E ALLA FINE TU

di Valenicolefede
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***



Capitolo 1
*** capitolo 1 ***


E ALLA FINE TU

 
 

 
Porto di Tokyo.

Nonostante fosse Primavera inoltrata l’aria quella sera era davvero pungente.
Kaori si stringeva attorno al suo giubbotto mentre insieme a Ryo e Mick aspettavano all’interno della mini rossa il momento in cui sarebbero dovuti entrare in azione per sgominare la solita banda della Yakuza riunitasi per uno spaccio di droga.
 
L’ennesimo ingaggio di Saeko. Pensò e sbuffò la rossa.
I criminali in questione si erano dati appuntamento all’interno di uno Yacht con tanto di festa per non destare sospetti.
Agli occhi della gente comune aveva tutta l’aria di una banalissima festicciola per soli vip, ma i nostri sweepers sapevano che la realtà era ben diversa.

“Uaaaaaahhhh, sono stanco di starmene qua seduto al freddo ad aspettare il momento buono per agire. Saranno due ore ormai. Scendiamo e intrufoliamoci dentro!”  fece Mick con tutta l’enfasi che aveva.
Ryo dal canto suo non era per nulla d’accordo:
“Ma sei impazzito?? Dobbiamo aspettare che Reika e Kasumi entrino in scena e mettano fuori gioco le guardie. Non ricordi più il piano??!!”
“Ah si, il piano. Pfuh!” fece di rimando Mick
 
Kaori troppo infreddolita per calmare gli animi di quei due pervertiti rimase in silenzio ad ascoltare il loro cicalio. Il piano era semplice. Avevano studiato per filo e per segno la piantina della barca, un loro informatore li aveva informati che gli esponenti di spicco della malavita Giapponese si sarebbero riuniti intorno alle 23 per decidere i prossimi traffici e sicuramente avrebbero occupato il piano superiore.
Erano le 22.45 e a breve avrebbero fatto la loro entrata in scena le due ragazze svestite di tutto punto. I bellimbusti a guardia dello yacht non sembravano troppo svegli e sarebbero stati distratti senza grossi problemi.

Pochi minuti dopo infatti si intravidero in lontananza le luci di una Ferrari arrivare a tutta velocità. Reika sapeva come farsi notare questo era certo!
Si fermo’ facendo stridere le gomme proprio davanti all’attracco. Lei e Kasumi scesero facendo ondulare armoniosamente il loro lato B.

Ryo e Mick non poterono trattenersi dal fare una faccia da allupati cronici e a scalpitare sui sedili, come se il freddo di quelle ore ad aspettare non fosse più un problema. La cosa ovviamente non passò inosservata a colei che brandiva i martelli meglio del potente Thor:
“La volete smettere voi due di sbavare come due cani in amore? Se non la smettete vi assicuro che vi colpirò con il martello più potente della storia!!”
 
A quelle parole i due iniziarono a sudare freddo!
 
“Tranquilla Kaori-chan, lo sai che tu sei la Dea tra le Dee per me” disse un Mick implorante.
Ryo dal canto suo tornò serio e pensieroso. Da tempo le cose tra i due soci non andavano per niente bene, la tensione era alle stelle.
Dopo la dichiarazione nella radura lui era tornato immediatamente sui suoi passi, comportandosi come se nulla fosse accaduto e lei aveva preso quel repentino cambiamento come la solita “retromarcia” e si era chiusa in un mutismo alquanto pesante.
Si prendeva come sempre cura della casa, preparava i pasti, andava tutte le mattine alla lavagna in attesa di un lavoro ma a parte questo non gli rivolgeva mai la parola, se non per questioni puramente di lavoro. Tutta questa situazione li aveva fatti allontanare ancora di più.
 
Perso nei suoi pensieri non si rese conto che nel frattempo Reika e Kasumi erano riuscite a far allontanare le guardie dalla loro postazione, mettendole poi ko con due mosse di karate.
 
“Ehi bell’addormentato tocca a noi!” lo ridestò Mick dai suoi pensieri.
“Mmh? Ma certo, per chi mi hai preso! Forza andiamo. Kaori rimani dietro di noi e non fare mosse avventate…se riesci” disse Ryo con tono freddo come lo era quella notte.
La rossa non lo degnò nemmeno di uno sguardo e scese dall’auto stiracchiandosi come una gatta.
Si avviarono con passo felpato sul ponte della barca e si divisero passando per le vie laterali.
C’erano guardie ovunque ma sarebbe stato un gioco da ragazzi metterli ko. Il loro obiettivo era l’ultimo piano. La riunione dei vari boss era di sicuro già iniziata e grazie al trambusto delle persone alla festa nessuno si sarebbe accorto di loro.

Una volta liberatisi degli uomini i tre sweepers arrivarono al ponte superiore dove si erano riuniti i vari boss.
Con le pistole alla mano Ryo e Mick fecero irruzione nella stanza, seguiti a ruota da Kaori e dal suo bazooka.
“Fermi tutti dove siete se ci tenete alla pelle, vi consiglio di alzare le mani e allontanarvi dal tavolo” fece Ryo.
I malavitosi si guardarono un attimo tra di loro poi obbedirono senza fiatare, sapevano tutti con chi avevano a che fare.
“Bravi bimbi” fece un sorridente Mick “e adesso cara saresti così gentile da legare e imbavagliare questi signori?” Proseguì porgendo a Kaori della corda e del nastro isolante.
In pochi minuti erano tutti e sei legati come salami!!
“Ottimo lavoro Darling!”
“Grazie mille Mick” rispose la rossa.
All’improvviso però un rombo di motori squarciò il silenzio e i tre si ritrovarono sbalzati a terra!
“Che diavolo significa? La barca si sta muovendo!” fece un Ryo alquanto sorpreso.
 
Mick nel frattempo si era avvicinato a uno dei boss e strappandogli di dosso il nastro lo intimò a parlare puntandogli la pistola alla tempia: “Dicci subito che succede!”
“Sicuramente è uno dei miei uomini, aveva precise istruzioni di portarci al largo se qualche stupido come voi si fosse messo tra i piedi “rispose quello sghignazzando.
“E si può sapere dove diavolo stiamo andando??!!” rispose un Ryo ancora più irritato
“Eh Eh, dove nessuno potrà trovarvi. Appena anche gli altri uomini si saranno ripresi vi spazzeranno via come briciole e vi butteranno in mare!”
“Non ci conterei troppo sai? City Hunter non si fa sconfiggere per così poco. Mick, Kaori, lasciamo pur qua queste mezze cartucce e andiamo a fermare quel pazzo!”
 
Ma appena i due si girarono videro che la ragazza era sparita.
 
Ryo che era già infuriato per la situazione sbotto urlando: “E adesso DOVE ACCIDENTI E’ FINITA!! Mi farà ammattire di questo passo!”
Si precipitarono fuori dalla stanza e risalirono i pochi scalini che li portarono alla zona di guida, ma quello che videro li lasciò sgomenti: un energumero alto 2 metri teneva Kaori per il colletto della giacca esponendola fuori dall’imbarcazione!
Ryo cominciò a sudare davvero freddo, la situazione che doveva risolversi senza problemi si complicava sempre di più, e la cosa che lo faceva tremare di rabbia era l’avventatezza della sua socia.
“Lasciala subito andare!” si precipitò a dire puntando la pistola in direzione dell’uomo.
 
Mick non sapeva cosa fare per aiutare la sua migliore amica e al tempo stesso riuscire ad arrivare ai comandi che erano stati lasciati incustoditi. Erano ormai ben lontani dal porto, e dal mare si stava alzando una nebbia fitta che non li aiutava a vedere dove la barca stesse proseguendo il suo cammino. Il rischio che si schiantassero contro a qualcosa era molto alto.
 
Kaori era in preda al panico. Si era separata da loro con l’intenzione di fermare l’uomo ma durante la colluttazione le aveva preso e buttato in mare il bazooka e poi si era avventato su di lei...ora la teneva sospesa come fosse una piuma.
Cercava di dimenarsi, di calciarlo sperando allo stesso tempo che lui non la lasciasse cadere in acqua. Aveva il terrore negl’occhi e sapeva che, se alla fine si fossero salvati, avrebbe dovuto sopportare le ire del suo socio. Questa volta l’aveva fatta grossa!

L’uomo non pareva per nulla intimorito dallo sguardo vitreo e dalla pistola puntata di Ryo. I due si guardavano dritti negli occhi in attesa di chi avrebbe fatto la prima mossa.
La tensione era palpabile, Ryo si rivolse nuovamente all’uomo intimandolo ancora una volta di lasciare a terra Kaori ma egli non dava segni di resa, anzi, nella sua faccia ad un certo punto apparve un ghigno malefico.  Ryo cominciò a provare l’emozione che uno sweeper non dovrebbe mai sentire nelle proprie membra: la paura. Paura per la persona amata.
Mick vedendo che la sfida era tra il suo amico e l’energumero cercò di avanzare di qualche passo sperando di avvicinarsi alla cloche dei comandi, ma appena riuscì ad acquistare terreno l’uomo sporse ancora di più la donna.

“Aaaaaahhhhh!!” Kaori emise un urlo con quanto fiato aveva in gola.
“Maledetto bastardo!!” imprecò a denti stretti Ryo. “Mick non fare un altro passo!”
Kaori stanca di essere alla mercé dell’uomo pensò che l'unica soluzione per porre fine a quella situazione fosse far esplodere la bomba che aveva nel giubbotto!
Se Ryo avesse sparato all’uomo era sicura che sarebbe finita in mare e con la nebbia che si alzava sempre di più trovarla sarebbe stato difficile. Mick dal canto suo non poteva fare nulla.
L’unico diversivo rimaneva la bomba, questo avrebbe significato rischiare la sua vita ma forse con un po’ di fortuna l’uomo che amava e il suo migliore amico si sarebbero salvati, e una volta fermata la barca, sarebbero riusciti a mettersi in comunicazione con Saeko.
 
Senza pensarci due volte estrasse dal giubbotto l’arma, e tenendo l’attacco di sicurezza ben saldo si rivolse all’uomo:
“Sappi che non ho la minima paura a farla saltare, quindi ti conviene mettermi giù e arrenderti se non vuoi rimetterci la vita.” Sperava di intimidirlo.
“Ma sei forse impazzita del tutto??!!” le urlo di rimando Ryo.
Mick era ammutolito, non poteva credere ai suoi occhi.

L’uomo la guardo’ con lo sguardo più sprezzante che poteva avere e le disse:
“Pensi che abbia paura di morire? Sappi che la mia vita non vale un gran che, e la tua? Sei disposta a rischiare la tua vita e la loro?”
Kaori rimase profondamente scossa di fronte a quelle parole, tutto si sarebbe aspettata ma mai una risposta simile.
Quell’uomo non aveva paura della morte. E lei? Lei ne aveva? Oh eccome se ne aveva, ma non avrebbe mai avuto dubbi su chi avrebbe preferito dare speranza, non a lei no, ma ai due uomini più importanti della sua vita.
Ad un tratto, riscuotendosi dai suoi pensieri, le apparve tutto chiaro e cercando di ritrovare la calma rispose: “Certo che ho paura della morte, ma se quello che sto per fare salvera’ la loro di vita, e lo spero con tutto il mio cuore, non ho alcuna esitazione”
“COOOOOSSAAAA???!!! MA SI PUO’ SAPERE COSA STAI DICENDO STUPIDA CHE NON SEI ALTRO, NON TI AZZARDARE A FARLO SONO STATO CHIARO?”
Ryo era furioso, non aveva più parole per definire quello che sentiva: paura, rabbia, panico...e vuoto.

Sapeva che senza di lei non aveva senso vivere.
 
Kaori lo guardo’ con tutto l’amore di cui solo lei era capace, l’amore di chi lo prova nell’anima. 
Si guardarono intensamente negli occhi.

 
“Ti prego Kaori, non farlo..” La implorò questa volta con tutto se stesso.
Ma in quella che parve una frazione di secondo la sweeper tirò con mano tremante il grilletto e un boato squarciò l’aria attorno a loro e tutto piombò nel silenzio.
 
 
 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


L’acqua era gelida.
Il freddo penetrava nelle ossa irrigidendo tutta la muscolatura.
Ryo aprì lentamente gli occhi. Si sentiva stordito e una sensazione di terrore lo faceva tremare, non capiva nemmeno lui se per il freddo o per cos’altro. La testa gli faceva un male tremendo e sentiva venirgli sempre meno le forze. Quando finalmente riuscì a mettere a fuoco quello che aveva davanti gli apparve una scena quasi surreale: l’imbarcazione era mezza distrutta e bruciava.
Attorno a lui c’erano rottami che galleggiavano sul filo dell’acqua e lui stesso si teneva aggrappato ad uno di essi. Cercò di capire dove fosse, ma la notte era ancora fonda e il fumo del fuoco mischiato alla nebbia fitta non dava modo vedere oltre al proprio naso. All’improvviso capì che all’appello mancavano Mick e Kaori. I ricordi erano confusi, ripercorreva frammenti di immagini: quell’uomo che teneva Kaori sospesa nel vuoto, la barca che proseguiva a tutta velocità e poi un esplosione, un boato, e più nulla.
Si guardò attorno con l’ansia che gli saliva fino alla gola, sperando di scorgere una testa bionda e una rossa, ma nulla.
"Mick, Kaori mi sentite?? Dove siete?? Rispondete?!”
Nulla.
Decise allora di nuotare con tutte le forze che aveva in corpo in un punto imprecisato sperando di urtare qualcosa, o qualcuno. Ad un tratto sentì di aver toccato qualcosa davanti a lui, con una mano toccò e riconobbe che era un corpo. Spostando di lato il pezzo di barca sul quale si teneva cercò di capire chi fosse, e ringraziò il cielo quando vide che altri non era che il suo migliore amico.
"Mick, per l’amor del cielo rispondi! Mick!!! Forza amico svegliati!!”
Mick non rispondeva, era probabilmente svenuto. Ryo riuscì a intravedere una ferita sulla fronte e del sangue che usciva da essa. Per fortuna sembrava respirasse regolarmente.
Lo prese sotto braccio e lo isso’ su quella che era diventata la loro scialuppa di salvataggio. Ma dov’era Kaori? “Kaoriiiiiiiii!! Dove sei?!!” Urlò con quanto fiato aveva in gola.
Dentro di sé pregava con tutto se stesso che stesse bene e che magari si fosse aggrappata anche lei a un pezzo esploso dell’imbarcatura, forse aveva perso i sensi, ma sperava con tutto se stesso che fosse viva. Purtroppo non era in grado di nuotare trasportando anche il suo amico, ancora svenuto.
Erano sperduti in mezzo all’Oceano Pacifico, e non aveva modo di contattare nessuno.
Era sopravvissuto a situazioni estreme nella giungla ed aveva imparato con le sue sole forze ad uscirne, ma quella era tutta un'altra storia.

Le speranze cominciarono a farsi in lui sempre più vane quando finalmente vide in lontananza i fari di una nave arrivare nella loro direzione. Non tutto allora era perduto!
Una volta soccorsi avrebbero potuto cercare con più facilità anche Kaori.
La nave si rivelò essere la guardia costiera che rallentando per la scarsa visibilità fu in grado di scorgere Ryo che faceva segnali con il braccio.
Una volta fattasi vicina ai due, sbucò dalla cabina di pilotaggio una Saeko più preoccupata che mai.
"Ryo, Mick finalmente vi abbiamo trovati!! Ma che è successo??”
"Anche io sono felice di vederti!” Fece con sarcasmo lo sweeper.
“Aiutateci a salire, Mick è ferito alla testa e non si è ancora ripreso.”
“Anche tu avrai bisogno di una bella visita caro mio. Ma dov’è Kaori?”
“Io…io…non lo so.” Disse Ryo sconsolato. “C’è stata un esplosione ma quando ho ripreso i sensi non l’ho trovata, dobbiamo assolutamente trovarla Saeko!” la implorò.
"Tranquillo, ora gli infermieri si occuperanno di voi mentre perlustriamo la zona. Vedrai che la troveremo sana e salva!” Fece la poliziotta mostrando tranquillità, anche se in cuor suo temeva per la sorellina di Maki.

Ryo stremato ma rincuorato dalle parole della poliziotta si adagiò sulla nave, perdendo i sensi poco dopo.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Attorno a se sentiva in lontananza voci maschili e femminili che si alternavano.
La testa se poteva gli faceva ancora più male, segno che evidentemente aveva dato una botta più forte del previsto. Cercò di tirarsi su ma tutto gli girava intorno.
“Fermo Ryo, non sei ancora nelle condizioni di alzarti” gli disse una voce femminile che riconobbe in quella di Kazue. “Hai una commozione celebrale, quindi è meglio se per un po’ te ne stai buono e sdraiato”
“Dove sono Mick e Kaori? Stanno bene? Kaori sta bene? Devo vederla..”
A quelle domande l’infermiera non sapeva cosa rispondere. Come poteva dirgli una verità a cui nemmeno lei poteva credere.
“Tranquillo, agitarti non serve e non ti fa bene. Tra poco passeranno a farti visita Doc e Saeko.”
E così se ne uscì dalla stanza.
Ryo aveva intuito un tremolio nella voce della dottoressa, segno che gli nascondeva qualcosa. Se non avesse ragione a consigliargli di starsene buono, si sarebbe già alzato a costo di trascinarsi per il corridoio della clinica in cerca di risposte.

Perso com’era nei suoi pensieri non si accorse nemmeno che due presenze erano entrate, e stavano dinnanzi a lui. Ryo li fisso’ puntando lo sguardo prima su Doc e poi su Saeko.
Entrambi parevano avere un peso nel cuore e faticavano a guardarlo dritto negli occhi.
“Allora si può sapere che mi state nascondendo voi due? Dove sono Mick e Kaori? Come stanno?”
“Calmati Babyface, o ti sedo all’istante!” disse un categorico Doc, che non ammetteva alcuna replica.
“Mick si trova nella stanza a fianco alla tua, ha preso una bella botta in testa anche lui ma niente di preoccupante per fortuna. Ora sta riposando. Tu immagino che accuserai un bel dolore, e a parte qualche escoriazione dovuta all’esplosione ve la caverete entrambi con un po’ di riposo.”
E fin qui tutto sembrava filare liscio si disse Ryo. Ma perché nessuno gli diceva di Kaori, cosa le era successo? Cominciava a temere per il peggio. Nonostante la paura di sentirsi dire certe parole crescesse sempre di più, prese tutto il coraggio che aveva e abbozzò di nuovo:
“ Cos’è successo a Kaori?.”
 I due si guardarono in faccia, e fu Saeko che dopo essersi accomodata su una sedia vicino al letto, iniziò a parlare: “Dopo avervi tratti in salvo abbiamo perlustrato tutta la zona circostante l’esplosione e i detriti rimasti in mare. Oltre ad aver recuperato i corpi di undici uomini, le guardie del corpo e i malavitosi, mancano all’appello due persone.” Saeko non sapeva come continuare. Sentiva l’agitazione in Ryo salire sempre più.
“Uno è l’uomo che a quanto ci risulta dalla ricostruzione fatta da Mick al suo risveglio teneva in ostaggio Kaori. E l’altro….”
“NO, NON VOGLIO SENTIRE!” Ryo era furioso, furioso di rabbia, di tristezza e di dolore.
Non poteva credere che Kaori, la SUA Kaori fosse morta davvero innescando quella bomba. Non doveva finire così. Doveva essere una semplice operazione, ne avevano fatte mille insieme. Perché quella stupida aveva mandato tutto a rotoli e l’aveva condannato con la sua scomparsa alla sofferenza? Non se lo spiegava e non riusciva a perdonarglielo!
“Uscite tutte e due dalla mia stanza, voglio restare solo.”
“Ryo ascolta …”
“Non voglio sentire altro, Saeko. Fuori di qui!” Doc e Saeko si avviarono verso la porta, quando la poliziotta prima di uscire si fermò e girandosi disse:
“Il suo corpo non è stato trovato Ryo, può anche essere un buon segno. Sappi che non mi darò pace finché non avrò delle risposte concrete.”
E se ne andò lasciando solo un uomo col suo dolore.


Nel frattempo, alle sponde del litorale di Choubohatei, un uomo teneva in braccio una donna ferita. Una donna dai capelli rossi come il fuoco.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Il corpo le doleva. Ogni centimetro della sua pelle le tirava. Quant’era rimasta immersa nell’acqua? Nemmeno lei lo sapeva. Ricordava perfettamente quello che era successo. Aveva innescato la bomba tirandola verso l’uomo che la teneva in ostaggio, poi un esplosione e subito si era ritrovata immersa nelle acque gelide attorno alla barca. Nell’inferno di fuoco e detriti che l’avvolgevano era riuscita ad attaccarsi ad una lamiera e ad allontanarsi quanto bastava dall’imbarcazione, che pian piano colava a picco. Poi tutto si fece nero. Probabilmente aveva perso i sensi, e non sapeva dove si trovava. Gli occhi le risultavano pesanti. Percepiva un rumore di sottofondo…. i battiti di un cuore, il suo molto probabilmente. Quel rumore pareva quasi cullarla e rilassarla. Ad un certo punto percepì anche una presenza vicino a lei, forse un dottore o un infermiera? Sentì una mano calda poggiarsi sul suo braccio. Non era sola. Chissà come stavano Ryo e Mick? Se lo chiedeva di continuo nella sua testa, dato che parlare le risultava veramente uno sforzo enorme. Sperava in cuor suo che fossero sani e salvi e che presto li avrebbe rivisti. Immaginava che il suo socio le avrebbe sputato addosso le peggior cose, ma saperlo vivo era l’unica cosa che le importava. Pian piano che i suoi sensi si riprendevano senti l’eco di una voce, una voce maschile. Era così frastornata che non riusciva a capire cosa dicesse quell’uomo, ma poi subito dopo ne distinse un'altra. Nessuna delle due auree le erano famigliari. Presa dal panico nel non riuscire a capire dove fosse, cominciò ad agitarsi. Voleva sapere dov’era, con chi e soprattutto se Ryo e Mick stavano bene. La mano che prima le aveva infuso tanto calore le si pose di nuovo sul braccio, e fu in quel momento che il suo udito si fece più fine e riuscì a capire quello che quell’uomo le stava dicendo. “Stia tranquilla, è al sicuro, nessuno le vuole fare del male. Io mi chiamo Akahito Matsuda e sono un medico.” “Do..do..dove mi trovo?” chiese Kaori con voce tremante. “Come le ho detto è al sicuro, mi sto prendendo personalmente cura delle sue ferite. Riesce a dirmi il suo nome?” “mi…mi chiamo Kaori” “ Kaori, bene, piacere di conoscerla!” “Dove mi trovo?” “Sul litorale di Choubohatei. È stata fortunata, aveva una ferita a un fianco abbastanza profonda ma sono riuscito a fermare l’emorragia, e ora le sto somministrando un antibiotico per evitare infezioni. Ma nonostante tutto, penso che in qualche giorno si rimetterà. Basterà riposo e nutrimento!!” Kaori ascoltava attentamente le parole di quel medico, ma non riusciva comunque a non pensare a come stessero Ryo e Mick, e dove fossero. “Mi scusi dottore, ma dove sono i miei amici?” “Amici? Ehm, mi spiace Kaori, ma quando è stata trovata ai piedi dell’isola non c’era nessun’altro.” A quelle parole spalancò d’improvviso gli occhi e finalmente riuscì vedere l’uomo di fronte a lei. Era un signore vestito molto distintamente, probabilmente di spicco nel suo settore. Pareva avere sulla cinquantina, capelli brizzolati e occhi color nocciola, affascinante e dai modi davvero molto gentili. Ripresasi da questa visione, cominciò a temere che il suo piano di sacrificarsi riuscendo così a salvare la vita a Ryo e a Mick fosse stato un terribile errore, e questo pensiero le cominciò a far battere furiosamente il cuore. Anche il medico, che poteva udire i suoi battiti grazie ai macchinari, cominciò a preoccuparsi. “Come sarebbe a dire dove sono i miei amici? Erano insieme a me e non sono stati ritrovati?” Calde lacrime cominciarono a scenderle copiose ai lati del viso, la disperazione prese il sopravvento. Come poteva essere rimasta da sola, senza l’amore della sua vita e senza il suo migliore amico? La vita ad un tratto le parve così ingiusta. Era lei quella che doveva morire per dare loro la possibilità di salvarsi, e non il contrario. “Kaori la prego non faccia così, sono sicuro che, qualsiasi cosa sia successa, i suoi amici sono sani e salvi. Si staranno sicuramente chiedendo dove sarà, vedrà ne sono sicuro” Il dottor Matsuda era molto dispiaciuto nel vedere una così bella ragazza disperarsi in quel modo. Colto anche alla sprovvista per quella situazione pensò di lasciarla un momento da sola, con la speranza che pian piano si calmasse. Quando uscì dalla stanza una sagoma appoggiata al muro lo fece fermare sul posto. “Allora… come sta la ragazza?” “Beh, fisicamente si sta riprendendo piuttosto bene, dovrà stare ancora a riposo qualche giorno per rimettersi in forze. E’ molto in pensiero per due suoi amici che a quanto pare erano con lei la notte scorsa. L’ho lasciata a sfogarsi, povera ragazza.” L’uomo nella penombra si staccò dal muro e si avvicinò al dottore. Era un ragazzo alto, dal portamento fiero, ma nel complesso a vederlo pareva trascurato: la barba incolta, i capelli lunghi e vestiti poco curati. Tutto l’opposto del medico. “Grazie mille per quello che stai facendo Matsuda. Non mi aspettavo di trovare qualcuno mezzo moribondo su questa isola” “Non c’è problema, hai fatto bene a telefonarmi. La ferita era importante, se non l’avessi curata subito non so se ce l’avrebbe fatta” Ci fu un momento di silenzio, poi il dottore riprese “Che cosa pensi di fare con lei una volta che si sarà ripresa? Non ci sono modi per tornare dall’altra parte della baia…già è pericoloso venire qui, ma lo faccio volentieri per te. Nutro molto rispetto per la tua famiglia, ti ho visto crescere e tua madre è sempre stata molto generosa con me, ma so anche di cosa sia capace tuo padre. E se non sbaglio sei scappato su quest’isola deserta proprio per allontanarti da lui. Ebbene Toshio, che intenzioni hai per quella ragazza?” Il ragazzo di spalle non rispose. Con passo lento lasciò il dottore assorto nelle sue perplessità.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Ryo si svegliò che era quasi sera.

Aveva dormito tutto il giorno dopo che Doc e Saeko se ne erano andati. La notizia più brutta della sua vita aveva irrotto come un fiume in piena, e l’aveva fatto sprofondare nello sconforto più totale. 

Decise che era ora di alzarsi finalmente da quel letto, quindi vi sgusciò fuori lentamente per evitare il più possibile che la testa gli giocasse brutti scherzi. Si diresse verso la porta appoggiandosi ogni tanto alle pareti della stanza, e quando fu fuori sapeva benissimo da chi andare a fare visita. 

Entrò silenziosamente cercando con gli occhi la sagoma del suo amico nella penombra della stanza. Mick era lì supino con gli occhi chiusi, quasi pareva dormisse, ma Ryo sapeva che in realtà era sveglio e probabilmente lo stava aspettando. Prese una sedia e si sedette vicino al suo compagno di bevute. 

Rimasero in silenzio per un tempo che parve interminabile, ognuno immerso nei suoi pensieri. Pensieri che riconducevano entrambi ad un'unica persona: Kaori.

Ad un tratto Mick aprì gli occhi, e fu lui a spezzare quel pesante silenzio.

“E così c’è riuscita.”

Ryo non sapeva cosa rispondere, si sentiva svuotato. Sperava di poter trovare un po’ di conforto da Mick, ma in realtà, sapeva che anche lui soffriva. Per quanto il cuore dell’americano appartenesse a Kazue, una parte di lui l’avrebbe sempre amata. Di questo ne era quasi certo.

“E’ riuscita a farci fessi entrambi!”continuò l’americano prima di scoppiare in una risatina isterica, per poi ritornare a guardare il soffitto in modo serio.

Ryo, che non aveva ancora aperto bocca, continuava a guardare dalla finestra il sole che ormai stava tramontando.

“Sai Ryo, non pensavo facesse così male. Non fraintendermi, amo Kazue, ma Kaori è stata la prima donna a far battere questo cuore di pietra, e se non fosse stato per lei non mi sarei mai salvato dalla Polvere degli Angeli. Era la mia migliore amica, e una parte di me l’amerà sempre. Ma un mondo senza di lei? Alla fine era il collante che teneva uniti tutti noi”.

A quelle parole lo sweeper si alzò velocemente dalla sedia, senza badare troppo al capogiro che ne seguì. Voleva uscire il prima possibile da quella stanza. Non sopportava sentire parlare al passato della donna che amava.

Senza degnare di uno sguardo il suo amico si avviò verso la porta. Andare da Mick alla fine l’aveva fatto solo più deprimere. 

Pessima idea pensò.

Prima che uscisse dalla stanza la voce di Mick lo fece fermare.

“Saeko mi ha detto che stanno facendo ancora  ricerche nella zona dell’esplosione, e che non smetteranno fino a ché non avranno delle prove concrete. Tu credi che possa essersi salvata, Ryo?”

Attese qualche secondo prima di rispondere a quella domanda a cui nemmeno lui riusciva a dare una risposta. 

“Non credo nei miracoli, lo sai”

 E con passo svelto se ne andò. Doveva fuggire da quella scomoda conversazione. 

Quando ritornò nella sua camera sentì le gambe farsi molli e si lasciò cadere a terra. Per la prima volta Il Giustiziere di Shinjiuko versava lacrime, lacrime di dolore.


Alle prime luci dell’alba, nella Baia di Tokyo...

“Allora nessuna novità?”

“No Ispettrice Nogami. I sommozzatori hanno perlustrato tutto il perimetro dove è avvenuta l’esplosione ma non hanno trovato nulla”.

“Maledizione! Dove sei Kaori? “pensava Saeko scrutando l’orizzonte. 

“So che sei ancora viva, lo sento. Continuate a cercare!!!”.


Intanto a Choubohantei le prime luci del mattino filtravano dalle persiane, andando a colpire con i loro caldi raggi il viso delicato e profondamente assonnato di Kaori.

A quel lieve tepore la ragazza aprì lentamente gli occhi osservando per la prima volta, da quando aveva ripreso i sensi, la stanza che la ospitava. L’ambiente attorno a lei era molto semplice, con un arredamento davvero spoglio e minimal. A parte l’affascinante dottore che l’aveva visitata la sera prima, e che era rimasto vicino a lei assicurandosi che consumasse la cena, non aveva visto nessun altro. Possibile che non ci fosse nessuno oltre a lei?

Voleva tanto scoprire cosa celasse quella casa a lei ancora misteriosa,  ma si rese presto conto che alzarsi da quel letto le risultava ancora impossibile. La ferita al fianco sinistro le doleva incredibilmente, e anche se non era più attaccata a nessun macchinario, sentiva le gambe ancora tremanti. Cercò di mettersi in posizione seduta, ma non poté far a meno di emettere un piccolo verso di dolore. 

“Sarebbe saggio che te ne stessi sdraiata a letto” fece ad un tratto una voce maschile. 

Kaori con una smorfia di dolore sul volto guardò in direzione del suo interlocutore. Se ne stava a cavallo della porta, quasi avesse timore a farsi vedere. 

Il tono con cui lo sconosciuto le si era rivolto non le piacque per nulla, tant’è che gli rispose per le rime 

“Se qualcuno si degnasse di farsi vedere ogni tanto..!”

L’uomo nascosto nella penombra fece un sorriso constatando il caratterino tutte pepe della ragazza, e le si avvicinò. 

Kaori, che si era nel frattempo si era nuovamente  sdraiata, poté vedere chi fosse e rimase molto sorpresa di trovare davanti a se un ragazzo, probabilmente poco più che trentenne, anche se il suo aspetto gli conferiva qualche anno di più. In mano teneva un vassoio con una tazza di latte caldo e dei biscotti. 

“Tu chi sei? Dove sono? Sei tu che mi hai salvata?” gli chiese.

“Ma quante domande. Onestamente non sono tenuto a darti tutte queste spiegazioni. Ti basti sapere che la tua salute è al sicuro. Il dottor Matsuda è un ottimo medico, e tornerà a farti visita in giornata.”

“Perché questa situazione suona tanto come una reclusione bella e buona?!” 

L’uomo fu divertito da quell’affermazione.

“Una reclusione eh? Molto divertente!! 

No, per ora considerati mia ospite, ma vedi di non allargarti troppo col tuo caratterino. Non mi piacciono le persone troppo curiose e invadenti. Comunque, se ci tieni tanto a saperlo, sono stato io a trovarti sulle rocce dell’isola.”

“Allora immagino di doverti dire grazie” Kaori cominciava a trovarlo parecchio irritante.

“Se proprio vuoi” rispose l’altro con tono del tutto disinteressato. “Ora vedi di startene lì buona, la colazione è sul comodino.” e si incamminò verso la porta.

“Aspetta, dimmi almeno come ti chiami o la buona educazione non è di casa?”

Si, decisamente non lo sopportava. Ma chi si credeva di essere pensò. Anche se doveva essergli grata per averle salvato la vita, non aveva nessun diritto di trattarla in quel modo!

“Mi chiamo Toshio. Ah, e non disturbarti...il tuo lo so già. Me l’ha detto il dottore”.

Ed uscì dalla stanza.

Kaori non ci vedeva più dalla rabbia. Se avesse avuto la forza gli avrebbe scatenato addosso il martello più pesante che avesse con su scritto “MALEDUCATO DELL’ANNO!!

Stizzita da quella conversazione si rimise lentamente seduta per mangiare qualcosa, dopotutto il suo stomaco reclamava cibo. Prese in mano la tazza di latte fumante e ne bevve un sorso, constatando immediatamente l’effetto rilassante e calmante. 

Non le piaceva starsene ferma, per di più costretta a letto, ma per adesso non vedeva altra soluzione. Finché non avesse recuperato le forze per uscire da quella camera, avrebbe fatto come il dottore le ordinava.  

L’unica cosa che sperava con tutta se stessa, era di vedere il meno possibile il padrone di casa.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


 

 

Il dottore arrivò nel primo pomeriggio. Per tutta la mattinata era rimasta sola con i suoi pensieri. Pensava a Ryo, sperava che stesse bene e che la stesse cercando. Se l’avevano data per dispersa confidava che il suo socio non si arrendesse ad un'evidenza che non corrispondeva alla realtà. Lei era viva, dall’altra parte della baia, ma era sopravvissuta all’esplosione. Pregava affinché nessuno dei suoi amici perdesse le speranze e la continuassero a cercare, visto che lei al momento non riusciva a far avere notizie di sé. Chissà che fine avevano fatto i suoi vestiti. Aveva un localizzatore nascosto nella giacca al momento dell’esplosione, ma forse era andato distrutto.. 

Ora indossava una camicia da uomo bianca e un paio di pantaloni da ginnastica. In cuor suo sperava fosse stato il dottore a cambiarla, e non quel Toshio. Quando sentì bussare alla porta fu sollevata che ad entrare fosse proprio il Dottor Matsuda, l’unica persona simpatica della casa.   
“Buongiorno Kaori, allora come si sente? Vedo che ha riacquistato colore. La ferita le fa molto male?”
“Buongiorno a lei. Mi fa male se provo a muovermi, e mi sento ancora molto stanca”
Il dottore le rivolse un sorriso caloroso.
“Questo è del tutto normale. La ferita sta visibilmente migliorando, tra qualche giorno forse potremmo anche togliere i punti. Per la stanchezza come le avevo detto ci vorrà solo riposo e nutrimento. Anche l’antibiotico che sta prendendo non è di aiuto. A proposito di nutrimento, vedo che il pranzo sul comodino non è stato toccato. Si ricordi che per rimettersi in forze è indispensabile buttare giù delle energie, non sarà mica una paziente disobbediente vero?” E poi scoppiò in una fragorosa risata. Anche Kaori non poté trattenersi dal sorridere a quella domanda. Quell’uomo era davvero molto cordiale con lei.  
Ma ora che ci pensava, come ci era finito lì il vassoio del pranzo? Era convinta di essere rimasta sveglia tutta mattina a rimuginare sulla sua attuale situazione, che forse non si era nemmeno accorta di essersi appisolata. A conti fatti in quella casa c’erano solo due persone prima dell’arrivo del dottore: lei e quello scorbutico del padrone di casa. Questo voleva dire che, mentre lei dormiva, lui le aveva lasciato il pranzo e se ne era andato.     
Questo la lasciò alquanto sorpresa. Il dottore dopo averla visitata le porse il vassoio sul quale era appoggiata una ciotola di zuppa di ramen ormai intiepidita. La assaggiò e constatò che era davvero buonissima.
Quel Toshio non se la cavava niente male in cucina, doveva ammetterlo.  

 

Nel frattempo alla clinica del Doc, Ryo e Mick erano stati dimessi, con la raccomandazione per entrambi di riposare ancora qualche giorno, in modo da riprendersi al meglio. Una volta a casa, Ryo si stese sul divano cercando di trovare un po’ di pace. Un pensiero si stava radicando in lui. Qualcosa, il suo sesto senso forse, gli diceva che non doveva arrendersi. Che forse lei era ancora viva. All’inizio si era abbandonato alla prima emozione che il cuore gli aveva inflitto: il dolore. Ma ora la sua indole battagliera si stava facendo largo per riavere uno spiraglio di luce. Decise che avrebbe riposato in seguito, prima doveva andare in un posto. Prese la macchina e si diresse subito al commissariato, aveva bisogno di parlare con Saeko. Quando arrivò davanti al suo ufficio  non si degnò nemmeno di bussare ed entrò come un vulcano, nonostante le lamentele della poliziotta che lo aveva rincorso a perdifiato.
“Ispettrice Nogami mi dispiace tanto, ho cercato di fermarlo ma non ci sono riuscita. Sono davvero desolata”
“Tranquilla Hitomi, anzi per cortesia, potresti portare una tazza di caffè per me e una camomilla per il signore qui presente?”
“Ah ah spiritosa Ispettrice” fece Ryo con tono sarcastico. 
Certo Ispettrice, con permesso” e dopo un inchino la poliziotta si defilò a fare il suo dovere.
“Allora, si può sapere cosa ci fai qui? A quanto vedo ti sei ripreso alla grande.”
“Io e Mick siamo appena stati dimessi dalla clinica. Ma non sono qui per fare due chiacchiere tra amici, voglio delle risposte Saeko!”
La poliziotta immaginava perché fosse lì, e dopo aver sospirato ed essersi seduta alla sua scrivania, cominciò a fare il resoconto di quelle ricerche durate alcuni giorni.
“Purtroppo non abbiamo ancora trovato nulla Ryo. Ti posso assicurare che abbiamo cercato in lungo e in largo, i sommozzatori hanno perlustrato le acque giorno e notte ma nessuna traccia di Kaori. Piuttosto, abbiamo recuperato il corpo mezzo sventrato di un uomo, quello che si suppone fosse alla guida dello yacht. Uno spettacolo per nulla intrigante credimi”
“E’ quello che si è meritato” fece Ryo a denti stretti. 
A Saeko venne quasi la pelle d’oca. Poi lo sweeper continuò.
“Ora spiegami come sia possibile che abbiate recuperato tutte le vittime, e non avete trovato lei?”
“Ma è ovvio mio caro Ryo... ti ripeto che Kaori non è li!!”
A quell’affermazione Ryo spalancò gli occhi. Possibile che Kaori fosse riuscita a fuggire dal luogo dell’esplosione? E dove diavolo era finita allora?!
“Se quello che insinui è vero allora potrebbe essere stata trasportata dalla corrente, ma dove?” A quel pensiero sentì riaccendersi in lui la fiamma della speranza. Forse c’era davvero una probabilità che fosse ancora viva. E lui doveva coglierla, anche se questo avesse voluto dire cercarla per il resto della sua vita.
“Stando alle rilevazioni, l’unico posto su cui potremmo indagare è il Litorale di Choubohantei. E’ ‘unica isola che si affaccia di fronte al porto di Tokyo, e a rigor di logica, la più vicina dal punto dell’esplosione. Se sei d’accordo…”
“NO!! Andrò io a cercare, ma da solo.”
“Ma Ryo, da solo ci impiegherai giorni interi. Io con i miei uomini farei molto prima”. Saeko lo conosceva piuttosto bene. Sapeva che non sarebbe stata impresa facile convincerlo a lasciarla proseguire nelle indagini. “E poi ti ricordo che c’è un'indagine in corso. Come lo spiego ai miei superiori?”
Ryo le rivolse un sorriso sghembo poi, avviandosi verso l’uscita, si girò in direzione della poliziotta.
“Sono certo che anche questa volta saprai come uscirne. Tu fammi avere solo un mezzo per raggiungere la baia ok?  Ah, complimenti per la camomilla, mi ha rilassato davvero tantissimo!” E si chiuse la porta alle spalle.
Uno stormo di corvetti volò dietro la testa di Saeko.
“Già, e il mio caffè? HITOMIII!!!”

 

Ryo uscì dal commissariato più galvanizzato che mai. Sentiva un'ondata di speranza scorrergli nel profondo delle viscere. Ora doveva solo organizzarsi per le ricerche. Da quel che ne sapeva si trattava di una ex zona di riciclaggio abbandonata. 
Riprese la mini e si diresse subito a casa. Quando vi arrivò fece subito incursione nell’armeria per far incetta di armi. Non sapeva bene cosa avrebbe trovato una volta giunto là. 
Nel tardo pomeriggio ricevette la telefonata di Saeko che lo avvertiva di avergli riservato una barca per l’alba del giorno dopo, al molo 13. 
Poco male, anche se fremeva per iniziare quanto prima il sopralluogo, si disse che una buona cena e una doccia ristoratrice lo avrebbero di sicuro rigenerato. Sperava solo di riuscire anche a riposare in vista della partenza.
Dopo un’abbondante cena sentì bussare in maniera prepotente alla porta. Si domandò chi fosse, anche se sospettava che una persona sola sulla faccia della terra potesse fargli visita a quell’ora, e creare tutto quel baccano. Non fece in tempo ad aprire che uno schiaffo dritto in faccia lo fece cadere all’indietro. La furia che si trovò davanti poteva far paura anche al loro peggior nemico. Miki era imbufalita. Aveva la faccia rossa dalla rabbia, e la posa gli ricordava tanto quella della sua amata socia ogni volta che lo sgridava.
“Cara dolce Miki, qual buon vento?” fece con fare innocente.
“E me lo chiedi pure Saeba???? Si può sapere perché non ho ancora avuto tue notizie? Perché qui nessuno mi dice nulla?? Ho chiamato Saeko e mi sono sentita dire che c'è un'indagine in corso, e non può rilasciare notizie. Mick è ancora ko, e Kazue ha persino staccano la linea del telefono. Quindi sono venuta io da te!”
Era una vera furia. Non si riusciva a farla tacere, e forse non aveva tutti i torti. Era evidente che avesse bisogno di scaricare tanta frustrazione. Kaori era la sua migliore amica, e non era una che amasse essere lasciata all’oscuro su cose così importanti. 
“Hai ragione, purtroppo ne so poco anche io. Per ora non l’hanno ancora trovata.”
A quelle parole Miki non riuscì più a trattenere le lacrime. Ryo cerco’ subito di consolarla.
“No no, Miki non fare così. Guardami. Saeko è convinta che si sia salvata e sia finita sulle coste del litorale di Choubohantei. E lo penso anche io. Domattina all’alba andrò là e vedrai che te la porterò a casa sana e salva”. 
Miki lo guardava con la speranza negli occhi. “Promettimelo Ryo, promettimi che la porterai a casa” “Ma certo!” 
“Va bene, mi fido di te…. adesso però puoi anche smetterla di palparmi il sedere!!” E dopo un altro schiaffo se ne andò lasciando un Ryo tramortito per terra. 


L’indomani era arrivato. Ryo si fece trovare al molo 13 come da accordi. Lì c’era anche Saeko ad aspettarlo.
“Miraccomando stai attento, hai sotto al sedere un'imbarcazione che alla polizia costa fior fior di yen!” fece lei acida.
“Ehi ma per chi m'hai preso si può sapere?!!”
E detto questo partì col motoscafo in direzione del Litorale. 

 

“Kaori non temere, sto arrivando”.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Un altra giornata era passata. Kaori ormai non sapeva più che giorno fosse. Le sembravano trascorsi tre, quattro giorni al massimo da quella sera,  ma non avrebbe saputo dirlo con certezza. Non riusciva a far altro che ripensare a quello che era successo il giorno prima. 

 

Flashback

 

Il dottor Matsuda era stato con lei tutto il pomeriggio, godendo della reciproca compagnia. Kaori aveva approfittato del momento per capire come mai ci fosse una casa sull’isola di Choubohantei. Per quel che ne sapeva si trattava di una ex zona di riciclaggio in disuso ormai. E poi pensò che fosse l’occasione buona per scoprire qualcosa di più anche sul padrone di casa. Quando il dottore era presente non si faceva mai vedere, anzi, pensandoci bene non l’aveva più visto dalla loro prima conversazione. Che la stesse volutamente evitando? Doveva sapere.  

 

“Grazie dottor Matsuda per farmi così tanta compagnia. Il tempo quando si sta a letto pare non passare mai”.

“Ma si figuri Kaori, per me è un piacere conversare con una ragazza bella e intelligente come lei!”

A quel complimento Kaori non poté far a meno di arrossire. 

Passato l’imbarazzo si arrischiò poi a chiedere. 

“Posso farle una domanda dottore? Com’è possibile che su questa isola vi ci abiti qualcuno? Sapevo che era una zona disabitata e più in uso ormai da diversi anni.”

Il dottore rimase un po’ interdetto da quella domanda. Sapeva i motivi per cui Toshio era fuggito, ma non era sicuro di poter raccontare il perché alla ragazza che aveva davanti. In fondo non sapevano nulla di lei. Però qualcosa gli diceva che potevano fidarsi. 

“Beh, ecco Kaori quello che dice e’ vero.”

 Fece una pausa, poi riprese.

“In teoria non potrei parlarne, ma sento che di lei mi posso fidare. Vede il signor Toshio scappo’ da casa quando aveva poco più di venti anni. Purtroppo i rapporti tra lui e suo padre sono sempre stati molto bellicosi. L’unica che riusciva a placare gli animi in famiglia era sua madre. Erano molto legati. Poi un giorno, esasperato dai continui litigi e pressioni di suo padre, decise di andarsene, e si nascose qua. 

In seguito la Signora si ammalò e venne meno qualche mese più tardi. 

Kaori ascoltava rapita il racconto del dottore. Povero ragazzo, sentì’ un moto di compassione per lui. 

“L’isola è stata lasciata incustodita da anni. Nessuno viene qua, e non c’è modo per tornare indietro.”

“Ma allora come arrivano le provviste per sopravvivere?” Kaori era confusa. 

“Ecco vede, io sono stato per tanti anni il medico di famiglia, ho visto crescere Toshio, e purtroppo morire sua madre. E’ stato un duro colpo per tutti. Lei era davvero una donna molto cordiale e generosa, e amava suo figlio più della sua stessa vita. Sono molto legato al suo ricordo; per questo, ho cercato di aiutare il figlio in tutti i modi che ho potuto, e continuo ancora a farlo. Settimanalmente consegno personalmente ogni sorta di vivere, e la casa l’abbiamo costruita io e Toshio un po’ per volta. E’ piccola ma confortevole” 

Kaori si accorse che quell’uomo era davvero molto affezionato al ragazzo. Era rimasto tutto solo, senza una madre, e con un padre terribile.

Il dottore la riscosse dai suoi pensieri. 

“Immagino che il suo primo incontro con Toshio non sia stato proprio idilliaco, o sbaglio?”

Kaori non poté negare la verità. 

“Purtroppo gli anni di continui litigi col padre non hanno fatto altro che creare in lui una barriera protettiva. L’unica era sua madre che sapeva come prenderlo ma dopo che è morta si è irrigidito ancora di più. Si è sentito molto in colpa per non esserle stato accanto in quei duri momenti. Ma mi creda, c’è ben altro dietro quella corazza. E’ sempre stato un ragazzo dolce e premuroso...ha solo avuto una vita non facile.”

Kaori era davvero sorpresa, le pareva davvero difficile credere che quel comportamento arrogante e presuntuoso fosse tutta una facciata. Ma in fondo chi era lei per giudicare? Lei aveva fatto pace con il suo vero passato e aveva avuto un fratello che l’aveva amata e cresciuta. Toshio era solo. 

“L’unica cosa che non capisco e’il motivo di tanto litigare.” chiese un attimo dopo. 

“Ecco vede, il fatto è che..”

“ADESSO BASTA!”

 Ad irrompere nella stanza fermando il chiacchierare dei due fu un Toshio visibilmente adirato. 

“Hai intenzione di spifferare ai quattro venti i miei problemi? Non sono affari che la riguardano!”

Il medico si profuse in un grande inchino chiedendo umilmente scusa. Non immaginava che fosse fuori dalla porta ad origliare. 

“E’colpa mia.” 

A spezzare quel momento di tensione tra i due uomini fu Kaori. 

“Sono io che ho fatto domande, il dottor Matsuda non c’entra nulla.”

“Dovevo immaginarlo. Sei proprio una ficcanaso eh? Queste non sono questioni che devono interessarti. Matsuda, penso che sia il caso che tu vada. Si è fatto tardi.” lo sguardo che Toshio rivolse a Kaori era tutt’altro che incoraggiante. Cosa sarebbe successo una volta rimasti soli?

Il medico salutò con cortesia entrambi e poi se ne andò, non prima di aver assicurato la ragazza che sarebbe tornato il giorno seguente per verificare lo stato della ferita. 

Quando rimasero da soli Kaori non sapeva cosa aspettarsi. Toshio le dava le spalle mentre guardava fuori dalla finestra. 

Non sentiva di essere in pericolo, ma non sapeva quali pensieri albergassero la mente del ragazzo. 

Mentre si interrogava sul da farsi fu distratta dalla voce di quest’ultimo.

“Come ho detto, non amo chi fa troppe domande, e in futuro ti pregherei di tenere per te la tua curiosità.”

Kaori era molto affranta, aveva messo il dottore in una posizione scomoda. 

Toshio non diede molto peso all’espressione dispiaciuta di Kaori. Poi girandosi verso di lei.

“Passerò tra un po’ a portarti la…”

Ma questa volta Kaori lo interruppe.

“Sai, mi spiace davvero molto che tu non abbia avuto una vita facile. Ogni figlio vorrebbe avere un rapporto di pace e amore con i propri genitori, ma non è sempre così purtroppo. Io non li ho mai conosciuti. Mio padre era un malvivente che mi aveva rapita quando ero solo una neonata, e fui cresciuta dall’uomo che mi salvo’. Era un poliziotto, e insieme a suo figlio che era più grande di me, mi crebbero con tanto amore. Poi nostro padre morì che ero solo una bambina. Ringrazio per aver avuto mio fratello con me. Purtroppo e’ morto 8 anni fa. La vita ti pone a volte delle sfide che ci sembrano impossibili da affrontare ma non siamo mai soli. Matsuda mi ha detto di tua madre e mi dispiace tantissimo, devi aver sofferto molto, ma non sei solo.” E nel dire quest’ultima parola gli fece un sorriso carico di affetto. 

Toshio era spiazzato davanti a questa dichiarazione, nessuno gli aveva mai parlato in questo modo, a parte forse sua madre. Probabilmente aveva ragione, aveva costruito un muro con tutti solo per proteggersi dall’unica persona che davvero detestava: suo padre. Ora capiva quanto sua madre dovesse aver sofferto, quando non era riuscito a starle accanto prima che morisse. Aveva deluso la persona più importante. 

Chiuse per un istante gli occhi, poi rivolse a Kaori uno sguardo diverso, più addolcito e con un sorriso appena accennato le disse.

“Grazie.”

Kaori annuì visibilmente in imbarazzo. Forse si era lasciata troppo andare raccontandogli la sua vita, ma sperava di aver ammorbidito un po’ quella corazza. 

“Ehm, allora tra poco e’ pronta la cena.” E prima di uscire dalla stanza si fermò davanti alla porta. Era stanco di sentirsi solo. Quella ragazza era una vera sorpresa, l’aveva capito meglio di chiunque altro. Indeciso se esporsi o meno, prese coraggio e le chiese. 

“Ti andrebbe se cenassi qui con te?” 

Kaori se poteva era diventata ancora più rossa, non si aspettava una proposta simile. Fece un grande sorriso di consenso. 

I due si lasciarono momentaneamente più sollevati, avevano entrambi deposto le armi. 

 

La cena si svolse nel più totale silenzio. Kaori era rimasta nuovamente sorpresa dalle doti culinarie di Toshio, ma non sapeva come spezzare quel mutismo che si era instaurato. Toshio da parte sua non era abituato a colloquiare, e si sentiva a disagio. Forse l’idea di cenare insieme era stata uno sbaglio. 

Kaori pensava e ripensava a qualche argomento per rompere il ghiaccio, e la prima cosa che le venne in mente fu fargli degli apprezzamenti sul cibo.

“Devo farti davvero i miei complimenti, questa cena e’  deliziosa! Sei un ottimo cuoco!”

“Ah, beh grazie! In effetti mi piace molto cucinare. Penso me l’abbia trasmessa mia madre questa passione”.

“Ti andrebbe di raccontarmi di lei?” azzardò Kaori

“Mmm vediamo, era una donna molto dolce e solare, una di quelle che ti mettono subito a tuo agio.” Poi un moto di tristezza lo invase.

“E’ un peccato che se ne sia andata così presto.”

“Deve mancarti un sacco”

“Si. Nonostante io sia ormai un uomo a volte la vorrei vicino a me, anche solo per uno dei suoi saggi consigli”.

“Sono sicura che lei ti stia vegliando da lassù” disse Kaori, e si mise a guardare dalla finestra il cielo costernato di stelle. Toshio rimase incantato da quella visione. Se ne era accorto fin da subito che era molto bella, e quando le aveva tolto i vestiti fradici e sporchi di sangue, era rimasto affascinato da quel corpo sinuoso e perfetto. Forse, anche per questo sentiva il bisogno di starle lontano. Era turbato dalla sua presenza e non sapeva mai come comportarsi. Sentiva di esserne molto attratto, e forse nel suo cuore stava nascendo qualcosa di forte. Sapeva però, che una volta ripresa, sarebbe tornata alla sua vita, e lui sarebbe rimasto nuovamente solo. Quel pensiero gli provocò una fitta allo stomaco. Perché l’idea di non vederla più lo faceva stare male? Che si stesse innamorando? 

Decise che per quella sera era abbastanza. Prese via le stoviglie sporche e le depose sul vassoio. Non volendo risultare di nuovo scortese la fissò’ per un lungo istante, e poi le diede un caloroso

“Buona notte, Kaori”.

Lei rimase ferma come uno stoccafisso. Cosa aveva visto negli occhi di quel ragazzo che per lei era ancora un mistero? Amore forse?

A quella riflessione il cuore cominciò a batterle furioso nel petto. Lei amava Ryo, non aveva dubbi, però quel ragazzo la faceva sentire strana. Con quel misto di incertezze decise di mettersi a dormire. Domani finalmente il dottore l’avrebbe fatta alzare e avrebbe potuto finalmente esplorare gli spazi attorno a lei. Si distese e sprofondo’ in un sonno profondo. 

Nella stanza affianco, un ragazzo davanti allo specchio aveva deciso che era ora di riemergere dalle ceneri. 

 

fine flashback

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Con la testa immersa nelle sensazioni provate la sera prima, si rese conto che quella mattina Toshio non era ancora passato con la colazione. Poco male pensó, quel giorno finalmente si sarebbe potuta alzare, dopo che il dottore le avesse tolto i punti. Aveva l’assoluta necessità di sgranchirsi, e si immaginava che avrebbe fatto colazione in una cucina o ancora meglio, in una sala da pranzo. Ne aveva abbastanza di quella stanza. Dopotutto per lei quella casa era ancora un mistero. All’improvviso sentì bussare, e vide la testa del Dottor Matsuda sbucare dalla porta e porgerle un grande sorriso. 

“Buongiorno Kaori! Allora, siamo pronti per alzarci da quel letto?”

“Buongiorno Dottore! Non chiedo di meglio!” Gli rispose trepidante. 

“Ottimo! Allora direi che sia ora di togliere questi punti, poi potrà alzarsi lentamente, e se la testa non le darà noia direi che il mio compito qui e’ finito.” 

Il medico si mise subito all’opera cercando di non darle troppo fastidio. Kaori era così felice che non si accorse di nulla. 

“Ecco fatto! Rimarrà per un po’ il segno ma sarà una cosa lieve. Allora, adesso piano piano si metta seduta e appoggi i piedi per terra, poi lentamente si tiri su.”

Kaori eseguì alla lettera tutte le indicazioni, e quando si mise in piedi una lacrima di gioia le scese sul viso. 

“Come si sente? Le gira la testa?”

“No. Io…. io sono solo felice”. 

“Ottimo! Fossero tutti così i pazienti” e poi scoppiò a ridere. 

Persi entrambi in una grande risata non si accorsero che qualcuno nel frattempo era entrato.

“Ehm ehm! bene, vedo che qualcuno si è finalmente alzato!”

Quando Kaori guardò in direzione della voce rimase a bocca aperta: quello che aveva davanti non era più il ragazzo trasandato con la barba incolta, i capelli lunghi e i vestiti usurati. Era un uomo vestito con un completo di alta sartoria, completamente sbarbato, i capelli corti di un castano dorato, e per la prima volta noto’ quanto i suoi occhi fossero belli, di un color verde smeraldo. 

“Wow, vedo che qualcuno ha deciso di rendersi presentabile finalmente!” fece ironicamente il Dottore sorridendo. Kaori invece se ne stava ancora lì ferma impalata ad osservarlo. Il ragazzo, sentendosi gli occhi puntati addosso le si avvicinò, e le rivolse un bellissimo sorriso. 

“Allora, visto che adesso sei libera di muoverti potrei farti fare il giro di questa umile casa, e magari la colazione la potresti consumare seduta ad un tavolo, che ne dici?” E le fece l’occhiolino. 

Kaori arrossì a questo nuovo Toshio. La sua felicità nel poter perlustrare lo spazio attorno a sé la fece sorridere e annuire. 

Il ragazzo, dopo averla presa per mano, le fece fare il giro della casa. Kaori si rese conto che in effetti era alquanto piccolina ma molto accogliente. C’erano giusto due camere complete ognuna di un bagno, una saletta e una cucina abitabile molto spaziosa. L’arredamento era rustico ma minimal. Guardandola bene le dava un senso di calore e di intimità. La cosa che però la lasció più sorpresa fu l’ampio giardino che vi trovò all’esterno. Solo in quel momento si rese conto che la casa, e tutti loro, erano nascosti nel fitto verde, quasi che gli alberi li volessero coprire al mondo. 

Toshio la osservava guardarsi intorno sorpresa come un bimbo in un negozio di caramelle. Quella ragazza sapeva estasiarsi delle cose più semplici. 

“Allora, ti piace?” Le chiese.

“E’ magnifico!” Kaori non aveva parole per descrivere il suo stupore. 

“Bene, mi fa molto piacere. Dai vieni, che la colazione è’ pronta!” E così si diressero in cucina, dove li aspettava una tavola imbandita degna di un re. A quella vista il Dottore sorridendo si congedò.

“Scusate, ma è ora che io vada. Kaori, e’ stato un vero piacere prendermi cura di lei. Ora la lascio in buone mani”. 

“Grazie Dottor Matsuda. La ringrazio dal profondo del mio cuore per tutto quello che ha fatto!” Con gli occhi lucidi e un profondo inchino lo saluto’. 

Una volta che il dottore se ne fu andato i due consumarono in tranquillità la colazione. 

“Allora, cosa ti andrebbe di fare oggi? Sai qui non c’è molto di interessante a dire il vero”. Con imbarazzo e disagio, pronunciò quella frase grattandosi la testa.  

“Toshio, sono stata a letto diversi giorni, ora vorrei solo godermi la natura che c’è qui intorno.”

“Perfetto, allora approfittiamo di questa giornata di sole per passeggiare” le propose. 

La sera precedente aveva compreso di cominciare a  provare un sentimento molto forte per quella ragazza. Si era liberato di una maschera che ormai gli pesava, e per lei era ritornato ad essere il vecchio Toshio, una persona che non credeva più di vedere allo specchio. Voleva farle capire quanto ci tenesse a lei, ma soprattutto chi fosse davvero, e sperava che alla fine non se ne sarebbe mai andata. 

 

Nel frattempo, sulla spiaggia del litorale, giaceva ormeggiata un imbarcazione. Ryo era arrivato senza problemi. Aveva dato uno sguardo alla spiaggia che era stata lasciata ormai deserta da anni, e dove non rimanevano altro che piccoli macchinari usurati dal tempo. Intuiva che se di Kaori non vi era traccia, l’unica strada possibile era che si fosse introdotta nella fitta boscaglia dinanzi a lui. Una cosa però non gli quadrava: c’era un gommone attraccato lì vicino, segno che su quell'isolotto probabilmente ci viveva qualcuno. Così, con passo deciso, entró nella vegetazione spinto da un solo obiettivo, trovare la sua amata socia.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Ed eccovi ragazze un altro capitoletto, come regalino della Vigilia di Natale! Colgo l’occasione per augurare a tutte voi un sereno e felice Natale con i vostri cari. 

Un abbraccio

Vale 

 

Kaori era estasiata. 

Stare nella natura era per lei più rigenerante di qualsiasi cosa. Tante volte aveva passeggiato per il parco sperando di sfogare la sua frustrazione per le continue prese in giro e le scarse attenzioni del suo socio. Ogni volta la maestosità degli alberi e i raggi caldi del sole che filtravano attraverso i rami le avevano donato calma e serenità. In quel momento si sentiva allo stesso modo. Camminava quasi saltellando come fosse tornata bambina. Toshio, a pochi passi da lei, non poteva far altro che contemplare quella bellissima donna piena di vitalità. Si sentiva felice per la prima volta dopo tanto tempo, e avrebbe desiderato rimanere per sempre così. 

Quella ragazza era arrivata nella sua vita per caso, e l’aveva inconsapevolmente sconvolta. 

A distoglierlo dai suoi dolci pensieri fu proprio lei, che fermatasi all’improvviso si giró guardandolo in modo indagatore, segno di chi sta per fare delle domande. 

“Quindi...ora ritornerai in mezzo alla società o rimarrai nascosto per sempre?”

Quella domanda fece fermare anche lui. Kaori lo guardava dritto negli occhi cercando di carpire una risposta che nemmeno lui sapeva dare. Ora che era risorto da uno stato di isolamento personale che cosa avrebbe fatto? Sarebbe rimasto ancora lì per il resto della sua vita, o avrebbe fronteggiato una volta per tutte suo padre? E lei? Se gli aveva rivolto quella domanda significava che non sarebbe rimasta con lui. Ad un tratto si sentì stupido. In fondo non sapeva nulla di Kaori, cosa faceva nella vita, dove viveva, e magari se aveva qualcuno che la stava cercando per riportarla a casa. Un fidanzato magari. Ma lui non voleva che se ne andasse, non adesso che sapeva di volerla al suo fianco. 

Kaori continuava a fissarlo e vedeva che era in difficoltà. Forse era stata avventata a porgli una domanda simile. In fondo si era nascosto al mondo, e soprattutto al padre, da diversi anni. Gli si avvicinò e gli sfioró con la mano un braccio per cercare di destarlo dai suoi turbamenti. 

“Scusa se ti ho fatto questa domanda inappropriata. Non volevo sembrare indelicata e …” 

“No, non è questo.” fece il ragazzo con lo sguardo perso nel vuoto. 

“Mi sono nascosto per così tanto tempo che non ho mai pensato di tornare alla mia vita di prima. Almeno non finché sei arrivata tu sul mio cammino”. 

Kaori era rapita dallo sguardo magnetico che Toshio le aveva improvvisamente rivolto. D’un tratto si sentì avvampare. Che cosa le stava cercando di dire?

“So che all’inizio ti sono risultato freddo e antipatico, era così che preferivo mostrarmi, ma tu….tu hai fatto rinascere in me la voglia di essere una persona migliore, quella di un tempo, e insieme a questo anche un sentimento forte e sincero, un sentimento di amore”.

 Kaori non poteva credere alle sue orecchie, le stava facendo una dichiarazione!  Doveva ammetterlo, una parte di lei si sentiva attratta da quel ragazzo ma sapeva che il suo cuore apparteneva solo ad una persona. Come poteva dirglielo senza ferirlo? 

“Io non so se sono pronto a tornare alla mia vecchia vita, e soprattutto ad affrontare di nuovo mio padre, ma se tu volessi rimanere al mio fianco qua, in questo piccolo rifugio....se tu volessi passare il resto dei tuoi giorni con me, io sarei l’uomo più felice del mondo!”

Kaori fumava dall’imbarazzo! Le aveva appena detto che l'amava e che voleva vivere con lei!! Era lusingata da questa dichiarazione. Per anni aveva sognato di sentire queste parole, solo che da un’altra persona. Anche se temeva che probabilmente l’avrebbe ferito e che l’avrebbe odiata, sapeva che doveva essere sincera con lui. 

“Senti Toshio, io sono davvero lusingata dalle tue parole. E’ vero, all’inizio non mi andavi molto a genio ma poi mi sono resa conto che la tua era tutta una facciata, e ho scoperto che persona dolce e meravigliosa tu in realtà sia. Solo che io…”.

Mentre stava per dirgli che il suo cuore era già impegnato, fu interrotta da un rumore di passi. Il ragazzo la strinse forte a sè mentre si guardava intorno. Il suo udito, reso più fine dagli anni vissuti in solitaria, gli diceva che erano passi di più persone. 

Non erano soli.

Kaori sperava fosse il dottore Matsuda ma un istante dopo vide uscire da dietro gli alberi cinque uomini. Chi erano, e cosa volevano? 

“Ma guarda, il signorino si è fatta l’amichetta!” parló uno degli uomini sghignazzando. 

Toshio sapeva benissimo chi erano….sicari mandati da suo padre. Alla fine l’avevano trovato! 

“Come avete fatto a trovarmi?” chiese con tono freddo 

“Il tuo amico dottore ha cominciato ad insospettire il nostro capo, e così stamattina l’abbiamo seguito” dalle spalle dell’uomo ne sbucò’ un secondo che teneva stretto il Dottor Matsuda, puntandogli un coltello alla gola.

Kaori a quella vista impallidì.

“Dottor Matsuda!” Fu l’unica cosa che riuscì a dire. 

Toshio era su tutte le furie, il suo unico amico e mentore stava rischiando la vita, e anche la donna che amava era in pericolo.  

Si rivolse di nuovo ad uno degli uomini.  

“So benissimo che vi manda mio padre. Che cosa volete?”

“Perspicace. Esatto ragazzo. Abbiamo l’ordine di riportarti a casa. Per quanto riguarda la ragazza e il dottore non sono sulla lista delle cose da fare, quindi li uccideremo!”

Kaori spalancò gli occhi. Quegli uomini erano stati mandati dal padre di Toshio. Erano sicari, quindi gente spietata. Doveva ragionare e pensare a come fare per uscire da quella brutta situazione. Li tenevano sotto tiro, e pian piano li avevano accerchiati. Erano in trappola! 

 

Poi uno sparo squarciò il cielo. 

Gli uomini si girarono per capire chi fosse. Dietro di loro comparve, camminando a passo lento e leggero un uomo, colui che nessuno vorrebbe mai incontrare: Ryo Saeba. 

Kaori non credeva ai suoi occhi.

Ryo era vivo, e l’aveva trovata. 

“Ryo…” fu l’unica cosa che riuscì a dire prima che le lacrime le scendessero. Toshio si accorse di questo e si chiese chi fosse quell’uomo per lei. Un moto di gelosia lo invase. 

“E tu chi saresti?” fece uno dei sicari.

“L’ incubo che non vorresti mai vivere, credimi. 

Allora signori, non so chi voi siate e che cosa vogliate,  ma vi consiglio di mettere giù le armi, di lasciare quell'uomo e di andarvene immediatamente se non volete farvi male. Avete mai sentito parlare di City Hunter?” Fece Ryo con il suo solito sorriso sghembo. 

A quelle parole gli uomini impallidirono e cominciarono a sudare freddo. Sapevano benissimo chi avevano davanti. Nessuno che si fosse scontrato con il Giustiziere n.1 del Giappone ne era uscito vincitore. 

Fecero cadere tutte le armi a terra, e dopo aver liberato anche il Dottore se la diedero a gambe!

Quando fu chiaro che il pericolo era passato, Ryo piantó il suo sguardo magnetico su colei che stava cercando. Quando l’aveva vista in pericolo il sangue aveva iniziato a ribollirgli nelle vene. Ma ora che l’aveva davanti a sé era tornato l’uomo più felice della terra.

 “Kaori” disse per riscuoterla dal suo torpore.

Kaori sentendo pronunciare il suo nome, si staccò dalla presa di Toshio e gli corse incontro, abbracciandolo con tutta la forza che aveva. 

Lo sweeper non ci credeva ancora, stava tenendo tra le braccia la sua amata socia. Era contento per non essersi dato per vinto. Era viva e più bella che mai. 

Dopo secondi, che a loro parvero un'eternità, si staccarono e si guardarono negli occhi.

“Oh Kaori sapessi come sono felice di saperti viva, eravamo tutti così preoccupati”.

Kaori, che non smetteva di piangere, gli fece un grande sorriso.

“Sono così felice che tu mi abbia trovata. Temevo che aveste perso le speranze. Come sta Mick?”

“Sta bene tranquilla...chi lo ammazza quello!” e dicendo così le scompigliò affettuosamente i capelli. 

Sembrava un sogno per entrambi ma Kaori si ricordò’  che non erano soli. 

“Ryo, voglio presentarti le persone che mi hanno salvato. Lui è il dottor Matsuda. Si è preso cura di me durante la convalescenza.

E lui è Toshio. Mi ha trovata svenuta sulla spiaggia e mi ha salvato. Non sarei qui senza di lui”. E gli rivolse un sorriso carico di riconoscenza. 

Il dottore fece un grande inchino di saluto ma Toshio non si mosse di un millimetro. Allora era questo uno degli amici di cui parlava Kaori. E da come si erano abbracciati aveva subito intuito che tra loro ci fosse qualcosa di più. Questo dubbio lo faceva fremere dalla gelosia. 

“Salve a tutti. Grazie per aver salvato la vita della mia socia. Vi sono debitore.

Kaori, ora dobbiamo andare, gli altri sono preoccupatissimi. Miki e’ ormai fuori di testa.” 

La rossa si fece scappare una lieve risata. Immaginava lo stato in cui versava la sua amica, e se ne dispiacque per questo.  

Ryo aveva ragione. Era il momento di tornare a casa. Però, non poteva lasciare così Toshio. Le aveva aperto il suo cuore poco prima che arrivassero quegli uomini,  e meritava una risposta .

“Ryo ti prego, concedimi un attimo.” 

Si staccò da lui e si avvicinò al ragazzo

“Toshio, io non so come ringraziarti per tutto quello che hai fatto per me. Mi hai salvata e per questo te ne sarò per sempre riconoscente. Ma devo tornare alla mia vita, i miei amici sono preoccupati per me. Lo capisci?”

Sperava con quelle parole di non averlo ferito troppo. 

Toshio le posò uno sguardo pieno di amore e le sorrise. 

“Sì, lo capisco Kaori. In fondo sapevo che questo giorno sarebbe arrivato. Tieni a mente però quello che ti ho detto prima.” E dopo averle accarezzato una guancia indietreggió di qualche passo da lei. 

Ryo, che aveva assistito alla scena, non aveva per nulla apprezzato quella vicinanza. Quel Toshio era  evidentemente innamorato di Kaori, e di questo non ne fu affatto sorpreso. Era impossibile non amarla. Ma quello che si chiedeva era se lei, in questo lasso di tempo, avesse maturato solo un sentimento di riconoscenza nei suoi confronti, o qualcosa di più. Un grande senso di gelosia si fece strada in lui. Per porre fine a quel momento richiamó l’attenzione della socia, e lei, salutando nuovamente il dottore e il ragazzo raggiungere il suo partner. 

I due uomini si lanciarono uno sguardo duro, carico di sfida. Poi gli sweepers si allontanarono per far ritorno a casa. 

Toshio rimase lì fermo a guardare la donna che gli aveva sconvolto la vita allontanarsi, senza fermarla. Il dottore gli si avvicinò.

“Toshio adesso che pensi di fare? Conosco quello sguardo, te ne sei innamorato vero?. Eeeeh, come darti torto. Ma adesso che sai che lei e’ la socia di City Hunter, cosa conti di fare? 

Ci fu un attimo di silenzio, poi Il ragazzo lo guardò dritto negli occhi con uno sguardo carico di risolutezza.

“E’ arrivata l’ora di tornare a casa!”.


 

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Il viaggio di ritorno fu molto tranquillo.

Nessuno dei due proferì parola, ognuno immerso nei propri pensieri. Una volta arrivati al porto e lasciato il motoscafo, Ryo informo’ Saeko che l’operazione si era coclusa per il meglio. Poi salirono sulla mini e si diressero verso Shinjiuko.  

Kaori guardava fuori dal finestrino, le sembrava di essere mancata così tanto, e invece si rese conto che erano passati solo cinque giorni dalla notte dell’esplosione. Era contenta di tornare a casa, di rivedere i suoi amici, ma una parte di sé non riusciva a non pensare a Toshio. Saperlo di nuovo da solo le provocava una fitta di dispiacere. Ryo che la osservava di tanto in tanto con la coda dell’occhio, percepiva la sua preoccupazione e immaginava anche per chi. Possibile che in così poco tempo, quel tizio fosse riuscito a farsi largo nel cuore della sua socia? 

Perché lei era SUA. 

Oh sì che lo era, solo che non si era mai concesso il lusso di dirglielo. Magari quel Toshio era stato più bravo. L'aveva probabilmente ricoperta di attenzioni, di amore, di parole dolci...tutto quello che lui le aveva sempre negato. Era solo capace di fare il maniaco con le altre donne o con le clienti, di deriderla e trattarla male; mentre sapeva benissimo che l’unica donna che meritava di stargli accanto per sempre era lei.

Prima di arrivare a casa si fermarono davanti al Cat’s Eye. Kaori guardò Ryo con estrema riconoscenza, sapeva che avrebbe voluto rivedere subito i suoi amici. Di rimando le rivolse un dolce sorriso e, una volta scesi dall’abitacolo, pian piano si incamminarono verso il bar. 

Quando Ryo aprì la porta uno scoppio fece sobbalzare  i due sweeper.

Miki aveva tappezzato il bar di striscioni con su scritto “Bentornata a casa Kaori”. C’erano proprio tutti: Miki e Umi naturalmente, Reika, Kasumi, Doc, Saeko,Kazue e Mick. Kaori emozionata, non fece in tempo ad aprir bocca che una massa di lunghi capelli neri le si avventò addosso e l’abbracciò.

“Oh Kaori, come sono felice di sapere che stai bene, ero così in pensiero!” le urlò quasi nelle orecchie un’alquanto emozionata Miki. Kaori la strinse forte, e piangendo la ringraziò. 

Quando si staccarono sentì un aura che conosceva benissimo avvicinarsi. Mick la fissava ancora incredulo, come se davanti a sé vedesse un fantasma. Kaori gli sorrise e, avvicinandosi lentamente, lo abbracciò forte forte. Lui in un primo momento non si mosse, poi quando sentì che il calore proveniente da quel meraviglioso corpo era reale, la strinse stretta a lui. Affondò il viso nei suoi capelli color cremisi inspirando il suo dolce profumo, e sussurrando le disse.

“Ti prego, non farlo mai più.”

Kaori si mise a piangere udendo quelle poche parole cariche di dolore. Anche a lei era mancato molto, ed era felice di vederlo sano e salvo. 

Ryo non disse nulla davanti a quella scena, sapendo quanto entrambi avessero bisogno di un momento tutto per loro. Aveva sempre provato gelosia per questa profonda amicizia che li legava, ma al tempo stesso lo confortava sapere che Kaori non sarebbe mai stata sola, che qualcuno oltre a lui avrebbe sempre vegliato sul suo angelo. 

Quando Kaori e Mick si separarono visibilmente commossi, fu il turno degli altri di darle il bentornata a casa. Quel momento fu davvero magico, Kaori non aveva parole per descrivere quanto fosse grata ad ognuno di loro. Erano la sua famiglia, e di questo ne gioiva nel profondo. 

 

Ormai il sole era calato e Ryo propose alla socia di rientrare, sicuro del fatto che fosse stanca, anche se cercava di non darlo a vedere. Salutarono e ripartirono con la mini verso il palazzo dai mattoni rossi. Quando arrivarono salirono lentamente gli scalini, e una volta entrati nel salotto, Kaori fu invasa da un'ondata di calore e serenità. Finalmente era a casa! Ryo era rimasto dietro di lei, appoggiato alla porta, e si divertiva a guardarla con l’espressione di chi ha ritrovato il suo mondo. Già, perché quello era anche il loro mondo. Loro e di nessun altro. Ma come poteva farglielo capire? In otto lunghi anni di vita insieme non ne era stato in grado. Temeva che la sua vita fosse già abbastanza in pericolo così, ed era la verità. Ma al tempo stesso capiva che non sarebbe mai riuscito a stare senza di lei. Ripensava alla solitudine che aveva provato dentro se stesso temendo di non rivederla mai più. Ma un altro pensiero ancora più fastidioso gli tornò alla mente, lo sguardo del tipo su di lei e la frase “non scordare le parole che ti ho detto”.

Doveva trattarsi di una cosa importante, ma quello che lui voleva sapere era cosa pensava Kaori, cosa provasse per lui. 

Ad un tratto, la socia spezzò i suoi pensieri, informandolo che voleva farsi un lungo bagno rigenerante, e che poi sarebbe andata a riposare. Ryo annuì e lasciò’ che si chiudesse in bagno. Sentiva anche lui il bisogno di riposarsi da quella giornata carica di emozioni. Aspettò con pazienza che finisse di lavarsi, e quando uscì rimase estasiato nel vederla con i suoi soliti abiti, e non più con quelli del suo salvatore.

Kaori fu sorpresa di trovarlo lì davanti, che la fissava come non aveva mai fatto. Credeva che prima o poi sarebbe sbottato con una delle sue solite ramanzine per come erano andate le cose, ma vedendo l’espressione serena sul suo volto pensò che forse stavolta l’avrebbe scampata.  

“Va tutto bene?” gli chiese 

Lui le fece un sorriso pieno di affetto, le si avvicinò e dopo averle dato un bacio sulla fronte, le diede la buona notte e si chiuse in camera sua. Kaori rimase per un attimo interdetta. Pensò che il mondo avesse cominciato a girare al contrario da quel momento in poi. Che gli prendeva adesso? Non che le dispiacesse, anzi, poteva ancora sentire il calore delle sue labbra sulla fronte, ma non era da lui lasciarsi andare a quel contatto. 

Senza porsi ulteriori domande entrò nella sua stanza. Tutto era al suo posto, la foto di suo fratello, quella con lei e Ryo, i suoi fidati martelli nell’armadio. Si sdraiò sul letto e respiró a pieni polmoni quell’aria che per lei sapeva di casa. E col sorriso dipinto in volto pian piano si addormentò. 

 

Dopo qualche minuto una figura entrò silenziosamente nella stanza e si sedette con la schiena appoggiata al letto. Aveva un estremo bisogno di guardarla dormire, come l’aria per respirare.

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Il risveglio fu dolce e lento, aveva dormito come un angioletto, e sentiva ancora su di sé la sensazione che qualcuno le fosse stato vicino a tenerle la mano, ad infonderle calore. Che fosse stato Ryo? Figuriamoci! Si era barricato in camera sua la sera prima, e dopo il bacio sulla fronte non si sarebbe mai spinto oltre.
Si mise a sedere e notò che il sole splendeva nel cielo, segno che una bella giornata si presentava all’orizzonte. Rincuorata da questo bel proposito, si alzò con la sua solita grinta e si diresse in bagno. Quando uscì, si avvicinò alla porta del suo socio e decise di dare una sbirciatina. Appena aprì la porta vide che dormiva beatamente come un bimbo. Questa visione le fece una gran tenerezza; nonostante la loro situazione fosse precaria e dovessero ancora risolvere parecchie incomprensioni, alla fine lui la veniva sempre a salvare, mostrando quanto tenesse a lei.
Col sorriso stampato in faccia si diresse in cucina per preparare la colazione, ma rimase alquanto delusa nel constatare che il frigo era completamente vuoto. Così prese la giacca ed uscì com’era sua abitudine per fare un po’ di spesa. Al suo ritorno preparó una sostanziosa colazione per il suo socio, poi si diresse alla lavagna lasciandogli un biglietto con su scritto che l’avrebbe trovata da Miki.
Come solito nessuna traccia di un incarico, ma forse era meglio così, dopotutto quello che era successo un po’ di tranquillità non avrebbe fatto male. Con passo spedito si diresse al Cat’s Eye, dove una Miki alquanto indaffarata a servire le colazioni l’accolse con un sorriso a trentasei denti.
Kaori si sedette al solito posto e la sua migliore amica arrivò in un battibaleno per versarle una tazza del suo buonissimo caffè fumante.
“Allora tesoro, hai riposato bene? Come ti senti?”
“Oohh si Miki, ho riposato proprio come un angelo. Mi sento rinata!”
“E si vede! Con Ryo come va? Sai, era molto preoccupato per te,lo siamo stati tutti ovviamente, però lui era veramente….direi, disperato”.
Kaori rimase sorpresa dalle parole della barista. Aveva sentito un senso di estrema felicità quando lei e Ryo si erano abbracciati sull’isola. Che Miki stavolta avesse ragione? Forse Ryo si sarebbe deciso una buona volta a fare la scelta giusta per entrambi: essere felici, insieme.
All’improvviso il tintinnio della porta la riportò’ alla realtà, ed il suo socio, decisamente ancora addormentato, andò a sedersi vicino a lei.
“Un caffffeeeeeeeeeee per favoreeeeeee?”. Kaori si chiese come facesse ad essere così assonnato dato che erano andati a letto prestissimo ieri sera.
“Ehilà Saeba! Che faccia, fatto le ore piccole?” gli chiese Miki con un sorrisetto furbo per stuzzicarlo un po’. Sapeva che non si sarebbe mosso di casa la sera prima.
“Ah ah, spiritosa!”. Fece lui meno divertito.
In realtà era rimasto fino all’alba in camera della sua partner, tenendole la mano ed osservandola dormire. In quei momenti era ancora più bella e fragile, che non poteva farne a meno di contemplarla, lo attirava come una calamita; ed il fatto che avrebbe potuto perderla gli aveva fatto comprendere quanto l’amasse.
“C’erano messaggi alla lavagna?” chiese serio rivolgendosi alla rossa.
“No, nemmeno l’ombra. Ma in realtà penso che dopo quello che è successo, un po’ di relax non ci faccia per niente male non credi?”
“Beh allora vorrà dire che passerò il resto della giornata a caccia di pollastre!” e una faccia da maniaco si dipinse sul suo volto come al solito. A quella frase Kaori si infervorò subito, e colta da un momento di ira gli scaricò’ addosso un martello da 1000tl con scritto “ BENTORNATO A CASA INSENSIBILE” ,incastonandolo al pavimento.
Era furente, alla fine non cambiava proprio mai, e lo stesso pensava Miki che li guardava divertita e scuotendo la testa. All’improvviso la barista fu distratta da una notizia che davano alla tv, prese il telecomando e alzò il volume rivolgendosi al duo City Hunter.
“Avete visto? È tornato a casa, dopo anni di ricerche, il figlio di Fumio Takeda, uno dei più ricchi imprenditori di Tokyo”. A quella frase i due sweeper si voltarono verso lo schermo, e ad una sorpresa Kaori cadde il martello dalle mani. Quello che vedeva sullo schermo altri non era che Toshio. Non poteva crederci, Toshio era il figlio scomparso dei Takeda, una delle più importanti famiglie della città.
“Ma certo, ecco chi mi ricordava.” fece un serioso Ryo tornato incolume sullo sgabello. Vedendo l’uomo in tv si chiese come mai proprio adesso avesse deciso di far ritorno in città. Tutti lo credevano scomparso, ma lui e Kaori sapevano che non era affatto così che stavano le cose.
La socia lo fissò chiedendosi perché avesse quello sguardo preoccupato, sicuramente il suo socio si stava ponendo la sua stessa domanda: perché Toshio era tornato? Le aveva detto che era fuggito per non rivedere più suo padre, e le aveva espressamente chiesto di rimanere con lui sull’isola! Se l’era forse immaginato?
Con quei pensieri salutò Miki e si diresse verso casa. Aveva bisogno di starsene un po’ per conto suo, e mentre camminava, ripensò ai giorni passati sull’isola, al simpatico Dottor Matsuda, a come in un primo momento il padrone di casa le fosse sembrato piuttosto antipatico per poi scoprire, che sotto a quella corazza, si nascondeva un uomo dall’animo dolce e delicato.
Ryo che aveva letto negli occhi di Kaori un certo turbamento, decise di lasciarle un po’ di tempo e di raggiungerla poco dopo. Immaginava volesse stare per conto suo, ma voleva e doveva avere delle spiegazioni.
Quando arrivò a casa non percepì subito la sua aura. Nella sua stanza non c’era, quindi poteva essere solo in un altro posto, la terrazza. Salì lentamente le scale che lo portarono al piano superiore, e quando aprì la porta la vide appoggiata alla ringhiera, persa nei suoi pensieri.
Non sapeva cosa fare, questa volta era lui che temeva di essere rifiutato. Voleva conoscere i sentimenti che albergavano il suo cuore, ma allo stesso tempo ne aveva paura. Era sempre stato convinto che l’avrebbe amato nonostante tutto, ma ora non era più così sicuro e al sol pensiero si sentiva un grande egoista.
“Che cosa fai lì fermo come un salame?” Squarciò lei il silenzio senza voltarsi,
Ryo decise di avvicinarsi lentamente sentendosi più impacciato che mai….lui che quando si trattava di combattere i nemici era impassibile, davanti a lei si sentiva un innamorato alle prime armi.
“Kaori io....io…”
Ma perché era così dannatamente difficile aprirsi con lei? Avrebbe voluto urlare quanto l’amava e quanto la desiderasse, ma aveva paura. E comprese che la paura di essere rifiutati, non amati, era quella che provava lei da tantissimo tempo.

Kaori aveva meditato a lungo e aveva fatto chiarezza una volta per tutte sui suoi sentimenti. Si giró di scatto e guardò con fermezza gli occhi di Ryo. Il suo cuore le martellava nel petto, ignorando completamente che lo stesso avvenisse in lui.
“Ryo, voglio essere sincera con te. Ho sempre sperato che un giorno ti saresti reso conto di quanto il mio amore nei tuoi confronti fosse grande. Ogni mattina mi svegliavo e mi chiedevo se sarebbe stato il giorno giusto, ma il tempo passava e tu eri sempre tu, col tuo caratteraccio e i tuoi modi per nulla gentili. Ho sempre sopportato le tue prese in giro, le tue critiche su come cucinavo ed il fatto che non mi guardassi come guardavi qualsiasi altra ragazza. Poi, c’è stato lo scontro con tuo padre, ci siamo scambiati perfino un bacio attraverso un vetro su quella nave, ho rischiato di perderti e sarei morta anch'io se fosse stato così. Ma tu sei tornato da me!”.
Ryo l’ascoltava attentamente, non osando affatto fermarla.
“Quando ho perso la memoria tu non hai fatto nulla per aiutarmi, e questo mi ha fatto soffrire molto, ma ho incassato anche quel colpo. Pensavo che il punto di svolta ci sarebbe stato dopo la tua contorta confessione nella radura, pensavo che mi avessi finalmente dichiarato il tuo amore, ma una volta a casa tutto è tornato come prima. Sai, non ti biasimo, presa da una grande insicurezza verso me stessa non ho mai avuto il coraggio di farmi avanti. Non volevo vivere l’ennesimo rifiuto, e così mi sono chiusa in un mutismo che mi toglieva le forze, ma almeno non mi faceva soffrire ulteriormente. Quello che ho fatto quella sera e’ stato stupido ed avventato, ma lì ho capito che non avrei mai permesso che tu morissi. Poi ho conosciuto Toshio, che inizialmente non mi aveva fatto una buona impressione. Sai, da come si comportava mi ricordava te, e forse è per questo che inizialmente lo detestavo.”
Ryo non capiva dove Kaori volesse arrivare, ma aveva la brutta sensazione che adesso gli avrebbe fatto la rivelazione del secolo, e che l’avrebbe mandato a spendere una volta per tutte!
“Poi qualcosa in lui e’ cambiato. In realtà mi è sempre stato accanto, ma rimanendo nell’ombra. Mi portava da mangiare quando io dormivo, e a volte ho avuto la sensazione che qualcuno fosse lì vicino a me, ma quando mi svegliavo trovavo solo il vassoio con il pasto che lui stesso preparava. Le cose tra noi sono migliorate di giorno in giorno, ho scoperto che sotto la maschera da duro e maleducato si celava un animo gentile e romantico.”
Ryo cominciava a sudare freddo. Praticamente gli stava descrivendo l’antisestesso!
“Il giorno che mi hai trovata si era presentato in un altra veste, non più trasandato per rendersi irriconoscibile, ma come un bellissimo ragazzo, e lì ne rimasi piacevolmente affascinata. Aveva deciso di ritornare ad essere quello di un tempo, e in sua compagnia mi sentivo bene e al sicuro. Ma quando per fortuna sei arrivato a salvarci dai sicari del padre, il mio cuore si è riempito di gioia. Vederti sano e salvo mi ha fatto capire che ne era valsa la pena, ed ero ancor più contenta di essere sopravvissuta anche io. In quel momento ho capito che un mondo senza di te non sarebbe stato lo stesso”
Ryo, che fino a quel momento non aveva osato proferire parola, le si avvicinò ancora di più, e le pose la domanda che lo tormentava da un pò.
“Kaori, ho bisogno di sapere cosa significa la frase “ non dimenticare quello che ti ho detto”. Kaori chiuse gli occhi e riprese a parlare.
“Prima che quegli uomini ci trovassero, Toshio mi aveva confessato di amarmi e mi aveva chiesto di rimanere sull’isola con lui, per sempre.”
A Ryo parve di non riuscire più a respirare, allora aveva intuito bene i sentimenti di Toshio.
Ora doveva porle un'altra domanda, la più difficile per uno come lui.
“E tu cosa gli hai risposto?”
A quella domanda Kaori fece una smorfia di disappunto. Poi sospirò, e tornando calma riprese.
“Non ho fatto in tempo a rispondergli. E se anche avessi avuto modo gli avrei detto: “grazie per le tue bellissime parole, ma vedi, il mio cuore appartiene a quello scemo del mio socio da quando ero solo una ragazzina. E per quanto lui mi faccia sentire spesso inadeguata e per niente attraente, io sarò per sempre solo sua.”
Ryo che aveva temuto fino all’ultimo rimase a bocca aperta. Alla fine il primo grande passo l’aveva fatto lei, ed ora spettava solo a lui fare il secondo.
Le mise le mani sui fianchi e la strinse a se.
“Kaori tu hai tutte le ragioni per avermi detestato. In questi anni non ho fatto altro che cercare di allontanarti, temevo che ti potesse accadere qualcosa, e non me lo sarei mai perdonato, ma allo stesso tempo non ci riuscivo, perché il mio cuore ogni volta soffriva e mi attirava sempre più a te! Non è vero che non sei attraente, sei la donna più bella che abbia mai visto, e ti desidero così tanto che ho fatto di tutto per starti lontano. Ma non voglio più vivere così, sei stata la ragazza ventenne che entrò nella mia vita come un uragano e che mi salvò dall’inferno in cui vivevo….e sei la donna che ogni giorno continua a portare luce nel mio cuore. Voglio vivere la mia vita insieme a te. Quando ho creduto di averti persa mi è sembrato di impazzire, ho persino pianto, ma quando ti ho rivista il mio cuore ha ripreso a battere, e sapevo che avevo ritrovato la donna della mia vita. Ti amo Kaori Makimura, scusa se ci ho messo quasi 9 anni a dirtelo!” e le fece un sorriso carico di amore.
Kaori che aveva ascoltato ogni sillaba non riusciva più a smettere di piangere. Ryo le aveva detto che l’amava, era tutto vero. Entrambi avvicinandosi l’uno all’altra, si unirono in un bacio travolgente, poi dopo qualche istante Ryo si staccò e guardandola nel profondo di quegli occhi nocciola le disse.
“Ah, a proposito, non dirlo alla mia socia che anche io sono innamorato di lei da quando era una ragazzina!” e le fece l’occhiolino col suo solito sorriso sghembo.
Kaori di rimando, gli diede un buffetto sul braccio e tornò a baciarlo.


-Casa Takeda-
Padre e figlio erano uno davanti all’altro.
“Toshio, vedo che alla fine hai capito qual'è il tuo vero posto, sei fuggito anni fa come un codardo e la tua povera madre è morta chiamando sempre il tuo nome…”
“Non osare parlare di lei hai capito? Tu non ci sei mai stato nella nostra vita, e quelle volte che hai pensato di fare il padre, hai sempre cercato di piegarmi al tuo volere. Ma io non sono come te hai capito? Non hai più alcun controllo sulla mia vita, sono cresciuto e cambiato!"
“Lo vedo, ti sei fatto uomo. Ma dimmi...quella donna che si trovava sull’isola insieme a te…”
A quelle parole Toshio impallidì. Gli scagnozzi avevano parlato!
“Lei non ti deve interessare, chiaro?!” rispose furente.
“Da come la difendi direi che è piuttosto importante per te. Peccato che lei sia la socia di City Hunter, quindi un mio nemico.”
“Non ti azzardare a toccarla!” Non ci vedeva più dalla rabbia. Si alzò’ di scatto e andò in quella che un tempo era stata la sua camera.

“Staremo a vedere...” rispose mellifluo il vecchio, mentre sorseggiava il suo amato Whisky.

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Il mattino seguente, due occhi neri come la notte si aprirono a quel nuovo giorno. Si sentiva leggero e felice, aveva trascorso la notte più bella della sua vita, la prima con la donna che amava, ed era sicuro che d’ora in poi altre ne avrebbero vissute. Si giró a guardare quella dolce presenza mentre dormiva coricata sulla pancia.
La sua pelle era così liscia, bianca e delicata, sembrava di porcellana.
Quella notte avevano imparato insieme ad amarsi e questo gli dava un totale senso di appagamento. Era stato un emerito idiota ad aver atteso così tanto e non avrebbe più sprecato altro tempo.
Mentre pensava le cose più sdolcinate sulla sua dolce metà, si accorse che si stava svegliando.
“Buongiorno amore” le disse col sorriso più ebete della storia.
“Buongiorno a te. Dormito bene?” fece lei sorridendo.
“Mai dormito così bene per quel poco che ci siamo concessi”.
Kaori divenne color dei suoi capelli, ma si disse che era vero, anche lei era felice come non mai, aveva donato tutta se stessa al pervertito n.1 del Giappone, c’era da andarne fieri!
“Allora cosa vuoi fare oggi? Scegli e ti porterò ovunque vorrai”.
“Voglio andare a parlare con Toshio” fece Kaori in un tono deciso e autoritario. Sapeva che non ne sarebbe stato affatto contento, ma doveva assolutamente chiarirsi col ragazzo.
“COOOOOSSAAAAA!!!!?? Non ci pensare nemmeno! E’ escluso che io ti lasci avvicinare a quel bellimbusto!”
“Ma si può sapere qual'è il problema? Voglio solo dirgli che non posso ricambiare i suoi sentimenti. Mi sembra giusto no? E poi dubito che sia tornato solo per riappacificarsi col padre, non ti pare?”
In effetti Kaori aveva ragione. Con l’unione dei loro corpi si erano dichiarati finalmente amore eterno, non aveva senso avere dubbi, ma restava il fatto che non fosse entusiasta di saperla da quella famiglia. Il figlio potrà anche essere uno stinco di santo, ma il padre? Era risaputo che avesse anche traffici illeciti. Poi da quello che Kaori gli aveva raccontato, era tutto tranne che una persona benevola. La prova l’avevano avuta con gli uomini che Fumio Takeda aveva mandato per recuperare suo figlio.
Con un grande sospiro si arrese, sapeva che quando lei si metteva in testa una cosa la causa era presa in partenza. “ E va bene, facciamo come vuoi.” rispose riluttante.
Lei lo abbracciò forte e lo ringraziò dandogli un bacio a fior di labbra.
“Però ti accompagno!”
“Perché? Non ti fidi per caso? Mi sembra di essere stata abbastanza chiara sulla mia decisione e di avertela mostrata….più volte!” rispose Kaori, con la faccia di chi la sapeva lunga.
“Non e’ per questo stupidina, solo non mi fido del vecchio.”
Kaori riconobbe che non era poi una cattiva idea farsi accompagnare, Fumio Takeda era un mostro, e anche molto pericoloso.
Dopo aver consumato la colazione si diressero prima da alcuni informatori sotto insistenza di Ryo, voleva sapere con chi avrebbero davvero avuto a che fare. Takeda era un uomo che si era costruito da sé, contando solo sulle sue capacità, di questo bisognava dargliene atto, ma nel tempo la sua compagnia di esportazioni oltreoceano, la Esp Enterprises, era finita più volte sotto indagine dalla polizia per traffico di droga. Puntualmente però il tutto finiva in un buco nell’acqua. Secondo gli informatori il figlio non aveva mai calcato le orme paterne, e un giorno venne dato per scomparso all’improvviso. La moglie invece era morta un paio di anni fa. Ryo non si sentiva affatto tranquillo, era sicuro che gli uomini che aveva fatto scappare dall’isola avessero cantato, quindi la sua Kaori era un potenziale bersaglio. Avrebbe dovuto tenere tutti i suoi sensi ben allerta.
Arrivati davanti a Villa Takeda, Ryo diede a Kaori la sua pistola.
“Tienila per favore. Ho messo una cimice nel tuo giubbotto così saprò se avrai bisogno.”
Lo sweeper non era per nulla felice del limite che Lei gli aveva imposto. Sarebbe entrata da sola per parlare con Toshio, e lui invece l’avrebbe tenuta d’occhio restando in ascolto in macchina.
“E va bene. Se ti fa stare più tranquillo la porterò con me.” E la nascose dentro lo stivaletto.
“Nella cimice c’è una ricetrasmittente così potrò sentire tutto ed intervenire se sarà necessario”.
Kaori gli rivolse un sorriso dolce. Sapeva quanto gli pesasse quella situazione, e sperava di chiudere quella storia senza intoppi. Con la mano lo fece voltare per guardarla.
“Andra’ tutto bene Ryo. So che tu sarai qui e veglierai su di me. Ti amo”. E si scambiarono un bacio pieno di amore. Lui la fissò con uno sguardo carico di amore ma anche determinato.
"Non sarai mai sola”.
“Lo so.”
Ed uscì dalla mini per entrare nel vialetto della Villa.

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Da fuori la Villa era davvero imponente, con almeno due piani visibili, e tutt’attorno guardie che ne controllavano il perimetro. Kaori analizzò tutta la situazione nel caso le cose avessero preso una brutta piega. Quando arrivò davanti al cancello si annunciò e chiese di poter parlare con Toshio. Fu fatta entrare senza troppi preamboli. Ryo aveva ragione, la stavano aspettando!
Senza mostrare tentennamenti si diresse verso il portone, dove una guardia le fece strada verso il lungo corridoio che portava a una sala molto grande, con diversi quadri appesi e un camino acceso che riscaldava tutto l’ambiente. Fu fatta accomodare sul divano al centro della stanza, cosa che la fece sentire immediatamente a disagio. Dopo qualche minuto fece il suo ingresso un uomo di una certa età che camminava con andatura lenta sostenuto da un bastone, seguito da alcune guardie del corpo.
“Signorina Makimura, finalmente la conosco. Sono Fumio Takeda e le do il benvenuto nella mia umile dimora. Ho sentito parlare molto di lei, e devo dire che i miei uomini non si sbagliavano affatto, e’ davvero una donna molto bella!
“So benissimo chi è lei Signor Takeda, ma sono qui per parlare con Toshio.” Kaori non si fece intimidire da inutili convenevoli.
“Lo immaginavo. Vedrà che arriverà subito, intanto posso offrirle qualcosa?” Chiese il vecchio avvicinandosi al piano bar.
“No grazie, non bevo.” Kaori aveva notato che alcune guardie si era messe ai lati del salotto con l’intento di accerchiarla.
“Sa, anche mia moglie era astemia. Peccato, bere e’ un grande piacere della vita”. Proseguì il vecchio Takeda sorseggiando il suo amato Whisky.
“Non lo metto in dubbio, ma come le ho già detto non sono venuta qui per chiacchierare, o bere assieme. Ho bisogno di parlare con suo figlio”. La sweeper cominciava ad innervosirsi. Per sua fortuna, a spezzare quella compagnia del tutto sgradevole fu finalmente il giovane che, sentendo la voce della donna, spalancò la porta e fece irruzione nella stanza.
“Kaori?!!”
E si diresse subito da lei.
“Stai bene? Non ti ha fatto del male vero?”.
“No Toshio tranquillo. Senti, sono qui perché ho bisogno di parlarti”. fece Kaori quasi pregandolo. Non sopportava più di stare in presenza di suo padre.
“Ma quanta fretta Signorina Makimura. Possiamo benissimo ascoltare tutti insieme quello che ha da dire a mio figlio” disse l’uomo sogghignando di piacere. Mettere in difficoltà le persone era la cosa che più lo divertiva.
“Ma io veramente....” Kaori era perplessa. Non voleva restare un minuto di più in sua presenza.
“Padre, che intenzioni hai?! Perché vuoi mettere in difficoltà Kaori?!?”
Toshio era furioso. Come al solito suo padre si stava prendendo gioco di lui, ma la cosa che non poteva sopportare era che mettesse in difficoltà la donna che amava.
 “Adesso, con permesso noi ce ne andiamo.” e con mano ferma prese quella di Kaori per portarla via da lì.
“Non così in fretta figliolo. Voglio sentire anche io quello che questa donna ha da dirti!” E velocemente le guardie si pararono davanti alla porta per impedir loro l’uscita.
Toshio ribolliva di rabbia. Questa volta avrebbe fronteggiato suo padre pur di tenere al sicuro Kaori.
“Perché? Perché devi sempre essere così spregevole?” La collera si impadroniva di lui sempre più.
La sweeper non sapeva cosa fare. Contava sul fatto che Ryo stesse sentendo e che sarebbe intervenuto al momento giusto, ma si chiedeva cosa avrebbe potuto fare lei nel frattempo. Fumio Takeda si alzò e fece qualche passo avvicinandosi al camino, dando ai due ragazzi le spalle.
“Mi chiedi perché sono così spregevole? Tu sei un debole Toshio, lo sei sempre stato, e anche dopo questi anni vedo che non sei affatto cambiato, sei sempre il debole ragazzo di allora. Te lo dissi una volta e ti ribadirò il concetto nuovamente: nella nostra famiglia le donne sono sempre state solo un elemento di contorno, siamo noi uomini a comandare e ad imporci su di loro!” finì di dire quelle ultime parole quasi urlando.
Il ragazzo strinse i pugni più forte che poteva dalla rabbia. Tremava come una foglia, ma non di paura.
“Quindi anche la mamma per te e’ sempre stata “un elemento di contorno? A giudicare da come l’hai sempre trattata...” oramai riusciva solo a parlare digrignando i denti, tanto era teso.
L’uomo si girò con il suo fare flemmatico e guardando il figlio negli occhi senza trasparire nessuna emozione si limitò a rispondere:
“Si.”
A quella parola il ragazzo non ci vide più, e preso da un moto di profonda ira si avventò sul padre. Kaori prese fuori la sua pistola e lo stesso fecero le guardie. Si sentiva in estrema difficoltà, dopotutto lei era sola contro cinque uomini. Sperava che Ryo non tardasse troppo. Toshio e suo padre si stavano battendo e nonostante la prestanza fisica del giovane fosse notevole, Kaori non poteva fare a meno di constatare che anche il vecchio Takeda se la cavava egregiamente. Una goccia di sudore le imperlò la fronte. Era tenuta sotto tiro da quegli uomini e allo stesso tempo sperava che Toshio avesse la meglio.
Ad un tratto si sentì il vetro della finestra alle sue spalle andare in frantumi, e fece la sua entrata l’altra metà di City Hunter.
“Ryo!” Kaori urlo’ il suo nome con gioia.
Lui le scoccò un sorriso e mise subito le guardie ko. Kaori si giró verso i Takeda e inorridì vedendo Toshio tenere suo padre inchiodato a terra, puntandogli un tagliacarte alla gola. Kaori rabbrividì, non poteva permettere che l’odio verso suo padre gli facesse commettere un gesto estremo e pentirsene per il resto della vita. Si avvicinò cautamente ai due e cominciò a implorare il ragazzo di fermarsi.
“Toshio ti prego non farlo, non abbassarti al suo stesso livello.”
Sperava che le sue parole ridestassero il giovane. Lui guardava suo padre con occhi iniettati di sangue senza mai allentare di un millimetro la presa.
“Toshio ti prego” Kaori lo imploro’ una seconda volta con le lacrime agli occhi.
“Mia madre è morta per causa sua, non l’ha mai amata e ne considerata. L’ha tenuta rinchiusa in questa casa perché crescesse me e basta! Merita di morire!!” Anche lui piangeva mentre urlava quelle parole. Suo padre invece lo guardava con puro disprezzo.
“Nessuno merita di morire”. A spezzare quel momento di tensione fu Ryo.
“Se lo uccidi diventerai come lui e te ne pentirai per il resto dei tuoi giorni.”
Toshio lo guardò con sguardo smarrito. Non voleva essere come suo padre, era scappato pur di non esserlo. Per loro fortuna, a porre fine a tutto questo fu Saeko, che irrompendo nella stanza con diversi poliziotti fece arrestare l’anziano.
“Fumio Takeda, la dichiaro in arresto per spaccio illegale di droga. Questa volta abbiamo prove sufficienti per incastrarla! Portatelo via!”
E dopo aver fatto un cenno di saluto agli sweepers, se ne andò con i suoi uomini.
Alla fine nella stanza rimasero solo loro tre. Kaori non sapeva bene come iniziare l’argomento, ma era andata lì per chiarire ogni dubbio, quindi si fece coraggio e dopo aver rivolto uno sguardo fugace a Ryo si avvicinò al ragazzo. “Toshio stai bene?”
“Si,credo di si. Per fortuna non ho commesso nulla di irreparabile.”
“No, sei stato molto coraggioso, e mi hai protetta.”
“Dovevo. Non gli avrei mai permesso di farti del male.” e la guardò con quei suoi occhi verdi smeraldo.
“Toshio senti, io ero venuta qui per parlarti di una cosa. Tu mi hai salvata ancora una volta, e di questo te ne sarò eternamente grata. Sull’isola mi hai fatto scoprire che persona meravigliosa sei e quanto tenessi a me, e anche io tengo tanto a te.” fece una pausa e poi riprese.
“Ma vedi, il mio cuore appartiene e apparterrà sempre solo ad un'altra persona.”
Il ragazzo la guardava intensamente poi, prendendole le mani, le fece un dolce sorriso.
“Lo so Kaori. Ero tornato qua per sistemare le cose con mio padre e perché speravo di riuscire a convincerti a rimanere al mio fianco. Ma avevo già capito quando te ne andasti dall’isola, che avevi ritrovato la tua casa.” E l’ultima parola la disse guardando lo sweeper. Kaori era commossa, mentre Ryo fece un sorriso di gratitudine verso il giovane.
“Allora, adesso che cosa farai?” chiese quest’ultimo.
“Mmm, ora che mi ci fai pensare ho un'azienda di famiglia da mandare avanti, e conto di farlo nel modo migliore possibile, in nome di mia madre”.
Kaori era fiera di Toshio, e sapeva che avrebbe onorato quella promessa.
“E poi vorrei ringraziarvi per quello che avete fatto” riprese il giovane Takeda.
“Beeeehhh, in effetti un modo ci sarebbe…” rispose il pervertito n1 del Giappone, guardando la sua dolce socia.


-UNA SETTIMANA DOPO-

Un uomo disteso nudo su di un letto, con lenzuola di seta sgualcite e abiti sparsi ovunque, si era appena ridestato dopo una notte di passione, quando si accorse che la donna che amava non era più lì al suo fianco. Si alzò di malavoglia e scese giù in cerca della sua dolce metà, rimanendo sorpreso nel constatare che in casa non vi fosse nessuno. Quando aprì la porta quello che vide lo lasciò senza fiato. Lei era lì, con i piedi nudi e una sottilissima sottoveste che ne evidenziava le curve sinuose. Se ne stava in piedi come una Dea al sole, e sembrava che fosse la persona più serena del mondo. Anzi, era sicuro fosse così. Le si avvicinò sperando di non farsi sentire, ma lei ormai sapeva percepirlo anche a distanza e difatti si giró prima che lui potesse stringerla a sé, e gli fece una linguaccia. “Ah, vedo che qualcuno stamattina e’ già in vena di scherzare!” fece lo sweeper ridendo.
“Ah ah, indovinato! Prova a prendermi mio caro quarantenne!”
“Ehi!!! Io ho solo venti anni!!! Vieni qui un po’ tu!” E cominció a rincorrerla.
Kaori rideva come una matta con la sua solita risata argentina, e quando decise che era stanca di giocare si fece acchiappare. Caddero a terra ma grazie all’erba rigogliosa fu come cadere su un materasso di piume. Lei sotto e lui sopra si guardarono intensamente negli occhi, per un tempo che parve infinito, poi fu la rossa a sciogliere quel magico momento.
“Hai fatto bene sai a chiedere a Toshio la casa sull’isola per una settimana! Bella mossa socio”. e sorrise nuovamente.
“Ho pensato che avessimo del tempo da recuperare no? Qua non avremo nessuno a disturbarci”.e una faccia da maniaco gli si dipinse sul volto.
"Aaahhh Ryo, non cambierai mai!! Però ti amo così come sei!”
“Ti amo anche io Sugar, sei la donna più importante della mia vita!”.

Fine


Ed eccoci arrivati alla fine di quella che si può proprio dire la mia storia rompi ghiaccio.
Voglio innanzitutto ringraziare tutte le lettrici silenziose che hanno seguito questa mia prima follia, vi ringrazio di cuore per aver dedicato del vostro prezioso tempo.
Un altro grande ringraziamento alle mie lettrici e recensitrici ormai di fiducia: Sky_Star, Kaori06081987, Maryfangirl, Funny Jumping Sparrow, Mrsdarcyfan, Prue Halliwell, 24Giu, Stellafanel87.....che con i loro commenti e consigli mi hanno sempre spronata e resa orgogliosa di essere passata dall’altra parte della “barricata”.

Per ultimo ma non per questo assolutamente meno importante, va il mio GRAZIE DI VERO CUORE a EleWar e Briz65….senza le quali non avrei mai e dico MAI pensato di mettere nero su bianco le mie follie! Se ho deciso di mettermi in gioco lo devo a voi ragazze, che mi avete convinta e fatto credere in me stessa, perciò GRAZIE INFINITE.

Voglio bene a tutte e spero di continuare a scrivere storie che vi piacciano e vi facciano sognare.
Un abbraccio
Vale

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