The Wolf Girl

di BengalaRose
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** [Parte 1] ***
Capitolo 2: *** [Parte 2] ***
Capitolo 3: *** [Parte 3] ***
Capitolo 4: *** [Parte 4] ***
Capitolo 5: *** [Parte 5] ***
Capitolo 6: *** [Parte 6] ***
Capitolo 7: *** [Parte 7] ***



Capitolo 1
*** [Parte 1] ***



Nel branco di lupi mannari, io rappresentavo le grandi aspettative:
mio padre era l’Alpha, il capo, mia madre la leader delle femmine, figlia del precedente Alpha lei stessa,
ed io ero la loro unica figlia, il sangue più puro, quanto di più simile ad una stirpe reale. 

I tempi scanditi dalle circonvoluzioni dei pianeti, ubriacarsi di luce lunare,
graffi di unghie sul legno e occhi gialli come l’ambra più pura – per quanto terrificanti non mi hanno mai spaventata.
La foresta non ha segreti alla luce fioca delle stelle e gli ululati corrono veloci tra i rami insieme ai soffi di vento.
Devi solo ricordarti di non fare movimenti bruschi e di non dubitare mai della lealtà del sangue.

Sta tutto nella famiglia, dopotutto, e io ero parte della famiglia.
Eppure così sbagliata.

Perché non c'era una goccia di sangue di lupo mannaro nelle mie vene, nulla di nulla.

Non so dire che errore genetico abbia preso forma nel mio essere, ma mi trovavo ad essere un semplice essere umano.
Nessuna trasformazione, nessuna luna piena, niente.
Le iniziazioni appartenevano agli altri, erano feste a cui io potevo assistere solo dalle ultime file. 

Nonostante tutto, sono sempre stata rispettata, grazie ai miei nobili natali, 
ma non ho mai potuto fare a meno di sentirmi sempre lasciata da parte,
senza mai poter provare l’ebbrezza di correre libera attraverso la notte guidata solo dai miei sensi, di perdere il controllo…

Ma rimanevo comunque il miglior partito possibile, per cui finii promessa in sposa al figlio del migliore amico di mio padre, 
-è un Lupo giovane e forte- mi disse mio padre una sera,
il tramonto infuocava i suoi occhi di luce dorata -ha stoffa, e sposandoti diventerà il prossimo Alpha-

Da cliché cercai di oppormi, ma a onor del vero, l'ho amato tanto:
si chiamava Caleb e mi sono innamorata di lui il primo giorno in cui l'ho visto.
Aveva stivali di cuoio logori e occhi ambra nascosti sotto i capelli ribelli, vene che correvano sulle braccia e rose a tutti i nostri appuntamenti.

Lo vedevo meraviglioso ed era nella mia natura adorarlo, come era nella sua adorare la Luna. 

Ero ingenua allora, e giurai a me stesa che sarei stata la moglie perfetta, ne ero sicura,
e i nostri figli sarebbero stati forti del sangue di lupo mannaro.
Avrei compensato per tutte le mie imperfezioni, per le delusioni date ai miei genitori, per quanto sbagliata io fossi.
Tutto sarebbe andato bene, ne ero sicura.
E quanto avevo torto...

Perché il giorno del mio diciassettesimo compleanno tutto crollò in pezzi.
E accadde al tramonto, quando i vampiri sono più forti. 

Eravamo tutti riuniti nel parco della mia casa, il branco per intero, con le famiglie e gli alleati. 

I palloncini fluttuavano nella calda brezza primaverile, recitavano “Buon Compleanno” in caratteri sgargianti,
c’erano bicchieri rosa e decorazioni dappertutto e un’enorme torta regnava sul tavolo, con su scritto 17 in rosso ciliegia. 

utto era perfetto: c'erano risate e sorrisi dappertutto,
mia madre era meravigliosa nel suo vestito bianco perla, mio padre brindava allegro.
Il mio fidanzato mi sorrideva dall'altra parte del giardino,
ed io ero raggiante perché mio padre mi aveva anticipato che avre ricevuto la proposta di matrimonio quella sera e io tremavo di impazienza e trepidazione. 

Tutto era perfetto.
A parte me ovviamente. 

Ricordo che sorridevo, mentre aprivo il regalo di nonna Maggie,
il nastro dorato era ancora aggrovigliato tra le dita,
quando tutti si immobilizzarono, i sensi allertati.
Quelli di tutti, a parte i miei.

Mi guardai intorno nel silenzio che era improvvisamente calato,
chiedendomi cosa mai stesse succedendo,
uando un sibilo si diffuse dai cespugli intorno al nostro gruppo, breve e minaccioso: eravamo sotto attacco.

Ed erano vampiri.

I sorrisi erano spariti dai volti degli invitati,
sostituiti da ringhi e mascelle serrate, dall’adrenalina della caccia che elettrizzava l’aria.

Sentii un urlo e un ululato, mentre uno di noi veniva ferito dall'attacco fulmineo di un vampiro. 

-stanno fuggendo verso est!- mio padre urlò autoritario,  quale l'Alfa che era -andiamo a prenderli!-

Lanciai uno sguardo al mio promesso sposo,
e lui incrociò brevemente il mio sguardo prima di voltarsi verso i cespugli, cambiando già forma. 

I vampiri sono i nostri nemici naturali, tutto ciò che è diametralmente opposto da noi,
i nostri unici avversari in una guerra senza tempo,
con battaglie infinite e vittime incontabili da entrambe le parti.

Mi è stato insegnato ad odiarli, e temerli, per le orrende creature che erano.
Ma mentre venivo lasciata indietro nel bel mezzo della mia triste festa, con le nonne,
il branco che si lanciava all'inseguimento,
non era per la mia sicurezza che ero preoccupata.

Perché cosa mai avrebbero potuto volere i vampiri da una semplice umana puzzolente di lupo mannaro, quale ero io?
No, ero spaventata per il mio promesso sposo.
Ed ero così ingenua.



*
*
*
 

- Halsey - The Prologue 
- Lana Del Rey - Video Games

Grazie per essere qui,
Juliet. 

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Capitolo 2
*** [Parte 2] ***




Ero così ingenua...

Mi sentivo al sicuro nel mio giardino e mi alzai per versarmi un altro po' di punch colorato e allontanarmi verso casa, 
provando un odio improvviso e profondo per i palloncini e le decorazioni della festa. 

Speravo che il branco tornasse velocemente e che nessuno si facesse male
quando all'improvviso un rumore elettrizzò l'aria,
questa volta lo sentii distintamente anche io, e proveniva dai cespugli intorno alla casa. 

Ma dalla direzione sbagliata: esattamente alle mie spalle. 

Mi guardai intorno spaventata, senza sapere cosa aspettarmi, forse i Lupi di ritorno, forse un animale, e fu in quel momento che lo vidi per la prima volta. 
Camminava lentamente verso di me, nel suo completo elegante, orgoglioso come il mostro che era. 
Le vene disegnavano ragnatele viola intorno ai suoi occhi color pece, 
la pelle bianca come la neve e un sorriso affilato come un rasoio, tutto per me. Un vampiro. 

Un brivido freddo mi corse lungo la schiena mentre indietreggiavo di qualche passo. 
Il cuore mi martellava nel petto e mi riecheggiava così forte nelle orecchie, che per un secondo mi domandai se poteva sentirlo anche lui.
L'aria si fece immobile mentre il suo sguardo mi incatenò, occhi neri tanto ipnotizzanti quanto terrificanti.
Finchè ad un tratto disse: -Ciao, bellissima-

Mi scossi e cercai di fuggire via, corsi come la preda che ero, l'adrenalina che cercava di salvarmi la vita, 
ma lui non ebbe nemmeno bisogno di affrettare il passo per acchiapparmi.

-Lasciami! Mi vuoi uccidere?- la stupida domanda mi scivolò tra le labbra
Lui sorrise i suoi denti bianchi -molto meglio, ragazza lupo-

Mi tirò al suo petto di pietra per chinarsi verso la mia clavicola.
Lo sentii, quando mi morse, delicato come se mi baciasse. 
Credo che urlai, perché all'improvviso potevo sentire anche io il sapore del sangue, metallico come una moneta tra i denti.
Ma lui semplicemente mi posò un bacio rosso sulla fronte e si voltò per sparire nell'oscurità, senza voltarsi, e lasciandomi sola alla mia dolorosa trasformazione.
Lasciandomi sola alla mia famiglia di Lupi.


*

-Stai sanguinando- il mio fidanzato sussurrò quando mi trovò, poco dopo il ritorno del branco.

Aveva ancora gli occhi ambra dalla trasformazione e il suo sguardo dorato vagò sul mio collo per trovare i due terribili fori.
-ti prego, mio padre...lui...- sussurrai con fatica
-cosa ti hanno fatto? ti devo nascondere...-

E così fece: mi nascose in un capanno, nel bosco, dove io urlai e mi contorsi,
mentre il veleno riempiva mortalmente ognuna delle mie cellule e il dolore permeava ognuno dei miei respiri,
in una trasformazione che durò giorni,
o secoli, non sono sicura,
con lui che rimase per tutto il tempo inginocchiato in un angolo della stanza,
inerme, sul volto uno sguardo disperato.

Dopo infiniti dolorosi ultimi battiti di cuore e graffi di unghie sul pavimento,
il dolore diventò infine tollerabile, mi permise di tornare a pensare. 
E quando la sete fu l'ultimo sentimento rimasto, trovai la forza di dirgli: -sai cosa devi fare.-
-non possono-
-se non sarai tu, lo farà mio padre-
-non può, è tuo padre-

Insisteva perchè incontrassi la mia famiglia, ma la sola idea mi terrorizzava. Non mi avrebbero riconosciuto, nessuno di loro. 
Io per prima non mi riconoscevo: era solo una creatura fredda e di pietra, quella che mi guardava dallo specchio, bianca come la neve e occhi neri come una notte senza luna. 
Una creatura che apparteneva alle ombre.

Ma ciò che mi terrorizzava ancora di più è che non riconoscevo nemmeno lui: i suoi occhi, i suoi denti, non erano mai stati così terribili prima, 
non mi avevano mai spaventato in quel modo,
e anche se la sua pelle profumava di giorni d'estate, il suo tocco gentile bruciava terribilmente la mia pelle di marmo...


*
*
*

playlist: 
- Naughty Boy - No One's Here To Sleep ft Bastille 
- My Chemical Romance - Vampires Will Never Hurt You

Grazie per essere qui, 
Juliet ~♥

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Capitolo 3
*** [Parte 3] ***




Quando si sparse la voce, la mia famiglia chiese ufficialmente di vedere la loro erede, o ciò che restava di me.

Ma quando varcai la soglia dell'elegante cancello di ferro della mia casa tutto aveva un sapore diverso: non era mio padre quello che stavo andando ad incontrare, era l'Alfa del branco. Non era il mio fidanzato quello che camminava al mio fianco, era la mia scorta.

-Padre caro- esclamai vedendolo. Sarei scoppiata in lacrime, se avessi potuto.

Erano tutti in piedi sulle scale dell'ingresso, in formazione ufficiale.

Mia madre fingeva sicurezza ad un lato del patio, ma potevo vedere le sue mani tremare. Erano tutti vestiti di nero.

-Ti hanno trasformata in una di loro- disse mio padre.
Che perifrasi, pur di non pronunciare l’odiato nome di succhisangue.

-Ma sono sempre tua figlia!-

Lui scosse la testa lentamente -quel termine non ti si addice più- la sua voce era piatta, le sue parole fecero più male della trasformazione.
Sentii il mio fidanzato sussultare e trattenere il respiro, ma rimanemmo tutti immobili, in silenzio,
anche le particelle di polvere nell'aria sembrarono fermarsi, alla luce del tramonto.

-Potresti...porre fine alla guerra...- sussurrai tra i denti a voce. Ma so che lui mi sentì.

In qualsiasi altra situazione credo avrebbe riso di gusto, ma quella volta invece strinse gli occhi in una espressione severa.

E l’atmosfera si fece improvvisamente pesante, elettrizzata dalla miriade di parole non dette
e dagli strilli e dai "mostro!" scagliati da entrambe le parti, che non videro mai la luce.

Mio padre chiuse gli occhi al dolore che la vista della mia presenza fredda ed assetata gli procurava,
e fu in quel momento che mi voltai e fuggii via.

Corsi veloce quanto i miei piedi avvelenati mi permettevano. Lontano.

**

Corsi e corsi, senza una meta, lasciandomi la mia vita alle spalle, senza nemmeno dire addio al mio fidanzato.
Corsi forte, nessuno mi seguì.

Attraversai campi e boschi, senza che uno sbuffo di fatica lasciasse le mie labbra, mentre il veleno di vampiro teneva forti i miei muscoli.
Corsi odiando mio padre, per amare la sua guerra più di quanto amasse me, e odiando me stessa, per non essere mai stata la figlia che si meritava, la figlia di cui essere fiero.

Una rabbia incontenibile mi riempì il petto, e mi trovai a distruggere un albero che aveva avuto la sola sfortuna di trovarsi sulla mia strada,
strappando la corteccia a mani nude.
Rimasi per un momento a fissare la mia opera distruttiva, col fiato grosso.

-Molto drammatico, ragazza lupo- una voce commentò, il tono canzonatorio permeato di ironia.

Un brivido mi corse lungo la schiena, quando i miei sensi ricordarono l'ultima volta che avevo sentito quella voce.
Mi voltai per guardarlo, per la seconda volta nella mia vita.

E lui era lì, la schiena appoggiata ad un tronco, un'espressione rilassata dipinta sul suo sorriso tagliente come un rasoio.

-Tu...hai distrutto la mia vita- sussurrai sperando di suonare minacciosa, ma la mia voce suonò piagnucolosa anche a me.

-Di nuovo, molto teatrale.-
Indossava un completo elegante, i capelli neri come la pece coprivano gli occhi color rubino, che mi osservavano annoiati.

-Perchè mi hai morso?- gli chiesi

-Niente di personale: ordini di Lady Celeste in persona.-

Il vampiro mi condusse alla loro dimora, il Castello.

E io lo seguii, perchè non avevo altro posto dove andare e perché per tutta la vita mi è stato insegnato a stare con quelli della mia specie.
E la mia specie ora possedeva iridi cremisi e la pelle così bianca da sembrare livida.


*
*
*


Grazie per essere qui, 
Juliet ~♥

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Capitolo 4
*** [Parte 4] ***


Lady Celeste era la loro regina.

Avevo già sentito pronunciare il suo nome dai lupi,
e soprattutto da mio padre, con odio, come fosse un insulto.
E sapevo che lei non lasciava mai le stanze sicure del suo castello,
intrappolata in un corpo per sempre giovane.

Sapevo tutto ciò, ma pensavo fossero solo vecchie leggende.
Perciò quando fui portata alla sua presenza ebbi difficoltà a credere ai miei occhi: non potei fare a meno di fissarla con stupore,
poiché la creatura davanti a me aveva l'aspetto di bambina di poco più che dieci anni,
delicata nella sua pesante gonna di velluto, vaporosa e barocca.
La pelle candida lasciava intravedere vene bluastre, sembrava fatta di porcellana,
a parte per gli occhi: i suoi occhi erano pozzi scuri, antichi ed arcani, come se avessero pazientemente osservato il susseguirsi di secoli e secoli. 

Il vampiro che mi aveva scortato a Palazzo andò a sedersi nella poltrona al suo fianco e si dedicò alla lettura di un libro,
completamente disinteressato a ciò che lo circondava.

-Ci hai messo un'infinità di tempo, cominciavo a pensare che il tuo caro paparino avesse deciso di tenerti- disse nella mia direzione con voce lamentosa, trascinando ogni parola.
Guanti e fiocchi e canini appuntiti.
Ero stordita, lady Celeste era bellissima, come una bambola - un ornamento letale, nella luce fioca della sala.

Guardie vampiro erano apportate in ogni angolo della stanza, mi sentii in trappola. 

-Benvenuta nella famiglia, tesoro! Oh volevo così tanto una nuova figlia!- una risatina la scosse
mente prendeva un sorso di liquido rosso scuro dalla tazza da the, per poi tamponarsi le labbra con un fazzoletto candido
-Ed è così carina, ti piace la tua nuova fidanzatina Theo?- chiese in direzione di un vampiro che mi osservava da un lato della stanza.
-Io non sono la fidanzata di nessuno- dissi, come la bambina che mio padre continuava a dire che io fossi.

Lei strinse i suoi occhi cremisi, il suo sorriso tagliente,
ed una macchia rossa sul suo fazzoletto candido
-oh, intendi la tua cotta per quel cuccioletto di lupo vero?
Non ti devi preoccupare, dagli un po' di tempo e si troverà un'altra puzzolente fidanzata lupo.
E poi come si dice, meglio un cuore spezzato che un un collo spezzato-

-Perché mi avete fatto questo?-
-Ma io ti ho salvato, non ne convieni, mia cara?
Hai l'eternità tutta per te ora.
E poi, tuo padre era così contento no? Oh, avrei pagato per poterlo verere in faccia- rise di gusto al pensiero, e altre risatine sorsero dalla sua Corte di vampiri. 

Io rimasi in silenzio, a contemplare come la distruzione della mia vita rappresentasse nulla più di un capriccio per lei.
Gli occhi mi pungevano, ma nemmeno una lacrima li lasciò. 

***
-Cosa mangiate?- chiesi al vampiro che mi aveva morso, qualche notte successiva, quando lo trovai solo nella biblioteca, concentrato su un libro.
Avevo realizzato fosse il marito di Lady Celeste, per la reverenza che tutti gli altri vampiri gli mostravano. Il suo nome era Lord Trystam.
E, sebbene il suo volto non mostrasse nessun segno del tempo trascorso,
a guardarlo bene anche i suoi occhi avevano la stessa espressione antica della consorte.

-Conosci già la risposta- mi disse con voce annoiata.

-Io non voglio essere un mostro, mangerò animali, esattamente come prima-
-Chi pensi che abbia più diritto all'aria che riempie i polmoni, il cervo che corre libero nel verde o l'assassino che striscia nei vicoli bui, ragazza lupo?- 
-smettila di chiamarmi così- tergiversai,
perche non sapevo cosa rispondere. 

Lui chiuse il libro e si alzò per dirigersi verso una bottiglia di cristallo, elegantemente poggiata su una mensola.
-Di cosa hai paura? La maggior parte di noi si considera alla stregua di giovani dei-

-No non lo siamo. Siamo creature demoniache.-
-Potresti vederla in modo diametralmente opposto e rassomigliarti ad un angelo-
Mi offrì un calice d'oro, un fluido scuro vorticava all'interno.
Io lo presi e me lo portai alle labbra, serrando gli occhi perché non volevo vedere, o pensare, mentre la sete mi divorava dalla gola. 

Il liquido riscaldò tutto il mio essere, riempì la mia anima vuota e con ogni sorso che mi passava attraverso i canini mi sentito sempre più forte.
-Questo non è quello che fanno gli angeli...- sussurrai.

-Chi lo sa. Lo hai mai chiesto ad uno di loro?-



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Grazie per essere qui :)

Juliet

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Capitolo 5
*** [Parte 5] ***




Luglio passò, aspro come le arance rosso sangue,
e io imparai sulla mia stessa pelle come i vampiri non possano camminare sul terreno consacrato o toccare l'argento puro.

Agosto andò via veloce e io mi abituai ad evitare la luce del sole, vivere solamente di notte
e a non badare alle guardia senza fine dei vampiri verso possibili intrusi mutanti e ululanti. 

Non avevo mai considerato il significato del silenzio, poiché la mia vecchia vita era troppo rumorosa, 
ma nei lunghi corridoi e biblioteche silenziose del castello,
il soffice eco dei passi sui tappeti e il dolce sussurro delle pagine dei libri 
erano diventati una compagnia costante per il mio cuore spezzato. 

Insieme al vampiro di nome Theo, certo: lo trovavo dietro ogni angolo e faticavo a seminarlo nei meandri del castello, era il mio cane da guardia, per ordine di Lady Celeste, immaginavo.

Nonostante tutto la regina aveva un temperamento allegro
e amava divertirsi e circondarsi di rumori e risate: organizzava spesso feste e balli in maschera nelle stanze senza tempo del castello, 
in cui i suoi ospiti dagli occhi cremisi danzavano l'intera notte alla musica dei violini e alla luce delle candele. 

Io non partecipavo mai ai suoi eventi e lei si scomodò persino di venire a sgridarmi per la mia condotta:
-smetti questo stupido lutto perenne, ragazza, c'è così tanto per cui essere felici e festeggiare!
E i miei ospiti sospettano che sia una bugia il fatto che io abbia trasformato la figlia dell'Alpha!- rise, ma io rimasi seria. 

L'Alpha...il solo pensiero di mio padre mi faceva soffrire. Ma in realtà il ricordo che faceva male come una pugnalata al cuore era quello del mio fidanzato perso. 
Mi mancava più di qualunque altra cosa. Era arrabbiato con me? Mi aveva dimenticato? 

-Ahh, sei sempre così triste- disse con voce lamentosa lasciando la stanza, nel rumore soffice del suo vestito di veluto -noiosa, peggio del mio caro marito.
Non sapete proprio come divertirvi. Comincio a pensare che avrei dovuto lasciarti dove ti ho trovato.-

**
In quella notte in particolare il mio carceriere vampiro aveva lasciato il mio fianco lasciandomi sola,
probabilmente per dare un po' di pace ai miei nervi 
e per godersi qualche ora della festa che vorticava nelle sale da ballo del palazzo.

L'aria era stranamente calda fuori dalla grande finestra della mia camera, anche per una serata di fine Settembre. 
La brezza soffice mi ispirò... e un'idea mi balenò in mente.

Presa dall'impeto, ero sola e dicisi di tentare: mi arrampicai sull'ampio balcone e saltai fuori, 
nella penombra del tramonto.

Corsi nella foresta e attraversai campi di grano, la nebbia attutiva i miei passi
e tornai, per la prima volta dopo quelli che sembravano secoli, nei luoghi che custodivano il mio passato.

Mi fermai ad ammirare la mia vecchia casa: era più bella di come la ricordassi.
Mi sentivo più a casa che mai, al cospetto delle mura imponenti e familiari, anche se apparentemente vuote e buie...

Mi chiesi come mai non vi fosse nessuno, ma capii quando lentamente passeggiai fino alla casa del mio fidanzato: c'era una festa. 

Erano tutti lì: voci e risate si eprdevano nell'aria, luci, candele e lanterne, musica e tavoli decorati. 

Rimasi nascosta nell'ombra, ammirando tutte quai volti sorridenti e familiari, nascosta oltre il cancello. 
Mi ritrovai a sorridere anche io, dopo quelli che sembravano secoli.
Era un matrimonio!

Oh, era il matrimonio di mia cugina Cora: la vidi raggiante nel suo bellissimo vestito candido. 
Pensai per un momento di avvicinarmi e congratularmi con lei. Mi chiesi perché non mi avessero invitato, era ancora mia cugina, dopo tutto ...

Avevo già fatto un passo avanti, ma poi vidi lo sposo. E capii.


Grazie per essere qui,
Juliet.



 

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Capitolo 6
*** [Parte 6] ***



Credo di aver sognato questo momento un milione di volte,
ma lui era ancora più bello di come lo avessi mai potuto costruire nella mia mente,
nel sul completo elegante, mentre sorrideva e brindava con gli amici.

Ma nei miei sogni,
ero io quella che indossava il vestito bianco inondato di perle, 
lì a ridere e lanciare il bouquet dietro le spalle per le amiche.
Nei miei sogni,
on mi ero mai immaginata nascosta, a guardare da lontano, con solo dolore e gelosia nel petto.

Ammirai la poesia del sorriso del mio ormai non più fidanzato,
chiedendomi se ormai io rappresentassi la cattiva della loro storia, l'altra,
e se fossi tenuta a irrompere tra la folla e rovinare la festa con scenate e urla, come nei film...

Lui lanciò per caso un'occhiata nella mia direzione e mi vide, ferma fuori dal cancello.
Si congelò, e vidi il sorriso morirgli sulle sue labbra.

**

-Congratulazioni- dissi, cercando di non avere un tono troppo accusatorio.
Ma senza grande successo.

Lui sorrise un grazie, poggiandosi contro il cancello chiuso, gli amici e lo champagne alle sue spalle.
Il vociare dalla festa riempiva lo spazio tra noi.
-Mi dispiace- il suo sguardo era perso in lontananza.

-Non esserlo, non è colpa tua....- dissi. -Come sta papà? Non riesco a vederlo da qui-
-Tuo padre...io...mi dispiace tu debba venirlo a sapere così, ma...tuo padre è venuto meno. Un mese fa...-
Sentii come un pungo dritto nel petto, niente più aria nei polmoni.
-Lui...morto? Perchè non ne sapevo niente? Chi lo ha ucciso? Lady Celeste?- le domande mi si arruffavano tra i denti

-No, è stato il suo cuore. Un infarto. O forse il troppo dolore...ti amava, dopo tutto-
-E mia madre?-
-E' andata dalle sorelle poco dopo.-

Cercai sostegno appoggiandomi al cancello, e scivolai lentamente fino ad abbracciarmi le ginocchia, l'erba ordinatamente tagliava a macchiarmi il vestito. 
Lui mi raggiunse e mi si sedette vicino.

-Io non c'ero- sussurrai, -sarei dovuta essere qui, ma non c'ero...- Il mio cuore di vampiro era forte, fossi stata ancora umana credo si sarebbe spezzato in un milione di piccoli pezzi.
La sua mano cercò la mia, mentre guardava su verso il cielo stellato.
Io gliela strinsi forte, fino a temere di fargli male; il suo tocco era così familiare...eppure estraneo...
Ma d'improvviso lui si ritrasse di scatto, come se la mia pelle di marmo lo scottasse.

-Sono io l'alpha ora...- disse dopo qualche minuto.
-Sarai il migliore di sempre, ne sono sicura.- sussurai -e hai anche una spia tra le fila nemiche-
Lui rise.

-Sono seria!- dissi, e lo ero veramente, voltandomi a guardarlo con occhi che dovevano apparire spiritati. -Potrei davvero aiutarti! posso raccontarti tutti i loro piani, e condurvi al loro nascondiglio, ogni cosa!-
Lui rise tristemente -Non essere sciocca. non ti crederebbero...la verità è che non sei più considerata parte della famiglia, Meg...lo sai...ed è meglio per entrambi se questa è l'ultima volta che ci vediamo...-

-Sposoo!- sentimmo qualcuno ululare dalla festa, -dov'è finito lo sposo? C'è un discorso da fare qui!-
-Dovrei andare...- sussurrò lui.
-Si, certamente...-

Ci alzammo.
-Quindi questo è un addio?- chiesi
Lui mi trafisse con uno sguardo disperato.
-Mi mancherai- disse d'un fiato -ogni giorno di quella che sarebbe dovuta essere la nostra vita, ogni volta che la bacerò, mi mancherai. E spererò che sia tu-
-Lei non se lo merita...-
-Nemmeno tu-
E andò via, chiudendosi il cancello alle spalle.


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Grazie per essere qui,
Juliet.

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Capitolo 7
*** [Parte 7] ***


Sulla via del ritorno verso il castello dei vampiri, 
la notte si fece buia e fredda, così come la mia anima, o quello che ne restava. 
E presi una decisione.

Mi sentivo malissimo, quasi quanto le notti della trasformazione, ma la mia mente era lucida.

Tornai al nostro nascondiglio, il mio cuore più nero che mai. 
Attraversai il cancello di ferro e le porte di legno del castello, dove l'ennesima festa era al culmine. 
Tutti danzavano e ridevano incuranti, e io mi sentivo pervasa da una energia nuova. Perché avevo di nuovo uno scopo. 
Lo dovevo a Caleb e lo dovevo a me stessa...

Vidi Lady Celeste fluttuare al centro della sala da ballo, così inquietante col suo aspetto di bambina, 
e sorrisi. 
Perché mi sarei ripresa ciò che lei mi aveva rubato. 
Semplicemente il caro vecchio dente per dente: mi aveva tolto ogni sicuezza, io avrei preso le sue. In ogni modo possibile, 
non sapevo come o quando, ma l'avrei fatto. 
E molto volentieri.

Sentii una presenza al mio fianco, era il mio vampiro baby sitter.
Theo era il suo nome, dovevo ricordarmelo - Mi sei mancata - mi accusò, 
gli angoli della bocca rivolti verso il basso.

-Balliamo- gli dissi, 
e mentre il suo viso si illuminava di sorpresa, 
presi la sua mano fredda e camminai verso la sala da ballo 
dove Lady Celeste guidava la festa.

***

Riuscii in poco tempo ad avvicinarmi a Lady Celeste. 
Fu facile: lei era alla disperata ricerca di attenzione. 
Bastò chiederle di insegnarmi, e lei mi mostrò, entusiasta della sua stessa benevolenza. 

Mi portò con lei,  mi insegnò a muovermi come un'ombra, 
a fiutare l'adrenalina e la paura, 
a incantare gli uomini, attirarli in vicoli bui e trasformarli in prede. Finalmente le davo qualche soddisfazione!, mi diceva.

Metà dea, metà mostro, lei era un veleno secolare, 
pericolosa e ammaliatrice. 
Tuttavia le sue risate erano sempre un po 'troppo forti, il suo divertimento sempre eccessivo. 
La osservavo mentre faceva del suo meglio per sentirsi viva nonostante un cuore senza vita. 
Perché si sentiva onnipotente nel suo regno di vampiri. Ma prima o poi tutti i giganti cadono.

La seguii e passo dopo passo mi allontanai metodicamente dalla mia umanità, 
più vicino alla dea, con i denti affilati e le nocche bianche.  

Spesso la sentivo discutere con le guardie di come questa o quella imboscata ai lupi avesse portato vittime o vittoriosi. 
E ogni volta che origliavo qualche nome conosciuto tra le vittime delle fila avversarie, 
mi vedevo trasformarmi sempre più in qualcosa di crudo e arrabbiato, 
vendicativa e letale, con tracce rosso sangue lungo il mento.
Ero pronta a trascinare giù con me Lady Celeste. 

Ma impegnata com'ero a scoprire le sue debolezze, 
mancai per molto tempo di realizzare come la risposta fosse di fronte a me, 
fin dal primo giorno...

E' stato infatti dopo un periodo insopportabilmente lungo di tempo 
che realizzai che la sua unica debolezza 
era il suo compagno e consorte.


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Grazie per essere qui,
Juliet

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