She’s a lover of simple things

di Pamprunelle
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo: mani ***
Capitolo 2: *** ATTO I ***
Capitolo 3: *** ATTO II ***
Capitolo 4: *** ATTO III ***



Capitolo 1
*** Prologo: mani ***


Prologo: Mani

 

Molto tempo addietro, quando il suo corpo non era un mero ricettacolo atto a protrarre il verbo dello Scaligero, ricordava di aver provato genuina felicità nella’osservare la beatitudine degli innamorati immersi nei loro sentimenti.

Tale sensazione non le era sconosciuta, del resto, eppure tutto ciò che di umano le
restava era quel suo aspetto di bambola, una creatura che trascende tempo e spazio seppure dotata di fisicità propria. 

Ora, per motivi che non volveva rinvangare, quell’emotivo attaccamento mostrato dai giovani Capuleti e Montecchi, così indomito nel suo sbocciare, le aveva riportato la mente a ricordi a lungo ignorati.

 

Ricordava che in passato, quando aveva un cuore pulsante ed una mente spensierata, molte persone avevano posato od esteso le proprie mani nella sua direzione, fosse anche spiritualmente:

 

Le mani di sua madre, che non dubitava l’avessero stretta con tutta la dolcezza possibile quando venne alla luce dalle sue carni, prima di perire.

 

Le mani di suo padre, che più di una volta l’avevano sorretta e protetta come una serra con i primi boccioli primaverili; eppure, nonostante l’indole positiva, sapeva essere stato l’iniziatore della sua fine, tra ammonimenti carichi d’amore paterno eventualmente trasformatisi in menzogne di circostanza.

 

Le mani del suo impulsivo, ma nonostante tutto adorato fratello Laerte, che fremeva dalla voglia di mostrare le sue gesta di grande condottiero e cavaliere.

 

Ed infine le mani di colui che l’aveva condotta in un abisso di dannazione profonda, l’unico che avesse amato e dal quale era stata ferita in maiera che mai avrebbe credito possibile: il primo principe di Elsnora, Amleto.

 

A ripensarci forse quelle mani, a dispetto di tutta la sofferenza che le avevano trasmesso l’avevano anche rafforzata sotto alcuni aspetti; eppure, quando sollevava i palmi nei rari momenti che le venivano concessi, si ritrovava con i pugni inesorabilmente vuoti, e più di tutto freddi.

 

Si ritrovò, inaspettatamente, ad osservare attraverso occhi non suoi lo scempio e la devastazione che permeavano tutto ciò che la circondava, dal santuario ormai fatiscente all’mponente albero divino, che senza premurasi di nulla espandeva verso il cielo i suoi lunghi rami.

Non era la prima volta che la città richiedeva una Talea, una fanciulla da sacrificare per poter sopravvivere nel suo fragile esistere, ma era indubbiamente la prima che Ofelia si opponesse a tale avvenimento.

Aveva posato lo sguardo sul gruppo venuto in soccorso alla sventurata coppia di giovani, e qualcosa da dentro il suo animo si era come ridestato improvvisamente. 

 

Così compì quello che mai avrebbe pensato di fare: liberò la Talea dalla morsa delle radici, la prese tra le braccia e si sollevò, muovendosi leggera al di sopra del lago che circondava il luogo in direzione del Montecchi, che sgomento e circospetto la osservava avvicinarsi, senza tuttavia mollare la presa sull’elsa della sua spada.

Lei di rimando non gli diede modo di fraintendere alcunché, posandosi lentamente sul terreno con Giulietta in braccio e porgendone il corpo addormentato al ragazzo di fronte a sè, che seppur guardingo prese la ragazza  dalle sue braccia e la strinse al proprio corpo, senza mai interrompere il contatto visivo con la curiosa donna. << Voi... Perchè? >>

<> 

 

Lo osservo, senza fare un passo, con occhi apparentemente disinteressati, ed infine rispose: << Per amore. >>

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Capitolo 2
*** ATTO I ***


ATTO I

 

Francesco non considerava, e non aveva mai considerato, se stesso come un individuo particolarmente incline all’emotività, specie se improvvisa -o almeno non costante-; eppure quel giorno senza che potesse prevederlo, incontrò uno sguardo che gli avrebbe cambiato la vita.

 

Nel mezzo del caos dilagante l’arciere riuscì in qualche modo a distinguere la sagoma dell’amico Curio, che cercava di avanzare in direzione del ponte ormai quasi in procinto di crollare.

 

<< Curio! >>

Appena lo sentì il ragazzo si girò verso di lui lanciandogli un’occhiata tra lo stupito ed il sollevato.

 

<< Sei stato veloce ad arrivare. >> disse poi, con voce lievemente affannata per gli sforzi sostenuti.

 

<< Come avrei potuto lasciarti qui a sbrigare tutto il lavoro? Andiamo, qualcosa mi dice che servono rinforzi a Madonna Giulietta e Romeo. >>

 

Insieme presero a correre, attraversando il ponte ed infine giungendo nei pressi di una parete muschiosa che dava su quello che pareva essere una sorta di santuario aquatico, con un albero maestoso ed imponente a svettare tra le mura che via via si sgretolavano.

Ma, anche se sarebbe stato ben più probabile in un’altra situazione, o per qualunque altra persona, gli occhi di Francesco si posarono non sulla ragazza tra le braccia del giovane Montecchi, che per lungo tempo era stato convinto amare e che aveva protetto più d’una volta unitamente a Corrado, Curio e Cordelia, e nemmeno sull’amico al suo fianco, che confuso forse più di lui osservava la scena che gli si presentava di fronte; la sua attenzione fu invece completamente ed irrimediabilmente catturata dalla donna che stava ponendo il corpo della Capuleti tra le braccia del suo amato, per ragioni che al momento eludevano la comprensione sua e del compagno al suo fianco.

 

Romeo ruppe il silenzio ponendo una domanda alla figura su cui le sue attenzioni erano riversate:

 

<< Voi... perchè? >> Sembrava stranamente al contempo scioccato e grato.

 

Lei attese qualche secondo, poi rispose con una voce soave che mai avrebbe pensato di udire in vita.

 

<< Per amore. >>

 

I due si osservarono, e tra l’oro passò come una scintilla di comprensione, prima che con un cenno del capo della donna Romeo, con un lieve inchino, si allontanasse lentamente dalla figura.

Essa parve accorgersì quasi immediatamente di essere osservata da diverse paia di occhi, consapevole della presenza di altri individui nel suo giardino ancor prima che le si palesassero davanti, ma con sua sorpresa scelse di posare lo sguardo su di lui.

 

Appena lo fece, l’intero suo mondo parvette essere stato capovolto: i colori divennero luminosi, i profumi distinguibili con spaventosa chiarezza nonostante la polvere che si era levata dai crolli ed un diisarmante ed inspiegabile senso di attaccamento che lo aveva preso in una stretta ferma ed invisibile al cuore.

 

Lei, da eterea che pareva essere, gli sembrò esprimere se possibile un’espressione piuttosto simile a quella che doveva star indossando lui stesso sul viso: aveva le labbra impercettibilmente tremolanti e le pupille spalancate, ancorate alle sue. L’azzurro impossibilmente simile al cielo di quegli occhi si incontrò con il marrone color castagno dei suoi, e per la prima volta in vita sua sentì un brivido profondo attraversargli la colonna vertebrale fino a raggiungere la più insignificante delle ossa che gli reggevano il corpo, facendogli perdere per un decimo di secondo la cognizione dello spazio e del tempo.

 

Non si spiegava da cosa ciò derivasse, non comprendeva d’altronde il disegno divino e le sue mire, ma seppe da subito che quella creatura avrebbe avuto un ruolo nelle loro vite. Da dove gli venisse tale sensazione nemmeno lui fu in grado di discernere, ma l’accolse come un presagio positivo: non aveva dopotutto riunito la loro Giulietta al suo Romeo dopo infinite tribulazioni?

 

 A seguito di un momento che gli sembrò interminabile, la voce di Curio lo ridestò dal quel torpore accompagnata da una mano sulla spalla.

 

<< Meglio andare prima di finire sepolti da qualche masso. >> disse grave.

 

<< Si... Andiamo. >> gli rispose in quello che gli uscì come un sussurro.

 

Osservo per un ultimo, breve istante la donna che si stava sollevando apparentemente in volo sulle acque del lago, il cui sguardo non aveva ancora scelto altro ricevente se non la sua persona, e poi, con un’incomlrensibile sensazione di nostalgia e tristezza nel petto, tornò sui suoi passi verso l’entrata, preceduto da Romeo e Giulietta sul cavallo-drago del primo ed affiancato dal castano.

 

Uscirono in pochi minuti dalla struttura e si misero a cavallo dei propri compagni alati, diretti per un’ultima volta alla dimora di Corrado.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** ATTO II ***


ATTO II

 

Mai, da quando era stata chiamata a ricoprire il ruolo di guardiana di Neo Verona dopo la sua morte, si era trovata preda delle proprie emozioni come i quei momenti.

 

Decine e decine di giovani donne avevano portato sulle proprie spalle la croce della salvezza per quell’inunico continente, e ne erano perite senza che eccezzione si presentasse. 

Non seppe da cosa derivassero tali misure, ma era così da che potesse ricordare; o almeno lo era stato fino a quel istante: 

 

vedendo la giovane Capuleti giacere tra le radici dell’albero si domandò perchè, se il mondo era effimero e destinato a portare sofferenza all’uomo, se ne dovesse aggiungere altra tramite un sacrificio che tuttavia non avrebbe dispensato quelli che sarebbero venuti in futuro. 

 

Non si sphiegò perchè le sorse un interrogativo simile dopo tanto tempo passato a scrutare la vita che scorreva su quella terra inusuale dalla sua remota gabbia dorata, ma la sensazione che qualcosa in ciò che stava accadendo fosse sbagliato non riuscì a sradicarsi dalla sua mente, e così decise, contro ogni immaginazione, di porre fine al rituale, senza che alcun bacio mortale condannasse la principessa ad una fine che in cuor suo sapeva non essere meritata.

 

Con un cenno della mano spostò le radici che cingevano il corpo dell’umana e, percepita da qualche minuto la presenza dell’amato di lei in quel luogo, così come presumibilmente quelle dei loro compari, lo prese gentilmente tra le braccia e si voltò, consegnandolo in pochi minuti al giovane chiamato Romeo.

 

Dopo un breve scambio di battute, che la sorprese per la risposta puramente emotiva uscitale alla domanda postale dal giovane in merito alle sue recenti azioni, accadde ciò che avrebbe posto un brusco cambiamento nelle vite di tutti i presenti, ma, più di qualunque altra, la sua.

 

In procinto di allontanarsi per tornare allo Scaligero, i suoi occhi vennero come attratti da una delle due figure che erano sopraggiunte pochi minuti prima, un giovane uomo armato di arco e frecce.

 

O, non fosse nulla di ciò accaduto, probabilmente la sua calma interiore non sarebbe stata infranta.

 

Appena i loro sguardi si incontrarono Ofelia sentì il suo corpo prima colto da una vampata di calore che le pervase tutto il corpo in pochi istanti, e poi quella che avrebbe definito una scossa, che viaggio dal capo alla punta dei suoi piedi.

 

Se non fosse stata se stessa, e soprattutto, non fosse stata un essere che oltrepassava le leggi a cui sottostava il normale umano, avrebbe rischiato di perdere l’equilibrio per la potenza con la quale quell’ondata di sconosciuta provenienza l’aveva scombussolata.

 

Si soffermò ad osservare la persona fonte del suo turbamento: aveva un corpo snello ma forte, non era estraneo al combattimento o al lavoro fisico, aveva lunghi capelli di un biondo pallido al momento arruffati per la frenesia degli eventi che avevano avuto luogo ed indossava un armatura in ferro che non dubitava doveva aver utilizzato al meglio, in quanto le ammaccature potevano essere contate sulle dita di una mano.

 

Eppure più di ogni altra cosa fu il suo viso a rimanerle impresso, indelebile nella sua mente come nulla che avesse sperimentato prima: gli occhi di un castano lucente, lasciavano facilmente trasparire una personalità socievole ed attenta, e probabilmente era una persona particolarmente meticolosa, data la preferenza per l’arco rispetto ad un altra arma poteva dedurlo senza dubbio alcuno.

I lineamenti del suo viso in quell’istante erano attraversati da un’espressione di sconcerto misto a...

 

Curiosità? 

 

Verso di lei?

Lei, che di rado incontrava esseri umani che non fossero, durante quelle sue poche visite, il capistipite della casata dei Montecchi e suscitava generalmente inquietudine?

Possibile che la stesse osservando con un trasporto così genuino, tale da farle pensare che provasse le stesse emozioni che attraversavano lei stessa?

 

Era possibile al mondo, che dopo tutto lo struggimento al quale era andata in contro in vita ed in questo tempo indecifrabile, qualcuno la guardasse con occhi tanto gentili?

 

Dopo qualche minuto, o così le parve, l’uomo al quale l’umano si accompagnava richiamò la sua attenzione, e lei seppe che erano in procinto di allontanarsi; prima di farlò il biondo diede un ultimo sguardo nella sua direzione, mentre cominciava a sollevarsi per raggiungere le radici dell’albero, ed infine si voltò per raggiungere i suoi compagni all’uscita.

Perchè il fatto che un semplice uomo, uno che aveva incontrato quello stesso giorno la prima volta per giunta, si allontanasse, le causava tanto affanno?

Perchè sentiva ogni passo che li stava dividendo come un macigno insopportabilmente pesante?

Perchè quel viso non voleva cancellarsi dalla sua mente martoriata dalla confusione più totale?

Perchè pensandolo si sentiva pervadere di calore?

 

Lei non aveva più sangue da versare o battiti del cuore da elargire da tempo immemore... e allora perchè questo fuoco le si era acceso dentro, pervadendole l’anima come un incendio improvviso per poi tramutarsi in acqua cristallina che la dissetava, come un vagabondo percorrente i deserti più impervi che finalmente aveva trovato una sorgente rigogliosa alla quale abbeverarsi?

 

Perchè si sentiva gioire con ogni fibra del suo essere?

 

 

 

 

Dopo quella visita “imprevista”, decise di portare il suo ruolo divino al livello successivo, per far sì che nessuno dovesse fronteggiare la solitudine in vece di migliaia di persone ignare ed altrettanto innocenti; scelse di farsi carico dei dolori materiali e non dell’intera popolazione nella maniera più letterale possibile.

 

<< O albero che affondi le tue braccia in aiesta terra sfortunata

 

odi la mia preghiera: tanto male ha atraversato auesti luoghi,

 

tante vite sono cadute, perdute nell’oblio della sofferenza che le ha colte.

 

Ti supplico amabile amico delle genti, permettimi di supportare questa terra e 

 

gli uomini che la abitano, consentimi di sopportare ciò che umano non 

 

potrebbe.

 

Celeste messaggero che tutto sai, non protrarre questi spargimenti 

 

sanguinolenti, non consentire che innocenti periscano ancora per mano 

 

dell’ignominia di taluni.

 

Io, Ofelia, giuro sul mio cuore di sobbarcarmi dei patimenti che attraverseranno 

 

quegli animi volubili, di sentire le loro vittorie e sconfitte come mie e di soffrire i 

 

mali del mondo in loro vece. >>

 

 

 Si era avvicinata al massiccio tronco di rami della pianta, ponendo le mani ad accarezzare con leggerezza la corteccia che lo attraversava e, con voce più mossa dall’emozione di quanto avrebbe pensato, concluse sottilmente:

 

 

<< Risparmiali dunque, nega a quei corpi e a quelle menti fragili di conoscere 

 

ciò che non avrebbero motivo di apprendere. 

 

Consentimi... Di essere il tuo unico agnello. >>

 

Quelle parole furono l’ultima cosa che ricordò, prima che un dolore lancinante si aggiungesse improvviso a quello che da sempre portava dentro di sè.

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Capitolo 4
*** ATTO III ***


ATTO III

 

Il dominio di Leonte Montecchi, dopo lunghi anni di patimento, era infine giunto alla sua conclusione con la dipartita dello stesso usurpatore: nemmeno la morte l’aveva redento, davanti alla lama della legittima erede al trono, venuta per riappropriarsi di ciò che le spettava, era rimasto impassibile con uno sguardo di scherno, ed era stato strappato al mondo da un malore.

 

Non molti lo piansero, non nel vero senso della parola, ma una qualche nostalgia per tempi migliori si era insinuata, seppur brevemente, negli animi di Romeo e Porzia; quest’ultima tuttavia gli si rivolse con una preghiera, esortando il suo spirito a perdonarsi, ovunque stesse vagando, ed aveva ripreso il suo posto come sorella senza indigio.

 

Il figlio, nonostante portasse l’odiato nome del dominatore appena decaduto, era palesemente diverso dalla figura che aveva soverchiato i bisogni del suo popolo fino a pochi giorni prima, e fortunatamente le scelte di Giulietta sul suo conto, da sovrana quale stava per diventare, non diedero adito a screzi popolari.

 

La ragazza, dopo aver meditato una settimana intera sul da farsi riguardo al seggio reale vacante, durante la ricostruzione della città in seguito ai disastri, aveva preso la decisione di ascendere come nuova regina, sostenuta da tutti i fedeli alla casata del defunto Re e di tutti i suoi sventurati parenti.

In seguito a tutto ciò che era accaduto però ella desiderava una comunità compatta, solidale, all’interno della quale vigesse come unica regola il rispetto reciproco: fece quindi pubblicare un editto imperiale nel quale dichiarava nulle tutte quelle riforme messe in atto dal governo del predecessore che vedevano ignorate le necessità della borghesia e della povera gente in favore degli individui più abbienti, e dichiarò, durante un incontro pubblico, che finché sarebbe stata in vita avrebbe fatto si che tutti camminassero alla stessa altezza, come anche lei avrebbe fatto nei limiti della sua nuova posizione.

 

 

Proprio nella piazza che conduceva lungo una salita al castello, Giulietta Fiammata Astro Capuleti parlava al popolo, vestita in quell’abito color pesca che amava e tanto a lungo l’aveva accompagnata in momenti focali della sua vita fino ad allora. Parlava con voce ferma ma pacata ai cittadini che la attorniavano, felici che la loro nuova regnante fosse qualcuno di vicino ai loro cuori.

 

<< Desidero che ognuno di voi, da oggi, sia sovrano di se stesso. Troppo è stato sofferto in passato, ed è per questo che non possiamo perdere altro tempo in futilità! Siamo fratelli gli uni degli altri. D’ora in avanti, nessuno si inchinerà per protocollo, ma solo seguendo il proprio sentire. D’ora in avanti, percorrerete questo impervio sentiero al mio fianco? >> 

 

La folla esultò in un grido collettivo.

La ragazza si voltò in direzione di Romeo, al suo fianco dal momento che si era ripresa dopo gli eventi al santuario sotterraneo, e gli rivolse un sorriso gioioso, che lui ricambiò con una lieve carezza alla sua guancia.

 

<< Ti amano già. >> le disse all’orecchio, entusiasta.

 

<< Ameranno anche il loro nuovo re, ne sono sicura. >> rispose lei con occhi brillanti ed un’espressione consapevole. Il giovane rimase interdetto qualche secondo e poi le sorrise, congiungendo le loro fronti.

 

<< Lo spero di cuore. >>

 

Finiti erano i giorni di disperazione cocente.

Sepolta era l’oppressione che tanto a lungo aveva dimorato in quelle strade.

 

Con l’alba del giorno dopo, sorse nuovamente su Neo Verona la reggenza di Capuleti.

 

Appoggiati ad una parete poco distante dalla gente in visibilio vi erano le “guardie del corpo”, come lei li aveva nominati, di Giulietta: Corrado, Antonio, Curio e Francesco osservavano la giovane ed il suo innamorato essere passivamente trascinati dalle persone, che parevano impazzite dalla contentezza fin da quando era stato lasciato nella principale piazza, ad opera di Tebaldo, un messaggio nella quale si annunciava il ritorno alla sovranità dell’ultima discendente dei Capuleti.

 

<< Dì un pò, credi che quei due se la caveranno con gli impegni di corte? Romeo è cresciuto in quell’ambiente, ma Giulietta... ha tanto da imparare ancora di quel mondo. >> disse Curio, l’incertezza chiara nella sua voce mentre si rivolgeva al biondo che lo affiancava.

 

<< Non ti crucciare su una cosa simile, ha un ottimo maestro da cui farsi insegnare tutto ciò che le occorrà per sopravvivere tra qualche paio di mura dorate. >> gli rispose scherzoso Francesco, con il nuovo “capolavoro” del loro Willy tra le mani.

 

<< Messer Francesco non ha tutti i torti, Curio. Il giovane Montecchi ha un animo nobile, non lascerà la nostra principessa all’oscuro di nozioni che potrebbero esserle d’aiuto. >> gli si rivolse poi Corrado, occhi saggi nascosti dietro le lenti di un paio d’occhiali rivolto ad un punto imprecisato all’orizzonte.

 

<< Se lo dite voi. >> rispose quindi il castano interpellato, che pareva ancora un pò dubbioso ma comunque rincuorato dalle parole dei due. Si scostò dalla parete voltandosi verso i compagni.

 

<< Ho una commissione da fare, scusatemi, ci vedremo in serata. >> con un cenno del capo si accomiatò quindi dai due, allontanandosi in direzione dell’area mercantile.

 

<< Mi chiedo cosa ci aspetti...

Ah, se il cielo potesse darci un indizio per il futuro incombente. >> disse Corrado sospirando.

 

<< Su nonno, non t’intristire, andrà tutto bene vedrai. Ora che Giulietta diventerà regina le cose non potranno che migliorare per tutti. >> si inserì Antonio, nipote dell’anziano, ora adolescente con un tono ottimista.

 

<< Ha ragione, Messer Corrado. Non dobbiamo essere sospettosi della pioviggine aspettandoci una tempesta. Consentiamole prima di scendere e saggiarne gli effetti, poi se sarà il caso, correremo ai ripari. >> concluse Francesco, occhi che sembravano guardare oltre lo scenario che gli si presentava di fronte. 

Era qualcosa che sembrava accompagnarlo da ormai tutta la settimana, aveva notato Corrado, ma non gli era parso il caso sì farglielo notareo chieder spiegazioni in merito. Non fino a quel momento quantomeno.

 

<< Posso domandare da dove vi derivino espressioni del genere? Negli ultimi giorni parvete essere come... sotto un incanto, se me lo concedete. >>

 

Il giovane dalla pallida chioma lo osservò un pò sorpreso, poi sorrise.

 

<< Corrado... non vi sfugge mai nulla a quanto pare. >>

Con il libro dell’incompreso artista loro inquilino tra le mani, fece un inchino all’uomo e un buffetto sulla guancia al di lui nipote, per poi scusarsi, salutarli ed allontanarsi.

 

<< Nonno, non potrebbe essere che Francesco... si sia innamorato? >> suggerì Antonio, mentre lo osservava incamminarsi tra il marasma.

Il suo mentore mise una mano gentile sulla spalla del ragazzino e gli rivolse un’occhiata compiaciuta.

Si voltò ad osservare gli sguardi intrecciati di Giulietta e del suo Romeo, riconoscendovi la stessa luce che pareva essere in quello dell’arciere.

 

<< Credo tu abbia ragione. >>

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