Ti ho incastrata, principessa.

di SimonaMak
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Non sarei mai dovuta uscire dal castello. ***
Capitolo 2: *** Tu non sei la mia principessa. ***
Capitolo 3: *** Il rinfresco pomeridiano. ***
Capitolo 4: *** Occhi. ***
Capitolo 5: *** Idee folli. ***
Capitolo 6: *** Minacce svelate. ***
Capitolo 7: *** La cerimonia dei pretendenti. ***
Capitolo 8: *** Una vera festa. ***
Capitolo 9: *** Non posso assecondare le volontà del mio cuore. ***
Capitolo 10: *** Soffocare le emozioni. ***
Capitolo 11: *** Debolezze. ***
Capitolo 12: *** Contraddittorio. ***
Capitolo 13: *** Il riflesso dell'illusione. ***
Capitolo 14: *** Il Torneo. ***
Capitolo 15: *** Un battito di cuore in più. ***
Capitolo 16: *** Ti scelgo. ***
Capitolo 17: *** Troppo tardi. ***
Capitolo 18: *** La notte porta consiglio. ***
Capitolo 19: *** Torture dell'inconscio. ***
Capitolo 20: *** Ventesimo compleanno. ***
Capitolo 21: *** Piacevole sofferenza. ***
Capitolo 22: *** Cosa sono disposta a perdere? ***
Capitolo 23: *** Altrimenti. ***



Capitolo 1
*** Non sarei mai dovuta uscire dal castello. ***


 

Capitolo 1
NON SAREI MAI DOVUTA USCIRE DAL CASTELLO.


Alle 7 mi devo svegliare. Quindi dormi, dai, provaci. Andate via, stupidi pensieri inutili. Non mi fate mica paura. Ma che ore sono si può sapere? Sono le 3 in punto. Altre quattro ore facendomi tormentare da questi maledetti pensieri.
Perché non capiscono ciò di cui realmente ho bisogno? Sembrano non notare quanto io sia insoddisfatta a causa delle loro pretese. Me la cavo benissimo da sola, sono eccellente in quasi tutte le attività con le quali ho a che fare; non ho cattive intenzioni per il futuro di questo regno. Sarò un'ottima regina, sarò in grado di gestire tutto ciò che si presenterà. In realtà pensano sia debole, ma dimostrerò che si sbagliano. 
Altro che dormire, mi è venuta un'idea.
Decido di alzarmi dal letto a baldacchino, troppo grande per una ragazza minuta come me, e di uscire dal castello. Non sarà per niente facile, ma sicuramente sarà più semplice uscire che entrare, giusto? Non posso andarmene con questa orribile vestaglia lilla, né con i miei soliti vestiti troppo appariscenti: devo essere invisibile.
Nella mia stanza non troverò nulla, ma "solo" questo enorme letto, accompagnato dai mobili sontuosi uguali a quelli di tutto il palazzo che servono solo per dare maggiore resa estetica, come se non fosse già abbastanza; quadri senza un minimo di senso, un baule che sinceramente nemmeno so cosa contenga.
Forse troverò qualcosa per uscire inosservata nella cabina-armadio, più grande della camera da letto, con gioielli, vestiti e sfarzi di ogni tipo che purtroppo, o per fortuna, non mi interessano molto. Solitamente tutto ciò che occorre per prepararmi a qualsiasi evento me lo procurano le "ancelle", come le chiama mia madre, quindi quasi mai mi reco in questa stanza per prendere gli abiti. Non so nemmeno quanti o quali siano i vestiti e i gioielli che vi sono.
In punta di piedi, saltello verso la stanza in questione per cercare gli indumenti adatti per una "spedizione notturna". Dopo un po' che rovisto tra i miei stessi abiti, trovo una tuta di pelle nera anonima, senza nulla di speciale, insieme ad altre due tute gemelle, abbinate a degli stivaletti robusti. Ecco, proprio quello che ci vuole per sgattaiolare nel cuore della notte in incognito. Butto da qualche parte la vestaglia da notte e mi infilo in fretta l'abbigliamento.
Temporeggio un po' troppo allo specchio, trovandomi alquanto ridicola in queste condizioni: non ho mai indossato qualcosa di così attillato che risalti il mio corpo magro e sodo grazie agli allenamenti periodici, mi sento però troppo esposta, come se questa tuta nemmeno ci fosse; i miei lunghi capelli ricci sono schiacciati dal cuscino e quindi tutti scompigliati, un groviglio biondo per niente da principessa, per questo li nasconderò sotto ad un cappuccio; per non parlare delle solite occhiaie che contornano i miei occhi a causa delle continue notti insonni e che le mie dame di compagnia cercano sempre di nascondere quando si dedicano al mio viso. 
Basta, non c'è più tempo per osservarmi in queste vesti da catwoman, devo uscire da questo castello.
Ritorno nella mia camera da letto, attraversando il corridoio dalle pareti rosse, e osservo il balcone: se salto giù, arrivo nel patio dove ci sono delle guardie, oppure potrei saltare tra un balcone e l'altro fino ad arrivare a quello sopra le scuderie; una volta lì potrei prendere il mio cavallo e correre verso il bosco. In verità non ho la minima idea di come arrivare al centro della città, ma se ci riesco potrò dimostrare a tutti che posso cavarmela da sola in qualsiasi situazione, che sono forte e indipendente. O semplicemente lo sto facendo per dominare le mie notti insonni con un'avventura notturna. Sono sicura però che le guardie mi ricondurranno subito a nanna non appena varcherò la soglia di questa finestra. Pazienza, avrò passato tempo.
Procedo con il piano descritto e, inspiegabilmente, nessuno mi sente né vede balzare tra una terrazza e l'altra, nonostante il mio stesso respiro faccia rumore. Arrivo alle scuderie incredula, anche annoiata che sia stato fin troppo facile, e cerco di essere il più silenziosa possibile per non spaventare i cavalli. Sono un po' nauseata dall'odore di paglia umida mescolato a quello del legno della struttura, perfettamente ordinata e curata dagli stallieri di corte. Che lavoraccio. 
Sveglio il mio nobile destriero, Cannella, e lo accompagno pian piano fuori dalla scuderia. È il più bello di tutti, secondo me, con quelle striature color bianco sul marroncino chiaro del suo mantello.
Prima di uscire dalle mura del castello, però, sento dei rumori provenire dall'altro lato del palazzo, come se stessero colpendo qualcosa. Lascio Cannella dentro e mi avvicino verso una torretta, in cui una guardia fa da vedetta, così come nelle torrette parallele vi sono guardie assegnate. Per questo motivo, cerco di fare il più piano possibile e di acquattarmi in basso per non farmi vedere. Mi sto sporcando con la terra e, vestita in questo modo sento parecchio freddo; avrei dovuto portarmi un mantello come minimo.
Prima di girare l'angolo, però, il rumore si interrompe e infatti non vedo nessuno. In un attimo, che mi è sembrato eterno, qualcuno mi gira violentemente e mi sbatte fin troppo rumorosamente a muro, tappandomi la bocca e al tempo stesso puntandomi un coltello alla gola. Il freddo che avevo un attimo prima si è trasformato in sudore e il mio cuore batte come quando cavalco insieme a Cannella ad una velocità incredibile. La lama del pugnale preme gelida nel mio collo e non riesco nemmeno a fiatare a causa della mano che mi sta tappando la bocca. Spontaneamente non appena sono stata messa a muro, ho serrato gli occhi, come se le palpebre potessero risucchiare ogni mia capacità di vedere la scena e renderla reale. 

-"Fa' silenzio"- sussurra una voce, camuffata da uno strato di tessuto, e nonostante l'abbia sussurrato, mi è sembrato un urlo dentro la mia testa.
A questo imperativo, spalanco gli occhi e, quasi attaccate ai miei, incontro delle iridi verdissime, che non avevo mai visto prima, con striature dorate, che mi squarciano l'anima e mi riempiono di paura. 
Mi sta uccidendo con lo sguardo.
Ma come faccio a parlare se mi stai tappando la bocca talmente forte che sento dolore ai denti? È un uomo del tutto incappucciato, l'unica cosa visibile sono gli occhi, e questo spiega la voce filtrata dal tessuto che ha fino al naso per nascondersi, suppongo. Muovo gli occhi in difficoltà e piano piano toglie la mano che mi impedisce di fiatare, tenendo più salda quella che mi punta il coltello in gola.
-"Se fai rumore, ti uccido"- un altro sussurro che risuona nella mia testa e che questa volta mi fa tremare le gambe. 
Solitamente non sono così paurosa, ma è la prima volta che qualcuno mi minaccia direttamente con un'arma. Avrei dovuto portare qualcosa con me, per difendermi, ma non pensavo potesse succedere qualcosa di brutto. Forse sono troppo ingenua e non mi comporto per niente da una sovrana matura. Odio l'idea che possano avere ragione i miei genitori. 
-"Sei una ladra?"- questa volta è una domanda, che richiede una risposta. Quindi devo parlare.
-"Sì"- mento. Probabilmente lui lo è e non posso fargli sapere che sono la principessa di questo castello. Mi ucciderebbe.
-"Sei vestita in modo ridicolo"- alza le sopracciglia. Se non fosse coperto fino al naso, giurerei che stia ridendo di me. 
-"Sta parlando il ninja incappucciato"- appena pronuncio questa provocazione, ritorna serissimo e si avvicina ancora di più al mio viso.
-"Ricordati, bambolina, che ho io il coltello dalla parte del manico, letteralmente"-
Spontaneamente trattengo il respiro, a causa della vicinanza che mi mette a disagio. 
-"D'accordo, sono disarmata, puoi toglierti di dosso per cortesia?"- sembra quasi una supplica la mia.
-"Vieni a derubare il Re nel suo stesso castello e sei disarmata? Sei anche stupida"- continua a sussurrare.
Mi ci sento davvero, stupida, codarda e in una situazione che pensavo avrei potuto risolvere, invece sto facendo vincere colui che si vuole introdurre nel mio stesso castello.
-"Ti stavi intrufolando per rubare armato?"- chiedo, mentre mi passa la lama lungo il collo.
-"Qualcosa del genere"- i suoi occhi verdi guizzano nel buio della notte; sicuramente ha sorriso. 
L'unico modo per fregarlo, se non posso con la forza fisica con la quale lui ha la meglio, è portandolo a palazzo facendogli credere che sono dalla sua parte e poi farlo arrestare dalle guardie reali. Ecco, catturare un ladro mi porterà il rispetto da parte dei miei genitori e capiranno che so cavarmela da sola. 
-"Se magari abbassi questo coltello possiamo collaborare"-
-"Cosa ti fa pensare che io abbia bisogno di te?"- me lo dice con disprezzo, come se fossi una terribile piaga. 
-"Il fatto che io sappia come entrare senza che nessuno se ne accorga, non come te che stavi facendo rumore e ti saresti fatto scoprire"-
All'improvviso toglie il coltello dalla mia pelle ormai gelata a causa di quest'ultimo, e lo ripone nel taschino. 
-"Avanti milady, vediamo che sai fare"- palesemente una presa in giro.
Lo fulmino con lo sguardo e mi dirigo nuovamente verso le scuderie per ripercorrere la mia fuga al contrario. 
-"Un po' troppo attillata questa tuta, non trovi?"- sento da dietro il ladro ridere e cerco di trattenermi dal prenderlo a pugni. Come minimo marcirà in cella.
Proseguo verso la struttura in legno che avevo lasciato aperta, controllando che il misterioso tizio mi stia seguendo. È ancora tutto incappucciato, alto come non mi ero accorta prima, quando si era abbassato alla mia altezza per minacciarmi, vestito con indumenti rigidi che ricoprono le possenti spalle, guanti e stivali perfettamente abbinati e armato del tutto. Si sta guardando intorno, osservando curioso i cavalli.
-"Come fai a sapere che da qui è sicuro?"- mi domanda, la voce ancora rimbomba dal tessuto.
-"Lo so e basta"- ho appena il tempo di pronunciare questa frase che in una frazione di secondo noto i suoi occhi verdi spalancarsi verso qualcosa alle mie spalle. Di conseguenza, mi giro verso la direzione del suo sguardo e vedo il riflesso di una lama arrivare verso di me. 
Mi sento buttare a terra prima che essa mi possa colpire e sbatto il bacino, cadendo. 
-"Corri"- stavolta non è stato un sussurro, me lo ha urlato. 
Ha preso il colpo al posto mio, sulla spalla. Vedo che la guardia sta sferrando un altro attacco e spontaneamente alzo la mano, come per fermarlo.
-"Sta' fermo, non sai quello che fai"- urlo all'uomo che vuole difendere il castello.
-"Sto impedendo a due ladri di saccheggiare il palazzo"- grida di rimando.
-"Sarei una ladra?"- pronuncio con determinazione, mentre mi tolgo il cappuccio e libero l'ammasso di capelli dorati. La guardia rimane pietrificata, lascia cadere l'arma e si inginocchia verso di me.
-"Principessa Ariadna, vi scongiuro, che mi possiate perdonare, non l'avevo riconosciuta...così"- quasi gli scendono le lacrime dalla paura di quello che avrebbe potuto fare.
-"Tu cosa?"- il ladro mi guarda, con un disprezzo forse maggiore di prima, e indietreggia piano piano, strisciando sul pavimento.
-"Non dovrai dire a nessuno di tutto questo, portaci nella mia stanza e dimentica ogni cosa"- comando al difensore di queste mura.
-"Certo maestà, lasciate che vi aiuti ad alzarvi"-
-"Aiuta il ragazzo, l'hai ferito alla spalla"-
Il ladro è ancora sconvolto, più per aver scoperto che sono la principessa del castello che voleva saccheggiare che per aver subito un colpo.
-"No, vado via"- 
-"E' ridicolo, sei ferito per aver protetto me, il minimo è che io ti aiuti"-
La guardia lo tira in piedi e solo adesso mi accorgo si tratti di Dimitri, il "prediletto" di mio padre; porta lo stemma del regno di Tahon, dorato sulla divisa blu, segno del rispetto da parte del Re. Spero davvero non faccia parola di tutto ciò, altrimenti sarò eternamente nei guai.
Ci scorta nella mia stanza, passando dall'interno del palazzo. Ha comunicato alle altre guardie di spostarsi verso l'ala nord in modo da lasciare scoperta l'ala sud, dove saremmo passati noi. I corridoi sono illuminati a stento dalle lampadine sulle colonne, le pareti sembrano bianche e non giallino tenue.
La moquette sotto i nostri passi non crea nessun tipo di rumore. L'incappucciato, che in poco tempo aveva minacciato la mia vita e l'aveva salvata, cammina a testa bassa, come se l'avessi catturato davvero. Non si lamenta della ferita sulla spalla, né manifesta del dolore. Arrivati alla porta della mia stanza, ordino a Dimitri di ritornare con del ghiaccio, dei medicinali e delle bende per curarlo. Chiudo la porta e accendo la luce della camera, notando il ladro ancora ostile.
-"Siediti, dai"- lo incoraggio, indicando i piedi del letto.
-"Mi hai incastrato, principessa"- dice, sedendosi. 
-"E tu mi hai salvata, non voglio più incastrarti"- 
-"L'hai fatto comunque"- 
Lo guardo confuso ma sento bussare alla porta e vado ad aprire alla guardia che, come ordinato, mi ha portato il necessario per aiutare il ragazzo. Gli ricordo di non raccontare nulla di ciò che è successo questa notte e se ne va, più inquieto di sempre. Mi avvicino al ladro e mi siedo accanto a lui.
-"E' la parte in cui mi chiedi di spogliarmi, bambolina?"- ecco che ritorna il fastidioso sarcasmo. 
-"Senti, voglio aiutarti ma così mi fai venire voglia di soffocarti con il cuscino"-
-"Sei in debito, principessa"- si gira a guardarmi fisso negli occhi e spontaneamente gli tolgo ciò che copre il suo viso.
-"Non è lì la ferita"- lo dice bloccandomi la mano, prima che io possa scoprire il volto. Lo faccio comunque e alla fine mi lascia fare.
Una filo di barba poco curata ricopre le guance fino al collo; circonda le labbra carnose sulle quali noto una piccola cicatrice sulla parte inferiore; i suoi capelli ricci e scuri sono attaccati dal sudore e ricadono fino alla nuca, sembrano morbidi. 
Ma perché deve per forza essere bello?
-"E non hai visto il resto"- mi sussurra con un ghigno, osservando il mio sguardo che comunica esattamente quello che ho pensato.
Alzo gli occhi al cielo e comincio a rovistare tra le cose ricevute da Dimitri per trovare il disinfettante e un panno. Di sfuggita, noto che il ragazzo si sta sfilando la giacca rigida insieme alla maglia, per lasciare scoperta la parte interessata. 
Non guardarlo, non devi guardarlo. 
Va bene che non vengono spesso ragazzi a palazzo, se non ridicoli damerini per i balli di corte, ma in più averlo nella mia stanza mi mette fin troppo in agitazione. Lui, invece, mi sembra la persona più tranquilla del mondo a stare a petto nudo, seduto nel letto di una ragazza che ha scoperto essere la principessa. 
Ho trovato ciò che serve per disinfettare la ferita sulla spalla che, noto, essere coperta di sangue anche se non molto profonda. 
-"Ti fa male?"-
-"Sicuramente non mi fa bene"- risponde stizzito, posando gli indumenti tolti accanto a lui sul letto.
-"Ci penso io. Non preoccuparti, ti faccio dare altri vestiti"- cerco di ignorare la sua arroganza.
-"Come lo spieghi questo? Che c'è un ladro mezzo nudo sul tuo letto. O comunque, come spiegherai domani a tuo padre, Re Hector, chi sono e che ci faccio qui?"-
-"Intanto spiegalo a me chi sei, in seguito ci penso io ad inventarmi qualcosa"-
-"Quindi non vuoi dire la verità. Ma la vera domanda è, perché eri fuori dal castello nel cuore della notte?"- finalmente mi guarda negli occhi quando mi chiede questo.
Prendo il panno unto e glielo poggio delicatamente sulla ferita; dal dolore mi stringe fortemente il braccio e fa un'espressione costipata. 
-"Non dormo la notte, volevo fare...una passeggiata"- sarebbe troppo ridicolo raccontargli cosa in realtà volevo fare. 
Si mostra poco convinto ma non insiste più di tanto, meglio così. Tampono delicatamente la ferita e pian piano non manifesta più segni di dolore.
-"Bene, ora dimmi chi sei"- ritorno alla questione di prima.
Aspetta un attimo prima di parlare e poi alza lo sguardo verso il mio.
-"Killian, ti basta sapere questo"- 
Sposto lo sguardo verso l'orologio e noto che manca un'ora alle 7, quando sarebbero venute le ancelle a svegliarmi.
-"Me ne posso anche andare, non c'è nemmeno bisogno di spiegare qualcosa a qualcuno"- fa per alzarsi e faccio di conseguenza.
-"Aspetta. In realtà c'è bisogno. Se sei venuto al castello per rubare qualcosa, evidentemente non sei messo bene"-
-"Bambolina, non ho bisogno della carità"- ride amaramente. 
-"Si chiama riconoscenza. Mi hai salvato la vita, nonostante le tue intenzioni iniziali fossero diverse. Voglio ricambiare il favore."-
-"Fidati principessa, così non farai altro che incasinarmela, la vita"-
Non capisco perché non voglia essere aiutato, chiunque vorrebbe. 
-"Ascoltami, parlerò con Dimitri, la guardia che ti ha ferito, e gli dirò cosa raccontare a mio padre: che mi hai salvato la vita mentre un ladro cercava di infiltrarsi a palazzo. Sarà riconoscente e così potrai andartene con qualcosa nelle mani"- penso che la mia idea sia perfetta per la situazione, anche se dalla sua faccia non mi sembra convinto ma non dice altro, probabilmente gli va bene così. 
Lo faccio andare nel mio bagno, grande quanto la camera da letto, per farlo sciacquare e nel frattempo provvedo a contattare Dimitri. Manca poco e le ancelle verranno a svegliarmi e occuparsi di me; se lo vedono si faranno sicuramente un'idea sbagliata. 
Arriva la guardia alla mia porta e gli dico di portare dei vestiti di ricambio per il ragazzo, raccontandogli anche come sono andate le cose per poi riferirlo al Re. 
Conoscendo mio padre, uomo magnanimo e dal cuore d'oro, si intenerirà nel sapere che qualcuno ha salvato la vita di sua figlia, anche se questo giocherà a sfavore nei miei confronti: mi dimostrerò debole e bisognosa di aiuto. Mia madre invece, la regina Clarissa, sarà più scontenta di tutto questo: sarà qualcosa che lei non ha previsto, lei odia tutto ciò che è fuori programma. È una donna rigida e fredda, non ho un vero rapporto madre-figlia, sia per la distanza regale che ci separa, sia perché è lei in primis ad odiare i rapporti umani. Infatti non capisco come lei e mio padre si siano innamorati.
Nel frattempo, Killian è uscito dal bagno, coperto da un asciugamano e con un odore non più simile a sudore e terra. I suoi capelli sono ancora più riccioluti e meno scuri, la carnagione ha preso un colorito più roseo. Cerco di non soffermarmi sul suo corpo mezzo nudo, altrimenti arrossirò dall'imbarazzo.
La ferita è pulita, non c'è più sangue ed è disinfettata quindi posso mettergli una benda. 
-"Tu sei ancora con questa tuta striminzita, dovresti darti una sistemata pure tu"- mi provoca. Ho capito che sono un disastro ma pensa un po' a come eri combinato tu prima.
-"Nel mentre che ti vesti, mi lavo io. Adesso fatti bendare la ferita"-
E' così alto che devo mettermi in punta di piedi per arrivare alla spalla. A parte qualche cicatrice sul petto e sull'addome, non ha nessun tipo di imperfezioni o grasso in più. I muscoli sono dettagliatamente disegnati su di lui, sicuramente il risultato di anni di allenamento.
Gli posiziono la benda sulla spalla e la faccio aderire, sfiorando la pelle calda. 
-"Ecco fatto, adesso puoi vestirti con ciò che ha portato Dimitri e io vado a lavarmi. Non fare pasticci"- lo ammonisco. 
Fa un sorriso furbo, come se i pasticci volesse farli eccome. 

Corro nella stanza da bagno e mi libero da questa trappola di pelle. Sono tutta sporca di terra, persino nei capelli che, se erano ammassati prima, adesso sembrano un cespuglio vero e proprio. 
Che schifo, ci credo che la guardia non mi ha riconosciuta. 
Mi faccio un bagno caldo, veloce, per non lasciare da solo Killian troppo tempo, prima che le collaboratrici trovino lui e non me. 
Merda, ho dimenticato la vestaglia da notte...mi devo far trovare in quel modo; è nel mobiletto vicino al letto. 
Mi metto un asciugamano e lascio i capelli lunghi gocciolare un po'. Entro nella camera e vedo che il ragazzo si è già vestito con gli abiti prestati: una camicia blu che non ha abbottonato fino alla fine, dei pantaloni di seta color cachi e delle scarpe di camoscio in tinta. Non c'entra assolutamente niente con la tenuta che aveva prima. Adesso sembra davvero uno di quei damerini che vengono a palazzo, ma più possente. Si gira verso di me, notandomi sul ciglio della porta con l'asciugamano addosso e i capelli bagnati che scendono sul corpo.
-"Ma come, bambolina, mi sono rivestito adesso, potevi dirmelo!"- fa un'espressione di finta delusione per poi ghignare. 
-"Ho dimenticato la vestaglia"- mi dirigo verso il mobiletto, senza far caso al suo sguardo che mi segue.
-"Principessa Ariadna, è permesso?"- da dietro la porta risuona la voce di Sistiana, la ragazza che si prende cura di me al mattino. 
Il panico mi sovrasta, cosa cavolo le dico se mi trova così? 
-"Nasconditi sotto al letto, veloce"- ordino a Killian, sussurrando.
-"Ma non se ne parla"- 
In quel momento entra Sistiana nella camera da letto, con la solita cesta con i prodotti e accessori che utilizza su di me ogni mattina. I suoi capelli neri, perfettamente lisci e sistemati fanno invidia ai miei, bagnati e aggrovigliati. Non appena alza lo sguardo verso di me, presa dal panico come sono, si gira a guardare lo sconosciuto, che è tutto tranquillo e poggiato al baldacchino con i piedi incrociati. 
-"Oh, mi dispiace principessa, non avevo idea foste occupata"- si scusa l'ancella, arrossendo.
-"No no, non è come sembra, davvero"- agito le mani, senza però lasciare l'asciugamano.
-"Ma non dovete spiegarmi niente"- mi sorride timidamente e poggia la cesta sul letto, passando accanto a Killian, senza neanche guardarlo. 
-"Volete che passi dopo?"- mi chiede.
-"No, cioè, ci penso io per questa volta a sistemarmi"- alla mia riposta, Sistiana annuisce e si dirige verso la porta.
Vado dietro il separé in legno per cambiarmi senza farmi vedere e lui si siede sul letto, riponendo la sua attenzione su qualsiasi cosa che non sia io. Nella cesta ci sono dei sali da bagno che non posso più usare per ora, delle creme, un vestito che scende morbido fin sotto le ginocchia, color tiffany, con uno scollo a V decorato finemente. Le scarpe sono delle classiche calzature aperte davanti décolleté con un tacchetto basso, dello stesso colore del vestito. In teoria c'è anche una coroncina, ma per oggi meglio non indossarla. Mi sistemo velocemente ed esco dal separé. In quel momento Killian alza gli occhi su di me, quasi come se fosse infastidito. 
-"Ora sembri di più una femminuccia"- dice, distogliendo lo sguardo e alzandosi dal letto.
-"Quindi, che devo fare ancora qui?"- incrocia le braccia al petto, annoiato. 
-"Adesso ti presento mio padre"-
-"Bambolina, non ti sembra presto?"- si mette a ridere, risaltando le fossette.
-"Idiota, ti porta dal Re, va meglio?"- lo prendo dal braccio e lo faccio uscire dalla stanza dietro di me. 
Mentre mi dirigo nello studio di mio padre, incontro Dimitri.
-"Principessa, ho parlato con vostro padre di quello che mi avete detto, vi sta aspettando"-
In questo momento vedo un po' di tensione negli occhi verdi di Killian e si struscia le mani, come se fossero sudate dal nervosismo.
Attraversiamo i corridoi illuminati dal sole che esce dalle vetrate e l'oro delle fasce sul muro è esaltato come non mai. La porta di legno di quercia che ci separa dallo studio è imponente e mette soggezione. Dimitri bussa e comunica che siamo qui. 
La porta si apre e si vede subito un uomo alto e lievemente robusto, dalla barba ben sistemata e appena schiarita dalla vecchiaia, dagli occhi azzurri come i miei e che esprimono una bontà sovrumana. I capelli riccioluti sono schiacciati dalla pesante e voluminosa corona che porta sempre. E' solito indossare abiti sontuosi, anche se so che sotto sotto non li sopporta nemmeno lui. Sta sorridendo e apre le braccia verso di me.
-"Tesoro mio, stai bene?"- mi abbraccia, preoccupato sicuramente dalle notizie riportate dalla sua guardia fidata. 
-"Certo che sì padre. Ecco, lui è Killian"- mi stacco dall'abbraccio amorevole per indicargli il ragazzo dietro di me. 
Non appena mio padre lo vede, ha una reazione un po' confusa ma subito gli sorride, e il ragazzo si tranquillizza anche se sembra stranito.
-"Figliolo, è tutto vero? Hai salvato la vita di mia figlia?"-
Messo sotto pressione, fa un breve inchino di rispetto.
-"Re Hector, è un onore essere ricevuto in vostra presenza. In fin dei conti, vi hanno parlato fin troppo bene di me, più di quanto meriti"- 
-"Che sciocchezze ragazzo, non fare il modesto. Sii fiero per quello che hai fatto! Hai impedito che un ladro potesse saccheggiare il castello e che potesse ferire, o peggio, uccidere, la mia adorata figlia"-
Mi viene quasi da ridere in realtà, ma che mi abbia salvato è vero. 
-"Che ci facevi dalle parti del castello nel cuore della notte?"- è mia madre a parlare, la regina Clarissa.
Fino a quel momento non l'avevo notata, messa in un angolo, più nascosto rispetto a dove ci troviamo noi. Se la corona di mio padre è voluminosa, quella della regina è anche più barocca. Chissà quanto pesa. Il suo abito è talmente ampio che è un bene non sia solita abbracciarmi, perché sarei risucchiata dal vestito. Striato di rosso e oro, si stringe verso la vita, non sottile quando la mia, e mettendo in mostra il seno prosperoso, che io sono solita nascondere, invece. In questo momento ha uno sguardo restio, diffidente nei confronti dello sconosciuto.
-"Sono andato via di casa e ho viaggiato nel bosco durante la notte, ho sentito poi dei rumori e ho visto quest'uomo incappucciato minacciare la principessa"- dal modo in cui l'ha detto, potrei crederci pure io.
-"Mia regina, sentite che ragazzo coraggioso! Grazie a te, nostra figlia è illesa"- insiste mio padre.
-"Vi ringrazio davvero, è stata solo fortuna"- continua a fare quello umile, ma è solo una facciata.
-"No ragazzo mio, sicuramente te ne intendi di combattimento e difesa, non è così?"- gli chiede il re.
-"Beh mi alleno fin da quando ero bambino, è questo che mi rende ciò che sono"- probabilmente è la verità, questa. 
-"Questa è l'ulteriore prova che Ariadna non sa gestire le situazioni importanti da sola. È ancora immatura e debole"- interviene mia madre, sempre piena di belle parole. Parlano come se non fossi presente.
-"In verità me la stavo cavando bene"- cerco di difendermi.
-"Figliola, magari la Regina è troppo dura, ma in fin dei conti ha ragione. Sei una fanciulla che ha ancora bisogno di una guida, non sei pronta per occuparti di questioni regali né per combattere. Stavi finendo uccisa per un malinteso, pensa per cose più gravi"- interviene mio padre.
Ho quasi vent'anni e loro mi trattano come se ne avessi la metà. Una fanciulla? Ho bisogno di una guida? Se fossi stata un ragazzo, non l'avrebbero pensato. 
Pensano sia debole, ma si sbagliano.
-"Ed è così che potremmo ripagare il tuo salvatore. Vuoi sapertela cavare, essere indipendente? Ti accontento. Questo ragazzo sa gestirsi piuttosto bene e secondo me può insegnarti tutto quello che sa, in modo che tu ti possa difendere e al tempo stesso maturare ed essere più forte"- 
-"Cosa? Padre io non ho bisogno di nessuno, sapete che posso dimostrarvi quanto io possa essere indipendente e in grado di guidare da sola questo regno"- protesto.
Non è affatto giusto, vogliono affidarmi ad una persona, tra l'altro sconosciuta, per imparare a difendermi ed essere forte? 
Ma cosa sono, un progetto andato male che deve essere aggiustato? 
D'accordo magari non sarò una cima nel combattimento a corpo a corpo o con le armi, ma non è questo quello che serve per essere in futuro un'ottima regina, no? Sono matura, sono in grado di prendere decisioni a fin di bene per il regno, ho un carattere forte, sono determinata e soprattutto non ho bisogno che qualcuno mi insegni a combattere per dimostrarlo.
-"Ariadna, non si parla di guidare il regno, ma di renderti più autonoma e soprattutto per imparare a difenderti in situazioni d'emergenza e magari, in futuro, a difendere il tuo popolo"- continua mio padre, pensieroso.
Guardo Killian per cercare un aiuto da parte sua, ma continua a guardare a terra, infastidito dalla situazione. Sicuramente nemmeno a lui va a genio la situazione. 
Bene, perché non interviene?
-"Non so se è una buona idea, mio Re, anche se impara a difendersi, resta comunque una ragazzina. Non la renderà più matura."- per una volta sono d'accordo con mia madre, non per quello che ha detto di me, ma perché non è una buona idea. Per niente. 
-"Inoltre, non conosciamo questo giovane. Perché fidarci ad occhi chiusi?"- continua lei.
Ecco, brava mamma, finalmente!
-"Non preoccupatevi di questo, me ne occuperò io personalmente"- dichiara il Re, con uno sguardo imperativo.
-"Che ne pensi, ragazzo? Ti offro un posto al castello, potrai vivere qui come gli altri maestri che aiutano mia figlia nella sua formazione, avrai uno stipendio, una stanza, degli abiti. Se dici che sei andato via di casa, sicuramente non hai nulla da perdere"- mio padre si rivolge a quello che fino a poche ore prima era il ladro che voleva intrufolarsi nel castello, nel quale adesso potrebbe vivere.
Osservo Killian, pregandolo con lo sguardo che rifiuti, ma lui non mi guarda. 
Alza lo gli occhi e li rivolge direttamente al Re.
-"Sarà un onore, vostra maestà"- risponde alla fine.
Ma che diavolo dice? Sono sicura che nemmeno lui fosse d'accordo, adesso si è fatto convincere per dei soldi, un posto al castello, dei vestiti...
Beh d'accordo, mio padre è stato generoso, ma doveva ragionare. Potrei sempre incastrarlo, non ci pensa a questo? 
Ne va del mio orgoglio, della mia dignità se mi faccio addestrare da un uomo per dimostrare di essere forte. Lo sono comunque, posso imparare a difendermi in tantissimi altri modi.
Non sarei mai dovuta uscire dal castello questa notte, non avrei mai dovuto incontrarlo.
Una volta chiusa la porta dello studio alle spalle, Killian mi guarda, per la prima volta da quando abbiamo lasciato la camera da letto, con i suoi occhi verdi che luccicano, e sussurrando, mi dice:

-"Ti ho incastrata, principessa"-


 
 
Spazio dell'autrice:
Cari amici lettori, sono lieta che abbiate cominciato a leggere la mia nuova storia. Volevo spendere poche parole per spiegare qualche punto, in modo da non essere male interpretato. Innanzitutto ci troviamo davanti ad una storia realista, non fantasy. Quindi l'ambientazione è simil medievale ma pur sempre di una principessa e un regno contemporaneo. Il tempo e il luogo non sono specificati, ma per adesso vorrei rimanere vaga su questo, se dovessi cambiare idea lo scoprirete nel corso degli eventi. Man mano che si va avanti con la lettura, vedrete come dei possibili interrogativi che causa il primo capitolo, saranno chiariti passo passo, uno ad uno.

Che dire amici, spero tanto che continuerete a seguirmi durante questo percorso letterario. Alla prossima :)

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SimonaMak

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Capitolo 2
*** Tu non sei la mia principessa. ***


 


Capitolo 2
TU NON SEI LA MIA PRINCIPESSA.
 

La giornata è cominciata male. Non nel peggiore dei modi, avrebbero potuto arrestare Killian, rimproverare me e ritenermi ancora più sciocca e immatura di quanto io sia sembrata. Però questa nuova decisione non riesco proprio ad accettarla, mi infastidisce. È stato da stupidi accettare l'offerta, sapendo che io potrei in qualsiasi momento raccontare la verità e incastrarlo. A meno che mi sottovaluta e pensa che io non sarei in grado di tradirlo, come se mi importasse. Non solo il ladro si prenderà gioco di me per essere entrato a "far parte" del castello che voleva derubare, ma anche perché mi considera una femminuccia che non sa difendersi; si sentirà potente nei miei confronti, perché deve insegnare alla principessa qualcosa che non sa fare. 
Penso a tutto questo mentre Sistiana e Gilda, le mie due cameriere personali, si occupano della cura del mio viso, come tutte le mattine, anche se per questa volta in ritardo per il problemino con Killian. Si dedicano alle occhiaie, eternamente presenti, alle sopracciglia, fanno uno scrub e alla fine mi applicano un trucco leggero e luminoso. Dopo questo trattamento, ogni giorno, tranne il sabato e la domenica, mi aspettano lezioni di storia, di lingue, danza, canto e violino. Come se già non bastassero, adesso si aggiungeva quella di "difesa e combattimento". Se non avessero deciso in questo modo, sicuramente avrei fatto scherma, come da piccola. Facevo anche lezioni di buone maniere ed equitazione, ma man mano con gli anni non ne ho avuto più bisogno. 
I collaboratori reali hanno portato Killian a fare un giro del castello, a mostrargli la sua stanza e la sala dove terrà i suoi "insegnamenti". Ancora non ho avuto modo di parlare con lui della situazione e capire che razza di idee abbia in testa. 
Vado alla lezione di storia, per imparare tutto ciò che bisogna sapere sul regno di Tahon ma anche in generale gli avvenimenti più importanti della storia dell'umanità. Il professor Blake è un uomo sulla sessantina molto alto e magro, dai capelli brizzolati che porta sulle spalle. È di una raffinatezza che fa paura, posato e altezzoso. Però è davvero bravo, non mi annoia mai, cerca sempre di rendere tutto interessante e piacevole. Qualche volta mi bacchetta se non uso un linguaggio appropriato, severo ma al punto giusto. 
La professoressa McDonovan conosce 14 lingue, le parla e le scrive perfettamente. 
Solo il meglio a palazzo. 
Io studio l'inglese, il francese, l'arabo e il cinese e ogni volta a fine lezione non ricordo come si parli la mia lingua. Anche lei è una donna brillante, e si distingue per la sua dolcezza infinita. Ah, e come dimenticare del suo kimono. 
Mentre mi dirigo verso la sala da ballo, incontro Killian insieme ad una domestica. Fuori la stanza dove solitamente mi cambio i vestiti con quelli adatti per la lezione di danza, c'è adesso un armadio in legno che stanno aprendo. Dentro ci sono tute, armi, kit medici, tutto ciò che serve per il combattimento insomma. 
-"Principessa Ariadna, avete visto il nuovo deposito? Re Hector ha pensato a tutto"- mi indica la collaboratrice reale. 
Le sorrido, piuttosto falsamente, fa un piccolo inchino e va via, facendo svolazzare il vestitino azzurro che hanno tutte le domestiche che lavorano al castello.
-"Le serve qui sono tutte così appetibili?"- mi dice a bassa voce Killian, osservando la ragazza andare via con uno sguardo rivoltante.
Ha più o meno la mia età, non ricordo esattamente il suo nome perché di rado la incontro, di conseguenza io conosco solo chi sta a contatto con me. È bellina, dai capelli a caschetto biondi che le circondano il viso d'angelo, tempestato di lentiggini. 
-"Noi non abbiamo "servi": sono domestici, dipendenti, collaboratori. E abbi più rispetto, ladro"- lo rimprovero, acida, trattenendo la voglia di dargli un pugno.
Si gira a guardarmi dall'alto in basso, con aria altezzosa e infastidita. Incrocia le braccia e si avvicina a me per enfatizzare il suo discorso.
-"Fossi in te starei molto attenta a chiamarmi in quel modo, bambolina. Nessuno sarebbe contento di scoprire che la principessa ha mentito e ha introdotto un ladro nel suo stesso palazzo. Quindi abbi rispetto TU, per il tuo nuovo insegnante."- dice, come se avesse più potere su di me di quanto io possa immaginare. Fa uscire il peggio di me, questo ragazzo; come si permette ad avere questo atteggiamento nei miei confronti?
-"Non puoi parlarmi in questo modo. Ricorda: sono la tua principessa!"- lo sfido con lo sguardo, pronta ad attaccare. Non ha il diritto di farmi sentire inferiore.
Mi prende con violenza dal polso e mi avvicina al suo viso, talmente vicino che devo stirarmi con le punte a causa del suo innalzarmi. Posso notare ancora una volta la cicatrice sul labbro inferiore e gli occhi verdi che luccicano di rabbia e mi scavano dentro l'anima.
-"Tu non sei la mia principessa"- e con la stessa violenza con la quale mi ha preso dal polso, mi strattona, lasciandomi andare come se fossi di intralcio. Mi lascia senza fiato e va via, senza nemmeno guardarmi o curarsi di quello che aveva fatto. 
Prima che potesse incontrarlo, arriva la maestra di danza, con il suo abito rosa pomposo: luccica fastidiosamente a causa delle mille decorazioni sul corpetto che la fascia in modo stretto, e sulla gonna ampia. La lacca si sente ancor prima che si avvicini, per tenere ben salda l'acconciatura estremamente alzata in una crocchia. Il suo trucco brilla quasi quanto l'abito, in tinta con quest'ultimo. 
-"Mon Dieu princesse, ancora non vi siete cambiata? Correte, andate a scegliere un vestito très jolie"- mi sprona Madame Paulette, con il suo terribile accento francese.
Mi dirigo verso la stanza che mi permette di sistemarmi per la lezione, proprio come vuole lei. 
Forse è una delle sale meno spaziose del palazzo, riempita da armadi e specchi di ogni forma e lunghezza. Ci sono solo vestiti succinti e dalla gonna esageratamente ampia, lustrati e decorati, di qualsiasi colore mi venga in mente. Ne prendo uno viola, dallo scollo a cuore molto semplice, avendo il suo forte proprio nel tulle della gonna luccicante. Faccio fatica a indossarlo perché mi stringe fin troppo in vita e sul seno, cosa che mi fa sentire completamente in imbarazzo. Indosso delle scarpe argentate con il tacco alto, chiuse sul davanti e anch'esse colme di strass, che mi occludono il piede in modo che io possa camminare come un pinguino a cui scappa la pipì. Mi vergogno, come sempre quando mi fanno vestire in questo modo, a uscire dalla stanza ed entrare nella sala da ballo. Metto i capelli davanti in modo che la lunghezza possa coprire il seno che fuoriesce e mi nascondo ancora con le mani. 
-"Che cosa fate? Oh non vi coprite, sembrate goffa in questo modo, mademoiselle"- mi rimprovera M. Paulette con la sua erre moscia. 
-"Perché devono essere così scollati e stretti questi vestiti? Non posso vestirmi normalmente durante le lezioni? Bastano già i balli di corte"- mi lamento, trascinando  l'abito.
-"Sempre la stessa storia; voi, princesse, mi farete impazzire!"- sventola le mani al cielo, esasperata, e mi provoca una risata.

La sala da ballo al momento è spoglia, non essendoci in programma nessun evento reale che richieda danzare. Credo sia, però, la parte del castello che preferisco di più, seconda solo all'immenso giardino reale che arriva a circondare le mura, e dalle quali portefinestre della sala da ballo ci si arriva direttamente. Ecco perché la luce non manca mai, nemmeno di notte: se non sono i lampioni, è la luna che illumina totalmente questo ambiente. Vi sono anche una serie di candelabri attaccati al soffitto, tempestati di diamanti. Arazzi mai impolverati, quadri che richiamano la successione reale di Tahon, un immenso pianoforte accompagnato da altri strumenti e l'impetuosa scalinata che porta alla sala di ricevimento, da dove vengono presentati i regnanti e gli ospiti d'onore. Sopra il camino, che ricopre una parete intera, c'è lo stemma del regno: l'azzurro e l'argento sono predominanti, con un pavone, simbolo di orgoglio e vanità: ma rappresenta anche l'uccello dai cento occhi, che indica come il regno di Tahon sia ammirato ed esso stesso veda tutto.
Madame Paulette fa partire la musica, che non è offerta da nessuna orchestra quando non ci sono i balli, ma da un semplice stereo amplificato. Non me la cavo molto bene con i movimenti del corpo, ma devo far finta di impegnarmi al massimo per non fare mai brutte figure, anche se non capita spesso che io danzi durante i ricevimenti e le feste a palazzo. Molte volte la maestra mi fa da cavaliere, per farmi esercitare nei balli di coppia, dai quali io fuggo sempre quando si presenta l'occasione di fluttuare insieme a qualche conte, principe, barone o chicchessia. Prima o poi lo dovrò fare, specialmente perché presto ci sarà la cerimonia di presentazione dei pretendenti che aspirano a sposarmi, o che in realtà vorrebbero solo diventare futuri re. 
I miei genitori si sono convinti del fatto che da sola non sarò in grado di regnare, nonostante non ci siano leggi che mi vietino di diventare regina senza un uomo al mio fianco. Con un matrimonio combinato, però, non avrò voce in capitolo riguardo il ruolo amministrativo del regno, mi dovrò occupare solamente della vita a palazzo, organizzazione di eventi, educazione. Sarò solo la donna-immagine, un'ameba, succube del tizio che mi appiopperanno. 
Ma non esiste. Io mi sento pronta, voglio governare da sola. Poi se dovesse arrivare il "vero amore", sempre se esiste, è un altro problema, quello. Molte principesse preferiscono quasi sempre scaricare tutti i doveri e le preoccupazioni reali al futuro Re, in modo da fare da sfondo. Ma io non mi accontento, mi piace l'idea di regnare e di avere tutto sotto controllo, senza necessariamente una figura che faccia tutto al posto mio.
Dopo qualche giravolta, movimento qua e là ed imbarazzanti performance, Madame Paulette mi lascia andare, sfinita più del dovuto. Non dormo quasi mia la notte, ma forse per la prima volta sto sentendo delle ripercussioni negative a causa della brutta nottata. 
Esco dalla portafinestra che conduce al giardino reale e mi faccio riscaldare dal sole di marzo, accompagnato da un'arietta per niente fastidiosa. 
Questa parte di giardino, si trova racchiusa nella zona interna del castello, ornata di frutteti e specie vegetali, i quali emanano un profumo di primavera che riesce a tranquillizzarmi. Al centro c'è un gazebo con dei tavolini da rinfresco, con sfondo la fontana a due piani che schizza un po' di acqua quando ci si siede sul contorno di marmo. Solitamente qui vengono organizzati degli eventi pomeridiani per prendere il tè con gli altri nobili, mentre nella parte esterna del giardino, dove vi è l'ingresso ufficiale del castello, si passeggia o si prende il sole, si fanno dei picnic o dei giri a cavallo. Inoltre, nella parte che si trova alle spalle del castello, sempre dentro le mura, vi è la piscina con le zone relax per prendere il sole e godersi qualcosa da bere. Tutto il giardino reale ricopre un perimetro immensurabile, anche per questo mi piace così tanto. 
Nel gazebo vedo una figura appoggiata di schiena e riconosco immediatamente le spalle larghe e i riccioli di Killian. Non so se avvicinarmi, specialmente perché sembro una bomboniera acconciata in questo modo; allo stesso tempo però sono più credibile come figura reale che meriti rispetto. 
Vado verso di lui, tenendomi il vestito e sbattendo il tacco delle scarpe sulle mattonelle in pietra. 
-"Non dovresti prepararti per la lezione?"- lo punzecchio.
Si gira verso di me, con in mano un coltellino con il quale sta giocando, e posa gli occhi sul mio abito eccentrico e voluminoso. Spontaneamente sposto, ancora una volta, i lunghi capelli sulla scollatura, segno che mi mette in imbarazzo il suo sguardo. Lui segue quel gesto, fin quando non posa gli occhi verdi sui miei azzurri, senza un'espressione definita.
-"Più che una principessa, sembri una bambola di porcellana"- mi dice, posando nuovamente l'attenzione sul suo coltellino.
-"Lo prenderò come un complimento"- stranamente lo è sembrato, perché non ha accennato alcuna risata. 
-"Io sono pronto per la lezione. Vuoi allenarti con quel vestito? Si strapperebbe"- ed ecco tornato il ghigno sarcastico.
-"Infatti devo cambiarmi ma prima volevo uscire un po'"- rispondo, evitando la provocazione.
-"E' un bel posto, devo ammetterlo. Dico, il castello. Non ho visto tutto, ma non è male"- dice all'improvviso.
Sicuramente i collaboratori o le guardie reali gli avranno mostrato l'ala orientale, quella accessibile a tutti, dove vi è la sala da pranzo comune, la sala del trono, il salone, la sala da ballo, la biblioteca, e le varie stanze degli ospiti. L'ala occidentale, invece, riguarda la camere da letto reali, due per ogni membro della famiglia, una stanza a testa dove vi è la cabina-armadio e la zona dei gioielli, lo studio del Re, la sala di ricevimento, gli uffici amministrativi e altre stanze di cui non mi spetta conoscere il contenuto. 
-"Perché hai accettato l'offerta di mio padre?"- ho chiesto, finalmente. Non avevo avuto l'occasione di domandarlo, ma adesso sembra calmo e quindi ne ho approfittato. 
-"Come ha detto il Re, non ho niente da perdere; e come hai detto tu, non sono messo bene"- mi guarda con un'ombra cupa negli occhi, che mi gela per un attimo il sangue.
Dal modo in cui l'ha detto, mi è passata la voglia di accusarlo per avermi fatto sembrare debole e bisognosa di lui per difendermi. 
-"Vado a prepararmi per la lezione"- gli comunico, e ritorno sui miei passi.
Dal nuovo deposito commissionato apposta, prendo una tuta elastica, molto simile a quella usata per la mia "spedizione notturna", solo che è più resistente e meno attillata. Sostituisco l'abito estroso con quei nuovi indumenti e faccio lo stesso con le scarpe. Mi dirigo verso la sala da ballo, che per l'occasione è stata munita di tappetini morbidi per sostenere qualsiasi caduta, e armi appoggiate su una panca. 
Killian non è più vestito da gentiluomo, sembra un cavaliere dell'accademia militare, o una guardia reale, solo più intimidatorio: divisa azzurra e argento, i colori di Tahon, giacca spessa e rigida, aperta sulla maglia attillata che definisce i muscoli, pantaloni stretti, stivali pesanti. 
-"Ho un deja-vu, principessa"- mi lancia uno sguardo, misto di sfida e divertimento.
-"E quindi? Finalmente posso colpirti?"- sorrido beffardamente.
-"Ti piacerebbe, prima però devi farti un po' di muscoli. A terra e fa' cinquanta flessioni!"- mi ordina.
-"Cosa? Che c'entra, devi insegnarmi difesa e lotta, ricordi?"-
-"Certo, ma come faccio se non sei per niente allenata? Perderesti in un secondo, con me"- afferma, con l'aria di superiorità di stamattina.
-"Non dovresti darmi del voi e chiamarmi principessa?"- pronunciata la frase, subito scoppia a ridere.
-"Ma certo, principessina viziata"- dicendolo, finge un inchino per poi continuare a ridere.
Innervosita, lo spingo con tutta la forza che ho verso il pavimento, per iniziare la vera lotta; mentre cade, però, mi trascina giù con lui al tappetto, tenendomi dai fianchi, e finisco sopra di lui inaspettatamente. 
-"Vostra maestà, vi sembra il caso di saltarmi addosso?"- mi provoca, soffocando una risata e mettendo in mostra delle fossette.
-"Sei insopportabile"- urlo, colpendolo ripetutamente sul petto. 
Mi blocca i polsi e fa lo stesso con le gambe, bloccandomi dalle caviglie.
-"Eccoti dimostrato che, in un secondo, sei in trappola"- sussurra, facendomi battere il cuore fin troppo rumorosamente. Le pagliuzze dorate sul verde dei suoi occhi, brillano particolarmente, e per la vicinanza sento il profumo di pulito che emana.
-"Va bene, ho capito, adesso lasciami andare"- scuoto la testa per spostare i capelli davanti agli occhi.
-"Solo se non insisti più con il fatto che devo trattarti e rivolgermi a te come mia principessa"- 
-"Come ti pare!"- gli grido, ancora più innervosita. Mi sta sottomettendo solo perché è più forte di me.
Mi rimette in piedi, senza un minimo di delicatezza, e mi ordina di fare cinquanta addominali e cinquanta flessioni. Gli avrei dato cinquanta schiaffi, altro che. 
Dopo altra fatica sprecata nel fare esercizio fisico, mi mostra alcune posizioni di base per l'autodifesa. Devo stare con le gambe aperte quanto le spalle, i pugni stretti all'altezza del petto, quello sinistro leggermente più avanti. Non devo essere rigida, anche se la sua vicinanza mi mette in agitazione e non appena si allontana un po' riesco a respirare di nuovo. 
-"Per oggi ti ho torturata abbastanza"- si rivolge a me, sedendosi su una panca, come se fosse lui quello stanco. 
Sbuffo, insoddisfatta. Ho i muscoli in tensione che pulsano doloranti e credo che per molto dovrò sopportare questo strazio.
Esco dalla sala da ballo e mi dirigo di fretta nella mia camera, in modo che possa lavarmi e distendermi, finalmente.
Entrando nella mia stanza, dalle pareti azzurre contornate da cerchioni argento come le altre camere reali, noto Sistiana intenta a sistemare l'occorrente per il bagno che stavo bramando. Si gira di scatto e appena mi vede mi sorride come non faceva da tempo.

-"Ariadna, voglio sapere TUTTO"- mi scandisce.
La ragazza dai capelli corvini, a differenza di Gilda o Margareth, è colei che si prende cura di me quasi ventiquattro ore su ventiquattro. Il nostro segreto è che in realtà abbiamo una complicità tale che da sempre siamo molto amiche e le formalità, quando siamo da sole, spariscono. È più grande di me di sei anni, avendone ventisei, ma mi trovo bene a parlare con lei di qualsiasi cosa, anche perché la maggior parte delle volte sono da sola. Certo, durante gli eventi che organizza mia madre vengono anche i nobili del regno con i loro figli e quasi tutti hanno più o meno la mia età. Solo con pochi mi trovo bene, il resto sono fin troppo altezzosi e superficiali e non li frequento più di tanto. 
-"Di cosa parli?"- le chiedo, fingendo di non sapere a cosa, o meglio, a chi si riferisse. 
Va a chiudere la porta e poi si siede sul letto, invitandomi a fare lo stesso. Ha gli occhi curiosi che non aspettano altro che io parli.
-"Innanzitutto la scena che ho visto stamattina e che ho finto di non notare. Successivamente tutta questa storia del tuo "salvatore"; le guardie, le cameriere, tutti non fanno altro che parlare di questo- mi incoraggia a raccontare tutto ciò che il palazzo vorrebbe sapere.
Le spiego la situazione, di come in realtà io sia scappata dal castello e abbia trovato un ladro intento ad intrufolarsi, di come mi abbia salvato la vita e cosa ho raccontato ai miei genitori. Sarà l'unica persona a sapere la verità, oltre me. Certo, Dimitri non è stupido, avrà capito che le cose sono andate diversamente, ma così come è fedele a mio padre, è fedele a me. Forse anche di più, dato che è molto affezionato. 
-"Non ti preoccupa l'idea che lui viva dentro queste mura adesso? Come fai a fidarti?"- mi chiede per prima cosa, dopo aver ascoltato tutto con attenzione e sempre più sconvolta.
-"Non mi fido. Ma ha deciso mio padre, il Re. Sempre meglio di dire la verità"- mi scappa una risatina nervosa. La situazione non mi fa stare per nulla serena, ma che posso farci?
-"Chissà, magari è stato destino"- mi sorride, furba.
-"So già a cosa pensi, ma ti stronco il pensiero sul nascere. È insopportabile, fastidioso, arrogante, maleducato, maschilista, superbo..."- avrei continuato con altri difetti se non mi avesse interrotto la sua risata rumorosa.
-"E anche se non fosse stato così odioso, sai che tutto il genere maschile al di fuori del rango nobile e soprattutto dell'approvazione dei miei genitori è OFF LIMITS"- agito le braccia, segnando una X nell'aria, per enfatizzare meglio.
Dopo altri resoconti della mia giornata stressante e dell'allenamento, finalmente Sistiana mi aiuta a disfarmi di questa tuta e farmi un meraviglioso bagno. Per la prima volta, dopo anni, il sonno si sta facendo sentire e l'idea del letto morbido e delle lenzuola profumate, mi fa sorridere, nonostante la giornata sia stata infinita e asfissiante.

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Capitolo 3
*** Il rinfresco pomeridiano. ***


 


Capitolo 3
IL RINFRESCO POMERIDIANO.
 

I giorni sono passati stranamente cauti, senza particolari novità o eventi. La routine mi annoiava come sempre, tutto era uguale a come l'avevo lasciato, a parte l'inserimento dell'ex, chissà se ex del tutto, ladro Killian. 
Ma adesso anche lui è diventato parte della routine. Questo perché dopo la prima lezione di difesa da egli recata, la guardia reale di rango massimo dell'accademia militare, Dimitri, non mi ha lasciata più da sola. E il cambiamento ha attirato la mia attenzione più del dovuto, proprio perché temo per quello che sto nascondendo. 
Fin da piccola mi ha quasi cresciuta, il capitano più fidato del Re. C'erano periodi in cui me lo ritrovavo sempre dietro, e ho sempre sospettato che dipendesse dallo "stato di pericolo" del regno, anche se non ho mai saputo niente che riguardasse eventuali minacce esterne. Adesso mi viene in mente che vogliano assicurarsi che Killian sia innocuo e disinteressato al regno; ma allora perché affidare a un popolano un compito così importante, al fianco dell'erede al trono, se non si fidano del tutto?
Proprio per la continua presenza di Dimitri, il ragazzo ha mantenuto le distanze fisiche ma anche sociali, assegnandomi il rispetto che voglio mi dia. Infatti, in presenza di altri, la sua personalità camaleontica manifesta riguardo nei miei confronti, anche se so perfettamente come questo costi al suo orgoglio.
-"Ariadna, da quando non vedi Nevena e Morgan? Perché non chiedi alla Regina di organizzare un evento pomeridiano? In fondo, la temperatura adesso permette di stare ampiamente all'esterno"- mi suggerisce Sistiana, in questo momento.
Ho terminato la lezione di musica e mi sono recata nel salone reale per oziare un po' sul divano. La guardia è abbastanza distante da non sentire le parole della mia ancella personale. Dimitri è scomodamente rigido, appoggiato vicino l'entrata del salone; i suoi capelli brizzolati a causa dei suoi quarant'anni inoltrati, sono in tinta con la divisa reale azzurra e argentata, che riprende anche gli occhi quasi di ghiaccio.
-"Non li vedo da un po', in effetti"- rispondo a Sistiana. Questo perché nel mese di febbraio, il più freddo di tutti, quasi mai organizziamo eventi e lo stesso fanno gli altri nobili. A marzo invece, c'è stata un'occasione per incontrarci ma sono stati invitati solamente i miei genitori, per assistere ad un torneo sportivo al di fuori delle mura del regno. Adesso è appena entrato aprile e dà inizio ad una serie di incontri, passeggiate, pranzi e cene insieme alla nobiltà e i reali degli altri regni.
Decido di andare nelle stanze della Regina, per chiederle di organizzare un evento in modo da vedere quei pochi amici che ho. In realtà dovrei prima chiedere udienza e successivamente essere accolta, ma è una decisione improvvisata così come la mia visita. Non vado molto spesso da mia madre, né tanto meno lei viene da me, questo a causa del suo carattere distante e freddo che non mi consente di costruire un rapporto come invece ho fatto con mio padre.
Non sarà contenta di vedermi spuntare all'improvviso, ma l'idea di infastidirla mi diverte parecchio.
Cammino per i corridoi fasciati d'oro e ancora più brillanti grazie alla luce proveniente dalle vetrate, seguita da Dimitri che si mantiene ad una certa distanza.
Arrivata davanti ad una delle due stanze della Regina, busso due volte abbastanza rumorosamente. Viene ad aprire una delle cameriere personali di mia madre, una donna di mezza età dai capelli tinteggiati mogano, piena di rughe sul viso stanco.
-"Vorrei vedere la Regina"- affermo, stirandomi il vestitino di seta verde tenue.
La collaboratrice mi fa entrare, facendo un breve inchino. La stanza si presenta subito con un salottino, accompagnato da librerie e un caminetto di mattoni, in tinta con la parete beige. Mia madre è seduta compostamente sul divano di velluto, intenta a leggere un libro con un'espressione concentrata. I suoi capelli sono, come sempre, ordinatissimi, lisci e lasciati sciolti fin sotto il seno, decorati con fermagli d'oro a forma di fiori. A differenza del mio biondo dorato, il suo è un biondo fragola, ancora più luminoso. È bellissima, molto più di quanto possa essere considerata io, con il viso spigoloso e gli occhi da cerbiatta che la rendono raffinata e magnetica.
Si accorge di me, come la sua guardia personale, un uomo alto e grosso che mi ha sempre incusso timore; si alza dal divano facendo scendere il suo prezioso abito color malva, ampio e ingioiellato sui bordi della gonna e sullo scollo a barca. Non porta la corona al momento, non essendo preparata a nessun tipo di incontro o uscita formale.
La regina Clarissa mi squadra dalla testa ai piedi e mi lancia uno sguardo di rimprovero, probabilmente per la visita improvvisa.
-"Madre, perdonatemi per essere piombata qui senza preavviso, ma volevo chiedere il vostro permesso per organizzare un rinfresco pomeridiano"- mi rivolgo a lei, con fare ruffiano. Continua a scrutarmi prima di rispondere.
-"E sei venuta senza avvisare per questo? Devi rispettare le regole, Ariadna"- accolgo il rimprovero senza dire nulla.
-"Ebbene, acconsento. Domani nel primo pomeriggio. Sarò io a stabilire gli intimi invitati e sarà tua premura provvedere agli inviti. Puoi ritirarti"- detto questo, si gira a posare il libro che aveva in mano sul davanzale del caminetto e fa cenno alla sua cameriera di accompagnarmi fuori.
Uscendo, vittoriosa, mi dirigo verso le mie stanze ma Dimitri mi ferma.
-"Perdonatemi, vostra altezza, vorrei scambiare due parole con voi"- dice serissimo, scortandomi verso le scale del palazzo.
-"Che succede?"- impallidisco.
-"Se mi vedete così presente negli ultimi giorni è perché ho proposto io stesso a sua maestà il Re di potervi...tenere d'occhio"- risponde.
-"Perché mai? Non capisco"- cerco di fingere sorpresa, anche se in realtà è facilmente immaginabile.
-"Principessa, sappiamo bene che voi non siete uscita quella notte per dei rumori a causa di un ladro. Sono certo voi foste uscita volontariamente per altri scopi. Anche dal modo in cui eravate vestita."- non ha nessun'aria di rimprovero o di inquisizione. Non è un sospetto di cui vuole conferma, ma vuole farmi sapere che lui ha capito tutto. Continuo ad ascoltarlo, senza dire una parola.
-"Non ho riferito al Re questo particolare, però ho insistito affinché io possa evitare che si ripeta. Non ho fiducia nemmeno in quel ragazzo, ma devo rispettare la decisione di vostro padre nell'assegnargli questo importante compito"-
-"Perché non gliel'hai detto?"- chiedo, stupita dalla lealtà nei miei confronti.
-"Io tengo a voi, vi sono vicino fin dalla nascita, e per questo vorrei che non vi faceste prendere dal panico a causa delle situazioni con i vostri genitori e non commetteste degli errori che potrebbero mettervi in pericolo"- i suoi occhi di ghiaccio mi guardano con affetto e sincerità; mi sento onorata della lealtà riposta in primis nei miei confronti, nonostante abbia dovuto nascondere tutto questo al Re.
-"Ti ringrazio di cuore. Apprezzo quello che mi stai dicendo, ma non credo potrei mettermi in pericolo. Il regno è sicuro"- gli sorrido.
Ma con una nota di dispiacere, mi dice:
-"Altezza, credo che voi dobbiate sapere che il regno non è al sicuro"-


 
***


La Regina Clarissa mi ha fatto avere la lista degli invitati al rinfresco pomeridiano qui nel giardino del castello e ho preparato gli inviti in modo che li ricevessero nell'immediato. Per tutto il giorno, fino all'indomani, ho rimuginato sulle parole della guardia reale ma non ho potuto estorcergli altre informazioni, sia perché ha evitato il discorso, forse colpevole di aver detto fin troppo, sia perché non siamo riusciti a rimanere da soli per parlarne. 
Mi sembra strano che il regno sia in pericolo. Non ho mai sentito parlare di minacce esterne, magari sono affari segreti che non mi competono, ma non appena diventerò regina dovrò occuparmene, quindi devono già mettermi al corrente di queste situazioni.
Per l'occasione dell'evento in giardino, hanno sistemato la parte interna, che porta alla sala da ballo, più intima e calorosa. Le piante e le aiuole sono state potate, gli alberelli da frutto sono già colmi di mele, pesche e albicocche. Vi sono dei tavolini appositamente arricchiti di stuzzichini con bevande di tutti i tipi, sia calde che fresche, e una postazione dedicata al gioco per gli uomini. La fontana è accesa e il contorno di marmo è stato adibito a sedile in modo da non bagnarsi e stare comodi.
Sistiana mi ha aiutato a scegliere un abito floreale color miele scuro, decorato con del pizzo sulle maniche a tre quarti. Il diadema che porto è quello informale, con degli zaffiri incastonati, mentre la corona della Regina è al solito eccentrica e voluminosa, ricca di pietre preziose e diamanti. Lei porta un vestito bianco avorio, attillato fino al busto e che va ad allargarsi sempre di più, senza decorazioni particolari essendo un semplice rinfresco pomeridiano.
Man mano gli ospiti stanno arrivando, mia madre ha voluto invitare solamente 6 famiglie, quelle più intime, quindi non sono più di venticinque persone.
I primi a presentarsi all'evento sono i nobili Belting, con la loro figlia di sedici anni Hethel, molto raffinati e cordiali. Mi salutano con un inchino, così come la famiglia Herbert e i Powell.
Sono felicissima di accogliere i Seymour, con la loro figlia Navena, con la quale ho un rapporto davvero straordinario. Fin da piccole abbiamo legato tantissimo, eravamo e siamo un trio inseparabile, insieme a Morgan Knollys, arrivato subito dopo. Passavamo più tempo insieme una volta, perché quando si è più piccoli si tende sempre ad organizzare qualche evento per farci conoscere ed introdurre alla società.
Nevena ha acconciato i voluminosi ricci rossi in una crocchia, per dominarli, e indossa un vestitino di tulle color verde menta. E' una ragazza pienotta, senza esagerare, anche se quel po' di grasso in più l'ha sempre messa a disagio e difficilmente riesce ad approcciarsi: è davvero timida, ma con me è riuscita fin da subito ad aprirsi, si sente apprezzata per quello che è.
Si avvicina entusiasta in viso, si limita ad un inchino, negli occhi nasconde una promessa di un abbraccio non appena saremo per conto nostro.
Morgan, invece, arriva raggiante e non si preoccupa di abbracciarmi tranquillamente, beccandosi l'occhiataccia da parte dei baroni Knollys. Lui è vestito piuttosto sbarazzino, una camicia abbastanza larga sistemata dentro le brache color cachi. Ha i capelli neri spettinati come sempre e sono propensa a sistemarglieli ma non vorrei causare disagi con gli altri, sarebbe un contatto fin troppo affettuoso, più di quanto ci spetta.
-"Aria, ce n'è voluto di tempo affinché ci chiamassi eh!"- scherza il ragazzo.
-"Temevamo ti avessero chiusa in casa in realtà, dopo quello che abbiamo saputo"- sussurra Nevena, indagatrice.
-"Lo so cosa volete sapere, ma adesso state zitti e non date nell'occhio"- li ammonisco scherzosamente.
Arrivati i duchi De Vrie, aspettati impazientemente da tutti, vengono subito a salutarmi. Il Duca Edmond si inchina profondamente insieme alla moglie Elara. Dopo di loro, tocca al figlio Christopher De Vrie, il ventiduenne più desiderato del regno. Delicatamente mi sfiora il dorso della mano con le labbra, guardandomi da sotto le ciglia con i suoi occhi blu profondissimi. È identico al padre, i capelli biondo cenere perfettamente curati, mascella squadrata e fisico scolpito grazie all'allenamento dell'accademia militare.
-"Principessa Ariadna, è un onore per me rivederla"- dichiara Christopher.
In effetti l'ho visto solo qualche volta durante i balli reali, mai in questi eventi pomeridiani e meno formali. Non abbiamo mai parlato più di tanto, ci siamo sempre limitati ai saluti e agli inchini rispettosi. Come adesso: gli rispondo con un piccolo inchino e distolgo lo sguardo dal blu dei suoi occhi, i quali mi mettano tremendamente a disagio e in imbarazzo.
Si vocifera che lui, insieme a Tristan Herbert, siano i più adatti per ambire ad essere miei pretendenti, in quanto entrambi facciano parte dell'accademia militare, siano di alto rango, (dall'alto verso il basso, dopo il Principe, vi è il Duca succeduto dal Marchese, rispettivamente i De Vrie e gli Herbert), con una reputazione impeccabile. Peccato che io li conosca ben poco, ancora meno Tristan, il quale si è presentato per la prima volta pochi minuti prima insieme ai Marchesi Herbert, che invece conosco meglio. Mi è sembrato un po' arrogante, spettinato quanto Morgan ma con i riccioli aranciati che lo fanno sembrare più giovane dei suoi ventun anni.
Finalmente il rinfresco può iniziare, non appena la Regina comincia; tutti fanno un brindisi alla Sua salute, chi con vino, tè, spremuta, bevande alla cannella e alla liquirizia, tisane, birra speziata...
Le donne si riuniscono nel tavolino centrale, bevendo e assaggiando qualche stuzzichino, insieme a mia madre. Gli uomini, invece, sono al tavolo da gioco, sempre composti e mai inappropriati. Noi ragazze ci sediamo attorno alla fontana, per stare più in disparte e chiacchierare per conto nostro.
La temperatura non potrebbe essere migliore; una leggera brezza muove delicatamente i nostri vestiti e ci riempie degli odori primaverili del giardino; la fontana ci schizza qualche goccia d'acqua ma è piacevole.

-"Principessa, tutti noi vogliamo sapere come sono andate le cose qui a palazzo"- insiste curiosa Hethel Belting.
Insieme a noi c'è anche Feliksa Powell; sono stata al suo diciottesimo compleanno il mese scorso: è una ragazza piuttosto carina e raffinata, anche se è molto superficiale ed esuberante. Ha tagliato i capelli castani sulle spalle, in questo modo sembra più grande rispetto a quando li portava molto lunghi. Oggi indossa un vestito di seta azzurro con dei fiori rossi sulla gonna, in tinta con le scarpe leggermente alte.
Morgan è l'unico ragazzo che non partecipa al gioco insieme agli altri uomini, nonostante abbia l'età per stare con loro.
-"Non credo che la principessa abbia chissà cosa da raccontare"- alza gli occhi al cielo Feliksa, secondo me per spingermi ancora di più a parlare.
-"Hai ragione. Semplicemente sentivo dei rumori provenire dalle mura del castello, nella parte posteriore, e ho deciso di verificare. Un ragazzo, Killian, mi ha protetta quando il ladro ha cercato di ferirmi. Tutto qui"- vado corto.
-"Che romantico!"- sospira Hethel, con gli occhi sognanti.
-"Ma da dove è sbucato questo qui? E poi sappiamo che adesso lavora a palazzo, che ne sai se non era tutto architettato?"- insinua Feliksa.
A questo pensiero, mi giro cercando con lo sguardo Dimitri, che è poggiato all'entrata della sala da ballo che sbuca nel giardino dove siamo adesso.
-"Ma dai, sono sicura non sia nulla del genere"- interviene Nevena, ricevendo un ringraziamento telepatico.
-"Signore, basta, ormai questo gossip non è più molto interessante. Ditemi, avete qualche giovane cavaliere in mente?"- scherza Morgan, sviando il discorso.
-"Perché non vai insieme agli altri uomini se non apprezzi questi discorsi da ragazze, oppure ti senti più a tuo agio qui?"- lo schernisce Feliksa.
Gli occhi color ghiaccio del mio amico si socchiudono, sicuramente l'ha infastidito parecchio, ma è raro che lui dia a vedere del nervosismo. Infatti decide di non risponde alla provocazione ma la ignora.
-"Ariadna, sai quindi chi saranno i pretendenti? Secondo me non è un caso che Christopher e Tristan siano qui oggi"- squittisce la più piccola fra noi.
Ecco, questo è un altro discorso che proprio non volevo toccare, ma a quanto pare non fanno altro che intromettersi nella mia vita. Anche per questo non apprezzo questi eventi: ogni scusa è buona per spettegolare, in particolar modo su di me e la mia vita privata. Capisco che sono la principessa, l'erede al trono, ma io non trovo così interessanti questi argomenti.
-"Se si presenteranno come pretendenti alla cerimonia, devo dire principessa Ariadna che sono parecchio invidiosa"- ammette Feliksa, scuotendo la testa.
-"Non li conosco. Possono essere di bella presenza, ma non credo ci voglia questo per regnare o per conquistarmi"-
-"Peccato che non ti daranno nemmeno il tempo perché te lo faranno sposare senza che tu te ne accorga"- ride Nevena. Il punto è che è proprio questo il piano dei miei genitori. Non voglio far notare la tristezza che di colpo mi ha travolto a quel pensiero.
Tra un mese o giù di lì, sarà organizzata la cerimonia dei pretendenti: dovrò conoscere una miriade di ragazzi e scegliere quelli più adatti, insieme al Re ovviamente. Dopo un susseguirsi di eventi e appuntamenti, dovrò decidere chi sarà il mio futuro marito, il quale regnerà al mio fianco, o forse mi escluderà del tutto da questo compito.
-"Suvvia mia cara, non prenderla in questo modo che i tuoi occhi azzurri si scuriscono"- scherza Morgan. 
Gli sorrido, ma subito la mia attenzione è attirata da qualcos'altro.
Dietro la fontana, vicino all'altro gazebo, quello più piccolo e non adibito per l'evento, c'è Killian. In teoria lui non dovrebbe stare nei paraggi, la Regina sarebbe molto infastidita se sapesse che uno di quelli che lavorano al castello è presente.
-"Volete scusarmi, mi occupo di una faccenda"- dico ai miei ospiti, lasciandoli un po' straniti e dubbiosi.
Senza farmi vedere da mia madre, mi avvicino al ragazzo, passando tra le mattonelle di ceramica del giardino, le panchine e le aiuole.
-"Che ci fai qui?"- gli sussurro, attirando l'attenzione su di me.
Si gira quasi di scatto e mi punta gli occhi addosso. Mi osserva, con un'aria infastidita, come se mi trovasse inappropriata, brutta.
-"Vivo qui ormai. Posso andare in giardino, nessuno me l'ha vietato"- mi dice con la sua voce roca, distogliendo subito lo sguardo.
-"Sì certo, ma se la Regina ti vede sei nei guai. Non vuole dipendenti in giro"-
-"Correrò il rischio"- e riprende a guardarmi.
-"Che c'è, non ti piace come sono vestita?"- gli chiedo, incrociando le braccia.
-"Al contrario, bambolina"- ma nonostante fosse un mezzo complimento, sembrava lo stesso infastidito.
-"E allora perché mi guardi così?"- continuo, avvicinandomi un po' di più e notando ancora una volta le pagliuzze dorate sul verde dei suoi occhi. Sono davvero uno spettacolo, non posso evitare di esserne rapita. Si scosta i riccioli davanti al viso, e mi sento in imbarazzo per il modo in cui lo guardo.
-"Così come?"- risponde alla domanda con un'altra domanda, ma accenna un sorriso furbo, facendo risaltare le fossette.
Peccato che sono costretta ad allontanarmi bruscamente, non appena vedo avvicinarsi il gruppetto che avevo lasciato prima.
-"Aria?"- chiede Nevena, più confusa del solito.
-"E lui chi è?"- chiede Feliksa, con gli occhi spalancati.
-"Perdonatemi, fanciulle, non era mia intenzione interrompere il vostro prezioso ritrovo"- si inchina lievemente Killian, con una voce dolcissima, che non traspare un minimo di falsità. Ma è ovvio che lo sia. Ammiro parecchio questo talento che ha nel camuffare il suo atteggiamento in base alle persone e alle circostanze. Io non ne sono capace.
-"Non vi preoccupate, milord, siamo onorate. Qual è il vostro nome?"- chiede sfacciatamente Hethel. Nonostante abbia solo sedici anni, è forse la più sfrontata e coraggiosa di tutte per quanto riguarda l'approccio con il genere maschile. Seconda solo a Feliksa.
-"Il mio nome è Killian, e vi prego, non sono che un umile servitore della principessa"- questa frase alle mie orecchie suona più come una provocazione che come un segno di sottomissione e non fa altro che infastidirmi di più.
-"Siete il "salvatore" di cui tutti parlano? Avete salvato Ariadna da quel ladro?"- interviene Nevena.
-"Solo fortuna, la principessa aveva bisogno di aiuto"- mi giro di scatto e lo fulmino con lo sguardo.
Stava cercando di mettermi in ridicolo e farmi apparire una stupida ragazzina che non se la sa cavare da sola davanti ai miei ospiti.
-"Sciocchezze, avevo tutto sotto controllo"- stringo i pugni per cercare di trattenermi.
-"Ma dai Ariadna, non ci fa niente se ammetti che un bel giovane ti ha salvata."- ci si mette pure Feliksa, che non fa altro che farmi infuriare di più. Per non parlare del sorriso soddisfatto di Killian.
-"Sì sì, a parte questo; amico, sei più grande di noi? O vai all'accademia e per questo sei bello grosso?"- Morgan vuole aiutarmi cambiando discorso, ma così non ha fatto altro che aumentare ancora di più l'ego di Killian e quindi incrementare il mio nervosismo.
-"In realtà mi alleno per conto mio e sì, ho venticinque anni"-
Non sapevo nemmeno io quanti anni avesse, pensavo fosse più grande di me, certo, ma non credevo addirittura cinque anni in più di me, dato che devo compierne venti. Vedo Morgan abbastanza a disagio, forse perché non ha il fisico scolpito che vorrebbe ma questo dipende anche dal fatto che va all'accademia militare solamente perché gliel'hanno imposto, ma a lui non interessa niente.
Le altre ragazze sono abbastanza entusiaste e intrigate dal fatto che Killian sia un ragazzo così attraente e più grande di tutte noi. Io mi limito a mantenere un'espressione infastidita.
-"Beh, complimenti"- risponde Morgan, un po' intimorito.
-"Perdonatemi, ma credo sia arrivato il momento di congedarmi. Non è giusto che mi trovi qui. Vi auguro una buona permanenza"- conclude Killian, baciando la mano a ciascuna mia ospite. Vedo i loro sguardi colpiti e lusingati da quelle attenzioni, ma io credo di sentirmi rivoltare lo stomaco. Stringe la mano a Morgan e infine si posiziona di fronte a me. Mi prende la mano e, a differenza di Christopher De Vrie, il suo tocco non è per niente delicato. Mi bacia il dorso della mano con l'intenzione di farmi percepire il calore di quel tocco, attraverso le labbra. Osserva attentamente la mia reazione, che cerco in tutti i modi di nascondere.
-"Buon divertimento, mia principessa"- e distoglie immediatamente il suo sguardo magnetico dal mio, ritornando da dove è venuto.
Rimango ferma per qualche secondo, in testa una voragine di pensieri discordanti.
Che problemi ha? Come può comportarsi prima in un modo e il secondo dopo l'opposto di prima.
-"Bene, adesso sì che sono piacevolmente sconvolta"- interviene la mia amica Nevena.

-"Come dicevo prima: sono parecchio invidiosa"- termina Feliksa.

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Capitolo 4
*** Occhi. ***


 
 


Capitolo 4
OCCHI.
 

-"Ma a cosa dovrebbe servirmi saltare la corda?"- chiedo, più scorbutica che mai e con il fiatone dopo appena cinque salti.
-"Ti serve e basta. Devi fare i muscoli. Devi imparare ad essere scattante e dinamica"- mi risponde meccanicamente Killian.
Dalla prima lezione ad ora sono passate due settimane, durante le quali più che combattimento e difesa, mi sono ritrovata a fare ginnastica estrema. Sento dolore dappertutto e ogni volta desidero stendermi a letto per non rialzarmi mai più. Sono un tipo di persona molto pigra per quanto riguarda il movimento fisico e questo per me è un incubo.
-"Ma potresti alternare anche con qualcosa di più dinamico"- scandisco la parola da lui usata.
-"Bene. Posa quella corda"- mi ordina, sorprendendomi. Non pensavo mi ascoltasse.
-"Adesso metti i pugni all'altezza del petto, quello sinistro più in avanti, già te l'avevo spiegato"-
Seguo alla svelta le sue indicazioni ma mi guarda alzando le sopracciglia. Si avvicina e sistema meglio la posizione e mi distanzia i piedi in modo da avere le gambe larghe quanto le mie spalle. 
-"Colpiscimi"- mi fissa senza battere ciglio, più serio che mai.
Finalmente il momento che aspetto fin dall'inizio. Scaglio il pugno destro verso il suo petto che si trova praticamente alla mia altezza. L'impatto, però, è terribilmente solido, tanto che ritiro la mano di scatto per il dolore che mi ha provocato. 
-"Mi hai fatto male"- mi lamento, soffiando sulle nocche.
-"Io? Hai fatto tutto da sola. Come vedi non sei abbastanza forte nemmeno per darmi un pugno"- mi provoca, nascondendo un sorriso beffardo.
-"Bene. Ma chiunque può diventarlo e posso imparare da sola senza problemi, basta allenarsi"- incrocio le braccia, sbuffando.
-"Secondo te perché ti stavo facendo allenare?"- mi guarda come se fosse scontato.
-"Si ma dovrei esercitarmi con pugni, calci, a schivare i colpi"- 
-"Ci sarei arrivato, ma va bene. Adesso sferra una serie di pugni e cerca di prendermi"- mi sfida.
Faccio una smorfia pensando al dolore di prima ma obbedisco. Non riesco a sfiorarlo a causa dei suoi movimenti immediati e perché riesce a prevedere i miei; a dire il vero nemmeno l'aria si è mossa di un millimetro.
Mi giro a dare un'occhiata alla mia guardia Dimitri, che ha deciso di assistere alle mie lezioni, secondo il suo "piano" di "tenermi d'occhio". Non è serio come sempre, quasi direi che è divertito dai miei tentativi di colpire Killian, ma non appena gli rivolgo il mio sguardo subito ritorna serio. 
Girandomi verso il ragazzo, mi ritrovo i suoi occhi ad una vicinanza esagerata. 
-"E' da un po' che ti sta incollato"- sussurra, essendosi abbassato per poter raggiungere la mia altezza. 
-"Non si fida né di te né dei miei impulsi"- gli rispondo, pentendomi subito di averglielo confidato. 
In fondo non mi fido del tutto nemmeno io, ma perché continuo a mostrare fiducia e consenso? Mi sembra di conoscerlo da sempre, anche dal modo in cui ci rivolgiamo l'una con l'altro, ma questo non toglie il fatto che in realtà sia un totale sconosciuto che inizialmente voleva introdursi a palazzo di nascosto.
-"Fa bene"- bisbiglia, spostando lo sguardo dalla guardia a me e facendomi rabbrividire.




 
***


Oggi è il 14 aprile e mi sento piuttosto elettrizzata all'idea di partecipare al ventesimo compleanno del mio amico, nonché barone Morgan Knollys. Secondo la nostra usanza, quando si compiono vent'anni si raggiunge la maturità vera e propria. E' tipico organizzare una festa memorabile, invitando anche il Re e la Regina del proprio regno, che danno la grazia e l'approvazione. Gli uomini raggiungono l'età richiesta per cercare moglie o presentarsi come pretendenti; possono raggiungere un rango più alto all'accademia militare; far parte del senato reale; guidare; avere la propria indipendenza economica e sociale. Le donne, invece, entrano in società; cominciano ad avere voce in capitolo nella famiglia; scegliere se continuare la propria istruzione o trovare impiego nel regno. Anche noi possiamo guidare, nonostante di rado si veda di buon occhio, sopratutto per me: è opportuno che io impari principalmente a cavalcare.
Io, da principessa quale sono, avrò il diritto di partecipare alla vita politica non appena compirò vent'anni e raggiungerò l'età per regnare. Le ragazze possono essere date in sposa a partire da diciotto anni, quindi per questo aspetto non cambia nulla.  
Morgan, non essendo interessato alla vita militare, probabilmente sarà spinto verso quella politica. 
-"Cosa pensi di indossare? Nonostante sia la festa di compleanno di Morgan, gli occhi ricadranno su voi reali"- mi sta dicendo Sistiana, mentre mi applica una maschera per il viso alla lavanda. 
-"Pensavo a quel vestito rosato con allacciatura al collo, stile impero"- 
-"Oh, quello aperto sul retro? Secondo me è un bel modello, poi il rosa sta bene alle bionde"- risponde con un sorriso che posso solo immaginare, avendo gli occhi chiusi. 
-"E' un peccato che non possa portarti con me"- sbuffo.
-"Te lo immagini? Sarei la dama di compagnia più invidiata del regno, che dico, di tutta la Bretagna!"- scherza. Non mostra mai un minimo di amarezza nell'essere esclusa da questi eventi regali a cui, purtroppo, non possono partecipare le persone del popolo. 
-"Come sono le feste delle persone normali?"- utilizzo la parola normale per intendere qualcuno che conduce una vita nella norma, senza le prassi reali.
-"Ti piacerebbero davvero. Sono movimentate, piene di musica rumorosa, balli scatenati, alcool, giochi interattivi, storielle di una notte"- si mette a ridere, probabilmente al ricordo di qualche esperienza buffa.
-"Come nei film in pratica"- unica mia testimonianza dei suoi racconti.



 
*


Mi preparo con calma quattro ore prima di andare alla festa nella villeggiatura dei baroni Knollys. Con l'aiuto di Gilda, indosso il vestito che avevo previsto; Margareth invece mi procura le scarpe con il tacco di un colore quasi identico, che si allacciano lungo la caviglia, fin dove finisce l'orlo dell'abito. Sistiana mi mette dei bracciali alti, sopra il gomito, e ritiene opportuno indossare un diadema tempestato di diamanti e rodocrosite, gemme direttamente dall'Argentina, di un rosa lucente. I capelli preferirei tenerli lunghi e non acconciati, ma le mie collaboratrici decidono di attaccare i riccioli che ricadono davanti all'indietro, con un fermaglio sempre in tinta. Per il resto li ho lasciati ricadere morbidi e attorcigliati, come al solito.
Mi dirigo verso le scale principali che portano all'ingresso e mentre scendo, incrocio Killian che invece sale. Si accorge di me solo quando ci dividono pochi gradini. 
Alza lo sguardo; per una volta mi guarda dal basso.
-"Dove vai?"- mi chiede, dopo avermi studiata attentamente con gli occhi.
-"Sono invitata ad una festa"- rispondo, fieramente.
-"Immagino si tratti di qualche evento noioso"- sospetta, alzando le sopracciglia.
-"Al contrario, mi divertirò parecchio. E farò conoscenza"- dicendo questo, continuo a scendere, provando a sorpassarlo. Ma si mette davanti, bloccando con un braccio la possibilità di percorrere le scale.
-"Beh, senza di me non sarà poi così divertente"- mi guarda e quasi temo non voglia farmi andare.
-"Sono sicura di sì"- cerco di spingere via il braccio che poggia sulla ringhiera in modo da non farmi passare. Con l'altro, però, mi blocca anche dal lato opposto.
-"Qual è il tuo problema?!"- mi rivolgo a lui, incrociando le braccia e guardandolo truce. 
-"Mi sto solo divertendo. Come farai tu stasera"- risponde, trattenendo una risata amara.
Non mi sta troppo vicino, ma tanto basta da inondarmi le narici del suo profumo di pulito e notare le isolette dorate che decorano le sue iridi verdi. Il cuore comincia a battermi, nonostante voglia fermarlo con tutte le mie forze.
-"Sei agitata"- non lo chiede, semplicemente lo afferma.
-"Sono infastidita. Mi stai importunando"- puntualizzo.
Si avvicina terribilmente al mio viso, e mi sfiora la guancia con la sua, pungendomi con la barba.
-"Non te la spassare troppo, bambolina"- mi sussurra all'orecchio destro, facendomi rabbrividire a causa del suo respiro. 
Detto questo, si stacca dalla ringhiera e sale le scale tranquillamente, come se non si fosse mai fermato durante la salita.  



 
*


Ci scorta una limousine nera opaca, lunga 10 metri, seguita e preceduta da auto piene di guardie. Mio padre è seduto alla mia destra, più entusiasta che mai. A lui piacciono parecchio le feste, può conversare e divertirsi anche lui per una volta. È vestito con un completo elegante color oro e bordeaux, decorato sulle spalle. La corona che porta non è tra quelle più voluminose, impreziosita da rubini e oro, come il diadema di mia madre. Come al solito, è seria e quasi infastidita all'idea di andare ad una festa di compleanno di un barone. Secondo lei è fin troppo in fondo nella scala nobiliare per onorarlo della loro presenza. Indossa un vestito abbinato a quello di mio padre: corpetto oro che va a sfumarsi nel bordeaux della gonna ampia e ricamata. 
-"Ariadna, avresti potuto indossare qualcosa di simile a noi"- mi rimprovera.
-"Mia cara, è splendida lo stesso. Non preoccupatevi"- risponde il Re.
Finalmente siamo arrivati, così non devo sopportare altri commenti sul mio modo di vestire o portare i capelli. Ci aiutano a scendere e ci troviamo di fronte alla tenuta dei Knollys. La loro residenza è uno spettacolo: è circondata da un immenso giardino, illuminato da lampioni, curato nei piccoli dettagli; lo si può vedere dai cespugli, le siepi e il prato nettamente tagliato. Inoltre vi sono alberi da frutto che adornano il perimetro. I tre piani sono retti da due colonne ai lati dell'entrata che ricordano quelle di un tempio; i balconi sono decorati da una ringhiera che sembra un ricamo di pizzo; vi sono ampie vetrate che però dall'esterno non mostrano ciò che vi è dentro. Tutto di colore bianco avorio, elegante e raffinato.
Ci accolgono i baroni Denoel e Rohanna Knollys, vestiti entrambi di azzurro e argento per ricordare sicuramente i colori del regno. La signora indossa un abito con scollo a barca, lungo fino alle caviglie, di raso impreziosito dall'argento delle decorazioni. Morgan ha gli stessi capelli corvini della madre, che porta acconciati in una crocchia morbida e ciò risalta i lunghi orecchini d'argento. Ha un viso così dolce e delicato che ogni qualvolta che la vedo vorrei abbracciarla. Il barone, invece, ha gli stessi occhi color ghiaccio del figlio, che rendono glaciale egli stesso, a differenza di Morgan che, nonostante il freddo colore degli occhi, emana calore da tutti i pori. 
-"Vostra maestà, Re Hector e Regina Clarissa, siamo onorati di ricevervi ancora una volta nella nostra umilissima residenza"- si inchina Denoel, seguito dalla moglie e dal figlio. 
-"Principessa Ariadna, è per noi un estremo piacere avervi qui a festeggiare insieme a nostro figlio"- mi saluta Rohanna con una riverenza. 
Quanto vorrei abbracciare Morgan fino a stritolarlo, ma posso limitarmi a un cenno e ad un sorriso elettrizzato. Per una volta ha i capelli ordinati e più corti, per evitare che gli ricadano sugli occhi. Indossa un completo elegante blu, con dei piccoli dettagli in argento sui polsini e sul colletto.
Ci addentriamo verso il grande atrio principale; niente è cambiato dalla mia ultima visita: dei divani broccati d'oro sono posizionati ai lati di un caminetto e delle librerie; varie statue decorative e soprammobili riempiono l'atrio, tavolini e poltrone, piante esotiche per dare maggiore estetica. Ci dirigiamo verso la sala da ballo, spaziosa ma modesta. Riesco a percepire un profumo inebriante di camelie, che in effetti sono collocate lungo i lati della sala; vi sono immensi tavoli con sopra stuzzichini e bevande per allietare l'evento, uno dedicato ai regali ricevuti dal festeggiato. In fondo vi è l'orchestra, che già suona una melodia adatta ad accompagnare l'entrata degli invitati. Il pavimento è stato appena lucidato, si vede a primo impatto. Le pareti sono adornate simmetricamente da colonne, che riprendono l'ingresso della tenuta e sul soffitto ricadono lampadari sontuosi come quelli a palazzo, scintillanti e decorati da pietre preziose; rendono l'atmosfera calda e avvolgente. 
-"Ora sì che la serata si fa interessante"- attira la mia attenzione Nevena, felice di vedermi. 
Mi abbraccia, sicura di non essere vista e fa una giravolta su sé stessa.
-"Ti piaccio Aria?"- mi chiede, con un luccichìo negli occhi. 
Indossa un abito giallino tenue, il quale ricade morbido senza evidenziare le forme che cerca sempre di nascondere. Ha lasciato i ricci rossi sciolti, come preferisco io.
-"Una meraviglia. Vuoi fare colpo?"- scherzo, ammiccando.
-"Non si sa mai"- mi da corda.
-"Ei, qui sono io la star. Che fate senza di me?"- si avvicina Morgan e finalmente posso abbracciarlo.
-"Ma guardatelo, come si sente figo"- lo prendo in giro.
-"Io sono figo, attenzione"- si scosta i capelli, con fare vanitoso. Entrambe scoppiamo a ridere e lui si unisce a noi. 
Salutiamo Feliksa, arrivata poco dopo con un pomposo abito color porpora. 
-"Sembri una bomboniera"- commenta Nevena, beccandosi un'occhiataccia dalla diretta interessata. 
Molti dei presenti li conosco, più che altro quelli della mia età che vengono invitati a palazzo insieme ai genitori e con cui scambio quattro chiacchiere.
Oltre a Hethel Belting, della sua età ci sono Kida ed Erwan, con i quali ho parlato poco e niente. Noto anche Iv e Stevan, un po' più grandi di me. La prima è una ragazza parecchio strana, si trucca esageratamente di nero e porta i capelli sempre legati, non credo di averla mai vista in diverso modo. Stevan ha degli occhi strabiliati color indaco, peccato che sia terribilmente logorroico. Non riesco mai a fuggire dai suoi discorsi riguardanti lo sport e i racconti su suo fratello maggiore Donovan. È molto più grande di noi, ha ventisette anni e Stevan blatera sempre dei suoi viaggi per il mondo, come se li avesse intrapresi lui personalmente. Ha la fama di dongiovanni, come la maggior parte dei ragazzi qui dentro. Anche lui ha ereditato l'indaco negli occhi, ma al contrario di Stevan, ha una mascella squadrata che lo rende più possente di quanto già sia.
-"Avete visto? E' tornato Donovan Roy dall'Australia, è uno spettacolo!"- farfuglia Feliksa, intenta ad ammirare il ragazzo. 
-"Io in realtà sto guardando Gwenna e il suo abito succinto"- azzarda Morgan. 
Ecco, lei non la conosco. So solamente che ha l'età del mio amico e che è molto ambita tra i ragazzi. Ha i capelli biondi molto lunghi e ondulati, che ricadono sul vestito rosso esageratamente corto. Il suo viso è punteggiato da lentiggini che la rendono adorabile, come il naso all'insù e le labbra rosee.
-"Oh ma piantala"- lo spintona Nevena.
-"Che c'è? Fa girare la testa"- sghignazza lui di rimando.
-"Principessa Ariadna, adoro il tuo vestito"- si avvicina Kida Bettzel. 
-"Sì ha ragione"- commenta Feliksa.
No, non guardatemi. Smettetela, vi prego. Odio stare al centro dell'attenzione. 
-"Dai, andiamo a prendere qualcosa da bere"- mi prende a braccetto Nevena, avendomi letto nel pensiero.
-"Merda, hai visto? Ci sono i tuoi futuri pretendenti Christopher De Vrie e Tristan Herbert"- sussurra entusiasta la mia amica.
Si trovano proprio accanto al tavolo a cui ci stiamo avvicinando. Il primo di un'eleganza stupefacente, con un completo nero che scurisce i suoi occhi blu notte e il biondo cenere dei capelli invece sembra più luminoso. Tristan, al contrario, è più casual, con una camicia verde scuro che risalta l'arancio dei riccioli. Quest'ultimo visibilmente annoiato, l'altro composto più che mai.
-"Principessa Ariadna, posso salutarvi come meritate?"- si rivolge a me Christopher.
-"Per favore, non c'è bisogno di rivolgerti a me con tanta formalità"- gli dico, concedendogli la mano.
-"Senza il tuo permesso, non me lo sarei preso da solo"- mi sorride. Un sorriso di quelli che sono capaci di far sentire male qualsiasi anima in preda alla tachicardia come me in questo momento. 
Dai, chi non sarebbe affascinata da un bel ragazzo? Mi capita con qualsiasi belloccio, è più che naturale!
Anche Tristan mi saluta, senza però deliziarmi con la stessa galanteria. 
-"Sei splendida"- aggiunge, però.
-"Ti ringrazio"- ma mi sarei nascosta sotto al tavolo.
-"Ora ci penso io – mi sussurra Nevena – Tristan, mi accompagneresti da Gwenna, vorrei salutarla"- gli chiede.
-"Certamente, non ne ho avuto l'occasione nemmeno io"- si anima il ragazzo.
Mi ha di proposito lasciata sola con Christopher, è davvero assurda. Lo sa che sono impacciata come un tricheco. 
-"Ariadna, ti andrebbe di ballare con me?"- mi invita mister-occhi-blu. 
Annuisco, incapace di parlare. Svegliati, non fare la cretina. È un uomo intraprendente e raffinato, non puoi fare la figura della ritardata.
Mi porge la mano, accogliente, e mi accompagna delicatamente verso il centro della sala, dove già alcuni stanno danzando. Mi stringe a sé, circondandomi la vita con le braccia. Faccio lo stesso, però incrociando le mani dietro il suo collo. 
Mi sento male. Molte volte ho ballato con dei ragazzi durante queste cerimonie, ma lui mi guarda troppo profondamente e mi mette a disagio. 
-"Quando toccherà a te? Dico, la festa dei vent'anni"- mi chiede. 
-"Il 15 settembre"-
-"Sei pronta a fare la regina?"- mi sorride.
-"Credo di sì. Insomma, è quello che voglio"- affermo.
-"Dicono che tu abbia un carattere molto particolare"- ride di sottecchi, facendomi ancora di più rincretinire. 
-"Beh sì, sono sicura di me per certi versi e determinata a ottenere ciò che voglio"- 
-"Ti fa onore, Ariadna"-
-"Di te dicono parecchie altre cose..."- butto lì, abbassando lo sguardo.
-"Che voglio corteggiarti?"- sussurra, con un tono di voce che mi scioglie letteralmente. Lo guardo, e gli basta come risposta.
-"Ebbene, ancora non posso svelarti tutto"- ridacchia. 
Con una mano avvicina il mio viso al suo petto, e mi lascio cullare dai suoi passi e dalla musica dolce che risuona grazie all'orchestra. Il mio cuore non vuole saperne di fermarsi.  


 
*


Dopo il ballo con Christopher, Nevena ha voluto sapere tutti i dettagli, che ho evitato di raccontare altrimenti mi sarei sentita ancora di più in imbarazzo. Morgan ha concesso un ballo sia a me che a Nevena, durante il quale ha spettegolato degli invitati facendomi ridere un sacco. Feliksa è riuscita a danzare con Donovan, e Christopher stranamente non ha accettato. Solamente me ha condotto sulla pista da ballo, nessun'altra ragazza, e questo mi ha solleticato lo stomaco più del dovuto. Non mi stupisce la mia reazione alle sue attenzioni, è solo questo: non ne sono abituata, a causa del fatto che la maggior parte delle volte mi isolo con Nevena e Morgan e presto poca attenzione ai ragazzi.
I miei genitori sono rimasti tutto il tempo a parlare con i duchi De Vrie e Roy e hanno salutato chi si è inchinato al loro cospetto. Solo mio padre ha scambiato quattro chiacchiere anche con il resto dei nobili e i ragazzi dell'accademia militare.
La cena è stata deliziosa. Ci siamo diretti subito dopo verso la sala da pranzo, imbandita e ricca di cibi ricercati e squisiti. L'atmosfera è stata molto familiare, mi sono sentita a mio agio quasi con tutti coloro i quali ho chiacchierato.
-"Principessa, ditemi, avete sentito parlato del torneo che si terrà quest'estate all'accademia?"- mi ha chiesto ad un tratto Stevan.
-"Emh, credo di sì..."- detto questo, ha cominciato a raccontare di quanto lui si stesse preparando a ciò.



 
*


Morgan finalmente sta aprendo i regali di compleanno. Io ho fatto prendere per lui una chitarra classica, sapendo quanto ami suonare quella del suo maestro. Adesso ne ha una tutta per sé. Non appena scarta il mio regalo, mi corre incontro e mi solleva dall'entusiasmo. Sbircio la reazione dei miei genitori, notando il Re sbellicarsi dalle risate e mia madre, invece, rimanere allibita così come i baroni Knollys. Ma a Morgan non è mai importato nulla, ha sempre dimostrato affetto a chi vuole bene nonostante non sia molto elegante.
-"Se non fossi la mia migliore amica, ti sposerei all'istante"- mi sussurra, in modo da non creare altro scalpore. Scoppio a ridere. È la persona più esilarante, spontanea e fantastica che io conosca. 
-"Mi state escludendo!"- si avvicina Nevena con il broncio. 
Anche il suo regalo è stato apprezzatissimo dal festeggiato. Solo alcuni non sono stati di suo gradimento, come le armi, di cui lui non farà mai uso, o gioielli sfarzosi da uomo. 
Alla fine dell'evento, Denoel fa un discorso di augurio per suo figlio:
-"Adesso sei ufficialmente un barone Knollys. So per certo che renderai fiera la tua famiglia; sei conosciuto da tutti per la tua intelligenza e intraprendenza, e tutti noi ci aspettiamo che onorerai il regno con queste caratteristiche nei migliori rami della nobiltà. E mi raccomando: è tempo di trovare una dama! Auguri figlio mio"- tutti quanti applaudiamo, nonostante Morgan alzi le sopracciglia, immaginando già da prima dove andasse a parare suo padre.


 
*



È molto tardi adesso che siamo tornati a palazzo. Saranno le tre di notte, o qualcosa del genere. Sistiana mi ha aspettata per aiutarmi con il vestito, prepararmi un bagno e infine porgermi la camicia da notte di raso. Alla festa ho bevuto un po' di vino e questo è stato sufficiente per rendermi un po' assonnata, nonostante io sia solita non dormire la notte. Ho mille profumi addosso, che spazzo via non appena mi immergo nell'acqua profumata di bergamotto e sorrido pensando alla serata.
Non pensavo di divertirmi così tanto. Mi sento allegra e stanca allo stesso tempo. Intrigata dal ballo con Christopher De Vrie e allo stesso tempo infastidita. Voglio dire, se lui mi sta corteggiando, magari non è perché gli interesso io, effettivamente nemmeno mi conosce. Gli interessa la corona. Che stupida, è ovvio. Così come il resto dei pretendenti che si presenteranno alla cerimonia. Ma va bene, alla fine mi sono divertita, è stato solo un ballo. Fortunatamente riesco a dare il giusto peso alle cose; ero agitata, certo, però era dettato dal fatto che una bellezza del genere mette in soggezione. La stessa soggezione che provo di fronte a Tristan, per esempio, lo sguardo indaco di Stevan e Donovan o...Killian. Con quest'ultimo forse è diverso. Ogni volta che si avvicina, quegli occhi verdi divorano ogni mio tentativo di acquietare la mia anima, mi fa rabbrividire, innervosire, avvampare. 

Forse ho un problema con gli occhi delle persone.

 

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Capitolo 5
*** Idee folli. ***


 
 


Capitolo 5
IDEE FOLLI.
 

Anche questa notte non riesco a dormire. Effettivamente in questi giorni mi stavo preoccupando del fatto che mi stessi addormentando piuttosto facilmente, ma eccoci di nuovo punto e a capo.
Mi sono sempre chiesta che problemi avessi. Sistiana ipotizza che sia un fattore psicologico, come se la mia mente non voglia spegnersi nemmeno quando dovrebbe. Che poi, tutti questi pensieri non li ho. Passo più tempo a pensare al motivo per il quale non riesco a dormire che ad altro.
Alla fine sono una principessa, servita e riverita, come potrei avere pensieri che mi tengono sveglia? Beh, qualcuno magari c'è: i miei genitori che non mi considerano all'altezza del regno; io che mi devo sposare per forza con qualcuno che possa prendere il mio posto; ma soprattutto continuano a frullarmi in testa le parole di Dimitri:
"Altezza, credo che voi dobbiate sapere che il regno non è al sicuro".
Com'è che in diciannove anni di vita, io non sappia di possibili minacce? Sono io che non mi interesso abbastanza? In verità, credo che debbano essere loro ad avvertirmi. Se non fanno altro che impedirmi di partecipare alla vita politica e non mi mettono al corrente dello stato del regno, come potrei sapere o fare qualcosa? Magari se scoprissi di che si tratta, potrei dare una mano. Sarebbe la volta buona per dimostrare a tutti che posso farcela ad occuparmi del regno e del mio popolo. Ho provato a chiedere alla mia guardia ma, dopo quell'informazione che gli è sfuggita, non vuole dirmi altro. O forse vorrebbe, ma non si anima a farlo.
Le notti insonni, purtroppo o per fortuna, mi portano idee alquanto folli e pericolose: potrei introdurmi nello studio del Re per cercare di persona qualche informazione. Ma se quest'altra "spedizione notturna" andasse a finire male, come il mese scorso?
Mi giro e rigiro tra le coperte di lino e cantu che mi coprono fin sopra il collo, ricamate d'oro. Probabilmente la cosa migliore è organizzare il tutto con la mente lucida, appena sorge il sole, e farmi aiutare da qualcuno.


 
***


-"Non se ne parla, Ariadna! Se mi scoprono, posso dire addio a tutto questo!"- mi rimprovera Sistiana, mentre mi applica un prodotto per le mie occhiaie.
-"Shhh, parla più piano che Gilda e Margareth sono nella stanza da bagno e potrebbero sentirti"- l'ammonisco.
-"Capisci vero che è un'idea stupida? Non puoi semplicemente chiedere a tuo padre?"- propone.
-"Ma ogni volta che provo a chiedere qualcosa di poco conto, non vuole informarmi di nulla. Figurati se mi confida una cosa del genere!"- rifletto.
-"Non lo so tesoro, ho paura che finirai nel metterti nei guai e aumentare il loro disappunto"-
-"Io devo sapere, Sistiana. Come potrei diventare una buona regina, se nemmeno so cosa sta succedendo nel mio regno?"- protesto.
La mia dama di compagnia non può rispondermi, perché si avvicinano le altre due per comunicarmi che il bagno ristoratore è pronto. 
Mi disfo della camicia da notte di seta e mi immergo nell'acqua calda tinteggiata di viola grazie alla lavanda; aiuta a rilassarsi e a purificare la pelle.
Da sola non ce la farò mai. Ci sono troppe guardie poste vicino lo studio del Re, mi scoprirebbero subito e farebbero rapporto. L'unico aiuto che mi viene in mente, mi fa pentire subito di averlo pensato. Non solo mi costa ammettere che ho bisogno di lui, ma mi tormenterà ancora di più con la sua arroganza. Però è l'unica persona disposta a rischiare tutto soltanto per mettersi in mostra e creare casini.
Mi vesto con un abito bluette comodo e più corto del solito, dato che le temperature cominciano ad alzarsi. Sistemo i riccioli disordinati, anche se noto come le maschere ai capelli comincino a dare i loro frutti, mantenendoli morbidi e meno crespi del solito.
È sabato, il che vuol dire niente lezioni per oggi e posso dedicarmi al tempo libero. Anche se in realtà non ho molto da fare. Solitamente mi metto a leggere, faccio un giro a cavallo o sto in giardino. Se facesse più caldo andrei a nuotare in piscina.
Dimitri mi aspetta fuori dalla camera da letto, pronto a seguirmi per tutto il resto della giornata; splendido. 
Come faccio a parlare con Killian del mio "piano" se non posso rimanere da sola con lui? Ecco, un altro problema. A volte non mi sopporto io stessa, ho idee folli che portano ad altrettanti idee folli.
Cammino per i corridoi allungando il passo, in modo da aumentare la distanza tra me e la guardia. Tra l'altro, dove diamine potrebbe essere quell'insopportabile ragazzo? 
Vado verso la biblioteca, una delle parti più belle e antiche del palazzo. Potrebbe essere tra le più fornite al mondo; le librerie in legno massello si perdono a vista d'occhio, creando anche un'illusione ottica tra i vari piani. Grazie ai divani in velluto e ai caminetti, ci si può rilassare comodamente, prendendo una tazza di tè o cioccolata calda. Durante l'estate, è il luogo ideale perché fa più fresco che nelle altre stanze: per mantenere in buono stato il legno antico, si evita il contatto con il sole e il calore. 
In biblioteca non c'è l'ombra di Killian. Proseguo la mia ricerca verso il salone reale, e altre aree comuni, la sala da pranzo, la sala da ballo.
-"Principessa, se avete voglia di una passeggiata, posso accompagnarvi personalmente in città"- propone Dimitri, dopo aver percorso insieme a me quasi tutto il castello, senza un reale motivo, per ciò che sa lui.
-"Non preoccuparti, mi andava di fare un giro dentro il palazzo, non lo faccio spesso"- gli sorrido, sperando di sembrare credibile.
Esco in giardino e finalmente lo trovo qui, seduto su una panca sotto al gazebo, intento a leggere un libro. 
Credo sia anche il suo posto preferito. 
Gli ricadono i riccioli davanti agli occhi, nascondendo un'espressione seria e concentrata; raramente l'ho visto così.
Dimitri si tiene a distanza ma non abbastanza da rimanere escluso da una possibile conversazione. 
Killian alza gli occhi sentendo il rumore dei miei passi.
-"Principessa, quale onore!"- alle mie orecchie sembra una presa in giro, ma qualsiasi altra persona l'avrebbe sentito come un gesto cordiale.
-"Ascoltami attentamente"- sussurro, facendo finta di sorridere per non insospettire nessuno.
Per un attimo mi guarda confuso, ma subito afferra la mia intenzione.
-"Sono tutto orecchi"- bisbiglia di rimando, continuando a sorridere. Il suo però è autentico, divertito dalla situazione.
-"In biblioteca, c'è uno stanzino sul piano superiore, in fondo sulla destra. Va' lì e aspettami. Devo parlarti"- sbircio un secondo Dimitri, sicura che non stia sentendo niente.
Il sorriso di Killian si allarga ancora di più, mostrando le fossette.
-"Se vuoi rimanere sola con me, basta chiedere"- mi punzecchia, continuando la farsa a livello visivo.
-"Ripeto. Devo. Parlarti"- digrigno i denti, in modo da costringere il mio fintissimo sorriso.
-"E' sempre un piacere parlare con voi"- si alza e mi bacia la mano, parlando ad alta voce.
Lo vedo prendere una direzione opposta a quella che prenderò io per andare in biblioteca. 
Giro i tacchi e percorro i corridoi precedentemente visitati, più lentamente rispetto a prima, in modo da dare il tempo al ragazzo di raggiungere il posto concordato. 
Dimitri si avvicina a me, intento a rivolgermi la parola. Lo guardo con un po' di ansia: sarebbe stato impossibile sentire i nostri sussurri a quella distanza.
-"Perdonatemi, altezza, ma cosa è successo?"- mi chiede impassibile.
-"A cosa ti riferisci?"-
-"Avete camminato per tutto il castello; non appena avete visto il ragazzo, avete incominciato a parlare ma non ho potuto sentire la conversazione. Stavate di proposito bisbigliando?"- insinua, piuttosto intelligente.
-"Emh, Dimitri, devi sapere che da un mese a questa parte mi sento un po' controllata. Sì, ho parlato piano per non farmi sentire, però abbiamo solo accennato a quello che faremo lunedì per la prossima lezione"- cerco di essere convincente.
-"Mi dispiace se vi sto addosso, semplicemente lo faccio per il vostro bene"- nonostante la serietà in volto, i suoi occhi emanano affetto nei miei confronti.
Mi sta invadendo il senso di colpa: non si merita che gli nascondi le mie intenzioni, ma se non lo faccio, non scoprirò mai cosa sta succedendo. 
Una volta arrivati di nuovo in biblioteca, entro, e la mia guardia rimane all'ingresso, probabilmente per darmi un po' di spazio dopo la nostra conversazione. Perfetto. 
Faccio finta di cercare un libro tra gli scaffali del piano inferiore.
-"Accidenti, forse è sopra"- mi acciglio, salendo le scale.
Vado in fondo, sulla destra. Mi giro per accertarmi che non mi possa vedere nessuno ed entro nello stanzino, usato solitamente per contenere scaffali rotti, libri strappati, prodotti per il legno e poltrone malandate. Chiudo la porta alle mie spalle e, tastando il muro alla ricerca dell'interruttore, accendo la luce. Riesco a vedere il pulviscolo fluttuare nel piccolo spazio.
Killian é qui, appoggiato su un tavolino, con le braccia incrociate così come i piedi. Stampata sul viso l'immagine della soddisfazione e della curiosità. Già mi dà sui nervi.
-"A cosa devo questo incontro segreto?"- accenna un sorriso maledetto. 
-"Mi devi aiutare"- ammetto, guardando altrove.
-"Non dovresti indossare un vestito così corto"- ignora la mia richiesta.
Mi guardo le gambe scoperte e all'improvviso mi sento nuda. Perché deve farmi sentire sempre a disagio?
-"Quale sarebbe il problema?"- lo attacco.
-"Che poi ti devo guardare"- mi dice, con uno sguardo serio.
-"Non guardarmi, problema risolto"- incrocio le braccia, imitandolo.
Annuisce, ridendo amaramente, poco convinto.
-"In cosa avresti bisogno del mio aiuto?"- risponde, alla fine.
-"Devo introdurmi in una stanza in cui non potrei entrare. Stanotte"-
-"Hai proprio l'indole di cacciarti in faccende proibite?"-
Che posso farci. Mi piace il rischio.
-"E' necessario"- taglio corto.
-"E io cosa ci guadagno?"- chiede, accennando un ghigno.
-"La mia gratitudine?"- domanda retorica che causa la sua risata.
Mi prende dai polsi, con una delicatezza che non conosco, e mi avvicina a sé.
Entro nel panico e il cuore comincia a martellare furiosamente. Perché deve per forza avvicinarsi? Non può parlare a distanza?
Mi accarezza le braccia, facendomi rabbrividire. Non riesco a dire nulla, solo a guardarlo dritto negli occhi. Lui fa lo stesso mentre passa le sue mani calde lungo le mie braccia, incatenandomi nel verde delle sue iridi. Nemmeno lui sembra intenzionato a dire qualcosa. Quel tocco mi spaventa e al tempo stesso mi rassicura.
-"Facciamo che mi dovrai un favore"- sussurra alla fine.
-"Che genere di favore?"- balbetto.
-"Lo deciderò a tempo debito"-.
Questo mi preoccupa più del dovuto.
Arriva a toccarmi le spalle, il collo, i capelli, come se stesse studiando il mio corpo e analizzando le mie reazioni. Passa le mani fra i ricci, senza mai smettere di guardarmi.
-"Cosa hai in mente?"- mi chiede.
-"Sto pensando a quello che stai facendo"- farfuglio.
Sorride, un sorriso sincero. Mi avvicina ancora di più a sé dai fianchi.
-"Cosa hai in mente per stanotte"- precisa, trasformando il sorriso in un ghigno.
Che stupida. Che imbarazzo. Mi sta confondendo di proposito, sta cercando di mettermi a disagio per vedere se riesco a rimanere lucida.
-"Oh. Ecco, io..."- non completo la frase, perché dai fianchi passa a sfiorarmi le gambe, esternamente.
-"Continua"- mi incita, non smettendo di sorridere.
Non ricordo cosa stavo dicendo. Mi concentro solo sui suoi movimenti. Mi prende le mani e me le posiziona sulle sue spalle. Essendo appoggiato sul tavolino, è quasi alla mia altezza. Mi stringe dalla vita, quasi come se mi stesse abbracciando.
-"Devo introdurmi nello studio di mio padre"- deglutisco.
-"Per fare?"- sussurra a pochi centimetri da me.
-"Cercare qualcosa...qualcosa che non ti riguarda"- tento di essere più concentrata.
Non so nemmeno perché non riesco a spostare le mie mani dalle sue spalle.
-"E io ti servo per farti entrare ed uscire senza che nessuno se ne accorga?"- suppone.
Annuisco.
Una mano la lascia a circondarmi la vita, con l'altra mi sposta i capelli da davanti gli occhi e mi sfiora il viso. Mi sento ancora di più avvampare e temo di non poter più fermare il mio povero cuore. Mai avrei potuto pensare di associare la parola "delicatezza" a Killian; ma il suo tocco adesso è leggero, inopportuno e allo stesso tempo adatto, mi fa rabbrividire e provare calore, fermare il tempo e accelerare i battiti, mi confonde e mi dà sicurezza.
Con il pollice mi sfiora il labbro inferiore e solo adesso sposta lo sguardo dai miei occhi alla mia bocca. La mia mente si dirige subito verso qualcosa che mi preoccupa al solo pensiero.
-"Alle tre di questa notte sarò nella tua camera"- mi dice, lasciando la presa su di me e rimettendosi composto.
Non riesco a dire altro, solo apro la porta dello stanzino e la richiudo dietro le mie spalle, non appena ne esco fuori. 
Mi sento talmente confusa mentre scendo le scale della biblioteca. Come se avessi immaginato tutto. Quello che è appena successo è talmente...
Ma in realtà non è successo niente. Eravamo vicini, tutto qui. Mi ha sfiorata, ma così delicatamente che forse è stata l'aria ad accarezzarmi. Ero nervosa, certo, ma qualsiasi ragazza non indifferente alla bellezza maschile lo sarebbe stata. Ha un viso spettacolare, spigoloso e morbido contemporaneamente, una leggera barba curata nei dettagli da quando vive qui a palazzo, e gli occhi...è normale essere agitati. E pensare persino che l'ho visto mezzo nudo nella mia stanza, la notte della mia fuga. Ecco. Nessuno può biasimarmi se mi rende nervosa, accaldata, rincretinita. La sua intenzione probabilmente era proprio quella di vedere come reagisco alla sua presenza, al suo tocco. Se è in grado di confondermi.
-"Tutto bene principessa?"- mi chiede Dimitri, non appena arrivo all'entrata della biblioteca.
-"Certo"- rispondo, poco convincente.
-"Mi auguro che abbiate trovato quello che cercavate"-

Anche di più.

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Capitolo 6
*** Minacce svelate. ***


 
 


Capitolo 6
MINACCE SVELATE.
 

Alla fine ho optato per un giro a cavallo, con al mio seguito Dimitri. Sono grata che non siano fissati col farmi cavalcare ad amazzone, perché altrimenti sarebbe un vero problema. Io e Cannella, il mio nobile destriero, siamo decisamente in sintonia. Percepisce ogni minimo movimento e mette in pratica tutto ciò che penso. Se fossi un animale, credo sarei un cavallo. Non so, a volte mi piace fantasticare su questo. Sono possenti, regali, splendidi, forti, veloci, indipendenti.
Non arriviamo fino in città, perché sono da sola con Dimitri, altrimenti mi avrebbero seguito altre guardie e scorte reali.
È quasi arrivato il mese di giugno e l'aria comincia a riscaldarsi, anche se il pomeriggio si mantiene ancora fresco, provocandomi piccoli brividi durante la cavalcata e scompigliandomi la chioma. Il trotto del cavallo mi fa sobbalzare a ritmo e ogni volta questa attività mi dà pace. Solo per qualche momento, riesco finalmente a sentirmi libera, in sintonia con l'aria, i profumi, l'animale e la terra. Credo sia una delle sensazioni più belle al mondo.
Senza neanche accorgermene è ora di tornare a palazzo. Non ho pensato nemmeno per un attimo a quello che farò stanotte, con l'aiuto di Killian. Volevo distrarmi e di proposito ho scelto di fare un giro a cavallo.
L'idea di fare un torto a mio padre, mi affligge l'anima. È la persona più buona che io conosca e lo sto ricompensando introducendomi nei suoi spazi privati. Continuo a ripetermi che è a fin di bene, ma in realtà sto agendo da persona egoista. Voglio così tanto sapere cosa sta succedendo nel regno da credere che sia per dare una mano. Sicuramente voglio aiutare, ma in primo luogo lo sto facendo per dimostrare quanto io possa essere utile e per sentirmi in considerazione.
Sono egoista e impulsiva. Ma questo non mi frena dal mettere in pratica quanto pianificato.



 
*



Aspetto che le mie collaboratrici escano dalla mia camera da letto, credendo che vada a dormire. Sistiana durante le ultime premure, mi guarda di sottecchi, temendo che voglia comunque procedere con il piano. Io ho cercato in tutti i modi di mostrarmi tranquilla, a tratti pure assonnata, fingendo qualche sbadiglio. Ma lei sa che io non dormo mai. Anche se sospettasse a tal punto da ritenerlo sicuro al cento per cento, non potrebbe fare nulla per impedirlo.
-"Buonanotte, principessa Ariadna"- si inchinano, lasciandomi finalmente da sola.
Tiro via le coperte e mi sbarazzo della solita camicia da notte per mettere un vestitino azzurro, elastico e comodo per la situazione. Non ho avuto il tempo di procurarmi una tuta da catwoman. Mi lego i capelli scompigliati in modo da non averli di intralcio. Mi sudano le mani. L'idea mi terrorizza mille volte di più rispetto alla spedizione notturna del mese scorso, perché se mi scoprono adesso...sono finita. E anche Killian. Ma a lui non importa; niente lo lega al castello.
Una volta scoccate le tre, aspetto il segnale che non tarda ad arrivare: dei sassolini colpiscono la portafinestra per avvertirmi di aprire. Mi affaccio dal balcone, maledicendo di non aver indossato qualcosa di più pesante: questi sbalzi di temperatura mi faranno ammalare, accidenti!
Vedo Killian al di sotto, quasi mi viene da ridere ad immaginarlo in veste di Romeo che chiama la sua Giulietta; ma subito mi ricordo il motivo di tutto ciò.
-"Salta"- mi ordina, parlando piano ma in modo che possa sentirlo.
È pazzo? Mi spezzerò il collo. Lo guardo sconvolta e alza le mani in modo da farmi capire che mi avrebbe presa al volo. Oh mio eroe. Niente di peggio, ho pure il vestito.
Supero la ringhiera e mi gira la testa, ma non per l'altezza. Tengo fermo l'abito in modo da non farlo alzare. Lo vedo scuotere la testa.
Salto, in modo da farmi prendere senza finirgli addosso malamente. L'aria fredda mi brucia la pelle a causa della velocità della caduta.
Killian mi prende al volo tendendomi dalla schiena e dalle gambe, all'improvviso mi inonda di calore e profumo.
-"Hai solo vestiti corti tu?"- mi rimprovera, squadrandomi.
-"Non è il momento, mettimi giù"- protesto.
Mi adagia a terra e mi fa segno di seguirlo. Per adesso nessuna guardia in vista, perché sono posizionate all'interno del palazzo e all'esterno delle mura. Al momento siamo all'esterno ma comunque all'interno delle mura del castello, per cui nessun problema.
Si ferma al di sotto della terrazza al cui interno si trova lo studio di Re Hector.
-"Devi salire sulle mie spalle"- dice, abbassandosi.
-"Ma ho il vestito"- mi lamento. Non avrei dovuto indossare questo dannato abito.
-"Non vedrò niente dato che ti metti dietro, bambolina"- mi incoraggia.
Mi porge la mano per aiutarmi a salire, nel frattempo mi tengo la veste abbassata, tentando di coprirmi. Mi tiene dalle cosce nude, facendomi sentire ancora di più in imbarazzo. Con le mani mi aggrappo alla ringhiera e cerco di sollevarmi. Killian mi aiuta spingendomi dalle gambe e alla fine arrivo alla balconata. A lui basta saltare per appendersi e innalzarsi senza alcun minimo sforzo.
Noto come la portafinestra dello studio sia leggermente aperta; ma come può essere? Alla mia espressione stupita, Killian sorride per niente sorpreso.
-"Ho chiesto udienza al Re, che mi ha ricevuto qui. Gli ho fatto aprire uno spiraglio perché ero accaldato e, ovviamente, nessuno si è ricordato di chiudere"- mi spiega, a bassa voce.
Spinge la vetrata e subito si apre. Entriamo in fretta e lasciamo socchiuso, come prima. Sposto le tende e accendo la luce.
-"Come da voi richiesto, principessa"- mi sorride Killian, soddisfatto.
Mi giro intorno, osservando gli scaffali, le scrivanie e gli archivi. Da dove comincio? Come faccio a sapere dov'è quello che cerco? Non so nemmeno cosa sto cercando di preciso.
Inizio dalle librerie, continuo rovistando sopra i tavoli, leggo la bacheca.
Niente che mi dica qualcosa.
Prendo una sedia e mi arrampico per cercare sui ripiani più alti: registri, fogli, fascicoli pieni di conti fiscali e finanziari. Riprovo a cercare sulle scrivanie, anzi dentro i cassetti.
L'ultimo è chiuso a chiave. Vorrà dire qualcosa, no?
Adesso dov'è questa dannata chiave?
Do' un pungo sul tavolo, frustrata. Certo, come potevo pensare che sarebbe stato facile?
-"Stai calma, continua a cercare"- mi tranquillizza Killian, ancora davanti la portafinestra coperta dalle tende.
Dei rumori provenienti dal corridoio interrompono la mia ricerca. Guardo il mio complice allarmata, con un'occhiata che nasconde una domanda ben precisa:
"Che facciamo?".
Il ragazzo immediatamente si nasconde dietro la scrivania, trascinandomi verso di lui. Mi tappa la bocca con la mano, che a causa del percorso fatto, odora di metallo. Sono praticamente avvinghiata a lui; mi guarda dritto negli occhi, facendomi capire di fare silenzio in maniera più assoluta.
Sentiamo dei passi dirigersi verso lo studio e qualcuno fermarsi davanti la porta chiusa.
Il mio povero cuore non può reggere un pericolo e allo stesso tempo un uomo attraente che mi sta addosso a pochi centimetri. Non riesco nemmeno a respirare dall'ansia che possano scoprirci.
Chiunque esso sia, tenta di aprire la porta, ma è chiusa a chiave dall'esterno ed evidentemente non è mio padre perché solo lui può aprire lo studio. Dopo qualche tentativo, smette di muovere la maniglia e dal rumore sfumato dei passi, capiamo che si sta allontanando.
Lentamente, Killian lascia la presa su di me, sia dal mio viso, sia dalla schiena: non mi ero accorta fosse lui a trattenermi. Mi sposta una ciocca sfuggita dalla coda di cavallo e solo in questo momento mi dimentico il motivo della nostra presenza.
-"Pericolo scampato, bambolina"- mi sorride, per poi alzarsi velocemente e portando su anche me.
Mi stiro il vestito che si è stropicciato e alzato e faccio mente locale: stavo cercando un modo per aprire il cassetto.
-"Dove può nascondere una chiave?"- chiedo, più a me stessa che a lui.
-"Prova tra i libri"- mi suggerisce, avvicinandosi anche lui.
Non ha molto senso. Controllo tra un volume e l'altro, ne sfoglio anche qualcuno.
-"Non c'è niente qui!"- mi lamento, senza speranza.
Vedo il ragazzo guardare un libro in particolare, con un'espressione distante, quasi triste.
-"Il vero eroe"- legge il titolo, abbozzando un sorriso malinconico.
-"Lo conosci?"- chiedo, sorpresa da quel cambio di umore.
-"Me lo leggeva sempre la mia balia"- mi rivela.
Mi accorgo di non sapere assolutamente niente di lui, della sua infanzia o della sua vita prima del nostro incontro. Perché non gliel'ho mai chiesto? Forse perché non mi ha mai dato l'impressione di qualcuno che possa confidarsi.
Sfoglia il libro distrattamente ma non appena lo apre, notiamo come le pagine siano scavate, quasi per contenere qualcosa. La chiave.
-"Ma come..."- prendo l'oggetto che stavo cercando, con la bocca aperta.
-"Che ironia"- dice Killian amaramente e chiudendo il libro di scatto.
Mi dirigo velocemente verso il cassetto e con la chiave si apre all'istante.
Oh sì.
C'è una cartella nera, colma di carte e documenti. Non mi preoccupo di guardarli, devo uscire subito dallo studio.
-"Che aspetti, andiamo!"- mi incita il ragazzo.
-"Non posso portarla con me, si accorgerebbero della scomparsa"- e sarebbe da stupidi commettere un tale errore.
Vedo la stampante poggiata sulla scrivania laterale e decido di fotocopiare tutti i fogli che contiene la cartella.
Dopo qualche minuto sono stati stampati tutti i documenti e ripongo quelli originali al loro posto, nascondendo nuovamente la chiave dentro il libro.
Piego le carte in modo da rimpicciolirle e le blocco in mezzo al reggiseno, non potendo tenerle in mano.
-"Interessante"- mi guarda Killian, inaspettato da quel gesto.
Scrollo le spalle e gli faccio segno di uscire. Chiudiamo dietro di noi la portafinestra e lui salta dalla terrazza, atterrando perfettamente in piedi. Come prima, mi tengo il vestito abbassato e mi faccio prendere al volo.
-"Non ti abituare, principessa"- scherza il ragazzo, e prima di mettermi giù, continua a rivolgermi la parola:
-"Posso almeno sapere il motivo per il quale ho rischiato questa notte?"- mi chiede dolcemente, a pochi centimetri dal mio viso e facendo agitare il mio cuore. 
Da quando quella delicatezza?
-"Io...non posso dirtelo. Mi dispiace, però apprezzo quello che hai fatto stanotte. Non eri tenuto a farlo, ma mi hai aiutato"- ammetto, spostando lo sguardo dai suoi occhi incandescenti.
-"Ricordati che mi devi un favore"- risponde serio, senza smettere di divorarmi con lo sguardo.
Non sento più freddo, perché come al solito mi sento avvampare dal modo in cui mi guarda: non riesco mai a decifrarlo, a capire cosa pensi realmente, al motivo dei continui cambiamenti di umore e atteggiamento nei miei confronti.
Velocemente mi riporta al di sotto del mio balcone, e nuovamente mi agevola facendomi salire sulle sue spalle.
Arrampicata sulla terrazza, mi sporgo un’ultima volta giù:
-"Oh mia Giulietta, devo tornare nelle mie stanze, altrimenti mi tagliano la testa"- bisbiglia, fingendo un inchino.
-"Oh mio Romeo, corri, che ti preferisco tutto intero"- scoppio a ridere e rientro nella mia stanza. Ho un sorriso da stupida che non riesco nemmeno a motivare.
E' stata una serata interessante e sono riuscita ad ottenere quello che mi serviva, almeno credo, senza che nessuno sia intervenuto. 
O quasi.
Accendo la luce e mi ritrovo Dimitri davanti, a braccia conserte e impassibile in volto. Mi scappa un urlo di sorpresa e terrore allo stesso tempo.
-"Vostra altezza, non volevo spaventarla!"- si è allarmato a causa delle mie grida.
-"Io...io posso spiegarti"- mi agito, e sento gli occhi inumidirsi.
-"Non c'è alcun bisogno, principessa"- risponde, serio.
-"Davvero, per favore ascoltami!"- mi lascio coinvolgere dalla disperazione per aver fallito, per aver rovinato sia me che Killian. Cominciano a scendere delle timide lacrime lungo il mio viso.
-"Ascoltatemi voi. So che siete andata nello studio del Re per cercare informazioni su quello che ho accidentalmente rivelato"- mette le carte in tavola.
-"Sì, ma io devo sapere, capisci? E' il mio regno, io..."- cerco di dare motivazioni valide ma lo sconforto prende il sopravvento.
-"Avete ragione"- dice, infine.
-"Cosa? In che senso..."- singhiozzo, confusa.
-"Voi credete davvero che sareste riusciti ad entrare senza che io ve lo lasciassi fare? Io ho lasciato la portafinestra aperta"- rivela.
-"Ma Killian mi ha detto..."-
-"Lo so, sono stato io a ordinarglielo"-
Continuo a non capire nulla, mi siedo sul letto e mi asciugo il viso con la manica del vestito. Dimitri si siede accanto a me, con un'aria più affettuosa.
-"Dopo la vostra conversazione silenziosa in giardino, non riuscivo a stare sereno. Sentivo che stavate pianificando qualcosa. Così, sono andato a parlare con il ragazzo dopo cena. Gli ho chiesto di dirmi cosa vi eravate detti e me l'ha confidato solo dopo avergli svelato che vi avrei aiutati"- racconta.
-"Ma perché così? Non potevi semplicemente parlarmene tu?"-
Sono sorpresa, sollevata, ma allo stesso tempo confusa.
-"Io non posso dirvi niente. Ma in questo modo, saprete cosa sta succedendo perché voi l'avete scoperto, non perché io ve l'ho rivelato"- conclude.
Adesso capisco. Lui voleva parlarmene, voleva che io sapessi, ma non poteva essere lui a raccontarmelo. Credo che abbiano l'obbligo di non proferire parola su questioni del genere.
-"Ti...ti ringrazio, davvero"- lo guardo con affetto e gratitudine; vorrei abbracciarlo ma non credo di potere.
-"Principessa, adesso mi congedo e vi lascio per conto vostro. Mi sono permesso di entrare nelle vostre stanze solamente per chiarire, non per mancarvi di rispetto. Buonanotte"- si alza dal letto e si dirige verso la porta, chiudendosela alle spalle.
Sono delusa dal fatto che ci sono riuscita non soltanto con l'aiuto di Killian, ma anche con quello della mia guardia. Effettivamente senza di lui sarebbe stato del tutto inutile. Ma sono comunque grata, perché altrimenti non avrei saputo nulla a riguardo.
Esco fuori i documenti nascosti fino ad adesso tra i seni, aprendoli e stirandoli.
Alcune pagine rappresentano la descrizione di schemi di difesa per il regno, altri sono piani di risposta per un'eventuale attacco.
Infine trovo quelle che sembrano lettere. La prima che vedo è scritta da mio padre e indirizzata ad una certa Amelia:



"Cara Amelia, sorella mia,
ti scrivo in preda alla disperazione. Sai che questo sentimento non mi appartiene, ma non so con chi altro condividerlo al momento. Non posso confidarlo nemmeno a Clarissa.
Ho ricevuto una lettera in seguito alla nascita di mia figlia Ariadna; una lettera da parte di Steon Fevre, il fratello di Milah. 
Ti ricordi, vero?
Pare sia un barone decaduto del regno di Harnor e dopo la morte di sua sorella cerca vendetta. Vuole che io e che il mio regno paghiamo per quello che è successo. Ma lo sai che non abbiamo nulla a che fare con quella faccenda!
Non mi preoccuperebbe se non fosse un elemento non indifferente del parlamento del suo regno e non avesse indotto l'intera Harnor contro Tahon.
Sai che noi addestriamo i giovani all'accademia militare ma non li abbiamo mai preparati ad una vera guerra. Loro sono famosi per la loro forza, la loro crudeltà nel prendere vite. Siamo spacciati, capisci?
Per favore, non tornare a Tahon. Non tornare mai più. Ariadna non potrà conoscerti, ma almeno tu che sei lontana, non fare ritorno dove sei in pericolo.
Ti terrò aggiornata,
Hector".



Non faccio altro che tremare leggendo la lettera che mandò mio padre a sua sorella, quasi vent'anni fa. Una zia che nemmeno sapevo di avere e che, a quanto pare, è (o forse era) molto amata da mio padre.
Ma perché quest'uomo vuole distruggere un intero regno? Si parla di una vendetta; è successo qualcosa di così grave da ricorrere a un gesto talmente irrecuperabile?
Ci sono delle altre lettere, anche quella che accenna mio padre:


"I miei più sentiti auguri, Hector.
So che è nata tua figlia. Che piacere immenso. Peccato che tu debba crescere una povera bambina in un regno pericoloso. 
Sì, perché forse tu l'avrai dimenticato. Ma io ogni giorno ricordo cosa avete fatto a Milah. E dovete pagare. Con la vita.
Non avete possibilità, non avete niente che possa essere all'altezza per sconfiggere Harnor.
Inutile che ti prepari al peggio. Sarò io a farti sapere quando arriverà la fine.
Steon".



Chi è quest'uomo? E la donna di cui parla, Milah? Cosa c'entrano con la nostra famiglia, con il regno di Tahon? Hanno fatto qualcosa a lei?
Però non capisco nemmeno il motivo di tenermi all'oscuro. È successo tanto tempo fa, perché non parlarmene?
Contemplo ancora i documenti, trovando un'altra lettera.
Questa risale al...giorno del mio diciannovesimo compleanno. Sette mesi fa...



"Anche questa volta ti scrivo per farti gli auguri.
Auguri per tua figlia. Ha compiuto diciannove anni. Il che vuol dire che tra un anno ne farà venti e avrà l'età per regnare. Sarà a capo di un regno destinato a cadere.
Potrei proporti qualcos'altro:
Consegnami Tahon, ti darò io l'erede al trono che davvero merita di regnare.
Altrimenti. Altrimenti tua figlia, non appena compiuti i vent'anni, non vivrà abbastanza da vedersi regina. Così come il tuo regno e il tuo amato popolo non avrà la possibilità di avere un erede; avrà solo la morte.
Davvero per puro egoismo vuoi spedire tutti verso la rovina?
Pensaci su.
Pensa a tua figlia.
Steon".



Le lacrime che avevo asciugato, adesso solcano nuovamente il mio viso. Ora capisco tutto questo mistero, il motivo per il quale nessuno voleva parlarmene.
Comprendo anche perché credono che non possa essere capace di occuparmi del regno da sola, che non sia abbastanza forte, perché vogliono farmi sposare e affidare Tahon ad un uomo che possa prendere il mio posto:
Per proteggermi, per proteggere il popolo.
Non riesco a credere che fossi all'oscuro di tutto questo. Non esserne a conoscenza aumenta solamente le possibilità di farmi del male. Mi rende più debole non sapere.
Adesso lo so. Magari è troppo tardi, mancano poco più di tre mesi al mio ventesimo compleanno.
Ma non posso stare con le mani in mano, non posso farmi proteggere senza combattere io stessa; lasciare che gli altri se ne occupino, concedere il trono ad un pretendente o a qualcuno che vuole distruggere Tahon.
Io sono la futura regina, e ho intenzione di proteggere io stessa il mio popolo, la mia corona, il mio futuro.
Non permetterò che qualcuno si prenda tutto ciò che mi spetta, che si prenda la mia vita e quella di tutti gli altri.
È arrivato il momento di imparare davvero a badare a me stessa, ad essere forte e indipendente, a gestire le situazioni da sola. Non sarà più un capriccio per dimostrarlo ai miei genitori. Lo farò per me stessa, per il mio popolo.
Sarò pronta ad affrontare qualsiasi minaccia, non potranno spaventarmi.

Se vogliono distruggermi, devono preoccuparsi di non farsi distruggere.


 
Spazio dell'autrice:
Finalmente abbiamo scoperto qualcosa riguardo il mistero di Tahon! Vi immaginavate qualcosa di simile? Sarò felice di leggere le vostre opinioni in merito e soprattutto se vi ha scatenato curiosità, domande e tanto altro! Vedrete che man mano ogni cosa sarà chiarita, anche se vi farò penare un bel po' prima di sapere tutto.
A prestissimo :D 

SimonaMak

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Capitolo 7
*** La cerimonia dei pretendenti. ***


 
 


Capitolo 7
LA CERIMONIA DEI PRETENDENTI.
 

Se prima non riuscissi a dormire per motivi legati all'incomprensione tra me e i miei genitori, i miei obblighi regali e il fatto di sposarmi, adesso non avrei più avuto possibilità di prendere sonno.
Non ho fatto altro che pensare a quelle lettere, a rileggerle finché non le ho impresse nella mente parola per parola, fino a renderle insensate.
Non solo sono spaventata, ma adesso sento davvero un peso enorme sulle spalle. Magari volevano proprio evitare che io mi sentissi così, ma è meglio che io sappia. Nonostante abbia ancora più domande rispetto a prima.
Chi sono queste persone?; dove si trova il regno di Harnor?; perché ci accusano di aver fatto del male a questa donna, Milah? Perché vorrebbero rimpiazzarmi con uno di loro? Beh questo è ovvio. È un classico, si vogliono appropriare del regno.
Sapere è pesante, anche perché non posso più fingere di essere forte e indipendente e cercare di farmi valere per capriccio. Adesso devo farlo per salvare il regno.
Può sembrare impresa non da poco; come potrei io, da sola, impedire una guerra e la morte che ne consegue?
Non posso dire quello che so a nessuno. Nemmeno a chi lo sa già.
In questi giorni mi sono chiusa in me stessa, causando domande da parte delle persone che passano più tempo con me:
Dimitri anzi, prevedendo una reazione particolare, non mi ha chiesto nulla, né ha fatto in modo che io mi sfogassi. È giusto così.
Sistiana, invece, vedendomi simile ad un'ameba, non ha fatto altro che domandarmi quale fosse il problema, se qualcuno mi avesse ferita in qualche modo.



-"Dimmi la verità, ti sta piacendo il ragazzo ma lui non ti si fila e ci stai male"- ha insinuato.
-"Ma niente del genere, che stai blaterando!"- unica mia reazione della settimana.
-"Allora è qualcos'altro...come faccio ad aiutarti se non mi racconti!"- mi ha detto, mentre sistemava la mia camera, con me a letto, immobile.
-"Non c'è niente che tu possa fare"- l'ho liquidata.



Non volevo trattare male le persone, semplicemente non avevo e non ho voglia di discutere. Se evitassero di farmi domande, magari starei più tranquilla.
Persino Killian ha notato qualcosa di diverso, durante le lezione di difesa.



-"Avanti, schivami"-
Al contrario, io ho attaccato, cercando di colpirlo. E ci sono pure riuscita.
-"Che stai combinando Ariadna?"- mi ha sgridato, forse per la prima volta mi ha chiamata per nome, anche se non ha mostrato segni di dolore alla spalla, dove l'ho colpito. Mi ha bloccato i pugni e mi ha costretto a guardarlo.
-"Se sei arrabbiata, non è così che sfogherai la tua collera!"- mi ha fatto ragionare.
-"Va bene, ma insegnami a combattere. Basta difendermi, voglio attaccare"- l'ho guardato negli occhi, con una supplica velata.
-"Perché? Cos'è che ti preoccupa?"- ha ammorbidito la presa sui miei pugni, incrociando le mani alle mie e guardandomi con dolcezza.
Stranamente quel gesto mi ha solo infastidita. Anche se fossi preoccupata per qualcosa, perché provare dispiacere o addirittura pena per me?
-"Lasciami stare"- l'ho allontanato, ritornando all'attacco.
-"Non vuoi essere presa con le buone? Bene, l'hai voluto tu"- mi ha incenerito con lo sguardo, ritornando freddo e impenetrabile.
Ho provato nuovamente a colpirlo, ma mi ha rovesciato le braccia, facendomi barcollare a terra. Voleva farmi vedere quanto fossi debole.
Ho ripreso l'equilibrio e gli sono andata incontro, spingendolo con tutta la forza che ho. Non è caduto del tutto, solo in ginocchio.
-"Cosa vuoi dimostrare? Eh? Questa è rabbia, non è lotta. Abbiamo finito per oggi"- mi ha congedata, rialzandosi da terra.
-"Certo, quando ti faccio cadere finisce la lezione"- ho sbuffato.
-"No, finisce la lezione se non sei lucida. E adesso sei distratta"- si è avvicinato a me, fulminandomi con i suoi occhi verdi e quasi ho avuto voglia di piangere.
Ho fatto la dura, la stupida, mi sono fatta valere con le persone sbagliate.
Sono andata via, sbattendo i piedi e con le lacrime agli occhi.
Mi sono fatta prendere troppo dal panico dopo quella lettera, sono andata in tilt e ho perso il controllo delle mie emozioni.




Adesso devo preoccuparmi perfino dei preparativi della cerimonia dei pretendenti. Sarà il 15 giugno, esattamente tre mesi prima del mio ventesimo compleanno. Sarà una un ballo regale, raffinato e pieno di famiglie altolocate, anche mai viste prima. Dovrò danzare e parlare con un'infinità di uomini, cosa che potrebbe piacermi, se non avessi per la testa altre faccende.
-"Sbrigati Ariadna, devi aiutarmi a sistemare le decorazioni"- mi rimprovera la Regina Clarissa, mentre io guardo a braccia conserte gli altri occuparsi dei preparativi.
Mia madre in persona vuole curarsene, con l'aiuto dei collaboratori di corte.
Per non farla alterare più di tanto, prendo le rose rosse e le sistemo ai lati della sala da ballo. Il tema, ovviamente è il rosso. Le rose sono un augurio che io possa trovare l'amore. Certo, magicamente ballo con un tipo a caso e me ne innamoro.
-"Il buffet deve essere da questa parte!"- ordina mia madre ad un cameriere.
Già non ne posso più della sua voce petulante e vorrei scappare. Non ho esattamente l'umore adatto per sistemare la sala dove tutti avranno gli occhi puntati su di me. E dovrò anche mostrarmi carina e simpatica. Ma non esiste!
-"Per favore, devi esserci anche tu! Farò in modo di farti essere presente"- dico a Sistiana.
-"E perché mai il Re acconsentirebbe di far partecipare l'ancella della figlia alla sua cerimonia d'onore?"- domanda ironica la mia amica.
-"Potrei chiedere che tutto il personale, nonché coloro i quali mi hanno vista crescere, assistessero ad un momento tanto importante!"- propongo, pronunciando l'ultima parola con sarcasmo.
Lei alza le spalle. Secondo me non è una cattiva idea.
Ci saranno comunque i miei amici, ma purtroppo non potrò passare molto tempo con loro.
Esco dalla sala da ballo, già abbastanza annoiata da tanti ordini e decorazioni e mi dirigo verso il giardino, sospettando di trovare Killian, seduto come sempre sotto il gazebo.
Mi squadra al suo solito e mi scruta bene in viso.
-"Che c'è? Non sono truccata, so di essere un disastro"- mi giustifico, sedendomi accanto a lui come se niente fosse.
-"Sei sempre un disastro, bambolina"- scherza, chiudendo il libro che stava leggendo prima che lo interrompessi.
Appoggio i gomiti sulle gambe, sorreggendomi la testa con le mani. Se mi vedesse mia madre, mi rimproverebbe immediatamente.
-"Oh dai, dov'è finita la ragazzina fastidiosa e arrogante?"- mi chiede, scostandomi i capelli da davanti gli occhi.
-"Sono solo...niente, non mi va di conoscere i pretendenti"- è la verità, anche se non è il principale motivo del mio cambiamento repentino.
-"Qualsiasi ragazza vorrebbe avere uomini ai suoi piedi che la corteggiano"- sorride beffardamente.
-"Beh, io no. Tanto vogliono solo la corona"- sbuffo.
-"Può essere. Magari vogliono anche te"- mi gira il viso in modo da incontrare i suoi occhi.
-"Tu sei mai stato innamorato?"- gli chiedo, sorprendendo anche me stessa.
-"Dicono che l'amore sia molto simile all'odio. In questo modo, potrei anche averlo provato. Ma no: finché non lo vedo, non esiste"- fa una smorfia.
-"Ma non puoi vederlo, è astratto, si può solo sentire"- puntualizzo.
-"Secondo me, se è così forte come dicono, deve essere concreto, reale: lo si deve vedere con gli occhi, oltre che con il cuore"-


 
***



Mi guardo allo specchio e mi vedo bella. Mi sento davvero una principessa. Margareth mi ha acconciato i capelli dorati in modo da alzarli di dietro e tenerli sciolti sul davanti. Mi ha truccato gli occhi semplicemente con eyeliner e mascara, per poter applicare un forte rossetto rosso luccicante. Proprio come il vestito, scelto da mia madre. Il corpetto stretto e scollato è colmo di brillantini e rubini, che riprendono quelli incastonati nel mio diadema e nella collana, la gonna di raso e chiffon è ampia come non ho mai indossato prima. Hanno optato per me dei tacchi vertiginosi, semplicissimi e color champagne.
-"Principessa, siete uno splendore!"- mi adula Gilda, battendo le mani.
Mi sento anche così, stranamente. O forse è normale, chiunque in questo modo si sentirebbe bella.
-"Sei pronta?"- mi sussurra Sistiana.
-"Come se dovessi affrontare una ghigliottina"- rispondo io, con un sorriso forzato.
-"Non sei contenta che potremmo assistere anche noi?"-
Ho chiesto a mio padre che tutto il personale fosse presente, nonostante non possa avere contatti con me o con gli altri nobili. Ma almeno potranno vedere la serata, essere anche loro vestiti bene, sentirsi un po' di più parte della famiglia reale.
-"Certo"- le sorrido sinceramente.
Sistiana ha legato i suoi capelli corvini e, così come tutte le dame di compagnia, indossa un abitino lilla, raffinato e semplice.
Mi accompagnano tra i corridoi e scendendo le scale, in modo da raggiungere la sala di ricevimento che porta direttamente a quella da ballo, dopo essere stati annunciati formalmente.
All'interno, vi sono già il Re e la Regina, più eleganti che mai. Mio padre indossa un completo sui toni del borgogna, come l'abito di mia madre di pura seta e anche il suo ampio. Come sempre, ha tenuto i capelli acconciati in uno chignon, adornato da gioielli.
-"Figlia mia, sei uno spettacolo!"- mi abbraccia mio padre, sempre affettuoso.
Mia madre mi sorride, un po' forzata dalla circostanza.
-"Mi raccomando, punta in alto."- mi suggerisce.
-"E divertiti!"- aggiunge il Re.
-"Accogliete con grande onore e rispetto Re Hector e la Regina Clarissa!"- urla l'araldo.
I miei genitori si dirigono verso le scale che scendono sulla sala da ballo.
-"Con grande autorevolezza, la principessa Ariadna!"-
Ecco, tocca a me fare l'ingresso trionfale.
Ogni volta devo concentrarmi per evitare di inciampare davanti a tutti. Vedo un numero immenso di gente che mi fissa con approvazione e applaudendo. Mi limito a sorridere, alquanto in imbarazzo e tenendomi il vestito.
Ci sediamo sui troni posti alla fine delle scale, in attesa delle presentazioni.
La sala da ballo è perfettamente decorata e impreziosita per l'evento: le rose sono sparpagliate in ogni angolo e il colore rosso è sovrano tra i tendaggi, le tovaglie del buffet e i tappeti. Il camino è spento e al di sopra sono appesi degli stendardi con lo stemma di Tahon, azzurro e argento; i lampadari sono assolutamente eccentrici e meravigliosi, diamantati e barocchi. Dalle vetrate che danno sul giardino, si possono notare le luci dell'esterno e la luna che si alza piano piano nel cielo.
Si inchinano di fronte a me una miriade di ragazzi di tutte le età: spaziano dai venti ai trentacinque anni. Vi sono, in ordine di grado: duchi, marchesi, conti, visconti e baroni. Ovviamente già so che il duca Christopher De Vrie è il favorito, il quale si presenta con un completo blu che si abbina perfettamente ai suoi occhi e mi bacia la mano, raffinato come sempre.
Anche Tristan Herbert, nonostante sia più piccolo di un anno del ventiduenne Christopher e anche più in basso nella scala nobiliare. Non che sia un problema per me.
So già che comunque la mia scelta sarà condizionata, come già è; di sicuro, però, non tralascerei il duca. Non solo perché è terribilmente affascinante ed elegante, ma perché sembra molto educato e gentile. Magari lo fa solo per la corona, chissà.
Si presenta pure Donovan Roy, insieme ai suoi occhi indaco e alla sua arroganza.
Tutti gli altri non li conosco, al massimo qualcuno l'avrò visto di sfuggita durante gli eventi del regno.
Un certo duca Pol Roux, dal nome strambo quanto il soggetto, si inchina davanti a me e presentandosi come pretendente. Capelli scuri e allungati fino alle spalle, non male come ragazzo ma decisamente troppo grande: trent'anni.
Un altro ancora, il conte Kade Guerin, affascinante presenza data dall'aspetto curato e la barba perfettamente disegnata. Completo nero, decorato di rosso sulle spalline e sulle maniche, prevedendo il tema. Mi sembra di aver capito che abbia venticinque anni.
Degli altri non mi sforzo nemmeno di ricordare i nomi; probabilmente non mi hanno incuriosito e sono stati parecchio anonimi.
È ora delle danze e io vorrei solo sprofondare. Cerco con lo sguardo i miei amici: sono in prima fila per godersi il mio debutto con i corteggiatori. O per prendermi in giro in modo più efficace. Morgan indossa un completo verde scuro, quasi nero, mentre Nevena porta un pomposo abito color champagne che la fascia perfettamente.
Mi ritrovo a cercare Killian e, con una sorprendente delusione, mi accorgo non sia presente.
Il primo ballo lo concedo, come previsto, a Christopher.
Con estrema delicatezza, mi stringe a sé con una mano e con l'altra prende la mia, per condurmi seguendo le note date dall'orchestra, posta vicino al camino.
-"E' banale dirlo ma, sei bellissima"- mi incanta con il blu dei suoi occhi.
Arrossisco, e abbasso lo sguardo.
-"Cosa ne pensi della serata?"- mi chiede, guardandosi intorno.
-"Soffocante, esagerata e piena di persone"- sorrido, imbarazzata.
-"Tutti qui per te!"-
-"Beh, non tutti"- ci tengo a puntualizzare.
-"Pensi che io sia qui per diventare re?"- mi dice, tranquillo.
-"Credo che tutti vogliano esserlo, in realtà"-
"Perché non potrei semplicemente essere attratto da te?"- sussurra vicino al mio orecchio, facendomi rabbrividire e pizzicandomi la guancia con la barba.
-"Lo sei?"- chiedo, come una stupida.
-"Sei speciale e... mi rendi nervoso"- deglutisce.
Io rendo nervoso lui? Ma scherziamo? Si è visto? Chi non si agiterebbe di fronte ad un ragazzo così.
-"Ti ringrazio, sei veramente gentile"- guardo qualsiasi altra cosa che non sia il suo viso.
Mi tocca ballare con altri due giovani dei quali non ricordo il nome, appunto. Il primo è alto quanto me, cosa che apprezzo poco e niente in un ragazzo. Lo so, posso sembrare superficiale ma non mi attrae. Durante il ballo nemmeno parla, guarda i piedi, come se temesse di pestarmeli. Il secondo invece è troppo maturo, credo abbia trentacinque anni e incomincia a discutere di politica. Io guardo tutt'altro, annuendo, senza ascoltare davvero.
Mi invita anche il conte Kade, e la cosa già mi stuzzica di più.
-"Avete degli occhi sublimi"- mi dice, facendomeli spostare dai suoi.
-"Spero vi stiate divertendo. La festa è la vostra, non nostra"- mi sorride.
-"Certo, è tutto magnifico e apprezzo la compagnia"- anche se non quella di tutti.
Mi stringe a sé dalla vita con entrambe le mani, il che non mi lascia altra scelta che mettere le mie attorno al suo collo. Ha un profumo inebriante da uomo.
I capelli scuri sono in netto contrasto con gli occhi ambrati ed è di una bellezza disarmante.
-"Immagino sia pesante però ascoltare così tante richieste e avances da parte di tutti. Non vi invidio per niente"- scherza.
-"Oh nemmeno io"- ridacchio sottovoce.
-"Non pensiate che sia facile anche per noi. Anzi, meglio che non parlo degli altri: per me non è facile per niente."-
-"Perché mai?"- oggi è la giornata delle domande stupide.
-"Voi siete la principessa, niente di meno. Una donna stupenda. È normale che mettiate in soggezione un povero ragazzo"- ride.
-"Ti renderai conto che sono assolutamente una ragazza normale. E dammi del tu, per favore"- arrossisco, ancora.
-"Questo vuol dire che ti rivedrò? Buon segno!"-

Non è stato altrettanto piacevole danzare con Tristan e con Donovan. L'uno ha mantenuto un'espressione altezzosa ed è rimasto zitto, l'altro invece non ha fatto altro che parlare di sé come se non ascoltassi abbastanza suo fratello Stevan raccontare di lui. Nemmeno una domanda su di me, sulla serata. Niente affatto.
Nessuno mi ha incuriosito come Christopher e Kade; la maggior parte degli uomini sono molto grandi, altri troppo pieni di sé, troppo diretti e sfacciati.

 

*


E' l'1 di notte, ed è arrivato il momento di scegliere tre pretendenti con i quali avere degli appuntamenti per conoscerli meglio. Sui primi due non ho avuto dubbi, sul terzo ho dovuto involontariamente scegliere Tristan. Il meno peggio. Una volta comunicati i nomi, la cerimonia è giunta al termine. Non ho potuto passare nemmeno un momento con i miei amici, è stato davvero ingiusto. Ho avuto gli occhi di tutti puntati, e ho tenuto tutto il tempo un sorriso finto incollato sulle labbra. Solo quando abbiamo usufruito del buffet, ho potuto lasciare andare la tensione. In quel caso sarei potuta stare con Morgan e Nevena, ma i miei genitori mi hanno inondato di domande sui ragazzi.
-"A che famiglia appartengono?"-
-"Sono educati?"-
-"Vanno all'accademia militare?"-
Ma cosa ne posso sapere? Durante un ballo di tre minuti non è che posso conoscere una persona, né capire di che tipo si tratta. La mia scelta è stata dettata dalla prima impressione. Alquanto sbagliato e da prevenuti. Ma non mi hanno lasciato altra possibilità. Il modo di conoscerli è durante gli appuntamenti che mi organizzeranno, ma solo con tre e non con tutti quei ragazzi.
Loro non li conoscono tutti, questo perché sono i pretendenti a presentarsi alla cerimonia, senza un invito da parte nostra; ovviamente non conosciamo tutte le famiglie nobili aventi figli maschi. Ecco spiegate le tante domande su di loro.



Le mie dame di compagnia mi accompagnano alle mi stanze, senza però dargli la possibilità di aiutarmi con il cambio abiti e la cura del mio corpo prima di andare a dormire.
-"Non necessito di voi per questa sera, voglio stare un po' per conto mio"- le congedo.
Sistiana mi lancia uno sguardo preoccupato, pensando che sarei crollata in riflessioni deprimenti sul mio crudele destino e non avrei per niente chiuso occhio. Proprio quello che voglio fare.
Mi chiudo alle spalle la porta e mi tolgo queste infernali scarpe con il tacco. Effettivamente, adesso come faccio a togliermi il vestito da sola? Dovrò contorcermi.
Mi guardo allo specchio e noto come il trucco sia in perfetto ordine, così come l'acconciatura. Sono delle maghe.
Mi giro verso la portafinestra perché sento qualcosa che vi sbatte contro. Sassolini.
Confusa e allo stesso tempo speranzosa che si tratti di quello che penso, esco fuori in terrazza e mi affaccio: Killian.
Non faccio in tempo a reagire che salta e si appende sulla ringhiera, si arrampica e atterra sul balcone in un attimo.
Indietreggio, entrando dentro la camera e lui si chiude la portafinestra alle spalle.
Non so il motivo della sua intrusione, né come abbia fatto a non farsi notare ma non riesco a non sorridere alla sua vista.
Dopo una serata finta, costruita, imposta, adesso mi sento davvero tranquilla e a mio agio. Almeno finché non sposta lo sguardo su di me. In quel momento mi sento avvampare, travolgere, sprofondare.
Mi guarda, come sempre attento ai minimi dettagli e si sofferma sui miei occhi.
-"Sei perfetta"- sussurra, quasi contro la sua volontà.
All'ennesimo complimento, mi imbarazzo e il cuore si agita incredulo che Killian abbia pronunciato quelle parole.
-"Non c'eri..."- gli dico, evitando il suo sguardo.
-"L'hai notato"- mostra un sorriso sghembo, soddisfatto che la sua assenza si sia notata.
-"Come mai sei qui?"- chiedo, alzando gli occhi al cielo.
-"Prima faccio io le domande"- ridacchia, girandomi in tondo.
-"Qualcuno di interessante?"- si ferma dietro di me e mi giro, guardandolo dal basso.
-"Forse"- vagheggio.
-"Vestito scollato"- puntualizza, dando un'occhiata al mio seno.
Arrossisco e gli alzo il mento per fargli distogliere lo sguardo.
-"Sfacciati?"- continua, girando ancora.
-"Quasi tutti"-
-"Belli?"- mi sussurra all'orecchio, costringendomi a voltarmi ancora una volta.
-"Mi stai facendo girare la testa"- lo ammonisco.
-"Lo faccio sempre. Ora rispondi"- mi scruta.
-"Belli"- e alla mia risposta, alza le sopracciglia.
-"Ti sei divertita?"-
-"Non proprio"- finalmente posso dire la verità.
Sorride.

-"Adesso posso dirti perché sono qui. Ti porto ad una vera festa"- afferma, con un luccichio negli occhi.
 

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Capitolo 8
*** Una vera festa. ***


 
 


Capitolo 8
UNA VERA FESTA.
 
 
Inizialmente ho pensato che stesse scherzando, infatti gli ho sorriso, ma non appena ho capito che le sue intenzioni fossero autentiche, mi sono accigliata.
-"Che stai dicendo?"-
-"Hai capito bene, ti porto ad una festa"- ripete, scandendo le parole come se fossi stupida.
-"All'una e mezza di notte?"-
-"A quest'ora cominciano le vere feste!"- annuisce, convinto.
-"Anche se ti dicessi di sì, e non ti sto dicendo di sì: come andiamo in città? Non posso mica presentarmi così!"- indico il mio voluminoso abito.
-"Bambolina, ricordati che quando propongo qualcosa, è perché ho organizzato tutto"-
Solo adesso noto che effettivamente è vestito in modo insolito: indossa una camicia color avorio non troppo aderente, abbinata a dei pantaloni sportivi blu scuro.
Mi spiega che vuole andarci a cavallo e che mi ha portato dei vestiti "normali", in modo da confondermi tra la gente. Li ha messi dentro il baule ai piedi del letto, mentre tutti erano alla cerimonia.
-"Tu lo sai vero che quest'ala del castello è vietata ai dipendenti?"- gli ricordo, sorridendo e scuotendo la testa.
È incredibile come questo ragazzo riesca a intrufolarsi nelle stanze di questo palazzo senza attirare l'attenzione.
Apro il baule e trovo dei jeans scuri attillati e una maglia corta bordeaux con scollo profondo a V.
-"Tu sei pazzo, dove li hai presi?"- rimango stupita.
-"Affari miei. Dai, mettili"- mi incoraggia.
C'è solo un piccolo problema.
-"Dovresti...dovresti aiutarmi a sganciare il vestito sulla schiena..."- gli chiedo, abbassando lo sguardo.
Fa una faccia stranita e senza dire nulla si mette dietro di me: scostandomi i capelli da un lato, percepisco le sue mani fredde a causa del gelo della notte che mi fanno rabbrividire.
-"Adesso puoi spogliarti"- sussurra, facendomi avvampare.
Non essendo più agganciato, posso toglierlo. Me lo tengo davanti, in modo che non mi scivoli via e vado a mettermi dietro il separé in legno.
Faccio fatica a mettere quei jeans, un po' troppo stretti per me che sono abituata a tutto ciò che è ampio. Sono senza reggiseno, spero non renda la maglia volgare dato che ha una scollatura morbida, che lascia intravedere qualcosa ad ogni movimento.
Esco, coprendomi con le braccia davanti, un po' in imbarazzo.
Mi guardo allo specchio: sembro una perfetta teenager, di quelle che vedo di nascosto nei film.
-"Smettila di coprirti. Stai bene"- mi guarda a fondo, anche troppo.
-"Non mi guardare così!"- lo rimprovero.
-"Sì è che...sono troppo stretti questi jeans"- ridacchia, malizioso.
Si avvicina e lo osservo immobile, notando come mi stia sciogliendo i capelli acconciati di dietro.
-"Molto meglio"- me li scompiglia un po' per dare maggior volume, come se ne avessi bisogno.
-"Mi spieghi perché questa cosa della festa?"- effettivamente non ha senso.
-"Sei chiusa qui, pensando che questi sfarzosi eventi siano la vita vera, perché non hai visto cos'è il vero divertimento"- afferma, mentre apre la portafinestra e salta giù.
È completamente esaltato.
Questa volta ho i pantaloni quindi non mi preoccupa farmi prendere in braccio da Killian.
Senza perdere altro tempo andiamo verso la scuderia, cercando di non fare alcun rumore.
Avendo le scarpe sportive, non rischio di attirare l'attenzione a causa dei tacchi che colpiscono terra.
Ormai ho quasi preso l'abitudine ad uscire fuori dalla mia stanza di nascosto, anche se ogni volta si presenta qualche piccolo imprevisto. In verità, le guardie, non essendo poste nel cortile interno del palazzo, non possono impedire questi spostamenti notturni, anche perché non se lo potrebbero mai immaginare.
L'aria non è molto fredda, ma muovendosi in fretta si sente maggiormente addosso.
Il ragazzo sta per prendere un cavallo, ma in realtà gli indico Cannella. Possiamo andare con lei. Va' dal mio destriero e mi porge la mano per salire: come se non ci riuscissi da sola!
Salgo tranquillamente e aspetto che lui faccia lo stesso. Si mette davanti a me, reggendo le redini e non posso fare altro che avvinghiarmi per non perdere l'equilibrio. Mi sento in imbarazzo ma la cosa non mi dispiace del tutto, mi sento al sicuro.
Non so come mai io sia in preda di queste emozioni che non riesco né a spiegare né a controllare.
Killian ordina all'animale di proseguire e lo guida verso la città, nel buio della notte. Cavalcare con l'oscurità è inquietante ma anche sorprendentemente incredibile. Mi sembra di volteggiare, correre nel vento e attraverso gli alberi di pini, protetta e riscaldata dal ragazzo insieme a me. Gli unici rumori che riesco ad avvertire sono quello del vento che si infrange su di noi e i versi affascinanti di alcune creature notturne.
Nel momento in cui entriamo in città, le luci delle abitazioni ci schiariscono il cammino. La notte ancora non impedisce alle persone di divertirsi. Sento anche della musica, delle voci che sembrano in realtà risate. In altri angoli del quartiere da cui stiamo passando, invece non c'è traccia di vita. Silenzio e buio.
Non so dove siamo, non frequento mai il paese né il centro. È capitato qualche volta, anni fa. Adesso è da un po' che non vado.
Cannella, per ordine del cavaliere, si ferma accanto ad una casa a due piani, dalle quali finestre si nota la luce che proviene dall'interno insieme alla musica assordante, per nulla familiare. È una semplice abitazione di un trascurato verde scuro, circondata da un ampio giardino poco curato. Fatico a concentrarmi sui dettagli a causa della scarsa luminosità dell'esterno.
Killian, dopo essere sceso da cavallo, mi porge la mano per agevolarmi nel fare lo stesso.
-"Ma come spieghiamo la presenza di Cannella?"- gli chiedo, preoccupata che possano infastidire l'animale.
-"Lo nascondiamo dietro, conosco il proprietario della casa. Chi lo vedrà, penserà sia normale: sono tutti ubriachi sicuramente"- ridacchia.
Mi sfrego le mani sui jeans per riscaldarmi un po' a causa del vento e della posizione statuaria che mi hanno fatto prendere fresco.
Sul retro della casa, agganciamo le redini di Cannella ad uno steccato dove sono posizionate alcune biciclette. Spero che nessuno tocchi il mio cavallo.
C'è una vetrata aperta che ci consente di entrare senza dover suonare dall'ingresso principale e avvertire tutte queste persone della nostra presenza.
-"Mi raccomando, sciogliti"- mi suggerisce Killian.

Non appena ci introduciamo, il rumore inonda le mie orecchie e puzza di fumo unito ad altri odori a me sconosciuti si fanno presenti.
Siamo dentro una cucina molto illuminata e poco spaziosa, piena di bottiglie, lattine e cibo spazzatura; persone che urlano, bevono e si dirigono verso le altre stanze.
Un gruppo di ragazzi euforici e con in mano dei bicchieri ormai vuoti, viene verso di noi.
-"Amico! Da quanto non ti vedo da queste parti!"- sbiascica il bruno dei tre, riferendosi al mio accompagnatore.
-"Senza di me non è una vera festa, dico bene?"- sorride di rimando, come se lo conoscesse da tempo.
-"Stasera chi hai portato?"- ride un altro giovane, dandogli una pacca sulla spalla e squadrandomi per bene.
Insopportabili. Questa domanda, inoltre, mi fa pensare che Killian sia solito portare ragazze a questi party confusionari, il che, stranamente, mi ha infastidito.
-"Lei è Aria. Loro sono Lois, Joel e Derren"- mi indica rispettivamente quello dai capelli più scuri, molto alto e del tutto ubriaco; uno biondastro che ancora non ci ha rivolto la parola e che si presenta senza maglietta; l'ultimo, che mi ha un po' irritato con quella domanda, molto carino e dagli occhi azzurri.
Mi stranisco un po' che lui abbia utilizzato il nomignolo "Aria", ma probabilmente l'ha fatto per non usare il mio nome e destare qualche sospetto, anche se dubito fortemente che qualcuno possa rendersi conto di chi sono.
-"Cosa bevi?"- mi chiede Joel.
-"Ci penso io, la ragazza ha bisogno di divertirsi un po' "- si intromette Lois, porgendomi un bicchiere contenente un liquido trasparente.
-"Lascia perdere, non c'è bisogno"- scuote la testa Killian, come a consigliarmi di non bere nulla.
Bevo la bevanda che mi hanno dato, con leggera difficoltà ad ingoiare senza provare bruciore in gola e poggio il bicchiere sul tavolo vicino.
-"Che sarà mai!"- provoco il ragazzo.
-"Mi piaci!"- mi fa l'occhiolino Derren.
-"Ok, è abbastanza. Le faccio fare un giro"- alza gli occhi al cielo Killian, prendendomi per mano e trascinandomi fuori dalla cucina.
-"Dai, state con noi!"- urla dietro Lois, ridendo.
Entriamo in un salone colmo di gente che balla, si struscia tra loro, saltella, si bacia e mi fa entrare in confusione. I tavolini, anch'essi pieni di bevande e cibo, ospitano anche ragazze in piedi che ondeggiano, i divani sono occupati da chi amoreggia e quasi tutti i maschi sono senza maglietta.
Ma veramente così sono queste feste?
Comincio a sentire caldo, sia perché siamo tante persone, per quello strano liquido che ho buttato giù, sia per il calore che emana Killian solamente tenendomi per mano.
-"Oh no, meglio andarcene in un'altra stanza"- dice all'improvviso, cambiando direzione.
-"Killian!!!"- urla una voce femminile, che mi fa girare verso la sua parte.
Si avvicina una ragazza più alta di me, sicuramente anche senza i tacchi che indossa, con una cascata di capelli scuri, un po' appiccicati a causa del sudore. Indossa una gonna a dir poco corta e una canotta luccicante. Ha un viso molto bello, anche se il trucco esagerato la rende meno piacevole, secondo me.
-"Finalmente! E' da mesi che non ti vedo!"- gli sorride, poggiandogli una mano sulla spalla e senza nemmeno guardarmi.
Stringo la mano al ragazzo, involontariamente e anche per fargli capire il mio disagio.
-"Marina! Eh, lo so, ho avuto da fare"- risponde annoiato.
-"Dai vieni a ballare con me, sai che mi devi un po' di divertimento"- lo avvicina, come se io non fossi accanto a lui.
-"Per stasera sono occupato"- alza la mano intrecciata alla mia, per fargliela notare.
Solo adesso mi guarda, dall'altro in basso e con un'espressione schifata.
-"Va be', tra un'oretta al massimo si stancherà"- sogghigna, rivolgendosi a me.
-"Ti aspetto per dopo, allora"- dice a Killian con uno sguardo riprovevole, prima di ritornare a ballare con altre ragazze.
-"Patetico"- sbuffo, lasciandogli la mano.
-"Sei gelosa?"- ride, prendendomi in giro.
-"Ma finiscila! Dai, dobbiamo stare qui impalati?"- gli chiedo, insofferente.
Mi trascina verso la stanza adiacente, adibita a mo' di discoteca, con luci colorate a intermittenza e volume al massimo della musica. Qui stanno tutti ballando, appiccicati tra di loro; noi ci mettiamo più spostati in modo da non farci spingere.
Non so come devo muovermi: gli altri saltano, ondeggiano braccia e gambe senza un senso.
-"Muoviti! Non ci sono passi da seguire. Devi solo prendere il ritmo della musica"- mi suggerisce Killian, agitandomi dai fianchi.
Scoppio a ridere non appena lo vedo scatenarsi a caso, per la prima volta spensierato e con il sorriso stampato sul viso. Ha completamento perso la sua espressione fredda, distaccata e priva di qualsiasi emozione.
Questo mi incoraggia a seguire i suoi movimenti e saltare come una stupida, seguendo il rumore della musica.
Non mi sono mai sentita così: senza preoccuparmi di essere decorosa davanti agli altri, far caso ad ogni minimo dettaglio del mio portamento e del mio vestiario, dare un'immagine perfetta di me.
Sto scuotendo ogni parte del mio corpo, anche in modo ridicolo; i capelli si attorcigliano sempre di più ad ogni salto. Non mi curo di come sono vestita, se sto mettendo in mostra le mie forme, né che c'è un ragazzo di fronte a me che mi guarda ridendo. Non penso a come mi farebbe piacere toccarlo, ballare più vicina a lui, a come è bello mentre si scatena e fa ondeggiare i riccioli castani, al mio cuore che batte all'impazzata per i movimenti e per la sua presenza.
Sentiamo delle urla provenire da fuori e tutti smettono di ballare per correre verso la direzione degli schiamazzi.
-"Che succede?"- chiedo ad alta voce, per farmi sentire.
-"Seguiamoli!"- mi prende per mano e usciamo fuori.
Non ho notato che dall'altra parte della casa rispetto a dove siamo entrati noi, c'è una piscina dove in questo momento si stanno buttando tutti: chi mezzi nudi, chi del tutto vestiti, chi ubriachi, chi gettati di peso dagli altri.
-"Ma è assurdo!"- esclamo del tutto sorpresa.
-"E' assolutamente normale"-
-"Signorina, lei non si butta?"- mi chiede il ragazzo dagli occhi azzurri che abbiamo incontrato appena entrati in casa.
Non ho il tempo di rispondere perché mi prende di peso e mi scaraventa in piscina, nonostante le mie urla di protesta e Killian che cerca di impedirglielo.
Mi ritrovo immersa dall'acqua, con i capelli fradici e pesanti, così come i vestiti. Mi brucia il naso perché non ho avuto la prontezza di trattenere il respiro e ho aspirato acqua. Mi strizzo i capelli e cerco di coprirmi il più possibile.
Si avvicina Killian al bordo della piscina.
-"Ha sorpreso anche me, fatti aiutare"- mi porge il suo aiuto, mostrandosi dispiaciuto.
Gli afferro la mano e con tutta la forza lo trascino nella piscina insieme a me.
È la prima volta che lo vedo preso alla sprovvista dal mio gesto inaspettato.
Scoppio a ridere quando riemerge inzuppato del tutto e squadrandosi per rendersi conto di esserlo.
-"Me la pagherai!"- mi minaccia, con un tono divertito.
Mi schizza tanto da costringermi a ripararmi la faccia per non essere colpita.
-"Tregua!"- gli urlo, ridacchiando.
Mi guarda per un attimo di troppo dalla testa fino al bacino: il resto è sommerso dall'acqua.
-"Non hai nulla sotto quella maglia"- non suona come domanda ma come affermazione.
Accidenti. Non ho messo il reggiseno. Essendo bagnata sicuramente si vede tutto.
Mi copro immediatamente sul davanti, preoccupata per la prima volta da quando sono in questa casa. Avendo un seno formoso, non solo risulta volgare ma anche terribilmente imbarazzante.
-"Dai, non si vede nulla, è solo un po' trasparente"- ride, più della mia vergogna e della mia espressione.
Comincio a tremare dal freddo causato dall'aria notturna che colpisce la pelle bagnata.
Killian se ne accorge e senza dire nulla mi accoglie tra le sue braccia, facendomi poggiare il viso sul suo petto e stringendomi a sé. Mi inonda con il suo profumo e il calore, nonostante sia anche lui fradicio. Questo gesto mi fa rabbrividire ulteriormente e quasi mi sento a disagio, perché non è da lui. È del tutto strano che lui si comporti così.
Si stacca dopo un po', anche lui sorpreso dal suo stesso atteggiamento.
-"Usciamo, altrimenti ci viene la febbre"- ritorna serio.
Mi aiuta ad uscire dalla piscina e mi prende per mano nuovamente. Entriamo in casa e va verso le scale al centro del salone.
-"Andiamo a cercare asciugamani e coperte"- precisa, quasi come per non farmi pensare a qualcos'altro.

Saliamo, e nel corridoio del secondo piano ci sono alcuni ragazzi che si baciano appoggiati al muro o che aspettano il loro turno per bagno. Le prime porte sono chiuse e si dirige verso la lavanderia accanto alla toilette. Cerca negli armadietti e trova delle asciugamani che mi mette addosso.
-"E tu?"-
-"Io non sento freddo"- risponde.
Usciamo e si ferma davanti ad una porta socchiusa. La apre del tutto, mostrando un ragazzo e una ragazza che si baciano appassionatamente seduti sul letto.
-"Amico, questa è occupata"- lo informa il giovane, infastidito per essere stato interrotto.
-"Andate via. Siamo bagnati, dobbiamo asciugarci"- li incita, minaccioso.
I due si alzano dal letto e se ne vanno, non senza dare una spallata a Killian, segno che gli abbiamo rovinato la serata.
Chiude la porta.
-"Ma non c'era bisogno..."- gli dico, quasi sussurrando.
-"Così puoi coprirti. Non vorrei essere la causa di qualche malattia"-
Sono agitata. Trovarmi in una camera da letto da sola con lui mi rende parecchio nervosa, ma non sembra che abbia intenzioni particolari. Sono confusa.
Si ferma e guarda il letto matrimoniale, anche lui a disagio.
-"Meglio metterci a terra"-
Toglie le coperte dal materasso e le mette sul pavimento. Ci sediamo appoggiandoci su di esse in modo da non toccare le fredde mattonelle e ci copriamo sulle spalle.
Mi rannicchio, finalmente avvolta da qualcosa di caldo e mi avvicino a Killian. Mi rivolge uno sguardo serio, profondo e mi stringe a sé con un braccio.
-"Prima di venire a vivere al castello, andavi spesso a feste del genere?"- gli domando.
-"Beh sì. Frequentavo questi quartieri"-
-"Quindi abitavi da queste parti"- suppongo.
-"Più o meno"- risponde vago.
-"In che senso?"- lo guardo negli occhi, mentre lui li sposta davanti a sé.
-"Per un po' ho vissuto fuori da qui; non appena ho compiuto diciotto anni mi sono spostato da queste parti per stare per conto mio"-
-"Vivevi con i tuoi?"- azzardo.
-"Con la mia balia. E qualche parente mi faceva visita sia prima che dopo."-
-"Eri felice?"-
-"Penso che se lo fossi stato, l'avrei saputo"- accenna un sorriso amaro.
-"Adesso sei felice, a palazzo?"- gli sposto i capelli da davanti gli occhi per scrutare la sua espressione.
Si volta a guardarmi.
-"Tu sei felice principessa?"- alza le sopracciglia, ghignando.
-"Penso di sì. Beh, magari c'è qualcosa che vorrei cambiare ma non posso dire di essere infelice, sarei ipocrita"-
-"Ti piace essere quello che sei"- afferma.
-"Sì, questo non vorrei cambiarlo. Magari preferirei non sposarmi per affidare a qualcun altro il regno..."- abbasso lo sguardo, ripensando alla faccenda.
-"Mi sembra che tu abbia dei pretendenti interessanti"-
-"Ma se non c'eri alla cerimonia..."- lo guardo confusa.
-"Beh, ho sbirciato un po' in giro"- ridacchia, beccandosi un colpetto scherzoso da parte mia.
-"Ho dovuto sceglierne tre. In questi giorni dovrei conoscerli meglio"- racconto.
-"Oh non vedo l'ora di metterti in imbarazzo con la mia presenza"-
-"Non ti faranno mica avvicinare"- rido all'idea.
Mi sistemo in modo da raggiungere la sua altezza da seduta e guardarlo meglio.
-"Quindi ti conoscono bene questi ragazzi?"- chiedo.
-"O intendi le ragazze?"- mi squadra in viso per avvertire qualche reazione.
Si mette a sghignazzare.
-"Beh, che posso farci"- si giustifica allargando le braccia.
Mi scosto un po' dal suo braccio che mi circonda le spalle e mi chiudo dentro la coperta per nascondere il fastidio improvviso che provo.
Che motivo avrei?
-"Adesso penseranno che ti ho portata qui per..."- mi sussurra, facendomi avvicinare nuovamente.
-"Marina ti aspetta però!"- trattengo una risata.
-"E menomale che ho incontrato solo lei! Sono insopportabili!"- gira gli occhi, infastidito.
-"Ma guarda, si lamenta delle ragazze che lo perseguitano!"-
-"Pretendono tutte troppo. Dopo un bacio, pensano subito di essere fidanzate"- ridacchia.
Abbasso lo sguardo, non per gelosia o altro, semplicemente perché questo mi ricorda che io non posso saperlo.
-"Che c'è? Sei anche tu così?"- mi spintona scherzosamente.
-"Non lo so"- alzo le spalle.
Mi guarda confuso, dopo un po' spalanca gli occhi.
-"Non dirmi che non hai mai baciato nessuno!"-
Mi giro dall'altra parte per nascondere l'imbarazzo che mi colora le guance.
-"Non ti vergognare!"- mi attira a sé con entrambe le braccia.
-"Vivo a palazzo da quasi vent'anni, controllata da tutti, senza poter stringere rapporti sentimentali. Secondo te come potrei sapere cosa si prova?"- sembro arrabbiata, per la situazione che vivo, non per lui.
-"Ne avrai la possibilità, adesso che hai tre ragazzi con cui passare del tempo"- mi fa notare, guardandomi con un'espressione fredda.
-"Probabile, ma non vorrei che il primo fosse così..."-
-"E come vorresti che fosse?"- incatena i suoi occhi ai miei.
I vestiti stanno cominciando ad asciugarsi e non sento più freddo, soprattutto perché sono abbracciata a Killian.
A questa domanda, il cuore comincia a battere ancora più velocemente di quanto non stesse già facendo, e sento dei fastidi piacevoli allo stomaco. Mi sento in modo strano, del tutto nuovo. Lui è così spontaneo, più aperto, solare. Mi stringe come se fosse la cosa più naturale del mondo, come se provasse affetto per me. Mi guarda come se non ci fosse nient'altro degno della sua attenzione. Mi sento felice. Non più in imbarazzo o a disagio, ma completamente libera da tutti i pensieri che hanno occupato la mia mente da settimane. Non nascondo dietro al mio orgoglio il fatto che qui accanto a lui sto davvero bene e nemmeno lui sembra occultarlo. Non riesco a staccarmi dal verde delle sue iridi, che aspettano una risposta. Una risposta che il mio cuore vorrebbe dare con la dimostrazione più semplice e al tempo stesso più complicata che ci sia. Soprattutto quando avvicina la sua mano alla mia guancia, accarezzandomi delicatamente e senza spostare il suo sguardo dal mio. È talmente vicino al mio viso che il suo respiro e il mio hanno lo stesso ritmo e posso avvertirlo sulla mia pelle. Il braccio che mi tiene stretta mi accompagna verso di lui, come se volesse trattenermi senza la possibilità che mi possa distaccare.
Con il pollice mi sfiora le gote, scende verso il collo lentamente e mi accarezza il petto, ad un'altezza decorosa. Risale fino a disegnarmi il contorno delle labbra con il polpastrello e anche i suoi occhi si concentrano su questo. Li vedo ardere: di desiderio, disperazione, incertezza e sicurezza allo stesso tempo.
Sposto il mio braccio stretto a lui in modo da accarezzargli la nuca e arricciare tra le dita i capelli che scendono fin là. Morbidi.
Passo il palmo della mano sulla ruvida barba ben curata e a questo gesto si morde il labbro inferiore: che sia piacere, che sia un modo per trattenersi.
Avvicino le mie labbra alle sue, curiosa di assaggiarle, costatarne la morbidezza. Lui avverte quel desiderio, sembra quasi farlo impazzire di più.
Mi afferra dalla nuca con più brama e sta per sfiorarmi il labbro superiore.
Ad un tratto, si sposta e mi bacia sulla fronte con forza, quasi per placare, soffocare la voglia che ha preso entrambi.
Si stacca da me, lasciandomi completamente immobile, piena di domande, incapace di comprendere il suo cambiamento di decisione.
-"Meglio tornare a palazzo"- sussurra quasi costretto, ancora a pochi centimetri da me, prima di alzarsi.
Adesso ho di nuovo freddo, che parte da dentro le ossa. Ho voglia di piangere e non so perché. Non capisco cosa sia appena successo. Perché mi sento delusa, insoddisfatta, frustrata e ferita da questo allontanamento inaspettato, per nulla voluto. L'ho visto nei suoi occhi. È come se gli fosse costato più di qualsiasi altra cosa. Allora perché non è successo?
Come ci siamo ritrovati nella situazione di pochi secondi fa? Così vicini, appassionati, assuefatti, inebriati.
Com'è potuto succedere che io abbia cominciato a bramare e desiderare con tutto il corpo, la mente e il cuore un suo bacio?

Un bacio che non c'è stato.

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Capitolo 9
*** Non posso assecondare le volontà del mio cuore. ***


 
 


Capitolo 9
NON POSSO ASSECONDARE LE VOLONTA' DEL MIO CUORE.
 
 
-"Ve ne andate di già?"- chiede Joel, il ragazzo bruno che ci ha accolto subito.
-"Sì amico, è tardi"- lo informa Killian, dirigendosi verso l'uscita sul retro dal quale siamo entrati ore prima.
-"Te la sei fatta Marina? O Lena?"- ride Derren, del tutto ubriaco.
Ma cosa sto sentendo? Mi viene da vomitare. Devo trattenermi dal tirargli un pugno in faccia.
Il diretto interessato si mette a sghignazzare e per poco non se lo becca lui il gancio destro che mi ha insegnato a sferrare.
Non è normale la mia reazione, ne sono consapevole, ma non riesco a contenermi. Mi si legge in faccia il fatto che sia irritata.
Vado verso la vetrata ancora aperta per andare via. Sento Killian dietro di me seguirmi, ma non dice nulla; meglio così.
Fortunatamente Cannella è ancora qui, quasi sveglia del tutto, e nessuno sembra averla notata. Non appena le salgo in groppa fa un verso infastidito.
Il ragazzo la libera e si mette avanti, come prima, in modo da prenderne il controllo.
Durante il ritorno a casa, nessuno dei due ha proferito parola. Probabilmente anche lui è a disagio dopo quello che è successo, o meglio, che NON è successo. Se prima avevo voglia di piangere, adesso sono arrabbiata. E la cosa che più mi innervosisce è proprio questa mia collera insensata.
Mi sono dovuta tenere a lui, anche se il minimo tocco mi ha suscitato particolari sensazioni, negative più che altro.
Sicuramente già domani mi passerà. Sono solo scossa e confusa.
*

-"Sali sulle spalle, sennò non ci arrivi"- mi suggerisce Killian, mentre siamo al di sotto del terrazzo che porta alla mia camera da letto.
Seguo le indicazioni senza protestare. Si abbassa e mi aiuta tenendomi per mano, come ha fatto per quasi tutta la serata. Mi arrampico sulla ringhiera e passo dall'altro lato, quasi da copione ormai. Vado per rientrare ma anche lui si aggrappa su.
-"Ti sei divertita?"- mi domanda.
-"Abbastanza"- alzo le spalle, guardandomi i piedi.
-"Prova a dormire, anche se è tardi ormai"- mi osserva con uno sguardo serio.
-"Sì, è tardi"-
-"Buonanotte, bambolina"- dice alla fine, prima di scendere di sotto e scomparire nel buio.
-"Buonanotte"- sussurro, sapendo che non può sentirmi.
Entro dentro la mia stanza e chiudo la portafinestra e le tende. Ripongo i vestiti nel baule dove li avevo trovati in precedenza e indosso la camicia da notte.
Mi butto sul letto e guardo il soffitto. Non so cosa pensare. Non riesco nemmeno a realizzarlo, a dirlo ad alta voce. Forse sto solo esagerando.
Siamo stati condizionati dalla serata, dal momento di confidenza che si era creato. Lui era spensierato, più aperto e affettuoso. Io ero tranquilla, divertita e piacevolmente sorpresa da quell'atteggiamento e mi sono lasciata andare. Ma basta. Probabilmente non stava nemmeno succedendo quello che ho pensato io; se sì invece, lui è stato molto razionale e ha capito l'errore che stavamo per fare. Quindi non ha senso provare fastidio, anzi, devo esserne sollevata.
Cerca di rallentare, stupido cuore. Cancella quello che hai sentito, i tuoi sussulti, il desiderio e la curiosità. Non pensare ai suoi abbracci e al suo profumo, alla sua mano calda e confortevole, ai suoi occhi verdi ardere di una strana fame incontrollata. Dimentica la sua risata, le sue battute, le sue premure.
Ho potuto liberare la mente dai soliti pensieri, dalle minacce, dalla sfiducia degli altri nei miei confronti, dalle regole.
È stata una bella serata, abbiamo scherzato e ho vissuto una vera festa. Tutto qui.
Nessun brivido, fremito o palpitazione. Niente.
Dormi. Dormi. Dormi.
Cancella.
Dormi.



 
***



Sono passati cinque giorni, durante i quali ho costretto me stessa a fare di tutto pur di non sfiorare nemmeno il pensiero di quello che è successo alla festa.
Solo la notte, a causa della mia perenne insonnia, hanno cercato di sovrastarmi. Qualche lacrima ha accompagnato il mio tormento, solo perché è davvero frustrante non avere il controllo sulle proprie emozioni.
Ho focalizzato la mia attenzione sulle lezioni giornaliere che mi tocca seguire, specialmente quelle teoriche e mnemoniche che mi obbligano a concentrarmi su di esse. Grazie a questo, ho fatto dei grandi miglioramenti con la calligrafia cinese, ricevendo l'approvazione della professoressa McDonovan.
Con il canto, invece, ci sono stati giorni migliori.
-"Principessa! Vi dovete concentrare, andate fuori tempo!"- si è lamentata la maestra Perrin, nota cantante lirica.
Porta sempre i capelli neri alzati in uno chignon esagerato, con una fascia argentata sulla testa.
-"Per cantare ci vuole anche l'umore giusto! Se siete sconsolata lo riversate nella voce!"- mi ha informata.
-"Ho solo la testa da un'altra parte, è meglio smettere per un po' "- mi sono giustificata.
-"Non potete permettervelo! Adesso seguitemi solfeggiando"-
Ovviamente non mi ha concesso di interrompere e ha continuato a premere i tasti del pianoforte che si trova nella sala da ballo.
Con il violino non ci sono stati progressi né peggioramenti. Il signor Gauthe infatti non mi ha detto nulla a riguardo. In realtà lui non dice mai niente. È da anni che mi fa suonare sempre le stesse melodie e di conseguenza non ho possibilità di cambiare. Ho provato a convincerlo di variare repertorio, ma le sue risposte sono identiche:

-"Cosa dite! Sinfonie che voi suonate sono uniche e non possono essere cambiate finché non le uguaglierete"- sbraita sempre con il suo accento tedesco. 
-"Ma come posso essere tanto brava quanto i maestri stessi di tali capolavori?"-
-"Voi siete principessa, voi potete tutto!"-
Magari fosse davvero così.



Le lezioni di difesa e combattimento, invece, le ho evitate tutte tranne quella di oggi. Mi sono giustificata con la scusa di non essere in forma al cento per cento, quindi presentarmi avrebbe solo peggiorato il rendimento fisico. Ho anche avuto la fortuna di non incrociarlo mai: di proposito ho evitato le zone comuni e sono stata la maggior parte delle volte chiusa in camera. Ho forzato la sorte, diciamo così.

Sicuramente ha fatto sospettare Killian stesso, ma anche Dimitri.
Vedendomi così introversa e taciturna, ha ritenuto opportuno controllarmi ancora di più, eccetto quando mi trovo nella mia stanza.
-"Principessa, qualcosa in particolare vi turba?"- mi ha chiesto più volte.
-"Non preoccuparti, davvero."- ho evitato il suo sguardo.
-"Spero che non riguardi ciò che avete scoperto"- si è scurito in volto.

Talmente sono stata presa da questa stupida faccenda infantile da trascurare la serietà della situazione del regno. Come ho potuto smettere di pensarci? Non che al momento io possa fare qualcosa, ma non ha senso starsene con le mani in mano e aspettare un attacco. O che mi uccidano.
Dovrei cercare di scoprire qualcos'altro su Steon, soprattutto su cosa c'entri la donna, Milah, con la mia famiglia e cosa abbia scatenato quest'odio.
Ecco perché oggi ho deciso di allenarmi con Killian: al momento è l'unica cosa che posso fare per migliorare le mie prestazioni.
Non l'ho visto in questi giorni e probabilmente questo mi scombussolerà non poco. So che non dovrebbe importarmi né generare chissà quale reazione in me, ma non posso farci nulla. So anche che non è successo nulla, però allo stesso tempo è come se fosse successo di tutto.
Mi dirigo verso la sala da ballo, vestita in modo adeguato alla lezione, con i ricci legati in una coda disordinata e con Dimitri al mio seguito.
-"Siete sicura che vi sentite bene oggi?"- si premura.
-"Sì, davvero"- gli sorrido, grata che si preoccupi per me.
Entrando, noto Killian intento a sistemare i tappetini a terra in modo da proteggere il nostro corpo da qualsiasi impatto con il pavimento. Anche lui è in divisa da combattimento, la solita, di colore azzurro e argento che sembra quella dell'accademia militare.
Si accorge di noi e mi guarda, con un'espressione del tutto indecifrabile. Anzi, lo descriverei tranquillo, a suo agio. Al contrario di me, intimorita e inquisitrice.
Il cuore comincia a battere, meravigliandomi del fatto che ancora non si sia abituato. Sono quasi infastidita dal fatto che in lui non ci sia nessun tipo di imbarazzo o disagio. Si comporta come se non fosse successo niente.
-"Sono contento che oggi tu ti senta meglio"- mi dice, girandosi un coltello tra le dita.
Lo scruto, cercando qualsiasi tipo di scomodità nell'essere in mia presenza. Niente.
-"Dato che volevi qualcosa di più dinamico, oggi lavoriamo su come bloccare un'aggressione da armati"- accenna un sorriso divertito.
-"Mi raccomando"- lo fulmina Dimitri, che è rimasto all'ingresso ad osservare ogni cosa.
-"Tutto sotto controllo!"- gli risponde, scostandosi i capelli dal viso.
Non riesco a guardarlo negli occhi senza avvampare e pensare a quanto fossimo stati vicini giorni prima, a come mi accarezzava...
-"Prendi un coltello e cerca di mettermi alle strette"- mi incoraggia, porgendomi la lama.
Non so come devo fare.
Mi vede esitare e aggiunge:
-"Ti rinfresco la memoria"-
Mi coglie di sorpresa prendendomi da un braccio e portandomelo dietro la schiena; con l'altra mano mi punta l'arma in gola e lo sento sovrastarmi alle spalle. Sono poggiata di schiena al suo petto e la sua vicinanza mi riporta mentalmente alla scorsa notte, facendomi agitare ulteriormente. Il respiro ha aumentato il suo andamento, sia per il gesto avventato che per il suo braccio che mi circonda, nonostante non lo faccia in modo affettuoso.
Dimitri fa un passo in avanti, del tutto contrariato da quello che è accaduto.
-"Prova a fare lo stesso"- mi sussurra, spostando il coltello dal mio collo e rimettendosi davanti a me.
-"Io non me l'aspettavo, tu invece sì quindi non posso farlo allo stesso modo"- protesto.
-"Non appena vedo una giusta tecnica, te lo lascio fare"-
Provo più volte a puntargli l'arma contro ma riesce sempre a parare l'attacco o a schivarlo. Stanca ormai a causa dei tentativi fallimentari, decido di spingerlo con forza a muro e minacciarlo con la punta della lama alla base del collo.
-"Non male, ma la tecnica non è utile se qualcuno ti sta attaccando e devi impedirglielo. Lo stai aggredendo di conseguenza."- mi fa notare, poggiando la mano sulla mia che stringe il coltello.
-"Volevo solo fare qualcosa di inaspettato"- cerco di non incontrare i suoi occhi, nonostante la vicinanza lo renda quasi impossibile. Alza le spalle velocemente a causa del respiro affannoso ed essendo appoggiata a lui sento il suo cuore battere con forza, anche se non eguaglia il mio.
-"Sì, apprezzo che tu mi sbatta al muro"- ride della sua stessa provocazione.
Cerco di non provare imbarazzo o addirittura lusingarmi, gli lascio in mano il pugnale e mi giro dall'altra parte.
-"Sei la solita antipatica"- dice con tono annoiato.
-"Per oggi basta"- lo informo, dirigendomi fuori.
-"Dovrei stabilirlo io"- lo sento, già uscita.
Dimitri mi segue mentre ritorno verso le mie stanze.
-"Vi ha infastidito?"- chiede, perplesso.
-"Come al solito"- alzo le spalle, senza fermarmi.
-"Se preferite che gli dica di cambiare metodi..."-
-"Nah, va bene. Se mi trattasse con delicatezza non sarebbe più un combattimento"-
-"Noto una certa tensione, da parte vostra. C'è qualcosa che dovrei sapere?"- si ferma di fronte a me, bloccandomi con i suoi occhi color ghiaccio.
-"No davvero. Mi sto abituando a questi contatti ravvicinati, tutto qui"- rispondo, a disagio.
Si sposta per farmi proseguire il cammino.
Sono grata di trovare solo Sistiana dentro la mia camera, occupata a sistemare la libreria sopra il caminetto.
-"Tesoro, come procede?"- domanda, senza distogliere la sua attenzione su quello che sta facendo.
-"Vorrei sotterrarmi"- mi lamento, buttandomi sul letto e lasciando che i miei capelli si sciolgano.
-"Adesso che siamo da sole, mi dici qual è il problema? Sfogati"- si siede sul materasso.
-"E' successa una cosa, la scorsa notte, dopo la cerimonia dei pretendenti"- inizio.
-"In che senso, con uno di quei ragazzi?"- mi guarda confusa, sistemandosi una ciocca dietro l'orecchio.
-"No..."- metto il cuscino in faccia, per soffocare le parole che sto per pronunciare.
-"Non capisco. Ricordo che sei andata a dormire e non hai voluto nessuna di noi"-
-"Dopo è venuto Killian di nascosto"- sussurro.
-"ARIADNA COSA AVETE FATTO?"- urla, dimenticandosi che si tratta di un segreto. Le do un colpo di cuscino per ammonirla.
-"Niente di quello che pensi. Mi ha portato in città ad un festa, una di quelle di cui mi parli tu"-
Racconto in sintesi come siamo arrivati fin lì, come ci siamo divertiti, l'episodio in piscina e della ragazza fastidiosa. Quando devo parlarle del momento in cui ci trovavamo da soli ai piedi del letto di quella stanza, mi viene un groppo in gola: mi vergogno e mi spaventa l'idea di concretizzare i miei pensieri e rendere tutto reale.
-"Ha capito che non avevo mai baciato alcun ragazzo e gli ho confidato che non avrei voluto che il primo fosse con uno sconosciuto che devo sposare per forza"-
-"Non dirmi che ti ha baciato perché mi metto a gridare"- mi informa severa e allo stesso tempo elettrizzata.
-"Stavamo per...per baciarci. Ma non è successo. Si è allontanato di scatto e basta"- il ricordo mi fa vibrare lo stomaco, per il piacere di quella sensazione e per la delusione provata un attimo dopo.
-"Menomale! Sai che problemi avrebbe creato quel bacio!"- non appena vede la mia espressione spalanca gli occhi.
-"Perché non sei sollevata come me?"-
-"E' questo il punto. Avrei voluto che succedesse"-
Per la prima volta lo ammetto a me stessa e dirlo ad alta voce mi fa uno strano effetto.
-"Ok, sei nella merda"- commenta Sistiana.
-"No, cioè, non credo. È una cosa passeggera alla fine. Credo sia piuttosto normale, non lo è se non mi passa"-
-"Era la circostanza, lo capisco. Chiunque avrebbe voluto che scattasse il bacio, menomale però che lui ha impedito che la situazione degenerasse. Avresti dovuto interrompere tu"- mi rimprovera.
-"Hai ragione. Ho questo difetto che non riesco a gestire le mie emozioni sul momento e perdo la razionalità"-
-"Non è un difetto, è impossibile controllare questo genere di impulsi. Da come mi racconti, si era creato un feeling accattivante da cui era difficile sfuggire"-
-"Sì esatto. Un feeling che non si ricreerà più, ormai è passato"- per così poco non posso tormentarmi per sempre.
-"E adesso ci saranno gli appuntamenti con i tre prescelti, proverai numerose sintonie interessanti"- mi dà un colpetto con il gomito.
-"Cavolo, è vero. Quando dovrò incontrare questi imbecilli?"- riporto il cuscino sul mio viso, frustrata.
-"Dunque, oggi è venerdì...DOMENICA!"- batte le mani, entusiasta.
-"Se ne sei così felice, incontrali tu!"- la supplico, mugugnando.
-"Forza, alzati da questo letto e riprendi la lucidità! Che ne sai, magari qualcuno di loro ti farà innamorare!"-
Ne dubito. Non sono mai stata innamorata. Quando ero più piccola avevo delle cottarelle per dei ragazzini che incontravo durante le cerimonie reali, ma nulla di più. Non ne ho avuto l'occasione. A volte vorrei davvero essere una persona normale, andare al liceo e infatuarmi del più popolare della scuola, o del ragazzo che è stato scelto come protagonista della commedia teatrale. Insomma, una relazione che si costruisce nel tempo: inizia con una bella amicizia, si evolve con un bacio dato per caso mentre si guarda un film al cinema, uscire di nascosto per non affrontare l'imbarazzo di dirlo ai genitori, prime esperienze fisiche, lussuria incontrollata, litigi, gelosie, affacciarsi dal balcone e ritrovarlo sotto casa per farsi perdonare...
Dovrei smetterla di fantasticare e pensare alla realtà. Sarò regina, non posso affezionarmi davvero a nessuno perché devo pensare al mio dovere e cercare di impedire che qualcuno prenda il mio posto solo per evitare che mi uccidano.
Non posso permettere a me stessa di assecondare le volontà del mio cuore.



 
***



-"Principessa, la Regina ha scelto questo abito per il vostro primo appuntamento con il duca De Vrie"- mi informa Gilda, mostrandomi un vestito di raso color celeste.
È davvero lucente, essendo una caratteristica del tessuto, con uno scollo a barca, stretto in vita e più ampio al di sotto, lungo fino alle ginocchia. Mi fanno indossare delle scarpe décolleté leggermente alte, blu. Abbinano una collana di perle, nonostante non mi piacciano per niente.
-"Dove si terrà?"- chiede Sistiana, beccandosi uno sguardo confuso da parte dell'altra dama di compagnia. Non potrebbe farmi domande personali, ma ovviamente io e lei abbiamo questo tipo di rapporto, nonostante Gilda non possa saperlo.
-"Nella parte esterna del giardino, dove c'è l'ingresso. Credo che faremo un picnic"-
Molto banale, devo dire, ma non ho mica deciso io.
-"Perché vi sciogliete i capelli? Abbiamo ricevuto direttive dalla Regina Clarissa sul farveli acconciare in uno chignon"- interviene Margareth.
-"Oh dai, sono orrendi! Preferisco che il mio cespuglio sia libero di essere scompigliato e che possa ricadere sulla schiena"- protesto sarcastica.
Almeno questo voglio stabilirlo io.
Mi faccio truccare leggermente dopo che mi hanno sistemato per bene le sopracciglia e la peluria fastidiosa.
Una volta pronta, mi guardo allo specchio in modo fugace e mi dirigo in fretta dai miei genitori per avere la loro approvazione. Che palle.
Accompagnata da Dimitri, li trovo nella stanza di ricevimento, sistemati sul divano di velluto. Si alzano entrambi e la mia guardia rimane fuori.
-"Ecco la mia bambina. Devo ammettere che sono un po' geloso!"- mi sorride il Re.
-"Ariadna, avresti dovuto farti acconciare i capelli e non lasciarli in questo modo riprovevole!"- mi fulmina mia madre, come previsto.
-"Preferisco tenerli così, mi piacciono di più"- la guardo, offesa.
-"Ma dai, che problema c'è Clarissa?"- subentra mio padre, come sempre pronto a difendermi. La chiama in modo informale solo quando siamo da soli. Lei lo rimprovera con lo sguardo, ma non replica.
-"Ascoltami, figliola. Spero solo che tu capisca perché ti spingiamo a fare questo. Mi dispiace se avresti voluto fosse diverso, ma fidati di me, è solo per il tuo bene"- mi prende per mano l'unico uomo della mia vita, con l'azzurro dei suoi occhi che esprime mortificazione.
Per la prima volta lo sento dispiaciuto, quasi costretto a sacrificare il mio amore e la mia posizione nel regno. Adesso posso davvero comprendere il motivo di ciò e quanto sia vera la sua ultima affermazione. Per il mio bene. Non perché mi reputi una bambina ingenua e incapace di sapersela cavare; almeno, non solo.
Ho così tanta voglia di chiedergli cosa potremmo fare per affrontare il pericolo che incombe, essere coinvolta nel suo piano per impedire l'attacco o per vincerlo.
-"Lo so. Confido nel fatto che non sarà facile ma nemmeno inaccettabile"- dico, alla fine.
-"E' così difficile essere corteggiata da giovani eleganti, di alto rango e affascinanti?"- alza le sopracciglia mia madre, contrariata.
-"No. Ma accettare un matrimonio forzato e privo d'amore che mi sottrarrà ogni voce in capitolo nel mio ruolo di regina, sì."- la sfido, senza abbassare lo sguardo.
È indignata dalla mia impertinenza e questo mi fa stranamente piacere. Non dice nulla, io mi limito a fare una piccola riverenza e ad uscire.
È la prima volta che le rispondo così arrogantemente, ma non ne posso più del suo atteggiamento nei miei confronti.
Mi ritrovo scortata da Dimitri all'ingresso del palazzo, circondata dagli alberi in fiore e colmi di frutti grazie all'estate appena arrivata. Infatti è il 22 giugno. Comincia a fare più caldo, anche perché è mezzogiorno e il giardino è stato preparato per l'occasione. Un telo ricamato è posizionato sull'erba, su cui sono poggiati dei cuscini per sederci, piatti e ceste contenenti del cibo. Vi sono anche dei tavolini con una varietà di bevande, succhi e tisane rinfrescanti. Avrei voluto che fosse nella parte di giardino dove c'è la piscina, ma magari per il primo appuntamento non è adeguato.
Per fare un ingresso stupefacente, Christopher De Vrie arriva in groppa al suo destriero, nonostante lui già guidi una macchina sua. È raggiante, con una camicia bianca di seta e dei pantaloni blu scuro. Barba impeccabile e tenuta corta, capelli biondi sistemati e che gli ricadono sugli occhi.
Il cuore comincia a battere più forte quando viene verso di me, con la sua andatura perfetta e un sorriso ammaliatore. Non riesco a trovargli un difetto estetico.
Mi agito ancora di più quando mi sfiora la mano con un leggero bacio e mi guarda profondamente.
-"Sei splendida"- mi lusinga.
-"Grazie, non sei niente male nemmeno tu. Cioè, ti trovo bene"- mi imbarazzo.
Stranamente Dimitri non è presente: forse ha avuto indicazione di lasciarci soli per farci conoscere oppure si è mimetizzato per non farsi notare.
Ci sediamo sui cuscini ricamati e porto le gambe da un lato per non far aprire la gonna.
-"Come stai davvero? Non ti piace tutto questo, dico bene?"-
-"Non è per te, ma appunto l'idea non mi fa impazzire"- ammetto.
-"Almeno potremmo conoscerci meglio!"- mi sorride, prendendo una bevanda con le bollicine, che offre anche a me.
-"Quali sono i tuoi interessi?"- mi chiede.
-"A parte ciò che sono obbligata a studiare? Mi piace leggere, andare a cavallo e guardare la tv di nascosto."- ridacchio.
-"Di nascosto? Non puoi vederla? Ce l'hai un cellulare?"-
-"No, non posso farlo. Sì, ce l'ho ma non me lo fanno tenere. Solo quando lascio il castello e lo porta la mia guardia personale"- alzo le spalle.
-"Che rottura!"- ride, prendendo qualcosa da magiare da una cesta.
-"Tu, invece, che mi dici?"- gli domando.
-"Beh vado all'accademia, quindi esercizio fisico, armi e combattimento. Però mi piace giocare a tennis e suonare il pianoforte. Banale? Forse"- scherza.
-"No, interessante"- gli sorrido, prendendo un tramezzino.
-"Adesso parlami della tua vita sentimentale"- mi sbircia da sotto le ciglia, mentre addenta una tartina con uova e maionese.
-"Se l'avessi, te ne parlerei"-
-"Principessa rinchiusa nella torre che non può avere il ragazzo?"- suppone.
-"Afferrato. Di te si dice che sei il "ventiduenne più desiderato dalle fanciulle"!"- lo punzecchio.
-"Boh, non saprei. Non mi mancano le lusinghe, ma sono un tipo abbastanza discreto."-
-"Hai avuto delle ragazze?"- indago, assaggiando la tartare di gamberi.
-"Solo una relazione duratura. Abbiamo chiuso da due anni ormai"-
-"Oh mi dispiace, storia triste?"-
-"Non proprio. Era diventata un'abitudine. Stavamo insieme da quando avevo quattordici anni"-
-"Quanto tempo!"- lo guardo, stupita e un po' invidiosa per aver avuto tutte queste esperienze.
-"Niente in confronto a quello che ho davanti"- mi osserva.
Lo vedo mangiare il riso al curry e mi domando quante cose abbiano cucinato per un semplice picnic.
Qualcosa sullo sfondo attira la mia attenzione: una figura si intravede tra gli alberi e il roseto. Forse è Dimitri che mi controlla a distanza.
-"Non mangi più?"- mi chiede.
-"Oh sì, adesso provo le polpette di patate"- rispondo, guardando di sottecchi la persona che si aggira nel giardino.
Sembra qualcuno di slanciato e dai capelli riccioluti. No, non può essere.
Killian è qui e ci sta spiando. Ne sono certa adesso. Cerco di non fargli capire che me ne sono accorta e sposto gli occhi su quelli di Christopher.
Mi avvicino di proposito a lui.
-"Cosa ti piace di me?"- gli sorrido, frivola.
-"Faresti prima a chiedermi cosa non mi piace"- sogghigna, strofinandosi la barba.
-"Hai degli occhi stupendi, così come i capelli. Non dico altro sul tuo aspetto fisico perché ti metterei in imbarazzo"- continua.
Non ha detto la mia corona, strano.
-"Ti ringrazio"- arrossisco.
-"Se ti conoscessi meglio parlerei del tuo carattere, anche se mi sembri simpatica e umile come persona"- sembra sincero.
Killian continua a guardarci. Ma ci può stare qui?
-"Come mai hai deciso di presentarti come pretendente?"-
Vediamo che risponde, magari è originale.
-"Oltre al fatto che mi affascini come poche? Mi incuriosisci, mi rendi nervoso"-
-"E sono una principessa"- puntualizzo.
-"Certo! Non credere però che io sia così superficiale da sceglierti per questo motivo"- si fa serio in volto.
-"Conoscendoti, lo scoprirò"-
Il guardone non smette di tenerci d'occhio e intravedo un'espressione di curiosità e scocciatura.
Christopher si avvicina a me e mi accarezza la guancia, spostandomi un ricciolo dietro l'orecchio.
-"Mi piace passare il tempo con te"- mi dice, facendomi agitare a causa del suo tocco.
-"Devo dire che non dispiace neanche a me"- abbasso lo sguardo dai suoi occhi blu.
Killian sembra infastidito e non credo si sia accorto del fatto che l'ho visto, nonostante sia davanti a me e il mio pretendente sia di spalle rispetto a lui.
-"Questo è un passo avanti!"- sorride, sfiorandomi gli zigomi.
-"Beh, ricorda che ci sono altri due che devono conquistarmi!"- lo prendo in giro.
-"Sono piuttosto sicuro di me"-
Mi inchioda, avvicinandosi sempre più a me e fissando le mie labbra. Per poco temo che voglia baciarmi, anche se da un lato ne sarei lusingata. L'idea di farmi rubare il primo bacio in questo modo, però, mi spaventa e mi fa desiderare che non succeda, nonostante il mio stomaco sia piacevolmente solleticato. Non lo conosco bene e non sono sicura che sia una buona idea. Il mio cuore accelera sempre di più mentre il tempo sembra essersi fermato al suo sguardo sulla mia bocca e alla sua mano che mi avvicina a lui.
Sbircio sullo sfondo e forse la rabbia che vedo negli occhi di Killian e nei suoi pugni chiusi me la sono solo immaginata. Magari quel lampo di fastidio, gelosia e impotenza non c'è stato e sono io a volere che ci sia.
In realtà tutto questo succede in pochi secondi, quando mi accorgo che Christopher appoggia le sue labbra sulla mia guancia, affettuosamente e con delicatezza, coprendo dalla mia vista la figura dello spettatore e impedendo a quest'ultimo di vedere me.
Sentiamo un rumore provenire proprio dal punto in cui lui ci guarda e il duca interrompe il dolce bacio per girarsi di scatto. Anche io mi scosto verso sinistra in modo da includerlo nuovamente nel mio campo visivo, ma noto solamente l'alberello sul quale era appoggiato, ondeggiare velocemente, come se fosse stato colpito, e lui andare via a grandi falcate e con i pugni serrati, dandoci le spalle.
-"Chi è quell'uomo?"- chiede Christopher, confuso.
-"Credo il giardiniere"- farfuglio, senza distogliere l'attenzione dalla sua figura che si allontana sempre di più.
Avrà pensato che ci siamo baciati? E anche se fosse, perché avrebbe dovuto reagire così? Magari l'ho solo immaginato e non era né arrabbiato né infastidito. Non avrebbe senso.
Per quale ragione ci ha guardati di nascosto ed è andato via in quel modo dopo il gesto del mio corteggiatore?
Non sarà mica geloso?
Devo parlare con lui, necessariamente.
Mi sento accaldata, tanto da rimpiangere lo chignon che mi avevano fatto, e soprattutto sono confusa da tutto questo.

Avrei voluto corrergli dietro e mandare all'aria tutto il resto, ma non posso assecondare le volontà del mio cuore.

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Capitolo 10
*** Soffocare le emozioni. ***


 
 


Capitolo 10
SOFFOCARE LE EMOZIONI.
 
 
-"Tutto bene?"- Christopher cerca di attirare la mia attenzione.
-"Sì, certo"- gli sorrido, poco convinta.
-"Sei dispiaciuta perché è giunta l'ora di andarmene?"- scherza.
In realtà non smetto di pensare alla reazione di Killian, sempre se non sia stata una mia impressione.
-"Ah è già tardi. Dai ti accompagno all'ingresso"- gli propongo, alzandomi.
Lo vedo spaesato da questa mia risposta poco entusiasta, ma non dice nulla e mi segue.
-"Beh, spero di rivederti presto. Fammi sapere come vanno gli altri appuntamenti"- mi fa l'occhiolino.
Mette una mano fra i miei capelli e mi avvicina per darmi un bacio sulla fronte in modo affettuoso, io lo stringo in una specie di abbraccio.
Solo adesso mi accorgo del buon profumo che emana e mi sento parecchio inebriata. Si stacca da me e, sorridendomi, si avvia fuori dal cancello principale.
Mi ha fatto davvero una buona impressione, è interessante e riesce a farmi innervosire con il suo sguardo. Sarà bello passare nuovamente del tempo insieme a lui.
Ritorno all'interno e mi dirigo immediatamente nella mia stanza.
-"Adesso mi racconti tutto!"- mi accoglie Sistiana.
Non appena la vedo, mi viene in mente qualcosa.
-"Devo chiederti una cosa, dopo parliamo di Christopher"- le dico, guardandola seriamente.
-"Così mi preoccupi. Dimmi tutto"-
-"Sai dov'è Killian?"- azzardo.
-"Oh Aria, perché questa domanda..."- mi rimprovera con gli occhi.
-"E' importante"-
-"Quando ero nella mia stanza l'ho visto entrare nella sua, sbattendo la porta"- mi informa.
Non ci voleva. Io non potrei andare nella parte dell'ala orientale dedicata ai dipendenti e ai domestici.
-"Devi portami con te dove ci sono le camere del personale e aiutarmi a non essere vista mentre...entro nella sua"- cerco di non incontrare il suo sguardo perché me ne vergogno.
-"Avete appuntamento in segreto? Per favore, non fare cavolate che potrebbero metterti nei guai"- mi prende le mani, allarmata.
-"No, non ci vediamo di nascosto. Cioè, le altre volte non lo abbiamo organizzato di proposito. Devo parlargli per forza"- le spiego.
-"Mi prometti che dopo aver risolto ti metterai il cuore in pace?"- mi dice, con occhi speranzosi.
-"Te lo prometto"-
Usciamo dalla stanza e la seguo: raggiungiamo le scale principali e prendiamo quelle che non ho mai salito se non quando ero piccola e giocavo all'esplorazione.
-"Se c'è Dimitri è un problema perché farà domande. Gli altri in teoria non dovrebbero ficcanasare se ti vedono"- mi dice Sistiana.
Nel corridoio dove ci sono le loro stanze, c'è solo una delle dame di compagnia della Regina, dai capelli a caschetto biondi e di cui non ricordo mai il nome. Mi lancia un'occhiata sorpresa e interrogativa allo stesso tempo, prima di inchinarsi a me.
Non diamo nessuna spiegazione e aspettiamo che se ne vada.
Se dice qualcosa a mia madre, avrà un motivo in più per rimproverarmi e rinfacciarmi tutti i miei comportamenti fuori dalle norme.
Arriviamo davanti l'ultima porta sulla destra e Sistiana mi dà le ultime direttive:
-"Prima di uscire, assicurati che non ci sia nessuno. Io sarò qui fuori"-
Annuisco animatamente e senza pensarci due volte abbasso la maniglia e richiudo subito la porta alle mie spalle.



La camera è piccola e pallida: vi è un letto matrimoniale semplice e dal copriletto ricamato, con accanto un armadio. Anche qui c'è un caminetto per affrontare gli inverni gelidi e una poltrona di fronte; ai piedi di un tavolino ci sono un mucchio di libri caduti o gettati di proposito a terra.
Killian ha le braccia incrociate poggiate sulla finestra prima di essere colto di sorpresa dal rumore che ho fatto per entrare dentro.
Mi guarda, preso alla sprovvista e con un'espressione inorridita.
-"Cosa diavolo ci fai tu qui?"- ringhia.
-"Volevo parlarti"- balbetto, spazzando via il coraggio di un attimo fa.
-"Non puoi venire in questo modo nella mia stanza. Vattene!"- mi caccia con la mano e si volta.
-"Perché mi tratti così?"-
-"L'ho sempre fatto"- sbuffa.
-"Non di recente"-
-"Ti ho dato troppa confidenza. Non ricapiterà più"- afferma duramente.
Ma come si permette? Si comporta come se fosse superiore a me.
-"Che problemi hai? Sei bipolare?"- mi altero.
-"Non sono affari tuoi"-
-"Però è giusto che tu debba spiarmi mentre sono occupata!"- puntualizzo, incrociando le braccia.
Da che sta guardando fuori dalla finestra, si gira di scatto e ride velenoso.
-"Stavo solo ammirando lo spettacolo. Perdonatevi se ho interrotto il momento!"- le sue iridi verdi sono infuocate da varie emozioni che non riesco a identificare.
-"Non è normale il tuo comportamento!"- lo accuso, alzando un po' la voce.
-"Nemmeno il tuo, se è per questo"-
-"Ma di che parli?"- mi esaspero, agitando le braccia.
Non riesco a capire come mai sia così inalberato e mi tratti in questo modo. Sembra essere tutto nella sua testa e se non condivide con me i suoi pensieri, non posso comprenderlo.
-"Com'è stato il vostro primo bacio, principessa?"- mostra un ghigno, avvicinandosi più minaccioso.
Ecco, ha pensato ci stessimo baciando sulle labbra. Il fatto è che la sua reazione è del tutto fuori luogo e priva di senso.
-"Perché dovrebbe importarti?"- alzo le sopracciglia, consapevole di avere il coltello dalla parte del manico. Spero solo di non avere le guance arrossate.
-"Infatti. Non me ne frega un cazzo"- sbotta, scioccandomi.
Si scosta i capelli con entrambe le mani e poi se le passa sulla barba, nervosamente.
-"Non mi sembra. E' come se fossi geloso"- lo inchiodo con lo sguardo.
-"Geloso? Di quel moccioso?"- sghignazza amaramente.
-"No, che abbia dato a lui il mio primo bacio"- mento, solamente per provocarlo ancora di più.
Mi fulmina e si avvicina a me, tanto da costringermi a indietreggiare e appoggiarmi al muro.
-"Ti stai dando fin troppa importanza. Pensi di contare qualcosa per me, ma in realtà non significhi niente"-
Vomita queste parole a un centimetro da me. Mi sento piccola piccola mentre lui mi sovrasta con la sua altezza e struttura fisica, ma soprattutto a causa dei suoi occhi che non fanno altro che accelerare i battiti del mio cuore, anche se in questo momento mi stanno guardando truci, con l'intenzione di amareggiarmi.
Mi ferisce, più di quanto mi costi ammetterlo. Magari è la verità, non sono niente, ma questo non spiega le sue reazioni. Io sono orgogliosa quanto lui, quindi capisco perfettamente che sta nascondendo ciò che sente.
-"Io non ci credo"- protesto, anche se la sicurezza con cui l'ha detto fa dubitare anche me.
Ha il respiro affannoso e la mia vicinanza sembra turbarlo. Mi soffermo a guardargli le labbra e la cicatrice che si trova sulla parte inferiore.
-"Non ci siamo baciati"- gli sussurro.
-"Che stai dicendo?"- mi chiede, confuso.
-"Io e Christopher. Era sulla guancia, avrai visto male"- confesso, anche se avrei voluto farglielo credere dopo tutto quello che mi ha detto.
-"Perché me lo stai dicendo? Non mi devi nessuna spiegazione. Puoi baciare tutti quelli che vuoi, a me non interessa"-
Sembra, invece, che questo l'abbia amareggiato più di quanto lui voglia ammettere a sé stesso. Ma deve farlo.
-"Smettila di nasconderti dietro un muro invisibile e far finta che niente possa ferirti!"- gli urlo.
-"Tu non mi conosci"- dice, serrando i denti.
-"Perché tu ti comporti in modo diverso! Prima sei affettuoso e divertente, sembrava quasi stesse succedendo qualcosa; un attimo dopo sei freddo e distaccato e fai finta di nulla."-
-"Per quale motivo ti interessa?"- mi osserva, poggiando i pugni sul muro ai lati della mia testa.
-"Vorrei capire come sei davvero"-
-"Non ti piacerebbe saperlo"- mi lancia uno sguardo che mi mette i brividi.
-"Non lo puoi prevedere"-
-"Ariadna, non lo capisci? Mi devi stare lontano!"- sembra un lamento il suo, come se mi stesse pregando di fare qualcosa che lui stesso non potrebbe sopportare.
Infatti non pare d'accordo con la sua stessa affermazione e questo mi spinge ancora di più verso di lui. Non so perché provo queste emozioni, la ragione per cui sento di non volermi distaccare e anzi, avvicinarmi di più a lui per poterlo comprendere.
È sbagliato, così tanto da sembrarmi giusto. Mi sono tuffata in una situazione che avrei dovuto evitare fin dall'inizio e questo è come se mi avesse trascinato ancora di più verso essa.
-"Hai ragione, per svariati motivi; ma non posso e, se vuoi saperlo, non voglio starti lontano!"-
Non ho nemmeno il tempo di vergognarmi per quello che gli ho detto, né per meravigliarmi della scintilla che vedo nascere tra le pagliuzze dorate dei suoi occhi verdi, che mi ritrovo divorata dalle sue labbra.
Non chiudo subito gli occhi, al contrario di lui che li tiene serrati a causa della voracità con il quale ha preso possesso di me.
Il suo corpo preme il mio contro il muro, e le sue mani vagano tra i miei capelli, in modo da avvicinarmi ancora di più a lui.
Sento il suo sapore non appena apre la bocca per far incontrare le nostre lingue: sa di buono, di dolce, di amore. Non so cosa devo fare, mi sembra del tutto nuovo e strano, ma così piacevole da farmi guidare dai suoi movimenti.
Mi avvinghio a lui, toccandogli finalmente quei riccioli che mi sono sembrati morbidi fin dall'inizio, e quel profumo che ogni volta associo a lui, diventa parte integrante di me.
Respiro il suo respiro, nutro la sua fame che lo spinge a consumarmi anche internamente.
Il solletico allo stomaco che sento sempre quando mi ritrovo con lui, si trasforma in un doloroso piacere che non riesce ad essere soddisfatto. Il mio cuore ha perso le speranze di poter battere come prima, perché adesso si ritrova a galoppare rumorosamente dentro di me, rimbombando nelle mie orecchie.
Percepisco le sue mani accarezzarmi la schiena e stringermi i fianchi, come a voler lasciare le sue impronte su di me.
All'improvviso mi sento sollevare: mi prende di peso dalle cosce nude, avendo solo il vestito che non può impedirgli di oltrepassarlo. Intreccio le gambe sulla sua schiena, per sorreggermi, e si siede sul letto, adagiandomi sopra di lui.
Per un attimo, smette di torturare le mie labbra per dedicarsi al collo, dopo aver spostato i capelli da un lato. Lo bacia, lo morde e cerco di non farmi sfuggire dei gemiti.
Ritorna sulla mia bocca, deciso a non volermi far respirare.
È una delle sensazioni più belle al mondo; ha le labbra così morbide, calde per sfregarle così tanto contro le mie, carnose e gonfie.
Mi stringe le cosce da sotto il vestito, con il suo tocco bollente che mi fa avvampare ulteriormente.
Non capisco niente; so solo che potrei nutrirmi per sempre con i suoi baci. Mi sembra di non bere da giorni e di aver trovato in lui l'unica goccia d'acqua in grado di scatenare ancora di più la mia sete.
Tutti i pensieri svaniscono: non penso alla promessa che ho fatto a Sistiana, né al fatto che devo sposarmi con uno dei tre pretendenti; mi dimentico di essere una principessa che non potrebbe trovarsi avvinghiata ad un ragazzo e sopra le sue gambe, facendosi toccare così, senza vergogna; oltretutto da Killian che lavora a palazzo e che non avrebbe mai il consenso di stare con me.
Presa da non so quale desiderio interiore, cerco di sfilargli la maglietta e in un attimo se la sfila. Mi guarda per la prima volta, acceso da una passione mai vista prima e una brama incontrollata.
Non è la prima volta che lo vedo a petto nudo, ma adesso posso sfiorarlo, soffermarmi su ogni dettaglio senza il timore di essere indiscreta.
Ritorna a baciarmi, insaziabile, mordendomi con forza le labbra.
Va verso la lampo del vestito, sulla mia schiena, con l'intenzione di scenderla fino in fondo. Non lo fermo, non voglio fermarlo, nonostante sia del tutto da incoscienti.
Si ferma lui. All'improvviso, staccandosi da me e gettandomi un'occhiata spaesata e consapevole di quello che è appena successo.
-"Merda"- impreca, portandosi una mano sul viso.
Il cuore mi si stringe, tormentato dallo stesso sentimento di quando Killian ha interrotto tutto prima che succedesse qualcosa, alla festa.
-"Alzati, per favore"- mi dice, supplichevole, osservando le mie gambe nude su di se.
-"Che è successo?"- sussurro.
-"Devo impedire a me stesso di strapparti il vestito di dosso"- afferma, con la voce roca e impastata, bruciandomi con lo sguardo.
Mi sposto confusa, riabbassandomi il vestito.
Dà un pugno sul letto, frustrato, come se avesse fatto l'errore più grande della sua vita.
-"Che ti prende?"- gli chiedo, disperata.
-"Mi hai fatto perdere il controllo. Non posso perdere il controllo!"- urla, senza guardarmi.
Si rimette in fretta la maglia, alzandosi dal letto.
-"Non è colpa tua. Scusami se ti ho trattata così"- bisbiglia, puntando gli occhi sui miei nuovamente.
-"E' meglio che vada"- farfuglio, riprendendo la razionalità.
-"Sì, certo"-
Si avvicina a me e mi sistema i capelli, come a voler cancellare le tracce del suo tocco. Mi accarezza la guancia, con un'espressione pensierosa, persa e angosciata.
-"Non farti vedere, stai attenta"-
-"Killian..."-
-"Vai"-
Mi dà un bacio sulla fronte, simile a quello che mi ha dato alla festa: con forza, per soffocare tutte le emozioni.
Esco dalla sua stanza, ancora del tutto incapace di intendere le azioni appena fatte, figuriamoci le conseguenze.
-"Ce ne hai messo di temp...Ariadna, sei sconvolta!"- mi dice Sistiana, che mi ha aspettata fuori, parlando a bassa voce.
-"Andiamocene alla svelta"- guardo il pavimento, con la sola voglia di rinchiudermi nella mia stanza.
Andiamo in fretta verso l'ala occidentale, senza curarmi del fatto che qualche domestico mi abbia vista in quel corridoio.
Fuori dalla mia camera da letto c'è Dimitri, a cui non do il tempo di dire nulla perché chiudo la porta alle mie spalle, con l'ordine sottinteso di non voler vedere nessuno.
Mi sistemo sotto le coperte e decido di non piangere. Mi convinco che è stupido farlo per una cosa così banale rispetto ai veri problemi della vita, che sarebbero solo lacrime sprecate e immeritate.
Non ho mai pensato a come sarebbe stato il mio primo bacio, a cosa avrei provato e come avrei dovuto comportarmi.
Una volta sola l'ho immaginato, quando ero piccola, insieme a Nevena: pensavamo di innamorarci di un principe e che soltanto al nostro matrimonio avremmo unito le nostre labbra per coronare la promessa. Che idiozia!
Eppure ho appena dato il mio primo bacio. E magari non ha senso dargli importanza, ma secondo me tutte le prime volte sono significative, altrimenti non sarebbero le prime, no?
È stato strano, forse anche imbarazzante perché non sapevo bene come muovermi. Probabilmente Killian l'avrà ritenuto orrendo rispetto ai tanti che avrà ricevuto. Per me, però, è stato intenso. Per una volta mi sono sentita desiderata, sfamata e allo stesso tempo come se lui non potesse fare a meno di baciarmi. Speciale.
Ma la vera domanda è: che dovrei fare adesso?
A quanto ho capito, lui non avrebbe voluto che succedesse perché è fuori dal suo controllo. Non so se ha altri motivi, oltre che gli stessi che ho io. Non solo mi è proibito avere questo tipo di rapporti con i dipendenti, ma in generale le mie relazioni amorose sono controllate e stabilite dall'alto. Dovrei concedere le mie attenzioni solo a Christopher, Kade e Tristan.
Ma come faccio adesso? Como posso fare finta di niente dopo quello che è successo e cancellare dal mio cuore i sentimenti, che ormai non posso più negare, per Killian? Sono del tutto inspiegabili: certo, è un ragazzo affascinante e provocante, ma ha un carattere camaleontico che complica tutto; per la maggior parte delle volte mi ha trattata in modo pessimo. Non lo conosco nemmeno così bene, solo alla festa si è confidato con me sulla sua vita prima di vivere a palazzo, ma sicuramente c'è dell'altro e, se non si apre, non potrò scoprirlo.
Vorrei tanto sapere cosa ha provato lui, se gli ha dato lo stesso peso e se ha intenzione di fare qualcosa per assecondare queste emozioni.
Ma, conoscendolo, non solo non me lo dirà mai, ma si chiuderà ancora di più in sé stesso.



 
***


Nevena mi ha invitata ad un rinfresco nella sua tenuta, insieme ad altri nostri coetanei, tra cui l'immancabile Morgan, Feliksa Powell, Hethel Belting e Stevan Roy. Sono contenta che al momento io non debba vedere i miei corteggiatori, anche perché sarei parecchio in imbarazzo.
La residenza è molto grande, infatti si suddivide in cinque piani, scura all'esterno ma luminosa al suo interno. Stavolta i collaboratori dei Seymour hanno organizzato tutto in giardino, rendendolo molto accogliente e pratico: sono sistemati dei dondoli, delle panchine, altalene, tavolini ricchi di stuzzichini e bevande rinfrescanti. Fa caldo, anche se non è ancora entrato il mese di luglio e quindi le temperature non toccano il massimo; vi sono parecchi ombrelloni ricamati, adatti per ripararci dal sole.
Io e Nevena al momento siamo sedute sul dondolo e ci stiamo gustando una centrifuga alla papaia.
-"Hai visto solo il duca De Vrie?"- mi chiede la mia amica.
-"In settimana dovrei avere appuntamento anche con gli altri due ragazzi"- rispondo, un po' turbata.
-"Sono contenta che Christopher ti abbia fatto una buona impressione, così non dovrai preoccuparti se gli altri saranno da meno"-
-"Sono già preoccupata da tutto, ci mancano solo loro"- le rivelo.
-"In che senso?"- mi guarda confusa, sorseggiando il suo frullato.
-"Di che parlate belle fanciulle?"- ci interrompe Morgan, sedendosi tra di noi.
-"Niente, solite lamentele"- taglio corto.
Non ho raccontato a nessuno cosa è successo tra me e Killian, nemmeno a Sistiana. Un po' me ne vergogno, perché so che è qualcosa che non sarebbe dovuta accadere. Da un lato, vorrei tenerlo per me per evitare proprio che si sparga la voce; non che non mi fidi dei miei amici, ma è talmente scioccante la notizia che potrebbe saltar fuori da un momento all'altro.
Sono passati pochi giorni dall'accaduto e non ho avuto modo né di vederlo, né di parlargli, cosa che al momento mi fa comodo perché mi sentirei infinitamente a disagio all'idea di guardarlo negli occhi.
-"Tu cosa ci racconti? C'è qualche dama a cui vorresti fare la corte?"- lo interroga la rossa.
-"Forse, qualcuna c'è"- ammette, sorridendo beffardo.
-"Sputa il rospo!"- gli do un colpetto sul braccio.
Adesso ha l'età giusta per corteggiare ufficialmente una ragazza, anche se so perfettamente che fin dai sedici anni si è mostrato molto tranquillo a flirtare e fare il cascamorto. Non è il solito dongiovanni, lui riesce a conquistare non solo per il suo essere affascinante, ma soprattutto perché fa divertire chiunque grazie al suo carattere solare e spontaneo.
-"Avete presente Gwenna?"-
Annuiamo. Certo, una delle ragazze più ambite, la biondina con il naso all'insù.
-"Al mio compleanno vi ricordate che si faceva notare? Beh, lei sempre attira l'attenzione...ma sono andato a parargli e..."-
-"Cosa è successo?"- domanda Nevena, più seria del solito.
-"Secondo te?"- ride, guardandoci fiero di sé.
-"Non ci credo"- lo prendo in giro.
-"Giuro. Poi ci siamo visti altre volte ma i suoi genitori rompono"-
La nostra amica si alza dal dondolo e raggiunge i restanti ospiti senza dire una parola.
-"Che le è preso?"- la guarda Morgan, confuso.
Non sarà mica gelosa? Ma non può essere...non ha mai detto niente a riguardo.
-"Niente, credo sia solo annoiata dai nostri discorsi su dame e cavalieri"- butto lì.
-"Ma io no! Raccontami, hai la faccia di una che ha combinato qualche marachella"- mi guarda malizioso.
-"Cosa? No affatto!"- mi innervosisco.
-"Che tu non mi voglia raccontare mi offende parecchio!"- finge di essere stizzito.
-"Quando ci saranno novità interessanti ti aggiornerò"- alzo gli occhi al cielo.
-"Ti racconto un segreto. I miei genitori volevano spingermi a presentarmi come tuo pretendente"-
-"Accidenti, avresti dovuto farlo così non avrei dovuto scegliere Tristan!"- sogghigno all'idea.
-"Non c'è niente da ridere! Se non fossi la mia migliore amica, non ci avrei pensato due volte!"-
La sua rivelazione mi fa sorridere, conoscendo la sua natura ironica, ma allo stesso tempo mi stranisce.
-"Non fare quella faccia, stupida. Mica sono così brutto! E comunque solo perché sei una principessa, non per altro"- mi spintona scherzosamente.
-"Che stronzo!"- rispondo con un'altra spinta e il dondolo non fa che agitarsi.
-"Ragazzi, venite!"- ci chiama Hethel.
Andiamo verso di loro che sono intenti ad ascoltare Stevan dilungarsi con le sue chiacchiere. Spero che questo li distragga dal farmi domande scomode.
-"Principessa, vuoi scappare dai pettegolezzi?"- mi chiede subito Feliksa.
-"No, semplicemente vorrei pensare ad altro e sapere di voi dato che di me tutti sanno tutto"- sbuffo.
-"Hai ragione! Ecco perché stavo raccontando loro del torneo che si terrà tra meno di un mese all'accademia. Immagino che verrai anche tu per supportare i giovani militari come me!"- il ragazzo dagli occhi indaco lo dà per scontato.
-"Immagino di sì, siamo sempre stati presenti"-
Ogni quattro anni si tiene questo torneo in cui i migliori si scontrano in varie discipline sportive e alla fine ricevono un premio direttamente da Re Hector e la possibilità di raggiungere il rango massimo.
-"Parteciperemo anche io e mio fratello Donovan, sarà uno spettacolo!"-
-"Sicuramente Ariadna farà il tifo per Tristan e Christopher!"- suppone Hethel.
-"Kade Guerin non va all'accademia?"- chiedo, curiosa.
-"No, lui già ha venticinque anni e si trova tra i militari al servizio del regno"- mi informa Feliksa.
Chissà se coloro che hanno il compito di difendere Tahon siano a conoscenza della minaccia da parte del regno di Harnor. Magari potrei chiedere al conte Kade non appena lo incontrerò per il primo appuntamento! Ovviamente dovrò farlo con assoluta discrezione e senza fargli capire ciò che so.
Noto Nevena farmi segno di avvicinarmi a lei, che si è allontana dagli altri.
-"Che succede?"- mi allarmo, vedendola mortificata.
-"Devo dirti una cosa"- si strofina le mani, segno di agitazione.
Non sarà mai peggio di ciò che dovrei raccontarle io.
-"Sai che puoi confidarmi tutto"- la incoraggio.
-"L'ho sempre tenuto per me, perché inizialmente non ci facevo molto caso e probabilmente non volevo ammetterlo a me stessa. Solo da qualche mese ho realizzato che...provo qualcosa per Morgan"- mi sussurra, con le guance arrossate dall'imbarazzo.
Spalanco gli occhi. Mi è sembrata strana ultimamente, però non avrei mai pensato che potesse piacergli il nostro migliore amico.
-"Hai intenzione di dirglielo?"-
-"Sei pazza? Per lui sono invisibile, se non come amica. Hai sentito qual è il suo tipo!"- si rattristisce.
-"Oh andiamo! Morgan non è mai stato un ragazzo con un "tipo". Non è arrogante e superficiale, lo conosci. Non potrai mai saperlo se magari non ti mostri in quel modo nei suoi confronti"- provo a consigliarla.
La conosco, lei si preoccupa che lui possa respingerla per quei pochi chili di troppo e per la sua timidezza, opposta invece al suo carattere intraprendente ed estroverso. Non si rende conto di essere splendida così com'è e che dovrebbe essere più sicura di sé.
-"Ma come posso fare? Non posso uscirmene dal nulla!"- continua a sussurrare.
-"Posso testarlo io, senza fargli capire nulla ovviamente. Prova ad avvicinarti a lui in questo periodo e a fargli delle frecciatine, non troppo dirette ma che potrebbero fargli venire il dubbio"-
-"Mi raccomando: qualsiasi cosa tu voglia dirgli, sii vaga! Comunque seguirò i tuoi consigli e vedremo come andrà"- mi abbraccia affettuosamente.
-"Mi escludete eh?"- ci interrompe proprio il soggetto dei nostri bisbigli.
-"Vieni qui stupido!"- lo invito ad unirsi a noi.
-"Lo sapete, vero, che siete le donne più importanti della mia vita?"- ci guarda, con i suoi occhi di ghiaccio che, invece, emanano un calore immenso.
Nevena è impassibile, non traspare nessun sentimento che non sia affetto verso un amico.
-"E tua madre?"- lo prendo in giro.
-"Perché devi sempre rovinare tutto?"- si esaspera, ridendo.

Li stritolo ancora di più tra le mie braccia, ricordandomi che la felicità non è l'avere tutto, ma loro sono tutto ciò che mi rende felice.


 
Spazio dell'autrice:
Finalmente assistiamo al tanto atteso primo bacio. E che bacio! Come vi è sembrata la scena principale del capitolo? Vi ha emozionato e appassionato tanto quanto me? Spero proprio di essere riuscita nell'intento e di sapere il vostro pensiero. Chissà cosa succedere tra i due protagonisti adesso che il grande passo è stato fatto. Lo scoprirete se continuerete a leggere! A presto miei cari :D

SimonaMak

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Capitolo 11
*** Debolezze. ***


 
 


Capitolo 11
DEBOLEZZE.
 
 
Hanno organizzato per oggi l'appuntamento con il conte Kade Guerin e, devo dire, sono abbastanza entusiasta all'idea. Sia perché fin dalla cerimonia mi è sembrato un tipo intrigante e interessante, inoltre è anche il mio strumento per avere altre informazioni sullo stato di pericolo del regno. Mi hanno detto che lui si occupa della difesa insieme al corpo militare e sono piuttosto certa che sappia qualcosa a riguardo. Devo trovare il modo di fargli raccontare qualcosa, senza lasciar intendere il mio scopo.
Vorrei andare in biblioteca per fare delle ricerche sul regno di Harnor o magari vedere se trovo qualche rivista scandalistica su ciò che è successo tra Steon Fevre e la mia famiglia. Sarebbe tutto più facile se potessi cercare su internet.
Al momento, però, mi trovo nel giardino interno rispetto alle mura, seduta in una delle panche sotto il gazebo centrale. Ho preso dalla biblioteca "Orgoglio e pregiudizio" e da qualche giorno sto leggendo questo libro, forse per nutrire la mia angoscia e per dimenticare l'indifferenza altrui. In realtà Mr. Darcy non fa altro che ricordarmi la freddezza che ricevo costantemente dalla persona per cui provo qualcosa, anche se so perfettamente che alla fine rinuncia al suo orgoglio a favore dei suoi sentimenti per Lizzy.
"Avrei potuto perdonare la sua vanità, se non avesse mortificato la mia", leggo a voce alta, sopraffatta da vari pensieri.
-"Jane Austen?"-
Alzo la testa di scatto e mi siedo dritta, in modo da nascondere la mia cattiva postura. È proprio lui, il ragazzo che ho evitato come la peste in questi giorni e che sicuramente avrà fatto lo stesso. Avrei dovuto pensarci due volte prima di andare qui, sapendo che lui viene spesso a leggere un libro o a rilassarsi; anche se, in verità, per un attimo mi è passato per la mente.
Annuisco, rispondendo alla sua domanda, ed incrocio i suoi occhi dei quali, devo ammettere, ho sentito la mancanza. Sento un leggero fastidio allo stomaco, accompagnato dal battito accelerato di qualsiasi organo del mio corpo. Mi guarda piuttosto tranquillo, ma un'analisi attenta farebbe capire a chiunque che ha un'espressione tirata.
Si siede accanto a me, mantenendo però la massima distanza che concede la panca. Dimitri non è molto vicino a noi ma ci sta osservando, impassibile.
-"Nonostante non sia il mio genere, è un grande classico il quale non si può far altro che apprezzare"- lo dice come se stesse facendo una recensione formale.
-"E' uno dei miei libri preferiti"- accarezzo le pagine dell'edizione originale in mio possesso, sentendomi fortunata ad averla.
-"La protagonista è proprio come te: testarda, ironica, difficile"- afferma, con uno sguardo serio rivolto verso qualsiasi cosa che non siano i miei occhi.
Mi sudano le mani e sto cercando di non soffermarmi a guardare le sue labbra o il suo corpo per non pensare a tutto ciò che abbiamo fatto.
-"Tu invece non sei per niente come Mr. Darcy: siete entrambi orgogliosi, freddi e indifferenti, ma lui è un gentiluomo e alla fine riesce a comprendere i valori più importanti"- puntualizzo.
-"Non potrei essere più d'accordo, siamo diversi"- sorride amaramente.
La nostra prima conversazione dopo quello che è successo l'ultima volta è composta da frecciatine velate da metafore. Non riesco nemmeno ad immaginare di prendere il discorso, me ne vergogno e allo stesso tempo non saprei proprio cosa dire:
"Non riesco a smettere di pensare a quei baci""Perché mi hai allontanato?"? "Vuoi far finta di niente?"?
Beh, sì, qualcosa del genere.
Invece mi alzo, lo guardo un'ultima volta sperando mi trattenga ma ha un'espressione indecifrabile e, a quanto pare, non ha intenzione di fare niente.

 
*

-"Io tifo per Christopher, specialmente dopo quel perfetto primo appuntamento, però Kade potrebbe sorprenderci"- riflette Sistiana, come se fosse la cosa più importante su cui ragionare.
-"Anche se il fatto che abbiano organizzato una cena qui a palazzo, solo noi due, mi mette in imbarazzo e mi dà la sensazione che sia troppo formale"-
Mi guardo il vestito color corallo che mi hanno fatto indossare: cade morbido lungo il mio corpo ed effettivamente mi sembra adatto per le circostanze, nonostante sia piuttosto elegante.
Anche in questo caso scelgo di tenere i capelli sciolti, al massimo qualche ciocca davanti sollevata per evitare che mi finisca davanti agli occhi.
Non appena Gilda termina di truccarmi, posso recarmi alla sala da pranzo dove è tutto imbandito per l'evento.
È talmente grande che mi sembra sprecata per una cena con solamente due commensali. Hanno apparecchiato con l'argenteria italiana sulla tovaglia di lino ricamata, uno di fronte all'altro al centro della tavola.
Non appena arriva, mi bacia teneramente la mano e ci lasciano soli. La giacca nera che porta è decorata da dettagli dorati che riprendono l'ambra dei suoi occhi splendenti. Ha lasciato i capelli scuri liberi da qualsiasi gel o lacca e devo dire che non può essere più affascinante di così. Ha la barba un po' più lunga rispetto alla cerimonia, ma non per questo meno curata.
Accompagna la mia sedia in modo da farmi prendere posto cordialmente e poi raggiunge il suo.
-"Principessa, ci tengo che tu sappia quanto io sia felice di averti tutta per me questa sera"- mi sorride suadente.
-"Non farci l'abitudine"- scherzo, in imbarazzo.
-"Oh, in realtà spero proprio che lo sia; vorrei brindare a questo!"-
Alza il calice dopo averlo riempito con del vino bianco e aspetta che io faccia lo stesso. Lo assecondo e i nostri bicchieri si scontrano in uno sonoro cin.
Le portate previste non sono eccessivamente abbondanti, non essendo una cena reale né composta da chissà quanti invitati. Oltre agli antipasti di pesce e frutti di mare, ci portano il branzino in crosta di patate con crema d'asparagi e cipolla caramellata.
-"Quindi tu sei tra i militari al servizio del regno?"- chiedo, con aria civettuola.
-"Sì esatto, ho raggiunto il rango massimo due anni fa e quindi mi occupo di questo adesso"- mi informa, assaggiando le ostriche.
-"Deve essere faticoso!"-
-"Soprattutto all'inizio, per i vari esercizi, allenamenti e prove fisiche. Per il resto è questione d'abitudine"-
-"Ma non è pericoloso?"- chiedo, fingendo preoccupazione.
-"Beh, non proprio"- risponde vago.
-"Come no! Non rischiate tutti i giorni cercando di proteggere il regno?"- insisto.
-"Al momento non c'è nessun pericolo quindi siamo piuttosto sereni"-
-"Ma immagino che vi preparino ad affrontare attacchi improvvisi o...previsti"-
Spero di non essere troppo invadente ma non so in che altro modo arrivare a quello che voglio sapere.
-"Tutto quello che succede al di fuori del regno, noi lo sappiamo, quindi nulla può coglierci alla sprovvista"- mi rassicura, un po' turbato da queste domande.
-"Sono sicura che in qualsiasi momento voi sapreste procedere!"- smorzo la tensione.
Al momento sembra non voler rivelare nulla, ma ho ancora il resto della serata per raggiungere il mio obiettivo. Può sembrare che io lo stia usando per questo, e in parte è così, ma non mi dispiace la sua compagnia. Inoltre sono sicura che lui, da un lato, sia propenso a frequentarmi perché sono la futura regina di Tahon. Siamo pari.
Continuiamo a mangiare, e mi ritrovo a rispondere alle solite domande sulle mie attività qui al castello e su cosa non mi è permesso fare.
-"Un giorno di questi vorrei portarti al lago e passare un pomeriggio con te"-
-"Se me lo consentiranno, ovviamente ne sarei entusiasta"- cerco di non arrossire all'idea.
-"Al mio fianco, credo proprio che ti farebbero uscire tranquillamente. Non sei solita vero?"-
-"Raramente e solo accompagnata dalle guardie. Se fosse per me andrei sempre in città per dedicarmi alle normali attività dei ragazzi della mia età"- gli confido.
-"Ti prometto che lo faremo"-
Ho paura a fidarmi di lui perché potrebbe solamente adularmi per il mio titolo e non provare davvero qualcosa che lo spinga a corteggiarmi. Spero di conoscerlo meglio per poter decidere se aprirmi oppure no. Intanto sfrutto il momento per avere delle informazioni.
-"Per esempio potresti portarmi anche nel regno vicino?"- azzardo con nonchalance.
-"Non ne sono sicuro"- lo vedo a disagio nel rispondere a questa mia domanda.
-"Perché no? Non sono mai stata fuori da Tahon!"-
-"Sono certo che sia per la tua sicurezza"-
-"Non capisco, dove sarebbe il pericolo?"- persevero.
-"Il regno vicino, beh...non gode di una fama positiva"- tentenna.
-"Io non ne ho mai sentito parlare"- ed è vero; come mai sono l'unica a non saperne nulla di Harnor?
Conosco la geografia e i territori limitrofi, ma davvero questo mi sfugge o forse di proposito me l'hanno tenuto nascosto.
-"Immagino sia per non farti allarmare. Diciamo che...i ministri del parlamento sono un po' ostili, ecco"-
Non mi sta dicendo nulla che io non sappia già. So che Steon Fevre si è procurato consenso in modo da spingere il governo contro Tahon, ma vorrei capire perché e soprattutto chi sia lui.
-"Nei nostri confronti? E come mai?"- fingo di essere confusa dalle rivelazioni, in modo da non destare sospetti.
-"Una vecchia storia"- ridacchia nervoso.
-"Non me la racconti?"- gli sorrido ingenuamente.
-"Prima alziamoci da tavola, altrimenti non riuscirò a smettere di mangiare"-
Io ho appena toccato il branzino mentre lui ha gradito particolarmente la cena e ne sono contenta. Si avvicina al mio lato e mi porge la mano. Ci mettiamo seduti sul divano in broccato dall'altra parte della sala in modo da stare comodi e...più vicini.
Mi guarda in una maniera che quasi mi ricorda il modo che ha Killian di mangiarmi con gli occhi, anche se è appena paragonabile.
-"Stavi dicendo?"- lo incoraggio a riprendere il discorso.
-"Oh, certo..."- si scosta i capelli, scontento che si continui a parlare di questo e non di noi due.
-"Non so molto, sono pur sempre affari privati. A volte sento mio padre che ne parla, essendo lui consigliere parlamentare di Tahon"-
-"Oh figurati, a chi vuoi che lo dica, alle mie domestiche?"- rido, più per il fatto che effettivamente potrei raccontarlo a Sistiana se non avessi deciso di non dirlo a nessuno.
-"So solo che c'è un tale ministro di Harnor che ha nelle sue mani tutto il potere del regno, compreso quello che spetta al Principe. Prende le decisioni politiche, economiche e militari. Sappiamo che ha cattive intenzioni nei confronti di Tahon a causa di quello che è successo molti anni fa, sicuramente ne sei al corrente"-
-"Dipende a cosa ti riferisci, ci sono talmente tante cose!"- vagheggio.
-"Non ero nato nemmeno io quando è accaduto, ma i veterani lo ricordano e alcuni ne parlano, ecco perché io so qualcosa. A quanto pare è un famigliare della donna che è stata uccisa per aver tentato alla vita del Re. Il ministro crede, invece, che sia stato proprio tuo padre ad averla uccisa"-
Cerco di non sembrare sconvolta quanto in realtà sono. Non posso fargli credere che non ne sapevo nulla, altrimenti metto nei guai sia me che lui.
-"Ah ecco, certo! Quando mi hai detto di quest'uomo non l'avevo collegato con questa vecchia faccenda, ma ora si spiega tutto!"- fingo di essere del tutto tranquilla e consapevole di queste informazioni.
Sta parlando di Milah, la donna che mio padre ha nominato nella lettera per mia zia Amelia. Io non posso credere che sia realmente successo ciò di cui Steon accusa mio padre. È un folle a pensarlo, non lo conosce affatto; non sarebbe mai capace di farlo. È solo accecato dalla rabbia e dalla vendetta tanto da non vedere la verità: sicuramente sua sorella è stata uccisa dalle guardie per evitare che morisse mio padre. Drastico, certo, ma inevitabile. Questo tipo di fraintendimento è difficile che si risolva: una persona del genere rimane sempre della propria convinzione.
-"Noi ci prepariamo all'evenienza ma in realtà non dovrebbero esserci pericoli concreti!"- lo dice sicuro di sé, evidentemente non sa che non appena compirò vent'anni inizierà la vera guerra.
Il tiranno se la prende con me perché sono il punto debole di mio padre e la futura sovrana di Tahon. In entrambi i casi perdiamo: o muoio io, oppure dovremmo cedere il regno a Steon e fargli designare il suo monarca.
Non abbiamo scelta, se non quella di attaccare per primi. La miglior difesa è l'attacco, giusto?
-"Sei mai stata innamorata?"- mi chiede all'improvviso, interrompendo il tornado di pensieri che sta spazzando via la mia speranza.
-"No, non credo"-
Inevitabilmente penso a Killian: è l'unico ragazzo che abbia mai baciato e che mi abbia fatto provare delle emozioni indescrivibili, ma non posso dire di esserne innamorata. Però mi sento totalmente assuefatta da lui, catturata dalla sua rete di parole non dette.
-"Nemmeno io"- mi confessa, guardandomi dolcemente.
-"Ah no? Quindi, rifiutando di credere che tu non abbia mai avuto una ragazza, immagino tu sia un dongiovanni"- scherzo.
-"Non mi definirei proprio così! Diciamo che non ho avuto l'occasione di instaurare un rapporto duraturo"- sogghigna.
Prende la mia mano tra le sue e la bacia, senza smettere di guardarmi. Vengo colta da un improvviso tremore e da un lato vorrei che succedesse qualcosa di più: sia per sbatterlo in faccia a Killian, sia perché mi sento molto attratta da Kade.
-"Credo sia arrivato il momento di congedarmi, altezza"-
-"Immagino di sì"-
Si alza dal divano e mi prende tra le sue braccia. Sono costretta a mettermi su le punte per arrivare a reggermi sulle sue spalle.
-"Non posso darti il bacio della buonanotte che vorrei, ma spero che questo sia sufficiente"- sussurra, prima di sfiorarmi la guancia con le sue labbra.
Sono inondata da un calore immenso, quello del suo tocco e quello del mio imbarazzo che mi colora il viso.
Dopo averlo accompagnato all'ingresso, mi dirigo immediatamente nelle mie stanze con un preciso obiettivo: piangere.
Voglio soffocare il rumore dei miei lamenti contro il cuscino, bagnandolo con il mio dolore. Piango perché mi sento sopraffatta da tutte queste notizie, mi sento impotente e incapace di affrontare la situazione con le mie forze. Non so cosa fare, come impedire che tutto ciò mi scivoli via.
E se mio padre avesse davvero ucciso quella donna? Altrimenti perché Steon sarebbe così assetato di sangue? Ma per quale motivo Re Hector avrebbe dovuto porre fine alla vita di Milah?
Se davvero è stata lei ad architettare un omicidio nei confronti di mio padre, devo scoprire perché. Se trovassi delle prove, potrei addirittura proporre una pace, sarebbe tutto chiarito. Il problema è capire da dove cominciare: non so nulla di lei, né mi viene in mente un modo per scoprirlo.
I singhiozzi mi scuotono il petto, è più forte di me. Non ce la faccio a tenere tutto questo peso senza poterne parlare con nessuno. Vorrei tanto che la mia famiglia non mi avesse nascosto tutto questo: avrei saputo come agire se mi avessero informata fin dall'inizio.
Mi sento così sola, come se tutti volessero allontanarmi e privarmi della possibilità di scegliere il mio futuro; vuota, senza la speranza di trovare ciò che ho bisogno; umiliata e rifiutata da quello stupido ragazzo che mi ha rubato il primo bacio, oltre che aver scatenato in me qualcosa mai provato fino ad adesso e che mi spaventa più del dovuto.
Sono costretta a frequentare chi probabilmente ha come unico scopo quello di usarmi per assicurarsi il titolo.
Le lacrime non vogliono smettere di scendere; mi cullano e mi annegano finché tutto non viene inghiottito dall'oscurità.



 
***


Sono stata convocata nelle stanze di mia madre e questo non promette nulla di buono.
Mi sono svegliata madida dal mio stesso pianto, con il trucco stampato perfettamente sul cuscino e il viso stravolto come non mai. Quando non riesco a dormire, ho le occhiaie che arrivano fino alle ginocchia, ma stavolta è anche peggio a causa del gonfiore esagerato degli occhi e delle borse che possono far invidia alle Louis Vuitton.
Non ho il tempo di sottopormi alle cure del viso, dato che ho ricevuto l'ordine di recarmi dalla Regina Clarissa in men che non si dica; giusto pochi minuti per sciacquarmi e vestirmi.
Sono agitata all'idea che possa aver deciso qualcosa di sgradevole o che invece voglia rimproverarmi determinati comportamenti.
Non appena entro, lei è da sola e si sventola con il ventaglio a causa delle temperature elevate di luglio appena arrivato.
Mi squadra dalla testa ai piedi, con il viso spigoloso che rende la sua espressione ancora più intimidatoria.
-"Ariadna, siediti per cortesia"- mi intima.
Le do ascolto, prendendo posto sul divano di velluto. Cammina avanti e indietro di fronte a me e quasi temo di ricevere un colpo di ventaglio in testa all'improvviso.
-"La mia cameriera personale, Tangey, ti ha vista aggirarti nei corridoi dei dipendenti"- mi accusa, con i suoi occhi scuri pieni di delusione.
Ecco, ovviamente non potevo dare per scontato che la sua ancella si sarebbe fatta gli affari suoi.
Cosa mi invento adesso? Non posso mica dirle: "sai mammina cara, ero lì per sbaciucchiarmi con il popolano che mi dà lezioni di combattimento, quello che nemmeno tu volevi a palazzo. Ma tranquilla, non è arrivato a privarmi della mia preziosa virtù, anche se io non so se gliel'avrei impedito".
-"Non dici niente? Mi aspetto una spiegazione ragionevole"- insiste.
-"Madre, ero con Sistiana e volevo aiutarla a sbrigare delle faccende che mi riguardavano"- invento, poco credibile.
-"Esistono i domestici per dare aiuto agli altri domestici. Mi stai dicendo la verità?"-
Annuisco, incapace di tenerle testa come ho fatto una volta.
-"Mi auguro che tu non avessi idee malsane e che non riguardassero certi individui. Mi sono spiegata!"- alza le sopracciglia, ostinata.
-"Niente del genere, mi dispiace se ho creato fraintendimenti"-
Faccio per alzarmi ma lei mi si mette davanti.
-"Mi occuperò affinché la tua dama di compagnia ti stia meno vicino del solito, in modo da evitare comportamenti inappropriati"-
-"Ma madre, si occupa di me da sempre e non posso privarmi della sua presenza"- cerco di protestare, disperata all'idea che possano allontanarla a causa mia.
-"Ne hai altre due. Stai attenta: durante quest'ultimi mesi stai avendo un atteggiamento che non mi aggrada. Non farmi prendere provvedimenti spiacevoli"- si allontana dal divano, sottintendendo la fine della conversazione.
-"Mi state già privando della libertà di opinione e di scelta, ti prego di non peggiorare ancora di più il nostro rapporto"- le dico, lasciandomi sfuggire una lacrima.
Si gira verso di me e mi guarda, confusa e accigliata.
-"Noi ti priviamo della libertà? Se vuoi essere una principessa, ti spetta questo, altrimenti puoi anche abbandonare il tuo titolo"- risponde tagliente.
-"Ti rendi conto di quello che mi stai dicendo? Come puoi trattare così tua figlia?"- sbotto, ormai sopraffatta dal pianto che avevo soppresso durante la notte.
-"Ariadna, abbi rispetto nel rivolgerti alla tua Regina! Asciugati quelle lacrime, rendono visibili le tue debolezze"- mi rimprovera, con una rabbia che non le ho mai visto.
-"Prima di essere la mia regina, sei mia Madre. Non ti importa questo? Per te sono un'estranea?"- mi dispero.
Si avvicina a me, raffinata e bella anche tra le fiamme del suo sdegno.
-"Cerco solo di farti capire che i legami sono una distrazione dall'obiettivo di essere una degna sovrana; l'amore è una debolezza, fidati di quello che ti dico"- ha lo sguardo magnetico che potrebbe condizionare chiunque.

-"La vera debolezza è non essere in grado di amare"- le sussurro tra i singhiozzi, prima di uscire dalla sua stanza senza avere l'intenzione di rimetterci piede.

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Capitolo 12
*** Contraddittorio. ***


 
 


Capitolo 12
CONTRADITTORIO.
 
 
Eppure mi sento così debole adesso, in balìa dei miei sentimenti che mi impediscono di ragionare. La regina potrebbe anche avere ragione materialmente parlando, ma io ho bisogno di provare qualcosa per capire di essere viva, altrimenti di me non rimarrebbe che una statua, senza un Pigmalione che mi possa apprezzare.
Non capisco il motivo per il quale mia madre pensi che amare sua figlia sia una debolezza. Forse perché se mi avesse odiata, sarebbe stato più facile lasciarmi uccidere per salvare il regno? Perché l'amore condiziona le scelte più importanti? ?
Questo è vero, non lo metto in dubbio, ma il cuore porta sempre a prendere decisioni sbagliate?
Ci hanno fatto credere fin dall'inizio che la risposta giusta sia quella razionale e che rispetti le regole imposte. Quello che è successo con Killian appare come se fosse l'errore più grande al mondo, ma non sarebbe eticamente scorretto sposare qualcuno che non si ama solamente perché qualcun altro l'ha deciso?
Trattare male una figlia è giusto perché in questo modo non ci si offusca la mente a causa dei legami affettivi? Io non credo.
Mio padre è il Re di Tahon ma mi ha sempre dimostrato il suo affetto senza per questo essere debole.
Infatti, il giorno dopo, è venuto da me. Nessuno mi ha informata e probabilmente lui stesso ha deciso all'ultimo minuto.
Alla mia porta non bussa un suo collaboratore, una guardia o un consigliere ma lui in persona. Quasi temo mi voglia rimproverare per aver aggredito in quel modo la Regina, ma nei suoi occhi non vedo nessuna ombra di delusione. Solo rammarico.
Gli dimostro la mia sorpresa a causa della mia espressione sconvolta nel vederlo spuntare nelle mie stanze senza preavviso o annuncio e lui mi abbraccia, incrementandola ancora di più.
-"Come stai?"- mi chiede, liberandomi dal suo gesto.
-"Onestamente? Non lo so"- mi siedo sul letto seguita da lui.
È visibilmente stanco e preoccupato; senza la corona si nota ancora di più che sta perdendo i ricci castani che una volta gli riempivano il capo del tutto, anche troppo. Ha la barba poco curata rispetto al solito e più argentata.
-"Non voglio richiamarti per la discussione con tua madre, voglio solo cercare di capire cosa ti turba"- guarda le sue mani giunte, sfregandosele.
-"Dai papà, mi pare di averlo detto fin troppe volte. Ma il problema con lei non è stato il matrimonio o la mia ascesa al trono"-.
-"Non preoccuparti, non ti priveremo della presenza della tua dama di compagnia, ma vorrei che non bighellonassi nei corridoi dell'ala orientale"-.
-"Ero solo con Sistiana. Lei mi è sempre stata vicina e, per quanto possa essere contro i vostri principi regali, io le voglio bene"- ammetto.
-"Lo so, ma anche io voglio bene ai miei collaboratori! Siamo tutti una grande famiglia"- mi sorride.
-"Allora qual è il problema?"-
-"Devi solo stare attenta alle conseguenze delle tue azioni. Purtroppo o per fortuna hai dei doveri e non puoi farti coinvolgere da altro"- mi guarda tristemente, come se gli costasse dirmelo.
-"Sei convinto anche tu che l'amore sia una debolezza?"- sbuffo.
-"Sai com'è tua madre, melodrammatica. Te l'ha detto solo per farti ragionare ma ha esagerato. L'amore sì è una debolezza, ma quella più forte che esista"- mi dà un bacio sulla fronte teneramente.
-"Ti voglio bene"- gli dico, con il cuore a mille pezzi.
Non sono ancora pronta all'idea di parlare con mio padre su quello che è successo con Steon Fevre e la donna in questione che è stata uccisa. Da un lato penso che potrei fidarmi di lui e dargli la possibilità di fare lo stesso; ma dall'altro credo che se ha deciso di occultarmelo per quasi vent'anni, non so se gli farebbe piacere che io gli parlassi della situazione. Immagino che sia convinto di proteggermi in questo modo, invece tenermi all'oscuro potrebbe solo mettermi in pericolo più del dovuto.


 
***


Adesso che il mese di luglio ha portato con sé delle temperature atroci, mi hanno permesso di organizzare la solita festa in piscina che programmo quasi sempre in estate. In questo modo, ho la possibilità di stare con i miei amici e passare del tempo con i miei corteggiatori senza la formalità di un appuntamento.
Non ho ancora incontrato intimamente il marchese Tristan Herbert, il che non mi dispiace per nulla, anche se vederlo dopo la cerimonia solo alla festa in piscina sarà un po' imbarazzante. Sono certa, però, che lui nemmeno ci farà caso, dato che non l'ho trovato interessato a me neanche per un secondo.
Mia madre mi evita dal giorno in cui le ho urlato contro; come biasimarla, è sempre stata distante e avrei dovuto immaginare che nel momento in cui glielo facessi notare si sarebbe allontanata ancora di più.
Per questo motivo, a dirigere l'organizzazione della festa sono io. Meglio così, posso stabilire gli invitati e come sistemare il giardino.
Oltre ad aver incrociato Killian mentre leggevo un libro sotto il gazebo, siamo stati insieme soltanto una volta per la lezione di difesa. È stato davvero difficile, almeno per me, far finta di niente mentre i nostri corpi si toccavano. Non abbiamo parlato di ciò che è successo tra di noi e lui si è mostrato distante; non ha neanche scherzato con le sue battute provocatorie. È frustrante per me vivere questa situazione, perché mi sento inevitabilmente attirata verso di lui, nonostante il suo carattere ostile. Voglio conoscerlo, anche se non posso avere nessun tipo di rapporto sentimentale a causa di quello che hanno deciso per il mio futuro.
Non che io voglia stare con lui...ma vorrei capire perché ha cambiato atteggiamento, vorrei sapere cosa pensa di tutto ciò.

Ho messo un costume intero di pizzo color coccio, uno tra quelli più belli che ho, e ho legato i capelli in uno chignon. Sono contenta di come abbiano sistemato lo spazio per la festa: vi sono asciugamani bianchi per ogni invitato e dei lettini impermeabili; vi è la zona bar dove un mixologo serve bibite rinfrescanti e snacks appetitosi. La piscina è composta da mattonelle che ricordano un mosaico arabo ed è talmente grande da sembrare un lago naturale.
Finalmente arrivano i miei amici, ognuno con un costume decoroso. Morgan non è solo: ha portato Gwenna, la ragazza con cui ha una sorta di relazione, mi sembra di aver capito. Adesso che sono a conoscenza dei sentimenti di Nevena, mi immedesimo in lei e la situazione mi disturba non poco. È impassibile e solo quando mi abbraccia capisco quanto sia in difficoltà.
-"Ti prego, dimmi che non l'hai invitata tu"- mi sussurra.
-"Non ne avevo idea"- le rispondo.
Cerca di nascondersi il più possibile, visibilmente a disagio nel trovarsi in costume davanti agli altri.
-"Ei, mettiti in mostra invece di coprirti!"- la sprono.
-"Parli tu che non fai altro che nascondere le tettone"- mi prende in giro, ridendo.
Le do un colpetto sul braccio e la fulmino con lo sguardo.
Gwenna è l'unica ad avere un bikini; è magrissima, il che rende tutte noi abbastanza in soggezione, nonostante abbia deboli forme.
-"Aria, non ti dispiace che io abbia invitato Gwenna, vero?"- mi saluta Morgan.
-"Fa' niente"- alzo gli occhi al cielo.
-"Siete due fighe comunque"- ci fa l'occhiolino.
Lui ha un bel fisico tonico, già abbronzato, non troppo muscoloso dato che non si sottopone agli esercizi dell'accademia militare. A differenza dei miei tre pretendenti, che camminano verso di noi come se avessero in sottofondo la siglia di Baywatch: marmo scolpito al posto di pettorali e addominali, scuriti dai primi raggi dell'estate, portano dei costumi firmati tenuti sopra il ginocchio.
Kade e Christopher mi salutano con un bacio sulla guancia e Tristan con il più formale baciamano.
-"Almeno uno lasciamelo"- mi dice a bassa voce Feliksa.
-"Prenditeli tutti e tre"-
-"Dai principessa, non ci credo che non te ne piaccia nessuno!"- interviene Hethel.
-"Non appena li conoscerò meglio vi farò la recensione"- incrocio le braccia, sbuffando.
Entriamo tutti in acqua e vedo subito Morgan e Gwenna baciarsi, mentre si lasciano trasportare dall'acqua.
-"Ma allora fanno sul serio"- suppone Nevena, sconvolta dalla vista di loro due insieme.
-"Prometto che ci parlerò, questa cosa non mi convince"-
Nuoto verso i due piccioncini e sfodero un sorriso fintissimo.
-"Scusate l'interruzione, ruberò il mio migliore amico solo per qualche minuto"- mi rivolgo a Gwenna, mentre trascino dal braccio Morgan. Lei mi guarda confusa ma non protesta.
Ci spostiamo dall'altra parte della piscina e mi appoggio al bordo; l'acqua ci arriva alle spalle.
-"Era una scenata?"- indaga, alzando un sopracciglio.
-"Mi spieghi adesso perché l'hai portata?"- gli domando in maniera diretta.
-"Qual è il problema? La conoscete tutti ed è molto simpatica. Non pensavo potesse infastidirti così tanto"- mi scruta perplesso.
-"Sì, va bene, ma potevi avvertirmi, ecco. È una cosa seria tra di voi?"-
-"Più o meno. Te l'ho detto la volta scorsa: ci vediamo anche se non troppo spesso a causa dei suoi genitori"-
-"E ti piace davvero?"- continuo l'interrogatorio.
-"Ei ei, vacci piano. Mi piace, però non so come andranno le cose. Perché tutte queste domande?"- si bagna i capelli e li tira indietro.
-"Sono la tua migliore amica, sono domande lecite!"-
-"A me sembri gelosa!"- mi schizza l'acqua in faccia.
Non gli passa minimamente nell'anticamera del cervello che, in realtà, quella gelosa è Nevena, ma è giusto che faccia io il "lavoro sporco" per non compromettere la mia amica.
-"Semplicemente mi preoccupo. Non voglio che vi usiate a vicenda, mi hai capita"-
-"Ti terrò aggiornata, adesso andiamo dagli altri o penseranno che ci siamo isolati per dei secondi fini"- ridacchia.
Nuoto verso la parte della piscina dove l'acqua è più bassa e mi siedo sugli scalini in modo da prendere il sole.
Si avvicina Christopher con un fare intrigante che mi mette subito in agitazione. Si siede accanto a me, scostandosi i capelli biondi come se sapesse di essere un modello.
-"Sembri una sirena"- mi dice ammiccante.
-"Una di quelle che portano gli umani nel fondo del mare per affogarli, però!"- scherzo.
-"Oh no! Abbiamo ancora così tante cose da dirci!"-
-"Per esempio?"- lo stuzzico.
-"Le promesse di matrimonio!"- si mette a ridere, anche se io vorrei sprofondare.
-"Beh, allora posso affogarti"-
Lo schizzo con l'acqua in modo da costringerlo a ripararsi. Per mia sfortuna, però, mi prende di peso e mi fa fare un tuffo. Volevo evitare di bagnarmi i capelli, dannazione.
-"Prometto che mi vendicherò!"- lo minaccio, strofinandomi gli occhi.
Guardo gli altri due corteggiatori per vedere le loro reazioni: Kade mi sembra infastidito dalla confidenza che abbiamo io e Christopher, mentre Tristan è di spalle, troppo occupato a chiacchierare con Feliksa per accorgersene.
Ma perché diavolo l'ho scelto? Avrei dovuto optare per qualcun altro. Vado verso di lui per intrattenere una conversazione ma lo sento parlare di me.
-"Sì mi hanno costretto i miei genitori per il suo titolo, in realtà non ho nessun interesse nel conquistarla"- sta dicendo.
Feliksa si accorge di me alle sue spalle e mi guarda con preoccupazione.
-"Se è così, puoi anche andartene. Che ci stai a fare qui sennò? Sparisci"- gli ordino.
Si gira dalla mia parte con un'espressione mortificata e al tempo stesso indignata.
-"Principessa, non intendevo offendervi. Ma che vi piaccia o no, sono certo che anche gli altri due ragazzi la pensano allo stesso modo"-
Non riesco a controllare il palmo della mia mano che risuona rumorosamente sulla sua faccia da poker. Tutti si girano a guardarci, sconvolti.
-"Solo perché tu sei spregevole non è detto lo siano tutti!"- gli strillo.
Esco dall'acqua a grandi falcate, con i nervi a fior di pelle che vorrebbero mettere in pratica tutti gli insegnamenti di Killian.
Ma come si permette quel deficiente? Non perché sono la sua principessa, ma in generale non si parla così alle persone!
Certo, anche io sono costretta dai miei genitori, il che non mi rende meglio di lui, ma non oserei mai ferire nessuno. Ha insinuato che Christopher e Kade vogliano corteggiarmi solamente perché anche loro sono stati indotti e non perché potrebbero trovarmi interessante. Io stessa l'ho pensato, ma sentirselo dire è umiliante. Come se fossi poco piacente o super noiosa.
Anche se potrebbe essere vero, gli altri hanno almeno la decenza di essere cortesi nei miei confronti.
Mi viene da piangere: in questo periodo è come se ogni cosa mi provocasse le lacrime. Non sono mai stata così tanto sensibile in vita mia.
Mi dirigo ancora gocciolante all'interno, il tempo di riprendermi e stare un po' per conto mio; ma non appena mi ritrovo nel corridoio, mi sento tirare verso destra, dentro lo spogliatoio messo a disposizione per cambiarsi e lavarsi nei pressi della piscina.
Penso subito che possa essere Nevena, Morgan o addirittura Dimitri ma in realtà è l'ultima persona che avrei potuto immaginare.
Killian chiude la porta a chiave e il cuore mi sale in gola. Che intenzioni ha?
-"Dove pensi di andare in queste condizioni?"- mi chiede, severo.
Lo guardo sbigottita, senza capire cosa ci faccia lui qui e soprattutto perché mi stia facendo questa domanda.
-"Sei tutta bagnata, mezza nuda e con le lacrime agli occhi"- risponde alla mia espressione.
Mi scruta attentamente, bruciando il mio corpo con l'attrazione che vedo riflessa nelle sue iridi. Solca con lo sguardo ogni centimetro della mia pelle nuda e coperta dal solo costume e mi sento terribilmente esposta...desiderata.
Prende un asciugamano posto sulle mensole dello spogliatoio e me lo adagia sulle spalle, avvicinandomi a sé.
-"Perché sei qui?"- lo osservo dal basso.
-"Ero nei paraggi"-
Mi scioglie i capelli dallo chignon e me li scuote per farli asciugare, immagino.
Vorrei tuffarmi tra le sue braccia per soffocare la collera, ma la situazione mi stranisce parecchio e inoltre la sua presenza mi fa agitare ancora di più: tremo, ma non perché io senta freddo; se ne accorge ed è lui che mi circonda, poggiando il mento sulla mia testa. Mi strofino la mano sugli occhi non appena capisco che le lacrime vorrebbero bagnarmi le guance.
Mi allontano all'improvviso, stringendomi all'asciugamano.
-"Lasciami stare"- gli intimo, senza però essere convincente.
-"Spiegami che è successo, non ti stavi divertendo?"- incrocia le braccia al petto.
-"Sì, prima che quell'idiota di Tristan non mi facesse infuriare"- rispondo, ancora irritata dalle sue parole.
-"Che ha fatto?"-
-"Non sono affari tuoi!"- mi giro dall'altra parte.
Lui si avvicina alle mie spalle e si poggia al lato del muro, per cercare di entrare nel mio campo visivo.
-"Non ti farò uscire finché non me lo dici"- accompagna la minaccia con un sorriso beffardo.
-"Mi metto ad urlare"-
-"Io ti tappo la bocca"- sussurra.
Lo guardo con imbarazzo e il mio corpo reagisce a ciò che ha affermato e alla sua vicinanza.
-"Ha detto che non gli interessa corteggiarmi perché l'hanno solo costretto e che sicuramente anche gli altri la pensano allo stesso modo"- rispondo alla sua domanda, a bassa voce.
Mi gira verso la sua direzione e mi incanta con il luccichio delle pagliuzze dorate dei suoi occhi verdi, ardenti di un desiderio già visto prima.
-"Meglio"-
-"Cosa?"- mi acciglio.
-"Una seccatura in meno"- alza le spalle.
Dovrebbe smentire, che so, consolarmi.
-"Ma ti rendi conto di quello che ha detto? Come se io non potessi davvero..."-
-"Adesso ti tappo la bocca"- mi interrompe.
Letteralmente preme le labbra sulle mie lasciandomi in preda alle emozioni che erano ridotte a soli ricordi, ma che adesso diventano finalmente reali. Il cuore prende a battere all'impazzata non appena sento nuovamente il suo sapore e solo ora mi accorgo di averlo bramato per settimane.
Lascio cadere l'asciugamano dalle mie spalle e mi avvinghio a lui, attorcigliando i suoi capelli tra le dita. Mi spinge a muro, come a voler colmare ogni spazio che divide i nostri corpi.
Riprendo a respirare grazie a Killian e, dal modo in cui mi divora, sembra che anche lui non abbia respirato durante tutto questo tempo senza assaporare la mia bocca.
Mi bacia il mento, il collo e ritorna sulle labbra, affamato. Le sue mani mi sfiorano ovunque: le cosce, il fondoschiena, e di nuovo le spalle, come se volesse marcare il territorio. Io faccio lo stesso: da sotto la maglia gli accarezzo i pettorali, gli addominali; è bollente e marmoreo.
-"Ariadna!?"- sento la voce di Nevena da fuori.
Ci fermiamo all'improvviso, anche perché la mia amica si è messa a bussare rumorosamente.
Killian mi guarda, accaldato e con un'espressione dubbiosa sul da farsi. Adesso sono io a tappargli la bocca, con la mano.
-"Sono qui dentro!"- le urlo.
-"Dai esci, quel coglione se n'è andato"- mi informa.
-"Arrivo, tu va' dagli altri"-
Quando sento il rumore dei suoi passi decrescere, libero il ragazzo dalla pressione della mia mano e ci guardiamo.
Non so cosa dirgli. Sono arrabbiata perché mi ha baciata come l'altra volta dopo avermi respinta e ignorata successivamente; dall'altro lato, però, sono grata che l'abbia fatto.
-"Devi ringraziare la tua amica per averci fermato"- mi sussurra, con la voce affannata, poggiando la fronte sulla mia.
-"Per quale dei tanti motivi?"-
-"Un altro secondo e ti avrei strappato questo costume"- afferma con un ghigno.
-"Anche l'altra volta l'hai detto, ma non lo fai mai"- lo provoco.
Si avvicina ancora di più al mio viso, con uno sguardo seriamente preoccupante.
-"Attenta, bambolina. Non istigarmi"-
-"Devo andare adesso, ma ne riparliamo, chiaro?"-
-"Oppure possiamo stare zitti come poco fa"- bisbiglia, stringendomi dai fianchi.
-"Solo se sarò soddisfatta dalla conversazione"-
-"Ti soddisferò in altri modi"- sorride con malizia.
-"Fammi andare adesso"- cerco di sfuggire dalla sua presa, costretta dalle circostanze.
Strano come non sia lui ad allontanarmi.
-"Mettiti qualcosa addosso almeno"-
-"E' una festa in costume!"- gli faccio notare.
Mi lascia andare ma prima di aprire la porta, si mette alle mie spalle e mi sposta i capelli da un lato. Mi bacia il collo delicatamente e mi costringe a rovesciare indietro la testa, chiudendo gli occhi.
-"Ripensa a questo quando gli altri ti corteggeranno"- mi sussurra all'orecchio.
Si distacca bruscamente, apre la porta ed è lui ad andarsene, senza aspettare che lo facessi io per prima.
Ma che cosa ho fatto? Certo, ho capito. Si sarà sentito minacciato dagli altri ragazzi e quindi ha voluto dimostrarmi che è lui ad avere il controllo del mio cuore. Semplicemente ha rivendicato la sua proprietà, come se io fossi ai suoi comodi. Perché mi sono lasciata andare? Non posso permettere ad una semplice infatuazione di farmi perdere così il controllo.
Ho ceduto. È talmente grave! Lui sarà soddisfatto dalle mie reazioni e dal modo in cui mi sono fatta abbindolare. Ma a che gioco sta giocando?
Ritorno in piscina e tutto è come l'ho lasciato, a parte Tristan che se n'è andato secondo le mie indicazioni.
-"Ma che è successo?"- mi chiede Morgan, preoccupato.
Decido di prendere da parte i miei due migliori amici e raccontargli finalmente ciò che è successo giorni fa con Killian e l'episodio di pochi minuti fa. Non posso più tenerlo per me, ho bisogno di opinioni esterne.
Pensavo mi potessero giudicare ma in realtà è andata diversamente:
-"Perché non ce l'hai detto subito? È a dir poco incredibile!"- esulta Nevena.
-"Incredibile?"- le chiedo, confusa dalla sua reazione.
-"Certo! Sembra la storia d'amore narrata in un libro o in un film. Anche se lui è parecchio strano e contraddittorio"- riflette.
-"Ma quale storia d'amore...Non so cosa sia preso a me e perché provo questa forte attrazione, ma non si capisce cosa lui pensi della situazione"-
-"Secondo me sta approfittando della tua momentanea infatuazione per divertirsi un po'"- borbotta Morgan.
-"Infatti vorrei capire se si tratta di questo. Mi aveva allontanata e respinta, perché adesso si è comportando di nuovo nel modo opposto?"- chiedo, più a me stessa che a loro.
-"L'unico modo è parlarne con lui"- puntualizza Nevena.
-"Questa è la mia intenzione, spero solo che non eviti il confronto"-
-"Da come ci hai detto, è come se lo stesse facendo già"- continua Morgan.
-"Ma quanto sei negativo!"- lo rimprovera la mia amica.
-"No, dico solo quello che penso. È normale che Ariadna sia intrigata da lui e dalla situazione ma Killian è bello grande e vaccinato quindi dovrebbe fare l'adulto e affrontarla. Se ti sta illudendo giuro che lo uccido"-
Rido della reazione protettiva che ha nei miei confronti e gli stringo la guancia in modo affettuoso, anche se Morgan socchiude gli occhi in segno di disapprovazione.
-"Il fatto è che non si tratta nemmeno di illudermi. È chiaro ad entrambi che io devo sposarmi e non posso frequentare nessun altro. Sicuramente è una sbandata momentanea che dobbiamo chiarire, ecco"- cerco di convincermi.
-"Spero che sia così, solo perché altrimenti sarebbe impossibile per te importi su questa decisione"-
-"Uffa, sarebbe fantastico che lei lottasse per amore di Killian. Magari
convincerebbe i suoi genitori e sarebbe felice"- sogna ad occhi aperti Nevena.
-"Non dire stupidaggini!"- ridacchio delle sue assurdità mentre Morgan scuote la testa, alzando gli occhi al cielo.
Ritorniamo dagli altri ospiti che nel frattempo stanno usufruendo del bar. Kade mi chiede di fargli compagnia per una nuotata e lo seguo in acqua.
-"Va meglio adesso?"- mi domanda.
-"Sì, mi dispiace di aver fatto quella scenata ma ero davvero furiosa"- sogghigno imbarazzata.
-"Oh no hai fatto benissimo, doveva essere richiamato per aver detto cazzate"- mi guarda sorridendo.
-"Quindi non è vero che voi fate finta di interessarvi a me solo perché siete stati indotti a farlo?"-
-"Io parlo per me, a differenza sua, e posso dirti con assoluta certezza che a venticinque anni nessuno può costringermi a corteggiare qualcuno che non mi interessa. Ho preso io questa decisione e non per secondi fini"- afferma, fermandosi sul bordo della piscina.
-"Grazie"- apprezzo che lui mi abbia rassicurato e sembra veramente sincero.
-"Per aver detto la verità? Non è difficile credere che tu possa piacere eh!"- passa delicatamente la mano sulla mia guancia.
È davvero bello con i capelli bagnati che gli ricadono sugli occhi d'ambra, i quali con il sole non fanno altro che luccicare. Vorrei dirglielo, ma non riesco a flirtare se ripenso a quello che ho fatto con Killian poco fa: mi sento quasi in colpa, perché dovrei concedere la mia attenzione solamente a Christopher e Kade, invece mi sbaciucchio con un altro ragazzo.
-"A cosa pensi?"- indaga, vedendomi cupa.
-"Non vi dispiace che io frequenti qualcun altro e non solo voi? Come sopportate il fatto che un altro mi corteggi e che io ricambi?"- ovviamente non mi riferisco a loro stessi, ma lui non può saperlo.
-"In realtà mi costa molto accettarlo, ma funziona così. Sei tu che devi decidere, anche se non mi piace il modo in cui te lo impongono: come se avessimo delle prove e dovessimo superarle per vincere il tuo cuore"- storce il naso nel pronunciare l'ultima frase.
-"Hai ragione in effetti. Qual è il mio premio? Senza offesa ovviamente, ma uno di voi vince la mia corona!"- rido amaramente della mia frecciatina.

-"In realtà spero proprio che a conquistare il regno possa essere tu principessa"-.

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Capitolo 13
*** Il riflesso dell'illusione. ***


 
 


Capitolo 13
IL RIFLESSO DELL'ILLUSIONE.

 
Kade ha mantenuto la promessa di portarmi al lago Ridher, ovviamente seguita da Dimitri. Siamo andati a cavallo dal palazzo, con Cannella e uno stallone delle scuderie dei conti Guerin. All’inizio ero entusiasta di lasciare le mura del castello e allontanarmi un po’, anche se adesso non mi sembra più una buona idea. Non che mi spaventi di un possibile pericolo, solo che mi sento leggermente in agitazione.
È da stupidi sentirsi in colpa? Già, sia per Killian che per Kade. Ho ricambiato il ragazzo dagli occhi verdi, ben due volte ed è stato un coinvolgimento completo. Questo è sbagliato perché dovrei concentrare le mie attenzioni negli appuntamenti con i miei pretendenti, ma allo stesso tempo mi sembra ingiusto nei confronti di Killian. È un controsenso, lo so.
-”Tutto bene?”- mi chiede Kade mentre mi aiuta a scendere da cavallo.
-”Sì, perché non dovrebbe?”-
-”Ti vedo pensierosa”- mi osserva.
Dimitri si mantiene a distanza per evitare di essere indiscreto ma non tanto lontano da non potermi controllare a dovere. A qualcun altro potrebbe dare fastidio, ma io mi sento al sicuro sapendo che c’è lui.
-”Cavalcare mi fa questo effetto, niente di grave”-
Mi faccio prendere dai fianchi e mi ritrovo faccia a faccia con il mio corteggiatore. È uno schianto, ovvio. Questa camicetta bianca gli valorizza il fisico statuario che si ritrova e gli stivaletti da cavallerizzo sono molto carini indosso a lui.
-”Io adoro venire qui quando sta per tramontare il sole, è uno spettacolo”- dice, incamminandosi sull’erba.
-”Ti ringrazio per aver voluto condividere questo posto con me”- gli sorrido.
È davvero uno spettacolo naturale: gli alberi di salice sono piegati verso il basso e sfiorano l’acqua del fiume che riflette il tramonto. Si uniscono i colori dell’arancione e del rosso formando le tonalità più belle che io abbia mai visto nel cielo. Ci sediamo sul prato e contempliamo in silenzio le meraviglie che ci circondano; Kade poggia la mano sopra la mia che ho disteso all’indietro per mantenermi in equilibrio.
Detta così è proprio un’atmosfera super romantica, come se lui avesse controllato la natura per rendere questo posto così magico.
-”Adesso capisci perché è il mio preferito?”-
-”Come biasimarti”- ridacchio.
-”Qual è il tuo?”- domanda incuriosito.
-”Bella domanda...è triste dire che si tratta del giardino del palazzo?”-
Effettivamente quale altro potrebbe essere il mio locus amoenus? Non perché non ci sia di meglio, ma non è che io esca molto.
-”Questo mi incoraggia a portarti dappertutto finché non troverai quello adatto a te”- mi fa l’occhiolino.
-”Dicono che a volte il posto perfetto è rappresentato dalla persona che ti fa stare più bene”- rifletto ad alta voce.
-”Tu ci credi?”-
Io ci credo? Beh se la mettiamo in questo modo mi vengono in mente Morgan e Nevena. Non so fino a che punto io possa considerare Killian qualcuno che mi faccia stare bene. Ogni volta rimango scottata dal suo atteggiamento camaleontico e finisco col piangermi addosso. Se fosse la persona giusta dovrebbe farmi sentire leggera e spensierata...o no?
Alzo le spalle e gli dico che non ne sono sicura.
-”Io ci tengo davvero a te, nonostante ti conosca da poco”-
Si avvicina a me con uno sguardo intenso e penetrante, il quale mi fa intuire il suo intento. Mi accarezza la guancia e punta gli occhi sulle mie labbra screpolate a causa dell’umidità e io faccio lo stesso, percependo un formicolio piacevole allo stomaco.
Sarebbe un primo bacio perfetto, in questo posto magnifico, con un ragazzo decisamente speciale se il mio cuore non mi stesse suggerendo di fermarlo.
-”Aspetta”- gli sussurro, a pochi centimetri dalla sua bocca.
-”Ho fatto qualcosa di sbagliato?”- mi chiede allarmato.
-”No, è solo che...”-
-”Capisco se non te la senti. Magari è presto, ma mi sembrava il momento adeguato. Mi conterrò ancora un po’”- vedo una nota di delusione nelle sue iridi ambrate, accompagnata anche da dispiacere.
Come posso spiegargli che dentro di me è come se stessi tradendo Killian? Eppure ricambiando quest’ultimo non ho forse tradito i miei pretendenti? Mi sento terribilmente in colpa, in imbarazzo e rammaricata.
-”Mi dispiace, davvero. Sento che sei sincero con me però per adesso lasciamo le cose come stanno”- cerco di rincuorarlo, spostandogli il viso verso di me.
-”E’ tutto ok, non preoccuparti! Sarebbe da egoisti confonderti in questo modo. Ho solo paura che il tuo cuore possa essere già di qualcun altro”-
Ha la mia stessa preoccupazione, a quanto pare.


 
*


In realtà sto riconsiderando questo ragazzo. Beh, purtroppo non posso costringere il mio cuore ad innamorarsi follemente di lui in modo da facilitare il matrimonio forzato, ma non mi dispiace affatto la sua compagnia. Forse anche più di quella di Christopher.
Dopo aver goduto appieno dello spettacolo naturale offerto dalla radura e dal lago, (meno del due di picche che ho dovuto rifilare a Kade), abbiamo fatto una passeggiata e per un momento mi ha tenuta per mano. Inutile dire quanto mi stesse sudando.
Ma lo noterà? Oddio e se gli fa schifo?” ho pensato.
È stato piuttosto carino invece, o magari ha fatto finta di niente; se così fosse, ne sono infinitamente grata.
Mi ha parlato della sua famiglia, come fin da bambino lo abbiano fatto appassionare all’attività fisica e militare. Il padre infatti è uno tra i comandanti dell’accademia reale ormai da venticinque anni, dalla sua nascita quindi. Sua madre, invece, è nel congresso nobiliare: si occupa di pratiche amministrative per nulla di poco conto. Ha una sorella più piccola, inoltre, di diciotto anni ed è un’abile musicista.
-”Sarei onorata di invitarla a palazzo per suonare qualcosa durante una cena o una cerimonia”- gli ho proposto.
-”Dici davvero? Mersia impazzirà di gioia! Non sai quanto ti apprezzi”- si è entusiasmato all’idea di rendere felice la sorella.
Quanto avrei voluto non essere figlia unica e condividere con qualcun altro gioie e dolori, lamenti e seccature nobiliari. Fortunatamente Sistiana è come se fosse mia sorella, anche se poverina ha il compito di prendersi cura di me più che di sé stessa. Se mi consentissero di passare più tempo con i miei amici sarebbe anche più facile, è come se non ci fossero dei legami veri all’interno del castello. E in teoria è proprio così, se non per qualche eccezione.
-”Come ti immagini da Regina?”- mi domanda, distogliendomi da questi pensieri.
Morta?
-”Non saprei. Spero solo di poter guidare il regno con onore e dignità”- ripeto come se fosse un copione.
-”La risposta vera?”- mi canzona, capendo che c’è dell’altro.
-”Vorrei avere il ruolo che merito in tutti gli ambiti della vita nobiliare. Spero di essere accettata dal popolo per quella che sono e di poter fare il possibile per proteggerli da eventuali pericoli”-
Non può immaginare quanto sia vero. Da una parte sono sicura che sappia della situazione e che la volta prima l’abbia sminuita per non preoccuparmi. Ma se davvero lui che è tra i militari in servizio non sapesse cosa c’è in gioco, come potremmo fare qualcosa per impedire a Steon di distruggerci?
Fortunatamente il resto della serata prosegue senza turbamenti o situazioni imbarazzanti. Non appena ha fatto buio, siamo saliti in groppa e ritornati sui nostri passi. Mi ha accompagnata fino a palazzo, nonostante con me ci fosse Dimitri.
È sceso da cavallo e si è avvicinato, mi ha baciata il dorso della mano dicendomi:
-“Buonanotte, mia principessa”- e per un attimo mi sono sentita davvero tale, quelle delle fiabe però, che non sono minacciate di morte né costrette a sposare qualcuno che non amano. Aspettate...a dir la verità è proprio così che funziona nelle favole, ma allora per quale motivo ci sembrano così belle? Ah già, perché c’è il principe azzurro che le salva dalla loro condizione tragica e deprimente. Vorrei che la mia storia andasse in modo diverso: il mio principe azzurro voglio che sia io. Sì, io. Che c’è di male? Devo salvarmi da sola e riportare nel regno la serenità che merita.
Io sarò la Regina.



 
***



Un’altra notte insonne, un altro giorno con le occhiaie. Penso di conoscere a memoria ogni singolo spiffero, macchia, crepa del mio soffitto. Stavolta a cosa ho pensato? Ho organizzato mentalmente il discorso che devo fare a Killian: so che è da stupidi ma ho paura di arrivare di fronte a lui senza sapere cosa dire, o peggio…assecondarlo un’altra volta. Sarebbe un grosso sbaglio, ne sono consapevole, ecco perché cercherò di evitarlo come la peste; almeno prima di aver chiarito la situazione.
Ormai Sistiana non viene nemmeno più per svegliarmi, alle sette, ma entra nella mia camera da letto con il kit per la cura del viso e comincia subito ad applicarmi prodotti per rendere la mia faccia da sveglia-tutta-la-notte più da bella-addormentata-di-notte.
-”Ma non è inutile tutta quell’argilla che mi spalmi?”- le chiedo, accigliata.
-”Assolutamente no! Quelle occhiaie spariscono, anche se con le borse è più difficile”-
-”Gilda mette le bustine di tè”- ridacchio.
-”E’ un pretesto perché vuoi che te lo porti?”- indaga, scerzando.
-”Nah, meglio non mandare giù nulla. La prima lezione di oggi è quella di combattimento”-
Penso di parlargli in un momento di distrazione di Dimitri, oppure lo faccio entrare dentro lo spogliatoio dove solitamente mi cambio per la lezione di danza.
-”Hai paura che ti faccia vomitare?”-
-”Al contrario...”- mi lascio sfuggire.
-”Ariadna! Parlavo del movimento che farai per lottare. Pensi ancora a Killian?”- mi guarda attentamente per cercare di scorgere qualsiasi espressione che smascheri le mie sensazioni. Peggio di un detective dei film americani.
-”Dipende in quale senso pensi che io lo pensi”- la scimmiotto.
-”E’ successo qualcos’altro?”- sembra una minaccia velata da una domanda.
-”Dopo la lezione te ne parlo, PROMESSO”-
-”Come hai promesso che ti saresti messa il cuore in pace?”- alza le sopracciglia.
Cavolo, è vero. Non so fino a che punto ho mantenuto la parola; mentalmente credo di essere consapevole delle circostanze, devo solo convincere il mio corpo a reagire in modo diverso. Adesso con che faccia le dovrei raccontare quello che è successo tra noi? Sono certa, però, che non mi giudicherà mai.


Mi dirigo verso la sala da ballo già sistemata per la lezione anche se Killian non è ancora arrivato. Sembra averlo notato anche la mia guardia personale e ne approfitta per avvicinarsi a me e parlarmi in privato.
-”Principessa, credo sia il caso di chiedervi se ci sia qualcosa che non vada”-
-”In che senso?”- lo guardo negli occhi color del ghiaccio, prevedendo già l’origine delle sue preoccupazioni.
-”E’ da settimane che vi vedo strana: perennemente agitata e oserei dire triste”-
-”Non voglio mentirti, purtroppo è un periodo assai pesante per me”- ammetto.
-”Posso immaginare, ma voglio che sappiate che qualsiasi cosa stia succedendo, qualsiasi cosa lei abbia in mente… io vi appoggerò”- il suo sguardo è carico di tensione emotiva: affetto, lealtà e un’attenzione nei miei confronti che mi fanno venir voglia di piangere dalla tenerezza.
-”Dimitri, so che magari non è adeguato quello che sto per dirti ma… ti voglio bene”- cerco di trattenere la commozione il più possibile.
Come può tenere a me in una maniera che supera di gran lunga quella dei miei genitori? Mi fa sentire amata, importante. Devo a lui più di quanto io stessa voglia ammettere. La sua non è solo fedeltà regale, ma dettata da un affetto disinteressato, puro. Davvero mi sosterrà qualsiasi cosa accadrà, qualsiasi scelta prenderò?
-”Per quanto sia inadeguato, sono lieto di sentirvelo dire. Il suo affetto è ricambiato da parte mia”- mi sorride lievemente; credo che questo sia il suo massimo ma considerando tutto ciò che fa per me, non importa.
-”Che mi sono perso?”- interviene Killian, entrando nella sala.
-”Il mio arrivo, dato che sei in ritardo”- lo ammonisco, serrando i pugni come se volessi fermare il battito accelerato del mio cuore.
-”Oh, per una volta tocca a me farmi attendere!”-
Dimitri ci lascia spazio al centro e torna all’ingresso, statuario.
Sto diventando sempre più brava a parare i colpi dell’avversario, anche se a scagliarli ancora non sono il massimo dato che Killian riesce sempre a schivarli. I calci, però, sono il mio forte, soprattutto quando riesco a spingerlo.
-”Dobbiamo parlare”- gli sussurro, mentre lo attacco al petto.
-”Quando una ragazza dice così non è mai un buon segno”- scherza, facendosi colpire.
-”Dico sul serio”- lo colpisco di nuovo ma riesce a spostarsi.
-”Andiamo nella tua cameretta?”- mi provoca, trattenendomi dalle spalle.
-”Nei tuoi sogni”- lo spingo via con un calcio vicino le parti intime che lo fa scostare immediatamente.
-”Non male bambolina, ma occhio che mi serve quella zona lì”- mi fa l’occhiolino, facendomi rabbrividire.
Mi fermo all’improvviso e mi viene in mente un’idea.
-”Di’ che vai da qualche parte ma entra nello spogliatoio”- bisbiglio, facendo finta di stirare i muscoli.
Mi guarda magnetico e segue le mie indicazioni alla lettera:
-”Vado a prendere dei libri che potrebbero aiutarti a memorizzare delle tecniche e poi le mettiamo in pratica”- dice a voce alta facendosi sentire da Dimitri.
Una volta uscito dalla sala, riferisco alla mia guardia che mi sarei recata nello spogliatoio per cambiarmi la maglia sudata.
Mi dirigo all’interno e mi richiudo la porta alle spalle, deglutendo: troppe volte ho vissuto questa scena e nessuna di queste è andata nel migliore dei modi.
-”Cercavi una scusa per appartarti con me?”- appare il ragazzo, ghignando.
-”Te l’ho detto, dobbiamo parlare”- puntualizzo incrociando le braccia.
Questa volta non può sfuggire al confronto e dovrà dirmi cosa pensa della situazione.
-”Sono tutto orecchi”- si avvicina e mi copia nella postura.
-”Perché mi hai baciata?”- finalmente mi prendo di coraggio e lo dico ad alta voce.
È sorpreso dal mio essere diretta e mi scruta attentamente con un sopracciglio alzato. È lucido, segno delle energie spese con me per la lezione e ha i riccioli che gli ricadono sul viso, come a nascondergli quegli occhi verdi meravig…
No, devo concentrarmi.
-”Evidentemente in quel momento mi andava”- risponde, quasi annoiato.
-”Che vuol dire?”-
-”Non c’è una spiegazione: io faccio le cose perché mi va di farle”- insiste.
-”Senza un motivo preciso?”- faccio un passo avanti verso di lui.
-”Lo stesso motivo per il quale tu hai ricambiato”-
Temevo la rigirasse contro di me. Non ha tutti i torti, ma qui il comando devo averlo io per estorcergli informazioni e magari dei possibili sentimenti, perché no.
-”E’ stata una reazione spontanea”- la butto lì.
-”Quindi mi stai dicendo che non sei abbastanza forte da respingere un bacio non gradito?”-
Quella parola detta da lui suona talmente bene che vorrei fargliela ripetere all’infinito, ma no, devo evitare pensieri del genere.
-”Finiscila con i tuoi giochetti. Dimmi chiaro e tondo cosa pensi!”-
-”Non l’ho mai fatto, perché dovrei cominciare adesso”- è un’affermazione più che una domanda.
-”Riguarda entrambi e ho il diritto di saperlo!”- sto cominciando a perdere la mia determinazione, adesso non so più come impuntarmi.
-”Cosa vuoi che pensi? Che l’abbia fatto perché sono super innamorato di te e non riesco a reprimere i miei sentimenti amorosi?”- sogghigna, prendendomi in giro.
Mi ha spiazzata con questa risposta e, nonostante l’abbia detto con fare ironico e sprezzante, il mio cuore ha perso un battito. È ovvio che non sia per questo che mi ha baciata, ma è stato necessario umiliarmi in tal modo?
-”Sto parlando seriamente...”-
-”Anche io! Mi dispiace deluderti ma al giorno d’oggi quando un ragazzo bacia una ragazza non significa niente. È solo un bacio ok? Perché ragionarci così tanto!”- sposta il peso da un piede all’altro, spazientito.
Cerco in tutti i modi di non mostrare la ferita che ha causato la sua ulteriore affermazione. Potrei scoppiare a piangere da un momento all’altro a causa dell’indifferenza con cui sta trattando qualcosa che invece per me ha la sua valenza.
Il mio primo bacio, le prime emozioni, le prime volte in cui mi sono fatta sfiorare in quel modo. Non può dire che non significhi niente.
-”Hai urlato che ti ho fatto perdere il controllo...”- balbetto.
-”Beh sì, sono qui per lavorare, non posso mettermi a giocare”-
-”Ma se non fai altro che giocare con me!”- mi spazientisco.
Non posso credere alle parole che sta usando per sminuire quello che c’è stato tra noi.
-”Va be’ ci divertiamo a punzecchiarci, che c’è di male”-
-”Non puoi dire però che ciò che è successo è stato un gioco...”- alzo la voce, incredula.
-”Mi dispiace se ti sei fatta strane idee o se per te ha avuto un altro valore, ma per me non è stato lo stesso”-
Ha uno sguardo impassibile, non trasmette un minimo di tensione né di interesse nei miei confronti. Non capisco…ho sempre visto nelle pagliuzze dei suoi occhi così tante emozioni diverse che probabilmente erano solo il riflesso delle mie.
-”Ti sei persino ingelosito pensando che Christopher mi avesse baciato. E l’altra volta...”- continuo a cercare una motivazione per quel gesto ma lui mi interrompe.
-”Ingelosito? Questo l’hai dedotto tu, ma non era assolutamente niente”- ride amaramente, facendomi sentire ridicola per davvero.
-”Mi hai riservato attenzioni particolari che non erano solamente premure da parte di un conoscente”- tento per l’ultima volta di scavare nella sua anima, senza risultati.
-”Fermati, inutile autoconvincersi. Accetta il fatto che non abbia avuto nessun secondo fine sentimentale. Capisco che sia stato il tuo primo bacio ma adesso perché ti ho dato un po’ di confidenza non vuol dire che dobbiamo sposarci!”- sbuffa.
Sento freddo solo a guardarlo e percepisco un vuoto incolmabile all’altezza del petto che mi sta opprimendo. Sono in piena crisi emotiva e non capisco come mai io stia reagendo in questo modo davanti al suo disinteresse e al suo distacco. Mi importa così tanto? Come può importarmi dopo tale umiliazione?
-”Non mi sto autoconvincendo di nulla. So cosa ho visto e non posso scordare da un giorno all’altro quello che abbiamo fatto”- la mia voce è rotta e sto sfruttando una forza che non credevo di avere per non permettere alle lacrime di bagnarmi il viso.
-”Ricordi il favore che mi devi per averti aiutata ad intrufolarti nello studio del Re?”- mi chiede all’improvviso, avvicinandosi ulteriormente.
È a pochi centimetri da me e posso scorgere i dettagli che ho imparato a riconoscere dopo tutte le volte che ci siamo ritrovati allo stesso modo. La cicatrice sul labbro inferiore rimane lì e mi balena in mente la malsana e inappropriata idea di sfiorarla con le mie, di labbra. Solo per un secondo lui abbassa lo sguardo, come se fosse un cedimento e nella parte più profonda spero che possa rimangiarsi tutto attraverso un bacio disperato. Torna a fissarmi negli occhi e ricomincio a tremare a causa della loro inespressività. Annuisco, rispondendo alla sua domanda.
-”Bene. Ecco la mia richiesta: dimentica tutto ciò che è successo tra di noi, cancellalo e vai avanti con la tua vita tranquillamente. Mettiti in testa che non è stato niente”- vomita il suo disprezzo nei miei confronti.
Sono grata del fatto che non si sia nemmeno degnato di guardarmi mentre ha girato i tacchi ed è uscito dallo spogliatoio, lasciandomi qui come una povera illusa, perché così ho evitato che vedesse sanguinare il mio cuore. Mi sono accovacciata a terra, abbracciando le ginocchia e soffocando i miei lamenti insieme alle lacrime che non hanno potuto trattenersi dal manifestarsi, come a dire: eccoci, siamo qui, ti senti uno schifo perché pensavi che per lui fosse stato importante, e invece? Ti ha solo usata per soddisfare un momentaneo bisogno fisico, senza curarsi del fatto che per te potesse avere un valore. Ti ha illusa spudoratamente, ma in fin dei conti cosa ti aspettavi? Volevi davvero che lui ti dicesse: “Al diavolo i tuoi doveri da futura regina, al diavolo il mio ceto sociale inferiore, non posso stare senza di te” ?
Tu dovevi sperare che invece ti facesse notare gli ostacoli presenti tra voi e che rinunciasse all’eventualità di vivere un’esperienza sentimentale con te per quest’ultimi e non perché non volesse. Dovevi immaginartelo, era così chiaro! La passione che hai visto nei suoi occhi, quella fame incontrollata come se fossi stata la sola a poterlo saziare, la scintilla che hai sentito pizzicare le tue carni: si è trattato di un miraggio, un giuoco illusorio costruito dal tuo bisogno di sentirti finalmente desiderata.
Ogni lacrima che scappa via dai miei occhi urla angustiata queste parole tormentate. Mi gira la testa, mi sento una sciocca. Come ho potuto credere che qualcuno avrebbe voluto combattere per me? Perché mai ho pensato di essere importante per lui? Dovevo capirlo fin dall’inizio, dal primo momento in cui mi ha puntato un coltello alla gola, che lui mi avrebbe solo ferita a morte.


-”Principessa?”- sento la voce allarmata della mia guarda fidata ma non alzo la testa per guardarlo in faccia: non voglio che mi veda in questo stato, soprattutto dopo avergli mentito.
Sento che si accovaccia vicino a me e piano piano mi solleva di peso da terra. Non ho la forza di reggermi in piedi e mi stringo a Dimitri per la prima volta, in un abbraccio più che mai disperatamente ricercato. Inappropriato sicuramente, ma al momento non c’è gesto più adatto.
So per certo, dentro di me, che la mia reazione è esagerata e illogica, ma come faccio a fermare questo dolore che mi sovrasta da dentro le ossa?
-”Piangete, sfogatevi”- mi sussurra gentilmente, carezzandomi la testa.

Non fa domande e né cerca di fermarmi: è qui con me, dalla mia parte, per appoggiarmi nel bene e nel male.


 
Spazio dell'autrice:
Cari ragazzi, vi ringrazio innanzitutto per essere giunti fino a questo punto della storia! Che ve ne pare? Siete soddisfatti degli sviluppi? Avete curiosità in merito? Fatemi sapere che ne pensate! Se vi va, date un occhiata ai capitoli iniziali perché ho modificato non solo l'impaginazione, ponendo la copertina che ho creato per wattpad, ma anche i contenuti, aggiungendo e sistemando frasi e situazioni. 
Per il resto sono molto fiera di come stia venendo e soprattutto ho così tante idee per continuare che non vedo l'ora di condividerle con voi! :D

SimonaMak

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Capitolo 14
*** Il Torneo. ***


 


Capitolo 14

IL TORNEO.


 
-”Hai detto che saresti stato sempre dalla mia parte, vero?”- chiedo conferma alla mia guardia, con gli occhi ancora colmi di lacrime.
-”Sempre”- sussurra lui, stringendomi ancora di più nel suo abbraccio consolatorio.
-”Credo di essermi messa nei guai”- singhiozzo.
E anche seri. Perché, se così non fosse, reagire in questo modo? Come se non sapessi che era tutto un gioco per passare il tempo o forse per umiliarmi. Magari era un piano fin dall’inizio: per colpa mia Killian è entrato a far parte del palazzo, per servirmi, e potrebbe essere che abbia escogitato tutto questo per sottolineare che in realtà è lui a muovere i fili del mio cuore.
Solo adesso mi rendo conto quanto in verità tenessi al fatto che lui mi dimostrasse importanza. Non dico amore perché è una parola troppo grossa che nemmeno io posso dire di provare: è una cotta, un’infatuazione, ed essendo la prima volta che mi capita davvero la mia reazione è spropositata. E anche legittima, giusto?
-”Lo so, principessa”- mi risponde serenamente.
Mi scosto da Dimitri e lo osservo negli occhi: lo sa? Perché quest’uomo sa sempre tutto? Da un lato mi sento sollevata, come se potessi condividere tutto questo con qualcuno senza bisogno di spiegazioni; ma dall’altro mi dà la sensazione che tutto ciò che faccia sia fuori dal mio controllo. Mi spiego meglio, come se anche quando io decidessi di fare qualcosa di inaspettato, fosse in realtà previsto e premeditato.
-”Perché non hai mai detto niente?”- tiro su con il naso.
-”Io non sono tenuto a farlo, voi dovete decidere come comportarvi”-
Queste parole rallegrano il mio cuore: ciò dimostra che ha fiducia nelle mie scelte nonostante a volte possano rivelarsi sbagliate, come in questo caso. Lui sarà il primo a sostenermi durante la mia ascesa al trono, ne sono sicura.
-”Cosa dovrei fare?”-
-”E’ troppo banale dirvi di stare lontano da ciò che vi fa del male, ma a volte tendiamo proprio verso quello che è in grado di ferirci”-
Fa un passo indietro, come se si fosse accorto della vicinanza solo adesso e mi osserva preoccupato. Quello che dice è vero, ma come si fa ad evitare ulteriori sofferenze? Dovrei distrarmi in tutti i modi, cercare di non vederlo e concentrarmi sui miei pretendenti. A breve dovrò decidere chi dei due sposare. Il pensiero mi mette un’ansia pazzesca; mi sento oppressa.
-”Ma tu cosa pensi davvero della situazione?”- azzardo, estrapolandogli un parere.
-”In verità, so per certo che riuscirete a risolvere tutto quanto: sia per il regno, sia per il vostro cuore. Non c’è una scelta giusta o sbagliata e forse nemmeno una scelta: tutto verrà da sé.”- accenna un leggero sorriso per poi tornare serio come sempre.
Mi accompagna fuori dallo spogliatoio e in camera mia, rimanendo fuori in caso di necessità. Quasi dimenticavo che ci fosse Sistiana ad aspettarmi affinché le raccontassi ogni cosa.
-”Dalla tua faccia suppongo sia stata una pessima lezione”- mi scruta mentre apre la portafinestra per far cambiare l’aria.
-”Ti racconto tutto ma l’ultima cosa che vorrei sentire è un rimprovero da parte tua”- anticipo, prima di iniziare.
Per tutto il tempo mi guarda esterrefatta, forse perché non si aspettava potesse succedere qualcosa del genere, o che io fossi così stupida. Ovviamente i suoi occhi non nascondono né la delusione che prova né l’indignazione nei confronti del ragazzo che mi ha trattata in tal modo.
-”Ma è uno stronzo! Gli dovevi dare uno di quei pugni che ti ha insegnato, altro che piangere!”- dice arrabbiata.
-”Eh, non ci ho pensato in quel momento”- le sorrido tristemente.
-”No davvero, Aria, non ti rimprovero nulla. Credo che avrei fatto le stesse identiche cose, tranne tenermi all’oscuro. Questo sì che mi infastidisce!”-
-”Dovevo comprendere la faccenda e metabolizzare senza essere condizionata, ecco. E poi me ne vergognavo… dopo quello che ti ho promesso”- ammetto con lo sguardo basso.
-”Ma non c’è niente di cui vergognarsi. Non potevi prevederlo, e in realtà forse è meglio che sia finita così. Almeno ti metti il cuore in pace davvero e dai una possibilità a quei bellimbusti”- ammicca.
-”Sì, credo che sia la cosa migliore”-
-”Farò finta che tu l’abbia detto con convinzione!”-



 
***



Io mi chiedo a cosa serva che assista a questo inutile torneo istituito dall’accademia militare. In generale non trovo la sua utilità: è alquanto superficiale e ideato solo per dimostrare quanto l’uno sia superiore dell’altro. Far presiedere la principessa di Tahon è, tra l'altro, molto sessista: come se fossi la cheerleader della situazione e dovessi tifare per qualcuno in particolare. Non ho altra scelta che stare dalla parte di Christopher, non tollerando Tristan Herbert né i fratelli Stevan e Donovan Roy. Non so chi altro parteciperà e probabilmente non conosco nessun altro ragazzo, se non qualcuno che si è presentato come mio pretendente.
Mi hanno fatto indossare un bel vestito ampio, color porpora, di un tessuto fresco e adatto per la metà di luglio. Questa volta ha vinto la Regina nell’imporre alle mie dame di compagnia di farmi acconciare i capelli in uno chignon; almeno posso abbinare dei lunghi orecchini di diamanti.
Per forza di cose dovrò stare tutto il tempo a fianco dei miei genitori: non mi dispiacerebbe se tra me e mia madre i rapporti fossero ancora più in crisi. Dopo l’ultima discussione, non ci siamo rivolte la parole e l’ho solo vista di sfuggita per qualche minuto, una sera. Prometto di non rovinare la giornata con i miei dispetti e frecciatine, anche se questo richiede una forza di volontà che non mi appartiene.
Il Re, come previsto, indossa i colori di Tahon accompagnati dalla corona più barocca che si ritrova, così come quella della Regina. Lei questa volta ha lasciato i capelli biondo fragola sciolti lungo la schiena, quasi con l’intenzione di farmi un dispetto.
Mi lancia un’occhiata veloce ma non proferisce parola, al contrario di mio padre che mi abbraccia e complimenta il mio aspetto. Noto una tensione anche tra di loro, forse perché mio padre è dalla mia parte?
Prendiamo la carrozza e non la limousine, il che conferma quanto questo evento sia spartano e retrogrado. L’arena, però, è spettacolare: potrei descriverla come un teatro vista l’eleganza dei posti a sedere al coperto, con le cuccette, in modo da riservare ai nobili comodità ed eccellenza, ma allo stesso tempo potrebbe ricordare il Colosseo, perché al centro si andranno a sfidare tantissimi ragazzi in varie discipline sportive e il terreno è arido, sabbioso e presenta solo alcune istallazioni per eseguire certi esercizi: equitazione, tiro con l’arco, scherma e lotta libera. Chi acquisisce il punteggio migliore, stabilito da una giuria di reali sommato al nostro voto, vince il premio e raggiunge il rango massimo dell’accademia. Gloria e prestigio, insomma.
Raggiungiamo la postazione destinata ai regnanti, quella più alta e con la prospettiva migliore. Invece di sedermi insieme a Re Hector e alla Regina Clarissa, vado verso i baroni Knollys per salutare Morgan e allontanarmi dalla tensione che si respira con mia madre. È parecchio elegante con la camicia e la giacca grigia, come se fosse davvero una rappresentazione teatrale.
-”Menomale che sei qui, altrimenti i miei avrebbero continuato a rinfacciarmi che avrei potuto essere tra i partecipanti se avessi fatto l’accademia bla bla”- mi accoglie, lamentandosi.
-”E io mi sono risparmiata i commenti della mammina”- lo assecondo.
-”Ancora ai ferri corti?”-
-”Puoi giurarci”-
Sbircio nella sua direzione, notando che ha già preso posto per scrutare al meglio i suoi sudditi.
-”Gwenna non è con te?”- indago.
-”Nah, i suoi le hanno imposto di accompagnare Donovan Roy e fare la sua ragazza immagine, per oggi”- mi informa con una smorfia.
-”Continuate a frequentarvi?”-
-”Di meno…ma per adesso va bene così”- taglia corto.
Non so se è il momento giusto per parlargli di Nevena, ma al momento lei non è arrivata e ancora non c’è confusione quindi potrei accennargli qualcosa, senza essere esplicita…
-”Magari prova a considerare qualcun’altra”-
-”Del tipo?”- si acciglia.
-”Secondo me una buona relazione può nascere solamente se si è molto amici all’inizio”- alzo le spalle, facendo finta di non alludere a nessuno in particolare.
-”Cosa stai cercando di dirmi?”- assottiglia gli occhi, nascondendo il ghiaccio cristallizzato delle sue iridi.
-”Eccovi qui, vi stavo cercando!”- arriva Nevena, in perfetto tempismo con il suo vestito lungo verde scuro.
-”Ciao bellezza”- la saluta il nostro amico.
La abbraccio e le faccio i complimenti per il bell’abito. Mi sa che dovrò continuare il discorso con Morgan in un altro momento. Nel frattempo ci raggiungono anche Feliksa Powell e Iv, della quale non conosco il cognome, sempre vestita di nero e con la chioma alzata
-”Quale dei due fratelli Roy vincerà secondo voi?”- domanda quest’ultima.
-”Secondo me Christopher De Vrie ha la vittoria in pugno”- risponde Feliksa, la quale ha accorciato ancor di più i capelli già portati sulle spalle.
-”Ma qualcuno ha idea di chi parteciperà al di fuori dei soliti?”- ridacchia Nevena.
Effettivamente sono sempre al centro dell’attenzione, lasciando ai margini i ragazzi meno conosciuti all’interno della cerchia nobiliare ma con grande talento, chissà.
-”Si sa che voi ragazze siete qui solo per guardarli a petto nudo alla fine”- insinua Morgan.
Di rimando è rimproverato da tutte e io stessa mi metto a ridere. Magari non in questo momento in cui sono psicologicamente compromessa, ma per il resto non ha tutti i torti.


Finalmente il torneo inizia con la prova di equitazione: ognuno con il proprio cavallo, deve affrontare un percorso complesso in cui il cavaliere sarà giudicato perché dall’addestramento che lui ha condotto dipende qualsiasi errore o eccellenza del destriero. Tutti i ragazzi sono perfettamente abbigliati d’argento e azzurro e in linea con la prova da affrontare: stivali lunghi con cinghie e speroni, divisa e caschetto rigido. I dieci sfidanti presentano la loro performance uno ad uno, accompagnati dagli applausi rigorosi degli spettatori. Il mio pretendente è affascinante come non mai in quelle vesti e con lo sguardo sicuro mette in soggezione chiunque. Il cavallo si esibisce perfettamente e in modo leggiadro, segno di un accurato addestramento. Il mio cuore comincia a battere più velocemente e a sperare in silenzio che sia lui il migliore. Non so, forse perché noi ragazze siamo inevitabilmente attirate verso colui il quale possiede numerose qualità e per questo degno di stare al centro dell’attenzione; so solo che sono entusiasta per lui e al tempo stesso ansiosa che possa fare un passo falso che gli costi la vittoria.
Anche gli altri sono un bello spettacolo, eccetto uno visibilmente in difficoltà nell’eseguire la prestazione e per questo poco elogiato.
Per il tiro con l’arco cambia lo scenario e il vestiario dei gareggianti. Si respira un’aria di tensione perché ogni colpo scoccato è studiato con attenzione e richiede concentrazione estrema. Solo in pochi non riescono a centrare il bersaglio, tra cui Tristan, cosa che internamente mi provoca piacere. Cretino!
Un certo Yuri sembra essere un professionista, trapassando la freccia già tirata prima nel centro.
Il pubblico comincia a scaldarsi di più quando arriva il momento della prova di scherma. È uno sport che in particolare apprezzo molto: lo credo elegante, raffinato, equilibrato e molto tecnico.
Uno ad uno si presentano con la divisa bianca tipica e il fioretto in mano, pronti a sfidarsi a coppia in maniera casuale. Mi sporgo dalla mia postazione perché voglio vedere perfettamente le strategie e le mosse adottate da ciascuno, specialmente da Christopher, il quale anche nella scherma mi sembra un vero professionista.
-”Il duca pare che sia uno dei migliori”- ammicca mio padre, leggendomi nel pensiero.
-”Sì sono d’accordo”- gli concedo, sorridendo.
Guardo mia madre, aspettandomi qualche frecciatina o che mi sminuisca rispetto al mio pretendente, ma non apre bocca; si limita ad osservarmi di sottecchi e a starsene nel suo.
-”Mi dispiace per come sia andata con Tristan Herbert”- aggiunge il Re.
-”A me no! Meglio che l’abbia scoperto adesso che quando sarebbe stato troppo tardi”- sbuffo, fulminandolo con lo sguardo mentre lo vedo sfidarsi con un ragazzo più minuto.
-”Infatti”-
Quella che sento è la risposta di mia madre, attenzione, LA REGINA CLARISSA che condivide, seppur a modo suo, il mio pensiero. Cosa sta succedendo, cadrà un meteorite su di noi oppure il vincitore del torneo sarò io?
Cerco di non farle notare la mia sorpresa esagerata altrimenti potrei farle rimangiare tutto in un secondo. Bene, adesso mi aspetto un presagio positivo nella mia vita.
Il resto della gara prosegue in silenzio e con eleganza, provocando le lodi di noi spettatori. Ma il momento che tutti stanno, beh stiamo, aspettando è quello dell’ultima prova: la lotta libera. Prima però bisogna dare un po’ di tempo agli sfidanti di eseguire gli ultimi allenamenti e prepararsi per il meglio.
Nel frattempo mi reco nuovamente dai miei amici, trovando solo Nevena.
-”Ascolta, prima ho parlato con Morgan, anche se per poco”- le comunico.
-”Cosa gli hai detto?”- chiede, preoccupata.
-”Tranquilla, solo che prima di legarsi con un’estranea, farebbe meglio a considerare qualcuno che conosce bene!”-
-”Mi sa che non abbia fatto molto caso a quello che gli hai detto...”- mi fa notare, spostando lo sguardo verso un punto più appartato.
Il nostro amico e la sua… non so come chiamarla, Gwenna, si stanno baciando appassionatamente, lontano dai rispettivi genitori.
Ma è stupido? Davvero si vuol fare condizionare dai suoi ormoni? Non che la biondina non sia una brava ragazza, ma non vede quanto Nevena sia perfetta per lui! Forse sono di parte ma… non mi arrenderò così facilmente. Mi dirigo verso i due e interrompo le loro effusioni:
-”Gwenna sai che ti stanno cercando i tuoi genitori?”- la informo.
-”Sanno che sono con lui? Meglio che io vada”- si affretta allarmata.
Nevena sogghigna di sottecchi mentre Morgan è confuso.
-”Aria, ma cos’hai contro di lei? Sembra che tu stia facendo di tutto per incoraggiare una separazione”-
Sembra ferito dal mio atteggiamento e questo mi fa pensare che probabilmente mi sto comportando da amica nei confronti di Nevena ma non nei suoi.
-”Mi dispiace, non è questa la mia intenzione, davvero…”-
-”Sembra che tu sia gelosa, ma che motivo avresti!?”-
Come faccio a dirgli che non lo faccio per me stessa? Io e la rossa ci scambiamo uno sguardo agitato, non sapendo che pesci pigliare. Che grande malinteso: certo, sto sembrando io quella che prova qualcosa nei suoi confronti.
-”Ma che dici!”- mi difende Nev.
-”Allora spiegatemi cosa c’è che non vada!”- incrocia le braccia, innervosito.
Per fortuna ricomincia il torneo e dobbiamo rimandare la conversazione per un altro momento. Ritorniamo ai nostri posti e la folla è in delirio per l’entrata dei ragazzi dell’accademia a petto nudo e con dei pantaloncini sportivi.
Inutile fingere perché, dai, a chi non piacerebbe questo spettacolo? Calmiamoci per un attimo e analizziamo il tutto con serietà e professionalità.
I concorrenti sono carichi come non mai e si apprestano a lottare l’uno contro l’altro. Christopher ha come avversario Donovan, il che sarebbe equo se non fosse che quest’ultimo ha sette anni in più ed è massiccio quasi il doppio.
(Il mio pretendente è mozzafiato. Si riporta indietro i capelli biondi e si accarezza la mascella infoltita dalla barba. Scontato dire che un pittore abbia disegnato i suoi muscoli con precisione fiamminga nei dettagli, curando l’anatomia come solo uno sculture, invece, potrebbe fare lavorando al suo David. Lo guardo con ammirazione e mi sento travolta da un calore improvviso che mi fa notare quanto io facilmente sia attratta dai bellimbusti. Ma diamine, come si fa? E per fortuna non riesco a vedere i suoi occhi blu da qui, altrimenti sarei caduta tra le sue braccia in un attimo. No non è vero, dai non sono così io!)
Il suo sfidante è pronto tanto quanto lui e inizia il combattimento con una prima mossa. Degli altri faccio poca attenzione, anche se meriterebbero di essere seguiti uno per uno. Ad un certo punto sono quasi sicura che Chris non possa vincere, nonostante sia il favorito della famiglia reale, perché Donovan sembra esaurire le sue forze. Sono in tensione e l’arena è in delirio quando vengono messi al tappeto quasi tutti i concorrenti dagli avversari, tranne qualche coppia che continua a lottare. Quando è Tristan ad essere battuto, vorrei esultare ma risulterei immatura e infantile (EVVAI).
Seguo ancora il combattimento tra i due superstiti e stringo i pugni, sperando che si riveli proprio Christopher il vincitore tra i due.
Ma purtroppo la forza bruta di Donovan prevale, nonostante secondo il mio parere sia stato troppo violento e inopportuno. Mi dispiace più di quanto mi aspettassi vedere il ragazzo ferito e amareggiato a causa della sconfitta; ritorna negli spogliatoi all’interno dell’arena, tirato in viso e visibilmente stremato.
-”Perché non vai da lui a dargli conforto?”- propone Re Hector.
-”Dici che sia il caso?”- rispondo titubante.
Ma che imbarazzo… cosa dovrei dirgli? Non sarebbe più umiliante per lui ricevere conforto da colei che sta corteggiando?
-”Secondo me potrebbe solo fargli piacere”- mi sorride.
Un po’ incerta, mi dirigo verso il luogo dove i partecipanti al torneo si sono assemblati prima di ogni gara, sperando di trovare il soggetto in questione. Incontro vari ragazzi che si mostrano riverenti nei miei confronti e altri che vorrebbero conoscere la mia opinione sulla gara, ma dico loro che in questo momento cerco il duca De Vrie. Effettivamente lo trovo nello spogliatoio, intento a fasciarsi i palmi delle mani. Guardandolo meglio è evidente quanto sia sudato e malconcio, con vari graffi sul torace che il mio istinto da crocerossina vorrebbe disinfettargli.
-”Fatti aiutare”- mi annuncio così, sorprendendolo.
Mi dà un occhiata che mi rassicura perché non sembra né imbarazzato, né scontento di vedermi: anzi, sembra rasserenato alla mia vista.
Gli prendo le mani e lo aiuto a fasciargli le nocche arrossate a causa dei colpi sferrati e mi osserva in silenzio. Il viso mi va a fuoco a causa della sua attenzione su di me e cerco di non incrociare i suoi occhi perché sarebbe il colpo di grazia.
-”Grazie mille, non eri dovuta a farlo”- accenna un sorriso.
Fa un buon onore nonostante il torneo lo abbia tenuto in movimento e i muscoli sono ancora pulsanti, come se non ne avessero abbastanza.
Gli passo un asciugamano in modo che possa tamponare la fronte madida di sudore e allo stesso tempo allontanarmi: non perché mi dispiaccia, ma mi sento parecchio agitata.
-”Sei stato davvero bravissimo in tutto”-
-”Sei gentile, ma avrei potuto fare di meglio sicuramente”- alza le spalle, con fare umile.
-”Tutti guardavano te là sotto!”- strizzo l’occhio.
-”E tu?”-
Poggia il panno sulla panchina accanto a me e si avvicina incrociando le braccia, e senza farlo apposta noto ancora di più i bicipiti compressi. Cerco di non fargli notare il mio disagio attraverso la coloritura spontanea delle mie gote.
-”Non avevo molte alternative!”- ridacchio.
-”Ah, questo non puoi dirlo. C’erano così tanti bei ragazzi!”-
-”Nah non così tanti”-
-”E’ un modo per dirmi che ero l’unico aitante giovane?”- mi spintona scherzosamente.
Beh, non l’unico, ma secondo me gli altri non possono minimamente competere.
-”Fatti disinfettare questi graffi!”- glisso l’argomento in men che non si dica.
Se n’è accorto perché scoppia in una sonora risata di gola molto affascinante. Vado a prendere i medicamenti che lui già aveva sottomano e cerco di dargli sollievo con l’acqua ossigenata. Un flashback mi riporta immediatamente al momento in cui feci lo stesso con Killian la notte in cui era stato colpito dalla lama di Dimitri per proteggermi. Scaccio via il brivido improvviso e mi appresto a tamponare il cotone sul petto di Christopher, eliminando dalla mia testa il paragone appena partorito.
-”Un ottimo medico!”- dice lui dall’alto della sua statura.
-”Non riesco a resistere quando vedo una fanciulla in difficoltà”- scoppio a ridere.
Mi blocca il polso di scatto e si scosta per guardarmi meglio con una faccia sorpresa.
-”No adesso non ti parlo più!”- fa il finto offeso.
-”Daaaai, stavo scherzando”- cerco di avvicinarmi mentre lui me lo impedisce.
-”E no principessa, potrei licenziarmi dal ruolo di corteggiatore”-
-”E’ una minaccia? A me sta bene”- lo provoco ulteriormente, continuando a sghignazzare.
Ancora più sconvolto dalle mie risposte, mi prende di preso dalle gambe come se fossi un sacco di patate, provocandomi un grido di sorpresa.
-”Adesso ti sta bene?”.
-”Mettiti giù! Sei un gorilla!”- mi dimeno sulla sua schiena, trattenendo le risate.
-”Sono possente, lo so!”-
-”Così si apre il vestito!”- mi lamento.
-”Chi dice che sia una cosa negativa?”-
Da un lato vorrei che mi mettesse subito giù, ma dall’altro mi diverte parecchio questa confidenza che si è preso perché è parecchio spontaneo.
-”Prometto che mi scuserò, daiiii”- insisto per l’ultima volta.
Lo chignon è ormai un disastro ma non posso far niente senza l’aiuto delle mie esperte ancelle. Esaudisce le mie preghiere nel momento in cui decide di farmi scivolare davanti a lui, reggendomi dai fianchi. Mi trattiene però, ancora un po’ a pochi centimetri da lui, quasi con possesso.
-”Sto aspettando”- sussurra, abbassando lo sguardo sulle labbra.
-”Devo scusarmi da così vicino?”- farfuglio io.
-”Mi va”- si impone.
Potrei farmi perdonare con un bacio. Che male ci sarebbe? Io posso fare quello che voglio, non è detto che debba essere il ragazzo a fare la prima mossa. Non tradirei nessuno, specialmente non Killian, e Kade capirebbe. Perché no? Il primo l’ho già dato e nella mia testa si è creato un meccanismo particolare: quelli dopo il primo sono meno importanti e non devono necessariamente essere magici e speciali, giusto?
È così bello mentre mi guarda con quelle iridi blu, colore che si mescola quasi con il nero delle pupille a causa dell’estrema dilatazione. Starà pensando la stessa cosa? Effettivamente non fa altro che spostare lo sguardo dai miei occhi alle porte del mio respiro. Il mio cuore batte all’impazzata e ho una sensazione dolorosa allo stomaco che però non è piacevole ma malinconica perché mi ricorda in parte delle reazioni che ho provato con Killian… ma in modo diverso.
Ma sì, potrei…
-”Ed ora chiediamo ai giudici il verdetto finale!”- sentiamo dall’esterno dire al microfono.
-”Credo che dovrai scusarti un’altra volta”- dice a bassa voce a fior di labbra.
Lascia la presa su di me e si allontana, passandosi una mano sul viso. Mi sistemo il vestito ampio, cancellando dalla mente il pensiero che potesse aver visto qualcosa. Usciamo fuori e rimango con lui per assistere al risultato, i miei genitori penso che lo sospetteranno.
Aspettiamo che i dieci concorrenti raggiungano la postazione e i risultati li ottiene mio padre per comunicarli ufficialmente.
-”Miei cari sudditi, amici e futuri militari. Oggi siete stati tutti degni di far parte dell’Accademia reale di Tahon che vi ha addestrato in modo esemplare. Ma solo uno, adesso, avrà la possibilità di essere considerato il vincitore del Torneo e potrà raggiungere il rango massimo della carriera militare”- preannuncia il Re.
Christopher mi guarda preoccupato, come se sapesse già di non aver vinto per questa volta, a differenza di alcuni che aspettano sorridendo che mio padre nomini il prescelto.
-”Sono lieto e onorato di nominare colui il quale ha sempre dimostrato di essere all’altezza di questo titolo, fiero, dignitoso e diplomatico. Lodate e ammirate: Christopher De Vrie!”-
La folla acclama rumorosamente il vincitore che si rivela essere proprio il ragazzo che ho al mio fianco, esterrefatto più che mai da questa rivelazione. Si guarda attorno, smarrito e destato allo stesso tempo. Donovan sembra deluso, e posso comprendere quanto sia deprimente non ottenere la posizione massima a ventisette anni, sicuramente a causa della sua poca costanza data dai viaggi che intraprende sempre. Noto adesso che Gwenna si trova al suo fianco, come stabilito dai suoi genitori, e lo abbraccia amorevolmente come se a lei non dispiacesse più di tanto. A Morgan sta bene così?
Io stessa sono sorpresa ed entusiasta dalla notizia, tanto da abbracciare euforicamente Chris non appena ripone la sua attenzione su di me. Quando realizza il mio gesto nei suoi confronti, mi stringe a sé in modo affettuoso, stampandomi un bacio sulla spalla scoperta come se fossi la persona a cui vuole più bene al mondo.
-”Hai ottenuto quello che volevi!”- gli urlo, accarezzandogli i capelli.

-”Non ancora, ma è un buon inizio”- strapazza me e il mio cuore.

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Capitolo 15
*** Un battito di cuore in più. ***


 


Capitolo 15

UN BATTITO DI CUORE IN PIU'.
 
Dalla vittoria del torneo da parte di Christopher De Vrie, ho visto entrambi i miei pretendenti una volta ciascuno. La tensione è palpabile, perché si avvicina sempre di più il mio ventesimo compleanno e dovrei essere accompagnata dal “prescelto”. Infatti, è stato come se si aspettassero che gli comunicassi la mia decisione. La verità è che ancora sono davvero confusa e, se dipendesse da me, vorrei capire chi potrebbe piacermi sul serio solo dopo molto tempo. Questo perché la loro conoscenza mi è stata imposta e non è nata spontaneamente dall’inizio, come magari è successo con il ragazzo a cui ho dato il mio primo bacio. In questo caso, è stato inevitabile e nemmeno premeditato che io potessi infatuarmi di lui, tanto da soffrirne il suo disinteresse.
Dal momento in cui mi ha trattata nel modo che sto cercando di eliminare dai miei ricordi, l’ho visto per le mie lezioni di combattimento: non mi ha sfiorata nemmeno per un secondo, ha solo controllato che io eseguissi le tecniche e i movimenti nella maniera più adeguata e corretta. Quasi non mi ha rivolto la parola, se non per ammonirmi quando ho fatto degli errori. Io mi sono comportata anche peggio, perché non l’ho guardato in faccia, né ho proferito frase che fosse indirizzata a lui. Non mi interessa essere cortese o far finta di nulla, e in questo modo gli faccio capire quanto mi disgusti la sua presenza.
È così facile cambiare idea, vedere in un altro modo qualcuno che, nella propria mente e forse anche nel cuore, sembrava l’opposto. È una sorta di istinto di autoconservazione: si comincia a non tollerare qualcuno quando ti fa sentire fragile, esposta e impotente di fronte alla sua indifferenza; il corpo e la mente ti proteggono in tal modo. Odio? Non l’ho mai provato e non credo che questo sia il caso, ma è un fastidio che mi tortura fino alle ossa, non sopporto il fatto che sia successo così tanto tra noi, anche se potrebbe sembrare così poco.
Avrebbe potuto dire fin dall’inizio che per lui fosse un passatempo all’interno delle mura del castello, chiedermi se fossi disposta a giocare con lui o magari lo dava per scontato. Ma quale mio comportamento gli ha potuto suggerire il mio consenso ai suoi perversi stratagemmi? Non credo di avergli mandato dei segnali che approvassero un atteggiamento frivolo e civettuolo. Gli ho anche detto che erano le mie prime esperienze; davvero pensava che volessi provarle con il primo che capitava?
-”Hai finito di fulminare con lo sguardo quell’uccellino?”- mi prende in giro Sistiana, che si trova al mio fianco mentre sono affacciata dal terrazzo della mia camera.
-”Sto solo pensando”- la spingo via.
-”Oh immagino a cosa, o meglio a chi stai pensando. Ti dà ancora fastidio?”-
Mi giro a guardarla truce, come se fosse ovvia la mia risposta.
-”Dovrei essere felice del modo in cui sono stata usata e manipolata?”- sorrido retoricamente.
-”Non sto dicendo questo! Solo che dovresti pensare ad altro, non dimentichi una persona se continui a rimuginare su quello che ha fatto”-.
-”Che posso farci? Sai che sono rancorosa, ma non preoccuparti perché da parte mia non otterrà mai più niente che lo possa soddisfare o compiacere”-.
-”Come fai a dirlo con tale convinzione?”- alza le sopracciglia.
Ha ragione, non posso mettere la mano sul fuoco, ma sono certa che starò più lontana possibile da lui e nessuna parola, gesto o sguardo malizioso potrà soggiogarmi. La rassicuro in questo modo, concentrando la nostra conversazione sui pretendenti.
Le racconto di come Christopher mi abbia invitato ad accompagnarlo con il violino durante una sua esibizione con il pianoforte, che dal torneo abbiamo legato di più e c’è un’intesa amichevole e sbarazzina che mi piace parecchio. Con Kade invece ho ballato nel campo di margherite della sua tenuta, molto romantico e ideale durante questa stagione. Mi trovo bene con entrambi, anche se non sono certa della loro sincerità e di quale sia il loro vero scopo.
-”Non so, credo che se fossi stata un’orribile arpia, non avrebbero resistito a lungo. Magari vogliono diventare Re ma credo anche che ti apprezzino davvero”- Sistiana condivide la sua opinione a riguardo.
-”Probabilmente sì. Al momento non è così male passare il tempo con loro, anche se dovrei capire con chi vorrei passare il resto della mia vita”-
-”Ecco, comincia a pensare a questo e non al ladro rubacuori”- mi guarda saccente e rientra nella mia stanza, lasciando svolazzare la sua chioma corvina.
Il mio corpo è attratto verso entrambi e reagisce ad ogni loro lusinga o gesto, sono interessanti e gentili allo stesso modo direi. Quindi, questo non è un problema per me. È risaputo che, superficialmente parlando, non sarebbe stato lo stesso se fossero stati ripugnanti fisicamente. Credo sia del tutto normale agitarsi di fronte a qualcuno di attraente, anche se purtroppo, al momento, non è la stessa cosa che ho provato con Killian. Non escludo che questo possa cambiare, ovviamente.
Non posso decidere così, su due piedi, basandomi su chi ha i capelli più lucenti o gli occhi più incantevoli, ma solo quando sentirò un battito di cuore in più.



 
***



Ho proposto a mio padre di organizzare qualcosa per rendere omaggio al mio popolo. In questo momento più che mai mi sento in dovere di essere presente e far capire loro quanto io tenga al regno e che farò di tutto per tenerlo al sicuro. Non sanno che tra meno di due mesi cambierà tutto: non ho ancora scoperto nulla riguardo Milah Fevre in modo da dimostrare l’innocenza di mio padre a suo fratello Steon. Credo che questo sia l’unico modo per fermarlo, ma come faccio a capire cosa successe più di vent’anni fa ad una donna che attentò alla vita del Re? Questa, almeno, è l’ipotesi più logica e sensata. Sono certa che mio padre non sia capace di fare una cosa del genere, né ordinare che qualcuno lo faccia al posto suo. E poi, se davvero fosse come suppone Steon, che motivo avrebbe avuto il Re? Lavorava al castello? Era una ladra? Ma i rapinatori non vengono uccisi. Si ricorre a questo gesto solo per impedire che la famiglia reale venga ferita mortalmente. Deve essere andata così per forza.
Ho pensato di andare in città con la carrozza cerimoniale e visitare i sudditi, parlare con loro, ascoltare i loro bisogni e fargli sentire la mia presenza. È da molto che non ci mostriamo in pubblico, nemmeno fossimo dei vampiri, e mi sembra giusto nei loro riguardi essergli vicini e starli a sentire.
Oltre a Dimitri, ovviamente, verranno con me altre due guardie e ho deciso di farmi accompagnare dai miei amici Nevena e Morgan. Ho sfruttato l’occasione per risolvere i fraintendimenti che si erano creati l’ultima volta.
Il caldo mi consente di indossare un vestito leggero e corto fino al ginocchio, con uno scollo a cuore e dal color pesca, uno dei miei preferiti. Dei fermagli a fiore sono adagiati tra i miei capelli come semplici accessori, tenendo i riccioli sciolti come piace a me. Anche i miei amici indossano abiti leggeri e dai colori caldi, casual e adatti alle circostanze.
-”Lo sai che è un’idea stupenda?”- mi dice Nevena, una volta saliti in carrozza.
-”Speravo che lo fosse. Mi sembra giusto così”-
Morgan è taciturno, forse anche stizzito nei miei riguardi e la cosa non mi piace per niente.
-”E questo muso lungo?”- indago.
-”Non voglio rovinarti la giornata”- gracida.
Io e la mia amica ci scambiamo un’occhiata preoccupata. Non so come risolvere la situazione, ma devo provarci. Non ho mai discusso con loro e non vorrei che questa fosse la prima volta.
-”Mentre raggiungiamo la città puoi dirmi cosa ti turba”- ritento.
-”Tra me e Gwenna è finita, qualsiasi cosa ci fosse”- incrocia le braccia e alza gli occhi al cielo, innervosito.
Ahia, spero davvero di non esserne stata la causa.
-”Perché?”- chiede Nev.
-”I problemi con i suoi genitori hanno influito, poi vederla con quel Donovan al Torneo non è che mi sia piaciuto da matti ma…ne sarai felice adesso”- pronuncia l’ultima frase girandosi verso di me con uno sguardo ferito.
-”Non dire sciocchezze. Se tu stai male come posso essere contenta?”-
Mi sono davvero comportata in modo pessimo nei suoi confronti per aiutare Nevena ma a quanto pare ho fatto un disastro.
-”Adesso mi spieghi perché tu puoi avere tre ragazzi ai tuoi piedi senza che io ti faccia la scenata di gelosia e io non posso avere nemmeno un’esperienza con qualcuno che ho scelto io di frequentare”- ringhia.
La rossa mi guarda in preda al panico all’idea che io possa dirgli la ragione dei miei discorsi e delle mie reazioni e vedo i suoi occhi arrossarsi.
-”La verità è che…”- comincia a dire.
-”Che hai ragione. Non è stato corretto da parte mia, ho avuto un atteggiamento infantile e da cattiva amica. Mi dispiace, davvero, mi dava fastidio che ti tenesse tutto per lei, ecco”- la interrompo.
-”Perché non dirlo subito? Ci avrei fatto caso, ma comunque non vi ho trascurate, sono stato attento in questo. Anche a me dà fastidio la situazione dei tuoi pretendenti e di quel tizio che ti fa lezioni di difesa, ma non ti ho mai fatto scenate o impedito che tu fossi felice”-
Non capisco. Per quale motivo dovrebbe infastidirlo? Come amico magari, perché vuole proteggermi?
-”In che senso?”- chiede al posto mio Nevena.
-”Vorrei parlarne in un altro momento, va bene?”- si rivolge a me con i suoi occhi di ghiaccio esasperati dalla conversazione.
-”Come vuoi, ma abbiamo fatto pace?”- faccio tremare il labbruccio come una bimba.
-”Non lo so”- ruota gli occhi ma accenna un sorriso.
Al momento la situazione è sotto controllo anche se qualcosa non mi torna e dovremmo necessariamente riprendere il discorso che avrei voluto terminare qui.

Nel frattempo la carrozza è guidata verso la città che stiamo per raggiungere: abbiamo attraversato i boschi che ci hanno offerto profumi floreali, le ville in campagna tra le più prestigiose fino a raggiungere i borghi medievali tipici della Bretagna. È rilassante viaggiare così perché è un po’ come andare a cavallo, e quindi stare a contatto con il paesaggio che ci circonda, farci accarezzare dalla brezza estiva e dagli odori più caratteristici, sobbalzando qua e là. Man mano che ci avviciniamo alle strade principali vedo la gente passeggiare durante una domenica come tante che ci saluta animatamente; altri corrono per tenersi in forma e delle famigliole raggiungono i parchi per stare con i propri bambini. Le macchine sono poche durante l’ultimo giorno della settimana perché la maggior parte delle persone si sposta per lavoro, ma poi hanno tutto ciò che necessitano proprio qui.
Rallentiamo non appena arriviamo al centro e la gente si raduna per strada per accoglierci, salutarci e schiamazzare in segno di contentezza. Chissà se mi avessero riconosciuta senza sfarzi e cerimonie. A giudicare dalla festa a cui ho partecipato insieme a Killian, nessuno saprebbe che sono la principessa Ariadna senza corona, carrozza e così tante guardie al mio seguito.
Ci fermiamo e le persone si avvicinano al mezzo di trasporto per rivolgerci la parola o semplicemente acclamarmi, il che mi imbarazza ma allo stesso tempo mi lusinga. Eppure che motivo avrebbero? Solo perché sono una regnante, ma non sono obbligati ad amarmi, anche perché al momento non gli ho mai dato motivi per farlo.
-”Principessa Ariadna è un onore per noi!”- si rivolge a me una donna anziana.
È così strano ricevere queste attenzioni, come se fossi una celebrità.
-”Principessa, è un bene che siate venuta! Abbiamo così tante cose da dirvi”- mi dice un uomo calvo e dal viso stanco.
-”Che succede?”- gli sorrido, anche se un po’ preoccupata.
-”Ci sono alcuni problemi nelle campagne da cui proviene il raccolto che serve la vostra tavola”- annuncia la donna bruna che lo affianca.
Che vuol dire? Ci sono delle specifiche coltivazioni per nutrire solamente la famiglia reale?
-”Non capisco, perché servono solo la nostra tavola?”-
Alla mia domanda Dimitri mi guarda in modo strano, come se la risposta fosse la più ovvia del mondo. Posso comprendere che noi siamo i reali, ma io credo che dovrebbe funzionare in un altro modo.
-”Ci sono dei contadini che lavorano affinché voi possiate usufruire dei prodotti migliori. La nostra famiglia se ne occupa insieme ad altre e a causa del caldo il terreno è arido e non c’è modo che possa crescere nulla. È da maggio che va avanti così. Se avete problemi con gli ortaggi, la frutta, non vorrei che fosse colpa nostra”- il signore abbassa lo sguardo, come se si vergognasse di questo problema.
Ma noi non abbiamo di questi problemi, da quando manca il cibo alla famiglia reale? Perché invece non si preoccupano per loro stessi?
-”Assolutamente no. Non c’è questo pericolo, glielo posso assicurare. Manderò degli esperti ad occuparsi del terreno e renderlo fertile attraverso dei prodotti adatti. Quello che vorrei, invece, è che il ricavato lo teneste per voi e lo deste ai più bisognosi. È troppo per noi”- mi assicuro ad informarli.
I coniugi mi guardano confusi inizialmente, non sembrano avere nulla da dire, ma poi la signora mi sfiora la mano e mi guarda con i suoi occhi spenti, illuminati da qualcosa che non vedo da tanto tempo: speranza. Mi sorride grata e delle rughe le compaiono ai lati della bocca.
-”Vi ringrazio”- mi sussurra, lasciando poi la mia mano.
È stato davvero un gesto così grande? Io credo che sia del tutto normale quello che ho detto, non ha senso tenere tutto per noi se abbiamo già tutto.
I miei amici sono spaesati da tutta questa situazione e dalla folla che cerca di parlare con me e sono rimasti in disparte fin dall’inizio. Le guardie mi aiutano a scendere dalla carrozza perché mi dimostro intenzionata a farlo.
-”Oh salve, vostra altezza”- si inchina un ragazzo che potrebbe avere persino la mia età, se non un po’ più grande.
Mi guarda intimorito e si passa una mano tra i capelli in segno di agitazione.
-”Appena ho sentito che eravate qui, sono uscito immediatamente di casa”- ridacchia, nervoso.
-”Per qualche motivo in particolare?”- gli chiedo gentilmente.
-”In verità sì, egoisticamente volevo parlarvi dell’università qui in città”-
Che bella l’università! Avrei tanto voluto iscrivermi, se fossi stata una ragazza normale, ovviamente.
-”Per favore che qualcuno glielo dica!”- lo incita una giovane che si trova più in fondo.
-”Non dà opportunità a noi studenti. Sì, studiamo, facciamo gli esami ma per mancanza di fondi non ci fornisce iniziative di tirocini, stage, master e tutto questo è poco stimolante per noi che ci spacchiamo il cu… la schiena. Non abbiamo soddisfazioni e ciò che vogliamo fare diventa sempre più lontano e dobbiamo accontentarci per forza”- mi espone il problema il ragazzo, parecchio provato dalla situazione.
Come biasimarlo, penso che sia terribile doversi impegnare per parecchi anni senza avere la possibilità di specializzarsi, fare esperienze e ottenere il posto di lavoro che meritano di avere. Accontentarmi è ciò che odio di più, anche se sono costretta a farlo, per cui vorrei che almeno loro non lo fossero.
-”Me ne occuperò io personalmente. Finanzierò delle iniziative che organizzerò io, le quali vi consentano di avere maggiori soddisfazioni e occasioni per il futuro, acquisire conoscenze e dimestichezza nei vari settori universitari”- gli propongo.
Magari potrei pianificare dei tirocini al castello, al governo e all’accademia militare, oltre a stage e master nei vari ambiti in modo da creare diversi tipi di specializzazioni e non doverli costringere a scegliere un futuro già stabilito e senza altre opportunità lavorative.
-”Davvero lo farete? È la svolta che stiamo aspettando. Io studio le lingue straniere e senza ulteriori occasioni dovrò per forza insegnare. Ma io voglio di più, non so se mi capite”-
-”Più di quanto immagini. Farò il possibile, te lo prometto”- cerco di trasmettergli fiducia e quando mi sorride comprendo di esserci riuscita.
Mi bacia la mano svariate volte prima di allontanarsi impacciato, avvolto da una strana felicità contagiosa.
Nevena si avvicina a me, continuando a guardare il ragazzo carino di prima.
-”Ma come fai a trovare così in fretta la soluzione ai loro problemi? Sei strabiliante”- mi sussurra all’orecchio.
-”Mi metto nei loro panni e capisco quanto il problema possa infastidire, quindi penso a come lo risolverei io se si trattasse di me. O comunque quello che dico a loro è la prima cosa che mi viene in mente ahah”-
Ad un certo punto penso che sia un’idea geniale! Se ragionassi così, questo potrebbe aiutarmi a risolvere la situazione con Steon Fevre!
-”Beh, stai facendo la cosa giusta, sono fiero di te”- mi dice Morgan strizzandomi la guancia.
Mi incammino e saluto altra gente, cerco di dare i consigli che ritengo più giusti e trovare la soluzione più opportuna alle circostanze che mi illustrano.
Dopo aver chiacchierato con una coppia che è uscita di casa per vedermi, la loro figlia, una bambina che potrebbe avere massimo otto anni mi abbraccia animatamente, suscitando i rimproveri dei genitori.
-”Tu sei una principessa!”- dice ad alta voce, dopo aver ricambiato il suo affetto.
-”Puoi giurarci! Come ti chiami?”- le chiedo scompigliandole la frangetta.
-”Amelie. Anche io voglio essere una principessa!”-
Farei benissimo cambio con lei per crescere secondo le mie scelte. Però non è così terribile esserlo, non posso sputare sul piatto da cui ho mangiato per quasi vent’anni.
-”Chi dice che non puoi esserlo?”- provo ad incoraggiarla.
-”Non ho un principe”- risponde con il broncio.
-”Beh, nemmeno io ce l’ho e intanto eccomi qui!”-
Questo è stato proprio un colpo basso. Perché tutti pensano che debba avere accanto qualcuno per essere quella che sono e soprattutto per regnare? Persino una bambina!
-”Tutti dicono che ne hai tanti”-
-”Amelie cosa dici!”- la rimprovera la madre, sconvolta.
Solo adesso mi accorgo di quanti pettegolezzi sarà colma la città sui miei affari privati e sentimentali. Che posso farci, credo che per la televisione la mia vita sia alquanto interessante.
Mi inginocchio verso di lei in modo da parlarle da più vicino.
-”Sai che c’è? E’ vero, ci sono tanti ragazzi che vorrebbero essere il mio principe ma io non riesco a capire chi vorrei che lo fosse”- è un discorso contorto e molto profondo da fare ad una bimba.
-”Come mai? Basta capire per chi ti batte forte il cuore”- riflette accarezzandosi il mento teneramente.
-”Se fosse così facile lo avrei già al mio fianco; a volte non va sempre secondo i piani”- forse avevo proprio bisogno di parlare di questo, magari con un adulto ma si fa quel che si può.
-”E quali sono i tuoi piani?”-
Questa domanda non me l’aveva fatta nessuno prima d’ora, o almeno non così disinteressatamente. Quasi non saprei come rispondere.
-”Vorrei un principe che prima di tutto si interessasse a me e poi al mio titolo e che mi piacesse davvero e non perché qualcuno me lo impone”-
Beh, l’ho già detto varie volte ma non so chi mai ascolta i miei lamenti. Ma capirà Amelie di che parlo? Santo cielo come mi è finita… sento Morgan ridacchiare a distanza.
-”Allora vai a prendere quello che ti fa battere forte il cuore davvero”- alza le spalle, come se fosse la soluzione più semplice del mondo.
-”Purtroppo non funziona così”- le sorrido tristemente.
-”Ma tu sei la principessa! Decidi tu come funziona!”-
Mi piace proprio questa bambina, peccato che non sappia davvero com’è la vita da principessa.
-”Tesoro, non è proprio come pensi tu”- prova a dirle quello che immagino essere suo padre.
Amelie mi prende per mano e mi fa allontanare dall’uscio di casa sua e piano mi sussurra qualcosa:
-”Lo vedi quel bambino biondo là giù, con i bottoncini sulla maglia?”- mi indica un marmocchio pressoché della sua età che sta giocando con una fanciulla.
Annuisco e la guardo confusa, non capendo dove voglia andare a parare.
-”Ecco, lui è il mio principe”- mi assicura con il suo sorriso sdentato.
-”Anche se è con un’altra bimba?”-
-”Certo! Perché tanto so che prima o poi lui starà con me. Io ci credo e faccio di tutto per farlo avverare. Vedrai che non mi sbaglio, devi solo prendere il comando”- agita il ditino come se fosse l’allenatrice del mio cuore e mi stesse motivando ad agire.
Le do un buffetto sulla guancia e le faccio l’occhiolino, augurandole di diventare prima di tutto la principessa che vuole essere e in seguito stare con il principe azzurro.
È così tenero pensarla come lei, ma come potrei prendere il comando della situazione senza fare incazzare nessuno? Mia madre sarebbe la prima a rinfacciarmi quanto io non abbia voce in capitolo in tutto ciò e poi il Re addolcirebbe la pillola dicendomi che lo fanno per il mio bene.
Ma posso decidere io quale sia il mio bene? Le cose devono cambiare, e sono sicura che riuscirò a trasformarle e plasmarle a mio piacimento. È una promessa che faccio a me stessa ma soprattutto al mio popolo.
È stato più gratificante di quanto pensassi chiacchierare con i sudditi e avere un riscontro su quello che succede fuori dalle mura del mio castello. Dovrò farlo più spesso, essere presente per loro e assicurarli che sono pronta ad aiutarli.

Il viaggio di ritorno è tranquillo, non c’è la stessa tensione di prima tra me e i miei amici, anche se io e Morgan dovremmo continuare il discorso in un altro momento.
Abbiamo commentato alcune circostanze esposte dalla gente, la bambina sicura di sé che mi ha dato una lezione di vita; mi hanno sostenuta quando magari sono stata più in difficoltà a proporre delle idee che potessero dare una mano.
Anche Dimitri mi ha confidato quanto io abbia agito in maniera decorosa e generosa, dicendomi qualcosa che per me ha un valore inestimabile.
-”Sono orgoglioso di voi, altezza”-
Forse solo lui sa quanto io abbia bisogno di sentirmi dire queste parole, di essere incoraggiata e spronata a fare ciò che sento sia giusto.
Sono soddisfatta di questa giornata!

 
*

Però tutto accade per una ragione, giusto? O a volte esistono delle coincidenze, dei momenti necessari a risollevare gli equilibri. E non è detto che ciò avvenga perché la giornata deve essere rovinata. Almeno credo.
È il primo pensiero che mi balena in testa non appena salgo le scale del palazzo e vedo scendere Killian.
Non è la prima volta che ci scontriamo in questa maniera, non ha senso pensare immediatamente che vederlo mi possa prosciugare la contentezza provata durante tutto il giorno, vero?
Salgo tranquillamente, un gradino alla volta, sguardo rivolto in basso per cercare di non cadere o forse per evitare di incrociare il suo. Sono calma, il mio cuore batte ad una velocità normale e forse si sta persino fermando.
-”Sei tornata dal pellegrinaggio, bambolina!”-
Si ferma davanti a me e non continua la sua discesa, è tutto regolare, ordinario ed esattamente come prima anche se in questi giorni non ci siamo rivolti la parola.
-”Già”- simulo una risatina, strusciando il palmo della mano sul corrimano, appunto, della scala.
-”Che hai fatto? Hai confessato un po’ di cittadini disperati?”-
Agita la testa in modo da cercare il mio sguardo che concentro su qualsiasi altra parte piuttosto che sui suoi occhi verdi.
-”Ho ascoltato delle richieste e ora sto andando ad organizzare qualche soluzione da adottare”-
-”Hai bisogno di idee? Se vuoi ti aiuto”- propone, serio.
Lo guardo in viso per scorgere ironia o presa in giro ma niente del genere.
-”No ti ringrazio, ho tutto sotto controllo”- sorrido piatta.
-”Chi meglio di me conosce i popolani eh?”-
Oh mamma, ma perché sto sudando freddo? Che cosa vuole dalla mia vita ancora?!
-”Immagino, ma tutto a posto, grazie”- pronuncio l’ultima parola stringendo i denti.
-”Ho riletto Orgoglio e Pregiudizio”- mi dice all’improvviso, e finalmente punto i miei occhi sui suoi.
-”E…?”- lo incito ad andare avanti.
Ha il volto irrigidito e velato da tutt’altro che sarcasmo e malizia. La mascella ricoperta dalla barba ben curata è serrata e in mano ha il libro appena menzionato.
-”Io e Darcy non siamo poi così diversi”-.
Si riferisce ad un discorso già affrontato in precedenza dove entrambi abbiamo sostenuto come i due fossero diversi. Ma perché dirmi questo adesso? Non capisco il senso.

Contrae le labbra in un leggero sorriso, insolito da vedere su di lui; sembra voler dire qualcos'altro quella espressione ma scende le scale senza nemmeno sfiorarmi per sbaglio e io mi costringo a non voltarmi dalla sua parte.

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Capitolo 16
*** Ti scelgo. ***


 


Capitolo 16

TI SCELGO.
 

Forse dovrei cominciare a prendere qualche prodotto naturale o farmaco vero e proprio per indurre il mio cervello a spegnersi, almeno di notte.
Magari dovrei stancarmi il più possibile durante la giornata, anche se i muscoli doloranti a quanto pare non bastano a farmi crollare. Mi sto impegnando molto e ormai sono brava a schivare i colpi e a cogliere di sorpresa il mio insegnante. Almeno qualcosa di buono la sta facendo.
Mi sento più sicura di me stessa e delle mie capacità fisiche e allo stesso tempo credo di essermi ripresa dalla delusione che mi ha procurato il disinteresse di Killian. Ho cominciato a pensare che è esattamente così che devono andare le cose. Non mi pento di niente, anche se il mio primo bacio non è stato con l’uomo della mia vita, credo sia del tutto normale. Sono tranquilla al momento e concentrata su altro.
Certo, mi ricordo di come rideva e scherzava spensierato quando mi ha portato alla festa in città, non l’ho più visto in quel modo; mi aveva stretta a sé teneramente, non l’ha più fatto in quel modo; mi aveva guardata con desiderio, non l’ha più provato in quel modo. Ma va bene così, e non sto cercando di autoconvincermi.
Sono contenta di aver provato qualche esperienza prima di scegliere il mio futuro sposo, così almeno non sarò impreparata del tutto.
Non appena il sole è alto abbastanza da arrivare la luce attraverso la portafinestra, mi alzo, prima ancora che possano venire le mie dame di compagnia ad applicarmi porcherie sul viso. Mi lavo velocemente e mi vesto con il primo abito che mi capita, non avendo il tempo di andare a prendere qualcosa di specifico nella cabina-armadio. Le mie occhiaie mi salutano dallo specchio e devo dire che il loro colore si intona con l’azzurro delle mie iridi, splendido!
-”Principessa, sono in ritardo?”- entra Margareth all’improvviso.
-”Oh no figurati, sono io che vado di fretta”- esco dalla stanza passandole accanto e lasciandole in viso un’ombra smarrita.
A passo svelto mi dirigo verso lo studio del Re, sicura di trovarlo al suo interno di lunedì mattina presto. Dovrei prima programmare un incontro e farmi annunciare, ma chi se ne frega. Sono la principessa!
-”Buongiorno papà”- lo saluto, dopo aver bussato alla porta ed essere stata ricevuta.
Inevitabilmente ripenso a quando mi sono introdotta qui in maniera furtiva insieme a Killian: ricordo dello spavento che ci siamo presi sentendo dei passi provenire dal corridoio e ci siamo nascosti dietro la scrivania su cui sta lavorando Re Hector. Sbircio verso la libreria, rimembrando della chiave misteriosa nascosta dentro un libro. Chissà se è sempre lì e se magari vi sono altre lettere o fonti.
-”Cosa ti porta qui, figliola?”- mi guarda confuso mentre armeggia con quelli che sembrano dei documenti, riportandomi al presente.
-”Scusami se sono venuta senza preavviso, ma volevo raccontarti del mio incontro di ieri con il popolo”-
-”Sai che per me non sono essenziali queste formalità. Dimmi tutto, so da Dimitri che sei stata eccezionale!”- sorride e mette da parte ciò che sta facendo per ascoltarmi.
Sono contenta di come la mia guardia si vanti di me con mio padre! Lo informo di come abbia dato speranza alla gente, prendendomi cura dei loro bisogni e organizzando una risoluzione possibile: oltre a mandare degli esperti per fertilizzare i terreni, gli parlo della mia idea di creare tirocini al castello, al governo e all’accademia, stage all’estero e master che consentano agli studenti di specializzarsi in ciò che vorrebbero.
All’inizio lo vedo strabuzzare gli occhi ma allo stesso tempo ammirato.
-”Ho fatto male? Credi che non possa coordinare tutto questo?”- domando, intimorita.
-”Caspita, sono davvero colpito. È interessante quello che hai pensato, complicato ma… sei la futura regina, è bene che ti occupi del tuo popolo già da adesso”-
Mi sorprende la sua reazione: sembra fiducioso e fiero di ciò che ho fatto e sono certa che ce la metterò tutta per portare a compimento tutte le mie proposte. Ma soprattutto è come se lui volesse dire che ho voce in capitolo nel regno e che posso prendere questo tipo di decisioni.
-”Davvero lo credi?”-
-”Voglio che ti occupi personalmente della tutela degli abitanti di Tahon. Prendilo come un compito vero e proprio: amministratrice dei bisogni e richieste del popolo”- sorride alla sua stessa idea, compiaciuto.
-”Sai che non è male?”-
Mi dà speranza il suo atteggiamento e l’incarico che mi ha assegnato. Forse sta cominciando a capire che potrei davvero cavarmela da sola e sbrigare le pratiche del regno, un giorno.
-”Fa’ ciò che ti fa stare bene”- mi strizza l’occhio e riprende ad armeggiare con le sue carte, segno che la conversazione è terminata.
È stato soddisfacente ricevere approvazione dal Re e mi metterò subito all’opera affinché tutti possano ottenere il mio sostegno. Mi sento bene, finalmente.

 
*

Dopo aver convocato le persone adeguate da mandare nelle campagne reali, chiamato i rettori delle facoltà e pianificato degli eventi, master e tirocini, dovrò sistemare le ultime direttive e confermare i finanziamenti.
Ho fatto un bel lavoro, ma ciò mi ha impedito di seguire le lezioni programmate per oggi, tranne quella di storia e di violino.
Il professor Blake mi aspetta in biblioteca, con la sua solita eleganza e i capelli sulle spalle che lo fanno sembrare più giovane rispetto alla sua sessantina di anni.
Non so cosa abbia in programma di spiegare, ma per adesso ho io qualcosa in serbo per lui.
-”Prima che possa trattare l’argomento del giorno, posso farle una domanda?”- comincio.
-”Di che si tratta, altezza?”- mi chiede, aprendo il libro.
-”Beh, chi meglio di lei mi potrebbe spiegare la storia del regno di Harnor?”-
So che è azzardato, ma che male c’è se indago ancora su ciò che è successo anni fa a Milah Fevre? Magari lui può parlarmene in modo accurato e la mia curiosità è del tutto legittima.
-”Non c’è molto da dire. Sono stati vietati i contatti con Harnor a causa della trama di corte contro il Re. Se noi siamo un popolo militare e legato alla giurisprudenza, loro sono conquistatori e belligeranti, per questo hanno preso tale decisione”- mi spiega piatto.
Ma perché mai punire un intero regno e isolarlo dal nostro per un errore fatto solamente da una o due persone? È ingiusto e pregiudicante. Però che l’intera Harnor, adesso, sia ostile nei nostri confronti, beh questo è un problema. Ovviamente che siano isolati da noi non aiuta nel processo di riconciliazione...
-”Perché hanno cercato di uccidere mio padre?”- sputo fuori la vera domanda che mi frulla per la testa da quando ho scoperto questa possibilità.
Il professore mi scruta attentamente, sospira e alla fine comincia a parlare.
-”Io ero da poco l’insegnante di tuo padre, aveva vent’anni all’epoca, quasi la tua età. Vi era il suo consigliere fiscale, una donna di nome Milah, pare che tramasse contro di lui per appropriarsi dei beni finanziari del regno. La guardia dell’allora principe Hector ha trovato le prove, dei documenti che attestavano il denaro della famiglia reale a lei e al fratello. Una volta scoperta, non si ebbero più notizie di lei. Alcuni dicono che sia stata uccisa dopo aver tentato alla vita di tuo padre, non si seppe mai per certo”-
Quindi quello che mi ha detto Kade non è nemmeno confermato? Loro sanno solamente che non si ebbe più traccia di lei. Magari è fuggita, non è sicuro che l’abbiano fatta fuori. Per volersi vendicare, però, Steon evidentemente non ha mai più rivisto la sorella. Ma era in combutta con lei per rubare a Tahon, quindi sa della trama contro mio padre. Basterebbe trovarla viva…sempre se lo sia.
Se la sua guardia ha trovato le prove del tradimento, deve essere stato proprio Dimitri perché quando mio padre aveva la mia età, il primo aveva trent’anni ed era entrato in servizio per il principe Hector.
-”E il fratello?”- insisto.
-”Era un barone, ormai decaduto che adesso è ministro di Harnor e ha lui il potere sotto controllo. Questo perché il Principe Asmael ha solo diciotto anni e non è mai stato incoronato re, per cui non ha alcuna voce in capitolo in realtà. A mio avviso perché non riesce a farsi valere.”- mi illustra ancora.
Non sapevo che Harnor non avesse un re. Magari Steon si riferiva proprio al tale Asmael, in modo da prendere il mio posto come erede di Tahon ma comunque dirigere lui i fili. Adesso ha tutto più senso ma allo stesso tempo sono più confusa di quanto lo fossi prima; non credevo che la storia fosse così contorta.
Se potessi parlare con Dimitri su quanto è accaduto, sarebbe tutto chiaro, ma lui lo è stato ancora di più dicendomi che avrebbe preferito che scoprissi ogni cosa da sola perché non può raccontarmi nulla.
-”Adesso possiamo parlare della conquista degli arabi in Spagna?”-
-”Oh sì, certo, grazie”- distolgo lo sguardo e cerco di concentrarmi su altro.
Man mano sto estorcendo tutte le informazioni utili che mi potranno aiutare a conoscere i fatti e quindi cercare una soluzione. Nel frattempo mi sto allenando in modo che possa affrontare possibili aggressioni e rispondere con le stesse armi.
Spero solo che tutto ciò che sto facendo, possa giovare nel momento del bisogno. Mi sto impegnando al massimo per conoscere ogni sfaccettatura del “caso Steon”, più di questo però non so che fare. Potrei compiere altre spedizioni segrete ma potrebbero scoprirmi e in quel caso sarebbe la fine delle mie indagini.
Magari se andassi ad Harnor…
No, no, questa è una follia persino per me e sarebbe troppo pericoloso. In più, non saprei come arrivarci, cosa fare una volta lì. Fuori discussione.
Mi auguro che possa trovare qualche alternativa prima del mio ventesimo compleanno.


Il resto della giornata prosegue nel migliore dei modi: il signor Gauthe mi vede migliorata con il violino, forse condizionato dal mio buon umore e questo dovrebbe spingermi a rendere meglio.
-”Perché non suonate per vostra festa?”- propone.
-”Oh, no, davvero. Preferisco che se ne occupi l’orchestra ad intrattenere gli ospiti...”- agito le mani come a volermi ritirare in partenza.
-”Ma sarebbe ottima occasione per dimostrare vostre capacità! Ci prepareremo durante tempo che ci resta”- risponde deciso, come se non avessi appena rifiutato.
Come se il tempo rimanente prima della mia mort…o meglio, compleanno, lo volessi passare in tal modo. Non so nemmeno il motivo per il quale ancora sono costretta a suonare questo strumento: bellissimo, per carità, ma dopo parecchi anni qualsiasi persona si scoccerebbe, specialmente perché non è una mia passione. Avrei preferito imparare il pianoforte o la chitarra, ma quest’ultima sarebbe davvero inappropriata per una principessa. Ma chi è, nello specifico, che decide cosa è da principessa o cosa non lo è? Esiste un manuale? Dovrei leggerlo, così magari saprei se la mia voglia di mandare tutti al diavolo sia normale o meno.
Ma non ero di buon umore?


 
***



-”Sai, ti vedo proprio bene!”- mi osserva Sistiana mentre cerca di spazzolare l’ammasso di capelli che ho.
-”Fisicamente? No perché ne dubito da come stai lisciando i miei ricci bellissimi...”- mi lamento.
-”Oh andiamo, è per cambiare! Ho una sensazione per stasera; e comunque mi riferivo al tuo animo. Ti vedo tranquilla e più solare”-
-”Sì, ho lasciato andare i pensieri negativi e ho abbracciato i buoni propositi. Anche se il tuo trattamento me li sta facendo rimangiare...”-
Mi guardo allo specchio e noto come la mia ancella abbia fatto di tutto per trasformare il mio cespuglio scompigliato in lisce e gonfie ciocche che mi arrivano al fondoschiena. Se non usa una piastra, potrò competere con la criniera di Cannella.
Ho un appuntamento con uno dei miei pretendenti a Teatro. Io sono un’amante delle tragedie e secondo me lui si è informato perché ha scelto di vedere una delle mie preferite: Antonio e Cleopatra” di Shakespeare. Non avrebbe mai potuto indovinare da solo; colpo basso ma che gli fa acquistare punti.
Per questo motivo le mie collaboratrici si stanno prendendo cura del mio aspetto in modo da essere elegante e raffinata. Ma perché i capelli lisci?
Ho scelto di indossare un abito lungo di raso verde, pieghettato sia nel corsetto che nella gonna. La corona che ho scelto è in pendant, con smeraldi incastonati insieme ai diamanti.
-”Vedi che piastrati ti stano benissimo?! Magari acconciamo un po’ i ciuffetti davanti et voilà!”- conclude Sistiana.
-”Non male dai”- le concedo.
Mi faccio truccare da Gilda riprendendo i toni del vestito e mantenendo il look leggero ma luccicante. Profumo alla peonia, gioielli e sono pronta per l’incontro con il mio corteggiatore, il quale è venuto a prendermi con la sua limousine; ovviamente Dimitri e altre due guardie seguiranno il mezzo di trasporto in modo da tenermi sempre sott’occhio, qualsiasi cosa accada.
Un maggiordomo mi apre la portiera e vedo il ragazzo seduto all’interno, che mi accoglie con un sorriso smagliante.
-”Principessa, mi metti in soggezione se ti presenti così”- mi complimenta.
-”Suvvia, andiamo a Teatro, non potevo non essere teatrale”-
Ma che ho detto? Teatrale? Cominciamo proprio bene…
Lui è mozzafiato, un uomo elegante nel suo smoking che lo fascia alla perfezione; i capelli leggermente sistemati con il gel per non lasciare che si scompiglino nell’arco della serata; un odore che mi fa venire voglia di annusarlo in maniera spudorata; barba accorciata che gli disegna la mascella e il mento; occhi, i quali nonostante non ci sia molta luce all’interno della limousine, mi ipnotizzano con il loro colore sublime.
-”Mi osservi?”- finge di riflettere, accennando un sorriso furbo.
-”Devo assicurarmi che anche tu sia ben sistemato”- uso questa scusa.
-”E qual è il tuo verdetto finale?”-
Si avvicina più a me in modo da mettermi ancora di più in imbarazzo, ne sono certa.
-”Approvato”- ridacchio, spostandomi i capelli dietro le orecchie.
Ma c’è da chiedere? È proprio bello e questo non fa che acquietare e allo stesso tempo smuovere il mio povero cuore, da poco uscito da un’operazione chirurgica.
-”Come mai questa tragedia? Mi stai studiando?”- lo provoco.
-”Beh, per compiacerti devo puntare a qualcosa che ti faccia impazzire”-
E fidati, ci siamo quasi.
Arriviamo a Teatro, uno dei più belli al mondo a mio parere, che può essere superato solo dal Teatro Colon di Buenos Aires: la sala ha una forma oblunga, con il pavimento a piano inclinato, la platea, e le parenti verticali sulle quali si aprono più ordini di palchi che le coprono dal suolo al soffitto piano, come segno di differenziazione tra le classi sociali, come nel Seicento. Vi sono gallerie in ritiro con copertura a volta, in modo da rendere più eleganti anche gli ambienti di rappresentanza come vestiboli, scale e saloni. Per me è già questo lo spettacolo: vedere la bellezza di un luogo del genere è una soddisfazione per gli occhi.
Ovviamente per noi è riservato il palco reale, posto frontalmente al palcoscenico e sopra il primo ordine di palchi; è decorato e stuccato, porta lo stemma della nostra casata regnante a completamento dell’arcata che lo incornicia, con un drappo appeso al reggipetto che ne ripete il blasone.
Chi non può permettersi i posti più costosi, assiste allo spettacolo dal loggione o dalla platea. Non c’è molta gente questa sera, il che rende l’atmosfera più privata.
Prendiamo posto una accanto all’altro e la luce soffusa mi mette un po’ in agitazione, soprattutto perché siamo completamente soli nel palco e le guardie sono a distanza questa volta. Se volessero attaccarmi, non troverebbero intralci a parte il mio aitante pretendente.
-”E’ tutto splendido”- dico sospirando, ammirata.
-”Sono d’accordo, non credo possa esserci situazione migliore di questa”- mi guarda profondamente e poi osserva anche lui il luogo in cui ci troviamo.
-”Mi fa piacere averti qui con me, davvero”-
Cerco di non sorridere come una stupida e mi giro dall’altro lato per nascondere l’imbarazzo. Ma perché adesso mi sento così? Ero a mio agio con lui, forse è colpa dell’ambiente e la formalità dell’evento.
-”Dai, non sei mai stata così timida, non cominciare adesso”- mi spintona delicatamente, scherzando.
-”Sì hai ragione, è che sei stato subdolo portandomi qui”-
-”Ho saputo che in questi giorni sei stata di buon umore e hai fatto delle opere di gentilezza nei confronti dei sudditi, voglio che tu sia ancora più felice”-
Purtroppo sono condizionata dall’idea che lui stia facendo tutto questo solo per abbindolarmi e ottenere la corona con scrupolo; però quello che fa, che mi dice, ma soprattutto il modo in cui mi guarda… suggeriscono che ci tiene realmente.
-”Grazie, mi sento bene”- lo rassicuro.
-”So che non ti fidi facilmente, ma con te mi sento me stesso e voglio condividere ogni sensazione, con trasparenza. Ti dimostrerò che puoi contare ciecamente su di me”-
Mi prende per mano e intreccia la sua alla mia nel momento in cui tutte le luci si spengono e comincia il primo atto. Non ha intenzione di lasciarmela e rimaniamo così.
La tragedia inizia ad Alessandria d’Egitto, mostrando la storia d’amore tra Antonio e Cleopatra, essendosi fatto stregare da quest’ultima durante una spedizione. Egli, però, è triunviro insieme ad Ottaviano Augusto e Lepido, deve tornare a Roma e sposare la sorella del primo, Ottavia. Non può dimenticare Cleopatra, che così la descrive:
"L'età non può appassirla, né l'abitudine rendere insipida la sua varietà infinita: le altre donne saziano i desideri che esse alimentano, ma ella affama di sé laddove più si prodiga: poiché le cose più vili acquistano grazia in lei, così che i sacerdoti santi la benedicono nella sua lussuria."
Dopo aver risolto le questioni politiche a Roma, ritorna in Egitto per poter stare finalmente con la sua amata. Ottaviano scatena una guerra contro i due innamorati, a causa di promesse mancate e disonori pubblici.
Il problema è che Cleopatra tradisce più volte Antonio il quale continua a perdonarla, finché non ha intenzione di ucciderla. La donna escogita un piano per suscitare la sua pena: finge di suicidarsi per portare Antonio da lei. Quest’ultimo, però, preferisce morire pur di non poterla riavere, ma riesce solo a ferirsi, scoprendo che in realtà Cleopatra è viva. Va’ da lei e perde la vita tra le sue braccia.
Non è solo un dramma amoroso e politico, è l’incontro di due culture e mondi diversi; della potenza con la bellezza, il culto dell’arma con quello del piacere. Fa riflettere sul potere, sulle persone che lo gestiscono: esseri umani come noi, mossi dagli stessi impulsi, sconvolti dalle stesse debolezze. Se l’egoismo di un uomo si ripercuote su quelli che lo circondano, quello di un re si abbatte su tutto il suo popolo.
Si tratta di una guerra tra passione e ragione. Cleopatra è il simbolo centrale della tragedia e solo nella morte i due amanti potranno veramente riunirsi.
Assistiamo allo spettacolo con un’aura drammatica che ci travolge: sono assuefatta, gli attori sono eccezionali e rendono le scene perfettamente fedeli all’opera di Shakespeare.
Il mio pretendente non vuole lasciare la mia mano, la stringe ardentemente nei momenti di forte intensità e mi accarezza dolcemente in quelli più commoventi.
-”Che te ne pare?”- sussurra, guardandomi di sottecchi.
-”Trovo che siano grandiosi!”- rispondo, senza distogliere lo sguardo dal palcoscenico.
-”Come mai è la tua tragedia preferita?”-
Ci penso attentamente prima di rivelarglielo. La protagonista mi ricorda me stessa, non per i tradimenti o per le varie decisioni stolte (anche se nemmeno io sono un asso nel prenderle), ma per il suo modo di imporsi, volersi impegnare ad essere la Regina che il suo popolo merita; per la sua voglia di dominare nel modo più puro che possa esistere e privo di corruzione e ingiustizie.
-” Perché Cleopatra rappresenta l’incessante aspirazione umana ad una compiutezza ed a un assoluto che sono sempre irraggiungibili”-
Mi giro verso di lui e noto come la mia risposta l’abbia colpito e interessato, non so se più a me o alla storia a cui stiamo assistendo.
-”E io che pensavo fossi tipo da Romeo e Giulietta”- ridacchia piano.
-”Mi piace anche, ma in particolar modo quando preferisco deprimermi un po’”-
-”Non che Antonio e Cleopatra sia una barzelletta”- mi canzona.
Riprendiamo a guardare senza fiatare ulteriormente, anche se il ragazzo mi lancia qualche occhiata furtiva. Sono inebriata dal suo profumo e all’inizio la sua presenza non ha giovato alla mia attenzione, ma pian piano ho cominciato ad abituarmi e il calore dettato dalla vicinanza mi ha solleticato piacevolmente il cuore.
L’attrice che interpreta la regina d’Egitto, pronuncia una delle frasi più belle dell’opera di Shakespeare:

-”L’eternità era sui nostri occhi e sulle nostre labbra, la felicità nell’arco delle ciglia; e non v’era parte, anche misera, di noi che non fosse di natura celeste”-

Istintivamente mi volto verso il mio accompagnatore e lo sorprendo già a guardarmi intensamente, emanando una luce divina dalle sue iridi incantevoli. Sorrido, un po’ impacciata perché quello sguardo mi fa pensare di piacergli, che nota in me della bellezza.
Tutto sembra essersi fermato a quella battuta teatrale: il mio stomaco è meravigliato di sentire quel formicolio che per poco tempo era diventato familiare, stavolta non dettato da passione incontrollata ma da una leggerezza disarmante. I suoi occhi mi fanno sentire bella, desiderata in un modo diverso, delicato. Sento che questa sia la sensazione più giusta da provare, genuina e spensierata.
La sua mano abbandona per un momento la mia per carezzarmi la guancia, come se si stesse sfiorando un tenero fiore in procinto di spezzarsi.
Si avvicina al mio viso e sembra che lo faccia troppo lentamente, per cui lo assecondo facendo aderire le mie labbra sulle sue.
È un contatto soffice, armonioso. Sento il calore pizzicarmi le gote e un desiderio di approfondire il bacio. Lui mi avvolge con entrambe le mani e preme ancora di più la bocca sulla mia.
Senza poter frenare i miei pensieri, mi ritrovo a paragonare queste sensazioni con quelle provate con Killian: è del tutto diverso, adagio e fragile; il fuoco ardente è sostituito dalla pioggia che stuzzica la pelle delicatamente. Manca qualcosa ma allo stesso tempo un altro vuoto è stato colmato. Mi fa sentire meglio e peggio contemporaneamente.
Gli accarezzo i capelli, un po’ rigidi a causa del gel, e lo sento rabbrividire al mio tocco sulla nuca. Introduce la sua lingua per farla entrare in contatto con la mia e sento finalmente il suo sapore. Sa di caffè, non so spiegarmi il perché, misto al suo odore. Lo bacio, sembra talmente giusto, troppo giusto.
Con uno schiocco, si distacca da me e mi guarda dritta negli occhi.
-”Wow”- sussurra.
Quasi mi aspettavo mi dicesse che è stato un errore e l’ho persino immaginato correre via dal palco reale, lasciandomi da sola con mille dubbi; ma lui non è Killian.
Accenno un sorriso sulle sue labbra e mi stampa un altro bacio, raffinato.
-”L’ho aspettavo da un po’ ma ne è valsa la pena”- mi dice.
-”Davvero?”- domanda banale ma piuttosto lecita.
-”Certo! Hai provato quello che ho sentito? È stato…assurdo”-
Lo vedo entusiasta, si passa le mani tra i capelli nel tentativo di ricomporsi. È arrossato, probabilmente a causa del desiderio che lo ha travolto ma che non ha dimostrato.
-”Immagino di aver provato lo stesso, sì”- farfuglio.
Anche lui ha percepito contentezza e malinconia in contemporanea? Come se tutto dovesse andare esattamente così, già scritto in precedenza.
Romantico, reale e leggero.
Mi bacia ancora una volta, di sfuggita, prima di attirarmi all’altezza del suo petto e appoggiare il mento sulla mia testa.
-”Sei speciale, Ariadna”- lo sento bisbigliare.
Guardo lo spettacolo abbracciata a lui, volteggiando tra le sensazioni più disparate, senza distogliere lo sguardo dagli attori.
Il mio cuore batte forte, e di questo sono contenta poiché anche da ciò capisco la reazione del mio corpo.
Vorrei saltagli addosso? Sì ma no. Cioè, è stato tutto molto sentimentale, tenue e forse volevo più passione.
Mi avvicino nuovamente al suo viso e cerco un altro contatto con le sue labbra, con la sua lingua. Lo bacio io, più trepidante e sommessa. Gli sfioro la barba mascolina che mi provoca ulteriori emozioni. Lo sento trattenersi ma rispondere con trasporto, sorpreso da quella mia voglia improvvisa.
Interrompe il bacio dopo un po’ e mi guarda senza fiato.
-”Ricordati che sono sempre un ragazzo, non puoi fare così”- ride, alludendo alla perdita del controllo.
Forse è stato questo il mio intento, fargli perdere lucidità, metterlo alla prova.
-”Perché no?”- sbatto le ciglia, civettuola.
-”Ho degli istinti che, al momento, devo acquietare!”- alza le sopracciglia, mascherando un sorriso sghembo.
-”Certo, hai ragione”-
Non so perché ho voluto testare il suo autocontrollo, però si è dimostrato un ragazzo alla mano e dall’atteggiamento appropriato.
-”Ma dimmi, la principessa ha fatto la sua scelta?”-

E Cleopatra si rivolge ad Antonio:
Se è amore davvero, dimmi quant’è
-È amore miserabile quello che si può misurare.-
Voglio fissare un limite sino al quale essere amata.

-”Ti scelgo”- pronuncio, più a me stessa che a lui.

-Allora dovrai per forza scoprire nuovo cielo, nuova terra.- risponde Antonio.



Spazio dell'autrice:
Ciao ragazzi, sono contenta che siate arrivati fin qui! Man mano la situazione diventa più interessante e articolata e spero proprio di avervi incuriosito. Non vi preoccupate, ho volontariamente descritto l'appuntamento con il pretendente in modo da occultare chi sia tra i due ragazzi. Questa "strategia" narrativa, chiamiamola così ahah, l'ho adottata per farvi porre delle domande su chi possa essere e vorrei conoscere le vostre preferenze oltre che opinioni. Grazie mille per continuare la mia storia a cui tengo tantissimo!
Un abbraccio, alla prossima settimana :D

SimonaMak

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Capitolo 17
*** Troppo tardi. ***


 


Capitolo 17

TROPPO TARDI.

 
Non avrei mai pensato di scegliere il mio futuro sposo prima del mio ventesimo compleanno. Inizialmente preferivo decidere all’ultimo momento, ma dopo l’appuntamento a Teatro mi sono convinta. Non che io sia sufficientemente entusiasta: credo che una ragazza all’idea di sposarsi dovrebbe essere al settimo cielo e non smettere di pensarci. Beh, sulla prima parte non ne sarei così sicura. Sono abbastanza soddisfatta, sì, mi sento lusingata, contenta di poter essere a mio agio con lui, che sia un bravo ragazzo ma…tutto qui. Mi aspettavo qualcosa in più: sensazione di spensieratezza infinita, fantasticare sul matrimonio immaginandolo come il giorno migliore della mia vita; felicità, in poche parole.
Forse sono io sbagliata? Magari sono solamente condizionata dal fatto che me lo hanno imposto e in altre circostanze mi sarei comunque innamorata di un tipo come lui, se non proprio di lui. Devo abituarmi all’idea e accettarlo, alla fine non è chissà quale sacrificio essendo un bell’uomo, intelligente, gentile e interessato a me.
Realizzerò una volta tenutasi la festa di fidanzamento: una cerimonia a dir poco imbarazzante in cui davanti a tutti lui chiederà la mia mano ufficialmente. Se ci rifletto ancora un po’ rischio di dare di stomaco dal nervosismo. Non sarà, però, peggio di come è stato dirlo ai miei genitori o dichiarare all’altro pretendente che la mia scelta non è ricaduta su di lui.
La prima conversazione è avvenuta mentre ci trovavamo nel salone reale. Mio padre leggeva un libro sulle neuroscienze, non so per quale strano motivo, mentre mia madre degustava del tè turco. Mi sembrava il momento perfetto, erano tranquilli e forse sarebbe stato più facile.
La mia preoccupazione, più che altro, non era la loro reazione: avrebbero gettato un sospiro di sollievo perché almeno questo problema del pretendente si fosse risolto; il fatto è che pronunciare tali parole direttamente ai miei genitori, rende la questione reale e immediata. Come riuscirò ad affrontare le conseguenze della mia scelta?
-”Volevo raccontarvi di ieri, del mio appuntamento a Teatro”- ho iniziato.
Il Re ha spostato lo sguardo verso di me, contento che io volessi condividere con loro le mie esperienze da accalappia uomini; la Regina Clarissa invece già mi osservava, immaginando che stessi per mettere loro i bastoni fra le ruote con un’ulteriore seccatura.
-”Certo, è successo qualcosa in particolare?”- mi ha chiesto papà.
-”In realtà sì”-
Ho provato a contenere l’imbarazzo e guardare tutt’altro: prima i divani broccati, poi le statue in marmo, i tappeti orientali, i quadri, il lampadario sontuoso, l’argenteria italiana posizionata sul tavolino in legno…
-”Vai avanti”- mi ha incoraggiata mia madre, guardinga.
Da un lato mi è costato davvero dare loro tale soddisfazione. È come se stessi annunciando: “avete vinto voi, ho ceduto e quindi regalerò il mio titolo a un perfetto sconosciuto, come previsto!”. Per cui sì, il mio orgoglio ha sofferto parecchio.
-”Credo di aver scelto lui, sì….come fidanzato, ecco”-
Ho gettato fuori le parole come se mi stessero impedendo di respirare. Entrambi mi hanno guardata sorpresi della notizia, mentre io continuavo a storcere le mani sudate e cercare di sorridere il più possibile.
-”Ma è una splendida notizia! Non pensavo preferissi lui!”- mi è venuto incontro il monarca, entusiasta come non mai.
-”Bene, meglio che tu abbia deciso in tempo. Dobbiamo organizzare la festa di fidanzamento quanto prima!”- ha subito detto la regina.
Ecco una nuova ansia che mi tormenterà forse più di scegliere il ragazzo.
-”Certo, dovremmo tenerla tra pochi giorni. Diamoci da fare”- gli ha dato corda mio padre.
Senza perdere altro tempo, l’uno è andato a sbrigare le pratiche generali e l’altra quelle riguardanti i minimi dettagli: abbigliamento da indossare, invitati, accessori, decorazioni. Io sono rimasta nel salone e a fissare un punto indefinito, con gli occhi sbarrati e la voglia di urlare.
Prevedibilissimo il loro comportamento, ma mi aspettavo domande, curiosità, interesse nel chiedermi se io sia effettivamente felice della mia scelta. Hanno subito pensato alle tante cose da fare, non concentrandosi sull’aspetto più importante.


Ancora più faticoso è stato parlare con l’altro pretendente: quanto odio ferire le persone! Probabilmente nemmeno gli interessa di perdere me ma la possibilità di diventare re; sono troppo ingenua.
L’ho invitato al castello per un rinfresco privato sotto il gazebo, in modo da rendere il tutto più leggero possibile. Quando è arrivato, mi sono sentita in colpa ma allo stesso tempo rassegnata all’idea che siano stati i miei genitori a decidere che io facessi una scelta, se fosse stato per me non avrei “illuso” nessuno, sarei stata tutto il tempo con l’unica persona che doveva interessarmi. Ahimè è andata diversamente e ho dovuto fare questa figuraccia.
-”Sono contento che tu mi abbia fatto venire”- mi ha sorriso.
Si è vestito bene, raffinato come sempre e si vedeva in maniera esplicita quanto fosse soddisfatto dal mio invito: che si aspettasse buone notizie?
-”A me fa piacere vederti, davvero, ma devo parlarti”-
Gliel’ho detto quasi balbettando, evitando i suoi splendidi occhi. Lui ha subito capito, da quelle parole e dalla mia espressione, che non fosse nulla di buono. Si è incupito, spazzando via l’aria gioiosa di qualche secondo prima.
-”Non hai scelto me”- ha affermato, senza nemmeno chiederlo.
Era visibilmente affranto, come se ci fosse rimasto male perché ci teneva sul serio. Chi l’avrebbe mai detto? Ma soprattutto questo non ha reso le cose più facili perché il senso di colpa mi ha lacerata lentamente.
-”A me dispiace, ma prima o poi avrei dovuto decidere e...”-
Cos’altro potevo dirgli? Non volevo che lui pensasse che io provassi pietà o che l’avessi preso in giro. Io sono stata sincera con entrambi, fin da subito ho spiegato che non li stessi frequentando di mia spontanea volontà, anche se alla fine mi sono trovata bene sia con Kade che con Christopher. Mica potevo innamorarmi follemente di tutti e due (e nemmeno di uno soltanto).
-”Lo capisco, certo. Solo che…non credere che sia superbo ma, credevo avessi scelto me”- si grattava i capelli, a disagio dal suo errato accorgimento.
-”Non lo sapevo nemmeno io, come facevi a supporlo tu!”- ho ridacchiato, imbarazzata.
Ho lanciato segnali espliciti nei confronti di uno piuttosto che in quelli dell’altro? A me sembra, in verità, di non aver mostrato chissà cosa a nessuno dei due.
-”Boh, magari era solo il riflesso di quello che volevo io. Me ne farò una ragione”- ha risposto, deluso.
Si mordicchiava l’interno della guancia, non so se umiliato o mortificato; non riuscivo a decifrare le sue emozioni, a quanto pare è il mio forte non comprendere i ragazzi!
-”Vorrei, però, che rimanessimo in buoni rapporti”- ho tentato.
Ha annuito, poco convinto e con lo sguardo perso, forse immaginandosi al mio matrimonio mentre un altro sarebbe diventato re al suo posto.
-”Se te la senti”- ho aggiunto subito.
-”Sì, certo. Magari non invitarmi alla tua festa di fidanzamento”- ha accennato un sorriso amaro.
Beh, ha ragione in effetti. Sarebbe ridicolo da parte mia e da sconsiderati.
-”L’ultima cosa che voglio dirti è che non ti ho corteggiato per la tua corona. Non posso dire lo stesso del tuo futuro sposo ma, sono sincero quando te lo dico. Mi piacevi, mi piaci… ma va bene così principessa”-
Non mi ha lasciato il tempo di rispondere o riflettere alle sue parole che si è alzato dalla seduta, mi ha lasciato un bacio fiammeggiante sulla fronte e si è diretto verso l’interno senza girarsi indietro.
Non avevo il diritto di offendermi per essere stata piantata in asso, ma il suo atteggiamento mi ha spiazzata. Non ho pensato di corrergli incontro, né ho realizzato ciò che mi ha detto: avrei voluto che mi sotterrassero proprio lì, in quell’istante, perché il dubbio che mi ha fatto sorgere mi stava piano piano uccidendo.


 
*


-”Accidenti Aria, non l’avrei mai immaginato!”-
Sistiana poggia il mento sul palmo della mano, per sostenersi e guardarmi meravigliata.
-”Cosa di preciso?”- le chiedo prima di trattenere il mio viso sotto il cuscino.
-”Quello che ti ha detto… è stato proprio forte. E tra l’altro nemmeno la tua scelta avrei previsto in verità. Mi aspettavo ti ribellassi e che non ti fidanzassi con nessuno”-
Avevo pensato di farlo all’inizio ma non ci avrei guadagnato niente. Non che adesso io abbia vinto, ma sicuramente in quel caso avrei creato problemi alla mia famiglia e al regno. Credo che una principessa degna di esserlo, metta in secondo piano i suoi capricci e pensi prima di tutto al bene di Tahon. Da quando la penso così?
-”Lo so ma, ehi, siamo contenti tutti!”- mi esce molto ironica come affermazione.
-”Seriamente, come ti senti?”-
Mi impedisce di soffocarmi con il cuscino e mi fa alzare per poterle rivolgere l’attenzione. Mordicchio con forza il labbro inferiore per pensare adeguatamente alla risposta.
-”Non sono così triste all’idea, però non sprizzo nemmeno di gioia. Mi capisci?”-
-”Sì, è normale. Ma le cose possono solo migliorare, ne sono certa”- sorride.
Mi abbraccia teneramente, come una sorella maggiore, e mi dà speranza quanto basta per poter affrontare la giornata.
Devo aiutare nell’organizzazione, decidere i colori predominanti e le decorazioni, provare il vestito che indosserò e il ballo che dovrò fare con il mio fidanzato. Pensare a tutto questo mi terrà occupata e mi farà scaricare la collera. Ovviamente tutte le lezioni sono state annullate tranne quella di Madame Paulette che mi illustrerà la danza degli innamorati per la festa.
-”Potrebbero migliorare, sì, oppure potrei condurre la mai esistenza miserabile al fianco di un uomo disinteressato”- alzo le sopracciglia.
Anche se, non ho tenuto in conto il fatto che ci sarà una guerra proprio per spodestarmi e conquistare Tahon: non avrò il tempo di lamentarmi della mia vita da sposina perché avrò tutt’altri pensieri! Le probabilità che la situazione migliori sono davvero minime.
-”Oh andiamo, se proprio dovesse essere così cercati un amante!”- scoppia a ridere.
La spingo via, sconcertata dal pensiero. Non siamo nel diciottesimo secolo, ormai è visto nel peggiore dei modi e comunque non potrei mai stare con un altro sapendo di essere sposata. Oh cielo, e se lui invece facesse venire delle concubine?
-”Hai una faccia esilarante!”- mi prende in giro.
-”Ho immaginato il contrario e mi sono sentita male per un attimo”- le confesso.
A nessuno piacerebbe l’idea, innamorata o meno. Spero davvero che il nostro rapporto possa mantenersi equilibrato, che possiamo sentirci a nostro agio e magari affezionarci seriamente.
-”Pensa all’abito che indosserai tra tre giorni!”- immagina con occhi sognanti.
-”A proposito, devo metterlo adesso perché ho la prova del ballo”- mi ricordo.
Chiamo le altre due dame di compagnia, Gilda e Margareth, in modo che possano tutte e tre rendermi perfetta come il giorno del mio fidanzamento. Devo ammettere che il vestito è meraviglioso: rosa delicato, con dei fiori di ciliegio ricamati sulla gonna ampia e setosa; il corpetto è come se fosse un intreccio di altrettanti fiori, decorati da diamanti e lasciando una scollatura, ahimè, profonda. Indosso scarpe dello stesso colore, inusualmente comode, alte e luccicanti. I gioielli e la corona al momento non è necessario portarli; mi truccano un po’ e lasciano i miei capelli sciolti e attorcigliati.
Mi piaccio davvero tanto in queste vesti, mi sento una principessa delle fiabe pronta ad incontrare il suo principe: nel mio caso, la maestra di danza.
-”Siete così delicata e bella”- mi complimenta Sistiana in modo formale, essendo davanti alle altre.
-”Spero che riuscirete a rendermi in ugual modo anche quella sera”- sogghigno, apprezzando la mia immagine riflessa nello specchio.
Scendo al piano inferiore e mi dirigo verso la sala da ballo, un po’ impacciata a causa della gonna enorme che mi impedisce di muovermi come vorrei.
Madame Paulette mi accoglie entusiasta con la sua capigliatura fissata con troppa lacca e mi dice:
-”Princesse, siete sublime!”- agita le mani in segno di approvazione.
Faccio un piccolo inchino, per ringraziarla, e aspetto che mi porga la mano per iniziare le danze.
-”Oh no, vi serve un vero chevalier!”- mi bacchetta con il suo accento francese.
Aggrotto la fronte, non capendo cosa intenda dire. Ci sarà il mio futuro fidanzato a provare il ballo insieme a me? Non è una cattiva idea, così comincio ad abituarmi dato che dovrò farlo davanti ad una miriade di persone che guarderanno solo noi, spettegolando sul nostro aspetto e giudicando la sintonia che dovremmo avere.
Mi giro verso l’ingresso e ad entrare, invece, è Killian. Ha uno sguardo serio, seducente e sicuro di sé: si scosta i riccioli e si sistema il colletto dello smoking che gli sta a pennello. Non l’ho mai visto abbigliato in questo modo; non nascondo che sia molto affascinante, vederlo così mi da un’impressione di solennità e regalità che non avrei mai associato a lui.
Sono confusa come non mai e il mio cuore comincia a battere animatamente, colto di sorpresa e stuzzicato dalla vista del ragazzo. Istintivamente mi porto i capelli davanti perché i suoi occhi puntati su di me mi intimidiscono. Perché lui è qui?
-”Si è offerto gentilmente di danzare con voi, così sarà plus facile, non trovate?”- annuisce, come se stesse rispondendo al posto mio.
È stato lui a proporlo? Quasi non mi stupisce: sono certa voglia mettermi in imbarazzo e in difficoltà sapendo che mi sto per fidanzare ufficialmente. Che crudeltà! Ma come si permette?! Fa tutto parte del suo stupido gioco. E io che pensavo fosse più semplice ormai approcciarsi con lui.
-”E’ proprio necessario?”- non mi preoccupo di fingere il mio disappunto.
Solo adesso accenna un sorriso sghembo, consapevole del mio fastidio e ciò lo rende ancora più interessato a sfidarmi.
-”Certo, principessa, così potete esercitarvi al meglio con un vero uomo!”- Killian fa una leggera riverenza, senza smettere di ghignare.
La maestra si affretta ad accendere lo stereo, dato che l’orchestra ci sarà direttamente quella sera, e comincia una melodia lenta, soave ed emozionante; adatta per due innamorati, appunto. Peccato che io debba provarla insieme a lui, cosa che rende l’esibizione poco credibile.
Mi porge la mano e, tentennando, l’afferro: mi attira a sé energicamente, mantenendomi in modo avido dai fianchi e senza distogliere lo sguardo dai miei occhi. Mi inonda del suo profumo speziato e del calore causato dalla pressione della sua stretta. La sinistra la tengo sulla sua spalla e la destra è unita alla sua mano, proprio come un vero ballo cerimoniale. Sono agitata e temo di potergli pestare i piedi perché la mia concentrazione è riposta sul suo viso; è bello da mozzare il fiato, con i suoi lineamenti spigolosi e la mascella evidenziata dalla barba poco accennata, le labbra che ahimé ho imparato a conoscere, sono dischiuse e gonfie, decorate dalla cicatrice sulla parte inferiore. Chissà come se l’è procurata.
-”Non sapevo ballassi”- gli dico, smettendo di osservarlo.
-”A dirla tutta, sono poche le cose che non so fare”-
Mi fa fare una giravolta per poi riportarmi subito di fronte a lui, sorprendendomi della normalità con cui riesce a farlo. Si avvicina alla mia spalla destra per sussurrarmi qualcosa all’orecchio.
-”Sei incantevole”- graffia le parole con voce roca.
Sono certa di avere le guance in fiamme oltre che lo stomaco in subbuglio; il cuore ferito dalle parole che mi ha rivolto in precedenza quasi vorrebbe urlargli che va tutto bene, che non è successo niente.
-”Ti ringrazio”- mi sforzo a rispondere, con un filo di voce.
Mi gira la testa e non credo sia perché stiamo danzando. È solo un complimento, ma detto da lui è diverso, soprattutto perché sembra pensarlo davvero. So in cuor mio che è un altro giochetto della sua mente perversa, quindi mi limiterò a reagire interiormente.
-”Anche se metti in mostra troppe cose, secondo me”-
Indica con il mento la mia scollatura e non posso far altro che distogliere lo sguardo da lui e costringermi a non imbarazzarmi. Pensa a rispondere a tono, dai Ariadna!
-”Al mio futuro sposo sarà concesso di guardarmi quanto gli pare”- pronuncio, stizzita.
Oh cielo, sembra proprio che io gli abbia detto che l’uomo ha tutto il diritto di osservare la sua donna e che lei non possa fare altro che compiacerlo. Idiota! Ma come mi è venuto in mente?
-”E quindi ti stai per fidanzare”- afferma, senza smettere di ondeggiare a ritmo della canzone.
Sono sollevata che Killian non abbia infierito su ciò che ho detto ma ha comunque toccato un tasto dolente.
-”C’è da chiederlo? Era risaputo, adesso è solo ufficiale”- chiudo gli occhi per scacciare via i pensieri che riaffiorano.
-”Non pensavo lo facessi davvero”-
Torna a guardarmi in faccia, sostituendo quel sorrisetto con un’espressione seria e frastornata. Non sopporto i suoi repentini cambi di umore!
-”Da un lato nemmeno io, ma alla fine eccoci qui”- vorrei alzare le spalle, se non fossi totalmente alla mercé del mio compagno di ballo.
Lo vedo turbato da questo, come se effettivamente averlo saputo lo avesse destabilizzato più di quanto avrebbe dovuto. Forse è solo un’impressione, ma leggo questo nelle sue pagliuzze dorate che galleggiano nel mare smeraldo.
-”Sei ancora in tempo”- si lascia sfuggire.
Non capisco dove voglia andare a parare. Vuole farmi sorgere dei dubbi, come se già io non ne avessi abbastanza?
-”Per fare che cosa?”- gli chiedo, con voce un po’ alterata.
Mi guarda bene prima di rispondere, come a voler imprimere il mio viso nei suoi ricordi e lasciarlo proprio com’è adesso, prima del mio fidanzamento.
-”In tempo per scegliere diversamente”- abbassa lo sguardo e mi avvicina di più al suo corpo, quasi per impedirmi di fuggire via.
-”Ah sì? E cosa dovrei scegliere, sentiamo!?”-
Mi sto infuriando adesso! Per quale motivo mi sta dicendo tutto questo? Se lo pensa sul serio, doveva dirmelo prima. E comunque non l’ho mai avuta davvero la possibilità di decidere il mio futuro. La cosa peggiore è che ciò lo dice per sé stesso e non per la mia felicità. È talmente egoista!
-”Andiamo Ariadna, io lo so su chi concentri i tuoi veri sentimenti. Avresti dovuto crederci di più”-
Lo dice come se avessi anche solo potuto crederci! Chi si crede di essere per dirmi con certezza che voglio lui e che avrei dovuto provarci? Tra l’altro l’ho anche fatto e se ricordo bene è stato proprio Killian a mandarmi a quel paese. Incoerente gradasso! Sto per scoppiare dalla rabbia, ha scelto un pessimo momento per dirmi queste idiozie. Avrà studiato anche questo!
-”Lo sai tu? Killian, tu non sai proprio niente di me e di quello che voglio! Dici che sono ancora in tempo per prendere una strada diversa? Beh, tu ormai hai perso il tuo momento”-
Getto fuori tutto quello che penso, l’ira che ho dovuto placare in queste settimane e finalmente mi sento meglio!
Lui è colto alla sprovvista, non si aspettava una reazione del genere da parte mia ma sono sicura che pensasse fossi corsa da lui non appena pronunciate tali parole. Si è sbagliato di grosso! L’ho promesso a me stessa: non gli permetterò più di muovere i fili del mio cuore.
-”Perché vi siete fermati! Allez, danzate!”- interviene la maestra, richiamandoci.
Riprendiamo il ballo, interrotto a causa della mia indignazione, anche se ho il mento rivolto all’insù in modo da non degnargli uno sguardo.
-”Hai ragione, magari avrei dovuto parlartene prima ma…non riesco a sopportare che tu sarai di qualcun altro”-
Ha il volto corrucciato e preso dalle varie emozioni, lo descriverei sconvolto e impotente. Ha capito che ormai mi ha persa.
Da una parte il mio cuore batte all’impazzata perché mi ha detto chiaramente che vuole che io sia sua, l’ha ammesso per la prima volta, dandomi anche ragione; ma mi fa pensare lo stesso che sia da egoisti dirmi tutto ciò, solo per usarmi a suo piacimento. Se davvero mi avesse voluta, avrebbe dovuto dimostrarmelo a tutti i costi. Così è palese che riguardi il suo orgoglio, il fatto di avere il controllo sul mio cuore come se fosse un premio da vincere.
-”Sei stato tu a dirmi che tra di noi non ci fosse niente. Adesso che mi sto per fidanzare non puoi pretendere all’improvviso che io mandi tutto all’aria per te: non hai fatto altro che respingermi e farmi sentire indesiderata, una povera illusa che ha immaginato tutto”-
Punto di nuovo gli occhi sui suoi per decifrare le sue reazioni: lo vedo in difficoltà, umiliato dalle mie parole e percepisco in lui della collera perché mi stringe più forte la mano e si avvicina al mio viso con prepotenza.
-”Lo sai perché l’ho fatto!”-
Ha il fuoco dentro e se fossimo stati da soli, sono certa che me lo avrebbe mostrato. Vorrebbe urlare, si sforza di mantenere il volume della voce basso nonostante sia marcato da disappunto.
-”Sì, lo so. Ti è mancato il coraggio e l’interesse per considerare anche solo la possibilità che potesse funzionare”-
Mi sento forte adesso, ormai le sue parole non possono più scalfirmi ulteriormente. Killian non mi permette di vederlo ferito, si trattiene e si morde le labbra con fare nervoso, forse per sopprimere i suoi istinti. Mi fa fare una giravolta e un casqué delicato, in cui mi accarezza la schiena con fare possessivo e mi guarda profondamente, con una certa disperazione nascosta.
-”Cosa provi per me?”- mi domanda, prima di farmi rialzare e condurmi a pochi centimetri dalle sue labbra.
-”E’ troppo tardi per rispondere”- gli sussurro.
Mi avvinghio alla sua spalla, lasciando cadere solo una timida lacrima che non ha potuto contenersi a differenza dei singhiozzi che sono stati schiaccianti in fondo al cuore, così come quel briciolo di speranza che avevo.
-”E’ stato perfetto! Mi avete stupita, compliments!”- batte le mani Madame Paulette, una volta che la canzone è terminata.
Rimaniamo così, abbracciati e rassegnati.
È troppo tardi.


 
***


-”Sono lieto di annunciarvi la principessa Ariadna e il suo futuro sposo, il duca Christopher De Vrie”-
Seguono applausi e approvazione da parte di tutti gli invitati che ci aspettano al di sotto delle scale da cui stiamo scendendo. Mi tiene delicatamente la mano per aiutarmi, mentre gli occhi di ogni singola persona sono puntati su di noi. Riesco a cogliere sorpresa, euforia, pettegolezzi qua e là poco educati che si scambiano le dame all’orecchio. I miei amici sono in prima fila, contenti come non mai: non li ho visti dopo la mia scelta quindi non sanno le riflessioni che mi hanno fatto girare la testa durante questi giorni. Non ho nemmeno potuto chiarire con Morgan dopo l’ultima discussione e non credo che questa sera ne avremo il tempo. Lui indossa uno smoking molto elegante, così come lo è Nevena con il suo abito rosso fuoco che riprende il colore dei suoi ricci.
Accanto a me, Christopher è abbastanza a suo agio, come mi ha confidato poco prima di uscire allo scoperto. Era un po’ nervoso, ma non appena mi ha condotto per le scale, l’ho visto brillare di gioia, grato dell’attenzione che sta ricevendo; è proprio nato per essere al centro degli sguardi. Ovviamente non poteva non essere perfetto nel suo completo grigio scuro; i capelli biondi sistemati senza tralasciare nemmeno un ciuffo; barba accorciata ma che non nasconde la sua virilità e il profumo di marca, il quale potrebbe essere associato all’ambrosia. Mi sento bene al suo fianco, devo ammetterlo, e contagiata da tutti gli altri sto anche io sorridendo come un’ebete.
Ho ricevuto i complimenti e gli auguri da ogni nobile presente nella sala da ballo, dal più stretto amico di famiglia a quello mai visto nell’arco di vent’anni.
I collaboratori hanno sistemato bene lo spazio circostante, anche grazie ai miei suggerimenti e della Regina Clarissa. Tutto rosa: i fiori di ciliegio sparsi per la sala in modo da riprendere il mio vestito, le tovaglie ricamate, le pietre preziose, le bevande, la mia corona e quella dei miei genitori. Stanno in disparte, parlando con i duchi Edmond ed Elara De Vrie. Immagino che l’argomento sia il nostro matrimonio e chissà…magari anche il pericolo che incombe su Tahon dato che adesso sono coinvolti. Al momento, però, li vedo sorridere e chiacchierare allegramente.
-”La parte più complicata l’abbiamo superata”- mi sussurra Christopher.
Ne dubito fortemente ma forse è meglio non pensare a quello che succederà stasera, se non voglio sentirmi male a serata iniziata.
-”Stai molto bene”- gli dico, poiché prima non ne ho avuto l’occasione.
-”Sono contento di ciò. Inutile dirti nuovamente quanto tu sia splendida”- mi carezza la guancia con tenerezza.
Le mie collaboratrici mi hanno preparato come per la prova del ballo, in maniera impeccabile e nei minimi dettagli. Anche loro sono presenti, così come i miei insegnanti e di conseguenza…Killian.
Lo noto solo adesso, in un angolo distante da dove mi trovo io: mi osserva con le braccia conserte, con un’espressione ferma e distaccata che mi fa rabbrividire.
Raggiungo i miei migliori amici per distrarmi un po’ dalla situazione soffocante che sto vivendo.
-”Come ci si sente a non essere più nel mercato?”- domanda Nevena, ammiccando.
-”Non come credevo in effetti”- sospiro.
-”Ti stai fidanzando con il ragazzo più desiderato del regno, dovresti essere al settimo cielo”- interviene Morgan.
Tutti mi dicono come dovrei reagire, come dovrei sentirmi, ma perché non provo l’emozione incredibile che si aspettano da me? Sì, sto tremando e sono più agitata che mai ma…non per i motivi giusti.
-”Ti piace Chris?”- insiste la mia amica.
-”Sì, questo certo”-
E’ vero, mi sento attratta da lui e intrigata dal suo carattere e atteggiamento, ha delle qualità fantastiche che non mi lasciano indifferente.
-”Ma?”- continua il ragazzo.
-”Ecco, c’è il ma. Manca qualcosa, questo è il punto”-
Ma cosa, per l’esattezza? Ha praticamente tutto ciò che una principessa può desiderare!
-”Lo scoprirai con il tempo, non puoi pretendere di conoscerlo appieno dopo appena due mesi in cui l’hai visto solo in determinate occasioni”-
Beh, Nev non ha tutti i torti. Come posso prevedere i sentimenti nei suoi confronti prima ancora che sia effettivamente mio marito?
Abbraccio i miei amici, più per supporto morale che per ringraziamento ma hanno saputo tranquillizzarmi abbastanza da poter respirare di nuovo.
Mi ricongiungo con il duca in modo da iniziare le danze con il ballo degli innamorati, sapendo che tipo di movimenti devo fare. Il pensiero di averlo provato con Killian mi destabilizza non poco.
Christopher mi prende la mano destra e con l’altra mi stringe dalla vita. Ha uno sguardo intenso e suadente mentre mi conduce a ritmo della canzone, che questa volta è suonata dall’orchestra reale. I violini, il sax e il pianoforte sono sovrani e pian piano la musica riporta a galla i pensieri e le sensazioni che ho tentato di soffocare dentro di me. Non posso evitare di pensare ai suoi occhi verd…blu, il duca li ha blu; la sua presa possessiva e disperata che…no, in verità è fragile e romantica; è talmente vicino che posso notare la sua cicatr…posso notare che il suo viso è privo di imperfezioni; ha un odore così personale…no, lo sto confondendo, perché il mio cavaliere ha un profumo conosciuto; mi fa fare una giravolta e di prepotenza…no, con delicatezza mi riavvicina a sé; è agitato in viso, si tortura le labbra e…sorride perché è tranquillo, non nervoso.
Killian mi guarda da lontano ed è come se mi stesse urlando di smetterla, di venire a danzare con lui, di cambiare idea prima che sia…
Non riesce ad accettare il fatto che mi abbia persa…no, non è vero: Christopher De Vrie, prima che la canzone possa terminare, si scosta leggermente da me; si illumina in viso e mi bacia la mano, non la lascia nemmeno quando si inginocchia ed esce fuori una scatolina aperta che mostra un anello con un diamante squadrato.
-”Principessa Ariadna, vuoi sposarmi?”- pronuncia la fatidica frase, commosso.
Smetto di respirare, non sento i sospiri di meraviglia della gente attorno a noi e nemmeno la musica; fingo di ignorare le aspettative riposte dai sovrani e da tutti gli invitati; cerco di reprimere il senso di vuoto che solo ora mi accorgo come possa essere colmato. Percepisco solo il tremore che mi coglie impreparata, gli occhi arrossarsi e il mio cuore battere più forte di sempre, come se volesse protestare e rispondere al posto mio.
Getto un’occhiata in fondo, capendo il perché non possa innamorarmi di Christopher. Killian è poggiato al muro, con la testa rivolta verso l’alto e mi osserva rassegnato, con l’amarezza dipinta in volto. I nostri cuori stanno gridando a vicenda, dicono di non farlo, di tornare a tre giorni prima, a quando mi ha chiesto cosa provo per lui.
Ciò che mi strugge nella maniera più assoluta è lo spegnersi del luccichio dei suoi occhi, sempre stati illuminati dalla speranza che non fosse…
-”E’ troppo tardi per rispondere”-
-”Forse mi sono innamorata di te”-
-”Sì” sussurro, provocando i festeggiamenti degli ospiti e la rottura di due cuori.
È troppo tardi.

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Capitolo 18
*** La notte porta consiglio. ***


 


Capitolo 18

LA NOTTE PORTA CONSIGLIO.
 
 
Solo dopo aver pronunciato questo fatidico “sì” per niente sincero, ho realizzato che tutto ciò che mi dicevo per autoconvincermi e spronarmi a prendere tale scelta con più serenità, erano soltanto stronzate. Non ci ho mai creduto davvero che dopo una conoscenza approfondita potessi cambiare idea e innamorarmi follemente di Christopher, mi conosco fin troppo bene per prendermi in giro così. La mia testa, e il mio cuore, per quanto non abbia avuto chissà quante esperienze, so come funzionano e non riesco a modificare le mie impressioni iniziali, si possono solo trasformare in affetto consumato dall’abitudine e dalla noia. È in questo modo che voglio condurre la mia, ormai credo breve, esistenza?
Perché diavolo non ho detto a Killian cosa provo? Dovevo mettere da parte l’orgoglio e fare un passo verso di lui definitivamente, almeno tentare.
Adesso lui mi fissa, insieme a tutti gli altri invitati che si lasciano trasportare dalla novità e si permettono di urlare di gioia e festeggiare tra di loro. I miei genitori hanno un sorriso soddisfatto, strano da vedere su mia madre ma come potrebbe, stavolta, essere scontenta? Ho fatto la cosa giusta, almeno per loro, quindi non hanno nulla da ridire.
Il duca De Vrie mi inserisce delicatamente l’anello di fidanzamento nell’anulare sinistro e si alza per stamparmi un pudico bacio sulle labbra, non ponendosi più problemi. Trasalisco dall’imbarazzo e dal senso di colpa che involontariamente mi travolge dall’interno, sapendo che Killian sta guardando.
Non piangere, non davanti a tutti, non adesso. Trattieniti, Ariadna, farai solo una brutta figura.
Accenno un sorriso forzato e mi faccio condurre verso la mia famiglia, che accoglie il mio fidanzato con un inchino e una stretta di mano. Sto per vomitare.
I miei migliori amici mi raggiungono e in un istante mi colgono tra le loro braccia, da una parte contenti per me e dall’altra perché hanno visto nei miei occhi una richiesta di aiuto.
-”Resisti”- sussurra Nevena tra i miei capelli.
La stringo più forte di rimando, trattenendo le lacrime con ancora più fatica.
Feliksa Powell si avvicina a me per farmi le congratulazioni, un po’ stizzita in volto come se volesse trovarsi al mio posto.
Ma con piacere, tieni la mia corona e io faccio la dama di corte, ti prego. No, al mio titolo non ci rinuncerei mai ma…sto davvero considerando la possibilità di fuggire via a gambe levate.
Le danze proseguono, i giovani nobili invitano le fanciulle per fare qualche giravolta insieme e io preferisco sedermi un attimo e osservare dai lati della sala da ballo.
-”Lasciamo la nostra pensierosa riposare un po’ le gambe, prima che possa svenire. Nel frattempo vuoi ballare con me?”- chiede Morgan alla nostra amica.
Lei non può evitare che il rossore appaia sulle sue guance e per un attimo mi rivolge lo sguardo, più emozionata che mai. Le annuisco, per invogliarla e subito gli porge la mano per seguire le altre coppie.
Dobbiamo ancora parlare di quello che è successo, ma al momento sembra andare tutto bene. Li vedo volteggiare allegramente; non so se è perché sono condizionata ma…è come se fossero intimi. Sono molto vicini e si guardano negli occhi, muovono le labbra lentamente dandomi l’impressione che stiano sussurrando. Spero sia la volta buona per trasformare il loro rapporto in qualcosa di più.
-”Come mai la principessa non danza?”- mi domanda il Re, sedendosi al mio fianco.
Gli sorrido timidamente e noto che i suoi occhi azzurri esprimono serenità e affetto, cosa che alleggerisce di poco la mia insoddisfazione causata dalla proposta di matrimonio.
-”Sono piuttosto stanca, in effetti”- alzo le spalle.
-”E’ una serata particolare, posso capire”- ridacchia.
Appoggia la sua possente mano sulla mia spalla per trasmettermi il suo appoggio e interesse nei miei confronti. Vorrei abbracciarlo ma magari non sarebbe il caso farlo durante la cerimonia.
-”Sei felice?”- mi sorprende.
L’avrei ricordato se me l’avesse chiesto recentemente, ma così non è stato. Perché farlo solo adesso, quando ormai non si può tornare indietro? Per un momento leggo un rapido senso di colpa nel suo sguardo, poi però torna a guardarmi tranquillamente.
-”Non lo so papà. Forse dovrei, al momento è tutto così strano. Non biasimarmi se non sono al settimo cielo”- osservo le mie mani che sfregano nervosamente sulla gonna ampia del vestito.
-”E’ normale bambina mia, mi dispiace che tu ti sia sentita costretta a farlo ma un giorno capirai quanto questo sia necessario”-
Conosco già la situazione del regno ma non riesco a comprendere il motivo per il quale sia indispensabile darmi in sposa al più presto. Non è che se Christopher starà al mio fianco allora Steon Fevre non attaccherà Tahon o sarò meno in pericolo. Ritorniamo sempre al punto di partenza: la mancata fiducia nelle mie capacità. Spero solo di potergli dimostrare quanto si sbagliano.
La serata procede senza che gli ospiti perdano l’entusiasmo della festa, si cibano come se non avessero assaggiato di meglio, bevono come se volessero sbronzarsi per dimenticare la mia faccia sconvolta, si scatenano come se fossimo in una discoteca e non in un castello reale. Buon per loro.
Killian non si è avvicinato a me nemmeno per sbaglio, è stato in disparte e non ha parlato con nessuno. Mi ha gettato qualche occhiata mantenendo un’espressione fredda e impenetrabile, girando per la sala con un calice in mano sempre pieno di liquido chiaro e frizzante.
I miei piedi si spostano senza il mio controllo verso di lui, che ha i capelli un po’ scompigliati e l’aria stanca marcata dalle occhiaie.
-”Killian...”- sussurro al suo fianco.
Mi squadra accigliato prima di sorridermi amaramente.
-”Sentiti auguri”- alza il bicchiere come se stesse brindando e si dilegua in fretta.
Rimango con un braccio per aria, non so nemmeno io cosa stessi tentando di fare. Scusarmi? E per cosa? Che motivo avrei? Eppure mi sento così colpevole, la responsabile della rottura definitiva…di che? Non siamo mai stati niente!
Non sembra ubriaco ma non è del tutto lucido, ormai riconosco le sue espressioni facciali e movimenti corporei. Non l’ho mai visto così: turbato, offeso e rassegnato. Se glielo facessi notare negherebbe tutto, come al solito.
Nevena si avvicina verso di me, visibilmente elettrizzata ma confusa dal mio sguardo assente.
-”Aria, tutto a posto?”- mi sposta una ciocca di capelli finita tra le mie labbra.
Annuisco, ritornando alla realtà e abbandonando i miei pensieri.
-”Dimmi invece del ballo con Morgan”- la incoraggio.
-”Oh amica mia, sono totalmente innamorata”- mi stringe un braccio, sognante.
Mi fa ridere vederla in questo stato ma vorrei che le cose tra loro fossero chiare, così avrebbe un motivo in più per essere contenta.
-”Qualcosa che non so?”- la scimmiotto.
-”Mi ha stretto forte a sé, complimentandosi del mio aspetto e abbiamo preso in giro gli invitati”-
Spero davvero che il nostro amico capisca quanto sia speciale Nev anche dal punto di vista amoroso. Non lo dico solo perché sono di parte, ma sono piuttosto sicura che non potrebbero farsi del male o avere problemi di coppia.
È così semplice per gli altri poter stare con la persona che si desidera; dovrebbero esprimere i propri sentimenti senza timore e darsi un’occasione per essere felici.
Ma io l’ho fatto? E se vivessi eternamente con il rimpianto di non aver lottato a sufficienza per il mio lieto fine? So di non aver giocato tutte le carte a disposizione, a causa del mio mancato coraggio, delle incertezze e dell’orgoglio che non ho saputo gestire.
Sono ancora in tempo?

 
*

Quando finisce la festa e tutti sono andati via, so bene cosa voglio fare anche se non ho chances affinché possa riuscire nel mio intento; dovrò rimandare.
-”Mi dispiace andarmene, ma in questi giorni mi vedrai spesso a palazzo”- mi dice Chris, allentandosi il nodo della cravatta.
-”Ah sì?”- alzo le sopracciglia.
-”Certo, dobbiamo passare più tempo insieme e Re Hector vuole darmi informazioni e disposizioni”-
Immagino debba insegnargli a regnare al mio posto, metterlo a conoscenza del pericolo che incombe su Tahon e dargli delle direttive amministrative. Quindi, avendolo sempre intorno, non avrò scampo: faranno di tutto per costringere il mio cuore ad innamorarsi.
-”Tu ti sei divertita? Sei contenta?”- mi carezza la guancia dolcemente.
-”Sì, sono solo assonnata”- fingo uno sbadiglio elegante.
Se mi conoscesse, saprebbe che quasi nulla può agevolare il mio sonno. Ho la sensazione che questa sarà la notte più lunga nell’arco di vent’anni.
-”Allora vai a dormire mia principessa”-
Mi dà un casto e tenero bacio, come se ormai fosse la cosa più spontanea e normale del mondo. Per carità, è piacevole, tanto da solleticarmi lo stomaco, ma mi mette anche a disagio. È rimasto impeccabile nonostante siano passate ore dal momento in cui si è preparato, non sembra nemmeno essere stanco.
Va’ via anche lui e rimango con i collaboratori reali intenti a sistemare la sala da ballo. Non ho la forza di recarmi nelle mie stanze, ho paura di essere risucchiata in un baratro di disperazione e rimorsi.
Vedo Dimitri parlare con alcune guardie prima di venire verso di me. Effettivamente mancava solo il suo discorso.
-”Come mai siete ancora qui?”- azzarda, composto.
-”Temo per la mia salute mentale una volta realizzato cosa è accaduto”-
Sì, se tocco il mio letto allora tutto verrà a galla e non avrò modo di risorgere dalle mie ceneri (non come una fenice, ma come qualcuno che si sente immersa dalle fiamme del panico).
-”Capisco. Se vi dicessi che in cucina è rimasto del gelato, vi rallegrereste?”-
Il suo tentativo mi provoca una sincera risata e, in verità, anche solo averlo accennato mi ha migliorato l’umore.
-”Se qualcuno mi vede cosa potrebbe pensare della principessa?”- sogghigno.
Sembra più rilassato e per un attimo è uscito dal suo ruolo di guardia del corpo per assumere la sua personalità paterna.
-”Non c’è più nessuno, hanno finito di pulire e sistemare. Avete tutto il tempo che vi serve per affogare l’ultima briciola di sanità mentale”-
Mi sorridono e mi riscaldano i suoi occhi ghiacciati, sentendomi compatita almeno da Dimitri. Apprezzo sempre le sue premure, sa prendersi cura di me e comprendermi con uno sguardo. Non so come farei senza di lui.
-”Beh, ne ho proprio bisogno. Grazie davvero e buonanotte”- lo saluto.
-”Credo che ciò vi farà sentire meglio. Che la notte vi porti consiglio!”-
Se lui ritiene che strafogarmi di gelato possa farmi bene, chi può dargli torto? Le sue parole però sono davvero profonde e si sono insinuate nella mia testa come a voler suggerirmi qualcosa.
Mi reco a passo svelto verso le cucine; io e la mia famiglia non ci siamo mai andati, d’altronde non avrebbe senso rimanere lì a guardare i cuochi e i camerieri lavorare. Mi dispiace però non sapere nemmeno chi siano le persone che ci preparano da mangiare, non vederli all’opera e non degnarli della mia attenzione. È ingiusto che ci siano gerarchie e che molti di loro siano come invisibili, ma se non ci fossero per noi sarebbe impossibile vivere da reali. Per quanto ci sentiamo importanti e superiori, dipendiamo da tutti loro. Chi è davvero inferiore?
La cucina è enorme, sembra quella di un ristorante a cinque stelle, con un sacco di ripiani, mensole, utensili, forni e pianicottura. Lascio le scarpe con il tacco all’ingresso, per evitare che siano d’intralcio, e apro uno dei tanti frigoriferi per prendere dal congelatore il gelato: amarena e cioccolato, i miei gusti preferiti.
Nel cercare un cucchiaio, scorgo una figura seduta per terra e poggiata al muro, intenta ad aprire un whisky pregiato.
Cosa ci fa Killian proprio qui, la prima volta che decido di andare in cucina? Beh in realtà mi ha spinto Dimitri ad andare…che fosse questo ciò che potrebbe farmi sentire meglio? Ma è impossibile, come potrebbe la mia guardia spingermi a parlare di nascosto con un dipendente? A meno che sia l’unica persona che abbia davvero capito che ne ho bisogno.
-”Che stai facendo?”- lo sorprendo.
Alza gli occhi di scatto, come se non mi avesse vista entrare e prendere il gelato, ma non sembra preoccupato che io l’abbia colto nel fatto.
-”Non è ovvio?”- risponde arrogante, senza smettere di armeggiare con il tappo sigillato.
Mi inginocchio vicino a lui, alzando l’enorme gonna dell’abito in modo da non schiacciarla troppo. Per la prima volta provo tenerezza nei suoi confronti: non è un ubriacone disperato, anzi sembra fin troppo vigile ma anche amareggiato. Mi guarda come se gli costasse farlo, accusandomi con gli occhi.
-”Da’ qua”- gli tolgo di mano la bottiglia, provocandogli un verso contrariato.
-”Corri a dirlo a tutti, su”- mi spinge dal braccio.
Non capisco il suo comportamento, o meglio, potrei anche immaginarlo ma è fin troppo strano da parte sua reagire in tal modo.
-”Smettila. Hai bevuto tanto?”- lo interrogo.
Non vorrei si sentisse male, mi sentirei inevitabilmente in colpa. È così bello, spettinato e con il viso arrossato, ma affascinante come sempre. Sento il cuore in subbuglio e mi prega di sfiorarlo, abbracciarlo.
-”Non abbastanza da dimenticare la merda che ho in testa. Poi non mi hai fatto aprire nemmeno il whisky!”- si lamenta.
Alzo gli occhi al cielo, pensando che è sempre lo stesso Killian, persino in momenti come questi. Ma per quale motivo vorrebbe dimenticare la merda che ha in testa? Forse parla di me, sarebbe più facile se mi cancellasse dalla sua mente.
-”Dovrei essere io a ubriacarmi!”-
Copio la sua posizione e mi appoggio al muro, lasciando che il vestito occupi tutto lo spazio vicino a noi.
-”Non dovresti essere a consumare la notte di nozze?”- forza una risata nel naso, come se invece l’idea gli facesse ribrezzo.
-”Non dire sciocchezze!”- sbuffo.
Ci manca solo questa; non riesco nemmeno a pensarci, menomale che nessuno mi imporrà una cosa del genere perché non lo farei mai senza provare determinati sentimenti.
-”E allora che ci fai qui?”- mi domanda seriamente.
Lo guardo e cerco di farglielo capire in questo modo ma devo per forza specificarlo.
-”Scappo dai pensieri notturni. Se comincio a rimuginare sulla serata, rischio di impazzire”-
Chiudo gli occhi e rivolgo il mento all’insù, respiro più lentamente poiché sento il panico salire sempre di più. Calmati, va tutto bene.
-”Tu hai risposto di , mica io. Quindi adesso non puoi piagnucolare”- puntualizza, acido.
Mi giro all’istante verso di lui, fulminandolo in cagnesco. Ma lo sa che non avrei potuto dire no? Anche se l’avessi fatto, credo che si sarebbero avvicinati a noi e avrebbero detto“Scusala, voleva dire sì” prima di uccidermi, ovviamente.
-”Certo che piagnucolo! Non ho avuto scelta!”- agito le braccia con esasperazione.
Si morde il labbro con forza e mi esamina alterato.
-”Io te l’ho data!”- calca le parole, per imprimerle meglio nella mia mente.
Vuole farmi sentire in colpa più di prima? Ci sta riuscendo. È vero, Killian mi ha dato la possibilità di scegliere prima di compiere questo passo importante, ma io gli ho detto che era troppo tardi. Ma che avrei dovuto fare? Lui per primo mi aveva allontanata bruscamente; ero troppo ferita per considerare l’opzione.
-”Infatti avrei voluto coglierla”- sussurro.
Non so perché glielo sto dicendo ma prima o poi l’avrei fatto comunque. È inutile, da incoerenti e sconsiderati, ne sono certa. Ormai che cambia? Meglio poterglielo confessare in modo da non vivere con il rimpianto di non averlo fatto.
La mia risposta lo ha stordito: si preme fortemente le mani sul viso, contendendo parole, emozioni e sguardi. Poi si volta e mostra nuovamente la sua bellezza, contornata da un’espressione spazientita e dal verde dei suoi occhi che luccica una volta ancora.
-”Mi hai detto che era troppo tardi”-
So che sta testando il terreno per vedere fin dove riesco a spingermi, ma ormai non posso fermarmi, non adesso: tanto vale dire tutto ciò che ho dentro, prima che il giorno possa spazzare via definitivamente questa notte.
-”Ero ferita: mi avevi respinta, umiliata e hai sminuito quello che era successo tra di noi”- giocherello con le dita poiché parlarne mi agita.
Riflette alle mie parole e sembra realizzare solo adesso che è vero, che mi ha trattata malissimo.
-”Mi dispiace”- bisbiglia.
Forse è ubriaco. Cosa ha appena detto? Mi ha chiesto scusa. Non credo alle mie orecchie, davvero si è reso conto che ha sbagliato? Addirittura ammetterlo! Questa notte non sta portando consiglio solo a me, a quanto pare.
-”Anche a me”- dico, sorprendendo me stessa.
-”Per cosa?”- sbuffa.
Mi giro completamente verso di lui, sistemando l’abito rosa ormai sporco. È giusto che Killian sappia cosa pensavo in quel momento, glielo devo nonostante ora sia inutile. Probabilmente potrà farlo sentire meglio, oppure peggiorare solo le cose.
-”Per averti detto che fosse troppo tardi. Non lo pensavo, ero solo orgogliosa”-
Pure lui stacca le spalle dal muro per mettersi di fronte a me, con le gambe incrociate. Ha gli occhi increduli, le labbra socchiuse per reclamare più aria. Sfrega il palmo della mano sulla barba: non fa che torturarsi da quando stiamo parlando, come se dovessi contenersi o sforzarsi a fare/non fare qualcosa.
-”E adesso lo pensi?”- mi scruta profondamente.
È difficile anche solo riflettere su ciò che sto per dire, figuriamoci prenderlo in considerazione. Magari domani mattina sarà solo un ricordo a cui mi aggrapperò per il resto del mio fidanzamento, e rimarrà tra noi e questa cucina.
-”No, non lo penso neanche adesso”- lo affermo piano, sperando quasi che non lo senta.
Ma l’ha udito eccome: deglutisce, sconvolto dal fatto che io l’abbia detto davvero; mi guarda in un modo che mi lascia senza fiato e mi tortura l’anima con prepotenza; il suo petto si alza velocemente, come se anche lui fosse trasportato dalle emozioni.
Dì qualcosa, ti prego, qualunque cosa.
Non proferisce parola, poiché lentamente porta una mano sulla mia guancia e mi accarezza, poi in maniera inaspettata mi avvicina al suo petto per stringermi tra le sue braccia. Mi lascio travolgere dal suo calore corporeo e dal battito del suo cuore che sembra accelerare come il mio: potrei stare così per sempre, mi sentirei eternamente in pace con me stessa e appagherei i miei sentimenti. Lo abbraccio e aspiro il suo profumo in modo che rimanga impresso più a lungo possibile. Ha allargato le gambe per accogliermi a sé, nonostante il vestito ricopri anche lui. Mi bacia la testa e passa le sue mani nella schiena scoperta facendomi rabbrividire.
Ho voglia di piangere: le lacrime premono affinché possano scendere e comunicare la loro tristezza dettata dal momento così aspettato e allo stesso tempo sbagliato.
Sta diventando difficile sopportare questa vicinanza senza che possa sentirmi realmente unita alla sua essenza, perciò mi stacco dal suo petto e lo osservo con attenzione, puntandola sulle sue labbra carnose. Sembra capire ciò che voglio perché le schiude e mi sembra un invito ad approfondire il mio pensiero.
Lo bacio, finalmente lo bacio. Gli circondo il collo e lo attiro a me in modo che le nostre bocche possano aderire perfettamente. Non si avventa sulla mia come vorrei fare io, con disperazione, ma sembra volersi godere ogni singolo contatto con me. Assapora le labbra delicatamente, come non ha mai fatto prima d’ora, le succhia, le morde e solo dopo le invoglia ad aprirsi per permettere alla sua lingua di insinuarsi e muoversi con la mia. Mi accorgo in questo istante quanto stessi bramando un suo bacio, quanto ne avessi bisogno.
Qualcosa dentro di me urla un avvertimento, ma decido di scacciarlo e ignorarlo in fretta prima che possa rovinare la mia iniziativa.
Mi assapora sempre più voracemente, mettendo da parte la tenerezza di prima per lasciare andare le passioni e gli impulsi. Avvicina le mie gambe a sé in modo che possa avvolgergli i fianchi e, tenendomi da qui, mi adagia pian piano indietro, distendendomi sul pavimento freddo della cucina, con lui sopra di me.
Con il caldo che sento, è un sollievo essere pizzicata dal gelo delle piastrelle, anche se in altre circostanze mi avrebbe inorridito.
Cerca di non fare pressione su di me con il peso del suo corpo, reggendosi con un braccio, mentre con l’altra mano mi carezza la gamba scoperta dalla gonna dell’abito. Si sta sfamando attraverso la mia bocca, così come sto facendo io e finalmente sento di poter respirare di nuovo dopo tutto questo tempo senza di lui. Il mio cuore esplode di felicità ed è colto da scintille di desiderio che mi spingono ad attirarlo sempre più.
Mi bacia il collo, lo mordicchia facendomi boccheggiare rumorosamente e io gioco con i suoi riccioli morbidi e profumati.
Scende in basso con le labbra e si ferma sulla mia scollatura, contemplando il seno che straborda dal corpetto scintillante.
-”Ariadna, ti sei fatta vedere nuda da tutti quei depravati?”- mi rimprovera, senza distogliere lo sguardo.
Mi sento avvampare dall’imbarazzo e ridacchio per questo motivo, non perché mi diverti la sua osservazione. In automatico mi copro con le braccia, sentendomi inappropriata.
-”Lo dovevi fare prima, non adesso”- dice, spostandomi le mani dal décolleté.
Oh cielo, questo ragazzo mi farà delirare del tutto. Mi sento agitata dalle sue attenzioni sul mio corpo, in una maniera inspiegabile e travolgente. Fremo dal fatto che suggerisca che solo lui può vedermi in tali condizioni.
Poggia le labbra sulla parte che fuoriesce dal corpetto e con delicatezza la ricopre di baci, senza smettere di guardarmi. Mi vergogno tantissimo ma allo stesso tempo non voglio che si fermi.
Ritorna sulla mia bocca, grata di poter godere del suo sapore ulteriormente. Con le dita cerco di sbottonare la sua camicia elegante e, percependo la mia difficoltà, mi aiuta nell’intento finché non se la toglie di dosso. Lo tocco con possesso, disegnando con i polpastrelli il contorno dei pettorali e poi degli addominali sporgenti. Vorrei fare questo percorso con le mie labbra, assaporare la sua pelle calda e liscia, sentirlo in balia delle mie attenzioni.
-”Come lo tolgo ‘sto coso?”- mi chiede di fretta, indicando il vestito.
Aiuto, cosa vorrebbe fare? Cioè, so cosa vorrebbe fare ma…fin dove desidera arrivare? Per un attimo mi sale il panico e lui riesce a coglierlo nei miei occhi.
-”Tranquilla bambolina, siamo sul pavimento di una cucina, non posso farti niente. Almeno, niente di grave”- sussurra, con una voce graffiata dall’eccitazione.
-”Devi sbottonarlo da dietro”- gli suggerisco timidamente.
Con estrema leggerezza mi fa mettere di lato, in modo da non spiaccicarmi faccia in giù e lo sento armeggiare con il corsetto, essendo chiuso nella parte bassa della schiena. Non appena sento la veste starmi lenta, sento un groppo in gola: non mi preoccupano le sue intenzioni, sono solo agitata all’idea che mi veda senza reggiseno e con le mutandine. So di avere un corpo piacente ma lo stesso ho le mie insicurezze. Magari domani mattina mi pentirò di aver mostrato le mie forme a Killian, ma adesso sono curiosa di osservare le sue reazioni.
Scende piano piano il capo e spontaneamente mi copro il davanti con le braccia mentre me lo sfila del tutto, ponendolo sotto di me per non farmi stare a contatto con le fredde mattonelle, immagino.
Bacia la mia spalla nuda, la mia schiena e mi sfiora con delicatezza il fondoschiena con le nocche. Respiro a fatica e tengo gli occhi chiusi per approfittare di questo piacevole contatto con più intensità. In seguito, fa aderire la mia schiena al vestito messo per terra e adesso riesco a guardarlo negli occhi. Sono infiammati, seducenti e affascinati dal mio corpo che è a sua completa disposizione.
Non mi dice di scostare le mani dal mio petto, ma le inumidisce con la sua bocca, continuando la scia bollente di poco fa.
Un po’ tremante, posiziono le mie mani sui suoi capelli, per dargli spazio tra i miei seni, nudi per la prima volta davanti ad un uomo.
Uno lo carezza e lo stringe in maniera tenue, l’altro lo bacia e mordicchia il capezzolo, come se fosse la cosa più sensibile del mondo.
Mi lascio sfuggire sospiri che lui interpreta, giustamente, in positivo e una volta sazio di quella piacevole tortura, ritorna a baciarmi con più ardore e amore. Mi sento assuefatta da lui, in una trance idilliaca che non vorrei finisse mai.
Continua a sfiorarmi con la mano libera: dal seno passa all’addome piatto, ai fianchi, all’elastico delle mutandine nere.
-”Oh principessa, finirò per impazzire”- dice tra le mie labbra.
Io sono già fuori di me.
-”Non posso toccarti se sei di qualcun altro”- mormora in un attimo di lucidità.
Per un secondo mi ricordo di essere impegnata con…no. Se ci penso, manderò tutto all’aria e i sensi di colpa mi mangeranno viva. Non posso permettere loro di interrompere il mio momento con Killian. Devo spegnere la vocina che cerca di emergere e ripristinare la mia ragione.
-”Io sono tua”- affermo, annegando nello smeraldo delle sue iridi.
So che non ho il diritto di dirlo, che in realtà non è così; ma il mio cuore è suo, non può appartenere a nessun altro e ne sono certa più che mai.
-”Sei mia”- ripete, accendendosi di bramosia.
Si avventa nuovamente sulle mie labbra, facendo combaciare i nostri respiri affannosi e ritornando sull’elastico degli slip. Dapprima disegna dei cerchi concentrici dall’esterno, accelerando il battito del mio cuore e il formicolio del bassoventre, poi strofina dolcemente le dita sulla mia intimità ancora coperta. Sussulto a questo contatto e mi sento pizzicare dal piacere.
Scosta da un lato le mutande e si insinua al loro interno, per dedicarsi a me in maniera assoluta.
Smette di baciarmi per studiare le mie reazioni e i sospiri, con un sorriso compiaciuto e provocante.
-”Sei perfetta”- mi loda, passando le dita nella parte più umida del mio corpo.
Gli sorrido e socchiudo gli occhi in modo da percepire i suoi movimenti: ad un certo punto fa pressione per oltrepassare il varco della mia intimità, provocandomi bruciore nel medesimo punto.
-”Se ti faccio male, smetto”- mi informa, premuroso.
-”Puoi continuare”- farfuglio, anche se non del tutto convinta.
Spinge un po’ di più il dito finché non è tutto all’interno e strabuzzo gli occhi, sconvolta dalla sensazione strana e dolorante. Non appena si muove lentamente, comincio a respirare di nuovo poiché diventa più piacevole, per cui rilasso i muscoli.
-”Non hai idea di quanto io mi stia trattenendo”- sibila tra i denti.
Sentirgli dire così non fa altro che aumentare il mio desiderio e il rossore sul mio viso ormai andato a fuoco come la parte che sta toccando.
Velocizza l’andamento, baciandomi il collo e le labbra perché si trova in difficoltà lui stesso. È stupendo come non mai e sono grata che lui stia dedicando queste attenzioni a me. Mi fa sentire speciale, come se non fosse solo un gioco per lui ma che avesse un vero valore.
Mi scappa qualche gemito imbarazzante che Killian invece approva vigorosamente.
-”Mi fai andare fuori di testa...”-.
Ritorna sul mio seno per riempirlo di baci e morsi, nel mentre mi tocca con più ardore e rapidità, così tanto da farmi ansimare rumorosamente. Mi mordo il labbro inferiore, cercando di contenermi ma lui mi sussurra:
-”Lasciati andare, ti prego”-
Non riesco più a respirare, getto un urlo liberatorio precedentemente accolto da spasmi che portano il mio piacere al culmine.
Killian si ferma, toglie via le dita dalla mia intimità e mi stringe a sé con disperazione, come se volesse assorbirmi nel suo corpo. Sento la sua eccitazione premere contro di me, il che mi fa avvampare: dovrei ricambiare? Ma come potrei fare? No, meglio che per adesso io non combini guai.
Mi lascio cullare dal suo abbraccio e gli bacio la spalla, il collo, la guancia. Con una gamba gli circondo la vita, per avvicinarlo ulteriormente a me perciò si irrigidisce.
-”Se fai così la tua verginità verrà compromessa”-
Scoppio a ridere, anche se in un’altra circostanza gli avrei dato uno schiaffetto. Dopo aver condiviso questo momento così intimo, non posso scandalizzarmi. Non appena realizzerò ciò che mi ha fatto, potrò provare vergogna.
-”Perdonami”- sghignazzo.
Mi aiuta a rimettere l’abito per evitare che possa sentire freddo e non si stacca più da me, tenendomi avvinghiata al suo petto.
-”Devi promettermi una cosa”- comincia a dire ad un tratto.
Gli domando di che si tratta e alzo la testa per guardarlo bene negli occhi.
-”Non devi pentirti di niente”-
Non so fino a che punto io possa prometterglielo: sono certa che mi sentirò in colpa e un’incosciente egoista. Però io non voglio che tutto questo finisca, mi sento talmente bene con Killian, davvero felice.
-”Tu promettimi che non mi abbandonerai”- rigiro la frittata.
Non vorrei che mi allontanasse di nuovo, specialmente dopo tutto questo; potrei morire all’idea che lo facesse, figuriamoci se lo mettesse in pratica.
-”Non hai capito: tu devi stare con me, così come io devo stare con te. Non ho intenzione di lasciarti andare”-
Leggo la sua sincerità, la sua passione nel dirlo, il bisogno che ha di me. È tutto diverso adesso, i muri sono crollati e sembra determinato a tenermi nella sua vita.
-”E il mio fidanzato?”- tentenno.
-”Vorrei ucciderlo se penso che ti ha baciata ma…per adesso lo sopporterò. Con me, invece, devi comportarti come stanotte: essere spontanea, coraggiosa, intensa. Ti chiedo molto, lo so…dillo adesso se non vuoi”-
Ha uno sguardo preoccupato dal fatto che io possa prendere in considerazione l’idea di dedicarmi a Christopher e quindi distanziarmi da lui.
Non sono proprio lucida ora come ora, so che non appena sarò per conto mio annegherò nel mio pentimento per aver tradito la mia promessa di matrimonio; solo che, al suo fianco mi sento sicura, certa di non potermi separare da Killian perché mi sentirei privata di questo amore impetuoso che mi fa sentire viva.
-”Io voglio stare con te, ma non posso nasconderti i miei sensi di colpa. Ho bisogno che mi aiuti, altrimenti rischio di dare in escandescenza”-
-”So che non fa parte dei tuoi valori ma per il momento è l’unica alternativa che abbiamo. Dobbiamo essere forti entrambi”-
Mi dà un bacio sulla fronte e mi tiene più stretta a sé, quasi teme che gli sfugga via in un attimo di distrazione. Non ha mai mostrato questi sentimenti, timori e angosce poiché ha sempre manifestato disinteresse e sicurezza. Si sta palesando per quello che è e per ciò che prova nei miei confronti. Non ho più paura che si possa distaccare o evitare di farsi conoscere; magari adesso riuscirà ad esprimersi e confidarsi.
-”Quindi non farai più lo stronzo insopportabile?”- ridacchio sul suo petto.
-”Che hai capito? Mica posso essere qualcun altro!”- mi mordicchia la tempia con dispetto.
-”Bene, allora dimmi chi sei, a cuore aperto”- dico con sarcasmo, per sdrammatizzare la domanda seria.
Lo sento sospirare interiormente ma poi mi dà un bacio a fior di labbra e accenna un sorriso.
-”Sbircia pure nel mio cuore, è tuo”-

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Capitolo 19
*** Torture dell'inconscio. ***


 


Capitolo 19

TORTURE DELL'INCONSCIO.

 
Solitamente quando si sta vivendo un momento grandioso e di estrema felicità, sembra passare in un battito di ciglia; in verità questa notte è stata la più lunga della mia vita, oltre che la più bella. Non so spiegare il perché ma è come se la mia mente avesse cercato di trattenere ogni attimo del mio giacere con Killian in modo da imprimerlo con prepotenza nei miei ricordi e nel mio cuore.
Sul pavimento non del tutto limpido della cucina del castello, noi due siamo stati distesi e abbracciati per tutta la notte di inizio settembre, dopo la mia cerimonia di fidanzamento, con ancora indosso gli abiti eleganti oramai stropicciati e rimessi a casaccio.
Come promesso, il ragazzo in questione è riuscito ad aprire il suo cuore più del solito e ho intravisto un passato colmo di tristezza e ingiustizie, il quale spiega anche la sua difficoltà nell’esprimere sentimenti e timori. Sapevo già che avesse vissuto con una balia per quasi tutta la sua vita e che compiuti diciotto anni si fosse spostato da queste parti, ma la mia conoscenza si fermava qui.
Ha approfondito la questione, raccontandomi di come sua madre fosse deceduta dandolo alla luce venticinque anni fa e che suo padre, ritenendolo la causa della morte della sua amata, lo avesse abbandonato senza pensarci due volte.
-”Ha avuto l’accortezza di lasciarmi da un parente lontano che però non mi ha mai considerato parte della sua famiglia; ecco perché in realtà mi ha cresciuto la mia balia, Geneviève”-
Ne ha parlato con tono di voce spezzato e con uno sguardo colmo di rancore e angoscia; solo quando ha accennato alla donna si è addolcito e ho percepito tenerezza.
-”E’ l’unica persona che io abbia mai amato. So che è venuta a mancare l’anno scorso e sono andato al suo funerale. Mi si è spezzato il cuore perché ho realizzato che adesso non c’è nessuno al mondo che mi voglia bene”-
L’ha detto come se fosse stata la cosa più difficile da condividere, infatti ha nascosto il viso nell’incavo del mio collo per soffocare qualsiasi emozione lo stesse sovrastando. L’ho stretto forte a me, trattenendo la mia empatia e voglia di piangere per quello che ha passato nella sua vita. Mi sono sentita una stupida per tutti quei momenti in cui ho pensato di cambiare famiglia, vivere in modo diverso o che mia madre fosse troppo dura con me.
-”Sai che non è così, vero?”- gli ho sussurrato, mentre gli carezzavo i capelli.
-”Ah quindi non mi odi?”- è riuscito a ridacchiare.
Come potrei farlo! Dopo tutto ciò che è successo tra noi, nonostante siano di più i malintesi e le parole urlate con disprezzo, non posso impedire al mio cuore di innamorarsi di lui. Magari Killian non potrà mai provare un sentimento così, non sa nemmeno cosa sia l’amore di una famiglia, come potrebbe innamorarsi di qualcuna? Quando mi disse che non gli bastava sentirlo, ma vederlo con i propri occhi pensavo fosse una cosa impossibile, ma adesso comincio a capire cosa intendesse.
Gli ho dato un morso affettuoso sulla guancia e abbiamo cominciato a giocare, con i nostri corpi presi da un’energia inspiegabile data l’ora.
-”Geneviève era una donna luminosa, spontanea e testarda. Mi faceva arrabbiare spesso, sai che per me non è difficile, ma ho sempre cercato di non ferirla perché tutto si meritava fuorché la mia ingratitudine o la mia lingua biforcuta. La rispettavo sotto ogni punto di vista, cercavo di proteggerla così come lei proteggeva me. Ci teneva che io vivessi tutte le esperienze possibili e si assicurava che non mi mancasse nulla. Una volta mi ha portato a Dinard, la cittadina di villeggiatura sul mare più bella della Bretagna e mi ha insegnato a nuotare. Avevo tredici anni, magari penserai che io fossi grande per imparare ma fu la prima volta che vidi il mare”-
L’ho ascoltato con interesse e curiosità, la sua voce mi ha cullata e trasportata nel suo passato e ho immaginato un piccolo Killian intento a sguazzare in acqua, accompagnato da una signora un po’ robusta e dai capelli rossi, come l’ha descritta.
-”Mi insegnò ad andare in bicicletta e mi mise i punti sul mento dopo essere caduto con la faccia per terra; mi accompagnava a scuola ogni giorno e rimaneva fuori finché non fossero finite le lezioni. Era strabiliante la sua forza d’animo, la sua caparbietà e la fiducia che riponeva nei miei confronti. A sedici anni scoprii che mio padre era in America a farsi la sua vita ed ero talmente arrabbiato che avrei distrutto ogni cosa. Per non darle troppo dispiacere, presi la sua macchina e andai a Cap Fréhel, una costa rocciosa di falesia con dirupo sul mare, un luogo straordinario. Lei mi trovò ovviamente perché sapeva quanto volessi andarci e aveva promesso che mi avrebbe portato per il mio compleanno. Volevo tuffarmi e urlare con tutto me stesso e lei mi disse “Dai fallo, io ti aspetto qui. Però se poi ti senti ancora uno schifo, è solo perché non è servito a niente. Potresti invece esplorare il luogo con me e salire sul faro, ci godiamo il panorama e gridiamo da lì, che te ne pare?”. Mi misi a piangere a dirotto per la prima volta e Geneviève era con me a sostenermi. Non mi lasciò mai da solo, le devo tutto”-
Non ho potuto trattenere le lacrime e per non farglielo vedere mi sono accucciata a lui, stringendolo con tutte le mie forze per trasmettergli la mia vicinanza. Non deve pensare che io provi tenerezza nei suoi confronti, si sentirebbe ancora peggio e magari non riuscirebbe più ad aprirsi in questo modo. Sono grata che lui abbia condiviso dei ricordi così profondi e intimi, mi ha permesso di varcare i muri che aveva costruito da tempo per farmi intravedere la sua anima.
Scoprire questo lato di Killian non ha fatto altro che incrementare il sentimento che sta nascendo nei suoi confronti; è una parte di lui così personale e intensa che a pensarci mi vengono i brividi. Non immaginavo minimamente che si tenesse dentro tutti questi momenti esasperati e che avesse un passato talmente spezzato.
In verità ha provato l’amore di una madre, nonostante Geneviève non lo fosse davvero, ma si è comportata anche meglio, quasi come se volesse in tutti i modi infondere positività sotto la coltre di amarezza che ha vissuto fin da piccolo.
-”Se da un lato non volevo farmi avanti a causa del matrimonio, dall’altro non l’ho fatto perché non so se sono capace di provare e mostrare affetto e attenzioni. Non hai mai avuto un ragazzo che lo facesse, quindi non volevo essere la tua prima delusione. Riconosco di essere impossibile alle volte, scorbutico e freddo ma tu…non lo so, sei in grado di far emergere qualcosa di inesplorato e violento dentro di me”-
Mi ha guardata negli occhi mentre con una mano mi sfiorava i capelli distesi sul pavimento e io ho sentito colmare il vuoto che avevo, il mio cuore ha vibrato così come ogni singola particella che mi compone; la sua rivelazione mi ha sollevata da tutte le insicurezze che mi hanno divorata durante questi mesi. L’ho baciato con trasporto, con disperazione: io ho bisogno di lui, che mi dica questo e che me lo dimostri, non posso più farne a meno.
-”Sarò paziente, te lo prometto. Io non mi sono mai sentita così, provo delle emozioni che...”-
Fortunatamente mi ha fermata con un altro bacio perché mi sarei impappinata e agitata nell’esprimere a parole ciò che sento.
Abbiamo parlato ancora, riso di stupidaggini e aneddoti, ci siamo stuzzicati e baciati in modo da approfittarne per quei momenti in cui non potremmo nemmeno guardarci; mi sono sentita leggera come non mai, dimenticandomi della promessa di matrimonio e di tutti i problemi del regno. Ho assorbito l’odore che emana il suo corpo, il sapore della sua bocca, la morbidezza dei suoi capelli, il tono della sua voce così melodiosa e cullante, la pressione delle sue mani su di me, il piacere fisico che mi ha fatto provare e l’amore che ha invaso questa notte nella maniera più assoluta e inebriante.
Tutto ciò prima che potesse svanire del tutto: poco prima delle sei del mattino, ci siamo alzati intorpiditi come non mai e con un ultimo bacio veemente e che ha sottinteso la promessa che non fosse l’ultimo, ci siamo salutati e recati ognuno nelle proprie stanze.
Sono sgattaiolata in silenzio e trattenendo il dolore dei muscoli indolenziti, con un sorriso che non ha lasciato le mie labbra gonfie dai suoi baci.
Finché non ho toccato il letto: solo adesso posso realizzare cosa è successo. Non ho molto tempo prima che le mie dame di compagnia vengano per svegliarmi e ristorarmi.
Ora che sono da sola con me stessa, posso riflettere sul da farsi in maniera obiettiva e razionale. So di aver commesso un errore madornale essendo fidanzata ufficialmente con Christopher De Vrie, ciò vuol dire che l’ho tradito. Avevo parlato di questo con Sistiana ed ero inorridita all’idea di un inganno da parte del mio promesso sposo; non avevo considerato che avrei potuto io stessa infliggere tale dolore. Mi sento in colpa, è ovvio, ma da una parte non riesco a negare quanto io sia stata bene insieme a Killian nonostante mi sia comportata disgustosamente da egoista. Non mi giustifico, né credo che io abbia proceduto in maniera corretta: cosa c’è di più meschino e rivoltante di tradire il proprio fidanzato? Mi aspettavo, però, che mi sentissi peggio di così, poiché da una parte sono cosciente di aver agito secondo il mio volere più profondo e sincero per cui non riesco a rimpiangere del tutto quello che ho fatto. Credo comunque che sarà molto difficile cercare di mantenere un legame con lui; dentro di me, le emozioni sono in subbuglio e lottano tra loro per avere la meglio sulle mie decisioni.
Non voglio piangere, non adesso, rovinerei il momento di gioia che mi ha inondata questa notte. Ho paura di come potrò reagire una volta guardato Christopher negli occhi: solo allora vedrò il riflesso della mia terribile azione.
Mi tolgo l’abito e lo getto ai piedi del letto, rimanendo soltanto con gli slip. Se mi soffermo troppo sul mio corpo, comincio a ricordare come mi ha toccata Killian, perciò devo rimanere lucida. Vado a farmi un bagno e aggiungo all’acqua tre tipi di bagnoschiuma floreali in modo da togliermi di dosso il suo profumo, ma se fosse per me vorrei sempre odorare di lui. Immergo anche la testa e mi concedo qualche secondo per rilassare completamente i muscoli e calmare la matassa di sensazioni che vorrebbero governarmi.
-”Ariadna, sei già sveglia?”- mi chiama Sistiana dalla porta.
-”Sì, mi sono portata avanti”- la informo, strizzandomi i capelli.
Indugia e mi osserva con attenzione.
-”Non ti nascondo che ti aspettano dei giorni molto particolari”- sorride, ma i suoi occhi scuri sembrano davvero preoccupati per me.



 
***


Niente di più vero fu pronunciato. Non solo mio padre si sta occupando di istruire il mio fidanzato per renderlo futuro Re, ma già tutti sono in subbuglio per il mio ventesimo compleanno che sarà tra dieci giorni. Se fossero gli ultimi che mi rimangono per vivere la mia vita prima che tutto venga distrutto? E poi c’è chi spera di essere una principessa! Era così bello, una volta, quando tutte le responsabilità non erano concentrate su di me e non dovevo preoccuparmi del futuro del mio regno.
-”Buongiorno vostra altezza”-
Incontro il duca tra i corridoi reali e se all’inizio mi sorprendo, intuisco subito che non sia venuto per vedere me. Mi dà un bacio sulla guancia e splende di serenità, al contrario di me che temo di avere incisa sulla fronte la parola “traditrice”.
-”Come va Chris?”- deglutisco, distogliendo lo sguardo.
-”Tutto bene! Mi aspetta Re Hector nel suo studio, sono davvero entusiasta anche se vorrei stare con te”-
Distendo le labbra in un sorriso esagerato e attorciglio le dita tra i miei ricci biondi per sfogare la mia ansia.
-”Certo, p-pure io! Ci vediamo quando finisci, a dopo”-
Non gli do il tempo di rispondere perché mi incammino velocemente verso la biblioteca a nascondermi tra i fedeli libri. Fedeli più di me.
Oh dai, smettila Ariadna, va tutto bene! Per quale motivo Dimitri non mi sta alle calcagna? Proprio quando ho bisogno di stare in compagnia per evitare le torture del mio inconscio, la mia guardia allenta la sua protezione. Accidenti!
-”Che letture cercavi?”-
Killian mi coglie alla sprovvista tra gli scaffali immacolati e mi porto le mani alla bocca con l’intenzione di trattenere un gridolino.
-”Mi sembri agitata”- ridacchia, avvicinandosi a me.
Ha in mano un libro cavalleresco e ciò significa che ci siamo incontrati per caso e non è un tentativo di farmi sentire più in colpa.
-”Scusa, ero sovrappensiero”- mi giustifico, facendo finta di cercare un libro più distante da dove è lui.
Mi guarda di sottecchi, divertito, forse pensa che sia parte di un gioco intrigante. È così affascinante il suo amore per i libri e vederlo immerso tra la lettura o in biblioteca emoziona il mio lato sapiosessuale.
Ok, cerca un volume e smettila di guardarlo così, sei imbarazzante Ariadna!
-”Sì, anche io stavo pensando a tante cose”- mi affianca, sbirciando tra i manoscritti di questo reparto.
Ma perché deve provocarmi sempre? Magari si riferisce a qualcos'altro ed è la mia mente malata che ormai pensa solo a lui, al suo corpo sopra il mio e…
-”In questi giorni sei stata molto occupata?”- mi domanda girandosi verso di me.
Afferro un manuale di filologia classica e lo sfoglio come se comprendessi pienamente la materia in questione.
-”Oh certo, sono tutti elettrizzati per la mia festa di compleanno e quindi sono stata dietro a mia madre per decidere il da farsi”-
Ed è vero, quella donna non ha altri pensieri se non di rendere il mio giorno perfetto: non perché compio gli anni, ma si tratta del mio vero debutto in società come principessa e potrò partecipare alla vita politica di Tahon. Peccato che non ne avrò nemmeno il tempo a causa del pazzo furioso che vuole distruggerci.
-”E il…tizio è in giro per il palazzo per?”-
Immagino si riferisca al mio fidanzato che appunto in questi giorni e per quelli a venire sarà tutto il tempo qui, come se non mi sentissi già abbastanza controllata dalle mie ansie.
-”Devono educarlo a fare il principe e poi Re, qualcosa del genere”-
Incrocio per un attimo il suo sguardo e me ne pento nel medesimo istante. Rivedo me felice attraverso il verde dei suoi occhi e la sua necessità nel starmi vicino; è così trasparente.
-”Come ti senti?”- sussurra, giocando con una mia ciocca.
Nel panico? Divisa in due? In colpa? Desiderosa di lui?
-”Strana, insomma, come previsto”- dico infine.
Sembra amareggiato ma dopo qualche secondo ritorna il suo sorriso sghembo e mi toglie il libro dalle mani. È così sbagliato ciò che sento per lui? Quanto vorrei…
Non mi permette di pensarlo che, senza preoccuparsi di nulla, preme le labbra sulle mie e sentendomi tesa, è lui ad alzarmi le braccia per posizionarle attorno al suo collo. Il mio cuore martella quasi dolorosamente e cerco di trattenermi ma non ci riesco. Si stacca dopo poco e si guarda intorno solo adesso.
-”Non avrei dovuto?”- alza le sopracciglia e mi fa la domanda più scontata e difficile allo stesso tempo.
-”Sai che non potrei allontanarti neanche se lo volessi”- bisbiglio con rassegnazione.
-”E in teoria per renderti più facili le cose dovrei essere io a farlo. Ma te l’ho promesso, non ho intenzione di lasciarti”-
Sono io che lo avvicino per baciarlo: non voglio sprecare neanche un attimo sapendo che qualsiasi momento potrebbe essere l’ultimo per noi due.
Dischiudo le labbra e mi approprio del suo sapore intenso e lancinante e Killian mi stringe dalla vita con possesso. Mi pressa contro il mobile colmo di libri e se potessi arrossirei nell’avvertire il suo desiderio premere su di me. Mi accarezza la gamba scoperta dal vestitino, già meno leggero date le temperature più fresche, e me l’avvicina ai suoi fianchi.
-”Sai quanto è eccitante la biblioteca?”- sussurra sulla mia bocca, tra gli affanni.
-”Lo dici per esperienza?”- riesco a rispondere.
Porta la mano lì dove per la prima volta mi aveva sfiorata giorni fa e sembra voler provocarmi ulteriore piacere.
-”Lo dico perché non hai idea di quello che ti farei”-
Forse potrei averla, grazie a ciò che sta facendo con la mia intimità. Fortunatamente il mio udito funziona ancora e non è stato compromesso dall’estasi di tale momento e riesco a cogliere dei rumori all’interno della biblioteca. Sembra avvertirli anche lui perché mi tappa la bocca e con l’altra mano mi tira giù il vestito.
Si stacca da me e in un secondo sparisce dalla mia vista, lasciandomi spaesata e tramortita.
-”Eccoti qui, ti stavo cercando”-
E’ di nuovo il mio fidanzato e lo vedo tranquillo, segno che non si è accorto di niente.
Sento un groppo al cuore e l’improvvisa voglia di piangere a causa di ciò che stavo facendo con Killian, oltre che per la paura provata per un attimo.
-”Mi hanno detto che provi piacere tra i libri”-
-”Cosa? Cioè sì, mi piacciono molto”- scuoto la testa e gli sorrido maldestramente.
-”Qualcosa non va?”- aggrotta la fronte per poi leggere il dorso di qualche volume.
C’è mancato pochissimo e mi avrebbe colta in flagrante mentre lo tradivo, ancora. Non posso crederci, sono una schifosa lussuriosa che non sa tenere a freno le sue passioni oltre che i sentimenti. Come posso continuare così per altro tempo se già vacillo durante i primi giorni?
-”E’ che non sono ancora abituata a questo, a noi due”- sogghigno imbarazzata.
-”Sono convinto che con il tempo sarà del tutto normale vedermi quasi ogni giorno”-
Oh cielo, come potrò sopportare tale situazione?
Mi accarezza la guancia e vuole baciarmi, lo so, ma faccio in tempo a scostarmi, provocando un’ombra di confusione nei suoi occhi blu.
-”Non voglio che mi distrai, ahah”- prendo dei libri a caso e me li porto in giro.
-”Certo, allora ti lascio alle tue letture”- si gratta la nuca e va verso l’uscita.
Faccio un respiro profondo, di sollievo e inquietudine. Non potrò sfuggirgli per sempre, prima o poi dovrà accadere qualcosa tra noi e all’idea mi vengono i brividi. Adesso è diverso, se prima ero molto attratta e lusingata da Christopher, ora è come se non volessi tradire Killian. Ma non è lui il mio ragazzo! Accidenti, è così complicato!
-”Stavo per fargli baciare il mio pugno, ma fortunatamente mi sono contenuto”- spunta quest’ultimo, irritato.
Dove trovo la forza per affrontare tutto ciò?

 
*

Finalmente posso concedermi un po’ di pace invitando Morgan al castello per parlargli della nostra questione in sospeso e magari indagare su ciò che pensa di Nevena. È puntualissimo e ci incontriamo sotto al gazebo del giardino; gli offro della limonata biologica aromatizzata allo zenzero e noto un po’ di tensione tra noi. Ha accorciato di molto i suoi capelli neri in modo da non averli tra gli occhi, sicuramente non per suo volere, e si veste un po’ più da nobile rispetto a prima: forse l’influenza dei suoi genitori sta vincendo su di lui.
-”Come va con i tuoi?”- gli chiedo una volta che si siede di fianco a me.
Guarda un punto fisso prima di rispondere e poi mi degna del suo sguardo.
-”Hanno vinto. Sto diventando sempre di più il figlio perfetto che vogliono e mi stanno facendo entrare in politica. Splendido no?”-
In effetti non solo l’unica che se la passa male per quanto riguarda le imposizioni dei genitori; da sempre Morgan è stato un tipo ribelle e ha cercato in tutti i modi di contrastarli e sentirgli dire che stanno vincendo…beh, fa perdere la speranza.
-”Mi dispiace…non c’è altro che tu possa fare?”- provo a rincuorarlo.
-”Come faccio a dire loro che voglio fare il musicista? Crederanno che sia ridicolo oltre che una perdita di tempo. Basta, è deciso ormai”-
Quasi non lo riconosco, non avrei mai pensato che arrivasse a dire questo. È più grave di quanto sospettassi. Come potrei aiutarlo?
-”E se ci fosse un posto da veri nobili nel mondo della musica? Se grazie alle conoscenze di mio padre potessi assicurarti un futuro regale e di successo?”-
Perché non ci ho pensato prima? Il Re conosce i migliori artisti e sono certa che lo raccomanderebbe tanto da farlo conoscere e apprezzare. Lo vedo illuminarsi ma solo per poco.
-”Sarebbe grandioso ma…non farina del mio sacco”- sorride tristemente.
-”Ma che dici? Papà darebbe solo la spinta iniziale, se poi non piaci non ti prendono in considerazione quindi dipende solo da te e dal tuo talento!”- lo scuoto per fargli comprendere quanto potrebbe essere interessante la mia proposta.
So che vuole crederci e lasciarsi andare all’euforia che possa andare bene, ma è fin troppo razionale seppur le sue ambizioni dicano il contrario.
-”Non ti costa niente, magari è l’occasione per capire davvero se è la tua strada oppure no”- continuo.
-”E va bene, proviamo. Poi dovrai sopportare la mia depressione se dovesse andare male”-
Voglio che almeno in questo caso sia felice; è complicato sopportare le pressioni dei familiari, perciò è l’ideale trovare una soluzione che potrebbero condividere. Avrei preferito anche io scovare un piano B per il mio futuro.
-”Volevi comprare il mio perdono?”- alza le sopracciglia, scherzando.
Ecco, adesso possiamo risolvere definitivamente il contrasto che abbiamo avuto al torneo. Non posso farmi scappare niente riguardo Nevena ma nemmeno fargli credere che sia io interessata a lui.
-”No, però gradirei che chiarissimo. C’è una spiegazione all’atteggiamento che ti ho riservato…”- guardo in basso, delusa all’idea di averlo ferito quando la mia intenzione era diversa fin dall’inizio.
-”Lo so Ariadna, so perché hai fatto l’antipatica gelosa”-
Incrocia le braccia al petto, come ad annunciare un rimprovero. Non penso che lui abbia capito in verità.
-”Non è come sembra, sul serio”-
-”Tranquilla, so che non ti piaccio: l’hai fatto per Nevena”-
Spalanco gli occhi alla sua affermazione, mentre Morgan è sicuro di ciò che dice e non mostra né contentezza, né disappunto. È fin troppo normale.
-”Ma tu come…”- balbetto.
Come fa a saperlo? Che mi sia persa qualcosa? O forse mi ha messa alla prova e gliel’ho appena confermato; ma sembra così sereno nel dirlo.
-”Pensavo lo sapessi, a quanto pare non te ne ha parlato. Quando è finita la tua festa di fidanzamento, l’ho accompagnata io a casa con la mia macchina. Beh, mi ha baciato”-
COSA? Non immagino Nev capace di prendersi così di coraggio. Come le è saltato in mente? Ha fatto bene, certo, però è un gesto molto rischioso soprattutto con il proprio migliore amico che non sospettava nulla. Ma per quale motivo non me ne ha parlato? Poteva venire a palazzo, invitarmi da lei…
Quando mi ha raccontato del loro ballo, non mi sembrava propensa ad approfondire il rapporto, era come al solito. Probabilmente ha solo seguito il suo cuore e si è data un’occasione.
-”E tu? Cioè ti prego raccontami perché non so nulla! Vi ammazzerò, lo giuro!”-
Sì, mi sento alquanto offesa ma posso capire che la situazione sia delicata e magari la mia amica si vergognava a parlarne in un primo momento, specialmente se…e se l’avesse rifiutata? SPUTA IL ROSPO.
Morgan si passa una mano sulla barba poco accennata e finalmente soddisfa la mia curiosità.
-”Ho ricambiato, è stato piacevole. Solo che…non lo so, non me lo aspettavo. Non mi sono fatto sentire e credo sia ferita, ma ho bisogno di digerire la cosa e riflettere. L’ho sempre vista come la mia migliore amica, stop: nessuna fantasia, momento di debolezza, niente”-
Capisco, allora, come mai non me l’abbia ancora riferito; aspetta novità da lui, per mettersi il cuore in pace che sia in positivo o in negativo.
-”Sì, immagino…ma cosa senti? Analizza bene ciò che hai provato, spiegami meglio”- indago maggiormente.
-”Che devo dirti, è stato un bel bacio, non credevo baciasse così bene – si becca una spinta da parte mia a causa del suo sguardo malizioso – però…c’è un però. Devo capire cosa voglio da lei e il perché. Posso provare a frequentarla guardandola con altri occhi, ma non vorrei illuderla se poi non dovesse convincermi”- alza le spalle, un po’ amareggiato.
Anche per lui la situazione è complessa, so che si sentirebbe uno schifo all’idea di farla stare male e allo stesso tempo è curioso, riesco a leggerlo nel suo sguardo.
-”Secondo me potreste stare bene insieme, non avreste problemi di coppia o che so io. Prova, mettendo subito le cose in chiaro in modo che lei non si faccia illusioni, se non dovessi sentire niente per Nevena…beh, almeno lo saprai con certezza”-
Che altro potrei dirgli? Non posso costringerlo o condizionarlo, deve essere una sua scelta dettata dall’esperienza che farà insieme a lei. Mi dispiacerebbe moltissimo se soffrissero e io sarò loro vicina in qualsiasi circostanza. Spero ovviamente che sarà del tutto positiva.
-”Sì infatti, stasera la chiamo e gliene parlerò”-
Bene, almeno la mia amica si è messa in gioco e non avrà nessun rimpianto; avrei solo voluto incoraggiarla, sicuramente l’avrei fatta sentire meglio.
-”Invece spiegami un’altra cosa. Quando siamo andati in città in carrozza, hai detto qualcosa che mi ha confusa. Perché ti dava fastidio la situazione dei pretendenti e di…di Killian?”-
Voglio risolvere quest’ultimo punto in modo che tutto sia trasparente e non ci siano malintesi tra noi.
-”Io ti adoro Ariadna, come potrebbe piacermi vederti passare dalle braccia di uno e poi di un altro senza che ti vada bene? Non per questo ti faccio scenate o ti impedisco di fare quello che ti pare”- scuote la testa, come se non avessi capito niente dalla vita.
Ha senso, sì, speravo fosse per questo. Lo abbraccio finalmente: mi mancava stringerlo a me, è una delle persone più importanti della mia vita, non potrei mai accettare un allontanamento.
-”Ok, se proprio dobbiamo chiarire proprio tutto – comincia, distanziandosi dalla mia stretta morbosa – non ti nego che qualche fantasia su di te l’ho fatta. Baciare te sì che mi avrebbe sconvolto per mesi. Non mi guardare così, sono un maschio, che pretendi? Ma appunto non provo niente di sentimentale nei tuoi confronti, né sono geloso che tu sia fidanzata ufficialmente adesso.”-
Alla fine ridacchia a causa della mia espressione frastornata. Fantasie? Per fortuna è Morgan, altrimenti lo avrei picchiato. È stato credibile dicendomi che non sente niente per me e sono sollevata: ho troppi problemi di ragazzi per aggiungerne un altro, ma il mio migliore amico? Beh, sarebbe stato assurdo. Un po’ come la pensa per Nevena.
-”Sicuro sicuro quindi? E che genere di fantasie?”- strizzo gli occhi.
-”Sì sì, fingiti ingenua! Non lo specificherò mica a te, pensi sia stupido? E comunque sì, proprio per questo te lo sto dicendo con tranquillità, perché non sono innamorato di te o cose del genere”- sghignazza, prendendomi ancora in giro.
-”Ok, non voglio saperlo, basta! L’importante è questo!”- gli do dei colpetti sulla fronte come facevo quando eravamo più piccoli e volevo mettergli in testa le mie opinioni.
-”Con il tuo fidanzato invece? Avete già scop...AHIA”- non fa in tempo a finire che lo colpisco sul braccio con forza, stavolta.
-”Scusa scusa…avete scoperto la vostra intimità? Ti piace adesso?”- sbuffa contrariato.
Come faccio a dirgli che la mia intimità l’ha scoperta Killian, che non è affatto il mio futuro sposo? Nota il mio cambiamento d’umore e mi scruta con attenzione per decifrare l’espressione. A qualcuno dovrò pur dirlo.
Racconto in breve ciò che è successo dopo la cerimonia, senza scendere troppo nei dettagli, i quali mi farebbero solo avvampare, e le mie riflessioni in merito al mio tradimento.
-”Vedi? Te l’ho detto che ti fingi ingenua! Cavolo Aria, sei proprio nella merda più totale. Immagino che ‘sto Killian ti renda felice e non possa fare a meno di stare con lui, ma c’è anche Christopher con cui dovresti effettivamente fare queste cose. Sai che voglio tu sia felice, però devi stare attenta. Spero tu possa sistemare la faccenda a tuo favore”-
Non credevo reagisse così: mi aspettavo giudizi, rimproveri e più parolacce ma devo dire che Morgan ha capito la situazione più in fretta del previsto e senza farmi sentire disgustosa come già mi sento. Non posso evitare di abbracciarlo un’altra volta, ho proprio bisogno di qualcuno che mi sostenga poiché da sola potrei sprofondare nel panico e nella disperazione.
-”Lo spero anche io ma non andrà mai a finire come vorrei. Sto solo illudendo il mio cuore concedendogli dei bricioli di felicità prima che possa affrontare la realtà e comprendere che presto o tardi…dovrò rinunciare al mio amore per lui”-.
 

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Capitolo 20
*** Ventesimo compleanno. ***


 


Capitolo 20

VENTESIMO COMPLEANNO.

 
Ho passato i dieci giorni più stressanti e avvilenti di tutta la mia vita, senza esagerare! Mettetevi un po’ nei miei panni e immaginate cosa voglia dire sopportare i preparativi per il ventesimo compleanno della futura regina, stabilire ogni singolo dettaglio in modo che sia tutto perfetto e originale. Sì, perché non solo entrerò ufficialmente in società e parteciperò alla politica, ma raggiungerò l’età per regnare. Potrei essere incoronata da un momento all’altro! Beh, sarò avvisata, ovvio, nessuno mi coglierà di sorpresa con un titolo che non mi aspettavo di ricevere, però potrebbe essere tra un mese così come tra una settimana.
Conoscendo i miei genitori, specialmente mia madre, sono certa che non verrà loro in mente di affrettare le cose nonostante ci sia già un uomo al mio fianco che possa diventare Re e prendersi tutto ciò che dovrebbe spettare a me. Ah, e come dimenticare Steon Fevre dal misterioso regno di Harnor che minaccia di distruggerci tutti, specialmente me, e che probabilmente farà irruzione proprio il giorno del mio compleanno? Io spero davvero che si stiano occupando di questo: se potessi dirlo in modo esplicito, farei loro notare quanto io sia in ansia all’idea di ritrovarmi in una situazione in cui potrei morire nell’arco di pochi minuti, se voglio essere generosa con me stessa. Ma certo Ariadna, come puoi pensare che non ci abbiano già pensato? Ci saranno guardie ad ogni angolo, sicurezza senza fine e nessuno potrà farti del male! Quanto sembro patetica?
Il mio nervosismo mi ha indotto a potenziare le lezioni di combattimento con Killian, nonostante in questi giorni qualsiasi altro insegnamento sia stato sospeso per consentire a tutti di porgere la propria attenzione sull’imminente festa. Manco fosse il mio matrimonio! Per loro, forse, è anche peggio!
Non ho chiesto a Dimitri se per caso avesse di proposito spinto me ad andare nelle cucine dove poi avrei incontrato Killian; un po’ mi ha messo a disagio la situazione ma non ho trovato altre motivazioni né sono così stupida da pensare che sia stata una coincidenza. Prima di recarmi nella sala da ballo adibita a palestra, ho deciso di parlargli nella maniera più vaga possibile per capire le sue intenzioni.
-”Principessa, avete bisogno?”- mi ha domandato non appena ho esitato.
-”In realtà sì…com’è che adesso non ti occupi della mia protezione in ogni momento?”-
Questo è cambiato dal mio fidanzamento; infatti non mi sta più alle calcagna e lo vedo di rado rispetto a prima. Sta nel suo e non ho avuto l’occasione di farglielo presente. Non che mi dia troppo fastidio avere la mia privacy, ma ormai mi ero abituata alla presenza fissa di Dimitri.
-”Il Re mi ha suggerito di allentare la mia tutela e così ho fatto, niente di personale ovviamente”- ha subito risposto, accennando un lievissimo sorriso.
-”Mentre…quello che è successo durante la cerimonia…”- ho farfugliato.
-”Il vostro fidanzamento? Sapete che io sono felice se voi lo siete”- ha annunciato con un tono serio.
Lui è forse l’unico, eccezion fatta per Sistiana, che sa realmente come mi sento e cosa voglio non avendo neanche il bisogno di chiederlo. Apprezzo che me lo faccia sapere in tal modo, non è tenuto a farlo e lo stesso mi fa sentire meglio.
-”Mi riferisco alla fine della serata…quando…”-
-”So cosa volete dire. Come vi ho detto, avendo appreso il vostro stato d’animo, ho cercato di alleviare la vostra afflizione incoraggiando ciò di cui avete bisogno”-
Il gelato o Killian? Suppongo sia sempre un passo avanti a me e fosse un modo per farmi capire che, qualsiasi cosa accada o scelga, lui appoggerà sempre la mia felicità.
-”Infatti ne avevo bisogno, davvero. Ti ringrazio”-
Il ghiaccio dei suoi occhi, come sempre quando mi guarda, si è riscaldato sentendo le mie parole: stava per avanzare la mano verso di me, con un gesto di conforto ma poi si è fermato improvvisamente.
-”Non dovete ringraziarmi. Solo vi chiedo di fare attenzione: vi aspettano conseguenze e reazioni per ciò che avete scelto che non vi piaceranno. Ma in fondo voler raggiungere la propria felicità ha sempre un prezzo da pagare. Voi siete disposta ad affrontarlo?”-
Più che altro, ne sarò in grado?
Le sue parole mi hanno raggelato il sangue oltre ad avere scatenato l’angoscia che ho cercato di sopprimere. Non l’ha detto come un rimprovero o un avvertimento pauroso, ma come se lui capisse più di chiunque altro e sapesse cosa avrei dovuto fronteggiare. Da un lato mi sono sentita sollevata all’idea che non rimproverasse i miei sentimenti o che non avesse avvertito i miei genitori di quest’altra minaccia. Sì, perché tradire il mio futuro sposo e farlo soprattutto con un dipendente, avrebbe minacciato non solo la mia posizione ma anche la loro. Io devo essere l’esempio, non posso permettermi di sbagliare o ingannare così il mio popolo. È una sineddoche, la parte per il tutto: se imbroglio i reali e il mio compagno, è come se stessi imbrogliando l’intera Tahon.
-”Farò tutto ciò che è in mio potere affinché io possa essere felice”- gli ho detto.
Mi è sembrato soddisfatto dalla risposta e dopo aver sfiorato la mia spalla, come non aveva fatto in precedenza, se n’è andato. Parlare con lui è sempre un toccasana per la mia saluta mentale e psichica; mi fa riflettere molto su vari aspetti che tendo a occultare a me stessa.
In seguito, ho posto fine all’attesa di Killian per la lezione di difesa e mi ha accolto con il suo solito sorrisetto. Come sempre, indossava la tenuta da combattimento che mette in risalto la sua corporatura e, dopo quello che è successo tra noi, non posso evitare di pensare ai nostri momenti di intimità in cui ho visto le sue doti fisiche.
-”Ce ne hai messo di tempo. Hai incontrato il tizio?”- ha indagato.
Purtroppo ha dovuto sopportare, così come me, la presenza quasi ossessiva di Christopher a palazzo. È stato per la maggior parte del tempo con mio padre, nel suo studio; immagino che ora sappia meglio di me i problemi del regno e come risolverli quando sarà incoronato. Sono un po’ invidiosa, il Re avrebbe dovuto fare con me questi incontri. D’altronde, io sono l’erede al trono!
Per il resto, non ho passato molto tempo con il mio promesso: pare che adesso sia troppo occupato a soffiarmi la reggenza per instaurare un legame amoroso con la presunta fidanzata.
-”No no, oggi sono tutta per te”- gli ho detto a bassa voce, stiracchiandomi.
-”In realtà lo sei sempre”- ha ammiccato con arroganza.
Avrei voluto contraddirlo, ma in fondo il mio cuore è suo ormai e non posso fare a meno di rivolgere la mia attenzione su di lui ogni volta che è nei paraggi.
Ho cominciato a schivare i calci e i colpi diretti allo stomaco; sono diventata molto brava durante questi sei mesi e riesco persino a rispondere con forza, spiazzandolo. Ho abbassato la testa, sono scivolata di lato per evitare che mi centrasse e gli ho sferrato un pugno sul petto rigido; ha incassato il colpo con una smorfia, non senza prendermi dal polso e farmi rivoltare.
-”Oh, l’allieva vorrebbe superare il maestro?”- mi ha bisbigliato all’orecchio mentre era di spalle.
Allora con il braccio l’ho spinto dal collo lateralmente per fargli perdere l’equilibrio e la presa su di me; adirato e con un luccichio di sfida, mi ha colpita alle gambe per farmi cadere e si è premurato di tenermi la testa in modo da non sbatterla per terra.
-”Una delle mie posizioni preferite”-
Con il suo ghigno vittorioso, si è avventato sul mio collo per riempirmi di baci che in un altro momento mi avrebbero fatto perdere la testa, ma volevo vincere. Con le ginocchia l’ho spinto via in modo che rotolasse di fianco e finissi io per sovrastarlo.
-”Io preferisco di più questa”- gli ho detto a fior di labbra.
Mi ha preso con violenza dalla nuca per sopprimere la distanza che separava le nostre bocche e mi ha divorata come solo lui sa fare.
-”Potrebbe entrare chiunque”- ho cercato di informarlo prima che potesse degenerare la situazione.
-”Non finisce qui, bambolina mia”-
E in effetti non è finita lì. Perché durante questi dieci giorni infernali che mi hanno separata dal mio compleanno, Killian ha fatto di tutto per rimanere da solo con me. Mi ha soffocata di baci, carezze e attenzioni che non saranno mai abbastanza per placare il nostro bisogno di stare insieme, anche solo per pochi secondi.
Un giorno, mentre ero intenta a scrivere la lista degli invitati sotto la coordinazione dell’ancella di mia madre, lui era poggiato sullo stipite della porta e mi osservava con una veemenza che mi ha fatto rivolgere lo sguardo sui suoi vibranti occhi verdi. In quel preciso istante, sembrava che mi stesse comunicando i suoi sentimenti: ho avvertito trasporto, urgenza, impeto. Assecondavo le sue occhiate e cercavo io stessa di rispondere, dimostrandogli che lui è il mio posto nel mondo.
È capitato di ritrovarci nel gazebo del giardino, seduti sulla nostra panca a leggere ciascuno un libro diverso. Ad un tratto ha intrecciato la sua mano alla mia, mi ha rivolto quell’espressione che ormai associo all’amore e il mio cuore accelerava ogni secondo di più, quasi temesse di scoppiare da un momento all’altro. Volevo dirgli quanto per me quel contatto fosse diventato un’esigenza e Killian, come se mi avesse letto nel pensiero, mi ha stretta più forte.
-”Anche solo attraverso questa pressione superficiale sulla tua dolce mano, percepisco svanire gli ostacoli che vi sono nel mio cuore quando tenta di accostarsi al tuo”-
Ogni parola che dice, la marca con enfasi, come se fosse qualcosa di talmente profondo da doverlo imprimere dentro di me. Mi ha lasciata senza fiato, faticavo a respirare a causa dell’intensità di ciò che aveva espresso.
Nasconde molti significati: io lo vedo, in certi momenti, come si ombreggia il suo viso, si incupisce, e ciò mi fa paura. Mi preoccupo che possa decidere di lasciar perdere, che non ne valga la pena. Quando diventa riflessivo e si isola tra i suoi pensieri, non mi dà pace l’idea che io non riesca a decifrarli.
Gli ostacoli che vi sono nel mio cuore quando tenta di accostarsi al tuo: questa frase conferma che dentro di lui emergano sensazioni contrastanti, le quali cercano di frenare i suoi impulsi e sentimenti nei miei confronti. Mi chiedo se si tratti della sua intenzione di proteggere me e i doveri che ho verso il mio popolo; non vorrei mai si sentisse in colpa o in errore per aver scelto di palesare ciò che prova. Prima aveva scelto di non essere egoista, allontanandomi da lui e fingendo che fosse solo un gioco. Non posso biasimare la scelta che aveva preso, forse riguardano questo i suoi tormenti interiori. Ecco, tormenti. Sento che qualcosa lo stia torturando dall’interno: nel mio caso sono i sensi di colpa, ma nel suo? Non riesco a parafrasare le sue afflizioni. Se da un lato si mostra sereno e soddisfatto al solo sfiorarmi di sfuggita, dall’altro è come se gli costasse più del dovuto.
Io come lui non riuscivo ad immaginare di potermi riavvicinare a Killian, non potevo nemmeno ammetterlo a me stessa che volevo stare con lui poiché sarebbe stato impossibile da gestire e realizzare. Adesso, invece, non riesco neanche a ricordare cosa significhi stargli lontano. Forse la cosa giusta sarebbe stata sopprimere la fiamma delle emozioni prima che si tramutasse in fuoco ardente.
Adesso non c’è modo di sedare l’incendio.


 
*


I miei genitori hanno deciso che la festa di compleanno non si terrà nel castello. Sospetto che ciò dipenda dal fatto di prevenire un attacco da parte del regno nemico capeggiato da Steon. Re Hector, invece, l’ha rigirata sull’originalità, in modo che non ci riducessimo a fare sempre lo stesso nella sala da ballo. Sono d’accordo per entrambe le cose e l’idea di cambiare aria mi elettrizza parecchio. Fortunatamente mi hanno dato voce in capitolo nel scegliere la location: ho sempre desiderato di festeggiare su un mega yacht, lussurioso ma allo stesso tempo medievaleggiante, sull’Oceano Atlantico. Per raggiungerlo, ogni ospite avrà a disposizione un’imbarcazione illuminata da lanterne e un traghettatore personale. È l’unione perfetta tra antico e moderno: abbiamo fatto allestire il mega yacht in modo che fosse talmente luminoso da intravedersi a miglia di distanza; decorazioni che riprendono il bronzo scintillante del mio vestito a sirena; palloncini a elio alti dieci metri con il numero venti; tavoli da buffet lunghissimi e stracolmi di cibo; sfarzo e brillantini dappertutto; fiori laccati riposti in ogni angolo; delle fontane di cioccolato accompagnate dalla frutta; piramidi di champagne e una statua di ghiaccio a forma di corona.
Adesso che il gran giorno è arrivato non sto più nella pelle; il peggio è passato, cioè tutta l’organizzazione che ha fatto impazzire l’intero palazzo, e non vedo l’ora di stare insieme ai miei amici. L’unico motivo per cui non essere contenti è che dovrò stare con Christopher e non con il ragazzo che realmente vorrei al mio fianco. I dipendenti sono invitati quindi ci sarà, ma dovrà osservarmi da lontano senza poter intervenire. Sistiana mi ha portato un buffet di torte squisite per colazione e con un abbraccio mi ha augurato buon compleanno.
-”Sono troppo eccitata! Chissà che regali riceverai e cosa succederà durante la serata!”- non ha fatto che agitare le braccia, segno della sua euforia.
-”Sono curiosa anche io! Spero solo che vada tutto per il meglio e che possa divertirmi”- ho incrociato le dita.
-”Cosa potrebbe andare storto? Ogni cosa sarà perfetta, vedrai”-
Per un attimo non ho pensato al fatto che basterebbe pochissimo per rovinare tutto. Solo gli invitati sanno l’esatta ubicazione del mega yacht, per cui non dovrebbe essere facile raggiungerci e iniziare una vera e propria battaglia. E se ci facessero affondare? Ecco, per poco non mi viene un attacco di panico. Magari dovremmo festeggiare sulla terra ferma…
Ma no, Ariadna, respira profondamente e immagina la tua festa: tu che balli spensierata, mangi senza ritegno, ridi insieme agli amici, baci Killian…beh, la mia immaginazione ha esagerato, sì.
-”Il tuo fidanzato avrà in mente una sorpresa fantastica!”- mi ha colpito con il gomito maliziosamente.
-”Tipo che si sposerà con mio padre dato che passa tutto il suo tempo con lui”- ho ridacchiato.
Non mi dispiace in effetti, altrimenti dovrei starci insieme io e mi sentirei davvero a disagio se penso che lo sto tradendo con un altro. Oh cielo, ma perché ci ho pensato? Ora i miei sensi di colpa non faranno che divorarmi per il resto della mattinata.
Non ho raccontato alla mia amica ciò che sto combinando perché so con certezza che non approverebbe mai questo colpo basso; ho paura che mi possa giudicare male nonostante io me lo meriti. Non ho bisogno che qualcuno mi faccia notare il mio errore e forse è un atteggiamento da ottusi ma…sentirselo dire da lei che è così importante mi farebbe morire.
-”Io non ci giurerei”- ha affermato Sistiana, un attimo prima che qualcuno bussasse alla porta.
Con il cuore in gola, sono andata ad aprire e ho trovato il mio fidanzato con un sorriso smagliate pronto a sollevarmi entusiasta e fare una giravolta con me tra le sue braccia.
-”Buon compleanno tesoro”-
Mi sono venuti i brividi sentendo quel nomignolo e ho avvertito gli occhi bruciare dal senso di colpa.
Prima che potessi schivarlo, mi ha preso dalle guance e mi ha stampato un bacio sulle labbra.
Non posso evitare di pensare che se non fosse successo mai niente con Killian, probabilmente mi sarei pure affezionata a Christopher nella maniera giusta e avrei apprezzato questi gesti da “innamorati”. Non posso incolpare il primo, né posso far ricadere la colpa su di me poiché i sentimenti non si possono controllare. Mi dispiace soltanto di non aver dato nemmeno una possibilità al duca e so quasi per certo che non ne avrò occasione in futuro.
-”Volevo essere uno dei primi a vederti oggi. Anche con la camicia da notte sei stupenda”-
Mi sono girata verso la mia dama di compagnia guardandola con gli occhi spalancati, mentre lei mi ha riservato un’espressione piacevolmente sconvolta.
-”Ti ringrazio, mi fa piacere…”-
Non solo è stato imbarazzante quel momento ma ogni volta che guardo negli occhi Christopher, rivedo riflesso il mio tradimento e mi ricordo quanto io sia ripugnate a causa del mio amore per Killian. Per tale motivo cerco di evitarlo il più possibile, per sfuggire ai rimorsi della coscienza. Siamo stati un po’ insieme, non appena mi sono cambiata, e mi ha raccontato delle attività curricolari insieme a mio padre e di come si trovi bene in sua presenza. Stanno diventando amici e la cosa mi preoccupa non poco.
Inoltre, prima della festa ho incontrato per le scale anche l’oggetto delle mie trasgressioni. Eravamo troppo in vista e non ha potuto neanche sfiorarmi ma con il suo sguardo mi ha trasmesso le stesse emozioni di un abbraccio amorevole.
-”Buon compleanno, mia principessa”- mi ha sussurrato prima di andare via e far finta di nulla.
Il regalo più bello sarebbe stato poterlo ringraziare senza timore che mi vedessero avvinghiata a lui.


Una volta raggiunto lo yacht attraverso l’imbarcazione reale, illuminata da tre lanterne, realizzo quanto impegno abbiano messo per realizzare ciò che avevo immaginato. Il Re mi ha detto che il loro regalo di compleanno è proprio il panfilo (yacht), che potrò utilizzare a mio piacimento. Che figata!
Vedo arrivare gli invitati e l’oceano è puntinato di luci le quali vengono verso di noi; uno spettacolo a dir poco strabiliante. Adoro il vestito che hanno fatto su misura, lungo e attillato fino alle caviglie per terminare ampio, tipico stile a sirena. Il bronzo è caratterizzato da mille luccichii e brillanti incastonati sul corpetto che contorna perfettamente il seno, fino a sotto il bacino per rendere l’abito raffinato e ingioiellato. La mia corona è in pendant, così come le scarpe fin troppo alte per i miei gusti. Per la prima volta sono contenta di portare i capelli acconciati in maniera diversa: Margareth li ha attorcigliati in una treccia larga in cui sono incastrati dei diamanti al posto dei fermagli. Il trucco è meno leggero del solito, con un rossetto scuro che evidenzia le mie labbra. Mi sento davvero carina, anche se non proprio comoda con questo vestito super stretto lungo tutto il corpo.
Anche i miei genitori sono elegantissimi e mia madre ha deciso di lasciare sciolti i suoi capelli stupendi, il che la rende più giovane e bella. Il Re è lo sfarzo vivente, specialmente la corona che potrebbe pesare più della sua testa; ha accorciato la barba e pure lui sembra ringiovanito. Forse si sentono minacciati dal tempo poiché la loro figlia ha ormai vent’anni. Con rammarico penso a quanto tutto passi in fretta, con una volata di vento che trascina con sé ogni attimo di vita.
Man mano gli ospiti ci raggiungono e poi si inchinano per farmi i loro auguri, porgermi i doni e meravigliarsi della location perfetta. Feliksa Powell si spinge persino ad abbracciarmi, nonostante il nostro rapporto sia sempre stato occasionale e ultimamente ancora più raffreddato.
-”Dovrai dirmi chi ti ha fatto il vestito, ne voglio uno simile tra due anni!”- mi gira intorno con ammirazione e un pizzico di invidia.
Lei ha un abitino corto rosso acceso, non tra i miei modelli preferiti ma le sta bene.
Il restante gruppo di ragazzi a stento mi augurano buon compleanno: da un po’ si sono allontanati da me e non so di preciso il motivo. Hethel Belting solitamente sta sempre con noi più grandi pur di sentirsi presa in considerazione ma di recente passa il suo tempo con quelli della sua età e non mi considera più di tanto. Anche Stevan e suo fratello Donovan non si avvicinano se non per i convenevoli, cosa inaspettata da parte del primo, il quale trova sempre un motivo per chiacchierare a causa del suo essere logorroico. Cosa è successo con esattezza? Non che sia sconvolta da questo ma da un lato mi dispiace.
Mi rallegro non appena vengono da me Nevena e Morgan, gli unici veri amici che sono rimasti al mio fianco fin dall’inizio dei tempi e lo rimaranno qualsiasi cosa accada, potrei metterci la mano sul fuoco.
-”Sei una principessa”- mi stritola indiscretamente il ragazzo.
-”Ah-ah divertente”-
E’ elegantissimo nel suo completo nero che riprende l’oscurità dei capelli e risalta, invece, la luminosità degli occhi. Più cresce, più si fa affascinante e si riempie di peli sul viso, marcando la sua virilità.
-”Ti voglio bene tesoro, tanti auguri”- fa lo stesso Nev, quando la regina Clarissa non guarda dalla nostra parte.
Indossa uno splendido abito blu scuro firmato, più stretto del solito poiché si è messa in testa che deve perdere qualche chilo e adesso si sente meno a disagio con le sue forme.
Noto che i due sono venuti insieme in effetti, ma non ho nessuna novità sull’andamento del loro rapporto. Alla fine, la mia amica mi ha raccontato tutto quello che è accaduto con la sua calma, il tempo di metabolizzare, e io le ho detto ciò che sapevo sulle intenzioni di Morgan. Lui stesso poi gliene ha parlato, spiegandole che avrebbe provato a capire i suoi sentimenti. Durante la serata li osserverò e se riuscirò a parlare singolarmente con uno dei due, estrapolerò informazioni.
-”Voi siete troppo belli, ricordatevi di chi è la serata”- li prendo in giro.
Mi affianca Christopher, tenendomi un braccio intorno ai fianchi e sorride ai miei amici.
-”Ragazzi, che piacere vedervi!”-
Strano, non li ha mai interpellati se non per qualche secondo e per convenienza; temo voglia ingraziarseli per fare colpo su di me, aiuto.
-”Ah sì?”- assottiglia gli occhi Morgan e subito Nevena gli dà una gomitata.
-”Anche per noi!”- si sbriga a sorridergli.
Mi piacerebbe che andassero subito d’accordo ma purtroppo non funziona così. So che la rossa lo reputa un ragazzo intrigante e lo approva come mio fidanzato, mentre Morgan fa più fatica ad accettarlo specialmente dopo aver saputo a chi appartiene il mio cuore.
Quando tutti mi hanno salutata e onorata con le loro attenzioni, cominciamo a mangiare come se non ci fosse un domani. Per la prima volta durante una cerimonia ho appetito e sono grata che i camerieri ci preparino il piatto così che non dobbiamo servirci a buffet come gli altri. È informale questa soluzione ma smorza l’eleganza della serata: alla fine è pur sempre una festa di compleanno e renderla esageratamente imperiale mi soffocherebbe.
Le pietanze a base di pesce sono squisite: spaziano dai semplici primi con i gamberi, vongole e pescespada, a quelli più raffinati come spaghetti alle alghe dulse e wakami, alici e sesamo; riso venere con code di mazzancolle; tantissimi tipi di pesce arrostiti, marinati e in crosta; fagottini di porri, salmone e robiola; scampi e cognac; onigiri; pesce persico; baccalà con fonduta di formaggio svizzero; crema di capesante.
Si sente quanto sia fresco il cibo e di ottima qualità; ogni piatto è curato nei dettagli e vi è anche uno showcooking in cui lo chef mostra come gratina le ostriche.
Riesco a saziarmi in fretta e il venticello fresco dell’oceano mi fa rabbrividire piacevolmente. Mi soffermo a guardare le onde che si infrangono a ridosso del mega yacht e mi lascio cullare dal leggero movimento. A distanza, mi fiancheggia Killian e segue la direzione del mio sguardo; non incrocia il suo con il mio quando decido di guardarlo di sottecchi e il mio cuore urla di disperazione nel non poterlo nemmeno sfiorare per sbaglio.
È divino con il completo grigio scuro che evidenzia la sua corporatura generosa e lo rende più autoritario di sempre. Vorrei scostargli i riccioli che gli ricadono sui suoi meravigliosi occhi, i quali si sforzano di non incrociare i miei.
-”E il mare mi fa da donna-schermo, come faceva Dante per nascondere e preservare l’oggetto del suo reale interesse”-
Lo sussurra in modo che solo io possa sentirlo e nonostante il mio sguardo insistente, lui non cede e continua a rivolgerlo verso l’oceano. Non riesco a trattenere una lacrima che sfugge lungo la mia guancia a causa di ciò che ha detto. La sua voce è così profonda, cantilenante; faccio per dire qualcosa ma Christopher si pone nel mio campo visivo, nello lo spazio che mi separa dal mio poeta.
-”Tutto bene amore?”- mi domanda, leggermente preoccupato.
Trasalisco e noto Killian serrare i pugni, spiandoci con la coda dell’occhio.
-”C-certo”- balbetto, sorridendo.
-”Sembrava stessi piangendo”-
Mi carezza la guancia umida, con un’espressione perplessa e impotente. Leggo nel mare delle sue iridi incomprensione perché dovrei essere la ragazza più felice del mondo in questo momento.
-”No, sono solo emozionata. È tutto così bello”-
-”E tu sei la più bella”-
Fa per avvicinarsi alle mie labbra e presa di soprassalto lo abbraccio, per evitare che mi baci. Esamino Killian, il quale per un millesimo di secondo ricambia l’occhiata, prima di andarsene dall’altra parte del panfilo.
-”Vieni con me, apriamo le danze”- Christopher mi porge la sua mano e mi conduce al centro dell’attenzione.
In mio onore, hanno chiamato una band indie famosissima per suonare dal vivo. È un bene che abbiano cambiato il repertorio classico e da cerimonia, preferisco di gran lunga questo genere anche per i balli lenti.
Il mio fidanzato mi stringe a sé per condurmi sulle note di una splendida canzone degli Indipendence Style direttamente da Londra.
Non so dove sia andato Killian e cerco di non pensarci perché sennò mi sentirei sprofondare più del solito. Sento gli occhi di tutti puntati addosso e man mano le coppie ci raggiungono per danzare con noi. Di sfuggita noto Morgan e Nevena fare lo stesso, seppur distanti tra loro.
-”Mi dispiace se in questi giorni non sono stato molto presente ma d’ora in poi penderò dalle tue labbra, promesso”- mi bisbiglia il mio cavaliere.
Ciò mi preoccupa non poco: se la situazione fosse diversa, ne sarei stata contenta poiché è un modo per conoscerci meglio e affezionarci. Adesso l’idea mi terrorizza.
-”Non preoccuparti, lo capisco”- cerco di persuaderlo.
-”No, davvero, voglio stare con te più tempo possibile”-
Stavolta non posso sfuggire ad un suo bacio, sempre delicato e casto. Quasi sembra un gesto meccanico, come se non avesse l’intenzione di approfondire. Forse è meglio così, altrimenti mi sentirei in maniera peggiore nei confronti di Killian, seppur non abbia senso il mio ragionamento.
Finito il ballo con lui, raggiungo la mia migliore amica che finalmente si trova da sola vicino la fontana di cioccolato.
-”Morgan?”- indago.
-”E’ andato a parlare con la dark, Iv”- mi informa, infastidita.
Guardo dalla loro parte ma sembra tutto normale e non credo ci sia da preoccuparsi. Anche se fosse, questa volta non posso intromettermi come ho fatto con Gwenna.
-”Ma tra voi due?”- la incoraggio.
Ormai sono diventati la mia distrazione, come una soap opera o una serie tv che purtroppo non posso vedere spesso alla televisione.
-”Dopo avermi detto che vuole provare a vedere se funziona, è stato un po’ distaccato. Oggi quando è venuto a prendermi, all’improvviso mi ha baciata e tra l’altro stava mettendo la mano sotto il vestito ma dovevamo sbrigarci. Adesso è di nuovo freddo con me. Io non lo capisco Aria, cosa ho fatto di sbagliato?”-
Vedo come si stia trattenendo per non scoppiare a piangere e mi si spezza il cuore sapere che non posso fare nulla per aiutarla. Potrei chiedere al diretto interessato però non vorrei nemmeno intromettermi. Dice di non volerla illudere né prendersi gioco di lei, allora per quale motivo si comporta così?
-”Magari vederti in questo modo gli ha scatenato varie emozioni e ora si è allontanato perché non vorrebbe che pensassi subito in positivo”-
Sarebbe l’unica soluzione possibile: se non lo conoscessi, avrei già pensato al peggio.
Ad un tratto mio padre attira l’attenzione di tutti e si pone al centro.
-”Gentilissimi ospiti, siamo ossequiati per avervi qui con noi a festeggiare la principessa Ariadna. Ufficialmente, entra in società e diventa erede al trono di Tahon. Farà parte del governo reale e il suo ruolo politico è più che mai evidenziato.
Figlia mia, ti auguro di continuare ad essere determinata e degna del tuo titolo come già sei, in grado di affrontare ogni pericolo e prendere le decisioni più difficili. Il popolo sa da sempre che può contare su di te, sei un pilastro per la società e non potrà esserci sovrano migliore. Mi fido del tuo buon senso e della tua caparbietà; sono orgoglioso della donna che sei diventata. Tantissimi auguri, possano l’amore e la fortuna sempre accompagnarti.”- detto ciò alza il calice di champagne invitando tutti a fare lo stesso.
Le sue parole mi hanno commossa; non ha mai affermato niente del genere, neanche in privato, con tale convinzione e onore. Probabilmente è stato un discorso dettato dalla circostanza ma so che il Re non dice mai niente senza crederci davvero. A questo punto non importa se il trucco non è più perfetto a causa delle lacrime che scendono senza timore. Mi avvicino a lui e lo stringo in un abbraccio, grata della fiducia e dell’incoraggiamento riposti in me. Sapere che abbia cambiato idea, che mi veda matura e responsabile, capace di cavarmela da sola, è tutto ciò che posso desiderare.
Peccato che, a causa di ciò che sto facendo con Killian, io non mi meriti più questi elogi. Ormai sono un’imbrogliona, una traditrice e ho perso la dignità di essere la futura regina del il regno di Tahon.
-”E vorrei anche io rivolgere delle parole a mia figlia – comincia mia madre, stupendomi – Nonostante non lo dica spesso, sappi che sono felice di come sei cresciuta e fiera dei valori che ti caratterizzano. Buon compleanno”-
Il suo augurio mi ha stravolta del tutto. Non mi aspettavo minimamente che prendesse la parola, figuriamoci dirmi una cosa così bella. So che in cuor suo mi vuole bene, nonostante me lo dimostri ben poco, ma sentire nella sua voce l’orgoglio di una madre mai espresso prima d’ora, non ha prezzo.
La guardo meravigliata e speranzosa che il nostro rapporto possa ricucirsi con il tempo; mi rivolge un debole sorriso per poi brindare.
-”Viva la principessa Ariadna”- gridano in coro gli invitati.
-”Viva la principessa Ariadna”- conferma Dimitri.
Me lo ritrovo al mio fianco, inaspettatamente. Per la prima volta in tutta la mia vita lo abbraccio davanti a chiunque. Non mi importa niente che ci vedano, io voglio bene a quest’uomo in modo indissolubile e non ho avuto l’occasione di incontrarlo per tutto il giorno.
-”Tanti auguri”- mi dice, una volta che mi sono distaccata.
È più raffinato del solito: non ha la divisa azzurra e argentata ma uno smoking sofisticato che lo fa sembrare più grande e serio di quanto già non sia.
-”Mi dispiace se ti ho abbracciato ma…”-
-”Non preoccupatevi, lo apprezzo. Spero solo non vi rimproverino”- mi sorride.
Si devono solo azzardare! Guardandomi intorno constato che i miei genitori stanno parlando con Edmond ed Elara De Vrie, per cui non credo ci abbiano fatto caso.
L’atmosfera è così tranquilla e pacifica: in sottofondo gli Indipendence Style suonano una canzone rasserenante, la quale accompagna i festeggiamenti e le risate degli ospiti; con piacere, noto come nessuno abbia interrotto il ricevimento in maniera brusca per attaccare la mia famiglia e parte dei sudditi di Tahon. Sono stata fin troppo paranoica durante questi giorni e finalmente posso godermi il mio giorno.
Prima della torta, è tempo di aprire i doni e sono davvero curiosa di sapere cosa c’è in serbo per me: marche di tutti i tipi, Chanel, Louis Vuitton; borse Birkin di Hermès tra le più costose al mondo; profumi; gioielli preziosi da varie parti del mondo e di firme illustri. Nevena e Morgan mi hanno regalato un viaggio da fare insieme a loro durante il periodo natalizio alle Cascate di Iguazù in Argentina al confine con il Brasile, per poi visitare la Patagonia; sto per urlare di gioia ma devo avere un contegno se voglio sembrare regale. Sanno quanto volessi andarci e hanno scelto un periodo perfetto perché sarà estate quando da noi vi sarà l’inverno.
-”NON VEDO L’ORA”- urlo loro nell’orecchio, mentre li stritolo forte a me.
È assolutamente il regalo più bello di tutti perché potrò stare con i miei migliori amici, seppur seguita da qualche guardia, e si tratta del mio posto preferito nel mondo. Connubio perfetto.
Il mio fidanzato mi porge una scatolina quadrata con dentro un bracciale d’oro intrecciato, gli tendo il polso e me lo faccio agganciare da lui.
-”Grazie, è bellissimo”- sorrido timidamente.
Mi dà un bacio sulla fronte e lascia spazio agli altri di mettersi di fronte a me mentre apro i loro regali. Mi hanno donato persino un cavallo di razza, un telescopio astronomico e uno schermo da 120 pollici, più grande di un cinema! Non potevo chiedere di meglio anche se avessi provato a pensarci.
Ci sono talmente tante lettere e biglietti che mi risulta difficile leggerli tutti, ma uno in particolare attira la mia attenzione perché è una pergamena imbottigliata: perfettamente in tema! È persino bagnata e ciò fa viaggiare la mia fantasia, immaginando che l’abbiano pescata nell’oceano e che arrivi da un’isola deserta.
Dopo aver aperto il tappo, srotolo la pergamena con delicatezza prima che si strappi e mi accorgo odori di lillà.
-”Leggi ad alta voce, mia cara”- mi suggerisce Re Hector.
La scrittura mi sembra familiare.


I miei più sentiti auguri, principessa Ariadna,
probabilmente ti chiederai chi è il mittente di questa lettera. Sono solo un vecchio amico di famiglia.
Non potrei essere più contento di sapere che hai compiuto vent’anni! Questo strabiliante evento ti rende ufficialmente l’erede al trono di Tahon.
Splendido, non è vero?
Peccato solamente che i programmi prevedano altro per tutti voi, per te.
Ho provato a far ragionare tuo padre ma, ahimé, non è andata come speravo. Pertanto, mi rivolgo direttamente a te; hai la fama di essere molto intelligente e giudiziosa, per cui rifletti bene alle mie parole:
se non rinuncerai alla corona, dovrai dire addio al regno di Tahon e a tutta la tua famiglia.”


Smetto di leggere poiché mi sta mancando il fiato. Se ho capito bene, si tratta di una lettera da parte di quel pazzo maniaco di Steon. Sento raggelarmi il sangue e alzo gli occhi per incrociare lo sguardo di mio padre. È bianco come un fantasma, temo che possa svenire da un momento all’altro e i suoi occhi supplicano pietà. Tutti gli invitati sono confusi e presi alla sprovvista; Christopher è furioso, i miei amici sono preoccupati. Dimitri mi affianca come a sorreggermi perché a quanto pare anche io dall’esterno sembro in preda al panico più totale e non sono più in grado di proferire parola. Ho la vista appannata e mi rendo conto di singhiozzare: ma devo sapere cos’altro dice la lettera.
Strofino la mano sugli occhi e mi affretto a leggere nella mia mente:


Non sono sicuro che Hector te ne abbia parlato, so quanto sia codardo. Ma fidati di me, ha commesso un terribile atto che gli costerà ciò che ha di più caro.
Io e Harnor raderemo al suolo quello che avete costruito con tanti sacrifici e sangue. In questo caso, ne spargeremo molto: quello della tua gente, il tuo. So che sei più responsabile di tuo padre e saprai scegliere ciò che è più giusto.
Non odiarmi per questo; se conoscessi la verità, so che capiresti…si tratta di giustizia.
PS. come puoi notare, non vi è successo nulla oggi. Devi sapere che siete salvi solo perché l’ho deciso io. Conosco l’ubicazione dello yacht, avrei potuto procedere questa sera stessa ma non l’ho fatto! Vedila come un ultimo atto di pietà prima che io possa sterminare la vostra famiglia e il vostro amato popolo.
Steon Fevre”


Faccio appena in tempo a confermare l’emittente del messaggio che la mia testa comincia ad oscillare paurosamente, i miei occhi si rovesciano all’indietro e il buio inghiotte l’ultima briciola di felicità rimasta.

 

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Capitolo 21
*** Piacevole sofferenza. ***


 


Capitolo 21

PIACEVOLE SOFFERENZA.

 
Quando apro gli occhi, tra le braccia del mio fidanzato affiancato da Dimitri, lo scenario è rimasto lo stesso: siamo ancora nello yacht a festeggiare il mio compleanno. Gli ospiti sembrano piuttosto rasserenati, al contrario di mio padre visibilmente sconvolto, della regina pensierosa e della mia guardia incupita, la quale si avvicina a me di fretta e mi aiuta ad alzarmi al posto di Christopher.
Quest’ultimo è nervoso e mi sfiora la guancia sollevato; sembra davvero interessato al mio stato di salute e ciò se da un lato mi intenerisce, dall’altro mi fa sentire in colpa. Lascia fare Dimitri e gli fa un cenno, come se sapesse già le sue intenzioni.
Guardo il ragazzo negli occhi, blu come il mare in questo momento, e gli sorrido debolmente.
-”Sono svenuta per molto?”- chiedo alla guardia, con voce impastata.
-”Mezz’ora circa”-
Mi regge dai fianchi per aiutarmi a seguirlo in un angolo più appartato.
-”Che c-cosa, come avete…”-
So di aver letto metà della lettera di Steon ad alta voce e temo, quindi, di aver insospettito e preoccupato gli invitati. Ma adesso non c’è più niente da nascondere ed io e la mia famiglia dovremmo parlare chiaramente di questa situazione orrenda.
-”Ascoltate: il Re ha detto agli ospiti che la lettera fosse di un lontano parente e che per l’emozione voi avete perso i sensi. Sono stati persuasi affinché credano che non si tratti di una minaccia”- sussurra Dimitri, guardandosi intorno.
Per fortuna almeno questo problema l’hanno risolto mentre io ero stata risucchiata dal panico. Non sono mai svenuta prima d’ora e non capisco come possa essere successo: la paura, l’ansia e l’angoscia provocano reazioni del genere?
-”Io…non so che fare”- tentenno.
-”Voi non dovete fare niente. Ce ne occuperemo noi e i militari dell’accademia. Re Hector sta già prendendo i giusti provvedimenti”- mi informa.
Che vuol dire? Vogliono rispondere alla dichiarazione di guerra? Dovrebbero, invece, cercare di non arrivare a tanto.
-”No! Bisogna evitare l’attacco. Diamogli quello che vuole in modo da non mettere in pericolo il regno!”-
Mi guarda con occhi sbarrati e all’improvviso colgo un lampo di paura; mi stringe con fare protettivo prima di rispondere.
-”Non potete rinunciare al vostro titolo, né vostro padre può cedere Tahon a quel tiranno. Non abbiamo altra scelta; vi prego soltanto di non fare sciocchezze. Se non lo fate per voi stessa, fatelo per tutte le persone che vi vogliono bene e che non potranno sopportare che vi facciano del male”-
La sua espressione mi suggerisce che è questo che lo spaventa: che io possa consegnarmi a loro pur di evitare distruzione e spargimenti di sangue. Sarebbe da stupidi ma risolverebbe tutto, seppur non per me; so quanto li ferirei, però, se commettessi un’azione simile.
-”Va bene, te lo prometto”-
Si tranquillizza, anche se qualcosa mi dice che non mi lascerà da sola nemmeno per un secondo e la fifona in me ne è sollevata.
Prima, non c’era stata l’occasione di far uscire la torta e soffiare le candeline, pertanto, per concludere positivamente la serata, mia madre ha pensato che fosse il caso di procedere lo stesso.
È a cinque piani, luccicante e rosata, con in cima una corona d’oro fatta in pasta di zucchero: semplice ed elegante allo stesso tempo. Venti candeline lunghe e sottili spuntano dallo strato più alto, fiammeggianti e desiderose di essere spente.
Devo salire su uno sgabellino per sovrastare l’immensa torta e rifletto bene prima di esprimere il desiderio. Ho sempre pensato fosse un gesto meccanico e convenzionale ma in verità è un atto di speranza che ognuno di noi, adulti e piccini, ha bisogno per contrastare le delusioni della realtà, per sognare che tutto possa andare per il meglio ed augurarsi la felicità che si desidera.
Soffiando sulla fiamma, penso a me e alla mia famiglia, a noi che riusciamo a salvare tutti e ne usciamo vincitori; a Dimitri che si batte con coraggio e che nessuno possa portarmelo via; ai miei amici ignari delle sorti del regno; a Christopher che non si merita la mia indifferenza e che riesce a dimostrare il suo valore; a Killian, di cui mi sono inaspettatamente innamorata e a cui non potrò mai promettere il mio cuore. Incrocio il suo sguardo per un secondo e credo riesca a cogliere il mio desiderio. È serio, forse infelice, ma da lontano riesce a trasmettermi la sua vicinanza.
Tutti applaudono, mi fanno gli auguri e si mostrano contenti della serata. La torta è buonissima, con dentro crema e fragole come piace a me; purtroppo non riesco a gustarla come vorrei a causa di quella maledetta lettera. Perché non farci affondare tutti subito? Non sarebbe stato più facile per Steon? Temo che la sua intenzione, però, sia far soffrire mio padre come ha sofferto lui per sua sorella Milah. I miei presentimenti mi portano a pensare che io non uscirò viva da questa situazione.


 
*


La festa è definitivamente terminata, anche se non nei migliori dei modi. Mi aspettavo di peggio, certo, ma non si può dire che sia stata perfetta. Tutti ritorniamo sulla terra ferma grazie alle imbarcazioni illuminate dalle lanterne e noi della famiglia reale ci affrettiamo a tornare a palazzo.
-”Presto verrò da te e sono sicuro che andrà meglio”- mi saluta Christopher, abbracciandomi.
-”Grazie di tutto”- gli sorrido.
So che vorrebbe baciarmi ma non lo fa, mi getta uno sguardo malinconico e poi mi lascia andare.
Una volta nella limousine, osservo il re e la regina assorti nei loro pensieri e sono un po’ scoraggiata all’idea di prendere la parola.
-”Papà…”- provo a cominciare un discorso di cui ignoro le strade che possa prendere.
-”Bambina mia, adesso non è il momento giusto. Domani parleremo, promesso”-
Mi dà un bacio sulla tempia e abbassa lo sguardo: non l’ho mai visto in queste condizioni, così devastato. Sembra quasi si senta umiliato e impotente perché non è riuscito ad impedire a quella lettera di raggiungere me. La regina Clarissa è altrettanto scombussolata e mi guarda rammaricata, come se fosse davvero preoccupata per me.
Non proferiamo parola per tutto il tragitto. Solo alla fine, una volta rientrati nel castello, stringo le mani dei miei genitori con un affetto diverso e loro mi augurano la buonanotte, mentre le ancelle mi seguono nelle mie stanze.
Mi svestono in silenzio e mi preparano un bagno caldo nonostante sia già molto tardi. Sistiana non può dirmi niente al momento ma riesco a capire la sua inquietudine anche nei singoli gesti. Lasciano la stanza e mi azzardo a rilassarmi un attimo con il corpo a mollo nell’acqua profumata e i capelli fuori dalla vasca per non bagnarli. Prima che possano venirmi le solite congetture notturne, sento un rumore provenire dalla terrazza che si trova accanto alla stanza da bagno e per poco non scivolo dentro del tutto, a causa dell’agitazione che mi ha causato. Mi affretto ad uscire, sperando di non rompermi il collo, e mi arrotolo un asciugamano addosso per coprirmi: se è un attacco alla mia persona, che almeno non mi sorprendano nuda.
Mi avvicino di soppiatto, sgocciolando per terra e tenendo stretta al petto la tovaglia per poi accorgermi che a bussare è Killian, ancora in smoking e con un’espressione divertita. Sicuramente dall’esterno sembro una pazza.
Arrossisco in maniera spudorata e apro la portafinestra per farlo entrare.
-”Mi hai fatto prendere un colpo!”- lo accuso, a bassa voce.
Si porta una mano alla bocca per trattenere una risata a causa del mio stato ridicolo.
-”Sapevi del mio arrivo e ti sei organizzata?”- domanda, indicandomi.
Il solito sbruffone! Vado a chiudere a chiave la porta della camera prima che qualcuno possa entrare e sorprenderci in queste condizioni.
Mi abbraccia da dietro e mi solleva leggermente, come se fosse felice di vedermi e dimostrare il suo affetto dopo una serata torturante.
-”Mi sei mancata”- sussurra al mio orecchio.
Mi bacia la spalla umida e il collo, non con desiderio ma con tenerezza il che mi fa rabbrividire comunque.
Mi giro verso di lui e con la mano non occupata a tenere l’asciugamano, lo avvicino dalla guancia per baciarlo. Sentire il suo sapore in un momento come questo è un sollievo e mi sento confortata dalle sue labbra calde e morbide.
Mi prende per mano e mi dirige verso il letto.
-”Fammi mettere la camicia da notte prima”-
-”No, dai, rimani così”- fa lo sguardo dolce per convincermi e mi metto a ridacchiare.
Sposta le coperte per permetterci di posizionarci all’interno; prima, però, si toglie la giacca ingombrante e la cravatta. Mi attira a sé e poggio la testa sul suo petto; mi copre per bene prima che io possa sentire freddo sulle spalle scoperte dall’asciugamano. Finalmente posso riappacificarmi con i sensi grazie alle premure di Killian e alla sua presenza rassicurante. Il mio cuore non fa che accelerare i battiti.
-”Che cosa è successo stanotte?”- mi chiede con gentilezza.
Alzo il viso per guardarlo negli occhi e sembra aspettare dei chiarimenti. Io, invece, comincio a dargli tanti baci sul collo, sul mento, sulla mascella ruvida e poi sulla bocca.
-”Non vuoi parlarne?”- constata, ricambiando a sua volta.
Forse a qualcuno devo raccontarlo, per sentirmi compatita e al sicuro, per alleviare il peso enorme che porto da sei mesi a questa parte. Domani ne discuterò per la prima volta con mio padre e sarà il momento più arduo ma adesso ho bisogno di condividere tutto questo con lui, con Killian, la persona a cui ho donato il mio cuore.
Comincio dall’inizio, dall’avvertimento di Dimitri su un possibile pericolo incombente; da quello che ho scoperto una volta intrufolati nello studio di mio padre; le lettere di Steon, le sue minacce e l’insinuazione che Milah sia morta per mano di mio padre; ciò che ho scoperto da Kade Guerin e dal professor Blake sul regno di Harnor, sulla posizione di consigliere fiscale di Milah e la trama di corte per appropriarsi dei beni di Tahon. Gli racconto ogni cosa, ciò che penso riguardo all’innocenza del Re e alla fine che abbia potuto fare la donna; quello che ha chiesto Steon in cambio di una tregua e la mia idea di non voler spargimenti di sangue.
Mi ascolta stupito e angosciato, con rabbia quando ho accennato il pericolo della mia morte e con la stessa impotenza che ha mostrato mio padre.
-”Sarà un pazzo che non riesce ad accettare la perdita della sorella e che riflette il suo dolore sui reali e su Tahon. Sono certo che se le è successo qualcosa, sia stato per difendere il Re da un suo attentato, cosa inevitabile”- commenta.
-”Infatti penso sia così. Non lo so, ci sono troppe cose che non quadrano e non posso sopportare l’idea che per orgoglio si metta in pericolo tutto il regno”-
-”E che vorresti fare? Sacrificarti? Ariadna, non esiste – si mette seduto in maniera più composta per guardarmi dritto negli occhi – non è ancora compito tuo proteggere il popolo e soprattutto non in questo modo! Sarà meglio rispondere all’attacco, nessuno rinuncerà a te, hai capito?”-
-”Ma non sarebbe da egoisti mettere in pericolo così tante persone solamente per proteggere me? Io non sono più importante di tutto il regno, non è giusto”-
Cerco di non piangere, almeno non questa volta, non oggi. Devo essere ancora più forte di prima per affrontare ciò che verrà.
-”Non è nemmeno giusto consegnare Tahon ad un terrorista che potrebbe lo stesso distruggerci tutti, non credi?”-
Non ha tutti i torti, ne sono consapevole, però è dura accettare questa situazione. L’unica soluzione sarebbe rispondere all’attacco e vincerlo, ponendo fine ad altre vite…
Si accorge del mio smarrimento, mi prende dal mento per avvicinarmi al suo viso e puntare gli occhi sul verde scintillante dei suoi.
-”Non permetterò che nessuno ti faccia del male, è chiaro? Hai la mia parola. Non ne hai bisogno ormai, ma sappi che io ti proteggerò sempre”-
Al solito le sue parole si insinuano in profondità ed acquistano un valore intenso, vibrante, che mi inducono a riporre la mia fiducia su di lui nella maniera più completa. Avverto convinzione, paura di perdermi e un guizzo di infelicità che però è ricacciato subito in fondo; mi fa sentire al sicuro e amata, seppur non lo dica esplicitamente. Sono contenta di avergliene parlato e in automatico il mio cuore si sente meno pesante.
-”Aspetta aspetta, ho una cosa per te”- mi ferma un attimo prima che lo possa baciare.
Si porta una mano dentro la tasca dei pantaloni di seta ed esce una scatolina di velluto. Sorrido a questa sorpresa e sono curiosissima di vedere cosa vi è custodito all’interno.
Aprendola, scorgo un medaglione prezioso a forma di fiore di ciliegio e con dei diamantini incastonati al centro per simboleggiare il pistillo.
-”Geneviève me l’ha dato prima che compissi diciotto anni. Mi disse di regalarlo alla donna che mi avrebbe reso forte e fragile allo stesso tempo, essendo questo il significato del fiore di ciliegio. Credo sia la perfetta dicotomia di quello che mi fai provare”- afferma, nascondendo un sorriso.
-”È…meraviglioso”- farfuglio, commossa.
Forse è il regalo più bello che potessi ricevere. Non l’ha mai dato a nessun'altra e lo possiede da sette anni! È una dimostrazione spettacolare di quanto io sia speciale per Killian, principalmente perché la sua balia significava tutto per lui e ha voluto donare il medaglione a me e solo a me; mi ha fatto capire di essere il suo punto debole a causa di quello che prova per me ma anche il suo punto di forza sempre grazie a tale sentimento. È forse una dichiarazione d’amore?
Mi inginocchio in modo da dargli le spalle, sempre tenendo stretta la tovaglia che mi copre, e mi sposto i capelli di lato per dargli la possibilità di farmi indossare il suo dono.
Segue la mia posizione e delicatamente appoggia il medaglione freddo sul mio petto e me lo aggancia. Mi sfiora con le labbra la parte scoperta della schiena e mi volto dalla sua parte per farmi guardare.
-”Come mi sta?”- sbatto le ciglia, seducente.
-”Ti sta benis…”-
Si interrompe non appena si rende conto che mi sto togliendo l’asciugamano di dosso, lasciandola cadere sul letto. Sofferma lo sguardo su ogni centimetro della mia pelle e ciò mi fa avvampare terribilmente, poi passa con delicatezza le nocche in mezzo ai seni – superando il medaglione – sull’addome fino alla mia intimità.
-”Sei perfetta”- bisbiglia, infuocato dalla passione che prima aveva sicuramente represso.
Mi sono presa di coraggio perché voglio essere guardata così, con desiderio e amore solo da Killian. Mi metto a cavalcioni su di lui, il quale è preso alla sprovvista, e comincio a sbottonargli la camicia di lino.
Non interrompe nemmeno per un attimo il contatto visivo, mentre a me tremano un po’ le mani nel sfilargli l’indumento e passargli le mani sui pettorali. Mi sostiene dai fianchi, accarezzandomi pian piano la schiena e i glutei; adesso comincio a realizzare che sono completamente nuda su di lui e se magari ho voluto essere più intraprendente, mi sto anche imbarazzando. Per smorzarlo, lo bacio con passione, anche per distrarlo dal mio corpo esposto; si lascia esplorare dalla mia bocca e risponde ardentemente stringendomi ancora di più.
-”Mi hai tolto il divertimento di spogliarti”- sussurra tra le mie labbra.
Gli accarezzo i morbidi riccioli e cerco di trattenerlo con i miei baci, ma Killian si distacca per poter lasciare una scia bollente sul collo ed arrivare ai seni, che accarezza guardandomi dritto negli occhi. Cerco di mantenere un’espressione neutra ma non riesco a nascondere le emozioni che mi stanno travolgendo.
-”Tu così mi metti in difficoltà”- afferma, prima di baciare ancora il mio corpo.
-”Perché?”- mi lascio sfuggire con un respiro sommesso.
Nel dirlo, gli sfioro il corpo perfetto e scendo con le dita gli scalini degli addominali per soffermarmi sul bordo dei pantaloni che stringono sulla sua intimità. Deglutisco l’ansia che vorrebbe persuadermi ma lentamente glieli sbottono. Smette di assaporare la mia pelle per concentrarsi su quel gesto.
-”Sei sicura? Sarà peggio per te-” sorride di sbieco.
Non mi fermo e glieli abbasso un po’; è lui a toglierseli del tutto come se stesse soffrendo la mia lentezza. Mi rifugio ulteriormente sulle sue labbra per nascondere la mia timidezza e me le morde, le tortura con avidità mentre mi accarezza nella parte più sensibile del mio corpo. Forse si aspetta che faccia lo stesso, anche se non so come approcciarmi; ci provo seppur sia dall’esterno e mi aiuta ad approfondire il mio tocco dopo essersi liberato dall’ultimo indumento. È una sensazione così strana e gratificante allo stesso tempo poiché attraverso i baci sento il suo respiro aumentare ritmicamente.
Ad un tratto mi solleva dalle natiche per farmi distendere sul letto, sotto di lui, e per avventarsi su di me con una passione incontrollata; mi tocca come solo lui ha fatto finora e mi provoca nuove sensazioni assaggiando ogni centimetro della mia figura. Mi sento assuefatta dal piacere carnale che non sarebbe di tale spessore se non fosse accompagnato dall’amore che provo per questo ragazzo. Vorrei andare più in fondo, provare tutte le esperienze possibili con Killian, averlo in ogni modo esistente per sentirmi parte di lui indissolubilmente.
-”Killian”- ansimo, cercando di attirare la sua attenzione.
-”Qualcosa non va?”- alza la testa, preoccupato.
Lo avvicino al mio viso e con una gamba attiro il suo bacino al mio.
-”Bambolina, non mi provocare altrimenti non mi controllo”- pronuncia a fatica.
-”Io ti voglio, Killian”-
I suoi occhi si accendono, non solo di desiderio ma di qualcosa di intenso e che supera ogni forma di sentimento; è eccitato all’idea e pure nervoso, mi scruta a fondo per accettarsi della veridicità di ciò che ho affermato, per poi dire:
-”Devi esserne certa e volerlo davvero, con tutta te stessa. Non sono io il tuo fidanzato e magari…”- tentenna.
-”Ma sei tu l’uomo che amo”-
Non avrei mai creduto che in una situazione del genere avrei rivelato quello che provo in maniera così ferma e imperturbabile. Non vorrei che fosse con qualcun altro, solo con lui. L’idea mi terrorizza, però la sua sensibilità e premura mi rassicurano e vederlo nudo sopra di me non aiuta per niente.
Non appena si rende conto di quello che ho detto, la luce dei suoi occhi si trasforma in felicità riflessa dentro di lui, come se avesse visto per la prima volta l’amore di cui parlavamo, la conferma che io sia la sua debolezza e la sua forza nello stesso momento. Si tuffa sulla mia bocca per condividere con me queste emozioni e soffocare l’amore che cerca di sfuggire via da ogni poro; mi bacia le guance, il naso, gli occhi, divorato da una gioia mai vista in lui.
-”Ti farò male, devi resistere”- mi avverte.
Annuisco, abbastanza nel panico all’ulteriore ratifica dei miei timori, e cerco di rilassare i muscoli il più possibile come ho sentito dire una volta.
Killian introduce le dita prima di lacerare la mia purezza definitivamente e mi ripeto nella testa di rilassarmi, respirare e di trarne beneficio.
Si alza leggermente da me e scosta le gambe per introdursi tra esse; sento che si appoggia, si sfrega e al momento non può che piacermi, mentre lui è parecchio in difficoltà. Man mano si distende di nuovo su di me sostenendosi da un braccio e con una mano si accompagna verso la mia intimità: comincio a sentire una pressione fastidiosa, come se il mio corpo respingesse qualsiasi cosa; spinge un po’ di più ed è adesso che il bruciore diventa dolore insopportabile.
-”Troppo male?”- si ferma il ragazzo, notando i miei occhi serrati e l’espressione costipata.
-”Puoi continuare”- respiro profondamente e lo incoraggio.
Se fosse un’altra circostanza, lo pregherei di smettere. Ogni millimetro in più che attraversa, è uno strazio per il mio corpo e le lacrime sfuggono senza il mio controllo.
-”Se ti viene da piangere mi fermo”-
So che gli dispiace ma non posso cessare adesso per soffrire daccapo in un altro momento. Scuoto la testa e mi passo una mano sugli occhi per asciugarmeli.
-”Non contrarre i muscoli, rilassati”- sussurra.
Non è riuscito ad entrare nemmeno la metà ed è una tortura comunque. Non pensavo fosse così doloroso e credo che sia il più grande provato finora. Urlerei se potessi e scoppierei a piangere, invece cerco di contenermi e allo stesso tempo rilassarmi per facilitare l’accesso.
-”Non hai idea di quanto io stesso mi debba controllare per non possederti con forza”- si stringe il labbro inferiore con i denti per confermare quanto detto.
Ciò però ha incrementato il mio desiderio e quindi facilitato l’ingresso grazie alla fluidificazione.
-”Oh, ecco se ti ecciti è meglio”- ridacchia.
Continua a bruciare maledettamente ed entro nel panico quando percepisco uscire qualcosa di liquido e non credo sia per il piacere.
-”Che succede?”- mi allarmo.
Mi fa segno di tacere e controlla con le dita: escono colorate di rosso e adesso capisco che sto sanguinando. Mi agito e mi imbarazzo tantissimo all’idea; mi copro gli occhi e tento di non far rumore con il mio pianto d’angoscia. Killian mi prende le mani e le bacia, sorridendomi con tenerezza.
-”E’ normale amore mio, non preoccuparti. Sotto c’è pure l’asciugamano così non si macchia il letto”- mi tranquillizza.
Il cuore martella rumoroso sentendomi chiamare così da lui e decido di calmarmi, nonostante mi sia irrigidita ancora di più.
-”Pensa a me”- bisbiglia, baciandomi la clavicola.
Prende un seno e lo tortura piacevolmente, distraendomi dal dolore della lacerazione.
-”Io sopra di te”- mi guarda con malizia.
Mi lascio andare a queste sensazioni e in effetti funzionano le sue parole perché diventa più facile accoglierlo.
-”Dentro di te”-
Mi tappa la bocca e solo dopo capisco il motivo: dà una spinta decisa per finalizzare l’entrata e per poco non rischio di gridare davvero dal supplizio.
-”E’ tutto finito, respira”- sussurra, carezzandomi il viso.
Respiro con difficoltà e mi sento bruciare tra le gambe. Non sono più vergine. Non solo posso percepirlo, ma posso anche vederlo dal modo in cui è posizionato Killian. È sudato e bellissimo, con un sorriso soddisfatto e controllato.
Adesso sono sua sotto ogni aspetto possibile, ci siamo uniti corporalmente e per me rappresenta una vera e propria promessa.
Chissà quanto io possa essere brutta in queste condizioni: spettinata, con gli occhi rossi e gonfi, perdendo sangue.
-”Adesso devo muovermi altrimenti impazzisco, ma faccio piano”- mi rassicura.
Gli faccio un cenno d’assenso e pian piano il bruciore si propaga per tutto il basso ventre assecondando i suoi movimenti. Dopo pochi minuti di lenta tortura sia per me, sia per lui che sembra soffrire per un altro fattore, la sensazione cambia del tutto e diventa piacevole in un modo mai provato prima. È difficile da spiegare ma è come se fosse una liberazione; sentire a fondo la persona che si ama in balia delle passioni; avvertire l’anima vibrare insieme al cuore; un solletico delizioso che inebria il corpo.
-”Ti fa ancora male?”- mi chiede con una voce trattenuta, sentendomi respirare in maniera diversa.
-”M-mi piace”-
Non pensavo potesse essere così e che il pizzico di fastidio rimasto renda il tutto addirittura più gradevole. Osservarlo fare questi movimenti non fa che aumentare la mia brama e lo attiro a me per baciarlo.
L’andamento acquista una nuova velocità e intensità che posso solo apprezzare di più, ansimando contro la sua bocca.
-”Posso…aumentare?”-
Gli stringo il bacino con le gambe come ad invogliarlo finché non potenzia le spinte contro di me e ci lasciamo andare all’amore più totale. Probabilmente non c’è cosa più bella di questa, specialmente per i sentimenti che condividiamo l’uno per l’altra; se fosse stato solo piacere fisico, non l’avrei mai permesso e soprattutto sarebbe stato vuoto e privo di vita. In questo istante, invece, mi sento come se non potesse mancarmi mai più nulla e volessi rimanere ferma a questo momento per sempre. Ad ogni mossa percepisco amore, gioia, spensieratezza, commozione. È un turbine di emozioni e prevalgono quelle spirituali rispetto a quelle carnali.
Dopo un tempo che mi è sembrato lunghissimo a causa dell’intorpidimento del mio corpo, smettiamo di amarci in questo modo per continuare a farlo con abbracci e carezze, nonostante il fiatone e la pelle madida di sudore. Non aveva protezioni, per cui immagino che lui sia rimasto insoddisfatto, ma è stata l’unica possibilità. Tolgo l’asciugamano macchiato per nasconderlo momentaneamente, e insieme ci mettiamo sotto le coperte. Gli accarezzo i capelli un po’ appiccicosi, la linea ruvida della mascella, le labbra perfette e gonfie di baci; Killian mi passa le dita lungo la schiena e seguendo il suo tocco leggero, mi faccio cullare dal profumo della sua pelle, dalle labbra sul mio collo, dal legame d’amore che abbiamo saldato.
Senza accorgercene, ci addormentiamo uno di fianco all’altra, teneramente e come due novelli sposi; non so quanto tempo è passato dall’ultima volta in cui sono riuscita ad assopirmi ma con lui accanto mi è sembrata l’azione più naturale e facile del mondo.
Ciò che non ho previsto è che non sarei riuscita a svegliarmi presto come al solito, prima che arrivassero le mie dame di compagnia. La porta è chiusa a chiave, quindi nessun pericolo, giusto?
Peccato che Sistiana abbia sempre una chiave secondaria che le permetta di entrare nel momento in cui non ha la possibilità di compiere i suoi doveri mattutini. È sempre corretta lei, perché bussa prima di aprire la porta all’improvviso.
PERCHE’ DIAVOLO NON HO SENTITO TOC TOC?
Credo che inizialmente non si sia accorta della presenza di un’altra persona nel mio letto perché ha richiuso l’uscio alle sue spalle e ha riposto la cesta con i sali e i trattamenti ai piedi del letto a baldacchino.
La deficiente che è in me, si alza di scatto con le coperte strette al petto per coprirsi ed io la fisso con il terrore stampato sul volto.
-”Tesoro, vedo che sei riuscita a dormire final…”-
Si blocca esterrefatta e si porta una mano alla bocca non appena vede la sagoma di un uomo nel mio letto, con il viso immediatamente coperto da me con le lenzuola.
-”Shhh vai via!”- le incito con le mani ad abbandonare la mia camera.
È elettrizzata da questa visione, di sicuro perché pensa si tratti di Christopher. Mi lancia un’espressione che indica “Che fisico!” e vorrei morire all’istante all’idea di essere scoperta e giudicata.
Adesso sì che il mio tradimento è concretizzato! Che diamine hai fatto Ariadna? Sei una persona orribile, hai deluso il regno per ascoltare il tuo stupido cuore. Come farò ad affrontarne le conseguenze? Devo dirlo al mio futuro sposo? È una tragedia! La cosa grave è che non mi pento di nulla poiché è stata la notte più bella (e dolorosa) di tutta la mia vita. Forse dovrei confessarlo a Sistiana…
Ma sono preceduta da quest’altro deficiente di Killian che, giusto giusto, decide di alzare il busto nudo e stiracchiarsi sotto gli occhi della mia ancella.
Deve sbattere le ciglia più volte per comprendere cosa stia vedendo. Le manca pochissimo per svenire dallo shock e non so come mai non sia successo dato ciò che ha detto Killian non appena si è accorto di lei.
-”Colazione a letto?”-
Prendo il cuscino e glielo sbatto sulla faccia con tutta la forza possibile, lasciandomi cadere le coperte. Non c’era bisogno che mi vedesse nuda per intuire quello che abbiamo fatto.
-”Ariadna”- pronuncia, senza curarsi delle formalità.
Le sorrido imbarazzata e supplichevole. Ci manca solo che lei lo sperperi ai quattro venti; sarebbe la cosa più corretta per la posizione che ha, ma da amica non dovrebbe farlo.
-”Dimmi che ho le allucinazioni”- mi osserva delusa.
Ecco, proprio questo sguardo volevo evitare. Non solo incrementa i miei sensi di colpa, ma distrugge la già misera considerazione di me stessa. Il giudizio da parte di una persona cara credo sia la parte più amara da sopportare non appena si commette un errore madornale, specialmente se ha ragione.
-”Ti posso spiegare”- balbetto, presa da un pianto disperato.
-”Intanto dobbiamo far uscire questo dalle tue stanze prima che qualcuno lo veda, poi se ne parla”-
Killian ci esamina confuso dalla confidenza che abbiamo e per nulla preoccupato all’idea di essere stato scoperto.
-”Ma perché ti rivolgi alla principessa come se la stessi rimproverando?”- domanda, con il suo tono arrogante.
Sistiana lo fulmina con gli occhi, come se fosse un lurido parassita fuori luogo e inopportuno; io continuo a spargere lacrime e inumidire le lenzuola a causa della delusione che sono.
-”Io la sto rimproverando! Tu sei del tutto inappropriato nel suo letto e faresti meglio a sparire prima che lo vengano a sapere!”- gli punta il dito contro, più arrabbiata che mai.
Mi trovo in una situazione spiacevolissima in cui non so cosa dire né cosa fare. Da un lato vorrei difendere il mio rapporto con Sistiana, ma dall’altro vorrei prendere le parti di Killian perché sono stata io a permettergli tutto questo.
-”Sai che è colpa mia, prenditela con me!”- la prego.
Lei mi guarda ancora più inorridita poiché mi sto addossando la colpa pur di non farla ricadere su di lui.
-”Ariadna, io mi preoccupo per te. Questo donnaiolo voleva arrivare a questo ammaliandoti! Non ci hai pensato? Tu hai un fidanzato!”- cerca di farmi riflettere.
Mi copro il viso con le mani pur di evitare il suo sguardo folgorante e le accuse nei confronti dell’uomo a cui ho dato tutto. Davvero crede che io sia così stupida? Non può essere come dice lei, abbiamo passato troppe cose affinché per lui sia stato solo un gioco.
-”Come osi denigrare ciò che abbiamo io e lei? Non ne sai niente e al contrario di come pensi tu, Ariadna ha una personalità e non si fa condizionare da nessuno”- dice Killian, rassicurando il mio povero cuore.
La mia collaboratrice, nonché amica, lo guarda interdetta come se volesse cedere ma credo che la sua irritazione sia dominante.
-”Sbrigatevela voi, non voglio saperne niente di questa storia”-
Fa per andarsene, poi, quasi a ricordare che si tratta pur sempre di una dipendente al servizio della principessa, ripercorre all’indietro i suoi passi.
-”Ti aspetto nella sala da bagno. Fallo andare via con discrezione e poi me ne parli”-
La sua espressione diventa rassegnata, costretta ad accettare ciò che è successo. Sa, come so bene io, che se avesse abbandonato la mia camera avrebbe di conseguenza lasciato me. Ha forse voluto darmi una seconda possibilità di spiegarmi e per provare a comprendere le mie azioni?
La ringrazio con un sorriso triste, nonostante mi senta ferita da ciò che ha pensato. Per gli altri, sarò sempre la principessa sciocca e immatura che non riesce a decidere con la propria testa; ma da Sistiana non mi sarei mai aspettata una reazione simile che nemmeno Dimitri ha avuto.
Non la posso biasimare, sono io in torto; le amiche è a questo che servono?
A farmi sentire uno schifo più di quanto non mi ci senta già?

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Capitolo 22
*** Cosa sono disposta a perdere? ***


 


Capitolo 22

COSA SONO DISPOSTA A PERDERE?

 
-”Adesso lasciami spiegare”- dico a Sistiana, una volta lasciato uscire Killian dalla mia camera.
Ho indossato velocemente la camicia da notte per nascondere le nudità e quindi la prova del mio tradimento vero e proprio, poi ho suggerito al ragazzo di saltare giù dal terrazzo come ha fatto più volte.
-”Dovrei prepararti per la giornata”- evita il mio sguardo, concentrandosi sulla cesta ricca di prodotti per il viso.
-”Ti prego”-
Le afferro la mano per attirare la sua attenzione e mi rivolge la sua espressione delusa e rassegnata, però si siede sul letto con me e sospira rumorosamente.
-”So che è difficile da capire, nemmeno io ci riesco. L’unica cosa che so è che mi sono innamorata di Killian. Non voglio giustificarmi perché è terribile ciò che sto facendo a Christopher, ma io sono stata costretta a fidanzarmi con lui: non possono pretendere che io mi affezioni, nonostante si meriti il mio rispetto, ne sono consapevole. Infatti voglio parlargli, deve sapere che il mio cuore appartiene a qualcun altro”-
Davvero mi sento in colpa e a volte non si riesce comunque ad evitare un sentimento così grande. Se mi chiedessero quando si è sviluppato, non saprei rispondere; è stato strano fin dall’inizio, un rapporto complicato e burrascoso che però si è trasformato in amore. Mi sono sempre sentita attratta da lui e intrigata dal suo atteggiamento ironico e arrogante, ma non avrei mai immaginato nulla del genere. Christopher è stato solo un effetto collaterale di tutto ciò, anche se è brutto da dire. Non era previsto che mi innamorassi di qualcuno e nemmeno che succedesse forzatamente.
Sistiana mi guarda con tristezza perché sa quanto per me sia stata dura accettare questo fidanzamento e allo stesso tempo non è d’accordo con le mie azioni.
-”Posso immaginare come ti senti, non sarà facile neanche per te tutta questa situazione. Solo che, se proprio devi continuare questa relazione clandestina, abbi il coraggio di dirlo al tuo futuro sposo. La cosa più logica sarebbe affrontare con maturità le circostanze e pensare prima d’ogni cosa al regno, ma se fossi in te e dovessi sposarmi per forza con qualcuno che non amo…non so se rinuncerei al mio cuore. Quindi più che di maturità, si tratta di spirito di sacrificio”- alza le spalle, amareggiata.
-”Apprezzo che tu abbia compreso il mio punto di vista benché tu non lo condivida”-
Le sorrido sollevata poiché litigare con lei non mi è mai accaduto e non voglio iniziare adesso che Tahon è in pericolo. Il peso che ho, però, non si è alleggerito di una virgola e se fosse possibile direi che sia aumentato a dismisura.
Se dicessi la verità a Christopher, cosa cambierebbe? Forse mi lascerebbe e ciò creerebbe scandalo ma sarebbe un’opportunità per decidere della mia vita sentimentale; peggio ancora sarebbe se accettasse il tradimento perché vorrebbe dire che mira al titolo di Re e non a conquistare me.
Ormai mi sembra troppo tardi per allontanarmi da Killian, più che altro per ciò che abbiamo fatto e per la mia salute mentale.
Non ho avuto neanche il tempo di pensare alla notte passata con lui: così intensa, giusta e sbagliata, dolorosa e piacevole. Ho ancora addosso il medaglione che mi ha regalato e non credo di toglierlo più; è una parte di lui in me, una promessa. Il mio corpo è terribilmente dolorante, specialmente nelle mie parti intime e temo di doverlo sopportare a lungo.
-”Io ti appoggerò sempre ma te lo devo dire quando stai facendo una cavolata. Spero solo che le ripercussioni arrivino più tardi possibile o che tu possa sistemare tutto”-
Mi sembra difficile risolvere ogni cosa…il primo passo è provarci. Prima, però, devo parlare assolutamente con mio padre di quello che sta succedendo. È arrivato il momento.
-”Farò del mio meglio. Adesso devo sbrigarmi perché mi aspetta il Re”- la informo, in modo che mi possa preparare in fretta.
Ho paura di quello che mi potrà dire e della decisione che ha già preso. So che non c’è una soluzione più giusta, in entrambi i casi perdiamo: il regno, la vita o entrambi. Tutto ciò che mi auguro è che abbiano pensato a qualcosa di utile per evitare uno scontro diretto al popolo. Non me lo perdonerei mai se ci andassero di mezzo persone innocenti, anche se qui a palazzo lo siamo tutti. Almeno spero.
Una volta ristorata e abbigliata grazie all’aiuto di Sistiana e Gilda venuta poco dopo, mi reco nello studio di papà nonostante non abbia un incontro ufficiale, ma fa lo stesso; è lui che me l’ha promesso.
Non mi preoccupo nemmeno di bussare data la situazione drammatica di cui dobbiamo discutere e lo trovo intento a dialogare con il duca De Vrie, fianco a fianco e con il muso piegato su tanti fogli di carta.
-”Mia cara, non ti aspettavo”- Re Hector alza gli occhi solo per concedermi pochi secondi.
Perché c’è Christopher al mio posto? È me che Steon ha minacciato direttamente e sono io che devo parlare con il monarca per stabilire il da farsi.
-”Io non mi aspettavo di trovare lui”- gli rispondo, infastidita dall’importanza che dà al mio fidanzato.
Quest’ultimo si accorge della mia frecciatina e mi guarda confuso.
-”Principessa, stiamo organizzando le strategie di difesa in modo da proteggere i sudditi”- mi spiega.
Va bene, è utile la sua presenza ma ho bisogno di stare da sola con mio padre. Mi tengo dentro tutto questo da fin troppi mesi e finalmente posso sapere la verità dal diretto interessato e capire le intenzioni di Tahon per combattere Harnor.
-”Ma adesso devo discutere con il Re, se per favore ci lasci da soli”- mi rendo autoritaria per marcare la mia necessità.
Entrambi gli uomini sembrano perplessi a causa del mio comportamento e se ci fosse stata mia madre, mi avrebbe rimproverata senza ombra di dubbio. Si scrutano e poi Christopher ha il permesso di congedarsi con un’occhiata di consenso. So che in cuor suo non è contento che io abbia preso il sopravvento e abbia evidenziato la mia superiorità, ma è ora di farsi valere.
Quando si richiude la porta alle spalle, il sovrano incrocia le braccia e mi osserva turbato.
-”Ti sei svegliata con il piede sbagliato?”-
Anche quando cerca di riprendermi, non sa essere troppo severo con me e ciò mi fa sorridere. Si siede tranquillo, però, in attesa che io apri bocca.
-”Mi hai detto che oggi ne avremmo parlato. Papà, devo sapere cosa è successo”-
Il mio sguardo si fa serio e profondo come non mai, anche speranzoso di conoscere i fatti accaduti molti anni fa. Non può più scappare da questa confessione.
-”Figliola – sospira – è una vecchia storia che a quanto pare è diventata pericolosa. Non c’è molto da sapere. Quest’uomo che ti ha scritto, Steon Fevre, è un folle. Da un lato mi fa tenerezza perché deve essere devastato dal dolore, ma non può riversarlo su di noi. È il fratello di una donna che lavorava al castello circa trent’anni fa come consigliere fiscale. Era leale, onesta e davvero arguta ma dopo qualche anno scomparve nel nulla. Forse perché Dimitri scoprì gli intenti di Steon. Lui incolpa me di averla…sì, di averle fatto del male. Io non credo nemmeno che siano stati i miei uomini dato che nessuno mi riferì di averla trovata scappare. So che non c’entrava nulla con i piani del fratello, non avrebbe mai potuto”-
A me, invece, fa tenerezza mio padre. Lo racconta con un tono sommesso e un’espressione sfinita, immagino perché debba sopportare le continue insinuazioni di Steon già da molti anni. Accenna anche ad Harnor, al potere che ha il bastardo sul principe Asmael troppo giovane per prendere le decisioni di testa sua e quindi di aver indotto il regno contro di noi.
-”Per cui se non è stato fatto del male alla sorella, non ha nessun motivo di attaccarci, giusto?”- faccio due più due.
Sospira ancora.
-”E’ così, ma come ti ho detto, è folle. Ho cercato di dimostrarglielo fin troppe volte senza successo. Ormai è convinto di ciò, dicendo che ha delle prove. Non si possono far ragionare i pazzi”- alza le spalle, sconfitto già in partenza.
Ma che prove? Che le mostri allora! È una questione che bisognava risolvere tanto tempo fa; deve essere davvero fuori di testa se ha aspettato così tanti anni per fare del male a me in modo da colpire mio padre. E vorrebbe concentrare nelle sue mani pure il controllo di Tahon!
-”Come facciamo ad evitare lo scontro?”-
Scuote la testa, dispiaciuto, e mi riserva lo sguardo che solitamente mi preoccupa.
-”Non lo evitiamo. Lo affrontiamo”-
Ho sperato fino all’ultimo secondo che non rispondesse in tal modo però l’ha detto. Non c’è modo di impedire il loro attacco e forse neanche la loro vittoria. Sono stati addestrati, i soldati di Harnor, a combattere e per quanto i nostri possano essere bravi, non so se ne saranno all’altezza. Ho poca fiducia, lo so, è che mi sembra tutto così assurdo e impossibile da realizzare.
-”Stiamo organizzando gli schemi per difendere il regno e il castello: non saremo noi ad attaccare per primi. Purtroppo dobbiamo far arruolare altri ragazzi, ce ne servono il più possibile”- sistema i fogli che prima commentava con Christopher.
Penso subito a tutti coloro i quali avevano altri piani per il loro futuro e adesso si ritrovano obbligatoriamente in accademia per imparare a difendersi e a non morire, ignorando il motivo vero e proprio in modo da non scatenare il panico tra la gente.
Morgan. Lui ha detto ai suoi genitori che vuole fare il musicista e sono riuscita a trovare uno sponsor grazie al Re, ma ora è costretto ad arruolarsi come gli hanno sempre detto di fare. Mi si stringe il cuore nel pensare al destino di così tanti giovani poggiato su un filo sottilissimo e incerto; al mio migliore amico che non può essere felice a causa di uno schifoso bastardo convinto di doversi vendicare; a me che non posso pensare a me stessa e a ciò che desidero perché non so se avrò davvero un futuro; a tutte quelle persone che cadranno vittime di qualcosa più grande di loro e di maledettamente ingiustificabile.
-”Non è giusto”- balbetto, prima di lasciarmi scappare una lacrima traditrice, come se non ne avessi già versate abbastanza.
Papà mi stringe a sé e mi lascio cullare dal suo profumo fresco e dalla ruvidità dei suoi vestiti preziosi, sperando che questi non siano gli ultimi momenti insieme.
-”Nessuno ti farà del male”-.
Vorrei con tutta l’anima credere alla sua affermazione, solo che mi sembra fin troppo ottimistica e surreale. Non potranno proteggermi perché saranno troppo occupati a difendere sé stessi e io dovrò cavarmela da sola. Non avrei mai creduto che la volta buona per dimostrare le mie capacità fosse a causa di una minaccia mortale.


Dopo aver parlato con mio padre, mi rendo conto che non ho scoperto nulla di nuovo. Ho avuto la conferma, però, che Milah non sia stata uccisa da lui e forse nemmeno dalle guardie perché non ha attentato alla sua vita, al contrario di Steon che ha anche tramato affinché tutti i nostri beni arrivassero nelle sue tasche. Sono davvero curiosa, seppur spaventata, all’idea di incontrare questo idiota per cercare di comprendere la sua versione insensata e da matti.
A quanto pare non hanno intenzione di impedire lo scontro ma di combatterlo con le nostre forze e devo assolutamente parlare con Christopher, non solo di ciò.
Non ci metto molto a trovarlo, si trova nel salone reale intento a sorseggiare del caffè turco e ad armeggiare con un tablet di ultima generazione. Sono tentata di rubarglielo.
È seduto sul divano broccato d’avorio e il suo viso assume un’espressione concentrata che mi fa sorridere. So che è un bravo ragazzo e magari le sue intenzioni non sono disoneste, al contrario di quello che sto facendo alle sue spalle. Una parte di me è dispiaciuta non solo per i sensi di colpa ma anche perché avrei voluto frequentarlo sul serio e vedere come sarebbe andata. Ormai è troppo tardi.
-”Disturbo?”- domando, accostandomi a lui.
Mi rivolge lo sguardo e sono sicura che non ci stia capendo più niente di me dato il modo in cui l’ho trattato poco fa.
-”Come va adesso?”- indaga.
-”Mi sento un po’ meglio dopo aver parlato con mio padre ma non lo so…”-
In fondo, nonostante cerchi di mostrarsi composto e per nulla impaurito, trapela fuori la sua angoscia. È così giovane e deve già rischiare la sua vita per il suo popolo, ora più che mai essendo il mio futuro sposo. Non se lo merita, così come non si merita il mio disinteresse e la crudeltà con cui l’ho tradito.
-”Non voglio prometterti protezione, semplicemente ti prometto che il regno sarà salvo”-
Sorride tristemente ma nel blu delle sue iridi avverto coraggio e sicurezza nell’affermare ciò. Poggio una mano sulla sua spalla e per poco non comincio a piangere un’altra volta per quello che devo dirgli.
-”Di te sono sicura. Sei un valido soldato e so che difenderai Tahon con tutte le tue forze. Ho imparato a conoscere la tua forza, tenacia e nobiltà d’animo, mi dispiace solo di non averti apprezzato come avrei dovuto”-
Sovrappongo il mio viso dove ho riposto la mano per nascondere il tormento che provo e Christopher mi accarezza i capelli, senza comprendere le mie parole così come il mio cambiamento d’umore.
-”Perché dici questo?”- anche il suo tono varia, sembra preoccupato.
Non piangere Ariadna, sei una stupida, non fai altro che piangere in questo periodo! Sii forte e abbi il valore di confessare le tue colpe.
Faccio in modo che i miei occhi siano fissi nei suoi, senza via di scampo. Non riuscivo più a guardarlo per la vergogna ma glielo devo.
-”In altre circostanze ci saremmo conosciuti per caso: forse sarei inciampata, tu mi avresti risollevata e io sarei rimasta affascinata dai tuoi occhi; o ti avrei incontrato durante una passeggiata, scontrandoci e provando un iniziale fastidio che poi si sarebbe trasformato in una piacevole sensazione. Magari ci saremmo davvero innamorati e avremmo vissuto una relazione vera, ricca di fraintendimenti e baci sotto la pioggia. Non è andata così e questo lo sai. Io ho dovuto scegliere qualcuno con cui dovrò passare il resto della mia vita e a cui dovrò cedere ogni mio incarico e titolo per essergli seconda. Non si può scegliere, però, di chi innamorarsi, infatti è qualcosa che capita all’improvviso e senza una spiegazione logica. Ed è un caso, anche, che non sia tu la persona di cui mi sono innamorata.”-
Lo dico tutto d’un fiato, con voce rotta e dispiaciuta fin dal primo termine pronunciato. Lui mi ha osservata intensamente e solo alla fine ha schiuso la bocca, colto di sorpresa, una sorpresa spiacevole e indesiderata. L’ho visto perdersi in delle riflessioni solo sue, puntando lo sguardo dietro di me e lasciando cadere la braccia che reggevano il mio corpo.
Non sembra voler proferire parola, è come in una trance personale e che lo ha risucchiato completamente.
-”Di’ qualcosa, ti prego…”- biascico, nell’orlo della disperazione.
Sposta i suoi bellissimi occhi sui miei e si passa una mano poco ferma tra i capelli biondi sempre curati e luminosi. Non avrei voluto che andasse così ma è così difficile trattenere il proprio cuore.
-”Capisco”- dice, finalmente.
Cosa? Solo questo? Non mi urli contro, non imprechi, non mi fai sentire uno schifo?
-”Io non capisco invece…”-
Si scosta un po’ da me e si sistema meglio nel divano, strofinandosi la mano sulla barba appena accennata. A modo suo si ricompone e riassume l’espressione di prima, leggermente angosciata ma ferma e sicura.
-”Non posso pretendere che tu ti innamori di me; per te è stata una costrizione, ma io volevo conoscerti davvero e provare dei sentimenti. Mi piaci, molto, però non mi hai dato neanche la possibilità di scatenare in te delle emozioni e frequentarti come si deve. Avrei dovuto immaginare che ci fosse qualcun altro”-
Non pare arrabbiato e nemmeno calmo del tutto. Lo vedo deluso e impotente poiché da ciò che mi ha detto sembra voler dire che non crede di poter fare altro per cambiare le cose. La sua apparente razionalità e maturità mi fanno sentire ancora di più in colpa, specialmente perché è vero: non gli ho dato occasione di frequentarmi.
-”H-hai ragione”- farfuglio, stritolandomi le mani sudate.
Adesso vedo una scintilla di collera accendersi nel mare delle sue iridi e stringe i pugni finché le nocche diventano bianche.
-”Non dirmi che ho ragione. Dimmi che vorresti provarci, che ci metterai tutta te stessa prima di rinunciare in partenza ad ogni cosa”- si avvicina più provato dalla circostanza, rispetto a prima e si nota quanto sia ferito.
Non riesco a rispondere, lo guardo in difficoltà e trattenendo le lacrime per non fare la parte della bambina sensibile.
È che, dopo ciò che è successo con Killian, come posso provare ad aprirmi con Christopher? Come posso rinunciare, invece, a quello che abbiamo costruito noi due alle sue spalle? È terribile e sconsiderato, lo so, ma non riesco a pensare di mandare tutto all’aria adesso.
Disperatamente cerca di leggere tra le righe e accenna un sorriso amaro una volta colto il significato del mio silenzio.
-”Mi hai detto tutto perché il tuo amore è ricambiato e c’è qualcosa tra te e quest’altro ragazzo, vero?”-
Il mio sguardo mi tradisce, subito si alza dal divano e mi dà le spalle poggiando il viso tra le mani. Seguo il suo movimento e mi metto davanti a lui, cercando di attirare l’attenzione.
-”Per favore, non è così facile per me”- tento di approcciarmi.
-”E per me come dovrebbe essere? Chissà cosa è successo tra di voi! E tra noi non potrà mai succedere perché non ci dai una possibilità e non ti metti in gioco. Così non è giusto, non saprai mai cosa provi per me”- alza il tono di voce, senza però attaccarmi.
Non posso contraddirlo ma allo stesso tempo non immagino di porre fine al rapporto con Killian, soprattutto dopo stanotte. Perché spingermi così tanto per poi lasciarlo? Dovrei lasciare il mio vero fidanzato? Sono così confusa, non mi aspettavo che Christopher mi chiedesse di fare un tentativo nonostante gli abbia detto che amo un altro ragazzo.
-”Non so che dire, adesso”- stacco la presa su di lui e indietreggio, più insicura che mai.
Il biondo, invece, si avvicina ulteriormente e, cogliendomi alla sprovvista, mi bacia. Devo alzarmi sulle punte per assecondare il gesto. Non è come le altre volte, di sfuggita e delicato, ma disperato e speranzoso di potersi insinuare nel mio cuore. Mi avvolge e approfondisce il bacio con desiderio, sentendo nuovamente il sapore di caffè che diventa parte integrante di me. Esplora con attenzione la mia bocca e mi provoca un piacevole fastidio allo stomaco misto al rimorso che mi stringe sempre più forte come le sue mani sulla mia schiena. Schioccano rumorosamente i baci, le lingue, non appena Christopher muove la testa da un lato all’altro e tortura le mie labbra con una prepotenza che non avrei mai associato a lui. Rimango immobile, seppur ricambiando il bacio, e si stacca dopo un po’ con lo stesso fiatone che ho io.
-”Adesso che dici?”- sussurra a pochi centimetri da me.
Non mi lascia nemmeno il tempo di pensare a quelle parole: mi getta un’ultima occhiata e se ne va via, sottintendendo che il discorso non è ancora giunto al termine.


 
***


Durante questi cinque giorni siamo stati tutti sull’attenti, sospettando di ricevere un attacco ma così non è stato. Secondo me lo stanno facendo di proposito, in modo da renderci paranoici e terrorizzati all’idea, e direi che ci stanno riuscendo.
Andirivieni frenetico di ministri, soldati e consiglieri è diventato ordine del giorno. Ho visto molto poco Dimitri e lui in primis è stato impegnato insieme agli altri a dirigere ogni cosa.
La serenità non esiste più. Non c’è nemmeno bisogno di specificare che non mi hanno considerato durante le riunioni o per prendere le decisioni, al contrario del mio “fidanzato”, sempre al centro dell’attenzione. Non ho più parlato con lui dall’ultima volta perché vuole lasciarmi un po’ di spazio per riflettere; al massimo mi lancia qualche intensa occhiata da lontano o mi saluta con il baciamano.
Lo stesso vale per Killian; gli ho accennato frettolosamente della mia conversazione con Christopher e non mi è sembrato molto contento nel sapere che gli ho detto la verità, seppur io abbia evitato i dettagli. Non ho assistito nemmeno alla sua reazione quando ho sottolineato che mi aveva baciata con passione poiché, subito sono fuggita via teatralmente con una scusa. Poco maturo da parte mia? Di sicuro! Ma non avrei sopportato un’altra scenata, quindi ho preferito evitare o posticipare.
Per cui, avendo avuto solo un breve momento con il ragazzo che davvero vorrei avere al mio fianco per il resto della mia vita, non abbiamo chiarito la nostra situazione e credo abbia compreso il mio desiderio di stare alla larga da entrambi. Non potrò scappare per sempre, me ne rendo conto.
È che, come tutti, ho tenuto occupata la mente pensando a Steon e al modo in cui stiamo (stanno) organizzando la difesa del regno. Che non si sia fatto vivo è sollevante e preoccupante allo stesso tempo. Aspetta una resa a priori? Vorrebbe che gli cedessimo Tahon senza provare a proteggerlo dallo scontro?
Non ho smesso di immedesimarmi in quei giovani obbligatoriamente portati ad allenarsi in accademia per sconfiggere un male ignoto.
Infatti ho voluto far venire Morgan e Nevena da me, prima che sia troppo tardi per poterci vedere.
Sono confusi dalla presenza di così tante persone nel castello vestite in maniera elegante e dalle posizioni alte all’interno del governo, specialmente tutte nello stesso momento.
-”Che succede Aria? Gira voce che dobbiamo prepararci a qualcosa di brutto…”- sussurra Nev mentre ci troviamo nel corridoio principale.
Mi faccio seguire fino in biblioteca in modo da stare da soli e parlare in privato, considerando che ogni stanza è piena di gente.
-”Ragazzi, io non posso dirvi molto…non informano neanche me. Solo…promettetemi che d’ora in avanti starete attenti e preferibilmente in casa”-
Solo quando lo dico mi rendo conto che non potrà essere così, almeno non per il mio amico. Per l’appunto mi guarda, quasi disperato per ciò che dovrà affrontare.
-”Non posso promettertelo perché mi hanno obbligato ad andare in accademia! Senza spiegarmi il motivo, ma che cosa hanno nel cervello? Se devo andare a morire, vorrei conoscere la causa per la quale devo combattere!”-
Mi sento in colpa come se dipendesse da me, purtroppo però non posso fare molto per aiutarlo. Ci avevo provato, indirizzandolo verso il mondo della musica a lui caro, ma il destino ha cambiato le carte in tavola e pare essere contro tutti noi.
-”Non te lo meriti…nessuno se lo merita”- gli dico, dispiaciuta.
-”Perché non informarci? Siamo abitanti di Tahon, abbiamo il diritto di sapere la verità”- interviene Nevena.
Ha ragione e io stessa vorrei essere resa partecipe ma preferiscono non informare il popolo per non scatenare il panico, seppur io ritenga che ignorare sia ancora più pericoloso; nessuno, in tal modo, può fare qualcosa e vivono in una tranquillità fallace senza sapere cosa li aspetta.
-”Davvero, lasciamo perdere adesso perché sennò mi altero di più”- precisa Morgan.
Non l’ho mai visto così giù di morale e privo di speranza e so che non essere a conoscenza degli avvenimenti rende tutto più frustrante. Nevena, dall’altra parte, è preoccupata anch’ella per il suo…non so se effettivamente si sono messi insieme.
-”Come va tra di voi?”- azzardo, ricevendo un’occhiata all’armata dalla ragazza.
I due si guardano complici e riesco ad avvertire della tensione che non hanno ancora risolto. Non devono imbarazzarsi a parlarne con me in compresenza, alla fine siamo tutti amici e almeno questo non deve cambiare nonostante il loro rapporto sia cambiato.
-”Inutile chiedervelo privatamente, sputate il rospo!”- li incito.
-”Lui continua ad essere bipolare”- prende la parola la rossa.
Si volta verso di lei alzando le sopracciglia e dimostrando di essere in disaccordo con l’affermazione.
-”Te l’ho detto, sono confuso; ergo anche le mie azioni lo sono”- puntualizza.
Sembra essere tutto com’era alla mia festa di compleanno, benché non sappia le novità.
-”Ma non puoi alzarmi la gonna prima, allontanarmi poi, baciarmi ancora e non farti sentire nuovamente”- Nev nasconde il viso tra le mani, scoraggiata.
Forse ho dato loro l’opportunità di parlarne come si deve, però non voglio causare altre discussioni. Morgan le dà ragione ma si mostra ancora pensieroso. È così difficile capire cosa si prova per qualcuno? Beh, me lo chiedo io che sto riflettendo su cosa fare con Christopher!
-”Esprimi i tuoi sentimenti, davanti a lei e senza timore. Su!”- lo sprono.
Socchiude gli occhi, infastidito dalla proposta; prima o poi deve chiarire anche con sé stesso e così la mia migliore amica comprende cosa fluttua nella sua testa.
-”Sto bene con te, lo sai. Posso essere me stesso e spensierato; mi piaci, ma non so fino a che punto. Se fossi stata un’altra avrei provato da subito, con te è diverso perché non posso permettermi di illuderti quindi voglio esserne certo”-
Lei arrossisce e mi sorride, riconoscente che abbia incoraggiato la sua confessione.
-”Come puoi esserne certo se non ci provi? È un controsenso, facci caso. Non preoccuparti per me, so cosa c’è in gioco e voglio rischiare”- si fa coraggio.
Morgan pare ammirato da ciò che ha detto poiché è disposta a soffrire pur di avere una vera e propria possibilità di stare insieme a lui; nonostante tema possa andar male, vuole rischiare la loro amicizia e i suoi sentimenti. Non è più una ragazzina che deve essere protetta dalle delusioni, ma le affronta con valore.
Dovrei fare come Nevena e avere il coraggio di prendere una vera decisione. Se scegliessi di stare con Killian rinuncerei a tutto: al rispetto della famiglia e della mia gente, forse anche al mio trono. Con Christopher, invece, dovrei rinunciare all’amore per il primo, a tutto ciò che abbiamo condiviso fino alla notte del mio compleanno, alla possibilità di essere felice, per qualcosa di incerto che non so neanche se proverò mai. In cambio, farei la cosa giusta per il mio regno e sarò comunque regina.
Qual è la scelta più ardua, coraggiosa, giusta, dannifica? In entrambi i casi, perdo qualcosa di importante. Devo solo chiedermi: cosa sono disposta a perdere?

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Capitolo 23
*** Altrimenti. ***


 


Capitolo 23

ALTRIMENTI.

 
I giorni passano e io sono sempre più in ansia all’idea che da un momento all’altro qualcuno possa sconvolgere la tranquillità del regno. So per certo, grazie alle informazioni che Dimitri ha deciso di fornirmi, che i confini sono perlustrati notte e giorno dai militari e il castello ha riservato i più esperti per la protezione della famiglia reale. Ciò mi sembra ingiusto perché in questo modo coloro i quali hanno cominciato da poco l’allenamento in Accademia, saranno sottoposti a pericolo certo non appena attaccheranno il regno; saranno affiancati anche da soldati con esperienza, ma di sicuro non potranno proteggere loro e anche gli abitanti.
Il governo di Tahon ha stabilito che non ci sarà alcuna resa e di fatto stiamo aspettando una mossa falsa per controattaccare. Non riesco a digerire la situazione poiché attendere una possibile sconfitta e probabilmente spargimento di sangue, non aiuta a calmare gli animi né a mantenere la tranquillità. Si è sparsa la voce del pericolo incombente e molti sudditi si sono radunati a palazzo per chiedere aiuti preventivi o avere conferma.
-”Vi chiedo solo di stare a casa ed evitare di uscire. È tutto sotto controllo”- ha dovuto dire mio padre con un comunicato stampa.
Non è del tutto vero: temo che le speranze siano vane e che dovremmo accettare di essere spacciati. So di essere catastrofista, ma qualsiasi possibilità che abbiamo di trionfare dipende da Harnor e dal giudizio di Steon. Per quanto si sia creato un’aura spaventosa, voglio incontrarlo. Non riesco a capire bene il perché, però immagino di potergli parlare e convincerlo di stipulare una pace o qualcosa del genere. Ci deve essere una prova che testimoni l’innocenza di mio padre, che contrasti le prove che dice di avere lui.
-”Padre, come possiamo dimostrare che alla sorella di Steon non è stato fatto alcun male?”- ho provato a chiedere al Re.
Mi ha guardato senza guardarmi, risucchiato da qualche pensiero lontano ed evidentemente triste.
-”Bisognerebbe trovarla viva, ma nessuno sa più niente di lei. Tua zia, non la conosci, ma all’epoca andava d’accordo con Milah essendo le uniche donne a palazzo. Io avevo pressapoco la tua età e il mio consigliere mi aiutava a regnare, prendere le decisioni, non avendo i mie genitori che potessero istruirmi. Solo che neanche mia sorella ha notizie a riguardo; era in Germania con suo marito e le chiesi di non tornare più quando Steon minacciò il regno”-
Ricordo di aver letto la copia della lettera spedita a mia zia, in cui Re Hector si mostrava disperato e innocente, la pregava di non mettersi in pericolo.
Davvero non c’è modo di sapere cosa sia successo a Milah? Non potrebbe essere semplicemente scappata via per non dover affrontare il fratello tiranno e imbroglione? Magari sta vivendo la sua vita lontano da qui, in pace.
Mi si è accesa una lampadina, più che altro un’ulteriore idea folle.
Non ho parlato molto con Killian ultimamente perché voglio rimanere lontano dai problemi di cuore e l’idea di dover rinunciare a qualcosa o qualcuno mi terrorizza. All’inizio ha provato ad insistere ma ha dovuto rispettare la mia volontà, nonostante mi sia costato parecchio. È venuto a bussare alla mia portafinestra, quasi come d’abitudine, e ho bloccato le mani dietro la schiena per costringermi a non aprire, serrando i pugni talmente forte da avere ancora le cicatrici causate dalle unghie conficcate a sangue nella carne. Mi diceva “Apri, per favore, parliamo” e la sua voce risuonava camuffata dallo spessore del vetro. Ho temuto per i miei occhi: mi bruciavano così tanto che ho pensato mi stessero uscendo lacrime di veleno.
-”Non ti toccherò, promesso. Ho solo bisogno di starti vicino”- ha continuato.
E io? Non ne sento la necessità? Per me la sua presenza è diventata fonte di ristoro, di felicità e ormai credo di non poter vivere senza di lui. Mi viene da ridere se penso a questo ma nel momento in cui lui non è con me…mi sento morire, come se non potessi esistere se non fossi alimentata da Killian. Non credevo possibile provare un sentimento simile, ma è così. Lo vedo.
Mi sono lasciata andare per terra e ho obbligato il mio corpo a girarsi di spalle, poggiando la schiena alla portafinestra. Solo in quel momento ho avvicinato il viso alle ginocchia per sprofondare in un pianto soffocato. Lui si è posizionato allo stesso modo: solo il vetro separava i nostri corpi ed era come se fossimo schiena contro schiena. Mi dispiaceva che dovesse stare fuori, considerando che l’aria è diventata fredda con l’avvicinarsi di ottobre. Ho immaginato che osservasse le stelle e che fingesse di avermi al suo fianco, davvero. Mi è sembrato di sentirgli dire qualcosa, senza però afferrare le parole; magari avevo immaginato anche quello.
Non ho fatto altro che pensare alla nostra notte insieme, al modo in cui mi ha fatta sentire e al medaglione donato che porto sempre al collo, nascosto sotto i vestiti; il suo profumo sul mio corpo, il suo tocco, le parole di conforto e il suo essere premuroso in una situazione delicata. Ho provato l’amore, quello che ti consuma e ti fa sentire parte integrante della persona che ti restituisce ogni ragione di vivere. È raro trovare qualcuno così, per questo non so come dovrei rinunciarvi.
Adesso temo di commettere un altro errore madornale andando verso la camera di Killian, sapendo che non c’è nessuno nel corridoio; sono tutti occupati a causa della circostanza di pericolo. Ho controllato se si trovasse in giardino, sotto il gazebo, ma non è lì. Ipotizzando che Milah possa essere fuggita via per evitare i problemi incombenti, mi è venuta l’idea di andare da lui.
Apro la porta della stanza, ricordando il momento in cui sono entrata per la prima volta dopo l’appuntamento con Christopher. Credeva che avessi dato a lui il mio primo bacio, e invece me lo rubò Killian. Sono passati più di tre mesi.
Lo vedo disteso comodamente sul letto intento a leggere un libro. Non appena mi vede, preso alla sprovvista, ripone il libro dentro ad un cassetto come se l’avessi sorpreso a sfogliare un giornalino porno. Mi appresto a chiudere la porta a chiave e avvicinarmi a lui.
-”Non credevo che venissi da me”-
Non è disturbato dalla mia presenza, solo meravigliato. Si passa le dita tra i riccioli castani per ordinarli e vorrei farlo io al suo posto. Ha una felpa leggera di quelle con la zip, ed è strano vederlo vestito in questo modo ordinario.
-”Nemmeno io”- rispondo, sistemandomi una ciocca dietro l’orecchio.
Il suo sguardo si fa intenso e capita che il verde brillante dei suoi occhi si tramuta in smeraldo scuro. Dall’altro lato del letto, avanzo con le ginocchia, come una bambina che cerca consolazione dopo essere stata svegliata da un brutto sogno. Mi segue a ruota e racchiude le mie guance con le sue mani calde e ruvide.
-”Che hai bambolina?”- il suo tono di voce è così dolce che fatico ad associarlo alla sua persona.
Mi accuccio sul suo petto, abbracciandolo e assorbendo tutto il suo odore per poterlo custodire dentro di me. Mi stringe, baciandomi la testa come un padre affettuoso.
-”Scappiamo via”- sussurro, sperando quasi che non mi sentisse.
Invece recepisce eccome. Mi allontana dal suo corpo per potermi squadrare meglio dall’alto. Vedo come cerca di leggere la mia espressione, forse per assicurarsi della sicurezza nelle mie parole.
-”Dove vorresti andare?”- intravedo una scintilla di divertimento, ma resta serio.
-”Nel posto in cui vivevi prima, non so. Andiamo alle feste, guardiamo film, mangiamo schifezze”-
Soffoca una risata e mi bacia a fior di labbra. Nota che mi irrigidisco per cui non approfondisce il contatto.
-”Solo ad una condizione”- afferma, con il suo sorriso sghembo.
Riesco a sciogliermi un po’ e a tremare di meno; afferro la sua maglia come se fosse un pilastro per sorreggermi. Gli direi “Tutto quello che vuoi” ma rimango in silenzio aspettando che completi la frase.
-”Io farò il principe e tu…beh…”-
Lo spingo dalle spalle scherzosamente facendolo ridacchiare e smorzando la sua malizia. Torna a guardarmi con un sorriso, bello da mozzare il fiato. Non riesco a smettere di ammirarlo come se fosse una costellazione di stelle e d’improvviso si accorge dell’intensità del mio sguardo. Vorrei dirgli che sono innamorata di lui, sul serio, e che vorrei passare il resto dei miei giorni al suo fianco, fantasticando sul nostro futuro, facendomi toccare pure l’anima.
Pare che Killian mi abbia letto nel pensiero: rimanendo inginocchiato sul letto, come me, mi sfiora la gamba scoperta dall’abito di velluto rosso che indosso oggi, risale delicatamente senza smettere di osservare il mio viso. Trattengo il respiro poiché so che tremerebbe così come le mie mani attorcigliate tra loro. È seducente di proposito o forse è solo il suo modo di scavare dentro di me con quelle fessure luminose.
Sotto il vestito arriva all’altezza dei fianchi circondati dall’elastico degli slip con il quale sta giocando e mi avvicina a sé con forza, scuotendo ogni nervo. Sfrega la punta del naso contro il mio e sento che sta per abbassare le mutandine.
-”Non possiamo, per favore”- bisbiglio con tutta la buona volontà che riesco a far emergere.
Un po’ abbattuto, prosegue verso l’alto, accarezzando le costole e lo sterno; evita di toccare il reggiseno e ciò che nasconde, passando la mano direttamente sulla schiena. Mi bacia la spalla nuda, la clavicola e il collo; il mio cuore martella violento e la mia lucidità vacilla in maniera pericolosa.
Ho sempre pensato che il desiderio fosse una sensazione piacevole da provare: non potevo sapere che, invece, si rivelasse una lama sottopelle intenzionata ad uccidermi.
-”Allora stanotte, scappiamo”- mi scruta da sotto le ciglia prima di ritirare le mani.
Rimango spiazzata dalla fermezza con cui l’ha affermato e non credevo che mi prendesse così sul serio; da un lato è sollevante, ma dall’altro terrificante.
-”Hai cambiato idea?”- indaga, alzando le sopracciglia.
Se non mi sta mettendo alla prova, giurerei che dice sul serio. Mi sento scombussolata e potrei rimettere ciò che ho mangiato, ma alla fine gli sorrido e gli do un bacio sulla guancia ruvida a causa della ricrescita della barba.
-”Ti aspetto”- sussurro, per poi girarmi in modo da scendere dal letto.
Mi tira dal polso e finisco tra le sue braccia, accolta dalle labbra che si insinuano sulle mie come a sigillare una promessa d’amore.
-”Aspettami”-




Solo dopo essere uscita dalla camera di Killian, mi accorgo della stupidaggine che gli ho detto. Le guardie poste all’esterno sono triplicate, non potrebbe sfuggire loro qualcuno che cerca di scappare via. Soprattutto la principessa.
Potrei chiedere aiuto a Dimitri, anche se non sono sicura che me lo lascerebbe fare considerando il pericolo là fuori. A meno che…a meno che indosso l’uniforme dell’accademia, nascondo i capelli sotto il cappello e ci fingiamo di pattuglia. Forse è troppo ridicolo persino per me.
Ma davvero sto prendendo in considerazione l’idea di andarmene e lasciare in balia di Harnor il mio popolo, scaricare tutte le responsabilità sulla mia famiglia e su Christopher, rinunciare al mio titolo? È come se avessi già scelto. Sarei una codarda, irresponsabile ed egoista se pensassi solo al mio “sogno d’amore” in una situazione come questa. Per un attimo realizzare una cosa del genere mi dà speranza e sollievo. In cuor mio so che non potrebbe concretizzarsi davvero.
Che idiota! Come mai Killian non mi ha fermata, non mi ha convinta che fosse una cattiva idea? Non so come dirgli, adesso, di lasciar perdere. Mi sono lasciata trasportare dall’istinto e non ho riflettuto sulle conseguenze delle mie azioni. Potrebbe sentirsi ferito se rinunciassi a tutto dopo averlo illuso. Io vorrei tanto farlo, andare via da qui e scappare dai problemi che attanagliano il castello, vivere la mia vita secondo le mie scelte, senza dover nascondere i miei sentimenti per Killian. Ma no, non posso deludere tutti per un mio capriccio personale; non posso andarmene.
Mi reco alla sala da ballo come ho fatto più o meno ogni giorno – essendo sospese tutte le lezioni – per allenarmi da sola. Ho deciso che non posso smettere di esercitarmi, specialmente perché devo essere pronta a difendermi e magari anche a combattere se mai arrivassero a me. Se Steon arrivasse a me.
Ho fatto posizionare un sacco, di quelli utili per sferrare pugni e calci, infatti ho alcune ferite sulle nocche poiché l’unica protezione che uso è una fascia. Me la cavo anche con i coltelli e con le lame in generale, avendo imparato il giusto movimento del polso e le tecniche per essere altrettanto pericolosa, se dovesse servire. Soprattutto sono brava a schivare i colpi, benché adesso non ci sia nessuno che li inferisca.
Qualcuno entra in sala e si tratta sorprendentemente del mio fidanzato. Non smetto di spingere in avanti le gambe contro il sacco mentre lui mi esamina con attenzione, con la mani strette sulla schiena. Quando si avvicina di più gli rivolgo uno sguardo irritato.
-”Mi trovi un fenomeno da baraccone?”- domando secca.
Non comprende il mio atteggiamento brusco; non vorrei ferirlo, solo che mi sento osservata come se una donna non potesse esercitarsi e quindi, per questo, apparissi ridicola.
-”No, sei parecchio brava. È un bene che tu ti sappia difendere”- risponde con fare ruffiano.
Christopher è impeccabile come sempre, sbarbato e con i capelli più corti come se si stesse preparando per una festa e non per una guerra.
Dal fodero esce la sua lama in pendant con i colori della divisa e me la punta contro, sfidandomi. È rischioso e non mi è chiaro perché lo faccia, ma non rifiuto. Cerca di prendermi, però è come se riuscissi a prevedere le sue mosse e, agilmente, mi sposto dall’altra parte. Salto, schivo, colpisco alle gambe e lo confondo. Non riesce a sfiorarmi nemmeno una volta ed io, disarmata, lo afferro da un braccio per far in modo che l’arma gli cada per terra.
-”Non male”- commenta.
Stringo la coda di cavallo che regge i miei capelli e gli do le spalle.
Fare ciò mi aiuta a concentrarmi su altro, mettendo da parte i dubbi e le azioni sconsiderate che mi sovvengono.
-”Quindi hai anche imparato, non solo amoreggiato”-
Alzo di scatto la testa davanti a me, sbarrando gli occhi.
Sa di Killian.
Faccio fatica a girarmi dalla sua parte, per la vergogna e anche per il fastidio.
-”In che senso?”- farfuglio, sciogliendo le bende di protezione sulle nocche.
Lo sento avvicinarsi alla mia schiena, scandendo i passi, fino ad avvertire il suo respiro sulla nuca.
-”Non pensavo ti fossi innamorata di una persona fredda e violenta”-
Un brivido mi percorre dalla testa ai piedi, costringendomi a voltarmi verso di lui. La sua espressione è rigida e mostra anche delusione. Mi sta giudicando.
Cerco di mantenere il suo sguardo, trattenendo i miei sensi di colpa e una possibile reazione pietosa. Non cedere.
-”Non sai che tipo di persone mi piacciono”- puntualizzo, incrociando le braccia.
Spalanca gli occhi blu, fingendo stupore. Non l’ho mai visto così, quasi scontroso e sarcasticamente irritante.
-”Di sicuro non quelle che si mostrano gentili, disponibili e interessate”-
E’ come se si sentisse minacciato, addirittura offeso del fatto che io sia innamorata di Killian, un popolano che lavora a palazzo, e non di lui, soldato coraggioso e tenace.
-”Non capisco dove vuoi andare a parare”- faccio un passo indietro, perché adesso sono io che mi sento minacciata dal suo atteggiamento ostile mai visto.
-”O forse semplicemente ti piacciono le sfide, ti attrae l’idea che sia una relazione impossibile da realizzarsi”- lo dice come se ci stesse riflettendo davvero.
Sbaglio o sta sminuendo i miei sentimenti e il rapporto con il ragazzo che amo pur di sentirsi meglio, superiore e umiliarmi? Non è da Christopher.
Noto come si stia trattenendo; sembra fin troppo arrabbiato e non intravedo più la possibilità che voleva darmi fino a qualche giorno fa.
-”Se è così, possiamo vederci di nascosto e incontrarci nella mia camera per fare porcherie a letto”- pronuncia quella parola con disprezzo, sputandola.
Oh cielo. Lui mi ha vista! Dice così perché sa che sono andata nella stanza di Killian. Ma allora mi stava seguendo? Qualcuno gliel’ha riferito? So che non sono nella posizione per essere disgustata da ciò, ma lo sono! Sono sbiancata in viso, me ne rendo conto, solo che non pensavo minimamente di vederlo infuriato e nauseato. Non ha tutti i torti, ok, però mi preoccupa parecchio. È tutto così strano; mai avrei immaginato di vivere un momento del genere con il mio futuro sposo. Fatico ad associare questa nuova facciata all’opinione che ormai mi sono fatta di lui.
-”Non è successo niente, te l’assicuro!”- mi difendo, alzando un po’ la voce.
Ride amaramente, con un pizzico di disperazione. Posso solo immaginare come si sente ma deve darmi la possibilità di spiegarmi. Anche se sono innocente per questa volta, non lo sono per le altre. Non ho scusanti in effetti, ma è necessario accusarmi con cotanta cattiveria?
-”Volevo essere corretto e non sfiorarti nemmeno con un dito, ma se era questo che volevi bastava chiedere!”-
Non sembra più lui, è fuori di sé. Mi sento dilaniata da ciò che mi sta dicendo, come se fossi una poco di buono. Capisco la sua rabbia…non che mi debba insultare però. Si passa una mano nei capelli dorati con forza e poi la scaraventa contro il sacco che uso per esercitarmi. Indietreggio spaventata da tale gesto e gli occhi mi si inumidiscono. Vorrei che arrivasse Dimitri.
-”Ah no, certo, non volevi che accadesse con me. Ma con quel pezzente. Cos’è, più eccitante?”- non smette di vomitare le frasi con riluttanza e ribrezzo.
Le iridi blu sembrano quasi nere e sulla fronte si è riempito di vene pulsanti. Christopher, che ti sta succedendo? Sei sempre stato così gentile, riflessivo…
Leggo un’ombra per nulla sottile distendersi sul suo viso, risucchiarlo dentro un vortice gelido e oscuro colmo di rancore, odio, sofferenza.
-”Per favore, calmati”- provo a dirgli, alzando le mani e abbassandole.
Ad un tratto sembra sul punto di piangere. L’ho ferito davvero così tanto? Non credevo tenesse a me fino a questo punto, a meno che lui stia pensando alla corona. Pare che l’abbia presa troppo sul personale, quindi mi fa pensare che provi qualcosa per me. Non è semplice attrazione: è come se dentro di lui ci fossero delle emozioni più intense e discrepante.
-”Non volevo seguirti, ma quando mi hai detto che eri innamorata di un altro…non ho resistito. Ti sei comportata in modo normale, fino ad oggi…Sei entrata furtivamente nella stanza del tuo maestro di difesa, un ragazzo attraente e con fare arrogante. Come può non essere lui? Che stupido sono stato, davvero. Addirittura che andassi da lui come una cortigiana non l’avrei mai immaginato”-
A questo punto mi viene spontaneo dargli uno schiaffo per come mi ha definita. Come si permette? Non giustifico più la sua collera se arriva ad insinuare una cosa del genere sul mio conto. Il modo in cui ha ammesso di avermi seguita…mi ha messo i brividi e si è fatta strada in me una sensazione di disagio.
Dopo aver incassato il colpo, afferra il mio polso e lo usa per avvicinarmi a lui. Lo guardo con rabbia e con spavento a causa del modo in cui mi fulmina con gli occhi.
-”Non è successo niente, dovevo solo parargli”- gli spiego, soffermandomi sul labbro inferiore che si sta mordendo a sangue.
-”E comunque non hai il diritto di insultarmi in tal modo!”- aggiungo.
Lascia la presa su di me e piano piano si accorge che sta esagerando. Gli sfugge una lacrima silenziosa e lesta, per poi asciugarsi subito sulla guancia.
-”Se non è successo oggi, sarà successo lo stesso”- non è una domanda la sua.
Decido di non dire niente e Christopher annuisce come se avessi risposto. Mi aspetto un’altra reazione brusca e invece non arriva. L’espressione rassegnata lascia spazio ad una fredda, severa.
-”Sicuramente ti sta usando e non te ne rendi nemmeno conto”-
Odio, ODIO che debbano alludere sempre a questo! Non potrebbe amarmi davvero? Cosa ne sa lui di ciò che c’è tra noi?! Si è sviluppato alle sue spalle, ed è sbagliato, ma non per questo è tutto falso.
Se la sua intenzione è stata quella di ferirmi, è riuscito nell’intento e pare soddisfatto dalla lacrima che, stavolta, scivola sul mio viso.
-”Non è così. Ne sono certa”- affermo.
Ho voglia di stringere forte il medaglione a forma di fiore di ciliegio ma ho paura che possa accorgersene e mi trattengo.
Scuote la testa, sorridendo amaramente, poi fa per andarsene via. Il mio cuore prova sollievo perché non ce la sta facendo più ad affrontare la situazione con Christopher.
Prima di varcare la soglia, però, si gira verso di e con fare imperativo dice:
-”Interrompi questa relazione clandestina, altrimenti lo saprà tutto il regno”-
E quando i suoi passi sono troppo lontani per essere uditi, le mie ginocchia decidono di cedere così come il battito del mio cuore.


 
*


Se prima ero intenzionata a lasciar perdere la “fuga d’amore” con Killian che io stessa ho proposto, dopo aver discusso con Christopher ed essere stata minacciata, credo sia l’unica opzione da considerare.
Ancora una volta qualcuno mi impedisce di scegliere.
Mai nessuno, prima d’ora, aveva affondato dentro di me una lama così tagliente e infuocata, per quanto metaforica sia stata. Mi ha denigrata, offesa, facendomi sentire uno zerbino calpestato dalle sue insinuazioni ed epiteti disgustosi. Non che io possa giustificare il mio tradimento, ma non mi sarei aspettata da lui un’aggressione verbale così d’impatto da suscitarmi terrore e disagio.
L’umiliazione più grande della mia vita.
So che voleva ferirmi allo stesso modo in cui l’ho ferito io involontariamente, però ha esagerato nel momento in cui ha varcato il limite umano di oltraggio.
Non ho smesso di tremare e singhiozzare, fin quando una giovane collaboratrice è entrata nella sala da ballo e mi ha aiutato ad uscirne più o meno incolume. La mia mente non ha fatto che ripetere il ricordo chiaro e vibrante, sottolineando l’ultima intimazione di Christopher. Devo rinunciare a Killian, se voglio mantenere intatto l’onore della famiglia reale. Ma è davvero ciò che conta, in una situazione come questa che sta vivendo Tahon?
Per tale motivo ho deciso di andarmene veramente, senza rimorsi o titubanze. Di sicuro me ne pentirò in seguito, ripensando ai miei genitori, a Dimitri, al regno e a quanto io sia codarda. Non ce la faccio più. È così sbagliato essere esausti?
Se ci rifletto ancora temo di tirarmi indietro di nuovo, per cui devo sbrigarmi. È sera, perciò è il momento di progettare la mia fuga imminente. È deciso.
Tornando nelle mie stanze, tiro fuori un sospiro di sollievo non trovando alcuna ancella, tanto meno Sistiana. Mi sciacquo il viso appiccicoso e salato a causa delle lacrime e recupero un borsa di medie dimensioni all’interno della cassapanca ai piedi del letto. Non posso portare chissà cosa: niente vestiti, effetti personali o cibo. Sto pensando a dei gioielli, in modo da venderli e procurarci del denaro. Sì, buona idea!
Devo aspettare che arrivi Killian con le uniformi dell’accademia, seppur sia molto rischioso e soprattutto difficile non essere notati da tutte le guardie appostate fuori. Gli ho accennato prima la mia idea di camuffarci e lui si è trovato d’accordo.
Racchiudo i riccioli in uno chignon stretto e custodisco un coltello dal manico ingioiellato all’interno della borsa. Non appena percepisco una presenza nel mio terrazzo, apro le tende così come la portafinestra.
Il mio principe è arrivato, con uno zaino sportivo che solitamente si porta in missione. Credo.
Indossa già la divisa azzurra e argentata, con l’arma ben in vista nel fodero.
-”Non c’era bisogno”- la indico, guardandolo turbata.
-”Le guardie non camminano senza, ne ho una anche per te”-
E’ più piccola, lunga circa quanto il mio avambraccio e la tira fuori dal borsone, insieme all’abbigliamento che devo mettere io. C’è anche un berretto militare, utile a coprire i miei capelli. Magari con il buio non faranno caso alla mia faccia. Non so con esattezza come abbia fatto a procurarseli, ma mi fido.
Vado a cambiarmi dietro il separé in legno, sentendolo sbuffare.
-”Niente che non abbia già visto”- mi informa, ironico.
Non rispondo e in fretta indosso l’uniforme uguale alla sua ma più stretta, benché per me sia comunque larga dalle spalle e dalle gambe.
Mi lancia uno uno sguardo d’approvazione oltre che affettuoso.
Come fa, questo ragazzo, ad essere sempre bello? Mai una volta che penso sia mal ridotto o sgualcito come un cuscino spelacchiato. Io, invece, ho sempre delle occhiaie tremende che risaltano i miei occhi azzurri, nonostante siano gonfi e imbruttiti; non esiste il giorno in cui i miei capelli saranno in ordine, così come le mie labbra saranno sempre arrossate e screpolate. Per fortuna non ho brufoli dall’età di quattordici anni, altrimenti sarei stata un mostro in confronto.
Sale in me l’adrenalina, scaturita dal rischio di ciò che stiamo per fare e dalla voglia di farlo perché mi libererebbe da tutto e tutti. Saremo solo io e Killian. I nervi sono tesi come corde di violino e lui pare avvertirlo; si avvicina e mi accarezza la schiena con fare rassicurante.
-”Devi esserne sicura, non si torna più indietro”-
Ha ragione, non potrò ritornare sui miei passi una volta intrapreso il cammino verso la folle ed irresponsabile libertà. Lo voglio davvero? Tutto ciò che mi basta è avere lui al mio fianco?
Addio alla mia famiglia, ai miei migliori amici, a Sistiana e Dimitri; alle lezioni; ai ricevimenti; all’essere servita e riverita; agli abiti sontuosi; alle corone preziose; ai rimproveri di mamma e ai sorrisi di papà; alle notti insonni; ai balli regali; alle cavalcate con Cannella; alle scelte forzate; ai fidanzati maniaci; all’insoddisfazione.
Sono egoista, sconsiderata, deludente. Ma devo farlo.
Sorrido al ragazzo che sento di amare e vorrei dirglielo finalmente, con il cuore in mano e la promessa di un vero futuro insieme, privo di bugie e sotterfugi.
-”Killian, io ti…”-
Un rumore sordo proviene dalla porta. Qualcuno sta bussando con violenza, concitazione e i miei battiti sembrano riportare lo stesso ritmo. Guardo allarmata prima da quella direzione e poi il ragazzo di fronte a me.
-”Non aprire”- bisbiglia.
Certo, è la soluzione migliore, altrimenti potrei cambiare idea. Ma perché bussare in tal modo se non fosse…importante? Magari ci hanno scoperto e non è successo niente. Non devo rispondere.
-”Principessa, sono Dimitri!”- sento rimbombare dall’esterno, assieme alle nocche che sbattono sulla porta.
La sua voce è inquieta e agitata. Come faccio a non aprire a lui…
Killian scuote la testa, suggerendomi di non cedere. Sa che la mia guardia potrebbe farmi tentennare, soprattutto se il suo tono è così preoccupante.
-”Vi prego, è importante. Riguarda Steon”-
A quel nome entrambi sussultiamo e non riesco a nascondere la paura nei miei occhi. Il ragazzo sembra confuso e curioso allo stesso tempo.
Non ce la faccio a rimanere con le mani in mano quando Dimitri mi prega di aprire la porta, specialmente se riguarda il tiranno che ci minaccia.
Vado verso di lui, anche se Killian mi trattiene dal polso, supplicandomi con gli occhi di non andare. La situazione è sempre più difficile da sostenere e il suo sguardo non aiuta di certo.
Con le labbra formo la frase “Mi dispiace” e corro ad aprire alla guardia, non preoccupandomi del mio abbigliamento sospetto.
Sollevato, mi esamina per pochi secondi e le sue iridi ghiacciate dimostrano panico. Mai visto riflesso in lui.

-”Hanno attaccato i confini, entrando nel regno. Stanno arrivando.”-

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