A new Song of Ice and Fire

di Mary Raven
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Clash ***
Capitolo 2: *** La Barriera non è un posto per donne ***
Capitolo 3: *** Arrivo al Castello Nero ***



Capitolo 1
*** Clash ***


1. Clash


Le urla della folla aumentarono, sovrastando qualsiasi altro rumore, eccetto uno. Lo scontro delle armi produceva un clangore metallico e violento, niente di più melodioso alle orecchie di uno spettatore eccitato. La folla, in effetti, era in visibilio. Poco importava il risultato dello scontro, anche se molti di loro avevano preso segretamente in simpatia il contendente dorniano.
Dalla sua postazione, Tywin era intento a osservare i movimenti dei duellanti, apparentemente tranquillo con un'espressione che non tradiva emozioni. Anche se il Campione di suo figlio avesse vinto, lui era Tywin Lannister in persona e avrebbe trovato comunque un modo per uscirne vittorioso. I soldi potevano tutto.
Suo figlio Tyrion, invece, sperava solo nella vittoria di Oberyn Martell, perché in caso contrario aveva un appuntamento fissato con il suo boia preferito.
Ellaria Sand, dietro di lui, seguiva il duello con passione e sorrideva, anche se il suo corpo tradiva un velo di agitazione. Oberyn si stava battendo bene, ma il suo stato emotivo era provato.
Due occhi scuri e luminosi, nascosti dietro lunghe ciglia nere, seguivano il volteggiare delle armi con altrettanta speranza.
Rhaena Sand, che tutti conoscevano come figlia bastarda di Oberyn, stringeva convulsamente l’elsa della propria spada, riposta nel fodero nero con ornamenti rossi. Voleva gettarsi nella mischia e colpire Gregor Clegane di persona. Bramava di farlo più di chiunque altro. Eppure non poteva perché quello era un processo per combattimento e intervenire avrebbe avuto delle conseguenze. Non avrebbe ottenuto nulla in quella maniera, sicuramente non la vendetta.

“Se quella cagna sorride giuro che vado lì e la prendo a pugni” borbottò una voce alla sinistra di Rhae. Obara Sand guardava dritta verso gli spalti più alti, sotto alla tenda dove sedeva comodamente Cersei Lannister che, contrariamente a suo padre, tradiva più di un’espressione.
La Montagna era il suo Campione e se fosse successo qualcosa a Oberyn, lei avrebbe vinto. Eppure non poteva permettersi di esultare, non davanti alle Serpi delle Sabbie.

“Non può sorridere, nostro padre è in procinto di vincere” esclamò Tyene, gli occhi concentrati e puntati sullo scontro. Rhaena sapeva che nessuna delle figlie di Oberyn era affezionata a lui tanto quanto Tyene, e quest’ultima credeva fermamente nella vittoria del padre.
Nymeria, dietro di lei, non sembrava altrettanto positiva. Sin da quella mattina aveva lamentato una sensazione negativa e aveva tenuto il broncio fino a pranzo. Giorni prima aveva suggerito a suo padre di non offrirsi come Campione, ma lui aveva rifiutato, bramoso di vendetta e accecato dall’odio nei confronti dei Lannister.
Obara aveva preso in giro sua sorella chiamandola ‘Sensitiva delle Sabbie’, ma non a lungo, perché anche lei sapeva che spesso Nym aveva delle percezioni veritiere.

Improvvisamente Oberyn infilzò Clegane alla pancia e parlò di nuovo, e stavolta gridò con tutto il fiato che aveva in gola: “Elia Martell. L’hai stuprata, ammazzata, hai ucciso i suoi figli.”

Gli occhi di Rhaena divennero lucidi e presto sentì il bisogno di distogliere lo sguardo. Oberyn le stava servendo una vendetta dolce e lenta, su un piatto d’oro, e lei non riusciva a guardare. Aveva sognato così tanto quel momento che ora realizzava quanto sarebbe stato inutile; nessuna vendetta avrebbe riportato Rhaegar Targaryen, Elia Martell e il piccolo Aegon Targaryen in vita. Uccidere la Montagna oggi non le avrebbe restituito il padre e la madre.
Rhaenys Targaryen - o meglio Rhaena Sand, come tutti, tranne i Martell, credevano si chiamasse - era sopravvissuta ai suoi genitori con il dolore che questo comportava e con un grosso peso sul cuore.
Certe volte pensava che sarebbe stato meglio morire insieme a suo fratello Aegon, che suo zio Doran non avrebbe dovuto progettare uno scambio fra lei e una bambina innocua. Una piccola innocente dorniana, orfana di genitori pescatori, che aveva come unica colpa quella di essere una sua sosia. 
Quella povera orfana, e non Rhaenys, era morta nel Fortino di Maegor.
Quando Rhae era tornata alla Fortezza Rossa in vista del matrimonio di "Re Joffrey", rivedere quel luogo, realizzare di essere ancora una volta lì, l’aveva fatta sentire ancora più piccola.
Fuori dalle porte, lungo il selciato poteva ancora sentire quello scalpitio di zoccoli e, voltandosi verso i cancelli, riusciva ancora a vedere i lunghi capelli argentei di Rhaegar Targaryen mentre lasciava il castello. Chiudendo gli occhi, sentiva il suo tono delicato nelle orecchie. ‘Piccola mia, il padre tornerà presto e poi faremo un viaggio oltre il Mare’. Invece non era più tornato e Rhaenys aveva pianto tanto quei giorni.
Anche se aveva solo tre anni quando i suoi genitori morirono, riusciva ancora a ricordare delle piccole cose; Ricordava gli occhi calorosi e sorridenti di sua madre. Rievocava il pianto di Aegon come fosse un sogno lontano. Ricordava il palmo grande e morbido di papà, quando si stendevano insieme sul letto e lei passava in rassegna delle sue mani. Quei piccoli ricordi riuscivano a farla sentire meglio.
Ciò che non riusciva proprio a rammentare erano i loro visi, nulla di più triste.

“L’hai stuprata, ammazzata, hai ucciso i suoi figli.”
Stavolta Rhaenys guardò, e vide Oberyn trafiggere Clegane alla gola, sprazzi di sangue che zampillavano gorgogliando. Il mostro di due metri si lasciò cadere a terra e tutta la folla andò in visibilio.
Tyene esultò e applaudì, mentre Nym rimase immobile e in silenzio a guardare. Obara, intanto, si godeva l’espressione sconvolta di Cersei Lannister.
Possibile che fosse così facile?

“L’hai stuprata, ammazzata, hai ucciso i suoi figli. Elia Martell, dì il suo nome!” La stessa frase continuava a ripetersi mentre Oberyn camminava in cerchio, attorno alla Montagna caduta. Gregor Clegane non era ancora morto. Il fatto preoccupante: Oberyn sembrava totalmente fuori di sé. “Confessa, voglio che tu confessi! Chi ti diede il comando?” gridò ancora, puntando il dito contro Tywin Lannister.
D’altro canto il volto del leone in questione non tradì alcuna espressione, come sempre. Guardava il dorniano con una pazienza e una calma tali da fare sconcerto.

“Basta così” sussurrò Rhaenys fra sé e sé. “Uccidilo e basta.”
Voleva aprire bocca, gridare a suo zio Oberyn di farla finita una buona volta, ma non riusciva a muoversi. Era semplicemente paralizzata.
Poi successe tutto troppo in fretta e i presagi di Nym si trasformarono in un incubo. L’incubo in questione prese forma davanti agli occhi delle giovani dorniane e il gridò orripilante di Ellaria si levò sopra il cielo.

La Montagna si era sollevata giusto il tempo di afferrare Oberyn e di scaraventarlo a terra, e poi si era messo sopra di lui con i pollici premuti vigorosamente contro i suoi occhi.
Le parole pronunciate in seguito, colpirono Rhaenys con fossero mille stilettate. “Elia Martell. Ho ucciso i suoi figli, con il loro sangue sulle mani l’ho stuprata e infine ho sfondato il suo cranio in questo mondo.”
Più il discorso procedeva e più il malvagio Gregor Clegane applicava forza bruta nelle mani e alla fine, con un sonoro tonfo, sfondò prepotentemente il cranio di Oberyn.

“No, padre” gridò Tyene, cadendo in ginocchio, delle lacrime che scivolavano sulle sue guance. Nym si coprì gli occhi e sperò che fosse tutto un sogno, mentre Obara continuò a fissare il corpo di Oberyn a terra, sconvolta.
Rhaenys strillò e si portò una mano sulle labbra, pestò i piedi, ma nulla poté contro il destino crudele. Erano sempre quelle stesse persone. Le avevano portato via i suoi genitori, suo fratello e ora anche suo zio.
Il colpo di grazia, però, fu quella confessione spietata. Con il loro sangue sulle mani l’ho stuprata.

Poi una voce, quella del mandante, di colui che aveva ordinato alla Montagna di uccidere Elia e i bambini. “Tyrion Lannister, in nome di Tommen della Casa Baratheon primo del suo nome, ordino che tu sia messo a morte” dichiarò Tywin Lannister, in piedi sulla lunga scalinata. Accanto a lui, sua figlia Cersei sorrideva trionfante.

D’un tratto Rhaenys vide solo rosso e sentì il fuoco di drago esploderle nelle vene. “Non è vero, non è un Baratheon, è solo un bastardo” gridò come una furia, incapace di frenarsi.

“Come osi ridere” strillò Obara nella direzione di Cersei e senza riflettere si lanciò nella sua direzione, ma fu prontamente bloccata da due guardie. La Regina, preoccupata, si riparò dietro suo padre e lanciò giusto un piccolo sguardo alla scena, mentre molte persone nobili attorno a lei scattarono in piedi e iniziarono a fuggire. Molti nobili, eccetto Olenna Tyrell, che osservava tutto quello spettacolo con un sorrisino divertito sulla faccia.
Intanto una cocciuta Obara si ribellava e veniva a sua volta strattonata brutalmente dagli uomini dei Lannister. Tyene gridò e si lanciò addosso a uno di loro, cercando di aiutare sua sorella, invano dato che peggiorò soltanto la situazione e altre tre guardie si scaraventarono addosso alle ragazze.
Una di loro afferrò i capelli corti di Tyene e con un colpo secco la fece andare a sbattere contro il gradino più basso. Ora dalla testa della ragazza spuntava del sangue.

La vista di Tyene ferita, spinse Nym e Rhaenys a intervenire, nonostante delle quattro fossero quelle più posate. Rhaenys tirò un pugno alla guardia che aveva ferito Tyene, dimenticandosi i buoni insegnamenti di suo zio Doran sui comportamenti regali. Ora era semplicemente arrabbiata e il sangue di drago gorgogliava.

“Ringraziate che siamo disarmate,  imbecilli” sbottò Tyene rimettendosi in piedi e tornando alla carica.
La guardia colpita da Rhaenys si alzò con una mano sulla guancia sinistra e fu immediatamente colpito da Tyene sulla parte destra della faccia, tornando a tappeto.

La corte nella cavea, intanto, si godeva quella sorta di spettacolo extra e c’era persino chi faceva il tifo e chi ricominciava a scommettere.
Tyrion rimase immobile, assorto e allo stesso tempo confuso dalla scena. Non aveva mai visto quattro semplici donne dare così tanti problemi a degli uomini armati. Per un attimo si dimenticò persino della propria condizione e iniziò a patteggiare per le figlie di Oberyn, nella speranza che arrivassero in cima alla scala e prendessero a calci suo padre e Cersei. Un'ultima gioia prima di morire.
 

Angolino delle note
Salve,
non so quanto questa storia possa interessare, sinceramente però credo che sia una cosa non ancora proposta.
Oltre ai pairing, mi riferisco proprio alla scelta di avere le Serpi delle Sabbie e i Guardiani della Notte come protagonisti.
Questo per ora, dato che prima o poi si introdurranno anche gli altri membri delle Casate Stark e Martell.
 Ripeto che non c'è da temere alcun incesto xD So che qualcuno potrebbe impressionarsi.
Tuttavia nei libri Jon non si è ancora rivelato un Targaryen (si rivelerà, so che accadrà) e io mi sono permessa di lasciarlo come figlio di Ned Stark.
Se vi va fatemi sapere cosa ne pensate.
Alla prossima!




ps: personalmente immagino Rhaenys come Naomi Scott, che ha interpretato Jasmine nel live-action Disney Aladdin.

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Capitolo 2
*** La Barriera non è un posto per donne ***


2. La Barriera non è un posto per donne



Tyrion era appena stato gettato nella sua cella e ora era solo con sé stesso e con i suoi pensieri. La maggior parte di questi riguardavano suo padre, ma anche suo fratello Jaime. Non riusciva a immaginarselo immobile mentre lui veniva giustiziato. Invece Cersei si sarebbe goduta ogni singolo istante. Lo avrebbe visto pagare con il sangue, in nome di Joffrey e segretamente anche della piccola Myrcella.
Quanto avrebbe voluto cancellare dagli occhi di sua sorella quella convinzione di essere inafferrabile e intoccabile. Farla sentire come si era sentito lui negli ultimi giorno
Il filo dei suoi pensieri venne interrotto da un sacco di rumori; una porta che si spalancava, catene che sbattevano, voci femminili che si lamentavano e voci maschili che rispondevano rozzamente con delle bestemmie.
Tyrion ne distinse quattro, di voci femminili e non ci volle molto a capire che stavano portando the Sand Snakes nelle segrete, non molto lontano da lui.
Fu sorpreso di sentire, infatti, che stavano per essere sbattute proprio nella cella davanti alla sua.

“Mi fate male così. Siete sordi? Mi fate male!”

 “Levatemi quelle sudice mani di dosso, incapaci!”

Alla fine, Tyrion sentì il rumore di una porta che veniva sbattuta con prepotenza e i passi delle guardie che si allontanavano, mentre rivolgevano epiteti poco carini alle ragazze. Il nano sollevò gli occhi e scosse il capo. C’erano degli imbecilli tra quegli uomini, di cui molte marionette di suo padre, e d’altro canto quelle dorniane erano davvero testarde. Oberyn sarebbe stato orgoglioso di loro, Doran un po’ di meno.

“Ci avreste dovuto pensare un paio di volte prima di attaccare una Regina” si decise a intervenire.

Inizialmente ci fu un breve silenzio, poi Tyrion sentì una voce grezza e roca. “Sono pronta a morire a testa alta” replicò una delle ragazze, il tono molto maschile. Tyrion capì che si trattava del maschiaccio che si era quasi lanciato su Cersei. Le sorelle non avevano fatto altro che difenderla, ma alla fine avrebbero pagato tutte e quattro con la stessa moneta, se Tyrion conosceva bene sua sorella.

“Morire?” Il nano ridacchiò isterico, con una mano sulla pancia. Povere ingenue ragazzine. “Non credo che Cersei sarà così caritatevole, sperate in Tywin Lannister e nella sua saggezza di non provocare ulteriormente vostro zio Doran.”

“Ragazze” sussurrò una voce tremante. Chiunque fosse, piangeva a dirotto. “Nostro padre, è morto” sussurrò e, dicendo ciò, il suo tono si spezzò. Sembrava che avessero appena iniziato a realizzare. Tyrion sentì uno spostamento di corpi e il rumore di vestiti che frusciavano, e capì che le ragazze si erano avvicinate tra di loro.

Il nano sospirò e si fissò i polsi legati. “Mi dispiace per il principe Oberyn, e non solo perché andrò a morire, mi dispiace che ci abbia dovuto rimettere.” Poteva presupporre di essere stato riconosciuto.

“I Lannister pagheranno” dichiarò una delle ragazze, come se lui non fosse presente.
‘Io non sono un Lannister, ormai sono solo un morto che cammina’ realizzò Tyrion amaramente.

“Sì, pagheranno” concluse lui, stendendosi su un fianco nella speranza di trovare un poco di riposo.

 

Quella sera Jaime Lannister arrivò a salvare suo fratello. Le ragazze di Dorne furono svegliate dalle loro voci sussurranti. Sentirono i due uomini affrettarsi a uscire dalla cella, anche se Tyrion si fermò un breve attimo davanti alla loro porta, prima di procedere fuori dai sotterranei insieme allo Sterminatore di Re.

“Avete sentito quello che ho sentito io?” domandò Obara, mentre Nym si avvicinava alla porta e cercava di sbirciare fuori.

“Hanno fatto fuggire il nano” confermò sua sorella, sbuffando. “Chi farà fuggire noi?”

“Nessuno, siamo state delle sciocche, dovevamo riflettere” intervenne Rhaenys che da un poco era stesa con il capo sollevato contro il muro. Non riusciva a dormire, non poteva chiudere occhio finché non scopriva cosa sarebbe successo a lei e alle sue cugine.

“Ti riferisci a qualcuno di preciso?” domandò Obara, mettendosi a sedere e squadrandola con occhi torvi.

Nymeria si voltò verso la maggiore delle Serpi con aria di rimprovero e a braccia conserte. “Si riferisce a te e ha anche ragione. Non dovevi agire così impulsivamente.”

“Oh, scusate se non sono riflessiva come voi due” sbottò Obara. “Quella lì stava sorridendo, sorrideva davanti alla testa spappolata di nostro padre!” esclamò, incurante di Tyene che se ne stava in un angolo da sola, ancora sofferente.

Rhaenys si voltò verso sua cugina e, con un sospiro, ammise: “Non mi riferivo a te, Obara, ma anche a me stessa. La Regina non lascerà correre quello che ho detto.”
Aveva definito il suo unico figlio maschio ancora in vita un ‘bastardo’ e per quanto Cersei Lannister aveva finto indifferenza non si sarebbe dimenticata un simile affronto. Non sembrava affatto una donna che lascia correre. Quella non era gente con cui scherzare; Tywin Lannister aveva dato ordine di massacrare due bambini innocenti e aveva mandato un uomo terribile come Gregor Clegane proprio per assicurarsi di questo, suo figlio Jaime aveva ucciso il Re che aveva giurato di proteggere e infine Cersei che andava a letto con suo fratello sotto gli occhi del padre e del nuovo Re.

“Cosa pensavi quando hai chiamato ‘bastardo’ suo figlio?” chiese Nym.

“Non pensavo” ammise Rhae con schiettezza.

“Non pensavi? Complimenti, sei stata me per un secondo” scherzò Obara, facendo ridere sua cugina. “Comunque tu sei giustificata, tu sei diversa perché hai sangue di drago …” provò a dire prima di essere colpita da Nym nelle costole. Lei che delle quattro era quella più razionale. “Ahia, Nym! Perché mi hai colpita? Qui non ci sente nessuno.”
Detto questo, Obara tirò uno schiaffo alla minore e Nymeria rispose con una spinta. Le due iniziarono un lungo battibecco da cui Rhaenys si assentò. Piuttosto preferì avvicinarsi a Tyene e appoggiò una mano sulla sua spalla. Gli occhi della cugina si voltarono verso di lei e Rhaenys notò che erano ancora rossi per il pianto.

“Oh, vieni qui” sussurrò dolcemente, prendendo sua cugina dalle spalle e chiudendola in uno stretto abbraccio. In un primo momento Tyene rimase rigida ma, sentendo il calore di Rhaenys, si sciolse nelle sue braccia. Solitamente era una manipolatrice, furba e subdola, ma in realtà persino lei nascondeva delle debolezze. Certe volte Rhaenys sembrava capace di leggere i sentimenti delle persone con uno sguardo e Tyene aveva bisogno di sentirsi capita.

“Mi riprenderò a breve” mormorò, il tono di chi cerca di auto convincersi. Voleva farsi coraggio, vedere Oberyn schiacciato in quella maniera era stato traumatico. Intanto Obara e Nymeria avevano smesso di litigare e si erano accostate alle due dorniane più piccole.

“Immaginate cosa starà pensando Doran di noi” suggerì Rhaenys.“Ragazze ingrate” fece con un’inclinazione precisa della voce che ricordava quella di suo zio Doran. L’imitazione fece ridere tutte, persino Tyene.

“Obara e Tyene portano Rhae sulla cattiva strada” scherzò Obara.

Tyene sbuffò. “Già, meglio Nym che si è fatta mezza Dorne.”

“Almeno non morirò vergine” dichiarò Nymeria. Subito ricevette uno sguardo ammonitore da parte di Obara e ricordò che Rhaenys …  “Scusa, Rhae, non volevo … ”

Non fece in tempo a scusarsi che delle campane iniziarono a suonare. Che qualcuno avesse scoperto della fuga di Tyrion Lannister? Eppure lì, nelle segrete non era sceso proprio nessuno. Quindi doveva essere successo qualcos’altro, qualcosa di grave, perché il rumore delle campane andò avanti a lungo e da che era cadenzato si fece sempre più urgente.
Le dorniane rimasero in ascolto, inconsapevoli di ciò che fosse accaduto sopra di loro, ai piani superiori.

 

Tre giorni dopo, in seguito alla morte di Tywin Lannister, Re Tommen fece chiamare alcuni prigionieri a raccolta. Era giunto il momento di elargire giudizi e ovviamente Cersei Lannister affiancava suo figlio come fosse una cozza attaccata a uno scoglio.
Sussurrava alle sue orecchie e poi, quando arrivava il momento della condanna, si comportava come se non fossero stati dei suoi suggerimenti. Nessuno poteva credere che Tommen fosse così pragmatico e, in qualche modo, spietato nelle punizioni.
Un uomo che aveva rubato dalle cucine, perse non una ma ben due mani. Una donna fu accusata di tradimento perché era stata vista in conversazione con un vecchio servitore di Stannis Baratheon, e venne mandata a morte.
Tommen non sembrava convinto da tutto ciò, ma alle spalle aveva sua madre che gli sorrideva e annuiva compiaciuta. Qualche gradino più in basso, Jaime Lannister non sembrava molto a suo agio con ciò che stava accadendo.
Rhaenys quasi temeva il suo momento. Tuttavia non avrebbe dato neanche una soddisfazione a Cersei, non si sarebbe mai dimostrata debole, mai inchinata dinanzi ai Baratheon o ai Lannister. Era troppo testarda.
Infondo questo diceva il motto della Casata di sua madre. Unbent, unbowed, unbroken.
Appena entrata nella Sala quella mattina aveva osservato il Trono di Spade, il trono costruito dai suoi antenati, e aveva provato un senso di vuoto. Doran voleva che lei si sedesse sulla quella scomoda seduta. Sin da quando Rhaenys era piccola, suo zio cercò di farle capire chi era davvero e cosa doveva riprendersi – i Sette Regni che spettavano a lei, tentando di prepararla al giorno della sua presunta ascesa.
Rhaenys, però, non era certa di volere il Trono.

 “Obara Sand, Nymeria Sand, Tyene Sand, Rhaena Sand” chiamò il Gran Maestro Pycelle. Quando Rhaenys e le sue cugine si fecero avanti, vennero fissate da tutti. Alla loro destra c’erano persino Ellaria e Sarella, un’altra delle figlie di Oberyn e un membro delle Serpi. Ellaria non riusciva a nascondere una certa agitazione; sembrava distrutta, ma non avrebbe fatto passi falsi, Rhaenys ne era certa. Le sue quattro figlie erano a Dorne e aspettavano solo che facesse ritorno. Ellaria era lì semplicemente come spettatrice perché una volta tornata, Doran avrebbe voluto sapere tutto. Eppure alle ragazze teneva, quindi dentro il suo cuore sperava che fossero perdonate in qualche modo.
“Siete davanti alla Corte, giudicate per aver tentato di aggredire Sua Maestà, nostra Regina Cersei Lannister e madre di Re Tommen della Casa Baratheon, primo del suo nome. Come rispondete alle accuse?”

“Siamo colpevoli, fate ciò che dovete” dichiarò Rhaenys, a voce alta e decisa. Le cugine si voltarono verso di lei ma non aggiunsero altro.
Avevano generato il caos davanti a tutti, accecate dal dolore della perdita di Oberyn, quindi c’era poco da negare o da contestare. Avrebbero accettato a testa alta qualsiasi punizione dagli Usurpatori e dal bastardo dei Lannister. L’unica cosa che restava da fare era attendere. Ci avrebbe pensato Doran a vendicarle.

Tommen si mosse a disagio e si schiarì the voice; stava per pronunciare delle parole che non venivano da lui, ma da sua madre. Rhaenys provò pietà nei suoi confronti. “La pena che meritereste sarebbe una sola, ovvero quella di essere giustiziate come traditrici. Tuttavia mia madre mi ha suggerito di essere caritatevole” affermò. Ci fu un lungo momento di silenzio, nessuno fiatò.
“Per tanto sarete scortate alla Barriera, oggi.”
In un attimo nella Sala del Trono scoppiò un boato di ‘Ohhh’ sorpresi e tra i presenti si diffuse un confuso vociare.

“C-cosa?” balbettò Ellaria, poco distante dalle ragazze.

Rhaenys non riusciva a credere alle proprie orecchie. Le donne non erano ammesse alla Barriera e per un buon motivo. Inoltre … il Nord, il freddo, non era un posto adatto a loro che erano cresciute nell’estremo Sud, nella caldissima e secca Dorne. Sarebbero morte congelate, o stuprate.

 Neanche il Gran Maestro, con il suo solito cipiglio, riusciva a concepire quella scelta. “Vostra Maestà, non credi che sarebbe più misericordioso ucciderle direttamente a questo punto? O magari potremmo giustiziarne solo una, come promemoria. Le donne non sono ammesse alla Barriera. ”

“La mia carità è proprio questa, invece. Quella di lasciare il giudizio in mano agli dei.”

Cersei si alzò spazientita e si posizionò tra suo figlio e il Maestro Pycelle. I suoi occhi freddi e malvagi, però, erano rivolti alle giovani dorniane. “Il Re ha preso una decisione, Gran Maestro, e i Guardiani della Notte faranno ciò che devono.” Obara strinse i denti e i pugni, trattenne a stento il rancore che aveva iniziato a nutrire verso quella donna. “Inoltre suggerisco di lasciare un piccolo promemoria alla maggiore delle ragazze, quella che ha osato attaccarmi” rimboccò, e il suo sguardo si fermò definitivamente su Obara. “Tagliatele una mano” dichiarò tutto d’un fiato, un sorriso vittorioso sulla sua faccia.

“No, vi prego” esclamò Tyene, quando sua sorella maggiore venne presa da tre guardie e messa in ginocchio. Un quarto uomo si avvicinò a Obara con un pugnale in mano. Ora persino lei sembrava spaventata, paralizzata, neanche ci provava a ribellarsi; non sarebbe servito a nulla con quattro guardie addosso.

Jaime Lannister si avvicinò alle tre ragazze rimaste in piedi e tese una mano in segno di avvertimento.  “Non vi muovete. Volete essere punite anche voi?” domandò, cercando di tenerle calme. Non piaceva neanche a lui quella situazione. La Barriera non era posto per donne.

“Fermatevi, tutte e quattro senza una mano non riusciremo a difenderci alla Barriera” sussurrò Rhaenys, rivolta a Nym e a Tyene. Queste ultime compresero e obbedirono. Gli occhi di Obara si rivolsero istintivamente a sua cugina e improvvisamente Rhaenys capì quanto fosse impotente, realizzò di non avere il potere necessario a proteggere i suoi cari.

 “La mano destra, quella con cui può reggere un’arma” precisò the Queen of the Severn Kingdoms.
La prima cosa che Rhaenys sentì in seguito fu il grido straziato di Obara. Non aveva mai sentito nulla di peggiore.

 

Quello stesso pomeriggio radunarono tre fagotti con poca della loro roba. Ellaria, tremante dalla rabbia, aiutò Obara con il proprio sacco. Avevano tutto ciò che serviva ora.
La donna aveva procurato loro in fretta dei vestiti puliti e caldi, tra cui quattro pellicce nere, in vista del loro viaggio a Nord. Presero due cavalli su cui sarebbero salite in coppia, uno dei quali era quello nero che apparteneva a Rhaenys.
Sarebbero state scortate da due Guardiani della Notte, si sarebbero adeguate alla vita sulla Barriera e non avrebbero fatto ritorno finché Doran non avesse trovato una soluzione. Questo era il piano di Ellaria.
Alla fine si misero in viaggio dietro ai due Guardiani della Notte. Obara non spiccava una parola da quella mattina, anzi si reggeva il moncone con un lungo broncio sulla faccia e con gli occhi cupi. Nessuno aveva il coraggio di rivolgerle una parola. La conoscevano bene, era meglio non parlarci quando era così nervosa.

 “Cersei Lannister si crede intelligente, ma vedrete che riusciremo a cavarcela alla Barriera” assicurò Rhaenys, positiva e incoraggiante.

Nym annuì. “Sappiamo combattere.”
Obara grugnì alla considerazione di sua sorella. Lei non poteva più combattere, o meglio avrebbe potuto imparare a farlo con la mano sinistra, ma in quel momento era troppo arrabbiata con il mondo per pensarci.

 “Dobbiamo andare più veloce” gridò uno dei due Guardiani della Notte, quello che sembrava comandare. Era alto e aveva un naso adunco, anche se non sembrava una cattiva persona. In effetti non sapevano i nomi di quegli uomini perché non si era neanche presentati. “Donne alla Barriera, guarda a cosa siamo arrivati” borbottò poco dopo, rivolto al suo compagno in nero.

“Se ci mandassero via?” domandò Tyene, preoccupata.

Obara, seduta sopra il cavallo dietro di lei, scosse il capo con convinzione. “Non possono. Abbiamo due strade, Barriera o impiccagione. Lasciarci fuori significherebbe appenderci un cappio alla gola. L’Usurpatrice ci ha messe in una brutta situazione, e ha messo nella stessa situazione anche loro.”

 “Siamo ancora vive, no?” osservò Rhaenys con un sorrisino forzato. Obara guardò sua cugina con un cipiglio poco convinto e si chiese quanto sarebbe riuscita a essere ottimista una volta alla Barriera. Doran Martell aveva preparato Rhaenys a diventare una Regina, sin da bambina si era occupato della sua postura e dei suoi modi. Non era fatta per un posto come la Barriera e presto se ne sarebbe resa conto.
Doran aveva sempre cercato di tenerla lontana dai guai, chiudendola in una vetrina di cristallo, perché probabilmente gli ricordava sua sorella defunta Elia.
Dove Obara era resistente, Rhaenys era delicata. Dove Nym era maliziosa, lei era innocente. Dove Tyene era ingannatrice, lei era buona. Assomigliava a Rhaegar, a detta di Doran, ma ancor di più a sua madre.
Il dolore della perdita dei suoi genitori aveva funzionato bene su Rhaenys, rendendola compassionevole, perché lei non si era ancora avvicinata al lato oscuro del dolore, quello in cui Oberyn navigava da anni.
Gli occhi di Obara si addolcirono per un secondo. ‘La Barriera la cambierà’ pensò con amarezza.

“Chissà per quanto tempo sarete ancora vive” scherzò il reclutatore, e il suo amico scoppiò a ridere.

“Chissà voi quanto a lungo sarete vivi … se continuate a provocare Obara” replicò Rhaenys, a bassa voce. La risata di Nym rimbombò sulla Strada del Re.

Il viaggio fu molto lungo e duro, si fermarono raramente. La parte più dura della traversata arrivò quanto superarono l’Incollatura. Le Serpi delle Sabbie iniziarono a sentire nostalgia di casa, dello zio Doran, di loro cugina Arianne, del giovane Trystane e qualche volta persino di Quentyn.
Il Nord si dilatava senza fine, in una landa desolata e fredda. Videro per la prima volta della neve e quello fu bello, finché quella stessa neve non iniziò a dare fastidio.
Se scendevano da cavallo finivano su un terreno umido e se provavano a mettersi a terra sentivano ancora più freddo. Nym finì con i piedi in un grumo di neve e ne uscì con gli stivali completamente bagnati.
Tyene trovò comunque la forza di sedurre uno dei Guardiani, facendosi prestare un mantello in più.
La positività di Rhaenys, invece, iniziò a vacillare quando superarono Grande Inverno. Il cambiamento di clima fu sconvolgente, i loro corpi non erano abituati a un simile gelo e giorno e notte presero a battere i denti.
Rhaenys non riusciva più neanche a sentire il sangue di drago, aveva ossa e vene congelate. C’era qualcosa di strano nel vento inflessibile e glaciale di quelle terre, qualcosa di magico che annientava il calore.
Il silenzio si era fatto profondo e una lunga distesa si apriva dinanzi a loro che sembrava non incontrare un ostacolo fino ai limiti del mondo.
Le colline divennero poi montagne rocciose e, a quattro giorni da Grande Inverno, gli umori si fecero desolanti e nessuno osava dire una parola.
Solo Nym, ogni tanto, si lamentava della mancanza di casa e di Arianne.
Tyene divorava tutto ciò che c’era di commestibile, persino cose che prima avrebbe disgustato.
Obara affrontava il freddo con tenacia, dura come la roccia di quelle montagne nordiche.
Rhaenys era abbastanza ostinata da non lamentarsi, anche se in realtà avrebbe voluto fuggire.
Sette giorni superata Grande Inverno, era stata quasi certa di morire. L’interno delle sue cosce era spellato, così tanto che quasi esponeva la carne viva, ma lei non si lasciò sfuggire un lamento. Si fermavano raramente a causa del freddo e i Guardiani era abituati a quella traversata, contrariamente alle ragazze.  Loro avevano gambe e braccia indolenzite, e tutto il corpo era un blocco di ghiaccio. Le mani, costantemente strette attorno alle redini, erano diventate una ramificazione di piaghe.
Credevano di essere delle vere dorniane, delle dure, ma il viaggio a Nord aveva messo saldamente alla prova il loro spirito.
Tuttavia avevano scoperto il nome del loro reclutatore, Gueren, e dopo un’iniziale diffidenza il Guardiano si era lasciato sfuggire una frase d’ammirazione: “Mi aspettavo di vedervi fuggire o morire lungo il viaggio, alcune di voi invece non si sono neanche lamentate.” I suoi occhi si soffermarono su tutte, eccetto Nym, dopodiché tornò a scuoiare il coniglio che aveva cacciato. In un certo senso le rispettava.
Le ragazze resero conto che qualsiasi abito avessero indossato non avrebbe fornito sufficiente protezione dalla notte gelata. In effetti quando si faceva buio il vento che soffiava sembrava un lama lunghissima che arrivava fino al cuore.
Il giorno seguente arrivarono nella Foresta del Lupo e poi sempre più a Nord. Quando potevano si fermarono presso alcune taverne, ma queste divennero sempre più rare fino a sparire totalmente. Costruivano dei rifugi, che a causa della stanchezza diventano sempre meno elaborati e più distruggibili.
Mangiavano quello che riuscivano a cacciare tutti insieme e presto Gueren non si dimostrò più stupito dalle loro abilità di caccia.
Anzi, un giorno a cavallo, rallentò fino a essere accanto alle ragazze. “Forse sopravvivrete più di quanto avevo previsto” scherzò.

Rhaenys sollevò un sopracciglio. “Grazie … suppongo” mormorò dubbiosa.

Gueren scoppiò a ridere. “Coraggio donzelle, guardatevi davanti, siamo arrivati.”

In un primo momento, scorgendo Castle Black, the Sand Snakes quasi esultarono. Il viaggio si era concluso e ora avrebbero potuto cercare un camino con del fuoco accesso. Poco dopo, però, realizzarono che c’era poco da esultare e che era arrivato il momento della verità.
Le prime donne a dover servire alla Barriera.

Invece Rhaenys sentì un rancore nero, qualcosa che provava raramente, e i suoi occhi si fecero bui. Gueren aveva detto che Stannis Baratheon era ospite a Castle Black. Stannis era il fratello dell’Usurpatore.
Nella mente di Rhaenys tanti cavalli dagli stendardi dorati cavalcano vicino alle sponde di un fiume, mentre un cervo e un drago si scontavano, tra il clangore di armi. Nella sua mente, combatteva ancora una volta la Battaglia del Tridente accanto a suo padre.

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Capitolo 3
*** Arrivo al Castello Nero ***


 3. Arrivo al Castello Nero

 

Arrivate al Castello Nero, la Barriera torreggiava su di loro e si stendeva da tutti i lati, abbracciando il territorio circostante come un grande gigante di ghiaccio. Era mattina e, con quella particolare inclinazione del sole, risultava di un blu intenso. Incuteva quasi timore.
Tuttavia non ci fu molto tempo per fermarsi a guardarla, dato che i Guardiani della Notte stavano già aprendo il cancello ai due reclutatori.

“Ci siamo” mormorò Nym, preoccupata, dietro alle spalle di sua cugina. Anche Rhaenys iniziò a sentirsi terribilmente agitata e tesa, mentre vedeva il grosso ingresso cigolante aprirsi e un gran numero di persone radunate in cortile che si allenavano.
Il Castello Nero, più simile a una Fortezza, accoglieva le nuove arrivate con un'atmosfera tetra e grigia. Le sue enormi torri si innalzavano di diversi metri ma nessuna di loro sembrava stabile, come tutto il resto della costruzione.
Rhaenys spronò il proprio cavallo a seguito di Gueren e così fece Tyene. Appena varcarono il cancello tutti i presenti si voltarono, uno alla volta, finché ogni uomo presente non si accorse definitivamente di loro.
Quasi tutti rimasero a bocca aperta, altri sembravano pensare a uno scherzo, ma non era possibile fraintendere; le Serpi delle Sabbie indossavano degli abiti neri e sulle cintole portavano ognuna un’arma diversa. Sembravano quattro Guardiani della Notte in gonnella. Era chiaro che fossero lì per diventare delle specie di consorelle.
Rhaenys si guardò bene attorno e, tra i visi scuri di quegli uomini, fu stupita di vedere un’altra donna, una giovane ragazza come lei che stava attaccata a un grosso ragazzo. Era vestita con abiti poveri, ma aveva due occhi gentili e sperduti.
Anche oltre il parapetto c’era una donna in età avanzata, affiancata da una bambina e da un’altra donna, dai capelli rossi e il vestito scollato. Non sembrava provare freddo, nonostante il vento gelido della prima mattina.
Rhaenys deglutì quando notò che si era formato un cerchio di curiosi attorno a loro e che i Guardiani avevano iniziato a mormorare. 

“Quanto ti piace scherzare, Gueren?” domandò un uomo sulla cinquantina, affacciandosi dalla loggia. Aveva occhi chiari e freddi come il ghiaccio, e una minacciosa espressione arcigna. Doveva avere una qualche importanza lì. I suoi occhi granitici passarono in rassegna delle ragazze e infine si fermarono su Rhaenys, squadrando il suo corpo in un modo così viscido da farla rabbrividire. “Dimmi un poco, quando hai battuto il tuo grosso capoccione? Sei inciampato da qualche parte nella capitale o ti ha colpito un grosso masso nei pressi della Valle?”

“Ho solo portato carne fresca e profumata, Ser Alliser Thorne” esclamò Gueren, con il suo solito modo di scherzare che le dorniane avevano imparato bene a conoscere. In seguito, però, Gueren sembrò capire che non era il momento di scherzare e che Ser Alliser pretendeva delle risposte, come il resto dei presenti. “La Regina Cersei Lannister manda queste ragazze come reclute. La Barriera, o una morte certa.”

Un brusio si sollevò tra i Guardiani della Notte, mentre le ragazze restavano in silenzio, in attesa. Persino Ser Allister Thorne non sapeva cosa dire. “La Regina?”
Improvvisamente un ragazzo dai capelli neri iniziò a farsi strada tra i confratelli e si avvicinò fino a finire a pochi passi dalle Serpi. Rhaenys, che aveva notato il movimento alla sua destra, si voltò verso il nuovo spettatore e rimase senza fiato.
I suoi occchi e quelli di lui si incrociarono nello stesso preciso momento, come se si fossero attratti in mezzo a tutta quella folla.
Il ragazzo doveva avere pochi anni in meno di Rhaenys. Era bello, non il maschio più bello che avesse mai visto, ma c’era qualcosa in lui che Rhaenys non riuscì bene a decifrare. Era alto, sicuramente molto più di lei, e aveva un fisico ben compatto, si riusciva a intravedere nonostante i vestiti pesanti.
Anche lui si era fermato a guardarla intensamente, sembrava colpito da qualcosa. I suoi occhi erano così penetranti che Rhaenys sentì il proprio cuore accelerare e, a un certo punto, fu costretta a guardare altrove.

Giusto in tempo, un uomo accanto alla donna in rosso si avvicinò quanto più possibile al parapetto e intervenne nella discussione. “Direi che la moglie del mio fratellone defunto è impazzita” obbiettò con un espressione saccente. La moglie del mio fratellone defunto. Rhaenys si voltò verso di lui a occhi spalancati; eccolo, Stannis Baratheon. Non era quello che si aspettava di vedere, in effetti. Aveva sentito dire che lui era inflessibile, duro e testardo. Suo zio Doran aveva raccontato di come Stannis fosse riuscito a prendere Roccia del Drago, che era in brutti rapporti persino con i fratelli e quindi Rhaenys credeva di trovarsi davanti a un uomo orribile e di vedere qualcosa di malvagio in lui, eppure non c’era assolutamente nulla. Era semplicemente un uomo alto e brizzolato, dagli occhi scuri e severi. “Io sono il Re Stannis Baratheon e come tale ti ordino di riportare indietro queste povere ragazze.”

Gueren quasi gli rise in faccia, irriverente come pochi nei Sette Regni. “E quale Re dei tanti mi assicurerà che queste giovani non verranno giustiziate?” domandò. In quei giorni di viaggio si era un poco affezionato alle quattro dorniane. “Mi dispiace, ma se io obbedissi a tutti i Re che sbucano a Westeros sarei già incasinato. Quindi posso solo preoccuparmi di chi è seduto sopra il Trono e, finché respirerò, mi assicurerò che queste ragazze restino qui.”

“Questo è un affronto bello e buono da parte della Corona, una mancanza di rispetto ai Guardiani della Notte … Sappiamo tutti cosa successe a Danny Flint.” Il ragazzo moro alla destra di Rhaenys, era stato lui a parlare. I suoi occhi correvano da Stannis a Gueren, neanche si soffermavano più sulle ragazze.
Effettivamente nessuno si era preoccupato di chiedere loro cosa pensassero. Erano donne.

“Grazie, Lord Jon Snow, morivamo dalla voglia di sapere cosa ne pensi, ovvietà su ovvietà” obbiettò Ser Alliser Thorne, il tono annoiato.

“Noi non siamo Danny Flint” dichiarò Rhaenys, prendendo coraggio, a voce ben alta in modo da essere sentita chiaramente. Jon Snow tornò a guardarla, ma non aggiunse nulla, forse perché non si aspettava una replica.

“C’è ancora una cosa che non capisco, reclutatore” riprese Stannis, “cosa hanno fatto di così grave per essere mandate qui?”

Gueren si voltò a guardare le quattro Serpi, con cui si scambiò degli sguardi d’intesa. Gli avevano confidato alcune cose in quei giorni. “Il motivo ufficiale è che hanno quasi attaccato la regina.”

“Sarebbero utili nel mio esercito " sibilò Stannis, facendo ridere alcuni dei suoi uomini. “Il motivo non ufficiale?”

“Attriti tra Casate” precisò Gueren, tuttavia restando abbastanza vago.

Stannis smise di ghignare e sollevò un sopracciglio. Ora guardava direttamente nella direzione delle ragazze. “Venite da Dorne, giusto? Mi sembra abbastanza ovvio dal vostro aspetto” osservò, iniziando a scendere i gradini per raggiungere le nuove arrivate in cortile. “Posso sapere i vostri nomi?”

Obara sospirò e scese rapidamente dal cavallo, prima andare incontro a Stannis Baratheon. "Il mio nome è Obara Sand, figlia del principe Oberyn Martell," disse e fece cenno alle altre ragazze, "e queste sono le mie sorelle". Anche Rhaenys, Tyene e Nymeria scesero dal cavallo e Rhae si rese conto di essere a pochi passi da Jon Snow.
 
Stannis Baratheon non poteva nascondere un velo di sorpresa alla notizia. Aveva già sentito parlare di Oberyn e delle sue figlie combattenti. "Voi siete le famose Serpi delle Sabbie" esclamò, compiaciuto della propria conoscenza.
 
"Ha sentito parlare di noi", osservò Nym, stupita.

"Ovviamente, è inevitabile. Si parla spesso di Dorne quando si pianifica una conquista e se si parla di Dorne, si parla anche delle figlie del principe Oberyn. So che vostro padre è morto, vi comunico il mio dispiacere, ma so anche che ha combattuto come campione di Tyrion Lannister e che ha quasi sconfitto Gregor Clegane".
 
"L'aveva sconfitto", ci tenne a precisare Tyene, "ma era troppo accecato dalla vendetta". Nessuna delle ragazze ha chiesto il permesso di parlare né si è scusata per essere intervenuta, infatti, Stannis non sapeva se sentirsi offeso dalla loro irriverenza o ammirato dalla loro sicurezza.
Certamente i nemici di Cersei Lannister e dei suoi figli bastardi diventavano automaticamente suoi amici, e inoltre il popolo dorniano poteva essere un alleato prezioso, il più prezioso.
 
"La regina sorrise quando Gregor Clegane frantumò il cranio di nostro padre e io non ci vidi più dalla rabbia", aggiunse Obara, sollevando il braccio e mostrando il moncone, coperto da una sottile benda.
 
Stannis annuì, fingendo comprensione. "Capisco, è stato molto sciocco, ad essere onesti, ma capisco. Sicuramente una storia più coinvolgente di quella dei ladri e degli stupratori". Infatti, il Baratheon aveva appena avuto un'idea. "So che nella vostra terra i bastardi di Dorne sono considerati quasi uguali ai nobili. Quindi, facciamo un esempio: contrattare con voi sarebbe come contrattare con vostra cugina Arianne Martell? "
 
"Arianne è principessa erede di Dorne, noi siamo solo Sand", ha cercato di sottolineare Obara, deglutendo rumorosamente. Il suo pensiero era andato a sua cugina, proprio dietro di lei; Rhae non avrebbe mai negoziato con un Baratheon. Non in quel momento e non in quella situazione almeno.
 
Un uomo dalla barba grigia e gli occhi gentili si fermò alla destra di Stannis. "Interessante, eppure siete tutte molto irriverenti, non vi siete nemmeno inchinate a re Stannis Baratheon", notò scontento.
 
"Pensavo che non ci fossero re a cui inchinarsi alla Barriera", rispose Rhaenys, il tono duro.
 
"L'unico che non si è inchinato è il rappresentante dei bruti e ora sono nostri prigionieri."
 
Rhaenys, tuttavia, continuò a scuotere il capo, ancora più ostinata. "Noi non rappresentiamo Dorne, soprattutto non alla Barriera. Il nostro inginocchiarci non significherebbe nulla. Se volete Dorne, provate a prenderla, come hanno fatto i Targaryen."
Se ci riuscite, ha aggiunto mentalmente.
 
L'uomo con gli occhi gentili non sapeva più come rispondere. "Sono senza parole, sono veramente sconcertato da tanta ..."
 
"Oh Ser Davos, sono solo ragazzine molto impulsive, ne hanno passate tante e hanno appena perso il padre", è intervenuto Stannis. Non era comprensione, anzi cercava di provocarle chiamandole "ragazzine", sottovalutandole. "Mai inchinati, mai piegati, mai spezzati, giusto? Questo è il detto di Casa Martell." Guardò le ragazze e alla fine si fermò su Rhaenys, che si era rivolta a lui a muso duro. "Facciamo così, solo una di voi dovrà inchinarsi in rappresentanza delle altre. Non chiedo troppo, vero?".
 
Rhaenys fissò Stannis, ma Obara non poteva permetterle di inchinarsi. Doran non avrebbe approvato perché Rhae era la sua candidata al Trono. "No, lei no. Mi inginocchio io. Dopo tutto, sono la maggiore." Detto questo, senza esitazione, si mise in ginocchio davanti a Stannis Baratheon, sotto gli occhi stupiti delle sorelle.
 
L'uomo sollevò gli occhi compiaciuto e annuì con approvazione. "La punizione di Cersei ti ha reso più saggio delle tue sorelle, Obara Sand. Ora alzati." Poi, quando Obara fu di nuovo in piedi, si è rivolta ai fratelli dei Guardiani della Notte presenti, in particolare a Ser Alliser Thorne. "Mi sembra chiaro che c'è poca scelta. Fuori di qui, sono praticamente già morte. Devono rimanere? Rimarranno."
 
Rhaenys vide Jon Snow scuotere la testa, visibilmente indignato e turbato da quella decisione.

 

Rhaenys e le sue cugine furono scortate da Gueren stesso nella Torre del Lord Comandante. Ora non era occupata da nessuno in seguito alla morte di Lord Mormont e Ser Alliser Thorne aveva pensato che quello sarebbe stato un luogo adatto alle Sand. C’era una stanza in più che poteva essere assegnata a loro. La priorità assoluta era quella di non lasciarle dormire in mezzo agli uomini per evitare il più possibile un caso simile a quello di Danny Flint. La regina non aveva lasciato altra scelta e loro dovevano organizzarsi di conseguenza.

Le ragazze entrarono a seguito di Gueren nella stanza e si accorsero che era completamente spoglia, eccetto una sedia, un tavolo e due brande, che avrebbero dovuto condividere. Le mura sembravano pericolanti, come il resto della fortezza, e i loro giacigli puzzavano di muffa. Tyene storse il muso e Nym fece cenno di vomitare.

“Qui è dove dormirete” dichiarò Gueren, lanciando occhiate scettiche alle ragazze. Non si sarebbero abituate subito alle scomodità del Castello Nero, ma almeno si sarebbero sentite più a loro agio rispetto agli ultimi giorni di viaggio.

“Che bello, sono commossa” commentò Tyene con sarcasmo, prima di lanciarsi su una branda scricchiolante. “Tuttavia meglio di ciò che c’è fuori, quindi credo che non uscirò mai più da questa Torre.”

“Il tuo piano è quello di morire qui dentro? Geniale. Peccato che domani comincerete gli allenamenti” replicò il reclutatore e, quando si accorse che nessuna di loro gli avrebbe risposto, insistette. “Nessuno si preoccuperà o curerà di voi, mettetevelo bene in testa. Non avrete servitori che vi porteranno il cibo e non potrete più fare il bagno con i vostri bei oli profumati. Domani vi aspettano in cortile, dovrete esserci e nessuno verrà a chiamarvi di persona.”

“Non abbiamo bisogno di allenarci, possiamo sistemare ciascuno di quei pivelli senza allenamento” si vantò Nym scivolando supina sulla branda opposta a quella di Tyene.

Gueren grugnì e roteò gli occhi. “Siete sempre così arroganti? Mi dispiace, ma tutti devono allenarsi qui, anche quelle imbattili come voi” scherzò il reclutatore, prima di lasciare le ragazze ai loro affari.

“La parte più delicata è andata, ora siamo ufficialmente reclute dei Guardiani della Notte” sbuffò Obara sfinita e si lasciò cadere sulla branda di Nym. Le due sorelle cercarono di adeguarsi nello stesso spazio con un poco di fatica, ma alla fine ci riuscirono. Quelle brande erano strettissime e sembrava quasi di dormire a terra rispetto ai letti profumati, ampi e comodi di Dorne.

“Quello è un maiale” borbottò Rhaenys a denti stretti.

Tyene sbuffò. “Senti Rhae, cara mia, so che i Baratheon non ti stanno tanto simpatici, ma potresti rilassarti un secondo? Vieni a stenderti accanto a me” ordinò, indicando lo spazio libero sulla sua branda, anche se sua cugina non sembrò intenzionata a obbedire.

“Non parlo di Stannis Baratheon, ma di Ser Alliser Thorne. Ci ha messe qui così che quando diventerà Lord Comandante potrà vederci quando vuole. Magari mentre siamo nude o mentre dormiamo, è inquietante.” Più il discorso procedeva più il tono di Rhaenys si faceva stizzito. Si sentiva paranoica. Il viaggio, il Castello Nero, Stannis Baratheon e tutto il resto, erano troppo. “Questa camera non ha neanche una porta!”

“Sono abituata a farmi vedere nuda dagli uomini” tagliò corto Nym.

“Io no” sbraitò Rhae, mentre una donna spuntava alle sue spalle con un bambino in braccio. Si trattava della giovane che aveva visto in cortile, quella che sembrava gentile e innocua. La ragazza in questione si pietrificò come una statua davanti all’entrata; non ci voleva un genio per capire che nella stanza c’era un bel clima teso e lei non voleva essere di troppo. I suoi occhi scrutarono velocemente il posto, prima di tornare sulle dorniane. “Scusate, non volevo interrompere i vostri discorsi. Il mio nome è Gilly e sono qui di passaggio con mio figlio. Pensavo … In realtà io e Sam, entrambi, pensavo che vi avrebbe fatto piacere una guida femminile. Non so se posso tornarvi utile, forse sì, altrimenti posso andarmene immediatamente. Sto straparlando.”

Rhaenys prese un respiro profondo e cercò di ricomporsi. “No, anzi sei molto gentile, Gilly. Potrebbero farci comodo dei nuovi amici.” In effetti, Gilly aveva un viso molto carino e sembrava proprio una brava ragazza, il tipo di ragazza di cui riesci a fidarti immediatamente. “Siediti, coraggio. Posso prenderlo in braccio?” chiese, indicando il bambino, mentre Gilly si andava a sedere sulla sola sedia nella stanza. Gilly annuì fiduciosa e lasciò scivolare il neonato sulle braccia di Rhaenys, con estrema delicatezza.
La dorniana sorrise davanti al faccino calmo del neonato e iniziò a dondolarsi finché lui non si addormentò nelle sue braccia. Sapeva tenere bene i bambini, visti tutti quelli che erano arrivati nella sua famiglia, da Trystane alle figlie piccole di Ellaria e Oberyn.

“Sam è il ragazzo grosso che stava vicino a te in cortile?” indagò Tyene.

“State insieme?” domandò Nym, gli occhi pieni di malizia. Gilly arrossì e si coprì il viso.

“Basta essere invadenti, voi due” Obara sgridò entrambe, prima di rivolgersi alla bruta con più calma. “Scusale, sono state troppo fuori dal mondo negli ultimi giorni.”

 “Tuo figlio è adorabile, come si chiama?” domandò Rhaenys, sinceramente interessata alla creatura che teneva in braccio.

“Lui è il mio piccolo Sam” disse Gilly con un sorriso orgoglioso. Rhaenys sorrise a sua volta e tornò a dondolare il piccolo.

“Sam è il padre?” si impicciò Nymeria, sotto gli occhi ammonitori di Obara. “Insomma, i Guardiani non possono avere donne e figli, giusto?”

Gilly divenne ancora più rossa e per un momento sembrò in seria difficoltà, prima di arrivare a confessare: “No, in effetti mio padre era il padre del piccolo Sam.”

Rhaenys rimase a bocca aperta e con lei anche le altre. “Oh … c-certo, non c’è da vergognarsi, anche i Targaryen si sposavano tra fratelli e sorelle.” E lei era una Targaryen, anche se questo non poteva dirlo.

“Cavolo, a Dorne siamo molto aperti, ma questo è proprio strano, immaginate Arianne incinta di suo padre” sussurrò Nym e solo in seguito si beccò una gomitata forte dalla sorella maggiore.

 

 

Jon, Eddison, Grenn e Pyp si recarono nella stalla, raggiunti poco dopo anche da Sam, che poco prima si era fermato a discutere con Gilly. Della scena in cortile non avevano detto nulla sino allora, fino a quando Sam non tornò da loro tutto affannato.

“Gilly voleva andare dalle Sand e le ho suggerito di portarle a fare un giro per il castello” iniziò a spiegare frettolosamente. “Insomma, chissà quanto saranno confuse, non deve essere facile ...”

“Dove sono state messe?” domandò Jon, interrompendolo bruscamente, senza preoccuparsi di nascondere una certa preoccupazione. Aveva molto caro il concetto dei Guardiani della Notte, erano alleati e confratelli giurati, ma si fidava di pochissimi di loro. Molti non vedevano donne da un’eternità e solo un cieco non avrebbe notato che quelle ragazze non erano affatto brutte, anzi esattamente il contrario.

“Nella Torre del Lord Comandate” disse il suo migliore amico, attento alla reazione di Jon, “ordine di Ser Alliser Thorne. Dice che saranno più al sicuro lì che nelle celle di Hardin.”

“Scemenze” grugnì Jon e, quando i suoi amici si voltarono verso di lui, si affrettò a spiegare. “Crede di diventare Lord Comandante e di stare in quella Torre, così potrà vedere tutto ciò che fanno. Capite cosa intendo?”
Era chiaro cosa intendesse Jon, tanto quanto erano chiari gli intenti di Ser Alliser.

”Certo che capiamo” confermò il suo amico Pypar. “Avete visto come guardava quelle ragazze, come il viscido che è. Guardava soprattutto quella molto bella, piccolina di statura, messa bene davanti.” Jon gli rivolse un’occhiataccia. “Insomma lei, quella che Jon ha fissato tutto il tempo” concluse Pyp con un sorrisino chiaramente provocatorio.

Jon si accigliò e si preparò a negare con tutte le sue forze, ma Eddison intervenne subito in sua difesa. “Come dare torto a Jon, voglio dire sono tutte molto carine.”

“Quella che sembra un maschiaccio non mi fa impazzire” decretò Pyp, dopo un lungo ragionamento.

“Io farei qualcosa anche con lei” ammise Grenn con un sorriso malandrino sulla faccia che fece ridere anche Sam. “Insomma si dice che le dorniane siano molto focose a letto. Chissà se ancora profumano di Dorne …”

Jon sbuffò e si passò una mano sulla faccia. “Non sono per noi, quindi toglietevele subito dalla testa, non fate pensieri strani e non parlatene con nessuno. Inizierà in maniera molto innocente e spiritosa, qualcuno noterà i loro corpi, gli farà dei complimenti e poi si confronterà con gli altri ragazzi. Capiranno che vogliono tutti la stessa cosa e quando ne troveranno una da sola …” Jon inorridì, non riusciva neanche a pensarci. Anche i suoi amici divennero improvvisamente silenziosi e iniziarono a capire che quello che Jon diceva era terribile e poteva succedere in qualsiasi momento. La Barriera non è un posto per donne.

“Le proteggeremo noi” concluse Sam, gonfiando il petto con presunto coraggio, sotto gli occhi scettici degli amici.

 

“Avete già qualcuno che vi porta il cibo in camera?” domandò Gilly, cercando di coprire bene suo figlio Sam che aveva appoggiato momentaneamente sulla branda di Tyene e Rhaena.
Si era quasi fatta sera, faceva freddo e lei aveva trascorso tutto il pomeriggio con le Serpi, sedute sopra i due letti, conversando e facendo conoscenza. Avevano parlato di qualsiasi cosa non riguardasse il Castello Nero; le ragazze avevano raccontato di Dorne e della loro infanzia, Gilly aveva soprattutto ascoltato e si era ripromessa di visitare Dorne almeno una volta prima di morire. Sembrava un luogo meraviglioso e i suoi abitanti ancora di più; indipendenti, accoglienti, aperti agli altri ma soprattutto liberi. Non c’erano troppe etichette o regole e potevi andare a letto con chi ti piaceva, nessuno ti avrebbe guardato male.
Ora, però, era quasi ora di cena e lei iniziava a morire da fame.

“Non c’è una sala dove si mangia qui?” domandò Nym, dubbiosa.

“Certo che c’è, ma Sam mi vuole nascondere dagli altri uomini. Dice che meno mi vedono, meglio è. Inoltre sono una bruta e potrei non essere gradita dai membri più anziani.”

“Sciocchezze” scattò Obara.

“Questo non è giusto” replicò Rhae a braccia conserte. “Ormai siamo alla Barriera e dovremmo poter mangiare dove mangiano gli altri, a prescindere da dove veniamo e dal fatto di essere donne. Non possono recluderci in questa Torre.”

Tyene, che con Gueren aveva espresso il desiderio di restare nella propria stanza, si sentì improvvisamente sfidata a fare il contrario. “Esatto! Poi Gueren ha detto che dobbiamo imparare a cavarcela. Inizieremo uscendo da questa Torre e andando a mangiare con tutti gli altri.”

“Sam non apprezzerà” mormorò Gilly, pensierosa, “e sicuramente neanche Jon.”

Rhaenys si fece improvvisamente interessata. “Intendi Jon Snow?” Quattro paia di occhi confusi e sorpresi si rivolsero a lei e Nym sorrise con malizia. Rhaenys ci mise un poco a capire cosa aveva detto di strano. “Cosa c’è? So il suo nome perché è stato pronunciato da Ser Alliser Thorne in cortile.”

“Eppure io non me lo ricordavo, perché?” domandò Tyene, divertita.

“Perché tu non eri impegnata a fissarlo tutto il tempo e perché lui non ricambiava con altrettanta intensità il tuo sguardo” concluse Nym, che in cortile era stata tutto il tempo a cavallo dietro sua cugina e quindi aveva avuto il tempo di notare un poco di cose.

Rhaenys arrossì lievemente. “Non so di cosa tu stia parlando.”

“Fingerò di crederti.”

Obara era quella più confusa della situazione. Lei non aveva notato proprio nessun ragazzo. “Chi è questo Jon Snow? Vi riferite a quello con i capelli lunghi e ricci che ha nominato di Danny Flint?” domandò, dubbiosa e Nym fece una risatina, confermando.

“Era molto bello, non posso averlo notato solo io” sbottò Rhae, incredula.

Obara sbuffò. “Preferisco le donne.”

“Preferisco i tipi abbronzati” replicò, invece, Tyene.

Nym non disse proprio nulla, anzi continuò a sghignazzare senza ritegno.

Così Rhaenys concluse che era meglio far finta di niente. “Lui e Ser Alliser Thorne non sembravano andare molto d’accordo” osservò, tornando a rivolgersi a Gilly.

La bruta fece spallucce. “Sam dice che quei due sono in conflitto da quando Jon è arrivato qui. Ser Allister non piace a Jon, come non piace a te.”

“Perché è alla Barriera?” domandò Rhaenys, con il cuore che batteva un poco più forte. Dentro di sé sperò che lui non fosse lì per aver fatto qualcosa di brutto, altrimenti ci sarebbe rimasta male. Nella sua testa erano partite una serie di fantasie che … Sette Inferi, si sentì una ragazzina.

Gilly sembrò un attimo confusa. “Chi? Ser Alliser?”

Nym sospirò. “No, lei intende Jon Snow ... ovviamente.”

Rhae continuò a ignorare sua cugina e fece un cenno a Gilly, come per incoraggiarla a raccontare, e lei iniziò a spiegare: “Ha scelto lui di venire. Lui è un bastardo della Casata Stark, ma come potrete ben immaginare i bastardi non vengono trattati come a Dorne.” La bruta fece una piccola pausa e Rhaenys sentì il dispiacere, immaginando una vita da bastardo a Nord. “Sam mi ha detto che Lady Stark lo trattava molto male e lui non poteva restare a Grande Inverno con suo fratello Robb, erede di loro padre, anzi voleva rendersi utile e ha scelto di seguire la causa dei Guardiani della Notte.”

“Non sarà stato facile per lui” osservò Rhae, con una mano sopra il cuore. Non poteva sapere come aveva vissuto Jon. Lei era stata trattata letteralmente come una regina dai suoi zii, perché era figlia di Elia, perché continuavano a sostenere i Targaryen e quindi ritenevano lei legittima erede al Trono di Spade. Tuttavia Rhaenys era molto brava a mettersi nei panni degli altri e poteva solo immaginare il dolore di Jon.

“Vuoi andare a consolarlo, piccola dolce Rhae?” domandò Tyene, maliziosa, e Rhaenys roteò gli occhi annoiata, ma segretamente divertita. “Le tue gambe sono pronte a aprirsi per la prima volta?” continuò Tyene, senza rendersi conto di quello che stava dicendo e soprattutto alla presenza di Gilly.

“Sei vergine, Rhaena? Come è possibile? Sei assolutamente bellissima, avrai avuto così tanti ragazzi che ti morivano dietro …” iniziò Gilly, prima di essere interrotta velocemente da Obara.

“Ho fame, andiamo a mangiare” esclamò la maggiore delle Serpi. Rhaenys, che intanto si era sentita molto a disagio, ringraziò sua cugina mentalmente.


 

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