Com'è la vita senza di te

di FragileGuerriera
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Introduzione ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 25: *** Epilogo ***
Capitolo 26: *** Capitolo Extra ***



Capitolo 1
*** Introduzione ***


Buongiorno, non sono nuova di EFP e questa non è la mia prima fanfiction. O meglio: la è, ma non la versione che vi state accingendo a leggere o di cui state leggendo questa presentazione.

Questa è la nuova versione della fanfiction che ho pubblicato sette anni fa. Rivista, corretta, ampliata, per certi versi “maturata” (vien da se': cresce l'autrice, cambia il modo di vedere gli avvenimenti di una storia) e... con finale alternativo ;-)

Per motivi riservati mi sono bruciata la mentore della prima versione e per motivi meno riservati pure la prima sostenitrice perciò vi lascio alla lettura sperando che questo capitolo di introduzione possa incuriosirvi e spingervi a proseguire la lettura in futuro.


*** *** ***


-Grazie per avermi chiamata!

-Figurati, lo sai che appena posso mi fa piacere chiamarti.

-Buona giornata!

-A te buona notte... Ah, mamma, mamma! - urlò nel telefono per evitare che mettese giù il telefono.

-Dimmi.

-Mi son scordata di dirti che Usagi vorrebbe che ci riunissimo tutte per decidere se proseguire con le nostre vite attuali oppure no...

-Ah, quindi c'è un'altra specie di riunione?

-Sì...

-Ci sarà anche lei?

-Non so...

-Beh, fra quanto vorrebbero riunirsi?

-Fra due o tre mesi, appena ci si può vedere tutte quante.

-Uhm, giusto! Vedremo dai. Adesso vado a dormire.

-Mamma...

-Sì?

-Il papà deve essere ancora importante come quando stavate insieme se ti preoccupa tanto l'idea di rivederla.

-No, che dici? E' meglio che ci lasciamo, sennò perdete la prenotazione al ristorante - tagliò corto.

-Come se parlassimo di una persona puntuale!- rispose ridendo provocando una leggera risatina dall'altra parte della linea. -Buona notte.- disse infine Hotaru prima di agganciare il telefono.

"Il papà... A volte continua a dirlo senza nemmeno accorgersene. Tutta colpa mia e delle mie illusioni adolescenziali... Credevo sarebbe stato per sempre..."

La sua mente dispettosa ancora una volta aprì rapidamente il cassetto della memoria in cui era conservato quel ricordo, remoto ormai.

Una telefonata amara dall'appartamento in cui alloggiava in quel periodo.

Una pena quel pianto trattenuto a fatica al telefono.

Infine quelle parole pronunciate con tono freddo: - Mi dispiace... Credimi... Mi spiace, ma ora c'è lei nella mia vita...-

Quando mise giù il telefono le fu inevitabile piangere. Come si poteva scordare improvvisamente una persona con cui si era cresciuti insieme per quattordici anni? E gli anni vissuti al fianco di Haruka erano stati i più importanti della sua vita.

Ogni tanto ci pensava ancora sebbene fossero passati degli anni da allora.

-Amore, ti ho lasciato del colluttorio in bagno per gli sciacqui.

-Grazie- rispose Michiru sorridendo mestamente, mentre si infilava il pigiama.

In diciotto anni aveva avuto solo tre relazioni. La storia più lunga era di sei anni. Non era neanche la metà del tempo con cui era stata con Haruka. Le sue storie più importanti furono la prima e l'ultima, eppure in nessuno dei due casi ebbe un rapporto così profondo da poterlo chiamare "legame matrimoniale". Con Haruka invece dopo un anno che stavano insieme già si consideravano sposate e l'arrivo di Hotaru nella loro vita era il simbolo di quella unione profonda. Lei l'aveva fin scambiato per un segno di redenzione da parte di Dio... "Che nostalgia...". Appoggiò il bicchiere usato per gli sciacqui e sospirò prima di spegnere la luce del bagno ed avviarsi in camera. Pensarci ancora era inutile. Era andata così: tutto era andato contro ogni aspettattiva che aveva quando lei, Haruka, Hotaru e Setsuna erano ancora una famiglia felice. Nulla avrebbe potuto farla tornare indietro nel tempo così come nulla avrebbe potuto cambiare le dure parole di Haruka che l'avevano allontanata per sempre da lei.

Andò a letto, le diede il bacio della buona notte e si girò dall'altra parte.


*** *** ***


A Tokyo, il giorno seguente, Haruka si stava preparando la cioccolata mattutina. Dopo una vita fatta di rimbalzi da una nazione all'altra aveva imparato ad apprezzare la veloce colazione occidentale e, pur tenendo alla sua linea perfetta, quando era a casa la Domenica si concedeva sempre una bella cioccolata calda da bere seduta nella sua confortevole cucina.

-Buongiorno, father!- esordì entrando in cucina Hotaru.

-Buongiorno... Tomoe- le rispose di rimando, impassibile, mentre versava la cioccolata nella tazza.

-Uffa, lo sai che non voglio essere chiamata per cognome!

-E tu sai che l'hai già un padre e che non sono io!- Dopo una brevissima pausa aggiunse: -Ho sentito che eri già sveglia e ti ho preparato del caffè, vuoi?

-Grazie.- Rispose sorridendo. Poi riprendendo il discorso -Ma sì dai, è in senso affettivo.

- Allora chiamami Haruka.

- Spero non fosse una vera battuta, altrimenti il tuo voto all'umorismo è zero, pa-pà.- mentre si sedeva di fronte alla bionda.

-Bene, allora io continuo a chiamarti Tomoe.

-Lo vado a trovare oggi- cambiò in parte il discorso.

-Ah... Va bene...

- Gelosa?

- Ahahah.

"Questa sarebbe la sua risposta?" si domandò perplessa Hotaru -Grazie, per avermi tenuta a casa con te.- appoggiò la tazza vuota nel piattino prima di portare il tutto verso la lavastoviglie.

-E' stato un piacere passare la serata con te come ai vecchi tempi! - sorrise, mentre la vide alzarsi.

-Ciao, Haruka- le disse tornando in cucina cinque minuti dopo e dandole un bacio sulla guancia.

-Fai attenzione in macchina!

-Haruka, proprio tu sei qui a raccomandarmi di andare piano?

-Sai, io sono stata un pilota, ho più esperienza di...- si interruppe poi ricordando che Hotaru non era più una bambina- Ma sì, credo che tu abbia ragione!

Si sorrisero complici e poi Hotaru uscì di casa. Le venne un breve moto di nostalgia che la portò a pensare ancora una volta alla sua vita. "Ormai Hotaru è grande e ha la sua vita, mentre io ancora non me la sento di chiedere a Mizuki di venire a vivere qui. E' da una vita che lo desidera ed io non rimarrei più sola, però non me la sento... Ogni volta che la vedrei mi verrebbe in mente quando vivevo con lei..." Da quando si era lasciata con Michiru, Haruka non aveva più voluto convivere con nessuno. Inizialmente diceva sempre a tutti che era per Hotaru che soffriva già abbastanza per la separazione tra lei e Michiru e il doverla vedere insieme alla sua nuova compagna.

Ma era veramente quello il motivo?

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Buon pomeriggio a tutti. Ecco il secondo capitolo della mia fanfiction. Magari l'inizio può essere un po' noioso, ma inizialmente era stato pensato per degli amici che seguivano la storia pur non conoscendo bene i personaggi. Con la nuova versione, sempre onde evitare troppi futuri flashback che avrebbero potuto rendere difficile la comprensione del racconto, non ho saputo fare di meglio che riutilizzare il capitolo ancora una volta come “cerniera” tra i fatti successivi alla quinta serie da me narrati e quelli invece accaduti per volontà della vera autrice di “Sailor Moon”, Naoko Takeuchi.
Ringrazio tutti quelli che seguono la mia storia :)


1.

Haruka e Michiru erano coetanee e avevano quattordici anni quando si conobbero per la prima volta. Il primo incontro non fu uno dei loro migliori, ma questo a causa di Haruka che si rifiutava di voler accettare il compito di salvare la Terra che una strana ragazza le affidava in sogno. Quel sogno, o meglio incubo, era un presagio di morte sicura e distruzione totale e tutte le notti le si presentava sempre più nitido. Per non parlare della ragazza: una ragazzina dai capelli verdi e gli occhi blu, in una strana uniforme alla marinara, che scendeva dal cielo come un angelo divino che le chiedeva aiuto. Era sempre la stessa ragazza; era sempre lei che le chiedeva di rinunciare ai suoi sogni e alla sua giovinezza per rischiare la propria vita per qualcuno che neanche conosceva. Anzi no, le chiedeva di diventare proprio un'assassina macchiandosi le mani di sangue innocente. Andare egoisticamente alla ricerca di tre cuori puri da sacrificare... “Per il bene dell'umanità”, diceva l'angelo della morte! Era diventato un vero e proprio tormento. A volte fu tentata di provare a dare retta a quel sogno per smettere di svegliarsi sempre nel pieno della notte con quel senso di angoscia nel cuore e le terribili immagini che non riusciva più a cancellare dalla mente. Ma come poteva dare retta ad un incubo? Anche ammettendo che il messaggio del sogno fosse stato reale, come poteva salvare il mondo? Non era una super eroina da anime o film di fantascienza. Era una normale persona, la cui unica specialità era la corsa in tutte le sue forme. Eppure quell'incubo non le dava più via d'uscita: alla sera andava a dormire sapendo già che non avrebbe dormito per colpa di quelle drammatiche scene di catastrofe e soprattutto per colpa di quella dannata ragazza che non la lasciava mai in pace!

Quando la ragazza del suo sogno si rivelò di fronte a lei sotto le sembianze di una normale e tranquilla studentessa della sua stessa età le venne spontaneo cercare di fuggire! Eppure, una volta che Haruka vinse le sue paure e accettò il suo destino di guerriera Sailor, il loro legame si rafforzò moltissimo. Molto lo doveva anche al periodo estivo che permise ad entrambe di conoscersi meglio grazie alle giornate più libere per entrambe. Presto ogni pretesto divenne buono per vedersi: una corsa in moto nelle giornate più calde, una bagno per rinfrescarsi in quelle più afose; le prime esibizioni in pubblico di Michiru con il violino; le gare di auto di Haruka, o quelle di nuoto di Michiru; l'accompagnarsi ad un corso di pittura piuttosto che ad uno di pianoforte. Nel giro di pochi mesi e con il ritorno a scuola, Haruka e Michiru si erano già messe insieme, sicure che i loro sentimenti non sarebbero mai mutati.

Con il passaggio al liceo, non solo decisero di andare a studiare nella stessa scuola, ma anche di andare a vivere insieme. Venivano entrambe da famiglie agiate che avrebbero garantito loro le spese dell'appartamento che trovarono nel campus. Sembrava che vivessero l'una per l'altra. Erano entrambe due caratteri solitari, quindi, sebbene andassero d'accordo con tutti, non avevano molti amici. Forse questa era una ragione in più per cui si facevano vicendevolmente da ombra. Ma in ogni caso ad entrambe andava bene così perchè a loro bastava il proprio amore.

Verso il compimento dei diciasette anni e a poco più di un anno da quando si misero insieme Haruka e Michiru decisero di prendersi un periodo di tranquillità. Si fidanzarono ufficialmente e andarono a fare quella che a loro (soprattutto a Michiru) piaceva chiamare "Luna di miele". Era un modo per definire il legame matrimoniale che pur non essendo scritto da nessuna parte le univa da sempre. A conferma di ciò, il particolare regalo che Haruka fece a Michiru: una fede, con incisa la data del primo giorno del loro viaggio in Europa e le iniziali del proprio nome. Quasi identica a quella che aveva preso anche per se' che si distingueva dall'altra per le iniziali della violinista.

Il loro diciottesimo anno portò non solo un nemico più forte dell'Esercitò del Silenzio, ma anche una rosea novità: Hotaru. Dovendo crescere come Sailor Saturn, Setsuna la portò via dal dottor Tomoe e portò la bimba nella nuova casa, sua, di Haruka e di Michiru. Non le fu semplice convincere il dottore a darle la figlia, ma- come spiegò successivamente alle due amiche- alla fine il padre dovette cedere riconoscendo che le condizioni in cui si trovava non erano adatte per crescere una bambina piccola. Da quel momento pur ricordandole che aveva un papà e facendole intrattenere rapporti famigliari con lui, per la piccola loro divennero la sua famiglia effettiva ed affettiva. Michiru non stava nella pelle e forse fu per quella sua grande smania di avere una bimba in casa con lei e Haruka che quando parlava a Hotaru si riferiva a sé stessa con l'appellativo di mamma e ad Haruka con quello di papà. Setsuna, che per primi anni la bambina chiamò anche lei mamma, ricoprì una sorta di ruolo di governante il quella insolita famiglia.

A vent'anni il talento naturale di suonare il violino di Michiru venne riconosciuto a livello internazionale. Per questo iniziò a viaggiare spesso per il mondo, stando via anche per qualche mese; Haruka per contro era sempre impegnata con le macchine e le corse, continuando a collezionare vittorie che le permisero la gloriosa scalata verso la Formula 1.

A ventun anni finalmente anche Haruka ebbe una “promozione” divenendo primo pilota per una squadra che non era la sua ambita Ferrari, ma che sarebbe stato un ottimo trampolino di lancio per arrivare alla scuderia del Cavallino rampante. A quel punto vedersi divenne una vera impresa da parte di entrambe. Michiru cercava di organizzare i suoi viaggi in base ai luoghi in cui avrebbe gareggiato Haruka. La sua agenda combaciava almeno una volta ogni due mesi con una delle tappe della F1. Stavano magari insieme per quattro giorni e poi per due mesi non si vedevano più. Organizzate così però sarebbero state lontane un po' meno e nemmeno la distanza riuscì a far svanire il loro amore: si chiamavano e scrivevano appena possibile. Quando poi riuscivano a stare insieme anche per più di un mese, non si lasciavano mai. Hotaru, per punzecchiarle un po', a volte le chiamava "i due adesivi". Minako invece, che entrò a far parte dei piloti professionisti due anni dopo Haruka e che era l'unica delle inner (Usagi a parte) con cui si stabilì una solida amicizia, a volte le chiamava una con il nome dell'altra. D'altronde se prima era possibile vedere Michiru andare a fare le spese da sola, o Haruka senza la sua compagna a fare dei giri in moto, da allora neppure in quei frangenti si separavano. Nel loro caso la distanza sembrava paradossalmente averle unite ancora di più.

Eppure dopo sei anni qualcosa cambiò. Per lei fu uno shock.


"Accidenti! Mi sono ancora persa in quei ricordi!!" pensò risvegliandosi bruscamente da suoi pensieri.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Salve a tutti. Ecco l'avvio vero e proprio della storia dopo i due capitoli di introduzione e riassunto dei quindici anni trascorsi insieme di Haruka e Michiru.

Come sempre vorrei ringraziare tutti coloro che hanno scelto di inserire la mia storia tra le seguite ^_^ e le persone che recensiscono :)

Mi scuso inoltre per i capitoli pubblicati sempre in grassetto. Non so perchè, ma EFP nonmi pubblica mai i capitoli come vorrei. E anche se metto a posto manualmente i comandi sparisce la differenza di carattere tra la trama riferita al passato e quella riferita al presente. Mi scuso per il disagio. 

2.


Hotaru sorrise appena varcata la soglia del ristorante in cui aveva appuntamento quella sera. Aveva appuntamento, per cena, con Chibiusa ed Helios, suo marito. Non era la figlia di Usagi, o meglio, non la figlia del presente. Ogni tanto uscivano insieme poichè nonostante la differenza d'età si trovava molto bene con lei, ma non aveva condiviso tutte le esperienze che l'avevano fatta diventare grande amica con la Chibiusa del futuro. Questa Chibiusa spesso tornava nel XXI secolo per trovare Usagi, Mamoru, Hotaru e... se' stessa. Come da bambina si fermava anche per tanti mesi prima di tornare al futuro. Questa volta era arrivata da quasi due mesi e finalmente era riuscita ad organizzare una serata con le loro rispettive famiglie. Era passato un anno dall'ultima volta che si videro, per questo non stava più nella pelle all'idea di rivedere la sua cara amica.

Arrivata al ristorante domandò del tavolo prenotato a nome di Helios al proprietario, informandolo che sarebbe mancata una persona. Lui le disse che avrebbe mandato un cameriere per togliere un posto e la condusse al tavolo dove avevano già preso posto Chibiusa e suo marito. Hotaru ringraziò con un gesto della mano e con un generoso sorriso prima di raggiungerli.

-Ciao, Hotaru. Come stai?- la salutò con un grande sorriso in viso e alzandosi per abbracciarla.

-Bene Chibiusa e voi?- salutò lei ricambiando l'abbraccio fraterno.

- Splendidamente! Ma... Come mai Yoshi non c'è?- le chiese Chibiusa stupita.

- Purtroppo c'è stato un uragano in California, quindi i voli sono stati tutti annullati. Ciao Helios!- disse staccandosi da Chibiusa per salutare l'uomo che si era alzato a sua volta quando la vide.

-Ciao Hotaru. Ho sentito parlare dell'uragano Natalie, ma so che non è molto potente- intervenne Helios prima di salutarla con un informale inchino.

-Yoshi ha detto che in realtà è piuttosto debole. Infatti non è nemmeno stata fatta evacuare la zona, però i voli ovviamente sono stati cancellati- proseguì la donna dai capelli corvini sedendosi in uno dei due posti rimasti vuoti.

-Beh, mi pare ovvio. I voli in alta quota con le trombe d'aria non sono mai raccomandabili.

-Davvero c'è un uragano? Come mai io non ne sapevo nulla?- domandò Chibiusa che come il marito si era riseduta nel frattempo.

-Beh, si sa che tu preferisci leggere libri rosa, piuttosto che i quotidiani

-Bada bene a quello che dici- lo fulminò.

-Dai stavo scherzando, Chibiusa.

-Poi tu la fai facile. Non ti devi certo alzare tutte le notte per il bambino. Quando mi ritaglio del tempo per me mi piace rilassarmi.

-Amore, stavo scherzando.

Per risposta lei gli fece una linguaccia e Hotaru si mise a ridacchiare, guardando poi il bambino appena tirato in causa.

Arrivò un cameriere a sparecchiare il posto lasciato vuoto, poi chiese se sapevano già cosa ordinare da bere. -Acqua naturale. Per te va sempre bene, vero Hotaru?- le domandò Helios.

-Certo, certo.

-Allora ci porti due bottiglie d'acqua naturale.

-Perfetto- rispose quello e si allontanò.

Dopo aver consultato tutti il menù Hotaru riprese la conversazione: - Mamma mia, ma il vostro bimbo si fa sempre più grande. Usagi mi aveva fatto vedere una foto che le avevi mandato quando era appena nato, ma è cresciuto tanto! Ti va di venire in braccio a me, giovanotto?

Chibiusa sorrise dolcemente al piccolo Peruru prendendolo dalla carrozzina per passarlo poco dopo alla “zia acquisita”. Hotaru si alzò per prenderlo e se lo sistemò bene in braccio. Era un bambino bello pieno, con le guance un po' rosse, sempre felice. Anche in quel momento lui si mise a sorridere vedendo un'altra faccia da scrutare e sentendo un nuovo abbraccio da sperimentare. Ricambiò l'innocente sorriso del bimbo: -Ciao piccolo, sono la tua zietta- gli si rivolse con la voce in falsetto prima di ridere alla definizione che si era appena data. Lui, dopo averla fissata con i suoi occhi grandi dello stesso colore di quelli del padre, la imitò ridendo a sua volta e agitando le braccia e le gambe: - E' proprio un bimbo bello e buono. Complimenti.- volgendo lo sguardo verso Helios e Chiubiusa.

-Grazie- risposero i genitori in coppia.

-Beati voi che avete avuto un così bel bambino- mentre Peruru fece un verso di felicità e le prese il dito con cui gli aveva fatto una carezza fuggevole al nasino. Lei sorrise, ma c'era un velo di tristezza in quel sorriso.

-Dai Hotaru, non disperare. E' ancora presto per preoccuparsi. In fondo hai trantasette anni e i colloqui stanno volgendo a buon termine, non mancherà molto all'associazione con il bambino giusto. Non c'è motivo per cui le procedure dell'adozione non dovrebbero andare bene- la rincuorò l'amica.

- E' vero. Specie adesso che avete praticamente ottenuto l'idoneità entrambi. Vedrai, Hotaru, andrà tutto bene- intervenne Helios con l'intento di infonderle coraggio pure lui.

-Sì, penso che abbiate ragione voi- sorrise meno malinconica Hotaru.

Erano sette anni che lei e Yoshi stavano cercando di avere un figlio, ma senza ottenere i risultati sperati. I primi anni ovviamente non si preoccupò, era ancora giovane e anche altre sue amiche (Makoto inclusa) avevano dovuto attendere prima di avere il bambino tanto desiderato. Da due anni però l'ottimismo venne lentamente sciacquato dal crescere dell'età indirettamente proporzionale alla fecondità. Finchè non s'illuminò e pensò di adottare un bambino. In fondo anche lei era una figlia adottiva visto che coloro che l'avevano cresciuta non erano i suoi genitori biologici e sapeva bene che ciò che contava in una famiglia non erano nè l'età, nè chi ti partoriva, ma chi ti amava e ti sapeva accudire. Più difficile fu convincere Yoshi, che riservava molti dubbi sull'argomento. Inizialmente diceva che ci avrebbero impiegato troppo, continuando a cercare di convincerla con esempi del tipo che ci sarebbe voluto troppo tempo e che non poteva basare tutto sulla sua esperienza di vita dal momento che nel suo caso si era partiti da un affido speciale prima di passare all'adozione. Alla fine, non avendo più scuse da inventare, rivelò la sua vera paura: non essendo figlio loro temeva di non essere in grado di educarlo e di amarlo. Se gli fosse capitato il figlio di malviventi, avrebbe avuto tendenze in futuro a compiere lo stesso percorso dei suoi genitori biologici? E il suo senso paterno avrebbe mai potuto nascere nei confronti di un bimbo che non aveva concepito lui? I suoi timori, sciocchi e infantili, colpirono la sensibilità di Hotaru, che oltre ad essere abbattuta per non riuscire a diventare madre si sentiva ora delusa dall'uomo con cui voleva avere quel figlio che stava ancora trepidamente aspettando. Per un po' non parlò più dell'adozione e si fece distante, sentendo per la prima volta barcollare il solido rapporto che aveva con Yoshi. Ne parlò sia con Michiru che con Haruka che le diedero coraggio e si offrirono per parlare loro con il giovane uomo. Anche Setsuna le fu molto vicino aggiungendo: -Se non capirà anche dopo averne parlato con loro due, portalo da me e vedrai che lo convincerò io-. Setsuna era una persona amabile, buona e gentile, ma se voleva una cosa non c'era niente e nessuno che le tenesse testa, specie quando si arrabbiava. Non alzava la voce, ma il tono che usava per convincere qualcuno della validità delle sue idee lasciava presagire solo guai. Così, di nuovo carica, lo costrinse ad andare a cena prima con Haruka e poi con Michiru che con termini molto pacati riuscirono a farlo ragionare sulla validità dell'idea di Hotaru

Pertanto, da un anno stavano svolgendo le pratiche per l'adozione, sebbene ancora entrambi speravano di poter dare la compagnia di un fratellino al bimbo che sarebbe stato dato a loro.

-Vedrai che riuscirete anche tu e Yoshi ad aver un bel marmocchietto da far giocare con Peruru- la distolse dai suoi ricordi Helios con il suo contagioso sorriso smagliante.

Arrivò il cameriere di prima portando le bottiglie di acqua scusandosi per il ritardo. -Avete deciso cosa ordinare o ripasso più tardi?

- No,io credo che sappiamo già tutti cosa prendere- rispose Hotaru guardando gli altri.

-Certo!- esclamò Helios.

Quando ordinarono tutti e il cameriere se ne andò il bimbo riprese la mano di Hotaru e si portò un dito in bocca.

-Ahahah, Pepe non usare il dito di Hotaru per farti passare il prurito dei dentini!- lo riprese con amore Helios. Il bimbo per contro lo guardò, ma poi riprese la sua piccola lotta con la donna per riprendere da dove aveva lasciato.

-Che tenero- disse con un ampio sorriso Hotaru appena appresa la causa di tanto interesse per il suo dito. Poi, nel tentativo di riprendersi la mano, esclamò: -E' piccolo, ma forzuto! Ahahah.

Anche i due neo-genitori risero: -Mette sempre in bocca tutto e tirargli via la roba è peggio che togliere l'osso ad un cane!- rispose Chibiusa portandosi una mano alla fronte fingendo disperazione. Hotaru rise ancora prima di alzarsi per restituire il bambino a Chibiusa che lo rimise nella carrozzina accanto a lei, non senza avergli prima dato un bacio.

Hotaru riprese di nuovo il discorso: -Dimmi, come stanno la principessa e il principe? Ultimamente sono così presa dal lavoro che non li sento da più di un mese!

- Oh, bene. Anche i miei. Vanno d'amore e d'accordo sia ora che nel futuro!- disse Chibiusa soddisfatta mentre passò il ciuccio al bambino.

-Beh, mi pare ovvio. Loro sono davvero nati per stare insieme, beati loro- gli occhi ametista guardarono in basso nuovamente tristi.

- Haruka e Michiru ancora non si sentono?

- Figurati è sempre tutto uguale! Poi dicono che siamo noi del Capricorno ad essere testardi, ma anche mia mamma e Haruka non scherzano!- disse provocando l'ilarità degli altri due commensali- A proposito, mio pa... Ehm, Haruka e Minako hanno detto che per loro il 23 Giugno sarebbe una buona data e se io non ho contrattempi posso esserci benissimo.

-Ah sì. Il problema però è per Ami e Makoto. Ami sarà a promuovere insieme ai suoi colleghi un trattato scientifico che sviluppa meglio il progetto a cui lei e il suo team si erano dedicati per il recupero della mobilità degli arti in pazienti affetti da ictus.

-Caspita che bravi!- mormorò stupita Hotaru. Ami si era sempre data da fare nella sua professione, ma da quando ottennero quel primo importantissimo traguardo si era immersa ancora di più nel lavoro. Solo la famiglia riusciva a distrarla.

-Sì, invidio davvero la sua intelligenza e la sua dedizione al lavoro- concordò Chibiusa prima di proseguire -Mako invece ha il papà che non sta bene e visto che nemmeno sua mamma è più giovanissima si divide tra casa sua e quella dei genitori.

-Spero che non sia niente di grave...- domandò implicitamente Hotaru con una nota di preoccupazione.

-Non so di preciso cosa abbia, però no, nulla di grave.

- Meglio- Hotaru si mise a giocherellare con delle bricciole di pane pensierosa. Nel breve momento di silenzio che seguì, Peruru partecipò alla serata con dei versetti di gioia. La guerriera di Saturno si guardò nervosamente intorno e infine sbottò: -Uffa! Ma com'è possibile che il gruppo delle Sailor non riesca mai a mettersi d'accordo per una data? Cavolo, sono passati sei anni dall'ultima volta che ci siamo riunite tutte insieme. E in ogni caso all'epoca Michiru aveva la febbre quindi aveva saltato la cena. Tuttavia trovare un giorno libero dopo così tanto tempo è più difficile che porre fine alla storia infinita!

-Eh lo so Hotaru. Ma d'altronde con alcune di loro che si sono trasferite in altre Nazioni era prevedibile che sarebbe stato difficile.

-Hai ragione, ma stiamo parlando di una cena voluta da Usagi. Insomma riuscite ad esserci più spesso voi che venite da un'altra dimensione di loro che devono prendere un aereo. Ti pare logico??- disse con tono scherzoso.

-Ahahah! Da noi i pianeti vivono tutti in perfetta armonia perciò possiamo assentarci spesso.

-Sì, là, possono tutti godersi sempre sonni tranquilli!- intervenne Helios.

-Tutti tranne noi che dobbiamo ancora alzarci più volte la notte!

-Guarda te se tutti possono dormire bene, tranne io che sono il custode dei sogni!! -scherzò Helios portandosi teatralmente una mano davanti agli occhi per palesare la propria disperazione. -A proposito di dimensioni parallele- continuò poi l'uomo- Sai che finalmente ci siamo decisi e abbiamo guardato "Doctor Strange"? Quando ci siamo visti l'anno scorso Yoshi mi aveva detto che era pieno di suspense e un po' complicato, ma anche che era bellissimo!

-Sì, a Yoshi è piaciuto tantissimo. A me è piaciuto, ma non è il mio genere.

-A noi è piaciuto molto, vero amore?- chiese sempre allegra Chibiusa.

-Sì, per altro l'abbiamo visto con Setsuna e la sua famiglia. Ma ci pensi se fosse in 3D? Deve essere fantastico, non pensi anche tu Hotaru?

-Per niente!! Il mio cervello non deve essersi adeguato alla tecnologia perchè già  “Avatar” aveva rischiato di farmi venire il mal di testa- rispose ridendo insieme a loro.

-Helios dice che in quanto custode dei sogni, sarebbe capace di farlo entrare nei nostri sogni e farcelo vivere così in prima persona.

-Davvero?- chiese Hotaru forse più stupita dal fatto che ai suoi amici quel film fosse piaciuto tanto, che non dal fatto che Helios avesse il potere di fare davvero ciò che aveva detto.

-Oh sì. Anche se in realtà non so se ciò mi sarebbe concesso - commentò Helios.

-In effetti si deve valutare anche questo. Quando siamo rimasti soli noi due con lei, Setsuna ha detto che le ha fatto venire i brividi la scena in cui Mordo e Wong dicono a Strange che è molto pericoloso manipolare il tempo. Ci ha raccontato che a lei è successa la stessa cosa: è morta dopo aver infranto le leggi di custode del tempo nella battaglia contro il Faraone novanta.

-Sì, me l'aveva detto.

-Sì, so che lo sai. Ma all'epoca noi ancora non conoscevamo Helios e lui non sapeva di questo triste episodio di Set.

-Esatto, al che ho ritirato quello che avevo detto. Perchè avrò anche i capelli bianchi, ma sono ancora giovane per morire- e così dicendo il giovane incrociò le braccia portandosi le mani alle spalle e fece tremare tutto il corpo per far capire quanto lo rabbrividisse il solo pensiero.

Risero tutti. Ricollegandosi ai vari discorsi proseguirono a parlare di tutto e di più nel modo più spensierato.

Hotaru rincasò alle 23.00 di sera poichè il giorno dopo doveva lavorare, ma aveva passato un'ottima serata. Quelle con Chibiusa erano le serate più belle, con poche parole le sapeva sempre mettere il buon umore. Che dire poi di Helios? Un uomo adorabile con il cuore innocente di un bambino! Era uno di quegli uomini che quando sorridevano lo facevano anche con gli occhi e quel sorriso era contagioso. Forse era anche per quella loro genuinità e semplicità d'animo che anche Yoshi, da sempre una persona timida, legò subito con Helios e Chibiusa.

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Buon pomeriggio. Essendo state due settimane molto impegnate ho slittato la pubblicazione di un giorno, ma è stato un miracolo rispettare le due settimane di intervallo tra un capitolo e l'altro. Non so quanto la cosa possa interessare, ma personalmente sono piuttosto contenta perchè la settimana prossima sono molto presa e mi sarebbe dispiaciuto far passare un mese per un capitoletto di lunghezza ancora ridotta. Eccetto questa parentesi personale non ho nulla da aggiungere in merito a questo capitolo. Ringrazio le persone che leggono la mia storia, quelle che la recensiscono e quelle che l'hanno inserita tra le seguite :).
In ultimo auguro buona serata e buona Domenica a tutti =)

3.


Passarono due mesi da quell'ultima cena e Usagi aveva proposto una nuova data: 15 Settembre. Finalmente la data sembrava andare bene per tutti. Gli unici punti interrogativi restavano per Michiru e Haruka, visto che entrambe avevano detto che se andava una non sarebbe andata l'altra.

-E' mai possibile che si debbano comportare in modo così infantile?- chiese all'improvviso con la bocca piena di dentifricio Hotaru a Yoshi che era già seduto sul bordo del letto intento a leggere una rivista di auto sportive. L'uomo abbassò e chiuse la rivista lasciando l'indice all'interno per recuperare subito la pagina a cui era arrivato con la lettura. -Hotaru, se tu prendessi la metropolitana alle otto di sera e qualcuno ti facesse del male, continueresti a prenderla e sempre allo stesso orario?

-No...- rispose perplessa non capendo dove volesse arrivare lui.

-Ecco, non la riprenderesti perchè ti risveglierebbe dei ricordi dolorosi e perchè non vorresti rischiare nuovamente. La stessa cosa varrà per loro due: il vedersi causerebbe ricordi negativi.

-Hai ragione- ammise stupita tanto per il logico ragionamento del marito quanto per il bizzarro paragone.

-Ecco e adesso, da brava, finisci di lavarti i denti come si deve.- La rimproverò Yoshi ridendo subito dopo. Lei si lasciò in una palese finta risata e passato l'iniziale stupore riprese poi imperterrita, non prima di essersi sciaquata la bocca: -Ma questa è una riunione troppo importante! Non è possibile quindi che si comportino così! E poi cosa hanno, sedici anni? Neanche, perchè quando ne avevano sedici erano molto più mature di adesso! - Si asciugò la bocca e lo raggiunse in camera -Lo capisci? Anche Mamoru ha detto che ormai è tempo di scegliere, non possiamo più rimandare la decisione. E' indispensabile la loro presenza per la riunione. E' come un aereo senza pilota- si sedette sulle sue ginocchia e mise le braccia intorno al suo collo, rimanendo in silenzio. -Che hai intenzione di fare, con quel viso così serio?- le chiese Yoshi con tono dolce e appoggiando la rivista sul materasso. Non c'era assolutamente nulla che tenesse testa ad Hotaru quando si ingegnava per ottenere qualcosa a tutti i costi. Era fin riuscita a far cambiare opinione sull'adozione ad un uomo come lui che non l'aveva mai lontanamente presa in considerazione fino a pochi anni prima.

-Senti, loro si fidano di me e hanno motivo per cui farlo, però tu conosci quel detto: "Il fine giustifica il mezzo"...

-E allora?

-Dai, in fondo è solo una bugia innocente- gli rispose cercando di farsi più piccola contro lui, ma senza svelargli il suo piano.

-Sei troppo misteriosa, non mi piaci quando fai così- lei sorrise a quella piccola bugia. -Ma alla fine sono parenti tue, l'importante è che poi non coinvolgi pure me all'ultimo minuto!- Lei rise composta e lui l'abbracciò appoggiando il mento sulla sua testa. Se qualcuno glielo avesse chiesto non l'avrebbe mai ammesso sviando l'argomento, ma lei era la cosa più importante della sua vita, la felicità di Hotaru era la sua e lui avrebbe appoggiato qualsiasi sua scelta.


A casa Nishino il giorno dopo squillò il telefono. Yoshi prese la chiamata: -Sì, pronto? ... Ah, sì salve signora. Come sta? ... Bene, grazie... Hotaru è appena uscita dalla doccia... No, no. Se aspetta un attimo gliela passo subito... Grazie, buona giornata anche a lei- rispose pacato e sorridendo.

Yoshi bussò alla porta e appena ebbe il permesso entrò in bagno: -E' tua mamma!

-Grazie!- rispose Hotaru saputo chi la stava cercando- Pronto? ... Ciao, mamma! Come va?

-Bene e tu?- rispose dall'altra parte del telefono Michiru.

-Anche. Sai, è da un po' che ti sto pensando.

-Wow, a cosa devo l'onore che la mia cara figliola torni a pensare a me?- disse ridacchiando.

-Dai, ma se sono sempre io a telefonare! - il tono della voce di Hotaru era tra il risentito e il divertito. Dall'altra parte si sentì ancora una risatina composta.

-Vabbeh no. Senti, prima che me ne dimentichi, ieri mi ha chiamato Chibiusa e mi ha detto che Usagi e Mamoru avrebbero fissato il quindici Settembre come data per la "tavola rotonda". E' una data che, strano, ma vero, andrebbe bene per tutte. Tu verrai?

-Hotaru...- ci fu un attimo di silenzio- quando dici "andrebbe bene per tutte", intendi dire proprio tutte, tutte?

-No, Haruka avrà le sue solite gare da seguire non ricordo dove- disse Hotaru con tono rassegnato. -Però, vabbeh, se è solo per una persona ed è una di voi due è un risultato grandioso. Al massimo poi le riferisco io come avevo fatto con te l'ultima volta!

-Beh sì, io penso proprio di essere libera.

- Perfetto! Lo farò subito sapere a Chibiusa! - esclamò esultante. Michiru ridacchiò sentendo la figlia gioire per quella notizia, ma Hotaru non potè non notare lo strano silenzio che seguì dall'altra parte del telefono, come se la violinista si fosse persa in qualche pensiero. Nonostante ciò la ragazza riprese a parlare e restarono al telefono ancora per un po'. Quando Hotaru chiuse la comunicazione e finì di asciugarsi i capelli fece capolino in sala dove Yoshi stava controllando la posta del giorno: una bolletta da pagare e due o tre volantini pubblicitari. -Ci ha creduto subito, non è fantastico?- e gli fece l'occhiolino, prima di sparire in camera non senza raccontargli a distanza di quanto appena accaduto.

-Ti prego dimmi che non hai intenzione di inscenare la stessa cosa con Haruka!- le chiese implicitamente poi quando ebbe udito tutta la storia dell'imbroglio.

-Ovvio!- fu la risposta secca, ma divertita di Hotaru.

-Ma adesso dove vai?- chiese sentendola passare di fretta tra la camera e il bagno.

-Fra due ore devo andare dall'estetista, ma ho pensato che prima voglio passare da Haruka per avvertirla dell'incontro!- non stava più nella pelle all'idea che sarebbe bastato ancora solo un “sì” per far avverare il suo sogno di sempre: vederle di nuovo insieme, obbligarle a confrontarsi e, chissà, forse a farle tornare insieme come quando erano ancora una famiglia felice.

-Capito. Quindi mi lasci solo?

-Con tutte le volte che mi lasci sola tu, con il tuo lavoro!

-E' per questo che quando sono a casa ci tengo a passare il più tempo possibile con te.

-Ed è per questo che quando sei a casa io corro a farmi più bella!- gli sorrise candidamente.

-Alla nostra età cosa ci tocca sentire vicendevolmente!

-Ecco, hai subito rovinato un bel momento d'intesa. Tu sei peggio di Haruka in fatto di sentimenti!

-Hotaru, cosa pretendi da un uomo di quarantadue anni?- simulando una voce da vecchietto.

-Ne abbiamo già parlato, ma con te ho gettato la spugna da anni!- Prese la borsa, guardò l'orologio e poi con un bacio sulla guancia lo salutò.


* * *


-Ciao, che sorpresa vederti- disse Haruka appena vide la figlia alla porta.

-Eh, già- rispose Hotaru sorridendo mentre si alzò sulla punta dei piedi per darle un bacio.

-Non ti aspettavo proprio... Ma accomodati pure!- le disse scostandosi dalla porta per farla entrare.

-A dire il vero fra mezz'ora devo andare dall'estetista.- le rispose la ragazza entrando in casa, ma senza avviarsi verso la sala o la cucina come suo solito fare.

-Ah, capisco! - Haruka sembrava tesa. -Vuoi che ti offra qualcosa?

-Sì, grazie.

-Amore, chi era?- disse la voce di una persona che stava scendendo le scale.

-Hotaru- rispose lei imbarazzata.

-Ah. Tajiri. Che sorpresa vederla qui- disse Hotaru vedendola spuntare al piano inferiore e capendo solo in quel momento il perché della tensione colta poco prima.

-Direi che lo stesso valga per me...- rispose la donna quasi fra i denti.

Hotaru e Mizuki Tajiri come spesso accade non andavano per niente d'accordo. Inizialmente Mizuki provò a costruire un buon rapporto con lei, non voleva certo diventare la madre di una ragazza così grande, ma ci teneva ad avere un buon rapporto con la figlia della sua nuova compagna. Quando Mizuki entrò nella vita di Haruka, Hotaru non era più una bambina, ma le era profondamente ostile. Haruka la giustificò dicendo che non doveva dare peso al suo comportamento, era grande e doveva solo darle tempo perchè si abituasse ad un cambiamento così importante nella vita del pilota e quindi, in secondo piano, pure nella sua. Mizuki provò per tanto a seguire i consigli di Haruka, ma la perseverante avversità di Hotaru nei suoi confronti l'aiutarono solo a demordere nel giro di un anno dal suo intento. Quella ragazza era davvero scontrosa e poco socievole e lei ci aveva provato ad essere cordiale, ma non era in obbligo di essere sua amica. Ogni blanda forma di cortesia terminò quando Haruka le negò la possibilità di diventare madre. All'epoca lei aveva trentacinque anni ed erano due anni che stava insieme ad Haruka. La voglia di avere un figlio e crescerlo loro era grande, ma Haruka le negò sempre questo sogno. Un altro sogno che sfumò, proprio come quello di convivere. Così nonostante le furiosi liti e nonostante le sue varie meditazioni se restare o se lasciare Haruka, alla fine scegliendo sempre e comunque il pilota, Hotaru divenne piano piano il simbolo di tutti quei paletti che Haruka aveva fissato nei suoi sogni, ma non in quelli della violinista. In fin dei conti, seppur non di sangue, Hotaru era la figlia di Haruka e Michiru che, si diceva (teoria mai confermata o smentita dalla bionda), vivessero insieme quando ancora non erano maggiorenni.

-Allora, cosa posso offrirti?- chiese Haruka alla figlia dopo un breve attimo di esitazione a quell'aria di odio reciproco che si respirava sempre nelle rare occasioni in cui Hotaru e Mizuki si vedevano.

-Senti Haruka, ci ho ripensato. Tanto te l'ho detto: devo andare dall'estetista!

-Ah, ehm, ok! - lanciando un'occhiata a Mizuki, che perciò si ritirò in cucina.

-Ora capisco perchè sei così tesa- disse abbassando leggermente la voce e maliziosamente Hotaru, cercando di essere il più naturale possibile.

-Se passi quando hai finito dall'estetista lei non ci sarà più- provò a suggerire Haruka.

-Ahahah- "Magari non ci fosse più, ma che fosse per sempre" pensò Hotaru, ma ovviamente preferì tacere quel pensiero cattivo ad Haruka. -No dai, alla fine va bene così e poi volevo solo chiederti se il quindici Settembre sei impegnata.

-Eeeh...- Haruka si grattò la testa, come se quel gesto l'aiutasse a ricordare: -Non mi risulta. Che giorno è?

-Un sabato.

-No, allora no. In quel periodo dovrò pensare già alle gare di Singapore, però sono la settimana successiva quindi sì, sono libera. E' per il raduno con le altre ragazze?

-Ovviamente sì.

-E...- Haruka si fermò un attimo pensando se farle quella solita domanda o se fosse il caso di smetterla con quella sua paranoia perpetua. Hotaru però interruppe il suo silenzio giocando d'anticipo: -No, lei non ci sarà. Finirà la sua tournée il 27 Settembre, quindi per pochi giorni non potrà esserci. Che sfortuna, per altro finiranno a New York, per celebrare la città in cui vive da anni.

-Ah...- Haruka era soddisfatta all'idea di non vedere Michiru, ma per qualche strana ragione non poteva esserne felice. -Sei sicura, vero? No, perchè una volta che dico che ci sono non posso più tirarmi indietro: si parlerà di cose molto importanti e Usagi e Mamoru ci resterebbero troppo male. Non posso crear loro ulteriori problemi!

-Sììì...- rispose Hotaru leggermente esasperata- Putroppo sarà ancora lei a mancare, ma la data rimane quella chiaramente, quindi non hai nulla di cui preoccuparti!

-Bene. Dì pure ad Usagi che allora ci sarò. Anzi no, la chiamerò io, è da tanto che non la sento, almeno un paio di mesi! Così le chiedo anche se per caso c'è pure Seiya.

-Ancora ce l'hai tanto con Seiya? Che poi non ho ancora ben capito perchè...

-E' un Don Giovanni da quattro soldi!- si giustificò lei senza spiegare i reali fatti che la indussero fin da giovane a non sopportarlo: provarci con due ragazze già impegnate! Che spudorato! Dal momento che però una di quelle due ragazze era la sua preferì non chiarire mai il reale motivo della sua antipatia nei confronti del giovane. Quando ancora stava con Michiru non lo disse mai perchè sarebbe stato come ammettere di essere gelosa di lei, in seguito non glielo spiegò più perchè non voleva che Hotaru si illudesse pensando che lei provava ancora qualcosa per la donna.

-Oh, certo! Non avrà mai la classe innata che hai tu, vero?- scherzò la ragazza da capelli corvini.

-Ahahah, non fare la spiritosa, sono anni che ormai ho smesso di flirtare con le donne.

-Sì, sì, come no!

"Sono anni che non la sento più, però il tono di voce divertito che finge di credere alle mie parole è uguale a quello di Michiru!" venne in mente ad Haruka. "Sciocchezze" pensò poi facendo un gesto con la mano che sembrava voler cacciare via quei pensieri e cercando di sorridere.

-Che stai facendo?- chiese Hotaru incuriosita.

-Ahem... Nulla, stavo pensando al caldo che fa!- si affrettò lei a rispondere.

-Bene, allora io vado- annunciò la ragazza senza badare alle sue parole.

-Sicura di non voler ripassare dopo?

-No,no. Salutami Tajiri, papà!

Haruka sorrise dolcemente e ricambiò il saluto con un paio di baci senza protestare. Quando c'era o sentiva parlare di Mizuki, improvvisamente Hotaru diventava gelosa e forse non del tutto consapevolmente era solita a voler marcare che la parentela che Haruka aveva con lei era molto più stretta che quella con Mizuki! Lei non era certo suo papà, ma alla fine, visto che Hotaru non lo faceva apposta per farla arrabbiare, trovava simpatico quel suo modo di fare. Del resto era sempre sua figlia.


Quel giorno Hotaru dall'estetista non smise di parlare allegramente per un solo minuto. Parlò tanto che alla fine prese un po' dell'acqua dal derogatore che c'era in sala d'aspetto.

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Salve a tutti, chiedo innanzitutto venia per essermi fatta attendere tanto per un capitolo così breve. Per farmi perdonare per la lunghezza (o cortezza) della storia stavolta ho deciso di pubblicare con qualche giorno d'anticipo (e considerando il giorno in cui ho pubblicato l'altro capitolo, non sono nemmeno passate le due canoniche settimane). Spero che questo espediente ottenga i risultati sperati :-P
Ringrazio come sempre tutte le persone che leggono la mia storia, chi l'ha recensita, chi l'ha inserita tra le seguite e chi tra le preferite ^_^.
In ultimo auguro buona settimana a tutti.

4.


I mesi volarono in fretta. Ormai mancavano solo due settimane al grande incontro e Haruka era di buon umore. Finalmente avrebbe visto the princess con suo marito e anche Setsuna. Quando la chiamò Usagi le aveva raccontato di essere stata tentata, come sempre, dall'idea di invitare alla riunione completa anche Seiya, Taiki e Yaten, ma che poi non lo fece perchè in fin dei conti la loro principessa era un'altra e loro avrebbero affrontato discorsi che non li riguardava. E poi a volte i ragazzi si facevano vivi tornando sulla Terra per vedere lei e le altre inner. Haruka non si offese nel comprendere che non erano mai passati a salutarla dal momento che non c'era mai stata molta cordialità tra loro. Tirò anzi un sospiro di sollievo: Seiya le era estremamente antipatico e gli altri due le erano al quanto indifferenti. Pensò poi a chissà quante belle notizie avrebbe sentito dalle altre Sailor con cui non si sentiva da tanto tempo, come ad esempio Ami. Il lavoro, la famiglia, nuovi interessi ed altro ancora: avrebbero avuto di che da aggiornarsi! Aveva deciso di non portare con se' Mizuki. Lei non sapeva nulla, Haruka non se l'era mai sentita di rivelarle la sua vera identità. Inizialmente temeva che non le avrebbe mai creduto e di determinare così la rottura della loro storia, in seguito non se la sentì di dirle di aver mentito per tutto quel tempo: tre anni in silenzio erano tanti e dirle che non le aveva detto nulla perchè non si fidava sarebbe stato peggio dal momento che invece Mizuki con lei era stata cristallina fin dal principio. Così per Mizuki ancora dopo così tanti anni di relazione erano tutte amiche dei tempi del liceo. All'epoca Haruka sedicenne era una frequentatrice assidua della sala giochi Crown Center e lì aveva conosciuto Usagi e Minako. In seguito, dopo aver stretto amicizia con lei e Michiru, le fecero inserire nel loro gruppo delle medie e da allora divennero grandi amiche tutte quante. Improvvisamente, senza motivo, le venne in mente la voce pacata di Michiru dire: -Lo sento: il mare è in tempesta.- Ultimamente le capitavano di frequente i ricordi della ragazza, non riusciva a spiegarsene il motivo, ma cercò di distrarsi. Non era lei ad aver sbagliato. Anni addietro l'aveva respinta, cancellando così ogni possibilità di un futuro insieme, quello era vero, però era stato giusto così, non avrebbe potuto fare diversamente ed era quello che Michiru si era cercata. Inoltre era stata lei a dire espressamente che non sarebbe mai andata alla riunione se ci fosse stata anche Michiru. Ora che il concerto la teneva impegnata sarebbe stato stupido rammaricarsi di non poterla rivedere.


* * *


Michiru era stata così presa dalla tournèe che si rendeva conto solo in quel momento, ad una settimana dal fatidico giorno, che non ci aveva ancora pensato. Per lo meno, non abbastanza per chiedersi se alcune delle inner che non vedeva da quindici anni (l'ultima volta che le aveva viste tutte insieme) fosse cambiata o fosse rimasta uguale. Aveva saputo che Rei si era tagliata i capelli: "Chissà come starà?". Minako nel frattempo aveva avuto due gemellini che ora avevano dodici o tredici anni. Con Mina si sentiva spesso, ma la vedeva due volte all'anno se andava bene: ovvero quando la Formula 1 faceva tappa in America e quando lei andava a suonare in Giappone per i suoi concerti. "Non l'ho ancora vista con la famiglia al completo- pensò mentre ripescava dalla memoria le immagini delle fotografie dei due figli che la bionda le aveva mostrato negli anni- Sono proprio curiosa di vedere finalmente dal vivo i suoi bambini. Per non parlare del figlio di Chibiusa." Si chiese quando sarebbe diventata ufficialmente nonna. Certo era presto per diventarlo, in fondo aveva solo quarantasei anni, ma per Hotaru non era più così presto avere un figlio. Senza contare che era da un po'di anni che lo stava cercando e che ormai le pratiche per l'adozione stavano volgendo a buon termine. Chissà che reazione avrebbe avuto Haruka nel sapere che avevano abbinato ai due aspiranti genitori il bambino e perciò lei diventava nonna!! Già se la immaginava durante il battesimo a dare occchiate nervose di qui e di là per vedere se qualcuno guardava incuriosito "il nonno" del bambino! -Eheheh- rise composta prima di soffermarsi per pochi secondi sui lineamenti del suo volto serio, sulla tiara sotto la frangia bionda, e sulle braccia incrociate. Era così assorta nei suoi pensieri che la fece sussultare la mano ben curata che si posò sulla sua spalla: -E' la vacanza o la cena con le tue amiche che ti sta facendo ridacchiare?

-Oh sei tu! Mi hai spaventato!! Mpf, la cena con loro, ovvio no? -. Michiru, in piedi davanti allo specchio della camera ripose nel portagioie sul cassettone la collana di perle che si era sfilata poco prima di perdersi in quelle riflessioni. Guardò poi allo specchio la donna che era di ritorno dalla sua corsa serale il cui fisico era ancora tonico e perfetto come quello di una trentacinquenne. Sorrise: -Tu verrai, vero?

-Sì, certo- le rispose l'altra di spalle, sfilandosi la maglietta da corsa e girando poi di lato la testa per osservarla di rimando con la coda dell'occhio.


* * *


-Allora, come sto?- chiese quando ultimò i preparativi con gli orecchini in argento a forma di gocce allungate impreziosite con due ametiste poco più chiare del colore dei suoi occhi.

-Divina, come sempre- le rispose Yoshi, compiacendosi del regalo che le aveva fatto per il loro anniversario e schioccandole un bacio sulle labbra.

-Stasera... o meglio fra un'ora, sarà il grande momento!!

-Hotaru, sei paranoica. Non fai altro che parlare di loro due- si lamentò lui.

-Yoshi quante volte te lo devo ripetere? Ciò che le impedisce di vedersi non è l'odio: è la paura! Non hanno il coraggio di guardare al passato, è solo questo il motivo per cui non vogliono vedersi. Inoltre non possiamo mandare tutto una serata all'aria perchè loro due non se la sentono di incontrarsi. Capisco dovessero vedersi tutti i giorni, ma in quasi vent'anni si sono incontrate una volta solo: al nostro matrimonio. Due con questa! Inoltre tu la fai facile, i tuoi vanno ancora ancora d'amore e d'accordo!

-Mah, sul d'accordo hai ragione; sull' amore un po'meno...

-Però stanno ancora insieme dopo quarant'anni di matrimonio e i normali periodi di crisi di ogni coppia!

-Va bene, ma lo sai, vero, quel proverbio: "Tra moglie e marito non mettere il dito"?

- Sì, ma in fondo non sono sposate e anche se lo fossero... non sarebbero esattamente "moglie e marito"! - rispose ridendo allegramente e sistemandogli meglio la cravatta marrone.

Erano le otto di sera, la cena era alle nove visto che molte venivano da fuori, come Setsuna e Ami per esempio. Hotaru non immaginava come avrebbero reagito le due nel vedersi, ma di certo essendo in presenza delle altre e della loro futura regina non avrebbero fatto grandi sceneggiate. Ed era ora che finalmente si rivolgessero la parola. Soprattutto che Haruka si aprisse ad un confronto più aperto con la donna con cui, indipendentemente da come era andata a finire, aveva spartito tutta l'adolescenza e parte della giovinezza. Non potevano in fondo nascondersi per il resto della loro esistenza.

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


Buona sera (o buona notte) a tutti. Anche questo capitolo non è particolarmente lungo poiché va pensato come la prima parte di un altro capitoletto che seguirà più avanti. Nel mezzo ci saranno diversi flashback che non potevo inserire tutti in questo capitolo, o avrei reso il racconto troppo pesante e intricato.
Prima di lasciarvi alla lettura tengo a ringraziare le persone che leggono la mia storia, quelli che l'hanno recensita, coloro che l'hanno inserita tra le seguite, chi tra le preferite e chi tra le ricordate (spero non sia un errore :-P ).

5.


-Usagi guarda: è arrivata Haruka!

-E' la sua macchina quella?- domandò stupita: le auto non erano il suo forte, ma non ricordava di aver visto una Suzuki l'ultima volta che si incontrarono.

-E' quella di Mizuki- la corresse felice Minako guardando la macchina che stava per entrare nel vialetto.

-Mi pare giusto: una Suzuki per Mizuki!!- intervenne Chibiusa, la figlia di Usagi e Mamoru, facendo ridere tutti. La più contenta però dell'arrivo di Haruka era Minako che con il tempo si era molto unita a lei. A parte Usagi, che era la loro regina, Haruka era diventata una sua carissima amica, forse anche più di alcune altre inner che erano molto prese dalla loro vita lavorativa e privata. Per loro due invece, avendo da sempre lavorato nel campo della F1 entrambe, la vita professionale fu motivo d'incontro e di ritrovo continuo.

Quando la macchina si fermò Haruka esitò nello scendere. Qualcosa le diceva che avrebbe fatto meglio a tornarsene a casa. Non stava presagendo alcuna minaccia eppure avvertì una strana sensazione, come se il suo sesto senso stesse suonando un campanellino d'allarme. Si guardò in giro, ma non vide nulla di strano: di fianco c'erano un'Audi e a destra un vaso con una pianta piena di fiori bianchi; dietro lo spiazzo per il posteggio delle auto era ancora vuoto; davanti il muro. Arrivando aveva già visto alcune ragazze qualche metro più avanti, vicino all'ingresso. Tra loro c'erano Hotaru e suo marito. -Cosa c'è amore che non va? - le chiese Mizuki.

Haruka imputò la strana sensazione al fatto che forse si sentiva a disagio con Mizuki. In fin dei conti l'aveva accompagnata fin lì e lei non aveva fatto il minimo accenno ad invitarla. Ma d'altronde come poteva? "Avrei dovuto dirle prima chi sono in realtà. Ora come ora resterebbe certamente sconcertata e non capirebbe nulla quando Usagi e Mamoru vorranno parlare del nostro destino da compiere... Oh, che casino!! Penserebbe che è uno scherzo o che siamo tutti matti... O forse che siamo extra terrestri!" ad Haruka scappò da ridere per il nervoso: -No, nulla Mizuki! Nulla... Rivedere le mie amiche tutte insieme mi mette a volte nostalgia.

-Ok- rispose non del tutto convinta. “Haruka nostalgica? Mah...”

Scesero dall'auto in perfetta sincronia, si andarono incontro e Haruka l'abbracciò: -Grazie per avermi accompagnata- le disse prima di chinarsi in avanti e darle un bacio sulla guancia. Haruka aveva preso una lieve storta al piede qualche giorno prima cadendo dalla moto nel tentativo di evitare l'auto di un conducente distratto che alla rotonda non le aveva dato la precedenza che le spettava e il medico le aveva detto che meno muoveva il piede e più in fretta sarebbe tornato a posto. Fu questo il motivo per cui Mizuki aveva insistito per accompagnarla lei alla cena.

-Grazie a te per avermi invitata!! - le rispose Mizuki scherzando.

-Dai, conosci solo Minako e Setsuna, ti annoieresti con le altre. Anche io, a parte loro due, Hotaru e Usagi, mi annoio con le altre!! -mentì poi staccandosi da lei.

-Che sono solo tre da quel che mi risulta.- Haruka fece un'espressione come per dire di non fare tanto la polemica. -Ok, ok- disse l'altra sempre sorridendo e alzando le mani in segno di resa prima di farle una carezza.

-Ti chiamo un quarto d'ora prima va bene?

-Sì. Divertiti!- si raccomandò Mizuki.

Si stavano allontanando, quando Haruka si pietrificò nel sentire pronunciare ad alta voce: -Michiru! - Mizuki non potè non notare la reazione della compagna che si mosse lentamente verso la parte da cui era provenuta la voce. Quando Haruka vide il suo sguardo attonito fisso su di lei, per la prima volta in vita sua si sentì quasi svenire.

Dall'altra parte vicino ad una Toyota bianca la compagna di Michiru si stava avvicinando alla donna dicendole: -Hai dimenticato il coprispalle. - Come entrarono nel viale infatti Michiru aveva sentito un brivido percorrerle la schiena. Per questo le aveva detto: -Che aria fresca stasera, vero? Dopo mi dai il mio coprispalle, per favore? - Ma ora aveva capito che quel brivido non dipendeva dal freddo.

Restarono un attimo tutte quattro immobili.

-Yoshi, sii sincero! E' opera di Hotaru questa, vero?- chiese Minako.

-Già...- le rispose. "Hotaru che sfortuna! L'hai atteso da tanto tempo e proprio ora che finalmente si sono viste sei al telefono con la signora Ishikawa!!" I presenti non poterono non assistere volontariamente alla scena epocale. Tutti erano rimasti a bocca aperta. Era nota ormai da anni l'intenzione di entrambe di volersi evitare il più possibile, anche a costo di rinunciare a vedere la loro regina per non dover sopportare la presenza l'una dell'altra. E tutti avevano rinunciato ad una riunione completa. -Usagi,ma... Tu hai prenotato i posti, quindi lo sapevi che ci sarebbero state tutte e due?- le chiese Ami.

-A dire ilvero no, ragazze. Sapete, ha prenotato Mamoru e io ho richiamato solo per aggiungere un posto. Non mi sono ricordata che anche Michiru aveva confermato la sua presenza!- si scusò lei con un grande sorriso per nascondere l'imbarazzo di tale dimenticanza.

-Ma una cosa così non puoi scordartela! A saperlo ci portavamo dietro le seggiole e i pop corn da casa!!- intervenne Minako che non sentiva Michiru da un mese a causa dei loro rispettivi impegni di lavoro.

-Parliamo delle macchine fotografiche allora?- chiese divertita all'idea Makoto.

-Ihihih. Usagi sei fortunata che non è ancora arrivata Rei, altrimenti ti avrebbe badilata!- scherzò Ami.

-Shhh. Ora silenzio, voglio assolutamente vedere quelle due sceme delle mie amiche!- le azzittì Minako.

Fu Michiru a chiudere la portiera e ad avvicinarsi con passo deciso verso Haruka e Mizuki, dietro a lei la sua donna a farle da ombra. Le fissò uno sguardo estremamente severo, ma Haruka distolse presto l'attenzione nel vedere di persona la sua nuova compagna: -Elza Grey... Così alla fine l'hai avuta vinta tu. - Il suo tono era leggermente sarcastico, ma suonava anche come il ruggito di un leone ferito.

-Sono passati più di trent'anni, ma tu sei sempre uguale Haruka: continui a guardarmi con aria di sufficienza, come se tu fossi ad un livello superiore.

-Tu invece sei invecchiata tantissimo. Ho molto faticato a riconoscerti- le rispose Haruka di rimando. -E tu, non avevi una tourneè?

-Una tournèe? - rispose l'altra senza capire.

-E' chiaro che ti spia, ma lo fa male e quindi non sa che la tua tournèe è finita Domenica scorsa- disse Elza convinta della supposizione appena fatta.

-Ma cosa vuoi che la spii?- intervenne Mizuki- Lei ha me, che so prendermi cura di lei con delicatezza!- Quell'ultima parola stonò fin alle sue orecchie, visto come le aveva sbraitato contro. Rivolse uno sguardo truce prima ad Elza, poi a Michiru e, assumendo un'espressione più seria, guardò infine Haruka. Fu solo guardandole che vide lo sguardo intensissimo che stava scorrendo fra loro.

In quel momento Hotaru spuntò fuori dall'unico punto in cui il cellulare prendeva decentemente per dare un veloce consiglio alla mamma di un suo piccolo paziente che faticava ad accettare la separazione dei suoi genitori manifestandolo con gesti aggressivi nei confronti dei compagni di classe. Rimase letteralmente a bocca aperta nel vedere che le due si erano già viste e a giudicare dall'espressione, si erano anche già parlate.

In realtà lo sguardo che si stavano scambiando stava già dicendo tutto. Da come si erano conosciute, scontrate, unite, amate e lasciate.

Uno sguardo poteva dire molto più delle parole. "Le parole non sono mai in grado di esprimere le emozioni, è per questo che spesso vengono accompagnate dalla musica o dall'arte", aveva detto Michiru ad Haruka l'ultima volta che si videro ad un suo concerto ancora innamorate. Haruka l'aveva riempita di complimenti e le aveva chiesto per l'ennesima volta di svelarle il segreto di suonare così divinamente il violino. Michiru le aveva semplicemente risposto: "Ma non è merito mio. La musica si forma da sola nella mia testa e a me spetta solo scriverla e farla esprimere attraverso le mie mani. Le parole sono limitate, il linguaggio del corpo e della musica invece sono universali." Ora quella frase stava spiegando anche il loro sguardo. Uno sguardo carico di emozioni contrastanti, di esperienze vissute insieme, di dolori e gioie provati in lontananza... del perchè della rottura di quella loro unione che sembrava la meglio riuscita a tutte. Il loro amore era sognato e contemplato da tutto il gruppo. Anche se erano due donne erano entrambe così belle ed unite che molte delle altre ragazze sognavano una storia d'amore come la loro al pari di quella tra Usagi e Mamoru. Ma di colpo si lasciarono. E quello sguardo, relativamente breve, diceva tutto. Un amore invidiato da molti, bruscamente terminato senza possibilità di salvezza.

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


Finalmente il capitolo tanto atteso! Cosa ha spinto una delle protagoniste a lasciare l'altra?

Come l'altra volta mi preme mettere un avvertimento per coloro che mi seguono per la prima volta. In questa fanfiction ogni evento narrato dalla fine della quinta serie è frutto della fantasia dell'autrice. I personaggi come quasi tutti sapete sono di Naoko Takeuchi così come buona parte di ciò che è accaduto per tutte le 5 serie di Sailor Moon (ciò che non è dipeso da lei è stato variato dagli adattatori che hanno realizzato l'anime). L'antefatto alla comparsa ufficiale di Haruka e Michiru, che troverete verso la fine del capitolo, è di Mario Yamada. La storia, con titolo tradotto in inglese in “Lady in the tower”, penso sia il fiore all'occhiello tra tutti i lavori di quella che per me è la migliore autrice (o autore?) di doujinshi: Mario Yamada per Studio Canopus. Non penso di aver violato i copyright riproponendo in poco più di 20 righe una storia che mi ha molto colpito e di cui mi sono subito premurata di rendere merito a chi ci ha regalato un prezioso missing moment tra le due guerriere.

Anche stavolta mi sono dilungata moltissimo. Ora posso ringraziare le persono che stanno seguendo questa fanfiction, quelli che la recensiscono e quelli che l'hanno inserita tra le seguite, tra le preferite o tra le ricordate.

Un grazie speciale lo voglio rivolgere a Urban BlackWolf per l'iniziale scambio epistolare virtuale e per il supporto successivo quando avevo problemi con la grafica del testo (ogni tanto li ho ancora, ma nel giro di una mezz'oretta in genere riesco sempre a risolverli tutti) ;-)

6.


In quel periodo le cose fra Michiru e Haruka non andavano benissimo. Non si vedevano quasi mai ed essendo entrambe in giro per il mondo si sentivano poco. Era già il secondo anno che andava così e confidavano nel fatto che il primo anno era passato tranquillamente e loro due sarebbero state in grado di organizzarsi meglio. Però stare lontane tanto tempo, rivedersi solo tre settimane in Estate per il mese di pausa della Formula 1, due mesi alla fine dei campionati o delle tournèe, per poi doversi allontanare ancora così a lungo era estremamente arduo!

Michiru, che inizialmente si sentiva persa senza sentire costantemente Haruka, aveva dovuto imparare a tenere la mente occupata in altri pensieri, in varie distrazioni per non pensarci. In fin dei conti se per Haruka funzionava perchè non doveva essere così anche per lei? Fu così che iniziò a legare con i vari musicisti che incontrava sulla sua strada. Capitava spesso che le loro tappe si incrociassero più volte e così ne approfittavano per uscire insieme nei momenti liberi per andare a visitare le città in cui avevano i concerti o a bere qualcosa al bar parlando del più e del meno. Almeno così soffriva meno la solitudine lasciata dall'assenza di Haruka ed Hotaru. Due musicisti in particolare erano diventati suoi ottimi amici: i Melville. Li aveva conosciuti durante una tournèe che l'aveva vista in America per qualche mese. Erano due gemelli, si somigliavano molto sia fisicamente che di carattere ed erano entrambi violinisti come lei. A differenza sua però erano entrambi spregiudicati, sebbene i tratti dolci del loro viso e il delicato suono del violino inducesse a farli sembrare due angeli. Come se non bastasse s'invaghirono tutti due di Michiru. Per questo quando la situazione si faceva pesante si allontanava da loro e appena poteva contattava Haruka, che puntualmente non era raggiungibile o la salutava frettolosamente dicendo che era molto impegnata. Così telefonava a Setsuna e Hotaru, ma ovviamente non poteva parlare a loro di quel triangolo che si era innescato senza che lei lo volesse e che, quando i due esageravano, la turbava. Quando finalmente si sentiva con Haruka, anche per delle ore in tutta pace e tranquillità, trovava il più delle volte inopportuno allarmarla per così poco, per sensazioni ed avvenimenti capitati a volte anche giorni addietro!

Così passarono i primi sette mesi, prima del suo ritorno finalmente in famiglia con Haruka e Hotaru. Dopo tre mesi però dovette tornare in America. Aveva ricevuto la proposta di quello che era considerato tra i dieci migliori maestri di musica al mondo: il tedesco Bertrand Hube. Era un contratto di tre anni per suonare con l'orchestra e come solista. Suonare come solista con lui voleva dire essere consacrata tra i migliori musicisti. Inoltre, scorrendo i nomi dell'orchestra vide il nome dei suoi amici Melville. Perciò accettò l'offerta di lavoro. Ma l'America era ricca di attrazioni per i giovani e lei aveva ancora ventisette anni. Fu l'America ad attentare alla sua seriosità. Da quando era in America aveva cambiato vita: era costretta a farlo. Se sei solo e vuoi muoverti in gruppo allora devi abbandonare assolutamente la solitudine e la troppa serietà. Fu così che iniziò ad adeguarsi alla vita di tutti i giovani della sua età: le discoteche, le ore piccole fatte in compagnia, più di un drink alcolico prima e dopo cena (lei che era solita a gustare solo vini selezionati in compagnia di Haruka), queste ed altre piccole trasgressioni a cui solo pochi sapevano dir di no proprio perchè si trattava di cose di poco conto, ma che rendevano molto più allegre le serate tra amici. Fu lì vittima delle attenzioni forse troppo amorevoli della Melville. Lei era la tipica ragazza americana dell'immaginario collettivo dei giapponesi: alta, magra, con i capelli ricci e biondi di lunghezza media, occhi azzurri come un lago, pelle chiara. Al ritorno di Michiru dal Giappone sembrava che si fosse pure presa seriamente una cotta per lei. La ragazza per contro cercò di ragionare, ma era difficile. Si ripetè più volte che Haruka era l'amore della sua vita, ma questo non l'aiutava affatto, anzi l'affliggeva ancora di più. Prima di trasferirsi in America non si era mai dovuta ripetere di amare Haruka: quello che provava per lei era una cosa che aveva dentro. Amava farsi corteggiare tanto quanto ad Haruka piaceva corteggiare. Solo che lei era talmente femminile che, sebbene si sapesse che era legata ad una donna, veniva avvicinata prevalentemente dai ragazzi. Per altro tutti molto belli ed intelligenti. Tuttavia, per quanto le piacesse giocare con loro, non mise mai in dubbio i suoi sentimenti per Haruka. Nemmeno in quelle poche occasioni in cui qualche ragazza intraprendente cercò di farle la corte. Per fortuna, in quel periodo di massima crisi, sia lei che Haruka si sarebbero trovate in Italia, dove Michiru avrebbe fatto tappa per la sua tournée con il maestro Hube. Haruka aveva già preso un biglietto per sentirla suonare e aveva detto di essersi già organizzata nel miglior modo per passare quattro giorni insieme come ai vecchi tempi, nonostante le corse. Quando la fatidica data arrivò Haruka, che era già nell'autodromo di Monza, telefonò dicendo che la sua macchina da corsa aveva avuto un guasto al volante durante le prove libere di quel giovedì e che non poteva lasciarla perdere nel modo più assoluto se voleva vincere il titolo mondiale. Il giorno dopo la chiamò furiosa perchè nelle prove libere successive aveva sbagliato nel prendere un cordolo e, sbandando, non era riuscita a fare più di tre giri. Aveva bisogno di riposarsi per dare il massimo il giorno dopo durante le qualifiche. In tanta rabbia lungo il corso della telefonata, neanche un po' era dovuta al fatto che ancora non sarebbero riuscite a vedersi. Era solo dispiaciuta e ancora più dispiaciuta nel dover declinare la proposta di Michiru che sentendo le sue parole le disse che avrebbe potuto prendere il treno per andare a trovarla (lei quella Domenica avrebbe suonato alla Scala di Milano, quindi era molto vicina per raggiungerla con il treno), così sarebbero state insieme, ma il pilota non avrebbe fatto tardi per andare a dormire. Sabato le telefonò ancora, esultante per essersi piazzata prima nelle qualifiche, ormai con quella pole il titolo mondiale era suo poichè non avrebbe di sicuro commesso lo stesso errore del giorno prima. Ufficiosamente aveva vinto il titolo mondiale, seconda in classifica c'era la compagna di squadra Minako e la squadra avrebbe dovuto vincere l'ultimo Gran Premio per guadagnare il titolo mondiale dei costruttori. Per questo quelli della sua casa automobilistica l'avevano praticamente obbligata ad andare a festeggiare tutti insieme. -Ti prometto che se posso vengo a sentirti domani, Michiru!-. Non solo Haruka non si fece vedere, ma nemmeno la chiamò per tutto il giorno. Le telefonò lunedì sera, già a casa per vedere Hotaru; felice per la rimonta si scusò per non essere andata a sentirla, promettendo che finito il campionato si sarebbe fatta perdonare; le chiese come stesse e, appagata del suo “tutto bene” palesemente non convinto, la salutò dicendo che era stanca morta.

Stanca e sola Michiru iniziò a dubitare dei sentimenti del pilota e di conseguenza anche dei suoi. "E' assurdo di come i miei sentimenti dipendano dai suoi" si ritrovò a pensare quel martedì sera prima di andare ad una cena di compleanno con degli amici che gli avevano presentato i due Melville. Forse Haruka non la voleva vedere perchè non l'amava più. E allora forse la stessa cosa valeva per lei. L'amava ancora come prima di partire dal Giappone? Quello che sentiva era amore o affetto profondo per una persona importante? E l'euforia che provava ultimamente uscendo con i Melville, con uno dei due in particolare, cosa era esattamente? Da mesi più i giorni passavano, più domande si poneva. Ma era importante ragionare con la testa. Non stavano insieme da due mesi, lasciare Haruka per gelosia o per un flirt, voleva dire sconsacrare tutta la sua vita precedente. Senza contare che tutto ciò avrebbe avuto delle ripercussioni su Hotaru, troppo legata ad entrambe per sopportare la loro separazione. La ragazzina aveva già sofferto abbastanza l'anno prima con la convivenza di Setsuna che lasciò la loro casa per andare a vivere con il suo compagno, chissà come avrebbe reagito male a sapere che la mamma lasciava il papà per pura gelosia o per un flirt da nulla per una straniera!

Andò avanti per un altro mese quella delicata situazione di precario equilibrio e di tentennamenti, finchè non vide i festeggiamenti per la vittoria ufficiale della Ferrari e dei suoi due piloti. In quell'occasione a nessuno passò inosservato il bacio che una misteriosa diede ad Haruka, dopo aver audacemente scavalcato le transenne che separavano il pubblico e i team vincitori dai piloti. Ovunque era caccia al suo nome e scoprire come stavano veramente le cose tra Haruka e Michiru. "Allora Haruka, era per questo che non mi hai mai voluta vedere... Erano tutte scuse. Tu mi tradivi da tempo e ti eri trascinata quella smorfiosa con te fin in Italia!". Era davvero afflitta. A cosa erano valsi tutti quei tentativi per tenersi lontana dalle tentazioni se poi era proprio Haruka Tenou a mostrarsi così tranquillamente a baciare un'altra donna? Ripensò ai tentativi cercati fino all'ultimo di salvare la loro relazione, come quello di andare lei da Haruka quando anche la bionda era in Italia con tutto il team e ripensò a quanto fossero stati inutili dal momento che, era evidente adesso, Haruka non li coglieva perchè aveva un'altra donna a cui pensare. Le venne in mente la persona che aveva più vicina in quel momento e praticamente ormai priva di vincoli dal pilota sentì liberarsi nel cuore quello che aveva represso fino a quel momento. Si diresse alla villa dei Melville e una volta accolta in casa, raccontò tutto quello che era successo, per arrivare infine ad ammettere: -Sai io penso di non amarla più. Ho aspettato, perchè stiamo insieme da quattordici anni e abbiamo anche cresciuto una bambina insieme, ma...- iniziò a piangere -Dopo quello che ho visto due ore fa... E' finita. L'ultima volta aveva scuse continue per non vedermi, poi per un mese ci siamo sentite sempre di sfuggita e ho sempre chiamato più io di lei, ora...

-E perchè sei venuta qui da me?- la interuppe. Michiru, ancora con le lacrime agli occhi, guardò stupita la controparte seduta di fianco a lei. Non ci fu tempo per rispondere poichè un caldo bacio la colse quasi subito dopo. Nonostante avesse pianto fino a quel momento sentì nascere in lei quel forte desiderio da mesi messo a tacere e quasi senza accorgersene, sullo stesso divano bianco sul quale aveva versato lacrime amare fino a poco prima, si lasciò vincere in pochi minuti dalle sensuali tentazioni della ragazza americana.


-Pronto?

-Haruka stavi dormendo?

-Sì, mi sono addormentata sul divano davanti alla tv. Sono state due settimane così impegnative tra festeggiamenti, interviste ed eventi in Italia e in Giappone a cui sono stata costretta a partecipare! – rispose di ottimo umore a Michiru con la voce ancora roca per il sonno appena interrotto.

-Tutto bene?

-Alla grande, non hai visto? Sono campione del mondo!!! Ho promesso ad Hotaru che per festeggiare ti verremo a trovare tra due settimane, per davvero stavolta! Era così felice all'idea di riunirci tutti quanti!- sorrise pensando alla figlia che, dopo l'ultimo Gran Premio giocato in casa, a Suzuka, era riuscita a vedere per la prima volta solo il giorno prima.

Nel breve tempo di silenzio in cui Haruka si perse a pensare ad Hotaru, Michiru invece si perse nel constatare che erano passate due settimane da quella Domenica di fine campionato, era la prima volta che si sentivano e Haruka era in forma smagliante. -E' quella ragazza a metterti di buon umore dopo tanto tempo?- non perse tempo per colpirla nel segno.

-Chi? Hotaru?- domandò Haruka con voce perplessa.

-Mi riferisco a quella che ti ha baciata dopo la vittoria!

- Come dici, scusa?

-Non fare la finta tonta! Ti ha visto quasi tutto il mondo munito di un televisore e di carta stampata!!

-Ah, quella ragazza!! Ti assicuro che non so nemmeno chi sia, è saltata fuori dal nulla giusto per complimentarsi con me!- continuò ridacchiando, quasi vantandosi di essere stata baciata da una sconosciuta.

-Haruka tu flirti sempre con tutte le belle ragazze che vedi come se non fossi già impegnata con me; non mi telefoni mai; addirittura hai fatto saltare i quattro giorni che avevamo programmato di passare insieme; ma ora che mi tradisci fisicamente con un'altra, questo non lo tollero affatto! - il tono di Michiru era furibondo.

-Michiru ti assicuro che per me ci sei solo tu. Quella ragazza, che dev'essere italiana, è spuntata fuori all'improvviso e solo dopo avermi baciata mi ha detto di chiamarsi...

-Fatto sta che tu non ti sei affatto tirata indietro a quel bacio! - la interruppe l'altra minimamente interessata a sapere il nome dell'altra donna.

-Ero felice, Michiru! Ero confusa per la gioia e ho agito senza pensare.

-E, calcolando che questo è il tuo quinto titolo mondiale, quante altre volte sei stata felice- pronunciò con enfasi l'aggettivo ed imitando il tono dell'altra- lontana dai riflettori?

-Ma che cosa stai dicendo? E' stata l'unica volta che è successa una cosa simile. Avrei dovuto ragionare lo so, ma tu sai che io sono impulsiva!

-Non cercare di giustificarti in questo modo. Io non ne posso più di questa relazione che non c'è più!!

-Non c'è più... siamo solo distanti, ma è soltanto una situazione provvisoria- borbottò l'altra avendo ben presente che finito quel contratto Michiru sarebbe tornata in Giappone.

-Avanti Haruka non negare l'evidente: da quanto tempo ci comportiamo come due conoscenti? Non è così che si manda avanti una relazione seria e lo sai benissimo anche tu!! Anzi, colgo l'occasione per dirlo adesso: è finita!

-Per un bacio innocente?- chiese preoccupata.

-Innocente? Che spudorata!! - Da lì partì una scenata di gelosia vera e propria; un rinfacciarsi di sacrifici e sopportazioni; scenate a tono sempre più alto; incomprensioni da parte di Haruka o di Michiru. Dopo circa due ore Haruka capì che non c'era verso per convincere Michiru da quella decisione scellerata per lei, tanto quanto Michiru aveva capito che invece i profondi sentimenti di Haruka non erano cambiati in nulla. Quel bacio era stato davvero l'unica svista della donna in quattordici anni di fidanzamento.

Lei però doveva lasciarla. In fin dei conti la loro relazione era diventata inesistente e lei non poteva andare avanti con Haruka come se non ci fosse un'altra persona che suppliva alla carenza di gesti, parole e attenzioni di Haruka. L'aveva capito solo in quelle tre settimane di come non potevano più bastarle i pochi tempi passati insieme a lei. -Mi spiace, ma il fatto è che... Io ho conosciuto Helena- guardò fuori dalla grande vetrata del suo appartamento al cinquantesimo piano di un grattacielo e vide che pioveva a dirotto.

-Lo so che sei amica con Helena e suo fratello. Cosa c'entra questo adesso?- le rispose l'altra irritata.

-C'entra. Vedi... Il fatto è che sono cambiate un po' di cose...- dovette farsi molto coraggio, cercando di calibrare le parole- Vedi... Nick è ancora mio amico...

Dall'altra parte non provenì alcun suono. Dopo secondi interminabili in cui Michiru temette di aver perso la linea sentì: -Quindi sei tu ad avermi tradita...- Seguirono altri secondi di pausa in cui lei non seppe cosa dire e che reazione aspettarsi da parte del pilota. - Non ci posso credere...- con lo stesso fiato corto di prima. -Stiamo insieme da quattordici anni, non puoi non amarmi più, così improvvisamente poi! ... Sei arrabbiata e confusa è ovvio. Non ci sono altre spiegazioni.- Provò a farla ragionare, ma dopo mezz'ora la voce di Michiru era scocciata: - Insomma. Senti, mi dispiace, davvero, ma ora c'è lei ed è appena entrata in casa, va bene? Non farmi dire cose di cui potrei pentirmi.- Con quella frase non c'erano più dubbi. "Se è entrata senza suonare, vuol dire che ha le chiavi dell'appartamento di Michiru..." riuscì solo a formulare il pilota.

Haruka, l'impassibile Haruka, non riuscì a trattenere totalmente il pianto. Per Michiru fu dolorosissimo e imbarazzantissimo: avrebbe voluto consolarla, ma come poteva? Era lei la causa della sua sofferenza! Dopo un lunghissimo minuto sentì Haruka prendere un gran respiro e con voce malferma dirle: -Non ne voglio più parlare adesso- e così dicendo chiuse la conversazione senza aspettare risposte dal parte sua.

Quando Michiru mise giù il telefono le scesero diverse lacrime lungo il viso. Aveva ventotto anni e passò esattamente la metà della sua vita con Haruka. Prima di lei non c'era stato nessun'altro o nessun'altra. Inoltre ferire Haruka era l'ultima cosa che voleva, ma ormai quello che era stato fatto con Helena era stato fatto e, in una situazione di quel tipo, Michiru non aveva visto alternative, se non mettere la parola “fine” ad una storia che, per lei, sul piano pratico, alla fine ci era arrivata da tempo.

* * *


Haruka e Michiru non si parlarono più dall'ultima volta che Michiru era stata in casa loro a portare via tutte le sue cose che erano rimaste lì a Tokyo. La causa del loro allontanamento fu dovuto ad Haruka che non volle più sentire parlare di quello che era successo in America. Non accettava l'idea che la sua donna l'avesse tradita. Tuttavia per tutto il tempo in cui Michiru fece la spola tra un vecchio appartamento di sua proprietà dai tempi delle medie e la villa che ora era rimasta solo di Haruka e Hotaru, la supplicò di non partire. Quando Michiru finì di riempire i suoi ultimi due bagagli, li portò dalla camera da letto all'ingresso, ma prima di andare via provò ancora una volta a raccontare al pilota esattamente cosa era successo nel tempo del suo soggiorno temporaneo nell'estremo occidente e provò a spiegarle con calma di come si era sentita trascurata da lei e di come questo le fece capire che ormai il loro rapporto era diventato inesistente. Haruka però, ancora una volta, si rifiutò di ascoltarla. -Sì, sì lo so... Come sempre è colpa mia.

-Ma non è così. Haruka ci tengo che tu sappia cosa è successo e perchè l'ho fatto.

-Non me ne frega niente di come è avvenuto il tuo tradimento!! Cazzo, Michiru!- sbottò a quel punto lei- Voglio ricordarti che in uno scontro con Eudal hai dato la tua vita per me ed io ti ho seguita subito dopo! Ma tu non vuoi dirmi che forse sei confusa, no, vuoi parlarmi del perchè mi hai tradita! Io vorrei perdonarti, ma tu ti ostini con spiegazioni sulla tua vita lontana da me che mi rendono difficile riuscire a farlo.

-Lo sforzo per restare almeno amiche è minore che per riaccettare una ex che ti ha tradito- cercando così di riproporle velatamente un rapporto d'amicizia- Haruka, io ti voglio davvero molto bene e non mi pento minimamente del sacrificio compiuto per salvarti la vita all'epoca, ma forse è davvero questo il nostro destino... D'altronde... Se tu hai baciato quella morettina ci sarà un perchè!- non riuscì a trattenere quella che comunque per lei restava una spina. Un dubbio costante a cui però alla fine non riusciva a darsi altre risposte: “Se non avesse baciato quella ragazza forse io non l'avrei mai tradita... E avremmo finto ancora per un altro anno di stare insieme”. Haruka si adirò: -Sì, fai pure l'offesa dopo essere stata a letto con quella e non aver avuto le palle per aspettare due settimane e dirmelo in faccia che mi volevi lasciare perchè ti eri “innamorata”- con tono beffardo -di quella bastarda!

-Ah, sì? Così sarebbe Helena la bastarda? E' vero, mi ha corteggiata da tempo pur sapendo che ero già impegnata, ma la colpa è solo tua. Tua e del tuo egocentrismo! Eri talmente assente, così immersa in quelle gare del cavolo che non ti sei nemmeno accorta che la nostra relazione stava andando completamente a rotoli. I tuoi unici problemi ed interessi ormai erano diventate le macchine e il team. Sei stata tu a spingermi tra le sue braccia!

-E anche tra le sue gambe?- le chiese Haruka con un tono di voce carico d'ira, di dolore e di frustrazione, affondando ancora il dito nella coscienza che Michiru per prima sentiva sporca e nelle sue stesse ferite ancora fresche. Seguì a quel punto un altro furioso litigio e poi Michiru sbattè la porta alle sue spalle stanca delle reazioni di Haruka che si ostinava a volerla indietro, ma al tempo stesso a non voler capire quello che aveva provato lontana da lei. "Mi mancherà il Giappone, le mie amiche, il contatto quotidiano con mia figlia... e casa nostra" pensò sul taxi e, ancora una volta, Dietro gli occhiali da sole, qualche lacrima le rigò il viso.

Michiru, che aveva aprofittato dei mesi di pausa stabiliti prima dell'inizio del terzo e ultimo anno di tournée con Hube, rimase in Giappone per un mese prima di partire ancora per New York. Aveva dato una svolta netta a tutti i suoi piani e aveva deciso in quell'ultimo periodo che si sarebbe trasferita definitivamente in America, ma prima di andare via volle parlare con Hotaru. La ragazzina aveva diciasette anni e fu sconvolta dagli avvenimenti di quegli ultimi due mesi, ma lei ci teneva a mantenere un buon rapporto con sua figlia. Così, radunando tutta la calma che aveva a disposizione cercò di spiegarle a grandi linee del perchè aveva preso quella decisione e tentò di farle capire che le colpe non erano solo sue, ma stavano nel mezzo. Hotaru ascoltò tutto con attenzione, ma non riusciva ad accettare questo stravolgimento della sua vita e siccome comunque era stata Michiru a tradire Haruka, quando Michiru le chiese se voleva andare a vivere con lei a New York lei si rifiutò vigorosamente: -Così il papà non riuscirebbe a superare l'accaduto! Prima la lasci tu e dopo pure io, dopo che negli ultimi due anni si è fatta in quattro per essere sempre presente con me nonostante sia sempre in giro per le gare!- Michiru ci restò abbastanza male, ma aveva già messo in calcolo questa possibilità: Hotaru aveva sempre detto, fin da bambina, che se fosse stata Haruka a tradire Michiru lei sarebbe rimasta con la mamma, viceversa se fosse stata Michiru a tradire Haruka lei sarebbe stata con il papà e se si fossero lasciate di comune accordo allora sarebbe stata con una e con l'altra. Perciò mestamente si stabilì definitivamente a New York con Helena, sperando che il risentimento che anche Hotaru in quel periodo provava nei suoi confronti con il tempo andasse via, cosa che accadde tre anni dopo, quando Hotaru sembrò aver accettato definitivamente la loro separazione. Con Helena invece tutto sembrava andare per il meglio, avevano tantissimi interessi in comune ed Helena, che era rimasta la solita festaiola, per lei mise finalmente la testa a posto, dando una regolata a quelle trasgressioni che Michiru aveva dovuto accettare negli anni passati, ma che non aveva mai condiviso. Passò degli anni bellissimi con lei, ma tre anni dopo il fratello Nick morì in auto. La causa fu la guida in un eccessivo stato di ebbrezza: era sera e lui e un suo amico stavano gareggiando con le loro utilitarie in una stradina deserta di montagna, dove l'amico di Nick l'aveva ospitato per una settimana. L'improvviso arrivo di un camion sulla corsia opposta occupata da Nick per superare l'altra vettura gli fu fatale: frenò di colpo cercando di girare il volante a destra, ma la macchina slittando sbandò prima contro la parete della motagna, tagliando la strada all'amico che lo tamponò e poi sfondò un guard rail precipitando in un burrone. La scientifica non sapeva dire se fosse morto sul colpo quando andò a sbattere contro le rocce della montagna o nell'impatto con il fondo del burrone. Di certo restava che aveva solo trentun'anni e che lui morì, mentre il camionista si salvò e pure il suo amico uscì da quella tragica esperienza con solo il collare per il colpo al collo ricevuto durante l'urto.

Da quel momento vivere con Helena divenne impossibile: era diventata intrattabile ed era sempre depressa. Aveva iniziato ad aver paura di ogni spostamento e aveva anche smesso di suonare il violino, preferendogli l'alcool e se non piangeva l'aggrediva anche con parole pesanti. Si stava consumando nel suo dolore, lasciando che l'alcool e le droghe leggere le portassero via anche la bellezza, l'unica cosa che le era rimasta di una volta. Fu per questo che dopo quattro anni di fidanzamento Michiru la lasciò, con ripercussioni quasi da stalking nei quattro mesi sucessivi. Aveva dovuto staccare il telefono della nuova abitazione in cui si era trasferita perchè in qualche modo Helena era riuscita a sapere quale fosse il suo numero e questo la portò a dover usare esclusivamente il cellulare per restare in contatto con la gente senza usare il telefono fisso. Spesso di notte la sentiva davanti alla nuova villa ad inveire contro lei, urlandole che era una troia e che non era stata capace di starle accanto nel momento del bisogno. Altre volte la trovava davanti agli studios presso cui stava registrando il suo nuovo cd che la supplicava, biascicando, di tornare con lei perchè l'amava ancora tanto. Tutte le volte riuscì a mantenere la calma dicendole che lei aveva provato a starle vicino e di aver tentato di aiutarla per un anno, ma che la situazione invece di migliorare peggiorava sempre di più e lei non riusciva più a reggere una situazione di quel genere. Soprattutto da quando trovò la prima bustina di cocaina. Non aveva alcuna intenzione di andare in prigione per qualcosa che non aveva mai fatto in vita sua. Spesso poi le suggeriva di andare in un centro di recupero perchè così non sarebbe andata avanti e tutte le volte la sentiva imprecare ancora di più contro lei, contro la vita e contro tutti. Dopo quattro mesi, con sollievo, smise di trovarsela dappertutto.

Nell'anno precedente alla sua storia con una talent scout di basso livello, pensando ad Helena le fu inevitabile pensare che per stare con lei dovette lasciare Haruka. Il problema alla base era se forse aveva davvero sbagliato così tanto con lei. Le tornarono i rimorsi, ma alla fine si convinse che non era del tutto colpa sua. Non era facile gestire all'improvviso una relazione a distanza con chi eri abituato a vedere dal mattino alla sera dall'età di sedici anni, condividendo tutto insieme e, nelle occasioni in cui si era lontane, non vedere l'ora di essere a casa per poter stare di nuovo abbracciati sul divano. Era già stato tanto che la loro storia resistette per due anni in lontananza. Sei, se si contavano anche gli anni in cui Haruka aveva iniziato a correre seriamente con le monoposto nei vari circuiti del mondo. "Però io... Come ho potuto? Quattro anni con Helena non hanno cancellato, ne' raggiunto l'amore che sentivo per Haruka!!" Ma l'orgoglio era troppo forte per tornare a parlarne con lei, sebbene la tentazione fosse forte. Tutte le volte che componeva il suo numero non aveva il coraggio di avviare la telefonata. "Se non mi fossi mai trasferita qua, staremmo ancora insieme?" e alla fine, qualunque fosse la risposta del momento, il coraggio di dire: -Forse provo ancora qualcosa di forte per te perchè io ho sbagliato- veniva sempre a meno.

In quell'arco di tempo conobbe parecchie persone. Com'era sua consuetudine lasciò che sia ragazzi che ragazze flirtassero con lei, a volte si lasciava anche in maliziosi giochi di seduzione, ma come era suo solito fare si divertiva poi a lasciare i ragazzi a bocca asciutta, mentre con le ragazze non si spinse mai oltre al bacio. Questo finchè non conobbe Fuka Fukui, che la lasciò dopo un anno per uno dei suoi "talenti". A Michiru diede più fastidio il fatto di essere stata scaricata per un uomo che non per il fatto stesso di essere stata lasciata. Anzi, non sentì nessun dolore quando Fuka la lasciò. Soffrì di più quando lasciò Helena, per non parlare di quando lo fece con Haruka. Ora lo sapeva, ne era certa: era lei la donna della sua vita e lei molto stupidamente e vilmente l'aveva lasciata e per orgoglio personale non provò a rimettersi mai più in contatto con lei.

Passarono altri quattro anni tra poche e brevi storielle non ufficiali talmente di poco conto da non essere mai andate oltre ai baci, prima di scoprire che si era trasferita a New York l'ex campionessa giapponese di corsa ad ostacoli Elza Grey, il suo primo amore. Effettivamente le due si erano conosciute a quattordici anni, a metà anno scolastico della seconda media. All'epoca Michiru non aveva nessun'amica, solo molti fan che si erano arresi all'idea che fosse inavvicinabile. Invece Elza non si diede mai per vinta: pur avendo altre amiche, continuava a cercarla. La ragazza di origini per metà brasiliane era strana e cordiale. A poco a poco diventarono grandi amiche e tra loro s'instaurò un feeling e una complicità che non era quella che può nascere tra due amiche o due sorelle. Erano spesso insieme, ma in disparte, lontane dalla gente che non capiva e non s'impegnava a capire la natura solitaria di Michiru. Verso la fine dell'anno scolastico erano quasi diventate una coppia fissa, sebbene nessuno sospettasse ciò che le legava e tra loro non fosse ancora successo nulla di speciale. Era chiaro ad entrambe però che sarebbe stata questione di poco tempo. Senonchè nell'assistere Elza in una delle sue corse, Michiru sentì la folla in esibilio continuare a pronunciare il nome di un giovane dall'aria familiare. Quando Elza le disse che sebbene di primo impatto potesse sembrare un maschio, in realtà Haruka Tenou era una ragazza per forza di cose, capì. Mentre Elza scendeva in campo guardò Haruka e riconobbe in lei la guerriera dei venti Sailor Uranus. La sua velocità nel correre era una conferma alle sue supposizioni. Bastò un'estate per innamorarsi perdutamente di lei e allontanare Elza dal suo cuore. Haruka aveva vinto contro Elza nello sport e in amore.

Ora il pilota però non era più con lei, per colpa sua, e lei era curiosa di incontrare Elza. Entrambe single ripresero a frequentarsi, ma il matrimonio di Hotaru si presentò a Michiru come un'occasione per cercare di convincere Haruka a tornare insieme, a farle capire di come si sentiva ancora legata a lei, di aver capito da tempo l'errore commesso e di essere cambiata. Haruka stava già con un'altra, ma era certa che quell'altra donna non avrebbe mai provato quello che sentì lei quando stavano insieme e così, partì. In viaggio fu tesa un po' per la sua Hotaru che ormai era diventata una donna adulta anche lei e tesa per l'inevitabile incontro con Haruka.

Vi lascio il link per (ri)leggere il missing moment di Mario Yamada, Tou no Naka no Himegimi. E' l'unica pagina in cui è possibile leggere i tre volumetti, con spiegazione delle tavole in inglese. Chi non l'ha letto, deve assolutamente farlo!! XD

http://www.yurisuki.net/tou.html

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


Buon pomeriggio! Dopo l'ampio capitolo dedicato quasi esclusivamente a Michiru, ora vi propongo il corrispettivo capitolo introspettivo di Haruka. Per la gioia di Fenris anche più descrittivo del precedente! :-P

Anche in questo capitolo, ho voluto dare maggior spazio alla figura di Hotaru, provare ad immaginare a grandi linee come possa aver reagito una ragazza adolescente alla separazione dei genitori (nella mia famiglia i miei sono come i genitori di Yoshi. Ricordate? Hotaru: -I tuoi vanno ancora d'amore e d'accordo.- Yoshi: -D'accordo sì, d'amore un po' meno- ! XD)
Come sempre ringrazio quelli che leggono la mia storia, quelli che la recensiscono, chi l'ha inserita tra le seguite, chi tra le preferite e coloro che l'hanno salvata tra le ricordate.

Stavolta il mio grazie speciale va a Fenris per il suggerimento di aumentare lo spazio tra le righe :-)
Buon fine settimana a tutti! ;-)

P.S: in questo capitolo troverete la variante del cognome di Haruka. Da tempo infatti si sa che il suo cognome scritto con i caratteri del nostro alfabeto si può scrivere sia Tenou, sia Teno'u (se non erro) che Tenoh. Ero convinta di aver sempre scelto la prima variante, ma mi sono accorta che in realtà, altrove ho usato la terza opzione e riguardando ieri l'episodio 106, "Le due guerriere", ho visto che nella tuta da corsa indossata da Haruka sulla schiena compare il suo nome scritto con l' "h", pertanto da qui in avanti userò il cognome ufficializzato nell'anime ^^.

7.

Da quando Haruka entrò a far parte dei piloti professionisti della F1, il suo obbiettivo cambiò: non doveva più entrare a far parte dei circa venti migliori piloti della categoria Formula, ma vincere per confermare il suo posto. Ottenuta la prima vittoria di un Gran Premio, l'obbiettivo cambiò nuovamente: doveva mantenere il podio per passare ad una scuderia migliore. Per questo motivo quando Michiru le disse che si sarebbe trasferita in America per tre anni, la cosa non la toccò più di tanto. Anzi, quasi la rallegrò: "Siamo proprio uguali. Ambiziose allo stesso modo". La lasciò partire e solo inizialmente ne sentì la mancanza. La figlia, la coinquilina e il lavoro però la portarono ben presto a sentire poco la sua mancanza. Anche perchè comunque i mezzi di comunicazione non mancavano. Anzi, più il tempo passava e più gli informatici inventavano marchingegni più evoluti e avvenieristici per accorciare le distanze fra le persone. Si sentiva sola quando Hotaru andava a trovare Michiru con Setsuna senza di lei. Allora tornare la sera in quella casa vuota le dava molta tristezza. Però... -C'è chi si ubriaca di vino e chi di motori!- era il suo motto e anche la risposta che dava ai giornalisti quando si intromettevano nella sua vita privata chiedendole come riusciva a gestire la relazione a distanza con la violinista. E le macchine finirono davvero per assorbirla completamente, senza che lei se ne accorgesse. In fin dei conti lei aveva una donna che l'amava profondamente e una figlia che l'adorava. Sul campo privato aveva ottenuto anche più di ciò che avesse sperato, visto che mai avrebbe immaginato di poter crescere una bambina con Michiru. Certo, l'idea di diventare genitore a diciotto anni inizialmente l'aveva un po' spaventata e prendersi cura di una bambina le aveva stravolto la vita, ma fu anche grata a Setsuna per aver portato con loro Hotaru che era il dono più grande che la vita potesse farle. Ma sul piano del lavoro, la fortuna doveva riconquistarla tutte le volte che scendeva dal podio. Quindi era su quella che doveva puntare tutte le proprie energie. Inoltre la vita del pilota era tutt'altro che tranquilla: era sempre in giro per il mondo nei vari circuiti in cui si disputavano le gare di Formula 1; spesso doveva presenziare nelle nazioni che avevano dato i natali al marchio della macchina per cui correva per un evento della scuderia piuttosto che in un altro; ad ogni fine mondiale veniva sballotata da una festa ad un altra dal momento che fin da subito si era dimostrata una promessa; poi c'erano le interviste, gli incontri con il fisioterapista e diversi incontri con il team anche durante il periodo di pausa per provare le monoposto rivisitate dagli ingegneri. In mezzo a tutto questo lei cercava sempre di ritornare a casa al massimo ogni due settimane per vedere Hotaru. E inclundendo pure tutto ciò cercava sempre di ritagliarsi anche del tempo per scrivere delle lettere a Michiru. Erano entrambe estremamente impegnate, i fusi orari cambiavano ogni volta che si spostavano per una gara o per un'altra tappa della tournée della violinista e spesso il loro tempo libero non coincideva quindi le telefonate si fecero più rade. Per questo un giorno, a un anno dal trasferimento di Michiru in America, tornando a casa da un Gran Premio Haruka trovò una lettera da parte della violinista. Pensierosa aprì la lettera non capendo come mai le avesse inviato una lettera e lesse così che Michiru le aveva scritto solo per dirle che le mancava. Aveva sì Nick, Helena ed altri alcuni conoscenti che le facevano molta compagnia portandola in giro per New York o le altre città in cui andavano a suonare, ma che niente colmava il vuoto che le lasciava la sua assenza. Inoltre le chiedeva sue novità perchè ultimamente al telefono si sentivano poco e quasi sempre di fretta e lei voleva sapere come stava, cosa faceva intanto che non si vedevano e di raccontarle anche lei le sue esperienze. Nella busta aveva inserito una cartolina indirizzata anche ad Hotaru e Setsuna. Haruka si intenerì leggendo quella lettera e decise così di risponderle. A quella lettera ne seguirono molte altre che tentavano di colmare quel vuoto che si era creato e che era molto più difficile da sopportare di quanto le due avessero immaginato. L'ultimo anno però gli impegni si fecero così numerosi che Haruka riusciva a spedire le sue risposte con una cadenza quasi trimestrale. Le mancava Michiru, ma aveva così tante cose da fare che non riusciva quasi più a trovare del tempo libero, e quel poco tempo libero che si costringeva a ritagliare lo trovava per stare con Hotaru. Anche parlare al telefono ultimamente era diventato quasi stressante per lei. Quando la chiamavano sperava sempre che fosse Michiru solo per sentire la sua voce, sapere come stava e sentirle dire quel: -Mi manchi- che spesso tra loro sostituiva un “Ti amo” che faticavano tanto a dirsi. Le sarebbe bastato quello e invece Michiru ultimamente era sempre più nervosa e pessimista. Lei aveva voglia di distrarsi non di sentire anche i suoi di problemi di lavoro o della vita quotidiana. Era questo che le faceva apparire ultimamente molto stressanti le telefonate con Michiru e fu per questo che nell'ultimo anno, con il peso delle aspettative che tutto il team e i tifosi le caricavano sulle sue spalle, iniziò a tagliare corto quando sentiva che lei aveva dei problemi al lavoro o con i suoi amici. Che poi erano sempre gli stessi, Nick ed Helena più qualche conoscente, ma Michiru continuava a dire che, chiudendo gli occhi su alcuni loro eccessi, erano simpatici e non voleva perdere la loro amicizia. Lei non capiva perchè continuava a vederli se certe volte la infastidivano tanto, ma se a Michiru stava bene così, sapendo come erano fatti, non era il caso di farne una tragedia. Per loro era sempre stato tutto o bianco o nero: seguire le loro passioni o sacrificare i loro sogni a favore della loro missione; uccidere Hotaru quando ancora era posseduta dal Faraone 90 o arrendersi allo sterminio dell'umanità; o scoprire il vero scopo delle Star Lights o combattere contro di loro. Perciò per lei era semplice: o accettava i suoi amici così come erano o tagliava corto con loro. Se Michiru continuava a vederli non poteva quindi poi lamentarsi di come erano fatti.

Al quinto campionato vinto consecutivamente, fu festa grande già prima che scendesse dal suo veicolo. Mai prima di Haruka e Minako un pilota giapponese era salito sul podio della Formula Uno. Mai prima di allora era stato portato un titolo mondiale a rendere onore alla terra del Sol Levante. Era ovvio quindi che le due ragazze fossero viste come due idoli dalla Nazione che vedeva abbattere con loro due barriere che fino al loro arrivo erano sembrate insfondabili: due donne in Formula 1, tante vittorie nello sport delle auto da corsa per il Giappone. Per rendere la cosa ancora più ecclatante, Haruka quando salì sul podio per l'ultima volta di quella stagione, si slacciò la tuta da corsa mostrando una maglietta con la bandiera del Giappone e dentro il cerchio rosso un cavallino rampante nero. Il titolo riempì di gioia anche i cuori di tutti tifosi della Ferrari e della scuderia stessa che con la collaborazione dei suoi due piloti si impegnava per vincere il titolo costruttori; la maglietta accese l'orgoglio di tutti i suoi connazionali appassionati di Formula Uno. Quando scese, tutti le andarono incontro e l'abbracciarono forte. I ragazzi la inneggiavano, le ragazze gridavano il suo nome e tutti si sarebbero accontentati di una stretta di mano. Tutti tranne una che con un'agilità non indifferente saltò le transenne e precipitandosi al suo collo la baciò. Era così fuori di se' dalla gioia che ricambiò il suo bacio. Ma non diede peso alla cosa, tanto da ricordare solo di sfuggita il nome che era riuscita a dirle prima di essere allontanata dallo staff. Si diresse felice verso il podio per brindare con lo champagne. Non sapeva che tutta la smania che l'aveva accompagnata fino ad allora l'avrebbe portata alla gioia finale. Senza rendersi conto stava camminando verso quello che in seguito avrebbe definito "il patibolo". Quel podio... tutte le volte sucessive l'avrebbe visto come oggetto traditore dei suoi sogni. Se solo pensava che quel giorno, mentre lei sul palco stava mostrando la coppa d'oro dedicandola al suo team e ai tifosi che la appoggiavano sempre, Michiru stava decidendo di lasciarsi alle braccia di un'altra... Era l'ultimo giorno felice della sua vita e lei nemmeno lo sapeva. Lei, che in Italia dove era stata invitata per festeggiare con tutto il team della squadra di Maranello, appena aveva potuto si era precipitata per andare a prendere i biglietti per lei e per Hotaru sicura di fare una sorpresa gradita alla ragazza, ma soprattutto a Michiru visto che l'ultima volta non era riuscita ad andare a trovarla. Rivide Hotaru per la prima volta solo il giorno prima che Michiru la lasciasse. La figlia era contentissima per la sua grande vittoria e quando vide i biglietti di andata per raggiungere Michiru iniziò a saltellare di gioia dallo sbarco in cui era arrivata Haruka fino alla macchina di Setsuna che era andata a prenderla all'aeroporto. Fece metà tragitto canticchiando allegramente ad alta voce, finchè Setsuna non le chiese di abbassare la voce perchè non riusciva nemmeno a parlare con Haruka. Di certo non avrebbe mai immaginato che quando avrebbe chiuso la prima telefonata con Michiru dal suo rientro il mondo e il tempo per lei si sarebbero fermati. Per non parlare di quando Michiru tornò per portare via la sua roba e per dichiarare che si sarebbe trasferita per sempre in America. Una notizia che le trafisse il cuore come una pugnalata e ad ogni vestito o oggetto messo nelle valigie e borsoni, conferma della certezza di quella decisione, quel pugnale continuava a colpire il suo cuore con forza. A nulla servirono i tentativi per farla tornare sui suoi passi. Servirono solo a far scaturire un'altra lite e ad allontanare Michiru per sempre.

Eppure per quattro anni Haruka continuò a sperare in un ritorno di Michiru. La prima settimana passò le notti in bianco alternando i pianti soffocati a brevi pause di sonno in cui sognava Michiru, eterea come sempre, che le faceva notare tutti gli sbagli commessi nei suoi confronti. Haruka non sapeva darsi pace. La sua fiducia totale era stata ferita. Lei era stata ferita per una troia stronza! Una stronza... che però doveva avere qualcosa in più di lei. Qualcosa di talmente speciale da oscurarla completamente, da portarle via chi disse che senza lei non avrebbe saputo come fare a vivere; chi sacrificò la propria vita in passato pur di salvare la sua; chi disse che le bastavano le sue mani esperte su di sè per non sentire quasi più il vuoto che lasciava il suo "non essere brava a parole". Ma che cosa poteva avere toccato l'animo sensibile e profondo di Michiru? Perchè Michiru sapeva essere sensuale, maliziosa, provocante e passionale, ma non era certo il tipo di persona che si dava senza amore e all'istante. Lei lo sapeva bene: l'aveva provato in prima persona quando si erano appena messe insieme e Michiru, complice il pretesto che la loro missione veniva prima di tutto, le metteva sempre le mani al loro posto per paura di correre troppo... "Ma allora cos'avrà mai quella donna? E come ho fatto io a non accorgermi di quello che stava succedendo??" Piano piano riuscì a tornare a dormire per delle ore filate, ma aveva sempre il sonno disturbato e ogni volta che si svegliava era un dolore non trovare Michiru pronta a sussurarle all'orecchio cercando di rassicurarla quando non riusciva a dormire bene. Sapere che se il telefono non squillava non era perchè Michiru era impegnata, ma perchè probabilmente nemmeno la pensava, presa completamente dalla sua nuova compagna e dalla sua nuova vita. Spesso si trovò ad imprecare contro quell'americana o a imprecare contro se'stessa. Era vero: aveva messo le macchine, i colleghi del lavoro e i campionati davanti alla sua anima. "E' per questo che non me ne sono accorta", si ripeteva di tanto in tanto in lacrime silenziose.

Ogni mattina, quando si sciaquava la faccia, guardava allo specchio le occhiaie e si ripeteva sempre: "Forza Haruka, hai affrontato tante battaglie ben più difficili. Ce la farai ad uscirne anche qui a testa alta, è solo questione di tempo". The show must go on recitava il cantante inglese e lui la cantò mettendoci il massimo della sua potenza canora quando ormai mancava molto poco alla sua ora. Allora via con la solita maschera imperturbabile e forte, come se la sua vita continuasse ad essere perfetta come prima; come se la sua vita privata non andasse a rotoli. A versare champagne addosso agli altri piloti e al pubblico sotto il podio, qualora riuscisse a centrare i primi tre posti, e sforzandosi in sorrisi che non sempre le riuscivano bene. Un amore di quattordici anni distrutti nell'arco di tre ore al telefono. La sua vita era in realtà rovinata per sempre. Non c'era vittoria che le desse gioia, nessuna delle mille ragazze che avrebbe potuto avere che considerasse, nessun conforto delle sue due care amiche che la tirassero su di morale. Per non parlare di quando provò a parlarne con la sua “testolina buffa” che invece di aiutarla, dopo dieci minuti di racconto, non riuscì più a trattenere le lacrime e iniziò a piangere lei al suo posto. Lei le disse di non preoccuparsi e quando l'altra se ne andò scusandosi per la figura che aveva fatto, sorrise mestamente: Usagi era fatta così. Amava l'idea dell'amore ed aveva un cuore tanto grande da immedesimarsi in tutte le sue guardiane, ma non era di grande conforto in una situazione in cui l'amore si era lasciato vincere dalla distanza. Intanto il tempo passava, ma per Haruka un giorno equivaleva a due e due settimane le parevano un mese e non era certo un modo di dire. Per lei che gareggiava contro i cronometri da sempre era una lenta agonia veder passare il tempo così lentamente. "Proprio ora? Perchè non è andato così lento anche quando stavamo insieme? Anche quando quell'occidentale mi ha baciata? Avrei ragionato meglio e l'avrei respinta". Se avesse allontanato subito quella ragazza, se solo il suo carattere fosse stato riflessivo come quello della violinista... "Forse staremmo ancora insieme". I suoi risultati ne risentirono. Qualcuno diceva che doveva essere la rottura con la fidanzata storica ad aver alterato la guida perfetta del fuoriclasse, ma Haruka si ostinava a smentire queste voci chiedendo di lasciare stare la sua vita privata e nel tentativo di non dar adito ai pettegolezzi della gente e alle malignità dei rivali alternava le gare in cui non si mostrava in alcun modo performante a quelle in cui correva tenendo in conto ben poco di ciò che la sua esperienza maturata nei circuiti le aveva insegnato. Per fortuna c'era Hotaru che l'aiutò molto, l'aiutò soprattutto quando provocò un incidente che costò qualche frattura ossea alla gambe del pilota a cui era saltata addosso. Lei se la cavò con qualche lesione non grave al collo. Fu allora che l'aiutò a capire che quelle gare in cui correva come una folle, del tutto spericolata e imprudente, erano la manifestazione del suo sprezzo per la vita. Dopo flebili tentativi in cui cercò di smentire la congetture della figlia, Hotaru non riuscì più a trattenersi e le disse parole dure, ma forse le uniche che avrebbero potuto aprirle gli occhi. -Vuoi morire? Va bene fallo pure non sono di certo io a impedirtelo. Però sappi che saresti solo un'egoista. Non pensi al dolore che provocheresti nelle persone che ami? Ai nonni, alle tue amiche... Per non parlare della mamma che ti ha lasciata, ma di certo soffrirebbe se sapesse della tua morte. Oppure se non t'interessa di loro, pensa a me!! Che cosa faccio io senza te? Io ho bisogno di te, non lo capisci?? Ma tanto cosa ti interessa?? Ti sei chiusa nel tuo dolore senza pensare minimamente a me, al dolore che sto provando anche io e a quanto sarebbe importante per entrambe sostenerci a vicenda. Ci sei solo tu e il tuo cuore spezzato. Di me e della vita degli altri non te ne frega un accidenti... Ma che razza di egoista sei??- detto questo, in lacrime, sbattè la porta di casa e si trasferì per qualche giorno a casa di Setsuna, l'unica persona che, in quel periodo travagliato, potesse offrirle un solido punto di riferimento. Haruka solo in quel momento capì. Hotaru era l'unica persona davvero importante che le era rimasta a fianco. Cadde in un oblìo tale che, pur vivendo con lei, quasi si dimenticò di avere una figlia. Ma quelle parole, la disperazione della ragazza furono come un'immersione in acqua ghiacciata dopo mesi di torpore e ben presto Haruka capì che sua figlia era l'unico motivo per cui ancora valeva la pena di vivere. Come aveva potuto dimenticarsi di lei? Era davvero così egoista come diceva Hotaru? Prima aveva perso Michiru per le sue ambizioni sportive e ora stava rischiando di perdere anche la figlia immersa come era nel suo dolore. Avrebbe dovuto essere lei a sostenere Hotaru, non il contrario! Chissà quanto dolore si era portata dentro e quante lacrime versate di cui non si era accorta! Non voleva perdere Hotaru, avrebbe fatto di tutto per farla restare al suo fianco e insieme avrebbero superato quel periodo nero per entrambe. Tutta la situazione l'avvicinò tantissimo a Minako, la quale fece davvero parecchio per aiutarla a superare quella profonda crisi che l'aveva un po' alienata da tutta la realtà e da Hotaru. La loro amicizia si rafforzò tanto che proprio Haruka venne scelta come la sua testimone per le nozze civili. Certo, il pilota doveva molto ringraziare anche Setsuna più che per il supporto morale che aveva offerto a lei, per quello che aveva dato ad Hotaru nel periodo in cui lei alzò un muro davanti a se' escludendo chiunque le fosse vicino. Inoltre non poteva nemmeno scordare Usagi che a volte l'aveva chiamata ed era andata a trovarla ancora, mostrandosi più forte della prima volta in cui provò a raccontarle gli ultimi avvenimenti della sua vita. Però sia Setsuna che Usagi erano tanto prese con le loro famiglie (e Setsuna che, pur essendo diventata una neo mamma, si prese anche il carico di Hotaru) che non le furono certo vicine come la sua collega pilota.

Così per quattro anni "tirò avanti" come diceva lei, nella segreta speranza che Michiru capisse il suo errore e tornasse da lei. In quegli anni, aiutata anche da Setsuna, aveva tentato di sostenere Hotaru per superare la situazione e farle capire che era vero che Michiru non si era comportata correttamente nei suoi confronti, ma quelle erano questioni private e non dovevano minimamente influenzare il rapporto che aveva lei con la violinista. Tanto più che Michiru aveva insistito anche per portarla con se' in America; tutti i giorni cercava di mettersi in contatto con lei per essere partecipe della sua vita anche in lontananza, nonostante Hotaru non le raccontasse molto; le aveva detto che chiaramente lei era sempre più che gradita quando l'andava a trovare e nei primi anni, quando Hotaru era così risentita nei suoi confronti, cercava di tornare per qualche tempo in Giappone almeno ogni tre mesi. Michiru aveva preso una via diversa dalla sua, ma come madre non vi era nulla da obbiettare. Dopo tre anni finalmente Hotaru capì e riuscì a ristabilire il solido legame che aveva sempre avuto con la violinista. Per quanto invece riguardava se' stessa Haruka sapeva che Hotaru ogni tanto parlava di lei con Michiru e sperava che le rendesse noto di tanto in tanto che comunque la pensava ancora e aveva comprato i due CD che aveva pubblicato. Così sperò che da piccole notizie Michiru capisse che, nonostante la faccenda del tradimento, la porta del suo cuore era ancora aperta. Ci sperò tanto, specie quando apprese che aveva lasciato Helena. "Forse avrà capito che nessuno la può amare come l'ho amata io".

Quando però vide che Michiru, rotto il fidanzamento con Helena, continuò ad andare avanti senza cercarla mai, capì di aver solo costruito un mucchio di castelli di carta in aria e che a Michiru davvero non importava più nulla di lei. Tutte le sue speranze caddero pesantemente allo stesso modo di come erano crollate prima tutte le sue certezze. Avrebbe voluto odiare Michiru per tutto il male che le aveva fatto e che continuava a farle, ma non ci riusciva. Paradossalmente anzi arrivò perfino ad augurarle nuovamente tanta felicità con la sua nuova ragazza ufficiale e a volte si trovava a sorridere amaramente: "Non credevo si potesse amare davvero fino a questo punto, fino ad augurare la felicità altrui a discapito della propria. Eppure Michiru, eccomi qua, di nuovo ad augurarti tanta fortuna con la tua nuova ragazza".

A quel punto però decise rifarsi una vita anche lei. Capì che non poteva restare per sempre da sola e aveva bisogno di trovare qualcuna disposta ad amarla, di nuovo, davvero. Era arrivato il momento di voltare pagina e di chiudere il capitolo più importante della sua vita. In fin dei conti non era stata lei ad aver sbagliato. Con il tempo la consapevolezza che il suo bacio era stato usato da Michiru solo come pretesto per poterla tradire, l'avrebbe portata a non sopportarla al punto da non volerla rivedere mai più. Aveva fatto soffrire sia Hotaru sia lei che aveva vissuto diversi mesi in cui era talmente disperata senza la violinista che vincere o perdere non le importava più di tanto: voleva solo colmare il vuoto che sentiva dentro con la velocità. Non importava se era tanto eccessiva da poter mettere fine alla sua vita. Certo, quello era stato una debolezza sua, ma se Michiru si fosse imposta di parlargliene, di trovare un modo più corretto per chiarire le cose, forse avrebbe avuto modo di metabolizzare meglio la loro separazione e avrebbe reagito diversamente.

Riprese la vecchia abitudine di flirtare con tutte le donne carine e interessanti che incontrava, ma stavolta per trovarsi una nuova compagna. Passarono due anni prima di conoscere accidentalmente Mizuki.

Mizuki Tajiri, trentadue anni, era una ragazza di statura media e di corporatura normale; aveva i capelli castani chiaro a caschetto, gli occhi castani, il naso piccolo e leggermente a patata e il viso ovale. Lavorava come giornalista per riviste scientifiche e conosceva Haruka solo perchè la sua precedente ragazza era una sua fan sfegatata. Così sfegatata che quando Haruka sfoggiò la maglietta che univa la sua nazionalità alla scuderia per cui correva, lei si precipitò subito a comprare due magliette come la sua che nei negozi sportivi iniziava a spopolare. Una maglietta era per se' e una per Mizuki che fu così costretta a festeggiare la nuovamente iridata Tenoh e a vedere la sua ex usare la sua maglietta fino a far sbiadire il logo impresso. Quel giorno si conobbero a causa di Haruka che, distratta da un cartellone pubblicitario, la stava per investire nel parcheggio del supermercato. Haruka era in moto e Mizuki, che aveva appena chiuso la sua auto, si stava dirigendo al supermercato. Nonostante lo spavento di ritrovarsi il muso della moto a pochi centimetri dal suo fianco sinistro e nonostante le scuse di Haruka, la ragazza non perse tempo nel tirarle dietro una serie di imprecazioni. Vedendo che le cose andavano un po' troppo per le lunghe (la ragazza era in preda alla collera da un minuto e non accennava a terminare) Haruka si tolse il casco. Quando l'altra vide di fronte a se' l'idolo indiscusso della sua ex, che per altro la lasciò pochi mesi prima per quella che lei considerava la brutta copia di Haruka Tenoh, le si gettò quasi letteralmente addosso strillandole nelle orecchie accuse di abbindolamento del tutto immaginarie. Molti passanti si fermarono a guardare il famoso pilota in una situazione alquanto bizzarra. Eppure ad Haruka piacque all'istante quella ragazza così spontanea e vivace, così di carattere e così carina. Perciò colse l'occasione al volo: -Allora senti, donna del mistero, ti invito domani sera al "Drago rosso" e non accetto rifiuti o assi di picche. Anche perchè sennò... Come posso scusarmi per aver ammaliato la tua ex tanto da portartela via e per il mancato incidente di poco fa?- I suoi occhi visti dal vivo erano completamente diversi che alla tv o sui giornali. Mizuki venne subito colpita da quello sguardo dolce che tradiva la forma ad ali di gabbiano delle sue sopracciglia che le conferiva quella sua caratteristica espressione seria. Si rese conto della figuraccia appena fatta e diventò rossa come un peperone. Per sembrare ancora disinvolta però si mise a ridere e a riempire Haruka di pacche sul braccio, accettando l'invito. Circa un anno dopo i paparazzi erano a caccia dell'immagine che avrebbe confermato ogni supposizione di una relazione amorosa tra le due. Inutile dire che la ex di Mizuki si rifece viva più e più volte sostenendo di aver meditato nell'ultimo anno e mezzo sul fatto che non voleva perdere l'amicizia con lei, ma Mizuki la tagliò fuori in fretta. Non era convinta che ad Haruka potesse interessare una tipa come lei (non sapeva nemmeno lei come aveva fatto ad innamorarsi della sua ex), ma visto che era stata lei a piantarla in asso per la copia allampanata di Tenoh che si tenesse pure quella!

Nei primi mesi della sua storia con Mizuki, per Haruka era un continuo confronto con quella avuta con Michiru. Non aveva avuto nessun'altra donna dopo di lei, quindi le veniva naturale pensare spesso ad un confronto tra quella che era la sua nuova compagna e la ex: "In questa situazione Michiru cosa mi avrebbe detto?" , "Michiru avrebbe scelto il teatro" , "Incredibile anche a lei piacciono i funghi kikurage, con Michiru non si sarebbero mangiati perchè lei li odia", "Sì, anche Michiru avrebbe preferito un quadro di arte classica" e così via. Però Haruka con Mizuki si sentiva bene e a suo agio: trovava in lei un luogo di riparo dai tormenti del passato. Sentiva di amarla sul serio e che forse se la sarebbe sentita di passare il resto della sua vita con lei, ma non avrebbe mai potuto paragonare quella storia con quella con Michiru. A tutte quelle considerazioni ci era arrivata dopo circa un anno che stavano insieme, con Michiru invece dopo tre mesi e senza "forse". Con Michiru era tutto assolutamente più spontaneo. "E infatti si è visto come è andato a finire!". Proseguendo la sua relazione con Mizuki si consolidò l'idea che non era stata lei ad aver sbagliato con la violinista e si affacciò sempre più spesso il quesito di un'altra ipotetica faccia della verità. E se Michiru fosse stata la stronza della situazione? Se l'americana l'avesse solo intuito e ne avesse aprofittato tirandole fuori quel lato nascosto? Più il tempo passava e più nuovi dettagli svelava della fine di quel grande amore a Mizuki, come sempre pronta a consolarla. -Haruka guardami- le capitò di ripeterle più di una volta- io non sono come lei. Non voglio nemmeno che tu ti autoconvinca che io sia migliore di lei, o più importante. L'hai amata troppo per cancellarla nel giro di un anno, però sappi che io sono qui. Mi prenderò per sempre cura delle tue ferite senza causartene di nuove, senza pretendere riconoscimenti per questo perchè ti amo davvero. Solo una cosa io ti chiedo in cambio: non essere autolesionista con tutti i suoi CD che compri o le riviste in cui c'è lei in copertina. Ti fa solo male e hai visto a cosa sono valse le tue lacrime. A rovinare i tuoi occhi belli e il tuo stato psicologico. Credimi, non ne vale la pena per lei... Abbandonati alle mie cure soltanto.

Così un giorno si alzò e di punto in bianco decise di mettere completamente da parte la sua vita precedente. Mizuki aveva sempre avuto ragione: aveva sopportato per troppo tempo tutto il male che le aveva fatto Michiru. Aveva dato troppo amore ad una persona che non lo meritava. Aveva già buttato via troppo tempo con e per la persona sbagliata. Era davvero giunto il momento di iniziare una vita nuova: più vera, più giusta. Era arrivato il momento di pensare solo alla sua buona Mizuki, di dedicarsi solo a lei e di darle nel cuore lo spazio che si era meritata con tutta la sua comprensione, dolcezza ed umiltà. Tolse le ultime foto superstiti di Michiru da casa sua; rinchiuse in un raccoglitore tutti i CD, poster, lettere che si erano scritte in lontananza e anche i regali che non riguardassero l'abbigliamento; smise di pensare a quel maledettissimo periodo che le portò a dividersi e decise di condannare fin il suo nome all'oblìo. Da allora solo ad Hotaru era permesso di parlare di Michiru visto che era sua madre, ma proprio quando non ne poteva fare a meno e da quel momento nessuno la sentì più nominare quel nome.

A ventotto anni Hotaru decise di sposarsi con Yoshiki Nishino, per tutti semplicemente Yoshi e Haruka ebbe tempo sei mesi per prepararsi psicologicamente a rivedere la sua ex. Doveva essere pronta a non parlarle, non guardarla, ne' sentirsi male se Michiru non l'avesse considerata affatto. Non doveva nemmeno avventarsi su di lei per dirle tutto quello che aveva taciuto fino ad allora e magari darle uno schiaffo. Per sei mesi era un continuo dilemma tra il cercare di riappacificarsi con lei per il bene di tutte le altre Sailor o l'essere ancora più indifferente di quello che sarebbe stata la violinista. In quel periodo con la scusa del doversi dividere tra le macchine e i preparativi del matrimonio di Hotaru, continuava a dire a Mizuki che presto si sarebbero viste e invece non riusciva mai a fare più di una telefonata. Per quanto si sforzasse di non pensare a quello che per anni fu l'amore della sua vita continuava a farlo e si accorgeva di non poter farne a meno se non voleva essere colta impreparata al suo incontro.

A fatica era riuscita ad andare avanti per nove anni e talvolta le pareva di sentire ancora il suo profumo nell'aria e in casa.

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


Buona sera, in questa settimana piena di impegni pubblico in anticipo. Il capitolo che segue è dedicato all'ultima digressione sul passato di Haruka e Michiru, in cui le vedremo interagire nuovamente insieme prima dell'addio definitivo.
Come sempre, ho dato più spazio anche ad Hotaru che è la mia seconda Sailor preferita (prime Haruka e Michiru parimerito) e  l'artefice dell'incontro forzato dopo la rottura tra i genitori. Non garantisco sulla buona riuscita della descrizione degli abiti del matrimonio poichè non mi sono mai particolarmente interessata agli abiti da sposa e da sposo, però ho cercato di fare del mio meglio :-P

Contrariamente a quanto avrei voluto fare, non posso pubblicare immagini. Ci tenevo perchè per questo capitolo avevo pensato di pubblicare un'immagine che avrebbe ritratto Mizuki (ho sudato sette camicie per lavorarci con Paint), ma EFP ha dovuto cambiare server. Spero che presto torni questa opzione :-/
Ora che vi ho tediato abbastanza con la premessa vi saluto ringraziando, come sempre, i lettori di questa storia, quelli che la recensiscono, chi l'ha inserita tra le preferite, tra le seguite o tra le ricordate :)

8.

Il giorno del matrimonio Hotaru era in preda all'euforia. Scariche di ansia pervadevano il suo corpo ed era tanto agitata e gioiosa che sembrava "Radio 24ore su 24". Haruka si chiese persino quando fu l'ultima volta che respirò in quella mattina! Per contro lei cercava di tranquillizarla, ma il suo controllare l'orologio ogni venti minuti circa, invitando la parrucchiera ad essere più veloce, caricava Hotaru ancora più di ansia. Haruka cercò di calmarla finchè lei stessa non disse: -Dovresti essere serena: ti sposi con Yoshi e oggi al tuo matrimonio ci sarò io insieme alla mamma e Setsu... - Come si accorse di aver indirettamente nominato la presenza di Michiru al fianco della propria, smise di parlare un attimo per tagliare poi corto: -Hai più motivi per cui essere felice-. Poi lasciando alla parrucchiera il compito di parlare con la ragazza, andò nella stanza a fianco e prese il giornale per distrarsi. Ma il tic dell'orologio rimase!


Alle undici era sottobraccio ad Hotaru che attraversava la navata centrale*. Sentiva la stretta della sposa sul suo braccio, il che motivava ancora di più la sua tensione. Cercò di essere più disinvolta e gli occhi erano fissi sull'altare pur di non vedere Michiru.

Yoshi l'aspettava sorridendo. Più si avvicinavano più era chiara la luce che gli faceva brillare gli occhi. D'altronde come non avrebbe potuto? Hotaru quel giorno era bellissima. Non che di solito fosse brutta, tutt'altro, ma quel giorno era davvero incantevole. Aveva i capelli raccolti sotto un velo sottile. Il suo vestito da sposa era semplice, ma bello, color panna; il corpetto che metteva in evidenza i suoi fianchi stretti aveva delle decorazioni di un prezioso pizzo. Gli spallini estremamente sottili e ravvicinati fatti di piccole pietre color avorio, si vedevano come tali sulla schiena, ma davanti davano l'idea di una collana lunga che scendeva dal collo e si confondeva con l'abito. Erano uguali ai sottili e lunghi orecchini che pendevano dalle sue piccole orecchie e al fermaglio che teneva dietro la frangia. L'abito ricadeva morbidamente sui fianchi per proseguire liscio e leggero fino ai piedi. A dispetto delle insistenze delle amiche non aveva aggiunto alcun tipo di strascico, solo un accenno di coda. In mano il classico bouquet bianco.

Più Yoshi si faceva vicino più il cuore di Hotaru accellerava i battiti. Era così bello con quel viso pulito e il suo sorriso un po'ingenuo. Indossava una giacca leggera blu scuro sopra ad un gilet dello stesso colore. Sotto il gilet si intravedeva una camicia dello stesso color panna del suo abito e al collo una cravatta valorizzata da ricami preziosi. Era la prima volta che la vedeva vestita da sposa ovviamente, ma era stata lei a suggerirgli di indossare una camicia panna e non bianca. La giacca metteva in risalto il suo busto perfetto, i fianchi stretti e quelle spalle larghe che le davano tanto un senso di sicurezza e protezione. Mentre percorreva la navata di quella Chiesa che non le era mai apparsa tanto lunga la sua mente le ripresentò la scena del loro primo incontro sulla costa australiana.

Quando decise di organizzare tre settimane di vacanza con Michiru in Australia e al bagno in cui scelsero di prendere la loro tenda incontrò Yoshiki, anche lui in pausa dal lavoro per due settimane.


Il fatidico incontro avvenne un giorno in cui Hotaru e Michiru arrivarono in spiaggia alle 16.00. La mattina erano andate a fare un giro per la città dal momento che c'era nuvolo, ma subito dopo l'ora di pranzo il sole era tornato a baciare la loro bellissima costa e dunque non si erano fatte sfuggire l'occasione per passare un'altra splendida giornata in spiaggia. Mentre si avvicinavano alla loro tenda Hotaru notò subito dei ragazzi sotto la tenda successiva poco più grandi di lei che si stavano trattenendo a fatica dalle risate. Erano quattro giapponesi ed erano ragazzi che in genere stavano in due file più avanti della loro. Non capiva come mai fossero nella tenda in cui in genere la mattina stava una coppietta di sessantenni, ma soprattutto non capiva perchè nonostante si stessero piegando in due dalle risate, cercavano di stare il più in assoluto in silenzio. Arrivate alla loro tenda videro un ragazzo ancora bagnato che si stava asciugando al sole su uno dei loro lettini. Le due si guardarono stupite senza capire mentre gli altri scoppiarono tutti in una fragorosa risata. A quel punto il giovane si girò dalla loro parte e disse: -Ah, ma siete qua? Cosa avete da ridere come degli idioti?

Il più mingherlino di loro rispose tra le risate: -Yoshi, sei tu l'idiota. Come hai fatto a sbagliare la tenda di ben due file? Ahahah.- gli altri che lo seguirono.

Il giovane aggrottò le sopracciglia senza capire, alzò il busto, si guardò attorno e vide le due proprietarie della tenda, rimanendo senza parole. Come aveva potuto sbagliare tenda?? Si mise seduto di scatto ed urlò ai suoi amici: -Ma siete dei cretini!! Perchè non me lo avete detto invece di lasciarmi qui senza dire niente??- Poi si rivolse ad Hotaru e Michiru. - Ehm, scusatemi mi dispiace davvero, ero distratto- così dicendo si alzò e vide il telo azzurro del lettino completamente bagnato. Il suo imbarazzo crebbe ancora di più. Si trovava di fronte a due donne bellissime che aveva già notato dalla prima volta che le vide e stava facendo una vera figuraccia. -Oh, scusatemi davvero.

-Yoshi, sei sempre la solita catastrofe! Ahahah.- disse un altro amico.

-Smettetela!- alzò la voce verso di loro prima di riprendere: -Sono davvero desolato, credetemi. Il vostro lettino... non volevo.

-Non si preoccupi.- disse a quel punto Michiru cercando così di tirarlo fuori dall'imbarazzo. -Io e mia figlia per una volta possiamo anche stare su una sdraio, non è vero Hotaru?

-Assolutamente, e poi diciamocelo, anche se fosse davvero una cosa grave, tra connazionali si può sempre chiudere un'occhio, no?- così dicendo abbassò leggermente gli occhiali da sole per fargli l'occhiolino. Il ragazzo rimase un attimo spiazzato. Aveva già notato quella bella ragazza giapponese, abbastanza alta e magra, ma era la prima volta che la vedeva da vicino e rimase sorpreso nel vedere i suoi occhi color ametista. Non aveva mai visto degli occhi più belli e un viso più dolce. Era semplicemente incantato. Ricambiò il sorriso della giovane con un altro goffo.

-Oh-oh, conosciamo quel sorriso.- disse un terzo amico con i capelli castani. I quattro amici si scambiarono un'occhiata e poi dissero in coro: -Yoshiki l'impacciato si è innamorato!- e ricominciarono a ridere. Hotaru e Michiru ridacchiarono in modo composto a quella battuta. Il quarto amico infine disse: -Su Yoshi, l'occasione che aspettavi è arrivata: adesso o la inviti tu ad uscire con te questa bella signorina o lo farò io e sai che non mi faccio problemi.- Il ragazzo che aveva appena parlato uscì al sole mostrando così un bel viso e un fisico abbronzato e scolpito. Hotaru non potè non guardarlo, valutando che comunque per lei era forse troppo scolpito il suo corpo, mentre i capelli lunghi per un uomo non erano il suo ideale. Il ragazzo che a quanto pareva si chiamava Yoshiki, invece, aveva un viso dai tratti dolci, il fisico asciutto, palestrato, ma non esageratamente muscoloso e a quanto pareva era anche leggermente imbranato. Aveva avuto un fidanzatino rubacuori al liceo con il quale si lasciò dopo tre mesi per incompatibilità di carattere, da allora aveva capito che il suo ragazzo ideale doveva avere un carattere simile al suo: non troppo spavaldo e soprattutto serio. In genere le persone timide erano anche le persone più serie. Hotaru però non era il tipo di ragazza che socializzava con facilità con la gente e così intervenne Michiru che conosceva bene la figlia. Da quanto aveva capito quel ragazzo aveva notato la figlia che a sua volta uno dei giorni precedenti le aveva parlato di lui dicendo: -Non trovi che il ragazzo con i capelli corti e palestrato sia molto bello? E' anche quello che fa meno chiasso di tutti!-. La violinista pensò perciò di mostrarsi cordiale, presentarsi e sperare che in qualche modo questo potesse avvicinare i due giovani: di primo impatto infatti lui le stava facendo una buona impressione. -Comunque io sono Michiru- fece un leggero inchino. -Mentre lei è mia figlia e si chiama Hotaru.- Seguì un altro inchino.

Lui disse: -Io mi chiamo Yoshiki.- imitando il loro gesto a sua volta.

Una volta tornati in posizione eretta Hotaru si fece coraggio e sorridendo disse: -Questo lo avevamo capito.

-Eh, immagino... Comunque potete chiamarmi Yoshi.- il verbo era al plurale, ma gli occhi erano solo per Hotaru.

Gli amici di Yoshi decisero che era arrivato il momento di tornare sotto la loro tenda, mentre l'amico magro si congedò con un: -Ehi, noi ti aspettiamo sotto la nostra tenda. Non sbagliare anche stavolta!- e ridendo andarono via. Lui, rotto il blocco del primo momento, restò a parlare con Hotaru dieci minuti e alla fine, dopo qualche giro di parole, la invitò a cena. Era sicurissimo che se non l'avesse fatto lui ci avrebbe pensato Takumi e visto che il destino li aveva portati ad un incontro così ravvicinato non voleva farsi sfuggire un'altra occasione per colpa di quello mascalzone del suo amico.


Quando Hotaru arrivò vicino all'altare, con la musica che l'accompagnava, si sentì sciogliere al sorriso compiaciuto e agli occhi tanto scuri quanto belli di lui che esprimevano grande emozione. Presto quell'uomo così assennato, gentile e complice... "Presto sarà l'uomo della mia vita. Sempre che il mio cuore regga, con tutti questi battiti cardiaci affrettati!"

Haruka una volta accompagnata Hotaru diede una rapida occhiata a destra e a sinistra per vedere in quale banco della prima fila avessero lasciato posto per lei. Vicino al dottor Tomoe.

Seguì nervosa la cerimonia, stavolta però era nervosa per Hotaru, non pensò minimamente a se' stessa. Era dispiaciuta perchè quel giorno Hotaru spiccava il volo e sarebbe tornata al suo nido d'origine solo per qualche ora. Pensò a Michiru solo una volta certa che, almeno in quell'occasione, le sarebbe sfuggita qualche lacrima per la commozione.


La cerimonia andò liscia come l'olio, ma gli intoppi arrivarono all'ora di pranzo, al ristorante, quando Haruka vide che ovviamente gli sposi avevano voluto al proprio tavolo i rispettivi genitori, più Setsuna e il padre di Hotaru. Avrebbe pagato chiunque per scambiarsi di posto quando vide che vicino a lei ci sarebbe stata Michiru. Invece doveva restare, non poteva rovinare il matrimonio di sua figlia per una questione personale fra lei e la sua ex fidanzata e nemmeno poteva scomodare gli altri invitati per fare scambio di posto.

Prima ancora di prendere posto, fu Michiru a fare il primo passo: -Ciao Haruka.- Sentire pronunciare il suo nome da lei dopo tanti anni le diede i brividi: era come aver sentito la voce di un fantasma.

-Ciao- cercò di rispondere impassibile lei guardandola di sfuggita.

-Come stai?

-Fino a poco fa stavo bene, grazie. - il suo tono era ostile e infastidito. In realtà dentro di lei avrebbe voluto dirle: “Bene,ma è proprio vero che la televisione non rende giustizia alla tua bellezza”, ma si trattenne e il risultato era stato eccellente.

-Haruka- il pilota da corsa si sentì di nuovo male- non pensi che almeno per il matrimonio di Hotaru potresti mettere da parte il rancore?

A quel punto non fu necessario fingere, la rabbia la pervase e ad alta voce esclamò: -Hai proprio una bella faccia tosta a chiedermi una cosa simile!- attirando gli sguardi dei commensali del loro tavolo, che già stavano prendendo posto.

-Ragazze! Non litigate.- intervenne Hotaru -Papà, Setsuna? Vi spiace metterti voi in mezzo?- chiese Hotaru intuendo aria di burrasca. La ragazza aveva un ottimo rapporto con il dottor Tomoe, lo chiamava papà anche se non lo sentiva del tutto suo padre, però gli voleva un sacco di bene. -Ma certo, figlia mia- rispose caloroso e cordiale come sempre il dottore.

Per tutto il pranzo Haruka e Michiru non si rivolsero una parola. Hotaru ci restò un po' male, sperava che il matrimonio fosse un'occasione per loro due per riavvicinarsi e invece dovette addirittura dividerle per evitare incresciose situazioni! Alla fine però era così presa dal matrimonio che nonostante la delusione non si preoccupò più di tanto. Almeno erano riuscite a stare in tavola insieme e quello fu il giorno più bello della sua vita. Non aveva mangiato quasi nulla, lo stomaco le si era chiuso per l'agitazione. Però era stata in compagnia; tutti le avevano fatto tanti complimenti e tante foto. Poi c'era stato il discorso dello sposo, ma chi se lo ricordava? Era troppo felice e intenta ad ammirarlo per ascoltare le sue parole: tanto qualunque cosa avesse detto era giusta, perchè loro erano uniti nel carattere e nel modo di pensare e dove i loro caratteri differivano, insieme, si andavano a completare. In seguito ci fu il il taglio della torta con il bacio dei novelli sposi; infine il lancio del bouquet che cadde tra le mani di una sua carissima amica dai tempi dell'Università.

Per il viaggio di nozze avevano scelto come meta le Canarie, alle quali arrivarono con il jet privato guidato da Yoshi. In verità il ragazzo aveva proposto un viaggio per l'Europa, ma il risoluto e quasi disperato "No" di Hotaru lo fece desistere. Quel vaggio l'avevano già intrapreso Haruka e Michiru prima ancora che lei venisse data a loro in affido e fu il viaggio che Michiru (e in segreto sicuramente anche Haruka viste le importanti fedi che aveva comprato per entrambe) aveva considerato sempre come una sorta di luna di miele. Vedendo però come era andata a finire Hotaru per scaramanzia preferì evitare quel viaggio.

Restarono via due settimane e furono due settimane bellissime. Yoshi, il suo timido Yoshi, era il suo primo uomo e il loro primo viaggio insieme fu la trasformazione in realtà di uno dei suoi più grandi sogni. Più bello e più dolce anche di quanto si aspettasse, a partire dalla prima notte.


* * *


Due giorni dopo Haruka aveva invitato a casa sua Mizuki, la quale le stava tirando fuori le parole di bocca per sapere di più riguardo al suo incontro con Michiru dopo nove anni che non si vedevano più. Hotaru d'altronde non era certo la prima donna che si sposava! Conosceva ormai tutti i dettagli della cerimonia anche se non era stata invitata. Il gesto della ragazza l'aveva molto irritata: era solo l'ultimo atto di Hotaru per manifestare la sua mancanza di accettazione. Haruka diceva sempre che Hotaru le somigliava molto, ma lei non riusciva proprio a vederci nulla di Haruka in quella giovane donna che con lei si comportava ancora come una ragazzina: non invitarla al matrimonio era stato davvero un gesto da maleducata! D'altra parte, per quanto Haruka si ostinasse a considerare la ragazza come sua vera figlia, Hotaru non era davvero sua figlia. Ma Mizuki aveva gettato la spugna da tempo ormai. Se Hotaru diventava ancora più ostile trovando oltraggioso essere chiamata "la figlia adottiva", ad Haruka partiva l'incazzatura del momento. Anche se il pilota non voleva farsi chiamare “papà” dalla ragazza era evidente che in realtà si era calata totalmente nei panni paterni. Sarebbe stata un genitore perfetto Haruka, se solo si fosse decisa a compiere con lei lo stesso passo importante che aveva fatto con Michiru. Invece con lei continuava a trovare scuse per negarle il suo sogno. Dall'altro lato lei ci aveva provato a farsi amica Hotaru, ma la ragazza ormai era grande e non l'accettò mai comportandosi con lei sempre con distacco e freddezza, arrivando così a farsi prendere in antipatia. Era arrivata perfino a mandare un biglietto di invito al matrimonio indirizzato esclusivamente ad Haruka, tagliandola così una volta per tutte dalla sua vita. Irritante era dire poco. Da una parte però era contenta che si fosse sposata: visto che era andata a vivere con il marito da quel momento anche la casa di Haruka sarebbe stata libera da terzi incomodi e loro si sarebbero potute lasciare in tenerezze e momenti di intimità quando volevano. Non che le tenerezze fossero il punto forte di Haruka, ma la passione era qualcosa che di certo non le mancava! Così, poco interessata a sapere cose che già sapeva del matrimonio di una persona che non le stava per niente a cuore, lei era più interessata a capire che effetto aveva avuto la precedente donna di Haruka sulla stessa. Erano le nove di sera e loro erano ancora in cucina quando qualcuno suonò al citofono. -Aspettavi qualcuno? - chiese perplessa Haruka.

-Sì,il mio amante... Ma a casa mia!

-Ah già! - rispose Haruka ricordandosi che quella era casa sua. -Vado a sentire chi è. Torno subito! - Si alzò dalla sedia, allontanandosi dalla stanza e rispose al citofono fissato sul muro della sala.

-Haruka, sono Michiru.- Per poco non le cadde la cornetta dalle mani. -Per favore... Voglio parlare con te, non voglio entrare in casa!

Haruka ancora non rispose. Era estremamente confusa, non sapeva proprio cosa rispondere: "Non scendo... Però se è venuta fin qui a quest'ora dev'essere successo qualcosa di grave... Ma cosa dico a Mizuki? Le dico che è un'amica? Non starò fuori tanto." Prese tempo intanto che terminava i suoi ragionamenti: -Ehm... Sai... No, non posso...- terminò la frase in un sussurro.

-Per favore.

La sua voce che le parlava direttamente e rivolgendosi esclusivamente a lei... -Senti... No!- rispose cercando di recuperare il tono sicuro di sempre.

-Devo parlarti, se non oggi un'altra volta, ma non posso partire senza averti detto quello che ho da dirti.

-Fai un po'quello che ti pare- e riattaccò. Rimase immobile ancora con la mano sul citofono e dopo qualche secondo aprì la porta in fretta. -Arrivo subito! - avvisò Mizuki, prima di richiudere la porta. Corse giù per le scale ed aprì il portone del palazzo esclamando ad alta voce: -Ehiii!- Michiru era già a qualche metro di distanza, ma la sentì ugualmente. Si andarono incontro e Haruka le disse: -E' successo qualcosa di grave ad Usagi?- Ma perchè avvisare solo la violinista e non pure lei?

-No.

-Nessuna minaccia?- per un attimo ebbe il timore che il mare avessere trasmesso a Michiru il sensore di una nuova minaccia.

-No... - rispose la violinista perplessa.

-Ah- tirò un sospiro di sollievo, constatando che il vento non le aveva portato alcun segnale di pericolo perchè effettivamente non c'era nessun nemico per la Terra. -Hotaru sta bene?- proseguì. Magari era successo qualcosa e non aveva fatto in tempo ad avvertire entrambe.

-L'ho sentita: sì, sta bene.

-E Setsuna?- pensando che forse alla cena aveva dato notizie negative a Michiru e non a lei perchè non avevano avuto molto tempo per parlare tra loro.

-Pure, anche se l'ho sentita solo una volta dopo il matrimonio.

-Quindi? - domandò a quel punto tra lo stupito e lo scocciato: -Di che cosa volevi parlarmi tanto urgentemente?

-E' da parecchi anni che te lo volevo dire...- esitò a lungo prima di riprendere a parlare -Ho sbagliato a lasciarti... - Aveva sempre creduto che andata come sarebbe andata in ogni caso si sarebbe sentita sollevata dopo aver detto ad Haruka quelle parole. Ora però si rendeva conto che non era così. Liberata di quel peso ne aveva un altro da sopportare: la risposta di Haruka. Le parole e il tono della bionda confermarono ogni timore: -Non ti credo. Tu menti.

-No, giuro di no, Haruka! Anzi... Io sento di provare ancora qualcosa per te.

-E perchè me lo dici solo adesso, se è vero che sono tanti anni che vuoi farmi questo discorso? - alzò la voce mettendosi sulla difensiva. Avrebbe tanto voluto sentirsi dire quelle parole, ma non in quel momento, non da quando, grazie all'aiuto di Mizuki, era riuscita a mettere ordine e pace nel suo cuore. Non poteva permetterle di far tornare il caos nella sua vita.

-Non avevo il coraggio di ammetterlo e temevo che tu reagissi così: male. Però io sono sicura di aver preso un abbaglio con Helena...

-Helena... - pronunciò l'altra con tono di sfida. -Te l'ho già detto in passato: non mi interessava all'epoca come non m'interessa ora sapere cosa ti abbia spinta a tradirmi per quella puttanella. Senti, i fatti sono questi: ti ho aspettato troppo a lungo. Hai avuto una seconda opportunità per tornare sui tuoi passi dopo che vi siete lasciate e tu lo sai benissimo o non saresti qua a sperare che io ti rivoglia. Solo che all'epoca eri troppo impegnata a pensare ad altro e altre per pensare a me ed ora è tardi.

-Non è vero! Non hai idea di quante volte avrei voluto chiamarti! - protestò Michiru.

-Però non l'hai fatto!

-Ho avuto conferma dei miei sentimenti dopo troppo tempo... Ma ora sono pronta per ricominciare da capo e farmi perdonare.

-Arrivi tardi te l'ho detto. Ora io ho un'altra!

-Ci sono troppe cose che ci legano. A partire da Hotaru per finire con tutti i ricordi che non puoi aver scordato se sono stata davvero così importante.

-No... - rispose profondamente amareggiata -Purtroppo no...- abbassando lo sguardo mentre varie immagini di loro due riaffiorarono alla mente.

-Per favore Haruka, non puoi allontanarmi così. Tu mi conosci, sai quanto è difficile per me ammettere uno sbaglio. Sono come te. - Cercò di sorridere, ma il suo sorriso venne subito smorzato dalla voce di Haruka: -Per favore, non mi paragonare a te! Io sono sempre stata sincera con te... Avevo anche smesso di flirtare con le altre intanto che tu eri via. E questo non perchè non fossi più sensibile al fascino delle altre ragazze, ma proprio per evitare di cadere in tentazione. Come se la minaccia della nostra storia fossi veramente io...- accompagnò la frase con una risata sconfortata, mentre portò una mano tra i capelli per portarsi dietro la frangia ribelle.

-Quindi è inutile che io resti. Non c'è più speranza per un nostro futuro insieme.

-Tu l'hai eliminata!

-Ma l'ho capito. E te lo dico.

-Mizuki è buona, dolce, e a volte fin troppo sincera.- disse ridendo - E' un'isola sicura lontana da quel porto che improvvisamente è diventato pericoloso e nocivo per me. Inoltre, ormai, sto con lei da tre anni...

-Haruka, per favore!- continuò imperterrita Michiru- Sono cambiata e sono certa di sentire qualcosa di importante per te. Si deve dare a tutti una seconda opportunità. Non mi ridurrei a tutto questo se non ti rivolessi davvero.

-Ah certo, quindi, visto che tu dopo nove anni torni pregandomi di tornare con te, io dovrei tonare in casa, dire a Mizuki: "Scusa, ma la mia ex è tornata" e partire per l'America con te. Robe da matti!!- scuotendo forte la testa non riuscendo a capacitarsi di quanto stava accadendo.

-Ma...

-Lasciami in pace! - ora sia la sua voce che gli occhi si fecero minacciosi. -Non ho alcuna intenzione di ritornare con te, perchè sono io a non amarti più. Dov'eri quando stavo male? Dov'eri quando Hotaru stava male? Dov'eri quando ho dovuto mettere da parte la rabbia e il dolore per aiutarla a superare la sua crisi e a mantenere buoni rapporti con te?? Non c'eri. Hotaru è diventata l'unica cosa giusta del mio passato a cui potessi aggrapparmi e Mizuki invece ha asciugato le lacrime versate per te. Mentre io e tua figlia stavamo male per te, tu saltavi dal letto di una puttana a quello dell'altra... E non guardarmi così!- aggiunse vedendo il guizzo di rabbia negli occhi blu della violinista. -Ma guarda da che storia esci: una che andava a letto con cani e porci per promuoverli di livello. Almeno l'altra si era data una regolata. Dicono che Dio li fa e poi li accoppia, evidentemente sei come loro se ti piacciono solo troie.- Ad Haruka, che stava svuotando il sacco di tanto rancore represso negli anni, naque un ghigno beffardo. - E' chiuso il discorso e ci rivedremo per le feste dell'oschichiya e dell'omiyamairi** del figlio di Hotaru! - si congedò così prima di girarsi, tornare sui suoi passi e chiudere il portone di casa. Non si girò per vedere la reazione di Michiru, ma non ne aveva bisogno: la conosceva fin troppo bene. Le sue parole erano state troppo taglienti per non colpire l'orgoglio e la sensibilità di Michiru. Sicuramente era ancora dove l'aveva lasciata a ripensare alla conversazione appena avuta. Come lei d'altronde che continuava a chiedersi dove riuscì a trovare tanta sicurezza nell'affermare che non l'amava più. "Se fossi stata un'altra persona ci avrei creduto perfino io a quelle parole" pensò sorridendo. Per quattro anni sognò quella scena con un lieto fine ed ora che Michiru era tornata, l'aveva respinta duramente. "In fondo però se l'è cercata. Ho già perso troppo tempo sperando in qualcosa di sbagliato e poi non sono stata io a lasciarla dopo tutto." continuò con i suoi pensieri entrando in casa. -Chi era? - chiese seria Mizuki appoggiata con la schiena allo stipite della porta della cucina.

Risvegliata bruscamente dai suoi pensieri Haruka ebbe un attimo di esitazione: -Eh? Oh... Ehm,- chi poteva essere a quell'ora di sera? Le disse la prima cosa che le venne in mente: - Era uno delle macchine. Voleva parlare di un guasto che c'è stato ad una delle nostre auto.

-Un tuo collega... che ti viene a trovare e non ti chiama?- domandò senza celare il tono sospettoso.

-... Sì... Beh, sai... E' uno nuovo che non aveva ancora il numero di telefono del capo ingegnere. Però ora gliel'ho dato e non disturberà più!-. Per fortuna l'ingresso era dalla parte opposta a dove si affacciavano le finestre del suo appartamento, quindi Mizuki non poteva sapere chi c'era ad aspettarla fuori dal condominio. Bastava solo essere naturale. Così, sfoggiò un sorriso palesemente sforzato.

"Sta mentendo. Chi era?"

Così nelle settimane sucessive mentre Mizuki si tormentava dalla gelosia, Haruka continuava ad alternare le imprecazioni alle lodi a se'stessa. "Una visita da Michiru, chi se l'aspettava? Avrei dovuto darle la possibilità di tornare con me. Non è vero che non l'amo più e ho sognato per tanto tempo il suo ritorno... Che idiota sono stata!" ; "No, non è vero: così non correrò più rischi di soffrire. Ma d'altronde anche io ho scoperto che pure lei mentiva quando mi ha detto che erano anni che voleva farmi quella confessione, quindi ho fatto bene... Perchè lei mentiva, non è così?" A tutti questi dubbi si aggiungevano poi le tentazioni di chiamarla, spesso fissava il telefono con il cuore che martellava dall'agitazione, ma alla fine si convinceva sempre pensando: "Avrà sicuramente cambiato numero". Dopo tre mesi finalmente si decise nel credere di aver fatto bene a respingerla visto quello che le aveva fatto passare lei in precedenza. In fin dei conti anche Michiru non aveva voluto sentire ragioni quando la lasciò e lei cercò di convincerla a restare, quindi, ora che anche lei non aveva chiesto nulla del perchè dei suoi ripensamenti, erano pari.


* * *


Quando Michiru tornò in America dopo il matrimonio della figlia e la batosta di Haruka si dimenticò quasi di Elza. Non aveva voglia di ricominciare un'altra storia. Era profondamente delusa. Aveva sperato davvero di poter avere un'altra possibilità con Haruka. Era davvero convinta che la bionda avrebbe capito il suo stato d'animo e i sentimenti che implicitamente le aveva dichiarato di provare e invece il loro incontro era stato disastroso. Quando la vide, splendida e bellissima forse più di quanto ricordasse, aveva sentito di fare la cosa giusta. In quel momento non avrebbe voluto altro che abbracciarla forte e dirle quanto avesse sbagliato e quanto capiva di averla sempre amata in quel periodo di lontananza. Forse anche quando stava con Helena, in fondo al cuore non aveva mai smesso di amarla. Le parole di Haruka furono però molto dure e l'ultima frase che le disse l'avevano ferita nel profondo: Haruka aveva voltato completamente pagina e non c'era più possibilità di rimedio. Maledisse infinite volte il suo orgoglio: se non fosse stata così orgogliosa e restia nell'ammettere i suoi sbagli, l'avrebbe cercata prima e ora, forse, avrebbero ripreso ad essere la coppia felice che erano prima che lei partisse per l'America. “Quanto sono stata cretina ad aspettare tanto e a credere che dopo nove anni potesse capirmi! Ho aspettato davvero troppo...” si trovò a pensare più volte sconsolata. Passò molto tempo in quello stato di tristezza che confidò esclusivamente a Setsuna, l'unica amica riservata che avesse. Nel frattempo l'ex campionessa olimpica, quando la violinista tornò in America, ogni tanto si faceva sentire, ma non era più nel periodo giusto per dedicarsi agli amori perduti. Per i due mesi sucessivi fu impegnata con un allenamento intensivo delle sue ragazze prima in vista delle Olimpiadi e poi durante la partecipazione alle stesse. Il tempo fu avverso a loro dal momento che meno di tre mesi dopo la fine dei giochi olimpici Michiru iniziò la sua tournèe in giro per il mondo. Perciò erano passati ben tre anni da quando si videro la prima volta, quando non erano ancora tanto vincolate dalla loro carriera lavorativa. -Basta rincorrerci per tutta la vita- le aveva detto sorridendo Elza appena si videro prima di stringerla in un abbraccio che parlava per lei. Da allora non si lasciarono più e con il tempo ripensando al colloquio avuto con Haruka Michiru arrivò a provare rabbia nei confronti del pilota. Una rabbia che sarebbe divenuta poi astio. Come si era permessa di darle implicitamente della troia?? Come se tutto quello che era successo fosse accaduto esclusivamente per colpa sua! Come se la grande Haruka Tenoh fosse stata esente dal commettere errori! Come se l'avesse mai ascoltata prima di Helena e anche dopo! Lei ci aveva sempre provato a mantenere dei buoni rapporti e quando l'ultima volta provò anche a rimettere in discussione i suoi sentimenti era stata trattata con pesci in faccia e pure insultata. Non le avrebbe permesso mai più di rivolgersi a lei in quel modo. Cosa ne sapeva lei dei suoi sentimenti, della sua confusione, di quanto stette male sapendo che Hotaru non la voleva più sentire? Come poteva pensare che, solo perchè Fuka l'aveva lasciata per essere libera di andare a letto con un cantante meteora, anche a lei piacesse fare quello che faceva la talent scout? Capita a tutti di fare errori e lei non aveva capito bene che tipo di persona fosse Fuka. Da mesi però la talent scout aveva avanzato richieste sessuali strane, dicendo che altrimenti rischiava di diventare noioso, ma lei aveva sempre risposto in modo negativo. Di certo quello era stato un primo campanello d'allarme che le aveva impedito di investire tanti sentimenti in quella relazione e ciò la facilitò nel non soffrire quando fu lasciata. E Haruka, invece, senza sapere nulla le aveva sostanzialmente detto che era uguale a Fuka. Per non contare di come aveva parlato di Helena. Non la conosceva minimamente, l'aveva solo sentita suonare durante i suoi concerti e salutava sempre di sfuggita sia lei che Nick, poco interessata a conoscere i suoi amici. Eppure si era permessa di dare della ragazza dai facili costumi anche a lei. Era vero, aveva avuto un passato un po' vivace con le ragazze, ma questo non faceva di lei una troia. Non poteva dire lo stesso pensando a Fuka. Ma lei no, era stata un po' confusa, ma di certo non era come la talent scout e Haruka non aveva alcun diritto di rivolgersi a lei in quel modo. Anzi, non la voleva proprio più rivedere per il resto della vita, non importava se questo voleva dire non vedere più Usagi e le altre tutte insieme. Lei aveva abbastanza amor proprio per difendere la propria dignità. Il no di Haruka era stato provvidenziale: si sarebbe pentita amaramente di legarsi nuovamente ad un'Haruka cambiata, un'Haruka senza rispetto per nessuno e pure diventata stronza.

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*In Giappone quando si vogliono celebrare le nozze in grande la Chiesa, scenario di molti film occidentali, appare un luogo molto scenografico dove sposarsi per questo è frequente la scelta di questi edifici come luogo di nozze, pur non essendo il cristianesimo la religione più diffusa della nazione.

** In Giappone la nascita dei bambini viene celebrata con più feste che scandiscono i loro primi mesi di vita dal settimo giorno di vita al momento dello svezzamento.

Nello  specifico l'oschichiya è una cerimonia buddhista che si celebra la settima notte di vita del bambino, con la quale gli si augura longevità e gli si da il nome. Per tradizione il nome viene scritto sul certificato (decorato con raffigurazioni di gru, simbolo di longevità) dal padre che utilizza l'alfabeto giapponese. Dopo questa operazione il certificato può essere esposto in casa, celebrando così l'ingresso del bimbo nel mondo. Alla festa sono presenti i parenti e gli amici più stretti che portano regali (in genere in termini economici) e con essi la famiglia passa alla cena tradizionale di augurio di buona salute per il neonato.
L'omiyamairi invece è una sorta di battesimo all'orientale. Al suo primo mese di vita i genitori con i nonni presentano il nuovo arrivato al santuario Shinto, dove il sacerdote del tempio prega per il bambino e agita un ramoscello sacro (tamagushi) alla destra e alla sinistra del piccolo al fine di benedire lui, ma pure la sua famiglia. Durante la celebrazione anche la famiglia del neonato si impegna in preghiere di ringraziamento e di auspicio di buona salute.
Al termine della cerimonia i presenti bevono una tazza di sake, anch'essa di buon auspicio. La tradizione vuole anche che sia la madre sia la nonna materna del piccolo indossino per l'occasione un kimono formale, mentre il bimbo viene vestito con un kimono colorato. (Per altre informazioni su questi e gli altri riti potete consultare il sito di cui mi sono servita per il riassunto: http://www.tradurreilgiappone.com/2018/02/20/celebrazioni-neonati-giappone/)

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


Buona sera a tutti (o buongiorno, o buon pomeriggio se state leggendo in un altro momento della giornata :-P), anche stavolta pubblico in anticipo poichè non so se questo fine settimana resterò a casa. Ad ogni modo, questo capitolo è breve perchè è pensato per andare a completare il capitolo 5 (come già anticipato a tempo debito).
Ad onor del vero, tengo a precisare che la storia dalla cena in avanti è come se si stesse svolgendo dal 15 Settembre (data prefissata per la cena delle Sailor al completo) di quest'anno. Se qualcuno di voi segue come me la F1, sa che quest'anno, incredibilmente, l'ultimo GP si svolgerà il primo di Dicembre. Ai fini della trama però ho dovuto cambiare la realtà e fingere che il mondiale si concluda a metà Ottobre. Quando scrissi la prima stesura infatti non avevo mai seguito una gara di F1 e, a causa di una ricerca svolta in modo molto pressapochista, ero convinta che i mondiali finissero verso la fine di Settembre. Non potendo cambiare il periodo di svolgimento della storia (non scorrerebbe altrettanto bene slittando tutto di due mesi), ho dovuto anticipare la chiusura dei mondiali 2019 a metà Ottobre, in coincidenza con il GP di Suzuka (e dunque, tagliando le gambe ai restanti 4 GP).
Scusate se mi sono dilungata, ma sono stata attenta per tutta la trama a far corrispondere età, date degli anni e dei mondiali passati, poi solo quando ero pronta a pubblicare il presente capitolo mi sono resa conto che le date dell'attuale mondiale di Formula 1 non corrispondono con lo svolgimento della storia!! >_< . Se seguite la F1 vogliate perdonarmi e chiudere un occhio su questi errori voluti riguardanti un aspetto della vita di Haruka che però è sempre stato trattato marginalmente.
Non possono mancare i ringraziamenti ai lettori, ai recensori e alle persone che hanno inserito la storia tra le preferite, tra le seguite o tra le ricordate :)

9.


Erano passati diciotto anni dall'inizio di quegli avvenimenti e in quello sguardo erano racchiusi tutti quei ricordi.

-Haruka non dovresti essere qui.- si decise poi a dire Michiru.

-Si dà il caso che l'invito è stato esteso pure a me.- rispose cercando di cancellare la sensazione di quel brivido che aveva appena avvertito lungo la schiena appena Michiru pronunciò il suo nome. Una reazione fisica fuori dal suo controllo, nel sentire il suono dolce del suo nome pronunciato dalla violinsta, anche se sapeva benissimo che Michiru provava tutto per lei tranne che dolcezza.

- Sì, ma Hotaru aveva detto che non potevi venire perchè eri impegnata con le corse.

-Infatti è così, ma non ci sono Gran Premi questa settimana, quindi non avevo alcun problema a venire stasera. Però visto che siete qui anche tu e il tuo “grande amore”- in tono canzonatorio -io me ne vado.- Così stava per fare se non fosse stato per Michiru: -Haruka fermati! - Il suo nome pronunciato da Michiru aveva il potere di farle fare tutto quello che la donna voleva, sebbene Michiru ignorasse questo suo potere e Haruka ne prese coscienza nel momento in cui si bloccò come richiesto dalla donna. -Non possiamo fuggire in eterno.- si decise finalmente ad uscire dalle sue barricate la donna dai capelli verde acqua -Come faremmo se Usagi e Mamoru decidessero...

-Finchè non decideranno di diventare una famiglia reale non sarà un problema che ci riguarda!- La interruppe in tempo affinchè Mizuki non scoprisse nulla.

Dal canto suo la giornalista rimase più confusa di prima. Decidere di diventare una famiglia reale? Ma Usagi e Mamoru non erano già sposati? Avevano anche avuto una figlia che avevano cresciuto alla luce del sole! C'era forse qualche segreto alla base del rapporto tra i due amici di Haruka di cui lei non era a conoscenza? Certo che, se non potevano considerarsi una famiglia reale a tutti gli effetti, doveva trattarsi di un segreto non di poco conto.

-Neanche a me fa piacere rivederti, cosa credi? Però siamo qua tutte due purtroppo, non puoi tornartene indietro così vigliaccamente!!

Haruka non rispose. Era vero? Si stava comportando da vigliacca?

-Tranquilla non corri pericoli: io ho Elza e tu Mizuki no?- disse riprendendo la frase della giornalista.

-Mizuki non verrà alla cena...- dichiarò infine abbassando lo sguardo. Aveva fatto male a non invitarla. La sola presenza di Michiru, di una pericolosa bellezza fuori dal comune, le faceva male, attivando in lei dei ricordi negativi che non aveva cancellato del tutto.

-No? Come mai?- chiese in tono canzonatorio Elza.

-Non sono affari tuoi, Elza!- la zittì Haruka alzando il tono della voce.

-Devi smetterla di comportarti in questo modo! - l'ammonì Michiru alzando a sua volta la voce.

-Non mi dire quello che devo o non devo fare!

- Ti chiedo solo di essere meno scortese.- riprendendo un tono di voce più tranquillo -Lei non c'entra con quello che è successo tra me e te.

""Già... Però ora è lei che sta con te" pensò Haruka. -Sì, hai ragione in fondo è colpa della tua ex. No, scusa era la tua ex ex... O forse la ex ex ex ex ex? Ti sei fatta tante di quelle donne nel frattempo!

-Non ti azzardare... - Michiru venne interrotta da Elza che, pur essendo un po' più bassa, prese Haruka per il colletto della sua camicia azzurra scuro: -Se ti rivolgi a lei ancora in questo modo ti spacco la faccia!!

-Ehi tu, non osare a toccarla!- e così avvertendola Mizuki strattonò Elza per la maglietta allontanandola da Haruka.

Dalla parte del ristorante le Inner e le rispettive famiglie, guardarono la scena allibite. Haruka e Michiru avevano sempre amato la riservatezza, vedere ora la guardiana di Urano come causa di quella plateale piazzata, le lasciò di stucco e ammutolite, riuscendo solo a chiedere fra sè stesse se fosse il caso di adoperarsi per evitare il peggio. Fu Yoshi a parlare annoiato per loro: -Genio, non ti conviene intervenire?

-Sì sì, ma come facevo a sapere che Elza fosse così aggressiva?- provò a difendersi Hotaru prima di dirigersi velocemente verso il gruppetto. La precedette però Setsuna, appena arrivata: -Ragazze, interrompo qualcosa?

-Setsuna!!- esclamarono tutte quattro nel vederla. Erano così prese dal loro litigio che stava degenerando che nessuna si accorse del suo arrivo in macchina.

-Permesso, fatemi passare- costringendo così le ragazze a mantenere le giuste distanze onde evitare inutili scontri fisici. Passando fra di loro aggiunse poi con tono di rimprovero: -Dopo mi raccontate bene cos'è questa storia.- Le altre si guardarono tutte perplesse. -Oh, ciao Hotaru!

-Ciao Setsuna!- le rispose la ragazza mentre si incrociarono.

-Vanno d'amore e d'accordo come sempre, eh?

- Specie con Elza! - ormai era più vicina al gruppetto che a Setsuna. -Ciao!- disse poi alle due coppie sforzandosi di sorridere.

-Hotaru è opera tua questa? Mi avevi detto che era in giro per un concerto!!

-Ehm... Sì, lo so, ma... Non avevo capito bene!

-E con me allora?- Michiru, nonostante fu l'unica a comportarsi da persona matura in quella sera, sembrava risentita. Sapeva benissimo infatti che non si era sbagliata con le date della torunée. -Ti sei sbagliata anche con me nel dirmi che Haruka era impegnata con le corse?

-No, per lei ci sono davvero ancora alcuni gran premi in programma, Elza dovrebbe saperlo visto che segue sempre le gare di Formula Uno. Oggi era impegnata a parlare con i piloti e alcuni meccanici. Devo solo aver omesso che sarebbe stato tutto al telefono. Quindi a te non ho mentito!

-Perciò ammetti che invece con me sì!

-Che perspicacia- fece notare Elza.

-Taci! Ti ho detto di stare zitta!!- la aggredì nuovamente Haruka.

-La vuoi smettere?? - intervenne ancora Michiru alzando nuovamente la voce.

-Ok ragazze. Ammetto di aver combinato un pasticcio, ma che ne dite se ora ci uniamo a tutte alle altre? Forse non ve ne siete accorte, ma state dando spettacolo.

- E' solo colpa tua!- rispose di rimando Haruka arrabbiata esprimendo ad alta voce l'unico pensiero che ebbero in comune per tutta la sera le quattro donne.

Da tempo non vedeva Haruka così arrabbiata con lei, ma la giovane dai capelli corvini finse di non dare peso alle parole e al tono del team principal e disse: -Sì, lo ammetto- spingendo Elza e Haruka verso il gruppo.

-Haruka...- la chiamò da parte la sua compagna. -Ormai sono qui, non posso venire anche io? Tanto un posto in più non cambierà nulla...- chiese, quasi implorò, Mizuki. Haruka riflettè ancora sull'argomento: "Ormai è troppo tardi. Ho sbagliato a non dirle nulla, avrei dovuto fare come lei con Elza..." Infine si decise a rispondere: -Ti vorrei al mio fianco come non mai stasera, ma purtroppo questo non è possibile.

-Sei sicura?

-Sì...- rispose poco convinta lei.

-Ma... perchè non posso? Pensi che non saprei essere all'altezza della situazione?

Guardò verso le altre e pensò al motivo per cui erano lì a cena tutte quante. -Mizuki non insistere! - il suo tono era innervosito e scocciato.

-Come vuoi... Tanto è sempre tutto come vuoi tu!- si lamentò Mizuki alzando le mani in segno di resa prima di salire in macchina. Mise in moto e partì, sentendo il suo posto di unica donna di Haruka minacciato. "Hotaru..." Quella ragazza proprio non le piaceva. Dopo tutto quel tempo, pur sapendo che era stata Michiru a lasciare Haruka e in una condizione pietosa per tanti anni, si ostinava ancora a volerle vedere di nuovo insieme. "Che poi non sono nemmeno i suoi veri genitori. La sua è stata un'adozione speciale avendo ancora il padre vivo!" pensò. Almeno nei suoi pensieri poteva dire che non era davvero loro figlia! Ma la cocciutaggine di una figlia adottiva speranzosa fino a che punto poteva essere disattesa dalla coppia che l'aveva sentita parte della famiglia da subito e si era amata per tanto tempo? "Mizuki calma. Haruka non si lascerà abbindolare da lei dopo quasi vent'anni, di cui dieci di solido fidanzamento con te e dopo tutto ciò che quella le ha fatto" si fece coraggio poi.

Haruka intanto restò un attimo dov'era e poi si sforzò a raggiungere le altre e Michiru. Quando si avvicinò non potè non notare la salda presa che il braccio di Elza fece sulle spalle di Michiru. Si pentì di aver allontanato Mizuki, ma d'altronde non poteva certo affrontare un argomento tanto delicato così: all'ultimo minuto. -Vi chiedo scusa per lo spiacevole spettacolino teatrale che abbiamo dato!- disse con tono mortificato.

Usagi fu subito comprensiva: -Non c'è problema. L'importante è che ora andiate d'accordo!

-O almeno per questa sera.- disse più realista Mamoru sulle effettive condizioni di "accordo" che potevano esistere tra le tre donne.

Ami annunciò l'ultima famiglia ritardataria: -Ecco che arriva Rei!

-Ciao! Scusate il ritardo, ma c'era un traffico!- si giustificò subito suo marito appena li raggiunse, mentre Rei rimase un attimo interdetta nel vedere presenti sia Haruka che Michiru.

-Ci siamo tutte: perfetto. Possiamo andare!- disse contenta Usagi.

Mentre entravano nel ristorante Makoto le si avvicinò e le disse a bassa voce: -Che scena che ti sei persa!

-Che scena?- chiese subito ancora più curiosa bisbigliando anche lei mentre si accodavano per ultime.

-Haruka, Michiru e rispettive compagne.

-Cooosa? Racconta, racconta!- esclamò seppur a bassa voce nella speranza di capire cosa ci facevano lì sia la guerriera di Urano che la guerriera di Nettuno.

- Dopo cena, non possiamo spettegolare così davanti a loro due.

-Eh beh? Non puoi dirmi le cose solo a metà!- provò a protestare Rei che si era fermata di colpo per la delusione.

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


Buonasera. Purtroppo per voi ho molte note da fare in questa introduzione ^_^'.
Innazitutto questo capitolo è molto lungo e rientra tra quelli più revisionati rispetto la prima versione. In parte anche la trama stessa della storia è cambiata e tutto lo devo a Fenris che, senz'altro più esperto conoscitore di me del mondo Sailor Moon, mi ha illuminato su quale avrebbe dovuto essere il destino di Usagi e Mamoru. Non è stato facile cambiare in modo radicale il tema della cena che vedrà per protagoniste tutte le Sailor, ma mi sono molto documentata e... spero di aver fatto un buon lavoro. In secondo luogo, vi è un punto della storia in cui si parla di ringiovanimento e in cui ho cercato di essere il più chiara possibile, se però qualcosa non vi torna della mia spiegazione, pur tenendo sempre presente che si tratta di un AU, fatemi pure sapere. Terzo, tutti i mariti e compagni delle Sailor, ad esclusione di Minako, sono personaggi tratti dall'anime (ormai è chiaro che io faccio riferimento esclusivamente ad esso e alla sua versione originale) ;-). Ultimo, le gemelline di Minako... Per dare una maggiore coerenza al futuro delle eroine della Takeuchi, ho dovuto trasformare una di loro in un maschietto. Non vi svelerò il mio ragionamento perchè rispecchia un futuro coerente per quasi tutte le Sailor, ma per alcune no. Con un piccolo sforzo mentale, però, è abbastanza intuibile capire le scelte fatte sulla prole delle ragazze :-P
Ringrazio come sempre chi sta proseguendo la lettura della mia storia, chi la recensisce e chi l'ha inserita tra le preferite, le seguite o le ricordate ^_^
Bene, ora posso augurare buona lettura a tutti! ^_^

P.S: per ragioni sconosciute non riesco a togliere il grassetto da una delle frasi in conclusione del capitolo. Se riesco cercherò di trovare la soluzione per questo errore di lettura di NVU, se non troverò la causa del problema vi chiedo di chiudere un occhio sull'inconveniente.


10.

Alla cena erano presenti venti persone.

Usagi era a capotavola da una parte, mentre Mamoru era a capotavola dall'altra. Alla destra di Usagi erano tutte donne, alla sua sinistra erano in prevalenza gli uomini. Alla sua destra c'erano: Chibiusa, sua figlia, di diciasette anni anni, studentessa alle magistrali; Yukiko, la figlia di Rei e coetanea di Chibiusa, nonchè sua migliore amica, appassionata di fenomeni paranormali; vicino a Yukiko, la madre Rei, quarantaquattro anni, sacerdotessa del tempio Hikawa da circa vent'anni ormai; proseguendo si trovava Minako, ex pilota di F1 ed attualmente commentatrice sportiva delle gare di F1; accanto Aiko*, una dei due gemelli avuti da Minako e marito. La bimba aveva tredici anni e il sogno di diventare famosa come i suoi genitori; Ami, esperta ingnere elettronico, appartenente all'equipe italiana di biorobotica che sviluppò il progetto che, tramite degli elettrodi che collegano segnali elettrici inviati dal cervello alla mano, diede per la prima volta la possibilità di muovere la protesi robotica ad una donna a cui era stata amputata la mano. Sposata con Ryo Urawa e madre di un ragazzo di sedici anni che studiava presso lo stesso liceo di Yukiko, a cui da qualche tempo sembrava fare il filo, e di una bambina coetanea e amica stretta dei gemelli di Minako; Michiru, quarantasei anni, affermata violinista dall'età di quattordici anni, nonché pittrice; Hotaru, trentasette anni, psicologa infantile, appassionata dei casi di sdoppiamento di personalità; Setsuna, quarantotto anni, astrologa presso l'osservatorio astronomico nazionale del Giappone, a Mitaka. Madre di una ragazza di diciotto anni e di un ragazzo di quindici, entrambi ottimi amici degli altri figli delle Inner e di Hotaru che vedevano come una sorta di sorella maggiore. Alla sinistra di Usagi vi era in buona parte il resto delle famiglie delle guerriere che avevano svelato la loro vera identità, più Makoto, Haruka e Chibiusa dal futuro. Al posto accanto ad Usagi c'era Chibiusa dal futuro, trentaquattro anni, principessa del Silver Millenium; al suo fianco il principe Helios, quarant'anni custode dei sogni e autodidatta nel tempo libero di psicologia. Proseguendo si trovava Yuichiro Kumada,quarantotto anni, docente universitario di teologia e marito di Rei, con la quale si occupava nel tempo libero del suo tempio. Innamorato respinto da Rei fin dai tempi in cui lei frequentava le medie, fu la tenacia a premiarlo e a farlo arrivare, dopo non poche tribolazioni, a sentirsi dire il fatidico sì. Masami Iketani, marito di Minako, quarantasei anni e noto responsabile ufficio stampa scuderia. Fu proprio il suo lavoro che, quando lavorò per la Ferrari diciasette anni prima, li portò prima ad incontrarsi spesso nei post-gara, poi a frequentarsi anche fuori dai circuiti e infine ad essere, da tredici anni, una coppia sposata; Akihiko** l'altro gemello della coppia Iketani aspirante cantante o comunque un idol (proprio come la gemella); Makoto, proprietaria del rinomato ristorante in cui si svolgevano da sempre, a porte chiuse, i loro incontri. La figlia, di sette anni, che aveva avuto dal convivente era la più giovane dei figli delle Sailor. Elza Grey, quarantasei anni, medaglia olimpica nella corsa ad ostacoli, da dieci anni allenatrice della squadra nazionale del Giappone nella staffetta; Yoshiki Nishino, quarantadue anni, pilota d'aereo; Haruka, ex pilota di F1, ora direttrice presso la scuderia da anni avversaria a quella per cui tifava Minako. Infine all'altro capotavola c'era Marzio, primo ministro del parlamento giapponese.

La prima metà della cena si parlò del più e del meno, i commensali si raccontarono le ultime novità, proprie o di vecchie conoscenze ed era un dispiacere per tutte non poter parlare con tutti, non poter togliersi qualche curiosità fin da subito su quelle altre amiche che, per via del lavoro e della famiglia, non vedevano da tempo.

Dopodichè Usagi richiamò l'attenzione di tutti e si accinse ad affrontare il tema vero e proprio della cena: -Ragazzi io credo che ora sia il caso di discutere del fatto di rivelare all'umanità la nostra identità. Nel destino mio e di Mamoru era scritto che il nostro regno sarebbe iniziato già vent'anni fa, ma qui per tutti lui è ancora il primo ministro e io sua moglie. A parte Hotaru abbiamo tutte tra i quarantaquattro e i quarantotto anni: è ora di prendere una decisione. Senza contare che con la carriera che ha fatto il mio Mamo, da pochi anni primo ministro, l'occasione ci viene offerta su un piatto d'argento.- Era già la terza volta che Usagi indiva una riunione per affrontare quel problema. Ne aveva fatta una a ventidue anni, due anni dopo il matrimonio con Mamoru; la seconda volta era stata sei anni prima. In entrambi i casi diversi pro e contro avevano diviso tutte le guerriere Sailor nella loro presa di posizione. Dichiararsi per la famiglia reale voleva dire estendere tutto il proprio potere dal Giappone su tutta la Terra: un procedimento che avrebbe richiesto molto tempo, forse secoli***. Il tempo non sarebbe stato però un problema perchè rivelarsi al mondo voleva altresì dire poter usare il Cristallo d'Argento per espandere incredibilmente la longevità a tutti gli abitanti della Terra, rallentando anche l'invecchiamento delle persone e riportando dunque l'età di tutti gli ultra quarantenni indietro di vent'anni. Inoltre l'impegno messo dai due sovrani insieme ai politici del resto del mondo avrebbe garantito la pace sulla Terra, così come era stato ai tempi del Silver Millenium. Ogni guerriera infine avrebbe avuto riconosciuto il titolo di principessa e i loro mariti avrebbero ricevuto il titolo di principi consorti. Eppure tutto ciò implicava lasciare i sogni ai quali tutti avevano dedicato una vita intera; senza contare che comunque tutte le guerriere (e i loro figli), indipendentemente dalla scelta decisiva che si sarebbe presa, in quanto reincarnazioni di abitanti non terrestri, possedevano già dei geni che garantivano loro un invecchiamento molto più lento rispetto a tutti gli altri comuni umani. Ciò che però destava più preoccupazione era che nessuno aveva chiaro il ruolo che avrebbero avuto le principesse una volta proclamate come tali. Sarebbero state le guardiane dei sovrani come ai tempi del Silver Millenium, o si sarebbero spartite i continenti in vesti di ambasciatrici del re e della regina? Nessuno poteva saperlo perchè la decisione che stavano per prendere avrebbe richiesto molto tempo prima di arrivare al suo compimento. Solo dopo che la nuova monarchia si sarebbe consolidata in Giappone i nuovi regnanti avrebbero potuto guardare al resto del mondo, ma questo, in un primo momento, avrebbe sicuramente portato allo spezzarsi degli equilibri di ogni singola nazione e decidere l'incarico che avrebbero avuto le principesse guerriere sarebbe stata una questione da affrontare con l'imperatore e i parlamenti delle varie nazioni del mondo in un secondo momento. Altra nota dolente: che ne sarebbe stato dell'imperatore? La maggior parte dei commensali sosteneva che non avendo già più alcun potere esecutivo poteva restare la figura cerimoniale che era già da più di un secolo, altri invece (i più pragmatici come Haruka e Yoshi) erano convinti che, proprio perchè non aveva più alcun peso sulla politica del Giappone, dovesse essere destituito.

Infine, vi era un'altro problema non di poco conto: a tutte quelle che non avevano detto nulla alle rispettive famiglie risultava difficile giustificare loro quei titoli omettendo la realtà dei fatti tanto quanto svelare di punto in bianco quel segreto fino ad allora tanto gelosamente custodito in sé stesse. Proprio di questo si stava tornando a discutere, ma Usagi le interruppe fin da subito: -Prima di riprendere con i soliti discorsi diciamo chi è favorevole alla nuova monarchia per alzata di mano.- A differenza delle altre volte stavolta la maggioranza delle persone presenti era favorevole. Si trattava di Rei, Minako, suo marito, i due gemelli, Michiru, Elza Grey, Setsuna, Makoto e... Mamoru. -Mamo! Noi non dobbiamo votare.- lo riprese Usagi delusa dal fatto che non avesse rispettato i patti stabiliti in precedenza.

-Ahahahah, da testolina sei diventata espressione buffa! - la prese in giro lui, mentre lei, nell'udire quella bonaria presa in giro, socchiuse gli occhi in segno di ironica minaccia. -Voterò anche dopo comunque. Sai, tanto per fare un po' di movimento. Mi annoio stare tanto tempo seduto a far niente!

-Ah, e poi sarei io quella infantile! - commentò lei rassegnata, ma con una punta di divertimento. -Torniamo a noi. Chi di voi è contrario?- Alzarono la mano il marito e la figlia di Rei, Ami, Chibiusa, Hotaru e come promesso Mamoru. -Come mai non volete?

-Beh, io e Yukiko perchè abbiamo vissuto sempre come ragazze normali. Non siamo pronte per un cambiamento così importante nella nostra vita.

-Sì, è vero.- le diede ragione la figlia di Rei -Questo ci porterebbe inevitabilmente a cambiare stile di vita, a seguire dei cerimoniali e delle regole di corte alle quali non ci sentiamo pronte.

-E questo non farebbe altro che farci perdere le amicizie che abbiamo già. Fosse solo per quello, ma io ho anche il ragazzo, non lo voglio perdere!

-Ma non è detto che perderete le vostre vecchie amicizie e per quanto riguarda il tuo ragazzo, capirà!- la liquidò in fretta Usagi. Non era arrabbiata e tanto meno gelosa, solo che le sembrava ancora solo il giorno prima quando Chibiusa da bambina tornava a casa raccontandole cosa aveva imparato di nuovo a scuola e ora invece era sempre fuori con le amiche e con il fidanzato, dedicando meno tempo ai suoi genitori. Solo da quando la figlia aveva iniziato a frequentare il suo ragazzo, Usagi aveva realizzato quanto il tempo passasse in fretta e questo le metteva sempre un po' di tristezza. Prima o poi Chibiusa si sarebbe sposata iniziando ad avere una vita totalmente autonoma e la casa senza lei sarebbe stata molto vuota. Già lo era quando andava in giro o a ballare e poi si fermava a casa delle amiche o del fidanzato, figurarsi come lo sarebbe stata quando la sua bambina se ne sarebbe andata definitivamente! Se ne sarebbe fatta una ragione, d'altronde anche lei aveva sposato Mamoru a vent'anni. L'importante era che Chibiusa fosse felice. Sorrise bonariamente al termine di questo breve augurio mentale rivolto alla figlia e poi chiese le motivazioni che avevano spinto il marito di Rei a votare contrariamente alla sua proposta.

-Ecco Usagi- prese parola Yuichiro -io preferisco non essere coinvolto perchè amo il mio lavoro e grazie ad esso penso di poter aiutare ancora molti giovani pieni di domande senza risposta che si sentono smarriti e che si rivolgono a me per conoscere in modo appropriato la teologia e magari a far crescere la propria fede che per me è l'unica fonte di sicurezza per noi uomini. - Usagi annuì.

Proseguì Ami: -Finchè potrò lavorare voglio impegnarmi al massimo per aiutare la gente in difficoltà e magari trovare un modo per restituire la mobilità totale a chi ha perso l'uso degli arti. Ci stiamo tutti impegnando tanto e stiamo ottenendo risultati che potrebbero portare a cambiamenti epocali. Non potrei lasciare il mio team senza sapere di aver dato il massimo, tu mi conosci dai tempi delle medie!

-Mi associo a lei, Usagi- intervenne subito Hotaru- Ci sono troppi bambini che hanno bisogno di aprirsi e ritrovare un po' di pace e di serenità e io non posso proprio andarmene via così, lasciandoli sprofondare nei propri incubi. Voi tutti sapete che purtroppo sia io che mio padre in prima persona siamo passati in una situazione drammatica come questa. Il mio era un caso particolare, ma ci sono diverse forme di demoni e se quelli degli altri bambini possono essere sconfitti con delle terapie psicologiche io devo esser con loro. Nessuno può capirli meglio di me.

-Capisco...- commentò triste dopo aver sentito le nobili spiegazioni di tutti. -Voi invece? Non avete votato nulla, come mai?

Haruka e Yoshi si guardarono un attimo e poi Haruka disse: -Tanto, vada come vada, se restiamo quelle che siamo non mi vedrete più ad un raduno completo e se dovessimo andare tutte a corte io resterei sempre da sola nel mio palazzo, tranne nei casi in cui la principessa di Nettuno- il suo tono era canzonatorio -non si ritirerà nella sua proprietà con la sua grande atleta- dicendo grande con un tono che faceva subito capire che la pensava esattamente all'opposto. Elza si sfregò le mani nel tentativo di controllare la sua voglia di prenderla a schiaffi, mentre Michiru strinse i pugni sotto il tavolo e certa che Haruka la stesse già fissando, forse con aria di sfida, si sforzò di non guardarla in faccia. Tutti si sentirono a disagio, Usagi e Hotaru in particolar modo. Usagi perchè risentiva molto delle tensioni e dei sentimenti delle amiche, Hotaru perchè in un certo senso era stata lei l'artefice di quella tensione. -E poi comunque perchè io seguirò la decisione della nostra regina qualunque essa sia.- Non tutti erano sicuri che quella frase fosse dettata dalla pure sincerità o se fosse stato un tentativo di rimediare alle considerazioni precedenti.

-No, a me basta seguire la mia Hotaru, la sua felicità e le sue soddisfazioni sono le mie.- questo fu il pensiero senz'altro più romantico di Yoshi. "Ahh, che bello l'amore!" pensò quasi commossa Usagi. -Capisco... come al solito non riusciamo a metterci d'accordo...- fu l'ultima cosa che riuscì a dire prima che ripartissero i soliti tentativi di convincimento delle guerriere che volevano seguire il destino che era stato scritto per Usagi e Mamoru nei confronti di coloro che invece volevano continuare con le loro vite di sempre. Haruka se ne stava a rimuginare, guardando di sfuggita Michiru o ricambiando le occhiatacce di Elza. Anche Michiru la guardava, ma sempre quando Haruka interveniva nei discorsi delle altre o si perdeva a giocherellare nervosamente con il tappo della bottiglia e quando era sicura che Elza, presa dall'argomento, non la vedeva e quindi non poteva diventare gelosa. In realtà Elza non la vedeva, ma lo percepiva. Conosceva troppo bene Michiru e sapeva che tra lei e Haruka era quest'ultima a catturare il suo sguardo, come sempre. Come fin da ragazzine...

Ad un certo punto fu la domanda di Rei a far sospendere pian piano tutti i vari dibattiti in corso: -Insomma, Usagi! Dicci un po' tu cosa vorreste fare! In fin dei conti sei tu la nostra regina ed è già la terza volta che non capiamo cosa volete fare tu e Mamoru! L'avrete una vostra idea, no?

-Sì, ma... lo sapete che io ci tengo a rispettare anche la volontà di tutti voi.

-Tu sei sempre rimasta la nostra pasticciona e altruista Usagi di sempre! - disse Minako sorridendo.

-E' vero Usagi ha sempre mantenuto il suo carattere semplice e altruista che aveva già da quando ci siamo conosciute! - aggiunse Ami con tono dolce.

-Però a volte sei troppo altruista! Pensi sempre a far star bene gli altri, anche se questo ti può costare dei sacrifici- l'ammonì bonariamente Makoto.

-Ma per me non è un sacrificio. Io ci tengo che anche le mie amiche stiano bene. Non riuscirei proprio a sentirmi bene sapendo che vi ho chiesto o imposto qualcosa che voi non volevate fare!

-Il tuo cuore è proprio grande Sailor Moon! - commentò in ultimo Hotaru.

-Vi ringrazio ragazze- rispose lei commossa. Seguì il silenzio. Un silenzio disturbato però dal brusio in fondo alla tavola. -Di che cosa state parlando voi tre?- chiese Usagi indispettita. Casualmente si trattava di Yoshi e Haruka le due persone che più in assoluto non sopportavano smancerie di quel genere e che in quel momento si stavano distraendo in compagnia di Mamoru. -Beh... noi...- farfugliò Haruka colta in flagrante.

-Hanno chiesto a me cosa ne pensiamo noi!! - l'aiutò Mamoru sorridendo imbarazzato alla consorte.

-Mamo!

-Tranquilla, tranquilla: tanto loro si sono astenuti!

-Ma non è questo il punto!

-Allora, Haruka, cosa vogliono fare i nostri piccioncini?- la incalzò Minako facendole l'occhiolino.

-Lo posso dire?- Mamoru fece spalluce visto che ormai tutti avevano preso una decisione: -Rivelar...- il "no" di Usagi arrivò troppo in ritardo e Haruka si bloccò in tempo solo per non dire l'ultima sillaba.

-...si- completò la parola Yoshi per lei, visto che ormai il danno era fatto.

Mentre Usagi si disperava per il segreto infranto, quelli che erano pro nuova monarchia esultarono come bimbi delle medie; le altre rimasero pensierose. Haruka si divertì a far ragionare Setsuna: -Ti vedo molto contenta Set, anche tuo marito e i tuoi figli lo sono?- Diretta e concisa colpì in pieno il bersaglio: l'entusiasmo ingiustificato di chi voleva rivelarsi al mondo e non aveva detto nulla della sua seconda identità alla famiglia. Infatti Setsuna richiamò l'attenzione di Makoto, a qualche posto di distanza dalla parte opposta e le pose la stessa domanda. Ne parlò con lei perchè era l'unica, a parte lei, a non aver detto nulla in casa della sua natura guerriera e nonostante ciò a voler cambiare le sorti del mondo. Makoto si dimostrò molto sicura nel risponderle: -E' da tanto che ne vorrei parlare a Motoki, solo che non trovavo mai l'occasione per dirglielo. Questa mi sembra la migliore. Se mi ama come semplice proprietaria di un ristorante, mi amerà anche come Sailor, no? Mentre mia figlia è ancora piccola quindi non sarà certo un trauma scoprire ora che sono una guerriera Sailor.

Era quello che pensava anche Setsuna, solo che lei non ne era sicura fino in fondo, ma Makoto lo era così tanto che era anche in grado di rendere meglio l'idea con poche parole e a infondere le stesse certezze anche a lei. -E tu,invece, come farai con Mizuki se dovessimo seguire le decisioni della maggioranza?- disse dopo averne parlato con Haruka.

-Beh, io non lo so...- si assicurò che nessuno le stesse ascoltando presi dalle loro varie conversazioni, poi riprese: -O la lascio, o glielo dico. Ma non sono sicura che mi capirà. Magari si arrabbierà e mi lascerà, allora, se diremo a tutti chi siamo, è meglio che sia io a lasciare lei.

-Haruka... Non per dire, ma la tua donna ti è sempre stata vicina, in ogni momento, anche in quelli più difficili per lei. Vuoi che ora ti lasci per averle nascosto un passato che per te è sempre stato un po' una spina nel fianco?

Setsuna aveva ragione. Come poteva dubitare ancora di Mizuki dopo dieci anni di amore e dedizione totale? Dubitare di cosa poi? E poi come poteva essere così fredda e calcolatoria nei confronti di una persona tanto importante nella sua vita? -Hai ragione. Di certo... sarebbe stato tutto più facile se non ci fosse stata lei al mio fianco- parlò quasi senza accorgersene, guardando, forse non del tutto consciamente, verso Michiru. "Se ci fossi ancora tu con me, sarebbe tutto più semplice... e bello". A Setsuna quelle parole e quello sguardo non sfuggirono. In fondo loro guerriere del sistema solare esterno avevano sempre avuto un legame profondo e tanti anni di convivenza insieme le avevano portate a capirsi anche con un solo sguardo.

Intanto le altre persone stavano ancora parlando tra loro. Ami ad un certo punto propose: -Scusa Usagi, non ci abbiamo mai pensato, ma perchè non dire tutte la verità, ma solo alcune iniziare la loro nuova vita da guardiane, ambasciatrici o il ruolo che ci affideranno? Poi quando noi sentiremo di aver fatto tutto il possibile nella nostra vita professionale, assolveremo ai nostri compiti di Sailor. Mentre le ragazze faranno come noi: resteranno qui finchè non hanno raggiunto una certa età e saranno pronte per iniziare una nuova vita. Anche noi abbiamo ritardato il nostro destino perchè eravamo troppo giovani.

-No, scusate se mi permetto- intervenne Masami, il marito di Minako- Mamoru ha intrapreso la carriera di politico apposta per facilitare la vostra ascesa politica. Tu, volevi fare il medico, Mamoru, non è vero?

-Sì, è vero.- confermò lui.


-Perciò mi pare che il vostro destino sia stato posticipato solo per attendere che i tempi fossero maturi per poter dire la verità al mondo intero, non perchè non ve la sentivate.

-Sì, ma non sarebbe una brutta idea quella di Ami...- disse poi Usagi pensierosa.

-E secondo te loro e i loro figli potranno continuare a fare il loro lavoro come se nulla fosse? Nessuno ci vedrà più con gli occhi di prima!- protestò Rei.

-Ovvio, ma ci porteranno tutti più rispetto! Vero, Aiko?- fu la svelta risposta di Akihiko.

-Vero, Aki. Dire la verità non sarà d'ostacolo, ma anzi ogni decisione che prenderete voi conterà di più in quanto future principesse o principi consorti.- concordò con lui la gemella prima di bere la coca-cola con gli occhi chiusi, sicurissima delle sue parole. Tutti restarono un attimo spiazzati per le risposte argute dei due gemelli nonostante la giovane età.

-I ragazzi hanno ragione, il problema non è il modo in cui reagiranno le persone che ci conoscono, ma il fatto che si aprirà una nuova era e l' Earth Kingdom ha bisogno di tutte le sue guardiane.- proseguì poi Minako.

-Ma a fianco dei nostri sovrani ci sarai già tu che sei la leader! E poi comunque le guerriere del sistema solare esterno, Hotaru a parte, saranno con voi. Che problema c'è?- continuò Ami.

-Sono decenni che un nemico non si fa più vivo, ma se dovessero comparirne di nuovi? Nella vita non si può mai sapere e se ci colgono all'improvviso per noi sarà di nuovo la fine!- stavolta era Rei a controbattere la teoria della guerriera di Mercurio.

-Sì, ma il fatto che vogliamo proseguire con le nostre vite non ci rende meno Sailor di voi.

-Certo! Ci teniamo sempre tutte allenate, vigili e attente per non commettere più l'errore che è costato la vita a tutti gli altri pianeti nella vita precedente.- aggiunse Hotaru.

-Sì, forse avete ragione... -rispose triste e pensierosa Usagi -Devo pensarci... L'idea di sapervi così lontane nel caso vi mandino in altre parti del mondo, non mi piace per niente!

-Ma tu sei la nostra principessa è giusto che tu segua il corso del tuo destino. Comunque ogni tanto ci rivedremo con le altre, Usagi- disse solare Makoto con un sorriso altrettanto smagliante.

-Ma anche voi verrete ogni tanto a trovarci, spero!- soggiunse ancora Yuichiro.

-Sì, avete ragione.- concluse in ultimo e rassegnata Usagi.

-In ogni modo è meglio pensarci sopra ancora, ponderare con occhio obbiettivo questa opzione e pensare alle possibili conseguenze a cui potrebbe portare.- concluse il discorso Mamoru.



Quando uscirono dal ristorante era già l'una di notte e Aiko e Akihiko ciondolavano dal sonno tenendo per mano i genitori. Pian piano, a turno, partirono tutti.

Dopo essersi intrattenuta in disparte con Setsuna, lasciando Elza a parlare con Makoto, anche Michiru decise con la compagna di avviarsi alla macchina. Prima di andarsene però la violinista si girò verso Haruka e la fissò con uno sguardo molto intenso. Poi salì in macchina e poco dopo l'automobile lasciò il parcheggio del ristorante.

Haruka rimase colpita da quello sguardo, ma era stanca e non si arrovellò troppo sul suo significato: qualunque cosa avesse voluto dire non erano affari suoi poichè quello sarebbe stato l'ultimo spiacevole incontro che avrebbe avuto con Michiru e compare. Quando Mizuki arrivò salutò Usagi, Mamoru e Makoto e poco dopo si avviarono insieme verso la macchina. Durante il tragitto la bionda si stava per addormentare quando ricevette un messaggio al cellulare: "Ti devo vedere. All'ex "Bar Crown", martedì ore 16.00. Haruka... rispondi solo se non va bene l'orario. Michiru." Haruka ebbe un sussulto. S'immaginò il viso di Michiru illuminato dal display del cellulare, che le avrebbe dato di certo un'aria mistica rendendolo bello come o forse più di prima, mentre componeva quei caratteri: Haruka. La sola idea la fece arrossire lievemente. "Chi le ha dato il mio numero??"

-Chi è Haruka? - interruppe i suoi film mentali Mizuki sospettosa.

-Eh? Nessuno, nessuno.- si affrettò a rispondere- Solo qualcuno che si è sbagliato a scrivere un messaggio.

-E perchè questo tono imbarazzato?

-Beh, dev'essere il messaggio di un pervertito alla sua ragazza o quello che è.

-Oh, sono curiosa di vedere cosa scrivono gli uomini alle loro ragazze!

-Nulla di così eccitante, come tu sai meglio di me.- Rispose riferendosi alle tre e tutto sommato abbastanza caste relazioni che Mizuki ebbe con i ragazzi ancora ai tempi delle medie e dei primi anni del liceo. Poi si voltò per guardare la giornalista che girò leggermente la testa per guardarla di rimando poco convinta della sua risposta. -Dai, possibile che non mi può capitare di vedere, anche solo per errore, la mia ex senza che tu ti insospettisca? Era solo un messaggio inviatomi per errore! … E guarda dritto che stai guidando!- sbottò in seguito prima di voltarsi a guardare fuori dall'autovettura attraverso il suo finestrino. Era risoluta nel non volere parlare di quella pessima serata e tanto meno del messaggio che le aveva inviato Michiru il minuto prima!

Haruka hai tante doti, ma non sei affatti un'abile bugiarda...” e Mizuki immaginò che fosse successo qualcosa tra lei e Michiru, forse qualcosa della quale anche Elza Grey era all'oscuro e per scoprire di cosa si trattasse avrebbe dovuto indagare a fondo. Se Haruka si aspettava che lei si sarebbe fatta accontentare da quell'improvvisata bugia, si sbagliava. E anche di grosso!

Intanto in auto anche Elza voleva sapere a chi aveva scritto Michiru. -A Hotaru. Le ho mandato la buona notte. Vuoi vedere? - la sicurezza era totale.

-No...- rispose Elza, incolpando la sua stupida gelosia che le aveva fatto credere che nonostante tutto avesse mandato un messaggio ad Haruka. Eppure le preoccupazioni furono tali che non riuscì a trattenersi dal sottoporre Michiru ad un terzo grado. Terzo grado miseramente finito dopo due minuti, dopo che venne bruscamente bloccato dalla sua compagna. -Ma la smetti, Elza? Ho mandato un messaggio ad Hotaru guarda!- Il semaforo era rosso, Elza ne approfittò e vide che Michiru non le stava mentendo. Nemmeno dieci minuti prima aveva mandato veramente un messaggio ad Hotaru. Era l'ultimo messaggio della lista e gli altri erano messaggi vecchi ad amici, colleghi o a lei. -Lo vuoi leggere? - le chiese sorridendo. -Sì...- fu la sua risposta insicura. "Il discorso di Usagi mi ha fatto riflettere sul fatto di non averti mai detto abbastanza che anche io sono molto fiera di te e che io ti appoggerò sempre. Mamma."

-Non ti ha ancora risposto?

-No. Ma la vuoi smettere di avere ancora tanti dubbi? Pensi davvero che le abbia scritto? E il numero di cellulare me lo invento io!

-Va bene, va bene. - Eppure con Haruka nei paraggi non si sentiva molto sicura. "Ma no. A Michiru non può interessare una persona così villana come è stata oggi Haruka! Mi spiace per te, ma almeno in amore, il secondo round l'ho vinto io" e sorrise, stringendo sicura le mani sul volante. Era del tutto ignara che la sua stessa donna avesse allestito proprio poco prima il terzo e definitivo round con la sua rivale di sempre, cancellando immediatamente dopo l'invio del messaggio ogni traccia del gesto per lei stessa da pazza, ma a cui non aveva saputo resistere.

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* "Aiko" significa figlia dell'amore.

** "Akihiko" significa principe luminoso. (I figli di Minako sono gli unici per cui ho cercato nel nome un significato che riconducesse alle caratteristiche di Sailor Venus: l'amore e la bellezza ;-)  )

*** Il fatto che si parli di secoli è dovuto al fatto che nella trama originale Mamoru e Usagi sono destinati a diventare i sovrani del mondo nel XXX secolo, perciò, essendo loro nati nel XX secolo ed essendo ora noi nel XXI secolo... Il loro nuovo regno potrà vedersi totalmente realizzato fra un bel po' di annetti... :-P

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Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***


Buona sera a tutti, oggi vi propongo un capitoletto di tutto riposo. Per fortuna per voi ho solo un avvertimento: da oggi, festività a parte, tornerò alla vecchia consuetudine di pubblicare un capitolo a settimana :)

Prima di lasciarvi alla lettura, non posso non lasciare i miei ringraziamenti a chi sta leggendo, a chi recensisce e a chi ha inserito la storia tra le preferite, le seguite o le ricordate :-)


11.

La mattina dopo Haruka si svegliò di malumore. Si sedette sul letto. Non aveva fatto altro che sognare Michiru, dubbi e ricordi si erano tutti concentrati nel giro di una notte breve. Sapeva che quei sogni non dipendevano del tutto da lei, ma sapeva altrettanto bene che l'inconscio che aveva elaborato le immagini e le frasi vissute quella notte era il suo. Questo non la faceva sentire in pace con la sua coscienza. Girò la testa per guardare nella penombra della stanza la donna che le dormiva accanto ancora nuda. Certo, il caldo di quel Settembre anomalo non invogliava a rivestirsi dopo essere stati spogliati per far l'amore con la persona con cui si condiveva il letto da tanto tempo. Anche se questa persona ti aveva appena dato il tempo di varcare la soglia della camera prima di assalirti, nella smania di voler riconfermare a se' stessa con i fatti i sinceri sentimenti che la legavano a te da poco più di dieci anni. “Mizuki, tu non sai... Quante cose non ho il coraggio di dirti per farmi aiutare da te..." Sospirando, si voltò dall'altra parte per guardare l'ora, erano le otto e non aveva più sonno, avrebbe voluto fare un giro in auto, ma i consigli del medico erano chiari: meno avrebbe forzato il piede, prima avrebbe potuto tornare a fare la vita sportiva di sempre. Non c'era niente che stesse andando bene nelle ultime due settimane. “Almeno una doccia potrò farla!”

-Ti alzi? - la voce era arrochita dal sonno.

-Shhh. Dormi Mizuki.- sussurrò- Sono appena le otto! - Le posò un lieve bacio sulla fronte e andò a prepararsi.

Quel giorno passò distrattamente la giornata a fianco di Mizuki. Così pure i giorni successivi. Era inutile dissimulare, tanto sapeva che quando aveva la mente troppo affollata era vano ogni tentativo di concentrarsi. Non sapeva cosa fare: perchè Michiru la voleva vedere? Aveva qualcosa di importante da dirle o era una strategia per rivedersi? No, l'aveva trattata malissimo alla cena e se ancora qualcosa conosceva di Michiru era il suo orgoglio. Tanto più che era stupido pensare che Michiru volesse tornare alla carica con lei diciotto anni dopo averla lasciata. “Chi ti credi di essere, Tenoh?” si prese in giro. La consapevolezza di fare strage di cuori anche con un solo sguardo l'aveva resa tanto presuntuosa da credere che la sua ex ancora volesse tornare con lei! Ma era impossibile: lei non sarebbe mai tornata con Michiru dopo tanti anni... Almeno, non con quella versione che era diventata andando in America. La stessa Michiru che aveva visto l'ultima volta... Così nel giro di poco tempo tutti suoi pensieri si concentrarono su nient'altro che Michiru in quel bellissimo abito bianco da sera e le sensazioni contrastanti provate dopo averla vista. Una voglia matta di prendere a schiaffi tutti, anche la povera Mizuki che non c'entrava nulla; le imprecazioni che più volte lanciò contro Usagi e Hotaru: l'una per aver voluto fare quella cena (risolta in nulla come sempre), l'altra per averle ingannate. Dall'altra parte provò fastidio nel vedere Elza insieme a Michiru e due emozioni opposte nel vedere quest'ultima. Vederla le dava tristezza in testa ed eccitazione nel corpo, una cosa che la turbava ancora di più. Probabilmente non avrebbe più ripensato a quella serata se non fosse stato per quel maledetto messaggio che non le dava pace e che era la causa dei suoi continui rimuginamenti sulla donna dai capelli color acquamarina. La logica voleva che ci fosse un motivo grave di cui parlare per spingere Michiru a forzare il proprio orgoglio per scriverle. Eppure qualcosa in lei le diceva che quel messaggio era come il formaggio per attirare il topo nella trappola di chi l'aveva ben posizionata. Facendo i calcoli che quel campanellino d'allarme era suonato anche quel sabato sera poco prima del fatidico incontro, stavolta sarebbe stato meglio se gli avesse prestato più ascolto e se per quel martedì avesse organizzato una gita da qualche parte con Mizuki. Lontano da Tokyo. Lontana da Michiru.


* * *


-Ciao, piccola!- esordì raggiante Yoshi, vedendola entrare in cucina. -Ti ho preparato la colazione.

-Come sempre...- disse Hotaru sottolineando così la sua prevedibilità.

-Vuoi un po' di caffè? - la ignorò, mantenendo sempre il suo bel sorriso.

-No...

-Il caffè aiuta a tirare su il morale.

-Perchè? Si vede tanto? - chiese lei stupita, cambiando finalmente l'espressione cupa. Hotaru prese le bacchette posate davanti alla scodella di zuppa di miso che aveva di fronte prima di riprendere: -Di certo non avrei mai creduto una cosa così disastrosa. Cioè, io l'ho fatto per noi tutti. La presenza di entrambe era indispensabile. Ed io che credevo che non si volessero vedere per paura che la loro vista avrebbe turbato entrambe. Pensavo che sarebbe bastato abbattere quello scoglio per farle poi interagire in modo civile.

-Anch'io lo credevo,sai? - disse Yoshi sedendosi al posto in tavola di fronte a quello di Hotaru.

-Invece non si volevano vedere proprio perchè non si sopportano. Le urta il vedersi e sapere l'una della presenza dell'altra.

-Beh, magari il vedersi per la prima volta con le rispettive compagne non ha aiutato.

-Sì... Poi Elza! Da Tajiri potevo aspettarmela una reazione simile, ma da Elza no! E' vero che l'ho vista troppe poche volte per dare un giudizio sicuro, però con me è stata sempre discreta, ma cordiale. Mi ha molto stupita.

-Ma Elza... Non era la prima cotta di tua madre che poi l'ha respinta per Haruka?

-Sì...

-Per altro Elza Grey non aveva mai vinto contro Haruka e probabilmente nemmeno dopo essere stata più volte medaglia olimpica di corsa avrebbe vinto contro la guerriera del cielo che corre come il vento. Quindi è ovvio che appena vede Haruka si irriti tanto!

-Certo che ne sai di cose! - disse finalmente vivace Hotaru.

-Sono il tuo diario personale! - si alzò, andò da lei e piegandosi in avanti le diede un bacio.

-Il più bel diario che abbia mai avuto.- quel tono della voce raddolcito che a Yoshi piaceva tanto perchè sapeva che era riservato soltanto a lui e a pochissime altre persone.

Di fatti lui sorrise prima di affermare: -Sei più serena...

-Perchè ho te.- gli disse, guardandolo teneramente nei suoi occhi castani, mentre gli accarezzava la guancia liscia e profumata dal dopobarba.

-Non cominciare con queste frasi.- interruppe quel momento alzando gli occhi al cielo.

-Haruka è più romantica di te! - gli fece notare indispettita spingendolo via. Mai che potesse avere dei momenti di tenerezza con lui!

Yoshi rise di gusto prima di riavvicinarsi e sussurarle, in un caldo e calcolato tono sensuale: -Ed è anche più passionale di me?- sapendo già come farsi perdonare per essere così poco propenso alle dolcezze. Le parole non erano mai state il suo forte, aveva sempre preferito i fatti concreti, in ogni cosa. Quelli che lo portavano anche solo a teneri contatti fisici con la moglie erano i migliori.

Hotaru arrossì: -Che ne so?

Lui si inginocchiò di fronte a lei e le prese una mano, posando tanti piccoli baci prima di dirle: -Si aggiusterà tutto. Volenti o nolenti, se seguiranno la volontà di Usagi, si riappacificheranno per non rovinare la quiete del nuovo regno della vostra regina e ormai sappiamo che è questo il suo desiderio- parlò comprensivo come sempre avvolgendola in un caldo abbraccio.

-Spero proprio che tu abbia ragione.

-Vedrai cosa ti dice il vecchio e saggio Yoshiki... Ora vieni, lui sa come farti passare la malinconia- la esortò facendola alzare e portandola via dalla cucina.

-Almeno fammi finire la colazione! - protestò lei con poca convinzione. Come Setsuna e Michiru aveva sempre trovato la colazione il pasto più importante e più piacevole della giornata, ma Yoshi le stava proponendo qualcosa di molto più allettante.

-Per quella hai tanto tempo, per me invece solo fino a domani mattina- riferendosi alla serie di nuovi voli che lo avrebbero tenuto lontano da casa per un paio di settimane. Ormai erano già in camera da letto. Lui le diede un bacio breve, come piacevano a lei, poi prese il suo esile braccio e lo ricoprì di baci; infine, posando una mano sulla pancia trovò l'ultimo modo per convincerla, se mai ce ne fosse stato ancora bisogno: -E chissà, magari fra qualche mese non potrai più dedicarmi certe attenzioni, tutta presa a pensare a peluches e pannolini!- e così dicendo risero mentre si coricarono insieme, l'uno sopra l'altra, sul letto.


* * *


Da un'altra parte, non lontanissimo da casa loro, Michiru stava suonando il violino. Non aveva sbagliato una sola nota, ma era una lotta continuare a respingere le varie domande che la mente le poneva. Dopo dieci minuti che Elza uscì per correre interruppe le sue esercitazioni, mise il pregiatissimo Stradivari nella custodia e si sedette sul divano bianco di casa sua. "Che idiota sono stata a mandarle quel messaggio ieri sera!!" Si frustrò. "Avrei dovuto aspettare e chiamarla oggi... Ma lei Domenica prossima è a Singapore per seguire le gare e io partirò di nuovo per New York, mentre qui devo fare tante cose!" si fermò a ragionare su tutte le faccende che doveva sbrigare e arrivò a confermare: "Ho fatto bene. Non ho molto tempo da perdere. Ma se mi desse buca o se si comportasse come l'ultima volta? " Si fermò nuovamente ricordando il giorno dopo il matrimonio di Hotaru. Si accorse solo dopo mezz'ora che si stava sottoponendo da sola ad un estenuante terzo grado. Proprio come quelli che detestava tanto. "Certo che lei è stata villana. Almeno con Elza poteva evitare di comportarsi in quel modo!" si soffermò a pensare ad Elza e a loro due insieme. Per quanto Elza fosse importante per lei e per quanto i suoi sentimenti per lei erano sempre stati forti e sinceri non era abbastanza. Sapeva che Haruka era di importanza fondamentale. Lo confermava il fatto che non poteva vederla dal vivo senza sentire scaldarsi il petto. Era una strana sensazione che aveva provato solo quattro volte nella vita. Una volta con Elza, una con Haruka quando la vide sulla crociera ad ascoltare la sua esibizione, una quando la vide al matrimonio di Hotaru e l'ultima la sera precedente. Era un calore che si propagava dal cuore e che le faceva quasi sentire una sensazione di bruciore al petto. Una sensazione che provava solo nel vederla, che le faceva venire quella insana voglia di tornare insieme; una decisione che era più debole solo a quella di Haruka. Se Haruka le avesse dato un'altra chance, niente e nessuno stavolta l'avrebbero fermata. Il poter tornare a parlare con lei, ad aprire nuovamente un varco nel suo cuore era essenziale. "Chissà, perchè il mio cuore è fatto così male da reagire solo quando la vedo dal vivo! Sono passati altri nove anni da quando ci siamo viste e lei sembra fatta per stare con Tajiri..." ricordando come la giornalista l'aveva difesa a spada tratta dall'attacco di Elza. Pensò a Mizuki: non era una brutta donna. Era anzi parecchio carina, con la matita agli occhi, l'unico trucco che pareva aver usato quella sera e il suo vestire sportivo. Non era molto alta, ma questo non era certo un difetto; forse l'unico difetto che aveva era il naso che non era all'insù come quello di Haruka o di Elza. Paragonò Tajiri all'atleta ... constatando che per quanto carina fosse, non era certo all'altezza di Haruka o Elza. Era risaputo che le donne brasiliane erano tra le più belle e la sua campionessa non faceva altro che confermare quell'idea generale. Sorrise pensando alla sua compagna. Poi tornò a pensare a quella del team principal arrivando alla conclusione che Haruka, almeno fisicamente, si era scelta una donna niente male nemmeno stavolta. Non che avesse mai dubitato dei gusti di Haruka! Di sicuro tutte e tre avevano in comune quel "delizioso" caratterino suscettibile e impulsivo!

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Capitolo 13
*** Capitolo 12 ***


Buon giorno a tutti, oggi cambio e pubblico di giorno! :-)

Finalmente ho capito come inserire le immagini!! Lo so, quasi tutti l'avevano capito, ma io è già tanto che su internet riesca a usare un motore di ricerca e ci sono arrivata soltanto ora XD. Ho pensato, come nella prima stesura, di arricchire la storia con delle immagini che troverete sempre a fine capitolo :). Alcune saranno le stesse dell'altra volta, altre saranno nuove (il mondo delle fanart, come quello della fanfiction, è sempre in fervente movimento quindi è facile trarre ispirazioni da lì). Pertanto oggi scriverò una nota sull'immagine. L'ho presa da un manga su un sito tempo fa, ma non ricordando più il titolo del manga :'(  non posso riconoscere i crediti a chi di dovere. Però, in realtà, l'ho modificata per adattarla alla trama e ritrae una scena che dovrebbe risalire a circa vent'anni prima del tempo in cui si sta svolgendo ora la storia. Per quello Haruka e Michiru sono ancora insieme :-)

Ciò detto, per il momento saluto tutti ringraziando di cuore le persone che stanno leggendo, quelle che recensiscono e quelle che l'hanno inserita tra le preferite, tra le seguite e le ricordate :)


12.

-Arrivo!- le urlò di rimando dal bagno. Poco dopo era da Michiru: -Eccomi! - rispose con un largo sorriso.

-Oh, che splendidi denti bianchi che hai! - disse la violinista riferendosi al tempo infinito che Elza aveva impiegato per lavarsi i denti.

-Allora, salutami mamma e papà!- Le disse scherzando prima di salutarla con un bacio sulla guancia.

-Sì, sì. Come no!- rispose sorridendo.

-Ciao!- la salutò ancora Elza stando sullo stipite della porta, prima di vederla entrare in ascensore.



Erano le quattro e lei si trovava sulla via che conduceva al "Bar Fumio Niwa ", ex "Bar Crown". Le fece tristezza vedere che lì dove c'era la sala giochi di Motoki, luogo d'incontro per la maggior parte dei ragazzi della sua generazione, ora c'era una scuola di tango frequentata per lo più da gente più vecchia di lei. Ricordò che era lì che conobbe le altre guerriere Sailor. In fondo quello era l'unico posto dove si sentivano a loro agio lei e Haruka appena si trasferirono a Tokyo. Una sala giochi, un bar e una pizzeria erano luoghi sicuri che potevano sempre andare bene per due ragazze, sole e sedicenni nella capitale del Giappone. Le mancava terribilmente tutto quello. Se avesse potuto tornare indietro!! Quante volte lo disse, però per ben tre anni pensò di aver fatto la cosa migliore.

Entrò nel bar e si sedette ad aspettare Haruka con il cuore agitato per l'incontro imminente.

Dopo mezz'ora e un paio di bicchieri d'acqua bevuti in solitudine guardò se per caso le fosse arrivato un messaggio o una chiamata da parte di Haruka. Niente. "Sapevo che avrei dovuto chiamarla! Così avrei evitato di restare qui per tanto tempo senza sapere se verrà oppure no. Però Set ha detto che non risponde mai ai numeri che non conosce!"

A un quarto alle cinque fece per alzarsi, ma una mano dalla salda presa sulla spalla la bloccò sulla sedia. -Chi ti ha dato il mio numero? - chiese la persona alle sue spalle prima di prendere posto davanti a lei.

-Stavo per andarmene!- rispose con un tuffo al cuore riconoscendone la voce.

-Accontentati del fatto che sono qua. - rispose indifferente Haruka mentre si sedeva di fronte a lei.

-Ti avevo chiesto di avvertirmi se l'orario non andava bene.

-Non ho l'abitudine di messaggiare con gli estranei.

-Ma io... non sono una sconosciuta- disse con tono amareggiato. "Davvero l'astio nei miei confronti è arrivato al punto da considerarmi un'estranea?"

-Il mio cellulare diceva di sì visto che non riconosceva il tuo numero.

-Come sei pignola.- rispose sollevata da quella risposta.

-Intanto tu non mi hai ancora detto chi ti ha dato il mio numero.

-E' stata Set.

-La prossima volta le spacco in testa la sua chiave del tempo! Vabbeh... Sta bene?

-Sì...- le rispose perplessa.

-Usagi e Hotaru pure?

-Sì...

-Allora posso andarmene! - disse raggiante.

-Ti prego non ripetiamo la stessa scena dell'ultima volta- cercò di bloccare Haruka già con le mani sul tavolo con l'intenzione di farsi forza su di esse per alzarsi, posandole una mano sulla sua. Il contatto, non voluto, fece sussultare il cuore di entrambe come studentesse delle medie alle prime prese con i problemi di cuore. Haruka si sedette all'istante, con le orecchie in fiamme e avrebbe voluto avere i capelli come quelli di Michiru o Hotaru per nasconderle. -Che... che vuoi? - disse per la prima volta in diciotto anni con un tono leggermente increspato dall'imbarazzo.

-Sapere come stai.

-Bene...

-Anche con Mizuki?

-Non ti riguarda! - recuperò in fretta il tono ostile di sempre.

-Va bene, va bene... Volevo solo sapere se con lei sei felice. Sì, insomma... visto che sono tanti anni che non ci parliamo più.

La voce e i lineamenti della mascella lasciarono trasparire chiaramente l'irritazione che stava provando:- Vuoi sapere cosa è successo dopo che mi hai lasciata, è questo, vero? Adesso te lo dico! E' successo che mai avrei creduto che noi due avremmo potuto lasciarci e quelle poche volte che ci pensavo mi chiedevo come avrei fatto senza averti al mio fianco, se valeva la pena di andare avanti. Bene, te ne sei andata, sono stata male come solo Dio sa, ho incontrato Mizuki dieci anni fa e da lì abbiamo avuto una lunga e tranquilla relazione. Et voilà la risposta alle mie curiosità e alla tua domanda: una vita soddisfacente, molto più tranquilla- "meno travolgente" pensò, avendo l'accortezza di tenere per se' quella constatazione -ma costellata di tanti bei momenti, che la rendono bella e serena. Ecco com'è la vita senza di te.- accompagnando l'ultima frase con un sorriso trionfante.

Michiru restò a pensare alla risposta avuta. Breve ed incisiva riuscì a farla sentire nuovamente un verme, come effettivamente si rendeva conto di essere stata. -Stai comunque bene con lei?- riprese dopo poco con lo sguardo basso.

-Sì.

-Sì perchè sì, o sì perchè stai parlando con me?- Silenzio. -Che domanda idiota. E' ovvio che in ogni caso tu mi dirai sì perchè è vero.

-Infatti è quello che ti rispondo: sì perchè sì. Ho una donna che mi ama, una figlia che stravede per me, un trionfo dietro l'altro alle spalle e una bella carriera da team principal a portata di mano. Non vedo cosa stia andando storto da quando stiamo insieme io e lei!

-Non ti sono mai venuta in mente in tutto questo tempo?

-Tutte le volte che Mizuki mi costringe a vedere i suoi film da romanticona in cui c'è lo stronzo o la stronza di turno!

Michiru si trattenne dal risponderle a tono. -Ok. Io invece ho sempre seguito le tue gare.

-Ma fammi il piacere!- disse ridendo sarcasticamente.

-Ad Elza piacciono molto le corse di Formula Uno, sebbene questo implichi il vederti ogni tanto ancora adesso.

-Io invece quando guardavo le Olimpiadi cambiavo canale quando c'era lei. Pur di non vederla vincere avrei preferito che il Giappone non collezionasse alcuna medaglia nella sua disciplina.

-E invece di me non ti sei mai minimamente interessata... - rispose delusa dal fatto che le suscitasse più emozioni (seppur negative) Elza di lei.

-A volte parlano di te al telegiornale quando pubblichi dei nuovi dischi o fai il tutto esaurito nelle varie tappe dei tuoi tuor. Anche Hotaru ogni tanto mi dice qualcosa su di te- rivelò infine, come se vedere Michiru dispiaciuta l'avesse fatta pentire di essere stata così dura. "Ma che fai Haruka? Dopo quello che lei ha fatto a te!!" si rimproverò subito.

-Hotaru è nostra figlia- colse Michiru subito l'occasione per marcare così l'unico e forse più importante legame che ancora le univa.

-Tecnicamente no. Da una punto di vista genetico io e te non abbiamo nulla da condividere, nemmeno il sangue di Hotaru.

-Geneticamente no, ma tecnicamente e affettivamente parlando sì. Anche se non è stato facile con due donne per di più divise a diciotto anni è passata dall'affido all'adozione speciale vera e propria. Inoltre lei ha assimilato molto da me e da te come gusti, modi di parlare e nell'atteggiamento. Lo sai bene che non è con il DNA che si cresce un figlio, ma con amore e dedizione.

-Sì... - la sua sicurezza vacillò di nuovo, come dimostravano i suoi occhi inquieti che guardavano verso il basso prima un punto del tavolino, dopo quell'altro e poi di nuovo il primo. Aveva sempre detestato Mizuki quando negava il profondo legame che la univa ad Hotaru, sua figlia a tutti gli effetti, basando il tutto su una questione di DNA ed ora pur di rinnegare qualsiasi legame con la violinista aveva giocato quella stessa carta... fingendo di rinnegare anche Hotaru. “A forza di stare con Mizuki ragiono come lei!”

-Sono certa che lei ci abbia ingannate appositamente. L'avrà fatto per il "concilio", ma anche perchè non le andrà giù il vederci così...

-... infantili - completò la frase Haruka quasi sovrappensiero.

-Esatto.

-Beh, la colpa non è mia, te l'ho già detto e sinceramente non capisco nemmeno perchè tu ne voglia parlare ancora a distanza di tanti anni e tanto meno perchè io sia qui ad ascoltarti.- riprese a parlare più presente. Pensò di tornarsene a casa, ma in quel momento arrivò una cameriera. -Cosa le porto? - Era giovane, abbastanza carina ed era evidentemente contenta di servire una persona interessante come Haruka. -Beh... Che dici di portarmi una Red Bull? E per lei... Cosa vuoi?

-Io ho già bevuto- disse Michiru indicando la bottiglietta d'acqua naturale.

-A posto così allora! - il suo sguardo rimase serio, ma le fece un'occhiolino.

-Vedo che sei sempre sensibile al fascino femminile- riprese subito la conversazione Michiru.

-No, è solo che cosi poi mi fanno lo sconto.- Queste erano le risposte più enigmatiche e poco credibili che lei dava a chi aveva in confidenza.

Seguì un attimo di silenzio. Era la prima volta in vent'anni che si trovavano una di fronte all'altra, senza alcuna fretta e Michiru si prese la libertà di osservare Haruka. Ovviamente era cambiata, ma era sempre bella. Il taglio dei capelli era cambiato dall'ultima volta che si erano viste: l'ultima volta Haruka aveva ancora i capelli tagliati a caschetto corto con la parte inferiore rasata come aveva iniziato a portare due anni prima che si lasciassero, ora invece erano appena un po' più lunghi di come li aveva sempre portati prima di allora. Gli occhi seri, la voce bassa e le mani però erano sempre gli stessi di una volta, le caratteristiche che le piacevano di più di Haruka. Forse era anche per quello che, malgrado tutto, rivedendola dal vivo voleva tornare alla carica con lei. Non c'era nulla che non le piacesse del team principal, nonostante gli anni passati a fianco di altre donne e nonostante le parole di astio che Haruka le aveva riversato nei due incontri precedenti. Sentiva per lei non solo un'attrazione sentimentale, ma anche una forte attrazione fisica. "Ma d'altronde chi è che non attrae? Fin diversi uomini farebbero la firma per poter passare anche solo una notte con lei!!". Sorrise prima di accantonare le sue considerazioni e riprendere: -Ci vieni spesso qui?

-Non tanto.

-Come mai?

-Quando hanno cambiato la gestione hanno rinnovato molto il locale.- rispose indifferente. -Queste sedie sono scomode, la luce alla sera è troppo fioca e odio queste pareti in legno accanto ai tavoli.- disse guardando il pannello di legno, decorato e alto un metro e mezzo, alla sua sinistra.

-E' vero, preferivo l'altro. Ma a che cosa servono questi "sipari"?

-Il proprietario aveva detto che era per estetica e per assicurare la privacy dei clienti. In realtà servono solo per origliare meglio i discorsi degli altri senza essere visti. Altro che privacy!- il tono era divertito.

"Si è improvvisamente lasciata andare" pensò Michiru intanto che l'altra parlava, prima di concludere con un frase di consenso: -In effetti il vecchio Bar Crown era più bello.

-Ai nostri tempi tutto era più bello, Michiru...- pensò ad alta voce Haruka. Michiru spalancò gli occhi per lo stupore ed Haruka, prendendo coscienza di ciò che aveva appena detto e dell'ambivalenza della sua frase, si affrettò a rimediare: -Intendevo dire che erano altri tempi e che la vita... in generale, era più bella... No-non è che mi riferissi nello specifico a no... a me e te.

Michiru non capiva se il vero significato della frase di Haruka fosse quello o se, senza accorgersene, si fosse fatta sfuggire un pensiero rivolto al loro passato. Un passato che includeva quel “noi” che ormai non esisteva più nelle loro frasi, esattamente come in quella appena pronunciata da Haruka. L'ex pilota era visibilmente in imbarazzo mentre farfugliava precisazioni per far capire meglio il senso della sua frase. La salvò la cameriera che portò la Red Bull interrompendo la conversazione. Rimasero ancora in silenzio, molto più di prima. Haruka, ancora leggermente arrossita, si stava chiedendo cosa ci facesse lì, con lei, in silenzio. Michiru, che era chiaro a cosa volesse arrivare con quell'invito, non sapeva che altro dire visto che Haruka si stava lasciando andare, ma non voleva minimamente parlare di loro due. Sentendosi poi osservata, alzò lo sguardo e la vide che la stava studiando. Gli occhi erano minacciosi, come quando tagliò la conversazione l'ultima volta che si videro. Non le piacque per niente: si sentiva in soggezione e lei non era abituata ad essere messa in soggezione da qualcuno. Semmai era sempre accaduto il contrario. Haruka finì molto brevemente il bicchiere nel quale aveva versato metà del contenuto della sua lattina e le disse: -Non ti azzardare mai più a riavvicinarti a me.

-Come... come mai tutti questi cambiamenti repentini?

-Tutto questo è assurdo. Sembra surreale.- pareva turbata.

"Sarà l'effetto della sua bibita a farla cambiare così d'umore? " stava per chiederlo anche a lei, ma Haruka parlò per prima: -Non devi perchè non ti voglio più vedere davanti a me. Hai capito?

-Neanche se Usagi e Mamoru seguissero il volere loro e delle altre ragazze?

-No, te l'ho già detto. Non ti sopporto... Io non ti ho mai perdonata per quello che mi hai fatto e se Usagi e Mamoru seguissero il loro cuore troveremo il modo per evitarci come abbiamo sempre fatto fin'ora.

-Quindi - chiese con tono incerto -davvero tu mi odi?

Haruka guardò i suoi occhi, azzurri come il mare, immensi come l'oceano e titubò nel rispondere. Michiru aveva sempre avuto la capacità di parlare attraverso i suoi occhi e quello che le stava rivolgendo era uno sguardo che conosceva molto bene. Più volte in passato, in situazioni di sconforto era arrivata lei con quegli occhi, gli stessi che ora le stavano dicendo: "Io so che il tuo comportamento così maleducato e scorbutico è una maschera. Lo sai che io ti conosco meglio di quanto tu conosca te stessa." La bionda era in preda ad emozioni contrastanti ed era abbastanza chiaro.

Alla fine cedette a quello sguardo penetrante, inspirò profondamente e si decise a rispondere: -Ci verrò magari un paio di volte all'anno se mi vedo con Usagi e Mamoru o qualcun'altra del gruppo perchè tutto questo isolato mi ricorda troppo quando siamo arrivate qui... Senza neanche un amico nei primi tempi eravamo io e te soltanto e non ci serviva nient'altro.

-Haruka... - Michiru aveva capito dalle sue parole che tutto di quel luogo le ricordava di loro due, avrebbe voluto dirle qualcosa, ma il suo cuore felice le impediva di mantenere la voce ferma.

-Ah... Sono un idiota! E' che i tuoi occhi sono un po' più stanchi, ma sono anche gli stessi docili e gentili di vent'anni fa... Mi è impossibile continuare a mentirti, se mi guardi in quel modo.

Gli sbalzi repentini del suo carattere in quel giorno stavano quasi confondendo Michiru: "Non sembra quasi più lei... Prima era ostile, poi famigliare, dopo minacciosa e ora fragile...".

-Non mi sembra vera l'idea di te qua. -riprese l'altra -A trentaquattro anni avevo abbandonato la speranza di ritrovarci di nuovo nel nostro bar preferito a sorseggiare una tazza di thè insieme e invece...

-Perchè non cerchi di essere meno enigmatica?- cercando di seguire il flusso di parole di Haruka.

-Tempo fa avrei voluto tanto trovarmi in questa situazione, ma ora mi fa male il vederti, va bene?- ritornando nuovamente sulla difensiva.

-Oh, ok. Ti faccio male per quello che ti ho fatto o perchè provi ancora qualcosa per me? - tornò ad insistere la donna.

-Che sciocchezze! Io ora sto con Mizuki - ribadì con tono beffardo, cercando così di recuperare la sua sicurezza.

-Non ti ho chiesto con chi stai ora. Anche io sto con Elza, per me lei è molto importante e non ha mai smesso di interessarmi, ma per te provo qualcosa che non saprei definire con sicurezza... Ma è qualcosa che vale molto di più di quello che sento per Elza o per qualunque altra persona.

Michiru era assolutamente convinta di ciò che diceva e fu Haruka in quel momento a spalancare gli occhi dallo stupore. Loro raramente si erano fatte dichiarazioni d'amore quando stavano insieme e il più delle volte erano molto velate. Non avrebbe mai cancellato dalla mente l'episodio del burattinaio. Anche se era semi incosciente aveva sentito le parole di Michiru, e per la prima volta ebbe la conferma che se Michiru non le diceva spesso che l'amava non era perchè per la violinista la loro storia valesse meno che per lei, ma semplicemente perchè faceva la sua stessa fatica a dare voce ai suoi sentimenti. Certo, la violinista era più propensa a cercare anche teneri contatti fisici quotidiani, ma quando si trattava di esprimere ad alta voce i suoi sentimenti era un libro chiuso. In tanti anni che erano state insieme la vide disegnare qualche sporadico cuoricino solo sui biglietti o sui diari delle elementari della sua bambina. Senza contare che se lei non aveva problemi a parlare dell'amore in generale, Michiru non aveva mai affrontato il discorso dell'amore nemmeno sotto quel punto di vista. Dunque ora, affermando che quello che sentiva per lei era qualcosa di più forte di ciò che provava per Elza... Le stava forse implicitamente dicendo di essere innamorata ancora di lei? “Che sciocchezza” pensò, ma poco dopo provò a togliersi i dubbi chiedendo alla diretta interessata: -Tu sei innamorata di Elza?- Avendo affermato che per lei provava sentimenti più forti di quelli che sentiva per l'atleta se avesse riposto in modo affermativo le avrebbe implicitamente fornito il chiarimento che cercava. In caso contrario la sua frase avrebbe anche potuto significare che le voleva bene. Haruka dunque la guardò e Michiru ricambiò il suo sguardo profondo, ma senza dire nulla e senza far trasparire niente dai suoi occhi. Perciò il team principal riprese: -Mi pare molto scorretto da parte tua volere delle risposte senza darne alle poche domande che ti rivolgo io. - Appoggiò il braccio destro sullo schienale della sedia al suo fianco con un sorriso sicuro di se', mentre alzando leggermente la gamba sinistra appoggiò la caviglia al ginocchio destro. Aveva fatto scacco matto: Michiru non avrebbe mai risposto a quella domanda quindi da quel momento lei era liberissima di non parlare più della sua vita privata con la violinista.

-Sì...- fu la risposta non immediata che Michiru fornì abbassando lo sguardo.

-Sì, cosa?

-Ho risposto alla tua domanda.- rispose senza enfasi la donna con uno sguardo serio ancora puntato verso il basso, lievemente arrossita in volto.

Dopo qualche secondo di silenzio Michiru si fece coraggio- d'altronde prima o poi avrebbe dovuto guardarla- ed alzò lo sguardo vedendola ancora interdetta, con la bocca semiaperta. Non si sarebbe aspettata una risposta alla sua domanda, tanto più che con quella risposta ora aveva messo in chiaro i suoi sentimenti. A volte Haruka era come una bambina: le si leggeva tutto dall'espressione del volto. Michiru sfruttò quell'attimo di insicurezza dell'ex pilota per far parlare lei a quel punto: -Sto attendendo una risposta alla mia domanda, come sai, non è corretto chiedere senza dare risposte.

-Sei scaltra...- disse tra i denti Haruka, togliendo il braccio dallo schienale della sedia accanto e riappoggiando anche il piede sinistro a terra. Indugiò prima di rispondere. -Io... Io sto bene con Mizuki. Lei mi ha salvata.

-Haruka sono passati diciotto anni e io non ho mai smesso di pensarti in tutto questo tempo.- Un'occhiata di Haruka la fece correggere: -Ok, non in tutto questo tempo, ma da quattordici anni a questa parte, da quando ho lasciato Helena, sì. Lo giuro...

-Continui sempre a ripetere questo storia, ma allora perchè non me l'hai detto fin da subito? Sembra quasi che tu abbia aspettato che io mi fidanzassi nuovamente.- finalmente sembrava aprirsi ad un chiarimento con lei.

-Non ho aspettato che tu ti fidanzassi con lei. E' solo che sapevo che mi avresti respinta e così ho provato ad andare avanti con la mia vita, però dopo la storia con Fuka ho capito che non potevo lasciare intentata la strada del convincerti a tornare con me.

-Io e Mizuki stiamo insieme da dieci anni, anche volendo non potrei.

-Quindi tu... Saresti tentata dall'idea di stare con me? - la incalzò speranzosa Michiru.

Se la violinista si aspettava una dichiarazione anche da parte sua aveva da attendere un bel po'! -Non fraintendere, è solo che è impossibile dimenticare una persona con cui si condividoni tanti anni e tante esperienze della propria vita... Perfino una figlia insieme!!

-Non ne hai avuti di figli con Mizuki - disse con un sorriso vagamente malizioso Michiru con chiaro intento di sottolineare con ciò un legame meno forte.

Dio, quanto era bella con quel sorriso! Le vennero in mente numerosi sorrisi maliziosi che le aveva rivolto in passato. I flashback di quei momenti le misero per un breve momento il buon umore. -Nemmeno tu, con nessuna delle tre. - riprese con un mezzo sorriso l'altra.

-Con Helena eravamo ancora giovani; con Fuka è durata troppo poco; mentre Elza non ha mai avuto un grande spirito materno. Non che a dire il vero abbia mai preso in seria considerazione l'ipotesi. Hotaru è una figlia che vale per tre in quanto a gioie e soddisfazioni che mi da.- Nei suoi occhi si poteva leggere tutta la fierezza materna nel pensare alla giovane donna. -Tu invece? Anche Mizuki forse non era molto materna?

-No, al contrario. Lei avrebbe voluto, anche perchè ha tre anni in meno di me, quindi avrebbe potuto averlo tranquillamente un figlio. Però io avevo già Hotaru che essendo rimasta in Giappone ho dovuto accudire alla grande, sebbene Setsuna e suo padre mi abbiano aiutata quando ero in giro per le gare. Più che il papà sono diventata "il mammo" della situazione! - Michiru rise e notò che Haruka era contenta di averla fatta ridere: "O è solo una mia impressione?"

-Quindi niente figli e niente convivenza a quanto so.- Haruka la guardò storto. -E dai, rispondimi! E' l'ultima domanda che ti faccio, promesso- portando le mani congiunte all'altezza del viso in segno di supplica e promessa.

-Io stavo bene sola ormai e Mizuki non ha mai insistito molto, un po' come per un figlio insieme. Evidentemente anche lei stava bene così e le due cose erano un po' un "contorno"...- rispose guardando in un punto indefinito davanti a se'. Le grida di Mizuki che protestava e litigava perchè desiderava tanto un figlio, mentre lei si trovò costretta alla fine a metterla di fronte ad un bivio: o lei o un'altra donna con il suo stesso sogno nel cassetto. Riecheggiarono le loro numerosi liti per qualche secondo nella sua mente, anche quelle dovute ad un altro bivio: o lei o un'altra donna con cui avere un figlio e una convivenza. La discussione peggiore la ebbero quando Haruka stanca di litigare per le continue liti sui soliti argomenti cercò di mediare proponendole un cane. Mizuki si arrabbiò ancora di più e le disse di andarsene subito da casa sua perchè era un'egoista insensibile. Haruka seguì il “suggerimento” della compagna e sulla via verso casa, ancora seria e con le mani nelle tasche della giacca, pensò che forse Mizuki non aveva tutti torti: voleva un figlio e lei le aveva proposto un cane. Come poteva essersene uscita con una frase del genere? La compagna amava gli animali, ma era allergica sia ai cani che ai gatti e lei, dopo cinque anni che stavano insieme, aveva tirato in ballo un altro grande sogno che le era stato negato dalla vita. Mizuki non si fece più sentire per due settimane, ignorando ogni sua chiamata e cambiando accuratamente le sue abitudini quotidiane per evitare di imbattersi in lei. Il comportamento della donna portò Haruka a temere per la loro relazione. L'aveva forse lasciata dopo quella lite funesta e lei non l'aveva capito? Si stava forse "distraendo" con altre donne? Fu la prima volta che si scoprì gelosa della giornalista. Ma Mizuki non era come Michiru, lei non l'avrebbe mai lasciata o tradita perchè faticava a superare gli ostacoli imposti dalla differenza dei loro caratteri. E lei lo capì quando la giornalista si fece trovare un giorno davanti a casa sua, dicendole che lei era una donna bellissima e molto ambita, ma che nel quotidiano era intrattabile e che solo lei, Santa Mizuki, poteva sopportare tutto il suo autoritarismo. Buttò la frase leggermente sul ridere, ma c'era del vero nelle sue parole, almeno quanto era vera l'intimazione successiva. -Haruka,ti amo troppo ormai per lasciarti, ma vedi di non tirare troppo la corda perchè se si spezza, ti assicuro che non mi troverai ancora qui.- L'avvertimento le aiutò a trovare i compromessi necessari per dare un maggior equilibrio alle due parti nella loro relazione che in quel modo si rafforzò e funzionò anche meglio di prima.

Ammise in quel breve momento di analisi mentale di essere stata abbastanza prepotente con Mizuki. Ma alla fine dei conti lei non aveva mai avuto il grande sogno di diventare genitore, non era adatta a stare con un neonato che, contrariamente ad Hotaru, avrebbe impiegato anni prima di maturare. D'altronde all'inizio lei non ne voleva sapere di ipotetici figli nemmeno con Michiru, ma poi Hotaru era stata affidata a loro, quasi come un dono divino che sanciva...

-Nessun pentimento?

Haruka fu risvegliata dai suoi pensieri. Guardò la violinista che si era nuovamente materializzata di fronte a lei e recuperando in fretta la lucidità rispose: -L'unica cosa di cui mi sono pentita nella mia vita è stato aver insistito tanto per stare con te che poi te ne sei andata.

-Ascolta Haruka, io ti volevo parlare di quello che stava succedendo a New York, ma tu non mi ascoltavi il più delle volte.

-E cosa avrei dovuto ascoltare? Di come ti sei fatta sedurre da quell'americana? O di come mi hai tradito?- e così dicendo, alzò scontrosa la voce.

-Ti prego Haruka ascolta. Ascolta per una volta come sono andati veramente i fatti.

-Per me ora è un capitolo chiuso. Cosa ti fa credere che mi interessi rinvangare il passato?

-Non ti saresti presentata all'appuntamento.

-Beh... Io credevo... Credevo che volessi parlarmi di un pericolo imminente- si giustificò la bionda.

-Tu sei una donna intelligente Haruka, sapevi che se non volevo usare Hotaru o Setsuna come intermediarie era perchè ti volevo parlare di cose che dovevano restare tra me e te- Michiru capì, dal modo in cui l'altra la guardò, che ancora una volta ci avevo preso in pieno. Era vero. Haruka dopo tre giorni di ragionamenti ci era arrivata da sola a quella conclusione, ma non aveva organizzato nessuna gita con Mizuki in qualche paesino sperduto del Giappone, ne' si era mai mossa dal centro di Tokyo, restando indecisa fino a quel giorno stesso se raggiungere Michiru al bar indicato o se restare a casa della compagna.

-Senti, dopo tu ribatterai tutto quello che vuoi però almeno fammi dire una volta per tutte cosa è successo una volta che sono andata in America; cosa mi ha spinto a commettere quell'errore che ancora oggi sto scontando.

Quelle ultime parole colpirono la sua sensibilità, così Haruka non disse nulla, indice del fatto che veramente "Chi tace acconsente" e Michiru iniziò a ripercorrere quei sei anni sempre via, sempre lontane. Spesso entrambe sentivano un fastidioso nodo alla gola, ma nemmeno una lacrima sfuggì agli occhi delle due.

Haruka-e-Michiru-dieci-anni-dopo4

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Capitolo 14
*** Capitolo 13 ***


Salve a tutti, con questo capitolo- uno dei più rivisti- ci addentriamo nella seconda parte (o ci siamo già entrati la volta scorsa? <_<). L'immagine... Finalmente anche voi potrete vedere Mizuki come me la sono sempre immaginata io, non vivrà più solo nella mia mente (ehi, ma sto parlando di Mizuki o di Jack Dawson? XD). La figura della ragazza l'ho tratta da internet prendendo spunto dalla protagonista del manga "Hana-Kimi" che, molto casualmente, si chiamava Mizuki pure lei! XD
Buona lettura e buon fine settimana!

Stavo dimenticando: grazie a tutte le persone che stanno leggendo, quelle che recensiscono e chi l'ha inserita tra le preferite, le seguite o le ricordate ^_^


13.

Alla fine del suo racconto Haruka rimase sconcertata. Era la prima volta che sentiva quella storia per intero e non sapeva che cosa dire. "Di certo di tempo ne ha avuto per inventarsi bene questa storia. Però, tornerebbero molte cose e Michiru non è il tipo da ricorrere a questo genere di tattiche..." Tutta questa confusione improvvisa le stava facendo venire il nervoso. -Chi... Chi mi assicura che tu non ti sia inventata tutto? Dando la colpa principale a me, ovviamente le tue colpe sarebbero motivate ed io così, secondo i tuoi calcoli, avrei ben motivo di pensare di poter ritornare con te...

-Assolutamente non è così. E' tutto vero, credimi Haruka e credimi se ti dico che non volevo rivederti per rinfacciarti delle colpe. Volevo solo spiegarti bene come sono andate le cose.

Haruka non sapeva bene che fare. Aveva una buona memoria e provando a tornare indietro nel tempo, ricordava che le poche volte che la stava ad ascoltare, la violinsita pareva lanciarle dei segnali. "Sembrava molto turbata. Ma io credevo fossero i concerti che la stressavano o perchè si trovava sempre in un paese che non era il suo. Tutto questo è successo davvero a causa mia?". Negli ultimi tempi addirittura la innervosivano i suoi discorsi sui due ragazzi, a volte le parlava di loro con voce euforica altre volte invece era turbata e lei era così presa dalle corse che si irritava a seguire i racconti contraddittori di Michiru. Anche quando ultimamente le lanciava certe frecciatine parlandole di quella Helena. "Helena mi saprebbe consigliare anche se mi mettessi a parlare in giapponese!" oppure "Sai che Helena mi ha chiesto di andare a vedere un'opera a teatro insieme? come facevi tu fino a due anni fa. Ora invece quando ho le pause dei concerti e ci vediamo per più di tre giorni me lo chiedi per farmi un favore". E quello scambio di battute più volte ripetuto: "Hey, ma mi ascolti?" e lei dall'altra parte del telefono: "Sì scusa, stavo solo pensando... ehm.. Certo, ti ascolto!" Sentiva una gran confusione in testa, nel tentativo di ricordare le sue colpe e discolpe.

Guardò Michiru, in evidente attesa di una sua risposta. Ripensò ancora una volta a tutto quanto. Lei aveva chiuso con il loro capitolo molti anni prima, non aveva alcuna intenzione di riaprirlo per accettare le mosse fuori tempo della donna di fronte a lei. -Mi dispiace, ma io non ti credo. O meglio, è vero che io in quel periodo vivevo esclusivamente per i motori e a volte non ti stavo ad ascoltare. Potrebbe anche essere vero che tu ti sia resa conto dell'errore che hai fatto perchè, diciamocelo, tra me ed Elza non c'è paragone- sul suo volto nacque un sorriso sarcastico- ma io credo che il resto del discorso sia una bugia. O non ti saresti fidanzata con la talent scout e non avresti aspettato nove anni per farti viva. Più altri nove anni. Ti rendi conto? Diciotto anni sono passati e credi che mi basti il tuo raccontino per... per fare cosa poi? Tornare con te?! Non sono una masochista!

-Va bene, non alzare la voce o ci farai riconoscere da tutti.

-Scusa...- mormorò Haruka.

-Tu non mi credi, Haruka e ti posso capire perchè io stessa penso che sia abbastanza folle parlare di tutto questo a distanza di diciotto anni. Eppure sono anche convinta che sia proprio il fatto che non demordo a dimostrare che a te ci tengo davvero. Per la questione dei primi nove anni passati lontane ti dissi già all'epoca quale fu il motivo: sono una persona molto orgogliosa, come sai, e ho faticato molto ad ammettere che avevo sbagliato tutto con te. Per i successivi nove anni, beh... Ti aspettavi che dopo avermi dato della poco di buono ti adorassi? Tu non sarai masochista, ma nemmeno io mi faccio mettere i piedi in testa dalla gente, tanto meno da te.- per la prima volta dal loro incontro Michiru era arrabbiata.

-Va bene, allora visto che tu sei arrabbiata con me per quello che ho detto e io sono arrabbiata con te per quello che hai fatto, possiamo andarcene, no?- Haruka si sentiva sollevata. Finalmente poteva tornare a casa e lasciarsi alle spalle un incontro che stava prendendo dei risvolti che non le piacevano affatto, testarda ed orgogliosa com'era pure lei.

-Non ho ancora dato una spiegazione al punto del tuo discorso in cui mi dici che per me non sei rimasta importante in tutti questi anni.- La fermò l'altra che aveva recuperato in fretta il tono pacifico che l'aveva caratterizzata per tutto l'incontro.

Haruka, nuovamente pronta per andarsene, desistette dal suo intento ancora una volta, vedendola concentrare il suo sguardo su qualcosa che non fosse lei. Michiru non si era mai fatta distrarre un solo momento da quando si erano viste, perciò doveva esserci sicuramente un motivo per cui in quel momento stava frugando nella borsa a sacco. Poco dopo infatti tirò fuori una scatola di medie dimensioni e la appoggiò sul tavolo, porgendolo dalla sua parte. Haruka indugiò un attimo poi si decise ad avvicinarlo al bordo del tavolino e la aprì. -Le riconosci? - chiese Michiru, mentre i suoi occhi, seppur per un attimo, si spalancarono dallo stupore.

Come poteva averle dimenticate? All'interno di una busta di plastica c'era un piccolo plico di buste: le lettere che le inviava in giro per il mondo nel tentativo di colmare così la lontananza. Interdetta Haruka le guardò senza osare a toccarle, non riusciva a credere che le avesse tenute. -Non ci credo, le hai tenute tutte?- mormorò. - O sono solo le buste vuote?- Non doveva lasciarsi condizionare dalle strategie della rivale.

-Le ho tenute tutte, come pure quasi tutti i regali che mi hai fatto.

-Io... Io non ci credo, mi dispiace.- rispose Haruka spingendo con la mano sinistra la scatola verso Michiru. -Cosa devo fare per farti capire che sei stata molto più stronza di quanto credi? Dovrei elencarti ancora tutto quello che hai fatto e che mi sono scordata di dirti tempo fa. Però non ho voglia di parlare ancora di cose che ho chiuso e sepolto in modo proprio netto e definitivo più di nove anni fa. Non saranno queste lettere a farmi cambiare idea.

-Haruka, io sono cambiata davvero. Sono anni che sono tornata assennata come quando eravamo giovani e questo perchè i problemi di quegli anni lontani non ci sono più. Te l'ho appena spiegato: non ero pronta ad un simile stravolgimento nella mia vita, non ho saputo stare dietro all'insieme di eventi che si sono susseguiti dalla mia partenza in America e ho fatto un errore grave a non allontanarmi da due dei pochi amici che avevo là ed evitare che nascessero dei sentimenti per la persona sbagliata. Quando sono uscita da quel periodo di confusione era ormai tardi, ma ti giuro che non farei più lo stesso errore.

-Sì, certo...- disse l'altra con tono ironico -Mi hai raccontato troppe bugie. Io non ti avrò ascoltata, ma tu te ne sei guardata bene dal dirmi che avevi dei dubbi sui sentimenti che provavi per me e su tutto il resto. Dicevi sempre che erano amici che ci provavano con te, ma non hai mai detto che lei ti piaceva e di certo non ti sarai innamorata nel momento esatto in cui mi hai vista in tv. Quindi scusami tanto, ma la fiducia in te è tanta che se io ti conoscessi adesso e mi dicessi che la tua più cara amica è la famosa astrologa Setsuna Meiou non ti crederei.

-Sono passati diciotto anni, ho una relazione stabile da anni, sono tornata ad una vita molto tranquilla e fuori dai riflettori per quanto riguarda il privato. Sono cambiata, Haruka! Il successo mi aveva dato alla testa e in quegli anni è come se avessi avuto l'adolescenza che non mi sono potuta permettere di avere prima per i motivi che tu ben sai.

-Quei motivi li ho avuti anche io, cosa credi? Eppure non mi sono permessa di avere la mia parentesi da immatura in età adulta. Credi che io di occasioni per tradire te o Mizuki non le abbia avute? Sì, che ne ho avute. A bizzeffe! Anche con donne bellissime che sarebbero state disposte a tutto: ad una notte, o a lasciare mariti e figli per offrirmi una relazione stabile! Però al di là degli scherzi non le ho mai prese in considerazione. Quando poi abbiamo iniziato a sentirci e vederci poco per paura di farmi vincere dalla solitudine avevo anche smesso di giocare con loro. Per non parlare del fatto che finchè non sono riuscita a farti perdonare da Hotaru mi sono dovuta sobbarcare la doppia responsabilità genitoriale con lei! L'unica cosa che mi sono permessa di fare dopo lo scontro con Galaxia è stata dedicarmi finalmente alla mia grande passione e tu mi hai accusato di aver rovinato la nostra storia per questo. Te lo ricordi, vero? Io ho avuto le mie colpe, ma sarà sempre stato meglio dedicarsi alla passione per le auto che vivere la propria “fase adolescenziale” a ventisei anni, no?- finalmente le aveva detto tutto quello che pensava e si sentì liberata dal peso della rabbia che stava provando da quando la violinista aveva messo le carte in tavola, mostrando così fin da subito le reali intenzioni di quell'incontro.

-Lo so, lo so... Ma ti ho raccontato cosa è successo e ti ho anche detto che mi sono pentita amaramente di quanto ho fatto. Con il senno di poi avrei preferito anche io sopportare il peso della solitudine e tagliare i ponti con Nick ed Helena e qualunque amicizia in comune per evitare di incontrarli, ma io non avevo Usagi e le altre con cui potermi vedere ogni volta che tornavo a casa. Non avevo Hotaru a tenermi compagnia. Non è stato facile fare la madre a distanza e gestire la vita professionale insieme a quella privata che includeva pure una figlia che ha scelto di restare a vivere in Giappone. 

Haruka restò in silenzio, non sapeva cosa fare. Quello aveva che detto Michiru era vero: lei almeno quando tornava dai Gran Premi tornava nel luogo dove aveva vissuto da sempre, con delle amiche che per quanto fossero lontane non dovevano mai oltrepassare l'oceano- Ami a parte- e a casa c'era sempre la figlia che l'aspettava per raccontarle la sua vita e ascoltare, fiera di lei, i suoi racconti. Anche ciò che aveva raccontato Michiru pochi minuti prima sembrava così vero, lei stessa sembrava sincera e davvero pentita... “No, devo ragionare lucidamente. Non cederò ai suoi trucchetti, devo allontanarla...”. Si decise perciò a parlare: -Quelle le hai portate dall'America?- accennando con la testa ed uno sguardo veloce alla scatola delle lettere ancora aperta davanti alla violinista.

-Quando sono tornata per la riunione con le altre vederti era tra le prime esperienze che non avrei voluto fare.

-Guarda che lo stesso vale per me. Solo che tu mi hai invitato, mentre io sono rimasta dello stesso parere.- ancora una volta sfoggiò il suo sorriso che ostentava spavalderia.

-L'unica differenza di tutto ciò è che io ti ho invitato, è vero, mentre tu... beh, sei qui...

-Non vuole affatto dire nulla. Come pure quelle lettere.- si mise subito sulla difensiva Haruka- Le avrai trovate per caso facendo pulizia a...- si rese conto solo in quel momento di sapere così poco della donna da non sapere nemmeno dove stava alloggiando in quel periodo. - Beh, ovunque tu le abbia trovate. O buttando via le scartoffie della tua vita passata. Tra cui ovviamente ciò che rappresentava in modo simbolico quello che ci ha legate in passato.

-Ti sbagli, le ho sempre conservate dentro ad un armadio dell'appartamento in cui vivevo alle medie.

-Nel luogo dove hai vissuto meno negli ultimi anni, guarda caso. Mi sa tanto che la tua frase dovrebbe essere: “Le ho scordate dentro ad un armadio”!- si prese gioco di lei Haruka.

Era irritante... e maledettamente bella ed intrigante con quegli occhi smeraldo un po' felini. Ancora una volta Michiru si sforzò per non darle corda e rispondere in modo pacato: -Ho sempre saputo dove erano. Le ho tenute qua perchè all'inizio avevo pensato di tagliare i ponti con la mia vita passata, poi quando ho capito l'errore che avevo fatto con Helena vederle mi faceva male perchè mi ricordava la più grande cavolata che avevo fatto nella mia vita nel lasciarti. Infine, ti ricordo che è stato il tuo comportamento a tenermi lontana da te per altri nove anni.

-Avresti fatto bene a restare lontana ancora, per sempre.- Avrebbe voluto sembrarle ostile, ma la voce inferma, ne era certa, l'aveva tradita. Il punto era che non ricordava più cosa voleva dire stare con Michiru, apprezzare la compagnia di una donna così aggraziata in ogni gesto e di una bellezza da mandar fuori di testa chiunque. Lei inclusa, perchè se avesse potuto se ne sarebbe andata molto prima, eppure qualcosa la incatenava a quel tavolo, con la donna più bella del mondo e che anche più di Mizuki, nonostante tutti gli anni passati in lontananza, le sapeva leggere nella mente. -Io... Io invece ho buttato via tutto ciò che ti riguardava. Ho tenuto solo qualche abito e la fede, che comunque avevo comprato io.- tenne a precisare -Quando ho chiuso definitivamente ho pensato che niente sarebbe stato più simbolico ed effettivo che buttare tutto in pattumiera. Una vera liberazione- fingendo un tono sollevato, ricordando invece quanta fatica le era costato liberare casa sua da tutto ciò che riguardasse la donna che ora aveva di fronte. Poi proseguì: -E tu perchè le hai tenute anche in questi anni, se è vero che ti ricordavi di averle?- Si pentì della sua domanda: non aveva detto che doveva tagliare la conversazione e andare via? Invece eccola lì che ritornava sul discorso lettere.

-Perchè non mi sarei comunque disfatta dei ricordi importanti.

Haruka rimase senza parole e Michiru ne approfittò per prendere e aprire la prima lettera e leggergliela. Così fece con una lettera presa per caso nel mezzo del piccolo mazzetto e con l'ultima. -La prima e l'ultima sono le più importanti. La prima mi aveva riempita di gioia: non mi aspettavo una tua risposta alla mia lettera. L'ultima mi ha dato un immenso dolore ogni volta che l'ho letta dopo averti lasciata. Non avevo proprio capito nulla...- sussurrò infine con tono rammaricato con la mente che si rituffava nel passato.

Haruka continuava a non parlare. Aveva davvero tenuto quelle lettere. Sentiva come se il mondo attorno avesse iniziato a girare vorticosamente e nessuno contasse più in quel momento. Quello che diceva Michiru era vero? Nonostante tutto quel tempo ancora provava qualcosa per lei? Lei che l'aveva maltrattata ed offesa solo perchè rivederla le riaccendeva il bruciore della ferita di quell'addio forzato... Ma ora lei stava con Mizuki a cui teneva molto, mentre i sentimenti per Michiru li aveva sepelliti anni indietro... “Ma sei qui” le tornò in mente la risposta di Michiru. La sua presenza come risposta all'invito di Michiru parlava per lei. “In che guaio mi sono cacciata??” pensò disperata. Aveva bisogno di pensare, cambiare aria e camminare. -Ce ne andiamo al parco? Qui stiamo mettendo le radici ed io ho bisogno di respirare aria fresca... Per ragionare meglio.

-Va bene- Michiru era preoccupata, vedeva Haruka fragile come da tempo non le accadeva più. La bionda mise i soldi sul tavolo e non aspettò il resto, uscì di fretta dal locale, senza badare se Michiru la stesse seguendo o meno. Fuori dal bar, fece un gran respiro e poi con la testa fece cenno a Michiru di seguirla. Per tutto il tragitto non parlò.


Entrate nel parco Haruka si decise a parlare: -Oggi sono arrivata in ritardo perchè Mizuki non voleva stare da sola, era particolarmente possessiva. Lo chiamano intuito femminile! - rise. Non ricevendo nessuna risposta dalla violinista riprese con tono più serio: -Senti, io non so se tu abbia detto la verità o se ti sia inventata tutto quanto e nemmeno lo posso constatare, al di là delle lettere. Inoltre io sono legata a Mizuki che è una brava e buona donna, lasciarla ora, dopo dieci anni, non avrebbe senso e mi farebbe molto male. Ma anche tu, come faresti con Elza?- Si rendeva conto che così facendo lasciava ben trasparire quanto l'idea di ritornare insieme la solleticasse, ma doveva chiarire. Michiru, anche lei non particolarmente portata a parlare dei suoi sentimenti, si era molto esposta in quel giorno, quindi sentiva che poteva permettersi di fare una domanda di quel tipo.

-Beh... Anche tra me ed Elza c'è sempre stato un feeling che non si è mai spezzato, nonostante le nostre strade si siano separate alle medie, però io ed Elza stiamo insieme da molto meno tempo. Sarà meno difficile accettare la rottura del nostro fidanzamento.

-In ogni caso non tornerebbe più come prima. Mancherebbe comunque quella magia. Era una polvere d'argento che faceva brillare il nostro cammino insieme. Ma tu l'hai soffiata via e non tornerà più... Sarebbe una minestra riscaldata- concluse poi in modo più rustico, per rimediare a quell'essersi lasciata andare a descrizioni per lei eccessivamente melense.

-Forse hai ragione, ma se sarà ancora amore, può anche essere che, con il tempo, quella polvere magica possa tornare a posarsi su di noi.

-Amore, che parolone!- battè subito in ritirata. -Io non lo so... Devo pensare e riflettere... Non è che il mio legame con Mizuki sia meno importante del vostro solo perchè non conviviamo. Inoltre devo capire se mi hai mentito o no...

-D'accordo... Io però Domenica parto.

La notizia colse Haruka di sorpresa: -Come hai detto?

-Devo tornare a New York Domenica.

-Ah... Perfetto. Perfetto...- in quella frase tra i denti era chiaro tutta una serie di sensazioni negative.

-Ti sei... Perchè fai così? Lo sai che io vivo a New York ormai!

Haruka presa dal nervoso a quel punto si fermò: -E tu speravi che io mi accontentassi della tua storia, lasciassi Mizuki, ti accettassi e venissi a vivere nel mio o nel tuo palazzo con te?? Sei davvero una persona assurda! Pensare che poco prima avevi detto che ti era tornata la testa a posto e che saresti stata disposta a tornare in Giappone!!

-No, volevo solo spiegarti quello che non avevi mai saputo. Magari ci si può sentire al telefono, via Internet, o posta normale... Ce ne sono di modi per sentirsi! Inoltre ho detto che mi mancava la vita in Giappone, ma non che mi sarei ristabilita qui. Anche perchè comunque non avevo programmato di restare qui. Per te poi!!

-Ma accidenti! Tu hai finito il tour una settimana fa, ora per sei mesi almeno sei libera, perchè hai tanta fretta di partire? La tua amica da quattro soldi non allena ragazze giapponesi? Cosa andate a fare a New York?

-Primo Elza è una grande donna; -Haruka rise di gusto -secondo non è mia amica; terzo non mi ero preparata a stare qua e quarto... - la risposta tardò ad arrivare. -Quarto non lo so perchè e comunque i soldi non mi mancano per comprarmi degli abiti in più! - Finalmente aveva risposto correttamente perciò Haruka pensò che fosse una buona idea applaudire.

-Lo trovi divertente?- chiese Michiru scocciata.

-No, penso sia la risposta giusta- rispose sorridendo e finalmente la guardò con occhi gentili. Michiru cambiò espressione vedendo il suo sguardo e si scambiarono un sorriso innocente come da tempo non accadeva più. Dopodichè accadde l'impensabile fino ad una settimana prima: ripresero a camminare e parlare, ma stando sempre sul generico. Per la prima volta, riuscirono a parlare senza scontrarsi, o meglio: riuscirono a superare ogni divergenza. Perciò si ritenevano soddisfatte. Circa mezz'ora dopo si salutarono con l'accordo che se Michiru fosse riuscita a convincere Elza a restare in Giappone, allora Haruka l'avrebbe contatta per dirle cosa aveva deciso di fare nel frattempo. L'avrebbe voluta rivedere ancora, o quell'uscita era un episodio che non si sarebbe mai più dovuto ripetere?


-Sono tornata!- si annunciò Haruka posando le chiavi nel portachiavi sul tavolino d'ingresso. Non rispose nessuno. Si diresse in salotto dove trovò Mizuki sdraiata sul divano a leggere una rivista di attualità. -Ciao!- esordì nuovamente con una certa enfasi.

-Ciao...- rispose invece Mizuki annoiata e senza sollevare lo sguardo dall'articolo che stava leggendo.

-Qualcosa che non va?- chiese leggermente preoccupata Haruka.

-Non mi avevi detto che saresti tornata a casa stasera.

-Quando torno a casa mia te lo dico sempre. Comunque avevo giusto intenzione di dirtelo: stasera vado a casa mia. Sono passata a salutarti e ad avvisarti.

-E con il piede?

-Ho chiesto al taxi che mi ha accompagnata di aspettarmi giù cinque minuti.

-Bene...

-Dai, sei ancora arrabbiata per prima? Te l'ho detto, avevo bisogno di andare nel parco a godermi un po' di natura. Sai che a me piace la natura.- le fece un sorriso genuino, ma Mizuki con lo sguardo sempre fisso sulla sua rivista, non la vide nemmeno.

-E poi perchè avevi bisogno di startene da sola.

-Sì... Anche.

-Ti sei divertita?

-Mmm... Non tanto, alla fine era un parco pieno di piccioni e coppiette. Però ho chiarito un po' di cose.

-Riguardo cosa? - le chiese seria posando finalmente la rivista sul suo petto e guardandola in faccia.

-Riguardo alcune cose...

-Cose che avevano a che fare con Michiru Kaioh?

-Perchè dovrebbero?

-Così... Da quando l'hai vista sei diventata di poche parole, sei scostante e introversa.

-No, è che... La serata con lei e Elza Grey allo stesso tavolo mi ha messo di malumore. Non hai idea quanto!

-Certo.- Mizuki la guardò. Non aveva dolcezza, ne' amore in quegli occhi verdi. Erano seri e calmi, ma non trasmettevano emozioni. Mizuki sentì un nodo formarsi alla gola, ma cercò di non badarci: -Non resti qua stasera?- domandò posando la rivista sul basso tavolo di vetro di fronte al divano e mettendosi seduta.

-No, te l'ho detto. Sono passata solo per salutarti prima di andare a casa.

Mizuki si alzò, le andò di fronte e le disse con voce suadente: -Magari lo trovo un modo per convincerti a restare?- incrociò le braccia dietro al collo di Haruka.

-N-no... Sono stanca...

-Ah davvero?- provò a persuaderla baciandole il mento. In circostanze normali Haruka avrebbe perso completamente i contatti con la realtà: molte volte era la cura migliore prima di una gara importante, o dopo una cocente sconfitta, ma in quei giorni erano accadute troppe cose che nemmeno i lascivi baci di Mizuki potevano spazzare via. Haruka necessitava fortemente di stare da sola e di meditare sulle assurde circostanze nelle quali si era improvvisamente ritrovata. Perciò appoggiò le mani sulle spalle di Mizuki e la allontanò dicendo: -No, Mizuki, scusami, ma ho davvero voglia di starmene da sola.

Mizuki sbuffò innervosita: -Appunto, cosa ho detto prima?- Si allontanò, riprese la sua rivista e si lasciò cadere pesantemente sul divano senza guardarla in faccia.

"Avrei fatto meglio a non andarci proprio a casa sua!" brontolò tra sè e sè Haruka mentre scendeva con l'ascensore al piano terra.

Uscita dal condominio in cui viveva Mizuki salì sulla sul taxi e si fece portare a casa. Durante tutta la serata continuò a pensare a Michiru e a quello che le aveva detto, al passato e al fatto che non sapeva che cosa fare. Avrebbe voluto essere ferma e risoluta come aveva fatto la volta prima, eppure per qualche strana ragione, rimase ad ascoltarla, non la cacciò via malamente e nemmeno le disse di non amarla più. "Per quale motivo?"

Rivederla un'altra volta voleva dire rimettere in gioco tutto ciò che aveva. Era un gioco alla roulette. Scommettere tutto ciò che aveva riconquistato con fatica, o conservare tutto gelosamente, perdendosi la seconda e sicuramente ultima possibilità che Michiru le offriva di tornare a sognare quell'amore indimenticabile? "Soffrire" fece eco una voce da qualche parte della sua testa nell'istante stesso in cui finì di elaborare l'ultima considerazione. "In effetti...- tornò a constatare lei - No! Non le posso permettere di distruggere tutto quello che ho ricostruito con fatica, per poi magari vederla andarsene di nuovo dopo qualche anno o mese...e soffrire di nuovo."


* * *


Intanto a casa sua Michiru era appena uscita dalla doccia. Con il salviettone ancora avvolto attorno al suo corpo si mise di fronte allo specchio e si guardò. Il tempo era passato e tutti si stupivano di come portasse bene i suoi quarantasei anni dimostrandone una ventina in meno, ma era un vantaggio di avere nel sangue qualche gene della sua vita precedente di abitante del pianeta Nettuno. "Principessa...” specificò mentre pettinava i lunghi capelli ancora bagnati. “Si, principessa dei miei stivali!" si disse poi da sola, ripensando ad Haruka. Di certo con lei non era stata una gran principessa. "Chissà cosa deciderà di fare? Sarò riuscita a convincerla? Chissà..." sospirò appogiando la spazzola nell'apposita busta e prendendo il phon per asciugarsi i capelli. Non desiderava altro che poter avere la sua seconda possibilità con la donna che aveva amato più di tutte. Così tanto da non riuscire a dimenticarla nemmeno in diciotto anni di lontananza, in quasi vent'anni tra le braccia di altre persone che la meritavano più di Haruka, ma che lei non era stata in grado di amare quanto la guerriera dei cieli. Sì, loro la meritavano più di Haruka, perchè il team principal meritava senz'altro di meglio della "classica stronza da film", come l'aveva definita lei stessa quel giorno, quale lei sentiva in coscienza di essere stata. Ciò nonostante, sentiva la possibilità della realizzazione del suo sogno più grande troppo vicina per rinunciare. Soprattutto perchè non credeva che Mizuki fosse veramente meglio di lei. L'aveva conosciuta di persona solo una volta, ovvero la settimana prima, ma non le era affatto apparsa come una persona di livello superiore a lei o Elza. Anzi, il solo pensiero che ora Haruka forse si stava consolando con lei, l'innervosiva parecchio. "Innervosisce? No, questa è gelosia! Eppure è la sua donna, lei è stata al suo fianco quando io provavo ad andare avanti nella mia storia con Fuka. Io però non riesco a vedere in cosa sia speciale e l'idea di Haruka che la tocca e si lascia baciare da lei...", ma una risposta le arrivò dal cuore. "... Non mi farà mai sentire come lei quando ha saputo che ero andata a letto con Helena dall'oggi al domani". No, conosceva l'orgoglio di Haruka, se si fosse affidata solo a quello conosceva già la sua risposta: non avrebbe neanche preso in considerazione l'idea di tornare con lei. Se si fosse affidata al suo cuore, cosa difficile, ma non impossibile, allora forse le avrebbe dato retta. Lei la conosceva bene, le erano bastati pochi atteggiamenti e i continui cambiamenti nel suo comportamento per capire che doveva essere ancora molto importante per la bionda. Senza contare che la volta prima le aveva detto chiaramente che non l'amava più, mentre ora no. "Ora no... Perchè ora non mi ha detto che non mi ama più?". Un dubbio terribile la colse all'improvviso, mentre, spento il phon, si toglieva l'asciugamano per vestirsi: "Che mi abbia mentito la volta scorsa ed io ci sia cascata così facilmente? Ma no, era troppo decisa e lei non sa mentire. Semplicemente avrà capito ora che Mizuki non è poi questo Dio sceso in terra!" si convinse infilandosi la canottiera pulita.

Il resto della serata pensò a come convincere Elza, fuori con degli amici dei tempi dell'Università, a restare. Era vero che lo faceva in buona parte per Haruka, ma lo faceva anche per se' stessa. Parlare con Haruka le aveva messo una sana voglia di restare di più nella sua terra d'origine, perciò sarebbe stata ancora più irremovibile nella sua decisione di restare, perchè, se anche malauguratamente Haruka non avesse più voluto rivederla, comunque lei aveva tante persone e luoghi da visitare e da riscoprire a cui non voleva assolutamente rinunciare. "Ho già rinunciato troppo a lungo..." pensò malinconica mentre ripercorreva, ancora una volta, i motivi che la spinsero a restare per tanti anni in America. Fino ad arrivare con la mente all'incontro con Elza. Quando scoprì che anche la campionessa era in America restò per qualche tempo indecisa se farsi viva oppure no. Non aveva mai dimenticato Elza. Come avrebbe potuto? Era stata la sua prima cotta, forse sarebbe anche diventata lei la sua prima ragazza, ma quando conobbe Haruka, tutto era cambiato e lei aveva dovuto darle quell'addio forzato alla fine delle medie per seguire il suo destino di guerriera Sailor e trasferirsi insieme alla sua nuova compagna di battaglie a Tokyo dove stava operando l'Esercito del Silenzio. Proprio in uno scontro contro Eudial e uno dei suoi demoni dovette combattere per resituire il cristallo del cuore puro ad Elza e andare via come se la ragazza fosse stata una delle tante persone a cui lei e Haruka avevano salvato la vita. Le loro vite sembravano non far altro che viaggiare su due binari differenti che di tanto in tanto si incrociavano. In un primo momento temette che Elza potesse mandarla a quel paese visto come l'aveva salutata in modo molto cordiale, ma distaccato, dicendole oltretutto che quell'ultimo incontro per loro era un addio. Aveva anche aggiunto “per il momento”, conscia che si trattava di una piccola bugia, ma quel momento era finito, sebbene dopo essere durato per ben ventun'anni. Inoltre doveva mettere in conto che lei non sapeva più nulla di Elza, magari era cambiata, oppure aveva già un'altra persona al suo fianco. Poi pensò però che non fosse comunque una cattiva idea prova a riallacciare i contatti con la donna, anche se fosse stato solo in rapporti amichevoli. Quando scoprì in quale pista l'atleta passava la maggior parte del suo tempo, andò da lei lasciando Elza letteralmente a bocca aperta. Sembrava aver appena visto un fantasma. Tre anni dopo le loro vite sembravano aver preso finalmente la stessa direzione e forse avrebbero viaggiato per sempre sulla stessa strada. E forse lei non avrebbe mai avuto ripensamenti se non fosse caduta nella trappola ben pensata della figlia che la portò ad un incontro con l'unica persona che in quel momento non avrebbe voluto vedere. Nonostante la rabbia provata fino e durante la cena, Haruka aveva un fascino magnetico che sembrava attrarla come una calamita. I ricordi che aveva nascosto in un cassetto della memoria e a cui raramente pensava, improvvisamente saltarono fuori nell'arco di quelle tre ore a tavola, ricordandole come lei si fosse sentita completa solo con il team principal e ricordandole che, per quanto Haruka avesse potuto risparmiarsi certe parole, tutto quello era stata una catena di conseguenze nata delle sue azioni. Era per questo che aveva provato a mettere da parte il suo orgoglio, si era armata di umiltà e pazienza e si era preparata all'incontro con l'ex pilota. Un incontro iniziato male, ma finito bene. Sebbene si trattasse di un bene relativo dal momento che non sapeva se esso avrebbe fruttato qualcosa di positivo o di negativo. Haruka sarebbe partita giovedì per Singapore e quindi sicuramente per quasi una settimana non l'avrebbe più sentita. Si preparò mentalmente ad affrontare un periodo costituito oggettivamente da pochi giorni, ma che a lei sarebbe parso come uno dei più lunghi della sua vita.

Haruka-e-Mizuki7

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Capitolo 15
*** Capitolo 14 ***


Buona sera a tutti! A voi un capitolo abbastanza sostanzioso che va a supplire le poche pagine di alcuni capitoli passati che arrivavano a stento alle dieci pagine! :-P
Anche se penso sia abbastanza superfluo voglio comunque spiegare l'interno della casa di Haruka. Io, che non mi fido troppo di ciò che vedo negli anime (spesso troppo occidentalizzati), ho voluto documentarmi meglio sugli interni delle case giapponesi moderne e ho scoperto così che le poche case spaziose spesso riescono a conciliare stanze molto occidentali e ultramoderne che noi in Italia ci sognamo, con ritagli di spazi più propriamente tradizionali nella struttura e nell'arredo.  La scelta della città di Ookayama come zona di Tokyo in cui far risiedere Haruka è dovuta proprio dal fatto che questa è una delle poche aree giapponesi in cui gli edifici non sono stati costruiti uno a ridosso dell'altro, privilegiando gli spazi grandi e verdi.
L'immagine che troverete alla fine del capitolo è stata realizzata su commissione gratuita da un mio amico di quando andavo all'Università. All'epoca non c'erano immagini della mia Mizuki, ma avevo già fatto pervenire la descrizione della ragazza, quindi (anche se sarà intuibile dopo aver letto il capitolo) la ragazza arrabbiata è Mizuki, mentre la persona di spalle... è Haruka!! Lo so Mizuki sembra avere tra i 20 e i 25 anni più che averne 43, ma non potevo chiedere di meglio né nella realizzazione dell'immagine in generale né dell'espressione di Mizuki. So anche che Haruka sembra aver appena preso la scossa, ma in fin dei conti chi l'ha realizzata ricordava già a stento le guerriere del sistema solare interno, figurarsi quelle che sono comparse "solo" nelle terza e quinta serie ^_^.
Ringrazio tutte le persone che stanno leggendo e quelle che recensiscono, ma anche quelle che hanno inserito la storia tra le preferite, le seguite e le ricordate ^^


14.

Non fu facile per Michiru riuscire a convincere Elza a restare in Giappone senza un vero motivo. L'unica cosa che seppe dire era che aveva nostalgia di casa, che avrebbe voluto passare più tempo nella sua terra d'origine, con le amiche e la figlia. Non le chiese poco tempo e quello fu il vero motivo di discordia: tre mesi, fino al quindici Gennaio dell'anno successivo. Elza non capiva e non voleva, ma Michiru era ferma nel perseguire i suoi scopi. In fin dei conti quello che aveva detto ad Elza era tutto vero, solo aveva omesso di citare Haruka tra le persone che voleva vedere. Il problema però era che lei aveva tempo più di sei mesi prima di riprendere con un nuovo tour, ma Elza aveva preso solo una settimana. Avrebbe potuto rimandare il suo rientro per un'altra settimana, ma non poteva lasciare le sue atlete da sole per più di quindici giorni: non a ridosso delle Olimpiadi. Michiru si dispiacque molto, ma era irremovibile sulla decisione presa. In fin dei conti lei stava lontana dalla sua patria da molti più anni di Elza. Nonostante la contrarietà dell'atleta, alla fine Michiru le disse:- Non ti sto chiedendo il permesso, Elza. Sono adulta e vaccinata, posso fare quello che voglio, ti sto solo chiedendo se puoi accettare il fatto che non torno subito in America con te.

-Se dici così non mi lasci molta scelta...- rispose l'altra arrendendosi all'evidenza. Così la donna non potè che assecondare la sua scelta, a patto che si sentissero tutti i giorni. Michiru, seppure con un velo di tristezza in cuore, non potè non esserne felice. Per quanto diverse fossero Elza e Michiru raramente litigavano. Quando accadeva erano comunque liti abbastanza pacifiche in cui nessuna delle due alzava la voce e fare pace era molto semplice per loro. Per questo Michiru era dispiaciuta: non era da lei rispondere in modo scocciato alla sua compagna, ma era dal raduno con le altre Sailor che non faceva altro che essere innervosita dall'insistenza di Elza. Improvvisamente aveva iniziato a sentire la sua presenza pesante e tanto attaccamento nei suoi confronti non faceva altro che renderla più indisponente nei suoi confronti. Per questo se da una parte era dispiaciuta per aver concluso la discussione in quel modo, dall'altra era contenta. Avrebbe avuto campo libero con Haruka se il team principal avesse risposto in modo affermativo alla sua richiesta e non avrebbe sentito più la quotidiana ed oppressiva presenza di Elza.

Haruka, come previsto da Michiru, non si fece viva per tutta la settimana, cercando di sfuggire dai due fuochi rappresentati dalla compagna e dalla ex in cui si sentiva stretta. Non si fece viva con nessuno, cercando di concentrarsi solo sul Gran Premio, ma anche al lavoro seguì le gare distrattamente, lasciando praticamente carta bianca allo stratega e ai piloti. Non riusciva a concentrarsi e nemmeno si sforzava molto. Era inutile dissimulare, tanto sapeva che quando aveva la mente troppo affollata di domande era vano ogni tentativo di concentrarsi. Non voleva perdere Mizuki, ma al tempo stesso non riusciva a smettere di pensare a Michiru. Se nove anni prima le avesse dato ascolto! Se avesse ascoltato le motivazioni che avevano spinto Michiru a ferirla tanto, sicuramente non l'avrebbe giustificata, ma avrebbe trovato una motivazione e lasciare Mizuki sarebbe stato più semplice. Ora però la giornalista faceva parte del suo quotidiano, come poteva rinunciare a lei dopo dieci anni vissuti insieme? A parte quando litigarono per il figlio non aveva mai pensato al fatto che potessero lasciarsi. Figurarsi poi se avrebbe pensato che stavolta avrebbe potuto essere lei la causa della fine della sua relazione!

Nonostante la sua quasi totale assenza, che lasciò disorientati un po' tutti, il pilota della sua scuderia si classificò terzo. -Doppietta Ferrari e dimmi che non ti viene nostalgia dei tempi in cui c'eravamo noi dentro a quegli abitacoli!- la stuzzicò Minako.

-Ahahah, ai nostri tempi le macchine erano più competitive, ma apprezzo le abilità di un quattro volte campione del mondo e di un talentuoso giovane che dà del filo da torcere al mio pilota, anche se ormai la vittoria non andrà ne' a noi ne' a loro!- e così dicendo le diede qualche leggera pacca sulla spalla prima di dileguarsi. Spesso nei post gara Mina raggiungeva Haruka nei box e si scambiavano pareri, punzecchiandosi a vicenda, a seconda di chi aveva avuto la meglio in gara, invece quella volta Haruka lasciò la sua amica con l'asciutto in bocca. Parlò con il suo team e rilasciò alcune brevi interviste proprio perchè doveva in qualità di team principal del terzo classificato, ma non aveva voglia di parlare con nessuno, nemmeno con i suoi migliori amici. E Minako che entrava a far parte di quello stretto cerchio, lo capì e capì anche che doveva essere stata la cena dell'altra sera a renderla così cupa. Avrebbe tanto voluto tempestarla di domande e aiutarla a superare quel momento non positivo, ma proprio perchè erano così unite ed affiatate, sapeva che le domande a raffica avrebbero solo sortito l'effetto opposto a quello sperato: Haruka si sarebbe chiusa ancor più a riccio e del suo fare scherzoso non si sarebbe più vista traccia, almeno finchè non le sarebbe passato da solo il nervoso per aver rivisto la ex alla riunone voluta da Usagi.

Sull'aereo di ritorno Haruka pensò a quanto aveva amato Michiru, a quello che aveva passato dopo essere stata tradita e lasciata e al fatto che non avrebbe augurato nemmeno al suo peggior nemico di stare male quanto lei. Non poteva ora comportarsi alla stregua della violinista ed essere così ipocrita da non augurare del male ai suoi nemici, ma poi di ferire la persona che l'aveva amata per dieci anni con tutti i suoi pregi e i suoi difetti.


Per non avere problemi anche con Elza, Haruka diede appuntamento a Michiru per il venerdì della settimana successiva a quella della partenza dell'atleta, quando anche lei sarebbe stata di ritorno in Giappone dalla Russia.


Haruka era fuori in auto quel giorno e non riusciva a trovare un posto dove parcheggiarla. Diversamente dal solito non stava imprecando contro tutti e tutto. Era in ritardo di dieci minuti, come era suo solito, ma quasi non se ne accorse con la mente a passare in rassegna i ricordi. Non erano i ricordi di un passato remoto ad occuparle la mente, ma quelli acquisiti una sola settimana prima, quella che le aveva fatto cambiare tutte le carte in tavola. Il destino le era avverso o si stava prendendo gioco di lei? Aveva fatto una cosa sciocca ed insensata che non avrebbe mai potuto scordare. Erano passati tre giorni da quando era tornata da Singapore, erano tre giorni che aveva deciso fermamente di non volerla più rivedere. Mizuki non era stata il suo primo amore, ma lei aveva imparato ad amarla in passato e dieci anni dopo si sentiva ancora totalmente al sicuro al suo fianco e molto legata affettivamente a lei. Senza dubbio restava che ormai era lei la donna più importante della sua vita. Mizuki c'era sempre stata per lei; le era sempre stata a fianco anche nei primi momenti di difficoltà che non dovevano essere stati facili nemmeno per lei (una donna normale sarebbe scappata quando alternava la gioia a momenti di indifferenza a cui seguivano dei lenti sbottonamenti sui ricordi legati alla fine della sua relazione con la violinista); così onesta ed estremamente comprensiva. Sì, era davvero una buona donna e non l'avrebbe scambiata per nessuna Michiru del mondo. "Calma, forse adesso sto esagerando- si disse -Beh, certo. Con la Michiru buona dei nostri quattordici anni insieme, la cambierei. Peccato che quella che ho visto è una Michiru cambiata, di certo non più sincera come lo era prima". Indiscutibilmente però restava bella e garbata oltremodo... "Piantala!!" si rimproverò, dandosi con la mano destra un leggero colpetto al mento per riprendersi. "Invece che a queste sciocchezze dovrei pensare ad andare a prendere dello champagne per i miei ospiti!". Quella sera aveva invitato a cena Minako, Toshiro Maeda e rispettive famiglie. Poi, mentre si infilò le scarpe e prese  l'ascensore per raggiungere il piano terra, pensò a Mina e Toshiro. Aveva voglia di distrarsi, di stare un po' tra amici intimi. Loro due, appunto. Mancava solo Setsuna per completare la sua serata ideale, ma lei lavorava a Mitaka e vedersi durante la settimana era sempre una rarità sebbene vi fossero solo ventiquattro chilometri o poco più a separare Mitaka da Ookayama, la città dove viveva Haruka. Ormai però il mondiale stava per finire e avrebbero avuto tempo nei successivi mesi di riposo per lei per vedersi nei fine settimana. Arrivata al piano terra, voltò a destra, aprì la porta che dava accesso allo scantinato del condominio in cui viveva e scese le scale per dirigersi nella sua cantina e prendere dello champagne. La stanzetta era un po'stretta, ma molto lunga. Proprio perchè era molto lunga, ripose le cose più ricorrenti nel suo "ripescaggio" degli oggetti lì presenti all'inizio della cantina; man mano che si procedeva si trovava tutto ciò che era di minore importanza. Difficilmente si dirigeva in fondo, solo in casi di emergenza, in genere quando aveva ospiti in casa e si dimenticava di prendere da bere, il che per fortuna capitava raramente. Aveva appena finito di selezionare le bottiglie da portare di sopra, quando la piccola lampadina saltò. "Accidenti!" le venne da pensare. Al buio si diresse verso l'uscita, dove avrebbe almeno acceso la luce generale del corridoio. Ma trovandosi in una parte del piccolo locale che non conosceva andò a sbattere contro un armadietto dal quale una scatola abbastanza grande e piena a giudicare dalla dimensione e dal peso le cadde in testa colpendola con lo spigolo: -Ahia!- le sfuggì a bassa voce. Non aveva nemmeno il cellulare per farsi luce, per questo motivo dovette proseguire il suo tragitto al buio. Poco distante prese ancora contro uno scatola con un piede: -Ma cazzo!!- imprecò a quel punto. Andando avanti, nella parte che meglio conosceva, proseguì il suo cammino senza problemi. Arrivata all'esterno, accese la luce del corridoio principale, salì poi in casa e prendere una torcia elettrica e una lampadina di scorta e scese nuovamente. Sostituì la vecchia lampadina con quella nuova, poi accese la luce e così si accorse che lo scatolone a terra che aveva urtato con il piede era quello con i giochi a cui Hotaru era più affezionata e che non era riuscita a dare via una volta cresciuta. Guardò verso la scatola che le era caduta in testa e spalancò gli occhi alla vista del suo contenuto. La prima reazione fu quella di girarsi di scatto per andarsene subito via. "Ma che idiozia infantile!". Non si sarebbe risolto nulla scappando. Anzi, peggiorava solo la situazione perchè ogni volta che sarebbe entrata avrebbe visto sempre ciò che l'aveva fatta reagire in quel modo irrazionale. "Va bene, va bene. Metto tutto dentro e poi lo metto via di nuovo". Entrò ferma nel suo intento, ma forse il suo intento non era davvero così fermo come credeva lei, visto che dopo cinque minuti stava rientrando in casa con quella scatola azzurra in mano. "Basta fuggire dal passato. Finchè scapperò non riuscirò mai a liberarmene davvero e il comportamento che continuo ad avere nei suoi confronti è segno che c'è ancora qualcosa di irrisolto in me”. Si sedette sul suo comodo divano e con mani incerte aprì la confezione e vide il volto del suo passato, il suono del suo passato. Erano trascorsi otto anni più o meno da quando quel giorno aveva deciso di troncare di netto con la sua vita di prima e l'aveva messa nel posto più remoto della cantina. Tanto remoto che dopo molti anni se l'era fin scordato. Il passato era lì. Era ora sorridente, ora triste, ora sensuale pur nella sua innocenza. Era uno sguardo magnetico. Era chiaro di carnagione. Era... Quel passato faceva riecheggiare le malinconiche note di un violino. Riviste, foto, cd e addirittura qualche piccolo poster della sua condanna a vita erano ancora lì. Non doveva guardarle, non doveva fissarle e cercare di ricordare quello che sentiva a quell'epoca. Ma Michiru l'aveva soggiogata. C'era riuscita alla fine, l'aveva stregata in qualche modo la settimana prima e lei, memore del suo racconto, stava facendo tutto ciò che la sua testa a il suo orgoglio disperatamente le stavano urlando di non fare. Aprì anche alcune lettere, la prima e l'ultima del piccolo mazzo concidevano perfettamente, per contenuto, a quelle che le aveva letto Michiru al bar. Si era scordata, dopo tanti anni, della curata calligrafia di Michiru. Era passata un'ora quando, reclinando la testa all'indietro, con gli occhi chiusi e una foto di loro due insieme ad Hotaru ancora in mano, capì l'unica cosa che si stava ostinando a non voler capire da anni. Michiru. Era quello il nome inciso nel suo cuore. Un cuore che aveva cambiato proprietaria dopo essere stato dato alla ragazza dai bei capelli mossi e che le era stato restituito piuttosto mal ridotto. Un cuore che non aveva più dato a nessuno, poichè era ancora Michiru che da anni si portava dentro, nonostante avesse fatto di tutto per negarlo. -Quanto ti ho amata!- mormorò ridendo nervosamente e passandosi una mano sul ciuffo. Infine quel gesto, sciocco ed insensato, quello che, in qualsiasi modo si sarebbero risolte le cose, non avrebbe mai potuto dimenticare, perchè era il giorno della sconfitta del suo orgoglio e autocontrollo ferreo. Si diresse rapidamente al telefono e compose il numero di Michiru per chiederle di Elza, di lei e per darle un appuntamento due giorni dopo.

-Era ora!- disse trovando una macchina che lasciava libero un posto. Parcheggiò, spense il motore, si passò una mano fra i capelli ribelli e si guardò allo specchietto. "Non fare la codarda... Ormai ho avviato la cazzata più grande della mia vita e ora la porto a termine". Scese, guardò l'orologio: venti minuti di ritardo. "Maledetta donna, mi conosci così bene che, non so come, sei riuscita ad abbindolarmi e ad incastrarmi!"

Così alle quattro di quel venerdì soleggiato, si ritrovò a lottare per ragionare con la testa e non a sragionare completamente con il cuore. In pratica non le disse nulla su cosa l'avesse convinta a volerla rivedere, ne' tanto meno le disse apertamente che si sarebbero riviste altre volte. Da parte sua Michiru non insistette molto, era già tanto il poter vedere Haruka per la seconda volta. Però ogni minuto in cui non parlavano, la preoccupazione che Haruka l'avesse voluta vedere solo per dirle a voce a fine giornata che non voleva vederla le affollava la testa. D'altronde Haruka era una persona schietta che amava dire sempre le cose alle persone faccia a faccia, quindi sentiva che il suo ragionamento poteva essere giusto. Tuttavia ciò non accadde e sorvolando l'argomento amore e dintorni i battibecchi si ridussero solo a tre, il che era un vero record da quando si lasciarono. Si rividero ancora e il tutto si ripetè anche nelle tre settimane successive. Si vedevano sempre una volta alla settimana. Il giorno e l'ora li stabiliva Haruka visto che lei era ancora vincolata dal lavoro e dalla compagna. Per quest'ultimo motivo e forse anche per precauzione Haruka preferiva sempre non stare fuori per più di tre ore. Ciò nonostante per quanto breve il tempo fosse a Michiru pareva di sognare. Certo, era quello che aveva sperato per tanto tempo, ma non riusciva ancora a credere che stavolta fosse stato così semplice convincere Haruka a rivederla. Soprattutto si rendeva benissimo conto di quanto tutta la situazione fosse bizzarra. Aveva lasciato Haruka vent'anni prima quasi; si era rifatta viva dopo poco meno di dieci anni ed era stata respinta; ora nove anni dopo invece aveva avuto ciò che desiderava tanto. Certo, la scelta del bar era stata molto più sensata ed intelligente che apparire davanti al suo appartamento mentre Haruka era impegnata con la compagna. Almeno restando loro due sole, senza nessuno che aspettava il suo rientro in casa, per il team principal era stato più facile ascoltarla e ragionare e per lei avere l'opportunità di parlare ampiamente di tutto quello che voleva e di se'stessa. Che scelta azzardata e sbagliata piombarle a casa all'improvviso! Peccato che lo capì solo con il senno di poi. Parlarne con calma, senza la fretta messa dal dover rientrare in casa dove rendere conto di ciò che era appena accaduto alla persona che ti stava aspettando al suo interno si era rivelata una mossa molto più saggia. Così, ora a distanza di tanti anni era di nuovo con Haruka che si interessava che si trovasse bene con lei. In un solo mese era tutto cambiato così in fretta che stentava a crederci anche lei. Forse aveva finito di scontare i suoi errori iniziali e quell'orgoglio che le impedì di insistere prima, per ben quattordici anni.


Haruka si sedette sua una delle poltrone del suo soggiorno con un sorriso beato. Le gare erano finite da una settimana e di certo fino al mese prima non avrebbe immaginato che avrebbe iniziato le sue ferie così: vedendosi una volta alla settimana con la persona che da compagna di battaglia e di vita si era trasformata in rivale e che eppure la sapeva infondere una sensazione di pace che sfiorava la felicità. Aspettò il rientro di Mizuki pensando a Michiru. Era incredibile come tutta la rabbia che aveva provato fino al mese prima pensando alla violinista, fosse svanita nel nulla nel giro di quattro incontri soltanto. L'idea di parlarne con Mizuki non la sfiorò nemmeno in quella mezz'ora, poichè sopraffatta dall'altra idea invece di aumentare il numero di incontri con Michiru. Cosa pensava di fare infatti vedendola una volta alla settimana in tre mesi? Di lasciarla partire in America con Elza che, matta come era, continuava ad allenare le sue ragazze in America pur essendo tutte di nazionalità giapponese e pur essendo stata scelta proprio Tokyo come città delle Olimpiadi 2020? E quanto poteva reggere in una situazione in cui, pur uscendo solo per parlare con la ex, si trovava con due piedi in una scarpa? I suoi pensieri volavano dalle domande, ai dettagli della donna e a ricordi che piano piano stavano ricominciando a costruire insieme. Così sulle domande ebbe il sopravvento il bellissimo taglio di occhi del blu profondo di Michiru e il bellissimo sorriso della violinista. Ripensò alle loro passeggiate insieme, ai dialoghi avuti e ai thè o caffè bevuti in compagnia. Ripensò a quanto si erano dette e a quante cose ancora avevano da raccontarsi. Lei era quella meno propensa a parlare di se', non era del tutto convinta di rendere nuovamente partecipe Michiru della sua nuova vita; Michiru invece le aveva parlato molto di sè. Il lavoro per la violinista era rimasto piuttosto invariato. Finito il contratto con Bertrand Hube, era diventata così importante nel mondo della musica classica da poter assumere un manager e poter così decidere insieme a lui con chi stipulare contratti di lavoro e in quali città esibirsi. Ormai era diventata la regina del violino, le offerte di lavoro non le mancavano e da anni non aveva che l'imbarazzo della scelta. Continuava a viaggiare in giro per il mondo, rendendo la sua vita non frenetica come quella del team principal, ma lo stesso molto impegnativa. Aveva visitato molte città e nazioni, aveva allargato il suo cerchio di amicizie a New York e di conoscenze in giro per il mondo. La vita professionale era l'unica cosa che si era salvata di quel periodo travagliato che seguì gli anni del contratto di lavoro con Hube. Le aveva detto come aveva cercato di mantenere i rapporti con tutte le altre ragazze nonostante la distanza e di come ogni volta che aveva del tempo libero e tornava in Giappone non mancasse mai di ritagliarsi del tempo per vedere Hotaru, Setsuna e i suoi figli che spesso per gioco la chiamavano “zia Michi”, Minako e ovviamente la famiglia di Usagi e Mamoru. Poi le spiegò in quale modo le era risultato difficile essere madre di una figlia che viveva dall'altra parte dell'oceano e di quanto fosse grata alla tecnologia che con i cellulari e Skype era riuscita a far colmare parte della distanza tra loro. Haruka le domandò in più di un'occasione perchè una volta finiti il contratto con il maestro tedesco e la relazione con l'americana non fosse mai tornata in Giappone, ma Michiru una volta glissò la risposta e un'altra fece spallucce senza darle risposta. Giusto per farle vedere di quanto ormai fosse superiore a quanto accaduto in passato le domandò anche delle due donne che succeddettero l'americana (non riusciva proprio a pronunciare il suo nome) e Michiru le rispose in modo stringato.Aveva così appreso che Fuka l'aveva conosciuta ad una trasmissione televisiva in cui si sarebbe fatto un confronto tra musica classica e musica pop. Michiru infatti aveva accettato di partecipare ad un concerto di beneficenza ripetendo l'esperienza fatta con i Three Lights anni addietro. Tra alcuni dei cantanti che si sarebbero esibiti sul palco cantando le loro canzoni accompagnate dalla violinista di fama mondiale, vi era anche la star del momento, ultima scoperta di Fuka Fukui. Le registrazioni per il programma erano durate due ore e quando terminarono le riprese si salutarono tutti. Fu Fuka ad andare a trovarla il mese dopo quando inaugurò il nuovo tour con una tappa a New York, la aspettò fuori dal camerino e le disse di essere rimasta molto colpita dalla sua grazia e dalla sua bellezza. Michiru invece rimase colpita dal suo lato estroverso e dal suo senso dell'humor. Al di là però di ciò che era piaciuto in un primo momento le due donne nel privato conducevano due stili di vita troppo differenti perchè la cosa potesse durare a lungo e alla fine pur piacendosi molto, non si erano mai innamorate veramente.

Per contro Haruka le disse che ad un certo punto della sua vita il suo team principal le disse che non poteva più fare parte della loro scuderia. Erano iniziati gli anni duri della Ferrari. La macchina non funzionava, le strategie di squadra spesso erano fallimentari e per quanto la gente amasse Tenoh e Aino loro pensarono di rinnovare il team a partire da Minako che però accettò la scelta del team senza troppi problemi: aveva avuto una vita professionale che l'aveva portata alle stelle e a trentotto anni aveva iniziato a sentir la voglia di dedicarsi esclusivamente alla famiglia... Salvo poi tornare nel mondo delle auto sportive per commentare le gare degli altri piloti. Haruka invece non la prese bene. Alla fine si era ritrovata a dirigere lei un team, ma era stata una scelta forzata e per questo preferì non parlare di come aveva finito per cambiare mestiere pur restando ancorata nel mondo dei motori a quattro ruote. Le raccontò quanto la sua vita, ancora a distanza di tempo, a volte le paresse stressante. Non aveva molto tempo da dedicare alla famiglia e alle amicizie fuori dai circuiti. Quando si disputavano due Gran Premi di fila non faceva nemmeno in tempo a passare da casa. Aveva imparato a vestirsi in modo pratico per non partire con le valigie stracolme di vestiti e appena finiva una Domenica, il martedì mattina era già sul volo per raggiungere il nuovo circuito dove le sue monoposto avrebbero iniziato a sfrecciare a partire da giovedì. Si reputava fortunata di avere tante energie: raramente quando tornava in Giappone se ne stava a casa, ma organizzava dei giri con la figlia o con la compagna. Le parlò dello stretto rapporto che aveva con la Hotaru e di come riuscì a gestire la sua vita genitoriale con lei. Ringraziò la vita anche di averle dato un'amica stretta come Setsuna e di non aver privato Hotaru di un padre: almeno loro riuscivano a darle una mano quando da pilota (vita assai più travagliata di quella del team principal) non riusciva a tornare a casa dalla figlia ancora minorenne. Nonostante ciò Hotaru stravedeva per lei e Haruka era convinta che se erano così affiatate lo dovevano a Michiru e al periodo in cui si dovettero sostenere a vicenda. Una volta riuscì anche ad uscirsene con un “non tutti i mali vengono per nuocere”. Non parlò invece molto del suo rapporto con Mizuki, le raccontò semplicemente come si erano conosciute e di come Mizuki fosse diversa da Michiru non solo nel modo di porsi sicuramente più maschile, ma anche per tanti altri lati del carattere. Michiru capì ben presto che non avrebbe potuto sapere altro.

Ancora seduta sulla sedia ripensò che per quanto in modo generico si fossero aggiornate e per molte piccole cose si riscoprirono ancora un po' in sintonia, c'erano ancora tante cose da dirsi. Molte domande da fare e molte che non sarebbero mai state fatte e che sarebbero rimaste senza risposta. Ad esempio, cosa poteva piacere a Michiru così tanto di Elza da tornare alla fine da lei? Era veloce a correre, questo glielo riconosceva, ma per tutto il resto non capiva cosa potesse piacerle. Era antipatica, arrogante e impulsiva... ogni volta che la vedeva le veniva il nervoso! Non ce la vedeva proprio con Michiru nemmeno a distanza di anni. Michiru era bella, era elegante, era composta e di grande cultura. Elza cosa aveva di tutto ciò?? Ovviamente però non le avrebbe mai fatto una domanda di quel genere. Però le avrebbe sicuramente chiesto come era arrivata a parlare con l'atleta della sua vera identità. Chissà se ne parlò anche con l'americana visto che era tanto presa da lei! Conoscendo Michiru sapeva che probabilmente anche lei prima o poi le avrebbe domandato del perchè invece lei non disse nulla a Mizuki, nonostante tanti anni alle spalle insieme.

I pensieri fluttuarono fino a farla ripensare a quel giorno stesso in cui si offrì di riaccompagnarla sotto casa con la sua moto.

-Grazie, ma non ho il casco.

-Credi davvero che io non abbia qui dentro un altro casco?- così dicendo alzò la sella della moto e ne estrasse uno prima di richiuderla. -E' quello di Mizuki, al di là dei teschi che non sono il tuo genere credo che ti vada bene.

La ragazza dai capelli acqua marina la guardò prima un attimo di sbieco e poi riprese: -Non importa, una passeggiata non mi fa male.

-Ma casa tua è a venti minuti da qua e abbiamo passeggiato quasi tutto il giorno!

-Essere magri non rende mai brutto nessuno.

-Ma essere schelettrici sì. Dai, alla fine questi teschietti sono anche carini...- disse rigirandosi fra le mani il casco nero con i teschi rossi, tutti sopra a due ossa incrociate dello stesso colore, per vederlo meglio sotto tutti i punti di vista. Pensare che a Mizuki due anni prima era piaciuto tanto come regalo di San Valentino! -Comunque se proprio ti danno fastidio fai i conti che non li vedi se lo indossi.

Michiru decise quindi di puntualizzare meglio la situazione: -Ascolta Haruka, non è la fantasia del casco a darmi fastidio, ma la sua proprietaria.

-Allora ti do il mio!

Il cuore ebbe un battito in più del previsto al ricordo di quella scintilla che apparì negli occhi di Michiru; al ricordo della proposta e dello strano pensiero che la colse nel vedere Michiru indossare il suo casco come era accaduto altre volte da giovani quando usavano la moto d'improvviso e lei le cedeva sempre il suo casco; al ricordo della stretta delle braccia della violinista intorno alla sua vita. Uno strano senso di eccitazione la pervase. "Accidenti se è vero, il calore del suo corpo dietro me, mi ha eccitato..." pensò riaccendendosi al ricordo. Con Mizuki non provava più la stessa sensazione da tempo. "No, non va bene!" cercò di essere razionale, tuttavia la sua mente non aveva la minima intenzione di ascoltarla, anzi, per dispetto tirò fuori dall'area della memoria i ricordi più intimi di quando stavano insieme. Facendole così ripensare ancora a Michiru. Ad una Michiru che credeva persa e che invece si accorgeva che forse davvero era tornata da lei la Michiru dal cuore puro dei loro quattordici anni di vita insieme.

-Ciao!- disse Mizuki appena rientrata appoggiando il capotto sull'appendi abiti. Guardò l'orologio: mezz'ora. Era insospettabile come sempre.

-Ciao- la salutò calorosa e cordiale Haruka, accantonando i suoi film mentali e uscendo dall'ampio soggiorno per raggiungerla all'ingresso dove Mizuki si stava già sfilando le scarpe.

-Come va?- mentre si infilava le ciabatte.

-Mica male. Dove sei stata?

-Fuori... Ti sei divertita con Maeda?

-Sì, certo. Cioè- si corresse e con voce più consona ad una situazione che non includeva Michiru nel suo fantomatico incontro con uno dei suoi pochi amici delle medie -nella norma, come sempre.- Si girò per percorrere il corridoio che divideva il piano terra in una parte sinistra e in una destra. A sinistra si trovava l'ampio soggiorno moderno diviso da una parete, in parte in muro in parte in shoji*, dall'angolo sala tradizionale composta da tatami**, zataku e zabuton***. Sulla destra del corridoio invece si affacciavano un bagno e uno sgabuzzino. Al termine del corridoio una cucina che comunicava con il soggiorno.

-Di cosa avete parlato?- le chiese l'altra seguendola.

-Del più e del meno... Perchè mi fai queste domande? - Le domande l'avevano sempre infastidita non importava da chi erano fatte se non ne afferrava il senso.

-Da quando non posso più sapere cosa fai quando esci con gli amici?

-N-non è questo, figurati...- farfugliò l'altra imbarazzata. Odiava essere così evasiva, lei che non lo era mai stata con Mizuki e di colpo si era trovata ad esserlo. Per chi poi? Per una sorta di fantasma che si era messo ad ammiccare con lei e con il quale non riusciva proprio a tagliare i ponti? Che assurdità!

-Allora, di cosa avete parlato?- Continuò con le sue domande Mizuki imperterrita.

Quando Mizuki era irremovibile lo faceva capire senza troppi giri di parola e opporre resistenza era impossibile, così Haruka si arrese: -Della famiglia, del lavoro, di attualità... Solite cose, Mizuki.- mentre apriva il frigorifero per estrarvi dell'aranciata in un contenitore di cartone.- Vuoi?- chiese girando leggermente la testa verso l'altra e guardandola con la coda dell'occhio.

L'altra negò con un cenno della testa mentre parlava: -Certo, solite cose...- Improvvisamente cambiò argomento: -Mi ami Haruka?

Sul volto della bionda che non capiva comparve un'espressione seria, posò il bicchiere che aveva appena preso dalla credenza e lo appoggiò sul tavolo. Poi la guardò e disse: -Tu sei l'unico punto fermo della mia vita, lo sai.- Mizuki a quella risposta si avvicinò a lei con due falcate e senza alcun preavviso la baciò inizialmente con dolcezza, poi con più impeto e Haruka non potè non notarlo. -Ehi! Che hai?- le chiese poi stupita, cingendola nel suo abbraccio.

-Gliel'hai detto al tuo amico che mi ami?

-Sai che non parlo facilmente dei miei sentimenti già con te, figurarsi con gli altri!- rispose Haruka senza capire lo strano comportamento della donna.

-O forse gli hai solo detto che stiamo insieme da dieci anni e per questo io sono importante per te?- Proseguì Mizuki senza prestare ascolto alle sue parole. Haruka continuava ad essere confusa e non seppe cosa rispondere. -Ovvio, di sicuro hai detto che non potresti lasciarmi perchè stiamo insieme da tanto tempo e magari anche che io non ho mai insistito molto per avere dei figli con te, così come per convivere insieme!

-No... Ma che dici? Lo so bene che le cose non stanno così...- Provò a rispondere Haruka nell'assurdità dei discorsi della compagna, ma la giornalista la interruppe nuovamente.

-Scommetto per altro che il tuo caro amico Toshiro tu lo veda già da un po' e che la prima volta che vi siete visti è stato al "Bar Fumio Niwa" un mesetto scorso... - Haruka finalmente capì, spalancò gli occhi per lo stupore e quasi senza accorgersene sciolse l'abbraccio con cui stava ancora cingendo la vita della donna. -Dimmi un po': per caso è diventato un travestito che quando non è in famiglia ama mettersi una parrucca dai verdi capelli lunghi e atteggiarsi da donna con tanto di nome femminile del tipo, che so... Michiru?? - Per la prima volta Mizuki si comportò come il giorno in cui s'incontrarono: senza darle tempo per replicare la inondò di accuse, stavolta fondate.

Haruka indiettreggiò, in cerca di un appoggio. -Mizuki... Come... Come fai...

-Come faccio a saperlo?- Completò la domanda mentre l'altra, sentendosi scoperta, si appoggiò al tavolo. -Tanto per iniziare non sai raccontare bugie, o non sei capace di improvvisare. La scusa del messaggio erotico del mese scorso non reggeva, tanto più che non me l'hai nemmeno fatto leggere. Immaginavo che fosse un messaggio da parte della tua ex, ma non avevo certezze...

-Non ti fidavi di me...- disse stupita. Era sempre stata sincera con tutti, possibile che l'unica volta che ometteva dettagli della propria vita alla sua compagna, quest'ultima l'avesse beccata così facilmente?

-E a quanto pare ho fatto bene. In ogni caso, mi ero già fidata nove anni fa, quando qualche giorno dopo il matrimonio della tua figlia adottiva...

-Hotaru è mia figlia, punto.- Le venne spontaneo puntualizzare come sempre, ma l'altra aveva altro di cui parlare e proseguì nel suo monologo: - Quello che è! Ricordo bene che avevi ricevuto quella visita improvvisa. Sono certa che se non era lei, era comunque qualcuno che aveva cercato di convincerti a parlare con Kaioh, correggimi se sbaglio.- Il suo tono era di sfida.

Haruka a quel punto arrossì lievemente: -No, non sbagli...

-Lo sapevo. Anche lì avevi accampato una qualche misera scusa veramente pessima. Senza contare che dopo quella visita per un paio di mesi ti sei incupita tantissimo e non mi consideravi più nel modo assoluto, telefonate fatte nel modo più assente possibile a parte. Per tutto quel tempo ho continuato a rodermi per la gelosia, ma stavolta non ho voluto correre il rischio e così ti ho seguita tutte le volte che uscivi per conto tuo, senza dirmi di preciso dove andavi o quando non volevi assolutamente che ti accompagnassi. Un atteggiamento un po' insolito da parte tua che mi hai sempre raccontato tutto e non mi hai mai detto di no quando mi proponevo per accompagnarti da qualche parte.

-Oh, cavolo...- le uscì detto a bassa voce.

-E' un mese che ti rechi sempre da lei al parco o in qualche bar del centro e poi state insieme circa tre ore.

-Come facevi a sapere di cosa parlavamo? - Riuscì poi a reagire in qualche modo Haruka, incapace di immaginarsi Mizuki che quando si salutavano aspettava pochi minuti e poi indossava un cappotto e usciva seguendola senza mai farsi notare.

-Non lo sapevo. Questo me lo devi dire tu. Io so solo di cosa avete parlato il primo giorno che vi siete viste da sole perchè io ero nel tavolino a fianco del vostro e il sipario in legno serve per nascondere le persone, ma non gli argomenti, Haruka.

-L'ho sempre detto che servono per farsi discretamente gli affari degli altri! Ma si può sapere perchè diamine mi hai pedinato fin'oggi senza fare nulla?

-Forse per vedere fino a che punto non sei la persona che ho sempre creduto che tu fossi? Poi carissima donna ho tentato in tutti i modi di attirare la tua attenzione su di me, ma come vedi nemmeno te ne sei accorta. Eri così presa da quella che nemmeno hai fatto caso a tutte le gentilezze e i pensieri carini che ho avuto per te!- In effetti Haruka si rese conto di aver vissuto quel mese senza prestare particolare attenzione a ciò che non riguardasse le sue turbe mentali e a Michiru. Si era solamente stupita del comportamento insolito di Mizuki: a volte morboso, altre quasi freddo e distaccato. Quasi come se i pensieri di Mizuki stessero viaggiando sulla stessa frequenza d'onda dei suoi, la voce della giornalista che le elencava tutti i tentativi fatti per tenerla al suo fianco arrivarono insieme ai recenti ricordi.

-Ricordi quando tornata a casa dalla Russia ti ho fatto trovare tutto pronto a casa per mangiare sedute sul zabuton? E mi avevi chiesto scherzando se per caso avevo qualcosa da farmi perdonare?- Certo che se lo ricordava. Era rimasta molto stupita di quel gesto. Mizuki proveniva da una famiglia occidentalizzata quasi quanto la sua che viveva in America. Lei invece quando si era trasferita per motivo di studio alle medie aveva ritrovato le sue radici nelle tradizioni del Giappone più autentico. Negli anni aveva provato a far avvicinare Mizuki ai suoi gusti, ma la donna trovava tutto ciò un simpatico folklore da cui però non si sentiva attratta allo stesso modo del pilota. Per questo fu una sorpresa quando invece di trovare la sua casa vuota, si ritrovò una tavolino imbandito nell'angolo sala che richiamava le sale delle case giapponesi tradizionali. Non era da Mizuki la preparazione di una tavola dall'impronta tanto orientale, ma quella sorpresa le mise il buon umore e la distrasse dai suoi pensieri... Fino a quando, mentre iniziò ad aiutare la compagna a sparecchiare non constatò che, pur vivendo in modo molto moderno, con Michiru cene di quel tipo, come ogni altro genere di usanze più tradizionali avvenivano con molta più frequenza. Ed ecco come un gesto tanto carino della compagna finì per passare in secondo piano.

-Per non parlare di quando ti ho proposto di andare a vedere le cascate! A te piacciono tanto, ma tu hai detto di no perchè eri stanca, era tutto l'anno che viaggiavi e volevi startene tranquilla in città.- Era vero. Aveva chiamato Michiru per fissare un appuntamento con lei e qualche ora dopo a casa di Mizuki la donna se ne saltò fuori con la proposta delle cascate per il giorno stesso in cui lei doveva vedersi con la violinista. L'idea di un imprevisto in un primo momento l'aveva quasi rallegrata, ma il pensiero di ritrovarsi attorniata dall'elemento della guerriera del mare le aveva fatto capire che tra vedere l'elemento della guerriera di Nettuno e vedere Michiru stessa era preferibile la seconda opzione. Così disse che dopo aver viaggiato lontano aveva voglia di tranquillità, incolpando l'età che avanzava.

-E che dire della settimana scorsa quando ti ho regalato i biglietti per passare tre giorni al Nagashima Resort?- Anche l'aver trascorso il fine settimana al Nagashima Resort era vero. Quando era andata a Suzuka per l'ultima gara di Formula 1, si era portata dietro anche Mizuki, che da quando stava con lei aveva iniziato ad apprezzare le corse d'auto di Formula Uno. La Domenica sera, la giornalista le fece trovare sul cuscino del letto della camera in cui avevano pernottato in quei giorni due biglietti per prolungare il loro soggiorno a Suzuka. Ma nel migliore resort della prefettura che, pur trovandosi a due passi dal circuito, era considerato da tutti come un Paradiso Terrrestre in miniatura: oltre alle attrazioni turistiche più frivole, vi era il giardino botanico, lo stagno, l'isola artificiale Fuji e le terme****. Ad entrambe piaceva molto la natura e tutte e  due adoravano le terme! Perciò quello fu forse l'unico momento che visse pensando solo a quello che stava vedendo e a Mizuki. E il giorno dopo essere tornata a casa cosa fece? Scrisse a Michiru per vedersi il giorno successivo. Quell'infausto venerdì in cui tutte le sue omertà erano saltate fuori facendo andare Mizuki fuori dai gangheri come raramente l'aveva vista e mai per colpa sua.

-Ho cercato di metterti al centro dell'attenzione e di farti capire quanto tenessi a te in tutti modi e tu te ne esci chiedendomi perchè non ho fatto nulla?? Cosa dovevo dirti: So che ti vedi con la tua ex, ma tu continua pure a vederla e noi facciamo finta che io non lo sappia?

-E' tanto diverso da ciò che hai fatto, sapere e fingere di non sapere?- chiese leggermente infastidita Haruka.

-Non provare a dare la colpa a me: non ero io a far l'amore con te pensando a come ricucire i rapporti con la mia ex storica!- disse l'altra con tutta la rabbia che aveva e facendo arrossire visibilmente l'altra quand'ebbe udito le sue parole. -Ma come hai potuto?- Mizuki dopo il furore iniziale, stava trattenendo le lacrime - Hai detto a Kaioh che non ci tenevo ad avere un figlio con te o a vivere insieme?? Con tutte le volte che ti ho pregato e abbiamo discusso a riguardo. Nonostante tutto tu le hai detto che te l'ho chiesto quando non sapevo di cosa parlare!

-Ma non è vero, non gliel'ho detto proprio così.- cercò di difendersi nell'imbarazzo più totale. -Ho detto che... Io avevo già Hotaru come figlia e che le corse mi impegnavano troppo per convinvere con qualcuno. Per non parlare dei continui spostamenti! Un po' i motivi che dissi a te.

-Non è vero! Non erano questi i veri motivi per cui mi hai detto di no e non le hai detto questo! Smettila di prendermi in giro!!! Quanto sei ipocrita... Prima le dici "Mizuki è la mia salvezza" e poi continui a vederti con lei per capire se potresti accettare la sua proposta di tornare insieme.- Un sentimento misto tra rabbia e odio la pervase pensando a Kaioh che voleva portarle via Haruka alle sue spalle: la disonestà di quella donna non aveva davvero fine! -Senza contare tutto il resto della conversazione. Non le hai detto una che sia una volta che mi ami e poi se te lo chiedo io mi rispondi sì. Ah, già, perchè c'è anche questo da tener presente: non mi hai mai detto una sola volta di amarmi di tua spontanea volontà, mai! Devo sempre essere io a chiedertelo per sentirmi dire un misero "Sì". Se mi dici “Certo anch'io” devo ritenerlo un giorno fortunato!

-Tu sai che io non me la cavo con le parole e che sono i fatti a contare davvero... E comunque... non gliel'ho detto perchè non volevo ferirla- tentò di salvarsi in estremo.

-Haruka piantala!

Il team principal pagò cara la disonestà nei confronti di Mizuki che non fu certo remissiva come lei quando Michiru le disse di averla tradita per un'altra. Il cuore le si stringeva ad ogni lacrima di Mizuki, ma non pianse mai. Aveva gli occhi lucidi e un gran dolore in cuore, ma non si lasciò mai andare in pianti e in urla. D'altronde come poteva? Era lei stavolta ad essere dalla parte del torto! A metà del funesto dialogo saltò poi fuori l'ultimo punto di discordia che potesse venirle in mente nel replay di un fidanzamento di oltre dieci anni che nel giro di qualche ora stava arrivando bruscamente al capolinea: la fondazione del nuovo regno sulla Terra di Usagi e Mamoru. -Allora, cos'è poi questa storia che dovete seguire la volontà di Usagi e Mamoru? La volontà di fare che cosa? Com'è possibile che loro possano decidere dove farvi andare a vivere tutte quante? E poi quando pensavi di dirmelo? Pensavi che te ne saresti andata e io ti avrei seguita senza fare domande? Cosa sono lei e suo marito per voi e soprattutto per te?- la riempì di domande. Non capiva se aveva smesso perchè aveva esaurito tutte le domande che aveva in mente al momento, o se si era fermata per soffiarsi il naso.

-Mizuki... Ne possiamo riparlare? Non mi sembra un argomento pertinente a tutto ciò.

-Secondo te scoprire che la propria compagna è stata plagiata per riverire due persone che non vede di frequente non mi dovrebbe allarmare? Ma come ho fatto a non capire??- iniziò poi con l'incolparsi da sola -Avrei dovuto intuire fin da subito che c'era qualcosa che non andava... Te l'avevo anche chiesto perchè al centro di tutte le foto c'è quella della famiglia Chiba! Per non parlare delle altre! Anche a casa di Setsuna, Hotaru e Minako ci sono esposte le foto di loro tre! Suppongo che ce ne sia una anche in casa di tutte le altre! Quanto sono stata stupida! E io che mi fidavo e ho trascurato dettagli importanti come questi! Ma chi va a pensare che Usagi e Mamoru... Sembravano persone così normali...- Si perse l'altra con i suoi ragionamenti mentre andava avanti e indietro per la stanza dando finalmente voce a tante domande, ad ancor più pensieri e alle poche ipotesi che le venivano in mente.

-Ma che cosa c'è di male nell'essere molto legati ad una famiglia speciale come la loro?- Haruka si sentì in dovere di difendere la famiglia Chiba e anche sé stessa.

-Speciale! Ma ti senti come parli?- sbottò l'altra fermandosi di colpo guardandola in viso con uno sguardo quasi sconvolto prima di tornare all'espressione arrabbiata di poco prima. -E poi mi chiedi anche se ne possiamo riparlare. Dimmi, ti sembra che la tua sudditanza e frequentare gente anch'essa plagiata per amare Usagi e Mamoru sopra ogni cosa allo stesso tuo modo sia una cosa normale? No, dimmelo perchè a me invece sia un più che valido motivo per prendere le distanze da tutti loro e per lasciare te!- concluse la sua gran parlantina.

"Che assurdità le sta facendo dire il suo non essere a conoscenza che Usagi è la nostra regina e noi le sue guardiane!" pensò l'altra prima di rispondere con tono innervosito: -Ma non è affatto amore! Io... Non ne voglio parlare... Specie... Se hai intenzione di lasciarmi.- Nei suoi occhi c'era un misto di rabbia, sfida e minaccia. Ma Mizuki non si lasciò intimorire più di tanto e continuò nel suo sentenziare. Haruka aveva perso la cognizione del tempo, quindi non sapeva dopo quanto Mizuki se ne andò dichiarando che tra loro due era finita e che non voleva più saperne di lei e di tutte le sue amiche malate. "Ma perchè? Perchè le mie storie devono sempre finire così? Sembra sempre che tutto vada bene e poi all'improvviso senza poter porre un freno all'impetuosità dei fatti tutto crolla! Perchè non se ne parla piano e con calma nel tempo? Perchè fino ad un'ora prima loro sono ancora con me e l'ora dopo non ci sono più?". Sfinita e svuotata dentro si addormentò sul divano senza cenare e senza cambiarsi.

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* shoji: muri scorrevoli in carta di riso innestata su un'intelaiatura di legno. La mobilità dei muri (simili alle nostre porte scorrevoli) serve per non togliere il senso di spazio qualora non si vogliano dividere le stanze e la carta di riso è pensata per privare alla casa meno luce possibile.

** tatami: le famose stuoie di paglia che ricoprono generalmente i pavimenti delle camere da letto e del soggiorno.

*** zataku e zabuton: rispettivamente il tradizionale basso tavolino dove si consumano i pasti e i cuscini su cui sedersi.

**** Nagashima Resort: per ulteriori informazioni su questo splendido resort costruito in funzione delle gare di Suzuka, ma non solo vi lascio il link, 

https://www.japan.travel/it/destinations/tokai/mie/nagashima-and-suzuka/ img228-cdhosadsfapy2

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Capitolo 16
*** Capitolo 15 ***


Salve a tutti! Chiedo immensamente perdono per il ritardo con cui pubblico, ma a causa di problemi famigliari di forza maggiore, davvero non ho trovato tempo per pubblicare prima, mancando all'appuntamento settimanale. Sono davvero K.O ^^'. Quindi, per fortuna vostra, ho ben poco da dire e, per quanto non sia l'apoteosi del romanticismo, spero che appreziate lo sforzo per aver tentato di scrivere un capitolo che si avvicina almeno vagamente al romanticismo :-P

L'immagine alla fine del capitolo è stata ritoccata con Paint, ma non ho avuto tempo per accostare le immagini in modo migliore, dando più senso di omogeneità e meno l'idea di due immagini differenti messe una a fianco dell'altra ^^'. L'immagine di Michiru l'ho tratta dalla serie "Intimiste" di Mario Yamada (la sua Opera per eccellenza, quella che racconta i missing moments della puntata "Le due guerriere", dal punto di vista di Michiru ;-) ).

Ringrazio come sempre tutti i lettori e i recensori, ma anche chi l'ha inserita tra le preferite, le seguite o le ricordate.


15.

Il mese successivo Haruka continuò a vedere Michiru, ma inizialmente aveva altri problemi per la testa che quelli di riappacificarsi con la "collega" Neptuno! Il fatto era che appena tornava a casa le faceva male non trovare i messaggi in segretria pieni di allegria o di sfoghi per una giornata andata storta di Mizuki. Erano state insieme dieci anni, lei si era comportata nel peggiore dei modi con la sua donna ed ora quella stessa donna le mancava molto. Perciò almeno una volta ogni due giorni chiamava Mizuki o le inviava delle e-mail chiedendo sue notizie. Aveva la scusa dei vestiti da portare via ed era una scusa più che plausibile per poterla vedere ancora, parlare e chiarirsi di nuovo. Spiegarle almeno che lei non era una semplice pilota, ma che era anche una guerriera Sailor, una di quelle che molti anni addietro salvarono la Terra da mille pericoli e che solo ora si rendeva conto di essere stata stupida per non essersi fidarta abbastanza di lei e di non averglielo detto prima. Voleva dirle che provava ancora dei sentimenti sicuri che la legavano a lei e avrebbe anche voluto dirle che non era sua intenzione ferirla. Nonostante ciò Mizuki non era in nessun modo reperibile e Haruka si sentiva stordita e confusa come un leone che addormentato nella savana si era appena risvegliato nella gabbia di un circo. Pensò più volte di appostarsi davanti alla casa di Mizuki pur di poter svuotare il sacco e dirle tutto quello che non era riuscita a dirle prima per delle stupide paure che non avevan ragion di esistere, ma non lo fece mai. Non sarebbe stato da lei arrivare a tanto. Per tre settimane continuò così, correndo sempre al telefono sperando che fosse Mizuki che chiamava per un chiarimento, ma quello non accadeva mai. Passate le prime settimane di stordimento per la brusca rottura della sua importante storia con la giornalista riuscì a staccare la mente da lei e piano riprese il ritmo quotidiano di sempre confidando che prima o poi Mizuki si sarebbe fatta sentire.

Nella speranza di poter risentire presto Mizuki riprese a dare a Michiru uno spazio maggiore nella sua vita. In fin dei conti era proprio per aver scelto di continuare a vedere la violinista se la sua relazione si era appena conclusa. Haruka e Michiru iniziarono così ad andare a cena, al cinema, la invitò più volte a casa sua, a uscire per prendere un caffè o un thè, ma senza mai sbilanciarsi in grandi gesti carini. In fin dei conti perchè doveva? Era Michiru ad aver principalmente sbagliato con lei ed era sempre stata lei a cercarcarla insistendo per tornare insieme, quindi era Michiru a doverle dimostrare che ci teneva davvero. E la donna dai capelli acquamarina non la deluse.

Quando Haruka chiamò Michiru per la prima volta da quando era tornata single, le telefonò senza argomenti di cui parlare. Il che non sarebbe stato strano dal momento che fino ad allora aveva sempre rimandato le chiacchierate per le uscite, ma era il suo tono privo di enfasi ad aver spinto la violinista a chiederle se stesse andando tutto bene. Fu così che scoprì della rottura con Mizuki e di come però per il momento non lo sapesse ancora nessun'altro. Pertanto alla prima uscita che fecero dopo che Mizuki lasciò Haruka, Michiru, che si sentì in parte in colpa per quello che era accaduto, tentò di farsi perdonare con un dono molto particolare. Erano in un ristorante dove venivano cucinati piatti di pesce che gli avevano fatto conquistare più volte il titolo di migliore ristorante della zona. Alla fine del pranzo Michiru le disse: -Haruka, mi spiace molto per come sia finita con Mizuki...- Haruka però sembrava abbastanza scettica a quelle parole e tutto sommato era anche comprensibile. Così precisò meglio il suo pensiero: -Sì, mi spiace davvero per il modo in cui ti ha lasciata e mi spiace per te. In realtà sarei una bugiarda patentata se cercassi di dirti che dispiace a me personalmente. Però, appunto, mi spiace per quello e di esserne in parte la causa. Poi tu mi hai fatto tanta tenerezza quando me ne hai parlato l'altra settimana al telefono che non so...- prese la borsa, aprì una piccola tasca interna e ne estrasse qualcosa. Haruka era finalmente incuriosita da quello che le doveva ancora dire la sua controparte. -Sono passata vicino ad un negozio che è vicino a casa mia. Vende principalmente CD, ma anche diversi gadget e accessori particolari e... E' solo un pensiero...- Poi aggiunse mormorando -E' per scusarmi visto che è stata colpa mia- le allungò il pacchetto. Guardò le mani da pianista di Haruka scartare il suo regalo con la curiosità di una bambina. Tirò fuori l'oggetto dalla scatoletta e si mise a ridere. Lo girò contenta fra le mani per guardarlo da entrambi i lati e poi aprì il taschino per constatarne la capienza. -Mi sono ricordata che l'altra volta ti eri lamentata del tuo portafoglio troppo grande e scomodo quando vuoi uscire per fare solo dei giri in moto. Perciò ho pensato che questo, molto pratico, potesse esserti più comodo. Ti piace?

-Molto, grazie...- e fece per darle un'occhiata veloce, ma incontrando i suoi occhi, fermò lo sguardo su di lei, immergendosi quasi in quel blu profondo. Lasciò sul tavolo il portafoglio in pelle vera con l'immagine stampata al centro dei due tori rossi pronti a colpirsi con le corna e titubante allungò una mano verso il suo viso. La sfiorò appena con le dita, indugiò, ma notando che Michiru inclinò leggermente la testa di lato per assaporare quel contatto, provò ad azzardare un contatto meno sfuggevole. Arrivò in quel momento un cameriere che appoggiò un piattino con sopra il conto, facendole ritrarre la mano in fretta. -Bene... ehm... Grazie per il pensiero, ora possiamo andare...- I pensieri tanto per cambiare furono uno l'opposto dell'altro. Michiru se la stava prendendo con quel cameriere: "L'avrà visto che non era desiderata una sua qualunque intromissione!". Haruka invece si stava già pentendo del suo gesto: "Che assurdità sono giù di morale perchè Mizuki mi ha lasciata due settimane fa e se non fosse arrivato quel ragazzo mi sarei persa in gesti assurdi con lei... Sfoggerò al cameriere uno dei miei più cordiali sorrisi sperando che capisca la mia riconoscenza" pensò accenando un mezzo sorriso. Uscirono senza incontrare il giovane.

Circa due settimane dopo, ancora a passeggio con Michiru, dopo essere entrate in circa tre o quattro negozi di vestiti, Haruka la stava rimproverando: -Uffa, quante volte ti devo dire che non è prudente quello che stai facendo? Diamo troppo nell'occhio, non possiamo andare in giro di nuovo insieme così, come se niente fosse. Non ho nessuna intenzione di finire in uno di quei stupidi giornaletti da ragazze o su tutti i quotidiani per la mia vita privata!

-Sì, come se il mondo girasse tutto intorno a noi!- disse Michiru leggermente stanca di quel brontolare per tre vestiti. -Eppure non ti sei mai lamentata tutte le altre volte che siamo uscite insieme senza andare per negozi.

-Erano luoghi aperti e più affollati dove la gente non bada agli altri. Senza contare che comunque io sono già finita in una di quelle frivole riviste per donne.

-In un rettangolino di poco conto.

-Come fai a saperlo?- Haruka era stupita. Impossibile che Michiru avesse comprato una rivista di gossip solo per leggere della rottura della sua relazione con Mizuki quando le aveva già raccontato tutto lei, unica fonte attendibile.

-Qualche volta dalla parrucchiera ho sfogliato anche io quelle riviste e la vita sentimentale degli sportivi interessa ben poco. Come quella dei musicisti.- Ridacchiò ripensando a quante volte in passato ci era finita pure lei per dei reali o presunti flirt.

-Aspetta, aspetta- le disse quasi subito dopo il team principal, senza rispondere alla frase di Michiru. Nella vetrina di un negozio vide un bell' Mp3 all'apparenza facile da utilizzare e ad un prezzo rapportato. -Entriamo un attimo qui.

-Non vorrai finire nuovamente in uno stupido giornaletto per ragazze?- chiese sarcastica Michiru.

-Ah-ah, spiritosa- finse di ridere Haruka. -Comunque hai ragione, ci tornerò domani.

-Qualcosa che ti piace?- affiancandosi a lei per vedere cosa aveva catturato la sua attenzione.

-Quell'Mp3- rispose l'altra sorridendo e indicandoglielo con un dito.

Michiru lo guardò e poco dopo reagì con entusiasmo: -Oh, che carino... Quasi, quasi lo prendo io!

-Eh, no! L'ho visto prima io- protestò Haruka.

-Ah, già! E io e te non possiamo avere due cose uguali... Pazienza, nella vita conta agire.- così dicendo entrò. Haruka rimase fuori non sapendo se fosse il caso di entrare o meno. Non dovevano soffermarsi troppo in luoghi come i negozi, prima o poi qualcuno le avrebbe notate e avrebbe messo la loro foto sulle riviste o su internet. Alla fine però si decise a seguirla. Entrando andò a vedere quel Mp3 che le piaceva tanto, in apparenza facile per lei che, senza sapere come, in passato aveva già mandato in tilt altri due Ipod. Persa nelle valutazioni degli oggetti in vendita non si accorse che qualcuno stava già servendo Michiru. -L'hai già preso?- le chiese stupita quando la raggiunse al bancone.

-Sì.

-Che velocità!- Haruka guardò il ragazzo che stava velocemente incartando il prodotto in un pacchetto regalo. Doveva avere circa trent'anni, era di bell'aspetto e o aveva riconosciuto Michiru o era comunque rimasto incantato dalla sua bellezza, visto come era servizievole. Le dava fin sui nervi quello sguardo seduttore che il tipo sembrava lanciare alla violinista ogni dieci secondi. -Ecco fatto, il prezzo è quello che le ho detto prima, ma per lei le faccio lo sconto del cinque per cento.

-Davvero? Oh, grazie, molto gentile.- rispose Michiru ammiccando prima di prendere il portafogli.

-Se il regalo non andasse bene o qualcos'altro, io sono sempre qua a sua disposizione- le disse il giovane poi consegnandole il sacchetto, sfoggiando un ampio sorriso e facendole l'occhiolino. Com'era spudorato nel provarci con lei!

Uscite Haruka le chiese: -Come mai ti sei fatta fare un pacchetto regalo?

-E' un regalo per Elza-. Ad Haruka scappò un verso di disappunto. Michiru sorrise e si fermò, guardando Haruka con quel suo sorriso tenero. Com'era bella. -Haruka... Scherzavo, questo è per te! Non è una sorpresa, ma pur sempre un regalo.

Haruka rimase interdetta. -Per me? Ma perchè?- chiese con la mano sospesa a pochi centimetri di distanza dalla busta, ancora indecisa se accettare o meno.

-Così... Non deve per forza esserci una ricorrenza speciale per fare un regalo ad una persona a cui si tiene davvero...

-Tu ci tieni a me?

-Mi sembra che te lo stia dimostrando e sono disposta a continuare finchè non lo capirai da te.- Le brillavano gli occhi per l'emozione. Haruka sentì forte la necessità di baciarla, ci pensò pochi secondi e poi avvicinò il suo viso a quello di Michiru, cogliendola di sorpresa con il suo bacio. Un bacio sulla guancia, cordiale e non sfuggevole, con le sue labbra a contatto con la pelle liscia della violinista. Invece di essere il classico bacio che dura come il battito delle ciglia, quello durò un poco di più e Michiru arrossì. -Grazie, lo accetto volentieri- le disse poi Haruka con una voce calda, forse sciolta dal calore di un flebile sentimento che nascondeva una sensazione di desiderio. Scartò il regalo ed ebbe di fronte a lei un bellissimo Mp3 blu. -Ha detto che c'erano bianco, nero, grigio, rosso, blu e rosa. Non ho avuto dubbi su quale colore scartare e quale scegliere all'istante- le spiegò Michiru con una voce allegra e ancora stupita al tempo stesso. Uno stupore che era quasi uno "stordimento" positivo causato da quel bacio inaspettato. In realtà non è che il bacio in sè significasse molto, ma era il modo in cui l'aveva ricevuto e le sensazioni scaturite nel sentire nuovamente le labbra di Haruka su di se', anche se per pochissimi secondi.

-Grazie tante anche se non dovevi.

-Non dovevo, ma volevo.- rispose Michiru lasciando l'altra un po' spiazzata. A volte brevi frasi potevano dire molto più di un gran discorso.

Quando Haruka tornò a casa con il suo nuovo regalo pensò di dover ricambiare la cortesia. Cosa poteva fare lei per Michiru? In fin dei conti l'altra in un mese le aveva già fatto due regali molto graditi, quindi era carino ricambiare. Pensò a cosa potesse interessare alla donna. Le corse atletiche le piacevano, ma con Elza sicuramente ne aveva viste ed anche più belle di quelle che stava preparando Tokyo per la città e provincia. Biglietti gratis in prima fila per tutte le competizioni atletiche olimpiche! No, non poteva farsi battere così miseramente da Elza anche nei regali. Pensò allora di invitarla ad una gara di Fomula uno, ma le sembrava un'idea infantile quasi come a voler palesare la sua eterna competizione con Elza. Senza contare che a Michiru piacevano le corse della Formula 1, ma non da impazzire. "Che posso fare? Cosa posso fare per lei?" Riflettè a lungo prima che le venisse in mente un'idea brillante: il teatro! Come aveva potuto non pensarci prima? Sia lei che Michiru amavano il teatro. Il giorno dopo avrebbe dovuto soltanto andare al Nuovo Teatro Nazionale e trovare uno spettacolo interessante. Possibilmente uno spettacolo di prosa o un concerto. Così fece, andò a teatro, consultò i programmi del mese e non ebbe dubbi su cosa scegliere: bunraku*. Era un lunedì e sebbene la programmazione fosse per quello stesso venerdì per fortuna trovò due degli ultimi biglietti in vendita. Purtroppo avendoli presi all'ultimo momento erano laterali e a quanto pareva dovevano dividere il posto con altre tre persone, ma la vista almeno era buona. L'idea di condividere lo spalto con altre persone, che avrebbero potuto riconoscerle senza grosse difficolta, tentò Haruka a disdire tutto, ma poi ci ripensò. Lo spettacolo la interessava molto e la voglia di tornare a teatro con Michiru come ai vecchi tempi pure. Perciò contenta e soddisfatta di sé stessa e della sua bella idea telefonò subito a Michiru con l'intenzione di invitarla per il giorno stesso. Realizzò solo in quel momento quanto trovasse bello stare in sua compagnia. Si impose di pensare che fino a quel giovedì l'avrebbe frequentata tranquillamente senza preoccuparsi troppo del fatto che forse avrebbe fatto meglio a tenere a freno quei sentimenti che ancora portavano la sua mente a quel periodo per lei negativo a causa di Michiru. La invitò per una cena in un famoso ristorante di cucina occidentale, ma Michiru declinò l'invito poichè per la sera era già stata invitata a casa di Minako che appena le fu possibile approfittò della sua permanenza più lunga del solito in Giappone per potersi rivedere.


Erano passati quasi due mesi da quando Michiru si era ristabilita a Tokyo, quindi tornò a conoscere la sua città natale come le sue tasche. In dieci minuti arrivò puntuale davanti al bar indicatole da Haruka. Aspettò la solita ritardataria, finchè una voce allegra, accompagnata da due mani che le coprirono gli occhi, le chiese: -Chi è?

Rise in modo composto: -Eheheh, Haruka!

-Non è divertente quando si viene scoperti così facilmente! - disse l'altra divertita. -Hai visto? Sono stata puntuale!

-Sono le quattro e cinque, caspita!!- Esclamò stupita dopo aver guardato l'orologio, -Considerando i tuoi ritardi di almeno dieci minuti, sì! Sei stata puntualissima!

-Appunto! Cosa ti dicevo?- risero insieme, poi decisero di entrare. Presero posto ad un tavolo e ordinarono due thè caldi. Poco dopo, al primo momento di silenzio che si creò fra le due, Haruka prese la parola per andare su un discorso che gli era venuto in mente nel tragitto per raggiungere Michiru: -Sai, sono andata a prendere due biglietti per uno spettacolo a teatro molto interessante. Uno è per una donna che ho conosciuto tre mesi fa e che da quando non sto più con Mizuki mi fa un filo incredibile!!

-Ah- Michiru rimase un attimo interdetta. -E come mai non me ne hai mai parlato prima?

-Beh, perchè... E' una mia fan che ho conosciuto via Internet e che non ho ancora visto dal vivo. Però è molto carina e intelligente; femminile, anche se meno di te; provocante...- disse con tono interessato e divertito guardando la violinista.

"Ti manca solo la bava Haruka e sei uguale a certi uomini sfacciati che incontro per strada!" pensò quell'ultima guardandola piuttosto contrariata. -Non ti facevo una persona da social.

-Non sono iscritta con il mio vero nome.- tentando di essere naturale alla frase di Michiru che la prese alla sprovvista.

-E quello sarebbe un sito di che cosa?- Non ce la vedeva né su social come Facebook, né in siti di incontri. Haruka era troppo riservata per iscriversi, sotto falso nome, in uno di quei siti studiati per farsi tutti gli affari di tutti. Per quanto riguardava i siti di incontro... Le sarebbe bastato uscire di casa per tornare a fare strage di cuori.

-Uno di Formula Uno.

Michiru restò perplessa. Haruka lavorava nella Formula Uno che interesse aveva a scambiare opinioni con dei fan che sicuramente ne sapevano meno di lei? Pose la domanda alla bionda che stavolta fu pronta a risponderle: -Un team principal si interessa anche di sapere cosa pensano i fan della sua squadra o dei suoi piloti. Solo gli sciocchi vanno avanti a fare di testa propria senza ascoltare anche i consigli degli altri.

-E, tra tanti uomini, hai conosciuto anche questa donna?

-Sono poche, spesso se ne intendono meno degli uomini, ma ci sono anche delle donne appassionate di corse. Io e Minako non siamo due donne? Eppure guarda in che mondo prettamente maschile che abbiamo fatto carriera!- Aveva ragione.-Così, insomma ho conosciuto questa ragazza- tornò sul discorso di partenza -e dopo un po' che abbiamo cominciato a sentirci in privato abbiamo deciso di incontrarci ora ed io ho pensato di portarla a teatro!- Al di là del suo essere contrariata Michiru non diede altri segni. "Ma come, non sei minimamente gelosa o invidiosa?" Haruka ci restò quasi male.

Prima di parlare Michiru invidiò quella donna che sarebbe andata a teatro con Haruka. -Bene... mi fa piacere...- Non era sicura di essere riuscita a nascondere del tutto la gelosia che stava provando.

-Tutto qua? Non ti da fastidio il fatto che io mi veda con un'altra?- chiese a quel punto la bionda celando l'irritazione.

-Non sono nessuno per impedirtelo.

-Ma sei la donna che più di tutti mi vuole! O così è ciò che mi hai fatto intendere.

Michiru arrossì lievemente. Haruka non era sua e lei non aveva alcun diritto per ingelosirsi e fu proprio questa la risposta che diede ad Haruka. La delusione del team pricipal crebbe sempre di più, fino a diventare palese poco prima che si lasciassero. Michiru non era sicura del perchè Haruka nel giro di breve tempo cambiò così drasticamente d'umore. Immaginava che fosse perchè lei non aveva mostrato molto interesse alla cosa, ma non voleva peccare di presunzione, dirlgielo e forse rovinare l'incontro. Così per due ore e mezza non disse nulla. Quando stavano per lasciarsi però non ce la fece più a tenere tutto dentro e le chiese: -Devi proprio vederti con quella donna?

-Sì, perchè?- le rispose brusca l'altra che non sorrise una volta dopo quel suo bluff che la portò a risultati del tutto opposti a quelli sperati. Temeva di aver sbagliato a dare quella seconda possibilità a Michiru. Se la violinista infatti non aveva dato il benchè minimo segno di gelosia o irritazione forse voleva dire che non era realmente interessata a lei. Per Michiru quindi lei era solo un capriccio? O un altro sentimento abbagliante del quale si sarebbe pentita qualche anno dopo come era successo con l'americana? Aveva forse perso Mizuki per una donna che al primo ostacolo per riaverla stava già facendo i calcoli per tornare con Elza, oppure dalla sua atleta sarebbe tornata dopo essersi pentita di essere ritornata con lei?

-No così... E' solo che...- lasciò la frase sospesa nel vuoto a lungo, mentre l'altra la guardava interrogativa. Poi finalmente si decise a parlare: -E' solo che... Non vorrei che tu andassi con lei. Perchè, so di non averne alcun diritto perchè non sono nessuno per te se non una ex che si è pentita, ma... Il fatto è che sono gelosa. Sono gelosa e m'infastidisce il fatto che tu mentre ti vedi con me esci con un'altra e lei dai tanta importanza da portarla a teatro già dal primo incontro!-. Ora che l'aveva detto si sentiva meglio.

Haruka la guardò e le chiese se diceva sul serio. Lei si limitò ad annuire: -Beh, allora in tal caso...- disse finalmente sorridendo -Credo proprio che posso disdire il mio fantomatico incontro con una fan che esisteva solo nella mia testa per farti ingelosire!

-Prego?- domandò la violinista incredula.

-Ecco, io ho finto solo per vedere se ci tenevi a me!

-Dici sul serio? - L'altra annuì beatamente. -E ora che l'hai sentito cosa pensi di aver ottenuto?- domandò incrociando le braccia.

-Te l'ho detto: era solo una sorta di gioco per capire quanto ci tenevi a me.

-Tu sei davvero... Io sono davvero senza parole.- Michiru era in evidente imbarazzo mentre cercava le parole giuste per esprimersi nel modo più diplomatico possibile. -Non ti sarebbe bastato chiedere e basta?

-Avanti, se ti conosco almeno un poco, non mi avresti mai risposto.

-Invece avvalerti di questi stupidi giochetti subdoli e tenermi il broncio per tutta la giornata ti sembra una cosa corretta? Complimenti.- terminò con tono amareggiato – Molto coerente Haruka... Molto...- Haruka l'aveva fatta rodere dalla gelosia, costringendola fin a dirglielo per nulla, visto che l'altra donna non esisteva. Il fatto di essere stata presa in giro dall'altra senza una reale motivazione la fece innervosire non poco! Non ne capiva il senso, visto tutto quello che stava facendo per farle capire quanto tenesse a lei. Anche se i gesti non fossero bastati poteva comunque sempre chiederle quanto tenesse a lei invece di estorcerle quella confessione con quella tattica così desolante. Lei non si era mai permessa di ricorrere a quegli stupidi strategemmi con Haruka per capire se stesse uscendo con lei per distrarsi o perchè davvero era riuscita a farle riaffiorare gli stessi sentimenti che stava riscoprendo anche lei a distanza di anni. Non c'era nulla di sicuro in quello che stava accadendo in quel periodo fra loro, ma se avesse voluto affrettare i tempi avrebbe affrontato il discorso in modo serio e ragionevole. Senza quei giochini da quindicenne!

Così fu Michiru mettere giù il broncio e solo dopo cinque minuti Haruka capì che faceva sul serio. S'irritò un po' perchè le sembrava esagerato arrabbiarsi tanto per una cosa di quel tipo. Ebbero una piccola discussione al termine della quale Michiru le disse: -Bene, se non hai altro da aggiungere io andrei pure in casa visto che fra... poco più di un'ora devo andare da Mina che dista a venti minuti da qui!

-Giusto una persona con il cuore puro come lei può stimarti ancora dopo tanto tempo!- Haruka si pentì subito delle sue parole! Disse ciò che aveva sempre detto per tutti quegli anni, solo che ora entrambe si stavano impegnado per vedere se potevano ricostruire di nuovo qualcosa insieme e la frase detta non giocava a favore di un riavvicinamento da parte della violinista che di passi avanti per andarle incontro ne aveva fatti tanti. Accidenti alla sua impulsività che le faceva quasi sempre dire tutto quello che la rabbia del momento le dettava, ma che a mente lucida non pensava davvero! Michiru a quelle parole, prima sbattè le palpebre un paio di volte e poi le sbattè letteralmente il portone del palazzo in faccia. Haruka... Com'è che prima andavano sempre d'amore e d'accordo e invece ora finivano sempre per litigare almeno una volta anche per delle sciocchezze? Non ricordava di averla mai trovata irritante da giovane. Anche quando a volte metteva le macchine davanti a lei, in realtà aveva finito con l'appassionarsi pure lei alle gare di Formula Uno. Ora invece non era la prima volta che la innerovisa fino a quel punto. Mise giù il cappotto e si preparò per la serata a casa di Minako. Per la prima volta si domandò se stesse facendo la cosa giusta. Stava per mettere a repentaglio la sua storia con Elza per una giusta causa? Quanto ciò di quello che ricordava di Haruka era vero e quanto invece l'avevano idealizzata i suoi ricordi? Anche Elza dopo vent'anni senza vedersi era cambiata, ma in lei erano stati tutti cambiamenti positivi, chi diceva che lo stesso valesse per Haruka? Valeva davvero la pena perdere Elza per l'ex pilota?

Intato Haruka ancora fuori si diede della stupida, aveva quarantasei anni e, per quanto a volte si sforzasse di pensare prima di parlare, quel lato del suo carattere avrebbe sempre fatto parte di lei. Pensò come fare per rimediare: non voleva rovinare di nuovo tutto per colpa della sua stupida impulsività che troppe volte aveva già messo a dura prova la notevole pazienza della violinista. Pensò a come farsi aprire quel portone, quando guardando i cognomi sul campanello trovò quello di un medico che, come previsto, fece scattare l'apertura del portone. Quello era l'edificio dove Michiru abitava alle medie, quindi probabilmente l'appartamento era lo stesso, perciò Haruka vi entrò a passo deciso. Quando ebbe superato l'atrio una voce maschile giunse alle sue spalle: -Ha bisogno di qualcosa?

Haruka si voltò e vide un uomo sui sessantacinque anni che dalla portineria faceva da guardia a chi entrava e usciva dal palazzo. Aveva scordato del portinaio! Si avvicinò così al bancone e gli disse: -Devo andare a trovare Kaioh.

-E lei sarebbe?

-Haruka Tenoh.

-Kaioh è una violinista famosa in tutto il mondo ha delle prove di non essere solo un suo fan?

L'unica volta che le avrebbe fatto comodo essere riconosciuta come la famosa pilota di Formula Uno, ex della violinista, era incappata in uno dei pochi uomini non interessati alle auto. Le stava tornando il nervoso, ma stavolta fu più furba ed evitò di dire ciò che stava pensando e di mandare a quel paese quel vecchio rintronato! Pensò di giocarsi invece la carta della simpatia. -Avanti, signor Iwano**, non mi riconosce? Sono Tenoh!

L'uomo, sentendosi chiamare per nome, la guardò bene, ma senza metterla a fuoco. A quel punto Haruka gli ricordò le circostanze in cui si videro la prima volta e di tutte le successive volte che andò a trovare Michiru, alcune fermandosi pure a dormire a casa della ragazza. Fu in quel momento che l'uomo ricordò del ragazzo (che poi scoprì essere una ragazza) che ad un certo punto della vita della talentuosa Kaioh iniziò a frequentare sempre più assiduamente il palazzo. Erano anni che non la vedeva più, ma d'altronde anche Kaioh passava molto raramente da quelle parti da quando si era trasferita prima nel centro di Tokyo e poi in America! Dopo un breve scambio di battute di circostanza in cui il signor Iwano tentò di carpire qualche veloce notizia sulla vita della donna, Haruka ebbe finalmente il permesso di salire.

Arrivò in fretta alla porta con la targhetta color oro su cui era inciso “Kaioh”. Fin il suo cognome era bellissimo e da persona altolocata.

Qualcuno suonò al campanello. Michiru mise giù il profumo e si diresse all'ingresso domandandosi chi potesse essere a quell'ora. Domandò chi fosse e non capì come Haruka fosse entrata. -Che ci fai tu qui?- la sua voce stupita nascondeva il lieve nervoso che sentiva dentro al ricordo delle parole che il team principal le aveva detto dieci minuti prima.

-Ho pensato che sono stata troppo impulsiva e ti chiedo scusa.

-Non so come tu abbia fatto ad entrare, ma non m'interessano le tue scuse. Con te è sempre così, si deve incassare e accettare le tue scuse perchè non sei capace di contare fino a dieci prima di dire o fare qualcosa.

-Hai ragione, sono una testa di cavolo, ma...- tirò fuori i due biglietti del teatro dalla tasca interna della sua giacca in pelle -E' vero che ho preso due biglietti per "Kanadehon Chushingura"***, ma sono per noi due e sarei immensamente grata se tu accettassi il tuo biglietto per farmi perdonare!!- Era impossibile tenere il broncio con Haruka quando la guardava con quegli occhi un po' da bambina. Accettò ed insistette per pagarlo, ma Haruka le ripetè che era un regalo: -Adesso non vorrai fare una lite per pagare, vero? E poi, mi offendo se insisti ancora un po'- Risero insieme e poi nonostante il ripetuto invito Haruka se ne andò poichè Michiru era impegnata e sarebbe dovuta partire circa venti minuti dopo.

Mentre era in auto Michiru sorrise pensando ad Haruka. Su certe cose non sarebbe mia cambiata, nel bene e nel male. Sarebbe sempre stata un'impulsiva, per quanto adesso fosse più controllata, ma spesso aveva di quelle espressioni così innocenti che era impossibile resisterle. Durante tutto il tragitto i suoi pensieri passarono veloci da Haruka ad Elza. Da quanto le due donne si somigliassero più di quanto immaginassero. Forse se lei non fosse stata da sempre l'oggetto di contesa sarebbero anche potute essere amiche, ne era sicura! Per fortuna però la rivalità nello sport e in amore aveva impedito alle due di legare. Non sarebbe stato facile gestire una situazione del genere quando erano giovani, figurarsi a quantasei anni passati! Una situazione in cui se Haruka l'avesse ripresa sarebbe tornata con l'amica della ex, che era già stata anche lei una sua ex. Si fermò a ripensare alla frase, cercando di formularla meglio, ma la situazione sarebbe stata così paradossale che fin a parole sarebbe stata difficile da spiegare! La constatazione la fece divertire mentalmente. Per fortuna la realtà era diversa, ma solo di poco meno complicata. Era davvero legata ad Elza, non avrebbe mai voluto farle del male e non le piaceva rivivere quella situazione di dubbi e insicurezze già sperimentate ai tempi di Helena. La cosa che poi piano piano stava iniziando a farla stare peggio era il paragone con quell'esperienza passata: a ventotto anni era stato il caso a portarla a conoscere Helena e Nick ai quali inizialmente si era avvicinata in modo molto innocente, ma stavolta era stata lei ad avvicinarsi a Tenoh e con il chiaro intento di riconquistarla.

L'arrivo alla villa di Minako pose fine abbastanza in fretta al suo esame di coscienza. Era parecchio amica di Mina, ma non così tanto da confidarsi con lei. Se la donna avesse saputo da Haruka, sua amica del cuore, quello che stava accadendo in quel periodo, sicuramente lo avrebbe capito perchè per la guerriera dell'amore non c'erano discorsi più interessanti della passione per lo shopping e per le auto... e ovviamente dell'amore!

* * *


Quando vide Michiru già nello spalto che le dava le spalle, rimase a bocca aperta. Da quanto tempo non andava al teatro con una donna così bella? Certo Mizuki era davvero molto carina, sempre più che ben vestita e più che presentabile, ma Michiru sempre femminile oltre modo era un vero schianto! Era avvolta in un vestito dello stesso blu scuro dei suoi occhi, le spalle scoperte, la schiena ampiamente. Dei guanti le arrivavano a circa metà dell'avambraccio.

-Ehm-ehm, disturbo?- si annunciò.

-Oh, ciao Haruka!- disse l'altra voltandosi e lasciandole vedere così la parte davanti di quel bellissimo vestito di velluto. "Eh già, come immaginavo. Davanti c'è molto più tessuto che dietro" pensò leggermente delusa vedendo il piccolo scollo a V che in linea con i gusti della violinista lasciava tutto all'immaginazione. -Non sono ancora arrivati i nostri vicini?- domandò mentre si avvicinò a lei.

-No, ma è meglio così. Almeno ci siamo prese i posti davanti- disse l'altra ridacchiando. -Stai benissimo comunque.

-Beh, grazie, ma alla fine è il solito frack. Non sono certo varia come te nel vestiario per le sere importanti.

-Il blu scuro è il colore che ti sta meglio...- disse Michiru sedendosi.

-A te invece sta bene qualsiasi colore!!- le rispose senza riflettere Haruka prima di arrossire.

-Beh...- indugiò Michiru visibilmente contenta del complimento inaspettato -Ti ringrazio per l'apprezzamento.- Haruka si sedette al suo fianco, si sorrisero timide e poi ognuna lesse il volantino dello spettacolo.

Poco dopo le luci si spensero e il sipario si alzò. Finalmente Michiru si decise ad interrompere quel silenzio. Era una serata così bella era un peccato sprecarla in timidezze adolescienziali. -Le altre persone non sono arrivate- bisbigliò ad Haruka.

-Come?

Michiru si fece più vicina al suo orecchio e riformulò la frase: -Sembra che siamo sole, questo potrebbe voler dire molte cose...- lasciando la frase volutamente in sospeso. Haruka la guardò stupita. "Cos'è? Una provocazione?". Michiru ridacchiò e le disse con tono malizioso: -A che stai pensando? Io intendevo dire che si potrebbero pensare a molti motivi per i quali non sono ancora arrivati gli altri.

-Ehm! Ma certo!- le rispose la bionda ricomponendosi. Che stupida! Fin da adolescente tutte le volte che Michiru faceva così riusciva sempre a metterla in imbarazzo per niente! Erano passati tanti anni da allora, Michiru non era cambiata affatto sotto quel punto di vista, ma lei non era più abituata alle sue frasi dal tono volutamente ambiguo e già stava si stava chiedendo se davvero Michiru stava pensando a quello che stava pensando lei! Scosse leggermente la testa sorridendo: in fin dei conti quello era uno dei lati che quando stavano insieme aveva sempre preferito di più di Michiru. Decise dunque di prestare attenzione al palcoscenico quando rimase catturata dall'espressione di Michiru totalmente concentrata sullo spettacolo. "Com'è possibile che qualsiasi cosa faccia, anche la più normale, non riesco a non esserne attratta?". Dopo nemmeno due minuti che stava guardando la rappresentazione a Michiru parve di vedere Haruka un po' troppo girata di lato con la testa per guardare verso il palcoscenico. Si girò lentamente dalla sua parte. A quel punto si guardarono, ma Haruka non distolse gli occhi da Michiru che non si ritrasse. Al contrario, dopo un po' che rimasero a guardarsi, provò ad avvicinarsi con il viso alla bionda che dal canto suo dischiuse le labbra. Haruka sentiva il proprio respiro farsi più pesante, socchiuse gli occhi... ma quando le labbra di Michiru sfiorarono le sue, la porta del loro spalto si aprì. Si ritrassero subito entrambe e Haruka si spostò con la sedia, prendendo le distanze dalla violinista. Per tutto il tempo non si rivolsero più la parola. Entrambe le volte in cui il sipario calò per le due pause previste, Haruka uscì subito dalla stanza. Lo fece per evitare che gli altri le riconoscessero, ma lo fece anche per evitare di dover parlare o dare spiegazioni a Michiru. Lo stesso accadde per la fine dello spettacolo, che fu davvero bello, perciò si prese tre minuti di applausi, ma Haruka si dileguò abbastanza rapidamente. Dopo un primo momento in cui si trovò spaesata, Michiru provò a ragionare con la testa del team principal e non ebbe difficoltà a trovarla fuori dal teatro, a qualche metro di distanza dall'edificio e insieme raggiunsero il parcheggio poco lontano. Non parlarono per tutto il tragitto e raggiunta l'auto di Michiru rimasero a guardare ovunque tranne che loro. Ancora una volta fu Michiru a vedersi costretta a interrompere quel silenzio imbarazzante. -Senti, Haruka... Per quello che è successo prima non vorrei che tu pensassi...

-No, non dire nulla. Non è successo quello che stava per accadere. Non c'è bisogno di spiegazioni o altro.

Michiru non capì perfettamente cosa intendesse dire Haruka. Per lei si trattava di un'azione azzardata o completamente sbagliata? -Ascolta...

-Shhh- disse con un'espressione molto seria e scuotendo leggermente la testa per negare a parole e gesti la parola all'altra. -Per favore. E' stata l'atmosfera a indurci in un simile atteggiamento e l'arrivo di quei ritardatari ad evitare di fare qualsiasi altra cosa.- Michiru capì che non c'era alcuna possibilità di indagare oltre. Quella era la versione dei fatti nuda e cruda, non erano ben accette confessioni dei sentimenti, dei pensieri o delle sensazioni provate. Cercò così di sembrare sicura e distaccata anche lei, perciò si limitò a dire solo l'ultima cosa di tutto ciò che in realtà era intenzionata a dire: -Ti ringrazio tanto per la serata.

-E' stato un piacere.

Poi i pensieri di Michiru si trasformarono in parole, prima ancora che realizzasse ciò che stava facendo: -Posso invitarti a prendere un drink a casa mia?- si guardarono stupite, Michiru più di Haruka, che vedendo l'espressione della violinista capì subito. Michiru la conosceva estremamente bene, ma anche a lei bastava uno sguardo per capire tante cose della donna. Avrebbe voluto accettare, fingere che non fosse successo nulla nello spalto, ma trovandosi ancora da sola con Michiru, così bella quella sera e con quanto avvenuto, temeva di non essere in grado di controllarsi. Non poteva permettersi sciocchezze o gesti avventati e quando c'era Michiru nei dintorni era difficile per lei ragionare. "Meglio non rischiare. Rovinerei tutto se finissi per passare la notte a casa sua per poi dirle alla fine: no, ho capito che non siamo fatte per stare insieme." Così le rispose: -No, stanotte non ho dormito molto e ora sono un po'stanca, finirei per addormentarmi strada facendo e tu non vuoi che io muoia, vero?

-Ci mancherebbe! Va bene, allora niente- disse Michiru cercando di nascondere la delusione. Sperava tanto che accettasse. Era un po' azzardata come richiesta visto quello che era successo, ma visto che ormai l'aveva posta, le sarebbe molto piaciuto poter godere ancora della compagnia di Haruka e il suo invito non aveva altri scopi, anche se sapeva che la natura di Haruka avrebbe portato quest'ultima almeno solo a pensare un finale più piccante. Ma se l'altra avesse cercato di trasformare quei suoi pensieri in fatti non glielo avrebbe permesso. Haruka era, ora ne stava acquisendo certezza, l'amore della sua vita, ma questo non voleva dire che non avrebbe risposto delle sue azioni se la serata fosse andata ben oltre l'invito per bere qualcosa in compagnia. In ogni caso il problema non si poneva più, tanto Haruka ormai aveva declinato l'invito. -Ciao.

-Ciao- e così dicendo Haruka fece dietro front per tornare a casa. Si girò due volte a vedere se Michiru la stava guardando e trovandola entrambe le volte ancora di fianco all'automobile a guardarla sorridendo, l'ultima volta la salutò nuovamente con un inchino e camminando lentamente all'indietro. Cinque minuti dopo era sulla strada di ritorno a piedi. La sua casa si trovava ad un quarto d'ora dal teatro, quindi per quella volta rinunciò alla macchina e alla moto. La moto non era adatta per andarci vestiti eleganti; l'auto era troppo bella per lasciarla in un parcheggio pubblico incustodita per più di due ore e godersi lo spettacolo tranquillamente come se niente fosse. Persa in quelle considerazioni si spaventò quando il clacson di una macchina dietro lei suonò. Haruka si voltò. Michiru procedendo molto lentamente con l'autovettura, chinò il capo per salutarla. Non le offrì un passaggio solo perchè aveva capito che la situazione quella sera si era fatta troppo delicata per ritrovarsi completamente sole quella sera.

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*bunraku: una delle quattro forme del teatro classico giapponese che consiste nella rappresentazione teatrale di marionette.

**Per tutti gli esperti di giapponese: il cognome Iwa- (roccia) -no (piana), come tutti i nomi scelti lungo la storia, non ha in realtà alcuna attinenza con il carattere del personaggio o con la trama.

***Kanadehon Chushingura. Famosissimo dramma storico del 1748, tutt'oggi parte fondamentale del repertorio di bunraku (marionette) e di kabuki (attori). Per tutte le informazioni potete sempre consultare Wikipedia; se invece desiderate informazioni più spicce sulla trama vi rimando a questa pagina: https://www.nipponica.it/it/eventi-2016/908-dentro-teatro-giapponese

Haruka-diffidente-e-Michiru-triste

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Capitolo 17
*** Capitolo 16 ***


Buona sera, buongiorno o buon pomeriggio (a seconda di quando leggerete il capitolo) XD
Chiedo innanzitutto perdono per eventuali errori di battitura, ho cercato di pubblicare per tempo nonostante di tempo ne abbia avuto davvero poco e anche se questo può essere andato a discapito di un'eventuale terza rilettura, ma tanto... di sviste ce ne sono sempre in tutti i capitoli. Scusatemi! Cercherò di metterli a posto nei giorni a venire ;-)
Per l'immagine invece, ho messo quella che troverete, come sempre, a fine capitolo perchè è l'unica che ho trovato in cui ci sia Michiru vestita invernale. Il volto di Haruka non è ben definito, ma al di là di questo io la trovo anche carina. Per rendere giustizia a chi ha creato l'immagine devo dire che il disegno è opera di... Yamada ovviamente! XD

Ringrazio come sempre chi sta leggendo i capitoli e chi la recensisce (saltuariamente e non), ogni vostro pensiero è sempre più che gradito. Anche quelli critici, ma costruttivi. Non meno importanti sono però tutti coloro che hanno inserito la storia tra le preferite, le seguite e le ricordate =-D


16.



-...E così mi sono sentita quasi in dovere di doverle spiegare perchè avevo chiuso ogni possibilità di mantenere i contatti con lei.

-E lei come l'ha presa?

-A dire il vero è rimasta piuttosto interdetta. Non mi ci vedeva come guerriera.

-Ahahah, in questo devo dire che la capisco: anche io finchè non ti ho vista trasformata e combattere contro quel mostro che mi aveva attaccata ai box non credevo che tu potessi essere davvero una combattente.

Michiru ridacchiò prima di ricordarle il suo motto di battaglia: -Sai che io sono Sailor Neptuno e vincerò con la grazia.- Haruka rise composta, pensando a quanti anni non sentiva più quella frase. -Vero, ma era difficile da crederlo per me che "sono Sailor Uranus e vincerò con la forza"!- stavolta fu Michiru a ridere nel risentire la voce della donna pronunciare una frase che non avrebbe mai potuto scordare, con tutte le volte che la sentì dire, a braccia conserte, spalla a spalla. A sedici anni, conscie della propria forza, erano piuttosto teatrali! -Ma poi siete rimaste insieme- riprese poi il discorso Haruka ancora sorridente -e ha partecipato alla riunione di Usagi, quindi mi sembra di capire che ti ha creduta.

-Non è stato facile. Inizialmente, credeva che essendo stata con due persone che non facevano una vita molto regolare, anche io avessi assunto qualche sostanza...

-Ahahahahah, perdonami, non volevo... Ahahahah, solo Elza poteva pensare ad una cosa del genere!!- non riuscì a trattenere le risate Haruka, mettendosi una mano davanti alla bocca. Nemmeno lei che aveva avuto mille dubbi su Michiru e diverse incertezze ancora presenti, era arrivata a pensare che in qualche modo le due ex dopo di lei avessero potuto in qualche modo intaccare la sua vita sana. Forse era l'unica cosa del resoconto della vita della violinista alla quale aveva creduto fin da subito.

Michiru pensò che per fortuna erano a casa sua a prendere l'aperitivo perchè sarebbe stato abbastanza imbarazzante ritrovarsi con decine di sguardi addosso, tutti attirati da una persona che dal niente era scoppiata in una fragorosa risata. Non che in realtà le stesse dando fastidio, anzi, era bello vedere come ormai Haruka si era lasciata completamente andare con lei, tanto da non nascondere più le emozioni positive come il divertimento. -Comunque, ti dicevo, che alla fine le ho raccontato che quando era stata attaccata per il suo cuore puro eravamo state noi a salvarle la vita. Piano piano è riuscita a rimettere insieme vari pezzi del tempo passato insieme alle medie e mi ha creduto. Tanto più che poi parlando un po' con tutte le altre ragazze ha capito che ciò che le avevo raccontato era tutto vero.

-Capisco.- rispose Haruka prima di prendere del sushi dal piattino di portata dell'aperitivo preparato da Michiru.

-Tu non mi vuoi dire nulla delle tue scelte con Mizuki?

Sapeva che alla fine quella domanda le si sarebbe ritorta contro, ma ormai si sentiva pronta a parlarne. -All'inizio, sai, non conoscevo Mizuki. Al contrario di tutte voi che vi siete sistemate con persone che conoscevate dalle medie, io, Minako e Setsuna abbiamo conosciuto i nostri compagni in età adulta. Minako poi si è sposata con Masami e sentiva di non poter più tener nascosta una cosa così importante all'uomo con cui voleva condividere tutta la sua vita. Io e Setsuna invece abbiamo ragionato più o meno nello stesso modo, anche se lei è da tempo che vorrebbe dirlo a suo marito e ai figli, ma non riesce a trovare una buon pretesto e una buona scusa per uscirsene con una bomba del genere dopo ventitrè anni che vive con il marito e diciotto con i ragazzi. Nemmeno io ho trovato motivi validi per cui dire a Mizuki che non ero soltanto una donna che lavorava in Formula Uno. Sai, i primi anni non ero una persona molto socievole. Mi ero chiusa ed ero diventata più introversa di quanto non fossi già prima della fine della nostra storia.- Michiru abbassò lo sguardo sentendosi ancora in colpa. -Non dev'essere stato facile per lei stare con me sapendo di essere inizialmente in competizione con un ricordo. Però lei mi piaceva davvero e non volevo che mi prendesse per pazza e scappasse via. Poi, passati quegli anni, come potevo dirle di non averle raccontato tutta la verità per tanto tempo? Ho sempre avuto paura che potesse lasciarmi accusandomi di aver mancato di fiducia o di sincerità. Non che sia servito a qualcosa visto che alla fine mi ha lasciato comunque.

-Lo so. Non l'hai più sentita?- Haruka negò con un cenno della testa. Finito l'aperitivo le due donne andarono al ristorante.

Michiru tornò a casa a mezzanotte. Mentre si cambiava pensò a quanto era cambiato il suo rapporto con la bionda grazie ad un'Haruka che seppur con il freno a mano un po' tirato, stava di nuovo tornando a darle confidenza. Comunque si sarebbe risolto quel loro riavvicinamento avrebbe portato a risvolti positivi. Ormai entrambe avevano deposto le armi e se anche Michiru non avesse ottenuto il risultato sperato, comunque avrebbero potuto mantenere rapporti più sereni e di ciò ne avrebbero largamente beneficiato anche le altre Sailor, Usagi con Mamoru in primis. La sua pazienza e forza di volontà stavano portando a risultati positivi. Ma positivi fino a quale punto? Non aveva forzato la propria natura orgogliosa solo per avere un rapporto d'amicizia con Haruka. Non stava agendo alle spalle di Elza, con il rischio di essere scoperta ed essere lasciata dall'unica donna che avrebbe voluto avere come alternativa alla bionda, solo per fare regnare l'armonia alla corte del nuovo regno della famiglia Chiba. Povera e buona Elza, forse anche lei avrebbe meritato di meglio in amore. I sensi di colpa iniziarono a risvegliarle la coscienza, ricordandole come aveva vissuto i primi anni in America quando stava con Haruka e usciva con Helena, tante volte senza nemmeno dirlo alla fidanzata, come se avesse già avuto qualcosa da nasconderle. Adesso si stava comportando anche peggio. Sapeva che se Elza si stava fidando di lei era perchè l'atleta era a conoscenza del passato intercorso tra le due, del tentativo del primo riavvicinamento da parte sua, del modo brusco in cui l'allora pilota la allontanò e di come entrambe erano barricate dietro una chiarissima volontà di non volersi più incontrare. Lo scontro avvenuto durante la cena e le parole di Haruka sembravano confermare quanto fosse consigliabile tenere le due separate. Elza non poteva minimamente sospettare che durante quella cena Michiru era preda di contrastanti emozioni: rabbia e desiderio di tornare con la persona che appena l'aveva vista l'aveva nuovamente trattata con pesci in faccia esattamente come aveva fatto dopo il matrimonio della figlia, nove anni prima. E Michiru, forte di tutte queste consapevolezze, si destreggiava con le chiamate alla compagna per non rischiare di perderla, ma al tempo stesso per non perdere nemmeno la sua seconda occasione con Haruka. Se non fosse stato per Hotaru, tutti quei casini non sarebbero accaduti. Haruka sarebbe rimasta legata a Mizuki e lei sarebbe rimasta accanto ad Elza che pur non essendo la prima scelta era la persona a cui teneva di più. La parola “fine” di un periodo personale e sentimentale travagliato, e il proseguimento della vita che aveva sempre svolto prima di Hube, il successo, Helena, la fama, Fuka e tutte le altre brevi storielle che intercorsero tra Fuka ed Elza. Un cuore puro che l'aveva aiutata a riportare alla luce anche la sua parte più buona. E lei come stava ripagando quella persona che l'aveva accompagnata in quel cammino di riscoperta di sé stessa? Agendo meschinamente alle sue spalle.

Si coricò a letto amareggiata per il suo comportamento. Senza neanche a farlo apposta, poco dopo partendo dal pensiero di quante volte condivise quel letto con Haruka alle medie soltanto per dormire abbracciate e non sentirsi più sole, i suoi pensieri abbandonarono completamente la donna di origini brasiliane per perdersi esclusivamente sulle qualità che stava riscoprendo di Haruka. Sulle emozioni che solo lei sapeva regalarle con un sorriso sicuro di se', con un occhiolino, con una risata sincera o con le battute che spesso faceva per rendersi simpatica. Si addormentò in breve tempo sognando il buon profumo maschile di Haruka che le pervadeva le narici mentre il team principal la stringeva forte a se'.


***


Haruka salutò Usagi al telefono e andò in sala ad accendere il televisore. Il programma televisivo che seguiva tutte le sere sarebbe iniziato dieci minuti dopo. Usagi le aveva chiesto se c'erano state novità con Mizuki o se davvero non ci sarebbe stata più la possibilità per la coppia di ricomporsi. Alle sue risposte negative, si scusò per la sua impertinenza, ma domandò se per caso lei e Michiru avevano provato a parlare insieme per cercare in qualche modo di mitigare i rapporti in vista della possibilità di dover condividere un futuro che le avrebbe portate a dover vivere per sempre nella stessa città, nonostante il passato burrascoso che avevano avuto. Haruka le rispose di non preoccuparsi, loro erano le sue guardiane, non sarebbero mai venute a meno della loro missione e avrebbero comunque trovato un modo per non essere d'intralcio al suo regno sereno. Usagi non parve molto convinta, ma volle fidarsi dell'amica. Ad Haruka dispiacque non poterle dire come stavano andando veramente le cose e ripensandoci le dispiaceva ancora. In parte Usagi era stata l'artefice inconsapevole del loro riavvicinamento. Se parlando con le amiche avesse detto che a quella fatidica cena ci sarebbero state sia Haruka che Michiru, una delle due, da Minako o da Setsuna, l'avrebbe saputo e avrebbe disdetto la sua presenza. Oppure se non ci avesse tenuto così tanto ad una riunione al completo, forse Hotaru non si sarebbe sentita in dovere di metterci il suo zampino per farle incontrare nuovamente. Eppure sia Haruka che Michiru decisero di non parlare a nessuno dei loro incontri. Quella era una situazione in cui dovevano sentirsi libere di agire come volevano, senza “spinte”, consigli o mille domande da parte delle altre che meno di loro potevano sapere quali fossero i loro trascorsi di coppia e di ex. Il programma in tv che Haruka stava aspettando si annunciò con la sigla di introduzione fatta di musica rock e rombi di motori, ma Haruka non si mosse dalla cucina, dove si era spostata poco prima per bere dell'acqua. Stare sola e in silenzio, per una persona impulsiva sin da bambina come lo era lei, era il modo migliore per riflettere e analizzare una situazione. 

Nonostante le sue vacanze non iniziarono nel migliore dei modi, il mese di Novembre stava già giungendo al termine. Le temperature nel giro di poche settimane erano cambiate drasticamente e sui monti più alti aveva già nevicato un paio di volte.

Da quasi due mesi Haruka e Michiru si frequentavano abbastanza regolarmente e senza che se ne rendesse conto lei tornò a sentirsi un'adolescente nel sentirsi felice appena sentiva la voce di Michiru al telefono e chiedendosi se in certi momenti anche lei la stesse pensando. Non si fidava ancora totalmente della violinista, ma era molto meno restìa ed arrivò alle vacanze di Natale che si controllava spesso per non lasciarsi andare completamente alle emozioni per paura di agire in modo avventato. Non andavano sempre d'accordo, spesso si pizzicavano a vicenda quasi cercassero apposta il diverbio che talvolta arrivava seguito da parecchi minuti in silenzio, però stavano bene insieme. Passeggiavano per il parco, certe volte andavano al bar a prendere un tè o l'aperitivo e a scaldarsi un po', oppure uscivano la sera a cena o al cinema continuando a conversare senza sosta. Negli ultimi tempi entrarono abbastanza in confidenza da potersi invitare anche un paio di volte a testa a casa propria. Spesso Michiru le chiedeva se c'erano stati dei progressi con Mizuki, se si erano più viste o sentite, lei rispondeva in modo molto riassuntivo, ma guardandola non riusciva a capire se era in pensiero perchè sperava che prima o poi parlassero o perchè questa possibilità la preoccupasse. Era portata a credere nella seconda ipotesi, ma era solo un suo pensiero, nulla glielo faceva capire. Spesso le chiedeva di Elza, le ultime novità dall'America, la violinista rispondeva parlando in un modo cordiale che le ricordava molto Hotaru quando era al massimo della felicità. Nonostante l'argomento non fosse di suo gradimento le faceva piacere sentirla parlare, spesso ridevano insieme e certe volte addirittura permetteva a Michiru di prenderla sottobraccio.

Quel pomeriggio Michiru la informò del fatto che Elza non sarebbe potuta tornare in Giappone da lei per Capodanno a causa della madre che era caduta dalle scale di casa e si era rotta una gamba. La madre di Elza era tornata a vivere in Brasile dopo aver perso prematuramente il marito con il quale si era trasferita in Giappone esclusivamente per esigenze di lavoro dell'uomo. Perciò Elza dovette rinunciare a Michiru per assistere quella che era rimasta il suo unico genitore. L'atleta aveva una sorella più grande, sposata, con un bambino di nome Lucas, e che era tornata a vivere in Brasile con la madre in quanto, contrariamente ad Elza e a loro padre, non si era mai sentita giapponese. Nonostante la breve distanza che la separava dall'ospedale, la sorella aveva pregato Elza di tornare in Brasile per aiutarla ad assistere la madre poichè lei, avendo un bambino da accudire, non sarebbe riusciuta a badare sia alla madre che a Lucas. Era la prima volta in sei anni che non passavano le festività insieme, ma Michiru non sembrava particolarmente triste per questo. Haruka dal canto suo le propose con non chalance se le andava di trascorrerlo insieme loro due, senza nessun altro, soprattutto senza Hotaru. Cercò di nascondere il meglio che potè la gioia che le diede Elza lasciando Michiru da sola per andare a prendersi cura della madre. Ancora prima che Michiru parlasse capì dall'espressione che le si era dipinta sul volto la sua risposta e che era riuscita a raggiungere il suo obbiettivo di sembrare casuale.


Proprio in occasione di dover trascorrere la festività insieme ad Haruka senza dare false speranze alla figlia e troppi sospetti ad Elza, Michiru invitò Setsuna fuori a cena una delle prime sere di Dicembre, durante la quale si confidò con la sua migliore amica che come sempre la seppe ascoltare e consigliare al meglio. Setsuna era una donna che tendeva ad essere molto discreta, obbiettiva e a non indorare mai la pillola se non ve ne fosse bisogno ed era proprio la sua concretezza che spesso la portava ad essere un valido appoggio per chiunque la conoscesse. Per tanto, sebbene concordò con Michiru sul fatto che non si stesse comportando bene nei confronti di Elza, le disse che lei probabilmente avrebbe fatto lo stesso con suo marito. Se si fosse sposata con il dottor Tomoe (con il quale ebbe un breve flirt ai tempi dell'Università, ma senza che la loro storia prendesse mai avvio per paura di incasinare troppo la vita di Hotaru) e poi avesse conosciuto suo marito, sicuramente ne avrebbe parlato con il dottore, prendendosi le proprie responsabilità, e poi avrebbe tallonato il marito finchè anche lui non si fosse accorto che erano fatti per stare insieme. Se quindi Michiru sentiva che era Haruka la donna che voleva al suo fianco, non doveva demordere, nonostante i cambi continui nell'atteggiamento della bionda, che, ad avviso di Setsuna, erano più che comprensibili visto come era rimasta scottata dopo la fine della sua prima relazione che era stata determinata proprio dalla violinista. Comunque il fatto che stavolta l'avesse ascoltata, vista più volte e, nonostante il dispiacere per essersi fatta lasciare da Mizuki, continuasse a frequentarla la faceva sperare per il meglio. In fin dei conti lei, come Hotaru, nonostante tanti anni, non aveva mai smesso di pensare che le sue amiche erano fatte per stare insieme. Erano riuscite ad innamorarsi prima della distruzione del Silver Millenium, quando infransero più regole per vedersi nonostante il divieto di lasciare i loro pianeti, se non per riunirsi alla corte della regina, e si erano nuovamente legate in quella loro nuova vita. Nonostante lei avesse buoni rapporti con Mizuki ed Elza, in fondo al cuore l'aveva sempre pensata come Hotaru: non aveva mai visto Haruka e Michiru così felici e complete come quando erano state una coppia.

Setsuna le disse più di una volta che, pur comprendendo le sue motivazioni, non condivideva il suo comportamento con Elza; per contro la incoraggiò sul versante Haruka, concordando anche sulla tattica dell'insistere, ma senza mai cercare un contatto fisico troppo "intimo" da far fuggire quella testona della sua amica. Doveva rispettare i tempi della donna e portare oltre al limite la sua pazienza. A metà cena Michiru le disse di aver accettato l'invito di Haruka di passare il Capodanno insieme, ma le serviva la sua spalla per tenere la cosa nascosta ad Hotaru.

Pertanto ufficialmente Michiru avrebbe trascorso il capodanno nella casa di montagna del marito di Setsuna e famiglia. Haruka invece informò la figlia che, vista la rottura del suo fidanzamento con Mizuki, non aveva voglia di andare da qualche parte e perciò forse avrebbe accettato l'invito di Toshiro a passare il Capodanno insieme in qualche ristorante del centro.


***


Fu il Capodanno passato in montagna ad Hakone* in una delle proprietà della famiglia Kaioh ad avvicinare Haruka e Michiru al punto da far domandare definitivamente al team principal cosa volesse davvero da quello strano rapporto che ormai riusciva a tenerle vicine. Il sentimento che provava per Michiru, di chiara origine ormai, andava represso nuovamente ed una volta per tutte, come già aveva fatto in passato, o al contrario doveva essere esaltato e vissuto pienamente? La domanda nacque in seguito ad una strana, seppur inevitabile, atmosfera che si era creata la notte del primo dell'anno.

Come di tradizione le due cenarono in uno dei migliori ristoranti del luogo. Haruka si lamentò tutto il tempo per i toshikoshi soba** serviti. -E questo sarebbe il migliore ristorante?

-Forse è perchè c'è tanta gente e i cuochi sono messi sotto pressione...- ipotizzò Michiru fingendosi più indifferente di lei nei confronti del sapore degli spaghetti.

-Ho capito, ma se questi devono auspicare un buon anno, sai cosa vuol dire? Vuol dire che sarà un pessimo anno.

-Ma figurati!- rispose l'altra divertita mentre si portava una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

In seguito si recarono al tempio shintoista della località per ascoltare i centootto colpi di gong prima dell'arrivo dell'anno nuovo. Prima che l'evento ebbe inizio presero entrambe una pergamena portafortuna e la fecero bruciare. In seguito ebbe inizio lo spettacolo di luci e di suoni scanditi ritmicamente. All'ultimo colpo di gong, salutarono tutti l'anno nuovo con un'esclamazione all'unisono e bevendo sakè***. Si fermarono per visitare il tempio e per scattare foto. Haruka non si lamentò per il fatto di fermarsi a lungo in mezzo a tanta gente, perchè imbacuccate come erano, era difficile riconoscerle.

All'una circa, in mezzo al caos dei petardi e del chiasso dei ragazzi riuscirono a raggiungere l'unico locale dove si tenessero i pesciolini rossi da pescare con il retino, un altro portafortuna dell'anno nuovo. Michiru ci teneva molto a riprendere la vecchia abitudine e Haruka provvide subito ad accontentarla. Nonostante al ristorante avessero bevuto una bottiglia di champagne a cui seguì il saké al tempio riuscì a prenderne tre e ai complimenti di Michiru rispose leggermente imbarazzata: -Con la tuta da montagna è molto più semplice che con il kimono perchè non ha le maniche tanto larghe!! - poi alle due di notte tornarono a casa, evitando così il solito degenerare della festa del Capodanno dovuto ai teppisti che facevano esplodere petardi, lanciavano oggetti contro i muri o giù dalle finestre e altre bravate del genere. Arrivate in casa si tolsero gli scarponi e le giacche, poi Haruka si sedette sul divano e accese la televisione. Avevano accumulato freddo guardando i fuochi, così Michiru si apprestò ad accendere il camino e poi si sedette al suo fianco. Circa un quarto d'ora dopo provò con molta discrezione ad avere un contatto con Haruka e le si fece più vicina. Ma Haruka continuò a girare i canali fingendo di non accorgersi di nulla, in realtà la situazione l'aveva irrigidita. "Un camino acceso per due cuori solitari seduti a fianco che hanno accumulato freddo... Il finale è un classico!". Come da copione dopo mezz'ora fatta di tentennamenti, sguardi sfuggevoli o intensi e imbarazzi vari, si arrivò ad un punto in cui il fuoco del camino sciolse anche il cuore di Haruka. Erano le due e mezza del mattino. "Nessuno ci obbliga ad andare a dormire più tardi solo perchè è Capodanno" pensò poi Haruka. Si girò dalla parte di Michiru per dirle che voleva andare a dormire e vide l'unica espressione che non avrebbe immaginato di trovarsi. Le si strinse il cuore, quindi le si avvicinò: -Sei triste, che cosa c'è?

-No, niente- rispose continuando a guardare lo spettacolo in televisione.

-Per favore- le disse l'altra spostandole delicatamente con una mano il viso nella sua direzione, costringendola così a guardarla -Dimmi che hai.

Quando fu l'ultima volta che Haruka si mostrò preoccupata per lei? Di sicuro quando ancora non era andata in America per suonare con Bertrard Hube. -Non ho nulla è solo che... mi mancavano molto gli Inverni in montagna con te. Ed ora sei a un passo da me eppure ti sento così lontana ancora...

Per l'ennesima volta la seppe colpire. Haruka rimase qualche secondo immobile, chiedendosi se fosse una strategia o se fosse sincera. Prima ancora di realizzare che da sempre gli occhi di Michiru parlavano per lei, il braccio si alzò dal suo fianco ed una mano andò ad accarezzarle la guancia. Più pensieri, molti dei quali spinti da tentazioni non caste, iniziarono a ronzarle per la testa. -Non essere triste quando sei con me...- le sussurrò all'orecchio con tono dolce. Michiru che già stava sentendo il cuore in subbuglio per le carezze di Haruka, dopo quelle parole sussurate e il respiro caldo di Haruka a solleticarle l'orecchio sentì più di un brivido percorrerle la schiena. In quel momento la donna avrebbe tanto voluto afferrare Haruka per la testa e baciarla per dare finalmente sfogo a tutto ciò che sentiva e che da tempo cercava di mettere a tacere per non compiere un passo falso. E forse Haruka colse quel suo desiderio negli occhi, perciò la spinse giù facendola coricare lungo il divano e le si sdraiò sopra, ritrovandosi con il viso a pochi centimetri dal suo. La guardò negli occhi ed esitò riconoscendovi le stesse emozioni che li animarono la prima volta che si videro. Cercò quindi la sua mano e stringendola nella sua la portò all'altezza del proprio cuore. Osservò i capelli lunghi e mossi di un colore unico come lo era lei, la pelle chiara del volto, perfetta senza l'aiuto di trucchi e quegli occhi di un blu intenso. Avrebbe voluto così intensamente baciarla, risentire l'effetto delle mani di Michiru su di lei e riscoprire come reagiva il corpo della violinista alle sue attenzioni, ai suoi sentimenti... -Io...- il cellulare di Michiru suonò interrompendo così l'ex pilota. Visto che era appoggiato sul tavolino di fianco al divano, Haruka sollevò lo sguardo e si irrigidì nel vedere sullo schermo il nome di Elza con tanto di foto. Lasciando la presa sulla mano di Michiru e allontandosi un po' da lei le disse con tono freddo: -E' la tua donna, ti conviene risponderle-. Così facendo, senza darle tempo per replicare si alzò e se ne andò per sparire così dalla sua visuale. Il telefono smise di squillare, ma Michiru dopo essersi rimessa seduta sul divano non fece nient'altro. Quello che era appena successo era troppo significativo per aver voglia di parlare con Elza e non pensarci. Nonostante il contatto che aveva cercato di avere con la bionda, aveva già percepito che qualcosa non stava andando nel verso giusto. Tutte le volte che quella storia sembrava prendere una svolta decisiva c'era sempre qualcuno che interrompeva l'intesa che si era venuta a creare fra loro e Haruka sembrava sempre spaventata all'idea di riprendere da dove erano state interrotte. Sperava che il Capodanno in montagna fosse indice di un'Haruka matura che non fuggiva più di fronte ai sentimenti, ma d'altronde cosa poteva aspettarsi da una persona che era fuggita dopo un bacio mancato a teatro? Tuttavia non poteva credere che Haruka fosse in grado di lasciar perdere anche una situazione del genere. Era chiaro quello che volevano entrambe quella sera, ma come Elza chiamò Haruka si raggelò e quella luce che vide nei suoi occhi si spense. La guardò senza sentimento e senza passione prima di dileguarsi. "Forse sono stata via troppo tempo e non è più l'Haruka di un tempo. Eppure io so che l'unica ad essere cambiata negli anni sono stata soltanto io". Come anche Setsuna le aveva ricordato, ci voleva solo tanta pazienza con lei e d'altronde il team principal l'aveva abituata fin da subito a quei repentini cambiamenti d'atteggiamento, cercandola e poi sfuggendole, facendosi rincorrere per un paio di mesi prima di accettare il suo destino di Sailor. I pensieri di Michiru continuavano a volare su diversi quesiti: se il telefono non avesse suonato, cosa sarebbe successo? Ci sarebbe stato il tanto atteso bacio o Haruka avrebbe fatto un discorso importante senza però riuscire ad agire? Avrebbe avuto il coraggio di prendere le redini della situazione, bloccare un'eventuale fuga della bionda e baciarla lei? E se ci fosse stato il bacio sarebbe successo qualcos'altro oppure no? Erano passati anni dall'ultima volta che lo vide, ma seppe riconoscere lo sguardo di desiderio di Haruka. L'aveva visto tante volte in passato da impararlo e non scordarlo nemmeno a distanza di quasi vent'anni. E se era vero che il mese prima lei non avrebbe permesso alla bionda gesti avventati, quella sera era abbastanza sicura che non sarebbe stato lo stesso. Da troppo tempo, nonostante si fosse ostinata nella rabbia nei confronti di Haruka, aveva sognato certe notti di non trovarsi fra le braccia della sua donna, ma in quello famigliare di Haruka. Ormai le era chiaro che i sentimenti che provava per Haruka erano di amore e con questa recente consapevolezza e l'atmosfera che si era creata quella sera non sapeva proprio dove avrebbe potuto trovare la forza per non fare l'amore con il team principal. Se Haruka non fosse stata così diffidente avrebbe già fatto la prima mossa lei da tempo, ma se bastava un cameriere a farla pentire di averle solo accarezzato la guancia... Figurarsi come avrebbe reagito se lei avesse tentato di baciarla! Così da almeno un mese stava agonizzando per avere quel contatto con la sua bocca. In quella situazione sempre sospesa nel vuoto non sapeva cosa fare e la voglia di sapere cosa pensava l'ex pilota, cosa provava per lei si faceva sentire sempre con più forza. Dalla sera a teatro avrebbe anche voluto sentirsi dire un “no” pur di mettere fine ai suoi tormenti, i mille perchè e le fantasie, anche le più innocenti, impossibili da vedersi realizzare. Venne risvegliata dai suoi pensieri cinque minuti dopo dalla seconda telefonata da parte di Elza che era estremamente sospettosa. -Perchè non hai risposto prima?

-Ero in macchina, guidavo io e sono appena tornata.

-Michiru, giuro, che se un giorno mi stanco di queste storie, prendo l'aereo e vengo lì. Se ti trovo con Haruka Tenoh, spacco il culo prima a lei e poi la faccia a te!

-Elza, ti prego: non mi parlare così!! Comunque buon anno anche a te!- Di conseguenza riprese a mentire, come sempre. Odiava doverle mentire, odiava ritrovarsi nella condizione di dover mentire alla persona con cui stava insieme per un'altra. Il fatto era che Haruka di certo non sarebbe mai stata "l'altra donna": lei era la sua donna, punto primo. Punto secondo, non poteva però nemmeno rischiare di perdere Elza se in quei mesi non fosse riuscita a riconquistare Haruka. Da sempre Elza era stata di fondamentale importanza per lei. Aveva già sperimentato cosa voleva dire dover scegliere di perdere ogni contatto con lei. Elza era e non sarebbe mai stata una persona qualunque, sfortunatamente però era solo seconda ad Haruka. Michiru non poteva correre il rischio di perdere entrambe. Alla fine del suo breve riassunto della serata in montagna in compagnia di Setsuna, si trovò nuovamente a litigare con la gelosia di Elza. -Oh, ma basta! Non ti ho mai tradita e non ti ho mai dato motivo per cui dubitare di me! Dimmi un solo motivo per cui ora non ti fidi più.

-Beh, uno è perchè stiamo parlando di Haruka; due perchè non sarebbe... la prima volta che tradisci qualcuno mentre sei via!- disse la seconda metà dell'ultima frase lentamente. Non per ferirla meglio, ma perchè si rese conto che non avrebbe dovuto dire quelle parole, ma se ne rese conto mentre ormai le stava già pronunciando.

-Certo che sei proprio una stronza! Quindi ora secondo te Haruka non me l'ha rinfacciato abbastanza e perciò ti ci metti pure tu a infierire su quella storia! Quante volte te lo devo dire che non ci stavo bene in quella situazione?!- Elza si scusò ripetutamente, ma Michiru era furiosa. Dopo dieci minuti la salutò: -Non ho più voglia di parlarne. Scuse accettate, ma per un po' ho bisogno di staccare, quindi non mi cercare domani e non stupirti se non ti chiamo.

-Va bene...- riuscì a risponderle Elza a bassa voce prima che lei mettesse giù.

Michiru era nera di rabbia. Le faceva ancora male il ricordo di quella storia con Helena! Certo, era stata bene con lei i primi tre anni e ancora adesso la ricordava come una storia importante, ma sapeva anche che forzando sui suoi punti deboli era riuscita a farle fare lo sbaglio più grande della sua vita e tutto per cosa? Per soli tre anni, seppure bellissimi ed intensissimi. Ma in tutto il periodo che precedette quella storia era stata molto male, soprattutto psicologicamente, ma anche fisicamente ne aveva risentito parecchio; ora che anche Haruka lo sapeva e aveva smesso di parlarne, ci si metteva Elza ad affondare il dito nella piaga di una faccenda che per altro non la riguardava. Non prese sonno facilmente quella sera, non si sentiva bene a dover mentire ad Elza, stare con lei e frequentare Haruka, chiamare la compagna per raccontarle bugie. Il fatto di arrabbiarsi tanto facilmente con Elza era la conseguenza di una situazione che iniziava a starle stretta. Stava mettendo tanta pazienza con Haruka che poi non ne aveva abbastanza per sopportare la gelosia dell'atleta. Tutte le volte che le loro telefonate si concludevano in malo modo, al nervoso seguiva poco dopo il senso di colpa. Colpa per mentire a una persona importante come la compagna; colpa per scattare con poco; colpa per prendersela con una persona che non a torto stava mettendo in dubbio la sua onestà. Si rendeva conto di non comportarsi correttamente né con l'atleta né con il team principal. Lei doveva portare pazienza con i sentimenti di Haruka, ma anche la bionda stava dimostrando di metterci tutta la pazienza per vedersi ancora con lei. Haruka non era la sua amante, ma si comportavano come se lo fosse e Michiru che la conosceva bene sapeva che quella situazione stava molto stretta ad Haruka. Per portare ancora pazienza con una persona che la stava mettendo a dura prova, avrebbe dovuto confidare sul fatto che presto Haruka avrebbe voluto uscire da quella scomoda situazione.


Una volta infilatasi nel letto Haruka, finchè non prese sonno, continuò a pensare a Michiru e a cosa le avrebbe fatto se quella maledetta donna non avesse chiamato. "Come fa a piacere a Michiru, con quegli insulsi capelli rosa poi?" Si domandò pur sapendo che il vero problema non era Elza. Era sicura di se', sapeva perfettamente che le sarebbe bastato dire a Michiru quelle due paroline magiche che non pronunciava più da quasi vent'anni per fare scacco matto alla rivale. Senza contare che Michiru sì, stava con Elza, ma solo a parole visto che le distanze impedivano i fatti. Volendo poteva essere più rimproverevole il suo di atteggiamento nei confronti sia di Michiru che di Mizuki nel primo mese in cui riprese a incontrare Michiru. Stava con Mizuki e dava appuntamenti a Michiru; si incontrava con la violinista e passava la maggior parte delle giornate e delle notti con la giornalista. Almeno Michiru da quando iniziarono a vedersi si dedicò solo a lei, se non calcolava le ovvie telefonate con Elza delle quali non voleva conoscerne il contenuto. Il vero problema dunque non era tutto questo, ma il fatto che conoscendosi bene sapeva che la serata sarebbe finita con un risvolto erotico. Il che non era giusto, soprattutto a quell'età e non con Michiru. Tutto procedeva in modo tranquillo e sereno, la passione che avrebbe potuto accompagnare silenziosamente un casto bacio avrebbe potuto rovinare tutto se si fosse invece manifestata senza freni inibitori come stava per accadere. "Accidenti! Peccato però che i miei ormoni e il mio corpo non la pensano allo stesso modo!- constatando l'eccitazione ancora in circolo- Dimmi come fai? Io lo sento come ti stai insinuando nella mia mente neutralizzando tutte le mie difese, ma ugualmente non riesco a resistere". Dopo mezz'ora di riflessioni: "Non poteva durare a lungo una situazione così. Prima o poi sarebbe successo qualcosa di più significativo per forza... E poi comunque io ho bisogno di chiarire questa situazione." Doveva essere sicura di ciò che provava, riconoscere la nostalgia di un amore passato da un sentimento invece sincero. Cosa poteva essere quello che provava per la violinista? "Quanto sei stupida Haruka, cosa potrebbe essere mai, secondo te?" si domandò poi poco prima di addormentarsi e sognare Michiru che silenziosamente entrava nella sua camera per infilarsi poi nel suo letto.


Inizialmente Haruka provò ad essere seria e responsabile, però, poi, non riuscendo a reggere la situazione che le stava velocemente scivolando di mano, come suo solito cercò di dileguarsi, ma Michiru ci teneva troppo a tornare con lei per permetterglielo.

Il primo dell'anno Haruka tentò di essere naturale, ma non era certa di esserci riuscita anche solo in modo mediocre. La sciata seguente le permise di parlare poco senza dare troppo a vedere il suo cambiamento d'atteggiamento. Cercò di essere disinvolta per sè stessa, ma soprattutto per una questione di scaramanzia. E' cosa risaputa che stress e arrabbiature non favoriscono l'entrata dell'anno nuovo nel migliore dei modi. Per questo anche Michiru finse che non era successo nulla quella stessa notte. Lei non era una persona superstiziosa però ricordava bene che in due occasioni in cui iniziò l'anno arrabbiata e stressata poi si ritrovò ad affrontare annate difficili. Però mentre lei era intenzionata a continuare nel suo proposito, Haruka al ritorno non si sforzò nemmeno di far finta di nulla e parlò ancora meno, era troppo tesa e la sua tensione si diffondeva tutt'intorno. Chiamò Michiru due giorni dopo per dirle che in quei giorni era molto presa dal lavoro. C'erano stati dei problemi sulla pista di Tokyo perciò erano stati chiamati tutti i tecnici per risolverli e Haruka insieme a qualche altro capomeccanico giapponese decise di andare ad informarsi anche se questi problemi non avrebbero inficiato le gare della Formula Uno, che come sempre si sarebbero svolte lì in Ottobre. Michiru capì al volo che si trattava di una scusa, la conosceva troppo bene.

Così decise di andare al circuito. Quando la gente la vide, mormorò. Forse più che per il fatto di essere l'ex di uno di loro, per il fatto che una così bella donna si trovasse in un luogo come quello. Chiese informazioni circa il team principal della Red Bull e le venne risposto con una languida cortesia. Raggiunse i box e svoltò all'interno per vedere se la trovava o se c'era qualcuno a cui chiedere di lei. Stava ancora pensando a ciò quando andò a sbattere contro una persona alta con un casco sotto il braccio: -Ehi stia atten...-

-Oh, mi scusi... Haruka!

Haruka ebbe di nuovo un moto di confusione. -Che ci fai tu qui?- Perchè? Perchè anche quando lei ce la metteva tutta per non cedere all'oggetto del suo desiderio, era impossibile starle lontana? Il più delle volte ragionava con il cuore ed era quello il motivo per cui continuava a vedere Michiru, ma quando anche provava a ragionare con la testa e cercava di ripristinare la barriera che la teneva lontana dal canto della sua sirena, era lei stessa che la andava a cercare!

-Dove stavi andando?

-A casa- il suo tono era infastidito. In fondo era comprensibile: aveva occupato il suo spazio. "Però devo farlo. Il tempo restringe ed io non posso permetterti di sprecarlo in questo modo" pensò la violinista ferma nel suo proposito. -Non eri molto presa dal lavoro?

-Sei venuta per controllarmi?- inarcò un sopracciglio in segno di nervosismo.

-Sono venuta per impedirti di chiuderti in te stessa.

-Oh, ma come sei premurosa! E perchè mai dovrebbe interessarti la mia solitudine?

-Non mi interessa affatto la tua solitudine, anche perchè so che non sei così sola come vorresti farmi credere o come vorresti. Semplicemente ci tengo troppo a te per permetterti di starmi lontana. Haruka, fra venti giorni Elza sarà di ritorno e io non voglio più stare in una situazione in cui stando con lei, mi sento con te. Questi giorni sono molto importanti per noi due... Non posso rinunciare ad un solo minuto che possiamo passare insieme!!

Quella donna la voleva davvero. L'aveva capito da come la cercava sempre; da come le parlava e l'ascoltava; da come si tratteneva per non fare o dire nulla che la potesse turbare. Si sentì una sciocca. Come poteva essere così infantile con lei? Eppure al tempo stesso aveva così tanta paura di riaprire il suo cuore al vero amore. Un senso di agitazione la pervase, anche quel poco che restava del muro che aveva creato attorno a se' stava iniziando a sgretolarsi e non vi era cosa più peggiore da sopportare: tanti sforzi per nulla. E sebbene avesse voluto mandarla via per salvarsi, non fece nulla per evitare che Michiru l'accompagnasse a casa e anzi alla fine la invitò pure a casa sua per farsi perdonare. Il risultato sucessivo fu quello di vedersi tutti i giorni, accompagnando le uscite con una serie di gesti dolci e carini che abbattevano i residui di opposizione al ritorno effettivo della violinista. Spesso si ritrovava così ad avere un braccio sulle spalle della donna; a farle complimenti o a compiacersi di quelli che riceveva da Michiru; l'ultimo giorno della settimana le portò anche un mazzo di rose rosse. Non sapeva perchè di quel gesto, ma come vide quelle rose dal fiorista a qualche metro di distanza sotto casa sua le venne in mente Michiru. Così pensò che sarebbe stato un gesto carino regalargliele. Mentre il tipo tagliava i gambi e preparava con cura i fiori, capì che non ce la faceva più. Non riusciva più a sostenere quella situazione, non ce la faceva a resistere a quella voglia di baciarla, di dirle che nonostante si fosse impegnata con tutta sé stessa per odiarla prima e per non cadere in tentazione poi, alla fine era comunque capitolata di fronte a lei, il simbolo dell'amore per eccellenza. Così pensò che le avrebbe detto tutto quella sera stessa. Purtroppo proprio quella sera telefonò Elza che chiese a Michiru dove fosse e ricevette come risposta: -A cena con Hotaru-. Elza non si fidò, le chiese di passargliela al telefono, lei fece la finta offesa, uscì dal ristorante per non farsi compatire dagli altri e dopo dieci minuti d'attesa, tornò trionfante da Haruka. Dieci minuti di telefonata con Elza, mentre era a cena con lei la indispettì non poco. Come se non bastasse quando tornò da lei, Michiru iniziò a farsi un esame di coscienza riguardo al suo comportamento nei confronti di Elza. Quello era davvero troppo per Haruka che voleva rivelarle quella risposta che custodiva dentro sè stessa da sempre. Non era proprio serata per sentire parlare di Elza, perciò si distrasse numerose volte, la riaccompagnò a casa prima di quello che aveva previsto e non le disse nulla.

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*Hakone: rinomata meta turistica, a fianco del monte Fuji, che offre un paesaggio di raffinata bellezza.

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**toshikoshi soba: spaghetti di ramen, fatti con grano saraceno. Rappresenta la longevità e si augura una vita lunga e felice a chi li mangia.

*** Si ritiene che 108 siano i peccati commessi in un anno e che con questo rito ci si purifichi.

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Capitolo 18
*** Capitolo 17 ***


Salve a tutti, l'atteso risvolto è arrivato. Va bene fuggire, ma non poteva durare all'infinito, altrimenti che Sailor Uranus IC sarebbe stata la nostra Haruka? Sappiamo bene infatti come Michiru abbia faticato non poco alle medie per farle accettare il suo destino di guerriera, ma anche che con determinazione alla fine è riuscita nel suo intento.

Il capitolo è stato scritto tutto intorno all'immagine di fine capitolo. Il disegno nasce dall'estro creativo di Mario Yamada, i colori sono stati aggiunti da un utente il cui nome l'ho lasciato per rispetto del bellissimo lavoro eseguito (l'immagine in bianco e nero non ha lo stesso effetto). Spero che trasmetta anche a voi la stessa intensità e che appreziate il lavoro svolto, altrimenti vuol dire che ho scelto una brutta immagine o non ho saputo creare una buon capitolo intorno ad essa O_O

Ringrazio Urban BlackWolf per avermi autorizzato ad usare una sua definizione per rendere l'idea di quanto importante sia l'obbiettivo di Michiru per la stessa ;-)

Ringrazio tutti i lettori che leggono la storia, quelli che la recensiscono e chi l'ha inserita tra le preferite, le seguite o le ricordate =D.

Infine auguro buon Natale a tutti voi e anche un felice anno nuovo, nel caso non riuscissi ad aggiornare prima del 2020 o nel caso in cui non sarete a casa per Capodanno!! =D


17.

Erano le nove del mattino, quando Haruka chiamò Michiru: -Ehi ciao, sei sveglia?

-Ormai... - rispose l'altra con la bocca ancora impastata dal sonno.

-Oh, scusami tanto. Se vuoi ti richiamo fra un'ora.

-No, no. Ormai sono sveglia...

-Sicura? Sennò se vuoi ti richiamo, davvero.

-Non ci sono problemi. Dimmi piuttosto come mai mi hai chiamato- la sua voce stava tornando nella norma.

-Beh, ecco... Stavo pensando che oggi è il dieci e fra poco più di due settimane arriverà Elza... Devo parlarti.

-Ah...- Michiru non sembrava contenta. Da quando tornarono dalla montagna continuavano a sentirsi tutti i giorni e si vedevano regolarmente, ma quella frase non sembrava presagire buone nuove. "Forza, è arrivato il momento della verità.", si incoraggiò. -Va bene. Vuoi che ci vediamo?

-Sì... Vediamoci al bar Another 8 che offre la giusta discrezione*.

-A che ora?

-Facciamo alle quattro come al solito?

-Alle tre volevo passare dai miei, ti spiace se facciamo alle quattro e mezza?

-No, assolutamente. Ti aspetto a quell'ora.

-Sì, ciao!

Dopo cinque minuti il telefono squillò ancora. -Pronto?

-Ciao, sono io. Mi sono scordata che dopo le quattro devo fare una telefonata a Nemal, un'austriaco del lavoro, per una cosa importante. Se per te non è un problema facciamo alle cinque, così anche tu puoi stare con calma dai tuoi.

-Capirai quanto sia entusiasta all'idea. Va bene comunque. Ciao.

Due minuti dopo ricevette un'altra telefonata: -Pronto?

-Ciao, sono sempre io. Senti, io sono già fuori e passando davanti al bar Another Eight, ho visto che è chiuso per lutto. Cosa ne dici se ci vediamo al Bar High Five**?

-Va bene, purchè questi siano l'orario e il bar definitivi- rispose Michiru ridacchiando.

-Sono definitivi. Prometto che non ti telefono più.- disse l'altra con tono altrettanto divertito.

-Va bene, allora a dopo.

-A dopo, ciao.

Come mise giù la cornetta il telefono squillò di nuovo: -Mi fa venire il mal di testa il continuo squillare del telefono di primo mattino. Perchè non mi dici tutto in una volta sola?- chiese con voce esasperata.

-Mamma?- chiese un'Hotaru perplessa.

-Hotaru!!- Michiru arrossì lievemente -Scusami tanto amore, ma credevo che tu fossi... Ehm, un'altra persona.

-Ah-ah- annuì maliziosa la ragazza - Donna?

-Sì. Comunque... Dimmi come stai!

-Era Elza? - continuò senza cambiare argomento Hotaru.

-No, no, cioè! Sì.

-Ahahah, hai le idee chiare! Comunque sei fortunata che sono in studio e non posso indagare oltre. Usagi ci vorrebbe vedere tutte il quattordici Febbraio. Ha fatto i salti mortali perchè ci fossero tutti, tu inclusa.

-Ho capito. Devo incidere il nuovo cd, ma devo ancora finire di comporre l'ultimo brano, quindi non penso di avere impegni particolarmente gravosi per Febbraio!

-Non mi chiedi nulla di papà? Cioè, Haruka?- chiese sospettosa la figlia.

-Tanto poi fai di testa tua, come l'ultima volta- fu la sua svelta risposta.

-Beh, può darsi!- in realtà la madre non la convinceva affatto- L'hai più sentita?

-Perchè me lo chiedi?

-Così. Magari visto che Elza non c'è e Mizuki l'ha lasciata potevi averci ripensato...

-Ahh, ho capito. Beh, Elza torna fra diciasette giorni. E comunque è una cosa che al massimo dipenderebbe da entrambe.

-Ma che risposta è? Ah...- la ragazza s'interruppe e Michiru la sentì parlare con la segretaria -Scusa, ho una chiamata urgente da parte del papà di un mio paziente. Ti posso richiamare stasera?

-Va bene.

-Allora ci sentiamo. Intanto tu pensaci per quella cena, ciao mamma!

Non le piaceva dover mentire come un'adolescente su chi frequentava e per giunta doverlo fare con sua figlia. Proprio a Hotaru che aveva permesso il loro riavvicinamento. Eppure né lei, né Haruka le avevano parlato dei loro incontri, nemmeno del vero motivo per cui Mizuki se n'era andata e tanto meno del loro Capodanno in montagna. Hotaru era troppo convinta che dovessero tornare insieme per darle una falsa speranza nel caso poi quel tentativo non fosse andato in porto, per questo decisero di comune accordo di non dirle nulla. Stavolta aveva rischiato grosso, ma per fortuna era riuscita a scamparla, ormai mancavano poche ore al riepilogo di quei tre mesi passati insieme, doveva tenere duro ancora per poco... ovviamente se fossero tornate insieme. "Solo poche ore...". Si ritrovò a fare il conto alla rovescia con il cuore in gola. Arrivò fino a meno due ore dall'incontro, quando Haruka la chiamò circa mezz'ora dopo dicendole che uno dei loro due piloti si era infortunato cadendo da cavallo. La cosa sembrava abbastanza seria dal momento che lo dovettero operare e per due o tre mesi sarebbe stato fuori gioco. "Ma proprio a un mese dall'inizio del campionato doveva cadere da cavallo?" fu il primo pensiero di entrambe appena appresa la notizia. Haruka proseguì: - Senza contare che era il nostro secondo pilota. Per questo dobbiamo avvisare il terzo pilota e dirgli che prenderà il posto dell'altro. Come se non bastasse è pure uno che è stato acquisito da poco dalla Red Bull, quindi non sappiamo quanto sia pronto per questa evenienza e quanto sia realmente performante. Questo ci porta a sentire anche il nostro primo pilota per prepararlo nel caso non dovesse trovarsi una valida spalla in gara. Ergo: sarà caricato di una maggior responsabilità senza che si senta oppresso. Il tutto dev'essere fatto in modo che il nostro progetto sia fattibile non solo a parole e calcoli mentali, ma anche a fatti... Credimi, non vorrei mai cadere in errori già commessi, ma non possiamo permetterci di partire con il piede sbagliato. Già l'anno scorso abbiamo perso il campionato contro la Mercedes pur essendo i loro avversari più forti e affidabili in gara, non possiamo permetterci di perdere anche questo anno! Non credo che potremo vederci fino al lunedì prossimo. Oggi devo pensare a come organizzare il mio team e stasera alle otto e mezza devo prendere un volo per andare in Austria e discutere di questo brutto affare con il proprietario della mia scuderia, con i tecnici e con i piloti.- Tutta l'adrenalina che Michiru aveva in corpo finì per ristagnare nel cuore e nella mente a quelle parole. Non aveva minimamente immaginato che per parlare con gli altri dovesse andare addirittura in Austria, a undici ore di aereo, quando poteva benissimo affidarsi alla tecnologia. "Accidenti, l'hanno inventata apposta per annullare le distanze!". Le venne il dubbio che quello fosse solo un pretesto per Haruka che si era già pentita di volerle parlare. Haruka era un asso nel flirtare tanto quanto lo era nel dileguarsi quando si trattava di questioni di cuore serie. Cacciò via il pensiero ricordandosi che comunque era anche vero che Haruka odiava situazioni di stallo troppo a lungo e una volta che decideva di fare qualcosa l'avrebbe portata a termine a tutti i costi. Tornò dai suoi genitori rabbuiata e delusa. Sì, era estremamente delusa e non sapeva più che fare. Aveva fatto tutto quello che poteva per dimostrare ad Haruka che ci teneva tanto a lei quanto erano forti i sentimenti che provava, che la rivoleva indietro ancora, che era tornata come quando si erano conosciute. Quella situazione stava andando troppo per le lunghe. La stava davvero esaurendo quell'Haruka ancora così adolescente nei modi di fare e nel ragionare. Non sapeva quanto ancora avrebbe retto ad una situazione simile. Forse ancora qualche mese, qualche settimana... O solo qualche ora. Senza contare che il fatto di frequentare una sua ex da tre mesi, pur restando insieme ad Elza, non la rendeva affatto felice. Certo, lei lo aveva fatto perchè sapeva che migliore persona di Elza poteva essere solo Haruka e se Haruka le avesse detto no alla fine, non sarebbe rimasta sola, però proprio perchè Elza era così importante per lei non la faceva sentire bene il proprio comportamento nei suoi riguardi. Si distrasse intanto che era con i suoi genitori. Più che altro perchè non voleva che le facessero domande sul perchè del suo cambiamento d'umore. Non avrebbe saputo cosa dire e avrebbe finito con il dire la verità per ottenere chissà quale smorfia di disappunto in risposta. Ormai erano trent'anni che con loro aveva un rapporto freddo e statico. Da quando avevano saputo della sua omosessualità, dopo il tentativo di diseredarla da parte del padre, i rapporti con quella che fino ad allora fu la loro unica figlia prediletta si raggelarono. Una volta ogni tanto la vedevano volentieri, ma il disonore che gravava sulle loro spalle a causa di una figlia famosa che aveva dichiarato apertamente e, soprattutto in passato, dimostrato in modo eloquente le proprie devianze, non era cancellabile e loro vollero sempre tenersi lontani dai problemi “sentimentali” della figlia. Ovviamente Michiru non poteva che ricambiare la freddezza con cui veniva sempre accolta in casa sua. Come poteva essere affettuosa e cordiale con due persone che non erano mai state particolarmente affettuose con lei e che da trent'anni pensavano di aver generato una figlia con dei problemi (comporta)mentali così gravi da esserne sempre imbarazzati con i loro amici dell'alta società?***

Tornata a casa propria, raffreddati i sentimenti del primo momento, decise di aspettare il martedì sucessivo. Aveva davvero fatto tanto e desiderato ancora di più il ritorno dell'amore della sua vita per poter davvero dire basta proprio a un passo dalla meta. Quella era la partita della sua vita e non avrebbe mandato tutto all'aria per l'ansia di non sapere cosa doveva dirle Haruka. Se l'ex pilota ancora le avesse dato buca, avrebbe preso in seria considerazione l'ipotesi di lasciare perdere tutto, ma solo ad allora.


Haruka aveva appena finito di preparare la valigia con la musica che andava sul suo vecchio stereo. Non la stava ascoltando in realtà, stava pensando per la centesima volta al discorso da fare a Michiru e la musica era solo un sottofondo piacevole ai suoi pensieri. Qualcuno suonò alla porta. "E' il vicino di sotto per il volume alto? Ma sono le cinque e mezza, accidenti!". Uscì dalla camera da letto, fece le scale e andò alla porta, pensando che forse era, incredibile, ma vero per una ritardataria patentata quale era lei, a buonissimo punto con i preparativi: -Chi è?

-Sono io Haruka.

Riconobbe subito la sua voce e le venne un colpo al cuore: "Che ci fa lei a casa mia??" Con un lento movimento, quasi come se fosse stata una statua di marmo che aveva deciso di muoversi dopo essere stata per mille anni nella stessa posa, girò la chiave nella toppa della porta e l'aprì. Rimase quasi inebetita a osservarla. -Allora, che fai? Non mi dici: 'prego accomodati, fa' come se fossi a casa tua?'

-Ehm...

-Loquace devo dire.

-Mizuki?- riuscì soltanto a dire.

-Sì, mi chiamo ancora così. Aspettavi qualcun altro?

L'altra si limitò a negare con la testa.

-Forse è già qua quel qualcun'altro?

-No...

-Allora, vuoi dire qualcosa di più sensato??

L'altra scosse la testa per riprendersi dallo shock iniziale. -Cosa vuoi che ti dica? Mi piombi in casa all'improvviso dopo due mesi che ti sei resa completamente irreperibile e vuoi che non resti senza parole?

-Beh, non resterò qui a lungo. Quindi non devi disdire le tue porcate con la tua amante...

-Sei davvero molto fine. Comunque non abbiamo ancora fatto nulla se ti interessa proprio.- ribattè infastidita.

-No, non mi interessa minimamente- disse più interessata a slacciarsi le scarpe che a quello che le aveva appena detto Haruka. Sapeva di essere una perfetta attrice. In realtà la cosa la toccò molto. Da una parte era contenta che quella dannata violinista non avesse messo le mani addosso alla sua amata; dall'altra, nella frase di Haruka, poteva leggere tra le righe che prima o poi sarebbe successo qualcosa e la cosa la turbava molto. Ma d'altronde cosa voleva da lei ora che non stavano più insieme? Magari un minimo di riconoscenza e di sincerità visto che lei era sempre stata trasparente come l'acqua. Però non aveva più importanza dal momento che la donna che amava ancora tanto non aveva in mente che quell'altra e contro Kaioh, il suo primo amore, nessuna avrebbe potuto anche solo sognare di spuntarla. Illusa lei che per un mese ci aveva sperato!!

Mizuki si diresse in camera da letto per togliere i vestiti dall'armadio e raccattare alcuni oggetti personali lasciati nel comodino a fianco del letto. Haruka si appoggiò con la spalla destra allo stipite della porta per osservare, a braccia conserte, quella donna che per dieci anni la seguì sempre fedelmente e si ricordò improvvisamente delle mille cose che voleva dirle. Ora però erano cambiate tante cose, era ancora il caso di dirglielo? A cosa sarebbe servito ormai? Soprattutto perchè doveva spiegarsi con una persona che aveva fatto di tutto per far sparire completamente tracce di se' dalla sua vita? Nonostante ciò pensò di provarci lo stesso prima che la giornalista lasciasse la sua casa per sempre. Doveva mettere in chiaro che lei non era mai stata plagiata da nessuno e farle capire i reali motivi per cui il bene di Usagi e Mamoru per loro guerriere Sailor veniva prima di tutto. -Mizuki, ti posso parlare?

-Purchè non a monosillabi...- rispose l'altra scocciata mentre ormai si avviava verso la porta d'ingresso con la valigia.

-No... Ecco, in realtà è una cosa molto più difficile di quanto tu possa pensare.

-Allora non sei costretta a farlo.

Era irritante, ma riuscì a mantenere la calma. -Vedi, io mi rendo conto di essere stata ingiusta con te. Me ne rendo conto perfettamente, però... almeno per una questione, in un certo senso sono stata giustificata.

La donna tuonò girandosi di scatto verso lei: -Cooome?? Tu hai avuto una buona ragione per fare quello che hai fatto?

-Sì, ma solo per una cosa che avrei dovuto confessarti, ma che non ho mai avuto il coraggio di rivelarti. Ancora una volta ho sbagliato nel non fidarmi di te, è solo sul piano della fiducia che credo di essere giustificata nello sbaglio di non essere stata sincera fino in fondo.

-Tu sei davvero una... - si dovette quasi mordere la lingua per non rivolgerle il colorito epiteto che aveva in mente e fece un profondo respiro prima di riprendere. -Allora, sentiamo il benedetto fardello misterioso che sei stata costretta a portarti sulle spalle per tutto questo tempo- le disse Mizuki rimandando l'intento di aprire la porta per andarsene via per sempre.

-Hai presente quelle guerriere vestite alla marinara che tanti anni fa più volte hanno salvato la gente da organizzazioni misteriose e di cui più volte hanno parlato al telegiornale?

-Ebbene?- disse l'altra senza dare a vedere il minimo segno di curiosità di sapere quale scusa si stava inventando la ex. Cosa c'entravano adesso con lei delle ragazzine succinte di cui da anni si erano perse le tracce?

- Ebbene... Io sono Sailor Uranus e tutte le altre, Rei, Ami, Makoto, Minako, Usagi, Setsuna e anche Hotaru e Michiru, sono le altre guerriere Sailor. Siamo la reincarnazione di persone che secoli e secoli indietro abitarono gli altri pianeti e Usagi era la nostra regina, mentre Mamoru, Milord, è la reincarnazione del re della Terra. Tutt'ora, sempre, anche nelle battaglie, il loro bene per noi viene prima di ogni altra cosa. E' per questo che noi vogliamo seguire le loro decisioni, qualsiasi essere siano e loro vorrebbero diventare i sovrani del mondo.- "Dio mio, l'ho spiegato in una maniera tremenda" pensò Haruka al suono delle ultime sue parole che facevano sembrare quella storia la trama di un filmetto comico per bambini. "D'altronde non ero nemmeno pronta a parlarne con te". Se fosse successo l'Ottobre precedente, dopo che si era preparata per lungo tempo a dirle la verità per farla tornare indietro, avrebbe saputo dirle tutto con estrema calma e razionalità. Però, in quel momento in cui i sentimenti per Mizuki erano stati soppiantati da quelli che sapevano animarle gli occhi blu di una vecchia conoscenza, voleva dirle chi era veramente e basta. Spiegare quell'omissione che da sempre le era pesata come un macigno sulle spalle.

-Ahahahahahah!!- scoppiò in una fragorosa e sincera risata Mizuki -Bella fantasia Haruka, gran bella fantasia!- mentre si chinò a raccogliere una scarpa.

-Come puoi non credermi? Io ci ho sofferto per anni per non essere riuscita a dirti la verità e tu ridi?

-Ahahah, no, ma io ti credo Haruka. Ahahahahah- non riuscì a frenare le risate- Ti ci vedo proprio a combattere con una gonna vertiginosa e i tacchi alti!

-Lo-Lo vedi perchè non te ne ho mai parlato prima? Come si può parlare di una cosa simile con una persona che non fa altro che ridere delle tue confessioni?- le disse risentita la bionda mentre la guardava intenta ad allacciarsi la seconda scarpa.

-Haruka, hai perso il treno. Forse fino a sei mesi ci avrei anche creduto perchè pensavo che tu fossi una persona sincera quanto io lo sono stata con te, ma ora mi sono scantata e non credo più alle tue scuse allucinanti. Non so se ti sei messa a spinellare roba pesante insieme a Sailor Kaioh o se sei seria, ma dovresti vincere un premio Nobel per la fantasia! Ahahah- concluse con qualche pacca nervosa sulla sua spalla e non volendo più sentire una sola parola di quella balla sproporzionata che Haruka, in evidente stato di paranoia e manie di grandezza, le stava rifilando, chiuse la porta dietro di sè e se ne andò senza pensarci due volte.

"Sono davvero basita. Ma in fondo cosa mi aspettavo? Che credesse al volo alle parole che le ho detto? Però poteva almeno ascoltare quello che volevo dirle. Come è diventata acida e insopportabile quella donna!" pensò indispettita dalla reazione imprevista di Mizuki. "Mizuki... Chissà cosa sperava di ottenere con quest'improvvisata, al di là delle sue cose?" Haruka si accorse per la prima volta stupita di come in quei due mesi non le fosse mancata così tanto come aveva sempre temuto. Ovviamente le mancò il non sentire la sua presenza e la sua allegria quotidiana. Michiru era un carattere tanto serio, a tratti malinconico, così simile al suo che le mancava la perenne esuberanza di Mizuki. La giornalista era l'esatto contrario di Michiru: non le nascondeva mai i suoi sentimenti e quando non parlava le si leggeva in viso se era perchè era preoccupata o triste per qualcosa. In fin dei conti, se tra tante donne con cui uscì, lei scelse di approfondire la sua conoscenza con Mizuki era proprio perchè sentiva la necessità di qualcuno che la completasse. Pensava che l'errore che aveva fatto con Michiru era stato l'essersi innamorata di una persona per molti versi troppo simile a lei e che quella similitudine anche nell'incapacità di dirsi cosa provavano le aveva allontanate. Era certa che con Mizuki, quasi totalmente incapace di nascondere le proprie emozioni e i propri pensieri, sarebbe andato tutto bene perchè si completavano nell'unica cosa in cui non si somigliavano. Eppure anche quella storia non andò a buon termine e nonostante tutto lei non si disperò nemmeno più di tanto. Certo l'aveva amata, aveva provato anche tanta passione per lei ed era convinta che sarebbe stata la donna della sua vita. In fondo chi aveva detto che amore eterno o passione erano sinonimo di partner della vita? Gli amori impossibili erano esistiti da sempre e si rispecchiavano in quelli sbagliati o irragiungibili. Non sempre chi ti rapisce il cuore resta accanto a te per sempre. Così si finisce con lo sposare persone di cui ci si innamora credendo che siano i compagni per la vita, ma non è forse un amore di ripiego quando il tuo vero amore è un altro? Ecco, Mizuki, per quanto non le piacesse dirlo, era un ripiego al suo vero amore. Guardò l'ora... Erano quasi le sei. Il suo volo sarebbe partito due ore e mezza dopo. Michiru, il suo amore... Il volo successivo era alle otto del mattino dopo. Il cuore o la testa? No, prima veniva il lavoro. La pagavano per fare il team principal non per fare la latin lover o per riaggiustare la sua famiglia.

Nell'incoerenza più totale che la faceva da padrona in quel periodo della sua vita, prese l'auto e fece una chiamata sperando che tutto fosse così semplice e facile come in quelle commediole romantiche che per anni si era dovuta sorbire al fianco di Mizuki o di Hotaru. "Che sciocca!" si disse nel sorprendersi in quei pensieri carichi di smancerie che non si addicevano affatto a lei.

Circa mezz'ora più tardi fermò l'auto e vide che fuori pioveva a dirotto, ma era talmente euforica che come quasi non si accorse di quando aveva iniziato, quasi non se ne preoccupò affatto nemmeno in quel momento. Chiamò Michiru e con voce pacata intraprese la sua chiamata: -Ehi, ciao, sono io... Tutto bene, grazie. Tu? ... Bene, mi fa piacere. Io sto per scendere dall'auto, ma volevo darti un saluto veloce visto che in aereo non si può telefonare e appena atterro là corro dall'aereoporto all'hotel e da lì direttamente negli uffici della scuderia. Non avrò pace fino a quando non sarò di ritorno lunedì sera, insomma. Per altro piove a dirotto...! -le scappò una risatina forse in apparenza un po' insensata -Va bene, ora vado, sennò perdo il volo. Mi faresti però un favore? ... Adesso... Sì, adesso... Se esci da casa tua, c'è un regalo per te. Temo che con la pioggia, ora che sarai arrivata, sarà già fradicio, ma alla fine è il pensiero che conta, no? ... Va bene, allora a presto.


Michiru mise giù il telefono chiedendosi a cosa potesse mai riferirsi Haruka. Già l'aver ricevuto quella telefonata le aveva dato una felicità immensa, non se lo sarebbe mai aspettato da Haruka, poi quel regalo misterioso. Certo, non era grandiosa l'idea di metterlo fuori casa sotto la pioggia. E' vero che si era messo a piovere a dirotto solo da dieci minuti, però non era certo un gesto da galateo. Va bene che voleva farle una sorpresa, ma poteva studiarla meglio. Perchè non affidarlo al signor Iwano in portineria, intanto che lei si preparava per scendere? "Ammesso che nessuno me l'abbia fregato", pensò mentre si infilava le scarpe. E chissà quando gliel'aveva portato? Nonostante le sfuggisse la logica di Haruka era però contenta. Con quella telefonata e quella sorpresa aveva riacquistato tutte le sue precedenti sicurezze. Vedeva come Haruka la guardava, si era accorta di come si era lasciata andare nel tempo e notava che con lei stava molto bene, senza contare i numerosi timidi contatti che proprio la bionda, di tanto in tanto, cercava di sua iniziativa. Però il timore di averla mal interpretata, o peggio, di averla interpretata a suo piacimento, era sempre in agguato. Perciò non si sbilanciò mai troppo nelle sue considerazioni personali. Scese con l'ascensore felice e curiosa. Attraversò l'ampio atrio, aprì il portone di casa con calma e non fece nemmeno in tempo a cercare la sorpresa che la vide subito di fronte a se'. Era davvero completamente fradicia come aveva previsto Haruka, ma di certo fuori da ogni sua aspettativa. Dopo Hotaru, il "regalo" più bello in assoluto della sua vita. Chiuse il portone alle sue spalle e con passi un poco incerti si avvicinò, ignara quasi della pioggia. -Haruka... Tu qui?- le domandò in preda allo stupore e all'incredulità.

-Sì. A quanto pare- disse l'altra sorridente allargando le braccia, forse per farsi più visibile.

-Ma non dovevi essere in aereoporto?

-Sì, dovevo, ma... Una visita inaspettata di Mizuki è stata la mia epifania e ho capito che tu sei ben più importante della Formula Uno! E poi il volo è fra due ore, non dovrei avere problemi a prenderlo- le sorrise felice. Michiru non parlò, troppo stupita e intenta a trattenere le lacrime per l'emozione. -Ma senti sei stai sotto la pioggia ti bagni completamente anche tu e non è giusto, non è quello che avevo previsto... Ma d'altronde se avessi previsto questo acquazzone avrei anche portato un ombrello- disse sorridendo poi.

-Haruka...- la interruppe Michiru ignorando le sue parole piene di allegria e avvicinandosi di più a lei. Avrebbe voluto dirle quanto non le interessasse affatto della pioggia, quanto era in preda all'emozione, quanto non potesse credere che tutto quello fosse vero; avrebbe voluto chiederle perchè di quel gesto, cosa intendesse dire, ma non riuscì a dire altro che il suo nome. Haruka si avvicinò ancora di più chiedendo quasi ciò che a Michiru venne spontaneo fare: afferrarla per la giacca, attirandola titubante verso se' e accorciando ulteriormente le distanze. E quasi come se le avesse letto il pensiero, come sembrava essere suo solito fare prima che si lasciassero, Haruka le diede la risposta a tutte quelle domande che il cervello non riusciva a trasformare da emozioni e pensieri a parole. Uno sguardo intenso diede vita ai suoi occhi verdi: -Nonostante le avversità del destino, nonostante l'assurdità di tutta questa vita senza poter godere l'una della presenza dell'altra e nonostante il nostro orgoglio...- fece una pausa voluta, mentre si avvicinò con il viso a Michiru: -...Sei tu la donna della mia vita... Chi ha dato vero senso alla mia vita, nonostante tutto questo tempo, nonostante la distanza, nonostante la rabbia per averti persa...- chiuse gli occhi -sei stata tu. - Michiru a quelle ultime parole non seppe resistere e attirandola ancora di più a se' la baciò.

Il cuore sussultò violentemente nel momento in cui le labbra della violinista si appoggiarono sulla sua bocca.

Le si spezzò quasi il fiato nell'intimo contatto della lingua del team principal che cercava la sua per suggellare così quel legame che non si era mai spezzato. Più forte dell'odio, più forte del risentimento, più forte della distanza non era stato l'amore, ma l'unione. Quel legame che, seppur sepolto nei loro cuori, non le aveva mai lasciate veramente.

Nel giro di breve quel bacio carico di tenerezza, divenne un bacio impetuoso che lasciava libero sfogo alle emozioni da troppo tempo tenute dentro e che non vedevano l'ora di potersi sprigionare. -Beh... Vedo che li sai ancora dare i baci da un minuto! - disse poi sorridendo radiante Haruka quando si staccarono. Lei si limitò a sorridere timida. -Morivo dalla voglia di dirti cosa provo e ancora da più tempo di baciarti- le disse il team principal. Michiru ebbe un brivido, ma non sapeva fino a che punto fosse stato il freddo e fino a che punto le parole di Haruka. -Sbaglio o hai la pelle d'oca? Io per altro devo proprio partire. Ora che finalmente ti ho detto tutto, posso andare.

-Ma non vedi come sei messa? Non vorrai di certo bagnare la tua auto. Abiti troppo lontano, io non ho vestiti qua adatti a te, però se hai dei cambi in una valigia....

-Sì, certo che li ho. Dopo mi cambio.

-Beh, ma non ti vorrai cambiare qui in strada...

-Vuoi che salga in casa tua?- ora era Haruka ad essere più timorosa.

-Sì, tanto è quella di sempre. Ci sei già stata, non è molto cambiata da quando l'ho lasciata ai tempi del liceo...

-Va bene- rispose Haruka ancora insicura e slacciando la violinista dal suo abbraccio.

La casa all'interno era davvero rimasta molto simile a come era ai tempi delle medie, ampia e leggera, di matrice forse divenuta un po' troppo minimalista nel tempo, ma di ottimo gusto. Michiru le indicò la stanza degli ospiti, mentre lei si diresse in camera sua. Fu inevitabile per entrambe pensare che, in due stanze diverse, si stavano cambiando tutte e due, mentre un forte desiderio si scaturì dalla bocca dello stomaco a tutto il resto del corpo. "Calma Michiru. Non sei più una ragazzina e poi lei deve andare in Austria", pensò Michiru asciugandosi i capelli con il phon e cacciando una qualsiasi idea per entrare nella camera degli ospiti e convincere l'ex pilota a restare.

Nello stesso istante Haruka, con i capelli già asciutti, si stava infilando un paio di jeans, mentre si stava rimproverando per certe fantasie che le stavano passando in testa sul pretesto da trovare per entrare in camera di Michiru e finire a far l'amore con lei. "Devo smetterla con queste fantasie, tanto non potrò metterle in atto o non arriverò mai in tempo per prendere l'aereo".

Quando anche Michiru uscì dalla sua stanza, si sorrisero apprezzandosi vicendevolemente, ma tacendo i pensieri che le avevano tormentate fino a quel momento, ignare così di volere tutte e due la stessa cosa più di qualsiasi altra.

-Allora vai?- le chiese Michiru appena entrata in soggiorno.

-Sì, ma tanto sto via solo quattro giorni.

-Ok, mi raccomando, vai piano che piove.

-Tranquilla, parto subito, confido in un piccolo ritardo del volo e non ho bisogno di correre-. Si scambiarono un altro bacio, stavolta più tenero e rimasero abbracciate per qualche minuto. Poi a malincuore Haruka dovette partire.

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*Another 8: bar di Tokyo molto tranquillo e apprezzato, famoso per ospitare solo otto tavolini.

** Bar High five: un altro bar famoso, situato nel lussuoso quartiere di Ginza, che offre cocktail creati sul momento dai camerieri in base ai gusti del cliente e serviti in sontuosi calici.

*** Nota spam: una sorta di cammeo che fa riferimento alla fanfction "Un'amara verità", un'altra storiella (in ordine cronologico pubblicata dopo questa) di pretese, se possibile, ancora minori di quelle che hanno accompagnato la scrittura di questa storia. Haruka-and-Michiru-vers-2-4

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Capitolo 19
*** Capitolo 18 ***


Buona sera a tutti, ci avviamo verso la conclusione di questa long fiction e io mi scuso per l'assenza. Sono andata via per Capodanno e due giorni dopo il mio rientro mi sono ammalata :-(. Il capitoletto che segue non è mai stato tra i miei preferiti (non so se faccio bene a dirlo), ma è stato scritto su "commissione" da parte di una lettrice molto romantica. Non so quanto decente sia riuscito, ma ho provato a fare del mio meglio e vi chiedo perdono per tutti gli eventuali errori, ma poichè ancora non sto bene penso che potrebbero esserci più sviste del solito e di ciò vi chiedo scusa. Non ho altro da dire in merito se non che quando ho scoperto una determinata cosa non ho saputo resistere dal fare un omaggio velato alla mia cantante preferita! XD

L'immagine che ho scelto non è tra le più azzeccate, ma è comunque carina ^_^ . Non so di preciso chi ha realizzato il disegno, ma i colori sono stati aggiunti da una persona abbastanza nota nel mondo delle fanart (e non solo) di Sailor Uranus e Sailor Neptuno, Harukita Tenoh.

Infine ringrazio le persone che stanno leggendo la storia, i lettori che la recensiscono e gli utenti che l'hanno inserita tra le preferite, le seguite o le ricordate.


18.



Appena rientrata dall'Austria, Haruka non perse tempo e invitò Michiru a cena per il giorno dopo.

Andò a prendere la violinista sotto casa sua alle sette e mezza. -Ciao- le disse il team principal con tono caldo ed un sorriso sereno, prima di stringerla in un abbraccio e baciarla.

-Ciao, Haruka- le disse Michiru una volta che si staccarono. Si sorrisero e capendo immediatamente cosa voleva dire quel sorriso si abbracciarono nuovamente, più forte di prima.

-Ti devo portare in un posto!- disse poi Haruka, riprendendosi da quel momento. Era raggiante e felice come un bimbo in avanscoperta del mondo circostante.

-Dove?

-Prima ti ci porto e poi capirai- vedendo lo sguardo di Michiru insoddisfatto dalla sua risposta, Haruka la prese per mano e le disse: -Ti porto dove possiamo ripartire da capo.

Michiru si fece portare all'auto riflettendo su tutte le cose, anche le più minime che si erano perse. Quante passeggiate sotto braccio che si era persa, quanti sorrisi aveva regalato a persone che non erano Haruka, quante cose che non avevano condiviso. Haruka la fece salire sulla sua macchina con un moto di fierezza. -Che bella macchina!- commentò Michiru.

-Scometto che Elza ti ha viziata meno in fatto di automobili- nelle sue parole non c'era il solito astio o tono canzonatorio nei confronti dell'eterna rivale.

-No. Lei ama le macchine confortevoli e spaziose.

-Come il fuoristrada che si è portata alla cena dell'ultima volta?

-Già!

-Questa è una Lamborghini!

-Ah, questo lo vedo! E so anche che è una Huracàn, accelerazione da zero a cento chilometri tra tre secondi, tre secondi e mezzo.

-Lamborghini LP 610-4; accelerazione da 2,9 a 3,6 secondi. Brava!- rispose stupita l'ex pilota.

-Quando c'era un programma di auto sportive mi venivi sempre in mente tu e non riuscivo più a cambiare canale!

-"Non tutti i mali vengono per nuocere". E' proprio vero, guarda come sei diventata esperta di auto da corsa!!

Michiru rise e salirono in macchina. Aveva più volte sognato di essere in una delle bellissime macchine sportive di Haruka come ai vecchi tempi ed ora stentava a credere che quello non fosse uno dei suoi sogni, ma la realtà. Quanto tempo! Haruka le poggiò la mano sulla sua. "Che abbia indovinato i miei pensieri?". Poco dopo ingranò la marcia -Come mai non hai una Ferrari?

-Ce l'ho, ma non la uso molto. Sai com'è, sarebbe un po' come fare pubblicità alla squadra avversaria.

Michiru annuì riflettendo sul fatto che doveva essere un peccato per Haruka aver sempre gareggiato per la Ferrari e poi esser stata chiamata a fare il team principal per una delle sue due scuderie concorrenti più temibili. Chissà se un po' le pesava ancora quella cosa? E poi, era stata chiamata dalla Red Bull o si era proposta lei? Forse si era proposta alla Ferrari, ma la sua domanda era stata respinta perchè avevano già un team principal. "Quante cose che ancora non so..." riflettè con tristezza.

-Che cosa c'è?- le chiese la bionda preoccupata vedendola leggermente più cupa.

Michiru, richiamata alla realtà, la guardò in un primo momento perplessa, poi sorrise e le disse :-Stavo riflettendo che il color perla è un colore insolito per una Lamborghini, ma molto bello ed elegante.

-Grazie!- rispose quella con un largo sorriso senza indagare oltre.

-Questa macchina ha solo il cambio automatico, vero?- Proseguì a parlare Michiru che non voleva rovinare quella serata con la sua tristezza su cose passate.

-Già! E' una gran pacchia!

-Non ho dubbi. Sulla prossima macchina voglio mettere anche io il cambio automatico!

-Ti conviene, ma non dovresti nemmeno dimenticare come si usa quello manuale! Io una volta ho quasi rischiato di far fuori l'auto di Mizuki!!-

-Oh, mamma, sul serio?

-Sì, davvero. A forza di usare questa... Ah, ma sai che sei seduta su una macchina che ha percorso il circuito di Nürburgring, in Germania, in soli sei minuti e cinquantatre secondi? E' l'auto di serie più veloce in assoluto.

-Che onore!- rispose l'altra sinceramente sorpresa dalla velocità dell'auto. Da lì a poco il discorso avrebbe preso la stessa piega allegra che prendevano tutti i discorsi di Hotaru. Michiru continuava a dare corda ad Haruka che era veramente più che entusiasta di parlare di macchine e corse. Dopo quasi mezz'ora si fermarono in uno spiazzo adibito a parcheggio a qualche metro di altezza dal mare. -Siamo arrivate! No, aspetta a scendere tu!- Haruka scese e andò ad aprirle la portiera, si diressero verso lo scogliera. C'era un bel mare calmo ed un venticello accarezzava i loro visi; poco distante da loro erano stati ricavati dei gradini che portavano verso la spiaggia e su un ristorantino che sembrava lontano dal resto del mondo; la sabbia pareva quasi dorata sotto la luce di quella luna piena, bianca e pallida. Haruka prese Michiru per mano e la baciò. Si guardarono negli occhi, poi le disse: -Guarda com'è bella questa luna!

-E' davvero stupenda- disse l'altra affascinata dallo scenario che le si offriva davanti agli occhi. "Come vorrei una tela qui!"

-E' da qui che ripartiremo noi due. Da lì- disse indicando con la mano la luna- tutto è inizato e continuerà da questa nuova vita che ci attende insieme ad Usagi. Non potremo mai dimenticare quello che è successo in questi anni, quanto male ci siamo fatte reciprocamente e verso noi stesse nella nostra incapacità di chiarirci prima, però potremo recuperare quella giovinezza che non abbiamo passato insieme. Partire da dove ci siamo perse, più forti di prima per restare insieme più di prima.- Michiru era commossa da quelle parole, si abbracciorono di nuovo.

Haruka portò la sua mano alla bocca e baciò con leggerezza il polso, poi baciò la sua bocca. -Ora andiamo- la invitò con voce allegra. Si sentiva una bambina, incapace di controllare tutta la frenesia che le dava l'essere tornata con Michiru. Il mondo le pareva essere tornato perfetto, proprio come i bambini i cui unici problemi sono con chi e a cosa giocare.

-Dove andiamo?

-In quel ristorantino sulla spiaggia. Non è un locale famoso, ma si sta bene. Inoltre, possiamo mangiare nella veranda sulla spiaggia insieme a quelle coppiette, al lume di candela- Michiru stentava a credere che quella fosse l'Haruka di sempre. Non che non le piacesse così romantica, ma non lo era mai stata: né prima che la lasciasse, né in tutti quei mesi in cui si frequentarono. Era diventata sempre più carina e gentile, ma romantica no. Era convinta che nemmeno appartenesse alla sua natura il romanticismo. "Che un nuovo mostro nemico sia approppriato di lei??" si domandò divertita. Sorrise, ma non disse nulla ad Haruka che altrimenti si sarebbe sentita in imbarazzo e avrebbe recuperato subito il suo carattere di sempre.

-Vogliamo entrare? Fuori fa abbastanza freddo.

-Ma certo!- Haruka entrò per seconda per tenerle aperta la porta. Quando presero posto al tavolo, si prestò a prenderle la giacca e metterla sull'appendi abiti vicino a lei. Una cameriera, diversa da quella che aveva indicato loro il tavolo, arrivò subito elencando i piatti del ristorante. Quando finirono di ordinare quello che volevano, Michiru guardò Haruka, studiò Haruka per meglio dire. Il team principal sorrise alla ragazza, ma non pareva ci fossero secondi intenti in quel sorriso. Forse anche perchè la ragazza sembrava non aver subito molto il suo fascino. Glielo fece presente e aggiunse: -Stai perdendo colpi,eh?

-Ehh, è l'età che avanza! Che vuoi, le ragazze giovani non guardano le persone della mia età.

-Eh sì che sei ancora una bella donna e non dimostri affatto tuoi anni!

Haruka la guardò sorridendo, ma non aggiunse altro, sebbene avrebbe voluto dire che forse la ragazza non si era sentita abbastanza interessante vedendo la bellezza di donna con cui era seduta a quel tavolo. Per primi venti minuti parlarono del più e del meno, raccontandosi altre vicende varie accadute in passato in America piuttosto che in qualche altra parte del mondo e raccontando aneddoti divertenti delle loro uscite con le altre guerriere Sailor. Poi, finito il primo, per un po' rimasero entrambe assorte nei propri pensieri, finchè Haruka si decise a spezzare quel silenzio che si prolungava da troppo tempo ormai. -Non hai nulla da chiedermi su quel discorso che ti dovevo fare?

Michiru guardò gentilmente il cameriere che portò loro i secondi ringraziandolo, poi rispose: -Tu odi chi ti incalza a parlare di te... Aspettavo che fossi tu a parlare per prima.- Notò che la risposta piacque ad Haruka il che la rincuorò visto che le aveva detto solo la verità.

Anche Haruka aspettò a rispondere stupendosi della velocità del servizio. Riprese poco dopo da dove aveva lasciato il discorso:

-Bene. Perdona la "rudezza" con cui ti parlo, ma non so come dirlo in altro modo...- Michiru era a tutt'orecchi - Io appartengo a quella categoria di persone che non dimentica e non perdona. Però posso sempre ripartire da capo e più cautamente, molto più cautamente, posso sempre riprendere a fidarmi della persona che mi ha in qualche modo ferita...

Michiru tirò un sospiro di sollievo. Aveva capito perfettamente quello che l'altra voleva dirle: a lungo andare tutto sarebbe tornato a posto. Non sapeva dopo quanto tempo, magari un anno o forse un po' di più, ma l'importante era che Haruka aveva davvero intenzione di far tornare tutto come era prima. -Va bene, perfetto. Ora so che posso sperare in qualcosa di più in futuro...- le rispose riferendosi ad una futura definizione del loro nuovo rapporto

-Non hai bisogno di attendere tanto- la rincuorò lei senza indugio.

Iniziò a scorrere in lei tanta speranza da farle inumidire gli occhi. Posò le bacchette sul poggiabacchette e guardò attentamente Haruka per capire se la stesse prendendo in giro, ma vide che l'altra stava solo aspettando la sua domanda. Esitò un momento, poi si fece coraggio e con voce insicura: -Cosa intendi dire?

-Tutto questo tempo mi è servito- iniziò Haruka- per capire come stanno le cose tra noi. Certo, non è stato facile riprendere a vedersi dopo tutto il casino che hai combinato, vedendo quanto ci abbia messo poi del mio per allontanarci tanti anni, ma almeno abbiamo avuto il coraggio di ammettere le nostre colpe. Tra una cosa e l'altra sono passati tre mesi da quando abbiamo ripreso a sentirci e vederci regolarmente e ringraziamo che Hotaru è tanto presa dall'arrivo del bambino da sospettare ancora senza capire nulla.- le due sorrisero a quella constatazione della realtà -Non è stato per nulla facile, ma alla fine ho capito che è stato inutile condannare alla damnatio memoriae tutto quello che c'è stato tra noi prima e il sentimento mai assopito che ho sempre provato nei tuoi confronti. Un sentimento che in questi mesi, ora lo posso dire senza indugio, è tornato ad essere amore. Perciò dimmi che non ti ho fatto troppo attendere e che non sono la sola a vedere sotto quest'ottica il nostro rapporto... e dimmi che vuoi tornare ad essere la mia fidanzata.

Il classico tuffo nel cuore che non provava da chissà quanti anni, Michiru lo sentì nel preciso istante in cui Haruka le chiese di tornare insieme. Sentì una gioia immensa sprigionarsi con la stessa intensità di un mare in tempesta. Una gioia seguita dalle lacrime che non riuscì a trattenere del tutto.

-Ehi, che fai? Perchè piangi? Dovevi dirlo che ci avevi ripensato! - disse scherzando accarezzandole il viso.

-No, scema! Al contrario, sono molto felice, non hai idea quanto!!- Michiru appoggiò la mano su quella di Haruka, socchiuse gli occhi provando cosa voleva dire avere un vero contatto con Haruka. Dopo di che sorrise e diede un bacio su quella mano un tempo tanto familiare prima di allontanarla dal suo viso per asciugarsi le lacrime.

-Su, cucciola...- il tono di Haruka si era fatto d'un tratto dolce e amorevole. Le si sedette accanto e l'abbracciò. Michiru premette il viso contro di lei per non farsi vedere con quelle lacrime dispettose che non ne volevano sapere di essere ricacciate indietro: l'emozione era troppa. Da troppo tempo aveva atteso quel momento, tanto che nemmeno più ricordava quanto fosse sicuro, protettivo e carico d'amore l'abbraccio di Haruka. Rimase ad annusare il buon profumo maschile di Haruka e a farsi accarezzare il viso per un po' di tempo; non sapeva quanto, questione di minuti o forse anche un minuto soltanto però sapeva che rimase ad assaporare quell'abbraccio anche quando ormai era riuscita a trattenere le lacrime. Fu Haruka ad un certo punto a sollevarle il viso con la mano costringendola così a guardarla in viso. Era leggermente rossa in viso e aveva gli occhi lucidi pure lei. La guardò intensamente negli occhi, mentre con le dita della mano passava leggermente i lineamenti del suo volto. Anche a lei pareva non fosse vero. Michiru si lasciava accarezzare dalle sue dita, con occhi sognanti. Era proprio così che la ricordava dolce e pura, angelica come in quel momento. Ora tutto le sembrava vero. Ma aveva importanza ora ricordare il passato? L'avevano già approfondito abbastanza quell'argomento. Perciò no, non aveva importanza, non ora che ricordi del passato si stavano trasformando nel suo concreto presente. Così la strinse più forte a se' e la baciò. A Michiru non sembrava nemmeno vero. La sua vita che sembrava perfetta fino a ventisei anni, iniziò a prendere una brutta piega e nei due anni sucessivi non seppe reggere la difficile situazione che si era andata a creare e aveva finito per commettere un grande errore che aveva dovuto pagare con una vita che era tutto l'opposto di ciò che fu prima di allora. Una vita che non andava come avrebbe voluto, come aveva sempre immaginato: insicurezze personali ed instabilità sentimentali varie. Tutto andava male e a rotoli; per la carriera aveva perso il contatto quotidiano con la sua amata figlia; per fragilità sentimentali si era cacciata in storie sempre più instabili e poco durature; per inerzia aveva abbandonato il Giappone che inizialmente aveva lasciato con l'idea di ritornarvi dopo tre anni. L'unico rimedio che pareva finalmente aver posto a quella vita così sbagliata era Elza. Aveva sempre provato grande interesse per lei, anche se avevano perso i contatti per ventidue anni. Era un buon rimedio a quella vita catastrofica di cui lei stessa era stata l'artefice. Ma nulla di ciò che provava per lei aveva a che fare con ciò che aveva provato per Haruka e che negli ultimi tre mesi aveva scoperto di sentire ancora. Finalmente il suo sogno si era avverato e nel migliore dei modi per altro. Con una sorpresa dietro l'altra nel giro di due incontri Haruka le aveva dichiarato il suo amore (aveva finalmente potuto baciarla), avevano camminato sotto braccio come una vera coppia ed ora le aveva chiesto di ufficializzare la loro relazione.

Finalmente ora la sua vita era tornata ad essere perfetta; finalmente ora Haruka era di nuovo sua! Ciò nonostante quel bacio la imbarazzò, non era sua abitudine baciare qualcuno in pubblico. Anche Haruka che non si era quasi mai lasciata in certi atteggiamenti in pubblico arrossì. -Che bel semaforo rosso che sei Haruka! -. Stavolta fu la bionda a sorridere e a rispondere con tono imbarazzato: -Io sono una persona riservata...

Al termine della cena Michiru insistette per offrire lei, nonostante fosse stata Haruka ad invitarla.

Restarono insieme per tutta la serata e come sempre quando uscivano la sera, tornarono a casa molto tardi.

Haruka non se ne andò però senza farle un'ultima piccola sorpresa. -Va bene, ora vado, mia donna bellissima.

Michiru abbassò timida lo sguardo. Haruka sorrise. -Fra dieci giorni arriva la tua simpaticissima Elza. Michiru, per favore, lasciala appena puoi o altrimenti non potremmo considerarci veramente una coppia- disse riferendosi ad Elza con tono serio pur sorridendo -Buona notte.

-Haruka... - la bloccò l'altra prima che si allontanasse - Mi hai chiamata per nome! E'... è la prima volta che lo fai!- era senz'altro stupita.

-Sì... A me piace troppo come pronunci il mio, quindi ora come ora non vedo perchè non dovrei ricambiare la cortesia- sfoggiò un bel sorriso che mostrò i suoi denti bianchi e regolari. -E poi basta con questa infantile condanna alla memoria che comprende pure il tuo nome!

Rientrò nel suo appartamento che era l'una.

Haruka-Michiru-eleganti-modifica3

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Capitolo 20
*** Capitolo 19 ***


Ciao a tutti, l'inizio di questo capitolo è stato completamente rivisitato rispetto a quello della prima versione. Nella prima stesura Elza era stata relegata e liquidata occupando poco spazio e avevo unito questo capitolo a quello successivo per non rendere il diciannovesimo capitolo troppo breve e pure noioso. Poiché però in questa nuova versione la figura di Elza è stata analizzata meglio, e per fare ciò ho dovuto aggiungere una buona fetta del capitolo che niente ha a che fare con la vecchia versione, ho pubblicato rispettando l'idea originale di tenere questo e il prossimo come capitoli separati. L'avviso serve solo perchè la volta scorsa ho affermato di essere in dirittura d'arrivo, ma non avevo considerato un paio di capitoli in più che allungheranno ulteriormente questa nuova versione rispetto a quanto immaginavo.

L'immagine... ha bisogno di essere commentata? Secondo me no. E' bellissima così come è (e non vi dico che fatica rintracciarla dopo averla trovata per caso e persa accidentalmente!!).

Vi lascio alla lettura ringraziando però prima tutti voi che state leggendo questa (very) long fiction ( XD ) e le persone che recensiscono. Non meno importanti sono coloro che hanno inserito la storia nella lista delle preferite, delle seguite o delle ricordate.


19.

Mancava una settimana al ritorno di Elza. Per rendere ufficiale il loro nuovo fidanzamento Haruka e Michiru aspettavano solo il ritorno dell'atleta affinchè la violinista chiudesse la sua storia con lei. Michiru infatti ci teneva a parlare di persona con Elza, non era una questione da affrontare alla leggera e aveva già sperimentato cosa volesse dire lasciare una persona a cui teneva ancora al telefono. Anche se all'epoca lasciò Haruka al telefono in preda ad una crisi di nervi dovuta a diversi fattori e culminata con il bacio che il pilota aveva dato ad una sua fan, era stato abbastanza vigliacco lasciarla senza guardarla in faccia. Non voleva ripetere la stessa cosa con Elza. Non lo meritava proprio.

Quando Haruka invitò Michiru a casa sua per il giorno dopo le chiese di posticipare i suoi esercizi mattutini perchè ci teneva a risentirla suonare il violino dopo tanto tempo. Michiru sorrise alla sua richiesta e acconsentì. Il giorno dopo quando andò a casa di Haruka le portò alcuni fogli di spartito chiedendole così di accompagnarla con il piano forte a coda che teneva in soggiorno. Dopo aver concluso il tutto con la loro melodia preferita, quella di Schlinder's List, si complimentarono a vicenda. Forse per Michiru era scontato un applauso dal momento che suonare il violino era la sua professione, ma i complimenti di Haruka furono i più graditi degli ultimi tempi. A volte le faceva ancora strano sentire Haruka farle degli apprezzamenti sul suo aspetto fisico o su qualcosa che aveva detto o fatto. Si erano da poco sedute sul divano quando il cellulare di Michiru iniziò a suonare. Mentre la donna dai capelli verde acqua si allontanava spostandosi in cucina con il cellulare, Haruka la sentì dire: -Sì, sono a casa mia che sto leggendo il giornale...- Mancava poco e presto tutte quelle messinscene sarebbero finite, pensò la bionda. Poco dopo Michiru ritornò, appoggiò il cellulare sul tavolino di fronte al divano e si risiedette confidenzialmente vicino ad Haruka. -Come lo diremo ad Hotaru?- domandò Haruka con la sua voce bassa.

-Potremmo farle una sorpresa.- propose Michiru con la testa appoggiata sulla spalla della bionda.

-Si vede che tu sei un'amante delle sorprese.

-Già... Poi sai, c'è qualcuno che ultimamente mi ha viziata in fatto di sorprese.- ridacchiò suscitandò anche l'ilarità di Haruka che fece seguire le loro risate da un bacio. Quando finirono Haruka allargò un braccio per far spazio a Michiru che si accoccolò serenamente al suo fianco, appoggiando la testa alla sua spalla. La mano di Haruka appoggiata sulla sua spalla e il pollice ad accarezzarla. -Lascio a te l'arduo compito- riprese poi l'ex pilota. Rimasero un po' in silenzio, poi la mente di Haruka andò a ripescare le immagini della casa spoglia della violinista e le disse: -Stavo pensando al tuo appartamento.

-Mmm- mmm...- fece cenno Michiru di aver capito l'incipit del suo discorso.

-Si vede, sai, che per te è un semplice punto d'appoggio: non è un ambiente caldo come le case normalmente abitate. Sappi che io non rinuncerò mai a casa mia per trasferirmi lì- concluse ridendo.

-Ahahah, a parte che se scegliessimo casa mia la potremmo arredare come si deve... Però non capirò mai perchè non ti sia mai piaciuta!

-Ma non è vero che non mi piace, sono stata così tante volte lì quando andavamo ancora alle medie! E' solo che poi abbiamo avuto case più belle: quella all'ultimo piano vicino al campus del liceo con la piscina coperta sul tetto, la villa che abbiamo preso con Setsuna, per non parlare della casa in montagna della tua famiglia e la villa che avevo preso vicino al mare e che è ancora tua.

Michiru sorrise pensando a quella villa. Era stato il regalo di Haruka per lei e la famiglia, presa dopo un anno di stipendi da capogiro come pilota di Formula 1. Avendo intestato la casa a lei, anche dopo essersi lasciate la casa le apparteneva, sebbene lei l'avesse ceduta volentieri ad Hotaru. La figlia amava la velocità quasi come ad Haruka, così come amava il mare quanto lei. Le era sembrato giusto lasciare carta bianca della villa alla ragazza visto che lei, se non era in America, era in giro per il mondo, mentre Hotaru viveva in Giappone in pianta stabile. -La casa l'ho ceduta ad Hotaru.

-Lo so. Ogni tanto ci torniamo ancora insieme, ma sulla carta resta tua.

-Ottimo, vorrà dire che nei fatti tornerà della famiglia- facendo un largo sorriso.

-Ci manca solo Set...

-Ma dai, vuoi farmi credere che non ci è più tornata con voi o la sua famiglia?

-Ehi, loro sono l'altra famiglia!- la corresse imitando il modo di parlare di Setsuna e ridendo seguita da Michiru. L'astrologa non perdeva mai occasione per vantarsi con tutti, il marito e i figli compresi, di avere ben due famiglie, quindi era impossibile scordarsi che lei faceva parte anche della loro famiglia! -Adesso è un po' complicato riunire tutti in quella casa. E' grande, ma non abbastanza per accogliere due intere famiglie. Fra poco tre...- si corresse pensando che ormai ad Hotaru mancava solo che le venisse assegnato un bambino per diventare madre.

-In qualche modo faremo- ridacchiò ancora, composta come sempre, Michiru. -Comunque sai, Haruka, non capisco perchè ti lamenti del mio appartamento se con delle case così belle poi ti sei trasferita in appartamento pure tu.

-Cosa dovevo fare? Restare sola in quella villa che avevamo preso per starci in quattro? Quando anche Hotaru ha deciso di sposarsi mi sembrava troppo grande per starci da sola, mentre mi pareva un bel gesto donarla alla mia peste che ci è cresciuta lì. E comunque la mia casa è su due piani ed è più accogliente della tua.

-Eheheh, tu sei sempre stata così affettuosa con Hotaru, non avrebbe potuto desiderare padre migliore.

-Michiru io non sono il padre.

-No, hai ragione: sei il mammo!- rise Michiru. Dopo un primo istante di stupore notando che Michiru aveva ripreso la stessa definizione che si era data lei la prima volta che si videro dopo la riunione delle Sailor, anche Haruka rise. -Ma come siamo spiritose!- e così dicendo la toccò sui fianchi ricordando quanto Michiru soffrisse il solletico in quel punto. Non era affatto cambiata come dimostrava il modo in cui, ridendo di gusto, cercava di allontanare le mani da sé. Ad un certo punto Haruka decise di darle tregua e la guardò mentre cercava di controllare le risate che ancora si facevano sentire. -Non credevo che l'avrei più detto, ma sto davvero bene con te.

-Anche io- rispose Michiru, il sorriso a stirarle le labbra all'insù, la voce ancora tremante e le lacrime agli occhi per le risate.

-Grazie.

-Per che cosa?

-Per non avermi mai dato tregua. Né quando dovevi convincermi di accettare di essere una Sailor, né stavolta.

-Anche quando dovevi accettare di essere una Sailor? Ma se per te è sempre stata una nota dolente.

-E' vero, ma è stato grazie alla nostra missione in comune che abbiamo capito quanto eravamo fatte per stare insieme.

-Sai che sei molto dolce in questo periodo?

-Troppo vero?

-A me piaci anche così.

-Io invece mi preferisco così...- e la baciò con trasporto. Michiru le circondò il collo con le braccia e i sensi olfattivi di Haruka furono pervasi dal profumo leggero della violinista. Un tuffo della sua mente nel passato che le riportò alla mente i ricordi di notti bollenti passate sveglie, e Haruka presa dall'eccitazione e dalla voglia di rivivere quelle esperienze la spinse giù per farla coricare senza incontrare opposizioni da parte di Michiru. Fu così che le due si lasciarono vincere dalle richieste dei loro corpi. Michiru ripercorse con l'indice le linee della bocca di Haruka: perfetta anche in quel dettaglio, con le sue labbra ad una giusta via di mezzo tra il sottile e il carnoso. Allontanò il dito da lei per prendere il volto tra le mani e si scambiarono un liberato bacio di passione. Poi Haruka baciandola con trasporto le toccò un seno. Estasiate da quel tocco, desiderato segretamente da anni, ansimarono insieme. Quando si staccò dalla sua bocca Haruka la guardò un attimo negli occhi prima di iniziare a baciarle il collo, godendo di ogni profondo sospiro emesso da Michiru. Assaporando ogni singolo contatto fra i loro corpi, gratificata anche dalle mani di Michiru sulla sua testa che scompigliandole i capelli le facevano capire il potente effetto che i suoi baci stavano avendo su di lei. Tornando poi sulle sue labbra il team principal iniziò ad accarezzarle i fianchi. Con e senza vestiti, non avrebbe trascurato un solo centimetro di quella donna meravigliosa che si trovava sotto di lei, impegnata a sbottonarle la camicia bianca. Ma per Michiru fu un attimo: il ricordo di Helena sul divano che le sbottonava la camicia e lei, che pur comprendendo a cosa avrebbe potuto portare lasciarle terminare quell'azione, ignorò deliberatamente la sua coscienza. Quante volte aveva pensato che di tempo per ritrarsi ad Helena e interrompere quello che stavano facendo ce n'era stato! Tutte le poche volte che sopra le gonne indossava quella camicietta con il colletto ricamato e la slacciava la sera le erano sempre tornate a mente le mani di Helena che profanavano, con il suo consenso, l'amore che l'aveva legata da sempre al pilota. Se Haruka non meritava un simile trattamento, ancor meno se lo meritava Elza che in tre mesi di distanza, ne era certa, non aveva nemmeno guardato altre donne. Perciò Michiru si bloccò e fermò pure le mani di Haruka.

La bionda rimase perplessa da un tale cambiamento di atteggiamento. Non era quello che voleva anche Michiru?

- Non così in fretta.

-Ma se eri convinta...

-Non è questo- la interruppe l'altra -E' solo che...

-Cosa?

-Ci siamo rimesse insieme solo da una settimana, nessuno sa di noi due, nemmeno Elza.

-Non mi sembra che queste ragioni quando stavi con me ti abbiano creato problemi quando eri in America.- fu la veloce risposta leggermente irritata dell'altra.

-Ti prego non ritiriamo fuori quella storia. Non è stato bello ed è proprio perchè vorrei evitare gli stessi sensi di colpa.

-Con l'americana sì e con me no?- ribattè in preda alla rabbia.

-Haruka non ho alcuna intenzione di stare con te per farmi rinfacciare a vita quella storia!- alzò la voce Michiru arrabbiata a sua volta e spingendola via con un braccio per tornare seduta.

Haruka serrò la mascella a quelle parole per evitare di dar sfogo alla rabbia con parole taglienti, e in seguito a quel breve diverbio presero fisicamente distanza l'una dall'altra, come se fossero tornate barricate nuovamente nelle proprie vecchie trincee. Un paio di minuti dopo però Haruka, senza guardarla, si sforzò di mormorare un: -Scusa non volevo...

-No, scusami tu, io non volevo...- rispose la violinista senza guardarla a sua volta.

Poco dopo Haruka si girò dalla sua parte e riprese: -In realtà io vorrei, ma ti aspetterò come tu hai aspettato me. E' sempre stato così tra noi, no? Io scappo, tu mi insegui e poi io aspetto che tu sia pronta. E' stata la nostra formula vincente per anni. D'altronde alla fine credo che quando eravamo ragazzine mi piacessi anche per quello: perchè non ti sei lasciata convincere troppo facilmente- fece un piccolo sforzo per sorridere e il risultato fu il sorriso innocente di un bambino.

Come poteva Michiru tenerle il broncio? -Andiamo con calma...- le sussurò.

-Lo sai quanto la calma può essere stressante per una persona super attiva come me che della velocità ne ha fatto la sua professione di vita?

-Ok, adesso basta lamentarti.- le disse con il tono dolce che usano le madri con i bambini.

-Cosa vorresti dire, che...

-Shhhh- la interruppe Michiru sorridente appoggiando l'indice sulla sua bocca. Un gentile ordine a cui la compagna, da sempre, non aveva mai saputo ribellarsi. -Haruka, tu mi vai bene in tutti i modi. Mi vai bene così perchè sei tu.

Haruka sorrise a quelle parole. Era tutto quello che voleva sentire per far tornare pace nel suo cuore, così si lasciò scivolare leggermente in avanti per poter appoggiare la testa alla sua spalla, ricevendo poco dopo delle carezze sulla testa da Michiru. Nella quiete che seguì la breve tempesta di ormoni e di collera, il campanello di casa che suonò con insistenza fece sobbalzare entrambe. Si guardarono incerte sul da farsi. Pochi secondi dopo il campanello suonò di nuovo insistentemente. -Vai, dev'essere urgente...- le disse Michiru. Haruka la guardò con disappunto prima di dire ad alta voce: -Arrivo, arrivo!!- e mentre si dirigeva verso la porta si accorse di avere ancora la camicia sbottonata perciò riallacciò prima la camicia e poi cercò di risistemarsi i capelli con le mani.

-Chi è?- domandò.

-Haruka aprimi!- Non riuscì a capire dalla voce di chi si trattava, ma chiunque fosse era molto incazzata e la conosceva pure molto bene se la chiamava per nome e senza onorifici. Aprì per trovarsi di fronte niente meno che un'Elza furiosa. -Tu??

-Lei dov'è? E' qua??

-Come hai fatto a entrare?

-Ho approfittato di un tuo vicino che è entrato mentre aspettavo fuori- e così dicendo spinse la bionda da parte, si tolse le scarpe in malo modo e con passo pesante si diresse in sala. Passandoci davanti diede una sbirciata anche alle altre stanze cui conduceva il corridoio: il bagno: vuoto; il ripostiglio: vuoto. Poi, eccola lì in sala, con un abito scuro addosso, seduta su un divano di velluto blu e lo sguardo stravolto di chi era appena stato scoperto a fare qualcosa che non avrebbe dovuto fare: -Sai, quando ti ho chiamata ero sotto casa, sono salita e tu non c'eri, ma forse avevo sbagliato indirizzo io. E' questa, adesso Michiru, casa tua??- le domandò Elza con rabbia. Poi notò il rossore dell'imbarazzo sul suo viso, si voltò verso Haruka vagamente pettinata: -E' lei il giornale che stavi leggendo un quarto d'ora fa? L'hai stropicciato per bene direi.- indicando con la testa i capelli della rivale che per istinto tentò nuovamente di ricomporsi la capigliatura. “Come se servisse ancora a qualcosa...”.

-Elza, mi dispiace molto, lascia che ti spieghi...

-Cosa vuoi spiegarmi Michiru? Che non hai fatto altro che raccontarmi balle per tre mesi?!- la interruppe Elza. -Cosa credevi, che fossi cretina totale?? I tuoi cambiamenti d'umore repentini, le risposte vaghe e le scenate sulla fiducia. Gran bel coraggio a parlarmi di fiducia! E poi lo sai che a me piacciono le corse di Formula 1 e poco dopo la fine del campionato hanno fatto un servizio sul bilancio dei mondiali dell'anno appena passato e l'hanno detto che tra lei e la compagna era finita. Ops, guarda caso da quando tu sei rimasta da sola in Giappone. Ma te l'ho detto, Michiru, che se mi fossi stancata delle tue scuse campate in aria sarei tornata in Giappone. Sono stata anche troppo accondiscendente e sarei dovuta tornare molto prima.- Michiru abbassò lo sguardo, colpevole.

-E tu, campionessa, non hai nulla da dire?- si rivolse ad Haruka che pur restando ancora in corridoio si era avvicinata un po' di più all'ingresso della sala dove si trovava Elza.

-Tutto ciò che ho da dire in mia difesa è che non è colpa mia se siamo fatte per stare insieme. E' vero, ci sono stati tanti anni a dividerci, un po' colpe mie e sue che ci hanno allontanate, ma... In fin dei conti anche nella nostra vita precedente quando capitava che ci incontrassimo sentivamo una reciproca attrazione.

-E a me che cazzo me ne frega della vostra vita precedente??- le urlò Elza.

-Sei in casa mia e ti pregherei di abbassare la voce.

-Prova ad affrontarmi da vera donna.- le intimò Elza, dando le spalle a Michiru e avvicinandosi a lei.

-Ma che vuoi dire?- le domandò senza capire Haruka.

-Tu hai sempre agito alle mie spalle, non hai mai avuto il coraggio di affrontarmi di persona, hai sempre aspettato che me ne andassi per avvicinarti a lei- la voce di Elza esprimeva ora solo indignazione.

-Non è così Elza, sia alle medie che quest'anno sono stata io ad avvicinarmi a lei. -intervenne Michiru alzandosi dal divano e catturando l'attenzione dell'altra. -L'altra volta era per convincerla a combattere con me i nemici che volevano attaccare la Terra, ma non sapevo che ciò ci avrebbe portate a non essere solo compagne di battaglie. Stavolta invece non le ho dato tregua perfettamente consapevole di quello a cui saremmo andate incontro.

-Brava Michiru- disse a quel punto Elza, avvicinandosi a lei e battendo le mani, sul suo volto un'espressione tra il canzonatorio e l'amareggiato: -Non ti facevo così falsa e stronza. Davvero complimenti.

-Elza mi dispiace. Credimi io ho davvero provato dei sentimenti per te che tu sai quali sono, ma... Non so neanche io cosa mi è preso. Mi è bastato rivederla a quella cena per capire che dovevo provarci ancora.

-Hotaru...- mormorò Elza ricordando l'artefice di quell'incontro maledetto: -Mi era simpatica quella ragazza, ma sarebbe meglio che io non la incontrassi ora.

-Non provare anche solo a fingere di minacciare Hotaru- intervenne Haruka, che nel frattempo era entrata anche lei in sala.

-Altrimenti cosa mi fai, Haruka?- si avvicinò a lei sfidandola con lo sguardo. -Mi vuoi picchiare? Bene, fallo subito allora perchè non vedo l'ora di spaccarti la faccia.- disse Elza alzando un braccio per colpirla in viso, ma Haruka fu svelta a bloccarle il braccio in aria: -Non ci provare, non ti conviene. Io sono più veloce, più allenata: sempre pronta nel caso apparisse un nuovo nemico.

-Ti credi davvero imbattibile? Dimostralo.

-Ma fammi il piacere, se solo volessi, mi potrei trasformare e polverizzarti in un secondo!- così dicendo le riportò in malo modo il braccio verso il basso prima di lasciarlo andare.

-Tu non sai vincere in modo onesto, vero? Con le corse sei sempre stata avvantagiata perchè il vento è tuo amico, in amore hai sempre agito indisturbata quando io non c'ero e ora, in uno scontro corpo a corpo, devi ricorrere ai tuoi poteri per avere la meglio su di me. Tsk, Haruka... Sei proprio adatta a lei.- guardando poi Michiru che nel frattempo si era avvicinata a loro due: -Non hai nulla da dire?- chiese poi alla violinista.

-Cosa posso dire? Tutto quello che c'era da dire l'ho detto. Mi dispiace.

-Tutte le balle che c'erano da dire le hai dette.- la corresse Elza.

-Ho già detto tutto sul perchè l'ho fatto.- specificò lei con lo sguardo basso, sconfitto. Elza si fece ancora più vicina poi con l'indice appoggiato sotto il suo mento le fece alzare la testa per guardarla negli occhi. Le toccò i capelli acqua marina avvicinando una ciocca al naso: l'inconfondibile e leggero profumo di salsedine le arrivò alle narici. Doveva accettare di perdere per sempre la donna dei suoi sogni. Accettare di rifarsi una vita nonostante non fosse più una ragazza; accettare l'ennesima sconfitta. -Sai Michiru che il mio zio paterno era stato tradito dalla moglie, l'aveva ripresa dopo che lei si era detta pentita e alla fine divorziarono perchè lui l'aveva scoperta fuori dall'ufficio in cui lavorava mentre baciava un nuovo amante. Lo sai, vero?

-Sì...- mormorò l'altra.

-Ecco, mio zio fin da piccola mi mise sempre in guardia dicendomi di stare bene attenta al ragazzo che avrei scelto e di ricordare che chi tradisce una volta tradisce sempre. Tu sei una donna, ma aveva ragione lui.- il suo sguardo era glaciale come Michiru non l'aveva mai visto prima. Non era esattamente la stessa cosa, i fatti con Helena e Haruka erano diversi. Helena e Haruka erano due persone diverse. Però se già il bacio si poteva considerare un tradimento... Allora forse la logica di Elza era comprensibile. -Bene, non ho più nulla da dire. Immagino che ci rivedremo a casa tua intanto che porto via le cose che avevo lasciato lì. Per fortuna non è molta roba. E poi ti pregherei di non tornare subito a New York, lì c'è la nostra casa da vuotare delle mie cose e preferirei non vederti mentre ci sono io.

Guardò Haruka, la vide persa nei suoi pensieri e un sorrisetto maligno le comparve in volto. Le tirò un manrovescio senza preavviso che le fece girare la testa dalla parte opposta. -Elza, mai sei impazzita??- le chiese allibita Michiru.

L'atleta riuscì solo a dire: -Ora, se fossi una donna di parola dovrei darne di santa ragione anche a te...- prima che Haruka reagisse: -Non ci provare minimamente!!-. Poi fece per tirarle un pugno allo stomaco, ma Michiru la bloccò: -Haruka, che vuoi fare? Fermati!- Così dicendo la strattonò per la camicia allontanandola da Elza, mentre mentalmente ringraziò i suoi riflessi ancora pronti grazie agli allenamenti che nemmeno lei abbandonò mai pensando all'eventualità di un nuovo attacco alla Terra.

-Lasciami stare Michiru. Hai visto cosa ha fatto, non vorrai difenderla??- le disse l'ex pilota alzando il tono di voce, lo sguardo carico di rabbia rivolto all'atleta.

-Haruka, cerca di capirla...- le disse frapponendosi fra loro e tenendola indietro.

-Non c'è niente da capire. Stronza!- rivolgendo nuovamente lo sguardo, a frase terminata, verso Elza, la diretta interessata del suo colorito appellativo, mentre Michiru continuava a tenerla indietro con le mani appoggiate alla vita. -Haruka, cerca di calmarti.- Michiru le mise le mani sul viso, nel tentativo di calmarla. Poi le disse a bassa voce: -Avrei dovuto prenderlo io, lo so, ma per lei sei tu la rivale e non è quello che avresti desiderato fare anche tu all'epoca?- riferendosi ad Helena.

Haruka serrò la mascella e qualche secondo dopo lasciò cadere i pugni rilassando i muscoli delle mani.

-Ora fidati di me e stai calma- le disse all'orecchio prima di prenderle una mano per infonderle serenità e fiducia. A quel punto si rivolse all'altra donna: -Elza, sono io l'unica con la quale devi prendertela, se mi vuoi colpire fallo.- Haruka strinse la sua mano nel tentativo di trattenersi. Doveva avere fiducia in lei, anche se in quel momento aveva solo voglia di prendere a calci e a pugni la rivale. -Me lo meriterei.

Elza la guardò per qualche istante, infine i suoi occhi divennero infinitamente tristi e mormorò: -A parole tutto e più facile... Non potrei mai... Lo sai anche tu...

A quel punto Haruka liberò la sua mano da quella di Michiru e l'abbracciò, stringendola a se'. Era profondamente grata a quella donna che era in grado di risolvere tutto con estrema diplomazia. Era davvero la sua parte complementare. Poi guardando Elza le intimò: -Esci subito da casa mia.

Fu così che Elza se ne andò da casa di Haruka, pronta ad andarsene anche dalla vita di Michiru.

Poco dopo che la porta fu chiusa: -Ti fa male?- chiese Michiru guardando la guancia rossa di Haruka pur senza slacciare le braccia attorno al suo collo.

-Un po', ma passerà.

-Credo che dovresti mettere del ghiaccio.

-Per così poco? L'unica cosa sulla quale dovrei mettere del ghiaccio è la rabbia che continuo a provare.

Michiru abbassando leggermente la testa la riappoggiò contro la spalla di Haruka, trascinandola con se' in movimenti oscillatori, come a volerla cullare.

-Mi sa che avevi ragione tu, è stato meglio andare con calma...- disse poi Haruka con una debole risata nervosa, lasciandosi cullare da Michiru che a quella battuta abbozzò un silenzioso sorriso amareggiato. Entrambe immaginarono che se Michiru non si fosse fermata ed Elza, decisa più che mai a farsi aprire la porta, le avesse colte a reato quasi compiuto, la sua reazione sarebbe stata ben peggiore. Michiru ringraziò il suo autocontrollo per aver evitato di bruciare frettolosamente delle tappe che comunque sarebbero arrivate prima o poi, con il tempo debito. Dal canto suo la bionda in quel momento stava provando una serie di emozioni negative verso l'eterna rivale che erano ben lontani dai sentimenti di amore e passione che aveva provato per Michiru poco prima. Aveva ragione Michiru: sarebbe stato meglio controllarsi e fare le cose con calma, così come era stato tutto il percorso che le aveva portate a riunirsi. Haruka avrebbe aspettato con pazienza che arrivasse il momento giusto. Aveva aspettato ventinove anni, poteva aspettare ancora.

Restarono abbracciate così a lungo. Ognuna persa nei propri pensieri legati a quanto accaduto; sentimenti diversi nei confronti di un'unica persona: tristezza contro rabbia; dolore sentimentale contro dolore fisico; colpevolezza contro rabbia. Un unico sentimento ad accomunarle in quel momento: l'amore reciproco che provavano l'una per l'altra, l'unica cosa per la quale valeva la pena di combattere, ma restando unite.

Le cose tra loro proseguirono un po' più a rilento del previsto. Lasciato da parte il furore del momento, avevano davvero bisogno di ripartire da capo.


La sera stessa: -Allora?

-Allora cosa?- la voce di Michiru le sembrava leggermente infastidita. In ogni caso Haruka non rimase lì a farsi troppe domande e continuò: -Come sta Elza?

-Eh... Non bene, secondo te?

Una volta rientrata a casa, trovò Elza seduta su una delle poltrone del suo salotto. Era immobile: gomiti appoggiati alle ginocchia e testa sopra le mani incrociate. Michiru si avvicinò con passo lento e quando le fu vicina provò a chiamarla alla realtà: -Elza...

La donna sospirò pesantemente prima di farsi forza e guardarla con gli occhi leggermente rossi, segno del cedimento di una campionessa piena di grinta che quel giorno ricevette la sua sconfitta più cocente. Ma Elza era troppo orgogliosa per mostrarsi debole e così doveva aver approfittato dell'assenza della proprietaria di casa per lasciare che il dolore si sfogasse con le lacrime. A Michiru si strinse il cuore, sapeva di aver sbagliato con lei, non avrebbe voluto ferirla, ma l'aveva fatto, consapevole delle possibili conseguenze. Era stata veramente egoista. -Sai, Michiru? Immaginavo che ci fosse sotto qualcosa, eri troppo vaga ultimamente quando ti chiedevo come stava andando qui, ma certo non pensavo che mentre stavi come ti vedevi con lei. Anche se forse avrei dovuto immaginarlo- sorridendo amaramente. -Anche l'altra volta le è bastato il mese di vacanze estive per eliminare tutti gli sforzi che avevo fatto per essere io la tua ragazza.- Elza la guardò, ma Michiru non riuscì a ricambiare il suo sorriso sconfortato. -Di certo non era così che avevo immaginato il mio rimpatrio in Giappone.

-Rimpatrio?- domandò perplessa.

-Eh sì, Michiru. Visto che ci tenevi tanto a restare in Giappone, avevo pensato di farti una sorpresa e di trasferirmi con le mie atlete dal momento che quest'anno le Olimpiadi si celebreranno qui da noi.

Per Michiru quella frase fu peggio di un pugno nello stomaco: Elza si era organizzata per farla felice e invece ora era lì seduta sulla poltrona con la stanchezza degli sconfitti; con il dolore di perdere la persona più cara; con la consapevolezza che quella persona tanto cara era stata un'egoista codarda. Michiru era in evidente imbarazzo poichè non sapeva come comportarsi. Elza era sempre stata una donna impulsiva, ma con lei non aveva mai alzato la voce e la calma che le stava dimostrando di saper mantenere pure dopo quanto era accaduto la destabilizzavano. Avrebbe voluto dirle qualcosa, ma temeva che una parola o un gesto di troppo avrebbero vanificato il tentativo della donna di mantenere alto l'autocontrollo. Dopo un lungo momento di silenzio Elza sospirò prima di alzarsi: -Pazienza. Vorrà dire che mi dovrò trovare una casa dove restare visto che le mie atlete mi raggiungeranno fra una settimana, e dovrò anche pensare a come trasferire tutto quello che ho lasciato nella casa di New York.- Appoggiò una mano sulla spalla di Michiru con il sorriso più triste che la violinista ebbe mai visto sul volto di una persona sempre solare e ottimista. E quella fu la stilettata successiva al pugno. Avrebbe voluto dirle che le dispiaceva, che non era mai stata sua intenzione farle del male perchè ancora l'amava, ma non ne ebbe il coraggio. Sarebbe stato un po' ipocrita come ragionamento. Se davvero le dispiaceva perchè non le aveva parlato come la sua coscienza e Setsuna le avevano consigliato di fare? Perchè l'amava? Allora perchè tradirla con Haruka? Perchè comunque amava Haruka di più e da più tempo? Rendendole così palese il suo essere stata una seconda scelta forzata? Elza non era una stupida, era una donna determinata e decisa e come tutte le persone come lei era anche molto obbiettiva, quindi sicuramente ci era già arrivata da se' a quella conclusione senza che lei rimarcasse un dato di fatto tanto infelice.

Non bene”, la reazione di Haruka fu una risata maligna: -Ahahah, ho piacere. Che mi picchi pure, ma adesso sei mia.

Michiru non rispose limitandosi a sospirare nel microfono del cellulare.

-Ora dov'è?- riprese Haruka.

-E' uscita per caricare la valigia in macchina.

-Ma stanotte resta in casa con te?

-Certo che stanotte resta a casa mia. Sai c'è un letto molto largo e molto comodo che la aspetta.. -il tono della risposta, malizioso, era volontariamente provocatorio.

Haruka non seppe resistere: -Dimmi che non è il tuo!

-Ahahah, ma secondo te?? E' che avendo auto pochi ospiti qua il materasso è quasi nuovo... Che c'è, sei gelosa?- chiese poi divertita.

-Ma per chi mi hai preso?- disse Haruka, anch'essa divertita. Pensò a quanto era cambiato il loro rapporto in quel periodo. Era addirittura tornata possessiva nei suoi confronti (anche se non lo avrebbe mai ammesso).

-Tanto meglio.

-Tu quando andrai in America?

-Fra una settimana. Ho detto a Elza che le lasciavo la casa visto che l'avevamo pagata insieme e a me da adesso non servirà più, però lei ha detto che ci vuole pensare perchè non sa se riesce a restare dove abbiamo vissuto insieme per tanto tempo.

-Vedi? E' per questo che si devono evitare le convivenze.

-Eheheh, mi pare logico. Quindi hai già cambiato idea: ognuna a casa sua?

La sua risposta si limitò ad un breve risatina. Poi tornò sul discorso: -Quanto starai via comunque?

-Quel tanto che basta per farmi desiderare senza ucciderti!

-Ahahah. Sei contenta che tornerai finalmente a casa?

-Ovvio, no?- rispose l'altra raggiante -Non sai che bello stare in Giappone, in mezzo a gente giapponese che parla il giapponese! Davvero Haruka, non capisco come ho fatto a stare lontana da qui per tanto tempo!

-Nuova vita nuova nazione.

-Credo che tu abbia ragione. Comunque quando torno definitivamente ci sono un sacco di cose ed abitudini giapponesi che voglio riprendere. Primo fra tutti il kimono!!

Mentre Michiru sentiva Haruka ridere dall'altra parte del cellulare vide tornare Elza che si sfilò le scarpe e il giaccone e infastidita andare da lei per dirle: -E' lei, vero? Ora salutala che devo chiamare mia mamma e non sento se sei al cellulare anche tu!

Era chiaramente un pretesto perchè la casa di Michiru era abbastanza grande e ad Elza sarebbe bastato andare in un'altra stanza per parlare con sua madre, ma Michiru finse di non sapere che dietro quella frase ci fosse l'intento di non doverla sentire al telefono con Haruka, così disse: -Va bene, allora adesso ti saluto.

-Dille che vinco io per due a uno e che la bella era questa!

-Ahahah, come no! A presto.

-A domani mattina.


La sera dopo Haruka stava componendo il numero di Michiru come era solita fare, secondo accordi precedenti. Visto che Haruka andava sempre a dormire prima di Michiru, era lei a chiamarla sicura di trovarla ancora in piedi; la mattina, era Michiru a chiamare Haruka certa che fosse già sveglia, visto che lei si alzava sempre tardi rispetto al team principal. Aveva appena digitato l'ultimo numero quando qualcunò suonò al citofono. Lasciò il portatile sul tavolino, andò a sentire chi fosse, poi si infilò la giacca, le scarpe e scese. Ad aspettarla c'era Elza, con le mani nelle tasche del giaccone, ben contenta che la sua acerrima rivale avesse colto il suo messaggio di sfida. -Non c'è che dire: un bel palazzo in uno splendido quartiere. E' qui che si trasferirà Michiru o andrai tu da lei, nell'antico palazzo nobiliare?

-Non sono scesa per parlare di queste sciocchezze. Dimmi quello che hai da dirmi e poi vai nel tuo albergo.

-Com'è possibile che tra te e me sia sempre tu a vincere in qualsiasi campo?

-Tanto allenamento nello sport e nel flirtare- rispose la bionda con un sorriso malizioso.

-Volevo parlarti seriamente, ma vedo che è impossibile. Sei più irritante di quanto pensassi. Ma ormai dovrei già saperlo... Comunque devo dire che accetto, di malgrado, la sconfitta. Ma ti avverto: se mi hai portato via di nuovo Michiru per farla stare male come hai fatto vent'anni fa, io non credo che tornerei con lei, ma ti giuro che me la pagherai molto cara.

-Mah, a dire il vero vent'anni fa fu lei a lasciare me.

-Perchè tu non le hai dato alternativa! Io l'ho sempre ascoltata, anche quando mi parlava di problemi del passato che non mi riguardavano, o anche quando io ero preoccupata dai pensieri miei, le sono sempre stata vicina perchè so che i problemi si affrontano meglio se si è in due. E comunque lo sport non veniva anche prima di lei.

-Buon per te, santa donna. Io invece credevo di poter gestire entrambe le cose sullo stesso livello e invece la lontananza ha fatto sì che venissi presa più da ciò che vedevo quotidianamente.

-Non mi interessano le tue scuse da egoista ed egocentrica quale sei, mi interessa solo che se continui a comportarti da egoista anche ora, io non te la farò passare liscia. E non mi interessa che tu ti possa trasformare in Sailor Uranus!!!- terminò urlandole l'ultima frase.

-Bene, hai finito? - rispose Haruka seccata, dopo aver finto di essersi sturata un orecchio -Senti, io non capisco proprio che bisogno c'era di scomodare me e te stessa per dirmi questo, ma so perchè ti dispiace che Michiru abbia scelto di nuovo me. Dì la verità: ti dispiace perchè così sei costretta a diventare una vecchia zittella petulante. E visto che petulante lo sei già chi riuscirà a stare al tuo fianco in futuro?- trattenne una risata.

-Brava, fai la spiritosa offendendomi.

-Petulante non è certo un insulto- si difese Haruka.

-Comunque no, mi spiace perchè io l'ho sempre amata e anche perchè non so quale "corteo" reale sereno possa avere Usagi con un'impulsiva e villana come te sempre tra i piedi.

Haruka non colse il modo in cui Elza rispose di rimando alla sua battuta cattivella: -Non scherzare, io e Michiru dopo Hotaru e Usagi siamo le guerriere più forti! Il re e la regina sarebbero persi senza noi Outer. Se non fosse pura come una bambina Usagi mi pagherebbe per restare con loro.

-Peccato che non lo farebbe mai come vorresti tu.- Haruka aggrottò le sopracciglia in modo interrogativo. -Quale è quella ragazza che non vorresti che ti ripagasse in natura?

-Ahahah, spiritosa. Tutta invidia perchè non ci ho mai provato con te, eh?

-Piuttosto che venire a letto con te mi faccio etero o suora!

-Suor Elza, ahahah, ti ci vedo con un velo in testa a bacchettare questa e quella persona. Beh, per questo sei già sulla buona strana, ahahah-. Stavolta non riuscì a trattenersi. -Comunque, contrariamente all'idea che mi piace dare e che a molti piace avere di me io ho avuto solo Michiru e Mizuki. Tutti i flirt e le storielle che mi sono stati attribuiti prima di Mizuki erano pettegolezzi infondati, come è sempre stato dimostrato poi. Ad ogni modo, io credo di avere la soluzione per te, aspetta un attimo...- Haruka tirò fuori un foglietto e una penna dalla tasca dei pantaloni che usava per stare in casa. Erano oggetti che aveva usato poco prima per appuntarsi un promemoria per il giorno dopo. -Che stai facendo?- le chiese perplessa Elza.

-Aspetta, fra poco lo vedi.- mentre finiva di scrivere. Appena terminata l'operazione consegnò il foglio ad Elza.

L'atleta lo prese e poi chiese scocciata: -E questo cos'è?

-In Brasile non insegnano i numeri?

-Attenta a come parli.- minacciò in un sibilo.

-Come sei suscettibile. Sono dei numeri. A te cosa sembrano?

-Sì, ma di chi è questo numero?

-E' di Mizuki- rispose Haruka impassibile.

-Qu-quella Mizuki?

-Sì, la “non più mia” Mizuki.

Elza era allibita. -E che ci dovrei fare io con il suo numero?

-Non lo so. Le chiedi conferma sul fatto che anche se mi piace flirtare con le belle donne sono una persona morigeratissima, vi sfogate insieme sulle vostre ex, magari vi mettete insieme e vivrete felici e contente. Ah, ma ti avverto: Mizuki ha un debole per i bambini e non è detto che, ora che non stiamo più insieme, non trovi il modo per averne uno. In fondo ha pur sempre quarantatrè anni- sul suo viso comparve un sorriso che sembrava sincero.

-Stai scherzando, vero?- Elza non aveva ancora abbandonato l'espressione scioccata.

-No, li ama davvero.

-Non mi riferivo ai bambini.

-Lei non è più mia, è adulta e ha tutto il diritto di trovarsi un'altra compagna. Certo, non credo che tu la possa meritare, ma avete un carattere così calmo e moderato che potrebbe essere il primo punto di incontro.

-Perchè tu invece sei una persona molto riflessiva.

Haruka fece spallucce e poi le disse: -Io non ho mai picchiato nessuno per prima. Ad ogni modo chiamami quando ci saranno nuovi sviluppi nella tua vita. Sarò lieta di assistere alla messa in cui prenderai i voti o al tuo matrimonio con Mizuki.- ridacchiando si girò e si avviò verso casa.

Il suo saluto fu tanto inconsueto che Elza non replicò subito. Quando realizzò che Haruka se ne stava davvero andando via le gridò: -EHIIIIII!!!!!!!!! - Ma la donna la salutò con la mano senza voltarsi e le disse ad alta voce: -Non c'è di che!-. Una volta entrata nell'edificio chiuse il portone dietro di se'. "Perchè mai dovrei parlare di queste scemenze con lei?" si domandò Haruka salendo sulle scale.


Elza, non credendo possibile quanto appena avvenuto, rimase ancora per un po' a fissare quel foglietto che teneva stretto fra pollice ed indice della mano destra. Poi si decise: passò il foglio nella mano sinistra ed estrasse dalla tasca destra dei suoi jeans il cellulare. Lo accese e compose il numero di cellulare. Fissò ancora una volta lo schermo prima di avviare la chiamata, era troppo curiosa: Haruka era davvero totalmente impazzita e le aveva dato il numero di telefono della ex o, come lei immaginava, le aveva dato il numero di telefono di una persona sconosciuta? Non si sarebbe nemmenno stupita se si fosse trattato del numero di cellulare di un uomo in cerca di una compagna. Mentre il telefono suonava si avviò verso la sua Toyota a pochi metri di distanza da lei. Una volta raggiunta pensò di riagganciare quando una voce ripose: -Sono Mizuki, chi parla?

Elza spalancò gli occhi per lo stupore mentre arrossì in volto: Haruka le aveva dato davvero il numero di telefono di Mizuki e la sua ex, che sentiva parlare con calma per la prima volta, aveva anche una voce molto bella. Scosse la testa pensando che l'assurdità a cui stava pensando si addiceva alla serata assurda che si era appena svolta. -Chi parla?- domandò ancora una volta Mizuki, con una piccola nota di irritazione alla mancata risposta da parte della persona che l'aveva chiamata.

-Ehm... Elza si schiarì la voce. -Sono Elza Grey.

-Mi dispiace penso che abbia sbagliato numero.- fu la risposta di Mizuki che evidentemente non aveva messo a fuoco l'identità della chiamante.

-Sono Elza Grey la ex di Michiru Kaioh.

Ci fu un attimo di silenzio prima che l'altra rispondesse arrabbiata: -E tu come cazzo hai avuto il mio numero? E cosa vuoi da me?

Elza sorrise, era proprio così che la ricordava: sbraitante e istintiva. Bel tipetto che si era scelta Tenoh! -Senti, mi ha dato il tuo numero Haruka. Ti ho chiamata per verificare se davvero era talmente pazza da darmi il tuo numero di telefono o se mi stava solo prendendo in giro.

-Haruka?- chiese la giornalista dall'altra parte confusa.

-Sì, sono andata a parlarle e lei ha cercato di firmare l'armistizio con questa trovata.- mentre diceva così Elza salì in auto e chiuse la portiera.

-Che stronza! Beh, ora hai sentito che aveva ragione. Ti saluto e vedi di girare alla larga.

-Senti, io lo so che sei arrabbiata per quello che è accaduto.- chissà perchè non le aveva fatto chiudere la comunicazione?- Lo sono pure io. Le nostre due ex si sono comportate da stronze.

Dall'altra parte una voce divertita rispose: -Beh, la tua è stata più stronza della mia: almeno Haruka inizialmente ha cercato di tenerla alla larga. Certo, ha resistito poco, ma ci ha provato.

-Scusami se ti contraddico, ma è stata più stronza la tua: buttare all'aria dieci anni di fidanzamento!- Le due si misero a ridere insieme poco dopo. Non sarebbe mai nato nulla di romantico fra loro, nonostante gli auspici di Haruka, ma senz'altro Mizuki aveva una bella risata.

Le due rimasero al telefono ancora un paio di minuti, poi Elza riattaccò.

Rise a bassa voce della pazzia di Haruka e della sua idea, forse a quel punto reale, di procurarle una nuova compagna che niente meno era la sua ex. Mise in moto la macchina mentre ripercorreva ancora mentalmente l'ultimo periodo della sua storia con Michiru nel tentativo di capire come non pensare più a lei, ad Haruka e a qualunque altra persona che avesse a che fare con loro due.

Sailor-Uranus-Sailor-Neptuno-bacio

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Capitolo 21
*** Capitolo 20 ***


Buona sera a tutti!! Pubblico con un giorno di ritardo, facendo i salti mortali per destreggiarmi tra la routine quotidiana che mi sta tenendo lontana dal computer  di giorno e i programmi televisivi della sera di questo periodo che sto seguendo.

Il capitolo è breve, lo so, ma spero che vi piaccia ugualmente :) .

L'immagine invece è stata disegnata, sotto mia precisa indicazione, da un ragazzo che disegna fanart e che ho conosciuto alla fiera del fumetto di Padova dell'anno scorso che si chiama Marco D'Amico. Essendo un professionista l'immagine è bellissima. Rappresenta Hotaru cresciuta insieme a Yoshi, per la cui figura mi sono ispirata ad un concorrente giapponese del programma televisivo "Ninja Warrior" che seguivo ai tempi in cui scrissi per la prima volta questa storia. Vabbeh, Yoshi è più bello del concorrente a cui ho fatto riferimento io, ma... questi sono dettagli!

Spero di non aver fatto perdere tempo al ragazzo al quale mi sono rivolta e che poter vedere finalmente anche il volto di Yoshi (e Hotaru adulta non in versione Mistress 9) sia di vostro gradimento ;-)

Ringrazio ancora tutti voi che state seguendo la storia, non di meno chi recensisce e chi ha inserito la storia tra le preferite, le seguite o le ricordate.


20.


Hotaru era seduta in macchina di fianco al guidatore, Yoshi. Con loro nei sedili posteriori c'era Michiru. Avevano deciso di andare fuori a cena in un ristorante dove li avrebbe raggiunti Setsuna. Dovevano festeggiare. Ufficialmente dovevano festeggiare solo il rientro definitivo in Giappone di Michiru, ma Hotaru si era preparata alla cena con le due donne con una sorpresa per loro. Sorrise mentre guardava fuori dal finestrino dell'auto il cielo stellato.

Quando arrivarono al ristorante Michiru domandò del tavolo prenotato a suo nome. Il proprietario del locale dietro al bancone, scorse la lista, trovò la sua prenotazione e li accompagnò in una stanzetta laterale. Quandò Hotaru si trovò al di là della porta in shoji non credette a quello che vide. Credeva di avere le allucinazioni e la cosa che più le faceva strano era il fatto che non si trattava di una casualità. -Pa... Papà?!?- balbettò, poco dopo che Haruka si era alzata per salutare tutti in modo informale, Michiru inclusa, chinando leggermente la testa. Haruka la guardò divertita con i suoi occhi apparentemente seri.

"Che sta succedendo tutto a mia insaputa?? " s'insospettì ancora di più la ragazza. Da tempo infatti sapeva che c'era qualcosa che non quadrava. O meglio: non lo sapeva, però l'aveva capito. Era una strana sensazione, ne' positiva ne' negativa, che sentiva sempre quando parlava sia con Michiru che con Haruka. Erano entrambe sempre troppo vaghe quando chiedeva di loro due, per non essere successo qualcosa. Spesso chiedeva loro di uscire, ma le due cambiavano data o giorno adducendo impegni non prorogabili poco credibili. Aveva chiesto a Setsuna se lei ne sapesse qualcosa, ma anche lei aveva detto di non essere molto informata, restando sul vago. Se non fosse stato che era molto presa dall'arrivo del bambino avrebbe indagato meglio, ma restando spesso a casa da sola aveva sempre troppe cose da fare: le telefonate con gli assistenti sociali, la camera del bambino da arredare in modo che potesse andare bene sia se il bambino fosse stato maschio sia se fosse stata femmina; il lavoro con i  suoi piccoli pazienti che crescevano di numero e di problematiche; le faccende quotidiane da sbrigare... Impossibile riuscire a stare dietro anche ai genitori che da quando Michiru si era trasferita in Giappone erano diventati ancora più riservati sulla loro vita privata. Anche nelle domande innocue, di routine, la liquidavano in fretta con risposte che non erano mai vere risposte. Quando Yoshi tornò a casa il mese prima di quella cena gliene parlò e lui, comprensivo come sempre, confermò i suoi dubbi. -E' probabile che si siano viste.- le disse- Conoscendola, forse è stata tua madre a volerle parlare. Magari per avere una pacifica convivenza nel caso dovessero seguire le scelte di Usagi. O forse chissà, visto che Elza è via e la compagna di Haruka l'ha lasciata, potrebbero sentirsi attratte dall'idea di tornare insieme. Di certo si sono parlate o non si comporterebbero in modo così innaturale. Il più è capire se l'esito è stato disastroso come sempre o positivo!-

Forse quell'incontro sarebbe servito per capire cosa c'era dietro. Di certo l'inizio di quella sera faceva presagire che l'ipotesi più credibile fosse che fossero tornate in buoni rapporti o addirittura che fosse successo qualcosa di più. Altrimenti non avrebbe avuto senso organizzare una cena di famiglia al completo, se c'era il rischio che dessero ancora spettacolo come al matrimonio e alla riunione delle Sailor. -Hotaru! La mia piccola peste!- la salutò dopo l'inchino Haruka con qualche leggera pacca su una spalla. Il gesto non fece altro che alimentare altri dubbi e voglia di sapere il reale tipo di legame che univa i suoi genitori. "Mi è appena sfuggito di chiamarla “papà” e lei mi risponde 'La mia piccola peste' ?". Hotaru era ancora più confusa mentre si sedeva senza staccarle gli occhi di dosso come se si fosse trovata di fronte all'imperatore in persona. D'altronde da quando Haruka aveva deciso di tagliare tutti i fili con il passato, tra le tante cose particolari che fece (tra cui non parlare di Michiru e non nominarne più il nome), proibì alla figlia di chiamarla "papà" dall'oggi al domani. Di certo la scelta dipendeva dal fatto che era stata un'idea di Michiru quella di assecondare l'idea originale della bimba che lei, Haruka e Setsuna fossero i suoi genitori. Con il tempo Hotaru smise di chiamare Setsuna "mamma", anche se pure in lei vedeva un più che valido punto di riferimento, ma per Haruka e Michiru, visto che effettivamente stavano insieme, continuò a chiamarli mamma e papà. Se fosse stato per Haruka molto probabilmente avrebbe smesso di chiamare anche loro così, ma visto che Michiru ci teneva tanto a formare una famiglia in tutto e per tutto, aveva deciso di appoggiare la compagna in quella bizzarra idea di incoraggiare la bimba a chiamarli sua mamma e suo papà. In tutti i casi quella era la prima volta in dieci anni che ad Hotaru sfuggiva l'appellativo "papà" per chiamare Haruka senza che quest'ultima la "rimprendesse". Forse era meglio che fossero loro a dirle la verità di propria spontanea volontà; o forse era meglio introdurla con frasi buttate lì per caso, ma l'impazienza era troppa. Troppe cose non quadravano ed era solo a causa del suo lavoro e della sua vita privata ultimamente molto impegnativi che non riuscì mai ad indagare oltre per capire cosa quelle due le stessero nascondendo. Perciò seppe resistere solo fino poco dopo l'arrivo di Setsuna prima di fare domande alle due donne silenziose. Appena Setsuna arrivò il suo viso allegro si trasformò in uno di stupore nel vedere Haruka vicino a Michiru. La sua reazione però fu decisamente più controllata di quella di Hotaru, perciò salutò tutti e si sedette al tavolo, vicino a Michiru. Poi per spezzare l'inusuale silenzio disse: -Complimenti Michiru! Sei riuscita davvero ad avere successo!- Hotaru era sempre più perplessa. "Ma allora ero l'unica ad essere all'oscuro di tutto??"

-Da quanto è che non vi vedete tu e Haruka?- le chiese la violinista di ottimo umore.

-Dallo scorso Settembre. In realtà mi aveva invitato una volta, ma ho avuto un contrattempo e dopo di che, anche se l'ho invitata un paio di volte, era sempre impegnata non si sapeva con chi, anche se io immaginavo che si trattasse di te.

Michiru sorrise: -Allora ancora non sai del suo primo tentativo di spaccarti il tuo talismano in testa?

Setsuna guardò incuriosita Haruka che si giustificò: -Era una frase buttata lì la prima volta che ci siamo viste- e rise per nascondere l'imbarazzo.

-Ma insomma! Mi volete dire che sta succedendo sì o no?- domandò a quel punto Hotaru.

In quel momento arrivò un cameriere per sapere se desideravano dell'altra acqua e Setsuna ordinò dell'acqua frizzante. -Volete anche del vino?- chiese l'uomo. Yoshi, che quella sera era particolarmente felice, disse: -Beh, siamo qua per festeggiare, no? Allora che ne dite se intanto prendiamo del vino bianco?- Annuirono tutti. -Bene, ci porti questo che consiglia la casa- gli disse indicando il vino indicato sulla carta. Il cameriere annotò le ordinazioni e si allontanò.

-Allora?- domandò Hotaru a quel punto scocciata.

-Allora cosa? Siamo qua per festeggiare il suo ritorno definitivo in Giappone, no?- le rispose Haruka con tutta tranquillità.

-No, noi dovevamo festeggiare, ma tu perchè sei qua?- aveva il cuore in gola, la risposta era tangibile, ma voleva sentirselo dire. Quella cena poteva essere considerata la riprova dei suoi mille sospetti, ma voleva avere la conferma della conferma dai suoi stessi genitori.

-Beh, pensavo che vi facesse piacere vedermi, invece niente. Tolgo il disturbo, ciao, ciao- disse fingendo di alzarsi.

-No, dai, dove vai?- disse Hotaru fermandola -E' ovvio che io sia contenta, ma vorrei sapere perchè ci sei anche tu.- intanto che Haruka si rimetteva a sedere.

-Hotaru, che ne dici se prima scegliamo cosa ordinare da mangiare?- suggerì Michiru.

Di malavoglia l'altra obbedì. Dopodichè con più calma: -Insomma, siamo qui noi quattro, come ai vecchi tempi; voi, io e lei- disse senza contare il marito- a festeggiare tutte come una famiglia. Il mio più grande sogno si è forse avverato?

-Pensavo che il tuo più grande sogno fosse avere un figlio!- disse Michiru fingendosi sorpresa.

-Io parlo dei sogni rimasti impossibili: quello di far vedere a mio marito che bella famiglia eravamo fino a vent'anni fa!

Setsuna sorrise con una certa dolcezza malinconica negli occhi: non avevano mai pensato a come potesse vedere la situazione Yoshi. abituato sicuramente a dei racconti del passato della moglie che stridevano nel peggiore dei modi con la realtà che aveva conosciuto lui.

Le altre due invece risero:- Io e Haruka siamo tornate insieme. Era una sorpresa che volevamo farvi stasera!- rispose raggiante Michiru, mentre sul viso di Haruka compariva un curioso sorriso di autocompiacimento. La donna più giovane del tavolo sgranò gli occhi prima di lasciarsi in un'esclamazione tanto esaltata che non era da lei, in genere molto contenuta e pacata anche quando era molto felice: -Aaahhhhh!!!! Non ci credo, non ci credo, non ci credo!! Ma è fantastico!! Ditemi che non è un sogno, vi prego!!

-Hotaru, per favore calmati!! - le disse Yoshi, mentre Haruka mutò improvvisamente il sorriso in un'espressione al quanto imbarazzata.

-Mamma, ti prego, ti prego: dimmi che non state scherzando!! - supplicò Hotaru ignorando il consorte.

-No,affatto- le rispose lei con la sua caratteristica calma.

-Lo sapevo! Lo sapevo che qualcosa non tornava, ma... E' un sogno ugualmente! Presto, su, raccontatemi tutto nel dettaglio: quando è iniziata, come vi è venuta in mente l'idea, come è andata, cosa è successo! E tu, furbacchiona? Fino a che punto sapevi di tutta questa storia?

-Ahahah, piccolina, non ne sapevo molto più di te. Semplicemente all'ultimo raduno con Usagi, ad un certo punto Michiru mi ha chiesto il numero di Haruka. Poi a Dicembre mi aveva dato degli aggiornamenti, ma da allora non ho chiesto e non ho saputo più niente.- disse guardando l'amica.

A quel punto ad Hotaru venne un enorme dubbio: “Ma a Dicembre non dovevano essersi viste a Capodanno? Però dalla frase di Set sembra che si siano viste solo in un giorno qualsiasi di Dicembre”. Guardò Yoshi al suo fianco per vedere se anche lui aveva fatto caso alla stessa cosa, ma l'uomo sembrava più interessato a rispondere a qualcuno che gli aveva appena scritto un messaggio al cellulare invece delle incongruenze del racconto della guerriera di Plutone. Lo lasciò perdere ed espresse ad alta voce le sue perplessità: -Ma se voi non siete state insieme a Capodanno... Dove sei stata a Capodanno?

-In montagna. - rispose Michiru sentendosi scoperta.

-Ma non da lei...

-In effetti, no, ero nella casa dei miei.

-E tu dove eri??- chiese quasi scioccata ad Haruka.

-Ehm... Io ero con lei.

A quel punto Hotaru realizzò! Come aveva fatto a non capire? Passata la mezzanotte aveva chiamato Michiru chiedendole poi innocentemente di passarle Setsuna per fare gli auguri anche a lei e alla famiglia, ma Michiru aveva detto di richiamarla sul suo numero di cellulare perchè in quel momento non era con lei. Strano per una persona che passa il Capodanno con altra gente non trovarsi a mezzanotte con qualcuno di loro, aveva pensato la giovane. Come se non fosse bastato, neanche un minuto dopo la chiamò proprio Setsuna dicendole di restare in linea perchè erano ancora tutti al ristorante e anche il resto della famiglia voleva scambiarsi gli auguri con lei. In quel momento Hotaru pensò che forse quando aveva chiamato Michiru, la madre era in bagno. Ma ripensandoci a mente lucida, senza aver condiviso mezza bottiglia di vino con il marito (lei che non reggeva molto bene l'alcool), la spiegazione che si era data a Capodanno era davvero stupida! Chi è che risponde dalla toilette in cui si è rinchiuso appena scoccato il nuovo anno? Hotaru rise di gusto, spiegando poi ai commensali il perchè della sua risata, facendo ridere di gusto Haruka mentre Michiru sorridente si portò una mano sopra gli occhi scuotendo leggermente la testa.

-Solo tu potevi pensare ad una cosa del genere!- le disse Yoshi cercando di ridere in modo composto.

-E' colpa vostra che mi avete delle bugie- si giustificò la giovane donna.

-Ahahah, ma sai, io non ti ho detto niente perchè si trattava di un tentativo molto azzardato e nessuna di noi voleva darti delle illusioni.

-Molto gentile da parte vostra!- scherzò Hotaru, solare come mai.

-Non volevamo illuderti quando abbiamo ripreso a vederci. - intervenne Haruka -Ed è comprensibile che lei abbia agito così anche prima di darmi appuntamento. In fin dei conti era abbastanza prevedibile la mia reazione.

-Negativa?- chiese Setsuna tornando seria.

-Inizialmente molto, però poi siamo riuscite a chiarirci. Vero, Haruka?

-Certo, siamo persone civili... In fondo, in fondo...- rispose divertita la bionda.

-Bene, raccontatemi allora, è da un quarto d'ora o di più che muoriamo dalla voglia di saperlo, vero Yoshi??- gli chiese dandogli qualche gomitatina. Lui annuì per farla felice, in realtà l'immediato pensiero fu: "Ma cosa c'entro io?". E sebbene la richiesta non piacesse molto alle due donne, entrambe molto riservate sulla loro vita privata, le raccontarono tutto per filo e per segno. D'altronde anche lei e Setsuna costituivano quella vita privata e tutto quello non sarebbe mai successo senza l'idea geniale della figlia e l'aiuto della loro migliore amica in comune. Sarebbero andate avanti nelle loro vite soddisfacenti e incomplete; due persone non avrebbero mai sofferto; loro avrebbero lasciato che come un manto di neve il rancore continuasse a coprire il legame che nonostante tutto le aveva tenute unite fino a quel momento e non avrebbero mai avuto la possibilità di parlarsi e di darsi vicendevolmente una seconda occasione. Hotaru ascoltò e mangiò tutto di buon gusto, ma era così presa da quel racconto che probabilmente avrebbe anche fulminato un piatto ricolmo di cavoli e cipolle.

Al dolce, dopo circa dieci minuti che aveva smesso di fare domande, Hotaru riprese a parlare con più calma: -Bene, tutto questo è un contesto meraviglioso per ciò che dobbiamo dirvi- Yoshi sorrise e pose una mano sulla sua.

-Anche tu forse hai una sorpresa per noi?- le domandò stupita Michiru.

Hotaru prese un profondo respiro e disse: -Nel giro di un anno ci ritroveremo in quattro- Tutte e tre la guardarono con sguardo stupito e interrogativo. Si spiegò:- Gli assistenti sociali hanno fatto l'abbinamento con il bimbo che adotteremo e per di più sono incinta-. Le tre donne si lasciarono in complimenti ed esclamazioni più pacate delle sue, ma ugualmente colme di gioia. -Sul serio? E ti hanno già mandato dei fascicoli di informazione?- domandò Michiru.

-Ed è maschio o femmina?- chiese Haruka -Raccontaci un po' tu ora.

-Ahahah e adesso chi è la furbacchiona?- la interrogò divertita Setsuna.

Lei fece un ampio sorriso alla loro reazione e poi rispose: -E' maschio ed è giapponese. Ha due anni ed è rimasto orfano a sei mesi a causa del terremoto di due anni fa a Osaka. Suo padre era un falegname e sua madre un'infermiera, come la nonna Haruka- le fece notare con un moto di felicità riferendosi alla madre di Haruka che viveva con il padre in America. La bionda sorrise fiera della madre. -Poverini- riprese con tono triste -Lui aveva la mia età e lei tre in meno. Purtroppo non mi sono state date altre notizie circa la famiglia, se aveva zii, fratelli, nonni. Uff, spero che presto mi dicano qualcosa di più, anche se temo per il peggio o non lo darebbero in adozione.- Rimase un attimo assorta nei suoi pensieri senza che nessuno degli altri commensali la disturbasse. Fu Yoshi che poco dopo riprese il discorso: -Nessuno vorrebbe che certe cose accadessero...- posando una mano sulla sua spalla -Comunque lui si chiama Mario Yamato*. E' nato il dodici Gennaio 2018 e sul fascicolo c'è scritto che non ha riportato traumi dall'accaduto, anche se si è salvato per puro miracolo! Dicono che sia un bambino allegro, vispo, ma che sia terrorizzato dai temporali. Dicono che potrebbe essere dovuto all'incidente che ha avuto. Magari è un rumore che associa a quello del terremoto. Però a me sembra strano: era troppo piccolo per ricordarsi! Comunque è incredbile che un bambino di soli sei mesi ce l'abbia fatta mentre suoi genitori no. Vorrei che ci vedessero dall'aldilà per sapere che loro figlio non resterà solo, ma sarà in ottime mani.

-Non abbiamo dubbi, Yoshi: sarete due genitori fantastici.- rispose sincera Haruka mentre le altre due annunirono con la testa.

-Spero che ci dicano presto anche qualcos'altro riguardo a lui, su come è riuscito a salvarsi soprattutto. Per il resto è così bellino!! Guardate!- disse Hotaru estraendo il portafoglio dalla borsetta. Di fronte a loro si ritrovò il viso pensieroso di un bambino dai capelli corti e neri, gli occhi scuri, il naso e le orecchie piccole, un po' magro. Sia Haruka che Michiru sorrisero all'istante. -Ahahah, ne ha dell'incredibile, ma ha la stessa ciocca di capelli biondi come la tua, Yoshi!- non potè non notare il team principal.

-Mpf! E' vero, questi capelli chiari alla base del collo ricordano i tuoi, amore!

-Ahahah, non ci avevo pensato!!- rise di gusto Yoshi, passandosi una mano sui capelli chiari che da sempre avevano destato curiosità fra la gente che lo conosceva.

-Beh, e del bimbo che invece state aspettando, non ci dite nulla?- li incalzò a parlare Setsuna a quel punto.

-Non c'è molto da dirvi, sono solo al primo mese circa. Ho fatto il test la settimana scorsa. A dire il vero credevo di aver le travegole, dopo sette anni non ci speravo più! Invece poi essendo in ritardo di due settimane, ho fatto il test ed è risultato positivo.

-L'hai fatto solo una volta?- le chiese Michiru che conoscendo la figlia non poteva credere che quell'ipotesi potesse essere vera.

-No, devo essere sincera, l'ho fatto quattro volte, ahahah! Non lo so, mi sembrava così assurdo e impossibile!

Yoshi sorrise felice ricordandosi quel giorno. Era il secondo giorno a casa e lui era uscito per comprare il giornale. Quando rientrò Hotaru andò di corsa da lui e gli porse con mano tremante lo strumento diagnostico per il test di gravidanza. Lui la guardò sorpreso, poi prese l'apparecchio in mano e le disse: -Hotaru, sei sicura di aver centrato l'obbiettivo? Non ci sono segni negativi ne' positivi!- Lei rise di gusto alla battuta e gli rispose: -Scemo, stavo aspettando te!

Passarono pochi minuti prima della risposta, ma a Yoshi sembrarono interminabili. Appena Hotaru uscì dal bagno lui provò ad aspettare mettendole un braccio attorno al collo, ma dopo trenta secondi si scusò e cominciò a camminare nervoso per la stanza. Non ci poteva credere. Non poteva essere vero dopo sette anni! Quando poi il risultato fu positivo lui manifestò l'emozione chiamandola come non aveva mai fatto prima: -Ma è una notizia meravigliosa, amore!!- e così dicendo l'abbracciò prima di farla volteggiare nella stanza. Solo dopo Hotaru confessò di avere voluto davvero aspettare che lui fosse a casa, ma di aver già fatto un primo test quella mattina intanto che lui era fuori. Yoshi comprese l'incredulità di Hotaru e per sicurezza quando uscì di nuovo nel pomeriggio le portò altri due test che lei, per avere la certezza al 200%, utilizzò subito.

-Quattro sono più nel tuo stile in effetti.- commentò Haruka -I nomi in palio sono sempre quelli che avevi in mente prima o avete cambiato idea?

-Sai, Haruka, ormai ci affidavamo più sull'adozione che su un figlio biologico quindi siamo stati colti un po' alla sprovvista. Ma a noi non dispiaceva come nome Yoshitomo- e rise felice l'uomo. Era da tanto che Haruka e Michiru non li vedevano così radianti. Le due rifletterono e poco dopo nell'istante esatto in cui Michiru s'illuminò Haruka disse: -Non mi dire... Il motivo è quello a cui sto pensando io?

-Penso proprio di sì- rispose lei con un largo sorriso.

-Era ovvio: Yoshi - Tomo- disse Michiru.

-Ma certo!!- intervenne a quel punto Setsuna battendo un pugno sul palmo dell'altra mano -Yoshi, Yoshiki e Tomo, Tomoe!!

-Sì, sì, sì!!!- rispose, se possibile, ancora più felice di prima Hotaru portandosi le mano all'altezza delle guance per nascondere il rossore dovuto alla gioia immensa che le dava l'idea del futuro Yoshitomo.

-Ma Yoshitomo non è un nome da maschio?- le fece notare a quel punto la guerriera di Plutone.

-Però è ancora presto per sapere il sesso del bambino.- fece notare Haruka.

-Che c'entra? Se è per quello nemmeno Haruka è un nome riconosciuto visto che nei nomi "ufficiali" sono riconosciuti Haruki per i nomi femminili e Haruko per quelli maschili!- sbuffò lei, incrociando le braccia al petto e girando la testa dalla parte opposta di Setsuna e Haruka fingendosi offesa.

-Anche se sarà una femmina io lo trovo bello come nome sebbene non sia esattamente da donna, però l'abbiamo atteso da così tanto tempo che nome più giusto e più bello non c'è- spiegò Yoshi.

-Sono felice per voi. L'avete già detto ad altri?- volle sapere Michiru.

-Solo a Chibiusa e Yoshi al fratello che lavora con lui, ma del bimbo adottivo. Dell'altro invece volevamo prima dirlo ai nonni.

-Ma perchè non abbiamo invitato anche i suoi genitori e tuo padre a questo punto?- chiese Haruka

-Perchè i suoi genitori hanno entrambi l'influenza. Mentre mio papà ha buoni rapporti con noi, ma... come dire? Resterebbe un po' un estraneo. Insomma, io gli voglio tanto bene e voglio dargli la notizia al più presto, però lo sapete che la mia vera famiglia siete voi!- Le tre donne si sentirono riempire il cuore a quelle parole.

-Chissà come sarai buffa con il pancione, però non vedo l'ora di vederti- le disse ad un certo punto la bionda sorridente.

-Chissà come sarà buffa la tua faccia appena... ti chiamerà nonno!!- le rispose di rimando Hotaru, facendole assumere un'espressione corrucciata che fece ridere Michiru. -La smetti di ridere, antipatica? Comunque Hotaru non crederai di continuare i sogni di tua madre facendomi passare per il nonno anzichè la nonna?

-Se tu fossi la nonna, non dovresti nemmeno essere mio papà, ma visto che ho appena ripreso a chiamarti papà e non ti ho mai chiamata mamma non vedo perchè dovrei farlo ora.

-Oh, come sei acuta- osservò Michiru divertita dalla situazione.

-Uguale a tua madre, in tutto e per tutto. Eh sì che sei sempre stata più con me che con lei.

-Questa è quella che si chiama complicità femminile, Haruka- le disse Yoshi, quasi dimentico che anche lei era una donna.

-Giusto. Voi due non potete capire!- la frase di Hotaru invece era stata detta con l'intento volontario di provocarla.

-Vorresti dire che io non sono una donna?- le domandò Haruka indispettita.

-Sei stata tu a dirlo!- rispose Michiru ridendo ancora insieme alla figlia.

-Set, tu e Yoshi siete gli unici sempre dalla mia parte, dì qualcosa per favore!- si lamentò il team principal.

-Cosa vuoi che ti dica? Sono donne e le donne innamorate o future madri si comportano in modo più frivolo delle altre?- così dicendo pose fine al dibattito visto che da una parte escluse Haruka dal cerchio femminile, dall'altra escluse invece le altre due da quello delle persone serie.

Quella fu la sera più bella per tutti loro. La gioia di Hotaru fu immensa. Aveva appreso solo in serata che i suoi genitori erano tornati a stare insieme, aveva dato la notizia dei due bambini in arrivo e ora si trovava a chiacchierare con la sua famiglia con Haruka e Michiru che si scambiavano di tanto in tanto gesti affettuosi da far restare incredulo chiunque, visti i rapporti mantenuti per quasi vent'anni.

-Sono fiero della sua testardaggine... amore- le sussurrò ad un certo punto della cena Yoshi, passando un braccio attorno alle sue spalle per stringerla a se' e darle un bacio sulla testa.

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*Mario Yamato: l'omaggio a Mario Yamada è palese.

Hotaru-e-Yoshi-2

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Capitolo 22
*** Capitolo 21 ***


Buona sera a tutti, ecco il nuovo capitolo.

L'immagine che segue il testo è una fanart molto interessante che rappresenta le guerriere Sailor e Mamoru cresciuti con le rispettive figlie. I personaggi non dimostrano certo più di quarant'anni, ma vi ricordo che grazie ad alcuni geni della vita passata che si portano ancora dietro tutti loro dimostrano giovanissimi ;-). Purtroppo mancano Haruka, Michiru e Setsuna, ma è l'immagine più completa che ho trovato (prima dell'anno scorso si trovavano solo disegni di Usagi, Mamoru e Chibiusa cresciuti). L'immagine è stata da me modificata per adattarla a quanto descritto finora. Ad esempio Rei aveva i capelli lunghi e Hotaru corti come quando li aveva da bambina. Le modifiche non si sono limitate a questi piccoli ritocchi, ma anche alla cancellazione totale di una figura in poi che non c'entrava nulla (l'unica figlia di Usagi e Mamoru, si sa, è Chibiusa) e lì non è stato facile, con Paint, disegnare tutte le parti mancanti dei personaggi su cui si sovrapponeva la "figlia intrusa".

Ora vi lascio alla lettura del capitolo. Grazie per continuare a leggere questa storia e grazie anche a chi recensisce. Non meno importanti sono lettori che hanno inserito la storia tra le preferite, le seguite o le ricordate.

21.

L'otto Aprile era arrivato senza intoppi e alla nuova data del "raduno Sailor" stabilita da Usagi poterono andare tutte. La data fu modificata rispetto a quella scelta inizialmente per il quattordici Febbraio, e venne stabilita infrasettimanale per permettere anche ad Haruka e Michiru di partecipare dal momento che il campionato era ripreso da un mese e i giri del team principal per il mondo pure. Michiru, che in precedenza aveva intenzione di incidere nuovi brani a Marzo, con tutti gli avvenimenti di quei mesi, decise di rimandare l'impegno prolungando il periodo di pausa per godere più appieno della compagnia della famiglia. Ovviamente a quella cena scelsero di partecipare sia lei che Haruka, tutti sapevano della loro relazione e quelle che ancora non avevano avuto occasione di sentirle chissà quante domande avrebbero fatto a loro. L'avevano detto a Minako e ad Usagi. Mina chiese il permesso di parlarne almeno con Makoto. Dare una notizia da cronaca rosa ad Usagi invece era come mettere un annuncio sulla bacheca del comune. Anche se nasconderlo non aveva senso, tanto più che per la prima tappa del campionato di F1 in Australia le due donne vennero fotografate insieme a cena e poi entrare nello stesso albergo. Avevano dato di che parlare al gossip, ma almeno con una vita privata spiattellata in cinquanta riviste diverse, non avrebbero dovuto raccontare la stessa cosa ad ognuna delle loro amiche e "colleghe". -Ma è ovvio che erano troppo prese a pensare a loro due per credere davvero che le altre non faranno mille domande stasera. Ti pare che delle amiche si accontentino dei racconti di riviste stupide e non chiedano nulla alle dirette interessate?- chiese Hotaru a Yoshi.

-Penso che tu abbia ragione. Ma tu non sei esonerata da qualche nota che ti si potrebbe fare.

-Che intendi dire?

-Annunciare l'arrivo del piccolo Yamato... Pensi che non faranno mille domande anche a noi? Sembra che tu abbia preso gusto nelle cene a sorpresa!

-Per forza, se non lo diciamo stasera non lo avremmo detto più visto che lunedì parti e Dio solo sa quando avremo occasione per rivederci tutti quanti!- Lui rise semplicemente, mentre svoltando a destra entrarono nel vialetto del ristorante, lo stesso di tutte le volte precedenti. Quello di Makoto che venne allegramente ribatezzato da Usagi come "Ristorante Sailor". Il fatto che venne scelto proprio il suo dipendeva dalla condizione di molte di loro, ovvero di personaggi di fama internazionale o nazionale. Un esempio era la stessa Makoto che non era una chef famosa a livello globale, ma era tra le più famose di tutto il Giappone e per poter andare nel suo ristorante si doveva prenotare con almeno otto mesi di anticipo. Nelle rare riunioni che si tennero fra le guerriere Sailor, Makoto organizzava una chiusura straordinaria del locale che restava aperto solo per lei e le sue amiche. Era un luogo ideale per ritrovarsi in tanti senza essere riconosciuti dai fan e avere gli occhi dei curiosi addosso, quando si doveva trattare di un argomento tanto delicato come quello che da tempo le vedeva riunite al completo, senza esiti positivi.

Dieci minuti dopo l'arrivo di Hotaru e marito, Ami annunciò i nuovi arrivi: -Ragazze, vedo due auto arrivare!

-Due auto sgommare, io direi- la corresse Yuichiro, il marito di Rei.

-Se non sbaglio sono quelle di Mina e Haruka!- precisò la figlia, Yukiko.

-Sì, sono le loro- confermò Hotaru.

Le due automobili arrivarono facendo stridere le gomme poco prima di arrivare nell'area del parcheggio cosparsa di ghiaia. Poi posteggiarono e poco dopo uscirono le due proprietarie. -Insomma Mina! Quante volte ti ho detto di stare calma! Hai anche la responsabilità di due bambine!! - si lamentò Masami, suo marito.

-Ma sì, stai calmo! Come fai a lavorare nel mondo delle auto da corsa se poi ti spaventi per qualche chilometro all'ora in più del previsto?? - rispose Minako andando incontro all'amica. Si salutarono felici con qualche pacca sulla spalla: -Mi hai dato del bel filo da torcere, eh Mina? - le disse poi Haruka.

-Ahahah. Però alla fine siamo arrivate insieme!

-E ti lamenti?

-Perchè hai lasciato che ogni tanto ti raggiungessi.

-Non siamo più al liceo, ormai sei una grande professionista pure tu, lo sanno tutti e io posso giurare che non è così- poi abbracciandosi come amici si avviarono verso il gruppo. -Ora capisco davvero perchè Artemis spesso dice che la mamma è poco femminile- commentò Akihiko.

-Eh, certo l'hai scoperto ora? D'altronde una donna che fa la calciatrice o il pilota o ha un'indole da maschiaccio come la mamma o è dell'altra sponda come Haruka- gli andò dietro la gemella.

-Bambini!! Ma vi sembra il modo di parlare questo?- li riprese il padre.

-Perchè? Che ho detto??- protestò Aiko.

Quando arrivarono, Haruka e Minako ancora sorridenti salutarono tutte le ragazze, mentre Michiru e la famiglia di Mina le raggiunsero.

-Ciao Haruka!!- esclamò Hotaru sfoggiando un sorriso raggiante.

-Ehi, ciao!

- ”Ciao mamma, che piacere vederti” - si disse da sola Michiru.

-Dai, ti avrei salutata adesso.- rispose Hotaru.

-Sarà...- si finse poco convinta -Allora, come procede?- chiese quella alludendo subito al piccolo che stava aspettando. O, per essere più corretti, visto che ormai era quasi sicuro al 90%, alla piccola che portava in grembo.

-Bene, bene- rispose con un dolce sorriso.

Arrivata Setsuna, entrarono tutte quante e per abitudine presero i posti che prendevano da sempre. Erano in numero minore visto che mancavano Chibiusa dal futuro e Helios. Il posto di Elza venne invece preso da Shinozaki Tadashi. L'uomo, dopo alcuni flirt di poco conto da parte di entrambi e vari tira e molla con lei, divenne il compagno di Makoto che continuava a sostenere che fosse il suo “angelo custode”; di fianco a lui si trovava la figlia della coppia, di sette anni. Haruka non disse nulla, ma fra se' pensò a quante cose accaddero in tutto quel tempo, speranze riposte e dimenticate in un cassetto e segreti venuti allo scoperto dopo interminabili anni. Ogni tanto non riusciva non guardare Michiru, la sua Michiru, ma come previsto da Hotaru, una volta fatte le varie ordinazioni, fu impossibile per le due essere lasciate in pace. Per quasi tutta la prima metà della cena le attenzioni furono rivolte solo a loro due. Nessuno riusciva a capire come ciò potesse essere vero, soprattutto come potesse esserlo dopo tanti anni dalla fine della loro storia e dopo che le due avevano dichiarato numerose volte di non volersi incontrare più nemmeno per le cene organizzate della loro regina. La nuova coppia ricomposta fu ricoperta di domande alle quali rispondevano in modo molto stringato; ogni tanto cercavano di cambiare argomento, ma le altre non demordevano. Fino a che Haruka non disse: -Noi siamo persone molto riservate e abbiamo provato in tutti modi a farvi cambiare argomento, ma senza successo. Perciò adesso sarò chiara: ora basta- lanciando un'occhiata gelida a tutte quante. Le altre rimasero di sasso. Raramente parlava in quel modo e quegli occhi freddi capaci di mettere a tacere chiunque erano dieci anni che non l'avevano più visto. Anzi, si poteva quasi contare sulle dita delle mani. Era capitato qualche volta quando lei e Sailor Neptuno erano alla ricerca dei talismani e non volevano rivelare la loro missione alle altre guerriere; un'altra volta quando si erano quasi tutte precipitate a casa sua per sapere com'era finita la sua relazione con Michiru e come si sentiva; l'ultima quando dichiarò di essersi trovata una nuova compagna e tutte volevano conoscerla o almeno saperne di più. Ma da allora non era più accaduto. Dopo qualche attimo di silenzio, rotto solo dalla musichetta dei videogiochi di Aiko e Akihiko che si stavano sfidando a distanza con Shioko, la figlia di Makoto. Haruka si raddolcì e con un sorriso disse: -E' solo che non è niente un fidanzamento ripristinato in confronto all'arrivo di un bambino- e guardò con dolcezza la figlia. Il suo obbiettivo venne subito raggiunto: l'attenzione si spostò su Hotaru e Yoshiki che si decisero così a svuotare il sacco. Ma solo a metà. Il figlio naturale era stato tanto atteso che, sebbene in genere Hotaru non credesse a quelle cose, per scaramanzia preferirono non dire nulla. Lo sapevano già troppe persone per i suoi gusti: la famiglia di Yoshi, la sua che comprendeva anche il dottor Tomoe, più Chibiusa dal futuro che era come una sorella per lei. In ogni caso tutti si allietarono e complimentarono molto con i futuri genitori, spostando così le mille domande su di loro che al contrario di Haruka e Michiru furono molto felici di rispondere e parlare così del bimbo. Il discorso proseguì fino all'arrivo dei dolci, fino all'esaurimento delle domande più sensate.

Dopodichè Usagi spostò l'attenzione di tutti i discorsi verso quello principale. -Bene, ragazze. Questa serata è stata molto più bella di quanto potessi immaginare visto che fra poco anche Hotaru e Yoshi diventeranno genitori, ma ora dovremmo parlare seriamente sul vero motivo per cui siamo tutti radunati qui. Non ci metterò molto.- Tutti annuirono. -Allora, io e Mamoru avevamo pensato inizialmente di dire la verità e di trasferirci tutti quanti al palazzo reale. Visto che però molti di voi non erano dell'idea, abbiamo preso seriamente in considerazione l'idea di Ami. Perciò abbiamo pensato che diremo a tutti la verità, io e Mamoru rispetteremo il destino per cui ci siamo reincarnati e chi di voi vorrà far parte attivamente di questa nuova forma di governo lo potrà fare, gli altri invece potranno dedicarsi al loro lavoro finchè non si riteranno soddisfatti degli obbiettivi raggiunti.

Seguì un mormorio generale. -Che c'è?- chiese preoccupata.

-Tu stai quindi dicendo che ognuno potrà fare quello che vuole?- le chiese quasi incerta Ami, sebbene avesse sempre sperato che i due futuri regnanti prendessero la decisione da lei proposta.

-Sì...

-Insomma Usagi, sono più di vent'anni che continui a menarla su con "diciamolo, no non diciamolo." Adesso che avevi preso una decisione per tutti invece ti tiri indietro!- protestò dunque Rei.

-Lo so, mi spiace tanto, ma ero così agitata all'idea di quello che sarebbe accaduto una volta rivelate le nostre identità al mondo che non ho pensato che si può dire benissimo la verità senza però essere obbligati tutti a ricoprire una carica per cui non ci si sente ancora portati.

-Ugualmente hai fatto tanta confusione per niente.

-E perchè non l'hai proposta tu, anni addietro, questa idea?- domandò Usagi piccata.

-Come nostra Regina avresti dovuto pensarci tu.- continuò Rei innervosita, mentre Usagi cercò di cacciare le lacrime agli occhi per il solito modo brusco con cui Rei l'aveva trattata, rispondendo di rimando: -Tu la fai facile, ma secondo te cosa vi convoco a fare?

-Rei ha ragione.- intervenne Ami concordando le parole di Sailor Mars, prima di bere un sorso d'acqua. "Se lo dice anche Ami che con me è sempre buona e gentile, vuol dire che è proprio vero!" pensò allora la loro principessa con alcune lacrime già lungo il viso. Mamoru vedendola così si alzò dal tavolo per andare a darle conforto. -Sono proprio una buona a nulla!!- disse lei piangendo sempre più copiosamente.

-Ma no, Usa, che dici?- le disse lui chinandosi lievemente per cingerle meglio le spalle con le sue braccia forti.

-No, non dire così. Non è vero.- cercò di consolarla Setsuna -D'altronde è capitato a tutti di avere delle soluzioni a portata di mano, ma essendo presi da tante preoccupazioni di non pensare che a volte sono le idee più semplici a sbloccare problemi più grossi. Per esempio: guarda Haruka che ha provato ed è rimasta insoddisfatta da ogni genere di corsa prima di scegliere la F1. Pensare che i suoi genitori la protavano a gareggiare con i go-kart fin da quand'era bambina. Oppure pensa a Hotaru e Yoshi che stavano perdendo ogni speranza di diventare genitori. Quanto tempo ci è voluto prima che pensassero all'adozione? E sì che Hotaru è la prova vivente di quanto sia positiva questa alternativa per avere un figlio. Vogliamo poi parlare di una famosa violinista che con un semplice invito al bar ha riscritto un destino che sembrava irreparabilmente perduto? Ci volevano davvero diciotto anni per arrivare ad un'idea così semplice? A quanto pare sì. Io ti ho proposto solo degli esempi di cui ho un'esperienza indiretta, ma è una cosa normale. E' capitato a tutti.- Alcuni annuirono, altri concordarono a voce. Le sue buone e sagge parole riuscirono a far smettere i pianti di Usagi -Inoltre mettiamola così: hai fatto sì che anche noi che non avevamo detto nulla in famiglia finalmente trovassimo un valido motivo per dirlo anche a loro.

-E' vero!- disse Usagi ora più serena e asciugandosi le lacrime con un fazzoletto che tirò fuori da una tasca del maglioncino bianco che portava sopra l'abito da sera rosa. Mamoru ancora in piedi accanto a lei vedendola tranquilla le diede un bacio sulla guancia prima di tornare al suo posto. Lei sorrise e poi disse: - A proposito Setsuna, Makoto, Ami l'avete detto alle vostre famiglie? Come l'hanno presa?

Tutte le guardarono incuriositi. -Oh, da me...- dissero insieme la guerriera di Giove e la guerriera di Plutone. Risero insieme e poi Makoto lasciò spazio a Setsuna: -Beh, mio marito e mia figlia ci sono rimasti molto male, ovviamente perchè non mi sono fidata abbastanza di loro per dire la verità. Però in un paio di mesi mi hanno perdonata e dicono di essere ancora più orgogliosi di me. Mio figlio invece ha accettato la cosa fin da subito. Dovevate vedere come era felice, continuava a dire che ero una specie di Xena del futuro e che era super fiero di avere una madre tanto agguerrita e altruista!- rise di gusto -Ah: preparatevi tutte perchè alla prima occasione in cui ci vedremo con la mia famiglia, mio figlio ha già dettp che vi tempesterà di domande!- Avvertì le altre suscitando il loro divertimento. -Non ha nemmeno perso occasione per dire che non vedeva l'ora di andare a vivere nel palazzo imperiale o nel nuovo castello che farete costruire. Ahahah, l'ho sempre detto che quel ragazzo non è del tutto normale.

-Ah-ah. E chissà da chi avrà preso!- intervenne Haruka divertita e decisamente contenta per l'amica.

-Intanto Hotaru è cresciuta benissimo.- rispose lei di rimando fintamente stizzita.

-Perchè non stava con te ventiquattro ore su ventiquattro!- Seguì una risata da parte di tutti.

-Beh, Set! Se la cosa ti può incoraggiare non sei l'unica ad aver avuto a che fare con un maschio bizzarro- prese poi parola Makoto, mentre il compagno protestò per il "complimento" ricevuto. - Io quando l'ho detto a lui, per risposta mi son sentita dire: "Era ora che ti decidessi a dirmelo". Devo averlo guardato come se io fossi una comune mortale e lui fosse stato l'eroe di turno. Così mi ha detto: "L'ho sempre saputo. Solo che aspettavo fossi tu a dirmelo" !-

-Eeehhh???- Tutte loro assunsero la stessa espressione di Makoto nel giorno in cui Shinozaki le disse di aver sempre saputo della sua seconda identità. -Ma... Ma come facevi a saperlo??- domandò Ami direttamente a lui.

-Ha detto che aveva sentito per caso una conversazione che avevo avuto al telefono con Minako già il primo anno di convivenza!- rispose la bruna al posto suo.

-E lui non ti ha mai detto di saperlo?- chiese Usagi.

-No, ha detto che voleva che mi sentissi pronta io.

-Per la verità speravo che superare il primo anno di convivenza fosse un buon motivo per te per dirmelo.

Lei lo guardò dubbiosa e poi gli chiese: -Aspetta un po', vuoi dire che sei rimasto con me solo per quello?

-No, certo che no.- rispose lui calmissimo -Sono rimasto perchè sei una cuoca provetta e perchè così avrei potuto sentirmi sicuro da ogni pericolo. Sei d'accordo anche tu, vero, batuffolina?- chiese sorridendo e cingendo affettuosamente le spalle alla figlia. -Sì, papà: adesso siamo tutti più sicuri!!- esclamò la piccola con un largo sorriso reso ancora più tenero dalla mancanza di due degli incisivi inferiori. Anche lei ovviamente non sapeva che la madre era una guerriera, ma era ancora talmente piccola che non aveva ben afferratto il concetto che sua madre era stata da sempre una guerriera Sailor. Entrambi genitori infatti erano abbastanza certi che Shioko avesse capito che Makoto era diventata una guerriera dal giorno in cui lo disse in casa. La cosa li divertì, ma non li preoccupò, avrebbero infatti avuto tempo per spiegarle meglio le cose quando sarebbe cresciuta.

Makoto sospirò guardando in alto. -Ahhh, dove sono finiti i cavalieri che proteggono le loro fanciulle? Ora tocca a noi donne difendervi!

Seguì un breve dibattito tra gli uomini e le donne della tavolata circa i loro ruoli sociali e famigliari. Al termine della secolare guerra tra i due sessi risolta in nulla, Usagi incalzò Ami a dire come l'avevano presa da lei. -Beh, apparentemente da me non hanno fatto tante storie: erano solo molto contenti che io avessi deciso di restare con loro. Però da allora quell'argomento è diventato tabù. Infatti li avevo anche invitati a venire a cena con noi, ma mi hanno detto di no senza girarci troppo attorno.

Dopo qualche secondo di silenzio parlò Yukiko, la figlia di Rei: -Devo ammettere che infatti un giorno di Novembre, Harumi è venuto a prendermi a scuola. Pensavo che fosse per passare del tempo insieme e invece è venuto per chiedermi se io sapevo già che voi eravate delle Sailor e se sapevo che anche Ami era una di voi. Quando gli ho detto di sì si è rabbuiato ancora di più dicendo che non era giusto che noi lo sapessimo e la sua famiglia invece no.- rimase a riflettere un attimo. -In effetti da allora non si è fatto più vivo...- Tenne per se': "Proprio ora che iniziava a non dispiacermi anche come ragazzo." Ripensando a quel suo sorriso un po' canzonatorio che rifletteva una personalità un po' esuberante, che non aveva preso dai genitori e che non condivideva nemmeno con la sorella.

-E' chiaro che il mio comportamento li ha delusi e feriti... -riprese a parlare Ami, scoraggiata ulteriormente appena appresa la notizia dalla figlia di Rei. Il suo comportamento li aveva feriti al punto da impedire a suo figlio di vedere la figlia di Rei della quale sembrava essersi invaghito da tempo. "Le mie scelte sbagliate stanno influenzando anche la vita di mio figlio..." la prese un profondo senso di sconforto. -Ho sempre pensato di fare tanto bene per gli altri e non mi sono resa conto che tacendo la mia identità stavo facendo del male alle persone a cui tengo di più!- Era più che evidente la tristezza che portava dentro, per questo tutte si affrettarono a dire parole di conforto all'amica. -Dai Ami, non colpevolizzarti! In fin dei conti non è stato facile dire chi eri veramente, ma hai mostrato molto più coraggio nel dirlo dopo tanti anni. Lo sappiamo tutte quanto abbiamo rischiato per il nostro pianeta: ciò che abbiamo ucciso erano dei nemici ed erano dei mostri, se non addirittura demoni! Devi dar loro tempo di elaborare tutto ciò per capirlo- disse ad un certo punto Minako.

Anche Usagi si prestò ad incoraggiarla subito: -Su, vedrai che con il tempo capiranno. Una volta metabolizzata la tua identità segreta capiranno quanto sia importante l'amore di una persona speciale come può essere una consorte e una madre. Inoltre il tuo lavoro e il tuo impegno nella ricerca non sono altro che una conferma del fatto che tu sei un'inestimabile persona che ama il prossimo e ci tiene davvero a salvare tutti sia come guerriera Sailor, sia come persona comune.- Le parole della sua regina insieme a quelle della leader, riuscirono a tirarla su di morale.

Quando la piacevole serata fu ripristinata per tutti, per concludere la cena con un lieto fine Usagi esclamò: -Bene, ora io direi di brindare...

-Ma in genere non si brinda mai dopo il dolce...- la interuppe Chibiusa.

Usagi arrossì.

-Con i bicchieri ancora vuoti per altro. Sei sempre la solita!- le disse a quel punto Rei, mentre Chibiusa annuiva con la testa.

"Com'è acida oggi Rei!!", poi riprese il suo proposito: -Beh, se non volete brindare fate pure. Io non ho intenzione di concludere la cena così. Voglio brindare infatti a questa serata come "inno all'amore". Brindiamo quindi alla famiglia Tenoh! ... No, Tenoh e Nishino... O forse dovrei dire Tenoh, Kaioh e Nishino...- finì con l'incespiscarsi.

-Ecco lo vedi? Sei sempre la solita pasticciona, non riesci nemmeno a fare un brindisi. Per altro dopo il dolce...- la rimproverò la figlia scocciata.

-Figlia dispettosa e irrispettosa!

-Come farai a diventare regina se non sai nemmeno quando e come fare un discorso, banale, come questo?- A quel punto le due si fecero una linguaccia reciproca.

-Ok, ok. Ora basta bambine!- le bloccò Mamoru poco prima che nascesse uno dei soliti battibecchi tra madre e figlia. Si volevano reciprocamente un bene dell'anima, ma quando iniziavano a pizzicarsi a vicenda erano proprio infantili e insopportabili. Litigavano sempre per delle sciocchezze e il titolo di “padre di famiglia” non poteva calzare meglio in altre situazioni e in altre case dal momento che spettava a lui fermarle, facendo così da padre a sua figlia, ma anche a sua moglie. Così fece un largo sospiro, aspettò che tutti avessero versato da bere nei calici dei loro vicini di posto* e poi si alzò e disse: -Brindiamo ad Haruka e Michiru; a Hotaru, Yoshiki e il loro bambino e all'inizio di questo nuovo capitolo per noi e per la Terra.- alzando i bicchieri, a cui seguì il tradizionale kanpai**, brindarono agli amori passati e mai finiti, all'amore tra genitori e figli, il più forte di tutti e all'inizio di una nuova era. Quello che però contò più di tutto fu il brindisi in onore al "vero amore che se non viene mai smesso di sperare e di sognare non è mai impossibile", come disse Usagi nella commozione più totale.

Fuori dal ristorante, prima di partire si promisero di vedersi tutti insieme più spesso. La promessa venne fatta perchè ora che venne presa una decisione definitiva non c'erano più motivi seri per cui era assolutamente necessario presenziare tutti quanti alle cene indette da Usagi. Al tempo stesso però la consapevolezza da parte di tutte le loro famiglie della loro reale identità, il ritorno in Giappone di Michiru e la nuova unione che la legava al team principal potevano essere di buon auspicio per riuscire ad organizzarsi più facilmente. Nessuno saltò la promessa, nemmeno i gemellini di Minako.

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* Secondo le regole del galateo giapponese nessuno si serve da bere da solo. Prima si versa da bere agli altri e poi si attende che qualcuno ricambi la cortesia. 

** kanpai: l'esclamazione giapponese che sta al posto del nostro "cin cin" e che significa "bicchiere asciutto".

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Capitolo 23
*** Capitolo 22 ***


Buona sera a tutti, pubblico questo capitolo con un leggero ritardo. Il ventiduesimo capitolo infatti non era stato contemplato in nessuna delle due versioni di questa long. Mi è stato “commissionato” poche settimane fa, per cui l'ho scritto in fretta e furia nel giro di due giorni per vedere se era fattibile e dove inserirlo. Poichè scritto frettolosamente, fino ad oggi stesso è stato oggetto di rimaneggiamenti continui di perfezionamento.

Lungo il corso del racconto troverete numerosi rinvii a fine pagina poichè in questo capitolo andremo a vedere da vicino la cultura e le tradizioni giapponesi. A fine pagina stavolta non ci sono note, ma una piccola appendice! XD Mi sono documentata molto per rendere l'idea di come si celebra una delle feste giapponesi più importanti, spero che voi siate interessati alla cultura giapponese quanto me =D

Spero che il capitolo sia di gradimento per tutti e di aver centrato anche solo di striscio le aspettative di chi l'ha richiesto! XD

Per quanto riguarda l'immagine: non è stato facile trovare belle immagini che ritraessero Haruka e Michiru in kimono. Alla fine ho trovato le due figure che ho unito nell'immagine a fine pagina. Sono... particolari, ma simpatiche secondo me :-D. Non so chi le abbia realizzate, sono state messe in rete con il nome di sticker e ce ne sono per tutte le Sailor vestite in tutti modi.

Infine passo ai ringraziamenti in "versione estesa": i più importanti vanno a Naoko Takeuchi, senza la cui mente fantasiosa e brillante io non avrei mai potuto scrivere questa fanfiction e tutti noi avremmo perso un prezioso racconto che ha fatto la storia dei manga e degli anime nel mondo.

Ringrazio Urban BlackWolf per i numerosi spunti che mi ha offerto nell'analisi introspettiva dei personaggi principali e per gli scambi epistolari virtuali; Fenris per avermi rispolverato la memoria sulla serie ricordandomi il destino di Usagi e Mamoru e per i suoi consigli che hanno arricchito l'interazione fra i personaggi e i loro trascorsi. Grazie anche a tutti coloro che hanno recensito la storia, che sia stato per più volte o anche soltanto una; che l'abbiano fatto per dirmi sostanzialmente "brava", che sia stato per correggermi laddove vi siano stati errori di scrittura, o anche per criticare, in modo costruttivo, le cose non chiare dei miei capitoli così da poter correggere il tiro in quelli successivi. Il loro supporto è stato davvero fondamentale.

Non meno importanti però sono i lettori che mi seguono costantemente. Grazie a chi ha inserito la storia tra le seguite, le ricordate o le preferite: anche spuntare una delle opzioni a disposizione può essere di notevole incoraggiamento per uno scrittore =-D. Perciò grazie a loro, ma anche a coloro che leggono silenziosi: per chi scrive non ha senso proseguire la pubblicazione di un racconto che legge solo lui e magari qualche suo amico ^_^'.

Ora posso soltanto augurarvi buona lettura!

22.

Erano passati sette mesi da quando Haruka e Michiru tornarono insieme. Nonostante le notizie diffuse dalle riviste di gossip Michiru seguiva sempre Haruka in giro per il mondo per assistere alle gare di Formula Uno, ma pur alloggiando negli stessi alberghi non si erano mai spinte oltre ai baci e a tenere effusioni. Reticenze di natura diversa le spingevano a rinviare sempre le occasioni che le portavano a potersi fermare a dormire nella stessa stanza o nella stessa casa. Anche Haruka era stranamente restìa a compiere quel passo che da giovane invece aveva più volte cercato già pochissimi mesi dopo essersi messe insieme, facendo spesso perdere la pazienza a Michiru che invece anche allora, con il pretesto che dovevano dare la priorità alla loro missione, aveva preferito non affrettare le cose.

Era Luglio e Haruka e Michiru erano tornate di gran fretta dall'Austria, dove si era appena svolto l'ultimo Gran Premio, per fare in tempo a festeggiare il Tanabata Matsuri*.

Era una festa che avevano sempre sentito molto e non avevano intenzione di perderla per nessuna ragione al mondo. Per quell'anno decisero di invitare a casa di Haruka Setsuna e marito, Usagi e Mamoru. Avevano invitato anche Hotaru e Yoshi, ma la giovane donna spiegò loro che trovandosi al sesto mese di gravidanza stare in giro tante ore iniziava a pesarle e quindi quella sera avevano già organizzato un'uscita tranquilla per mangiare una pizza a cui sarebbe seguito il cinema con i figli di Setsuna e con la Chibiusa del futuro. Aveva anche spiegato che avevano provato a tutti i costi a far aderire alla loro serata anche Chibiusa la figlia di Usagi e Mamoru, ma la ragazza ringraziò più volte declinando sempre l'invito perchè preferiva passare una serata romantica con il fidanzato.

-Mah, io non so come facciano Usagi e Mamoru ad essere tanto tranquilli....- se ne uscì dopo aver appoggiato il penultimo cucchiaio e interrompendo così ciò che stava facendo.

-Perchè? A me Daren** sembra un ragazzo molto cortese e a modo.- disse ripensando al ragazzo di origini americane, ma trasferitosi con i genitori in Giappone all'età di cinque anni. Un giovane dalla faccia pulita, scherzoso ed esuberante quanto Chibiusa, ma forse capace di una maturità maggiore della ragazza nelle questione serie. D'altronde quattro anni di differenza, quando almeno uno dei due partner è ancora nell'età dell'adolescenza, non possono che giocare a favore della persona più grande nella coppia.

-Non è lui il problema, Michiru. E' che sai come vanno a finire queste cose da giovani! Inizia tutto con una cena romantica, poi un bacio romantico ne tira fuori uno passionale e si finisce con il letto romantico!

-Ahahah, ma anche se fosse? Usagi e Mamoru non hanno certo aspettato di sposarsi!

-Se è per quello solo Ami, Setsuna e Hotaru hanno aspettato il matrimonio.

-Appunto, allora di che cosa ti scandalizzi?- domandò controllando un bicchiere che le era sembrato leggermente opaco.

-Non mi sto scandalizzando. Sto soltanto dicendo che io non sarei stata molto contenta se avessi saputo che Hotaru, ancora diciottenne, andava a letto con un tipo che non sapeva se sarebbe stato quello definitivo.

-Ma chi ha detto che Daren non sia quello definitivo? E poi di che cosa t'impicci?- rispose mentre riprese con l'attività di poco prima.

-No, mi sto solo chiedendo come fa Usagi ad essere così tranquilla. Io non so nemmeno se a Hotaru avrei dato il pemesso di passare il Tanabata...

-Sei sempre così gelosa, Haruka, delle tue donne!- la interruppe ridendo di gusto Michiru.

-Non sono affatto gelosa!- si difese istintivamente l'altra.

-Ahahah, sì, lo so.- finse di crederle la violinista dandole un veloce bacio sulle labbra. -Ora mi aiutersti a finire di apparecchiare la tavola?- le domandò con voce gentile.


Alle cinque del pomeriggio Haruka e Michiru si incontrarono nel centro della città con i loro amici. Il Tanabata era una festa a cui tutti loro avevano quasi sempre partecipato, ma tutte le volte l'entusiasmo che li accompagnava era come quello delle prime volte. C'erano sempre talmente tante cose da fare e vedere che in quel giorno era difficile annoiarsi. Difatti, appena riunitisi tutti quanti, iniziarono a fare dei giri per i numerosi banchetti allestiti nel centro della città. Le bancarelle vendevano principalmente cibo da strada, oggetti e gadget tipici della tradizione giapponese e oggettistica inerente alla festa. Tutti comprarono i tanzaku, le immancabili striscie di carta dove poter scrivere i desideri da esprimere entro la sera, poi Haruka, Setsuna e Mamoru comprarono i kinchaku sperando così di avere fortuna nel lavoro, mentre Michiru, il marito di Setsuna e Usagi comprarono i tipici orizuru a forma di gru affinchè oltre all'economia fosse garantita anche buona salute alle loro famiglie. Usagi, come di tradizione, e contro i commenti di Mamoru che la considerava una spesa inutile, aveva comprato pure un kuzukago. Qualche bancarella più avanti trovarono il banchetto del kingyu sukui*** dove poter catturare i pesciolini rossi con il tipico retino nipponico fatto di carta. Si fermarono perchè Haruka voleva mettere alla prova la propria bravura, riuscendo a catturare un pesce rosso che Michiru avrebbe poi messo nell'acquario insieme agli altri due pesci catturati a Capodanno in montagna. Anche Setsuna partecipò riuscendo con poche difficoltà nell'impresa. Dopo molte insistenze da parte della moglie pure Mamoru ci provò nonostante non avesse mai amato quel gioco dal momento che non riusciva a catturare i pesciolini senza che il loro peso non spezzasse il sottile strato di carta. Al terzo tentativo, Haruka si decise ad aiutare l'uomo spiegandogli come tirare fuori il pesce dall'acqua senza farselo sfuggire e grazie alla tecnica appresa riuscì finalmente a catturare il pesciolino rosso. Era la prima volta che riusciva nell'impresa e per un quarto d'ora mostrò un entusiasmo pari a quello di un bambino. -Hai visto, Usa? Lo chiameremo Primo perchè sarà il primo di una lunga serie grazie alla tecnica che mi ha insegnato Haruka!- Al team principal fece tenerezza, non riusciva a credere che quell'uomo rimasto tanto umile nonostante la carica politica che copriva, sarebbe diventato il re della Terra, ma era proprio la sua bontà innata a garantire un futuro pacifico e sereno per il mondo.

In seguito andarono verso la piazza dove si sarebbe svolta la tradizionale sfilata del Tanabata. Finita la parata si diressero verso una delle piante di bambù installate nella piazza in onore della festa per appendere le striscioline di carta comprate inizialmente e dove tutti loro avevano scritto un desiderio.

Infine ammirarono i fuochi d'artificio prima di giungere a casa di Haruka alle otto e mezza. Non era l'appartamento di città, ma la sua casa estiva, a Suzuya-cho, a poco più di dieci minuti di distanza in macchina dal centro di Kyoto, e cuore del Giappone tradizionale. Haruka decise di comprare quella machiya a trentadue anni, adibendola a luogo di riposo dove potersi estraniare dal tempo presente per fare un tuffo nel passato. Trattandosi di una casa rinnovata dai più competenti architetti della zona che studiarono il modo migliore per farle rispettare le moderne misure di sicurezza senza intaccare la struttura che aveva da quasi due secoli, tra l'acquisto dell'immobile, la ristrutturazione e l'arredamento, quella villa le era costato un'occhio della testa. Quella machiya però rappresentava un sogno che aveva fin da ragazzina e che finalmente si era realizzato, perciò era stata il più bell'acquisto della sua vita. Oltre alle numerose macchine sportive, ovviamente. Poichè si trattava di una casa in cui Mizuki aveva messo piede solo un paio di volte in quanto troppo scomoda per lei che non riusciva a rinunciare alle comodità della vita moderna, per Haruka quella villa acquisì ancora di più il significato di spazio dove potersi ritirare quando voleva stare da sola per meditare o semplicemente rilassarsi. Era un lotto di trecento metri quadrati così disposti: quattro camere da letto, ognuna con bagno annesso; ampio soggiorno; sala da pranzo; stanza del thè; cucina; tokonoma***** (sebbene la religione per Haruka fosse un argomento complicato non rispecchiandosi molto nella fede cattolica dei genitori, ma nemmeno condividendo tutti i punti dello shintoismo, più diffuso in Giappone). Pur trattandosi di un buon lotto, la casa rispecchiava i parametri delle case giapponesi tradizionali ed era un po' più piccola di quella che aveva in città di quattrocentocinquanta metri quadrati disposti su due piani. Però aveva tutti i vantaggi della villa singola con tanto di spazioso giardino interno di settecentro metri quadrati. L'unica pecca di quella machiya, che molti (tra cui pure Rei altra estimatrice delle case giapponesi tradizionali) le avevano fatto notare, erano le due camere con il letto al posto del futon. Haruka ci aveva provato in tutti i modi a dormire sul futon, ma il materasso con le lenzuola e le coperte erano cose della casa moderna di cui non riusciva proprio fare a meno. Così ad un certo punto si arrese e decise di lasciare due stanze per gli ospiti con il futon, ma nelle altre due camere da letto, tra cui la sua, aveva deciso di mettere il letto per dormire comodamente. 

Passate le otto, tutti, ad eccezione di Haruka e Michiru abituate ad orari internazionali, stavano morendo dalla fame, ma Usagi fu l'unica a lamentarsi per tutto il tragitto in auto dicendo di essere talmente stanca e affamata da non sentire più le energie. Mamoru le disse di non fare la bambina e dovette successivamente constatare che tutta quell'assenza di forze tanto declamata dalla consorte non doveva essere poi così reale. Onde evitare di peggiorare la situazione preferì non contraddire ulteriormente la donna.

Quando arrivarono a casa di Haruka, il team principal offrì un piccolo aperitivo intanto che Michiru scaldava la zuppa di miso, il primo piatto che avrebbe servito quella sera.

Alle nove di sera il gruppo si spostò dal soggiorno alla sala da pranzo.

-Ah, Usagi, a te avremmo assegnato quel posto.- disse Michiru sorridendo, indicando lo spazio occupato dal cuscino più alto.

-Mi avete assegnato il posto con lo zabuton più alto perchè sono la più bassa?- domandò lei sospettosa.

Haruka e Michiru si scambiarono un'occhiata perplessa mentre Mamoru si trattenne dalle risate (meglio non provocare Usagi quando era affamata: si sarebbe trasformata come sempre, come poco prima, in una belva). -Ehm, no...- le rispose Haruka -Ti abbiamo dato quello perchè sappiamo che ti è difficile restare seduta secondo la postura seiza******.

-Ahahah, sei sempre la solita bambina testolina buffa!- sfuggì detto a Mamoru che non fece in tempo a pentirsi delle sue parole poiché immediatamante aggredito da Usagi.

Una volta portate le scodelle, Michiru si scusò per l'attesa.

-Tranquilla Michi, ti perdoniamo perchè sappiamo che sei una cuoca eccezionale!- le disse amichevole il marito di Sestuna.

-Così fingiamo di essere in Spagna!- disse Haruka facendo un'occhiolino.

-Siamo stati un paio di volte là. L'ultima è stata quando Chibiusa aveva quindici anni. Te lo ricordi, Mamo?

-Altrochè!- rispose dissimulando l'irritazione che ancora gli dava il ricordo del ragazzino spagnolo per il quale Chibiusa si era velocemente presa una cotta scappando tutte le sere per passare del tempo con lui. Con tutte le cose belle che si potevano fare in famiglia all'estero la figlia preferiva trascorrere le sere al resort con uno sconosciuto. Lui e Chibiusa avevano litigato più volte durante quella vacanza e Usagi era un po' preoccupata a lasciarla in hotel sola con quel ragazzo straniero; nonostante ciò Chibiusa, che era nella fase della ribellione, non li stette a sentire preferendogli quel coetaneo, tale Juan (se non ricordava male). Per fortuna come finì la vacanza finì anche l'infatuazione del momento.

-Ecco, allora avrete presente di quanto mangiano tardi là!- continuò nella sua conversazione Haruka.

-Sì, sono pazzi!- rispose Usagi ricordando quanto le fu difficile abituarsi ad orari tanto diversi da quelli giapponesi.

-Dai, però l'attesa valeva la pena. Mangiavamo sempre tutti a quattro ganasce! Ahahah!

-E' vero, ammetto che, oltre al resto, anche la cucina non era niente male.

-Un po' come la tua, Michiru- si intromise Setsuna facendole un'occhiolino.

-Grazie mille- rispose la donna contenta.

La cena proseguì in modo disteso e sereno, ricordando i viaggi fatti, parlando di attualità e aggiornandosi sulle novità delle altre amiche del loro gruppo.

Tra le novità, Usagi aveva raccontato di come la figlia di Rei si stesse mostrando una degna erede della sacerdotessa. -... Così Rei mi ha detto che è molto fiera di Yukiko e che se prima era un po' preoccupata all'idea di lasciare il tempio nelle mani della figlia ora sa che sia suo marito che sua figlia non potrebbero onorare meglio l'attività di famiglia che era stata tramandata di generazione in generazione. E poi mi ha detto che non vede l'ora di celebrare la cerimonia dell'oschichiya della figlia di Hotaru.

-Non potevano scegliere tempio migliore!- intervenne Setsuna.

-Il tempo passa così veloce che fa quasi venire i brividi. Mi sembra che sia stato solo qualche anno fa che la salvai dall'esplosione che distrusse il faraone 90 e ora è già madre.

-A chi lo dici!- disse Haruka mentre Setsuna annuiva con la testa.

-Figurati che per Haruka era già stato un piccolo trauma quando le disse che si sarebbe sposata con Yoshi.

-E tu come lo sai?- domandò girandosi di scatto verso la violinista.

-All'epoca lei non aveva motivo per cui non parlarmi di te...- alludendo a dei rapporti non ancora disastrosi come quelli che si sarebbero creati dopo il pranzo del matrimonio.

Haruka arrossì lievemente perchè quello che Michiru aveva detto era vero. Si era quasi strozzata con quel pezzo di carne di pollo che stava deglutendo quando la figlia dopo aver lodato ogni lato positivo del suo ragazzo le disse felice: -Haruka, oggi Yoshi mi ha chiesto di sposarlo!!- Aveva ventisette anni, ma a lei sembrava ancora poco più che una bambina e digerire la notizia di un passo tanto importante le fu difficile quanto mandar giù quel pezzo di pollo del suo stupido piatto di yakisoba.

-Pensare che i suoi non hanno fatto tante storie quando hanno saputo che la coinquilina con cui condivideva l'appartamento del liceo era la sua ragazza.- proseguì Michiru.

-Io ero molto più indipendente di Hotaru...- borbottò quella.

-Già, Haruka! Dicci: i tuoi come hanno reagito quando hanno saputo che siete tornate insieme?

-Benissimo- rispose lei ben felice di cambiare argomento. -Se è vero che vent'anni fa avrebbero voluto strozzare Michiru perchè sapevano che stavo male, ora sono davvero contenti.

-Sì, siamo già andate a trovarli in America.

-Già.- commentò Haruka prima di bere un sorso d'acqua.

-E mi hanno confessato che loro erano sempre stati tristi per come era finita tra noi.

-Eh già.- continuò l'altra ripensando per un attimo ai suoi genitori.

-In fin dei conti... Io sono sempre la madre di sua figlia.- concluse Michiru terminando la frase sghignazzando.

-Già...- leggermente assente. -Ehi!!- la riprese Haruka quando realizzò quello che aveva appena detto Michiru. Tutti risero. -Non ascoltatela: ci so fare con le donne, ma da lì a metterne incinta una... Non faccio certo miracoli!

-Ahahah, sentitela quante arie che si dà avendo avuto solo due compagne.

-Set, non c'è donna che resista al mio fascino. Nemmeno tu se ci avessi provato anche con te.

-Ok, adesso possiamo smettere di parlare delle tue eccezionali tattiche di corteggiamento, Narciso?

-Ma no, dai, è divertente- rispose Usagi.

-Sentito?- chiese piccata. -Non è che sarai gelosa, Michiru?- la stuzzicò con voce maliziosa.

-Non credere: il fatto che mi piace essere corteggiata non vuol dire che non sia capace di farlo pure io. Tu dovresti averne fresca memoria...

-Lasciamo stare...- con lei era pure difficile farle ammettere di essere gelosa, ma con Michiru era davvero impossibile. Meglio lasciare perdere l'argomento. -Comunque, tornando a prima, i miei genitori hanno sempre avuto un debole per Michiru. Non che avessero in antipatia Mizuki, ma l'hanno vista poche volte e poi la conoscete, no? Non è che nemmeno lei abbia un carattere facile. “Due Haruka no!”- ripetè la frase del padre imitandone pure il tono mezzo disperato. I commensali a tavola risero tutti poiché quella era una delle frasi comiche passate alla storia nel loro gruppo. -Poi mio papà ha sempre avuto una “cotta” per Michiru.

-Michiru è sempre stata così bella, elegante e di classe che è impossibile non restarne colpiti.- affermò Usagi, guardando la diretta interessata, mentre Mamoru annuiva con la testa senza commentare. Non aveva mai messo in dubbio il suo amore per Usagi, esclusa la parentesi in cui frequentò per un brevissimo tempo Rei. Però Michiru Kaioh, la giovane ed eclettica ragazza prodigio, l'aveva sempre ammaliato. Sarebbe stata forse l'unica ragazza che avrebbe preso seriamente in considerazione in una realtà in cui non avesse conosciuto la sua Odango e in cui Michiru non fosse stata irrimediabilmente attratta dalle donne.

-Grazie, ma anche io ho dei difetti.- rispose la violinista ai complimenti di Usagi.

-Caspita se ne ha!!- aggiunse Haruka ridendo, prima di prendersi una gomitata nel fianco dalla compagna.

-A te Michiru non lo chiediamo nemmeno come l'hanno presa i tuoi- disse poco dopo Mamoru.

-Fate bene.- rispose pensando all'ultima visita a casa dei suoi genitori, la settimana prima. Erano sei mesi che non si vedevano. Pur restando in Giappone, infatti, i loro rapporti erano talmente distaccati che continuavano a vedersi una volta ogni sei mesi. Suo padre ogni due mesi la chiamava per sapere se stava bene poi le passava sua madre per un saluto e in un paio di minuti le loro telefonate arrivavano già al termine. L'ultima volta che li andò a trovare però fu come tutte le volte che la sua vita privata finiva nei rotocalchi delle riviste di gossip: un ritrovo più silenzioso e teso del solito che consigliò alla donna di togliere il disturbo dopo venti minuti dal suo arrivo in casa loro.

-Ma io non capisco. Non dovrebbero essere contenti che almeno stavolta non hai cambiato con una nuova donna? Intendo dire: sono loro che ti pagavano la tua parte di affitto per la casa che condividevate al liceo, giusto? Quindi, il fatto che stavolta si tratti di Haruka, non dico che dovrebbe renderli felici, ma comunque meno ostili del solito, no?

Tra i presenti a tavola calò un silenzio d'imbarazzo: evidentemente il marito di Setsuna non era del tutto a conoscenza del punto di vista dei signori Kaioh nei confronti di Haruka.

Fu Setsuna che in quanto sua moglie si sentì in dovere di dare spiegazioni: -I genitori di Michiru non vedranno mai di buon occhio Haruka: l'hanno sempre considerata come la persona che ha traviato loro figlia.

-Che è riuscita a traviare una figlia già malata di suo.- precisò Michiru fissando il piatto vuoto davanti a se'.

-E da allora suo padre non le ha più passato un soldo- concluse Setsuna. Suo marito rimase sbigottito. Conosceva Haruka e Michiru da più di vent'anni, eppure non aveva mai saputo quei dettagli sull'infelice situazione famigliare della migliore amica di sua moglie.

-M-ma la casa in montagna dei tuoi?- domandò non riuscendo a capire. Se erano davvero così freddi da non passarle più dei soldi quando ancora non era una star della musica classica, come mai la violinista poteva andare in quella casa di montagna che vide più volte lui e la sua famiglia come ospiti?

-Gliel'ho comprata quando Hotaru era ancora adolescente.- rispose in fretta Michiru.

-Sai loro non sono più giovani e non sciano più.- aggiunse Setsuna senza spiegare che comunque la coppia non mise più piede in quella casa già da molto prima di invecchiare; già da quando vennero a sapere che la figlia aveva passato una volta la settimana bianca lì con Haruka e i due intuirono che il bianco era riferito alla neve, non al loro rapporto.

Usagi triste rimase a fissare il piatto mezzo vuoto del marito di Setsuna il cui contenuto, da un minuto a parte, non diminuiva più. Doveva fare qualcosa per riportare allegria in quella sera. Quando vide la mano di Haruka appoggiarsi su quella di Michiru che le rispose con un sorriso, si illuminò. -Ci spiace molto per quello che è successo e sarà pure una situazione triste perchè ti sono sempre mancati dei genitori calorosi e amorevoli, però in compenso hai trovato il calore di una vera famiglia in Haruka, Hotaru e Setsuna, e nell'essere la “zia Michi” dei suoi figli. E forse anche io e Mamo possiamo sentirci un pochino parte della vostra famiglia.

Michiru sorrise al tentativo di Usagi di trovare sempre del buono anche nelle cose negative. -Certo, voi siete le persone più importanti.

-E' una partita a scacchi: voi siete il re e la regina; io, Hotaru e Setsuna i cavalli e i figli di Setsuna i pedoni, ahahah!

-Ecco perchè tu non sei mai stata battezzata come “zia Haru”, guarda che ruolo di poco conto che hai dato ai miei figli!- le diede corda Setsuna per lasciarsi alle spalle un argomento tanto triste quanto quello dei genitori di Michiru. Una coppia così fredda che in ventinove anni che Hotaru viveva a casa della figlia non erano mai stati capaci di chiedere di vederla almeno una volta. Chiedere di vederla era come accettare la natura sbagliata della violinista, perciò era meglio tenere le distanze da una ragazza cresciuta da due donne. A Setsuna, che contrariamente ad Haruka non aveva mai avuto la sfortuna di conoscere di persona quella coppia, veniva il nervoso solo a pensare alla mentalità chiusa dei signori Kaioh che con la figlia non furono affatto dei signori.

Finite le battute tra Haruka e Setsuna e dopo un breve momento di silenzio, Usagi domandò: -Allora Michiru, tu e Haruka non convivrete più?

-Ci stiamo pensando- restò lei sul vago.

-Di cosa state parlando?- domandò Haruka di ritorno dalla cucina dove era andata a prendere del gelato da offrire a fine pasto.

-Volevano sapere se andremo a convivere.- la informò Michiru conscia che Usagi aveva dato voce ad una domanda che tutti si stavano ponendo.

-Sai, io me lo chiedo perchè visto che con Michiru hai iniziato a convivere già da giovanissima, ma con Mizuki non ti sei mai sentita di fare il grande passo... Mi chiedevo se saresti disposta a cambiare abitudini e scendere ai compromessi della convivenza dopo tanto tempo.

-A parte che con Mizuki era già una specie di convivenza.- disse lei, mentre tutti tacerono sul pensiero in comune: “Non è proprio così...” -E poi comunque è una cosa diversa. Ma che ne dite se ci spostiamo in giardino?- cambiò velocemente argomento.

-Ho capito- disse Usagi sospirando: lei ci aveva provato, ma sapeva fin dall'inizio che sarebbe stato impossibile ricavare informazioni private da quelle due.


Gli ospiti andarono via dopo la mezzanotte, ma prima che Usagi uscisse di casa Haruka la chiamò in disparte: -Usagi?

-Sì?

Haruka le fece segno con la mano di avvicinarsi e quando la donna le fu vicina le disse a bassa voce: -Stavo pensando: visto che Chibiusa non è in casa perchè non fai divertire un po' quell'uomo visto che è la notte degli innamorati?

-Conosci dei film romantici divertenti che io non ho ancora visto?- domandò Usagi senza afferrare il motivo della premura dell'amica.

Ad Haruka venne da ridere alla risposta innocente della donna più giovane, ma cercò di stare seria: -No, ma basta che tu gli proponga un film romantico da vedere mentre sorseggiate un po' di vino, poi ti avvicini, ti accocoli un po' accanto a lui... vedrai che saprà farti capire come far divertire un uomo.

-E come si fa a far divertire un uomo mentre guarda un film romantico non comico?

-C'è solo un tipo di divertimento che accomuna tutti gli uomini di questo mondo- e portando una mano all'altezza della vita la mosse dal basso verso l'alto con esplicito riferimento sessuale.

La reazione dell'altra fu immediata: -Haruka ma che cavolo diciiiiii??!!!- le urlò diventando paonazza in volto e dandole una pacca sulla schiena talmente forte da farla tossire!

Michiru che stava parlando con Mamoru a breve distanza da loro, quando sentì l'esclamazione scandalizzata di Usagi, rise composta: -Haruka, perchè ti diverte tanto mettere la nostra Regina in imbarazzo?

-Ahahah, le stavo solo dando un suggerimento su come far funzionare il suo matrimonio!

-Sei davvero incorreggibile. Mamo, andiamo subito via di qua!- ordinò lei prima di trascinarlo via per un braccio.

-Ahahah, ci vediamo testolina buffa!- la salutò a quel punto Haruka sulla soglia di casa.

-Usagi, ha ragione: sei veramente incorreggibile! Vorrei davvero sapere cosa le hai detto esattamente.

-Ahahah, alla fine noi ci facciamo sempre quattro risate.

-E' tardi. Dai, ti aiuto a riordinare la sala e la cucina.

-Grazie.

Mezz'ora dopo terminarono di ordinare le due stanze. -E' stata una bella giornata- mormorò Michiru mettendole le braccia al collo.

-Sono d'accordo- le rispose la bionda dandole un bacio veloce prima di sganciarsi da lei e andando a prendere due calici e dello spumante.

-Cosa fai?

-Ti offro da bere.

-Non posso, devo guidare.

-Dai, vieni Michiru...- si diresse nuovamente in giardino portandosi dietro spumante e calici. Li appoggiò sul tavolo in legno dove poco prima avevano mangiato il gelato con gli amici e le fece cenno di uscire anche lei. Guardò il cielo cercando di distinguere la via Lattea, per quanto le luci della città rendessero difficile la sua identificazione. -Poi abbassò lo sguardo e le chiese: -Lo sai che giorno è oggi, Michiru?

-Il tanabata matsuri?- domandò incerta non capendo dove volesse andare a parare l'altra.

-E cosa si ricorda?

-L'incontro tra Hikoboshi e Orihime.

-Già... E ti ricordi chi mi parlò per la prima volta di questa festa quando mi trasferii in Giappone?

-Sì- rispose lei ripensando al giorno in cui le raccontò quella favola d'amore, il cinque Luglio di trentadue anni prima. Si sentivano già grandi, ma erano ancora poco più che bambine.

-E' stato nella notte del Tanabata che ci siamo messe insieme la prima volta.- le disse Haruka sorridendo.

Era vero. Allora non era l'unica ad aver fatto quel collegamento: anche Haruka si era ricordata di quella data! Un'altra battaglia, altri muri sentimentali che all'epoca aveva innalzato soltanto lei e che Haruka, complice il caso e complice la tenacia, aveva abbattuto per poter far parte della sua vita. Con determinazione, ma senza irruenza, era riuscita a farsi aprire le porte del suo cuore. Era stata molto dolce ed era riuscita a vincere i suoi timori e la sua ostinazione nel voler provare a tutti i costi a mettere a tacere il suo cuore che non aveva mai sentito tanto vivo in presenza di un ragazzo.

Haruka le cinse la vita e la baciò. -Fatti offrire un bicchiere di spumantino buono- provò a persuaderla.

-Non posso. Avrò già superato di gran lunga il tasso alcolico minimo previsto per una guida sicura, se bevo anche quello non posso più tornare a casa!

-E se io non volessi che tu tornassi a casa?- Lo sguardo di Michiru tradì l'emozione che stava provando -La notte in cui gli infelici amanti possono finalmente incontrarsi. Questa è la nostra notte Michiru.- le disse poi guardandola seria.

In quel momento la donna provò sensazioni contrastanti. Era da tanto che stava pensando a quando e come sarebbe stata la loro prima notte insieme, eppure quelle parole la irrigidirono. Non pensava proprio che le sarebbe arrivata la proposta quella sera. -Haruka, io...

-Michiru, sono sette mesi che rimandiamo tutte le buone occasioni. Sono sette mesi che stiamo aspettando. Ma aspettando cosa?

-L'occasione migliore?- provò a suggerirle.

-Ce ne è una migliore di questa?

-Intendevo quella in cui ci sentiremo pronte entrambe.

-Io sono pronta.- affermò l'altra sicura.

-Ma se due giorni fa in albergo, mentre in camera mia l'atmosfera si stava scaldando, sei scappata via! Evidentemente non sei così pronta.

Haruka aprì bocca per ribattere, ma non disse nulla, ricordando come in quel momento nel sentire il respiro di Michiru appesantirsi, un'insicurezza che non le apparteneva ebbe la meglio sulla scarica di eccitazione che le pervase il corpo. Aveva temuto il momento che aveva tanto atteso. Non era da lei. Si poteva passare sul fatto che era una frana nel dichiare i propri sentimenti, ma Haruka Tenoh era un manuale di istruzioni su come far cadere donne e ragazze ai propri piedi e su come farsi perdonare dalla donna amata per la sua scarsa propensione a dire a parole quello che sentiva nel cuore. Non aveva mai ricevuto critiche in merito, neanche una volta. Dopo le corse era convinta che fosse la cosa che le riusciva meglio, ma quella sera ebbe da ricredersi.

Mentre pensava a ciò rimase a fissare Michiru con un mezzo sorriso che voleva infondere sicurezza, ma che faceva trapelare la sua ansia. “Stupidaggini”, pensò scuotendo leggermente la testa mentre prendendo il viso di Michiru fra le mani la avvicinò a se' per baciarla. Di cosa aveva paura? Di una donna che per quattordici anni era stata sua, in tutti i modi in cui quell'aggettivo possessivo poteva essere inteso? O aveva paura che passando sul piano fisico non sarebbe stato come vent'anni prima e si sarebbe incrinato tutto il lavoro fatto fino a quel punto per ricostruire un futuro insieme?

Provò a spazzare via tutti i suoi timori stringendo più forte a se' Michiru.

La violinista da parte sua era indecisa sul da farsi. Le parole che le aveva detto Haruka, forse con l'aiuto del vino che stava iniziando a farsi sentire amplificando le sensazioni, avevano avuto il loro effetto. Sembrava la notte perfetta per realizzare una delle cose che, in cuor suo, le erano mancate di più della vita di coppia con Haruka. Ora non erano più ragazzine, ma d'altronde non poteva nemmeno sperare di avere una relazione in bianco per sempre. Per quale motivo poi? Per paura di affrontare le sue insicurezze? Forse era davvero arrivato il momento di sbarazzarsi di pudori inutili dal momento che non sarebbe stata la loro prima volta. Accettò così gli inviti di Haruka che era passata a dare attenzioni al suo collo. -Portami in camera, Haruka...- le disse con il fiato corto, sperando con tutta sé stessa di non doversi poi pentire della propria richiesta andandosene nel momento meno opportuno.

Haruka non si fece ripetere l'implicita domanda, rientrarono dal giardino e si diressero in camera sua. La bionda riprese a baciarla con dolcezza mentre le sue mani iniziarono a vagare sulla schiena di Michiru che ripeteva incerta i suoi gesti. Dopo diversi minuti Haruka lasciò la bocca della violinista per avventurarsi nuovamente sul suo collo. Si allontanò un attimo per dare una veloce occhiata alla sua vita e poi mentre riprese a baciarla portò le mani all'altezza del koshi-himo****** per slacciarlo.

Il cuore di Michiru iniziò a battere forte quando l fruscìo che seguì un movimento delle mani del team principal alla sua vita le fece capire quello che stava succedendo. Ma era davvero pronta per concedersi alla persona per la quale aveva sfidato tutte le avversità di un destino del quale era stata lei l'artefice? Cercò di non pensarci cercando le mani di Haruka, stringerle nelle sue e poi intrufolandosi dentro le larghe maniche del suo yukata per avere un contatto diretto con la pelle di una parte della bionda che non fosse il viso.

Il gesto incoraggiò Haruka che dopo un po' portò le mani ad accarezzarle prima i fianchi e poi la pancia, arrivando dritta all'obbiettivo: trovare il secondo koshi-himo. Fece cadere la fascia, ma contrariamente a ciò che si aspettava Michiru, si fermò con la mano a bloccare l'apertura dello yukata. La guardò incerta, come a chiederle un permesso o come se si stesse domandando se stavano facendo la cosa giusta. -Tranquilla...- sussurrò Michiru, provando con quella parola a dare coraggio soprattutto a sé stessa. A quel punto l'attirò per la vita e la strinse a se'. La baciò, incerta se spostare le sue attenzioni al mento. Un tempo Haruka non avrebbe saputo resistere agli effetti di quel gesto, ma era ancora così? Era stata via tanto tempo, chi diceva che Haruka non fosse per alcuni versi cambiata anche dal punto di vista erotico? Vent'anni non erano poco tempo. Mizuki avrebbe sicuramente saputo meglio di lei cosa poteva stimolare maggiormente i suoi sensi. La paura di non ritrovare più la complicità in uno dei campi che le aveva viste maggiormente affini, tornò a farsi sentire come tutte le volte precedenti. La paura che un confronto con la ex di Haruka potesse portare quell'ultima a non apprezzare quella notte che era tanto impaziente di vivere con lei. Cercò di essere razionale, pensando che d'altronde la giornalista doveva aver fatto come tutti: imparare a conoscere il proprio partner anche nella sfera sessuale. In fondo anche lei aveva capito a cosa reagivano di più le sue precedenti ex solo vivendole. Arrossì appena. In fin dei conti era solo questione di imparare a conoscersi di nuovo, no? Se una volta Haruka trovava estremamente eccitante essere baciata sul collo, male che sarebbe andata gli sarebbe comunque piaciuto. In fin dei conti non era continuando a rimandare che avrebbero imparato a riscoprirsi complici anche nel campo della sessualità. Così si fece forza e spostò l'attenzione dei suoi baci e della sua lingua sul mento del pilota che per tutta risposta reclinò la testa di lato sospirando pesantemente e stringendola forte a se'. Quello che le stava facendo Michiru era a dir poco sensazionale. Sentire finalmente la sua lingua che la marchiava a fuoco in una delle sue zone più erogene era un qualcosa di inaspettato che per poco non le fece perdere i contatti con la realtà. Se non fosse stato che nel sentire i capelli di Michiru solleticarle il volto la portò, senza ragione, ad immaginarsi dei capelli ricci e biondi posarsi sulle spalle di Michiru mentre la nuova amante scendeva alla scoperta di parti inesplorate del suo corpo che fino ad allora solo lei aveva avuto il privilegio di vedere, baciare e toccare. La mano dell'altra scese ad accarezzarla lungo un fianco e Haruka s'immaginò Michiru che confondendo una sbandata per amore donava piacere alla talent scout più giovane di lei. Infine, mentre Michiru tornò a baciarla con trasporto sulla bocca, le fu inevitabile pensare a lei ed Elza, felici ed appagate, abbracciate nello stesso letto. Doveva cacciare via tutti quei pensieri, ma quello che si era immaginata era davvero troppo e d'istinto spostò il volto di lato. Non era quello il momento migliore per farsi prendere dalla gelosia. Il suo sogno più grande si stava realizzando, non avrebbe buttato al vento anche quell'occasione. E poi, anche lei, era vero che era stata solo con Mizuki dopo Michiru, ma aveva fatto l'amore con la giornalista tantissime volte, arrivando a conoscere perfettamente le sue fantasie e il suo corpo. Dunque, come poteva permettersi di essere gelosa? -Che cosa c'è, Haruka?- la riportò alla realtà Michiru.

Lei la guardò mostrando così la sua espressione smarrita. Che figura stava facendo? Lei che era sempre stata così sicura di se' e che invece di darsi da fare si faceva bloccare da delle stupide fantasie sul passato della donna che aveva davanti a se'. Arrossì un po', guardando di lato un punto indefinito. L'altra continuava a non capire, ma provò ad accarezzarle la fronte sperando così di interrompere la situazione di imbarazzo che la bionda stava provando. Haruka a quel gesto tornò a guardarla in volto e vedendo i suoi occhi blu comprensivi come mai, si decise a parlare. -Loro...

-Loro chi?

Esitò prima di spiegarsi: -Io ti ho lasciata che eri stata solo mia, ma quelle donne, le tue ex...

-Loro sono il passato- la interruppe Michiru -Non devono intaccare il nostro presente. Non c'è Mizuki, non c'è Elza, non c'è più alcun loro. Adesso siamo solo noi.- le sorrise mentre si decise a giocarsi la sua carta. Non era così certa di volerlo fare prima, ma capendo che anche la bionda era preda dei timori di un confronto con chi c'era stata prima di lei, pensò che fosse la cosa migliore da fare. In un'altra sera si sarebbe scusata e sarebbe andata via, ma forse Haruka aveva ragione quando in giardino aveva paragonato loro due agli infelici amanti del Tanabata. L'occasione che stavano aspettando era arrivata. Era arrivato il momento di affrontare e vincere tutti i timori che le avevano accompagnate da quando tornarono insieme fino a quella sera. Non potevano nascondersi dietro a delle ritrosie che se al momento potevano andare bene ad entrambe, inevitabilmente a lungo andare avrebbero potuto minare le proprie sicurezze personali e dunque il rapporto di coppia. Così allontandosi di poco da lei e lasciando andare i due lembi dell'abito lo fece scivolare lentamente a terra. Haruka smise di respirare mentre rivide finalmente, dopo tanto tempo, quel corpo seminudo di fronte a se'. Michiru senz'abiti era ancora più bella di quanto ricordasse. -Giochi sporco, Michiru...- mormorò l'altra facendo vincere i timori da ciò che stava vedendo. La violinista aveva ancora un fisico perfetto. Non era cambiato tanto da quando la vide l'ultima volta: forse solo qualche neo e una cicatrice sulla pancia che non era il risultato di una battaglia violenta, ma il segno dell'operazione all'appendice a cui la donna fu sottoposta sette anni prima. Quando lei non c'era... No, non era più una ragazzina, ma quel corpo le stava solo suggerendo un milione di idee su come farlo suo e lei stavolta non si sarebbe certo fatta bloccare dalle sue paranoie su un passato che come aveva detto Michiru non le riguardava più.

La violinista allo sguardo estremamente compiaciuto di Haruka sorrise. Sapeva perfettamente di essere una donna bellissima, un viso e un fisico da far invidia a molte donne della sua età. Quanti uomini la guardavano per strada tentando di spogliarla con lo sguardo? Quante persone si erano avvicinate a lei sperando di poter essere considerate come possibili partner o amanti? Un tempo anche Haruka le sarebbe subito saltata addosso vedendola con la sola biancheria addosso e invece ora era lì a fissarla con il fiato trattenuto in gola. Sotto questo punto di vista sembrava cambiata. Poi vide quel sorrisetto fare capolino sullle sue labbra: lo ricordava bene e sapeva che era un sorriso che nascondeva soltanto molta malizia. Si sedette a cavalcioni sopra di lei mentre Haruka, a quel punto con il viso all'altezza del petto dell'altra, si allungò verso il suo volto per baciarla sulla bocca, spostarsi di lato e scendere dall'orecchio al collo. e dal collo alla spalla. Il respiro di Michiru si fece più pesante mentre cercava la lucidità necessaria per sfilare il primo koshi-himo che teneva allacciato lo yukata della bionda. Disfatto il nodo, le labbra di Haruka erano ora sullo sterno, il tempo di sbarazzarsi del nastro ed ora la sua bocca era tra i suoi seni. Un contatto così inaspettato quello dei baci che la bionda stava lasciando sul seno destro sulla parte scoperta dalla coppa del reggipetto mentre con la mano andava a stuzzicare il sinistro, che portò la violinista a emettere un gemito ad alta voce. Haruka sorrise sentendo l'effetto che stava avendo su Michiru che instintivamente reclinò la testa all'indietro. Poi con la bocca da una parte e la mano destra dall'altra, tornò su fino alla clavicola per poi tornare ancora giù, ripetendo i gesti altre due volte, ma osando sempre di più ogni volta che tornava all'altezza dei seni, finchè non si prese la libertà di introdurre una mano sotto il reggipetto e poter così avere un contatto diretto con un suo capezzolo. Tutto quello che stava accadendo era semplicemente fantastico, pensò Haruka con la mente che perdeva lucidità di minuto in minuto. Portò una mano all'altezza dell'elastico del reggipetto e guardò Michiru che con un cenno della testa acconsentì a farglielo slacciare e i seni dalla pelle diafana e rosata si mostrarono in tutta la loro bellezza. Se avesse avuto un'altra età si sarebbe buttata senza troppi complimenti su di essi, ma quella era la loro prima volta dopo un tempo eterno che aveva rischiato di non ripetersi mai più e voleva che fosse perfetto. Dolce e perfetto. Perciò portando una mano sulla nuca di Michiru la portò ad avvicinare il volto al suo per poterla baciare. Fu un bacio dolce, prima che Haruka tornasse senza fretta a prestare attenzione a ciò che in quel momento le sembrava ne necessitasse di più, andando con la bocca in avanscoperta dei sensi di Michiru legati alla sensibilità del seno. Pur godendo a fondo di ogni gesto di Haruka, Michiru non aveva alcuna intenzione di perdere il controllo: non si sarebbe tolta l'ultimo indumento rimasto finchè non si fosse trovata davanti Haruka nella medesima situazione. Ma l'ex pilota era così presa da Michiru che non si accorse di come quest'ultima era riuscita a individuare il secondo koshi-himo e sfilarlo. Capì quello che era successo nel momento in cui tornando a baciarle la guancia sentì le sue mani avventurarsi sotto i lembi dello yukata. Haruka aprì di colpo gli occhi e si scostò da lei guardandola. Michiru le fece un sorriso dolce e le disse: -Non pensi che questo sia diventato di troppo?- Poi le sussurrò: -Vai un po' indietro per favore...- Haruka continuava a guardarla sorpresa, così con un cenno della testa le indicò i cuscini dietro di lei e Haruka fece quanto richiesto. A quel punto Michiru raggiungendola, prima la spinse giù, poi le aprì lo yukata. Haruka a quel punto arrossì violentemente. Poteva sembrare strano, lei che dava sempre l'idea di essere tanto sicura di sé stessa e tanto spavalda nel mostrare tutta la sua bellezza, eppure in quel momento stava mostrando a Michiru un pudore che chi la conosceva non avrebbe mai immaginato.

Il momento del confronto diretto era arrivato. Lei che faceva girare la testa a tante donne e che aveva parecchio successo anche tra gli uomini, era ora inerme sotto lo sguardo della violinista che si era presa il permesso di poterla guardare dopo tanti anni; timorosa di mostrarsi nella sua versione quasi integrale ad una donna meravigliosa in ogni dettaglio come Michiru. Ciò che l'aveva sempre bloccata, posticipando di continuo quello che stava accadendo quella sera, si era ora realizzato. Ed era stupido temere un confronto con la donna che in passato l'aveva vista nuda forse più dei suoi genitori quando era bambina e anche più di Mizuki. Ma in quel momento che stavano vivendo il presente e che si stava mostrando indossando solo la biancheria intima con una persona che non era più Mizuki, si sentiva quasi a disagio. Quasi come se stesse temendo un giudizio di Michiru. Magari aveva cambiato gusti ed avendo passato tanti anni con l'americana e anche con Fuka, aveva iniziato a preferire donne più femminili e corpi più formosi del suo. Oppure doveva mettere in conto che semplicemente potesse non piacerle più lei.

Michiru sorrise vedendo Haruka perdere la sua sicurezza mentre, ancora rossa in viso, si ritraeva dal suo sguardo. Perchè temesse un giudizio negativo restava un mistero. Il suo fisico era più incantevole di quanto lo ricordasse. Tonico, estremamente proporzionato e anche femminile. Perchè, se pur era vero che ad Haruka piaceva giocare sul suo aspetto androgino, senza abiti maschili mostrava un fisico femminile con tutte le sue sensuali curve nei posti giusti. Anche il suo seno che non era mai stato molto abbondante, favorendo così l'illusione che tanti avevano di lei scambiandola per un uomo, sul suo fisico non poteva che essere della taglia perfetta. Per non parlare del viso e delle mani che restavano forse le cose che amava di più del team principal. E poi c'era quel neo che ammicava biricchino dalla parte scoperta del seno sinistro. A quanti anni era spuntato fuori? Quante volte Mizuki lo vide? Anche lei era rimasta vittima del suo fascino che lei trovava così irresistibile o non gli aveva mai dato peso? Sorrise. Non era importante quello che aveva pensato la giornalista, quello che importava in quel momento era sciogliere il disagio che Haruka stava mostrando. Michiru si avvicinò con il viso al suo e le mormorò: -Baka******* Haruka... Sei bellissima.- e senza darle tempo per replicare la baciò ricambiando con le mani le attenzioni ricevute fino a poco prima sul suo seno.

Haruka si lasciò andare, sospirando e formulando come ultimo pensiero di senso compiuto di quanto inutili erano state le sue preoccupazioni. Tanti timori su dei possibili confronti che avrebbero potuto portare l'altra ad un rifiuto... per sentirsi dire in termini scherzosi e nel tono più dolce e sincero che era bellissima!


Era la notte del Tanabata, la notte degli innamorati in cui Orihime e Hikoboshi, trasformati rispettivamente nelle stelle di Vega e Altair, si incontravano, per l'unica volta all'anno, nella volta celeste.

Era una notte in cui il mare si fondeva con il cielo rischiarato dalla luna.

Era una notte in cui il vento si alzò improvvisamente per soffiare sul mare, giocando con lui, muovendo e agitando le sue acque; diventando sempre più irrequieto su di lui e formando onde sempre più tumultuose... per tornare infine docile.

Era una notte in cui, a ora tarda, il vento portò con se' l'inconfondibile profumo di salsedine.

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* Tanabata Matsuri: come molti di voi sapranno è una festa di origini cinesi che si festeggia anche in Giappone il 7 Luglio o il 7 Agosto (a seconda che si usi il calendario gregoriano o quello lunare del passato). Durante questa festività, molto sentita in Giappone, si festeggia il giorno in cui le stelle Vega e Altair si incrociano nella via Lattea. Secondo la leggenda la Dea Orihime (Vega) si innamorò di un pastore Hikoboshi (Altair) con il quale si sposò di nascosto per non contravvenire le leggi che volevano che gli dei e gli uomini vivessero in cielo separati. Quando il padre di Orihime scoprì il matrimonio fra la figlia e l'uomo, per impedire ai due innamorati di vedersi, divise il cielo in cui vivevano gli déi da quella in cui vivevano gli uomini con un fiume celeste che è la Via Lattea. La disperazione della figlia a quella decisione del padre lo mosse a compassione e perciò permise alla ragazza e al suo innamorato di incontrarsi, ma soltanto una volta all'anno, ovvero il 7 Luglio.
In questa festività è quasi d'obbligo l'utilizzo dello yukata (kimono estivo). Il famoso episodio in cui Haruka attira l'attenzione di tutte le Inner nel pescare due pesci rossi per Michiru rappresenta proprio la festa del Tanabata. Alcune delle cose qui descritte si possono infatti ritrovare anche in quell'episodio di cui purtroppo non ricordo il titolo.

** Daren: è un nome che ho scelto casualmente e sempre casualmente ho scoperto che Mamoru Chiba nella versione americana è stata chiamato Darien Shields. Sarà un caso che il fidanzato di Chibiusa abbia un nome tanto simile al Mamoru americano? :-P

***
kinchaku, orizuru, kuzukago e kingyu sukui : rispettivamente borse che portano fortuna negli affari, origami portafortuna per la salute e la longevità dei componenti famigliari, sacchi della spazzatura che simboleggiano la pulizia dell'anima e la prosperità, e i "retini" da pesca che anzichè avere il retino hanno un sottile strato di carta che una volta bagnato già con il lieve peso di piccoli pesciolini si rompono facilmente.

**** machiya: tipica casa giapponese in legno con il tetto spiovente. La città di Kyoto è stata nominata Patrimonio dell'Umanità dall'Unesco proprio per essere riuscita a preservare nella sua periferia i tipici villaggi giapponesi di una volta. Molte case sono aperte al pubblico per mostrare come erano fatte le case giapponesi del passato, altre sono affittate come alloggi turistici, altre ancora sono proprietà private dei giapponesi più facoltosi e benestanti. Tokonoma: stanzetta spirituale, immancabile spazio di ogni casa in tradizionale stile giapponese.

***** seiza: termine che indica la tradizionale seduta giapponese per stare a tavola che vuole le gambe piegate indietro e i glutei che appoggiano sui talloni. Nell'episodio "Cercasi amici" un bambino poco più grande di Chibiusa è un mago nella cerimonia del thè, Usagi, Chibiusa e Mamoru si uniscono ad Haruka e Michiru che si stanno recando dal ragazzino e la scena del combattimento è preceduta da un simpatico siparietto in cui Usagi, non abituata a stare seduta secondo la tradizione giapponese, combina alcuni guai a causa dei suoi piedi informicolati.

****** koshi-himo: il kimono (e di conseguenza anche lo yukata) è allacciato in vita da un nastro detto koshi-himo, sopra di esso viene fatta fuoriuscire la stoffa in più del kimono fissata successivamente da un secondo koshi-himo.

******* baka: scema, sciocca.

Per ulteriori spiegazioni sul Tanabata Matsuri potete andare su Wikipedia o su questo link che è più riassuntivo:
http://viaggiappone.com/blog/tanabata-festa-giapponese.html

Per capire meglio come indossare uno yukata (mi rendo conto che il mio riassunto può non essere chiaro) vi rimando al link di 

wikihow, breve e chiaro:  ìhttps://www.wikihow.it/Indossare-lo-Yukata

Sticker-Michiru-e-Haruka-con-Kimono-2

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Capitolo 24
*** Capitolo 23 ***


Buona sera, o forse dovrei dire buona notte vista l'ora, o forse buongiorno visto che pochi leggeranno a quest'ora di notte... Beh, buon tutto lettori! XD
Il capitolo è un'esclusiva per questa versione della storia. Ed ecco dove stava la parte del finale alternativo che avevo promesso. In fin dei conti se avessi voluto un finale alternativo per la coppia Haruka e Michiru avrei semplicemente aggiunto il “what if” al titolo della storia, no? :-P. Riconosco che avrei potuto fare di meglio, se avessi avuto una migliore conoscenza in campo politico. Ho fatto del mio meglio per far quadrare lo sviluppo di quello che Naoko Takeuchi ha proposto come futuro delle Sailor, ma senza mai spiegare come sarebbe avvenuto. Dal momento che la prima volta che ho parlato del quadro politico giapponese e quello fittizio di Sailor Moon, qualcuno si è perso, stavolta ho inserito alcuni link di rimando per aiutarvi a capire meglio il ragionamento che ho seguito. Io ho cercato di fare del mio meglio, abbiate clemenza!
Per quanto riguarda l'immagine invece vi propongo una delle poche che ritraggono Usagi e Mamoru nei panni di Neo Queen Serenity e King Endymion, con alle spalle quello che sarà il palazzo reale in cui sono destinati ad andare a vivere.
Passo ai soliti ringraziamenti: voi che leggete, chi recensisce e chi ha aggiunto la storia tra le preferite, le seguite o le ricordate.
Oggi aggiungo lo spazio dei "ringraziamenti extra". Ovvero: la persona dal nome in codice G, per avermi dato spunto, in dieci anni, per i tentativi di Michiru pentita che con pochi e semplici gesti cerca di riconquistare l'amore di Haruka; Hijras per avermi dato l'ispirazione per i lati positivi di Mizuki (anche se non ha più di una fan XD); MATT BIANCO di cui ho sfruttato il consiglio passato di aggiungere delle immagini alla fine di ogni capitolo; kirakishou7, ex amico dell'Università di cui mi sono servita ancora per l'immagine del capitolo in cui Mizuki lascia Haruka; Marco D'Amico, il ragazzo che ha eseguito per me la fanart che ritrae Hotaru e Yoshiki insieme; ellephedre per la “consulenza” su alcune coppie delle Sailor e in particolare per la coppia Makoto-Shinozaki; Mario Yamada che io stimo enormemente e i cui lavori prendo come verità assolute, per aver delineato meglio il carattere di Elza nel suo doujinshi "The lady in the tower" e quindi per essermi stata di fondamentale aiuto per creare l'Elza che vi ho presentato qui, per quanto la sua figura sia sempre stata di contorno.

Buona lettura a tutti ;-)

23.

A metà Maggio, su richiesta di Mamoru, tutti i Ministri, i politici e l'imperatore si riunirono in Parlamento. Il Primo Ministro accompagnato dalla moglie portò a compimento quanto deciso durante la riunione con le guardiane del sistema solare interno ed esterno e rivelò a tutti quanti quale fosse stato il loro passato, la seconda identità che avevano sia lui che Usagi e il destino che si doveva compiere per loro. Tutti rimasero spiazzati e qualcuno si mostrò pure perplesso. Non furono gli scettici che pensarono che il Primo Ministro e la moglie stessero delirando. Poichè tali politici erano certi delle loro congetture chiesero di dar loro prova di ciò che dicevano o avrebbero destituito Mamoru dal suo incarico con l'accusa di instabilità mentale e tentato colpo di Stato. La richiesta non li colse alla sprovvista, per questo i due si scambiarono un'occhiata di intesa e poi si trasformarono in Milord e Sailor Moon (Usagi dando per scontato una simile richiesta si era portata da casa la spilla per la trasformazione). La dimostrazione, dopo aver suscitato enorme stupore, convinse tutti, ma non eliminò le perplessità dei presenti. Milord perciò illustrò tutti vantaggi per la Terra se loro fossero diventati il Re e la Regina del pianeta. Annunciò che tutti gli Stati sarebbero stati riuniti sotto un'unica monarchia che avrebbe avuto per capitale Tokyo. La Monarchia sarebbe stata parlamentare, sebbene i reali non avrebbero perso il loro ruolo di protettori della Terra.

-Ma il mondo è grande come farete solo voi due a proteggerlo?- domandò una dei ministri lasciando trapelare un tono un po' canzonatorio.

-Non saremo soli. Dimenticate che non eravamo i soli a difendere la Terra tempo fa, ma c'erano anche altre nove Sailor. Inoltre, in caso di pericolo, se si rendesse necessario, anche nelle loro figlie potrebbe risvegliarsi il potere del pianeta da cui discendono. Perciò la Terra è in ottime mani.- rispose Milord.

-E che ne sarà dell'imperatore?- chiese un'altro politico.

-E chi accetterà che la capitale debba proprio essere a Tokyo? Il Giappone è una piccola nazione.- domandò un altro ancora.

-E' poco estesa sì, ma la nostra storia e il nostro popolo è grande. Non abbiamo nulla invidiare all'America o all'Europa.- intervenne a quel punto Usagi.

-Ogni domanda avrà le sue risposte, ma, secondo quanto vi ho detto sul cambiamento che porterà la nostra Monarchia, voi siete favorevoli?

-Frena la fantasia, Chiba-kun. Non puoi chiederci di andare al voto per approvare una tua richiesta senza aver prima risolto i punti più cruciali. Voi ci chiedete di approvare qualcosa senza avere un piano per realizzarla.- Intervenne a quel punto l'imperatore poco convinto delle teorie del suo Primo ministro che di punto in bianco aveva iniziato a millantare una propria corona sotto cui far stare tutto il mondo.

Milord decise perciò di esporre il piano che aveva in mente, le soluzioni per la figura dell'imperatore e per la sistemazione delle altre guerriere. Le opzioni e i piani proposti furono tutti approvati, ma ci volle un anno prima di giungere alla conclusione della redifinizione della politica giapponese.

Nell'arco di quell'anno infatti, prendendo in considerazione le proposte di Mamoru, si cercarono di risolvere i nodi principali che il nuovo stravolgimento politico della nazione stava portando. Innanzitutto furono convocate le altre guerriere per verificare la loro identità. La potenza degli attacchi di quelle donne tolse ogni dubbio sulla sicurezza della Terra. L'imperatore dopo averle viste sferrare a turno i loro attacchi si inchinò davanti a loro. Avevano cercato a lungo le guerriere che avevano salvato la Terra da nemici potenti e temibili, ma non erano mai riusciti ad individuarle. Non solo il Giappone, ma tutta la Terra avrebbe dovuto rendere onore a delle donne così valorose da essere pronte a sacrificare la loro vita quando ancora andavano alle medie e al liceo! C'erano state addirittura due bambine tra di loro!

In seguito si accettò, tramite voto parlamentare, la proposta di Mamoru che voleva il mantenimento della figura dell'imperatore*, così come quella di tutti gli altri Monarchi e Presidenti nelle varie nazioni del mondo, ma la loro importanza sarebbe stata secondaria: Chiba-kun e Tsukino-san sarebbero stati le due uniche vere figure con potere decisionale negli affari di Stato.

Si pensò poi al ruolo che avrebbero ricoperto le altre Sailor. Questa fu una decisione presa in diversi mesi nei quali le stesse guerriere furono convocate più volte in Parlamento. Loro non erano donne di politica, ma poichè si doveva designare un ruolo pure a loro fu necessario chiamarle per sentire le loro idee e vedere se le loro proposte potessero andare bene agli altri Ministri e viceversa. Alla fine si optò per il loro ruolo di guardiane del Re e della Regina.

Risolti questi probemi di importanza prioritaria, l'approvazione del nuovo regno fu ufficiale. Quando la notizia fu diffusa tutti i giapponesi rimasero sconvolti: niente fino ad allora aveva fatto presagire la caduta dell'impero in favore di una nuova monarchia. I Ministri affermarono che presto avrebbero fatto sapere i motivi per una scelta così epocale.

Prima si vollero risolvere i dilemmi di secondaria importanza, ma comunque di notevole rilievo. La definizione di questi ulteriori punti portò via altri quattro mesi.

Innanzitutto poichè la figura dell'imperatore sarebbe rimasta e il palazzo imperiale sarebbe rimasto occupato da lui e la sua famiglia, si pensò di far costruire un nuovo palazzo reale dove i futuri Monarchi sarebbero andati a vivere. Ciò portò Usagi ad avanzare la richiesta di costruire un palazzo anche per tutte le altre Sailor. Una richiesta così dispendiosa in un altro contesto sarebbe stata respinta all'unanime, ma trattandosi delle guerriere Sailor le fu accordato il permesso. In fin dei conti il motivo per cui per tanti anni cercarono di individuarle fu proprio per poterle ricompensare del grande aiuto che offrirono all'umanità quando la salvarono dai numerosi potenti nemici che cercarono di distruggerla. Ogni guardiana doveva avere un palazzo, anche quelle che probabilmente per il momento non l'avrebbero abitato, come Ami. Calcolando che si parlava perciò di otto castelli si pensò a come predisporli. Tenendo anche conto che si doveva costruire il palazzo reale, Usagi suggerì una disposizione a stella per le Inner Senshi al centro della quale si sarebbe trovato il palazzo reale. In una disposizione a rettangolo, attorno alla stella, sarebbero stati invece costruiti i castelli delle Outer**. Per realizzare questa idea furono chiamati architetti ed ingegneri urbani i quali decretarono che per realizzare un'idea così fantasiosa ed avvenieristica si sarebbe dovuta cambiare la fisionomia (toponomastica) di tutta la città di Tokyo dando la forma di stella al centro stesso della città e posizionando ogni castello ai vertici delle punte; quindi gli altri quattro castelli sarebbero stati edificati più in periferia.

Al termine di quei quattro mesi, come promesso, furono rivelati al popolo le motivazioni per cui si stava andando incontro ad un cambiamento così radicale del Giappone. La notizia di una pace perduratura, di prosperità, giustizia, di una maggiore longevità, del ringiovanimento di trent'anni per tutti gli abitanti che avevano superato i sessant'anni e un decadimento fisico notevolmente rallentato, furono i motivi principali che portarono il popolo a gridare lunga vita al re e alla regina, anche se nessuno ancora sapeva chi fossero.

Nell'undicesimo mese si decise di dare un nuovo nome a Tokyo per distinguere la Tokyo capitale del Giappone e la Tokyo futura capitale del mondo. Perciò fu scelto il nome di Crystal Tokyo, in riferimento al castello di Mamoru e Usagi che sarebbe stato dato alla luce con il nome di Crystal Palace. L'avvenimento avrebbe avuto una portata così epocale che si decise un nome anche per indicare la nuova era.

Nel corso del dodicesimo mese Usagi, Mamoru e tutte le altre Sailor con le loro famiglie si rivelarono al mondo partecipando alla celebrazione che avrebbe visto l'incoronamento da parte dell'imperatore stesso dei due Monarchi e il conferimento del titolo di principesse e principi consorti alle altre guerriere e rispettivi mariti. Così, nell'Aprile dell'anno successivo all'ultima riunione nel “Ristorante Sailor”, Usagi e Mamoru salirono al potere con il nome di Neo Queen Serenity e King Endymion, inaugurando così l'era del Regno della Terra, conosciuto meglio come Earth Kingdom. Per le altre principesse il conferimento del nuovo titolo non comportò una variante del loro nome.

Il cambiamento per il momento avrebbe riguardato solo il Giappone, ma piano piano si sarebbe diffuso in tutto il mondo finchè tutte le nazioni non si sarebbero alleate entrando a far parte del Regno della Terra. Ci sarebbero voluti decenni, forse secoli, prima che l'unione dell'Earth Kingdom fosse effettuata, ma per fortuna ormai il tempo non doveva più essere temuto da tutti come prima. La vita sarebbe rimasta un dono prezioso e la morte sarebbe stata inevitabile per tutti, ma il decadimento del proprio fisico sarebbe stato molto più lento perchè la vita sarebbe stata molto più lunga. Il tempo avrebbe continuato ad avanzare incessantemente però da allora in avanti sarebbe stato molto più clemente, allentando così l'ansia che del concludersi della vita in “un battito di ciglia”.



***    ***    ***


Era Novembre ed era passato più di un anno da quando Mizuki si ritrovò ad essere nuovamente single e qualcosa la stava inquietando. Non ricordava di essere stata tanto preoccupata l'anno precedente. Si era sentita ferita nel profondo e con un incolmabile vuoto per la perdita di colei che amava e adorava; il modo che la portò a chiudere la sua relazione più importante fu così repentino e dolorosa da portarla a volersi prendere del tempo per sé stessa. Quando la ex prima di Haruka l'aveva lasciata aveva sofferto molto perchè fino ad allora era stata la sua relazione più importante che contava ben cinque anni di convivenza, ma qualche mese dopo non esitò a rimettere in gioco i propri sentimenti per il pilota. Da quando invece terminò la sua relazione con Haruka era uscita qualche volta con alcune donne, ma non era alla ricerca dell'anima gemella. Togliersi il team manager dalla testa era forse anche più difficile di quanto immaginasse e arrivata a quarantaquattro anni non aveva più la stessa frenesia di trovarsi una compagna di quando ne aveva trentadue. Tra quelle sensazioni e tutte le sfumature annesse e connesse però non aveva mai provato l'agitazione che invece ormai stava sentendo da qualche settimana. Il fatto è che le sembrava strano che d'improvviso quasi tutte le amiche di Haruka di colpo iniziarono a staccarsi dal mondo delle celebrità così improvvisamente e affermando tutte che avrebbero dato ragionevoli spiegazioni nel giro di breve tempo, inclusa Haruka quando annunciò che quello sarebbe stato il suo penultimo anno di lavoro. “Che forse Haruka avesse ragione quando mi ha raccontato quella storia? Eppure io so riconoscere quando sta raccontando delle bugie e quella volta era più che chiaro che stesse mentendo. Al di là del modo frettoloso in cui me l'ha detto, ma è proprio per la storia assurda che ha raccontato”. Eppure nell'ultimo anno non stavano succedendo tante cose assurde? Un re e una regina sbucati fuori da chissà dove per prendere il posto dell'imperatore; una nuova vita migliorata per tutti, con tanto di ringiovanimento per chi era più in là con gli anni; la fuga di notizie che volevano un nuovo assetto per Tokyo e la ricomparsa delle parole “guerriere Sailor” in tutti i telegiornali, su ogni quotidiano o rivista! La storia di Haruka, in un contesto pieno di cambiamenti improvvisi, non sarebbe stata più assurda degli stravolgimenti e delle promesse che il Parlamento giapponese, retto niente meno che dal Primo Ministro Mamoru Chiba, stava proponendo alla nazione stessa. Alla luce di queste considerazioni qualcosa dentro di lei le diceva che forse stava peccando di presunzione con tutti quei “io so”, “io conosco”, “io capisco” ed altri vari “io”. Tergiversò a lungo prima di decidersi a provare ad ascoltare quella storia che ora le pareva avere il sapore di una leggenda: un racconto inventato basato su avvenimenti realmente accaduti.

Quando si avviò a casa di Haruka era un pomeriggio di sole e nuvole sparse ed erano le quattro del pomeriggio. Rimase in auto dieci minuti con l'agitazione a farle da compagnia. Per la prima volta in vita sua aveva paura di presentarsi con la sua impulsività e schiettezza che erano da molti definiti tratti tipici di un caratteraccio, ma soprattutto aveva paura di aver fatto la sua peggiore gaffe quando reagì alla confessione di Haruka di essere una guerriera Sailor. “Sailor Uranus aveva detto, no? Sono passati tanti anni da quando intervennero per salvarci che neanche ricordo chi fosse... E poi erano talmente tante!” si demoralizzò nuovamente nel tentativo di ripescare le poche foto che ritraevano le famose guerriere e che erano state scattate di nascosto all'epoca per essere caricate recentemente su internet. Mentre era ancora con una mano sulla maniglia per aprire la portiera e l'altra che non si decideva a slacciare la cintura di sicurezza, venne richiamata da alcune risate. Guardò nello specchietto e vide che erano ragazzini che vivevano nel condominio di Haruka che stavano facendo ritorno da... calcio presumibilmente. Li conosceva abbastanza bene: erano cinque, tutti sulla quindicina d'anni ed abitavano tutti lì già da prima di quando Haruka si trasferì. Dietro di loro scorse la figura dell'ex pilota: era vestita con un lungo cappotto maschile color cammello, sopra un dolcevita scuro. Stava tornando a casa sottobraccio a Michiru, completamente persa nei suoi occhi mentre sfoggiava uno dei suoi sorrisi più spavaldi. Nonostante il tempo passato, Mizuki sentì una morsa allo stomaco e avrebbe voluto andare via immediatamente, ma visto che ormai era andata lì doveva risolvere la questione con lei. D'altronde doveva mettere in preventivo un eventuale incontro anche con Kaioh dal momento che ora era lei a stare con Haruka. Scese dall'automobile facendosi riconoscere da Michiru e Haruka. In effetti fu Michiru a distogliere un attimo lo sguardo dagli occhi di Haruka guardando verso la strada e fu così che vide Mizuki, appoggiata alla macchina con le mani in tasca, con chiaro intento di fermarle. La violinista smise di parlare e solo in quel momento Haruka capì che c'era qualcosa che non quadrava, guardò di fronte a se' e vide Mizuki. Con una lieve pacca sul braccio di Michiru sciolse il proprio braccio dal suo e seria raggiunse Mizuki. Michiru la seguì preoccupata, ma si fermò un po' in disparte. -Mizuki... ciao...- le disse Haruka leggermente tesa, senza sapere nemmeno lei cos'altro aggiungere. Non si sarebbe mai aspettata di trovarsela davanti casa dopo quasi un anno da quando la rivide.

-Ciao...- per la prima volta da quando di lasciarono Mizuki era molto pacata e poco loquace.

-Che ci fai qui?- il tono non era ostile, ma era molto chiaramente distaccato.

-Sono venuta per parlarti di una cosa...

-Va bene, sono qua che ti ascolto.

Mizuki guardò verso Michiru assicurandosi che non stesse ascoltando o che fosse abbastanza lontana per non sentire. Entrambe le cose erano vere: era a qualche metro di distanza mentre cercava di scrivere al cellulare con una mano sola poichè nella sinistra teneva una scatola che aveva tutta l'aria di essere la confezione di una torta. Poi, tornando a guardare Haruka, si decise a parlare: -E' vero quello che mi hai detto l'altra volta?

Haruka restò sorpresa dalla sua domanda: -Come mai me lo domandi?

-Ho visto che quasi tutte le tue amiche stanno battendo in ritirata, tu e lei comprese.

-Non hai pensato come tutti che sia una casualità?

-No... Cioè, sì, ma stanno succedendo tante di quelle cose strane ultimamente che non mi stupirei più se fosse vero pure quello che mi avevi detto tu.

-Capisco...- Haruka rimase a riflettere un po', poi proseguì: -Sì, è vero. Avrei voluto dirtelo tante volte, sai? Ma vedi- sui suoi occhi scese un velo di tristezza -non ho mai accettato fino in fondo il fatto di aver ucciso per salvare la Terra. Mi rendo conto che erano dei mostri malvagi, ma tutte le volte che combattevo mi ritrovavo con del sangue addosso che il più delle volte non era il mio, ma di quello dei nemici. Sarei stata pronta a tutto pur di salvare il pianeta, anche ad uccidere dei poveri innocenti posseduti da quelle creature malvagie. Non ho mai avuto la coscienza pulita per il destino che ho dovuto accettare. Dai diciotto anni, però, nessun nemico si è più fatto vivo per minacciare la Terra e io ho potuto riprendere una vita almeno in apparenza normale. Per questo non ho voluto dirti nulla, oltre al fatto che ci tenevo a te e non volevo essere presa per pazza. Dopo tre anni ho capito di aver sbagliato, ma avevo paura che dicendoti di aver mentito per tanto tempo ti avrei persa. Solo l'anno scorso ho compreso di aver sbagliato per tutto quel tempo: probabilmente tu mi avresti capita e perdonata lo stesso. Ormai però era troppo tardi e tu poco tempo dopo mi hai lasciata...

-Tanto... A questo punto, direi che se non fossi stata io a lasciare te l'avresti fatto tu.

Haruka non rispose, si limitò ad abbassare gli occhi. Anche in quell'occasione non era stata molto corretta e non era stato un capitolo che le faceva particolarmente onore.

-Così- riprese l'altra- tu chi hai detto di essere? Sailor Uranus?

-Già...

-Credo che dovrei fare delle ricerche più dettagliate su internet per capire quale sei esattamente.

-Oh, beh... - Haruka arrossì all'idea che Mizuki la potesse vedere con la minigonna e i tacchi alti: già solo all'idea di lei con quella divisa si era sbellicata dalle risate, se l'avesse vista sarebbe anche morta dal ridere. -Non è necessario che tu lo faccia.

Restarono in silenzio per un attimo, poi Mizuki si fece coraggio e le chiese: -Anche lei è una paladina Sailor?

-Guerriera Sailor. Comunque sì.

-Posso sapere chi?

-Sailor...- poi s'interruppe. Presto tutti avrebbero scoperto le identità di tutte loro, ma per qualche mese avrebbero ancora potuto godere della loro privacy. A Michiru avrebbe dato fastidio dare quella notizia in anteprima a Mizuki oppure no? Forse non spettava a lei dirle che Michiru era Sailor Neptuno. -No, scusa, non so se gradisce dirlo o no. Michiru, vieni qua!

Ma che bisogno c'era di chiamarla? Maledetta sia la mia curiosità!” imprecò tra se' Mizuki.

-Salve Tajiri- la salutò in modo estremamente formale.

E' uguale alla figlia adottiva! E' davvero irritante!!” pensò Mizuki prima di risponderle di malavoglia: -Salve...

-Mizuki voleva sapere quale Sailor sei.

No, Mizuki vuole sapere perchè sei rispuntata fuori dopo quasi vent'anni!” le venne da correggere la ex, ma per qualche strano motivo riuscì a controllarsi.

-... così non sapendo quanto ci tieni alla tua privacy...- continuò l'altra ignara dei pensieri di Mizuki- Vedi tu se dirglielo.

-Non ho alcun problema: presto lo sapranno tutti. Sono Sailor Neptuno.- le disse, studiandola con suoi profondi occhi blu.

Mizuki si sentì leggermente in soggezione, ma non riusciva a distogliere lo sguardo dagli occhi di lei. Per quanto la detestasse era innegabile: la violinista aveva un classe innata ed era di una bellezza fuori dal comune. Anche suoi occhi erano bellissimi, magnetici. “Bellissima ed altolocata stronza” le venne da pensare e in quel momento la donna guardò altrove quasi come se le avesse letto nella mente e avesse pesato il tipo di persona che era. Senz'altro più sincera e genuina di lei, così sofisticata da sembrare fin non reale. Pensò di tirare un colpo basso alla rivale e così rivolgendosi di nuovo ad Haruka le disse: -Questo l'ho trovato in fondo al cassetto del tuo comodino in camera...- disse tirando fuori dalla tasca un Tissot sportivo non più funzionante. -Hai ancora delle cose tue da venire a prendere a casa mia, pensi di passare prima di iniziare la tua nuova vita?

-No, Mizuki- le rispose quella con tono gentile e abbozzando un sorriso, mentre Michiru continuava a non battere ciglio. Non colse nemmeno la frecciatina velenosa indirizzatole dalla giornalista. Haruka e Mizuki erano state insieme per dieci anni: era normale che ognuna di loro avesse tenuto qualcosa a casa dell'altra.

-Come no?

-No...- e ribadendo così il concetto le scompigliò i capelli ribelli con una mano -Dalli in beneficienza- mentre con una mano chiuse quella di Mizuki a pugno rifiutando così quell'orologio che aveva gli stessi anni di quanti lei e Mizuki si conoscevano. Rimase pensierosa un attimo e poi le disse: -Mi dispiace per averti fatto del male.

Mizuki sapeva che quando Haruka si rendeva conto di aver sbagliato in qualcosa, difficilmente riusciva ad ammetterlo orgogliosa come era, ma sapeva anche che spesso i suoi “Mi dispiace” erano un modo per chiedere scusa. Apprezzò lo sforzo, ma preferì non dire nulla. D'altronde più che farle male l'aveva ferita. Il male passa senza lasciar traccia di se', le ferite guariscono, ma lasciano sempre delle cicatrici. -Ormai è passato.

-Ok, buona fortuna per tutto.

-Anche a te.- così dicendo le due si congedarono e Haruka si allontanò con Michiru. Le sentì riprendere a parlare poco dopo, Haruka si stava offrendo per aiutarla con la torta e la violinista rideva composta dicendole che poteva farcela da sola visto che non era pesante. Lei salì in macchina. Qualche lacrima dispettosa abbandonò suoi occhi quando vedendole così affiatate constatò che lei, per quanto amata da Haruka, non fu mai importante come Kaioh.

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* Per una rapida e chiara definizione della politica del Giappone e dell'imperatore, vi consiglio la lettura dei primi due capitoli: https://it.wikipedia.org/wiki/Politica_del_Giappone.
** Per la definizione del mondo fittizio di Sailor Moon, vi consiglio la lettura di "Luoghi di Sailor Moon" e "Crystal Tokyo": https://it.wikipedia.org/wiki/Luoghi_di_Sailor_Moon.
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Capitolo 25
*** Epilogo ***


Salve, come da titolo, questo capitolo è un epilogo. Le cose più importanti, i nodi da districare, le ho dette nei tre capitoli precedenti. Perciò la brevità del testo è dovuta al fatto che questo è solo un capitolo finale! :-P

Breve discorso sull'immagine: quella che trovate alla fine è un po' particolare perchè la trovai casualmente su Internet, più di dieci anni fa (infatti adesso non l'ho più trovata a colori su internet). Mi era subito piaciuta perchè raffigurava Haruka e Michiru in età adulta. Direi tra i trenta e i trentacinque anni. E' stato osservando quest'immagine che il mio cervello si è messo in moto e tra scritture, correzioni e poi cancellature di interi capitoli, revisioni, "blocchi" vari si è formata questa long. La stessa che negli anni ho revisionato più volte, dando maggior spazio alla figura di Hotaru come figlia e cercando di dare un taglio più realistico alla fanfiction. Spero di aver fatto un buon lavoro nel ricavare tutta questa storia da una semplice immagine.
Nei capitoli precedenti ho lasciato mille ringraziamenti, qui, oltre a quelli usuali lascio una nota e due dediche a due amici speciali.
Perciò: grazie ancora a tutti voi che state leggendo. Più tutti quelli l'hanno inserita tra le seguite, preferite o ricordate e ovviamente chi recensisce.
Nota: questa fanfiction è stata (ri)scritta senza pretese. Come tutte le storie che ho pubblicato e che pubblicherò, dietro di esse vi è sempre solo il desiderio di esercitarmi nella scrittura (ammetto che spesso ho messo mano nelle mie fanfiction quando mi rendevo conto che non sapevo scrivere un testo più lungo di quello dei messaggini) con la speranza che le mie storie possano piacere. Ma non è una pretesa.

Questo capitolo lo dedico a quel gran rompiscatole di Boogie che ci ha cambiato la vita dal primo giorno che è entrato in casa: un po' spaesato, ma scodinzolando... e dodici anni dopo è diventato la nostra ombra scodinzolante.

Pubblico in memoria del “Professor” Ritchie..

Epilogo.


Per quanto riguardò la vita privata delle altre Sailor fu un anno positivo sotto vari punti di vista.


A Giugno Hotaru e Yoshi andarono a prendere il loro bambino che si mostrò di carattere aperto e solare esattamente come l'avevano descritto nei fascicoli d'informazione. Appena vide la coppia fece un largo sorriso e parlando all'uomo che lo teneva per mano chiese: -Mamma e papà?- L'uomo sorrise e annuì mentre lasciava la presa sulla manina del bimbo che sentendosi libero corse verso di loro. Venne preso da Yoshi che lo alzò in aria guardandolo con gioia immensa. Solo in quel momento si rese conto di quanto stupido fu inizialmente quando cercò di ostacolare il desiderio di Hotaru di adottare un bambino. Forse perchè lo sentì veramente suo figlio solo nel momento in cui Yamato sorridente corse verso loro facendosi prendere in braccio, felice e senza alcun timore verso due persone che per tre anni e mezzo non fecero parte della sua vita, della sua quotidianità. Come se per il bimbo loro fossero stati i suoi genitori da sempre, persone di cui fidarsi totalmente e ciecamente; persone a cui donare tutto il suo affetto incondizionatamente. Mentre lui, un uomo di quarantatre anni, fino in quel momento aveva ancora visto in Yamato il bellissimo bimbo bisognoso di una famiglia. Ora invece si poteva vedere riflesso negli occhi scurissimi del bambino, il suo bambino. Suo figlio. Successivamente abbassandolo lo avvicinò ad Hotaru già in lacrime dal momento in cui mise piede nella struttura. Per non contare le notti che non dormiva più, quattro notti insonni a causa dell'agitazione per ciò a cui l'imminente incontro la stava portando. Quando il marito glielo passò lo guardò negli occhi, stupendosi di come il bimbo continuava a sorridere e a ridere nonostante tutto quello che gli era accaduto. Dire che la gioia dei neo genitori era immensa era un aggettivo riduttivo e banale, non c'erano parole per esprimere quello che provavano, nessuno che non fosse genitore avrebbe potuto saperlo e capirlo in pieno. La coppia sostò nell'albergo vicino alla struttura che aveva preso in cura il bambino per una settimana, il tempo di compilare le prime carte giudiziare dell'adozione che sarebbero state convalidate l'anno successivo in seguito agli esiti degli incontri con gli assistenti sociali. Durante quella settimana, quando portavano fuori il bimbo, come se il piccolo avesse avuto un orologio interno, tutti i giorni alle undici e alle cinque del pomeriggio il bambino insisteva per farsi portare alla vecchia struttura. Inizialmente Hotaru immaginò che sentendosi spaesato il bimbo cercasse di tornare nell'unico luogo che conosceva e che gli dava sicurezza. Poi quando al terzo giorno lei e Yoshi capirono che non era una casualità l'incontro dei due giorni precedenti con un piccolo cagnolino con cui il bambino sembrava molto in confidenza, chiesero spiegazioni ad uno degli assistenti sociali che l'avevano preso in cura nei giorni precedenti al loro incontro. L'uomo spiegò loro che il cucciolo era un randagino che andava tutti giorni in quel luogo per rimediare un po' di cibo. Tra tanta gente la persona con cui sembrò aver legato meglio sembrava proprio quella più “in età” con lui. Hotaru e Yoshi inizialmente risero e non diedero peso alla cosa. Quando però due giorni prima spiegarono a Yamato che quelli sarebbero stati gli ultimi incontri con il cucciolo perchè loro sarebbero tornati a casa e il cagnolino avrebbe trovato un'altra famiglia, il bimbo iniziò a piangere sommessamente. I due adulti provarono a spiegargli che non potevano portare il cane con loro perchè non erano i suoi padroni, ma quando il piccolo disse in lacrime: -Io li voio bene... Ma se nessuno vuole Poo?- La frase fece riflettere Hotaru che iniziò a domandarsi cosa ne sarebbe stato di quel cucciolo. D'altronde il cane a cui il bimbo aveva già dato un nome, non era che un altro orfanello più in cerca di amore da dare che da riceverne. Così, facendo un po' di pressioni sul marito, il settimo giorno la berlina di Yoshi partì con un seggiolino e una quadrappa legati nei sedili posteriori. Tornati a casa scoprirono che il cane apparteneva ad una nuova razza nata dall'incrocio tra uno Yorkshire e un Barboncino e pertanto denominata Yorkie poo e lì capirono l'origine del nome del nuovo amico di famiglia. Di tutto il discorso che qualcuno aveva fatto a Yamato sulle origini del cagnolino, l'unica cosa il bambino ricordò fu la parte più semplice del nome della sua razza: Poo.

Il 25 Ottobre nacque invece la loro secondogenita. Una bambina paffutella, con gli occhi dello stesso colore di quelli di Hotaru, già con parecchi capelli in testa e di 3347 grammi. Il nome datole fu quello già annunciato in precedenza. Ma se Yamato era sempre allegro e non piangeva quasi mai, Yoshitomo era l'esatto opposto. Yamato piangeva solo quando doveva fare il bagno in cui versava sempre calde lacrime senza emettere un suono e quando c'erano i temporali con la pioggia forte e i tuoni, momenti in cui invece piangeva disperato. Yoshitomo per contro piangeva dalla mattina alla sera, per motivi il più delle volte incomprensibili ai genitori che non potevano capire pienamente la sua lingua fatta di pianti e urla.

Per Hotaru e Yoshi fu un anno molto felice, ma che stravolse completamente la loro vita. Avevano iniziato le pratiche dell'adozione convinti che il bambino che avrebbero avuto sarebbe stato probabilmente figlio unico, invece da quando Yamato iniziò a far parte della loro vita, nel giro di quattro mesi si ritrovarono ad avere a che fare con ben tre cuccioli: due umani e uno peloso!

A metà Dicembre la nascita di Yoshitomo fu celebrata con l'oschichiya e l'evento fu un ottimo motivo per le guerriere Sailor per rivedersi nuovamente tutte insieme. Qualcuno ipotizzò che la fine del mondo fosse vicina visto il breve tempo in cui si risolsero tre incontri. Dopo la cerimonia Ami portò buone nuove da casa sua. Dopo sei mesi i famigliari la perdonarono uno ad uno a partire dalla figlia. Il prezzo da pagare fu una passeggiata in confronto ai gelidi rapporti intrattenuti con lei durante quel periodo: la trasformazione in Sailor Mercury e la dimostrazione dei suoi attacchi in una cascina di proprietà del marito, al riparo da qualsiasi occhio indiscreto. Niente che le altre guerriere Sailor non avessero già passato. 

A Gennaio, il dieci, Haruka e Michiru festeggiarono il loro primo anniversario di fidanzamento. La ricorrenza fu un più che valido pretesto per poter battibeccare ancora. Le due donne infatti sembravano non poter fare a meno dei loro bisticci e almeno una volta a settimana finivano con l'esprimere pareri contrari anche sulle più piccole cose. L'anniversario ne era un esempio. Michiru voleva festeggiare il primo anno, Haruka il quindicesimo. Michiru le disse che non aveva senso visto che si erano lasciate per tanti anni; il team principal la incolpò di voler in quel modo cancellare i precedenti anni di fidanzamento. Litigarono, non si parlarono, infine trovarono un compromesso e il dieci sera andarono a festeggiare in un ristorante il loro secondo primo anno di fidanzamento.


-Sai che non me l'hai ancora detto?- le chiese Michiru sorseggiando il vino bianco, in attesa del dolce.

-Che sei bellissima? Ma se te lo ripeto da quando ti svegli a quando mi addormento!- le rispose Haruka sorridente e, inconsciamente di riflesso, bevve il vino rimasto nel suo bicchiere.

-Sai bene a cosa mi riferisco- le disse lei giocherellando con l'anello che le regalò Haruka trent'anni prima per il loro viaggio in Europa.

-Beh... se è per questo nemmeno tu me l'hai detto.

-Aspetto sia tu a fare il primo passo.

-Potrei dire lo stesso- allungò una mano su quella sua appoggiata sul tavolo per avere un minimo di contatto fisico con lei. Da quando tornarono insieme Haruka era meno paziente nell'aspettare i contatti fisici dell'amata e più propensa a cercarli lei. Un chiaro segno che ancora temeva che dall'oggi al domani la violinista potesse sfuggirle di nuovo.

-Io ho fatto molti primi passi verso te, anche di quelli più lunghi della gamba.- Rispose guardando quell'anulare sinistro nuovamente circondato da una fede uguale alla sua.

-Ma sono io ad averti chiesto di tornare ufficialmente insieme. Senza contare la bellissima sorpresa che ti ho fatto esattamente come cinque giorni fa l'anno scorso!- Protestò il team principal ritraendo la mano.

-Avanti, cosa ti costa dirmelo almeno per il giorno del nostro anniversario?

-E a te?

-Non vale, te l'ho chiesto prima io.

Haruka la guardò negli occhi. "Perchè non riesci ancora a dirglielo, stupida donna?". Michiru aspettava la sua risposta. Fece un breve calcolo mentale. Se ricordava bene sarebbero stati vent'anni il mese dopo che non lo diceva più. "Cos'è il tuo ultimo vessillo d'orgoglio? Vanaglorioso vessillo, dal momento in cui di questo orgoglio è rimasto solo il ricordo. E allora perchè? Perchè non dirglielo?". Nonostante quei ragionamenti atti a spronarsi per far felice la compagna finì con il farsi vincere dalla sua natura poco propensa a certi slanci sentimentali. -Secondo te perchè avrei acconsentito ad indossare questi anelli?

-Non lo so dimmelo tu- finse la violinista di non conoscere la risposta, pur di sentirle anche solo proferire in un sussurro quelle parole che bramava ormai più di qualsiasi altra cosa.

Haruka presa di contropiede la guardò di nuovo e poi senza rifletterci se ne uscì dicendo: -Perchè sono molto belli e a te poi sta d'incanto.

Ancora una volta non rispose e lei non era riuscita a tirarle fuori ciò che voleva sentirsi dire. Sospirò portando dietro l'orecchio una ciocca di capelli acquamarina. -Ok, Haruka Tenoh, mi arrendo come ho sempre fatto anche in precedenza alla sua irremovibilità nel confermare a parole ciò che mi mostra sempre a gesti... Però stasera dovrà ripagare la mia remissività con gli interessi. Interessi che si accumulano agli straordinari dovuti alla ricorrenza che cade in quest'oggi.

Haruka la guardò prima stupita e poi ridendo: -Tsk! Che donna incontentabile... e incontenibile! Addirittura quasi più di me!

Michiru la guardò così con malizia prima di aggiungere con un tono altrettanto insinuante: -Vuoi forse dire che a te non piace come tappa conclusiva di questo giorno speciale?

Haruka rispose al suo sorriso con un altro beffardo, scosse la testa e precisò: -Ho detto quasi più di me, signorina Kaioh. Quasi...- mentre, assaporando il poco vino rimasto, nella sua testa già pregustava il finale, senz'altro la parte più interessante di tutta la serata.

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Capitolo 26
*** Capitolo Extra ***


Un capitolo bonus per chi, da Giugno, mi ha seguita fin qui :-)
L'unico capitolo che abbia mai pubblicato (per questa e la prima versione) di questo genere e fino all'ultimo non sono mai stata convinta di volerlo pubblicare. La prima volta perchè era, per l'appunto, la prima volta, la seconda per averlo arricchito di qualche piccolo particolare che spero non abbia rovinato il consenso ricevuto nella prima stesura... Spero di aver fatto un lavoro, se non buono, almeno decente e di non deludere nessuno.
So bene ormai che basta anche un capitolo da bollino rosso per mettere questo rating all'intera storia. Ma, a meno che non siano gli amministratori stessi del sito a riprendermi, seguo la logica precedente e lascio quello arancione. Suvvia, un capitolo finale come può influenzare il contenuto di tutti i precedenti, quasi tutti da rating giallo, ad esclusione di uno arancione?
L'immagine... Non so che altro dire: mi piace moltissimo, la trovo dolce e sensuale :-)
Questo è davvero l'ultimo capitolo.
Ringrazio quelli che hanno seguito la storia, l'hanno messa tra le preferite, le seguite o le ricordate, ma anche chi ha recensito e chi recensirà questo (finalmente) ultimo capitolo.

Capitolo Extra


Primo Marzo 2021.

Haruka spense la moto, si tolse il casco e infilò il le chiavi nella tasca opposta a quella dove teneva il portafoglio che le aveva regalato Michiru più di un anno prima. Parcheggiò in garage. I castelli delle guerriere Sailor erano ancora in fase di costruzione e, pur non essendo il Crystal Palace, non sarebbero certo stati delle rocche di paese, quindi, a conti fatti sarebbe andato bene se fossero stati ultimati entro l'anno successivo. Così lei e Michiru decisero nel frattempo di comprarsi una villa. L'appartamento di città di Haruka infatti era molto bello, ma la mancanza di una piscina era un "difetto" insostenibile per Michiru che al suo elemento non aveva mai rinunciato, comprando ville che contemplavano lo spazio per una vasca olimpionica o appartamenti in condomini con piscine mezze olimpioniche all'ultimo piano. Solo l'appartamento delle medie ne era privo, ma perchè all'epoca poteva sfruttare la piscina del collegio che frequentava. Andando incontro alle richieste dell'una e dell'altra (la nuova villa era talmente grande da avere un garage che offriva posto alle due auto di uso quotidiano delle proprietarie, più tutte le auto e le moto sportive di Haruka) quella villa era perfetta. Avevano già deciso che anche a castelli ultimati quella sarebbe rimasta l'abitazione in cui rifugiarsi qualche giorno quando avrebbero voluto ritagliarsi dei momenti solo per loro. Più difficile sarebbe stato scegliere in quale dei due castelli andare a vivere. Haruka infatti non intendeva starsene sola come un'idiota con tutto il tempo che avevano da recuperare! Dovevano solo decidere in quale dei due andare a vivere durante la settimana e in quale trascorrere il sabato e la Domenica.

Ancora due settimane ed il campionato sarebbe iniziato nuovamente, in Australia. Aveva amato il suo mestiere e si considerava fortunata ad aver avuto l'opportunità di lavorare ancora direttamente con le monoposto. Chiuse con il telecomando la basculante del garage. Il lavoro di team principal non le dispiaceva affatto; non era come fare il pilota, ma andava bene anche coordinare gli altri: meccanici, ingegneri, piloti e responsabili di stampa. Era il quarto anno che ricopriva la carica e non si trovava male. "Piuttosto che essere il pilota di una scuderia minore!".

Ricordava ancora quel giorno di sole in cui il suo team principal le propose di lasciare la Ferrari per passare il testimone ad un giovincello di venticinque anni.

-Sai, Tenoh, ormai hai quarantatre anni... Dobbiamo far spazio anche ai giovani.

-Ho quarantatre anni, ma l'energia non mi manca. Anche tu fino all'anno scorso me lo dicevi. E' come se avessi trent'anni!

-Appunto "è come se", ma non li hai più! Alla McLaren vogliono cambiare le carte in tavola e so che ti hanno proposto un contratto come primo pilota.

-Mi vuoi passare ad un'altra scuderia?- Era allibita.

-Credimi: è uno degli argomenti più difficili da affrontare per me, ma hai visto come stanno cambiando le cose ultimamanente in Ferrari: prima il cambiamento del dirigente d'azienda, poi quello del team manager e infine anche Aino. Purtroppo non sono decisioni che dipendono da me che sono l'ultimo arrivato, lo sai. Però tu hai lavorato bene in Ferrari, hai anche vinto molti titoli... Ma ripeto: non sono io che decido con chi comporre la mia squadra.- L'uomo assunse un'aria contrita, in parte sincera in parte di circostanza, mentre la informava di ciò con una mano sulla spalla per consolarla. Una mano di cui lei si liberò molto in fretta.

Inutile negare il fatto che tale discorso la prese alla sprovvista, così come inutile sarebbe stato negare che aveva meditato sulla proposta del suo team principal, non era la Ferrari, ma almeno avrebbe corso ancora per un po' di anni. Alla fine però credette che per una questione di orgoglio sarebbe stato meglio chiudere la sua carriera in F1 quello stesso anno, a quasi quarantaquattro anni, come primo pilota per la Ferrari.

Riuscì a stare a casa solo sei mesi prima di proporsi come team principal. A guardare la F1 a casa non riusciva proprio a starci. Così meditò a lungo prima di vedere in quel nuovo lavoro una sfida mai affrontata prima: risollevare le sorti di una casa automobilistica che dopo aver collezionato vittorie per quattro anni di fila, visse un periodo di insuccessi uno in fila all'altro, trovandosi perciò con un futuro ancora incerto. Si scoprì così ottima stratega anche dietro le quinte riuscendo nella sua impresa di risollevare le sorti della sua nuova scuderia. Non era come gareggiare in prima linea, ma era emozionante lo stesso. "In particolare è stato emozionante vincere sempre contro chi mi ha spinto nelle mani del nemico per via della mia età anagrafica". Sorrise mentre, raggiunta la porta di casa, prese il portachiavi dalla tasca della sua giacca da motociclista bianca e nera. Purtroppo però anche la sua carriera da team principal era arrivata al termine. Con l'approvazione per la nuova Monarchia aveva dovuto dare le sue dimissioni in vista della celebrazione in cui lei e le altre guerriere Sailor avrebbero rivelato la loro identità al Giappone intero per ricevere il titolo di Principesse. Non era abituata ad una vita da corte, ma avrebbe apprezzato il suo nuovo stile di vita: d'altronde era una scelta di Usagi, Mamoru e gran parte delle altre guerriere, tra cui anche quella che era tornata ad essere la sua donna. Dal momento che lei si era astenuta, se loro erano contenti così lo sarebbe stata anche lei. “Però ancora un altro anno in Formula 1...” Riflettè sorprendendosi di aver formulato quell'ultima considerazione: "Sto diventando nostaligica?". Aprì la porta di casa mentre disse: -Aahhh, sto proprio diventando vecchia.

-Chi è che sta diventando vecchia?- si sentì domandare dalla violinista che si affacciò alla sala dall'adiacente soggiorno.

Si girò dalla sua parte e la trovò in un vestito turchese che ricalcava perfettamente le sue forme. -Come mai sei così elegante?- domandò sfilandosi le scarpe e la giacca prima di raggiungere il tavolino con il portachiavi in cui appoggiare le chiavi di casa.

-Sono tornata cinque minuti fa dalle prove per il mio ultimo concerto di fine Marzo con conseguente intrattenimento con il mio manager. Non ti ricordi più?- la raggiunse.

-Certo, non hai nemmeno voluto che ti accompagnassi. Ora capisco perchè... Così ben vestita e così scollata dietro, da sola con il tuo manager... Che tipo di intrattenimento avete avuto dopo le prove?- Alludendo a qualcosa di poco professionale nella relazione tra i due appoggiò una mano a palmo aperto sulla sua schiena.

-Non cominciare con la tua gelosia.

-Il tono pacifico della mia voce dovrebbe smentire un'ipotetica gelosia.- rispose mentre fece scorrere la mano sulla schiena. 

-Bene, tanto lo sai che tra i due sei tu la mia preferita. Quanto meno perchè dirigendo un team intero ti hanno pagato più di quanto potessi fare io con lui.

-Un amore sincero per me e completamente disinteressato.

-Avevi dei dubbi?- domandò allontanandosi da lei per guardarla negli occhi. Due smeraldi di cui non avrebbe più potuto e voluto fare a meno.

La bionda sorridente con un cenno della testa negò. Non sapeva se adorava o non sopportava Michiru quando faceva così: tanto brava nel fingere di stare con lei per interessi economici, così poco propensa a dirle a voce i suoi reali sentimenti. Di certo però la detestava nei momenti in cui faceva di tutto per aumentare la sua gelosia (quando sapeva che s'ingelosiva con niente) per poi cercare di farglielo ammettere a tutti i costi.

Intuendo i pensieri della compagna, Michiru ritornò all'argomento di prima: -Comunque ti saresti annoiata. Erano esercitazioni noiose anche per me seguite da vari accordi tra me e lui, tra cui quelli per l'ultimo assegno che gli firmerò al termine della mia carriera. Dovrò anche dargli delle ottime referenze, è sempre stato così professionale e corretto con me. Te l'ho detto: è stato lui negli ultimi sei anni ad organizzare tutti i miei concerti in Giappone, in Europa, in Australia e poi ovviamente in America...-

-Ho capito ti ha portato in giro per tutto il mondo.- tagliò corto l'altra. -Ma lo sai che solo io posso portarti sulla luna e regalarti le stelle- la interruppe Haruka stringendola a se', facendo aderire i loro corpi. Non le diede tempo per replicare, poichè si avventò subito sulla sua bocca che bramava tanto quanto tutto il resto del suo corpo imprigionato in quell'abito divenuto insopportabile. Michiru si arrese subito alla gelosia di Haruka. Perchè era evidente che elogiare tanto il suo manager aveva portato all'obbiettivo sperato: far ingelosire la compagna. Amava quel suo modo di fare, non ammettere nemmeno sotto tortura la propria possessività nei suoi confronti, ma di imporsi qualsiasi volta qualcuno la guardasse con ammirazione o ricevesse le sue attenzioni. Quel tacito modo della compagna di esprimere la sua gelosia non era affatto soffocante, era solo molto piacevole perchè la faceva sentire ancora desiderata. Haruka le prese una mano e la portò verso le scale che portavano alla zona notte. -Vedi la praticità di un abito?- le disse Michiru mentre salivano i gradini, scherzando sul fatto che lei era già in biancheria intima quando Haruka, maglione e camicia a parte, era ancora tutta da svestire. -Non dire cose sciocche e impiega meglio il tuo tempo- provò a suggerirle l'altra che l'aveva di nuovo catturata in un bacio appena arrivarono sulla sommità delle scale. E più si accorciavano le distanze per giungere alla camera più la sua frenesia si fece incontrollabile, in un rapporto direttamente proporzionale alla voglia dell'altra di liberarla totalmente da quegli indumenti di troppo.

Giunte in camera Haruka si sedette sul letto e ricoprì di baci la pancia e i fianchi di Michiru, mentre con le mani armeggiava con i ganci del suo reggiseno, impresa che si rivelò semplice. Era assurdo, avevano fatto l'amore tante di quelle volte che nemmeno lei avrebbe saputo tenerne il conto, eppure rimase a fissarla come se fosse la prima volta che la vedeva completamente nuda. -Haruka? Tutto bene?- tentò di riportarla alla realtà Michiru vedendo che non era intenzionata a smettere di fissarla.

Si schiarì la voce: -Sei semplicemente bellissima- le rispose ammirandola. I suoi bei capelli mossi, gli occhi blu che potevano penetrare l'anima di chiunque; il suo corpo magro, tonico e dalla carnagione quasi diafana; le sue gambe lunghe e magre. Si era innamorata delle sue gambe dalla prima volta in cui la vide trasformata!

Michiru sorrise, le piaceva essere oggetto degli sguardi casti o libidinosi della compagna, ma non in momenti come quello. Perciò provò a risvegliarla con un bacio e una carezza sulla guancia per invitarla poi a coricarsi completamente sul letto.

Si mise in ginocchio sul materasso di fronte ad Haruka, non potendo fare a meno di dare un'occhiata al suo corpo seminudo. Lo stesso incantevole fisico della notte prima. Per non parlare del viso e delle mani. Con lo sguardo che la bramava si chinò su di lei e la baciò. Haruka era semplicemente perfetta. Avvicinandosi al suo orecchio, portò il lobo alla bocca con la lingua e lo morse delicatamente, l'altra rise composta; spostò allora la sua attenzione al mento ricevendo in risposta forti sospiri. Con il tempo Haruka si era sensibilizzata maggiormente in quel punto e Michiru aveva scoperto solo di recente come fosse possibile fare l'amore con il team principal semplicemente in quel modo, senza bisogno di altri preliminari e annientando nel giro di breve ogni funzione cognitiva. Era stato divertente sentire come la bionda in pochi minuti si era talmente persa nella propria eccitazione da dimenticarsi delle carezze che le stava lasciando lungo i fianchi e le spalle. -Solo a te poteva venire in mente un'idea del genere...- fu la prima cosa che le disse appena riacquistò lucidità. Michiru sapeva che l'avrebbe fatto sicuramente ancora, ma più avanti. Ad Haruka era piaciuto da morire, però l'aveva trovato un po' subdolo da parte sua che sapeva che lei era una persona versatile, ma tendente all'attivo. Sorrise alla decisione di lasciare ad Haruka la possibilità di essere padrona di se' stessa. Le sue labbra impegnate in baci dati con dolcezza da una parte e una sua mano gentile ad accarezzarle il mento dall'altra prima di scendere, con tatto leggero, dalla spalla ad un suo seno. Qui, trovando già il suo capezzolo turgido, si divertì a stuzzicare ulteriormente la sensibilità dell'amata. Ad Haruka sfuggì qualche breve gemito a quel contatto. A Michiru piaceva farle perdere parte del suo ferreo autocontrollo e sentire i suoi sospiri e la sua voce. Amava la sua voce, e quando in quei frangenti Haruka, sopraffatta dal piacere, si faceva sentire con la voce più profonda del solito si sentiva impazzire. Scese con le labbra all'altezza dei seni, poi dell'ombelico; spostò poi i baci sul fianco sinistro, mentre fece vagare in una carezza a fior di pelle la mano sinistra sul fianco destro di Haruka, facendole contrarre per il piacere i muscoli dell'addome. Poi tornò di nuovo tra i seni per scendere di nuovo con la bocca fino all'elastico delle boyshort nere. La guerriera caratterizzata dalla grazia non si smentì nemmeno in quella situazione in cui difficilmente il team principal avrebbe saputo contenere la passione travolgente del momento: con gentilezza ed una calma per Haruka quasi esasperante la privò dell'ultimo indumento rimastole addosso e lo lasciò cadere ai piedi del letto. Con il proprio reggiseno ultime cose di una lunga serie di vestiti sparsi fino a lì dalla sala. Haruka chiuse gli occhi e aprì le gambe per farle spazio. Sentì prima il respiro caldo, poi la lingua di Michiru muoversi sulla sua intimità. Prima piano; poi progressivamente più veloce; per tornare infine ad un ritmo più lento. Ripetendo l'operazione più volte. Non c'era niente da dire, Michiru sapeva muoversi sapientemente sui suoi punti più sensibili aumentando la sua voglia, ma non troppo in fretta: con un pizzico di cinismo, anzi. Eppure quando iniziò a sentire che era prossima all'orgasmo, fu lei a richiamare l'attenzione della violinista riuscendo così ad interromperla finchè era ancora in tempo per farlo: -Mi... Michiru,no... Ah-aspetta...

La donna tornò a guardarla in viso con i suoi occhi blu: -Cosa c'è?

-Voglio farlo insieme- le rispose Haruka prima di baciarla con trasporto. L'attirò per un braccio facendola sdraiare di fianco e stavolta fu lei a cavalcioni sulla violinista. Le due si sorrisero. Haruka prese tempo con ulteriori preliminari: era stata troppo vicina al culmine del piacere per poter riprendere da dove avevano lasciato senza arrivare subito all'orgasmo. Così baciò la violinista sul collo. Sapeva bene che, come per molti, quella era una zona altamente erogena per Michiru, e quasi a conferma di ciò quell'ultima deglutì, un gesto involontario che ciò nonostante Haruka non potè non sentire sotto le sue labbra. Sorrise compiaciuta dell'effetto che stava avendo sulla donna.

Le mani di Haruka scivolavano sulle forme del corpo nudo di Michiru come se stesse modellando una statua di burro. Ovunque le mani precedevano i baci e la lingua. Si soffermò in particolar modo sui seni e sui segni leggeri delle pallottole di Eudial che l'avevano colpita quando tentò di salvarla dalla rivale. Una volta tornate in vita infatti, le cicatrici più lievi sparirono, mentre le più profonde lasciarono una lieve traccia di sé sui corpi delle due. E Haruka non mancava mai di passare in rassegna quei piccoli cerchi. Tentando di ricambiare con amore e dedizione i segni di una donna eroica, pronta a sacrificare la propria vita per l'umanità e, più di tutti, per lei.

Sotto ogni bacio a fior di labbra, sotto ogni suo tocco... ogni centimentro di pelle estendeva forti sensazioni che si diffondevano in Michiru come una piacevole scarica elettrica. Infine la bionda tornò a baciarla sulla bocca, poi si fissarono negli occhi leggendovi la medesima cosa: ormai non potevano resistere oltre. Si diedero un altro bacio e mentre con movimenti gentili la lingua di Haruka invitava quella di Michiru ad esplorare la sua bocca, le loro mani percorsero febbrilmente il tratto che scendeva dalle spalle al bassoventre. Entrarono insieme. Il movimento delle dita di Haruka venne accompagnato dalle spinte del suo corpo, mentre Michiru seguiva con il bacino il ritmo scandito dalla mano esperta della bionda. Soffocarono entrambe le voci più a lungo che poterono. Michiru che, con un braccio cingeva le spalle di Haruka, serrò la presa nel tratto finale, liberando con lei qualche gemito di piacere, alternato al suo nome, solo poco prima e al momento dell'orgasmo, a cui seguì poco dopo anche quello della bionda.

Restarono in quella posizione a guardarsi negli occhi per qualche secondo, poi Haruka si scostò di un poco per tirare su le lenzuola, coprendo così i loro corpi. Ancora un bacio e poi si abbandonò con la testa sul petto della compagna che prese ad accarezzarle amorevolmente i capelli biondi. Mentre le sue dita si confondevano a tratti con i corti capelli fini di Haruka, Michiru pensò che in realtà non era necessario coprirsi: erano sole in casa ed erano sudate, ma era una cosa che Haruka faceva spesso, fin dalla prima volta che fecero l'amore insieme, e visto che le lenzuola erano fresche tutto sommato non le davano fastidio. Sorrise pensando che alla fine era tornata ad aver fatto proprie abitudini di Haruka che nel tempo aveva perso totalmente.

-Michiru, posso dirti una cosa?- chiese il team principal poco dopo senza aprire gli occhi.

-Certo.

Tentennò un attimo.

-Non parli per non perderti nemmeno un battito del mio cuore? - chiese divertita Michiru.

-Anche. Adesso si stanno regolarizzando- rispose invece lei seria -Però non è questo che ti volevo dire- e detto ciò, appoggiandosi sul gomito destro, alzò il busto per darle un bacio sul naso.

-E allora che cosa mi volevi dire?

Un altro bacio a fior di labbra e sul volto di Haruka si disegnò un sorriso semplice eppure il più bello e sincero che potesse regalarle: -Aishiteru*.

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*Aishiteru: "ti amo".

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