Dimenticare

di MaryFangirl
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. I rimorsi ***
Capitolo 2: *** 2. Due lunghi mesi ***
Capitolo 3: *** 3. L'alterco ***
Capitolo 4: *** 4. E se... ***
Capitolo 5: *** 5. Dubbio confermato ***
Capitolo 6: *** 6. Falcon, amico mio ***
Capitolo 7: *** 7. Sos ***
Capitolo 8: *** 8. Bicchiere rotto ***
Capitolo 9: *** 9. Un nuovo cliente ***
Capitolo 10: *** 10. Una coppa di gelato ***
Capitolo 11: *** 11. Ritorno dell'Angelo della Morte ***
Capitolo 12: *** 12. Felice incontro ***
Capitolo 13: *** 13. Decisione presa ***
Capitolo 14: *** 14. Ryo Saeba, Angelo della Morte ***
Capitolo 15: *** 15. Pura paura ***
Capitolo 16: *** 16. Amnesia ***
Capitolo 17: *** 17. È solo un addio ***
Capitolo 18: *** 18. La fuga ***
Capitolo 19: *** 19. La lettera di Sugar ***
Capitolo 20: *** 20. Iwaki ***
Capitolo 21: *** 21. Stupore generale ***
Capitolo 22: *** 22. Voglia di vivere ***
Capitolo 23: *** 23. All'alba di una nuova vita sulla terra ***
Capitolo 24: *** 24. Nuova missione per Falcon ***
Capitolo 25: *** 25. Hideyuki ***
Capitolo 26: *** 26. La decisione di Falcon ***
Capitolo 27: *** 27. I dubbi di Miki ***
Capitolo 28: *** 28. Primo scambio ***
Capitolo 29: *** 29. L'indirizzo ***
Capitolo 30: *** 30. Dilemma ***
Capitolo 31: *** 31. Ospite a sorpresa, parte 1 ***
Capitolo 32: *** 32. Ospite a sorpresa, parte 2 ***
Capitolo 33: *** 33. L'errore ***
Capitolo 34: *** 34. Quando Ryo incontra Hideyuki ***
Capitolo 35: *** 35. Curiosità legittima ***
Capitolo 36: *** 36. Una partenza complicata ***
Capitolo 37: *** 37. La diceria ***
Capitolo 38: *** 38. Corsa contro il tempo ***
Capitolo 39: *** 39. La fuga ***
Capitolo 40: *** 40. Ritorno a Shinjuku ***
Capitolo 41: *** 41. Ci è mancato poco ***
Capitolo 42: *** 42. Vita in tre ***
Capitolo 43: *** 43. Convivenza invisibile ***
Capitolo 44: *** 44. La missione di Ryo ***
Capitolo 45: *** 45. Ritorno a casa ***
Capitolo 46: *** 46. Protezione ravvicinata? ***
Capitolo 47: *** 47. Falcon riprende servizio ***
Capitolo 48: *** 48. Presa di coscienza ***
Capitolo 49: *** 49. Il contratto ***
Capitolo 50: *** 50. Le nuove regole del gioco ***
Capitolo 51: *** 51. Prima di dire tutto ***
Capitolo 52: *** 52. La verità svelata ***
Capitolo 53: *** 53. Fiori in cattività ***
Capitolo 54: *** 54. Dormi, angelo mio...dormi ***
Capitolo 55: *** 55. La prova di Kaori ***
Capitolo 56: *** 56. La fine dell'Angelo della Morte ***
Capitolo 57: *** 57. Una partenza dolorosa ***
Capitolo 58: *** 58. Dimenticare ***
Capitolo 59: *** 59. Dimenticato ***



Capitolo 1
*** 1. I rimorsi ***


Questa è la traduzione di una storia dal francese all'italiano di una fanfiction di cui potete leggere i dettagli subito sotto.

 

Titolo originale: Il faut oublier

Link storia originale: http://mokkorihunter.free.fr/viewfic.php?id=266&f=96&c=1&action=read

Link autore: http://mokkorihunter.free.fr/profil.php?m=266&action=consulter

 

Miei cari, benvenuti anche questa volta ^__^ vi avverto già che la storia è molto lunga, saranno 59 capitoli. Inizialmente avevo pensato di unirli a due a due in modo da abbreviare un po' la storia, anche perché i primi capitoli sono abbastanza brevi, poi ho pensato di mantenere la divisione decisa dall'autrice. Cercherò però di postare frequentemente così da non stare in ballo troppo xD buona lettura!

 

 

 

Una mattina del mese di giugno, la giornata si annunciava splendente. La folla invadeva Shinjuku. Alcuni si affrettavano per andare in ufficio, altri preparavano una giornata di shopping per la città. Una giovane donna cercava di farsi strada attraverso la folla per raggiungere rapidamente la sua destinazione. Kaori aveva promesso a Miki di passare al Cat's Eye, dopo una lunga settimana senza visite da parte sua, doveva farsi perdonare per quel lungo silenzio radio.

A dover essere onesta, non ne era molto entusiasta...non era che non volesse vedere Miki, ma aveva bisogno di stare da sola. Con quel pensiero, il suo volto si tinse di un'espressione malinconica. Sospirando profondamente, girò l'angolo. Finalmente era arrivata!

Il campanello della porta suonò. Kaori entrò indirizzando un buongiorno pieno di entusiasmo. Doveva fare bella figura. Miki fece il giro del bancone per abbracciarla. Kaori, che non si aspettava una tale accoglienza, fu quasi imbarazzata.

"Kaori, è da una settimana che non ho un solo segno da parte vostra, pensavo che mi stessi evitando!"

Kaori, sorpresa dalla confessione dell'amica, la rassicurò:

"Non preoccuparti, Miki, non è questo, è solo che sono stata molto presa ultimamente..."

Miki la guardò con occhi spalancati.

"Davvero? Eppure, secondo il tuo idiota di un partner, non avete avuto clienti!"

Sospirando per quell'osservazione, la sweeper le disse che stava aiutando Eriko nel suo negozio e faceva da modella in cambio di una buona paga.

La mattinata trascorse in una piacevole atmosfera. Miki e Kaori parlarono di varie cose. Tuttavia, un dettaglio non sfuggì a Miki: il pallore di Kaori. Tentò di saperne di più.

"Dì, Kaori, non starai covando qualcosa? Sei molto pallida"

Kaori posò la tazza e fissò la sua amica.

"Trovi? È vero che ultimamente mi sento stanca, ma visto il ritmo di vita che sto vivendo ultimamente, non è molto sorprendente!"

Pensando all'inerzia di Ryo circa i loro problemi finanziari, si contrariò.

Miki non insistette. Data la reazione di Kaori, era campo minato; non valeva la pena peggiorare le cose...

 

 

Nel frattempo, Ryo era a letto. Non aveva affatto voglia di alzarsi. Fissando il soffitto, rifletteva...da qualche tempo, lui e Kaori non facevano che incrociarsi. Vedeva che Kaori non desiderava iniziare alcuna conversazione. Sentiva il disagio. La sua mente non poteva reprimere alcuni ricordi che dovevano essere dimenticati. Avevano commesso un errore, un grosso errore...e ora dovevano conviverci.

A quel pensiero, lo sweeper si alzò con rabbia. Aveva bisogno d'aria. Stava soffocando. Si avvicinò alla finestra e l'aprì con uno schianto. Fece un respiro profondo per calmare un po' la sua collera. Il suo sguardo si immerse nel vuoto. Il duo City Hunter era in pericolo...

 

 

"Arrivederci, Miki, Falcon...anzi, a più tardi!"

Con queste parole, Kaori uscì dal locale. Miki e Falcon la osservarono allontanarsi in strada. Miki si rivolse a suo marito e disse:

"Sono preoccupata per Kaori. Sta succedendo qualcosa, ne sono sicura"

I discorsi non erano il punto forte di Falcon, che si accontentò di rispondere:

"Può essere..."

Kaori decise di attraversare il parco, le piaceva sedersi e guardare il parco giochi dove i bambini si riunivano per giocare. Dopo un po', guardò l'orologio: le 13...non aveva voglia di rientrare e incontrarlo. Era già abbastanza difficile così. Come erano arrivati fin lì? Eppure all'inizio lei ci credeva, erano riusciti a superare lo scoglio, reprimendo quel dettaglio nei loro ricordi. Ma era stato più notevole di quanto avessero pensato. Si erano intrappolati da soli. Ce l'aveva con se stessa. Sentiva che la situazione stava degenerando, senza che fosse in grado di fare nulla al riguardo. Era colpa sua? Non lo sapeva. Tutto quello che sapeva era che la situazione non era più vivibile. Vivere con discussioni, insulti, le sue uscite notturne sempre più frequenti, non era più possibile. Sapeva che era il suo modo di difendersi, ma era troppo per lei. Lui era colpevole tanto quanto lei della situazione spiacevole.

Kaori si alzò bruscamente, volendo scacciare quei pensieri. Fu colta da un malessere che la costrinse a sedersi di nuovo. Non stava bene. Tutto le ruotava intorno; fu costretta a chiudere gli occhi, a respirare lentamente per riprendere il controllo del suo corpo. Tutto ciò doveva smettere...e in fretta.

Prendendo il coraggio a due mani, decise di tornare a casa malgrado tutto.

 

 

Dopo essersi fatto una doccia, lo sweeper era un po' più calmo. Scese a mangiare. Kaori, come al solito, gli aveva lasciato il pranzo in frigo. Nonostante le tensioni, lei rimaneva fedele a se stessa. Gli mancava ed era innegabile. Un ricordo cercò di riaffiorare nella mente di Ryo, ma scosse energicamente la testa per cacciarlo via. No, ci mancava solo che quel dolore tornasse a mangiarlo. Bisognava andare avanti, dimenticare...era stato consapevole delle conseguenze, doveva accettarlo.

Uscì dai suoi pensieri a causa della porta che annunciò il ritorno di Kaori. Anche lei aveva la volontà di calmare le cose, era vitale. Andò direttamente in cucina. Respirò profondamente prima di attraversare la porta per darsi coraggio. Si mise in faccia un'espressione gioiosa ed entrò in cucina.

"Buongiorno, pigrone! Abbiamo deciso di alzarci?" gli indirizzò un bellissimo sorriso.

Ryo posò la sua tazza. Era colto di sorpresa dal tono amichevole di Kaori, anche lei voleva salvare le apparenze? Rispose al suo sorriso.

"Come vedi, il mio stomaco non poteva dormire più a lungo!" esclamò.

Una calda atmosfera pervase la cucina. Grazie alla volontà di ognuno di riprendere le cose in mano, la giornata si svolse piacevolmente.

La notte si stabilì lentamente su Shinjuku.

Ryo era salito sul tetto, segno che voleva pensare e stare da solo. Condividendo la sua vita fin dopo la morte di Hideyuki, Kaori lo conosceva meglio di chiunque altro. Conosceva i suoi rimorsi, i suoi rimpianti, le sue preoccupazioni per il loro futuro. Ne era perfettamente consapevole. Lui si sforzava, e per lei era come un balsamo per il cuore.

Dopo aver visto un programma qualunque in tv, Kaori la spense e guardò fuori dalla finestra. Una tempesta era in arrivo. Data la pesantezza della temperatura, sarebbe stato bello ricevere un po' di frescura. Guardò il cielo minaccioso che oscurava l'ambiente. La sua mente cercava di concentrarsi sul cielo, ma era ribelle. Tornava sempre sulla stessa persona che ossessionava i suoi pensieri: Ryo. Malgrado la pioggia, notò che Ryo non si era deciso a scendere dal tetto.

Ryo osservava una linea immaginaria in lontananza, fumando la sua sigaretta. Nonostante la pioggia che cadeva, non aveva voglia di rientrare. Ricevere una doccia fredda gli avrebbe fatto bene per affrontare un'altra note, roso dai suoi tormenti. Era, nonostante tutto, un po' tranquillo, la giornata era trascorsa bene. Kaori era stata gentile. Il tran tran quotidiano aveva ripreso a scorrere. Eppure...il dolore era sempre lì. Lo torturava da quasi tre mesi...

Il dolore che cercava di spingerlo di nuovo ad agire, ma lui lo combatteva costantemente.

La pioggia era forte, ora. Ryo non si accorgeva nemmeno della sua violenza.

Kaori, nel frattempo, era preoccupata di non vederlo tornare nonostante il tempo. Decise di salire per vedere cosa stava succedendo. Aprì la porta e fu sbalordita dalla scena che si presentava ai suoi occhi:

Ryo era appoggiato alla ringhiera, fradicio, con lo sguardo distante.

La donna gli si avvicinò ed esclamò:

"Ma Ryo, cosa fai ancora qui fuori sotto la tempesta? Sei fradicio!" non glielo disse con aria di rimprovero, ma con ansia.

Ryo guardò Kaori. Lei era preoccupata per il suo comportamento del tutto inusuale. Le uniche parole che uscirono dalla bocca dello sweeper furono:

"Perdonami, Kaori...è tutta colpa mia"

Lei, a sua volta inzuppata, lo guardò con aria interdetta:

"Ryo! Non devi scusarti!" quasi urlava; i tuoni rimbombavano, la pioggia cadeva rumorosamente sul suolo e sugli edifici circostanti.

"Ryo! DOBBIAMO ENTRARE, TI AMMALERAI!!"

Ryo non si mosse, la guardava, ma i suoi occhi erano vuoti.

Kaori ebbe paura per l'atteggiamento di Ryo, lo scosse per farlo tornare in sé.

"Ryo, basta! DOBBIAMO RIENTRARE!"

Ryo continuò a fissarla. I suoi occhi erano pieni di tristezza, rimpianto, ma anche di desiderio.

Kaori dovette farlo uscire da quello stato di trance che le faceva paura:

"Ryo, siamo entrambi colpevoli in questa storia, quindi basta! Dobbiamo andare avanti e fare come abbiamo detto: dobbiamo fare quello che abbiamo promesso! Ryo, ti prego!"

Fu interrotta da un lampo che cadde non molto lontano. Comprendendo che la situazione stava diventando pericolosa, Ryo si riprese, trascinando bruscamente la sua partner al sicuro.

Chiudendo la porta, Kaori si stava riprendendo dalle sue emozioni. Aveva avuto paura, sì, molta! Era fradicia, il suo stomaco si era ribaltato per la scena a cui aveva assistito.

Ryo provò vergogna. Aveva commesso un errore dal punto di vista professionale. La sua mente era sparita per qualche minuto, abbastanza perché un nemico gli sparasse a bruciapelo, o peggio...perché sparasse a Kaori.

Si tolse la giacca bagnata e si voltò verso di lei. Kaori non si mosse, cercava di strofinarsi le braccia per scaldarsi e tremava con tutto il suo essere.

Lo sweeper le disse:

"Scusami per averti spaventato, Kaori...non so cosa mi abbia preso!"

Finì la frase con rabbia. Ce l'aveva con se stesso; aveva messo la propria vita e quella di Kaori in pericolo. Per fortuna non erano stati visti durante quella scena!

"Kaori, ascoltami...dobbiamo riprenderci...non è vero?"

Kaori, con le lacrime agli occhi, annuì. Lo sweeper le si avvicinò e l'abbracciò; ne aveva bisogno. Sì, aveva bisogno del contatto fisico. Kaori rispose al suo appello e si aggrappò a lui. Quel bisogno fisico era vitale. Erano condannati, lo sapevano.

"Ne usciremo, vedrai" le mormorò.

Dopo alcuni minuti senza muoversi, Kaori si separò dall'abbraccio. Gli disse.

"Ryo, devi cambiarti, sei bagnato, ti ammalerai", e su questa frase, scese di sotto per fare altrettanto.

Kaori si chiuse a chiave nella sua stanza. Non voleva più vederlo fino al giorno dopo. Il suo cuore aveva subito la sua quota di emozioni per quel giorno. Non si sentiva bene. Fu presa da nausea. Il malessere la prese e la inchiodò a letto. Sì, pace e tranquillità dovevano subentrare di nuovo nella vita di City Hunter.

 

 

Ryo si rifugiò nella sua stanza. Si cambiò. Ce l'aveva con se stesso. Perché non riusciva a superare questa cosa? Si maledisse. Aveva bisogno di bere qualcosa. Bruscamente scese di sotto, andò direttamente al bar per un drink e lo buttò giù in un colpo solo. Stava diventando pazzo...completamente pazzo, pericoloso per se stesso e per Kaori.

Il suo sguardo si diresse verso le scale. Kaori si era rifugiata in camera sua. Aveva questa mania da alcune settimane. Non si preoccupava più di parlargli prima di andare di sopra. Fuggiva non appena scendeva la notte...un tuono echeggiò. Ryo avrebbe voluto andare a vederla, parlarle. Ma l'atteggiamento di Kaori dimostrava che lei non voleva quel contatto.

Lo sweeper prese la bottiglia e andò a sedersi sul divano. Trascorse tutta la notte a bere e a rimuginare sui suoi pensieri. Dopo lunghe ore di riflessione, si addormentò in salotto, non avendo più la forza di risalire.

 

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Capitolo 2
*** 2. Due lunghi mesi ***


Il giorno dopo.

 

Kaori aprì lentamente gli occhi, non aveva dormito bene ed era a corto di sonno. Con difficoltà si alzò dal letto. Andò in bagno. Solo una doccia le avrebbe permesso di ridarle un po' di energia.

Quanto allo sweeper che era rimasto accasciato tutta la notte sul divano, nemmeno lui era riuscito a dormire bene. Per una insolita volta, si era alzato presto – che prodezza – ed era uscito, avendo bisogno di fare il punto della situazione con se stesso. Si diresse verso il porto, brutto posto, ma non riusciva a trovare niente di meglio per riflettere. Dopo aver visto il via vai delle barche, scelse di visitare il suo amico di sempre, il suo confidente invisibile. Posò alcune ghirlande di fiori sulla tomba del suo migliore amico, Hideyuki Makimura. Un dialogo silenzioso si stabilì tra lo sweeper e la lapide.

Ryo era molto a disagio, nonostante la scomparsa di Hide, sentiva ancora la sua presenza. Aveva la sensazione di aver tradito Hide. Lo stava rodendo. Ma poteva scusarsi con lui quanto voleva. Il 'danno' era stato fatto.

Dopo alcuni minuti di riflessione, Ryo gli inviò nuovamente il messaggio.

"Perdonami, Hide"

Con queste parole, uscì dal cimitero.

 

 

Kaori era stata molto sorpresa di notare l'assenza di Ryo. A vedere in che stato era il salotto, doveva essersi ubriacato tutta la notte. L'unico lato positivo della situazione era che Ryo era rimasto a casa.

Dopo aver fatto un po' di lavori domestici, andò a vedere la lavagna, che era disperatamente vuota. Si affrettò a unirsi a Eriko nella sua boutique.

Giunse a destinazione.

"Buongiorno Eriko, scusami il ritardo, sono passata alla lavagna per vedere se avessimo un lavoro, ma ancora niente..." Kaori terminò la frase sospirando.

Eriko, che stava sistemando un modello, la salutò con un sorriso che si bloccò mentre la osservava:

"Kaori, mia cara, hai un aspetto disastroso!"

Kaori, che non si sentiva bene, non seppe cosa rispondere, non aveva voglia di parlare dell'evento del giorno prima. Era a disagio.

"Ho avuto molti problemi a trovare il sonno ieri. Le tempeste mi fanno ancora paura" concluse la frase con una risata di facciata per fare buon viso a cattivo gioco nonostante tutto.

La mattina fu scandita dal via vai dei clienti; Kaori non ce la faceva più. Cercava di nascondere la sua estrema stanchezza. Ogni movimento le era doloroso, ogni sorriso ai clienti una tortura: mentre Eriko parlava dell'incasso del mattino, Kaori sentì il terreno cederle sotto i piedi...un buco nero...nient'altro...

Eriko emise un urlo di orrore vedendo Kaori collassare di fronte a lei. Fortunatamente, una donna presente nel negozio prese le cose in mano per aiutare Kaori a riprendere conoscenza. Dopo che la cliente le ebbe passato un panno umido sul viso, la sweeper riprese i sensi sotto lo sguardo angosciato dell'amica.

"Oh Kaori, ho avuto così paura a vederti cadere in quel modo! Il peggio è che non ho nemmeno reagito, sono un idiota, per fortuna c'era questa signora!"

Kaori la ringraziò e chiese a Eriko di portarla a casa; era troppo stanca.

Eriko chiuse rapidamente il negozio e accompagnò Kaori al suo appartamento. Dopo essersi occupata di prepararle un vassoio con qualcosa da mangiare che le portò a letto, Eriko la lasciò per farla riposare.

Irritata contro il partner della donna, Eriko prese il cellulare e chiamò Ryo per dirgliene quattro; la sua rabbia raddoppiò quando finì sulla segreteria telefonica.

Quanto a Kaori, cercava di riprendersi un po' dopo quella mattinata disastrosa...perché? Le lacrime scorsero lungo le sue guance. Sapeva da dove veniva il problema! Niente funzionava da quel giorno! Quel giorno che avrebbe dovuto essere il più bello della sua vita, pur dovendo rimanere solo un bel ricordo, si era trasformato in un incubo!

Kaori chiuse gli occhi per cercare di fuggire da quelle immagini che le tornavano alla mente. Doveva dimenticare...continuava a ripetersi questa frase, ma poteva andare contro il suo spirito? I suoi sentimenti?

Era da due mesi che si batteva contro quei ricordi viziosi, disastrosi per la loro vita quotidiana e che oggi minavano alla sua salute. Era tutto sconvolto. Due lunghi mesi...

Kaori aprì frettolosamente gli occhi, si alzò bruscamente e andò a prendere la sua agenda. La sfogliò nervosamente. Si fermò su una pagina e iniziò a scorrere le pagine. Due lunghi mesi...

Si sentì scombussolata. Diventò livida all'estremo. Il ritmo del suo cuore accelerò...e se fosse stato vero?

Lasciando l'agenda che cadde rumorosamente sul pavimento, tirò fuori il suo laptop.



Nota di Mary: Come vi avevo anticipato, diversi capitoli sono piuttosto corti come questo (ecco perché non c'è da spaventarsi troppo della lunghezza della fanfiction), anche se mano a mano si faranno più corposi. In ogni caso gli aggiornamenti saranno più frequenti :) a presto!

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Capitolo 3
*** 3. L'alterco ***


Eriko arrivò al Cat's Eye come una furia. Sicura di trovarvi Ryo, vi si era precipitata per dirgli tutto quello che aveva nel cuore. Vedere Kaori in quello stato era insopportabile. Il malessere di quella mattina era la goccia che faceva traboccare il vaso.

La porta si aprì violentemente. Miki si bloccò di fronte all'entrata clamorosa di Eriko. Quest'ultima salutò rapidamente Miki e si diresse dritta verso il suo obiettivo. Vedere lo sweeper completamente accasciato su una sedia fece crescere pericolosamente la sua rabbia. Gli si fermò davanti. Quest'ultimo, vedendo l'espressione incollerita della giovane donna, finse di sedersi composto. Sentiva che avrebbe passato un bel quarto d'ora.

Dopo averlo guardato male, Eriko esclamò:

"Come puoi fare questo a Kaori?"

Ryo, non capendo veramente il significato della domanda, rispose con distacco:

"Di cosa stai parlando?"

Eriko urlò:

"Piantala, Ryo! Ho visto che Kaori non sta bene da un po'! Tutti quanti l'hanno notato! Ma oggi ho deciso di parlare perché stai esagerando!"

Benché lui non lasciasse apparire nulla, iniziò a farsi prendere dal panico, non gli piaceva la svolta che prendeva la conversazione. Si alzò, per dominarla con lo sguardo e soprattutto porre fine all'inizio di quella controversia.

"Ascolta, Eriko, che tu sia una cara amica di Kaori e che ti preoccupi per lei, ti fa onore...ma che tu venga qui a farmi lezioni di morale davanti a tutti, non lo accetto"

Prese la giacca e si diresse all'uscita. Poi si rivolse a lei e disse:

"Pensa agli affari tuoi!"

Eriko, rimasta immobile sul posto, lei che era venuta per rimettere Ryo in riga, aveva visto la situazione mettersi contro di lei. No, non poteva permettergli di cavarsela così a buon mercato!

Così, gettò:

"Una cosa è certa, stamattina non c'eri quando Kaori è stata male! Questo dimostra quanto le sue condizioni siano peggiorate ultimamente! E soprattutto, non osare dirmi che non hai niente a che vedere con come sta! Sei davvero un pessimo tipo!"

Eriko strinse i pugni, diventava folle di rabbia! Si diresse da lui per affrontarlo.

"Sei solo un bastardo! Se non sei pronto a dichiararti perché sei troppo codardo, sei libero di farlo, ma non essere egoista e ridalle la sua libertà! Tu non la meriti!"

Lo sweeper cadde dalle nuvole...Kaori...era stata male...rimase immobile, ascoltando Eriko che riversava tutta la rabbia che aveva nel cuore.

Eriko continuò il suo monologo, urlando:

"Se pensi che non abbia capito nulla del tuo giochino, Ryo! Ti sbagli! Respingi tutti gli uomini che si interessano a Kaori perché non vuoi vederla allontanarsi! Preferisci che rimanga lì a deperire davanti ai tuoi occhi piuttosto che vederla andare con un altro! Sei solo un egoista!"

Finì quello che aveva da dire, ridendo nervosamente:

"Povero Hide, per fortuna che non vede tutto questo e come torturi la sua sorellina!"

Era troppo...Ryo uscì dal suo immobilismo, la rabbia nel cuore, quella era la frase di troppo. La schiaffeggiò violentemente.

"Non ripetere mai più una cosa del genere!"

Miki e Umi si frapposero tra i due, bisognava calmare la situazione. Stavano andando troppo oltre.

Eriko si mise una mano sulla guancia gonfia. Fissandolo, gli disse:

"Forse non vuoi sentire la verità, ma dentro di te sai che ho ragione"

Si voltò, si scusò con i gestori del caffè e se ne andò.

Ryo, nel frattempo, era altrettanto shockato. Non avrebbe dovuto perdere la pazienza, ancora meno schiaffeggiare Eriko. Ma lo sweeper pensava solo a una persona: Kaori. Doveva rientrare per vedere come stava la sua partner.

Scusandosi a sua volta, se ne andò e si precipitò a casa.

Miki e Umi erano ancora sconvolti. Miki, che non aveva avuto il tempo di chiedere a Eriko i dettagli sulle condizioni di Kaori, andò sul retro per telefonare alla sua amica. Umi continuò a mettere in ordine come se nulla fosse accaduto. Ma, dentro di sé, sentiva come un cattivo presagio.

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Capitolo 4
*** 4. E se... ***


Kaori riattaccò il telefono, l'appuntamento era stato preso. Voleva capirci qualcosa. Era in uno stato alterato. Perché la sua vita doveva essere così complicata? Venne tirata fuori dai suoi pensieri dalla suoneria del cellulare. Con un gesto stanco lo afferrò: Miki. Non aveva voglia di parlare con nessuno. Con riluttanza, lasciò suonare e si promise di richiamarla più tardi.

Alzandosi dal letto, andò in cucina a bere un sorso d'acqua. Era ancora febbricitante ma doveva reagire il più rapidamente possibile. Non far trasparire nulla, quella era la sua missione del giorno. Da due mesi si stava mettendo una maschera, tutti i giorni...

Il filo dei suoi pensieri fu interrotto dal rumore assordante della porta che si chiudeva violentemente: Ryo era tornato.

Kaori fu presa dal panico: non rientrava mai così presto! E considerata la violenza con cui aveva sbattuto la porta, doveva essere di cattivo umore...

Si avvicinò lentamente all'apertura per ascoltare cosa stava trafficando e constatò che stava salendo le scale.

Tirò un sospiro di sollievo, non voleva assolutamente incontrarlo per il momento. Non riusciva a sopportare l'imbarazzo che si era installato tra loro.

Con cautela, salì discretamente le scale per raggiungere il suo rifugio: la sua stanza. Prese la precauzione di togliersi le calzature per ridurre il rumore, Ryo aveva un udito molto sviluppato.

Arrivata di sopra, si apprestò ad entrare nella sua stanza, quando una voce la chiamò.

"Posso sapere da chi stai cercando di scappare in quel modo?" disse lui seccamente.

Kaori si gelò, voltandosi per guardarlo, fissandolo. Poté vedere che i suoi occhi erano duri e arrabbiati. Non volendo cedere ai suoi tentativi di intimidazione, rispose con la poca energia che le rimaneva:

"Fino a prova contraria, non ho alcuna ragione di scappare da nessuno in questa casa!"

A quell'osservazione, Ryo avanzò verso di lei. Kaori iniziò seriamente a spaventarsi.

"Eriko è venuta a trovarmi poco fa al Cat's Eye..."

Un silenzio pesante cadde, Kaori non fu in grado di rispondere nulla. Internamente, pensò: -Dannazione! Ma perché Eriko è andata a trovarlo, ci mancava solo questo!-

"Ha fatto una scenata al bar...non mi piace che mi si venga a fare la morale in pubblico, capito?!"

Benché Kaori fosse già pallida, la sua carnagione bianca si accentuò a quell'osservazione. Tutto cominciò a ruotarle intorno...quella storia doveva finire! Non sopportava più quella situazione!

Dal canto suo, lo sweeper ce l'aveva con se stesso per le sue osservazioni. Era tornato per controllare le condizioni della sua partner. E invece, le faceva una scenata...doveva calmare l'atmosfera. Non ne ebbe il tempo, perché Kaori si appoggiò al muro, presa da un malessere.

Ryo le si avvicinò, Kaori gli fece segno di indietreggiare.

"Non avvicinarti più a me, Ryo, hai sentito?!" riuscì a urlare.

Con rabbia, Kaori si chiuse nella sua stanza. Crollò poi in lacrime sul letto. L'uomo bussò alla porta:

"Scusami, Kaori, non volevo fare storie. Lasciami entrare, volevo solo sapere come stavi...Eriko mi ha detto che non sei stata bene"

Bussò di nuovo.

Solo il silenzio gli rispose.

 

 

Ryo decise di lasciarla in pace. Si mise le mani in tasca e scese in salotto pensando che la bottiglia, la sua migliore amica del momento, avrebbe potuto alleviarlo...

Kaori versò, ancora una volta, tutte le lacrime del suo corpo. Singhiozzava da spaccarsi l'anima, il suo corpo era agitati da spasmi.

I suoi occhi catturarono l'immagine di suo fratello. Si asciugò le lacrime con rabbia e afferrò la cornice. Un dialogo silenzioso si stabilì. Dopo qualche minuto, la rimise a posto, si alzò e andò alla finestra. Guardò la città con aria malinconica.

Ritornando agli eventi della giornata, la donna si sentì persa...e sola...sola...quella parola risuonava nella sua testa...sola...sola...

Presa da un gesto di cui non capì la portata, si mise una mano sulla pancia. Sorpresa da quell'impulso, la tolse subito.

"Pfff...Kaori, stai impazzendo, povera mia"

Tese l'orecchio...nessun rumore proveniva. Ryo c'era, lo sentiva; doveva essere in salotto. Aveva preso quella seccante abitudine, che lei non apprezzava: si ubriacava in mezzo al salotto e finiva la sua giornata steso sul divano...

Il suo cuore si serrò, anche lui soffriva. Lo sapeva. Allora perché tanti conflitti?

Un flashback le venne alla memoria: quel benessere, quella felicità che avevano potuto provare. Lui era stato sincero, si era liberato, arrendendosi. Il tempo di una notte, una notte magica, in cui, soli, due esseri avevano potuto dirsi tutto ciò che avevano nel cuore da anni. Il risveglio era stato più duro...

Kaori scosse la testa. Avevano promesso di fare una croce su quell'evento, tenendolo nel profondo della loro memoria...sigillato per sempre. Oggi, pagavano la loro debolezza. Kaori non sopportava più nessuna cliente, non sopportava più il comportamento da maniaco di Ryo. Quanto a lui, era diventato ancora più indifferente e di cattivo umore. Lei sorprendeva alcuni dei suoi sguardi su di sé, ma si riprendeva velocemente...

Ecco cos'era diventato il duo City Hunter: una partnership di non detti.

Su quella constatazione amara, decise di scendere. Erano solo le 17.30, e non sopportava più di stare in camera.

Ryo era sdraiato sul divano, a fissare il soffitto come al solito, rivivendo tutti gli eventi degli ultimi mesi. Sapeva che stava diventando sempre più ingiusto con Kaori, facendogliela pagare, in un certo senso, per quello che era successo. Ma...era lei la responsabile? No...certamente no. Al contrario, grazie a lei, lui aveva potuto gustare il sentimento più potente della Terra: l'amore.

Era lui il responsabile che non riusciva ad andare avanti, il suo essere chiedeva solo una cosa: rivivere quei momenti meravigliosi. Tutto era diventato spento. Le uscite notturne in mezzo alle conigliette non gli davano più sensazioni, se non di disgusto nei confronti di se stesso.

Poteva tornare indietro? Lacerato dai dubbi e dalle domande senza risposta, scosse la testa per evacuare quel sacco di pensieri lugubri.

Stava per alzarsi quando sentì i passi della sua partner. Cambiò idea e afferrò una delle sue riviste preferite a velocità record. Con un'espressione idiota, fissò la rivista.

La sweeper scese lentamente e vide il suo partner immerso pienamente nella lettura.

Sebbene quel tipo di riviste la esasperasse, non riuscì a reprimere un piccolo brivido di soddisfazione. Ryo era di nuovo rimasto a casa, privandosi delle sue uscite nei bar. Sì, il grande stallone preferiva stare a casa piuttosto che vagare per le strade alla ricerca di signorine mokkori.

Kaori ancora non capiva il suo slancio di rabbia, ma beh, da quello che Ryo le aveva raccontato, Eriko non doveva esserci andata di mano leggera.

Arrivata in salotto, stava per andare in cucina, quando fu interrotta dalla voce di Ryo:

"Come ti senti? Stai meglio?" domandò senza alzare gli occhi dalla sua rivista.

Colta alla sprovvista, Kaori rispose:

"Sì, sì, molto meglio", e con ciò, si precipitò in cucina per preparare da mangiare. E così l'atmosfera carica di tensione regnava tra i due City Hunter.

La cena si svolse nel silenzio, Kaori immerse il naso nel suo piatto. Sentiva lo sguardo interrogativo del partner su di sé, la scrutava, alla ricerca del minimo indizio. Lei aveva i lineamenti tirati, larghe occhiaie che la rendevano ancora più vulnerabile.

Sempre più a disagio, Kaori decise di parlare:

"Oggi sono andata alla stazione, la lavagna era disperatamente vuota...per fortuna in questo senso Eriko mi aiuta...altrimenti la banca ci tormenterebbe!"

L'uomo, che fin dall'inizio della cena osservava la sua partner, fu contento del suo approccio, permettendogli di sondare il suo stato di salute:

"Forse la banca non ci tormenta, ma non sarà comunque lei a ridarti la salute. Riguardati un po', Kaori...hai un pessimo aspetto, Kaori..."

Fece una pausa e continuò:

"Sai benissimo che il nostro mestiere non ci consente di essere deboli. Vederti stare male in mezzo a un negozio potrebbe essere un vantaggio per i nostri nemici"

Kaori si morse il labbro, si pentì immediatamente di aver iniziato una conversazione. Rispose velocemente:

"Forse, ma le tue conigliette non si lamenteranno quando farai scivolare dei bigliettoni per i loro dubbi servizi!"

"Non è per contrariarti che te lo dico, Kaori, è per il tuo bene" Ryo la guardò teneramente, era serio. "Basta con le discussioni per oggi...basta, Kaori"

Sulla difensiva, lei stava per rispondere, ma vedendo lo sguardo sincero di Ryo, il suo desiderio omicida svanì. Continuarono a discutere di tutto e niente durante la cena. Una volta finito, Kaori si alzò e si mise a riordinare. Con stupore si accorse che Ryo si era alzato per aiutarla. Felice dell'iniziativa, gli rivolse un bel sorriso.

Presi nelle loro faccende, le loro mani si incrociarono, volendo prendere lo stesso piatto. Il contatto fisico ebbe l'effetto di una scossa elettrica. Sebbene la ragione comandasse loro di staccarsi, le mani rimasero saldate. Si fissarono intensamente, il mondo poteva sbriciolarsi intorno a loro, nulla li avrebbe disturbati. I loro volti si avvicinarono pericolosamente, quando la forte suoneria del cellulare di Kaori spezzò l'attimo intenso.

Separandosi brutalmente, Kaori andò al cellulare: era Miki.

Esclamò:

"Cavoliiii, è Miki! Mi sono completamente dimenticata di richiamarla!" e rispose al telefono.

Non ebbe il tempo di parlare che si poteva già sentire la voce di Miki.

Kaori chiuse gli occhi e staccò l'orecchio dal cellulare, Miki le fece una lavata di capo per non essere stata richiamata quando le aveva lasciato un messaggio in segreteria implorandola di darle notizie.

Ryo, ancora scosso da quanto appena successo, fece un cenno a Kaori per farle sapere che stava uscendo.

Kaori lo seguì con lo sguardo, non ascoltò più il monologo di Miki e sentì la porta sbattere. Si avvicinò silenziosamente alla porta: Ryo era uscito per una nuova fuga notturna.

 

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Capitolo 5
*** 5. Dubbio confermato ***


Dopo aver passato più di un'ora al telefono con Miki, Kaori riattaccò. Era stanca. Miki le aveva raccontato tutta la scena. era sconvolta. Mai Ryo se l'era presa con la loro cerchia di amici...mai...non osava chiamare Eriko. Se non l'aveva chiamata lei, significava che doveva stare da sola. Sospirò. Vedendo l'ora, decise di andare a letto. Esausta per la giornata, non voleva pensare più a niente. Si sdraiò nel letto...e chiuse gli occhi.

Nel frattempo, Ryo era arrivato nel suo cabaret preferito. Trovò il suo compare: Mick. Volendo dimenticare la brutta giornata, si offrì una notte di follia in compagnia di giovani donne pronte a fargli dimenticare le sue preoccupazioni.

Sebbene ubriaco, riuscì a tornare a casa. Salì lentamente le scale e aprì la porta. Il salone era immerso nell'oscurità. Nessun rumore giungeva dall'appartamento. Si precipitò per le scale e salì verso la sua stanza.

Come al solito, aprì la porta di Kaori per assicurarsi che il suo angelo fosse lì. Dormiva profondamente. Rassicurato, partì per le braccia di Morfeo.

 

 

Alle 7.30, la sveglia suonò.

Una mano uscì dalla coperta e cercò disperatamente quella macchina urlante. Dopo diversi tentativi, riuscì a spegnerla. Kaori tirò fuori la testa dalla coperta.

"Oh, non di già!" si lamentò, uscendo lentamente dal suo sonno. Si stirò come un gatto, volendo ancora godersi il suo letto. Ma la realtà riprese il sopravvento: aveva un appuntamento in laboratorio. Si alzò bruscamente e corse in bagno. Dopo una bella doccia, scese velocemente per il suo caffè abituale. Si sistemò sulla sedia, aspettando che la caffettiera facesse il suo lavoro.

All'improvviso, fu presa da nausee abbastanza forti, che la costrinsero a risalire a velocità massima. I suoi dubbi si confermavano. Esausta, si passò un po' d'acqua sul viso. Si guardò allo specchio: aveva una faccia deplorevole! Spaventosa! Iniziò a farsi prendere dal panico. No! Non poteva essere. Impossibile. Non volendo indagare di più, uscì dal bagno e tornò in cucina.

Una volta preso il caffè, si mise la giacca, prese la borsetta e uscì senza fare rumore. Ryo dormiva sempre con un solo orecchio, sapendo tutto quello che accadeva nell'appartamento. Certo, lei non aveva detto nulla del suo appuntamento...e ancora meno dei suoi dubbi. Kaori fu colta dal panico. Respingendo l'idea, si precipitò in auto e si diresse verso il centro della città.

 

 

Alle 10, lo sweeper venne svegliato dal suo stomaco, che gridava per la fame. Guardando l'ora, si concesse un'altra mezz'ora. Ad ogni modo, sapeva che Kaori era uscita presto e sicuramente non aveva preparato nulla per lui. Dov'era andata? In generale, lo avvertiva quando usciva così presto. Forse avrebbe visto Eriko? Dopo l'alterco del giorno prima, sapeva che ci sarebbe stata una certa tensione nella sua banda di amici. Sospirò. Se ne pentiva. Non avrebbe dovuto farsi trasportare in quel modo, ancora meno mettere le mani su una donna. Ma Eriko l'aveva portato allo sfinimento, già che la situazione era tutt'altro che semplice, il fatto che lei vi avesse aggiunto del suo lo aveva fatto cedere.

 

 

Alle 11, la sweeper uscì dal laboratorio. Avrebbe avuto il risultato nel tardo pomeriggio. Il fatto di poter solo aspettare la faceva sospirare. Non aveva voglia di rientrare e vedere Ryo. Non era nemmeno sicura che fosse una buona idea andare al Cat's Eye, Miki l'avrebbe assalita di domande. Decise, suo malgrado, di andare al centro commerciale.

 

 

Dopo aver ingoiato una rapida colazione, Ryo partì in direzione del suo quartiere preferito. Certo, voleva approfittarne, ma anche fare il giro degli informatori. Era annoiato a morte. La città era tranquilla da qualche tempo. Sorrise. Per una volta, tutto era tranquillo, ed era lui a chiedere un po' di azione! Un piccolo incarico avrebbe permesso di allentare la tensione con Kaori.

 

 

Dopo una giornata a zonzo, Kaori tornò al laboratorio. Ansiosa, giunse alla reception.

"Sono venuta a ritirare i miei esiti. Kaori Makimura"

L'operatrice si alzò e andò a prendere il suo fascicolo. Le porse la busta. Kaori la prese nervosamente e si affrettò a uscire.

Il suo cuore iniziò ad accelerare. Doveva sedersi. Decise di andare al parco per stare in un posto calmo. Dopo un lungo sforzo, Kaori arrivò a destinazione e scelse una panchina isolata rispetto a quelle vicino ai giochi.

Con mano febbrile, aprì la busta. Tirò fuori il foglio. Dopo aver esitato ad aprirlo, inspirò ed eseguì.

Una risata nervosa ruppe il silenzio. Kaori ripiegò la busta e si prese la testa tra le mani. Le lacrime caddero a terra. Dopo un lungo momento di pianto silenzioso, Kaori raddrizzò la testa e si passò una mano sugli occhi per asciugarsi le lacrime. Parlò con se stessa:

"È inutile piangere, vecchia mia!"

Suo malgrado, un sorriso apparve. Era triste? Felice? Non riusciva nemmeno a definirlo.

L'unica cosa che sapeva in quel momento era che la sua vita stava per essere scossa, in un modo o nell'altro. Ci sarebbe stato un grande cambiamento.

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Capitolo 6
*** 6. Falcon, amico mio ***


Al Cat's Eye.

 

La giornata era stata estenuante. I clienti erano stati numerosi. Miki e Falcon non si erano fermati. Avevano ricevuto la visita quotidiana di Mick e Ryo. Invece, Kaori non era passata; ciò stupì Miki ma, data l'atmosfera pesante, non aveva fatto commenti su tale assenza.

Fu solo nel tardo pomeriggio che decise di parlare con suo marito.

"Falcon, sono preoccupata per Kaori...non la vediamo più...non mi piace la tensione che c'è tra lei e Ryo"

Dal canto suo, Falcon aveva sospettato che sua moglie avrebbe affrontato l'argomento. Nonostante lui avesse notato un sacco di cose, non voleva parlarne con la sua metà. I City Hunter erano abbastanza maturi per gestire le loro vite private.

Anche se Miki voleva fare del bene, non era in grado di aiutarli. Lui aveva notato la tristezza di Kaori. Non si faceva ingannare. Ma, fedele a se stesso, non voleva dire nulla al riguardo.

Prima di rispondere a sua moglie, pensò una seconda volta ai termini da usare.

"Quello che succede tra loro è normale, non smettono di bisticciare per un nonnulla. Ci sono sempre stati periodi di tensione tra loro...passerà..."

Miki stava per rispondere quando Falcon disse che sarebbe uscito.

Frustrata per la conversazione così breve, andò al telefono.

Falcon uscì a piedi; voleva evitare gli ingorghi del traffico.

Anche se era un uomo discreto che non mostrava mai i suoi sentimenti, era anche preoccupato. Aveva avvertito il disagio che si era sviluppato tra Ryo e Kaori da alcuni mesi. Tuttavia, ricordava che l'ultimo caso aveva ben riempito il loro conto. Erano felici e soddisfatti del successo ottenuto...quindi...cos'era successo?

In generale, era sempre una questione di soldi e mancanza di lavoro a creare tensioni tra loro. Quante volte aveva visto Kaori disperata, venire al Cat's Eye per farsi confortare da Miki?

No, c'era stato un evento che gli era sfuggito...a lui, ma anche a tutti gli altri.

Aveva pensato per un attimo che quei due stessero insieme...ma no, aveva preso la strada sbagliata.

Camminando, sentì un'aura che conosceva molto bene...

 

 

La sweeper fissava un punto immaginario. Non riusciva a smettere di pensare. Si sentiva impotente e allo stesso tempo animata da una nuova fiamma. Quel fuoco così forte si diffondeva in lei, soffiandole una forza interiore.

Nonostante le lacrime, Kaori era lucida. Si sentiva investita di una nuova missione. Meditava. Era così presa dai suoi pensieri che non sentì la presenza di Umi. Si era seduto accanto a lei.

"Sei molto pensierosa..." dichiarò Falcon.

Kaori sobbalzò al suono della sua voce.

"Oh Falcon, mi hai spaventato!"

Falcon, stoico, rispose: "Fortunatamente vengo come amico..."

Provando vergogna di non essere stata in guardia, non sapendo cosa fare, Kaori disse con una vocina:

"Hai ragione..."

Falcon, che sentiva l'angoscia di Kaori, non ci girò intorno:

"Va tutto bene, Kaori? Miki si preoccupa..."

Kaori era scombussolata. L'arrivo di Falcon l'aveva turbata. Non abituata all'ondata di curiosità da parte di Falcon, Kaori lo prese come un segno.

"A essere onesta con te, no, niente va bene, Falcon"

Kaori terminò la frase in un singhiozzo.

Non sapendo come comportarsi, Falcon aspettò che lei parlasse.

Kaori guardò i bambini in lontananza che inseguivano un pallone...l'innocenza e la noncuranza dei bambini...

avrebbe tanto voluto ritrovare quel mondo perduto...

Cominciò a piangere calde lacrime. Con una voce sicura che stupì se stessa, dichiarò:

"Falcon, ho bisogno del tuo aiuto!"

 

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Capitolo 7
*** 7. Sos ***


"Ti ascolto..."

Raccogliendo il coraggio che le rimaneva, Kaori rispose continuando a fissare i bambini che giocavano:

"Devo trovare un posto lontano da Tokyo"

Stupito dalla richiesta, Falcon girò la testa nella sua direzione. Lei continuò:

"Devo andarmene, Falcon, è necessario..."

Le lacrime riapparvero. Falcon, ancora sorpreso, le chiese:

"Vuoi scappare da qualcuno?"

La sweeper, che si aspettava certamente delle domande, rispose il più francamente possibile per passare rapidamente oltre l'imbarazzante ammissione:

"Sì, Falcon, sto scappando...lo ammetto...ma non ho altra scelta!"

 

 

Kaori odiava i silenzi, tipici di Falcon! Parlava il meno possibile per far parlare il suo interlocutore...

Inspirò, cercando di immagazzinare quanto più ossigeno in modo da poter dire:

"Sono incinta, Falcon"

Le lacrime continuavano a zampillare dai suoi occhi. All'annuncio, Falcon si raddrizzò. Era sotto shock. Un pesante silenzio calò sui due.

Dopo cinque lunghi minuti di silenzio, Falcon chiese:

"Ryo è il padre, immagino?"

Alla domanda di Falcon, Kaori rise nervosamente.

"La tua intuizione è giusta, Falcon! La cosa divertente è che non sto con Ryo, né in maniera ufficiale, né in maniera ufficiosa!"

La sweeper fu presa da una folle risata nervosa di fronte alla patetica situazione: era incinta del più grande sweeper del Giappone, ma non stavano insieme...

Falcon, d'altra parte, digeriva le informazioni che Kaori gli aveva fornito. L'annuncio era piombato come una mannaia, la situazione era molto più complessa di quanto potesse immaginare. In quel momento, si pentì di essere intervenuto...ma si concentrò su quanto stava per dire, era molto a disagio. Di natura timida, le storie sentimentali lo turbavano e lo facevano impanicare.

"Kaori...non capisco...perché vuoi andartene così in fretta? Non voglio mischiarmi nelle vostre cose, ma Ryo lo sa?"

Kaori scosse vigorosamente la testa ed esclamò:

"Certo che no, non lo sa! E non deve saperlo, Falcon!"

Sorpreso dalla sua reazione, lui replicò:

"È quantomeno normale che lo sappia! Kaori, è una questione di buon senso"

Lei, scontenta, si innervosì:

"Falcon, conosci Ryo! Andiamo, dannazione! Non sa nemmeno gestire se stesso né la nostra situazione, pensi che si prenderà cura di un bambino? Per di più, un bambino che non era affatto previsto o desiderato...frutto di una relazione inattesa e senza futuro! Ammettiamo che glielo dica. Cosa mi direbbe, Falcon? Lo sweeper numero uno del Giappone, l'incallito stallone di Shinjuku, che diventa padre di famiglia, permettimi di ridere!"

Fece una pausa e continuò:

"Preferisco che non sappia niente! Non cambierà poi molto, comunque! Mi direbbe di abortire o di andarmene. Già lo vedo, a dire che non sono fatta per questo ambiente. Oggi penso che forse aveva ragione. Avrei dovuto ascoltarlo...e non aggrapparmi alla folle speranza che un giorno avrebbe aperto il suo cuore"

Falcon stava per replicare ma Kaori lo interruppe:

"So cosa stai per dire, se sono incinta, significa che ha confessato i suoi sentimenti..." sogghignò, "Sì, in un certo senso, me l'ha detto. So che mi ama. Ma...il mondo in cui vive lo rode e mai, mai uscirà da questo ambiente schifoso, nemmeno per me..."

Ricominciò a piangere, "Sono stata troppo stupida da crederci, Falcon, ed ecco il risultato!"

Falcon si sentiva sempre più a disagio di fronte al flusso di sentimenti che lei disperdeva, rivelando i suoi stati d'animo. Per la prima volta nella sua vita, era perduto. Odiava essere in prima fila in quelle occasioni.

"Per tutti questi motivi, devo andarmene. Non devo più pensare a me stessa e ai dannati sentimenti che provo per quel deficiente! Adesso devo pensare a..." smise di parlare. Non riusciva a pronunciare quella parola, così dolce e così promettente per la maggior parte delle coppie.

Lui, che analizzò la situazione, decise di calmare il tutto:

"Ascolta, Kaori, non prendere mai una decisione per capriccio. Prenditi del tempo per pensare e torna da me, se lo desideri. Voglio essere onesto con te, non è né per te né per Ryo che ti sosterrò, ma per questo bambino che non deve subire i danni della vostra discordia"

Lei volle replicare:

"Ma..."

Falcon la interruppe:

"Vorrei non dover intervenire. Mettiti nei miei panni. Mi metti in una situazione difficile, Kaori! Anche solo con Miki, che si preoccupa per te. Andartene senza lasciare traccia la farebbe soffrire!"

"Falcon, ti prego...cerca di capirmi! Adoro Miki, ma non capirebbe e non sarebbe obiettiva! Solo tu rimani lucido in ogni circostanza...sono perduta, Falcon, completamente perduta, ma so che adesso devo pensare per due, e per la SUA felicità, poco importa la mia..."

Tornò il silenzio.

"La tua gravidanza non è ancora visibile. Rifletti bene. Prenderemo una decisione se sarà necessario" Falcon si alzò, chiudendo la conversazione. Salutò Kaori e proseguì nella direzione opposta. Data l'ora tarda, rimandò le sue compere al giorno dopo.

Dal canto suo, la donna rimase seduta una buona mezz'ora. Il freddo della sera la fece decidere a rientrare, suo malgrado.

Camminò lentamente per le strade, rinviando il dover affrontare nuovamente lo sguardo del suo partner.

 

 

L'uomo aveva riempito la giornata come aveva potuto. Era stato al Cat's Eye e si era stupito di non vedere Kaori nel pomeriggio. Non notando la preoccupazione di Miki, si era detto che dovevano essere d'accordo. Sospirò. Doveva ammetterlo, l'atmosfera era fiacca. Normalmente, avrebbe apprezzato la tregua. La calma in città avrebbe dovuto renderlo felice, ma non lo era, o perlomeno non lo era più.

Incollato al muro, guardando fuori dalla finestra, poteva vedere il sole che scendeva dolcemente. Guardò l'orologio e aggrottò le sopracciglia, Kaori era uscita al mattino e ancora non aveva dato sue notizie. Si concesse un'altra ora prima di uscire a cercarla presso i suoi informatori.

Appena dopo aver preso la sua decisione, sentì la porta d'ingresso aprirsi. La partner era tornata. Sollevato, decise come al solito di indossare la maschera abituale, cioè quella d'indifferenza.

Lei era stanca della giornata, ed entrò in salotto.

"Sera" mormorò appena. Lanciò la giacca sul divano con trascuratezza. Andò in cucina e tornò qualche minuto dopo con una lattina – di succo di frutta – in mano.

Si lasciò cadere su una poltrona e si mise a bere la sua bevanda.

Volendo apparire il più naturale possibile, era assolutamente necessario che lei si comportasse come se nulla fosse accaduto e specialmente...non doveva scappare rifugiandosi nella sua stanza.

Lo sweeper, notando il comportamento calmo di Kaori, si concentrò sulla sua rivista.

Lei lo fissava apertamente, dettagliandolo senza vergogna.

Consapevole dello sguardo insistente di Kaori, Ryo alzò il naso dalla rivista.

"Cosa?" si accontentò di dire, fissandola a sua volta. Lei non si fece smontare.

"Cosa, COSA?" disse, con aria sorpresa.

"Perché mi fissi in quel modo?" chiese con insistenza.

Volendo trovare una parvenza di atmosfera piacevole tra loro per valutare la situazione e agire senza attirare i sospetti del suo partner, doveva rinnovare il dialogo con lui.

"Non ti fisso, ti osservo in tutta la tua stupidità! Per quanto tempo hai intenzione di guardare quelle riviste da malati?"

Ecco che si era lanciata! I battibecchi di un tempo tornavano in quella casa...

Contento dell'osservazione della sua partner, lui rispose come al solito, con osservazioni offensive nei suoi confronti.

Contrariata, Kaori si alzò e girò i tacchi in cucina.

Una volta oltrepassata la porta, si mise a sorridere...lui non poteva fare a meno di abboccare all'amo! Con quell'aria falsamente offesa, si impegnò a preparare da mangiare.

 

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Capitolo 8
*** 8. Bicchiere rotto ***


La serata trascorse in pace. Kaori sentì la stanchezza invadere il suo corpo, segno che non avrebbe tardato a salire in camera sua, divenuta il suo rifugio. Dopo una cena veloce, Kaori riordinò in fretta. Volendo sbrigarsi, un bicchiere le sfuggì e si ruppe a terra.

"Ah, cacchio!" gridò, chinandosi a raccogliere i cocci.

Ryo, allertato dal rumore, sbucò con la testa attraverso la fessura della porta della cucina.

Kaori guardò il suo partner che fissava il bicchiere rotto e gli gridò:

"Beh, cosa c'è, succede a tutti no?"

Sorpreso dall'improvviso sbalzo d'umore, lui disse:

"Ma non ho detto niente!"

Kaori, che a sua volta non comprendeva i propri stati d'animo, si mise a piangere.

"Oh, smettila, so molto bene cosa pensi!"

Ryo era perplesso:

"Kaori, è solo un bicchiere, alla fine! Non puoi piangere per così poco!"

Sempre nel suo slancio, lei continuò:

"Lasciami in pace, Ryo, non capisci niente!"

Iniziò quindi a raccogliere i cocci che aveva causato. Lo sweeper fece fatica a capire il comportamento della sua partner, e tornò in salotto, sempre perplesso.

Prese il telecomando della tv e iniziò a fare zapping. Pensando ad alta voce, disse:

"Cosa le prende? Comportarsi così per un drink, pazzesco...le donne sono esseri incomprensibili!"

Kaori, che a sua volta non capiva il proprio cambiamento di umore così repentino né la voglia di piangere alla vista di un semplice bicchiere rotto, incolpò la stanchezza.

Andò nella sua stanza senza nemmeno guardare il partner. Era nervosa e decise di fare una doccia prima di andare a dormire.

Si prese il suo tempo. Sola con se stessa, poteva riflettere di nuovo; rimase a lungo sotto la doccia, tornando lentamente alla realtà.

Si sdraiò sul letto con un sospiro, dio se la giornata era stata dura! Ripensando alla sua conversazione con Falcon, si chiese se avesse fatto bene a parlargliene. Era la persona giusta? Forse avrebbe dovuto parlarne con Mick? No, certo che no! Sapeva che non avrebbe avuto il comportamento di Falcon e non sarebbe riuscito a frenare la lingua. Era scocciata per averlo detto a Falcon. Sapeva di metterlo in una situazione difficile, ma come avrebbe potuto fare diversamente?

Aveva pensato a sua sorella, ma la distanza non l'avrebbe aiutata. E se fosse andata negli Stati Uniti? Poteva non essere una cattiva idea...almeno sarebbe stata tranquilla.

Ma sapeva che ogni gesto di City Hunter veniva osservato. Svanire nel nulla quando si faceva parte di quel duo non era facile.

Lo voleva davvero? No, certo che no! Lasciare Tokyo, lontana dai suoi amici, le strappava il cuore. Ma aveva alternativa?

E se si fosse decisa a parlare con il principale interessato? Ryo...

Solo al pensiero di dirglielo, il suo cuore mancò un battito. No, non poteva. Solo l'idea di parlargliene la faceva andare in panico.

Non sapeva perché, ma provava imbarazzo e una vergogna insormontabile, non avrebbe mai potuto dirlo ai suoi amici.

Avevano fatto tabula rasa della loro notte insieme. Avevano azzerato i contatori e messo fine al loro momento di 'debolezza'. Ryo ce l'aveva fatta a uscire dall'impasse e lei stessa aveva saputo accettare quella marcia indietro. Vivere con uno sweeper non era facile. Sapeva che lui l'amava, aveva pensato che sarebbe stato sufficiente. Aveva pensato di avere la forza di aspettare che lui fosse pronto, ma per il suo atteggiamento e il mondo in cui vivevano, le sue speranze erano diminuite.

Come era successo? Il loro ultimo incarico era stato avvincente e pericoloso. Si trattava di una situazione piuttosto delicata in cui Kaori si era dovuta infiltrare in una rete. L'idea non era piaciuta a Ryo, ma si era arreso a causa delle promesse di Saeko.

 

Erano stati felici quando la rete era stata smantellata, oltre che soddisfatti di loro stessi. Erano riusciti a lavorare in totale simbiosi, senza bisogno di parlare, comprendendosi solo guardandosi.

Kaori era riuscita con facilità a ottenere la fiducia dei criminali. Sì, era stata fiera di se stessa. Sicura e franca, era riuscita a superare la paura e i dubbi sul non essere all'altezza. Si era trattato di un segno di maturità da parte sua? Le era piaciuto molto il 'gioco'.

Aveva avvertito lo sguardo soddisfatto di Ryo. Sì, erano veri partner. Un duo in cui gli sguardi bastavano per capirsi. Ryo l'aveva guidata nel suo percorso grazie a un piccolo microfono. Durante quella serata, avevano dovuto recitare e fingere di non conoscersi, era stato divertente. Forse anche troppo? A giocare troppo col fuoco, ci si brucia...

La loro euforia aveva spezzato i bastioni eretti tra loro.

Sospirò per la disperazione, era stata sufficiente una notte ed ecco il risultato! Il risultato? No, non doveva pensare in quel modo.

Solo in quell'istante pensò al piccolo essere che cresceva in lei, in silenzio. Discreto, era già in tutti i suoi pensieri. Come un 'intruso' che aveva fatto irruzione nella sua vita, avrebbe sconvolto la sua esistenza e segnato la fine del duo City Hunter.

Posò delicatamente la mano sul ventre ancora piatto. Non represse il sorriso che le apparve sulle labbra. Malgrado la situazione, provò gioia.

Certo, non avrebbe mai avuto l'uomo che amava al suo fianco, ma avrebbe avuto il suo bambino. Un buon compromesso? Anche se Ryo non lo sapeva, era il più bel regalo che potesse farle. Il suo unico regalo, d'altronde.

Su quel pensiero, si addormentò.

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Capitolo 9
*** 9. Un nuovo cliente ***


Il sole stava sorgendo su Shinjuku, tutto era ancora tranquillo in città.

La sweeper si svegliò dolcemente, la notte era stata riparatrice, si sentiva in forma. Ma la realtà prese il sopravvento: si era appena alzata e già sentiva la nausea. Si affrettò a chiudersi in bagno. Era orribile, già gestire quelle condizioni al mattino non era facile, ma doverlo nascondere lo era anche di meno!

Notò che le maledette nausee si facevano più forti, doveva rimediare. Doveva prendere delle pillole per alleviare le sue condizioni. In ogni caso, oramai doveva consultare un medico. Niente era semplice, non poteva fare appello a Doc...

Passata la crisi, scese la cucina e preparò la colazione. Era da un po' che non preparava qualcosa per Ryo, gli avrebbe fatto piacere.

Quando guardò l'ora, erano le 10, quindi salì a svegliare il suo partner. Stava per entrare nella sua stanza quando esitò. Come avrebbe dovuto comportarsi? Come al solito, martello in mano, o con più indifferenza? Entrò con passo vellutato e scoprì che Ryo dormiva profondamente. Sdraiato sulla schiena, il suo sonno era tranquillo.

Si avvicinò e lo guardò per qualche istante, col cuore che le batteva in gola.

Sarebbe riuscita a lasciarlo? Il suo cuore si serrò, lo amava così tanto! Nonostante le molte tensioni, le discussioni e le osservazioni offensive, mai avrebbe smesso di amarlo. Era così.

Vedendo che non si muoveva di un centimetro, si voltò. Avrebbe lasciato un biglietto. Decise di andare alla lavagna nel caso ci fosse un messaggio.

Lentamente, uscì di casa, diretta verso la stazione.

Lo sweeper si svegliò a causa del rumore della porta. Aprì gli occhi, Kaori era uscita. Si mise a sedere e guardò l'ora: 10.15. Decise di alzarsi suo malgrado, scese e trovò il biglietto di Kaori:

'Vado alla lavagna. La colazione è in frigo'.

Sorrise. Era passato un po' di tempo da quando si era occupata del suo stomaco al mattino.

Kaori arrivò alla stazione. Avvicinandosi alla lavagna, scoprì con soddisfazione il messaggio: XYZ.

Non poté fare a meno di gridare per la gioia. Finalmente! Un lavoro!

Trascrisse i dettagli sul suo taccuino e se ne andò in fretta. Doveva assolutamente informare Ryo!

Non appena varcata la porta, esclamò:

"Ryooooo, sei qui?"

Sorpreso dall'entrata precipitosa di Kaori, Ryo scese velocemente in salotto:

"Sì, che succede?" chiese, correndo giù per le scale.

Kaori era euforica:

"Ryo, non ci crederai, abbiamo un lavoro!!"

Saltellava per il salotto.

Lo sweeper pensava di sognare: la sua partner piangeva lacrime mentre rideva. Tuttavia, doveva ammettere di essere contento: finalmente un po' di azione!

Kaori, che era corsa fino a casa, non aveva avuto il tempo di riposare. Fu colta da una vertigine che la fermò di colpo, ma continuò a sorridere al suo partner. No, non doveva vedere nulla che potesse stuzzicare la sua curiosità!

Ryo, soddisfatto, non si rese nemmeno conto dello stop improvviso di Kaori.

"A che ora è l'appuntamento?"

Kaori, che si era presa la briga di sedersi, rispose:

"Questo pomeriggio alle 15 al Cat's Eye"

"Bene..."

Con ciò, lo sweeper scese al poligono.

Kaori restò seduta a lungo. Passata l'euforia, si rese conto che non sapeva davvero perché fosse felice dato che tutto ciò sarebbe stato presto acqua passata. Notò che il suo corpo iniziava a mostrare segni di debolezza. Ryo si sarebbe accorto presto della mancanza di tono e agilità.

Di natura resistente, sapeva gestire i momenti fisici, ma correre dalla stazione all'appartamento l'aveva lasciata senza fiato...

Sebbene il suo ventre non tradisse la presenza del piccolo essere, il suo corpo sapeva mostrarle che doveva rallentare gli sforzi. Poteva resistere a lungo?

Si ritornava allo stesso punto: doveva andarsene. Era incinta di tre mesi, non doveva tardare a decidere. Vedere di nuovo Falcon al Cat's Eye la metteva a disagio, aveva la sensazione di tradire i suoi amici...e Ryo. Non aveva mai nascosto nulla al suo partner, ma oggi faceva il doppio gioco, ed era una cosa che odiava...

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Capitolo 10
*** 10. Una coppa di gelato ***


Ore 15, Cat's Eye.

 

I due City Hunter entrarono nel locale. Dopo aver salutato Miki e Falcon, si sistemarono al bancone, la cliente non avrebbe tardato...

Miki porse loro due tazze di caffè, lanciando sguardi a Kaori, ma invano...Kaori la evitava.

Dopo l'alterco, un certo imbarazzo si era stabilito nella banda di amici.

Miki decise di rompere il ghiaccio facendo conversazione, volendo attirare l'attenzione della sua amica, si sforzò per farla parlare. La sweeper, che aveva sentito lo sguardo insistente della sua amica, cercò di non ferirla, la guardò e le sorrise.

In parte Miki si rassicurò, dopo essersi preoccupata per il pallore persistente e le occhiaie di Kaori. No, non era in forma...

"Come stai oggi Kaori, meglio?"

"Sì, sì, molto meglio, grazie Miki"

Il campanello suonò, una giovane donna entrò nel caffè e si sistemò direttamente a un tavolo. La cliente era arrivata...lo sweeper le si avvicinò e si sedette, Kaori lo seguì.

La cliente spiegò la sua situazione. Era uno schema classico: voleva stretta sorveglianza per un prossimo seminario che si sarebbe svolto. La missione non era molto eccitante di per sé, ma considerato il salario che lei offriva, gli sweeper erano ben lungi dal rifiutare: come al solito, Ryo si comportò più o meno bene. Kaori ascoltava tranquillamente senza intervenire, e a dire il vero, ebbe un colpo di stanchezza. Aveva un solo desiderio: dormire, dormire e ancora dormire. Guardò con discrezione l'orologio: erano le 16.30, la faccenda stava diventando lunga.

Guardò Miki con cautela, la donna stava preparando un gelato per una cliente, e le venne appetito. Senza preoccuparsi della povera donna in difficoltà, si interessò più al profumo del gelato che la cliente aveva ordinato. Rendendosi conto del suo atteggiamento, Kaori cercò di concentrarsi meglio sul caso della cliente, e in quel momento sentì vagamente le parole di Ryo:

"Non è vero, Kaori?" chiese Ryo, fissandola all'improvviso.

Kaori, che non aveva ascoltato neanche un quarto della conversazione, divenne rossa come una peonia e cercò di formulare una risposta soddisfacente, non sapendo quale fosse la domanda.

L'uomo, rendendosi conto che la sua partner non aveva ascoltato una sola parola di ciò che era stato detto, si rivolse alla cliente e si comportò come se niente fosse successo.

Kaori espirò..."Uff!" le venne forte.

Ryo era contrariato, non gli piaceva affatto l'atteggiamento di Kaori. Fortunatamente, la loro cliente era così presa dalle sue spiegazioni che non aveva fatto davvero caso a Kaori e alla sua disattenzione.

Kaori guardò di nuovo l'ora: le 17.00, era davvero troppo tempo...non sopportando più di stare lì, si alzò e si scusò con la cliente. Quest'ultima non se ne curò, troppo assorbita dalle sue spiegazioni.

Kaori andò da Miki e disse sottovoce:

"Miki, potresti rifare per me il gelato che hai preparato per la cliente di prima?"

Miki la guardò sorpresa, poi si rallegrò:

"Certamente mia cara, con piacere! Se ti torna l'appetito, va tutto bene!"

Kaori rise.

"Mettimi una doppia dose di panna montata, per favore!"

Miki ci mise tutto il cuore nella preparazione e presentò con orgoglio la coppa a Kaori. Quest'ultima fu meravigliata dalla montagna bianca di fronte a sé. Fece l'occhiolino alla sua amica, prese la sua coppa e raggiunse di nuovo gli altri.

Ryo, che cercava di rimanere concentrato, lanciava occhiate a Kaori.

-Ma cosa sta facendo?- pensò.

Vedendola tornare col gelato, il cucchiaio già in bocca, Ryo si accigliò. Senza alcun imbarazzo, Kaori si lanciò:

"Ne vuoi una? È eccellente!"

Lo sweeper, che cercava di contenere la rabbia, scosse negativamente la testa. Kaori si rivolse allora alla cliente e fece la stessa proposta, ma quest'ultima, troppo stressata, declinò l'offerta ringraziandola.

Il colloquio non terminò se non alle 18.30, Kaori ne fu sollevata, era stanca e aspettava una sola cosa: tuffarsi nel suo letto.

Felicissima di poter finalmente rientrare, salutò calorosamente la cliente, che avrebbero dovuto vedere una settimana dopo per il famoso seminario.

Sul tragitto di ritorno, il silenzio regnò nella Mini. Ryo finse di concentrarsi solo sulla strada mentre Kaori guardava fuori dal finestrino, consapevole della rabbia di Ryo. Vero, non era stata molto presente, ma non c'era da farne un caso di stato.

Dal canto suo, lo sweeper era infastidito dall'atteggiamento disinvolto di Kaori. La comprendeva sempre di meno da qualche tempo. Lei, che borbottava quando non c'era lavoro, mostrava un comportamento davvero non professionale...

Arrivati a casa, entrarono in silenzio. Volendo evitare una possibile discussione, lei partì in cucina quando fu interrotta dalla voce di Ryo, che la chiamò:

"Aspetta un minuto, Kaori, dobbiamo parlare!"

Kaori si voltò verso Ryo:

"Ah sì? Cosa c'è?"

Ryo lasciò esplodere la sua collera:

"Ma mi prendi in giro, Kaori!! Hai visto come ti sei comportata al Cat's Eye??"

Kaori assunse un'aria sorpresa:

"Beh, non ho fatto niente, hai perso la testa, Ryo!"

Ryo rimase stoico:

"Che cavolo c'è che non va in te, Kaori?! Ignori totalmente la cliente, per andare tranquillamente a prendere un gelato!"

"Non c'è niente di male nel prendersi un gelato, no?" fece lei.

Lui la fissò, non sapeva più come reagire con lei...

Kaori volle andarsene, ma Ryo la trattenne per un braccio, avvicinandola:

"Che ti sta succedendo Kaori, dannazione?"

"Lasciami, Ryo, mi fai male!"

"Rispondimi!"

Lui la sondava...Kaori si sentì male, non doveva spezzarsi! Sapeva che lui la stava analizzando completamente.

"Non c'è proprio niente!" rispose.

"Stai mentendo, Kaori! STAI MENTENDO!"

Kaori cercò di nuovo di liberarsi dalla presa di Ryo:

"Ryo, mi fai male al braccio"

Lui la lasciò immediatamente, le voltò le spalle e si diresse di sopra. Kaori sentì la violenza con cui Ryo chiuse la porta della sua stanza.

Sospirò di sollievo.

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Capitolo 11
*** 11. Ritorno dell'Angelo della Morte ***


Lo sweeper chiuse violentemente la porta della sua stanza. Era in collera, e camminò avanti e indietro nella camera. Come poteva lei reagire in quel modo, prendendo una missione così alla leggera? Eppure non era da lei...e considerato il denaro che la cliente aveva proposto, Kaori avrebbe dovuto essere più seria! Non sembrava lei...

Si sedette sul letto e si passò una mano tra i capelli neri come il carbone.

Qualcosa non andava più nei due City Hunter...tastò la tasca per cercare una sigaretta, Kaori odiava l'odore di fumo, ma lui doveva calmarsi. Prendendo le sue precauzioni, si diresse verso la finestra, l'aprì e aspirò una boccata, rilassandosi un po'...si mise a osservare la città che amava tanto.

Da parte sua, Kaori decise di ignorare il cattivo umore del suo partner e andò a preparare la cena come se niente fosse successo. Si sbrigò perché era sfinita. Dopo mezz'ora, tutto era pronto, decise di andare a chiamarlo. Salendo le scale, si sentì un po' in colpa...forse avrebbe dovuto comportarsi in modo più professionale nel pomeriggio, ma in quel momento non aveva avuto più il controllo sul suo corpo né sul suo umore.

Bussò alla porta, nessuna risposta le arrivò alle orecchie e con un gesto discreto la aprì. Vide il suo compagno di squadra che guardava la città, e il suo cuore si strinse...lo amava così tanto! Sapeva che lo aveva deluso e che lui non capiva cosa stava succedendo. Forse sarebbe stato più giusto dirgli la verità...

Ryo, che ovviamente aveva sentito Kaori, non rispose. Non era più molto contrariato, piuttosto preoccupato...lasciò che si avvicinasse; lei si mise al suo fianco e guardò fuori dalla finestra.

Dopo alcuni minuti di silenzio, Kaori gli disse:

"Scusami per prima...mi dispiace...non so cosa mi abbia preso!"

Scoppiò in lacrime. Ryo era sconcertato, non comprendeva più il suo Sugar Boy. La prese istintivamente tra le braccia, non sapendo davvero cosa dirle. Le parole e i discorsi non erano il suo forte...

"Dimmi cosa ti turba, Sugar..."

Kaori alzò lo sguardo, determinata a dirglielo. Aprì le labbra per parlare ma non uscì niente. Si staccò dalle sue braccia e se ne andò, dicendo:

"La cena è pronta, si raffredderà"

Lui sospirò e la seguì in silenzio.

I giorni passarono così. Al seminario, Ryo lavorò da solo, Kaori non desiderò partecipare alla missione.

 

 

Ryo e Kaori avevano sempre più problemi a comunicare. Lo sweeper vedeva Kaori uscire la mattina e tornare a giornata già avanzata, non sapendo dove fosse andata.

Lei aveva deciso di tornare a lavorare con Eriko, per comportarsi nel modo più naturale possibile. Ma non sarebbe durata, sentiva i fianchi e il ventre crescere leggermente. Da parte sua, Ryo si occupava degli incarichi che gli venivano affidati da Saeko per colmare al meglio il suo malessere. L'intero gruppo di amici era rimasto sorpreso nel vedere il duo City Hunter non lavorare più insieme.

Gradualmente, Ryo tornò a essere una creatura oscura, la sua aura divenne di nuovo nera. Falcon, dopo il suo colloquio con Kaori, non aveva fatto parola con nessuno di ciò che sapeva, benché non fosse la voglia a mancargli. Avrebbe voluto poter scuotere Ryo.

 

 

Mentre Kaori riordinava vari accessori, si imbatté in una rivista di sfilate di moda. Un'idea le germogliò...si rivolse verso Eriko, immersa nei suoi conti:

"Eriko, dimmi..."

Eriko alzò la testa dalle sue carte:

"Sì?"

"Quanto è il cachet delle modelle che sfileranno a Tokyo?"

"Uh, tutto dipende...ammetto che sono io ad influenzare molto sull'argomento, dato che scelgo le modelle che vestiranno le mie creazioni"

"Quanto mi proporresti, se partecipassi alle sfilate?"

Eriko posò i suoi fogli, sorpresa dalla richiesta di Kaori:

"Ma Kaori, hai sempre rifiutato di sfilare! E non perché non te l'abbia chiesto!"

Vedendo lo stupore di Eriko, Kaori rispose nel tono più naturale possibile:

"Si può cambiare idea, no? E onestamente, Eriko, vorrei rimpolpare un po' di più il mio conto in banca..."

Eriko le disse:

"Hai bisogno di soldi, Kaori?"

Lei si fece prendere dal panico:

"Sì, diciamo così, dato che presto la mia auto mi abbandonerà e che Ryo continua a inseguire lavori gratuiti...non andremo lontani!"

Eriko provò compassione per Kaori, non aveva visto Ryo dal loro alterco. Ma data l'espressione sconfitta di Kaori, la loro relazione non doveva essersi mossa nella giusta direzione...

"Allora, Eriko, quale sarebbe il mio cachet se ti facessi da modella per le tre sfilate di Tokyo?"

"Beh, Kaori, dato che ho disegnato i modelli secondo la tua silhouette...è un buon cachet!"

Scarabocchiò su un pezzo di carta e lo porse a Kaori che lo afferrò, sorridendo.

"È perfetto, Eriko! Accetto, prepara il contratto così lo firmo"

"Se vuoi, ci sono anche delle sfilate previste a Osaka tra due mesi..."

"No, no, non sarà necessario, quelle di Tokyo mi basteranno..."

"Ok Kaori, ti preparo il contratto, ammetto che sono davvero felice di vederti sfilare per me!"

"Sono felice anch'io!" disse lei con un sorriso imbarazzato.

Vedendo il turbamento di Kaori, Eriko le chiese:

"Sei sicura di voler davvero sfilare, Kaori? Mi hai sempre detto che odiavi vedere uomini scrutarti da testa a piedi...sarai direttamente sotto i riflettori!" fece una pausa e continuò, "Ryo ne è al corrente?"

Kaori le rispose:

"No, e non devo rendergli conto di tutto quello che faccio! Non siamo sposati, che io sappia?"

Notando l'aggressività nella voce di Kaori, Eriko non insistette e riprese il suo lavoro. Dopo un'ora di lavoro in silenzio, Kaori indossò la sua giacca:

"Devo andare Eriko, ho un appuntamento tra un'ora."

"A domani Kaori..."

Eriko guardò Kaori andarsene, era preoccupata. Se Kaori accettava di sfilare per lei, significava che era successo qualcosa di grave. Conosceva Kaori fin dal liceo, non aveva mai voluto sfilare...perché ora? Con un gesto veloce, prese il suo cellulare.

 

 

Lo sweeper beveva il suo whisky. Posò il bicchiere e, fissando la sua interlocutrice, dichiarò:

"È ora per te di pagare i tuoi debiti!"

Saeko non si lasciò impressionare:

"Il lavoro non è ancora finito" gli disse dolcemente. Lo osservò, Ryo era cambiato...quell'aura, quello sguardo...

Mai aveva pensato di vedere 'quel Ryo' un giorno...

Osò chiedere:

"Come sta Kaori?"

Lui riprese il suo bicchiere.

"Sta bene"

"Perché non sta più con te?"

"È un interrogatorio, Saeko?"

Notando che stava toccando un argomento sensibile, fece marcia indietro:

"Va bene, va bene, non insisto!"

Lo sweeper, già al suo quinto bicchiere, lo sollevò e dichiarò:

"Alla salute di City Hunter!"

Il cellulare di Ryo iniziò a squillare. Rispose:

"Saeba in ascolto..."

"..."

"Ok" lo sweeper guardò l'orologio. "Alle 15 a casa mia..."

Con ciò, si alzò e uscì dal bar.

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Capitolo 12
*** 12. Felice incontro ***


Il gel applicato sulla pancia la fece rabbrividire. Il dottore le sorrise:

"Sì, è freddo, avrei dovuto avvertirla...allora, cominciamo?"

Kaori annuì, stava tremando con tutto il suo essere. Fino ad allora, ci pensava senza rendersi realmente conto della sua presenza. Non aveva ancora pronunciato o pensato a quel termine così dolce, a raffigurarlo, mai...oggi, lo avrebbe incontrato.

Il medico dispose l'apparecchio sul ventre e iniziò a farlo scorrere.

"Eccoci..."

Kaori girò lentamente la testa verso lo schermo. Il dottore vi posò la mano:

"Guardi" premette un pulsante per ingrandire l'immagine. Il cuore di Kaori mancò un battito. Era un momento magico e confuso.

Kaori strinse gli occhi per vedere meglio: il suo bambino. Era lì!

Il dottore, sempre sorridente, disse:

"Il suo bambino ha l'argento vivo addosso, guardi come si muove!"

La sweeper non credeva ai suoi occhi: vedeva il suo cuore, i suoi occhi, le sue mani...certo, era tutto piccolo, ma era lì! Una miscela di lei e di Ryo viveva dentro di lei. Anche se non c'era speranza per la loro coppia, portava in sé il frutto di quella breve felicità.

Kaori avvertì un pizzicotto al cuore, aveva in qualche modo 'ignorato' che si trattava del suo bambino! Le salirono le lacrime agli occhi.

Il dottore le chiese:

"È sempre un momento unico...è il primo?"

La sweeper annuì. Notando la fragilità della sua paziente, il dottore azzardò una domanda:

"Il papà non poteva venire?"

Infastidita, Kaori rispose:

"No, non c'è un papà"

Rendendosi conto che l'argomento era chiuso, il dottore voltò la testa verso lo schermo per terminare l'ecografia. Dopo un quarto d'ora, dichiarò:

"È tutto a posto, signorina Makimura, il suo bambino sta bene"

Lei si asciugò il gel.

"Bene!"

Il dottore guardò il fascicolo e alzò gli occhiali per guardarla, provava pena per lei. Non si sarebbe mai abituato a vedere le giovani future mamme celibi...

La sweeper uscì, tenendo con cura il fascicolo che le stava a cuore. Sorrise nonostante le circostanze non fossero buone. Un raggio di sole aveva illuminato la sua vita oggi, avrebbe vissuto per lui. Era anche per quel tesoro che avrebbe sfilato. L'idea di dover mostrare il suo corpo a migliaia di estranei la metteva a disagio, era una cosa che detestava ma non aveva scelta. Doveva pensare al futuro.

Si stava per dirigere verso la metropolitana quando una macchina si fermò improvvisamente alla sua altezza. Riconobbe immediatamente il conducente e fu sorpresa di vederlo lì:

"Falcon?"

Lui le disse:

"Sali!"

 

 

Eriko scese dalla sua auto e si diresse all'ingresso dell'edificio dai mattoni rossi.

Bussò alla porta e si permise di entrare. Dopo aver fatto due passi, una voce la fece sobbalzare:

"Salve Eriko...sono le 15.05, stavo per andarmene!"

Guardò alla sua destra e vide Ryo seduto vicino alla finestra. Eriko ebbe un brivido freddo sulla schiena: di fronte a sé c'era un Ryo che non conosceva.

Aveva uno sguardo cupo, i suoi occhi avevano perso la piccola luce vitale che li aveva animati fino ad allora.

Non volendo mostrare il suo turbamento, lei sorrise e rispose:

"C'era traffico..."

Lo sweeper si diresse verso di lei. Dopo averla raggiunta, le rivolse un sorriso. Lei si rilassò un po'.

"Stavo scherzando..."

Non si vedevano dal litigio, lei era imbarazzata ma non più arrabbiata con lui.

Ryo la precedette:

"Scusami per l'altra volta, non è mia abitudine alzare le mani su una donna...che per di più è una magnifica creatura!" assunse la sua aria perversa.

Non volendo perdere tempo, Eriko gli disse:

"Sono venuta a trovarti perché sono molto preoccupata per Kaori..."

Ryo sospirò:

"Kaori, ancora Kaori, sempre Kaori!"

Si lasciò cadere su una poltrona e le disse:

"Vai avanti, ti ascolto..."

Eriko fu colpita dall'atteggiamento di Ryo:

"Prima, Kaori mi ha chiesto una cosa che mi ha sorpreso molto..."

Lo sweeper, passandosi una mano sugli occhi, fece un gesto incoraggiandola a continuare:

"Conosco Kaori da molto tempo, Ryo...so cosa le piace e soprattutto cosa detesta..." si fermò e continuò: "Oggi mi ha chiesto di sfilare per la collezione di Tokyo la settimana prossima!"

Ryo alzò la testa. Il suo cuore accelerò, pensò a Kaori che sfilava davanti a migliaia di persone, specialmente davanti agli occhi di altri uomini! La sua rabbia riemerse, lo percepì come un puro tradimento. La metà di City Hunter che si mostrava senza vergogna agli sguardi maschili! L'unica parola che riuscì a dire a Eriko fu:

"Perché?"

Eriko le rispose:

"È per questo che sono venuta da te, per saperlo! Se Kaori vuole farlo, significa che ha delle buone ragioni. Mi ha parlato di denaro, ma non sono convinta...Kaori non sfilerebbe mai per soldi! Non l'ha mai voluto. Ultimamente non la capisco più, Ryo!"

Ryo aggrottò le sopracciglia, era la sua stessa riflessione da tempo ormai...la collera ricominciò a ringhiare dentro di lui, stava soffocando! Aveva bisogno di uscire.

"Non posso aiutarti, Eriko"

Lo sweeper si alzò, chiudendo così la discussione. Si diresse alla porta, l'aprì e si voltò verso Eriko. Davanti alla freddezza dell'uomo, Eriko avanzò e, davanti a lui, disse:

"Anche tu...non capisco più nemmeno te...non capisco nessuno dei due!"

Ryo richiuse la porta. Si diresse verso l'angolo bar e improvvisamente spazzò via bottiglie e bicchieri che caddero sul pavimento con un fracasso.

Sconvolto, prese la sua Magnum, rimise la giacca e andò alla sua Mini. Doveva completare la sua missione, i suoi avversari avrebbero schiumato dalla bocca.

 

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Capitolo 13
*** 13. Decisione presa ***


La sweeper si era seduta in macchina senza dire nulla, sorpresa dall'atteggiamento di Falcon. Lui rimise in moto, Kaori lo guardò:

"Come diavolo hai fatto a sapere che ero qui...e soprattutto cosa vuoi? Spero che Ryo non ti abbia seguito..."

Falcon sorrise e disse:

"Non sono stupido come sembro, Kaori"

Lei tacque e guardò la strada. Aspettò le spiegazioni di Falcon, ma la curiosità fu più forte:

"Dove stiamo andando?"

Falcon le rispose:

"In un posto tranquillo"

Incredula e sospettosa, lei fissò Falcon. Lui avvertì la paura crescente della donna:

"Non avere paura, è solo per parlare...è tempo, ora..."

Kaori, un po' rassicurata, si sistemò al suo posto e attese che arrivassero. Si ritrovarono in un parco fuori Shinjuku; Falcon scese per primo, non aspettando Kaori e posizionandosi vicino al lago. Notando le maniere scortesi di Falcon, lei non poté fare a meno di chiedersi come Miki potesse tollerare un comportamento così rozzo.

Arrivò vicino a Falcon e si sedette sulla panchina. Senza voltare la testa nella sua direzione, Falcon disse:

"Come stai?"

"Bene, bene...va tutto bene"

Falcon era a disagio, molto. Non era abituato a fare da arbitro in complicate storie d'amore, per di più tra sweeper.

"E...uhm...il bambino?"

Kaori sorrise. Malgrado il suo atteggiamento freddo, lui non poteva impedirsi di arrossire alla minima occasione.

"Sta bene anche lui..."

Kaori contemplò il paesaggio di fronte a sé, era magnifico. Il lago conferiva un'atmosfera serena al luogo, solo i canti degli uccellini giungevano alle loro orecchie.

"È carino qui!" dichiarò.

Falcon annuì e disse:

"Hai preso la tua decisione, Kaori?"

L'ora della decisione era scoccata, lei si alzò e si mise al livello di Falcon.

"Sì...non ho smesso di pensarci e di valutare la situazione in ogni senso"

Falcon si decise a voltarsi verso di lei.

"Me ne andrò Falcon...aspetto solo di partecipare alle sfilate per Eriko la settimana prossima...mi consentiranno di avere un po' di denaro prima del parto"

Lui distolse di nuovo il viso:

"Vuoi andare all'estero?"

Kaori rispose negativamente:

"No, non al momento, la cosa migliore è partorire in Giappone. Se partissi ora...sarebbe troppo pericoloso...tutti gli occhi dell'ambiente sono fissi su di noi...gli aeroporti sono pieni di informatori. Per contro, se mi mescolassi tra la folla...beh, sarei ancora più perduta all'estero. Forse dopo la nascita andrò a New York..."

"E con Ryo? Cosa conti di fare?" le domandò.

Kaori esitò:

"Preferisco che non sappia niente...sarà meglio per tutti. Oramai non facciamo che incrociarci, la comunicazione è talmente difficoltosa! No, davvero, non posso"

"Kaori...Ryo è cambiato molto ultimamente...percepisco in lui un'aura che pensavo essere morta per sempre. Quando saprà che te ne sei andata, smuoverà cielo e terra per trovarti...non lo farà in maniera diretta, è troppo orgoglioso. Ma domanderà a tutti i suoi informatori, e credimi, ne ha!"

Kaori ridacchiò:

"È il suo difetto principale...l'orgoglio...a furia di voler nascondere tutto, si diventa come lui"

La donna era presa da dubbi ma non poteva fare diversamente.

Falcon proseguì:

"Se lui conta di cercarti, non potrò impedirglielo, devi capirmi...non sono del tutto d'accordo con te sull'idea di andartene senza dirgli niente. Ha il diritto di sapere"

Lei volle mostrarsi forte:

"Vorrei farlo, Falcon! Ma rischia di complicare le cose, adesso la mia priorità è mettere al mondo questo bambino in un ambiente che sia più sano possibile"

Falcon annuì, lei non aveva totalmente torto. L'ex mercenario sospirò. Dentro di sé, sperava che Kaori cambiasse idea.

"Mi aiuterai, Falcon?" domandò lei con aria supplicante.

Lui si sentì diviso tra due fuochi.

"Ci vediamo tra due settimane, qui. Prenderai la metro e lascerai ogni traccia che potrebbe tradirti a Shinjuku...io ti aspetterò qui. Sarebbe meglio che non avessimo contatti in queste due settimane"

"Dove andrò?" osò chiedere.

"Devo ancora pensarci. Dai, torniamo indietro...è tardi...Miki si farà delle domande..."

"Perdonami Falcon, so che deve essere difficile...mi sento male a dover affrontare Miki"

"Capirà...un giorno..."

Tornarono alla macchina e ripartirono in direzione di Shinjuku.

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Capitolo 14
*** 14. Ryo Saeba, Angelo della Morte ***


Con un gesto secco, finì il suo avversario, fu rapido ed efficiente. Il sangue schizzò sulla sua maglietta. Lo sweeper si voltò e vide il suo complice paralizzato dalla paura. Avrebbe conosciuto la stessa sorte. Si mise a correre per sfuggire all'Angelo della Morte.

Tentativo vano, con un gesto preciso, Ryo gli sparò alla testa.

Missione completata. Rimise l'arma nella fondina e prese la porta per uscire. Non si voltò su ciò che aveva fatto.

Decise di passare per il porto, sentiva già le sirene delle auto della polizia avvicinarsi al magazzino. Non poté reprimere un sorriso, arrivavano sempre quando il lavoro era finito! Accelerò per raggiungere il porto il prima possibile.

Il porto era calmo. Era normale, l'Angelo della Morte aveva colpito di nuovo, nessun criminale sarebbe venuto a disturbarlo in quell'inizio di serata.

Nel frattempo, Eriko, che era tornata a casa, si sentiva in colpa. Non sarebbe dovuta andare da Ryo a parlargli di Kaori, e disse ad alta voce:

"Aaah, a volte sono troppo stupida! Non so trattenere la lingua e, dannazione, peggioro sempre le cose!"

Per la seconda volta nella giornata, prese il suo cellulare e compose quel numero.

 

 

Dall'altra parte della città, lo sweeper fumava silenziosamente davanti all'andirivieni delle navi, quando la suoneria del suo cellulare tintinnò. Con la mano coperta dal sangue dei suoi nemici, rispose.

"Ryo...sono ancora io..."

Lo sweeper sorrise naturalmente, il che contrastava stranamente con le sue condizioni fisiche.

"Bene, bene! Due chiamate in meno di una giornata, ti sei appassionata!"

Notando che l'aveva imbarazzata e infastidita, aggiunse: "Cosa succede ancora?" disse severamente.

Eriko si paralizzò. Quella voce le fece paura. Provò a ricomporsi.

"Ryo...io...insomma...come dire? Potresti tenere per te ciò che ti ho detto di Kaori...non voglio...beh, non voglio litigare con lei...avrei dovuto stare zitta..."

Ryo, che guardava l'altra mano coperta di sangue, disse seccamente:

"È il difetto delle donne...parlano troppo...non preoccuparti, non le dirò niente"

Eriko si rassicurò in parte.

"Me lo prometti, sì?"

In tono freddo, lui rispose:

"Ho sempre mantenuto le mie promesse, anche le più stupide"

Riattaccò senza dare a Eriko il tempo di rispondere. Eriko fissò il suo cellulare, sotto shock...mai aveva sentito Ryo in quel modo!

Certamente aveva sentito voci sulla sua vita passata e sul fatto che lui non era stato un chierichetto...che aveva vissuto un periodo molto oscuro. Ma ora, non lo vedeva più come un semplice pervertito sempre pronto a scherzare. Aveva creduto di vedere e sentire la morte in persona.

 

 

La polizia circondava il magazzino per delimitare il perimetro di sicurezza, un'automobile rossa arrivò a tutta velocità e frenò improvvisamente. Una donna uscì, cellulare all'orecchio, intorno a lei c'era agitazione. Gli agenti andavano e venivano, le ambulanze si affollavano nella stessa direzione.

Saeko era stata chiamata: un alterco aveva avuto luogo in un magazzino. Si diresse verso l'edificio, gli agenti, riconoscendola, la lasciarono passare. Stava per entrare quando uscì un uomo.

"Tenente Nogami..."

Vedendo il viso dell'uomo, Saeko ebbe un brutto presentimento:

"Che succede, Shijama?"

Lui ebbe bisogno di accovacciarsi sul suolo.

"Penso che farebbe meglio a non entrare..."

Si mise a vomitare. Saeko, sempre più sorpresa dall'atteggiamento del suo subordinato, certamente una giovane recluta, si rivolse a lui:

"Shijama, vada...vada a bere dell'acqua, si riprenda!"

Con un movimento brusco, aprì la porta e si paralizzò immediatamente. Un grido di terrore le sfuggì dalla gola. Fece due passi indietro, vedendo la carneficina che si defilava davanti ai suoi occhi.

I corpi erano sparpagliati a terra, il sangue copriva tutto.

Saeko si riprese e avanzò per cercare di identificare i corpi.

Prese un fazzoletto, mettendolo sulla bocca e sul naso, e procedette.

Riconobbe immediatamente una delle vittime, era uno della malavita che aveva fatto seguire da Ryo per trovare prove che lo avrebbero fatto crollare.

Era sconvolta. Seppe istintivamente che era Ryo il responsabile della carneficina.

Tornò indietro. Tutto era confuso. Certo, voleva che Ryo smantellasse la rete, ma non in quel modo. O almeno, non più in quel modo. Era da molto tempo che lui preferiva catturare i criminali piuttosto che ucciderli. Ma oggi, aveva rivestito la sua vecchia identità. L'Angelo della Morte era riemerso. Per quale motivo? Lei non lo sapeva.

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Capitolo 15
*** 15. Pura paura ***


Falcon lasciò Kaori non lontano dal suo appartamento.

"Due settimane!" si limitò a dire, ripartendo frettolosamente.

La sweeper tornò a casa sua. Per una ragione sconosciuta, un tale freddo la invase da farla rabbrividire; guardò a destra e a sinistra, tutto era calmo. Presa da un panico per un motivo ignoto, accelerò il passo.

Aprì la porta lentamente, tutto era tranquillo. Ryo non era ancora tornato. Ne fu nuovamente, malgrado tutto, sollevata.

Avanzò, pronta a salire le scale, ma qualcosa glielo impedì. Un mucchio di vetri rotti giaceva per terra: bottiglie di alcool, bicchieri, era tutto lì, sul pavimento.

Si accovacciò per iniziare a raccogliere i cocci, chiedendosi cosa potesse essere successo.

Sentì di nuovo quel freddo invadere il suo corpo, ebbe paura. Si alzò bruscamente, lasciando i frammenti e andando nella sua stanza. Presa dal terrore, corse per le scale, aprì rapidamente la porta della sua stanza e la richiuse immediatamente. Lungi dal sentirsi rassicurata e presa da un panico inspiegabile, cercò nel cassetto della sua scrivania la chiave per chiudersi dentro.

Le sue mani armeggiarono tra i fogli e le matite, fino a far cadere il cassetto per terra. Fortunatamente, la chiave uscì dal caos accumulato, lei la prese subito, la infilò nella serratura e girò due volte.

Cosa le stava succedendo? Era la prima volta nella sua vita che sentiva quella paura in quella casa...

Si sedette sul letto, raggomitolandosi su se stessa, il freddo la invase sempre di più.

Il rumore della porta d'ingresso raggiunse le sue orecchie. Riconobbe i passi che si dirigevano verso le scale, Ryo era rientrato. Qualcosa non andava...lo sentiva dentro di sé...

La camminata di Ryo era lenta. A ogni passo con cui si avvicinava, Kaori sentiva brividi sempre più intensi, il freddo diveniva sempre più penetrante, il respiro accelerava.

Poté vedere un'ombra sotto la porta, Ryo si era fermato di fronte a essa. Raggomitolandosi maggiormente, la sweeper chiuse gli occhi. Sobbalzò quando sentì muoversi la serratura, Ryo voleva entrare.

Ma che problema aveva? Perché aveva all'improvviso così paura di lui? Era solo Ryo!

Lui, constatando che Kaori si era chiusa a chiave in camera sua, non insistette...in qualche modo, lei aveva fatto bene, così non l'avrebbe visto in quello stato...con un movimento brusco, lasciò la manopola della porta e andò in bagno.

Vedendo che il suo partner si allontanava, Kaori sospirò, era sconcertata. Aveva riconosciuto l'aura di Ryo, ma vi era qualcosa di diverso...

Scosse il capo, dicendosi che stava diventando completamente pazza. Cercò di schiarirsi le idee e prese la rivista che aveva preso da Eriko. Sentì l'acqua scorrere, Ryo stava facendo una doccia, sarebbe sicuramente uscito per andare dalle sue conigliette. Il suo cuore si serrò, lui le mancava, così come le loro conversazioni, la loro vita di prima, le mancava tutto...

Non osò lasciare la sua stanza, era paralizzata. La sensazione improvvisa e la paura inspiegabile le impedivano di farlo.

Nel frattempo, Ryo rimaneva immobile sotto la doccia. Gradualmente, riprese i sensi. Prese una spugna e cominciò a strofinarsi freneticamente le mani. Il sangue si diluì nell'acqua e riempì il piatto doccia.

Ce l'aveva con se stesso. Aveva pensato di aver chiuso per sempre con i suoi demoni...

Abbassò la testa, l'acqua gli colò tra i capelli. Pensò di nuovo a Kaori. Chiuse gli occhi...perché?

Perché avrebbe partecipato a quelle sfilate? Perché non gli diceva più niente? Era arrabbiato con lei, ma aveva la sua parte di responsabilità. Era solo un vigliacco...sapeva uccidere la gente a sangue freddo, ma era incapace di accettare i propri sentimenti. Non era fatto per l'amore...era un assassino. In qualche modo, si era fatto intrappolare dai sentimenti, soffocando...commetteva errori imperdonabili per un professionista da quando i suoi sentimenti per Kaori avevano preso il sopravvento. Non era più obiettivo, e in quell'ambiente non c'era spazio per errori e sentimenti, erano realtà incompatibili.

Con un gesto improvviso, fermò il getto della doccia. Si mise abiti puliti, infilò quelli sporchi nella lavatrice e la fece partire. Uscì, arrivando davanti alla stanza di Kaori, vedendo che la luce era spenta. Volendo di nuovo entrare, notò ancora una volta che la porta era chiusa a chiave, si mise le mani nelle tasche e scese.

Si recò nei suoi posti preferiti: i cabaret. La giornata era stata dura, aveva bisogno di rilassarsi.

Kaori, invece, si era addormentata.

 

 

Ore 3.00

 

Mentre la sweeper dormiva profondamente, credette di sentire dei colpi, sempre più presenti alle sue orecchie. Pensò perfino di sentire il proprio nome...sognava...alla fine, gradualmente abbandonò il sonno e scoprì che non sognava.

Si alzò dal letto, pietrificata.

Qualcuno colpiva la sua porta, era Ryo. La colpiva e urlava:

"KAORI, APRI QUESTA PORTA! KAORI!"

Kaori guardò l'ora, erano le tre del mattino!

Lo sweeper continuò a chiamarla:

"Kaori, apri questa porta!"

Sentendo la sua voce, Kaori capì subito che era ubriaco, gli disse attraverso la porta:

"Vai a dormire, Ryo, sei ubriaco!"

Raddoppiando con la violenza, lui continuò a battere sulla porta:

"Kaori, aprimi!"

Non volendo farlo arrabbiare di più, lei aprì frettolosamente la porta e lo affrontò.

Ryo, con una bottiglia in mano, incespicò all'indietro:

"Beh, non mi apri più? Non è gentile..." disse con voce annebbiata dall'alcool.

Kaori non era abituata ad affrontare situazioni del genere, cercò di non perdere il controllo davanti a quello spettacolo desolante:

"Ryo, sarebbe ragionevole che tu andassi a letto"

Ryo ripeté.

"Ragionevole...mi fai ridere!"

Si avvicinò a Kaori, che si spaventò e fece un passo indietro. Lui la fissava con occhi felini, sorridendo mentre camminava verso di lei.

"Ryo, mi fai paura...vai a letto..."

"Io? Da quando ti faccio paura?" bevve un sorso dalla sua bottiglia. La sollevò e gridò: "Alla salute di City Hunter! Tieni, bevi con me!"

L'afferrò per un braccio e le porse la bottiglia. Lei, malgrado la paura, cercò di mantenere la calma.

"No grazie, Ryo" disse lei evitando la bottiglia.

Lui la guardò. Non avendo più il solito autocontrollo a causa dell'alcool, la divorava con gli occhi. Si avvicinò a lei.

A forza di indietreggiare, Kaori sbatté contro il muro, Ryo continuò a muoversi e si fiondò su di lei.

Sorpresa dallo slancio, Kaori cercò di liberarsi come poteva dalla sua presa. Lui la baciò brutalmente sul collo.

"Lasciami, Ryo!" gridò lei.

Provò a liberarsi di lui. Nonostante le suppliche della sua partner, Ryo voleva dimenticare...dimenticare di essere ridiventato l'Angelo della Morte e, per questo, aveva bisogno del suo tocco, del suo calore. Voleva approfondire il riavvicinamento, facendo scivolare le mani lungo la sua schiena e pronunciando parole totalmente incoerenti.

Atterrarono sul letto di Kaori, finalmente lui sarebbe riuscito a 'vivere' di nuovo, ma ebbe uno sprazzo di lucidità. Si fermò in piena azione, era stanco, svuotato. Si accontentò di annidare la testa nel collo di Kaori e le sussurrò:

"Perdonami, Sugar..."

Lei, con le lacrime agli occhi, sentì un dolore al cuore di fronte a quella decadenza. Anche lui soffriva...con un gesto delicato, gli accarezzò i capelli, non ce l'aveva con lui...dopo alcuni momenti di inerzia, Kaori gli disse dolcemente:

"Ti accompagno in camera tua..."

Come un robot, Ryo si alzò con l'aiuto di Kaori; lei lo guidò con più o meno difficoltà nella sua stanza. Lo sweeper si lasciò cadere sul letto, Kaori lo coprì. Lo guardò dolcemente, sentendo un'ondata di tenerezza, lo baciò sulla fronte.

"Coraggio, Ryo...sarai presto libero, amore mio..."

Su queste parole, andò alla porta, spense la luce e uscì silenziosamente.

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Capitolo 16
*** 16. Amnesia ***


Lo sweeper si svegliò con un dolore lancinante al cranio, avendo difficoltà ad aprire gli occhi, fece notevoli sforzi per alzarsi. Seduto, provò a rimettersi in ordine le idee.

Alcuni frammenti della sera prima gli tornarono in mente, ma niente di preciso. Doveva andare a preparare il suo mix abituale per la sbornia...

Lentamente, scese di sotto, sentì rumore in cucina, segno che Kaori era lì.

La sweeper stava preparando la colazione silenziosamente al ritmo della radio, il silenzio era troppo opprimente.

Ryo entrò in cucina.

"Buongiorno" si accontentò di dire.

"Buongiorno Ryo!"

Come al solito, lui preparò la sua miscela. Si sedette e la bevve con l'abituale smorfia.

Kaori posò il piatto e si sedette di fronte a lui. Si fermò ad ascoltare la radio, aveva sentito 'magazzino a Shinjuku' e alzò il volume.

"...la polizia si è recata immediatamente sul posto, per constatare che aveva avuto luogo una terribile carneficina. Un regolamento di conti è senza dubbio all'origine del massacro. Era da molto tempo che la polizia non vedeva una carneficina così cruenta..."

Kaori si girò e guardò Ryo. Lui sentì lo sguardo interrogativo della sua partner. Facendo finta di niente, prese la sua tazza di caffè e bevve tranquillamente.

Lei avvertì una fitta al cuore. Sapeva che Ryo c'entrava in qualche modo.

Sempre persa nei suoi pensieri, si sedette di fronte a lui e cominciò a mangiare la sua colazione. Era sicura di conoscere l'origine della sua paura del giorno prima, del freddo che aveva invaso tutto il suo corpo...non era Ryo che aveva sentito rientrare...no, non era l'uomo che amava...era l'Angelo della Morte che era risorto.

Kaori lasciò cadere il cucchiaio nel piatto. Lui seppe subito che Kaori stava incollando i pezzi del puzzle, così si alzò e spense la radio.

Si risedette con un sorriso.

Kaori, non volendo entrare nei dettagli del giorno prima e vedendo che Ryo non aveva del tutto recuperato i suoi ricordi, non insistette. Volle cambiare argomento:

"A proposito, Ryo, ho grandi novità..."

Lui la guardò:

"Cosa c'è?"

"Ho accettato di sfilare per Eriko la prossima settimana"

Lui la fissò e sembrò sorpreso:

"Da quando ti interessi alla moda? Mi hai sempre detto che la detestavi"

"Uh, beh, è per cambiare...mi sono detta che è un'esperienza come un'altra e visto il cachet che Eriko mi offre, non posso rifiutare!"

Ryo continuò a osservarla:

"Beh...se ti fa piacere...spero di avere diritto al biglietto per entrare!"

"Uh...sì, non dovrebbe essere un problema..."

Ancora una volta, lui non la riconobbe più...normalmente, per lei sarebbe stato fuori questione che lui assistesse a una sfilata.

Ryo fu tirato fuori dai suoi pensieri quando Kaori si alzò di scatto e si diresse verso un armadio, accovacciandosi e cercando freneticamente qualcosa.

Quasi non vedendo più la partner, che quasi era entrata del tutto nell'armadio, le chiese:

"Stai cercando qualcosa?"

"Sì...il tostapane..."

Sorpreso dalla risposta, ripeté:

"Il tostapane?"

Sempre presa dalla sua ricerca, lei gli disse:

"Sì, sì, il tostapane..."

Ryo si grattò la testa.

"Kaori, da quando hai voglia frenetica di toast?"

Lei, troppo preoccupata a cercare, emise un grido di gioia:

"Ah! Eccolo!"

Senza aspettare, vi infilò del pane e tornò a sedersi. Aveva una gran fame quella mattina! L'uomo la guardò con stupore, di solito era lui a mangiare fino a non riuscire più a respirare!

Il tostapane sputò il pane tostato, Kaori si alzò per recuperare le sue tartine.

Lo sweeper inclinò il capo e continuò a osservarla. Kaori indossava pinocchietti neri con una canotta nera che, a ogni movimento, gli permettevano di scrutare le sue curve perfette. Quel corpo non era più terra sconosciuta per lui...

Sentì un brivido che dovette frenare rapidamente, ma fu attratto da un piccolo dettaglio che non poté fare a meno di comunicare a Kaori:

"Uh, dimmi Kaori, se vuoi sfilare, dovresti fare attenzione alla linea! Penso che tu sia leggermente ingrassata..."

Poi prese il giornale del mattino e si mise a leggerlo.

Kaori si voltò rapidamente all'osservazione di Ryo, diventando rossa. Ryo lo prese come indicazione della sua rabbia, ma non era così: Kaori era infastidita...e un po' imbarazzata che lui l'avesse notato.

Prese il suo toast e si mise a mangiarlo mentre si metteva la giacca:

"Non preoccuparti per me, Ryo..."

Stava per andarsene, ma si girò:

"Puoi passare alla lavagna stamattina? Non avrò il tempo di andarci..."

Lo sweeper annuì.

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Capitolo 17
*** 17. È solo un addio ***


La sweeper si affrettò per andare alla boutique di Eriko, aveva del lavoro in prospettiva. Volendo dimenticare ciò che era successo la sera prima, accelerò il passo.

Dal canto suo, Ryo era rimasto in cucina a fissare il giornale, senza leggerlo veramente. Aveva una brutta sensazione, sentiva che Kaori gli sfuggiva di giorno in giorno. Decidendo di dissipare i suoi oscuri pensieri, andò a consultare la lavagna dei messaggi.

Come al solito, ci andò a piedi e si rese conto che alcune persone, riconoscendolo e facendo parte dell'ambiente, cambiavano strada.

La notizia si era diffusa in tutta la città, la carneficina del giorno prima non aveva lasciato l'ambiente di marmo. Con aria divertita, arrivò alla lavagna, che era vuota. Sospirò, perché avrebbe voluto avere un lavoro...

Stava per andarsene quando qualcuno lo chiamò:

"Ehi Ryo!" gridò Mick.

Sentendo la sua voce, Ryo si girò. Mick si avvicinò a salutare il suo amico e, dopo avergli stretto la mano, lo fissò. Fece un'espressione completamente stupida e gli disse:

"Hai fatto ancora follie per tutta la notte!"

Ryo sorrise, ma senza metterci il cuore.

"È da un po' che non ci vediamo, ti offro da bere!"

Lasciandosi trasportare dal buon umore di Mick, Ryo accettò e partirono in direzione dei cabaret.

La giornata trascorse tranquillamente.

Eriko e Kaori perfezionarono la sfilata, erano quasi le 16 quando decisero di fermarsi. Per concludere la giornata, decisero di andare al Cat's Eye.

I due sweeper, che avevano passato il giorno a caccia di signorine mokkori, si diressero al Cat's Eye, era da un po' che non vedevano Falcon. Furono accolti dal solito vassoio, dopo di che si sistemarono comodamente.

Falcon, che era al corrente del massacro nel magazzino, sapeva perfettamente che Ryo ne era la causa. Quando Ryo entrò nel locale, Falcon sentì l'aura nera che emergeva da lui, cominciava a riprendere il sopravvento, era ovvio. Ma come al solito, non fece commenti sull'argomento.

L'uomo non voleva farsi schiacciare dalla rabbia, che minacciava di tornare sua padrona, era impossibile. Mentre la giornata trascorse, i ricordi di quella precedente riaffiorarono.

Si vide colpire, urlare contro la porta di Kaori. Voleva che fosse tutto irreale. Ma ne dubitava, la sua memoria non lo tradiva mai.

Fu tirato fuori dai suoi pensieri dall'arrivo di due nuove clienti, che altre non erano che Kaori ed Eriko.

Come un razzo, Mick si precipitò verso Kaori, era da un po' che non la vedeva.

La sweeper stava per tirare fuori il suo martello, ma una mano la trattenne, Mick e Kaori alzarono lo sguardo e videro Falcon tenere il martello. Dichiarò:

"Meglio evitare incidenti, no?"

Kaori prese automaticamente quella frase per sé, abbassando il martello, vergognandosi di aver dimenticato. Anche se nessuno comprese veramente il significato della frase, la gioia tornò, era da tanto che la banda di amici non si riuniva.

Eriko guardò discretamente Ryo, non aveva nulla a che fare con l'uomo che aveva visto il giorno prima, sorrideva e diceva idiozie di continuo.

Quando i bicchieri furono riempiti, Eriko alzò il bicchiere e guardò verso Kaori:

"A Kaori, che ha accettato di partecipare alla mia sfilata!" disse emozionata.

Miki, che non ne era a conoscenza, fu entusiasta per la notizia, mentre Mick cominciò a sbavare. Tutti sollevarono i loro bicchieri.

Ryo alzò il proprio e aggiunse:

"A Kaori!"

Il cuore di Kaori si serrò, sapendo che quella poteva essere la loro ultima riunione insieme. Approfittò al massimo dei suoi amici, anche se non era stata pianificata, venne improvvisata una festa.

Gli ultimi giorni trascorsero con calma, Kaori gestì al meglio i suoi dolori di gravidanza, dedicandosi alla sfilata.

 

 

Finalmente arrivò il grande giorno.

La sweeper scrutò il proprio viso nello specchio del bagno. Si guardò da ogni angolazione. Doveva resistere per tre giorni. Tre giorni, e tutta la sua vita sarebbe stata stravolta.

Aveva il cuore pesante; al pensiero di lasciare Ryo, le lacrime apparvero.

Da parte sua, Ryo si era comportato più o meno bene, l'Angelo della Morte aveva taciuto fino al presente. Saeko non aveva detto una parola sul suo atteggiamento. Era contrariato...seccato di vedere il suo angelo svolgere quel lavoro, si infuriava all'idea degli altri uomini che potevano scrutarla. Esitava ad andare alla sfilata, aveva paura...paura di se stesso e di cos'avrebbe potuto fare se avesse colto uno sguardo troppo insistente sul suo angelo.

Con passo incerto, Kaori arrivò alla sua destinazione: passò per l'ingresso principale. Quando vide lo spazio riservato per la sfilata, sentì le gambe cedere.

Non le piaceva quello che stava per fare. Molte donne avrebbero voluto essere al suo posto, ma non lei, non era nella sua natura. Sospirando, andò al lato riservato alle modelle.

Il primo abito venne indossato in silenzio. Eriko apportò gli ultimi ritocchi: mentre Kaori osservava il proprio riflesso allo specchio, la sua migliore amica percepì il suo malessere:

"Non troppo stressata?"

"Un po'..."

"Sei sicura, Kaori?"

"Sì, sì, non preoccuparti, andrà bene"

L'intera banda era presente, Kazue aveva legato Mick alla sua sedia con solide corde, Miki e Falcon pazientavano accanto. In quel momento, Falcon iniziò a dubitare di quello che stava per fare, forse avrebbe dovuto parlarne con Ryo? Notò, inoltre, che lui non era presente. Almeno per gli occhi della truppa di amici, perché Ryo aveva deciso di presentarsi e si era messo in fondo alla sala.

L'eccitazione regnava dietro le quinte, tra le modelle che correvano dietro l'ultimo accessorio e le sarte alla ricerca di materiale per gli ultimi ritocchi.

Solo una donna sembrava tranquilla: Kaori Makimura, era pronta e avanzava verso l'ingresso per le modelle. Eriko le diede la mano, era nervosa per Kaori, il volto impassibile della sua amica la disturbava.

La sala sprofondò nell'oscurità. Un proiettore si accese e illuminò la scena.

Eriko si rivolse a Kaori e le sussurrò:

"Tocca a te"

Con il viso ermetico, Kaori si fece leggermente avanti. Sentì gli applausi del pubblico.

In una maniera di cui solo lei conosceva il segreto, cambiò completamente espressione per mostrare un volto felice e un magnifico sorriso.

Salì sul palco...si cominciava!

Furono i tre giorni più lunghi della vita di Kaori, doveva sempre indossare una maschera, volendo mostrare un viso radioso, ma appassendo dentro.

Le sfilate furono un successo. Molte personalità tormentarono Eriko per scoprire chi fosse la modella sconosciuta che rendeva sublime ogni creazione che indossava.

Come d'accordo, Eriko le diede il denaro che lei accettò senza molta gioia: era giunto il momento della separazione.

 

 

Alla fine di quel pomeriggio, Kaori raccolse le poche cose che voleva tenere con sé. Poté raccogliere il tutto in una piccola borsa, non volendo attirare l'attenzione di nessuno. Il suo partner era appena uscito con Mick, come al solito.

Sin dalla famosa serata, Kaori e Ryo non avevano mai parlato di quello che era successo. Lei sospettava che Ryo stesse regolando degli incarichi dubbiosi a modo suo da qualche tempo. Ma, troppo stanca, non voleva più litigare con lui.

Con passo sicuro, andò nella stanza dello sweeper, posò delicatamente la piccola scatola contenente il suo anello e il disco di Hide. Voleva offrirgli quegli oggetti simbolici, che li aveva legati durante gli anni di vita comune.

Guardò la stanza un'ultima volta, indugiò sulla finestra dove Ryo amava sostare per guardare la città per ore, la sua pila di riviste sull'orlo del collasso, avanzò e si girò, evitando di soffermarsi sul letto di Ryo.

Troppi ricordi le tornarono in mente.

Gli ultimi anni passarono davanti ai suoi occhi, i loro incarichi, i loro litigi, tutti i momenti di felicità emersero nella sua memoria.

I suoi occhi si inumidirono di lacrime, poi uscì dall'edificio di mattoni rossi.

Si voltò e disse:

"Addio, Ryo..."

Si allontanò con passo certo, senza girarsi.

 

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Capitolo 18
*** 18. La fuga ***


Dopo aver fatto diversi cambi sulla metro per confondere la pista, la sweeper giunse a destinazione. Tutto era calmo all'imbrunire, Kaori avanzò un po' esitante verso il parco. Il suo cuore era pesante, il respiro affannoso a causa dello stress, della stanchezza e della tristezza.

Falcon era lì.

Andò rapidamente a incontrarlo.

Da parte sua, Falcon aveva sentito subito la presenza di Kaori e si voltò nella sua direzione.

La sweeper, con le lacrime agli occhi, disse:

"Buonasera Falcon..."

Percependo il tremito nella sua voce, sentì che la donna era scossa da ciò che stava succedendo:

"Puoi ancora cambiare idea"

Kaori rispose negativamente:

"È troppo tardi...andiamo"

Falcon non se lo fece dire due volta, si diresse verso una macchina che non gli apparteneva, l'aveva scelta per non farsi notare.

La sweeper salì in silenzio.

L'auto partì nella direzione opposta rispetto a Shinjuku. Kaori non poté trattenersi, scoppiò a piangere mentre oltrepassavano il cartello su cui c'era scritto 'Shinjuku'.

Esausta, Kaori sprofondò in un sonno irrequieto. Sognò Ryo, sogni confusi, senza senso...fu svegliata per un improvviso movimento della macchina, presa dal panico si guardò attorno; il suo cuore corse mentre riprendeva conoscenza. Una morsa le serrò il cuore, stava andando lontano da tutti coloro che amava...guardò il conducente.

Durante il tragitto, Falcon era immerso nei suoi pensieri, interiormente stressato. La missione era delicata, lo sapeva. C'era la ragazza, ma anche una futura vita che chiedeva di schiudersi.

La notte rendeva l'atmosfera nell'abitacolo ancora più pesante.

Kaori pensò a Ryo. Quando avrebbe scoperto la sua assenza? Probabilmente il mattino dopo, troppo preso dalle sue baldorie notturne. E Miki? Kaori ruppe il silenzio chiedendo:

"E Miki? Non troverà strano che te ne vai così, in piena notte?"

"No...semplice missione...non fa mai domande al riguardo"

Kaori sospirò. Guardò di nuovo fuori dal finestrino, il paesaggio si defilava davanti ai suoi occhi, senza veramente catturare il suo sguardo.

 

 

Shinjuku.

 

I due compari vagarono per la città, verso le loro case. Ridendo ad alta voce, avevano passato una grandiosa serata, a modo loro. Arrivati di fronte ai rispettivi appartamenti, si separarono, salutandosi a vicenda.

Mentre Ryo si apprestava ad entrare, percepì qualcosa. Alzò la testa. Era tutto spento in casa, anche se in generale Kaori non lo aspettava più, ma qualcosa lo disturbava.

Aprì frettolosamente la porta e salì direttamente nella stanza di Kaori. Sentì freddo, un vuoto dentro di sé. Istintivamente, la chiamò:

"Kaori!"

Aprendo la porta, Ryo si fermò: lei non c'era. I suoi occhi si spalancarono alla vista del suo letto vacante. Avanzò. Anche se la maggior parte delle sue cose era ancora lì, sentiva uno strano senso di vuoto.

Preso dal panico, corse per tutta la casa, niente! La rabbia riemerse. Passò davanti alla sua stanza e si fermò di colpo. Aprì la porta, la stanza era immersa nell'oscurità. Camminò lentamente, come se ci entrasse per la prima volta. Il suo sguardo si fermò su un oggetto che non doveva trovarsi lì.

Il silenzio fu interrotto dal suono dei suoi passi, con un gesto lento prese la scatola, la aprì e scoprì l'anello di Kaori. Come fosse una preziosa reliqua, ci passò sopra la mano.

Il suo cuore accelerò, vide anche il disco della canzone preferita di Hide. Volendolo prendere, lasciò cadere un foglio sul pavimento.

Abbassandosi, lo raccolse e l'aprì con un gesto febbrile.

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Capitolo 19
*** 19. La lettera di Sugar ***


Il silenzio fu interrotto dal suono dei suoi passi, con un gesto lento prese la scatola, la aprì e scoprì l'anello di Kaori. Come fosse una preziosa reliqua, ci passò sopra la mano.

Il suo cuore accelerò, vide anche il disco della canzone preferita di Hide. Volendolo prendere, lasciò cadere un foglio sul pavimento.

Abbassandosi, lo raccolse e l'aprì con un gesto febbrile.

Senza leggere, Ryo sfiorò la calligrafia di Kaori, che avrebbe riconosciuto tra migliaia. Era unica. I suoi occhi d'ebano si posarono finalmente sul contenuto.

 

'Ryo,

 

non volevo andarmene senza lasciarti quest'ultimo messaggio. Questa lettera forse ti sorprenderà...

Ma chi lo sa? Forse no?

Alcune braci sono sfuggite dalle ceneri del nostro amore già così lontano...

Ti ricordi? Eravamo pazzi di noi. La mia ragione si arrende, ma non la mia memoria.

Tenera notte...ci penso e ci ripenso. Cade la mia sera, serata di addii...

Ti ricordi?

Abbiamo vissuto del tempo, della sua aria.

Arroganti come sono gli amanti. Avevo il solito orgoglio del 'noi due siamo diversi'. Tutto mi sembrava normale, la nostra vita sarebbe stata una danza. Le belle danze sono rare, l'ho capito in seguito. Il tempo sui nostri visi sarà soggetto a tutte le tempeste.

Vorrei rivederti un giorno e non per caso...

Certo ci saranno fantasmi e scenari da risvegliare.

Chi saranno le tue regine, i tuoi regni? Ma non voglio sapere, anche se è ridicolo.

Vorrei solo sapere: abbiamo vissuto la stessa storia?

L'età è un ultimo lungo viaggio, una piattaforma di una stazione e stiamo partendo.

Bisogna solo mettere nelle valigie ciò che conta davvero.

E devo dirti grazie...per queste perle di vita e per certe ferite al gusto di vittoria.

E i tuoi gesti, per berne di nuovo...i tuoi profumi, il tuo sguardo.

Quel dolce specchio dove vorrei tanto rivederci.

 

Il tuo Sugar Boy'.

 

Per la prima volta nella sua vita, gli occhi di Ryo ebbero un effetto che prima d'ora era sconosciuto: comparvero delle lacrime.

Sorpreso dalla reazione che non conosceva, posò le mani su quelle lacrime. Le guardò a lungo. Stava piangendo...il grande Ryo Saeba stava piangendo!

Chiuse gli occhi. Aveva capito. Aveva appena perso l'ultima possibilità che la vita gli aveva dato: Kaori.

Hide gli aveva affidato il suo alito di vita. Come la torcia olimpica che gli sportivi si passano. Aveva appena spento la fiamma che rappresentava la sua fuga dal mondo oscuro in cui viveva.

Ryo si alzò. La sua peggiore paura si era avverata: il suo angelo se n'era andato.

Si passò una mano sul viso, non sapendo come reagire. Andò alla finestra dove solo la luna piena donava un po' di luce alla stanza.

Rimase ad osservare la città senza muoversi. Con un movimento improvviso e furioso, lasciò la sua stanza e accelerò il passo. Corse giù per le scale, riprendendo le chiavi della macchina.

Precipitandosi, Ryo ripassò la lettera di Kaori, la sua vita con lei, le loro avventure, la loro gioia, quelle perle di vita...strinse il volante.

Non si pentiva di nulla. Per la prima volta in vita sua, aveva amato. Lontana dalle storie di una sola notte, quella trascorsa col suo angelo lo aveva fatto rinascere. Aveva tutto da imparare sull'amore. Ma c'era sempre quella piccola voce interiore che lo torturava, incitandolo a respingere quell'amore.

Quella notte, aveva ceduto. Per anni aveva rifiutato quell'eventualità. Vivere con lei, giorno dopo giorno, senza poterla toccare, era diventato insopportabile.

Il successo di una missione li aveva portati a compiere il grande passo. Felici, orgogliosi, i due City Hunter si erano concessi una parentesi di normalità. Perché quel sogno si era spezzato così rapidamente? Lui l'aveva preso come un segno...e Kaori l'aveva accettato.

Lui sapeva che, facendo marcia indietro, sarebbero andati oltre. Vivere insieme in quel modo come se niente fosse stato sarebbe stato difficile. Aveva pensato che sarebbero riusciti a farcela. Ma forse questa volta era stata una richiesta di troppo.

No! Non voleva ricadere nell'oscurità della sua vecchia vita, senza Kaori...voleva vivere.

Il silenzio della notte fu interrotto dal rumore delle gomme di una Mini rossa che percorreva la città.

 

 

*Il testo della lettera di Kaori è della canzone 'Je voudrais vous revoir' di Jean Jacques Goldman, ovviamente tradotto da me.

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Capitolo 20
*** 20. Iwaki ***


La macchina rombò per un momento, la notte cedeva il passo all'alba.

Kaori era in trance, non aveva fatto domande sulla destinazione. Si lasciò guidare da Falcon; da quel giorno in poi, un legame speciale li avrebbe uniti.

All'ingresso di un'altra città, fu attratta da un albero che si ergeva sullo scoglio; era un pino, simbolo della città. I suoi occhi si diressero sul cartello: Iwaki.

Falcon decise di dire di più:

"Sarai tranquilla qui...non siamo lontani da Tokyo"

Lei lo guardò attentamente.
Riprese con le spiegazioni:

"Verrò regolarmente a vedere se tutto va bene fino al parto"

Lei gli chiese:

"Mi hai trovato un alloggio?"

Falcon annuì:

"È un appartamento, appartiene a una persona che conosco bene..."

"Chi è?"

"La signora Tsukasa"

"La signora Tsukasa?"

Kaori era sorpresa che Falcon conoscesse altre donne al di fuori di lei, delle loro amiche e di Miki; ciò che la stupiva di più era che chiedesse aiuto al genere femminile!

"Non farti ingannare dalle apparenze. Questa persona si prenderà cura di te nei mesi a venire"

Sempre più sorpresa, Kaori attese dell'altro. Falcon le disse:

"È un ex mercenaria che ha abbandonato l'ambiente..."

"Una ex sweeper?"

"Sì...si è assicurata di fornirti nuovi documenti e di darti una nuova identità. Visto che dovrai essere seguita clinicamente, i fascicoli potrebbero consentire ad alcune persone di trovarti..."

Kaori provò un certo sollievo: non sarebbe stata completamente sola.

"Grazie Falcon...grazie per tutto quello che fai...non so come ringraziarti"

"Vegliando su di te e sul tuo bambino, dovete rimanere vivi...e..."

Si fermò prima di finire la frase.

Kaori sapeva bene ciò che avrebbe voluto dire, Falcon era tormentato a causa sua: in qualche modo, stava mentendo a sua moglie...e al suo migliore amico.

"Credi...credi che io abbia torto ad andarmene, Falcon?"

Lui non sapeva davvero cos'altro pensare.

"Il fatto che tu desideri un'esistenza diversa per tuo figlio è normale...ciò che mi infastidisce è il contesto in cui nascerà e i non detti..."

Kaori sospirò:

"Sai, Falcon, andandomene, restituisco a Ryo la sua libertà. So che da quando sono apparsa nella sua vita, la sua è stata capovolta. Ne è stato influenzato al punto da commettere errori in diverse missioni...e tutto per colpa mia! Non voglio che venga ucciso a causa mia un giorno"

"L'ultima missione era andata molto bene, se non ricordo male" disse Falcon.

Lei non rispose.

Falcon aggiunse:

"Comunque dimentichi una cosa...in un modo o nell'altro, sarai sempre legata a lui adesso"

Lui fece un movimento della testa verso il ventre di Kaori:

"Un giorno questo bambino chiederà di conoscere suo padre..."

"Glielo dirò, non gli nasconderò mai la verità" disse lei in un soffio, poi aggiunse: "Oggi voglio solo che venga al mondo in sicurezza, è tutto ciò che conta"

Lui tacque. Era una situazione difficile, capiva le ragioni di Kaori, ma si chiedeva se fosse la soluzione ideale...ne esisteva una in quel caso?

Ryo e Kaori avrebbero sempre avuto una vita particolare, guidata dai 'Je t'aime, moi non plus'.

Ryo faceva un passo in avanti, per poi indietreggiare meglio; giocavano a quel gioco da anni.

Il fatto che Kaori decidesse di fermare tutto avrebbe potuto non essere una brutta idea...

L'auto si fermò di fronte a un edificio di lusso, ma comunque discreto. Era circondato da un giardino e da un cancello di metallo, c'era una telecamera di sorveglianza sopra il portico.

Falcon uscì e iniziò a parlare rivolgendosi alla telecamera. La grande porta si aprì per far passare il veicolo, così lui riprese posto in macchina e ripartì.

Era semplicemente bellissimo. La sweeper si guardò intorno, il giardino giapponese dava un'aria calmante all'insieme. Erano lontai dal tumulto della vita a Shinjuku. Kaori scese dall'auto e guardò l'edificio di fronte a lei.

Falcon la precedette:

"Andiamo" si limitò a dire. Lei lo seguì.

Dopo aver composto un altro codice, la porta principale dell'immobile si aprì.

Una donna andò loro incontro, era una signora di circa quarant'anni. Sorrise rassicurante a Kaori, poi guardò Falcon.

"Vi aspettavo"

"Ecco la ragazza" rispose lui.

La donna andò verso Kaori. Fu toccata dalla giovane donna. In lei vedeva un uccellino in preda al panico e perduto. Era giovane.

"Permetti che mi presenti, sono la signora Tsukasa"

"Piacere, signora" disse Kaori con un piccolo sorriso.

"Non ti preoccupare, starai bene qui"

"Non ne dubito"

Dopo aver informato Kaori di tutte le misure che aveva preso in modo da poter vivere tranquillamente lontano da occhi indiscreti, la signora Tsukasa li condusse all'appartamento destinato a Kaori.

Kaori entrò in un vano luminoso. Spazioso, aveva un bellissimo balcone, anch'esso molto grande. Girò per l'appartamento, era perfetto per la vita che avrebbe condotto.

Per Falcon giunse il momento di ripartire. Contro ogni previsione, Kaori si gettò tra le sue braccia e si mise a piangere. In un primo momento, Falcon fu sorpreso dal gesto, poi posò una mano sulla sua spalla.

"Tornerò"

Arrivato al cancello, Falcon si rivolse alla signora Tsukasa:

"Veglia su di lei"

"Non preoccuparti Falcon, è al sicuro qui"

Su quella frase, lui si mise sulla strada di ritorno. Doveva prepararsi a una nuova prova: affrontare sua moglie...e Ryo.

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Capitolo 21
*** 21. Stupore generale ***


Ryo aveva fatto il giro della città con la rabbia nel cuore. L'aveva cercata disperatamente, era andato in tutti i bar dove si trovavano i suoi informatori. Ma niente...Kaori era semplicemente svanita.

In uno sfogo di collera, gridò davanti a un informatore, battendo il pugno sul tavolo:

"Ma non è possibile sparire così!"

Tirò fuori la sua Magnum e la puntò sul cranio dello sfortunato.

"Rifletti bene...di solito, hai una memoria più fruttuosa!"

L'informatore si spaventò alla vista dell'arma che mirava su di lui:

"Saeba, te lo giuro, non ho visto la tua partner!"

Ryo prese il suo cellulare e cominciò a chiamare tutte le sue conoscenze. Fu un buco nell'acqua. Niente di concreto era stato notato...perché?

Perché andarsene così? Lasciando la maggior parte delle sue cose, la sua macchina...solo quella lettera che gli aveva ribaltato il cuore. Eppure era così vera...qualcosa non quadrava...

L'uomo tornò sui suoi passi, andò a trovare qualcuno che sicuramente poteva aiutarlo: Mick.

 

 

Il silenzio regnava nella stanza quando i colpi violenti contro la porta d'ingresso echeggiarono, e di riflesso, l'americano afferrò la sua arma.

Kazue aveva sussultato ed emise un grido di terrore quando sentì il fracasso. Mick si diresse all'entrata, non percepiva ondate negative. Sentì immediatamente l'aura di Ryo, fu colto dal panico: qualcosa era successo a Kaori! Aprì frettolosamente la porta e vide un Ryo che non riconobbe.

Non volendo lasciar trasparire nulla, fece:

"Dannazione, Saeba, che sta succedendo, hai visto che ora è!"

"Se n'è andata, Angel...se n'è andata..." rispose Ryo in trance.

Mick, che assimilò l'informazione trasmessa dal suo compare, fu come paralizzato:

"Come, se n'è andata?"

Preso da uno slancio di rabbia, Ryo lo afferrò per il bavero della maglietta e gridò:

"Hai bisogno di un secondo cervello, Angel?! Kaori se n'è andata! È svanita!"

Volendo liberarsi di Ryo, Mick gli disse:

"Calmati Ryo, dannazione, calmati!"

Rendendosi conto della violenza del proprio comportamento, Ryo lo lasciò di colpo. Mick gli disse:

"Aspettami due secondi, arrivo"

Mick andò a vestirsi rapidamente e riuscì.

"La troveremo..." disse.

Presero la macchina di Ryo e rifecero il giro della città. Di fronte al silenzio e alla mancanza di informazioni da parte di Ryo, Mick gli chiese:

"Avete litigato ultimamente?"

"No..."

"Non hai notato niente di insolito nel suo comportamento?"

Ryo esitò a rispondere perché sapeva bene che nulla stava più andando bene con Kaori. Ma non aveva voglia di raccontare della sua vita sentimentale all'americano.

"No, non ho notato nulla"

Un po' scettico sulle risposte dell'amico, Mick concluse l'opposto di ciò che Ryo aveva detto. Scosse la testa e disse:

"Sei una testa di mulo, Ryo"

Passarono per tutti i quartieri, alla ricerca del minimo indizio. Solo alle 10 decisero di tornare a casa. Ryo si lasciò cadere su una poltrona, era scoraggiato, non c'era alcuna traccia del suo angelo.

Dal canto suo, anche Mick era addolorato e preoccupato, voleva sapere ciò che aveva spinto Kaori a lasciare Ryo. Conosceva la portata dell'amore che provava per lui, se era andata via significava che aveva una buona ragione. Fissò il suo amico.

Lo sweeper era abbattuto, ripensando al contenuto della lettera di Kaori, e non si rese conto che l'amico lo osservava.

Mick gli disse dolcemente:

"Ryo...se davvero vuoi che la troviamo, dovresti dirmi sul serio cos'ha potuto portare Kaori ad andarsene"

Vedendo che Ryo non rispondeva, Mick insistette:

"Kaori è molto importante per me...lo sai, Ryo...ho sempre vegliato anch'io su di lei, aspettando che tu finalmente ti decidessi a offrirle la felicità che merita. Se è andata via, devi aver fatto qualcosa di grave"

Con un gesto improvviso, Ryo alzò la testa e gridò:

"Esci da qui, Angel, non capisci niente!" si alzò e continuò a urlare; "Nessuno di voi capirà mai niente!"

Poco impressionato dal comportamento di Ryo, Mick volle farlo reagire:

"Non te la prendere con me, Ryo, io non c'entro niente!"

L'uomo si fermò, Mick aveva ragione, lui non aveva niente a che fare con tutta quella storia. Proprio come Kaori...che aveva solo sofferto per la sua codardia, mentre lui le faceva pagare l'amore che provava per lei...giorno dopo giorno...rimproveri, insulti, aveva trovato solo quella soluzione per cercare di tenerla lontana.

"Lasciami Mick...basta, ho bisogno di pensare..."

Mick si apprestò ad andarsene, quando Ryo gli soffiò un 'Grazie'.

 

 

Falcon aveva deciso di non tornare immediatamente, aveva detto a sua moglie che sarebbe rientrato nel primo pomeriggio. Prese il telefono e compose il numero di sua moglie per avvertirla del suo ritorno. Temeva che i suoi amici facessero il collegamento tra la sua assenza e la scomparsa di Kaori. Da persona meticolosa, aveva previsto tutto.

In quel momento, Falcon si odiava, perché aveva accettato? Conosceva la risposta: per il bambino...

Kaori lo aveva sempre toccato, fin dal loro primo incontro. Era stato sorpreso quando aveva scoperto che lei era la nuova partner di Ryo, dato che non aveva niente a che fare con il suo mondo.

Ma presto si era reso conto che Ryo l'amava e la proteggeva a modo suo, lei era diventata la sua scintilla di vita.

Forse voleva vivere con lei ciò che più si avvicinava a una vita normale, e insieme avevano creato il loro piccolo mondo. Ma era tutta un'illusione, la realtà prima o poi li avrebbe raggiunti...e quel giorno era arrivato.

Non voleva sapere perché Ryo e Kaori avevano, ancora una volta, fatto marcia indietro nella loro relazione nonostante il fatto che avessero oltrepassato lo stadio dell'amore platonico, era una cosa che riguardava loro.

Ma ora non si trattava più solamente dei due indecisi: c'era una terza vita in gioco e lui era dalla parte di quest'ultima.

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Capitolo 22
*** 22. Voglia di vivere ***


Delicatamente, Kaori posò la mano sul ventre, distesa sul suo nuovo letto, pensando alle ultime ore. Carezzando la pancia piena di promesse, parlò con se stessa:

"Eccoci qui...una nuova vita inizia per noi!"

Una lacrima le scappò, nonostante il suo sorriso. I suoi pensieri attraversarono i chilometri che la separavano dal suo solo e unico amore.

Lasciando quella lettera, il suo cuore si era in qualche modo tranquillizzato. Non aveva voluto andarsene come una ladra, Ryo era troppo caro al suo cuore per poter partire senza dire niente...o almeno, senza dirgli che lei non si pentiva di quel momento condiviso.

Oh no! Mai si sarebbe pentita di aver attraversato la porta del suo cuore. Anche se era stato effimero, non avrebbe mai dimenticato il modo in cui Ryo l'aveva amata quella notte.

Come avrebbe potuto dimenticarlo? Portava in sé il frutto di quell'amore così puro che avevano vissuto.

Non l'avrebbe mai visto come un assassino o uno sweeper, lei lo vedeva come un uomo ferito dalla sua vita...un uomo perduto sulla Terra, che sopravviveva solo attraverso la giustizia.

Se era riuscita a portare un po' di dolcezza in quella vita che era stata dura con lui, ne era felice. Sì, era felice di averlo reso vivo...e felice.

Pregò Hide perché vegliasse su di lui. Lo aveva già aiutato molto, guidandolo verso un mondo più umano, persuadendolo a combattere il crimine e a portare soccorso alla vedova e all'orfano.

Sì, Hide era stato il fulcro della storia di City Hunter. Senza di lui, quell'amore tra loro non sarebbe mai nato...e oggi, iniziava una nuova era, sarebbe nata una nuova generazione.

Con quelle certezze, Kaori Makimura iniziò la sua nuova vita.

La signora Tsukasa l'aiutò molto durante i mesi di gravidanza: vegliava su di lei come una madre protettrice, supportandola moralmente a vedere la vita a colori.

Il suo ventre si arrotondava giorno dopo giorno, con grande gioia di Kaori. Quante sere aveva passato a guardare il cielo? Toccandosi la pancia, cercando il minimo movimento che dimostrasse la sua presenza. Non era sola.

I primi mesi di esilio furono molto difficili per Kaori, la stanchezza morale e fisica l'aveva indebolita considerevolmente. Il suo cuore sanguinava per l'assenza di Ryo e dei suoi amici, non passava un giorno senza che piangesse.

Quanto a Falcon, lui passava regolarmente a trovarla per informarsi sulla sua salute. Rimaneva solo un'ora o due, non volendo attirare troppa attenzione su di sé.

Aveva ingoiato molti rospi dopo la fuga di Kaori: quando era tornato a casa, aveva scoperto sua moglie in lacrime. Gettandosi tra le sue braccia, lei gli aveva parlato della partenza di Kaori. Con molta difficoltà lui aveva cercato di consolarla, provando a scegliere parole rassicuranti. Da qualche parte sperava che un membro del gruppo scoprisse il segreto.

Quando la notizia era caduta come una mannaia, tutti gli amici si erano riuniti al Cat's Eye: Eriko, Kazue e Miki piangevano. Kaori occupava un posto importante nel loro gruppo. Diversa da tutti, aveva portato una certa normalità a quei personaggi fuori dall'ordinario.

Quanto a Ryo, lui rimaneva a casa, rileggendo ancora e ancora la lettera di Kaori. La sua assenza lo soffocava.

 

Quando il telefono squillò, lo guardò senza rispondere. Miki, Eriko, cercavano tutti di raggiungerlo senza successo.

Non voleva parlare con nessuno. Si rifugiò allora nella stanza di Kaori, ancora impregnata dal suo odore di vaniglia. Guardò ciò che era rimasto di lei e pensava a ciò che aveva preso: la foto di suo fratello, qualche vestito, basta...il resto era lì.

Si sedette sul letto, guardando il pavimento, le sue idee erano confuse, ma il suo cuore urlava.

Ripensò a quando era venuta a casa. Quando suo fratello era morto, lei aveva deciso direttamente di trasferirsi a casa sua. La convivenza non era cominciata nel migliore dei modi. Ma si erano naturalmente avvicinati alla morte di Hide. Avrebbe potuto costringerla a prendere la valigia piena di contanti e a partire dal Giappone. Ma non aveva fatto niente.

L'aveva presa sotto la sua ala, per vegliare su di lei. E oggi, eccolo lì, il punto finale della loro vita insieme, una lettera e i rimpianti.

Come un robot, si alzò e si diresse verso la porta. Guardò la stanza un'ultima volta. Prese la chiave ancora nella serratura, la girò due volte e la mise in tasca. Il santuario era sigillato, il sogno era finito.

Si recò dove andava solo nei momenti difficili: il cimitero dove riposava Hideyuki Makimura.

Aveva vissuto così tante avventure con lui. Quell'uomo, che era diventato il suo migliore amico, aveva aperto i suoi occhi sulla vita...quella vera.

"Perché Hide? Perché me l'hai affidata?"

Dopo un po', uscì dal cimitero e continuò la sua ricerca nei sobborghi di Tokyo, espandendo il suo perimetro.

Dopo una giornata infruttuosa, andò al Cat's Eye suo malgrado. Era perduto. Malgrado tutto, non doveva perdere le sue fondamenta.

Entrando nel caffè, notò che l'intera banda di amici era lì. Tutti gli occhi si posarono sullo sweeper, lui poté leggervi preoccupazione, domande e la speranza di ricevere buone notizie o una spiegazione.

Si sedette al bancone, guardò Miki e disse:

"Whisky per favore"

Senza una parola lei obbedì, con gli occhi rossi. Non sapendo come reagire, lo sweeper guardò Falcon e disse:

"Dov'eri, Falcon? Ho provato a rintracciarti diverse volte negli ultimi giorni"

Eccolo lì. Falcon sapeva molto bene che Ryo si sarebbe accorto di qualcosa. Non c'era niente da dire, Ryo aveva un senso dell'osservazione molto sviluppato e una straordinaria capacità analitica.

"Sono stato in trasferta per tre giorni"

Ryo lo guardò un po' perplesso. Dopo qualche esitazione, gli chiese:

"Hai qualche informazione da comunicarmi?"

Falcon scosse la testa.

Saeko disse che avrebbe piazzato un gran numero di informatori col fine di ritrovarla. Mentre la conversazione proseguiva, Eriko e Miki colsero l'opportunità per porre a Ryo un migliaio di domande, che non era in grado di fornire alcuna risposta. Infastidito dall'interrogatorio e dai pianti prematuri, si alzò e se ne andò.

Sulla porta, si rivolse a Falcon e disse:

"Testa di polpo, se hai qualche informazione...chiamami"

Lo sweeper continuò la sua ricerca, ormai viveva per trovare il suo angelo. Sempre fedele a se stesso, non mostrava alcun segno di debolezza o tristezza di fronte ai suoi amici. Soffriva. La sua ricerca era discreta come la sua tristezza.

Passava la maggior parte delle sue notti sul tetto dell'appartamento. Fumava guardando le stelle, chiedendo una risposta con tutto il suo cuore, ma il firmamento rimaneva muto.

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Capitolo 23
*** 23. All'alba di una nuova vita sulla terra ***


I mesi trascorsero dolorosamente per l'intera banda di amici.

Ryo continuava le sue ricerche, e al di fuori di esse, cercava di combattere la rabbia e i demoni del passato che minacciavano di risorgere. Si aggrappava a Kaori nonostante la sua assenza.

Lo sweeper aveva il presentimento che il suo angelo non fosse lontano. Non sapeva come spiegarlo, ma lo sentiva. Un elemento gli era sfuggito, non ci era lontano.

Come sweeper dall'istinto di sopravvivenza super sviluppato, un impulso selvaggio lo spingeva a smuovere cielo e terra per trovarla.

Anche se qualcuno poteva dirgli di lasciarla stare, che lei aveva deciso di lasciarlo o che sarebbe stato più ragionevole accettare la situazione, non ci riusciva, non doveva.

Kaori era cambiata molto prima di andarsene. Forse era malata? Forse non aveva voluto dirglielo per paura che lui l'avrebbe respinta? Quante volte le aveva detto che era una palla al piede?

Perché non gli aveva semplicemente detto che voleva andarsene, senza scappare?

A causa di tutte quelle domande, era impossibile per lui rinunciare.

In quel senso, Mick lo aiutava. Era stato colpito dalla partenza frettolosa di Kaori. Era ferito: perché non era andata da lui? Si era sempre confidata con lui.

Ma, da un po' di tempo, lei non passava più così spesso per confidarsi sui suoi stati d'animo, si era murata in un silenzio di cui lui non conosceva la causa.

Avrebbe tanto voluto vederla felice...che Ryo si decidesse ad amarla come avrebbe dovuto.

Quante volte aveva aiutato Ryo a tornare a casa? Si era ubriacato talmente tanto, ultimamente, che Mick ne era addolorato. Era il suo amico e non poteva lasciarlo. Anche se ce l'aveva con lui per la partenza di Kaori, era coinvolto dalla situazione di Ryo.

Una sera, mentre lo aiutava a mettersi a letto, Ryo, che parlava e diceva cose del tutto incoerenti, parlò con Mick senza realmente rendersi conto della sua presenza:

"È colpa mia...avrei dovuto essere più forte...mi senti?"

Lasciandosi cadere sul cuscino, disse in un soffio:

"Ho sporcato la purezza del mio angelo con le mie mani da assassino. È finita, Angel..."

Si mise a ridere per una ragione sconosciuta. Prendendo la Magnum che aveva sul petto, chiuse gli occhi.

Mick, che assistette alla confessione, si perse davanti al fiotto di sentimenti contraddittori che affliggevano l'amico.

L'americano prese la giacca di Ryo per metterla su una sedia, una busta cadde per terra e, dopo aver esitato un momento, la raccolse. Guardò Ryo che si era addormentato. Spinto da una curiosità irrefrenabile, aprì la busta, stando attento a farlo in silenzio. Spiegò la lettera e immediatamente riconobbe la scrittura di Kaori.

 

'Ryo,

 

non volevo andarmene senza lasciarti quest'ultimo messaggio. Questa lettera forse ti sorprenderà...

Ma chi lo sa? Forse no? [...]'

 

Lo sweeper comprese più o meno la situazione. Guardò con espressione desolata il suo fratello d'armi e, lentamente, lo lasciò per farlo riposare.

Passando davanti alla porta di Kaori, cercò di aprirla, era stata chiusa a chiave. Sospirò. Voleva così tanto aiutare Ryo...

 

 

A Iwaki l'atmosfera non era più allegra, ma era meno agitata.

La signora Tsukasa aveva guidato Kaori durante tutta la gravidanza, che era al termine. Un legame speciale era nato tra di loro. Erano entrambe ex sweeper. La signora Tsukasa, che si chiamava Kimiko, faceva in modo di rallegrare la vita della ragazza.

Non conosceva il suo passato nei dettagli, ma non voleva nemmeno saperlo.

Se Kaori desiderava parlare, lei avrebbe ascoltato attentamente, ma se non lo avesse voluto, non l'avrebbe forzata.

Kaori aveva sempre quella tristezza negli occhi, ma continuava ad andare avanti. Presto il suo bambino sarebbe stato al suo fianco. Aveva notizie degli amici tramite Falcon, che passava regolarmente a trovarla.

Si limitava a prendere notizie di lei e del bambino. Chiedeva informazioni a Kimiko sulla loro giornata, per scoprire se c'erano elementi di disturbo che potevano portare problemi.

In una mattinata come le altre, la signora Tsukasa avvertì Kaori che sarebbe stata via tutto il giorno, forse anche di più. Dovendo volare verso la costa orientale del Giappone, chiese a Kaori di non muoversi.

La giornata procedette senza intoppi, la sweeper, il cui ventre tondo tradiva la sua gravidanza, decise di accordarsi un giorno di ozio. Si mise a leggere il giornale sul balcone, al dolce calore del sole. Aspettava che Falcon giungesse per la fine della giornata. Lo aspettava sempre con impazienza: con sé, portava notizie di Shinjuku.

Falcon l'aveva informata che Ryo la stava cercando senza sosta. Il suo cuore si era stretto, a volte sperava che lui riuscisse a trovarla. Tornando alla ragione, cancellava quel pensiero.

Fu destata dalle sue fantasticherie da un dolore al ventre che riconobbe: una contrazione.

Poco preoccupata, Kaori riprese a leggere. Una seconda si fece sentire, Kaori posò il giornale e guardò l'ora: le 17.

Kimiko non doveva tardare. Si alzò a guardare il parco, e dopo un quarto d'ora di tranquillità, arrivò una terza contrazione. Kaori si appoggiò a una sedia vicina ed esclamò con un sorriso:

"Wow! Quella era potente!"

Il cellulare squillò, Kaori andò a prenderlo e rispose. Delle interferenze sulla linea le impedirono di sentire il suo interlocutore, ma aveva riconosciuto la voce di Kimiko.

"Aereo...ritardo...tempesta...ritorno domani"

Avendo compreso il messaggio, Kaori decise di prepararsi un bagno, quando una nuova contrazione la fece immobilizzare e gridare dal dolore.

Il bagno non ebbe alcun effetto, anzi, i dolori diventarono tali da non poterli più sopportare.

Un tuono fece vibrare le finestre e la sweeper, esasperata, esclamò:

"Ci mancava solo questa, ora c'è anche la tempesta!"

La luce iniziava a diminuire. E la tempesta, più che minacciosa, cominciò a coprire tutto.

Kaori si sdraiò e parlò con se stessa:

"Calma, Kaori...calma...niente panico, eh? Sono solo piccole contrazioni che presto se ne andranno!"

Kaori si piegò per il dolore, prese il telefono per chiamare il dottore. Compose il numero. Fissò lo schermo e poi lo lanciò dall'altra parte della stanza. Non c'era campo!

Presa dal panico e da una nuova contrazione, urlò:

"Oh no! Non ora, per favore!"

Tutto si mescolava nella sua testa, i dolori la mettevano in trance, i tuoni, la pioggia amplificarono il suo panico. Poté pronunciare nel dolore un solo nome, alleviando per un istante la sofferenza:

"RYO!"

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Capitolo 24
*** 24. Nuova missione per Falcon ***


In un sussulto, Ryo si svegliò. Era assonnato ma era sicuro di aver sentito un grido. Coperto di sudore, si alzò in fretta. Era perduto. Sentiva che il suo angelo aveva bisogno di lui. Ma non sapeva cosa fare.

Il silenzio regnava nell'appartamento, nonostante ciò Ryo avvertì un'atmosfera opprimente, aveva bisogno di ossigeno. Aprì brutalmente la finestra, ispirando il più possibile, guardando in lontananza. Se almeno avesse saputo dov'era andata!

 

 

Iwaki.

 

Il rombo del tuono e forti raffiche di vento spingevano tutti a rientrare a casa. Solo una macchina percorreva le strade deserte.

Falcon cercava di guidare nonostante le condizioni atmosferiche, la pioggia torrenziale e il vento rendevano l'avanzamento difficoltoso. Giunto di fronte alla residenza, sapeva che la signora Tsukasa era assente, aveva recuperato i codici di accesso e la chiave.

L'auto si fermò davanti all'immobile dove ora viveva Kaori, la sua percezione fuori dal comune lo teneva all'erta, qualcosa lo preoccupava. Fu preso dal panico, aumentò il passo, camminando sempre più velocemente. Prese le scale e si mise a correre.

Un grido spezzò il silenzio. Il sangue di Falcon si gelò e, ascoltando solo l'istinto, buttò giù la porta tenendo la sua arma in mano, pronto a sparare.

Fu accolto dalla luce fioca del salotto, illuminato regolarmente dai fulmini.

"Kaori!" gridò.

La sweeper sopportava sempre meno il dolore che diventava man mano più insostenibile, la mancanza di luce la rendeva ancora più nervosa. Voleva mettersi a sedere sul letto, ma la morsa che le lacerò il ventre la fece ristendere brutalmente.

Aveva le lacrime agli occhi. Perché? Perché niente le succedeva come a tutti gli altri? Perché doveva vivere diversamente dalla gente comune? Anche mettere il suo bambino al mondo sarebbe stata un'avventura fuori dall'ordinario! Era scombussolata, persa, sola.

Chiamò Ryo, Hide, avrebbe voluto che fossero presenti in quel momento così doloroso da vivere da sola.

Un momento di calma le permise di riprendere un po' di fiato, doveva riprendersi. Avrebbe dato alla luce il suo bambino...il loro bambino...per questo motivo, doveva essere forte.

Una nuova ondata di dolore si diffuse in tutto il suo corpo, non riuscì a reprimere un urlo. Sentì un liquido caldo correre giù per le gambe, il cuore le batteva forte: stava davvero per partorire! Fino ad allora aveva sperato che si trattasse di un falso allarme, ma no, suo figlio aveva deciso di nascere in quel giorno, non in un altro!

In subbiglio, sentì il fracasso della porta esplosa nel salone, seguita da una voce che la chiamò:

"Kaori!"

Un barlume di speranza riapparve negli occhi di Kaori.

"FALCON!"

Una nuova contrazione la tormentò. I minuti erano contati, lo sapeva.

Lo sweeper seguì le lamentele di Kaori, non capiva cosa stava succedendo ma percepiva un'atmosfera davvero strana.

Esitò ad aprire la porta della stanza di Kaori, ma si decise quando la sentì urlare il suo nome.

Aprì bruscamente la porta, pensando di trovare un intruso, ma ciò che scoprì non aveva nulla a che fare con quanto aveva immaginato.

Sebbene i suoi occhi non funzionassero più, intuì che la sweeper era stesa sul letto. Un nuovo grido mischiato a un tuono lo fece sobbalzare, e in preda al panico disse:

"Kaori! Ma cos'hai?"

Tra due sospiri, Kaori gli disse:

"Aiutami un'ultima volta, Falcon, ti prego, io..."

Smise di parlare, cercando di controllare una nuova contrazione. Il suo respiro era ansimante, il sudore copriva il suo volto sconfitto dalla fatica e dal dolore.

Nello stesso momento, Falcon rimaneva inerte. Quando improvvisamente...la sua testa divenne scarlatta, capì cosa stava succedendo di fronte a sé. Afferrò il telefono sul pavimento per chiamare il dottore, Kaori, ancora presa dal dolore, gridò:

"FALCON! HO GIÀ PROVATO A CHIAMARE! NON C'È CAMPO, NON C'È ELETTRICITÀ! È TROPPO TARDI ORA!"

Kaori lasciò cadere la testa sul cuscino. Lui si mise a correre per la stanza:

"MA KAORI, NON HO MAI FATTO QUESTA COSA IN VITA MIA! NON POSSO!"

Falcon era così a disagio che il fumo gli usciva dalle orecchie.

"FALCOOOON...NON C'È VERAMENTE...ALTRA...SCELTA!" disse con voce ansimante.

Lui si sentì completamente perso. Che situazione imbarazzante! Fortunatamente il non poter vedere ora era un vantaggio per lui.

Kaori era disperata...cercando di gestire al meglio il respiro per controllare il dolore, espirava a intervalli regolari.

Cercando di riprendersi, Falcon smise di correre per la stanza. Era un ex mercenario, doveva sapere come controllarsi e affrontare qualsiasi situazione!

Si sedette a gambe incrociate in mezzo alla stanza.

Kaori raddrizzò la testa e lo vide in piena meditazione.

Sopraffatta dal dolore, gli urlò:

"Ma Falcon, cosa stai facendo?! Aiutami, per favore!"

Quest'ultimo si alzò, prese una bandana dai colori mimetici che si legò sulla fronte, come facevano i guerrieri, e si rimboccò le maniche. Era pronto! Con convizione, si diresse verso il letto e disse:

"Cosa dovrei fare?"

Kaori, che continuava a soffiare, si fermò e lo guardò, scarlatta, gridandogli:

"Cosa?! In una situazione come questa, cosa pensi che si faccia? Lavoriamo a maglia?!"

Falcon, sempre stoico, le disse:

"Ah sì?"

Fuori di sé, lei fulminò:

"FALCOOOON! Stavo scherzando! Che imbranato!"

Falcon, sorpreso dal comportamento virulento di Kaori, non capiva più nulla. Cercando di mantenere la calma, Kaori gli disse:

"Prendi dell'acqua calda, asciugamani e ogni cosa utile che puoi trovare in bagno!"

Falcon, ancora immobile, si voltò e si diresse verso il bagno, mentre passava oltre il salone si fermò.

Aveva un'idea, non aveva scelta.

Tastò la tasca alla ricerca del cellulare e compose un numero. Ogni squillo gli gelava il sangue.

"Fa' che ci sia!"

Qualcuno rispose e disse:

"Spero che sia una bella bionda a svegliarmi nel cuore della notte!"

Infastidito dall'atteggiamento lascivo, Falcon urlò:

"DOC, piantala e ascoltami!"

L'interlocutore tacque e replicò:

"Falcon, sei tu? Qualche problema?"

Falcon, che cercava di coprire le urla provenienti dalla stanza di Kaori, disse:

"Sì! Dovresti guidarmi...e venire a Iwaki il prima possibile!"

Doc, mezzo sveglio, si raddrizzò ascoltando la richiesta di Falcon:

"Guidarti? Venire a Iwaki?? Ma stai delirando, Falcon?!"

"NON C'È TEMPO PER DISCUTERE, DOC!"

Doc stava per rispondere quando sentì il grido straziante di una donna che sembrava provenire da dietro Falcon.

Riprendendo la sua serietà, disse:

"Ok, spiegami..."

Lui non sapeva come formulare la frase per annunciare cosa stava succedendo:

"Beh...uh..."

Fu interrotto da un ululato di Kaori:

"Falcon! Ma cosa stai facendo?! Sbrigati, dannazione!"

Il Doc non capiva più niente. Non volendo perdere un solo altro minuto, Falcon disse di punto in bianco:

"Una donna sta per partorire da un momento all'altro! Guidami!"

Il Doc rimase scosso. Mettendo da parte il suo spirito da pervertito, percepì l'angoscia di Falcon. Un parto non faceva parte delle funzioni di uno sweeper! Vestendosi, Doc gli disse:

"Beh, ascoltami...farai tutto quello che ti dico...arrivo! Richiamami se vedi che la situazione inizia a degenerare. Ma visto il tempo fuori, non arriverò prima di due ore...quindi dovremo gestire la situazione, vecchio mio! Dai, coraggio..."

Falcon era così imbarazzato da avere le lacrime agli occhi, stava per riattaccare quando sentì il Doc fargli un'ultima domanda:

"Almeno la futura madre è carina?"

In un'esplosione di rabbia, Falcon riagganciò. Andò a prendere quello che poteva in bagno e tornò da Kaori. Quest'ultima applicava coscientemente ciò che aveva imparato durante la gravidanza e quando vide Falcon di ritorno, non riuscì più a trattenersi.

Sebbene la situazione non fosse apparentemente divertente, Kaori scoppiò a ridere davanti all'equipaggiamento di Falcon: quest'ultimo indossava una muta da sub, una maschera e una bandana militare, pronto a entrare in azione!

"Che c'è?!" gridò lui.

La risata di Kaori fu rapidamente interrotta da un altro grido, la donna afferrò il cuscino e lo strinse forte. Tutti i suoi pensieri andarono all'uomo che amava, cercò di trarre forza dal suo ricordo per dare alla luce il suo dono. Eccolo...il bambino del più grande sweeper del mondo stava per nascere...

Falcon richiamò Doc, che si era messo in viaggio per Iwaki.

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Capitolo 25
*** 25. Hideyuki ***


Kaori impiegò tutta la sua energia in un ultimo sforzo. Un ultimo grido...il silenzio...poi altre grida, ma emanate da una nuova persona. Le nuove grida ebbero l'effetto, o era solo una coincidenza, di fermare la pioggia. Tutto diventò calmo. La tempesta era finita, un nuovo giorno si annunciava.

Una folle auto si dirigeva verso Iwaki. Il Doc spinse l'acceleratore, nonostante la pioggia. Anche se faceva spesso l'imbecille, era un professionista. Certo, lavorava nel mondo degli sweeper, ma esercitava parallelamente il suo mestiere come medico.

Inizialmente sorpreso dall'appello di Falcon, aveva subito capito che se lo aveva chiamato, era perché la faccenda era importante. Incontrava Falcon solo occasionalmente, o durante i pranzi organizzati da Miki che voleva riunire tutto il gruppo di amici, quindi era perplesso. Guardò l'ora, serrò i denti e borbottò:

"Iwaki...non poteva scegliere una città più vicina?"

Il cellulare squillò una seconda volta. Tenne un'occhio sulla strada mentre rispondeva:

"Sì..."

Il silenzio regnò in macchina, poi disse:

"Ok...bene...perfetto...sembra tutto a posto. Sei fortunato, non dovrai fare molto" aggiunse ridacchiando. Un grido malcontento gli fece allontanare il dispositivo dall'orecchio.

"Calmati Falcon, si può ancora scherzare, no?"

Ritornando serio, continuò:

"Prendilo...beh, sì, Falcon!"

Sentì una voce femminile emettere un ultimo grido, poi i pianti di un neonato. Il Doc sorrise.

"Sto arrivando Falcon"

Riagganciò e spinse nuovamente sull'acceleratore.

La sweeper lasciò cadere la testa sul cuscino. Eccolo...era lì!

Il suo viso era coperto di sudore, i lineamenti segnati dalla battaglia che aveva appena combattuto. Tuttavia, ogni segno di sofferenza svanì quando udì le grida di suo figlio. Fissando il soffitto, sorrise.

Falcon, che aveva mostrato uno straordinario autocontrollo nonostante la situazione, prese nervosamente il piccolo essere urlante. Era come in trance, il solo riflesso che ebbe fu quello di posarlo su Kaori.

Stordito, si accovacciò e si sedette a terra; aveva appena completato la missione più dura e inquietante della sua vita.

Le grida del piccolo essere tacquero quando Falcon lo lasciò su Kaori. Lei, scombussolata, posò gli occhi sulla nuova vita così attesa. Alla vista di quell'essere perfetto, pianse. Non più di tristezza, ma di gioia. Lo fissò mentre faceva scorrere la mano sulla fragile piccola schiena, baciandolo sulla testa e iniziando a carezzarlo per rassicurarlo. Un nuovo sorriso apparve sul volto di Kaori. Ruppe il silenzio per informare Falcon:

"È un maschio!"

Falcon cercò di riprendersi con grande difficoltà, era rimasto sconvolto da tutto ciò che aveva appena vissuto. Andò alla finestra e sentì che l'alba era giunta...

Sospirò, malgrado la tensione, lo stress e la paura, e un altro sentimento apparve nel suo cuore: soddisfazione. Si riprese gradualmente e, volendo rimanere concentrato fino alla fine, disse a Kaori:

"Il Doc sta arrivando"

Lei stava per replicare, ma non ne ebbe il tempo.

"Dovevo farlo, Kaori, non c'era altra soluzione. E nonostante il suo lato da pervertito, è un medico. Non dirà niente, è un professionista"

Lei non cercò di discutere, era stanca, sfinita e felice, e riprese a contemplare suo figlio.

Falcon si voltò e si avvicinò di nuovo a Kaori, volendo soddisfare la curiosità, e le chiese:

"Hai pensato a un nome?"

Kaori guardò Falcon e disse sottovoce:

"Sì...si chiamerà Hideyuki"

Falcon sorrise.

"Bel nome"

Un campanello suonò. Falcon andò rapidamente all'interfono, premendo un pulsante. Il Doc, arrivato, fu sorpreso dall'aspetto dell'edificio: piuttosto di classe, ma soprattutto ben protetto, aggrottò le sopracciglia chiedendosi chi potesse essere la madre.

Non avendo il tempo di approfondire la riflessione, si diresse velocemente verso l'appartamento che Falcon gli aveva indicato.

Arrivato all'ingresso, non ebbe il tempo di bussare, la porta si aprì immediatamente.

Doc fece due passi indietro e scoprì Falcon bianco come un lenzuolo. Reprimendo una risata, il Doc si avvicinò a lui e gli diede una pacca sulla spalla:

"Lo so, Falcon...lo so...coraggio, ti riprenderai"

Stava per entrare quando Falcon gli disse:

"Aspetta, prima che tu entri devo dirti una cosa"

Sorpreso, il Doc lo fissò, e Falcon aggiunse:

"Quando entrerai, non fare domande...e promettimi una cosa"

Sempre più stupito, Doc disse:

"Okay, cosa?"

Lo sweeper si sistemò gli occhiali:

"Tieni questa piccola scappatella a Iwaki per te"

Doc, non capendo veramente il significato della promessa, accettò:

"Va bene...se pensi che sia necessario"

I due uomini entrarono nell'appartamento, il Doc spense il cellulare arrivando vicino alla stanza. Entrò gentilmente e scoprì una scena che non avrebbe mai pensato di vivere: si fermò riconoscendo la donna che aveva appena combattuto la più grande battaglia della sua vita.

"Kao...Kaori?"

La sweeper lo guardò, era così esausta che gli inviò solo un sottile sorriso. Nonostante la promessa, il Doc si rivolse a Falcon e disse:

"Ma cosa significa Falcon??"

Lui, esausto, lo colpì in testa:

"Ti avevo detto di non fare domande! Fai il tuo lavoro!"

Il Doc si passò la mano sul bernoccolo che apparve sul suo cranio e si diresse verso Kaori.

Completamente stordito da quella scoperta, aprì nervosamente la sua borsa. Rovistando dentro, faceva degli sforzi sovrumani per non fare domande.

Mentre borbottava da solo, Kaori non poté fare a meno di sorridere, pensando:

-Povero Doc...lo tiriamo fuori dal letto nel cuore della notte, lo facciamo venire a Iwaki. E non capisce la situazione!-

Stava per parlare con lui quando vide Falcon incoraggiarla a stare zitta. Decidendo di ascoltarlo, non disse nulla. Il Doc prese dolcemente il bambino, con un gesto preciso tagliò il cordone ombelicale. Tenendo il neonato, non poté fare a meno di osservarlo. Sebbene tutti i neonati fossero simili, alcuni tratti non si sbagliavano. Poggiando lo stetoscopio sul petto del bambino per ascoltare il suo cuore, approfondì la sua analisi.

Quei tratti...quelle fattezze, quegli occhi, gli dicevano qualcosa. Il bambino non aveva i lineamenti di sua madre...cercò nella sua memoria. Improvvisamente, la rivelazione ebbe su di lui l'effetto di una scossa elettrica. Fermandosi bruscamente, lo osservò da vicino. Come aveva fatto a non rendersene conto, vedendo quel faccino?

Si voltò verso la donna che, troppo imbarazzata, distolse lo sguardo. Riprendendo il suo lavoro, Doc sorrise, certo che conosceva quei tratti! La somiglianza era sorprendente con colui che considerava un po' come un figlio. Com'era che non lo aveva riconosciuto immediatamente?

Volendo mantenere la promessa, non fece domande, perché conosceva già alcune risposte. Quindi visitò Kaori senza proferire parola. Dopo aver fatto tutti gli esami in silenzio, Doc si permise di rompere la calma:

"Perfetto...va tutto bene per il bambino e la mamma!" disse, sorridendo a Kaori. Continuò, notando che la stanza non era appropriata per un parto:

"Mia povera cara, non dev'essere stato facile, eh? Devi riposare molto Kaori, ti prescrivo del ferro"

Quindi si rivolse a Falcon:

"Non c'è bisogno della ricetta, lo farò avere a un collega della città qui vicina. Deve averlo in magazzino"

Non volendo rimanere a lungo, andò verso l'uscita. Alla porta principale, Falcon gli disse:

"Cerca di passare per le strade secondarie...non si sa mai"

Doc fu sul punto di fare una domanda, ma si trattenne e si limitò ad annuire.

Fece per andarsene quando Falcon gli indirizzò un 'Grazie' a modo suo.

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Capitolo 26
*** 26. La decisione di Falcon ***


Ryo uscì di casa, la giornata era appena nata, ma lui era già sul chi vive. Da qualche tempo, non aveva la mano leggera sui parassiti che andavano a provocarlo. Normalmente, li avrebbe semplicemente molto spaventati, preferendo ricorrere all'intimidazione, ma adesso, per una sola occhiata di traverso, faceva assaggiare loro la polvere.

Aveva sentito voci spiacevoli su un nuovo ramo dell'Union Teope che si era formato: si era sviluppato discretamente in Corea, su ordine delle teste dirigenti ancora localizzate in Sud America. Volendo riprendere il controllo del mercato giapponese, stavano preparando attentamente il loro ritorno, sottoterra.

Ryo, camminando lentamente, non poté reprimere un brivido, la tempesta era stata violenta, il che spiegava la freschezza e l'umidità del mattino. Pensò a Kaori, odiava le tempeste. Quante volte aveva trovato un pretesto, che lui sapeva falso, per rimanere al suo fianco durante una tempesta? Lui aveva quindi il piacere di provare ognuno dei suoi brividi non appena un tuono risuonava.

Lo sweeper si sentiva strano, la sua notte era stata dura, interrotta da brutali risvegli. Accelerò il passo, aveva un lavoro in prospettiva quel giorno.

 

 

Iwaki.

 

Kaori, ancora rannicchiata contro il suo nuovo amore, si era addormentata. La notte era stata dura, il suo corpo chiedeva solo di riposare.

Falcon era rimasto davanti alla finestra senza muoversi. Restò così per un'ora senza dire nulla, la sua missione era compiuta. Si voltò verso il letto, sentendo che Kaori si stava svegliando, decise dunque di andarsene:

"Torno a casa, Kaori...Miki sarà morta dalla preoccupazione. Chiamerò da una cabina in giornata per sapere come state"

Partì con il cuore sollevato, stava stranamente bene. Chi l'avrebbe mai pensato? Sì, chi avrebbe mai pensato che un giorno lui avrebbe aiutato a mettere al mondo un bambino? E non uno qualsiasi! Il figlio del suo vecchio nemico...

Sospirò. La vita era piena di strane, impensabili sorprese.

Guidò molto velocemente per ritornare il prima possibile, si aspettava il flusso di domande da Miki. Benché avesse bisogno di fare un passo indietro da ciò che aveva compiuto quella notte, doveva prepararsi.

 

 

Cat's Eye.

 

Miki asciugava nervosamente un bicchiere, era preoccupata. Era raro che suo marito se ne andasse e non tornasse di notte, se doveva assentarsi, avvertiva sempre. Stava per alzare il telefono quando il campanello suonò, lei si voltò ed emise un grido di gioia, ascoltando solo il suo cuore, gettandosi tra le braccia di Falcon.

"Falcon! Ero così spaventata!" gridò, accoccolandosi con la testa contro il suo petto. Riprendendosi, la rabbia prese il sopravvento:

"Ma dov'eri? Stavo impazzendo per la preoccupazione! Non una chiamata, niente! Mi stavo rodendo il fegato!"

Era in collera, quel comportamento non era da suo marito, ed era di suo interesse fornire una buona spiegazione!

"Perdonami Miki, non ho potuto fare altrimenti" parlando, si diresse verso la porta, sperando di poter andare a dormire. Di solito le sue spiegazioni erano sufficienti per sua moglie, semplici com'erano. Ma non quel giorno.

"Ah no, Falcon! NO! Non ne uscirai così facilmente oggi!" stringendo i pugni, Miki corse per afferrare suo marito. "Non ho mai fatto domande, Falcon, mi sono sempre fidata di te, accontentandomi delle tue risposte, per quanto confuse!" si fermò e continuò: "Ma oggi finisce qui, Falcon! Pensi che non abbia notato il tuo giochetto?"

A Falcon non piaceva la direzione che le parole di sua moglie stavano prendendo:

"Quale giochetto?"

L'ex mercenaria era fuori di sé.

"Falcon, per pietà! Parlami, per favore! Pensi che non abbia notato le tue ripetute assenze negli ultimi mesi?!"

Lui si voltò:

"Sai che l'atmosfera è tesa nell'ambiente in questo momento..."

"PIANTALA, FALCON! Smettila, non prendermi per idiota!"

Miki aveva le lacrime agli occhi, aspettava una risposta. In un sospiro, Falcon disse:

"Non immaginarti chissà che, Miki...ho fatto quello che dovevo fare..."

Con ciò, si allontanò, lasciando Miki da sola nel caffè.

Sdraiandosi sul letto, emise un lungo sospiro. Cos'avrebbe fatto ora? Miki aveva la pulce all'orecchio. Anche se era convinto che Miki non avrebbe mai fatto il collegamento con Kaori, sarebbe stata sospettosa d'ora in avanti.

Pensò alla giovane donna, cos'avrebbe deciso adesso? Andare all'estero senza lasciare traccia o rimanere?

Ripensò al piccolo Hideyuki, ancora lontano dall'immaginare tutte le vicissitudini che avevano avuto luogo prima della sua venuta al mondo. Anche la sua nascita era stata rocambolesca. Ma ora era lì.

La coscienza di Umi non era ancora del tutto serena, qualcosa lo infastidiva. Riprese il foglio con i codici d'accesso della residenza. Pensò a lungo mentre triturava il pezzo di carta.

E se quella fosse stata la soluzione?

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Capitolo 27
*** 27. I dubbi di Miki ***


Umi decise di dormire per qualche ora, e il suo sonno fu agitato da tutte le domande senza risposta.

Svegliatosi di soprassalto, decise di tornare ad aiutare sua moglie: non doveva capire troppo. Lui doveva sostenerla a modo suo, ma senza parlare.

Si sedette e sospirò, aveva deciso.

Si alzò e andò al caffè, per aiutare la moglie.

Quando attraversò la porta del bar, sentì che Miki era agitata a causa del gran numero di clienti da servire. Andò al bancone e indossò un grembiule, sotto lo sguardo discreto di sua moglie. Iniziò a riordinare un po' per tranquillizzarla e Miki non riuscì a reprimere un sorriso.

Quando, qualche ora prima, Falcon era andato a letto senza spiegazioni, Miki si era irritata. Molte domande la tormentavano.

Ma poi si era calmata pensando che non doveva dubitare di Falcon e immaginare che qualcosa di malsano riguardasse i suoi spostamenti. Non aveva nemmeno il diritto di pensarci. Aveva percepito che suo marito era preoccupato. La partenza di Kaori aveva colpito anche lui, ma non lo mostrava allo stesso modo: quante volte l'aveva visto ritirarsi, isolarsi sul balcone per ore?

Per tutti questi motivi, decise di non continuare la discussione. Quando vide il marito tornare ad aiutarla, provò gioia. Si sentiva ancora perduta per la partenza della sua amica e aveva bisogno di lui.

Stranamente, non ce l'aveva con Kaori...al contrario, colpevolizzava se stessa. Aveva visto Kaori cambiare, le sue condizioni fisiche l'avevano preoccupata. Non aveva fatto nulla di concreto per aiutarla, si era abituata alla malinconia di Kaori e il fatto che Kaori e Ryo si distruggessero a vicenda era diventato 'normale' per lei. A tale constatazione, rabbrividì. Il malessere di Kaori, il sentimento di imbarazzo che si era stabilito tra loro, l'assenza di Kaori durante gli incarichi, il fatto che Kaori avesse accettato di sfilare quando si era sempre rifiutata, i suoi sbalzi d'umore...

Tutto ciò avrebbe dovuto allertarla! La sua migliore amica stava male e lei non era stata abbastanza presente.

Pensò anche al litigio che aveva avuto luogo tra Ryo ed Eriko: anche se Eriko non aveva usato parole tenere, la reazione di Ryo l'aveva pietrificata.

Ryo...anche lui era cambiato molto, poco prima della partenza di Kaori aveva avvertito che non era più lo stesso. Faceva ancora il pagliaccio, ma non più allo stesso modo, come per non attirare l'attenzione sull'inversione della sua personalità. Interpretava sempre il suo ruolo, ma senza essere sincero. Aveva sentito le voci che circolavano nell'ambiente: l'Angelo della Morte era riemerso!

All'inizio per lei era stato impensabile che si trattasse di Ryo, era impossibile, ma i dubbi avevano sgretolato la sua certezza. Un'aura nera emanava da lui quando entrava nel locale, un'atmosfera pesante invadeva tutto il bar. Quasi lei si sentiva soffocare a causa del malsano magnetismo che lui rilasciava.

Ma sapeva una cosa, lui amava Kaori. Sebbene non volesse ammetterlo, l'amava, e il suo dannato orgoglio gli aveva giocato un brutto scherzo questa volta.

Alla sfilata di Kaori, era stato assente. O meglio...si era nascosto dagli occhi della maggior parte delle persone, perché c'era stato, nell'ombra, per poterla osservare meglio: era fatto così.

Ma adesso sarebbe scivolato nell'ombra, tornando a essere l'Angelo della Morte? Stava cercando Kaori?

Tutte quelle domande senza risposta la fecero sospirare. Cercò di dirigere tutti i suoi pensieri sul lavoro per dimenticare un po' i rimorsi e le preoccupazioni.

La giornata era stata calma, i clienti numerosi e, come al solito, la coppia aveva lavorato in un'atmosfera armoniosa.

 

 

Falcon guardò l'ora: le 19.00, era tempo di rientrare. La coppia riordinò il bar per potersene andare e lo sweeper chiuse la saracinesca. Miki, sul punto di tornare a casa, fu interrotta dalla voce del marito:

"Miki, tu rientra, io devo andare a trovare qualcuno..."

Miki si voltò verso suo marito, lo sguardo pieno di domande e preoccupazioni. Stava per porre una domanda quando lui la precedette:

"Vado da Ryo."

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Capitolo 28
*** 28. Primo scambio ***


La giovane donna si alternava tra periodi di sonno e veglia. Dopo la partenza di Falcon, Kaori si era ritrovata da sola con il suo bambino e la nuova madre cercava di riordinarsi le idee: la notte era stata ricca di emozioni!

Ripensando a Falcon, non poté fare a meno di sorridere. Poverino, doveva essere stato provante per lui! Il suo cuore accelerò perché era felice: sì, era felice...Falcon l'aveva aiutata, e fin dall'inizio della collaborazione che lei aveva più o meno forzato.

L'uomo aveva acconsentito ad aiutarla nonostante le riserve che aveva potuto esprimere sulle sue scelte, l'aveva sostenuta malgrado tutto. Di natura piuttosto fredda, non aveva mai mostrato segno di disaccordo. Le sue visite erano regolari, ritmate da domande molto specifiche, ma senza andare oltre. Era Falcon, semplicemente fedele a se stesso, e grazie a lui Hide era lì!

Rivolse la sua attenzione al piccolo essere che dormiva tra le sue braccia, scostò delicatamente la coperta che lo avvolgeva e accarezzò la sua piccola guancia rosa.

Dio, quanto era bello! Guardò con meraviglia ogni suo tratto, prendendosi il tempo per osservare ciascun dettaglio. Non c'era dubbio, avrebbe somigliato al padre!

Prese la sua manina e non riuscì a fermare le lacrime. Era lì, nonostante tutto...la vita aveva preso il sopravvento, era stata più forte di ogni altra cosa! Anche se viveva in compagnia della morte ogni minuto, aveva scelto la vita...

Suo figlio sarebbe stato la sua nuova missione, doveva vivere...vivere...nonostante il fatto che suo padre avesse portato via delle vite, prigioniero di un mondo in cui la morte occupa tutto lo spazio. Oggi, una parte di lui avrebbe vissuto in un mondo di luce e gioia.

Kaori si sentì più forte che mai. Avrebbe combattuto per lui, con tutto il suo coraggio, visceralmente. Gli avrebbe fornito tutti gli insegnamenti che avesse potuto trasmettergli, affinché vivesse una vita felice.

Il suo cuore affondò: Ryo non sapeva nemmeno di aver dato la vita...i dubbi invasero di nuovo la sua mente.

Un piccolo grido fece spostare la sua attenzione su Hide. Era sveglio e i suoi grandi occhi neri la osservavano. Quello scambio fu un momento unico e, mentre il piccolo Hide fissava sua madre, un dialogo silenzioso si installò in un'atmosfera molto mite. Il cuore di Kaori si sciolse alla vista dei suoi occhi: sì, era bellissimo!

Rianimata da un nuovo fuoco, la sweeper fece una promessa, gli avrebbe dato tutto ciò che poteva.

"Sì amore mio, ti darò una vita felice, guidandoti sulla retta via..."

Parlò con lui. Continuando a fissarla, Hide era assorbito dalla donna di cui si fidava ciecamente. Era il frutto del suo immenso amore per Ryo e, per questo, era la sua più grande ricompensa.

Pensò già a tutto ciò che avrebbe potuto dirgli quando fosse cresciuto. La sua vita...

 

Gli dirò che è nato dall'amore.

Che ogni notte si affaccia a un nuovo giorno.

Che sarà grande ma ha molto tempo.

Oh dio, ha un sacco di tempo...

 

Kaori guardò fuori dalla finestra, il suo cuore rabbrividì alla magnifica vista di fronte ai suoi occhi: un nuovo giorno stava nascendo.

 

E che la vita lo chiama e che il mondo lo attende

Che la terra è così bella e il cielo è così grande

Che è bello, che lo amo, che è la mia vita, la mia gioia

Che è uno tra milioni di umani

Ma è unico per me.

 

Rivolse la sua attenzione al figlio e continuò a esplorare i suoi pensieri.

 

Gli dirò che tutto può essere imparato

Il bene, il male e persino la felicità

Che non perda mai i suoi occhi da bambino

Di fronte alle sfortune e alla bruttezza

Che guardi con il cuore

Gli dirò di essere saggio e prudente

Mentre va a sfiorare ghiaccio e fuoco

Che assaggi tutto senza mai diventare dipendente

Che il troppo può essere peggio che il troppo poco

Oh, molto peggio del troppo poco.

 

Cominciò a piangere, rendendosi conto che suo figlio veniva da lontano. Quella nuova vita faceva parte dei miracoli nell'ambiente di oscurità in cui City Hunter viveva.

 

E che la vita lo chiama e che il mondo lo attende

Che la terra è così bella e il cielo è così grande

Che è bello, che lo amo, che è la mia vita, la mia gioia

Che è uno tra milioni di umani

Ma è unico per me.

 

Carezzò nuovamente la sua testolina e sorrise pensando alle sue nuove risoluzioni.

 

Gli narrerò canzoni e poesie

Gli dirò che non c'è amore senza storia

Che la felicità è un chicco che si semina

Che amore e salute non possono essere comprati

E che siamo ricchi solo di queste

Gli dirò che un giorno un'altra donna

Arriverà ad amarlo e lo amerà

Che io morirò di felicità e lacrime

Ma che ci sarò passo dopo passo

Che la vita è così insieme alle sue leggi

E che la vita lo chiama e che il mondo lo attende

Che la terra è così bella e il cielo è così grande

Che è bello, che lo amo, che è la mia vita, la mia gioia

Che è uno tra milioni di umani

Ma è unico per me.

Che è bello e che lo amo

Che al di là del mistero

È la mia migliore ragione per vivere

La mia risposta all'infinito.

 

Lo prese con delicatezza, avvicinandolo al suo cuore e chiuse gli occhi. Per tutte quelle ragioni, lei sapeva che oggi, quello era il suo destino. Essere la madre di Hideyuki, figlio del grande Ryo Saeba, il cui nome era parte integrante della storia del Giappone. Certo, nessun libro lo avrebbe mai menzionato, ma lei avrebbe almeno avuto la possibilità di vivere al suo fianco.

Il filo dei suoi pensieri fu interrotto dalla porta che si aprì improvvisamente. Una voce femminile spezzò il silenzio:

"Kaori?"

La voce era piena di ansia e i passi affrettati si dirigevano nella sua stanza. Kimiko aprì la porta, trovò la giovane donna stesa con il suo bambino tra le braccia. Ascoltando solo il suo cuore, le andò incontro:

"Perdonami Kaori, non sarei dovuta partire! Ho ricevuto la chiamata di Falcon! Oh mio dio! Ho passato tutta la notte all'aeroporto per poter prendere il primo aereo!"

Si abbassò per mettersi all'altezza del letto. Kaori le sorrise, il suo viso era così sereno che l'ex mercenaria si rassicurò immediatamente. Con voce dolce e calma, Kaori disse:

"Non preoccuparti più...è andato tutto bene"

L'ex mercenaria la baciò sulla fronte e guardò il bambino tanto atteso.

Kaori le fece ammirare quella piccola meraviglia, la signora Tsukasa si commosse. Era di natura piuttosto discreta e mostrava i suoi sentimenti solo raramente. Ma come poteva il cuore di una donna non gioire alla vista di una vita appena nata?

Kimiko reindirizzò la sua attenzione su Kaori e, come se si fosse verificata una trasmissione del pensiero, Kaori chiuse gli occhi e disse:

"Si chiama Hideyuki...Hideyuki Saeba..."

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Capitolo 29
*** 29. L'indirizzo ***


Shinjuku.

 

Un uomo sgattaiolava attraverso la città ad alta velocità, arrivando in prossimità di un edificio dai mattoni rossi, dove frenò bruscamente.

Dopo essersi infilato nel garage, la macchina si arrestò.

Restando qualche minuto al volante, lo sweeper guardò di fronte a sé. Gli occhi vuoti, prese una sigaretta con un gesto meccanico, la portò alla bocca e si mise a fumare, i suoi occhi ancora assenti.

Una volta finita la sigaretta, decise di scendere dall'auto. Salì lentamente. Con una mano coperta di sangue seccato, aprì la porta. Scoprì un appartamento immerso nell'oscurità e nel silenzio, come al solito da diversi mesi. Diede un'occhiata al salotto, così pieno di vita in passato.

Si diresse all'angolo bar e si versò da bere. Dopo aver bevuto in una sorsata, fece volare il bicchiere attraverso la stanza. Un altro bicchiere rotto...poco importava...

Andò in bagno, un'abitudine ormai ancorata della sua vita. Salì lentamente le scale ripensando alla sua giornata, era soddisfatto: aveva fatto buoni progressi. Distruggendo tutto sul suo cammino, aveva fatto pagare un alto prezzo a tutti quei criminali.

Lo sweeper strinse i pugni per contenere la rabbia. Quella rabbia che gli montava al cuore, come una morsa che si stringeva su di esso, doveva agire per non impazzire.

Dopo aver regolato i conti con diversi criminali da quattro soldi, aveva fatto il giro dei suoi informatori. Ma niente...sempre niente...nessuna traccia...aveva setacciato tutte le stazioni, poi l'aeroporto, ma niente. Lei aveva lasciato tutto, anche la carta di credito che avrebbe potuto tradirla, aveva avuto cura di non portare via nulla.

Tuttavia, lui era convinto che fosse ancora in Giappone. Salendo, sospirò disperato.

Entrò in bagno. Era sempre lo stesso rituale: fare la doccia, lavare i vestiti macchiati di sangue, indossare abiti appropriati e puliti, salire sul tetto per fumare un'altra sigaretta e pensare...pensare sempre.

Forse si sarebbe rilassato più tardi andando a fare una passeggiata nel suo quartiere preferito? Non c'era nemmeno più gusto. A dire il vero, persino le giovani donne seminude dei cabaret lo snervavano. Sì, le odiava e odiava se stesso per ciò che era...o per ciò che era tornato a essere.

Prese una boccata dalla sigaretta e sputò il fumo verso il cielo. Quante volte aveva potuto guardare quel cielo? Conosceva la posizione di ogni stella a memoria. Scosse la testa per reprimere tutti i pensieri che gli fluivano dentro. All'improvviso, sentì un'aura ravvicinarsi, un'aura che conosceva bene. Non era un'aura negativa.

Non poté reprimere un sorriso di soddisfazione. Nonostante la terribile situazione, aveva un udito e una percezione fuori dall'ordinario.

La porta metallica si aprì, Ryo non si voltò. Dei passi si diressero verso di lui e lo sweeper, che ancora non aveva abbozzato alcun gesto, disse all'ospite a sorpresa:

"Come mai questa visita...Falcon?"

Falcon aveva bussato diverse volte alla porta d'ingresso, ma non aveva ricevuto risposta. Sapeva però che Ryo c'era, per cui aveva preso l'iniziativa di entrare. Sapeva che Ryo avrebbe percepito la sua presenza ancora prima che si unisse a lui sul tetto.

Rimase lì, immobile, di fronte all'altro. Ryo decise alla fine di voltarsi per affrontare il suo amico. Un lungo silenzio seguì la domanda. Non ottenendo risposta, Ryo si allontanò dalla sua contemplazione della città. Falcon era in pace con se stesso e la sua coscienza, quello che stava per fare era un gioco, lasciare o raddoppiare...ma rimaneva sempre fermo.

Sentì il nervosismo di Ryo per come fumava la sigaretta, l'uomo non poteva sopportare il modo in cui testa di polpo lo analizzava. Sì, lo detestava...che diamine aveva, alla fine?

Ryo si mise alla ricerca di un'altra sigaretta, con mano tremante frugò nella tasca. Volendo assolutamente farla finita, disse di punto in bianco:

"Hai informazioni per me, testa di polpo?"

Falcon sorrise. Avvicinandosi a Ryo, si appoggiò alla ringhiera e rispose solamente:

"Sì"

Ryo non si mosse. Si accontentò di rispondere:

"Era ora...la cosa stava diventando lunga"

Falcon non sapeva se in quella frase si nascondesse un doppio significato, ma era sicuro di non poter fare marcia indietro. Con un gesto rapido, Falcon prese un foglio dalla tasca e lo tese a Ryo. Inizialmente sorpreso, Ryo si apprestò a prenderlo, quando Falcon lo tirò indietro.

"Prima che ti dia questo foglio, devi metterti in testa che non è per te che lo sto facendo"

Perplesso, l'altro non capì dove volesse arrivare il suo amico. Annuendo, Ryo allungò di nuovo la mano per recuperare il pezzo di carta, che sembrava essere molto importante per Falcon.

In principio esitante, Falcon glielo porse e Ryo prese delicatamente il foglio. Lo guardò e, dopo un po' di silenzio, sollevò il capo verso Falcon:

"Iwaki?"

Falcon annuì, Ryo continuò a leggere e gli chiese:

"E cosa sono questi numeri?"

"Sono i codici per entrare"

Non sapeva più cosa pensare. Aveva nelle sue mani l'indirizzo dove avrebbe trovato Kaori.

Non volendo perdere il controllo della situazione, Falcon parlò con tono fermo:

"Non chiedermi di sapere il perché e il come...lei è lì. Ma ascoltami bene, Ryo. Se decidi di non andare, d'accordo. Ma se decidi di andare, dovrai prenderti le tue responsabilità. Ora sarai il solo responsabile di ciò che seguirà e della sicurezza della ragazza. La mia missione si conclude oggi. Sta a te decidere cosa vuoi adesso"

Ryo fissò intensamente Falcon. Non comprendeva del tutto. Stava cercando di capire ciò che Falcon gli stava consegnando. Ma per lui c'era solo una domanda:

"Perché ora, Falcon?"

Falcon si voltò per andarsene.

"Se decidi di andare, lo capirai. Ti chiedo solo di essere discreto. Hai i codici per entrare, non c'è bisogno di mettere tutto a ferro e fuoco..."

Con queste parole, l'ex mercenario se ne andò. Lasciando lo sweeper numero uno del Giappone di fronte al suo destino.

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Capitolo 30
*** 30. Dilemma ***


Falcon uscì rapidamente dall'edificio dai mattoni rossi, sospirando di sollievo: dopo sei mesi, si sentiva oppresso.

Non aveva tradito Kaori lasciando che Ryo prendesse la sua decisione, era il suo dovere. Non poteva non dire, anche solo a mezze parole, dove fosse Kaori. Aveva appena dato una spinta al destino, sperando che fosse più indulgente per City Hunter.

Ryo non si era ancora mosso dal tetto. Lesse e rilesse l'indirizzo davanti ai suoi occhi. Perché? Perché oggi? Sei lunghi mesi...di silenzio, di domande senza risposta...

Aveva sempre avuto un dubbio: quando era tornato al Cat's Eye dopo che Kaori se n'era andata, aveva sentito il turbamento di Falcon. Non era riuscito a capire bene, ma qualcosa non quadrava. Considerando la precipitosa partenza di Kaori, non aveva fatto il legame, o non ci si era voluto soffermare?

Se Falcon era coinvolto in qualche modo nella partenza di Kaori, era perché c'era stato qualcosa che lo aveva spinto in quella direzione.

Visti l'indirizzo e i codici, lei doveva essere al sicuro, non c'erano dubbi. Si era sentita così in pericolo da aver avvertito la necessità di andarsene? Gli sembrava improbabile. Nessuna minaccia era stata pronunciata contro di lei, e visto che aveva cercato la minima informazione che potesse riguardarla, lo avrebbe saputo.

Tutto turbinava nella sua mente: doveva andarci? O lasciarla? Doveva essersi rifatta una vita almeno un minimo, laggiù. Presentarsi lì avrebbe potuto spezzare la nuova vita che si stava costruendo, ma perché tagliare i ponti con tutti? Perfino Miki ed Eriko...non aveva senso!

Di cosa aveva avuto paura? Perché nascondersi? Si nascondeva da lui?

Doveva essere stato sicuramente così. Lei aveva paura di lui. Lui era cambiato e lei se n'era accorta.

Soprattutto quella notte in cui, preso dall'alcool e dalla frustrazione, aveva urlato davanti alla sua porta con gesti inappropriati. Forse per quello lei si era allontanata da lui?

Non poteva fare a meno di ripensare a tutto ciò che poteva essere successo. Era stato debole, semplicemente, ma dio se era stato felice! I suoi gesti delicati, la sua dolcezza, la sua innocenza, la purezza che gli aveva offerto! E lui, col dorso della mano, aveva spazzato via tutto. Perché, poi? Per paura? Sicuramente. Aveva avuto paura. Dopo una notte in paradiso, l'inferno l'aveva velocemente ripreso. Sapeva che un giorno i suoi sensi non sarebbero più stati all'erta a causa sua. Si detestava e, come per punirsi, si era tirato indietro. Stranamente, Kaori aveva accettato.

Perché? Perché lei lo conosceva meglio di chiunque altro.

Lo sweeper diede un pugno alla ringhiera, tormentato. Non sapeva cosa fare in quel momento. Perduto, era perduto.

Il vento gli ricordò che era sul tetto e che la notte era già molto avanzata. Decise di andare a dormire, la notte portava consiglio, apparentemente. La sua notte fu agitata: sognò Kaori, Falcon, i suoi ex nemici. Ogni notte era un test per lui, perché i suoi ricordi tornavano in superficie e rivedeva i morti, il sangue. Tutto ciò a cui non voleva più pensare.

Alzandosi improvvisamente per allontanare gli incubi, andò a sciacquarsi il viso. La sua rabbia interiore tornava ancora e ancora, pronta a riprendere il servizio, alla ricerca del criminale che avrebbe avuto l'audacia di sfidarlo...

Tornò nella sua stanza e guardò l'ora: 5 del mattino. Era troppo tardi o troppo presto...i ratti avevano lasciato i quartieri per lasciare il posto alle 'persone normali'.

Sospirò riprendendo il pezzo di carta e rileggendo l'indirizzo.

-Sugar- pensò. Uscì di casa solo alle 9.30.

Sarebbe andato a terminare un lavoro rimasto incompiuto. Con passo deciso, raggiunse la sua auto. Questa uscì dall'immobile e partì in direzione del porto.

Ai bordi del porto, una macchina rosso fuoco stava aspettando, una donna appoggiata alla portiera faceva delle telefonate. Vedendo arrivare Ryo, accorciò la conversazione.

Lo sweeper uscì dalla sua auto e le andò incontro. Saeko non poté evitare di stupirsi nel vederlo: i lineamenti duri, la mascella serrata. Non presagiva niente di buono.

Dopo un rapido saluto, lo sweeper portò immediatamente la conversazione sul lavoro. Sorpresa che lui non tentasse il minimo gesto fuori luogo, Saeko lo informò subito delle ultime notizie raccolte dai poliziotti infiltrati.

Lo sweeper ascoltò attentamente, osservando le barche che andavano e venivano, le mani in tasche. Dopo che Saeko terminò la sua esposizione, lui disse semplicemente:

"Beh...è ora per me intervenire"

Si voltò e andò verso la sua macchina. Sempre sorpresa dall'atteggiamento del suo amico, Saeko non poté evitare di interrogarlo:

"Ryo, sei sicuro di stare bene?"

Ryo si fermò, senza voltarsi:

"Sì, va tutto bene...è solo che vorrei finire questo incarico che si sta trascinando...mi infastidisce parecchio!"

Lo sweeper non voleva più indugiare e, vedendo che Saeko era pronta a continuare il dialogo, si affrettò ad andarsene. La sua giornata fu piena, sapeva che doveva sbrigarsi. Fu efficace: si ritrovò davanti al truffatore in questione.

Dopo averlo seguito ed essersi infiltrato per raccogliere prove più conclusive sul suo ruolo nel traffico e nell'organizzazione, poté finalmente fargli cadere la maschera e dargli una lezione!

Rimase immobile, puntando la Magnum sul miserabile che tremava in tutte le sue membra; l'uomo sapeva che aveva di fronte a sé l'Angelo della Morte in persona, e che stava per agire...sapeva di essere perduto e, chiudendo gli occhi, attese la sua sentenza, sentendo la sicura venire rimossa. Serrò i denti, aspettando la morte vicina.

Ryo era lì, pronto a regolare il conto, stava per sparare quando titubò. Sempre immobile, guardò l'uomo di fronte a sé che si preparava a morire e, contro ogni previsione, non sparò.

"Sono di buon umore oggi, sei molto fortunato!"

Agendo di conseguenza, prese il cellulare mentre guardava lo sfortunato e chiamò direttamente Saeko:

"Puoi venire a ritirare la merce sul molo E, distretto ovest"

Il delinquente aprì gli occhi, tremando con tutto il suo corpo mentre lo sweeper si avvicinava a lui. I suoi occhi erano scuri, agghiaccianti. All'improvviso, Ryo lo tramortì. Cominciò a legarlo saldamente e si alzò in piedi, lasciando l'uomo nelle mani della giustizia.

Lo sweeper si mise le mani in tasca e si mise a camminare con noncuranza. Arrivato al suo veicolo, prese una sigaretta e si sedette al volante. Soddisfatto di se stesso, stava bene oggi, poteva tornare a casa senza una goccia di sangue sulle mani. Con quel pensiero, riavviò la Mini e si diresse verso casa.

Diede una rapida occhiata dietro e si rese conto che la strada era quasi vuota, il che rendeva facile il suo rientro. Era stanco, era ovvio che avesse bisogno di riposare, sospirò...

Stava per girare a sinistra quando sterzò bruscamente e andò a destra: prese la strada che portava a Iwaki.

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Capitolo 31
*** 31. Ospite a sorpresa, parte 1 ***


Strinse il volante perché aveva paura di quello che avrebbe scoperto. Forse Kaori si era rifatta una vita con qualcuno? L'idea ebbe lo stesso effetto di una pugnalata, quindi per concentrarsi maggiormente sulla strada, accese la radio con un gesto nervoso. Il tragitto gli sembrò il più lungo che avesse dovuto attraversare e fu con curiosità che entrò in quella città che gli era completamente sconosciuta. Era una città normale senza grandi fasti, niente a che vedere con Tokyo o il quartiere di Shinjuku.

Lo sweeper osservò la città in cui il suo angelo aveva trovato rifugio. Sentì l'angoscia divenire sempre più difficile da gestire: finalmente avrebbe saputo. Prese il foglio e guardò attentamente i vari pannelli. Prendendo la precauzione di non indugiare troppo, cercò di trovare in fretta la sua strada per evitare che lo vedessero a gironzolare.

Doveva garantire la propria sicurezza e quella del suo angelo e, perciò, doveva essere discreto.

La Mini affondò maggiormente nella città, arrivò a un incrocio, svoltò a destra. Lo sweeper si trovò in un quartiere chic, di bell'aspetto, piuttosto di classe, che sembrava calmo. Era sollevato: Kaori era lontana dai quartieri malfamati. Il suo cuore accelerò mentre oltrepassava l'ingresso segnato su quel foglio così prezioso, e non volendo attirare l'attenzione, passò senza fermarsi.

La notte si era impossessata della città, così decise di parcheggiare molto più lontano e di camminare.

Oltrepassando l'edificio, scoprì che la residenza era sotto buona sorveglianza. Per fortuna Umi gli aveva dato i codici, perché faceva fatica a immaginarsi mentre distruggeva tutto per parlare con Kaori. Sorrise suo malgrado: dannato orgoglio!

Fermò il motore della macchina e rimase lì a lungo. Perdendo la nozione del tempo, restò lì, al buio, a pochi metri dalla nuova casa e dalla nuova vita di Kaori. I suoi dubbi riemersero: forse avrebbe rotto tutto andando a vederla?

Si apprestò a riavviare il motore, ma sospese il suo gesto: doveva sapere!

Facendo un profondo respiro, uscì silenziosamente dall'auto. In quel momento, avrebbe voluto avere una sigaretta, ma avrebbe potuto tradirlo e rischiare di di farlo individuare. Camminò discretamente rimanendo vigile, solo un cane urlante testimoniava una forma di vita nel quartiere, che per lui era troppo calmo.

Si avvicinò di soppiatto e arrivò in prossimità dell'edificio. Si prese del tempo per osservarlo: la residenza era circondata da grandi pareti bianche e dotata di un grande cancello elettrico nero.

Avrebbe potuto entrare direttamente, come se ci vivesse, ma non fece niente. Doveva rimanere discreto, non sapendo cosa lo aspettasse.

Assicurandosi di non essere visto e non percependo alcuna aura letale, decise di dirigersi al cancello. Con un gesto febbrile, compose il codice che aveva avuto il tempo di memorizzare a forza di leggere e rileggere il foglio.

Il cancello si aprì a malapena quando lui scivolò in mezzo precipitandosi dietro un cespuglio alla sua destra. Poteva vedere l'edificio che si ergeva di fronte a lui: cos'avrebbe fatto? Entrare direttamente?

Falcon gli aveva anche dato il codice per l'interfono, ma non poteva entrare e bussare alla porta di Kaori, gli sembrava completamente assurdo, vista la situazione! Girò intorno all'edificio, alto solo due piani e con molti balconi. Era facile da scalare, ma doveva trovare IL balcone. Sospirò e guardò il cielo per trovare la risposta quando improvvisamente una luce spuntò da una finestra. Lo sweeper si nascose dietro un imponente albero al suo fianco e sentì una porta scorrevole aprirsi delicatamente.

Il suo cuore batté più velocemente alla vista della sagoma...lei era lì! Stava aprendo la porta, uscendo sul balcone!

 

 

La donna aveva trascorso una giornata tranquilla e rilassante che le aveva permesso di prendersi il tempo necessario per conoscere Hide. Aveva amato tenerlo in braccio e ammirarlo per ore, solo i via vai di Kumiko la interrompevano.

Posò delicatamente il suo angelo nella sua culla e tornò in salotto. Si sedette e accese la tv, ma presto si rese conto che non stava affatto ascoltando. La nascita di Hide occupava tutti i suoi pensieri; tuttavia, un nuovo dubbio interferiva: cosa avrebbe fatto ora, se ne sarebbe andata?

Scosse il capo, tutto era ancora troppo fresco per poter avere le idee chiare. Un dubbio rimaneva: Ryo. Avrebbe dovuto saperlo prima della sua eventuale partenza per New York? Ora che Hideyuki era lì, le sue idee e le convinzioni erano scosse.

Volendo eliminare il suo malessere, uscì per prendere aria. Aprendo delicatamente la porta del balcone, si infilò l'ampio gilet di lana bianca. Fuori faceva fresco, ma le avrebbe fatto bene.

Si avvicinò alla ringhiera e vi appoggiò gli avambracci, inspirò, si sentì bene e si stava rilassando.

Il suo sguardo fu attratto da qualcosa, con un movimento improvviso girò la testa ma non vide nulla, doveva trattarsi di un gatto. Rimase lì per un momento, poi fu strappata dai suoi pensieri da una voce che ormai conosceva molto bene.

Disse:

"Arrivo, tesoro mio"

Rientrando in salotto, chiuse la porta del balcone, ma adoperando troppa forza, quella rimbalzò e si riaprì leggermente.

Dal canto suo, lo sweeper la osservava. Il suo cuore si era risvegliato dal letargo nel quale era affondato da sei mesi. Lei era bellissima. Nonostante la luce fioca, il suo gilet bianco la valorizzava e lui non poté astenersi dal ripensare alle sfilate di Tokyo. Era stata risplendente, mostrando che non aveva nulla da invidiare alle modelle professioniste. Quel famoso giorno, lui si era sentito combattuto: era stato felice di vederla, ma anche arrabbiato. Arrabbiato che il suo corpo fosse disponibile alla vista degli altri uomini che si erano presentati per rifarsi gli occhi.

Le sue ciocche ribelli venivano ventilate dalla brezza, era splendida. Faceva sempre battere all'impazzata il suo cuore.

All'improvviso, la vide parlare e tornare dentro, non era sola. Strinse i denti. Con un gesto improvviso si accostò al muro, decise di arrampicarsi per non affogare nelle sue idee preconcette. L'altezza non era molta, in due o tre movimenti avrebbe raggiunto il balcone. Aspettò pazientemente nell'ombra.

Kaori andò direttamente da Hideyuki che si era svegliato. Lo prese dolcemente tra le braccia e si occupò di lui, mai stanca di ammirarlo. Dopo averlo nutrito e rassicurato, lo rimise nella culla. Sentendosi stanca, decise di andare a letto. Spense la luce per non disturbare il suo bambino e cominciò a spogliarsi quando si bloccò. Sentì qualcosa.

 

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Capitolo 32
*** 32. Ospite a sorpresa, parte 2 ***


Una presenza! Sentiva una presenza che si avvicinava. Chiuse gli occhi e applicò ciò che Ryo le aveva insegnato: rilevare un'aura, definirla. Si concentrò, il suo respiro accelerò, guardò Hideyuki che dormiva profondamente.

L'aura non era negativa, ma ciò non significava che la sua presenza in quel luogo rimanesse un segreto. Prese la pistola, non volendo correre rischi, ma soprattutto per proteggere suo figlio. Scivolò in salotto e si nascose nell'ombra accanto alla porta-finestra dove le tende la celavano. Aspettò.

Era folle di rabbia. L'istinto materno le fece dimenticare tutta la paura che poteva provare in quel momento.

Lo sweeper si arrampicò con cura. Dotato di incredibile agilità, scalò rapidamente i due piani e mise piede sul balcone. Tutto era spento nell'appartamento, ma sentì la presenza del suo angelo. Esitò di nuovo a entrare, ma ora che era lì, non poteva tornare indietro!

Notò che la porta non era completamente chiusa, il che gli avrebbe facilitato le cose. Come un felino, si diresse all'apertura e fece scivolare lentamente la porta, per evitare di fare rumore.

Il cuore di Kaori accelerò. Lo sentì impanicarsi nel petto. Vide la porta che si apriva delicatamente. Aspettò che l'intruso entrasse in casa. Era confusa, ascoltava soltanto l'istinto, e puntò l'arma sull'estraneo.

Lo sweeper, sul punto di entrare, sentì un'arma puntata addosso. Udì un 'clic', rumore che conosceva a memoria: quello della sicura. Non aveva sentito nulla, che il suo istinto lo avesse ingannato?

La donna accese improvvisamente la luce e si piazzò davanti allo sweeper, con l'arma puntata contro il suo petto. In quel momento non riconosceva se stessa, mai nella sua vita era stata così sicura di sé e determinata. I due si ritrovarono faccia a faccia, Kaori non poté trattenere un grido di stupore quando riconobbe l'intruso.

Ryo, nel frattempo, era semplicemente paralizzato!

Rimasero l'uno di fronte all'altra per un po', il tempo di capire...gli occhi di Kaori si spalancarono mentre capiva che lui era lì, davanti a lei. Anche Ryo impiegò del tempo per digerire il fatto che il suo angelo fosse davanti a lui, mentre gli puntava un'arma addosso, pronta a sparare. Con un gesto brusco lei abbassò la pistola, avendo cura di rimettere la sicura, era così sorpresa che tutto iniziò a ruotarle intorno.

Ryo!

L'uomo fu inizialmente rassicurato quando la vide abbassare l'arma. Per la prima volta, avrebbe potuto essere colpito a distanza ravvicinata! Era sconvolto tanto quanto il suo angelo. Mai aveva pensato che la loro 'riunione' si sarebbe svolta così. E per di più, lui si era fatto intrappolare. Lei avrebbe potuto ucciderlo!

La giovane donna fece due passi indietro, non credeva ai suoi occhi. Ryo era davanti a lei...a casa sua!

Istintivamente, guardò verso la camera da letto e fu sollevata nel vedere che la sua porta era appena socchiusa.

Lo sweeper non sapeva cosa dire né fare. La fissava. Il suo sguardo era neutro.

Kaori, che gradualmente riprese il controllo su di sé, disse:

"Ma...ma...Ryo...come? Insomma..."

In preda al panico, non fu in grado di pronunciare una frase coerente. Ryo, che era rimasto padrone di se stesso, si avvicinò a Kaori. La guardò senza dire una parola. Sempre più sconcertata dalla situazione, Kaori voleva assolutamente tornare sicura di sé, senza lasciar tradire nulla.

Ricomponendosi, gli chiese:

"Ryo...Ryo, cosa ci fai qui? Io...insomma..."

Decisamente, non riusciva nemmeno ad allineare due parole, era troppo scombussolata.

Lo sweeper, che stava gestendo la situazione molto meglio, ruppe il proprio mutismo:

"Sono io a dover fare questa domanda, cosa ci fai qui?"

Il suo tono era secco. La donna iniziò a tremare. Come l'aveva saputo? Glielo aveva detto Falcon? Perché?

Lo sweeper fece alcuni passi verso di lei che, di riflesso, indietreggiò. Lui disse:

"Perché Kaori? Perché?" la sua voce era piena di amarezza. Kaori cercava di guardarlo negli occhi, quel maledetto sguardo che la faceva smarrire ogni volta.

"Io...insomma...dovevo..."

Infastidito da quei frammenti di frasi senza senso, lui alzò la voce:

"Ma rispondi! Per una volta nella tua vita, smetti di avere paura di me!"

Kaori, toccata profondamente da quell'acuta osservazione, sollevò la testa. I suoi occhi erano pieni di lacrime:
"Non sei nella posizione per dirmi questa cosa, Saeba..."

Lui rimase ferito dal modo con cui lei lo chiamò, odiava quando lo faceva. La rabbia, la frustrazione, la gioia, le preoccupazioni lo facevano impazzire. Voleva capire:

"Andartene come una ladra, lasciando i tuoi amici...e ME!" terminò la frase con un grido.

Impaurita dal tono che si alzava, lei cercò di calmare la tensione:

"Non urlare Ryo, non mi impressioni!"

Esasperato, lui sentì la tensione tornare alla carica:

"ALLORA RISPONDI!" gridò.

Lei sussultò al tono di Ryo, che aveva urlato. Aveva paura che svegliasse Hideyuki, doveva farlo uscire da lì:

"Non urlare, Ryo, sveglierai tutto l'edificio!"

Suo malgrado, non poté impedirsi di lanciare un'occhiata alla porta della camera. Era in panico, era assolutamente necessario che lui se ne andasse!

Ryo, che osservava ogni movimento di Kaori, si rese immediatamente conto che lei era a disagio e che non si gettava anima e corpo nella discussione nonostante la rabbia. Qualcosa la tratteneva dall'esplodere. Poi notò lo sguardo che lei lanciò in direzione della porta: c'era qualcuno.

L'uomo sorrise, Kaori era in panico, non le piaceva quel sorriso freddo.

Lui fece un altro passo verso di lei, che istintivamente si ritrasse cercando di deviare dalla porta della stanza. Lui ebbe la prova di ciò che sospettava:

"Ti disturbo, forse? Hai visite, Sugar?"

Non capendo la sua domanda, lei lo sfidò con lo sguardo:

"Di cosa stai parlando? Visite..."

Lui impazzì di rabbia. Lo sapeva, adesso sapeva che Kaori non era sola! Già da prima aveva capito, quando l'aveva vista lasciare il balcone parlando.

"Stai diventando pazza, Sugar? Parlare da soli è un segno precursore di follia!"

Kaori scosse la testa e iniziò a innervosirsi, la questione doveva essere fermata:

"Esci da qui Ryo...ti prego, esci di qui!"
La donna stava soffrendo, il suo cuore si lacerava a ogni osservazione del suo ex partner, ma l'uomo non aveva finito di infierire:

"Sono venuto qui per sapere, Kaori! E non me ne andrò finché non avrò la mia risposta!"

Con un gesto rapido, la prese per il braccio facendola allontanare e liberare il passaggio per la camera di Kaori. Sconvolta da quel gesto, Kaori si voltò e urlò:

"No, Ryo! No! Non entrare in quella stanza!"

Si precipitò davanti a lui, alzando le braccia. I suoi occhi erano pieni di rabbia, lui non doveva entrare.

"Esci di qui, Ryo!"

Il cuore di Kaori palpitò, pregando che Hideyuki non si svegliasse a causa di tutto quel rumore.

Vedendo la paura di Kaori, lo sweeper sentì la rabbia montare. Nascondeva qualcosa, o meglio qualcuno. Lui era lì! In quella dannata stanza! Non si preoccupava nemmeno di venire a difenderla! Che mollaccione doveva essere! Avrebbe ucciso quell'uomo. L'avrebbe ucciso nel modo più orribile per aver osato toccare il suo angelo.

Lo sweeper spinse Kaori senza troppe cerimonie, voleva vederlo.

Kaori, perdendo l'equilibrio, cadde in ginocchio, si rassegnò e pianse tutte le sue lacrime. Chiuse gli occhi come per proteggersi.

Lo sweeper guardò un'ultima volta il suo angelo che lo aveva tradito. Aprì la porta ed entrò.

 

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Capitolo 33
*** 33. L'errore ***


Stanco morto, Doc si era accasciato sulla poltrona. La giornata era stata lunga e la sua mente era assente, preoccupata unicamente per ciò che aveva appena scoperto a Iwaki, e non riusciva a smettere di rimuginare. Conosceva Ryo fin da quando questi era adolescente, si era affezionato al giovane uomo divenuto suo protetto, aveva constatato in prima persona l'influenza benefica della famiglia Makimura nell'evoluzione del suo modo di essere.

Prima con Hideyuki, divenuto il suo migliore amico, grazie al quale l'assassino si era eclissato a beneficio del giustiziere e che gli aveva fatto scoprire un mondo precedentemente sconosciuto. Poi era arrivata una energica giovane donna che brandiva martelli usciti da chissà dove, come un angelo Kaori Makimura aveva completato la metamorfosi iniziata da suo fratello, trafiggendo la sua armatura con il suo spaventoso candore. Aveva potuto vedere apparire negli occhi dell'uomo una scintilla di vita, dopo essere rimasti così a lungo privi di ogni sentimento.

Era convinto che fosse parte del destino...e che ad esso non si sfuggiva mai. Quando il tandem sconvolgente Ryo-Kaori era nato, inizialmente lui era rimasto incuriosito da una tale coppia fuori dal comune. Li aveva spesso avuti come pazienti e rapidamente aveva capito che la giovane donna sarebbe riuscita a domare lo stallone e a prendere possesso del suo cuore, anche se lui rifiutava apertamente di ammetterlo, continuando a fare il farfallone a destra e a sinistra. Baby Face aveva sempre avuto un posto importante nel suo cuore. Ma doveva ammettere che anche lui aveva ceduto al fascino della bambina così come tutta la banda, e sorrise all'evocazione di questo soprannome affettuoso che le aveva dato Umi*. Sapeva che Ryo avrebbe preferito morire piuttosto che far sporcare le mani del suo angelo di sangue, ma lo si poteva biasimare per il suo tentativo di proteggerla dal suo mondo di oscurità, astenendosi dall'amarla? Sentendosi torturato, non sapendo quale decisione prendere: diviso tra il desiderio di tenerla o di lasciarla andare.

Oggi...la situazione era completamente diversa e ancora più complicata per loro. Lui sapeva solo attraverso gli altri sweeper che si presentavano in clinica per ottenere delle cure che lui stava cercando attivamente la sua partner. Perché Kaori aveva deciso di andarsene? Come erano arrivati a quel punto? Lui era al corrente dell'esistenza di quel bambino? A giudicare dall'appello catastrofico di Falcon, era sicuro di no.

Tutte quelle domande che gli si affollavano in testa gli facevano venire male al cranio, stremato si tolse gli occhiali e si sfregò gli occhi. Apprestandosi ad alzarsi, improvvisamente ricordò qualcosa:

"Cavoli, il ferro per Kaori, ho completamente dimenticato di chiamare il farmacista di Yotsukura"

Con un gesto irritato, prese il telefono e compose un numero.

 

Yotsukura.

 

Il signor Fuggi Najjima si preparava per uscire dalla farmacia. Assicurandosi che il registratore di cassa fosse chiuso, con le chiavi in mano si diresse verso l'uscita per chiudere e abbassare la saracinesca. Si sentì improvvisamente buttato all'interno della farmacia, perdendo l'equilibrio e atterrando violentemente sul pavimento; volendo alzarsi, si sentì brutalmente immobilizzato da un peso che gli schiacciava la schiena. Lanciò un grido di dolore. Gli uomini si precipitarono nella farmacia facendo attenzione a chiudersi dentro per poter stare tranquilli. Il signor Najjima capì immediatamente che si trattava di tossicodipendenti alla ricerca di surrogati di droghe e di denaro per poter comprare delle vere dosi. Aveva sentito di una nuova banda che da un po' di tempo infuriava a Tokyo, l'astinenza e la paura di essere catturati li avevano sicuramente portati ad allontanarsi dalla capitare per commettere il loro crimine.

Con un gesto brusco, uno dei delinquenti lo sollevò e lo spinse verso il magazzino.

"Dacci i soldi e le medicine miracolose!" urlò uno di loro. Il farmacista rimase calmo, nonostante i tremori che tradivano la sua paura. Prese le medicine e le posò sul bancone. Uno dei criminali urlò:

"UNA BORSA, vecchio! Sbrigati, o ti farò esplodere la testa!"

Mentre il farmacista metteva le scatole in un sacchetto obbedendo senza battere ciglio per paura che il ladro eseguisse la sua minaccia, il telefono squillò. Il suo cuore iniziò a battere più forte, voltò la testa verso i tre uomini, sorpresi anch'essi, poi verso l'apparecchio. Riconobbe il numero visualizzato. Era un collega, in un certo senso...in generale, quando lo chiamava era per un'emergenza.

Uno dei criminali sorrise ironicamente:

"E se ci divertissimo un po'? Rispondi, vecchio!"

Gli altri due ridacchiarono.

"Attenzione! Una parola sbagliata e ti faccio fuori subito! Rispondi e mostraci il tuo talento come attore!"

Esultavano nel vederlo tremare di paura. L'uomo obbedì cercando di attenuare il tremito della mani, i rapinatori non erano alla loro prima esperienza e, data la loro reputazione, doveva mantenere il suo autocontrollo. Il malvivente impostò il vivavoce per seguire la conversazione.

"Pronto?"

"Pronto, Fuggi! Buongiorno, sono Doc, come stai vecchio mio?"

Fingendosi sicuro, il farmacista rispose:

"Bene bene, ne è passato di tempo!"

"Sì, non sto qui a rilassarmi!"

"Voglio crederti" disse il farmacista con una risata; i criminali finsero di applaudire, trovando che il vecchio se la stesse cavando molto bene.

"Dimmi, Fuggi, avrei bisogno di te...ho una paziente che avrebbe bisogno di medicine"

"Sì, certo, ti ascolto"

"Uh, facciamo come al solito, capisci cosa intendo dire" disse il Doc divertito.

"Sì, sì, non preoccuparti"

"Ho bisogno di ferro, garze e vitamina K"

"Ha un bambino?"

"Sì! Scusami, ho dimenticato di precisare...è per una donna che ha appena partorito in casa..."

"Ok, farei il solito ordine per questo tipo di situazione! Dammi l'indirizzo e il nome della paziente così le porto tutto"

Mentre scarabocchiava su un pezzo di carta, il farmacista pronunciò ad alta voce:

"Allora, per la signorina Kaori Makimura, distretto sud, 333/111, Iwaki..."

I criminali, che si divertivano durante la conversazione, cessarono immediatamente le loro buffonate. Avevano sentito bene...Makimura! Kaori Makimura...

Il farmacista riagganciò, incosciente dell'errore commesso e delle conseguenze che ci sarebbero state. Alzò lo sguardo e osservò i suoi aggressori. Gli sguardi complici e i sorrisi sarcastici che si scambiavano non gli dissero nulla che valesse la pena. La sua coscienza professionale ebbe il sopravvento, doveva assolutamente sbarazzarsi di quegli sporchi individui, interrotti nel loro lurido compito dalla telefonata; tese la mano verso la cassa per dare loro il contenuto così da mandarli via, per poter poi consegnare le medicine alla donna, ma il leader lo fermò improvvisamente urlando:

"Aspetta, vecchio! Abbiamo cambiato i nostri piani!"

A queste parole lui gemette e si imbizzarrì quando si rese conto che quei parassiti avevano in mente un'altra idea. Li fissò di nuovo cercando di cogliere le loro intenzioni, per comprendere l'improvviso cambio di atteggiamento.

Loro scoppiarono a ridere, giubilanti all'idea di potersi finalmente vendicare, perché senza saperlo il farmacista aveva appena offerto loro su un vassoio d'argento le informazioni d'oro che tutto l'ambiente cercava: il nascondiglio di Kaori Makimura con un bonus ulteriore, secondo la chiamata la donna aveva appena avuto un figlio. Se n'era andata senza lasciare un indirizzo e nessuno era riuscito ad avere informazioni sulla sua destinazione. Non erano mancati i tentativi, ma invano, tutti gli informatori avevano ottenuto un buco nell'acqua, come se lei fosse scomparsa dalla superficie della terra, volando letteralmente! Il grande Ryo Saeba avrebbe finalmente pagato! Aveva recentemente ucciso uno dei loro nel modo più abietto...Sì, avrebbe ricevuto una lezione!

Si avvicinarono all'uomo.

Quello che sembrava essere il capo andò dietro il bancone e senza alcuno scrupolo sparò all'uomo. Quest'ultimo crollò a terra. Una pozza di sangue si formò vicino al suo corpo.

"Fatelo sparire...non lasciate alcuna traccia! Tu...vai a scrivere un biglietto in cui dici che la farmacia rimarrà chiusa per qualche giorno...guadagneremo un po' di tempo"

Gli altri due trascinarono il corpo nel magazzino. Chiusero la porta. E si misero a pulire il sangue.

"Avete finito? Abbiamo una piccola visita da fare" dichiarò. Era entusiasta. Aveva un sorriso trionfante, già giubilava.

I criminali uscirono dalla farmacia con discrezione, chiudendo la vetrina, si recarono al loro punto di riferimento per preparare il loro arrivo a Iwaki.

 

 

 

*In tutte le fanfiction francesi, Umi si riferisce a Kaori come 'la petite', cioè la ragazzina, la piccola...in italiano in realtà non le dà alcun epiteto in particolare, e mi sembrerebbe comunque strano che Umi parlasse di Kaori così...tuttavia in francese risulta carino e in fondo non è così bizzarro, dato che Umi è uno dei più 'anziani' del gruppo mentre Kaori è davvero giovane, specialmente all'inizio della sua collaborazione con Ryo.

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Capitolo 34
*** 34. Quando Ryo incontra Hideyuki ***


Lo sweeper aprì gentilmente la porta. La stanza era immersa nell'oscurità, nulla si muoveva, nulla vibrava. Fece scorrere lo sguardo per la camera...no, non vedeva nulla...era ben nascosto, quel tipo. Quando lo avesse trovato...

Ryo cercava di contenere la rabbia che lentamente invadeva il suo corpo. Con un gesto accese la luce. Niente tradiva la presenza di una persona. Che si fosse sbagliato?

La giovane donna era ancora in ginocchio sul pavimento, gli occhi chiusi. Sentì i passi di Ryo che si spostava verso l'ingresso della sua stanza. Aveva appena varcato la soglia. Con un po' di fortuna, non avrebbe visto nulla.

Lo sweeper non era convinto. Era persuaso che ci fosse qualcuno, ma non voleva mettersi a girare per la stanza. Era arrabbiato, ma non si sarebbe spinto fin lì.

Si voltò per prepararsi a uscire, quando improvvisamente sentì un rumore.

Era certamente molto discreto, ma ben reale, e l'orecchio di Ryo, molto più sviluppato della media, aveva catturato lo strano suono. Si girò di nuovo e osservò la stanza ancora una volta, più attentamente. Era un rumore regolare. La presenza nascosta lasciava Ryo perplesso, non riusciva a dare nome a ciò che percepiva. Tuttavia, fidandosi del suo udito, si diresse verso il letto, prima di aggirarlo e andare verso l'armadio.

Fu allora che lo vide. E rimase paralizzato da ciò che aveva appena scoperto: un neonato.

Un bimbo piccolo dormiva in un lettino, la sua testolina girata a destra, le gambe rannicchiate come quelle di un ranocchio, il piccolo ventre che si alzava e si abbassava rapidamente al ritmo del suo respiro. Ecco da dove veniva il rumore. Era il suo respiro.

Ryo rimase pietrificato, come se all'improvviso gli fosse caduto addosso un peso immenso. Non riusciva più a fare il minimo gesto, i suoi occhi fissarono il piccolo essere sconosciuto.

Tutto si mescolava nella sua testa: un bambino...Kaori! Non voleva nemmeno unire i puntini! Non era possibile! Iniziò a sudare, sentendosi soffocare e improvvisamente si sentì così male che dovette appoggiare la mano al muro per sostenersi.

Non sapendo come reagire, non osò più guardarlo e distolse gli occhi. Quello che aveva appena visto gli sembrava così impossibile da provare un bruciore agli occhi.

E ora sentiva la paura vincerlo...in preda al panico, uscì dalla stanza indietreggiando. Tornando in salotto, si girò e fissò Kaori. Non sapeva se urlare o semplicemente andarsene.

Kaori capì immediatamente. L'aveva visto...era finita!

Con gesti instabili, si alzò come meglio poteva per combattere la sua ultima battaglia. Con voce tremante, gli disse senza guardarlo:

"Ti avevo detto di non entrare in quella stanza, Ryo..."

Ryo, nel frattempo, era in trance. La guardava, ma i suoi occhi erano vuoti. Non era possibile! Mai! Non l'avrebbe mai immaginato! Era sicuro che avrebbe trovato qualcuno, ma l'unica persona che aveva pensato di scoprire era un uomo, non certo un bambino!

C'erano così tante domande che fluivano in lui...cercò di riprendersi un po'. La fissò e provò a parlare:

"È...È..."

No, non ci riusciva! Era decisamente troppo difficile per lui gestire quella situazione!

Una domanda lo tormentava. Conosceva già la risposta, ma aveva bisogno di chiederlo, per farle del male, per potersi vendicare per come se n'era andata senza dire nulla:

"Chi...chi è il fortunato?"

Incredula, Kaori lo guardò. Era serio?

"Scusa?"

Schiarendosi la gola per posare la domanda più nitidamente, ripeté in un tono freddo che avrebbe fatto trasalire chiunque:

"Chi è il fortunato?"

Sempre più confusa, lei sentì le gambe cedere.

"Sei...sei serio, Ryo?"

La risposta di Kaori non gli piacque. La detestava! Non avendo più avuto l'abitudine, negli ultimi mesi, di domare la rabbia, dovette fare uno sforzo sovrumano per non esplodere.

Lei cercò di contenersi. Si avvicinò a Ryo. Lui si mosse e lei indietreggiò. Non voleva le sue spiegazioni. Tutto gli ruotava intorno, aveva bisogno di fermarsi. Sapeva molto bene che il 'fortunato' non era altri che lui, lo sapeva. Nella sua testa, tutti i pezzi del puzzle si rimisero al loro posto. Sì, lo sapeva.

"Ryo...ascoltami" gli disse a bassa voce, per poter gestire la situazione che le era sfuggita.

"Zitta, Kaori...ti prego, stai zitta!" la interruppe Ryo, ancora sconcertato dalla realtà, inimmaginabile per lui. Lo sweeper si lasciò cadere sul divano e si prese la testa tra le mani. Aveva bisogno di riprendere fiato, per ritrovare il controllo del cuore che gli martellava nel petto.

Lei lo guardò, sorpresa dalla reazione, anche se era del tutto normale date le circostanze. Non voleva scuoterlo, quindi tacque. Il suo cuore si serrò, Ryo sembrava completamente perso. Sapeva affrontare i nemici più ignobili del mondo, ma quando si trattava di se stesso, era incapace di gestirsi.

Kaori si sedette su una poltrona di fronte al divano e attese che Ryo volesse parlare. Lui chiuse gli occhi, cercando di concentrarsi, ma il volto del bambino andò a sfidarlo, impedendogli ogni discernimento. Quindi quella era la fine della faccenda: Kaori se n'era andata perché aspettava un bambino.

Aveva le labbra secche e le sue membra erano paralizzate. Lei gli aveva nascosto quella gravidanza inaspettata. Ciò spiegava la sua debolezza, i suoi comportamenti un po' strani, ora capiva meglio perché aveva accettato di partecipare a quelle dannate sfilate. Aveva preparato la sua fuga per quel bambino. Non riusciva a immaginare nemmeno per un secondo di essere il padre di quel piccolo essere. Era impossibile! Lui era uno sweeper, un uomo che doveva rimanere senza legami. Cercò per un momento di dire a se stesso che forse non era lui il padre del bambino, ma sapeva bene che era proprio così. Nessun uomo aveva toccato il suo angelo a parte lui, lui che si era concesso una volta, una sola volta, di prenderla tra le sue braccia.

Quante conseguenze erano derivate da quel momento di felicità che si erano regalati. Ryo scosse la testa. Era pazzesco. Completamente surreale. Ma allo stesso tempo, non avevano mai pensato al possibile 'risultato'. Tutto era stato così veloce, la missione, il loro riavvicinamento, la loro 'rottura'. Tutta la vita di City Hunter era stata capovolta in un brevissimo lasso di tempo. In quel momento si chiese se ce l'avesse davvero con lei per avergli mentito. Subito dopo la domanda, non esitò un secondo: no! Come biasimarla? Non aveva il diritto di essere arrabbiata? Aveva anche lui la sua parte di responsabilità. E poi la situazione era delicata: non erano 'insieme'. Lei avrebbe dovuto spiegare agli altri che era incinta, ma che loro due non avevano una relazione...aveva dovuto pensare molto a tutto ciò e aveva ben agito nella sua fuga, doveva ammetterlo. Un imbecille, lui era stato un imbecille! Si era spaventato! Ripensò a quella notte che aveva cambiato le loro vite per sempre. Era stato così felice da aver dimenticato il suo istinto. Eppure, non appena il sole si era alzato, il destino aveva bussato alla loro porta. Non era stato più in all'erta e aveva commesso un errore imperdonabile, che avrebbe potuto costare caro a lui ma anche a lei. Non aveva sentito alcun rumore, non aveva rilevato alcuna aura negativa, mentre di solito le sentiva non appena apparivano.

Troppo impegnato a stringersi contro quel corpo tanto desiderato, il grande Saeba era stato assente per un breve momento, che avrebbe potuto essere fatale.

Per quanto tempo si era distratto? Un minuto? Due?

Si rivedeva, sussultando come un bambino mentre il suo sesto senso si era finalmente deciso a funzionare di nuovo correttamente. Che pena!

Qualche secondo dopo, avrebbero potuto rimanere uccisi a distanza ravvicinata da due rabbiosi mercenari. Ecco quale sarebbe stata la fine di City Hunter: uccisi, a casa loro, nella loro stanza, allacciati nel loro letto! Che bella immagine drammatica!

Si erano sentiti scossi, perché si erano ricordati che il loro mondo non permetteva mai il minimo errore, per quanto piccolo.

Forse Mick o Falcon potevano far funzionare tutto, ma non lui. Non Ryo Saeba, troppo odiato da tutti i criminali dell'ambiente che sognavano solo di farsi un nome e che, un giorno o l'altro, l'avrebbero abbattuto. Era solo questione di tempo, non sarebbe stato giovane per sempre. Un giorno, un uomo robusto, più giovane di lui, con riflessi più dinamici, sarebbe stato in grado di ucciderlo. Lo sapeva. Ma allora l'aveva considerata una sconfitta flagrante! Lui, lo sweeper numero uno del Giappone, aveva fallito con il proprio istinto. Il suo orgoglio ne aveva ricavato un colpo infernale.

Si rivedeva mentre trascinava furiosamente i corpi lungo le scale, lasciandosi dietro una scia di sangue lungo il loro appartamento. Rivedeva il suo angelo mentre guardava i corpi senza vita, il sangue che scorreva sul suolo, nel loro universo. Era stato sporcato, come un santuario violato.

Per tutte quelle ragioni, ci aveva rinunciato, prendendo ciò che era successo come un segno, un avvertimento. Quando era rientrato in casa, dopo aver contattato i suoi informatori per far sparire i corpi, aveva aperto la porta del salotto e aveva visto il suo angelo, seduta sulla poltrona, le gambe raggomitolate, lo sguardo fisso sulla pozza di sangue. Lei era immersa nei suoi pensieri, accigliata. I loro occhi si erano incrociati ed era nato un lungo dialogo silenzioso. Le lacrime di Kaori avevano rigato le sue guance: aveva capito. Dal canto suo, lo sweeper non aveva lasciato trasparire nulla. Entrambi avevano annuito, come per concludere un tacito accordo. Lui aveva chiuso la porta e si era diretto al poligono.

Punto.

In quel momento, aveva pensato solo alla loro sopravvivenza. Era stato furioso con se stesso e se l'era presa persino col suo angelo. Lei lo faceva impazzire! L'amava troppo! Era impossibile rimanere vigili, amando così tanto. Aveva deciso di fare tutto il possibile per mettere a tacere quell'amore, fino a diventare sgradevole con lei.

Ryo tornò lentamente alla realtà. Oggi, era di nuovo di fronte a una situazione delicata. Il destino lo aveva raggiunto, inarrestabile. Poteva dire di aver incasinato tutto anche in quel caso. Lasciandosi andare ai suoi sentimenti, non aveva nemmeno pensato al possibile rischio di una gravidanza. Non ci aveva nemmeno riflettuto...lui, il grande Stallone di Shinjuku! Un idiota!

Ripensando al neonato, il suo cuore tornò ad agitarsi. Poi finalmente si rese conto di un fatto, pertanto logico, che gli fece l'effetto di una bomba: lui era il padre! E se Falcon non fosse intervenuto, non avrebbe mai saputo della sua esistenza.

Ruppe il silenzio che regnava nella stanza:

"Tu...contavi di non dirmelo mai?"

Lei, che fino a quel momento era rimasta seduta in attesa della reazione di Ryo, sussultò.

"Io...sì, Ryo...volevo...fare in modo che tu non lo sapessi. Fra un po' di tempo sarei partita per New York...comprendimi, Ryo..." esitò, il viso abbattuto.

Ryo alzò di nuovo la testa:

"Sayuri ne era al corrente?"

Kaori scosse la testa.

"No, Ryo. Nessuno lo sa...tranne Falcon...e ora Doc"

Lo sweeper la interruppe bruscamente:

"Come, il Doc? Lo sapeva anche lui?"

Kaori pensava che Ryo non avrebbe apprezzato quella notizia.

"Non era...non era previsto, Ryo...io...beh, solo Falcon avrebbe dovuto saperlo...abbiamo dovuto chiamare Doc perché...beh...la situazione ci ha costretti a farlo"

"Costretti?"

Lo sweeper rise nervosamente e si accasciò di nuovo sul divano, ripiombando nel silenzio. Dopo alcuni minuti, alzò lo sguardo su Kaori. Era molto pallida. Il suo cuore affondò, malgrado tutto. Ancora una volta si era assunta ogni responsabilità. Aveva vissuto lì da sola, vivendo la gravidanza in solitudine, senza amici. Aveva un'incredibile forza interiore, lo aveva sempre stupito! Quando aveva scoperto che fin da adolescente lei sapeva che Hide non era suo fratello, mantenendo il segreto per se stessa, aveva immediatamente percepito quella forza. La verità doveva averla ferita, ma non aveva mai detto una parola. Dio se era forte, quella donna! E anche adesso, lui constatava la sua forza di carattere. Ripensando al bambino, pensò che doveva aver partorito da poco dato che Falcon era andato a trovarlo:

"Quando hai partorito?"

"Ieri"

"Ieri?" ripeté lui sorpreso, "Ma cosa ci fai qui? Ci sono delle cliniche che si occupano di questo, no? Visto come hai programmato la tua fuga, sicuramente avrai controllato anche questo dettaglio!"

Non poteva fare a meno di essere duro con lei. Sebbene l'amasse, la faceva sempre soffrire.

Kaori non voleva entrare in quel tipo di discussione. Preferì non rispondere. Sentiva che Ryo era frustrato per il fatto che alcune persone lo sapessero e non lui...lo sapeva...le dispiaceva...ma si prendeva la responsabilità di quella scelta.

"Quindi la storia finisce così!" fece lo sweeper. La fissò intensamente. Non riusciva a reagire diversamente. Da un lato, era talmente felice di aver ritrovato il suo angelo, ma da un altro c'era quella rabbia insidiosa che gli ordinava di ferirla senza cercare di capire. Kaori era incinta! Aveva nascosto tutto durante i mesi di gravidanza!

In quel momento, si sentì in colpa. Se aveva agito così, era perché lo conosceva meglio di chiunque altro. Che batosta! Lui che pensava che lei nascondesse un amante nella sua stanza, era stato completamente fuori strada! Non riusciva più a pensare. Aveva le idee confuse.

Vedendo che Kaori non voleva rispondere né esprimersi ulteriormente, Ryo si alzò e andò alla porta. Era turbato e sollevato di aver avuto la sua risposta e si sentiva sempre male.

Sentiva come se un peso si fosse abbattuto sul suo corpo, tutte le sue membra erano immobilizzate. Era pronto ad andarsene immediatamente, ma il suo corpo rimaneva fermo. Non riusciva più a muoversi e aveva ancora quel sudore che lo faceva tremare. Sentì una condizione di debolezza che non aveva mai provato prima e, una cosa era certa, non era in grado di rimettersi al volante. Eppure lo sapeva, malgrado quello che sentiva dentro, non mostrava nulla del suo panico. Si voltò e fissò Kaori. Lei attendeva, seduta e, come una bambina colta in fallo, guardava il suolo. Poi comparvero le lacrime. Pianse silenziosamente. Era ancora sotto shock. Brutalmente strappata dalla bolla che si era creata durante gli ultimi mesi, aveva appena vissuto uno dei momento più difficili di tutti quelli che aveva dovuto affrontare nella sua vita. Ryo era lì, di fronte a lei, a chiedere spiegazioni. Avrebbe potuto reagire aggressivamente ordinandogli di andarsene da casa sua. Ma non ce la faceva. E non lo voleva. Si sentiva in colpa come lui. Gli aveva nascosto l'esistenza di Hideyuki, pur essendo perfettamente autorizzato a sapere. Ma se n'era andata solo per istinto di protezione, per nient'altro. Inoltre, della loro relazione e partnership non rimaneva più nulla! Comprendeva il suo dolore, ma accettava la realtà.

Tuttavia, le faceva male vederlo così, in una condizione che fino ad allora era stata sconosciuta: era perduto.

Lo vedeva tremare, passarsi una mano tra i capelli come per allontanare un eccesso di calore, lo sguardo tuffato nel vuoto. Non osava dire nulla. Avrebbe potuto dirgli che era un maschietto, che era bello e così piccolo, avrebbe potuto dirgli che si chiamava Hideyuki, ma non ne aveva la forza. Aspettò che lui facesse delle domande. Inoltre, si sentiva così debole. Il suo corpo chiedeva riposo. Non era più in grado di affrontare una discussione così delicata, almeno per quella sera.

Riprese la parola:

"Non avevo scelta, Ryo"

Rimasero così, seduti, a fissarsi senza parlare. Entrambi erano sfiniti.

Ryo notò che lei diventava sempre più pallida. A cosa sarebbe servito continuare a parlare? Era molto tardi...e lui non aveva più voglia di discutere per il momento. Cercò di alzarsi, ma senza successo. Le sue gambe non sostenevano più il peso del suo corpo, tanto violento era stato il colpo emotivo.

Constatando il proprio stato di debolezza, ruppe il silenzio. La sua voce era priva di rabbia.

"Se non ti dà fastidio...dormirò solo qualche ora sul divano, prima di rimettermi in strada. Non sono in grado di guidare per il momento. Ci mancherebbe che avessi un incidente..."

Dovette fare una paura per riprendere fiato, il suo cuore era stato messo a dura prova, poi continuò:

"Dovresti andare a letto...non preoccuparti, resterò in salotto. Partirò all'alba"

Lei, estenuata, obbedì, senza discutere ulteriormente. A cosa sarebbe servito?

Si limitò a rispondere:

"Okay, Ryo"

Si diresse lentamente nella sua stanza.

Ryo la seguì con lo sguardo. Sospirò. Sempre più esausto, si sdraiò sul divano, premunendosi di lasciare la sua arma sul petto.

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Capitolo 35
*** 35. Curiosità legittima ***


Immerso nell'oscurità, l'uomo fissava il soffito, ripensando a tutti i mesi che avevano seguito la loro rottura e il cambiamento nel comportamento di Kaori.

Ripensò alla sorpresa che aveva provato nell'apprendere del coinvolgimento di Falcon...lui, che non interferiva mai nelle vite degli altri e che non esprimeva la sua opinione a meno che non gliela si richiedesse, aveva avuto un ruolo chiave in quella storia. Aveva certamente dovuto ricorrere ai suoi contatti per preparare con cura la partenza di Kaori. Un'ondata di rabbia lo prese, costringendolo a stringere i pugni per contenerla. Come aveva fatto a non notare ciò che si svolgeva davanti ai suoi occhi? Era arrabbiato con Falcon per aver contribuito alla partenza di Kaori perché riteneva che non sarebbe dovuto intervenire, ma ce l'aveva con se stesso per non aver notato nulla, e ce l'aveva anche con lei per non avergli detto nulla.

Ma doveva anche essere onesto e guardare le cose in faccia. Cos'avrebbe fatto se Kaori fosse andata ad annunciargli la notizia? Sarebbe fuggito, come al solito, e lei se ne sarebbe andata. Punto. Il risultato sarebbe stato lo stesso, con la differenza che avrebbe saputo dell'esistenza del bambino prima. Andando a rifugiarsi lì, Kaori aveva trovato un bozzolo sicuro, lontano dai tumulti di Shinjuku, lontano da lui, lontano dalle sue scappatelle, lontano dall'Angel della Morte. Forse avrebbe dovuto lasciarla.

Ripensò a ciò che Falcon gli aveva detto: dandogli l'indirizzo, l'ex mercenario gli aveva detto che non lo faceva per lui. Perché era andato a dargli quelle preziose informazioni? Conosceva bene Falcon e poteva immaginare che ci aveva tenuto ad avvertirlo, malgrado tutto. Ryo si disse allora che, mettendolo al corrente, Falcon aveva fatto capire che avrebbe vegliato, anche da lontano, su Kaori e su...

Sospirò, non riusciva a pronunciare la parola, nemmeno nei suoi pensieri, tanto gli era difficile. Falcon aveva pensato prima di tutto alla sicurezza di quel bambino innocente che, senza saperlo, aveva sconvolto per sempre il grande Ryo. Aveva compiuto quella missione nell'interesse di suo figlio. Ad ogni modo, ora bisognava fare in modo che il piccolo avesse una vita normale e felice. A quella conclusione, lo sweeper sentì un nodo alla gola.

Anche se cercava di non figurarla, l'immagine del bambino ballava davanti ai suoi occhi. Chiuse gli occhi per un momento e cercò di assorbire i suoi lineamenti. Un senso di colpa lo invase improvvisamente, rendendosi conto che non aveva neanche cercato di sapere se fosse una femmina o un maschio, o quale fosse il suo nome, né se lui o lei stesse bene, o ancora com'era stata la sua nascita. Ebbe una fitta al cuore, ripensando all'indifferenza che aveva mostrato in quel momento. Come per un istinto di protezione, la rabbia era emersa: non aveva voluto sapere. Inoltre, se avesse chiesto informazioni, avrebbe significato che era interessato al bambino e lui non voleva mostrare quello slancio a Kaori, perché uno sweeper non doveva avere affetti.

E lì, ora, sdraiato sul divano, cercava di soffocare il sentimento sconosciuto che nasceva in lui, nonostante la resistenza che lui opponeva. Cercava di convincersi di non voler conoscere tutti quei dettagli.

Tuttavia, il bisogno di sapere tornò alla carica, senza esitare. Il suo cuore cercava di resistere all'assalto delle domande che lo perseguitavano. Sapere che una parte di sé viveva in quel piccolo essere lo faceva rabbrividire. Lui, l'Angelo della Morte, aveva dato la vita senza saperlo. Poté sentire il sangue scorrere più rapidamente nelle vene tanto quella consapevolezza lo turbava.

Con suo grande stupore, improvvisamente sentì un irrefrenabile bisogno di vederlo, cosa che aumentò la battaglia di emozioni che infuriavano in lui. In un'esplosione di rabbia, si alzò in fretta. La curiosità che si era infiltrata in lui lo faceva impazzire!

Girando in tondo, come un leone in gabbia, tornò alla finestra. Il suo cuore cominciò a battere più rapidamente quando un'idea gli passò in mente. No, non doveva! Nonostante le barriere che cercava disperatamente di erigere intorno a sé in quel momento, il suo cuore prese repentinamente il controllo della situazione. Voltò la testa verso la porta dietro la quale dormivano i maggiori doni che la vita gli aveva dato. Non riuscì più a distogliere lo sguardo e sentiva che la curiosità diventava sempre più imperiosa.

Nonostante la resistenza che la sua testa opponeva, fu il suo cuore a vincere infine la battaglia, e camminò lentamente verso la porta. Quando la aprì senza fare rumore, il suo cuore accelerò di nuovo.

Fissò Kaori, che dormiva profondamente. Sebbene si sentisse ancora arrabbiato, poté solo constatare che non riusciva ad avercela con lei a lungo. Riprendendo la sua marcia silenziosa, andò piano verso lo sconosciuto che già monopolizzava i suoi pensieri.

Alla vista del lettino, fu colto dal panico. Si apprestò a fuggire, ma qualcosa lo trattenne. In un attimo, si chinò e guardò il bambino...e il suo cuore di sweeper si sciolse alla vista del neonato. Non era un bambino qualunque. Era suo, e il suo sangue, mescolato con quello di Kaori, scorreva nelle sue vene. A quel pensiero, risentì un brivido strano e delizioso.

Esitante, accarezzò con la punta del dito la piccola guancia così morbida. Lo sweeper si emozionò e sorrise. Non volendo ammetterlo, era orgoglioso. Quel bambino era semplicemente bellissimo: lineamenti perfetti, pelle morbida, un profumo così delizioso da dargli una sensazione di purezza e beatitudine totale. Mentre lo osservava, notò la sua fragilità e capì istintivamente cosa poteva spingere qualsiasi genitore a combattere per proteggere il proprio piccolo.

Ryo lo guardò per lunghi minuti, poi la sua attenzione fu attirata dalla piccola bocca del bambino, che faceva piccoli movimenti di suzione...cercava di poppare mentre dormiva. Con un sorriso, Ryo di constatare che era un piccolo ingordo. Un o una, poi?, si chiese.

Volendo assolutamente sapere, ispezionò un po' intorno alla culla per cercare di indovinare, aiutandosi con la luce della luna piena che entrava nella stanza. Cercò dappertutto, poi notò qualcosa sul pigiamino e si avvicinò. Nonostante l'oscurità, poté vedere gli ornamenti che decoravano il piccolo indumento e una parola gli balzò agli occhi: 'Boy'.

Lo sweeper si sentì invadere da un senso d'orgoglio: era un maschio. Aveva un figlio!

Il suo cuore, severamente messo a dura prova, gli batteva in petto rischiando di rompersi.

Chiuse gli occhi. Era sopraffatto da una moltitudine di emozioni: raddrizzandosi con difficoltà, dovette fare uno sforzo per riprendere il controllo di se stesso. Dopo un ultimo sguardo pieno di tenerezza per il piccolo essere così perfetto, se ne andò con discrezione, senza dimenticare di contemplare di nuovo Kaori, che gli aveva dato il miglior regalo del mondo. Fu in quel momento che si rese conto di non essere uno sweeper ordinario: aveva ancora un cuore che, comunque, gli faceva numerosi scherzi.

Ancora tremando per quell'incontro, tornò a sistemarsi sul divano. Aveva vissuto molte cose nella sua vita, non sempre molto felici, e aveva compiuto centinaia di missioni, ma oggi aveva portato a termine quella più bella della sua esistenza da assassino: aveva dato la vita e ciò gli offriva un modo per tornare all'innocenza, una redenzione. Ma l'oscurità della sua realtà lo colse inesorabilmente. Quale futuro avrebbe potuto dare a suo figlio? Essere il figlio di uno sweeper non era il miglior modo per iniziare la vita. Quel bambino doveva vivere lontano, molto lontano dal suo mondo di tenebre. Ora capiva perché Kaori aveva fatto la scelta di allontanarsi da lui. Dovevano lasciare il Giappone, era la soluzione migliore per la loro sicurezza e lui lo sapeva. Avrebbe sofferto per quella separazione, ma almeno li avrebbe saputi al sicuro. Suo figlio sarebbe stato un uomo normale, lontano dall'odore della morte che costituiva la vita quotidiana di suo padre.

In quel momento, la rabbia contro Falcon svanì e gli fu grato per il suo gesto. Grazie a lui, aveva potuto vedere suo figlio, anche se solo una volta, e gli avrebbe dato la forza di continuare. Avave aiutato Kaori solo per proteggere il piccolo. Ora toccava a lui fare qualcosa. La decisione era presa: sarebbe partito il giorno dopo, senza attirare l'attenzione. Sapeva che Falcon ci sarebbe stato per aiutare Kaori affinché partisse per gli Stati Uniti. Avrebbe aiutato anche lui, discretamente, per farla partire in tutta sicurezza. Presa la decisione, chiuse gli occhi con un sorriso ridisegnando nella mente i lineamenti del suo bambino, finché il sonno lo colse.

 

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Capitolo 36
*** 36. Una partenza complicata ***


Lo sweeper fu destato dal suo sonno da rumori provenienti dalla stanza accanto. Il pianto del bambino lo aveva svegliato. Sussultando, cercò di rimettere ordine alle sue idee. Finalmente la situazione gli tornò rapidamente alla memoria. Guardò l'ora: le 9.00! E lui che aveva voluto andarsene presto! Aveva dormito di un sonno pesante, tale da non riuscire a svegliarsi. Non abituato a quei pianti, si sentì più che a disagio. Voltando il capo verso il punto da cui provenivano le grida del bambino, vide la porta aprirsi e percepì Kaori che teneva tra le braccia il suo tesoro più prezioso. Ugualmente imbarazzata, lei fece un profondo respiro e tornò in salotto come se non fosse successo nulla. Scoprì che lo sweeper si era appena svegliato.

"Buongiorno Ryo" si accontentò di dire, sistemando Hideyuki nel suo piccolo bozzolo.

Poi andò in cucina a fare il caffè. Lo sweeper non osò guardare suo figlio. Si alzò e preferì raggiungere Kaori in cucina. Lei si attivava al meglio per eliminare l'imbarazzo che era piombato nell'appartamento. Percependo la presenza di Ryo all'entrata della cucina, lei si voltò e lo guardò. Notò che gli occhi di Ryo erano cambiati, non erano più pieni di incomprensione e rancore. D'un tratto, lui chiese:

"Come l'hai chiamato?"

Inizialmente sorpresa dalla domanda, Kaori si rese conto che effettivamente lui non conosceva nemmeno il suo nome, né se il bambino fosse femmina o maschio.

"L'ho chiamato Hideyuki"

Lo sweeper ricevette come una scossa elettrica alla notizia.

Si sedette mormorando:

"Hideyuki..."

Sospirò. Certo, era talmente logico. Quel nome era pieno di significato.

Riprendendo con le sue attività, Kaori decise di rompere la tensione tra loro.

"Non ti chiedo niente Ryo...capito...nessuno saprà nulla di Hideyuki. Non dovrai preoccuparti di nulla" facendo partire la caffettiera, continuò: "Andrò a New York tra poche settimane...Hide è troppo piccolo per viaggiare adesso e anch'io ho bisogno di rimettermi"

Lui si sentì strano quando Kaori pronunciò il nome di Hide. Provò come un secondo soffio, ma questa volta pieno di vita. Annuì. Non sapeva cosa dire. Aveva davanti a sé una Kaori che non conosceva. Sentiva una nuova maturità in lei e non aveva alcun dubbio sul fatto che lei gestisse molto bene la situazione. Tuttavia, si sentiva in colpa. Non gli piaceva ciò che avrebbe dovuto fare lasciando il suo Sugar Boy a vivere la sua vita lontano da lui, e con il loro bambino per di più. Aveva sempre odiato vedere le giovani donne che crescevano, da sole, i loro bambini. E allo stesso modo odiava quei padri che riteneva irresponsabili, fuggendo dal condividere le proprie responsabilità. Falcon l'aveva avvertito. Ma cos'altro avrebbe potuto fare? Sentiva un malessere incomprensibile: aveva la sensazione di tradire sia Makimura che Falcon. E non riusciva a capire il perché. Tuttavia, era sicuro che fosse la soluzione migliore per tutti e tre. Lui non aveva il diritto di mettere la vita di Kaori in pericolo, e ora ancora meno quella di Hideyuki. Ryo si sentiva perso e tormentato di fronte al dilemma: lasciarli andare? Portarli con sé e vedere di giorno in giorno? Sospirò.

Sarebbe stato complicato e molto pericoloso. Era meglio mettere fine alla tortura sentimentale in cui si erano abbandonati per anni. Rimpiangeva solo che Hideyuki, il loro bambino, dovesse finire col pagare le disavventure amorose dei suoi genitori.

Ryo fissò la sua tazza come per trovare la migliore risposta possibile. Lui stesso da bambino, aveva sempre avuto quel dolore incessante di non trovarsi vicino ai suoi genitori. Avrebbe tanto voluto conoscerli. L'unica possibilità che Hideyuki poteva avere era di stare con sua madre. Si detestava in quel momento. Non avrebbe mai immaginato che City Hunter sarebbe terminato in quel modo. Aveva sempre pensato che se ci fosse stata una fine, questa sarebbe accaduta diversamente. Aveva sempre pensato che alla fine Kaori se ne sarebbe andata, stanca del suo comportamento. Ma era stato tutto stravolto. Oggi si separavano tranquillamente, ma un legame li avrebbe uniti per sempre: il loro bambino.

Kaori non sapeva se parlare o stare zitta. In pochi minuti, Ryo se ne sarebbe andato e lei sapeva benissimo che non sarebbe tornato. Ryo non tornava mai sulle sue decisioni. In quel momento, non era più sicura di niente. Cominciò a pensare al giorno in cui Hideyuki avrebbe chiesto di suo padre. Cosa gli avrebbe risposto? Ryo era un uomo così misterioso, che poteva cambiare il suo atteggiamento nello spazio di pochi secondi.

Bevvero il loro caffè in silenzio. Guardando l'ora, Ryo si alzò in piedi come per prendere coraggio e annunciò:

"Vado..."

Andò in salotto, infilò la fondina e la giacca. Anche se era stato deciso, si sentiva esitante, un peso sul cuore gli impediva di andarsene. Alla fine guardò verso Hideyuki e rimase sconvolto: suo figlio aveva gli occhi spalancati e lo fissava. Ryo si riprese: no, era impossibile, a quell'età la sua vista non era ancora sviluppata, vedeva solo ombre, era troppo presto per altro.

Ma quello sguardo lo turbò.

Lo sweeper gli si avvicinò e si chinò alla sua altezza. Accarezzò la sua piccola guancia per la seconda e ultima volta e gli sussurrò:

"Buona fortuna Hideyuki"

Si alzò e incontrò gli occhi di Kaori, pieni di lacrime. Lui fece un cenno col capo come per salutare e uscì dall'appartamento.

Quando la porta si chiuse dietro di lui, lo sweeper si appoggiò al muro del corridoio, per riprendere i sensi. Soffriva, ma non aveva scelta e non poteva rimanere lì più a lungo per la loro sicurezza. Andò fino in fondo al corridoio quando incrociò una donna di una certa età. Sentì un'aura particolare in quella donna che lo colpì. Lei lo guardò con aria sospettosa. Non volendo problemi, non alzò gli occhi e girò a destra per prendere le scale. Ma sentì molto bene che la donna bussava alla porta di Kaori. Sentì anche la porta aprirsi seguita da saluti familiari.

Lo sweeper espirò, rassicurato da quei rumori tranquilli e se ne andò, discretamente come era arrivato.

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Capitolo 37
*** 37. La diceria ***


Lo sweeper riprese la strada per tornare a Shinjuku. Non aveva la coscienza tranquilla, tutt'altro. Un sentimento di abbandono lo perseguitava. Ma si riprese perché pensava di aver preso la decisione migliore.

Volendo pensare a qualcos'altro, istintivamente accese la radio e iniziò a canticchiare la melodia che conosceva suo malgrado. Kaori era in grado di mettere una canzone in loop una dozzina di volta! Era normale che avesse imparato a conoscere quella canzone a memoria. Sorrise al pensiero. Non importava cosa si apprestava a fare, i suoi pensieri lo riportavano direttamente a Kaori. Lo sweeper capì che la vita passata gli mancava: i martelloni, i risvegli piuttosto originali...sì, gli mancava tutto...Kaori gli sarebbe mancata.

 

 

Yotsukura

 

Il trio aveva trascorso parte della notte a preparare la loro visita a Iwaki. Conoscendo i dintorni, avevano potuto organizzare la loro visita in ogni dettaglio. Come una scia di polvere, una folle diceria correva nei bassifondi della città nei quali i trafficanti avevano ritrovato la traccia della partner e del figlio dello sweeper numero uno del Giappone. Avevano previsto di andare in mattina per fare loro una piccola visita.

I tre criminali si precipitarono nella loro auto. Erano giubilanti al pensiero di sorprendere Kaori Makimura. Si erano ripromessi di imprimere la missione nella storia del loro ambiente. Ryo Saeba avrebbe pagato un alto prezzo, non l'avrebbero attaccato direttamente perché sarebbe stato troppo semplice. Avrebbero attaccato ciò che doveva amare di più al mondo, così il grande sweeper sarebbe stato torturato a vita per aver perso gli esseri che più amava al mondo.

 

 

Iwaki

 

Kaori si ritrovò sola, piantata nel mezzo del salotto. Ryo era appena uscito definitivamente dalla sua vita e quella di Hideyuki. Cominciò a piangere silenziosamente. Passandosi furiosamente la mano sul viso per asciugarsi le lacrime, incolpò se stessa. Cosa si era aspettata? Che lui le dicesse di tornare a casa per vivere una vita familiare?

Doveva andare avanti. Era ormai coinvolta nella missione più bella ma la più difficile della sua vita: crescere il loro bambino. Una forza indescrivibile l'aveva invasa da quando aveva posato lo sguardo su Hideyuki. Nonostante la tristezza, era sollevata perché ora Ryo ne era a conoscenza. Inoltre, aveva fatto comunque un gesto verso suo figlio. Per quanto piccolo, lo aveva salutato...a modo suo.

Venne strappata dai suoi pensieri da dei colpo alla porta. Riconoscendo quel modo così energico di bussare, sorrise. Solo la signora Tsukasa bussava in quel modo. Dopo aver incrociato lo sweeper, la signora Tsukasa era andata direttamente a vedere la sua protetta. Un po' preoccupata, aveva bussato rumorosamente alla porta. E Kaori aveva aperto con un ampio sorriso.

 

 

Shinjuku

 

Doc, lontano dal sapere tutto quello che stava succedendo, entrò nel suo studio, un caffè in mano. Volendo concedersi cinque minuti di relax prima di affrontare una lunga giornata, accese la radia. Prestando poca importanza ai dialoghi dei presentatori, sfogliò i suoi fascicoli mentre beveva il suo caffè.

La sua attenzione fu attirata quando il giornalista pronunciò il termine 'Yotsukura'.

Alzò il volume per ascoltare meglio: era una notizia lampo. Un farmacista era stato trovato morto nella sua proprietà. Un amico e cliente abituale che aveva appuntamento con il farmacista aveva lanciato l'allarme. Vedendo la chiusura della farmacia non pianificata e dopo delle telefonate fatte ai parenti dell'uomo, aveva informato la polizia, trovando il silenzio anomalo. Visti i numerosi attacchi subiti dalla farmacia, la polizia si era direttamente recata sul luogo, scoprendo il corpo del signor Najjima.

Doc impallidì all'estremo, il signor Najjima! Era lui...il suo cuore perse un battito. In un lampo di lucidità, immediatamente fece il legame:

Kaori...gli aveva dato l'indirizzo esatto, il nome...

Gettò il caffè dall'altra parte della scrivania e urlò:

"Che deficiente! Non è possibile! Sono davvero un coglione!"

Prese il cellulare e compose un numero. Ci furono squilli ma nessuna risposta. Falcon non rispondeva.

Doc iniziò davvero a farsi prendere dal panico, non aveva preso il numero di Kaori. Cominciò a sudare copiosamente. Che errore aveva commesso! Decise di chiamare uno dei vecchi pazienti, a sua volta sweeper, che gli dava sempre notizie dell'ambiente...per sicurezza...per sapere se non ci fossero novità in circolo.

Svegliandolo, Doc non ci girò intorno:

"Buongiorno! Hai qualcosa di nuovo per me?"

"Mi chiami così presto per sapere i pettegolezzi, hai un bel coraggio, Doc!"

"Rispondi, per favore"

"Uhm, ascolta, sì, c'è una diceria pazzesca che ha cominciato a espandersi da questa notte...ma è completamente infondata e improbabile!"

"Che diceria?" disse l'anziano, stringendo il telefono.

"C'è una banda di criminali che hanno trovato le tracce della partner di Saeba...si troverebbe a Iwaki"

Lo sweeper rise:

"E aspetta, non è ancora finita, secondo questa diceria assolutamente stupida, non sarebbe sola, avrebbe avuto un bambino" scoppiò a ridere.

"Cos'è questa cazzata?" urlò Doc, cercando di dire il falso per ottenere la verità.

"Ma Doc, voci del genere ci sono sempre state! Soprattutto su Saeba! Personalmente, non ci credo, è solo per fare chiasso e provocare Saeba! Devi ammettere che non ci sta andando di mano leggera al momento! Dovrebbe calmarsi un po'. Ci lascia solo le briciole!"

Doc lo ringraziò e si scusò per averlo svegliato, poi riattaccò. Era paralizzato. I suoi dubbi erano stati confermati: il farmacista non era stato solo quando lo aveva chiamato ed era stato abbattuto per impedirgli di parlare. Ripensando a Kaori e al piccolo, si sentì invadere da un freddo immenso. Erano in pericolo!

Chi contattare? Non dovette fare un tanto sforzo, anche se Ryo non sapeva niente, lui era obbligato ad avvisarlo! Compose un altro numero, supplicando di ottenere risposta.

 

 

Lo sweeper guidava tranquillamente. Aveva appena saputo dalla radio che un povero farmacista era stato freddamente abbattuto per un magro bottino composto da medicine e una piccola somma di soldi. Sospirò...la violenza era diventata una moneta comune...non aveva ancora finito con quei ratti! Il suo cellulare squillò. Ma non voleva rispondere perché non desiderava parlare con nessuno.

Finendo sulla segreteria telefonica, il suo interlocutore cercò di raggiungerlo di nuovo. La suoneria riprese a squillare. Infastidito, lanciò un'occhiata per vedere chi era a disturbarlo: il Doc. Ryo sentì crescere la rabbia. Quel dannato Doc! Lui lo aveva saputo! Esitò a rispondergli. Risentito contro di lui, non aveva voglia di conversare. Ma se chiamava, in generale era per una buona ragione.

Mentre osservava la strada, rispose furiosamente:

"Che cosa vuoi, vecchio?"

Doc non diede peso all'epiteto, tanto era preso dal panico:

"Ryo...Ryo...devi assolutamente andare a Iwaki, adesso!" la sua voce tremava.

Lo sweeper non comprese il perché di una tale richiesta:

"Di che stai parlando, Doc?" gridò.

"Io...io...penso di aver fatto un errore imperdonabile..."

L'uomo cominciò a perdere la pazienza:

"Non capisco niente, Doc! Riprenditi!"
Ryo faceva sempre più fatica a rimanere concentrato sulla strada mentre ascoltava l'anziano uomo:

"Ryo, un amico mio collega è stato ucciso e io..."

"Sì, sì, l'ho sentito! Ma cosa c'entra con me?"

Doc non sapeva spiegarsi, aveva un sacco di informazioni da dargli e il tempo era ristretto.

"Mio dio, lo avevo chiamato, Ryo...lo avevo chiamato perché preparasse un ordine per...per Kaori!"

Sebbene Ryo non capisse, il suo sangue si ghiacciò. Di fronte al silenzio di Ryo, Doc continuò:

"Nella nostra...nella proceduta abituale, io devo comunicargli l'identità dei miei pazienti. E non avevo pensato..."

L'uomo strinse i denti e disse:

"Continua..."

"Ho fornito l'identità e l'indirizzo di Kaori...so solo da una fonte affidabile che c'è una voce già in circolazione nell'ambiente" Doc si tolse gli occhiali. "Ryo...beh...insomma, c'è stata una fuga di notizie...sanno dove si trova Kaori...sicuramente saranno già in strada. Tu hai ucciso uno dei loro...questa mattina hanno deciso di vendicarsi"
Ryo rimase impassibile, gli occhi fissi sulla strada. Doc attese una risposta dal suo protetto.

"Ryo...Ryo, ci sei? Mi dispiace, Baby Face...non riesco a raggiungere Falcon. E non so come avvisare Kaori. Perdonami Ryo"

Ryo, rimasto in silenzio fino ad allora, finì per rispondergli:

"Me ne occupo io"

"Tu?!" Doc non fece in tempo a finire la frase che Ryo aveva già riattaccato.

 

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Capitolo 38
*** 38. Corsa contro il tempo ***


Iwaki.
 
La giovane donna si riprese lentamente dall'arrivo di Ryo e da quella notte così speciale, che era stata sigillata per sempre nelle loro vite. Come aveva fatto a sapere dove si trovava? Come aveva fatto lui a entrare così facilmente? A parte Falcon, che avrebbe potuto dargli quell'informazione? Non riusciva a vedere risposta valida tranne che fosse stato Falcon a sputare il rospo.
Il suo cuore era pesante e si sentiva molto stanca...erano passate solo quarantotto ore dal parto e già aveva dovuto superare molte prove. Sospirò. Kimiko, che contemplava Hideyuki, aveva notato la sua tristezza. Aveva dedotto che quell'uomo che aveva incontrato in corridoio dovesse avere uno stretto legame con lei. Era quasi certa che fosse il padre di Hideyuki. Quando lo aveva visto, aveva sentito una forte aura emanata da quell'uomo misterioso. Alla luce della sua esperienza, non era una persona normale, ma uno sweeper. Non c'erano dubbi al riguardo. Inoltre, quel viso non le era del tutto ignoto, ma non ci si soffermò, considerando che non era affare suo. Davanti al silenzio di Kaori, cercò ancora una volta di tirarle su il morale a modo suo.
 
 
Shinjuku.
 
Doc stava ancora guardando il suo telefono. Ryo aveva concluso la conversazione dicendo 'Me ne occupo io'. Come poteva agire? Iwaki non era vicino. Inoltre, Ryo non lo sapeva. Era da mesi che cercava Kaori. Chissà che shock che stava vivendo!
Scosse la testa. Ce l'aveva con se stesso da morire. Era tutta colpa sua. Kaori era riuscita con molta finezza per fondersi nella massa, rendendosi totalmente trasparente. E lui, con una semplice chiamata, aveva distrutto tutto.
 
 
Non lontano da Iwaki, una Mini rossa aveva appena preso la strada dirigendosi proprio a Iwaki. Con uno scatto preciso, sorpassava le altre auto, senza preoccuparsi del malcontento tradotto da colpi di clacson fuori luogo. Se ne fregava del tutto!
Ryo premette sull'acceleratore, chiedendo alla sua fedele compagna rossa di dare tutto ciò che aveva nel motore.
Il suo cuore batteva così forte nel suo petto da poterlo sentire nelle tempie. Ripensò alla telefonata di Doc.
Una semplice telefonata, una coincidenza...era stato necessario che quei delinquenti scegliessero quella farmacia invece di un'altra. Un caso? Non ci credeva più.
In uno sfogo di rabbia contro il destino così crudele, colpì il volante. Era furioso!
Furioso contro la vita, contro il destino che lo perseguitava. Perché? Perché il fato si abbatteva così su di loro. Come un lampo, l'immagine di Hideyuki gli tornò in mente e la visione lo fece tremare. Non aveva neanche due giorni di vita e già era in pericolo. A quel pensiero, la sua rabbia aumentò ancora. No, non doveva sentire detonazioni nei primi momenti della sua vita. Non doveva sentire l'odore della polvere da sparo, quell'odore pungente che rimaneva impregnato per sempre sulla pelle di chi l'aveva provata. Il suo cuore non doveva mai provare quella paura malsana. Quel bambino doveva rimanere puro. Non avevano il diritto di infliggergli tutto ciò...addirittura la morte! Sapendo come aveva fatto fuori uno di loro, non ci sarebbero certo andati alla leggera. Si odiava pensando che fosse colpa sua, per essere tornato nelle vesti di Angelo della Morte. I suoi nemici avrebbero potuto toccarlo ugualmente, mirando ai suoi punti deboli. Lo sweeper pensò alla fragilità di Hideyuki e il suo sangue si gelò. Era responsabile della sua protezione, così come quella di Kaori. Urlò:
"Ma cosa diamine mi ha preso! Non dovevo lasciarli soli! Merda!"
Ancora una volta, sentì di aver commesso un errore come professionista: non bisognava mai lasciare da sole le persone vulnerabili. Kaori era in uno stato di estrema stanchezza, che le impediva di difendersi, e ancora meno di assicurare la sicurezza di Hideyuki.
In quel momento preciso Ryo aveva un solo obiettivo: arrivare da quei rifiuti della società. Non voleva un confronto diretto con quei ratti, nonostante la voglia di infliggere loro una morte orrenda gli provocava prurito. Non voleva violenza in presenza di Hideyuki. Era semplicemente insopportabile.
Doveva assolutamente arrivare prima che lo facessero loro per prendere Kaori e il piccolo e portarli al riparo.
Così, arrivando, i delinquenti non avrebbero trovato la presenza della sua partner, né quella del piccolo. La diceria si sarebbe fermata subito e sarebbe risultata infondata come molte altre che erano circolate su di lui.
Lo sweeper arrivò all'ingresso della città e accelerò ulteriormente. Parcheggiò un po' più lontano rispetto a dove Kaori viveva. Non aveva scelta, non doveva incontrarli. Sentì il pericolo avvicinarsi. Il suo respiro accelerò per l'angoscia che gli attanagliava il cuore. Doveva agire velocemente...ogni minuto era contato. Iniziò a correre in fretta per i vicoli per raggiungere l'appartamento di Kaori.
 
 
Vicino alla residenza di Kaori Makimura, un furgone arrivò alla sua destinazione. I criminali si preparavano tranquillamente, masticando le loro gomme. Si equipaggiarono con le fondine e indossarono serenamente le giacche per nascondere le armi.
Con un sorriso sadico, uno di loro ammirava la lama del suo pugnale. Pensò a come lo avrebbe utilizzato. Prima di tutto, si sarebbe preso il tempo di assaporare un po' quella donna che aveva già potuto vedere, Saeba sapeva scegliere dei bocconcini di prima categoria...e si sarebbe divertito anche con la sua prole. Sarebbe stata la prima volta per lui. Non aveva mai fatto del male a un bambino. Ma oggi, Saeba avrebbe pagato caro per la sua arroganza. Non avrebbe avuto pietà, così come Saeba non ne aveva avuta per suo fratello. Ridacchiando, infilò l'arma bianca in una fondina appesa alla cintura dei pantaloni. Il capo disse loro:
"Ci fermeremo qui, Makimura vive a due isolati di distanza. Andiamo con calma, ok? Non c'è bisogno di farsi notare...se c'è un citofono, sai cosa fare, ok?"
Il capo guardò sul retro, verso il suo compare.
Avevano pianificato tutto. Avevano studiato dov'era la partner di Saeba. Internet era diventato uno strumento molto interessante a tal proposito. Potendo navigare, avevano potuto notare tutte le telecamere di sicurezza, il cancello munito di codice. Un gioco da ragazzi. In pochissimo tempo, tutto sarebbe stato disattivato. Come per magia.

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Capitolo 39
*** 39. La fuga ***


Lo sweeper compose febbrilmente il codice di accesso del cancello e riprese a correre rapidamente. Dopo aver attraversato l'atrio, decise di passare per le scale. Accelerando, sentì un'aura omicida che si stava avvicinando. Era senza fiato tanto il suo cuore era stato messo a dura prova.

Vicino alla porta di Kaori, urlò:

"KAORI!"

Senza troppe cerimonie, aprì con uno schianto la porta dell'appartamento che era socchiusa perché Kimiko stava per andarsene. La donna, che aveva sentito il suo nome, si era immobilizzata nella stanza. Si era pietrificata a riconoscere la voce di Ryo. Il suo sangue si congelò sentendo il proprio nome. La porta si aprì improvvisamente su un pallido Ryo, in uno stato irriconoscibile. I suoi occhi tradivano la sua rabbia e preoccupazione.

Kimiko, che aveva riconosciuto l'uomo, era completamente confusa da quell'arrivo inaspettato. Si apprestò ad avvicinarsi a lui, ma non ne ebbe il tempo perché capì immediatamente che non veniva da nemico.

Lo sweeper si precipitò su Kaori, chiamandola:

"Kaori, dobbiamo andarcene subito! Siete in pericolo!"

Lei era così sbalordita dall'arrivo sconvolgente che non riuscì a fare un movimento, cercando di capire cosa intendesse.

-In pericolo? Ma cosa sta dicendo?!-

Lo fissò e vide le fiamme negli occhi di Ryo, tanto era sconvolto.

Ma lo riconosceva bene: quando Ryo era così, significava che c'era un pericolo imminente.

Vedendo che la sua partner rimaneva immobile, Ryo corse da Hideyuki e lo prese delicatamente tra le braccia. Senza perdere tempo, si voltò rapidamente e afferrò il braccio di Kaori per costringerla a uscire.

La signora Tsukasa, che assisteva alla scena, sentì avvicinarsi l'aura omicida.

Disse loro:

"Prendete la porta di uscita in fondo al corridoio a sinistra! È una porta nascosta! Li aspetterò io!"

Lo sweeper sentiva che erano lì. Con Kaori, si precipitò in corridoio mentre stringeva Hideyuki a sé, mentre il bambino iniziò a urlare.

Kaori, rendendosi finalmente conto di ciò che stava accadendo, accelerò e fece un gesto perché Ryo le lasciasse andare il braccio. Corsero giù per le scale antincendio. Arrivati di sotto, Ryo si appoggiò al muro e valutò la situazione, decidendo di attraversare il tragitto che portava al muro per poter poi uscire dal recinto. Dovevano sbrigarsi: con un bambino urlante, si sarebbero fatti reperire se i nemici non fossero stati lontani. Guardò impotente suo figlio che gridava. Ryo iniziò a farsi prendere dal panico. Anche se era abituato a gestire ogni situazione, ora era meno a suo agio: con una donna, poteva farcela; ma con un neonato? Passò istintivamente il bambino a Kaori e cercò di concentrarsi e riprendersi.

Intanto, gli assassini entrarono nell'atrio con facilità. Uno restò all'entrata per filtrare i passaggi.

Ryo chiuse gli occhi per cercare di mettere a fuoco e sentire la loro presenza. Doveva ignorare le grida di Hideyuki. Quando improvvisamente sentì un rumore minuscolo: il dispositivo della porta che indicò che si stava aprendo. Era il momento.

Afferrò di nuovo il braccio di Kaori. Non dovevano passare attraverso il cancello principale. Era troppo pericoloso e alla vista di tutti. Dovevano passare lungo il muro situato dietro la residenza, nascosto da molti cespugli.

Con un gesto preciso, sparò contro le telecamere di sicurezza vicino al muro.

Nel frattempo, la signora Tsukasa aspettava gli intrusi a modo suo. Cautelandosi nel disabilitare gli allarmi per facilitare la partenza di Kaori, si sedette sul divano in attesa dei visitatori. Dopo aver vissuto un'esperienza bella piena, era serena. Vedere Kaori fuggire così l'aveva scossa. Era pronta a sacrificarsi per lei e suo figlio. Avevano diritto alla loro parte di felicità.

Intanto, i City Hunter arrivarono vicino ai cespugli attaccati al muro. Come avrebbero scalato la parete così alta, con un bambino? Guardò Kaori. Senza fiato, si prese un momento per riflettere e disse:

"Kaori...Kaori tu andrai per prima"

Si abbassò per farle da scaletta.

"Lascia giù Hideyuki! Lo prenderò io!"

Kaori scosse il capo:

"No, lo tengo, non lo metto per terra!" disse con un tono vicino all'isteria. Esausto, Ryo strappò Hideyuki dalle braccia di Kaori.

"Niente discussioni, Kaori! Obbedisci!"

Posò delicatamente Hideyuki sul suolo.

Kaori era come paralizzata. Come un robot, obbedì a Ryo. Con il suo aiuto, prese lo slancio per passare oltre il muro.

Atterrando sui piedi dall'altra parte, alzò lo sguardo. Solo pensando a suo figlio che ancora stava dall'altro lato, si angosciò. Ryo doveva passare a sua volta con Hideyuki tra le braccia.

Lo sweeper riprese Hideyuki. Doveva arrampicarsi usando una sola mano. Strinse i dentì e recuperò tutte le sue forze.

Non doveva ferire Hideyuki. Provò a saltare una prima volta, ma non ebbe successo. Serrò i denti, doveva concentrarsi. Tentò una seconda volta. La sua mano riuscì ad aggrapparsi, ma non era sufficiente. Ryo alzò lo sguardo sul muro insormontabile. Abbassò gli occhi su Hideyuki, che urlava. Davanti al suo pianto, Ryo sentì crescere la rabbia. Doveva riprendersi. Valutò di nuovo l'altezza del muro e, in un momento, riprovò a saltare.

Al terzo tentativo, raggiunse la cima del muro. Ryo sistemò Hideyuki così da proteggerlo e saltò dall'altro lato.

Il cuore di Kaori accelerò quando vide la mano di Ryo apparire in cima al muro. Pregò interiormente.

Quando lo vide oltrepassare il muro, Kaori fu leggermente sollevata. Istintivamente, prese il bambino e lo appoggiò contro il suo cuore. Ma non era il momento per gli scambi sentimentali. Lui l'afferrò di nuovo per un braccio e riprese a correre.

Così il duo City Hunter corse attraverso i vicoli, che per fortuna erano deserti.

I delinquenti giunsero con passo disinvolto davanti alla porta dell'appartamento. Sicuri del loro colpo, tirarono fuori le armi e, con un calcio, abbatterono la porta.

La signora Tsukasa rimase seduta senza battere ciglio quando i delinquenti distrussero la porta. Rimase impassibile.

Sorpresi di trovare solo una donna di una certa età, il capo le puntò l'arma addosso.

Come per riflesso, e a una velocità incredibile per la sua età, lei puntò la sua pistola verso di lui:

"Chi vi ha permesso di entrare così in casa mia?" urlò.

I delinquenti erano scontenti, pensando di trovare Kaori Makimura e non un'altra donna.

Il capo rispose:

"Cerchiamo Kaori Makimura"

"Non la conosco. Uscite da casa mia"

Il capo non si convinse:

"Ascoltami, vecchia, sappiamo che è qui! Se vuoi vivere ancora un po', è di tuo interesse dirmi dove si nasconde"

"Trovo scortese fare minacce a casa mia per una persona che non conosco nemmeno! Uscite da qui...non c'è nessuna Makimura..."

Senza percepire il pericolo, uno dei nemici che era indietro si precipitò su di lei. Lei volle sparare ma la traiettoria del proiettile fu deviata verso il braccio del suo avversario. Lui la schiaffeggiò, facendola finire a terra. Il capo era rabbioso, voleva trovare rapidamente la Makimura. Appoggiò la canna della sua arma contro la sua tempia:

"Basta con i giochi...dicci dov'è quella sgualdrina!"

Il capo fece cenno al suo complice di perquisire l'appartamento.

La signora Tsukasa sorrise. Si era presa cura di rimuovere qualsiasi dettaglio, vestito od oggetto che avrebbero potuto lasciare lì. Era stata una regola fin dal suo arrivo. Tutti gli acquisti erano stati fatti col contagocce. Nel caso in cui si fosse presentata quella situazione, non sarebbe stata rilevata alcuna traccia di Kaori o del bambina.

"Non c'è nessuna Makimura qui...vivo da sola"

Il capo cominciò ad avere dei dubbi. E se si fossero sbagliati? No, impossibile. Data la telefonata a cui aveva assistito, non c'erano dubbi. Voleva la sua vendetta. Voleva massacrare l'adorabile famiglia tanto cara agli occhi di Saeba.

In uno slancio di rabbia, ordinò ai suoi uomini di uscire e di percorrere il parco e i vicoli intorno.

Era sicuro che fosse fuggita. Come cani rabbiosi, gli uomini lasciarono l'appartamento. Il capo, pazo di collera, urlò contro di loro:

"Nessuna pietà, ragazzi, sparate immediatamente, a lei e al bambino!"

 

 

Intanto, i City Hunter giunsero alla macchina. Vi si infilarono in fretta. Lo sweeper inserì febbrilmente la chiave per mettere in moto.

Ryo si voltò per fare la retromarcia e Kaori vide le gocce di sudore sul suo viso. La partita non era ancora finita. Dovevano lasciare la città senza essere visti.

Lui guardò a destra e sinistra. Dove andare? Decidendo di ascoltare l'istinto, prese la strada di destra. Poi disse a Kaori:

"Abbassati...finché usciamo da Iwaki"

Lei si stese sul sedile posteriore con Hideyuki tra le braccia.

Lui sapeva che quegli uomini presto sarebbero andati a cercarli nel quartiere, doveva sbrigarsi a portarli fuori da lì. Tuttavia, non poteva guidare velocemente altrimenti avrebbe attirato l'attenzione dei passanti.

Quei pochi metri per uscire dalla città gli parvero un'eternità.

Kaori aveva chiuso gli occhi, pregando silenziosamente. La Mini prese l'arteria principale che annunciava la fine della città. Eccoli, a pochi metri di distanza. Mentre usciva, Ryo tirò un sospiro di sollievo. Tutta la tensione che aveva accumulato negli ultimi minuti volò via. Con un calcio sul pedale, Ryo accelerò. Non dovevano rimanere a lungo nei paraggi.

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Capitolo 40
*** 40. Ritorno a Shinjuku ***


La tensione scese nell'abitacolo dell'auto che si allontanava da Iwaki.

Kaori si era alzata e guardava fuori dal finestrino. Piangeva silenziosamente pensando ai suoi sogni. I suoi sogni di una nuova vita che erano appena stati spezzati. Perché? Aveva tanto sopportato così da poter accedere alla nuova vita che le si sarebbe offerta. Aveva passato gli ultimi sei mesi a sognare il futuro con il suo bambino.

Il suo sguardo si posò sul figlio, che dormiva tra le sue braccia. Il suo cuore si serrò ulteriormente pensando alle intenzioni di quei criminali. Come poteva l'essere umano essere così meschino dal voler aggredire un essere così fragile...lo strinse di più contro il suo cuore. Sollevò delicatamente il viso per osservare Ryo, vedendo solo i suoi occhi attraverso lo specchietto. Erano occhi duri, concentrati sulla strada.

Si chiese cosa sarebbe successo se lui non ci fosse stato. In un istante, aveva visto Ryo rientrare irrompendo nel suo appartamento, spingendola ad uscire. Era stato tutto così veloce. Immaginò ciò che sarebbe potuto accadere se Ryo non fosse intervenuto. Rabbrividì.

Sospirò di sollievo nonostante tutto perché lui c'era sempre stato per salvarla, sempre. Pronto a sacrificarsi purché lei ne uscisse viva. Aveva rinnovato la sua promessa. A quella constatazione, le sue lacrime raddoppiarono. Perché la vita non dava loro un po' di riposo? Lei non voleva più essere la causa della perdita di Ryo. Oltre a quel giorno, lo metteva sempre in pericolo. Solo ripensando al dover scalare un semplice muro, lui era stato meticoloso. Ma aveva avuto paura. Aveva sentito che Ryo non era a suo agio. Benché fosse agile, aveva sudato sette camicie...e se i nemici fossero arrivati in quel momento? Ryo e Hideyuki sarebbero stati uccisi sul posto. Tremò al pensiero.

Da parte sua, Ryo era concentrato sulla strada mentre pensava a quello che era successo. Lui, che voleva andarsene e lasciarli a vivere una nuova vita. Eccolo di nuovo, insieme a Kaori e Hideyuki. Ripensando alla fuga, provò angoscia...come avrebbe fatto? Aveva potuto constatare che proteggere un bambino non era una cosa così semplice.

Anche lui ringraziò il 'caso' per averlo spinto ad andare a Iwaki. Non se ne pentiva. Il suo sguardo si addolcì suo malgrado. Era sollevato di averli potuti salvare.

Controllava la situazione. Non sapeva che finale ci sarebbe stato, ma avrebbe agito.

Ripensò alla condizione che Falcon gli aveva dato se fosse andato a Iwaki: doveva assumersi le sue responsabilità. Capiva ora tutta la portata di quella condizione. Benedetto Falcon! Era deciso: li avrebbe portati dove non avrebbero rischiato nulla. E in quale posto avrebbe potuto proteggerli, se non Shinjuku? Era la sua città, il suo territorio...il suo terreno! Li avrebbe nascosti il tempo per valutare la situazione. Li avrebbe protetti con corpo e anima per ridurre a zero la diceria. Così li avrebbe aiutati a lasciare il paese verso una vita normale. Guardò nello specchietto per vedere Kaori. Guardava fuori dal finestrino, e piangeva.

Se ne addolorò. Sapeva a cosa stava pensando...ma si promise di fare di tutto perché lei e Hide potessero vivere lontano dalla violenza. Mai nella sua vita aveva pensato di avere una tale missione. Doveva proteggere la vita del suo angelo, anzi...dei suoi angeli.

Hideyuki Makimura, suo ex partner, sapeva che affidandogli la sua sorellina, lo avrebbe trasformato per sempre? Sapeva che sua sorella gli avrebbe dato un'anima? Che avrebbe rianimato quel cuori così a lungo spento? Non lo avrebbe mai saputo. Oggi un bambino portava il suo nome...Hideyuki. Chi avrebbe detto che un giorno avrebbe avuto un figlio, che portava il nome del suo partner, del suo migliore amico?

Quel figlio era una redenzione per l'anima dello sweeper. Ryo sapeba che i suoi giorni erano contati: uno sweeper non diventava vecchio in quell'ambiente. Ma ci sarebbe stata una traccia di lui sulla Terra. Lui, che non aveva mai avuto una vera famiglia, nessuna identità formale, era riuscito, per quanto minimamente, a contrastare il destino. Si sarebbe battuto per loro come se non avesse mai fatto. Lo sweeper incontrò gli occhi di Kaori. I suoi occhi erano tristi e pieni di domande.

Per rassicurarla, le disse:

"Kaori...per ora, ti riporto a Shinjuku...giusto il tempo che le cose si calmino...okay?"

Kaori si lasciò cadere sul sedile e sospirò:

"Va bene, Ryo...mi fido di te..."

Kaori riprese la sua osservazione all'esterno dell'auto. Il resto del viaggio si svolse in completo silenzio.

Kaori Makimura tornava la città che aveva visto la nascita del duo City Hunter...Shinjuku.

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Capitolo 41
*** 41. Ci è mancato poco ***


Sempre padrona di sé, disse:

"Non so chi vi abbia informato, ma se ne è fottuto di voi"

Stanco della sua insolenza, il delinquente si apprestò a schiaffeggiarla quando lei dichiarò:

"Prima di sfogarvi, guardate"

Indicò l'angolo di un muro sul soffitto. Vi era appesa una scatola bianca:

"Tutta la nostra conversazione è stata registrata...e ripresa a distanza come bonus!"

Guardando l'orologio, proseguì:

"La polizia dovrebbe essere qui tra non più di cinque minuti. Siete in una residenza protetta! Un vero bunker!"

Non appena finì di parlare, l'allarme si azionò, facendo scattare una sirena che rompeva i timpani. Il capo dei criminali fu colto dal panico perché nulla era andato secondo i piani. Tuttavia era sicuro che la partner di Saeba fosse lì. Strinse i denti. Aveva il folle desiderio di regolare i conti con quella donna. Il suo sorriso ironico lo innervosiva, ma preferì essere prudente e optò per la fuga con i suoi complici. Giurò a se stesso che la questione era solo rimandata. Era convinto che la storia del bambino fosse vera. Avrebbe trovato il moccioso. La sua rabbia verso Saeba era raddoppiata dopo la morte di suo fratello. Era invaso dal bisogno di vendetta.

La signora Tsukasa li guardò scappare con uno sguardo disgustato. Teppisti da quattro soldi. Avevano davvero creduto di essere sorvegliati da una telecamera? I criminali attuali erano veramente privi di intelligenza e astuzia. Si rilassò un po' tenendo sempre in mano il telecomando per controllare i dintorni. Si guardò attorno. Era persa e delusa che finisse così. Pensò a Kaori, al bambino, e sospirò. Prese il telefono e iniziò a comporre un numero. Quei banditi non si sarebbero certo fermati.

 

 

Shinjuku.

 

Umi si svegliò più tardi del solito. Si era sentito sfinito negli ultimi giorni. Ma quando si alzò, si sentì leggero.

Vista l'ora, Miki era già attiva al Cat's Eye, quindi si affrettò per raggiungerla il prima possibile. Quando arrivò al locale, si mise dietro il bancone e iniziò a lavorare mentre Miki serviva i clienti. Dato il numero di persone da servire, la giornata si annunciava eccellente.

Mentre iniziava a occuparsi delle stoviglie, gli tornò in mente un dettaglio. Prendendosi cura di asciugarsi le mani, prese il telefono e lo accese. Si apprestò a infilarlo in tasca, quando iniziò a vibrare numerose volte. Lo riprese e lo guardò: dieci chiamate perse, tre messaggi in segreteria.

Era successo qualcosa. Su tale conclusione, si affrettò ad andare in magazzino. Miki, che aveva assistito all'intera scena, sospirò quando vide suo marito andarsene. Non volendo fare storie, tornò a lavorare come se niente fosse. Il campanello suonò annunciando l'arrivo di un nuovo cliente. Come un tornado, Mick si gettò su Miki, che gli lanciò il solito vassoio. Avendo cura di rimuovere l'oggetto che si era incastrato nella sua bocca, lui si accomodò al bancone:

"Allora, come va Miki?" chiese, ritornando serio.

"Bene" si limitò a dire lei.

Notando l'aria triste dell'ex mercenaria, lui domandò:

"Non sembri in gran forma, dimmi!"

Vedendo che la donna non era pronta a iniziare una conversazione sull'argomento, lui chiese: "Dov'è Umi, non ho ancora visto quella testa di polpo!"

Facendo un cenno in direzione del magazzino, lei rispose:

"Arriva tra poco, sta facendo una telefonata"

Capendo che la situazione non favoriva il dialogo, l'americano bevve il suo caffè tranquillamente aspettando il ritorno di Falcon. Quest'ultima rimase un po' in magazzino. Aveva appena ricevuto le informazioni da Doc, ed era completamente stordito. Com'era possibile che la situazione fosse degenerata così rapidamente? Ciò che lo rassicurava era che apparentemente Ryo si stava prendendo cura di tutto. L'ex sweeper non poté reprimere un sorriso constatando che Ryo aveva fatto la sua scelta andando a Iwaki. Doveva aspettare notizie, ora. Ryo non avrebbe tardato a contattarlo...almeno lo sperava. Tuttavia era preoccupato. Pensò a Hideyuki, a Kaori e sospirò.

Non volendo risultare assente, tornò immediatamente al bar. Mentre varcava la soglia, si accorse della presenza di Angel. Ci mancava solo lui. Si piazzò dietro il bancone per riprendere a lavorare. Doveva aspettare. Niente notizie, buone notizie?

 

 

Alla periferia di Shinjuku, una Mini guidava a un ritmo ragionevole. Il viaggio era stato silenzioso. Molte domande affollavano la mente di Kaori. Come l'aveva saputo Ryo? Perché quegli uomini si erano presentati per ucciderli? Come avevano fatto a trovarli? Avevano seguito Ryo?

Per fortuna, Hideyuki aveva dormito per tutto il tragitto. Come istinto di protezione? Il cuore di Kaori si strinse. Cos'avrebbero fatto adesso? Tornare a Shinjuku...avrebbe dovuto affrontare gli sguardi dei suoi amici, e peggio di tutti i nemici che aspettavano solo quello per risolvere le loro questioni con Ryo. Lui aveva pensato a tutto...? Guardò di nuovo il suo partner. Come le era mancato in quei mesi di solitudine, non avrebbe mai immaginato che potesse presentarsi a Iwaki, per non parlare del fatto che fosse obbligata a tornare a Shinjuku con lui. Ripensò a Kimiko e parlò a voce alta.

"Spero che non sia successo niente alla signora Tsukasa..."

Non aspettando risposta da parte di Ryo, si immerse subito nei suoi pensieri.

La Mini attraversò le strade di Shinjuku. Tutti gli ultimi anni sfilavano davanti agli occhi di Kaori. Avevano vissuto talmente tante cose insieme, risate, lacrime, ma erano sempre stati una cosa sola. La morte di suo fratello li aveva uniti. Lei aveva perso un fratello, lui il suo migliore amico. Con emozione vide l'edificio dai mattoni rossi, così caro ai suoi occhi.

L'auto si infilò nel garage. Finalmente erano arrivati. Lo sweeper spense il motore. Era partito da solo e ora tornava con il suo angelo...e suo figlio.

Lentamente, scese dall'auto e aprì la portiera per far uscire Kaori. Lei, esausta, fece uno sforzo sovrumano per uscire. Non aveva più forze negli arti. Tenendo suo figlio, salì direttamente per le scale per dirigersi in casa. Lui la guardò. Malgrado le circostanze, era felice. Felice che il suo angelo tornasse nel loro appartamento. La luce avrebbe invaso di nuovo quel luogo. Sarebbe stato temporaneo, lo sapeva. Ma avrebbe apprezzato quel ritorno alla vita, per quanto breve.

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Capitolo 42
*** 42. Vita in tre ***


Aspettando che il suo partner arrivasse alla porta d'ingresso, la giovane donna indietreggiò. Con mano febbrile, Ryo finalmente aprì la porta e lasciò passare Kaori. Lei, esitante, andò davanti a lui ed entrò in casa. Fece qualche passo e si guardò intorno: il salotto non assomigliava affatto a quello che aveva lasciato. Vetri rotti, bottiglie, lattine erano sparpagliati per terra. Si girò verso Ryo ma lui evitò il suo sguardo. Non voleva mostrarle che aveva sofferto per la sua assenza, ma era una perdita di tempo. Kaori si avvicinò a lui. Con Hideyuki raggomitolato su un braccio, posò l'altra mano sulla sua guancia in un gesto delicato.

"Mi sei mancato, Ryo..."

Lui prese dolcemente la sua mano e la strinse:

"Mi sei mancata anche tu, Sugar..."

Gentilmente, la fece avvicinare, facendo attenzione al piccolo ospite, e la prese tra le sue braccia. Ciò che sentì in quel momento era indefinibile. Benessere, un sollievo immenso. Aveva tra le braccia le sue due ragioni di vita. Sentì il calore invadere di nuovo il suo corpo, come un alito di vita. Ryo si sentì alleviato. Tutte le tensioni, tutti i rancori e le frustrazioni erano appena stati spazzati via da quel ritorno inaspettato. Avevano appena vissuto una delle più grandi paure delle loro vite. Non avendo nemmeno avuto il tempo di analizzare la situazione. Rimasero l'uno nelle braccia dell'altro per lunghi minuti. Non erano necessarie parole. Kaori, che era in una condizione di immensa fatica, sentì le gambe indebolirsi.

Sentendola tremare, Ryo le sussurrò:

"Dovresti andare a stenderti, Kaori..."

Annuendo, lei ruppe l'abbraccio e si diresse verso le scale con il suo tesoro tra le braccia. Salì lentamente e arrivò in corridoio. Si sentiva strana, felice e malinconica allo stesso tempo.

Tornare nella sua vecchia stanza la turbava.

Kaori mise una mano sul pomello della porta ma non riuscì ad aprirla. Ritentò più volte. La porta era chiusa. Fece per tornare giù, ma vide la mano di Ryo che infilava la chiave nella porta. Kaori si voltò bruscamente. Lui rimase impassibile. Girò la chiave e aprì la porta.

"Perché l'hai chiusa, Ryo?"

Lui si apprestò a tornare giù. Senza voltarsi, le disse:

"È la tua stanza, Kaori, nessuno ci è entrato in tua assenza"

Stringendo ulteriormente Hideyuki, lei fu toccata da quel gesto. Ryo aveva sempre avuto quel lato enigmatico, insondabile, che impediva alle persone di sapere veramente cosa pensasse o provasse. Entrò lentamente e si guardò intorno. Niente era cambiato. Ryo aveva lasciato tutto come alla sua partenza. Attraverso il comportamento di Ryo, sentiva che aveva sofferto tanto quanto lei. Anche se non diceva niente, quei gesti lo tradivano. Guardò Hideyuki, che non avrebbe tardato a svegliarsi. Avrebbe dovuto dargli da mangiare, cambiarlo. Sospirò. Non aveva avuto il tempo di prendere il necessario. Sarebbe scesa, ma il suo corpo era troppo stanco. Si stese sul letto mettendo Hide sul lato vicino al muro in modo che non cadesse.

"Lasciami solo dieci minuti, Hide...dieci minutini per riprendermi un po'..."

Non aveva neanche finito la frase che i suoi occhi si chiusero. Il bambino aprì gli occhi. Come d'accordo, li chiuse di nuovo e si riaddormentò.

Lo sweeper, che era rimasto vicino, aprì la porta di Kaori, limitandosi a socchiuderla per vederla. Com'era bello poterla rivedere lì...assicurandosi che dormisse, richiuse piano la porta e andò in salotto. Con le mani in tasca, scese lentamente le scale. Tutto era confuso...il suo cuore, la sua ragione, tutto si mescolava.

Guardò la stanza che era sottosopra. Come se per mesi fosse stato cieco, gli tornò la lucidità. Il salotto era il riflesso di ciò che era diventato. Si abbassò e cominciò a raccogliere i pezzi di vetro con un sospiro.

"Che casino!" disse stringendo un pezzo di vetro tra le mani. Gocce di sangue caddero per terra. Si alzò. Avrebbe riordinato più tardi. Anche lui aveva bisogno di riposare. Si sdraiò sul divano, decidendo che ci avrebbe ripensato...più tardi...per ora, voleva riposare. Chiuse gli occhi e partì verso un paese dove, per pochi minuti o poche ore, il suo cuore si sarebbe sentito cullato.

 

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Capitolo 43
*** 43. Convivenza invisibile ***


Lo sweeper venne svegliato bruscamente da pianti acuti. Saltò dal divano.

"Che sta succedendo?" gridò, alzandosi senza esitare. Vide Kaori che scendeva dalle scale. La povera sweeper si era svegliata di soprassalto, sentendo le grida di Hideyuki. Il suo tesoro aveva pazientato abbastanza. Era affamato e fradicio. In preda al panico, Kaori trovò solo una soluzione.

"Ryooooo! Devi assolutamente andare a cercarmi queste cose!"

Gli piazzò davanti al viso una lista. Ryo, ancora mezzo addormentato, l'afferrò grattandosi la testa con l'altra mano. Cercò di leggere, nonostante il sonno che ancora gli faceva calare gli occhi. Ma questi ultimi si spalancarono leggendo la lista:

"COSA? È fuori questione, Kaori! Non comprerò mai queste cose!"

Si voltò, incrociando le braccia e assumendo un'espressione imbronciata. La sweeper, esausta, gli rispose:

"Smettila di fare il bambino! Sai benissimo che non abbiamo scelta! Io non posso uscire, Ryo...quindi ci puoi andare solo tu!"

Kaori cercava di parlare sopra le grida di Hide, che raddoppiarono. Ryo diventò rosso come un gambero e si voltò:

"No, no, no, Kaori, chiedimi tutto ma non questo!"

"Basta Ryo, non è una condanna a morte andare a comprare pannolini, biberon, latte, vestiti..."

Ryo la fissò allibito di fronte a quella marea di richieste. Corse per il salotto alzando le braccia al cielo:

"MAI, Kaori!"

Si fermò, alzando il pugno al cielo:

"Non dimenticare, Kaori, che io sono lo Stallone di Shinjuku! La mia raputazione sarebbe distrutta per sempre"

Gli occhi fiammeggianti, continuò:

"Non sai l'angoscia che causeresti alle mie ammiratrici se sapessero che il loro Stallone è andato a comprare questa roba"

Un corvo passò dietro Kaori. Si diresse verso di lui. Era stranamente calma. Senza che lui se l'aspettasse, lei gli posò Hide tra le braccia. Si bloccò, paralizzato.

Lei andò a mettersi la giacca.

"Molto bene, Ryo...se reagisci così, andrò io."

Le lacrime scorrevano a fiumi sulle guance di Hideyuki. Strinse i denti. Era davvero a disagio: non aveva mai preso un neonato in braccio...ancora meno uno in lacrime.

"Aspetta, Kaori...non puoi lasciarmi così" fece senza muoversi.

"Non ho scelta, Ryo. Hide ha fame ed è zuppo"

Stava per aprire la porta, quando Ryo urlò:

"Va bene! Hai vinto! Vado io a prendere queste cose!"

Lei si girò e rivolse a Ryo uno sguardo malizioso:

"Ma guarda...quando vuoi..."

Ryo si affrettò a restituire Hide a Kaori e se ne andò sbattendo la porta, borbottando.

Kaori rimase immobile, guardando la porta. Sorrise. Aveva ritrovato il suo partner idiota. Poteva essere testardo, ma cedeva sempre. Rivolse le sue attenzioni al figlio, cullandolo:

"Coraggio, amore mio...il tuo ostinato papà è andato a prendere ciò che ti serve"

Solo a immaginare Ryo nel reparto dei pannolini, ridacchiò da sola. Continuò a cullare suo figlio per l'appartamento, per farlo pazientare.

Ryo si precipitò fuori. Prese la macchina e si diresse verso il centro commerciale più vicino.

Gocce di sudore gli bagnarono la fronte tanto si sentiva imbarazzato all'idea di uscire a comprare quel tipo di cose. Ma sapeva di non avere scelta. Kaori non doveva essere vista da nessuno. Sospirò, disperato.

Riprendendo un po' di serietà, guardò lo specchietto retrovisore per assicurarsi di non essere seguito. Nell'ambiente sicuramente c'erano chiacchiere. La notizia si era diffusa a una velocità impressionante, stando a quanto Doc diceva. Era assolutamente necessario ridurre la pressione mettendo rapidamente le voci nel dimenticatoio, in modo che entrasse a far parte delle altre dicerie false che erano state dette su di lui. Così la calma sarebbe tornata. Quando quel momento fosse giunto, Kaori e il piccolo sarebbero potuti partire. Sarebbe stato meno rischioso.

Sentì una fitta nel cuore alla parola 'diceria' e ripensò a suo figlio, lontano da essere tale. Era davvero lì a incasinare come non mai lo sweeper numero uno. Se ne voleva per essere costretto a comportarsi così, come se non esistesse. Ma voleva proteggerlo, contestando ad alta voce la sua esistenza agli occhi di tutto l'ambiente. Ryo Saeba non aveva il diritto di avere legami; sperava che suo figlio un giorno avrebbe capito il suo gesto. Era sorpreso da se stesso per l'attaccamento che già provava per Hide.

-Perdonami, Hide...sono costretto...- pensò. Serrò il volante per andare a recuperare quei dannati pannolini e accelerò.

Che giornata.

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Capitolo 44
*** 44. La missione di Ryo ***


Un uomo percorreva i reparti, facendo delle pause per assicurarsi che nessuno lo vedesse. Voleva essere discreto. Prese un cestello e raggiunse il reparto desiderato. Doveva proprio trovarlo? Non ci aveva mai messo piede...

Alzò gli occhi al cielo, le lacrime che gli scorrevano lungo le guance, a tal punto che trovò la situazione imbarazzante (evidentemente non sapeva cos'aveva dovuto affrontare Falcon).

"Perché?" lo sweeper voleva apparire naturale, quindi, con passo deciso, andò in direzione del famoso reparto. Sarebbe stata una semplice formalità, ecco tutto.

Svoltò e rimase immobile: i suoi occhi si allargarono alla vista dello sfoggio di pannolini: ce n'era un INTERO reparto!

Urlò:

"Ma non è possibile!"

Ryo iniziò a guardare tutte le confezioni. Non capiva nulla e non sapeva cosa prendere!

"Ma chi ha avuto l'idea di prendere così tanti pannolini tutti di marche diverse!"

Diventò rosso e volle accertarsi, guardando a destra e a manca, che nessuno lo notasse. Sospirò: non c'era nessuno all'orizzonte. Iniziò a decodificare le confezioni quando una giovane donna apparve nella corsia. Come per magia, la sua faccia da pervertito fece apparizione. Era da molto tempo che non compariva. Ma scomparve con la stessa velocità, perché se quella donna andava ad acquistare in quel reparto significava che era sposata o impegnata con un altro. Sospirò, riprendendo le sue ricerche, ma un'idea gli venne in mente. Si avvicinò alla giovane donna. Si fermò e pensò. Perché no? Dopotutto, non c'era niente di sbagliato nel chiedere informazioni. Riprese ad approcciarsi alla donna, che aveva notato quell'uomo dallo sguardo un po' strano. Sentendosi osservata, la giovane madre iniziò a spaventarsi. Ryo fece un profondo respiro e si rivolse alla donna:

"Mi scusi..."

La giovane donna, che era in all'erta, sobbalzò ed era sul punto di fuggire, quando lui aggiunse:

"Può aiutarmi, per favore?"

Inizialmente esitante, la giovane donna si voltò e osservò l'estraneo. Si rassicurò. Aveva un foglio in mano ed era visibilmente perduto.

"Sì?" gli disse con voce incerta.

Lo sweeper, imbarazzato quando lei si schiarì la voce, si lanciò:

"Io...beh...non so cosa prendere" annunciò infine indicando i pannolini. Notando l'imbarazzo dell'uomo, la donna ne fu toccata e volle aiutarlo.

"Ah, cerca dei pannolini!" guardò lo scaffale e continuò: "Effettivamente non è ovvio quando non si è abituati!"

Lui si sentì sollevato...stava per rispondere, quando la giovane donna disse:

"Quanto tempo ha il suo bambino?"

"Uhm"

Era bizzarro che una donna gli parlasse come a un padre di famiglia, rispettabile, senza fuggire davanti a lui. Non ci era abituato.

Lei aggrottò le sopracciglia davanti all'esitazione dell'uomo:

"Ha solo pochi giorni, in realtà" disse Ryo, portandosi la mano dietro la testa.

"Ah, d'accordo. È il primo?"

"Eh sì"

La giovane donna, rilassandosi di fronte a quello che era solo un giovane padre in difficoltà, guardò lo scaffale e prese un pacchetto prima di metterlo nelle mani di Ryo:

"Questi sono pannolini particolari per neonati! È quello che le serve"

"Grazie...grazie mille"

"Di niente...buona giornata"

La signora prese il proprio pacchetto e se ne andò, lasciando Ryo lì piantato. Si riprese velocemente: doveva sbrigarsi e continuare perché la lista era ancora lunga...contento che la signora gli avesse reso il compito più facile, si recò in un altro reparto.

Nel frattempo, Kaori stava cercando di calmare suo figlio come meglio poteva. Le faceva male vederlo piangere così, senza poterlo tranquillizzare. Guardò l'orologio. Era passata più di un'ora e mezza da quando Ryo era partito.

"Ma cosa sta facendo?" gridò.

Il povero Ryo era in effetti bloccato nel reparto per la cura del neonato. Era alla ricerca di un ovetto per bebè...non sapeva neanche cosa ciò significasse. Non ne poteva più. Non sarebbe mai riuscito ad arrivare in fondo alla lista. Qualcuno gli toccò una spalla, si voltò e riconobbe la signora che lo aveva aiutato con i pannolini.

"Ha l'aria sperduta. Forse posso ancora aiutarla?"

La giovane donna penava di fronte al giovane papà completamente disorientato. In principio esitante, lui le mostrò la lista. La donna l'afferrò...era davvero lunga. Non poté trattenersi:

"Bene, bene, si può dire che si è ridotto all'ultimo minuto!" esclamò. Ryo era davvero a disagio.

"Si può dire così" rispose ridendo.

"Beh, se vuole, posso consigliarla...mi fa compassione"

Ryo rimase immobile e vide la signora andare e venire, portando tutti i prodotti richiesti. Vedendo la montagna davanti a sé, lasciò esplodere la sua gioia. Prendendo le mani della donna, saltellò:

"Grazie, grazie signora"

Lo sweeper si impegnò a prendere tutta la montagna di roba e corse al registratore di cassa. La donna lo guardò andarsene con un sorriso divertito.

"Che padre buffo..."

Si voltò e continuò con le proprie compere.

Ryo arrivò in cassa. La sua missione non era terminata.

La cassiera iniziò a passare gli articoli. Una volta finito, annunciò l'importo. Si poté sentire attraverso il negozio:

"COSAAAAA??? Dev'esserci un errore, non è possibile!"

Imbarazzata, la cassiera assicurò che l'importo era corretto. Prendendo il portafogli borbottando, Ryo pagò in contanti. Lei gli passò il resto con mano tremante. Ryo l'afferrò velocemente e corse verso l'uscita. Era finita!

Aprì il cofano cercando di riporvi tutti gli articoli, ma alcuni si dimostrarono più difficili da sistemare. Il cofano non voleva chiudersi. Cominciò a colpirlo maledicendo la propria sfortuna.

Fu interrotto da una voce che conosceva bene:

"Ehi Ryo, problemi a chiudere il cofano?" gli chiese Reika.

Lui sudò freddo e si voltò.

"Ehi, Reika. Quanto tempo! Come stai?" disse con una risata sciocca. Reika lo guardò con aria strana.

"Bene, bene...è raro vederti qui...hai bisogno di aiuto per riordinare i tuoi acquisti?"

Gli prese una borsa per liberarlo. Ryo iniziò ad impanicarsi: se lei avesse visto il contenuto, sarebbe stato fottuto. Era troppo presto. Con un gesto improvviso, si riprese la borsa, si precipitò in auto e chiuse la porta. Mise in moto di fronte allo sguardo incredulo di Reika.

"Grazie, Reika, scusa ma ho fretta! Ne riparliamo più tardi, eh..." fece, sempre con una risata idiota.

Lo sweeper partì precipitosamente, lasciando sola la povera Reika in mezzo al parcheggio.

"E il cofano?" si limitò a dire lei, vedendo che Ryo non si era nemmeno preso la briga di chiuderlo correttamente.

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Capitolo 45
*** 45. Ritorno a casa ***


Hideyuki si era finalmente addormentato. Kaori aveva le lacrime agli occhi per quanto si era sentita impotente davanti ai suoi pianti. Aveva potuto solo consolarlo cullandolo sapendo che era zuppo e che aveva fame. Si sentiva in colpa per dovergli fare subire tutto ciò. Forse avrebbe dovuto allattarlo? Viste le circostanze, aveva appena avuto il tempo di abituarsi alla nuova maternità, essendo sola. Fortunatamente c'era stata la signora Tsukasa ad aiutarla. E non vedendo Ryo tornare, la sua rabbia aumentava di minuto in minuto.

Posò delicatamente Hideyuki sul letto, sollevandolo su dei cuscini e sussurrò:

"Perdonami, amore mio...ti prometto che questa è l'ultima volta che piangi per questo motivo"

Scoppiò in lacrime. No...non era quello che aveva sperato per suo figlio. Già soffriva a causa sua...in quel momento si convinse di essere una cattiva madre...ecco cos'era! I suoi pensieri furono interrotti dalla porta che si chiuse di colpo. Ascoltando solo il suo istinto materno, si precipitò giù per le scale. Si fermò quando vide Ryo carico di pacchetti al punto che non si vedeva più la sua faccia. Corse verso di lui, prese tutti i sacchetti e tornò in camera senza degnarlo di uno sguardo. Il povero Ryo rimase in piedi davanti alla porta e guardava la sua furia di partner che correva rapidamente con tutti i sacchetti al piano di sopra. Continuando a tenere le braccia nella posizione con cui aveva sorretto le buste, si limitò a dire:

"Neanche un grazie?"

Sentì la porta sbattere in risposta. Abbassò le braccia e sospirò:

"Le donne...che ingratitudine..."

Si accasciò sul divano. La missione era stata estenuante.

Ora doveva pensare alle cose serie. Prese il suo cellulare e compose un numero.

 

Cat's Eye.

 

Un'atmosfera soffocante regnava nel locale. Falcon non aveva detto una parola e Miki pensava alle sue occupazioni. Mick si accontentò di osservare la coppia apparentemente in conflitto. Il cellulare di Falcon iniziò a vibrare. Lo prese dalla tasca e guardò chi lo chiamava. Un sorriso apparve sul suo volto. Era Ryo!

Rispondendo, si accontentò di dire:

"Sì!"

Andò verso il magazzino. Nello stesso momento, Miki ruppe un bicchiere: non ne poteva più di tutti quei bisbigli.

Dal canto suo, l'americano era a disagio nell'assistere a quella tensione. Rivolgendo la sua attenzione su Miki, non poté fare a meno di interrogarla:

"Sei sicura che vada tutto bene?"

Inizialmente esitante, l'ex mercenaria non ce la faceva più. Suo malgrado, la sua fiducia stava crollando:

"È da mesi che va avanti così" disse, accennando col capo al magazzino. Rendendosi conto che si riferiva a Falcon, Mick si sorprese:

"Dai, Miki...non Falcon!"

"Si comporta così da mesi, Mick...prende e se ne va, senza che io sappia dove...telefonate, assenze..."

L'americano non sapeva bene cosa pensare perché non era affatto da Umi complottare segreti alle spalle di sua moglie:

"Non fraintendere, Umi non è il tipo di persona che tradisce sua moglie"

Le lacrime invasero gli occhi di Miki:

"Lo so...ma non riesco più a comportarmi come se niente fosse. È cambiato così tanto da..."

Miki non riusciva nemmeno a pronunciare il suo nome, le provocava troppo dolore: dolore per l'assenza della sua amica, dolore per l'atteggiamento di suo marito. Si passò con rabbia la mano sugli occhi per asciugare le lacrime.

"Tutto è cambiato così tanto da quando Kaori se n'è andata...Falcon è spesso assente...Ryo è tornato..."

Come se si trattasse di una parola tabù, si astenne dal pronunciarla. Mick capì molto bene. Si mise le braccia dietro la testa e sospirò. Sì, tutto era cambiato tanto dalla partenza di Kaori...

Provò un sapore amaro.

Miki continuò:

"È colpa nostra...tutti avevano capito che Kaori non stava bene, io per prima, e cosa ho fatto per aiutarla? Niente!" gridò.

Si appoggiò al bancone e iniziò a piangere calde lacrime. Mick le prese la mano e la strinse per confortarla.

Nonostante quel gesto di supporto, lei non poté fare a meno di continuare:

"E Ryo? Cos'ha fatto per trattenerla? Niente, niente! Non faceva che ferirla, umiliandola, senza prestarle alcuna attenzione!"

Il viso di Mick si incupì. Non era vero.

"Non essere così dura con Ryo...anche lui soffre per la partenza di Kaori..."

Miki alzò furiosamente il viso verso Mick:

"Hai il coraggio di prendere le sue difese?" urlò. A disagio, Mick si ricordò della lettera di Kaori.

"È più complicato di quanto tu possa immaginare"

Miki lo guardò con sospetto:

"Tu sai qualcosa" disse freddamente.

L'americano scosse la testa.

Miki colpì col pugno il bancone.

"Anche tu MENTI! Insomma, chi vuole dirmi cosa sta succedendo!"

Si preparò a proseguire quando sentì riaprirsi la porta del magazzino, lasciando spazio a Falcon che si toglieva il grembiule.

"Devo uscire"

Miki sospirò forte. L'americano tentò un'azione per rassicurare la giovane donna:

"Vuoi che venga con te?" chiese a Falcon.

"No, sono a posto" disse l'altro. Se ne andò sotto gli occhi indagatori e sospettosi di Miki e Mick. Mick si rivolse a Miki e le inviò un sorriso rassicurante:

"Sono sicuro che c'è una buona spiegazione".

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Capitolo 46
*** 46. Protezione ravvicinata? ***


Kaori stava infilando a Hideyuki il nuovo pigiamino dopo avergli fatto una toletta completa, guardandolo con gli occhi pieni di lacrime per quanto si sentiva male all'idea di avergli fatto passare tutto ciò. Abbottonando il suo completino per la notte, si rese conto che Hideyuki la fissava. Era sorpresa dalla sua vivacità nonostante fosse così piccolo. Era diverso dagli altri bambini. Al di là del fatto che fosse suo figlio, aveva sentito una singolare differenza. Accarezzò le sue piccole mani e le gambine, come per fargli capire che si scusava per quella lunga attesa. Era così calmo, come se comprendesse la situazione. Era rimasto discreto fino a quel momento, come se non avesse voluto disturbare ulteriormente suo padre durante quella convivenza non pianificata. Gli sorrise teneramente:

"Ti amo così tanto, Hide..."

Tenendolo delicatamente contro il suo cuore, andò con lui in cucina a preparare il biberon. Era così assorta nello sguardo di suo figlio che non prestò neanche attenzione a Ryo mentre passava per il salotto. Ryo era al telefono, la guardò andare in cucina con curiosità, non ascoltando più il suo interlocutore. Era turbato da quella nuova Kaori che si ritrovava di fronte perché era cambiata, era un fatto innegabile. Volendo riprendere il filo della conversazione, tornò a concentrarsi su ciò che il suo interlocutore diceva. Dopo più di venti minuti di conversazione e altre telefonate di ogni tipo, lo sweeper finalmente ripose l'apparecchio con aria soddisfatta. Tese l'orecchio verso la cucina: non proveniva alcun suono. Punto dalla curiosità, Ryo si alzò e andò discretamente vicino alla porta.

Kaori appoggiò il biberon vuoto sul tavolo, poi strinse Hide contro di sé dandogli pacchette gentili sulla schiena. Chiuse gli occhi per evitare che le lacrime colassero. Il suo cuore di mamma aveva sanguinato quel giorno.

"Perdonami Hide, perdonami" gli sussurrò all'orecchio. Alla fine le lacrime scorsero, suo malgrado. Non aveva più la forza di controllare le sue emozioni. Vedere suo figlio piangere l'aveva sconvolta al punto da farsi molte domande sul suo ruolo di madre. Era ormai sicura di una cosa: per suo figlio voleva una vita lontana da quel trambusto malsano.

Ryo fu toccato da ciò che vide. Sentendosi di troppo, si diresse verso il tetto per prendere un po' d'aria e riflettere. Dalla notte precedente, aveva solo intravisto Hide.

Cercando di non mostrargli alcun segno di affetto in presenza di Kaori, voleva rimanere indifferente pensando di essere obbligato a farlo per proteggerli in modo efficace. Non era riuscito a mandare via Kaori quando suo fratello era morto, nonostante già all'epoca avesse saputo che era la soluzione migliore in modo che lei fosse lontana dal pericolo di quell'ambiente. Aveva, quel giorno, lasciato che il suo cuore parlasse piuttosto che la ragione. Oggi non si sarebbe tirato indietro per Hideyuki.

Lo sweeper si piazzò nel suo punto preferito. Approfittando dell'aria fresca per mettere in ordine le idee, la giornata sfilò davanti ai suoi occhi. C'era davvero voluto poco perché accadesse un dramma. Istintivamente, accese una sigaretta e lasciò vagare i suoi pensieri, aspettando Umi, che non avrebbe dovuto tardare. Aveva così tante domande in sospeso. Pensò allo scopo di quella missione: farli partire, come previsto...

Ma gli Stati Uniti erano così lontani! Certo, aveva dei contatti lì, ma non avrebbe potuto proteggerli come se fossero stati in Giappone. Scosse la testa, restare in Giappone avrebbe condannato Hide in un modo o nell'altro a conoscere l'ambiente di suo padre e questo era un qualcosa che rifiutava più di ogni altra cosa. Avrebbe lottato anima e corpo perché Hide non conoscesse né si avvicinasse al suo mondo. Sì. Non avrebbe mai dovuto conoscerlo, nemmeno approcciarsi. Cercò di essere onesto con se stesso. Sapeva che se fossero rimasti in Giappone, non sarebbe stato in grado di ignorarli e avrebbe avuto bisogno di vederli.

Guardando il cielo, sorrise pensando che il destino gli aveva riservato ancora una delle sorprese di cui solo lui conosceva il segreto. Oggi era il padre di un bambino di cui avrebbe dovuto, in un modo o nell'altro, assicurare il futuro. Forse alcuni lo avrebbero preso per un essere irresponsabile o senza cuore nel farli andare via, ma lui sapeva che non era vero: era per il futuro di suo figlio che lo stava facendo. La vita era davvero strana, sapeva da poco di aver assunto il ruolo di padre, e già i meccanismi di quel sentimento così forte si erano allacciati a lui. Ecco perché era diverso da altri sweeper, ciò che Hideyuki Makimura aveva percepito in lui in modo che non poteva essere insegnato, prima ancora che lui stesso potesse notarlo.

Lo sweeper non poté fare a meno di sorridere, ripensando alla sua partnership con lui. Tirò nervosamente un'altra boccata della sigaretta al pensiero del piccolo Hideyuki. Quel piccoletto lo turbava un sacco. Ripensando ai mesi precedenti la partenza di Kaori, cercava di rimettere a posto i pezzi del puzzle. Ripensò al disagio di Kaori, alla sua prolungata assenza durante il giorno, al modo in cui era riuscita a nascondere le sue condizioni. Sentì una fitta al cuore: era stato duro con lei. Adesso se ne pentiva, perché avrebbe dovuto vedere o avere un'occhiata più di riguardo su di lei...forse, avrebbe potuto persino trattenerla? A che pro? Tutto si confondeva nella sua mente, non riusciva a trovare risposta, e nemmeno ad essere ragionevole. Se avesse ascoltato il suo cuore, sarebbe sceso immediatamente in cucina a prendere suo figlio tra le braccia e a guardare ogni dettaglio del suo viso. Estasiandosi davanti al miracolo della vita. Certamente, aveva avuto il tempo di vederlo durante la notte...ma non era stato sufficiente. Avrebbe voluto conoscerlo. Si sorprese dal modo in cui già lo amava.

Ripensando a Kaori in cucina, ripensò al proprio atteggiamento con lei. Chiedeva perdono anche a lei. Perdono per il suo comportamento distaccato, perdono di non potersi comportare come gli altri padri, di non poterla prendere tra le sue braccia, di non poterla baciare perché sentiva di non averne il diritto.

La sua più grande paura adesso era che Hideyuki un giorno ce l'avrebbe avuta con lui. Poteva essere assurdo pensarci, dato che aveva solo pochi giorni. Ma aveva quella paura sepolta in lui e non riusciva ad abituarsi all'idea. Era sicuro che suo figlio l'avrebbe odiato. Era normale...suo padre era solo un vigliacco, semplicemente. Sapeva che si sarebbe costruito un carapace...un carapace per affrontare la giornata in cui quella vicinanza sarebbe terminata. Un carapace per il giorno in cui loro se ne sarebbero andati.

Forse un giorno un altro uomo avrebbe riempito il vuoto di quel ruolo di padre che lui stava abbandonando? Forse un giorno Hideyuki sarebbe stato fortunato ad avere un padre amorevole al suo fianco? Proprio quell'idea lo fece rabbrividire e schiacciò il suo cuore.

Sospirò.

Sentiva lo sguardo di Kaori pesargli addosso ogni volta. Lei scrutava ogni suo gesto verso il loro bambino. Il loro bambino! Che dolce sensazione provava nel pensare a quelle parole. Kaori doveva considerarlo un uomo insensibile accanto a Hide. Non doveva sospettare che lui si torturava al pensiero che non avrebbe mai fatto parte della loro vita. Non voleva affezionarsi a lui: separarsene sarebbe stato troppo difficile. La sua attenzione fu attirata da un'auto che aveva appena parcheggiato. Umi era finalmente arrivato. Gettando ciò che rimaneva della sigaretta, tornò in casa. Stava diventando troppo sentimentale...avrebbe finito per giocargli brutti scherzi.

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Capitolo 47
*** 47. Falcon riprende servizio ***


La sweeper che si apprestava a salire di sopra per far addormentare Hideyuki sentì dei colpi alla porta. Non sapendo se dover aprire o meno, continuò a dirigersi al piano superiore. Sentì Ryo scendere velocemente e si incrociarono senza nemmeno guardarsi. Lei si sentì in colpa. Effettivamente non l'aveva nemmeno ringraziato. Aveva fatto un grosso sforzo nell'andare a comprare tutta la lista dei prodotti che lei aveva reclamato. Si promise che l'avrebbe ringraziato più tardi. Dal piano di sopra, sentì la porta d'ingresso aprirsi. Un ringhio che fungeva da saluto permise a Kaori di dedurre che Falcon era lì. Dalla nascita di Hide, il suo rispetto verso di lui era decuplicato.

Ryo accolse Falcon:

"Ciao testa di polpo...per te questo significa essere veloce?"

"Uhm" si limitò a dire l'ex sweeper. Appena arrivato, si sedette sul divano e incrociò le braccia. Ryo, non volendo farsi sfuggire la situazione di mano, andò dritto al punto, anche se numerose domande lo invadevano:

"Avrò bisogno di te per un po'..."

Umi annuì, attendendo il resto.

"Mi assicurerò che questa diceria taccia il prima possibile...niente di meglio che portarmi avanti tra gli informatori e fare come se nulla fosse. Ma per farlo, è necessario che qualcuno vegli su Kaori e Hide durante la mia assenza..."

Si rivolse a Falcon: "Tu sei l'unico che può aiutarmi vista l'urgenza...almeno per stasera"

Falcon annuì:

"Ho capito Ryo"

Ryo era soddisfatto.

"Giusto il tempo di calmare gli animi...e poi..." non terminò la sua frase.

"Dopo cosa intendi fare, Ryo?" gli chiese Falcon.

Sorpreso da quello slancio di curiosità, Ryo finse di sorridere:

"Mi assumerò le mie responsabilità, mandando Kaori e Hide in un posto dove troveranno una vita normale"

Un lungo silenzio seguì la decisione di Ryo. Falcon, sempre con le braccia incrociate, annuì. Lo sweeper si palpò la tasca alla ricerca di una sigaretta e la portò automaticamente alla bocca. Aveva perso l'abitudine rispetto alle regole stabilite da Kaori, che aveva vietato, tra le altre cose, di fumare nell'appartamento, e fece per accenderla.

"Non accenderla...non va bene per i neonati" disse Falcon.

Sorpreso, Ryo si voltò verso Umi, con ancora la sigaretta in bocca.

"Vero...avevo dimenticato che sei diventato uno specialista in materia di neonati"

Falcon fece per rispondere, ma fu preceduto da una voce proveniente dalle scale.

"Puoi dirlo forte, Ryo" affermò Kaori scendendo. Si diresse subito verso Falcon. "Buongiorno Falcon" disse, indirizzandosi a lui realmente felice di vederlo. Fedele a se stesso, Falcon grugnì come segno di saluto. Lei si rivolse a Ryo e avanzò verso di lui. Gli tolse la sigaretta dalla bocca.

"È vietato fumare qui, capito?"

Ryo la guardò: aveva dimenticato il caratterino di Kaori. Contro ogni previsione, Falcon domandò:

"Come sta Hideyuki?"

Kaori si rivolse a Falcon, felicissima che chiedesse notizie:

"Bene...molto bene!" esclamò. Esasperato dalla domanda di Falcon, Ryo andò a servirsi da bere:

"Da quando ti interessi ai bambini, testa di polpo?" disse, bevendo un sorso della bevanda ambrata.

"Basta, Ryo..." replicò Kaori. Era talmente grata a Falcon, non avrebbe soprasseduto sulle frecciatine di Ryo. "Ryo...sei di fronte all'uomo che ha messo al mondo Hideyuki, quindi un po' di rispetto!"

Ryo sputò il sorso di alcool che aveva appena messo in bocca. Era talmente sconvolto dall'annuncio di Kaori, che inghiottì ciò che gli era andato di traverso, costringendolo a colpirsi sul petto.

"Cosa...co...questo gigante con gli occhiali?! Hideyuki...?!"

Ryo non riusciva a crederci. Spaventandosi, Kaori accorse in suo aiuto colpendolo sulla schiena. Passandosi un braccio sulla bocca, lo sweeper fissò Falcon, che non aveva battuto ciglio.

"Tu...hai fatto questo?!"

Falcon arrossì in maniera monumentale, e il fumo gli uscì dalle orecchie. Sempre nel suo slancio di ammirazione verso Falcon, Kaori proseguì: "Certo che l'ha fatto! Credimi, è stato fermo e padrone di sé fino alla fine!"

Unendo le mani, dichiarò a Falcon: "Grazie ancora, Falcon!"

"Non...non parliamone più, Kaori" disse, ancora rosso. Ryo sorrise beffardo.

"Ti ci vedo, Falcon...è deciso, non ti chiamerò più testa di polpo: sarai Falcon, l'ostetrica!"

Fu colto da una risata folle e colpì il mobile col pugno, col mal di stomaco a furia di sgolarsi.

Falcon rimase immobile come una statua:
"Mpf"

Kaori stava per replicare quando sentì Hide piangere al piano di sopra. Salì direttamente in camera sua. Falcon si alzò, non doveva tardare visto le tensioni che c'erano con Miki. Lo sweeper scrutò Falcon con molta curiosità. Che shock! Così era stata quella testa di polpo a portare Hideyuki alla luce! Era il mondo sottosopra. Tuttavia, i suoi occhi si addolcirono. Si poteva dire che Falcon fosse pienamente investito in quella missione.

Si avvicinò a Umi.

"Ti chiedo di venire qui stasera per le 23...devo andare a controllare la situazione"

"Ok, ci sarò...adesso devo andare...Miki comincia a fare domande..."

"Lasciaci un altro po' di tempo. Per vederci un po' più chiaro" disse Ryo.

"Bene...nel frattempo rassicurerò Miki come posso"

In uno slancio, Ryo gli strinse la mano con fermezza:

"Grazie...grazie per tutto"

Falcon aprì la porta e fece per andarsene quando aggiunse:

"Ryo...come ti ho detto, l'ho fatto per Hideyuki...hai preso la tua decisione...quindi approfitta dei momenti che avrai con lui prima che se ne vada a New York...altrimenti rischi di rimpiangerli per tutta la vita"

Con ciò, uscì, lasciando un Ryo toccato dalle sue parole. Fu tirato dai suoi pensieri dal ritorno di Kaori nella stanza. Fu sorpresa di constatare il congedo di Falcon.

"Oh, Falcon è già andato?"

"Sì...aveva da fare"

Accontentandosi della risposta, Kaori andò in cucina. Non mangiavano dal mattino. Aprì il frigo e fu sorpresa: era vuoto. Aprì le credenze. Erano tutte vuote!

"Non può essere vero!" esclamò. Si girò per tornare da Ryo ma notò che lui l'aveva già raggiunta.

"Ryo...ma come fai? Le credenze sono vuote?!" gli chiese con sguardo stupito.

"Mi arrangio..."

L'uomo sospirò: avrebbe dovuto approfittarne al centro commerciale per comprare anche qualcosa da mangiare. Andò verso il telefono:

"Ordineremo qualcosa...non ho più voglia di mettere piede in un negozio oggi"

Soddisfatta della risposta di Ryo, la donna tornò in salotto. Fu tentata di avvicinarsi alla finestra per guardare le luci della città...ma ci rinunciò. Era impossibile. Doveva nascondersi. Sospirò e si lasciò cadere sul divano.

"Ti senti già soffocare, Kaori?" le disse Ryo rientrando in salotto.

"A dire il vero sì..."

"È temporaneo" aggiunse lui.

"Lo so..."

Un senso di imbarazzo si stabilì tra loro. Erano soli, Hideyuki dormiva al piano di sopra. Sentendo il disagio che fluttuava nella stanza, ognuno cercava di trovare un argomento di conversazione.

"Ryo..."

"Mh?"

"Dimmi...come hanno fatto...come hanno fatto trovarmi?" chiese finalmente.

Ryo le spiegò quello che era successo. Alla fine del racconto, gli occhi di Kaori erano offuscati dalle lacrime.

"E...e il farmacista...è...morto?!"

Lui si limitò a confermare con un cenno del capo. Il cuore di Kaori si spezzò. Le lacrime le scorsero lungo le guance.

"È tutta colpa mia..."

"Non dire così...non c'entri niente. È stato un caso, tutto qui" rispose lo sweeper.

"Il caso non esiste, Ryo"

"Oh Kaori, per favore! Quel pover'uomo è stato vittima di criminali senza scrupoli, tutto qui. Tu non c'entri niente"

Il campanello interruppe la conversazione. Prendendo le solite precauzioni e aspettando che Kaori si nascondesse in cucina, Ryo aprì la porta al fattorino. Sistemando tutto quanto, chiuse la porta e andò a riporre i sacchetti in cucina. Posandoli sul tavolo, annunciò:

"Ecco qui...buono? La signora è soddisfatta?"

Stava per tornare in salotto quando Kaori lo trattenne:

"Ryo...aspetta"

Lui si fermò. Sentì due braccia circondargli la vita: Kaori era incollata alla sua schiena.

"Grazie Ryo. Grazie per...questa mattina...grazie per le compere per Hide...grazie" disse in un singhiozzo.

Posando le mani su quelle di lei, lui rispose:

"Ma figurati, Sugar..."

 

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Capitolo 48
*** 48. Presa di coscienza ***


Il pranzo trascorse in assoluta tranquillità. Non più molto abituati a stare insieme, si sentivano a disagio nei confronti dell'altro. Che situazione stravagante. Non sapevano parlare, erano estremamente imbarazzati, pur avendo un figlio in comune. Dal canto suo, Ryo aveva numerose domande. Ma non sapeva se fosse il momento giusto per farle. Esitava...le cose non erano chiare nemmeno per lui...in meno di 48 ore, aveva ritrovato Kaori, e aveva saputo di essere padre di un bambino. Era abbastanza normale che fosse confuso. Come in un flash, rivide la scena di quel famoso caso da cui tutto aveva cominciato a cedere...Kaori, più impegnata a mangiare il suo gelato che ad ascoltare la cliente...era stato davvero contrariato quel giorno! Emise una piccola risata. Kaori sollevò la testa dal piatto:

"Cosa ti fa ridere, Ryo?"

"Ti piacciono ancora i gelati, Kaori?"

Kaori lo guardò con aria sorpresa. Poi, un sorriso apparve sul suo volto ricordando quel giorno. Divenne rossa perché lui iniziava a capire i motivi del suo atteggiamento negli ultimi mesi insieme. Kaori rispose:

"Diciamo che da quel punto di vista mi sono calmata...io...insomma...erano voglie passeggere! Non potevo farci niente!"

Ryo la guardò, inclinando la testa di lato:

"Non dev'essere stato facile per te, Kaori..."

Sempre più stupita dai modi di Ryo, gli rispose in un soffio:

"No...non è stato facile..." esitò e riprese: "Ma ne valeva la pena" disse, guardandolo teneramente.

Come per riflesso, Ryo spostò gli occhi sul piatto per evitare il suo sguardo. Appena si presentava l'argomento inerente a suo figlio, si sentiva a disagio. Volendo parlare d'altro, disse: "Ma avevo ragione...eri ingrassata, Kaori. Hai potuto constatare che ho avuto un occhio esperto!!!"

La donna arrossì severamente. Ryo dettagliò il suo sguardo, il suo viso, le sue curve. Niente tradiva che avesse appena attraversato una gravidanza. In quel momento, aveva un solo desiderio: prenderla tra le braccia. Gli era mancata. Aveva sofferto molto per la sua assenza. Un lungo silenzio si stabilì nel salotto. Lo sweeper non sapeva cosa dire per quanto la situazione era delicata. Nonostante ciò, una frase gli sfuggì:

"Hideyuki è bellissimo, Kaori..."

Lei alzò la testa. I suoi occhi brillavano.

"Tu...trovi?"

Ryo annuì. Lei disse: "Ti assomiglia, sai? Ha i tuoi tratti..."

Ryo sfuggì il suo sguardo, sorridendo amaramente: "Spero per lui che non mi assomigli...non voglio"

"Perché, Ryo?" chiese Kaori, molto sorpresa dalla sua reazione.

"Lo sai molto bene, Kaori...sono ben lungi dall'essere un modello di giustizia e ancora meno un esempio da seguire" replicò.

"Sei duro con te stesso, Ryo" rispose Kaori, ferita dalle sue parole. Lo sweeper si alzò bruscamente, lasciando cadere le posate sul pavimento, dirigendosi verso la finestra.

"Sono realista, Kaori...soltanto realista" si limitò a dire.

Kaori sentì le lacrime salirle agli occhi. Non le piaceva come Ryo si considerava, a volte.

"Nonostante il tuo passato, Ryo...tu sei buono e giusto..." disse in un soffio.

Ryo rise cinicamente:

"Non mi conosci, Kaori..."

"No! Al contrario, Ryo...esattamente come Hide che ha saputo sondare il tuo cuore"

Lui si voltò e fissò Kaori.

"Cosa c'entra Hide?"

"Se non fossi stata una brava persona, Ryo, mai, mai Hide avrebbe lavorato con te, lasciando la polizia per seguirti" Si era alzata a sua volta per sostenere le proprie affermazioni.

Ryo si voltò nuovamente, guardando fuori:

"Forse...ma sai quanto me che non potrei mai offrirti una vita normale, Kaori. E ancora meno a un bambino...faccio parte delle persone che agiscono nell'ombra e che non fanno cose gradevoli a vedersi"

Benché lei conoscesse già la posizione di Ryo, il suo cuore sanguinò ugualmente. Fino ad allora era stata decisa ad andarsene lasciando Ryo libero, ma aveva nutrito una magra speranza malgrado tutto...per quanto piccola.

Kaori sospirò.

"Lo so, Ryo, lo so: me lo hai ripetuto abbastanza perché me ne ricordi, grazie!"

Continuando a guardare all'esterno, lui disse:

"Dovresti andare a riposare...la giornata è stata lunga"

"Già, avrei dovuto saperlo...sempre a trovare una via di fuga per evitare di parlare onestamente"

"Non c'è niente da aggiungere, Kaori" sussurrò Ryo.

Kaori prese un tovagliolo e iniziò a torcerlo in tutti i modi per alleviare il suo nervosismo. Aggiunse:

"Spero solo che tu non stia facendo rivivere i tuoi vecchi demoni, tutto qui"

Ryo si irrigidì. Cosa doveva rispondere?

"Non preoccuparti per me, Kaori"

"Sì Ryo, mi preoccupo...sei cambiato...c'è una parte di te che è cambiata" gli disse alzando la voce.

Ryo si voltò di nuovo verso Kaori che aveva le lacrime agli occhi.

"Non sopporterei di partire sapendo che sei tornato ad essere il personaggio che non sei...non ne hai il diritto, Ryo. Non hai più il diritto di ricadere nell'oscurità! Mio fratello ha fatto di tutto per aprirti gli occhi...non rovinare tutto" non riuscì a terminare la frase tanto era commosa. "Non puoi...per mio fratello...e oggi per Hideyuki...non hai il diritto di tornare a essere l'Angelo della Morte...per me, per Mick, Kazue, Miki, Falcon...Ryo, per tutte queste persone che sono diventate la tua famiglia, che tengono a te! Non sei più solo..."

Immobile, Ryo la fissò intensamente. Sapeva che aveva ragione. Per mesi, il suo lato oscuro era riemerso. Non agiva più col cuore. Non aveva più pietà per i suoi avversari, eliminandoli nella peggior maniera...avrebbe potuto consegnarli alla polizia, ma li aveva fatti fuori. Aveva sentito la rabbia ribollire in lui giorno dopo giorno. Quella rabbia che lo costringeva ad agire orribilmente, anche se chi ne subiva le conseguenze erano criminali. Come per uno shock, uscì dalla letargia che aveva vissuto per lunghi mesi...che aveva fatto? Ancora adesso pagava per il suo comportamento. Aveva messo, senza rendersene conto, in pericolo la vita di suo figlio. I suoi nemici sarebbero stati felicissimi di ripagarlo con la stessa moneta! Si sentiva in colpa e se ne vergognava. Aveva tradito il suo migliore amico, che aveva dato tutto per fargli capire che non era solo uno sweeper senza cuore. Avvicinandosi lentamente a Kaori, si inginocchiò di fronte a lei. Aveva davanti a sé l'angelo della sua vita che lo implorava di non tornare l'uomo senz'anima che era stato in passato. Si poteva dire che la famiglia Makimura lo avesse marchiato con la sua impronta per sempre. Come una lettera sigillata, quella famiglia lo aveva spinto in un mondo sconosciuto per lui, dove la vita e l'amore avevano immenso spazio. Pensando a Makimura, rifletté al lavoro che aveva fatto con lui. Sconcertato dal calore e dalla gentilezza di Hideyuki, aveva cominciato a sentire il cuore fondersi a quelle sensazioni. Adesso, di fronte a sé aveva la sua sorellina, che gli chiedeva di tornare nuovamente dall'altra parte dello specchio. Quella sorellina che era diventato il pezzo più importante dello straordinario tandem composto da City Hunter...che cammino che aveva percorso...aveva davanti a sé il suo Sugar Boy che gli aveva regalato il gioiellino che dormiva al piano superiore.

In un soffio, mormorò:

"Perdonami, Kaori..."

"Sei buono, Ryo...non dimenticarlo mai...non sarai mai un essere senza cuore"

Lo conosceva così bene. Era l'unica persona sulla terra che sapeva cosa poteva sentire. Quella frustrazione che viveva da anni. Non avendo legami, né famiglia, aveva sempre agito per istinto di sopravvivenza...ma oggi? Guardandola, vide l'espressione triste di Kaori. L'aveva delusa? Sicuramente...il suo angelo era un essere eccezionale che pensava sempre agli altri.

Un lungo silenzio seguì l'intenso dialogo. Lo sweeper vide i suoi tratti tirati: era esausta.

"Dovresti andare a dormire, Kaori"

Si alzò, dando impulso a Kaori di fare altrettanto. Alzandosi, la donna ebbe le vertigini. Si sentiva debole e la discussione le aveva dato il colpo di grazia. Nonostante il pisolino, le sue condizioni la rendevano bisognosa di altro riposo.

"Chiameremo il Doc domani, ok?" fece Ryo.

Lei annuì in risposta.

"Ti accompagno in camera" disse Ryo.

"Hide si sveglierà presto...non serve a niente che mi addormenti ora" gli disse lei.

Ryo tese l'orecchio.

"Io non sento niente..."

"È una cosa che avverto, Ryo" disse Kaori.

Ryo la guardò dolcemente. Era cambiata. Era diventata madre, ecco tutto...ecco tutto! Lo aveva capito da quando aveva cercato di entrare nel suo appartamento. Come una lupa, aveva protetto il loro bambino. Lui stesso non aveva previsto nulla quando era entrato. Lei avrebbe potuto ucciderlo. Doveva essere stata la sola persona a coglierlo di sorpresa.

"Sali anche solo per sdraiarti, non preoccuparti" insistette Ryo.

 

 

Dopo aver preparato un biberon sotto lo sguardo curioso di Ryo, quest'ultimo la condusse gentilmente verso le scale. Notando che aveva sempre più difficoltà a camminare e che non aveva forze nelle gambe, lui la prese tra le braccia facendole l'occhiolino:

"Faremo più in fretta!"

Accoccolandosi contro il suo petto, lei non poté evitare di dire, chiudendo gli occhi:

"Sai Ryo...dare alla luce Hideyuki è stata la missione più impegnativa ma anche la più meravigliosa della mia vita!"

Ryo la strinse di più, era emozionato dalle sue parole. Quella donna gli aveva sconvolto l'esistenza. Ma non rimpiangeva nulla.

"Grazie angelo mio" si limitò a dire.

Con passo sicuro ma lento, salirono nella stanza di Kaori. Lasciandola sul letto, lei gli disse in un sussurro:

"Sono esausta, Ryo...non riesco a riflettere...forse ho commesso un errore...sarei dovuta partire direttamente per New York..."

"Ssh, Kaori, non dire così...riposati...domani è un altro giorno. Avremo le idee più chiare" disse lui passandole una mano tra i capelli.

"Mi dispiace Ryo...niente è andato come previsto...mi ero ripetuta di non tornare mai più qui...e di tenere Hide al sicuro" rispose Kaori debolmente.

"È al sicuro qui...non preoccuparti" l'assicurò.

Ryo chiuse lentamente la porta alle sue spalle. Ma, sul punto di scendere le scale, sentì una voce che ormai conosceva molto bene e che la sua memoria aveva registrato: Hideyuki. Esitante, stava per incamminarsi, ma sentì il pianto intensificarsi. Rimase immobile, non sapendo cosa fare. Strinse i pugni. No...non doveva...ma le grida raddoppiarono senza che Kaori reagisse. Ripensò al viso del suo angelo. Era distrutta.

Lo sweeper si girò e aprì delicatamente la porta. Guardò verso il letto: Kaori dormiva. I suoi occhi si fermarono nel lettino da cui si captava l'agitazione. Poi posò lo sguardo sul biberon appoggiato sul comodino. Ryo sospirò. Lui che voleva rimanere distante, stava facendo l'esatto contrario.

Camminando con passo vellutato, si ritrovò nuovamente davanti a Hideyuki. Piangeva calde lacrime. L'uomo era un po' sconcertato: non sapeva davvero cosa fare, né come doverlo prendere. Certo, quella mattina l'aveva sollevato precipitosamente, ma era stato guidato dall'istinto. Prendendo il coraggio a due mani, lo sollevò dolcemente come fosse un tesoro fragile. Sentì qualcosa di totalmente sconosciuto. Era così leggero. Sentire la vita tra le mani gli provocava uno strano effetto, indescrivibile. Stringendolo a sé, Hideyuki smise di piangere. Lo sweeper poteva sentire il piccolo cuore che batteva contro di lui...batteva forte. Con un gesto delicato, appoggiò la mano alla testa del bambino e sistemò il braccio destro per farlo incastrare contro di sé. Quel contatto gli soffiò un dolce calore in corpo. Poteva respirare il delizioso profumo del neonato. Sentire il battito di quel cuore contro il petto aveva un effetto magico. Un largo sorriso apparve sul viso dello sweeper. Chiuse gli occhi per assaporare meglio quel momento così bello. Per la prima volta in vita sua, Ryo sentì l'immenso orgoglio di aver finalmente compiuto una meravigliosa azione sulla terra. Si diresse lentamente al letto di Kaori e prese il biberon. Quindi uscì dalla stanza e chiuse la porta.

I suoi occhi erano riversi su suo figlio. Non riusciva a distogliere lo sguardo da quel tesoro. Scese con passo lento e andò a sedersi sul divano. Si sentiva ancora nervoso. Voleva continuare a vedere il suo viso nonostante i divieti che si era prefissato. Voleva solo assorbire ancora un po' i tratti di suo figlio prima che se ne andasse per sempre lontano da lì. I suoi grandi occhi erano aperti e fissavano Ryo. Turbato dalla vivacità del neonato, Ryo si immerse in quello sguardo impressionante.

-Hideyuki!-

Anche se lo sweeper voleva assolutamente mantenere l'autocontrollo, si sentiva costretto a stare a distanza. Ma il desiderio di toccarlo, di osservarlo, era troppo forte. Prendendo la manina nella sua, scoprì che non aveva nemmeno la dimensione di un suo dito. Guardò la mano in miniatura. Era perfetta!

Rabbrividì. Hideyuki era così vulnerabile. Se quel mattino non fosse riuscito a tornare? Cosa avrebbero fatto a Hide? Il suo cuore si serrò e la rabbia lo invase. Nessuno lo avrebbe toccato o ferito. Era suo figlio, anche se doveva negare la sua esistenza. Avrebbe agito nell'ombra per tenerlo al sicuro.

Riprese ad analizzare il piccolo essere: guardandolo ulteriormente, concluse che aveva la bocca di Kaori...ne era sicuro! Inclinò il capo per vederlo da un'altra angolazione. Gli occhi e il naso erano suoi! Una miscela deliziosa di lui e del suo angelo. Chi lo avrebbe detto? Non l'avrebbe mai creduto...mai in tutta la sua esistenza avrebbe immaginato di giungere a quel culmine nella sua relazione con Kaori. Aveva immaginato di vivere in coppia, ma mai di avere dei figli. A volte aveva lasciato vagare l'immaginazione, ma si era frettolosamente frenato a tanta audacia. Sospirò. Non erano nemmeno una coppia, d'altronde. Ma il destino li aveva afferrati nel modo più inarrestabile, costringendoli al confronto con le loro azioni.

Una notte, una sola notte insieme trascorsa nella loro esistenza ed ecco la risposta...Hideyuki! In quell'istante, si pentì della sua marcia indietro. Se avesse sfidato la paura, avrebbe potuto vivere pienamente quell'amore così immenso per Kaori. Avrebbe potuto vedere il suo ventre arrotondarsi nel corso dei mesi. Scosse il capo. Era stato stupido come lo era stato il rimorso. Era semplicemente sconvolto. Diventare padre così all'improvviso lo turbava. Aveva bisogno di controllare tutto nella sua vita. Hideyuki era l'essere che lo aveva scosso nelle sue convinzioni più radicate. Tuttavia, provava una sensazione di felicità guardando suo figlio. Il suo amore per Kaori si era tramutato in quel piccolo essere. Era il frutto del loro amore, e Ryo Saeba aveva una nuova missione. Proteggere Kaori, ma anche Hideyuki. Lo faceva rabbrividire. Ne sarebbe stato in grado? Domanda che sicuramente ogni padre doveva posarsi...ma il compito per Ryo Saeba era molto più difficile e delicato. Sapeva che non appena Hideyuki se ne sarebbe andato negli Stati Uniti, nulla sarebbe più stato come prima. Il suo cuore si serrò a quella conclusione. Possibile che lo amasse già al punto da volerlo tenere lì, così come aveva fatto con Kaori? Scosse la testa. Non quella volta. Era determinato a dare a Hide una vita diversa dalla sua. Lontano dalla morte, dalla crudeltà umana, dalle armi.

Hideyuki non piangeva. Era lì, tra le sue braccia, a osservare quel padre tormentato. Con un gesto, Ryo passò delicatamente l'indice sul contorno della minuscola bocca, e tornò a quel bellissimo naso. Hideyuki fece un piccolo sussulto che mandò leggermente Ryo in panico. Con rinnovata fiducia, ricominciarono a scoprirsi e a familiarizzare a vicenda. Ryo sorrise. Si poteva dire che Kaori avesse catturato il suo cuore per sempre.

Guardando Hide, Ryo iniziò a riflettere sulla sua sicurezza. Durante le sue assenze, era assolutamente necessario che ci fosse un'altra persona. A parte Falcon, pensò direttamente a Mick. Doveva avvisare tutti in modo da aumentare la sicurezza. Lo sweeper voleva creare bastioni invalicabili intorno a suo figlio. Sapeva che non sarebbe stato facile. Avrebbero dovuto affrontare lo stupore, le domande dei loro amici. Si sarebbe sentito a disagio: avere un figlio senza che stessero insieme, li avrebbe sorpresi o sconvolti...non facevano mai come gli altri perché la loro vita non era mai stata semplice...così come il loro amore che, benché enorme e appassionato, non impediva che fossero dilaniati.

Ma ora era pronto a sostenere i loro sguardi e la loro confusione per Hideyuki. Doveva farlo.

Avere tutti i suoi amici al suo fianco per vegliare su Hide sarebbe stata la loro arma migliore.

Guardò l'ora: 22.30. Falcon non avrebbe tardato ad arrivare. Sperava che la diceria non si gonfiasse di più. Ma sapeva che sarebbe stato seguito, osservato in tutti i suoi gesti perché tradisse la presenza di Hide. Lo sapeva. Guardò suo figlio. Il suo cuore si riempì d'orgoglio.

"Credimi...non è di loro interesse stuzzicarmi troppo" gli disse. Però sarebbe stata dura. Indossare una maschera di freddezza dopo aver assaggiato il paradiso sarebbe stato difficile.

Quanto sarebbe durata? Una settimana? Due? Non lo sapeva. Doveva agire con prudenza. Doveva anche pensare alla loro partenza per gli Stati Uniti.

Sì, ciò che lo attendeva sarebbe stato difficile. Molto difficile.

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Capitolo 49
*** 49. Il contratto ***


Rimasero lì a osservarsi, finché il suono del campanello interruppe quel dialogo silenzioso. Alzandosi lentamente, Ryo si assicurò che fosse Falcon. Dopo aver verificato, aprì la porta e andò a risedersi sul divano. Falcon entrò senza perdere tempo e chiuse subito la porta. Sapeva che Ryo non era solo. C'era una seconda persona nella stanza. Un'aura più debole, ma talmente deliziosa a giudicare dal benessere che invadeva l'aria circostante.

"Come vedi, sono in orario"

"Bene" rispose Ryo. Voleva arrivare al nocciolo della questione, per evitare domande che avrebbero potuto imbarazzarlo. L'ex mercenario annunciò:

"Mi sono informato...la voce sta circolando. Alcuni hanno...messo delle taglie per trovare Kaori e il bambino...ma in molti non credono a questa storia perché gli altri idioti non hanno trovato nulla all'indirizzo a cui hanno fatto visita"

"E la signora Kimiko? Hai novità?" domandò Ryo.

"Sì, sta bene. Mi ha chiamato. È una professionista!"

Falcon si avvicinò a Ryo e gli porse un foglio:

"Tieni, ecco cosa succede"

Ryo, carico del suo prezioso fardello, prese il foglio. Iniziò a leggerne il contenuto: i suoi tratti si indurirono. Il suo sguardo perse la piccola luce e tornò nero. Nero come l'ebano.

Lo sweeper abbassò il foglio e fissò intensamente Hideyuki.

"Dovevi prevederlo..." disse Falcon.

"Sì, ma non pensavo che si sarebbero mossi così in fretta. La voce non è in giro da nemmeno 48 ore e si parla di una ricompensa? È ASSURDO!"

La frase terminò con un grido che fece piangere Hide. Realizzando il proprio errore, Ryo si alzò e passò il piccolo a Falcon con un gesto delicato ma deciso.

"Devo andare...devo spegnere la giostra di questi imbecilli"

Senza aspettare, Ryo si mise la giacca e sbatté violentemente la porta d'ingresso. Scese le scale molto rapidamente per accedere al garage. Con gesto sicuro, aprì la portiera e si sedette. Dopo aver regolato la retromarcia, avviò l'auto. Era così furioso che avrebbe potuto uccidere tutti. Tutti, non importava quanti fossero.

Una taglia...una ricompensa per chi avrebbe ucciso la sua partner e l'erede Saeba, se fosse esistito. Evitò di pensare ai dettagli che mostravano tutta la crudeltà umana in quella caccia all'uomo...o meglio, al bambino.

Non riusciva a credere a quel tipo di violenza. Tuttavia, stava solo pagando per il proprio comportamento. Negli ultimi mesi aveva messo in difficoltà tutti quei delinquenti. Aveva esagerato, lo sapeva. Avrebbe potuto agire diversamente. Quante volte avrebbe dovuto soltanto braccare un uomo per farlo crollare? Invece, l'aveva abbattuto credendo che ciò avrebbe alleggerito il numero dei trafficanti...che bell'affare!

Ora tutti i suoi nemici erano su di giri avendo sentito la voce. Si sarebbero buttati nella caccia con gioia.

Era colpevole. Il viso di suo figlio gli tornò in mente. Stava male. Abbassò il capo, rimanendo fermo, nonostante il motore acceso. Sarebbero stati disposti a ucciderlo nel peggiore dei modi. Kaori non doveva essere informata di quel macabro contratto. No, non doveva. Di slancio, partì verso i quartieri caldi della città. Doveva farsi vedere. Dimostrare che era lì, fedele a se stesso, a negare quelle sciocchezze.

Nel frattempo, Falcon teneva Hide che urlava. L'uomo divenne rosso come un pomodoro. Era lì per sorvegliare, non per fare da balia! Che aveva, insomma, per piangere così?! Girò la testa a destra e a sinistra volendo chiamare Kaori. Dov'era?!

Doveva stare calmo. Lo aveva visto altre volte. Con un movimento circolare, cercò l'oggetto tanto ambito dal bambino, mise la mano sul divano alla ricerca del biberon. Riuscì a trovarlo.

"Sul serio, a cosa mi sono ridotto! Me la pagherai, Saeba!"

Le grida di Hide raddoppiarono.

Non sapendo bene come si dava il biberon, si lasciò guidare da Hide. Avvicinò il biberon alla bocca del bambino, che lo afferrò avidamente. Alla velocità con cui beveva, doveva morire di fame.

-Povero piccolo- pensò l'ex mercenario.

Non avrebbe mai pensato che un giorno tutto sarebbe stato sconvolto in quel modo nel loro clan. Ryo, Kaori...erano sempre stati tormentati. Aveva pensato che sarebbe tutto terminato con la partenza di Kaori, ma il destino aveva voluto altrimenti. Si erano incontrati di nuovo e avrebbero dovuto affrontare una nuova prova.

Sì, niente succedeva per caso.

L'ex mercenario si rese conto che il piccolo goloso aveva finito e ora si stava contorcendo in tutti i sensi. Lo sollevò. E senza che se lo aspettasse, Hide rigurgitò terribilmente, gettando metà del suo latte sulla giacca di Falcon. Questi rimase immobile, analizzando la situazione. Gli vennero le lacrime agli occhi. Urlò:

"TI FARO' UCCIDERE, SAEBAAAAAAA!!!"

 

 

Quartiere di Kabuki-cho

 

La festa era in pieno svolgimento per le strade. Le luci e la musica invadevano il quartiere. Un uomo attraversava lentamente la strada. Le giovani donne lo invitavano, ma lui si accontentò di fare loro un cenno e di continuare per il suo cammino. Doveva farsi vedere. Si sentiva a disagio, malgrado tutto. Oggi il grande Stallone di Shinjuku non aveva voglia di divertirsi: la sua testa non era lì. Continuò a camminare e si fermò di fronte a un cabaret alquanto discutibile. Alzò gli occhi sull'insegna, serrò i pugni per contenere la rabbia e con calma entrò.

Si sedette su una panca aspettando che una graziosa coniglietta andasse a prendere il suo ordine. Non passò molto tempo. Era un cliente abituale.

Una giovane donna si piazzò di fronte a lui con un sorriso dei più seducenti:

"Cosa prendi oggi, tesoro?"

"Un cognac"

Notando l'atteggiamento insolito dello sweeper, gli chiese:

"Va tutto bene, tesoro?"

Lui la guardò e le indirizzò un sorriso affascinante:

"Non preoccuparti. Ma mi piacerebbe vedere il tuo capo. È qui intorno?"

Rassicurata, gli disse sorridendo:

"Sì, è di sopra...vado a preparare dei drink, lo avvertirò"

"Bene"

Lo sweeper terminò la conversazione prendendo una sigaretta.

Un po' delusa, la giovane donna tornò al suo lavoro. Due minuti dopo, tornò con un vassoio su cui c'era il drink.

"Ecco, tesoro...un cognac" si avvicinò a lui e sussurrò: "Il capo arriva. Ne ha per cinque minuti"

"Grazie. Ottimo lavoro" le disse facendole l'occhiolino.

Nuovamente delusa, la giovane donna andò a servire i nuovi clienti.

La rabbia dello sweeper rimbombava profondamente in lui, aspettava solo di esplodere. La visione di quel foglio ripassava nella sua testa. Tutto il suo essere sanguinava ed era preso da una collera immensa e potente. Faceva fatica a contenerla.

Guardava a destra e sinistra, riconoscendo alcuni informatori tra i clienti. Gli lanciavano sguardi furtivi. A giudicare dall'espressione di Ryo, non era il caso di andare a disturbarlo quella sera. Decisamente no.

Scorse finalmente il capo che usciva da una porta sul retro, e che guardava verso il bar alla ricerca di Ryo. Lo sweeper alzò il braccio per segnalare la sua presenza.

Il capo andò dritto da lui con un sorrisetto.

Si sedette senza problemi davanti a Ryo, facendo:

"Beh, Saeba, è da un po' che non ti vediamo! Troppo occupato con le poppate?" ridacchiò.

Lo sweeper mantenne il controllo e rispose rapidamente:

"Non capisco di cosa parli. Sono stato molto impegnato. Il quartiere è piuttosto affollato ultimamente"

Vedendo l'espressione seria di Ryo, l'altro smise di ridere:

"Oh...non dirmi che non conosci la voce che circola su di te?" tornò a ridere e continuò: "Non ti sei annoiato, Saeba...hai ben nascosto il tuo giochetto con la tua partner" era piegato in due, per com'erano forti le risate, "E in più le hai dato un bambino, non ti sei fatto problemi, Saeba"

Ryo, sentendo la pazienza svanire, gli prese il polso e lo serrò, girandogli il braccio:

"Attento a te...non so chi ti abbia detto queste cazzate...ma non permetterò a nessuno di prendermi in giro mettendo in giro pettegolezzi del tutto cretini!"

Lasciò andare bruscamente il braccio. Il capo strofinò li dove Ryo aveva premuto:

"Ehi Saeba, non c'è bisogno di arrabbiarsi! Scherzavo, tutto qui!"

"Detesto le tue battute" rispose Ryo.

"Sai anche della taglia per chi troverà tuo figlio?"

"Possono cercare...non ho figli!" affermò lo sweeper.

"Beh Saeba, ammetti che le persone possano farsi delle domande! Quegli idioti che hanno fatto visita a quella farmacia? Inoltre...dov'è la tua partner? Manca a molta gente qui, sai?" provò a scherzare.

Ryo gli lanciò il resto del drink in faccia.

"Ascoltami bene. Continuano a non piacermi le tue battute patetiche. E se vuoi saperlo: non lavoriamo più insieme, tutto qui. Non eravamo più sulla stessa lunghezza d'onda. Tanto meglio che se ne sia andata, non la sopportavo più. Quindi basta con queste sciocchezze. Non tollererò più battute di questo tipo"

Pulendosi la faccia, il capo lo fissò:

"Sì, capisco...eppure lei mi piaceva...comunque, molti sanno che è solo una diceria, Saeba. Quei criminali volevano solo che se ne parlasse, tutto qui"

"Allora mi farai l'onore di aiutarmi. Farai girare il messaggio. Se scopro che qualcuno si avvicina troppo, per sorvegliarmi...passerà un bel quarto d'ora" disse Ryo.

"Non puoi impedire agli informatori di osservarti, Saeba!"

"Che lo facciano. Non mi disturba finché non mi si avvicinano troppo"

L'altro aggiunse:

"Fai attenzione comunque. Alcuni ce l'hanno parecchio con te. Soprattutto negli ultimi mesi, non ci sei andato di mano leggera. Sarebbero felici che la voce fosse fondata. Alcuni stanno già cercando la tua ex partner. Dovrebbe stare attenta anche lei"

"Non preoccuparti per lei, sta andando alla grande senza di me. Che la lascino in pace"

L'atmosfera si distese un poco, nonostante i molti sguardi che alcuni clienti dirigevano verso di loro. Dopo aver finito la sigaretta, Ryo si alzò per andarsene. Il capo aggiunse:

"Saeba...mi conosci, non mi piacerebbe che finissi nei guai. Quindi resta in guardia. L'ambiente è teso al momento"

Ryo annuì e riprese a camminare, ma fu nuovamente interrotto dal capo che gli era corso dietro e sussurrò:

"Saeba...se anche la voce fosse vera...stai attento. Sarebbero felici di raggiungerti, e faranno di tutto per passare alla pratica!"

Lo sweeper se ne andò sotto gli occhi sbalorditi della cameriera. Le sorrise di nuovo e uscì dal cabaret.

Così, la notizia si sarebbe diffusa: aveva visto che il bar era pieno di informatori che non avrebbero certamente atteso a spargere l'informazione di lui che era passato a regolare i conti su quella faccenda. Fece il giro dei bar, unendo i puntini sulla diceria che circolava nei suoi confronti.

Ryo guardò finalmente l'ora: le 5.00. Tornò a casa. Era sfinito. Dover dirigere la propria difesa non era facile e dover mentire per assicurarsene lo era ancora meno.

Rientrò a casa col cuore pesante. Grazie al suo sguardo esperto, notò che lo seguivano. Sospirò. A volte sentiva il bisogno di andarsene. Lontano da lì, da Shinjuku, per lasciare quella reputazione che aveva incollata alla pelle. Essere lo sweeper numero uno in Giappone aveva vantaggi ma anche molti inconvenienti, che gli impedivano molto semplicemente di essere felice.

Salì lentamente i gradini di casa sua. Entrò discretamente e scoprì che Falcon era seduto sul divano, con le braccia incrociate.

"Ci hai messo molto, Ryo"

Lui andò a sedersi sulla poltrona di fronte.

"Non potevo fare diversamente"

"Allora, che risultati hai ottenuto?" chiese Umi.

"Bisognerà essere prudenti. Molto prudenti. Da oggi, stabilirò le regole di sicurezza con Kaori"

"Allora la storia della taglia è vera?"

"Sì...comunque, Falcon, vorrei che Kaori non sapesse di questo dettaglio. Non serve"

"Mi conosci. Non lo saprà" disse Falcon.

"È vero. Dimentico che sai come mantenere i segreti" disse Ryo amaramente. Aggiunse: "Forse...forse ho commesso un errore a riportarli qui"

"No Ryo. Hai fatto bene. E non avevi scelta"

Ryo chiuse gli occhi. Aveva avuto così tanti shock emotivi, informazioni, da non sapere più dove fosse.

"Dovresti andare a dormire. Rimarrò qui" aggiunse l'ex mercenario.

"Grazie Falcon" disse Ryo dolcemente.

Fece per alzarsi, ma fu incuriosito da qualcosa.

"Dimmi, Falcon, cos'è quella roba bianca sui vestiti? Hai vomitato dall'alto o cosa?"

"No, è tuo figlio...come suo padre, non fa che infastidirmi!"

Ryo ebbe un'espressione divertita. Si diresse verso le scale e si voltò un'ultima volta:

"Falcon...voglio chiamare tutti. È necessario ormai, e ridurrà le tensioni con Miki"

Ci mancava soltanto il divorzio!

"Mpf" fece Falcon.

Ryo salì lentamente tanto era esausto, turbato. Solo il sonno poteva alleviarlo, e per breve tempo. Di riflesso, aprì piano la porta della stanza di Kaori. Sentì due respiri regolari. Chiuse gli occhi e sorrise: era bello avere quell'oasi di pace. Chiuse la porta con discrezione e raggiunse la propria stanza. Crollò sul letto. Non ebbe più il tempo di pensare, il sonno lo colse.

 

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Capitolo 50
*** 50. Le nuove regole del gioco ***


L'edificio dai mattoni rossi fu risvegliato da un viavai in cucina, ritmato da pianti. Kaori salì rapidamente le scale inviando un rapido saluto a Falcon che non si era mosso dal divano. Fortunatamente per lei, la notte le aveva permesso di ritrovare un po' di energia, anche se sentiva che il proprio corpo richiedeva maggior riposo. Limitandosi a un cenno del capo, Falcon non era dell'umore per parlare, sebbene non fosse mai stato il primo a dare il via alle discussioni. Non volendo cercare di capire il perché della sua presenza, la donna tornò direttamente in camera per raggiungere Hideyuki.

Sentendo confusione nell'immobile e rilevando che anche Ryo si era alzato, l'ex mercenario decise di andarsene. Ryo, d'altro canto, era stato svegliato presto nonostante il tardo rientro. Era in all'erta e preoccupato, cosa che gli aveva impedito di sprofondare in un buon sonno. Non pensava che la diceria si sarebbe ampliata in giornata. Però era ormai persuaso: da come gli aveva parlato il gestore del bar, non si presagiva nulla di buono. Si alzò di scatto dal letto sentendo le grida di Hideyuki. Ravvivato da un nuovo fuoco, si era promesso di proteggerlo per completare la sua ultima missione e portarli al sicuro. Costretto a continuare con le intimidazioni, doveva essere presente su tutti i fronti.

Scese in salotto, permettendo a Falcon di tornare finalmente a casa. Prima che se ne andasse, Ryo gli disse:

"Dovresti venire qui con Miki, domani pomeriggio. Chiamerò Mick in giornata"

Falcon annuì in risposta e se ne andò. Precipitandosi fuori, pensò che avrebbe affrontato una nuova prova: Miki. Dalla sera prima, non era rientrato a casa. Durante il tragitto, l'ex mercenario si preparò mentalmente alla scena che probabilmente avrebbe trovato al rientro. Era stato fuori tutta la notte, senza avvisare: ciò avrebbe sicuramente riacceso le tensioni già esistenti con Miki. Fermandosi a un semaforo rosso, Falcon non poté fare a meno di sospirare. In cosa si era imbarcato? Non riusciva ancora a capire cosa stesse concretamento accadendo. Dopo la gravidanza di Kaori, ecco che lui tornava invischiato, questa volta per sorvegliare Kaori e Hideyuki fino alla loro partenza per New York...New York. Ryo li avrebbe davvero lasciati andare così lontano? Anche se non mostrava mai i suoi sentimenti, quella decisione sarebbe stata difficile da vivere nel quotidiano. Dall'aria indifferente, anche il vecchio mercenario che lui era, era cambiato. Hideyuki lo aveva turbato nel suo modo di pensare. Miki avrebbe capito, ne era sicuro. Inoltre, in qualche giorno anche lei avrebbe avuto un ruolo da svolgere in quella strana avventura. Miki avrebbe dovuto ugualmente proteggerlo a modo suo. Tutta la banda di sweeper ed ex mercenari avrebbe dovuto essere presente per quel bambino la cui esistenza aveva sventato le regole stabilite e soprassato i codici più ferrei. Era la prova che non si poteva impedire alla vita di riguadagnare i propri diritti, nemmeno in un ambiente in cui la morte è regina. Hideyuki aveva davvero dimostrato il contrario. Come un soffio violento di vita che aspettava solo di sbocciare, quel piccolo essere aveva scosso il grande sweeper del Giappone, che esitava ancora ad accettare di prenderlo nella scia della sua vita. O avrebbe dovuto andare contro corrente per rimanere fedele ai propri principi di sweeper?

Falcon sospirò: sarebbe diventato filosofo, da ex mercenario che era? Sorridendo tra sé, Falcon si rimise in cammino. Forse Miki si sarebbe arrabbiata per non aver detto nulla in tutti quei mesi? Ma, conoscendola, avrebbe difeso quel bambino con le unghie e con i denti. Un sorriso apparve nuovamente sul suo volto. Che impresa! Con quella certezza, giunse a casa sua.

 

 

Ryo rimase un momento davanti alla porta che si era appena chiusa dietro Falcon. Preparandosi a risalire, vide Kaori sulle scale.

"Ryo...tu...insomma...verranno tutti qui?"

"Sì, Kaori" rispose semplicemente.

"Ma...ma perché, Ryo, cosa succede?" chiese Kaori, lungi dall'essere pronta per ciò che lui aveva previsto di fare.

"Niente...è solo che è giunto il momento di informarli, no?" rispose Ryo.

Kaori lo guardò con ansia. Se faceva così, ci doveva essere un'altra ragione.

"Ryo, dimmi cosa sta succedendo? È successo qualcosa di grave stanotte?"

Ryo si voltò a guardarla.

"No, Kaori, ma bisogna essere prudenti, tutto qui. È meglio che tu sia sorvegliata 24 ore al giorno"

Sentì gli occhi di Kaori che lo sondavano.

"Mi stai mentendo, Ryo. Sono sicura che sai qualcosa"

Lui si avvicinò a Kaori e la prese per le spalle con un gesto delicato per rassicurarla.

"Ascolta, Kaori...sì, la situazione è tesa"

Smettendo di parlare per trovare le parole giuste, proseguì:

"Ma fidati di me. Andrà tutto bene"

Lei conosceva quello sguardo fugace. Sapeva più o meno tradurre tutti i suoi atteggiamenti, lui cominciava a fare fatica a nascondere gli elementi di fronte a quella donna che lo conosceva ormai meglio di chiunque altro.

"Va bene" rispose. Si allontanò dal suo mezzo abbraccio. Era moralmente esausta quando ripensava all'attacco della notte precedente.

Ryo cercò di attirare il suo sguardo e le sollevò dolcemente il mento.

"Andrà bene, Kaori...credimi...andrà tutto bene" disse sottovoce. Sentì le lacrime di Kaori andare a morire sulla sua mano. Istintivamente, la prese tra le braccia e la strinse a sé. Maledicendo se stesso per non essere rimasto in una posizione di neutralità, le disse:

"Un'ultima volta, Kaori. Fidati di me solo un'ultima volta. Poi sarà tutto diverso per te...e anche per Hideyuki"

Lei alzò la testa e disse:

"E per te, Ryo?"

Non seppe cosa risponderle perché sapeva che la sua vita era tutta incentrata sul suo lavoro.

"Sarò sollevato di saperti al sicuro con Hideyuki"

Alla confessione di Ryo, Kaori sentì il proprio cuore batterle forte. Nonostante l'indifferenza che Ryo fingeva di lasciar trasparire, era preoccupato per suo figlio. Contro ogni previsione, Kaori gli pose una domanda che sorprese lei stessa:

"Lo ami, Ryo?"

Lo sweeper sapeva molto bene che Kaori parlava di Hide ed era a disagio per il fatto che quella domanda giungesse direttamente dalla sua partner. Non amando le parole, Ryo impiegò lunghi secondi prima di rispondere. Cosa poteva dire? Che era insensibile verso suo figlio? O rispondere con un'altra domanda come suo solito?

"Non...non sono un mostro privo di sentimenti...Kaori...come puoi chiedermi una cosa simile?"

Fu l'unica risposta che riuscì a darle, suo malgrado. Non volendo più parlare, rafforzò la presa su di lei, fuggendo dagli occhi interrogativi di Kaori. Si sentiva perso. Non riusciva a mettere in pratica ciò che aveva deciso: stare in disparte, senza lasciare apparire il minimo accenno di sentimenti...si comportava esattamente all'opposto. Kaori lo guardò, fissandolo con occhi pieni di tristezza. Gli passò una mano sulla guancia, vedendolo così torturato. Dapprima timida, gli passò la mano tremante tra i capelli come aveva amato fare. Lui aveva i lineamenti tirati, significava che era preoccupato. Da quando faceva parte della sua vita, aveva visto quei tratti disegnarsi sulla sua fronte...era ansioso e inquieto. Aveva sconvolto la sua vita e le sue certezze. Lo sweeper prese la sua mano delicata e se la portò alle labbra, osando finalmente guardarla.

Gli era mancata. Aveva assaggiato il frutto proibito, e ogni giorno la mancanza invadeva le sue vene. Inizialmente titubanti quanto una giovane coppia che scopriva le primizie dell'amore, si toccarono con esitazione, poi i dubbi vennero spazzati via, i loro volti si avvicinarono per poter assaggiare nient'altro che pochi secondi di felicità. Senza altri indugi per paura di pentirsi, lo sweeper posò le labbra sulle sue. Ci vollero pochi istanti perché la semplice scintilla diventasse un fuoco ardente.

Sospirando di sollievo a quel contatto che gli era mancato così tanto, lo sweeper si sentì dannato. Non ascoltando più la coscienza professionale, ripartì in quelle terre che aveva giurato di non visitare mai più. Assaporando il bacio diventato bruciante, ricreando quella danza delle loro lingue che aveva tanto amato in precedenza, si lasciò trasportare nel mondo che aveva sempre rifiutato.

Aveva bisogno di quel calore che gli era mancato atrocemente durante i lunghi mesi di assenza. Senza nascondersi dalla battaglia che avrebbe dovuto condurre, avrebbe compiuto la missione più dura: proteggere la donna che considerava propria e suo figlio, mandandoli il più lontano possibile da lui così che non subissero la violenza dei suoi nemici.

Dopo quel bacio così a lungo represso, rimasero l'uno tra le braccia dell'altra.

Aveva bisogno di dirle, a modo suo, prima che gli mancasse il coraggio:

"Kaori...sappi che non rimpiango nulla...forse l'unica cosa di cui mi pento è la vigliaccheria e la paura che mi spingono a farvi andare lontano da me. Ma non ho scelta! Voglio sapervi al sicuro e a condurre finalmente una vita normale...tenerti qui con me...con Hide...sarebbe una follia!"

"Non ti chiedo niente, Ryo...solo una cosa...di mantenere la promessa di rimanere vivo" gli disse, rannicchiata contro di lui.

Ryo rise nonostante tutto.

"Farò il necessario, Kaori"

A Kaori non piaceva il modo in cui lui prendeva alla leggera la questione della sua esistenza. Osando di nuovo guardarlo con determinazione, disse:

"Ryo...mi piacerebbe che un giorno Hideyuki conoscesse suo padre...e che non lo facesse davanti a una lastra di marmo"

"Kaori...ti prego, non rendere le cose più difficili di quanto già non siano. Non sarò mai il padre che un qualsiasi bambino dovrebbe avere. Sono uno sweeper!"

Kaori si separò dal suo abbraccio, arrabbiata di vederlo reagire in quel modo. Disse:

"Sei cocciuto, Ryo"

Tornò di sopra raggiungendo Hideyuki.

L'uomo sospirò osservandola e decise di dirigersi al poligono.

Quella così particolare coppia rimase tutta la mattina ognuno per conto suo. Kaori con Hideyuki, in camera sua, cercando di riposare come poteva, e Ryo a calmare i nervi sparando contro bersagli di cartone invece che contro coloro che avevano osato avvicinarsi alle due persone più care ai suoi occhi.

Mentre sparava, rifletteva. Continuava a pensare alla sicurezza di Kaori e Hideyuki. Si fermò e svuotò il caricatore. In primo luogo, l'edificio doveva essere reso più sicuro. Era innegabile. Per anni aveva contato solo su se stesso, ma oggi era diverso. Non voleva correre rischi. Non avrebbe più rischiato di mettere in pericolo Kaori. Ripensando a quel piccolo essere che aveva potuto prendere tra le braccia, senza doversi giustificare, rabbrividì.

Stava per riprendere a sparare, ma si fermò. Doveva chiamare Doc e l'intera banda. Posò la sua arma e prese il cellulare. Chiamò prima Doc, che rispose che sarebbe arrivato subito.

Il giorno dopo sarebbe stato un gran giorno...Miki, Eriko, Mick, Kazue...avrebbero finalmente conosciuto tutta la storia. In un modo o nell'altro, ciò che avevano cercato di dimenticare sarebbe emerso dal passato. Nessuno aveva mai veramente capito la complessità della loro relazione, tranne una persona. Falcon. Non per niente, Kaori lo aveva reso complice, suo malgrado.

Per la prima volta nella sua vita, i suoi sentimenti per Kaori sarebbero stati messi a nudo. Non poteva accampare alcuna scusa. Hideyuki avrebbe dimostrato il contrario. A cosa sarebbe servito proseguire con quel gioco del tutto ridicolo? Aveva sempre indossato una maschera. Ma ora, a cosa avrebbe portato? Soprattutto conoscendo la fine che si profilava.

Non volendo più pensarci, tornò di sopra. Doc non avrebbe dovuto tardare, lo aveva sentito un po' sollevato che il suo protetto si fidasse ancora di lui.

Lo sweeper trovò Kaori seduta sul divano con Hideyuki sveglio tra le braccia. Non si stancava di guardarlo, poteva passare così delle ore, riflettendo sul futuro.

Sorprendentemente, lo sweeper si sedette accanto a lei. Stupita, Kaori lo guardò. Non c'era bisogno di provare a capire, era Ryo. Bisognava accettare che un momento poteva essere il più gentile e tenero degli uomini, e in un altro momento, diventava l'essere più duro e distante. Si avvicinò a Ryo per fargli vedere suo figlio. Trascorsero un momento unico, come una normale coppia che ammirava il proprio gioiello. Fu un momento di dolcezza che contrastava con l'atmosfera tesa dei quartieri malfamati di Shinjuku. In molti andavano avanti e indietro per le città circostanti, al fine di trovare Kaori Makimura e la sua progenie.

Un campanello arrestò il meraviglioso momento. Ryo si alzò in fretta.

"Deve essere il Doc"

Lo sweeper andò alla porta, assicurandosi dell'identità del visitatore. La porta si aprì e apparve Doc, non molto a suo agio.

"Entra" gli disse.

L'anziano uomo obbedì discretamente e sorrise a Kaori. Andò dritto verso la giovane mamma.

"Come...come stai Kaori?"

"Stanca, Doc, molto stanca" risposa lei.

"Abbastanza normale...riesci a riposare un po'?" domandò.

"Sì..."

Il Doc prese i suoi strumenti e cominciò a visitarla. Iniziò a misurarle la pressione.

"La pressione è bassa, Kaori"

"Non c'è da meravigliarsi vista la partenza affrettata" replicò Ryo.

Doc era a disagio. Sentiva che Ryo ce l'aveva con lui. Aveva commesso un errore con quella telefonata.

Kaori guardò Ryo a sua volta, ma per rassicurare il Doc, gli sorrise benevolmente:

"Ma mi darà subito un rimedio miracoloso per sistemare tutto, vero Doc?"

"Certo, Kaori"

Lo sweeper non credeva alle proprie orecchie. Kaori aveva spazzato via l'errore di quell'idiota con un movimento della mano. Si voltò a fissarla. Lei rivolgeva un bel sorriso al Doc, invitandolo a proseguire con la sua visita.

Quella era la differenza tra il suo angelo e lui...lei sapeva perdonare...ma lui ne era capace? Il suo lato oscuro prendeva regolarmente il sopravvento, portandolo a dimenticare i propri errori. Ma non Kaori. Era una cosa di lei, tra le altre, che lo aveva sedotto.

Con cura, Doc prese Hideyuki tra le braccia sotto lo sguardo scuro di Ryo. Sorrise guardando il bambino e lo visitò. Constatò che era un bambino molto vivace e attivo nonostante fosse così piccolo.

"Va tutto bene" disse.

Restituì Hideyuki a Kaori che si affrettò a riprenderlo con un ampio sorriso.

L'uomo aprì un grande borsone e tirò un mucchio di medicine che appoggiò sul tavolo. Dichiarò:

"È quello che avrei dovuto fare fin dall'inizio" la sua voce si indeboliva mentre parlava. Si tolse gli occhiali e sospirò. Era così raro vederlo serio, privo della sua aria da pervertito. Ciò toccò notevolmente la donna.

"Doc...Doc...non poteva saperlo" disse Kaori.

"Avrei dovuto. Avrei dovuto essere più prudente. Oggi, per colpa mia, un uomo è morto e voi due siete in pericolo"

"Doc...è passato! Guardi me, guardi Hide. Siamo vivi e..." Kaori fece una pausa e continuò, "e Ryo è qui per proteggerci adesso, quindi non si preoccupi più"

Posò una mano rassicurante sulla sua. Non aveva mai visto quel lato del Doc. Lui, il vecchio maniaco, era un uomo coscienzioso nel suo lavoro.

"Prendi le tue medicine, Kaori...e riposa molto"

Vedendo che Ryo non voleva intavolare una conversazione con lui, decise di andarsene. Giunto all'ingresso, Ryo lo raggiunse e disse discretamente:

"Se hai informazioni per me...chiama subito, anche se si tratta solo di un 'si dice'...voglio sapere tutto!"

"Capito" affermò Doc. Guardò Kaori e disse:

"Sapevi della taglia?"

"Sì...ma stavolta sii discreto, non voglio che Kaori lo sappia" rispose Ryo. "Passa da dietro, esci dal garage"

Doc annuì e fece come Ryo aveva ordinato.

Kaori sentiva l'atmosfera tesa. Ryo le nascondeva la verità. Lui le si rivolse con un sorriso rassicurante, come se non fosse successo nulla.

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Capitolo 51
*** 51. Prima di dire tutto ***


Giunto davanti a casa, Falcon esitava ad entrare. Lunghi dall'immaginare che sarebbe stato accolto calorosamente, era sicuro che questa volta avrebbe dovuto affrontare Miki. Sapeva bene che lei immaginava il peggio e rifletteva già sulla reazione che lei avrebbe avuto nello scoprire la verità. Lui stesso non capiva ancora perché aveva accettato di aiutare Kaori in quella caotica missione. Forse sarebbe dovuto andare da Ryo non appena lei gli aveva parlato della sua gravidanza? La consapevolezza del fatto di avere un figlio era un diritto legittimo che era stato tolto a Ryo per lunghi mesi. Certo, lui aveva pensato di agire per il bene del bambino.

Ripensando all'aria perduta di Kaori, seduta su quella panchina, mentre gli chiedeva aiuto...per quello aveva deciso. Ma in quel momento non aveva immaginato che avrebbe anche aiutato Kaori a mettere al mondo quel bambino. L'ex mercenario si sentiva smarrito davanti alla nuova situazione. Lo aveva destabilizzato anche vedere Ryo così preoccupato e certo della sua scelta di farli partire per New York. Se si fosse trovato al suo posto, cos'avrebbe fatto? Sospirò, conosceva molto bene la risposta. Avrebbe fatto come lui. Con un gesto brusco, rimosse la cintura di sicurezza. Niente del suo aspetto esteriore avrebbe potuto dire che fosse stressato, ma dentro era davvero teso. Aprendo la porta con cautela, entrò in casa respirando rumorosamente, e si diresse verso il salotto. Ciò che vide gli fece male: Miki dormiva sul divano. Lo aveva aspettato tutta la notte. Avendo mantenuto i riflessi dal tempo in cui viveva nella giungla, lei si alzò di scatto sentendo la presenza del marito nella stanza. Si stropicciò gli occhi e guardò nella sua direzione. Dopo essere completamente emersa dal sonno, si raddrizzò e lo guardò con occhi pieni di rimproveri.

Era arrabbiata con lui. Non perché non fosse tornato, ma per non averla avvertita. Era inaccettabile. Dopo aver fatto qualche passo, già sentiva le lacrime salirle agli occhi tante erano le emozioni che la travolgevano. Era sollevata per il fatto che non gli fosse successo nulla, ma altrettanto disperata per il suo comportamento che non comprendeva più da mesi. L'unica parola che riuscì a dire fu:

"Perché?"

Non muovendosi di un centimetro, Falcon guardò la moglie, pensando al modo migliore per risponderle.

"Avrai la tua risposta domani, Miki"

A quella replica, Miki lasciò esplodere la rabbia verso il marito:

"NO! Non domani, adesso, Hayato! Questo giochetto è durato troppo a lungo! Io voglio che mi spieghi adesso!"

"Non c'è alcun gioco, Miki, ho fatto quello che ritenevo giusto"

"Basta con questo discorso senza senso! Non ci credo più, Falcon! Allora, dimmi...come si chiama lei, facciamola finita!"

Sentendo quella domanda, l'ex mercenario non seppe che reazione adottare. Gli veniva da ridere per quanto fosse assurdo, o da arrabbiarsi che lei potesse immaginare, anche solo per un secondo, che tutta quella faccenda esistesse per una donna...Lui! Falcon!

"Non andare a pensare che ti stia tradendo, Miki"

"Smettila di dirmi menzogne, Hayato! Perché comportarsi così per mesi, allora? Ti nascondi da me...e quelle telefonate? Queste uscite di cui non mi dici la destinazione? Io ho bisogno di te! Non immagini il dolore di aver già perso un'amica...e in più, mio marito va a trovare un'altra! Dimmelo! Perché ti comporti così da mesi se non si tratta di una donna! Ti prego..."

Terminò la frase in lacrime, era troppo per lei. Non riuscendo a lasciarla così, Falcon pensò che doveva trovare una soluzione prima che degenerasse ulteriormente.

"È per Hideyuki..."

L'ex mercenaria sussultò nel sentire quel nome.

"Hide...Hideyuki Makimura? Ma...cosa c'entra?"

"Volevi un nome Miki, te l'ho dato. È per Hideyuki che faccio tutto questo!"

"Falcon..."

"Saprai il resto domani Miki, andremo insieme a casa di Ryo. Per favore, Miki...pazienta fino a domani"

Gelata sul posto, l'ex mercenaria era shockata dalla risposta di suo marito. Per Hideyuki...

Hideyuki Makimura...non c'era dubbio...lui conosceva solo quell'Hideyuki. Aveva informazioni sulla partenza di Kaori? Cosa doveva fare, lei, in quel momento? Era la prima volta che dubitava di suo marito, ma dopo aver pronunciato quel nome, tutta la sua rabbia, tutta la sua animosità erano in poco tempo scomparse. Era per l'effetto magico di quel nome?

Hideyuki che, malgrado fosse morto, era sempre presente? Anche se non lo aveva mai conosciuto, non appena il suo nome veniva pronunciato, si poteva vedere la piccola luce nascere negli occhi di chi lo nominava.

"Hideyuki" disse a se stessa. Era certa che ci fosse una connessione con la sua sorellina. Kaori...doveva sapere cos'aveva fatto suo marito durante quei mesi per quell'amico scomparso. In quel momento, si sentì stupida. Lei, che voleva fare la scenata del secolo a suo marito, si ritrovava sola in salotto, fermata nel suo slancio solo dall'evocazione di quel nome così speciale. Riprendendo un po' di fiducia, decise di aspettare fino all'indomani per scoprire cos'avevano Falcon e Ryo di tanto importante da dirle. Tuttavia non aveva alcuna voglia di andare da Ryo da quando Kaori se n'era andata, era enormemente arrabbiata con lui. Era tutta colpa sua, d'altronde, se lei se n'era andata. Ne era sicura. Decise di sedersi, la replica di suo marito l'aveva turbata troppo. Avrebbe pagato caro per sapere dove si trovava Kaori in quell'istante. La sua migliore amica le mancava come mai prima di allora. Sperava che presto avrebbe dato segni di vita. Con quel pensiero, l'ex mercenaria cercò di rilassarsi.

In quello risiedeva la forza di Falcon. Con poche parole, riusciva a calmare le persone nonostante tutto. Impressionante.

Falcon pensò di aver detto quanto necessaria. Nessuna bugia, solo un semplice nome pieno di verità. Aveva fatto tutto per Hideyuki. Con passo lento, andò a letto. Era sfinito dopo quella notte in cui si era ritrovato di guardia per proteggere Kaori e Hideyuki. Provò pena per Ryo. Per tutta la notte, aveva provato angoscia all'idea che qualcuno potesse arrivare ad attaccarli, anche se non si trattava di suo figlio, quindi non immaginava cosa poteva provare Ryo che era il padre. Proteggere gli adulti, anche se si trattava di donne, era 'facile'...ma con dei bambini, tutto era diverso. Bambini...non era neanche il termine adatto. Era un neonato di pochi giorni. Povero piccolo.

Come avrebbero fatto a tirarlo fuori da quell'ingranaggio? Ryo aveva fatto bene a farli trasferire, anche se gli aveva confidato i suoi dubbi. Avvertendo tutti, Hideyuki avrebbe avuto la migliore protezione con Mick, Ryo e lui stesso...quel bambino avrebbe avuto la possibilità di cavarsela e di crescere tranquillamente lontano dal mondo di suo padre. Era un vantaggio per il piccolo? Era meglio che vivesse senza un genitore per avere una vita 'tranquilla' o che rischiasse di avere entrambi i genitori ma temendo di non festeggiare il successivo compleanno?

Falcon si girò nel letto sospirando: era tutto complicato. Perché il destino aveva dovuto portare quei delinquenti in quella farmacia e in quel preciso momento? La vita non era giusta. Non volendo più riflettere, doveva riuscire a dormire perché in poche ore avrebbe fatto il giro dei suoi informatori per scoprire a cos'avevano portato gli alterchi di Ryo di quella notte.

 

 

Appartamento di City Hunter

 

La giornata trascorse serenamente. I due parlarono un po' incrociandosi sulle scale o durante il pranzo. Kaori e Ryo faticavano a ritrovare un ritmo di vita comune in cui ognuno cercava di riprendere il proprio posto. Lo sweeper era turbato da quella nuova partnership, perché non erano più solo loro due, erano in tre. Sebbene Hideyuki fosse così piccolo, Ryo era sorpreso che occupasse tanto spazio e sconvolgesse a tal punto le loro vite. Non volendo far preoccupare la partner, aveva assunto la sua apparenza calma e di assoluta tranquillità. Dentro di sé, urlava per la collera e l'angoscia pensando agli schifosi che avevano fatto circolare la notizia sulla taglia. Tuttavia, Kaori si rese subito conto che c'era qualcosa che non andava percependo i gesti del suo partner. Ryo guardava molto spesso attraverso le diverse finestre, alcune delle quali avevano le tapparelle abbassate nonostante il sole che avrebbe potuto fornire più luce. Ma preferiva convincersi che lui sapeva quello che faceva. Se aveva deciso di portarli lì, era perché riteneva che fosse più sicuro per loro. C'erano ancora delle zone offuscate circa il pericolo che lei e Hide correvano. Ne era disturbata.

Dal canto suo, lo sweeper trascorreva la maggior parte del tempo tra il telefono, il poligono e le finestre per sorvegliare, sfogliando regolarmente le sue riviste per dimostrare che rimaneva fedele a se stesso. Malgrado l'aspetto rilassato, era infastidito. Non riusciva a definire quel sentimento, era come un'angoscia che andava a solleticare i suoi sensi già ben in all'erta. Era convinto di dover restare di guarda perché sicuramente avrebbero ricevuto visita presto. Come un pericolo imminente pronto a emergere dall'ombra, sentiva una presenza negativa che gli ronzava intorno. Gli ricordava i momenti in cui si trovava sui campi di battaglia in America Latina. Quanto volte era riuscito a percepire rabbia, una forza invisibile che si avvicinava a lui per catturarlo nella sua rete? Adesso, sentiva di nuovo quel malessere. Ma questa volta non avrebbe dovuto difendere la propria vita, quanto quella di altre due persone. Era assurdo provare quell'ansia considerato quanto stava in agguato. Perché provava quel disagio? Lo sweeper sapeva di essere stressato. E di avere paura. Il grande sweeper del Giappone era semplicemente spaventato a morte per Kaori e Hideyuki. Vergognandosi per una simile ammissione, non doveva tuttavia mentire a se stesso. Forse anche lui aveva il dubbio di non essere all'altezza di una missione così vitale? Sapere che una taglia di morte planava sulla testa di suo figlio lo faceva impazzire di rabbia.

Sempre perso nei suoi pensieri, fu interrotto dal rumore di vetro ammassato. Voltandosi verso la fonte del rumore, vide Kaori che puliva il salotto.

"Kaori, dannazione! Che stai facendo? Doc ti ha detto di riposare!"

Lei avvampò. Era più forte di lei: vedendo in che stato era l'appartamento, le risultava insopportabile lasciarlo così.

"Ma Ryo...sto solo raccogliendo i vetri rotti...potrebbe essere pericoloso!"

Guardando il salotto, lo sweeper si esasperò davanti all'osservazione fondata della sua partner. Quella stanza era semplicemente devastata. Da mesi, non puliva seriamente nell'appartamento.

"Me ne occupo io...vai a riposare, Kaori!"

Di fronte alla determinazione di Ryo, Kaori non insistette e andò a sedersi sul divano per rilassarsi come poteva prima che Hideyuki si svegliasse. Non avrebbe mai immaginato di vedere il grande Ryo Saeba mentre faceva le pulizie. Un bel gioco di parole per lui*. Era toccante. Soltanto per quello, non rimpiangeva la decisione che lui aveva avuto di riportarli lì anche solo per un intervallo di tempo. Perché poteva assaporare i momenti intensi e intimi con lui, li avrebbe conservati con cura nella memoria per affrontare un nuovo futuro senza di lui. Quando la notte prese possesso della città, Ryo raddoppiò la vigilanza. Notando più presenze intorno all'appartamento, chiamò Falcon per informarlo che sarebbe rimasto a casa quella notte. Per la prima volta, avrebbe preferito morire piuttosto che uscire. Sentiva la tensione crescere col passare delle ore.

Nonostante le feroci battaglie, Kaori aveva vinto. Decidendo che dovevano pur mangiare, la donna riprese possesso della cucina che era stata sua. Con un certo piacere Kaori riprese i suoi utensili per preparare, con ciò che rimaneva degli avanzi, una parvenza di pietanza. Si affrettò a terminare prima che Hideyuki si svegliasse.

Nel frattempo, Ryo si occupò della sua arma, pulendola minuziosamente come d'abitudine. Era diventata un'estensione della sua mano. Fissandola, si rese conto che ormai era parte integrante della sua vita. In un certo senso era persino diventata un membro della famiglia. Anche se non lo avrebbe mai confessato, a volte gli sarebbe piaciuto liberarsene...solo per qualche istante, per assaporare una vita normale senza armi.

Sfortunatamente, ciò non faceva parte del suo destino. Rimettendosela addosso, il grande Ryo Saeba si sentiva strano. Perché aveva quel peso sul cuore? Forse aveva bisogno di un po' più di tempo per capire quel nuovo sentimento che lo abbracciava. Sorrise suo malgrado pensando che, nonostante la sua promessa, stava mentendo a se stesso. Conosceva il nome di quel sentimento: senso di colpa. Avrebbe fatto qualcosa che aveva visto, senza mai comprendere, in quelle donne che crescevano da sole, in silenzio, un figlio a causa del desiderio del padre di non essere presente. Ma cosa poteva fare nella sua situazione? Solo a dire a se stesso che era 'padre', si sconvolgeva. Lui, il grande Ryo, che aveva paura di quel piccolo essere. Era impressionante! Un semplice sguardo era riuscito a stravolgere lo grande sweeper che era. Furono le sue grida a tirarlo fuori dai suoi tristi pensieri, vide Kaori salire a tutta velocità per recuperare il loro bambino.

Era strana, la vita. Fissando di fronte a sé, tornò pensieroso.

Dopo una cena in un'atmosfera molto più rilassata, lo sweeper lottava con se stesso per continuare a non mostrare alcuna preoccupazione, ma poteva constatare che era estremamente difficile. Solo per quel motivo, doveva portare a termine la sua missione. Soffriva troppo nel dover vivere quella situazione.

Dopo aver rassicurato Kaori il più possibile, la costrinse ad andare a letto nonostante la sua resistenza. La guardò salire in camera sua con Hideyuki. Il suo cuore perse un battito nel vedere la loro vulnerabilità. Sedendosi nel suo posto strategico, il suo viso sereno cambiò nell'espressione da sweeper. Il suo sguardo si indurì e le sue membra si contrassero per trasformarlo nell'essere tanto temuto in quell'ambiente. Le ore trascorsero senza l'ombra di un tentativo di intrusione nell'appartamento. Avendo il tempo di riflettere, pensò di fornirsi di un'altra arma. Lungi dall'essere infedele alla sua, ma poteva comunque prendere ulteriori precauzioni. Sorrise della propria iniziativa e posizionò sull'arma l'imboccatura di un silenziatore. Se avesse dovuto usarla, lo avrebbe fatto nel completo silenzio senza disturbare suo figlio. Sempre in all'erta, decise di andare a dormire tenendo un occhio aperto. Salì lentamente le scale nell'oscurità della notte. Non sembrava più il Ryo che la gente poteva conoscere. Per qualche secondo era tornato un uomo normale che soffriva di quella situazione e che non sapeva come mitigare il dolore che sarebbe potuto aumentare con la loro partenza. Dopo essersi accertato che i suoi angeli dormivano, andò nella propria stanza. Aprendo delicatamente la porta, in un primo tempo si avvicinò alla finestra per osservare un'ultima volta che niente tradisse la presenza di un nemico che voleva entrare nella loro casa. Rassicurato dall'assenza di auree omicide, si sdraiò con un sospiro. Che tensione! Ripensando agli ultimi giorni, fu turbato da un tale cambiamento nella sua vita. Adesso era diverso. Aveva guadagnato forze grazie alla nuova vita che gli aveva ribaltato il cuore per tanto tempo guastato. Nonostante la sofferenza, avrebbe potuto spostare una montagna solo per lui. Su tale conclusione, i suoi occhi si fecero più pesanti costringendolo a chiuderli, facendolo precipitare in un sonno leggero, pronto ad essere svegliato.

 

 

3 del mattino.

 

Sentendo un rumore sospetto, Ryo aprì bruscamente gli occhi. Afferrò la pistola e si alzò rapidamente. C'era da dire che non avevano perso tempo. Le ostilità erano cominciate. Sarebbero stati serviti, quei demoni. Non sapevano che avrebbero avuto a che fare con un Ryo Saeba che aveva guadagnato forze e rabbia. Certo, non voleva riprendere il viso dell'Angelo della Morte, ma quelli avrebbero pagato per la loro insolenza e per l'orribile taglia che avevano organizzato. Premunendosi di camminare come un felino che circondava la sua preda, Ryo prese il corridoio principale immerso nel buio per spostarsi il più velocemente possibile verso l'aura omicida che si trovava al piano terra. Nessun pericolo sarebbe andato oltre. Era il perimetro di sicurezza che Ryo si era prefissato allontanando il pericolo da Hideyuki il più possibile, e soprattutto nessun nemico doveva sospettare della sua esistenza. Con un gesto sicuro, si calò dalle scale e vide subito l'ombra dell'intruso. Chiuse gli occhi per percepire meglio ogni suo movimento e dedusse, grazie alla sua straordinaria capacità, che erano in due. La nera rabbia ormai caratteristica rinacque in lui. Come osavano entrare in casa sua? Non sapevano di aver firmato le loro condanne a morte! Mai, mai più, si sarebbe lasciato sorprendere o avrebbe messo in pericolo le persone che amava di più al mondo! Esitante, si chiese se li avrebbe lasciati in vita. La risposta gli sembrò ovvia e logica dato che non doveva correre alcun rischio.

"Perdonami Kaori, non ho davvero scelta"

L'arma in mano munita di silenziatore, premuta contro il cuore, attese il momento strategico. Osservò per un momento le ombre con il suo sguardo penetrante. Quindi, con rapidità fuori dal comune, partì al combattimento, non consentendo un secondo di replica ai suoi avversari. I criminali caddero entrambi sul pavimento, affondando con tutto il peso. Ryo guardò di sopra sperando che gli idioti non avessero fatto troppo rumore schiantandosi al suolo. Nessuno doveva svegliare suo figlio. Davanti ai loro corpi, lo sguardo di Ryo era scuro e triste. Ricominciò a pensare al suo errore di disattenzione in passato e avvertì la rabbia distruttiva che lo aveva devastato e che non lo aveva più abbandonato da quella notte. Trascorrere una notte d'amore con il suo angelo per poi ritrovarla in un bagno di sangue era stato il peggior incubo della sua vita. Lo sweeper doveva affrettarsi a rimuovere i rifiuti che avevano osato sfidarlo. Li trascinò fuori curandosi di chiamare un buon 'netturbino' ben noto per quel tipo di incarico. Lo sweeper si disse che aveva dato il primo forte segnale a tutti coloro che avrebbero tentato in futuro di intrufolarsi in casa sua.

Dopo aver terminato quel pessimo compito, risalì lentamente nella sua stanza, ma si fermò davanti a quella di Kaori. Aprì piano la porta ed entrò discretamente. Una volta vicino al letto di Kaori, la fissò a lungo chiedendosi se lei sospettasse del reale pericolo che correva insieme a Hideyuki. I suoi occhi si spostarono poi su Hideyuki. Un sorriso apparve sul suo volto vedendo quel piccolo essere dormire tranquillamente senza sapere cosa era successo di sotto. Fortunatamente...non avrebbe mai dovuto sapere cosa poteva fare le mani di suo padre. Lo sweeper continuava a guardarlo chiedendosi come potevano alcuni uomini essere pronti a uccidere un bambino. Era impensabile per lui. In quell'istante, si disse che forse era già stato diverso dagli altri sweeper, perché la pensava così da anni.

Mai aveva attentato alla vita di un bambino.

Lo sweeper era affascinato dal lieve respiro che calmò il suo cuore. Non si domandava nemmeno come avrebbe reagito se qualcosa fosse successo ai suoi angeli. Dei brividi corsero lungo la sua schiena alla drammatica ipotesi. Non doveva succedere...e non sarebbe successo. Parola di Saeba! Era pronto a vendere l'anima al diavolo. Avrebbe dato la sua vita per la loro, per farli uscire da quell'ambiente disgustoso.

Non volendo disturbarli nel sonno, lo sweeper si decise ad uscire dalla stanza, più sconvolto che mai. L'indomani era un altro giorno...e annunciava in prospettiva un altro combattimento. Uccidendo i due malfattori che si erano avvicinati troppo per i suoi gusti alla sua casa, sapeva che la notizia sarebbe rapidamente circolata. Era esattamente quello che voleva, chiarendo che non avrebbe lasciato alcuna possibilità per chi sarebbe giunto a stuzzicarlo o a provocarlo per un eventuale duello. Ma sapeva anche che avrebbe aumentato la rabbia dei suoi nemici, che avrebbero ritentato un assalto continuando nella loro ricerca di una traccia di Kaori e Hideyuki.

L'angoscia lo colse: non li aveva gettati nelle fauci del lupo portandoli lì? Che fosse stato pazzo a volerli nascondere nel primo luogo che i suoi nemici avrebbero visitato? Aveva una fiducia totale nei propri sensi e capacità. Ma se si stesse sbagliando? L'ansia si diffuse in tutti i muscoli del suo corpo. Come per evacuare la tensione accumulata, salì velocemente sul tetto per prendere un po' d'aria. Che il grande Ryo Saeba stesse dubitando delle proprie competenze? No, quello non era certo il momento di avere esitazioni. Era uno sweeper e doveva rimanere padrone di se stesso, proteggendoli con tutto il suo essere. Guardò il cielo e si mise a pensare a Makimura. Cos'avrebbe fatto in simili circostanze? Come in una preghiera silenziosa, gli chiese di aiutarlo a vedere più chiaramente. Non c'era niente di più terribile del non sapere verso quale direzione stesse andando, con una donna e un bambino, in quell'ambiente sordido e senza futuro.

 

 

*spero ovviamente che questa sia un'aggiunta superflua, Ryo fa lo sweeper, quindi lo spazzino (nettoyeur) in francese...il gioco di parole col fatto che pulisca in caso penso sia lampante :)

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Capitolo 52
*** 52. La verità svelata ***


-Due uomini uccisi da Ryo Saeba per aver osato entrare in casa sua-
La notizia dei due uomini abbattuti da Ryo Saeba si era diffusa nel'ambiente da quando i corpi erano stati consegnati al loro capo, dando così la risposta dello sweeper. Quella replica aveva alimentato la rabbia di alcuni e calmato gli ardori di altri. Lungi dall'immaginare di aver finito con loro, Ryo sapeva benissimo che era solo l'inizio del caos che si annunciava complicato. Alcuni informatori gli telefonavano per dargli notizia, ribadendo gli avvertimenti circa quella risposta radicale, anche se erano ormai mesi che lui non era più tanto conciliante. Ormai non aveva scelta, doveva calmarli a colpi d'arma da fuoco per mostrare tutta la sua rabbia dovuta al circolare di sciocchezze sul suo conto. Lo sweeper si sentiva sempre più nervoso mentre i minuti scorrevano a tutta velocità. Per tutto il giorno aveva potuto sentire lo stress invadere il proprio corpo, sapendo che il momento della verità davanti ai loro amici si avvicinava pericolosamente. Ma non aveva alternativa nel vedere le proporzioni che quella storia aveva preso.

Fin dal mattino Kaori, lontana dal sapere cos'era successo la notte precedente, si limitò ad incrociare Ryo. Anche lei era molto a disagio all'idea di quell'incontro. Era scappata senza lasciarsi nulla alle spalle...era sicura che sarebbero stati per sempre arrabbiati con lei. Soprattutto Miki ed Eriko, ma all'epoca era stata convinta che fosse la soluzione migliore. Ma, a giudicare da come la situazione si era evoluta, cominciava a dubitare delle sue scelte. Mentre cambiava Hideyuki, lo osservò attentamente chiedendosi cosa loro due sarebbero diventati. Normalmente, quando si annunciava una nascita, erano la gioia e la felicità a prevalere su tutto il resto. Ma per lei era diverso, volevano andare a farle visita ma senza intenzioni benevole, stando all'atteggiamento di Ryo. Kaori aveva notato tutte le precauzioni che aveva preso per loro. Come avrebbero reagito i loro amici quando avrebbero saputo dell'esistenza di Hideyuki? Dovendo per di più ammettere che non erano nemmeno una coppia? Sentiva l'angoscia abbracciarle il cuore, perché presentando Hideyuki, una parte della loro intimità sarebbe stata svelata.

Seduto sul divano, le braccia incrociate dietro la nuca, Ryo stava pensando a come avrebbe introdotto il soggetto ai loro amici...cos'avrebbe detto? Da dove cominciare? Non lo sapeva davvero...doveva annunciare l'arrivo di una nuova persona nel loro gruppo. A quel pensiero, fece un sorriso perché il protagonista avrebbe sconvolto per sempre quel clan così speciale di ex mercenari e di sweeper ancora in carica.

Con passo rapido, Mick e Kazue uscirono di casa, desiderosi di sapere cos'avesse Ryo di così importante da dire. Si affrettarono a raggiungere l'appartamento di fronte al loro. Mick aveva un presentimento, era sicuro che avesse trovato traccia di Kaori. Non volendo cantare vittoria troppo presto, mantenne l'ipotesi per sé.

Bussando energicamente alla porta dell'edificio dai mattoni rossi, Mick diventava sempre più impaziente di sapere. Vista la troppa lentezza a suo gusto, batté con ancora più forza, sotto lo sguardo interrogativo della sua compagna.

Ryo aprì piano la porta e li salutò con un sorriso misterioso.

"Non sono sordo, Mick, non c'è bisogno di martellare la porta!"

I due non ebbero nemmeno il tempo di salutarlo che Ryo li sollecitò ad entrare, chiudendo coscienziosamente la porta. Mick e Kazue furono sorpresi dal modo di agire di Ryo, che chiuse a chiave. Guardando la porta, Ryo sapeva che la parte più difficile doveva ancora arrivare, inspirò come per darsi più coraggio e tornò dai suoi amici, sorridendo.

Sempre più stupito dal comportamento di Ryo, Mick non poteva più aspettare:

"Allora, dimmi?! Che succede? Se ci hai chiamati, si tratta di una cosa seria...o devi annunciare qualcosa?"

Lo sguardo di Mick era luminoso perché adesso ne era sicuro. Kaori era la causa della riunione improvvisata. Davanti allo sguardo interrogativo del suo fratello d'armi, Ryo dichiarò:

"Dammi ancora qualche minuto...non sono arrivati tutti"

Deluso, Mick abbassò le spalle e si accasciò sulla poltrona.

Tentando la fortuna a sua volta, Kazue chiese con aria supplichevole:

"Niente di grave, Ryo?"

Divertito, lui rispose:

"Non preoccuparti Kazue...altrimenti non sarei così calmo..."

Calmo era un termine molto inappropriato per lo sweeper che era in panico pur senza lasciar apparire il minimo accenno di nervosismo. I minuti che seguirono gli sembrarono i più lunghi della sua vita davanti agli sguardi della coppia. Guardò l'orologio sperando che il resto del gruppo non ritardasse. Non appena aveva fatto questa riflessione, ci furono nuovi colpi alla porta che lo avvertirono dell'arrivo degli altri. La porta si aprì su Falcon...e Miki. Senza lasciar trasparire nulla, Ryo fu sollevato di vedere la sua presenza. Falcon era riuscito a farla venire. Niente da dire, era davvero forte. Ma vedendo il viso ermetico di Miki, seppe che era a un punto dall'esplosione. Poteva percepire tutta la sua collera e incomprensione di fronte a quella situazione. Sapeva che l'assenza di Falcon per tutta la notte aveva ulteriormente deteriorato la coppia.

Falcon avanzò costringendo Miki a fare lo stesso. Quest'ultima non era affatto felice di ritrovarsi a fare visita a Ryo. Dalla scomparsa di Kaori, era immensamente arrabbiata con lui. Benché fosse sicura che la sua situazione con Falcon avesse ugualmente influenzato la sua analisi. Perché era lì? Per un'unica ragione...la speranza che Ryo avesse notizie di Kaori. Si aggrappava a quella motivazione, ed era riuscita ad accantonare la rabbia verso il marito. Ma alla fine di quell'incontro, se tutte le sue domande non avessero ricevuto rispose soddisfacenti, sarebbe stata determinata a preparare i bagagli e ad andarsene. Era fuori questione che vivesse con suo marito avendo dubbi o sapendo che lui le aveva mentito. Non poteva accettarlo.

La coppia entrò nell'appartamento con una certa tensione.

Ryo si indirizzò direttamente all'ex mercenaria:

"Non preoccuparti Miki...avrai tutte le risposte alle tue domande"

Una piccola luce fino ad allora spenta si illuminò nei suoi occhi. Guardò suo marito, poi Ryo. Nonostante fosse contrariata, mostrò un magro sorriso e rispose in un sussurro:

"Lo spero Ryo...lo spero..."

Mick, che non riuscì più a stare fermo, si alzò ed esclamò:

"Allora Ryo, adesso raccontaci tutto!"

"Mi dispiace Mick, ma manca ancora qualcuno..."

L'americano sentì le lacrime pungergli occhi per quanto la faccenda si stava facendo lunga. Si lasciò cadere nuovamente sulla poltrona, sospirando.

Una giovane donna era immobile davanti all'edificio dai mattoni rossi. Eriko esitava. La chiamata di Ryo l'aveva turbata. Aveva avuto pochissimi contatti con lui da quando Kaori se n'era andata. Inoltre, il suo dolore era tale da essere penetrata in un malsano silenzio. Avrebbe dovuto accorgersi che Kaori non stava bene. L'aveva percepito ma non aveva saputo reagire come si conveniva, secondo lei. E rivedere Ryo non le faceva piacere. La visione che aveva di lui durante il loro colloquio l'aveva spaventata. Era diventato un altro uomo. Avendo visto il suo lato oscuro, aveva compreso come quell'uomo potesse avere una doppia faccia. Ma si era presto resa conto che il lato oscuro veniva fuori solo quando la sua relazione con Kaori era pessima. Sospirò, suo malgrado, e avanzò all'ingresso. Esitando di nuovo, bussò alla porta. Fu accolta da un Ryo irriconoscibile. Vedendolo, fu sorpresa di notare che era tornato a essere quello che aveva sempre conosciuto, l'uomo dagli occhi scintillanti, pieni di vita. In parte rassicurata, lo salutò ed entrò in salotto stupendosi ancora di più nel vedere riunito tutto il clan. Si voltò verso Ryo.

"Che succede, Ryo?" chiese.

Mick fece per alzarsi ma Ryo parlò.

"Mancano solo due persone e tutti saranno finalmente qui"

L'americano colpì il bracciolo della poltrona per quanto era nervoso. Fortunatamente per lui, nuovi colpi alla porta annunciarono gli ultimo ospiti. Senza sorpresa Ryo accolse Saeko e Reika che chiesero ugualmente spiegazioni per quell'incontro.

Al piano di sopra, Kaori sentiva le voci di tutti i suoi amici che le mancavano tanto. Emozionata, si asciugò le lacrime mentre guardava Hideyuki, che dormiva profondamente nella sua culla. Sentiva l'angoscia alzarsi in lei, perché in qualche minuto avrebbe dovuto affrontare gli sguardi interrogativi e persino accusatori.

Ecco, era arrivato. Il momento della verità era giunto. Di fronte agli occhi indagatori degli amici, Ryo guardò Falcon che aveva le braccia incrociate e la sua leggendaria calma. Quest'ultimo annuì dando a Ryo il permesso di iniziare.

Lo sweeper aveva la gola secca, tossì per darsi coraggio e si lanciò.

"Vi ho fatti venire...perché ho notizie importanti da annunciare. Riguardano Kaori..."

Mick era sicuro che avrebbe avuto ragione! Ryo aveva trovato traccia di Kaori...

Notando gli sguardi fissi su di sé, lui si sentì sempre più a disagio. Le mani sudavano, le mise in tasca per controllare i tremori.

"Io...insomma...l'ho trovata..."

Un grido di gioia invase il salotto, ognuno pose una domanda in un frastuono impossibile. Non volendo essere disturbato dall'euforia dei suoi amici, Ryo proseguì alzando la voce. Voleva assolutamente finire quello che aveva da dire.

"Non è...beh, non è così facile..."

I sorrisi si gelarono, in attesa del resto.

"Diciamo che...Kaori è partita per...insomma..."

Lo sweeper si passò una mano tra i capelli. Diventava tutto confuso nella sua mente, non riusciva a trovare le parole adatte. Di natura poco loquace per quanto riguardava la sua vita privata, quella per lui era una tortura.

La donna che silenziosamente ascoltava di sopra ebbe compassione per Ryo. Doveva aiutarlo.

Ryo cercò di riprendere il filo dei pensieri.

"Kaori è..."

Lo sweeper venne interrotto da una voce femminile che sovrastò la stanza.

"Kaori è tornata per qualche tempo" disse scendendo le scale.

Tutti i visi si girarono verso la voce familiare.

Alla vista di Kaori, la banda di amici rimase immobilizzata. Miki ed Eriko non poterono fare a meno di gridare per lo stupore dovuto all'apparizione. L'ex mercenaria si alzò di scatto osservandola intensamente. Mantenendo la lucidità per non farsi offuscare, Kaori scese lentamente cercando di controllare il suo cuore che si stava spaventando nel vedere i suoi amici.

"Kao...Kaori! Oh mio dio, sei tu!" riuscì ad articolare Miki che non poteva più gestire le emozioni. Un pesante silenzio invase il salotto, sotto lo sguardo preoccupato di Ryo fisso sulla sua partner che aveva deciso di prendere il controllo.

"Io...io...beh, noi vi spiegheremo tutto" riuscì a dire lei. Lo sguardo di Ryo cambiò riempiendosi di compassione per lei. Gestire la situazione in due lo sollevava.

Miki e le sorelle Nogami rimasero sotto l'effetto sorpresa, Eriko aveva le lacrime agli occhi e Mick la bocca spalancata. Dopo il silenzio, tornò il tumulto pieno di domande che divampavano da tutte le direzioni. Tutti cercavano di capire perché se ne fosse andata.

"Perché?"

Miki prese parola, gettandosi tra le braccia di Kaori.

"Perché Kaori? Perché partire senza dire una parola?! Cos'avevi per dover scappare così? Lasciandoci senza notizie!" gridò con i nervi a fior di pelle.

L'ex mercenaria scoppiò a piangere tra le braccia della donna. Vedendo lo stato della sua amica, Kaori si sentì male per averle causato tanta tristezza. Le salirono le lacrime agli occhi.

Ma ora era una Kaori trasformata per sempre che parlava:

"Ero...ero costretta, Miki...dovevo andarmene. E anche oggi, non dovrei essere qui...ma le circostanze hanno voluto che non tutto andasse come previsto"

Miki alzò la testa a quella frase e chiese:

"Cosa ti succede, Kaori, per dover fuggire in questo modo?"

Eriko era così impaziente di sapere da avvicinarsi a Kaori, seguita da Mick e Kazue. La donna si sentì soffocare dal flusso di domande e dagli amici che la circondarono per sapere la verità.

Avvertendo l'angoscia di Kaori, il suo partner intervenne:
"Kaori è dovuta andare via...per proteggere qualcuno"
Tutti si voltarono verso Ryo.
"Proteggere chi?" chiese Mick, stupito dalle sue parole. Nessuno capiva cosa stava succedendo. Mick scosse il capo, "Non capisco niente! Da quando Kaori se ne va per proteggere qualcuno senza darci la minima notizia?"
Kaori e Ryo si guardarono per un momento, creando un dialogo silenzioso tra loro. Dopo alcuni istanti, un sorriso apparve sul volto dello sweeper per incoraggiare a modo suo la partner e mostrarle il suo sostegno in quel momento delicato. Con un cenno del capo, mostrandole le scale, Ryo diede istruzioni a Kaori. Capendo quello che intendeva, la donna si voltò per risalire le scale.

Eriko esclamò:
"Dove stai andando, Kaori?"
"Io...torno subito. Vado a prenderlo" rispose appena. Tutti si guardarono l'un l'altro. Kaori stava andando a prendere la persona che proteggeva da mesi? Era stata obbligata a tornare a Shinjuku con quella persona?

La confusione era totale. Dopo alcuni secondo che parvero un'eternità per lo sweeper, poté sentire del rumore proveniente dal piano di sopra che annunciava il ritorno di Kaori.

Dopo aver preso delicatamente Hideyuki tra le braccia, la donna lo baciò come per darsi maggior coraggio prima di tornare in salotto. Scese lentamente le scale come per ritardare il momento clou. Il cuore le batteva fortissimo per quanto era nervosa e a disagio. La banda di amici fissò nuovamente le scale e quando finalmente videro Kaori, i loro sguardi si diressero alle sue braccia che tenevano qualcosa. Qualche secondo fu sufficiente per correggere il vocabolo, non si trattava di qualcosa...ma di qualcuno...un bambino.

Nessuno reagì inizialmente alla scoperta. Storditi, sorpresi, rimasero con gli occhi riversi sullo 'sconosciuto'. Fu Mick che, per primo, si riavvicinò a Kaori, volendo vedere meglio quello che teneva in braccio. Impallidì terribilmente vedendo confermata la sua ipotesi. Kaori teneva un bambino!

Miki si portò una mano davanti alla bocca per evitare di emettere un grido di sorpresa. Eriko la imitò. Kaori si sentì agitata davanti allo shock delle sue amiche. Volendo riprendere il controllo della situazione, sorrise:
"Io...io...vi presento Hideyuki"

Tutti ripeterono quel nome così speciale, "HIDEYUKI!" all'unisono. Si radunarono di nuovo attorno a Kaori per vedere meglio Hideyuki.

Tante nuove domande si posarono nelle menti di tutta la banda. Ma, ancora sotto shock, non riuscivano a non fissare il piccolo essere.

Ryo era rimasto indietro, notando che Kaori se la cavava meglio di lui: non era mai stato dotato per i discorsi. Dopo aver attentamente osservato Hideyuki, Mick si rivolse a Ryo con lo sguardo pieno di domande. Alla vista dei suoi occhi interrogativi, Ryo distolse i propri dall'americano, volendo a tutti i costi evitare domande imbarazzanti al momento. Notando la reazione di Ryo, l'americano reindirizzò la sua attenzione su Hideyuki. Malgrado la situazione, non poteva evitare di sorridere guardando il neonato, perché aveva compreso un elemento importante. In una frazione di secondo seppe che quel bambino era il figlio di Kaori e Ryo. Riprendendosi, continuando a guardare con attenzione il piccolo, Miki chiese esitante:

"È...è tuo figlio, Kaori?"

"Sì, Miki"

"Ma perché fuggire, Kaori?!" chiese Eriko, la sua voce lasciava trasparire dolore e incomprensione.

"È abbastanza complicato da spiegare, Eriko...sono stata costretta" rispose Kaori imbarazzata.

"In che senso, complicato? E il padre, dov'è?" esclamò l'amica, folle di rabbia per non aver saputo aiutare la sua amica, guardando Ryo. Kaori non riuscì a rispondere...come fare? Tutti gli occhi erano puntati su di lei. Un lungo silenzio seguì la domanda senza che Kaori potesse rispondere.

Lo sweeper pensò che toccasse a lui parlare:

"Sono io..."

L'intero clan si voltò come un solo uomo per fissare Ryo, che evitava di guardarli negli occhi. Tutto cominciava a diventare chiaro. Miki si avvicinò a lui.

"Ma perché, Ryo?! Perché l'hai lasciata andare via, da sola?"

"Io...non lo sapevo..." rispose Ryo, la cui voce non era più udibile.

"Come sarebbe, non lo sapevi?!" urlò lei, sentendo rimontare la rabbia.

"Non è così semplice, Miki..." cercò di rispondere lui.

Miki lo guardò con disprezzo. "Sei sempre stato un codardo, Saeba" fece senza mezzi termini, esasperata dal comportamento che lui aveva avuto con la sua amica per anni. "Non appena ammetti i tuoi sentimenti per Kaori, ecco che abbandoni le tue responsabilità! Patetico!"

Non sopportando l'osservazione di Miki, Kaori intervenne immediatamente:
"Ryo ha ragione....non lo sapeva. Non glielo avevo detto. Io volevo solo...proteggere Hideyuki. Non volevo che vivesse in questo mondo...non ho avuto scelta"

Scelse le parole cercando di essere coerente senza pertanto rivelare interamente la loro vita privata. Non voleva parlare del ruolo di Falcon nella storia. Ma contro ogni previsione, quest'ultimo prese la parola:

"Ho vegliato su Kaori per tutti questi mesi per garantire la sua sicurezza"

Miki cadde dalle nuvole. Guardò suo marito con stupore.

"Come...tu lo sapevi, Falcon?! Vuoi dire che tutte le volte in cui eri via era per...questo?!"

Falcon annuì. Finalmente tutto diventava chiaro nella mente di Miki: le sue ripetute assenze, le telefonate...

"Mi hai nascosto la verità per tutti questi mesi, Falcon?" riuscì a dire sentendo che le emozioni la stavano vincendo di nuovo.

"Non ho avuto scelta. Visto che Kaori non voleva che si sapesse, ho dovuto vegliare sulla sua sicurezza durante la gravidanza. Sarete sicuramente arrabbiati con me per non aver detto parola...ma avevo promesso. Ho fatto tutto questo per proteggere il piccolo. Non ho comunque di che giustificarmi"

Di fronte alla sua risposta, il silenzio calò di nuovo. Senza sapere che reazione adottare dopo aver avuto le risposte alle sue domande, l'ex mercenaria si sentiva svuotata di ogni forza, incapace di muoversi. Preferendo di meditare sulla verità appena fornita, Miki tornò a guardare Kaori. Mick, che poco a poco riprendeva il controllo di sé dopo quelle notizie, indirizzò la sua attenzione sullo sweeper e gli chiese:

"E tu Ryo, quando l'hai saputo?"

"Falcon è venuto da me quando Hideyuki è nato" disse Ryo lanciando un'occhiata a Kaori. Quest'ultima abbassò la testa, sentendo in quella risposta un po' di rimproveri. Mick continuò, imperturbabile, desiderando a tutti i costi valutare la situazione obiettivamente:

"Ma allora cos'è successo per spingere Kaori a tornare qui?"

Kaori fece per rispondere, ma Ryo la precedette:

"Ci sono state delle voci...con una telefonata, Doc ha rilasciato informazioni che non avrebbe dovuto trasmettere. Dei criminali hanno intercettato la chiamata e sono dovuto intervenire facendoli tornare qui con un po' di caos"

Mick intervenne, questa volta sorridendo:

"E immagino che...sia a questo punto che interveniamo noi?"

Ryo sorrise allo sweeper americano, che aveva capito tutto dell'emergenza.

"Sì...la voce dell'esistenza di Hide è già circolata nell'ambiente. Ho portato qui Kaori in attesa che le acque si calmino"

Kazue, che era rimasta in silenzio, parlò:

"E dopo? Quando tutto si sarà calmato, quale sarà il prossimo passo?"

Sconcertato e un po' a disagio per quello che stava per annunciare, Ryo rispose:

"Dopo, Kaori potrà partire con Hide negli Stati Uniti"

L'intero gruppo di amici fu sconvolto nel sentire la risposta di Ryo. Si voltarono verso Kaori per sapere se fosse tutto vero. La giovane donna voleva mostrarsi forte e sorrise annuendo per dimostrare approvazione per le parole dello sweeper. Cercarono tutti di digerire quanto appena appreso. L'ultima tappa li feriva molto. Avevano appena saputo del ritorno di Kaori, solo per sapere della sua imminente partenza...con Hideyuki. Avrebbero potuto avercela con Kaori, con la sua decisione di andarsene senza dire niente, ma i loro riflessi di sweeper presero il sopravvento, sapendo di dover ben analizzare la situazione. Era prima di tutto necessario agire in emergenza tenendo presente l'obiettivo principale: proteggere Hideyuki. Dopo alcuni minuti di silenzio in cui tutti erano smarriti nei propri pensieri, Ryo riprese parola:

"Vorrei...vorrei introdurre dei turni a rotazione...in modo che possiate fare la guardia in mia assenza. Devo essere presente sul campo per non attirare i sospetti, anche se ci sono già...ma devo poter agire il più naturalmente possibile"

"Posso chiedere ad alcuni agenti di venire" provò a proporre Saeko, benché sapesse che non sarebbe bastato.

"No, attirerebbe dubbi se scoprissero che i tuoi uomini sono poliziotti" rispose lo sweeper.

"Sì...hai ragione, e partire subito per New York sarebbe pericoloso" aggiunse Saeko, provando a pensare a una soluzione.

"Ecco perché vi ho chiamati...se siete d'accordo, ovviamente!" disse l'uomo. Inizialmente titubanti, per via di tutte le informazioni ricevute in così poco tempo, si alzarono. Affermando col capo.

In quel momento Kaori realizzò la profondità della loro amicizia nei suoi confronti. Nonostante la sua fuga e le incomprensioni ancora presenti, erano lì ad accettare di proteggerla. Sapeva perfettamente che avevano molte domande da porre, ma avevano per il momento messo da parte la curiosità, privilegiando la sua sicurezza e quella di suo figlio. Volendo rilassare l'atmosfera, Kazue si avvicinò a Kaori e chiese:

"Posso...posso prenderlo?"

Kaori sorrise e le presentò Hideyuki. Con un gesto delicato, Kazue lo prese dolcemente e guardò il piccolo viso pacifico. Accarezzandolo con la mano, disse:

"È bellissimo, Kaori!"

Dopo qualche esitazione, Miki si alzò a sua volta, seguita da Eriko e dalle sorelle Nogami.

L'ex mercenaria guardò con emozione la sua migliore amica. Poteva leggere tutto l'imbarazzo che aveva di fronte a lei. Kaori le sussurrò:

"Perdonami Miki..."

Miki le si avvicinò e l'abbracciò, dicendo:

"Ne parleremo più tardi, in privato. Sono così felice di rivederti che non voglio rovinare questo momento!"

Le donne si ritrovarono istintivamente insieme, guardando ammirate Hideyuki, mentre gli uomini si riunivano tra loro. Lanciarono sguardi furtivi a Kaori e alla sua prole.

"Dai, Ryo, dimmi tutto" disse Mick, "Se ci hai chiamato, è anche per un altro motivo, vero? È molto più serio di una semplice fuga"

Guardando Kaori a lungo, Ryo si accigliò, adombrandosi. Si avvicinò a Mick e disse a bassa voce:

"È stata messa una ricompensa per chi ucciderà Hideyuki, nel caso esistesse...una taglia, nero su bianco, con un premio. Molti sono convinti che la voce sia vera. È una cosa seria e non si calmerà se non colpiremo alla radice"

"Una taglia, davvero? Per uccidere un neonato!" fece Mick in un sussurro.

"La voce si è diffusa a tale velocità, non pensavo si spargesse così tanto e che così tanti avrebbero partecipato alla caccia..."

Pensandoci, Mick ricordò come Ryo era parecchio cambiato negli ultimi mesi e disse:

"Davvero? Ricordati che non sei stato tenero ultimamente" disse Mick, un po' preoccupato.

"Non importa...hanno dato il via alla caccia per trovare un bambino. Questi rati sono pronti a...ucciderlo. E so di essere parzialmente responsabile per questa violenza..." tutto venne detto a voce bassa, cosa che non sfuggì a Kaori. Sentiva i brividi correrle in corpo nel vedere i due uomini parlare in quel modo, mentre Falcon era vicino a loro e annuiva. Perché Ryo non le diceva espressamente cosa stava succedendo?

Kaori sorprese lo sguardo di Mick su Hideyuki. I suoi occhi erano pieni di inquietudine, turbandola ancora di più.

"Dovrai spiegarmi, Ryo, come avete fatto ad arrivare a una situazione così drammatica" si fece scappare Mick prima di tornare da Kaori, sorridendo raggiante. "Pensavi di scappare?"

La donna non ebbe il tempo di replicare che venne catturata dalle sue braccia. Lui le mormorò: "Sono contento di rivederti tra noi, Kaori...e aspetterò il mio turno per l'interrogatorio, mia cara!"

Allontanandosi dal suo abbraccio, Kaori, un po' imbarazzata, gli rivolse un sorriso radioso. Dopo alcuni

minuti di discussione, il suo corpo la richiamò all'ordine. Sentì che la stanchezza accumulata non si era ancora riassorbita. Vedendo il colorito livido di Kaori, Kazue la invitò a sedersi. L'ex mercenaria non osava chiederle di poter prendere Hideyuki, aspettando che le circostanze le permettessero di farle. Vedendo che Kazue parlava con Kaori, chiese di poter prendere Hideyuki. Lo prese dolcemente tra le braccia e lo guardò teneramente, ripensando alle parole di suo marito. Le aveva detto che aveva fatto tutto per Hideyuki. Adesso comprendeva. Lo cullò delicatamente, guardando suo marito con discrezione. Quest'ultimo era seduto, con aria attenta. Nonostante la collera ancora presente, non poté evitare di sorridere. Lungi dal non avercela con lui per averle nascosto la verità per tutti quei mesi, si sentiva comunque sciocca per aver pensato che la stesse tradendo con un'altra donna. Le emozioni le impedivano di avere le idee chiare su ciò che voleva fare in seguito. Sicuramente una discussione sarebbe stata necessaria ma, per ora, si sarebbe concentrata su Kaori...e Hideyuki. La fine della giornata trascorse piacevolmente nell'edificio dai mattoni rossi. Tutti volevano vedere Hideyuki e parlavano con Kaori. La maggior parte dei presenti era ancora sconvolta di aver appreso che Kaori e Ryo erano gli orgogliosi genitori di quel meraviglioso bambino. Ma, visto che i due erano ancora a disagio, non vennero poste domande che li avrebbero infastiditi ulteriormente. Ormai tardi, quando la notte era calata da un po', decisero tutti di rientrare a casa. Erano tutti privi di un peso per aver ricevuto le rispose alle domande che li avevano perseguitati dalla sparizione di Kaori. Sapevano che i giorni seguenti sarebbero stati tesi, che avrebbero dovuto serrare i ranghi per formare la protezione intorno a Hideyuki. Era tutto confuso. Tutti si sentivano turbati dall'aver appreso della sua esistenza. Era la prima volta che un nuovo membro si univa al 'clan', destabilizzando sia gli ex mercenari che gli sweeper. Ma stranamente, sentivano un'enorme forza e la ferma determinazione di condurre Hideyuki fuori dal loro mondo. In un mondo senza armi né violenza.

Di nuovo soli in salotto, Kaori e Ryo si scambiarono un sorriso di sollievo. La parte più difficile era passata. Era stato un duro momento, ma erano riusciti a superarlo.

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Capitolo 53
*** 53. Fiori in cattività ***


Dopo quell'incontro emotivo, Kaori si sentiva più leggera, nonostante le circostanze. Da quando aveva ritrovato la sua famiglia, avrebbe apprezzato quel rientro un po' forzato con più calma. Sapeva bene che la situazione era temporanea, ma avrebbe apprezzato ogni minuti, ogni secondo trascorso in compagnia di Ryo. Dopo la messa a punto con tutta la banda, lo sweeper aveva stabilito una rotazione di turni tutte le notti tra lui, Mick e Falcon. Saeko era ugualmente coinvolta nella missione, dedicando molto del suo tempo, ma in modo molto discreto, fornendo diverse missioni a Ryo per continuare a dargli una copertura credibili agli occhi dell'ambiente. Anche se, come d'abitudine, non lo mostrava, era rimasta molto toccata quando aveva scoperto il nome del figlio di Kaori e Ryo: Hideyuki. Il suo cuore si era riempito di gioia nel vedere quel piccolo viso, mentre dormiva pacificamente tra le braccia di Kaori, senza immaginare il pericolo che correva nell'avere genitori così 'speciali'. Certo, era rimasta sbalordita nell'apprendere della sua presenza, ma quando si era messa a riflettere sulla questione, si era chiesa se fosse poi così improbabile. Ryo e Kaori si amavano in silenzio da anni, senza mai aver osato compiere il grande passo. Era normale che, un giorno o l'altro, avrebbero finito per arrivare a uno sviluppo della loro relazione. Hideyuki era la risposta. Ma non immaginava che il loro rapporto si sarebbe interrotto con la nascita di un bambino. Ascoltando parlare Kaori, aveva provato un grande imbarazzo quando aveva comunicato che Ryo non era stato informato della gravidanza. Saeko ne aveva concluso che non avevano dato inizio a una relazione stabile.

Con quella constatazione, sospirò. Sperava davvero che la faccenda sarebbe terminata bene.

Negli anni, aveva osservato che erano sempre riusciti a riprendersi, permettendosi di avvicinarsi ulteriormente ad ogni missione compiuta. Ma quell'ultimo caso si profilava diverso. Quella volta, il risultato sarebbe stato la partenza definitiva di Kaori e Hideyuki dal suolo giapponese. Anche Miki, Kazue ed Eriko facevano a turno per aiutare Kaori. Portando la spesa, mettevano tutto il cuore per fare quello che potevano per la giovane sweeper divenuta mamma. Kaori era una giovane madre con un destino incerto che non riusciva a trovare pace sapendo che un pericolo era sul punto di esplodere e presto si sarebbe allontanata dall'uomo che amava. Grazie al loro prezioso aiuto, ognuna riusciva a parlarle più intimamente facendo le giuste domande per poter comprendere, senza inoltrarsi nella loro intimità complicata, a proposito di quello che si era verificato tra lei e Ryo. Le donne erano rimaste inizialmente sconcertate e un po' arrabbiate con la sweeper che aveva deciso di andarsene senza dare notizie. Ma i loro cuori non avevano resistito a lungo alla vista del delicato e tranquillo di Hideyuki. Come resistere a quel neonato? Ogni volta che si presentavano, superavano lo strato di rabbia, andando oltre quel sentimento inutile non appena vedevano il volto tormentato di Kaori. Presto la giovane sweeper avrebbe lasciato il suo paese natale, con un bambino tra le braccia, verso gli Stati Uniti d'America. Sapendo che il tempo stava per scadere, ciascuna approfittava delle visite per rivivere temporaneamente la gioia del passato.

Kaori fu sorpresa quando, un mattina, notò l'installazione di un sistema di sicurezza molto discreto. Riconoscendo gli strumenti del mestiere, vide un rilevatore di presenza. Fu stupita dell'iniziativa: si poteva dire che Ryo stesse costruendo una fortezza intorno a lei. Lui che odiava tutti quei sistema, che ascoltava solo il suo istinto, rifiutando di piazzare tutti quegli attrezzi, adesso metteva da parte un po' del suo orgoglio per la sua sicurezza e quella del suo bambino...o meglio, del loro bambino. Perché lo aveva fatto? A quella domanda, i suoi occhi si adombrarono ripensando alla sola volta in cui il suo istinto di sopravvivenza si era risvegliato con un po' di ritardo. Sentendo un peso sul cuore nel ripensare a quei momenti di pura felicità, così breve, si arrabbiò con il destino crudele. Commossa dal gesto, si disse che lui doveva custodire con cura la parte che nel suo cuore rispondeva al nome di Hideyuki.

Dal canto suo, lo sweeper cercava di ristabilire la calma come poteva. Ma fu sorpresa dall'ampiezza che la questione aveva preso. La pressione non diminuiva velocemente come desiderava. Ancora peggio, lo seguivano, lo spiavano ancora di più. Riceveva molte lettere minatorie di ogni tipo da parte di diversi avversari di tutto il paese del sol levante. Da quando si era ripromesso di proteggere Kaori e Hideyuki, corpo e anima, da quel mondo che non sarebbe più stato il loro, si occupava di filtrare tutta la posta, impedendo così alla giovane donna di conoscere tutta quella crudeltà umana. Dovette raddoppiare la vigilanza vicino a casa, cercando di rimanere il più naturale possibile. Era davvero difficile. Per la prima volta, il cuore urlava più del solito di fronte alla violenza che si diffondeva attorno a lui con lo scopo di raggiungerlo.

Non volendo arrendersi alla rabbia, Ryo continuò i suoi giri serali, divertendosi e bevendo come al solito. Con la differenza di non farlo più con spirito. Sorrideva e appariva gioioso quando necessario, era infelice e tormentato quando poteva permettersi di essere se stesso, per avere credibilità stava compiendo tutte le missioni affibbiate da Saeko per dimostrare che c'era sempre, pronto a difendere il suo territorio. Invece, poco a poco la sua fiamma interiore si faceva meno intensa. Quale strana sensazione provava ad ogni fine di quelle missioni senza nome? Impazienza...era impaziente di tornare a casa e di aspettare il levare del giorno per vedere e condividere momenti preziosi con Kaori e Hideyuki. Quegli istanti di vita e gioia così semplici, che presto sarebbero finiti. Mai dimostrativo di fronte a lei, preferiva osservarli a modo suo. Quante volte, per stuzzicarlo, lei gli era corsa dietro per ordinargli di prendere Hideyuki? Correndo per l'appartamento con le braccia al cielo, Ryo implorava Kaori di risparmiarlo della richiesta di cambiarlo. Non voleva mai prenderlo in braccio...era così imbarazzato nei confronti di quell'essere così delicato, sentendo di non avere il diritto di toccarlo con le sue mani che avevano dato la morte. Frustrato da quel sentimento che lo torturava, si limitava a guardarlo o a sfiorarlo leggermente con la punta delle dita per non sporcarlo. Hideyuki era così puro e innocente, lo guardava con emozione e orgoglio nel pensare che almeno aveva compiuto una magnifica missione senza aver usato la violenza. Non volendo mostrare la sua preoccupazione in presenza di Kaori, Ryo rimaneva fedele a se stesso, pur non desiderando che lei sapesse della 'caccia' che si stava svolgendo in tutto il Giappone. Dopo i sorrisi e le battute che adorava scambiare con Kaori, si sbrigava a uscire per quanto era inquieto. Come avrebbe potuto sbarazzarsi di tutti gli occhi focalizzati su di loro per ridare la libertà alle due luci della sua vita e permettere loro di volare in altre terre? Come disfarsi della trappola che si sarebbe potuta chiudere su di loro in qualunque momento? Fortunatamente, aveva un fedele sostegno nella persona di Mick Angel. Quest'ultimo aveva preso a cuore la missione così speciale e delicata. Non c'era da stupirsi. Kaori aveva sempre avuto un posto speciale nel suo cuore. Agendo discretamente, Mick osservava con attenzione durante i suoi giri, rivolgendosi ai suoi informatori personali per misurare la temperatura che non ne voleva sapere di scendere. Nonostante non dicesse nulla, Mick era sempre più preoccupato di fronte all'ampiezza che la situazione prendeva. Ansioso per il suo fratello d'armi, lo vedeva recitare senza la passione e l'energia precedenti. All'esterno mostrava la foga che permetteva a qualsiasi sweeper di sopravvivere in quell'ambiente sordido. Spalleggiandolo come poteva, Mick si sentiva toccato dallo strano destino che aveva voluto che Ryo Saeba diventasse padre, dovendosi assicurare la fuga del figlio lontano da sé. I nemici più virulenti iniziavano a diventare aggressivi. Credevano fermamente all'esistenza del bambino. Prendendo le uscite di Ryo nei club come pure provocazioni, provarono diverse volte a saldare i conti. Ma non contavano sull'intelligenza e l'agilità di Ryo. Per poter rimanere solido, non appena varcava l'ingresso dell'appartamento, lasciava al di fuori le sue ansie da sweeper per godersi dei momenti di vita normale.

Kaori, nel frattempo, cercava di adattarsi come poteva alla sua semi-libertà. Non potendo uscire di casa, doveva affrontare il dispiacere con pazienza. Se voleva prendere un po' d'aria, lo faceva sempre accompagnata da Ryo, Mick o Falcon e in determinati orari. In generale, succedeva di notte: sul tetto dell'edificio e nell'oscurità, era molto più prudente. Non si lamentava. Solo i suoi puntuali sospiri tradivano la sua temporanea impazienza. Ma i momenti negativi venivano rapidamente cancellati da quelli migliori. Ryo era molto cambiato. Vero, non poteva impedirsi di saltare su Miki quando questa arrivava, ma comunque era cambiato. Rimaneva semplicemente seduto in salotto a gettare occhiate furtive a suo figlio. Era il suo modo di mostrare affetto. Dal loro bacio, tutto era diventato come in precedenza, con un'eccezione: non c'erano più liti, né osservazioni sprezzanti. Di natura poco aperta, lo sweeper provava con gesti innocui ad alleviare la prigionia di Kaori. Al mattino, scopriva un mazzo di elicrisi sul tavolo del salotto. Per giustificarsi, lui diceva che portava un po' della natura di cui lei era privata. Lei posava regolarmente domande sulla situazione ma lui rispondeva in modo evasivo. Quando insisteva, Kaori riceveva risposte che andavano bene solo per metà. Aveva provato diverse volte a far parlare Ryo. Ma lui rispondeva sempre allo stesso modo, cioè che doveva fidarsi di lui. Capendo che non poteva saperne di più, non insisteva. Aspettava solo che le informazioni le venissero rivelate, se gli altri avessero ritenuto che dovesse conoscerle.

 

 

Era passato un mese da quando era tornata a Shinjuku. Hideyuki era cresciuto. Rimaneva più sveglio. Kaori era felice di potersi godere quei momenti con Ryo, anche se si preparava mentalmente alla loro imminente partenza. Ma intanto, viveva il presente. Voleva fare una richiesta a Ryo, ma non trovava il momento né la forza di formularla. Colse l'opportunità un pomeriggio in cui Ryo stava sfogliando una rivista. Hideyuki dormiva. Kaori si diresse lentamente verso lo sweeper. Quest'ultimo sentiva che Kaori gli avrebbe chiesto qualcosa. Aveva ancora l'abitudine di torcersi le mani quando doveva farlo.

"Ryo?"

Senza alzare la testa, lui fece un 'Uhm' in risposta. Notando l'atteggiamento poco loquace del partner, lei avrebbe voluto battere in ritirata, ma la sensazione che la tormentava fu più forte. Voleva assolutamente vederlo.

"Ryo...vorrei andare sulla tomba di mio fratello. Almeno prima che io parta..."

Ryo abbassò la rivista e fissò Kaori.

"Adesso è un momento delicato, Kaori" disse.

"Lo...lo so, Ryo, lo so...non subito. Solo per fartelo sapere...non posso andarmene senza passarci un'ultima volta"

"Non succederà subito, Kaori" aggiunse Ryo sentendo il proprio cuore spezzarsi in mille frammenti all'idea della partenza che, un giorno o l'altro, sarebbe arrivata.

"Lo so...ma volevo parlartene"

Lo sweeper sospirò, guardandola:

"Ci penserò" borbottò, riprendendo la lettura. Un po' sorpresa dalla risposta di Ryo, Kaori si voltò e si diresse verso le scale.

 

 

Seduto su una panchina, lo sweeper fumava riflettendo sulla sua vita che era completamente cambiata in un mese. Prendendo quel momento di pausa per schiarirsi le idee, rimase a lungo a guardare i bambini che giocavano. Lontano dai quartieri caldi di Shinjuku, voleva riprendere possesso del proprio cuore in quel parco frequentato da persone 'normali'. Lungi dal voler reprimere gli immensi sentimenti che provava per il suo amore di sempre e per suo figlio, doveva rimanere efficace e professionale. Era la chiave del successo in quella delicata missione: mantenere il controllo della testa e dei pensieri per l'ultima missione che considerava come un dovere. Oggi, tutto aveva un senso nella sua esistenza. Il suo destino era quello di garantire la protezione di suo figlio per condurlo a un mondo di luce che a lui era sempre stato negato.

Rendendosi conto di che ora era, riprese la strada di casa. Doveva finire un lavoro che Saeko gli aveva affidato. Mick sarebbe arrivato per garantire la protezione di Kaori, Ryo era impegnato in un caso per rimanere il più naturale possibile e distogliere l'attenzione da sé e da quello che succedeva a casa sua. Era molto attivo da un mese ma senza che la pressione diminuisse. Dopo essere rientrato, lo sweeper vide l'orologio correre ma Angel non arrivava. Infastidito, lo sweeper lo chiamò, doveva assolutamente uscire, altrimenti la sua missione si sarebbe rivelata un buco nell'acqua. Mai Ryo Saeba aveva fallito una missione, e ancora meno era successo che non si presentasse a un duello. Non sarebbe successo neanche oggi! Non per come erano messe le cose ultimamente! Non doveva assolutamente perdere la faccia davanti ai suoi nemici, la vita di Hideyuki e Kaori dipendeva da questo. Non c'era un solo giorno che passava senza che lui sentisse l'angoscia viscerale di fronte a una missione così delicata. Dovendo nascondere il tesoro della sua vita, comportandosi normalmente davanti agli altri. Era un incubo. Quando usciva, i suoi occhi scrutavano ogni persona che incontrava. Ripensando a suo figlio, sapeva di dover rimanere forte e concentrato per assicurare la sua protezione. Sorpreso di notare che provava perennemente ansia, si rese conto che era sempre preoccupato per Hideyuki quando usciva. Era una sensazione normale che un padre doveva provare per un figlio? Aveva paura per lui? Pensando a lui a ogni minimo gesto? Era tutto confuso nella sua testa, i nuovi sentimenti avevano preso il controllo del suo cuore rendendolo ancora più vulnerabile. Il suo amore per Kaori lo aveva già turbato molto nel suo modo di pensare e di essere, adesso Hideyuki completava la trasformazione. Buttando giù con rabbia quando si attivò la segreteria dell'americano, si mise a girare come un leone in gabbia e la sua rabbia riemerse.

"Dannazione! Ma che cazzo sta facendo!" gridò, guardando l'ora. Kaori scese lentamente nel sentire la voce di Ryo. Non ce la faceva più, voleva sapere cosa stava succedendo! Ryo non le diceva nulla di concreto. Cosa doveva temere? L'esistenza di Hideyuki era nota? Erano alla ricerca di lei o di suo figlio? Da quando se n'erano andati da Iwaki, non aveva avuto alcuna informazione sull'argomento.

Sentendo la presenza di Kaori, Ryo si girò di scatto e la fissò. Vedendo il suo sguardo, Kaori fremette di paura. Non aveva mai visto i suoi occhi così oscuri. Si spaventò suo malgrado e indietreggiò davanti a quello sguardo vuoto e così buio. Percependo l'ansia crescente di Kaori, Ryo si riprese subito mostrando di nuovo un viso sereno. Ma era troppo tardi, Kaori aveva visto troppo ed esclamò:

"Ryo...Ryo...per favore, sii onesto! Dimmi cosa sta succedendo, ti prego! Sono venuta qui, ti ho ascoltato...ho il diritto di sapere esattamente cosa sta succedendo!"

Di fronte alla determinazione di Kaori, Ryo esitò. Sapere quale pericolo correva sarebbe stato ugualmente prudente. Avrebbe evitato di scendere nei dettagli.

"D'accordo Kaori...sarà meglio così...ascoltami, sarò sincero con te. Tutti stanno cercando te così come Hideyuki...molti considerano l'esistenza di Hide un'ipotesi credibile. Da parte mia io...voglio...solo che questa voce si spenga così che possiate andarvene in tutta sicurezza"

"Intendi che...che...vuoi far credere che Hideyuki non esista...è così?" chiese lei, fissandolo.

Stranamente, Ryo si sentì a disagio di fronte a quella domanda semplice e diretta. Abbassò gli occhi e rispose con difficoltà per giustificarsi:

"Sì, Kaori...e credimi, io...non lo faccio con gioia...non ho scelta se voglio assicurarvi un minimo di tranquillità per il futuro"

Nonostante la toccante spiegazione, Kaori si sentiva ugualmente destabilizzata rendendosi realmente conto del processo secondo cui bisognava comportarsi ignorando l'esistenza di Hideyuki. Il suo cuore di madre si strinse. Ma avevano scelta?

Notando l'angoscia di Kaori, Ryo volle assolutamente che lei comprendesse il suo comportamento:
"Kaori...Kaori...non passa giorno in cui non mi biasimi...quando esco da un cabaret o da una conversazione in cui affermo che questa voce è solo una scemenza! Non passa giorno in cui non mi biasimi di dover agire così! Ma...è l'unico modo per potervi lasciare in sicurezza! Sono...soltanto sorpreso da quanto la faccenda si sia ingrandita. Come puoi immaginare, i ratti che sono venuti a casa tua a Iwaki sono convinti dell'esistenza di Hide. E faranno di tutto per trovarti!" fece una pausa e continuò senza fermarsi, per paura di non avere più il coraggio per farlo: "Sistemandovi qui, sapevo che sarebbe stata una soluzione a doppio taglio. Ma nessuno sarebbe così audace da nascondere mio figlio...e te, Sugar Boy...a Shinjuku sono nel mio territorio, non c'è una sola informazione che non mi venga trasmessa"

Di fronte a una tale giustificazione e alla marea di parole, insolite da parte di Ryo, Kaori era sconvolta. Il grande Ryo Saeba si apriva a lei come non mai, esponendo le sue paure e i suoi piani. Non aveva mai parlato così tanto del suo modo di lavorare. Era toccata dalla vivacità che impiegava per la loro protezione. Proseguendo nel suo slancio, Ryo aggiunse:

"Sai tutto, Sugar. Interpreto il ruolo del mio avvocato sostenendo bugie...per proteggervi"

Vedendo la sofferenza dello sweeper e la sua volontà di giustificarsi, Kaori si precipitò su di lui e lo strinse dicendo:

"Ryo...Ryo...oh, Ryo, io...sappi che non ti biasimerò mai per il tuo modo di agire. Capito? So che fai tutto per la nostra sicurezza! Te lo prometto, Ryo..."

Lo sweeper fu sorpreso perché era convinto che il suo atteggiamento l'avrebbe delusa. Affermare l'inesistenza di Hideyuki era stata per lui la cosa più difficile mai fatta in tutta la vita. Nonostante il suo passato e le sue azioni poco gloriose, affermare una cose simile era stata la sua colpa più grande, secondo lui. In parte rassicurato, Ryo le indirizzò un sorriso scarno.

"Andrà tutto bene, Kaori, ho il controllo della situazione. Bisogna solo essere pazienti e vigili per un po'! Io ci sarò comunque, capito..."

Stringendo la presa su di lei, le passò una mano fra i capelli e disse in un sussurro:

"Ci sarò sempre a vegliare su di voi...capito? Ma promettimi solo una cosa, Kaori..."

Alzando la testa, lei lo fissò, attendendo il resto.

"Promettimi solo di...non dire mai a Hideyuki che suo padre ha dovuto fingere circa la sua esistenza. Anche se ho agito per la sua sicurezza. Non voglio che lo sappia..." riuscì a dirle, deviando lo sguardo.

Profondamente commossa, lei lo strinse con tutte le sue forze. Era così emozionata da quella richiesta che sentì le lacrime scorrerle lungo le guance. Prendendo tempo per cercare di articolare una frase corretta, arrivò a rispondergli:

"Te lo prometto, Ryo"

Ancora una volta, lui esitò a soddisfare il desiderio, ma il suo cuore si rafforzò e lo incoraggiò a prenderle avidamente le labbra. Perché non riusciva a essere più forte di così? In un mese, stava malissimo e allo stesso tempo era più felice che mai.

Il telefono si mise a squillare mettendo fine all'intenso scambio di emozioni. Separandosi con riluttanza dal suo angelo, Ryo andò a rispondere sperando che fosse Mick. Ma rimase rapidamente deluso quando gli venne annunciato che Mick non sarebbe arrivato prima di un'ora abbondante. Era nel quartiere accanto e la macchina non partiva più. Avrebbe dovuto prendere la metro per tornare più velocemente a Shinjuku. Come avrebbe fatto? Falcon era assente quella sera. Ryo non aveva mai mancato a un regolamento di conti e non avrebbe dovuto assolutamente farlo e neanche fare tardi.

Guardando Kaori preoccupato, non sapeva cosa fare. Andare? O restare? Notando il suo dilemma, Kaori disse:

"Vai Ryo...Mick arriverà in meno di un'ora..."

Lo sweeper non era convinto: in un'ora potevano succedere molte cose, ma se non si fosse presentato all'appuntamento, la sua reputazione ne avrebbe sofferto. Passandosi nervosamente la mano tra i capelli, si perse di fronte alla difficile scelta. Il cellulare squillò. Vedendo chi era l'interlocutore, la tensione raddoppiò. Era il suo informatore che iniziava a spazientirsi: era già in ritardo.

"Io...non ne avrò per molto tempo! Sono obbligato ad andare. Altrimenti sospetteranno che qualcosa non va. Mick sta arrivando..."

"Va bene, Ryo" rispose Kaori con convinzione, per rassicurarlo.

"Ti chiedo di entrare in camera tua e di non uscire fino all'arrivo di Mick. Evita soprattutto di avvicinarti alle finestre. E niente uscite sul tetto per ora, capito Kaori?"

"Sì Ryo, non ti preoccupare"

Mettendosi la giacca, Ryo non si sentiva bene. Qualcosa non andava. Ne era convinto pur non sapendo definire cosa. L'incessante suoneria del telefono lo rese ancora più nervoso e angosciato. Dirigendosi verso la porta, disse:

"Vado! Vai di sopra e non dimenticare quello che ti ho detto, Kaori!"

Chiudendo la porta con violenza, Ryo partì rapidamente per raggiungere la sua auto. Kaori fissò la porta: era la prima volta che vedeva Ryo così nervoso per una missione. Ascoltando il suo consiglio, andò in camera sua senza indugiare, pensando di poter ammettere che la cosa più difficile sarebbe stata muoversi nel buio una volta che la notte si fosse stabilita. Dato che l'edificio doveva apparire vuoto in assenza di Ryo, doveva rimanere nell'oscurità e lei doveva recarsi in stanze che non fossero visibili dall'esterno. Guardando l'ora, supplicò internamente che Mick si sbrigasse ad arrivare. Era passata appena una mezz'ora dalla partenza di Ryo quando Kaori sentì un rumore proveniente dall'ingresso. Il suo cuore perse un battito quando sentì la porta che si apriva. Alzandosi dal letto, si fermò cercando di capire l'identità della persona appena entrata. Era finalmente Mick? A malapena ebbe il tempo di pensarlo tra sé che il sistema di allarme si attivò. Una sirena partì con un frastuono assordante. Sussultando, Kaori iniziò a sudare freddo nel sentire l'allarme, ricordando che Mick era a conoscenza dei codici per entrare. La sirena partì e tornò subito muta, e il silenzio tornò nell'appartamento. Kaori guardò verso Hideyuki e si alzò, ormai sicura che non era stato Mick a entrare in casa. L'avrebbe sicuramente rassicurata chiamandola come faceva sempre quando arrivava e lei era di sopra. Ma in quel caso, ci fu il silenzio totale che non la tranquillizzò affatto e dei discreti passi nel salotto la paralizzarono, mentre invadevano l'appartamento di City Hunter.

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Capitolo 54
*** 54. Dormi, angelo mio...dormi ***


Imprecando contro la sua maledetta auto, Mick sibilò mille e più parole incomprensibili sotto gli sguardi sorpresi e alquanto timorosi dei passeggeri della metropolitana. Guardando costantemente l'orologio, l'americano internamente supplicò che la metro andasse più velocemente, anche se era tecnicamente impossibile. Era la prima volta che la sua auto lo lasciava a piedi. In piedi, appoggiato alla barra metallica centrale del vagone, Mick era in ansia...si chiedeva se il problema non fosse stato provocato da qualcuno. Su tale riflessione, sentì il sudore freddo attraversargli la schiena. Ryo lo aveva avvertito di non trovarsi mai lontano, soprattutto in quel giorno. Era il suo turno di sorveglianza all'appartamento. Ma come avrebbe potuto sapere che la macchina non sarebbe partita. Forse era stato troppo imprudente. Immaginando che tutto fosse stato pianificato a sua insaputa, si maledisse pensando alla vulnerabilità di Hideyuki. Certo, non era propriamente un amante dei bambini, ma doveva ammettere che Hideyuki l'aveva segnato e toccato. Forse perché era il figlio di quell'idiota giapponese? O perché era il frutto della sottile fusione con i tratti del suo primo amore...poco importava! Provava grande affetto per quell'omino. Guardando di nuovo l'ora, non si sentì rassicurato. Qualcosa non andava. Sapeva che Kaori e Hideyuki erano soli in quel momento. Ryo non poteva permettersi di essere assente nell'ambiente ultimamente e soprattutto mancare a un duello. Avrebbe firmato la sua condanna a morte o un raddoppio delle spie nei suoi confronti. Anche se si trattava del figlio di Ryo e non del proprio, poteva sentire il cuore urlargli di dolore all'ipotesi che potesse succedergli qualcosa. Scuotendo la testa davanti a un'idea così sordida, cercò di controllarsi mentre contava il numero di fermate prima del suo arrivo a Shinjuku.

 

 

A malincuore Ryo aveva preso la direzione del porto a bordo della sua Mini rossa. Era lontano dal sentirsi rassicurato per Kaori e Hide e si detestava in quei momenti dove doveva decidere tra la legge dell'ambiente e la legge del cuore. Se avesse solo ascoltato il suo cuore, sarebbe rimasto con loro, non gli importava se qualcuno avesse voluto prendere il suo posto nell'ambiente. Ma aveva ascoltato la ragione che gli diceva di adempiere al suo ruolo di sweeper e giustiziere di Shinjuku. Inoltre, assicurando il proprio status, poteva fingere di proteggere ancora per un po' la sua 'famiglia'. Affermando quella parola, Ryo rimase sbalordito perché si rese conto solo in quel momento che aveva una vera famiglia, composta da una donna e un figlio. A tale conclusione, sentì il sudore freddo invadere il suo corpo e il suo cuore. Lui, lo sweeper numero uno del Giappone, aveva la più grande debolezza, la più imperdonabile in quell'ambiente: una famiglia. Si ripeté instancabilmente quella parola mentre provava una rabbia interiore che lo spinse ad accelerare la guida già veloce. Nonostante il ritardo, uscì senza troppi problemi gli eterni vicoli di Tokyo. Dopo essersi accertato che nessuna aura letale stava aspettando il suo arrivo per sparargli, uscì senza indugio per raggiungere il porto e mettere fine a quei perenni duelli privi di interesse. Contro ogni previsione, vide arrivare il suo informatore, la faccia un po' sinistra. Sorpreso di vederlo lì e, peggio, allo scoperto, lo sweeper lo interpellò:
"Che ci fai tu qui?"

"Ascolta, Ryo...non capisco...come concordato, stavo sorvegliando il tizio che attendeva il duello...ma..." disse l'uomo, tremante per la paura di quella che poteva essere la reazione dello sweeper.

"Ma cosa?" continuò lo sweeper, perdendo la pazienza.

"Se n'è andato, Ryo!" rispose l'uomo, stravolto dalla paura.

"Come, se n'è andato?" urlò Ryo.

"Non lo so...ha aspettato, poi senza un motivo, ha preso la macchina e se n'è andato"

Mentre guardava il suo informatore, Ryo si chiese se non fosse maledetto. Come un puzzle che si metteva in ordine, lasciò vagare gli occhi attorno a sé, riflettendo...e se fosse stata solo una trappola per allontanarlo da casa, intercettando anche Mick? A quella ipotesi, provò la stessa angoscia che lo aveva preso quando aveva scoperto da Doc che i criminali erano sulla strada per arrivare a Kaori. Eppure avevano preso tutte le precauzioni necessarie affinché nessuno si accorgesse di quanto avveniva a casa. Sospirò, dicendosi che, con il passare dei giorni, prima o poi il giochino sarebbe stato smascherato. Senza attendere, si precipitò in direzione della macchina per unirsi alla sua famiglia.

 

 

La donna non riusciva a fare alcun movimento tanta era l'ansia che la paralizzava. Qualcuno era entrato in casa dopo essersi preso cura di spegnere l'allarme, e si stava muovendo lentamente in direzione delle scale. Analizzando rapidamente la situazione, Kaori cercò di ricordare tutto quello che Ryo avrebbe potuto insegnarle ora che ne dipendeva la sua vita...ancora più importante, quella di suo figlio. Senza perdere un minuto, si assicurò di ricomporsi e di riflettere in una frazione di secondo. Doveva reagire prima che quel qualcuno giungesse alla stanza che si sarebbe trasformata in una trappola, chiudendosi su di lei. Ma era difficile. Cosa fare con Hideyuki? In nessun caso si sarebbe dovuto svegliare, altrimenti le loro morti sarebbero state certe. Dopo aver preso in mano la propria arma, che teneva da quando aveva lasciato Shinjuku, decise di prendere suo figlio. Pregò interiormente affinché rimanesse tranquillamente addormentato, si avvicinò al lettino e lo prese delicatamente tra le braccia.

"Dormi, angelo mio...dormi" disse mentre respirava a fatica per la paura e l'ansia di essere notata e scoperta. Cosa doveva fare? Doveva chiudere gli occhi per non farsi invadere dall'angoscia che cominciava a prendere il controllo del suo corpo e del suo cuore.

'Resta sempre padrona di te stessa' le diceva regolarmente il suo partner. Senza pensarci, uscì dalla stanza tenendo il figlio contro di sé. Il suo calore e il suo respiro davano a Kaori la rabbia giusta per avere la meglio contro il nemico. Avrebbe dato la vita perché Hideyuki potesse sopravvivere a quell'ambiente sporco e senz'anima in cui suo padre cercava di emergere. Rifletté: non poteva rifugiarsi nel poligono dal momento che l'intruso era in salotto. Per deduzione, decise di salire al piano superiore...ma dove? Non volendo perdere tempo, la donna si intrufolò piano salendo di sopra in silenzio. Si sentiva intrappolata, senza vie di fuga. Da sola avrebbe potuto trovare il modo di scappare, ma con Hideyuki...poteva facilmente capire l'angoscia di Ryo quando li aveva fatti tornare vicino a lui. Era certo che, in quanto sweeper, un giorno o l'altro si sarebbe fatto abbattere per proteggerli. Stringendo i denti davanti alla dura realtà, non poteva fare a meno di avercela con Mick...perché non era arrivato? Perché quel ritardo? Perché, perché, non riusciva a smettere di chiedersi mentre camminava.

Doveva assolutamente riprendersi perché il povero Mick non poteva aiutarla nell'immediato, doveva badare a se stessa. Una cosa era ovvia: non poteva tenere Hideyuki tra le braccia. E se lo avesse nascosto in un posto sicuro e avesse attirato l'attenzione altrove? Ecco, aveva trovato la soluzione. Senza aspettare e con riluttanza, decide di nasconderlo nell'unico posto possibile. Vergognandosi, si disse che non aveva scelta. Andò verso il nascondiglio e sentì Hideyuki agitarsi, emettendo un debole grugnito per essere stato disturbato.

"Sono qui, angelo mio" disse con voce falsamente calma.

Aprendo in silenzio la soluzione che era riuscita a trovare, guardò rapidamente l'armadio, il solo con una porta di legno con fessure che permettevano all'aria di fluire all'interno. Con un gesto svelto, prese una giacca di Ryo e la posò sul pavimento con una mano mentre teneva Hideyuki stretto a sé con l'altra. Prendendo tutto ciò che poteva trovare, magliette, maglioni, pantaloni, creò la culla che avrebbe accolto Hideyuki. Confezionando un nido protettivo costituito dagli abiti di suo padre, sistemò delicatamente Hideyuki al suo interno. Da quando aveva ricominciato a coabitare con Ryo, aveva notato l'effetto calmante dello sweeper su suo figlio. Come se una sensazione di sicurezza si infiltrasse nel suo piccolo corpo, Hideyuki smetteva immediatamente di piangere quando Ryo appariva. Essendo certa che quel nido avrebbe avuto un effetto tranquillizzante su di lui, si permise di guardarlo qualche secondo prima di baciarlo piano e sussurrargli nuovamente:

"Dormi, angelo mio, dormi..."

Senza attendere oltre, chiuse l'armadio con le lacrime agli occhi dovendo separarsi dalla sua ragione di vita per tornare a combattere. Si vergognava di doverlo nascondere così, ma era l'unico modo per far sopravvivere Hideyuki, e ora doveva far uscire quella persona indesiderata dall'appartamento.

 

 

Fu con curiosità che l'uomo, che faceva parte del piccolo gruppo che aveva fatto visita a Iwaki, scoprì l'appartamento di Saeba. Inizialmente si stupì dell'allarme impostato, ma lo spense senza alcun problema in meno di due secondi, come aveva fatto nella residenza di Iwaki. Poteva dire di conoscere tutti i sistemi di sicurezza a memoria. Era anche un po' sorpreso che il grande sweeper avesse potuto installare un sistema simile in casa sua...a meno che non temesse per le persone presenti, si disse lasciando che un sorriso malvagio si presentasse sul suo volto. Sapeva che quel sistema aveva permesso a una metà di City Hunter di nascondere per qualche tempo il suo gioiello più prezioso al fine di prepararsi per la lotta. Dopo aver attentamente osservato il salotto immerso nell'oscurità, decise di salire le scale. Nonostante il silenzio, rimase vigile puntando l'arma di fronte a sé, pronto a combattere. Sapeva bene che Mick Angel aveva ancora una buona mezz'ora di tragitto, tuttavia non rimase meno cauto. Aveva largamente tempo per sapere se la donna e il bambino erano effettivamente a casa di Saeba. Aveva talvolta dubitato dell'esistenza del bambino, non avendo mai notato un neonato...ma non si era arreso.

Kaori, rientrata in camera sua, decise di aspettare l'intruso. Chiuse gli occhi con la paura che minacciava di riprendere il controllo sulla sua mente. Ma doveva resistere con tutte le sue forze, pensando a Hideyuki. I passi sulle scale la fecero sussultare. Cos'avrebbe fatto? Avrebbe dovuto lasciarlo passare in corridoio e poi rivelare la sua presenza? E se fosse entrato direttamente in camera? Aveva una possibilità su sette che non aprisse la sua porta per prima. Doveva assolutamente rimanere concentrata, decise di agire in base alla situazione. Sentendo i passi avvicinarsi, il cuore cominciò a batterle sempre più forte, quasi a credere che le sarebbe uscito dal petto per quanto aveva paura. Si rifugiò dietro la porta, nascondendosi il più possibile, sentendo che l'intruso aveva raggiunto il piano. La giovane donna si morse il labbro, immaginando che Hideyuki si sarebbe svegliato in quel momento iniziando a piangere. Sapeva che ciò che aveva fatto era rischioso, ma non aveva avuto scelta. Si sentiva già in colpa per averlo messo in un armadio e non immaginava nemmeno un secondo che potesse fallire miseramente. La maniglia della porta che si abbassava la fece tornare duramente alla realtà. Dovette fare uno sforzo inimmaginabile per non urlare nel vedere che l'intruso aveva scelto di fare visita alla sua stanza per prima. Era maledetta, ma di fronte a quell'opzione, non poteva fare altro che subire. Quando vide la porta aprirsi e l'intruso avvicinarsi a lei, si premette contro il muro implorando che la lasciasse appena socchiusa, evitando di tradire la propria presenza. Dopo qualche istante, l'uomo entrò nella stanza immersa nella penombra. Vedendolo di schiena, Kaori rabbrividì di paura mentre ricordava un dettaglio che poteva tradire la presenza di un bambino nell'appartamento del grande Ryo Saeba: il lettino! Pietrificata, lo vide guardarsi intorno. Per sua fortuna, il lettino era sul pavimento dietro al letto. Tuttavia, non poteva attendere a lungo, per evitare che lui lo vedesse. Anche se aveva preso la precauzione di tenere l'arma, non pensava di usarla. Poteva ammettere di non essere brava...peggio, era molto negata nel tiro. Stringendo i denti, ascoltò l'istinto che la spingeva ad agire per salvare Hideyuki. Appena finita quella riflessione, vide l'uomo girarsi improvvisamente e sbattere la porta dopo aver avvertito una presenza. Senza cercare di capire, Kaori sparò senza davvero prendersi il tempo di mirare e si precipitò su di lui per infliggergli una grande martellata in testo...patetico! Si disse mentre correva fuori dalla stanza per spingerlo a seguirla. Malgrado la mancanza di esperienza, era riuscita a colpirlo sulla spalla.

Emettendo un grido di dolore, l'uomo ricevette un colpo proveniente dal nulla sulla testa. Gli ci vollero alcuni istanti per riprendersi, ma la rabbia lo fece alzare e urlò:

"Sgualdrina!"

Senza aspettare, corse fuori dalla stanza e scese velocemente le scale per catturare la donna che doveva essere la partner di Ryo. Forse non c'erano bambini...ma la sua partner era tornata! Dando retta solo alla propria ira, accelerò la corsa: sentì i passi della donna in salotto, poi il rumore della porta.

"Non mi scapperai, bellezza, te lo prometto...mi divertirò a strangolarti e lentamente, per aumentare la tua sofferenza!" gridò furiosamente per essere stato bluffato dalla donna. Senza cercare di comprendere, Kaori corse fuori dall'edificio. Percependo che il delinquente la inseguiva, non poté fare a meno di sospirare di sollievo. Hideyuki era fuori pericolo! Era tutto ciò che contava!

Senza indugiare, lui corse fuori e scese. Dopo qualche minuto di inseguimento per le strade malfamate di Shinjuku, Kaori si rese conto di essere a piedi nudi, vestita solo di una maglietta lunga con la scritta NEW YORK. Esasperata, strinse i pugni, sentendo le urla del criminale che le correva dietro. Alcuni passanti, spaventati nel vedere una donna che correva senza un reale motivo, cambiarono marciapiede, evitando così qualsiasi problema.

 

 

Mentre Kaori correva per Shinjuku cercando di assicurarsi la propria sopravvivenza, Mick Angel arrivò di fronte all'edificio, senza fiato. Con un peso sul cuore, si era messo a correre da quando era uscito dalla metropolitana e, senza fermarsi, aveva percorso il tragitto rimanente per arrivare a casa di City Hunter, supplicando che non fosse successo niente. Odiava avvertire quel peso che in genere annunciava una sventura. Sapeva che, allo stesso tempo, Ryo Saeba si stava sbrigando ancora di più per rientrare a casa. Aveva avuto il suo stesso presentimento? Riprendendo a respirare, Mick rimase a bocca aperta quando vide la porta spalancata. Il sangue gli si gelò, spingendolo a urlare nonostante non sapesse se il pericolo fosse ancora presente o meno.

"KAORIIIII!"

Appena entrato nell'appartamento, Mick sentì sentì lo stridio delle gomme di un'auto che conosceva esattamente, mentre parcheggiava di fronte all'immobile. Guardandosi intorno, Mick continuò a chiamare Kaori. Ci vollero pochi secondi perché Ryo apparisse in salotto, aprendo bruscamente la porta. Con stupore Ryo scoprì che Mick sembrava nelle sue stesse condizioni.

"Mick! Dov'è Kaori?" gridò Ryo, avvertendo il pericolo.

"Sono appena arrivato, Ryo...io...mi dispiace"

Gridando per la collera, Ryo salì le scale implorando il destino di non avergli portato via le sue uniche ragioni di vita.

"Kaori!" urlò disperatamente il grande sweeper del Giappone. Quest'ultimo accese la luce per vedere più chiaramente. Il cuore gli mancò un battito nell'avvistare gocce di sangue sul pavimento. Pensò di morire sul posto nel vedere quelle macchie di un rosso vivace che sembravano schernirlo per la loro nitidezza. Fermandosi, vide la porta della stanza di Kaori aperta, le gocce sembravano provenire da lì. Ryo pensò di svenire. No...impossibile...non avrebbero potuto fare un gesto così ignobile e crudele. Per la prima volta in vita sua, il grande Ryo Saeba ebbe paura...paura di entrare in quella camera e di scoprire due corpi senza vita. Sentì un vuoto immenso prendere possesso di sé. Giunto al fianco di Ryo, Mick si paralizzò a sua volta nel vedere il sangue. Ma nonostante la paura che li aveva catturati, non dovevano vacillare di fronte a quella situazione da incubo. Insieme decisero di entrare nella stanza così cara ai loro occhi, e furono sollevati notando che non c'era nulla di quello che avevano temuto. Sospirando contemporaneamente per il sollievo, non poterono fare a meno di sorridere. Ma presto, la situazione inquietante riemerse nei loro cuori mentre si ponevano la stessa domanda: dov'erano Kaori e Hideyuki? Avvertirono di nuovo la paura e uscirono dalla stanza, urlando il nome della donna. Percorsero l'immobile, cercandola, ma senza successo: nessuno dei due era lì!

"Ma...dove sono?" urlò Mick. Avrebbe continuato a parlare ma venne interrotto da Ryo che gli ordinò di stare zitto.

"Silenzio, Angel...ascolta" disse Ryo tentando di concentrarsi. Obbedendo al suo alter ego giapponese, Mick si concentrò e percepì quello che Ryo aveva rilevato: pianti di neonato.

"Hideyuki" mormorò Ryo prendendo la direzione del piano superiore. Credette di poter sentire il proprio cuore spezzarsi a ogni grido di Hideyuki. Paralizzato, in panico, Ryo cercò disperatamente suo figlio. Aprendo freneticamente tutte le porte dell'appartamento, facendo il giro di ogni stanza, non riusciva a focalizzarsi sulla fonte delle urla per quanto era turbato e spaventato nel sentire il suo pianto.

"Ma dov'è?!" urlò, aprendo la porta della stanza di Kaori per l'ennesima volta, cercando suo figlio.

"Calma, Ryo, calmati" gli ordinò Mick, vedendo che Ryo perdeva completamente le sue capacità non riuscendo a trovare suo figlio. Chiudendo gli occhi, Ryo tentò di calmarsi e concentrarsi. Girò la testa verso il pianto e ascoltò solo l'istinto, salì di nuovo le scale, prima di marciare rapidamente lungo i metri che lo separavano da suo figlio. Continuando ad avanzare, si fermò davanti all'armadio in legno. Sorpreso, avvicinò l'orecchio all'anta e ascoltò. Un nuovo grido risuonò dando così la sua risposta a Ryo. Senza aspettare, lo sweeper aprì l'anta e abbassò direttamente la testa in basso, sentendo di nuovo il pianto. Pensò che il cuore avrebbe smesso di battere nel vedere Hideyuki avvolto nei suoi vestiti, sul suolo. Sospirò di sollievo e non poté evitarsi di sorridere nel vederlo agitarsi in tutte le direzioni, visibilmente contrariato per essere stato svegliato. Senza attendere, Ryo si chinò e prese suo figlio. Che sentimento immenso e intenso provava nel risentire quel piccolo cuore innocente battere selvaggiamente contro il suo petto di assassino. Sussurrando senza tregua il suo nome, Ryo rimase sconvolto per aver avuto tanta paura, come mai il suo cuore aveva potuto provare. Passando la mano tremante sulla schiena del bambino, Ryo lo strinse teneramente, percependo la calma che riprendeva il controllo di suo figlio. Aveva avuto talmente paura che si concesse un gesto che non aveva mai osato fare: baciò dolcemente la testolina bruna, rassicurato nel trovare il calore divenuto familiare. Che dolce sensazione poter toccare quella creatura perfetta! Non volendo interrompere quel momento intenso, Mick rimase in disparte, visibilmente commosso e rassicurato dal fatto che il figlio del suo migliore amico fosse sano e salvo. Ma, come trasmettendogli i suoi pensieri, Ryo girò la testa in direzione di Mick che fece lo stesso, e dissero entrambi in un sussurro:

"Dov'è Kaori?"

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Capitolo 55
*** 55. La prova di Kaori ***


Mentre gli sweeper facevano irruzione nell'appartamento, Kaori cercava di fuggire. Nell'oscurità di un vicolo, cercò di riprendere fiato. Aveva percorso le strade senza realmente prestare attenzione alla direzione che imboccava. Volendo allontanare il più possibile quell'uomo da Hideyuki, Kaori aveva corso fino a rimanere senza fiato. Nonostante ciò, riusciva a sentire le minacce che l'uomo urlava nel tentativo di raggiungerla. Avrebbe potuto farlo con la sua arma, ma era così furioso con lei e Ryo Saeba che sarebbe stata una morte fin troppo dolce e pacifica. Era difficile avanzare, cercando di seminare quel criminale completamente pazzo. I passi che si riavvicinarono la spinsero a riprendere la folle corsa. Malgrado la resistenza, sentiva la fatica infiltrarsi in lei, rendendola più lenta. Era rassicurata, comunque, che Hideyuki fosse in salvo, ma aveva paura di non riuscire a tornare. Che sensazione terribile provava pensando che forse quella era stata l'ultima opportunità per tenere il suo bambino tra le braccia. Cosa ne sarebbe stato di lui se lei fosse morta? Lungi dall'immaginare che Ryo avrebbe abbandonato il figlio, si chiedeva a chi l'avrebbe affidato. Nonostante il pericolo del momento, sentì le lacrime salirle agli occhi immaginando il peggio. Immersa nei suoi pensieri e continuando a correre, Kaori non prestò attenzione a un dettaglio molto importante. Turbata dalle proprie idee morbose, entrò in una strada senza uscita per la gioia dell'uomo che aspettava solo un errore della metà di City Hunter. Quando si infilò nel vicolo, Kaori non poté fare a meno di gridare per lo stupore nel vedere il muro di fronte a sé. Tastandolo come per convincersi della sua reale presenza, si sentì disperata. Senza trattenere ulteriormente la paura e la rabbia, si mise a colpire il muro con il pugno, sentendosi persa. Una risatina la fece voltare verso la voce palesemente divertita nel vederla così sconvolta.

"Allora, mia bella...abbiamo commesso un errore?"

Se doveva morire, voleva dimostrare di essere la degna compagna di Ryo Saeba!

"Sai che ti cercavamo dappertutto, mia cara?"

"Beh...come vedi sono qui!" fece lei aggressivamente.

"Oh...che temperamento focoso...mi piace!"

Passando ai fatti, l'uomo col suo pensiero ben consolidato si avvicinò a Kaori. Quest'ultima sentì di nuovo il proprio respiro accelerare quando vide lo sguardo malsano dell'uomo che voleva assicurarsi la sua vendetta. Il suo istinto di sopravvivenza prese di nuovo il sopravvento. Cercando di trovare una via d'uscita, Kaori guardò a destra e a sinistra cercando di controllare il respiro che tradiva la sua angoscia.

"Non ti affaticare, mia bella...se pensi che ti lascerò scappare..." disse lui gettandosi su di lei per afferrarla con forza e premerla contro di sé. Lei tentò di liberarsi dalla stretta che le faceva venire la nausea e cercò di colpirlo ma lui la intercettò con la sua mano potente. Con l'altra, cominciò ad accarezzare il suo corpo tremante di paura. Folle di rabbia, Kaori cercò malgrado tutto di lottare e gli sputò in faccia, facendo indietreggiare l'uomo che aveva appena iniziato a divertirsi. Dopo quel gesto, lui fece per schiaffeggiarla ma si fermò prima. Gli occhi di Kaori si spalancarono per la paura vedendo il suo sorriso accentuarsi.

"Sei resistente...uhm, non c'è da meravigliarsi...sei la partner di Ryo Saeba. Quasi lo dimenticavo..."

"Lasciami!" urlò lei esasperata dal sentire il suo respiro che le faceva venire voglia di vomitare.

"Dimmi, dunque...è vero quello che si dice?"

"Non capisco cosa intendi!" urlò la giovane donna che tentò un'ultima volta di fuggire a quell'abbraccio forzato.

"Oh no, non con me...una giovane madre, non è vero? Non oserai giurare che il tuo bambino non esiste? Sarebbe come se lo rinnegassi...povero piccolo"

Ascoltando quelle parole, Kaori si sentì toccata ripensando al viso di suo figlio addormentato pacificamente. Ma non doveva far trasparire nulla della sua esistenza. Ryo aveva dovuto affrontare così tanto per affermare la terribile menzogna e lei doveva percorrere la stessa strada per la sopravvivenza del loro bambino.

"Non ho figli! Mi spiace...scambi i tuoi desideri con la realtà"

"Uh, capisco...va bene, ma a proposito di desideri, mia cara, penso di poterne saziare uno..." annunciò, prendendole brutalmente la bocca. Al contatto forzato, Kaori ebbe voglia di morire perché la sofferenza era immensa. Lottò come poteva, con tutta la sua rabbia. Colpendolo con i pugni, urlò per cercare di ottenere più forza, arrivando a mordergli l'orecchio a sangue. Gridando di dolore, il suo aggressore la lasciò bruscamente, strepitando i peggiori insulti.

Kaori cercò quindi di darsi alla fuga senza attendere, ma lui la prese per un braccio. Dando retta solo alla collera, la fece rigirare per farle vedere un'ultima volta la sua faccia. Mentre lei si apprestava a urlare per la paura, la afferrò per la gola e cominciò a stringere. Colpendo come poteva le sue grandi e forti mani che accentuavano la stretta sul collo, Kaori provò il più possibile a inspirare tutta l'aria che riusciva ad assorbire. Piangendo per la paura, poteva vedere il sorriso soddisfatto dell'uomo completamente squilibrato, era felice di vedere la metà di City Hunter morire tra le sue mani. Avvertì le forze abbandonarla per la pressione esercitata sulla gola. In quell'istante, era sicura che sarebbe morta mentre perdeva gradualmente conoscenza. In un ultimo sforzo, pensò a Hideyuki e Ryo. Mentre stava per rinunciare al suo ultimo respiro, intravide tra gli occhi socchiusi l'uomo che si immobilizzava, rilasciando improvvisamente la pressione dalla sua gola. Non ebbe il tempo di capire che l'uomo era appena stato ucciso, si ritrovò tra le braccia di un uomo dalla statura enorme e impressionante. Riprendendo un po' a respirare, inspirò ed espirò con difficoltà, poi con uno sforzo vide finalmente il suo salvatore. Nonostante la debolezza, riuscì a indirizzare un sorriso al testimone e complice della sua avventura: Falcon. Prendendo delicatamente Kaori, che aveva perso conoscenza, tra le braccia, Falcon non poté fare a meno di sospirare di sollievo per essere arrivato appena in tempo. Per fortuna aveva ascoltato l'istinto.

Certo, ancora una volta, Miki non aveva capito la sua volontà di lasciarla per precipitarsi a metà cena, ma aveva solo dato retta all'istinto. Mentre si recava all'appartamento degli sweeper, aveva percepito l'aura di Kaori spostarsi all'esterno della casa. Capendo che stava succedendo qualcosa di serio, l'aveva raggiunta nella sua corsa. Senza aspettare oltre, ripartì in direzione della sua auto per riportare a casa Kaori il prima possibile. Sicuro che Ryo doveva essere morto di paura e ira, mise in moto e partì verso casa di quest'ultimo.

 

 

Nel momento in cui gli sweeper partivano alla ricerca di Kaori, il telefono squillò. Convinto che fosse irrilevante, Ryo stava per chiudere la porta ma il suo istinto lo spinse a rispondere. Forse si trattava di un rapimento? Cercando di tenere il figlio piuttosto goffamente, andò a sollevare la cornetta:

"Pronto?"

"Ryo"

Riconoscendo la voce di Falcon, Ryo non seppe se dover essere preoccupato o tranquillo. Trattenendo il respiro, aspettò che testa di polpo parlasse.

"Ho trovato Kaori...ci è mancato poco, Ryo..."

Sospirando di sollievo, Ryo sussurrò alcune parole di ringraziamento.

Volendo continuare la sua spiegazione, Falcon disse:

"Ho fatto fuori l'uomo che la inseguiva, dovresti rivendicarlo a tuo nome per dimostrare che non stai scherzando...dobbiamo farla finita, Ryo"

"Va bene, grazie Falcon. Arrivo"

"Ehi...e Hideyuki?" osò chiedere Falcon.

Guardando suo figlio che dormiva dolcemente contro di sé, lo sguardo dello sweeper si addolcì pensando all'idea di Kaori per salvarlo e rispose:

"Sta bene...sto arrivando"

Mettendo giù, Ryo si voltò e vide Mick che aveva ascoltato la conversazione, appoggiato contro il muro.

"Falcon ha trovato Kaori" informò Ryo.

"Andiamo!" aggiunse Mick, muovendosi per andare. I due raggiunsero la Mini rossa. Dimenticandosi del figlio, Ryo si sentì un po' imbarazzato. Si rivolse a Mick e gli fece un sorriso ironico. Comprendendo l'idea di Ryo, Mick non ebbe il tempo di reagire che lo sweeper gli aveva messo Hideyuki tra le braccia. Non potendo impedirsi di urlare al contratto quasi soprannaturale, Mick cercò di riprendersi dicendo:

"Ryo...Ryo...non mi sento affatto a mio agio con i neonati"

"Non preoccuparti, Angel...ci si abitua in fretta" rispose l'altro precipitandosi sul posto del conducente. Un Mick tremante prese posto in macchina. Stringendo i denti, Mick supplicò che Hideyuki rimanesse addormentato e non ricominciasse a piangere.

"Non mi farà pipì addosso, Ryo?" chiese l'americano nervosamente.

"Mick, i neonati hanno questa strana cosa chiamata pannolino...quindi, a meno che non abbia agito per vendetta personale contro di te con un bisogno che potrebbe macchiare un po' i tuoi vestiti, non hai nulla da temere" rispose Ryo, mettendo in moto.

Con aria sospettosa, Mick cercò di rassicurarsi tentando di vedere se Kaori non avesse dimenticato di mettergli il pannolino. Non essendo abituato a tenere un neonato in braccio, si sentiva completamente stupido. Su queste note più o meno leggere Ryo prese la direzione del rifugio di Falcon. Aveva così tante domande in mente! Falcon aveva detto l'essenziale: Kaori era viva. Anche se era una buona notizia, la collera rinacque in lui. Avevano quasi portato via suo figlio e Kaori. Serrando il volante con tutte le sue forze, si disse che avrebbero pagato a caro prezzo. Fin dall'inizio aveva pazientato, aspettando che la diceria tacesse, ma ora era quasi sicuro che avrebbe cambiato la sua politica. Tuttavia, voleva assicurarsi per prima cosa che Kaori stesse bene.

 

 

Cercando di dimenticare quella sequenza di immagini troppo pesanti da sopportare, Kaori si strinse nella coperta, sotto lo sguardo preoccupato di Miki. Non avrebbe mai ringraziato abbastanza Falcon per l'intervento tempestivo.

"Ryo sta arrivando" disse Falcon, avendo appena attaccato il telefono.

"Come sta Hide?" chiese Kaori con le lacrime agli occhi.

"Sta bene" rispose l'ex mercenario.

Sospirando di sollievo, Kaori non riuscì a trattenersi e pianse senza poter smettere. Rifugiandosi tra le braccia di Miki, si sentiva svuotata e perduta dopo aver vissuto una simile esperienza.

"Calmati Kaori...calmati" mormorò la proprietaria del Cat's Eye.

Quale non fu il suo sollievo nel sentire la voce di Ryo dall'ingresso. Senza attendere Kaori si alzò, lasciando cadere la coperta sul pavimento. L'unica cosa che voleva era vedere il suo bambino. Trattenendo nuovamente le lacrime, vide Ryo entrare in salotto, Hideyuki tra le braccia. Che emozione vedere quell'immagine. Non potendosi più contenere, Kaori si precipitò verso lo sweeper e abbracciò i due uomini della sua vita.

Ryo sospirò, sollevato: poteva notare tutta l'angoscia e lo stress di Kaori. Lei prese subito Hideyuki in braccio. Mick e i proprietari del Cat's Eye, sentendosi un po' di troppo, uscirono discretamente per consentire a Ryo e Kaori di parlare più liberamente. Rimanendo un momento a ringraziare la provvidenziale apparizione di Falcon, ci vollero alcuni istanti perché Kaori riaprisse gli occhi tenendo il figlio contro il cuore. Alzando la testa, vide il tenero sguardo dello sweeper su di sé.

"Ho avuto così tanta paura per lui, Ryo!" confidò finalmente Kaori, abbassando gli occhi su Hideyuki. Ricordando lo stratagemma della partner, Ryo sorrise e disse:

"Te la sei cavata come una professionista, Kaori...io non avrei fatto di meglio. Sono orgoglioso di te"

"Io...avevo solo quella possibilità. Tutto ciò che contava era che Hide fosse al sicuro!"

Riprendendo Kaori tra le braccia e rendendosi conto che avevano evitato il peggio, lui le disse in un soffio:

"Lo so...lo so, Kaori. Perdonami...avrei dovuto essere presente"

"No, Ryo, non è colpa tua...ma...oh, Ryo, è stato orribile. Quell'uomo mi dava la nausea"

In un lampo di lucidità, Ryo sollevò il mento di Kaori per capire cos'aveva potuto vivere. Alla prima occhiata, notò immediatamente tracce di strangolamento a livello del suo delicato collo. Alzando lo sguardo, notò le sue labbra un po' tumefatte. Constatando che quell'uomo non ci era andato di mano leggera, Ryo riprese un'espressione piena di rabbia, che non sfuggì a Kaori.

"Non...non mi è successo niente Ryo" tentò di tranquillizzarlo.

"Lui...ha...non ha...?" provò a pronunciarsi.

"No...no, Ryo" rispose lei, affondando il viso nel suo petto. Sebbene rassicurato, lui sentì rimontare la rabbia e il desiderio di uccidere. Vedendo Kaori immobile tra le braccia, pensò che fosse più ragionevole rientrare discretamente a casa.

"Andiamo, Kaori...rientriamo"

Dopo aver avuto le informazioni necessarie e ringraziato a modo suo Falcon, testimone silenzioso ma fedele di quello strano caso, Ryo riprese la sua piccola famiglia per farla tornare a casa. Era strano e tenero avvertire quel desiderio di vivere. Ma anche se era sollevato, Ryo era più che deciso di farla finita con quella vicenda. Erano stati sul punto di essere smascherati. Doveva agire e rapidamente.

Silenzioso durante il tragitto di ritorno, chiese a Kaori di abbassarsi sui sedili posteriori. Anche se lieve, sentì un sospiro di impazienza da parte sua. Quella quieta lamentela gli fece stringere il cuore. Forse avrebbe potuto evitare il dramma di quella sera? Forse stava trascinando la faccenda volontariamente per tenerla più vicina a sé? Desiderando ancora apprezzare la presenza di Kaori e Hideyuki, forse aveva lasciato allungare un po' la situazione permettendo a quegli uomini senza scrupoli di autoinvitarsi. Si sentiva male di fronte a tale riflessione. Stava trattenendo entrambi...così come aveva fatto con Kaori per tanti anni. Dopo la morte di Hideyuki, aveva esteso la scadenza. L'unica possibilità che gli era stata offerta per far uscire Kaori da quell'ambiente era stato l'arrivo di sua sorella. Ma ancora una volta, era scappato per poterla tenere accanto a sé. Una volta a casa, lo sweeper fu in qualche modo sollevato di vedere Kaori dirigersi in camera sua, ma contro ogni previsione, lei si voltò e disse:

"Vieni...resta con me, Ryo..."

Sorpreso dalla richiesta, Ryo la guardò con stupore per un lungo momento. Senza dimenticare il suo ruolo e la volontà di rimanere neutrale, iniziava ad allontanarsi dai suoi obiettivi. Malgrado le decisioni, non riusciva a distogliere lo sguardo dal suo.

"Ho paura, Ryo..." aggiunse lei.

Non rispondendo, Ryo si avvicinò alla partner e l'accompagnò nella sua stanza. Dopo essersi preso cura di mettere Hideyuki nel suo lettino, Kaori si sdraiò sul materasso, insieme a Ryo che si accoccolò contro di lei per proteggerla e tranquillizzarla di più.

"Ci sarò sempre per voi, Kaori" sussurrò prima che entrambi si tuffassero in un sonno placido in cui avvertivano la reciproca presenza.

 

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Capitolo 56
*** 56. La fine dell'Angelo della Morte ***


Al sorgere del sole, Ryo fu risvegliato da suoni provenienti dal lettino. Gli fece uno strano effetto ritrovarsi nella stessa stanza di Kaori e Hideyuki. Stringendo Kaori un po' di più, adorò la vicinanza che aveva permesso, malgrado la situazione, di avere un sonno benefico. I primi raggi del sole cercavano di infiltrarsi attraverso la tapparella, permettendo allo sweeper di guardare la sua partner addormentata. Dalla sera precedente, continuava a pensare a come Kaori aveva salvato il loro bambino...era sicuro che si fosse comportata in modo coraggioso e intelligente. Lui cos'avrebbe fatto al suo posto? Non lo sapeva, ma una cosa era certa: Kaori aveva una nuova forza interiore che la spingeva ad agire. Era semplicemente l'istinto materno che aveva invaso la sua anima. Durante il sonno, aveva dovuto rassicurarla molte volte a causa di diversi incubi che erano giunti a perseguitarla. Come avrebbe fatto quando sarebbe andata via da lui? Chi l'avrebbe tranquillizzata? Solo il pensiero che un altro uomo un giorno avrebbe potuto assumere quel ruolo lo faceva stare terribilmente male. Ma Ryo Saeba doveva prima di tutto mettere in salvo la sua famiglia. Era così bello pronunciare quella parola così irrealistica nella sua vita. Ma il destino gli aveva permesso di assaggiare per un po' la felicità. Gli sarebbe stato eternamente grato per avergli concesso di incontrare la persona che aveva stravolto la sua vita. A parte Kaori, si trattava di quel bambino dal nome così pieno di significato: Hideyuki.

Dopo un lungo momento di riflessione, di cui approfittò per accarezzare teneramente il corpo della sua partner, decise di alzarsi perché doveva finire il 'lavoro'. Prendendosi tempo per separarsi dolcemente dall'abbraccio di Kaori, lo sweeper si alzò e non poté fare a meno di andare a vedere la sua seconda ragione di vita. Soltanto con un'occhiata, Ryo poté solo sorridere mentre lo fissava. Era bellissimo. In tutta la sua vita, non aveva mai visto un essere tanto perfetto. Tuttavia, la dura realtà della vita riemerse, spingendo l'uomo a uscire da quel sacro antro. Con quanto era accaduto la sera prima, aveva numerose domande e, soprattutto, sapeva di dover agire senza indugio. Sapendo che avevano cercato di metterlo in trappola, ora doveva rispondere con forza con coloro che avevano osato prendersi gioco di lui. Si prese il tempo di fare una doccia mentre pensava a come avrebbe agito in futuro. Analizzando la situazione, si rese conto che erano riusciti anche a captare i movimenti di Falcon e Mick. Era prevedibile perché la faccenda si stava trascinando. In tutta la sua vita di sweeper, non aveva mai creduto che una diceria potesse crescere a tal punto. Ma era così sorprendente? Era lo sweeper numero uno del Giappone. Dopo la doccia, scese perché aveva molte cose da fare. Con i minuti che passavano, una certezza si impose nella sua mente: vendetta. Prima di tutto, avrebbe affermato che era stato lui a uccidere il topo di fogna che si era azzardato a entrare in casa sua...uno dei tanti. Poi avrebbe usato il pugno di ferro per calmare la situazione. Dopo i primi momenti, aveva tentato di usare più o meno le maniere tranquille, rimanendo paziente e vigile, aspettando che la voce morisse da sola. Ma visto che la temperatura non accennava a diminuire, non avrebbe dovuto attendere il dramma che quasi aveva portato via Kaori. Ripensando ai segni sul suo collo, sentì l'odio, il desiderio di uccidere arrivare al galoppo. Si osservò allo specchio e vide i propri tratti indurirsi. Quella sera, avrebbe agito. Non come semplice sweeper...sarebbe stato troppo semplice e inefficiente. Avrebbe indossato la maschera che aveva fatto tanta fatica a rimuovere nel corso degli anni. Ma oggi, l'Angelo della Morte avrebbe colpito di nuovo.

Si apprestava a bere la sua tazza di caffè, seduto vicino alla finestra, ma non appena si era posizionato nel suo punto preferito capì immediatamente che qualcuno lo stava guardando. Dopo aver osservato fuori con attenzione, vide un uomo che aspettava in silenzio a un angolo della strada. I suoi occhi si inasprirono. Un altro...si davano il cambio, era pazzesco. In uno slancio di collera, Ryo uscì rapidamente di casa senza farsi vedere. Lo sconosciuto, che era lì da un po', non si rese conto che lo sweeper lo aveva individuato. Solo quando sentì un'arma puntata discretamente contro la schiena percepì la presenza di Ryo. Quest'ultimo non sopportava più di essere sorvegliato. Disse con voce gelida:

"Ascoltami bene...dì al tuo capo che mi sto davvero innervosendo a vedere le vostre facce da ratti davanti a casa mia...chiaro? Al prossimo che verrà, gli pianterò una pallottola in testa! Adesso basta...non dimenticare cos'ho fatto al tuo compagno ieri sera..."

A sostegno delle sue parole, Ryo appoggiò un po' di più la pistola contro la schiena della spia. Per calmare lo sweeper, l'uomo si limitò ad annuire mentre fu preso dal panico di ritrovarsi faccia a faccia con Saeba. Ma non sapeva che non si trattava solamente di uno sweeper...era l'Angelo della Morte che aveva ripreso la sua funzione.

Allentando la pressione, Ryo lo vide correre via. Se solo avesse saputo che era l'ultimo giorno della sua vita, si disse lo sweeper vedendolo scappare.

Dopo l'episodio della sera prima, non tollerava più che si spiasse ciascuno dei suoi movimenti. A dire il vero, odiava quell'atmosfera malsana, pur sapendo benissimo che i suoi nemici lo stavano stuzzicando nella speranza che facesse un solo passo falso. Tutto ciò doveva finire. Kaori e Hideyuki dovevano riguadagnare la loro libertà. Bisognava mettere un punto a tutta la faccenda. Dopo aver riflettuto, Ryo guardò l'edificio che era diventato una trappola, la quale si sarebbe potuta chiudere in qualsiasi momento sui suoi angeli. Sì, era più che ora che restituisse la libertà a Kaori e a suo figlio. Il proprio dolore non aveva importanza, si sarebbe abituato. Con passo determinato, rientrò in casa con un solo obiettivo: vendicarsi.

Dopo aver trascorso una giornata tranquilla con la sua famiglia, Ryo notava le ore che si defilavano. Sentì la rabbia intensificarsi ad ogni minuto e si preparò mentalmente a ciò che avrebbe fatto quella sera stessa. Non sarebbe stato esaltante, ma avrebbe dato un forte segnale. Avrebbe dovuto farlo fin dall'inizio? Codardo com'era, forse aveva rifiutato quella soluzione per poter approfittare di ancora un po' di tempo con Kaori e Hide. Chiamando uno per uno i suoi informatori, preparò la sua uscita quella sera nei minimi dettagli. A serata cominciata, lo sweeper si preparò, attendendo l'arrivo di Falcon. Nonostante l'aspetto impassibile, era teso. Avrebbe indossato per l'ultima volta la maschera dell'Angelo della Morte. Ma riprendeva quel lato oscuro in modo che la vita potesse proseguire.

Dopo aver indossato la t-shirt, si rimise la fondina, controllando che la pistola fosse ben fissata. Era strano, quel giorno la pistola contro la pelle lo infastidiva e lo bruciava. A volte la odiava, in una crescente incompatibilità. Con qualche esitazione, osò guardarsi nello specchio: il riflesso lo fece rabbrividire. Poteva percepire solo un uomo ferito e senza futuro. I suoi occhi divennero nuovamente bui a ogni minuto che passava perché, malgrado tutto, quella notte avrebbe agito. Lentamente, si mise la giacca per nascondere ciò che faceva di lui uno sweeper stanco. Da anni era l'uomo che rendeva giustizia ai bassifondi di Tokyo. Ma oggi avrebbe agito per se stesso, per la propria vita. Dopo essersi preparato mentalmente, scese in salotto. Nonostante la sua nuova identità, i suoi occhi si intenerirono vedendo Kaori e Hideyuki. Percependo la sua presenza, Kaori si voltò verso Ryo. Vedendolo, capì immediatamente che stava andando a combattere. Il suo cuore, la sua pelle parlavano per lei, lo conosceva talmente bene. Ma il suo aspetto la fece trasalire. Continuò a fissarlo con sguardo pieno di preoccupazione. Da quando era tornata a Shinjuku, gli aveva lasciato piena fiducia. Conosceva il tormento mentale che Ryo viveva ogni giorno e la stanchezza che poteva leggere sul suo viso. Il calvario della notte precedente le aveva fatto capire una cosa importante: lei era, insieme a Hide, la prima causa che avrebbe provocato la morte del grande Ryo Saeba. Per quella ragione che le strappava il cuore, era più che decisa a partire lontano da lui. Vedendolo pronto a uscire, era sicura che quella sera, Ryo avrebbe accelerato la procedura...la fine era vicina. Comprendendosi con una sola occhiata, lo sweeper si avvicinò alla giovane donna. Senza una parola, la strinse a sé, volendo apprezzare il suo calore, il suo profumo, affinché gli dessero maggior coraggio. Sfortunatamente, dovette staccarsi da lei quando suonò il campanello, annunciando l'arrivo di Falcon. Dopo aver scambiato alcune parole, Ryo rivolse uno sguardo a Hideyuki comodamente sistemato tra le braccia di Kaori, per convincersi che era la soluzione migliore. Si allontanò, con passo disinvolto, verso la sua macchina.

La Mini si diresse verso i quartieri caldi di Tokyo.

Avanzando verso il luogo che diversi informatori gli avevano indicato, aveva la necessità di precipitarsi da quei parassiti e affliggere loro ciò che avrebbe dovuto fin dall'inizio per ristabilire la calma. Aveva tentato le maniere buone senza successo. Solo la repressione funzionava con quel genere di individui. Davanti ai corpi delle sue vittime, avrebbe gridato a gran voce che quella diceria era una bugia! Che mai, mai Ryo Saeba aveva avuto un figlio! Che lo lasciassero in pace. A quell'idea, tuttavia, sentì il proprio cuore spezzarsi, affermando che Hideyuki non esisteva. Ma era pronto a uccidere perché tutto ciò si arrestasse. Quella sera, ci sarebbero state delle vite in meno perché quella voce, quella pressione, quel pedinamento avesse fine. Almeno il tempo necessario perché Kaori e Hideyuki potessero andarsene. Poco importava ciò che sarebbe accaduto in seguito. Avrebbe dovuto sapere che niente era facile quando c'era di mezzo Ryo Saeba, che tutti conoscevano. Continuando a marciare tranquillamente, si diresse lentamente verso la tana dei criminali, preparandosi a farli fuori per dimostrare la propria determinazione. Prendendosi tempo per guardare il cielo, chiese perdono a Hideyuki per ciò che si apprestava a fare, ma non aveva scelta.

-Perdonami, Hide.-

Dopo aver fissato il cielo stellato, rivolse lo sguardo sul primo bar malfamato. Sì, il giro dei locali stava per cominciare. Affermando ciò, sorrise. Quella sera non vi si sarebbe recato per piacere. Entrò in quel posto molto speciale in cui tutti i criminali, i capi delle bande e gli ex mercenari dal cupo passato potevano raccogliere e diffondere informazioni di ogni tipo. Al suo ingresso, tutti gli occhi furono su di lui. Notando che l'attenzione generale era focalizzata su di sé, sorrise ironicamente. Molte delle sue vecchie conoscenze ghignavano pensando alla diceria della paternità che gli era stata incollata addosso. D'altro canto, altri lo guardavano con preoccupazione perché percepivano qualcosa di diverso nell'atteggiamento di Ryo Saeba. Solo uno di loro era stato eliminato il giorno prima, era tempo di terminare il lavoro. Senza preavviso, con un gesto molto rapido Ryo sguainò la sua arma e iniziò il lavoro di attenta selezione verso le persone che voleva punire. Fu veloce, netto e preciso. Sparando, Ryo strinse i denti per la rabbia. Stava dettando il ritmo. Dopo la prima visita, lo sweeper se ne andò immediatamente lasciando la clientela sconvolta per aver assistito a un'esecuzione firmata Ryo Saeba. Proseguendo nel suo slancio, ringraziò tutti i suoi informatori che reperivano le persone che voleva abbattere. Concatenando bar e luoghi dalle brutte frequenze, vedeva le macchie di sangue moltiplicarsi sulla sua giacca di sweeper. Lungi dal trarne piacere, aveva voglia di vomitare. Nell'ultimo luogo che visitò, si udì un'esplosione, spari, urla. Uomini e donne uscirono dal bar frettolosamente, e tutto volà in aria. Le finestre si ruppero. Un rumore fracassante si propagò nel locale.

All'interno, solo un uomo rimaneva a guardare i corpi che lo circondavano. L'uomo che, per mostrare a chi avrebbe osato di nuovo mettere in circolo stupide voci ciò che lo attendeva, aveva dovuto indossare la maschera della morte con riluttanza. Guardandosi le mani piene di sangue, Ryo sospirò. Si sentiva stanco. L'odore della morte lo disgustava. Fissando le proprie vittime, Ryo non poté fare a meno di pensare che lo meritassero. Non aveva rimpianti. A causa loro, avrebbe sofferto ancora di più. Effettivamente, se quella voce non fosse esistita, Kaori sarebbe già stata lontana e al sicuro. Certo, lui avrebbe sofferto, ma non tanto quanto avrebbe fatto nel lasciar andare Kaori e suo figlio.

Abbassò l'arma. -Ecco. Se questo non servirà a placare gli ardori, è perché non ho capito come funziona in questo ambiente- si disse. Ma era impossibile che Saeba non conoscesse le regole. Sorrise. Era così. Aveva sempre dovuto uccidere per sopravvivere. Tutto ciò lo avrebbe perseguitato fino alla morte. Tuttavia, non doveva tardare: vista la carneficina che aveva provocato nei diversi punti caldi di Shinjuku, la polizia sarebbe sbarcata. Con passo veloce, scivolò attraverso i vicoli lasciando un luogo costernato e pieno di sangue. Sentiva già la gente che parlava dei massacri appena avvenuti. L'intera comunità ora sapeva cos'avrebbe potuto fare Ryo Saeba se qualcuno avesse osato di nuovo prendersi gioco di lui. Lungi dall'essere il semplice sweeper che proteggeva la vedova e l'orfano, aveva mantenuto il suo lato oscuro. Mano di ferro in un guanto di velluto...aveva rimesso in ordine le cose. Non ne era orgoglioso, ma la cattiveria umana lo aveva costretto. Dopotutto, non era lui il mero riflesso della società attuale? Se gli uomini fossero stati ragionevoli, quelli della sua razza non sarebbero esistiti. Ma era solo un'utopia. Ci sarebbero sempre stati sweeper, persone nell'ombra, che avrebbero dovuto ripulire per alleviare e proteggere la coscienza umana.

L'Angelo della Morte aveva fatto la sua ultima apparizione. Lo aveva promesso a se stesso e soprattutto a Hideyuki.

L'Angelo della Morte era morto quella sera.

Con un gesto veloce, Ryo accelerò in macchina per tornare a casa il più presto possibile. I giorni erano ormai contati. Voleva approfittare ancora un po' della presenza delle sue due ragioni di vita. Mentre guidava, il periodo di convivenza più o meno forzato defilò nella sua mente. L'uscita al centro commerciale per comprare i pannolini, i momenti di intimità con Hideyuki e Kaori...gli istanti in cui aveva potuto tenere Hide tra le braccia. Gli tornò alla mente anche il suo arrivo a Iwaki. Se avesse saputo tutto ciò che sarebbe scaturito dalla sua decisione...

Per una volta, ringraziava il caso rappresentato da Falcon, per averlo spinto ad andarci. Ma ora doveva pensare alla partenza di Kaori. Si trattava ancora di uno o due giorni...

lo sweeper non attese molto prima di ricevere i primi echi della sua azione: l'ambiente era stato scosso. Alcune persone molto importanti avevano perso la vita durante l'assalto. Stupore, rabbia ma anche paura avevano invaso i bassifondi. Poco abituate ad azioni così sanguinose, le diverse gang decisero di rimanere tranquille. L'Angelo della Morte aveva colpito. Giornalisti, ambulanze, poliziotti si precipitarono sui luoghi dei massacri. Increduli di fronte al flusso di violenza, molti non capivano cosa fosse successo.

 

 

Solo una donna che giungeva con passo deciso conosceva la ragione della carneficina. Osservò l'entità dei danni con sguardo neutro e triste. Silenziosamente, si spostò verso ciò che era rimasto dell'ultimo bar che Ryo aveva visitato e si rivolse al suo collega.

"Penso che staranno buoni per un po'..."

Il collega non capì cosa intendesse dire. Di fronte alla sua incomprensione, lei rise ironicamente mostrando i corpi dei rifiuti della società che avevano cercato di prendersi gioco del grande sweeper del Giappone.

"Forza...sbarazzati di tutta questa roba..."

Ryo aveva sradicato a suo modo buona parte della pestilenza che infestava la città. Ma questa volta, aveva agito per il proprio interesse. Aveva preso a pugni la sua città...perché sì, era la SUA città...

Faceva il buono o il cattivo tempo a suo piacimento. Shinjuku si sarebbe svegliata in un diverso contesto.

Aveva agito così che la sua ragione di vita potesse volare via da lì. La calma sarebbe stata temporanea. Lui lo sapeva. Crudeltà, malvagità erano sempre esistite e presto avrebbero ripreso le loro funzioni. Ma solo Ryo Saeba poteva fermare, anche se per poco tempo, la follia umana di Shinjuku.

Passarono alcuni giorni, durante i quali Shinjuku leccò le proprie ferite. Una strana calma aveva invaso la città: una calma così dolce e rara...

Il sole prometteva nuovi giorni lontani dal freddo dell'inverno che stava finendo. Lo sweeper numero uno del Giappone aveva deciso di rimanere a casa. Dopo essere tornato dall'ultimo chiarimento, aveva deciso di rinvigorirsi un po' accanto a chi gli consentiva di vivere. Non volendo cantare vittoria troppo in fretta, non abbassò la guardia durante i giorni di riposo che si era concesso. Dal canto suo, Kaori aveva sentito l'atmosfera cambiare. Non appena era rientrato quella notte, aveva percepito che Ryo aveva terminato la sua missione. Il suo cuore si era serrato sentendo, davanti allo sguardo calmo di Ryo, che la partenza era vicina. Sì, la sua missione era finita. Non sarebbe stato un processo indolore, ne era consapevole. Lasciare Ryo dopo tutto ciò che avevano vissuto sarebbe stato molto difficile per la giovane donna, ma non poteva più tornare indietro. Ne aveva voglia? Ormai doveva pensare a Hideyuki. Essere il figlio di Ryo Saeba era pericoloso. Poteva correre il rischio rimanendo lì?

Saeko aveva preso in mano la fine delle operazioni mentre si occupava della partenza di Kaori. Aveva ottenuto un lasciapassare presso gli affari civili. Nonostante la ritrovata calma, era necessaria una partenza discreta. Forse avrebbero dovuto provarci fin dall'inizio? Saeko scosse il capo. No...perché adesso nessuno avrebbe osato dubitare dell'inesistenza di Hide. La giovane donna si sentì male. Affermare che quel bambino non esisteva doveva essere difficile per Ryo. Ma adesso, lo avrebbero lasciato tranquillo...per qualche tempo.

Così era la vita. Niente era roseo, si disse Saeko dirigendo i suoi pensieri a Hideyuki, il fratello di Kaori. Se n'era andato da così tanto tempo...eppure la sua presenza era rimasta intatta nel suo cuore. Nessuno avrebbe immaginato cosa sarebbe seguito alla sua morte. Dal suo ufficio in commissariato, lei poteva osservare quella particolare città. Sospirò, pensando alla coppia di sweeper. Le loro vite non erano mai state semplici: per fare scelte così dolorose, bisognava essere forti. Kaori stava lasciando Shinjuku per poter crescere la nuova generazione che era emersa. Forse aveva ragione...a volte bisognava agitare le acque per migliorarle.

Rendendosi conto di essere ferma da un po' davanti alla finestra, tornò a sedersi alla sua scrivania per concentrarsi sui suoi fascicoli. Guardando tutte le scartoffie, poté solo ammettere di avere una montagna di cose da fare. Grazie alle relazioni di alto livello di suo padre, aveva ottenuto l'approvazione per un jet privato senza che quest'ultimo le ponesse delle domande. Dopo aver preparato con minuzia la partenza di Kaori, Saeko si occupò anche dello stato civile di Hideyuki. Si apprestava a scrivere quando ripensò alla richiesta espressa da Kaori: stabilire lo stato civile americano di Hideyuki con una specificità. Dapprima esitante, per paura che in qualche tempo qualche malintenzionato avrebbe potuto trovarli, avrebbe voluto rifiutarsi.

Ma percependo lo sguardo implorante di Kaori, non era riuscita a farlo. Kaori aveva sostenuto che, partendo negli Stati Uniti, le piste si sarebbero già rimescolate. Di nazionalità americana, Hideyuki sarebbe stato un comune cittadino degli Stati Uniti. Con mano esitante, iniziò a scrivere. Non poté impedirsi di sorridere e sentire l'emozione vincerla. Impiegando qualche secondo per riprendersi, finì di registrare il nome. Una traccia! Una traccia di Ryo in quei fascicoli, testimoni del suo passaggio sulla Terra attraverso suo figlio Hideyuki! Si commosse e sentì le lacrime salirle agli occhi suo malgrado. Di natura piuttosto fredda, provò a resistere, ma come poteva non essere toccata da un'unione di nomi così simbolici ai suoi occhi?

Guardando il fascicolo con occhi offuscati di lacrime, mormorò piano:

"Hideyuki Saeba"

Trascorse lunghi minuti a leggere e rileggere quel nome, ripensando a Hideyuki Makimura. Le lacrime riapparvero e non le trattenne. Dopo essersi ripresa, chiuse il fascicolo che avrebbe trattato come prioritario.

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Capitolo 57
*** 57. Una partenza dolorosa ***


Due giorni più tardi.

 

Un'automobile rossa giunse a tutta velocità di fronte all'immobile di City Hunter. Dopo aver parcheggiato, Saeko Nogami uscì con un fascicolo in mano. Guardando l'edificio che era stato testimone di così tante storie, sentì una certa malinconia, perché presto Ryo si sarebbe ritrovato solo...di nuovo.

Mentre Saeko si dirigeva verso l'edificio, lo sweeper era appoggiato alla finestra e l'osservava avvicinarsi. Comprendendo, girò la testa verso Kaori che era in piena fase di riassetto, lanciando occhiate a Hideyuki. Anche se lui non lasciava trasparire nulla, poteva sentire i battiti del proprio cuore accelerare mentre si diceva che in qualche giorno sarebbe tutto finito. La luce si sarebbe di nuovo spenta in quell'appartamento, lasciandovi solo il freddo. Sarebbe ritornato ad essere una creatura solitaria. Ma doveva essere forte fino alla partenza di Kaori. Riassumendo il ruolo che aveva interpretato per anni, andò ad accogliere Saeko come doveva, ricordandole i suoi debiti non pagati. Anche se lo respinse, Saeko non poté fare a meno di sorridere nel vedere Ryo per terra sotto a un martello. Osservandolo, provò dispiacere per lui, sapendo perfettamente qual era la maschera che indossava per evitare di mostrare il suo dolore, comportandosi da eterno idiota. Dopo aver calmato il suo partner, Kaori si avvicinò a Saeko con sguardo indagatore. Prendendosi il tempo di osservarsi a vicenda, iniziò un dialogo silenzioso tra le sue donne. Testimone dello strano scambio, Ryo guardò entrambe le donne che avevano avuto un posto speciale nel cuore di Hideyuki Makimura. Per interrompere il silenzio divenuto pesante, Saeko sorrise e dichiarò:

"È tutto pronto Kaori...tutte le tue richieste sono state rispettate" le rivolse il fascicolo e fece l'occhiolino.

La sweeper, capendo cosa volesse dire, fu così commossa dalle parole di Saeko che si slanciò tra le sue braccia. Non abituata alle dimostrazioni d'affetto, Saeko chiuse l'abbraccio in ogni caso, perché sentiva che erano arrivati...il punto finale sarebbe stato marcato.

"Grazie" rispose piano Kaori stringendo la presa. Malgrado tutto, Saeko cercò di non far cascare una sola lacrima, ma fu fatica inutile. L'asciugò discretamente, volendo mantenere il proprio aspetto impassibile. Dopo l'abbraccio, Kaori si staccò e cominciò a sfogliare il fascicolo. Le lacrime raddoppiarono leggendo un foglio in particolare. Appoggiandolo al cuore, disse:

"Posso andarmene serenamente, ora...!"

Saeko annuì e aggiunse:

"Un jet vi aspetta tra due giorni...all'aeroporto, ala ovest. È una pista di decollo privata per gli uomini di stato. Sono riuscita a negoziare per ottenerla. La partenza è alle 16"

"Capito" rispose appena Kaori senza osare guardare il partner.

Dopo aver scambiato alcune parole, Saeko non desiderò rimanere ulteriormente, consapevole che, da quel momento in avanti, ogni minuto sarebbe stato prezioso per Ryo, Kaori e Hideyuki. Quando se ne andò, un'atmosfera più pesante invase l'appartamento. Turbato, Ryo non si fermò a pensare alla futura partenza che si avvicinava pericolosamente. Tuttavia, doveva rimanere forte e resistere al desiderio di trattenerli lì. Convinto, le rivolse un sorriso confortante e, per non far trasparire lo sconvolgimento, disse:

"Che fortunata...si parte con un jet privato"

Kaori ridacchiò:

"Sì, mi è sempre piaciuto essere comoda" rispose con aria falsamente allegra. Il silenzio riprese il suo posto dopo quel breve scambio. Ognuno analizzò ciò che avrebbe detto. Era sempre stato così tra di loro. Vedendo Ryo ritornare nel suo abituale mutismo, Kaori si allontanò con il fascicolo e Hideyuki tra le braccia. In effetti, doveva pensare a sistemare i bagagli. Mentre lei faceva le valigie, lui si fermò per lunghi minuti a contemplare il cielo. Guardando le nuvole spinte dal vento, provò malinconia. Per ritrovare un po' di energia, si recò al poligono per affogare il dolore come poteva. La fine della giornata trascorse in un'atmosfera greve e pesante. Per l'ultimo giorno, l'intera banda di amici si unì alla coppia di sweeper. Per godersi quell'ultima giornata, portarono buon umore lasciando da parte, per qualche ora, la tristezza che aveva invaso il loro cuore. Per tranquillizzarsi e alleviare la pena, si promisero a vicenda di andare a fare visita a Kaori e Hideyuki. Anche se non fece trasparire nulla indossando un sorriso sereno, Kaori aveva il cuore oppresso, sentendosi nuovamente persa. Ma doveva essere forte per Hideyuki e provò a godersi quegli ultimi momenti di felicità. Osservando con angoscia le ore che passavano troppo in fretta, tutti videro la notte prendere possesso del Giappone, spingendo la truppa a tornare nelle rispettive casa. Si sarebbero incontrati il giorno successivo all'aeroporto per salutare Kaori e Hideyuki.

Prima di tornare sui suoi passi, Ryo si avvicinò a Mick e gli chiese un ultimo aiuto.

"Mick, potresti rimanere qui con Kazue...diciamo per un'ora, insieme a Hideyuki?"

Sorpreso dalla richiesta, Mick domandò:

"Sì...certo, ma dove vai?"

"Devo portarla a far visita a qualcuno un'ultima volta"

Osservando i suoi occhi, Mick capì cosa Ryo intendesse. Lo sweeper americano fu toccato nel vedere lo sguardo malinconico di Ryo, sebbene cercasse di non far apparire nulla. Annuendo con il capo, Mick guardò il suo compare spostarsi verso Kaori e abbassarsi per dirle qualcosa all'orecchio.

"Metti la giacca, Kaori, usciamo"

Inizialmente stupita, Kaori lo fissò. Poi la sua espressione cambiò, comprendendo.

Indossando rapidamente la giacca, si voltò verso Kazue che teneva Hideyuki in braccio.

Notando l'aria preoccupata di Kaori, l'altra la rassicurò:

"Stai tranquilla, Kaori, non lo lascerò neanche un secondo"

Dando un bacio leggero a suo figlio, seguì Ryo lungo il corridoio verso il garage. La coppia si sistemò in macchina senza dire una parola. Kaori faceva sempre più fatica a pensare che il giorno dopo se ne sarebbe andata e non avrebbe mai più rivisto Shinjuku, soprattutto che non avrebbe più potuto recarsi sulla tomba di suo fratello oltre al fatto...che non avrebbe più rivisto Ryo.

Respingendo le lacrime di fronte a quell'orribile constatazione, osservò il paesaggio che si defilava sotto i suoi occhi. Provò a imprimere nella memoria tutte le strade, gli edifici, per non dimenticare...Come avrebbe potuto dimenticare quella città, dopotutto, testimone di tutta la sua vita?

Ryo fissava la strada con attenzione. Guardando furtivamente Kaori, la vide piangere discretamente. Sapeva che sarebbe stata dura per lei partire negli Stati Uniti, un paese che non conosceva. Per fortuna sua sorella sarebbe stata presente a vegliare su di lei. Se non fosse stato così, avrebbe potuto usare l'argomento per tenerla vicina.

Arrivati al cimitero, l'atmosfera era abbastanza lugubre a causa dell'oscurità della notte che si stava installando. Ryo volle rimanere discreto e impedire che Kaori fosse vista. Si curò di controllare che non fossero stati seguiti. Camminando fianco a fianco lungo la stradina che conoscevano a memoria, ognuno era immerso nei propri pensieri. Giunti al punto, Ryo decise di rimanere indietro. Con un gesto lento, lei si chinò sulla lapide di suo fratello pensando di avere così tanto da dirgli prima di partire...d'abitudine silenziosa, aveva voglia di parlargli dal vivo. Con voce tremante, cercando di gestire le lacrime, riuscì a dire:

"Fratello...volevo salutarti...parto domani...non so da dove e se puoi vedermi, o ascoltarmi...ma volevo dirti che resterai sempre nel mio cuore. Non passa un giorno senza che io pensi a te. Ma oggi...devo lasciarti. Mi sarebbe piaciuto tanto presentarti tuo nipote Hide...se lo vedessi, è meraviglioso. Devo andare via per lui. L'ho chiamato Hideyuki"

Il respiro di Kaori era spezzato. La giovane donna era così presa dalle emozioni da essersi completamente dimenticata della presenza di Ryo. Dandole il tempo di evacuare la sofferenza e tutto ciò che doveva dirle, le si avvicinò e l'aiutò ad alzarsi facendole capire che non potevano trattenersi troppo. Temeva che qualcuno li vedesse.

"Kaori...dobbiamo andare" le sussurrò.

Respirando profondamente, lei lasciò un bacio sulla mano per poi posarla sulla pietra e, senza battere ciglio, se ne andò evitando di guardarsi alle spalle, lasciando Ryo solo davanti alla tomba del suo migliore amico. Dopo qualche secondo passato a ricordare, Ryo disse:

"Hide...è la soluzione migliore oggi"

Non volendo indugiare e tornando indietro, uscì dal cimitero e raggiunse Kaori. Anche il rientro all'appartamento fu silenzioso. Tutto si stava mescolando nella mente di Kaori. Si ricordò che non aveva parlato a Ryo dello stato civile di Hideyuki. Una volta a casa e dopo aver ringraziato calorosamente Mick e Kazue per essersi occupati di Hide in loro assenza, Kaori prese il bambino e andò a metterlo a letto. Dopo aver terminato di preparare i bagagli e aver raccolto le ultime cose, desiderò vedere un'ultima volta la città tuffata nella notte dal loro tetto. Era bellissima. Fu piacevolmente sorpresa di vedere che Ryo la aspettava, in un certo senso. Come se i muri fossero testimoni troppo fastidiosi, vi si recava spesso. Kaori si avvicinò a lui e guardò l'orizzonte. Non volendo perdere altri minuti, disse:

"Mi mancherai, Ryo"

Lui la guardò furtivamente e disse sottovoce, per paura di essere sentito:

"Anche voi mi mancherete..."

"Prima di partire, volevo dirti una cosa...è molto importante per me"

Ryo attese senza muoversi.

"Ho chiesto a Saeko di fare in modo che Hideyuki portasse il tuo nome" gli disse continuando a fissare la città.

Lui fu così sorpreso dall'annunciò che voltò rapidamente il capo verso Kaori. Notando l'aria stupefatta dell'uomo, lei aggiunse:

"Volevo che portasse il nome di suo padre. Deve esserne fiero. Gli racconterò tutto quello che hai fatto per proteggerlo, rischiando la tua vita"

Non resistendo più a quella dichiarazione, Ryo l'attirò a sé e l'abbracciò, il cuore torturato.

"Grazie...grazie Kaori" riuscì a malapena a rispondere. Era così commosso da quella notizia.

Dopo averla guardata con dolcezza, avvicinò il viso a quello della giovane donna e, in uno slancio, catturò le sue labbra un'ultima volta. Dapprima leggero, il bacio divenne bruciante. Lui esitò: aveva così tanta voglia di assaggiare quel corpo un'ultima volta. Non riuscendo più a resistere, corse lungo la sua gola depositando baci appassionati, tornando al lobo dell'orecchio per sussurrarle tutte le parole che aveva potuto dirle durante quella notte magica. Apprezzando ogni istante, fece scivolare le mani lungo la sua schiena delicata, chiudendo gli occhi per assaporare meglio il momento incantato. Poteva sentire il desiderio che lo esortava a prenderla di nuovo per sé...solo una volta. Osando avventurarsi su quel corpo che lo aveva sconvolto, si concesse alcuni momenti di pura felicità. Non passava un giorno in cui non pensava all'unica notte che avevano avuto, che aveva fatto sbocciare la vita. Ripensando continuamente a tutti quei momenti felici, ce l'aveva con se stesso ora per essere stato così duro con lei. La baciò sempre più appassionatamente, non riusciva a smettere. Ma sapeva che, se si fossero accordati un'ultima notte, non sarebbe più stato in grado di lasciarla andare via.

Approfittando dell'ultimo scambio, Kaori cercò di incidere nella sua mente quei gesti così teneri che lui le regalava. Sapeva che lui lottava contro se stesso per rimanere neutrale fino alla partenza. Non aveva il diritto di cedere e doveva rimanere forte per Hideyuki. Come se fossero riusciti a comunicare col pensiero, si fermarono riluttanti e si osservarono sorridendo. Il pianto di Hideyuki li fece tornare all'ordine.

 

 

Ala ovest.

 

Un gruppo di persone discuteva presso la pista di atterraggio privata. Si sentivano risate, lacrime e colpi di martello. Per salutare Kaori, erano presenti tutti: Miki, Umi, Mick, Kazue, le sorelle Nogami e anche Doc, che si era ripreso dal proprio errore. Per conservare nella memoria quei momenti così strani, con un neonato che aveva preso posto in quella banda piuttosto originale, ognuno tenne Hideyuki tra le braccia per dire addio individualmente. Mentre Kazue teneva in braccio il piccolo, Mick ne approfittò per salutare Kaori.

Prendendola tra le braccia, si sentì commosso e turbato nel vederla partire così lontano. Anche se non glielo avrebbe detto, avrebbe voluto una vita diversa per il suo primo amore. Avrebbe voluto che vivesse lì con Ryo, potendo vedere insieme il loro bambino che cresceva. Ma la scelta era stata fatta e lui la rispettava.

"Abbi cura di te, Kaori..." disse dolcemente.

"Farai meglio a venire a trovarmi prima o poi, eh? Tu che ti vanti di conoscere gli Stati Uniti come le tue tasche!" tentò Kaori per non mostrare la sofferenza. Nonostante la tristezza che emergeva, Mick rise piano e rispose:

"Promesso, Kaori...verrò"

Mentre tutti erano impegnati a salutare la giovane donna e Hideyuki, Ryo si era più o meno fatto da parte per osservare le reazioni di ciascuno. Guardandoli tutti, sapeva che la partenza sarebbe stata un duro colpo per tutti. Specialmente, anche se non lo mostrava, per la testa di polpo che aveva avuto un ruolo così importante nella vita di suo figlio.

Dopo aver fatto il giro dei suoi amici, Kaori, con Hideyuki tra le braccia, si rivolse verso Ryo. Con un po' di esitazione, gli si avvicinò e disse con un sorriso forzato:

"E tu, Ryo, sarà meglio che stai attento! Se scopro che ti comporti male, guai a te. Ho affidato i miei martelli alle ragazze...non ti mancheranno"

Sentendo le parole di Kaori, lo sweeper sorrise malgrado le circostanze. Non volendo perdere altro tempo, fece un passo avanti e la prese tra le braccia un'ultima volta, pensando poco alla presenza dei loro amici. Prima titubante, l'uomo strinse lei e il figlio. Sentiva la paura, l'angoscia e la tristezza di Kaori, ma doveva essere forte. Il cuore gli urlava di trattenerli, ma doveva pensare prioritariamente al benessere di Hideyuki. Rimanendo fermi per un istante, non si accorsero del trascorrere di diversi minuti. Fu Saeko ad avvicinarsi per annunciare che era ora, facendoli tornare alla dura realtà. Preparandosi alla separazione, Ryo guardò Hideyuki un'ultima volta e accarezzò i suoi capelli neri come il carbone.

Disse con voce meno sicura:
"Prenditi cura di lui, Kaori...ti supplico"

"Lo prometto, Ryo..." disse lei emozionata.

Non volendo perdere tempo e soprattutto non fare marcia indietro, Kaori si allontanò in direzione del jet ripetendosi instancabilmente di non voltarsi, altrimenti non avrebbe avuto la forza di andarsene. Sentiva le lacrime salirle agli occhi, si mosse sempre più velocemente verso l'aereo, a passo deciso. Cercava di resistere al pianto: dovevano tutti ricordare il suo sorriso, non le sue lacrime. Dopo aver attraversato l'entrata del jet, andò a sedersi e guardò i suoi amici attraverso l'oblò.

Miki e Kazue piangevano tra le braccia dei rispettivi compagni, Saeko e Reika si erano avvicinate come per saldarsi a vicenda in quel calvario. Dopo qualche istante, i motori del jet si accesero, lacerando il silenzio insolito.

La donna girò il capo bruscamente per non vederli più, serrando il sedile. Stava male. Tutti i sentimenti si mischiavano nel suo cuore e nella sua testa. Tutta la vita le sfilò davanti agli occhi: suo fratello Hideyuki, la sua morte, la partnership con Ryo, le loro avventure, i litigi, i momenti di gioia, di pericolo, il loro unico incontro, la fuga, la nascita di Hide...

Voleva smettere di pensare, rimuovere tutti i ricordi dalla mente. Malgrado la resistenza, cominciò a piangere senza riuscire a smettere. Nel tentativo di alleggerirsi, pensò a sua sorella che sarebbe stata presente per sostenerla. Dopo qualche momento di dolore, prese un fazzoletto e si ripeté che doveva essere tenace per suo figlio. Aveva promesso a Ryo che gli avrebbe offerto una vita migliore. Non doveva vedere sua madre triste e senza vita. Come avrebbe vissuto senza Ryo? Ci sarebbe riuscita? Tutte quelle domande in sospeso la fecero sentire ancora peggio. Guardò suo figlio e non si stancò di dirsi che assomigliava tanto a Ryo. Sorrise nonostante le lacrime. Non era da sola, aveva un po' di Ryo con sé attraverso Hideyuki. Sapeva che Ryo non si sarebbe mai recato negli Stati Uniti...troppa paura dell'aereo...a quel pensiero, rise nervosamente. Ma l'unica cosa certa era che Ryo adorava suo figlio. Più avanti avrebbe raccontato a Hideyuki di come suo padre avesse combattuto per proteggerlo e farlo vivere alla luce del sole...sì, suo padre si era battuto anima e corpo per farlo vivere! Certo, non gli avrebbe detto di tutte le vite che aveva dovuto eliminare per permettere loro di andarsene, ma del sacrificio che aveva fatto per offrire loro una nuova vita. Non avrebbe mai dimenticato la sua determinazione perché Hideyuki fosse felice. L'assenza di suo padre sarebbe stata sicuramente una mancanza, ma avrebbe fatto in modo da colmarla parlandogli di quell'episodio senza scendere nei dettagli. Lungi dal sapere che lo sweper numero uno del Giappone era suo padre, lungi dall'immaginare tutte le difficoltà che si erano succedute per consentirgli di vivere, Hideyuki era la risposta alla durezza di quell'ambiente. Pensando a tutte le persone che avevano contribuito, le lacrime tornarono a scenderle lungo le guance.

In primo luogo, Falcon...che, con il suo aspetto, di nascosto, aveva preso la decisione di proteggerla...e poi Mick, Miki, Kazue, Saeko e Reika! Dio, così tante persone erano intervenute per salvare quel bambino e donargli la felicità di poter vivere una vita normale! Per tutte quelle ragioni, doveva essere forte. Su tale conclusione piena di speranze, l'aereo decollò, lasciando lì il gruppo di amici...immobili e tristi. Guardarono insieme il jet fino a quando non fu più visibile. Benché il suo cuore urlasse di dolore, Ryo non lasciava apparire nulla. Non lasciava scorgere alcuna emozione. Non amando le dimostrazioni pubbliche, decise di andarsene. Non volle attardarsi. Salutò piano gli amici e andò verso la macchina. Alcuni lo compresero, altri no. Con passo deciso, arrivò alla Mini e partì. Aveva bisogno di stare da solo. Guardò nello specchietto retrovisore e scoprì di avere gli occhi vuoti, non emergeva alcuna emozione. Si guardò ulteriormente e si chiese cosa sarebbe diventato. Sospirò, senza risposta, avviando l'auto. Lentamente, girò il volante, prendendo la direzione di casa. Il suo unico rifugio.

Gli altri rimasero lì, a osservare Ryo che se ne andava. Erano tutti commossi. Vedere Kaori andare via significava anche la fine del gruppo, in qualche modo. Senza di lei, tutto sarebbe stato diverso. Quando era scappata, avevano già avvertito il vuoto. Si erano visti solo occasionalmente. Oggi tutto sarebbe ritornato come in quel periodo. Si salutarono, tornando nelle rispettive case, il cuore oppresso.

 

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Capitolo 58
*** 58. Dimenticare ***


Giunto di fronte all'edificio dai mattoni rossi, Ryo esitò ad entrare. Fissando l'immobile diventato senz'anima, sentì già il vuoto invadere tutte le membra del suo corpo ferito. Si sentì debole di fronte a quell'apprensione di rientrare a casa sua.
 
Casa sua, si disse serrando i denti. Benché fosse difficile ammettere quella verità in quanto sweeper, confessò a se stesso di non avere più voglia di assaggiare la solitudine che lo aveva accompagnato per tutta la vita. Aveva scelto la solitudine lasciando che Kaori e Hide partissero lontano da lì, dai tumulti di Shinjuku e in particolare da quell'ambiente. Soffriva terribilmente, ma saperli lontani da quell'oscurità lo rasserenò per alcuni istanti. Con passo lento, decise comunque di entrare in casa, lasciando la macchina fuori perché contava di uscire di nuovo.
 
Dopo aver attraversato il salotto, si guardò intorno come se vedesse quel posto per la prima volta. Concentrato su ogni dettaglio, fissò con insistenza ogni oggetto presente. Esitante, avanzò, lasciando correre lo sguardo a destra e a sinistra, ricordando tutti i momenti che quel salotto aveva raccolto. Così tante cose erano avvenute lì. Quante volte vi aveva lavorato con Hide? Saeko? E soprattutto Kaori? E l'inizio della loro unica notte, che era incominciata a sua volta lì? Osò a malapena ricordare i baci che si era concesso di darle di ritorno dalla missione, non era stato in grado di resistere. Non appena erano entrati in salotto, le aveva aperto il suo cuore, avvicinandosi, l'aveva baciata. Poi...scosse il capo per impedirsi di andare oltre con i ricordi del passato, avanzò e si diresse al piano di sopra. Giunto alla porta della sua partner, si chiese perché stesse per farlo. Sospirando in mancanza di risposte, aprì piano la porta. Varcando la soglia, il cuore gli batté all'improvviso mentre rilevava immediatamente il profumo di vaniglia che si mescolava a quello di Hide, fluttuando in ogni particella della stanza. Il cuore gli palpitò ancora più forte, i suoi occhi vagarono per quella stanza così importante. Sarebbe riuscito a sopravvivere senza di loro?
 
Aveva appena perso il suo ossigeno e una parte di se stesso. Si poteva sopravvivere a ciò?
 
Non avendo, ancora una volta, risposte, cercò nella tasca una chiave. Come fosse un rituale, lanciò un'ultima occhiata alla stanza, poi uscì bruscamente e chiuse la porta a chiave. Sospirando per quello che aveva appena fatto, sentì l'urgenza di uscire. Fu preso da una sensazione di soffocamento. Preparandosi a salire le scale che conducevano sul terrazzo posto sopra il tetto dell'edificio, Ryo si interruppe sui suoi passi. Abbassando la testa, il suo cuore perse un battito quando vide cosa c'era per terra. Dopo qualche istante di titubanza, si chinò e raccolse l'oggetto. Era un animaletto di peluche che era dovuto cadere dalla borsa di Kaori.
 
Era troppo per lui. Serrandolo in mano, uscì senza attendere, pensando che sarebbe impazzito se fosse rimasto lì un altro minuto. Sul terrazzo, sentì l'aria abbattersi sul suo viso, permettendogli di distendersi un po'. Appoggiandosi alla balaustra, provò a svuotare la mente per non crollare. Non si azzardò più a guardare il peluche. Nascondendolo con cura in tasca, decise di non essere pronto ad affrontarlo per quanto soffriva. Con la sensazione che gli avessero piantato un coltello nel cuore, si disse amaramente che quel dolore provava perlomeno di averne uno, così come dei sentimenti. Era un aspetto della sua personalità che aveva sempre voluto negare. Oggi pagava il prezzo per aver lasciato spazio per i sentimenti, lui che si era promesso, da quando Kaori era tornata temporaneamente, di rimanere distante. Aveva completamente infranto la promessa. Ne stava pagando le conseguenze.
 
Alzando gli occhi al cielo, guardò le scie lasciate dagli aerei. Il suo sguardo diventò triste, chiedendosi come stessero Kaori e Hideyuki. Erano ancora lontani dall'essere arrivati e già lui si tormentava. Pensando a Hideyuki, stette male nel sapere che non avrebbe mai visto suo figlio crescere. L'ultimo mese trascorso in sua compagnia gli aveva mostrato tutto l'amore e la gioia che a loro volta avevano indotto a quella partenza, si disse che non avrebbe mai sentito le sue prime parole. Non ci sarebbe stato quando avrebbe camminato, né per il suo primo compleanno...di fronte a quell'elenco crudele, si convinse che Hideyuki lo avrebbe odiato sapendo di avere in un padre, ma che si trovava in Giappone per poter continuare la sua 'missione' di sweeper. Imprigionato in quell'ambiente, li aveva mandati via. Terminando il suo pensiero, si rese conto di non avere nemmeno una sua foto. Su tale riflessione lo sweeper permise a qualche lacrima discreta, dopo averla a lungo repressa, di sfuggire dai suoi occhi smarriti. Passandosi furiosamente una mano sul viso per rimuovere le lacrime che mostravano il suo dolore, decise di uscire. Si lasciò trasportare dai propri passi, sprofondando tra la folla compatta. Grida, risate e musica di sottofondo non lo disturbavano. Impassibile, continuò il suo cammino sentendo quel pesante vuoto. Non avvertendo nemmeno il battito del proprio cuore, perdeva ogni vitalità al trascorrere di ogni minuto. Tentò in ogni modo di scacciare dalla memoria i volti di Kaori e Hideyuki. Ma non ci riusciva. Il suo cuore urlava. In tutta la sua vita non aveva mai provato tanto dolore. Riflettendoci, si fermò in mezzo alla strada, ignorando gli appelli delle giovani donne che lo conoscevano bene. Guardando il suolo, sentì qualcosa di particolare. Forse stava pretendendo troppo dal suo cuore? Sentì un brivido lungo la schiena, avendo promesso a Kaori di stare attento e rimanere vivo...ma perché? In un certo senso, non avrebbe più vissuto. Avvertendo di essere morto dentro, non sarebbe più stato altro che la propria ombra...sarebbe riuscito a convivere con quel dolore insopportabile?
 
Per dimenticare quella lugubre idea, si precipitò nel primo cabaret per ingoiare alcool e cacciare i pensieri. Trascorse il resto della giornata a ubriacarsi, cerdando di dimenticare.
 
Doveva dimenticare!, si disse.
 
Dimenticare.
 
Dimenticare...
 
Non smise di ripeterselo per convincersi e sentirsi meno male, per poter cominciare una nuova vita senza Kaori e Hideyuki. Era strano, sentiva una certa pressione...se si fosse dato retta, era convinto che delle lacrime sarebbero apparse dai suoi occhi. Lui, che piangeva?
 
Dopo una serata trascorsa a cercare di dimenticare, tornò a casa con difficoltà. Tutto si confondeva nella sua testa, l'effetto dell'alcool aveva più o meno fatto il suo lavoro. Ma il dolore non se ne andava. Era sempre presente. Entrò barcollando, appoggiandosi alle pareti per non cadere. Riuscendo ad aprire la porta d'ingresso, andò a crollare sul sofà, fissando il soffitto. Dopo qualche istante di immobilità, cercò in tasca e tirò fuori il peluche. Lo fissò a lungo. Strinse gli occhi di fronte all'ordinario giocattolo, divenuto così importante per lui.
 
Si mise a ridere pensando di essere pietoso. Lui...il grande Ryo Saeba, lo sweeper numero uno del Giappone, soffriva nel guardare un semplice animaletto di peluche. Lo stallone di Shinjuku era caduto in basso, mentre avrebbe dovuto essere fuori a festeggiare circondato da sublimi creature, come aveva sempre fatto. Era tutta un'illusione...quella recita che aveva messo in scena per anni oggi lo nauseava! Troppo spaventato da ciò che aveva capito col tempo: si era innamorato di Kaori Makimura.
 
Oggi era stato posto il punto finale di tutta la storia...che non avrebbe nemmeno dovuto avere luogo. Ma ora era lì, a soffrire per un bambino che non avrebbe mai più rivisto...e non un bambino qualunque, ma il suo. Con quell'amara conclusione, chiuse gli occhi, cercando di allontanarne l'immagine. Ecco perché non si invecchiava in quell'ambiente, si disse.
 
Era davvero troppo sentimentale, Kaori lo aveva infilato in quell'ingranaggio fatale per lui, che non era un uomo normale. Si era dimenticato di essere uno sweeper, il che significava che non aveva il diritto di amare. Il suo lavoro non lo permetteva. Sospirò, pensando alla sua esistenza, in cui le cose non potevano essere semplici. L'arrivo di Hideyuki era stato uno shock per lui, perché mai in tutta la sua vita avrebbe potuto immaginare la possibilità della sua esistenza. Ma ci era voluta solo una notte, perché la magia della vita si mettesse in marcia...forse era stata proprio la vita ad avergli dato un segno? Hideyuki era vivo grazie alla benevolenza di Falcon che lo aveva protetto affinché vedesse la luce del giorno. Sentendo la rabbia coglierlo, pensò che non avrebbe mai dovuto vederlo, non avrebbe mai dovuto prenderlo tra le braccia. Ancora una volta, non aveva tenuto conto del famoso destino che lo raggiungeva sempre per farlo soffrire ulteriormente in seguito. Che fosse dannato? A volte si chiedeva perché la vita gli avesse riservato un così cupo destino. Perché? A furia di crogiolarsi, lo sweeper si addormentò. Era esausto per aver dovuto, ancora una volta, mostrarsi forte.
 
 
 
 
 
New York
 
 
 
L'aereo atterrò senza problemi. Dall'oblò, Kaori ammirò la nuova ambientazione che si presentava di fronte a sé. Ecco...erano giunti a destinazione. Affermando ciò, tremò con tutto il suo essere mentre osservava quella città sconosciuta. Dopo essere scesa dall'aereo, cercò sua sorella con lo sguardo perso e disorientato. Non ci volle molto perché la donna si manifestasse, pronunciando il suo nome con voce vivace e gioiosa. In un istante, Kaori vide la sorella correre verso di sé. Abbracciandola, Kaori pianse tutte le sue lacrime senza prendersi il tempo di salutarla. Altrettanto emozionata, Sayuri pianse a sua volta nel vedendo sua sorella così smarrita. Essendo stata messa al corrente della situazione, Sayuri aveva vissuto la più grande paura della sua vita dopo aver saputo della fuga di Kaori, quindi la sorpresa quando aveva appreso la verità. Kaori aveva un figlio...il cui padre era il più grande sweeper del Giappone. Stringendola ulteriormente, Sayuri sussurrò parole rassicuranti, sapendo che la sua nuova missione era vegliare su Kaori...e su suo nipote. Sentendo la piccola presenza rannicchiata contro Kaori, la donna abbassò lo sguardo sui capelli d'ebano. Per consentirle di vederlo meglio, la sweeper si fece indietro. Inizialmente esitante, Sayuri gli carezzò teneramente la testa e disse:
 
“Com'è bello, Kaori!”
 
Guardando attentamente quel neonato dal destino davvero strano, gli occhi di Sayuri si appannarono di lacrime. La sua promessa si rafforzò ulteriormente mentre vedeva Hideyuki Saeba. Osservando con emozione i suoi tratti così simili a quelli del padre, Sayuri ripensò a un dettaglio importante, ma che l'aveva tranquillizzata. Aveva ricevuto una lettera dal Giappone. Sorpresa nel notare il mittente, l'aveva aperta con esitazione. Era già al corrente dell'arrivo di sua sorella. Il suo cuore aveva perso un battito quando aveva notato l'autore della lettera: Ryo Saeba, che le chiedeva di fare cambio nella 'staffetta', affidandole Kaori e Hideyuki...suo figlio. Molto toccata dalla lettera, aveva pianto pensando all'uomo che le aveva affidato le sue ragioni di vita. Sacrificandosi per loro aveva così mostrato tutto l'amore che provava. La sua stima per Ryo Saeba era ulteriormente aumentata dopo quell'inaspettata missiva. Per ricordarlo, si sarebbe battuta perché suo figlio vivesse nel mondo che a lui era stato negato.
 
Dopo quella riunione ricca di emozioni, le due donne e il gioiellino uscirono dall'aeroporto. Guardando Kaori, Sayuri non dimenticò la prima battaglia che aveva davanti: ridarle il sorriso.
 
La giovane sweeper si lasciò guidare da sua sorella, avendo un solo desiderio: dormire e dimenticare il dolore.
 
Terminato il tragitto che le parve durare un'eternità, giunsero all'appartamento di Sayuri. Completamente persa, Kaori si guardò intorno per studiare l'ambiente in cui viveva sua sorella. Decise tuttavia di posticipare la visita e chiese di potersi stendere perché il jet leg e il trambusto emotivo l'avevano svuotata. Comprendendo le condizioni in cui versava sua sorella, Sayuri prese Hideyuki in braccio e condusse Kaori nella sua nuova stanza.
 
Una volta sola, Kaori si sdraiò con un sospiro e chiuse gli occhi cercando di liberare la mente. Invano...il volto del suo unico grande amore ossessionava la sua testa. Un dolore insopportabile le avviluppò il cuore e la portò a piangere. Mai in tutta la sua vita, se si escludeva la morte di suo fratello, aveva sofferto così tanto.
 
Dal salotto, sua sorella sentiva il pianto di Kaori, che la faceva stare male. Non sapendo come reagire, si disse che forse era meglio lasciarla piangere, ne aveva bisogno. Riportando la sua attenzione sul nipote, non poté fare a meno di sorridere di fronte al piccolo essere perfetto. Assomigliava tanto a Ryo, ma aveva comunque alcuni tratti di Kaori. Che sottile miscuglio, pensò. Ripensando alla particolare coppia che formava City Hunter, Sayuki strinse ulteriormente Hideyuki, giungendo con la mente alla lettera dello sweeper. Si chiese come avrebbe vissuto la situazione da solo, senza Kaori, né la piccola creatura. Era sicura dell'immenso amore che Ryo provava per Hideyuki, lo aveva dimostrato superando l'orgoglio con quella lettera di raccomandazione.
 
 
 
 
 
Prendendosi tempo per curare un po' le proprie ferite, Kaori cercò di ricostruirsi. I giorni trascorsero, trasformandosi in mesi. La donna aveva passato le prime settimane in una lenta ripresa. Commossa, riceveva molte chiamate da Miki, Eriko, Mick...Ryo era l'eterno assente. Il suo silenzio non la sorprendeva, sapeva che anche lui soffriva. Il ritiro e il silenzio erano un'esigenza vitale per consentirsi di riprendersi. Non passava giorno in cui non pensasse a lui. Il cuore serrato, riprendeva coraggio guardando suo figlio, trovandovi alcuni dei lineamenti di Ryo. Durante le conversazioni telefoniche, i suoi amici non erano quasi in grado di darle notizie di Ryo, perché non lo vedevano praticamente più. Sapevano solo che aveva ricominciato a lavorare per Saeko. Raramente rispondeva al telefono e nessuno apriva quando lo si andava a trovare a casa.
 
Per riuscire ad andare avanti, la donna si fece aiutare da sua sorella. Dopo un paio di mesi di adattamento, aveva ricevuto una proposta di lavoro dal giornale per cui Sayuri lavorava. Con qualche titubanza, aveva infine accettato. Il suo compito era quello di occuparsi degli eventi in città. Poco motivata, si era comunque lasciata coinvolgere, apprezzando lentamente. Non aveva scelta, doveva pensare al futuro di suo figlio.
 
Dopo una giornata intensa, Kaori passeggiava per le strade di New York, di ritorno verso casa. Avendo riflettuto a lungo, lei e sua sorella avevano deciso di vivere nello stesso appartamento. Kaori ringraziava tutti i giorni Sayuri per la sua presenza, come un'ancora di salvezza, soltanto per il fatto di essere al suo fianco. Modificando regolarmente i suoi orari per Hide, Sayuri si faceva in quattro per Kaori e il bambino. Ma, quella sera, Kaori era di umore lunatico, pur non capendone la ragione. Provava nostalgia, più del solito. Senza dover cercare di capire cosa provocasse quel vuoto, sapeva perfettamente che Ryo le mancava. Aveva pensato che il tempo avrebbe addolcito la sofferenza. Ma non era così. Pensava instancabilmente ai momenti che avrebbe potuto vivere con lui e Hide. Erano stati felici nonostante le circostanze pericolose. Avrebbe tanto voluto rivivere uno solo di quei momenti meravigliosi e indimenticabili. Ma era necessario dimenticare.
 
Dimenticare!, si diceva con veemenza.
 
Dimenticare.
 
Dimenticare...
 
Inesorabilmente, si ripeteva quel concetto per placare l'anima e il cuore strappato.
 
Dopo aver recuperato la posta, si recò di sopra. Sua sorella l'aspettava con impazienza. Aveva un appuntamento importante e se ne andò subito, lasciando Kaori sola. Poté rilassarsi perché Hideyuki stava dormendo. Dopo aver osservato per lunghi minuti suo figlio, tornò in salotto a sedersi. Prendendo un foglio e una penna, si sistemò alla scrivania. Dapprima indecisa, cominciò a scrivere. Dopo una mezz'ora di concentrazione, sollevò il capo, prese la lettera e la guardò con soddisfazione. La piegò attentamente infilandovi una foto. L'avrebbe spedita il giorno dopo, pensò, sollevata di aver fatto ciò che le aveva suggerito il suo cuore.
 
 
 
 
 
Shinjuku
 
 
 
Cinque mesi...cinque lunghi mesi per cercare di sopravvivere. Cinque mesi durante i quali aveva trascorso il suo tempo tra cabaret e lavori di ogni genere. Cinque lunghi mesi, e nemmeno una sera in cui non era rientrato a casa completamente ubriaco. Sopravviveva solo per le varie missioni di Saeko. Gli impedivano di pensare, benché il dolore continuasse a lavorare. Avendo promesso di 'vivere', aveva ripreso la sua funzione di sweeper, senza più uccidere quando era possibile evitarlo, consegnando i criminali alla polizia. Era il suo unico sollievo.
 
Mick passava a trovarlo di tanto in tanto, quando riusciva a beccarlo. Ma lui non gli rendeva il compito facile perché odiava il suo sguardo. Scorgendovi tristezza o pietà, Ryo non voleva essere compatito. Forse c'era anche della rabbia, perché li aveva lasciati partire. Molte persone dovevano ritenerlo un irresponsabile senz'anima. Erano tutti degli idioti. Pensavano davvero che quella scelta gli fosse indifferente? Soffriva come non mai. Pensando ogni giorno alle sue due ragioni di vita, sperava che stessero bene. Non aveva mai avuto la forza di prendere il telefono e chiamare, ma otteneva notizie dagli altri, le poche volte che li vedeva. Anche se si trattava di informazioni rassicuranti, si faceva mille domande. Hideyuki aveva esattamente sei mesi. Non poteva sbagliarsi, contava ogni giorno. Quando incontrava casualmente giovani madri con i loro bambini per strada, si domandava se Hideyuki fosse come quei piccoli nelle loro carrozzine. Si affrettava a distogliere lo sguardo da quelle creature troppo rumorose per i suoi gusti. Lo stallone di Shinjuku non doveva porsi simili domande.
 
Una sera, dopo una lunga missione trepidante e particolarmente faticosa, Ryo rientrava a casa con passo pesante. Era stato ferito al braccio, ma niente di grave. Come un robot, aveva preso l'abitudine di andare subito sotto la doccia per poi cambiarsi i vestiti, anche se non erano più imbevuti di sangue. Ma era un rituale che gli piaceva. Dopo la doccia purificante che gli rilassò i muscoli, si sedette e accese la tv rimasta spenta a lungo. Facendo automaticamente zapping, guardò lo schermo senza vederlo realmente. Le trasmissioni erano una più stupida dell'altra. Non vi trovava alcun interesse, pensò spegnendo. Nulla lo interessava, anche le missioni lo stancavano. Le faceva perché doveva. Sfortunatamente per lui, non sapeva fare altro. Pensò alla giovane donna che aveva appena protetto. Lo aveva ringraziato sinceramente. Grazie a lui, sarebbe finalmente riuscita ad avere una vita normale. Una vita normale...sussultò per la rabbia. E lui? Chi, un giorno, lo avrebbe aiutato per consentirgli una vita normale? Chi?! Perché viveva attraverso la felicità degli altri senza viverla realmente? Perché?
Ebbe una scossa. Ripensandoci...sì...due persone erano giunte per ridargli una vita più o meno normale, attraversando la soglia di quell'appartamento senza vita. Si mise a sudare, alzandosi. La vita gli aveva dato una possibilità...Hideyuki e Kaori...e lui cos'aveva fatto? Aveva spazzato via tutto! Ripensò a quell'amore che per lui era inaccessibile. L'aveva sempre messa da parte, facendole male giorno dopo giorno affinché si allontanasse da lui. Aveva fatto di tutto per eliminare l'amore che provava per lei. Sovrapponeva sempre la propria vita, il suo lavoro incompatibile con un'esistenza normale. Nonostante ciò, lei gli aveva fatto il regalo più bello per dargli un'identità di fronte agli altri attraverso Hideyuki.
 
Ma oggi, Ryo Saeba svolgeva il suo lavoro solo per sopravvivere e non perché lo volesse. Provava una stanchezza latente che invadeva il suo corpo giorno dopo giorno. Odiava l'odore della morte e il sangue. Odiava vedere i suoi nemici che piangevano di paura di fronte a lui. Imprigionato per sempre in quel mondo sordido, sopravviveva grazie alla promessa fatta a Kaori: vivere. Turbato, andò verso la finestra. Dopo qualche minuto, si voltò e ripensò alla lettera. Per una volta, aveva aperto la cassetta della posta piena di volantini e annunci di ogni genere. Volendo afferrare tutto il mucchio, una busta si era staccata dal resto atterrando sul suolo. Curioso, si era chinato a raccoglierla. Girandola, aveva visto che proveniva da New York. Aveva sentito un'ustione alla mano, tanto quella lettera lo rendeva nervoso. Era entrato subito in casa, posandola sul tavolo, rimandando le lettera finché non si fosse sentito pronto.
 
Forse era giunto il momento adatto?
 
Non volendoci pensare più, andò verso il tavolo e afferrò nervosamente la lettera. La fissò. Il cuore gli accelerò, per quanto era sorpreso. Guardandola, aveva riconosciuto immediatamente la grafia di Kaori. Esitante, l'aprì piano. Prendendo la lettera con entrambe le mani, la spiegò delicatamente, stupito di vedere una foto che cadde sul tavolo. Con mano titubante, la recuperò. Ma non ebbe il coraggio di girarla perché aveva paura, paura di vedere...suo malgrado, il suo cuore parlò ancora una volta e la girò lentamente dopo alcuni secondi di immobilità, e un sorriso apparve sul viso di Ryo. Dovevano essere passati cinque mesi da quando aveva sorriso l'ultima volta! Guardò attentamente la foto, notando che Hideyuki era proprio cresciuto. Non aveva dubbi. Si prese cura di analizzare ciascuno dei suoi tratti. Bisognava ammettere che gli somigliava. I suoi occhi erano furbetti, pieni di vita. Un sorriso da far sciogliere...
 
Lo sweeper dovette sedersi a causa delle varie emozioni che gli stringevano il cuore. Si era chiesto come fosse diventato, Kaori gli forniva la risposta. Era semplicemente bellissimo! Era strano pensare di essere il padre di quel piccoletto...sentì una forza derivare dalle proprie viscere nel guardare quella foto. Dopo aver fissato la foto per cinque minuti, prese la lettera per leggere ciò che Kaori aveva scritto.
 
 
 
'Ryo,
 
Ecco una foto di Hide...diminutivo da sempre ancorato in noi!
 
Ogni giorno dimostra un nuovo progresso, un nuovo sorriso...se lo vedessi, Ryo, è così energico e pieno di vita. Da qualche giorno, ha cominciato a voler esplorare l'appartamento.'
 
 
 
Fermandosi, lo sweeper sentì un peso sul cuore. Non permettendo alla malinconia di invaderlo, proseguì, arrivando all'ultima frase, non potendo evitare di sorridere:
 
 
 
'Mi manchi, Ryo. Spero che tutto vada bene per te e che non dimentichi la tua promessa di stare attento.
 
Ti amo.
 
Kaori e Hideyuki.'
 
 
 
Non poté impedirsi di ridere vedendo l'impronta di una piccola mano a mo' di firma. Rimase dieci minuti buoni a leggere, a bere ogni parola. Kaori gli raccontava della sua vita, dei progressi di Hideyuki...che veniva viziato da sua sorella. In poche parole, era felice e coccolato. Nonostante le frasi gioiose, sentiva la tristezza trasparire dalla lettera. La conosceva talmente bene. Il suo Sugar Boy gli mancava così tanto. Era felice di sapere che Hideyuki avesse mostrato il primo sorriso, che avesse già iniziato a muoversi un po'. Era normale...
 
Malgrado la gioia che provava nel leggere, provò una sensazione di frustrazione. Non avrebbe mai potuto recuperare quel tempo con suo figlio. Peggio ancora, non avrebbe vissuto nemmeno il resto. Il suo cuore si strinse. Abbassò la lettera e la posò sul tavolo. La lasciò lì e tornò alla finestra, mettendosi a guardare l'orizzonte.
 
"Bisogna dimenticare" disse ad alta voce.
 
Un sorriso nacque sulle sue labbra.
 
-Dimenticare...-

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Capitolo 59
*** 59. Dimenticato ***


New York, 8.53

 

La porta si aprì bruscamente sul salotto, rivelando Kaori, con in mano una tazza di caffè, alla ricerca della sua scarpa. Imprecando contro se stessa, si fermò per svuotare in qualche modo la tazza che aveva in mano da almeno un quarto d'ora. Fece una smorfia nel notare che il caffè si era raffreddato, lasciò la tazza sul tavolo e andò alla ricerca della dannata scarpa di cui detestava il tacco, troppo alto per lei. Tuttavia, dovendosi 'sforzare' sul suo outfit quando andava al lavoro, aveva accettato il supplizio. Continuando a cercare, sentì uno sguardo fisso su di sé. Ogni volta, aveva la sensazione che lui fosse lì...sorridendo, si voltò verso di lui e sentì il cuore battere più rapidamente nel vedere i suoi occhi così scuri. Dimenticando per un istante l'oggetto della sua tortura quotidiana, si diresse verso di lui, accentuando il sorriso. Non appena avanzò verso di lui, lo vide agitarsi al suo arrivo...lo adorava. Prendendosi il tempo di osservarlo senza stancarsi, si chinò per accarezzare il suo viso dolce e pacifico.

"Hideyuki" sussurrò.

Non appena pronunciò il suo nome, vide il più bello dei sorrisi sul suo viso perfetto. Lui cominciò a muovere le gambe in tutte le direzioni, facendo inclinare l'ovetto per bebè che veniva usato solo occasionalmente tanta era la forza che esercitava. Udì la sua voce con gioia. Cominciava a balbettare. Si scioglieva ogni volta che sentiva la sua voce. Giorno dopo giorno, lo osservava crescere, mostrando nuovi progressi. Tutti quei momenti di felicità permettevano a Kaori di alleviare il dolore. Non passava un giorno senza che pensasse a Ryo. Non passava un giorno che non piangesse. Ma quegli istanti duravano un po' meno, perché Hideyuki riempiva il vuoto.

Dimenticando completamente il suo appuntamento, continuò a guardare suo figlio con dolcezza. Ryo pensava a loro? Si chiedeva se Hideyuki crescesse bene? Annunciandosi quelle domande senza risposta, sentì nuovamente tornare le lacrime agli occhi, trovava la vita davvero crudele. Dopo essersi asciugata le lacrime, ripensò alla lettera che gli aveva inviato, sapendo benissimo di non dover attendere una risposta. Ma sapeva che lui aveva letto, potendo così continuare a vivere. Non osando pensare che avesse trovato una nuova partner di lavoro, si morse il labbro sentendo ancora tutto il dolore che aveva in corpo. Sospirando per tutta quella debolezza, scosse il capo per smettere di pensarci. Dopo aver guardato l'orologio, sobbalzò. Urlando per il salotto, si rimise a cercare, sotto lo sguardo divertito di suo figlio che vedeva la madre gesticolare in tutti i sensi. Il suo grido di vittoria fece sobbalzare Hideyuki, sua madre brandiva una scarpa. Felice di averla trovata, saltellò per la gioia, ma si rituffò subito nella realtà guardando di nuovo l'ora. Troncando il suo slancio, Kaori si rese conto che sua sorella non era ancora tornata e avrebbe dovuto badare a Hideyuki in sua assenza. Aveva un appuntamento alle 9.30, doveva uscire subito se non voleva arrivare in ritardo. Una cosa che non l'aveva abbandonata a New York era l'estasi degli ingorghi!

"Ma cosa sta combinando?!" gridò Kaori ansiosamente, vedendo i minuti scorrere.

Agitando un biberon con una mano e infilandosi la scarpa con l'altra, calcò il telefono sulla spalla e tentò di raggiungere sua sorella, ma piombò di nuovo sulla segreteria. Esasperata, ricompose il numero, lanciando un'occhiata a Hideyuki che pareva angosciarsi. Capendo perché, lo guardò divertita. C'era una cosa su cui Hideyuki era intrattabile: i pasti. Quando vedeva il biberon, diventava un altro bambino, strillando affinché ricevesse il suo sostentamento. Era una caratteristica che aveva ereditato da suo padre. Non appena recuperava il biberon, inghiottiva il suo latte con golosità e concentrazione. Nonostante l'urgenza della situazione, Kaori non poté fare a meno di ridere e mettere rapidamente fine alla tortura del piccolo Saeba, porgendogli il suo oggetto preferito. Ebbe appena il tempo di guardarlo che l'ansia la riprese, costringendola a camminare come una forsennata in salotto, recandosi continuamente alla finestra nella speranza di vedere Sayuri. Alla fine non poté impedirsi di gridare:

"Non è possibile! Non oggi!"

All'improvviso sentì il citofono e non represse un urlo di gioia. Con sollievo attese che sua sorella salisse le scale. Quando la porta si aprì su Sayuri, Kaori non poté fare a meno di rimproverarla per il suo ritardo senza darle il tempo di parlare. Dopo aver sfogato lo stress, Sayuri, che cercava di riprendere fiato dopo aver corso, riuscì a dirle:

"Scusami, Kaori...il mio capo mi ha trattenuta. Ho...ho corso il più velocemente possibile"

Vedendo Sayuri in uno stato di totale sfinimento, Kaori se la prese con se stessa per essersi arrabbiata. Sospirando, si rese conto che cominciava a prendere il ritmo della vita dei newyorkesi: era sempre stressata!

"Scusami, Sayuri, mi dispiace...tu fai tutto quello che puoi e io ti grido addosso" disse Kaori con voce instabile. Vedendo l'imbarazzo di sua sorella, Sayuri rispose gentilmente:

"Non è niente, Kaori...capisco che tu non voglia arrivare in ritardo. Vai...non perdere altro tempo!"

Sussultando per le parole di buon senso di sua sorella, Kaori si accorse di essere piantata davanti all'ingresso.

"Che stupida!" strepitò Kaori tornando a gesticolare, facendo ridere suo figlio. Guardandosi rapidamente allo specchio, indossò frettolosamente la giacca dando qualche raccomandazione a Sayuri e baciando suo figlio prima di uscire. Dopo aver chiuso bruscamente la porta, corse in ascensore. Premendo nervosamente il pulsante, attese qualche secondo. Non vedendolo arrivare, imprecò contro il maledetto ascensore, tirandogli un calcio. Non potendo più aspettare, decise di passare alle scale.

"Fantastico...davvero fantastico" disse dando inizio a un allenamento fatto di infiniti piani da dover passare per scendere.

Sentendosi stanca, borbottò mille sciocchezze. Finalmente arrivò al piano terra, aprì brutalmente la porta per arrivare all'atrio. Esausta e senza fiato a causa della sua cavalcata selvaggia, si fermò per riprendere fiato, continuando a bofonchiare da sola.

"Non è possibile! Che inizio di giornata!"

Non si sarebbe mai adattata al ritmo infernale di New York. Dopo aver ripreso fiato, ricominciò e superò le innumerevoli cassette della posta, per via del numero di piani in quell'edificio. I suoi occhi si fermarono sulla sua cassetta. Il sangue le si ghiacciò. Impietrita, smise di camminare scoprendo che qualcuno aveva scritto sulla sua cassetta tre particolari lettere: XYZ. Tutto si fermò, come se la scena fosse stata messa in pausa. I suoi occhi si spalancarono di fronte a ciò che vide. Qualcuno aveva trovato tracce sue e di Hide. Si portò con calma una mano davanti alla bocca per evitare di urlare per la paura. Pietrificata da quanto scoperto, non riuscì a fare alcun movimento. Dovette comunque riprendersi e riuscì a spostarsi, intenzionata a rientrare in casa. Percepì subito che qualcuno la stava guardando. Osando voltarsi, vide l'uomo. Era lì...di fronte a lei. Volendo a tutti i costi affrontarlo per mostrargli la sua determinazione, si girò per guardarlo dritto negli occhi. Osservandolo senza dire niente, lo vide vicino all'ingresso, sorridente. Non poté fare a meno di abbassare lo sguardo su ciò che teneva in mano. Alzando improvvisamente la testa per guardarlo di nuovo negli occhi, la sua vista si offuscò a causa delle lacrime. Capì cosa stava succedendo. Senza dire una parola, indovinò. Era la magia della loro relazione.

Esitante, fece un passo, poi due...e accelerò la camminata per gettarsi tra le sue braccia. In un istante, lui chiuse istintivamente le braccia su di lei, lasciando cadere la valigia sul pavimento mentre sospirava di sollievo. Le persone che entravano nell'edificio guardavano con espressioni stranite la coppia allacciata in mezzo all'atrio.

Immobili, l'uno contro l'altra, con gli occhi chiusi, si strinsero in quell'abbraccio tanto desiderato, in silenzio. Le parole non contavano. Solo la loro presenza parlava per loro. Azzardandosi ad alzare la testa per essere sicura di non sognare, incontrò di nuovo lo sguardo che le era tanto mancato. Dopo qualche istante, osò posare una mano sul suo viso per essere sicura che lui fosse lì, sul suolo di New York. Non poteva crederci! Era di fronte a lei, il grande Ryo Saeba era di fronte a lei! Sorridendo nel vedere lo sguardo umido di lacrime della sua ragione di vita, lui prese il viso di Kaori tra le sue grandi mani e baciò teneramente le sue labbra tremanti d'emozione. Sentendo le labbra di Ryo sulle proprie, le sue lacrime raddoppiarono con quel magico contatto. Premendo ulteriormente il bacio che divenne appassionato, si aggrapparono a vicenda per accertarsi della reciproca presenza. Com'era bello potersi nuovamente toccare e baciare! Riprendendo le sue labbra diverse volte con dolcezza, Ryo si sentì un uomo appagato. Dovettero separarsi per riprendere un po' di ossigeno. In un soffio, lui le chiese:

"Rispondi al codice XYZ?"

Sorpresa da quella premessa, lei rispose con emozione:

"Dipende da chi lo chiede..."

Che gioia poter sentire di nuovo la sua voce, pensò lui, felice della sua replica.

Continuando a sorridere, commosso, ribatté.

"Si tratta di un uomo in difficoltà, totalmente smarrito, che vorrebbe solo dimenticare il suo peculiare passato per un futuro molto più sereno"

Emozionata, Kaori dovette fare uno sforzo sovrumano di fronte a un XYZ così speciale.

"Credo...credo di poter fare qualcosa per te, i criteri corrispondono perché io possa accettare la missione"

"Allora sono salvo" rispose Ryo con voce tremula, il momento gli pareva surreale.

"Siamo salvi, Ryo" disse lei, stringendo la presa su di lui. Rimasero a lungo abbracciati nell'ampio corridoio dell'edificio. Il grande sweeper del Giappone sbarcava negli Stati Uniti per una nuova vita. Lasciandosi alle spalle il passato, aveva deciso di affrontare e dimenticare tutto per unirsi a loro in un altro paese. Comprendendo che si sarebbe perso se fosse rimasto in Giappone senza di loro, aveva dato vita all'ultimo appello: XYZ. Senza riflettere oltre dopo aver letto la lettera di Kaori, aveva preparato velocemente le valigie. Guardando un'ultima volta la sua Mini rossa, l'aveva toccata con emozione. Forse non l'avrebbe più rivista, ma non aveva potuto fare a meno di sorridere, ripensando alle varie avventure. Esitando, aveva deciso e aveva chiuso il suo rifugio. Non volendo perdere un altro minuto, si era recato subito all'aeroporto per prendere il primo volo per New York. La sua fobia era nulla rispetto a quello che stava perdendo! Perché continuare a vivere se le ragioni della sua esistenza erano lontane migliaia di chilometri?

Lasciando perdere l'appuntamento di Kaori, i due rientrarono nell'appartamento. Ryo non sapeva cos'avrebbe fatto il giorno dopo, ma era sicuro di voler vivere ogni momento possibile con la donna della sua vita e suo figlio.

Quando entrò in casa, Ryo credette di vedere se stesso in miniatura. Vedendolo dimenticarsi in tutte le direzioni, il grande sweeper seppe di aver preso la decisione migliore della sua vita.

"Hideyuki!"

Decidendo di partire per New York, lo sweeper aveva deciso di vivere un'altra vita. Certo, sempre noto ovunque, sapeva che il pericolo sarebbe stato sempre presente. Ma chi altro poteva proteggere le sue ragioni di vita, se non lui? Nuova vita, nuove abitudini, nuova città per compiere il salto e lasciarsi alle spalle gli errori del passato. Doveva dimenticare il passato per aprirsi al futuro che attendeva soltanto loro.

Bisognava dimenticare i dolori del giorno prima per assaporare le gioie del presente.

 

 

Ryo si abbassò e cominciò a riallacciare le stringhe. Con attenzione, le annodò in modo che rimanessero ferme. Alzando gli occhi, Ryo sorrise e posò una mano sulla chioma nera come l'ebano e disse:

"Fai attenzione"

Si alzò e vide suo figlio che partì a correre sul prato di Central Park. Osservò con attenzione l'ometto di tre anni che si godeva un'ultima volta quel meraviglioso parco. Sempre vivace come durante i primi giorni di vita, Hideyuki era un ragazzino birichino. Assomigliando spaventosamente a Ryo, aveva ugualmente il lato luminoso di Kaori che faceva sciogliere lo sweeper.

Guardò l'orologio. Non dovevano tardare. Si mise le mani in tasca, fissando suo figlio. In qualche ora, sarebbero tornati. Non poté impedirsi di provare un brivido di soddisfazione. Anche se New York gli piaceva, rimaneva fedele alla sua città: Shinjuku! In poche ore, City Hunter sarebbe tornato in città. E questa volta, non erano in due, ma in tre.

 

 

Dopo la pioggia, giunse il bel tempo. Un tempo meraviglioso era finalmente arrivato per Ryo Saeba.

 

 

Sull'ultima frase, l'uomo dai capelli neri smise di scrivere. Rilesse molte volte le ultime frasi per essere certo che non fosse rimasto alcun refuso, non potendo impedirsi di sospirare per il sollievo e l'emozione. Dai suoi occhi neri traspariva l'orgoglio per aver finito di scrivere l'inizio della sua vita...lui, Hideyuki Saeba.

Il telefono lo riscosse dai suoi pensieri. Senza attendere, rispose e sorrise riconoscendo il timbro di quella voce che conosceva a memoria.

"Arrivo, papà" si limitò a dire prima di riagganciare.

Lentamente, si infilò la fondina con cura, poi si mise la giacca.

Dopo aver dato un'ultima occhiata alla scrivania colma della storia della sua vita, Hideyuki si alzò per raggiungere il suo leggendario padre: Ryo Saeba.

 


 

Eccoci al finale ^^ spero ve lo siate goduto, io l'ho trovato molto emozionante, dopo tanto patire! Rivolgo i miei ringraziamenti a chi ha letto e seguito questa storia, e naturalmente un ringraziamento doppio a chi ha commentato, che come sempre cito:

 

Valenicolefede, Kaory06081987, briz65, mora79, 24giu, EleWar, prue halliwell, Sky_Star, Kikka1989, Argilla, Stellafanel87, Danya, maisonikkoku78, powerilenia, krys005, Saori Chan, olga86, Kyoko_09, giulia_88!

 

Io come al solito sono solo la traduttrice, ma ricevere tanta accoglienza alle storie che propongo è sempre una grande soddisfazione *__* spero continuerete a seguirmi, ho qualche altra bellezza nel cilindro che mi auguro seguirete e apprezzerete ^__^ a presto!

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