Sulla via del sangue di kamy (/viewuser.php?uid=60751)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap.1 Occhi di sangue ***
Capitolo 2: *** Cap.2 Patto con il vampiro ***
Capitolo 3: *** Cap.3 Nightmare ***
Capitolo 4: *** Cap.4 Il Goblin, il vampiro, l'assassina e il capitano ***
Capitolo 5: *** Cap.5 Il gatto mannaro ***
Capitolo 6: *** Cap.6 Lacrime di vampiro ***
Capitolo 7: *** Cap.7 La doccia di Rogers ***
Capitolo 8: *** Cap.8 L’arrivo di Bruce Banner ***
Capitolo 9: *** Cap.9 Speranza ***
Capitolo 10: *** Cap.10 Dichiarazione faticata ***
Capitolo 1 *** Cap.1 Occhi di sangue ***
Cap.1
Occhi di sangue
Il
vampiro si guardò intorno, un rivolo
di sangue
gli colava al lato della bocca, macchiando
il pizzetto e l'accenno di barba sul mento. Si accostò alla
parete, sentì un formicolio alle dita e roteò gli
occhi cremisi.
<
Fantastico. Il luogo più vicino dove rifugiarsi è
una chiesa > pensò, sarcastico.
Percepì
dei suoni alle proprie spalle, s'infilò nella chiesa e
raggiunse l'angolo oltre la finestra. Si accuccio, avvolgendosi nel suo cappotto
lungo e nero.
Steven entrò
con passi cadenzati, si chiuse la porta alle spalle, recitando il Padre
Nostro ad alta voce.
Tony
sibilò quando la porta di aprì, scattò
verso l'angolo, rannicchiandosi.
Si coprì totalmente con il mantello nero, nascondendo il
capo dalla chioma castana scura e scompigliata.
Steven si
voltò nella sua direzione, si avvicinò e
s'inginocchiò accanto a lui.
"Chi
sei?" domandò.
Tony
tirò fuori il capo dal cappotto, tendendo
le gambe strette
sotto
di esso, alzò la testa, socchiudendo
le iridi rosso sangue, e
sporse il capo; il sangue gli colava lungo il mento.
Steven strisciò
all'indietro, spaventato, e
gli mostrò il crocefisso, cadendo seduto a terra.
Tony
sibilò mostrando i canini aguzzi lunghi un dito, e socchiuse
gli occhi.
“Ehi,
attento! Quello è pericoloso!” si
lamentò.
"Fuori
di qui, assassino!" ordinò Steven,
stringendo con forza il crocefisso.
Tony
sibilò forte, si rannicchiò nell'angolo.
“Anche
io me ne
andrei volentieri, ma non ho voglia di diventare cibo per fanatici
filo-nazisti” si lamentò.
Batté
le palpebre, le iridi rosse brillavano.
Steven si
passò un dito nel collare da prete.
"I
nazisti ti danno la caccia?" domandò.
Tony
roteò gli occhi, si leccò il lato del labbro
succhiando il liquido che vi colava.
“Dubito
che reperti anni quaranta possano darmi la caccia”.
Socchiuse
gli occhi, sibilò ripetutamente allontanandosi dalla
finestra.
“... Ma i
loro nipoti iper-tecnologici mi stanno inseguendo da ieri”.
"Ti
ospiterò solo questa notte perché abbiamo nemici
in comune... E
voglio informazioni su di loro. Però, tu tocca uno solo dei
confratelli qui dentro e ti ammazzo" lo minacciò Steve.
Tony
incassò il capo tra le spalle, strinse il mantello intorno
al corpo.
“Mattina.
Solo per questa
mattina. ‘Sta sorgendo
il sole”. Corresse.
Sibilò
ripetutamente contro la finestra, avvicinandosi a Steve.
“Ti
dirò quello che ti pare, se poi posso mangiarmeli, e
se mi fai
andare via da qui”.
<
Ho bisogno di un rifugio che non sia una chiesa>
"Affare
fatto" rispose Rogers.
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Capitolo 2 *** Cap.2 Patto con il vampiro ***
Cap.2
Patto con il vampiro
Steve
si legò il rosario intorno al polso e si sedette sul letto.
Guardò il vampiro appoggiarsi contro la finestra di metallo
della sua cella.
"Verrò
con te ad uccidere
i discendenti iper-tecnologici dei filo-nazisti,
ma niente di più" sussurrò.
Tony
passò l'indice su una delle grate, gli occhi rossi divennero
liquidi e assottigliò le labbra. Sospirò, scosse
il capo e si voltò, sogghignando.
“Sei
sicuro che la frase che hai pronunciato abbia senso?”
domandò, sarcastico.
Steve
abbassò il capo e si guardò i piedi, leccandosi
le labbra.
"Ho
solo riformulato alcune cose che ci siamo detti in Chiesa"
sussurrò con voce rauca.
Tony
gli girò intorno con passo lento, gli sollevò il
capo con due dita e si allontanò. Si accostò alla
finestra, sorrise.
“Sì,
beh, hai scordato di inserire ‘discendenti iper-tecnologici
filo-nazisti usciti da un fantascientifico’, ma nessuno
è perfetto”. Poggiò il capo contro le
grate, chiuse gli occhi sentendo la pelle pizzicare e soffiò, allontanandosi.
“Ancora
troppo luminoso” borbottò.
Steve
si mise a recitare il rosario a bassa voce, tenendo gli occhi
socchiusi, le sue iridi azzurre erano liquide.
Tony
lo guardò, si sedette sul letto.
“Sai
che non serve a niente, vero?” chiese. Indicò il
rosario con la mano, arricciò il labbro.
“Magari
la croce può dare fastidio, ma le preghiere sono
inutili” spiegò.
Steve
alzò lo sguardo, le sue labbra rosee erano socchiuse e le
sue guance pallide.
"Non
le recito per te. È solo che
sto saltando le orazioni della sera e sono venuto meno ai miei compiti
tutto il giorno, perciò faccio almeno un paio di rosari" spiegò.
Tony incrociò
le gambe, sbuffò sonoramente e le tese, le
accavallò, grugnì e mosse un piede in cerchio.
“Sei
molto attaccato al tuo dovere, eh?” chiese,
continuando a muoversi agitato.
Ridacchiò, e scosse
il capo.
“Pensa
che io ho difficoltà a muovermi senza far sembrare che stia
ballando il tango. È un difetto dei vampiri, non si
è ben capito perché” disse.
Fissò la finestra, posò le mani sul materasso
tendendo la schiena all'indietro.
“Più
la concentrazione di raggi ultravioletti aumenta, più per
quelli come me è difficile muoversi. Questo inquinamento
è una manna per gli esseri umani, perché la
concentrazione è così alta che i vampiri possono
uscire solo a sera inoltrata” continuò.
Ruotò il capo mugolando, e socchiuse
gli occhi.
“... E
sto parlando di cose completamente a caso da ore per non fissare la
finestra con aria malinconica. La malinconia gotica è
compresa nel pacchetto trasformazione insieme al tango”.
Steve
proseguì a pregare, alzò lo sguardo ed
osservò il vampiro muoversi. Allungò le gambe e
fece scricchiolare il materasso del letto sotto di lui.
"Hai
ucciso solo filonazisti?" gli chiese.
Tony
si passò le mani sulla palandrana nera che lo copriva, tese
una gamba roteando gli occhi.
“Terroristi.
Contrabbandieri. Roba così” disse.
Scrollò le spalle.
“Lo
so, è ridicolo... Ma non
mi sarebbe piaciuto uccidere persone. Persone innocenti,
intendo”.
Steve
annuì, facendo ondeggiare il ciuffo biondo. Strinse gli
occhi ed espirò dalle narici. Sciolse il rosario dal polso e
lo appoggiò sul comodino, di cui aprì il cassetto.
"Sei
insolito per essere un vampiro" sussurrò. Estrasse
dal cassetto una chiave.
Tony
strofinò il piede
lungo la gamba, si stese e sbuffò sonoramente.
“Lo
so. La morale non va molto di moda”. Affondò il
collo nella pelandrana,
sentiva l'odore di Steve vicino a sé ed espirò
fissando le grate della finestra.
Steve
si alzò in piedi, raggiunse un armadio chiuso e
utilizzò la chiave per farne scattare la serratura, lo
aprì e ne tirò fuori uno scudo di Capitan
America, Lo appoggiò sul letto, richiuse a chiave l'armadio,
rimise la chiave nel cassetto del comodino e lo chiuse. Si sedette sul
letto accanto allo scudo.
"Dimmi
pure quando possiamo andare".
Tony
dilatò gli occhi, si mise seduto sporgendosi verso lo scudo
e vi poggiò la mano sopra.
“Wow”
sussurrò. Deglutì, inspirò.
“Cinque,
dieci minuti. Il tempo di elaborare che sei Captain America”.
Steve
si mise il viso tra le mani e sospirò rumorosamente.
"Ero"
ribatté secco. Alzò
lo sguardo e gli sorrise, passandosi la mano tra i capelli.
"Però
sono anche sotto copertura qui" spiegò.
Tony
strinse le labbra, si alzò e sistemò la palandrana coprendosi fino
alle orecchie.
“Esiste
un solo Capitano” dichiarò. Si avvicinò
alle sbarre, le
sfiorò, sorridendo.
“Possiamo
andare... Ma solo
se non dobbiamo usare stupidi nomi in codice, ho una pessima
fantasia”.
"Dimmi
il tuo nome, allora". Propose Steve. Si mise lo scudo sulle spalle e
strinse le cinghie.
Tony
sogghignò,
scoprendo i canini.
“Mi
chiamano il Mercante di morte” disse. Ridacchiò,
scosse il capo.
“... Ma per
te risparmierò le idiozie da vampiri, e mi
lascerò chiamare Tony. Tony Stark”.
Steve
annuì, avvertendo il proprio battito cardiaco accelerare
rimbombando nelle sue orecchie.
"Puoi
chiamarmi Steve" rispose.
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Capitolo 3 *** Cap.3 Nightmare ***
Scritto
per Dralloween.
04 Vampire.
Cap.3 Nightmare
Steve
guardò il vampiro davanti a lui passarsi la lingua sulle
labbra sporche di sangue. Si appoggiò ad un
muro e conficcò lo scudo di Capitan America nel terreno.
Osservò Tony avanzare tra i corpi e assottigliò
gli occhi.
"Conosci
altre basi di
filo-nazisti
come questa? In caso potresti risultarmi utile" disse.
I
muscoli gli dolevano e l'odore di sangue mischiato a quello della
putrefazione gli pungeva le narici.
Tony
si chinò accanto ad un corpo, avvicinò il volto
al collo dell'uomo e annusò. Arricciò il naso, si
alzò e voltò il capo verso Steve, socchiuse le
iridi cremisi liquide.
“Ogni
base contiene una stanza in cui c'è la cartina delle cinque
più vicine, quindi direi di conoscerne parecchie”.
Camminò
tra i corpi e arricciò il labbro.
“Cosa
fanno alle persone? Alcune hanno un odore strano” chiese.
Steve
si staccò dalla parete e si mise lo scudo sulle spalle.
"Penso
sia colpa dei controlli mentali, ma sei tu quelli che conosci questi
tizi ipertecnologici". Avanzò, schiacciò l’arto
di un cadavere con un piede e saltò di lato, passando tra la
serie di corpi.
"Io
torno al monastero, così me ne vado senza far saltare la
copertura. Tu vedi di trovarti un posto per il giorno".
Tony
lo seguì con le mani in tasca, camminando con il peso in
avanti.
“... E
su di te i controlli mentali e poteri non hanno effetto?”
chiese.
Lanciò
un'occhiata ad un cadavere squarciato, la testa penzolava per
metà staccata dal collo. Sbuffò,
annusò l'aria e si leccò le labbra.
<
Anche contando i morti e quelli non commestibili, ho mangiato
abbastanza > si disse.
Si
morse il labbro, lo succhiò.
<
Odio avere sempre fame >.
"Non
credo mi convenga rispondere a questa domanda" rispose Steve. Si
voltò verso il vampiro, osservò la pelle
abbronzata e fissò le iridi rosse dell'altro brillare di
riflessi color cioccolata. Deglutì a vuoto, si
girò e accelerò il passo.
"Dove
ci rincontriamo questa notte?" chiese.
Tony
sbuffò roteando gli occhi, balzò e
atterrò acquattato davanti a Steve, si rizzò e
infilò nuovamente le mani in tasca.
“L'ho
chiesto per gentilezza, soldatino. Non comportarti come se volessi
farti un incantesimo, non sono uno stregone... Ma
loro potrebbero averne” chiarì.
Si
passò la mano tra i capelli, sentì gli occhi
pizzicare e guardò il cielo.
<
Manca poco più di un'ora all'alba > si disse.
Sbuffò,
dondolò sul posto ticchettando con le dita nelle tasche.
“Non
conosco molti posti qui intorno. Se mi dici circa la zona, ti
rintraccio io”.
Steve
incassò il capo tra le spalle ed incrociò le
braccia sul petto muscoloso, tenendo i pugni stretti.
"Ci
vediamo nella piazza centrale appena fa buio" disse con tono secco.
Tony
annuì, gli fece l'occhiolino e gli passò di
fianco strofinando la spalla contro quella di Steve.
“Attento
a non far incubi, Capitano” sussurro
suadente.
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Capitolo 4 *** Cap.4 Il Goblin, il vampiro, l'assassina e il capitano ***
Scritto
per Dralloween.
03 Goblin
Cap.4
Il Goblin, il vampiro, l'assassina e il capitano
Steve
batté un paio di volte le
palpebre,
alzò il capo e si grattò il sopracciglio biondo.
"Di
sicuro non sei uno che passa inosservato, se
vuoi" biascicò. Si leccò le labbra e
deglutì a vuoto.
< Forse
avrei dovuto ospitarlo un'altra volta al monastero, ma avrei messo a
rischio la vita dei frati > rifletté
Steve.
Osservò
Tony seduto sulla spalla del gigante verde che dondolava le gambe. Il
titanico Goblin si grattò
la
testa passando le dita tra i riccioli rossi.
"Il
Mercante di Morte ha detto che volete dare la caccia ai nazisti"
grugnì con voce cavernosa.
Tony
diede qualche pacca sul collo del Goblin, saltò in terra ed infilò
le mani in tasca.
“Il
Mercante di Morte sarei io... E
lui è un amico. Mi ha dato un passaggio e ospitato ieri
mattina” disse.
Sogghignò
poggiandosi contro la gamba della creatura, alzò le spalle.
“Diventa
un'enorme statua con il sole, davvero ottima per passare
inosservati” disse.
Steve
si massaggiò il collo ed espirò rumorosamente
dalle narici.
Si
raddrizzò il borsone che portava a tracolla, facendo
ondeggiare la croce davanti al petto.
"Mi
avevi detto che ti chiamano così, Stark" ribatté.
Giocherellò con la croce che portava al collo e
abbassò lo sguardo.
< Non
so se faccio bene a chiamarlo così, ma non posso chiamarlo
solo vampiro in eterno > rifletté.
"Il
mio capo, Fury,
ha detto che puoi venire con me. Ha intenzione di creare una squadra
speciale e vorrebbe ti unissi a noi" borbottò.
Il
Goblin si batté un pugno sul petto.
"Io
vado con il Mercante di morte" disse, accentuando il vocione.
Tony
ridacchiò, diede qualche pacca sulla gamba del Goblin e si
allontanò mettendosi davanti a Steve, incrociò le
braccia.
“Beh,
quando vedi il tuo capo, puoi dirgli che se lo scorda”
affermò.
Scrollò
le spalle, infilò le mani in tasca, sogghignando
con il capo piegato.
“Io
faccio esattamente quel che serve per appagare me stesso. Non lavoro
con gente che tiene quelli come me in gabbia”.
Steve
unì i talloni, facendo ondeggiare la parte inferiore della
tonaca ed annuì.
"Allora
le nostre strade
si separano qui. Stanno venendo a prendermi, io devo tornare a lavoro"
disse con voce roca.
Rialzò
lo sguardo e fissò in viso il vampiro.
"Spero
che continuerai ad attaccare basi anche per fatti tuoi".
Tony
ghignò ampiamente, le iridi brillarono di rosso intenso.
Schioccò le dita, il Goblin gli porse la mano e lui vi
salì, la creatura lo posò sulla propria spalla.
“Quel
che mi pare significa che ‘sta
notte vengo con te. Domani chissà”
precisò.
Steve
ridacchiò e scosse il capo, facendo ondeggiare il ciuffo
biondo davanti al viso.
"Ok,
sei decisamente figlio di Howard" bisbigliò. Si
sentì il rumore di un clacson.
Il goblin si
voltò ruggendo ed osservò una macchina
parcheggiare davanti a lui.
"Tony,
iniziano ad esserci
troppi sconosciuti" mormorò con voce inudibile al vampiro.
Steve
si sporse oltre la gamba del colosso verde scuro e vide la portiera
della macchina che si apriva.
Natasha
sgranò gli occhi, si sporse verso il sedile mettendo la mano
sulla pistola. Una mano scura le tenne il polso, voltò il
capo e Tony sorrise.
Natasha
gli tirò un calcio, afferrò la pistola e gliela
puntò contro, Tony chiuse di scatto lo sportello e dell'auto
e i proiettili perforarono il metallo.
Tony
roteò gli occhi, riaprì il portellone.
Natasha
allungò la mano verso i caricatori, Tony
l'afferrò per il collo sollevandola e la tirò
fuori dalla macchina.
“Ti
spiace dirle che non vogliamo mangiarla, prima che Goblin decida
effettivamente di mangiarla?” domandò Tony.
Steve
era nascosto dietro lo scudo, avanzò di un paio di passi
verso la rossa.
"Fury non
ti ha avvertito? È dalla
nostra parte, è il vampiro di cui parlavo". S'inserì.
Il Goblin mostrò
i denti aguzzi e si piegò in avanti, ruggendo.
Natasha
si dimenò, Tony la oscillò appena e lei
grugnì stringendogli il polso.
“... E
il mostro verde?!” strillò.
Tony
inarcò un sopracciglio.
“Sarai
bella tu” ribatté.
Natasha
gli graffiò il braccio, Tony sbuffò sonoramente.
“Se
fai la brava, non ti ucciderà.
Giuro che è amichevole, quando non vogliono sparargli
perché è verde”.
Steve
guardò Tony, scioccò la lingua sul palato e
sospirò, ruotando gli occhi.
Si
voltò verso Natasha, mise lo scudo sulle spalle e la
raggiunge.
"Scusatela,
ha avuto dei problemi con un altro gigantesco mostro verde,
ultimamente" spiegò. Alzò il bavero della tuta
nera che la giovane indossava, coprendole il collo pallido.
Tony
la lasciò andare, Natasha tirò indietro il capo e
lo scosse ripetutamente.
“Voleva
strangolarmi, non mordermi” fece notare.
Tony
scrollò le spalle, indietreggiò fino a Goblin e
gli carezzò la mano.
“Questo
perché io, al contrario di te, sono educato e non attacco
gli amici dei miei momentanei alleati”.
Steven aprì
la portiera dietro dell'auto e si voltò.
"Come
lo portiamo il gigante in macchina?" domandò.
Natasha
raggiunse la sua macchina, caricò la pistola e strinse le
labbra.
Tony
scrollò le spalle, salì sul Goblin e
salutò con la mano.
“Tranquillo,
vi siamo dietro. Credo che lui e la tua rossa si odino”
disse, divertito.
"Non
è la mia rossa, è una collega" rispose Steve.
Entrò in macchina e si chiuse la portiera dietro, guardando
il sedile del guidatore davanti a sé.
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Capitolo 5 *** Cap.5 Il gatto mannaro ***
Natasha
osservò Steve addormentato su un fianco nel letto e si
passò la mano tra i capelli vermigli. Si
allontanò dal cubicolo del capitano e percorse il corridoio
di metallo della base. Passò oltre il simbolo dell'aquila
dello Shield disegnata su una delle pareti e vide il vampiro
sgattaiolare da una delle finestrelle. Impallidì.
"Perché
diamine non scattano gli allarmi?" si domandò.
Il
vampiro, nel frattempo, si era trasformato in un pipistrello e aveva
spiccato il volo. La sua figura si mimetizzava con il cielo blu notte.
Volò
nel cielo notturno tenendo le ali tese, planò verso il basso
e fece il giro di un castello di mattoni, scese ancora verso il
giardino e si posò sul davanzale della finestra di un
casolare. Tornò umano, bussò due volte contro il
lato della finestra e sporse il capo.
Una
figura si avvicinò alla finestra e la aprì,
sbadigliando.
Che
diamine sei venuto a fare?" domandò.
Tony
saltò dentro, sorrise ampiamente mostrando i canini e gli
gettò le braccia al collo aderendo a lui con il petto.
"Victor!
Avevo tempo libero, ho un sacco di cose da raccontarti e odio fare il
vampiro depresso. Non per forza in quest'ordine".
Creed si
grattò la testa e sbadigliò nuovamente,
richiudendo la finestra.
"Ringrazia che
in questo periodo ho poco lavoro nella serra" brontolò.
Diede
un paio di pacche sul capo di Tony e dimenò la coda da
gatto, abbassando le orecchie.
Tony
gli strofinò il capo contro la mano, passandogli le dita
sottili sul retro del collo.
"Andiamo,
è notte fonda! Come fai ad avere sonno?!
Io non ho sonno di giorno!".
Creed schioccò
la lingua sul palato e si diresse verso il proprio letto, sedendovisi.
"Ho
un padrone difficile da accontentare e mi stanco. Ora raccontami le
novità" rispose.
Lo
sbadiglio successivo gli uscì simile a un miagolio roco.
Tony
roteò gli occhi, gli si sedette sopra e prese a passargli le
unghie sul collo ripetutamente.
"Ma quale
difficile da accontentare, io da umano ero più capriccioso
di lui nei suoi giorni peggiori" borbottò. Gli strinse le
ginocchia ai fianchi, chinò il capo e socchiuse gli occhi,
le iridi rosse brillarono.
"Ho
trovato Captain America.
Sì, sono più iperattivo del solito per questo,
grazie di avermelo chiesto".
Creed piegò
di lato il capo e con la coda, gli avvolse la gamba.
"Tradotto
hai fame e non hai mangiato abbastanza. Vero?" gli domandò.
Si soffermò a guardare la luce delle candele, le loro
fiammelle si riflettevano nelle sue iridi dorate. Le iridi rosso sangue
di Tony brillavano nella stanza in penombra.
Tony
gli passò le mani sul petto, avvicinò lentamente
il capo a lui con gli occhi socchiusi. "È venuto
fuori che Captain America
è un santo che non approva la dieta vampirica.
Risultato, sono a digiuno da due giorni". Sogghignò
soffiando contro il collo di Creed,
gli si stese sopra. "Ma sai
che vengo soprattutto per il piacere della tua compagnia".
Creed iniziò
ad abbassarsi i pantaloni e a slacciarsi i bottoni della camicia.
"Per
me è un piacere non vederti denutrito, cucciolo" gli disse
con tono seducente.
Tony
rise scuotendo il capo, gli passò le mani sul petto nudo
muscoloso e si puntellò sulle ginocchia e i piedi
sollevandosi fino al bacino di Creed.
"Sai
che non è sexy essere chiamati cucciolo?"
sussurrò, divertito.
Creed gli
appoggiò la mano sulla guancia e avvicinò il viso
dell'altro al proprio.
"Non
è con le parole che devo convincerti" disse. Lo
baciò un paio di volte.
Tony
lo baciò dolcemente, gli passò le mani sui
fianchi e gli morde il labbro. Si scostò, gli
baciò il labbro leso e sorrise scendendo verso il suo collo.
"In
effetti hai un sacco di altre buone qualità".
Creed lo
baciò approfonditamente, accarezzò la lingua
dell'altro con la propria ed emise una serie di gorgoglii. Si
staccò dal bacio con un filamento di saliva che univa le
loro bocche.
"Sei
meno preso del solito. Noto che la tua cotta per Capitan America non
è diminuita ora che lo conosci" sussurrò.
Tony
si mosse su e giù sul suo petto, saltellandovi sopra con un
sorriso.
"Ha
paura dei vampiri, ci crederesti? Ma ha
difeso Norman! … E ha
un'amica rossa che voleva uccidermi, ma lui mi ha difeso anche se ha
paura di me e del fatto che potrei mangiarlo" raccontò, con
tono entusiasta e parlata veloce. Ridacchiò, si
grattò la guancia e baciò il collo di Victor.
"Ho
sempre voluto averlo. Sei l'unico a cui potevo dirlo"
sussurrò, roco.
Creed gli
passò l'indice sul mento e miagolò dolcemente,
socchiudendo gli occhi.
"Vediamo
di sbrigarci che io alle prime luci dell'alba vado a dormire" lo
spronò.
Tony
lo guardò con gli occhi rossi liquidi, gli sorrise
dolcemente e gli baciò le labbra piano. "Ti voglio bene, Creed"
sussurrò. Si sporse verso il suo collo e morse, passandogli
le mani calde sulle gambe nude.
Creed si
abbandonò sul letto con un gemito prolungato.
Creed miagolò,
stiracchiandosi e strofinò la guancia sul cuscino. I canini
aguzzi uscivano dalle sue labbra piene, sfregando contro la federa.
Dimenò la coda di una pelliccia dorata che faceva contrasto
con i suoi capelli mori. Socchiuse gli occhi, le sue iridi erano
liquide e sul suo collo svettavano i segni dei
canini.
Tony
si sporse e gli grattò sotto il mento, facendogli fare le
fusa.
Il corpo di Victor era ignudo e avvolto da un lenzuolo candido.
"Ben
svegliato" gli disse gentilmente.
Victor
ghignò, guardando le iridi rosse del vampiro davanti a lui.
"La
luna è già alta o anche oggi, hai passato tutto
il giorno sveglio?" domandò.
"Avevo
delle invenzioni da finire e un nuovo tipo di caffè da
provare. Inoltre le serie televisive le fanno di giorno"
spiegò.
"Sei
sempre il solito" brontolò, rotolandosi nel letto.
Tony
ridacchiò, gli carezzò il fianco nudo e gli
poggiò il capo sul petto, sorridendo.
"Perché
i vampiri pensano o dicono cose filosofiche e tristi?" chiese.
Creed roteò
gli occhi e dimenò la coda, stendendosi a faccia in su.
"Perché
sentono il peso della maledizione" spiegò.
Tony
mugugnò, si stese su di lui e allungò le mani
tentando di prendere la coda, la colpiva con la punta delle dita
guardandola ondeggiare.
"Io
sento il peso dell'insonnia, ma a parte questo non è
cambiato molto".
Creed gli
strofinò la testa contro la mano e chiuse gli occhi, con un
gorgoglio di piacere.
"Sei
il solito cucciolo" borbottò.
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Capitolo 6 *** Cap.6 Lacrime di vampiro ***
“Questa storia partecipa
alla Red Challenge indetta dal
gruppo facebook Il Giardino di Efp”.
Prompt: 3. Lacrime di sangue.
Cap.6 Lacrime di vampiro
La luce della luna illuminava il
campo di battaglia.
Su una parete in parte distrutta
spiccava il simbolo dell’Hydra,
macchiato di sangue. Gocce vermiglie scivolavano dalle dita di un
cadavere, dal
terreno si alzava solo suo braccio, abbandonato sopra una lamiera
ritorta.
Innumerevoli cadaveri erano sparsi un
po’ ovunque. Gole
tranciate, corpi maciullati, casse toraciche sfondate. Nugoli di mosche
volavano intorno a organi fuoriusciti da carcasse squarciate e teste
spaccate,
da cui era colata sostanza celebrale.
Steve estrasse da un corpo il proprio
scudo. Alzò il capo e
impallidì, vedendo la figura pallidissima di Stark
illuminata dalla luce della
luna.
Tony si era inginocchiato, guardava i
corpi di alcuni
bambini.
Rogers lo raggiunse, notò
che lacrime di sangue solcavano il
viso pallidissimo del vampiro. < Sono intense, come i suoi
occhi. I vampiri
sanno piangere e lo fanno così? > si
domandò.
Tony accarezzò la
testolina di uno dei piccoli. Altre ossa d’infanti
erano disseminate tutt’intorno.
“Oggi ti ho visto
particolarmente feroce. Li hai uccisi con
rabbia, non solo per nutrirti” sussurrò Rogers con
un filo di voce.
Tony ringhiò, tirando
indietro le labbra, mostrando i
canini.
< La paura verso quello che
è era scemata. Il suo atteggiamento,
perennemente iperattivo come quello di un bambino che è
riuscito a bere di
nascosto una tazza di caffè, mi aveva fatto dimenticare
quanto può essere
pericoloso uno come lui.
Eppure durante la Seconda Guerra
mondiale conobbi Dracula
> pensò.
“Li hanno uccisi. Per i
loro esperimenti! Solo perché erano
inumani.
Meritavano di morire,
maledetti” ringhiò Tony. “Lo farei di
nuovo, se potessi! Non sono stato abbastanza feroce”.
“… Per questo
dobbiamo distruggerli…”. Iniziò Rogers.
Si era
inginocchiato accanto a lui e aveva tentato di posargli una mano sulla
spalla.
Tony si alzò in piedi di
scatto. “Usano le armi Stark per
fare queste atrocità! Da sempre!
Ero un mercante di morte peggiore
quando ero un essere umano!”
sbraitò. Indietreggiò, mentre le lacrime di
sangue cadevano sempre più copiose.
“Non posso fidarmi dello SHIELD. Mio padre lo
fondò e molti di questi maledetti
‘neo-nazisti’, che neanche sanno cosa sia veramente
l’Hydra perché sono nati l’altro
giorno, si sono infiltrati.
Come faccio a sapere che anche Fury
non è corrotto? Quel
tipo è un agglomerato di segreti”
ringhiò.
Steve espirò rumorosamente
dalle narici, rialzandosi in
piedi. “Non è colpa tua, come non era di tuo
padre” sussurrò. Gonfiò il petto,
alzando il mento. “Te lo giuro. Distruggerò
l’Hydra in ogni sua forma. Se
scoprissi che lo SHIELD è corrotto spazzerei via anche lui.
Se l’intero stato
americano fosse coinvolto, combatterei con l’America stessa
se fosse necessario”
giurò.
Tony avanzò di un paio di
passi e, posandogli il viso contro
il petto possente, sussurrò: “Sei proprio Capitan
America”.
< Avevo mollato. Dopo il
congelamento mi ero lasciato
andare. Scoprire cosa era diventato Bucky, vedere in che modo era
cambiato il
mondo, scoprire della morte di Peggy, mi avevano annientato.
Non posso più
permettermelo. Nomad deve lasciare di nuovo
spazio a Capitan America > pensò Rogers, poggiandogli
una mano sulla testa.
L’odore di sangue, morte e
putrefazione impregnava il luogo.
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Capitolo 7 *** Cap.7 La doccia di Rogers ***
“Questa storia partecipa
alla Red Challenge indetta dal
gruppo facebook Il Giardino di Efp”.
Prompt: 6. Notte nera.
Cap.7 La doccia di Rogers
Steve
si mise sotto
il getto dell’acqua, chiudendo gli occhi. Il sangue veniva
lavato via dal suo
corpo, scivolava in gocce vermiglie lungo i glutei sodi, scendeva lungo
le sue
gambe.
Rogers si passò le mani
tra i capelli, scompigliandoli.
< Sto vivendo anche io come se
fossi un vampiro. Forse è
perché mi trovo più a mio agio con i mostri, che
con gli umani.
Ho paura di tornare ad essere un
fenomeno da baraccone che
si esibisce su un palco per il divertimento della gente comunque. Io,
invece,
voglio davvero tornare a fare qualcosa che faccia la differenza
>.
Indietreggiò, facendo strofinare i piedi nudi sul pavimento
di ceramica dell’interno
doccia.
< Anche se questa
era… una notte nera
> pensò.
Il vampiro
conficcò i
denti nel collo della vittima, il sangue gocciolò lungo il
collo del soldato.
Ne estrasse il cuore con la mano, stringendolo ancora caldo e pulsante
in mano.
Sangue schizzò tutt’intorno.
Tony
utilizzò il corpo
come scudo dai colpi di proiettili degli altri nemici. Gettò
indietro e ruggì,
mostrando i canini. Lanciò il corpo contro un avversario, si
trasformò in un
pipistrello e volò dietro altri nemici, schivando i colpi di
proiettile.
Udì dei passi alle sue
spalle, si voltò di scatto, posando
una mano sul fianco nudo.
Arrossì, vedendo che Tony
era ritto davanti a lui, oltre il
vetro che lo deformava. La sua figura svettava nel vapore acqueo della
stanza.
Sentì il vampiro fare un
lungo fischio.
< Ha davvero un buon odore
> pensò Stark.
< Non ho la pistola >
si disse Rogers. Aprì di scatto
la porta di plastica ed uscì, recuperò un
asciugamano e se lo avvolse intorno
alla vita.
“La prossima volta
avverti” borbottò. Guardò Tony
camminare
avanti e indietro, alzando e abbassando le braccia, muovendosi con una
serie di
tic.
“Sai, mi dici sempre che ti
muovi come se ballassi il tango,
ma non ti ho mai visto farlo davvero” disse Steven.
Aprì uno stipetto e
recuperò un'altra asciugamano, utilizzandola per sfregarsi i
capelli, asciugandoli.
Stark si sporse in avanti e
domandò: “Ti piacerebbe vedermi
ballare?”. Si posò le mani sui fianchi.
< Non sembra la stessa persona
di qualche ora fa. Come se
fosse un’altra notte, priva di tutto quel sangue, quelle urla
e quei morti.
Anche se non riesco a dimenticare
quei bambini privi di vita
> pensò.
“Forse. A te cosa
piacerebbe vedere di me?” domandò, con
voce roca.
Tony gli camminò intorno,
scivolando sul pavimento di
ceramica.
“Non stavi male vestito da
prete. Eri quasi seducente”
sussurrò.
“Blasfemo”
borbottò Steven. La punta delle sue orecchie
divenne vermiglia, le sentiva bollenti.
“Scherzavo. Sono
già felice di aver conosciuto Capitan
America” disse Tony, guardando Rogers vestirsi.
Steven lo guardò di
sottecchi. < Sa di avere un fascino
irresistibile. Però, qualcosa mi dice che non ha i medesimi
gusti di suo padre.
Mi sento in colpa a trovare sensuale
il figlio di un mio
amico. Se le cose fossero andate diversamente probabilmente lo avrei
visto
crescere. Poi lui è immortale adesso, io non credo che il
siero duri così tanto
> pensò.
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Capitolo 8 *** Cap.8 L’arrivo di Bruce Banner ***
Iniziativa: Questa storia partecipa
al The Weekend Run a
cura di Piume d'Ottone - la Cittadella degli Scrittori
Numero Parole: 607
Prompt: 5. Localizzatore GPS
Cap.8 L’arrivo di Bruce
Banner
“Abbiamo visite. Vedi di
preparati in fretta”. La voce di
Fury risuonò per la camera di Natasha, rimbalzando sulle
pareti di metallo.
La vedova nera posò un
sandwich al tonno nel piatto sul
tavolino e sospirò. “Paparino è gentile
come sempre” borbottò, scherzando.
Guardò la cartina stesa sul tavolo, accanto al piatto,
segnata da alcune
puntine. Era illuminata dalla luce elettrica della lampada, che dava a
tutto
dei riflessi giallastri.
“Siamo nell’epoca
moderna. Oggigiorno tutti hanno un
computer dove segnare le proprie basi, ed io so come hackerarli e
passare tutto
su una chiavetta.
Invece no, quelli
dell’Hydra utilizzano ancora il segnare su
delle cartine le altre basi. In ognuna di esse ce ne sono segnate
sempre altre
cinque e così sembrano moltiplicarsi
all’infinito” si lamentò.
Aprì la zip
della tuta nera aderente che indossava, rimanendo in intimo.
Aprì il proprio
armadio e ne trasse una minigonna rossa ed una camicetta bianca. Si
piegò a
novanta, aprendo il cassettone inferiore e recuperò delle
calze a rete nere,
decorate sulla sommità con un fiocchetto color pece ed una
perlina bianca.
<
Spero non siano in
arrivo altri vampiri o mostri di ogni sorta. Non ne posso
più!
Se solo Clint non si fosse ritirato
per passare più tempo in
famiglia. Ora che è arrivato il terzo figlio non vuole
più rischiare la vita.
Mi chiedo quando si
stancherà di fare il contadino con la
famigliola felice. Conosco il mio migliore amico. Non può
rimanere troppo a
lungo lontano dall’azione e dalle sue frecce >
rifletté.
Finì di vestirsi e si
ravvivò i boccoli rosso fuoco. La
porta si era aperta silenziosamente alle sue spalle.
“Sono stanca di andare a
zonzo avanti e indietro per
cacciare nazisti”. Proseguì a lamentarsi.
“Cosa ti aspettavi? Un
localizzatore gps?” si sentì domandare.
Si voltò di scatto e sgranò gli occhi, trovandosi
davanti Bruce.
“Hai cambiato idea? Vuoi
unirti finalmente a noi?” domandò.
< Non mi aspettavo visite
direttamente nella mia stanza.
Questa il generale me la pagherà! >.
Banner si sfilò gli
occhiali e scrollò le spalle. “Non ho
deciso di venire qui per Fury. Continuo a pensare che Hulks sia una
minaccia”.
Espirò rumorosamente dalle narici.
“Però non mi andava che fossi da sola con un
altro mostro verde. Mi ha parlato del goblin”.
Natasha piegò le labbra
piene e sode in un sorriso,
andandogli incontro. “Geloso, mio caro scienziato?”.
Banner ridacchiò,
inforcando nuovamente gli occhiali.
“Ci conosciamo troppo poco
per poter avanzare diritti”.
Strofinò il piede per terra, stringendosi un braccio con la
mano. “Inoltre temo
di essere davvero troppo arrugginito per sapere ancora come si flirta
con una
ragazza”. Scrollò le spalle, sospirando.
“In realtà non sono mai stato troppo
bravo. O sono troppo sfacciato o rassomiglio ad un terrorizzato topo di
biblioteca”.
Natasha fece un sorriso furbetto.
“A me sembri adorabilmente
impacciato”. Gli ticchettò con le unghie aguzze
laccate sul naso. “Inoltre io
non sono molto brava a corteggiare chi mi piace davvero. Dico sempre la
cosa
sbagliata al momento sbagliato”.
“A me non dispiacerebbe
sentire una di queste frasi
sbagliate” sussurrò Banner.
Indietreggiò di un passo. “Non volevo disturbarti.
Fury mi ha detto che mi aspettavi qui, ma è ovvio abbia
mentito come suo solito”.
< L’ultima volta
sembrava avere decisamente più paura di
Hulk. Forse si sta abituando un po’ troppo ai mostri come me
> pensò.
“Tranquillo, dottore.
Spero, però, che lei riesca davvero a
creare un localizzatore gps per trovare le basi Hydra” ammise
Romanoff.
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Capitolo 9 *** Cap.9 Speranza ***
Iniziativa: Questa storia partecipa
al The Weekend Run a
cura di Piume d'Ottone - la Cittadella degli Scrittori
Numero Parole: 516
Prompt: 9. Cimitero
Cap.9 Speranza
Tony si avvolse nel mantello ed
avanzò tra le lapidi, il
bordo del mantello sfiorò una base di marmo, su cui era
riversa la statua di un
angelo piangente.
Stark camminò tra gli
olmi, la pelle pallidissima del suo
viso risaltava lattea, i suoi canini aguzzi brillavano ed i suoi occhi,
dalle
iridi rosso sangue, illuminavano tutt’intorno a loro.
< Per una volta che aveva una
notte libera pensavo che il
Capitano si sarebbe fatta una lunga dormita > pensò.
Si morse l’interno di
una guancia e scivolò oltre una tomba dai fiori secchi,
superando la cancellata
di una tomba privata con tanto di piccola cappella.
Alla luce del lampioncino
notò una figura dalla pelle nera
ritta in piedi accanto a Rogers.
< Chi è quello?
Sembra il capo della DARPA, ma suppongo
non nascondano un Metal Gear in zona > pensò,
scherzando. Si nascose dietro
il tronco di un altro olmo, respirando silenziosamente.
Steve sospirò
pesantemente, accarezzando la fotografia di
Peggy. “Ti ringrazio di avermi detto dove si trovava la sua
tomba, Sam”
mormorò.
“Li hanno seppelliti tutti
vicini. Non è stato difficile
trovarli” rispose l’amico.
Steven annuì, facendo un
sorriso triste.
“La mia vecchia squadra
è tutta radunata qui. Mi sembra
sbagliato io sia l’unico di loro a respirare ancora, quando
dovrei essere
sottoterra con loro” sussurrò.
Sam gli posò una mano
sulla spalla, negando col capo.
“Non devi dirlo neanche per
scherzo. Il mondo ha ancora
bisogno di te”.
Rogers abbassò lo sguardo,
ribattendo: “Ora per il mondo sei
tu Capitan America. Io sono stato dato per morto e continuo a non
pentirmi di
essermi ritirato”. Fece un sorriso storto. “Sai,
per un po’ di tempo avevo
addirittura pensato di cambiare vita in modo ancora più
radicale. Stavo per
farmi prete”.
Sam assottigliò gli occhi,
corrugando la fronte. “Cosa ti ha
fatto cambiare idea? Mi risulta che tu stia ancora dando la caccia ai
cattivi,
anche se con metodi meno ortodossi e più lontani dalla luce
del sole”.
Steven si allontanò di un
paio di passi e sospirò.
“Mi sento in colpa,
ma… Mi sono innamorato. Ho trovato
qualcuno nei cui occhi brilla una luce di speranza, per quanto nascosta
dal
sangue che ha versato. Ha rinvigorito il mio spirito.
Però non lo trovo giusto.
Dovrei rimanere fedele alla
memoria di Peggy” sussurrò.
Tony si grattò il
pizzetto, con aria appagata.
< Allora sto facendo colpo sul
soldatino-pretino mancato.
Tipico della vita da vampiro, la notizia migliore in amore la si riceve
al
cimitero > rifletté.
“Steve, tutti meritano di
potersi rifare una vita. Anche lei
avrebbe voluto tu avessi una seconda chance” disse risoluto
Sam, indicando la
foto di Peggy. “Sei arrivato tardi una volta. Non perdere
anche quest’altra
occasione. Coglila al volo.
Se è qualcuno che ti
dà forza, vuol dire che ti merita”.
Rogers sorrise, annuendo e si
passò la mano tra i capelli
biondi.
“Poi, se ti dovessi fare
prete, sarai costretto a indossare
la tonaca e l’America perderebbe le sue chiappe
più belle”. Proseguì Sam. Sia
lui che Rogers scoppiarono a ridere.
Il vampiro si allontanò
non visto.
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Capitolo 10 *** Cap.10 Dichiarazione faticata ***
Scritta per Ipse Dixit!
Prompt: "Il segreto per andare avanti
è iniziare."
[Mark Twain]
Cap.10 Dichiarazione faticata
Steve era seduto sul davanzale della
finestra, guardava la
pioggia cadere all’esterno. Le gocce, deformando la luce dei
lampioni, dava
vita a diversi riflessi sugli edifici di fronte.
“Stai cercando di rubarmi
il lavoro? Tocca a noi vampiri
fare gli eterni depressi”. La voce di Tony risuonò
nella stanza.
Rogers si voltò.
“Avevi detto che saresti
rimasto solo una notte ed, invece,
siamo ad un passo dalla sconfitta dell’Hydra”.
Tony si chiuse alle spalle la pesante
porta di metallo.
“Forse perché
volevo restare accanto a te”. Ghignò,
mostrando i canini aguzzi.
Nella stanza la luce elettrica era
blu, e dava quel colorito
leggermente alla pelle di entrambi. “Perché sei
così spaesato?”.
Rogers squadrò il vampiro,
le sue iridi azzurre erano
liquide.
“Non so esattamente cosa
fare quando avremo vinto. Questo
mondo non è il mio” sussurrò.
< Lo sto davvero raccontando
ad un vampiro che ho
incontrato in una chiesa, mentre ero sotto copertura? Sembra successo
una vita
fa.
Se solo non mi sentissi
così a mio agio con lui… se solo non
provassi qualcosa per lui.
Devo decidermi. O glielo dico, o
decido di chiudere il mio
cuore. Non posso nuovamente fare l’eterno indeciso >
si spronò.
“Suppongo tu non voglia
propormi di farti vampirizzare”
sussurrò Tony.
Steve ridacchiò.
< Ho sempre fatto
l’errore di non essere libero. Non gli
chiederò di maledirmi, rendendomi schiavo di
qualcos’altro > pensò. “No, ma
devo trovare una nuova vita e non ho idea di cosa fare”.
Un lampo illuminò
all’esterno.
“Beh, abbiamo
già fatto un cambiamento. Con una società di
comodo mi sono riappropriato delle industrie e dei soldi che avevo
perso quando
mi hanno dichiarato morto.
In fondo uno Stark riesce sempre a
dominare il mercato, è
una cosa che gli scorre nel sangue, una capacità innata
diciamo.
Ho costruito una torre vietata al
pubblico. Nascosti in
piena vista e non più sotto terra come dei topi. Ho reso
anche più felice Fury,
che così può tenermi meglio sott’occhio.
Poi di giorno il mio amico Norman
può fare il golem in cima
come se fosse una cattedrale, finalmente fa la statua con
stile”. Iniziò a
parlare Tony a raffica.
Steve ridacchiò:
“Questo sarà un cambiamento vero. Il mio
cuore sa cosa vorrebbe fare. Desidero tornare ad essere un super-eroe,
ma
questo mondo non ha più spazio per quelli come me”.
Tony lo raggiunse e gli
posò una mano sulla spalla.
“Il segreto per andare
avanti è iniziare”. < Non mi piace
essere toccato, ma con lui accorcio le distanze. Anche se a fatica
>. “…
Un passo dopo l’altro. Le cose cambiano, ma
possono migliorare, non devono per forza peggiorare”.
Steve si abbassò e lo
guardò negli occhi, arrossendo.
“Vorresti essere il mio
primo passo?” domandò.
< Pensavo non me
l’avresti più chiesto. Sei lento come se
fossi ancora congelato, Capitano > pensò Tony.
Baciò appassionatamente
Steve, premendo i suoi canini aguzzi contro le sue labbra piene.
Steve lo afferrò per i
capelli e ricambiò al bacio, premendo
il suo corpo massiccio su quello del vampiro.
< Voglio che io mio singolo
passo sia con te, da oggi
> desiderò.
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