Non pensavo avrei dovuto dirlo.

di WillowSnow
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Attenzione ***
Capitolo 2: *** Gelosia ***
Capitolo 3: *** Perdita ***
Capitolo 4: *** Fortuna ***



Capitolo 1
*** Attenzione ***


Piccola precisazione: ci sono spoiler oltre la terza serie presenti nel manga. Se seguite solo l’anime, ci sono grossi spoiler. Lettore avvisato... 
É la prima Kenma/Kuroo che scrivo, vorrei approfondire tantissimo i sentimenti di Kenma, ma oggi é uscita questa. Non credo siano troppo Ooc ma se lo ritenente, fatemelo sapere e cambio! 
 

Kenma stava sorridendo, parlando con il centrale piccoletto della Karasuno. Era rilassato, lo guardava dritto negli occhi, e non c’era cenno della solita ritrosia che aveva sempre con le altre persone. 

Eccetto che con lui. Era sempre stato un suo piacere personale, sapere di essere l’unica persona con cui lo schivo alzatore era a suo agio. 

Non che cercasse di limitarlo dal parlare con gli altri o di tenerlo solo per sé; non sarebbe mai stato così egoista. 

Però una parte di lui era contenta di essere il solo a poter vedere il sorriso di Kenma. 

 

Quindi Kuroo era contrastato tra due sentimenti: la contentezza di vedere Kenma socializzare così spontaneamente con qualcuno, e la paura di vedere Kenma socializzare così spontaneamente con qualcuno. 

Non sapeva spiegarsi perché avesse paura, ma era una sensazione che si stava facendo strada nel suo cuore mentre li guardava chiacchierare, vicini e rilassati. 

 

Sapeva che il numero 10 si chiamava Hinata Shoyuo e che spesso i due si sentivano per messaggio; già dalla loro prima amichevole si erano scambiati i numeri. Non pensava però che fossero così amici. Era come se fossero sempre stati amici, a guardarli ora. 

Nessuno che conoscesse Kenma si sarebbe mai aspettato di vederlo così a suo agio con qualcuno dopo soli sei mesi e due incontri ufficiali. 

I due giocatori si divisero salutandosi, e Kenma tornò verso la palestra. 

“Sei così amico di Hinata? Non lo sapevo!” gli disse Kuroo accompagnandolo verso gli spogliatoi. 

Uno sguardo pensieroso avvolse per un momento il viso dell’alzatore. 

“Mi piace. É interessante.” affermò, entrando nella stanza e non notando l’espressione assolutamente sconvolta del centrale dietro di lui. 

Gli... piace? Cosa intende?’ si interrogò Kuroo, seguendolo in silenzio. 

“Shoyuo... riesce sempre a fare qualcosa di nuovo. Ad ogni sfida che gli si pone davanti, non si ferma, non si arrende. É come un mago che dal cilindro tira fuori sempre qualcosa di diverso. Sembra non avere limiti.” spiegò l’alzatore, cominciando a cambiarsi per tornare a casa. 

Si tolse la maglia da allenamento per mettersene una asciutta, e chiuse la borsa. 

“É interessante.” ripetè, volgendo gli occhi color miele al centrale. “Andiamo a casa?”

Kuroo si cambiò in tutta fretta mentre Kenma cominciava ad incamminarsi. 

Mentre tornavano verso casa, Kuroo si fermò a riflettere sulla sua amicizia con l’alzatore. Erano sempre stati insieme negli ultimi anni, tranne le uniche volte in cui aveva cominciato un grado superiore di scuola e Kenma era rimasto al precedente. D’altronde, avevano un anno di differenza. 

Averlo intorno, a scuola e nelle ore libere, era la quotidianità a cui era abituato. Era normale per lui andare a casa di Kenma dopo la scuola, fare i compiti mentre lui giocava con la PlayStation. Anche fermarsi a dormire era una cosa che faceva spesso, perché sua mamma aveva settimanalmente almeno due turni di notte, e fino ai quindici anni non si era fidata a lasciarlo solo. Anche ora, che ne aveva diciassette, se lei era fuori, a casa di Kenma c’era un futon pronto per lui. 

“Kuro? Come mai non parli?” si riscosse dai suoi pensieri alla domanda del compagno. “Di solito sei un casinista e non mi lasci nemmeno pensare, da tanto fai rumore.” 

Sapeva che che Kenma non lo diceva per prenderlo in giro. 

Stava solo esponendo un pensiero che gli era passato in mente. 

“Stavo pensando che stanotte mia mamma ha il turno. Va bene se mi fermo a dormire?” gli chiese distrattamente, senza fermarsi. 

“Nessun problema. Lo dico ai miei. Hai per caso le registrazioni della Karasuno contro l’Aoba Joshai?” indagò Kenma. 

“Posso farmele passare da Oikawa senza problemi, perché?” 

“Vorrei rivedere la veloce stramba di Shoyuo.” 

C’era una luce interessata negli occhi dell’alzatore, che era solito avere solo quando cominciava un nuovo videogioco o un boss impossibile lo metteva alla prova. 

Non glielo aveva mai visto in faccia parlando di qualcuno. 

 

A Kuroo mancò un battito del cuore per un momento. Quella sera stessa, steso sul letto accanto a Kenma, vide quello sguardo accendersi ogni volta che quel maledetto centrale nano saltava.

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Capitolo 2
*** Gelosia ***


Erano passati altri tre mesi, e l’interesse di Kenma per Shoyuo era cresciuto. 

Kuroo non aveva potuto far altro che assistere impotente mentre il suo alzatore studiava le partite,  guardando Hinata e Kageyama cooperare sul campo. Era riuscito a procurarsi ogni incontro in cui Hinata avesse giocato, e sembrava ossessionato dal suo stile di gioco. 

Dall’altra parte c’era Kuroo, che dentro di sé si sentiva divorare dalla gelosia. 

Era sempre stato lui il punto di maggiore attrazione per Kenma, lui che lo trascinava agli allenamenti, lui che lo staccava dai videogiochi. Invece in quegli ultimi mesi, Kuroo aveva visto Kenma impegnarsi negli allenamenti. L’alzatore, che di solito faceva di tutto per evitare le sessioni faticose pomeridiane, aveva cominciato ad attenderle con ansia, per poter provare nuove strategie da mettere in pratica alla loro prossima partita con il Karasuno. Era come avesse davvero messo mano su un nuovo videogame e volesse avere tutte le armi a disposizione del suo personaggio per vincere il Raid. 

E se tutta la squadra era contenta di questo nuovo Kenma, c’era comunque una persona che si sentiva lasciato da parte. 

 

Aveva riflettuto a lungo su questi sentimenti, e per qualche settimana si era convinto di essere solo geloso di un amico a cui era sempre stato legato. Aveva quindi cercato di cambiare attitudine verso Kenma, spingendolo a parlare delle sue strategie e di Hinata. 

Ma si era rapidamente reso conto che non voleva sentire la voce del suo Kenma parlare di quel piccoletto. Non voleva pensare a quanti messaggi si scambiassero giornalmente. Non voleva immaginare la possibilità che Kenma si allontanasse da lui per stare con Hinata. Non voleva assolutamente pensare al fatto che a Kenma Hinata potesse piacere in modo diverso che come giocatore. In nessun modo. 

 

Realizzare di avere dei sentimenti così possessivi e negativi lo aveva lasciato ferito e confuso. Non riusciva più ad essere spontaneo nei confronti di Kenma, e si era leggermente allontanato. Niente più serate a dormire nella stessa stanza, niente più pomeriggi a studiare insieme. Solo le ore di allenamento e di percorso casa-scuola restavano immutate. 

 

Anche Kenma si era accorto del cambiamento di Kuroo, ma aveva reagito come sempre: aveva accettato passivamente qualsiasi cosa l’amico facesse. 

Non era bravo nei rapporti personali, ma pensava che se Kuroo avesse avuto qualcosa da dirgli, gliel’avrebbe detta. Non si era mai fatto scrupoli nel dirgli le peggiori cose. Non vedeva perché questa volta dovesse essere diverso. 

 

Entrambe le squadre liceali avevano passato le qualificazioni per i nazionali, quindi si sarebbero probabilmente scontrati se avessero continuato a vincere. 

Kenma era elettrizzato sapendo di poter giocare contro Shoyuo in una partita ufficiale, dove chi avrebbe perso, avrebbe davvero perso. 

Erano già da due giorni al palazzetto di Tokyo, e sia Karasuno che Nekoma erano saliti in classifica. La terza mattina ci sarebbe stato il loro scontro decisivo, e Kenma non riusciva a dormire. Si girò verso Kuroo, che dormiva al suo fianco. Lo toccò sulla spalla, scuotendolo piano. 

“Kuroo, sei sveglio?” gli chiese sussurrando. 

Kuroo, ad occhi spalancati nel buio, pensò seriamente se rispondere o fingere di dormire. Nelle ultime giornate, parlare con Kenma era diventato difficile come non lo era mia stato, perché tutta la sua attenzione era per le partite della Karasuno. 

Sospirando e sapendo già che si sarebbe pentito, rispose “Sí, sono sveglio. Che c’è, non riesci a dormire?” 

Si voltò per incrociare gli occhi color miele di Kenma nell’oscurità appena rischiarata dalle luci al neon fuori dalla finestra. 

“Ti é mai capitato di aspettare così tanto una cosa, che ti sembra di esplodere al pensiero di non poterla averla subito?” gli chiese Kenma. 

Sì, te.’ pensò immediatamente il centrale. Ma rispose diversamente. 

“É normale che ti senta così, Kenma. Hai speso tutti questi mesi praticamente solo per prepararti per questa partita. É stato un tuo pensiero fisso, ha occupato tutto il tuo ragionamento cosciente. La voglia che sentì crescere in te è passione.” gli disse. 

In cuor suo sperava che fosse una passione dovuta alla pallavolo, e non ad Hinata Shoyuo. 

“Non l’avevo mia provata. Non sono certo mi piaccia.” osservò in tono neutrale Kenma. 

“Ti sembra di impazzire pensando di dover attendere ancora 6 ore per essere sul campo. Hai il cuore che batte più veloce, e, immaginando quello che potrebbe essere, ti senti sia euforico che disperato. Stai immaginando milioni di scene, ma quando hai trovato quella che senti perfetta, hai accantonato le altre e rivivendo quella all’infinità. Senti un magone al petto e vorresti piangere, senza sapere perché.” elencò piattamente Kuroo. 

Kenma spalancò gli occhi. 

“Wow. È una descrizione piuttosto accurata. Sei agitato anche tu per la partita di domani?” 

Evitò di dirgli che sapeva esattamente come si sentiva, perché era esattamente come si sentiva lui ogni notte al pensiero di vederlo la mattina dopo. 

“No. Vinceremo. Perché il nostro cervello ha già una strategia.” gli rispose, accarezzandogli i capelli. 

“Ora dormi.” 

Kenma chiuse gli occhi sorridendo leggermente, mentre Kuroo restava a guardarlo addormentarsi pensando alla partita dell’indomani. 

O a Hinata.’ 

 

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Capitolo 3
*** Perdita ***


Alla fine, avevano perso. A Kenma era scivolato un pallone dalle mani a causa del sudore che si era accumulato dopo degli scambi lunghissimi. Era il match point per la Karasuno, e l’errore di Kenma era costato la partita. 

Steso per terra, mentre l’arbitro fischiava la fine, l’alzatore si era girato verso Kuroo sorridendo.

“Grazie per avermi fatto giocare a pallavolo, Kuroo.” gli aveva detto, e per Kuroo il mondo era esploso in quel momento. 

Tra la disperazione di aver perso la partita e l’emozione che aveva provato di fronte al sorriso di Kenma, gli era cresciuto un groppo in gola ed era scoppiato a piangere. Fortunatamente non era l’unico a versare un sacco di lacrime, ma era l’unico a farlo a causa di Kenma. 

Si era avvicinato all’amico tendendogli la mano e tirandolo su da terra, per allinearsi a salutare il Karasuno. Con sorpresa scoprì che anche i Corvi stavano piangendo. 

Appena finito il saluto avevano lasciato il campo e Hinata era arrivato, saltando sulle spalle di Kenma. 

“Abbiamo vinto noi, Kenma! É stata una partita stupenda, tutta sbam! E swooosh!” disse il centrale, con il suo solito lessico strampalato. “Grazie di esserti impegnato così tanto, é stato merito tuo se ci siamo divertiti così!” concluse, scendendo dalla schiena dell’avversario e prendendogli la mano. 

Allora anche il piccoletto sapeva che Kenma di solito non si impegnava. 

“Fai bene a ringraziarlo, Chibii-chan! Non sai quanto si è impegnato in questi mesi, solo per poter combattere contro di te.” disse Kuroo, guardandolo storto. Gli occhi si strinsero ancora di più quando vide che Hinata non aveva lasciato la mano di Kenma e l’alzatore non sembrava intenzionato a tirarla via. 

“Vieni con me, Hinata.” affermò serio Kuroo, afferrando il piccoletto per il colletto e trascinandolo via con sé. 

Kenma li guardò allontanarsi, domandandosi perché Kuroo fosse così strano. 

 

Non lasciò la maglia di Hinata fino a che non furono soli nei bagni. 

“Che c’è, cerchi rissa?” gli chiese il nano, mettendosi in posizione difensiva come gli aveva insegnato Tanaka, semi scherzando. 

“Ma che rissa e rissa. Voi del Karasuno siete troppo impetuosi. Devo chiederti una cosa, e non hai idea di quanto mi urti farlo.” sentenziò Kuroo incrociando le braccia sul petto. 

“Ti piace Kenma?” chiese, guardando storto Hinata. 

“Certo che mi piace, é un bravissimo alzatore. Non sembra ma si appassiona davvero alle cose.” rispose lui, sinceramente. 

Doveva essere un po’ più esplicito di così.

“Intendevo... ti piace in quel modo? Ti piace come ragazzo?” indagò ancora, avvicinandosi ad Hinata.

La faccia del centrale del Karasuno divenne rossissima mentre indietreggiava. 

“Ah... ma... come ti viene in mente?” boccheggiò Hinata, cercando di interpretare bene le parole di Kuroo. 

“Se non ti piace, vedi di mettergli bene in chiaro le cose. Kenma tiene moltissimo alla tua amicizia, e non voglio vederlo stare male per colpa tua. Se, invece, ti piace, é il caso di dirglielo e non approfittarti di lui. Perché Kenma é sempre emozionato quando ti vede, e quando non ti vede parla di te. Si é allenato così tanto per battere te, e ieri sera non riusciva a dormire pensando a questa partita. Quindi cerca di capire che sentimenti hai per lui e diglielo.” concluse, uscendo dal bagno e lasciando un Hinata confusissimo. 

 

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Capitolo 4
*** Fortuna ***


Finiti i Nazionali erano rientrati nella loro routine per un paio di giorni. Kenma dopo lo sforzo delle ultime partite aveva avuto la febbre, e Kuroo non lo aveva visto regolarmente. 

Quella sera invece aveva ricevuto un messaggio sul suo cellulare. 

 

  • Vieni qui. Subito. - 

 

E nient’altro. 

Si era precipitato nella stanza di Kenma, spaventato che stesse male e avesse bisogno di lui. 

“Kenma stai male? Che succede?” aveva quasi urlato entrando. 

Kenma era seduto sul letto, con il cellulare in mano, e una faccia arrabbiata. 

Vedere Kenma arrabbiato non era cosa da tutti i giorni. 

“Perché ho appena ricevuto un messaggio da Hinata Shoyuo che mi dice che non può ricambiare i miei sentimenti e spera tanto che possiamo rimanere amici?” gli chiese, con un tono di voce gelido. 

Kuroo si sentì rabbrividire, mentre una piccola parte di lui esultava. 

“Ehm... non saprei...” 

“Finiscila con le cazzate.” sentire Kenma dire una parolaccia era incredibile. “Mi ha detto che lo hai praticamente rapito per parlargli dei miei sentimenti verso di lui.” 

“Ah... dopo la nostra partita... gli ho solo detto di non giocare con i tuoi sentimenti.” rispose evasivo Kuroo. 

Kenma alzò gli occhi al cielo. 

“Quando?”

Il moro lo fissò confuso.

“Quando mai ti ho detto di avere dei sentimenti verso Shoyuo?” indagò ancora Kenma, alzandosi dal letto. 

Kuroo si irrigidì un po’. 

“Non me lo hai detto, mi é bastato vedere come ti impegnavi, come sorridevi pensando a lui. Con quanta voglia sei andato ai nazionali pensando di vederlo. E come hai giocato l’ultima partita.” 

 

Con un sospiro di esasperazione, Kenma appoggiò una mano al petto del centrale. 

“Quindi vuoi dirmi che in tutti questi anni mi hai letto come un libro aperto e hai sempre capito tutto di me, tranne chi mi piace?” scosse la testa, quasi incredulo. “Senti, apprezzo che ti preoccupi dei miei sentimenti e ti curi di me, ma non andare a dichiararti a persone a caso al posto mio. Shoyuo é un amico, un caro amico, e siamo entrambi fortunati che sia abbastanza intelligente da non preoccuparsi per questa dichiarazione. Io, perché almeno non ho perso due amici in un colpo solo. Se Shoyuo non avesse più voluto vedermi o parlarmi, sarebbe stata colpa tua. E non penso che ti avrei perdonato facilmente.” concluse, risedendosi sul letto. 

 

Kuroo cominciava a capire quanto gravemente aveva rischiato di compromettere la sua amicizia con Kenma. Era abituato a fare tutto per l’amico, ma in questo caso aveva sovrapposto l’idea di cosa pensava Kenma volesse a quello che Kenma voleva davvero. 

Tutto perché non sapeva assolutamente di chi potesse essere innamorato l’alzatore. 

 

“Io... mi spiace. Non so cosa dire.” farfugliò in piedi, imbarazzato. “Capirei se non volessi avere a che fare con me.” 

“Ti ho detto che siamo entrambi fortunati, oggi. Puoi venire qui accanto a me?” chiese Kenma indicando lo spazio alla sua destra. 

Con la testa bassa, Kuroo si sedette sul letto vicino al biondo. 

“Non pensavo ci sarebbe stato bisogno di dirlo.” disse Kenma, parlando come tra sé e sé. “Kuroo, tu mi hai sempre capito. Mi ha spronato a giocare a pallavolo, ad aprirmi con i nostri compagni di squadra. La mattina mi vieni a prendere prima di andare a scuola, e in pausa pranzo dividi il tuo bento con me. Ci alleniamo insieme, torniamo a casa insieme, e spesso dormiamo insieme. Sei con me il 90 percento delle mie giornate; sei sicuro di non aver capito chi mi piace?” indagò Kenma, pensando che Kuroo stesse facendo il finto tonto. 

Lo sguardo di Kuroo era confuso, stava cercando di pensare a tutte le persone attorno a loro, alle compagne, ai compagni, persino ai professori. 

“Allora hai davvero dei problemi al cervello come dice Tsukishima.” ridacchiò Kenma. 

“Scusa, cosa? Cosa dice di me il quattrocchi?” sbraitò il centrale, infiammandosi immediatamente. 

Sentì qualcosa di caldo intrufolarsi sotto la sua mano appoggiata sul materasso. Le piccole dita di Kenma si infilarono tra le sue stringendo appena. 

“Ho sempre pensato che non ci sarebbe stato bisogno di dirlo. Che lo avresti capito, come hai sempre capito tutto di me. Ma pare che sia una cosa che non posso lasciare sulle tue spalle, perché stai fraintendendo troppo.” disse guardando fisso davanti a sé Kenma. 

 

Kuroo era incredulo. La sensazione della mano di Kenma nella sua era perfetta. 

 

“Mi piaci. Da sempre.” affermò semplicemente l’alzatore, girandosi per incontrare i suoi occhi. “Ma sembra che tu preferisca allontanarmi cercando di darmi in sposa a Shoyuo.” sdrammatizzò il biondo. 

“Io non... voglio allontanarti.” sussurrò Kuroo, con la bocca secca. Era come ipnotizzato dallo sguardo di Kenma, si sentiva attirato verso di lui. Si accorse di essersi sporto in avanti, fino a quasi toccare la fronte del compagno. 

 

“Non siamo entrambi fortunati, oggi?” disse Kenma, annullando le distanze tra di loro e posando le sue labbra su quelle di Kuroo. 

 

Il centrale si era immaginato per mesi il loro primo bacio, ma nemmeno nelle sue fantasie più sfrenate era mai stato così perfetto. Le labbra di Kenma era morbide e arrendevoli sotto le sue, e avevano un buon sapore. Kuroo lo accarezzò con la lingua fino a che non dischiuse la bocca, e allora il casto bacio che era stato si trasformò in qualcosa di più profondo, che riempì la testa di Kenma di nebbia, e sensazioni totalmente nuove. 

 

Si stesero sul letto, continuando a baciarsi, e Kuroo pensava che non ci fosse niente di più buono e dolce del sapore di Kenma nella sua bocca, del suo calore addosso, delle sue mani tra le sue. 

 

All’improvviso, interruppe il bacio, guardando Kenma. 

“Credo che dovrò telefonare al piccoletto e fargli delle scuse. E forse ringraziarlo.” disse imbarazzato.

Il ragazzo tra le sue braccia sorrise. 

“Credo proprio che dovresti.” 

 

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