Quei giorni perduti a rincorrere il vento

di padme83
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Amore che fuggi, da me tornerai ***
Capitolo 2: *** Amore che vieni, da me fuggirai ***
Capitolo 3: *** Amore che vieni, amore che vai ***



Capitolo 1
*** Amore che fuggi, da me tornerai ***


Ora so quando sarà l'ultimo mattino –
quando la luce non fugherà più
 la notte e l'amore.
Quando il sonno sarà eterno
e un unico sogno inesauribile.
 
(Novalis)
 
 
 

 
~ Amore che fuggi, da me tornerai ~
 
 
 
 
 
 
 
Quei giorni perduti a rincorrere il vento,
a chiederci un bacio e volerne altri cento.
Un giorno qualunque li ricorderai
amore che fuggi, da me tornerai.
 
 
 
 

 
In fondo, rifletti, è questione di poco.
Una piccola distrazione, un guizzo sanguigno tra le braci morenti del camino, un ultimo bagliore azzurro nell’ombra cupa del crepuscolo, e la corazza che con tanto impegno ti sei costruito addosso si frantuma in migliaia di schegge di vetro. Il cuore si ribella, spezza le catene cui l'hai costretto e vola lontano – per un istante leggero, nudo, libero – verso un altro tempo, un altro luogo, un'altra vita.
Verso di lui.
La tua mente si colma, si dissolve nel blu di infiniti cieli limpidi, irraggiungibili, trafitti da uno sfolgorio di stelle luminose, e, se solo ne fossi capace, vorresti scomparire per sempre dentro il ricordo struggente di lui – del suo sorriso acuto, schietto, traboccante di dolcezza e fascino –, vorresti consumarti in eterno evocando l'ardore che era solito incendiare il suo sguardo, e che irrorava di grazia e consapevolezza il fine cesello dei suoi lineamenti.
Fili d’oro rosso e rame i suoi capelli.
Una corona di fuoco custodiva quelle malinconiche iridi color oltremare.
Mio blu, mio blu.
Se chiudi gli occhi puoi vederlo di nuovo, fiero e splendente come il giorno del vostro primo incontro, una fiamma preziosa e pura che bruciava di vita, e illuminava con la luce crudele e accecante di un pomeriggio d’estate ogni oggetto attorno a sé, ogni angolo nascosto e buio, ogni volto – ogni cuore.
La sua risata echeggia vigorosa e cristallina attraverso i muri inviolabili della memoria, la sua bocca vermiglia appare come una visione fra le pieghe aggrovigliate dei tuoi pensieri e, se appena trattieni il respiro, ti sembra quasi – quasi? – di averlo qui, al tuo fianco, di poterlo persino cingere e cullare fra le braccia. Ti lasci allora avvolgere a tua volta, con tenerezza lieve, serri le palpebre e ti abbandoni a lui – di più, di più, oh, di più –, invochi il suo nome – mein blau, mein lieber –, ne avverti il calore vivido ad un soffio dalle tue labbra.
Profumo di sole, tè e rose bianche invade le lenzuola sfatte, arroventate, umide di baci anelati. L'aria sfrigola
– soffoca – quando è la passione, l'urgenza, il bisogno feroce a imporsi, a parlare, a urlare.
Come se nulla fosse cambiato.
Come se non l'avessi mai perduto.

Come se non 

Che tu sia maledetto, Albus. Che tu sia maledetto, maledetto, maledetto… ah! Stringimi, stringimi forte amore mio, stringimi. Stringimi stringimi stringimi – non ti fermare. Non te ne andare. Resta con me.
Non me ne vado, Gellert. Non vado da nessuna parte. Rimango con te.
È forse un sogno, questo, Albus?
E anche se fosse, bredhu, avrebbe importanza?
No… no. Non importa, non importa. Siamo insieme adesso, e nient’altro conta. Vieni, vieni qui. Vuoi…?
Cosa…?
Vuoi dimenticare la realtà là fuori, mio blu, fingere per una notte, per un attimo soltanto, di avere tutto il tempo del mondo, e fare l’amore, essere ancora un corpo solo con me, un’unica anima, fino alla prossima alba?
 
 

 

 


 
 
 
 
 
{Words Count: 489}
 
 
 


 



 
 
 
 


 
Nota:

Ohilà, buon pomeriggio a tutt*!

Sono viva, eh, più o meno ^^’’’
 
In uno slancio d’indomabile ottimismo ho deciso di pubblicare la flash anche su EFP, come primo capitolo di una raccolta di tre (e se mi conoscete bene avrete sicuramente capito secondo quale schema sarebbe mia intenzione continuare). Il periodo però è quello che è, e i miei scrupoli sono dovuti soprattutto all’eventualità – non poi così remota – di non riuscire a portare a termine questo progetto, cosa che mi scoccerebbe parecchio. È pur vero che l’anno scorso di questi tempi pubblicavo He’s more myself than I am, e i presupposti più o meno erano gli stessi (ovvero affidati totalmente al caso)… Insomma, spero davvero con tutto il cuore di farcela, e di non lasciare questa piccina qui tutta da sola 😊
 
Intanto, se vi va, fatemi sapere cosa ne pensate di questo raccontino breve, brevissimo, in perfetto stile padme.
 
SoundtrackAmore che vieni, amore che vai, Fabrizio De André.
 
Grazie come sempre a chi leggerà – anche silenziosamente –, e a chi commenterà o inserirà la raccolta in uno degli elenchi messi a disposizione da EFP. E a tal proposito… usate le preferenze, ragazz*. Farete felice un’autrice <3
 
A presto (e speriamo che questo augurio sia di buon auspicio)!
 
Un bacione :*
 
 
padme
 
 
 
 
N.B: gentile Lettore, appassionata Lettrice, permettetemi di fare una breve precisazione. A questo punto non posso fare finta di non aver scritto nulla nell’ultimo anno, per cui ricordo che, sì, le storie sono autonome, ma fanno comunque tutte parte di una serie, ragion per cui da qui in avanti non mi soffermerò ogni volta a spiegare particolari che ormai si sono consolidati da tempo nel mio “canone”. Per fare un esempio pratico: quello che avete appena letto è un force-bond (elemento che ho comunque introdotto come conseguenza del Patto di Sangue quasi un anno fa)? Sì, ma è una cosa che risulta immediatamente chiara per chi ha letto più o meno tutte le storie precedenti. In parole povere, se siete capitati da queste parti per la prima volta, vi consiglio, se interessati, di proseguire seguendo l’ordine suggerito dalla serie stessa, a partire da “Meet me”, e via risalendo. Grazie per l’attenzione e la pazienza 😊

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Capitolo 2
*** Amore che vieni, da me fuggirai ***


Dio mio! Un intero attimo di beatitudine!
Ed è forse poco seppure nell'intera vita di un uomo?...

(Fëdor Dostoevskij - Le notti bianche)
 
 

 
 
 
~ Amore che vieni, da me fuggirai ~
 
 
 
 
 
 
 
E tu che con gli occhi di un altro colore
mi dici le stesse parole d'amore,
fra un mese, fra un anno scordate le avrai,
amore che vieni, da me fuggirai.
 
 
 
 

 
Impazzisci quando ti stringe così.
C’è qualcosa di primordiale, di rabbioso, di disperato nel modo in cui serra le cosce attorno ai tuoi fianchi, quasi temesse di vederti scomparire all’improvviso. Sembra non averne mai abbastanza, di te, dei tuoi sospiri rotti, dei tuoi affondi decisi.
Stare dentro di lui è un’esperienza mistica, quanto di più vicino all’estasi tu abbia mai assaporato – niente, nessuno, ha una presa tale sulla tua mente, sulla tua coscienza. È il legame che vi unisce la vera magia, è lui l’incantesimo più potente, la maledizione irreversibile, inevitabile, dalla quale non puoi – non vuoi – staccarti, liberarti, scioglierti.
Gellert.
Le sue iridi, lucenti d’ambra e acquamarina, scintillano nella penombra simili a schegge di fuoco, e ti scrutano impudiche, ferine, ti trafiggono, ti rivoltano dall’interno, ti squassano le viscere e l’anima.
Ti comprendonoTi accolgono. Ti completano.
Aumenti il ritmo assecondando i suoi movimenti scomposti, dettati dal bisogno urgente – mute richieste, segnali impercettibili che tu hai imparato a cogliere e a seguire con istinto immediato. Non hai paura di fargli del male, non ne hai mai avuta. Il suo corpo forte, asciutto e scolpito, perfetto, da sempre si tende e risponde ai tuoi assalti con furia eguale e selvaggia. Non ti preoccupi neppure dei graffi, dei solchi che le tue unghie stanno tracciando sopra la sua pelle esposta, fredda, immacolata come la neve di un altopiano inaccessibile. Sono anni ormai che vi marchiate a vicenda, che vi lasciate addosso segni di qualunque fattezza – tu mi appartieni, questo rivendicano: alcuni (pizzichi innocui) sono destinati a sparire entro pochi minuti, altri invece, indelebili, devono essere poi nascosti sotto strati e strati di stoffa – sulle tue spalle spiccano ancora, livide, impietose, le cicatrici dei morsi nei quali un tempo era costretto a soffocare ogni gemito, ogni ansito, ogni sussulto.
Alle stigmati incise sul cuore, adesso, preferisci non pensare.
«Sai cosa mi piace» sussurra, e la sua voce è un soffio basso, suadente, in grado di infiammare le vene e scuotere anche la più piccola terminazione nervosa. Gli vezzeggi il collo con la punta della lingua e risali adagio, dalla gola fino al mento, ti sollevi sui gomiti e lo osservi, ammaliato. La sua bocca – carnosa e morbida e umida e irresistibile come il peccato – è una ferita vermiglia, uno sfregio che oltraggia il pallore nobile del suo bel volto, e non appena la schiude in un sorriso obliquo, bieco, avverti un brivido caldo invaderti il ventre e scivolare rapido lungo la spina dorsale. Ti chini e gli catturi le labbra fra le tue, dolcemente, per raccogliere e asciugare il sottile rivolo di sangue che stilla a gocce dall’angolo sinistro – l’ultimo bacio, del resto, non è stato delicato.
«Dimmi quello che vuoi. Ordinamelo, e io lo farò.»
Tutto quello che voglio?
Tutto quello che vuoi.
«Legami
… …
Un respiro sospeso, spezzato.
Avanti, lo so che lo vuoi anche tu. Legami.
Sì. Oh Dio sì, sì, SÌ.
Sogghigni. Dovresti essere stupito, turbato in effetti, ma la verità è che non lo sei affatto; le sue voglie sono specchio delle tue, ne sei consapevole tanto quanto lui. Schiocchi le dita e un sinuoso nastro di velluto rosso appare fra le tue mani, liscio e sensuale come il manto squamoso di un serpente. Ti impadronisci dei suoi polsi fini, eleganti, e li leghi l’uno all’altro, senza fretta, godendo della smania crescente, dell’eccitazione folle che divora entrambi; infine, con lentezza studiata, perfida, gli blocchi le braccia e fissi le estremità del nastro alla testiera del letto. Stringi i nodi quel tanto che basta a non provocargli troppo dolore; i lacci gli impediranno comunque di divincolarsi, di sfuggirti, nel momento in cui il piacere raggiungerà il suo apice.
Anneghi nel suo sguardo (non ti concede scampo), ti nutri della sua bellezza e del crudo desiderio che gli tracima dagli occhi con la voracità di un ingordo condannato ad un digiuno interminabile. Lo baci, affamato, arreso, preda di un’ebbrezza che riverbera sin dentro le ossa, che frantuma neuroni e sinapsi, e ricominci a ondeggiare su di lui, ti abbandoni con tutto te stesso, mentre lo ascolti mormorare parole d’amore che fra un mese, fra un anno – o forse già domani – avrà dimenticato. In fondo, sai bene che nessuna catena, per quanto solida, per quanto resistente, può davvero trattenere un drago dal dispiegare le ali e volare via – lo perderai, ancora una volta. Eppure… eppure, da fottuto egoista quale sei, non rinunceresti a questa notte con lui per nulla al mondo.
Fra qualche ora le vostre strade si divideranno, le scelte compiute vi trascineranno di nuovo l’uno lontano dall’altro, a combattere su fronti diversi, opposti, ma nel profondo dell’animo tutti e due serberete il ricordo degli istanti preziosi che, con la grazia propria degli amanti, avete sottratto alla sorte beffarda e incastonato tra i lembi di un’eternità sporca, sì, e tuttavia vostra – solo vostra –, luminosa e per sempre esiliata, custodita, al di là dei confini del Tempo.
 
 
 
 
 

 

 
Take my all, I surrender, surrender!
Look at me and the way
I ask for forgiveness, kindness and help.
Take my all, I surrender, surrender!
We will die another day, another way.


 
 
 
 
 
 
 
 
 
{Words Count: 817}
 
 
 


 



 
 
 
 


Nota:




 
Ehm, salve ^^’’’’
 
Niente, la verità è che è da un sacco che avevo questo racconto in mente, si vede che era il momento di buttarlo fuori.
 
Al solito, se vi va, fatemi sapere cosa ne pensate, se la shot vi ha convint* oppure no, ecc. 😊
 
Bonus TrackDance with the dragon, Dark Sarah (e mi perdoni Faber per l’accostamento ardito).
 
Grazie come sempre a chi leggerà – anche silenziosamente –, e a chi commenterà o inserirà la raccolta in uno degli elenchi messi a disposizione da EFP.
 
Grazie naturalmente a chi si è già adoperato in tal senso <3
 
Alla prossima!
 
Un bacio grande :*
 
 
padme
 
 
 
 
 
Questa storia partecipa alla Red Challenge indetta dal gruppo facebook Il Giardino di Efp.
I prompt utilizzati sono: solo per una notte e manette (ovviamente reinterpretato).
 
P.S: vi ricordo che ho creato una playlist con tutte le soundtrack della serie.
La potete trovare qui.
 
P.P.S: vi tranquillizzo subito. Questo NON è un force-bond: succede tutto veramente XD

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Capitolo 3
*** Amore che vieni, amore che vai ***


Ogni volta che ci incontriamo
studio l'incanto
per portarti via.


(Michele Mari - Cento poesie d’amore a Ladyhawke*)

 
 
*a Samanta, col cuore
 
 
 
 
 
 
~ Amore che vieni, amore che vai ~
 
 
 
 
 
 
 
Venuto dal sole o da spiagge gelate,
perduto in novembre o col vento d'estate,
io t'ho amato sempre, non t'ho amato mai,
amore che vieni, amore che vai.
 
 
 
 

 
Com’è bello.
Te lo ripeti forse per la millesima volta, mentre osservi rapito la curva sensuale e ironica delle sue labbra, la fermezza virile della mascella, il taglio dritto e austero degli occhi. Giace rilassato accanto a te, nudo, avvolto da una spessa trapunta di lana stesa con noncuranza sopra le mattonelle lisce del pavimento. Nella stanza il tepore è piacevole, l'aria satura del tenue sentore speziato diffuso dalla legna che crepita vivace dentro il focolare. Non si odono suoni, e dai vetri opachi delle finestre filtra solamente un lieve chiarore alabastrino: da qualche minuto la neve ha ricominciato a cadere, un turbinio di fiocchi perlacei nel buio gelido della notte.
Gli scosti i capelli arruffati dalla fronte e ti chini appena, vezzeggiando piano la sua barba ispida con la punta del naso; lui sospira contro il tuo collo, attirandoti a sé, e il suo profumo e la sensazione della sua pelle morbida sotto le dita ti stordiscono al punto di farti perdere per un momento la presa sulla realtà. Ti senti diventare molle come cera, ti sembra quasi di svanire e liquefarti tra le sue mani; cadi su di lui, sopraffatto, travolto da un’ondata di brividi eccitati e pervaso da un languore indicibile, inimmaginabile… Dio, quanto ti è mancato.
«Sei così bello, così bello», cantileni una nenia rauca, soffocata, mentre stuzzichi a piccoli morsi l’epidermide sensibile della sua gola. «Tu sei di seta… di seta e di fuoco[1]…»
«Potrei anche chiederti di continuare, sai?»
Sogghigni, e replichi alle sue parole con un bacio ruvido, esigente, persino arrogante, dal quale però ti ritrai subito, strappandogli un gemito roco, contrariato, deluso.
Albus.
Ami il modo in cui il suo corpo ti cerca e si tende verso di te, continuamente, ami lo scintillio che accende e riscalda le lame cerulee che porta incastonate nel volto, ami il riverbero ambrato con cui le fiamme del braciere definiscono la sua figura longilinea, solida, statuaria ed elegante ad un tempo, ami la sfumatura vermiglia della sua bocca, i guizzi di rame della sua chioma fulva, ami la gentilezza infinita del suo sorriso, l’intensità del suo sguardo acuto e penetrante, capace di farti tremare, ogni volta, semplicemente sfiorandoti.  
Albus.
«E io potrei anche accontentarti, mio blu, ma ad una precisa condizione.»
«Sentiamo», aggrotta un sopracciglio e sbuffa, le labbra increspate in una smorfia indispettita, anche se un lampo malizioso attraversa le sue iridi liquide, tinte d’inchiostro dal desiderio bruciante.
«Promettimi che resterai con me, per tutta la notte. E che domani mattina non te ne andrai via di soppiatto, senza nemmeno un saluto[2]. Non ci provare, o giuro che questa volta ti seguirò a Hogwarts e la farò a pezzi, pietra dopo pietra. Quella scuola», rimarchi sprezzante, la voce d’improvviso ridotta ad un sibilo basso, freddo, feroce «quella maledetta scuola, che tu ami più di me
Io non amo niente e nessuno più di te.
Tu sei un gran bugiardo, mio blu. Questa è solo una dolce menzogna, e ne siamo consapevoli entrambi.
Albus ti passa le braccia attorno alla nuca e ti si preme addosso, baciandoti con un trasporto e una disperazione tali da toglierti il respiro. La sua lingua ti esplora lenta, supplice, e tu lo lasci fare, aggrappandoti alle sue spalle quasi fossero l'unico appiglio sicuro esistente al mondo. Ricambi il bacio con furia, inebriandoti del suo sapore famigliare e tuttavia sempre nuovo, sconosciuto, irresistibile, lo implori di stringerti più forte – più forte, più forte, più forte –, lo baci sconvolto, torturato, lo baci e sei suo, suo, suo al di là di ogni pentimento e oltre qualsiasi redenzione; ti sollevi un poco e inizi a leccargli le palpebre, gli zigomi, il mento, gli imprigioni il lobo dell’orecchio tra i denti – lo succhi a lungo, deliziato – e poi torni a divorargli la bocca, scivolando e smarrendoti in lui fino a che il cuore non ti esplode nel petto.
Mein blau, mein lieber.
Non hai ancora promesso.
Si stacca da te, senza fiato, e ti prende il viso fra i palmi, carezzandoti le guance bollenti con tenera, struggente delicatezza; Albus ti guarda, ti scruta, ti trafigge l’anima con quei suoi occhi ipnotici, ardenti, luminosi e traboccanti di un bisogno totale, assoluto, terrificante.
Lo prometto, bredhu. Ma sappiamo bene tutti e due che domani non sarò io il primo ad andarsene.
Cattura le tue mani e le intreccia saldamente alle sue, se le poggia sulle labbra, baciandone le nocche con sommessa venerazione, per poi accompagnarle deciso ai lati della testa; alza i fianchi e si inarca sotto di te – si apre a te –, arreso, trionfante, mentre accoglie il tuo silenzio e ti trascina nel vortice di una tempesta che monta smaniosa e implacabile in mezzo alle cosce. Rimani in attesa, al limite, e lo ammiri incantato, per istanti che appaiono eterni. Albus è caldo, osceno e bellissimo, ed è tuo – tuo dannazione, tuo, per una volta ancora tuo, soltanto tuo.
Lo racchiudi in una stretta dilaniante e affondi in lui, assecondando l'urgenza folle e selvaggia dei suoi movimenti.
Infine, l’abbandono, l'oblio, l'agonia di un orgasmo furibondo, e null’altro a cullarvi se non la luce danzante del fuoco; nel cuore, l'eco lontana di un rimpianto antico, cupo, sepolto.
La pendola, sopra il camino, batte dodici sonori rintocchi.
Gloria, gloria a Dio nell’alto dei cieli.
Fuori, la neve continua a cadere, leggera.
E pace in terra agli uomini di buona volontà.
 
 
 
 
 
***
 
 
 
 
Non riesci a dormire, bredhu?
Stavo pensando…
A cosa?
Dove finirà mai, mio blu, questo amore che squarcia le fondamenta di tutto il creato[3]?
 
 
 
 
 
 

 

 
So many of my few smiles begin with you,
you´re one of a kind.
So many of my few happy days I´ve shared with you.
I love how you´re so...
 ...dark - are our hearts - and who knows if we have met
there somewhere some other time

when we were different in so many ways.

 
 
 
 
 
 
 
 
{Words Count: 919}
 
 
 
[1] M.Z.Bradley, Le Luci di Atlantide (c’è così tanto di Riveda in Gellert…)
[2] un anno fa, in questo stesso giorno, pubblicavo “Quando viene dicembre”: anche Gellert se ne ricorda e, memore di com’è finita quella loro prima notte di Natale insieme, questa volta si premura di mettere le mani avanti.
[3] Riyoko Ikeda, La finestra di Orfeo (mi piacciono le frasi a effetto, lo sapete, e poi oggi è pure il suo compleanno!)
Il “tempo” della shot, come del resto vale anche per le prime due, è volutamente indefinito, ma credo che sia abbastanza comprensibile come Albus e Gellert, a questo punto della loro relazione, si siano lasciati la giovinezza alle spalle da un po’, e che il momento della loro, come vogliamo chiamarla?, pausa di riflessione definitiva (ma non troppo) sia sempre più vicino.
 
 
 
 


Nota:

Ce l’ho fatta!
 
Oltre ogni più ottimistico pronostico riesco a portare a casa anche questa mini raccolta, e con una flash natalizia (una settimana prima rispetto al 25!), per giunta. Parbleau, mi applaudo da sola questa volta (e mi perdoni Faber per aver sostituito novembre con dicembre)!
 
Spero davvero che questa piccola avventura vi sia piaciuta, io mi sono emozionata tanto a scriverla. Se qualcosa di ciò che ho provato a esprimere è arrivato anche a voi, vi prego, fatemelo sapere.
 
Auguro a tutti quanti un Buon Natale, e, se non ci si dovesse legger più per tempo, che questo 2020 possa essere fantastico e darvi la possibilità di realizzare ogni vostro desiderio <3
 
Bonus TrackSky Sailing, Dark Sarah (ormai sono in fissa e comunque Faber non mi sembra se la sia presa nemmeno per la scorsa volta).
 
Grazie come sempre a chi leggerà – anche silenziosamente –, e a chi commenterà o inserirà la raccolta in uno degli elenchi messi a disposizione da EFP.
 
Grazie a chi lo ha già fatto e a chi lo farà da qui in avanti **
 
A presto? Non lo so, sinceramente. Ma se sarà possibile, sapete bene che non mi tirerò indietro. Intanto, se vi va, potete raggiungere la mia pagina fb,Lost Fantasy (link nella bio). Avete visto le immagini del mio banner nuovo di zecca (grazie infinite, Miryel)? Ebbene, se ne volete vedere altre (tante altre) venite a trovarmi 😊
 
Un bacione grandissimo + tanti fiocchi di neve e bastoncini di zucchero e elfi di cioccolato e tutto quello che volete e che più vi piace :*
 
Vostra,
 

padme
 

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