“Ha
una tigre di ceramica in salotto”
Questo
fu il primo pensiero di Monica varcata la soglia del suo ufficio come
sempre in anticipo: le vacanze
natalizie erano
finite da due
settimane e ormai aveva ripreso a pieno ritmo.
Naturalmente
ne' Imma ne' lei si erano sognate di menzionare il regalo che Monica
le aveva fatto.
“Ah
signorina “ disse Vitali rimanendo sulla soglia del suo
ufficio,
“la ringrazio per i cioccolatini che mi ha
regalato a Natale,
erano
deliziosi”.
Imma
che in quel momento stava lottando contro un raccoglitore ad anelli
abbasso'
lo sguardo per nascondere il
lieve rossore che
le pervase le guance.
Al
suo capo dei cioccolatini e a lei la borsa dell'acqua calda
leopardata…
“Posso
offrirle un caffe' signorina?” chiese ad alta voce, Diana che
era
li' di fianco a scrivere al pc sorrise tra se'.
“Volentieri”
disse Monica e meno male che Vitali non aveva sentito.
Una
volta alzatasi si rese conto che i suoi pantaloni di velluto a vita
alta erano della stessa tonalita' di blu del
maglione di Imma:
nel
caso di Monica erano completati da un maglione argentato e da
stivaletti con un tacco di
circa sei
centimetri mentre la
procuratrice indossava una gonna tartan rossa con richiami blu e
scarpe con i soliti
dodici centimetri
di tacco nere.
Mentre
beveva il caffe' penso' che non ce la vedeva la Tataranni, pur con
tutte le sue stravaganze, ad entrare in un
negozio di
antiquariato e
comprarsi una tigre di ceramica alta un metro, tutt'al piu' un
piccolo sopprammobile,
evidentemente si
trattava di un regalo.
“...ah
ma io gliel'ho detto a Valentina: alle due al massimo a casa! Ok che
era Capodanno ma con tutto quello che
succede...”
stava
raccontando Imma infervorata come sempre: Monica sorrise
immaginandosela a ballare scatenata
appena passata la
mezzanotte.
“Che
stupidaggine: ci sono tanti modi di festeggiare e comunque non sono
affari miei”.
“Capisco
la sua preoccupazione visto anche il caso su cui sta lavorando ma
davvero non dovrebbe agitarsi molto:
sua figlia mi pare
una brava
ragazza non di quelle che si mettono nei guai” commento'
Monica.
“Si,
si ma gli adolescenti sono imprevedibili signori' ” rispose
Imma
buttando il bicchierino.
Monica
si rimise al lavoro ma a meta' pomeriggio arrivo' Calogiuri talmente
agitato che persino lei si preoccupo'.
In
realta', come le disse Diana prima di uscire, aveva portato buone
notizie.
“Prima
di Natale avevano convocato Ludovica Nole', un'altra compagna di
scuola di Simona”.
Monica
annui'.
Era
venuto fuori, prosegui' Diana, che Elisa Ferri, la ragazza di
Ludovica aveva ricevuto un invito per entrare in un
gruppo whatsapp:
non conosceva nessuno degli appartenenti ma capi' che erano della
classe della fidanzata alla
quale mostro'
subito il cellulare.
E
quello che vide non le piacque per niente.
Cosi'
di comune accordo avevano deciso di recarsi assieme in procura
chiedendo di parlare con Imma.
“La
conosco da anni ma credimi, poche, pochissime volte l'ho vista
infuriarsi cosi'” disse Diana bevendo il caffe'.
Il
gruppo si chiamava “Simosfiga” ed era composto da
tutta la classe
che lo utilizzava per insultare Simona con
parolacce, epiteti
vari e
persino fotomontaggi.
“Quella
sfigata” “cessa” “ma perche' e'
capitata proprio in
classe con noi?” erano solo alcune delle frasi piu'
gentili
che le
venivano rivolte.
“Grazie
per le prove che ci ha fornito signorina: e' disposta a ripetere
quanto mi ha appena detto in tribunale?”
chiese Imma ancora
tremante di rabbia.
“Si
dottoressa. Mi auguro possiate fare qualcosa: non frequentavamo
Simona al di fuori della scuola ma lei era tra i
pochi che non ci
prendeva in giro e rispettava la nostra relazione” rispose
Elisa.
“Probabilmente
proprio perche' sapeva cosa si prova” osservo' Calogiuri
mentre
uscivano.
“Calogiuri,
convoca subito Fabiola Sileo e Guglielmo Andrisani: voglio proprio
sentire cosa mi dicono i genitori
questa
volta” disse Imma
rimettendo a posto i documenti con foga.
Gli
amministratori del gruppo whatsapp in questione erano loro.
Alla
fine vennero senza genitori “wow, quanto interessamento verso
i
figli” penso' Monica sentendoli entrare dalla
Tataranni.
“Voi
eravate quelli che volevano divertirsi se non sbaglio: bel
divertimento!” esclamo' Imma sbattendogli davanti le
fotocopie dei
messaggi.
“Non
c'e' scritto suicidati mi pare” commento' Guglielmo con tono
arrogante.
“Vabbe'
che era talmente stupida...” ridacchio' Fabiola.
A
quel punto Imma senti' il sangue alla testa ma si contenne: erano pur
sempre minori.
“Sara'
stata stupida ma lei aveva voti migliori dei vostri a quanto mi
risulta” commento'.
“Come
tutti quelli che non hanno una vita” disse Fabiola in tono
saccente.
“Eh
sara' stata sicuramente piu' vivace la vostra, in giro ubriachi a
meta' pomeriggio...” disse Imma in tono
sarcastico.
“Senta,
se quella era una sfigata non e' certo colpa mia” disse
Guglielmo
alzandosi.
“SEDUTO!!!”
urlo' Imma cosi' forte che persino Monica fece un salto sulla sedia.
Il
ragazzino obbedi' all'istante.
“E
la prossima volta che provi a rivolgerti in quel tono a me una bella
denuncia non te la toglie nessuno! Li' fuori
c'e' scritto
“Procuratore” non “tua sorella”
e' chiaro??”
Guglielmo annui'.
Poco
dopo dovettero congedarli: il gruppo era qualcosa ma ancora non
potevano collegarlo del tutto alla morte di
Simona.
Mentre
i due ragazzini uscivano sul corridoio, Monica stava ritornando dal
bagno.
“...un
pomeriggio buttato via per colpa di quella cessa sfigata”
stava
commentando Fabiola.
“Si,
davvero. Pure da morta fa danni” disse Guglielmo.
“In
effetti sono sempre i migliori quelli che se ne vanno” non
pote'
trattenersi dal commentare Monica.
“Pff
le sarebbe piaciuto essere migliore di me o di qualcun altro”
sbuffo' Fabiola.
A
quel punto Monica non ci vide piu' e afferro' la ragazzina per i
capelli costringendola ad abbassarsi e diede un
calcio sulle
caviglie
al ragazzino per poi afferrarlo ai genitali.
Guglielmo
gemette senza fiato.
“Ascoltami
bene razza di gallina senza cervello: tu non sei migliore di nessuno.
ANZI.”
“E
tu” si rivolse a Guglielmo che era ormai color rubino
“ per
saper tracannare tre birre non ci vuole uno studio per
cui abbi
almeno il buon gusto di tacere”.
“Che
succede?” commento' Imma da dietro le sue spalle.
Monica
sarebbe voluta sprofondare ma ormai era fuori controllo.
“Piccoli
luridi bastardi chiudete quella cazzo di bocca!” disse
scuotendoli.
Calogiuri
a fatica riusci' ad allontanarla dai due ragazzi tanto che era
sconvolta.
“Va
bene adesso si calmi pero' eh!” disse Imma prendendola per le
spalle.
“Si
puo' sapere che le prende?”
Monica
scoppio' in lacrime e si appoggio' alla sua spalla.
Imma
scambio' uno sguardo stupefatto con Calogiuri.
“Va
bene...senta scendiamo al bar un attimo cosi' ne parliamo eh? Intanto
che Vitali non c'e'”.
“Per
me una coca “ disse Calogiuri.
“Per
me un caffe'” disse Imma.
“Io...prendo
un punch al mandarino” disse Monica con gli occhi ancora
rossi di
pianto.
Calogiuri
fece tanto d'occhi ma non si azzardo' a commentare.
Nel
tentativo di tirarle su il morale Imma rievoco' quando, pochi mesi
prima si trovava a Roma con Calogiuri che
aveva partecipato
al
concorso da maresciallo, per svolgere un'indagine e mentre erano a
cena assieme un venditore
di rose li aveva
presi per madre e figlio.
“Ora,
a parte che non vedo somiglianze fisiche ma cos'era, un modo velato
di darmi della vecchia??”
“Certo
che no Procuratrice” disse Monica lottando per non scoppiare
a
ridere.
Quando
si fu calmata provo' a spiegare cos'avesse provato poco prima.
“Non
avrei dovuto lo so. Ma non ci ho visto piu'...”
La
ragazza racconto' che quella storia l'aveva particolarmente turbata
perche' lei stessa aveva subito bullismo da
ragazzina.
“Forse
ai tempi non essendoci i social era piu' semplice ma io capisco
perfettamente cosa deve aver provato
Simona: quando
entri in classe
e nessuno ti saluta, quando tutti ridacchiano appena apri
bocca...” commentava
furiosamente
sorseggiando il punch.
“Non
ero in grado di difendermi, i professori a malapena intervenivano:
solo molto piu' avanti ho iniziato ad alzare
le mani e solo in
quel
momento mi lasciavano in pace”
“Avrebbero
dovuto aiutarla, non si dia la colpa” intervenne Calogiuri.
“Ha
ragione signorina: in questi casi se non cambiano le cose e' colpa
degli adulti che non intervengono” disse Imma.
“Stia
tranquilla: Vitali non sapra' niente” commento' incoraggiante
mentre tornavano in ufficio.
Quella
sera Imma passo' a trovare sua madre e vi trovo' oltre che Valentina
anche Ludovica ed Elisa.
“Non
sapevo vi conosceste!” disse meravigliata.
“Oh
si, oggi le ho aiutate a studiare” disse la figlia.
“Senti
tesoro” intervenne la nonna “ma le tue amiche sono
fidanzate?”
Le
due ragazzine si guardarono, fu Ludovica a prendere coraggio.
“Si
signora Tataranni: Elisa e' la mia ragazza”
“Ah...ma
ve l'ho fatta la merenda?” chiese l'anziana.
“Si
nonna ed era anche molto buona” rise Valentina mentre Imma
rimetteva a posto la cucina.
|