True Love or Illusory Love?

di hastingshair
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo Uno ***
Capitolo 2: *** Capitolo Due ***
Capitolo 3: *** Capitolo Tre ***
Capitolo 4: *** Capitolo Quattro ***
Capitolo 5: *** Capitolo Cinque ***
Capitolo 6: *** Capitolo Sei ***
Capitolo 7: *** Capitolo Sette ***
Capitolo 8: *** Capitolo Otto ***
Capitolo 9: *** Capitolo Nove ***
Capitolo 10: *** Capitolo Dieci ***
Capitolo 11: *** Capitolo Undici ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 24 - Epilogo ***



Capitolo 1
*** Capitolo Uno ***


Ero sempre stata molto attaccata agli amici, li consideravo una delle cose più belle della mia vita. Purtroppo ne dovetti cambiare alcuni quando decisi di frequentare il liceo di Mistyc Falls.  Mi aveva sempre affascinata quella città, con la sua atmosfera un pò cupa e misteriosa. 


Arrivai al quinto anno, già iniziato da due settimane. E' sempre brutto cominciare in una nuova scuola. Non sai a chi rivolgerti neanche per le cose più semplici. Ma mi feci coraggio.
Gironzolai per i corridoi pieni di ragazzi e ragazze impegnati nelle loro interessantissime conversazioni. Ci fu un gruppetto che mi colpì in particolare, composto da tre ragazze e due ragazzi. Uno dei due catturò la mia attenzione. Aveva i capelli modellati col gel con due ciuffetti che cadevano davanti, il giacchetto di pelle e una maglietta bianca sotto. Sembrava avere uno spiccato senso dell'umorismo.
Provai quindi a chiedere a loro, avvicinandomi nel modo più naturale e meno impacciato possibile.
“Ehi ragazzi, scusate se vi disturbo, potrei chiedervi una cosa?", chiesi in un leggero stato di agitazione
"Certo. Devi essere nuova vero?", disse la ragazza dai capelli dorati, avvicinandosi con un sorriso gentile sul volto.
“Già. Potete dirmi dove si trova questa aula?", continuai porgendo alla ragazza il foglio con tutte le informazioni.
“Ah la 5F, siamo nella stessa classe! Io sono Caroline Forbes", affermò porgendomi la mano amichevolmente "loro sono Bonnie Bennett, Elena Gilbert, Stefan Salvatore e Damon Salvatore...il quale non dovrebbe essere qui perché troppo vecchio" aggiunse facendo un sorrisetto in direzione del ragazzo.
Lui fece lo stesso "come fai a essere sempre così gentile biondina? Comunque divertitevi con la nuova arrivata. Ci si vede". Se ne andò con nonchalance, senza neanche presentarsi.
“Non fare caso a Damon, ha un modo di fare tutto suo. Io sono Elena piacere di conoscerti. Come ti chiami?", disse gentilmente la ragazza castana di fianco a Caroline.
"Ciao, sono Sam. Mi sono appena trasferita dalla Florida"
"Oh che posto meraviglioso! Piacere sono Bonnie", si presentò la ragazza mora.
“Stefan” l’altro ragazzo mi diede amichevolmente la mano “e sono dispiaciuto per il comportamento di mio fratello"
Fatte le presentazioni andammo tutti insieme in classe. 

Le lezioni furono molto simili a quelle della mia precedente scuola, se non per quelle dell'occulto e del soprannaturale. Ammetto che mi affascinarono davvero tanto. L’argomento principale furono i vampiri. A quanto pareva i vampiri avevano popolato Mistyc Falls più o meno negli anni 40-50, poi però non se ne seppe più molto. Il professore ci parlò della famiglia originaria di vampiri: i Mikaelson. Furono i primi uomini ad essere stati trasformati in esseri succhia-sangue dalla loro stessa madre. I loro nomi erano: Rebekah, Kol, Finn, Elijah e Klaus. Al suono di quest'ultimo nome il professore quasi perse un tono di voce. Il motivo di tanta agitazione era che Klaus Mikaelson fu il peggiore dei suoi fratelli, in quanto non aveva semplicemente le caratteristiche di un vampiro, ma anche quelle di un licantropo. Era in poche parole ciò che viene chiamato "ibrido". In passato si era ricoperto di omicidi di ogni tipo, sanguinari e molto cruenti. Il prof non seppe aggiungere altro; le notizie si erano interrotte ormai a molti anni prima. 
Per me che ero cresciuta in una cittadina tranquilla e normale quelle leggende sembravano appartenere a un altro pianeta. Credevo fossero solo miti e leggende, ma fui convinta che ci fosse una parte di verità nelle parole del professore perché mi bastò guardare i volti di Elena, Stefan, Caroline e Bonnie per capire che qualcosa di brutto e preoccupante fosse realmente successo in passato.

Finite le lezioni Caroline decise di fare una piccola merenda di benvenuto per me a casa sua. Avremmo passato un pomeriggio tutto al femminile dato che Stefan se ne andò quasi subito. Non seppi molto di lui, a parte che si era ritrasferito a Mistyc Falls parecchi anni prima e che era il ragazzo di Elena. Sembravano davvero felici insieme e da quello che potevo vedere avevano la completa approvazione di Bonnie e Caroline. 
“Eccoci arrivate" esclamò la ragazza aprendoci la porta e facendoci strada.
“Wow che bella casa! Complimenti" 
“Grazie Sam. Sedetevi su"

Ci sistemammo in salone su uno dei divani più comodi che avessi mai provato. Caroline invece andò a prendere qualcosa da mangiare in cucina.
“Allora Sam come mai ti sei trasferita qui?" mi chiese Bonnie.
“Beh il motivo principale è che trovo questa città davvero interessante con tutti i suoi miti e leggende, ma volevo anche mettermi alla prova e cambiare aria"
“Dunque una specie di percorso spirituale” continuò Elena sorridendo “aspetta, ma ciò significa che vivi da sola?"
“Esatto"
“E’ davvero coraggioso da parte tua"
“Grazie Elena. In effetti sì. Non ho mai vissuto da sola finora. Devo dire che mi piace”


Continuammo a chiacchierare del più e del meno finché Caroline non ci raggiunse “ehi ragazze eccomi tornata! Servitevi pure"
Aveva portato un piatto con una varietà di pasticcini dall'aria molto invitante e una confezione con diversi tipi di thè.
“E’ davvero tutto buonissimo. Grazie per avermi invitato"
“L'ho fatto con piacere. Sembri molto simpatica e poi volevo aiutarti; ricordiamo tutte il nostro primo giorno in una scuola nuova". Ci sorridemmo a vicenda e iniziammo a mangiare.

Verso le sei tornai a casa e disfai la borsa. Mi stesi sul letto e mi misi a pensare. Era stato davvero il primo giorno di scuola più bello in assoluto. Avevo conosciuto delle persone veramente simpatiche. Un pensiero mi pervase subito dopo. Damon.

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Capitolo 2
*** Capitolo Due ***


Il giorno dopo arrivai abbastanza presto a scuola. Caroline, Elena e Bonnie mi aspettavano davanti all'ingresso.
“Sapete cosa pensavo? Dovrei far entrare Sam nelle cheerleaders. Dopotutto posso farlo, sono il capitano", se ne uscì Caroline entusiasta.
“Oh no, grazie ma non mi sentirei a mio agio" dissi io con gli occhi terrorizzati “mi piace ballare, ma tutti quei salti, piroette e prese… mi vengono i brividi solo a pensarci”

“Hahah va bene, niente cheerleaders. Vorrà dire che vi subirete tutte le prove mie e di Elena” rispose la bionda ancora più entusiasta di prima.

Caroline era una vera forza della natura. Come faceva ad essere sempre così energica ed egocentrica proprio non lo sapevo. Ma era per questo che la adoravo.

Arrivò l’ora di pranzo e ci sedemmo tutti insieme a mangiare in mensa. 
Ci raggiunse anche Stefan e lui e Elena si misero a parlare di una loro prossima gita romantica in montagna. Il ragazzo aveva una baita che affacciava su un lago. Sarebbe stato un sogno andarci. Ma ovviamente non mi intromisi. L’amore ha bisogno di spazio no?
“Elena mi presti un pò di soldi?" un ragazzo moro più piccolo di noi si avvicinò alla mia amica porgendole la mano in attesa.
“Ciao anche a te Jeremy, come stai? E’ da tre giorni che non ti fai vedere a casa. Zia Jenna era preoccupata per te lo sai?”

“Elena non arrabbiarti. Le ho mandato io un messaggio ieri. Tuo fratello sta da me. Lo sto aiutando con storia”. Accanto a Jeremy c’era un ragazzo biondo con l’aria molto gentile. Evidentemente lei si fidava di lui, perché si calmò.

“Non voglio sapere perché ti servono ripetizioni da Matt” frugò nella borsa e gli allungò 30 dollari “non tornare più da me per questo ok? E torna a casa al più presto”.

Il ragazzino le sorrise abbracciandola velocemente e poi si allontanò con Matt.

“Lo sai com’è, Elena. Non preoccuparti” Stefan le mise un braccio intorno alle spalle e la trascinò a sé. Lei fece una faccia rassegnata e si rasserenò. “A proposito ragazze, stasera faccio una festa a casa mia. Volete venire? Ho invitato solo poche persone. Ci saranno le ragazze della squadra di Care, quelli della mia di football e purtroppo mio fratello”.

Al suono di quella parola iniziai ad agitarmi. Mi ricordai dell’incontro con Damon del giorno prima e la mia testa cominciò a pensare velocemente. Mi ripresi solo quando sentii un “Sì” entusiasta da parte delle ragazze e Caroline che mi picchiettava sulla spalla per richiamare la mia attenzione.

 

La festa era alle 20, per cui avevamo tempo per prepararci. Bonnie ci fece da autista su richiesta della nostra amica bionda. Ci fermammo ad ogni casa e ognuna di noi scese e prese il vestito più bello che aveva, con annesse scarpe e borsa. Una volta aver fatto il giro andammo da Caroline. Per la precisione nella sua stanza, un vero e proprio quartier generale di bellezza.

La ragazza passò in rassegna tutti gli abiti che ognuna di noi aveva scelto e ci rispose con piena approvazione. Poi frugò nel suo armadio e ne scelse uno per lei.

“Bene, ora che abbiamo i vestiti e gli accessori dobbiamo pensare al trucco. Su mettetevi in fila!”

Ci truccò tutte, in pieno pendant con i nostri abiti. Avevo scelto un abito color tortora, senza spalline e arricciato sul seno. Ad abbellirlo c’era un fiocco al punto vita e una gonna sotto che si apriva in un’elegante campana. Come scarpe avevo scelto dei tacchi dello stesso colore.

Caroline mi fece uno smokey eye con il nero e un grigio brillante, il risultato mi lasciò senza fiato. Per finire un rossetto nude.

 

Arrivammo alla festa verso le 20:15.
La scena che ci ritrovammo fu quella tipica delle feste:
-gente ovunque, troppa gente ovunque
-birre e alcolici in mano a tutti
-casino, casino ovunque
Tutto normale.

Stefan ci accolse calorosamente e ci invitò ad entrare. La sua casa era davvero enorme, gigantesca.
Non ebbi il tempo per riprendermi da tanta meraviglia che arrivò Damon.
“Finalmente ce l'avete fatta! Non sopportavo più di vedere questi sconosciuti in giro per casa", affermò scocciato.
“Se avessi più amici tuoi magari" rispose puntiglioso Stefan.
“Oh ma non vorrei mai toglierti il piacere di fare una festicciola con i tuoi amichetti” rispose sorridendogli sghembo, poi spostò il suo sguardo nella mia direzione “non ci siamo già visti?”
“Si, sono Sam", risposi con il cuore a mille.
“Si è trasferita da poco dalla Florida" aggiunse Caroline sorridendomi. Che avesse intuito qualcosa?
“Capito. Beh io vado a sbronzarmi, devo trovare un modo per sopportare questa serata inutile". Se ne andò così velocemente come era arrivato, afferrando un bicchiere di Barbon dal mobile bar.

La serata passò in fretta. L’alcool era un buon modo per sciogliere la mia infinita timidezza. Stefan mi presentò i suoi compagni di squadra e Caroline fece lo stesso.

Verso l’una e mezza alcuni degli invitati se ne andarono e rimanemmo solo noi e pochi altri.

Anche se mi stavo divertendo, non potevo fare a meno di estraniarmi dalla conversazione di tanto in tanto per vedere cosa stesse facendo Damon. Ogni volta che lo guardavo beveva e parlava con una ragazza diversa.

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Capitolo 3
*** Capitolo Tre ***


Ci fu un fatto che spezzò l’equilibrio della serata. Dopo aver lanciato il milionesimo sguardo nella direzione di Damon, mi sorprese il fatto di vederlo parlare con un ragazzo con i capelli biondo cenere, il quale non mostrava un particolare atteggiamento di amicizia nei suoi confronti. Damon sembrava molto infastidito dalla sua presenza, un fastidio che però sapeva celare molto bene con il suo modo di fare incurante. 
“Ragazze torno subito, voi continuate senza di me". Stefan era visibilmente preoccupato e raggiunse in fretta il fratello.
Guardai le mie amiche, avevano la stessa faccia e rimasero in silenzio fissando l’ospite inatteso.
Quando mi voltai anche io vidi che il ragazzo biondo non stava più parlando con Damon e Stefan, ma stava guardando nella nostra direzione. Si avvicinò poco dopo e vidi le mie amiche irrigidirsi.
"Buonasera, non ti ho mai vista da queste parti. Chi sei?" mi chiese con un sorriso che non seppi interpretare.
“Mi chiamo Sam” risposi.
"Klaus” si presentò prendendo la mia mano e baciandomela. Rimasi davvero sorpresa. Chi al giorno d’oggi fa ancora il baciamano? “è' davvero un piacere conoscere un'altra amica dei Salvatore"
“Ci sei venuto a trovare, adesso puoi anche andartene". Damon piombò vicino a noi così velocemente, tanto che lo guardai stranita. La casa dei Salvatore era molto grande, com’era possibile?
“Quanta maleducazione signor Salvatore, è così che ti hanno insegnato a fare gli onori di casa?", sorrise per prenderlo in giro.
"Klaus ti chiedo di andartene, per favore. Stai rovinando la festa a tutti", tagliò corto Stefan.
Klaus si guardò intorno in modo plateale e poi mi sorrise.
“Devo andare, mi ha fatto piacere conoscerti, Miss Sam". Mi prese la mano e la baciò. Dopo di che se ne andò con una sicurezza disarmante, una sicurezza che non avevo visto neanche in Damon.
Tutti nel salone ripresero quello che stavano facendo e i miei amici fecero un sospiro di sollievo.
“Chi era?” domandai.
“E’ semplicemente uno a cui ogni essere vivente dovrebbe stare alla larga" esclamò impassibile Caroline. Decisi di non fare altre domande.


Il giorno dopo arrivai a scuola abbastanza presto. I miei amici mi stavano aspettando sulle scale d'ingresso e c'era anche Damon. Dalle loro arie spensierate dovevano aver dimenticato l'episodio del giorno precedente. Ma io no. In realtà avrei voluto sapere di più, ma non volevo essere invadente.
Salutammo Damon e entrammo in classe. Le ore passarono in fretta, soprattutto con Caroline che mi distraeva dalla lezione con le sue fantasie su un nuovo paio di tacchi che avrebbero messo sul mercato la settimana seguente. Quella ragazza sapeva pensare alla moda molto più di quanto facesse qualsiasi ragazza dell'universo, e per questo l'adoravo.
Dopo scuola andammo tutti al bar-tavola calda dove lavoravano Matt e Jeremy. Alla fine le minacce di Elena erano servite e il fratellino aveva cominciato a guadagnare dei soldi per conto suo, invece di chiederli a scrocco a lei o a sua zia.

Matt ci aveva riservato un tavolo. 
Mi offrii di prendere gli ordini di tutti e andai al bancone per passarli a Matt.
“Grazie ma non c'era bisogno che ti scomodassi" mi disse gentilmente.
“Tranquillo non mi pesa. E poi hai il locale pieno"

Matt si allontanò per andare nel magazzino a prendere delle scorte di bibite e panini e io rimasi li ad aspettarlo.
“Donovan ti sta facendo aspettare?". Damon spuntò cosi all'improvviso che ebbi un sussulto. 
“Non ti avevo visto. Che colpo", sorrisi imbarazzata.
“Già, so arrivare molto silenziosamente", rispose sorridendo. Mi sciolsi completamente. "Non credo che tu ce la faccia a portare tutte quelle cose da sola, quindi ti sono venuto a dare una mano", aggiunse.
Si mise a giocare con delle noccioline sul bancone, mangiandone qualcuna. Rimasi a fissarlo per tutto il tempo, cercando di non sembrare una maniaca. Quel ragazzo mi aveva catturato in pochissimo tempo, cosa che di solito non mi succedeva mai. La mente mi tornò alla mia ultima relazione. Strano, avevo avuto sempre una predilezione per i ragazzi biondi. Stupido stereotipo, pensai.

Una volta che Matt fu tornato portammo i piatti al nostro tavolo. Anche un semplice gesto come quello di tornare insieme mi fece arrossire. Ero davvero cotta cavolo.


Arrivò il mattino e mi alzai con calma. Era domenica e per fortuna non c’era lezione. Mi feci una bella doccia fresca; visto il caldo che faceva fuori era probabile che l’autunno avrebbe tardato ad arrivare. Dopo di che mi vestii con una gonna rosa e una maglietta a maniche lunghe bianca, accompagnate da ballerine dello stesso colore. Decisi di fare una lunga passeggiata mattutina.
Scoprii un parco molto carino non lontano da casa mia, era davvero un posto magnifico. Ricco di panchine, alberi e cespugli ben curati e quell'aria di pace che in pochi luoghi avevo avvertito.

Camminai per un lungo tratto, prima di riconoscere una figura a me nota: Klaus.

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Capitolo 4
*** Capitolo Quattro ***


 

Era impegnato a dipingere il paesaggio davanti a sé su una tela. Mi avvicinai cautamente, ma lui sembrò avvertire la mia presenza prima ancora di girarsi.
“Perché non vieni a dare un'occhiata e mi dici cosa ne pensi... Sam?"
“Come hai fatto a capire che ero io?" chiesi alquanto stranita.
“Questione di fortuna... forse" rise delle sue stesse parole.
Mi avvicinai, osservando il dipinto con aria estasiata. Era davvero bravissimo, aveva rappresentato in maniera delicata i particolari di una fontana e una coppia che si baciava. Non avrei mai immaginato che un tipo come lui avesse questa passione.
“Sei davvero bravo"
“Mi fa piacere sentirlo dire da te".

Lo guardai aspettando che continuasse. Invece non disse niente per qualche secondo.
“Ti ho inquadrata subito. Sei una ragazza curiosa, coraggiosa, dolce e .... innamorata"
Non seppi come reagire a quelle parole. Finalmente lasciò stare il dipinto e posò il suo sguardo su di me.
"I primi due aggettivi si ricollegano semplicemente al fatto che sei qui, a Mystic Falls", armeggiò con le braccia come per sottolineare il luogo in cui ci trovavamo "il terzo si ricollega al modo in cui ti comportavi con la combriccola dei fratelli Salvatore" fece una pausa e mi ricordai quale fosse l'ultimo punto, arrossendo poco dopo "e l'ultimo... beh, si vede benissimo come guardi Damon Salvatore". Si mise a sorridere divertito, tornando ad aggiungere qualche dettaglio alla tela.
“Non hai capito niente di me”, risposi imbarazzata. “Si può sapere chi sei?”
“Klaus Mikaelson" esclamò sorridendo di nuovo.
Klaus Mikaelson.... dov'è che avevo già sentito questo nome...
“Che hai?" mi guardò ancor più divertito.
“Perché i miei amici ti... temono tanto?" gli domandai esitante.
La sua unica reazione fu quella di prendere la tela sotto braccio e allontanarsi, dicendo semplicemente le seguenti parole: "non conosci le persone che ti circondano". Quelle parole mi misero addosso un misto di agitazione e confusione. Cosa intendeva?



Decisi di tornare a casa per evitare altri incontri spiacevoli. Trovai Caroline seduta sulla panchina in veranda ad aspettarmi.
“Ciao Care”

“Ehi, ti aspettavo. Dov'eri?", disse venendomi incontro e abbracciandomi.
“Facevo una passeggiata. E’ da molto che mi aspetti?”
“No, non ti preoccupare. Volevo chiederti se potevi prestarmi il libro di biologia. Domani c’è il compito e non riesco più a trovare il mio".
“Certo, te lo presto volentieri. Io ho finito di studiare ieri. L'ho lasciato in camera".
Frugai in borsa e aprii la porta. Stetti per entrare quando mi girai e vidi Caroline ferma dietro di me.
“Cos’hai? Andiamo a prenderlo insieme. Non ci vorrà molto, so che devi studiare".
“Ehm..sì..."
“Dai entra, non fare la timida" risi.
Finalmente si decise a entrare. Prendemmo un thè e poi scappò a casa. 


Lavai le poche tazze che avevamo sporcato. Mi lavai e mi avvolsi nell’accappatoio. Adoravo passare ore e ore nella sua spugna morbida. Se non fosse stato strano, sarei anche uscita in quello stato. Spannai lo specchio e cominciai a pettinare energicamente i capelli, cercando di togliere i nodi. Fu in quel momento che le parole di Klaus mi tornarono alla mente. Cosa avrà voluto dire Klaus? Ma soprattutto perché non riesci a toglierti dalla mente le sue parole? Cosa ti succede Sam?
Decisi di asciugarmi e andarmi a stendere sul letto con la musica. Dovevo rilassarmi, troppe domande si affollavano in testa. A forza di pensare mi addormentai. Dormii per circa 2 ore finché sentii il cellulare squillare. Risposi alla velocità di un bradipo e pensai quasi di perdere la chiamata.
Era Damon. Quando lessi il suo nome il sonno svanì immediatamente, facendomi spalancare gli occhi ancora mezzi chiusi. Ma un attimo. Io non avevo il numero di Damon. Chi aveva preso il mio cellulare per inserirlo? Forse Caroline? Forse lo stesso Damon? No Damon non lo avrebbe mai fatto mi dissi. Poco dopo tornai alla realtà e risposi al cell, sperando che non fosse troppo tardi.
“Pronto?”
“Ehi Sam, sono Damon"
“Si lo so”

“Lo sai?” sentii che stava ridendo. Figuraccia? Fatta. "Domani sera andiamo ad un nuovo pub, l’hanno aperto da poco. Ci vieni?”
Mi sembrò che la sua voce avesse assunto un tono quasi seducente e la cosa mi fece arrossire non poco “c-certo, vengo”
“Perfetto, puoi fare un giro per avvertire le ragazze?”

“Okay”. Non feci in tempo a rispondere che attaccò.
Successe tutto così in fretta che quasi non me ne resi conto. Damon mi aveva chiamata per un’uscita di gruppo e io avevo accettato. DAMON MI AVEVA CHIAMATA!! Non potei crederci e quasi mi uscì un urletto da 13enne innamorata. Un pò di contegno Sam mi ordinai. 
Quella sera non avrei di sicuro dormito.

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Capitolo 5
*** Capitolo Cinque ***


Come un'idiota non dormii veramente e il giorno dopo a scuola sembravo uno zombie.
“Fatto le ore piccole per studiare?” mi chiese Caroline.
“Più o meno” mentii.
“Sono proprio curiosa di sapere di quale locale parlasse Damon. Black Lagoon, mai sentito”
“Stefan mi ha detto che si trova dove hanno demolito quel negozio d’antiquariato, vi ricordate? Quello in cui Caroline fece una scenata perché non le avevano messo da parte il carillon con la ballerina” disse Elena rispondendo a Bonnie e sorridendo verso la bionda.
“Beh hanno fatto proprio bene a chiudere allora” continuò la nostra amica in pieno stile diva, suscitando le nostre risa.

Le lezioni passarono. Con la testa ero già proiettata a quella sera che, per fortuna, arrivò presto.
Mi vestii al meglio che potei; stavolta optai per un vestito nero sopra il ginocchio con decolleté di pizzo. Elegante e sexy, ma non troppo da sentirmi a disagio.
Verso le otto Stefan e gli altri vennero a prendermi a casa. Guidava lui. Quando le ragazze mi videro mi accolsero con un sonoro “Woooo”.
 
Il pub non era eccessivamente affollato, probabilmente perché in pochi sapevano della riapertura.
Trovammo Damon fuori ad aspettarci.
“Finalmente! Pensavo di diventare vecchio qui fuori" esclamò a voce più alta del normale avvicinandosi “wow Sam sei uno schianto!”. Mi prese per mano con la sua solita nonchalance e ci fece segno di seguirlo. Il mio cuore perse un battito, ma feci finta di niente.

Il locale all'interno era davvero stupendo, anche se più che pub sembrava una discoteca. 
Partì "Hangover" di Tayo Cruz e tutti cominciarono a ballare al centro della pista. L'unica a saper ballare davvero era Caroline, mentre Bonnie accennava dei passi e la coppietta felice formata da Stefan e Elena si muoveva all'unisono scambiandosi qualche bacio. 
Damon era sparito poco dopo essere entrati e io non ero ancora pronta a lanciarmi in pista. Così decisi di andare al bancone a prendermi un drink analcolico. Non mi piaceva affatto bere.
“Carino il posticino, ma ho visto di meglio" mi voltai e vidi Klaus bere un bicchiere di Whisky alla mia sinistra.
“Klaus, cosa ci fai qui?" chiesi visibilmente sorpresa.
“Niente di speciale, visito un locale nuovo come tutti voi" si voltò nella mia direzione e mi sorrise “che fai qui tutta sola? Dov'è Damon?", aggiunse facendomi diventare ancora una volta rossa per l’imbarazzo.
“Cosa c'entra ora Damon? Lui … starà … ballando..."
“Già. Magari con una bionda col vestito che le arriva al... come dire in modo carino? punto vita?"
Stetti per replicare in modo acido, quando vidi il suo sguardo spostarsi dietro di me. Lo seguii e vidi la scena descrittami perfettamente da Klaus. Una ragazza bionda col vestito inesistente era appiccicata a Damon e a lui non sembrava dispiacesse. 
Mi girai di scatto e finii di bere il mio drink tutto d’un sorso. Un analcolico non era il massimo in quella situazione.
“Balliamo?" mi propose all’improvviso.
Senza che avessi tempo di elaborare la cosa, mi prese per mano e mi portò al centro della pista da ballo.
“No senti non posso ballare, non mi sento a mio agio", dissi provocando la sua risata.
Mi si avvicinò in un attimo. I nostri visi erano così vicini che pensai volesse baciarmi. In realtà ciò che successe fu completamente diverso. Klaus si limitò a guardarmi intensamente negli occhi, suscitando in me un rossore quasi inconsapevole. Ricordo che la musica cambiò; "Till the world ends" di Britney prese a rimbombare nel pub e il mio corpo cominciò a muoversi senza inibizioni. Era come nei miei sogni, in cui finalmente mostravo cosa potevo fare, liberamente. Non sembrava reale, ma allo stesso tempo lo era. Non riuscivo a fermarmi. Sentivo il profumo di Klaus inebriare le mie narici, mentre passo dopo passo ci avvicinavamo per ballare sempre più stretti. Dopo un tempo che non saprei determinare, sentii tutto fermarsi. Una mano afferrò il mio braccio ancora avvinghiato al collo di Klaus. Quando mi voltai vidi Caroline. La sua faccia era seria. Gli altri dietro di lei fissavano il mio cavaliere. Non capii cosa stesse succedendo finché la bionda non mi tirò a sé e notai le chiavi della macchina che luccicavano nelle mani di Stefan. Ce ne stavamo andando e ancora una volta non sapevo perché.


Il mattino dopo mi risvegliai nel mio letto.
Avevo come un buco nella mente. Non ricordavo del tutto la sera precedente. Avevo l’immagine di Klaus che mi chiedeva di ballare, ma di lì in poi nulla. Tra una mezz’ora sarei dovuta uscire per andare a scuola; avrei chiesto ai miei amici.
Li trovai seduti come sempre al nostro tavolo. Quando mi videro arrivare mi corsero quasi incontro con aria preoccupata.
“Sam tutto bene?" chiese Elena piombandomi davanti.
“Si perché?", esclamai confusa.
“Diciamo che ieri ti sei scatenata" Damon mi guardava con occhi scintillanti “a saperlo avrei lasciato perdere la bionda e avrei passato la serata con te” mi fece l’occhiolino ed ebbe addosso le occhiatacce di tutti.
“In che senso?" continuai tentando di non dare peso alle sue parole.
“Klaus ti ha fatto qualcosa prima che arrivassimo?"
“Non credo, non mi ricordo molto Care. Comunque non capisco perché siate così preoccupati, calmatevi"
Si limitarono a scambiarsi degli sguardi eloquenti, lasciandomi come al solito all’oscuro.
 
Le lezioni incominciarono; c'era quella sull'occulto e il soprannaturale. Il professore ci fece chiudere in biblioteca a studiare ognuno per conto suo. Presi i miei libri e iniziai a leggere, molto difficilmente dati gli sguardi indiscreti che mi sentivo addosso. Caroline e Bonnie non facevano altro che guardarmi e parlare tra loro. Quell’atteggiamento stava cominciando ad infastidirmi.
" Gli eventi soprannaturali nella città di Mystic Falls cominciarono molti anni fa. Collegati a una grande famiglia di vampiri originali, essi si tramandarono fino agli anni 40-50, quando grazie a società segrete di collaboratori cessarono, lasciando la città in uno stato di pace permanente. La famiglia in questione era composta da Michael, un cacciatore, Esther, una strega, Rebekah, Kol, Finn, Elijah e Klaus. La nota famiglia che portò terrore per secoli, non solo a Mystic Falls, si racchiudeva sotto il nome di "Mikaelson""
Istintivamente mi bloccai e rilessi le ultime righe. I miei occhi si erano spalancati. Stava arrivando un pensiero nella mia testa, che scacciai immediatamente. Naaah esclamai tra me e me sarà una coincidenza.

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Capitolo 6
*** Capitolo Sei ***


Mi alzai facendo il minimo rumore possibile. Vidi che stavano studiando tutti, comprese Caroline e Bonnie. Corsi così verso gli scaffali con la lettera V. Presi due o tre libri e mi sedetti nel piccolo corridoio. Avrei avuto poco tempo per leggerli, dato che il professore prima o poi si sarebbe accorto della mia assenza. 
Divorai quante più pagine potei, cercando la parola "vampiri originali" un pò ovunque. Sfogliai il primo libro e niente, il secondo idem, finché non arrivai alla metà del terzo.
Lessi la profezia della famiglia Mikaelson. Mi ricordai di averla sentita già dal professore. " Esther Mikaelson fu costretta a trasformare i suoi figli in vampiri per non perderli a causa di un'epidemia di peste scoppiata in quegli anni. Invocò gli spiriti delle streghe più potenti dell'universo e fece l'incantesimo, legando i suoi figli insieme nello stesso destino."
Ripresi fiato per poi continuare. " Tutti i fratelli subirono questa trasformazione senza particolari complicazioni, a parte Klaus. Egli non era un vampiro come gli altri; dentro di sé era anche un licantropo. La madre, temendo che Klaus avrebbe potuto far del male ai suoi fratelli, assopì la sua parte da licantropo e lo fece vivere come un vampiro normale" 
Non potei credere a ciò che avevo letto. Klaus un vampiro? Ma come poteva essere?
Poi mi ricordai delle parole che lui mi aveva detto. Forse intendeva questo con "non conosci le persone che ti circondano"? Inoltre c'era anche l'episodio della festa. Quei suoi occhi avevano provocato in me sensazioni strane, quasi come se mi avesse spinto a ballare in quel modo. Presi altri libri e lessi con attenzione. A quanto pareva un potere dei vampiri era proprio la compulsione, ovvero la capacità di far fare a qualcuno ciò che vuoi, semplicemente ordinandoglielo mentalmente. 
Tutta la situazione ai miei occhi sembrava davvero assurda. Per un attimo pensai che forse in quell' occasione la mia immaginazione avesse superato il limite, ma il fatto era che le cose coincidevano in una maniera spaventosa.
Fu in quel momento che mi ricordai anche della paura che i miei amici avevano dimostrato nei suoi confronti e un brivido di freddo mi percorse la schiena. Klaus era un vampiro e i miei amici se ne erano accorti. Era sicuramente così che stavano le cose. E adesso cosa avrei fatto? Come mi sarei comportata? Avrei dovuto dire ai miei amici che sapevo?
I miei pensieri furono interrotti dal professore che, come avevo sospettato, mi venne a cercare. Farfugliai qualcosa di credibile sul perché ero lì e lui parve crederci. 

Finite le lezioni andai dritta a casa e iniziai a fare ricerche in rete.
Appresi un pò di cose sui vampiri, come ad esempio il fatto che non potevano entrare in casa di un essere mortale senza essere invitati; che correvano ad una velocità impossibile all'uomo; che si cibavano di sangue umano.
Non potei credere che stesse capitando proprio a un palmo dal mio naso; sembrava davvero troppo assurdo. Decisi che mi sarei tenuta a debita distanza da Klaus e anche dai miei amici. Ero sicura che loro sapessero, ma volevo sapere di più contando sulle mie forze. Dopotutto in tante occasioni che c’erano state, si erano dimostrati tutti fin troppo omertosi sull’argomento.
Mi scervellai per capire come in città avessero potuto non accorgersi della presenza di Klaus e probabilmente il motivo era che non c'era nessuna foto a testimoniare che era vivo da chissà quanti anni. Per non parlare del fatto che grazie alla compulsione aveva potuto far scordare a tutti di lui in pochi secondi.
Mi sentivo in una bolla di ansia e confusione. Come mi sarei comportata? Sperai vivamente che l'episodio del pub fosse stato un caso e che Klaus in qualche modo non si stesse fissando con me.
 
Non dovevo assolutamente fargli capire che sapevo, in caso lo avessi rincontrato.

 

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Capitolo 7
*** Capitolo Sette ***


Il giorno seguente continuai le mie ricerche a casa. A dirla tutta avevo timore di uscire e incontrare Klaus, per non parlare del fatto che andando a scuola la mia poca capacità di dire bugie mi avrebbe fatto scoprire in due secondi netti.

Si fecero le sei di pomeriggio e decisi di rilassarmi un pò, staccandomi dal pc dopo diverse ore. Andai a prendere una soda in frigo quando mi accorsi che le mie scorte in fatto di cibo e bevande non erano delle migliori. Dovevo uscire a fare la spesa. Quindi munita di cellulare con il numero della polizia impostato fra le chiamate rapide e spray al peperoncino in tasca uscii di casa. Mi guardai intorno e partii.
Il supermarket era a dieci minuti a piedi da casa, decisi perciò di lasciar perdere la macchina. Mi sentivo abbastanza sicura con i miei metodi, in più c’era diversa gente in giro.
Arrivai poco dopo; all'interno notai una famiglia e una coppia che come me stavano facendo la spesa. Se non altro non ero sola in caso di necessità. Comprai un pò di carne, prettamente congelata, verdura e frutta. Poi mi spostai nel reparto bevande e comprai coca cola, aranciata e ginger. Mi chiesi come avrei fatto a portare tutta quella roba non avendo neanche la macchina. 

Dopo qualche minuto mi squillò il cellulare. Frugai nella borsa e risposi.
“Pronto?"
“Sam, sono Caroline"
“Lo so Care, mi hai dato il tuo numero ricordi?” risposi prendendola in giro. “come ti va?"
“Tutto bene. Ho provato a casa tua, ma evidentemente non ci sei" rise.
“No, sono al supermarket. Dovevo fare scorta di cibo"
“Non sei venuta oggi a scuola. Va tutto bene?"
“Uh? sì sì, non preoccuparti. Avevo delle cose da sbrigare". Dissi dirigendomi verso la cassa per pagare.
“Domani torni? C’è la verifica di matematica"
“Sì sì, verrò mamma e prenderò anche un voto pazzesco. A domani”

Riattaccai e pagai. Uscii dal negozio e vidi che il sole stava tramontando. Era quasi buio, così affrettai il passo. Arrivata a casa mi chiusi a chiave con le solite 4 mandate. Sapevo di non dover reagire cosi ogni volta che fossi uscita di casa, però la prudenza a quel punto non era mai troppa. Ringraziai il cielo per non aver incontrato Klaus, anche se da una parte mi parve strano. Avrei quasi giurato che sarebbe successo, magari all'improvviso come suo solito. Meglio così.
Accesi i fornelli e preparai la cena. In seguito mi misi al computer, seduta sullo sgabello della cucina. Vidi che Caroline e Bonnie collegate su Facebook e cosi feci una breve chat a tre per salutarle. Mi dissero che il giorno dopo mi avrebbero passato gli appunti che avevo perso. Le ringraziai e andai a dormire. 


La mattina dopo rividi tutti i miei amici e passammo insieme una piacevole giornata di scuola.
“Non ci credo che il prof oggi sia stato clemente con noi. Il compito di matematica rimandato. Dio esiste” esclamò teatralmente Bonnie, per poi addentare la sua mela.
Elena e Caroline risero.
Mentre le guardavo parlare pensavo che forse loro sapevano solo una parte di verità sul fatto di Klaus. Magari sapevano semplicemente che non era un tipo raccomandabile, ma come avrebbero reagito sapendo che era un vampiro? Il fatto di avere segreti con loro mi faceva star male, ma non potevo assolutamente allarmarli, almeno fino a che non avessi saputo più cose sui Mikaelson. 

Dopo le prove con le cheerleaders Elena e Caroline rimasero per le ultime organizzazioni della squadra, così io e Bonnie ci salutammo e tornammo a casa. Accesi la macchina e partii. La scuola non era lontana da casa mia. Arrivai dopo venti minuti lasciando borsa e giacchetto un pò ovunque. Avevo bisogno di bere. Aprii il frigo e mi presi dell’acqua ghiacciata. Finalmente un po' di pace.
All’improvviso sentii il campanello suonare. Posai il bicchiere e andai alla porta. La situazione si faceva alquanto pericolosa…

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Capitolo 8
*** Capitolo Otto ***


Klaus era in piedi davanti a me. Indossava una maglietta alla corsara bianca e dei pantaloni di pelle nera.
“Klaus...", affermai, non sapendo cosa aggiungere.
“Bene, vedo che ti ricordi di me. Come stai? Mi è dispiaciuto non vederti più dopo la serata al pub. I tuoi amici sono sempre stati dei guastafeste" 
“Come hai saputo dove... e perché sei qui?"
“Non si può dire che tu sia felice di vedermi" sospirò fintamente per poi sorridere e guardarmi. Io invece non ci trovavo niente di divertente. 
“So tutto Klaus, non fare il finto tonto con me... potrai ingannare i miei amici, ma non me.”
Di tutta risposta il ragazzo si mise a ridere “scusa ma di che parli? E poi, non è maleducato parlare con i tuoi ospiti sulla porta? Fammi entrare e parliamo per bene davanti a una bella tazza di thè."
“Oh ma per favore! Non sono così stupida da farti entrare. So chi sei, so tutto", continuai imperterrita.
“E sentiamo, che cosa sapresti" ribatté con aria di sfida.
“So che sei un vampiro!". A quelle parole vidi il suo volto tornare serio e scrutarmi, per poi sorridere di nuovo.
“Già, è vero. Sei davvero in gamba, ci sei arrivata dopo pochissimo tempo. Evidentemente sapevi cosa cercare e dove. Nella biblioteca della tua scuola giusto? Ma non eri sicura perché non c’è nessuna foto mia e della mia famiglia.”
Ma come faceva a sapere tutte quelle cose?
Rimanemmo in silenzio per qualche istante.  Il mio istinto era quello di chiudergli la porta in faccia, ma sapevo che avevo già esagerato con la mia arroganza. Era un vampiro originale che volendo poteva staccarmi la testa in qualsiasi momento e io mi mettevo a fare la paladina della giustizia. Che idiota.
“Hai indovinato tesoro, sono un ibrido o un vampiro originale se ti piace di più. Questa città non si è accorta mai di niente, mentre tu sì", sorrise compiaciuto.
“Ho ancora una domanda da farti"
“E cioè?"
“Cosa mi hai fatto al Pub? Cioè so che hai usato la compulsione, ma .... la mia domanda è: perché?"
Il vampiro si sporse il più possibile verso di me e abbassò il tono della voce "perché mi attrai terribilmente. Sei bellissima e poi il tuo sangue aah” annusò l’aria in estasi “è così invitante”. I suoi occhi incontrarono i miei. Mi resi conto di essere arrossita, mi sentivo a disagio. Così temendo una nuova compulsione chiusi gli occhi e stetti per andarmene infastidita “e poi” riprese “volevo che ti divertissi. Sembravi davvero triste. Se non fosse arrivata la biondina, mi sarebbe davvero piaciuto assaggiare quelle tue bellissime labbra"
La mia faccia prese fuoco “smettila! Ma che cosa stai dicendo? Come ti permetti di dirmi certe cose! ", ripresi fiato, "ad ogni modo non provare a fare del male ai miei amici! Non sanno nulla di questa storia e voglio che le cose rimangano così!"
Come risposta lui scoppiò in una risata fragorosa, facendo poi segno di asciugarsi gli occhi dalle lacrime, come per amplificare quel gesto. “Non hai idea di cosa sappiano o non sappiano i tuoi amici. Credimi ti stai sbagliando di grosso su di loro. La tua ingenuità è davvero dolce, ma devi aprire gli occhi tesoro. Sono sicuro che scoprirai presto la verità, come l'hai scoperta su di me", fece segno di andarsene. Quando arrivò alle scalette della veranda, si voltò e mi sorrise. "a presto". Poi scomparve.

Chiusi la porta a chiave. Ogni volta se ne usciva con qualcosa di diverso, tanto per incasinarmi ancora di più la mente. Ma che cosa voleva? E cosa cercava di dirmi con quelle parole? Che i miei amici sapessero di Klaus?

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Capitolo 9
*** Capitolo Nove ***


Nei giorni successivi cercai di comportarmi il più normalmente possibile con i miei amici.
Eravamo seduti al nostro solito tavolo quando Caroline si tolse gli occhiali da sole “questi giorni sono così noiosi" disse sospirando "perché non facciamo una seratina da qualche parte? Ormai è da un pò che non stiamo tutti insieme per via di questi dannatissimi compiti"
“Per me va bene. Dove si va?" chiese Bonnie.
“Che ne dite di venire a casa mia? A parte Care, nessuno di voi l’ha ancora vista” proposi io.
“Ci sto. Possiamo far venire anche i ragazzi?” propose stavolta Elena.
“Va benissimo!” dissi fin troppo entusiasta all'idea che Damon sarebbe venuto a casa mia.
“Facciamo venerdì?" chiese Caroline, appuntandosi già alcune cose da prendere.
“Si, avvertite gli altri, io devo andare. Oggi esco prima per delle commissioni"
Ci salutammo e mi diressi verso casa.
Mi sbrigai a ripassare storia per l’interrogazione del giorno seguente, dopo di che tornai a fare ricerche sul pc, consultandomi anche con un libro preso alla biblioteca cittadina. Era la storia delle origini di Mystic Falls. Mi sorpresi di non trovare riferimenti alla famiglia Mikaelson, probabilmente si erano insediati tempo dopo.
In quei giorni di ricerca mi era capitato spesso di chiedermi se fosse tutto reale. Le mie scoperte mi avevano resa inquieta nei confronti di Klaus, ma c’era qualcosa che continuava ad affascinarmi.
Dopotutto era per interesse che mi ero trasferita in quella città.
Quella sera feci mezzanotte. Avevo gli occhi arrossati per il troppo leggere.



Venerdì arrivò davvero in fretta. 
I ragazzi arrivarono in gruppo verso le otto di sera. Damon era ancora più bello dell’ultima volta che l’avevo visto, ma feci finta di non notarlo.
“Ben arrivati!" gli sorrisi e mi diressi verso il salone facendogli cenno di seguirmi, ma mi fermai sentendo solo il rumore dei passi miei e di un'altra persona. Era Caroline.
”Ma che fate sulla porta?"
“Ehm” Caroline mi si avvicinò “è che noi siamo cresciuti con un'educazione molto ferrea e se una persona non ci invita formalmente ad entrare noi non lo facciamo"
Mi venne da ridere "ok, potete varcare quella soglia e deliziarvi dei meandri della mia dimora” esclamai teatrale suscitando le risate di tutti "entrate dai”.
Una volta fatto il giro della casa, mi diressi in cucina con le ragazze per sistemare le cibarie. Poi ci sedemmo tutti in salone.
Ero davvero contenta di avere tutti lì con me. Stavo davvero bene e per un po' scordai ciò che mi aveva tormentato quei giorni.
A destabilizzare il mio buon umore fu Damon. Senza un apparente motivo si alzò e si allontanò, uscendo in veranda. Nessuno parve farci troppo caso, impegnati com’erano nella conversazione. Ma io sì. Mi alzai anche io e lo seguii.
Lo trovai appoggiato alla staccionata. Guardava un punto lontano, senza però vederlo veramente. Quella sera tirava una brezza piacevole che scostò i suoi capelli mori in un movimento quasi poetico. Mentre lo ammiravo il mio cuore accelerava.
Dopo qualche minuto si voltò verso di me.
“Ehi, sei tu" sembrava essersi risvegliato da un lungo sonno.
“Vuoi che ti lasci da solo?" chiesi sperando che mi dicesse di no. 
“No, resta pure"
Mi avvicinai a lui poggiando la spalla su una colonna di legno “Qualcosa non va?”
“Uhm?” fece lui distratto “no. E' solo che non mi piace stare circondato da troppa gente. Soprattutto da loro, in questo momento". Si stiracchiò come se avesse detto una sciocchezza e si rimise nella medesima posizione.
“Cos’ è successo?” Con mia sorpresa mi guardò e sorrise.
“Strano che tu me lo chieda. Sembra nessuno si interessi di me”
La sua frase si spense quando si voltò ancora una volta a fissare un punto lontano. Non capii a cosa stesse pensando. In qualche modo volevo aiutarlo, ma sembrava che cercasse in tutti i modi di tenere le persone a distanza.
Il silenzio che si era creato fu interrotto semplicemente da poche sue parole “diciamo che non è facile per loro avere una persona problematica come me intorno"
I miei occhi si spostarono sul pavimento. Era una frase così importante che non sapevo cosa dire. Non sapevo come fosse la vita di Damon, che rapporto avesse veramente con Stefan e quali potessero essere i suoi veri problemi.
“Non mi sembri così problematico”
“Aspetta di conoscermi” esclamò sorridendo "non sono come ti immagini. Non faccio mai del bene alle persone che mi sono accanto... o almeno fino ad ora non è mai successo".
“A me non fai del male. Credo che tu sia solo una persona che ha sofferto molto e per questo sei più ...ecco... difficile da capire..." azzardai. Le mie guance si tinsero di rosso, tanto per cambiare.
Per tutta risposta lui si mise a ridere “sei davvero incredibile”. I suoi occhi si fecero magnetici, mi guardava come se fossi la cosa più bella al mondo, o questa per lo meno era la sensazione che mi suscitò.
Lo vidi spostarsi verso la porta finestra. Rientrammo.


“Ehi ma dove eravate finiti? Qui sono finiti i ceppi per il camino. Dove li tieni Sam?" chiese Bonnie.
“Non preoccuparti, vado a prenderli io. Ci metto un attimo".
Scesi gli scalini della veranda e andai sul retro. C'era un piccolo magazzino in cui avevo messo alcune cose per la casa, non lo usavo spesso. 
Ne presi 10 e li misi in una carriola rossa lì vicino. Chiusi la porticina a chiave e mi avviai verso casa. Aveva cominciato a soffiare un vento abbastanza forte. Sentivo dei rumori provenire dalla vegetazione vicino a me e il mio cuore cominciò ad accelerare. Devo proprio smetterla di vedere i film horror pensai. In prenda al condizionamento della situazione affrettai il passo e mi scivolò dalla mano la carriola, facendo rovesciare alcuni ceppi a terra. 
“Oh grandioso Sam, davvero furba". Mi chinai a raccoglierli sbuffando, facendomi anche uscire il sangue da un dito. Si può essere più maldestri?
“Serve una mano?"
Mi voltai di scatto spaventata da quella voce improvvisa. Vidi la figura di un ragazzo che usciva dal bosco a piccoli passi. Non riconobbi chi fosse, se non quando si mise sotto la luce di un lampione. Klaus.
Mi alzai di scatto, fissandolo mentre si avvicinava velocemente a me. Non sapevo cosa fare, perciò rimasi immobile. Quando si fermò avevo il suo volto praticamente attaccato al mio.
“Dai una festa e non mi inviti? Che cattiva", affermò con una finta faccia da cucciolo, piegando di lato la testa. Feci per andarmene, quando mi afferrò il braccio facendomi voltare.
“Lasciami” dissi con voce ferma. Sperai di camuffare la paura che in realtà mi pervadeva.
Lui sembrò non aver sentito neanche lontanamente la mia richiesta, perché si limitò a prendere la mia mano e ad osservarla “perché non hai fatto venire qualcuno ad aiutarti? Avresti evitato questo" esclamò indicando il graffio sul mio indice.
“Non è nulla, ce la faccio benissimo anche da sola" cercai di strattonare via la mano dalla sua presa, ma non ci fu verso. Di tutta risposta lui prese il mio dito fra le sue labbra e chiuse gli occhi. Sentii la sua lingua muoversi sulla ferita. Tentai ancora una volta di divincolarmi, ma era inutile. Dopo un pò riaprì gli occhi e lo lasciò. “Vedi? adesso va meglio. Il tuo sangue è davvero buonissimo".
Ci fissammo per alcuni secondi non sapendo cosa dire. Lui sembrava divertito dalla mia reazione. Come ci si comportava con un vampiro originale senza essere uccisi all’istante?
“A questo punto dovresti dirmi grazie" disse sorridendo.
Mi voltai per andarmene quando lui mi richiamò " non stai dimenticando qualcosa?"
“Non ti dirò grazie Klaus".
“Veramente intendevo la legna"
Mi voltai e vidi che ancora una volta mi stava prendendo in giro. I vampiri si divertono per così poco o era solo una sua caratteristica?
Tornai indietro e mi chinai a raccogliere la carriola, ma due mani me lo impedirono. Klaus mi afferrò per le spalle e i nostri visi tornarono pericolosamente vicini.
“Sta attenta. Non vorrai farmi preoccupare" si stupì della sua stessa frase. Dopo di che si avvicinò ancora di più fino a raggiungere la mia guancia. Lì mi lasciò un dolce bacio. Poi indietreggiò e scomparve. 
Rimasi molto sorpresa da quel comportamento e come quando non si è sicuri di star sognando o no, mi toccai la guancia con la mano. Nel punto in cui mi aveva baciato sentii un punto più caldo rispetto a tutta la guancia. Il che fu strano, visto che i vampiri sono morti. Ma in quel caso il suo bacio era stato più caldo dell'aria fredda della serata. Guardai per qualche secondo la direzione in cui era sparito, per poi riprendere la carriola e tornare dagli altri. 
Quel ragazzo aveva il potere di confondermi. Un minuto prima era il vampiro pericoloso di cui avevo sentito parlare e un minuto dopo era quello più dolce del mondo.
Mi chiesi quale fosse il vero lui, ma non riuscii a trovare una risposta.

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Capitolo 10
*** Capitolo Dieci ***


Una volta tornata i miei amici fecero una scenetta della serie “stavamo chiamando chi l’ha visto”, poi mi aiutarono a mettere a posto i ceppi e Elena mi medicò la ferita.
La serata finì più o meno verso le due e mezza. Una volta ripulito tutto salutai i ragazzi.
Ero davvero stremata, per cui andai direttamente in bagno a struccarmi il fin troppo trucco che avevo messo per far colpo su Damon. Pensai per un momento alla nostra conversazione in veranda, sorridendo come un’ebete ricordando il complimento che mi aveva fatto. Sei davvero incredibile. Il mio quadretto felice non durò a lungo perché Klaus prese il sopravvento. L’avevo già incontrato diverse volte, che mi stesse pedinando? E poi perché era sempre così galante e mi faceva tutti quei complimenti. Mi venne in mente che il suo obiettivo fosse quello di infastidire i Salvatore e in effetti c’era già riuscito sia a casa loro che al pub. Mi faceva andare in confusione ed era una sensazione che non mi piaceva affatto.
 
Un rumore molesto mi fece sobbalzare. Aprii gli occhi lentamente non sapendo bene cosa stesse succedendo. Poi mi resi conto che il mio telefono stava squillando. Lessi l'orario: 9.30. "pronto?", risposi con la voce da sonno.
"Ti ho svegliata?" rispose una voce maschile.
"Ma chi è?" feci io.
"Come chi è? Sono il tuo amato vampiro" rise alla sua stessa affermazione.
Sbarrai gli occhi e sentii la gola seccarsi.
"Lo so, ti starai chiedendo come faccio ad avere il tuo numero, beh non te lo dirò. Pensi di essere pronta tra un'oretta?"
“Cosa?” chiesi ritrovando un po' di voce.
"Ti vengo a prendere tra un'oretta a casa tua. A dopo". Disse riattaccando.
Che dormissi ancora? Mi diedi un pizzico sulla guancia. No, ero completamente sveglia. Andai a prepararmi con il cuore in gola. Da una parte avevo timore a non eseguire perfettamente la sua richiesta, dall’altra aveva solleticato la mia curiosità. Volevo capire una volta per tutte cosa voleva da me.
Alle 10:30 in punto sentii suonare il campanello. “Wow” esclamò non appena aprii la porta “non dovevi farti bella per me".
Non ascoltai nemmeno e mi chiusi la porta alle spalle. “Allora” tagliai corto “perché hai voluto vedermi?”
“Te lo dirò, ma non qui. Seguimi" mi prese delicatamente dal braccio e mi trascinò verso la sua macchina. Mi aprì la portiera e partimmo. Direzione: ignoto.

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Capitolo 11
*** Capitolo Undici ***


Per tutto il viaggio in macchina Klaus non fece altro che fissarmi sorridendo fra sé e sé. Non riuscii a decifrare il suo comportamento. 
“Vuoi dirmi dove stiamo andando?"
“Posso dirti solo che si tratta di un posto davvero carino”.

La macchina si fermò, Klaus mi aprì la portiera. Una volta scesa mi guardai intorno. C'era davvero tanta gente, tanto cibo e della musica alta. Eravamo ad una fiera.
Mi prese per mano ed entrammo.
Giocammo a freccette e mangiammo lo zucchero filato. Ammetto che risi tanto, in particolar modo quando Klaus esultò come un bambino quando riuscì a vincere, dopo diversi tentativi, un elefantino rosa che aveva puntato.
Lo prese e mi porse il peluche "tieni, l'ho vinto per te" mi disse improvvisamente. Lo accettai in quanto praticamente mi costrinse a farlo.
Dopo ci sedemmo su una panchina. Fu un bene, avevo i piedi praticamente distrutti. 
“Klaus" iniziai io
“Sì?" i suoi occhi incrociarono i miei
“Mi sto divertendo davvero tanto oggi e devo ammettere che non lo avrei mai creduto. Fino a ieri avevo timore di te” lui mi guardava annuendo “ma ... adesso vorrei sapere perché siamo qui" continuai seria “insomma perché MAI un vampiro originale temuto da tutti dovrebbe perdere il suo tempo con un’umana come me? Se volevi infastidire Damon e Stefan ci sei già riuscito. Non voglio essere messa in mezzo alle vostre questioni”. Non so chi mi diede il coraggio di parlare in quel modo, ma era giunto il momento di mettere le carte in tavola.
Lui sospirò. "Il motivo primario per cui ti ho invitato qui oggi è … perché mi sono innamorato di te… dalla prima volta che ti ho visto” mi fissò senza dire niente. Non proferii parola. “Però so che non è lo stesso motivo per cui tu hai accettato di stare con me oggi". Guardai in basso a disagio. Cosa si aspettava? Dopo una dichiarazione così qualsiasi ragazza sarebbe confusa. "Il motivo che credo ti interessi riguarda i tuoi amici. Io e loro abbiamo un passato. Devi sapere che ho ucciso molte persone. La mia natura di vampiro ibrido mi rende spietato e moltissime volte ho perso il controllo, macchiandomi di crimini orribili"
Silenzio. Non era una dichiarazione, era una confessione.
“Non posso comportarmi altrimenti, non RIESCO a comportarmi altrimenti, almeno non sempre” abbassò lo sguardo "comunque, i tuoi amici sanno di tutto questo; loro sanno che sono un ibrido e sanno le cose che ho fatto. La mia fama mi precede sempre"
“Non è possibile, loro…”
“Secondo te perché ti dicono di stare lontana da me?"
Cercai di elaborare la cosa "ma perché c'è questo odio fra voi? Non sembra che loro ti odino solo per le cose che hanno sentito di te"
“Noi ci conosciamo da tanto tempo, o almeno con Stefan. Noi due eravamo quasi fratelli un tempo. Davvero tanti decenni fa. Poi cambiò tutto per motivi che non ti sto a spiegare"
“Capisco ... No un attimo. Decenni fa? Ma se Stefan ha solo 20 anni!" risi, ma subito mi ammutolii quando Klaus mi guardò freddo. “Cosa stai cercando di dirmi?"
“Che i tuoi amici sono VAMPIRI Sam, proprio come me"
Ci furono attimi interminabili di silenzio. Mi alzai in piedi quasi di scatto e misi le dita tra i capelli agitata “ma che diavolo stai dicendo! Loro non possono essere vampiri!”
Klaus si alzò a sua volta e mi prese le mani nelle sue cercando di farmi calmare. "Pensaci più freddamente Sam. Non c'è davvero niente che hai notato che potrebbe ricollegarsi a quello che hai scoperto sui vampiri?". Quando lo guardai interrogativa, lui aggiunse "Si, so che hai cercato informazioni sui vampiri per tutto questo tempo". 
“Beh" cercai di far uscire dalla bocca un discorso di senso compiuto "forse quella volta in cui Caroline.... o tutti loro... hanno fatto fin troppe storie per entrare a casa mia ...", mi ammutolii.
“E’ perché noi non possiamo entrare in una casa abitata da un essere umano senza il suo permesso".
Mi liberai bruscamente dalla sua dolce presa e mi voltai dandogli le spalle. Il mio respiro si fece affannato. Nella mia testa continuavo a dirmi che non poteva essere vero. Ad un tratto le mie convinzioni crollarono e piano piano le mie gambe si fecero molli. Mi accasciai a terra, poggiandomi sulle ginocchia. Non ci potevo credere, non ci volevo credere. Loro erano vampiri... Damon era... Nascosi il viso tra le mani. La mia mente si annebbiò per un attimo e mi resi conto di star piangendo. 
Solo dopo un pò sentii delle mani sulle mie spalle e mi sentii tirare su. Quelle mani mi voltarono e vidi Klaus che mi guardava, asciugandomi le lacrime con le sue dita, in un gesto delicato. 
“Vieni, ti porto a casa".
Mi portò in braccio fino alla sua macchina, per poi poggiarmi sul sedile. Avevo le palpebre pesanti per il pianto, tanto che mi addormentai. L'ultimo rumore che percepii, fu l'accensione della macchina di Klaus. 

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


“Bella addormentata, svegliati"
Aprii lentamente gli occhi, rendendomi conto che Klaus mi teneva tra le sue braccia. Mi aiutò a rimettermi in piedi e notai che eravamo proprio davanti alla porta di casa mia. 
“Hai dormito per tutto il viaggio in macchina. Sarà meglio che mangi qualcosa". I nostri occhi si sfiorarono a mala pena, vidi la sua schiena e lui che si allontanava lentamente da me.
“Puoi entrare" esclamai senza pensare. Ne ero convinta però.
Klaus si voltò e vidi un lampo di confusione percorrergli il viso.
“Non voglio stare da sola in questo momento”. Abbassai lo sguardo domandandomi se stessi commettendo un errore imperdonabile. Tremavo leggermente. Vidi la sua ombra che mi si avvicinava sorpassandomi.
Lo seguii con lo sguardo e notai che aveva lasciato la porta aperta. Chissà com’è riuscito ad aprirla senza chiavi mi domandai. Già mi risposi poi.
Mi sistemai sul divano con una coperta. Lui si offrì di prepararmi una minestra calda. Una domanda continuava ad affollarmi la testa.
“Perché”
Klaus lasciò il mestolo “perché cosa?” potevo percepire la sua espressione seria anche se era di schiena. Di sicuro si immaginava cosa stavo per chiedere.
“Perché me l’hai detto?” continuai con una voce ancora stranita dal pianto di poco prima.
“Era giusto che tu sapessi”
Quella sera mangiai lentamente. Lui rimase lì con me per tutto il tempo. Quando ebbi finito mi baciò dolcemente in testa e svanì. Mi venne da piangere, ma soffocai i miei sentimenti imponendomi di dormire.

Il giorno dopo mi svegliai con il suono del cellulare. Era arrivato un messaggio. Il giorno prima mi tornò tutto in mente e avvertii una fitta allo stomaco. E’ tutto vero.
Mi concentrai sullo schermo del telefono. Era Caroline.
"Ehi dove sei? Entri in seconda ora?".
Guardai l’ora. Otto e mezza. Non risposi al messaggio. Mi ricoprii al meglio con il plaid.
Passai i minuti seguenti a fissare il soffitto, poi presi in mano il cellulare, ignorando completamente il messaggio della mia amica.
"Puoi venire?". Invio. 
Avvertii una folata di vento e quando alzai gli occhi dallo schermo lo vidi. “Ciao” mi rispose. Dalla sua espressione capii che non sapeva come comportarsi.
“Hai fatto presto" affermai alzandomi fino a stare seduta.
“Sentivo che mi avresti chiamato… non vai a lezione?”
“Non me la sento di vederli oggi..."
Mi misi a giocare con la coperta. Cercavo di trovare il motivo per cui lo avessi fatto venire.
“Vuoi uscire?"
“No”
“A che ti servo allora?" esclamò alterato.
Alzai gli occhi e capii che stava fingendo. Sorrisi mio malgrado e lui parve rilassarsi. Si sedette vicino a me e si coprì anche lui con il plaid.
“Perché ti copri, i vampiri non hanno freddo” dissi canzonandolo. Alla mia affermazione si imbacuccò fino al collo. Chiuse gli occhi per qualche secondo e sospirò.
“Mi manca sentire il freddo. O il caldo. O qualsiasi altra cosa.” Potevo vedere solo le sue palpebre chiuse, aveva delle ciglia bellissime. Quando poi spostò il suo sguardo su di me non feci in tempo a distogliere il mio.  
Si avvicinò lentamente sotto la coperta, fino a che i nostri visi non furono a pochi millimetri di distanza. Sentivo il suo respiro su di me. I nostri occhi non volevano smettere di fissarsi. Mi accarezzò i capelli e d’istinto mi accoccolai sulla sua mano. Era così strano ritrovarci così dopo quello che avevo sentito su di lui. E quello che lui mi aveva detto.
Le sue labbra si avvicinarono e ci baciammo. Era un bacio delicato, semplice, puro. Era continuo, sembrava non finire mai. I nostri nasi giocavano tra loro, le nostre labbra si incontravano sempre.
Non sapevo cosa volesse dire. Quella notte se ne andò, non dicemmo niente su ciò che era successo.


Arrivai a scuola al solito orario e vidi in lontananza il mio gruppo. Inspirai ed espirai per darmi coraggio.
Quando Caroline mi vide mi abbracciò fortissimo “ma che fine hai fatto? Eravamo tutti preoccupatissimi!" mi disse apprensiva. Ma io rimasi di pietra. "Che succede?"
“Vi devo parlare”. 

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Continuavo a camminare avanti e indietro davanti a loro. Non sapevo bene da dove iniziare. Alla fine mi innervosii talmente tanto con me stessa che mi feci forza.
“Ho scoperto una cosa su di voi e vorrei farvi una domanda a riguardo. Preferirei che mi diceste la verità” il mio tono di voce era calmo e deciso.
“Certo” fece Caroline seria. Dalla sua espressione capii che aveva già intuito qualcosa. Bonnie, Elena e Stefan continuavano a guardarmi senza dire nulla. Per mia fortuna Damon non c’era. Non avrei potuto gestire l’agitazione della sua presenza e di quell’argomento nello stesso istante.
“Siete vampiri, non è così?” domandai secca.
Il silenzio durò poco.
“Sì” Caroline scandì la risposta. Mi fissava decisa negli occhi e per qualche motivo fui sollevata. Era stata un’agonia tenere tutto per me ed ero felice della loro sincerità. “Tecnicamente” continuò poi “io, Damon e Stefan siamo vampiri. Elena è un essere umano, come anche Jeremy e Matt. Bonnie invece è una strega”
Guardai la mia amica sorpresa. Lei annuì sorridendo “E’ una cosa di famiglia, non posso farci niente”. Le sorrisi di rimando.
“Non è che volessimo tenertelo nascosto, è solo che … beh non è la prima cosa che diciamo quando conosciamo una persona nuova” disse Stefan grattandosi la nuca a disagio.
“Posso capirlo”.
“Puoi accettarlo?” domandò Elena.
Li guardai uno ad uno negli occhi “quando l’ho saputo sono rimasta sconvolta … ma ora come ora sono solo contenta che vi fidiate a tal punto di me da raccontarmi la verità”.
Era ciò che pensavo davvero.
Vennero ad abbracciarmi. Ero felice.



Dopo le lezioni Stefan ci propose un pomeriggio studio a casa sua.
Arrivati nei pressi di casa Salvatore incrociammo un ragazzo che veniva dalla direzione opposta. Aveva un atteggiamento strano, indossava una divisa da fattorino bianca, ma aveva una borsa frigo a tracolla da cui fuoriusciva un piccolo tubo trasparente.
Stefan lo guardava con sospetto e affrettò il passo verso casa.
Aprì la porta e urlò il nome di Damon. Con la sua solita nonchalance l’attraente vampiro fece la sua comparsa. “Ehi bentornati, com’è andata a scuola?”.
“Non mi hai mai chiesto niente sulla mia vita, a chi vuoi darla a bere. Chi era quello?” domandò andandogli molto vicino con aria seria.
Damon fece lo gnorri finché l’espressione del fratello non gli fece intendere che doveva vuotare il sacco, e anche subito.
Il suo sguardo si posò su di me e poi tornò a Stefan “magari te lo spiego con calma dopo eh”
“Sa tutto Damon. Sputa il rospo”.
Gli occhi del vampiro tornarono su di me, sorpresi. Poi sospirò sorridendo “beh ok, era il mio fattorino. Mi porta del sangue quando non ho voglia di andare a caccia”.
Notando la mia espressione si corresse “oh non preoccuparti, non uccidiamo le persone. Succhiamo solo un po' di sangue, poi usiamo la compulsione e vissero tutti felici e contenti” terminò con il suo sorrisetto.
Io non sapevo come reagire, per cui mi limitai ad un sorriso di circostanza.
“Questo è quello che fa lui, IO mi nutro solamente di animali, per lo più scoiattoli. Cerco sempre di ridurre al minimo le eventuali morti” puntualizzò Stefan guardandomi.
La situazione era così assurda che ci mettemmo a ridere. A quel punto Caroline propose di bere qualcosa e metterci a studiare.
 
Quel pomeriggio passò tra storia, matematica e spiegone sul mondo vampiresco. Non mi sarei mai immaginata di sentire certe cose, credevo che i vampiri fossero in tutt’altro modo. Quelli che conoscevo io erano gentili, responsabili e a dirla tutta davvero dei buoni amici.
Si fecero le otto e accampammo una cena lì per lì, ordinando la pizza.
Continuavo a fargli tante domande, a cui loro sembrava facesse piacere rispondere.
“Ma se siete vampiri, perché mangiate le cose degli esseri umani?”
“Tecnicamente è il sangue che ci rimette in sesto, ma diciamolo il cibo normale è delizioso. In più per persone come Caroline che fino a poco tempo prima lo mangiava, è difficile smettere” rispose Stefan. Caroline annuì. “Ci piace continuare a fare le cose come gli esseri umani, tra cui mangiare, dormire … il nostro sonno non è diverso dal vostro” rise probabilmente pensando all’idea comune delle bare “e poi ci piace … innamorarci” la sua voce era dolce, i suoi occhi guardavano Elena.
Damon fece finta di vomitare e addentò un pezzo di pizza.
Dopo cena giocammo a carte, mentre i ragazzi raccontavano del loro passato da vampiri.
Fu allora che decisi di chiederglielo.
“Posso farvi un’ultima domanda?” chiesi titubante.
“Hai la stessa espressione che avevi a scuola. Così ci farai preoccupare sul serio” mi fece Stefan sorridendo.
Lo guardai. I suoi lineamenti tornarono seri.
Ancora una volta inspirai ed espirai. “Qual è il vostro passato con Klaus?”
Mi accorsi di aver fatto una domanda scomoda. I fratelli Salvatore mi fissavano come chi non ha alcuna voglia di rispondere, ma ormai stavamo in ballo.
“Beh, io e lui eravamo molto amici, quasi fratelli. E' stato nel periodo in cui persi il controllo sul mio essere vampiro. Devi sapere che sono stato io a trasformare Damon e lui non mi ha mai perdonato"
“Oh non fare così fratellino, ora è tutto a posto" intervenne sorridendo.
“Dicevo, se non ti dispiace Damon" gli sorrise seccato e continuò "in quel periodo ero un vero e proprio squartatore e Klaus non mi aiutava di sicuro a rimettermi sulla retta via. Per farla breve sono stato il primo a conoscerlo. Ha fatto davvero delle cose terribili, come tutti i vampiri ovviamente. Ma lui aveva un odio incontrollato dentro e nella sua vita ha sempre calpestato la gente per raggiungere i propri scopi. Frequentandolo non ho mai capito il vero motivo del suo comportamento, fatto sta che mi spaventava il suo modo di essere. Quindi me ne sono andato e in seguito grazie alla mia amica Lexi sono rinsavito. Si può dire che adesso io sia sobrio. Ma perché vuoi sapere cose su Klaus?"
“Perché … è stato lui il primo che ho smascherato e … mi ha raccontato di voi”.
Stavolta mi fissavano tutti attoniti, non si aspettavano di sicuro una rivelazione del genere.
“Che rapporto hai con Klaus? L’ultima volta che l’abbiamo visto ha usato la compulsione per farti ballare con lui. E’ successo qualcos’altro dopo?” Caroline si voltò verso gli altri, li guardò uno ad uno.
Capii di essere diventata il centro della conversazione. “Non dovete preoccuparvi per me” mi sentii di rispondere abbassando lo sguardo.
“Ora chi è che nasconde le cose?” Damon cercò di sdrammatizzare il momento, ma ci riuscì solo in parte.
Sentendomi ancora sotto esame aggiunsi “vi chiamerò in caso di bisogno”. Questo parve tranquillizzarli un po' e la serata continuò più o meno come prima.

Tornai a casa verso mezzanotte. Lasciai la borsa e le chiavi sul mobiletto all’entrata, appesi il giacchetto dietro la porta e sfilai le scarpe. Quando accesi la luce il mio cuore ebbe un sussulto. Klaus era seduto al tavolo della cucina. 
“Da quanto sei qui?!” chiesi ancora in preda al panico. 
“In realtà sono arrivato adesso, ho visto che rientravi a casa. Che c'è, a Damon non andava di accompagnarti?" disse sorridendo, vedendo la mia fronte corrucciata.
“Non mi è neanche passato nella testa di chiederglielo".
Mi diressi verso la mia camera per mettermi dei vestiti più comodi. Optai per una canotta nera e dei pantaloncini bianchi. Quando tornai in cucina Klaus non c'era più. 
“Klaus?" girai su me stessa, ma non lo vidi. Ad un tratto però sentii delle mani avvolgermi all’altezza della pancia e avvertii il suo mento sulla spalla. Voltai di poco la testa e vidi il suo volto. "Cosa stai facendo?" chiesi stranamente tranquilla, come se fosse la cosa più normale del mondo.
“E così gli hai detto tutto", disse con voce bassa.
“Non ti chiedo neanche come fai a saperlo. Comunque sì".
Si allontanò e si diresse verso il divano. Non si sedette però. Rimase lì in piedi e basta.
“Come stai?" mi chiese con mio stupore.
"Bene. Siamo amici. Andrà bene anche se sono vampiri".
"Bene." disse facendo una pausa “ti hanno raccontato le cose terribili che ho fatto scommetto". Lo guardai. Mi guardò. Sembrava come se ci leggessimo nel pensiero. “Sono venuto solamente per dirti che mi dispiace per ieri … è stato stupido baciarti. Non ricapiterà più”.
Scomparve poco dopo.
Dentro di me provavo sollievo, ma anche un pizzico di delusione.

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Nei giorni successivi Klaus non si fece vedere. Mi sembrò molto strano, ma decisi di non pensarci troppo. 
Quel giorno Bonnie ci aveva invitato a casa di sua nonna in campagna. Lì c'era una villetta davvero stupenda, fondata dalla stessa famiglia Bennett. C'erano tante foto sparse per la casa di tutti i famigliari Bennett e per un attimo mi venne nostalgia dei miei genitori. 
La nonna di Bonnie non era in casa, quindi avevamo tutta quella giornata per rilassarci.
“Che ne dite se stasera facciamo un’escursione? Qui vicino c’è un bosco con una boscaglia molto fitta, sarà divertente"
“Sì, che idea fantastica!" esclamò Caroline con voce fin troppo alta. “Ehi Sam cos’è quella faccia da funerale?” mi chiese ridacchiando.
“Niente, è solo che … ci sono degli orsi o lupi qui in giro?” la mia faccia tradiva un certo stato di preoccupazione.
I miei amici si misero a ridere all’unisono. “Cioè tu hai per amici dei vampiri e ti preoccupi per queste cose?” mi chiese Stefan.
“In effetti” risi anche io in imbarazzo.
 
Decidemmo di dividerci per rendere la cosa più “interessante”. Almeno questo era ciò che aveva detto Bonnie. In quel momento maledissi la mia amica per aver proposto un’attività del genere. Tuttavia ritirai qualche maledizione quando decidemmo di dividerci e capitai in coppia con Damon. Avevamo usato dei bastoncini e sia io sia lui avevamo pescato quello con la punta arancione. Sarebbe diventato il mio colore preferito.
 
Camminavamo l’uno vicino all’altra. Il mio cuore stava esplodendo. Non riuscivo a trovare un argomento di conversazione decente.
“Ehi tutto bene?" esclamò guardandomi respirare affannata. Ero così agitata che non mi ero resa conto che per seguire il suo passo stavo praticamente correndo. “Mi dispiace, non mi ero accorto di andare così veloce”
“Oh non preoccuparti” dissi riprendendo fiato. Mi sorrise. Avvampai.
Credo che avesse piovuto da poco, perché il bosco era molto umido. L’obiettivo dell’escursione era trovare qualche traccia degli antenati dei Bennett e, magari, avere un incontro ravvicinato con i loro spiriti. Sperai che si sarebbe avverata solo la prima parte.
Nel tragitto Damon mi raccontò di quando stava per essere ucciso da un soldato francese in un bosco simile a quello dove ci trovavamo. Lui e Stefan erano andati in guerra, anche se per poco tempo. In quell’occasione aveva dovuto difendersi e provò a disarmare il nemico. Un colpo di fucile però partì comunque colpendolo in pieno stomaco. Quando Stefan lo aveva trovato stava morendo dissanguato. Per questo pur di salvare suo fratello, aveva deciso di trasformarlo. Mi confessò di aver perdonato Stefan solo da poco. Si era reso conto che l’aveva fatto solo per amore. Aveva anche rivalutato completamente il fatto di essere un vampiro, trovando più pro che contro.
La mia felicità nel conoscere qualcosa in più su di lui mi fece totalmente scordare di guardare per terra davanti a me. Così non vidi una radice e ci scivolai sopra, cadendo miseramente. Caddi sul morbido del mio sedere, ma subito un dolore lancinante mi pervase la schiena. Avevo dato una botta non indifferente.
Quando mi resi conto di aver rovinato il momento più intimo avuto fino a quel momento col ragazzo che mi piaceva mi bloccai arrossendo violentemente.
“Ah ah … sono proprio un disastro” cercai di alzarmi, ma il dolore mi riportò a terra. “Ok credo di dover aspettare un attimo”. Mi venne una risatina innaturale. Perché avevo dovuto rovinare l’atmosfera con la mia goffaggine. Cosa avrebbe pensato di me?
Con mio stupore non si mise a ridere. Invece mi aiutò ad alzarmi, tendendomi la sua mano. Mi tirò su in un attimo e per la troppa spinta atterrai sul suo petto. Rimase in piedi, come se non pesassi un grammo. Poco dopo mi prese i fianchi costringendomi così a guardarlo. I nostri sguardi si conficcarono l'uno nell'altro e arrossii violentemente “tutto bene?", mi chiese dolcemente. Per un attimo non ricordai neanche il mio nome. Quegli occhi! "sì, mi fa solo un po' male il coccige”. Mi sorrise e si allontanò, con mio grande dispiacere. "Beh ci conviene continuare a cercare”. Mi batteva forte il cuore. Così forte che pensavo di morire. 

Tornammo dagli altri che era ormai buio.
“Fatto qualche incontro particolare”? ci chiese Elena canzonando Bonnie. Lei la guardò fintamente offesa. 
“Niente da segnalare” dissi ridendo.

Andammo a dormire verso le due di notte. Bonnie mise a disposizione dei sacchi a pelo e ci sistemammo tutti davanti al camino acceso.  
Prima di dormire cercai Damon con lo sguardo. Dormivano già tutti, mentre lui fissava il soffitto. Chissà a cosa sta pensando mi domandai. Quasi mi avesse sentito si voltò verso di me. Non era mia intenzione farmi beccare accidenti. Con mia sorpresa mi sorrise e si voltò sul lato sinistro dandomi le spalle. Mi rilassai e mi girai dalla parte opposta verso il camino. Mi obbligai a calmare i miei soliti battiti accelerati e mi addormentai.

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


La mattina dopo mi svegliai verso le undici e mezza. Dormivano ancora tutti, perciò decisi di approfittarne e usare per prima il bagno. Indossai una gonna sopra il ginocchio e una canotta. Legai in vita il giacchetto, in quella casa si passava dal caldo al freddo davvero in fretta.
Mi diressi in cucina per fare colazione, stavo morendo di fame. Temporeggiai qualche secondo in salone, fermandomi. Il mio sguardo trovò Damon. Aveva un’aria angelica. Indossava una canotta bianca che faceva intravedere il suo fisico allenato. Abbassai lo sguardo imbarazzata, per poi raggiungere la mia meta.
Bevvi un pò di latte e addentai un cornetto.
Non passò molto, sentii dei passi avvicinarsi.
Quando vidi Damon per poco non mi strozzai con un pezzo di cornetto. Si strofinava gli occhi come un bambino che si è appena svegliato dal riposino. In quel momento avrei voluto abbracciarlo, ma mi trattenni.
“Buongiorno” esclamai, innaturalmente pimpante.
"Ehi” mi fece lui dirigendosi verso la porta finestra. “Il tempo è quello giusto” disse annuendo. Poi si girò verso di me. “Chiamo Stefan, andiamo a fare una “passeggiata”, annunciò facendomi l’occhiolino. Dopo di che tornò in salone. Sentii Stefan sbuffare. Risi. Dopo ciò che mi aveva raccontato Damon, ero contenta che avessero quel tipo di rapporto.
Quando i ragazzi uscirono tornai dalle mie amiche. Elena mi salutò con la mano facendomi segno. Bonnie e Caroline stavano ancora dormendo. Alla faccia!
Accesi il cellulare e controllai le notifiche. Con mia sorpresa trovai un messaggio di Klaus. Erano quasi due settimane che non si faceva vivo... beh insomma, non che avessi contato i giorni ovviamente. Aprii il messaggio e vidi che era un vuoto. In qualche modo capii che voleva parlarmi. Così uscii dalla camera e mi diressi verso il bosco, in modo che nessuno potesse sentirmi. Avevo visto Damon e Stefan dirigersi sulla parte del bosco a sinistra di casa Bennett, per questo andai nella direzione opposta.
Digitai il suo numero e attesi. 
“Sam” disse con il suo tono di sempre.
“Che succede? Ho visto il tuo messaggio vuoto". Silenzio. "Klaus?"
“Possiamo vederci … al più presto?", chiese. Il tono basso. 
“Ora non sono a casa. Stasera?”
“Ok” riattaccò.
Non feci in tempo a dire nulla.
Decisi di tornare dalle ragazze, che nel frattempo si erano svegliate. La nostra bionda preferita stava già facendo casino.


Verso le quattro del pomeriggio ci rimettemmo sulla strada del ritorno.
Tornata a casa mi stesi sul divano. Scrissi a Klaus, ma non mi rispose. Non sapendo quando si sarebbe fatto vivo accesi la tv. Capitai sul tg regionale, dove sentii che alcune ragazze erano state attaccate da quello che la polizia presumeva essere un animale. Non aveva ancora scoperto cosa fosse, ma alcune squadre si erano mobilitate. Avevano divulgato un appello per mettere in guardia i cittadini. Le regole principali erano di non uscire dopo un determinato orario e in caso fosse impossibile, almeno farsi accompagnare sempre da qualcuno.
Non seppi cosa pensare. Non avevo mai sentito niente riguardo ad animali feroci da quando vivevo a Mystic Falls. Un dubbio si insediò in me, ma cercai di ricacciarlo indietro. Klaus non arrivava e ormai si era fatta l’una passata. Decisi di chiudere bene porte e finestre e di andare a dormire.
 
 Il giorno dopo ebbi un pò di paura a uscire di casa, ma alla fine mi feci coraggio. Mi diressi verso la mia macchina, quando notai una gip grigia parcheggiata vicino alla mia. La sua auto. Appena mi vide Klaus scese e si diresse verso di me. Sembrava un pò agitato. Mi baciò velocemente sulla guancia e poi, prendendomi per mano, mi fece entrare in macchina. Si sedette vicino a me e rimase in silenzio per qualche secondo.
“Cos’è successo? Non sei più passato ieri”
“Hai sentito di quell'animale alla tv?"
Sorpresa da quello strano inizio di conversazione annuii “sì. Non avevo mai sentito niente del genere. La polizia ha già dato l’allarme” continuai guardandolo. Ma lui non mi rispondeva. “Cosa c’entra adesso questo?”
“Sono venuto per dirti di stare tranquilla. Non corri alcun rischio”. Quando si voltò verso di me capì che avevo capito. “Sono stato io ad aggredire quelle ragazze”.
Non seppi come reagire a quelle parole.
“Volevo che lo sapessi da me".
“Perché l’hai fatto?” chiesi di getto.
“Perché sono un vampiro. E’ la nostra natura. Solo che ieri non ero del tutto in me e mi sono spinto troppo oltre. Di solito non mi faccio mai scoprire.”
“No” i nostri occhi si incontrarono. Vidi la sua fronte corrugarsi leggermente.  “Non deve essere per forza la vostra natura. Ci sono altri modi”
“Ah certo, come quello dei tuoi amici Salvatore!” esclamò infastidito.
“E cosa ci sarebbe di così sbagliato nel non volere uccidere la gente?!” avevo alzato la voce. Il lampo di rabbia nei suoi occhi era svanito. Adesso mi fissava con un’espressione triste.
“Volevo solo dirtelo di persona”. Sentii gli sportelli sbloccarsi. Non mi guardava più, capii che voleva rimanere solo.
Scesi dalla macchina e mi diressi velocemente alla mia. Misi in moto e accelerai. In poco tempo Klaus fu soltanto un lontano ricordo.


“Non è possibile!", esclamò la bionda allibita.
“Invece è così. Si trattava di lui e basta”
“Sam, Caroline ha ragione. Non può essere stato Klaus", affermò Stefan convinto. 
“Cosa c'è che non vi convince?" chiesi leggermente alterata.
“Noi lo conosciamo bene. Lui è un vampiro originale. Non si farebbe MAI scoprire dagli esseri umani. Per errori così stupidi poi. Credimi, lui non è affatto così. La sua crudeltà la sa nascondere bene."
Tutti al tavolo si guardarono per un secondo e poi guardarono me. “Non so che dirvi ragazzi, me l’ha detto lui”. Notando i loro occhi ancora su di me proseguii “stamattina me lo sono ritrovato fuori casa. Mi aspettava per informarmi sulla faccenda. Fine”.
Caroline appoggiò la mano sulla mia spalla “ti vedo strana. Ti ha fatto qualcosa?” chiese preoccupata. Smentii scuotendo la testa. Non sembrava convinta della mia risposta ma se la fece andar bene. La verità era che mi veniva difficile credere che fosse stato lui. Mi sentivo tanto cappuccetto rosso la prima volta che incontrò il lupo. Così ingenua … ma dopo la dolcezza che mi aveva dimostrato, arrivando anche a dirmi che provava qualcosa per me … non ci volevo credere.
 

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


Passarono di nuovo non so quanti giorni e Klaus non si faceva ancora vedere. Mi sentivo in qualche modo delusa da ciò che mi aveva detto. Insomma cosa mi aspettavo da lui? Era un vampiro dopotutto.
Era domenica e decisi di andare a fare una passeggiata. Passai per il parco, ma il mio umore si fece ancora più nero. Mi ricordai della conversazione avuta con Klaus. Mentre dipingeva. Il quadro che stava creando era meraviglioso. In me nacque il desiderio di assistere ancora una volta ad uno spettacolo del genere.
 
Mi sedetti su una panchina. Urgeva qualcosa che mi tirasse su di morale e, come per magia, arrivò.
Fissavo il cielo quando vidi una faccia familiare fare capolino nel mio campo visivo. “Ehi” mi voltai di scatto nella sua direzione “a quanto pare riesco sempre a farti venire un infarto” rise.
“Damon, ciao” risposi sorridendo a mia volta “come mai da queste parti?”. Come fossi stata presa in pieno da un’immagine orribile mi alzai di botto e lo afferrai dal giacchetto di pelle “oddio ma che ci fai qui?! Andiamo sotto un albero almeno!”
Il vampiro mi fissava con occhi sgranati. Poi scoppiò a ridere di nuovo “calmati Sam, ho questo” mi mostrò un anello blu, con una D molto elegante intarsiata al centro. “Ce l’ha anche Stefan, questo ci permette di girare tranquillamente alla luce del sole” spiegò sorridendomi. Mi rilassai.
 
Andammo ad un chioschetto e comprammo qualcosa da bere.
“Allora, cosa ti porta qui?" chiesi arrossendo leggermente, rendendomi conto che eravamo solo noi due. 
“Sai” bevve un sorso di birra “quando te ne sei andata, abbiamo continuato a parlare di Klaus e sinceramente non ci è chiaro del perché continui a starti così appiccicato". Mi guardò " devi stare molto attenta Sam"
“Va tutto bene, non preoccupatevi per me", risposi abbassando il capo. 
"Io e Stefan crediamo che voglia creare scompiglio a Mystic Falls. Questa città è la nostra casa e non vorremmo davvero che fosse distrutta da quell'ibrido". Si concesse un altro sorso generoso.
Per qualche ragione non fui così contenta di sentirgli dire quelle parole. In primis mi infastidiva che parlasse di Klaus in quel modo, chiamandolo ibrido in termini così sprezzanti. In secundis perché aveva chiarito tranquillamente che si interessasse della sua amata città, senza minimamente considerare se io potessi essere in pericolo. Mi si chiuse lo stomaco.

Mi salutò con il suo solito sorriso, che però stavolta fu meno efficace.
Rimasi al chiosco. Guardavo il mio frullato rimasto a metà, pensando alla mia conversazione con Damon. Volevo sapere il motivo del comportamento di Klaus, volevo vederlo. Decisi di chiamarlo.
Il cellulare squillò a vuoto per un paio di volte, poi finalmente qualcuno rispose.
“Pronto?" rispose la voce di una ragazza.
“Sono Sam, cercavo Klaus. Ho chiamato al suo cellulare giusto?"
“Sì, è il suo. Sono Rebekah, sua sorella. In questo momento non c'è. Devo lasciare un messaggio?"
“Ah sei la sorella?", per un momento mi resi conto di essermi rilassata al suono di quell’informazione. "So che può sembrarti una richiesta strana ma … puoi dirmi dove abitate?”
Rebekah si dimostrò gentile per telefono e mi diede l’indirizzo.

Quella sera stessa decisi di recarmi a casa Mikaelson. Per tutto il viaggio mi ripetei di essere molto prudente durante quella visita. Avrei conosciuto probabilmente la famiglia al completo e non potevo permettermi strani comportamenti. Klaus si comportava con me in un certo modo per via dei sentimenti che provava, ma gli altri erano semplicemente vampiri.
Rimasi quasi dieci minuti ad aspettare in macchina, aspettando forse un segno divino che mi facesse suonare il campanello. Con mio gran sollievo vidi la porta aprirsi in lontananza e due figure avanzare con passo deciso; riconobbi ovviamente subito Klaus, seguito da una ragazza bionda che sospettai fosse sua sorella. Scesi dalla macchina e mi diressi verso di loro. Notai che era in corso una conversazione abbastanza accesa tra i due. Le uniche parole che capii furono "chi era quella ragazza? Sa di te? Klaus non te ne andare, dobbiamo parlare!" e "smettila, lei non è un problema Reb!". 
Mi avvicinai a passo veloce nella loro direzione. Quando si accorsero di me fui accolta da un sorriso da parte di Klaus e da un’espressione corrucciata della bionda.
“Devi essere Sam” i suoi lineamenti si ammorbidirono e si presentò, dandomi la mano. “E così sei venuta davvero” la domanda era retorica, più che altro riferita a Klaus. “Io e te parliamo dopo Niklaus, è stato un piacere Sam”


Klaus mi prese per mano e mi portò dietro la casa. Potei ammirare un raffinato piazzale in pietra con annesse panchine con bocche di leone ai lati. Ad ornare il tutto c’erano delle piante tagliate in modo davvero elegante. In effetti mi trovavo in una villetta più che in una casa. Sembrava una dimora antica, probabilmente i Mikaelson l’avevano posseduta da sempre. 
Ci sedemmo su una delle panchine.
“Scusa se mi sono presentata a casa tua”.
“Sono felice che tu l’abbia fatto” mi rivolse la sua espressione dolce. “Sinceramente” continuò distogliendo lo sguardo “credevo che non volessi rivedermi tanto presto”
“Ma se sono giorni che non ti fai sentire!” la bocca parlò senza freni “ero preoccupata che ti fosse successo qualcosa”
Klaus si avvicinò, toccandomi i capelli. Abbassai lo sguardo quando mi diede un bacio sulla fronte. “Nessuno può farmi del male, sono io l’unico nemico di me stesso” la sua voce era malinconica.
“Perché dici questo”. I nostri sguardi erano su due altezze diverse, ma riuscivo comunque a percepire la sua espressione.
“Per tutta la vita ho ucciso e allontanato chi mi voleva bene. Un esempio sono i miei fratelli. Hanno sempre cercato di aiutarmi, ma io preferivo stare da solo. Ho sempre creduto che fosse meglio per tutti”.
Alzai la testa e i nostri occhi si incontrarono. “Nessuno sta meglio da solo”.
Spostò la mano dietro la mia testa e mi portò dolcemente a sé. Avevo il viso sul suo petto; potevo sentirlo mentre mi accarezzava i capelli.
“Sei stata proprio sfortunata a capitare in mezzo a noi vampiri. Siamo così complicati con i nostri 300 anni alle spalle, i rimpianti, i turbamenti di ogni nuova vita che iniziamo”.
“Davvero hai 300 anni? Mio dio” sentii il suo petto sussultare in una risata.
Tornammo a guardarci. Sorridevamo entrambi.
“Senti” parlai seria. “Non sparire più”. Quella era l’unica cosa che volevo chiedergli.
“Ma come, l’ho fatto a posta per lasciarti spazio con Damon. Dovresti ringraziarmi” mi prese in giro. Lo guardai scuotendo la testa e lui annuì. “Te lo prometto”.

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


Caroline ci propose di andare in un negozio d’abbigliamento appena aperto. Una volta finita la lezione di biologia, salimmo in macchina di Bonnie.
Il negozietto in questione era nella fascia medio alta. Aveva capi eleganti, tacchi vertiginosi e borse vistose. Non proprio il mio genere pensai.
Era abbastanza grande, con immensa gioia della nostra amica. Cominciammo dalle borse. Care prediligeva le borse dorate, magari con la sua iniziale sopra. Una commessa ci aiutò nella difficile scelta tra due borse, a mio avviso, perfettamente identiche. Mi confondeva il fatto che sia la commessa che la mia amica parlassero da minuti infiniti riguardo uno stupido dettaglio che a quanto pareva rendeva una borsa diversa dall’altra.
Elena e Bonnie le guardavano allucinate. Cambiai corsia ridendo sotto i baffi.
Visto che c’ero cercai una camicetta che potesse star bene con le mie forme. Quel tipo di capo era sempre stato difficile da trovare per me.
“Posso aiutarla?”
Mi voltai. Era Rebekah.
“Non pensavo di trovarti in un posto del genere” chiesi sorpresa.
“Beh devo avere un lavoro normale. La gente si insospettirebbe se vivessimo in una casa così grande non facendo niente per mantenerla”
“Giusto”.
La vidi voltarsi verso Caroline con aria stranita. “La tua amica non vuole proprio decidersi eh?”
“A quanto pare” risposi sorridendo. “Com’è lavorare qui?”
“Non mi dispiace. Certo non è il mio genere di vestiti, ma almeno mi pagano bene. Sono stata fortunata, avevano appena aperto”. Annuii. “Tu perché sei qui?”
“Abbiamo accompagnato la nostra amica, ci teneva a venire”.
Continuammo a parlare del più e del meno quando notai le mie amiche andare alla cassa. Finalmente Care aveva scelto la sua borsa prediletta. Rebekah si allontanò per andare a servirle quando vidi uno strano sguardo apparire sui volti di entrambe.
Evidentemente avevano avvertito le rispettive aure vampiresche e così decisi di avvicinarmi.
La mia amica tirò fuori il portafoglio e diede a Rebekah la carta. Continuavano a guardarsi di sottecchi. “Grazie per aver comprato da noi” rispose la sorella Mikaelson con un sorriso finto. “Grazie a lei, tornerò” rispose la vampira come fosse una minaccia.
Uscimmo dal negozio e sentii le mie amiche parlottare riferendosi a Rebekah. Mi inventai una scusa e tornai indietro.


Ci sedemmo sul retro del negozio dove i titolari tenevano gli scatoloni e scarti di vario genere.
“Che succede” mi chiese senza esitare. Ero tornata nel negozio e con una scusa a dir poco banale le avevo chiesto di seguirmi. “Veramente”.
“Non so bene da dove iniziare” fissavo per terra a disagio “sai ho sentito cosa vi stavate dicendo ieri sera tu e Klaus e volevo dirti che non farei mai niente per far sì che i vampiri vengano scoperti” la guardavo ora convinta. Lei annuì aspettando che continuassi. “So che sei preoccupata per tuo fratello, non ho idea di cosa ti abbia raccontato di me. Ci siamo conosciuti a casa dei Salvatore qualche tempo fa e non so come lui si è innamorato di me” lo dissi quasi sorridendo, come se la cosa mi sembrasse assurda. “Gli ho detto di essere interessata ad un altro, ma nonostante questo prima o poi finiamo sempre per tornare l’una dall’altra. I miei amici non sanno cosa succede tra me e lui e neanche io. So solo che quando non si fa sentire per troppo mi preoccupo”. Ripresi fiato. Rebekah non disse nulla finché probabilmente non intuì che ero a disagio.
“Mio fratello è un’altra persona da quando ti conosce. Non sparisce più alle cene di famiglia e giurerei di averlo visto sorridere, cosa che non accadeva da cento anni” sorrise, per poi tornare seria. “A me non infastidisce il vostro rapporto, di qualsiasi tipo sia. Solo” si avvicinò corrugando leggermente la fronte “si vede che nutre un sentimento profondo per te, come si è capito che tu sei invece interessata ad un’altra persona” istintivamente abbassai lo sguardo “quello che sto cercando di dirti è … non illuderlo.”
“Non era mia intenzione farlo” mi intristii. 
“Senti Sam, lo capisco quando una persona è buona e quando invece non lo è. Beh, si vede che tu lo sei” i nostri occhi si incontrarono “se proprio vuoi saperlo, chi invece non lo è, è proprio colui che ami” sgranai leggermente gli occhi “Damon è tanto affascinante quanto pericoloso. Non ha mai saputo trovare un equilibrio tra il suo essere umano e vampiro. Quando le cose si fanno difficili, lui esplode. Portando con sé la vittima di turno”.
Dalle parole della vampira capii che le loro famiglie avevano un trascorso molto più profondo di quanto pensassi. Rebekah conosceva Damon meglio di me. Il mio cuore era confuso, non che fosse la prima volta che mi succedeva.
“Non voglio buttarti giù dicendoti questo, ogni vampiro ha le proprie colpe da espiare. Io e Klaus non siamo di certo dei santi. Penso solo che mentre i nostri sbagli derivino dalla nostra natura di predatori, Damon avesse di questi atteggiamenti anche da umano”. Non mi ero neanche resa conto di essermi seduta su uno scatolone. Ascoltavo le parole di Rebekah in uno stato di trance.
“Non so se lo sai, ma al tempo Stefan era innamorato di una vampira. Fu lei a trasformarlo. Il suo nome era Katherine. Si conobbero per caso e si innamorarono perdutamente. Lei però teneva alla corda anche Damon, che nel frattempo si era invaghito fino a perdere la lucidità. Già ai tempi il rapporto tra i Salvatore era messo a dura prova da Katherine, che non perdeva occasione per metterli l’uno contro l’altro, anche se il suo cuore apparteneva solo a Stefan”.
Quella storia era completamente nuova per me. Il pensiero che Damon provasse amore mi sorprese.
“Quando le nostre famiglie si incontrarono, seppi di questa faccenda e del fatto che Katherine fosse morta in un incendio. Non so come fossero i fratelli Salvatore prima di incontrarli, so solo che mi innamorai perdutamente di Stefan.” Il suo sguardo si fece lontano. Rebekah era persa nei ricordi. “Passava molto del suo tempo con Klaus, erano come fratelli. A quel tempo credo che Stefan avesse perduto il lume della ragione dopo la morte della sua amata. Andava in giro con Niklaus a prendersi vite innocenti. Mio fratello lo chiamava “Ripper”. Per farla breve le nostre strade ad un certo punto si divisero e non li rivedemmo più se non per caso in qualche città in cui ci trasferivamo e adesso a Mystic Falls”.
Rebekah tornò a lavoro. Le dissi che volevo saperne di più e l’aspettai fino a orario di chiusura. Cenai in un piccolo fast food lì vicino, assorta nei miei pensieri. Di tutto ciò che mi aveva raccontato la cosa che più mi lasciava interdetta era il comportamento di Klaus. A detta della bionda, quello era stato il periodo più felice del fratello. Sempre che spezzare vite potesse essere considerato felicità.
 
Caroline mi scrisse dei messaggi. Non le dissi di essere rimasta al negozio, non potevo spiegarle nulla di ciò che provavo, perché non lo comprendevo nemmeno io.
Quando Rebekah finì di lavorare decidemmo di fare una passeggiata nel bosco vicino casa mia. Mi raccontò della “dieta” di Stefan e ammise di praticarla anche lei qualche volta.
“Di base io e i miei fratelli non uccidiamo mai le nostre prede. Ce ne cibiamo moderatamente, poi usiamo la compulsione ed è come se non fosse successo niente. Però a volte le strade di Mystic Falls si riempiono talmente tanto che è difficile trovare una persona da sola, perciò ricorriamo a questo stratagemma. Non avrei mai pensato che il “Ripper” che ricordo potesse ideare un escamotage del genere”.
“Forse è una domanda un po' personale, ma tu lo ami ancora Stefan?”
“No.” Ammise convinta “E’ stato bello provare certi sentimenti, ma non sento più niente per lui”. Camminavamo fianco a fianco e in qualche modo sentii di potermi fidare di lei. “Ciò che ti ho detto prima, beh, l’ho fatto per il tuo bene”. La guardai, aveva di nuovo la sua espressione seria. “Mio fratello tiene a te e devo ammettere che non ho mai trovato una conversazione con un’umana tanto gradevole”. Ci sorridemmo a vicenda.
“Come lo vivi, l’essere vampira?” chiesi.
Lei mi guardò sorpresa, probabilmente non aspettandosi una domanda così personale “a volte meglio, a volte peggio. Il mio più grande desiderio è quello di formare una famiglia mia. Ma la mia condizione non me lo permette. E non solo quella, mio fratello è sempre stato un ostacolo in questo senso”.
“Perché Klaus non dovrebbe volere che tu ti faccia una famiglia?", chiesi stranita.
“Semplice. Per lo stesso motivo per cui tutti noi non vogliamo che le persone che amiamo ci lascino: la solitudine. Tutti hanno paura di rimanere soli Sam. E mio fratello più di tutti. Per questo è stato subdolo e manipolatore per tutta la sua vita. E' il solo modo che conosce per non farsi abbandonare.”
Quella descrizione di Klaus mi rattristò. Nel poco tempo che lo conoscevo avevo capito che nella sua vita erano capitate davvero tante cose. Per quanto si comportasse in maniera dolce con me, sotto sotto la sua anima triste e malinconica era sempre presente. Mi si strinse il cuore nel petto.

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


Mi sentivo tra due fuochi. Non solo tra Damon e Klaus, ma anche fra la famiglia Mikaelson e i miei amici. C’era un antico odio fra loro ed io mi trovavo nel mezzo, non sapendo da che parte stare.
 
Quella mattina a lezione Stefan e Elena erano strani. Se ne stavano in silenzio ai loro banchi, guardandosi stranamente.
Chiesi a Caroline e Bonnie e loro mi dissero che avevano avuto un’accesa discussione con Damon la sera prima. Lui se n’era andato chissà dove e nessuno l’aveva ancora visto. Fu lì che appresi la notizia che fino ad allora era stata sotto gli occhi di tutti, anche ai miei completamente foderati di prosciutto: il ragazzo che mi piaceva era innamorato di Elena. Per un attimo sentii dei brividi percorrermi la schiena. Mi tornò in mente tutto ciò che mi aveva confidato Rebekah. Anni fa Katherine aveva diviso Damon e Stefan e adesso stava accadendo di nuovo a causa di Elena.
 
Tornando quel pomeriggio la mia mente vagava senza meta. Camminavo per i venti minuti che mi separavano da casa, quando nello spiazzale davanti alla mia porta scorsi una figura a me nota.
Il suo sguardo incontrò il mio, sorridendomi.
 
“Non ti ho visto stamattina a scuola. Eri impegnato?” chiesi mentre preparavo qualcosa da mangiare.
Damon se ne stava seduto sul divano facendo zapping in tv. Evidentemente non trovò niente di interessante e spense, raggiungendomi. “Gli altri non ti hanno detto niente?”. Mi voltai e ci guardammo in maniera eloquente.
“Beh sì, Caroline mi ha raccontato della lite tra te e tuo fratello” continuai.
Ci fu un momento di silenzio, poi il vampiro parlò “sono proprio curioso di sapere se anche tu sarai contro di me o se invece mi consolerai” esclamò con il suo solito sorriso sghembo.
Mi avvicinai sedendomi accanto a lui. “Damon” parlai lentamente “non sapevo neanche dei tuoi sentimenti per Elena e tu mi chiedi di schierarmi?” domandai in maniera retorica.
Lui mi fissò con i suoi occhi profondi. Tenni lo sguardo. Si mise a giocherellare col suo anello, i suoi occhi erano fissi su di esso.
“So cos’è successo con Katherine”. La mia frase lo scosse leggermente, perché mi guardò come un cucciolo smarrito. Non si aspettava certamente che lo sapessi. Continuai “so com’è andata e del difficile rapporto che tu e Stefan avete risanato. Non voglio che vi riaccada una cosa del genere”. Parlai senza filtri, le parole venivano dal cuore.
Lui rimase sorpreso a guardarmi “Hai ragione, sta succedendo di nuovo. E come allora, non so come comportarmi”. Era la prima volta che vedevo Damon così sincero “sono innamorato di Elena dal primo momento che l’ho vista. All’inizio sono rimasto perplesso dai miei stessi sentimenti, perché, non so se lo sai, ma lei è la doppelganger di Katherine”
Corrucciai la fronte “cosa significa?”
“Lei e Katherine sono due gocce d’acqua”. Sgranai gli occhi. “Per questo pensavo di essermi avvicinato a lei solamente per la somiglianza con la ragazza che amai un tempo, ma poi tutto cambiò. Sono due anni che mio fratello ed Elena stanno insieme e per tutto questo tempo non ho fatto altro che soffrire e cercare escamotage per non vedere la loro felicità”.
Chiuse gli occhi sospirando e si alzò. Venne verso di me, i nostri occhi erano su due altezze differenti. Si protese verso di me e per un attimo non seppi cosa stava succedendo. Sentii la pelle del suo giacchetto sul mio viso e le sue braccia intorno a me. Mi resi conto di non stare respirando. Damon mi stringeva.
D’un tratto sembrò ridestarsi di colpo. Si aggiustò il giacchetto e mi guardò. “Mi dispiace, non sono problemi tuoi”. In un attimo svanì. Restai lì con la strana sensazione del suo abbraccio addosso.
 
I giorni seguenti Damon non venne più davanti scuola e da quanto mi riferì Elena non si faceva vedere nemmeno a casa. E’ una prerogativa dei vampiri sparire così? Pensai.
Ci fu il compito di filosofia, l’interrogazione di chimica e ancora quella di matematica. Ultimamente i professori ci riempivano di verifiche, probabilmente per preparaci agli esami finali. Il livello di stress scolastico e personale era alle stelle, così spesso io e le ragazze ci rifugiavamo in una caffetteria vicino all’istituto e annegavamo i dispiaceri nella cioccolata. Elena non si univa sempre a noi, preferiva stare insieme a Stefan, che in quei giorni aveva un umore più instabile che mai.
 
Quella sera mi feci una doccia veloce; mi misi in fretta dei leggins e una maglietta a maniche lunghe e finii di fare lo zaino per il giorno seguente.
Ultimamente Mystic Falls era diventata fredda e cupa, proprio come il nostro umore. Pioveva frequentemente e l’aria si era irrigidita. L’estate era ufficialmente finita. Non che mi dispiacesse. Adoravo stare sotto la coperta al caldo.
Parlai per un’oretta con i miei genitori. Era da troppo tempo che non ci sentivamo decentemente. La scuola e i drammi personali mi avevano tenuta molto occupata, ma ovviamente a loro raccontai solo una mezza verità. Non potevo certo dirgli mamma, papà sapete? Frequento dei vampiri! Mi avrebbero rispedita a casa seduta stante. Mi misi a pensare a quando mi ero trasferita; ero convinta di trovare una città suggestiva, ma non avrei mai pensato fino a quel livello.
Accesi la tv, ma crollai poco dopo. Il mio cervello si era surriscaldato da tutto quel pensare.

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


Un’altra giornata di scuola finì e visto che il mio solito gruppo sembrava essersi disgregato a causa di Damon, decisi di non prolungare la mia presenza e me ne tornai a casa subito dopo la fine delle lezioni. Appena arrivata vidi una gip grigia parcheggiata nel mio vialetto. La riconobbi immediatamente. Entrai in casa e arrivata in salotto scorsi la figura di Klaus. Era seduto sul divano e sfogliava un vecchio album. Temendo una figuraccia imminente mi buttai praticamente su di lui. “Ok basta!” cercai di afferrare il raccoglitore “hai visto abbastanza”.
“Ero sicuro che fossi bellissima anche da piccola … oh guarda qui stavi facendo il bagnetto” sorrideva prendendomi in giro, ma lo fece così dolcemente che non potei fare a meno di fare lo stesso. Mi sedetti accanto a lui con un po' di fiatone e gli feci segno di resa.
“Allora?” mi domandò “come stai?”. Chiuse l’album concedendomi tutta la sua attenzione.
“Beh se vuoi saperlo, potrebbe andare meglio” risposi prendendo l’album e mettendoglielo il più lontano possibile. “Stanno succedendo un pò di casini nel mio gruppo"
L’ibrido si toccò il mento con il pollice e l’indice “mhmm fammi indovinare … Damon?" lo disse come fosse una cosa scontata ormai.
“Già. Sai l’altro giorno tua sorella mi ha raccontato di Katherine. Non sapevo che Elena fosse identica a lei”.
“E adesso la storia si ripete” affermò. Annuii. “Sei gelosa?” mi chiese sporgendosi verso di me con un sorriso stampato in viso.
Mi sentii avvampare e mi allontanai “assolutamente no!”.
“Oh ma dai sicuramente prima o poi dimenticherà Elena e allora avrai la tua chance” esclamò con lo stesso tono di voce canzonatorio di poco prima.
“Come siamo arrivati a parlare di questo?!” alzai leggermente la voce dall’imbarazzo e tornai a guardarlo. Si era fatto serio e mi fissava. Sentivo i miei occhi “incastrati” nei suoi. Mi si avvicinò nuovamente. Il mio cuore prese a battere più veloce. Mi accarezzò come suo solito, non fece altro. Mi guardava con un’espressione dolce e triste allo stesso tempo. “Voglio davvero che quell’idiota si accorga di te, se ciò significa vederti felice”. Le sue parole furono sincere ed inaspettate. La mia bocca rimaneva chiusa.
Ci furono secondi fatti solo di sguardi e silenzio, finché Klaus non continuò "sai, questo modo di sentirmi...io... non lo provavo da tantissimo tempo. Sono sempre stato un mostro con gli altri e questi sentimenti mi sembrano così patetici e ... strani provati da uno come me", sorrise. “Ti ringrazio”.
Mi venne da piangere. Cercai di trattenermi sbattendo le palpebre, ma sentivo le lacrime invadere il mio campo visivo. Avvicinò il suo naso al mio. Non si mosse. Mi teneva la testa nel suo tocco gentile, non dicendo una parola.
“Quando siamo insieme … io mi … sento” la mia voce commossa venne interrotta dal suono insistente di un clacson. Klaus si allontanò di poco, asciugandomi gli occhi. Si alzò per andare a vedere chi fosse. Inspirai ed espirai, seguendolo subito dopo.
La scena che ci si presentò davanti fu quella di un Damon completamente andato. Forse aveva bevuto, anzi sicuramente. Klaus uscì fuori casa per primo. Pensavo se ne stesse andando, invece con mia sorpresa si avvicinò a Damon. 
“Sei un vampiro da secoli e ancora riesci ad ubriacarti tanto facilmente, che pena" esclamò con tono di fastidio. Raggiungendoli mi accorsi che gli occhi di Klaus avevano perso tutta la dolcezza di poco prima; ora erano completamente neri.
“E tu cosa ci faresti a casa di Sam? Siete amici adesso?" sorrise divertito "beh mi dispiace avervi interrotto, ma io e Sam abbiamo da fare"
“Damon sono giorni che Stefan ti cerca, dov’eri finito!” dissi cercando di moderare il tono di voce. Ero molto preoccupata che in quello stato potesse aver commesso chissà quale azione irreparabile.
“Non voglio stare solo, stai con me” disse con tono sommesso venendomi vicino. Puzzava terribilmente di alcool. 
Lo fissavo con gli occhi sgranati mentre tentavo di aiutarlo a reggersi in piedi. “Dobbiamo aiutarlo Kla-“ mi bloccai quando vidi la sua espressione. Quegli occhi neri erano tornati normali, i suoi lineamenti si erano addolciti in uno sguardo intristito. Lo fissavo nello stesso modo cercando di fargli capire che mi dispiaceva e lui parve comprendere. In un attimo la sua figura svanì. Sentii una stretta al petto e ogni volta che accadeva era sempre più forte.

Raggiunsi Damon e decisi che per quel giorno lo avrei assecondato. Andammo a mangiare al Grill; fortunatamente quel giorno Matt non lavorava, altrimenti avrei assistito ad un'altra litigata.
Ci sedemmo e ordinammo qualcosa. Damon se ne stava appoggiato al tavolo. Sembrava non avere niente da dire, così iniziai io.
“Cosa ti è successo? Sei sparito e adesso ti ritrovo ubriaco fradicio. Damon voglio aiutarti, ma non posso farlo se ti comporti così!", stavo davvero facendo la paternale al vampiro che mi piaceva e con cui avevo relativamente poca confidenza? Già. In quel momento non aveva proprio niente del ragazzo brillante e affascinante che mi aveva colpito.
Lui si limitò a guardarmi. Mi prese la mano e finalmente parlò. “Grazie per esserci sempre. Sembra che quando tutti mi voltano le spalle, tu sia l’unica a sostenermi. Mi dispiace.” Il suo comportamento era cambiato così drasticamente che mi destabilizzò.
Passeggiammo per la città evitando appositamente i luoghi in cui andavano di solito i nostri amici. Damon sembrava essersi abbastanza ripreso dalla sbornia, complice anche il sangue che aveva bevuto con nonchalance sotto il mio sguardo disgustato. L’aveva conservato in una fiaschetta e aveva potuto ingerirlo senza destare sospetti durante il nostro pranzo.

Con mio sollievo verso sera il vampiro decise di tornare a casa. Era ora. La casa era silenziosa. Probabilmente Stefan non c’era. Gironzolando per il salone notai un biglietto vicino all’angolo bar.
“Siamo andati alla baita. Spero che tu sia tornato a casa Damon, smettila di farci preoccupare. Ci vediamo tra qualche giorno. Stefan&Elena.”
Mi voltai per riferirlo a Damon, ma lui era sparito. Sentii dei passi al piano di sopra e salendo le scale, notai la luce del bagno accesa. Lo trovai seduto sul mobiletto vicino al lavandino intento a massaggiarsi la testa “non è strano che come vampiro io riesca ancora ad ubriacarmi?” rise voltandosi nella mia direzione. Ricambiai il sorriso. Decisi di lasciargli un pò di privacy, così mi avviai verso la porta. Sentii però qualcosa trattenermi. Mi voltai e vidi la mano di Damon nella mia; si era alzato in piedi e mi rivolgeva uno sguardo che non seppi interpretare. “Cos’hai?" chiesi gentilmente.
"Non andartene.... ho bisogno di te, puoi aiutarmi?". Mi avvicinai a lui, in attesa. “Spogliami”. Mi sentii avvampare pesantemente "COSA?!" il mio tono di voce si era alzato di qualche tacca. Feci un passo indietro.
“Ehi, calmati! Mi sono fatto male stamattina e la ferita deve ancora rimarginarsi del tutto. Mi fa un male cane. Aiutami a togliere la camicia almeno".
Cercai di riprendermi "va bene. Ma come ti sei ferito?", domandai con un'aria velata da disapprovazione.
“E’ stato un incidente. Sul serio! Adesso aiutami". Non aggiunsi altro e cominciai a sbottonargli la camicia. Poi gliela aprii e con il suo aiuto la sfilai. Per un attimo ci fu imbarazzo tra di noi… anche se penso fosse solo da parte mia. Il fatto era che non mi sarei mai aspettata di finire in una situazione come quella e … unito al fatto che non avevo tutta questa esperienza con i ragazzi …
Il colorito marmoreo donava ai suoi addominali un aspetto a dir poco raffinato. “Cos'hai? Non hai mai visto un uomo a petto nudo?", rise sfottendomi. Gli diedi un lieve pugno sul braccio e poi uscii velocemente dal bagno.
 
Decisi di rimanere con lui fino a sera inoltrata. Il giorno dopo non c’era lezione e volevo essere sicura che non facesse altri casini.

“Allora, cosa vuoi vedere?" domandai, intenta a sbirciare nel mobiletto sotto la tv. C'erano migliaia di DVD tra cui scegliere. "Damon?", mi girai ma sul divano non c'era. Spuntò fuori solo qualche minuto dopo con un bicchiere di Barbon in mano. "Vuoi smetterla di bere? Ti sei appena ripreso. Vieni ad aiutarmi piuttosto" il mio tono di voce non permetteva repliche.
Lui mi raggiunse, poggiando il bicchiere sulla tv. "Che ne dici di intervista col vampiro?" propose ridendo. 
“Ah ah molto divertente. Sii più creativo ti prego".
“Ok. Vediamo mhmmm … Fright Night?" esclamò ridendo ancora una volta.
“Per me va bene” annuii decisa.
“Cosa? Lo sai che è sui vampiri anche quello vero?"
“Si, ma ho una cotta secolare per Colin Farrel, quindi va bene" lo guardai scuotere la testa in segno di resa.



Anche se avevo visto quel film un migliaio di volte, ero sempre contenta di riguardarlo. 
In poco tempo eccoci arrivati alla prima scena dove Colin Farrel faceva da protagonista. Cavoli se era bello! Un fisico pauroso e quei capelli scuri pieni di gel tirati indietro mi facevano sempre sospirare. Mi voltai verso Damon, tutto intento a fare il verso all’atteggiamento svenevole delle protagoniste verso Jerry il vampiro. Sorrisi tra me e me. In effetti mi aveva sempre affascinato quel tipo di uomo: moro, affascinante e con atteggiamento disinvolto. Forse era per questo che mi aveva colpito Damon. Lui e Colin avevano molti punti in comune.
D’un tratto mi sentii la spalla pesare e mi accorsi che si era appoggiato a me. Continuava a guardare il film e sembrava non dare minimamente peso alla cosa. Feci lo stesso. Stranamente mi sentivo più tranquilla in sua presenza. Era come se la sua aura da sexy vampiro avesse sempre meno presa. La cosa mi fece riflettere, distogliendo la mia attenzione dal film e anche … da ciò che successe dopo.

Damon mi aveva preso la mano, avvolgendo lentamente le sue dita nelle mie. “Ti sta piacendo il film?" mi chiese con voce bassa e calda. Non mi resi neanche conto che aveva avvicinato pericolosamente il suo viso al mio. Cercai di allontanarmi un po' e liberarmi dalla presa della sua mano, ma in tempo zero sentii le sue labbra sulle mie. Mi baciò appena, per poi concentrarsi sul mio collo. I baci diventarono sempre più profondi e io non sapevo bene cosa fare. Stava accadendo tutto troppo in fretta. Mi fece distendere sul divano e mi si mise sopra. Mi guardò con quei suoi penetranti occhi, ma stavolta non ebbero l’effetto di sempre.
“Damon cosa stai facendo?”
Ero confusa. Mentre mi baciava non riuscivo a pensare lucidamente. Avevo il viso in fiamme, ma cercavo di calmarmi ripetendomi che era quello che avevo sempre voluto.
Si tolse la maglietta e rimase a petto nudo. Gli baciai il collo e lui cominciò ad insinuarsi tra le mie gambe. Sentii la sua mano fredda che mi toccava la pelle sotto la maglietta, arrivando al mio seno.
“Sei bellissima” mi ripeté più e più volte mentre mi accarezzava ogni punto del corpo.
Tentai di lasciarmi andare, ma c’era qualcosa che stonava. Ero io. Una vocina dentro di me mi diceva di scappare via. Lui intanto mi baciava il collo e con una mano si avvicinò al mio reggiseno, desideroso di toglierlo.
“Damon basta così” non potei far finta di niente, non me la sentivo. Cercai di allontanarlo delicatamente, ma lui smise di baciarmi solo per guardarmi negli occhi.
“Tranquilla, so tutto” mi rispose con voce calda ed eccitata.
“Cosa vuoi dire?” continuai in allerta.
“So dei tuoi sentimenti per me. Mi guardi in un modo trasognato da quando ci siamo conosciuti, era difficile non notare cosa provassi per me”.
Avrei dovuto provare gioia, finalmente aveva capito ciò che provavo. Ma tutto quello che sentivo era fastidio, fastidio per l’espressione che aveva in quel momento. Come se avesse vinto un premio, era soddisfatto. Il suo sguardo strafottente e sicuro di sé dissolse l’ultima traccia dei sentimenti che avevo provato per lui fino a quel momento.
“Pensi che sia un gioco?” domandai seria.
Lui rise tirandosi indietro i capelli “beh ammetto che è stato molto divertente vedere Klaus agitarsi in quel modo”.
Mi misi seduta costringendolo a spostarsi. “Mi sorprende che te lo ricordi visto quanto eri ubriaco” esclamai sistemandomi la maglietta.
Rise di nuovo, stavolta maligno “non mi riferisco a oggi pomeriggio. Parlo della notte in cui quelle ragazze sono state aggredite”. Mi pietrificai al solo ricordo. Damon distolse lo sguardo e continuando a sorridere mi confessò che quel giorno aveva incontrato Klaus e gli aveva fatto credere che fossimo stati a letto insieme. Lui era impazzito e in un attimo di collera aveva fatto ciò che poi era venuto a confessarmi. Il cuore prese a battermi più velocemente e sentii gli occhi inondarsi di lacrime. Sai, questo modo di sentirmi...io... non lo provavo da tantissimo tempo. Ripensavo alle parole che mi aveva detto Klaus. Ti ringrazio.
Mi venne da vomitare. “Mi fai schifo” la mia voce era rotta dalle lacrime. Non solo aveva preso in giro i miei sentimenti, ma era stato crudele anche e soprattutto con quelli di Klaus. Sentivo mal di stomaco per la rabbia. Ripensavo a ciò che mi aveva detto Rebekah su Damon. Tremavo capendo finalmente quanto avesse ragione.
“Oh andiamo, non è successo niente di grave. Ci stavamo divertendo ricordi?”. Cercò di baciarmi attirandomi a sé, ma riuscii a spingerlo via con tutta la forza che avevo.
Damon finì a peso morto sul tavolinetto di vetro al centro del salone, rompendolo in mille pezzi.
Scappai.

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Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***


Corsi senza meta. Avevo il fiatone e non vedevo bene dove stavo andando. I miei occhi erano colmi di lacrime che non riuscivo a scacciare via. Mi accorsi con la coda dell'occhio di essere arrivata nel bosco. Continuai a correre, finché le mie gambe non cedettero per il troppo sforzo, atterrando con le ginocchia in mezzo alla terra. Il contraccolpo mi fece gemere per il dolore, ma non me curai molto. Una fitta di malessere mi pervase invece il petto.
Non so per quanto rimasi lì. Mi resi conto che aveva iniziato a piovere.
Alzai la testa verso il cielo e d’un tratto vidi il volto di Klaus. Pensai che fosse un’allucinazione finché non sentii le sue braccia avvolgermi e tirarmi su. Non avvertii più il terreno sotto ai piedi e capii che mi aveva preso in braccio.
In breve tempo mi fece sedere nella sua macchina e, sentendomi al sicuro, mi addormentai di colpo.

Quando mi risvegliai, sentii il caldo delle coperte avvolgermi. Mi stiracchiai con un senso di pace addosso. Guardai fuori dalla finestra. Era mattino. Ma .... un attimo, quella non era la mia finestra! Quella non era la mia casa! Mi misi velocemente seduta e mi guardai intorno. Non sapevo dove mi trovavo, sapevo solo che mi ci aveva portato Klaus.
Mi alzai e mi diressi verso la porta semichiusa di quella che per quella notte era stata la mia stanza. Mi affacciai in corridoio, ma non vidi nessuno.
Gironzolai un po' per la grande casa finché il mio occhio non fu attratto da una grande portafinestra. Guardando fuori mi accorsi del piazzale di pietra e in un attimo mi resi conto di essere a casa Mikaelson.
Addosso avevo i vestiti della sera prima, ma erano asciutti. Avvampai al pensiero che Klaus me li avessi tolti per asciugarli.
"Buongiorno bell'addormentata” una voce squillante mi paralizzò. Quando mi voltai vidi una vampira bionda che mi sorrideva. Era Rebekah. Cercai di salutarla in modo naturale, ma la voce mi si spezzò in gola. “Non essere così tesa, sono contenta di vederti”.
Mi prese sotto braccio e andammo insieme in cucina. Trovai una tavola imbandita. Uova strapazzate, bacon, toast imburrati, succo d’arancia, latte, ciambellone e tanto altro. Guardandomi intorno notai quanto grande fosse quella cucina e al confronto mi sentii una formica. Il mio sguardo si posò su una figura che ci dava le spalle. Quando si accorse di noi si voltò e potei ammirare un uomo alto, moro, con i modi eleganti, vestito come se dovesse partecipare a un galà.
“Buongiorno, spero che la colazione sia di tuo gradimento” posò lo strofinaccio e ci si avvicinò. Mi prese la mano e la baciò. “E’ un piacere conoscerti, mi chiamo Elijah, sono il fratello maggiore di Klaus.”
“Il piacere è mio. Sono Sam …” mi zittii non sapendo come presentarmi.
“Un’amica di Klaus” mi salvò Rebekah, indirizzando però al fratello uno sguardo eloquente.
“Ho preparato un po' di tutto non sapendo cosa preferissi”.
“Non dovevi disturbarti per me” risposi in imbarazzo.
“E’ stato un piacere. Beh adesso devo lasciarvi, spero che ci rivedremo presto” mi baciò nuovamente la mano e uscì di scena.
 
 
Dopo aver fatto colazione, cercando di mangiare più che potevo per rendere giustizia alle perfette maniere di Elijah, io e Rebekah andammo a sederci su una delle panchine nel meraviglioso piazzale in pietra.
Mi raccontò della casa, di quando era stata costruita e accertai la mia idea sul fatto che fosse sempre appartenuta alla loro famiglia. Appresi che una volta i fratelli Mikaelson fossero cinque, ma che uno di loro, Finn, era venuto a mancare. “A causa dell’amore”. La vampira disse solo questa frase. Elijah era il maggiore tra loro, poi c’erano Klaus, Kol e Rebekah.
Kol non era a Mystic Falls, ma li avrebbe raggiunti presto. Intanto lei ed Elijah si impegnavano più che potevano a sembrare normali cittadini. Oltre al lavoro di Rebekah come commessa per il negozio di moda dove ci eravamo incontrate, Elijah aveva trovato lavoro come avvocato. Con i suoi modi avrebbe convinto chiunque che ciò che diceva era la verità, ma lei mi svelò che c’erano state delle volte, poche ma comunque c’erano state, in cui il fratello maggiore aveva usato la compulsione. I casi che prendeva erano sempre per difendere gli innocenti e, per quanto fosse un vampiro leale, Elijah aveva usato comunque il suo potere. Non si era mai pentito, accrescendo l’ammirazione che Rebekah nutriva per lui.
Una cosa mi fu chiara. I vampiri, proprio perché in vita da tanti secoli, avevano un grado di rispetto e onore che gli umani non potevano neanche sognarsi di raggiungere.
Dopo circa un’ora che parlavamo sentii una porta chiudersi in lontananza. Quando vidi Klaus venirmi incontro avvertii un turbinio di emozioni. Non ero mai stata così contenta di vederlo, e non ne conoscevo il motivo. O forse sì.
“Mi dispiace, mi sono dovuto assentare. Spero che i miei fratelli non ti abbiano fatto venir voglia di scappare” esclamò guardando la sorella di sottecchi.
“Al contrario, sono stati davvero carini con me” risposi sorridendo. Lui mi guardò come se non potesse credere a ciò che avevo detto e poi fece cenno a Rebekah di levarsi di torno. Lei fece una finta faccia arrabbiata e lui sorrise.
Si sedette vicino a me dandomi un bacio sulla guancia. “Come stai?” chiese premuroso.
“Bene” la mia voce tradiva quanta serenità sentissi in quel momento.
“Cos’è successo ieri sera?”
Eccola. La domanda a cui non volevo rispondere. In un attimo il mio umore peggiorò. Distolsi lo sguardo da lui, spostandomi i capelli dietro l’orecchio. Di solito lo facevo quando volevo evitare un argomento e lui parve capirlo. Mi prese delicatamente il polso e mi fece voltare verso di lui. “Dimmelo” i suoi occhi quasi mi supplicavano. Mi resi conto di averlo fatto preoccupare. Perciò mi feci coraggio.
“Quando mi hai trovato stavo correndo via da casa dei Salvatore. Poco prima avevo visto un film con Damon ed è successo qualcosa tra noi” mi tenni sul vago. Rimase in attesa. Avrei dovuto dirgli tutto. “Beh, mi ha raccontato della notte in cui hai aggredito quelle ragazze”. Mi lasciò il polso e distolse lo sguardo. “Mi ha detto il motivo per cui l’hai fatto. So che è stato lui ad aizzarti. A tal proposito volevo dirti che …”
“Non serve. Non voglio parlare del perché mi sono comportato così. Mi pento ancora oggi di averlo fatto”. I suoi occhi non mi guardavano, volevo che sapesse la verità.
In un impeto di disperazione gli presi il viso tra le mani e lo costrinsi ad ascoltarmi. Rimase sorpreso, perché non disse una sola parola. “Non c’è stato niente quella sera tra me e Damon, ciò che ti ha raccontato è una bugia”. Lasciai la presa. Lui mi fissava spaesato. “L’ho scoperto ieri sera dopo aver guardato il film con lui”. Adesso arrivava la parte peggiore. Decisi di tenere il suo sguardo perché volevo che capisse i miei veri sentimenti. “Voglio raccontarti tutto Klaus. Damon mi ha baciata e voleva andare oltre” i lineamenti del suo viso si erano irrigiditi. “Credevo fosse quello che volevo e all’inizio ho ricambiato” distolsi lo sguardo un momento, per respirare “c’era però qualcosa che non funzionava. Ero io. Non volevo farlo e gli ho detto di fermarsi” tremavo leggermente ripensando a ciò che era successo. “E’ allora che mi ha raccontato tutto. Che aveva sempre saputo cosa provassi per lui e soprattutto cosa provassi tu e di come aveva calpestato i tuoi sentimenti!” avevo alzato leggermente la voce. “In più mi guardava come se avesse vinto contro di te, come fosse il suo gioco” cercai di controllarmi. “Alla fine l’ho spinto via e me ne sono andata”. Quando tornai a fissarlo Klaus mi guardava con un’espressione indecifrabile. Era un misto tra rabbia e tristezza. Si alzò senza dire una parola.
Mi dava le spalle e per la prima volta non sapevo a cosa pensasse.
Passarono secondi che parvero ore. Lui sembrò ridestarsi dallo stato in cui era. Vidi la sua mano chiudersi in un pugno e irrigidirsi sempre di più. “Non merita di vivere” pronunciò quelle parole con una voce che non avevo mai sentito. Sembrava provenire dall’oltretomba e capii che stava per accadere il peggio. Mi alzai e mi posizionai davanti a lui. Aveva gli occhi più neri della volta scorsa, stavolta delle vene del medesimo colore si diramavano tutto intorno. Il suo respiro era pesante e sembrava non vedermi nemmeno. Era quella la modalità vampiro killer di cui mi aveva parlato Rebekah.
Klaus sarebbe andato ad uccidere Damon se non facevo qualcosa.
Mi feci guidare dal cuore e avvicinai il mio viso al suo. “Klaus” i nostri nasi erano molto vicini. “Klaus mi senti?”. Rebekah mi aveva raccontato anche cosa era successo a quelli che avevano provato a fermare un vampiro in quello stato. Per farla breve, non erano sopravvissuti per raccontarlo. Ma io non potevo vederlo così a causa mia. Gli presi il viso tra le mani e chiusi gli occhi. “Non devi farlo per me. Io sto bene. Ascoltami. Quando mi hai trovato a terra tra le lacrime, beh, non stavo così per Damon. Era a te che pensavo.” Sentii che la voce stava pian piano cedendo. “Pensavo a come ti avesse fatto soffrire. Mi ha ucciso pensare che la causa di ciò che provavi fossi io. Non merito di avere questo potere su di te e neanche lui. Mi hai dimostrato i tuoi sentimenti così tante volte e io lì a pensare a Damon. Perdonami. Non mi sono mai sentita così al sicuro come ieri, quando mi hai preso in braccio e mi hai portata in salvo. Lui non si merita tutta questa importanza. Non è successo niente Klaus”, parlavo a ruota libera, piangendo sempre di più. Non riuscivo a fermarmi.
Solo quando sentii qualcosa toccare il mio naso aprii gli occhi. Klaus mi guardava con la sua espressione di sempre. Mi asciugò le lacrime e mi abbracciò. Ricambiai nascondendo il viso tra le sue braccia. “Non piangere per me Sam, ti prego”. Mi accarezzò la testa come faceva sempre. “Guarda che così mi illudo”. Lo sentii sorridere lievemente.

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Capitolo 21
*** Capitolo 21 ***


Quella sera rimasi a casa di Klaus. Rebekah insistette che rimanessi a cena e non potei rifiutare.
Sentendo che avevo origini italiane aveva preparato una cena all’insegna della tradizione del bel paese: teglie di lasagna al pesto, pollo all’aceto balsamico con patate al forno e una torta al cioccolato che aveva creato quel pomeriggio con il mio aiuto.
L’acquolina in bocca si sprecava.
“Bene, allora mangiamo” esclamò Klaus. Ci eravamo seduti a tavola, io, lui e Rebakah. Feci per iniziare, ma mi fermai vedendo Rebekah che temporeggiava. Sembrava in attesa. Quando sentì il rumore della porta le si illuminarono gli occhi.
Dei passi avanzarono verso di noi. Scorsi la figura di Elijah seguita da un altro ragazzo che non avevo mai visto. La differenza tra loro era evidente, non solo per l’età, ma anche per l’abbigliamento e la postura. Da una parte c’era Elijah con i capelli impomatati che indossava un completo da tribunale all’ultima moda, dall’altra il ragazzo con i capelli un po' spettinati, t-shirt bianca e giacchetto sportivo grigio, con pantaloni stretti neri. Notai subito il suo sguardo furbo posarsi su di me.
“Quando sei tornato?" fece Klaus alzandosi.
"Poco fa. Elijah mi è venuto a prendere” rispose lo sconosciuto. Si abbracciarono con puro affetto. Rebekah li guardava con un’espressione dolce.
In poco tempo i due ragazzi furono accanto a me. Mi alzai anche io, andando vicino a Klaus.
“Sam, questo è mio fratello Kol".
“Piacere, Sam" dissi un pò impacciata. Elijah mi aveva baciato immancabilmente la mano, mentre Kol me la strinse, indirizzandomi un sorriso furbetto.
“E’ davvero uno schianto fratello, complimenti" rise.
“Smetti di sbavare e mettiti seduto" lo rimproverò lui. La mia faccia nel frattempo era diventata più rossa di un peperone.

Non mi aspettavo che quella cena potesse essere tanto allegra. Sapevo che Klaus non andava molto d'accordo con la sua famiglia, ma sembrava che quella sera invece andassero d'amore e d'accordo; ero davvero felice per lui.
Finito di mangiare aiutai Rebekah a sparecchiare e poi uscii in balcone per prendere una boccata d’aria fresca. Lì ci trovai Klaus.
Era appoggiato al davanzale in marmo. Il vento gli scompigliava i ricci biondo rame. Andai a mettermi vicino a lui. Appena mi vide mi sorrise.
“Sono stata davvero bene stasera. Hai una famiglia dolcissima”
“Sono contento, anche se … dolcissima?” esclamò lui ridendo di gusto "siamo vampiri originali e io sono anche mezzo lupo mannaro. Non ci definirei esattamente dolcissimi".
Lo guardai con disappunto. “Sì che lo siete. La vostra natura vi ha costretti a fare cose di cui non andate fieri, ma nella vostra umanità siete davvero delle belle persone” risposi convinta. “Sei davvero incredibile... e io sono uno stupido" affermò sorridendo tra sé e sé.
"Perché?”
"Perché mi sono innamorato di una persona tanto meravigliosa che non merito" disse guardandomi dolcemente. Poi si avvicinò e lentamente mi prese il volto tra le mani. Arrivò con le sue labbra ad un palmo dalle mie, ma non mi baciò. Intanto io ero arrossita eccessivamente. “Vorrei tanto baciarti … ma non sarebbe giusto” mi accarezzò delicatamente la guancia. “Il che è ironico, perché io non faccio mai la cosa giusta" sorrise.
Il cuore stava per uscirmi dal petto e se non si fosse allontanato poco dopo le gambe mi avrebbero ceduto. Lo seguii con lo sguardo mentre rientrava in casa. Mi toccai le labbra, sentendo un senso di insoddisfazione. Ricordai quando mi aveva baciato e desiderai provare di nuovo quella sensazione.
Arrossii ancora più violentemente quando mi resi conto di ciò che provavo.
 
 
Quella notte dormii molto poco. Avevo deciso che sarei andata a casa Salvatore per chiarire la faccenda con Damon. Avrei inoltre preteso le sue scuse. Il nostro gruppo si era diviso già abbastanza con il suo comportamento verso Stefan ed Elena, almeno la nostra situazione dovevamo chiarirla.
Arrivai davanti alla porta d'ingresso un po' agitata. Non avevo idea di cosa fosse successo dopo che me ne ero andata.
Suonai il campanello e con mia sorpresa ad aprirmi fu Elena. Ci guardammo per un attimo senza sapere cosa dirci.
“Ciao Elena. Ma…" la mente tornò al biglietto lasciato da Stefan “che ci fai qui? Tu e Stefan non eravate in montagna?” domandai sospettando che fosse successo qualcosa.
“Sì, siamo stati due giorni, ma poi Stefan ha ricevuto un messaggio da Matt. Gli ha detto che dei colleghi gli hanno riferito che tu e Damon siete stati al grill. Allora è voluto partire subito”. Il suo tono di voce faceva intendere che fosse dispiaciuta di quel rientro improvviso. Istintivamente la abbracciai. “Non preoccuparti, si risolverà tutto vedrai”. Ricambiò l’abbraccio facendosi uscire qualche silenzioso singhiozzo. Probabilmente non voleva farsi sentire da Stefan. Sospettavo però che lui sapesse cosa passasse nella mente della sua ragazza.
“Damon è qui?” chiesi dopo aver sciolto l’abbraccio. Lei annuì e mi condusse in cucina. Lì trovai uno Stefan infastidito come non lo avevo mai visto. Era in corso una conversazione in cui un annoiato Damon, seduto al tavolo della cucina, non sembrava voler partecipare.
“Ciao Stefan” dissi entrando in cucina, seguita da Elena. Lei non sembrava volersi impicciare della questione, ma io sì. Da quando la mia infatuazione per Damon era svanita, riuscivo a vedere le cose più lucidamente e a capire che stava commettendo una cavolata dietro l’altra.
Stefan era sorpreso di vedermi, ancor di più quando mi vide rivolgermi direttamente al fratello.
Quando il vampiro mi vide non batté ciglio. Nella sua posizione io mi sarei per lo meno vergognata, ma ormai sapevo com’era fatto.
 
“A quanto pare hai di nuovo rovinato i piani a tuo fratello. E ora te ne stai qui con l’aria di sufficienza mentre lui cerca di recuperarti ancora una volta”. La mia voce era irriconoscibile. Era dura, quasi sprezzante. Lo sguardo del vampiro sembrò mutare. Un’ombra di rabbia si stava facendo strada. Sembrava che non amasse vedere i suoi errori messi in luce. Non mi feci intimidire e continuai.
“Credo che tu non gli abbia raccontato cosa mi hai fatto l’altra sera”. Sentii gli occhi di Elena e Stefan su di me. “Beh dovete sapere che Damon ha sempre saputo dei miei sentimenti per lui, ebbene sì. Ho fatto l’errore madornale di prendermi una cotta per lui” dissi platealmente guardandoli uno alla volta. Poi tornai a guardare lui. “Questo non gli ha impedito di cercare di portarmi a letto come mero oggetto senza significato” il mio sguardo era di ghiaccio.
“Che cosa?” Stefan fece per avvicinarsi nervosamente a Damon ma io lo bloccai con la mano.
Nel frattempo sentii la porta di casa sbattere e con la coda dell’occhio vidi Bonnie e Caroline.
“Cosa sta succedendo?” domandò la bionda preoccupata.
“Oh niente, stavo solo raccontando di come Damon abbia cercato di portarmi a letto come fossi un gioco”.
Nessuno parlò. Io continuai imperterrita “sai prima dell’altra sera non mi ero resa conto di quanto i tuoi comportamenti potessero essere tossici per quelli che ti stanno intorno. Non so davvero come abbia fatto tuo fratello a rimanerti accanto per tutti questi anni” la mia risata era amara. Intanto vedevo il volto di Damon irrigidirsi sempre di più. Forse era stupido da parte mia far arrabbiare un vampiro, ma la verità e il dolore uscivano senza freni. “Non solo, mi ha anche raccontato della notte in cui Klaus ha attaccato quelle ragazze nel bosco. Dovete sapere che è stato Damon ad aizzarlo, dicendogli che eravamo stati a letto insieme. Aveva capito quanto Klaus tenesse a me e voleva farlo soffrire. Perché? Perché si è sentito autorizzato a calpestare i sentimenti di un’altra persona dal momento che, beh, i suoi non sarebbero mai stati corrisposti”. La mia voce si stava facendo sempre più sottile e il mio tono accusatorio.
Spostai lo sguardo su Stefan, Elena, su Caroline e su Bonnie. Nessuno osava fermarmi. Conoscevano Damon da più tempo di me e sapevano cosa fosse in grado di fare. I loro occhi erano arrabbiati e tristi. Vidi delle lacrime sul viso di Caroline. Erano giorni che non parlavamo e mi sentii terribilmente in colpa per averla lasciata fuori dalla mia vita in quel modo.
Scacciai quel pensiero, ci avrei pensato dopo. Tornai a concentrarmi su Damon. Volevo fargli male come lui aveva fatto a me e Klaus.
“Un po' mi dispiace per te Damon” lui mi fissava in allerta. “Dopo Katherine, anche Elena ha preferito tuo fratello”.
Fu un attimo. Il vampiro sparì dal mio campo visivo per riapparire a pochi metri da me. Mi resi conto che la sua rabbia era scoppiata e per un attimo temetti che mi avrebbe uccisa. Chiusi istintivamente gli occhi. Avvertii una ventata gelida sul mio viso e poi più niente.
Aprii piano le palpebre e il mio cuore ebbe un sussulto. Il profumo di Klaus mi avvolse. Era davanti a me. Aveva bloccato l’attacco di Damon afferrandolo con forza per il braccio. Mi aveva salvato la vita.
La sua voce proveniente dall’oltretomba proferì poche parole “se provi a toccarla ti uccido”.

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Capitolo 22
*** Capitolo 22 ***


Il tempo sembrò fermarsi per qualche istante, per poi riprendere a scorrere normalmente. Klaus era davanti a me, immobile, con il braccio di Damon ancora nella sua salda presa. L’altro non si muoveva. Non riuscivo a vedere la sua espressione perché la schiena dell’ibrido mi copriva la visuale.
Dopo le parole di Klaus, nella cucina dei Salvatore era piombato un silenzio di tomba.
Qualche secondo più tardi la scena sembrò rianimarsi. Damon si liberò e arretrò di qualche passo. I suoi occhi neri tornarono normali, ma la sua espressione rimase di totale odio per essere stato interrotto.
Klaus si voltò verso di me e sembrò esaminarmi velocemente. “Non vedo nessuna ferita. Per fortuna stai bene”. Non dissi niente, d’istinto appoggiai la mia testa sul suo petto. Smisi di tremare solamente quando sentii la sua dolce carezza tra i capelli. “Ci sono io adesso”.
Il senso di pace che sentivo durò poco, perché sentii la voce arrabbiata di Stefan che rompeva il silenzio.
“Ti sei impazzito Damon?!”. Mi affacciai oltre la figura di Klaus. “Cosa volevi fare eh?” intanto lo spintonava “volevi ucciderla?! Ma cosa diavolo ti prende!”. Stefan era fuori di sé. Damon sembrò rendersi conto di aver fatto l’ennesimo errore; la sua espressione si addolcì e da rabbiosi i suoi occhi passarono a tristi. Non disse niente, ciò che fece fu andare a sedersi dove era prima, abbassando lo sguardo sul tavolo.
Le ragazze mi si avvicinarono e mi chiesero come stavo. Le tranquillizzai, rivolgendo spesso lo sguardo su Klaus. Lui mi sorrideva rasserenato, ma sentivo che la sua rabbia non si era dissolta del tutto. Infatti poco dopo si voltò verso Damon, avvicinandosi di qualche passo.
“Ti avverto Salvatore, se provi a rifare del male a Sam o a me, stavolta non vivrai per raccontarlo”. Il vampiro rimase impassibile, ma capimmo che aveva ricevuto forte e chiaro il messaggio.
Klaus mi prese per mano e mi portò un po' lontano dagli altri. “Senti io me ne vado” disse a bassa voce “non sopporto di stare ancora vicino a quell’idiota” esclamò guardando in direzione di Damon. Annuii debolmente, un po' triste al pensiero che ci saremmo divisi. Lui sembrò leggermi nel pensiero. “Vuoi venire con me?”. I miei occhi risposero per me, perché lui mi sorrise. “Ok allora”.
Rivolsi un cenno agli altri e loro capirono. Stavamo per uscire di casa quando Stefan ci venne dietro. “Ehi” ci girammo. “Grazie per averla protetta Klaus. Teniamo molto a lei e anche tu a quanto pare … prenditene cura”.
Lui annuì “Ci puoi contare, Ripper”. Si sorrisero a vicenda, un lampo negli occhi riaccese per un attimo la loro antica amicizia.
Salii sulla macchina di Klaus con il cuore più leggero.
 
Durante il viaggio non facevamo altro che sorriderci, apparentemente senza senso.
Mi portò al parco dove ci eravamo incontrati dopo la prima volta a casa Salvatore. Sembrava non esserci nessuno in giro, probabilmente perché il cielo non era dei migliori e sicuramente di lì a poco avrebbe cominciato a piovere. Camminammo sereni fianco a fianco senza dirci granché, finché non ci sedemmo ad una delle panchine.
“A cosa stai pensando?” mi disse ad un tratto. I lineamenti del suo viso non erano totalmente rilassati come fino a poco prima.
“A niente perché?” risposi incuriosita.
“Non vorrei che fraintendessi quella frase”
“A quale frase ti riferisci?” ribattei realmente confusa.
“Sai quel "prenditene cura" tra me e Stefan”. Continuava a guardarmi leggermente a disagio.
Arrossii abbassando lo sguardo. “Non mi ero immaginata niente, non ti preoccupare” la mia voce tremava un po' per l’imbarazzo.
“Ho risposto di getto, ma non mi aspetto niente da te. Anzi a volte penso di essere andato troppo oltre con il mio comportamento”
“Non hai fatto niente di sbagliato!” alzai troppo la voce tanto che lui mi guardò sorpreso. Ridemmo entrambi e l’atmosfera parve rasserenarsi.
Mi alzai e mi voltai verso un punto non lontano da noi. Klaus mi seguì con lo sguardo e sorrise. “Ti ricordi? Lì è dove ci siamo incontrati, stavi dipingendo quel bellissimo quadro. Sembra passato un secolo, quante cose sono cambiate”. Annuì sorridendo.
Il cuore prese a battermi velocemente, quello sembrava il momento giusto. Inspirai ed espirai, girandomi nella sua direzione. Il suo sguardo era ancora perso nel ricordo, il suo sorriso fu contagioso.
“Klaus devo dirti una cosa”. Mi guardava ora curioso. I suoi occhi erano bellissimi, le sue labbra erano bellissime, tutto di lui era meraviglioso. “Ecco, io …” una strana sensazione mi fece fermare. Toccai la punta del mio naso e sentii che era bagnato. Alzai gli occhi verso il cielo e capii che stava per piovere.
“Guarda, ripariamoci lì” mi fece lui, indicandomi un gazebo.
Corremmo in quella direzione mentre la pioggia aumentava e ci bagnava i vestiti. Non l’avevo mai visto, probabilmente l’avevano costruito da poco. Era fatto di legno con delle rose intarsiate sul tetto. Davvero carino.
Ripresi fiato e mi strizzai la punta dei capelli fradici. Quando mi voltai verso Klaus vidi che stava facendo lo stesso con la sua maglietta bianca alla corsara. Il mio sguardo andò ai contorni del suo petto muscoloso che si intravedeva sotto e arrossendo posai gli occhi di nuovo sui miei capelli.
“Cavoli non ci voleva, tutto bene Sam? Ehi ma stai tremando”
“No, va tutto bene” non feci in tempo a continuare che mi ritrovai la figura di Klaus che mi avvolgeva da dietro la schiena. Sentivo il suo respiro sul collo mentre mi cingeva la pancia e il petto con le sue braccia. Le sue mani erano chiuse in un pugno leggero e questo, per quanto stupido fosse, mi ricordò ancora una volta che era un vero gentiluomo. “Stai più calda così? Oh cavolo mi scordo sempre che non sono più caloroso come una volta”
Le sue battute sull’essere un vampiro mi facevano ridere ogni volta e presa dal momento mi voltai ritrovandomi molto vicino al suo viso. “Per me va bene così” esclamai dolcemente. Lui mi sorrise e le nostre labbra si incontrarono così naturalmente che qualsiasi pensiero si fermò. Ci fu un solo momento in cui lo sentii cercare di allontanarsi, ma poggiando una mano dietro la sua nuca lo ricondussi a me. Non volevo lasciarlo andare e lui parve arrendersi al mio volere, perché posò le mani sui miei fianchi e mi tenne ben salda. Il nostro bacio da dolce divenne più profondo finché non ci bastò più e le nostre lingue si incontrarono. Cominciammo ad ansimare, era come se quel bacio appassionato fosse stato atteso per troppo tempo. Misi le dita fra i suoi capelli e lui cominciò ad accarezzarmi la schiena, sentivo così tanto calore che pensai di prendere fuoco. Quando la sua bocca si spostò sul mio collo lo sentii allontanarsi di colpo e prendere dolcemente il mio viso tra le mani per fermarmi.
“Okay, no. Non va bene così”, mi guardava ancora ansimando con un’aria stravolta. Cominciai a ridere per l’espressione strana che aveva. “Voglio dire” trattenne un sorriso “che non è il posto giusto e …” divenne semiserio “non so cosa significa per te”.
Lo guardai rendendomi conto che non avevo mai parlato chiaro con lui. “Ehi non volevo dire niente di strano, quello che stava accadendo mi piaceva molto, ma …”
Gli misi una mano sulle labbra e lui smise di parlare “hai ragione” spostai il mio sguardo verso la pioggia. Era aumentata ma dovevamo andare in un posto più appartato e parlare. “Andiamo a casa mia” gli risposi decisa. Lui annuì e dopo aver fatto una corsa verso la sua macchina, partimmo.

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Capitolo 23
*** Capitolo 23 ***


Entrammo in casa correndo. Eravamo più zuppi di prima. Proposi a Klaus di darmi i suoi vestiti e andai a metterli insieme ai miei nell’asciugatrice. Rimanemmo entrambi in biancheria intima e per cessare l’imbarazzo ci sedemmo sul divano coperti dal plaid, asciugandoci i capelli con degli asciugamani.
“Ora possiamo parlare” esclamai solenne. Lo vidi mettere da parte l’asciugamano e guardarmi. “Mi sono resa conto di non averti mai detto ciò che provo realmente, ma solo perché fino a poco tempo fa ero confusa riguardo i miei sentimenti”. Annuì leggermente e attese che continuassi. “All’inizio come sai mi ero presa una cotta per Damon e pensavo che in qualche modo saremmo potuti stare insieme. Mentre pensavo a lui in maniera romantica, c’eri tu che con le tue avances mi confondevi e mi hai fatto sempre più dubitare delle mie emozioni”. A quel punto Klaus stava per dire qualcosa, probabilmente voleva scusarsi, ma non volevo quello da lui. “Non dire niente ti prego” ripresi fiato, ero un po' agitata “più il tempo passava e più ciò che provavo cambiava. Le tue attenzioni mi rendevano felice” continuai nella più totale sincerità. L’espressione di Klaus si addolcì. “Quando poi ho scoperto come fosse in realtà Damon, dopo che mi aveva detto che era innamorato di Elena e ancor di più quando ho capito che ti aveva fatto del male, i miei sentimenti ormai deboli per lui sono totalmente svaniti.” Afferrai il plaid per farmi coraggio. “I momenti passati con te, nella tua casa, con la tua famiglia … sono stati i più belli che potessi desiderare” delle lacrime uscirono senza che potessi fermarle. Cominciai a vedere Klaus attraverso un filtro annebbiato, ma cercai di toglierle con il dorso della mano per continuare. “Quello che sto cercando di dire è che non so quando è successo, non so come, non so perché ma … mi sono innamorata totalmente di te”. A quel punto non vidi più la sua figura, le lacrime avevano ripreso a scorrere. L’unica cosa che avvertii fu il suo abbraccio. Mi accarezzava la testa come faceva sempre.
“Non pensavo che avrei mai sentito queste parole. Sono felice”.
 
 
Non ho idea del tempo che rimanemmo stretti, so solo che lui continuava a dirmi cose talmente dolci all’orecchio che pensavo non avrei più smesso di piangere.
Quella sera mangiammo una pizza e rimanemmo sul divano a parlare. Mi raccontò di quando era piccolo, dei momenti felici passati con i suoi fratelli prima della trasformazione. Decidemmo di guardare un film e verso mezzanotte lui si tolse il plaid e si alzò. Il suo fisico muscoloso mi fece arrossire.
“Dove sono i vestiti?” mi chiese.
Mi alzai con il plaid ancora addosso. Mi avvicinai e mi appoggiai al suo petto. “Vuoi andare via?” chiesi a mia volta.
“Vuoi che vada via?” rispose di rimando.
Sorrisi. “No”. Mi abbracciò dolcemente e mi strinse a sé. “Se vuoi puoi rimanere stanotte” dissi in un totale stato di trance. Il suo profumo mi avvolgeva.
“Se rimango sai cosa significa”. All’improvviso mi prese in braccio e per non cadere mi ressi al suo collo. Camminò fino a raggiungere la camera da letto. Mi posò lì e mi si mise sopra. Mi baciò inaspettatamente per poi guardarmi. Il suo sguardo furbo mutò in un sorriso. “Sarebbe un onore dormire con te” esclamò dandomi un bacio sulla fronte. “Cosa c’è?” mi chiese prendendomi in giro. Il mio sguardo era troppo sincero.
Arrossi e mi coprii la faccia con il plaid. “Niente”. Mi fece il solletico e riuscì a togliermi lo scudo. Lo gettò all’altro capo del letto. Ecco l’imbarazzo evitato per tutta la sera. Eravamo seminudi, lui sopra di me, il mio cuore che martellava nel petto.
“Cos’è quello sguardo deluso?” mi chiese lentamente. La sua voce era dolce e calda.
“Io … voglio …” sentivo il viso in fiamme. Ansimai lievemente quando Klaus cominciò a baciarmi il collo.
“Voglio che me lo dici” i suoi occhi incontrarono i miei. Mi accarezzò i capelli. “Devo essere sicuro che tu lo voglia come lo voglio io”. Il cuore si calmò di colpo. Voleva solo assicurarsi che stessi bene e lo volessi fare con lui. Non era come Damon, non era come nessun ragazzo che avessi mai incontrato. Era unico. Il mio Klaus.
“Voglio fare l’amore con te Klaus Mikaelson” dissi accarezzandogli il viso.
Tornammo a baciarci, prima con dolcezza, poi con passione sempre crescente. Non avevo una grande esperienza con i rapporti fisici, ma lui non me lo fece pesare per niente. Ebbi un sussulto quando cominciò a toccare il mio seno, prima con le mani, poi con la bocca. Con il reggiseno già slacciato ci concentrammo sugli slip, che ci togliemmo a vicenda. I baci divennero sempre più di fuoco. Sentivo Klaus ansimare, il suo volto aveva un’espressione di puro piacere. Gli infilavo le dita tra i capelli come se fossero l’unico appiglio di salvezza. Quando si introdusse dentro di me persi totalmente la ragione. I suoi movimenti regolari mi fecero venire i brividi. Le mie gambe lo avvolsero come se non volessero più lasciarlo andare. Ancora una volta pensai che avrei preso fuoco, sentivo un calore risalire pian piano fino alla punta dei capelli. Le nostre voci si mescolavano nell’eccitazione del momento. Lo vidi ansimare nuovamente quando gli accarezzai il fondoschiena. I nostri occhi continuavano ad incontrarsi, la sola vista dei nostri volti provocavano piacere all’altro. Il tocco di Klaus rimase sempre dolce, ma deciso.
Ero completamente tranquilla, tra le braccia del mio bellissimo vampiro.

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Capitolo 24
*** Capitolo 24 - Epilogo ***


Il liceo era ormai finito. Una volta preso il diploma io e Klaus decidemmo di partire insieme. Prima però riuscii a rimettere le cose a posto con i miei amici; anche con Damon non andò affatto male. Finalmente capì i suoi sbagli e decise di viaggiare per il mondo con l’augurio di tutti noi di trovarsi una ragazza libera con cui stare.

Per quanto riguarda la famiglia Mikaelson ovviamente tenemmo i contatti. A volte Elijah aveva dei casi in diversi paesi, ormai era davvero richiesto, e questo ci permetteva di incontrarci. Kol aveva deciso di diventare infermiere, a detta del fratello per avere sangue gratis; secondo me invece l’atteggiamento del vampiro nascondeva più sensibilità di quanto volesse far credere. Rebekah invece, beh, aveva cominciato a frequentare un ragazzo assunto da poco nel negozio dove lavorava e le cose sembravano andare a gonfie vele, anche perché scoprì che il ragazzo era un vampiro come lei.
Io e Klaus abitammo un periodo a New York, poi a Stoccolma e per ultimo a Cardiff. La nostra intenzione era di viaggiare, insieme. Nelle città che visitavamo il mio amato vampiro organizzava delle mostre che andavano sempre meravigliosamente. Il suo talento venne riconosciuto sempre più ad ampia scala. Per quanto riguarda me, mi dilettavo a creare delle presentazioni dei suoi lavori tramite video e locandine e intanto continuavo a scrivere il mio giallo. L’avevo iniziato anni prima e decisi di riprenderlo. Le leggende di Mystic Falls, le città che visitavamo, l’entusiasmo di Klaus ad ogni idea che condividevo erano fonte di grande ispirazione. L’artista e la scrittrice, non era affatto male.
 
“L’avresti mai detto che avremmo vissuto tutto questo?”. Eravamo nudi nel letto del nostro bellissimo appartamento. Avevamo fatto l’amore e ce ne stavamo rannicchiati sotto il piumone. Klaus guardava il soffitto sorridendo, io lo ascoltavo con gli occhi chiusi appoggiata sul suo petto.
“No, ed è fantastico” risposi nella più completa pace dei sensi.
Lo sentii muoversi, mi prese dolcemente il viso e poggiò la testa sul cuscino. I nostri sguardi erano alla stessa altezza. Erano mesi che ci guardavamo come se ci fossimo appena conosciuti e lo adoravo.
Mi accarezzò i capelli e sorrise. “Ti renderò felice, finché lo vorrai”.
Mi avvicinai e feci sfiorare i nostri nasi. “Oh sì, dovrai avere taaanta pazienza allora”.
Ridemmo e ci baciammo.
Quella vita era ciò che avevo sempre voluto.
Trasferirmi a Mystic Falls era stata la scelta più giusta che potessi fare.
Mentre mi accoccolavo al mio bel vampiro pregai che tutto ciò che stavo vivendo e provando non finisse mai.

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