La Luna e Il Mare

di Anonymous_Author
(/viewuser.php?uid=1053450)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'Inizio della Fine ***
Capitolo 2: *** La Fuga ***
Capitolo 3: *** Incontri Inaspettati ***
Capitolo 4: *** Battaglie e Lacrime ***
Capitolo 5: *** Spiegazioni e Riconciliazioni ***
Capitolo 6: *** Il Destino ***
Capitolo 7: *** Il Guardiano ***



Capitolo 1
*** L'Inizio della Fine ***


La Luna e il Mare

L’inizio della Fine
 
Era una giornata calda al Campo Mezzosangue,in fondo era Luglio,pensò Percy mentre camminava verso la spiaggia. Aveva deciso di fare un bagno rinfrescante nel mare insieme alla sua fidanzata,Annabeth, che avrebbe incontrato lì. Mentre si avvicinava notò Annabeth,girata di schiena,che parlava con qualcuno tramite un messaggio-Iride. Avvicinandosi ancora deciso ad andare a salutare la sua ragazza iniziò a sentire la voce di quella che sembrava un’Atena abbastanza seccata “…non mi interessa della tua incertezza,non ti permetterò di trasferirti all’Harvard prima che tu abbia comunicato la tua decisione a Perseus”qui Percy si bloccò”Non tollero la codardia,specialmente se viene dalla mia progenie. La mia decisione è finale: o dirai a Perseus che per te l’istruzione è più importante di lui o lo farò io,anche se secondo me non è una scelta saggia.”finì Atena con un tono deciso. Poi la connessione si interruppe,lasciando Annabeth nei suoi pensieri. Intanto Percy era rimasto nello stesso posto dove si era fermato,dietro ad un albero,cercando di comprendere quello che aveva appena sentito. E stava facendo di tutto per cercare una spiegazione logica.La sua fidanzata… voleva lasciarlo per una…scuola? Questo a primo pensiero sembrava una barzelletta,ma con una ragazza come Annabeth,che bramava la conoscenza,non era così impossibile. Percy decise andare a parlare con la sua fidanzata,convinto di aver frainteso la conversazione,il che era possibile dato che Atena quando parlava era sempre difficile da capire. “Ehi” le disse per attirare la sua attenzione. Lei sobbalzò e si girò di colpo”ciao,che ci fai qui?”chiese Annabeth nervosamente.
Ecco il primo capitolo/teaser della nuova storia, PER FAVORE RECENSITE DICENDOMI SE DEVO CONTINUARLA. Grazie

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** La Fuga ***


Fuga
 
“Stavo andando verso la spiaggia, però ti ho vista mentre stavi parlando con tua madre. A proposito, cosa intendeva con il volermi dire che l’istruzione ti è più importante che di me?” chiese Percy,sperando intensamente in una spiegazione complicata che non implicava quello che temeva.
 “Io…” Mentre Annabeth stava per mormorare qualcosa Atena in persona le apparve accanto dicendo subito “Ti ho detto di non provare nemmeno a trovare una scusa”guardando duramente sua figlia.
  Poi si girò verso Percy, che intanto era nella confusione più totale, dicendo”Quello che mia figlia non riesce a dire è che circa due settimane fa mi ha chiamato tramite un messaggio-Iride chiedendomi di poter trasferirsi il giorno dopo ad Harvard per iniziare un corso di architettura. Quando gli ho chiesto il motivo di quella scelta e di cosa intendeva fare con la vostra relazione mi ha detto di essere stanca della vita da semidea e di voler prendersi una pausa per studiare come una normale mortale”mentre Atena parlava Annabeth sembrava cedere sotto lo sguardo incredulo e addolorato che Percy le stava rivolgendo. “Perché non me lo hai detto? Possiamo trasferirci insieme, lo sai che farei tutto per te”le disse Percy, con una speranza rinnovata negli occhi”Percy,sei te il problema,cerca di capire…”rispose Annabeth senza guardarlo negli occhi”Io vorrei solo prendermi una pausa da questa vita,ne ho avuto abbastanza per un po’. Se tu venissi con me attireresti mostri,dato che sei un semidio potente. Io vorrei solo una pausa di un po’ di tempo, poi se tu vorrai potremmo riprovarci…”
Percy non ci poteva credere:la ragazza che aveva accompagnato nel Tartaro per poterla difendere,quella che lo aveva accompagnato per tutte le guerre che aveva combattuto,voleva una pausa perché si era stancata del mondo greco?
 “Annabeth,per favore,non farmi questo”la pregò avvicinandosi con le lacrime agli occhi ”possiamo trovare una soluzione insieme. Non lasciarmi così…”
Annnabeth stava per scoppiare in lacrime,lo si poteva vedere dal volto,ma si girò verso la madre e le disse”Madre,ho rispettato i tuoi termini,ora rispetta la tua promessa”quando Atena sospirò Annabeth si girò verso Percy”Spero che ci potremo rivedere Testa d’Alghe,lo spero davvero…” con questo scomparì in un lampo argenteo.
Percy cadde in ginocchio,incapace di processare quello che era appena successo. Aveva appena perso l’amore della sua vita e non poteva fare nulla per cambiarlo. Sentì una mano sulla spalla e girandosi vide Atena con un’espressione di compassione”Ho provato a farla ragionare,ho davvero provato. Posso fare qualcosa per te?” non aveva mai sentito Atena parlare a qualcuno in questo modo “No,grazie comunque. I-Io ho bisogno di stare solo per un po’” Lei lo guardò per un attimo e dopo gli disse”Certamente,ti farò apparire nella tua cabina” Percy annuì e un attimo dopo si ritrovò sul suo letto,dove si addormentò nelle sue lacrime.
Si risvegliò nel mezzo della notte e dopo essersi preparato decise che sarebbe andato a vivere lontano da tutti per un po’. Era una decisione un po’ drastica,ma a Percy serviva davvero del tempo da solo. In fondo era sicuro che i suoi amici lo avrebbero capito. Dopo aver preparato un borsone con tutto quello che gli sarebbe servito e scritto un biglietto di spiegazione per Chirone, uscì dalla sua amata cabina e guardando un’ultima volta il campo che una volta era stata casa sua, si avventurò nella foresta.
 
Ecco il secondo capitolo per voi,ho in mente tante idee e vicende che metterò nei prossimi capitoli.
Vi ricordo di recensire se volete darmi qualsiasi pensiero sul capitolo o idea per i prossimi,perché tengo molto alle vostre idee e se mi piacciono abbastanza potrebbero anche finire in un futuro capitolo.
Buona giornata e grazie della visita
Anonymous_Author

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Incontri Inaspettati ***


Incontri Inaspettati
 
*Concilio Degli dei,Solstizio D’Inverno,circa 4 mesi dopo la fuga di Percy;Poseidone ha scoperto la scomparsa di Percy perché Atena glielo ha detto*
“Silenzio!”tuonò Zeus,silenziando ogni discussione fra gli Dei”Dobbiamo decidere cosa fare per la scomparsa di Perseus Jackson, che da più di 4 mesi non comunica più con noi, o almeno è quello che ho capito”disse guardando Poseidone, che aveva una faccia affranta ma annuì”Atena,figlia mia,hai qualche idea sul da farsi?”chiese guardandola
“Si,ho riflettuto su quello che Perseus mi ha detto prima di andare via. Ha detto che voleva stare da solo per un po’ di tempo,quindi mi sembra ragionevole dire che si è isolato da qualche parte. Io avevo pensato alla foresta,dato che sarebbe il posto dove un’eventuale battaglia con dei mostri non sarebbe notata più di tanto.”finì Atena,guardando prima suo padre e poi con uno sguardo significativo Artemide. Zeus ci pensò per un attimo e poi riprese la parola”Ho una proposta da far valutare al Consiglio: propongo di mandare Artemide e le sue cacciatrici a cercare Perseus,dato che sono le nostre migliori tracciatrici”disse guardando sua figlia con un certo nervosismo: poteva andare in due modi, o molto bene(altamente improbabile), o molto male(probabilissimo).
Sorprendentemente Artemide annuì,scioccando la maggior parte del concilio. Il volto di Poseidone si illuminò”Grazie nipote,te ne sono molto grato” le disse con le lacrime agli occhi.
Artemide gli sorrise leggermente”Nessun problema Poseidone, ho ancora un debito con Perseus,ha sostenuto il cielo al mio posto. Inoltre Thalia è molto preoccupata per lui.”
 Atena diventò molto nervosa alla menzione della figlia di Zeus”Thalia sa del motivo della… fuga di Perseus?
La faccia di Artemide si indurì”Non gliel’ho detto solo perché la avrebbe fulminata sul posto,però sono stata tentata. Quello che ha fatto tua figlia ha sporcato il nome del genere femminile, non tollero la codardia.”finì con rabbia.
Atena non cercò di scusarsi”Sono d’accordo con te, mi dispiace solo perché pensavo di averla educata secondo dei giusti principi” disse guardandosi i piedi.
Il viso di Artemide si ammorbidì”Non ti abbattere troppo sorella,speriamo solo che Thalia non lo ucciderà appena lo troveremo”
 
*Un mese dopo;Artemide e le sue cacciatrici stanno ancora tracciando Percy e sono andate molto vicino a scovarlo un paio di volte*
“Non ci credo! Ci è sfuggito un’altra volta! E’ un figlio di Poseidone,dovrebbe essere silenzioso come un orso bruno e invece sembra una di voi!” imprecò Artemide,dopo che Percy le sfuggì un’altra volta come se fosse scomparso nel nulla.
“Non capisco,perché scappa da me? Non gli ho fatto nulla di male,giusto?” le chiese Thalia affranta
“No,non sei te il problema,però lo conosci “rispose Artemide senza pensare,dato che era concentrata a escogitare una trappola. 
Gli occhi di Thalia si spalancarono”In che senso conosco il problema?!” chiese girandosi velocemente verso la dea della caccia
Artemide sospiro quando si accorse dell’errore” Non è il mio ruolo di dirtelo,se vorrà lo farà Percy quando lo riusciremo e prendere” le rispose.
 
Il giorno dopo i sensi di Artemide le comunicarono che c’era una bambina in difficoltà vicino al loro campo.
Subito raggruppò le sue cacciatrici e poco tempo dopo trovarono una bambina che sembrava avere appena 10 anni che era tenuta da un’empusa  per un braccio. Istantaneamente Artemide sparò una freccia nella fronte del mostro e stava per andare a prendere la bambina quando un piccolo esercito di mostri uscì dai fitti alberi che circondavano la radura, e davanti a loro c’era Orione in tutti i sui 3 metri di altezza.
 
Artemide rimase stupefatta,non si capacitava di quello che aveva di fronte.
“Salute,principessina della caccia,scommetto che non mi aspettavi” le disse Orione con un ghigno” Attaccate!
Da lì in poi scoppiò il caos: le cacciatrici erano pietosamente in minoranza,però combatterono come delle vere macchine da guerra.
 Nonostante questo presto la situazione precipitò  sempre più cacciatrici vennero ferite. Poi avvenne l’impensabile: quando una freccia di Orione volò verso Thalia e Artemide capì subito che la sua Luogotenente non poteva spostarsi in tempo. Thalia chiuse gli occhi aspettando l’impatto fatale,ma questo non arrivò mai. Aprendo gli occhi vide Percy,il suo cugino che non vedeva da più di 5 mesi,con una braccio esteso davanti il suo petto,davanti il cuore, e una freccia nera conficcata dentro il suo bicipite. Poi il semidio scomparso inizio a emettere un’aura così potente da far tremare perfino Thalia. “Hai fatto un errore”disse con serietà mortale.

Ecco il terzo capitolo,quasi 800 parole. Vi ricordo di recensire,mi fa sempre piacere vedere una recensione onesta. Il titolo di primo recensore della storia è ancora libero se vi interessa(Se volete vi nominerò nel prossimo capitolo)

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Battaglie e Lacrime ***


Battaglie e Lacrime
Dire che Orione era sorpreso era poco. Però non ebbe molto tempo per pensare, dato che Percy decimò le sue forze in meno di un minuto. Lance fatte di ghiaccio apparvero accanto a Percy e infilzarono mostri a destra e a manca,che esplosero in nuvole di polvere gialla. Subito dopo il figlio di Poseidone caricò il resto dell’esercito e Artemide si accorse che le gambe di Orione erano tenute da del ghiaccio molto spesso, ancorandolo a terra.

Intanto Thalia e il resto delle Cacciatrici erano rimaste a bocca aperta, guardando il figlio di Poseidone che stava combattendo nel suo uragano personale.
Artemide si era appena riscossa dallo stupore e stava per ordinare alle ragazze di attaccare quando Orione ruggì “Arceri, fuoco su quelle schifose vergini!”

Dal fitto bosco partirono nuvole di freccie e Artemide e le Cacciatrici si tuffarono per terra pregando di non essere colpite. Quando non sentirono il sibilo dei proiettili alzarono lo sguardo e videro un muro di acqua che si stagliava davanti a loro, con dozzine di frecce che galleggiavano al suo interno. Questo però distrasse Percy abbastanza da rilasciare il ghiaccio che teneva Orione fermo, e appena questo successe egli si lanciò verso il figlio del mare che era girato per combattere contro un segugio infernale.
Thalia gridò quando il gigante spedì suo cugino a sbattere violentemente contro un albero con una possente spallata. Lo scontro fu così violento che l’albero si spezzo con uno schiocco secco.

A questo punto le cacciatrici si erano riscosse e si lanciarono in battaglia con rinnovata forza, perché a questo punto erano in vantaggio numerico. Qualunque essere che aveva lanciato le frecce prima sembrava sparito, quindi Thalia pensò che fosse una magia di Orione. Quest’ultimo se la stava vedendo brutta con Artemide, che era furiosa per la quasi morte della sua Luogotenente (nonché sorella).

Però dopo poco le cose iniziarono ad andare per il verso sbagliato. Quando le Cacciatrici finirono di combattere i mostri, accerchiarono Orione cercando di aiutare la loro Dea a combatterlo. Intanto Artemide cercò di pugnalare il suo avversario nell’addome, ma il gigante le afferrò la mano e la lanciò nella stessa direzione dove era stato lanciato Percy. Atterrando con una graziosa capriola Artemide era pronta a tornare all’attacco quando udì un grugnito di dolore venire dalla sua sinistra. Dopo aver guardato  velocemente in direzione di Orione per controllare che nessuna delle sue compagne fosse ferita, si mosse verso l’origine del suono.

Quello che vide le fece fare una smorfia di dolore: stava guardando alla figura di Percy, che era sotto un pezzo dell’albero che aveva sfondato. Aveva un taglio sulla fronte che stava gocciolando sangue sul resto del suo viso e sembrava leggermente rintontito. Le fece un sorriso strano che sembrava quello di un pazzo e le disse strascicando le parole ”Ehy,non è che potresti tipo…. Tirarmi fuori di qui?” Artemide sospirò, chiaramente una commozione cerebrale.

“Stai fermo” gli intimò mentre iniziava a sollevare il fusto dell’albero con l’aiuto di un po' di forza divina.
"E dove vuoi che vada? Sono sotto un’albero” gli rispose lui con un tono divertito,sempre strascicando le parole e dandole il sorriso pazzo. “Ugh, hai la fortuna di non star ragionando in questo momento, perché muoio dalla voglia di battertelo in testa questo albero” gli rispose lei mentre lanciava il pezzo di legno da una parte “Forza,alzati. Andiamo a vedere come se la sta passando Orione” gli disse porgendogli una mano. Lui la prese e dopo essersi issato in piedi inciampò per un paio di passi e ricadde a terra con un debole gemito. Artemide gli si abbassò accanto con un’espressione preoccupata ”Ehi, Perseus. Svegliati, dobbiamo controllare come stanno Thalia e le altre.”

Al nome di sua cugina Percy spalancò gli occhi e cercò di alzarsi. Con l’aiuto della Dea della Luna entrarono nella radura e videro Orione per terra, pieno di tagli e frecce, svenuto. Le Cacciatrici invece erano piegate su quella che sembrava una delle loro sorelle. Artemide iniziò a correre e si fece spazio fra le sue compagne di caccia. Poi sussurrò ”Thalia…” Dopo pochi secondi qualcuno inciampò contro il gruppo di ragazze. Loro si girarono con gli occhi rossi di pianto, pronte a scuoiare chiunque le avesse osato toccare. Percy però non sembrava di essersene accorto, perché aveva gli occhi fissati sulla sua cugina e la grossa ferita che aveva nell’addome.


Percy cadde in ginocchio accanto a lei e le prese la mano. Thalia girò leggermente la testa e vide i familiari occhi verdi di suo cugino ”Ehi, faccia di pesce” gli disse piano. Percy la guardo in faccia e poi guardo il profondo taglio che la stava uccidendo. Poi si girò verso Artemide, che stava piangendo silenziosamente e scosse piano la testa. “No” disse semplicemente Percy. Tutti si girarono verso di lui, confusi. “P-Percy, tranquillo. Vedrò finalmente mia madre” disse Thalia tremando. “No” ripeté Percy ”Ho perso troppe persone importanti, tu non sarai la prossima.” disse mentre appoggiava la sua mano delicatamente sull’addome della figlia di Zeus. Chiuse i suoi occhi e il suo braccio iniziò a brillare di un verde acceso. Artemide spalancò gli occhi e cercò invano di tirare via il braccio di Percy ”Fermati, ti distruggerai!” gli urlò guardando il suo corpo che stava iniziando a emettere del fumo verde brillante. “Non mi interessa, sono stanco di perdere amici” disse Percy quasi sussurrando.

Il buco che Thalia aveva all’altezza dello stomaco iniziò a ricomporsi, come se i tessuti stessi stessero ricrescendo a una velocità anormale. Intanto la viso di Percy aveva una smorfia di agonia e il suo corpo stava tremando violentemente. Poco dopo, quando la ferita di Thalia non era altro che una piccola cicatrice, dal naso di Percy uscirono fiotti di sangue e i suoi occhi si aprirono leggermente. Poi con un gemito i suoi occhi si rovesciarono e il figlio di Poseidone si rovescio in terra. Thalia si sveglio di soprassalto nello stesso momento con un’espressione confusa.

Poi vide il corpo di suo cugino accanto a lei e gridò.

---------Line break-------------

Thalia era seduta accanto alla figura sdraiata di Percy. L’unica cosa che la tratteneva dallo scoppiare in lacrime era il regolare movimento del petto di suo cugino. Artemide le aveva spiegato tutto dopo che suo fratello Apollo aveva stabilizzato il figlio di Poseidone. A quanto pare lei era stata pugnalata da Orione (quello se lo ricordava in modo un po’ annebbiato) ed era in fin di vita, anzi, era destinata a morire. Artemide le aveva detto che la sua forza vitale era poco più che un soffio quando era arrivato suo cugino. Le aveva detto che aveva fatto una cosa che non doveva essere possibile, in quanto nemmeno Artemide stessa era stata in grado di curarla in quel momento.

Percy invece aveva controllato l’acqua nel suo corpo e glielo aveva riparato. Ma, usando le parole della Dea: ”Non capisco come abbia fatto ad essere sopravvissuto, sarebbe dovuto esplodere in fiamme a un quarto del lavoro di ricostruzione”, quindi in poche parole Percy le aveva salvato la vita due volte quel giorno, ed era quasi morto per farlo.

Ormai erano passati 3 giorni dall’attacco, e Percy era attaccato a quella che Apollo aveva chiamato una “Flebo di fantasticità”, qualunque cosa significasse. Ma Thalia era arrivata alla conclusione che fosse una specie di liquido che conteneva sostanze nutritive e anche un po' di nettare, dato che brillava al buio.

Ad un tratto sentì Percy gemere e gli fu subito accanto. “Svegliati, Percy, per favore. Non ce la faccio più” lo pregò Thalia. Ormai Thalia sveniva ogni tanto per la stanchezza, dato che si rifiutava di andare a dormire. Continuava a ripetere che era colpa sua e che non lo avrebbe lasciato da solo finché non si sarebbe svegliato. Dopo poco Percy aprì gli occhi, guardandosi intorno confuso e rintronato. Poi vide Thalia che stava piangendo dal sollievo e dalla stanchezza. La figlia di Zeus si gettò al collo di suo cugino, facendo attenzione a non causargli altro dolore. “Non sapevo che tu potessi essere così emotiva, Thalia” le disse con voce divertita ma sollevata. Thalia rispose singhiozzando più forte nel suo collo.

Ecco un nuovo capitolo, scusate per la lunga assenza ma ho passato un piccolo periodo di pseudo-depressione, ma niente di cui preoccuparsi.
Per compensare la mia assenza ho scritto un capitolone; più di 1,3k parole in una sera. Il titolo per la prima recensione è sempre libero.
La voglia di scrivere mi è venuta dopo aver letto la recensione di Cacciatrice_Zoe alla mia altra storia, l'ho preso come un messaggio degli dei di muovere il didietro e scrivere il nuovo capitolo, quindi ringraziate lei. Ho scoperto che le recensioni, anche quelle di una frase o due, mi danno una carica incredibile per scrivere. 
Il mio unico problema è la voglia di scrivere, perchè avrei idee per scrivere più di cento storie, davvero. Quindi se mi lasciaste una piccola recensione sarebbe fantastico, anche solo un paio di parole. Mi fa sentire bene sapere che quello che scrivo piace a qualcuno. 
Buona giornata e grazie per la visita
Anonymous_Author
    

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Spiegazioni e Riconciliazioni ***


 
Allora,che dire... Vedo che la storia ha già qualche decina di persone che la seguono e questo mi fa piacere. Ho il piacere di annunciarvi che abbiamo già i primi due recensori : Canux e Kaitei no Ruiji. Quest'ultimo mi ha anche dato un consiglio sull'uso del formato html quindi se la storia è ordinata è anche merito suo. Grazie a tutti e due per le prime recensioni, spero che ne scriverete altre magari con dei consigli sulla trama, perchè sono sempre aperto a nuove idee. Vi lascio al quinto capitolo de "La Luna e il Mare" di circa 1.2 K parole. A presto!


 Dire che Thalia era sollevata era dire poco. Dopo essersi ripresa e aver ricontrollato le bende di suo cugino, andò a cercare Artemide, che le aveva chiesto di avvertirla appena Percy si fosse risvegliato.
 
Dopo averla trovata si incamminarono verso la tenda/infermeria. “Come sta?” chiese la Dea della caccia

“Mi sembra più lucido,però è ancora stanco” le rispose Thalia,sorpresa per la preoccupazione della sua superiore, che di solito era molto fredda verso il genere maschile

“Ha rischiato molto curandoti il taglio, era già ferito e indebolito dalla battaglia, non capisco dove abbia trovato la forza per farlo” disse con voce pensosa.

“Percy è sempre stato un semidio potente, il più potente della nostra intera generazione. Poi è stato da solo per più di 4 mesi, conoscendolo si è allenato tutti i giorni per minimo 8 ore, quindi sarà migliorato molto” ragionò Thalia a voce alta

“Quello sicuramente, però credo che tu ti stia perdendo una cosa: quando il filo della vita di una persona è stato tagliato dal fato, ovvero una delle tre Parche, nemmeno un dio può fare qualcosa, a meno che non sia Thanathos, e anche lui deve rispettare delle strette Leggi Antiche. Quando un Dio aggira una di queste leggi ci sono gravi ripercussioni. Dato che quella persona non è morta, le Parche taglieranno il filo a una persona nelle vicinanze. Quindi se io avessi cercato di curarti potrei aver fallito e avrei potuto anche uccidere un’altra cacciatrice. Invece Perseus ti ha salvata e nessuna delle tue compagne è morta. Non riesco a capire come ha fatto” finì Artemide.

Thalia ci pensò per un po’ e poi disse” Beh, lo possiamo chiedere direttamente a lui” mentre stavano entrando nella tenda.
 
--- Line Break ---
 
“Perseus, svegliati” Percy fu riscosso dal suo sonno da una voce che conosceva bene, quella di Artemide.

Aprì gli occhi e vide la Dea della caccia e sua cugina accanto al letto “Vedo che dormi sempre come un sasso” lo prese in giro Thalia “Ehi, ero stanco” gli rispose lui stirandosi e lamentandosi silenziosamente quando le sue costole protestarono, Orione sarebbe potuto diventare un bravo giocatore di rugby.
 
“Hai una costola rotta e due fratturate” lo informò Thalia con un tono colpevole e guardandosi i piedi .
 
“Thalia, non è colpa tua. Sono io che mi sono distratto”  le disse Percy con voce rassicurante
 
“No, ti sei distratto perché ci hai protetto da quelle frecce! Smettila di prenderti colpe che non hai!” le intimò Thalia guardandolo con gli occhi rossi e pieni di lacrime.
 
Il cuore di Percy si strinse vedendo sua cugina, che non mostrava mai le sue emozioni, in quello stato. La conosceva abbastanza da sapere che era inutile litigare con lei, quindi allargò solo le braccia e un secondo dopo Thalia si abbandonò tra di esse cercando di ricomporsi. Intanto Artemide li guardò con un piccolo sorriso. Normalmente se un uomo qualunque avesse osato fare una cosa simile lo avrebbe scuoiato e dato in pasto ai suoi lupi, ma Perseus non era un uomo qualunque, era molto lontano da essere un uomo qualunque. E in più sapeva che la sua Luogotenente aveva bisogno di stare con suo cugino. Da quando era scomparso lo aveva cercato disperatamente, anche quando facevano delle pause. E anche se Thalia lo nascondeva bene, Artemide aveva notato gli occhi rossi e le occhiaie che la figlia di Zeus aveva ogni mattina, simbolo delle notti insonni passate a piangere. Dopo un paio di minuti Thalia sciolse l’abbraccio e si sistemò accanto a suo cugino nel letto, lanciando ad Artemide un sguardo insicuro. La Dea annuì.
 
“Perseus, avrei bisogno che tu rispondessi ad alcune mie domande” Percy sospirò e annuì,guardandola negli occhi. Chiaramente se lo aspettava.
 
“Come hai fatto a salvare Thalia?” chiese la Dea
 
“Ho controllato l’acqua dei suoi tessuti” rispose Percy, confuso dalla domanda abbastanza ovvia.
 
Artemide alzò gli occhi al cielo “Fino a lì c’ero arrivata da sola, intendo dire come hai fatto a non morire mentre lo facevi”
 
Percy esitò prima di risponderle, cosa che non sfuggì alle due figlie di Zeus “In che senso? Ho solo usato i miei poteri” finì il figlio di Poseidone in tono ovvio
 
“Non mentirmi, se tieni a rimanere umano” lo minacciò Artemide facendo un passo verso di lui.
 
“Percy, lo sai che ti puoi fidare di noi”  lo pregò piano Thalia, non volendo che il suo appena ritrovato cugino diventasse un animale di piccola taglia.
 
“Questo lo so,Thalia, ma non posso dirvelo. L’ho giurato sullo Stige.” Disse guardandosi le mani.
 
Artemide lo prese per il collo e gli alzo la testa in modo da poterlo guardare in faccia e Percy non fece niente per difendersi “Spero per te che tu non ti sia alleato con i giganti” gli intimò tirando fuori uno dei suoi pugnali argentati. Percy iniziò ad annaspare per dell’aria e ad impallidire.
 
“Artemide, per favore” la pregò Thalia cercando invano di tirarle via la mano. Di colpo le pupille di Percy diventarono rosso fuoco per una frazione di secondo e la Dea lasciò il collo del ragazzo, scioccata. Intanto il figlio di Poseidone stava tossendo e sua cugina lo stava spingendo per farlo sdraiare.
 
“Cosa è successo ai tuoi occhi?” chiese Artemide guardandolo minacciosa.
 
“Non posso parlarne finché non mi sarà dato il permesso” disse Percy “Credetemi lo vorrei tanto. Ma prima devo chiedere il permesso”
 
“Bene, allora ti porterò al concilio,come mi è stato ordinato di fare” finì Artemide decisa.
 
Gli occhi di Percy si allargarono e cercò di alzarsi, ma Artemide se lo aspettava e gli balzò sopra, facendolo lamentare quando gli atterrò sulle costole. “Stai fermo, sarò pure in debito con te ma le missioni le finisco sempre” lo minacciò premendogli il pugnale sotto il collo.
 
“Mi dispiace, Artemide, davvero. Ma ho fatto una promessa” gli disse Percy piano.
 
“Ti dispiace cosa?” gli chiese Artemide confusa. Percy la guardò con un piccolo sorriso e poi scomparve in una nuvola di vapore.
 
La Dea gridò per la rabbia e guardò sua sorella, che stava fissando stupita il posto dove suo cugino era fino a pochi secondi fa.
 
“Andiamo, dobbiamo fare rapporto al Concilio” disse Artemide prendendo i l braccio della sua Luogotenente e riapparendo nel centro dell’accampamento.
 
Dopo aver spiegato cosa era successo alle sue cacciatrici, Artemide e Thalia apparvero nella sala dei troni sull’Olimpo. Crescendo nella sua forma Olimpica si sedette sul suo trono e scoccò una freccia che esplose di luce argentea nel cielo. Nemmeno un minuto dopo tutti gli dei apparvero nei loro troni e Zeus parlò.
 
“Per cosa hai chiamato il Concilio, figlia mia?” chiese Dio dei fulmini
 
“Abbiamo trovato Perseus” rispose semplicemente Artemide
 
“E dove sarebbe? Non lo vedo” chiese Atena alla sua sorella
 
Artemide si guardò le mani imbarazzata e Apollo la guardò incredulo.
 
“Ti è sfuggito? Come ha fatto?” chiese Apollo ridacchiando
 
“Stai zitto, idiota “ le rispose Artemide scocciata “ Si è teletrasportato“ finì Artemide guardando Poseidone.
 
Quest’ultimo sembrava sorpreso “Con l’acqua?” chiese incuriosito
 
“Vapore” disse semplicemente e Poseidone aggrottò la fronte

“Nessun mio figlio era mai riuscito a farlo prima d’ora” pensò il Dio del mare a voce alta.
 
“Non è successo solo quello, siamo stati attaccati da un piccolo esercito di mostri capeggiati da Orione” disse Artemide
 
“Cosa?! Dov’è?! “ disse agitato Zeus

“Stai tranquillo padre, Perseus ci ha aiutati a sconfiggerlo” lo rassicurò la Dea della caccia
 
“Raccontaci tutto, sorella” le chiese Atena, ora molto interessata.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Il Destino ***


Capitolo 6

“Allora, fammi capire: Perseus ha decimato un esercito di mostri comandati da Orione, ha immobilizzato quest’ultimo e salvato la vita di mia figlia?” chiese con voce incredula Zeus.

“Due volte” aggiunse Thalia con voce assente, ancora scioccata dagli avvenimenti degli ultimi giorni.
Il Concilio degli Dei era stato aggiornato su quello che era successo da Artemide, suscitando grande scalpore da tutti, meno che da Dioniso, che era impegnato a ronfare sul suo trono di viti.

Atena però non si era fatta sopraffare dal racconto, e si potevano quasi vedere a occhio nudo i pensieri e le teorie che il suo cervello stava calcolando. “Non mi tornano un paio di cose” disse la Dea della saggezza  “Perseus è un semidio, e per giunta nemmeno figlio di Apollo. E’ certamente uno dei semidei più potenti della storia, ma non dovrebbe avere le capacità di curare ferite così gravi. Poi c’è la faccenda degli occhi: sorella, potresti ripetere quello che hai visto?”

“Quando l’ho… ehm … interrogato sul modo in cui ha curato Thalia, i suoi occhi sono diventati rossi, come se fossero diventati delle fiamme. Anche il collo è diventato bollente, mi ha quasi bruciato la mano” raccontò Artemide, ripensando per la prima volta alle implicazioni di quei particolari.

Atena rimase in silenzio per un paio di secondi, elaborando quello che aveva appena sentito. Erano dettagli molto strani, che sembravano non avere un senso logico data la parentela di Perseus.

“Apollo, hai per caso notato qualcosa di diverso quando hai curato Perseus?” chiese Atena, rivolgendosi al Dio della medicina.

“Mmm, fammi pensare un attimo… I suoi valori erano abbastanza sballati, ma questo è prevedibile, data la quantità di energia che ha usato nella battaglia. Le ferite si sono rigenerate in fretta, forse troppo in fretta. Credo che questo sia tutto. Devo dare nota di merito per il nuovo tatuaggio però, quello farà di sicuro colpo sulle donzelle che lo vedranno in spiaggia” finì ridacchiando Apollo, deciso ad utilizzare la stessa tecnica per abbordare delle nuove ragazze, come al suo solito.

“Nuovo tatuaggio?” chiese dubbiosa Atena “Che genere di tatuatori ha trovato Perseus, vivendo nella foresta?” Questo particolare poteva risultare normale agli occhi di molti, che potevano magari pensare a qualche scappatella in città, ma Atena conosceva lo stato emotivo del figlio di Poseidone meglio di tutti.
Il ragazzo era disperato per l’abbandono di sua figlia, che aveva buttato via anni di speranze e dolore passati insieme per un capriccio personale.

“Di che genere di tatuaggio stiamo parlando?” domandò ad Apollo, che aveva pescato il suo nuovo Ipod divino dalla tasca e si stava preparando ad ascoltare la sua playlist “super-cool”, a detta sua.

“Eh? Oh, mmm… È strano, in effetti. È sul petto, proprio sopra il cuore. Mi sembra che sia una specie di cerchio, con delle sfumature di rosso e arancione, il centro un pochino azzurro. Roba strana” snocciolò Apollo, chiaramente poco interessato ai dettagli, visto che non erano molto importanti quando si parlava di accalappiare ragazze.

“Un cerchio, eh?” rimuginò Atena, sfogliando la sua immensa libreria mentale in cerca di riscontri “Niente parole tatuate?”

“Si si, ce n’era una” disse Apollo “Era pure in greco antico, pensa te… Aspetta, greco antico? Ah, ecco cosa non mi tornava!”

“Apollo, farò finta che tu non sia un imbecille, solo per questa volta” disse Atena massaggiandosi le tempie “Quale era la parola?”

Apollo, cercando di far finta di nulla, disse con sicurezza “Diceva, in greco, ‘Campione’ ”

Atena aggrottò le sopracciglia, iniziando a cercare intensamente per dei collegamenti logici.
Intanto, al centro dell’enorme sala, una Dea di solito molto silenziosa e discreta stava ascoltando l’evolversi della situazione. Proprio mentre stava valutando se andarsene o meno, Atena esclamo “Ci sono!”.

“Estia” chiamò la Dea della tessitura “per caso te sai dove si trova Perseus in questo momento?”
Tutti gli dei, meno che Dioniso ovviamente, abbassarono lo sguardo verso il braciere della sala.

“Perché Estia dovrebbe saperne più di noi?” chiese Zeus, confuso.

“Perché, a meno che la mia memoria non m’inganni, il cerchio e il fuoco sono i simboli di potere della Dea dell’ospitalità e del fuoco, non è vero zia?” chiese Atena, guardando trionfante la Dea sotto forma di bambina ai suoi piedi.

Estia sospirò e disse “Sei la mia nipote più intelligente per un motivo, suppongo”. Questa risposta generò diverse esclamazioni di sorpresa dagli Dei, che furono velocemente silenziate dal simbolo di potere di Zeus, che fece esplodere diversi tuoni per ristabilire il silenzio nella sala.

“Sorella, potresti spiegarmi gentilmente come mai il semidio che stiamo cercando da mesi ha i tuoi simboli tatuati sul petto? Non sapevo che avessi aperto un negozio di tatuaggi nei boschi dell’America” chiese Zeus, il quale era così confuso in quel momento che non si sarebbe meravigliato se la sua battuta fosse risultata la spiegazione.

Estia sospirò nuovamente, preparandosi per l’intricato racconto.

“Un paio di mesi fa, trovai Perseus a pregare nel suo accampamento in un bosco, vicino ad un braciere. Era disperato, ferito e soprattutto deluso. Decisi di rispondere alla sua preghiera, apparendo vicino a lui. Mi raccontò come si sentiva, i suoi pensieri e soprattutto le sue paure. Aveva intenzione di andare nell’Ade, per incontrare i suoi amici caduti in battaglia.” terminò Estia, con le lacrime agli occhi.

Artemide non poteva credere alle sue orecchie. Perseus era così disperato da cercare rifugio nell’Oltretomba? Si girò verso Thalia, che stava piangendo silenziosamente, con gli occhi fissi sul braciere di Estia.

“Questo però non spiega ancora quello che è successo con Thalia, né il tatuaggio di Perseus” disse Atena, cercando di rimanere concentrata sul problema principale.

“Quello che è successo dopo purtroppo non posso raccontarvelo, abbiamo dovuto entrambi giurare sullo Stige di mantenere il segreto. Dovrei chiedere il permesso prima” disse Estia, guardando con compassione Thalia, che a queste parole si era lasciata scivolare davanti al trono della Dea della Caccia.

Improvvisamente ci fu un cambio drastico di temperatura nella sala dei troni. Tutti gli Olimpi (meno che Dioniso, che fece solamente un grugnito) si guardarono intorno, allarmati.

Poi, all’altezza degli ultimi due troni, tre donne molto anziane apparvero dal nulla.
“Ah, buongiorno signore Moire” le salutò Zeus, abbastanza spaventato “Cosa vi porta oggi sull’Olimpo? Non ci sono problemi di, ehm, fili di vita, vero?” 

Thalia non era spaventata. L’idea che le Moire in persona fossero venute a riprendersi la vita che Percy le aveva salvato la rendeva enormemente triste. Pensare che suo cugino era quasi morto per lei, solo per avere questo sacrificio vanificato dalle tre donne che controllano il destino di tutti, le sembrava uno scherzo troppo crudele.

Giusto quando stava per decidere se andare a sporgere un’accesa lamentela al destino personificato (probabilmente finendo incenerita dopo le prime tre parole), la raspante voce della Moira più anziana riempi l’enorme sala, come se risuonasse dalle pareti stesse.

“Siamo qui per diversi motivi, Zeus” disse Atropo, non alzando lo sguardo dalle enormi forbici che teneva saldamente tra le mani “E uno di questi riguarda la tua figlia mezzosangue.”

Artemide scese di colpo dal suo trono, assumendo la sua altezza da mortale, per mettersi accanto alla sua luogotenente. Thalia stava guardando la Moira della morte, quando questa alzò lo sguardo, fissandolo su di lei.

Tutta la voglia di andare a lamentarsi scomparve dalla mente della figlia di Zeus, dato che stava letteralmente guardando negli occhi la Morte. Mettiamola così: parlare con Ade sembrava una passeggiata in confronto. La Moira la stava semplicemente osservando, ma nei sui occhi Thalia vedeva tutta la sua vita, e non per modo di dire. Si vedeva da piccola, insieme a suo fratello Jason, poi insieme a Luke e Annabeth mentre scappavano nei boschi. Poi Atropo tornò a guardare le sue forbici, lasciando Thalia scossa.

Gli Olimpi avevano osservato questa interazione in un rispettoso silenzio, non osando fiatare.

“Estia, siamo felici che tu abbia rispettato il nostro accordo” disse finalmente Lachesi, la Moira che girava il fuso “Eravamo sicure che tu fossi la migliore scelta per il nostro piano.”

La Dea della famiglia annuì sorridendo alle Moire. È stato un piacere aiutarvi” rispose Estia, e stava per continuare a parlare, quando Lachesi la interruppe: “Sappiamo quello che vorresti, e lo comprendiamo. Come ringraziamento per il tuo favore, renderemo nullo l’accordo fatto in precedenza”.

Un sonoro tuono risuonò nella sala dei troni, a dimostrazione che Stige aveva ricevuto il messaggio.
“Inoltre, porteremo qui Perseus” aggiunse Cloto, la Moira della Vita.

Nello stesso modo in cui erano apparse le signore, Percy comparve davanti a loro. Si stava palesemente allenando, dato che aveva Vortice in mano e non aveva la maglietta.

“Adesso si che ragioniamo!” esclamò Afrodite, interessandosi per la prima volta di ciò che stava succedendo davanti a lei. Artemide le scoccò un’occhiataccia, come sempre faceva quando la Dea dell’Amore faceva qualche commento osceno durante le riunioni dell’Olimpo, ma stavolta era particolarmente infastidita.
“Perseus è il migliore amico di Thalia”, disse tra sé e sé la Dea della Caccia, “per questo mi da fastidio. Ha anche retto al mio posto il cielo.”

Percy si stava guardando intorno, cercando di capire chi fosse riuscito a trasportarlo via del suo accampamento nascosto. Girandosi, vide chi lo aveva convocato sull’Olimpo, e subito si inchinò.

“Alzati, giovane Perseus, hai dimostrato una nobiltà d’animo così pura da non aver nessun obbligo di inchinarti davanti a noi” disse Cloto,  osservano il figlio di Poseidone.

“Lo faccio per rispetto, non per dovere” rispose Percy, rialzandosi.

Intanto, vedendo di nuovo suo cugino, Thalia aveva ripreso a piangere silenziosamente, confortata dalla Dea della Caccia. “Quanto può essere malvagio il destino?” sussurrò singhiozzando Thalia “N-non gli basta riprendersi la mia vita? Perché devono portarlo qui? Se P-Percy lo viene a sapere si farà uccidere piuttosto che accettarlo” finì, guardando Artemide. Anche quest’ultima stava facendo fatica a capire cosa stesse succedendo. Le Moire non potevano essere lette, non avevano espressioni sul volto e soprattutto non erano prevedibili. Erano letteralmente il destino.

Intanto, quello di cui Thalia aveva paura si stava avverando: Percy, girandosi verso gli Dei, notò subito sua cugina. Artemide fece una smorfia, vedendo la rapida cascata di espressioni sul volto del figlio di Poseidone:

Felicità: la sua cugina preferita era sull’Olimpo insieme a lui e stava bene; 

Confusione: stava piangendo, perché stava piangendo? 

Realizzazione: non poteva essere, non DOVEVA essere, non lo avrebbe permesso.

Si girò di colpo verso le Moire. I suoi occhi erano un turbine di fuoco azzurro, il suo corpo stava letteralmente fumando, come legna che sta per esplodere in fiamme. Artemide, sebbene a diversi metri di distanza, fu investita da un’ondata di calore. Ma non era solo calore: vedeva, anzi, sentiva il potere che Percy irradiava nella stanza. Era una sensazione simile a quando Poseidone aveva scoperto quello che aveva fatto Annabeth a Percy: meno intensa, certo, ma assolutamente più forte di quella che avrebbe mai immaginato provenire da un mortale.

Percy si era messo tra il trono di Artemide e le Morie, ma non si era mosso. Stava aspettando la prima mossa del Destino, e qualunque essa fosse, lui avrebbe risposto.

“Perseus, non hai niente di cui avere paura” disse Atropo “Sappiamo che non hai più fiducia in quello che noi rappresentiamo, e per una ragione comprensibile” continuò guardando Atena, che deglutì, sentendosi decisamente messa in soggezione “ma sai che puoi fidarti della nostra parola”.

Sentendo queste parole, Percy abbassò Vortice, ma non la chiuse. “Quale è la vostra intenzione, allora?” chiese, insicuro.

“La nostra intenzione è quella di lasciare che tu ed Estia spiegate qualunque cosa vogliate spiegare al Concilio” rispose Lachesi, guardando Percy negli occhi. Dopo queste parole, Percy fece tornare Vortice nella sua forma di penna a sfera.

“Grazie” disse semplicemente Percy, lasciando in quella parola tutta la gratitudine che poteva.

Nota dell'autore: Ebbene sì, dopo circa 3 anni ho pubblicato un'altro capitolo. Beh, ciao. Non proverò a spiegare perché avevo smesso di pubblicare capitoli, perché come sapete la vita è la vita. Un piccolo riassunto potrebbe essere la scuola, voglia di morire in generale (non sul serio tranquilli),  poi la maturità, un'estate per preparare l'ammissione all'università (spoiler: ce l'ho fatta), e per ultimo, ma non per importanza, mi sono fidanzato! Non vi preoccupate però, questa mia piccola passione rimarrà un segreto tra me e voi, cari lettori. Vi farà piacere (spero) sapere che ogni tanto ho riguardato le recensioni, scoprendo con piacere che periodicamente se ne aggiungevano di nuove, ed è stato proprio questo a farmi tornare qui a scrivere. Ho preparato un capitolo abbastanza lunghetto per festeggiare il mio ritorno. Ovviamente, ora che sono in sessione di esame, non avrò tantissimo tempo per scrivere, ma tranquilli, lo troverò!

Come al solito, vi invito a scrivere qualunque vostro pensiero nelle recensioni, che sia sulla storia o no, e state sicuri che appena la vedrò vi risponderò.

Con affetto,

Anonymous_Author

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Il Guardiano ***


Il Guardiano

Capitolo 7:

“Si può sapere cosa sta succedendo, di preciso?!” chiese Zeus, che non era abituato a rimanere all’oscuro dei fatti per così a lungo.

Estia guardò il figlio di Poseidone, che le annuì. “È giunto il momento di raccontarvi quello che è successo dopo che ho convinto Percy a non andare incontro alla morte. E soprattutto come l’ho convinto” iniziò Estia “Ma prima, direi che è giusto far avvicinare la tua Luogotenente, Artemide. Sono sicura che la farà stare meglio” aggiunse, guardando sua nipote.

Thalia si girò di colpo verso la Dea della caccia, con gli occhi che ancora brillavano dagli avvenimenti di poco fa. Dopo aver ricevuto il consenso, corse verso suo cugino. Senza dire niente, i due cugini si abbracciarono.

“Ti uccido dopo” disse di colpo Thalia, guardando negli occhi Percy “Ma non ho ancora deciso come”

“Me lo meriterei, probabilmente” disse il figlio del mare, sorridendo a quella che considerava una vera sorella.

“Zia, per favore, vogliamo tutti sapere quello che è successo” disse Atena, spostando gli occhi dai due semidei, che si erano seduti davanti all’enorme braciere di Estia.

Anche le Moire, con un passo di marcia ipnotizzante, si erano avvicinate al braciere senza emettere un suono.

“Molto bene” disse sospirando la Dea della famiglia “Ecco quello che prima non vi potevo dire”

“Quello che mi ha spinto a rispondere alla preghiera di Percy è stata la disperazione nella sua voce. Quando sono apparsa nel suo accampamento improvvisato nel bosco, non avevo chiaro il motivo della sua preghiera. Come ben sapete, sono in grado di percepire gli stati emotivi delle persone con cui parlo, e quando ho guardato Percy, sono rimasta sconvolta” raccontò Estia, guardando tristemente il figlio di Poseidone. Quest’ultimo stava fissando il pavimento con un viso privo di espressioni: non aveva chiaramente piacere nel ricordare quel giorno. Thalia, con gli occhi umidi per l’ennesima volta in quel giorno, gli poggiò la mano sulla spalla.

“Percy non aveva più una ragione per vivere, aveva perso l’amore della sua vita. Ma non lo aveva perso per un litigio o una ragione passeggiera. La persona in cui aveva riposto tutta la sua fiducia lo aveva semplicemente abbandonato, per scappare dal mondo in cui entrambi avevano sofferto e in cui si erano sostenuti a vicenda”

Afrodite, sentite queste parole, decise di intervenire: “Ma Percy, non devi abbatterti così facilmente! Il mondo è pieno di pesci, puoi trovare il vero amore in ogni angolo” disse facendogli un sorriso seduttore “anche nel mio, se lo desideri”.

Thalia sentì un ringhio dalla sua destra, e girandosi vide Artemide, che aveva le nocche sbiancate da quanto forte stava stringendo i pugni. Stava guardando Afrodite con puro odio, anche se quest’ultima era troppo impegnata a cercare di sedurre suo cugino per accorgersene.

La Dea dell’Amore stava palesemente usando i suoi poteri su Percy, ma quest’ultimo alzò semplicemente lo sguardo e disse “No. Grazie per l’offerta, Afrodite, ma preferirei stare lontano dal tuo angolo”

“Non è possibile!” esclamò la Dea nata dal mare “Non puoi resistere la mia seduzione!”

Percy scrollò semplicemente le spalle, tornando a guardare per terra. Thalia tornò a guardare la Dea della caccia, la quale stava guardando sorpresa il figlio di Poseidone. Quel ragazzo era pieno di misteri.

“Ehm, possiamo continuare con i dettaglia, Estia?” chiese Atena, che voleva assolutamente la spiegazione per ciò che non si riusciva a spiegare.

“Si, certo. Come dicevo, Percy non aveva più motivo di restare nel mondo dei vivi. Quello che forse non sapete è che, prima di andare via dal campo, Annabeth ha fatto sapere in giro che Percy la aveva lasciata, tradendola con una figlia di Afrodite, Jasmine”

“Cosa?!” esclamò Atena “Non ci posso credere, dimmi che non è vero, Perseus”

Il figlio di Poseidone non rispose, ma il silenzio parlò per lui.

Nella stanza del trono risuono un potente tuono. Tutti si girarono verso Zeus, ma lui stava guardando la sua unica figlia mortale.

Il corpo di Thalia stava tremando dalla rabbia, i suoi capelli stavano a mezz’aria, carichi di elettricità. Si alzò di colpo, guardando negli occhi la Dea della saggezza.

“Dov’è?! Quella sporca bugiarda! Non posso credere di averla chiamata sorella!” gridò la figlia di Zeus, con la voce piena di rabbia e dolore.

“Calmati sorella, per favore” le rispose con voce calma Atena ”Lascia finire Estia. Ti prometto che quando sapremo tutto ci occuperemo di mia figlia. Non è saggio compiere azioni affrettate”

Thalia inspirò rumorosamente, preparandosi per urlare cose di cui si sarebbe pentita dopo, ma sentì una mano poggiarsi sulla sua. Girandosi, vide gli occhi tristi di Percy. Stavano dicendo “Non ne vale la pena”.

Sorprendendo tutti, anche sé stessa, i suoi capelli si abbassarono e lei si sedette di nuovo vicino a suo cugino.

“Grazie, Thalia” le disse Atena, guardandola con gratitudine. Poi si girò verso Estia, facendole segno di continuare.

“La bugia avrebbe potuto anche fallire, ma Jasmine non si è fatta sfuggire l’opportunità. A quanto pare Annabeth sapeva che quella figlia di Afrodite era infatuata da Percy, e che quindi non si sarebbe fatta problemi a reggere il gioco per farsi bella davanti alle sue amiche. Non so se Annabeth si fosse messa d’accordo con lei, ma conosco i risultati della bugia.” raccontò la Dea della Famiglia.

“Quando Percy, dopo un paio di mesi, si era deciso ad andare a trovare Chirone, si è ritrovato tutti i suoi amici contro. Chirone, ovviamente, ha voluto prima parlare con Percy, e ha visto la verità. Lo conosceva troppo bene , ma questo non ha cambiato l’opinione del campo. Quindi ecco perché Percy non aveva più una ragione per vivere: aveva perso l’amore della sua vita e la sua casa. Aveva addirittura preparato un biglietto da lasciare a sua madre, perché sapeva che se ci avesse parlato di persona non avrebbe resistito alla tentazione di rimanere con lei, rischiando di attrarre mostri nel suo appartamento.”

L’Olimpo era di un silenzio quasi rumoroso. Questa volta nessuno interruppe Estia, che era sull’orlo del pianto. Thalia, invece, aveva ormai finito le lacrime. Si era abbandonata sulla spalla di Percy, che stava ancora guardando impassibile il pavimento.

Il silenzio fu rotto da Lachesi, con la solita voce eterea: “Dopo che Perseus spiegò tutto ad Estia, siamo apparse nell’accampamento. Avevamo un’offerta: per dare un nuovo scopo alla vita del giovane figlio del mare, gli avremmo permesso di diventare il campione di Estia. Come ben saprete, le Antiche Leggi permettono ad un semidio di diventare l’eroe prescelto di un Dio, ma solamente se dimostrano di esserne all’altezza al Destino, ossia a noi.” spiegò la Moira “Le gesta compiute durante la vita di Perseus sono state sempre altruiste e onorevoli, ma la scelta di abbracciare la morte pacificamente nel momento più basso della sua vita è stata quella che ci ha convinto: Perseus ha sempre vissuto per aiutare le persone per cui nutre lealtà e rispetto, e per questo abbiamo deciso che fosse il nostro dovere aiutarlo”

“Abbiamo però un’altra questione di cui parlare, riguardante te, Artemide, e te, Perseus” aggiunse Cloto, alzando lo sguardo verso la Dea della Caccia. Quest’ultima guardò la Moira che l’aveva chiamata, allarmata. Anche Percy alzò lo sguardo, sebbene sembrava ancora assente.

“Cosa posso fare per voi, Signore Moire?” chiese Artemide, che non sapeva se preoccuparsi o meno della misteriosa allusione fatta dalla Moira della Vita.

“Prima di tutto” le rispose Cloto “vogliamo rendere chiaro che quella che vi faremo sarà un’offerta. Come Estia, anche voi avrete la scelta di accettare o rifiutare, senza alcuna conseguenza.”

“Vi diamo questa opportunità perché crediamo che sia la migliore per entrambi” continuò Lachesi

“E forse sarà quella che eviterà il maggior numero di morti inutili” terminò Atropo, provocando un certo scompiglio tra gli Olimpi.

“In che senso “forse”? “ chiese Zeus, turbato da quella parola di dubbio. In tutti i millenni della sua esistenza, non aveva mai sentito le Moire esprimere incertezza su qualcosa: in fondo erano il destino, quindi il concetto di esitazione non faceva parte del loro vocabolario.

“Hai sentito bene, Re degli Olimpi “ confermò Lachesi “ Perseus è un mortale molto particolare. Non sappiamo esattamente perché, ma il filo della sua vita è mutevole. Non siamo sicure sul significato di questa situazione, ma sappiamo che una parte del destino è legata alle sue scelte future”

“L’offerta che vi proponiamo coinvolge la creazione di un ruolo mai esistito prima d’ora” disse Cloto, girandosi verso la Dea e il semidio in questione “Nel caso voi due siate entrambi d’accordo, Perseus ricoprirà il ruolo di Guardiano di Artemide e delle sue Cacciatrici”

Dopo questa frase la sala dei troni fu pervasa da mormorii di incredulità e stupore. Questo brusio fu rotto da Atena: “Ma le Leggi Antiche vietano la presenza di uomini all’interno delle schiera di Artemide. Come fareste ad aggirare questa regola?”

Atropo si girò verso di lei e le rispose “Molto semplice, Dea della Sapienza. Ovviamente hai ragione quando citi la legge, ma è proprio il titolo che acquisirà Perseus a proteggerlo da essa. Il suo compito non sarà quello di cacciare, ma di aiutare Artemide e le sue cacciatrici durante le battaglie, come ha già fatto recentemente. Chiaramente, se sarà opportuno, potrà aiutarle in tutto ciò che risulterà necessario. Non dovrà compiere il giuramento delle cacciatrici, ma un giuramento diverso” puntualizzò la Moira della Morte.

Poi tutte e tre le signore del Destino si girarono in silenzio verso Percy e Artemide, aspettando chiaramente una risposta.

Artemide era sorpresa, per dire poco, ma mantenne la mente lucida mentre pensava intensamente alla scelta che aveva davanti: Perseus era l’uomo più leale che conosceva, era estremamente altruista (forse fin troppo) e soprattutto era come un fratello per Thalia. L’unica preoccupazione che la Dea della Caccia aveva nella mente era la reazione delle altre cacciatrici. Ci sarebbero stati sicuramente dei contrasti, dati i passati turbolenti che molte ragazze nella sua schiera avevano avuto con il genere maschile.

“Thalia, tu cosa ne pensi?” chiese la Dea della Caccia, girandosi verso la sua luogotenente

Quest’ultima si girò verso suo cugino mordendosi un labbro, chiaramente cercando di arginare la sua volontà personale per dare un giudizio imparziale. “Secondo me è una buona idea” disse finalmente, guardando sicura la sua superiore divina.

“Anche io sono d’accordo con lei” intervenne Zeus “Ultimamente siete state attaccate da molti gruppi di mostri, e un combattente esperto come Perseus sarebbe utile per vostra protezione. E anche delle altre cacciatrici, ehm, ovviamente“ finì lui, cercando di mascherare la sua principale preoccupazione.

“Molto bene, sono d’accordo” disse finalmente Artemide, girandosi verso le Moire “Se vorrà, Perseus sarà il primo maschio benvenuto tra le mie fila.

“Rimani te, Perseus” richiamò Lachesi “Vuoi accettare il compito?”

Il figlio di Poseidone non rispose subito. Era chiaramente una scelta difficile, passare dal voler scappare dalla vita all’avere nuovamente delle responsabilità e uno scopo.

“Percy, per favore…” supplicò Thalia, tornata sull’orlo delle lacrime per il silenzio del cugino. Non sapeva come avrebbe reagito ad un rifiuto.

“Certo che sono d’accordo” rispose con voce forte il figlio del mare, alzandosi di colpo “Non lascerei mai Artemide e Thalia a combattere da sole, se ne hanno bisogno”

Nell’Olimpo ci fu un generale sospiro di sollievo. Poseidone sorrise verso il figlio, felice di non averlo perso.

“Vi ringraziamo entrambi“ dissero le Moire, parlando con un’unica forte voce “Adesso passiamo alla burocrazia”

“Accetti te, Artemide, Perseus Jackson, figlio di Poseidone e Campione di Estia, come tuo protettore e guardiano delle tue discepole?” chiesero con voce eterea le tre anziane signore, iniziando a brillare con una luce antica.

“Lo accetto” rispose semplicemente lei,

“Accetti te, Perseus, di proteggere Artemide, Dea della Caccia, degli animali selvatici, della foresta e del tiro con l’arco, da ogni minaccia che attacchi lei e le sue cacciatrici?” chiesero le Moire, brillando con luce ancora più forte.

“Con la mia vita” affermò sicuro Percy, non smuovendo gli occhi dalla Dea della Caccia.

Un tuono rimbombò nella sala del trono: il giuramento era stato chiuso.

“Avvicinatevi” chiamò Atropo, aspettando che la Dea e il suo nuovo guardiano venissero davanti a loro.

“Artemide, appoggia la mano sul petto di Perseus” disse fermamente la Moira della Morte.

“Perseus, tieniti pronto” consigliò piano Cloto.

Percy non fece in tempo a capire cosa intendesse, perché appena la mano della Dea della Caccia si appoggiò al suo petto, un bruciore lancinante lo fece cadere in ginocchio con un gemito.

Artemide, che non si aspettava di provocare dolore al figlio di Poseidone, cercò di allontanare la mano, ma scoprì che era come incollata al suo petto.

Percy intanto stava cercando di non urlare dal dolore. Quello che era iniziato come un bruciore locale si era esteso su tutto il suo corpo. Proprio quando credeva di vaporizzarsi, tutto finì. A quel punto si lasciò cadere a terra, sentendo la sua coscienza che lo abbandonava.

Line break--------------------

Thalia non capiva cosa era appena successo. Aveva appena visto suo cugino prendere parte con Artemide ad un qualche strano rito antico, che lo aveva fatto brillare di una luce argentea. Dall’espressione di agonia che gli aveva visto in volto, Thalia era abbastanza sicura che non fosse stato per niente piacevole.
La burocrazia, come la avevano chiamata le Moire, sembrava terminata, perché gli Olimpi e le personificazioni del Fato stavano discutendo fitto fitto in greco antico di qualche tipo di riunione con cadenza millenaria.

Corse verso il corpo privo di sensi di suo cugino, cercando di capire come svegliarlo.
La prima cosa che vide fu il nuovo tatuaggio: era all’altezza di quello di Estia, ma sul pettorale destro.
Raffigurava una luna che tramontava sull’oceano. “E’ bellissimo” si disse tra se e se la figlia di Zeus, passandoci lievemente il dito sopra. Questo provocò un lamento nel figlio di Poseidone, che però non si svegliò.

“Thalia, dobbiamo tornare all’accampamento” si sentì chiamare da Artemide, che si stava avvicinando dalle sue spalle.

“Come facciamo con Percy?” le rispose lei, indicando il figlio di Poseidone svenuto.

“Lo farò apparire in infermeria. Se continua così, gli dovremo fare un letto personale” disse la Dea, guardando il ragazzo per terra.

 *****************************************

Ebbene si, un nuovo capitolo. So benissimo quanto sia fastidioso aspettare per un aggiornamento di una storia, ma una volta che si ha la penna digitale in mano tutto è diverso (e più complicato).

Questo capitolo è stato finito un po' di tempo fa, ma ho voluto aspettare per poterlo ricontrollare meglio (e probabilmente c’è ancora qualche errorino). Comunque, voglio ringraziare tutti/e coloro che mi hanno scritto dei commenti su wattpad ed EFP, sia chi mi ha fatto i complimenti e sia chi mi ha (giustamente) detto di muovere il sedere e pubblicare 😊. Il capitolo è bello lungo, 2.3K e passa parole, e ho deciso di farlo così lungo sia perché sentivo che fosse giusto per la storia, sia come “regalo” per voi a cui tocca sopportarmi.

Beh questo è quanto, come al solito vi ricordo che in genere leggere recensioni mi invoglia parecchio a scrivere, e per adesso vi saluto

Buona giornata e grazie per essere passati

Anonymous_Author

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3873334