbe iniziato ad insultare Ryuzaki. I soldati stanchi ed abituati a quei comportamenti, osservarono Risa, ormai la conoscevano bene, ma più che attendere l’ennesima reazione esagerata, aspettavano con ansia di ricevere dei comodi letti, un bagno caldo, dell’acqua e del cibo, troppo affaticati dal viaggio e dalle vicissitudini che avevano affrontato.

-E va bene cercherò di stare zitta, parla tu dai, che sei più bravo di me!- incrociò le braccia sotto il seno osservando indignata il volto serio di Ryuzaki. Prima ancora che la sua bocca potesse acclamare quel principe di cui aveva parlato, improvvisamente un rumore stridulo attirò l’attenzione dei presenti, e tutti sistematicamente si voltarono verso la porta che fin a quel momento era rimasta chiusa, attendendo curiosi l’arrivo di quel principe, che si presentò a loro nel modo più indecente possibile ed immaginabile.

La porta interamente ricoperta da una preziosissima foglia oro si spalancò, illuminando la calda stanza con le luci provenienti da dietro quell’uscio. Da qui spuntò il messaggero che avevano incontrato ai cancelli con un sorriso smagliate e quella collana d’oro appesa al collo.

-Ed ecco a voi il nostro amato principe!- alzò le mani per enunciare al meglio l’arrivo del sovrano. In quel momento tutti si alzarono dalle loro postazioni, persino Near, aiutato dalla sua bacchetta. L’espressione dipinta nel viso dei soldati era indescrivibile, si avvicinarono tutti a Risa e l’affiancarono, cercando di enfatizzare al meglio la sua figura fiera e rigida, infondo lei era il loro capitano.

Da quella porta prima del sovrano, uscirono delle donne, disposte ordinatamente in due file. Lanciavano da dei cesti intrecciati di legno bianco dei petali di rosa. Risa osservò bene Ryuzaki, se solo avesse guardato una di quelle ragazze gli avrebbe sparato un pugno dritto in faccia, ma il ragazzo pareva non considerarle e a Risa questo fece piacere. Rimase meno contenta quando apparì dinanzi a lei il principe: era un ragazzo veramente bello, con dei capelli chiari non molto corti, e due occhi argento, splendidi ed enigmatici, indossava una tunica nera con i bordi dorati, teneva legati leggermente i suoi capelli con un piccolo fermaglio dorato. Il suo sorriso sprezzante infastidì Risa, come quelle donne che stringeva tra le braccia, quasi come fossero dei trofei.

-Vi porgo i miei saluti e chiedo venia per l’attesa miei signori- lanciò uno sguardo a tutti, Ryuzaki rimase attento a studiarlo, e al contempo ad analizzare dettagliatamente la reazione di Risa, che vicino a lui stava stringendo le sue mani, mordendosi forte le labbra, quasi a ricacciare il nervoso che provava.

-Andate pure ragazze!-  sorrise alle tre fanciulle che stringeva dalla vita, per poi lasciarle andare deluse verso la sala vicina, lontano dal loro principe. Parvero parecchio amareggiate quelle donne, ma nonostante ciò obbedirono in silenzio al principe lasciandolo solo come aveva ordinato.

Risa continuava a sospirare evitando di guardare negli occhi il sovrano, anche se quest’ultimo più volte aveva indirizzato alla donna dei sorrisi provocanti accompagnati da uno sguardo molto misterioso, di cui Ryuzaki aveva subito catturato l’essenza, osservando bene il volto delicato di quell’uomo, e l’espressione poco serena di Risa, nonché il comandante della diciassettesima unità.

-Come potrei farmi perdonare… gli impegni mi hanno trattenuto molto!- chiuse le palpebre sorridendo in modo irriverente. Incrociò le braccia dietro la schiena ed accompagnato dal suo servitore si avvicinò lentamente a loro, con quella sua postura interna e quello sguardo irriverente che stava facendo incollerire Risa sempre di più.

-Abbiamo notato, puttaniere di merda!- disse ciò a bassa voce, anche se Near e Ryuzaki avevano ben ascoltato quelle parole e letto perfettamente il labiale della donna.

-Risa…- sussurrò il vecchio L  guardandola da sottecchi, speranzoso che terminasse di parlare in quel modo. Near aveva invece perso ogni speranza, continuava ad agitare la testa in segno di dissenso, mentre Risa osservava il principe avvicinarsi ad una brocca colma di vino rosso, riposta sopra un tavolino di marmo.

-Vi posso deliziare con un po’ di vino? -

-Ficcatelo nel …- Ryuzaki lanciò uno sguardo contrariato e Risa rimase zitta, osservando indisturbata Near che continuava a scuotere il capo.

-No la ringraziamo-! rispose l’albino adagiandosi sulla sua bacchetta. Poteva ammettere di essere parecchio ansioso, se il principe li avesse mandato indietro di sicuro loro non sarebbero sopravvissuti, per tale motivo ogni qual volta Risa si esprimeva in modo poco cordiale, lui silenziosamente scuoteva il capo, per farle capire che non erano nella posizione di poter parlare.

-Mi domando il motivo di questa visita inaspettata Near!- si voltò completamente verso l’albino, sorseggiando il calice pieno di vino che aveva tra le mani.

-Per lo stesso motivo per cui voi siete venuto su Marte: la terra è sotto il dominio di Light e noi siamo giunti su questo pianeta per chiedere aiuto a voi- Near fece qualche passo in avanti, fiducioso di trovar aiuto a Losiliel.

-Grandissimo coglione spaziale- aggiunse Risa irriverente alzando la voce giusto quel poco che bastava per far udire a Ryuzaki la sua grande ed imperdibile riflessione, ciò non sfuggì nemmeno allo stesso principe che, guardandola iniziò a ridere di poco, mentre la donna sentiva sempre più forte il bisogno di spaccargli il setto nasale. Near per l’ennesima volta scosse il capo e lanciò alla guerriera uno sguardo pieno di rimprovero, mentre L stavolta non disse nulla, curioso di capire il motivo della sua rabbia, visto che persino il principe si era accorto dei commenti che gli stava lasciando.

-Risa, mia diletta, ti ho notata subito ma non ho voluto dir nulla, pensavo che non lo gradissi! Come stai mia amata? Mi sei mancata- Risa sbuffò alzando gli occhi al cielo, quando  sorridente le rivolse la parola.

-Ma vaffanculo!- rispose seccata mentre Near come sempre agitava il capo, si passò spazientito una mano tra i capelli, cosa che a Risa provocò parecchio fastidio, così senza ragionarci si spostò completamente verso Ryuzaki spingendolo di poco verso sinistra, poi furiosa come non mai iniziò a sbraitare contro l’albino.

-Che cazzo fai così con la testa tu Near? Che hai un tic al collo? Tre ore che rompi il cazzo con la tua testa di minchia! Non mi devi stressare, chiudi quel becco e cerca di non molleggiare come i tuoi pupazzi del cazzo!-  scuotendo le mani adirata Risa non riuscì a calmarsi davanti agli atteggiamenti di Near, così presa dalla rabbia iniziò a gridargli contro, sotto la risata divertita del principe.

-E’ inutile Near, Risa è indomabile e non sarei di certo tu ad addomesticarla!- da quella distanza il principe con piacere si stava impegnando a guardare la donna completamente vestita di nero, con quel viso delicato e quelle movenze rigide del tutto inadatte ad una ragazza come lei.

-Per una volta sono d’accordo con te… ma non cercare di fare il ruffiano con me! Sai che non ti tollero- lanciò un’occhiata di sbieco al ragazzo per poi superare Ryuzaki e gli altri. Adesso si che si ragionava, quanto avrebbe voluto parlare, e rispondere a Near in quel modo fu per lei come una sorta di sfogo, era da ore che lo vedeva scuotere la testa, e più lo vedeva più si innervosiva.

-Si ricordo amor mio, ma dimmi cosa volete?! Almeno tu parla onestamente- quei bellissimi capelli chiari gli caddero sugli zigomi ben definiti e pronunciati dal suo sorrisetto.

-Senti tra di noi è finita da un pezzo quindi non chiamarmi più amore mio! … poi non devi più ridere come un cretino o cercare di dirmi cose carine solo per portarmi a letto coniglio che non sei altro, è chiaro che non ci riuscirai, quindi mettiti l’anima in pace già da ora e non ti disturbare!- aveva proferito tutto in modo fluido, senza interrompersi un attimo, con le mani ai fianchi ed un sorriso soddisfatto. Finalmente aveva preso la parola, ed anche se Near era ancora più stizzito del normale, questo a Risa non interessò minimamente.

-Quindi fammi capire Risa, oltre queste belle parole hai altro da chiedermi?-

-Ovvio, siamo fottuti! Altrimenti non saremmo venuti qua a rompere giusto il cazzo a te, ci devi aiutare- portò le braccia all’altezza del petto e le incrociò, assottigliando le palpebre.

-Devo? - l’uomo alzò un sopraciglio, impressionato dall’autorità della ragazza.

-Esattamente!-

-Oh, ma ogni cosa ha il suo prezzo è da quel che ho capito non desideri nemmeno trascorrere un momento intimo più con me!- la stuzzicò, voleva troppo farla agitare, ma a differenza di ciò che si aspettava, la donna gli si avvicinò tranquilla e gli disse guardandolo dritto negli occhi.

-Non ti preoccupare noi ti daremo qualcosa in cambio. Forse se Near se la sente potrai trascorrere dei momenti intimi con lui, forse ti soddisferà più di quanto immagini!- disse tagliente turbando il principe. Appoggiò sul tavolino il calice, poi la guardò negli occhi, con uno sguardo differente.

-Sei sempre così divertente!-

-Conoscendo i tuoi gusti da po… ehm non so come definirti! Ma visto che volevi mettermi le corna con mia sorella credo tu abbia una mente assai contorta! Peccato solo che ti è andata male, perché Matryel non è mica una delle quattro zocc.. ehm ragazze che ti allietano di notte, signor toro impazzito!- soddisfatta si portò leggermente in avanti con il busto per mostrargli bene la sua faccia. Ryuzaki a quelle parole chinò il capo verso lei, quella rivelazione non se l’aspettava, anzi non poteva credere o immaginare Risa insieme ad un uomo, troppo rigida e fredda, lei era decisamente più una comandate che un’amante sdolcinata.

-Saresti gelosa amor mio? Guarda che potresti unirti a noi quando vuoi, se mi chiedi questo!-

-Muori ora!- gli gridò adirata.

-Risa tranquilla. Vi darò un alloggio, sperando proprio che tra di noi le cose si possano risistemare-

-Ti ho detto che non accadrà mai sei sordo? mi fai arrabbiare troppo! Quindi taci e dammi una camera dove possa chiudermi e non vedere per un po’ la tua faccia!-

-Serve altro ?- rise a quella richiesta ma la lasciò fare, infondo loro avevano avuto una relazione molto intensa, non lo rinnegava o la ignorava, peccato che Risa non fosse disposta a sistemare il loro rapporto, infondo non gli era affatto indifferente.

-Si, piuttosto che ingravidare tutte le donne di questo pianeta, perché non mi dai i tuoi uomini in modo che li faccia un po’ muovere per prepararli ad una guerra contro quel fottuto di Light!- chiese con un tono tra lo strafottente e il curioso.

-Vorresti addestrare un esercito qui a Losiliel?!-

-Bene vedo che oltre a quello capisci anche altro!- sentenziò Risa con tono conclusivo.

Di certo per Ryuzaki quel dialogo fu veramente sorprendente, Risa lo lasciava continuamente a bocca aperta, non immaginava una simile reazione da parte sua, dinanzi un principe poi. Non aveva né freni né paure, ma possedeva uno spirito battagliero degno di un buon capitano, questo doveva concederglielo.

I suoi pensieri però non erano rivolti solo a Risa in quel momento, anche se la ragazza con la sua voce squillante stava di certo attirando la sua attenzione, ma Ryuzaki, continuava a domandarsi chi fosse ''Quell’uomo senza volto'' chiamato L che sarebbe dovuto tornare per sconfiggere Kira. Lanciò un’occhiata nella sala dove aveva ascoltato quelle frasi cantate, domandandosi curioso chi potesse essere in realtà L. Qualcosa in quella canzone non lo convinceva. Possibile che nessuno conoscesse Matryel? no, quelle persone stavano invocando un ritorno, quindi di quale L stavano parlando? Cosa gli stavano nascondendo?

 


Sulla terra:

 

“Mello, dopo aver ricevuto la lettera di Matryel arrivò nella sala segreta, informò le guardie e chiese loro di aprire le porte blindate della camera, sorvegliate sapientemente da due militari. Non gli fu difficile convincere i due uomini, le parole scritte dalla scienziata erano state chiare ed anche l’intera squadra R 11,  sapeva bene che, il detective aveva diritto a delle spiegazioni, infondo L, quello vero, colui che si era nascosto tutto quel tempo in una base altro non era che… un piccolo bambino, o meglio un bambino che presto sarebbe venuto al mondo.

Mello incuriosito strinse i denti, concentrato fece mente locale  ricordando le armi in suo possesso. Era subito corso lungo le scale per verificare le parole della donna. Non poteva crederle ed era anche arrabbiato con lei, gli aveva disubbidito. Mentre il detective aspettava che le porte venissero piano aperte, augurò alla donna che quello che avrebbe visto, fosse stato abbastanza sufficiente da giustificare i comportamenti avventati e la poca razionalità. Uscire dalla base sola era stata una mossa particolarmente avventata e pericolosa, lui più la pensava più sentiva il sangue scorrergli turbolento tra le vene.

Sospirò quando il flusso dei suoi pensieri venne improvvisamente interrotto dallo stridulo rumore delle porte scorrevoli che piano si stavano muovendo, aprendo agli occhi attenti di Mello una sala alquanto particolare e fredda.

Scrutò con grande sorpresa al centro della sala quello che inconfondibilmente pareva essere una grande capsula di vetro: Piena di acqua in movimento collegato a tanti fili rossi, vi era accuratamente nascosto un piccolissimo embrione umano, quasi minuscolo, ancora in fase di sviluppo. Ancorato a quei cavi il piccolo feto si mostrava agli occhi di Mello, che scioccato aveva spalancato gli occhi, camminando lentamente all’interno della sala metallica. Il freddo gli ghiacciò le braccia e le gambe, ma l’uomo non si fece ostacolare da nulla in quel momento. La sua attenzione era rivolta a quella creatura misteriosa.

Nella testa gli balenarono un sacco di domande: *questo sarebbe L? ma mi sta prendendo in giro Matryel? chi si crede d’essere? questo altro non è che un bambino, no! un embrione, come può questo… essere L? Non è affatto come dice, no! Non può pretendere che io creda che un embrione sia L, no, mi rifiuto! lei mi sta prendendo in giro!*

Strinse i denti insieme alla lettera di Matryel. Anche se indossava i guanti percepiva del sudore scendergli lungo i palmi.  Era parecchio nervoso, respirò profondamente riducendo le palpebre a fessura. Si avvicinò piano al piccolo, osservandolo accuratamente. Iniziò a girare intorno all’involucro di vetro, per osservare quella creatura in tutti i suoi minimi particolari, poi si bloccò, rimanendo concentrato sulle piccolissime e quasi invisibili manine dell’embrione. Non capiva!

-Mello ascoltami, sono io!- la voce di una registrazione  riportò Mello alla realtà. L’uomo alzò velocemente il viso in alto, rivolgendo la massima attenzione ad un mega schermo sulla parete di fronte a lui. E rimase in silenzio. La gelida stanza era totalmente illuminata dalla forte luce del monitor. Mello fissò intensamente quell’immagine riconoscendo immediatamente la ragazza, Matryel.

Attendeva impaziente spiegazioni. L’espressione dipinta nel suo volto era di estrema collera e confusione, più osservava quell’embrione più si sentiva preso in giro, e nessuno, nessuno avrebbe potuto denigrarlo e farlo correre lungo le scale solo per una buffonata. Per lui infatti quello spettacolo altro non era che una patetica messa in scena. Afferrò la pistola dalla sua impugnatura, tanto per smorzare la tensione. A causa della rabbia avrebbe volentieri folgorato lo schermo, ma si concesse il beneficio del dubbio, ascoltando le parole della scienziata.

-Potrai essere confuso, lo so bene! questo perché non ti ho spiegato bene chi fosse in realtà L, ma rimedierò, cerca di seguirmi Mello…- Matryel dentro quel filmato era seria e composta, ma anche parecchio stanca. Assottigliò lo sguardo ed oltrepassò la capsula per avvicinarsi allo schermo. Voleva vederla bene, cosa significavano quelle parole?

-Devi sapere che… io prima di resuscitarti, ho messo da parte un impronta del tuo DNA insieme a quello di L.  Ho creato poi diverse molecole, riproducendo  tratti della vostra catena di DNA, ma non solo la vostra, perché ho usato questa nuova tecnologia anche con me e con Near, in modo da poter creare biotecnologicamente un nostro clone, o meglio un bambino che possedesse parti del nostro DNA, che avesse le caratteristiche dei miglior detective della storia. Quindi quell’embrione che tu vedi altro non è che il nuovo L, ma ancora non si è sviluppato Mello, e non potrà nascere per il momento. Ti confesso che per farlo venire al mondo serve Elrien!- disse chiaramente senza giri di parole.

Mello la osservò in silenzio incrociando le braccia. Non desiderò nemmeno la sua tavoletta di cioccolata, era troppo curioso, pendeva praticamente dalle sue labbra.

-Elrien per me oltre che a rappresentare una figura cara, ha un compito importante da svolgere e tutto sta procedendo secondo i miei piani: lei Mello deve assolutamente fornirmi tutte le informazioni che ha su Light, Elrien è una spia ma non solo! Le ho chiesto di prendere qualcosa dal corpo di Light, perché per affrontare questo nemico, voglio appunto un essere che possa ragionare come lui, per questo voglio il DNA di Light Yagami, in modo da modificare il corredo cromosomico di L e farlo nascere. Il tempo è breve devo assolutamente salvare Elrien ed avere ciò che ho chiesto… lei Mello è molto speciale, possiede un dono particolare ma tu stesso capirai quando la vedrai! Non posso rivelare molto su di lei ma, capirai- disse sostenuta. Mello era sempre più curioso, stupito inoltre dall’abilità di quella donna. Certo ammetteva che il suo ritorno era avvenuto con successo e concedeva i meriti che spettavano a Matryel, ma osservare quell’embrione e sapere che in un certo senso fosse “l’essere perfetto” plasmato dalle mani di una donna, beh quello era decisamente inaspettato e strabiliante, non credeva ai suoi occhi ed alle sue orecchie.  

-Mello perdonami… ma se stai vedendo questo video, sicuramente ti sarai rifiutato a seguirmi. Ti invito dunque a raggiungermi in fretta, porta con te tutte le tue armi . Non mi lasciare sola, ed aiutami a salvare Elrien e trovare quel DNA, altrimenti tutto il mio lavoro non sarà completato e l’unica speranza sarà riposta in Near, ma speriamo che lui non debba intervenire…-

Fu così che Mello decise di raggiungere Matryel, di aiutarla, ammettendo che l’aveva decisamente sorpreso e la stima che aveva verso quella donna stava aumentando. Lei si era dimostrata d’essere una scienziata eccellente, non una semplice ragazzina, ma anche un’ottima stratega, cosa che lo incuriosì sempre di più”


 

Durante quel viaggio, dispersi tra le dune sabbiose ed il freddo di quella sera, Mello guidando la moto avvertì un certo fastidio al petto, quasi come se si sentisse oltraggiato dai comportamenti di quella donna che non lo aveva assecondato. Il suo orgoglio non poteva reggere un rifiuto, così in lui si era accesa la voglia di approfondire la situazione e l’avrebbe fatto! Doveva assolutamente prendere ciò che desiderava, perché nella sua testa quel pensiero era divenuto un chiodo fisso, che pian piano gli si stava incastrando nell’orgoglio.

Quando raggiunsero i pendii della pianura verde, Matryel sorrise soddisfatta guardando i capelli dorati di Mello ed il suo viso altrettanto fiero, ma sostenuto come lo era sempre. Saltò dalla moto, appoggiando i piedi sulla sabbia, poi trascinò a terra il carretto e lasciò che Mello nascondesse bene in veicolo dietro ad una collina di sabbia scura, per poi aprire dinanzi allo sguardo curioso del detective il contenuto che aveva protetto e trascinato fin ad ora.

L’uomo le si avvicinò assottigliando le palpebre, non si piegò per raggiungerla a terra ma la studiò, mordendo la cioccolata che aveva estratto dalla sua tasca di pelle. Con l’arrivo della notte i due potevano sentirsi fortunati, quelle ombre li avrebbero coperti, nascondendoli alla vista del nemico.

-Benissimo, sta procedendo tutto secondo i piani!- strinse l’apertura di quel bagaglio e da lì estrasse il clone che aveva distrutto Mello. Curioso quest’ultimo la fissò armeggiare strani attrezzi, era sempre più curioso di vedere cosa avrebbe fatto, quella donna era decisamente imprevedibile. Matryel  sentendosi osservata alzò di poco il capo, poiché  inginocchiata a terra non riusciva a guardare bene il ragazzo.

-Ti prego manda ad Elrien un messaggio e inviale la posizione: scrivile che deve assolutamente tagliare i capelli come le ho detto - lo guardò per poi afferrare tra quegli oggetti, un filo di metallo rosso scarlatto. Mello indeciso la fissò impassibile mentre lei si cimentava ad aggiustare quel clone malandato, in un modo parecchio bizzarro a parer suo.

-E va bene!- rispose freddo, inviando repentinamente  ad Elrien dalla trasmittente che aveva in mano un messaggio con allegata la posizione e le parole che Matryel gli aveva chiesto di scrivere. Si trovava sotto le stelle ed il freddo insieme a quella scienziata, mosso dal suo interesse e dalla voglia di annientare Kira, questa volta in prima persona, godendo della vittoria e del merito che gli spettava. Near si sarebbe fatto da parte, perché lui un po’ come Matryel era sempre stato sia il braccio che la mente, desiderava perciò ricevere ogni merito.

 Per l’embrione che aveva visto in laboratorio lui si era fatto delle determinate idee, ma non su quell’essere, ma su Matryel stessa che inspiegabilmente l’aveva colto di sorpresa, ed anche se non glielo avrebbe mai confessato, il detective stava iniziando a guardarla in modo differente, riconoscendo che lei avesse realmente una mente brillante ed eccezionale, quindi realmente sarebbe potuta essere L, ma non capiva appieno perché non desiderasse possedere quel titolo, su questo punto avrebbe sicuramente indagato.

Matryel era parecchio ansiosa, tra le ombre Mello vide le sue mani sistemare quel buco in mezzo alla testa del clone, proprio con quello strano filo che aveva estratto dal bauletto.

-Questa è la Matrice… sarebbe come una sorta di intelligenza artificiale che obbedisce ai miei ordini. Si può usare solo cinque volte, ma questa è decisamente un emergenza!- Mello si chinò piegandosi su un ginocchio, poi osservò quel filo rosso diramasi e mutare forma, divenendo un liquido scuro e poi piano piano, all’interno del clone formò dei filamenti fino a ripristinarlo totalmente.

-Ecco fatto!- era felice e mentre quello strano filo sistemava velocemente la testa del clone, la scienziata esausta velocemente si era avvicinata al suo carretto per estrarre altri strani oggetti, per poi disporli ordinatamente al suolo.

-Bene… noi a questo punto dobbiamo solo attendere che Elrien ci risponda…- si voltò completamente verso Mello, rimanendo fin da subito intrappolata all’interno di quello sguardo serio e fin troppo provocante. Lui era sempre stato molto affascinante, sia fisicamente che mentalmente, ma con quei vestiti e quell’espressione concisa, nessuno gli avrebbe potuto resistere, anche se quel detective metteva una certa angoscia, Matryel la percepiva in quei suoi silenzi e quelle parole che spesso lui teneva per se. Quindi si ritrovò attratta ma allo stesso tempo in panico, non sapeva cosa fare, ma quegli occhi addosso le stavano facendo un certo effetto.

-Appena riceveremo il via da Elrien ci avvicineremo alla pianura e sostituiremo la ragazzina con il clone, giusto?- chiese lui  concentrato. I suoi capelli gli coprirono un po’ quel profilo attraente, rendendolo ancor più misterioso del solito.

-Si esattamente- Matryel scostò di poco il suo collo per accertarsi delle condizioni del suo clone: Quel raro esperimento le era riuscito bene, anzi benissimo. Il viso del clone era stato ben ricomposto, ed adesso guardandolo sotto la luce spenta della luna, per lei fu come una sorta di sorpresa ed una grande soddisfazione. Alla fine di quell’operazione, il filo rosso pian piano aveva ripreso la sua forma originale, riapparendo nel punto esatto in cui Matryel l’aveva lasciato. Lo prese tra le sue mani e lo nascose dentro quel carretto squarciato e polveroso, quella era di sicuro un asso nella manica, non poteva assolutamente perderlo, anche se sperava di non doverlo più utilizzare visto le limitazioni che aveva a riguardo.

-E tu non pensi che potremmo essere visti quindi…-

-Ho pensato a tutto Mello, infatti mi sono preparata, ho portato delle armi ma, non credo li useremo, perché devi sapere che non molto lontano da qui c’è una struttura vecchia ed abbandonata, per tale ragione ho scelto questa zona. Noi non dovremmo far altro che prendere Elrien e recarci senza essere visti in questo posto. Gli shinigami non potranno assolutamente vederci perché io stessa ho creato una sorta di barriera intorno che occulta attraverso una visione ottica questa palazzina: in pratica all’apparenza è una roccia, ma noi ci passeremo tranquillamente attraverso, ritrovandoci in questa struttura sicura- era stata talmente veloce a spiegare il tutto che dovette riprendere il fiato.

-Bene! Ma in caso di un’imboscata?- impassibile e serio come sempre  Mello si era adagiato a terra, appoggiando la mano sopra il suo ginocchio, staccando indifferente dei pezzi di cioccolato. Il rosario che aveva al collo brillò quando un raggio lunare gli illuminò completamente il viso. Matryel schiuse le labbra sorpresa, più lo guardava, più rimaneva incantata.

-Visto che questo clone ha le esatte sembianze di Elrien non dovrebbero reagire subito … poi-

-Poi io non capisco una cosa Matryel!- l’uomo divenne rigido e decisamente anche il tono della sua voce cambiò divenendo tesa. Sulle labbra si distese un broncio molto  preoccupante ed allo stesso tempo affascinante. Mello senza scomporsi allungò una mano ed afferrò Matryel da un braccio, con una delicatezza che non si sposava affatto con l’espressione irritata che aveva in faccia.

-Se tu possedevi una simile soluzione riguardo al clone, perché sei scappata da incosciente e ti sei fatta sbranare da quelle bestie?!- era decisamente incazzato, Matryel sospirò cercando di non guardarlo negli occhi, anche perché essere presa in quel modo, ed avvicinata senza mezze misure, l’aveva fatta un po’ preoccupare. Il suo braccio era stretto dalle mani di Mello, e quegli occhi di ghiaccio, la stavano esaminando con una serietà ed una collera a Matryel totalmente sconosciuta.

Il suo cuore batteva, sempre più forte, e lei lo percepì quel suono maledetto, sempre di più. Corrugò la fronte e guardò la mano di Mello, rimanendo per terra vicino a lui. Non si era minimamente scomposto, continuava a mangiare la sua cioccolata, con l’altro braccio ancora appoggiato al ginocchio.

-Parli della Matrice?- chiese spostando la sua attenzione alla sabbia che si era infilata dentro gli stivaletti di pelle di lui, consumando quel lacci neri, ridotti abbastanza male.

-Perché non mi guardi in faccia? mica mordo!- con un tono profondo disse quelle parole, le si avvicinò e di tanto, sfiorando le sue guance sporche di polvere.

Il suo cuore batteva, mentre percepiva quel forte odore di cioccolata dentro le sue narici: strinse le palpebre mentre Mello impassibile continuava a parlare da vicino, sfiorando con le labbra il suo orecchio. Ma quanto poteva essere irriverente e dannatamente provocante? Perché a lei piaceva tanto e allo stesso tempo le faceva una certa paura, ma non riusciva ad essere coerente con sé stessa, non poteva respingerlo perché sentire quella pelle le regalava ogni volta delle emozioni estasianti. Lui era serio, misterioso, orgoglioso, arrogante e pieno di sé, sempre così composto e distaccato, sempre perfetto, come un dipinto appeso ad un muro, come una statua bellissima che, affascina e fa sgranare gli occhi.

-Sono scappata ed ho reagito in quel modo perché anch’io sono umana Mello, e tu dovresti capirmi! Però allontanati da me…- cercò di osservarlo ma non poteva la sua guancia era troppo vicina, ed i suoi capelli le stavano solleticando il collo, lo sentiva addosso, e gli piaceva.

-Perché?- chiese lui indignato, allungando la sua mano verso il polso di Matryel, per poi stringerlo a sé.

-Perché mi stai facendo impazzire-

♣♣♣

Nel frattempo, in quella piccola pianura, la situazione era ben differente. Ed anche se Matryel pensava che ogni cosa sarebbe andata bene, perché aveva studiato a tavolino l’intero salvataggio, Elrien anche se aveva ricevuto ogni sorta di informazione ed ammonizione un po’ le seccava di seguire quei piani. Esuberante com’era sempre stata lei avrebbe sorpreso tutti e sicuramente anche Matryel, così la bambina, quando adocchiò quella lucina rossa dalla trasmittente ed il messaggio che Mello stesso le aveva inviato sussultò, e gioiosa afferrò da dietro una roccia, una specie di  pietra appuntita, molto più simile ad un coltello. Di sicuro Matryel possedeva dei piani geniali, ma Elrien anche si considerava un piccolo genio, quindi, dopo una lunga riflessione aveva deciso di modificare quei piani, mettendoci il suo personale zampino.

Sorrise e si nascoste, stando ben attenta a Light che fortunatamente si trovava con altri dieci shinigami lontano da lei, vicino ad un piccolo pendio. Dietro quella roccia scura e fredda Elrien si senti protetta e libera di agire indisturbata. Afferrò frettolosamente quel coltello, stringendolo malamente tra le dita affusolate, essendo la fretta una cattiva consigliera ed Elrien una bambina fin troppo capricciosa, purtroppo si ritrovò ferita da una scheggia e si limitò a stringere gli occhi, mentre con una mano si cimentava a tagliuzzare i suoi lunghi capelli scuri. Leccò il dito ferito e con gli occhi cercò Sidoh che in disparte rimase seduto su un tronco fracido e puzzolente ad assaporare felice la sua cioccolata, quella che ovviamente gli aveva dato Elrien.

-Psss… Sidoh!- dopo aver tagliato i capelli, Elrien si inginocchiò per raccogliere tutte le ciocche che erano finite a terra, se le mise sotto la camicetta e si incamminò, se così si può dire, verso Sidoh, gattonando come una bambina piccola, questo perché non voleva essere notata dagli altri. Era così felice che Sidoh quella sera fosse di guardia, se la sarebbe svignata senza destare sospetti e lo avrebbe trascinato con sé. Arrivò strisciando ai piedi dello shinigami. Si sentì contenta nel guardarlo, che presa dall’emozione e dalla vista di Sidoh che mangiava la cioccolata con quei denti, che più denti le sembravano dei coltelli, Elrien lo spaventò e sdraiata completamente a terra alzò la mano contro il braccio dello shinigami.

-Solletico a Sidoh-

-Ahhh, Elrien ma … cosa hai in testa?- la reazione di lui non fu degna delle aspettative della bambina, ma lo stesso allargò un sorriso e spalancò i suoi occhioni viola.

-In realtà ho tagliato i capelli… comunque, mi aiuteresti a fare una cosa?-

-Cosa Elrien?- chiese curioso lui osservando la bambina sedersi composta vicino alle sue gambe.

-Allora tu mi aiuti ad allontanarmi, io rinuncio al quaderno di Light, poi tu mi fai toccare il tuo e mi dai i tuoi occhi da shinigami, così posso vedere i nomi di chi voglio…- la bambina lo guardò cercando di dare un senso a quelle parole, rafforzandole con un tono di voce sicuro e deciso.

-Non se ne parla proprio…-

-Nemmeno per tre barrette di cioccolata?- Estrasse dalle sue tasche scucite una delle tre tavolette di cioccolata, ammaliando totalmente lo shinigami che la stava ascoltando.

-Dammele!-

-Mi devi assolutamente aiutare…-

-No-

-Si o non ti darò la cioccolata- lasciò roteare la tavoletta sotto lo sguardo di Sidoh che stregato osservava quella delizia, di cui era divenuto estremamente dipendente.

-Dammela…- allungò le braccia ma Elrien scattò indietro come una molla deludendolo.

-Vieni a prenderla Sidoh- con un tono provocatorio ed un sorrisetto irritante la bambina iniziò a correre, allontanandosi volutamente dalla zona in cui vi era anche Light. Aveva preso la palla al balzo e piano stava trascinando anche Sidoh con sé, in modo da poter raggiungere Matryel che, stava aspettando di agire, ma non l’avrebbe scomodata perché era veramente intenzionata a raggiungerla e sorprenderla. Matryel sarebbe stata felice di quella sua iniziativa.

Si ritrovò paralizzata dalla paura quando si accorse di essere giunta al  margine di quella collina, ma poi si concentrò e superò le rocce appuntite aiutandosi con le mani, fino a raggiungere il terreno sotto i suoi piedi.

Stanca e con il cuore in tumulto si voltò e fu contenta di vedere che lo shinigami la stesse seguendo.

-Vieni- girò il capo per poi lanciarsi in una corsa, calpestando felice la sabbia fredda sotto i suoi piedi, respirando quell’aria fredda che la stava toccando. I suoi capelli erano più leggeri e si dimenavano ad ogni suo movimento. Elrien si sentì libera, anche se stava agendo d’impulso senza seguire le parole di Matryel.

-Sidoh…- correva e non riusciva nemmeno a parlare affaticata da quella corsa notturna, presa dalla paura che Light potesse scoprire della sua fuga.

-Io rinuncio alla proprietà del Death note di Light e …- si voltò verso lo shinigami che vedendola ad un certo punto correre verso la sua direzione si era bloccato, terrorizzato da quella piccola peste sorridente.

-Prendo il tuo di quaderno…- strappò il quaderno dalle mani di Sidoh e contenta lo sollevò in area, roteando come una trottola. Era gioiosa, e Sidoh stupito la fissava, consapevole di esser lui il suo shinigami.

-Incosciente, cos’hai fatto!?- terrorizzato si avvicinò alla bambina e la strinse da un polso, era veramente agitato e con quelle specie di braccia si dimenava, girando il capo a destra e a sinistra, per vedere se qualcuno li stesse osservando.

-Light lo percepirà Elrien e ci inseguirà… siamo nei guai fino al collo- sudava freddo guardando l’espressione di Elrien che pareva non comprendere cosa avesse realmente fatto. La ragazzina sbatte più volte le palpebre, per lei Sidoh era fin troppo esagerato, ma se Light avesse avvertito quello che stava accadendo erano veramente nei guai.

-Oddio… quindi lui potrebbe venire a riprendermi… perché non me l’hai detto? Matryel mi rimprovererà!- esclamò agitata guardando lo shinigami dritto negli occhi.

-Elrien… -

-Sidoh-

-Scappiamo-

-Scappiamo- all’unisono i due iniziarono a gridare preoccupati, entrambi ansiosi ed agitati. Elrien non sapeva che fare, si dimenava; presto Sidoh le propose qualcosa che veramente le fece dimenticare di Light e del pericolo che correva.

-Elrien senti cerca di aggrapparti alla mia schiena, dobbiamo immediatamente scappare, trovare un luogo sicuro prima che Light mi uccida e ci trovi-

-Si si si. Sono d’accordo… so io la strada, quindi va…- si avvicinò alla schiena di quello shinigami, esitò qualche secondo poi si strinse a lui, pronta ad andarsene da quel luogo.

-Come facciamo a scappare da qua velocemente?- chiese stringendosi impaurita a Sidoh.

-Voleremo-

-Voleremo?-

-Esatto- a differenza della bambina lui si sentì ancora più preoccupando immaginando le conseguenze che avrebbe dovuto subire a causa della scelta e del comportamento di Elrien. Tremava già al pensiero.

-Si voliamo che bello, siii!- esultò felicissima, dimenticandosi persino di Light e del piano che aveva decisamente rovinato. Sidoh insicuro spalancò le sue ali e si alzò da terra, procurando un polverone ed un rumore assordante. Elrien si strinse a lui per non cadere, ignara di tutti i guai che stava portando a Matryel.

 

 

♣♣♣

 Mello e Matryel erano distesi a terra, sul quel terreno polveroso e freddo. Il viso di Mello era bellissimo e serio e le sue labbra parevano sempre più intenzionate ad appoggiarsi su quelle della donna, e l’avrebbe fatto era una questione di orgoglio e di principio, ormai baciarla era divenuto un capriccio che voleva togliersi.

Matryel fissava quella bocca avvicinarsi alla sua, e quel silenzio intriso di parole e di sentimento, finché, un rumore proveniente dall’alto li disturbò e li fece allontanare immediatamente.

-Matryel- alzarono gli occhi al cielo per guardare sopra le loro teste la causa che li aveva fatti allontanare: la bambina era apparsa in groppa ad un Shinigami a Matryel sconosciuto. La donna allargò le braccia e sorpresa ed  Elrien, non credeva ai suoi occhi e non riusciva nemmeno a capire cosa stesse accadendo.

-El..rien.. Elrien?!- gridò sorpresa barcollando sulle ginocchia.

-Sidoh- Mello quando vide la bambina spalancò anche lui gli occhi, rimanendo maggiormente sorpreso ad incontrare quello shinigami, una sua vecchia conoscenza. Stringeva tra le mani la sua cioccolata, si era allontanato dalla donna completamente catturato dalla presenza di quei due.

-Oddio ancora quest’uomo!- Sidoh tremò, ed Elrien non capì il motivo, pareva proprio che Mello gli avesse messo addosso una paura indescrivibile.

Sidoh si ritrovò a riflettere, non sapeva se fosse meglio Light o Mello, in ogni modo era nei guai fino al collo.

 

 

 


 

Angolo autrice:

Vorrei assolutamente ringraziarvi e farvi assolutamente leggere queste parole che condivido appieno:

“Comunque, c’è una cosa che vorrei dire… non aggiornavo questa storia dal 10  gennaio e se l’ho fatto ora e non fra altre settimane lo devo al sostegno che ho ricevuto da Golden locks e Wolstenholme, che ringrazio, e un ringraziamento particolare va sicuramente a Aneela_Kin_Rit934 e Lady_Stoneheart.

Ero davvero molto scoraggiata e per questo ho messo da parte questa storia e mi sono dedicata a pubblicare altre cose, nonostante sia particolarmente affezionata a questa long. Quindi vorrei fare un invito a tutti i lettori: recensite. 
Qualunque sia il motivo che vi spinge a non farlo, timidezza, pigrizia, ecc, cercate di superarlo e lasciateci il vostro parere. Anche io sono stata una lettrice silenziosa e posso capire, ma sono dovuta passare dall’altro lato per capire cosa si prova a vedere che le recensioni scarseggiano: è davvero deprimente, e non capita solo a me, ma è un pensiero condiviso da tutti quelli che pubblicano, tutti.
Noi autori qui su EFP possiamo vedere le visite nei vari capitoli, se aumentano o no, ma non abbiamo modo di sapere di chi sono, quindi non possiamo sapere quante persone ci seguono e quindi hanno gradito il nostro lavoro, ameno che i lettori non si facciano vivi in qualche modo: recensioni, aggiunzioni a preferite, ecc., ma il modo più importante restano, chiaramente, le recensioni.
Noi non vogliamo i vostri soldi (!), non vi chiediamo di andare in una libreria e spendere per acquistare un nostro libro, non vi chiediamo nulla, scriviamo fan fiction, ma ci vogliono tanto tempo, cuore, passione e pazienza, tutte cose che noi autori le riversiamo nelle nostre storie che poi vi doniamo pubblicando su questo sito bellissimo, pieno zeppo di storie meravigliose, e l’unica cosa che vorremmo in cambio è un parere. Il vostro parere è importante sempre, che sia una frase piccolina o una recensione da 500 parole.
Credetemi, avere un feedback è fondamentale. Tantissime storie sono state lasciate in asso perché l’autore si scoraggiava e si chiedeva “ma chi me lo fa fare?” ed è un peccato. Invece è bellissimo quando c’è uno scambio, perché senza quello pubblicare perde senso e penso sia un peccato perché alla fine se questo sito è così bello è perché negli anni tantissimi autori lo hanno reso speciale pubblicando migliaia di storie, e quegli autori lo hanno fatto soprattutto grazie alle recensioni dei lettori. Del resto se siamo qui è perché siamo tutti appassionati, no? o dei vari fandom o della lettura/scrittura in generale (vedi storie originali). Quindi la passione va condivisa, per non spegnerla con lo scoraggiamento, fatelo per noi perchè ne siamo felici, fetelo per voi, così potete continuare a leggere le storie che vi piacciono e fatelo per il sito stesso che così si alimenta e torna a vivere.
Andate a leggere le altre mie storie, andate a leggere le storie degli altri autori, andate negli altri fandom, leggete le storie originali, e condividete con chi ha scritto con amore i vostri pensieri. Vi assicuro che l’autore ne sarà felice. E quando davvero siete di fretta o state cascando dal sonno, aggiungete le storie che vi piacciono a preferite/ricordate/seguite, in modo che chi scrive può sapere se la sua storia è apprezzata e da chi. E poi magari passate a recensire appena potete :P
Bene, mi sono dilungata già abbastanza e le note stanno diventando un altro capitolo, ma spero mi ascolterete. “ queste parole le ho riprese dall’angolo autrice di Golden locks, penso che lei mi abbia tolto le parole dalla bocca, considerando tutto l’impegno che metto per scrivere, quindi mi auguro di ricevere un vostro commento e di poter parlare e confrontarmi con voi!

Un bacio Star ♥

 

 

 

 

 

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