Lady Oscar e Candy Candy

di Gatto1967
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** In riva alla Senna ***
Capitolo 2: *** La piccola ladra ***
Capitolo 3: *** Una lunga storia ***
Capitolo 4: *** L'odore della libertà ***
Capitolo 5: *** La corte di Versailles ***
Capitolo 6: *** La nebbia del mattino ***
Capitolo 7: *** EPILOGO ***



Capitolo 1
*** In riva alla Senna ***


In riva alla Senna

 

La bambina si fermò tirando il fiato, ormai si sentiva al sicuro. Si guardò intorno: dove si trovava?

Nel silenzio della notte parigina sentiva solo un rumore, come di acqua che scorreva. La Senna! Era arrivata in riva alla Senna!

La strada era buia, sporca e maleodorante, ma a queste cose lei era abituata. La catapecchia dove abitava insieme a sua sorella non era certo pulita e profumata!

Ansimava, aveva il cuore in gola: l’aveva scampata bella con quell’uomo…

 

-Quanti anni hai piccola?-

-Ne ho 12 signore… la prego… mi dia un soldo, uno soltanto… devo comprare da mangiare per me e mia sorella…-

L’uomo sulla carrozza aveva fatto un sorriso truce, cattivo.

-Potrei darti molto più di un soldo… se tu fossi carina con me…- aveva detto scendendo dalla carrozza e accarezzandola sul mento.

Lei si era spaventata e si era tirata indietro di scatto.

-No… no… non voglio!-

-Avanti non fare la stupida!-

Quell’uomo era scattato in avanti come a volerla afferrare, ma lei era stata veloce a spostarsi e poi a scappare via in lacrime.

L’uomo aveva provato a inseguirla, ma rinunciò quasi subito. Un po’ per la sua stazza che non gli permetteva lunghe corse, un po’ perché la bambina si era subito diretta verso i vicoli bui a poca distanza da loro, e addentrarsi nei vicoli di Parigi non era certo prudente per un nobile senza scorta ma facilmente riconoscibile dagli abiti che indossava.

 

La bambina aveva corso a lungo e nessuno l’aveva fermata, non avrebbe mai saputo dire quanto a lungo avesse corso lungo gli intricati vicoli di Parigi a ridosso della Senna, ma infine si trovò proprio davanti al fiume. Stanca e ansimante si fermò, e diede libero sfogo alle lacrime senza accorgersi di trovarsi proprio in mezzo alla strada.

Una carrozza lanciata al galoppo arrivò inaspettatamente e il cocchiere, intravista la piccola figura umana in mezzo alla strada tirò le redini ai cavalli costringendoli a fermarsi.

La bambina si tirò indietro tremando, proprio nel momento in cui dalla carrozza scendevano due uomini, entrambi ben vestiti. Sicuramente due nobili. 

-Ti sei fatta niente piccola?- le chiese l’uomo con lunghi capelli biondi che le si era avvicinato. –Sei ferita?-

-N-n-no signore…-

-Che fai in mezzo alla strada da sola a quest’ora di notte? È pericoloso lo sai?-

Nella mente della bambina risuonarono le parole del nobile grassone di qualche ora prima.

“Potrei darti molto più di un soldo… se tu fossi carina con me…”

Cadde in ginocchio davanti al bell’uomo biondo 

-La prego signore… ho bisogno di soldi… devo comprare da mangiare per me e per mia sorella che sta tanto male… mi prenda con lei… sarò carina…-

I due uomini davanti a lei, e anche il cocchiere della carrozza rimasero sconcertati.

L’uomo biondo si chinò su di lei e sorreggendola delicatamente per le spalle la fece rialzare.

-Vedi piccola, anche volendo io non potrei mai “prenderti” come dici tu. Nonostante le apparenze io sono una donna.-

La piccola guardò bene l’uomo, e si accorse che diceva il vero: “Quell’uomo” era una donna.

-Io… io… mi dispiace madamigella… non volevo…-

La donna bionda sorrise.

-Non preoccuparti piccola, ecco tieni questa.- disse porgendole una moneta d’oro.

-Oh mio dio, madamigella! Io… io… non so che dire… con questa moneta potrò comprare tanta roba da mangiare per me e mia sorella… Grazie! Grazie!- disse la piccola baciando le mani alla sua benefattrice.

-Come ti chiami piccola?-

-Io… mi chiamo Candy, madamigella- rispose la bambina abbassando gli occhi.

-Dove abiti Candy?-

-Abito vicino al quartiere latino madamigella, insieme a mia sorella Annie.-

Oscar sembrò studiare le parole della bambina, sembrava incerta quando parlava. Poi capì: quella bambina non era francese.

-Il tuo accento non mi sembra francese Candy.-

-Infatti io e mia sorella siamo irlandesi madamigella.-

-Parli molto bene la mia lingua, dove l’hai imparata? E… che ci fate a Parigi tu e tua sorella?-

-è una lunga storia…- disse Candy con l’aria di chi ne ha passate di cotte e di crude.

Una lunga storia, pensò Oscar, non era certo il caso di farsela raccontare a quell’ora di notte lì in mezzo alla strada! E non poteva nemmeno portarsi a casa quella bambina.

-Vai adesso, è tardi e i tuoi genitori…-

-Io e Annie non abbiamo genitori, siamo orfane.-

Oscar e Andrè non riuscivano a proferire parola mentre la bambina chiamata Candy si girava e cominciava a correre in direzione del quartiere latino.

-Come… come può essere?- farfugliò Andrè mentre vedevano la bambina rimpicciolirsi sempre di più davanti a loro lungo il corso della Senna.

-è… è la miseria Andrè. A Versailles i nobili vivono nello sfarzo più sfrenato e intanto la povera gente muore di fame o è costretta a vendersi l’anima per sopravvivere…-

Intanto la bambina correva veloce rimpicciolendosi sempre di più davanti a loro, fino a scomparire nella notte.

 

Candy correva verso il sole che stava sorgendole in faccia, correva e rideva al nuovo giorno che avanzava.

Con quella moneta poteva comprare davvero tanta roba da mangiare, e Annie sarebbe guarita, e insieme potevano davvero trovare un modo di sopravvivere in quella grande città straniera e ostile, e forse un giorno sarebbero davvero tornate nelle verdi colline della loro infanzia felice, là nei verdi prati d’Irlanda… 

 

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Capitolo 2
*** La piccola ladra ***


La piccola ladra

 

Qualche tempo era passato dall’incontro con la bambina irlandese. Oscar e Andrè avevano continuato la loro vita alla corte di Versailles, fra i doveri della loro posizione di ufficiali della guardia reale e gli intrighi di corte.

Un giorno la carrozza di famiglia li stava conducendo attraverso le affollate strade di Parigi, quando il cocchiere dovette frenare i cavalli per farli rallentare.

-Che succede cocchiere?- chiese Oscar sporgendosi dalla carrozza

-C’è una folla davanti a noi. Come se stessero guardando qualcosa.-

Fra l’esile vociare della folla Oscar poté distinguere due voci che le suonavano familiari, una apparteneva a una bambina e l’altra a un uomo adulto, un uomo che spesso bazzicava la reggia di Versailles, un uomo che di recente aveva avuto da ridire sulla sua regina.

-La prego signore, perdoni mia sorella! È vero, ha cercato di derubarla, ma non lo farà più, promesso!-

 

-Ma quella è la bambina che abbiamo incontrato qualche tempo fa!-

esclamò Oscar.

-Sì certo, la bambina irlandese. E l’uomo… l’uomo mi sembra…-

Oscar si sporse meglio dalla carrozza, e pur vedendo l’uomo solo di spalle poté ben riconoscerne la silouette.

-Quello è il duca di Germain!-

 

-Quella piccola ladra ha cercato di rubarmi il borsello!-

La bambina bionda si mise in ginocchio a mani giunte accanto alla sorella, una bambina dai lunghi capelli neri.

-Lo ha fatto solo per la fame signore! Mia sorella è una brava bambina, ma sono due giorni che non mangiamo niente… Sia buono signore!-

Il duca di Germain sembrò riflettere qualche secondo.

-Va bene, andatevene pure! Ho altro da fare io!- rispose poi con fare sprezzante e altezzoso.

-Grazie signore, grazie!- esclamò la bambina alzandosi e prendendo per mano la sorella

-Vieni Annie andiamocene.-

Come le due bambine girarono le spalle per andarsene, il duca di Germain, che stava salendo in carrozza, si girò fulmineamente ed estrasse la pistola che portava al fianco.

Un colpo, un solo colpo e la piccola Annie cadde a terra con un grido sotto gli sguardi allibiti e impotenti della sorella, della folla e di Oscar e Andrè che dalla loro carrozza non poterono far altro che sgranare gli occhi dall’orrore: davvero quell’uomo grande e grosso era stato capace di sparare a sangue freddo su una bambina?

 

Nel mentre che la carrozza del duca di Germain riprendeva la sua strada, Oscar balzò giù dalla sua carrozza facendo il movimento di afferrare la sua pistola, ma Andrè la fermò.

-Non fare pazzie Oscar! Quell’uomo è un nobile lo sai, non puoi niente contro di lui!-

Oscar fremeva, ma dentro di sé dovette riconoscere che Andrè aveva ragione.

Si fece largo tra la folla in direzione della bambina, seguita da Andrè.

-Candy! Candy!-

La bambina in lacrime si girò verso di lei.

-Aveva fame… la mia Annie aveva soltanto fame… sono due giorni che non mangiavamo… Lei non era cattiva… aveva solo fame…-

Poi scappò tra la folla e Oscar non riuscì a muoversi per inseguirla.

-Perché nessuno ha aiutato quelle due bambine!!!!- gridò con quanto fiato aveva in corpo tra la folla muta.

Una voce sprezzante si levò dalla folla stessa.

-Ehi madamigella! Perché TU non le hai aiutate!

Guardati intorno: noi siamo povera gente, abbiamo figli da mantenere e non possiamo prenderci cura di tutti gli orfani che ci sono a Parigi! Perché la tua regina non fa qualcosa per loro?!!!-

 

Quelle parole sembrarono scavare nella carne viva di Oscar, che rimase come imbambolata mentre la folla si disperdeva lasciando il corpo della piccola Annie in mezzo alla strada.

 

Il giorno seguente, verso l’ora di pranzo, un’affranta Candy rientrava in quell’oscena stamberga che si ostinava a considerare “casa”. Si trattava di un vecchio magazzino di carbone abbandonato da tempo, al piano terreno di un caseggiato fatiscente e sempre in procinto di crollare, il tutto a pochi passi dal famoso “quartiere latino”, la zona delle università.

Spesso in quel quartiere Candy e Annie avevano rimediato di che mangiare svolgendo piccoli servizi per gli studenti che lo frequentavano ogni giorno. Spesso, ma non sempre. Ecco perché il giorno prima quel borsello così bene in vista che pendeva dalle tasche di quel signore così ben vestito, era stato un’attrazione irresistibile per la povera Annie.

 

Ormai erano tre giorni che non mangiava niente e le sue forze erano al limite, ma in fondo sentiva che era meglio così, almeno si sarebbe presto ricongiunta alla povera Annie.

Entrò nell’ex carbonaia e si accorse che dentro c’era qualcuno.

Che ci facevano quelle persone lì dentro?

-Ciao Candy!- La salutò una donna dai lunghi capelli biondi come i suoi.

-Lei… lei… è…- poi cadde a terra priva di sensi.

 

Quando riaprì gli occhi per un istante credette di essere morta. Era in una stanza pulita, in un vero letto, e che letto!

-Che… che sta succedendo… dove… dove sono?-

Un’anziana donna le si fece vicino.

-Stai calma piccola, sei in casa di amici.-

In quel momento entrò nella stanza un uomo.

-Andrè, la piccola si è svegliata!-

-Io… io la conosco signore…-

-Certo Candy, ci siamo incontrati quella notte vicino alla Senna ricordi? Ti faccio subito portare qualcosa da mangiare.-

-Avvisa anche madamigella Oscar!-

-Oscar non è ancora tornata da Versailles nonna, appena rientra la farò venire qui.-

 

Candy fu rifocillata con ogni ben di Dio, e dalla voracità con cui mangiava fu chiaro a tutti che presto si sarebbe ripresa. 

Quando Oscar rientrò da Versailles ormai il sole era tramontato da un pezzo e la piccola Candy si era addormentata, ma il giorno successivo di prima mattina, Oscar e Andrè andarono a trovare la bambina irlandese.

-Ciao Candy!-

La piccola sembrava muta. Evidentemente calmata la fame che la divorava dall’interno, i suoi pensieri la riportavano a quanto accaduto a Parigi.

-Mi dispiace per tua sorella, ma sappi che ho provveduto affinché avesse una degna sepoltura.-

-La ringrazio… madamigella Oscar.-

-Quando ci siamo incontrate vicino alla Senna, tu mi hai detto di essere irlandese.-

-è così madamigella. Io e Annie veniamo da Ponysville, un piccolo villaggio nel sud dell’Irlanda.-

-Come siete arrivate in Francia?-

-è una lunga storia madamigella…-

-Oggi ho la giornata libera e ho molto tempo da dedicarti: raccontala!-

Candy guardò la giovane donna seduta vicino al suo letto. Dentro di sé sentì che poteva fidarsi.

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Capitolo 3
*** Una lunga storia ***


Una lunga storia

 

Miss Giddins stava tornando a casa sua dopo aver partecipato alla messa domenicale che si era appena tenuto al convento delle suore del convento poco fuori Ponysville.

La sua casa sorgeva al limite del paese, proprio sulla strada che portava al convento e proseguendo arrivava al mare.

Era giusto a metà del percorso che dal convento arrivava a casa sua, quando udì un rumore. Sì, quello era proprio il pianto di un bambino, anzi di due bambini.

Si affacciò poco oltre un cespuglio e vide due ceste con due bambini che piangevano.

 

-Da quel giorno io e Annie abbiamo vissuto un po’ nel convento delle suore e un po’ nella casa di miss Giddins. La nostra è stata un’infanzia felice, nonostante fossimo orfane. Gli abitanti di Ponysville erano gente povera ma buona. Ci volevano bene e a turno si prendevano cura di noi, e noi siamo cresciute come se fossimo le figlie di tutta la gente di Ponysville. Le suore ci insegnarono a leggere, scrivere e far di conto, e miss Giddins ci insegnò anche materie come la Storia, la geografia e le lingue inglese e francese. Diceva sempre che l’istruzione è importante nella vita, che parlando solo il gaelico non saremmo andate da nessuna parte.-

Candy guardò dritto davanti a sé, con lo sguardo perso nel vuoto. Non era difficile immaginare a cosa stesse pensando.

-Poi un giorno…-

-Un giorno?!?-

-Un giorno tutto finì.-

 

Annie e Candy andavano spesso a giocare su quella collina poco fuori da Ponysville. Da lì si vedeva tutto il paese in un unico colpo d’occhio. Candy poi, adorava arrampicarsi sul grande albero della collina, e da lì nelle giornate di sole, guardando verso Sud, poteva arrivare a intravedere il mare. 

Quando poi il vento soffiava proprio da quella direzione le sembrava quasi di sentirne l’odore.

Viceversa Annie era molto meno avventurosa, e aspettava sempre ai piedi del grande albero tremando di paura.

 

Quel giorno Annie stava aspettando che la sua bionda sorellina scendesse dall’albero. Guardava in alto cercando di scorgere la sagoma di Candy confusa fra i rami, quando lo scalpiccio degli zoccoli di alcuni cavalli dietro di lei la fece voltare.

-B-Buongiorno si-signori…-

Davanti a lei c’erano tre uomini a cavallo, indossavano la divisa rossa dell’esercito inglese. Annie e Candy avevano già visto delle “giubbe rosse”, diverse volte erano capitati dei drappelli di soldati inglesi al villaggio.

Generalmente tenevano un atteggiamento distaccato, rispettoso. Tendevano a ignorare gli abitanti che pure non li avevano certo in simpatia.

Ma quei tre giovani soldati erano diversi.

-Ciao bella bambina!- disse con tono beffardo quello di loro che sembrava un ufficiale.

-S-s-signore…- rispose lei abbassando gli occhi. Il tono di voce di quel giovane ufficiale non ispirava fiducia.

L’uomo scese da cavallo.

-Lo sai che sei una bella bambina?- le disse afferrandole il mento con una mano.

-Andiamo tenente! Lasciamola stare, non abbiamo molto tempo!-

Il giovane tenente sembrava infastidito e stava per replicare, ma all’improvviso qualcosa o qualcuno gli piombò addosso dall’alto. In men che non si dica il giovane tenente si trovò scaraventato a terra e un piccolo uragano biondo lo tempestava di pugni in faccia.

-Lascia stare mia sorella inglese!-

Passato il primo attimo di sbigottimento i due soldati si precipitarono sulla bambina e la afferrarono per le braccia staccandola dal loro superiore.

 

-Piccola vipera.- sibilò la “giubba rossa” mentre si rialzava.

-Tutto bene tenente Legan?-

-Si certo tutto bene…- rispose squadrando la bambina bionda che ancora si divincolava.

-Lasciamole andare tenente! Abbiamo altro da fare che perdere tempo con due piccole irlandesi.-

-Sì abbiamo da fare… ma queste due bastarde verranno con noi!-

-Tenente ma… non possiamo!-

-Vuoi discutere i miei ordini Donovan?-

L’espressione del tenente Legan era quella di chi non ammetteva di essere contraddetto.

-Legatele e imbavagliatele: verranno con noi!-

 

-Dove vi portarono quegli uomini?-

-Cavalcammo fino quasi al tramonto e arrivammo al mare.-

-Perché vi portarono lì? Cosa ci andavano a fare loro?-

-Dovevano incontrare delle persone.-

-Che persone?-

 

Il sole era già tramontato da un pezzo quando quella scialuppa toccò terra. Due uomini in divisa da marinaio scesero e la tirarono in secca, poi aiutarono due uomini in abiti ben più vistosi.

Uno dei due uomini si fece avanti in direzione del tenente Legan.

-Duca di Germain…- lo salutò ossequiosamente quest’ultimo.

-Si era detto niente testimoni, tenente.-

-I miei uomini sono fidati, lo sapete bene.-

-Non parlo dei suoi uomini.-

-Ah quelle?- disse il giovane ufficiale con fare beffardo. –Quelle sono per voi, un gentile omaggio per la nostra trattativa, senza alcun sovrapprezzo duca.-

Il duca di Germain ebbe un sorriso truce che ben rivelava le sue intenzioni.

-Un omaggio molto gradito tenente, ho sempre bisogno di domestici per le mie numerose residenze in Francia e fuori di essa. 

Portatele sulla scialuppa!-

Le due bambine, per quanto legate e imbavagliate si divincolavano cercando di sfuggire a quel terribile destino, ma invano.

-Adesso possiamo parlare di affari duca.-

-Dove sono le informazioni che mi avete promesso tenente?-

Legan estrasse dall’interno della sua giacca una voluminosa busta da lettera e la porse al duca francese.

-E dove sono le monete d’oro che mi avete promesso?-

-Come farete a spenderle tenente? Quelle monete recano l’effigie del re di Francia.-

-Oh non preoccupatevi! La mia famiglia ha molti agganci, in particolare mia sorella è molto abile in queste trattative.-

Il duca aprì la busta e ne esaminò il contenuto.

-Molto bene tenente, siete stato di parola. Queste informazioni saranno molto utili al mio governo e ai coloni americani di oltre Oceano. Ma non avete scrupoli nel tradire il vostro paese?-

-Sua maestà potrà anche fare a meno di qualche possedimento in Terra d’America, sempre ammesso che i vostri amici coloni riescano a battere le nostre truppe s’intende…-

Il nobile fece un cenno ai suoi uomini, e questi estrassero delle pistole e spararono ai due soldati che accompagnavano lo spregevole tenente Legan.

-Cosa… cosa… avevamo un accordo maledetto traditore!-

-Fra traditori ci si intende tenente…- disse il duca estraendo una pistola e sparando a sua volta alla spia inglese.

Candy e Annie avevano assistito inorridite alla scena.

-Che ne facciamo di queste bambine signor duca? Hanno visto tutto, non è prudente lasciarle in vita.-

-Portiamole con noi. Non torneranno mai più in Irlanda e in Francia cosa potrebbero raccontare, che mi hanno visto uccidere una spia inglese?-

Un’oscena risata seguì la frase del duca mentre lui saliva sulla scialuppa davanti agli sguardi terrorizzati di Candy e Annie

 

Oscar e Andrè non avevano parole. Quella bambina aveva vissuto esperienze terribili.

-E poi… cosa accade?-

-Fummo portate in Francia, quegli uomini avevano una nave che li aspettava al largo, e quell’uomo ci portò nella sua villa poco fuori Parigi. La carrozza si fermò fuori dal cancello della villa, e io e Annie saltammo giù di corsa e scappammo via. Quegli uomini non se lo aspettavano e noi riuscimmo a far perdere le nostre tracce. 

Fra di loro avevano sempre parlato in francese ignorando che noi capivamo le loro parole, o almeno una buona parte. Così fra di noi concordammo un piano per scappare. 

Qualunque cosa era meglio che fare le schiave per quell’uomo!- 

 

Ci volle un po’ perché Oscar riuscisse a vincere l’emozione che la stringeva.

-Ascolta Candy… mi dispiace per quello che hai passato.. ma adesso…-

-Adesso voglio solo una cosa: la vendetta!-

-Cosa?!!!-

-Voglio uccidere l’uomo che ha ucciso mia sorella! Vi prego madamigella aiutatemi!-

Oscar non riuscì a trattenere le lacrime: quella bambina le stava chiedendo di aiutarla a uccidere un uomo?-

-Insegnatemi a usare le armi, voi potete farlo!- 

 

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Capitolo 4
*** L'odore della libertà ***


L’odore della libertà

 

Le spade cozzavano fra di loro, e la piccola Candy faticava a tenere salda la sua.

Oscar provava sentimenti contrastanti, da un lato le sembrava di rivedere se stessa quando da bambina si addestrava duramente sotto la guida severa di suo padre, e dall’altro voleva che il destino di quella bambina fosse diverso dal suo.

-In guardia Candy!-

Candy cercò di sollevare la spada e parare il colpo, ma l’arma le cadde di mano e perse l’equilibrio cadendo nella fontana dietro di lei.

Oscar si mise a ridere.

-Credevo che volessi imparare a usare le armi Candy, non a nuotare!-

Candy strinse gli occhi nel vano tentativo di non mettersi a piangere, poi si alzò e scappò via in direzione di una macchia di alberi a poca distanza dalla villa.

-Non sei un po’ troppo dura con quella bambina Oscar?- 

-Lo faccio per il suo bene Andrè! Cosa pensi che succederebbe se quella ragazzina si mettesse a cercare il duca di Germain con un coltello in mano?-

-Finirebbe molto male, in un modo o nell’altro.-

-Già, ecco perché devo convincerla a lasciar perdere, ho in mente ben altro per lei, devo solo trovare il contatto giusto.-

Nel frattempo Candy era scomparsa alla vista, dentro la macchia d’alberi.

-Vado da lei. Hai ragione Andrè, sono stata troppo dura.-

 

Candy piangeva sconsolata con la faccia appoggiata al tronco di un albero. Piangeva e chiamava Annie.

Sentì una mano appoggiarsi sulla sua spalla, e senza girarsi capì subito di chi era.

-Andate via madamigella! Voi vi prendete gioco di me, non siete diversa dagli altri!-

-Volevo chiederti scusa Candy, sono stata troppo dura con te, ma dovevo farlo capisci?

Non hai la minima probabilità di riuscire a uccidere il duca di Germain, e anche ammesso che tu ci riesca, questo non farà tornare in vita Annie.-

Le prese le spalle e la staccò dall’albero.

-Sediamoci Candy.-

La bambina si sedette per terra tenendo la testa bassa.

-Ascoltami Candy: il desiderio di vendetta ti distruggerà la vita. Devi ricominciare a vivere, per te stessa e anche per Annie.-

-Lei era… così fragile… io… io la amavo come una sorella… e non ho saputo…-

-Non hai saputo fare cosa Candy? Cosa avresti potuto fare contro quell’uomo grande e grosso?-

-Non c’è una giustizia a questo mondo?!!!- gridò la bambina singhiozzando.

-Non so risponderti Candy. Il mondo è un luogo ingiusto: a Versailles i nobili vivono nel lusso, e nel resto del paese la gente muore di fame. Non è in nostro potere di cambiare le cose. Adesso tu devi gettarti il passato alle spalle e ricominciare a vivere.- 

La bambina alzò gli occhi umidi verso il volto della sua protettrice e le rivolse un sorriso radioso che allargò il cuore di Oscar.

-Torniamo a casa adesso. Ti farò insegnare ben altre cose che l’uso delle armi.-

-Solo un momento madamigella.- disse Candy alzandosi –Voglio arrampicarmi su quest’albero.-

Sotto gli occhi stupiti di Oscar, Candy iniziò ad arrampicarsi lungo il tronco dell’albero fino a raggiungerne la cima.

Da lì non si vedeva il mare, troppo lontano, ma il vento che soffiava da Nordovest sembrava quasi portare a Candy l’odore della sua verde Irlanda, l’odore della libertà!

 

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Capitolo 5
*** La corte di Versailles ***


La corte di Versailles

 

Da quel giorno Candy smise di allenarsi con le armi, e sotto la guida di Oscar e di alcuni precettori iniziò a studiare.

Oscar le fece imparare meglio la lingua e la letteratura francese, la matematica, la Storia, la musica e quanto le serviva per vivere “in società”.  In pochi mesi l’orfana irlandese divenne una vera propria piccola dama, in grado di ben figurare persino a Versailles.

 

Ben presto a corte si diffuse la voce di una piccola ospite che viveva a casa Jarjaryes sotto la protezione di Oscar, e i pettegolezzi si sprecavano.

Un giorno Maria Antonietta convocò Oscar.

-Madamigella Oscar. Mi è giunta voce che ospitate una bambina che tutti definiscono molto bella e istruita.-

Oscar rimase di stucco ma reagì prontamente.

-Sì vostra maestà, si tratta…- non poteva certo dire “una bambina irlandese orfana ed entrata clandestinamente in Francia” -… di una mia lontana cugina che vive in Normandia e che si è trasferita da me per qualche tempo… il suo nome è… Rosalie!-

-Avrei desiderio di conoscerla madamigella. Vogliate condurla a corte alla prima occasione utile.-

Oscar sudava freddo, quello che chiedeva la Regina era molto pericoloso, ma non poteva certo rifiutarsi!

-C-certo maestà. Ne sarò ben lieta.-

 

-Ma sei impazzita Oscar?- sbottò Andrè! –Ti rendi conto di quanto sia pericoloso portare Candy a corte? Quella bambina parla molto bene il francese ma non è francese! Potrebbe tradirsi molto facilmente!-

-Me ne rendo conto Andrè, ma cosa potevo fare? Dire di no alla regina?-

Andrè abbassò la testa rassegnato: no, Oscar non poteva dire di no ad una richiesta della regina di Francia.

-E adesso che intendi fare?-

-Maledizione! L’ultima cosa che vorrei è mettere in pericolo quella bambina, ma non ho scelta! Dovrò portarla a corte fra sole due settimane. Ho poco tempo ma devo addestrarla bene!-

 

Le due settimane successive furono molto intense per Candy, doveva imparare molte cose per poter accedere alla presenza della regina Maria Antonietta, ma non c’era scelta.

Oscar riuscì a convincerla della delicatezza della sua posizione: se si fosse scoperta la verità, entrambe avrebbero passato un guaio.

Candy si impegnò a fondo in quelle due settimane, e il giorno del ricevimento a corte, riuscì persino a simulare un credibile accento francese.

 

-Madamigella Oscar di Jarjaryes e sua cugina Rosalie!- la voce del paggio che annunciava l’ingresso in sala di Oscar e di sua “cugina” fece voltare tutti.

Uomini e donne della corte di Versailles provavano sincera ammirazione per madamigella Oscar e grande curiosità per la sua tanto chiacchierata “cugina”.

Se Oscar appariva bella nella sua divisa militare con tanto di spada al fianco, Candy alias “Rosalie” era semplicemente radiosa nel suo abito da sera fatto confezionare apposta per l’occasione.

I biondi capelli legati in due voluminose ciocche ai suoi lati con nastri colorati, davano al suo viso un aspetto radioso.

Sentì le gambe che le si piegavano, ma si fece forza, per se stessa e per Oscar. La sua protettrice avrebbe passato un brutto guaio se fosse venuta fuori la verità.

 

Per tutta la serata Candy cercò di parlare il meno possibile, non voleva rischiare di tradirsi. Tutti volevano parlare con lei e lei si sentiva frastornata da tante attenzioni. Chi era lei per trovarsi lì?

Una bugiarda che nascondeva la sua identità e che aveva il costante terrore di tradirsi.

 

Le persone davanti a lei si allargarono lasciando passare Maria Antonietta, la regina di Francia.

Candy si sentiva svenire. Davanti a lei c’era davvero la regina di Francia? Quella Maria Antonietta di cui aveva sentito dire peste e corna quando viveva nei ghetti di Parigi?

Una volta di più si fece forza: quello era probabilmente il momento più pericoloso di tutta la serata. Fece un inchino provato e studiato più volte in quelle due settimane.

-Benvenuta a Versailles, madamigella Rosalie. Ero molto curiosa di conoscerla.-

Ora poteva parlare. Oscar le aveva raccomandato di attendere che fosse la regina a rivolgerle la parola per prima.

-Vostra maestà.-

La voce della bambina procurò un fremito a Maria Antonietta, sembrava la sua stessa voce di quando era bambina.

-Madamigella Oscar mi ha riferito che siete appassionata di letteratura francese.-

Cosa aveva riferito Oscar?!?!? Dietro l’imperturbabilità della sua espressione facciale che sembrava scolpita nel marmo, Candy si sentì avvampare. E adesso che cosa le racconto?

-Sì vostra maestà, la letteratura francese è la mia passione.-

-Me ne compiaccio madamigella Rosalie. Sarò lieta di approfondire l’argomento con voi alla prima occasione.-

Oh mamma! Pensò la povera Candy. Ci manca solo di essere interrogata in Francese dalla regina di Francia in persona!

Poi Maria Antonietta passò oltre e l’attenzione generale si spostò altrove così che la piccola Candy poté rifiatare.

 

-Tutto bene “Rosalie”?- Oscar ritenne prudente chiamare Candy con il suo nome fittizio anche se in quel momento erano sole.

-Sì tutto bene, quando la regina mi ha detto che vuole parlare con me di letteratura francese mi sono sentita svenire! Ma cosa le avete raccontato?!?!?- 

La buffa espressione di Candy strappò una risata a Oscar.

-Tranquilla “Rosalie”, la regina ha talmente tanti impegni che si scorderà presto di te, e se così non fosse… sono sicura che te la caverai benissimo.-

Per quanto volesse apparire tranquillizzante Oscar era ben consapevole dei rischi che quella situazione comportava per lei e per quella povera bambina. C’era una decisione da prendere e doveva farlo al più presto, anche se questo le avrebbe strappato il cuore.

-Vorrei uscire un po’ all’aria aperta madamigella Oscar.-

-Certo capisco. Vai pure “Rosalie”.-

 

Uscita all’aria aperta Candy si sentì rinascere. Quella gente altolocata e ben vestita presente in quel lussuoso palazzo non faceva per lei, così come quel sontuoso abito non era per lei.

Stava bene a palazzo Jarjaryes, ma quello non era il suo posto. Il suo cuore era altrove.

 

Sentì due voci che parlavano dietro una colonna di marmo, e le sembrò di riconoscere una delle due voci.

-Forse è stato un errore uccidere quell’inglese. Avrebbe potuto darci altre informazioni utili.-

-Chi? Quell’insulso tenente Legan? Voi non lo avete conosciuto, ma era un’assoluta nullità. Le informazioni che mi ha dato le rubò a suo padre che è un Lord d’Inghilterra assolutamente fedele al suo re.

Quel bamboccio non valeva nemmeno l’unghia del dito mignolo di suo padre e si sarebbe fatto sicuramente scoprire. Adesso non potrà più rivelare chi era il suo contatto qui in Francia, e io potrò agire ancora nell’ombra e ottenere nuove informazioni per il nostro re.

Mi creda generale, lo spionaggio è un gioco pericoloso e quell’idiota di tenente non ne era assolutamente all’altezza!-

-Le credo duca di Germain, lei è sicuramente in grado di valutare con chi ha a che fare. Tuttavia la guerra dei coloni americani è più dura del previsto, d’altronde hanno a che fare con uno dei più potenti imperi del mondo. Un contatto in territorio inglese ci sarebbe utile.-

-Posso trovare facilmente altri contatti del genere, e poi a noi importa relativamente la causa dei patrioti americani. Quello che ci serve è soprattutto indebolire la nostra storica nemica, e più durerà questa guerra, maggiori saranno i costi per la corona inglese.-

 

Candy rimase di ghiaccio! 

Ora riconosceva quella voce!

Era l’uomo che le aveva portate in Francia!

Era l’uomo che aveva ucciso Annie!

Era l’uomo che aveva distrutto le loro vite due volte!

 

Sentì crescerle dentro l’odio più feroce…

 

Andrè raggiunse Oscar, la vedeva fremere.

-Che c’è Oscar? Qualche problema?-

-Non trovo “Rosalie”- continuava a chiamarla col suo nome fittizio, non riteneva prudente allentare la guardia.

-Prima mi hai detto che era uscita fuori.-

-Ho visto il duca di Germain! Se dovessero vedersi…-

Andrè sgranò gli occhi.

-Andiamo a cercarla.-

 

La ricerca fu lunga e faticosa. Nella mente di Oscar si profilavano gli scenari più cupi, ma alla fine la trovarono.

Stava seduta sul tronco di un vecchio albero tagliato tempo addietro. Guardava dritto avanti a sé, gli occhi umidi e persi nel vuoto. In mano teneva un coltello probabilmente trafugato da qualche piatto.

-Candy!- esclamò Oscar dimentica di ogni prudenza

-Cos’è successo…-

-Ce l’avevo davanti…-

-Chi… avevi davanti…-

-LUI! Il duca di Germain!-

Oscar non osava fiatare

-Lui è l’uomo che ha ucciso Annie! Lui è l’uomo che ci ha portate in Francia! 

Ce l’avevo davanti capisce?-

-E… cosa hai fatto…-

-Sono rientrata nella sala… e ho preso un coltello da uno dei vassoi lasciati sui tavoli… Poi sono uscita di nuovo.

Lui era lì davanti a me… mi dava le spalle… potevo ucciderlo…-

-E…-

Candy scoppiò in lacrime

-Non ce l’ho fatta! Non sono capace di uccidere!-

Oscar la abbracciò e pianse a lungo con lei.

 

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Capitolo 6
*** La nebbia del mattino ***


La nebbia del mattino

 

Da quella notte Candy divenne l’ombra di se stessa. Non parlava più, non rideva più, non studiava più.

Passava le sue giornate a guardare nel vuoto.

Dopo una settimana Oscar ne ebbe abbastanza di vederla così e si recò nella sua stanza.

Chiuse la porta dietro di sé e la guardò con occhi torvi.

-Che c’è madamigella?-

Senza una parola Oscar le diede uno schiaffo che la fece cadere sul letto.

-Ma… perché…-

-Ne ho abbastanza! Ti rendi conto di quello che ho rischiato per te? Di quello che rischiano le persone che vivono in questa casa?

E tu cosa sai fare? Piangerti addosso? Vivere una vita inutile a te stessa e agli altri?-

Lacrime di dolore le sgorgarono dagli occhi: madamigella Oscar aveva ragione.

-Ascoltami!- riprese Oscar come se fosse indifferente alle lacrime di quella bambina –Domani mattina una persona di mia fiducia verrà a prenderti e ti porterà via, lontano di qui, in un luogo sicuro dove potrai vivere serenamente senza che nessuno ti infastidisca. E mi auguro che tu faccia un buon uso della tua vita! Migliore di quello che stai facendo adesso!-

Senza altre parole Oscar uscì dalla stanza sbattendo la porta e chiudendola a chiave.

-Perché la chiudi a chiave?- le chiese Andrè.

-Non voglio che quella ragazzina faccia la sciocchezza di scappare via da sola. Dalla finestra non può uscire, comunque per prudenza provvedi a far presidiare quella finestra questa notte.-

-La presidierò io stesso.-

 

Nella sua stanza Candy piangeva, e in quelle lacrime ritrovò se stessa: madamigella Oscar aveva ragione!

Da quando non aveva trovato il coraggio di uccidere quel miserabile, si era lasciata andare in un modo intollerabile.

Avrebbe voluto rimanere in quella casa ma capiva che non era possibile: la sua presenza lì era troppo pericolosa! Alla corte di Versailles se l’era cavata bene, ma quanto avrebbe potuto reggere la commedia? E se la verità fosse venuta fuori per madamigella Oscar potevano essere guai molto seri, lei in fondo era la cittadina di uno stato nemico della Francia.

Dove voleva mandarla madamigella Oscar? Sicuramente da qualche parte del paese ben lontana da Versailles.

Conosceva bene il francese e avrebbe potuto cavarsela bene in quel paese, anche se per tutta la vita avrebbe portato nel cuore la sua verde Irlanda, il suo amato villaggio di Ponysville che non avrebbe visto mai più…

Con quei pensieri nella testa si addormentò.

 

Lo scatto della serratura che girava la svegliò di soprassalto.

Qualcuno entrò nella stanza recando un lume. Era madamigella Oscar.

-Bene, sei già vestita. Vieni con me.-

Candy obbedì passivamente, ma sentì che non era giusto, non poteva finire così fra lei e quella donna.

Scesero le scale fino ad arrivare all’ingresso di palazzo Jarjaryes. Oscar aprì la porta ed uscirono di casa.

Fuori era ancora buio, ma che ore erano? E poi c’era tantissima nebbia, non ci si vedeva a un palmo dal proprio naso.

-Dove stiamo andando madamigella?-

-C’è qualcuno che ci aspetta Candy.-

-Madamigella io… mi dispiace…-

Oscar si fermò e si chinò su di lei.

-Dispiace anche a me Candy, mi dispiace di averti dato uno schiaffo e di essere stata così dura con te, ma DOVEVO farlo, mi capisci?-

Candy annuì fra le lacrime e Oscar le sorrise.

-Coraggio, dobbiamo andare.-

Camminarono per un po’ fino ad arrivare vicini ad una macchia boschiva dove Candy spesso e volentieri aveva giocato nei mesi della sua permanenza a palazzo Jarjaryes.

Lì vicino c’era un carro coperto, e presso il carro Candy poté riconoscere le sagome di due uomini. Uno era Andrè e l’altro era un uomo sui venti-venticinque anni.

-Candy.- le disse Oscar quando furono più vicini. –Ti presento il capitano Anthony Brown, dell’esercito di sua maestà Britannica.-

Candy scattò all’indietro.

-Quell’uomo è una giubba rossa!-

-Sì Candy, ma non devi avere paura di me.-

-Candy, ho avuto modo di conoscere il capitano Brown. Io e lui dovremmo considerarci nemici, ma questo non ci impedisce di provare una reciproca stima.-

-Va bene ma… lui è un inglese, e gli inglesi opprimono il mio popolo.-

Il giovane ufficiale si chinò su Candy

-Hai ragione Candy, i rapporti fra i nostri popoli non sono dei migliori, anche se io spero che un giorno possano migliorare. 

Ascoltami bene ti prego: madamigella Oscar mi ha contattato e mi ha raccontato la tua storia. Io sono qui in Francia per una missione segreta per conto del mio governo, ma lei mi ha promesso di non denunciarmi a patto che io lasci immediatamente il suolo francese… portandoti con me.-

Candy sgranò gli occhi. Questo significava che…

-Ti riporterò a casa Candy, al tuo villaggio. So dov’è, ci sono capitato qualche mese fa durante una perlustrazione col mio reparto.

Lì mi è stato raccontato di due bambine scomparse misteriosamente due anni fa, e quando madamigella Oscar mi ha raccontato di te, ho capito di chi stava parlando.-

-Fidati di lui Candy, come ti fidi di me.-

Candy non riusciva a trattenere le lacrime, e nemmeno Oscar. Si abbracciarono piangendo.

Capivano benissimo che non si sarebbero viste mai più.

-Vi voglio bene madamigella Oscar… Vi voglio bene!!!-

-Anch’io Candy… ma adesso devi andare, non avete molto tempo!-

Con dolore Candy si staccò dalla sua protettrice, da quella donna che le aveva voluto tanto bene da costringerla a reagire al dolore.

Per tutta la vita avrebbe recato con sé il suo ricordo.

-Sali sul carro Candy. Ho qualcosa da dire a madamigella Oscar.-

Candy obbedì. Il volto di quel giovane ufficiale ricordava qualcosa a Candy, anche se non avrebbe saputo dire cosa, in ogni caso si trattava di qualcosa o qualcuno che era legato al suo passato, a quando era molto piccola…

 

Il capitano Brown si mise sull’attenti salutando militarmente.

-Madamigella Oscar. I nostri paesi sono nemici e noi siamo soldati. Forse un giorno le circostanze della vita ci porteranno a incrociare le armi per combatterci, ma adesso io mi sento solo di renderle onore!-

Oscar recuperò il suo portamento marziale ed estrasse la spada portandola avanti al suo volto in segno di saluto verso quello che doveva considerare un suo nemico.

Candy aveva sentito quelle parole con dolore. Perché due persone buone dovevano considerarsi nemiche? E lei stessa non aveva diffidato di quell’uomo per il solo fatto che lui era inglese e lei irlandese?

 

Il capitano Brown salì sul carro e il carro partì. 

Mentre il carro cominciava a muoversi Candy sentì che madamigella Oscar aveva ragione: poteva fidarsi di quel giovane uomo.

Dopo tanto dolore Candy sentì nascere dentro di sè la speranza di una nuova felicità: stava tornando a casa!

 

Oscar e Andrè restarono a guardare il carro finché lo videro scomparire inghiottito lentamente dalla nebbia del mattino.

 

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Capitolo 7
*** EPILOGO ***


EPILOGO

 

1. 

Candy si sentiva a disagio in quel sontuoso palazzo londinese. Ne aveva avuto abbastanza di lussi in quel di Parigi, la corte di Versailles l’aveva sinceramente disgustata: tutto quello sfarzo mentre la povera gente moriva di fame per le strade di Parigi!

Tuttavia si era prestata, anche se malvolentieri, a rendere quella testimonianza, lo doveva al capitano Brown, anzi ad Anthony, come lui stesso le aveva detto di chiamarlo.

Avrebbe dovuto raccontare le circostanze del suo rapimento nientedimeno che al capo dei Servizi Segreti di sua maestà britannica! Sperava almeno che Anthony non le facesse incontrare i reali d’Inghilterra! Per un’irlandese come lei sarebbe stato sinceramente troppo.

All'improvviso la porta si aprì, e Anthony si affacciò dall’interno della stanza invitandola ad entrare con un cenno della testa.

Candy si alzò e si diresse verso la porta. Indossava un abito poco formale ma più che dignitoso, regalo di Anthony.

Entrata nella stanza vide un uomo seduto ad un’elegante scrivania, l’uomo dimostrava una sessantina d’anni e aveva un atteggiamento austero, ma dietro quella maschera d’imperturbabilità Candy poté scorgere un profondo dolore.

-Candy, questo è Lord Raymond Legan, capo dei servizi segreti di sua maestà britannica.-

Legan? Nella mente di Candy si affacciò un sospetto che subito le parole del Lord tramutarono in certezza.

-Sì Candy, quel vile che ti ha rapita e venduta al marchese di Germain era mio figlio.-

Candy rimase spiazzata. Per quanto l’uomo davanti a lei non fosse certo un amico del suo popolo, provò una sincera pietà per lui.

-Non sentirti in imbarazzo Candy, so cosa stai pensando e hai tutte le ragioni. Vorrei solo che tu mi raccontassi quello che è successo quel terribile giorno.-

Candy vinse la sua riluttanza a parlare da pari a pari con quell’uomo, e raccontò brevemente la sua terribile esperienza.

-Non mi chieda di raccontarle di più signore.- disse alla fine -è vero: ho vissuto diversi mesi a contatto con Madamigella Oscar, ma non rivelerò niente su di lei.-

-E nemmeno te lo chiederò Candy, quella donna si è presa cura di te, e capisco che tu non possa considerarmi un amico.-

Il volto di Lord Legan tradiva insieme stanchezza e dolore, un profondo dolore.

-Signore, io vorrei dirle che… mi dispiace tanto per suo figlio…-

-Ti ringrazio…-

Una lacrima scese lungo la guancia del nobile inglese e Candy capì che ogni parola era inutile.

-Vieni con me Candy.- intervenne Anthony come a voler spezzare l’atmosfera cupa che aleggiava in quella stanza.

Senza una parola Candy uscì dalla stanza insieme ad Anthony.

 

2.

In Irlanda pioggia e nuvole sono di casa, e quella era la tipica giornata irlandese: nuvole e pioggia che si alternavano a timidi sprazzi di sereno.

Ma in quel momento a Candy quelle nuvole e quella pioggia dovevano equivalere ad una splendida giornata di sole. Quell’erba bagnata che sfrigolava cedevole sotto gli zoccoli del cavallo e le ruote del carro guidato da Anthony, le richiamavano alla mente la sua infanzia felice, trascorsa a giocare con la povera Annie sull’erba umida e la terra bagnata.

Con gli occhi e con la mente rivide quelle due bambine che correvano insieme felici e inconsapevoli di quello che un destino terribile riservava loro.

Poi, svoltata una curva, davanti a lei apparve una collina, e in cima alla collina troneggiava solitario un grande albero: il SUO albero. Di fianco alla collina, a poca distanza c’era Ponysville!

Con gli occhi pieni di lacrime saltò giù dal carro e rivolse lo sguardo e le braccia al cielo, incurante dell’acqua che le inzuppava i vestiti.

Corse in direzione del villaggio sotto lo sguardo di Anthony che capiva benissimo lo stato d’anima di quella ragazzina.

La vide correre verso quelle quattro case che per tutta la sua infanzia avevano costituito tutto il suo mondo.

Candy correva chiamando Miss Giddins, Suor Mary, e le altre persone di Ponysville che si erano prese cura di lei.

Da dentro la sua casa Miss Giddins sentì una voce che la chiamava e credette di star sognando: quella era la voce di Candy! Ma come poteva essere?

Si affacciò alla finestra e la vide: Candy era lì, che correva sotto la pioggia chiamando lei e gli altri abitanti del villaggio, quasi a volerli tutti intorno a sé.

Con il cuore in gola la buona Miss Giddins uscì di casa e si fermò davanti alla porta chiamando quella bambina che già da tempo aveva pianto per morta.

-Candy!-

La voce della sua benefattrice fece fermare Candy in mezzo alla strada, sotto la pioggia battente, e anche lei non poteva credere ai suoi occhi: Miss Giddins era lì davanti a lei, e tutto intorno a lei le persone di Ponysville uscivano dalle loro case. Era davvero tornata a casa!

Rimase ferma, come se non avesse più fiato in gola, con le lacrime che uscendo dai suoi occhi facevano un tutt'uno con la pioggia, mentre Miss Giddins la raggiungeva abbracciandola!

-Do-dov’è Annie?- riuscì a chiedere la donna preda delle emozioni più forti.

-Annie è morta.- disse semplicemente Candy abbandonandosi al pianto.

 

3.

Ecco Caro Diario, questo è il racconto della mia esperienza francese.

Non ho più rivisto madamigella Oscar e Andrè, come avrei potuto? Ho appreso dopo diversi anni della loro morte durante la presa della Bastiglia, e ne ho sofferto molto.

Anche Anthony Brown morì qualche mese dopo avermi riportata a casa, proprio davanti ai miei occhi.

Poco dopo lasciai di nuovo Ponysville, e mi misi a lavorare come infermiera a Dublino. Fu lì che conobbi l’amore della mia vita.

Sono passati tanti anni da allora, e non ho più lasciato la mia amata Irlanda. La vita mi ha dato momenti gioiosi e momenti tristi, come a tutti.

E oggi sono qui, mentre i miei figli giocano in giardino, a ricordare quei momenti.

La mia figlia più grande, Annie, ha la stessa età che avevo io quando il tenente Legan mi rapì, e io tremo all’idea che lei possa vivere le stesse terribili esperienze che ho vissuto io.

Coraggio Candy, mi dico sempre quando mi assale questa malinconia, hai altro da fare che crogiolarti nella tristezza. Devi vivere!

 

 

 

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