Christmas Time

di Sacchan_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Dazai osamu/Nakajima Atsushi ***
Capitolo 2: *** Nakahara Chuuya/Nakajima Atsushi ***
Capitolo 3: *** Dazai Osamu/Sakunosuke Oda ***
Capitolo 4: *** Dazai Osamu/Nakajima Atsushi ***



Capitolo 1
*** Dazai osamu/Nakajima Atsushi ***






L'ennesima occhiata all'orario mostrato sul display del cellulare fece capire ad Atsushi che era giunto il momento di rinunciare al suo intento e tornarsene a casa.
Il freddo pungente di dicembre congelò il suo respiro lasciandolo evaporare fuori dalle sue labbra, a nulla servì la sciarpa arrotolata al collo: con una temperatura così solo una coperta calda e un camino avrebbero dato sollievo.
Il nuovo arrivato dell'Agenzia indietreggiò fino a toccare con la schiena il portone dell'appartamento dove viveva la persona che stava aspettando per poi scivolare a terra.
Sulle ginocchia teneva sdraiato con cura un bouquet di fiori confezionato con artemisie e dalie, dove al centro spiccava una grande stella di natale, adornata da camelie rosse. La carta intonata e i fiocchi contribuivano a tenerlo saldo, soprattutto a resistere alla troppa forza con cui il ragazzo lo teneva involontariamente tra le mani. Nascosto tra le foglie vi era persino un bigliettino d'auguri, unito a una dedica destinata proprio alla persona a cui era rivolta.
Atsushi ripensò all'imbarazzo provato nel pomeriggio quando lo fece confezionare alla commessa del negozio di fiori.
 

"Sono per la tua fidanzata?"
"Ah! Ehm, no... sono per un mio collega, il mio superiore! Vorrei ringraziarlo per tutto quello che ha fatto per me!" Rispose imbarazzato, tradendosi soltanto grazie al rossore sulle guance sicuramente non dovuto al freddo.
 "Ho capito. Allora lascia fare a me!"

La sua intenzione era darglielo di persona, ma farlo in ufficio alla mercé di tutti era decisamente fuori discussione!
La signorina Yosano, Naomi e la signorina Haruno non avrebbero perso l'occasione di fargli delle domande in coro, mettendolo alle strette. Per non parlare del signor Rampo, che avrebbe capito tutto all'istante, sfruttando le sue ultra-deduzioni, costringendolo con il ricatto a comprargli ogni tipo di leccornia dolce da mangiare.

Ipotetizzando tutto questo, Atsushi sospirò formando un'altra nuvoletta: venti minuti dopo mezzanotte e del signor Dazai ancora nessuna traccia!
"Insomma dove si sarà cacciato?" Lamentò ad alta voce soffiandosi sulle mani.
Ormai era davvero sul punto di rinunciare e tornarsene verso il suo appartamento; immaginò Kyouka preoccupata davanti a una cena già fredda, forse non era proprio destino che il signor Dazai ricevesse quel misero regalo dalle sue mani.

Un bouquet di fiori, poi! Eppure quel consiglio inaspettato, arrivato dalla persona più inaspettata tra tutte non gli sembrò affatto una pessima idea all'inizio.
Ma ora che lo girava e rigirava tra le mani, visto l'andamento delle cose, il pensiero di ritornare a casa e cestinare via quel misero mazzo diventava sempre più persistente.
Eppure, quella mattina entrando in ufficio, vedendo la signorina Haruno affacendarsi nell'impacchettare tutte quelle scatole, la curiosità fu così tanta che Atsushi stesso sentì il dovere di farle qualche domanda.
Perché lo stava facendo? A che pro? Che significato aveva regalare qualcosa a qualcuno, perché a Natale, poi?
Lui di Natale non ne sapeva proprio nulla, all'orfanotrofio non si festeggiava nessuna festività, di doni non ne aveva mai ricevuti perciò non poteva conoscere la sensazione di felicità trasmessa nell'atto del ricevere un regalo.
Fortunatamente la signorina Haruno era davvero una donna dotata d'infinita pazienza!
 

"Oh, Atsushi! Andare in cerca di un regalo è la dimostrazione del tempo che hai perso per fare felice una persona! Vedere l'emozione di chi lo riceve è un momento magico e insostituibile. Possono esserci mille significati dietro a un regalo, anche quello dell'esprimere qualcosa che a parole non diresti mai! E ora, guarda! Questo è il tuo! Non è una sensazione bellissima riceverne uno?"

Così Atsushi si ritrovò un pacchetto color oro tra le mani e un sentimento di calore misto a gratitudine nel cuore.
Capì persino il comportamento di Kyouka quando il giorno prima rifiutò la sua compagnia nel fare acquisti per le vie del centro di Yokohama e il suo titubamento alla sera nello sviare le domande da lui rivolte.

Comprese persino di essere in ritardo rispetto agli altri, ma nulla era perduto! Quel pomeriggio era la sua metà giornata libera ed era ancora in tempo per andare a cercare dei regali per tutti i membri dell'Agenzia! Ebbe persino idee per tutti, ma Dazai... beh, lui era un enigma persino su questo!
Ancora dieci minuti e poi me ne vado, pensò il ragazzo volgendo lo sguardo al cielo. La notte era fredda, ma con le nuvole spazzate via dal vento e un'aria molto più secca le stelle risultavano ben visibili. Se si fosse ammalato al punto tale da non potersi recare in ufficio avrebbe dato la colpa a quell'inutile spreca-bende, mormorò a se stesso socchiudendo gli occhi.
"Uh? Atsushi-kun?"
Gli occhi eterocromatici del ragazzo si aprirono lentamente richiamati da quella voce pari a una apparizione surreale. Ci volle qualche secondo per mettere a fuoco la figura esile del suo superiore immobile, sui primi gradini della tromba di scale. Se era finito ad addormentarsi ancora non distingueva il sogno dalla realtà.
"Signor Dazai è tardi! Dov'è stato finora?" Si allarmò il giovane ricevendo soltanto un'occhiata dubbiosa dal più grande.
"Ero fuori a bere, c'è qualche problema con questo?" Rispose Dazai gesticolando appena con una mano sollevata.
Atsushi sollevò le spalle a disagio: effettivamente non era cosa che gli competeva immischiarsi negli affari privati del suo mentore dopo il lavoro, la domanda gli era semplicemente uscita spontanea senza rifletterci; solo dopo si ricordò del bouquet di fiori ancora adagiato sulle sue gambe, ma come darglielo?
"Tu, piuttosto, mi hai aspettato qui davanti fino adesso?" Gli domandò Dazai curioso avvicinandosi di qualche passo, infilandosi una mano in tasca alla ricerca della chiave per aprire la porta del proprio appartamento.
Come risvegliatosi da un sogno, Atsushi scattò in piedi come solo lui sapeva fare; il mazzo di fiori stretto in pugno e premuto contro il fianco.
Ora o mai più!
"Ecco, tenga!" Gridò a sguardo basso, spingendolo direttamente nelle mani di Dazai, per poi chinare il busto in modo esagerato. "Mi scusi se l'ho disturbata a un orario così tardi! Comunque, se non le piacciono i fiori o ne è allergico si senta libero di buttarli via!"
Tutta l'ansia e la trepidazione, incrementata dall'attesa di quel momento, trovarono sfogo in quel modo, portando Atsushi a desiderare di scappare via da lì. Anche perché non aveva alcuna spiegazione da dare in merito al battito accelerato del suo cuore, ora che lo aveva visto arrivare sano e salvo davanti al suo appartamento.
Peccato che uno strattone ad altezza gomito bloccò la sua immediata fuga, Atsushi si girò giusto in tempo per vedere la mano bendata di Dazai trattenerlo saldamente per un braccio.
"Aspetta." Lo bloccò Dazai, portandolo a sussultare e desiderare di sparire sotto terra.
Chissà perché non aveva minimamente pensato alla probabilità che potesse verificarsi una situazione simile, come detective ne aveva ancora di strada da fare! Ma Dazai spostò l'attenzione da lui al bouquet, alzandolo ad altezza occhi per studiarlo attentamente.

"Mi stai forse facendo credere che, dopo esser rimasto tutto questo tempo ad aspettarmi per darmi questo, ora te ne andresti via così?" Lo riprese, canzonandolo leggermente e lasciandolo andare. Atsushi indietreggiò di qualche passo pensando a come rispondergli.
"Beh..."
L'interesse di Dazai venne catturato dal bigliettino color rosa che spuntava tra le foglie e i petali color carminio. Lentamente lo estrasse per poi leggerne il contenuto, il tutto sotto lo sguardo impensierito di Atsushi, che nulla poté fare se non restare immobile e deglutire.
Il suo corpo trovò rilassamento solo quando vide il suo superiore sorridere al soggetto del foglietto, e meno male che tutta l'agitazione stava lentamente scomparendo per davvero.
"Atsushi-kun, tu non conosci il significato dei fiori, vero?"
Il ragazzo spalancò appena gli occhi, aspettandosi di tutto tranne che una domanda del genere.
Come al solito il signor Dazai si rendeva una persona indecifrabile e ancora non capiva se era un talento naturale o cosa.

"So che ogni fiore simboleggia qualcosa, ma da qui a dire che ne conosco il significato..." Rivelò Atsushi a disagio, per niente contento dell'aver messo in mostra un'altra sua lacuna di conoscenza. Fortunatamente Dazai annuì soddisfatto, come se quella risposta appena ricevuta fosse del tutto superflua, poiché ne era già a conoscenza.
"Sai, penso che chi ha confezionato questa composizione per te abbia esattamente capito cosa volevi dirmi." Rispose sorridente, stringendo con cura i fiori all'altezza del petto.
Atsushi gli riservò uno sguardo curioso e spaesato, in trepida attesa nel capire dove il suo superiore volesse arrivare.
"Le dalie e le artemisie significano riconoscenza e la stella di natale è palesemente un augurio di buona fortuna..." Spiegò Dazai, facendo volutamente una pausa per indurre Atsushi ad ascoltarlo con maggiore attenzione, evitando intenzionalmente di menzionare altro.
"E le camelie?" Domandò timidamente Atsushi, iniziando a capire che forse era proprio lì che voleva arrivare.
In effetti il sospetto diventò realtà quando lo vide sorridergli maliziosamente e indicare l'appartamento dietro di loro.
"Beh, per quelle che ne dici di entrare e di scoprirlo da solo?"




L'anno scorso scrissi una serie di flash/oneshot a tema Natale su BSD, ma non le pubblicai mai qui su EFP; perciò quest'anno ho pensato: perché no? Quest'anno rimedio e le pubblico anche su questa piattaforma! E poi trovo adorabili le storie ambientate in questo periodo dell'anno, voi no?





Anticipazioni del prossimo chapter:
Quante probabilità potevano esistere per due persone, facente parte di due fazioni completamente diverse, incontrarsi nel pomeriggio inoltrato in una delle vie più trafficate della città? 
Tra tutti chissà perché il nuovo pupillo di Dazai, quello per cui Akutagawa sembrava nutrire un odio smisurato e che, a vederlo così, non dimostrava poi quale forza eppure era stato in grado di metterlo al tappeto. L'aspetto di Nakajima Atsushi era veramente quello della persona più pura e innocente che potesse mai esistere sulla faccia della Terra, persino ora che lo fissava a occhi sbarrati, con i muscoli leggermente tesi e un'espressione mista a meraviglia e stupore sul volto.
Chuuya allentò le spalle, schioccando di poco la lingua.

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Capitolo 2
*** Nakahara Chuuya/Nakajima Atsushi ***


Ogni qual volta che Nakahara Chuuya si ritrovava nell'ufficio di Ougai Mori, leader della Port Mafia, aveva sempre più l'impressione di trovarsi sul posto sbagliato nel momento sbagliato.
Come era possibile che l'uomo dal più alto rango della Mafia finiva sempre per cedere ai piagnistei di una bambina saccente e capricciosa come Elise?
Di per sé il fatto che un uomo di mezza età come lui desse retta a una ragazzina non rappresentava un grosso problema, fino a quando la Port Mafia manteneva tale la reputazione che si era aggiudicata nel corso degli anni, il problema si presentava quando Mori, pur di non deludere la sua Elise, gliela smollava appresso, riducendo così le urla della piccola.
Per l'ennesima volta il membro esecutivo sacrificò il suo giorno libero per portarla in giro al posto del suo superiore, alla ricerca di preziose leccornie da divorare, tutte a tema natalizio visto il particolare periodo dell'anno.
L'uomo sospirò osservando il suo riflesso rifratto nello specchio della vetrina di un negozio; quantomeno la piccola Elise sembrava essersi calmata dopo aver visto tutti quegli addobbi e quelle luminarie che percorrevano le vie del centro di Yokohama, per non parlare della carrellata di panettoni farciti, tronchetti, pandori e omini di pan di zenzero.
Dicembre era un mese problematico per tutti; ma per lui, i cui giorni liberi si potevano contare sulle dita di una mano, trovare del tempo per se stesso era davvero una rarità.
Inoltre non disprezzava passeggiare per le vie della sua città di tanto in tanto; anzi, gli dava la possibilità di apprezzarla in misura maggiore, persino in un momento così frenetico come il periodo natalizio.
Chuuya lasciò perdere quei pensieri e tornò a focalizzarsi sulla piccola Elise quando, riprendendo a camminare, sbatté involontariamente contro la spalla di qualcuno.
"Mi scusi... ah!"
Quante probabilità potevano esistere per due persone, facente parte di due fazioni completamente diverse, incontrarsi nel pomeriggio inoltrato in una delle vie più trafficate della città? 
Tra tutti chissà perché il nuovo pupillo di Dazai, quello per cui Akutagawa sembrava nutrire un odio smisurato e che, a vederlo così, non dimostrava poi quale forza, eppure era stato in grado di metterlo al tappeto. L'aspetto di Nakajima Atsushi era veramente quello della persona più pura e innocente che potesse esistere sulla faccia della Terra, persino ora che lo fissava a occhi sbarrati, con i muscoli leggermente tesi e un'espressione mista a meraviglia e stupore sul volto.
Chuuya allentò le spalle, schioccando di poco la lingua.
"Rilassati, ragazzo. Come vedi sono qui per conto mio e non in servizio. Non avrei nemmeno il motivo per attaccarti ora."
La sua schiettezza sembrò rilassarlo, al punto tale da fargli distendere il viso.
"La ringrazio e mi scusi. Mi ha solo preso di sprovvista."
Solo allora Chuuya notò che le mani del ragazzo erano impegnate a tenere delle buste, dalle quali facevano capolino diversi pacchettini regalo.
Forse li osservò perfino troppo intensamente dato che si sentì domandare se anche lui si trovava lì per il medesimo motivo.
Quante sciocchezze, pensò Chuuya; alla Port Mafia non c'era certo il tempo di poter farsi dei regali l'uno con l'altro -solo Mori riempiva di doni Elise, ma quello lo faceva sempre, mica solo a Natale- tuttavia non rispose, proprio per questo il neofita dell'Agenzia si lasciò andare a qualche confidenza in più.
"Ho preso dei regali quasi per tutti, mi manca solo quello per il signor Dazai... ma lui è così difficile che sono in alto mare. Uhm, dato che lei è stato il suo ex-partner magari ha dei consigli da darmi?"
A quella domanda Chuuya strabuzzò gli occhi fuori dalle orbite, lo stesso Atsushi capì di aver osato chiedere troppo iniziando a ridacchiare nervosamente.
"Ragazzo, l'unica cosa che regalerei a quell'idiota suicida sono solo due calci nel sedere."
Nakajima Atsushi si grattò la nuca ancora più a disagio contribuendo a far voltare il viso di Chuuya per trovare una scappatoia a quella particolare situazione così imbarazzante.
Un negozio al di là della strada attirò la sua attenzione, grazie al suo via vai di clientela che entrava e usciva.
"Fiori..." Mormorò sottovoce.
"Uh?"
"Dei fiori andranno benissimo." Rispose focalizzandosi sulla gente presente in negozio, piena di bouquet colorati tra le braccia. " In realtà non hai bisogno di regalargli chissà cosa. Qualsiasi regalo tu gli faccia sarà perfetto, dato che sei tu a darglielo."
Non fu sicuro che il ragazzino capì esattamente cosa intendesse; di sicuro aveva attirato la sua attenzione verso gli allestimenti esposti in vetrina.
In quel momento Elise gli si avvicinò tirandogli appena il cappotto per avere la sua attenzione; Chuuya annuì e si sistemò meglio il cappello in testa. 
"Beh, per me è ora di andare."
Non aspettò un saluto o una risposta, anche perché il ragazzo dell'Agenzia sembrò ancora preso nell'osservare il negozio di fiori, indeciso se tentare o meno. Si era già persino allontanato di qualche passo quando la sua voce attirò nuovamente la sua attenzione.
Ruotando di poco gli occhi lo vide con il busto chinato appena nella sua direzione.
"Grazie e buone feste."
Chuuya non gli rispose, ma si limitò soltanto a scrollare le spalle prima di attraversare la strada e sparire tra la folla.



Parole: 851




Anticipazioni del prossimo capitolo:
 
"La tua memoria fa acqua come al solito, mio caro Odasaku. Charles Dickens è l'autore di questo racconto; uno scrittore inglese che, nella lettura occidentale, viene considerato uno dei più popolari."
L'uomo chiamato Osadaku alzò la mano in direzione del barista per fargli notare che il suo bicchiere era vuoto.
"Perché lo stai leggendo?" Proseguì. "Che fine ha fa
tto quel volume sul suicidio che ti porti sempre appresso?"
Dazai sorrise voltandosi leggermente verso l'amico, non proferendo parola ma lasciando che quest'ultimo continuasse.
"Stai cercando di entrare in pieno spirito natalizio?" Ironizzò voltandosi verso le vetrate del bar dove era possibile vedere le luminarie appese contro le abitazioni e le strade. "Tu non fai niente per caso, e finora il Natale mai ti aveva toccato minimamente. Allora, dimmi, perché ora sei qui accanto a me che leggi questo libro?"

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Capitolo 3
*** Dazai Osamu/Sakunosuke Oda ***


Del Bar Lupin Dazai Osamu si considerava ormai un cliente abituale; questo lo capiva persino quando, sedendosi al solito posto centrale del bancone, il proprietario, unico barman, gli faceva trovare pronto il suo whiskey preferito annegato nel ghiaccio.
Dazai lo ringraziava con un cenno del capo, poi prendeva in mano il liquore, lo portava alla bocca e lo sorseggiava lentamente, infine lasciava passare ore e ore immerso nei ricordi.
Quella sera precedeva la vigilia di Natale, bere in quel bar era parte di un rito che andava avanti da anni.
Ma non era solo: accanto al bicchiere teneva un libro, uno di quelli in formato tascabile, che si poteva tranquillamente nascondere in una borsetta o nella tasca di un giubbotto esageratamente grande.

"A Christmas Carol?"

Sakunosuke Oda, il membro dal rango più basso della Port Mafia, fissava quel libro con occhi meravigliati, mentre portava alle labbra il suo bicchiere e lo svuotava a piccoli sorsi.
Il demone-prodigio della Port Mafia annuì soddisfatto della risposta.
"Vedo che sei preparato, Odasaku."
L'altro alzò gli occhi al cielo nell'intento di ricordare qualcosa, la mano destra intanto sfregava il mento.
"A Christmas Carol di... mmm, Char... Charles..."
Il nome dell'autore sembrò proprio non volere venir fuori dalla sua bocca, fortunatamente Dazai gli andò immediatamente in soccorso.
"La tua memoria fa acqua come al solito, mio caro Odasaku. Charles Dickens è l'autore di questo racconto; uno scrittore inglese che, nella lettura occidentale, viene considerato uno dei più popolari."
L'uomo chiamato Osadaku alzò la mano in direzione del barista per fargli notare che il suo bicchiere era vuoto.
"Perché lo stai leggendo?" Proseguì. "Che fine ha fatto quel volume sul suicidio che ti porti sempre appresso?"
Dazai sorrise voltandosi leggermente verso l'amico, non proferendo parola ma lasciando che quest'ultimo continuasse.
"Stai cercando di entrare in pieno spirito natalizio?" Ironizzò voltandosi verso le vetrate del bar dove era possibile vedere le luminarie appese sulle abitazioni e le strade. "Tu non fai niente per caso, finora il Natale mai ti aveva toccato minimamente. Allora, dimmi, perché ora sei qui accanto a me che leggi questo libro?"
Dazai non replicò immediatamente in quanto Odasaku aveva colpito direttamente nel segno, da buon amico che dimostrava ogni giorno di essere; però saper anticipare le mosse e le frasi di coloro che gli ruotavano attorno era da sempre il suo maggior pregio e dono, cosa che lo aveva aiutato nella sua ascesa al rango attuale.
Aspettava soltanto che Odasaku gli desse il pretesto per tirarla fuori.
Rilassando le spalle prese un respiro profondo, in attesa di riordinare le parole nella mente.
"Lo trovo un buon libro. Di quelli da leggere adesso, davanti al calore di un camino. La storia di Ebezener Scrooge rappresenta perfettamente l'avidità dell'uomo che sia applicata al denaro, al successo, al lavoro... ci mostra come l'uomo sia un essere avido e assetato di potere e la fine che sarà destinato a fare se percorre quella strada."
Rimarrà solo e abbandonato da tutti, pensò il giovane Esecutore lasciando il tempo all'amico di elaborare quanto appena detto.
Odasaku però non era il tipo di uomo che si poteva definire avido, ma faceva parte della Mafia: chi nella Mafia non lo era?
Perciò poteva comprendere.
"Cerchi una salvezza? Molto spesso si dice che la risposta la si può trovare nei libri, la stai cercando lì?"
Dazai scoppiò a ridere di gusto: in realtà era felice, molto anche.
"Sapevo che non mi avresti deluso." Rispose solenne spingendo via il bicchiere, lasciando sì che il barman lo recuperasse per lavarlo. "Del resto sei l'unico che riesce a capirmi fino in fondo. Non so se cerco esattamente una salvezza, come la chiami tu, ma mi sono trovato a immaginare i miei spiriti del passato, del presente e del futuro come guide. E sono certo che il mio spirito del Natale passato sarebbe me stesso da bambino, pronto a ricordarmi i motivi per cui sono entrato nella Port Mafia."
Odasaku lo guardò interessato, poggiando il palmo della mano sul mento, dimenticando persino il suo secondo bicchiere ordinato apposta per sopportare Dazai quando si trovava in vena di sproloquiare.
"Poi ho fantasticato su chi potesse essere il mio spirito del Natale presente e non posso fare a meno di pensare a te."
Odasaku spalancò gli occhi nel sentire quella frase, era incredulo che Dazai parlasse davvero così.
"Saresti sempre pronto a mostrarmi la verità delle cose" Gesticolò lui con un dito. "Facendomi aprire gli occhi persino su ciò che non vedo."
Al tuttofare della Port Mafia scappò una risatina per l'imbarazzo; in realtà era preoccupato perché per Dazai lasciarsi andare a confidenze in quel modo era qualcosa del tutto anormale.
"Per ultimo penso allo spirito del Natale futuro e tutto mi diventa nero."
Ora Odasaku fu certo che il suo iniziale sospetto diventò realtà: quella era una delle sere dove Dazai necessitava di una mano per sostenersi, ma conscio anche del suo ruolo di giovane Esecuotore non l'avrebbe mai chiesta direttamente, tantomeno a un suo subordinato. Lui si trovava lì apposta per dargliela.
"Ti stai sbagliando. Il racconto di Charles Dickens ci mostra che non è mai troppo tardi mutare se stessi, perché migliorandoci possiamo cambiare la visione che gli altri hanno di noi e farci trasformare in meglio. Perciò, se ci pensi, nemmeno il tuo futuro è nero come lo vedi."
Il viso di Dazai Osamu finalmente si rilassò, eliminando quell'aura austera che la sua posizione nella Mafia gli imponeva, mostrandone una molto più gioviale, facendo risaltare i suoi soli diciotto anni di età.
"Vai sempre oltre le mie aspettative, Odasaku."


Quattro anni dopo, nella sera che precedeva la vigilia di Natale, il detective della Agenzia Armata Investigativa si trovava nuovamente in quello stesso bar, munito dello stesso libro di allora. Ma nella sedia alla sua destra la persona che fu il suo migliore amico, capace di risollevargli il morale, non faceva più parte del suo mondo.
"Ciò nonostante continuo ancora a chiedermi chi possa mostrarmi il mio futuro, caro Odasaku." Mormorò a se stesso, conscio che nessuno poteva sentirlo.
Solo un movimento alle sue spalle attirò la sua attenzione: Dazai Osamu si voltò appena in tempo per scorgere il viso affannato e senza fiato del suo nuovo sottoposto.
"Dazai-san!"


Parole: 995


Anticipazioni del prossimo capitolo:
"Hai scelto quella sedia." Mormorò ancora stupefatto e Atsushi lo guardò non capendo. "Voglio dire... potevi scegliere di sederti ovunque, di non sederti affatto, oppure di andartene, ma tu hai scelto proprio quella sedia!"
Staccando gli occhi da lui il più giovane preferì guardarsi le mani ancora strette a pugno e solo allora notò un bicchiere ripieno di liquore intoccato e un libro poggiato lì a fianco. Era un libro di letteratura straniera, non l'aveva mai letto, ne era sicuro, eppure il titolo non gli era nuovo; forse gli era capitato di trovarne una copia nella biblioteca del suo orfanotrofio. Già, là c'erano tanti libri.
"Non capisco..." Mormorò ancora assorto, non in risposta al suo superiore ma per la situazione in generale.
Dazai prese un sorso dal suo bicchiere, scrollando di poco le spalle.
"Non serve che tu lo faccia." Lo rassicurò. "Davvero."
Lo sguardo di Atsushi si spostò dalle sue mani a lui, che assaporava con gusto il suo liquore, fino al bicchiere che sembrò non appartenere a nessuno e al romanzo che apparve messo lì per un motivo preciso. Collegò tutto questo e qualcosa nacque nella sua mente, forse era qualcosa di azzardato da dire, ma... doveva provare.  

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Capitolo 4
*** Dazai Osamu/Nakajima Atsushi ***


Solo un movimento alle sue spalle attirò la sua attenzione: Dazai Osamu si voltò appena in tempo per scorgere il viso affannato e senza fiato del suo nuovo sottoposto.
"Dazai-san!"
Di tutte le persone che conosceva Nakajima Atsushi era di sicuro quella più facile da leggere tra loro; non che per lui, ex Demone Prodigio della Port Mafia, ci fossero particolari difficoltà, ma il ragazzo in questione mostrava sempre una naturalezza disarmante, di quelle capaci di strapparti un sorriso per la loro genuinità.
Soprattutto quando poi si gli si presentava davanti armato di quello sguardo misto tra il terrorizzato, lo spaesato e lo smarrito, accompagnato dall'immancabile fiatone per aver corso da destra a sinistra.
"Atsushi-kun! Sembra che finalmente tu mi abbia trovato!" Esordì, soffocando quella voglia di ridere e prenderlo in giro.
Il ragazzo sollevò le spalle drizzandosi sulla schiena.
"Signor Dazai è tardi! Perché non torna nel suo appartamento?"
L'uomo non riuscì a trattenersi e portò le nocche delle dita alle labbra; non rise per non sbigottirlo ulteriormente, ma contenersi gli costò davvero parecchia fatica.
"Sto solo bevendo qualcosa da solo, c'è qualche problema con questo?"
Le braccia di Atsushi tornarono subito ad afflosciarsi contro i fianchi.
"E me lo dice così? Come se non fosse un problema?" Mormorò ad alta voce demoralizzato, ripercorrendo con la mente tutta la fatica fatta per cercarlo e ringraziando mentalmente Kunikida per essergli andato in soccorso, dandogli quella soffiata su quel bar sito nei bassifondi delle strade di Yokohama.
Dazai poté solo immaginare tutta la fatica e lo stress di cui il ragazzo si era fatto carico per riuscire a scovarlo, ma non si sentiva in colpa. Al contrario, trovava la cosa estremamente divertente.
"Beh, visto che ora sei qui, che ne dici di farmi compagnia?"
Gli occhi di Atsushi si spalancarono più del possibile: da un punto di vista esterno non c'era nulla di male in quella domanda, anzi fu la cosa più naturale che qualcuno avrebbe potuto chiedere. Ma il signor Dazai era un enigma vivente, un calcolatore nato e ogni sua parola e azione venivano prese in considerazione come un secondo fine; Atsushi lo aveva imparato standogli accanto perciò avvertì un senso di spiazzamento e di stupore, al punto tale da non riuscire a dargli una risposta immediata.
"Mmm..."
Disagio era ciò che provava. Averlo trovato era già abbastanza per lui, ma restare anche in sua compagnia, per giunta in un bar a bere, era qualcosa di davvero inaspettato.
"Dai! Ti assicuro che in questo bar servono anche analcolici." Lo esortò nuovamente l'altro, mostrando ancora quella disinvoltura che tutto sembrò tranne che sincera. Allora, il più piccolo, annuì e adocchiò il primo sgabello libero, sedendosi lentamente sopra, sollevando le mani e poggiandole entrambe con i pugni chiusi sopra il legno del bancone.
"Dunque..." Iniziò a parlare nuovamente in imbarazzo, per poi notare di non essere ascoltato.
Stranamente il signor Dazai gli apparve sorpreso.
"Hai scelto quella sedia." Mormorò ancora stupefatto e Atsushi lo guardò non capendo. "Voglio dire... potevi scegliere di sederti ovunque, di non sederti affatto, oppure di andartene, ma tu hai scelto proprio quella sedia!"
Staccando gli occhi da lui il nuovo arrivato dell'Agenzia preferì guardarsi le mani, solo allora notò un bicchiere ripieno di liquore intoccato e un libro poggiato lì a fianco.
Era un libro di letteratura straniera, non l'aveva mai letto, ne era sicuro, eppure il titolo non gli era nuovo; forse gli era capitato di trovarne una copia nella biblioteca del suo orfanotrofio. Già, là c'erano tanti libri.
"Non capisco..." Mormorò ancora assorto, non in risposta al suo superiore, ma per la situazione in generale.
Dazai prese un sorso dal suo bicchiere, scrollando di poco le spalle.
"Non serve che tu lo faccia." Lo rassicurò. "Davvero."
Lo sguardo di Atsushi si spostò dalle sue mani a lui, fino al bicchiere che sembrò non appartenere a nessuno e al romanzo che pareva messo lì per un motivo preciso. Collegò tutto questo e qualcosa nacque nella sua mente, forse era qualcosa di azzardato da dire, ma... doveva provare.
"Qui si sedeva forse quella persona di cui mi ha parlato quella volta al cimitero?"
In un primo momento non ricevette risposta, ma solo un fruscio proveniente dalla sua sinistra. Le braccia di Dazai si piegarono e le mani ora sostenevano il mento in una postura completamente interessata.
"Che cosa te lo fa pensare?"
Era certo che non ci sarebbe stata alcuna risposta diretta, era consapevole persino che avrebbe finito per mettersi ancora più in difficoltà in quella situazione, però non poteva nemmeno scappare: che figura ci avrebbe mai fatto? Dove erano finiti i suoi propositi di affrontare tutto di petto?
La via della sincerità non era forse la più facile da percorrere?
"Beh, il tono che ha usato adesso è lo stesso che usò allora." Gli fece notare, sottolineando come la sua voce tendeva sempre a diventare più malinconica e dolce quando ricordava quella persona.
Finalmente Dazai rise con gusto, spazzando via quella nostalgia che lo aveva portato quella sera a rifugiarsi in quel bar pieno di ricordi legati al suo passato. Accanto a lui il suo subordinato continuava a guardarlo con la bocca semiaperta, sperando di non aver riaperto ferite ancora schiuse. "Se ti dicessi che è così, che la persona che si sedeva su quella sedia è effettivamente chi stiamo parlando che cosa faresti?" Gli domandò fissandolo intensamente negli occhi; in verità l'invito a restare era partito solamente con l'intenzione di giocare un po' con lui, di studiare le sue reazioni, di metterlo in imbarazzo perché lo trovava carino vederlo nel panico, ma non voleva spingersi oltre.
Forse anche Atsushi andava oltre le sue aspettative e la risposta che ne sarebbe seguita avrebbe determinato la verità su questo.
E a capo chino, con le palpebre che si disturbavano tra il libro e l'evitare il contatto visivo, Atsushi soffiò delicatamente la sua opinione.
"Mi chiederei se avessi il diritto di stare qui."
La musica del locale si spense e le luci si affievolirono, guardandosi attorno Dazai notò che la maggior parte dei clienti se ne era già andata e che il proprietario del bar aveva già iniziato a spazzare il pavimento e pulire i tavoli. Effettivamente l'orologio, che segnava ormai l'una di notte, metteva in mostra anche l'orario di chiusura.
Alzandosi lasciò scivolare sul banco delle banconote per pagare, facendo un cenno al proprietario che di lì a poco se ne sarebbero andati anche loro due.
"Un'ottima risposta, Atsushi. Chissà magari in futuro avremo modo di riparlarne meglio. Sarebbe davvero interessante se lo facessimo. Oh, a proposito del libro: è tuo, te lo regalo."
Alzandosi in fretta per seguirlo il ragazzo afferrò il volume in questione e salutò il padrone del bar con un piccolo inchino, raggiunse infine Dazai fuori trovandolo sotto una delle luminarie addobbate per Natale, qualche fiocco di neve cadeva dal cielo sciogliendosi a terra a contatto con l'asfalto.
Dopotutto era dicembre, uno dei mesi più gelidi dell'anno. 
"Aspetti! Come sa che non ho mai letto questo libro prima d'ora?"
Dazai gli sorrise, nascondendo le mani nelle tasche dell'impermeabile per proteggerle dal freddo.
"Non lo sapevo. L'ho semplicemente intuito, sappiamo tutti che ti piace leggere."
Atsushi lo girò e rigirò tra le mani più di una volta, ammirandone la copertina e sfogliandone qualche pagina, lasciandole scorrere sotto i suoi polpastrelli.
"Andiamo ora? Fa davvero freddo stanotte, poi sono curioso di vedere quale regalo hai scelto per me."
Se possibile la candida pelle di Atsushi si colorò di rosso più di quanto il gelo potesse fare.
E poi il mazzo di fiori, con tanto di dedica a lui destinato, lo aveva lasciato al sicuro in un vaso dentro al suo appartamento. Significava che per darglielo doveva invitarlo dentro?

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