una giornata al mare

di Sherry_4869
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** ... Sono ovunque! ***
Capitolo 2: *** i suoi occhi... ***
Capitolo 3: *** un nuovo caso da risolvere ***
Capitolo 4: *** deduzioni e sentimenti ***
Capitolo 5: *** così diabolico, ma così bello ***
Capitolo 6: *** promettimelo! ***
Capitolo 7: *** ... ti odio ***
Capitolo 8: *** nel cuore della notte... ***
Capitolo 9: *** con le spalle al muro ***
Capitolo 10: *** "Gin..." ***
Capitolo 11: *** FLASHBACK ***
Capitolo 12: *** metamorfosi ***
Capitolo 13: *** i ricordi di Mitsuhiko ***
Capitolo 14: *** la scusa più stupida ***
Capitolo 15: *** "ora ti spiego..." ***



Capitolo 1
*** ... Sono ovunque! ***


È una calda mattina di Luglio, quando Conan i Giovani Detective si incontrano
di fronte a casa del dottor Agasa: hanno in programma tutti una giornata al mare,
e andranno in autobus, ma, come al solito, il dottore li fa attendere...
 
Mitsuhiko guarda insistentemente l’orologio.
“Sono quasi le 7:50 ragazzi, rischiamo di perdere l’autobus!” dice il ragazzo, un po’ sconsolato.
“Non devi dirlo neanche per scherzo! Ci tengo tanto ad andare al mare!” si lamenta invece Ayumi.
“Io ho fame!!!” grida Genta: “Non abbiamo neanche fatto colazione per arrivare in tempo e ora rischiamo di perderlo!”
“Il problema non è il cibo, Genta! Possiamo sempre mangiare a pranzo,
ma il bagno di mattina dobbiamo farlo!” lo rimprovera Mitsuhiko.
“Calma ragazzi.” Dice tranquillamente Conan: “C’è Ai col dottor Agasa,
non gli permetterà di farci perdere l’autobus”
“Ma... Ne sei certo, Conan?”
“Sì, Ayumi!” conclude il ragazzo.

Proprio in quel momento, la porta di casa Agasa si apre...

“Andiamo, dottore, si muova!” gli dice Ai, uscendo per prima, e trascinando l’uomo per un braccio.
La ragazza indossa un cappellino bianco e un vestito, un prendisole,
anch’esso bianco e con una sottile fantasia fucsia, quasi trasparente.
“Strano... Non si veste praticamente mai di bianco.” Pensa Conan: “Beh... In fondo le dona...” pensa tra se il ragazzo,
senza accorgersi di essere rimasto imbambolato a guardare Ai per tutto il tempo.
Ella gli arriva vicino, e nota che Conan è leggermente arrossito ed è zitto da un po’: “Conan? Conan!” lo chiama.
“Ma insomma Conan!!! Perderemo l’autobus!” strilla Ayumi, risvegliandolo:
“Ah! Oh, ehm... Sì, sì, certo, scusate, andiamo!” urla il ragazzo, agitandosi.
La combriccola si avvia alla fermata. Ayumi nota che Ai e Conan stanno parlando, da soli, ed è gelosa.
Mitsuhiko si accorge che Ayumi sta guardando Conan, e si ingelosisce a sua volta di lui.
“Vuoi spiegarmi che cos’hai?” chiede Conan ad Ai: “Ma non ho niente!”
“Ah, non ci credo! Oggi sembri particolarmente solare, e poi da quando in qua ti vesti di bianco?”
“Beh, dato che ormai mi sento più al sicuro, voglio provare a vivere una vita da bambina normale!”
“Non sei una bambina, Ai!”
“Ti sbagli, Shinichi, sia io che te lo siamo, è innegabile, e finchè avremo questo aspetto
saremo condannati a fare i bambini, perché noi lo siamo!”.
Conan si infastidisce: “Se tu trovassi un antidoto potremmo vivere la nostra vera vita,
mentre ora ci tocca nasconderci da quelle persone che ci vogliono morti,
senza poterle affrontare direttamente!”
Ora era Ai a essersi infastidita: “Ah! È così? Stai dicendo che è colpa mia?
Vorrei ricordarti che creando quel farmaco ti ho salvato la vita,
dato che quelle persone volevano che creassi un veleno! È solo grazie al mio farmaco che sei vivo,
e anche da adulto non potresti affrontarli: sono un’organizzazione enorme,
di cui conosciamo a malapena la punta dell’iceberg, e i cui membri sono sparsi in tutto il mondo!
Per una volta metti da parte il tuo maledetto orgoglio e lascia all’FBI e alla CIA quello che gli compete!
Sei un detective, non un soldato e per difenderti hai solo il cervello!
Non puoi pensare che vada sempre tutto liscio! Prima o poi, col tuo comportamento,
finirai per lasciarci la pelle senza neanche rendertene conto!”.
Ai aveva iniziato ad alzare la voce, facendo voltare i bambini: “Ai, va tutto bene?” Chiede Ayumi.
“Oh... Ehm, sì, ma certo che sta bene! Eheh!” tenta di tranquillizzarla Conan,
ridendo nervosamente e mettendo le mani avanti. ‘Cavoli, si è proprio arrabbiata’ pensa tra se.
Intanto il gruppo ha raggiunto la fermata, giusto in tempo, infatti l’autobus arriva subito, e tutti salgono,
e finalmente, si parte verso il mare. Ovviamente rimangono tutti in piedi, dato che non sarà un viaggio molto lungo.
“Senti Ai, scusami per prima, davvero, non avrei dovuto darti la colpa!”
“Sei solo un ragazzino, Shinichi!”
“E dai! Scusami!”.
In quel momento, Ai nota un uomo sull’autobus.
Non può crederci: è lui.
La ragazza sente immediatamente le palpitazione e il fiato mancare, e inizia a sudare freddo:
“Quell’uomo... è... No... Non può essere... è qui per me... Non posso crederci... Sono ovunque!”.
Conan si accorge immediatamente che Ai non sta bene, ne intuisce il motivo,
dato che il comportamento della ragazza, ogni volta che accade è sempre lo stesso:
deve aver visto qualcuno dell’organizzazione.
Il ragazzo subito diventa serio, e si guarda intorno, poi sussurra all’amica:
“Ai! Ai, chi hai visto?” ma la ragazza non gli risponde, sembra quasi non averlo sentito.
Conan allora allunga un braccio, facendolo passare attorno alla vita della ragazza,
e con l’altro la circonda all’altezza delle spalle e mettendole una mano sulla testa, e la stringe a se,
in modo da nasconderla e farla sentire protetta, sperando di calmarla.
Ai, senza nemmeno accorgersene, si ritrova col visto sul petto di Conan, stretta forte a lui.
Può sentire il suo fiato accarezzarle la testa, il suo calore, il suo profumo,
e la sua voce calma che le sussurra: “Stai tranquilla, ci sono io”.
Senza rendersene conto, arrossisce, e alza un braccio fino al petto di Conan, stringendogli il lembo della maglietta.
“Dottor Agasa!” lo chiama Conan, con un’espressione seria:
“Si, Shin... Ehm, no... Conan!”
“Ai non si sente bene, se non le dispiace ci sediamo, ci sono due posti liberi più avanti.” 
“Oh... Ma certo, fate con calma!” acconsente l’uomo, intuendo quale possa essere il problema.
Mentre i due ragazzini si allontanano verso i posti più vicini all’autista,
Ayumi, Genta e Mitsuhiko cominciano a confabulare:
“Ragazzi, ma che cos’hanno quei due oggi?” Chiede Genta, con un tono che sarebbe attribuibile
all’ispettore Nakamori quando si interroga con gli agenti su chi possa essere Ladro Kid.
“Non lo so Genta, è davvero tutto molto strano!” riflette Mitsuhiko.
“Già! Prima Conan si mette a fissare Ai, poi parlano per tutto il tempo fino alla fermata,
poi si mettono a litigare, poi se ne vanno da soli...” dice Ayumi,
con un filo di gelosia in quelle parole, che danno un’idea a Mitsuhiko:
“Ehi! Ragazzi, ma se Conan e Ai...” e Genta lo precede, avendo intuito l’idea dell’amico
“Coooomee?!?!?! Ma quindi tu dici...” e a sua volta viene interrotto da Ayumi
“Secondo te loro due sono...”

...
 
ANGOLO DELL’AUTRICE: Ehilà! Ciao a tutti voi, fan di DC J da quanto tempo non scrivevo più fanfiction! Ultimamente mi sono di nuovo appassionata a questo anime che ha dominato la mia infanzia, e vedendo il film numero 20, “l’incubo più buio”, mi è tornata l’ispirazione per scrivere qualche fanfiction a tema ConanxAi! Non mi dilungo, spero vi piaccia e mi raccomando, fatemelo apere con una lunga recensione, che aiuta tantissimo, dicendomi secondo voi cosa vi piace e cosa no. Il secondo capitolo è già quasi pronto, e spero di pubblicarlo a breve! Baci!!

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Capitolo 2
*** i suoi occhi... ***


Una volta lontani dai loro amici, Conan fa sedere Ai, e poi si siede anche lui.

Il ragazzo vuole vederci chiaro, e soprattutto vuole sapere chi è che ha visto Ai.

...

“Ok, siamo soli adesso! Spiegami, chi hai visto?”

Era assurdo, la ragazza non si calmava, nonostante si fossero allontanati.

Dalle labbra della ragazza, trapelò una parola: “G-Gin.!”

Conan sgranò gli occhi e sentì gelarsi il sangue: “CHE COSA?!?!”

‘Dannazione, ecco perché era così terrorizzata!’ pensò il ragazzino, con il cuore a mille.

Fece per andare verso il fondo dell’autobus, ma Ai lo prese per lo zaino.

“No! Non andartene!”  Quella frase fermò il tempo per qualche secondo.

...

Era così bella...

Quei capelli castani, le ciocche che le ricadevano sul viso, quegli occhi verdi e lucidi mentre

guardava in quelli del giovane detective, senza distogliere lol sguardo, che lo supplicavano di non

abbandonarla...

...

Conan tornò in se, capendo che con quegli uomini in giro non poteva lasciarla sola.

“Ascolta...” cominciò il ragazzo: “Lui ti ha vista?” chiese sottovoce, avvicinandosi.

“No... Almeno, non credo. Sicuramente non mentre lo guardavo io...”

 
... Intanto...
 

FIDANZATI?!” urlano i tre bambini, facendosi sentire dal dottor Agasa e facendo voltare anche

qualche passeggero intorno a loro. Quest’ultimo subito rimprovera i bambini: “Shhhh! Ragazzi! Ma

vi sembra il modo di comportarvi?” – “Ci scusi tanto, dottore” dicono i bambini: “Bravi, ora

comportatevi bene, non manca molto alla AkaiBeach!”

“Dottore, mi tolga una curiosità: come mai questo nome, Akai?”

“Te lo spiego subito, Mitsuhiko! Akai Beach sta per ‘spiaggia rossa’, in quanto  la sabbia ha un

caratteristico colore tendente all’arancione, a causa di un alta concentrazione di un particolare

 minerale. Ciò la rende una particolare attrazione per i turisti, infatti all’ora del tramonto, quando il

cielo diventa rosso, la luce viene riflessa dalla sabbia, che assume un colore rosso vivo!” concluse il

professore, lasciando i Giovani Detective affascinati: “Wooow!” esclamarono tutti e tre in coro.

Nel frattempo, Conan e Ai si dirigono di nuovo verso i loro amici, tenendosi per mano. Conan

voleva solo essere sicuro che Ai non si allontanasse, ma Ayumi, Mitsuhiko e Genta vedono la

faccenda in modo diverso:

“Ehi, siete tornati ragazzi!” dice calorosamente il dottor Agasa. “Ai si sente meglio? ... Oh...”

chiede, accorgendosi però dell’agitazione di Conan e di Ai.

“Ma quanto ci avete messo?” si lamenta Ayumi, innervosita dalla gelosia.

“Esatto, come mai ci avete messo tutto questo tempo, eh?” chiede Mistuhiko, altrettanto alterato.

“Già, non è che per caso ci state nascondendo qualcosa?” domanda sospettoso Genta,

immediatamente zittito dagli altri due bambini. Conan rimane sorpreso: “Ma... Ah ah! Ma di che

parlate, ragazzi?” ridacchia, un po’ preoccupato dagli sguardi dei tre.

“Non fare il finto tonto, Conan!” lo avverte Genta minacciosamente.

“Già, non prenderci per degli stupidi!” lo segue Mitsuhiko.

“Ma io veramente...” cerca di iniziare Conan, interrotto dal Dottor Agasa: “Ragazzi, basta! Ormai

siamo arrivati. Smettete di essere così scortesi, e pensiamo a divertirci!”

Tutti scendono dall’autobus, per trovarsi di fronte a un’immensa distesa di sabbia bronzea, e

sull’orizzonte un mare blu Nilo.

“CHE BELLO!!!” gridano i tre Giovani Detective, correndo in quell’immensa distesa,

dimenticandosi completamente della questione riguardante gli altri due amici.

...

“Ora ti senti più tranquilla?”

“Un po’... Non l’ho più visto.”

“Io neanche. In ogni caso devi stare tranquilla, finchè ci sono io qui con te, ti prometto che non ti

accadrà niente di brutto, Ai.” Disse solennemente Conan, lasciando letteralmente a bocca aperta

l’amica. Poco dopo Ai sorrise:

“Mh... Quindi sono in una botte di ferro, mio giovane detective Shinichi:” gli disse, alzando

leggermente il tono di voce, che divenne più acuto, facendolo arrossire leggermente, lasciandolo a

sua volta senza parole:

“Ah... Eh... Io...” Il ragazzino non sapeva cosa rispondere.

“Comunque... – cominciò lei – Non sei costretto a tenermi la mano tutto il tempo, Shinichi, non ho

cinque anni...”

Disse la ragazza, sorridendo e ruotando la testa verso l’orizzonte.

“OH! S-Sì, certo, scusami!” balbettò il bambino lasciandole subito la mano, diventando paonazzo.

“Andiamo a fare il bagno?” gli chiese lei.

“Oh... Certo!” rispose Conan.

I due raggiunsero i bambini, dopo aver steso gli asciugamani. Avevano portato anche un

ombrellone, dato che il Dottor Agasa doveva sistemare una delle sue nuove invenzioni, che gli

aveva  già dato problemi, e quindi non avrebbe fatto il bagno.

 
...

 
“Ai...” sussurrò Conan, mentre i due camminavano verso la riva, e i Giovani Detective già erano in

acqua a divertirsi.

“Dimmi.” Gli rispose Ai, in modo un po’ freddo.

‘È inutile continuare a sperarlo, tanto a lui piace quella ragazza, Ran...’ pensava tra se.

E questo le faceva male. Dovergli stare lontano, con la paura di dargli fastidio.

‘Oh cavoli, non mi piace quel tono... La starò annoiando...’ pensò Conan.

“Volevo chiederti una cosa...” disse il ragazzino, facendosi coraggio.

“C-Cosa?” chiese Ai, con un po’ di incertezza. Quella frase le aveva un po’ fatto battere il cuore.

“Che dici se...” Ai sentiva il cuore letteralmente uscirle dal petto, e gli occhi diventare lucidi dall’emozione.

“... Chiediamo al Dottor Agasa di farci fare un giro in pedalò?” disse Conan assumendo quel tono di

voce che usava per fare il “finto bambino”, e facendo crollare le aspettative di Ai, che per tutta risposta gli disse,

di nuovo nel suo naturale tono freddo e sarcastico:

“Dio... Sei bravo anche a essere fastidioso come un marmocchio, Shinichi!”

“Tu invece dovresti migliorare, devi lasciarti andare! Con questo tono da signora di mezza età

finirai per farmi invecchiare senza l’antidoto!” ridacchiò Conan.

“Ma come ti permetti!” gli disse Ai ridendo e iniziando a inseguirlo.

“Non mi prendi!” le urlava Conan, ridendo.

“Scommettiamo?” gli rispondeva lei, ridendo più forte.

‘Era così carino mentre correva... quei capelli neri che gli sbattevano sul viso quando si voltava a

guardarmi, quegli occhi blu...’ pensava Ai.

‘È così bella, quei capelli castani accarezzati dal vento, il vestito bianco e luminoso, gli occhi verdi

e brillanti...’ pensava Conan a sua volta.

Alla fine Ai lo raggiunse, e i due si accartocciarono insieme sollevando una nuvola di sabbia.

Conan riuscì a fermarli, bloccando a terra la ragazza, praticamente sdraiandosi sopra di lei,

tenendole saldamente i polsi ancorati a terra con le mani. I loro visi erano vicini, e i due ansimando

mischiavano i loro respiri. I loro cuori battevano insieme.

Quel momento sembrava infinito...

...

ANGOLO DELL’AUTRICE: ma salve popolo di EFP! Mi dispiace, non ho più pubblicato, ma è andato via il wi-fi per giorni, tornando miracolosamente ieri mattina e adesso, infatti ne sto approfittando per pubblicare! Spero vi sia piaciuto questo capitolo così lungo e quetso finale così romantico e al tempo stesso ricco di suspence! Il terzo capitolo invece è tutto da scrivere, ci vorrà tempo, ma nel frattempo fatemi sapere cosa ne pensate riguardo a questo! Se volete seguire i miei aggiornamenti per magari sapere come mai non pubblico, ho una piccola page su instagram dedicata a questo splendido sito: @ai.haibara_4869 in caso di nuovi problemi col wi-fi, vi aggiorno qui! Enjoy this :)

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Capitolo 3
*** un nuovo caso da risolvere ***


A un tratto, i due furono risvegliati da un urlo: era Ayumi.

“AAAAAAAAHHHHHH!!!”

Ai e Conan si rialzarono di scatto, per vedere Ayumi a terra, tremante e sotto shock, indicare

Un corpo senza vita sulla riva. Subito accorsero, seguiti da Genta, Mitsuhiko e dal Dottor

Agasa. Era un uomo sulla sessantina piuttosto robusto e, come Conan constatò, era morto per

Annegamento.

“Dottore, chiami immediatamente la polizia!!! Si sbrighi!” – “Certamente!”

“Deve essere morto questa notte, più o meno cinque o sei ore fa...” mormorò Conan, prima di

accorgersi che Ai aveva di nuovo in viso l’espressione di terrore che aveva sull’autobus.


 
10:20, ovvero mezz’ora dopo...

È arrivata la polizia di Shizuhoka, capitanata dall’ispettore Sango Yokomizo, che dopo una prima

analisi del cadavere, da il verdetto...


 
“La vittima è Jiro Matsumoto, 58 anni, fisico abbastanza robusto, morto per annegamento e, quasi

sicuramente, andava in palestra, probabilmente a fare pesi, ma a quanto pare non sapeva nuotare,

nonostante andasse a pescare abitualmente, dato che non ha segni di colluttazione in alcun punto del

corpo. Stanotte il mare era piuttosto agitato, evidentemente ha deciso di uscire lo stesso e ne ha

pagato le conseguenze. Mi dispiace, si è trattato di uno sfortunato incidente.” Concluse l’ispettore

Yokomizo.

“Proprio come lei, ispettore!” dissero i giovani detective, sorridendo maliziosamente.

“Prego?” chiese l’ispettore, sorpreso.

“Anche lei non sa nuotare! È così strano, i suoi capelli assomigliano a rametti di corallo...”

“SHHHHH! Basta con questa storia dei coralli, bambini! La vittima è semplicemente annegata!”

“Eh no!” controbattè  Conan, inginocchiato ai piedi del cadavere. “Come sarebbe a dire

ragazzino!?” – “Guardi attentamente i piedi della vittima, più precisamente le caviglie! Sono piene

di segni, come se fosse stato legato molto stretto” concluse il ragazzo.

“Il ragazzino potrebbe avere ragione, ispettore.” Disse un uomo piuttosto alto e abbronzato sui

trent’anni, avvicinandosi, seguito da un altro uomo più tarchiato e da una donna piuttosto esile,

entrambi sulla quarantina. “E voi chi siete? Chiese il dottor Agasa confuso.” – “Lei deve essere il

bagnino della AkaiBeach, mi sbaglio?” domandò Conan all’uomo sui trenta. “Complimenti ometto,

mi chiamo Rei Yamabushi e sono bagnino in questa spiaggia, mentre loro sono il signor Hiroshi

Minato, barista di questa spiaggia e la signora Masayo Furune, professoressa di matematica e fisica

nel liceo di Shizuhoka e anche lei una cliente abituale come il povero Jiro. L’hai capito dalla

maglietta che ho in mano, vero?” gli disse l’uomo, che aveva con se una maglietta, con scritto

“salvataggio”. “Per la verità ne ero sicuro perché ho visto il suo bracciale rosso, con scritto

‘AkaiBeach’, se non lo avessi notato non avrei dedotto che la maglietta fosse sua. Poi però ho

notato i suoi capelli molto chiari e la sua abbronzatura particolare, il che mi ha fatto pensare che lei

stia molto tempo al sole, e non ho avuto più dubbi!” – “Sei molto bravo, piccolo!” gli disse

l’uomo, arruffandogli i capelli. “Quest’uomo era un nostro cliente abituale, veniva qui tutte le sere

per pescare, salvo occasioni particolari, come per esempio la mareggiata della scorsa notte o

magari quando non si sentiva bene, ma vi assicuro che sapeva nuotare e che era una persona

responsabile, non può essere un incidente! Vero, signori?” disse il signor Yamabushi agitandosi e

rivolgendosi agli altri due: “Assolutamente!” confermò il signor Minato: “Era sicuramente un uomo

burbero e scontroso, ma era attento e prudente in tutto ciò che faceva, siccome aveva dei problemi

al cuore” aggiunse la signora Furune. “Problemi di cuore??” chiese l’ispettore: “Già, questo fin da

quando era molto giovane, ma non ha mai rinunciato alle sue passioni, come i pesi e la pesca!”

confermò Yamabushi. “Quindi lei era amico della vittima, giusto?” chiese l’ispettore. “Ma certo!

Negli anni siamo diventati molto amici! Per questo sono certo di conoscerlo abbastanza da poterle

assicurare che sapeva nuotare e che non era un incosciente! Tra l’altro...” l’uomo cambiò

improvvisamente tono, facendosi più mesto: “Vada avanti...” lo incoraggiò Yokomizo: “... Aveva

dei nemici...” – “Come prego?!” chiese l’ispettore preoccupato, che iniziò a sommergerli di

domande.

Intanto Conan, che ascoltava l’interrogatorio, senti stringersi un lembo della maglietta da dietro.

Era Ai, terrorizzata. “Ehi, Ai! Che succede, si può sapere?” Chiese il bambino: “Uno di quei tre è

un membro dell’organizzazione?” ma Ai non rispondeva.



‘Cos’è questa brutta sensazione? È come se loro fossero qui... Come se mi stessero osservando...’



Pensava tra se, non sentendo le parole di Conan che diventavano sempre più forti, eppure non

riusciva ad ascoltarle, tanta era la sua agitazione.

‘loro sono qui...’

 
...
 

ANGOLO DELL’AUTRICE: eccomi tornata, cari fan del super detective con gli occhiali!
Ho voluto rendere più intrigante la storia con un vero caso da risolvere!
Ho appena finito di scrivere questo lungo capitolo, che stamattina mi è venuto tutto di getto!
Il quarto capitolo pensavo di farlo abbastanza lungo, come questo, spero non vi dispiaccia!!
Ovviamente fatemi sapere con una recensione, cosa ne pensate di questo terzo capitolo!!!
Baci e A PRESTISSIMO! <3

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Capitolo 4
*** deduzioni e sentimenti ***


“... Ai...”

‘No... Loro sanno che sono qui...’

“... Che succede?..”

‘Se ho questa brutta sensazione, probabilmente aspettano solo che io esca allo scoperto...’

“... Rispondimi!”

‘Non posso morire con questo corpo davanti ai bambini!’

...

 ‘Non devono uccidermi ora, mentre ho questo aspetto!’

...

“AI!!!!!!!”

La ragazza si rese conto che Conan la stava scuotendo e la stava chiamando da un po’ di tempo, e

sembrava molto preoccupato.

“Oh... Io...” Ai tornò cosciente: “... Non mi sento... Molto bene...” disse, tenendo la testa bassa e

fissando il vuoto, mentre Conan le teneva ancora le mani sulle spalle.

“Ai, sei pallidissima... Che succede? Una di quelle persone...” sussurrò Conan, girando leggermente

la testa a fissare la vittima e i sospettati:

“... È un membro dell’organizzazione degli uomini in nero?”

Ai sentì passarle un brivido lungo la schiena, e un improvviso senso di pressione alla gola.

Dovette deglutire prima di riuscire a rispondere:

“Mh... No. Non preoccuparti. È solo che... Non mi sento molto in forma, tutto qua.” – “Ok... Ora mi

voglio occupare del caso. Se hai bisogno di me, ovviamente fammi un fischio.” Sorrise il ragazzino,

che si staccò e si diresse verso la vittima, lasciando la ragazza immobile, con la bocca socchiusa e

gli occhi spalancati, a fissarlo allontanarsi.

‘Ma perché diavolo devo pensare a lui?’ Pensava tra se.

Odiava i suoi sentimenti per lui, che aveva occhi solo per la figlia del detective Goro, e mai per lei.

 

Intanto Conan...


 
‘Ok. Ricapitolando: la vittima, Jiro Matsumoto, 58 anni, è morto per annegamento pur sapendo

nuotare, per giunta per essere uscito in barca durante una notte tempestosa con il mare in

burrasca, nonostante fosse una persona prudente, quindi ciò fa presupporre che sia stato aggredito

da qualcuno, ma  pur essendo un uomo abbastanza anziano, andava in palestra e aveva un fisico

robusto, e nonostante ciò non ha riportato alcun segno di colluttazione, e come ultima

incongruenza, la barca che ha usato è poco distante dal corpo, ma al contrario di esso è

perfettamente asciutta, nonostante possa essere l’unica che l’uomo avrebbe potuto usare.

È
incredibile, sembra che nulla abbia senso in questo caso.’ Pensava Conan. ‘Per giunta i tre

indiziati sembrano avere tutti degli alibi davvero poco credibili:


 
Rei Yamabushi, 32 anni, bagnino dell’AkaiBeach, avrebbe la forza per sollevare quell’uomo,

essendo abbastanza alto e forte, e tra i tre indiziati sembra essere l’unico fisicamente capace di

compiere il delitto. Ha detto di essersi svegliato alle 6 questa mattina, quindi dopo l’ora del

decesso, e che abita proprio vicino a una banca, procurandosi così un alibi di ferro grazie alle

telecamere di videosorveglianza;
 


Hiroshi Minato, 43 anni, barista dell’AkaiBeach, probabilmente non avrebbe abbastanza forza per

sollevare la vittima, essendo troppo basso in confronto a lui, ma non ha un alibi, siccome è stato

sveglio tutta la notte dopo aver bevuto in un locale, e ha detto di aver vagato nei dintorni fino alle

6:30 di questa mattina, orario in cui ha incontrato il signor Yamabushi, che lo ha portato nel bagno

della spiaggia aiutandolo a riprendersi dalla sbornia, a causa della quale, in ogni caso, non

avrebbe potuto essere lucido abbastanza da commettere un delitto;


 
Masayo Furune, 41 anni, professoressa di matematica e fisica nella scuola qui dietro l’angolo, non

è abbastanza forte da sollevare la vittima, ma è stata anche l’ultima a incontrarla in vita, dato che

egli voleva invitarla a pescare questa stessa notte, ma lei, decisa a farsi lasciare in pace, rifiutò

all’ultimo, quando l’anziano le telefonò la sera scorsa. A quanto pare l’uomo faceva la corte alla

signora, che però ha un alibi di ferro, dato che la telefonata è stata confermata dalla polizia che ha

contattato l’operatore telefonico della donna per sapere se fosse avvenuta davvero. Ella ha

affermato di essere tornata subito a dormire, dopo essere stata disturbata dall’uomo verso

mezzanotte. Pur non essendo un vero e proprio alibi, rimane il fatto che la donna era troppo esile

per poter uccidere quell’uomo a mani nude.



Poi quei segni sulle caviglie della vittima ancora non me li spiego. Cosa non capisco...?’


 
...
 


ANGOLO DELL’AUTRICE: Ehilà! Sì, lo so, ci sono sicuramente più deduzioni che sentimenti, è un capitolo che magari non apprezzerete, dato che ho voluto rimanere fedele alla serie e metterci di mezzo un caso da risolvere e non mi sono concentrata molto su Ai, se non all’inizio del capitolo. Magari vi annoierà, ma suvvia, ne sarà valsa la pena. Me ne servirò per allungare la storia e dare ragione di esistere a tanti particolari, ma vi assicuro che mi impegnerò un sacco a rendere interessante il seguito. Non penso che farò risolvere a Conan un altro caso, magari annoia e non è facile scriverli, e per ora mi concentrerò su questo. Ovviamente questi sono i miei piani adesso che potrebbero benissimo cambiare in futuro. Per ora ho una mezza idea di come Conan troverà il colpevole (che ho già scelto), magari nel prossimo capitolo o in quello dopo, e da lì in poi inventerò il resto della trama! A presto, lettori!!! <3

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Capitolo 5
*** così diabolico, ma così bello ***


... A un tratto, ecco l’illuminazione...

“Uhm... ASPETTA! Ma se...?” il ragazzino subito si girò a guardare verso i tre indiziati,

precisamente il colpevole. Un sorriso sicuro e uno sguardo vittorioso si dipinsero sul suo volto:

“Ho capito!” disse tra se.

Andò dal Dottor Agasa, e gli fece cenno di chinarsi. L’uomo si abbassò e gli porse l’orecchio, e lo

ascoltò attentamente:

“Ascolti, dottore, so come smascherare il colpevole!” disse Conan, lasciando di stucco il Dottor

Agasa. “Ora userò il papillon, segua le mia parole, come sempre!” – “Oh... Uhm... Ok.”

Il piccolo Conan iniziò la spiegazione:


“Dunque, per logica, l’unico che avrebbe potuto fisicamente avere la forza di buttare in mare la

vittima, è sicuramente Yamabushi, che però ha un alibi e non avrebbe un movente, inoltre dovrebbe

comunque aver lasciato delle tracce, dei segni di colluttazione, che non ci sono, e quindi mi sento di

escluderlo dalla rosa dei sospettati. Gli altri due, Minato e la signora Furune hanno invece degli

alibi davvero fragili, sorretti dal solo fatto che la loro statura e forma fisica non avrebbe potuto

permettergli di uccidere l’uomo... Ma provi a riflettere!” il dottor Agasa ascoltava curioso e

impaziente di sapere quale fosse l’idea geniale del detective, sapendo che ancora una volta, non

avrebbe sbagliato: “Provi a riflettere proprio su loro due! Essendo che sono trascorse oltre sette ore,

non sarà possibile trovare tracce di alcool nel sangue di Minato, benché la sbronza fosse pesante,

ma quando si è avvicinato ho sentito chiaramente la puzza di alcolici dai suoi vestiti, e la sbornia

più la sua statura mi permettono di escluderlo. Rimane solo la signora Furune, che al contrario degli

altri ha qualcosa che mi induce a pensare che fosse una potenziale indiziata: se riflettiamo, la

compagnia telefonica può risalire alla durata e all’orario delle chiamate, ma non al contenuto!!! Ciò

significa che la signora potrebbe essersi messa a letto e aver aspettato di proposito la telefonata di

Matsumoto ed essere uscita di casa dal retro. Ciò che mi induce a credere che la colpevole sia lei, è

che era una professoressa di fisica e matematica, e ho già in mente in che modo avrebbe potuto fare:

potrebbe avere convinto con una scusa la vittima a portare sulla barca qualcosa di pesante, come un

grosso masso, usando la scusa dei ‘giochetti’ di fisica, che avranno sicuramente allettato l’uomo

convincendolo che avrebbe passato una notte insieme alla donna, tanto pendeva dalle sue labbra e

glie lo avrebbe addirittura portato. Una volta lì, si è servita di un filo di nylon o qualcosa del genere

e lo ha legato all’oggetto senza farsi notare e col favore delle tenebre. In seguito, facendo credere

all’uomo che fosse un ‘gioco di coppia’, lo ha convinto a farsi legare le caviglie e a stare in piedi.

Subito dopo, ha gettato il sasso in mare, che ha trascinato l’uomo sul fondale e che è morto dopo

pochi minuti per annegamento. È un’operazione che non richiederebbe relativamente molto tempo,

ma sono certo che si sia bagnata durante ciò, e i suoi vestiti non si siano ancora asciugati. Sono

passate poche ore e secondo me lei si è portata un cambio e ha lasciato i vestiti nella sua cabina.

Nessuno andrebbe mai a controllare lì, sicuramente non li ha portati in casa. Lì troveremo i suoi

vestiti bagnati di acqua salata, e sarà la prova schiacciante!”



il dottor Agasa era stupefatto. Con la sua voce, Conan risolse il caso in un batter d’occhio,

scoprendo che il movente era vendicare la sorella maggiore, che aveva a sua volta avuto una storia

con la vittima, e che poi era stata ricattata e umiliata fino al suicidio. L’uomo era una persona

terribile e voleva fare la stessa cosa con la signora Furune, che ha voluto vendicare la sorella e

salvarsi dall’uomo. Una situazione triste e piena di amarezza, la vendetta.
 
“Conan!” lo chiamò Genta, mentre il ragazzo osservava con sguardo malinconico la donna che

veniva portata via dalla polizia: “Oh, dimmi Genta!” – “Io ho fame!!!” – “Già, dovremmo andare a

mangiare! È davvero ora!” lo seguì Mitsuhiko. Rei Yamabushi, che li aveva sentiti, rispose:

“Ragazzi, vi voglio offrire il pranzo! Avete risolto questo brutto caso nella mia spiaggia e voglio

sdebitarmi! Modestamente in cucina me la cavo!” – “Siiiì!!!” esclamarono i Giovani Detective,

pieni di gioia. L’uomo preparò a tutti del riso con verdure bollite, che i bambini adorarono. Intanto,

Conan chiacchierava con Ai: “Ehi Ai, allora? Ti sei traqnuillizzata?” – “Uhm... Beh, credo di sì.”

Rispose lei con il suo tono di sempre, portandosi alla bocca un boccone di riso. Sembrava

tranquilla, davvero...

“Shinichi, posso chiederti una cosa?” chiese lei all'improvviso. La domanda lo spiazzò,

il ragazzo non se lo aspettava, ma rispose comunque:

“Uh? C-Certo! Dimmi pure!” – “Dimmi perché... Perché mi chiami sempre ‘Ai’?”

Il bambino restò in silenzio, come se quelle parole rimbombassero ancora nella sua mente.

“Io ti chiamo Shinichi, ma tu non mi hai quasi mai chiamata Shiho...”

Ancora nessuna risposta.

“Allora! Vuoi rispondermi?” disse la ragazza, tradendo dell’impazienza. Piano, il ragazzo parlò: “Beh...”

Gli occhi di Ai brillavano leggermente dalla curiosità.

“Il motivo è...”

La ragazza sentì il cuore perdere qualche battito. Perché provava quell’emozione?

“... Un segreto!” – “Come?!?!?!” rispose seccata la ragazza. “Beh, se proprio vuoi saperlo, devi

capirlo tu!” disse Conan con un’espressione di superiorità dipinta in faccia.

‘In realtà, il motivo è...’ il ragazzo lo pensò tra sé. Un giorno avrebbe voluto che lei lo indovinasse,

 ma al contempo un po’ gli piaceva vederla così spaesata. Lei, quella che sa sempre tutto, per una

volta rimane senza una risposta. Era quasi piacevole vederla mentre, di tanto in tanto, gli chiedeva

di rivelarle la soluzione, come se volesse disperatamente una risposta. Era così diabolico da parte

del ragazzo, eppure così... Bello!

 
ANGOLO DELL’AUTRICE: Oh, miei cari lettori! È da poco passata mezzanotte, ed io ho appenaterminato questo quinto capitolo! Spero vi piaccia. Ho voluto occuparmi fin da subito del caso, e sì, so che si è risolto in modo un po’ sbrigativo e mi dispiace, spero mi perdoniate! Comunque vi invito a pensare a questo enigma: come mai Conan chiama sempre Sherry con il nome ‘Ai’ e mai ‘Shiho’? la risposta sta nella trama, e penso sia abbastanza semplice, ma magari lo è solo dal mio punto divista, non so! Fatemi sapere se avete apprezzato, e ci vediamo al più presto con il prossimo capitolo! Baci!!!

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Capitolo 6
*** promettimelo! ***


Una volta finito il pranzo, sono ormai le 14:30...


 
“Uuuh! Che mangiata!!!” urlò Genta, finito il terzo piatto di riso alle verdure.

“Amici, andiamo a fare il bagno!” disse subito dopo.

“Non se ne parla! Avete appena mangiato, non potete fare il bagno.

Aspetteremo il tardo pomeriggio!” disse il dottor Agasa con tranquillità.

Il signor Yamabushi allora chiese: “Ragazzi, dato che non potete fare  il bagno adesso, mi piacerebbe

invitarvi a fare un giro sul mio yacht!”. La richiesta fu come un’esplosione di gioia nei Giovani

Detective, che risposero in coro: “Sì!!! Che bello!!!”

Tutti si prepararono e si incamminarono dove Yamabushi aveva ormeggiato lo yacht.

Ci volle circa un quarto d’ora, durante il quale Genta si lamentò più volte, mettendo a dura

prova i nervi di Ai e Conan.

Finalmente arrivarono.

Era un piccolo porto che non si poteva vedere dalla spiaggia a causa di una piccola collinetta.

“Prego, venite pure!” li invitò il bagnino. “Ayumi salì per prima, seguita

da Mitsuhiko, Genta e il Dottor Agasa, e infine si avviarono a salire Conan e Ai.

A un tratto, un sibilo, mentre Ai stava salendo, fece voltare tutti. L’imbarcazione iniziò

 improvvisamente a muoversi e ad allontanarsi... Mentre Ai aveva ancora un piede a terra.

La ragazza si sbilanciò, cadendo: “No! Aiuto!” gridò.

“AI!!!” urlarono i Giovani Detective, mentre la ragazza spariva verso il basso.

Conan, prontamente, le afferrò la mano: “Stringimi forte Ai!!! Non ti lascerò cadere!” gridò Conan

stringendole il polso. Il Dottor Agasa si precipitò e si sporse, afferrando l’altra mano della ragazza.

I due la tirarono su, mentre lo yacht si allontanava sempre più dal porto. Ai riuscì a salire, aiutata da

Conan che la tirò su di peso: “Ehi, tutto bene?” le chiese, sorridendole: “Sì, sto bene.” Disse lei con

il suo solito tono di ghiaccio, non dando a vedere il leggero rossore sul suo viso.

“Signor Yamabushi, chiuda l’ingresso per favore!” lo chiamò Conan: “Subito!”  rispose l’uomo,

che corse a chiudere il piccolo cancelletto.  Ai si tirò su, ma subito apparve sul suo volto

un’espressione di paura: “Signor Yamabushi, si sbrighi!!! Deve subito virare, o andremo a

sbattere!!!” l’uomo si voltò, e vide che a non molti metri, vi era un lato del porto con ormeggiate

altre imbarcazioni. Prontamente, corse all’interno dello yacht, e ruotò il timone, virando appena in

tempo, e uscendo dal porto. Nel frattempo, Conan si sporse attraverso le sbarre bianche,

recuperando la corda usata per ormeggiare.


 
‘È bruciata e nettamente tagliata, sicuramente a causa di un proiettile: qualcuno ci ha sparato, e il
suo obbiettivo era Ai.’ Pensò il ragazzo, voltandosi verso la ragazza: ‘anche lei lo ha capito.’


 
‘Non ci credo... Loro sono veramente qui... Possibile che sappiano me? Maledizione... Non posso
rischiare di mettere in pericolo tutti!’ Pensò Ai, mentre il suo volto si contraeva in un’espressione
di terrore.



“Ai... Stai bene?” chiese Ayumi con un po’ di esitazione.

“S-Sì... Stai tranquilla Ayumi.” Cercò di tranquillizzarla lei, senza però riuscire a calmarsi.

Il Dottor Agasa, vista l’atmosfera di tensione, decise di proporre ai ragazzi un indovinello:

“Ragazzi! Per sdrammatizzare, vi propongo un avvincente indovinello!” e senza dare tempo ai

ragazzi per reagire, iniziò a spiegare: “Dunque: qui in Giappone il numero quattro è considerato un

porta sfortuna, un mio caro amico, Shinichi Kudo, al contrario dei Giapponesi, non prova paura.

Voi dovrete indovinare la sensazione che prova Shinichi tra le seguenti:

La prima è ‘allegria’;

La seconda è ‘rabbia’;

La terza è ‘malinconia’.

Provate a indovinare, ragazzi!!!”

Tutti si misero a pensare, mentre Conan, che aveva già intuito la soluzione, pensava tra se a

come cavolo fosse possibile che il Dottore si inventasse indovinelli basati su certe sciocchezze.

Dopo un po’, parlò Mitsuhiko: “Secondo me è la due, prova rabbia! Perché evidentemente ha subito

delle disgrazie a causa di quel numero!” – “No, mi dispiace Mitsuhiko!” rispose il Dottor Agasa.

“Io credo che sia la terza, la malinconia... Nessuno proverebbe allegria per qualcosa che porta

sfortuna!” disse Genta. “Ti sbagli Genta.” Lo riprese Ai: “L’ideogramma ‘Shi’, il primo del nome

‘Shinichi’, dei caratteri katakana, somiglia a una faccina che sorride, シ, quindi la risposta è la prima!” concluse

la ragazza, mentre i Giovani Detective assumevano un’espressione delusa.

“Suvvia ragazzi! Ci ho messo del tempo a inventarlo!” tentò di dire il dottore.


 
‘A me sembra che ci abbia messo non più di cinque minuti a inventare una simile sciocchezza’ pensò Conan
tra se.


 
“Conan...” sussurrò Ai al ragazzo da dietro di lui. “Sì?” rispose il ragazzo, girandosi. “Possiamo... Stare a

guardare il mare, ora, mentre stiamo sullo yacht?” chiese lei, sforzandosi di sorridere: “Che strana domanda... Ok,

ma... Stai bene?” – “Ma certo!” rispose lei, tentando di usare un tono neutrale, ma Conan divenne

improvvisamente serio: “Comunque ho visto quella corda...” quella frase fece sussultare Ai, che sgranò gli

occhi e strinse i denti.

“Ci hanno sparato, e il bersaglio eri tu.” Concluse Conan, mentre la ragazza aveva un espressione sempre più

terrorizzata, e faticava a respirare, quasi come se avesse paura a farlo.



Passò qualche secondo...



“Ai...” la chiamò improvvisamente Conan, facendola sussultare di nuovo.

“S-Sì?” – “Promettimi che non farai sciocchezze, dammi la tua parola, promettimi che lascerai che io ti

protegga! Giuramelo!” le chiese solennemente il ragazzo, avvicinandosi sempre più al suo volto:

“Se ti succedesse qualcosa, non potrei mai perdonarmelo.” Le disse infine.

Lei non rispose.


 
‘Mi protegge solo perché finché non troverò l’antidoto avrà bisogno di me, o non potrà più avere Ran...’
pensò Ai, malinconica.


 
‘Perché è così, l’amore è un sentimento che a me non è concesso provare.’

 
...


ANGOLO DELL’AUTRICE: Ehilà popolo!!! Perdonatemi davvero, sono nel classico blocco dello scrittore, per questo motivo gli ultimi due capitoli sono stati più “noiosi”, ma sto cercando il modo di uscirne. Il mio problema non è la carenza di idee, quelle decisamente non mancano, ho solo bisogno di trovare modi per concretizzarle, e pian piano mi sto sbloccando. Detto questo, ecco concluso il sesto capitolo, e vi annuncio che il settimo sarà più bello. Magari non “una bomba”, ma, ecco, spero di sorprendervi! Baci, e grazie per essere sempre così tanti a leggere i capitoli di questa storia (Sì, per me 56 letture del quinto capitolo sono tante, e poi ho visto che il primo invece ne ha avute 239, e la cosa mi riempie di gioia, per me sono numeri importanti!!!). A prestissimo, e grazie ancora!

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Capitolo 7
*** ... ti odio ***


Erano oramai le cinque e mezza del pomeriggio, erano passate quasi tre ore da quando erano saliti su quello

yacht, ore durante le quali il signor Yamabushi aveva intrattenuto i Giovani Detective insegnando loro

diversi giochi con le carte, con l’aiuto del Dottor Agasa.

Ora stavano terminando l’ennesima partita a scala quaranta, in cui il signor Yamabushi era ovviamente in

netto vantaggio, con sole tre carte in mano, seguito dal dottore che ne aveva cinque e da Mitsuhiko che ne

 aveva sette, mentre Genta e Ayumi ancora avevano tutte e tredici le carte in mano.

“Secondo me c’è qualcosa che non va nelle regole!” si lamentò Genta, grattandosi la nuca.

“Non prendertela, ragazzo! È la tua prima partita, non devi per forza vincere! L’importante è divertirsi!”

“Mitsuhiko, tocca a te! Gli disse amichevolmente il Dottore.

“Io... Credo di aver vinto!” esclamò il ragazzo, attirando su di se l’attenzione di tutti, inclusi Conan e Ai, che,

affacciati a guardare il mare, non avevano smesso un solo momento di parlare.

Subito il ragazzo mostrò sei delle sue sette carte: Un sette, un otto, un nove, un dieci, un fante e una regina di

picche, e scartò il re di picche, vincendo la partita.

“Incredibile!” disse allegramente il bagnino, mentre Genta guardava l’amico con invidia, e il dottor Agasa

tentava di consolare lui e Ayumi.

“Ma no, è stata solo fortuna!” disse il ragazzo, mentre L’uomo si complimentava con lui.

Gli altri due ragazzi li guardavano da lontano, e ad Ai sfuggì un sorrisetto.

Conan lo notò subito.

“Come mai sorridi?” le chiese, sorridendo a sua volta.

“Mi ha ricordato mia sorella. A volte, lei provava a distrarmi da tutto quel lavoro che svolgevo per

 l’organizzazione, e giocavamo a carte. Era sempre  una sfida, ricordo che le partite potevano durare ore,

altre volte le sospendevo perché avevo fretta di terminare le mie ricerche, e non vinceva nessuna di noi due...

Oh...” a un tratto si accorse di essersi lasciata troppo andare, portandosi una mano alla bocca.

A Conan scappò una risatina, che il ragazzo tentò inutilmente di camuffare.

“Perché ridi adesso, Shinichi?” gli chiese lei, un po’ infastidita.

“Niente, niente... È che di solito non parli così tanto!” le disse.

“E la cosa la trovi divertente?” ribatté la ragazza.

“Comunque Masami manca anche a me...” mormorò, sorridendo tristemente.

“Akemi.” Disse lei.

“Come? Ah, sì... Lo so, è quello il suo vero nome. È che l’ho sempre chiamata Masami Hirota... Sarà stata

l’abitudine!” rispose il ragazzo.

Nella mente di entrambi, veniva automatico fondere il volto di Akemi con quello di Ran.

Era vero che si assomigliavano, ma per entrambi era solo un’associazione, un’impressione e nulla di più.

Per Conan, c’era prima Ran, per Ai, c’era prima Akemi.

“Ehi, ragazzi! Si torna indietro!” annunciò Yamabushi, prima di scendere nella cabina del timone.

“Hai sentito? Andiamo a farci un bagno! Sei contenta? Secondo me ti aiuterà a distrarti!” le disse Conan, ma

 il viso di Ai tornò a impallidirsi leggermente.

“Non ci riesco.” Disse soltanto, per poi girarsi a guardare ancora il mare.


 
‘Sto per mettermi a piangere, dannazione! Non qui! Non voglio farli preoccupare! O meglio, far

preoccupare lui...’ pensava tra se la castana, guardando il mare e tentando di trattenere le lacrime di

frustrazione, che causavano un bruciore fastidioso ai suoi occhi.


 
Dovette deglutire più volte, per tentare di ricacciarle indietro, pur sapendo che i suoi occhi non avrebbero

 potuto mentire. Li sentiva arrossati, bagnati, li sentiva bruciare.

Decise di mettersi gli occhiali da sole che aveva appeso al vestito bianco, erano la sua unica protezione.

Dopo forse un quarto d’ora, arrivarono al porto che poco prima avevano lasciato.

I Giovani Detective scesero dall’imbarcazione per primi, seguiti da Dottor Agasa.

Ai invece era esitante, ma Conan le prese la mano.

“Stringimi forte, non ti accadrà niente!” se sussurrò.

Quella frase le diede il coraggio di passare. Una volta a terra, si lasciarono la mano.


 
‘Dio... Ma perché devi illudermi in questo modo? Perché?! Perché sei capace di farmi sentire così bene e

così male al tempo stesso?! Io... Ti odio.’ Pensò di nuovo Ai, mentre i suoi occhi tornarono a riempirsi di

lacrime, nascoste dai suoi occhiali.


 
“Dottore! Possiamo stendere gli asciugamani?” chiese Ayumi allegramente.

“Certo... Oh, ma adesso che ci penso li ho lasciati all’interno della nostra cabina, dovreste andare a prenderli,

ci andate insieme ragazzi?” chiese l’uomo.

“La accompagniamo noi!” dissero in coro Genta e Mitsuhiko, e tutti e tre corsero verso le cabine.

“Mi scusi, le posso chiedere dov’è il bagno?” Chiese il dottor Agasa a Rei Yamabushi.

“Oh certo, la accompagno!” acconsentì il ragazzo, accompagnando Agasa verso la toilette della spiaggia.

I due finti bambini erano soli, davanti alla riva, sotto l’ombra di una parla che lasciava passare delicati raggi

di sole.

“Ai...” sussurrò il ragazzo, con lo sguardo basso.

Lei si voltò verso di lui.

Aveva ancora gli occhi gonfi di lacrime che cercava di trattenere, e gli occhiali da sole la proteggevano.

Deglutì, e poi sorrise, consapevole del fatto che tanto il ragazzo non poteva accorgersi di nulla.

“Sì?” Conan, senza pensare, fece un passo, trovandosi proprio di fronte a lei, e le sfilò gli occhiali.

“...” Ai non sapeva cosa dire, provava rabbia: come si era permesso di guardarla piangere?!

“Ti prego, adesso dimmi che succede...” Cominciò Conan, calmo.

“Che succede...? CHE SUCCEDE?!?!?! Di tutto!!! Sta succedendo di tutto! Prima Gin in autobus, poi un

omicidio e poi un tentativo di colpirmi... Sono passate solo sette ore! Sette stramaledette ore in cui è successo

di tutto!!! E tu... E tu mi chiedi ‘che succede’? Te lo dico io cosa succede, Shinichi! Non andrà avanti così

all’infinito! Prima o poi quella gente ci troverà e farà di tutto per farci fuori! Eppure sembra che la cosa non

ti spaventi! Sei un incosciente, non capisci la gravità della situazione... AH!” improvvisamente la ragazza

portò le mani alla testa.


 
‘Che dolore... Una fitta alla testa...’


 
Conan subito le permise di appoggiarsi a lui

“Oh cavoli Ai! Cosa ti succede?! Ti sarai agitata troppo...” disse il ragazzo, aiutandola a reggersi in piedi.


 
‘Oddio... Che fastidio, questa nausea... Ma che mi succede?’  Pensava tra se la ragazza, che iniziò a sentire la

voce di Conan sempre più lontana, e a vedere tutto nero.


 
‘Shinichi... No... Ti prego, resta, salvami...’ pensava la castana. Quelle cose avrebbe voluto dirle,

pronunciarle, ma non ci riusciva.


 
‘No... Non andartene... Non sparire anche tu...’ Si diceva tra se, mentre l’immagine del bambino scompariva

 nel nulla.

 
 
... Intanto Conan...

 
 
“Ai!!! Ai, che ti succede?! Resisti! OH NO!” ormai il ragazzo stava urlando, mentre il corpo dell’amica si

afflosciava tra le sue braccia.

“DOTTOR AGASA!!! VENGA SUBITO QUI! AI STA MALE!” gridò Conan, disperato.

Il bagnino accorse.

“La possiamo portare nella casa di villeggiatura che possiedo! A giudicare dai sintomi potrebbe essersi presa

 un’insolazione, ma svenire così all’improvviso non è una cosa da sottovalutare! La porteremo dentro!” disse

Yamabushi.

Detto ciò, l’uomo prese la ragazza in braccio, e, seguito da Conan e Agasa, corse verso la casa di

villeggiatura dietro la spiaggia.
 


...


 
ANGOLO DELL’AUTRICE: Buongiorno mondo! Ecco il settimo capitolo! Spero di piaccia! Non l’ho allungato oltre  perché mi sembrava lungo a sufficienza, spero vi piaccia e spero anche di fare uscire l’ottavo in pochi giorni!!! Ho mille idee per la testa e voglio concretizzarle tutte. Penso vi piaceranno, sono felice di vedere che le letture continuano a salire, vuol dire che tante persone apprezzano il lavoro! È bello tornare a utilizzare questa piattaforma e vedere che non è “morta” come a volte si sente dire! A presto e grazie ancora! <3

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Capitolo 8
*** nel cuore della notte... ***


Una tempesta di parole rimbombava nella testa di Ai.

“Ai, non puoi fuggire dal tuo destino.” Le diceva l’immagine di un Conan serio, ferito, ed ella

ricordò il giorno del dirottamento dell’autobus.

Quel giorno voleva lasciarsi morire, convinta che fosse il modo migliore per salvarsi da quelle persone.

“Promettimi che non farai sciocchezze!” le diceva un’altra versione di Conan, un po’ abbronzata.


 
‘... La fai facile...’ Pensava la ragazza.


 
 “Promettimi che lascerai che io ti protegga!”


 
‘... Sei un incosciente...’


 
“Giuramelo!”


 
‘... No!’


 
 “Se ti succedesse qualcosa, non potrei mai perdonarmelo.”


 
‘... Ma per favore...’


 
“Stringimi forte Ai!!! Non ti lascerò cadere!”



‘... Ma cosa...?’



“Ai!!! Resisti!”



‘... Io non...’



“Svegliati!”



‘... Cosa? Svegliarmi?’



“SVEGLIATI!!!”



La ragazza aprì gli occhi di scatto e si tirò su di colpo, questa volta la voce sembrava vicina, reale...

Era su un grande letto dalle lenzuola bianche con una fantasia nera e rossa,  in una stanza grande e spaziosa.

Si portò una mano alla fronte, sentendo la testa girarle un po’ e avvertendo una leggera pressione.



‘Cosa sarà successo?’  Si chiese.



Si guardò intorno lentamente, rendendosi conto che Conan era appoggiato al suo letto, addormentato

profondamente.

La ragazza, guardandolo, sorrise.



‘Shinichi... Mi sei rimasto vicino. Chissà che ore sono...’ Pensò tra sé.



Alla sua sinistra vi era un comodino fatto di un legno oscuro, probabilmente mogano, e in fondo all’angolo

dello stesso lato, un armadio dello stesso materiale. Sul lato destro vi era una scrivania, con sopra pochissimi

oggetti e un grande specchio proprio affisso al muro e appoggiato al tavolo.

Notò un piccolo orologio appoggiato all’angolo dello specchio.


 
‘Da qui non riesco a vedere che ore sono...’


 
Si alzò delicatamente, facendo attenzione a non svegliare Conan, e mise i piedi a terra, avvertendo una strana

sensazione.


 
‘Il parquet non è freddo...’  Pensò.


 
Si avvicinò allo specchio e guardò l’orologio.


 
‘sono quasi le due del mattino, ciò vuol dire che ho dormito davvero molto... O magari segna l’ora sbagliata...’


 
La ragazza si guardò allo specchio e rimase sbigottita dal suo aspetto: era pallida e stava indossando il

pigiama, una maglietta nera e un pantaloncino nero. Improvvisamente un pensiero le fece andare le guance in

fiamme.


 
‘Ma... Chi mi ha cambiato i vestiti?!’ Si chiese, rivolgendo lo sguardo al ragazzo con gli occhiali che

dormiva inginocchiato appoggiato al letto.


 
La ragazza si avvicinò a lui, e cercò di vedere l’ora sull’orologio dell’amico.


 
‘È giusto, sono le due...Ho bisogno di una boccata d’aria fresca.’


 
La ragazza si rialzò e si diresse verso l’uscita della stanza e aprì la porta, che dava su un lungo corridoio sulla destra,  pieno di altre porte.



‘Uno, due, tre, quattro, cinque... Altre cinque porte in questo lunghissimo corridoio. Sembra grande questa

casa.’ Pensò la ragazza.



Poi girò la testa a sinistra: era l’ingresso, infatti vide tutte le scarpe davanti alla porta, inclusi i suoi sandali.

Si avvicinò delicatamente alla porta, si infilò i sandali e abbassò il saliscendi, ma la porta era chiusa.



‘Accidenti...’



Ai notò una giacca appesa ad un attaccapanni, e una tasca sembrava più pesante.

Una scintilla scattò nei suoi occhi.



‘La chiave... Deve essere lì!’ si disse e, senza pensare, mise la mano nella tasca.



‘Bingo!’



La ragazza aprì la porta, e una leggera folata di vento le scompigliò i capelli.

Non appena si trovò fuori, fu estasiata da una vastità di stelle nel cielo, e uno spicchio di luna.

Ancora una volta sorrise, ma non era un sorriso di quelli divertiti, che le sfuggirono durante quella strana

giornata.

Era un sorriso che celava tristezza.

Quella visione la fece sentire viva, era bellissima, perfetta... Non voleva pensare a Shinichi, voleva godersi

quel cielo splendido che la natura le stava regalando... Ma non ci riuscì, sentendosi chiudere la porta alle

spalle.

Sentì una stretta al cuore.



‘No... Non è possibile...’



“Ma guarda chi si vede! Ciao Sherry!” Disse con sicurezza una voce di donna.

Ai si voltò di colpo, spalancando gli occhi: “Belmot!”


 
...


 
ANGOLO DELL’AUTRICE: Eccomi!!! Allora, metto subito le mani avanti: so che il nome del liquore italiano a cui è ispirato il nome in codice della nostra Chris Vineyard / Sharon Vineyard è “Vermouth”, ma non dimentichiamoci che nell’episodio in cui Conan ha ricevuto una lettera da lei, e ha chiesto ad Ai se la conoscesse, dato che era il nome di un liquore, lei non sembrò ricordarlo, finché Conan non l’ha pronunciato in giapponese, ovvero Belmot, e da lì Ai ha avuto la sua solita reazione di quando sente la presenza dell’organizzazione, e poi nella trama non viene mai chiamata “Vermouth”, ma solo “Belmot”, quindi ho deciso di restare fedele alla trama ancora una volta. Chiarito questo punto, spero che il capitolo vi sia piaciuto, e vi annuncio che il nono è già pronto, devo solo terminarlo, ma si tratta solo di ritocchi, la lunghezza va già bene! Ho fermato questo capitolo nella suspence più totale perché, nonostante sarebbe potuto continuare, era già decisamente più lungo del solito, allora ho preferito tagliare. Non vedo l’ora di ultimarlo! Grazie per leggere sempre!!! <3 a prestissimo<3

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Capitolo 9
*** con le spalle al muro ***


“Ci si rivede finalmente!” le disse la donna bionda, in tuta da moto e con una pistola in mano, con su

montato un silenziatore.

“Una pistola... Non mi sembra che tu sia qui per parlare, Belmot.” Le disse la castana.

Belmot sorrise.

“No, in effetti no!” – le disse la donna appoggiata al muro, maneggiando la sua pistola, ammirandola come

se fosse un oggetto prezioso...

“Io, Gin e Vodka siamo venuti a fare una vacanzina su quest’isola, e abbiamo casualmente scoperto che tu,

Sherry eri proprio qui. Purtroppo Gin ha sperato invano di vederti su quell’autobus... Lui non sa niente del

tuo nuovo aspetto, ma sappi che io ti ho vista, e che mi sono stancata di fingere con loro e di aiutare te.

Vi ho seguiti tutto il tempo, e appena ti sei sentita male mi sono messa nei panni di quello smidollato del

bagnino, e ti ho portata in quella casa di villeggiatura: volevo occuparmi di te subito, ma evidentemente il

tuo amico detective si è accorto dello scambio di persona, e non mi ha permesso di rimanere sola con te, ha

addirittura insistito per cambiarti i vestiti da solo, costringendomi ad andare via.” La donna pronunciò

l’ultima frase in modo frivolo.

Quelle parole fecero sussultare Ai.


 
‘Shinichi... Sei stato tu...” Pensò la ragazza.


 
“Non voglio sapere cosa ti ha fatto mentre dormivi!” disse Belmot sorridendo maliziosamente,

celando rabbia verso quella ragazza con i capelli castani che tanto odiava.

“Sappi solo che non ha voluto cenare pur di starti accanto, e così io ho cucinato la cena ai tuoi amici,

riempiendo il cibo di sonnifero e tranquillanti. Sono crollati a dormire tutti in pochi minuti davanti alla TV,

e li ho chiusi nella cucina, tanto è spaziosa e non soffriranno certo di claustrofobia... Tra l’altro, tutto quel

sonnifero non li farà rendere conto di niente, quindi non sperare che ti sentano urlare, tanto avevano già

deciso di allungare la gita e aspettare che ti riprendessi!” ridacchiò la donna, mentre il cuore della bambina

batteva sempre più forte.

“Riguardo al bagnino di cui ho preso il posto... Beh, l’ho narcotizzato e legato come un salame nella cabina

del bar di quella spiaggia. Sappi che sono in debito solo con il ragazzo di Tokyo, quel tuo amico, Shinichi

Kudo, ma Gin sta iniziando a sospettare che io stia mentendo, e detto tra noi, cara Sherry, tu non piaci a me

tanto quanto io non piaccio a quel pazzo, che non aspetta che un mio minimo errore per farmi fuori, e tu

mi sei solo di intralcio!” concluse, impugnando la pistola e impugnandola contro Ai, che prontamente, con

uno scatto, corse oltre la donna, e riuscì a raggiungere il retro della casa.


 
‘Dovrei avere mezza compressa rimasta di APTX4869, non deve uccidermi mentre ho questo aspetto!

Maledizione, potrebbe durare pochissimo’ Pensò la ragazza, correndo come un fulmine.

Una volta dal lato opposto della casa, assunse il farmaco.


...

 
‘Mia cara Sherry, se questo è il tuo ultimo desiderio, te lo lascerò avverare: morirai con il tuo vero aspetto!

Questo cielo stellato, decorato da quel brillante spicchio di luna, sarà la perfetta scenografia del tuo ultimo

atto.’ Pensò Belmot, guardandola fuggire, ma senza iniziare a correrle dietro, consapevole che non avrebbe

opposto resistenza.



Intanto Ai aveva ingerito il farmaco, e aveva iniziato ad avvertirne i sintomi, sentendo quel dolore lancinante

al petto.


 
‘Devo resistere... Non devo urlare, non devo svenire, devo restare sveglia!’ si ripeteva tra se la ragazza,

ansimando in prenda ai dolori lancinanti della trasformazione, ma ben presto, cedette al dolore, lasciando

uscire un grido disperato, pieno di dolore, mentre quel veleno le torturava dall’interno ogni centimetro del

corpo.


 
...


 
ANGOLO DELL’AUTRICE: ecco il nono capitolo! Spero vi piaccia! Riguardandolo, lo trovo più breve del solito, ma non c’è nulla da temere! Il decimo è già pronto, devo solo terminare i vari ritocchi! Sonon contenta di non aver ancora perso l’ispirazione per questa storia! So che è una cosa che potrebbe succedere e mi è già successa, ma sono positiva perché non era mai arrivata così lontano! Grazie per leggere sempre! Baci, e a prestissimo! <3

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Capitolo 10
*** "Gin..." ***


Dh... DHAAAAAAAAHHHHHHHHH!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!” l’urlo fu fortissimo e irreprimibile, e il

corpo della ragazza crebbe. Riuscì a sfilarsi in tempo i vestiti, per evitare di distruggerli: stavolta non poteva

permetterselo, e li lanciò contro il muro, in mezzo all’erba, sperando che fossero abbastanza nascosti.

Incredibilmente riuscì a rimanere cosciente, e, allo stremo delle forze e col viso a terra, tentò inutilmente di

alzarsi, ma le braccia le cedettero subito.


 
‘Devo trovare qualcosa da indossare...’ Pensò la ragazza, completamente nuda e riversa sul pavimento.

Riuscì a girarsi e a mettersi supina, e si rese conto che accanto a lei c’era uno stendino con dei vestiti e degli asciugamani stesi.


 
‘Potrei indossarli.’ Pensò la ragazza, riuscendo a strappare dallo stendino un asciugamano azzurro

 abbastanza sottile e facile da legare, e lo indossò.


 
Si era appena rialzata, quando improvvisamente udì un sibilo, poi un altro, seguito da altri ancora, e un

dolore incredibile.


 
‘Gin...’  Pensò, sentendo bruciare tutto il corpo.


 
Immediatamente fu colpita da una pioggia di proiettili: due le colpirono la coscia di striscio, il

terzo l’altra, un altro la colpì ai fianchi, uno alla spalla sinistra, uno l’avambraccio destro e un altro la colpì

alla guancia.

“AAAAHHHH!!!” gridò dal dolore, crollando all’indietro.



...



Pochi metri più avanti c’era Gin, in piedi, con il braccio teso, la pistola fumante in mano, una sigaretta accesa

tra i denti e un sorriso malato disegnato in volto.

Davanti a lui giaceva la ragazza castana, piena di ferite e sangue, ferma, che respirava a scatti.

L’uomo le si avvicinò, e si chinò su di lei.

“Mia cara Sherry, finalmente ci rincontriamo! Chi l’avrebbe mai detto che sarebbe stato così facile averti in

pugno... Magari la mia è fortuna... Fortuna, perché ogni volta che ci incontriamo non sei nel pieno delle tue

forze...” le disse Gin, avvicinandosi sempre più al volto della ragazza, costringendola a respirare il suo alito

pesante che sapeva di fumo, mentre quel sorriso a trentadue denti diventava sempre più marcato sul suo volto

criminale.

Improvvisamente, l’uomo risfoderò la pistola, e gliela puntò  alla fronte: “Prima di ucciderti, mia cara

Sherry, voglio sapere da te una cosa: perché tu non eri su quel maledetto autobus?”

La domanda, in qualche modo, tranquillizzò la ragazza, che gli sorrise vittoriosamente:

“S-Sai, G-Gin... Ci...Ci sono cose... Che... Non ci è dato sapere...” gli rispose la scienziata, consapevole

che queste parole avrebbero scatenato in lui una reazione violenta.

A un tratto sentì una sensazione di dolore al petto, che in pochi secondi divenne terribilmente acuto.


 
‘Ci siamo, sta per scadere l’effetto... Cosa aspetti, uccidimi! Muoviti, prima che io torni a essere una

bambina! Maledizione! Potrebbero arrivare a scoprire che anche Shinichi si è rimpicciolito!’ pensava tra se

la ragazza, quando arrivò la prima scarica di dolore, che la fece urlare, facendo insospettire Gin.


 
‘Tanto ormai non ha più senso... Non ha più senso provare dolore...’


 
Il sorriso sul volto dell’assassino che le puntava l’arma, si volatilizzò, ed egli prese di peso la ragazza e la

scaraventò contro la parete della casa: “Maledetta!” Gridò Gin a pieni polmoni.

Il colpo fu violentissimo, e Ai, o meglio, Sherry, colpì in pieno la parete con la schiena.

Sentì altro dolore, quando pensava di non poterne provare ancora così tanto, e sentì i polmoni svuotarsi

nell’impatto, mentre una seconda scarica di dolore le invadeva tutto il corpo, alla quale stavolta non ebbe la

forza di reagire.

L’ultima cosa che udì fu il suono delle sirene della polizia e vide le luci blu e rosse provenire dalla parte

anteriore della casa, e una voce familiare al megafono pronunciare queste parole: “Siete in trappola! Non

opponete resistenza! La donna bionda è stata neutralizzata. Ripeto, non opponete resistenza!

Fu allora che perse i sensi, e vide tutto davanti a sé diventare di nuovo nero.


...



“Maledizione!!” Esclamò Gin, imprecando, per poi correre via a recuperare Belmot e scappare subito dopo.

Più lontano, nascosto, vi era uno Shinichi adulto con indosso una maglietta e dei bermuda e in mano il

megafono progettato dal dottor Agasa, in bocca un nastro che riproduceva le sirene della polizia, e nell’altra

due piccole pile legate insieme coperte con della carta colorata blu e rossa, per simulare le luci lampeggianti.


 
‘Un vero colpo di fortuna aver trovato il materiale mancante in casa!’ Pensò il ragazzo, togliendosi il nastro

che teneva in bocca, e correndo verso il retro della casa di corsa.


 
‘Ai, arrivo!’


 
Il ragazzo arrivò, e in pochi secondi vide una donna dai capelli castano ramato, coperta solo da un

asciugamano indossato come fosse un pareo, ricoperta di ferite, ematomi e sangue, rimpicciolirsi pian piano,

fino a diventare una bambina. Era priva di conoscenza. Il ragazzo le tolse l’asciugamano, e coprì il corpo

nudo dell’amica sfilandosi la maglietta e facendogliela indossare. Dopodiché la prese in braccio e la portò in

casa. Durante il tragitto, la ragazza socchiuse gli occhi per qualche secondo, ma senza riuscire a muoversi.

Il dolore era costante ed era ovunque e le impediva qualsiasi movimento, tanto che rinunciò a lottare

per restare sveglia.


 
‘Shinichi... Mi fido di te, non lasciarmi...’


 
Il ragazzo si accorse che la ragazza lo aveva guardato per qualche secondo e tentò di parlarle,

ma si rese conto subito che non avrebbe risposto. Una volta in casa la medicò e disinfettò,

e la lasciò distesa sul letto.


 
Passò un’ora intera...


...


 
ANGOLO DELL’AUTRICE: Eccomi tornata con il decimo capitolo! Innanzitutto ne approfitto per comunicarvi che ho in progetto di pubblicare diciamo un ‘remake’ di una fic che scrissi ormai un anno fa, ma era scritta tutta di getto e senza HTML. Per chi volesse leggerla, ovviamente la trovate sul mio account, ma pensavo di ripubblicarla, correggendo gli errori, modificando lo stile e inserendo l’HTML. Grazie a chi la leggerà, e ora chiudo questa noiosa parentesi! Il capitolo è stato bello da scrivere e quello successivo è già ad un ottimo punto, ovviamente vi anticipo che, come scritto nelle info della storia, ci sarà un’altra coppia, ma ci vorrà pazienza, appariranno tra alcuni capitoli, per ora la storia si svolge attorno alla ConanxAi. Detto questo, spero abbiate apprezzato, vi chiedo di lasciarmi una recensione per farmi sapere che ne pensate, e A PRESTISSIMO!!! <3

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Capitolo 11
*** FLASHBACK ***


Ai aprì gli occhi di scatto. Era di nuovo su quel letto bianco, la camera era silenziosa, le luci soffuse ed era

ancora notte. Tentò di tirarsi su, ma sentì immediatamente dolore.

“Ahi! Accidenti!” esclamò.


 
‘Sono di nuovo una ragazzina di sette anni... Devo essere svenuta dopo che Gin mi ha scaraventata contro

quella parete...’ pensò la ragazza, portandosi una mano alla fronte, tentando di ricordare la serata precedente.


 
“Cerca di non muoverti Ai.” Le disse una voce maschile. La ragazza alzò lo sguardo: era Shinichi, adulto.

Era senza maglietta, aveva addosso solo i bermuda ed era seduto alla scrivania.

Ai arrossì leggermente, ma senza perdere l’occasione di fare del sarcasmo: “Dove hai messo la maglietta,

signor Kudo? Non ti bastano i complimenti per le tue doti da detective?” gli disse ridacchiando.

Lui si girò, arrossendo leggermente: “Spiritosa! Ma non ti sei accorta che la stai indossando tu?” le rispose.

“Che cosa?!” gridò la ragazza, abbassando immediatamente lo sguardo sul suo corpo.

Era piena di bende ovunque, attorno a tutto il corpo, ai fianchi, sulle cosce, sulle braccia e aveva dei cerotti

su tutti i graffi.

Immediatamente si rese conto che quelle bende poteva avergliele messe solo Shinichi, e che sicuramente

doveva averla spogliata per farlo. Sentì il viso diventare rosso, viola o di qualche altro colore che non è

ancora stato inventato.

Nemmeno lei sapeva se fosse per la rabbia o altro.

“Shinichi... Mi hai medicata tu?” gli chiese sottovoce, con lo sguardo basso e il viso nascosto dai capelli che

le ricadevano sul volto.

“E chi sennò?” le rispose distogliendo lo sguardo: “Avresti preferito rimanere con tutte quelle ferite aperte?”

le disse, ruotando gli occhi altrove, per poi guardarla di nuovo, mentre si copriva il volto con le mani e stava

zitta.

Notandola, tentò di risolvere quella situazione imbarazzante.

“Ehi, tranquilla! Guarda che ti ho messo solo le bende, non ti ho fatto niente!” le disse, sperando che quelle

parole risolvessero qualcosa, ma peggiorò soltanto: “Ma Shinichi!” gridò la ragazza, pentendosi subito dopo

di aver mostrato debolezza.

Decise di cambiare argomento.

“Che ore sono?” gli chiese.

“Sono le quattro e mezza...” rispose il moro sbadigliando.

La castana rimase zitta qualche secondo.

“Shinichi... P-Puoi dirmi che cosa è successo?” chiese con la voce tremolante.

“Mh... Meglio se te lo racconto dopo, adesso dovresti riposare, e anche io vorrei...” non riuscì a terminare la frase.

“No. Non mi piace quel tono, si vede quando nascondi qualcosa, Shinichi, e non ti autorizzo a farlo quando

ci sono di mezzo quelle persone!” gli disse, con lo sguardo basso.

“Sì Ai, ma è anche vero che hai rischiato di morire, ed è meglio che tu ti riprenda, prima.” Disse il ragazzo,

irremovibile.

“Gin... Mi ha sparato lui... A quella fune... Ieri pomeriggio? Ha scoperto la nostra identità?” gli chiese,

continuando a fissare il vuoto.

Quelle parole fecero sussultare Shinichi, che pensò fosse meglio raccontare cosa era successo, se questo

fosse servito a tranquillizzarla.

“No... Ti ha sparato Belmot. Non so cosa cavolo avesse in mente quella donna stasera, sta di fatto che, per

qualche motivo, non ci ha traditi.”

La ragazza sbottò.

“Come diavolo fai a esserne così sicuro!? Come fai a fidarti di quella donna?!” Gridò lei di scatto,

con le lacrime agli occhi.

“Le ho parlato.” Le rispose lui.


...


FLASHBACK

2.00 AM

Conan si era svegliato, e, con ancora la testa appoggiata al letto, aveva sentito la porta chiudersi.

Si alzò, intento ad andare a riportare in casa Ai, quando vide lo zaino dell’amica, probabilmente rimasto aperto

durante la giornata precedente.

‘Ai ha detto che porta l’antidoto sempre con sé...’ pensò il ragazzo, quando udì un’altra voce.

Immediatamente, si diresse in punta di piedi verso la porta di ingresso, e capì immediatamente di chi era la voce:

era quella donna, Belmot.

‘Stanno parlando...’ pensò Conan.

Mentre ascoltava, Conan sentì una frase di Ai: “Una pistola... Non mi sembra che tu sia qui per parlare, Belmot.”



‘Una pistola!?!? Cosa hai in mente, Belmot?!’



“... Appena ti sei sentita male mi sono messa nei panni di quello smidollato del bagnino...” diceva Belmot.



‘Lo sapevo...’ Conan respirava cercando di fare il più piano possibile.



“Sappi che sono in debito solo con il ragazzo di Tokyo...”



‘No Belmot!’ il ragazzo iniziò a trattenere il fiato.



“... Ma Gin sta iniziando a sospettare che io stia mentendo...”



‘Non farlo!’ si morse la lingua.



Tu non piaci a me tanto quanto io non piaccio a quel pazzo!”



‘NO!!!’ strinse i denti tanto da provare dolore.



“E tu mi sei solo di intralcio!”



‘NOOO!’



A un tratto, sentì dei passi veloci: Ai aveva cominciato a correre.

Conan tirò un sospiro di sollievo.

‘Brava Ai...’ pensò il ragazzo tra sé, rivolgendo poi di scatto lo sguardo verso lo zaino dell’amica.

Un sorriso comparve sul suo volto.

Corse, e afferrò la custodia delle capsule di Ai.

“A... PTX... Ok... Deve essere questa!” mormorò il ragazzo, afferrando una compressa, e inghiottendola.

Sentì il suo cuore battere sempre più in fretta...

Sempre più forte... Ormai erano violente palpitazioni...

Ed ecco che arrivò la prima scarica di dolore, che lo pervase, bruciando come fosse soda caustica,

e ricordandogli di togliersi i vestiti prima che fosse troppo tardi.

Riuscì a sfilarsi  tutti, in tempo per un’altra scarica che lo avrebbe fatto urlare, se solo la situazione glielo

avesse permesso.

Egli tentò di non gridare, producendo un verso che strozzò in gola, e che lo fece accasciare a terra.

Cercò di non svenire e, non appena la trasformazione fu completa, Shinichi cercò di alzarsi e di arrivare

al suo zaino: era sua abitudine portare i suoi vestiti, per ogni evenienza.  Quando oramai era pronto,

sentì un urlo disperato:

Dh... DHAAAAAAAAHHHHHHHHH!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!



‘Ai! Devo trovare il modo di metterli in fuga... Non posso fare da solo, Belmot non è da sola!’  pensò il ragazzo,



che stava per correre fuori di casa.

Iniziò a riflettere, ed ebbe l’idea: “Trovato!” esclamò il ragazzo, che iniziò a cercare per la casa tutto l’occorrente.

Aveva con se la carta, le pile e il nastro, e, non appena afferrò il suo papillon, udì degli spari, seguiti dalle urla di Ai.

Ciò lo spinse a prendere tutto l’occorrente e a montarlo.

‘Spero solo che non sia troppo tardi!’ pensava intanto il ragazzo, muovendo velocemente le dita su quegli oggetti,

mentre la sua fronte brillava sempre più a causa del sudore.

Poco dopo corse fuori, dove Belmot, girata di spalle lo attendeva appoggiata al muro, fuori dalla porta.

“Chi si rivede... cool guy!” esclamò la donna, sorridendo.

Stavolta Shinichi, però, non era affatto in vena di chiacchiere: “Dov’è?!” chiese impaziente e arrabbiato.

“Oh, ti riferisci a Sherry... Beh, se ne sta occupando Gin!” gli rispose la donna, facendo spallucce, incurante.

“Tu! Come hai potuto!?!” il ragazzo provava una rabbia incontrollabile.

“Ehi! Non devi prendertela con me, cool guy! Di fatto, io non le ho torto un capello, come promesso!

Ho lasciato anche che si trasformasse, senza far accorgere di nulla Gin, mantenendo il vostro segreto!”

Il ragazzo portò la mano all’orologio spara-freccette narcotizzanti, ma Belmot se ne accorse.

“Impara a essere più discreto la prossima volta. Non ho intenzione di opporre resistenza stavolta.

Narcotizzami pure, ma ricorda queste parole: sappi che la prossima volta non avrò pietà!” concluse la donna.

Shinichi non rispose, prese la mira e sparò, lasciando che la donna crollasse a terra, e mise in atto il piano,

parlando attraverso il papillon.

Con il favore delle tenebre, passò inosservato da Gin che, in tutta fretta, raccolse Belmot e fuggì.

Non appena fu sicuro di essere rimasto solo, corse verso il retro della casa, giusto in tempo per vedere

la donna dai capelli castani, piena di sangue e ferite, trasformarsi in una bambina dal volto innocente.

Le tolse di dosso l’asciugamano insanguinato, si sfilò la maglietta pulita e gliela mise addosso,

riportandola dentro casa per medicarla.

FINE FLASHBACK




...



ANGOLO DELL'AUTRICE: Ecco il capitolo successivo, conclusosi con un resoconto di quanto successo durante la notte dal punto di vista di Shinichi! Non è stato facile scriverlo e non mi piace un granchè il risultato... Insomma, questo capitolo non mi ha soddisfatta poi tanto, ma il risultato, diciamo, non mi fa "schifo", e il capitolo successivo sarà meglio, solo che è ancora tutto da scrivere! In questi giorni mi riposerò un po', e magari mi tornerà l'ispirazione di prima, anche se ovviamente le idee nonn mancano, quindi di sicuro non sono in blocco! Detto questo, a presto!!! <3

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Capitolo 12
*** metamorfosi ***


...

“Così è andata.” Concluse il ragazzo.

“Capisco...” Rispose la bambina, ancora tesa.

Calò il silenzio in quella stanza. Un silenzio che solo Shinichi udiva. Nella testa della ragazza infatti

roteavano mille volti e mille voci differenti, creando un tornado di caos e parole, che la stringevano sempre

di più, come una corda, impedendole di respirare.

“Ai, adesso calmati!” le disse il moro, più serio, notando la crescente agitazione dell’amica.

Ella sembrava non sentirlo affatto. Aveva il respiro veloce, gli occhi sgranati e spalancati e i denti stretti.

Il ragazzo si alzò, camminò verso il letto dove sedeva Ai e avvicinò delicatamente una mano, toccandole la

spalla bendata e facendola sussultare. La ragazza si voltò piano verso il ragazzo, che le sorrise.

Inavvertitamente, tirò un sospiro di sollievo.

“Perché sorridi?” Gli chiese lei, alzando un sopracciglio e accennando un sorriso, leggermente trattenuto.

“Beh, ha funzionato, no?” le rispose lui, con un’espressione soddisfatta.

“Idiota.” Sbuffò lei voltandosi a guardare di fronte a sé, sorridendo di nascosto e guardandolo di sottecchi.



‘Shinichi... Perché? Perché non posso essere io l’unica? Perché per te c’è solo Ran?’ pensò la ragazza tra

sé, guardando il ragazzo che sbuffava annoiato.



A un tratto, Shinichi si accorse di essere osservato, assumendo un’espressione a dir poco da ebete.

“Ai... Ma io...” la ragazza arrossì leggermente, trattenendo il fiato.

“... Ho qualcosa in faccia?” chiese il ragazzo, facendo crollare rovinosamente le aspettative della ragazza.

“Idiota e anche cretino!” gli disse lei ridacchiando sarcasticamente.

“Oh, dai Ai smettila! E poi non parlare con la voce da donna quando sei Ai Haibara, è tremendo!” sbuffò lui.

“Perché? Pensavo che l’effetto ti piacesse!” disse lei, usando proprio quel tono di voce che Shinichi aveva nominato.

“Io invece non lo sopporto!” Disse il ragazzo grattandosi la nuca.

“Piuttosto – iniziò la ragazza – non fai una telefonata alla tua amata?” chiese.

“Oh... Ehm...” il ragazzo sembrò non capire.

“Non chiami Ran?” Gli sillabò lei, innervosendosi.



‘Ma guarda te se mi deve anche far ripetere il nome di quella ragazza!’ pensò Ai, irritata.



“Oh, certo... No, non la chiamo, a quest’ora starà dormendo, e poi...”

“... E poi? Cosa?”

“... E poi non ci ho pensato... Con tutto quello che è successo stanotte...”

“Ho capito... Ma... Shinichi... Stai sudando, hai caldo?”

“Mh... Eh già... Non so perché, ma mi è venuto un gran caldo!” disse il ragazzo sorridendo forzatamente, e

toccandosi il corpo con le mani, inutilmente.

Il suo battito cardiaco accelerò sempre più, divennero palpitazioni, finché non arrivò la prima scarica al petto,

che lo fece gridare.

Ai si tranquillizzò.



‘Ah... Il farmaco...’



Il ragazzo urlava disperato, mentre la castana tentava di tenerlo fermo.

“Shinichi, è il farmaco! A-Aspetta, vado a prenderti dei vestiti da Conan!” gli disse, correndo verso il bagno,

dove c’erano i loro vestiti di ricambio.

Shinichi la guardava allontanarsi, stringendo i pugni contro il petto nudo, in preda al dolore e all’affanno,

mentre altre scariche di dolore lo torturavano.

Ai tornò con i vestiti dopo pochi secondi, che al moro sembrarono un’eternità, e li appoggiò sul letto,

mentre il corpo dell’amico si rimpiccioliva.
 

 
...
 

 
ANGOLO DELL’AUTRICE: ehi popolo! Ecco il dodicesimo capitolo, un po’ più breve del solito, anche se in realtà questa era la lunghezza standard dei capitoli, che si sono allungati per motivi di narrazione! Per ora devo trovare solo il “ponte” di collegamento di cui ho bisogno! Intanto spero vi piaccia questo piccolo capitoletto! Concludo già la didascalia, non penso ci sa bisogno di dire altro! A presto, spero, con il capitolo 13!!! Baci! <3

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Capitolo 13
*** i ricordi di Mitsuhiko ***


Il corpo del piccolo Conan era ancora bollente e fumante, mentre i bermuda gli arrivavano fino alle caviglie.

Il ragazzo era svenuto sul letto, con accanto i vestiti piegati portati da Ai, che lo guardava con un’espressione

sconsolata.       


 
‘Cavoli... Tra il dolore che provoca il farmaco, questa brutta nottata, la mancanza di sonno e la cena

saltata, chissà quando si sveglierà...’ pensò, sospirando e sbadigliando subito dopo.


 
‘Meglio che mi metta a dormire anch’io.’ Ella, sempre con addosso solo la maglia dell’amico, che le

arrivava fino a mezza coscia, spense la luca, salì sul letto e si sdraiò accanto al ragazzo, piena di pensieri,

fissando il soffitto.


 
‘Shinichi... Perché mi stai permettendo questo? Perché mi fai tutto questo, se per te esiste solo Ran? Perché

non mi ignori? Perché continui a illudermi?’ pensò la ragazza, sentendo gli occhi inumidirsi e bruciare.

Sentì pervadersi da un senso di frustrazione incontrollabile, contraendosi, come per cercare di anestetizzare

quel dolore, che sembrava reale.


 
‘Perché a me non è concesso provare amore?’ una lacrima le scese fino all’orecchio.


 
Ai si girò di lato, mentre altre lacrime scesero copiose, bagnando il cuscino, e si addormentò tra i

mille pensieri.
 


... Passarono diverse ore...


 
10:45 AM

Un trillo riecheggiava nella casa silenziosa, che sembrava deserta.

Nella cucina giacevano i Giovani Detective e il dottor Agasa, addormentati da oramai quasi quattordici ore

filate.
Il trillo divenne più forte, svegliando Mitsuhiko.

Il ragazzo aprì leggermente gli occhi, terribilmente intontito a causa dei farmaci di Belmot.

Egli vedeva doppio e tutto sfocato, e a fatica tentò di alzarsi.

“Ma... Che ore saranno? Accidenti, devo aver dormito troppo! Cosa sarà successo?” si chiese con la voce

roca e impastata, afferrando il suo cellulare, che era a terra, poco distante da lui, spense la sveglia e guardò

l’ora.

Per riuscire a leggerla, impiegò qualche minuto.


 
‘sono le undici meno dieci... cavoli, è davvero tardi! Ma... Cosa è successo ieri sera?’ pensò tra sé il

ragazzo, cercando di ricordare.


 
‘ieri... Siamo andati al mare... Poi c’è stato un omicidio, e il dottore lo ha risolto... Dopo, il bagnino ci ha

offerto il pranzo e un giro in yacht... Dopo ancora, volevamo fare il bagno al mare, ma Ai si è sentita male, e

il bagnino ci ha detto di venire con lui nella sua casa di villeggiatura, e che ci saremmo potuti

tranquillamente trattenere tutti finché Ai non si fosse sentita meglio. Quando siamo arrivati, Conan e il

signor Yamabushi si sono chiusi in quella camera, ma poco dopo il bagnino è uscito per prepararci la cena,

ma, ora che ci penso, né Conan, né Ai hanno mangiato... Sono rimasti in quella stanza e poi... Oh no... Mi

sono addormentato!’ Il ragazzo si voltò di colpo.


 
...
 


ANGOLO DELL’AUTRICE: Ecco il tredicesimo e tanto atteso capitolo! Spero vi piaccia! Ho voluto mantenere la suspence ancora una volta, e volevo informarvi del fatto che il quattordicesimo capitolo ho già iniziato a scriverlo, e che penso che farò una serie su questa storia! Ovviamente nulla è definitivo, anche perché devo prendere confidenza con questi lati di EFP, e che se davvero ci riuscissi, questa diventerà la mia prima serie! Questa storia invece credo che la terminerò in modo da lasciare spazio a un seguito, ma per ora vi dico che è destinata a durare, a una prima stima, certamente oltre i 20 capitoli... Ma ora basta parlare di cose noiose! Fatemi sapere se vi è piaciuto questo capitolo, spero di riuscire presto a pubblicare il prossimo, baci! <3

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Capitolo 14
*** la scusa più stupida ***


... Nel frattempo...


 
Conan aprì piano gli occhi, sentendo il trillo della sveglia di Mitsuhiko, ancora nei larghi bermuda da

Shinichi che indossava la sera prima.

Si sentiva esausto, ogni parte del corpo era indolenzita, dolorante e debole.

Il ragazzo fissò il soffitto per un po’, poi girò la testa, per vedere accanto a lui Ai, addormentata.


 
‘Wow!’ pensò il ragazzo, guardandola, con la bocca semi aperta.


 
A un tratto si rese conto di avere indosso solo i larghissimi bermuda indossati la sera prima nel corpo di

Shinichi, mentre Ai aveva solo la sua maglietta addosso.



‘Oh accidenti! Se entra qualcuno sono fritto!’ pensò Conan, diventando rosso e iniziando a sudare freddo.



Prese i vestiti che erano ripiegati in un angolo del letto, intento a vestirsi il più velocemente possibile.


 
...


 
Mitsuhiko si voltò di colpo, rendendosi conto che Ayumi, Genta e il dottor Agasa dormivano ancora, ma di

Ai e Conan neanche l’ombra.


 
‘Non dirmi che quei due sono ancora chiusi in quella stanza da quindici ore!!!’ pensò il ragazzo, sentendosi

mancare.


 
Corse veloce fuori dalla cucina, verso la stanza in cui dovevano essere i due amici.

Egli entrò di colpo, spalancando la porta, trovandosi davanti agli occhi una visione che lo fece infuriare:

Conan si stava infilando velocemente la maglietta, era rosso e sudato, aveva un’espressione colpevole in

volto, e si era paralizzato non appena Mitsuhiko aveva spalancato la porta.

I due si fissarono per qualche istante, immobili.

Conan cercò in tutti i modi di trovare una scusa che spiegasse perché si fosse vestito solo adesso, perché

fosse così imbarazzato, perché Ai fosse piena di bende e avesse addosso solo una grossa maglietta...

Era impossibile!

Lo sguardo del ragazzo con le lentiggini si spostò sulla castana, che ancora dormiva, ignara di cosa stesse

succedendo in quella stanza.

“Conan... Che cosa diavolo succede qui?! Si può sapere?!” chiese il ragazzo, tanto irritato quanto

imbarazzato.

Conan, ben più in imbarazzo di lui, cercò di trovare parole intelligenti per giustificarsi, ma sembrava che il

suo cervello stavolta non avesse alcuna intenzione di collaborare.

“Ehm... I-Io... Mitsuhiko... Non è come sembra... È che... Le... Le zanzare!” il piccolo detective disse la

prima sciocchezza che gli venne in mente.

Mitsuhiko incrociò le braccia: non gli credeva per niente.

“Ah, certo... Le zanzare! Sicuro, Conan. E io dovrei bermela?” replicò.

“Beh, sì! È la verità!” rispose Conan, cercando di inventarsi qualcosa di convincente.

“Fammi capire, Conan. Tu vorresti dirmi che Ai è piena di bende e ha una grossa maglietta addosso mentre

tu ti sei tolto i vestiti ed eri tutto sudato... Per delle zanzare?” gli disse il ragazzo, sempre più irritato.

“Beh, vedi, Mitsuhiko... il fatto è che ieri sera... – ‘lampo di genio!’ – Beh, faceva molto caldo, e mi sono

allontanato da Ai per una mezz’oretta per farmi una doccia, dato che ero sudato... E mentre ero in bagno, non

ho pensato al fatto che la finestra della camera fosse aperta, e Ai è stata punta da moltissime zanzare! Questo

perché le zanzare sono attirate dal sudore, e anche lei era accaldata! Quando sono tornato infatti ho visto la

situazione disastrosa, e siccome non ho trovato altro, ho potuto medicarla solo con delle bende che ho trovato

in bagno, e stamattina mi sono svegliato ancora più sudato e... Volevo solo cambiarmi! Tanto se Ai dorme

non ci sono problemi, giusto?” concluse il piccolo detective, lasciando l’amico stupito, anche se non del tutto

convinto.

“Ah... Capisco...” mormorò il ragazzo, venendo bruscamente interrotto da Conan.

“Dai, adesso vai a svegliare gli altri e facciamo colazione! Sto morendo di fame!”

“Lo credo bene, non avete cenato! Vado a svegliare tutti!” esclamò Mitsuhiko, convinto, facendo tirare a

Conan poco dopo un sospiro di sollievo.


 
...


 
ANGOLO DELL’AUTRICE: Ecco a voi il quattordicesimo capitolo. Lo trovo più “leggero” degli altri, ha più l’aspetto di uno Slice Of  Life forse, ma NON TEMETE! Ci saranno presto dei capitoli bomba! Intanto, vi lascio a questo! Ditemi cosa ne pensate ovviamente! Il quindicesimo è tutto da scrivere, quindi ci vorrà un po’! A presto! <3

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Capitolo 15
*** "ora ti spiego..." ***


Mitsuhiko si lasciò alle spalle il ragazzo e corse in cucina a svegliare tutti. Conan, rimasto solo, si voltò,

fissando da lontano la castana, che dormiva ancora profondamente, piena di ferite, graffi e lividi, coperti solo

da una maglia e un velo di bende. Il suo sguardo  era malinconico, pensieroso.



‘Ai... Hai sofferto troppo... Vorrei poterti aiutare...’ le disse mentalmente il bambino, per poi avvicinarsi al

bordo del letto, dal lato dove dormiva la bambina, e sedersi sul bordo, per poi ricominciare a fissarla, stavolta

da vicino.



‘Com’è carina quando dorme...’ pensò il ragazzo, senza neanche rendersene conto.

Le passò una mano tra i capelli, sorridendo leggermente.



“Ai...” sussurrò inconsciamente, mentre le toccava i capelli.

La bambina si mosse, e poco dopo socchiuse gli occhi.

Impiegò qualche secondo per mettere a fuoco il viso del bambino, che ancora le stava sorridendo.



“Ben svegliata Ai.” Le disse dolcemente.



La ragazza socchiuse la bocca e ruotò le pupille, guardandosi intorno, lentamente.



“Ma... Shinichi... Che ore sono?” chiese la ragazza, con la voce impastata, tentando di alzarsi per mettersi

seduta.



“Sono le undici di mattina!”  le disse allegro Conan.



La ragazza lo squadrò da testa a piedi, con uno sguardo freddo e indagatore, per poi dirgli sarcasticamente:



“Dove hai messo gli occhiali, Conan Edogawa?” pronunciando distintamente nome e cognome, come a

fargli capire la gravità della sua dimenticanza se Ran fosse stata lì.

 Il ragazzo cambiò radicalmente espressione, e iniziò a correre per la stanza.



“Oh no! Cavoli! Ma dove li avrò messi! Eppure devono essere qui!” urlava nervosamente, correndo fuori

dalla stanza per cercarli.



La ragazza invece scese delicatamente dal letto e immediatamente sentì dolore ovunque.

Un dolore forte che la obbligò a usare tutta la sua energia per camminare fino all’armadio.

Lo guardò per un po’, poi decise di aprirlo.

Sull’anta sinistra era montato un grande specchio a figura intera e la ragazza si guardò con un nodo alla gola:

era piena di bende, i suoi capelli erano spettinati e aveva lividi e cerotti laddove non c’erano le bende.

Le ginocchia erano di un viola tendente al bluastro, e aveva molti lividi.



“Ei Ai, li ho trovati!” disse Conan entrando nella stanza e pulendo le lenti con un fazzolettino.



“Conan...” mormorò Ai a testa bassa, con le braccia abbandonate lungo i fianchi.



Conan divenne malinconico, guardando la ragazza che fissava il suo riflesso con un’espressione  

indecifrabile.



“cosa è successo poi?” disse la ragazza, quasi avendo paura a chiederlo.



Conan si avvicinò alla ragazza: “Ok, adesso ti spiego”





...





ANGOLO DELL’AUTRICE: Ma buongiorno! La pubblicazione non era prevista, ma non ho resistito! Le prossime pubblicazioni saranno nel periodo natalizio, in quanto (sperando non ci diano troppi compiti) dovrei essere più tranquilla e dovrei avere più tempo per dedicarmi al nostro Conan. Avevo anche un’altra ideuzza che mi è balenata in testa proprio ieri. Vorrei fare una serie, e questa sarà ovviamente la “prima stagione” e pensavo di concluderla proprio a Natale, per poi iniziare quella nuova appena possibile <3 spero apprezziate l’idea, io mi dedicherò oggi e domani al capitolo 16 e, se riesco, al 17, ma li pubblicherò più avanti <3 a presto!

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