Ti Aspetto Alla Fermata Della Metro

di Jasmine_dreamer
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Vestitino blu ***
Capitolo 3: *** Grazie Jaden ***
Capitolo 4: *** SEI IL MIO CAPO! ***
Capitolo 5: *** November Rain ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


"Mi manchi, ma non tu. Cioè mi manca la persona che pensavo tu fossi, mi manca il te che io avevo idealizzato. Perché ora mi è chiaro che non sei quel tipo di persona, no affatto. Sei cinico, egocentrico e, cazzo, anche stupido. Sì, sei davvero stupido. E sei la persona più sbagliata che mi potesse capitare nel periodo più sbagliato della mia vita. E io mi pento di averti cercato, di averti implorato di rimanere nella mia vita, mi pento perfino di essere qui a parlarne a voce con te questa sera. Perché tu sei l'essere peggiore che io abbia incontrato nella mia vita, davvero. E no, non sono neanche arrabbiata, perché mai dovrei esserlo? Io non amavo te, amavo qualcuno che non esiste. Qualcuno che credevo esistesse. Tu sei di quelli che ti dice esattamente quello che vuoi sentirti dire, e poi sparisce nel nulla, senza neanche darti una spiegazione, e ti lascia l'amaro in bocca e la costante domanda: che cosa ho fatto?!" dico io fissandolo dritto negli occhi.

Ma per proseguire, bisogna partire dall'inizio.



25 ottobre 2013, Londra

Un'italiana a Londra, ma ormai ne siamo più noi qui che inglesi.
Peccato che ho 25 anni, e non conosco nessuno.
Però ho avuto un lavoro da barista, quindi posso finalmente mettere da parte dei soldi e prendermi un appartamento da sola, almeno mollo quella stronza della mia coinquilina.
Esco di casa con il mio cappotto blu notte e la sciarpa nera attorno al collo, ho iniziato a sentire la mancanza di Milano ora, qui fa un freddo cane.
Prendo la metropolitana e arrivo nel quartiere in cui finalmente inizierò a lavorare: Richmond.
Scendo dalla metro: "Cazzo, che freddo" penso di nuovo.
Entro nel bar, un ragazzo mi accoglie dicendomi: "Ehi, tu devi essere quella nuova, io sono David".
"Piacere, Elisa" dico accennando un sorriso.
Odio che mi si senta l'accento italiano quando parlo in inglese, tutti si accorgono che non sono del posto.
David mi dirige nello spogliatoio femminile e mi fa cenno per mostrarmi dove stanno le divise che dobbiamo indossare.
Dopo poche ore di lavoro, la fame prende il sopravvento su di me, guardo l'orologio.
12 pm.
"Ehi David, a che ora si mangia qui?" chiedo dopo l'ennesimo brontolio.
"Alle 2, più o meno" risponde lui, ignorando il fastidioso rumore proveniente dal mio stomaco.
"Oh, ok!" rispondo fingendo che vada tutto bene, ma dentro di me sto già maledicendo questo posto.
Possibile che debba aspettare altre due ore per mangiare? C'è solo un cliente a quest'ora, evidentemente gli altri sono tutti in famiglia a pranzare, mandiamolo al diavolo e andiamo in pausa.
Meglio tenermi certe cose per me, devo pensare che questo lavoro mi serve per andare via dalla stanza che condivido con quell'antipatica di Emily.
"Diavolo Dave!" esordisce qualcuno entrando nel bar.
Lo riconosco al volo, è il proprietario.
"Non ricordi che quelli nuovi hanno bisogno di tempo per ambientarsi?" credo che la sua sia una domanda retorica.
"Scusami Henry, mi sono dimenticato" risponde David.
"Eli, vai pure a mangiare se hai fame, c'è soltanto un cliente quindi può rimanere solo Dave" dice Henry.
Dava diminutivi a tutti? 
Acconsento e mi dirigo nel mio spogliatoio, apro lo zainetto e prendo il panino che mi sono portata da casa.
Prendo il mio cellulare, due chiamate senza risposta da parte di mia sorella Giulia.
Mi affretto a richiamarla.
Dopo pochi squilli risponde: "Finalmente, ti ho chiamata due ore fa".
"Forse hai dimenticato che ti ho detto che oggi iniziavo a lavorare".
Dopo avermi raccontato il fallimento che era la sua vita sessuale insieme al marito, mostra finalmente un po' di interesse per me.
"Ma dimmi un po', come va lì?" chiede.
"Tutto bene, il proprietario è proprio bello e credo che il mio collega sia gay" dico io.
"Carne sprecata?" domanda Giulia.
"Beh, anche lui non è male. Carne sprecata no dai, o per lo meno, non per gli altri uomini" rispondo ridendo.
Giulia ride a sua volta e poi esordisce dicendomi: "Tesoro, io ora devo andare a prendere Valentina a scuola, ci sentiamo stasera, ok?"
"Va bene, dai un bacio a mia nipote e a mamma quando la vedi".
"Sarà fatto!" e riattacca.
Dopo aver finito il mio panino, ritorno al bancone.
Henry sta lavorando, il bar si è riempito in quella mezz'ora, ma loro hanno avuto l'accortezza di non chiamarmi.
Una ragazza sulla trentina entra nel bar, in maniera disordinata e frettolosa.
"Juliette, sei di nuovo in ritardo!" esclama Henry.
"Scusami, ho perso il pullman" risponde lei.
"Ok, va a cambiarti".
Lei annuisce e va nello spogliatoio, sembra non essersi accorta della mia presenza qui.
"Hai mangiato?" mi domanda Henry.
Io annuisco e lui ricambia con un sorriso gentile.
Dopo essersi messa l'uniforme, Juliette ritorna al bancone.
"Ciao, io sono Juliette" mi dice porgendomi la mano.
"Elisa" rispondo io.
"Quante persone lavorano qui?" chiedo poi a Henry.
"Otto in tutto, ma non vi troverete mai qui tutti insieme, se non agli eventi" mi dice lui.
Annuisco e vado a prendere l'ordine di un cliente.
Mi sento gli occhi di Henry addosso, o forse sono solo paranoica.
Mi volto per vedere se effettivamente mi sta fissando e, no, non sono paranoica.
Mi sorride e io, seppure in imbarazzo, ricambio.
Alle 4 del pomeriggio, il mio turno è finito, mi cambio, saluto tutti e torno nel piccolo appartamento in cui vivo.
Emily sta scopando con qualcuno, almeno per un po' non l'avrò intorno, e posso guardare quello che mi pare in TV.
Dopo circa un'ora, la stronza esce dalla nostra stanza e saluta il ragazzo passeggero che si è scopata oggi.
Stasera, dopo che sarà andata a ballare con le sue compagne di università, probabilmente ne porterà un altro a casa.
"La TV è mia oggi" dice dopo essersi seduta sulla poltrona.
Io alzo le mani e vado in camera, dopo pochi minuti ricevo una chiamata da papà.
"Ciao amore" dice mio padre dopo che ho risposto al cellulare.
"Ciao papà, ho iniziato a lavorare oggi, tra un mese potrò mandarti dei soldi per le cure della mamma" dico io.
"Mi scoccia dover prendere soldi da mia figlia" mormora.
"Lo so, ma la chemio costa e tu non puoi pagare tutto da solo".
"Sei un angelo, Eli" mi dice lui.
Sorrido e penso che all'operazione di mamma manca sempre meno, forse mi conviene chiedere già domani la prima settimana di gennaio libera.
Chiudo la telefonata e noto che Juliette mi ha aggiunta al gruppo del lavoro.
"Eli, ora fai parte anche tu del team. Stasera vi va di venire qui? Così potete fare conoscenza con la ragazza nuova".
Fantastico, dava già per scontato che io ci sarei stata.
"Per me va bene ma facciamo a un orario decente, che domani inizio alle 8" scrive un certo John.
"Eli? Come Elisa?! Un'altra italianaaa?" scrive Marty82.
"Per me va bene, a che ora facciamo?" chiedo.
"Per le 8.30 pm? Va bene a tutti?" scrive Juliette.
Gli altri acconsentono.
Guardo l'orologio: 6.30 pm.
Mi conviene già andare a farmi una doccia.






SPAZIO AUTRICE: Ciao a tutti, ho iniziato a scrivere questa storia, di notte, in assenza di sonno.
Vorrei sapere se potrebbe essere di vostro gradimento, in modo da capire se continuarla oppure fermarmi subito.
Spero in qualche risposta.

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Capitolo 2
*** Vestitino blu ***


Questo vestitino blu mi fa sentire strana, non sono abituata a mettere qualcosa di diverso da felpa, jeans e superga, ma Juliette ha detto di mettersi qualcosa di carino.
Così ho indossato il mio unico vestito, saranno secoli oramai che non ne compro uno, preferisco la comodità all'apparenza.
Entro nel bar con la voglia di star seduta a un tavolo a parlare con persone che non conosco, che è pari a zero, effettivamente non sono mai stata molto brava a socializzare, ma non perché mi ritengo superiore, ma semplicemente perché la maggior parte delle persone ha la capacità di annoiarmi.
Vedo Juliette venirmi incontro ancora in uniforme, mi saluta e mi porta al tavolo dove i miei colleghi sono seduti.
"Ragazzi, lei è Elisa!" esclama Juliette.
Capisco subito chi è "Marty82"  del gruppo, poiché è l'unica a salutarmi con un "Ciao!"
Io ricambio il saluto a tutti con un sorriso imbarazzato, e anche forzato se proprio devo dirla tutta, e un cenno con la mano destra.
Gesù, credo di non essere mai stata così imbarazzata come in questo momento, in tutta la mia intera esistenza.
Prendo posto vicino a David e una ragazza che si chiama Eve, sto evitando in ogni modo possibile Marty82, ha una voce squillante e fastidiosa.
Quando anche Juliette ed Henry si siedono al tavolo, capisco che sono rimasti dentro al bar solo clienti di fiducia, che stanno finendo di mangiare la cena.
Henry continua a fissarmi, mi sta sinceramente mettendo in imbarazzo, eppure nessuno dei miei colleghi sembra accorgersene.
Io cerco di evitare di incrociare il suo sguardo, tra l'imbarazzo sento anche una sensazione piacevole, ma che devo a tutti i costi tenere a bada, è il mio capo.
Sono le 11 quando il sonno inizia a prendere il sopravvento su di me, ormai incapace di resistere sveglia a tarda notte, quindi decido di salutare tutti e andare a casa.
"Ma come, di già?" mi domanda la trombetta di Marty82.
"Eh sì... di già".
Esco dal bar e decido di prendere un taxi che mi lasci proprio davanti a casa, non prendo la metro di notte, ho un po' di paura, soprattutto con un vestitino.
Non si sa mai chi si può trovare in giro.
Arrivo a casa, felice che Emily non sia rientrata dalla sua uscita serale.
Credo sia andata a ballare, di solito ci va il venerdì e il sabato, studia ma viene comunque mantenuta dai suoi genitori.
Mi tolgo il vestito, mi infilo la camicia da notte e mi butto a letto, contenta che questa giornata sia finalmente giunta al termine.
Sul telefono, controllo per l'ennesima volta la foto dei miei turni: domani inizierò alle 14, e finirò alla chiusura, per fortuna lavorerò con John e Eve, e non con Marty82.
Guardo l'orario: 11.40 pm, mio Dio è tardissimo.
Metto il cellulare sul comodino, e quando riapro gli occhi sono gia le 10.
Mi giro su un lato, Emily è nel letto con due uomini, niente di strano in questo.
Una volta, ne ha portati a casa 3, uno mi ha svegliata chiedendomi se mi andava di unirmi a loro, Emily era troppo ubriaca per dire qualcosa, io avevo bofonchiato qualcosa in italiano e poi mi ero rimessa a dormire come se non fosse successo niente.
Mi alzo dal letto, vado in cucina e prendo le creepes che ho preparato due giorni fa, dal mio frigorifero.
Ne riempio una di Nutella, metto via le altre, la scaldo nel microonde, e mi siedo sul divano a mangiarla, con il televisore acceso.
Ed è in questi momenti che mi manca l'italia, mi manca alzarmi, andare nella mia cucina, il profumo del caffè e i miei genitori che hanno preparato la colazione per me e mia sorella e ci aspettano seduti al tavolo.
Era così, fino a quando Giulia non è andata a convivere con Mirko, anche se poi lei ha continuato a venire a casa per la colazione, ma la mamma si è ammalata poco dopo, e le colazioni felici sono diventate tristi e silenziose.
Così, ho cercato lavoro, ma nulla mi faceva guadagnare abbastanza per aiutare mamma con le spese, quindi ho deciso poi di traferirmi qui a Londra.
Finito di mangiare, vado a farmi una doccia, dopodiché, lavo i miei piatti nel lavello.
Il week-end è il mio periodo preferito della settimana, perché Emily dorme fino a tardi e quindi, è quasi come se non ci fosse.
Alle 12.30 pm, uno dei ragazzi esce ancora mezzonudo dalla nostra camera, salutandomi e chiedendomi se può avere un po' della pasta che mi sono preparata per pranzo.
"Certo" rispondo io servendogli un piatto.
"Cazzo, è davvero buona!" esclama.
Rido: "Beh, sono italiana!"
Lui mi sorride annuendo, ricambio.
"Non sapevo che ci fosse qualcun altro qui, oltre alla ragazza di stanotte" dice lui.
"Quando siete arrivati, io stavo già dormendo. Probabilmente non mi hai notata" rispondo io.
"Beh, difficile non notarti" risponde lui, ammiccando.
Io rido sarcastica: "Okay, io non sono come Emily, sai? Non vado a letto con persone che non conosco".
"Beh, magari a me quelle come Emily interessano fino a quando non trovo quelle come te" risponde lui continuando a sorridere.
A questo punto, non so cosa rispondere e cerco di soffocare, vanamente, un sorriso.
"Jaden" mi dice allungandomi una mano.
Dopo qualche secondo di esitazione, decido di stringergli la mano a mia volta: "Elisa".
"Allora, 'Elisa'... mi lasci il numero?"
Annuisco, e gli detto il mio numero.
Dopo pochi minuti lui va via, guardo l'orologio: 1.15 pm, devo proprio andare ora.
Prendo la mia borsa ed esco a prendere la metropolitana, alla 1.40 sono di fronte al bar.
Anche oggi fa freddo, però non è pungente come ieri.
Entro nel bar, Eve è già arrivata e mi spiega che John comincerà alle 3.30 e mi informa che Henry è sul retro a fumare.
Vado nello spogliatoio, mi cambio ed esco.
Henry rientra nel bar, l'odore delle sigarette gli si è appiccicato addosso.
"Ciao Eli" dice poi sorridendo.
Accenno un sorriso imbarazzato e rispondo: "Ciao".
La sua presenza mi rende nervosa e imbarazzata, non ho idea del perché.
Un cliente si avvicina al bancone, palesemente fatto ordina un toast con bacon, io entro in cucina.
Poco dopo, mi rendo conto che Henry mi ha seguita.
"Come stai?" mi domanda.
"Bene, capo. Tu?" chiedo, cercando di nascondere l'imbarazzo e rimamendo girata di spalle.
"Sto bene, non chiamarmi capo però" fa per uscire, ma quando sull'uscio della porta si volta e mi aggiunge: "Elisa?"
Io lo guardo.
"Ieri sera eri bellissima" mi sorride e va via.
Non appena se n'è andato, io sorrido, ma mi ravvedo immediatamente.
"No, è il mio capo!" mi impongo.
Esco col toast e lo porgo al ragazzo.
Henry prende il suo cappotto e dice: "Devo andare, ragazze. Problemi di forza maggiore" e poi esce dal bar.
"Problemi di forza maggiore?" chiedo guardando Eve.
Lei scrolla le spalle. 


Una volta rientrata in casa, mi rendo conto che io ed Eve abbiamo a malapena parlato oggi, forse non le sto molto simpatica.
Invece John è un tipo affabile e gentile, e l'unica persona in carne a lavorare lì.
David aveva lavorato la mattina, mentre il giorno dopo lui ed Henry sarebbero stati di riposo.
Mi avevano spiegato che la domenica libera andava a rotazione, quindi ne avrei avuta una anche io presto.
I turni si decidevano di lunedì, all'orario di chiusura ci si incontrava tutti e si decidevano insieme.
Il mio telefono squilla, lo prendo e leggo il nome sul display: Giulia.
"Puoi parlare?" mi domanda.
"Sì, la stronza è fuori" rispondo io.
Giulia ride, avevo passato il primo periodo, a parlar male di Emily, elencandole tutti i motivi per cui mi era insopportabile.
"Come stai?" chiede.
"Sto bene, ma credo che oggi il mio capo ci abbia provato con me" rispondo.
"Cosa? Come?!" chiede lei, incredula.
"Ieri sera ci siamo visti tutti perché è quello che fanno quando c'è una persona nuova, io avevo il mio unico vestito, quello blu. Oggi pomeriggio vado a lavoro e lui mi dice che ieri sera ero bellissima".
"Oddio, ma è il tuo capo!" esclama lei.
"Giulia non gridare, mi hai perforato un timpano".
"Ops, scusami. Va beh, i tuoi colleghi come sono?" chiede poi abbassando la voce.
"Credo di stare sulle palle a una. Poi c'è una ragazza italiana, ma ha una voce irritante, però tutto sommato per ora non mi trovo male, certo è che dovrei conoscere ancora gli altri".
"E tu sei un'asociale".
"Esatto" rispondo.
Dopo un'altra mezzora di chiacchiere, mi saluta dicendomi che ha sonno.
Ricambio il saluto e decido di andare su qualche sito pirata, ho voglia di vedere un film, e voglio vederlo doppiato in italiano.

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Capitolo 3
*** Grazie Jaden ***


Il telefono squilla, numero sconosciuto.
Rispondo.
"Pronto?"
"Compagnia assicurativa" dice una voce dall'altra parte della cornetta.
"Non mi interessa" dico io seccata.
La voce ride: "Elisa, non mettere giù, sono io, Jaden".
Rido a mia volta: "Stavo proprio per mandarti a fanculo e bloccare il numero".
"Addirittura?"
"Sì, non voglio seccatori. Comunque ci hai messo un po' a chiamare eh!" scherzo io.
"Sì, scusa ma ho avuto mille impegni".
"Ah sì? Per esempio?" indago io.
"Beh, per esempio... ehm, non saprei proprio cosa inventarmi, la verità è che in parte volevo farmi attendere, e dall'altra ero un po' imbarazzato a chiamarti. Sai com'è, il nostro primo incontro è stato alquanto improbabile".
"Oh, intendi dire che è strano richiamare la conquilina di quella con cui hai fatto sesso a tre una notte da ubriaco?"
"Sì, era proprio quello che cercavo di dire" risponde lui ridendo.
Rido anche io.
"Beh, però sembra io sia bravo a farti ridere, è già la seconda volta da quando ti ho chiamata".
"Oh sì, è un gran vanto!" esclamo io.
"Comunque, hai impegni stasera?"
"No, perché?" chiedo.
"Questa sera c'è una festa nella mia città. Se sei libera, potrei passare a prenderti intorno alle 7.00 p.m, possiamo andarci e, che so, mangiarci un hot dog... ti andrebbe?"
Effettivamente, avrei bisogno di un po' di svago.
"Ok, ci sto!" esclamo.
"Bene, allora passo alle 7.00 p.m, a dopo" dice lui.
"Certo, a dopo".
Bene, sono solo le 16, oggi ho fatto il turno mattutino.
Considerando che ho già fatto la doccia, dovrei avere il tempo per guardare una puntata di Breaking bad prima di prepararmi per uscire.
Sarà proprio quello che farò.

Sono le 17.40, inizio a prepararmi.
Metto un po' di fondotinta, della terra, il mascara e del rossetto color carne.
Poi mi infilo quel paio di jeans neri che ho comprato pochi giorni fa in un negozio qui a Londra, il mio maglione grigio preferito e le superga nere.
Prima che Jaden arrivi, mi siedo sul divano a cazzeggiare, non vedo Emily da un paio di giorni, meglio così.
Sono le 18.50 quando il citofono suona.
Vado a rispondere.
"Sei in anticipo" dico sorridendo.
"Lo so, casa tua la ricordavo più lontana" risponde.
"Oh, ok. Scendo".
Chiudo il citofono e scendo.
Il suv bianco di Jaden mi sta aspettando proprio di fronte al portone.
Salgo e lo saluto con un ciao.
Lui ricambia il saluto e accende la macchina.
Alla radio, suonano i Red Hot Chili Peppers.
Jaden inizia a cantare 'Under The Bridge'.
"Wow, bella voce!" esclamo io.
"Davvero?" mi dice con aria perplessa.
Scoppio a ridere: "No, fai schifo!"
Jaden ride a sua volta: "Ah beh, mi pareva strano!"
Arriviamo alla festa e noto, con mio enorme piacere, che pare un misto la sagra della porchetta che fanno a Roma e la festa della birra a cui partecipavo sempre con i miei amici a Milano.
Jaden mi prende la mano per trascinarmi al chiosco degli hot dog, dove mi chiede: "Uno normale?"
Io, che mi sto ancora guardando intorno, rispondo: "sì".
"Ok, due hot dog per favore" dice Jaden al ragazzo che li serve.
Ci sono persone che ridono, bambini che girano con enormi peluches tra le braccia e persone che ballano la musica country.
"Mi piace qui" urlo per farmi sentire da Jaden.
Lui mi sorride e io ricambio.
Il ragazzo ci porge gli hot dog e le birre, io tiro fuori il portafoglio, ma Jaden mi ferma mettendomi una mano sulla mia che si accingeva a prendere i soldi.
Fa cenno di no col capo e mi guarda allibito.
"Sicuro?" chiedo perplessa.
"Sono 6 sterline, dannazione" risponde lui.
"Ok, scusa!" esclamo.
Sorride ancora, ed io ricambio... ancora.
Non so perché mi venga così facile aprirmi ed essere estroversa con lui, è la prima persona con cui mi succede da quando sono qui.
Ci sediamo nei tavolini a mangiare hot dog e a bere birra, una serata così banale, ma così felice.
Così semplice ma di cui avevo davvero bisogno.
Quando terminiamo di mangiare, Jaden si alza di improvviso e mi prende la mano per trascinarmi, stavolta, a ballare con le altre persone.
"No! Non so ballare!" urlo io.
"Neanche io... improvvisa!" esclama lui sorridendo.
Arrivati in mezzo alle persone, mi rendo conto di non poter tornare indietro, ed inizio a improvvisare qualche passo che credo di aver visto in qualche film western.
Jaden ride: "Ma che fai?" 
"Ti ho detto che non so ballare!" urlo ridendo a mia volta.
Continuiamo a ballare entrambi con passi improbabili e a ridere guardandoci di tanto in tanto.
Dopo circa mezz'ora di salti e passi country che non credo esistessero prima che noi arrivassimo qui, siamo entrambi sfiniti e a corto di fiato così decidiamo di farci un giro.
"Il tiro a segno! Voglio provare!" esclamo prendendo, stavolta io, Jaden per mano trascinandolo.
Pago 2 sterline e mi viene consegnato il fucile.
Jaden mi dice che lo sto impugnando male, mostrandomi come si dovrebbe tenere.
"Grazie!" dico io prendendo la mira.
Una dopo l'altra, non so neanche come io ci sia riuscita, faccio cadere tutte le lattine.
Esulto, urlando un italianissimo: "Sì, cazzo!"
Non credo che Jaden sappia cosa io abbia detto, ma sta ridendo e io, felicissima, gli sorrido.
Come premio, opto per quel bellissimo panda gigante che in primis mi ha attirata qui.
Stringendo il mio "Panda Peluches" tra le braccia, mi sento proprio una bambina e il merito è di Jaden che mi ha fatto passare una serata bellissima ed è stato in grado di farmi dimenticare, per una sera, di quanto sia incasinata la mia vita.
"Ti va di berci un'altra birra prima di andare a casa?" chiede poi.
"Va bene, perchè no!" rispondo io.
Dopo aver preso le birre, faccio per dirigermi al tavolino, ma Jaden mi ferma per un braccio.
"Vieni, conosco un posto".
Lo seguo per pochi minuti, poi si ferma.
"Wow" dico io.
C'è un lago splendido e le stelle si vedono molto di più da qui, nonostante sia molto poco distante dalla festa.
Jaden sorride e mi invita a sedersi accanto a lui sulla panchina.
"Questo è uno dei miei posti preferiti al mondo" dice lui guardando il cielo.
"Capisco, è davvero molto bello" mormoro.
Dopo qualche secondo di silenzio mi decido a dire a lui quello che avevo pensato poco prima: "è stata davvero la serata più bella che io abbia passato da quando sono a Londra, Jaden".
Lui si volta a guardarmi e chiede: "Davvero?"
Lo guardo anche io.
"Sì, davvero. In realtà, credo sia stata tra le serate più belle in assoluto della mia vita. Ho davvero una vita incasinata ultimamente, moltissimi problemi in Italia e qui non ho nessuno con cui poter parlare, nessuno di cui fidarmi. Ma questa sera, tu, sei riuscito a farmi dimenticare tutto, tutti i problemi e la solitudine eterna nel quale mi sto infilando. Per questo ti ringrazio" dico con gli occhi lucidi.
Lui mi guarda e mi sorride.
Io sorrido a mia volta, di nuovo.

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Capitolo 4
*** SEI IL MIO CAPO! ***


"Elisa, prendi l'ordine del tavolo 21" dice David.
"Ok" rispondo io.
Prendo l'ordine e poi mi dirigo nuovamente dietro al bancone.
Passo l'ordine a Juliette, che lo porta in cucina a Dave.
Henry entra nel locale, Juliette è a prendere ordini e, con Dave in cucina, siamo "soli".
"Stasera perché non ti fermi un po' qui? Potrei offrirti una birra" dice Henry.
"D'accordo" rispondo.
Quando arrivano le 21.30, vanno tutti a casa.
"Ma siamo rimasti soli..." dico io a Henry.
"Certo, l'ho chiesto solo a te di restare" risponde lui.
"Beh, evidentemente non lo avevo capito, capo!" penso tra me e me annuendo.
"Allora? Cosa ti ha spinto a venire a vivere qui?" domanda Henry porgendomi la birra.
"Problemi famigliari ed economici" dico io: "infatti ti ho detto che a gennaio avrei avuto bisogno di qualche giorno per andare da mia madre, dovrà operarsi".
"Puoi scendere nei particolari, o sono inopportuno?" chiede ancora.
"Veramente, sì... sei inopportuno" rispondo senza troppi giri di parole.
Henry ride e poi dice: "Non hai peli sulla lingua".
Faccio un sorriso di circostanza e poi torno seria.
"Non sei una che parla molto, vero?" 
Adesso mi sta davvero dando sui nervi, sì è vero, è il mio capo e sì, è vero, è anche un gran figo, ma non può essere così sfacciato.
"Perspicace..." rispondo io incapace di trattenere i miei pensieri, poi mi accorgo di aver fatto una stronzata e aggiungo:" Cioè, scusa, non volevo..."
Lui mi interrompe ridendo e dice: "Non preoccuparti".
Riesce a strapparmi un sorriso.
"Sei bella quando sorridi" dice lui tornando serio.
"Ecco che ci risiamo, questo ci prova palesemente" penso.
Non che ne sia proprio dispiaciuta in realtà, è quasi piacevole anzi.
Il mio telefono squilla, è Jaden.
"Scusa, devo rispondere" dico io allontanandomi.
"Pronto?" rispondo.
"Volevo trovare un altro nominativo per nascondere la mia identità visto che il compagnia assicurativa è già stato usato, ma poi ci ho pensato e credo tu abbia ormai salvato il mio numero. O almeno lo spero" dice Jaden.
Rido: "in realtà ho avuto mille impegni" rispondo cercando di imitare il suo tono di voce di qualche giorno prima.
"Oh davvero? Tipo?" chiede lui facendo lo stesso.
"Ok, non saprei proprio cosa inventarmi ora! Certo che ho salvato il tuo numero" rispondo io ridendo di nuovo.
"Bene! Volevo invitarti ad un concerto, un tributo ai Guns N Roses in realtà" dice.
"Oh sì, mi piacerebbe!" rispondo entusiasta: "Quando?"
"Sabato sera, alle 10 pm inizia, potrei essere da te alle 9 circa, va bene?"
"In realtà sabato lavoro fino alle 9.30 pm..." rispondo ammutolita.
"Bene, allora ricordati di inviarmi la posizione su WhatsApp, passerò a prenderti a lavoro!" dice lui prontamente.
Sul mio viso sbuca un sorriso enorme: "Certo lo farò".
"Felice di farti sorridere" dice lui come se mi vedesse.
"Chi ti dice che stia sorridendo?" chiedo io.
"Beh, il tono della tua voce!" esclama.
"E ok, lo ammetto. Stavo sorridendo" dico rassegnata.
"Lo so! Ci vediamo sabato, ok?" chiede poi.
"Certo, a presto Jaden" dico riattaccando.
"Chi era?" chiede Henry.
Guardo il telefono sorridendo: "un amico" rispondo.
Torno a sedermi e a bere la mia birra.
"Non mi hai risposto comunque" dice lui.
Lo guardo perplessa: "A cosa?"
"Ti ho detto che sei bella" ripete.
"Sì, beh... cosa dovrei risponderti?!" domando io.
Lui scrolla le spalle senza rispondere.
E a me, per la mente, passa una sola parola: "BAH".
Dopo la birra, Henry si offre di riaccompagnarmi a casa e io accetto pur di non prendere la metro da sola.
Saliamo in macchina, Henry continua a parlare ma io non lo sto ascoltando.
Mi sento davvero a disagio qui con lui, il disagio lo avverto, solitamente, quando mi piace qualcuno o quanto meno mi attrae.
Mi rendo conto che, forse, mi piace il mio capo e, sicuramente, non è una cosa positiva.
Anche perché non mi spiego come cavolo possa piacermi, è una persona irritante ed egocentrica.
Ma io, in fondo, sono sempre stata attratta dagli egocentrici.
A volte credo proprio di essere masochista, anzi.
"Mi stai ascoltando?" domanda lui ad un certo punto.
Non lo sto ascoltando affatto, magari se n'è accorto dato che sono 10 minuti che non emetto un fiato.
"In realtà, no" rispondo schietta.
Ride ancora, ma che cazzo ci troverà da ridere poi, mah.
"Ti ho chiesto come ti trovi a lavoro" ripete.
"Bene, vado d'accordo con la maggior parte delle persone" rispondo.
"La maggior parte?" chiede.
"Sì, con Eeve non parlo praticamente mai, mentre l'altra italiana la trovo un po' irritante" dico.
"Beh, in effetti, Martina è un po' irritante" risponde.
Ma su Eeve non dice una parola.
"E Juliette?" chiede poi.
"Juliette è fantastica, la adoro" rispondo io.
"Bene, anche perché la maggior parte del tempo avete il turno assieme" dice lui.
"Già" rispondo.
CHE IMBARAZZO.
"Bene, siamo arrivati, giusto?" chiede Henry.
"Sì" faccio per aprire la portiera ma lui mi ferma.
"Elisa, posso baciarti?" domanda all'improvviso.
Io, scioccata, non riesco a rispondere.
Apro la bocca per dire qualcosa, qualsiasi cosa, ma non fuoriesce una parola.
Quindi lui mi bacia.
Così, a caso.
Percepisco sul mio viso quell'emozione mista tra il: "MA COSA CAZZO FAI, SEI IL MIO CAPO" ed il: "WOW, BACI BENE".
Quando le sue labbra si staccano dalle mie, mi guarda sorridente e compiaciuto, fino a che non nota la mia espressione che non è cambiata.
"Ti ha dato fastidio?" chiede preoccupato.
"No, insomma sì, cioè non lo so, MACOMUNQUEORADEVOPROPRIOANDARECIAO!" esclamo saltando giù dall'auto.
Salgo in casa, mi siedo sul divano e un solo pensiero mi attraversa la testa: "ma che cosa è appena successo?!"

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Capitolo 5
*** November Rain ***


"Cazzo, sono già le 21.40!" esclamo.
Jaden dovrebbe passare tra cinque minuti a prendermi ed io non sono ancora riuscita a cambiarmi.
Corro al camerino, non mi ero accorta dell'orario.
"Cristo, spero proprio di non tardare".
Per fortuna avevo già scelto cosa mettere, quindi sono le 21.44 quando sono completamente pronta.
Jaden arriva puntale come un orologio svizzero.
Saluto Juliette e Dave, che erano di turno con me, e me ne vado.
Uscendo dal bar per raggiungere Jaden, uno strano senso di ansia misto a felicità s'insinua in me, cerco di mandarlo via.
In fondo sto solo uscendo con un amico, perché mi sento strana?
"Ciao Jaden!" dico salendo in auto.
"Ciao! Pronta al tributo più figo di sempre?" chiede Jaden con suo solito sorriso.
"Certo, sono nata pronta!" esclamo sorridendo a mia volta.
Lui annuisce fiero, mette in moto e partiamo.
Quando arriviamo, ci sono già un sacco di persone, tante sorseggiano birra ridendo, altre cantano canzoni dei guns, altri ancora giocano a carte.
"Sai Jaden, mi piace che frequenti sempre posti in cui aleggia così tanta allegria" dico io.
Lui mi sorride e poi chiede: "Vuoi qualcosa da bere?"
"Una birra, grazie" rispondo.
Lui mi prende per mano e mi porta alle casse, c'è un po' di fila, ma non abbiamo fretta e possiamo aspettare.
Mentre siamo in fila mi guardo attorno, i posti che frequenta Jaden sono tutti un po' caotici, ma non è quel genere di caos che infastidisce, al contrario è molto bello e trasmette allegria.
Jaden è in fila accanto a me, per qualche assurdo motivo non riesco a smetterlo di guardarlo, mentre lui guarda fisso di fronte a se, e qualche volta abbassa la testa guardando l'orologio che ha sul polso sinistro.
Qui dentro si muore dal caldo, Jaden ha una maglietta nera con lo stemma dei guns, un cappellino girato al contrario, anch'esso nero, un paio di jeans strappati al ginocchio e delle vans nere e bianche.
Le maniche corte della maglietta, scoprono le braccia, nonostante al nostro primo incontro lo avessi visto senza maglietta, non ricordavo avesse tatuato tutto il braccio destro.
Deve essersi accorto che lo stavo fissando, quindi si gira e, con i suoi occhi verdi e indagatori, mi chiede: "Che c'è?" sorride.
Tergiverso, effettivamente non sapevo neanche io perché lo stessi fissando: "Ehm... il braccio, non ricordavo avessi tutto il braccio tatuato".
"Che delusione, per un attimo pensavo mi trovassi bello!" ride lui.
Ridacchio, imbarazzata.
"che figura di merda" penso tra me e me.
Finalmente arriva il nostro turno, Jaden rifiuta i soldi per la mia birra e ci allontaniamo con le nostre birre in mano prendendo posto.
"Jaden c'è molta gente!" dico: "E poi non dovrebbe essere già iniziato? Sono le 10.30 pm".
"Sì, lo so che ti avevo detto che sarebbe iniziato alle 10, ma avevo letto male... in realtà inizia alle 11".
Annuisco.
"Comunque non preoccuparti della gente" aggiunge: "non sono i veri guns, non si ammasseranno, ci sono già stato altre volte qui".
Annuisco di nuovo.
Sono le 23 precise quando la tribute band dei guns 'n roses sale sul palco.
"Incredibile, il cantante assomiglia un sacco ad Axl Rose" dico a Jaden.
"Sì, ed anche la voce è simile" mi risponde Jaden.
Sorrido, lui sorride e inizia la musica.
Cantiamo fingendo tristezza in "Don't Cry", ci scateniamo con "Welcome to The Jungle", cantiamo guardandoci e facendo mosse improbabili "Sweet Child O Mine", per poi fingere ancora tristezza in "Estranged".
Poi parte la mia preferita "November Rain", quindi Jaden mi abbraccia e balliamo abbracciati.
Poi Jaden mi guarda durante la parte finale, il mio cuore sobbalza e io non riesco a distogliere lo sguardo dai suoi occhi, rimaniamo immobili a fissarci.
Arrossisco, non so che cosa mi stia succedendo.
La canzone finisce, Jaden si stacca e applaude, mentre io sono ancora confusa da quanto successo poco prima.
Quando il concerto finisce è mezzanotte e quaranta.
"Vuoi andare a casa?" mi chiede Jaden.
"Sì, domani attacco alle 16 e vorrei svegliarmi in orario" rido io.
Lui ride a sua volta: "Ok, andiamo".
Quando arriviamo sotto casa mia, Jaden mi guarda e mi dice: "Grazie, mi sono divertito".
Sorrido: "Anche io, buonanotte Jaden."
Entro in casa, metto il pigiama.
Emily non c'è.
Mi butto nel letto, che serata strana.

Stasera ho il turno con Henry, non l'ho più visto o sentito dal nostro bacio giovedì... sono un po' agitata, to be honest.
"Elisa, stai bene?" chiede John.
"Ehm, sì, tutto ok".
Henry entra poco dopo, mi saluta come se niente fosse.
Sono confusa, non so come comportarmi dopo quanto successo.
Entro in cucina agitata, Henry deve avermi vista perché mi segue.
"Stai bene?" chiede.
"Sì" rispondo io, è dietro di me ma non ho intenzione di girarmi.
Lo sento avvicinarsi.
Mi cinge i fianchi, il mio corpo va a fuoco, non so perché mi faccia quest'effetto.
Chiudo gli occhi, faccio un respiro e mi giro verso di lui.
"Ci sono altre persone" dico.
"E allora? Sono in sala non qui" risponde.
Lo guardo e deglutisco.
Poi mi faccio coraggio e gli dico:" Sei il mio capo, è sbagliato".
"Vuoi baciarmi?" chiede lui sempre più vicino.
"Oh Henry, vorrei fare cose molto più spinte di un bacio con te" penso.
Ma fingo indifferenza e dico no.
Lui poggia una mano sulla mia guancia.
"Allora perché non riesci a tenere lo sguardo?" chiede ancora.
"Perché mi metti in soggezione" mento spudoratamente.
Il mio corpo vibra a contatto col suo.
Henry si stacca e se ne va all'improvviso.
Respiro di nuovo, ero come in apnea incapace di muovermi.
Che casino.



SPAZIO AUTRICE: Chiedo perdono per la lunga assenza, ero rimasta senza pc, ho avuto dei problemi personali e non avevo potuto scrivere. Adesso sono tornata, buona continuazione a tutte! :)
PS: Voi che team siete? Team Henry o Team Jaden?

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