Are we gonna let it happen?

di Kayuri
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Are we gonna let it happen? ***
Capitolo 2: *** II ***



Capitolo 1
*** Are we gonna let it happen? ***


L’epilogo della loro storia dopo l’incidente di Brando sembrava il più banale, e forse per questo il meno ovvio. Per quanto cercassero di negarlo a se stessi, era certamente il meno gradito.

Da fuori, Fabio era ancora il debole preso di mira dal gruppo dei ragazzi di cui faceva parte Brando il bulletto spaccone macho. Sipario. 

 

Nessuno sapeva cosa nascondesse questo quadretto stereotipato.

Capitava sempre più spesso in corridoio, in bagno o fuori dai cancelli della scuola che loro due si incrociassero. Per una frazione di secondo soltanto, i loro occhi si incontravano e questo bastava a rievocare gli attimi di breve felicità confusa di qualche settimana prima.

 

Tornava alla mente di Fabio la confusione della sera in cui Brando si era presentato sotto casa sua. Da giorni l’atteggiamento del suo bulletto lo turbava, era come se volesse avvicinarlo intenzionalmente, e lo guardava più a lungo del dovuto. Non si erano scambiati mai una parola prima, in privato. Lo considerava senza dubbio un ragazzo attraente, con quei ricci folti, ma decisamente poco interessante per la superficialità che lo accomunava ai suoi amici stronzi. E invece, quella sera. Non potevi aspettare domani? Avrebbe scommesso su una risposta strafottente, ma il tono era docile, e lo sguardo diverso.  Comunque non riusciva a guardarlo, e non perché Brando lo intimorisse così tanto, ma perché sentiva in sua presenza una tensione che non riusciva a spiegarsi, e che per qualche motivo ricollegava al suo impeccabile fidanzato, Alessandro. Un senso di colpa. Per che cosa? Un bulletto omofobo che rischio avrebbe potuto rappresentare per la sua relazione? Trovò una risposta appena Brando prese a baciarlo. Il cuore perse un battito. Non si era mai chiesto come baciasse, ma rimase effettivamente stupito da una simile delicatezza. Schiudeva le sue labbra con amorevole attenzione, e restava molto dolce anche quando il bacio si faceva più intenso. Non era il bacio di un ragazzo su di giri per il fumo o per la voglia di sesso. Poteva sentire il profumo della sua pelle. Ne voleva ancora. Adesso, cercava in ogni modo di scrollarsi di dosso la sensazione del suo sguardo su di lui. Si diceva che Brando non lo stava davvero guardando, che per il bene di tutti sarebbe stato meglio lasciarlo andare, e trovare un nuovo amore, eventualmente. Del resto, che diavolo aveva trovato di attraente in lui De Santis, l’ottimo partito che poteva avere letteralmente chiunque volesse?

 

 

Tornava alla mente di Brando la foga impazzita che li aveva travolti nel bagno mentre per miracolo non c’era nessuno. Si erano divorati la bocca, le guance e il collo con una bramosia che lui non si conosceva, così come era nuovo il bisogno di sentire Fabio il più vicino possibile a sé. Derivò da quel fugace incontro un senso di liberazione tale che non riusciva a pensare ad altro dopo, non desiderava altro che abbandonarsi di nuovo all’abbraccio di quel ragazzo imbranato che lo disarmava, lui così bravo a nascondere la propria sensibilità dietro una maschera antipatica. Quando capitava che Fabio gli passasse vicino o si trovasse poco lontano da lui, ora, gli tremavano i polsi dal desiderio. La sera si torturava immaginandosi di prenderlo di sorpresa, di bloccare le sue mani morbide contro la parete e di dargli una bella lezione riempiendolo di baci senza permettergli neanche di respirare. Desiderava che lo implorasse di non smettere e tornasse a infilargli le dita tra i capelli, che lo attirasse a sé. Lo incantava la mitezza che emanava da tutto lui, persino dalla voce. Sentiva di potersi sentire al sicuro con una persona così. Nelle sue fantasie gli piaceva pensarlo un poco intimorito da lui, adorava il modo in cui teneva gli occhi bassi in sua presenza, perché  era un atteggiamento vulnerabile assolutamente diverso dal suo, per questo irresistibile. Avrebbe voluto stringerlo tra le sue braccia e calmarlo dicendogli che non gli avrebbe fatto alcun male, che moriva dalla voglia di essere amato da lui. Invidiava Damiano, voleva essere l’unico in grado di proteggerlo da chiunque osasse dargli fastidio. Non era davvero forte, lo sapeva, ma lo sarebbe diventato pur di essere speciale agli occhi di Fabio, dal momento che non si riconosceva altre qualità che lo rendessero davvero degno di interesse.

 

 

 

Tornava alla mente di entrambi il pomeriggio distesi sul letto di Fabio, e i piccoli baci che si scambiavano in attesa di un contatto diverso che desideravano ma non avevano il coraggio di esternare l’uno all’altro. E forse non avevano nemmeno fretta di lasciare quelle effusioni dolci che Brando non avrebbe confessato a nessuno di adorare. Non era la passione ad attrarli, o almeno non soprattutto la passione, ma piuttosto una tenerezza che né il padre di Fabio né la famiglia di Brando avevano incoraggiato in loro, anzi.

Per questo motivo, l’idea di avere trovato qualcuno con il quale sembrasse meraviglioso anche soltanto scambiarsi carezze per un paio d’ore sul letto pareva impossibile.

 

Simili immagini e pensieri si inseguivano per il Collodi senza che nessuno avesse il minimo sospetto.

 

 

 

 

 

...

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Capitolo 2
*** II ***


Quando Brando piombò davanti a casa di Ludovica e Brando erano le quattro passate, e un’aria gelida piegava i rami oltre il cancello. Fabio stava leggendo uno dei suoi fumetti, non riusciva a prendere sonno. Ludovica non dovette cercare di chiamarlo a tentoni nel buio, come temeva. Lui non si stupì più di tanto del fatto che Brando fosse lì. Ormai, a quanto sapeva, quel cazzo di mostro si aggirava di frequente nei dintorni di casa sua, nonostante gli avesse fatto capire chiaramente, gli pareva, che non aveva nessuna voglia di continuare quella loro “cosa”. Si imponeva di non chiamarla in modo più specifico per non ammetterne l’esistenza. - Perché è qui? Cosa vuole? - - Boh. Dice che non può stare a casa. Vuole entrare da te. - - Non se ne parla. - Ludovica sparì dietro la porta della stanza di Fabio. Si percepiva la voce di Brando in corridoio.Restò sul letto, in attesa, col fiato mozzato. Ludo rifece capolino, silenziosa come un gatto, per non svegliare i genitori ignari di sopra. - Dice che se non lo fai entrare rimane in corridoio tutta la notte finché non esci. - D’accordo, d’accordo. Fallo entrare e basta. Fabio richiamò a sé i peggiori ricordi collegati a Brando. Aveva l’imbarazzo della scelta. Brando lo sbruffone crudele. Brando l’ignorante. Brando che lo lanciava ai suoi amici in un gioco a palla perverso chiamandolo con nomi osceni. Brando che lo aveva filmato senza dire nulla mentre gli passavano a forza il rossetto sulle labbra. Brando che non era come lui, e glielo aveva detto chiaro. -Ciao.- Brando con gli occhi languidi, prima di sorprenderlo la prima volta con quel bacio. Brando dolce e serio, che gli insegnava a fumare senza tossire. Brando coi ricci profumati che premeva il suo petto contro il suo nel cesso angusto della scuola. Brando che gli inviava messaggi stupidi in continuazione per farlo ridere. Il Brando che, per quanto si imponesse di ignorarlo, esisteva ed era lì in piedi davanti a lui nella penombra giallastra. Quindi...?- L’ho detto. Lo sai cos’è che gli ho detto. Papà è fuori di testa. Non ce la facevo a restare là, e non sapevo neanche dove cazzo andare. Lo so che non vuoi averci a che fare, con me. - Non è vero. - Fabio sentiva crescere in sé con inquietudine una felicità irrefrenabile. Eppure, sentiva fosse più che necessario frenarla, visto lo stato di lui, e la loro situazione indefinita. Per quanto cercasse di tenere presente che Brando restava un ragazzo sbagliato per lui, le parole sembravano venire da sole, prima che potesse controllarle. - Siediti un attimo, Bra. - Certo che hai proprio un buco di stanza, qui. - Già, quella vecchia era bella grande. - Però il letto è comodo.- Mi manchi, Brando. Aveva il bisogno fisico di toccarlo. Cominciò ad accarezzargli la spalla, mentre avvicinava piano il viso al suo. Ad un certo punto gli parve che anche Brando cercasse un contatto, perché avvertì i suoi capelli sfiorargli la guancia. Brando adorava che gli accarezzasse la testa, lo sapeva anche se non glielo aveva mai detto. Affondò con piacere le dita nel mistero di quella foresta impalpabile. Impresse un bacio lento sul lobo sinistro. Quanto cazzo sei smielato, Fedeli. - Però almeno ti è tornato il sorriso. - Mica ho detto che devi smettere.- Fu un lampo di secondo. Brando prese con impeto il viso di Fabio tra le mani e lo incatenò un bacio profondo. Nessuno dei due era ormai in grado di mascherare il desiderio dell’altro. Fabio gli fece spazio tra le lenzuola, e Brando non esitò a infilarsi accanto a lui, o meglio, sopra di lui, irruento come al solito mentre prendeva a divorargli la bocca e la pelle delicata delle guance, avvampata al primo tocco. Per quanto fossero entrambi accaldati e non ci fosse affatto bisogno di stringersi tanto sotto le coperte, si avvinghiavano l’uno all’altro con una foga simile alla disperazione.

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