La cosa giusta di Rinalamisteriosa (/viewuser.php?uid=52428)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una torcia che fa strada nel buio ***
Capitolo 2: *** Musica classica che fa da sottofondo ***
Capitolo 3: *** Una lampadina che si accende a intermittenza ***
Capitolo 4: *** Cancello del parco ***
Capitolo 5: *** Tendone del circo ***
Capitolo 6: *** È soltanto uno che fa la cosa giusta ***
Capitolo 7: *** Rifilare una scusa ***
Capitolo 1 *** Una torcia che fa strada nel buio ***
Doc
Titolo:
La
cosa giusta
Fandom:
Shadowhunters (libri)
Premessa:
Si tratta di una pseudo Police!AU divisa fra drabble e flashfic. Queste
originariamente facevano parte della mia raccolta dedicata alla meravigliosa
bromance Heronstairs pubblicata sul forum Torre di Carta (e da oggi presente su
EFP), finché non ho optato per riunirle in una raccolta a parte
=)
Aggiornamento
ogni tre giorni finché non finiscono quelle già scritte.
Spero
vi piaccia <3
*
Prompt:
3.
Una torcia che fa strada nel buio
Numero
parole:
346
Nota:
Prima flash. William-centrica. Breve comparsa di Ella
Herondale.
Iniziativa:
«4 DAYS - t e
m a: angst&noir - II° Edizione».
Si muovevano,
sereni e ignari, all’interno del centro commerciale di Cardiff quando
successe.
Lui e sua
sorella Ella Herondale erano stati presi in ostaggio da un folle armato di
pistola che voleva fare una rapina, scegliendo proprio il negozio di giocattoli
in cui stavano girando. William, che già a dodici anni comprendeva che quello
fosse un crimine, aveva lanciato addosso al ladro la bambola bionda che Ella
voleva regalare a Cecily. Il ladro però si era arrabbiato sparando un colpo che
aveva ferito gravemente sua sorella, la quale nel frattempo si era
tempestivamente spostata per proteggere suo fratello minore. Il dodicenne gridò
per lo shock di vedere il sangue macchiare la maglietta della sorella: urlò con
quanto fiato aveva in gola, tenendola stretta a sé, mentre un agente della
sicurezza, richiamato dalle sue grida, venne dentro a disarmare e ad arrestare
quel criminale.
Purtroppo per
Ella non ci fu nulla da fare: morì poco dopo, mentre la vita abbandonava i suoi
occhi chiari e le guance di Will erano inondate di lacrime. Tutta la famiglia
invero soffrì per quella perdita ingiusta, ma lui di più perché pensava fosse
tutta colpa sua se Ella non poteva vivere, se la sua risata non avrebbe più
contagiato nessuno, se il suo altruismo e la sua generosità sarebbero stati
dimenticati, sepolti sotto gli strati foschi del tempo che passava inesorabile.
A distanza di
cinque anni dalla sua morte, William prese una decisione importante. Giurò sulla
sua lapide che sarebbe diventato un poliziotto, lavoro che lei sognava di
svolgere da grande - se fosse diventata adulta. L’avrebbe fatto a modo suo,
pensò. Avrebbe catturato tutti i cattivi dopo averli ingannati, con l’intento di
coglierli in flagrante spacciandosi per uno di loro, assumendo un’identità
diversa, un po’ come gli agenti segreti. Conosceva già la persona giusta che
nell’eventualità dell’attuazione avrebbe fatto da tramite tra lui e la polizia,
rendendo possibile il suo progetto rischioso.
Sua sorella Ella
sarebbe stata una torcia che fa strada nel buio in cui si sarebbe immerso per
permettere che il bene, sempre e comunque, trionfasse sul
male.
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Capitolo 2 *** Musica classica che fa da sottofondo ***
Doc
Prompt:
9.
Musica classica che fa da sottofondo
Numero
parole:
280
Nota:
Seguito della flash precedente. Jem-centrica.
Iniziativa:
«4 DAYS - t e m a:
angst&noir - II° Edizione».
Le
note struggenti e delicate di Chopin riempivano l’ambiente confortevole del suo
ufficio, proveniente da un antico giradischi appartenuto forse al nonno
paterno.
James
Carstairs, detto Jem, era in servizio altrimenti avrebbe volentieri suonato il
violino da sé invece di accontentarsi ascoltando un disco contenente musica
classica.
Quando
ricevette il messaggio che aspettava dal suo amico di sempre, nonché suo partner
e collega di lavoro, Jem fermò delicatamente il giradischi, indossò la giacca
della divisa perfettamente stirata, calcò il cappello da poliziotto in testa e
uscì a passo svelto dal loro ufficio.
Quando
William Herondale, qualche anno prima, gli aveva comunicato con profonda
serietà, abbandonando per un attimo la sua vena melodrammatica e il suo
atteggiamento da burlone, la decisione di mescolarsi ai delinquenti per poterli
stanare in azione, James non aveva potuto fare a meno di preoccuparsi. Non era
certo una passeggiata e la cosa comportava notevoli rischi per la sua vita: se
anche lui fosse mancato, non osava immaginare come l’avrebbero presa i signori
Herondale, che già avevano perduto una figlia in età
adolescenziale.
Tuttavia,
non era nella sua natura negare qualcosa al migliore amico, perciò accettò di
appoggiarlo nonostante in fondo al cuore sentisse la morsa dell’apprensione,
accettò di aiutarlo nella realizzazione di un’idea di giustizia avventata e
coraggiosa.
Doveva
pensare, credere piuttosto che anche quel giorno l’accoppiata Will e Jem
avrebbe arrestato un criminale, tenendosi in contatto, cooperando a distanza
come solo loro sapevano fare, pregni di fiducia reciproca e inestimabile
affetto.
Erano
sempre attivi contro il male che avrebbe potuto infliggere alla società odierna
sofferenze e danni, attirando dalla sua parte persone ordinarie e suscettibili,
manovrabili a causa di delusioni, squilibri mentali e passati
difficili.
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Capitolo 3 *** Una lampadina che si accende a intermittenza ***
Doc
Prompt:
5. Una lampadina che si accende a intermittenza
Numero
parole:
120
Iniziativa:
«4 DAYS - t e m a:
angst&noir - II° Edizione».
Nella
stanza che odorava di alcool e di disinfettante, di chiuso e di mele, Jem tirò
su col naso mentre fissava la luce di una lampadina che si accendeva a
intermittenza.
Aveva
gli occhi rossi di pianto, perché aveva temuto davvero per la vita del suo
migliore amico e avventato collega di lavoro.
Questa
volta aveva paventato veramente di perderlo, proprio lui che affrontava la vita
con filosofica serenità, che sapeva sempre controllarsi, che era dotato di
pazienza e autocontrollo, eppure questa volta una forte emozione aveva preso il
sopravvento sul giovane Carstairs.
«Ehi,
James», sussurrò Will, la flebo attaccata al braccio nudo, tendendo una mano
verso di lui. «Sono vivo, vedi? Ci vuole ben altro per ammazzare William
Herondale».
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Capitolo 4 *** Cancello del parco ***
Doc
Immagine:
94 (Cancello del parco)
Numero
parole:
356
Iniziativa:
«Halloween Haunted Run».
Quel
parco cittadino era delimitato da una recinzione solida in ferro: l’unico modo
per accedervi e per uscirne era costituita da un cancello in stile gotico, molto
particolare, attraversato da forme e ghirigori, sormontato da uno stemma
probabilmente appartenente a un’antica famiglia nobiliare.
Oltre
il cancello, due file parallele di alberi spogli erano posti ai lati della
strada avvolta da uno strato di nebbia, per cui era impossibile andare oltre con
un semplice sguardo.
Eppure,
per quanto solitario e privo di natura viva, poco stimolante e per nulla
fascinoso, quello era il luogo che lui e Will avevano stabilito per
l’appuntamento. Svolgevano il solito lavoro delicato, per cui dovevano andarci
cauti. Protetto dal soprabito, Jem Carstairs sedette sulla panchina attendendo
pazientemente.
Il
giovane aprì il quotidiano e iniziò a leggere le varie notizie per ammazzare il
tempo. Ed ecco che dal cancello giungeva qualcuno vestito da clown, sgargiante e
colorato, con tanto di trucco che gli impiastricciava tutto il viso rendendolo
irriconoscibile. Sedette al suo fianco e James non fece una piega: sapeva
benissimo che si trattava del suo migliore amico, il nuovo ruolo che impersonava
non era abbastanza per ingannarlo.
«Succederà allo spettacolo di stasera, ore
nove. Hanno intenzione di ipnotizzare gli spettatori per poi derubarli dei loro
soldi. Li faranno uscire e allontanare. Loro non ricorderanno nulla di ciò che
hanno visto: probabilmente dimenticheranno persino il tendone», l’informò
Will a bassa voce mentre gli porgeva un volantino del circo e mimava una
plateale riverenza.
«Furto allo spettacolo circense nella serata
di Halloween, eh? Conteranno parecchio sulla partecipazione delle coppie di
genitori che accompagneranno i loro bambini curiosi», dedusse Jem in un
sussurro, scambiando un’occhiata eloquente con il suo partner, che, seppur
calato nella parte, annuì.
«Dobbiamo fermarli», mimò con le labbra,
per poi scoppiare a ridere, allontanandosi con passi volutamente impacciati e
buffi, rallentati dalle scarpe di due misure più grandi rispetto al suo
piede.
E
Jem sorrise lievemente, guardandosi di nuovo intorno. Era stata una finzione ben
riuscita e in fondo piacevole: l’altro aveva portato colore in un ambiente
altrimenti sconfortante dal quale, finalmente, lui poteva allontanarsi e
predisporre un piano di cattura.
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Capitolo 5 *** Tendone del circo ***
Doc
Immagine:
99 (Tendone del circo)
Numero
parole:
208
Nota:
Seguito della flash precedente.
Iniziativa:
«Halloween Haunted
Run».
Sotto
un cielo plumbeo, il tendone bianco e rosso del circo sembrava quasi
malinconico.
La
cattura dei circensi truffaldini era andata a buon fine: la squadra di agenti
che Jem aveva radunato era riuscita nell’intento, mentre Will aveva raccolto le
prove incriminanti, dal momento che non era la prima volta che quei criminali
usavano quell’ambiente allegro e spettacolare per fregare gli ignari
spettatori.
Era
un vero peccato che il loro pubblico pagante, ingannato, non avesse mai potuto
godersi fino in fondo la bellezza di uno spettacolo.
I
due agenti sarebbero rimasti sul luogo fino alle nove, per avvisare tutti che
non si sarebbe tenuto nessuno spettacolo e per restituire i soldi dei biglietti
a chi li avesse prepagati.
«Missione
compiuta, James!» esclamò il suo amico, di nuovo in divisa, struccato e con
atteggiamento più rilassato, ponendosi al suo fianco. «Questa notte e domani
mattina siamo svincolati da qualsiasi incarico. Che ne dici di una bella
maratona di film horror nel mio appartamento?» propose.
«Dico
che è un’idea interessante, William», rispose al suo suggerimento, mettendo le
mani in tasca e soffermandosi sui cerchi gialli dei lampioni e sulle luminarie
rosse presenti di fronte al tendone, la cui scritta “CIRCUS” sarebbe rimasta
spenta. «Finiamo il nostro lavoro e poi andiamo».
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Capitolo 6 *** È soltanto uno che fa la cosa giusta ***
Doc
Prompt: 30. “No, non è
un angelo. È soltanto uno che fa la cosa giusta.” - Agents of
S.H.I.E.L.D.
Numero
parole:
120
Nota: Eccoci
all’ultima AU che avevo scritto per il forum. Ovviamente qui Will non è un
angelo perché ha scelto di mescolarsi fra i criminali per stanarli e Jem lo
sa.
Iniziativa: «Corsa delle 24 ore – V Edizione».
Tutto sommato
James aveva fatto bene ad accompagnarlo a quella festa elegante. Si respirava
un’atmosfera frizzante e tutti i commensali ridevano, chi sotto i primi fumi
dell’alcool, chi catturato nella frenesia di un ballo movimentato, chi
chiacchierando con una gradita compagnia.
Nulla lasciava
presagire che l’incolumità dell’organizzatore, un ricco imprenditore, era a
rischio. Lui si fidava perché Will era sicuro di avere tutto sotto controllo:
perché guastare il divertimento generale con qualche
paranoia?
Si limitò a
tenerlo d’occhio: con il suo fascino e la sua capacità oratoria stava
intrattenendo un gruppo di signore ben vestite; una di esse, venendo verso Jem,
aveva sospirato: «sembra davvero un angelo!».
“No,
non è un angelo. Fa soltanto la cosa giusta”, pensò tra sé.
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Capitolo 7 *** Rifilare una scusa ***
Doc
Prompt:
Rifilare una scusa
Numero
parole:
194
Iniziativa:
“Mystery Box
Challenge”,
sempre su Torre di Carta.
Nota:
Ho scritto una nuova flashfic dopo tanto tempo non solo perché Will e Jem mi
mancavano, ma anche per invitarvi a
partecipare al mio contest (QUI).
Ovviamente
non obbligo nessuno, solo se l’idea vi interessa <3
Per
sentito dire, Jem sapeva che Will aveva sempre una scusa buona da rifilare ogni
volta che non gli andasse di fare qualcosa o di incontrare certe
persone.
Una
volta riferì di essere allergico alla polvere – cosa non vera, poiché di camere
tanto polverose ne avevano visitate durante le loro ronde
notturne.
Un’altra
volta di avere paura dei gatti, ma se fosse stato davvero così, James non
l’avrebbe visto brontolare contro Church un giorno sì e l’altro pure, a parte
quando lui e il suo gatto si ignoravano.
Disse
anche che la sola vista di suo cognato Gabriel gli provocasse l’orticaria, cosa
che faceva mettere il broncio alla sorella e sorridere di nascosto a lui
stesso.
E
queste erano solo le scuse meno fantasiose: sapeva inventarne anche di
migliori.
Eppure,
quando si trattava del loro lavoro in polizia, William lasciava da parte ogni
scusa per comportarsi nel modo più responsabile possibile – pur senza smettere
di essere se stesso, ovvio.
E
qualora Jem avesse avuto bisogno di aiuto, nessuno avrebbe mai dubitato che Will
non avrebbe smosso mari e monti pur di essere con lui, a guardargli le spalle, a
uscire insieme da qualunque situazione.
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