Canzone D'Inverno

di Anonima Italiana
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prefazione dell'autrice ***
Capitolo 2: *** Cap. I ***
Capitolo 3: *** Cap. II ***
Capitolo 4: *** Cap. III ***
Capitolo 5: *** Cap. IV ***
Capitolo 6: *** Cap. V ***
Capitolo 7: *** Cap. VI ***
Capitolo 8: *** Cap. VII ***
Capitolo 9: *** Cap. VIII ***
Capitolo 10: *** Cap. IX ***
Capitolo 11: *** Cap. X ***
Capitolo 12: *** Cap. XI ***
Capitolo 13: *** Cap. XII ***
Capitolo 14: *** Cap. XIII ***
Capitolo 15: *** Cap. XIV ***
Capitolo 16: *** Cap. XV ***
Capitolo 17: *** Cap. XVI ***



Capitolo 1
*** Prefazione dell'autrice ***


Prefazione

Non sono un’amante della serie tv “Il trono di spade”: l’ho seguita alcuni anni fa fino alla stagione 3 o 4, e non in maniera continuativa. Poi l’ho abbandonata perché mi aveva stufato e perché la trovavo troppo cupa (succedono quasi solo disgrazie…). Non amando il fantasy in generale, non ho nemmeno letto i romanzi della serie da cui è stata tratta l’opera televisiva; conosco alcune differenze per via del fatto che all’epoca in cui la guardavo avevo un amico che aveva letto anche i libri e a volte mi spiegava le differenze di trama  e personaggi. Ma ripeto, tolto questo niente di più.

Tuttavia uno dei motivi che mi avevano spinta a continuare la visione della serie erano stati i due personaggi di Sansa Stark e Sandor Clegane “Il Mastino”; mi avevano conquistato subito, anche nella loro parte letteraria (perlomeno per come mi era stata spiegata dall’amico lettore), e mi sono rimasti nel cuore tanto che, pur non avendo seguito la stagione finale, ho comunque dato un’occhiatina alle video recensioni di alcuni Youtuber proprio per sapere il destino finale dei due personaggi. Inutile dire che, anche se sono stata felice di vedere Sansa regina del Nord, mi è spiaciuto tantissimo per la morte del Mastino: capisco perfettamente che da un certo punto di vista (i due attori in tv hanno una notevole differenza di età fra loro, che si è accentuata nel corso degli anni) non sarebbe stato realistico un “lieto fine” come quello che molti fans della coppia avrebbero desiderato…ma in fondo sognare è lecito.

E quindi ho deciso di scrivere questa storia che da tempo mi frulla nella mente….o almeno una parte di essa, dato che è ancora ampiamente in divenire. Ma occorre prima spiegare che ci saranno parecchi  cambiamenti.
  1. Innanzitutto ho ridotto di un buon numero i ragazzi Stark: non ci saranno Arya (che non ho mai sopportato), Bran e Rickon ( che ho sempre trovato inutili); inoltre  non amo le storie con figli illegittimi , a meno che questo sgradevole status non abbia qualche utilità al fine della storia. E siccome la storyline di Jon Snow figlio di Rahegar Targaryen e Lyanna Stark mi è sempre sembrata una scemenza totale (eufemismo), ho deciso di rendere Jon direttamente uno Stark, figlio di Ned e Catelyn. Quindi i fratelli Stark nella mia  storia saranno tre: Robb, Jon e Sansa.
  2. Alcuni avvenimenti importanti nella storia originale (Battaglia delle Acque Nere, Red e Purple Wedding ecc) compariranno invertiti di ordine temporale o comunque modificati; altri saranno del tutto eliminati/ignorati se non utili ai fini della storia. Ho inoltre la tendenza al lieto fine, quindi sappiate che la mia storia cercherà di tendere ad esso per molti dei personaggi, forse anche alcuni di quelli negativi (che perlomeno verranno resi inoffensivi);
  3. Non garantisco che compariranno tutti i personaggi della serie tv, nemmeno Daenerys, Brienne, Jamie Lannister, Stannis Baratheon ecc. Non so nemmeno se comparirà la Montagna, se non nei ricordi di suo fratello Sandor. Di sicuro non ci sarà Ramsey Bolton (un Joffrey basta e avanza). Di molti di quelli che compariranno ci saranno dei cambiamenti di destino o di ruoli. Cercherò di mantenere tuttavia il più possibile simili i caratteri;
  4. Dato che una delle cose che non mi ha fatto amare la serie tv era l’estrema cupezza e l’eccessiva dose di massacri e disgrazie, la mia storia sarà un po’ più ripulita.
 
I Fans della serie tv e di quella letteraria che dovessero passare di qui sono quindi avvisati: dato che sono una fans solo dei due personaggi in questione, questa è una storia su di loro e su come immagino potesse andare la loro storia se svolta in modo differente.
Se siete dei puristi, shippate una coppia invece che un’altra, o cercate storie con un elevato grado di fedeltà all’opera originale siete quindi avvisati del fatto che potreste non gradire quanto da me realizzato. Le critiche costruttive e motivate vanno bene, le recensioni negative che puntano al “eh ma non c’è questo, non c’è quello, nella storia vera non è così, questo no, quell’altro no”…NO (visto che vi ho avvisati), men che meno gli insulti.
 
A tutti gli altri….buona lettura, naturalmente! Spero che la mia storia vi piaccia e spero di trovare qualche commento.

 
 

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Capitolo 2
*** Cap. I ***



Approdo del Re

 
La Battaglia delle Acque Nere con cui Stannis Baratheon aveva tentato di invadere Approdo del Re e conquistare il (secondo lui) legittimo trono era da pochi giorni conclusa con la vittoria del re in carica, Joffrey Baratheon,avvenuta dopo una drammatica lotta in cui l’esercito del Re Bambino (a cui si era aggiunto quello guidato da suo nonno Tywin Lannister, e quello guidato da Sir Loras Tyrell) era riuscito a respingere Stannis e la sua pretesa al trono in quanto fratello del defunto re Robert.
 
 
Quel giorno il Concilio Ristretto del Re era riunito per discutere di quella che oggi definiremmo una “patata bollente”. Dopo la vittoria al termine della battaglia infatti, Re Joffrey aveva deciso di premiare Loras Tyrell, il cavaliere il cui esercito era accorso in aiuto a quello del re dando un apporto decisivo alla sconfitta dei nemici. Data l’occasione e l’intenzione manifesta di premiare quello che ormai era ritenuto un eroe a livello nazionale, Sir Loras aveva colto l’occasione per fare una proposta alquanto audace: aveva chiesto, come premio, l’onore di unire le rispettive casate proponendo come sposa al giovane re sua sorella, Margaery.
Peccato che ufficialmente Joffrey fosse ancora promesso a Sansa Stark.
La quale, dall’epoca in cui suo padre Ned era stato giustiziato come traditore, aveva vissuto alla Fortezza Rossa in condizione più da prigioniera che da promessa sposa, vittima delle angherie di Joffrey, di sua madre Cersei e di conseguenza del resto della corte: a parte pochissimi, nessuno aveva avuto il coraggio di opporsi alle violenze perpetrate sulla giovane donna anche davanti a tutti. Tuttavia, essendo Sansa un’importante pedina per conquistare il Nord del paese, Joffrey non aveva ritenuto opportuno rinunciare al fidanzamento, divertendosi ad allungarlo per soddisfare l’evidente sadismo che ormai si poteva considerare il tratto distintivo del suo carattere. Sansa era diventata il suo giocattolo preferito, colei su cui sfogava i suoi malumori, che teneva lì per il solo piacere di vedere la sua paura, le sue lacrime, la sua sofferenza.
 
Ora però le cose sembravano essere cambiate: Joffrey si era stufato di Sansa e oltretutto, sembrava considerare come appetibile l’alleanza con la casata dei Tyrell.
Il problema però era che una promessa di matrimonio era quasi come un matrimonio vero, perciò era estremamente difficile romperla; che fare dunque?
 
“Sono già promesso a un’altra, e la parola di un re è sacra”, aveva risposto Joffrey a Sir Loras, facendo intendere che comunque la questione non era affatto chiusa e se ne poteva discutere tranquillamente.

E così ecco convocato il concilio per cercare di trovare una soluzione all’inaspettato problema. A dire la verità, i vari componenti erano piuttosto stupiti del puntiglioso senso dell’onore mostrato dal Re Bambino, soprattutto visto che durante la battaglia a un certo punto, in preda al panico, aveva preferito defilarsi con una scusa lasciando tutto sulle spalle di suo zio, Tyrion Lannister.
Ma già con un re normale non era il caso di discutere certe cose, figuriamoci con uno come Joffrey che nonostante la giovanissima età da quando era salito al trono aveva dato prova non solo di un carattere e umore altamente instabili, ma anche di una notevole dose di crudeltà che sotto sotto lo faceva odiare da morti a corte, e anche dal popolo.
 
Joffrey esordì introducendo brevemente la questione, e facendo nuovamente notare che la sua parola era sacra; ma disse anche di essere duramente combattuto fra il suo dovere e il suo cuore, che lo spingeva nella direzione proposta da Sir Loras.
 

- Vostra Grazia, non sarebbe né conveniente né saggio sposare la figlia di un uomo giustiziato per tradimento- disse la Regina Madre Cersei, la quale oltre a sostenere sempre e comunque l’adorato primogenito, odiava Sansa Stark forse più di lui ed era pronta a cogliere qualunque occasione pur di liberarsene…anche se ancora non sapeva bene come.

- Sansa Stark è l’erede di Grande Inverno dopo suo fratello Robb, e un matrimonio con lei potrebbe in breve garantirci anche la sovranità del Nord- replicò Tywin Lannister, padre di Cersei e sicuramente il membro più autorevole del consiglio e della famiglia. Nonostante l’avanzata età Tywin aveva personalmente guidato i propri uomini durante la battaglia, dando un contributo decisivo alla vittoria assieme all’esercito di Loras Tyrell.

- Inoltre- continuò Tywin- se Sansa Stark è la figlia di un traditore, Lady Margaery ne è la vedova, quindi la sua posizione non è poi così differente-

- Sono consapevole di aver pronunciato un sacro giuramento e sono pronto a prestarvi fede anche sacrificando i miei sentimenti personali- ribadì nuovamente Joffrey, con un’espressione che tuttavia diceva molto chiaramente, più di tante parole, quanto ciò lo avrebbe disgustato e quanto sperava che qualcuno trovasse una scappatoia qualunque.

- Tuttavia non posso tenere in conto solo i miei interessi, ma anche quelli del regno e della mia famiglia. Comincio a dubitare del fatto che un matrimonio con la cagna Stark, proveniente da una casata di traditori e ribelli,  sia una cosa positiva, e anzi credo che umilierebbe non solo me stesso, ma porrebbe difficoltà di altro tipo: ho paura, ad esempio, che ridurrebbe le possibilità di mia sorella Myrcella di contrarre un buon matrimonio. I Tyrell invece si sono riscattati, hanno capito di stare dalla parte sbagliata e hanno scelto di conseguenza di passare da quella giusta.-

Per sua fortuna, intervenne  il Gran Maestro Pycelle :

- Vostra Grazia, vi fa grande onore essere disposto a sacrificarvi per amore del Regno e della vostra Famiglia. Ma state tranquillo, non sarà necessario: i crimini degli Stark contro il reame vi sciolgono da qualsiasi promessa nei loro confronti, con la benedizione degli Dei- 

- Gli Dei sono giusti: ora sono libero di seguire il mio cuore!- annunciò Joffrey soddisfatto, lanciando uno sguardo di sfida al nonno Tywin, il quale tuttavia non pronunciò parola, accettando il volere del nipote e già pensando a come volgerlo a favore dei Lannister.

- Tuttavia- intervenne il consigliere Varys- Lady Sansa è nobile di nascita e appartiene comunque a una delle casate più importanti, a quella che regna nel Nord oltretutto. Non possiamo né lasciarla tornare né lasciarla al suo destino. Bisognerà trovare per lei una soluzione di vita adeguata –

Mentre Tywin rimuginava sul fatto che, dopotutto, Tyrion era ancora libero, sul volto di Joffrey si dipinse un sorrisetto malefico, mentre nei suoi occhi brillava una luce altrettanto luciferina:


_ Oh, su questo non vi dovete preoccupare.  Ho in mente quanto di più adeguato per una cagna del genere…-

(fine prima parte)

Nota dell'autrice: 1- conosco perfettamente la vera paternità di Joffrey e dei suoi fratelli; non l'ho specificata perchè momentaneamente inutili ai fini della storia.

2- sì, è incredibile che Joffrey pensi al bene di una sorella che fino ad oggi ha sempre totalmente ignorato...

3- Non ho specificato, nel testo, che Margaery Tyrell è la vedova di Renly Baratheon, fratello minore di Robert e Stannis, anch'egli inizialmente partecipante alla guerra contro Joffrey ma schierato contro suo fratello Stannis dato che anch'egli reclamava il proprio diritto al trono di Robert. Quando Renly muore assassinato nella propria tenda, Loras Tyrell assorbe le sue truppe e si schiera al fianco di Joffrey. 

 

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Capitolo 3
*** Cap. II ***


 
Sandor Clegane se ne stava seduto in una delle celle della Prigione della Fortezza Rossa, dove da alcuni giorni- per la precisione dalla conclusione della battaglia- era stato rinchiuso, aspettando di conoscere quale sarebbe stato il proprio destino.

“’Fanculo al re, ‘ fanculo il fuoco, ‘fanculo i Lannister, i Baratheon, i Tyrell…’fanculo anche a me stesso” continuava a rimuginare per conto suo sperando che quello stronzetto di Joffrey  decidesse cosa farne di lui.  Perché ci metteva così tanto?

Del resto non poteva certo avere grandi aspettative a riguardo : nessuno, nemmeno il monarca più comprensivo e paziente del mondo, avrebbe fatto finta di nulla di fronte a un membro della Guardia Reale che, nel bel mezzo di una battaglia, urlava “’fanculo al re” direttamente in faccia al sovrano, per poi disertare fregandosene di tutto: dell’espressione allibita di quel bamboccio idiota, di quel nanerottolo di suo zio che cercava di richiamarlo all’ordine, del reame e della battaglia.
Potevano andare tutti all’inferno, per quanto lo riguardava.

No….non proprio tutti.

Lei no.

Al ricordo di come si era comportato quella notte un ghigno feroce si dipinse sul suo volto deturpato: non che essere ubriaco fosse qualcosa a lui sconosciuto, ma doveva esserlo in maniera assolutamente esagerata se invece di pensare a salvarsi la pelle aveva concepito un piano del genere.
Ma no, in realtà sapeva benissimo che l’essere ubriaco non c’entrava nulla: non lo era così tanto da non capire cosa stava facendo. Si era diretto nella sua stanza apposta, sperando che lei fosse lì, e quando aveva visto che non c’era si era seduto sul suo morbido letto ad aspettarla, pensando che quello era il posto dove veniva a rifugiarsi per ripararsi dalle angherie che subiva ogni giorno, dove si sdraiava a piangere fino allo sfinimento…lì dove posava il corpo, coperto solo dalla camicia da notte, per dormire.

Quando era arrivata, nemmeno si era accorta di lui: alla luce di una tremolante lanterna si era diretta verso la finestra, scrutando preoccupata il cielo nero e i bagliori del fuoco. Quando poi, girandosi, lo aveva finalmente visto, non si può dire che fosse stata particolarmente felice….nei suoi occhi aveva scorto la paura, la stessa maledetta paura delle prime volte in cui si erano incontrati, e che ogni volta a lui faceva così tanto male, anche se non sapeva bene il perché: ormai pensava di essere abituato al disgusto che leggeva sui volti delle persone a causa della sua faccia mezza bruciata.
Ma quando tutto ciò compariva in quei meravigliosi occhioni azzurri, che altre volte invece  lo avevano guardato con fiducia, era un qualcosa che non riusciva a sopportare. E così anche quella notte, anche se forse- pensandoci ora- l’uccelletto forse non aveva tutti i torti: completamente ricoperto di sangue e puzzolente di sangue, vomito, vino, sudore e molto altro non doveva essere certo un bello spettacolo, nemmeno per i suoi standard, figuriamoci per quelli di lei che- ci scommetteva- sognava ancora il fottuto Cavaliere Dei Fiori.
Allora non aveva pensato a ciò, ma solo al male che gli faceva quello sguardo e a quello che stava per fare:
 
- Me ne sto andando…- 

- E dove?- aveva chiesto lei

- Lontano da qui, da tutti questi fuochi, fuori dalla Porta di Ferro immagino, e poi da qualche parte al Nord..-

- Non riuscirai ad uscire- obiettò l’uccelletto – La regina ha fatto sigillare il fortino di Maegor e anche le porte della città sono sbarrate –

- Non per me- ghignò lui- Io ho il mantello bianco, e ho questa…- disse dando qualche colpetto all’elsa della spada – L’uomo che cercherà di fermarmi è un uomo morto-

A sentire nominare il Nord, la sua adorata  terra, qualcosa si era smosso nei suoi occhi…

- Vieni con me…io potrei tenerti al sicuro. Tutti quanti hanno paura di me. Nessuno ti farà mai più del male. Se lo faranno, io li ucciderò.- aveva, finalmente, proposto lui tutto d'un fiato.

Per un attimo gli sembrò che lei stesse per accettare…poi invece la sentì dire:

-No, non è sicuro, è meglio che io rimanga qui. Se vincerà Stannis, lui non mi farà del male-

Non si fidava di lui, evidentemente, non abbastanza. Contro questo non aveva alcuna voglia di combattere, per quanto lo amareggiasse la cosa. Per la rabbia la gettò sul letto bloccandole i polsi con la propria presa  d’acciaio, incurante della paura che si stava dipingendo sul suo bel viso. Per un attimo si avvicinò a lei così tanto da sentire  il suo profumo misto a quello del sudore che le imperlava la fronte, o il suo cuore che batteva all’impazzata per la paura…tanto da sfiorare quelle labbra dolci e inesperte.

Ma, anche se trattenersi fu una prova di forza, non era quello che voleva da lei, in quel momento.
 
- Ancora una cosa prima che me ne vada…mi hai promesso una canzone, uccellino. O hai dimenticato?-

Lei assunse un’espressione attonita.

-Io….io non ricordo più nessuna canzone…-

A quelle parole lui strinse ancora di più la presa, incurante della sua paura.
 
- Prima di andarmene, avrò quella canzone….canta, uccellino…canta, se vuoi vivere!-

E lei cominciò a cantare. Dapprima piano, con una vocina flebile e impaurita, poi un po’ più forte, modulando le parole come meglio poteva vista la situazione. E cantando, lo guardava, finalmente; in un modo nuovo, tranquillo, con quegli occhioni meravigliosi puntati verso il suo viso bruciato e sporco.
E non cantava la canzone di Florian e Jonquil che tanto le piaceva, no; cantava “L’Inno alla madre”, quello che le donne usavano come preghiera per i loro uomini- padri, mariti, fratelli, fidanzati, figli- quando essi andavano in battaglia, pregando che tornassero sani e salvi. Quello che nessuno invece aveva mai cantato per lui …e nessuno lo avrebbe fatto in futuro.

Ma lei lo stava facendo, ora.

Sandor ricordava di aver chiuso gli occhi, sopraffatto da un’emozione del tutto nuova, che si fece insopportabile quando accadde una cosa che mai si sarebbe aspettato: mentre cantava, lei sollevò una mano toccandogli piano la parte bruciata del viso. Durò pochi secondi, ma fu una cosa così intensa da fargli pensare che anche il suo cuore, come quello di lei, sarebbe scoppiato sfondando il petto e l’armatura di ferro, e uccidendolo sul colpo. E in effetti, non avrebbe chiesto di meglio: se fosse morto in quel momento, avrebbe avuto perlomeno l'unico ricordo bello di tutta una vita di mexda.
 
Così l’aveva lasciata andare, era uscito dalla stanza senza dirle altro e aveva deciso improvvisamente di tornare indietro: non aveva davvero più nulla da perdere ora.

Era tornato, si era buttato nel massacro e aveva combattuto valorosamente fino all’ultimo sangue; per questa, a battaglia conclusa, Joffey non lo aveva fatto immediatamente giustiziare ma solo mettere in galera, in attesa che decidesse del suo destino.

Proprio come il suo uccellino…

Un rumore improvviso di ferraglia riscosse Sandro dai propri pensieri: erano alcuni soldati venuti a prenderlo.

- Sandor Clegane, vieni con noi: Sua Maestà vuole vederti- 

Ecco, l’ora era giunta, avrebbe finalmente saputo cosa ne sarebbe stato di lui.
 
 
 
(fine seconda parte)

Note dell'autrice: 1- la fan art che apre il capitolo non è mia ma l'ho trovata sul web, a opera di un'artista che si firma "Mathia". 

2- Per alcune parti dei dialoghi ho ripreso quelli originali del romanzo di George R. Martin, modificandoli leggermente

3- per quanto riguarda i personaggi di Sandor e Sansa, ho deciso di modificare leggermente le loro età, causa alcune scene che appariranno in futuro. Sandor in questa storia ha l'età che ha nei romanzi (mi pare di ricordare 25 anni), e Sansa invece l'età che dimostra nelle prime stagioni della serie tv (15 anni credo). Adoro Il Mastino per come è stato reso dalla serie tv, ma purtroppo la differenza di età tra i due attori mi "disturba" parecchio, almeno per certe cose. Invece così la cosa mi appare più realistica, tenendo conto del fatto che nel Medioevo una coppia dove lei aveva 15 anni e lui 25 era quasi all'ordine del giorno. 

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Capitolo 4
*** Cap. III ***




Il Mastino si lasciò portare via docilmente, condurre ammanettato alla sala del Trono dove Re Joffrey sedeva sul trono di spade in attesa di vederlo comparire….
 
- Sandor Clegane, le ingiurie rivolte al tuo sovrano non possono essere lasciate cadere come nulla fosse- esordì il sovrano, mentre la sua ex guardia stava ai piedi del Trono, ascoltandolo impassibile.

“ Ma vaffanculo, miserabile. Pensi che non lo sappia nessuno che te ne sei scappato come un moccioso cagasotto pochi minuti dopo di me?”

- D’altra parte- continuò Joffrey, alzandosi e volgendo verso la corte che ascoltava composta uno sguardo che (nelle sue intenzioni) voleva essere autorevole – un re deve anche sapersi mostrare magnanimo e giusto quando occorre, e forse il tuo caso è proprio uno di questi. E’ vero, mi hai gravemente ingiuriato e te ne sei scappato….ma per anni mi hai fedelmente servito, salvandomi anche la vita. Inoltre, prima di questo tuo colpo di testa, sei stato uno dei combattenti più valorosi, e il fatto che tu sia tornato sui tuoi passi dimostra che hai capito il tuo errore e hai cercato di porvi rimedio, combattendo di nuovo con grande valore e senza risparmiarti. Per questo motivo- concluse alzando la voce- ho deciso di usare clemenza nei tuoi confronti e risparmiarti la vita. Ti condanno all’esilio: non potrai più rimettere piede ad Approdo del Re, altrimenti verrai immediatamente arrestato.-

“Sai che dispiacere”, pensò sarcastico il Mastino. Subito dopo pensò a lei: era anche lei in mezzo ai cortigiani che assistevano alla scena? Sandor non aveva avuto il coraggio di guardare.
Nonostante ciò che pensava dentro di sé si inchinò verso il trono e fece per dire qualche frase di circostanza, ma Joffrey sogghignando lo interruppe:

- Non ho finito: come ulteriore segno della mia clemenza, ho deciso di darti moglie, così non affronterai l’esilio da solo- disse, mentre un mormorìo stupefatto percorreva i presenti nella sala. Nonostante fossero abituati alle follie del sovrano, questa situazione pareva del tutto nuova.

- Entro una settimana a partire da oggi, sposerai Sansa Stark …una cagna per un Mastino, davvero una bella coppia!- rise il re trovando particolarmente arguta la sua battuta.

Per un attimo Sandor pensò di non avere capito bene; di nuovo, provò ad aprire la bocca ma ancora una volta Joffrey lo bloccò dicendo:

- Nel caso la mia offerta non ti fosse gradita, sappi che appena uscirò da questa sala darò ordine di preparare il patibolo. Puoi scegliere liberamente- 

- Accetto la vostra generosa offerta, Maestà- rispose seccamente Sandor, celando al pubblico qualunque emozione potesse provare in quel momento.

- Molto bene, allora! Riportatelo nel suo vecchio alloggio e dategli una ripulita- ordinò ai soldati. 

- E che nessuno dica che Re Joffrey non è magnanimo!- 

Il Mastino si lasciò nuovamente condurre via, tra i mormorii stupefatti e curiosi della corte.
E lei? Lo sapeva già? Che cosa pensava, che cosa aveva provato alla notizia?
Entro la fine della settimana sarebbe stato sposato con la donna che desiderava più di ogni cosa al mondo. Eppure, pensando agli occhi di lei mentre ascoltava il nome del marito che le veniva imposto, la cosa invece di rallegrarlo lo deprimeva.
Lasciato solo nel suo nuovo alloggio, Sandor decise che era meglio non pensarci, dato che non ci poteva fare nulla. 


 Seduta presso la finestra della propria stanza, Sansa Stark osservava il viavai di servitori e gente comune che transitava per i giardini e corridoio del palazzo, indaffarati con i lavori di riparazione dei danni causati dalla Battaglia delle Acque Nere.
Dopo la vittoria di Joffrey per tutti sembrava essere ripresa la vita; per lei invece era semplicemente ripresa la prigionìa cui era sottoposta dalla morte di suo padre, e che se possibile si era aggravata ancora di più. Se finora era comunque stata considerata la promessa sposa del re, ora sapeva che non era più così: Sir Loras Tyrell aveva proposto di sposare sua sorella Maergery e, nonostante Joffrey non avesse apertamente accettato, Sansa sapeva che stava brigando in modo da poter sciogliere senza intoppi la promessa fatta a lei per convolare a nozze a lui più gradite.
E non solo a lui, ovviamente.

Sansa, a cui era stato ordinato di rimanere chiusa nella propria stanza fino alla decisione del re, inizialmente ci sperava proprio:  era forse arrivato il momento in cui sarebbe stata liberata e l’avrebbero rimandata a casa, a Grande Inverno. Avrebbe finalmente rivisto sua madre Catelyn e i suoi fratelli Robb e Jon, e avrebbe potuto pregare assieme a loro per suo padre Ned nel Parco degli Dei.
Per un attimo al pensiero di suo padre le si strinse il cuore: certamente tutto sarebbe stato diverso senza di lui. A dire la verità non riusciva proprio a immaginare che tipo di “diverso” poteva essere, ma era sicura che assieme ai suoi cari avrebbero tutti assieme trovato la forza per andare avanti.
 
Ma ci aveva pensato Lord Petyr Baelish, di recente nominato Lord Protettore del Tridente come ricompensa per i servigi forniti ai Lannister , a toglierle quella breve illusione: durante una delle brevissime passeggiate concessale una volta al giorno, l’aveva avvicinata per avvertirla:

- Joffrey non getta via tanto facilmente i suoi giocattoli- le aveva detto con quel sorrisetto enigmatico, odioso quasi quanto quello della Regina Cersei.

- Visto che non ci sposiamo dovrà….-

- …rimandarti a casa?- aveva concluso poi scoppiando a ridere di gusto e guardandola come fosse una povera scema.

- Finora non ti ha uccisa solo perché eri la sua promessa sposa- continuò lui, senza togliere il sorrisetto di cui sopra- e se ti ha trattata così mentre eravate fidanzati…chissà cosa potrebbe fare ora…-

Sansa si era allontanata di corsa per non dare all’uomo la soddisfazione di vedere scendere le lacrime che già le pungevano gli occhi, e a cui diede libero sfogo solo una volta sola nella sua stanza. Perché tutti erano così crudeli con lei? Perché nessuno le mostrava un minimo di solidarietà? Eppure tutti vedevano a cosa veniva sottoposta.
Oddio, proprio nessuno non era vero: Tyrion Lannister l’aveva difesa apertamente, ed era l’unico che anche in altre occasioni non aveva paura di criticare e rimproverare Joffrey; Shae, la sua cameriera personale, le aveva sempre mostrato affetto sincero; Sir Aerys Oarch  delle Guardie Reali aveva obiettato quando gli era stato ordinato di picchiarla, e alla fine quando si era rassegnato a obbedire l’aveva percossa piano, senza causarle lividi o ferite.

E poi c’era lui. Quell’uomo dal carattere impossibile e dall’aspetto pauroso, che trasudava una rabbia incredibile verso il mondo intero, che disprezzava i cavalieri al punto di aver sempre rifiutato la nomina a Sir, che parlava poco e quando lo faceva era sempre sarcastico o pessimista, per non parlare del modo sboccato con cui si esprimeva, che aveva rifiutato anche le parole gentili con cui lei gli si era rivolta.

Lui, che era improvvisamente comparso quando tre uomini avevano cercato di stuprarla durante la ribellione, e li aveva ammazzati per difenderla, rivolgendole poi dolci parole per tranquillizzarla; lui che si era rifiutato di picchiarla, che quella volta che Tyrion era intervenuto fermando Sir Merryn (che oltre a picchiarla le stava strappando i vestiti davanti a tutti) si era tolto il mantello coprendola con cura; che la notte della Battaglia le aveva proposto di fuggire, riportandola a casa. Che la punzecchiava in modo feroce, che la derideva chiamandola “uccelletto”, ma nei cui occhi Sansa aveva scorto più volte qualcosa di indecifrabile

Lui, che quella strana notte si era mostrato in tutta la sua solitudine e disperazione, facendole capire la sua fragilità nascosta, proponendole addirttura una via fuga.

Sapeva che era sopravvissuto alla Battaglia e al fuoco che forse era l’unica cosa che temeva; sveva sentito dire dalla servitù che era stato arrestato per il suo tentativo di fuga e le ingiurie al re, e che ora si trovava in prigione in attesa di conoscere il proprio destino.

Proprio come lei.
 
La giovane lady sospirò. Aveva sperato con tutto il cuore che vincesse Stannis Baratheon che forse, ricordandosi della vecchia amicizia tra suo padre e suo fratello (il defunto Re Robert), l’avrebbe liberata e rimandata a casa. Ma dopo la vittoria dei Lannister sapeva che non poteva aspettarsi molto…
 
Fu il messo che annunciava l’entrata di Sua Altezza la Regina Madre a distoglierla di colpo dai propri pensieri.
Cersei fece il suo ingresso nella stanza con il solito sorrisetto maligno che aveva passato come eredità al figlio maggiore, che però oggi sembrava accentuato…sembrava quasi un sorriso di gioia sincera. Mentre Sansa la salutava con una breve riverenza un brivido le corse lungo la schiena: se la madre appariva così soddisfatta, vuol dire che la sorte decisa per lei dal figlio non doveva essere delle migliori.
E tuttavia, avrebbe dimostrato di essere degna di essere chiamata Lady, anche in quel caso.

- Come stai oggi mia cara?- chiese con voce falsamente dolce la regina.

- Molto bene Vostra Grazia- rispose educatamente Sansa.

- Ne sono felice, perché sono venuta a portarti la più lieta delle notizie, su ordine di Joffrey. Sarebbe voluto venire lui di persona, ma come ben puoi immaginare è molto impegnato con i preparativi per il suo matrimonio-

La frecciatina non poteva mancare.
 
- Sono al corrente della decisione di Sua Grazia, e auguro tanta felicità a lui e alla sua sposa Lady Margaery- rispose Sansa.

- Riferirò a Joffrey le tue felicitazioni. Ma ora…non vuoi sapere la lieta notizia di cui ti accennavo prima?-

- Naturalmente, Vostra Grazia-

- Mio figlio ha deciso di trattarti con generosità: ti ha trovato un marito!-

A Sansa mancò il respiro. Un marito?!
Ma…chi…?!
 
- Mia cara Sansa, prima della fine della settimana sposerai Sandor Clegane, che suppongo non abbia bisogno di presentazioni-

- Dunque non è più prigioniero?- fu l’unica cosa che seppe replicare Sansa.

- No. Nonostante il suo comportamento Joffrey ha deciso di essere generoso e l’ha condannato all’esilio. Ma prima- continuò la Regina lanciandole  uno sguardo divertito - ha deciso di dargli moglie. Così non si sentirà solo, non sei d’accordo?-

A Sansa tremavano a tal punto le ginocchia che fu costretta a sedersi sul letto. Felice dello sconcerto suscitato nella poverina, Cersei tacque qualche minuto, osservandola mentre si tormentava le mani posate in grembo, senza reprimere un moto di soddisfazione per l’evidente angoscia in cui il lieto annuncio aveva gettato la ragazza.

- Non dici nulla mia cara? Non sarai delusa spero!-

- Oh no, Vostra Grazia! Solo…sono stupita- 

- Del resto, non ti è andata poi così male: la casata dei Clegane è di recente nomina, il nonno del Mastino fu titolato nobile da mio nonno, Tytos Lannister, come ringraziamento per avergli salvato la vita durante una battuta di caccia – spiegò Sua Altezza- Ma è comunque nobiltà, per quanto di basso grado. Sarai Lady Clegane e per la figlia di un traditore credo sia più che abbastanza, non trovi?- 

Sansa sopportò in silenzio l’ennesimo insulto.
 
- Gli ordini di Joffrey sono questi: entro una settimana da oggi vi sposerete,e poi prenderete assieme la via dell’esilio. Non aspettarti nessuna festa perché non ci sarà, la cerimonia sarà al minimo indispensabile. Scegli un abito tra quelli che già possiedi e sìì grata che la felicità del re per la vittoria e il suo nuovo fidanzamento lo abbia reso così generoso da risparmiarti la stessa sorte di tuo padre-  continuò la Regina.
- Quando sarà tutto pronto verrai avvisata, fino ad allora rimarrai qui nella tua camera come finora. Buona giornata,Lady Sansa- concluse la donna freddamente, uscendo dalla stanza e lasciando sola la giovane Stark. 

Ancora attonita, come molte altre volte Sansa si stese piano sul letto con la testa che le sembrava stesse scoppiando. Ancora non riusciva a crederci: entro pochi giorni sarebbe stata la moglie del Mastino! E sarebbe stata esiliata assieme a lui.
Che ne sarebbe stato di lei…o per meglio dire, di loro? Perché era così che doveva abituarsi a pensare.
Chiuse gli occhi, cercando di svuotare la mente di ogni singolo pensiero, per avere un po’ di tregua .
“Non voglio pensarci ora, altrimenti non riuscirò a sopportarlo. Ci penserò domani. Dopotutto…domani è un altro giorno”.

(fine terza parte)

Note dell'autrice: 1- l'immagine all'inizio del capitolo è opera dell'artista "eyesofmist" e l'ho trovata su Deviantart.

2- La citazione finale è, ovviamente, tratta da "Via Col vento" di Margaret Mitchell.

 
 

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Capitolo 5
*** Cap. IV ***



 
Qualche giorno dopo…
 
Sandor se ne stava sdraiato sul suo nuovo letto a guardare il soffitto, immerso nei suoi pensieri.
 
Dopo la sentenza di Joffrey non era stato riportato nell’abituale cubicolo che aveva finora occupato ma in una stanza da letto poco più grande, in cui però aveva notato un letto matrimoniale e pochi arredi di scarso valore; ed in effetti, nonostante lui non ci avesse pensato, era chiaro che non poteva portare la novella sposa dove aveva dormito finora. Va bene che queste nozze non avevan nulla di sentimentale o romantico, ma un minimo di dignità e  (perchè no?) di piacevolezza ci doveva pur essere. 

Sansa, sua moglie. Lady Clegane.

Non sarebbe riuscito a vederla prima del matrimonio, visto che il cubicolo era guardato a vista da altre guardie, e forse era meglio così…oppure no, lui non lo sapeva più. In quei giorni gli sembrava di non sapere più nulla, complice la forzata astinenza dal vino imposta (forse come ulteriore forma di tortura) dal sovrano. Imprecò a bassa voce: se solo avesse potuto bere anche solo un dannatissimo sorso avrebbe potuto ragionare meglio, sentirsi più calmo...il vino era il solo amico che aveva nella sua fottutissima vita del caxxxo. E adesso gli veniva tolto anche questo....
 
Era stato informato del fatto che Tyrion Lannister aveva chiesto di presenziare alla cerimonia, offrendosi volontario per accompagnare la giovane sposa all’altare e per fornire gli anelli matrimoniali, dato che entrambi gli sposi prima del giorno fatidico non avrebbero potuto lasciare le loro stanze. Alla notizia era rimasto un tantino infastidito, seppure sapeva che il Folletto a livello di malvagità non era al pari del resto della famiglia. Almeno si era preoccupato per Sansa...che lui non se ne intedeva di cosucce da donnicciola come cerimonie, anelli e via dicendo. 
 
 
All’improvviso sentì la porta aprirsi e la voce del messo annunciare: - Lord Tyrion Lannister-

Si alzò a sedere sul letto mentre il Folletto entrava nella stanza con la sua andatura claudicante.


- Buongiorno Clegane –

- Sei venuto a farmi gli auguri per domani, Piccolo Lord? O vuoi che ti ringrazi per la tua generosità?- e a questa parola l’uomo sputò a terra in segno di disprezzo. 

- No, non sono venuto per questo. Consideralo un regalo di nozze da parte mia per Lady Sansa…ed in realtà, è per parlare di lei che sono qui-

Sandor lo fissò un attimo. Forse…lei gli aveva affidato qualche messaggio per lui? In fondo, era l’unico che si era apertamente schierato dalla sua parte.

- Vedi, so che il matrimonio è stato imposto da Joffrey a entrambi e quindi non c’è nulla da fare, ma sono molto affezionato alla giovane Stark e vorrei accertarmi che venga affidata in buone mani-

- Stai tranquillo, migliori di quelle in cui è stata finora di sicuro- rispose sprezzante Sandor.

Tyrion lo fissò negli occhi qualche secondo, con quel suo sguardo arguto che sembrava volerti penetrare  fino a leggerti dentro; il Mastino cominciò a sentirsi a disagio. Che cazzo aveva da guardarlo in quel modo?! 

- Capisco cosa intendi dire: mio nipote finora non  ha certo risparmiato sulla ragazza la “magnanimità” di cui tanto si vanta- continuò il minore dei Lannister- tuttavia…stavolta voglio sperare che questa decisione si riveli migliore di quanto possa sembrare ora.-

Sandor cancellò il turbamento che gli causavano queste parole con il solito ghigno feroce:
- Che  c’è, sei invidioso perché la volevi sposare tu forse? Mi spiace, troppo tardi.  Lamentati con tuo nipote, sempre che ti ascolti- disse sarcastico.

- E comunque non sono cazzi tuoi di come intendo trattare mia moglie . Come ti ho detto con me starà meglio che con voi, del resto ci vuole poco. E io non sono mio fratello, vedi di ficcartelo in quella piccola zucca-

Tyrion decise di soprassedere. Anche insistendo, non avrebbe cavato un ragno dal buco da quell’uomo impossibile, nonostante fosse sicuro che dietro quella ferocia si nascondesse la sofferenza del “diverso”, proprio come lo era per lui. Non c'era proprio modo di intendersi con lui.

Si congedò senza saluti particolari e uscì, tornando alle proprie occupazioni: i problemi della piccola Sansa forse non erano finiti, ma chissà che il destino non le riservasse invece qualcosa di meglio….
 

 

 
Come già annunciato dalla Regina Madre, per il matrimonio di Sansa e Sandor Clegane non ci sarebbe stata alcuna festa ma solo il minimo indispensabile.  I Lannister non era disposti a spendere alcunchè per la figlia di un traditore e una ex  Guardia Reale salvata per il rotto della cuffia e condannata all'esilio.

L’unico gesto di amicizia arrivò da Margaery Tyrell, la promessa sposa di Joffrey, che di sua spontanea  iniziativa si offrì di “prestare” a Sansa una sua cameriera particolarmente abile come pettinatrice, in modo che nel giorno del suo matrimonio la povera ragazza potesse avere almeno una bella acconciatura, visto che non le sarebbe stato concesso nulla.

Il giorno prima della cerimonia Lady Margaery decise di recarsi a trovare Sansa assieme alla cameriera in questione, per scegliere assieme l’acconciatura per l’indomani, in modo da non trovarsi impreparate all’ultimo minuto. Arrivata nei pressi della stanza della ragazza notò tre serve che, nei pressi immediati della porta leggermente aperta, chiacchieravano tra di loro…e non troppo a bassa voce.


- Certo che poverina…è proprio sfortunata quella ragazza! Con un tipo simile come marito, non la invidio proprio!-

- Mette paura solo a guardarlo, con quella faccia orribile!-

- Infatti io quando lo vedo scappo!-

- E fosse solo quella! Credetemi, c’è dell’altro, quando si prende marito!- fece di nuovo la prima, con aria da intenditrice. – Se è grosso lì sotto come nel resto del corpo…poverina! Non oso immaginare cosa potrebbe accaderle…ho paura che potrebbe sventrarla !- 

Le altre due sgranarono gli occhi emettendo gridolini di orrore.

- E poi…se fosse anche lui come suo fratello? - riprese subito dopo una di loro- avete sentito la storia delle due mogli di Sir Gregor?-

- Che storia?- chiesero le altre, curiose.

- Sir Gregor è stato sposato due volte. La prima volta rimase vedovo, la moglie morì in un incidente mentre era a passeggio con lui. Qualche tempo dopo si risposò….e poco tempo dopo, di nuovo, la moglie scomparve dopo essere uscita a fare una passeggiata da sola. E non se ne è mai più saputo nulla…-

- A quanto pare voi tre avete tempo da perdere- interruppe Margaery alzando la voce in modo autoritario – tempo per fare stupide chiacchiere…molto bene, vi darò io il modo di impiegarlo - e cominciò a snocciolare una serie di compiti per cui le tre pettegole, appena ebbe finito, se la filarono via il più velocemente possibile consapevoli che, se non avessero cominciato immediatamente, a sera sarebbero state ancora lì a lavorare.

Soddisfatta, la futura regina entrò nella stanza e trovò la povera Sansa vicina alla porta con un’espressione angosciata sul viso e le lacrime che le pungevano gli occhi: evidentemente aveva sentito tutto il discorso delle tre scioccone. Era evidente che la ragazza non sapesse nulla di quanto accadeva nel talamo nuziale ed era anche logico che fosse così: non c’era né sua madre né alcuno della sua famiglia qui a spiegarglielo, e questo era un bel problema visto che il giorno dopo si sarebbe sposata.
Sospirando, Margaery decise di prendere in mano la situazione. *

Posando con gentilezza una mano sulla spalla di Sansa disse:

-Lady Sansa…avete udito quelle donne?

L’altra annuì, ancora sconvolta.


- Ecco…non dovete credere troppo a quello che hanno detto. Sono tre “peppie” * che probabilmente un uomo lo hanno visto solo allo specchio-Alla parola “peppie”, Sansa non potè trattenere una piccola risata che contribuì ad abbassare la tensione che provava dopo quanto ascoltato.

- Hanno detto delle cose orribili!- obiettò poi all’altra lady. La quale, tenendole dolcemente una mano fra le sue, si accinse alle spiegazioni di rito, sedendosi accanto a lei.

- Se ne dicono di cose! In realtà è molto meglio di quanto si creda…non è proprio uguale per tutte. Dovete rimanere tranquilla e…insomma, ci passano tutte le donne. Nessuna è mai morta no?-

In realtà, nemmeno Margaery era realmente convinta di quanto affermava: aveva intravisto il Mastino poche volte e l’impressione non era stata delle migliori. Ciononostante tempo prima, al “Torneo del Primo Cavaliere” , suo fratello Loras  aveva vinto una gara contro Gregor Clegane, fratello di Sandor e noto per la sua crudeltà, e quest’ultimo non l’aveva presa benissimo: in preda alla furia aveva aggredito l’avversario cercando di ucciderlo, e proprio il Mastino era intervenuto fermandolo a colpi di spada e salvando la vita al “Cavaliere dei fiori”. Non sapeva cosa pensare di costui e non gliene importava nemmeno molto, ma le dispiaceva che l’ingenua Sansa, già sfortunata di suo, dovesse pure essere gravata di paure di quel tipo.

Dopo una brevissima e frettolosa spiegazione dei “doveri coniugali”, Margaery preferì rimettersi a proprio agio e passare all’argomento per il quale era realmente venuta, la pettinatura per il matrimonio. E così, assieme a quella che tecnicamente avrebbe dovuto essere la sua rivale e alla cameriera, Sansa riuscì a distrarsi un pochino dalla tensione e dall’agitazione per quanto sarebbe accaduto il giorno seguente, passando un pomeriggio un poco sereno.

Finito che ebbero, arrivò per la giovane Tyrell e la cameriera il momento di congedarsi. Accomiatandosi, Sansa guardandola con sguardo sincero le disse:


- Grazie, Lady Margaery-

L’altra ragazza non resistette all’impulso di ricambiare con un abbraccio.

- Buona fortuna, Lady Sansa-

Ed entrambe sapevano di averne molto bisogno.

(continua)

Note dell'autrice: 1: ero piuttosto incerta se inserire questo capitolo di transizione dove compaiono brevemente i personaggi di Tyrion e Margaery. Ma poi ho pensato che sarebbe stato bello regalare non solo un attimo di serenità a Sansa ma anche un piccolo ruolo a due personaggi che nella serie tv sono stati gli unici (assieme al Mastino ovviamente) che hanno cercato di fare qualcosa per lei;

2- Come ricorderete Margaery è vedova; quindi è "titolata" a sostituire l'assente Cat per il famoso discorso sui "doveri coniugali";

3- Il termine "peppie" si usa dalle mie parti per indicare, appunto, delle donnette pettegole e maligne; ho voluto inserirlo in questo contesto per dare modo a Margaery di fare una battuta che facesse sorridere un po' Sansa. 

4- Il discorso centrale di Margaery alle serve pettegole è ripreso da "Cenerentola" di Walt Disney, nella scena in cui la matrigna, credendo che Cenerentola abbia messo un topo nella tazza di una delle figlie, la castiga.


 

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Capitolo 6
*** Cap. V ***


 

Il giorno dopo
 
Alla presenza dell’Alto Septon e di pochissimi altre persone (quasi tutti altri septi presi come testimoni), Sandor attendeva l’arrivo della sua promessa sposa nel giorno del loro matrimonio.
Non l’avrebbe mai ammesso nemmeno con sé stesso, ma a dispetto della situazione in cui si trovava non per propria volontà dentro di sé sentiva qualcosa di strano che lo pungolava e che sembrava assomigliare molto a quello che altri chiamano…emozione?
 
Vedendo che la sposa era in ritardo di qualche minuto poi cominciò suo malgrado a essere preda di pensieri ansiosi:  e se il dannato Folletto avesse trovato un modo per farla scappare, all’ultimo minuto? Se anche la parte razionale gli diceva che sarebbe stato meglio così, per l’uccelletto protetto da un Lannister e per lui che così avrebbe avuto la scusa per non sposarsi senza averne colpa, l’altra parte – quella che da sempre si rifiutava ostinatamente di ammettere di avere, e che ultimamente faceva continuamente capolino- gli faceva andare il sangue al cervello al solo pensiero.
Se fosse accaduta una cosa del genere quella scimmia del nano poteva stare sicuro di avere le ore contate: Lannister o meno, lui lo avrebbe scovato in qualunque angolo della fottuta Westeros e gli avrebbe ficcato la spada su per il culo.
 
 
Per fortuna, mentre il povero sposo era preda di questi tetri pensieri, la porta dell’edificio di culto si aprì e apparvero sulla soglia Sansa Stark preceduta di un passo da  Tyrion Lannister  elegantissimo nel suo farsetto di velluto rosso e oro, che le porgeva gentilmente la mano. I due cominciarono ad avanzare verso l’altare: la loro posizione era voluta, dato che Tyrion essendo nano non avrebbe potuto dare il braccio alla giovane, così invece avrebbe potuto condurla per mano senza dare l’impressione di essere lui il bambinetto condotto da lei.

"Cazzo, se è bella! "

Il pensiero che suo malgrado aveva colpito il Mastino rispecchiava davvero la realtà.  Sansa indossava un abito rosa che le aveva visto in varie occasioni, con dei ricami dorati sui bordi delle maniche e ai lati dell’abito; la cameriera di Lady Margaery aveva creato una complicata acconciatura in cui i suoi capelli rossi erano stati raccolti in trecce, alcune delle quali formavano una coroncina sulla sommità del capo, mentre due di loro le ricadevano lungo la schiena, e intrecciati ad esse dei nastrini bianchi.
Solo il pallore del suo viso e l’assenza di sorriso denotavano in lei la tensione del momento; per il resto, avanzava con passo sicuro e portamento eretto, e non in modo artificioso ma naturale. Una lady fin nel midollo.

Arrivata accanto al promesso sposo si voltò brevemente verso di lui concedendogli un piccolo sorriso un po’ forzato, che egli provò a ricambiare ma con quale risultato effettivamente potè solo immaginarlo, visto che lei distolse lo sguardo per rivolgerlo verso l’Alto Septon che stava cominciando a il cerimoniale. Sandor fece lo stesso e il rito matrimoniale cominciò, svolgendosi senza alcun intoppo; i due sposi ascoltarono le parole rivolte loro dall’Alto Septon, e quando fu il momento di completare la cerimonia con il rituale del mantello Sansa si lasciò docilmente avvolgere da Sandor nel mantello bianco che ben conosceva.
Poi gli sposi si scambiarono gli anelli matrimoniali, e la cerimonia ebbe termine. In fondo, era stata più breve di quanto entrambi si erano aspettati…
 
 
Finita la celebrazione  nessuno perse tempo in convenevoli, vista la situazione; solo Tyrion cercò di salutare brevemente Sansa augurandole ogni bene, ma venne interrotto dallo stesso sposo che con insolita tenerezza mise un braccio attorno alle spalle della ragazza cominciando a guidarla verso il loro temporaneo alloggio.
Appena entrato nella stanza l’umore di Sandor migliorò vedendo che sul tavolo di fronte al letto era stato posata una brocca di vino, assieme a due calici e a un vassoio contenente pane, formaggio e frutta. “Giusto il minimo per non condannarci alla morte per fame”, fu il pensiero del neosposo, il quale però afferrò a due mani la brocca e fece per portarsela tutta alle labbra, visto che solo quella gli interessava davvero.

“Vino, finalmente!”

In quel momento però fu subito riportato alla realtà notando con la coda dell’occhio che Sansa era entrata nella stanza, silenziosa e tranquilla, si era sfilata il mantello e ora era impegnata a ripiegarlo perfettamente appoggiandolo sul letto. Ebbene sì, ora non era più solo, pensò il Mastino, e doveva abituarsi a fare i conti con questa realtà.
Rimise quindi la brocca intoccata sul tavolo, poi afferrò i due calici e li riempì da essa, porgendo il primo alla giovane lady.


- Allora, uccelletto…che ne dici di fare un brindisi al nostro matrimonio?-

Sansa, che nel frattempo aveva posato il mantello perfettamente ripiegato su una poltrona accanto al letto, si volse verso di lui e accettò il calice.

- Volentieri, milord- pigolò come suo solito.

“Volentieri un cazzo, come minimo stai maledicendo il giorno in cui sei nata”

- A parte  che non sono un fottuto lord del cazzo…devi ricordarti che ora siamo sposati. Sono tuo marito, chiamami con il mio nome, Sandor-

- Sì, Sandor-

Sentire per la prima volta il proprio nome pronunciato dalle sue labbra provocò una notevole emozione nell’uomo, che ovviamente diede la colpa al fatto di aver bevuto il vino troppo in fretta dopo una settimana di astinenza. Allungò la mano verso il viso della giovane e le accarezzò delicatamente la guancia con le nocche delle dita per un breve momento, poi smise dicendo:
 

- E’ meglio che mangiamo qualcosa e poi ci mettiamo a dormire. Domani mattina partiremo presto, non penso che Sua Maestà ci lascerà troppo tempo per crogiolarci nei piaceri coniugali prima di sbatterci fuori dal suo dannato regno-

Al sentire nominare i “doveri coniugali” Sansa arrossì e fece finta di nulla cominciando a piluccare appena alcune delle pietanze sul tavolo. Lo stesso fece il Mastino, che appena finito cominciò con apparente noncuranza a riporre le proprie cose in una sacca da viaggio.

Sansa si alzò e, in piedi accanto al letto, cominciò a disfarsi da sola la complicata acconciatura, sfilando alcuni spilloni e posandoli sul tavolino da notte. La vista di quelle dita affusolate che armeggiavano con quella meravigliosa massa rossa il Mastino non resistette e decise di godersi qualche privilegio della vita coniugale. 
Dopotutto, era o non era il marito? E quindi l’uccelletto avrebbe dovuto fare quello che voleva lui. Almeno per un po’.

Si avvicinò a Sansa mettendosi dietro di lei e fermandole la mano con una delle sue.


- Posso, mia signora?-

- Certo- rispose la ragazza, il cui cuore batteva sempre più forte al pensiero di quanto stava per accadere.Goffamente, ma con una certa delicatezza, le grosse mani di Sandor cominciarono a sciogliere le trecce della sua capigliatura. Mano a mano che le chiome si svolgevano e ricadevano sulle spalle di Sansa le accarezzava piano con le dita callose, quasi meravigliato da tanta bellezza. Avrebbe voluto chinarsi e aspirarne il profumo, ma non ebbe il coraggio di farlo.
 
 
A un certo punto Sansa sentì che le accarezzava piano la linea del collo, finendo su una spalla e abbassando leggermente la spalla del vestito. La giovane fu percorsa da uno strano fremito e capì che il momento tanto temuto era arrivato; fermandosi un attimo, Sandor le disse con voce roca:
 

- Spogliati. Fammi vedere cosa ho guadagnato con questo matrimonio-

- Con le mani tremanti e fingendo indifferenza Sansa cominciò a slacciare i lacci sul retro dell’abito, mentre suo marito si scostava da lei sedendosi sulla poltrona, sempre senza  dire nulla e rimanendo a guardarla mentre si sfilava la parte superiore dell’abito, scoprendo il corpo coperto da una leggera sottoveste bianca; quasi ipnotizzato, rimase a fissarla con il desiderio negli occhi, incurante dell’imbarazzo di lei.

Con suo grande imbarazzo Sansa si accorse che quello sguardo non solo non le dispiaceva, ma produceva su di lei uno strano effetto: i suoi capezzoli si erano improvvisamente induriti, e si vedevano perfettamente da sotto la leggere stoffa della sottoveste, che sembravano voler bucare. E anche questa cosa…non le dispiaceva del tutto.
Fingendo di tenere a bada l’agitazione di cui era preda,  si abbassò una alla volta anche le spalline dell’abito, scoprendo i seni bianchi e tondi; dopo un attimo di esitazione istintivamente se li coprì con le mani, evitando di guarda l’uomo al suo fianco.
 

- No-

La giovane sposa girò leggermente il viso verso di lui, confusa. Cosa stava succedendo?
Sandor si stava alzando dalla poltrona e dandole le spalle si stava dirigendo verso un angolo della stanza, cominciando a prepararsi un giaciglio di fortuna.


- Non entrerò nel tuo letto. Non fino a quando non sarai tu a volerlo-

Non gli sfuggì l’espressione sollevata di Sansa, che tuttavia gli chiese:
-
-E stanotte dove dormirai?-


Lui sogghignò sarcastico stendendosi sul giaciglio:

- Sono un soldato, cosa credi? Ho dormito in posti ben peggiori. Una notte in più o in meno non farà certo la differenza. Buonanotte, moglie- concluse avvolgendosi nel mantello e facendo finta di addormentarsi.

Perché in realtà non riuscì del tutto a ignorare quanto avveniva a pochi passi da lui: l’uccelletto che finiva di spogliarsi, indossava la camicia da notte, si infilava sotto le coperte…cercò di scacciare con indifferenza il ricordo del turgore di quelle belle poppette e di ignorare il fatto che i calzoni erano improvvisamente diventati troppo stretti, visto che tanto non avrebbe potuto soddisfare in alcun modo quel tipo di esigenza.

D’altra parte….non voleva farle del male. Non gliene avrebbe mai fatto. Non era suo fratello, lui…poteva avere tutti i difetti di questo mondo, ma non era uno stupratore.

Sospirò rigirandosi e cercando di prendere sonno: avere voglia di scopare, avere a pochi passi nel letto la donna che desiderava più di ogni altra cosa al mondo, che oltretutto era sua moglie…e non potere soddisfare comunque il suo desiderio.

In che cazzo di situazione si era cacciato?!

(continua...)

Note dell'autrice: 1- Non so come si svolgesse una cerimonia matrimoniale nell'universo del "Trono di spade", perciò ho attinto alcune informazioni nel web, ma altre cose le ho aggiunte io, tipo lo scambio degli anelli;

2- il vestito di Sansa è quello della foto sopra, il più bello a mio avviso fra quelli che ho visto;

3- la situazione in camera da letto è "rubata" a Tyrion.

 

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Capitolo 7
*** Cap. VI ***


 
Il mattino dopo quando Sandor si svegliò ebbe una sorpresa: guardandosi attorno notò la stanza in perfetto ordine, due sacche da viaggio già pronte e chiuse messe l’una accanto all’altra sul letto, e Sansa già sveglia da un pezzo seduta sulla poltrona: la giovane si era cambiata e ora indossava una semplice tunica verde e grigio chiaro, non pesante ma nemmeno leggerissima, adatta a viaggiare. La complicata capigliatura sfoggiata il giorno prima al matrimonio era sparita, ora i suoi lunghi capelli rossi erano legati in una coda di cavallo legata con un nastro blu; teneva ripiegato sulle ginocchia il proprio mantello da viaggio.


- Buongiorno- gli disse sorridendo.

Per tutta risposta il Mastino bofonchiò qualcosa di poco chiaro: mica poteva dirle che aveva dormito poco e male a causa del desiderio insoddisfatto che aveva per lei!

- Che novità è questa?-

- Dato che mi sono svegliata prima di voi ho pensato di riordinare e preparare tutto per il viaggio, in modo da non perdere tempo- rispose Sansa con un sorriso.
Sandor si alzò e cominciò a vestirsi e raccogliere le ultime cose.

- Ti hanno ammaestrata anche come moglie, eh uccelletto?- 

La giovane ci rimase un pochino male; non che pretendesse chissà quali ringraziamenti, ma non si aspettava quel tono derisorio. In fondo voleva solo essere utile...


- Comunque hai fatto bene, anche io ho voglia di levarmi dalle palle questo posto il prima possibile. Il tempo di infilarmi l’armatura e poi ce ne andiamo, d’accordo uccelletto?-

Sempre sorridente Sansa annuì e Sandor pensò tra sé e sé che non si poteva certo darle torto: per lei la vita ad Approdo del Re aveva significato solamente dolore, umiliazioni, sofferenze indicibili, solitudine. La prospettiva di doversene andare senza mai più ritornarvi doveva sembrarle un sogno da cui aveva paura di risvegliarsi.
Non che per lui fosse da meno: in fondo quello era un luogo come un altro dove aveva vissuto parte della sua vita, a cui non lo legava nulla. Non amici, affetti di alcun tipo, nessuno bel ricordo; ma almeno lui aveva scelto di starci.
Finito che ebbe di indossare l’armatura, afferrò la sacca da viaggio prontamente imitato da Sansa, poi le diede il braccio, che lei accettò. Appena prima di varcare la soglia però si fermò pensieroso; poi si chinò all’orecchio della giovane sussurrandole:


- Quando saremo fuori, assumi un’espressione dolorante…come se stessi poco bene. E non arrabbiarti se ti tratterò un po’ male. –

- E perché mai?- replicò stupita Sansa.

- Perché ora, uccelletto, ci divertiremo un po’ anche noi- rispose Sandor facendole l’occhiolino.

Pur non capendo la motivazione di tale richiesta, Sansa decise di acconsentire. “Vedremo cosa ha intenzione di fare” si disse…
 
 


Usciti che furono dall’alloggio e arrivati nei pressi del piazzale, Sandor la prese per un braccio in maniera rude, come trascinandosela dietro, e assumendo un cipiglio da paura. Nel frattempo una piccola folla di curiosi si era radunata per  assistere alla partenza ufficiale dei due traditori più  noti del regno, graziati dal magnanimo Re Joffrey. Arrivati che furono, in bella vista davanti  a tutti, Sandor mollò rudemente Sansa intimandole con cipiglio truce e tono da comando:

- Aspettami qui, femmina! Ora vado a prendere il mio cavallo e poi ti aiuto a montarci sopra- disse il Mastino ricalcando volgarmente la parola “ montare”.

- Sì marito- replicò in tono mite e sottomesso Sansa, alla quale il senso di tutto ciò sfuggiva ancora ma che aveva capito che la scena era  a beneficio dei curiosi.

Sandor si allontanò e poco dopo tornò tenendo Straniero, il proprio cavallo, per le briglie.
Aiutò la ragazza a salire in modo piuttosto rude,per poi dirle sempre in tono volgare: 


- Se senti dolore non lamentarti troppo e sappi che è normale, dato che quella che è stata montata ieri notte eri tu...-

Un mormorìo di orrore corse tra la folla, al solo pensiero di ciò che quella poveretta doveva aver provato quella notte nelle mani del Mastino. E chissà in futuro, sempre se fosse sopravvissuta!
Senza salutare nessuno, Sandor diede un colpetto di speroni  a Straniero e partirono, senza voltarsi indietro nemmeno una volta.

Una volta usciti dalla porta della città e fatto ancora qualche metro, Sansa chiese finalmente:


- Ora che siamo soli, mi spieghi il perché di quella sceneggiata?-

Sandor la guardò divertito.

- Credi davvero che in mezzo a quella gente con ci fosse nessun lecchino di Sua Maestà Joffrey “il magnanimo”?- chiese calcando con disprezzo la voce su quest'ultima parola. 
- Te lo dico io: certo che c'erano eccome. Saranno stati  mandati a riferire come ti avevo trattato la prima notte di nozze. Ebbene, li abbiamo accontentati e scommetto che sarà contento anche la fichetta bionda. Chissà come gli verrà  duro sentendo certe cose!- 


Sebbene Sansa non capisse l’intero senso del discorso, le era invece ben chiaro il fatto di aver tirato un bello scherzetto a quello che per lungo tempo era stato il suo torturatore. Certo lui non l’avrebbe mai saputo (e per fortuna!), ma intanto loro si erano fatti beffe di lui.
Improvvisamente la giovane scoppiò in una sonora risata liberatoria, scuotendo leggermente il capo all’indietro; e l’uomo accanto a lei non potè fare a meno di rimanerne incantato.
Non l’aveva mai vista ridere: solo sorrisini, tirati e finti, messi su per l’occasione come le era stato insegnato; solo quando era venuta a cercarlo per ringraziarlo di averla salvata dallo stupro durante la rivolta aveva visto sul suo viso un timido sorriso sincero; che lui aveva prontamente stroncato rivolgendole la solita crudele predica sarcastica. Senza considerare che quel sorriso, in quel momento, era solo per lui.

E ora invece….ma quanto era bella mentre rideva? E come poteva una persona sola racchiudere tutta questa bellezza? 
Meglio non pensarci anche stavolta. Altrimenti rischiava di farla smontare e prenderla lì su quel prato, in quel momento.
Sandor si rimise serio e Sansa, contenta, si  avvolse bene nel mantello sistemandosi contro di lui, pronta per iniziare questo nuovo viaggio.


 Cavalcarono tutto il giorno, a parte qualche piccola sosta per fare riposare Straniero. Dopo la risata del mattino, Sansa era rimasta silenziosa e docile tutto il tempo e a Sandor, che non era particolarmente ciarliero, ciò non era affatto dispiaciuto.
Mentre scendeva il buio, giunsero in vista di una locanda e vi si diressero; dopo aver dato una breve occhiata Sandor annunciò alla ragazza che si sarebbero fermati lì per passare la notte. Ma quando, una volta sceso da cavallo, aiutò la ragazza a scendere a sua volta, si accorse che la poveretta era molto pallida e riusciva con fatica a stare in piedi da sola; figuriamoci camminare fino alla porta!
 

- Che hai, uccelletto?-

- Io…io…non posso camminare. Ho del dolore qui- e indicò alla bell’è meglio le proprie cosce.

Nonostante le sue proteste, Sandor la prese in braccio ed entrò; all’oste chiese una camera e di portare qualcosa da mangiare direttamente lì, dato che sua moglie non stava bene e quindi non sarebbero scesi.
 L’oste li accompagnò al piano di sopra, in una camera che ricordava molto l’alloggio in cui aveva trascorso la notte precedente: spartana negli arredi, ma pulita e con il necessario. Sandor depose Sansa sul letto matrimoniale e le ordinò di alzarsi le gonne per permettergli di vedere in che modo era ferita; la giovane cominciò a protestare, al che lui fu costretto a ricordarle che glielo ordinava “da marito”, e che finchè non avesse saputo che ferite aveva non poteva nemmeno aiutarla.
Così Sansa, rossa in viso, sollevò le gonne e aprì leggermente le cosce, quel tanto per permettere all’uomo di vedere quanto serviva (e non tutto il resto). Il Mastino si chinò e rimase di stucco: la tenera pelle dell’interno coscia era completamente abrasa e piena di lesioni da cui usciva anche del sangue; probabilmente non sarebbe riuscita a rimontare in groppa per almeno due giorni.

- Ma come?! Eppure ti ho sentita raccontare più volte ai Lannister che sapevi cavalcare!-

- E infatti so cavalcare…ma…non sono abituata a farlo ogni giorno, e oltretutto non  per lunghe ore. I miei fratelli sono stati educati così, io no- precisò Sansa.

In quel momento si sentì bussare alla porta: era la moglie del locandiere, che entrò portando della zuppa, pane e frutta per la cena. Dando un’occhiata alla giovane a letto, si avvicinò e gentilmente le disse:

- Perdonatemi milady, ma non ho potuto fare a meno di sentire cosa vi fa stare poco bene. Permettetemi di portarvi qualcosa che vi aiuterà- ed uscì, tornando poco dopo con un catino di acqua ed un unguento da spalmare sulle ferite.

Sansa sorrise : - Grazie, buona donna-

- Non c’è di che, e mi raccomando, chiamate pure qualunque cosa vi serva- replicò l’altra dando un’occhiata non troppo benevola a Sandor, che nel frattempo stava dividendo il cibo su un piatto per portarlo all’uccelletto in modo che non si alzasse.  Possibile che quel tipaccio non si fosse accorto che sua moglie non stava bene? Certo, ora faceva il premuroso...ora che il danno era fatto! 
Scuotendo la testa la donna chiuse la porta dietro di sé, ben decisa a tenere d’occhio quella coppia, e a intervenire in favore della giovane lady in caso ce ne fosse bisogno.


-Pare che io non piaccia troppo a quella- disse Sandor appena la locandiera fu uscita.

- Ma no! Io l’ho trovata molto gentile- rispose Sansa.
-Comunque…devo chiederti di uscire…marito. Prima di cenare vorrei lavarmi e usare l’unguento sulle ferite-

Sbuffando, Sandor acconsentì e si mise fuori dalla porta della stanza ingrugnato, aspettando che Sansa lo richiamasse. Sarebbe uscito comunque per conto suo, non voleva certo violare l’intimità della giovane…però che diavolo, possibile che un uomo non può nemmeno rimanere nella stessa stanza mentre sua moglie si lava, anche girato? E pensare che in altre circostanze la cosa sarebbe stata estremamente piacevole…bah, meglio non pensarci, concluse il Mastino.
Tutto questo mentre, al piano di sotto, la locandiera che stava andando su e giù indaffarata sorrideva tra sé e sé: molto bene, a quanto pareva la giovane lady aveva già cominciato a mettere in  riga il tipaccio…che imparassero come si trattano le donne, 'sti benedetti uomini!

(continua...)

Nota dell'autrice: 1- Non sono molto soddisfatta di questo capitolo, ma mi piaceva l'idea di ccominciare a creare fra Sansa e Sandor una complicità un po' leggera;

2- Dato che qualcuno mi fa notare che pubblico capitoli troppo corti, stavolta ho deciso di dilungarmi un po'. Non sono molto soddisfatta nemmeno di quello..-

3- Non intendendomi di equitazione, non so se effettivamente le lesioni di Sansa possono essere realmente compatibili con l'andare a cavallo. Ricordo però una scena dove Daenerys, la prima volta dopo aver cavalcato un'intera giornata con i Dothraki, arriva alla tenda e per smontare deve farsi aiutare da due servitori, dato che non essendo abituata a cavalcare era rimasta lesionata. Al limite prendetela per una "licenza narrativa". 


 

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Capitolo 8
*** Cap. VII ***




Come previsto, ci vollero due giorni perché Sansa potesse di nuovo rimontare a cavallo; due giorni che ovviamente i due  trascorsero alla locanda. In realtà grazie all’unguento della locandiera già la sera dopo il loro arrivo la giovane fu in grado di alzarsi e scendere a cenare come tutti gli altri, ma per cavalcare era meglio aspettare un altro po’.
Il primo giorno Sandor era uscito di buon mattino, e quando rientrò lanciò a Sansa (seduta a letto) un paio di pantaloni chiaramente usati ma ancora buoni, e piuttosto grandi rispetto a lei.


- Tieni, uccelletto, chiedi alla tua amica locandiera di sistemarteli secondo la tua misura. Io non posso farlo, visto che non può vedermi.- 

- Non c’è problema, posso farlo anche io- rispose la giovane, chiedendo poi all’uomo di passarle la sacca da viaggio.

Una volta avutala, estrasse da essa un piccolo set da cucito.


- Per fortuna mi sono ricordata di portarlo. Può sempre essere utile!-

- Non ne dubito- fece Sandor sorridendole, e mettendosi appoggiato al muro a braccia incrociate cominciò ad osservarla mentre armeggiava con ago, filo e forbici. Stranamente, gli piaceva guardarla mentre si cimentava con quelle quotidiane occupazioni da donna.

- A proposito…non vi ho ancora domandato dove siamo diretti-

Non si era ancora abituata del tutto a questa nuova situazione, e ogni tanto le veniva ancora naturale dare del “voi” all’uomo che ormai era suo marito.

- Se non la smetti di trattarmi come un fottuto lord   e non cominci a darmi del tu, non te lo dirò proprio. Comunque…siamo diretti al Nord, anche se al momento non ricordo proprio la strada da prendere esattamente-

Al sentire la parola “nord” gli occhi di Sansa brillarono di gioia,e Sandor si scoprì a pensare che, se questo era l’effetto, era disposto a ripetere in continuazione quella dannata parola.

- Come ti ho detto un’altra volta, ti riporterò a casa tua, a Grande Inverno. E poi una volta lì- continuò osservando la felicità della sua sposa- tuo fratello, il Re del Nord, troverà sicuramente un modo per annullare il matrimonio. Così sarai di nuovo libera e, a tempo debito, potrai trovare un marito adatto a te. –

“Un fottuto cavaliere”, finì il discorso dentro di sé. Qualcuno che lui non sarebbe mai stato.

A queste parole la gioia di Sansa si smorzò nettamente, lasciando il posto a un’espressione attonita. Ma di che stava parlando?!


- “Annullare il matrimonio”?- ripetè.

- L’uccelletto non ha perso il vizio di ripetere tutto ciò che sente- fece Sandor sogghignando, per poi ridiventare di colpo serio.

- Come credi prenderanno i tuoi parenti la notizia di queste nozze? Credi che sarebbero felici di accogliere nella loro famiglia il cane dei Lannister?-

A dire la verità, nel turbinìo di avvenimenti accaduti negli ultimi giorni e conseguenti emozioni provate, Sansa non aveva affatto pensato a quest’ultima cosa. Eppure, era una questione di primaria importanza; e riflettendoci un attimo…no, non si immaginava proprio i suoi fratelli accogliere il Mastino nella loro famiglia come un loro pari. Per non parlare di Lady Catelyn, che probabilmente appena appresa la notizia sarebbe sicuramente svenuta.
Eppure…


- Perché no? Non dico che sarebbe l’unione che loro avrebbero desiderato ma…mi hai sempre protetta, mi hai aiutata, non mi hai mai fatto del male. Mi hai salvata, in fondo. Magari potrebbero…-

Sandor scoppiò a ridere sguaiatamente.

- “Potrebbero” cosa?! Accettarmi?! Dire “Benvenuto caro Mastino, da oggi sei uno di noi”? Mandare una lettera a Joffrey ringraziandolo per avere avuto l’idea di combinare le nozze?! Sei proprio una bambolina ingenua…- e, per calmare i singulti della risata, afferrò il fiasco del vino che teneva attaccato alla cintura, lo stappò coi denti, sputò il tappo sul pavimento e ne tracannò un bel sorso, pulendosi poi la bocca con la manica.

Con un dispiacere che non sapeva spiegarsi Sansa fece finta di nulla riprendendo il proprio lavoro di cucito in silenzio. Il Mastino se ne accorse e, calmato dal vino, si avvicinò a lei sedendole vicino sul letto. Allungò la mano accarezzandole piano il mento e sollevandoglielo, costringendola a guardarlo.

- Non dispiacerti. Non è colpa tua, niente di ciò che è accaduto è colpa tua. Sei la sposa che qualunque uomo sarebbe felice di avere. E’ solo che….non capisci? Non può andare così, non va bene tutto questo. Non posso offrirti nulla e non posso nemmeno essere il marito adatto a te.-

La giovane si prese un attimo per riflettere. Probabilmente aveva ragione lui, e non solo sulla reazione dei propri parenti: come avrebbero potuto funzionare come coppia? Troppo diversi, lui disprezzava qualunque tentativo di essere gentile o anche solo educata, si arrabbiava sempre e aveva dei modi troppo rozzi per poter stare in società. Se a Sansa quest’ultima cosa poteva importare poco o nulla (in fondo l’esperienza le aveva chiaramente insegnato che era meglio qualcuno rozzo ma in fondo buono piuttosto che un principe bello e a modo, ma cattivo e spregevole), sicuramente alla lunga sarebbe importato a sua madre, ai suoi fratelli e a tutti coloro che conosceva . Anche Sandor avrebbe finito con il sentirsi a disagio, obbligato a diventare qualcosa che non era.

- Avete ragione, alla fine è la cosa più sensata da fare- gli disse guardandolo negli occhi.

- Anche sul rivolgerti a me con il “tu” piuttosto che con il “voi” ho ragione io. Ricordalo, mia cara- le rispose Sandor  con una strana luce negli occhi.
Meno male che anche lei si rendeva conto della situazione, anche se sotto sotto le parole "Sei la sposa che qualunque uomo sarebbe felice di avere" gli risuonavano nell'animo con una ben precisa  conclusione: "sei la sposa che IO sarei felice di avere". Ma Sandor aveva chiuso il suo cuore a chiunque, compreso (molte volte) sè stesso...e anche queste parole rimasero lì, ben nascoste a chiunque.


In poche ore Sansa finì di riadattare i calzoni al suo fisico, anche se più di tanto non riuscì a fare visto che dovette farsi portare dalla locandiera anche un laccio da usare in vita a mò di cintura per riuscire a tenerli su. Comunque per il viaggio potevano anche andare.

La sera del secondo  giorno di permanenza  Sansa riusciva già a camminare bene e quindi lei e Sandor scesero a cena nella sala principale come tutti gli altri clienti. La discussione avuta quel pomeriggio sembrava non avere sortito alcun malumore fra di loro: entrambi avevano accettato il silenzioso patto stretto fra loro, e comunque  per arrivare a Grande Inverno mancava ancora molta strada….

Mentre il Mastino divorava in pochi bocconi il proprio pasto alternandolo a lunghe sorsate di vino e Sansa sedeva di fronte a lui compita, con i gomiti non sul tavolo, masticando lentamente con la bocca chiusa pulendosela  ogni volta che doveva bere ( e ovviamente beveva solo acqua, nonostante Sandor la stuzzicasse per farle assaggiare almeno un goccio di vino, giusto per divertirsi con la sua reazione) un menestrello presenta nella locanda iniziò a pizzicare le corde del suo strumento annunciando una ballata.
Sansa esultò felice, disponendosi all’ascolto assieme agli altri avventori, mentre Sandor imprecò tra sé e sé:

“Ma vaffanculo! Adesso non si può più nemmeno mangiare in pace che arriva qualcuno con questa mxxxda!”; ed in effetti, dalle prime note la storia non prometteva nulla di buono:

“Un uomo onesto, un uomo probo
s'innamorò perdutamente
d'una che non lo amava niente”


“Cominciamo bene” pensò il Mastino finendo l’ennesimo boccale di vino e guardando Sansa che, girata verso il menestrello non si accorgeva dello sguardo del suo compagno che, sotto sotto, godeva nel vederla così partecipe e contenta per una cosa che le piaceva.

“Gli disse "Portami domani"
il cuore di tua madre
per i miei cani".


“Eh eh! Ecco, ti pareva!” sogghignò mentre in sala si diffondeva un mormorìo sconcertato.

“Lui dalla madre andò e l'uccise
dal petto il cuore le strappò
e dal suo amore ritornò”


“Idiota” pensò con soddisfazione  il nostro eroe  mentre in sala lo sconcerto si tramutava in un mormorìo di orrore e anche l’uccelletto sussultò portandosi una mano alla bocca con occhi sgranati.

“Non era il cuore non era il cuore
non le bastava quell'orrore
voleva un'altra prova
del suo cieco amore”


“Dagli un dito e si prenderanno tutto il braccio”, fu il pensiero di Sandor.

Gli disse "Amor, se mi vuoi bene"
gli disse "Amor se mi vuoi bene
tagliati dei polsi le quattro vene".


“Va bene imbecille, ma fino a questo punto?!” pensò Sandor, scoprendosi un poco curioso di come sarebbe andata a finire la storia. E soprattutto, voglioso di attirare a sé l’uccelletto, che evidentemente si stava prendendo molto a cuore la storia, vista l’espressione leggermente ansiosa con cui ascoltava.

"Le vene ai polsi lui si tagliò
e come il sangue ne sgorgò
correndo come un pazzo da lei tornò.
Gli disse lei ridendo forte
"L'ultima tua prova sarà la morte".
E mentre il sangue lento usciva
e ormai cambiava il suo colore
la vanità fredda gioiva
un uomo s'era ucciso per il suo amore"
 

“Che puttana”, fu il silenzioso commento del nostro eroe mentre in sala si diffondeva un mormorìo di orrore, e anche Sansa si coprì la bocca con la mano soffocando un piccolo gemito.

“Fuori soffiava dolce il vento
ma lei fu presa da sgomento
quando lo vide morir contento.
Morir contento e innamorato
quando a lei niente era restato
non il suo amore, non il suo bene
ma solo il sangue secco delle sue vene"


Nella sala era sceso il silenzio, qualche dama si asciugava le lacrime, il clima generale non era proprimente allegro.  Sandor fece spallucce: lui lo sapeva che sarebbe andata  a finire male e in fondo a quel tizio gli stava anche bene, visto che solo un povero imbecille morto di fixxxa si sarebbe prestato a farsi trattare così da una donna.
Guardando Sansa vide che anche la ragazza si asciugava con la mano qualche lacrimuccia che le scendeva dagli occhi, e a questo punto non riuscì a resistere: qualunque ne fosse la causa, anche una stupida ballata, la voglia di cancellare quelle lacrime da quel visto stupendo si fece così forte che non riuscì a resistere, e cingendole un braccio attorno alle spalle la costrinse a volgere il viso verso di lui, che usando un lembo della propria camicia le asciugò le lacrime in un modo insospettabilmente delicato per un tipo come lui.


- Su uccelletto, non piangere. In fondo hai sentito il guitto? E’ morto contento, cazzi suoi no?-
(Se come dialettica non si poteva aspettare di meglio, perlomeno il tentativo era degno di apprezzamento)

- Non piango solo per lui, piango anche per lei- 

- E che te ne fotte di quella trxxxa?!-

- Nulla, ma mi spiace perché ha avuto l’opportunità di conoscere il vero amore e l’ha gettata via-

Il Mastino non rispose, chiedendosi se sarebbe mai riuscito a capire del tutto quella deliziosa testolina rossa, che evidentemente non era solo tale e nascondeva un animo più profondo di quello che lui stesso pensava.
 


Una volta di sopra, Sansa si sdraiò sul letto senza nemmeno cambiarsi e senza protestare lasciò che Sandor si sdraiasse per la prima volta accanto a lei. E mentre entrambi stavano per addormentarsi, lui le cinse la vita con un braccio attirandola piano a sé.
Sulle prime la ragazza, che non se l’aspettava, si irrigidì; ma poi notò che la stretta del grosso braccio di lui era forte ma allo stesso tempo dolce, e il suo massiccio corpo era caldo e invitante. E allora…perché non lasciarsi andare? Erano solo abbracciati, non facevano nulla di male!
Sansa pensò all’ultima volta in cui qualcuno l’aveva abbracciata: forse era stata sua madre prima di partire per Approdo del Re, o forse suo padre poco prima di morire….in ogni caso era davvero passato tanto tempo, e lei in tutto quel tempo era rimasta sola e aveva sofferto molto. Sì, non c’era proprio nulla di male nell’accettare l’abbraccio dell’unico amico che avesse avuto in quel periodo.
E così si accoccolò contro il suo compagno posando la mano sul suo braccio, e addormentandosi subito con il sorriso sulle labbra.

(continua)

Note dell'autrice: 1- La canzone riportata nel capitolo è "La ballata dell'amore cieco (o della vanità)" di Fabrizio De Andrè;
2- L'immagine che apre il capitolo è stata realizzata dall'artista "Hedgehogg", trovata su Deviantart. 

 

 

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Capitolo 9
*** Cap. VIII ***





Il mattino dopo i nostri due sposini lasciarono la locanda riprendendo il loro viaggio. Appena montati in sella a Straniero, Sandor disse a Sansa:

- E mi raccomando, se c’è qualcosa che non va stavolta dillo. Mica ti mangio-

- Va bene- pigolò lei che sotto la tunica indossava i calzoni riadattati, e quindi non avrebbe dovuto più avere fastidi del tipo dell’altro giorno.

Nessuno dei due fece il benchè minimo cenno alla notte appena trascorsa.
 
 Dopo qualche ora di cavalcata decisero di fermarsi per riposare; tirarono fuori dalle sacche alcuni avanzi della sera prima regalati dalla locandiera a Sansa, e così pranzarono in silenzio, fino a quando la giovane chiese al suo compagno:

- E una volta annullato il matrimonio, tu che farai? Tornerai nella tua terra d’origine?-

Sentendo queste parole a Sandor andò di traverso il vino  che stava tracannando e cominciò a tossire e sputacchiare mentre Sansa si rendeva conto di aver toccato un tasto altamente negativo.

- Ma che cazzo dici, sei forse impazzita?! Non tornerei in quel posto nemmeno da morto, meglio la fossa comune! E comunque – soggiunse calmandosi- anche volendo non potrei: alla morte di nostro padre mio fratello con la scusa che lui era l’erede ha preso tutto per sè, anche la  mia parte e quella che doveva essere la dote di nostra sorella, che avrebbe comunque dovuto essere divisa tra di noi.  Quindi non saprei proprio dove andare.-

- Avevi una sorella?- chiese Sansa incuriosita, ma anche qui si rese subito conto  di avere sbagliato domanda dall’espressione rabbuiata di Sandor.

- Sì ma è morta molti anni fa- rispose sbrigativamente, con un tono che chiariva di non avere nessuna voglia di tornare sull’argomento.

- E quindi dove…?-

- Dove andrò, vuoi sapere? Non lo so, il mondo è grande e un posto vale l’altro. Nessuno bada troppo a un cane- sogghignò Sandor facendo spallucce.

Distogliendo lo sguardo Sansa cominciò a riordinare quel poco che era rimasto, facendo finta di nulla quando invece era rimasta molto turbata da ciò che le era appena stato rivelato e soprattutto dal modo in cui Il Mastino parlava di sé. Sempre come fosse un animale, mai una persona. Non riusciva a farsela paicere questa cosa.

- Non prendertela, Lady Clegane- fece Sandor calcando la voce in tono ironico su quest’ultimo titolo- Se anche fosse stato il palazzo più ricco del mondo, non mi sarebbe mai venuto in mente di portare lì mia moglie. E’ un luogo d’inferno e tu stai meglio a Grande Inverno, dove infatti ti porterò –

Poi si stese sul prato per fare un pisolino, mentre Sansa non avendo nulla da fare decise di passeggiare un po’ nei dintorni. Mentre lo faceva pensò a quanto appena rivelatole dal Mastino.
Il rapporto non proprio benevolo tra lui e il fratello non era certo una novità: quando Lord Baelish le aveva raccontato come mai il suo viso era ridotto in quello stato lei- abituata in una famiglia amorevole e con dei fratelli affettuosi- aveva provato un brivido di orrore. Non riusciva a capacitarsi del fatto che un fratello avesse potuto fare una cosa del genere all’altro; le era stato insegnato che i fratelli si vogliono bene e si sostengono a vicenda
Nessuno però le aveva mai menzionato l’esistenza di una sorella, anche lei defunta come tutto il resto della famiglia. Com’era? Almeno lei gli aveva voluto bene? Com’era morta?

Il Mastino quindi era praticamente solo al mondo. Le si strinse il cuore: non lo meritava, nonostante il suo carattere impossibile, i suoi modi non proprio delicati, il suo cinismo, lei sapeva che in fondo non era cattivo. Probabilmente erano state tutte quelle tragedie a renderlo l’uomo che era ora, e non gli si poteva certo dare torto.
“Non è proprio solo” le disse improvvisamente una vocina dentro di sé. “ ci sei tu ora”.
Sansa fu colpita da questa consapevolezza: già, ora era sua moglie. Lui però non la voleva, visto che non si mostrava minimamente turbato all’idea che suo fratello potesse pretendere l’annullamento del matrimonio e anzi le aveva detto chiaramente che era la cosa migliore per tutti. Certo, era consapevole che la sua famiglia non avrebbe fatto i salti di gioia alla notizia e anche delle difficoltà che sia lei che soprattutto Sandor avrebbero incontrato in quell’ambiente; c’era però la solita vocina che invece diceva “perché no? Perché non deve essere possibile?”

Che situazione ingarbugliata, pensò la giovane lady mentre ritornava al punto di partenza, giusto per trovare il Mastino appena sveglio e pronto a ripartire.
I due rimontarono sul cavallo e proseguirono il loro percorso. Appena prima che diventasse scuro giunsero nei pressi di una locanda e decisero di fermarsi per passarvi la notte. Una volta entrati nella camera a loro assegnata, il ricordo della sera prima ricominciò a volteggiare fra di loro, mentre entrambi imbarazzati si preparavano velocemente per la notte.
Fu Sandor a rompere il ghiaccio per primo sulla questione:

- Se non vuoi….- e accennò al letto.

- No, assolutamente! Non è giusto che un uomo che ha cavalcato tutto il giorno debba dormire su un giaciglio di fortuna. Possiamo fare come ieri…non mi è dispiaciuto-

Alla fine, quasi timidi, si sdraiarono ognuno sulla propria parte di letto, dandosi le spalle a vicenda; eppure  anche così la nottata trascorse serena, entrambi consapevoli della presenza dell'altro che li faceva sentire meno soli.
 


Il mattino dopo i due ripresero  nuovamente il viaggio. Silenziosamente si  stabilì una routine di viaggio condivisa tra i due: cavalcavano qualche ora, si fermavano qualche ora per riposarsi, poi ripartivano e proseguivano fino a quando non trovavano una luogo dove sistemarsi per la notte.
Un giorno durante una delle loro fermate, Sandor si rimboccò le maniche della camicia e le gambe dei pantaloni ed entrò nel fiume, rimanendo fermo in mezzo e aspettando che qualche pesce si avvicinasse per poi afferrarlo con le mani e buttarlo a riva, procacciando così il pranzo a entrambi. Nel frattempo Sansa si dava da fare attorno raccogliendo ramoscelli per accendere un fuoco in modo da cuocere il pesce; ogni volta che Sandor riusciva ad acchiappare pesce buttandolo sulla riva la ragazza batteva le mani contenta, gridando “Bravo!”.

-La pianti di fare così? Mi fai scappare tutti i pesci con ‘sto casino- ringhiò il Mastino arrabbiato a un certo punto.

L’entusiasmo di Sansa si smorzò, e la giovane portò a termine il proprio compito mentre l’altro usciva dal fiume, accendeva velocemente il fuoco e se ne allontanava immediatamente dando a lei il compito di arrostire il pesce.
Mentre mangiavano, Sandor notando il silenzio della sua compagna (rimasta male  dopo il rimprovero di prima), le chiese: - Che cosa ti è preso prima? Perché facevi tutte quei versacci? Non è molto da lady, sai?-

L’’intento era  quello di mettere una pezza al suo comportamento scorbutico, dato che ogni volta che si accorgeva di averla ferita con le sue sfuriate o con il suo sarcasmo poi il primo a starci male era lui.

- Ecco…mi è venuto in mente quando andavo a pescare con i miei fratelli. A volte con la lenza non riuscivano a prendere nulla, e allora si mettevano a fare come hai fatto tu prima. Io rimanevo a riva e mi piaceva incoraggiargli e fargli i complimenti- spiegò Sansa con un sorriso timido e malinconico.Sandor pensò che doveva rassegnarsi a sentire nominare ogni tanto i fratelli Stark, a cui la moglie era molto affezionata. Fece spallucce tra sé e sé: del resto, nonostante la sua esperienza familiare, era perfettamente consapevole che non tutti i fratelli erano come il suo. Solo che a lui riusciva davvero difficile immaginarne una diversa.

- Come si chiamano i tuoi fratelli?-

- Il maggiore Robb, poi c’è Jon, e poi ovviamente ci sono io- il viso di Sansa tornò sereno, le piaceva parlare dei suoi affetti più cari. E Sandor pensò che in fondo, valeva la pena scendere a qualche piccolo compromesso di gentilezza per vederla sorridere.

- E tua sorella, come si chiamava?- chiese all’improvviso la giovane.Sandor si irrigidì di nuovo. La domanda era innocente, lo capiva, ma il solo ricordo era troppo doloroso.

-Alina. Si chiamava Alina- e in quel momento provò una strana sensazione a sentire per la prima volta, pronunciato da lui stesso, quel nome che non sentiva più da anni.

- E’ un bellissimo nome- rispose Sansa, che nonostante avesse notato la reazione di chiusura dell’altro, decise di continuare. Parlare della sorella morta poteva solo fargli bene, secondo lei. Si sedette accanto  a lui e posandogli gentilmente la mano sul braccio disse:

- Raccontami qualcosa di lei, mi piacerebbe sapere com’era-

Per qualche minuto Sandor rimase in silenzio. Dopo la sua morte, non aveva parlato di lei con nessuno, e nessuno gliene aveva mai parlato. Per lui era più facile affrontare il, dolore in questo modo, ma allo stesso tempo spesso gli era sembrato che, in un certo senso, era come se Alina non fosse mai esistita.

- Aveva tre anni più di me: eravamo- in ordine- Gregor, Alina e io. Aveva i capelli scuri e gli occhi grigi come me, le piacevano la musica, i balli, gli animali. Quando imparavo a scrivere mi guidava la mano per farmi vedere bene il movimento con cui fare le lettere, poi rileggeva tutto e mi segnavo gli errori col dito. Si ribellava con forza alle prepotenze di Gregor sia nei suoi confronti che nei miei, e quando lo faceva mi sembrava molto coraggiosa-
Sansa strinse il braccio di Sandor come in una carezza, rimanendo in silenzio: avrebbe voluto saperne di più su Alina Clegane, ma si rendeva conto che lo sforzo di lui per aprirsi era stato enorme, e non era giusto metterlo così alla prova.

- Sono sicura che fosse una buona sorella - disse semplicemente.

- Lo era- mormorò Sandor, sentendosi improvvisamente diverso. Più leggero, diverso. E con una voglia matta di prendere tra le braccia quella bellissima ragazza che aveva accanto, divorarla di baci, stenderla sull'erba e farla sua, mentre lei si concedeva mormorando il suon nome. 
Scosse subito la testa: Bah, meglio pensare a cose più concrete e ripartire alla svelta; anche se non sapeva immaginare nulla di più concreto di Sansa seduta sul cavallo davanti a lui, appoggiata a lui, tra le sue braccia. 

In silenzio ripartirono, prendendo una strada a caso dato che Sandor non si ricordava quasi nulla del tragitto per Grande Inverno compiuto qualche anno prima al seguito di -Re Robert, e quindi procedeva un po' alla cieca. 


(continua)

Nota dell'autrice: altro capitolo che non mi ha soddisfatta.
Il nome della sorella di Sandor 

 

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Capitolo 10
*** Cap. IX ***



 
Il viaggio proseguiva senza particolari intoppi, e durante di esso Sandor cominciò a scoprire una Sansa diversa da quella che aveva sempre conosciuto.
Era sempre lei: ingenua, dolce, ignara di molte esperienze di vita…ma allo stesso tempo cominciava a emergere qualcosa d’altro. Ad esempio, Sandor scoprì che  i famosi cinguettìì e le buone maniere non erano poi così inutili: grazie ad essi, presentandosi con fare amichevole e cordiale, nelle locande Sansa riusciva spesso  a ottenere qualche vantaggio: qualche piccolo sconto sul prezzo, porzioni di cibo migliori, un po’ di vino in più per suo marito, un occhio di riguardo perfino a Straniero, la stanza migliore….e questo semplicemente con la sua gentilezza, il complimentarsi con il cuoco (o cuoca) di turno per la sua bravura, fare complimenti e piccoli regali agli immancabili marmocchi di turno. E il bello era che non solo non fingeva, ma che riusciva a fare tutto ciò mantenendo comunque un atteggiamento nobile, da vera lady,senza per forza giocare al “ sono una di voi”.
Era evidente che, libera dal giogo mortifero dei Lannister, dove un minimo gesto o cambiamento d’umore di Cersei o Joffrey poteva costarle la vita, si sentiva ormai libera di essere sé stessa.
Anche con lui si stava pian piano aprendo: aveva preso più confidenza, lo rimproverava per i suoi modi troppo bruschi o la tendenza la torpiloquio, cercava di ammansirlo nei suoi scoppi d’ira; e Sandor, sorpreso da sé stesso, non solo lasciava fare ma cercava di darle retta, preoccupandosi che la ragazzina non gli stesse mandando in pappa il cervello.

Ebbe la prova evidente di tutto ciò il giorno in cui trovò Straniero che mangiava tranquillo una carota portagli da Sansa: “Venduto”, disse mentalmente al cavallo scambiandosi un occhiata con lui, dopo la quale quello ritornò a masticare con gusto la sua carota, indifferente alle rimostranze del suo padrone. Il tutto mentre la giovane lady, rivolta al marito, disse (accennando al cavallo):


- Visto? Mi sa che ora siamo buoni amici, io e lui-

- Bisogna vedere, ha un carattere molto volubile. E poi tu cosa ne sai di cavalli?-

- Quando ero a Grande Inverno avevo una cavalla, non proprio giovanissima, sulla quale ho imparato a cavalcare e che poi ho cavalcato fino a che me ne sono andata. Era una bestia molto docile, le volevo molto bene  e l’avevo chiamata Proserpina-

- Che nome strano!-

- Ma come? Non sai chi era? Proserpina, la moglie di Ade, il Signore dell’Oltretomba- e Sansa prese a raccontare al Mastino il mito di Ade e Proserpina, una delle sue storie preferite. Amava le storie degli antichi popoli e dei loro dei e le aveva studiate assieme ai fratelli.

Sandor la ascoltava parlare, affascinato come sempre dalla gioia interiore che la giovane mostrava quando parlava dei propri affetti e delle cose che le piacevano. Era davvero bella, pensava, e in quel breve periodo di libertà aveva oltretutto acquisito (o lasciato uscire) una nuova maturità che la rendeva più donna e meno ragazzina. La notte, quando dormivano sdraiati nello stesso letto, Sansa non poteva immaginare che il truce Mastino passava parte del  tempo sveglio ad osservarla, toccandole piano i capelli, avvicinando il viso deturpato quel tanto che bastava per percepire il suo profumo, godendo della sua vicinanza seppure costretto alla castità quando invece avrebbe voluto ben altro…d’altronde, era troppo onesto con sé stesso per non ripetersi “chi è causa del suo male pianga sé stesso”, visto che non era certo stata la novella Lady Clegane a rifiutarsi di concedersi. E inoltre, sapeva bene di non meritarsi una donna così.

Un giorno durante il loro cammino i nostri due eroi  giunsero in un villaggio dove si stava svolgendo una fiera. A Sandor non importava nulla e avrebbe volentieri proseguito, ma aveva notato che Sansa aveva cominciato a dare segno di entusiasmo e quindi propose di fermarsi, così avrebbero anche potuto comprare qualche provvista.

I due cominciarono ad aggirarsi per le bancarelle, e Sansa era veramente entusiasta. Anche quando viveva a Grande Inverno c’erano fiere  e mercati, ma a lei non era mai stato permesso di recarvisi; erano i mercanti a recarsi al palazzo per mostrare la loro merce alla famiglia di Lord Ned Stark, ovviamente però l’atmosfera era molto più formale e non spontanea. La giovane si era sempre chiesta cosa volesse dire partecipare a una fiera “vera”: ed ecco che ora finalmente si presentava l’occasione.
Ora invece poteva girare liberamente e tutto le pareva magnifico: le voci dei venditori che facevano a gara per sponsorizzare la loro merce con i clienti, i colori di stoffe e cianfrusaglie varie, i profumi dei cibi, le musiche di alcuni menestrelli, le voci delle altre persone che si aggiravano. Si sentiva ibera e felice, per la prima volta dopo molto tempo.

A un certo punto si fermò davanti a una bancarella che vendeva dolciumi, con l’acquolina in bocca alla vista di dolcetti al limone: i suoi preferiti! Sansa ne aveva appena chiesto due al venditore quando dietro di lei risuonò il vocione del Mastino che la corresse dicendo all’uomo di dargliene almeno la metà, e lasciandogli una moneta d’oro. Ovviamente l’uomo tutto contento per quella inaspettata fortuna si affrettò a eseguire l’ordine, consegnando al suo cliente un cartoccio pieno di dolcetti al limone.

Appena allontanatisi dalla bancarella Sandor cedette il cartoccio a Sansa la quale, afferrando un dolcetto, commentò:


- Non sapevo piacessero anche a te i dolcetti al limone-

- Scherzi? Io ADORO i dolcetti al limone. Sono GOLOSISSIMO di dolcetti al limone- rispose Sandor motteggiandola.

Girarono ancora un po, e Sansa assistette anche a uno spettacolo di burattini che raccontava la storia di Florian e Jonquil, una delle sue favorite, divertendosi tantissimo. Con buona pace di Sandor, che invece continuava a chiedersi come mai alla gente piacesse così tanto la storia di quei due deficienti.

Poi ripresero il loro viaggio, fermandosi ancora per riposarsi e pranzare. La giornata era davvero bella, il sole brillava nel cielo ma una leggera brezza contribuiva a non rendere il tempo troppo caldo. I tempo ideale per una scampagnata insomma.

Dopo pranzo, mentre Sandor affilava la spada con una pietra, Sansa si sfilò i calzoni da viaggio, sollevò la tunica ed entrò nel ruscello godendo della frescura dell’acqua; era così contenta che si mise a cantare:

È la pulce d'acqua
Che l'ombra ti rubò
E tu ora sei malato
E la mosca d'autunno
Che hai schiacciato
Non ti perdonerà
Sull'acqua del ruscello
Forse tu troppo ti sei chinato
Tu chiami la tua ombra
Ma lei non ritornerà

 
Poco lontano Sandor la osservava, concentrando la sua attenzione sulle gambe della ragazza: una sbirciatina mica poteva fare male a qualcuno, no?
“Niente male”, pensò tra sé l’uomo con un sorrisetto. “speriamo che si distragga e scopra un po’ di più, magari le cosce”

Non l’avrebbe mai detto ma quel giorno di sole, seduto su un prato mentre sua moglie poco lontano canticchiava e si rinfrescava, Sandor Clegane  sentiva qualcosa di molto simile alla serenit. Si rendeva conto di essere finalmente libero, e la cosa lo eccitava e spaventava allo stesso tempo.
Cosa ne avrebbe fatto di tutta quella libertà? Per lui era una situazione del tutto  nuova: quando era nella casa paterna era soggetto alla volontà del padre e alle violenze del fratello. In seguito, quando si era messo al soldo dei Lannister, aveva dovuto proprio dimenticarsi  che esistesse quella parola, e molte altre. E gli era andato bene così.

E ora invece…avrebbe potuto fare qualsiasi cosa della sua vita. Avrebbe potuto comprarsi un pezzo di terra e imparare a lavorarlo, o farlo lavorare da altri; oppure mettersi al soldo di qualche signorotto che aveva bisogno di una guardia per sé e la sua famiglia. Sarebbe stato un incarico molto più tranquillo che essere una Guardia Reale, e gli avrebbe lasciato tempo per sè.
Avrebbe potuto tenersi la sua giovane, bella e gentile moglie, sistemarla in una casa; uscire la mattina, rientrare la sera e ritrovarla  lì ad aspettarlo, raccontargli la sua giornata, lei gli avrebbe raccontato la sua…e poi gli avrebbe scaldato il letto tutta la notte. O meglio, sogghignò fra sé, se lo sarebbero scaldato a vicenda.
Avrebbe potuto avere una vita normale, con una donna e una famiglia, come tutti. Una cosa che lui non aveva mai immaginato per sé stesso…ma ora una possibilità c’era.

Sospirò, esaminando con attenzione  la spada. Tutti questi pensieri  gli facevano girare la testa, cercò di scacciarli, cercò di rimanere coi piedi per terra e non perdersi in inutili sogni.

-Un penny per i tuoi pensieri- disse allegramente Sansa sedendosi accanto a lui. Era uscita dal ruscello e ora cercava di asciugarsi al sole.
-Penso che dovresti mangiare più dolcetti al limone, mia cara. Un po’ di ciccia non ti farebbe male- scherzò Sandor, ridendo della sua espressione offesa.
 


Per Sansa quella giornata bellissima meritava una degna conclusione, e così appena la sera arrivarono alla locanda di turno per passare la notte chiese che nella stanza a loro assegnata venisse portata una tinozza per fare il bagno.  Come sempre ottenne ciò che voleva, e dopo aver aspettato che la servitù portasse l’acqua calda e preparato tutto l’occorrente, lasciato su marito fuori dalla porta come al solito, si spogliò ed entrò nella tinozza, rilassandosi immediatamente e godendo pienamente del bagno.

A un certo punto Sandor, che come d’abitudine fra loro era rimasto fuori dalla porta della stanza, si sentì chiamare:


-Sandor scusa….puoi entrare un attimo?-

- Che succede?!- 

- Nulla! E’ solo che …puoi aiutarmi a lavare la schiena? Da sola non ci riesco-

“Merda”

Ma che diavolo le veniva in mente? Cos’era, si divertiva a torturarlo? E d’altra parte…l’occasione era troppo ghiotta. Ecco quindi che il temibile Mastino entrò nella stanza dove sua moglie stava immersa nella tinozza da bagno, si mise in maniche di camicia dietro di lei e afferrato il sapone che gli porgeva cominciò a passarlo con impegno sulla bianca schiena di Sansa.

La quale silenziosamente si godeva quel momento: quelle mani grosse e ruvide sulla schiena le provocavano dei brividi sconosciuti, uguali a quelli che aveva provato la prima notte di nozze quando lui l’aveva guardata mentre si spogliava.  Essendo inesperta Sansa non sapeva ancora dare un nome a queste sensazioni, ma d’istinto sapeva solo che gli piacevano, che ne avrebbe voluto di più e che gli piaceva il fatto che fosse lui a procurargliele.
Dal canto suo la concentrazione con cui il povero Sandor portava a termine il suo compito (evidenziata dalle gocce di sudore che gli imperlavano la fronte) nascondeva tutto il suo sforzo per non lasciarsi andare ai cosiddetti “atti impuri”…cosa di cui aveva terribilmente voglia. La pelle vellutata, le spalle rotonde, i seni che si intravedevano appena sul davanti e le natiche che aveva sfiorato: tutto lo faceva fremere dalla voglia di sfogare il proprio desiderio almeno con un bacio. Ma naturalmente non poteva.

Così si rassegnò a portare a termine il proprio compito senza fare trasparire nulla, a uscire subito dopo senza ascoltare i pigolanti ringraziamenti della sua signora e aspettare (per rientrare) quando lei avevve finito e fosse vestita con la camicia da notte. Dopodichè  Sansa gli fece elegantemente capire che sarebbe stata buona cosa che anche lui si facesse un bagno, dopo tutti quei giorni di viaggio, prima che venissero a vuotare la tinozza.  Cosa che egli accetto di buon grado, mentre rifiutò sgarbatamente la gentile offerta di Sansa di ricambiare il favore: il suo autocontrollo era già stato messo a dura prova.

E difatti poco dopo, sdraiati nel letto al buio, Sansa si sentì stringere con forza tra le braccia di Sandor, mentre lui l’attirava a sé e cominciava a strusciarsi sul suo corpo. La giovane fece per sciogliersi dall’abbraccio, ma lui strinse ancora più forte baciandola dietro la nuca e mormorandole poi ad un orecchio:


- A che gioco stai giocando, uccelletto? Guarda che è molto pericoloso quello che stai facendo. Una ragazzina come te rischia di farsi molto male-

Dopo aver pronunciato le parole le leccò piano l’orecchio mentre una mano le accarezzava i fianchi e il ventre, al di sopra del tessuto della camicia da notte.

- Sai che potrei cambiare idea, vero? Potrei decidere di non rinunciare ai miei diritti di marito, e allora tu da brava mogliettina dovresti accontentarmi….-

La sua voce era roca dal desiderio e le sue mani insistenti ma niente affatto spiacevoli. Sansa si scoprì, come poco prima, di volere di più…non sapeva nemmeno lei cosa, ma lo voleva. D’istinto si girò verso di lui e posò le mani aperte sul suo petto, facendolo gemere; ma quando cercò di continuare, Sandor bruscamente si alzò dal letto e si diresse verso la porta.

- Ma…perché? Ho fatto qualcosa di sbagliato?– chiese Sansa disorientata, alzandosi a sedere sul letto.

- E’ TUTTO sbagliato in questa situazione, uccelletto, non capisci? Avrei dovuto lasciare che Joffrey mi facesse tagliare la testa piuttosto che infilarmi in questa merda di pasticcio!-

Dopodichèuscì dalla stanza, deciso a trascorrere la notte altrove. Ovunque, ma lontano da lei….dall’unica cosa che avesse mai voluto tanto intensamente nella sua vita. Non le aveva mai fatto del male, e non avrebbe cominciato ora.

  continua...

Note dell'autrice: 1- La canzone cantata da Sansa è "La pulce d'acqua" di Angelo Branduardi;
2- non so se nel Medioevo studiassero già i miti greci, e quanto potessero essere o meno conosciut. In caso, prendetelo come un omaggio al mio mito preferito;
3- non so nemmeno se esistessero già gli spettacoli di burattini. In caso, prendetela come una "licenza poetica";
4- L'immagine che illustra il capitolo è stata presa dal Web ed è opera dell'artista "Kallielef", che ha dedicato molti disegni alla nostra coppia preferita.

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Capitolo 11
*** Cap. X ***



 
 
 
La mattina dopo Sansa si svegliò nel letto, sola: Sandor non era rientrato e chissà dove aveva dormito.
Per la prima volta dopo molti giorni provò una sensazione di freddezza e di disagio che non si aspettava.
Scesa a fare colazione, da una delle finestre della locanda vide il suo irascibile marito che preparava il cavallo per la partenza, e quindi si affrettò a uscire per andargli incontro. Dentro di è era un po’ agitata perché non sapeva come avrebbe affrontato l’argomento della sera precedente, ma era ben decisa non solo ad affrontarlo (sapendo che molto probabilmente lui invece avrebbe fatto finta di nulla) ma anche a non lasciare trapelare nulla di quanto lei stessa provava.


- Buongiorno- disse cautamente. 

- Buongiorno un cazzo, tanto quello che ha dormito nella stalla sono io vero?-

- Mi spiace molto, ma non sono stata io a dirti di farlo-

Lui non replicò, e poco dopo quando ebbe finito le disse, brusco e quasi senza guardarla:
_ Sei pronta?-


- Sì- disse Sansa che aveva già pagato e portato le loro sacche da viaggio da basso.

- E allora muoviti a salire- le rispose sgarbato. Sansa obbedì in silenzio, con il cuore che, nonostante tutto, le pesava per quell’atteggiamento. Non pensava fosse successo nulla di così grave la notte precedente, e quindi sapeva di non meritare quel trattamento.

Come ormai abitudine, dopo qualche ora di cavalcata ci fu la consueta sosta, e la giovane decise di approfittarne per affrontare lo spinoso argomento. Non si sarebbe fatta smontare dal sarcasmo e dalla chiusura del suo compagno,  voleva riuscire ad aprire almeno una breccia in quella corazza di granito che presentava abitualmente al mondo intero. Così vedendo che si allontanava cominciò a seguirlo.


- Che vuoi? Mi lasci pisciare in pace?-

Sansa arrossì e distolse lo sguardo, ma non era assolutamente disposta a lasciare perdere il discorso non ancora cominciato.
 

- Sandor…dobbiamo parlare- 

- Di cosa? Di qualche altra fottuta storiella di quelle che studiavi a casa tua, o dei tuoi fottuti fratelli?- 

- Di quello che è successo ieri…lo sai cosa intendo…- 

- Ahhhhh “quello che è successo ieri”- rispose lui rifacendole il verso.- Bene, parliamone allora. Comincio io: ieri non è successo proprio nulla, se non che una ragazzina che puzza ancora di latte ha voluto giocare a fare la donna di mondo, rischiando di farsi moooooolto male. Per fortuna il sottoscritto ha evitato tutto andando a dormire con i cavalli. Ecco tutto. Ti dico solo che da ora in poi, se avrai bisogno di lavarti la schiena, dovrai imparare a fartelo da sola come tutte le comune mortali che non hanno mai avuto decine di septe attaccate al culo- 

- Mi spiace che tu te ne sia andato ma…io davvero non pensavo di fare nulla di sbagliato- 

- Ecco, forse è proprio questo il problema: Tu non pensi! Oppure pensi sbagliato, da tipica ragazzina cresciuta nella bambagia, con la testa piena di storie deficienti- le ringhiò Sandor per tutta risposta. 

Nonostante razionalmente sapesse che doveva aspettarsi anche di peggio come risposta, Sansa ci rimase male ugualmente.
 

- Perché sei sempre così odioso? Mi stavo solo scusando!-

Al Mastino non importava nulla delle sue fottute scuse.
 

- Lo vedi? Pensi che bastino due paroline mielose per rimettere tutto a posto. E sarei io quello odioso? Ti sei mai preoccupata dei sentimenti altrui prima di fare qualcosa? Ah già, io sono un cane, mica ho dei sentimenti, giusto?- 
 
A questo punto, livida di rabbia, Sansa si girò e fece per andarsene. Non le importava nulla di quello che le sarebbe potuto accadere,voleva solo allontanarsi di lì e non sentire più la prese in giro del Mastino, le sue parole crudeli e sarcastiche; soprattutto non voleva più sentire il modo in cui la respingeva puntualmente, perché di questo era sicura: ogni volta che lei tentava di avvicinarsi in qualche modo, veniva respinta.

Con il cuore che le batteva dall’agitazione della rabbia si incamminò senza nemmeno badare a dove andava, soprattutto senza badare a Sandor che, perplesso da quella reazione, cercava di richiamarla:
-Ehi uccelletto, guarda che quella che non è capace di cavarsela da sola senza di me sei tu, non il contrario!-

E vedendosi ignorato, con tono scimmiottante:

- Ohi Ohi…e sarebbe questa la lupa Stark? A me sembra solo un uccelletto capriccioso con le penne arruffate!-

Era troppo, veramente troppo. Arrabbiatissima, Sansa si fermò e voltandosi  esplose in un grido di rabbia:

- MA VAFFANCULO! E MI CHIAMO SANSA, NON UCCELLETTO, CAZZO!-

A questo punto perfino il temibile Mastino rimase a bocca aperta, incredulo di quanto le sue orecchie avevano appena udito. Nonostante fosse un uomo rotto a esperienze di vita tra le più violente e drammatiche, l’animo di una giovane donna
Anche colei che le aveva pronunciate appariva ora sconvolta da quanto aveva fatto; sconvolta dalla rabbia, ansimante, rossa in viso stava prendendo coscienza del proprio comportamento. Dei, che aveva fatto?! Lei non era così, lei era una lady, sapeva essere buona e comprensiva con gli altri, era gentile e non si arrabbiava mai…
Sconvolta si girò e ricominciò a camminare in maniera spedita verso la direzione presa prima, sentendosi veramente male: le orecchie che fischiavano, gli occhi pieni di lacrime, il cuore che le sembrava scoppiare nel petto…e improvvisamente, inciampò in una radice che sporgeva dal terreno, cadendo malamente a terra.

Basta, pensò, non ce la faccio più: sono stanca, voglio tornare a casa mia, voglio rivedere mia madre e i miei fratelli, sopporto tutto, sopporto il Mastino, sopporto la mancanza di comodità, sopporto di dover fare i bisogni all’aperto, sopporto di lavarmi alla buona, sopporto locande non sempre gradevoli….e non ottengo nulla. Basta, Basta!
E, stesa a terra dolorante, chinò il capo e scoppiò in un pianto irrefrenabile.

Sandor era stato tentato di girarsi e fare finta di nulla, lasciandola per un po’ nel suo brodo: ma quei singhiozzi, quella disperazione gli toccarono l’animo, visto anche che venivano da colei che aveva giurato di proteggere.
Così la raggiunse, sollevandola di peso nonostante le sue proteste; fu così che si accorse che inciampando nella radice la punta logora dello stivaletto di Sansa si era rotta e aprendosi aveva rotto anche la calza causando al pollice del piede  una grossa ferita che stava sanguinando copiosamente.

Incurante dei piccoli pugni di lei che battevano contro la sua armatura e dei suoi tentativi di protesta la prese tra le braccia dirigendosi in una grotta lì vicino; dopo averla deposta a terra era tornato indietro a prendere il cavallo guidando anch’esso all’interno della caverna. Dalla borsa estrasse una piccola scatola contenente un unguento e alcune bende, e  dopo avere intinto il fazzoletto nella fredda acqua di un rigagnolo cavernoso si chinò verso di lei e cominciò e medicarla con cura e attenzione, cosa che stupì Sansa al punto di calmarla.


- Sai- disse mentre nel mentre- anche Alina una volta si fece una ferita del genere. Eravamo andati in un posto non proprio vicino a casa, che ci era stato proibito; mentre correvamo lei cadde proprio come te prima, e si fece la stessa ferita. Volevo tornare a chiedere aiuto, ma sapendo che saremmo stati scoperti lei si ostinò a rifiutare, e soffrendo come un cane per la ferita riuscimmo a tornare indietro-

A Sansa sembrò divedere un piccolo sorriso a quel ricordo.


- Quando ci si metteva era proprio come te: ostinata e rompipalle-

Stupita da questo aprirsi di sua spontanea volontà sull’argomento di Alina, Sansa decise di mettere tutto da parte e non lasciare cadere questo timido segnale di apertura.

-Cosa le è successo?- 

Dopo qualche minuto di silenzio e voltandosi a guardare verso la porta della caverna il tempo che si stava mettendo al peggio visto che cominciava a piovere, rispose senza guardarla:


- La trovarono morta in fondo alle scale che portavano a una vecchia torre da tempo chiusa. Ho sempre pensato che non ci fosse arrivata lì da sola….-
 
Alzandosi, Sansa gli arrivò alle spalle e sentendo questo racconto gli mise gentilmente una mano sulla spalla:


- Mi sarebbe molto piaciuto conoscerla-

In modo del tutto fulmineo, senza che se ne rendesse quasi conto, Sandor si girò e la prese tra le braccia, stirngendola forte e posando la sua bocca deturpata su quella morbida e calda di Sansa. Dei, com’era dolce, come sapeva di sole, miele, fragole e di tutte le cose buone che esistevano in questo schifo di mondo!
Senza troppa grazia le infilò la lingua in bocca, esplorandola piano e accorgendosi con sua grande sorpresa, che anche la linguetta dell’uccelletto cercava la sua, inesperta e timida….ma premeva le labbra contro le sue, e forte anche, come volesse..morderlo? Assaggiarlo?
E mentre lui la stringeva divorandola, con un desiderio che lungi dal placarsi aumentava, sentì la sua piccola mano posarsi sulla parte devastata del volto…proprio come quella notte. Suo malgrado fu percorso da un brivido di piacere misto a gioia
Si staccò guardandola in viso…e trovò due fieri occhioni azzurri che facevano lo stesso piantandosi nei suoi, senza paura, nei quali incredibilmente riconobbe il desiderio. Il suo stesso desiderio.

A questo punto fu lei che,incredibilmente  intrepida, prese l’iniziativa: gettandogli le braccia al collo lo baciò di nuovo, con l’irruenza  della giovane inesperta che ancora non sa gestire il proprio desiderio.
Staccandosene a fatica Sandor la prese in braccio e la riportò in una parte più riparata della grotta, visto che fuori aveva cominciato a diluviare. La posò a terra e dopo essersi tolto l’armatura la raggiunse prendendola di nuovo tra le braccia. Sansa gli sorrise e posò una mano sul suo petto, in prossimità del cuore.

-Lo senti? E’ qui che batte il cuore. Te lo ricordi?- gli disse premendo la mano.

Sandor la baciò di nuovo,stavolta più profondamente.


- Come sei bella, uccelletto….Sansa…la mia Sansa- mormorò strusciandosi contro di lei, beandosi della sua morbidezza e del suo calore, e infilandole la mano sotto la tunica cominciò a palparle un seno, sfregando il capezzolo tra le due dita. Quel contatto così ruvido e allo stesso tempo dolce e piacevole strappò alla giovane un piccolo gemito, mentre la mano del suo compagno non si fermava e scendeva, accarezzando la pelle morbida, mentre lui gemendo a sua volta baciava l’incavo tra il collo e la spalla, affondando il viso nel suo profumo : odore di pulito misto a uno di sudore dovuto alla cavalcata, pelle morbida e bianca leggermente sudata. Cominciò  leccarla piano mentre Sansa d’istinto gli accarezzava il torace e  fianchi massicci, sfregando una gamba contro una di quelle forti e possenti di lui.

Continuarono così per un bel po’, mentre fuori diluviava e faceva freddo nella grotta la temperatura si stava decisamente scaldando…anche se quella notte alla fine non successe nulla.  Dopo aver abbattuto le prime difese tra di loro,  e nonostante l’innocente curiosità di Sansa  nel toccare il suo corpo gli avrebbe consentito di approfittarsene senza troppi sensi di colpa…non voleva.
Non voleva che succedesse così, in una grotta fredda e scomoda, e soprattutto…non voleva succedesse. Altrimenti addio annullamento e il povero uccelletto sarebbe rimasta incastrata per sempre assieme a lui.

Dopo un tempo così piacevole Sandor si impose di fermarsi, e passarono la notte dormendo abbracciati nella grotta, aspettando di poter riprendere il viaggio.
Ma indubbiamente da quel momento le cose tra loro non saranno più le stesse..

(continua)

Note dell'autrice: l'immagine che apre il capitolo è dell'artista "Hedge hog" e l'ho presa dal web.




 

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Capitolo 12
*** Cap. XI ***


Poco prima dell’alba Sandor si svegliò all’improvviso in preda a una strana e improvvisa sensazione di timore.
Stando attento a Sansa che ancora dormiva tra le sue braccia, la posò a terra appoggiata al mantello e si alzò a sedere guardingo, scrutando con attenzione nel buio: c’era proprio qualcosa di strano, qualcosa che non andava, e lui lo sentiva benissimo.
E difatti dal fondo della grotta cominciarono a emergere dal buio alcune figure umane, anzi parecchie a giudicare da quanto poteva vedere Sandor grazie al fatto che essi tenevano in mano delle torce. Si diressero verso di loro, fermandosi a pochi passi da lui e Sansa.

-Chi siete?-  gridò il Mastino con la mano pronta sull’elsa della spada. A quell’urlo anche Sansa si svegliò di colpo, spaventata.
Una figura alta e robusta si staccò dal gruppo avanzando verso di loro.

-Stai tranquillo, cavaliere: chi non fa del male, non ha nulla da temere. Giusto?- 

-Non sono un fottuto cavaliere-  replicò Sandor ma si zittì vedendo l’uomo sogghignare a quella frase.

-Benvenuti nella nostra umile dimora-  continuò l’uomo  -la dimora della “Fratellanza senza vessilli”- 

- Non ho mai sentito questo nome. Cosa siete, fuorilegge? - rispose Sandor.

- Siamo tutti fratelli qui. Fratelli che hanno prestato un sacro giuramento al re, al Signore della Luce e a noi stessi-

Detto questo, l’uomo fece un cenno ad alcuni dei suoi compari che avanzarono tenendo in mano delle corde; due di loro afferrarono Sansa e le legarono le man mentre lei per la paura non riusciva nemmeno a fiatare, mentre gli altri, cogliendo di sorpresa Sandor che già tentava di rialzarsi per correre in suo aiuto, riuscirono a immobilizzarlo, lo legarono ben bene e lo disarmarono.

- Venite con noi- ordinò quello che sembrava essere  un capo per loro.Il gruppo avanzò all’jnterno della grotta assieme ai due prigionieri che facevano camminare davanti a loro. Arrivarono in un punto dove, all’interno di un’enorme buca, era accesso un grande fuoco che rischiarava l’ambiente circostante.

- Che cazzo volete da noi?!- ringhiò Sandor.

- Calmati, Mastino- fece l’uomo di prima. – Non vogliamo nulla da voi, se  non riportare un po’ di giustizia, che per troppo tempo è stata calpestata da te e dai tuoi simili. In quanto alla tua giovane compagna- si voltò verso Sansa- lei è incolpevole e non sarà nemmeno processata, come accadrà a te fra poco-

A sentire l’uomo pronunciare il suo soprannome, Sandor cercò di guardarlo meglio. Il viso non gli sembrava per nulla nuovo…

- Io ti conosco. E anche lui- disse, indicando un uomo dall’aspetto macilento che portava una benda su un occhio.

- E’ vero, Beric e io abbiamo entrambi combattuto in passato le battaglie del re Robert e partecipato ai tornei. Ogni uomo che vedi qui dentro ha sentito su di sé in qualche modo il peso della spada.-

A queste parole, Sansa fece un passo avanti con le mani legate.

- Sono Sansa Stark di Grande Inverno, figlia di Lord Eddard Stark. Vi ordino di lasciarci andare immediatamente!-

Alcune risate risuonarono nella grotta, mentre l’uomo di nome Beric si avvicinava alla ragazza scrutandola e facendo un cenno di assenso all’altro.

Beric Dondarrion (così si chiamava l’uomo) era infatti stato un cavaliere al servizio di Eddard Stark quando si trovava ad Approdo del Re come Primo Cavaliere; tra le altre cose era stato a capo della spedizione organizzata dal padre di Sansa per catturare Gregor Clegane, colpevole di aver commesso razzìe e violenze nelle Terre dei Fiumi. Aveva quindi avuto modo anche di riconoscere la ragazza. 

- Bene, giovane lady, sei capitata in mezzo alle persone giuste. Ci faremo carico della tua persona e ti riporteremo a casa tua, dove tua madre e i tuoi fratelli ti stanno da tempo cercando. Forse ne ricaveremo una ricompensa adeguata, in ogni caso avremo commesso una giusta azione, salvandoti da questo criminale che sicuramente ti ha rapita e brutalizzata-

- No, no! Non è come pensate voi si ribellò Sansa. – Dovete lasciarci andare assieme…Sandor è mio marito!-

Stavolta le risate furono molte, e molto più fragorose.

- Giovane lady, forse costui non ti ha rapita, ma ti ha sicuramente ingannata con false promesse  per costringerti a soggiacere ai suoi turpi istinti. Puoi chiamarlo in mille modi, ma non “marito”. Anche questa è violenza, sai? –

- Siete in errore. Ho sposato Sandor Clegane poco meno di due mesi fa, il matrimonio è stato organizzato da re Joffrey Baratheon. E’ stato un marito buono e rispettoso- rispose accoratamente Sansa mentre cercava di sollevare una delle due mani legate in modo da mostrare la propria fede.
Di nuovo, Beric si avvicinò alla giovane e scrutò le sue mani. Poi andò verso Sandor, afferrò anche una delle mani dell’uomo e vide l’anello al dito.

- La giovane dice il vero, Thoros. Hanno entrambi gli anelli matrimoniali-

Per qualche secondo Thoros di Myr, l’uomo che aveva tenuto finora in mano le redini della situazione, rimase in silenzio, poi scosse la testa.

- Una simile unione bestiale non poteva essere che frutto della malvagità di re Joffrey. –

- Ma che cazzo te ne frega?- urlò Sandor, esasperato.

- Me ne frega come me ne frega quando sento di un’ingiustizia al danno di deboli e innocenti. E tu cane ne sai qualcosa, vero?-

Per tutta risposta Sandor sputò a terra in segno di disprezzo. Dentro di sé presentiva che le cose per lui cominciavano a mettersi molto male, e per la prima volta dopo tanto tempo cominciò a sentire dentro di sé qualcosa di vagamente simile alla paura. Non temeva solo per sé ma anche per Sansa, che oltretutto era stata così incauta da rivelare la sua identità quando non ce n’era alcun bisogno.
Quali erano le reali intenzioni che quegli uomini avevano su di lei?

- Erano deboli e innocenti i piccoli principi figli di Raegar Targaryen: la principessa Raenys che tu hai ucciso a pugnalate e il principe Aegon a cui hai sfracellato la testa contro il muro prima di stuprare sua madre…-

- NON SONO STATO IO, MALEDETTO STRONZO! Quello era mio fratello Gregor! IO NON SONO MIO FRATELLO!-

- E tutti i civili, vecchi, donne e bambini inermi, uccisi per ordine dei Lannister? Osi forse negarlo?-

- Quella si chiama guerra, mica è colpa mia se la guerra è così!  Quando voi combattevate non avete mai ucciso nessuno?!-

Effettivamente, per Thoros di Myr stava diventando un po’ difficile accusare il Mastino di un qualche crimine specifico; ma dato che le imprese dell’uomo erano comunque ben note, egli prese in disparte Beric e confabularono per un po’.  Poi tornarono nei pressi di Sandor e Thoros  annunciò:

- Sandor Clegane, le accuse nei tuoi confronti sono ben note ma qui nessuno di noi è in grado di appurare quanto ci sia di vero o di falso in queste accuse, e nessuno di noi è in grado di giudicarti. Solo il Signore della Luce può farlo. Perciò- concluse- affronterai Beric in un duello a singolar tenzone: se vincerai vorrà dire che il Signore della Luce ti ritiene innocente o comunque meritevole di perdono, e tu e tua moglie sarete liberi. Altrimenti….-

- Altrimenti?!- ringhiò Sandor

- Altrimenti sia fatta la sua volontà-

Nel frattempo Beric Dondarrion si era preparato prendendo a sua volta una spada e uno scudo, e si era posizionato di fronte a Sandor che aveva sguainato la spade e si era posto in posizione di attacco. Prima di iniziare, Beric invocò una preghiera al Signore della Luce, poi fece una cosa strana: cominciò a passare lentamente il filo della spada lungo un mano, e mentre il sangue dalla ferita colava lungo la lama, quest’ultima prese fuoco.

Con grandissimo terrore Sandor fece un passo indietro, mentre il duello iniziava e i due combattenti non si risparmiavano. Sandor, sudato, rabbioso e impaurito allo stesso tempo, parava tutti i colpi del suo avversario cercando allo stesso tempo di non avvicinarsi troppo a quell’orribile spada fiammeggiante che rappresentava l’incarnazione di tutte le sue paure più profonde; d’altro canto anche Beric teneva testa al Mastino, menando fendenti furiosi che a un certo punto andarono anche ad intaccare lo scudo dell’avversario.
Sandor, circondato da fiamme, a un certo punto cedette, ma si rialzò subito e il duello ricominciò  con una violenza che faceva tremare le ginocchia alla povera Sansa, che spaventata e in lacrime non riusciva nemmeno a muovere un piccolo incitamento verso il suo sposo, come invece facevano i membri della “Fratellanza” verso il loro campione.
A un certo punto, mentre Beric stava per colpirlo, Sandor afferò la propria spada e la calò con tutte le sue forze sul corpo dell’avversario, che cadde a terra con la spada infilata di traverso nel corpo.
Solo in quel momento Sandor si accorse che le fiamme si erano attaccate alla sua manica e che il suo braccio sinistro stava bruciando: urlando di dolore e terrore si buttò a terra e cominciò a rotolare su sé stesso nel tentativo di spegnere le fiamme.

-Aiutatelo…sta bruciando! Per amore di tutti gli Dei, qualcuno lo aiuti!-  urlò Sansa disperata.

Poi, mentre nessuno si muoveva, si alzò di scatto e corse verso Sandor, gettandosi addosso con il proprio mantello nel tentativo di spegnere le fiamme, riuscendoci alla fine. Quando però lui era ormai esanime.
Piangendo Sansa cercò di scuoterlo e lo abbracciò; quando sentì che qualcuno si stava avvicinando, si girò e spalancò le braccia mettendosi in piedi davanti al corpo di Sandor a mo' di scudo. Le lacrime le rigavano il viso ma la sua espressione era furiosa e addolorata assieme.

- Non osate avvicinarvi! Lasciatelo in pace!- urlò con quanto fiato aveva in gola.

Thoros di Myr osservò la scena con attenzione per qualche minuto. Poi avvicinandosi ai suoi impartì alcune istruzioni: un gruppo fu incaricato di occuparsi del corpo di Beric Dondarrion, l’altro si avvicinò a quello del Mastino, mentre il loro capo diceva alla giovane:

- Non preoccuparti giovane signora, il tuo uomo ha vinto il duello e questo vuol dire che il Signore della Luce ha deciso di concedergli il suo favore perdonandolo. Noi abbiamo il dovere di rispettare il suo volere-

- Cosa volete fargli?-

- Lo porteremo in un luogo dove verrà curato e tu lo seguirai. Dopodichè sarete liberi-

Gli uomini della Fratellanza infatti trasportarono il corpo del Mastino fuori dalla grotta caricandolo su un carro che avevano recuperato prima; Sansa salì accanto a lui e subito dopo lasciarono la grotta senza che nessuno l’avesse avvisata di dove erano diretti.

(continua)

Nota dell'autrice: inizialmente avevo scritto questo capitolo in tutt'altra maniera e prendendo tutt'altra strada, ma poi trovando in rete la puntata del duello, ho deciso di riscrivere tutto daccapo, mi sembrava un'avventura in più che comunque si poteva benissimo incastrare con quanto accadrà in seguito. Alcune frasi dei dialoghi le ho prese dai romanzi (dialoghi trovati in rete); per quanto riguarda la scena del combattimento....ragazzi, abbiate pietà! Già le scene di sesso mi causano una fatica immane quando le devo descrivere, figuriamoci un combattimento! Sì, ammetto che alcune parti di questo capitolo sono un po' "tirate via", ma pazienza, migliorerò col tempo.

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Capitolo 13
*** Cap. XII ***



 
 
Dopo un breve viaggio, gli uomini della “Fratellanza” alla guida del carro che trasportava il corpo di Sandor Clegane ferito e sua moglie Sansa accanto a lui arrivò nei pressi di una piccola comunità, evidentemente girovaghi accampati temporaneamente.
Due di loro si fermarono a confabulare con alcuni uomini, subito dopo tornarono e fecero segno a Sansa di scendere mentre ll carro veniva guidato nei pressi di una tenda.


- Questa è una piccola comunità di girovaghi, gente pacifica che condivide i nostri stessi ideali di fratellanza e con cui più volte ci siamo scambiati aiuti e favori in caso di bisogno; il vostro uomo verrà curato dal loro guaritore, molto abile. Non vi preoccupate, starete bene entrambi-

Sansa avrebbe voluto ringraziarli, ma poi pensò che era anche a causa loro se erano finiti in una situazione come quella, e soprattutto se Sandor era incosciente e ferito: così li lasciò andare dopo aver ottenuto assicurazione che, appena fossero riusciti, avrebbero guidato anche Straniero lì con loro.
Una volta partiti i membri della fratellanza Lyle,  il capo della comunità si presentò a Sansa dandole il benvenuto e assicurandole che avrebbero fatto il possibile per lei e per l’uomo


- Siamo povera gente e viviamo con poco, ma quel poco lo divideremo volentieri con voi-

- Vi ringrazio buon uomo- rispose Sansa rincuorata: quello sconosciuto le ispirava istintiva fiducia. Lyle presentò affidò poi Sansa ad alcune donne, le quali la condussero in una tenda dove la giovane potè spogliarsi dei suoi abiti da viaggio luridi (che le donne presero in consegna per lavarli), lavarsi sommariamente e mangiare qualcosa. Mentre i suoi abiti venivano lavati le vennero dati degli abiti di qualche donna della comunità, abiti molto semplici rispetto a quelli a cui era abituata, a puliti e asciutti.
Sansa avrebbe voluto riposare un po’ ma dopo queste operazioni chiese di essere condotta da Sandor, era preoccupata per lui e voleva vedere se perlomeno si era ripreso. Fu accontentata, e una volta entrata nella tenda in cui il Mastino giaceva venne ricevuta dal guaritore della comunità, che le spiegò brevemente la situazione.


- Il ferito si è risvegliato ma, oltre a quanto già sapete, era febbricitante, così gli ho fatto bere una pozione per farlo dormire di nuovo e abbassargli la temperatura. Poi ho curato le ustioni sul braccio, è chiaro però che la cura non funzionerà con una sola applicazione, perciò dovrete restare qui per tutto il tempo che sarà necessario. Non dovete preoccuparvi perché, a dispetto di quanto si poteva pensare inizialmente, le ferite non sono così gravi e vostro marito ha ottime possibilità di guarigione.-

- Non so come ringraziarvi, davvero- rispose Sansa.

- Se mi permettete anche voi, giovane signora, dovreste riposarvi un poco. Non dovete preoccuparvi perché qui con noi il vostro malato verrà assistito con tutti i riguardi. –

Ma Sansa scosse il capo, e si sedette al capezzale di Sandor. Vederlo dormire così indifeso e bisognoso le provocò uno strano miscuglio di tenerezza e altri sentimenti che non seppe riconoscere; allungò la mano sulla fronte febbricitante, poi sulla parte sfregiata del volto che accarezzò piano e dolcemente.

Quell’uomo impossibile, violento, irascibile non era certo il cavaliere dalla splendida armatura e dai modi cortesi che lei aveva sognato per sé; ma ora che non era più una sciocca ragazzina, ora che aveva già dovuto affrontare molte prove nella vita, capiva che sotto quell’atteggiamento rude si nascondeva un cuore fedele e leale, molto più dei cavalieri che finora aveva conosciuto. Uomini che l’avevano picchiata e umiliata mentre era indifesa, mentre lui l’aveva sempre protetta e aiutata, e addirittura in quella grotta aveva combattuto anche per lei, per la sua salvezza, contro  il suo più grande terrore: il fuoco.
No, non avrebbe permesso a nessun’altro di curarlo, lo avrebbe fatto lei stessa. Era il minimo che potesse fare.



Uno strano volteggiare  attirò l’attenzione di Sandor .
“E’ così che mi ricordi? Ostinata e rompiballe?”

Una figuretta chiara si palesò di fronte a lui, lasciandolo interdetto.
“Non temere fratellino, visto che hai anche detto che ero coraggiosa ti perdono” disse ridendo la ragazzina.

"Alina! Sei tu?". Sandor Clegane non credeva ai suoi occhi.

La ragazzina non rispose, e guardò curiosa in direzione di Sansa, che nonostante i suoi buoni propositi dopo un po’ era crollata addormentata col capo sul ventre di Sandor.

“E’ molto bella” disse. 

"E’ vero"

Alina scosse la testa sorridendo.

“Non intendevo questo…io intendevo dire che è molto bella anche qui” e si mise una mano all’altezza del cuore.

“Lo so” le rispose il fratello “ma non è per me, lo sai”

"Ti sta vicino e ti cura perchè ti vuole molto bene...si fida di te"

"No, è perchè non ha un'altra alternativa, visto che la sto riportando a casa sua"

“ La vita può anche essere bella, Sandor…l’hai dimenticato? Devi volerlo anche tu però”

“Tu non sai molte cose, Alina. Non ci sei più da tanto tempo”

“Non è vero, io so tutto. Io sono sempre stata accanto a te, anche quando tu ti allontanavi”

Detto questo Alina scomparve, nonostante il fratello allungasse una mano nel tentativo di trattenerla.
 


La mattina dopo Sandor si svegliò ancora turbato per il sogno avvenuto durante la notte.
Si sentiva un poco meglio, gli girava ancora la testa ma ora il tutto era diventato sopportabile, così come i dolori che sentiva in tutto il corpo. Non sapeva dove fosse né per quanto tempo fosse rimasto così inerte (cosa di cui si vergognava moltissimo),e  mentre aveva giaciuto privo di conoscenza dentro di sé si erano confuse e mescolate varie immagini: la spada infuocata di Beric Dondarrion, le  fiamme che lo lambivano, la folla di persone che stava a guardare, l’orrendo dolore quando si era incendiato il braccio . 
                       .
E su tutte la dolce  sensazione delle  mani di Sansa che lo accarezzavano sul volto, che gli premevano il panno bagnato sulla fronte febbricitante, che gli sollevavano la testa quel tanto da permettergli di bere un poco. Nei pochi momenti in cui riprendeva coscienza, vedeva in modo sfocato il suo viso che gli sorrideva; e ora eccola lì, addormentata su di lui, sfinita dalle prove degli ultimi giorni…o anche degli ultimi mesi. Per non parlare della sua vita ad Approdo del Re. Quale lady aveva affrontato una vita del genere senza battere ciglio?

Non era così fragile come aveva sempre pensato, come forse sembrava dall’esterno. Dentro aveva il fuoco che dava il colore ai suoi capelli…e che era anche l’unica cosa che lui temeva. Forse era questo il vero motivo per cui si teneva lontano da lei? Perché temeva che quella passione che nella sua vita non aveva mai conosciuto sfuggisse al suo controllo e lo scottasse? Si raccontava davvero tante scuse, come aveva insinuato Alina nel sogno? Eppure lui non era così, era sempre stato onesto anche quando questo comportava la brutalità e anche con Sansa. Soprattutto con lei, che doveva imparare quale era la vera vita e che cosa comportava, al posto di tutte le sciocche idee che le avevano inculcato fin da bambina.

Sandor si lasciò cadere di nuovo sul cuscino, sfinito: non era ancora abbastanza in forze da poter sopportare tutti questi ragionamenti e pensieri. Prima di ricadere nell’incoscienza, riuscì a sfiorare la testolina rossa che giaceva addormentata su di lui con una carezza lieve, per non svegliarla.

(Continua)...


 

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Capitolo 14
*** Cap. XIII ***



 
Ci volle una settimana circa prima che Sandor potesse riprendersi dalle proprie ferite e rimettersi in piedi del tutto, grazie alle cure del guaritore e di Sansa, che non si allontanava mai dal suo capezzale se non per pochissimo tempo
Piano piano, passato il dolore, cominciò ad alzarsi , a camminare a arrangiarsi da solo. Anche a lui gli uomini della comunità donarono degli abiti semplici e dimessi, ma puliti e comodi, in sostituzione dei suoi che – a differenza di quelli di Sansa, a cui era bastato lavarli e rammendarli- erano talmente logori che erano stati direttamente buttati.
Nei primi giorni, Sansa cercò di aiutarlo a camminare offrendosi come “stampella” ma Sandor rifiutò con sdegno: non era mica così rammollito da avere bisogno di farsi sorreggere da una ragazzina che era meno della metà di lui! Lei lo lasciò fare ridendo tra sé e sé: se faceva così, se mostrava nuovamente il suo caratteraccio, voleva dire che si stava riprendendo molto bene. E lei ne era felice, seppure in quei giorni aveva avuto modo di conoscere anche il Sandor fragile e bisognoso di cure fino ad allora inimmaginabile…e le era piaciuta anche quella versione, non aveva senso negarlo. Dentro sé stessa Sansa cominciava a capire di provare per quello stravagante marito impostole dalla sorte qualcosa di più dell’affetto e della gratitudine….e questo poteva essere un problema. O forse no?
 
Dato che non sopportava l’inattività, Sandor chiese al capo della comunità di potersi rendere utile per sdebitarsi di quanto fatto per lui e sua moglie. Lyle gli affidò subito una serie di piccoli lavoretti che anche un uomo appena ripresosi da una grossa ferita poteva fare: ce n’era grande bisogno, e una delle regole della comunità era che ognuno doveva contribuire per come poteva. Quindi difficilmente si vedevano uomini e donne inattivi
Il Mastino e Sansa passarono così quasi due settimane nella piccola comunità, adattandosi al loro modello. Sandor spaccava la legna, si occupava dei pochi cavalli, affilava coltelli e pugnali, si occupava di lavoretti di riparazione; Sansa dal canto suo insegnava il cucito alle bambine e intratteneva i più piccoli con le sue storie e le sue canzoni. Per rispettare la loro condizione di persone sposate era stata inoltre messa a loro disposizione una tenda, dove la notte si ritiravano rimanendo così da soli per la prima volta nell’ambito della giornata.

E qui la situazione si faceva particolare: nonostante non fossero degli sconosciuti e nonostante quanto accaduto la notte passata nella grotta la distanza tra i due non si era accorciata di molto: erano ancora piuttosto timidi l’uno verso l’altra, e le notti  trascorrevano come quelle passate nelle varie locande, anche se tra i nostri due beniamini rimanevano tanti non detti e tanti sospesi, tante domande e tante cose che avrebbero voluto dire all’altro ma non ne avevano il coraggio.

Non che Sandor non ci provasse lo stesso a  combinare qualcosa   quando si trovavano abbracciati nello stesso giaciglio, ma veniva fermato con fermezza da Sansa che, adducendo come pretesto il fatto che fosse stato ferito di recente, sosteneva che certe cose era meglio non pensarle neppure.

- Guarda che non sono mica moribondo…anzi…- aveva provato a protestare lui cercando di allungare una mano sul sedere della giovane, la quale però aveva reagito dandogli uno schiaffetto sulla stessa.

- Lasciate stare, Sir, non è proprio il caso- fece Sansa utilizzando apposta il termine tanto odiato e il “voi”

- E poi, avete pensato a cosa penserebbero queste brave persone?-

- Cosa credi che facciano la sera assieme allo loro donne? Si guardano negli occhi come il fottuto Florian e quella là…- come ogni marito che si rispetti, Sandor ci aveva provato a non darsi per vinto.Ma niente da fare, come ogni moglie che si rispetti l’ultima parola l’aveva avuta Sansa.
 
E così lui si era rassegnato a dormire accanto a lei tenendola semplicemente tra le braccia, cosa che in realtà non gli dispiaceva affatto, mentre ripensava a ciò che gli avevano raccontato alcuni degli uomini con cui aveva lavorato in quei giorni:

- Siete fortunato, Sir, avete una donna che ci tiene molto a voi. Per giorni, mentre stavate male, non vi ha lasciato nemmeno per poco nonostante fossimo pronti a darle il cambio per aiutarla. Vi ha curato come un bambino e non si è risparmiata riguardo a sé stessa, nonostante la stanchezza-

- Basta con ‘sta storia del fottuto Sir, l’ho detto più di una volta- bonfochiò Sandor all’indirizzo dell’interlocutore, nascondendo però un sorrisetto di piacere all’idea del suo uccelletto impegnata a curarlo. Dopo moltissimo tempo, si era sentito scaldare il cuore, anche se piuttosto che ammetterlo anche con sé stesso si sarebbe fatto tagliare un braccio.
 
Quella vita semplice ma tutto sommato soddisfacente si concluse quando un giorno, mentre Sandor  era impegnato a spaccare legna, aveva visto arrivare alcuni uomini della Fratellanza che portavano Straniero tenendolo per le briglie. Il Mastino fu felice di rivedere il suo amico a quattro zampe, che oltretutto aveva dato per disperso convinto che i Membri della Fratellanza se lo fossero tenuto- magari per venderlo ricavandoci qualcosa- e provò una grande soddisfazione quando  coloro che glielo avevano riportato si lamentarono del comportamento dell’animale:
 
- Imbrigliare quella bestia e portarla qui è stata una vera impresa! Per giorni nitriva come un pazzo e scalciava se qualcuno osava avvicinarsi, e quelli che hanno provato a montarlo sono finiti tutti a terra. Ci sono voluti giorni per riuscire a condurlo qui-

Eh sì, è proprio vero che le bestie sono più fedeli degli uomini, pensò il Mastino con una certa soddisfazione.

A questo punto, nulla più li tratteneva ulteriormente con i girovaghi, tanto più che un giorno, parlando con alcuni di loro, aveva ricevuto la preziosa informazione che Grande Inverno non era lontano.

Sandor e Sansa decisero così di accomiatarsi dalla comunità che li aveva ospitati e riprendere il loro viaggio; un po’ a malincuore, a dire la verità, in quanto in quell’ambiente semplice e pacifico si erano trovati bene. Se questo poteva essere  risultare un cambiamento molto grosso per Sansa (la quale comunque ormai aveva dato prova di avere ottime capacità di adattamento), per Sandor la cosa era stata ancora più  stupefacente : non era certo cambiato, ma in quel breve periodo di tranquillità si era sentito diverso, come mai accaduto in vita sua. Era un qualcosa dovuto sicuramente alla vicinanza con il suo uccelletto, ma forse…forse…c’era dell’altro; come quel giorno di sole sul prato, aveva intravisto in modo ancora più concreto la possibilità di una vita diversa
 
Cercarono di sdebitarsi donando a Lyle qualche moneta d’oro di quelle che erano ancora in loro possesso, ma l’uomo rifiutò:

- Siamo tutti fratelli, è il nostro credo quello di aiutarci tra di noi e aiutare chi è in difficoltà. In questo breve periodo, anche voi avete contribuito al benessere di tutti con il vostro  lavoro e di questo vi siamo grati. E’ tutto. Vi auguro  un buon proseguimento per il vostro viaggio e una buona vita per il vostro futuro-

A Sandor e Sansa (che ringraziarono colpiti dal gesto ) non restò che accettare, salire a cavallo e ripartire.
Grande Inverno non era lontano, ora…

(continua)...

Note dell'autrice:  1- ci ho messo parecchio tempo per scrivere questo capitolo che, come sempre, non mi ha molto soddisfatto. Chiedo venia per tutto; mi rendo conto che alcune cose sono un po' tirate via...!
2- la fan art all'inizio del capitolo è stata trovata sul web, opera dell'artista "Kallielef".


 

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Capitolo 15
*** Cap. XIV ***





Sandor e Sansa avevano ripreso il loro viaggio, ma lo scontro con i membri della Fratellanza e il successivo soggiorno con la comunità di girovaghi aveva impercettibilmente cambiato le cose fra di loro.

In particolare  Sansa ricorreva all’aiuto del suo compagno molto meno di prima, per qualunque cosa aveva imparato ad arrangiarsi e a prendere iniziative per proprio conto: decideva quando sostare, contrattava nelle locande e quando si fermavano a comprare del cibo, e stava perfino imparando a montare su Straniero senza il suo aiuto. Sandor si trovava sia attratto da questa sua nuova sicurezza e indipendenza (la ragazzina stava maturando velocemente pur conservando la sua innocenza) che impaurito: davvero l’uccelletto poteva fare a meno di lui? Era preparato al fatto che, una volta arrivati a Grande Inverno e tornata in seno alla propria famiglia, lui sarebbe stato messo da parte, e gli stava bene. Ma così…così gli sembrava davvero troppo presto. Voleva godersela ancora un po’, godere della sua compagnia, della sua vocina dolce, del suo corpo che aderiva al proprio durante la notte, dei racconti delle storie che amava e della sua famiglia.

Dopo tutto quello che aveva fatto per lei, chiedeva forse troppo?

E nonostante tutto le cose tra di loro erano già cambiate  e non di poco: dopo quella notte nella grotta e l’esperienza nella comunità entrambi si erano resi conto che tornare indietro sarebbe stato impossibile; ormai  erano entrambi consapevoli che il desiderio fisico che provavano l’uno per l’altra era reciproco e, se in altre circostanze non ci sarebbe stato niente di meglio, nella loro situazione era una complicazione  non da poco. O meglio…lo era principalmente per Sandor, il quale nonostante tutto non abbandonava l’idea di annullare il matrimonio una volta raggiunti gli Stark, considerandola ormai una cosa inevitabile e al di là della sua stessa volontà; e per riuscire a resistere alla tentazione ormai davvero insopportabile aveva preso l’abitudine, quando si fermavano per la notte, di dormire per conto suo: all’aperto se faceva bel tempo, altrimenti nella stalla con i cavalli.

Per Sansa le cose stavano molto diversamente: la breve esperienza appena conclusa le aveva aperto gli occhi riguardo a sé stessa come donna, e non più solo come la Lady di Grande Inverno, o la figlia degli Stark o la giovane nobile con tutto quello che ciò rappresentava: era prima di tutto una persona, con dei pensieri, dei desideri, dei sogni che seppure prendendo in considerazione il fatto che nella vita non sempre si può avere ciò che si vuole….e lei ne aveva già avuto ampia dimostrazione!- dovevano pur contare qualcosa.
 O era davvero destinata a essere semplicemente una marionetta nelle mani altrui? Senza poter dire mai nulla, senza essere presa in considerazione?
No, lei non voleva vivere così.

E ora sapeva bene che cosa voleva: essere amata e amare, essere protetta e proteggere, avere cura di qualcuno e avere qualcuno che avesse cura di lei…e in un modo diverso da quello che poteva darle la sua famiglia d’origine.
Voleva essere toccata, baciata, stretta da forti braccia, provare quei piaceri sconosciuti che però confusamente sentiva affacciarsi in modo sempre più prepotente dentro di sé…e solo una persona al mondo poteva darle quelle cose.

Le ultime notti che aveva trascorso  sola nel freddo letto di qualche sconosciuta locanda gliene avevano dato la conferma: le era mancato il corpo massiccio cui appoggiarsi, il forte abbraccio con cui la cingeva, la sensazione di non essere sola e perfino il suo russare e mugugnare durante la notte, che le altre volte l’aveva fatta più volte sbuffare.                         
Lei voleva Sandor e nulla poteva cambiare questa realtà.
Capì anche che se voleva ottenere ciò che desiderava doveva in qualche modo…prenderselo.  Aspettare che accadessero le cose a volte non serviva a nulla, e questo era uno di quei casi.
 
E così una sera, all’ennesima fermata notturna nella locanda di turno, quando Sandor  fece per andarsene come ormai suo solito lei lo fermò con fare deciso.


- Aspetta, ho ordinato di riempire una tinozza, così possiamo fare il bagno- annunciò con noncuranza a suo marito.

- “Possiamo”? Ma che cazzo ti credi, di darmi ordini, uccelletto?!-

- Io non obbligo nessuno, ovvio. Ma cavalcare tutto il giorno e in più dormire la notte nelle stalle con i cavalli non è un bel modo per presentarsi al cospetto di Lady Catelyn Stark, sena contar che non piace poi molto nemmeno a sua figlia- 

Brontolando, il Mastino  cedette ed aspettò seduto sul letto che Sansa finisse il suo bagno, cercando di non pensare a lei nuda nella tinozza e contemporaneamente sperando che avesse ancora bisogno di aiuto per lavarsi la schiena. Quando lei uscì leggiadra come nulla fosse, già indossando la camicia da notte, si diedero il cambio e lui entrò nell’acqua saponata ancora calda pensando che poco prima lì c’era lei, nuda, e che in altre circostanze quel bagno avrebbero potuto farlo assieme….e sarebbe stata una vera delizia. Si lavò in fretta e furia cercando di non indulgere in questi pensieri per evitare l’ovvia reazione che ne sarebbe derivata, ma era maledettamente difficile controllarsi in quel modo.
 
Finito che ebbe e dopo aver indossato alla bell’è meglio camicia e brache, anche Sandor tornò in camera e prendendo il mantello e la sua sacca fece per uscire dalla stanza per andare a dormire di fuori, come ormai sua abitudine, ma fu fermato dalla ben nota vocetta della giovane sedutta sul letto dietro di lui:


- Ma come, Sir? Non vorrete mica dormire fuori anche stanotte!-

- Dormo dove mi pare, capito?!-

- Quindi vi fate il bagno e poi andate nelle stalle a dormire con i cavalli. Curioso…!- rispose lei con tono canzonatorio.
Senza risponderle Sandor si girò, si diresse verso un cantuccio nella stanza e cominciò a stendere il mantello per prepararsi un giaciglio per la notte. In fondo non sarebbe stato diverso da quanto accaduto innumerevoli volte durante le marce o le battaglie; qui perlomeno era in una stanza riscaldata da un caminetto, al chiuso e in compagnia di una dolce donzella, invece che all’aperto, sulla nuda terra, magari sotto la pioggia o al freddo e in compagnia di soldati rozzi come lui, ubriachi, feriti, che facevano i loro bisogni dove capitava. Certo meglio non pensare alla dolce compagnia che si sentiva costretto a evitare.
 

- Perché non vieni nel letto?- fece Sansa tentatrice, battendo una mano sulla parte vuota del materasso.

- Non ho voglia-

- Non dirmi che preferisci il fieno dei cavalli a un letto morbido in una stanza decente-

- Magari sì, a te che te ne frega? Sono il cane dei Lannister, e i cani dormono dappertutto.-

- Non sei il cane di nessuno, tantomeno dei Lannister. Sei un uomo libero, ora -

.- Non posso, e tu sai bene il perché-

- No che non lo so. Fino a pochi giorni fa abbiamo sempre dormito assieme, ora cosa è cambiato?-

- LO SAI BENISSIMO!- ringhiò Sandor già stufo della conversazione.

- Ricordi cosa hai detto la prima notte di nozze?-

.- NO- continuò lui ostinato. 

.- Hai detto “ non entrerò nel tuo letto fino a quando non sarai tu a volerlo”- gli rammentò la giovane.

- Non me lo ricordo-

- Oh sì, sono sicura che invece te lo ricordi benissimo. E…Sandor…quel momento è arrivato-

Sempre dandole le spalle, Sandor deglutì, aggrappandosi all’ultimo barlume di resistenza delle proprie forze. Non doveva cedere, assolutamente! Un uomo non poteva farsi infinocchiare da una ragazzina che puzzava ancora di latte!

- Ascolta uccelletto, mettiamo bene in chiaro una cosa…- ma non riuscì a finire la frase, bloccandosi proprio a metà: mentre parlava, con un gesto improvviso Sansa si era sfilata la camicia da notte, rimanendo nuda. Completamente.

Era seduta sul letto, con le mani che coprivano i seni, tutta rossa in viso come i suoi capelli sciolti lungo la schiena, e nonostante il cuore le battesse all’impazzata nel petto tanto da farle pensare che ne sarebbe uscito, sostenne fieramente il suo sguardo esterrefatto.

.- Ma che diavolo stai facendo, si può sapere?!- ringhiò lui.

- Ti aspetto- la vocina di Sansa non era mai risuonata così forte e chiara, determinata. 

E fu così che Sandor Clegane disse addio a quel poco di resistenza che gli era rimasta: tutto ha un limite, e lui del resto non era mai stato un santo, anzi…se aveva resistito fino ad oggi, e con grandissima fatica, era solo per il sentimento che provava per il suo uccelletto, sentimento che ancora non riusciva ad ammettere con sé stesso a tal punto che nemmeno riusciva a dargli un nome, ma di cui era sempre più consapevole ogni giorno che passava. E lo era sempre stato.

Ma ora basta, non voleva più ignorare il naturale sbocco che quel sentimento era giusto avesse.

In meno che non si dica quindi Sansa, quasi senza accorgersene, si ritrovò tra le forti braccia di suo marito, sentendo le sue grosse mani che le scorrevano sul corpo mentre lui si impadroniva della sua bocca superando con la lingua la barriera delle labbra e insinuandovisi profondamente. Rispondendo al bacio con tutta sé stessa e nonostante la propria inesperienza, si lasciò facilmente andare al fuoco che sentiva divampare dentro di sé.
La timidezza dovuta all’inesperienza cominciò pian piano a lasciare il posto alla naturale curiosità di ragazza, e cominciò anch’essa a ricambiare le carezze che riceveva esplorando il corpo di Sandor, toccando le cicatrici che lo solcavano, la pelle indurita e non aveva paura di guardarlo, nonostante l’evidente imbarazzo che ciò le provocava.
Eccitato dalla situazione, Sandor si lasciò toccare a lungo e con pazienza, ricavandone per la prima volta in vita sua altrettanto piacere di quello che provava lui nel fare le stesse cose. Per tutti gli dei antichi e nuovi, non avrebbe mai pensato che una ragazzina inesperta potesse rivelarsi più eccitante di tante puttane che aveva avuto nella sua vita. Le uniche che poteva avere, attirate dall’oro e dal denaro, mentre Sansa voleva proprio lui. E questa consapevolezza all’improvviso gli fece quasi perdere qualunque residuo di autocontrollo, proprio nel momento in cui sentì la piccola mano di lei che toccava curiosa il suo membro duro.  Sospirò profondamente mentre lei si fermava perplessa.


- Oh, mi spiace. Ti ho fatto male?-

- Male?! No uccelletto, aspetta…- e guidandole la mano le mostrò il corretto movimento da fare quando “giocava” con lui in quel modo.

 L’allieva nonostante l’inesperienza si applicò con tanto impegno che poco dopo suo marito, temendo  di far finire tutto molto presto, la fermò. Poi la prese nuovamente fra le braccia baciandola e accarezzandola con furore, godendo del calore che trovava in quel corpo morbido e dolce e delle sensazioni che lei stessa emanava grazie a lui.
Sansa si strusciava contro di lui rispondendo ai baci e alle carezze, quasi stordita da quella tempesta di nuove sensazioni: era come se il suo corpo le dicesse che c’era qualcosa di più, sempre di più e la incitasse ad averlo a ogni costo.

E poi….sentì il dolore. Una fitta forte, che le fece affondare le unghie nella schiena del compagno mentre lui la baciava ovunque, giurandole che non sarebbe mai più successo, rallentando il ritmo per darle tempo di abituarsi e poi riprendendo; e quando riprese sentì un movimento dentro di lei, profondamente, che le dava un senso di pienezza e al contempo aumentavo in modo spasmodico il desiderio di quello sconosciuto “qualcosa in più” che si faceva ogni momento sempre più insopportabile.
Erano entrambi immersi nel piacere, divorati da un fuoco sempre più caldo, che poco dopo esplose nel naturale culmine che si concluse con il reciproco appagamento.  Quando regnò di nuovo la calma fra di loro, Sandor si sfilò a malincuore dalla stretta della sua compagna per scendere dal letto, e tornare poco dopo con una pezzuola bagnata; Sansa fece per prenderla, ma lui rispose: - Lascia, faccio io- e chinandosi le aprì piano le gambe e la ripulì con cura e delicatezza, dandole poi un bacio nel punto dove la giovane era ancora un po’ dolorante.

Quando risalì sul letto riprendendola fra le braccia, Sansa gli avvolse le braccia attorno al collo, gli diede un grosso bacio sulla guancia rovinata, si strinse a lui e dopo avergli mormorato all’orecchio: “Grazie, Sandor” si addormentò.  Ora nessuno dei due avrebbe più potuto tornare indietro.
 
(continua)

Nota dell'autrice: Ed ecco di nuovo il mio punto non debole ma debolissimo: una scena di sesso. Posto in ritardo rispetto al capitolo precedente proprio perchè- di nuovo- ho faticato peggio di Ercole a scriverla, con un risultato ovviamente discutibile. Non sono riuscita a rendere bene le emozioni di entrambi i personaggi, e credo di averla scritta in modo superficiale. Tra l'altro, come già in altre storie...una prima volta. Chiedo quindi venia a tutti voi che mi seguite, ormai mi conoscete e sapete quanta fatica mi provocano queste parti!


 

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Capitolo 16
*** Cap. XV ***



 
I giorni che seguirono furono tra i più strani e contemporaneamente tra i più felici che i nostri due eroi avevano mai vissuto. Nei loro piani, nulla era cambiato: proseguivano il viaggio per arrivare a Grande Inverno, dove Sansa si sarebbe riunita alla sua famiglia. Eppure, tutto era cambiato fra loro ovviamente dopo quella fatidica notte: ora erano due veri sposi, il matrimonio era stato consumato e non si poteva tornare indietro. 
D’altra parte, a differenza di Sansa, Sandor non aveva affatto cambiato idea su quanto sarebbe successo una volta arrivati alla meta: per il giovane Lord Stark non sarebbe stato troppo difficile smuovere un po’ le acque in modo da far annullare il matrimonio della sorella con un Clegane, trovandole poi un marito più adatto e accettabile sotto ogni punto di vista. Uno che, oltretutto, ora avrebbe dovuto passare sopra al fatto che non sarebbe stato il primo a godere delle grazie della giovane lady.

Quando pensava a questo particolare Sandor, la cui coscienza non era mai stata turbata dalla quantità di persone uccise in battaglia o per conto dei Lannister, sentiva qualcosa di molto vicino al rimorso;  se la giovane e ingenua Sansa si trovava in quella situazione era tutta colpa sua che non era riuscito a mantenere il suo proposito di non farle del male, lasciandosi andare alle propria voglia di lei. Che certamente l’aveva tentato non poco, ma tra loro due era lui quello esperto delle cose della vita e quindi lui quello che doveva resistere. Lui quello da biasimare, lui la bestia che aveva sporcato la ragazza pura che aveva invece giurato di proteggere.
Ma a dire la verità, quando la teneva tra le braccia dopo aver fatto l’amore, tutti questi pensieri sparivano e non gliene fregava proprio nulla delle conseguenze di quanto era accaduto: gli importava solo di loro due, non esisteva altro.

Al contrario Sansa dava per scontato che ora niente e nessuno avrebbe potuto fare nulla per annullare il loro matrimonio, piuttosto rimuginava su come far digerire ai familiari quella singolare unione. Non dubitava che ci sarebbero state difficoltà, ma tutto sommato era ottimista ed era convinta che alla fine vedendola felice sua madre e i suoi fratelli si sarebbero convinti ad accettare su marito in famiglia. Oltretutto Sandor era un cavaliere valoroso e non aveva paura di nulla, insomma poteva sempre fare comodo...o no?
 
La coppia continuava il viaggio senza troppa fretta di arrivare; e a dire la verità ora sembrava loro di fare un viaggio di piacere, l’antenato di quello che noi oggi chiameremmo “viaggio di nozze”. Erano più sereni- almeno tra di loro- finalmente più uniti, facevano l’amore  ogni giorno e (con grande stupore di Sansa che non si sarebbe mai aspettata di scoprirsi così libertina: che avrebbe detto la sua septa se l’avesse vista?) non sempre aspettavano di trovarsi nella stanza di una locanda…a volte se il desiderio era troppo forte suo marito non si faceva scrupolo a prenderla dove si trovavano, all'aperto su qualche prato. E a lei non dispiaceva affatto, anzi...
 
Ma la più grande sorpresa Sandor l’aveva riservata su tutt’altro fronte: a furia di punzecchiamenti e pigolii (che ormai usava molto raramente, non appartenevano più al suo modo di fare. Ma con il suo consorte ogni tanto funzionavano ancora) il truce Mastino aveva fatto- a denti strettissimi- una scioccante ammissione:  c’era una canzone che piaceva anche a lui
Tutto era successo in pomeriggio, mentre stavano abbracciati sull’erba dopo aver fatto l’amore. Sansa posava la testa sul petto di Sandor mentre lui intrecciava le proprie dita nei suoi capelli, godendo del contatto con quella seta morbida e delicata che per lungo tempo aveva popolato i suoi sogni.

- Cantami una canzone, uccelletto-

- No mio signore, ve ne ho cantata io una l’ultima volta. Ora tocca a voi- replicò la giovane.

- Ma sei matta?! Non senti che voce che ho? E comunque non conosco nessuna canzone-

-Impossibile, nessuno non conosce nessuna canzone. Ce ne sarà pure una che vi piace!-

Mentre continuava ad accarezzare quegli splendidi capelli, Sandor rimase in silenzio qualche secondo a pensare; poi a voce bassissima disse:

- Si, ce n’è una-

- Come?! Non ho sentito!-

- Ho detto- ringhiò Sandor- che c’è una canzone che mi piace. Ma è una canzone che si canta tra noi soldati o nelle osteri,   non è certo adatta alle orecchie di una giovane lady. E comunque…è l’unica, non ti credere!-

Sansa sollevò il capo e lo guardò incuriosita.

- Voglio sentirla! –

- Te l’ho detto, non è adatta a te-

- E cosa è adatto a me? Cavalcare il mio signore nella stanza di una locanda, come è accaduto più di una volta ormai? – rispose Sansa ridacchiando maliziosa.

- Bè non mi sembra che la cosa ti dispiacesse poi tanto, visto che sei stata tu a saltarmi sopra, mia signora- rimarcò con soddisfazione Sandor.

- Comunque…vediamo….- e schiarendosi la voce cominciò a intonare (senza cantare, ma solo raccontando) le strofe di una ballata che in effetti Sansa non aveva mai sentito:

Re Carlo tornava dalla guerra
lo accoglie la sua terra
cingendolo d'allor
al sol della calda primavera
lampeggia l'armatura
del sire vincitor…


Questo Re Carlo tornava vittorioso dalla guerra: Sansa ascoltava immaginandoselo splendente nella sua armatura mentre cavalcava in groppa al suo destriero verso la sua dimora. Tuttavia il suo animo non era proprio soddisfatto:

“ma più che del corpo le ferite
da Carlo son sentite
le bramosie d'amor..”


Il povero sovrano era “a digiuno” da tempo, vista anche l’abitudine di molti uomini in partenza per la guerra  di imporre alle proprie spose una cintura di castità.
Ma improvvisamente…appare qualcosa…

“Quand'ecco nell'acqua si compone
mirabile visione
il simbolo d'amor
nel folto di lunghe trecce bionde
il seno si confonde
ignudo in pieno sol..”


Un incontro provvidenziale: una bella fanciulla, per di più disponibile…sì, in effetti Sansa cominciava a capire perché non l’aveva mai sentita.
Come andò a finire la cosa era facile prevederlo, il re non era proprio il cavaliere delle ballate classiche. Ma ecco, alla fine, il colpo di scena:

“giunto alla fin della tenzone
incerto sull'arcione
tentò di risalir
veloce lo arpiona la pulzella
repente la parcella
presenta al suo signor
"Beh proprio perché voi siete il sire
fan cinquemila lire
è un prezzo di favor”


Al povero sovrano non resta che arrendersi, non senza aver protestato:

“"E' mai possibile o porco di un cane
che le avventure in codesto reame
debban risolversi tutte con grandi puttane,
anche sul prezzo s'è poi da ridire
ben mi ricordo che pria di partire
v'eran tariffe inferiori alle tremila lire"
Ciò detto agì da gran cialtrone
con balzo da leone
in sella si lanciò
frustando il cavallo come un ciuco
fra i glicini e il sambuco
il Re si dileguò”


E qui Sansa alzò il capo, guardò negli occhi Sandor che appariva evidentemente divertito da quanto raccontato…e scoppiò a ridere di cuore, abbracciandolo forte.
Rimasero a lungo così, sdraiati sull’erba a ridere e abbracciarsi, prima di riprendere il cammino.
E nessuno potè mai dire di aver visto ridere il truce Mastino, a parte la sua sposa, che però tenne sempre per sé quel prezioso momento.

(continua)

Note dell'autrice: rieccomi qui dopo un lungo periodo del famigerato "Blocco dello scrittore"...spero d'ora in poi che la mia storia non subisca più interruzioni così lunghe, e spero di ritrovare i lettori che mi avevano seguito fino al momento del blocco.
Qualche spiegazione come sempre:
1- l'immagine che illustra il capitolo è una fan art presa dal web, non sono riuscita a trovare il nome dell'autore o autrice;
2- La canzone citata nel capitolo è " Carlo Martello torna dalla battaglia di Poitiers" di Fabrizio De Andrè (Autori: FAbrizio De Andrè e Paolo Villaggio). 

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Capitolo 17
*** Cap. XVI ***





Il bel tempo autunnale stava lentamente scemando: il clima cominciava a scendere, la temperatura era diventata leggermente più fresca, quando non proprio fredda. Sandor cominciava a preoccuparsi per Sansa, che nonostante non si lamentasse cominciava a mostrare segni di stanchezza e debolezza. Non era abituata a tutto questo e sinora aveva retto anche troppo bene, ma non era un uomo come lui e i segni di cedimento c'erano. 
 
Un giorno mentre erano seduti a mangiare tranquillamente in una taverna Sandor si accorse- facendo finta di nulla- che qualcuno da un altro tavolo li osservava: un ragazzo giovanissimo e dall’aria non troppo sveglia lanciava lunghe occhiate al loro tavolo, e in particolare a Sansa, per poi confabulare con una strana donna in armatura seduta  al tavolo con lui.
Mentre Il Mastino era indeciso se informare la compagna della novità o tenerli d’occhio da solo, la donna   si alzò e si diresse verso di loro. Era davvero qualcosa di insolito da vedere: alta, robusta e sgraziata, coi capelli color stoppa e un’andatura dinoccolata, a una prima occhiata si poteva tranquillamente scambiare per un uomo nonostante parte dei lineamenti e in seguito la voce ne denunciassero l’appartenenza al sesso femminile nonostante tutto.
Sicuramente più adatta al campo di battaglia che alle delicate arti femminili.

Arrivata al loro tavolo la donna ignorò bellamente Sandor (il quale stava cercando di capire perchè quella figura non gli fosse estranea) e, facendo una lieve riverenza, si rivolse direttamente alla giovane seduta di fronte a lei:

- Perdonatemi Milady- disse educatamente-  Voi siete Lady Sansa Stark, non è così?

Alla donna in armatura non sfuggì l’occhiata che i due  si scambiarono, prima che l'uomo le abbaiasse contro in risposta:

- Ehi donna, non ti hanno insegnato l’educazione? Prima di chiedere a qualcuno chi è ti dovresti pure presentare. Che vuoi da noi?-

La giovane non si scompose.

- Avete ragione voi Sir, chiedo scusa. Io sono Brienne di Tarth e ho l’onore di essere al servizio di Lady Catelyn Stark come sua guardia personale- 

Sentendo il nome della madre istintivamente Sansa provò dentro di sé una sensazione di gioia che la fece subito bendisporre verso la nuova conoscenza, ma non fece in tempo a risponderle che Sandor intervenne prontamente:
 
- Io mi ricordo di te…hai accompagnato Renly Baratheon due anni fa alla festa di compleanno di Re Joffrey, eri la sua guardia personale. Ci sono state delle accuse pesanti contro di te o mi sbaglio?- 

Nonostante l’atteggiamento composto, Brienne sembrò evidentemente ferita dall’insinuazione.

- Che accuse?- chiese Sansa che seguiva con curiosità il dialogo fra i due.

- Costei è stata accusata dell’omicidio di Renly, dato che era l’unica presente nella tenda insieme a lui quando è stato assassinato.-

- E’ vero Sir, ma sono state accuse false mosse da gente maligna e invidiosa, che sono state presto smontate proprio grazie a Lady Stark, presente in quel momento assieme a me- 

- E che ci faceva Lady Stark nella tenda assieme a te e Renly da sola?- Il Mastino proprio non riusciva a fidarsi di quella donnona.

- Era venuta a chiedere aiuto per liberare sua figlia, lady Sansa, dalla prigionia dei Lannister- rispose prontamente Brienne.

- Quello che non mi è chiaro è questo: se nella tenda eravate solo tu, Renly e Lady Stark…chi è che lo ha ucciso? -

Brienne deglutì, cercando di mantenere la propria sicurezza. Non era facile spiegare quanto era accaduto quella notte, nonostante fosse la verità.

- E’ stata un’ombra…un’ombra con il volto di Stannis Baratheon-

Il Mastino si mise a sghignazzare, mentre Sansa cominciava a guardare con diffidenza la donna. Brienne capì che doveva tentare il tutto e per tutto e si inginocchiò davanti alla giovane.

- Lady Sansa, ho giurato a tua madre che ti avrei riportata a casa e protetta a costo della mia stessa vita…- iniziò, ma Sansa la interruppe:

- Mi spiace Lady Brienne, ma noi siamo già diretti verso Grande Inverno. Non verrò con te, è meglio che tu vada-

Brienne incassò il colpo con evidente delusione, ma senza dire nulla si alzò e si voltò per andarsene. Facendo un cenno al ragazzo che era con lei, uscirono e montarono sulle loro cavalcature allontanandosi.
 
- E’ meglio che ce ne andiamo anche noi-  fece Sandor dopo aver osservato la scena dalla finestra della locanda. – Adesso il sole cala prima ed è meglio non perdere troppo tempo.-

- Cosa pensi di quella donna?- gli chiese Sansa dopo che, pagato il dovuto, erano usciti e si recavano a prendere Straniero.

- L’hai sentita, no? “un’ombra con il volto di Stannis Baratheon”…ma con chi cazzo pensava di avere a che fare? O è una povera pazza o una spia dei Lannister, magari quello stroxxtto di Joffrey ha cambiato idea e ha sguinzagliato qualcuno per riprenderci. Ma non penso che arrivi a questi punti – rispose lui mentre l’aiutava a montare in sella davanti a sé.

- Ha anche detto che mia madre mi sta cercando…- sospirò Sansa.

Sandor capì quello che intendeva e soprattutto, quello che si agitava dentro di lei da quando quella donna aveva pronunciato il nome di Catelyn Stark. Stringendola piano con un braccio mentre con l’altro teneva le redini del cavallo appena partito. 

- Non temere uccelletto: tua madre ti sta sicuramente cercando, ma non dovrà faticare ancora a lungo. Presto la raggiungeremo e tu sarai a casa, te lo prometto-Stringendosi nel mantello per proteggersi dal freddo Sansa si lasciò andare a quell’abbraccio, rassicurata.
 


Non molto tempo dopo, mentre cavalcavano nella foresta, due uomini sbucarono di scatto da dietro degli alberi, parandosi davanti al cavallo e costringendolo a una brusca frenata. Avevano in mano dei pugnali e certamente non erano animati da buone intenzioni.

- Dateci tutto quello che avete! – gridò minaccioso il più grosso dei due.

Mentre Sansa atterrita cercava di tenersi in sella Sandor sfoderò la spada, proprio mentre da dietro gli alberi uscivano altri tre uomini armati come i primi che cominciarono a stringere attorno a loro. Nonostante Sandor si difendesse abbastanza bene con la spada, gli era tuttavia impossibile avere la meglio in quanto doveva contemporaneamente menare fendenti, cercare di spronare il cavallo che, impaurito, continuava a scartare di lato e preoccuparsi di tenere al sicuro Sansa; tutto ciò lo stava mettendo in difficoltà, nonostante avesse già abbattuto un dei banditi.

In quel momento dal folto della foresta sbucarono due figure a cavallo che, nonostante la malparata, galopparono verso di loro cominciando a menare fendenti verso i briganti; Sandor riuscì a far scendere Sansa gridandole di nascondersi, mentre assieme ai due insperati aiutanti – che si stavano rivelando particolarmente abili- si batteva contro gli assalitori. I quali alla fine dovettero arrendersi e darsela a gambe, anche se tre di loro erano comunque rimasti a terra per sempre.
Appena si furono dileguati Sandor , ansimante, cominciò a guardarsi attorno allarmato alla ricerca della moglie; la quale sbucò fuori dal proprio nascondiglio e corse più veloce che poteva verso di lui, in lacrime, buttandogli le braccia al collo.
 
-Sansa! Stai bene? Sei ferita?- chiese stringendola forte.

- Sì sto bene, siano ringraziati gli Dei! Ma…tu sei ferito!-

Difatti solo in quel momento il Mastino si avvide che uno due grossi guanti che portsva era stato lacerato e perdeva sangue da una mano.

- Ma no, è un graffio- rispose, mentre Sansa già aveva estratto un telo dalla borsa da viaggio che portava a tracolla e lo fasciava con cura.

In tutto ciò i due che erano accorsi in loro aiuto, una volta ripresisi e rassicuratisi fra loro di non essere feriti, si avvicinarono ai nostri due eroi: erano Brienne di Tarth e il suo scudiero, Podrick Payne.
In particolare Brienne, che aveva riconosciuto sia Sansa che Sandor Clegane, fissava attonita la coppia, una volta tanto senza parole.

Proprio in quel momento Sansa si volse finalmente verso di lei tutta scarmigliata, asciugandosi il sudore dalla fronte.

- Siete voi Lady Brienne! Io…noi…vi dobbiamo la vita! Grazie per ciò che avete fatto!-

La soldatessa si risveglio dal proprio stupore e non perse l’occasione di inginocchiarsi riproponendo la propria offerta di qualche ora prima.

- Lady Sansa, per me è un onore e un dovere avere salvato la vita alla figlia di Lady Catelyn. Come vi ho già detto alla locanda ho giurato a vostra madre che vi avrei trovata e riportata a casa, proteggendovi a costo della mia stessa vita. Vogliate accettare la mia umile offerta-

- La proteggeresti meglio di suo marito?- fece Sandor che nonostante la stanchezza per il combattimento aveva già ripreso il proprio spirito.

- Che stai dicendo? Quale marito?- A questo punto però Brienne fece mente locale, collegò quanto aveva visto a quella frase e….

- IMPOSSIBILE!!! TU SEI L’UOMO DEI LANNISTER!- e sconvolta guardò Sansa in attesa di una smentita, o spiegazione, o qualunque cosa.

- Non lo sono più, per tua informazione. Re Joffrey mi ha esiliato assieme a mia moglie. Sono un uomo libero ora!-

- E’ vero, Lady Brienne…Sandor è mio marito, ci siamo sposati ad Approdo del Re- intervenne Sansa con calma.

Davanti all’evidenza, seppure stupefatta,  la guardia di Catelyn Stark decise di darsi delle priorità: aveva fatto un giuramento e il suo dovere era quello di rispettarlo, prima di tutto. In qualunque situazione. E in fondo, se Lady Sansa faceva un’affermazione, non stava certo a lei discuterla.

- Molto bene mia signora. La mia offerta è comunque valida. Prima avete detto che state andando a Grande Inverno: scorterò voi e il Sir vostro marito fino a lì. Non manca molto ma come avete visto in caso di pericolo più siamo meglio è-

- Non sono uno dei tuoi Sir del cazzo, donna…ma accettiamo la tua offerta, per ringraziarti dell’aiuto che ci hai dato- rispose Sandor, rimontando a cavallo assieme alla moglie. Vista la situazione, con l’aiuto della donnona avrebbero sicuramente accorciato il viaggio e si sarebbero diretti dritti alla meta. Anche se lui temeva quel momento come la peste.

Conclusa la parentesi delle varie spiegazioni, il gruppo si rimise così in viaggio silenziosamente. Stavolta la meta era davvero vicina…

(continua)
 

 

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