Com'è la vita senza di te di FragileGuerriera (/viewuser.php?uid=157467)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Introduzione ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 25: *** Epilogo ***
Capitolo 26: *** Capitolo Extra ***
Capitolo 1 *** Introduzione ***
Buongiorno,
non sono nuova di EFP e questa non è la mia prima
fanfiction. O
meglio: la è, ma non la versione che vi state accingendo a
leggere o
di cui state leggendo questa presentazione.
Questa
è la nuova versione della fanfiction che ho pubblicato sette
anni
fa. Rivista, corretta, ampliata, per certi versi
“maturata” (vien
da se': cresce l'autrice, cambia il modo di vedere gli avvenimenti di
una storia) e... con finale alternativo
;-)
Per
motivi riservati mi sono bruciata la mentore della prima versione e
per motivi meno riservati pure la prima sostenitrice perciò
vi
lascio alla lettura sperando che questo capitolo di introduzione
possa incuriosirvi e spingervi a proseguire la lettura in futuro.
***
*** ***
-Grazie
per avermi chiamata!
-Figurati,
lo sai che appena posso mi fa piacere chiamarti.
-Buona
giornata!
-A
te buona notte... Ah, mamma, mamma! - urlò nel telefono per
evitare
che mettese giù il telefono.
-Dimmi.
-Mi
son scordata di dirti che Usagi vorrebbe che ci riunissimo tutte per
decidere se proseguire con le nostre vite attuali oppure no...
-Ah,
quindi c'è un'altra specie di riunione?
-Sì...
-Ci
sarà anche lei?
-Non
so...
-Beh,
fra quanto vorrebbero riunirsi?
-Fra
due o tre mesi, appena ci si può vedere tutte quante.
-Uhm,
giusto! Vedremo dai. Adesso vado a dormire.
-Mamma...
-Sì?
-Il
papà deve essere ancora importante come quando stavate
insieme se ti
preoccupa tanto l'idea di rivederla.
-No,
che dici? E' meglio che ci lasciamo, sennò perdete la
prenotazione
al ristorante - tagliò corto.
-Come
se parlassimo di una persona puntuale!- rispose ridendo provocando
una leggera risatina dall'altra parte della linea. -Buona notte.-
disse infine Hotaru prima di agganciare il telefono.
"Il
papà... A volte continua a dirlo senza nemmeno accorgersene.
Tutta
colpa mia e delle mie illusioni adolescenziali... Credevo sarebbe
stato per sempre..."
La
sua mente dispettosa ancora una volta aprì rapidamente il
cassetto
della memoria in cui era conservato quel ricordo, remoto ormai.
Una
telefonata amara dall'appartamento in cui alloggiava in quel periodo.
Una
pena quel pianto trattenuto a fatica al telefono.
Infine
quelle parole pronunciate con tono freddo: - Mi dispiace...
Credimi... Mi spiace, ma ora c'è lei nella mia vita...-
Quando
mise giù il telefono le fu inevitabile piangere. Come si
poteva
scordare improvvisamente una persona con cui si era cresciuti insieme
per quattordici anni? E gli anni vissuti al fianco di Haruka
erano stati i più importanti della sua vita.
Ogni
tanto ci pensava ancora sebbene fossero passati degli anni da allora.
-Amore,
ti ho lasciato del colluttorio in bagno per gli sciacqui.
-Grazie-
rispose Michiru sorridendo mestamente, mentre si infilava il pigiama.
In
diciotto anni aveva avuto solo tre relazioni. La storia più
lunga
era di sei anni. Non era neanche la metà del tempo con cui
era stata
con Haruka. Le sue storie più importanti furono la prima e
l'ultima,
eppure in nessuno dei due casi ebbe un rapporto così
profondo da
poterlo chiamare "legame matrimoniale". Con Haruka
invece dopo un anno che stavano insieme già si consideravano
sposate
e l'arrivo di Hotaru nella loro vita era il simbolo di quella unione
profonda. Lei l'aveva fin scambiato per un segno di redenzione da
parte di Dio... "Che nostalgia...". Appoggiò il bicchiere
usato per gli sciacqui e sospirò prima di spegnere la luce
del bagno
ed avviarsi in camera. Pensarci ancora era inutile. Era andata
così:
tutto era andato contro ogni aspettattiva che aveva quando lei,
Haruka, Hotaru e Setsuna erano ancora una famiglia felice. Nulla
avrebbe potuto farla tornare indietro nel tempo così come
nulla
avrebbe potuto cambiare le dure parole di Haruka che l'avevano
allontanata per sempre da lei.
Andò
a letto, le diede il bacio della buona notte e si girò
dall'altra
parte.
*** *** ***
A
Tokyo, il giorno seguente, Haruka si stava preparando la cioccolata
mattutina. Dopo una vita fatta di rimbalzi da una nazione all'altra
aveva imparato ad apprezzare la veloce colazione occidentale e, pur
tenendo alla sua linea perfetta, quando era a casa la Domenica si
concedeva sempre una bella cioccolata calda da bere seduta nella sua
confortevole cucina.
-Buongiorno,
father!- esordì entrando in cucina Hotaru.
-Buongiorno...
Tomoe- le rispose di rimando, impassibile, mentre versava la
cioccolata nella tazza.
-Uffa,
lo sai che non voglio essere chiamata per cognome!
-E
tu sai che l'hai già un padre e che non sono io!- Dopo una
brevissima pausa aggiunse: -Ho sentito che eri già sveglia e
ti ho
preparato del caffè, vuoi?
-Grazie.-
Rispose sorridendo. Poi riprendendo il discorso -Ma sì dai,
è in
senso affettivo.
-
Allora chiamami Haruka.
-
Spero non fosse una vera battuta, altrimenti il tuo voto all'umorismo
è zero, pa-pà.- mentre si sedeva di fronte alla
bionda.
-Bene,
allora io continuo a chiamarti Tomoe.
-Lo
vado a trovare oggi- cambiò in parte il discorso.
-Ah...
Va bene...
-
Gelosa?
-
Ahahah.
"Questa
sarebbe la sua risposta?" si domandò perplessa Hotaru
-Grazie,
per avermi tenuta a casa con te.- appoggiò la tazza vuota
nel
piattino prima di portare il tutto verso la lavastoviglie.
-E'
stato un piacere passare la serata con te come ai vecchi tempi! -
sorrise, mentre la vide alzarsi.
-Ciao,
Haruka- le disse tornando in cucina cinque minuti dopo e dandole un
bacio sulla guancia.
-Fai
attenzione in macchina!
-Haruka,
proprio tu sei qui a raccomandarmi di andare piano?
-Sai,
io sono stata un pilota, ho più esperienza di...- si
interruppe poi
ricordando che Hotaru non era più una bambina- Ma
sì, credo che tu
abbia ragione!
Si
sorrisero complici e poi Hotaru uscì di casa. Le venne un
breve moto
di nostalgia che la portò a pensare ancora una volta alla
sua vita.
"Ormai Hotaru è grande e ha la sua vita, mentre io ancora
non
me la sento di chiedere a Mizuki di venire a vivere qui. E' da una
vita che lo desidera ed io non rimarrei più sola,
però non me la
sento... Ogni volta che la vedrei mi verrebbe in mente quando vivevo
con lei..." Da quando si era lasciata con Michiru, Haruka non aveva più voluto convivere con nessuno. Inizialmente diceva sempre a tutti che era per
Hotaru che soffriva già abbastanza per la separazione tra
lei e
Michiru e il doverla vedere insieme alla sua nuova compagna.
Ma
era veramente quello il motivo?
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Capitolo 2 *** Capitolo 1 ***
Buon
pomeriggio a tutti. Ecco il secondo capitolo della mia fanfiction.
Magari l'inizio può essere un po' noioso, ma inizialmente
era stato
pensato per degli amici che seguivano la storia pur non conoscendo
bene i personaggi. Con la nuova versione, sempre onde evitare troppi
futuri flashback che avrebbero potuto rendere difficile la
comprensione del racconto, non ho saputo fare di meglio che
riutilizzare il capitolo ancora una volta come
“cerniera” tra i
fatti successivi alla quinta serie da me narrati e quelli invece
accaduti per volontà della vera autrice di “Sailor
Moon”, Naoko
Takeuchi.
Ringrazio
tutti quelli che seguono la mia storia :)
1.
Haruka
e Michiru erano coetanee e avevano quattordici anni quando si
conobbero per la prima volta. Il primo incontro non fu uno dei loro
migliori, ma questo a causa di Haruka che si rifiutava di voler
accettare il compito di salvare la Terra che una strana ragazza le
affidava in sogno. Quel sogno, o meglio incubo, era un presagio di
morte sicura e distruzione totale e tutte le notti le si presentava
sempre più nitido. Per non parlare della ragazza: una
ragazzina dai
capelli verdi e gli occhi blu, in una strana uniforme alla marinara,
che scendeva dal cielo come un angelo divino che le chiedeva aiuto.
Era sempre la stessa ragazza; era sempre lei che le chiedeva di
rinunciare ai suoi sogni e alla sua giovinezza per rischiare la
propria vita per qualcuno che neanche conosceva. Anzi no, le chiedeva
di diventare proprio un'assassina macchiandosi le mani di sangue
innocente. Andare egoisticamente alla ricerca di tre cuori puri da
sacrificare... “Per il bene
dell'umanità”, diceva l'angelo della
morte! Era diventato un vero e proprio tormento. A volte fu tentata
di provare a dare retta a quel sogno per smettere di svegliarsi
sempre nel pieno della notte con quel senso di angoscia nel cuore e
le terribili immagini che non riusciva più a cancellare
dalla mente.
Ma come poteva dare retta ad un incubo? Anche ammettendo che il
messaggio del sogno fosse stato reale, come poteva salvare il mondo?
Non era una super eroina da anime o film di fantascienza. Era una
normale persona, la cui unica specialità era la corsa in
tutte le
sue forme. Eppure quell'incubo non le dava più via d'uscita:
alla
sera andava a dormire sapendo già che non avrebbe dormito
per colpa
di quelle drammatiche scene di catastrofe e soprattutto per colpa di
quella dannata ragazza che non la lasciava mai in pace!
Quando
la ragazza del suo sogno si rivelò di fronte a lei sotto le
sembianze di una normale e tranquilla studentessa della sua stessa
età le venne spontaneo cercare di fuggire! Eppure, una volta
che
Haruka vinse le sue paure e accettò il suo destino di
guerriera
Sailor, il loro legame si rafforzò moltissimo. Molto lo
doveva anche
al periodo estivo che permise ad entrambe di conoscersi meglio grazie
alle giornate più libere per entrambe. Presto ogni pretesto
divenne
buono per vedersi: una corsa in moto nelle giornate più
calde, una
bagno per rinfrescarsi in quelle più afose; le prime
esibizioni in
pubblico di Michiru con il violino; le gare di auto di Haruka, o
quelle di nuoto di Michiru; l'accompagnarsi ad un corso di pittura
piuttosto che ad uno di pianoforte. Nel giro di pochi mesi e con il
ritorno a scuola, Haruka e Michiru si erano già messe
insieme,
sicure che i loro sentimenti non sarebbero mai mutati.
Con
il passaggio al liceo, non solo decisero di andare a studiare nella
stessa scuola, ma anche di andare a vivere insieme. Venivano entrambe
da famiglie agiate che avrebbero garantito loro le spese
dell'appartamento che trovarono nel campus. Sembrava che vivessero
l'una per l'altra. Erano entrambe due caratteri solitari, quindi,
sebbene andassero d'accordo con tutti, non avevano molti amici. Forse
questa era una ragione in più per cui si facevano
vicendevolmente da
ombra. Ma in ogni caso ad entrambe andava bene così
perchè a loro
bastava il proprio amore.
Verso
il compimento dei diciasette anni e a poco più di un anno da
quando
si misero insieme Haruka e Michiru decisero di prendersi un periodo
di tranquillità. Si fidanzarono ufficialmente e andarono a
fare
quella che a loro (soprattutto a Michiru) piaceva chiamare "Luna
di miele". Era un modo per definire il legame matrimoniale che
pur non essendo scritto da nessuna parte le univa da sempre. A
conferma di ciò, il particolare regalo che Haruka fece a
Michiru:
una fede, con incisa la data del primo giorno del loro viaggio in
Europa e le iniziali del proprio nome. Quasi identica a quella che
aveva preso anche per se' che si distingueva dall'altra per le
iniziali della violinista.
Il
loro diciottesimo anno portò non solo un nemico
più forte
dell'Esercitò del Silenzio, ma anche una rosea
novità: Hotaru.
Dovendo crescere come Sailor Saturn, Setsuna la portò via
dal dottor
Tomoe e portò la bimba nella nuova casa, sua, di Haruka e di
Michiru. Non le fu semplice convincere il dottore a darle la figlia,
ma- come spiegò successivamente alle due amiche- alla fine
il padre
dovette cedere riconoscendo che le condizioni in cui si trovava non
erano adatte per crescere una bambina piccola. Da quel momento pur
ricordandole che aveva un papà e facendole intrattenere
rapporti
famigliari con lui, per la piccola loro divennero la sua famiglia
effettiva ed affettiva. Michiru non stava nella pelle e forse fu per
quella sua grande smania di avere una bimba in casa con lei e Haruka
che quando parlava a Hotaru si riferiva a sé stessa con
l'appellativo di mamma e ad Haruka con quello di papà.
Setsuna, che
per primi anni la bambina chiamò anche lei mamma,
ricoprì una sorta
di ruolo di governante il quella insolita famiglia.
A
vent'anni il talento naturale di suonare il violino di Michiru venne
riconosciuto a livello internazionale. Per questo iniziò a
viaggiare
spesso per il mondo, stando via anche per qualche mese; Haruka per
contro era sempre impegnata con le macchine e le corse, continuando a
collezionare vittorie che le permisero la gloriosa scalata verso la
Formula 1.
A
ventun anni finalmente anche Haruka ebbe una
“promozione”
divenendo primo pilota per una squadra che non era la sua ambita
Ferrari, ma che sarebbe stato un ottimo trampolino di lancio per
arrivare alla scuderia del Cavallino rampante. A quel punto vedersi
divenne una vera impresa da parte di entrambe. Michiru cercava di
organizzare i suoi viaggi in base ai luoghi in cui avrebbe gareggiato
Haruka. La sua agenda combaciava almeno una volta ogni due mesi con
una delle tappe della F1. Stavano magari insieme per quattro giorni e
poi per due mesi non si vedevano più. Organizzate
così però
sarebbero state lontane un po' meno e nemmeno la distanza
riuscì a
far svanire il loro amore: si chiamavano e scrivevano appena
possibile. Quando poi riuscivano a stare insieme anche per
più di un
mese, non si lasciavano mai. Hotaru, per punzecchiarle un po', a
volte le chiamava "i due adesivi". Minako invece, che entrò
a far parte dei piloti professionisti due anni dopo Haruka e che
era l'unica delle inner (Usagi a parte) con cui si stabilì
una
solida amicizia, a volte le chiamava una con il nome dell'altra.
D'altronde se prima era possibile vedere Michiru andare a fare le
spese da sola, o Haruka senza la sua compagna a fare dei giri in
moto, da allora neppure in quei frangenti si separavano. Nel loro
caso la distanza sembrava paradossalmente averle unite ancora di
più.
Eppure
dopo sei anni qualcosa cambiò. Per lei fu uno shock.
"Accidenti!
Mi sono ancora persa in quei ricordi!!" pensò risvegliandosi
bruscamente da suoi pensieri.
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Capitolo 3 *** Capitolo 2 ***
Salve
a tutti. Ecco l'avvio vero e proprio della storia dopo i due capitoli
di introduzione e riassunto dei quindici
anni trascorsi insieme di Haruka e Michiru.
Come
sempre vorrei ringraziare tutti coloro che hanno scelto di inserire la
mia
storia tra le seguite ^_^ e le persone che recensiscono :)
Mi
scuso inoltre per i capitoli pubblicati sempre in grassetto. Non so
perchè, ma EFP nonmi pubblica mai i capitoli come vorrei. E
anche se metto a posto manualmente i comandi sparisce la differenza di
carattere tra la trama riferita al passato e quella riferita al
presente. Mi scuso per il disagio.
2.
Hotaru
sorrise appena varcata la soglia del ristorante in cui aveva
appuntamento quella sera. Aveva appuntamento, per cena, con Chibiusa
ed Helios, suo marito. Non era la figlia di Usagi, o meglio, non la
figlia del presente. Ogni tanto uscivano insieme poichè
nonostante
la differenza d'età si trovava molto bene con lei, ma non
aveva condiviso tutte le esperienze che
l'avevano fatta diventare grande amica con la Chibiusa del futuro.
Questa Chibiusa spesso tornava nel XXI secolo per trovare Usagi,
Mamoru, Hotaru e... se' stessa. Come da bambina si fermava anche per
tanti mesi prima di tornare al futuro. Questa volta era arrivata da
quasi due mesi e finalmente era riuscita ad organizzare una serata
con le loro rispettive famiglie. Era passato un anno dall'ultima
volta che si videro, per questo non stava più nella pelle
all'idea di rivedere
la sua cara amica.
Arrivata
al ristorante domandò del tavolo prenotato a nome di Helios
al
proprietario, informandolo che sarebbe mancata una persona. Lui le
disse che avrebbe mandato un cameriere per togliere un posto e la
condusse al tavolo dove avevano già preso posto Chibiusa e
suo
marito. Hotaru ringraziò con un gesto della mano e con un
generoso
sorriso prima di raggiungerli.
-Ciao,
Hotaru. Come stai?- la salutò con un grande sorriso in viso
e
alzandosi per abbracciarla.
-Bene
Chibiusa e voi?- salutò lei ricambiando l'abbraccio fraterno.
-
Splendidamente! Ma... Come mai Yoshi non c'è?- le chiese
Chibiusa
stupita.
-
Purtroppo c'è stato un uragano in California, quindi i voli
sono
stati tutti annullati. Ciao Helios!- disse staccandosi da Chibiusa
per salutare l'uomo che si era alzato a sua volta quando la vide.
-Ciao
Hotaru. Ho sentito parlare dell'uragano Natalie, ma so che non
è molto
potente- intervenne Helios prima di salutarla con un informale
inchino.
-Yoshi
ha detto che in realtà è piuttosto debole.
Infatti non è nemmeno
stata fatta evacuare la zona, però i voli ovviamente sono
stati
cancellati- proseguì la donna dai capelli corvini sedendosi
in uno
dei due posti rimasti vuoti.
-Beh,
mi pare ovvio. I voli in alta quota con le trombe d'aria non sono mai
raccomandabili.
-Davvero
c'è un uragano? Come mai io non ne sapevo nulla?-
domandò Chibiusa
che come il marito si era riseduta nel frattempo.
-Beh,
si sa che tu preferisci leggere libri rosa, piuttosto che i
quotidiani
-Bada bene
a quello che dici- lo fulminò.
-Dai
stavo scherzando, Chibiusa.
-Poi
tu la fai facile. Non ti devi certo alzare tutte le notte per il
bambino. Quando mi ritaglio del tempo per me mi piace rilassarmi.
-Amore,
stavo scherzando.
Per
risposta lei gli fece una linguaccia e Hotaru si mise a ridacchiare,
guardando poi il bambino appena tirato in causa.
Arrivò
un cameriere a sparecchiare il posto lasciato vuoto, poi chiese se
sapevano già cosa ordinare da bere. -Acqua naturale. Per te
va
sempre bene, vero Hotaru?- le domandò Helios.
-Certo,
certo.
-Allora
ci porti due bottiglie d'acqua naturale.
-Perfetto-
rispose quello e si allontanò.
Dopo
aver consultato tutti il menù Hotaru riprese la
conversazione: -
Mamma mia, ma il vostro bimbo si fa sempre più grande. Usagi
mi
aveva fatto vedere una foto che le avevi mandato quando era appena
nato, ma è cresciuto tanto! Ti va di venire in braccio a me,
giovanotto?
Chibiusa
sorrise dolcemente al piccolo Peruru prendendolo dalla carrozzina per
passarlo poco dopo alla “zia acquisita”. Hotaru si
alzò per
prenderlo e se lo sistemò bene in braccio. Era un bambino
bello
pieno, con le guance un po' rosse, sempre felice. Anche in quel
momento lui si mise a sorridere vedendo un'altra faccia da scrutare e
sentendo un nuovo abbraccio da sperimentare. Ricambiò
l'innocente
sorriso del bimbo: -Ciao piccolo, sono la tua zietta- gli si rivolse
con la voce in falsetto prima di ridere alla definizione che si era
appena data. Lui, dopo averla fissata con i suoi occhi grandi dello
stesso colore di quelli del padre, la imitò ridendo a sua volta e agitando le braccia e le gambe: -
E' proprio un bimbo bello e buono. Complimenti.- volgendo lo sguardo
verso Helios e Chiubiusa.
-Grazie-
risposero i genitori in coppia.
-Beati
voi che avete avuto un così bel bambino- mentre Peruru fece
un verso
di felicità e le prese il dito con cui gli aveva fatto una
carezza
fuggevole al nasino. Lei sorrise, ma c'era un velo di tristezza in
quel sorriso.
-Dai
Hotaru, non disperare. E' ancora presto per preoccuparsi. In fondo
hai trantasette anni e i colloqui stanno volgendo a buon termine, non
mancherà molto all'associazione con il bambino giusto. Non
c'è
motivo per cui le procedure dell'adozione non dovrebbero andare bene-
la rincuorò l'amica.
-
E' vero. Specie adesso che avete praticamente ottenuto
l'idoneità
entrambi. Vedrai, Hotaru, andrà tutto bene- intervenne
Helios con
l'intento di infonderle coraggio pure lui.
-Sì,
penso che abbiate ragione voi- sorrise meno malinconica Hotaru.
Erano
sette anni che lei e Yoshi stavano cercando di avere un figlio, ma
senza ottenere i risultati sperati. I primi anni ovviamente non si
preoccupò, era ancora giovane e anche altre sue amiche (Makoto inclusa)
avevano
dovuto attendere prima di avere il bambino tanto desiderato. Da due
anni però l'ottimismo venne lentamente sciacquato dal
crescere
dell'età indirettamente proporzionale alla
fecondità. Finchè non
s'illuminò e pensò di adottare un bambino. In
fondo anche
lei era una figlia adottiva visto che coloro che l'avevano cresciuta
non erano i suoi genitori biologici e sapeva bene che ciò
che
contava in una famiglia non erano nè l'età,
nè chi ti partoriva,
ma chi ti amava e ti sapeva accudire. Più difficile fu
convincere
Yoshi, che riservava molti dubbi sull'argomento. Inizialmente diceva
che ci avrebbero impiegato troppo, continuando a cercare di
convincerla con esempi del tipo che ci sarebbe voluto troppo tempo e
che non poteva basare tutto sulla sua esperienza di vita dal momento
che nel suo caso si era partiti da un affido speciale prima di passare
all'adozione. Alla fine, non
avendo più scuse da inventare, rivelò la sua vera
paura: non
essendo figlio loro temeva di non essere in grado di educarlo e di
amarlo. Se gli fosse capitato il figlio di malviventi, avrebbe avuto
tendenze in futuro a compiere lo stesso percorso dei suoi genitori
biologici? E il suo senso paterno avrebbe mai potuto nascere nei
confronti di un bimbo che non aveva concepito lui? I suoi timori,
sciocchi e infantili, colpirono la sensibilità di Hotaru,
che oltre
ad essere abbattuta per non riuscire a diventare madre si sentiva ora
delusa dall'uomo con cui voleva avere quel figlio che stava ancora
trepidamente aspettando. Per un po' non parlò più
dell'adozione e
si fece distante, sentendo per la prima volta barcollare il solido
rapporto
che aveva con Yoshi. Ne parlò sia con Michiru che con Haruka
che le
diedero coraggio e si offrirono per parlare loro con il giovane uomo.
Anche Setsuna le fu molto vicino aggiungendo: -Se non capirà
anche
dopo averne parlato con loro due, portalo da me e vedrai che lo
convincerò io-. Setsuna era una persona amabile, buona e
gentile, ma
se voleva una cosa non c'era niente e nessuno che le tenesse testa,
specie quando si arrabbiava. Non alzava la voce, ma il tono che usava
per convincere qualcuno della validità delle sue idee
lasciava
presagire solo guai. Così, di nuovo carica, lo costrinse ad
andare a
cena prima con Haruka e poi con Michiru che con termini molto pacati
riuscirono a farlo ragionare sulla validità dell'idea di
Hotaru
Pertanto,
da un anno stavano svolgendo le pratiche per l'adozione, sebbene
ancora entrambi speravano di poter dare la compagnia di un fratellino
al bimbo che sarebbe stato dato a loro.
-Vedrai
che riuscirete anche tu e Yoshi ad aver un bel marmocchietto da far
giocare con Peruru- la distolse dai suoi ricordi Helios con il suo
contagioso sorriso smagliante.
Arrivò
il cameriere di prima portando le bottiglie di acqua scusandosi per
il ritardo. -Avete deciso cosa ordinare o ripasso più tardi?
-
No,io credo che sappiamo già tutti cosa prendere- rispose
Hotaru
guardando gli altri.
-Certo!-
esclamò Helios.
Quando
ordinarono tutti e il cameriere se ne andò il bimbo riprese
la mano
di Hotaru e si portò un dito in bocca.
-Ahahah,
Pepe non usare il dito di Hotaru per farti passare il prurito dei
dentini!- lo riprese con amore Helios. Il bimbo per contro lo
guardò,
ma poi riprese la sua piccola lotta con la donna per riprendere da
dove aveva lasciato.
-Che
tenero- disse con un ampio sorriso Hotaru appena appresa la causa di
tanto interesse per il suo dito. Poi, nel tentativo di riprendersi la
mano, esclamò: -E' piccolo, ma forzuto! Ahahah.
Anche
i
due neo-genitori risero: -Mette sempre in bocca tutto e tirargli via
la roba è peggio che togliere l'osso ad un cane!- rispose
Chibiusa
portandosi una mano alla fronte fingendo disperazione. Hotaru rise
ancora prima di alzarsi per restituire il bambino a Chibiusa che lo
rimise nella carrozzina accanto a lei, non senza avergli prima dato un
bacio.
Hotaru
riprese di nuovo il discorso: -Dimmi, come stanno la principessa e il
principe? Ultimamente sono così presa dal lavoro che non li
sento da
più di un mese!
-
Oh, bene. Anche i miei. Vanno d'amore e d'accordo sia ora che nel
futuro!- disse Chibiusa soddisfatta mentre passò il ciuccio
al
bambino.
-Beh,
mi pare ovvio. Loro sono davvero nati per stare insieme, beati loro-
gli occhi ametista guardarono in basso nuovamente tristi.
-
Haruka e Michiru ancora non si sentono?
-
Figurati è sempre tutto uguale! Poi dicono che siamo noi del
Capricorno ad essere testardi, ma anche mia mamma e Haruka non
scherzano!- disse
provocando l'ilarità degli altri due commensali- A
proposito, mio
pa... Ehm, Haruka e Minako hanno detto che per loro il 23 Giugno
sarebbe una buona data e se io non ho contrattempi posso esserci
benissimo.
-Ah
sì. Il problema però è per Ami e
Makoto. Ami sarà a promuovere
insieme ai suoi colleghi un trattato scientifico che sviluppa meglio
il progetto a cui lei e il suo team si erano dedicati per il recupero
della mobilità degli arti in pazienti affetti da ictus.
-Caspita
che bravi!- mormorò stupita Hotaru. Ami si era sempre data
da fare
nella sua professione, ma da quando ottennero quel primo importantissimo
traguardo si era immersa ancora di più nel lavoro. Solo la
famiglia
riusciva a distrarla.
-Sì,
invidio davvero la sua intelligenza e la sua dedizione al lavoro-
concordò Chibiusa prima di proseguire -Mako invece ha il
papà che
non sta bene e visto che nemmeno sua mamma è più
giovanissima si
divide tra casa sua e quella dei genitori.
-Spero
che non sia niente di grave...- domandò implicitamente
Hotaru con
una nota di preoccupazione.
-Non
so di preciso cosa abbia, però no, nulla di grave.
-
Meglio- Hotaru si mise a giocherellare con delle bricciole di pane
pensierosa. Nel breve momento di silenzio che seguì, Peruru
partecipò
alla serata con dei versetti di gioia. La guerriera di Saturno si
guardò nervosamente intorno e infine sbottò:
-Uffa! Ma com'è
possibile che il gruppo delle Sailor non riesca mai a mettersi
d'accordo per una data? Cavolo, sono passati sei anni dall'ultima
volta che ci siamo riunite tutte insieme. E in ogni caso all'epoca
Michiru aveva la febbre quindi aveva saltato la cena. Tuttavia
trovare un giorno libero dopo così tanto tempo è
più difficile che
porre fine alla storia infinita!
-Eh
lo so Hotaru. Ma d'altronde con alcune di loro che si sono trasferite
in altre Nazioni era prevedibile che sarebbe stato difficile.
-Hai
ragione, ma stiamo parlando di una cena voluta da Usagi. Insomma
riuscite ad esserci più spesso voi che venite da un'altra
dimensione
di loro che devono prendere un aereo. Ti pare logico??- disse con
tono scherzoso.
-Ahahah!
Da noi i pianeti vivono tutti in perfetta armonia perciò
possiamo
assentarci spesso.
-Sì,
là, possono tutti godersi sempre sonni tranquilli!-
intervenne Helios.
-Tutti
tranne noi che dobbiamo ancora alzarci più volte la notte!
-Guarda
te se tutti possono dormire bene, tranne io che sono il custode dei
sogni!! -scherzò Helios portandosi teatralmente una mano
davanti
agli occhi per palesare la propria disperazione. -A proposito di
dimensioni parallele- continuò poi l'uomo- Sai che
finalmente ci
siamo decisi e abbiamo guardato "Doctor Strange"? Quando ci
siamo visti l'anno scorso Yoshi mi aveva detto che era pieno di
suspense e un po' complicato, ma anche che era bellissimo!
-Sì,
a Yoshi è piaciuto tantissimo. A me è piaciuto,
ma non è il mio
genere.
-A
noi è piaciuto molto, vero amore?- chiese sempre allegra
Chibiusa.
-Sì,
per altro l'abbiamo visto con Setsuna e la sua famiglia. Ma ci pensi
se fosse in 3D? Deve essere fantastico, non pensi anche tu Hotaru?
-Per
niente!! Il mio cervello non deve essersi adeguato alla tecnologia
perchè già “Avatar”
aveva rischiato di farmi venire il mal di testa-
rispose ridendo insieme a loro.
-Helios dice che in quanto custode dei sogni, sarebbe capace di farlo entrare
nei nostri sogni e farcelo vivere così in prima persona.
-Davvero?-
chiese Hotaru forse più stupita dal fatto che ai suoi amici
quel
film fosse piaciuto tanto, che non dal fatto che Helios avesse il
potere di fare davvero ciò che aveva detto.
-Oh
sì. Anche se in realtà non so se ciò
mi sarebbe concesso -
commentò Helios.
-In
effetti si deve valutare anche questo. Quando siamo rimasti soli noi
due con lei, Setsuna ha detto che le ha fatto venire i brividi la scena
in cui Mordo e Wong dicono a Strange che è molto pericoloso
manipolare il tempo. Ci ha raccontato che a lei è successa
la stessa
cosa: è morta dopo aver infranto le leggi di custode del
tempo nella
battaglia contro il Faraone novanta.
-Sì,
me l'aveva detto.
-Sì,
so che lo sai. Ma all'epoca noi ancora non
conoscevamo Helios e lui non sapeva di questo triste episodio di Set.
-Esatto,
al che ho ritirato quello che avevo detto. Perchè
avrò anche i capelli
bianchi, ma sono ancora giovane per morire- e così dicendo
il
giovane incrociò le braccia portandosi le mani alle spalle e
fece
tremare tutto il corpo per far capire quanto lo rabbrividisse il solo
pensiero.
Risero
tutti. Ricollegandosi ai vari discorsi proseguirono a parlare di
tutto e di più nel modo più spensierato.
Hotaru
rincasò alle 23.00 di sera poichè il giorno dopo
doveva lavorare,
ma aveva passato un'ottima serata. Quelle con Chibiusa erano le
serate più belle, con poche parole le sapeva sempre mettere
il buon
umore. Che dire poi di Helios? Un uomo adorabile con il cuore innocente di
un bambino! Era uno di quegli uomini che quando sorridevano lo
facevano anche con gli occhi e quel sorriso era contagioso. Forse era
anche per quella loro genuinità e semplicità
d'animo che anche
Yoshi, da sempre una persona timida, legò subito con Helios
e
Chibiusa.
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Capitolo 4 *** Capitolo 3 ***
Buon pomeriggio. Essendo state due
settimane molto
impegnate ho slittato
la pubblicazione di un giorno, ma è stato un miracolo
rispettare le due settimane di intervallo tra un capitolo e l'altro.
Non so quanto la cosa possa interessare, ma personalmente sono
piuttosto contenta perchè la settimana prossima sono molto
presa e mi sarebbe dispiaciuto far passare un mese per un capitoletto
di lunghezza ancora ridotta. Eccetto questa parentesi personale non ho
nulla da aggiungere in merito a questo capitolo.
Ringrazio le persone che leggono la mia storia, quelle che la
recensiscono e quelle che l'hanno inserita tra le seguite :).
In ultimo auguro buona serata e buona Domenica a
tutti =)
3.
Passarono
due mesi da quell'ultima cena e Usagi aveva proposto una nuova data:
15 Settembre. Finalmente la data sembrava andare bene per tutti. Gli
unici punti interrogativi restavano per Michiru e Haruka, visto che
entrambe avevano detto che se andava una non sarebbe andata l'altra.
-E'
mai possibile che si debbano comportare in modo così
infantile?-
chiese all'improvviso con la bocca piena di dentifricio Hotaru a
Yoshi che era già seduto sul bordo del letto intento a
leggere una
rivista di auto sportive. L'uomo abbassò e chiuse la rivista
lasciando l'indice all'interno per recuperare subito la pagina a cui
era arrivato con la lettura. -Hotaru, se tu prendessi la
metropolitana alle otto di sera e qualcuno ti facesse del male,
continueresti a prenderla e sempre allo stesso orario?
-No...-
rispose perplessa non capendo dove volesse arrivare lui.
-Ecco,
non la riprenderesti perchè ti risveglierebbe dei ricordi
dolorosi e
perchè non vorresti rischiare nuovamente. La stessa cosa
varrà per
loro due: il vedersi causerebbe ricordi negativi.
-Hai
ragione- ammise stupita tanto per il logico ragionamento del marito
quanto per il bizzarro paragone.
-Ecco
e adesso, da brava, finisci di lavarti i denti come si deve.- La
rimproverò Yoshi ridendo subito dopo. Lei si
lasciò in una palese
finta risata e passato l'iniziale stupore riprese poi imperterrita,
non prima di essersi sciaquata la bocca: -Ma questa è una
riunione
troppo importante! Non è possibile quindi che si comportino
così! E
poi cosa hanno, sedici anni? Neanche, perchè quando ne avevano sedici erano
molto
più mature di adesso! - Si asciugò la bocca e lo raggiunse
in camera -Lo
capisci? Anche Mamoru ha detto che ormai è tempo di
scegliere, non
possiamo più rimandare la decisione. E' indispensabile la
loro
presenza per la riunione. E' come un aereo senza pilota- si sedette
sulle sue ginocchia e mise le braccia intorno al suo collo, rimanendo
in silenzio. -Che hai intenzione di fare, con quel viso così
serio?-
le chiese Yoshi con tono dolce e appoggiando la rivista sul
materasso. Non c'era assolutamente nulla che tenesse testa ad Hotaru
quando si ingegnava per ottenere qualcosa a tutti i costi. Era fin
riuscita a far cambiare opinione sull'adozione ad un uomo come lui
che non l'aveva mai lontanamente presa in considerazione fino a pochi
anni prima.
-Senti,
loro si fidano di me e hanno motivo per cui farlo, però tu
conosci
quel detto: "Il fine giustifica il mezzo"...
-E
allora?
-Dai,
in fondo è solo una bugia innocente- gli rispose cercando di
farsi
più piccola contro lui, ma senza svelargli il suo piano.
-Sei
troppo misteriosa, non mi piaci quando fai così- lei sorrise
a
quella piccola bugia. -Ma alla fine sono parenti tue, l'importante
è
che poi non coinvolgi pure me all'ultimo minuto!- Lei rise composta e
lui l'abbracciò appoggiando il mento sulla sua testa. Se
qualcuno
glielo avesse chiesto non l'avrebbe mai ammesso sviando l'argomento,
ma lei era la cosa più importante della sua vita, la
felicità di
Hotaru era la sua e lui avrebbe appoggiato qualsiasi sua scelta.
A
casa Nishino il giorno dopo squillò il telefono. Yoshi prese
la
chiamata: -Sì, pronto? ... Ah, sì salve signora.
Come sta? ...
Bene, grazie... Hotaru è appena uscita dalla doccia... No,
no. Se
aspetta un attimo gliela passo subito... Grazie, buona giornata anche
a lei- rispose pacato e sorridendo.
Yoshi
bussò alla porta e appena ebbe il permesso entrò
in bagno: -E' tua
mamma!
-Grazie!-
rispose Hotaru saputo chi la stava cercando- Pronto? ... Ciao, mamma!
Come va?
-Bene
e tu?- rispose dall'altra parte del telefono Michiru.
-Anche.
Sai, è da un po' che ti sto pensando.
-Wow,
a cosa devo l'onore che la mia cara figliola torni a pensare a me?-
disse ridacchiando.
-Dai,
ma se sono sempre io a telefonare! - il tono della voce di Hotaru era
tra il risentito e il divertito. Dall'altra parte si sentì
ancora
una risatina composta.
-Vabbeh
no. Senti, prima che me ne dimentichi, ieri mi ha chiamato Chibiusa e
mi ha detto che Usagi e Mamoru avrebbero fissato il quindici
Settembre come data per la "tavola rotonda". E' una data
che, strano, ma vero, andrebbe bene per tutte. Tu verrai?
-Hotaru...-
ci fu un attimo di silenzio- quando dici "andrebbe bene per
tutte", intendi dire proprio tutte, tutte?
-No,
Haruka avrà le sue solite gare da seguire non ricordo dove-
disse
Hotaru con tono rassegnato. -Però, vabbeh, se è
solo per una
persona ed è una di voi due è un risultato
grandioso. Al massimo
poi le riferisco io come avevo fatto con te l'ultima volta!
-Beh
sì, io penso proprio di essere libera.
-
Perfetto! Lo farò subito sapere a Chibiusa! -
esclamò esultante.
Michiru ridacchiò sentendo la figlia gioire per quella
notizia, ma
Hotaru non potè non notare lo strano silenzio che
seguì dall'altra
parte del telefono, come se la violinista si fosse persa in qualche
pensiero. Nonostante ciò la ragazza riprese a parlare e
restarono al
telefono ancora per un po'. Quando Hotaru chiuse la comunicazione e
finì di asciugarsi i capelli fece capolino in sala dove
Yoshi stava controllando la posta del giorno: una bolletta da pagare e
due o tre volantini pubblicitari. -Ci ha creduto subito, non
è
fantastico?- e gli fece l'occhiolino, prima di sparire in camera non
senza raccontargli a distanza di quanto appena accaduto.
-Ti
prego dimmi che non hai intenzione di inscenare la stessa cosa con
Haruka!- le chiese implicitamente poi quando ebbe udito tutta la storia
dell'imbroglio.
-Ovvio!-
fu la risposta secca, ma divertita di Hotaru.
-Ma
adesso dove vai?- chiese sentendola passare di fretta tra la camera e
il bagno.
-Fra
due ore devo andare dall'estetista, ma ho pensato che prima voglio
passare da Haruka per avvertirla dell'incontro!- non stava
più nella
pelle all'idea che sarebbe bastato ancora solo un
“sì” per far
avverare il suo sogno di sempre: vederle di nuovo insieme, obbligarle
a confrontarsi e, chissà, forse a farle tornare insieme come
quando
erano ancora una famiglia felice.
-Capito.
Quindi mi lasci solo?
-Con
tutte le volte che mi lasci sola tu, con il tuo lavoro!
-E'
per questo che quando sono a casa ci tengo a passare il più
tempo
possibile con te.
-Ed
è per questo che quando sei a casa io corro a farmi
più bella!- gli
sorrise candidamente.
-Alla
nostra età cosa ci tocca sentire vicendevolmente!
-Ecco,
hai subito rovinato un bel momento d'intesa. Tu sei peggio di Haruka
in fatto di sentimenti!
-Hotaru,
cosa pretendi da un uomo di quarantadue anni?- simulando una voce da
vecchietto.
-Ne
abbiamo già parlato, ma con te ho gettato la spugna da
anni!- Prese
la borsa, guardò l'orologio e poi con un bacio sulla guancia
lo
salutò.
* * *
-Ciao,
che sorpresa vederti- disse Haruka appena vide la figlia alla porta.
-Eh,
già- rispose Hotaru sorridendo mentre si alzò
sulla punta dei piedi
per darle un bacio.
-Non
ti aspettavo proprio... Ma accomodati pure!- le disse scostandosi
dalla porta per farla entrare.
-A
dire il vero fra mezz'ora devo andare dall'estetista.- le rispose la
ragazza entrando in casa, ma senza avviarsi verso la sala o la cucina
come suo solito fare.
-Ah,
capisco! - Haruka sembrava tesa. -Vuoi che ti offra qualcosa?
-Sì,
grazie.
-Amore,
chi era?- disse la voce di una persona che stava scendendo le scale.
-Hotaru-
rispose lei imbarazzata.
-Ah.
Tajiri. Che sorpresa vederla qui- disse Hotaru vedendola spuntare al
piano inferiore e capendo solo in quel momento il perché
della
tensione colta poco prima.
-Direi
che lo stesso valga per me...- rispose la donna quasi fra i denti.
Hotaru
e Mizuki Tajiri come spesso accade non andavano per niente d'accordo.
Inizialmente Mizuki provò a costruire un buon rapporto con
lei, non
voleva certo diventare la madre di una ragazza così grande,
ma ci
teneva ad avere un buon rapporto con la figlia della sua nuova
compagna. Quando Mizuki entrò nella vita di Haruka, Hotaru
non era
più una bambina, ma le era profondamente ostile. Haruka la
giustificò dicendo che non doveva dare peso al suo
comportamento,
era grande e doveva solo darle tempo perchè si abituasse ad
un
cambiamento così importante nella vita del pilota e quindi,
in
secondo piano, pure nella sua. Mizuki provò per tanto a
seguire i
consigli di Haruka, ma la perseverante avversità di Hotaru
nei suoi
confronti l'aiutarono solo a demordere nel giro di un anno dal suo
intento. Quella ragazza era davvero scontrosa e poco socievole e lei
ci aveva provato ad essere cordiale, ma non era in obbligo di essere
sua amica. Ogni blanda forma di cortesia terminò quando
Haruka le
negò la possibilità di diventare madre. All'epoca
lei aveva
trentacinque anni ed erano due anni che stava insieme ad Haruka. La
voglia di avere un figlio e crescerlo loro era grande, ma Haruka le
negò sempre questo sogno. Un altro sogno che
sfumò, proprio come
quello di convivere. Così nonostante le furiosi liti e
nonostante le
sue varie meditazioni se restare o se lasciare Haruka, alla fine
scegliendo sempre e comunque il pilota, Hotaru divenne piano piano il
simbolo di tutti quei paletti che Haruka aveva fissato nei suoi
sogni, ma non in quelli della violinista. In fin dei conti, seppur
non di sangue, Hotaru era la figlia di Haruka e Michiru che, si
diceva (teoria mai confermata o smentita dalla bionda), vivessero
insieme quando ancora non erano maggiorenni.
-Allora,
cosa posso offrirti?- chiese Haruka alla figlia dopo un breve attimo
di esitazione a quell'aria di odio reciproco che si respirava sempre
nelle rare occasioni in cui Hotaru e Mizuki si vedevano.
-Senti
Haruka, ci ho ripensato. Tanto te l'ho detto: devo andare
dall'estetista!
-Ah,
ehm, ok! - lanciando un'occhiata a Mizuki, che perciò si
ritirò in
cucina.
-Ora
capisco perchè sei così tesa- disse abbassando
leggermente la voce
e maliziosamente Hotaru, cercando di essere il più naturale
possibile.
-Se
passi quando hai finito dall'estetista lei non ci sarà
più- provò
a suggerire Haruka.
-Ahahah-
"Magari
non ci fosse più, ma che fosse per sempre" pensò
Hotaru, ma ovviamente preferì tacere quel pensiero cattivo
ad
Haruka. -No dai, alla fine va bene così e poi volevo solo
chiederti
se il quindici Settembre sei impegnata.
-Eeeh...-
Haruka si grattò la testa, come se quel gesto l'aiutasse a
ricordare: -Non mi risulta. Che giorno è?
-Un
sabato.
-No,
allora no. In quel periodo dovrò pensare già alle
gare di
Singapore, però sono la settimana successiva quindi
sì, sono
libera. E' per il raduno con le altre ragazze?
-Ovviamente
sì.
-E...-
Haruka si fermò un attimo pensando se farle quella solita
domanda o
se fosse il caso di smetterla con quella sua paranoia perpetua.
Hotaru però interruppe il suo silenzio giocando d'anticipo:
-No, lei
non ci sarà. Finirà la sua tournée il
27 Settembre, quindi per
pochi giorni non potrà esserci. Che sfortuna, per altro
finiranno a New York, per celebrare la città in cui vive da
anni.
-Ah...-
Haruka era soddisfatta all'idea di non vedere Michiru, ma per qualche
strana ragione non poteva esserne felice. -Sei sicura, vero? No,
perchè una volta che dico che ci sono non posso
più tirarmi
indietro: si parlerà di cose molto importanti e Usagi e
Mamoru ci
resterebbero troppo male. Non posso crear loro ulteriori problemi!
-Sììì...-
rispose Hotaru leggermente esasperata- Putroppo sarà ancora
lei a
mancare, ma la data rimane quella chiaramente, quindi non hai nulla
di cui preoccuparti!
-Bene.
Dì pure ad Usagi che allora ci sarò. Anzi no, la
chiamerò io, è
da tanto che non la sento, almeno un paio di mesi! Così le
chiedo
anche se per caso c'è pure Seiya.
-Ancora
ce l'hai tanto con Seiya? Che poi non ho ancora ben capito
perchè...
-E'
un Don Giovanni da quattro soldi!- si giustificò lei senza
spiegare
i reali fatti che la indussero fin da giovane a non sopportarlo:
provarci con due ragazze già impegnate! Che spudorato! Dal
momento
che però una di quelle due ragazze era la sua
preferì non chiarire
mai il reale motivo della sua antipatia nei confronti del giovane.
Quando ancora stava con Michiru non lo disse mai perchè
sarebbe
stato come ammettere di essere gelosa di lei, in seguito non glielo
spiegò più perchè non voleva che
Hotaru si illudesse pensando che
lei provava ancora qualcosa per la donna.
-Oh,
certo! Non avrà mai la classe innata che hai tu, vero?-
scherzò la
ragazza da capelli corvini.
-Ahahah,
non fare la spiritosa, sono anni che ormai ho smesso di flirtare con
le donne.
-Sì,
sì, come no!
"Sono
anni che non la sento più, però il tono di voce
divertito che finge
di credere alle mie parole è uguale a quello di Michiru!" venne
in mente ad Haruka. "Sciocchezze"
pensò
poi facendo un gesto con la mano che sembrava voler cacciare via quei
pensieri e cercando di sorridere.
-Che
stai facendo?- chiese Hotaru incuriosita.
-Ahem...
Nulla, stavo pensando al caldo che fa!- si affrettò lei a
rispondere.
-Bene,
allora io vado- annunciò la ragazza senza badare alle sue
parole.
-Sicura
di non voler ripassare dopo?
-No,no.
Salutami Tajiri, papà!
Haruka
sorrise dolcemente e ricambiò il saluto con un paio di baci
senza
protestare. Quando c'era o sentiva parlare di Mizuki, improvvisamente
Hotaru diventava gelosa e forse non del tutto consapevolmente era
solita a voler marcare che la parentela che Haruka aveva con lei era
molto più stretta che quella con Mizuki! Lei non era certo
suo papà,
ma alla fine, visto che Hotaru non lo faceva apposta per farla
arrabbiare, trovava simpatico quel suo modo di fare. Del resto era
sempre sua figlia.
Quel
giorno Hotaru dall'estetista non smise di parlare allegramente per un
solo minuto. Parlò tanto che alla fine prese un po'
dell'acqua dal
derogatore che c'era in sala d'aspetto.
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Capitolo 5 *** Capitolo 4 ***
Salve
a tutti, chiedo innanzitutto venia per essermi fatta attendere tanto
per un capitolo così breve. Per farmi perdonare per la
lunghezza (o cortezza) della storia stavolta ho deciso di pubblicare
con qualche giorno d'anticipo (e considerando il giorno in cui ho
pubblicato l'altro capitolo, non sono nemmeno passate le due canoniche
settimane). Spero che questo espediente ottenga i risultati
sperati :-P
Ringrazio come sempre tutte le persone che
leggono la mia storia, chi l'ha recensita, chi l'ha
inserita tra le seguite e chi tra le preferite ^_^.
In ultimo auguro buona settimana a tutti.
4.
I
mesi volarono in fretta. Ormai mancavano solo due settimane al grande
incontro e Haruka era di buon umore. Finalmente avrebbe visto the
princess con suo marito e anche Setsuna. Quando la chiamò
Usagi le
aveva raccontato di essere stata tentata, come sempre, dall'idea di
invitare alla riunione completa anche Seiya, Taiki e Yaten, ma che poi
non lo fece perchè in fin dei conti la loro principessa era
un'altra
e loro avrebbero affrontato discorsi che non li riguardava. E poi a
volte i ragazzi si facevano vivi tornando sulla Terra per vedere lei e
le altre inner. Haruka non si offese nel comprendere che non erano
mai passati a salutarla dal momento che non c'era mai stata molta
cordialità tra loro. Tirò anzi un sospiro di
sollievo: Seiya le era
estremamente antipatico e gli altri due le erano al quanto
indifferenti. Pensò poi a chissà quante belle
notizie avrebbe
sentito dalle altre Sailor con cui non si sentiva da tanto tempo, come
ad esempio Ami. Il
lavoro, la famiglia, nuovi interessi ed altro ancora: avrebbero avuto
di che da aggiornarsi! Aveva deciso di
non portare con se' Mizuki. Lei non sapeva nulla, Haruka non se l'era
mai sentita di rivelarle la sua vera identità. Inizialmente
temeva
che non le avrebbe mai creduto e di determinare così la
rottura
della loro storia, in seguito non se la sentì di dirle di
aver
mentito per tutto quel tempo: tre anni in silenzio erano tanti e
dirle che non le aveva detto nulla perchè non si fidava
sarebbe
stato peggio dal momento che invece Mizuki con lei era stata
cristallina fin dal principio. Così per Mizuki ancora dopo
così tanti anni di relazione erano
tutte amiche dei tempi del liceo. All'epoca Haruka sedicenne era una
frequentatrice assidua della sala giochi Crown Center e lì
aveva
conosciuto Usagi e Minako. In seguito, dopo aver stretto amicizia con
lei e Michiru, le fecero inserire nel loro gruppo delle medie e da
allora divennero grandi amiche tutte quante. Improvvisamente, senza
motivo, le venne in mente la voce pacata di Michiru dire: -Lo sento:
il mare è in tempesta.- Ultimamente le capitavano di
frequente i
ricordi della ragazza, non riusciva a spiegarsene il motivo, ma
cercò
di distrarsi. Non era lei ad aver sbagliato. Anni addietro l'aveva
respinta, cancellando così ogni possibilità di un futuro insieme,
quello era
vero, però era stato giusto così, non avrebbe
potuto fare
diversamente ed era quello che Michiru si era cercata. Inoltre era
stata lei a dire espressamente che non sarebbe mai andata alla
riunione se ci fosse stata anche Michiru. Ora che il concerto la
teneva impegnata sarebbe stato stupido rammaricarsi di non poterla rivedere.
* * *
Michiru
era stata così presa dalla tournèe che si rendeva
conto solo in
quel momento, ad una settimana dal fatidico giorno, che non ci aveva
ancora pensato. Per lo meno, non abbastanza per chiedersi se alcune
delle inner che non vedeva da quindici anni (l'ultima volta che le
aveva viste tutte insieme) fosse cambiata o fosse rimasta uguale.
Aveva saputo che Rei si era tagliata i capelli: "Chissà come
starà?". Minako nel frattempo aveva avuto due gemellini che
ora
avevano dodici o tredici anni. Con Mina si sentiva spesso, ma la
vedeva due volte all'anno se andava bene: ovvero quando la Formula 1
faceva tappa in America e quando lei andava a suonare in Giappone per i suoi
concerti. "Non l'ho ancora vista con la famiglia al completo-
pensò mentre ripescava dalla memoria le immagini delle
fotografie
dei due figli che la bionda le aveva mostrato negli anni- Sono
proprio curiosa di vedere finalmente dal vivo i suoi bambini. Per non
parlare del figlio di Chibiusa." Si chiese quando sarebbe
diventata ufficialmente nonna. Certo era presto per diventarlo, in
fondo aveva solo quarantasei anni, ma per Hotaru non era più
così
presto avere un figlio. Senza contare che era da un po'di anni che lo
stava cercando e che ormai le pratiche per l'adozione stavano
volgendo a buon termine. Chissà che reazione avrebbe avuto
Haruka
nel sapere che avevano abbinato ai due aspiranti genitori il bambino
e perciò lei diventava nonna!! Già se la
immaginava durante il
battesimo a dare occchiate nervose di qui e di là per vedere
se
qualcuno guardava incuriosito "il nonno" del bambino! -Eheheh-
rise composta prima di soffermarsi per pochi secondi sui
lineamenti del
suo volto serio, sulla tiara sotto la frangia bionda, e sulle braccia
incrociate. Era così assorta nei suoi pensieri che la fece
sussultare la mano ben curata che si posò sulla sua spalla:
-E' la
vacanza o la cena con le tue amiche che ti sta facendo ridacchiare?
-Oh
sei tu! Mi hai spaventato!! Mpf, la cena con loro, ovvio no? -.
Michiru, in piedi davanti allo specchio della camera ripose nel
portagioie sul cassettone la collana di perle che si era sfilata poco
prima di perdersi in quelle riflessioni. Guardò poi allo
specchio la
donna che era di ritorno dalla sua corsa serale il cui fisico era
ancora tonico e perfetto come quello di una trentacinquenne. Sorrise:
-Tu verrai, vero?
-Sì,
certo- le rispose l'altra di spalle, sfilandosi la maglietta da corsa
e girando poi di lato la testa per osservarla di rimando con la coda
dell'occhio.
* * *
-Allora,
come sto?- chiese quando ultimò i preparativi con gli
orecchini in argento a forma di gocce allungate impreziosite con due ametiste poco
più chiare del colore dei suoi occhi.
-Divina,
come sempre- le rispose Yoshi, compiacendosi del regalo che le aveva
fatto per il loro anniversario e schioccandole un bacio sulle labbra.
-Stasera...
o meglio fra un'ora, sarà il grande momento!!
-Hotaru,
sei paranoica. Non fai altro che parlare di loro due- si
lamentò
lui.
-Yoshi
quante volte te lo devo ripetere? Ciò che le impedisce di
vedersi
non è l'odio: è la paura! Non hanno il coraggio
di guardare al
passato, è solo questo il motivo per cui non vogliono
vedersi.
Inoltre non possiamo mandare tutto una serata all'aria
perchè loro
due non se la sentono di incontrarsi. Capisco dovessero vedersi tutti i
giorni, ma in quasi vent'anni si sono incontrate una volta solo: al nostro
matrimonio. Due con questa! Inoltre tu la fai facile, i tuoi vanno
ancora ancora d'amore e d'accordo!
-Mah,
sul d'accordo hai ragione; sull' amore un po'meno...
-Però
stanno ancora insieme dopo quarant'anni di matrimonio e i normali
periodi di crisi di ogni coppia!
-Va
bene, ma lo sai, vero, quel proverbio: "Tra moglie e marito non
mettere il dito"?
-
Sì, ma in fondo non sono sposate e anche se lo fossero...
non
sarebbero esattamente "moglie e marito"! - rispose
ridendo allegramente e sistemandogli meglio la cravatta marrone.
Erano
le otto di sera, la cena era alle nove visto che molte venivano da
fuori, come Setsuna e Ami per esempio. Hotaru non immaginava come
avrebbero reagito le due nel vedersi, ma di certo essendo in presenza
delle altre e della loro futura regina non avrebbero fatto grandi
sceneggiate. Ed era ora che finalmente si rivolgessero la parola.
Soprattutto che Haruka si aprisse ad un confronto più aperto
con la
donna con cui, indipendentemente da come era andata a finire, aveva
spartito tutta l'adolescenza e parte della giovinezza. Non potevano
in fondo nascondersi per il resto della loro esistenza.
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Capitolo 6 *** Capitolo 5 ***
Buona
sera (o buona notte) a tutti. Anche questo capitolo non è
particolarmente lungo poiché va pensato come la prima parte
di un
altro capitoletto che seguirà più avanti. Nel
mezzo ci saranno
diversi flashback che non potevo inserire tutti in questo capitolo, o avrei reso il racconto troppo pesante e intricato.
Prima
di lasciarvi alla lettura tengo a ringraziare le persone che leggono
la mia storia, quelli che l'hanno recensita, coloro che l'hanno
inserita tra le seguite, chi tra le preferite e chi tra le ricordate
(spero non sia un errore :-P ).
5.
-Usagi guarda: è arrivata Haruka!
-E'
la sua macchina quella?- domandò stupita: le auto non erano
il suo forte, ma non ricordava di aver visto una Suzuki l'ultima volta
che si incontrarono.
-E'
quella di Mizuki- la corresse felice Minako guardando la macchina
che stava per entrare nel vialetto.
-Mi
pare giusto: una Suzuki per Mizuki!!- intervenne Chibiusa, la figlia
di Usagi e Mamoru, facendo ridere tutti. La più contenta
però
dell'arrivo di Haruka era Minako che con il tempo si era molto unita
a lei. A parte Usagi, che era la loro regina, Haruka era diventata
una sua carissima amica, forse anche più di alcune altre
inner che
erano molto prese dalla loro vita lavorativa e privata. Per loro
due invece, avendo da sempre lavorato nel campo della F1 entrambe, la
vita professionale fu motivo d'incontro e di ritrovo continuo.
Quando
la macchina si fermò Haruka esitò nello scendere.
Qualcosa le
diceva che avrebbe fatto meglio a tornarsene a casa. Non stava
presagendo alcuna minaccia eppure avvertì una strana
sensazione,
come se il suo sesto senso stesse suonando un campanellino d'allarme.
Si guardò in giro, ma non vide nulla di strano: di fianco
c'erano
un'Audi e a destra un vaso con una pianta piena di fiori bianchi;
dietro lo spiazzo per il posteggio delle auto era ancora vuoto;
davanti il muro. Arrivando aveva già visto alcune ragazze
qualche
metro più avanti, vicino all'ingresso. Tra loro c'erano
Hotaru e suo marito. -Cosa c'è amore che non va? - le chiese
Mizuki.
Haruka
imputò la strana sensazione al fatto che forse si sentiva a
disagio
con Mizuki. In fin dei conti l'aveva accompagnata fin lì e
lei non
aveva fatto il minimo accenno ad invitarla. Ma d'altronde come
poteva? "Avrei dovuto dirle prima chi sono in realtà. Ora
come
ora resterebbe certamente sconcertata e non capirebbe nulla quando
Usagi e Mamoru vorranno parlare del nostro destino da compiere... Oh,
che casino!! Penserebbe che è uno scherzo o che siamo tutti
matti... O forse che siamo extra terrestri!" ad Haruka
scappò
da ridere per il nervoso: -No, nulla Mizuki! Nulla... Rivedere le mie
amiche tutte insieme mi mette a volte nostalgia.
-Ok-
rispose non del tutto convinta. “Haruka nostalgica?
Mah...”
Scesero
dall'auto in perfetta sincronia, si andarono incontro e Haruka
l'abbracciò: -Grazie per avermi accompagnata- le disse prima
di
chinarsi in avanti e darle un bacio sulla guancia. Haruka aveva preso
una lieve storta al piede qualche giorno prima cadendo dalla moto nel
tentativo di evitare l'auto di un conducente distratto che alla
rotonda non le aveva dato la precedenza che le spettava e il medico
le aveva detto che meno muoveva il piede e più in fretta
sarebbe
tornato a posto. Fu questo il motivo per cui Mizuki aveva insistito
per accompagnarla lei alla cena.
-Grazie
a te per avermi invitata!! - le rispose Mizuki scherzando.
-Dai,
conosci solo Minako e Setsuna, ti annoieresti con le altre. Anche io,
a parte loro due, Hotaru e Usagi, mi annoio con le altre!!
-mentì
poi staccandosi da lei.
-Che
sono solo tre da quel che mi risulta.- Haruka fece un'espressione
come per dire di non fare tanto la polemica. -Ok, ok- disse l'altra
sempre sorridendo e alzando le mani in segno di resa prima di farle
una carezza.
-Ti
chiamo un quarto d'ora prima va bene?
-Sì.
Divertiti!- si raccomandò Mizuki.
Si
stavano allontanando, quando Haruka si pietrificò nel
sentire
pronunciare ad alta voce: -Michiru! - Mizuki non potè non
notare la
reazione della compagna che si mosse lentamente verso la parte da cui era
provenuta la voce. Quando Haruka vide il suo sguardo attonito fisso
su di lei, per la prima volta in vita sua si sentì quasi
svenire.
Dall'altra
parte vicino ad una Toyota bianca la compagna di Michiru si stava
avvicinando alla donna dicendole: -Hai dimenticato il coprispalle. -
Come entrarono nel viale infatti Michiru aveva sentito un brivido
percorrerle la schiena. Per questo le aveva detto: -Che aria fresca
stasera, vero? Dopo mi dai il mio coprispalle, per favore? - Ma ora
aveva capito
che quel brivido non dipendeva dal freddo.
Restarono
un attimo tutte quattro immobili.
-Yoshi,
sii sincero! E' opera di Hotaru questa, vero?- chiese Minako.
-Già...-
le rispose. "Hotaru che sfortuna! L'hai atteso da tanto tempo e
proprio ora che finalmente si sono viste sei al telefono con la
signora Ishikawa!!" I presenti non poterono non assistere
volontariamente alla scena epocale. Tutti erano rimasti a bocca
aperta. Era nota ormai da anni l'intenzione di entrambe di volersi
evitare il più possibile, anche a costo di rinunciare a
vedere la
loro regina per non dover sopportare la presenza l'una dell'altra. E
tutti avevano rinunciato ad una riunione completa. -Usagi,ma... Tu
hai prenotato i posti, quindi lo sapevi che ci sarebbero state tutte
e due?- le chiese Ami.
-A
dire ilvero no, ragazze. Sapete, ha prenotato Mamoru e io ho richiamato
solo per aggiungere un posto. Non mi sono ricordata che anche Michiru
aveva confermato la sua presenza!- si scusò lei con un
grande
sorriso per nascondere l'imbarazzo di tale dimenticanza.
-Ma
una cosa così non puoi scordartela! A saperlo ci portavamo
dietro le
seggiole e i pop corn da casa!!- intervenne Minako che non sentiva
Michiru da un mese a causa dei loro rispettivi impegni di lavoro.
-Parliamo
delle macchine fotografiche allora?- chiese divertita all'idea
Makoto.
-Ihihih.
Usagi sei fortunata che non è ancora arrivata Rei,
altrimenti ti
avrebbe badilata!- scherzò Ami.
-Shhh.
Ora silenzio, voglio assolutamente vedere quelle due sceme delle mie
amiche!- le azzittì Minako.
Fu
Michiru a chiudere la portiera e ad avvicinarsi con passo deciso
verso Haruka e Mizuki, dietro a lei la sua donna a farle da
ombra. Le fissò uno sguardo estremamente severo, ma Haruka
distolse
presto l'attenzione nel vedere di persona la sua nuova compagna:
-Elza Grey... Così alla fine l'hai avuta vinta tu. - Il suo
tono era
leggermente sarcastico, ma suonava anche come il ruggito di un leone
ferito.
-Sono
passati più di trent'anni, ma tu sei sempre uguale Haruka:
continui
a guardarmi con aria di sufficienza, come se tu fossi ad un livello
superiore.
-Tu
invece sei invecchiata tantissimo. Ho molto faticato a riconoscerti-
le rispose Haruka di rimando. -E tu, non avevi una tourneè?
-Una
tournèe? - rispose l'altra senza capire.
-E' chiaro
che ti spia, ma lo fa male e quindi non sa che la tua
tournèe è
finita Domenica scorsa- disse Elza convinta della supposizione appena
fatta.
-Ma
cosa vuoi che la spii?- intervenne Mizuki- Lei ha me, che so
prendermi cura di lei con delicatezza!- Quell'ultima parola
stonò
fin alle sue orecchie, visto come le aveva sbraitato contro. Rivolse
uno sguardo truce prima ad Elza, poi a Michiru e, assumendo
un'espressione più seria, guardò infine Haruka. Fu
solo guardandole che vide lo sguardo intensissimo che stava scorrendo
fra loro.
In
quel momento Hotaru spuntò fuori dall'unico punto in cui il
cellulare prendeva decentemente per dare un veloce consiglio alla mamma
di un suo
piccolo paziente che faticava ad accettare la separazione dei suoi
genitori manifestandolo con gesti aggressivi nei confronti dei
compagni di classe. Rimase letteralmente a bocca aperta nel vedere che le due si erano
già viste e a giudicare dall'espressione, si erano anche
già
parlate.
In
realtà lo sguardo che si stavano scambiando stava
già dicendo
tutto. Da come si erano conosciute, scontrate, unite, amate e
lasciate.
Uno
sguardo poteva dire molto più delle parole. "Le
parole non sono
mai in grado di esprimere le emozioni, è per questo che
spesso
vengono accompagnate dalla musica o dall'arte", aveva detto
Michiru ad Haruka l'ultima volta che si videro ad un suo concerto
ancora innamorate. Haruka l'aveva riempita di complimenti e le aveva
chiesto per l'ennesima volta di svelarle il segreto di suonare
così
divinamente il violino. Michiru le aveva semplicemente risposto: "Ma
non è merito mio. La musica si forma da sola nella mia testa
e a me
spetta solo scriverla e farla esprimere attraverso le mie mani. Le
parole sono limitate, il linguaggio del corpo e della musica invece
sono universali." Ora quella frase stava spiegando anche
il
loro sguardo. Uno sguardo carico di emozioni contrastanti, di
esperienze vissute insieme, di dolori e gioie provati in
lontananza... del perchè della rottura di quella loro unione
che
sembrava la meglio riuscita a tutte. Il loro amore era sognato e
contemplato da tutto il gruppo. Anche se erano due donne erano
entrambe così belle ed unite che molte delle altre ragazze
sognavano
una storia d'amore come la loro al pari di quella tra Usagi e Mamoru.
Ma di colpo si lasciarono. E quello sguardo, relativamente breve,
diceva tutto. Un amore invidiato da molti, bruscamente terminato
senza possibilità di salvezza.
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Capitolo 7 *** Capitolo 6 ***
Finalmente
il capitolo tanto atteso! Cosa ha spinto una delle protagoniste a
lasciare l'altra?
Come
l'altra volta mi preme mettere un avvertimento per coloro che mi
seguono per la prima volta. In questa fanfiction ogni evento narrato
dalla fine della quinta serie è frutto della fantasia
dell'autrice.
I personaggi come quasi tutti sapete sono di Naoko Takeuchi
così
come buona parte di ciò che è accaduto per tutte
le 5 serie di
Sailor Moon (ciò che non è dipeso da lei
è stato variato dagli
adattatori che hanno realizzato l'anime). L'antefatto alla comparsa
ufficiale di Haruka e Michiru, che troverete verso la fine del
capitolo, è di Mario Yamada. La storia, con titolo tradotto in inglese in
“Lady in the
tower”, penso sia il fiore all'occhiello tra tutti i lavori di
quella che per me è la migliore autrice (o autore?) di
doujinshi:
Mario Yamada per Studio Canopus. Non penso di aver violato i
copyright riproponendo in poco più di 20 righe una storia
che mi ha
molto colpito e di cui mi sono subito premurata di rendere merito a
chi ci ha regalato un prezioso missing moment tra le due guerriere.
Anche
stavolta mi sono dilungata moltissimo. Ora posso ringraziare le
persono che stanno seguendo questa fanfiction, quelli che la
recensiscono e quelli che l'hanno inserita tra le seguite, tra le
preferite o tra le ricordate.
Un
grazie speciale lo voglio rivolgere a Urban BlackWolf per l'iniziale
scambio epistolare virtuale e per il supporto successivo quando avevo
problemi con la grafica del testo (ogni tanto li ho ancora, ma nel
giro di una mezz'oretta in genere riesco sempre a risolverli tutti) ;-)
6.
In
quel periodo le cose fra Michiru e Haruka non andavano benissimo. Non
si vedevano quasi mai ed essendo entrambe in giro per il mondo si
sentivano poco. Era già il secondo anno che andava
così e
confidavano nel fatto che il primo anno era passato tranquillamente e
loro due sarebbero state in grado di organizzarsi meglio.
Però stare
lontane tanto tempo, rivedersi solo tre settimane in Estate per il
mese di pausa della Formula 1, due mesi alla fine dei campionati o
delle tournèe, per poi doversi allontanare ancora
così a lungo era estremamente arduo!
Michiru,
che inizialmente si sentiva persa senza sentire costantemente Haruka,
aveva dovuto imparare a tenere la mente occupata in altri pensieri,
in varie distrazioni per non pensarci. In fin dei conti se per Haruka
funzionava perchè non doveva essere così anche
per lei? Fu così
che iniziò a legare con i vari musicisti che incontrava
sulla sua
strada. Capitava spesso che le loro tappe si incrociassero
più volte
e così ne approfittavano per uscire insieme nei momenti
liberi per
andare a visitare le città in cui avevano i concerti o a bere qualcosa al bar parlando
del più
e del meno. Almeno così soffriva meno la solitudine lasciata
dall'assenza di Haruka ed Hotaru. Due musicisti in particolare erano
diventati suoi ottimi amici: i Melville. Li aveva conosciuti durante
una tournèe che l'aveva vista in America per qualche mese.
Erano due
gemelli, si somigliavano molto sia fisicamente che di carattere ed
erano entrambi violinisti come lei. A differenza sua però
erano
entrambi spregiudicati, sebbene i tratti dolci del loro viso e il
delicato suono del violino inducesse a farli sembrare due angeli.
Come se non bastasse s'invaghirono tutti due di Michiru. Per questo
quando la situazione si faceva pesante si allontanava da loro e
appena poteva contattava Haruka, che puntualmente non era
raggiungibile o la salutava frettolosamente dicendo che era molto
impegnata. Così telefonava a Setsuna e Hotaru, ma ovviamente
non
poteva parlare a loro di quel triangolo che si era innescato senza
che lei lo volesse e che, quando i due esageravano, la turbava. Quando
finalmente si sentiva con Haruka, anche per delle ore in tutta pace e
tranquillità, trovava il più delle volte
inopportuno allarmarla per
così poco, per sensazioni ed avvenimenti capitati a volte
anche
giorni addietro!
Così
passarono i primi sette mesi, prima del suo ritorno finalmente in
famiglia con Haruka e Hotaru. Dopo tre mesi però dovette
tornare in
America. Aveva ricevuto la proposta di quello che era considerato tra
i dieci migliori maestri di musica al mondo: il tedesco Bertrand
Hube. Era un contratto di tre anni per suonare con l'orchestra
e come solista. Suonare come solista con lui voleva dire essere
consacrata tra i migliori musicisti. Inoltre, scorrendo i nomi
dell'orchestra vide il nome dei suoi amici Melville. Perciò
accettò
l'offerta di lavoro. Ma l'America era ricca di attrazioni per i
giovani e lei aveva ancora ventisette anni. Fu l'America ad attentare
alla sua seriosità. Da quando era in America aveva cambiato
vita:
era costretta a farlo. Se sei solo e vuoi muoverti in gruppo allora
devi abbandonare assolutamente la solitudine e la troppa
serietà. Fu
così che iniziò ad adeguarsi alla vita di tutti i
giovani della sua
età: le discoteche, le ore piccole fatte in compagnia,
più di un
drink alcolico prima e dopo cena (lei che era solita a gustare solo
vini selezionati in compagnia di Haruka), queste ed altre piccole
trasgressioni a cui solo pochi sapevano dir di no proprio
perchè si
trattava di cose di poco conto, ma che rendevano molto più
allegre
le serate tra amici. Fu lì vittima delle attenzioni forse
troppo
amorevoli della Melville. Lei era la tipica ragazza americana
dell'immaginario collettivo dei giapponesi: alta, magra, con i
capelli ricci e biondi di lunghezza media, occhi azzurri come un
lago, pelle chiara. Al ritorno di Michiru dal Giappone sembrava che
si fosse pure presa seriamente una cotta per lei. La ragazza per
contro cercò di ragionare, ma era difficile. Si
ripetè più volte
che Haruka era l'amore della sua vita, ma questo non l'aiutava
affatto, anzi l'affliggeva ancora di più. Prima di
trasferirsi in
America non si era mai dovuta ripetere di amare Haruka: quello che
provava per lei era una cosa che aveva dentro. Amava farsi
corteggiare tanto quanto ad Haruka piaceva corteggiare. Solo che lei
era talmente femminile che, sebbene si sapesse che era legata ad una
donna, veniva avvicinata prevalentemente dai ragazzi. Per altro tutti
molto belli ed intelligenti. Tuttavia, per quanto le piacesse giocare
con loro, non mise mai in dubbio i suoi sentimenti per Haruka.
Nemmeno in quelle poche occasioni in cui qualche ragazza
intraprendente cercò di farle la corte. Per fortuna, in quel
periodo
di massima crisi, sia lei che Haruka si sarebbero trovate in Italia,
dove Michiru avrebbe fatto tappa per la sua tournée con il
maestro Hube. Haruka aveva già preso un biglietto per
sentirla suonare
e aveva detto di essersi già organizzata nel miglior modo
per passare quattro giorni insieme come ai vecchi tempi, nonostante le
corse.
Quando la fatidica data arrivò Haruka, che era
già nell'autodromo di Monza, telefonò dicendo che
la sua macchina da
corsa aveva avuto un guasto al volante durante le prove libere di
quel giovedì e che non poteva lasciarla perdere nel modo
più
assoluto se voleva vincere il titolo mondiale. Il giorno dopo la
chiamò furiosa perchè nelle prove libere
successive aveva sbagliato
nel prendere un cordolo e, sbandando, non era riuscita a fare
più di
tre giri. Aveva bisogno di riposarsi per dare il massimo il giorno
dopo durante le qualifiche. In tanta rabbia lungo il corso della
telefonata, neanche un po' era dovuta al fatto che ancora non
sarebbero riuscite a vedersi. Era solo dispiaciuta e ancora
più
dispiaciuta nel dover declinare la proposta di Michiru che sentendo
le sue parole le disse che avrebbe potuto prendere il treno per andare
a trovarla (lei quella Domenica avrebbe suonato alla Scala di Milano,
quindi era molto vicina per raggiungerla con il treno),
così sarebbero state insieme, ma il pilota non avrebbe fatto
tardi per andare
a dormire. Sabato le telefonò ancora, esultante per essersi
piazzata
prima nelle qualifiche, ormai con quella pole il titolo mondiale era
suo poichè non avrebbe di sicuro commesso lo stesso errore
del
giorno prima. Ufficiosamente aveva vinto il titolo mondiale, seconda
in classifica c'era la compagna di squadra Minako e la squadra
avrebbe dovuto vincere l'ultimo Gran Premio per guadagnare il titolo
mondiale
dei costruttori. Per questo quelli della sua casa automobilistica
l'avevano praticamente obbligata ad andare a festeggiare tutti
insieme. -Ti prometto che se posso vengo a sentirti domani,
Michiru!-. Non solo Haruka non si fece vedere, ma nemmeno la
chiamò
per tutto il giorno. Le telefonò lunedì sera,
già a casa per vedere
Hotaru; felice per la rimonta si scusò per non essere andata
a
sentirla, promettendo che finito il campionato si sarebbe fatta
perdonare; le chiese come stesse e, appagata del suo “tutto
bene”
palesemente non convinto, la salutò dicendo che era stanca
morta.
Stanca
e sola Michiru iniziò a dubitare dei sentimenti del pilota e
di
conseguenza anche dei suoi. "E'
assurdo di come i miei
sentimenti dipendano dai suoi" si ritrovò a
pensare quel martedì
sera prima di andare ad una cena di compleanno con degli amici che
gli avevano presentato i due Melville. Forse Haruka non la voleva
vedere
perchè non l'amava più. E allora forse la stessa
cosa valeva per
lei. L'amava ancora come prima di partire dal Giappone? Quello che
sentiva era amore o affetto profondo per una persona importante? E
l'euforia che provava ultimamente uscendo con i Melville, con uno dei
due in particolare, cosa era esattamente? Da mesi più i
giorni
passavano, più domande si poneva. Ma era importante
ragionare con la
testa. Non stavano insieme da due mesi, lasciare Haruka per gelosia o
per un flirt, voleva dire sconsacrare tutta la sua vita precedente.
Senza contare che tutto ciò avrebbe avuto delle
ripercussioni su
Hotaru, troppo legata ad entrambe per sopportare la loro separazione.
La ragazzina aveva già sofferto abbastanza l'anno prima con
la
convivenza di Setsuna che lasciò la loro casa per andare a
vivere
con il suo compagno, chissà come avrebbe reagito male a
sapere che la
mamma lasciava il papà per pura gelosia o per un flirt da
nulla per
una straniera!
Andò
avanti per un altro mese quella delicata situazione di precario
equilibrio e di tentennamenti, finchè non vide i
festeggiamenti per la vittoria
ufficiale della Ferrari e dei suoi due piloti. In quell'occasione a
nessuno passò inosservato il bacio che una misteriosa diede
ad
Haruka, dopo aver audacemente scavalcato le transenne che separavano
il pubblico e i team vincitori dai piloti. Ovunque era caccia al suo
nome e scoprire come stavano veramente le cose tra Haruka e Michiru.
"Allora Haruka, era per
questo che non mi hai mai voluta
vedere... Erano tutte scuse. Tu mi tradivi da tempo e ti eri
trascinata quella smorfiosa con te fin in Italia!". Era
davvero
afflitta. A cosa erano valsi tutti quei tentativi per tenersi lontana
dalle tentazioni se poi era proprio Haruka Tenou a mostrarsi
così
tranquillamente a baciare un'altra donna? Ripensò ai
tentativi
cercati fino all'ultimo di salvare la loro relazione, come quello di
andare lei da Haruka quando anche la bionda era in Italia con tutto il
team e ripensò a quanto fossero stati inutili dal momento
che, era
evidente adesso, Haruka non li coglieva perchè aveva
un'altra donna
a cui pensare. Le venne in mente la persona che aveva più
vicina in
quel momento e praticamente ormai priva di vincoli dal pilota
sentì
liberarsi nel cuore quello che aveva represso fino a quel momento. Si
diresse alla villa dei Melville e una volta accolta in casa,
raccontò tutto
quello che era successo, per arrivare infine ad ammettere: -Sai io
penso di non amarla più. Ho aspettato, perchè
stiamo insieme da
quattordici anni e abbiamo anche cresciuto una bambina insieme,
ma...- iniziò a piangere -Dopo quello che ho visto due ore
fa... E'
finita. L'ultima volta aveva scuse continue per non vedermi, poi per un
mese ci siamo sentite sempre di sfuggita e ho sempre
chiamato più io di lei, ora...
-E
perchè sei venuta qui da me?- la interuppe. Michiru, ancora
con le
lacrime agli occhi, guardò stupita la controparte seduta di
fianco a
lei. Non ci fu tempo per rispondere poichè un caldo bacio la
colse
quasi subito dopo. Nonostante avesse pianto fino a quel momento
sentì nascere in lei quel forte desiderio da mesi messo a
tacere e
quasi senza accorgersene, sullo stesso divano bianco sul quale aveva
versato lacrime amare fino a poco prima, si lasciò vincere
in pochi
minuti dalle sensuali tentazioni della ragazza americana.
-Pronto?
-Haruka
stavi dormendo?
-Sì,
mi sono addormentata sul divano davanti alla tv. Sono state due
settimane così impegnative tra festeggiamenti, interviste ed
eventi
in Italia e in Giappone a cui sono stata costretta a partecipare!
–
rispose di ottimo umore a Michiru con la voce ancora roca per il
sonno appena interrotto.
-Tutto
bene?
-Alla
grande, non hai visto? Sono campione del mondo!!! Ho promesso ad
Hotaru che per festeggiare ti verremo a trovare tra due settimane,
per davvero stavolta! Era così felice all'idea di riunirci
tutti
quanti!- sorrise pensando alla figlia che, dopo l'ultimo Gran Premio
giocato in casa, a Suzuka, era riuscita a vedere per la prima volta
solo il giorno prima.
Nel
breve tempo di silenzio in cui Haruka si perse a pensare ad Hotaru,
Michiru invece si perse nel constatare che erano passate due
settimane da quella Domenica di fine campionato, era la prima volta
che si sentivano e Haruka era in forma smagliante. -E' quella ragazza
a metterti di buon umore dopo tanto tempo?- non perse tempo per
colpirla nel segno.
-Chi?
Hotaru?- domandò Haruka con voce perplessa.
-Mi
riferisco a quella che ti ha baciata dopo la vittoria!
- Come
dici, scusa?
-Non
fare la finta tonta! Ti ha visto quasi tutto il mondo munito di un
televisore e di carta stampata!!
-Ah,
quella ragazza!! Ti assicuro che non so nemmeno chi sia, è
saltata
fuori dal nulla giusto per complimentarsi con me!-
continuò
ridacchiando, quasi vantandosi di essere stata baciata da una
sconosciuta.
-Haruka
tu flirti sempre con tutte le belle ragazze che vedi come se non
fossi già impegnata con me; non mi telefoni mai; addirittura
hai
fatto saltare i quattro giorni che avevamo programmato di passare
insieme; ma ora che mi tradisci fisicamente con un'altra, questo non
lo tollero affatto! - il tono di Michiru era furibondo.
-Michiru
ti assicuro che per me ci sei solo tu. Quella ragazza, che dev'essere
italiana, è spuntata fuori all'improvviso e solo dopo avermi
baciata
mi ha detto di chiamarsi...
-Fatto
sta che tu non ti sei affatto tirata indietro a quel bacio! - la
interruppe l'altra minimamente interessata a sapere il nome
dell'altra donna.
-Ero
felice, Michiru! Ero confusa per la gioia e ho agito senza pensare.
-E,
calcolando che questo è il tuo quinto titolo mondiale,
quante altre
volte sei stata felice- pronunciò con
enfasi l'aggettivo ed
imitando il tono dell'altra- lontana dai riflettori?
-Ma
che cosa stai dicendo? E' stata l'unica volta che è successa
una
cosa simile. Avrei dovuto ragionare lo so, ma tu sai che io sono
impulsiva!
-Non
cercare di giustificarti in questo modo. Io non ne posso più
di
questa relazione che non c'è più!!
-Non
c'è più... siamo solo distanti, ma è
soltanto una situazione
provvisoria- borbottò l'altra avendo ben presente che finito
quel
contratto Michiru sarebbe tornata in Giappone.
-Avanti
Haruka non negare l'evidente: da quanto tempo ci comportiamo come due
conoscenti? Non è così che si manda avanti una
relazione seria e lo
sai benissimo anche tu!! Anzi, colgo l'occasione per dirlo adesso:
è
finita!
-Per
un bacio innocente?- chiese preoccupata.
-Innocente?
Che spudorata!! - Da lì partì una scenata di
gelosia vera e
propria; un rinfacciarsi di sacrifici e sopportazioni; scenate a tono
sempre più alto; incomprensioni da parte di Haruka o di
Michiru.
Dopo circa due ore Haruka capì che non c'era verso per
convincere
Michiru da quella decisione scellerata per lei, tanto quanto Michiru
aveva capito che invece i profondi sentimenti di Haruka non erano
cambiati in nulla. Quel bacio era stato davvero l'unica svista della
donna in quattordici anni di fidanzamento.
Lei
però doveva
lasciarla. In fin dei conti la loro relazione era diventata
inesistente e lei non poteva andare avanti con Haruka come se non ci
fosse un'altra persona che suppliva alla carenza di gesti, parole e
attenzioni di Haruka. L'aveva capito solo in quelle tre settimane di
come non potevano più bastarle i pochi tempi passati insieme
a lei.
-Mi spiace, ma il fatto è che... Io ho conosciuto Helena-
guardò
fuori dalla grande vetrata del suo appartamento al cinquantesimo
piano di un grattacielo e vide che pioveva a dirotto.
-Lo
so che sei amica con Helena e suo fratello. Cosa c'entra questo
adesso?- le rispose l'altra irritata.
-C'entra.
Vedi... Il fatto è che sono cambiate un po' di cose...-
dovette
farsi molto coraggio, cercando di calibrare le parole- Vedi... Nick
è
ancora mio amico...
Dall'altra
parte non provenì alcun suono. Dopo secondi interminabili in
cui
Michiru temette di aver perso la linea sentì: -Quindi sei tu
ad
avermi tradita...- Seguirono altri secondi di pausa in cui lei non
seppe cosa dire e che reazione aspettarsi da parte del pilota. - Non
ci posso credere...- con lo stesso fiato corto di prima. -Stiamo
insieme da quattordici anni, non puoi non amarmi più,
così
improvvisamente poi! ... Sei arrabbiata e confusa è ovvio.
Non ci
sono altre spiegazioni.- Provò a farla ragionare, ma dopo
mezz'ora
la voce di Michiru era scocciata: - Insomma. Senti, mi dispiace,
davvero, ma ora c'è lei ed è appena entrata in
casa, va bene? Non
farmi dire cose di cui potrei pentirmi.- Con quella frase non c'erano
più dubbi. "Se è entrata senza suonare,
vuol dire che ha le
chiavi dell'appartamento di Michiru..." riuscì
solo a
formulare il pilota.
Haruka,
l'impassibile Haruka, non riuscì a trattenere totalmente il
pianto.
Per Michiru fu dolorosissimo e imbarazzantissimo: avrebbe voluto
consolarla, ma come poteva? Era lei la causa della sua sofferenza!
Dopo un lunghissimo minuto sentì Haruka prendere un gran
respiro e
con voce malferma dirle: -Non ne voglio più parlare adesso-
e così
dicendo chiuse la conversazione senza aspettare risposte dal parte
sua.
Quando
Michiru mise giù il telefono le scesero diverse lacrime
lungo il
viso. Aveva ventotto anni e passò esattamente la
metà della sua
vita con Haruka. Prima di lei non c'era stato nessun'altro o
nessun'altra. Inoltre ferire Haruka era l'ultima cosa che voleva, ma
ormai quello che era stato fatto con Helena era stato fatto e, in una
situazione di quel tipo, Michiru non aveva visto alternative, se non
mettere la parola “fine” ad una storia che, per
lei, sul piano
pratico, alla fine ci era arrivata da tempo.
* * *
Haruka
e Michiru non si parlarono più dall'ultima volta che Michiru
era
stata in casa loro a portare via tutte le sue cose che erano rimaste
lì a Tokyo. La causa del loro allontanamento fu dovuto ad
Haruka che
non volle più sentire parlare di quello che era successo in
America.
Non accettava l'idea che la sua donna l'avesse tradita. Tuttavia per
tutto il tempo in cui Michiru fece la spola tra un vecchio
appartamento di sua proprietà dai tempi delle medie e la
villa che
ora era rimasta solo di Haruka e Hotaru, la supplicò di non
partire.
Quando Michiru finì di riempire i suoi ultimi due bagagli,
li portò
dalla camera da letto all'ingresso, ma prima di andare via
provò
ancora una volta a raccontare al pilota esattamente cosa era successo
nel tempo del suo soggiorno temporaneo nell'estremo occidente e
provò
a spiegarle con calma di come si era sentita trascurata da lei e di
come questo le fece capire che ormai il loro rapporto era diventato
inesistente. Haruka però, ancora una volta, si
rifiutò di
ascoltarla. -Sì, sì lo so... Come sempre
è colpa mia.
-Ma
non è così. Haruka ci tengo che tu sappia cosa
è successo e perchè
l'ho fatto.
-Non
me ne frega niente di come è avvenuto il tuo tradimento!!
Cazzo,
Michiru!- sbottò a quel punto lei- Voglio ricordarti che in
uno
scontro con Eudal hai dato la tua vita per me ed io ti ho seguita
subito dopo! Ma tu non vuoi dirmi che forse sei confusa, no, vuoi
parlarmi del perchè mi hai tradita! Io vorrei perdonarti, ma
tu ti
ostini con spiegazioni sulla tua vita lontana da me che mi rendono
difficile riuscire a farlo.
-Lo
sforzo per restare almeno amiche è minore che per
riaccettare una ex
che ti ha tradito- cercando così di riproporle velatamente
un
rapporto d'amicizia- Haruka, io ti voglio davvero molto bene e non mi
pento minimamente del sacrificio compiuto per salvarti la vita
all'epoca, ma forse è davvero questo il nostro destino...
D'altronde... Se tu hai baciato quella morettina ci sarà un
perchè!-
non riuscì a trattenere quella che comunque per lei restava
una
spina. Un dubbio costante a cui però alla fine non riusciva
a darsi
altre risposte: “Se non avesse baciato quella
ragazza forse io
non l'avrei mai tradita... E avremmo finto ancora per un altro anno
di stare insieme”. Haruka si adirò:
-Sì, fai pure l'offesa
dopo essere stata a letto con quella e non aver avuto le palle
per aspettare due settimane e dirmelo in faccia che mi volevi
lasciare perchè ti eri “innamorata”- con
tono beffardo -di
quella bastarda!
-Ah,
sì? Così sarebbe Helena la bastarda? E' vero, mi
ha
corteggiata da tempo pur sapendo che ero già impegnata, ma
la colpa è solo
tua. Tua e del tuo egocentrismo! Eri talmente assente, così
immersa
in quelle gare del cavolo che non ti sei nemmeno accorta che la
nostra relazione stava andando completamente a rotoli. I tuoi unici
problemi ed interessi ormai erano diventate le macchine e il team.
Sei stata tu a spingermi tra le sue braccia!
-E
anche tra le sue gambe?- le chiese Haruka con un tono di voce carico
d'ira, di dolore e di frustrazione, affondando ancora il dito nella
coscienza che Michiru per prima sentiva sporca e nelle sue stesse
ferite ancora fresche. Seguì a quel punto un altro furioso
litigio e
poi Michiru sbattè la porta alle sue spalle stanca delle
reazioni di
Haruka che si ostinava a volerla indietro, ma al tempo stesso a non
voler capire quello che aveva provato lontana da lei. "Mi
mancherà il Giappone, le mie amiche, il contatto quotidiano
con mia
figlia... e casa nostra" pensò sul taxi e, ancora
una volta, Dietro gli occhiali da sole, qualche lacrima le rigò
il viso.
Michiru,
che aveva aprofittato dei mesi di pausa stabiliti prima dell'inizio
del terzo e ultimo anno di tournée con Hube, rimase in
Giappone per
un mese prima di partire ancora per New York. Aveva dato una svolta
netta a tutti i suoi piani e aveva deciso in quell'ultimo periodo che
si sarebbe trasferita definitivamente in America, ma prima di andare
via volle parlare con Hotaru. La ragazzina aveva diciasette anni e fu
sconvolta dagli avvenimenti di quegli ultimi due mesi, ma lei ci
teneva a mantenere un buon rapporto con sua figlia. Così,
radunando
tutta la calma che aveva a disposizione cercò di spiegarle a
grandi
linee del perchè aveva preso quella decisione e
tentò di farle
capire che le colpe non erano solo sue, ma stavano nel mezzo. Hotaru
ascoltò tutto con attenzione, ma non riusciva ad accettare
questo
stravolgimento della sua vita e siccome comunque era stata Michiru a
tradire Haruka, quando Michiru le chiese se voleva andare a vivere
con lei a New York lei si rifiutò vigorosamente:
-Così il papà non
riuscirebbe a superare l'accaduto! Prima la lasci tu e dopo pure io,
dopo che negli ultimi due anni si è fatta in quattro per
essere
sempre presente con me nonostante sia sempre in giro per le gare!-
Michiru ci restò abbastanza male, ma aveva già
messo in calcolo
questa possibilità: Hotaru aveva sempre detto, fin da
bambina, che
se fosse stata Haruka a tradire Michiru lei sarebbe rimasta con la
mamma, viceversa se fosse stata Michiru a tradire Haruka lei sarebbe
stata con il papà e se si fossero lasciate di comune accordo
allora
sarebbe stata con una e con l'altra. Perciò mestamente si
stabilì
definitivamente a New York con Helena, sperando che il risentimento
che anche Hotaru in quel periodo provava nei suoi confronti con il
tempo andasse via, cosa che accadde tre anni dopo, quando Hotaru
sembrò aver accettato definitivamente la loro separazione.
Con
Helena invece tutto sembrava andare per il meglio, avevano tantissimi
interessi in comune ed Helena, che era rimasta la solita festaiola,
per lei mise finalmente la testa a posto, dando una regolata a quelle
trasgressioni che Michiru aveva dovuto accettare negli anni passati,
ma che non aveva mai condiviso. Passò degli anni bellissimi
con lei,
ma tre anni dopo il fratello Nick morì in auto. La causa fu
la guida
in un eccessivo stato di ebbrezza: era sera e lui e un suo amico
stavano gareggiando con le loro utilitarie in una stradina deserta di
montagna, dove l'amico di Nick l'aveva ospitato per una settimana.
L'improvviso arrivo di un camion sulla corsia opposta occupata da
Nick per superare l'altra vettura gli fu fatale: frenò di
colpo
cercando di girare il volante a destra, ma la macchina slittando
sbandò prima contro la parete della motagna, tagliando la
strada
all'amico che lo tamponò e poi sfondò un guard
rail precipitando in
un burrone. La scientifica non sapeva dire se fosse morto sul colpo
quando andò a sbattere contro le rocce della montagna o
nell'impatto
con il fondo del burrone. Di certo restava che aveva solo
trentun'anni e che lui morì, mentre il camionista si
salvò e pure
il suo amico uscì da quella tragica esperienza con solo il
collare
per il colpo al collo ricevuto durante l'urto.
Da
quel momento vivere con Helena divenne impossibile: era diventata
intrattabile ed era sempre depressa. Aveva iniziato ad aver paura di
ogni spostamento e aveva anche smesso di suonare il violino,
preferendogli l'alcool e se non piangeva l'aggrediva anche con parole
pesanti. Si stava consumando nel suo dolore, lasciando che l'alcool e
le droghe leggere le portassero via anche la bellezza, l'unica cosa
che le era rimasta di una volta. Fu per questo che dopo quattro anni
di fidanzamento Michiru la lasciò, con ripercussioni quasi
da
stalking nei quattro mesi sucessivi. Aveva dovuto staccare il telefono
della nuova abitazione in cui si era trasferita perchè in
qualche modo Helena era riuscita a sapere quale
fosse il suo numero e questo la portò a dover usare
esclusivamente il cellulare per restare in contatto
con la gente senza usare il telefono fisso. Spesso di notte la
sentiva davanti alla nuova villa ad inveire contro lei, urlandole che
era una troia e che non era stata capace di starle accanto nel
momento del bisogno. Altre volte la trovava davanti agli studios
presso cui stava registrando il suo nuovo cd che la supplicava,
biascicando, di tornare con lei perchè l'amava ancora tanto.
Tutte le volte riuscì a mantenere la calma dicendole che lei
aveva
provato a starle vicino e di aver tentato di aiutarla per un anno, ma
che la situazione invece di migliorare peggiorava sempre di
più e
lei non riusciva più a reggere una situazione di quel
genere.
Soprattutto da quando trovò la prima bustina di cocaina. Non
aveva
alcuna intenzione di andare in prigione per qualcosa che non aveva
mai fatto in vita sua. Spesso poi le suggeriva di andare in un centro
di recupero perchè così non sarebbe andata avanti
e tutte le volte
la sentiva imprecare ancora di più contro lei, contro la
vita e
contro tutti. Dopo quattro mesi, con sollievo, smise di trovarsela
dappertutto.
Nell'anno
precedente alla sua storia con una talent scout di basso livello,
pensando ad Helena le fu inevitabile pensare che per stare con lei
dovette lasciare Haruka. Il problema alla base era se forse aveva
davvero sbagliato così tanto con lei. Le tornarono i
rimorsi, ma
alla fine si convinse che non era del tutto colpa sua. Non era facile
gestire all'improvviso una relazione a distanza con chi eri abituato
a vedere dal mattino alla sera dall'età di sedici anni,
condividendo
tutto insieme e, nelle occasioni in cui si era lontane, non vedere
l'ora di essere a casa per poter stare di nuovo abbracciati sul
divano. Era già stato tanto che la loro storia resistette
per due
anni in lontananza. Sei, se si contavano anche gli anni in cui Haruka
aveva iniziato a correre seriamente con le monoposto nei vari circuiti
del mondo. "Però io... Come ho potuto? Quattro
anni
con Helena non hanno cancellato, ne' raggiunto l'amore che sentivo
per Haruka!!" Ma l'orgoglio era troppo forte per tornare a
parlarne con lei, sebbene la tentazione fosse forte. Tutte le volte
che componeva il suo numero non aveva il coraggio di avviare la
telefonata. "Se non mi
fossi mai trasferita qua, staremmo ancora
insieme?" e alla fine, qualunque fosse la risposta del
momento,
il coraggio di dire: -Forse provo ancora qualcosa di forte
per te perchè io ho sbagliato- veniva sempre a meno.
In
quell'arco di tempo conobbe parecchie persone. Com'era sua
consuetudine lasciò che sia ragazzi che ragazze flirtassero
con lei,
a volte si lasciava anche in maliziosi giochi di seduzione, ma come
era suo solito fare si divertiva poi a lasciare i ragazzi a bocca
asciutta, mentre con le ragazze non si spinse mai oltre al bacio.
Questo finchè non conobbe Fuka Fukui, che la
lasciò dopo un anno
per uno dei suoi "talenti". A Michiru diede più fastidio
il fatto di essere stata scaricata per un uomo che non per il fatto
stesso di essere stata lasciata. Anzi, non sentì nessun
dolore
quando Fuka la lasciò. Soffrì di più
quando lasciò Helena, per
non parlare di quando lo fece con Haruka. Ora lo sapeva, ne era
certa: era lei la donna della sua vita e lei molto stupidamente e
vilmente l'aveva lasciata e per orgoglio personale non provò
a
rimettersi mai più in contatto con lei.
Passarono
altri quattro anni tra poche e brevi storielle non ufficiali talmente
di poco conto da non essere mai andate oltre ai baci, prima di
scoprire che si era trasferita a New York l'ex campionessa giapponese
di corsa ad ostacoli Elza Grey, il suo primo amore. Effettivamente le
due si erano conosciute a quattordici anni, a metà anno
scolastico
della seconda media. All'epoca Michiru non aveva nessun'amica, solo
molti fan che si erano arresi all'idea che fosse inavvicinabile.
Invece Elza non si diede mai per vinta: pur avendo altre amiche,
continuava a cercarla. La ragazza di origini per metà
brasiliane era
strana e cordiale. A poco a poco diventarono grandi amiche e tra loro
s'instaurò un feeling e una complicità che non
era quella che può
nascere tra due amiche o due sorelle. Erano spesso insieme, ma in
disparte, lontane dalla gente che non capiva e non s'impegnava a
capire la natura solitaria di Michiru. Verso la fine dell'anno
scolastico erano quasi diventate una coppia fissa, sebbene nessuno
sospettasse ciò che le legava e tra loro non fosse ancora
successo
nulla di speciale. Era chiaro ad entrambe però che sarebbe
stata
questione di poco tempo. Senonchè nell'assistere Elza in una
delle
sue corse, Michiru sentì la folla in esibilio continuare a
pronunciare il nome di un giovane dall'aria familiare. Quando Elza le
disse che sebbene di primo impatto potesse sembrare un maschio, in
realtà Haruka Tenou era una ragazza per forza di cose,
capì. Mentre
Elza scendeva in campo guardò Haruka e riconobbe in lei la
guerriera
dei venti Sailor Uranus. La sua velocità nel correre era una
conferma alle sue supposizioni. Bastò un'estate per
innamorarsi
perdutamente di lei e allontanare Elza dal suo cuore. Haruka aveva
vinto contro Elza nello sport e in amore.
Ora
il pilota però non era più con lei, per colpa
sua, e lei era curiosa
di incontrare Elza. Entrambe single ripresero a frequentarsi, ma il
matrimonio di Hotaru si presentò a Michiru come un'occasione
per
cercare di convincere Haruka a tornare insieme, a farle capire di
come si sentiva ancora legata a lei, di aver capito da tempo l'errore
commesso e di essere cambiata. Haruka stava già con
un'altra, ma era
certa che quell'altra donna non avrebbe mai provato quello che
sentì
lei quando stavano insieme e così, partì. In
viaggio fu tesa un po'
per la sua Hotaru che ormai era diventata una donna adulta anche lei
e tesa per l'inevitabile incontro con Haruka.
Vi
lascio il link per (ri)leggere il missing moment di Mario Yamada, Tou
no Naka no Himegimi. E' l'unica pagina in cui è possibile
leggere i tre volumetti, con spiegazione delle tavole in inglese. Chi
non l'ha letto, deve assolutamente farlo!! XD
http://www.yurisuki.net/tou.html
|
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Capitolo 8 *** Capitolo 7 ***
Buon pomeriggio! Dopo l'ampio capitolo dedicato quasi esclusivamente a Michiru, ora
vi propongo il corrispettivo capitolo introspettivo di Haruka. Per la
gioia di Fenris anche più descrittivo del precedente! :-P
Anche
in questo capitolo, ho voluto dare maggior spazio alla figura di
Hotaru, provare ad immaginare a grandi linee come possa aver reagito
una ragazza adolescente alla separazione dei genitori (nella mia
famiglia i miei sono come i genitori di Yoshi. Ricordate? Hotaru: -I
tuoi vanno ancora d'amore e d'accordo.- Yoshi: -D'accordo
sì,
d'amore un po' meno- ! XD)
Come sempre ringrazio quelli che
leggono la mia storia, quelli che la recensiscono, chi l'ha inserita
tra le seguite, chi tra le preferite e coloro che l'hanno salvata tra
le ricordate.
Stavolta
il mio grazie speciale va a Fenris per il suggerimento di aumentare
lo spazio tra le righe :-)
Buon fine settimana a tutti! ;-)
P.S: in
questo capitolo troverete la variante del cognome di Haruka. Da tempo
infatti si sa che il suo cognome scritto con i caratteri del nostro
alfabeto si può scrivere sia Tenou, sia Teno'u (se non erro) che
Tenoh. Ero convinta di aver sempre scelto la prima variante, ma mi sono
accorta che in realtà, altrove ho usato la terza opzione e
riguardando ieri l'episodio 106, "Le due guerriere", ho visto che nella
tuta da corsa indossata da Haruka sulla schiena compare il suo nome
scritto con l' "h", pertanto da qui in avanti userò il
cognome ufficializzato nell'anime ^^.
7.
Da
quando Haruka entrò a far parte dei piloti professionisti
della F1,
il suo obbiettivo cambiò: non doveva più entrare
a far parte dei circa venti migliori piloti della categoria Formula, ma
vincere per
confermare il suo posto. Ottenuta la prima vittoria di un Gran
Premio, l'obbiettivo cambiò nuovamente: doveva mantenere il
podio
per passare ad una scuderia migliore. Per questo motivo quando
Michiru le disse che si sarebbe trasferita in America per tre anni, la cosa non la toccò più di tanto. Anzi,
quasi la rallegrò: "Siamo
proprio uguali. Ambiziose allo stesso modo". La lasciò
partire
e solo inizialmente ne sentì la mancanza. La figlia, la
coinquilina
e il lavoro però la portarono ben presto a sentire poco la
sua
mancanza. Anche perchè comunque i mezzi di comunicazione non
mancavano. Anzi, più il tempo passava e più gli
informatici
inventavano marchingegni più evoluti e avvenieristici per
accorciare le distanze fra le persone. Si sentiva
sola quando Hotaru andava a trovare Michiru con Setsuna senza di lei.
Allora tornare la sera in quella casa vuota le dava molta tristezza.
Però... -C'è chi si ubriaca di vino e chi di
motori!- era il suo
motto e anche la risposta che dava ai giornalisti quando si
intromettevano nella sua vita privata chiedendole come riusciva a
gestire la relazione a distanza con la violinista. E le macchine
finirono davvero per assorbirla completamente, senza che lei se ne
accorgesse. In fin dei conti lei aveva una donna che l'amava
profondamente e una figlia che l'adorava. Sul campo privato aveva
ottenuto anche più di ciò che avesse sperato,
visto che mai
avrebbe immaginato di poter crescere una bambina con Michiru. Certo,
l'idea di diventare genitore a diciotto anni inizialmente l'aveva un
po' spaventata e prendersi cura di una bambina le aveva stravolto la
vita, ma fu anche grata a Setsuna per aver portato con loro Hotaru
che era il dono più grande che la vita potesse farle. Ma sul
piano
del lavoro, la fortuna doveva riconquistarla tutte le volte che
scendeva dal podio. Quindi era su quella che doveva puntare tutte le
proprie energie. Inoltre la vita del pilota era tutt'altro che
tranquilla: era sempre in giro per il mondo nei vari circuiti in cui
si disputavano le gare di Formula 1; spesso doveva presenziare nelle
nazioni che avevano dato i natali al marchio della macchina per cui
correva per un evento della scuderia piuttosto che in un altro; ad
ogni fine mondiale veniva sballotata da una festa ad un altra dal
momento che fin da subito si era dimostrata una promessa; poi c'erano
le interviste, gli incontri con il fisioterapista e diversi incontri
con il team anche durante il periodo di pausa per provare le
monoposto rivisitate dagli ingegneri. In mezzo a tutto questo lei
cercava sempre di ritornare a casa al massimo ogni due settimane per
vedere Hotaru. E inclundendo pure tutto ciò cercava sempre
di
ritagliarsi anche del tempo per scrivere delle lettere a Michiru.
Erano entrambe estremamente impegnate, i fusi orari cambiavano ogni
volta che si spostavano per una gara o per un'altra tappa della
tournée della violinista e spesso il loro tempo libero non
coincideva quindi le telefonate si fecero più rade. Per
questo un giorno, a un anno dal trasferimento di Michiru in America,
tornando a casa da un Gran Premio Haruka trovò una lettera
da parte
della violinista. Pensierosa aprì la lettera non capendo
come mai le
avesse inviato una lettera e lesse così che Michiru le aveva
scritto
solo per dirle che le mancava. Aveva sì Nick, Helena ed
altri alcuni
conoscenti che le facevano molta compagnia portandola in giro per New
York o le altre città in cui andavano a suonare, ma che
niente colmava il
vuoto che le lasciava la sua assenza. Inoltre le chiedeva sue
novità
perchè ultimamente al telefono si sentivano poco e quasi
sempre di
fretta e lei voleva sapere come stava, cosa faceva intanto che non si
vedevano e di raccontarle anche lei le sue esperienze. Nella busta aveva inserito una
cartolina
indirizzata anche ad Hotaru e Setsuna.
Haruka si
intenerì leggendo quella lettera e decise così di
risponderle. A
quella lettera ne seguirono molte altre che tentavano di colmare quel
vuoto che si era creato e che era molto più difficile da
sopportare
di quanto le due avessero immaginato. L'ultimo anno però gli
impegni
si fecero così numerosi che Haruka riusciva a spedire le sue
risposte con una cadenza quasi trimestrale. Le mancava Michiru, ma
aveva così
tante cose da fare che non riusciva quasi più a trovare del
tempo
libero, e quel poco tempo libero che si costringeva a ritagliare lo
trovava per stare con Hotaru. Anche parlare al telefono ultimamente
era diventato quasi stressante per lei. Quando la chiamavano sperava
sempre che fosse Michiru solo per sentire la sua voce, sapere come
stava e sentirle dire quel: -Mi manchi- che spesso tra loro
sostituiva un “Ti amo” che faticavano tanto a
dirsi. Le sarebbe
bastato quello e invece Michiru ultimamente era sempre più
nervosa e
pessimista. Lei aveva voglia di distrarsi non di sentire anche i suoi
di problemi di lavoro o della vita quotidiana. Era questo che le
faceva apparire ultimamente molto stressanti le telefonate con
Michiru e fu per questo che nell'ultimo anno, con il peso delle
aspettative che tutto il team e i tifosi le caricavano sulle sue
spalle, iniziò a tagliare corto quando sentiva che lei aveva
dei
problemi al lavoro o con i suoi amici. Che poi erano sempre gli stessi,
Nick ed Helena più qualche conoscente, ma Michiru continuava
a dire
che, chiudendo gli occhi su alcuni loro eccessi, erano simpatici e
non voleva perdere la loro amicizia. Lei non capiva perchè
continuava a vederli se certe volte la infastidivano tanto, ma se a
Michiru stava bene così, sapendo come erano fatti, non era
il caso
di farne una tragedia. Per loro era sempre stato tutto o bianco o
nero: seguire le loro passioni o sacrificare i loro sogni a favore
della loro missione; uccidere Hotaru quando ancora era posseduta
dal Faraone 90 o arrendersi allo sterminio dell'umanità; o
scoprire
il vero scopo delle Star Lights o combattere contro di loro.
Perciò
per lei era semplice: o accettava i suoi amici così come
erano o
tagliava corto con loro. Se Michiru continuava a vederli non poteva
quindi poi lamentarsi di come erano fatti.
Al
quinto campionato vinto consecutivamente, fu festa grande
già prima
che scendesse dal suo veicolo. Mai prima di Haruka e Minako un pilota
giapponese era salito sul podio della Formula Uno. Mai prima di
allora era stato portato un titolo mondiale a rendere onore alla
terra del Sol Levante. Era ovvio quindi che le due ragazze fossero
viste come due idoli dalla Nazione che vedeva abbattere con loro due
barriere che fino al loro arrivo erano sembrate insfondabili: due
donne in Formula 1, tante vittorie nello sport delle auto da corsa per
il Giappone. Per
rendere la cosa ancora più ecclatante, Haruka quando
salì sul podio
per l'ultima volta di quella stagione, si slacciò la tuta da
corsa
mostrando una maglietta con la bandiera del Giappone e dentro il
cerchio rosso un cavallino rampante nero. Il titolo riempì
di gioia
anche i cuori di tutti tifosi della Ferrari e della scuderia stessa che
con la collaborazione dei suoi due piloti si impegnava per vincere il
titolo costruttori; la maglietta accese l'orgoglio di tutti i suoi
connazionali appassionati di Formula Uno. Quando scese, tutti le
andarono incontro e l'abbracciarono forte. I ragazzi la inneggiavano,
le ragazze gridavano il suo nome e tutti si sarebbero accontentati di
una stretta di mano. Tutti tranne una che con un'agilità non
indifferente saltò le transenne e precipitandosi al suo
collo la
baciò. Era così fuori di se' dalla gioia che
ricambiò il suo
bacio. Ma non diede peso alla cosa, tanto da ricordare solo di
sfuggita il nome che era riuscita a dirle prima di essere allontanata
dallo staff. Si diresse felice verso il podio per brindare con lo
champagne. Non sapeva che tutta la smania che l'aveva accompagnata
fino ad allora l'avrebbe portata alla gioia finale. Senza rendersi
conto stava camminando verso quello che in seguito avrebbe definito
"il patibolo". Quel podio... tutte le volte sucessive
l'avrebbe visto come oggetto traditore dei suoi sogni. Se solo
pensava che quel giorno, mentre lei sul palco stava mostrando la
coppa d'oro dedicandola al suo team e ai tifosi che la appoggiavano
sempre, Michiru stava decidendo di lasciarsi alle braccia di
un'altra... Era l'ultimo giorno felice della sua vita e lei nemmeno lo
sapeva. Lei, che in Italia dove era stata
invitata per festeggiare con tutto il team della squadra di
Maranello, appena aveva potuto si era precipitata per andare a prendere
i biglietti per lei
e per Hotaru sicura di fare una sorpresa gradita alla ragazza, ma
soprattutto a Michiru visto che l'ultima volta non era riuscita ad
andare a trovarla. Rivide Hotaru per la prima volta solo il giorno
prima che Michiru la lasciasse. La figlia era contentissima per la
sua grande vittoria e quando vide i biglietti di andata per raggiungere
Michiru iniziò a saltellare di gioia dallo sbarco in cui era
arrivata Haruka fino alla macchina di Setsuna che era andata a
prenderla all'aeroporto. Fece metà tragitto canticchiando
allegramente ad alta voce, finchè Setsuna non le chiese di
abbassare
la voce perchè non riusciva nemmeno a parlare con Haruka. Di
certo
non avrebbe mai immaginato che quando avrebbe chiuso la prima
telefonata con Michiru dal suo rientro il mondo e il tempo per lei
si sarebbero fermati. Per non parlare di quando Michiru
tornò per
portare via la sua roba e per dichiarare che si sarebbe trasferita
per sempre in America. Una notizia che le trafisse il cuore come una
pugnalata e ad ogni vestito o oggetto messo nelle valigie e borsoni,
conferma della certezza di quella decisione, quel pugnale continuava
a colpire il suo cuore con forza. A nulla servirono i tentativi per
farla tornare sui suoi passi. Servirono solo a far scaturire un'altra
lite e ad allontanare Michiru per sempre.
Eppure
per quattro anni Haruka continuò a sperare in un ritorno di
Michiru.
La prima settimana passò le notti in bianco alternando i
pianti
soffocati a brevi pause di sonno in cui sognava Michiru, eterea come
sempre, che le faceva notare tutti gli sbagli commessi nei suoi
confronti. Haruka non sapeva darsi pace. La sua fiducia totale era
stata ferita. Lei
era stata ferita per una troia stronza! Una stronza... che
però
doveva avere qualcosa in più di lei. Qualcosa di talmente
speciale
da oscurarla completamente, da portarle via chi disse che senza lei
non avrebbe saputo come fare a vivere; chi sacrificò la
propria vita
in passato pur di salvare la sua; chi disse che le bastavano le sue
mani esperte su di sè per non sentire quasi più
il vuoto che
lasciava il suo "non essere brava a parole". Ma che cosa
poteva avere toccato l'animo sensibile e profondo di Michiru?
Perchè
Michiru sapeva essere sensuale, maliziosa, provocante e passionale, ma
non era certo il tipo di persona che si dava senza amore e
all'istante. Lei lo sapeva bene: l'aveva provato in prima persona
quando si erano appena messe insieme e Michiru, complice il pretesto
che la loro missione veniva prima di tutto, le metteva sempre le mani
al loro posto per paura di correre troppo... "Ma
allora cos'avrà mai quella donna? E come ho fatto io a non
accorgermi di quello che stava succedendo??"
Piano piano riuscì a tornare a dormire per delle ore filate,
ma
aveva sempre il sonno disturbato e ogni volta che si svegliava era un
dolore non trovare Michiru pronta a sussurarle all'orecchio cercando
di rassicurarla quando non riusciva a dormire bene. Sapere che se il
telefono non squillava non era perchè Michiru era impegnata,
ma
perchè probabilmente nemmeno la pensava, presa completamente
dalla sua
nuova compagna e dalla sua nuova vita. Spesso si trovò ad
imprecare
contro quell'americana o a imprecare contro se'stessa. Era vero:
aveva messo le macchine, i colleghi del lavoro e i campionati
davanti alla sua anima. "E'
per questo che non me ne sono accorta",
si ripeteva di tanto in tanto in lacrime silenziose.
Ogni
mattina, quando si sciaquava la faccia, guardava allo specchio le
occhiaie e si ripeteva sempre: "Forza
Haruka, hai affrontato tante battaglie ben più difficili. Ce
la
farai ad uscirne anche qui a testa alta, è solo questione di
tempo".
The
show must go on
recitava il cantante inglese e lui la cantò mettendoci il
massimo
della sua potenza canora quando ormai mancava molto poco alla sua
ora. Allora via con la solita maschera imperturbabile e forte, come
se la sua vita continuasse ad essere perfetta come prima; come se la
sua vita privata non andasse a rotoli.
A
versare champagne addosso agli altri piloti e al pubblico sotto il
podio, qualora riuscisse a centrare i primi tre posti, e sforzandosi in
sorrisi che non sempre le riuscivano bene.
Un amore
di quattordici anni distrutti nell'arco di tre ore al telefono. La
sua vita era in realtà rovinata per sempre. Non c'era
vittoria che
le desse gioia, nessuna delle mille ragazze che avrebbe potuto avere
che considerasse, nessun conforto delle sue due care amiche che la
tirassero su di morale. Per non parlare di quando provò a
parlarne
con la sua “testolina buffa” che invece di
aiutarla, dopo dieci
minuti di racconto, non riuscì più a trattenere
le lacrime e iniziò
a piangere lei al suo posto. Lei le disse di non preoccuparsi e
quando l'altra se ne andò scusandosi per la figura che aveva
fatto,
sorrise mestamente: Usagi era fatta così. Amava l'idea
dell'amore ed
aveva un cuore tanto grande da immedesimarsi in tutte le sue guardiane,
ma
non era di grande conforto in una situazione in cui l'amore si era
lasciato vincere dalla distanza. Intanto il
tempo passava, ma per Haruka un giorno equivaleva a due e due
settimane le parevano un mese e non era certo un modo di dire. Per
lei che gareggiava contro i cronometri da sempre era una lenta agonia
veder passare il tempo così lentamente. "Proprio
ora? Perchè non è andato così lento
anche quando stavamo insieme?
Anche quando quell'occidentale mi ha baciata? Avrei ragionato meglio
e l'avrei respinta".
Se avesse allontanato subito quella ragazza, se solo il suo carattere
fosse stato riflessivo come quello della violinista... "Forse
staremmo ancora insieme".
I suoi risultati ne risentirono. Qualcuno diceva che doveva essere la
rottura con la fidanzata storica ad aver alterato la guida perfetta
del fuoriclasse, ma Haruka si ostinava a smentire queste voci
chiedendo di lasciare stare la sua vita privata e nel tentativo di
non dar adito ai pettegolezzi della gente e alle malignità
dei
rivali alternava le gare in cui non si mostrava in alcun modo
performante a quelle in cui correva tenendo in conto ben poco di
ciò
che la sua esperienza maturata nei circuiti le aveva insegnato. Per
fortuna c'era Hotaru che l'aiutò molto, l'aiutò
soprattutto quando
provocò un incidente che costò qualche frattura
ossea alla gambe
del pilota a cui era saltata addosso. Lei se la cavò con
qualche
lesione non grave al collo. Fu allora che l'aiutò a capire
che
quelle gare in cui correva come una folle, del tutto spericolata e
imprudente, erano la manifestazione del suo sprezzo per la vita. Dopo
flebili tentativi in cui cercò di smentire la congetture
della
figlia, Hotaru non riuscì più a trattenersi e le
disse parole dure,
ma forse le uniche che avrebbero potuto aprirle gli occhi. -Vuoi
morire? Va bene fallo pure non sono di certo io a impedirtelo.
Però
sappi che saresti solo un'egoista. Non pensi al dolore che
provocheresti nelle persone che ami? Ai nonni, alle tue amiche... Per
non parlare della mamma che ti ha lasciata, ma di certo soffrirebbe
se sapesse della tua morte. Oppure se non t'interessa di loro, pensa
a me!! Che cosa faccio io senza te? Io ho bisogno di te, non lo
capisci?? Ma tanto cosa ti interessa?? Ti sei chiusa nel tuo dolore
senza pensare minimamente a me, al dolore che sto provando anche io e
a quanto sarebbe importante per entrambe sostenerci a vicenda. Ci sei
solo tu e il tuo cuore spezzato. Di me e della vita degli altri non
te ne frega un accidenti... Ma che razza di egoista sei??- detto
questo, in lacrime, sbattè la porta di casa e si
trasferì per
qualche giorno a casa di Setsuna, l'unica persona che, in quel
periodo travagliato, potesse offrirle un solido punto di riferimento.
Haruka solo in quel momento capì. Hotaru era l'unica persona
davvero
importante che le era rimasta a fianco. Cadde in un oblìo
tale che,
pur vivendo con lei, quasi si dimenticò di avere una figlia.
Ma
quelle parole, la disperazione della ragazza furono come
un'immersione in acqua ghiacciata dopo mesi di torpore e ben presto
Haruka capì che sua figlia era l'unico motivo per cui ancora
valeva
la pena di vivere. Come aveva potuto dimenticarsi di lei? Era davvero
così egoista come diceva Hotaru? Prima aveva perso Michiru
per le
sue ambizioni sportive e ora stava rischiando di perdere anche la
figlia immersa come era nel suo dolore. Avrebbe dovuto essere lei a
sostenere Hotaru, non il contrario! Chissà quanto dolore si
era
portata dentro e quante lacrime versate di cui non si era accorta!
Non voleva perdere Hotaru, avrebbe fatto di tutto per farla restare
al suo fianco e insieme avrebbero superato quel periodo nero per
entrambe. Tutta la situazione l'avvicinò tantissimo a
Minako, la
quale fece davvero parecchio per aiutarla a superare quella profonda
crisi che l'aveva un po' alienata da tutta la realtà e da
Hotaru. La
loro amicizia si rafforzò tanto che proprio Haruka venne
scelta come
la sua testimone per le nozze civili. Certo, il pilota doveva molto
ringraziare anche Setsuna più che per il supporto morale che
aveva
offerto a lei, per quello che aveva dato ad Hotaru nel periodo in cui
lei alzò un muro davanti a se' escludendo chiunque le fosse
vicino.
Inoltre non poteva nemmeno scordare Usagi che a volte l'aveva
chiamata ed era andata a trovarla ancora, mostrandosi più
forte della
prima volta in cui provò a raccontarle gli ultimi
avvenimenti della
sua vita. Però sia Setsuna che Usagi erano tanto prese con
le loro
famiglie (e Setsuna che, pur essendo diventata una neo mamma, si prese
anche il carico di Hotaru)
che non le furono certo vicine come la sua collega pilota.
Così
per quattro anni "tirò avanti" come diceva lei, nella
segreta speranza che Michiru capisse il suo errore e tornasse da lei.
In quegli anni, aiutata anche da Setsuna, aveva tentato di sostenere
Hotaru per superare la situazione e farle capire che era vero che
Michiru non si era comportata correttamente nei suoi confronti, ma
quelle erano questioni private e non dovevano minimamente influenzare
il rapporto che aveva lei con la violinista. Tanto più che
Michiru
aveva insistito anche per portarla con se' in America; tutti i giorni
cercava di mettersi in contatto con lei per essere partecipe della
sua vita anche in lontananza, nonostante Hotaru non le raccontasse
molto; le aveva detto che chiaramente lei era
sempre più che gradita quando l'andava a trovare e nei primi
anni,
quando Hotaru era così risentita nei suoi confronti, cercava
di
tornare per qualche tempo in Giappone almeno ogni tre mesi. Michiru
aveva preso una via diversa dalla sua, ma come madre non vi era nulla
da obbiettare. Dopo tre anni finalmente Hotaru capì e
riuscì a
ristabilire il solido legame che aveva sempre avuto con la
violinista. Per quanto invece riguardava se' stessa Haruka sapeva che
Hotaru ogni tanto parlava di lei con Michiru e sperava che le
rendesse noto di tanto in tanto che comunque la pensava ancora e
aveva comprato i due CD che aveva pubblicato. Così
sperò che da
piccole notizie Michiru capisse che, nonostante la faccenda del
tradimento, la porta del suo cuore era ancora aperta. Ci
sperò
tanto, specie quando apprese che aveva lasciato Helena. "Forse
avrà capito che nessuno la può amare come l'ho
amata io".
Quando
però vide che Michiru, rotto il fidanzamento con Helena,
continuò
ad andare avanti senza cercarla mai, capì di aver solo
costruito un
mucchio di castelli di carta in aria e che a Michiru davvero non
importava più nulla di lei. Tutte le sue speranze caddero
pesantemente allo stesso modo di come erano crollate prima tutte le
sue certezze. Avrebbe voluto odiare Michiru per tutto il male che le
aveva fatto e che continuava a farle, ma non ci riusciva.
Paradossalmente anzi arrivò perfino ad augurarle nuovamente
tanta
felicità con la sua nuova ragazza ufficiale e a volte si
trovava a
sorridere amaramente: "Non credevo si potesse amare davvero
fino a questo punto, fino ad augurare la felicità altrui a
discapito
della propria. Eppure Michiru, eccomi qua, di nuovo ad augurarti
tanta fortuna con la tua nuova ragazza".
A
quel punto però decise rifarsi una vita anche lei.
Capì che non
poteva restare per sempre da sola e aveva bisogno di trovare qualcuna
disposta ad amarla, di nuovo, davvero. Era arrivato il momento di
voltare pagina e di chiudere il capitolo più importante
della sua
vita. In fin dei conti non era stata lei ad aver sbagliato. Con il
tempo la consapevolezza che il suo bacio era stato usato da Michiru
solo come pretesto per poterla tradire, l'avrebbe portata a non
sopportarla al punto da non volerla rivedere mai più. Aveva
fatto
soffrire sia Hotaru sia lei che aveva vissuto diversi mesi in cui era
talmente disperata senza la violinista che vincere o perdere non le
importava più di tanto: voleva solo colmare il vuoto che
sentiva
dentro con la velocità. Non importava se era tanto eccessiva
da
poter mettere fine alla sua vita. Certo, quello era stato una
debolezza sua, ma se Michiru si fosse imposta di parlargliene, di
trovare un modo più corretto per chiarire le cose, forse
avrebbe
avuto modo di metabolizzare meglio la loro separazione e avrebbe
reagito diversamente.
Riprese
la vecchia abitudine di flirtare con tutte le donne carine e
interessanti che incontrava, ma stavolta per trovarsi una nuova
compagna. Passarono due anni prima di conoscere accidentalmente
Mizuki.
Mizuki
Tajiri, trentadue anni, era una ragazza di statura media e di
corporatura normale; aveva i capelli castani chiaro a caschetto, gli
occhi castani, il naso piccolo e leggermente a patata e il viso
ovale. Lavorava come giornalista per riviste scientifiche e conosceva
Haruka solo perchè la sua precedente ragazza era una sua fan
sfegatata. Così sfegatata che quando Haruka
sfoggiò la maglietta che univa la sua
nazionalità alla scuderia per cui
correva, lei si precipitò subito a comprare due magliette
come la
sua che nei negozi sportivi iniziava a spopolare. Una maglietta era
per se' e una per Mizuki che fu così costretta a festeggiare
la
nuovamente iridata Tenoh e a vedere la sua ex usare la sua maglietta
fino a far sbiadire il logo impresso. Quel giorno si conobbero a
causa di Haruka che, distratta da un cartellone pubblicitario, la
stava per investire nel parcheggio del supermercato. Haruka era in
moto e Mizuki, che aveva appena chiuso la sua auto, si stava
dirigendo al supermercato. Nonostante lo spavento di ritrovarsi il
muso della moto a pochi centimetri dal suo fianco sinistro e
nonostante le scuse di Haruka, la ragazza non perse tempo nel tirarle
dietro una serie di imprecazioni. Vedendo che le cose andavano un po'
troppo per le lunghe (la ragazza era in preda alla collera da un
minuto e non accennava a terminare) Haruka si tolse il casco. Quando
l'altra vide di fronte a se' l'idolo indiscusso della sua ex, che per
altro la lasciò pochi mesi prima per quella che lei
considerava la
brutta copia di Haruka Tenoh, le si gettò quasi
letteralmente
addosso strillandole nelle orecchie accuse di abbindolamento del
tutto immaginarie. Molti passanti si fermarono a guardare il famoso
pilota in una situazione alquanto bizzarra. Eppure ad Haruka piacque
all'istante quella ragazza così spontanea e vivace,
così di
carattere e così carina. Perciò colse l'occasione
al volo: -Allora
senti, donna del mistero, ti invito domani sera al "Drago rosso"
e non accetto rifiuti o assi di picche. Anche perchè
sennò... Come
posso scusarmi per aver ammaliato la tua ex tanto da portartela via e
per il mancato incidente di poco fa?- I suoi occhi visti dal vivo
erano completamente diversi che alla tv o sui giornali. Mizuki venne
subito colpita da quello sguardo dolce che tradiva la forma ad ali di
gabbiano delle sue sopracciglia che le conferiva quella sua
caratteristica espressione seria. Si rese conto della figuraccia
appena fatta e diventò rossa come un peperone. Per sembrare
ancora
disinvolta però si mise a ridere e a riempire Haruka di
pacche sul
braccio, accettando l'invito. Circa un anno dopo i paparazzi erano a
caccia dell'immagine che avrebbe confermato ogni supposizione di una
relazione amorosa tra le due. Inutile dire che la ex di Mizuki si
rifece viva più e più volte sostenendo di aver
meditato nell'ultimo
anno e mezzo sul fatto che non voleva perdere l'amicizia con lei, ma
Mizuki la tagliò fuori in fretta. Non era convinta che ad Haruka
potesse
interessare una tipa come lei (non sapeva nemmeno lei come aveva
fatto ad innamorarsi della sua ex), ma visto che era stata lei a
piantarla in asso per la copia allampanata di Tenoh che si tenesse
pure quella!
Nei
primi mesi della sua storia con Mizuki, per Haruka era un continuo
confronto con quella avuta con Michiru. Non aveva avuto nessun'altra
donna
dopo di lei, quindi le veniva naturale pensare spesso ad un confronto
tra quella che era la sua nuova compagna e la ex: "In questa
situazione Michiru cosa mi avrebbe detto?" , "Michiru
avrebbe scelto il teatro" , "Incredibile anche a
lei
piacciono i funghi kikurage, con Michiru non si sarebbero mangiati
perchè lei li odia", "Sì,
anche Michiru avrebbe
preferito un quadro di arte classica" e così via.
Però
Haruka con Mizuki si sentiva bene e a suo agio: trovava in lei un
luogo di riparo dai tormenti del passato. Sentiva di amarla sul serio
e che forse se la sarebbe sentita di passare il resto della sua vita
con lei, ma non avrebbe mai potuto paragonare quella storia con
quella con Michiru. A tutte quelle considerazioni ci era arrivata
dopo circa un anno che stavano insieme, con Michiru invece dopo tre
mesi e senza "forse". Con Michiru era tutto assolutamente
più spontaneo. "E infatti si è visto
come è andato a
finire!". Proseguendo la sua relazione con Mizuki si
consolidò l'idea che non era stata lei ad aver sbagliato con
la
violinista e si affacciò sempre più spesso il
quesito di un'altra
ipotetica faccia della verità. E se Michiru fosse stata la
stronza
della situazione? Se l'americana l'avesse solo intuito e ne avesse
aprofittato tirandole fuori quel lato nascosto? Più il tempo
passava
e più nuovi dettagli svelava della fine di quel grande amore
a
Mizuki, come sempre pronta a consolarla. -Haruka guardami- le
capitò
di ripeterle più di una volta- io non sono come lei. Non
voglio
nemmeno che tu ti autoconvinca che io sia migliore di lei, o
più
importante. L'hai amata troppo per cancellarla nel giro di un anno,
però sappi che io sono qui. Mi prenderò per
sempre cura delle tue
ferite senza causartene di nuove, senza pretendere riconoscimenti per
questo perchè ti amo davvero. Solo una cosa io ti chiedo in
cambio:
non essere autolesionista con tutti i suoi CD che compri o le riviste
in cui c'è lei in copertina. Ti fa solo male e hai visto a
cosa sono
valse le tue lacrime. A rovinare i tuoi occhi belli e il tuo stato
psicologico. Credimi, non ne vale la pena per lei... Abbandonati alle
mie cure soltanto.
Così
un giorno si alzò e di punto in bianco decise di mettere
completamente da parte la sua vita precedente. Mizuki aveva sempre
avuto ragione: aveva sopportato per troppo tempo tutto il male che le
aveva fatto Michiru. Aveva dato troppo amore ad una persona che non
lo meritava. Aveva già buttato via troppo tempo con e per la
persona
sbagliata. Era davvero giunto il momento di iniziare una vita nuova:
più vera, più giusta. Era arrivato il momento di
pensare solo alla
sua buona Mizuki, di dedicarsi solo a lei e di darle nel cuore lo
spazio che si era meritata con tutta la sua comprensione, dolcezza ed
umiltà. Tolse le ultime foto superstiti di Michiru da casa
sua;
rinchiuse in un raccoglitore tutti i CD, poster, lettere che si erano
scritte in lontananza e anche i regali che non riguardassero
l'abbigliamento; smise di pensare a quel maledettissimo periodo che
le portò a dividersi e decise di condannare fin il suo nome
all'oblìo. Da allora solo ad Hotaru era permesso di parlare
di
Michiru visto che era sua madre, ma proprio quando non ne poteva fare
a meno e da quel momento nessuno la sentì più
nominare quel nome.
A
ventotto anni Hotaru decise di sposarsi con Yoshiki Nishino, per
tutti semplicemente Yoshi e Haruka ebbe tempo sei mesi per prepararsi
psicologicamente a rivedere la sua ex. Doveva essere pronta a non
parlarle, non guardarla, ne' sentirsi male se Michiru non l'avesse
considerata affatto. Non doveva nemmeno avventarsi su di lei per
dirle tutto quello che aveva taciuto fino ad allora e magari darle
uno schiaffo. Per sei mesi era un continuo dilemma tra il cercare di
riappacificarsi con lei per il bene di tutte le altre Sailor o
l'essere ancora più indifferente di quello che sarebbe stata
la
violinista. In quel periodo con la scusa del doversi dividere tra le
macchine e i preparativi del matrimonio di Hotaru, continuava a dire
a Mizuki che presto si sarebbero viste e invece non riusciva mai a
fare più di una telefonata. Per quanto si sforzasse di non
pensare a
quello che per anni fu l'amore della sua vita continuava a farlo e si
accorgeva di non poter farne a meno se non voleva essere colta
impreparata al suo incontro.
A
fatica era riuscita ad andare avanti per nove anni e talvolta le
pareva di sentire ancora il suo profumo nell'aria e in casa.
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Capitolo 9 *** Capitolo 8 ***
Buona
sera, in questa settimana piena di impegni pubblico in anticipo. Il
capitolo che segue è dedicato all'ultima digressione sul
passato di Haruka e Michiru, in cui le vedremo interagire nuovamente
insieme prima dell'addio definitivo.
Come sempre, ho dato più spazio anche ad Hotaru che
è la mia seconda Sailor preferita (prime Haruka e Michiru
parimerito) e l'artefice dell'incontro forzato dopo la
rottura tra i genitori. Non garantisco sulla buona riuscita della
descrizione degli abiti del matrimonio poichè non mi sono
mai particolarmente interessata agli abiti da sposa e da sposo,
però ho cercato di fare del mio meglio :-P
Contrariamente a quanto avrei voluto fare, non posso pubblicare immagini. Ci tenevo perchè per questo capitolo avevo pensato di pubblicare un'immagine che avrebbe ritratto Mizuki (ho sudato sette camicie per lavorarci con Paint), ma EFP ha dovuto cambiare server. Spero che presto torni questa opzione :-/
Ora che vi ho tediato abbastanza con la premessa vi saluto
ringraziando, come sempre, i lettori di questa storia, quelli che la
recensiscono, chi l'ha inserita tra le preferite, tra le seguite o tra
le ricordate :)
8.
Il
giorno del matrimonio Hotaru era in preda all'euforia. Scariche di
ansia pervadevano il suo corpo ed era tanto agitata e gioiosa che
sembrava "Radio 24ore su 24". Haruka si chiese persino
quando fu l'ultima volta che respirò in quella mattina! Per
contro
lei cercava di tranquillizarla, ma il suo controllare l'orologio ogni
venti minuti circa, invitando la parrucchiera ad essere più
veloce,
caricava Hotaru ancora più di ansia. Haruka cercò
di calmarla
finchè lei stessa non disse: -Dovresti essere serena: ti
sposi con
Yoshi e oggi al tuo matrimonio ci sarò io insieme alla mamma
e
Setsu... - Come si accorse di aver indirettamente nominato la
presenza di Michiru al fianco della propria, smise di parlare un attimo
per tagliare poi corto: -Hai più motivi per cui essere
felice-. Poi lasciando alla
parrucchiera il compito di parlare con la ragazza, andò
nella stanza
a fianco e prese il giornale per distrarsi. Ma il tic dell'orologio
rimase!
Alle
undici era sottobraccio ad Hotaru che attraversava la navata
centrale*. Sentiva la stretta della sposa sul suo braccio, il che
motivava ancora di più la sua tensione. Cercò di
essere più
disinvolta e gli occhi erano fissi sull'altare pur di non vedere
Michiru.
Yoshi
l'aspettava sorridendo. Più si avvicinavano più
era chiara la luce
che gli faceva brillare gli occhi. D'altronde come non avrebbe
potuto? Hotaru quel giorno era bellissima. Non che di solito fosse
brutta, tutt'altro, ma quel giorno era davvero incantevole. Aveva i
capelli raccolti sotto un velo sottile. Il suo vestito da sposa era
semplice, ma bello, color panna; il corpetto che metteva in evidenza
i suoi fianchi stretti aveva delle decorazioni di un prezioso pizzo.
Gli spallini estremamente sottili e ravvicinati fatti di piccole
pietre color avorio, si vedevano come tali sulla schiena, ma davanti
davano l'idea di una collana lunga che scendeva dal collo e si
confondeva con l'abito. Erano uguali ai sottili e lunghi orecchini
che pendevano dalle sue piccole orecchie e al fermaglio che teneva
dietro la frangia. L'abito ricadeva morbidamente sui fianchi per
proseguire liscio e leggero fino ai piedi. A dispetto delle
insistenze delle amiche non aveva aggiunto alcun tipo di strascico,
solo un accenno di coda. In mano il classico bouquet bianco.
Più
Yoshi si faceva vicino più il cuore di Hotaru accellerava i
battiti.
Era così bello con quel viso pulito e il suo sorriso un
po'ingenuo.
Indossava una giacca leggera blu scuro sopra ad un gilet dello
stesso colore. Sotto il gilet si intravedeva una camicia dello stesso
color panna del suo abito e al collo una cravatta valorizzata da
ricami preziosi. Era la prima volta che la vedeva vestita da sposa
ovviamente, ma era stata lei a suggerirgli di indossare una camicia
panna e non bianca. La giacca metteva in risalto il suo busto
perfetto, i fianchi stretti e quelle spalle larghe che le davano tanto
un senso di sicurezza e protezione. Mentre percorreva la navata di
quella Chiesa che non le era mai apparsa tanto lunga la sua mente le
ripresentò la scena del loro primo incontro sulla costa
australiana.
Quando
decise di organizzare tre settimane di vacanza con Michiru in
Australia e al bagno in cui scelsero di prendere la loro tenda
incontrò Yoshiki, anche lui in pausa dal lavoro per due
settimane.
Il
fatidico incontro avvenne un giorno in cui Hotaru e Michiru
arrivarono in spiaggia alle 16.00. La mattina erano andate a fare un
giro per la città dal momento che c'era nuvolo, ma subito
dopo l'ora
di pranzo il sole era tornato a baciare la loro bellissima costa e
dunque non si erano fatte sfuggire l'occasione per passare un'altra
splendida giornata in spiaggia. Mentre si avvicinavano alla loro
tenda Hotaru notò subito dei ragazzi sotto la tenda
successiva poco
più grandi di lei che si stavano trattenendo a fatica dalle
risate.
Erano quattro giapponesi ed erano ragazzi che in genere stavano in
due file più avanti della loro. Non capiva come mai fossero
nella
tenda in cui in genere la mattina stava una coppietta di sessantenni,
ma soprattutto non capiva perchè nonostante si stessero
piegando in
due dalle risate, cercavano di stare il più in assoluto in
silenzio.
Arrivate alla loro tenda videro un ragazzo ancora bagnato che si
stava asciugando al sole su uno dei loro lettini. Le due si
guardarono stupite senza capire mentre gli altri scoppiarono tutti in
una fragorosa risata. A quel punto il giovane si girò dalla
loro
parte e disse: -Ah, ma siete qua? Cosa avete da ridere come degli
idioti?
Il
più mingherlino di loro rispose tra le risate: -Yoshi, sei
tu
l'idiota. Come hai fatto a sbagliare la tenda di ben due file?
Ahahah.- gli altri che lo seguirono.
Il
giovane aggrottò le sopracciglia senza capire,
alzò il busto, si
guardò attorno e vide le due proprietarie della tenda,
rimanendo
senza parole. Come aveva potuto sbagliare tenda?? Si mise seduto di
scatto ed urlò ai suoi amici: -Ma siete dei cretini!!
Perchè non me
lo avete detto invece di lasciarmi qui senza dire niente??- Poi si
rivolse ad Hotaru e Michiru. - Ehm, scusatemi mi dispiace davvero,
ero distratto- così dicendo si alzò e vide il
telo azzurro del
lettino completamente bagnato. Il suo imbarazzo crebbe ancora di
più.
Si trovava di fronte a due donne bellissime che aveva già
notato
dalla prima volta che le vide e stava facendo una vera figuraccia.
-Oh, scusatemi davvero.
-Yoshi,
sei sempre la solita catastrofe! Ahahah.- disse un altro amico.
-Smettetela!-
alzò la voce verso di loro prima di riprendere: -Sono
davvero
desolato, credetemi. Il vostro lettino... non volevo.
-Non
si preoccupi.- disse a quel punto Michiru cercando così di
tirarlo
fuori dall'imbarazzo. -Io e mia figlia per una volta possiamo anche
stare su una sdraio, non è vero Hotaru?
-Assolutamente,
e poi diciamocelo, anche se fosse davvero una cosa grave, tra
connazionali si può sempre chiudere un'occhio, no?-
così dicendo
abbassò leggermente gli occhiali da sole per fargli
l'occhiolino. Il
ragazzo rimase un attimo spiazzato. Aveva già notato quella
bella
ragazza giapponese, abbastanza alta e magra, ma era la prima volta
che la vedeva da vicino e rimase sorpreso nel vedere i suoi occhi color
ametista. Non aveva mai visto degli occhi più belli e un
viso più
dolce. Era semplicemente incantato. Ricambiò il sorriso
della
giovane con un altro goffo.
-Oh-oh,
conosciamo quel sorriso.- disse un terzo amico con i capelli castani. I
quattro amici si scambiarono un'occhiata e poi dissero in coro:
-Yoshiki l'impacciato si è innamorato!- e ricominciarono a
ridere.
Hotaru e Michiru ridacchiarono in modo composto a quella battuta. Il
quarto amico infine disse: -Su Yoshi, l'occasione che aspettavi
è
arrivata: adesso o la inviti tu ad uscire con te questa bella
signorina o lo farò io e sai che non mi faccio problemi.- Il
ragazzo
che aveva appena parlato uscì al sole mostrando
così un bel viso e
un fisico abbronzato e scolpito. Hotaru non potè non
guardarlo,
valutando che comunque per lei era forse troppo scolpito il suo
corpo, mentre i capelli lunghi per un uomo non erano il suo ideale. Il
ragazzo che a quanto pareva si chiamava Yoshiki, invece, aveva un
viso dai tratti dolci, il fisico asciutto, palestrato, ma non
esageratamente muscoloso e a quanto pareva era anche leggermente
imbranato. Aveva avuto un fidanzatino rubacuori al liceo con il quale
si lasciò dopo tre mesi per incompatibilità di
carattere, da allora
aveva capito che il suo ragazzo ideale doveva avere un carattere
simile al suo: non troppo spavaldo e soprattutto serio. In genere le
persone timide erano anche le persone più serie. Hotaru
però non
era il tipo di ragazza che socializzava con facilità con la
gente e
così intervenne Michiru che conosceva bene la figlia. Da
quanto
aveva capito quel ragazzo aveva notato la figlia che a sua volta uno
dei giorni precedenti le aveva parlato di lui dicendo: -Non trovi che
il ragazzo con i capelli corti e palestrato sia molto bello? E' anche
quello che fa meno chiasso di tutti!-. La violinista pensò
perciò
di mostrarsi cordiale, presentarsi e sperare che in qualche modo
questo potesse avvicinare i due giovani: di primo impatto infatti lui
le stava facendo una buona impressione. -Comunque io sono Michiru- fece
un
leggero inchino. -Mentre lei è mia figlia e si chiama
Hotaru.- Seguì
un altro inchino.
Lui
disse: -Io mi chiamo Yoshiki.- imitando il loro gesto a sua volta.
Una
volta tornati in posizione eretta Hotaru si fece coraggio e
sorridendo disse: -Questo lo avevamo capito.
-Eh,
immagino... Comunque potete chiamarmi Yoshi.- il verbo era al
plurale, ma gli occhi erano solo per Hotaru.
Gli
amici di Yoshi decisero che era arrivato il momento di tornare sotto
la loro tenda, mentre l'amico magro si congedò con un: -Ehi,
noi ti
aspettiamo sotto la nostra tenda. Non sbagliare anche stavolta!- e
ridendo andarono via. Lui, rotto il blocco del primo momento,
restò
a parlare con Hotaru dieci minuti e alla fine, dopo qualche giro di
parole, la invitò a cena. Era sicurissimo che se non l'avesse
fatto
lui ci avrebbe pensato Takumi e visto che il destino li aveva portati
ad un incontro così ravvicinato non voleva farsi sfuggire
un'altra
occasione per colpa di quello mascalzone del suo amico.
Quando
Hotaru arrivò vicino all'altare, con la musica che
l'accompagnava,
si sentì sciogliere al sorriso compiaciuto e agli occhi
tanto scuri
quanto belli di lui che esprimevano grande emozione. Presto
quell'uomo così assennato, gentile e complice... "Presto
sarà l'uomo della mia vita. Sempre che il mio cuore
regga, con tutti questi battiti cardiaci affrettati!"
Haruka
una volta accompagnata Hotaru diede una rapida occhiata a destra e a
sinistra per vedere in quale banco della prima fila avessero lasciato
posto per lei. Vicino al dottor Tomoe.
Seguì
nervosa la cerimonia, stavolta però era nervosa per Hotaru,
non
pensò minimamente a se' stessa. Era dispiaciuta
perchè quel giorno
Hotaru spiccava il volo e sarebbe tornata al suo nido d'origine solo
per qualche ora. Pensò a Michiru solo una volta certa che,
almeno in
quell'occasione, le sarebbe sfuggita qualche lacrima per la
commozione.
La
cerimonia andò liscia come l'olio, ma gli intoppi arrivarono
all'ora
di pranzo, al ristorante, quando Haruka vide che ovviamente gli sposi
avevano voluto al proprio tavolo i rispettivi genitori, più
Setsuna
e il padre di Hotaru. Avrebbe pagato chiunque per scambiarsi di posto
quando vide che vicino a lei ci sarebbe stata Michiru. Invece doveva
restare, non poteva rovinare il matrimonio di sua figlia per una
questione personale fra lei e la sua ex fidanzata e nemmeno poteva
scomodare gli altri invitati per fare scambio di posto.
Prima
ancora di prendere posto, fu Michiru a fare il primo passo: -Ciao
Haruka.- Sentire pronunciare il suo nome da lei dopo tanti anni le
diede i brividi: era come aver sentito la voce di un fantasma.
-Ciao-
cercò di rispondere impassibile lei guardandola di sfuggita.
-Come
stai?
-Fino
a poco fa stavo bene, grazie. - il suo tono era ostile e infastidito.
In realtà dentro di lei avrebbe voluto dirle: “Bene,ma
è
proprio vero che la televisione non rende giustizia alla tua
bellezza”, ma si trattenne e il risultato era stato
eccellente.
-Haruka-
il pilota da corsa si sentì di nuovo male- non pensi che
almeno per
il matrimonio di Hotaru potresti mettere da parte il rancore?
A
quel punto non fu necessario fingere, la rabbia la pervase e ad alta
voce esclamò: -Hai proprio una bella faccia tosta a
chiedermi una
cosa simile!- attirando gli sguardi dei commensali del loro tavolo,
che già stavano prendendo posto.
-Ragazze!
Non litigate.- intervenne Hotaru -Papà, Setsuna? Vi spiace
metterti
voi in mezzo?- chiese Hotaru intuendo aria di burrasca. La ragazza
aveva un ottimo rapporto con il dottor Tomoe, lo chiamava
papà anche
se non lo sentiva del tutto suo padre, però gli voleva un
sacco di
bene. -Ma certo, figlia mia- rispose caloroso e cordiale come sempre
il dottore.
Per
tutto il pranzo Haruka e Michiru non si rivolsero una parola. Hotaru
ci restò un po' male, sperava che il matrimonio fosse
un'occasione
per loro due per riavvicinarsi e invece dovette addirittura dividerle
per evitare incresciose situazioni! Alla fine però era
così presa
dal matrimonio che nonostante la delusione non si preoccupò
più di
tanto. Almeno erano riuscite a stare in tavola insieme e quello fu il
giorno più bello della sua vita. Non aveva mangiato quasi
nulla, lo
stomaco le si era chiuso per l'agitazione. Però era stata in
compagnia; tutti le avevano fatto tanti complimenti e tante foto. Poi
c'era stato il discorso dello sposo, ma chi se lo ricordava? Era
troppo felice e intenta ad ammirarlo per ascoltare le sue parole:
tanto qualunque cosa avesse detto era giusta, perchè loro
erano uniti nel carattere e nel modo di pensare e dove i loro caratteri
differivano, insieme, si andavano a completare. In seguito ci fu il il
taglio della torta con il bacio dei novelli sposi; infine il lancio
del bouquet che cadde tra le mani di una sua carissima amica dai
tempi dell'Università.
Per
il viaggio di nozze avevano scelto come meta le Canarie, alle quali
arrivarono con il jet privato guidato da Yoshi. In verità il
ragazzo
aveva proposto un viaggio per l'Europa, ma il risoluto e quasi
disperato "No" di Hotaru lo fece desistere. Quel vaggio
l'avevano già intrapreso Haruka e Michiru prima ancora che
lei
venisse data a loro in affido e fu il viaggio che Michiru (e in
segreto sicuramente anche Haruka viste le importanti fedi che aveva
comprato per entrambe) aveva considerato sempre come una sorta di
luna di miele. Vedendo però come era andata a finire Hotaru
per
scaramanzia preferì evitare quel viaggio.
Restarono
via due settimane e furono due settimane bellissime. Yoshi, il suo
timido Yoshi, era il suo primo uomo e il loro primo viaggio insieme
fu la trasformazione in realtà di uno dei suoi
più grandi sogni.
Più bello e più dolce anche di quanto si
aspettasse, a partire
dalla prima notte.
* * *
Due
giorni dopo Haruka aveva invitato a casa sua Mizuki, la quale le
stava tirando fuori le parole di bocca per sapere di più
riguardo al
suo incontro con Michiru dopo nove anni che non si vedevano
più.
Hotaru d'altronde non era certo la prima donna che si sposava!
Conosceva ormai tutti i dettagli della cerimonia anche se non era
stata invitata. Il gesto della ragazza l'aveva molto irritata: era
solo l'ultimo atto di Hotaru per manifestare la sua mancanza di
accettazione. Haruka diceva sempre che Hotaru le somigliava molto, ma
lei non riusciva proprio a vederci nulla di Haruka in quella giovane
donna che con lei si comportava ancora come una ragazzina: non
invitarla al matrimonio era stato davvero un gesto da maleducata!
D'altra parte, per quanto Haruka si ostinasse a considerare la
ragazza come sua vera figlia, Hotaru non era davvero sua figlia. Ma
Mizuki aveva gettato la spugna da tempo ormai. Se Hotaru diventava
ancora più ostile trovando oltraggioso essere chiamata "la
figlia
adottiva", ad Haruka partiva l'incazzatura del momento. Anche se il
pilota non voleva farsi chiamare “papà”
dalla ragazza era
evidente che in realtà si era calata totalmente nei panni
paterni.
Sarebbe stata un genitore perfetto Haruka, se solo si fosse decisa a
compiere con lei lo stesso passo importante che aveva fatto con
Michiru. Invece con lei continuava a trovare scuse per negarle il suo
sogno. Dall'altro lato lei ci aveva provato a farsi amica Hotaru, ma
la ragazza ormai era grande e non l'accettò mai
comportandosi con
lei sempre con distacco e freddezza, arrivando così a farsi
prendere
in antipatia. Era arrivata perfino a mandare un biglietto di invito
al matrimonio indirizzato esclusivamente ad Haruka, tagliandola
così
una volta per tutte dalla sua vita. Irritante era dire poco. Da una
parte però era contenta che si fosse sposata: visto che era
andata a
vivere con il marito da quel momento anche la casa di Haruka sarebbe
stata libera da terzi incomodi e loro si sarebbero potute lasciare in tenerezze e
momenti di intimità quando volevano. Non che le tenerezze
fossero il
punto forte di Haruka, ma la passione era qualcosa che di certo non
le mancava! Così, poco interessata a sapere cose che
già sapeva del
matrimonio di una persona che non le stava per niente a cuore, lei
era più interessata a capire che effetto aveva avuto la
precedente
donna di Haruka sulla stessa. Erano le nove di sera e loro erano
ancora in cucina quando qualcuno suonò al citofono.
-Aspettavi
qualcuno? - chiese perplessa Haruka.
-Sì,il
mio amante... Ma a casa mia!
-Ah
già! - rispose Haruka ricordandosi che quella era casa sua.
-Vado a
sentire chi è. Torno subito! - Si alzò dalla
sedia, allontanandosi
dalla stanza e rispose al citofono fissato sul muro della sala.
-Haruka,
sono Michiru.- Per poco non le cadde la cornetta dalle mani. -Per
favore... Voglio parlare con te, non voglio entrare in casa!
Haruka
ancora non rispose. Era estremamente confusa, non sapeva proprio cosa
rispondere: "Non scendo... Però se è venuta fin
qui a
quest'ora dev'essere successo qualcosa di grave... Ma cosa dico a
Mizuki? Le dico che è un'amica? Non starò fuori
tanto." Prese
tempo intanto che terminava i suoi ragionamenti: -Ehm... Sai... No,
non posso...- terminò la frase in un sussurro.
-Per
favore.
La
sua voce che le parlava direttamente e rivolgendosi esclusivamente a
lei... -Senti... No!- rispose cercando di recuperare il tono sicuro
di sempre.
-Devo
parlarti, se non oggi un'altra volta, ma non posso partire senza
averti detto quello che ho da dirti.
-Fai
un po'quello che ti pare- e riattaccò. Rimase immobile
ancora con la
mano sul citofono e dopo qualche secondo aprì la porta in
fretta.
-Arrivo subito! - avvisò Mizuki, prima di richiudere la
porta. Corse
giù per le scale ed aprì il portone del palazzo
esclamando ad alta
voce: -Ehiii!- Michiru era già a qualche metro di distanza,
ma la
sentì ugualmente. Si andarono incontro e Haruka le disse:
-E'
successo qualcosa di grave ad Usagi?- Ma perchè avvisare
solo la
violinista e non pure lei?
-No.
-Nessuna
minaccia?- per un attimo ebbe il timore che il mare avessere
trasmesso a Michiru il sensore di una nuova minaccia.
-No...
- rispose la violinista perplessa.
-Ah-
tirò un sospiro di sollievo, constatando che il vento non le
aveva
portato alcun segnale di pericolo perchè effettivamente non
c'era
nessun nemico per la Terra. -Hotaru sta bene?- proseguì.
Magari era
successo qualcosa e non aveva fatto in tempo ad avvertire entrambe.
-L'ho
sentita: sì, sta bene.
-E
Setsuna?- pensando che forse alla cena aveva dato notizie negative a
Michiru e non a lei perchè non avevano avuto molto tempo per
parlare
tra loro.
-Pure,
anche se l'ho sentita solo una volta dopo il matrimonio.
-Quindi?
- domandò a quel punto tra lo stupito e lo scocciato: -Di
che cosa
volevi parlarmi tanto urgentemente?
-E'
da parecchi anni che te lo volevo dire...- esitò a lungo
prima di
riprendere a parlare -Ho sbagliato a lasciarti... - Aveva sempre
creduto che andata come sarebbe andata in ogni caso si sarebbe
sentita sollevata dopo aver detto ad Haruka quelle parole. Ora
però
si rendeva conto che non era così. Liberata di quel peso ne
aveva un
altro da sopportare: la risposta di Haruka. Le parole e il tono della
bionda confermarono ogni timore: -Non ti credo. Tu menti.
-No,
giuro di no, Haruka! Anzi... Io sento di provare ancora qualcosa per
te.
-E
perchè me lo dici solo adesso, se è vero che sono
tanti anni che
vuoi farmi questo discorso? - alzò la voce mettendosi sulla
difensiva. Avrebbe tanto voluto sentirsi dire quelle parole, ma non
in quel momento, non da quando, grazie all'aiuto di Mizuki, era
riuscita a mettere ordine e pace nel suo cuore. Non poteva
permetterle di far tornare il caos nella sua vita.
-Non
avevo il coraggio di ammetterlo e temevo che tu reagissi
così: male.
Però io sono sicura di aver preso un abbaglio con Helena...
-Helena...
- pronunciò l'altra con tono di sfida. -Te l'ho
già detto in
passato: non mi interessava all'epoca come non m'interessa ora sapere
cosa ti abbia spinta a tradirmi per quella puttanella. Senti, i fatti
sono questi: ti ho aspettato troppo a lungo. Hai avuto una seconda
opportunità per tornare sui tuoi passi dopo che vi siete
lasciate e
tu lo sai benissimo o non saresti qua a sperare che io ti rivoglia.
Solo che all'epoca eri troppo impegnata a pensare ad altro e altre
per pensare a me ed ora è tardi.
-Non
è vero! Non hai idea di quante volte avrei voluto chiamarti!
-
protestò Michiru.
-Però
non l'hai fatto!
-Ho
avuto conferma dei miei sentimenti dopo troppo tempo... Ma ora sono
pronta per ricominciare da capo e farmi perdonare.
-Arrivi
tardi te l'ho detto. Ora io ho un'altra!
-Ci
sono troppe cose che ci legano. A partire da Hotaru per finire con
tutti i ricordi che non puoi aver scordato se sono stata davvero
così
importante.
-No...
- rispose profondamente amareggiata -Purtroppo no...- abbassando lo
sguardo mentre varie immagini di loro due riaffiorarono alla mente.
-Per
favore Haruka, non puoi allontanarmi così. Tu mi conosci,
sai quanto
è difficile per me ammettere uno sbaglio. Sono come te. -
Cercò di
sorridere, ma il suo sorriso venne subito smorzato dalla voce di
Haruka: -Per favore, non mi paragonare a te! Io sono sempre stata
sincera con te... Avevo anche smesso di flirtare con le altre intanto
che tu eri via. E questo non perchè non fossi più
sensibile al
fascino delle altre ragazze, ma proprio per evitare di cadere in
tentazione. Come se la minaccia della nostra storia fossi veramente
io...- accompagnò la frase con una risata sconfortata,
mentre portò
una mano tra i capelli per portarsi dietro la frangia ribelle.
-Quindi
è inutile che io resti. Non c'è più
speranza per un nostro futuro
insieme.
-Tu
l'hai eliminata!
-Ma
l'ho capito. E te lo dico.
-Mizuki
è buona, dolce, e a volte fin troppo sincera.- disse ridendo
- E'
un'isola sicura lontana da quel porto che improvvisamente è
diventato pericoloso e nocivo per me. Inoltre, ormai, sto con lei da
tre anni...
-Haruka,
per favore!- continuò imperterrita Michiru- Sono cambiata e
sono
certa di sentire qualcosa di importante per te. Si deve dare a tutti
una seconda opportunità. Non mi ridurrei a tutto questo se
non ti
rivolessi davvero.
-Ah
certo, quindi, visto che tu dopo nove anni torni pregandomi di
tornare con te, io dovrei tonare in casa, dire a Mizuki: "Scusa,
ma la mia ex è tornata" e partire per l'America con te. Robe
da
matti!!- scuotendo forte la testa non riuscendo a capacitarsi di
quanto stava accadendo.
-Ma...
-Lasciami
in pace! - ora sia la sua voce che gli occhi si fecero minacciosi.
-Non ho alcuna intenzione di ritornare con te, perchè sono
io a non
amarti più. Dov'eri quando stavo male? Dov'eri quando Hotaru
stava
male? Dov'eri quando ho dovuto mettere da parte la rabbia e il dolore
per aiutarla a superare la sua crisi e a mantenere buoni rapporti con
te?? Non c'eri. Hotaru è diventata l'unica cosa giusta del
mio
passato a cui potessi aggrapparmi e Mizuki invece ha asciugato le
lacrime versate per te. Mentre io e tua figlia stavamo male per te,
tu saltavi dal letto di una puttana a quello dell'altra... E non
guardarmi così!- aggiunse vedendo il guizzo di rabbia negli
occhi
blu della violinista. -Ma guarda da che storia esci: una che andava a
letto con cani e porci per promuoverli di livello. Almeno l'altra si
era data una regolata. Dicono che Dio li fa e poi li accoppia,
evidentemente sei come loro se ti piacciono solo troie.- Ad Haruka,
che stava svuotando il sacco di tanto rancore represso negli anni,
naque un ghigno beffardo. - E' chiuso il discorso e ci rivedremo per
le feste dell'oschichiya
e dell'omiyamairi**
del figlio di Hotaru! - si congedò così prima di
girarsi, tornare sui suoi passi e chiudere il portone di casa. Non si
girò per vedere la reazione di Michiru, ma non ne aveva
bisogno: la
conosceva fin troppo bene. Le sue parole erano state troppo taglienti
per non colpire l'orgoglio e la sensibilità di Michiru.
Sicuramente era ancora dove l'aveva lasciata a ripensare alla
conversazione
appena avuta. Come lei d'altronde che continuava a chiedersi dove
riuscì a trovare tanta sicurezza nell'affermare che non
l'amava più.
"Se fossi stata un'altra persona ci avrei creduto perfino io
a quelle parole" pensò sorridendo. Per quattro
anni sognò
quella scena con un lieto fine ed ora che Michiru era tornata,
l'aveva respinta duramente. "In fondo però se
l'è cercata.
Ho già perso troppo tempo sperando in qualcosa di sbagliato
e poi
non sono stata io a lasciarla dopo tutto."
continuò con i
suoi pensieri entrando in casa. -Chi era? - chiese seria Mizuki
appoggiata con la schiena allo stipite della porta della cucina.
Risvegliata
bruscamente dai suoi pensieri Haruka ebbe un attimo di esitazione:
-Eh? Oh... Ehm,- chi poteva essere a quell'ora di sera? Le disse la
prima cosa che le venne in mente: - Era uno delle macchine. Voleva
parlare di un guasto che c'è stato ad una delle nostre auto.
-Un
tuo collega... che ti viene a trovare e non ti chiama?-
domandò
senza celare il tono sospettoso.
-...
Sì... Beh, sai... E' uno nuovo che non aveva ancora il
numero di
telefono del capo ingegnere. Però ora gliel'ho dato e non
disturberà
più!-. Per fortuna l'ingresso era dalla parte opposta a dove
si affacciavano le finestre del suo appartamento, quindi Mizuki non
poteva sapere chi c'era ad
aspettarla fuori dal condominio. Bastava solo essere naturale.
Così,
sfoggiò un sorriso palesemente sforzato.
"Sta
mentendo. Chi era?"
Così
nelle settimane sucessive mentre Mizuki si tormentava dalla gelosia,
Haruka continuava ad alternare le imprecazioni alle lodi a se'stessa.
"Una visita da Michiru, chi se l'aspettava? Avrei dovuto darle
la possibilità di tornare con me. Non è vero che
non l'amo più e
ho sognato per tanto tempo il suo ritorno... Che idiota sono stata!"
; "No, non è vero: così non correrò
più rischi di soffrire.
Ma d'altronde anche io ho scoperto che pure lei mentiva quando mi ha
detto che erano anni che voleva farmi quella confessione, quindi ho
fatto bene... Perchè lei mentiva, non è
così?" A tutti questi
dubbi si aggiungevano poi le tentazioni di chiamarla, spesso fissava
il telefono con il cuore che martellava dall'agitazione, ma alla fine
si convinceva sempre pensando: "Avrà sicuramente
cambiato
numero". Dopo tre mesi finalmente si decise nel credere di
aver fatto bene a respingerla visto quello che le aveva fatto passare
lei in precedenza. In fin dei conti anche Michiru non aveva voluto
sentire ragioni quando la lasciò e lei cercò di
convincerla a
restare, quindi, ora che anche lei non aveva chiesto nulla del
perchè
dei suoi ripensamenti, erano pari.
* * *
Quando
Michiru tornò in America dopo il matrimonio della figlia e
la
batosta di Haruka si dimenticò quasi di Elza. Non aveva
voglia di
ricominciare un'altra storia. Era profondamente delusa. Aveva sperato
davvero di poter avere un'altra possibilità con Haruka. Era
davvero
convinta che la bionda avrebbe capito il suo stato d'animo e i
sentimenti che implicitamente le aveva dichiarato di provare e invece
il loro incontro era stato disastroso. Quando la vide, splendida e
bellissima forse più di quanto ricordasse, aveva sentito di
fare la
cosa giusta. In quel momento non avrebbe voluto altro che
abbracciarla forte e dirle quanto avesse sbagliato e quanto capiva di
averla sempre amata in quel periodo di lontananza. Forse anche quando
stava con Helena, in fondo al cuore non aveva mai smesso di amarla.
Le parole di Haruka furono però molto dure e l'ultima frase
che le
disse l'avevano ferita nel profondo: Haruka aveva voltato
completamente pagina e non c'era più possibilità
di rimedio.
Maledisse infinite volte il suo orgoglio: se non fosse stata
così
orgogliosa e restia nell'ammettere i suoi sbagli, l'avrebbe cercata
prima e ora, forse, avrebbero ripreso ad essere la coppia felice che
erano prima che lei partisse per l'America. “Quanto
sono stata
cretina ad aspettare tanto e a credere che dopo nove anni potesse
capirmi! Ho aspettato davvero troppo...” si
trovò a pensare
più volte sconsolata. Passò molto tempo in quello
stato di
tristezza che confidò esclusivamente a Setsuna, l'unica
amica
riservata che avesse. Nel frattempo l'ex campionessa olimpica, quando
la violinista tornò in America, ogni tanto si faceva
sentire, ma non
era più nel periodo giusto per dedicarsi agli amori perduti.
Per i due
mesi sucessivi fu impegnata con un allenamento intensivo delle sue
ragazze prima in vista delle Olimpiadi e poi durante la
partecipazione alle stesse. Il tempo fu avverso a loro dal momento
che meno di tre mesi dopo la fine dei giochi olimpici Michiru
iniziò
la sua tournèe in giro per il mondo. Perciò erano
passati ben tre
anni da quando si videro la prima volta, quando non erano ancora
tanto vincolate dalla loro carriera lavorativa. -Basta rincorrerci
per tutta la vita- le aveva detto sorridendo Elza appena si videro
prima di stringerla in un abbraccio che parlava per lei. Da allora
non si lasciarono più e con il tempo ripensando al colloquio
avuto
con Haruka Michiru arrivò a provare rabbia nei confronti del
pilota.
Una rabbia che sarebbe divenuta poi astio. Come si era permessa di
darle implicitamente della troia?? Come se tutto quello che era
successo fosse accaduto esclusivamente per colpa sua! Come se la
grande Haruka Tenoh fosse stata esente dal commettere errori! Come se
l'avesse mai ascoltata prima di Helena e anche dopo! Lei ci aveva
sempre provato a mantenere dei buoni rapporti e quando l'ultima volta
provò anche a rimettere in discussione i suoi sentimenti era
stata
trattata con pesci in faccia e pure insultata. Non le avrebbe
permesso mai più di rivolgersi a lei in quel modo. Cosa ne
sapeva
lei dei suoi sentimenti, della sua confusione, di quanto stette male
sapendo che Hotaru non la voleva più sentire? Come poteva
pensare
che, solo perchè Fuka l'aveva lasciata per essere libera di
andare a
letto con un cantante meteora, anche a lei piacesse fare quello che
faceva la talent scout? Capita a tutti di fare errori e lei non aveva
capito bene che tipo di persona fosse Fuka. Da mesi però la
talent
scout aveva avanzato richieste sessuali strane, dicendo che
altrimenti rischiava di diventare noioso, ma lei aveva sempre
risposto in modo negativo. Di certo quello era stato un primo
campanello d'allarme che le aveva impedito di investire tanti
sentimenti in quella relazione e ciò la facilitò
nel non soffrire
quando fu lasciata. E Haruka, invece, senza sapere nulla le aveva
sostanzialmente detto che era uguale a Fuka. Per non contare di come
aveva parlato di Helena. Non la conosceva minimamente, l'aveva solo
sentita suonare durante i suoi concerti e salutava sempre di sfuggita
sia lei che Nick, poco interessata a conoscere i suoi amici. Eppure si
era permessa di dare della ragazza dai facili costumi anche a lei.
Era vero, aveva avuto un passato un po' vivace con le ragazze, ma
questo non faceva di lei una troia. Non poteva dire lo stesso
pensando a Fuka. Ma lei no, era stata un po' confusa, ma di certo non
era come la talent scout e Haruka non aveva alcun diritto di
rivolgersi a lei in quel modo. Anzi, non la voleva proprio
più
rivedere per il resto della vita, non importava se questo voleva dire
non vedere più Usagi e le altre tutte insieme. Lei aveva
abbastanza
amor proprio per difendere la propria dignità. Il no di
Haruka era
stato provvidenziale: si sarebbe pentita amaramente di legarsi
nuovamente ad un'Haruka cambiata, un'Haruka senza rispetto per
nessuno e pure diventata stronza.
-
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*In
Giappone quando si vogliono celebrare le nozze in grande la Chiesa,
scenario di molti film occidentali, appare un luogo molto scenografico
dove sposarsi per questo è frequente la scelta di questi
edifici come luogo di nozze, pur non essendo il cristianesimo la
religione più diffusa della nazione.
**
In Giappone la nascita dei bambini viene celebrata con più
feste che scandiscono i loro primi mesi di vita dal settimo giorno di
vita al momento dello svezzamento.
Nello
specifico l'oschichiya
è una cerimonia buddhista che si celebra la settima notte di
vita del bambino, con la quale gli si augura longevità e gli
si da il nome. Per tradizione il nome viene scritto sul certificato
(decorato con raffigurazioni di gru, simbolo di longevità)
dal padre che utilizza l'alfabeto giapponese. Dopo questa operazione il
certificato può essere esposto in casa, celebrando
così l'ingresso del bimbo nel mondo. Alla festa sono
presenti i parenti e gli amici più stretti che portano
regali (in genere in termini economici) e con essi la famiglia passa
alla cena tradizionale di augurio di buona salute per il neonato.
L'omiyamairi invece
è una sorta di battesimo all'orientale. Al suo primo mese di
vita i genitori con i nonni presentano il nuovo arrivato al santuario
Shinto, dove il sacerdote del tempio prega per il bambino
e agita un ramoscello sacro (tamagushi) alla destra e alla sinistra del
piccolo al fine di benedire lui, ma pure la sua famiglia. Durante la
celebrazione anche la famiglia del neonato si impegna in preghiere di
ringraziamento e di auspicio di buona salute. Al
termine
della cerimonia i presenti bevono una tazza di sake, anch'essa di buon
auspicio. La tradizione vuole
anche che sia la madre sia la nonna materna del piccolo indossino per
l'occasione un kimono formale, mentre il bimbo viene vestito con un
kimono colorato. (Per altre informazioni su questi e gli altri riti
potete consultare il sito di cui mi sono servita per il riassunto:
http://www.tradurreilgiappone.com/2018/02/20/celebrazioni-neonati-giappone/)
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Capitolo 10 *** Capitolo 9 ***
Buona
sera a tutti (o buongiorno, o buon pomeriggio se state leggendo in un
altro momento della giornata :-P), anche stavolta pubblico in anticipo poichè non so se questo fine settimana resterò a casa. Ad ogni modo, questo capitolo è breve
perchè è pensato per andare a completare il
capitolo 5 (come già anticipato a tempo debito).
Ad onor del vero, tengo a precisare che la storia dalla cena in avanti
è come se si stesse svolgendo dal 15 Settembre (data
prefissata per la cena delle Sailor al completo) di quest'anno. Se
qualcuno di voi segue come me la F1, sa che quest'anno,
incredibilmente, l'ultimo GP si svolgerà il primo di
Dicembre. Ai fini della trama però ho dovuto cambiare la
realtà e fingere che il mondiale si concluda a
metà Ottobre. Quando scrissi la prima stesura infatti non
avevo mai seguito una gara di F1 e, a causa di una ricerca svolta in
modo molto pressapochista, ero convinta che i mondiali finissero verso
la fine di Settembre. Non potendo cambiare il periodo di svolgimento
della storia (non scorrerebbe altrettanto bene slittando tutto di due
mesi), ho dovuto anticipare la chiusura dei mondiali 2019 a
metà Ottobre, in coincidenza con il GP di Suzuka (e dunque,
tagliando le gambe ai restanti 4 GP).
Scusate se mi sono dilungata, ma sono stata attenta per tutta la trama
a far corrispondere età, date degli anni e dei mondiali
passati, poi solo quando ero pronta a pubblicare il presente capitolo
mi sono resa conto che le date dell'attuale mondiale di Formula 1 non
corrispondono con lo svolgimento della storia!! >_< . Se
seguite la F1 vogliate perdonarmi e chiudere un occhio su questi
errori voluti riguardanti un aspetto della vita di Haruka che però
è sempre stato trattato marginalmente.
Non possono mancare i ringraziamenti ai lettori, ai recensori e alle
persone che hanno inserito la storia tra le preferite, tra le seguite o
tra le ricordate :)
9.
Erano
passati diciotto anni dall'inizio di quegli avvenimenti e in quello
sguardo erano racchiusi tutti quei ricordi.
-Haruka
non dovresti essere qui.- si decise poi a dire Michiru.
-Si
dà il caso che l'invito è stato esteso pure a
me.- rispose cercando
di cancellare la sensazione di quel brivido che aveva appena
avvertito lungo la schiena appena Michiru pronunciò il suo
nome. Una reazione fisica fuori dal suo controllo, nel sentire il suono
dolce del
suo nome pronunciato dalla violinsta, anche se
sapeva benissimo che Michiru provava tutto per lei tranne che
dolcezza.
-
Sì,
ma Hotaru aveva detto che non potevi venire perchè eri
impegnata con
le corse.
-Infatti
è così, ma non ci sono Gran Premi questa
settimana, quindi non avevo alcun problema a venire stasera.
Però visto che siete qui anche tu e
il tuo “grande amore”- in tono canzonatorio -io me
ne vado.- Così
stava per fare se non fosse stato per Michiru: -Haruka fermati! - Il
suo nome pronunciato da Michiru aveva il potere di farle fare tutto
quello che la donna voleva, sebbene Michiru ignorasse questo suo
potere e Haruka ne prese coscienza nel momento in cui si
bloccò come
richiesto dalla donna. -Non possiamo fuggire in eterno.- si decise
finalmente ad uscire dalle sue barricate la donna dai capelli verde
acqua -Come faremmo se Usagi e Mamoru decidessero...
-Finchè non decideranno di diventare una famiglia reale non sarà un problema che ci riguarda!- La interruppe in tempo affinchè Mizuki non scoprisse nulla.
Dal
canto suo la giornalista rimase più confusa di prima. Decidere di diventare una famiglia reale? Ma Usagi e Mamoru non erano già sposati? Avevano anche avuto una figlia che avevano cresciuto alla luce del sole! C'era forse qualche segreto alla base del rapporto tra i due amici di Haruka di cui lei non era a conoscenza? Certo che, se non potevano considerarsi una famiglia reale a tutti gli effetti, doveva trattarsi di un segreto non di poco conto.
-Neanche
a me fa piacere rivederti, cosa credi? Però siamo qua tutte
due
purtroppo, non puoi tornartene indietro così vigliaccamente!!
Haruka
non rispose. Era vero? Si stava comportando da vigliacca?
-Tranquilla
non corri pericoli: io ho Elza e tu Mizuki no?- disse riprendendo la
frase della giornalista.
-Mizuki
non verrà alla cena...- dichiarò infine
abbassando lo sguardo.
Aveva fatto male a non invitarla. La sola presenza di Michiru, di una
pericolosa bellezza fuori dal comune, le faceva male, attivando in
lei dei ricordi negativi che non aveva cancellato del tutto.
-No?
Come mai?- chiese in tono canzonatorio Elza.
-Non
sono affari tuoi, Elza!- la zittì Haruka alzando il tono
della voce.
-Devi
smetterla di comportarti in questo modo! - l'ammonì Michiru
alzando
a sua volta la voce.
-Non
mi dire quello che devo o non devo fare!
-
Ti
chiedo solo di essere meno scortese.- riprendendo un tono di voce
più
tranquillo -Lei non c'entra con quello che è successo tra me
e te.
""Già...
Però ora è lei che sta con te"
pensò Haruka. -Sì, hai
ragione in fondo è colpa della tua ex. No, scusa era la tua
ex ex...
O forse la ex ex ex ex ex? Ti sei fatta tante di quelle donne nel
frattempo!
-Non
ti azzardare... - Michiru venne interrotta da Elza che, pur essendo
un po' più bassa, prese Haruka per il colletto della sua
camicia
azzurra scuro: -Se ti rivolgi a lei ancora in questo modo ti spacco
la faccia!!
-Ehi
tu, non osare a toccarla!- e così avvertendola Mizuki
strattonò
Elza per la maglietta allontanandola da Haruka.
Dalla
parte del ristorante le Inner e le rispettive famiglie, guardarono la
scena allibite. Haruka e Michiru avevano sempre amato la
riservatezza, vedere ora la guardiana di Urano come causa di quella
plateale piazzata, le lasciò di stucco e ammutolite,
riuscendo solo
a chiedere fra sè stesse se fosse il caso di adoperarsi per
evitare
il peggio. Fu Yoshi a parlare annoiato per loro: -Genio, non ti
conviene intervenire?
-Sì
sì, ma come facevo a sapere che Elza fosse così
aggressiva?- provò
a difendersi Hotaru prima di dirigersi velocemente verso il
gruppetto. La precedette però Setsuna, appena arrivata:
-Ragazze,
interrompo qualcosa?
-Setsuna!!-
esclamarono tutte quattro nel vederla. Erano così prese dal
loro
litigio che stava degenerando che nessuna si accorse del suo arrivo
in macchina.
-Permesso,
fatemi passare- costringendo così le ragazze a mantenere le
giuste
distanze onde evitare inutili scontri fisici. Passando fra di loro
aggiunse poi con tono di rimprovero: -Dopo mi raccontate bene
cos'è
questa storia.- Le altre si guardarono tutte perplesse. -Oh, ciao
Hotaru!
-Ciao
Setsuna!- le rispose la ragazza mentre si incrociarono.
-Vanno
d'amore e d'accordo come sempre, eh?
-
Specie
con Elza! - ormai era più vicina al gruppetto che a Setsuna.
-Ciao!- disse poi alle due coppie sforzandosi di sorridere.
-Hotaru
è opera tua questa? Mi avevi detto che era in giro per un
concerto!!
-Ehm...
Sì, lo so, ma... Non avevo capito bene!
-E
con me allora?- Michiru, nonostante fu l'unica a comportarsi da
persona matura in quella sera, sembrava risentita. Sapeva benissimo
infatti che non si era sbagliata con le date della torunée.
-Ti sei
sbagliata anche con me nel dirmi che Haruka era impegnata con le
corse?
-No,
per lei ci sono davvero ancora alcuni gran premi in programma, Elza
dovrebbe saperlo visto che segue sempre le gare di Formula Uno. Oggi era impegnata a
parlare con i piloti e alcuni meccanici. Devo solo aver omesso che
sarebbe stato tutto al telefono. Quindi a te non ho mentito!
-Perciò
ammetti che invece con me sì!
-Che
perspicacia- fece notare Elza.
-Taci! Ti ho detto di stare zitta!!- la aggredì nuovamente Haruka.
-La
vuoi smettere?? - intervenne ancora Michiru alzando nuovamente la
voce.
-Ok
ragazze. Ammetto di aver combinato un pasticcio, ma che ne dite se
ora ci uniamo a tutte alle altre? Forse non ve ne siete accorte, ma
state dando spettacolo.
-
E'
solo colpa tua!- rispose di rimando Haruka arrabbiata esprimendo ad
alta voce l'unico pensiero che ebbero in comune per tutta la sera le
quattro donne.
Da
tempo non vedeva Haruka così arrabbiata con lei, ma la
giovane dai
capelli corvini finse di non dare peso alle parole e al tono del team
principal e disse: -Sì, lo ammetto- spingendo Elza e Haruka
verso il
gruppo.
-Haruka...-
la chiamò da parte la sua compagna. -Ormai sono qui, non
posso venire
anche io? Tanto un posto in più non cambierà
nulla...- chiese, quasi
implorò, Mizuki. Haruka riflettè ancora
sull'argomento: "Ormai
è troppo tardi. Ho sbagliato a non dirle nulla, avrei dovuto
fare
come lei con Elza..." Infine si decise a rispondere: -Ti
vorrei al mio fianco come non mai stasera, ma purtroppo questo non
è
possibile.
-Sei
sicura?
-Sì...-
rispose poco convinta lei.
-Ma...
perchè non posso? Pensi che non saprei essere all'altezza
della
situazione?
Guardò
verso le altre e pensò al motivo per cui erano lì
a cena tutte
quante. -Mizuki non insistere! - il suo tono era innervosito e
scocciato.
-Come
vuoi... Tanto è sempre tutto come vuoi tu!- si
lamentò Mizuki
alzando le mani in segno di resa prima di salire in macchina. Mise in
moto e partì, sentendo il suo posto di unica donna di Haruka
minacciato. "Hotaru..." Quella ragazza proprio non
le piaceva. Dopo tutto quel tempo, pur sapendo che era stata Michiru
a lasciare Haruka e in una condizione pietosa per tanti anni, si
ostinava ancora a volerle vedere di nuovo insieme. "Che poi
non sono nemmeno i suoi veri genitori. La sua è stata
un'adozione
speciale avendo ancora il padre vivo!" pensò.
Almeno nei
suoi pensieri poteva dire che non era davvero loro figlia! Ma la
cocciutaggine di una figlia adottiva speranzosa fino a che punto
poteva essere disattesa dalla coppia che l'aveva sentita parte della
famiglia da subito e si era amata per tanto tempo? "Mizuki
calma. Haruka non si lascerà abbindolare da lei dopo quasi
vent'anni, di cui dieci di solido fidanzamento con te e dopo tutto
ciò che quella le ha fatto" si fece coraggio poi.
Haruka
intanto restò un attimo dov'era e poi si sforzò a
raggiungere le
altre e Michiru. Quando si avvicinò non potè non
notare la salda
presa che il braccio di Elza fece sulle spalle di Michiru. Si
pentì
di aver allontanato Mizuki, ma d'altronde non poteva certo affrontare
un argomento tanto delicato così: all'ultimo minuto. -Vi
chiedo
scusa per lo spiacevole spettacolino teatrale che abbiamo dato!-
disse con tono mortificato.
Usagi
fu subito comprensiva: -Non c'è problema. L'importante
è che ora
andiate d'accordo!
-O
almeno per questa sera.- disse più realista Mamoru sulle
effettive
condizioni di "accordo" che potevano esistere tra le tre
donne.
Ami
annunciò l'ultima famiglia ritardataria: -Ecco che arriva
Rei!
-Ciao!
Scusate il ritardo, ma c'era un traffico!- si giustificò
subito suo
marito appena li raggiunse, mentre Rei rimase un attimo interdetta
nel vedere presenti sia Haruka che Michiru.
-Ci
siamo tutte: perfetto. Possiamo andare!- disse contenta Usagi.
Mentre
entravano nel ristorante Makoto le si avvicinò e le disse a
bassa
voce: -Che scena che ti sei persa!
-Che
scena?- chiese subito ancora più curiosa bisbigliando anche
lei mentre si
accodavano per ultime.
-Haruka,
Michiru e rispettive compagne.
-Cooosa?
Racconta, racconta!- esclamò seppur a bassa voce nella speranza di capire cosa ci facevano
lì
sia la guerriera di Urano che la guerriera di Nettuno.
-
Dopo
cena, non possiamo spettegolare così davanti a loro due.
-Eh
beh? Non puoi dirmi le cose solo a metà!- provò a
protestare Rei
che si era fermata di colpo per la delusione.
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Capitolo 11 *** Capitolo 10 ***
Buonasera.
Purtroppo per voi
ho molte note da fare in questa introduzione ^_^'.
Innazitutto questo capitolo è molto lungo e rientra tra
quelli più revisionati rispetto la prima versione. In parte
anche la trama stessa della storia è cambiata e tutto lo
devo a Fenris che, senz'altro più esperto conoscitore di me
del mondo Sailor Moon, mi ha illuminato su quale avrebbe dovuto essere
il destino di Usagi e Mamoru. Non è stato facile cambiare in
modo radicale il tema della cena che vedrà per protagoniste
tutte le Sailor, ma mi sono molto documentata e... spero di aver fatto
un buon lavoro. In secondo luogo, vi è un punto della storia
in cui si parla di ringiovanimento e in cui ho cercato di essere il
più chiara possibile, se però qualcosa non vi
torna della mia spiegazione, pur tenendo sempre presente che si tratta
di un AU, fatemi pure sapere. Terzo, tutti i mariti e compagni delle
Sailor, ad esclusione di Minako, sono personaggi tratti dall'anime
(ormai è chiaro che io faccio riferimento esclusivamente ad
esso e alla sua versione originale) ;-). Ultimo, le gemelline di
Minako... Per dare una maggiore coerenza al futuro delle eroine della
Takeuchi, ho dovuto trasformare una di loro in un maschietto. Non vi
svelerò il mio ragionamento perchè rispecchia un
futuro coerente per quasi tutte le Sailor, ma per alcune no. Con un
piccolo sforzo mentale, però, è abbastanza
intuibile capire le scelte fatte sulla prole delle ragazze :-P
Ringrazio come sempre chi sta proseguendo la lettura della mia storia,
chi la recensisce e chi l'ha inserita tra le preferite, le seguite o le
ricordate ^_^
Bene, ora posso augurare buona lettura a tutti! ^_^
P.S: per ragioni sconosciute non riesco a togliere il grassetto da una
delle frasi in conclusione del capitolo. Se riesco cercherò
di trovare la soluzione per questo errore di lettura di NVU, se non
troverò la causa del problema vi chiedo di chiudere un
occhio sull'inconveniente.
10.
Alla
cena erano presenti venti persone.
Usagi
era a capotavola da una parte, mentre Mamoru era a capotavola
dall'altra. Alla destra di Usagi erano tutte donne, alla sua sinistra
erano in prevalenza gli uomini. Alla sua destra c'erano: Chibiusa,
sua figlia, di diciasette anni anni, studentessa alle magistrali;
Yukiko, la figlia di Rei e coetanea di Chibiusa, nonchè sua
migliore
amica, appassionata di fenomeni
paranormali; vicino a Yukiko, la madre Rei, quarantaquattro anni,
sacerdotessa del tempio Hikawa da circa vent'anni ormai; proseguendo
si trovava Minako, ex pilota di F1 ed attualmente commentatrice
sportiva delle gare di F1; accanto Aiko*, una dei due gemelli avuti
da Minako e marito. La bimba aveva tredici anni e il sogno di
diventare famosa come i suoi genitori; Ami, esperta ingnere
elettronico, appartenente all'equipe italiana di biorobotica che
sviluppò il progetto che, tramite degli elettrodi che
collegano
segnali elettrici inviati dal cervello alla mano, diede per la prima
volta la possibilità di muovere la protesi robotica ad una
donna a
cui era stata amputata la mano. Sposata con Ryo Urawa e madre di un
ragazzo di sedici anni che studiava presso lo stesso liceo di Yukiko, a
cui da qualche tempo sembrava fare il filo, e di una
bambina coetanea e amica stretta dei gemelli di Minako; Michiru,
quarantasei anni, affermata violinista dall'età di
quattordici anni,
nonché pittrice; Hotaru, trentasette anni, psicologa
infantile,
appassionata dei casi di sdoppiamento di personalità; Setsuna,
quarantotto anni, astrologa presso l'osservatorio astronomico
nazionale del Giappone, a Mitaka. Madre di una ragazza di diciotto
anni e di un ragazzo di quindici, entrambi ottimi amici degli altri
figli delle Inner e di Hotaru che vedevano come una sorta di sorella
maggiore.
Alla sinistra di Usagi vi era in buona parte il resto delle famiglie
delle guerriere che avevano svelato la loro vera identità,
più
Makoto, Haruka e Chibiusa dal futuro. Al posto accanto ad Usagi c'era
Chibiusa dal futuro, trentaquattro anni, principessa del Silver
Millenium; al suo fianco il principe Helios, quarant'anni custode dei
sogni e autodidatta nel tempo libero di psicologia.
Proseguendo si trovava Yuichiro Kumada,quarantotto anni, docente
universitario di teologia e marito di Rei, con la quale si occupava
nel tempo libero del suo tempio. Innamorato respinto da Rei fin dai
tempi in cui lei frequentava le medie, fu la tenacia a premiarlo e a
farlo arrivare, dopo non poche tribolazioni, a sentirsi dire il
fatidico sì. Masami Iketani,
marito di Minako, quarantasei anni e noto responsabile ufficio stampa
scuderia. Fu proprio il suo lavoro che, quando lavorò per la
Ferrari
diciasette anni prima, li portò prima ad incontrarsi spesso
nei
post-gara, poi a frequentarsi anche fuori dai circuiti e infine ad
essere, da tredici anni, una coppia sposata; Akihiko** l'altro gemello della coppia Iketani aspirante cantante o
comunque un idol (proprio come la gemella); Makoto, proprietaria del
rinomato
ristorante in cui si svolgevano da sempre, a porte chiuse, i loro
incontri. La figlia, di sette anni, che aveva avuto dal convivente
era la più giovane dei figli delle Sailor. Elza Grey,
quarantasei
anni, medaglia olimpica nella corsa ad ostacoli, da dieci anni
allenatrice della squadra nazionale del Giappone nella staffetta;
Yoshiki Nishino, quarantadue anni, pilota d'aereo; Haruka, ex pilota
di F1, ora direttrice presso la scuderia da anni avversaria a quella
per cui tifava Minako. Infine all'altro capotavola c'era Marzio,
primo ministro del parlamento giapponese.
La
prima metà della cena si parlò del più
e del meno, i commensali si
raccontarono le ultime novità, proprie o di vecchie
conoscenze ed
era un dispiacere per tutte non poter parlare con tutti, non poter
togliersi qualche curiosità fin da subito su quelle altre
amiche
che, per via del lavoro e della famiglia, non vedevano da tempo.
Dopodichè
Usagi richiamò l'attenzione di tutti e si accinse ad
affrontare il
tema vero e proprio della cena: -Ragazzi io credo che ora sia il caso
di discutere del fatto di rivelare all'umanità la nostra
identità.
Nel destino mio e di Mamoru era scritto che il nostro regno sarebbe
iniziato già vent'anni fa, ma qui per tutti lui è
ancora il primo
ministro e io sua moglie. A parte Hotaru abbiamo tutte tra
i quarantaquattro e
i quarantotto anni: è ora di prendere una decisione. Senza
contare che
con la carriera che ha fatto il mio Mamo, da pochi anni primo
ministro, l'occasione ci viene offerta su un piatto d'argento.- Era
già la terza volta che Usagi indiva una riunione per
affrontare quel
problema. Ne aveva fatta una a ventidue anni, due anni dopo il
matrimonio
con Mamoru; la seconda volta era stata sei anni prima. In
entrambi i casi diversi pro e contro avevano diviso tutte le
guerriere Sailor nella loro presa di posizione. Dichiararsi per la
famiglia reale voleva dire estendere tutto il proprio potere dal
Giappone su tutta la Terra: un procedimento che avrebbe richiesto
molto tempo, forse secoli***. Il tempo non sarebbe stato
però
un problema perchè rivelarsi al mondo voleva
altresì dire poter usare il Cristallo d'Argento per
espandere incredibilmente la longevità a tutti gli abitanti
della Terra, rallentando anche
l'invecchiamento delle persone e riportando dunque
l'età di
tutti gli ultra quarantenni indietro di vent'anni. Inoltre l'impegno
messo dai due sovrani insieme ai politici del resto del mondo avrebbe
garantito la pace sulla Terra, così come era stato ai tempi
del
Silver Millenium. Ogni guerriera infine avrebbe avuto riconosciuto il
titolo di principessa e i loro mariti avrebbero ricevuto il titolo di
principi consorti. Eppure tutto ciò implicava lasciare i
sogni ai
quali tutti avevano dedicato una vita intera; senza contare
che comunque tutte le guerriere (e i loro figli),
indipendentemente dalla scelta decisiva che si sarebbe presa, in
quanto reincarnazioni di abitanti non terrestri, possedevano
già dei geni che
garantivano loro un invecchiamento molto più lento rispetto
a tutti gli
altri comuni umani. Ciò che però destava
più preoccupazione era
che nessuno aveva chiaro il ruolo che avrebbero avuto le principesse
una volta proclamate come tali. Sarebbero state le guardiane dei
sovrani come ai tempi del Silver Millenium, o si sarebbero spartite i
continenti in vesti di ambasciatrici del
re e della regina? Nessuno poteva saperlo perchè la
decisione che
stavano per prendere avrebbe richiesto molto tempo prima di arrivare al
suo compimento. Solo dopo che la nuova monarchia si sarebbe consolidata
in Giappone i nuovi regnanti avrebbero potuto guardare al resto del
mondo, ma questo, in un primo momento, avrebbe sicuramente portato allo
spezzarsi degli equilibri di ogni singola nazione e decidere
l'incarico che avrebbero avuto le principesse guerriere sarebbe stata
una questione da affrontare con l'imperatore e i parlamenti delle varie
nazioni del mondo in un secondo momento. Altra nota dolente: che ne sarebbe stato
dell'imperatore? La maggior parte dei commensali sosteneva che non
avendo già più alcun potere esecutivo poteva
restare la figura
cerimoniale che era già da più di un secolo,
altri invece (i più
pragmatici come Haruka e Yoshi) erano convinti che, proprio
perchè
non aveva più alcun peso sulla politica del Giappone,
dovesse essere
destituito.
Infine,
vi era un'altro problema non di poco conto: a tutte quelle che non
avevano detto nulla alle rispettive famiglie risultava difficile
giustificare loro quei titoli omettendo la realtà dei fatti
tanto quanto svelare di punto in bianco
quel segreto fino ad allora tanto gelosamente custodito in
sé stesse.
Proprio di questo si stava tornando a discutere, ma Usagi le
interruppe fin da subito: -Prima di riprendere con i soliti discorsi
diciamo chi è favorevole alla nuova monarchia per alzata di mano.- A
differenza delle altre volte stavolta la maggioranza delle persone
presenti era favorevole. Si trattava di Rei, Minako, suo marito, i due
gemelli, Michiru, Elza Grey, Setsuna, Makoto e... Mamoru. -Mamo!
Noi non dobbiamo votare.- lo riprese Usagi delusa dal fatto che non
avesse rispettato i patti stabiliti in precedenza.
-Ahahahah,
da testolina sei diventata espressione buffa! - la prese in giro lui,
mentre lei, nell'udire quella bonaria presa in giro, socchiuse gli
occhi in segno di ironica minaccia. -Voterò anche dopo
comunque.
Sai, tanto per fare un po' di movimento. Mi annoio stare tanto tempo
seduto a far niente!
-Ah,
e poi sarei io quella infantile! - commentò lei rassegnata,
ma con
una punta di divertimento. -Torniamo a noi. Chi di voi è
contrario?-
Alzarono la mano il marito e la figlia di Rei, Ami, Chibiusa, Hotaru
e come promesso Mamoru. -Come mai non volete?
-Beh,
io e Yukiko perchè abbiamo vissuto sempre come ragazze
normali. Non
siamo pronte per un cambiamento così importante nella nostra
vita.
-Sì,
è vero.- le diede ragione la figlia di Rei -Questo ci
porterebbe
inevitabilmente a cambiare stile di vita, a seguire dei cerimoniali e
delle regole di corte alle quali non ci sentiamo pronte.
-E
questo non farebbe altro che farci perdere le amicizie che abbiamo
già. Fosse solo per quello, ma io ho anche il ragazzo, non
lo voglio
perdere!
-Ma
non è detto che perderete le vostre vecchie amicizie e per
quanto
riguarda il tuo ragazzo, capirà!- la liquidò in
fretta Usagi. Non
era arrabbiata e tanto meno gelosa, solo che le sembrava
ancora solo il
giorno prima quando Chibiusa da bambina tornava a casa raccontandole
cosa
aveva imparato di nuovo a scuola e ora invece era sempre fuori con le
amiche e con il fidanzato, dedicando meno tempo ai suoi genitori.
Solo da quando la figlia aveva iniziato a frequentare il suo ragazzo,
Usagi aveva realizzato quanto il tempo passasse in fretta e questo le
metteva sempre un po' di tristezza. Prima o poi Chibiusa si sarebbe
sposata iniziando ad avere una vita totalmente
autonoma e la casa senza lei sarebbe stata molto vuota. Già
lo era
quando andava in giro o a ballare e poi si fermava a casa delle
amiche o del fidanzato, figurarsi come lo sarebbe stata quando la
sua bambina se ne sarebbe andata definitivamente! Se ne sarebbe
fatta una ragione, d'altronde anche lei aveva sposato Mamoru a
vent'anni. L'importante era che Chibiusa fosse felice. Sorrise
bonariamente al termine
di questo breve augurio mentale rivolto alla figlia e poi chiese le
motivazioni che avevano spinto il marito di Rei a votare
contrariamente alla sua proposta.
-Ecco
Usagi- prese parola Yuichiro -io preferisco non essere coinvolto
perchè amo il mio lavoro e grazie ad esso penso di poter
aiutare
ancora molti giovani pieni di domande senza risposta che si sentono
smarriti e che si rivolgono a me per conoscere in modo appropriato la
teologia e magari a far crescere la propria fede che per me
è
l'unica fonte di sicurezza per noi uomini. - Usagi annuì.
Proseguì
Ami: -Finchè potrò lavorare voglio impegnarmi al
massimo per
aiutare la gente in difficoltà e magari trovare un modo per
restituire la mobilità totale a chi ha perso l'uso degli
arti. Ci stiamo tutti impegnando tanto e stiamo ottenendo risultati che
potrebbero portare a cambiamenti epocali. Non
potrei lasciare il mio team senza sapere di aver dato il massimo, tu
mi conosci dai tempi delle medie!
-Mi
associo a lei, Usagi- intervenne subito Hotaru- Ci sono troppi
bambini che hanno bisogno di aprirsi e ritrovare un po' di pace e di
serenità e io non posso proprio andarmene via
così, lasciandoli
sprofondare nei propri incubi. Voi tutti sapete che purtroppo sia io
che mio padre in prima persona siamo passati in una situazione
drammatica come questa. Il mio era un caso particolare, ma ci sono
diverse forme di demoni e se quelli degli altri bambini possono
essere sconfitti con delle terapie psicologiche io devo esser con
loro. Nessuno può capirli meglio di me.
-Capisco...-
commentò triste dopo aver sentito le nobili spiegazioni di
tutti.
-Voi invece? Non avete votato nulla, come mai?
Haruka
e Yoshi si guardarono un attimo e poi Haruka disse: -Tanto, vada come
vada, se restiamo quelle che siamo non mi vedrete più ad un
raduno
completo e se dovessimo andare tutte a corte io resterei sempre da
sola nel mio palazzo, tranne nei casi in cui la principessa
di Nettuno-
il suo tono era canzonatorio -non si ritirerà nella sua
proprietà
con la sua grande
atleta-
dicendo grande
con un tono che faceva subito capire che la pensava esattamente
all'opposto. Elza si sfregò le mani nel tentativo di
controllare la
sua voglia di prenderla a schiaffi, mentre Michiru strinse i pugni
sotto il tavolo e certa che Haruka la stesse già fissando,
forse con aria di
sfida, si sforzò di non guardarla in faccia. Tutti si
sentirono a
disagio, Usagi e Hotaru in particolar modo. Usagi perchè
risentiva
molto delle tensioni e dei sentimenti delle amiche, Hotaru
perchè in
un certo senso era stata lei l'artefice di quella tensione. -E poi
comunque perchè io seguirò la decisione della
nostra regina
qualunque essa sia.- Non tutti erano sicuri che quella frase fosse
dettata dalla pure sincerità o se fosse stato un tentativo di rimediare alle considerazioni
precedenti.
-No,
a me basta seguire la mia Hotaru, la sua felicità e le sue
soddisfazioni sono le mie.- questo fu il pensiero senz'altro
più
romantico di Yoshi. "Ahh,
che bello l'amore!" pensò quasi
commossa Usagi. -Capisco... come al solito non riusciamo a metterci
d'accordo...- fu l'ultima cosa che riuscì a dire prima che
ripartissero i soliti tentativi di convincimento delle guerriere che
volevano seguire il destino che era stato scritto per Usagi e Mamoru nei confronti di coloro che invece volevano continuare con le loro vite di sempre.
Haruka se ne stava a rimuginare, guardando di sfuggita Michiru o
ricambiando le occhiatacce di Elza. Anche Michiru la guardava, ma
sempre quando Haruka interveniva nei discorsi delle altre o si
perdeva a giocherellare nervosamente con il tappo della bottiglia e
quando era sicura che Elza, presa dall'argomento, non la vedeva e
quindi non poteva diventare gelosa. In realtà Elza non la
vedeva, ma
lo percepiva. Conosceva troppo bene Michiru e sapeva che tra lei e
Haruka era quest'ultima a catturare il suo sguardo, come sempre. Come
fin da ragazzine...
Ad
un certo punto fu la domanda di Rei a far sospendere pian piano tutti
i vari dibattiti in corso: -Insomma, Usagi! Dicci un po' tu cosa
vorreste fare! In fin dei conti sei tu la nostra regina ed è
già la
terza volta che non capiamo cosa volete fare tu e Mamoru! L'avrete
una vostra idea, no?
-Sì,
ma... lo sapete che io ci tengo a rispettare anche la
volontà di
tutti voi.
-Tu
sei sempre rimasta la nostra pasticciona e altruista Usagi di sempre!
- disse Minako sorridendo.
-E'
vero Usagi ha sempre mantenuto il suo carattere semplice e altruista
che aveva già da quando ci siamo conosciute! - aggiunse Ami
con tono
dolce.
-Però
a volte sei troppo altruista! Pensi sempre a far star bene gli altri,
anche se questo ti può costare dei sacrifici-
l'ammonì bonariamente
Makoto.
-Ma
per me non è un sacrificio. Io ci tengo che anche le mie
amiche
stiano bene. Non riuscirei proprio a sentirmi bene sapendo che vi ho
chiesto o imposto qualcosa che voi non volevate fare!
-Il
tuo cuore è proprio grande Sailor Moon! -
commentò in ultimo
Hotaru.
-Vi
ringrazio ragazze- rispose lei commossa. Seguì il silenzio.
Un
silenzio disturbato però dal brusio in fondo alla tavola.
-Di che cosa
state parlando voi tre?- chiese Usagi indispettita. Casualmente si
trattava di Yoshi e Haruka le due persone che più in
assoluto non
sopportavano smancerie di quel genere e che in quel momento si
stavano distraendo in compagnia di Mamoru. -Beh... noi...-
farfugliò
Haruka colta in flagrante.
-Hanno
chiesto a me cosa ne pensiamo noi!! - l'aiutò Mamoru
sorridendo
imbarazzato alla consorte.
-Mamo!
-Tranquilla,
tranquilla: tanto loro si sono astenuti!
-Ma
non è questo il punto!
-Allora,
Haruka, cosa vogliono fare i nostri piccioncini?- la incalzò
Minako
facendole l'occhiolino.
-Lo
posso dire?- Mamoru fece spalluce visto che ormai tutti avevano preso
una decisione: -Rivelar...- il "no" di Usagi arrivò troppo
in ritardo e Haruka si bloccò in tempo solo per non dire
l'ultima
sillaba.
-...si-
completò la parola Yoshi per lei, visto che ormai il danno
era
fatto.
Mentre
Usagi si disperava per il segreto infranto, quelli che erano pro
nuova monarchia esultarono come bimbi delle medie; le altre rimasero
pensierose. Haruka si divertì a far ragionare Setsuna: -Ti
vedo
molto contenta Set, anche tuo marito e i tuoi figli lo sono?- Diretta
e concisa colpì in pieno il bersaglio: l'entusiasmo
ingiustificato
di chi voleva rivelarsi al mondo e non aveva detto nulla della sua
seconda identità alla famiglia. Infatti Setsuna
richiamò
l'attenzione di Makoto, a qualche posto di distanza dalla parte
opposta e le pose la stessa domanda. Ne parlò con lei
perchè era
l'unica, a parte lei, a non aver detto nulla in casa della sua natura
guerriera e nonostante ciò a voler cambiare le sorti del
mondo.
Makoto si dimostrò molto sicura nel risponderle: -E' da
tanto che ne
vorrei parlare a Motoki, solo che non trovavo mai l'occasione per
dirglielo. Questa mi sembra la migliore. Se mi ama come semplice
proprietaria di un ristorante, mi amerà anche come Sailor,
no?
Mentre mia figlia è ancora piccola quindi non
sarà certo un trauma
scoprire ora che sono una guerriera Sailor.
Era
quello che pensava anche Setsuna, solo che lei non ne era
sicura fino in fondo, ma Makoto lo era così tanto che era
anche in
grado di rendere meglio l'idea con poche parole e a infondere le stesse certezze anche a lei. -E tu,invece, come
farai con Mizuki se dovessimo seguire le decisioni della
maggioranza?- disse dopo averne parlato con Haruka.
-Beh,
io non lo so...- si assicurò che nessuno le stesse
ascoltando presi dalle
loro varie conversazioni, poi riprese: -O la lascio, o glielo dico.
Ma non sono sicura che mi capirà. Magari si
arrabbierà e mi
lascerà, allora, se diremo a tutti chi siamo, è
meglio che sia io a
lasciare lei.
-Haruka...
Non per dire, ma la tua donna ti è sempre stata vicina, in
ogni
momento, anche in quelli più difficili per lei. Vuoi che ora
ti
lasci per averle nascosto un passato che per te è sempre
stato un
po' una spina nel fianco?
Setsuna
aveva ragione. Come poteva dubitare ancora di Mizuki dopo dieci anni
di amore e dedizione totale? Dubitare di cosa poi? E poi come poteva
essere così fredda e calcolatoria nei confronti di una
persona tanto
importante nella sua vita? -Hai ragione. Di certo... sarebbe stato
tutto più facile se non ci fosse stata lei al mio fianco-
parlò
quasi senza accorgersene, guardando, forse non del tutto
consciamente, verso Michiru. "Se
ci fossi ancora tu con me,
sarebbe tutto più semplice... e bello". A
Setsuna quelle parole
e quello sguardo non sfuggirono. In fondo loro guerriere del sistema
solare esterno avevano sempre avuto un legame profondo e tanti anni
di convivenza insieme le avevano portate a capirsi anche con un solo
sguardo.
Intanto
le altre persone stavano ancora parlando tra loro. Ami ad un
certo punto propose: -Scusa Usagi, non ci abbiamo mai pensato, ma
perchè non dire tutte la verità, ma solo alcune
iniziare la loro
nuova vita da guardiane, ambasciatrici o il ruolo che ci affideranno?
Poi quando noi sentiremo di aver fatto tutto il possibile nella
nostra vita professionale, assolveremo ai nostri compiti di Sailor.
Mentre le ragazze faranno come noi: resteranno qui finchè
non hanno
raggiunto una certa età e saranno pronte per iniziare una
nuova
vita. Anche noi abbiamo ritardato il nostro destino perchè
eravamo
troppo giovani.
-No,
scusate se mi permetto- intervenne Masami, il marito di Minako-
Mamoru ha intrapreso la carriera di politico apposta per facilitare
la vostra ascesa politica. Tu, volevi fare il medico, Mamoru, non
è
vero?
-Sì,
è vero.- confermò lui.
-Perciò
mi pare che il vostro destino sia stato posticipato solo per
attendere che i tempi fossero maturi per poter dire la
verità al
mondo intero, non perchè non ve la sentivate.
-Sì,
ma non sarebbe una brutta idea quella di Ami...- disse poi Usagi
pensierosa.
-E
secondo te loro e i loro figli potranno continuare a fare il loro
lavoro come se nulla fosse? Nessuno ci vedrà più
con gli occhi di
prima!- protestò Rei.
-Ovvio,
ma ci porteranno tutti più rispetto! Vero, Aiko?- fu la
svelta
risposta di Akihiko.
-Vero,
Aki. Dire la verità non sarà d'ostacolo, ma anzi
ogni decisione
che prenderete voi conterà di più in quanto
future principesse o
principi consorti.- concordò con lui la gemella prima di
bere la
coca-cola con gli occhi chiusi, sicurissima delle sue parole. Tutti
restarono un attimo spiazzati per le risposte argute dei due gemelli
nonostante la giovane età.
-I
ragazzi hanno ragione, il problema non è il modo in cui
reagiranno
le persone che ci conoscono, ma il fatto che si aprirà una
nuova era
e l' Earth Kingdom ha bisogno di tutte le sue guardiane.-
proseguì
poi Minako.
-Ma
a fianco dei nostri sovrani ci sarai già tu che sei la
leader! E poi
comunque le guerriere del sistema solare esterno, Hotaru a parte,
saranno con voi. Che problema c'è?- continuò Ami.
-Sono
decenni che un nemico non si fa più vivo, ma se dovessero
comparirne
di nuovi? Nella vita non si può mai sapere e se ci colgono
all'improvviso per noi sarà di nuovo la fine!- stavolta era
Rei a
controbattere la teoria della guerriera di Mercurio.
-Sì,
ma il fatto che vogliamo proseguire con le nostre vite non ci rende
meno Sailor di voi.
-Certo!
Ci teniamo sempre tutte allenate, vigili e attente per non commettere
più l'errore che è costato la vita a tutti gli
altri pianeti nella
vita precedente.- aggiunse Hotaru.
-Sì,
forse avete ragione... -rispose triste e pensierosa Usagi -Devo
pensarci... L'idea di sapervi così lontane nel caso vi
mandino in
altre parti del mondo, non mi piace per niente!
-Ma
tu sei la nostra principessa è giusto che tu segua il corso
del tuo
destino. Comunque ogni tanto ci rivedremo con le altre, Usagi- disse
solare Makoto con un sorriso altrettanto smagliante.
-Ma
anche voi verrete ogni tanto a trovarci, spero!- soggiunse ancora
Yuichiro.
-Sì,
avete ragione.- concluse in ultimo e rassegnata Usagi.
-In ogni modo è meglio
pensarci sopra ancora, ponderare con occhio obbiettivo questa opzione
e pensare alle possibili conseguenze a cui potrebbe portare.-
concluse il discorso Mamoru.
Quando
uscirono dal ristorante era già l'una di notte e Aiko e
Akihiko
ciondolavano dal sonno tenendo per mano i genitori. Pian piano, a
turno, partirono tutti.
Dopo
essersi intrattenuta in disparte con Setsuna, lasciando Elza a
parlare con Makoto, anche Michiru decise con la compagna di avviarsi
alla macchina. Prima di andarsene però la violinista si
girò verso
Haruka e la fissò con uno sguardo molto intenso. Poi
salì in
macchina e poco dopo l'automobile lasciò il parcheggio del
ristorante.
Haruka
rimase colpita da quello sguardo, ma era stanca e non si
arrovellò
troppo sul suo significato: qualunque cosa avesse voluto dire non
erano affari suoi poichè quello sarebbe stato l'ultimo
spiacevole
incontro che avrebbe avuto con Michiru e compare. Quando Mizuki
arrivò salutò Usagi, Mamoru e Makoto e poco dopo
si avviarono insieme verso la
macchina. Durante il tragitto la bionda si stava per
addormentare quando ricevette un messaggio al cellulare: "Ti
devo vedere. All'ex "Bar Crown", martedì ore 16.00.
Haruka... rispondi solo se non va bene l'orario. Michiru."
Haruka ebbe un sussulto. S'immaginò il viso di Michiru
illuminato
dal display del cellulare, che le avrebbe dato di certo un'aria
mistica rendendolo bello come o forse più di prima, mentre
componeva
quei caratteri: Haruka. La sola idea la fece arrossire lievemente.
"Chi le ha dato il mio
numero??"
-Chi
è Haruka? - interruppe i suoi film mentali Mizuki sospettosa.
-Eh?
Nessuno, nessuno.- si affrettò a rispondere- Solo qualcuno
che si è sbagliato a scrivere un messaggio.
-E
perchè questo tono imbarazzato?
-Beh,
dev'essere il messaggio di un pervertito alla sua ragazza o quello
che è.
-Oh,
sono curiosa di vedere cosa scrivono gli uomini alle loro ragazze!
-Nulla
di così eccitante, come tu sai meglio di me.- Rispose
riferendosi
alle tre e tutto sommato abbastanza caste relazioni che Mizuki ebbe
con i ragazzi ancora ai tempi delle medie e dei primi anni del liceo.
Poi si voltò per guardare la giornalista che girò
leggermente la
testa per guardarla di rimando poco convinta della sua risposta.
-Dai, possibile che non mi può capitare di vedere, anche
solo per
errore, la mia ex senza che tu ti insospettisca? Era solo un
messaggio inviatomi per errore! … E guarda dritto che stai
guidando!- sbottò in seguito prima di voltarsi a guardare
fuori
dall'autovettura attraverso il suo finestrino. Era risoluta nel non
volere parlare di quella pessima serata e tanto meno del messaggio
che le aveva inviato Michiru il minuto prima!
“Haruka
hai tante doti, ma non sei affatti un'abile bugiarda...”
e Mizuki
immaginò che fosse successo qualcosa tra lei e Michiru,
forse
qualcosa della quale anche Elza Grey era all'oscuro e per scoprire di
cosa si trattasse avrebbe dovuto indagare a fondo. Se Haruka si
aspettava che lei si sarebbe fatta accontentare da quell'improvvisata
bugia, si sbagliava. E anche di grosso!
Intanto
in auto anche Elza voleva sapere a chi aveva scritto Michiru. -A
Hotaru. Le ho mandato la buona notte. Vuoi vedere? - la sicurezza era
totale.
-No...-
rispose Elza, incolpando la sua stupida gelosia che le aveva fatto
credere che nonostante tutto avesse mandato un messaggio ad Haruka.
Eppure le preoccupazioni furono tali che non riuscì a
trattenersi
dal sottoporre Michiru ad un terzo grado. Terzo grado miseramente
finito dopo due minuti, dopo che venne bruscamente bloccato dalla sua
compagna. -Ma la smetti, Elza? Ho mandato un messaggio ad Hotaru
guarda!- Il semaforo era rosso, Elza ne approfittò e vide
che
Michiru non le stava mentendo. Nemmeno dieci minuti prima aveva mandato
veramente un messaggio ad Hotaru. Era l'ultimo messaggio della lista
e gli altri erano messaggi vecchi ad amici, colleghi o a lei. -Lo
vuoi leggere? - le chiese sorridendo. -Sì...- fu la sua
risposta
insicura. "Il
discorso di Usagi mi ha fatto riflettere sul fatto
di non averti mai detto abbastanza che anche io sono molto fiera di
te e che io ti appoggerò sempre. Mamma."
-Non
ti ha ancora risposto?
-No.
Ma la vuoi smettere di avere ancora tanti dubbi? Pensi davvero che le
abbia scritto? E il numero di cellulare me lo invento io!
-Va
bene, va bene. - Eppure con Haruka nei paraggi non si sentiva molto
sicura. "Ma no. A
Michiru non può interessare una persona così
villana come è stata oggi Haruka! Mi spiace per te, ma
almeno in
amore, il secondo round l'ho vinto io" e sorrise,
stringendo sicura le
mani sul volante. Era del tutto ignara che la sua stessa
donna avesse allestito proprio poco prima il terzo e definitivo round
con la sua rivale di sempre, cancellando immediatamente dopo l'invio
del messaggio ogni traccia del gesto per lei stessa da pazza, ma a
cui non aveva saputo resistere.
- - - - - - - - - - - - -
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- - - - - - - - - - - - - - - - - -
*
"Aiko" significa figlia dell'amore.
**
"Akihiko" significa principe luminoso. (I figli di Minako sono gli
unici per cui ho cercato nel nome un significato che riconducesse alle
caratteristiche di Sailor Venus: l'amore e la bellezza ;-) )
*** Il
fatto che si parli di secoli è dovuto al fatto che nella
trama originale Mamoru e Usagi sono destinati a diventare i sovrani del
mondo nel XXX secolo, perciò, essendo loro nati nel XX
secolo ed essendo ora noi nel XXI secolo... Il loro nuovo regno
potrà vedersi totalmente realizzato fra un bel po' di
annetti... :-P
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Capitolo 12 *** Capitolo 11 ***
Buona sera a tutti, oggi vi propongo un
capitoletto di tutto riposo. Per fortuna per voi ho solo un
avvertimento: da oggi, festività a parte, tornerò
alla vecchia consuetudine di pubblicare un capitolo a settimana :)
Prima di lasciarvi alla lettura, non
posso non lasciare i miei ringraziamenti a chi sta leggendo, a chi
recensisce e a chi ha inserito la storia tra le preferite, le seguite
o le ricordate :-)
11.
La
mattina dopo Haruka si svegliò di malumore. Si sedette sul
letto.
Non aveva fatto altro che sognare Michiru, dubbi e ricordi si erano
tutti concentrati nel giro di una notte breve. Sapeva che quei sogni
non dipendevano del tutto da lei, ma sapeva altrettanto bene che
l'inconscio che aveva elaborato le immagini e le frasi vissute quella
notte era il suo. Questo non la faceva sentire in pace con la
sua coscienza. Girò la testa per guardare nella penombra
della stanza
la donna che le dormiva accanto ancora nuda. Certo, il caldo di quel
Settembre anomalo non invogliava a rivestirsi dopo essere stati
spogliati per far l'amore con la persona con cui si condiveva il
letto da tanto tempo. Anche se questa persona ti aveva appena dato il tempo
di varcare la soglia della camera prima di assalirti, nella smania di
voler riconfermare a se' stessa con i fatti i sinceri sentimenti che
la legavano a te da poco più di dieci anni. “Mizuki, tu non sai... Quante cose
non ho il
coraggio di dirti per farmi aiutare da te..." Sospirando, si
voltò dall'altra parte per guardare l'ora, erano le otto e
non aveva
più sonno, avrebbe voluto fare un giro in auto, ma i
consigli del
medico erano chiari: meno avrebbe forzato il piede, prima avrebbe
potuto tornare a fare la vita sportiva di sempre. Non c'era niente che
stesse andando bene nelle ultime due settimane. “Almeno
una
doccia potrò farla!”
-Ti
alzi? - la voce era arrochita dal sonno.
-Shhh.
Dormi Mizuki.- sussurrò- Sono appena le otto! - Le
posò un lieve
bacio sulla fronte e andò a prepararsi.
Quel
giorno passò distrattamente la giornata a fianco di Mizuki.
Così
pure i giorni successivi. Era inutile dissimulare, tanto sapeva che
quando aveva la mente troppo affollata era vano ogni tentativo di
concentrarsi. Non sapeva cosa fare: perchè Michiru la voleva
vedere?
Aveva qualcosa di importante da dirle o era una strategia per
rivedersi? No, l'aveva trattata malissimo alla cena e se ancora
qualcosa conosceva di Michiru era il suo orgoglio. Tanto più
che era
stupido pensare che Michiru volesse tornare alla carica con lei
diciotto anni dopo averla lasciata. “Chi ti credi di
essere, Tenoh?”
si prese in giro. La consapevolezza di fare strage di cuori anche con
un solo sguardo l'aveva resa tanto presuntuosa da credere che la sua
ex ancora volesse tornare con lei! Ma era impossibile: lei non
sarebbe mai tornata con Michiru dopo tanti anni... Almeno, non con
quella versione che era diventata andando in America. La stessa Michiru
che
aveva visto l'ultima volta... Così nel giro di poco tempo
tutti suoi
pensieri si concentrarono su nient'altro che Michiru in quel
bellissimo abito bianco da sera e le sensazioni contrastanti provate
dopo averla vista. Una voglia matta di prendere a schiaffi tutti,
anche la povera Mizuki che non c'entrava nulla; le imprecazioni che
più volte lanciò contro Usagi e Hotaru: l'una per
aver voluto fare
quella cena (risolta in nulla come sempre), l'altra per averle
ingannate. Dall'altra parte provò fastidio nel vedere Elza insieme a
Michiru e due emozioni opposte nel vedere quest'ultima. Vederla le
dava tristezza in testa ed eccitazione nel corpo, una cosa che la
turbava ancora di più. Probabilmente non avrebbe
più ripensato a
quella serata se non fosse stato per quel maledetto messaggio che non
le dava pace e che era la causa dei suoi continui rimuginamenti sulla
donna dai capelli color acquamarina. La logica voleva che ci fosse un
motivo grave di cui
parlare per spingere Michiru a forzare il proprio orgoglio per
scriverle. Eppure qualcosa in lei le diceva che quel messaggio era come
il formaggio per attirare il topo nella trappola di chi
l'aveva ben posizionata. Facendo i calcoli che quel campanellino
d'allarme era suonato anche quel sabato sera poco prima del
fatidico incontro, stavolta sarebbe stato meglio se gli avesse prestato
più ascolto e se per quel martedì avesse
organizzato una gita da
qualche parte con Mizuki. Lontano da Tokyo. Lontana da Michiru.
* * *
-Ciao,
piccola!- esordì raggiante Yoshi, vedendola entrare in cucina.
-Ti ho
preparato la colazione.
-Come
sempre...- disse Hotaru sottolineando così la sua
prevedibilità.
-Vuoi
un po' di caffè? - la ignorò, mantenendo sempre
il suo bel sorriso.
-No...
-Il
caffè aiuta a tirare su il morale.
-Perchè?
Si vede tanto? - chiese lei stupita, cambiando finalmente
l'espressione cupa. Hotaru prese le bacchette posate davanti alla
scodella di zuppa di miso che aveva di fronte prima di riprendere:
-Di certo non avrei mai creduto una cosa così disastrosa.
Cioè, io
l'ho fatto per noi tutti. La presenza di entrambe era indispensabile.
Ed io che credevo che non si volessero vedere per paura che la loro
vista avrebbe turbato entrambe. Pensavo che sarebbe bastato abbattere
quello scoglio per farle poi interagire in modo civile.
-Anch'io
lo credevo,sai? - disse Yoshi sedendosi al posto in tavola di fronte
a quello di Hotaru.
-Invece
non si volevano vedere proprio perchè non si sopportano. Le
urta il
vedersi e sapere l'una della presenza dell'altra.
-Beh,
magari il vedersi per la prima volta con le rispettive compagne non
ha aiutato.
-Sì...
Poi Elza! Da Tajiri potevo aspettarmela una reazione simile, ma da
Elza no! E' vero che l'ho vista troppe poche volte per dare un
giudizio sicuro, però con me è stata sempre
discreta, ma cordiale.
Mi ha molto stupita.
-Ma
Elza... Non era la prima cotta di tua madre che poi l'ha respinta per
Haruka?
-Sì...
-Per
altro Elza Grey non aveva mai vinto contro Haruka e probabilmente
nemmeno dopo essere stata più volte medaglia olimpica di
corsa
avrebbe vinto contro la guerriera del cielo che corre come il vento.
Quindi è ovvio che appena vede Haruka si irriti tanto!
-Certo
che ne sai di cose! - disse finalmente vivace Hotaru.
-Sono
il tuo diario personale! - si alzò, andò da lei e
piegandosi in
avanti le diede un bacio.
-Il
più bel diario che abbia mai avuto.- quel tono della voce
raddolcito che a Yoshi piaceva tanto perchè sapeva che era
riservato soltanto a lui e a pochissime altre persone.
Di
fatti lui sorrise prima di affermare: -Sei
più serena...
-Perchè
ho te.- gli disse, guardandolo teneramente nei suoi occhi castani,
mentre gli accarezzava la guancia
liscia e profumata dal dopobarba.
-Non
cominciare con queste frasi.- interruppe quel momento alzando gli occhi
al cielo.
-Haruka
è più romantica di te! - gli fece notare
indispettita spingendolo
via. Mai che potesse avere dei momenti di tenerezza con lui!
Yoshi
rise di gusto prima di riavvicinarsi e sussurarle, in un caldo e
calcolato tono sensuale: -Ed è anche più
passionale di me?-
sapendo già come farsi perdonare per essere così
poco propenso alle
dolcezze. Le parole non erano mai state il suo forte, aveva sempre
preferito i fatti concreti, in ogni cosa. Quelli che lo portavano anche
solo a teneri contatti fisici con la moglie erano i migliori.
Hotaru
arrossì: -Che ne so?
Lui
si inginocchiò di fronte a lei e
le prese una mano, posando tanti piccoli baci prima di dirle: -Si
aggiusterà tutto. Volenti o nolenti, se seguiranno la
volontà di
Usagi, si riappacificheranno per non rovinare la quiete del nuovo
regno della vostra regina e ormai sappiamo che è questo il
suo
desiderio- parlò comprensivo come sempre avvolgendola in un
caldo
abbraccio.
-Spero
proprio che tu abbia ragione.
-Vedrai
cosa ti dice il vecchio e saggio Yoshiki... Ora vieni, lui sa come
farti passare la malinconia- la esortò facendola alzare e
portandola
via dalla cucina.
-Almeno
fammi finire la colazione! - protestò lei con poca
convinzione. Come
Setsuna e Michiru aveva sempre trovato la colazione il pasto
più
importante e più piacevole della giornata, ma Yoshi le stava
proponendo qualcosa di molto più allettante.
-Per
quella hai tanto tempo, per me invece solo fino a domani mattina-
riferendosi alla serie di nuovi voli che lo avrebbero tenuto lontano
da casa per un paio di settimane. Ormai erano già in camera da
letto.
Lui le diede un bacio breve, come piacevano a lei, poi prese il suo
esile braccio e lo ricoprì di baci; infine, posando una mano
sulla
pancia trovò l'ultimo modo per convincerla, se mai ce ne
fosse stato
ancora bisogno: -E chissà, magari fra qualche mese non
potrai più
dedicarmi certe attenzioni, tutta presa a pensare a peluches e
pannolini!- e così dicendo risero mentre si coricarono
insieme,
l'uno sopra l'altra, sul letto.
* * *
Da
un'altra parte, non lontanissimo da casa loro, Michiru stava suonando
il violino. Non aveva sbagliato una sola nota, ma era una lotta
continuare a respingere le varie domande che la mente le poneva. Dopo
dieci minuti che Elza uscì per correre interruppe le sue
esercitazioni, mise il pregiatissimo Stradivari nella custodia e si
sedette sul divano bianco di casa sua. "Che idiota sono stata
a
mandarle quel messaggio ieri sera!!" Si frustrò. "Avrei
dovuto aspettare e chiamarla oggi... Ma lei Domenica prossima
è a
Singapore per seguire le gare e io partirò di nuovo per New
York,
mentre qui devo fare tante cose!" si fermò a
ragionare su
tutte le faccende che doveva sbrigare e arrivò a confermare:
"Ho
fatto bene. Non ho molto tempo da perdere. Ma se mi desse buca o se
si comportasse come l'ultima volta? " Si fermò
nuovamente
ricordando il giorno dopo il matrimonio di Hotaru. Si accorse solo
dopo mezz'ora che si stava sottoponendo da sola ad un estenuante
terzo grado. Proprio come quelli che detestava tanto. "Certo
che lei è stata villana. Almeno con Elza poteva evitare di
comportarsi in quel modo!" si soffermò a pensare
ad Elza e
a loro due insieme. Per quanto Elza fosse importante per lei e per
quanto i suoi sentimenti per lei erano sempre stati forti e sinceri non
era abbastanza. Sapeva che Haruka era di
importanza fondamentale. Lo confermava il fatto che non poteva
vederla dal vivo senza sentire scaldarsi il petto. Era una strana
sensazione che aveva provato solo quattro volte nella vita. Una volta
con Elza, una con Haruka quando la vide sulla crociera ad ascoltare
la sua esibizione, una quando la vide al matrimonio di Hotaru e
l'ultima la sera precedente. Era un calore che si propagava dal cuore
e che le faceva quasi sentire una sensazione di bruciore al petto.
Una sensazione che provava solo nel vederla, che le faceva venire
quella insana voglia di tornare insieme; una decisione che era
più
debole solo a quella di Haruka. Se Haruka le avesse dato un'altra
chance, niente e nessuno stavolta l'avrebbero fermata. Il poter
tornare a parlare con lei, ad aprire nuovamente un varco nel suo
cuore era essenziale. "Chissà, perchè
il mio cuore è fatto
così male da reagire solo quando la vedo dal vivo! Sono
passati
altri nove anni da quando ci siamo viste e lei sembra fatta per stare
con Tajiri..." ricordando come la giornalista l'aveva difesa
a spada tratta dall'attacco di Elza. Pensò a Mizuki: non era
una
brutta donna. Era anzi parecchio carina, con la matita agli occhi,
l'unico trucco che pareva aver usato quella sera e il suo vestire
sportivo. Non era molto alta, ma questo non era certo un difetto;
forse l'unico difetto che aveva era il naso che non era
all'insù come quello di Haruka o di Elza. Paragonò Tajiri all'atleta ... constatando che per quanto carina fosse, non era certo
all'altezza di Haruka o Elza. Era risaputo che le donne brasiliane
erano tra le più belle e la sua campionessa non faceva altro
che
confermare quell'idea generale. Sorrise pensando alla sua compagna.
Poi tornò a pensare a quella del team principal arrivando
alla
conclusione che Haruka, almeno fisicamente, si era scelta una donna
niente male nemmeno stavolta. Non che avesse mai dubitato dei gusti
di Haruka! Di sicuro tutte e tre avevano in comune quel "delizioso"
caratterino suscettibile e impulsivo!
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Capitolo 13 *** Capitolo 12 ***
Buon giorno a tutti, oggi cambio e
pubblico di giorno! :-)
Finalmente
ho capito come inserire le immagini!! Lo so, quasi tutti l'avevano
capito, ma io è già tanto
che su internet riesca a usare un motore di ricerca e ci sono
arrivata soltanto ora XD. Ho pensato, come nella prima stesura, di
arricchire la storia con delle immagini che troverete sempre a fine
capitolo :). Alcune saranno le stesse dell'altra volta, altre saranno
nuove (il mondo delle fanart, come quello della fanfiction,
è sempre in fervente movimento quindi è facile
trarre ispirazioni da lì). Pertanto oggi scriverò
una nota sull'immagine.
L'ho presa da
un manga su un sito tempo fa, ma non ricordando più
il titolo del manga :'( non posso riconoscere i crediti a chi
di dovere. Però, in realtà, l'ho
modificata
per adattarla alla trama e ritrae una scena che dovrebbe risalire a
circa
vent'anni prima del tempo in cui si sta svolgendo ora la storia. Per
quello Haruka e Michiru sono ancora insieme :-)
Ciò
detto, per il momento saluto tutti ringraziando di cuore le persone che
stanno leggendo, quelle che recensiscono e quelle che l'hanno inserita
tra le preferite, tra le seguite e le ricordate :)
12.
-Arrivo!-
le urlò di rimando dal bagno. Poco dopo era da Michiru:
-Eccomi! -
rispose con un largo sorriso.
-Oh,
che splendidi denti bianchi che hai! - disse la violinista
riferendosi al tempo infinito che Elza aveva impiegato per lavarsi i
denti.
-Allora,
salutami mamma e papà!- Le disse scherzando prima di
salutarla con
un bacio sulla guancia.
-Sì,
sì. Come no!- rispose sorridendo.
-Ciao!-
la salutò ancora Elza stando sullo stipite della porta,
prima di
vederla entrare in ascensore.
Erano
le quattro e lei si trovava sulla via che conduceva al "Bar
Fumio Niwa ", ex "Bar Crown". Le fece tristezza vedere
che lì dove c'era la sala giochi di Motoki, luogo d'incontro
per la
maggior parte dei ragazzi della sua generazione, ora c'era una scuola
di tango frequentata per lo più da gente più
vecchia di lei.
Ricordò che era lì che conobbe le altre guerriere
Sailor. In fondo
quello era l'unico posto dove si sentivano a loro agio lei e Haruka
appena si trasferirono a Tokyo. Una sala giochi, un bar e una
pizzeria erano luoghi sicuri che potevano sempre andare bene per due
ragazze, sole e sedicenni nella capitale del Giappone. Le mancava
terribilmente tutto quello. Se avesse potuto tornare indietro!!
Quante volte lo disse, però per ben tre anni
pensò di aver fatto la
cosa migliore.
Entrò
nel bar e si sedette ad aspettare Haruka con il cuore agitato per
l'incontro imminente.
Dopo
mezz'ora e un paio di bicchieri d'acqua bevuti in solitudine
guardò
se per caso le fosse arrivato un messaggio o una chiamata da parte di
Haruka. Niente. "Sapevo che avrei dovuto chiamarla!
Così
avrei evitato di restare qui per tanto tempo senza sapere se
verrà
oppure no. Però Set ha detto che non risponde mai ai numeri
che non
conosce!"
A
un quarto alle cinque fece per alzarsi, ma una mano dalla salda presa
sulla spalla la bloccò sulla sedia. -Chi ti ha dato il mio
numero? -
chiese la persona alle sue spalle prima di prendere posto davanti a
lei.
-Stavo
per andarmene!- rispose con un tuffo al cuore riconoscendone la voce.
-Accontentati
del fatto che sono qua. - rispose indifferente Haruka mentre si
sedeva di fronte a lei.
-Ti
avevo chiesto di avvertirmi se l'orario non andava bene.
-Non
ho l'abitudine di messaggiare con gli estranei.
-Ma
io... non sono una sconosciuta- disse con tono amareggiato. "Davvero
l'astio nei miei confronti è arrivato al punto da
considerarmi
un'estranea?"
-Il
mio cellulare diceva di sì visto che non riconosceva il tuo
numero.
-Come
sei pignola.- rispose sollevata da quella risposta.
-Intanto
tu non mi hai ancora detto chi ti ha dato il mio numero.
-E'
stata Set.
-La
prossima volta le spacco in testa la sua chiave del tempo! Vabbeh...
Sta bene?
-Sì...-
le rispose perplessa.
-Usagi
e Hotaru pure?
-Sì...
-Allora
posso andarmene! - disse raggiante.
-Ti
prego non ripetiamo la stessa scena dell'ultima volta- cercò
di
bloccare Haruka già con le mani sul tavolo con l'intenzione
di farsi
forza su di esse per alzarsi, posandole una mano sulla sua. Il
contatto, non voluto, fece sussultare il cuore di entrambe come
studentesse delle medie alle prime prese con i problemi di cuore.
Haruka si sedette all'istante, con le orecchie in fiamme e avrebbe
voluto avere i capelli come quelli di Michiru o Hotaru per
nasconderle. -Che... che vuoi? - disse per la prima volta in diciotto
anni con un tono leggermente increspato dall'imbarazzo.
-Sapere
come stai.
-Bene...
-Anche
con Mizuki?
-Non
ti riguarda! - recuperò in fretta il tono ostile di sempre.
-Va
bene, va bene... Volevo solo sapere se con lei sei felice.
Sì,
insomma... visto che sono tanti anni che non ci parliamo più.
La
voce e i lineamenti della mascella lasciarono trasparire chiaramente
l'irritazione che stava provando:- Vuoi sapere cosa è
successo dopo
che mi hai lasciata, è questo, vero? Adesso te lo dico! E'
successo
che mai avrei creduto che noi due avremmo potuto lasciarci e quelle
poche volte che ci pensavo mi chiedevo come avrei fatto senza averti
al mio fianco, se valeva la pena di andare avanti. Bene, te ne sei andata, sono stata male come solo Dio sa, ho incontrato Mizuki
dieci anni fa e da lì abbiamo avuto una lunga e tranquilla
relazione. Et voilà la risposta alle mie curiosità e alla tua
domanda: una vita soddisfacente, molto più
tranquilla- "meno
travolgente" pensò, avendo l'accortezza di tenere
per se'
quella constatazione -ma costellata di tanti bei momenti, che la
rendono bella e serena. Ecco com'è la vita senza di te.-
accompagnando l'ultima frase con un sorriso trionfante.
Michiru
restò a pensare alla risposta avuta. Breve ed incisiva
riuscì a
farla sentire nuovamente un verme, come effettivamente si rendeva
conto di essere stata. -Stai comunque bene con lei?- riprese dopo
poco con lo sguardo basso.
-Sì.
-Sì
perchè sì, o sì perchè stai
parlando con me?- Silenzio. -Che
domanda idiota. E' ovvio che in ogni caso tu mi dirai sì
perchè è
vero.
-Infatti
è quello che ti rispondo: sì perchè
sì. Ho una donna che mi ama,
una figlia che stravede per me, un trionfo dietro l'altro alle spalle
e una bella carriera da team principal a portata di mano. Non vedo
cosa stia andando storto da quando stiamo insieme io e lei!
-Non
ti sono mai venuta in mente in tutto questo tempo?
-Tutte
le volte che Mizuki mi costringe a vedere i suoi film da romanticona
in cui c'è lo stronzo o la stronza di turno!
Michiru
si trattenne dal risponderle a tono. -Ok. Io invece ho sempre seguito
le tue gare.
-Ma
fammi il piacere!- disse ridendo sarcasticamente.
-Ad
Elza piacciono molto le corse di Formula Uno, sebbene questo implichi
il vederti ogni tanto ancora adesso.
-Io
invece quando guardavo le Olimpiadi cambiavo canale quando c'era lei.
Pur di non vederla vincere avrei preferito che il Giappone non
collezionasse alcuna medaglia nella sua disciplina.
-E
invece di me non ti sei mai minimamente interessata... - rispose
delusa dal fatto che le suscitasse più emozioni (seppur
negative)
Elza di lei.
-A
volte parlano di te al telegiornale quando pubblichi dei nuovi dischi
o fai il tutto esaurito nelle varie tappe dei tuoi tuor. Anche Hotaru
ogni tanto mi dice qualcosa su di te- rivelò infine, come se
vedere
Michiru dispiaciuta l'avesse fatta pentire di essere stata
così dura.
"Ma che fai Haruka? Dopo quello che lei
ha
fatto a te!!" si rimproverò subito.
-Hotaru
è nostra figlia- colse Michiru subito l'occasione per
marcare così
l'unico e forse più importante legame che ancora le univa.
-Tecnicamente
no. Da una punto di vista genetico io e te non abbiamo nulla da
condividere, nemmeno il sangue di Hotaru.
-Geneticamente
no, ma tecnicamente e affettivamente parlando sì. Anche se
non è
stato facile con due donne per di più divise a diciotto anni
è
passata dall'affido all'adozione speciale vera e propria. Inoltre lei
ha assimilato molto da me e da te come gusti, modi di parlare e
nell'atteggiamento. Lo sai bene che non è con il DNA che si
cresce
un figlio, ma con amore e dedizione.
-Sì...
- la sua sicurezza vacillò di nuovo, come dimostravano i
suoi occhi
inquieti che guardavano verso il basso prima un punto del tavolino,
dopo quell'altro e poi di nuovo il primo. Aveva sempre detestato
Mizuki quando negava il profondo legame che la univa ad Hotaru, sua
figlia a tutti gli effetti, basando il tutto su una questione di DNA
ed ora pur di rinnegare qualsiasi legame con la violinista aveva
giocato quella stessa carta... fingendo di rinnegare anche Hotaru.
“A
forza di stare con Mizuki ragiono come lei!”
-Sono
certa che lei ci abbia ingannate appositamente. L'avrà fatto
per il
"concilio", ma anche perchè non le andrà
giù il vederci
così...
-...
infantili - completò la frase Haruka quasi sovrappensiero.
-Esatto.
-Beh,
la colpa non è mia, te l'ho già detto e
sinceramente non capisco
nemmeno perchè tu ne voglia parlare ancora a distanza di
tanti anni
e tanto meno perchè io sia qui ad ascoltarti.- riprese a
parlare più presente. Pensò di tornarsene a casa, ma in
quel momento arrivò
una cameriera. -Cosa le porto? - Era giovane, abbastanza carina ed
era evidentemente contenta di servire una persona interessante come
Haruka. -Beh... Che dici di portarmi una Red Bull? E per lei... Cosa
vuoi?
-Io
ho già bevuto- disse Michiru indicando la bottiglietta
d'acqua
naturale.
-A
posto così allora! - il suo sguardo rimase serio, ma le fece
un'occhiolino.
-Vedo
che sei sempre sensibile al fascino femminile- riprese subito la
conversazione Michiru.
-No,
è solo che cosi poi mi fanno lo sconto.- Queste erano le
risposte
più enigmatiche e poco credibili che lei dava a chi aveva in
confidenza.
Seguì
un attimo di silenzio. Era la prima volta in vent'anni che si
trovavano una di fronte all'altra, senza alcuna fretta e Michiru si
prese la libertà di osservare Haruka. Ovviamente era
cambiata, ma
era sempre bella. Il taglio dei capelli era cambiato dall'ultima
volta che si erano viste: l'ultima volta Haruka aveva ancora i
capelli tagliati a caschetto corto con la parte inferiore rasata come
aveva iniziato a portare due anni prima che si lasciassero, ora
invece erano appena un po' più lunghi di come li aveva
sempre
portati prima di allora. Gli occhi seri, la voce bassa e le mani
però
erano sempre gli stessi di una volta, le caratteristiche che le
piacevano di più di Haruka. Forse era anche per quello che,
malgrado
tutto, rivedendola dal vivo voleva tornare alla carica con lei. Non
c'era nulla che non le piacesse del team principal, nonostante gli anni passati a
fianco di altre donne e nonostante le parole di astio che Haruka le
aveva riversato nei due incontri precedenti. Sentiva per lei non solo
un'attrazione sentimentale, ma anche una forte attrazione fisica. "Ma
d'altronde chi è che non attrae? Fin diversi uomini
farebbero la
firma per poter passare anche solo una notte con lei!!".
Sorrise prima di accantonare le sue considerazioni e riprendere: -Ci
vieni spesso qui?
-Non
tanto.
-Come
mai?
-Quando
hanno cambiato la gestione hanno rinnovato molto il locale.- rispose
indifferente. -Queste sedie sono scomode, la luce alla sera
è troppo
fioca e odio queste pareti in legno accanto ai tavoli.- disse
guardando il pannello di legno, decorato e alto un metro e mezzo,
alla sua sinistra.
-E'
vero, preferivo l'altro. Ma a che cosa servono questi "sipari"?
-Il
proprietario aveva detto che era per estetica e per assicurare la
privacy dei clienti. In realtà servono solo per origliare
meglio i
discorsi degli altri senza essere visti. Altro che privacy!- il tono
era divertito.
"Si
è improvvisamente lasciata andare"
pensò Michiru intanto
che l'altra parlava, prima di concludere con un frase di consenso: -In
effetti il vecchio Bar Crown era più bello.
-Ai
nostri tempi tutto era più bello, Michiru...-
pensò ad alta voce
Haruka. Michiru spalancò gli occhi per lo stupore ed Haruka,
prendendo coscienza di ciò che aveva appena detto e
dell'ambivalenza
della sua frase, si affrettò a rimediare: -Intendevo dire
che erano
altri tempi e che la vita... in generale, era più bella...
No-non è
che mi riferissi nello specifico a no... a me e te.
Michiru
non capiva se il vero significato della frase di Haruka fosse quello
o se, senza accorgersene, si fosse fatta sfuggire un pensiero rivolto
al loro passato. Un passato che includeva quel
“noi” che ormai
non esisteva più nelle loro frasi, esattamente come in
quella appena
pronunciata da Haruka. L'ex pilota era visibilmente in imbarazzo
mentre farfugliava precisazioni per far capire meglio il senso della
sua frase. La salvò la cameriera che portò la Red
Bull
interrompendo la conversazione. Rimasero ancora in silenzio, molto
più di prima. Haruka, ancora leggermente arrossita, si stava
chiedendo cosa ci facesse lì, con lei, in silenzio. Michiru,
che era
chiaro a cosa volesse arrivare con quell'invito, non sapeva che altro
dire visto che Haruka si stava lasciando andare, ma non voleva
minimamente parlare di loro due. Sentendosi poi osservata,
alzò lo
sguardo e la vide che la stava studiando. Gli occhi erano minacciosi,
come quando tagliò la conversazione l'ultima volta che si
videro.
Non le piacque per niente: si sentiva in soggezione e lei non era
abituata ad essere messa in soggezione da qualcuno. Semmai era sempre
accaduto il contrario. Haruka finì molto brevemente il
bicchiere nel
quale aveva versato metà del contenuto della sua lattina e
le disse:
-Non ti azzardare mai più a riavvicinarti a me.
-Come...
come mai tutti questi cambiamenti repentini?
-Tutto
questo è assurdo. Sembra surreale.- pareva turbata.
"Sarà
l'effetto della sua bibita a farla cambiare così d'umore? "
stava per chiederlo anche a lei, ma Haruka parlò
per prima: -Non
devi perchè non ti voglio più vedere davanti a
me. Hai capito?
-Neanche
se Usagi e Mamoru seguissero il volere loro e delle altre ragazze?
-No,
te l'ho già detto. Non ti sopporto... Io non ti ho mai
perdonata per
quello che mi hai fatto e se Usagi e Mamoru seguissero il loro cuore
troveremo il modo per evitarci come abbiamo sempre fatto fin'ora.
-Quindi
- chiese con tono incerto -davvero tu mi odi?
Haruka
guardò i suoi occhi, azzurri come il mare, immensi come
l'oceano e
titubò nel rispondere. Michiru aveva sempre avuto la
capacità di
parlare attraverso i suoi occhi e quello che le stava rivolgendo era
uno sguardo che conosceva molto bene. Più volte in passato,
in
situazioni di sconforto era arrivata lei con quegli occhi, gli stessi
che ora le stavano dicendo: "Io so che il tuo comportamento
così maleducato e scorbutico è una maschera. Lo
sai che io ti
conosco meglio di quanto tu conosca te stessa." La bionda
era in preda ad emozioni contrastanti ed era abbastanza chiaro.
Alla
fine cedette a quello sguardo penetrante, inspirò
profondamente e si
decise a rispondere: -Ci verrò magari un paio di volte
all'anno se
mi vedo con Usagi e Mamoru o qualcun'altra del gruppo perchè
tutto
questo isolato mi ricorda troppo quando siamo arrivate qui... Senza
neanche un amico nei primi tempi eravamo io e te soltanto e non ci
serviva nient'altro.
-Haruka...
- Michiru aveva capito dalle sue parole che tutto di quel luogo le
ricordava di loro due, avrebbe voluto dirle qualcosa, ma il suo cuore
felice le impediva di mantenere la voce ferma.
-Ah...
Sono un idiota! E' che i tuoi occhi sono un po' più stanchi,
ma sono
anche gli stessi docili e gentili di vent'anni fa... Mi è
impossibile continuare a mentirti, se mi guardi in quel modo.
Gli
sbalzi repentini del suo carattere in quel giorno stavano quasi
confondendo Michiru: "Non sembra quasi più lei...
Prima era
ostile, poi famigliare, dopo minacciosa e ora fragile...".
-Non
mi sembra vera l'idea di te qua. -riprese l'altra -A trentaquattro
anni avevo abbandonato la speranza di ritrovarci di nuovo nel nostro
bar preferito a sorseggiare una tazza di thè insieme e
invece...
-Perchè
non cerchi di essere meno enigmatica?- cercando di seguire il flusso
di parole di Haruka.
-Tempo
fa avrei voluto tanto trovarmi in questa situazione, ma ora mi fa
male il vederti, va bene?- ritornando nuovamente sulla difensiva.
-Oh,
ok. Ti faccio male per quello che ti ho fatto o perchè provi
ancora
qualcosa per me? - tornò ad insistere la donna.
-Che
sciocchezze! Io ora sto con Mizuki - ribadì con tono
beffardo,
cercando così di recuperare la sua sicurezza.
-Non
ti ho chiesto con chi stai ora. Anche io sto con Elza, per me lei
è
molto importante e non ha mai smesso di interessarmi, ma per te provo
qualcosa che non saprei definire con sicurezza... Ma è
qualcosa che
vale molto di più di quello che sento per Elza o per
qualunque altra
persona.
Michiru
era assolutamente convinta di ciò che diceva e fu Haruka in
quel
momento a spalancare gli occhi dallo stupore. Loro raramente si erano
fatte dichiarazioni d'amore quando stavano insieme e il più
delle
volte erano molto velate. Non avrebbe mai cancellato dalla mente
l'episodio del burattinaio. Anche se era semi incosciente aveva
sentito le parole di Michiru, e per la prima volta ebbe la conferma
che se Michiru non le diceva spesso che l'amava non era
perchè per
la violinista la loro storia valesse meno che per lei, ma
semplicemente perchè faceva la sua stessa fatica a dare voce
ai suoi
sentimenti. Certo, la violinista era più propensa a cercare
anche
teneri contatti fisici quotidiani, ma quando si trattava di esprimere
ad alta voce i suoi sentimenti era un libro chiuso. In tanti anni che
erano state insieme la vide disegnare qualche sporadico cuoricino
solo sui biglietti o sui diari delle elementari della sua bambina.
Senza contare che se lei non aveva problemi a parlare dell'amore in
generale, Michiru non aveva mai affrontato il discorso dell'amore
nemmeno sotto quel punto di vista. Dunque ora, affermando che quello
che sentiva per lei era qualcosa di più forte di
ciò che provava
per Elza... Le stava forse implicitamente dicendo di essere
innamorata ancora di lei? “Che sciocchezza”
pensò, ma
poco dopo provò a togliersi i dubbi chiedendo alla diretta
interessata: -Tu sei innamorata di Elza?- Avendo affermato che per
lei provava sentimenti più forti di quelli che sentiva per
l'atleta se
avesse riposto in modo affermativo le avrebbe implicitamente fornito
il chiarimento che cercava. In caso contrario la sua frase avrebbe
anche potuto significare che le voleva bene. Haruka dunque la
guardò
e Michiru ricambiò il suo sguardo profondo, ma senza dire
nulla e
senza far trasparire niente dai suoi occhi. Perciò il team
principal
riprese: -Mi pare molto scorretto da parte tua volere delle risposte
senza darne alle poche domande che ti rivolgo io. - Appoggiò
il
braccio destro sullo schienale della sedia al suo fianco con un
sorriso sicuro di se', mentre alzando leggermente la gamba sinistra
appoggiò la caviglia al ginocchio destro. Aveva fatto scacco
matto:
Michiru non avrebbe mai risposto a quella domanda quindi da quel
momento lei era liberissima di non parlare più della sua
vita
privata con la violinista.
-Sì...-
fu la risposta non immediata che Michiru fornì abbassando lo
sguardo.
-Sì,
cosa?
-Ho
risposto alla tua domanda.- rispose senza enfasi la donna con uno
sguardo serio ancora puntato verso il basso, lievemente arrossita in
volto.
Dopo
qualche secondo di silenzio Michiru si fece coraggio- d'altronde
prima o poi avrebbe dovuto guardarla- ed alzò lo sguardo
vedendola
ancora interdetta, con la bocca semiaperta. Non si sarebbe aspettata
una risposta alla sua domanda, tanto più che con quella
risposta ora
aveva messo in chiaro i suoi sentimenti. A volte Haruka era come una
bambina: le si leggeva tutto dall'espressione del volto. Michiru
sfruttò quell'attimo di insicurezza dell'ex pilota per far
parlare
lei a quel punto: -Sto attendendo una risposta alla mia domanda, come
sai, non è corretto chiedere senza dare risposte.
-Sei
scaltra...- disse tra i denti Haruka, togliendo il braccio dallo
schienale della sedia accanto e riappoggiando anche il piede sinistro
a terra. Indugiò prima di rispondere. -Io... Io sto bene con
Mizuki.
Lei mi ha salvata.
-Haruka
sono passati diciotto anni e io non ho mai smesso di pensarti in
tutto questo tempo.- Un'occhiata di Haruka la fece correggere: -Ok,
non in tutto questo tempo, ma da quattordici anni a questa parte, da
quando ho lasciato Helena, sì. Lo giuro...
-Continui
sempre a ripetere questo storia, ma allora perchè non me
l'hai detto
fin da subito? Sembra quasi che tu abbia aspettato che io mi
fidanzassi nuovamente.- finalmente sembrava aprirsi ad un chiarimento
con lei.
-Non
ho aspettato che tu ti fidanzassi con lei. E' solo che sapevo che mi
avresti respinta e così ho provato ad andare avanti con la
mia vita,
però dopo la storia con Fuka ho capito che non potevo
lasciare
intentata la strada del convincerti a tornare con me.
-Io
e Mizuki stiamo insieme da dieci anni, anche volendo non potrei.
-Quindi
tu... Saresti tentata dall'idea di stare con me? - la
incalzò
speranzosa Michiru.
Se
la violinista si aspettava una dichiarazione anche da parte sua aveva
da attendere un bel po'! -Non fraintendere, è solo che
è
impossibile dimenticare una persona con cui si condividoni tanti anni
e tante esperienze della propria vita... Perfino una figlia insieme!!
-Non
ne hai avuti di figli con Mizuki - disse con un sorriso vagamente
malizioso Michiru con chiaro intento di sottolineare con ciò
un
legame meno forte.
Dio,
quanto era bella con quel sorriso! Le vennero in mente numerosi
sorrisi maliziosi che le aveva rivolto in passato. I flashback di
quei momenti le misero per un breve momento il buon umore. -Nemmeno
tu, con nessuna delle tre. - riprese con un mezzo sorriso l'altra.
-Con
Helena eravamo ancora giovani; con Fuka è durata troppo
poco; mentre
Elza non ha mai avuto un grande spirito materno. Non che a dire il
vero abbia mai preso in seria considerazione l'ipotesi. Hotaru
è una
figlia che vale per tre in quanto a gioie e soddisfazioni che mi da.-
Nei suoi occhi si poteva leggere tutta la fierezza materna nel
pensare alla giovane donna. -Tu invece? Anche Mizuki forse non era
molto materna?
-No,
al contrario. Lei avrebbe voluto, anche perchè ha tre anni
in meno
di me, quindi avrebbe potuto averlo tranquillamente un figlio.
Però
io avevo già Hotaru che essendo rimasta in Giappone ho
dovuto
accudire alla grande, sebbene Setsuna e suo padre mi abbiano aiutata
quando ero in giro per le gare. Più che il papà
sono diventata "il
mammo" della situazione! - Michiru rise e notò che Haruka
era
contenta di averla fatta ridere: "O è solo una mia
impressione?"
-Quindi
niente figli e niente convivenza a quanto so.- Haruka la
guardò
storto. -E dai, rispondimi! E' l'ultima domanda che ti faccio,
promesso- portando le mani congiunte all'altezza del viso in segno di
supplica e promessa.
-Io
stavo bene sola ormai e Mizuki non ha mai insistito molto, un po'
come per un figlio insieme. Evidentemente anche lei stava bene
così
e le due cose erano un po' un "contorno"...- rispose
guardando in un punto indefinito davanti a se'. Le
grida
di Mizuki
che protestava e litigava perchè desiderava tanto un figlio,
mentre
lei si trovò costretta alla fine a metterla di fronte ad un
bivio: o
lei o un'altra donna con il suo stesso sogno nel cassetto.
Riecheggiarono le loro numerosi liti per qualche secondo nella sua
mente, anche quelle dovute ad un altro bivio: o lei o un'altra donna
con cui avere un figlio e una convivenza. La discussione
peggiore la
ebbero quando Haruka stanca di litigare per le continue liti sui soliti
argomenti cercò di
mediare proponendole un cane. Mizuki si arrabbiò ancora di
più e le
disse di andarsene subito da casa sua perchè era un'egoista
insensibile. Haruka seguì il
“suggerimento” della compagna e
sulla via verso casa, ancora seria e con le mani nelle tasche della
giacca, pensò che forse Mizuki non aveva tutti torti: voleva
un
figlio e lei le aveva proposto un cane. Come poteva essersene uscita
con una frase del genere? La compagna amava gli animali, ma era
allergica sia ai cani che ai gatti e lei, dopo cinque anni che
stavano insieme, aveva tirato in ballo un altro grande sogno che le
era stato negato dalla vita. Mizuki non si fece più sentire
per due
settimane, ignorando ogni sua chiamata e cambiando accuratamente le
sue abitudini quotidiane per evitare di imbattersi in lei. Il
comportamento della donna portò Haruka a temere per la loro
relazione. L'aveva forse lasciata dopo quella lite funesta e lei non
l'aveva capito? Si stava forse "distraendo" con altre donne? Fu la
prima volta che si scoprì gelosa della giornalista. Ma
Mizuki non
era come Michiru, lei non l'avrebbe mai lasciata o tradita
perchè
faticava a superare gli ostacoli imposti dalla differenza dei loro
caratteri. E lei lo capì quando la giornalista si fece
trovare un giorno davanti a
casa sua, dicendole che lei era una donna bellissima e molto ambita, ma che
nel quotidiano era intrattabile e che solo lei, Santa Mizuki, poteva
sopportare tutto il suo autoritarismo. Buttò la frase
leggermente
sul ridere, ma c'era del vero nelle sue parole, almeno quanto era
vera l'intimazione successiva. -Haruka,ti amo troppo ormai per
lasciarti, ma vedi di non tirare troppo la corda perchè se
si spezza, ti assicuro che non mi troverai ancora qui.- L'avvertimento
le aiutò a trovare i compromessi necessari per dare un maggior
equilibrio alle due parti nella loro relazione che in quel modo si
rafforzò e funzionò anche meglio di prima.
Ammise
in quel breve momento di analisi mentale di essere stata abbastanza
prepotente con Mizuki. Ma alla fine dei conti lei non aveva mai avuto
il grande sogno di diventare genitore, non era adatta a stare con un
neonato che,
contrariamente ad Hotaru, avrebbe impiegato anni prima di maturare.
D'altronde all'inizio lei non ne voleva sapere di ipotetici figli
nemmeno con Michiru, ma poi Hotaru era stata affidata a loro, quasi
come un dono divino che sanciva...
-Nessun
pentimento?
Haruka
fu risvegliata dai suoi pensieri. Guardò la violinista che
si era
nuovamente materializzata di fronte a lei e recuperando in fretta la
lucidità rispose: -L'unica cosa di cui mi sono pentita nella
mia
vita è stato aver insistito tanto per stare con te che poi
te ne sei
andata.
-Ascolta
Haruka, io ti volevo parlare di quello che stava succedendo a New
York, ma tu non mi ascoltavi il più delle volte.
-E
cosa avrei dovuto ascoltare? Di come ti sei fatta sedurre da
quell'americana? O di come mi hai tradito?- e così dicendo,
alzò
scontrosa la voce.
-Ti
prego Haruka ascolta. Ascolta per una volta come sono andati
veramente i fatti.
-Per
me ora è un capitolo chiuso. Cosa ti fa credere che mi
interessi
rinvangare il passato?
-Non
ti saresti presentata all'appuntamento.
-Beh...
Io credevo... Credevo che volessi parlarmi di un pericolo imminente-
si giustificò la bionda.
-Tu
sei una donna intelligente Haruka, sapevi che se non volevo usare
Hotaru o Setsuna come intermediarie era perchè ti volevo
parlare di
cose che dovevano restare tra me e te- Michiru capì,
dal modo in cui l'altra la guardò, che ancora una volta ci
avevo preso in
pieno. Era vero. Haruka dopo tre giorni di ragionamenti ci era
arrivata da sola a quella conclusione, ma non aveva organizzato
nessuna gita con Mizuki in qualche paesino sperduto del Giappone, ne'
si era mai mossa dal centro di Tokyo, restando indecisa fino a quel
giorno
stesso se raggiungere Michiru al bar indicato o se restare a casa
della compagna.
-Senti,
dopo tu ribatterai tutto quello che vuoi però almeno fammi
dire una
volta per tutte cosa è successo una volta che sono andata in
America; cosa mi ha spinto a commettere quell'errore che ancora oggi
sto scontando.
Quelle
ultime parole colpirono la sua sensibilità, così
Haruka non disse
nulla, indice del fatto che veramente "Chi tace acconsente"
e Michiru iniziò a ripercorrere quei sei anni sempre via,
sempre
lontane. Spesso entrambe sentivano un fastidioso nodo alla gola, ma
nemmeno una lacrima sfuggì agli occhi delle due.
|
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Capitolo 14 *** Capitolo 13 ***
Salve a
tutti, con questo capitolo- uno dei più rivisti- ci
addentriamo nella seconda parte (o ci siamo già entrati la
volta scorsa? <_<). L'immagine... Finalmente anche voi
potrete vedere Mizuki come me la sono sempre immaginata io, non
vivrà più solo nella mia mente (ehi, ma sto
parlando di Mizuki o di Jack Dawson? XD). La figura della
ragazza l'ho tratta da internet prendendo spunto dalla protagonista del
manga "Hana-Kimi" che, molto casualmente, si chiamava Mizuki pure lei!
XD
Buona lettura e buon fine settimana!
Stavo
dimenticando: grazie a tutte le persone che stanno leggendo, quelle che
recensiscono e chi l'ha inserita tra le preferite, le seguite o le ricordate ^_^
13.
Alla
fine del suo racconto Haruka rimase sconcertata. Era la prima volta
che sentiva quella storia per intero e non sapeva che cosa dire. "Di
certo di tempo ne ha avuto per inventarsi bene questa storia.
Però,
tornerebbero molte cose e Michiru non è il tipo da ricorrere
a
questo genere di tattiche..." Tutta questa confusione
improvvisa le stava facendo venire il nervoso. -Chi... Chi mi
assicura che tu non ti sia inventata tutto? Dando la colpa principale
a me, ovviamente le tue colpe sarebbero motivate ed io così,
secondo
i tuoi calcoli, avrei ben motivo di pensare di poter ritornare con
te...
-Assolutamente
non è così. E' tutto vero, credimi Haruka e
credimi se ti dico che non volevo
rivederti per rinfacciarti delle colpe. Volevo solo spiegarti bene
come sono andate le cose.
Haruka
non sapeva bene che fare. Aveva una buona memoria e provando a
tornare indietro nel tempo, ricordava che le poche volte che la stava
ad ascoltare, la violinsita pareva lanciarle dei segnali. "Sembrava
molto turbata. Ma io credevo fossero i concerti che la stressavano o
perchè si trovava sempre in un paese che non era il suo.
Tutto
questo è successo davvero a causa mia?". Negli
ultimi tempi
addirittura la innervosivano i suoi discorsi sui due ragazzi, a volte
le parlava di loro con voce euforica altre volte invece era turbata e
lei era così presa dalle corse che si irritava a seguire i
racconti contraddittori di Michiru. Anche quando ultimamente le
lanciava certe frecciatine parlandole di quella Helena.
"Helena
mi saprebbe consigliare anche se mi mettessi a parlare
in giapponese!" oppure "Sai che
Helena mi ha chiesto di
andare a vedere un'opera a teatro insieme? come facevi tu fino a due
anni fa. Ora invece quando ho le pause dei concerti e ci vediamo per
più di tre giorni me lo chiedi per farmi un favore". E
quello
scambio di battute più volte ripetuto: "Hey, ma mi ascolti?"
e lei dall'altra parte del telefono: "Sì scusa, stavo solo
pensando... ehm.. Certo, ti ascolto!" Sentiva una gran
confusione in testa, nel tentativo di ricordare le sue colpe e
discolpe.
Guardò
Michiru, in evidente attesa di una sua risposta. Ripensò
ancora una
volta a tutto quanto. Lei aveva chiuso con il loro capitolo molti
anni prima, non aveva alcuna intenzione di riaprirlo per accettare le
mosse fuori tempo della donna di fronte a lei. -Mi dispiace, ma io
non ti credo. O meglio, è vero che io in quel periodo vivevo
esclusivamente per i motori e a volte non ti stavo ad ascoltare.
Potrebbe anche essere vero che tu ti sia resa conto dell'errore che
hai fatto perchè, diciamocelo, tra me ed Elza non
c'è paragone- sul
suo volto nacque un sorriso sarcastico- ma io credo che il resto del
discorso sia una bugia. O non ti saresti fidanzata con la talent
scout e non avresti aspettato nove anni per farti viva. Più
altri
nove anni. Ti rendi conto? Diciotto anni sono passati e credi che mi
basti il tuo raccontino per... per fare cosa poi? Tornare con te?! Non
sono una masochista!
-Va
bene, non alzare la voce o ci farai riconoscere da tutti.
-Scusa...-
mormorò Haruka.
-Tu
non mi credi, Haruka e ti posso capire perchè io stessa
penso che
sia abbastanza folle parlare di tutto questo a distanza di diciotto
anni. Eppure sono anche convinta che sia proprio il fatto che non
demordo a dimostrare che a te ci tengo davvero. Per la questione dei
primi nove anni passati lontane ti dissi già all'epoca quale
fu il
motivo: sono una persona molto orgogliosa, come sai, e ho faticato
molto ad ammettere che avevo sbagliato tutto con te. Per i successivi
nove anni, beh... Ti aspettavi che dopo avermi dato della poco di
buono ti adorassi? Tu non sarai masochista, ma nemmeno io mi faccio
mettere i piedi in testa dalla gente, tanto meno da te.- per la prima
volta dal loro incontro Michiru era arrabbiata.
-Va
bene, allora visto che tu sei arrabbiata con me per quello che ho
detto e io sono arrabbiata con te per quello che hai fatto, possiamo
andarcene, no?- Haruka si sentiva sollevata. Finalmente poteva
tornare a casa e lasciarsi alle spalle un incontro che stava
prendendo dei risvolti che non le piacevano affatto, testarda ed
orgogliosa com'era pure lei.
-Non
ho ancora dato una spiegazione al punto del tuo discorso in cui mi
dici che per me non sei rimasta importante in tutti questi anni.- La
fermò l'altra che aveva recuperato in fretta il tono
pacifico che l'aveva caratterizzata per tutto l'incontro.
Haruka,
nuovamente pronta per andarsene, desistette dal suo intento ancora
una volta, vedendola concentrare il suo sguardo su qualcosa che non
fosse lei. Michiru non si era mai fatta distrarre un solo momento da
quando si erano viste, perciò doveva esserci sicuramente un
motivo per cui in
quel momento stava frugando nella borsa a sacco. Poco dopo infatti
tirò fuori una scatola di medie dimensioni e la
appoggiò sul tavolo,
porgendolo dalla sua parte. Haruka indugiò un attimo poi si
decise
ad avvicinarlo al bordo del tavolino e la aprì. -Le
riconosci? -
chiese Michiru, mentre i suoi occhi, seppur per un attimo, si
spalancarono dallo stupore.
Come
poteva averle dimenticate? All'interno di una busta di plastica
c'era un piccolo plico di buste: le lettere che le inviava in giro
per il mondo nel tentativo di colmare così la lontananza.
Interdetta
Haruka le guardò senza osare a toccarle, non riusciva a
credere che
le avesse tenute. -Non ci credo, le hai tenute tutte?-
mormorò. - O
sono solo le buste vuote?- Non doveva lasciarsi condizionare dalle
strategie della rivale.
-Le
ho tenute tutte, come pure quasi tutti i regali che mi hai fatto.
-Io...
Io non ci credo, mi dispiace.- rispose Haruka spingendo con la mano
sinistra la scatola verso Michiru. -Cosa devo fare per farti capire
che sei stata molto più stronza di quanto credi? Dovrei
elencarti
ancora tutto quello che hai fatto e che mi sono scordata di dirti
tempo fa. Però non ho voglia di parlare ancora di cose che
ho chiuso
e sepolto in modo proprio netto e definitivo più di nove
anni fa.
Non saranno queste lettere a farmi cambiare idea.
-Haruka,
io sono cambiata davvero. Sono anni che sono tornata assennata come
quando eravamo giovani e questo perchè i problemi di quegli
anni
lontani non ci sono più. Te l'ho appena spiegato: non ero
pronta ad
un simile stravolgimento nella mia vita, non ho saputo stare dietro
all'insieme di eventi che si sono susseguiti dalla mia partenza in
America e ho fatto un errore grave a non allontanarmi da due dei
pochi amici che avevo là ed evitare che nascessero dei
sentimenti
per la persona sbagliata. Quando sono uscita da quel periodo di
confusione era ormai tardi, ma ti giuro che non farei più lo
stesso
errore.
-Sì,
certo...- disse l'altra con tono ironico -Mi hai raccontato troppe
bugie. Io non ti avrò ascoltata, ma tu te ne sei guardata
bene dal
dirmi che avevi dei dubbi sui sentimenti che provavi per me e su
tutto il resto. Dicevi sempre che erano amici che ci provavano con
te, ma non hai mai detto che lei ti piaceva e di certo non ti sarai
innamorata nel momento esatto in cui mi hai vista in tv. Quindi
scusami tanto, ma la fiducia in te è tanta che se io ti
conoscessi
adesso e mi dicessi che la tua più cara amica è
la famosa astrologa
Setsuna Meiou non ti crederei.
-Sono
passati diciotto anni, ho una relazione stabile da anni, sono tornata
ad una vita molto tranquilla e fuori dai riflettori per quanto
riguarda il privato. Sono cambiata, Haruka! Il successo mi aveva dato
alla testa e in quegli anni è come se avessi avuto
l'adolescenza che
non mi sono potuta permettere di avere prima per i motivi che tu ben
sai.
-Quei
motivi li ho avuti anche io, cosa credi? Eppure non mi sono permessa
di avere la mia parentesi da immatura in età adulta. Credi
che io di
occasioni per tradire te o Mizuki non le abbia avute?
Sì, che ne
ho avute. A bizzeffe! Anche con donne bellissime che sarebbero state
disposte a tutto: ad una notte, o a lasciare mariti e figli per
offrirmi una relazione stabile! Però al di
là degli
scherzi non le ho mai prese in considerazione. Quando poi abbiamo
iniziato a sentirci e vederci poco per paura di farmi vincere dalla
solitudine avevo anche smesso di giocare con loro. Per non parlare del
fatto che finchè non sono riuscita a farti perdonare da
Hotaru mi
sono dovuta sobbarcare la doppia responsabilità genitoriale
con lei!
L'unica cosa che mi sono permessa di fare dopo lo scontro con Galaxia
è stata dedicarmi finalmente alla mia grande passione e tu
mi hai
accusato di aver rovinato la nostra storia per questo. Te lo ricordi,
vero? Io ho avuto le mie colpe, ma sarà sempre stato meglio
dedicarsi alla passione per le auto che vivere la propria
“fase
adolescenziale” a ventisei anni, no?- finalmente le aveva
detto
tutto quello che pensava e si sentì liberata dal peso della
rabbia
che stava provando da quando la violinista aveva messo le carte in
tavola, mostrando così fin da subito le reali intenzioni di
quell'incontro.
-Lo
so, lo so... Ma ti ho raccontato cosa è successo e ti ho
anche detto
che mi sono pentita amaramente di quanto ho fatto. Con il senno di
poi avrei preferito anche io sopportare il peso della solitudine e
tagliare i ponti con Nick ed Helena e qualunque amicizia in comune per
evitare di incontrarli, ma io non avevo Usagi e le altre con cui
potermi vedere ogni volta che tornavo a casa. Non avevo Hotaru a
tenermi compagnia. Non è stato facile fare la madre a
distanza e gestire la vita professionale insieme a quella privata che
includeva pure una figlia che ha scelto di restare a vivere in
Giappone.
Haruka
restò in silenzio, non sapeva cosa fare. Quello aveva che
detto Michiru era vero: lei almeno quando tornava dai Gran Premi
tornava nel luogo dove aveva vissuto da sempre, con delle amiche che
per quanto fossero lontane non dovevano mai oltrepassare
l'oceano- Ami a parte- e a casa c'era sempre la figlia che l'aspettava
per raccontarle la sua vita e ascoltare, fiera di lei, i suoi racconti.
Anche ciò che aveva raccontato
Michiru pochi minuti prima sembrava così vero, lei stessa
sembrava
sincera e davvero pentita... “No, devo ragionare
lucidamente.
Non cederò ai suoi trucchetti, devo
allontanarla...”. Si
decise perciò a parlare: -Quelle le hai portate
dall'America?-
accennando con la testa ed uno sguardo veloce alla scatola delle
lettere ancora aperta davanti alla violinista.
-Quando
sono tornata per la riunione con le altre vederti era tra le prime
esperienze che non avrei voluto fare.
-Guarda
che lo stesso vale per me. Solo che tu mi hai invitato, mentre io
sono rimasta dello stesso parere.- ancora una volta sfoggiò
il suo
sorriso che ostentava spavalderia.
-L'unica
differenza di tutto ciò è che io ti ho invitato,
è vero, mentre
tu... beh, sei qui...
-Non
vuole affatto dire nulla. Come pure quelle lettere.- si mise subito
sulla difensiva Haruka- Le avrai trovate per caso facendo pulizia
a...- si rese conto solo in quel momento di sapere così poco
della
donna da non sapere nemmeno dove stava alloggiando in quel periodo. -
Beh, ovunque tu le abbia trovate. O buttando via le scartoffie della
tua vita passata. Tra cui ovviamente ciò che rappresentava
in modo
simbolico quello che ci ha legate in passato.
-Ti
sbagli, le ho sempre conservate dentro ad un armadio
dell'appartamento in cui vivevo alle medie.
-Nel
luogo dove hai vissuto meno negli ultimi anni, guarda caso. Mi sa
tanto che la tua frase dovrebbe essere: “Le ho scordate
dentro ad
un armadio”!- si prese gioco di lei Haruka.
Era
irritante... e maledettamente bella ed intrigante con quegli occhi
smeraldo un po' felini. Ancora una volta Michiru si sforzò
per non
darle corda e rispondere in modo pacato: -Ho sempre saputo dove
erano. Le ho tenute qua perchè all'inizio avevo pensato di
tagliare
i ponti con la mia vita passata, poi quando ho capito l'errore che
avevo fatto con Helena vederle mi faceva male perchè mi
ricordava la
più grande cavolata che avevo fatto nella mia vita nel lasciarti.
Infine, ti ricordo che è stato il tuo comportamento a
tenermi
lontana da te per altri nove anni.
-Avresti
fatto bene a restare lontana ancora, per sempre.- Avrebbe voluto
sembrarle ostile, ma la voce inferma, ne era certa, l'aveva tradita.
Il punto era che non ricordava più cosa voleva dire stare
con
Michiru, apprezzare la compagnia di una donna così
aggraziata in
ogni gesto e di una bellezza da mandar fuori di testa chiunque. Lei
inclusa, perchè se avesse potuto se ne sarebbe andata molto
prima,
eppure qualcosa la incatenava a quel tavolo, con la donna
più bella
del mondo e che anche più di Mizuki, nonostante tutti gli
anni
passati in lontananza, le sapeva leggere nella mente. -Io... Io
invece ho buttato via tutto ciò che ti riguardava. Ho tenuto
solo
qualche abito e la fede, che comunque avevo comprato io.- tenne a
precisare -Quando ho chiuso definitivamente ho pensato che niente
sarebbe stato più simbolico ed effettivo che buttare tutto
in
pattumiera. Una vera liberazione- fingendo un tono sollevato,
ricordando invece quanta fatica le era costato liberare casa sua da
tutto ciò che riguardasse la donna che ora aveva di fronte.
Poi proseguì: -E tu perchè
le hai tenute anche in questi anni, se è vero che ti
ricordavi di
averle?- Si pentì della sua domanda: non aveva detto che
doveva
tagliare la conversazione e andare via? Invece eccola lì che
ritornava
sul discorso lettere.
-Perchè
non mi sarei comunque disfatta dei ricordi importanti.
Haruka
rimase senza parole e Michiru ne approfittò per prendere e
aprire la
prima lettera e leggergliela. Così fece con una lettera
presa per
caso nel mezzo del piccolo mazzetto e con l'ultima. -La prima e
l'ultima sono le più importanti. La prima mi aveva
riempita di
gioia: non mi aspettavo una tua risposta alla mia lettera. L'ultima mi
ha dato un immenso dolore ogni volta che l'ho
letta dopo averti lasciata. Non avevo proprio capito nulla...-
sussurrò infine con tono rammaricato con la mente che si
rituffava nel passato.
Haruka
continuava a non parlare. Aveva davvero tenuto quelle lettere.
Sentiva come se il mondo attorno avesse iniziato a girare
vorticosamente e nessuno contasse più in quel momento.
Quello che
diceva Michiru era vero? Nonostante tutto quel tempo ancora provava
qualcosa per lei? Lei che l'aveva maltrattata ed offesa solo
perchè rivederla le riaccendeva il bruciore della ferita di
quell'addio forzato... Ma ora lei
stava con Mizuki a cui teneva molto, mentre i sentimenti per Michiru
li aveva sepelliti anni indietro... “Ma sei qui” le
tornò in
mente la risposta di Michiru. La sua presenza come risposta
all'invito di Michiru parlava per lei. “In che
guaio mi sono
cacciata??” pensò disperata. Aveva
bisogno di pensare,
cambiare aria e camminare. -Ce ne andiamo al parco? Qui stiamo
mettendo le radici ed io ho bisogno di respirare aria fresca... Per
ragionare meglio.
-Va
bene- Michiru era preoccupata, vedeva Haruka fragile come da tempo
non le accadeva più. La bionda mise i soldi sul tavolo e non
aspettò
il resto, uscì di fretta dal locale, senza badare se Michiru
la
stesse seguendo o meno. Fuori dal bar, fece un gran respiro e poi con
la testa fece cenno a Michiru di seguirla. Per tutto il tragitto non
parlò.
Entrate
nel parco Haruka si decise a parlare: -Oggi sono arrivata in ritardo
perchè Mizuki non voleva stare da sola, era particolarmente
possessiva. Lo chiamano intuito femminile! - rise. Non ricevendo
nessuna risposta dalla violinista riprese con tono più
serio:
-Senti, io non so se tu abbia detto la verità o se ti sia
inventata
tutto quanto e nemmeno lo posso constatare, al di là delle
lettere.
Inoltre io sono legata a Mizuki che è una brava e buona
donna,
lasciarla ora, dopo dieci anni, non avrebbe senso e mi farebbe molto
male. Ma anche tu, come faresti con Elza?- Si rendeva
conto che così facendo lasciava ben trasparire quanto l'idea
di
ritornare insieme la solleticasse, ma doveva chiarire. Michiru, anche
lei non particolarmente portata a parlare dei suoi sentimenti, si era
molto esposta in quel giorno, quindi sentiva che poteva permettersi
di fare una domanda di quel tipo.
-Beh...
Anche tra me ed Elza c'è sempre stato un feeling che non si
è mai
spezzato, nonostante le nostre strade si siano separate alle medie,
però io ed Elza stiamo insieme da molto meno tempo.
Sarà meno
difficile accettare la rottura del nostro fidanzamento.
-In
ogni caso non tornerebbe più come prima. Mancherebbe
comunque quella
magia. Era una polvere d'argento che faceva brillare il nostro
cammino insieme. Ma tu l'hai soffiata via e non tornerà
più...
Sarebbe una minestra riscaldata- concluse poi in modo più
rustico,
per rimediare a quell'essersi lasciata andare a descrizioni per lei
eccessivamente melense.
-Forse
hai ragione, ma se sarà ancora amore, può anche
essere che, con il
tempo, quella polvere magica possa tornare a posarsi su di noi.
-Amore,
che parolone!- battè subito in ritirata. -Io
non lo so... Devo pensare e riflettere... Non è che il mio
legame con Mizuki sia meno importante del vostro solo perchè
non conviviamo. Inoltre devo capire se mi
hai mentito o no...
-D'accordo...
Io però Domenica parto.
La
notizia colse Haruka di sorpresa: -Come hai detto?
-Devo
tornare a New York Domenica.
-Ah...
Perfetto. Perfetto...- in quella frase tra i denti era chiaro tutta
una serie di sensazioni negative.
-Ti
sei... Perchè fai così? Lo sai che io vivo a New
York ormai!
Haruka
presa dal nervoso a quel punto si fermò: -E tu speravi che
io mi
accontentassi della tua storia, lasciassi Mizuki, ti accettassi e
venissi a vivere nel mio o nel tuo palazzo con te?? Sei davvero una
persona assurda! Pensare che poco prima avevi detto che ti era
tornata la testa a posto e che saresti stata disposta a tornare in
Giappone!!
-No,
volevo solo spiegarti quello che non avevi mai saputo. Magari ci si
può sentire al telefono, via Internet, o posta normale... Ce
ne sono
di modi per sentirsi! Inoltre ho detto che mi mancava la vita in
Giappone, ma non che mi sarei ristabilita qui. Anche perchè
comunque
non avevo programmato di restare qui. Per te poi!!
-Ma
accidenti! Tu hai finito il tour una settimana fa, ora per sei mesi
almeno sei libera, perchè hai tanta fretta di partire? La
tua amica
da quattro soldi non allena ragazze giapponesi? Cosa andate a fare a
New York?
-Primo
Elza è una grande donna; -Haruka rise di gusto -secondo non
è mia
amica; terzo non mi ero preparata a stare qua e quarto... - la
risposta tardò ad arrivare. -Quarto non lo so
perchè e comunque
i soldi non mi mancano per comprarmi degli abiti in più! -
Finalmente
aveva risposto correttamente perciò Haruka pensò
che fosse una
buona idea applaudire.
-Lo
trovi divertente?- chiese Michiru scocciata.
-No,
penso sia la risposta giusta- rispose sorridendo e finalmente la
guardò con occhi gentili. Michiru cambiò
espressione vedendo il suo
sguardo e si scambiarono un sorriso innocente come da tempo non
accadeva più. Dopodichè accadde l'impensabile
fino ad una settimana
prima: ripresero a camminare e parlare, ma stando sempre sul
generico. Per la prima volta, riuscirono a parlare senza scontrarsi,
o meglio: riuscirono a superare ogni divergenza. Perciò si
ritenevano
soddisfatte. Circa mezz'ora dopo si salutarono con l'accordo che se
Michiru fosse riuscita a convincere Elza a restare in Giappone,
allora Haruka l'avrebbe contatta per dirle cosa aveva deciso di fare
nel frattempo. L'avrebbe voluta rivedere ancora, o quell'uscita era
un episodio che non si sarebbe mai più dovuto ripetere?
-Sono
tornata!- si annunciò Haruka posando le chiavi nel
portachiavi sul
tavolino d'ingresso. Non rispose nessuno. Si diresse in salotto dove
trovò Mizuki sdraiata sul divano a leggere una rivista di
attualità.
-Ciao!- esordì nuovamente con una certa enfasi.
-Ciao...-
rispose invece Mizuki annoiata e senza sollevare lo sguardo
dall'articolo che stava leggendo.
-Qualcosa
che non va?- chiese leggermente preoccupata Haruka.
-Non
mi avevi detto che saresti tornata a casa stasera.
-Quando
torno a casa mia te lo dico sempre. Comunque avevo giusto intenzione
di dirtelo: stasera vado a casa mia. Sono passata a salutarti e
ad avvisarti.
-E
con il piede?
-Ho
chiesto al taxi che mi ha accompagnata di aspettarmi giù
cinque
minuti.
-Bene...
-Dai,
sei ancora arrabbiata per prima? Te l'ho detto, avevo bisogno di
andare nel parco a godermi un po' di natura. Sai che a me piace la
natura.- le fece un sorriso genuino, ma Mizuki con lo sguardo sempre
fisso sulla sua rivista, non la vide nemmeno.
-E
poi perchè avevi bisogno di startene da sola.
-Sì...
Anche.
-Ti
sei divertita?
-Mmm...
Non tanto, alla fine era un parco pieno di piccioni e coppiette.
Però
ho chiarito un po' di cose.
-Riguardo
cosa? - le chiese seria posando finalmente la rivista sul suo petto e
guardandola in faccia.
-Riguardo
alcune cose...
-Cose
che avevano a che fare con Michiru Kaioh?
-Perchè
dovrebbero?
-Così...
Da quando l'hai vista sei diventata di poche parole, sei scostante e
introversa.
-No,
è che... La serata con lei e Elza Grey allo stesso tavolo mi
ha
messo di malumore. Non hai idea quanto!
-Certo.-
Mizuki la guardò. Non aveva dolcezza, ne' amore in quegli
occhi
verdi. Erano seri e calmi, ma non trasmettevano
emozioni. Mizuki sentì un nodo formarsi alla gola, ma
cercò di non
badarci: -Non resti qua stasera?- domandò posando la rivista
sul
basso tavolo di vetro di fronte al divano e mettendosi seduta.
-No,
te l'ho detto. Sono passata solo per salutarti prima di andare a
casa.
Mizuki
si alzò, le andò di fronte e le disse con voce
suadente: -Magari lo
trovo un modo per convincerti a restare?- incrociò le
braccia dietro
al collo di Haruka.
-N-no...
Sono stanca...
-Ah
davvero?- provò a persuaderla baciandole il mento. In
circostanze
normali Haruka avrebbe perso completamente i contatti con la
realtà:
molte volte era la cura migliore prima di una gara importante, o dopo
una cocente sconfitta, ma in quei giorni erano accadute troppe cose
che nemmeno i lascivi baci di Mizuki potevano spazzare via. Haruka
necessitava fortemente di stare da sola e di meditare sulle assurde
circostanze nelle quali si era improvvisamente ritrovata.
Perciò
appoggiò le mani sulle spalle di Mizuki e la
allontanò dicendo:
-No, Mizuki, scusami, ma ho davvero voglia di starmene da sola.
Mizuki
sbuffò innervosita: -Appunto, cosa ho detto prima?- Si
allontanò,
riprese la sua rivista e si lasciò cadere pesantemente sul
divano
senza guardarla in faccia.
"Avrei
fatto meglio a non andarci proprio a casa sua!"
brontolò
tra sè e sè Haruka mentre scendeva con
l'ascensore al piano terra.
Uscita
dal condominio in cui viveva Mizuki salì sulla sul taxi e si
fece
portare a casa. Durante tutta la serata continuò a pensare a
Michiru
e a quello che le aveva detto, al passato e al fatto che non sapeva
che cosa fare. Avrebbe voluto essere ferma e risoluta come aveva
fatto la volta prima, eppure per qualche strana ragione, rimase ad
ascoltarla, non la cacciò via malamente e nemmeno le disse
di non
amarla più. "Per quale motivo?"
Rivederla
un'altra volta voleva dire rimettere in gioco tutto ciò che
aveva.
Era un gioco alla roulette. Scommettere tutto ciò che aveva
riconquistato con fatica, o conservare tutto gelosamente, perdendosi
la seconda e sicuramente ultima possibilità che Michiru le
offriva
di tornare a sognare quell'amore indimenticabile? "Soffrire"
fece eco una voce da qualche parte della sua testa nell'istante
stesso in cui finì di elaborare l'ultima considerazione. "In
effetti...- tornò a constatare lei - No!
Non le posso
permettere di distruggere tutto quello che ho ricostruito con fatica,
per poi magari vederla andarsene di nuovo dopo qualche anno o
mese...e soffrire di nuovo."
* * *
Intanto
a casa sua Michiru era appena uscita dalla doccia. Con il salviettone
ancora avvolto attorno al suo corpo si mise di fronte allo specchio e
si guardò. Il tempo era passato e tutti si stupivano di come
portasse bene i suoi quarantasei anni dimostrandone una ventina in
meno, ma era un vantaggio di avere nel sangue qualche gene della sua
vita precedente di abitante del pianeta Nettuno. "Principessa...”
specificò mentre pettinava i lunghi capelli ancora bagnati. “Si,
principessa dei miei stivali!" si disse poi da sola,
ripensando ad Haruka. Di certo con lei non era stata una gran
principessa. "Chissà cosa deciderà di
fare? Sarò riuscita
a convincerla? Chissà..." sospirò
appogiando la spazzola
nell'apposita busta e prendendo il phon per asciugarsi i capelli. Non
desiderava altro che poter avere la sua seconda possibilità
con la
donna che aveva amato più di tutte. Così tanto da
non riuscire a
dimenticarla nemmeno in diciotto anni di lontananza, in quasi
vent'anni tra le braccia di altre persone che la meritavano
più di
Haruka, ma che lei non era stata in grado di amare quanto la
guerriera dei cieli. Sì, loro la
meritavano più di Haruka,
perchè il team principal meritava senz'altro di meglio della
"classica stronza da film", come l'aveva definita lei
stessa quel giorno, quale lei sentiva in coscienza di essere stata.
Ciò nonostante, sentiva la possibilità della
realizzazione del suo
sogno più grande troppo vicina per rinunciare. Soprattutto
perchè
non credeva che Mizuki fosse veramente meglio di lei. L'aveva
conosciuta di persona solo una volta, ovvero la settimana prima, ma
non le era affatto apparsa come una persona di livello superiore a
lei o Elza. Anzi, il solo pensiero che ora Haruka forse si stava
consolando con lei, l'innervosiva parecchio. "Innervosisce?
No, questa è gelosia! Eppure è la sua donna, lei
è stata al suo
fianco quando io provavo ad andare avanti nella mia storia con Fuka.
Io però non riesco a vedere in cosa sia speciale e l'idea di
Haruka
che la tocca e si lascia baciare da lei...", ma una risposta
le arrivò dal cuore. "... Non mi farà
mai sentire come lei
quando ha saputo che ero andata a letto con Helena dall'oggi al
domani". No, conosceva l'orgoglio di Haruka, se si fosse
affidata solo a quello conosceva già la sua risposta:
non avrebbe neanche preso in considerazione l'idea di tornare con
lei. Se si fosse affidata al suo cuore, cosa difficile, ma non
impossibile, allora forse le avrebbe dato retta. Lei la conosceva
bene, le erano bastati pochi atteggiamenti e i continui cambiamenti
nel suo comportamento per capire che doveva essere ancora molto
importante per la bionda. Senza contare che la volta prima le aveva
detto chiaramente che non l'amava più, mentre ora no. "Ora
no... Perchè ora non mi ha detto che non mi ama
più?". Un dubbio terribile la colse
all'improvviso, mentre, spento
il phon, si toglieva l'asciugamano per vestirsi: "Che mi
abbia mentito la volta scorsa ed io ci sia cascata così
facilmente?
Ma no, era troppo decisa e lei non sa mentire. Semplicemente
avrà
capito ora che Mizuki non è poi questo Dio sceso in terra!"
si convinse infilandosi la canottiera pulita.
Il
resto della serata pensò a come convincere Elza, fuori con
degli
amici dei tempi dell'Università, a restare. Era vero che lo
faceva
in buona parte per Haruka, ma lo faceva anche per se' stessa. Parlare
con Haruka le aveva messo una sana voglia di restare di più
nella
sua terra d'origine, perciò sarebbe stata ancora
più irremovibile
nella sua decisione di restare, perchè, se anche
malauguratamente
Haruka non avesse più voluto rivederla, comunque lei aveva
tante
persone e luoghi da visitare e da riscoprire a cui non voleva
assolutamente rinunciare. "Ho già rinunciato
troppo a
lungo..." pensò malinconica mentre ripercorreva,
ancora una
volta, i motivi che la spinsero a restare per tanti anni in America.
Fino ad arrivare con la mente all'incontro con Elza. Quando
scoprì
che anche la campionessa era in America restò per qualche
tempo
indecisa se farsi viva oppure no. Non aveva mai dimenticato Elza.
Come avrebbe potuto? Era stata la sua prima cotta, forse sarebbe
anche diventata lei la sua prima ragazza, ma quando conobbe Haruka,
tutto era cambiato e lei aveva dovuto darle quell'addio forzato alla
fine delle medie per seguire il suo destino di guerriera Sailor e
trasferirsi insieme alla sua nuova compagna di battaglie a Tokyo dove
stava operando l'Esercito del Silenzio. Proprio in uno scontro contro
Eudial e uno dei suoi demoni dovette combattere per resituire il
cristallo del cuore puro ad Elza e andare via come se la ragazza
fosse stata una delle tante persone a cui lei e Haruka avevano
salvato la vita. Le loro vite sembravano non far altro che viaggiare
su due binari differenti che di tanto in tanto si incrociavano. In un
primo momento temette che Elza potesse mandarla a quel paese visto
come l'aveva salutata in modo molto cordiale, ma distaccato,
dicendole oltretutto che quell'ultimo incontro per loro era un addio.
Aveva anche aggiunto “per il momento”, conscia che
si trattava di una piccola bugia, ma quel momento era finito, sebbene
dopo essere durato per ben
ventun'anni. Inoltre doveva mettere in conto che lei non sapeva
più nulla di Elza,
magari era cambiata, oppure aveva già un'altra persona al
suo fianco. Poi
pensò però che non fosse comunque una cattiva
idea prova a
riallacciare i contatti con la donna, anche se fosse stato solo in
rapporti amichevoli. Quando scoprì in quale pista l'atleta
passava
la maggior parte del suo tempo, andò da lei lasciando Elza
letteralmente a bocca aperta. Sembrava aver appena visto un fantasma.
Tre anni dopo le loro vite sembravano aver preso finalmente la
stessa direzione e forse avrebbero viaggiato per sempre sulla stessa
strada. E forse lei non avrebbe mai avuto ripensamenti se
non fosse
caduta nella trappola ben pensata della figlia che la portò
ad un
incontro con l'unica persona che in quel momento non avrebbe voluto
vedere. Nonostante la rabbia provata fino e durante la cena, Haruka
aveva un fascino magnetico che sembrava attrarla come una calamita. I
ricordi che aveva nascosto in un cassetto della memoria e a cui
raramente pensava, improvvisamente saltarono fuori nell'arco di
quelle tre ore a tavola, ricordandole come lei si fosse sentita
completa solo
con il team principal e ricordandole che, per quanto Haruka avesse
potuto risparmiarsi certe parole, tutto quello era stata una catena
di conseguenze nata delle sue azioni. Era per questo che aveva provato
a mettere da
parte il suo orgoglio, si era armata di umiltà e pazienza e
si era preparata
all'incontro con l'ex pilota. Un incontro iniziato male, ma finito
bene. Sebbene si trattasse di un bene relativo dal momento che non
sapeva se esso avrebbe fruttato qualcosa di positivo o di negativo.
Haruka sarebbe partita giovedì per Singapore e quindi
sicuramente per quasi una settimana non l'avrebbe più
sentita. Si preparò mentalmente ad affrontare un periodo
costituito oggettivamente da pochi giorni, ma che a lei sarebbe parso
come uno dei più lunghi della sua vita.
|
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Capitolo 15 *** Capitolo 14 ***
Buona
sera a tutti! A voi un capitolo abbastanza sostanzioso che va a
supplire le poche pagine di alcuni capitoli passati che arrivavano a
stento alle dieci pagine! :-P
Anche se penso sia abbastanza superfluo voglio
comunque spiegare l'interno della casa di Haruka. Io, che non
mi fido troppo di ciò che vedo negli anime (spesso troppo
occidentalizzati), ho voluto
documentarmi meglio sugli interni delle case giapponesi moderne e ho
scoperto così che le poche case spaziose spesso riescono a
conciliare stanze molto occidentali e ultramoderne che noi in Italia ci
sognamo, con ritagli di spazi più propriamente tradizionali
nella struttura e nell'arredo. La scelta della
città di Ookayama come zona di Tokyo in cui far
risiedere Haruka è dovuta proprio dal fatto che questa
è una delle poche aree giapponesi in cui gli
edifici non sono stati costruiti uno a ridosso dell'altro,
privilegiando gli spazi grandi e verdi.
L'immagine che troverete alla fine del capitolo è stata
realizzata su commissione gratuita da un mio amico di quando andavo
all'Università. All'epoca non c'erano immagini della mia
Mizuki, ma avevo già fatto pervenire la descrizione della
ragazza, quindi (anche se sarà intuibile dopo aver letto il
capitolo)
la ragazza arrabbiata è Mizuki, mentre la persona di
spalle... è Haruka!! Lo so Mizuki sembra avere tra i 20 e i
25 anni più che averne 43, ma non potevo chiedere di meglio
né nella realizzazione dell'immagine in generale
né dell'espressione di Mizuki. So anche che Haruka sembra
aver appena preso
la scossa, ma in fin dei conti chi l'ha realizzata ricordava
già a stento le guerriere del sistema solare interno,
figurarsi quelle che sono comparse "solo" nelle terza e quinta serie
^_^.
Ringrazio tutte le persone che stanno leggendo e quelle che
recensiscono, ma anche quelle che hanno inserito la storia tra
le preferite, le seguite e le ricordate ^^
14.
Non
fu facile per Michiru riuscire a convincere Elza a restare in
Giappone senza un vero motivo. L'unica cosa che seppe dire era che
aveva nostalgia di casa, che avrebbe voluto passare più
tempo nella
sua terra d'origine, con le amiche e la figlia. Non le chiese poco
tempo e quello fu il vero motivo di discordia: tre mesi, fino al
quindici Gennaio dell'anno successivo. Elza non capiva e non voleva,
ma Michiru era ferma nel perseguire i suoi scopi. In fin dei conti
quello che aveva detto ad Elza era tutto vero, solo
aveva
omesso di citare Haruka tra le persone che voleva vedere. Il problema
però era che lei aveva tempo più di sei mesi
prima di riprendere
con un nuovo tour, ma Elza aveva preso solo una settimana. Avrebbe
potuto rimandare il suo rientro per un'altra settimana, ma non poteva
lasciare le sue atlete da sole per più di quindici giorni:
non a
ridosso delle Olimpiadi. Michiru si dispiacque molto, ma era
irremovibile sulla decisione presa. In fin dei conti lei stava
lontana dalla sua patria da molti più anni di Elza.
Nonostante la
contrarietà dell'atleta, alla fine Michiru le disse:- Non ti
sto
chiedendo il permesso, Elza. Sono adulta e vaccinata, posso fare
quello che voglio, ti sto solo chiedendo se puoi accettare il fatto
che non torno subito in America con te.
-Se
dici così non mi lasci molta scelta...- rispose l'altra
arrendendosi
all'evidenza. Così la donna non potè che
assecondare la sua scelta,
a patto che si sentissero tutti i giorni. Michiru, seppure con un
velo di tristezza in cuore, non potè non esserne felice. Per
quanto
diverse fossero Elza e Michiru raramente litigavano. Quando accadeva
erano comunque liti abbastanza pacifiche in cui nessuna delle due
alzava la voce e fare pace era molto semplice per loro. Per questo
Michiru era dispiaciuta: non era da lei rispondere in modo scocciato
alla sua compagna, ma era dal raduno con le altre Sailor che non
faceva altro che essere innervosita dall'insistenza di Elza.
Improvvisamente aveva iniziato a sentire la sua presenza pesante e
tanto attaccamento nei suoi confronti non faceva altro che renderla
più indisponente nei suoi confronti. Per questo se da una
parte era
dispiaciuta per aver concluso la discussione in quel modo, dall'altra
era contenta. Avrebbe avuto campo libero con Haruka se il team
principal avesse risposto in modo affermativo alla sua richiesta e
non avrebbe sentito più la quotidiana ed oppressiva presenza
di
Elza.
Haruka,
come previsto da Michiru, non si fece viva per tutta la settimana,
cercando di sfuggire dai due fuochi rappresentati dalla compagna e
dalla ex in cui si sentiva stretta. Non si fece viva con nessuno,
cercando di concentrarsi solo sul Gran Premio, ma anche
al lavoro seguì le gare distrattamente, lasciando
praticamente carta
bianca allo stratega e ai piloti. Non riusciva a concentrarsi e
nemmeno si sforzava molto. Era inutile dissimulare, tanto sapeva che
quando aveva la mente troppo affollata di domande era vano ogni
tentativo di concentrarsi. Non voleva perdere Mizuki, ma al tempo
stesso non riusciva a smettere di pensare a Michiru. Se nove anni
prima le avesse dato ascolto! Se avesse ascoltato le motivazioni che
avevano spinto Michiru a ferirla tanto, sicuramente non l'avrebbe
giustificata, ma avrebbe trovato una motivazione e lasciare Mizuki
sarebbe stato più semplice. Ora però la
giornalista faceva parte
del suo quotidiano, come poteva rinunciare a lei dopo dieci anni
vissuti insieme? A parte quando litigarono per il figlio non aveva
mai pensato al fatto che potessero lasciarsi. Figurarsi poi se
avrebbe pensato che stavolta avrebbe potuto essere lei la causa della
fine della sua relazione!
Nonostante
la sua quasi totale assenza, che lasciò disorientati un po'
tutti,
il pilota della sua scuderia si classificò terzo. -Doppietta
Ferrari
e dimmi che non ti viene nostalgia dei tempi in cui c'eravamo noi
dentro a quegli abitacoli!- la stuzzicò Minako.
-Ahahah, ai nostri
tempi le macchine erano più competitive, ma apprezzo le
abilità di
un quattro volte campione del mondo e di un talentuoso giovane che
dà
del filo da torcere al mio pilota, anche se ormai la vittoria non
andrà ne' a noi ne' a loro!- e così dicendo le
diede qualche
leggera pacca sulla spalla prima di dileguarsi. Spesso nei post gara
Mina raggiungeva Haruka nei box e si scambiavano pareri,
punzecchiandosi a vicenda, a seconda di chi aveva avuto la meglio in
gara,
invece quella volta Haruka lasciò la sua amica con
l'asciutto in
bocca. Parlò con il suo team e rilasciò alcune
brevi interviste
proprio perchè doveva in qualità di team
principal del terzo classificato, ma non aveva voglia di parlare con
nessuno,
nemmeno con i suoi migliori amici. E Minako che entrava a far parte di
quello stretto cerchio, lo capì e capì anche che
doveva essere
stata la cena dell'altra sera a renderla così cupa. Avrebbe
tanto
voluto tempestarla di domande e aiutarla a superare quel momento non
positivo, ma proprio perchè erano così unite ed
affiatate, sapeva
che le domande a raffica avrebbero solo sortito l'effetto opposto a
quello sperato: Haruka si sarebbe chiusa ancor più a riccio
e del
suo fare scherzoso non si sarebbe più vista traccia, almeno
finchè
non le sarebbe passato da solo il nervoso per aver rivisto la ex alla
riunone voluta da Usagi.
Sull'aereo
di ritorno Haruka pensò a quanto aveva amato Michiru, a
quello che
aveva passato dopo essere stata tradita e lasciata e al fatto che non
avrebbe augurato nemmeno al suo peggior nemico di stare male quanto
lei. Non poteva ora comportarsi alla stregua della violinista ed
essere così ipocrita da non augurare del male ai suoi
nemici, ma poi
di ferire la persona che l'aveva amata per dieci anni con tutti i suoi
pregi e i suoi
difetti.
Per
non avere problemi anche con Elza, Haruka diede appuntamento a
Michiru per il venerdì della settimana successiva a quella
della
partenza dell'atleta, quando anche lei sarebbe stata di ritorno in
Giappone dalla Russia.
Haruka
era fuori in auto quel giorno e non riusciva a trovare un posto dove
parcheggiarla. Diversamente dal solito non stava imprecando contro
tutti e tutto. Era in ritardo di dieci minuti, come era suo solito,
ma quasi non se ne accorse con la mente a passare in rassegna
i ricordi. Non erano i ricordi di un passato remoto ad
occuparle la mente, ma quelli acquisiti una sola settimana prima,
quella che
le aveva fatto cambiare tutte le carte in tavola. Il destino le era
avverso o si stava prendendo gioco di lei? Aveva fatto una cosa
sciocca ed insensata che non avrebbe mai potuto scordare. Erano
passati tre giorni da quando era tornata da Singapore, erano tre
giorni che aveva deciso fermamente di non volerla più
rivedere.
Mizuki non era stata il suo primo amore, ma lei aveva imparato ad
amarla in passato e dieci anni dopo si sentiva ancora totalmente
al sicuro al suo fianco e molto legata
affettivamente a lei. Senza dubbio restava che ormai era lei
la
donna più importante della sua vita. Mizuki c'era sempre
stata per
lei; le era sempre stata a fianco anche nei primi momenti di
difficoltà che non dovevano essere stati facili nemmeno per
lei (una
donna normale sarebbe scappata quando alternava la gioia a momenti di
indifferenza a cui seguivano dei lenti sbottonamenti sui ricordi
legati alla fine della sua relazione con la violinista);
così onesta
ed estremamente comprensiva. Sì, era davvero una buona donna
e non
l'avrebbe scambiata per nessuna Michiru del mondo. "Calma,
forse adesso sto esagerando-
si
disse -Beh,
certo. Con la
Michiru buona dei nostri quattordici anni insieme, la cambierei.
Peccato che quella che ho visto è una Michiru cambiata, di
certo non
più sincera come lo era prima".
Indiscutibilmente però
restava bella e garbata oltremodo... "Piantala!!"
si
rimproverò, dandosi con la mano destra un leggero colpetto
al mento
per riprendersi. "Invece
che a queste sciocchezze dovrei
pensare ad andare a prendere dello champagne per i miei ospiti!".
Quella sera aveva invitato a cena Minako, Toshiro Maeda e rispettive
famiglie. Poi, mentre si infilò le scarpe e
prese l'ascensore per raggiungere il piano terra,
pensò
a Mina e Toshiro. Aveva voglia di
distrarsi, di stare un po' tra amici intimi. Loro due, appunto.
Mancava solo Setsuna per completare la sua serata ideale, ma lei
lavorava a Mitaka e vedersi durante la settimana era sempre una
rarità sebbene vi fossero solo ventiquattro chilometri o
poco più
a separare Mitaka da Ookayama, la città dove viveva
Haruka.
Ormai però il mondiale stava per finire e avrebbero avuto
tempo nei
successivi mesi di riposo per lei per vedersi nei fine settimana.
Arrivata al piano terra, voltò a destra, aprì la
porta che dava
accesso allo scantinato del condominio in cui viveva e scese le scale
per dirigersi nella sua cantina e prendere dello champagne. La
stanzetta era un po'stretta, ma molto lunga. Proprio perchè
era
molto lunga, ripose le cose più ricorrenti nel suo
"ripescaggio"
degli oggetti lì presenti all'inizio della cantina; man mano
che si
procedeva si trovava tutto ciò che era di minore importanza.
Difficilmente si dirigeva in fondo, solo in casi di emergenza, in
genere quando aveva ospiti in casa e si dimenticava di prendere da
bere, il che per fortuna capitava raramente. Aveva appena finito di
selezionare le bottiglie da portare di sopra, quando la piccola
lampadina saltò. "Accidenti!"
le
venne da pensare.
Al buio si diresse verso l'uscita, dove avrebbe almeno acceso la
luce generale del corridoio. Ma trovandosi in una parte del
piccolo locale
che non conosceva andò a sbattere contro un armadietto dal
quale una
scatola abbastanza grande e piena a giudicare dalla dimensione e dal
peso le cadde in testa colpendola con lo spigolo: -Ahia!- le
sfuggì
a bassa voce. Non aveva nemmeno il cellulare per farsi luce, per
questo motivo dovette proseguire il suo tragitto al buio. Poco
distante prese ancora contro uno scatola con un piede: -Ma cazzo!!-
imprecò a quel punto. Andando avanti, nella parte che meglio
conosceva, proseguì il suo cammino senza problemi. Arrivata
all'esterno, accese la luce del corridoio principale, salì
poi in
casa e prendere una torcia elettrica e una lampadina di scorta e
scese nuovamente. Sostituì la vecchia lampadina con quella
nuova,
poi accese la luce e così si accorse che lo scatolone a
terra che aveva urtato con il piede era quello con i giochi a cui
Hotaru era più
affezionata e che non era riuscita a dare via una volta cresciuta.
Guardò verso la scatola che le era caduta in testa e
spalancò gli
occhi alla vista del suo contenuto. La prima reazione fu quella di
girarsi di scatto per andarsene subito via. "Ma
che
idiozia
infantile!".
Non si
sarebbe risolto nulla scappando. Anzi,
peggiorava solo la situazione perchè ogni volta che sarebbe
entrata
avrebbe visto sempre ciò che l'aveva fatta reagire in quel
modo
irrazionale. "Va
bene, va bene. Metto tutto dentro e poi lo
metto via di nuovo".
Entrò ferma nel suo intento, ma forse
il suo intento non era davvero così fermo come credeva lei,
visto
che dopo cinque minuti stava rientrando in casa con quella scatola
azzurra in mano. "Basta
fuggire dal passato. Finchè scapperò
non riuscirò mai a liberarmene davvero e il comportamento
che
continuo ad avere nei suoi confronti è segno che
c'è ancora
qualcosa di irrisolto in me”.
Si
sedette sul suo comodo divano
e con mani incerte aprì la confezione e vide il volto del
suo
passato, il suono del suo passato. Erano trascorsi otto anni
più o
meno da quando quel giorno aveva deciso di troncare di netto con la
sua vita di prima e l'aveva messa nel posto più remoto della
cantina. Tanto remoto che dopo molti anni se l'era fin scordato. Il
passato era lì. Era ora sorridente, ora triste, ora sensuale
pur
nella sua innocenza. Era uno sguardo magnetico. Era chiaro di
carnagione. Era... Quel passato faceva riecheggiare le malinconiche
note di un violino. Riviste, foto, cd e addirittura qualche piccolo
poster della sua condanna a vita erano ancora lì. Non doveva
guardarle, non doveva fissarle e cercare di ricordare quello che
sentiva a quell'epoca. Ma Michiru l'aveva soggiogata. C'era riuscita
alla fine, l'aveva stregata in qualche modo la settimana prima e lei,
memore del suo racconto, stava facendo tutto ciò che la sua
testa a
il suo orgoglio disperatamente le stavano urlando di non fare.
Aprì
anche alcune lettere, la prima e l'ultima del piccolo mazzo
concidevano perfettamente, per contenuto, a quelle che le aveva letto
Michiru al bar. Si era scordata, dopo tanti anni, della curata
calligrafia di Michiru. Era passata un'ora quando, reclinando la
testa all'indietro, con gli occhi chiusi e una foto di loro due insieme
ad Hotaru ancora in mano, capì l'unica cosa che si stava
ostinando
a non voler capire da anni. Michiru. Era quello il nome inciso nel
suo cuore. Un cuore che aveva cambiato proprietaria dopo essere stato
dato alla ragazza dai bei capelli mossi e che le era stato restituito
piuttosto mal ridotto. Un cuore che non aveva più dato a
nessuno,
poichè era ancora Michiru che da anni si portava dentro,
nonostante
avesse fatto di tutto per negarlo. -Quanto ti ho amata!-
mormorò
ridendo nervosamente e passandosi una mano sul ciuffo. Infine quel
gesto, sciocco ed insensato, quello che, in qualsiasi modo si
sarebbero risolte le cose, non avrebbe mai potuto dimenticare,
perchè
era il giorno della sconfitta del suo orgoglio e autocontrollo ferreo.
Si diresse
rapidamente al telefono e compose il numero di Michiru per chiederle
di Elza, di lei e per darle un appuntamento due giorni dopo.
-Era
ora!- disse trovando una macchina che lasciava libero un posto.
Parcheggiò, spense il motore, si passò una mano
fra i capelli
ribelli e si guardò allo specchietto. "Non fare la
codarda... Ormai ho avviato la cazzata più grande della mia
vita e
ora la porto a termine". Scese, guardò l'orologio:
venti
minuti di ritardo. "Maledetta donna, mi conosci
così bene
che, non so come, sei riuscita ad abbindolarmi e ad incastrarmi!"
Così
alle quattro di quel venerdì soleggiato, si
ritrovò a lottare per
ragionare con la testa e non a sragionare completamente con il cuore.
In pratica non le disse nulla su cosa l'avesse convinta a volerla
rivedere, ne' tanto meno le disse apertamente che si sarebbero
riviste altre volte. Da parte sua Michiru non insistette molto, era
già tanto il poter vedere Haruka per la seconda volta.
Però ogni
minuto in cui non parlavano, la preoccupazione che Haruka l'avesse
voluta vedere solo per dirle a voce a fine giornata che non voleva
vederla le affollava la testa. D'altronde Haruka era una persona
schietta che amava dire sempre le cose alle persone faccia a faccia,
quindi sentiva che il suo ragionamento poteva essere giusto. Tuttavia
ciò non accadde e sorvolando l'argomento amore e dintorni i
battibecchi si ridussero solo a tre, il che era un vero record da
quando si lasciarono. Si rividero ancora e il tutto si
ripetè anche
nelle tre settimane successive. Si vedevano sempre una volta alla
settimana. Il giorno e l'ora li stabiliva Haruka visto che lei era
ancora vincolata dal lavoro e dalla compagna. Per quest'ultimo motivo
e forse anche per precauzione Haruka preferiva sempre non stare fuori
per più di tre ore. Ciò nonostante per quanto
breve il tempo fosse
a Michiru pareva di sognare. Certo, era quello che aveva sperato per
tanto tempo, ma non riusciva ancora a credere che stavolta fosse
stato così semplice convincere Haruka a rivederla.
Soprattutto si
rendeva benissimo conto di quanto tutta la situazione fosse bizzarra.
Aveva lasciato Haruka vent'anni prima quasi; si era rifatta viva dopo
poco meno di dieci anni ed era stata respinta; ora nove anni dopo
invece aveva avuto ciò che desiderava tanto. Certo, la
scelta del
bar era stata molto più sensata ed intelligente che apparire
davanti
al suo appartamento mentre Haruka era impegnata con la compagna.
Almeno restando loro due sole, senza nessuno che aspettava il suo
rientro in casa, per il team principal era stato più facile
ascoltarla e ragionare e per lei avere l'opportunità di
parlare
ampiamente di tutto quello che voleva e di se'stessa. Che scelta
azzardata e sbagliata piombarle a casa all'improvviso! Peccato che lo
capì solo con il senno di poi. Parlarne con calma, senza la
fretta
messa dal dover rientrare in casa dove rendere conto di ciò
che era
appena accaduto alla persona che ti stava aspettando al suo interno
si era rivelata una mossa molto più saggia. Così,
ora a distanza di
tanti anni era di nuovo con Haruka che si interessava che si trovasse
bene con lei. In un solo mese era tutto cambiato così in
fretta che
stentava a crederci anche lei. Forse aveva finito di scontare i suoi
errori iniziali e quell'orgoglio che le impedì di insistere
prima,
per ben quattordici anni.
Haruka
si sedette sua una delle poltrone del suo soggiorno con un sorriso
beato. Le gare erano finite da una settimana e di certo fino al mese
prima non avrebbe immaginato che avrebbe iniziato le sue ferie
così:
vedendosi una volta alla settimana con la persona che da compagna di
battaglia e di vita si era trasformata in rivale e che eppure la
sapeva infondere una sensazione
di pace che sfiorava la felicità. Aspettò il
rientro di Mizuki
pensando a Michiru. Era incredibile come tutta la rabbia che aveva
provato fino al mese prima pensando alla violinista, fosse svanita
nel nulla nel giro di quattro incontri soltanto. L'idea di parlarne
con Mizuki non la sfiorò nemmeno in quella mezz'ora,
poichè sopraffatta
dall'altra idea invece di aumentare il numero di incontri con Michiru.
Cosa
pensava di fare infatti vedendola una volta alla settimana in tre
mesi? Di lasciarla partire in America con Elza che, matta come era,
continuava ad allenare le sue ragazze in America pur essendo tutte di
nazionalità giapponese e pur essendo stata scelta proprio
Tokyo come
città delle Olimpiadi 2020? E quanto poteva reggere in una
situazione in cui, pur uscendo solo per parlare con la ex, si trovava
con due piedi in una scarpa? I suoi pensieri volavano dalle domande,
ai dettagli della donna e a ricordi che piano piano stavano
ricominciando a costruire insieme. Così sulle domande ebbe
il
sopravvento il bellissimo taglio di occhi del blu profondo di Michiru
e il bellissimo sorriso della violinista. Ripensò alle loro
passeggiate insieme, ai dialoghi avuti e ai thè o
caffè bevuti in
compagnia. Ripensò a quanto si erano dette e a quante cose
ancora
avevano da raccontarsi. Lei era quella meno propensa a parlare di
se', non era del tutto convinta di rendere nuovamente partecipe
Michiru della sua nuova vita; Michiru invece le aveva parlato molto
di sè. Il lavoro per la violinista era rimasto piuttosto
invariato.
Finito
il contratto con Bertrand Hube, era diventata così
importante nel mondo della musica classica da poter assumere un
manager e poter così decidere insieme a lui con chi
stipulare
contratti di lavoro e in quali città esibirsi. Ormai era
diventata
la regina del violino, le offerte di lavoro non le mancavano e da
anni non aveva che l'imbarazzo della scelta. Continuava a viaggiare
in giro per il mondo, rendendo la sua vita non frenetica come quella
del team principal, ma lo stesso molto impegnativa. Aveva visitato
molte città e nazioni, aveva allargato il suo cerchio di
amicizie a New York e di conoscenze in giro per il mondo.
La vita professionale era l'unica cosa che si era salvata di quel
periodo travagliato che seguì gli anni del contratto di
lavoro con
Hube. Le aveva detto come aveva cercato di mantenere i rapporti con
tutte le altre ragazze nonostante la distanza e di come ogni volta
che aveva del tempo libero e tornava in Giappone non mancasse mai di
ritagliarsi del tempo per vedere Hotaru, Setsuna e i suoi figli
che spesso per gioco la chiamavano “zia
Michi”, Minako e ovviamente
la famiglia di Usagi e Mamoru. Poi le spiegò in quale modo
le era
risultato difficile essere madre di una figlia che viveva dall'altra
parte dell'oceano e di quanto fosse grata alla tecnologia che con
i cellulari e Skype era riuscita a far colmare parte della distanza tra
loro. Haruka le domandò in più di un'occasione
perchè una volta
finiti il contratto con il maestro tedesco e la relazione con
l'americana non fosse mai tornata in Giappone, ma Michiru una volta
glissò la risposta e un'altra fece spallucce senza darle
risposta.
Giusto per farle vedere di quanto ormai fosse superiore a quanto
accaduto in passato le domandò anche delle due donne che
succeddettero l'americana (non riusciva proprio a pronunciare il suo
nome) e Michiru le rispose in modo stringato.Aveva
così appreso
che Fuka l'aveva conosciuta ad una trasmissione televisiva in cui si
sarebbe fatto un confronto tra musica classica e musica pop. Michiru
infatti aveva accettato di partecipare ad un concerto di beneficenza
ripetendo l'esperienza fatta con i Three Lights anni addietro. Tra
alcuni dei cantanti che si sarebbero esibiti sul palco cantando le loro
canzoni accompagnate dalla violinista di fama mondiale, vi era anche la
star del momento, ultima scoperta di Fuka Fukui. Le
registrazioni per il programma erano durate due ore e quando
terminarono le riprese si salutarono tutti. Fu Fuka ad andare a
trovarla il mese dopo quando inaugurò il nuovo tour con una
tappa a
New York, la aspettò fuori dal camerino e le disse di essere
rimasta
molto colpita dalla sua grazia e dalla sua bellezza. Michiru invece
rimase colpita dal suo lato estroverso e dal suo senso dell'humor.
Al di là però di ciò che era piaciuto
in un primo momento le due donne nel privato conducevano due stili di
vita troppo
differenti perchè la cosa potesse durare a lungo e alla
fine pur piacendosi molto, non si erano mai innamorate
veramente.
Per contro Haruka le disse che ad un certo punto della sua vita il suo team
principal le disse che non poteva più fare parte della loro
scuderia. Erano
iniziati gli anni duri della Ferrari. La macchina non
funzionava, le strategie di squadra spesso erano fallimentari e per
quanto la gente amasse Tenoh e Aino loro pensarono di rinnovare il
team a partire da Minako che però accettò la
scelta del team senza
troppi problemi: aveva avuto una vita professionale che l'aveva
portata alle stelle e a trentotto anni aveva iniziato a sentir la
voglia di dedicarsi esclusivamente alla famiglia... Salvo poi
tornare nel
mondo delle auto sportive per commentare le gare degli altri piloti. Haruka
invece
non la prese bene. Alla fine si era ritrovata a dirigere lei un team,
ma era stata una scelta forzata e per questo preferì non
parlare di
come aveva finito per cambiare mestiere pur restando ancorata nel
mondo dei motori a quattro ruote. Le raccontò
quanto la sua vita,
ancora a distanza di tempo, a volte le paresse stressante. Non aveva
molto tempo da dedicare alla famiglia e alle amicizie fuori dai
circuiti. Quando si disputavano due Gran Premi di fila non faceva
nemmeno in tempo a passare da casa. Aveva imparato a vestirsi in modo
pratico per non partire con le valigie stracolme di vestiti e appena
finiva una Domenica, il martedì mattina era già
sul volo per
raggiungere il nuovo circuito dove le sue monoposto avrebbero
iniziato a sfrecciare a partire da giovedì. Si reputava
fortunata di
avere tante energie: raramente quando tornava in Giappone se ne stava
a casa, ma organizzava dei giri con la figlia o con la compagna. Le
parlò
dello stretto rapporto che aveva con la Hotaru e di come
riuscì a
gestire la sua vita genitoriale con lei. Ringraziò la
vita anche
di averle dato un'amica stretta come Setsuna e di non aver privato
Hotaru di un padre: almeno loro riuscivano a darle una mano quando da
pilota (vita assai più travagliata di quella del team
principal) non riusciva
a tornare a casa dalla figlia ancora minorenne. Nonostante
ciò Hotaru stravedeva per lei e Haruka era convinta che
se erano così
affiatate lo dovevano a Michiru e al periodo in cui si dovettero
sostenere a vicenda. Una volta riuscì anche ad uscirsene con
un “non
tutti i mali vengono per nuocere”. Non parlò invece
molto del suo
rapporto con Mizuki, le raccontò semplicemente come si erano
conosciute e di come Mizuki fosse diversa da Michiru non solo nel
modo di porsi sicuramente più maschile, ma anche per tanti
altri
lati del carattere. Michiru capì ben presto che non
avrebbe potuto sapere altro.
Ancora
seduta sulla sedia ripensò che per quanto in modo generico
si
fossero aggiornate e per molte piccole cose si riscoprirono ancora un
po' in sintonia, c'erano ancora tante cose da dirsi. Molte domande da
fare e molte che non sarebbero mai state fatte e che sarebbero
rimaste senza risposta. Ad esempio, cosa poteva piacere a Michiru
così
tanto di Elza da tornare alla fine da lei? Era veloce a correre,
questo glielo riconosceva, ma per tutto il resto non capiva cosa
potesse piacerle. Era antipatica, arrogante e impulsiva... ogni volta
che la vedeva le veniva il nervoso! Non ce la vedeva proprio con
Michiru nemmeno a distanza di anni. Michiru era bella, era elegante,
era composta e di grande cultura. Elza cosa aveva di tutto
ciò?? Ovviamente però non le avrebbe mai fatto
una domanda di quel genere. Però le avrebbe sicuramente
chiesto come era arrivata a parlare con l'atleta della sua vera
identità. Chissà se ne parlò anche con
l'americana visto che era tanto presa da lei! Conoscendo Michiru sapeva
che probabilmente anche lei prima o poi le avrebbe domandato del
perchè invece lei non disse nulla a Mizuki, nonostante tanti
anni alle spalle insieme.
I
pensieri fluttuarono fino a farla ripensare a quel giorno stesso in cui
si offrì di riaccompagnarla sotto casa
con la sua moto.
-Grazie,
ma non ho il casco.
-Credi
davvero che io non abbia qui dentro un altro casco?- così
dicendo
alzò la sella della moto e ne estrasse uno prima di
richiuderla. -E'
quello di Mizuki, al di là dei teschi che non sono il tuo
genere
credo che ti vada bene.
La
ragazza dai capelli acqua marina la guardò prima un attimo
di sbieco
e poi riprese: -Non importa, una passeggiata non mi fa male.
-Ma
casa tua è a venti minuti da qua e abbiamo passeggiato quasi
tutto
il giorno!
-Essere
magri non rende mai brutto nessuno.
-Ma
essere schelettrici sì. Dai, alla fine questi teschietti
sono anche
carini...- disse rigirandosi fra le mani il casco nero con i teschi
rossi, tutti sopra a due ossa incrociate dello stesso colore, per
vederlo
meglio sotto tutti i punti di vista. Pensare che a Mizuki due anni
prima era
piaciuto tanto come regalo di San Valentino! -Comunque se proprio ti
danno fastidio fai i conti che non li vedi se lo indossi.
Michiru
decise quindi di puntualizzare meglio la situazione: -Ascolta Haruka,
non è la fantasia del casco a darmi fastidio, ma la sua
proprietaria.
-Allora
ti do il mio!
Il
cuore ebbe un battito in più del previsto al ricordo di
quella
scintilla che apparì negli occhi di Michiru; al ricordo
della
proposta e dello strano pensiero che la colse nel vedere Michiru
indossare il suo
casco
come era accaduto altre volte da giovani quando
usavano la moto d'improvviso e lei le cedeva sempre il suo casco; al
ricordo della stretta delle braccia della violinista intorno alla sua
vita. Uno strano senso di eccitazione la pervase. "Accidenti
se è vero, il calore del suo corpo dietro me, mi ha
eccitato..."
pensò riaccendendosi al ricordo. Con Mizuki non provava
più la
stessa sensazione da tempo. "No, non
va bene!"
cercò
di essere razionale, tuttavia la sua mente non aveva la minima
intenzione di ascoltarla, anzi, per dispetto tirò fuori
dall'area
della memoria i ricordi più intimi di quando stavano
insieme.
Facendole così ripensare ancora a Michiru. Ad una Michiru
che
credeva persa e che invece si accorgeva che forse davvero era tornata
da lei la Michiru dal cuore puro dei loro quattordici anni di vita
insieme.
-Ciao!-
disse Mizuki appena rientrata appoggiando il capotto sull'appendi
abiti. Guardò l'orologio: mezz'ora. Era insospettabile come
sempre.
-Ciao-
la salutò calorosa e cordiale Haruka, accantonando i suoi
film mentali
e uscendo dall'ampio soggiorno per raggiungerla all'ingresso dove
Mizuki si stava già sfilando le scarpe.
-Come
va?- mentre si infilava le ciabatte.
-Mica
male. Dove sei stata?
-Fuori...
Ti sei divertita con Maeda?
-Sì,
certo. Cioè- si corresse e con voce più consona
ad una situazione
che non includeva Michiru nel suo fantomatico incontro con uno dei
suoi pochi amici delle medie -nella norma, come sempre.- Si
girò per
percorrere il corridoio che divideva il piano terra in una parte sinistra e in una destra. A sinistra si trovava l'ampio soggiorno moderno diviso da una parete,
in parte in muro in parte in shoji*,
dall'angolo sala tradizionale
composta da tatami**,
zataku e zabuton***. Sulla destra del
corridoio invece si affacciavano un bagno e uno sgabuzzino. Al termine
del corridoio una cucina che comunicava con il soggiorno.
-Di
cosa avete parlato?- le chiese l'altra seguendola.
-Del
più e del meno... Perchè mi fai queste domande? -
Le domande
l'avevano sempre infastidita non importava da chi erano fatte se non
ne afferrava il senso.
-Da
quando non posso più sapere cosa fai quando esci con gli
amici?
-N-non
è questo, figurati...- farfugliò l'altra
imbarazzata. Odiava essere
così
evasiva, lei che non lo era mai stata con Mizuki e di colpo si era trovata ad
esserlo. Per chi poi? Per una sorta di fantasma che si era messo ad
ammiccare con lei e con il quale non riusciva proprio a tagliare
i ponti? Che assurdità!
-Allora,
di cosa avete parlato?- Continuò con le sue domande Mizuki
imperterrita.
Quando
Mizuki era irremovibile lo faceva capire senza troppi giri di parola
e opporre resistenza era impossibile, così Haruka si arrese:
-Della
famiglia, del lavoro, di attualità... Solite cose, Mizuki.-
mentre
apriva il frigorifero per estrarvi dell'aranciata in un contenitore
di cartone.- Vuoi?- chiese girando leggermente la testa verso l'altra
e guardandola con la coda dell'occhio.
L'altra
negò con un cenno della testa mentre parlava: -Certo, solite
cose...- Improvvisamente cambiò argomento: -Mi ami Haruka?
Sul
volto della bionda che non capiva comparve un'espressione seria,
posò
il bicchiere che aveva appena preso dalla credenza e lo
appoggiò sul
tavolo. Poi la guardò e disse: -Tu sei l'unico punto fermo
della mia
vita, lo sai.- Mizuki a quella risposta si avvicinò a lei
con due
falcate e senza alcun preavviso la baciò inizialmente con
dolcezza,
poi con più impeto e Haruka non potè non notarlo.
-Ehi! Che hai?-
le chiese poi stupita, cingendola nel suo abbraccio.
-Gliel'hai
detto al tuo amico che mi ami?
-Sai
che non parlo facilmente dei miei sentimenti già con te,
figurarsi
con gli altri!- rispose Haruka senza capire lo strano comportamento
della donna.
-O
forse gli hai solo detto che stiamo insieme da dieci anni e per
questo io sono importante per te?- Proseguì Mizuki senza
prestare
ascolto alle sue parole. Haruka continuava ad essere confusa e non
seppe cosa rispondere. -Ovvio, di sicuro hai detto che non potresti
lasciarmi perchè stiamo insieme da tanto tempo e magari
anche che io
non ho mai insistito molto per avere dei figli con te, così
come per
convivere insieme!
-No...
Ma che dici? Lo so bene che le cose non stanno così...-
Provò
a rispondere Haruka nell'assurdità dei discorsi della
compagna, ma
la giornalista la interruppe nuovamente.
-Scommetto
per altro che il tuo caro amico Toshiro tu lo veda già da un
po' e
che la prima volta che vi siete visti è stato al "Bar Fumio
Niwa" un mesetto scorso... - Haruka finalmente capì,
spalancò
gli occhi per lo stupore e quasi senza accorgersene sciolse
l'abbraccio con cui stava ancora cingendo la vita della donna. -Dimmi
un po': per caso è diventato un travestito che quando non
è in
famiglia ama mettersi una parrucca dai verdi capelli lunghi e
atteggiarsi da donna con tanto di nome femminile del tipo, che so...
Michiru?? - Per la prima volta Mizuki si comportò come il
giorno in
cui s'incontrarono: senza darle tempo per replicare la
inondò di
accuse, stavolta fondate.
Haruka
indiettreggiò, in cerca di un appoggio. -Mizuki... Come...
Come
fai...
-Come
faccio a saperlo?- Completò la domanda mentre l'altra,
sentendosi scoperta, si
appoggiò al tavolo. -Tanto per iniziare non sai raccontare
bugie, o
non sei capace di improvvisare. La scusa del messaggio erotico del
mese scorso non reggeva, tanto più che non me l'hai nemmeno
fatto
leggere. Immaginavo che fosse un messaggio da parte della tua ex, ma
non avevo certezze...
-Non
ti fidavi di me...- disse stupita. Era sempre stata sincera con
tutti, possibile che l'unica volta che ometteva dettagli della
propria vita alla sua compagna, quest'ultima l'avesse beccata
così
facilmente?
-E
a quanto pare ho fatto bene. In ogni caso, mi ero già fidata
nove
anni fa, quando qualche giorno dopo il matrimonio della tua figlia
adottiva...
-Hotaru
è mia figlia, punto.- Le venne spontaneo puntualizzare come
sempre,
ma l'altra aveva altro di cui parlare e proseguì nel suo
monologo: -
Quello che è! Ricordo bene che avevi ricevuto quella visita
improvvisa. Sono certa che se non era lei, era comunque qualcuno che
aveva cercato di convincerti a parlare con Kaioh, correggimi se
sbaglio.- Il suo tono era di sfida.
Haruka
a quel punto arrossì lievemente: -No, non sbagli...
-Lo
sapevo. Anche lì avevi accampato una qualche misera scusa
veramente
pessima. Senza contare che dopo quella visita per un paio di mesi ti
sei incupita tantissimo e non mi consideravi più nel modo
assoluto,
telefonate fatte nel modo più assente possibile a parte. Per
tutto
quel tempo ho continuato a rodermi per la gelosia, ma stavolta non ho
voluto correre il rischio e così ti ho seguita tutte le
volte che
uscivi per conto tuo, senza dirmi di preciso dove andavi o quando
non volevi assolutamente che ti accompagnassi. Un atteggiamento un
po' insolito da parte tua che mi hai sempre raccontato tutto e non mi hai
mai detto di no quando mi proponevo per accompagnarti da qualche parte.
-Oh,
cavolo...- le uscì detto a bassa voce.
-E'
un mese che ti rechi sempre da lei al parco o in qualche bar del
centro e poi state insieme circa tre ore.
-Come
facevi a sapere di cosa parlavamo? - Riuscì poi a reagire in
qualche
modo Haruka, incapace di immaginarsi Mizuki che quando si salutavano
aspettava pochi minuti e poi indossava un cappotto e usciva
seguendola senza mai farsi notare.
-Non
lo sapevo. Questo me lo devi dire tu. Io so solo di cosa avete
parlato il primo giorno che vi siete viste da sole perchè io
ero nel
tavolino a fianco del vostro e il sipario in legno serve per
nascondere le persone, ma non gli argomenti, Haruka.
-L'ho
sempre detto che servono per farsi discretamente gli affari degli
altri! Ma si può sapere perchè diamine mi hai
pedinato fin'oggi
senza fare nulla?
-Forse
per vedere fino a che punto non sei la persona che ho sempre creduto
che tu fossi? Poi carissima donna ho tentato in tutti i modi di
attirare la tua attenzione su di me, ma come vedi nemmeno te ne sei
accorta. Eri così presa da quella che nemmeno hai fatto caso a
tutte le gentilezze e i pensieri carini che ho avuto per te!- In
effetti Haruka si rese conto di aver vissuto quel mese senza prestare
particolare attenzione a ciò che non riguardasse le sue
turbe
mentali e a Michiru. Si era solamente stupita del comportamento
insolito di Mizuki: a volte morboso, altre quasi freddo e distaccato.
Quasi come se i pensieri di Mizuki stessero viaggiando sulla stessa
frequenza d'onda dei suoi, la voce della giornalista che le elencava
tutti i tentativi fatti per tenerla al suo fianco arrivarono insieme ai
recenti ricordi.
-Ricordi
quando tornata a casa dalla Russia ti ho fatto trovare tutto pronto a
casa per mangiare sedute sul zabuton? E mi avevi
chiesto
scherzando se per caso avevo qualcosa da farmi perdonare?- Certo che
se lo ricordava. Era
rimasta molto stupita di quel gesto. Mizuki proveniva da
una famiglia occidentalizzata quasi quanto la sua che viveva in
America. Lei invece quando si era trasferita per motivo di studio
alle medie aveva ritrovato le sue radici nelle tradizioni del
Giappone più autentico. Negli anni aveva provato a far
avvicinare
Mizuki ai suoi gusti, ma la donna trovava tutto ciò un
simpatico
folklore da cui però non si sentiva attratta allo stesso
modo del
pilota. Per questo fu una sorpresa quando invece di trovare la sua casa
vuota, si ritrovò una tavolino imbandito nell'angolo sala
che
richiamava le sale delle case giapponesi tradizionali. Non era da
Mizuki la preparazione di una tavola dall'impronta tanto orientale,
ma quella sorpresa le mise il buon umore e la distrasse dai suoi
pensieri... Fino a quando, mentre iniziò ad aiutare la
compagna a
sparecchiare non constatò che, pur vivendo in modo molto
moderno,
con Michiru cene di quel tipo, come ogni altro genere di usanze
più
tradizionali avvenivano con molta più frequenza. Ed ecco
come un
gesto tanto carino della compagna finì per passare in
secondo piano.
-Per
non parlare di quando ti ho proposto di andare a vedere le cascate! A
te piacciono tanto, ma tu hai detto di no perchè eri stanca,
era
tutto l'anno che viaggiavi e volevi startene tranquilla in
città.- Era vero.
Aveva
chiamato Michiru per fissare un
appuntamento con lei e qualche ora dopo a casa di Mizuki la donna se
ne saltò fuori con la proposta delle cascate per il giorno
stesso in
cui lei doveva vedersi con la violinista. L'idea di un imprevisto in
un primo momento l'aveva quasi rallegrata, ma il pensiero di
ritrovarsi attorniata dall'elemento della guerriera del mare le aveva
fatto capire che tra vedere l'elemento della guerriera di Nettuno e
vedere Michiru stessa era preferibile la seconda opzione.
Così disse
che dopo aver viaggiato lontano aveva voglia di tranquillità,
incolpando
l'età che avanzava.
-E
che dire della settimana scorsa quando ti ho regalato i biglietti per
passare tre giorni al Nagashima Resort?- Anche l'aver trascorso
il fine settimana al Nagashima Resort era vero.
Quando
era andata a Suzuka per
l'ultima gara di Formula 1, si era portata dietro anche Mizuki, che
da quando stava con lei aveva iniziato ad apprezzare le corse d'auto
di Formula Uno. La Domenica sera, la giornalista le fece trovare sul
cuscino del letto della camera in cui avevano pernottato in quei giorni
due biglietti per
prolungare il loro soggiorno a Suzuka. Ma nel migliore resort della
prefettura che, pur trovandosi a due passi dal circuito, era
considerato da tutti come un Paradiso Terrrestre in miniatura: oltre
alle attrazioni turistiche più frivole, vi era
il giardino botanico, lo stagno, l'isola artificiale Fuji e le
terme****.
Ad entrambe piaceva molto la natura e tutte e due adoravano
le terme!
Perciò quello fu forse l'unico momento che visse pensando
solo a
quello che stava vedendo e a Mizuki. E il giorno dopo essere tornata
a casa cosa fece? Scrisse a Michiru per vedersi il giorno successivo.
Quell'infausto
venerdì in cui tutte le sue omertà erano saltate
fuori facendo
andare Mizuki fuori dai gangheri come raramente l'aveva vista e mai per
colpa sua.
-Ho
cercato di metterti al centro dell'attenzione e di farti capire
quanto tenessi a te in tutti modi e tu te ne esci chiedendomi
perchè
non ho fatto nulla?? Cosa dovevo dirti: So che ti vedi con la tua ex,
ma tu continua pure a vederla e noi facciamo finta che io non lo
sappia?
-E'
tanto diverso da ciò che hai fatto, sapere e fingere di non
sapere?-
chiese leggermente infastidita Haruka.
-Non
provare a dare la colpa a me: non ero io a far l'amore con te
pensando a come ricucire i rapporti con la mia ex storica!- disse
l'altra con tutta la rabbia che aveva e facendo arrossire
visibilmente l'altra quand'ebbe udito le sue parole. -Ma come hai
potuto?- Mizuki dopo il furore iniziale, stava trattenendo le lacrime
- Hai detto a Kaioh che non ci tenevo ad avere un figlio con te o a
vivere insieme?? Con tutte le volte che ti ho pregato e abbiamo
discusso a riguardo. Nonostante tutto tu le hai detto che te l'ho
chiesto quando non sapevo di cosa parlare!
-Ma
non è vero, non gliel'ho detto proprio così.-
cercò di difendersi
nell'imbarazzo più totale. -Ho detto che... Io avevo
già Hotaru
come figlia e che le corse mi impegnavano troppo per convinvere con
qualcuno. Per non parlare dei continui spostamenti! Un po' i motivi
che dissi a te.
-Non
è vero! Non erano questi i veri motivi per cui mi hai detto
di no e
non le hai detto questo! Smettila di prendermi in giro!!! Quanto sei
ipocrita... Prima le dici "Mizuki è la mia salvezza" e poi
continui a vederti con lei per capire se potresti accettare la sua
proposta di tornare insieme.- Un sentimento misto tra rabbia e odio
la pervase pensando a Kaioh che voleva portarle via Haruka alle sue
spalle: la disonestà di quella donna non aveva davvero fine!
-Senza
contare tutto il resto della conversazione. Non le hai detto una che
sia una volta che mi ami e poi se te lo chiedo io mi rispondi
sì.
Ah, già, perchè c'è anche questo da
tener presente: non mi hai mai
detto una sola volta di amarmi di tua spontanea
volontà, mai!
Devo sempre essere io a chiedertelo per sentirmi dire un misero
"Sì".
Se mi dici “Certo anch'io” devo ritenerlo un giorno
fortunato!
-Tu
sai che io non me la cavo con le parole e che sono i fatti a contare
davvero... E comunque... non gliel'ho detto perchè non
volevo
ferirla- tentò di salvarsi in estremo.
-Haruka
piantala!
Il team
principal pagò cara la disonestà nei
confronti di Mizuki
che non fu certo remissiva come lei quando Michiru le disse di averla
tradita per un'altra. Il cuore le si stringeva ad ogni lacrima di
Mizuki, ma non pianse mai. Aveva gli occhi lucidi e un gran dolore in
cuore, ma non si lasciò mai andare in pianti e in urla.
D'altronde
come poteva? Era lei stavolta ad essere dalla parte del torto! A
metà
del funesto dialogo saltò poi fuori l'ultimo punto di
discordia che
potesse venirle in mente nel replay di un fidanzamento di oltre dieci
anni che nel giro di qualche ora stava arrivando bruscamente al
capolinea: la fondazione del nuovo regno sulla Terra di Usagi e Mamoru. -Allora,
cos'è poi questa storia che dovete seguire la
volontà di Usagi e
Mamoru? La volontà di fare che cosa? Com'è
possibile che
loro possano decidere dove farvi andare a vivere tutte quante? E poi
quando pensavi di dirmelo? Pensavi che te ne saresti andata e io ti
avrei seguita senza fare domande? Cosa sono lei e suo marito per voi
e soprattutto per te?- la riempì di domande. Non capiva se
aveva
smesso perchè aveva esaurito tutte le domande che aveva in
mente al
momento, o se si era fermata per soffiarsi il naso.
-Mizuki...
Ne possiamo riparlare? Non mi sembra un argomento pertinente a
tutto ciò.
-Secondo
te scoprire che la propria compagna è stata plagiata per
riverire
due persone che non vede di frequente non mi dovrebbe allarmare? Ma
come ho fatto a non capire??- iniziò poi con l'incolparsi da
sola
-Avrei dovuto intuire fin da subito che c'era qualcosa che non
andava... Te l'avevo anche chiesto perchè al centro di tutte
le foto
c'è quella della famiglia Chiba! Per non parlare delle
altre! Anche
a casa di Setsuna, Hotaru e Minako ci sono esposte le foto di loro tre!
Suppongo che ce ne sia una anche in casa di tutte le
altre! Quanto sono stata stupida! E io che mi fidavo e ho trascurato
dettagli importanti come questi! Ma chi va a pensare che Usagi e
Mamoru... Sembravano persone così normali...- Si perse
l'altra con
i suoi ragionamenti mentre andava avanti e indietro per la stanza dando
finalmente voce a tante domande, ad ancor più pensieri e
alle poche
ipotesi che le venivano in mente.
-Ma
che cosa c'è di male nell'essere molto legati ad una
famiglia
speciale come la loro?- Haruka si sentì in dovere di
difendere la famiglia
Chiba e anche sé stessa.
-Speciale!
Ma ti senti come parli?- sbottò l'altra fermandosi di colpo
guardandola in viso con uno sguardo quasi sconvolto prima di tornare
all'espressione arrabbiata di poco prima. -E poi mi chiedi anche se
ne possiamo riparlare. Dimmi, ti sembra che la tua sudditanza e
frequentare gente anch'essa plagiata per amare Usagi e Mamoru sopra
ogni cosa allo stesso tuo modo sia una cosa normale? No, dimmelo
perchè a me invece sia un più che valido motivo
per prendere le
distanze da tutti loro e per lasciare te!- concluse la sua gran
parlantina.
"Che assurdità
le sta facendo dire il suo non essere a conoscenza che Usagi
è la
nostra regina e noi le sue guardiane!" pensò
l'altra prima di rispondere con tono innervosito: -Ma non è
affatto amore! Io... Non ne voglio parlare... Specie... Se hai
intenzione di lasciarmi.- Nei suoi occhi c'era un misto di rabbia,
sfida
e minaccia. Ma Mizuki non si lasciò intimorire
più di tanto e
continuò nel suo sentenziare. Haruka aveva perso la
cognizione del
tempo, quindi non sapeva dopo quanto Mizuki se ne andò
dichiarando
che tra loro due era finita e che non voleva più saperne di
lei e di
tutte le sue amiche malate. "Ma perchè?
Perchè le mie
storie devono sempre finire così? Sembra sempre che tutto
vada bene
e poi all'improvviso senza poter porre un freno
all'impetuosità dei
fatti tutto crolla! Perchè non se ne parla piano e con calma
nel
tempo? Perchè fino ad un'ora prima loro sono ancora con me e
l'ora
dopo non ci sono più?". Sfinita e svuotata dentro
si
addormentò sul divano senza cenare e senza cambiarsi.
- - - - - - - - - - - - -
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* shoji:
muri scorrevoli in carta di riso innestata su un'intelaiatura di legno.
La mobilità dei muri (simili alle nostre porte scorrevoli)
serve per non togliere il senso di spazio qualora non si vogliano
dividere le stanze e la carta di riso è pensata per privare
alla casa meno luce possibile.
** tatami:
le famose stuoie di paglia che ricoprono generalmente i pavimenti delle
camere da letto e del soggiorno.
*** zataku
e zabuton:
rispettivamente il tradizionale basso tavolino dove si consumano i
pasti e i cuscini su cui sedersi.
**** Nagashima Resort: per ulteriori
informazioni su questo splendido resort costruito in funzione delle
gare di Suzuka, ma non solo vi lascio il link,
https://www.japan.travel/it/destinations/tokai/mie/nagashima-and-suzuka/
|
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Capitolo 16 *** Capitolo 15 ***
Salve a tutti! Chiedo
immensamente
perdono per il ritardo con cui pubblico, ma a causa di problemi famigliari
di forza maggiore, davvero non ho trovato tempo per pubblicare prima,
mancando all'appuntamento settimanale. Sono davvero K.O ^^'. Quindi,
per fortuna vostra, ho ben poco da dire e, per quanto non sia
l'apoteosi del romanticismo, spero che appreziate lo sforzo per aver
tentato di scrivere un capitolo che si avvicina almeno vagamente al
romanticismo :-P
L'immagine alla fine del
capitolo
è stata ritoccata con Paint, ma non ho avuto tempo per
accostare le immagini in modo migliore, dando più senso di
omogeneità e meno l'idea di due immagini differenti messe
una a fianco dell'altra ^^'. L'immagine di Michiru l'ho tratta dalla
serie "Intimiste" di Mario Yamada (la sua Opera per eccellenza, quella
che racconta i missing moments della puntata "Le due guerriere", dal
punto di vista di Michiru ;-) ).
Ringrazio come sempre
tutti i
lettori e i recensori, ma anche chi l'ha inserita tra le preferite, le
seguite o le ricordate.
15.
Il
mese successivo Haruka continuò a vedere Michiru, ma
inizialmente
aveva altri problemi per la testa che quelli di riappacificarsi con
la "collega" Neptuno! Il fatto era che appena tornava a
casa le faceva male non trovare i messaggi in segretria pieni di
allegria o di sfoghi per una giornata andata storta di Mizuki. Erano
state insieme dieci anni, lei si era comportata nel peggiore dei modi
con la sua donna ed ora quella stessa donna le mancava molto.
Perciò
almeno una volta ogni due giorni chiamava Mizuki o le inviava delle
e-mail chiedendo sue notizie. Aveva la scusa dei vestiti da portare
via ed era una scusa più che plausibile per poterla vedere
ancora,
parlare e chiarirsi di nuovo. Spiegarle almeno che lei non era una
semplice pilota, ma che era anche una guerriera Sailor, una di quelle
che molti anni addietro salvarono la Terra da mille pericoli e che
solo ora si rendeva conto di essere stata stupida per non essersi
fidarta abbastanza di lei e di non averglielo detto prima. Voleva
dirle che provava ancora dei sentimenti sicuri che la legavano a lei
e avrebbe anche voluto dirle che non era sua intenzione ferirla.
Nonostante ciò Mizuki non era in nessun modo reperibile e
Haruka si
sentiva stordita e confusa come un leone che addormentato nella
savana si era appena risvegliato nella gabbia di un circo.
Pensò più
volte di appostarsi davanti alla casa di Mizuki pur di poter svuotare il
sacco e dirle tutto quello che non era riuscita a dirle prima per
delle stupide paure che non avevan ragion di esistere, ma non lo
fece mai. Non sarebbe stato da lei arrivare a tanto. Per tre
settimane continuò così, correndo sempre al
telefono sperando che fosse
Mizuki che chiamava per un chiarimento, ma quello non accadeva mai.
Passate le prime settimane di stordimento per la brusca rottura della
sua importante storia con la giornalista riuscì a staccare
la mente
da lei e piano riprese il ritmo quotidiano di sempre confidando che
prima o poi Mizuki si sarebbe fatta sentire.
Nella
speranza di poter risentire presto Mizuki riprese a dare a Michiru
uno spazio maggiore nella sua vita. In fin dei conti era proprio per
aver scelto di continuare a vedere la violinista se la sua relazione
si era appena conclusa. Haruka e Michiru iniziarono così ad
andare a cena,
al cinema, la invitò più volte a casa sua, a
uscire per prendere un
caffè o un thè, ma senza mai sbilanciarsi in
grandi gesti carini.
In fin dei conti perchè doveva? Era Michiru ad aver
principalmente
sbagliato con lei ed era sempre stata lei a cercarcarla insistendo
per tornare insieme, quindi era Michiru a doverle dimostrare che ci
teneva davvero. E la donna dai capelli acquamarina non la deluse.
Quando
Haruka chiamò Michiru per la prima volta da quando era
tornata
single, le telefonò senza argomenti di cui parlare. Il che non
sarebbe
stato strano dal momento che fino ad allora aveva sempre rimandato le
chiacchierate per le uscite, ma era il suo tono privo di enfasi ad
aver spinto la violinista a chiederle se stesse andando tutto bene.
Fu così che scoprì della rottura con Mizuki e di
come però per il
momento non lo sapesse ancora nessun'altro. Pertanto alla prima
uscita che fecero dopo che Mizuki lasciò Haruka, Michiru,
che si
sentì in parte in colpa per quello che era accaduto,
tentò di farsi
perdonare con un dono molto particolare. Erano in un ristorante dove
venivano cucinati piatti di pesce che gli avevano fatto conquistare
più
volte il titolo di migliore ristorante della zona. Alla fine del
pranzo Michiru le disse: -Haruka, mi spiace molto per come sia finita
con Mizuki...- Haruka però sembrava abbastanza scettica a
quelle
parole e tutto sommato era anche comprensibile. Così
precisò meglio
il suo pensiero: -Sì, mi spiace davvero per il modo in cui
ti ha
lasciata e mi spiace per te. In realtà sarei una bugiarda
patentata
se cercassi di dirti che dispiace a me personalmente. Però,
appunto,
mi spiace per quello e di esserne in parte la causa. Poi tu mi hai
fatto tanta tenerezza quando me ne hai parlato l'altra settimana al
telefono che non so...- prese la borsa, aprì una piccola
tasca
interna e ne estrasse qualcosa. Haruka era finalmente incuriosita da
quello che le doveva ancora dire la sua controparte. -Sono passata
vicino ad un negozio che è vicino a casa mia. Vende
principalmente
CD, ma anche diversi gadget e accessori particolari e... E' solo un
pensiero...- Poi aggiunse mormorando -E' per scusarmi visto che
è
stata colpa mia- le allungò il pacchetto. Guardò
le mani da
pianista di Haruka scartare il suo regalo con la curiosità
di una
bambina. Tirò fuori l'oggetto dalla scatoletta e si mise a
ridere.
Lo girò contenta fra le mani per guardarlo da entrambi i
lati e poi
aprì il taschino per constatarne la capienza. -Mi sono
ricordata che
l'altra volta ti eri lamentata del tuo portafoglio troppo grande e
scomodo quando vuoi uscire per fare solo dei giri in moto.
Perciò ho
pensato che questo, molto pratico, potesse esserti più
comodo. Ti
piace?
-Molto,
grazie...- e fece per darle un'occhiata veloce, ma incontrando i suoi
occhi, fermò lo sguardo su di lei, immergendosi quasi in
quel blu
profondo. Lasciò sul tavolo il portafoglio in pelle vera con
l'immagine stampata al centro dei due tori rossi pronti a colpirsi con le corna e
titubante allungò una mano verso il suo viso. La
sfiorò appena con
le dita, indugiò, ma notando che Michiru inclinò
leggermente la
testa di lato per assaporare quel contatto, provò ad
azzardare un
contatto meno sfuggevole. Arrivò in quel momento un
cameriere che
appoggiò un piattino con sopra il conto, facendole ritrarre
la mano
in fretta. -Bene... ehm... Grazie per il pensiero, ora possiamo
andare...- I pensieri tanto per cambiare furono uno l'opposto
dell'altro. Michiru se la stava prendendo con quel cameriere: "L'avrà
visto che non era desiderata una sua qualunque intromissione!".
Haruka invece si stava già pentendo del suo gesto: "Che
assurdità sono giù di morale perchè
Mizuki mi ha lasciata due
settimane fa e se non fosse arrivato quel ragazzo mi sarei persa in
gesti assurdi con lei... Sfoggerò al cameriere uno dei miei
più
cordiali sorrisi sperando che capisca la mia riconoscenza"
pensò accenando un mezzo sorriso. Uscirono senza incontrare
il giovane.
Circa
due settimane dopo, ancora a passeggio con Michiru, dopo essere
entrate in circa tre o quattro negozi di vestiti, Haruka la stava
rimproverando: -Uffa, quante volte ti devo dire che non è
prudente
quello che stai facendo? Diamo troppo nell'occhio, non possiamo
andare in giro di nuovo insieme così, come se niente fosse.
Non ho
nessuna intenzione di finire in uno di quei stupidi giornaletti da
ragazze o su tutti i quotidiani per la mia vita privata!
-Sì,
come se il mondo girasse tutto intorno a noi!- disse Michiru
leggermente stanca di quel brontolare per tre vestiti. -Eppure non ti
sei mai lamentata tutte le altre volte che siamo uscite insieme senza
andare per negozi.
-Erano
luoghi aperti e più affollati dove la gente non bada agli
altri.
Senza contare che comunque io sono già finita in una di
quelle
frivole riviste per donne.
-In
un rettangolino di poco conto.
-Come
fai a saperlo?- Haruka era stupita. Impossibile che Michiru avesse
comprato una rivista di gossip solo per leggere della rottura della
sua relazione con Mizuki quando le aveva già raccontato
tutto lei,
unica fonte attendibile.
-Qualche
volta dalla parrucchiera ho sfogliato anche io quelle riviste e la
vita sentimentale degli sportivi interessa ben poco. Come quella dei
musicisti.- Ridacchiò ripensando a quante volte in passato
ci era
finita pure lei per dei reali o presunti flirt.
-Aspetta,
aspetta- le disse quasi subito dopo il team principal, senza
rispondere alla frase di Michiru. Nella vetrina di un negozio vide un
bell' Mp3 all'apparenza facile da utilizzare e ad un prezzo
rapportato. -Entriamo un attimo qui.
-Non
vorrai finire nuovamente in uno stupido giornaletto per ragazze?-
chiese sarcastica Michiru.
-Ah-ah,
spiritosa- finse di ridere Haruka. -Comunque hai ragione, ci
tornerò
domani.
-Qualcosa
che ti piace?- affiancandosi a lei per vedere cosa aveva catturato la
sua attenzione.
-Quell'Mp3-
rispose l'altra sorridendo e indicandoglielo con un dito.
Michiru
lo guardò e poco dopo reagì con entusiasmo: -Oh,
che carino...
Quasi, quasi lo prendo io!
-Eh,
no! L'ho visto prima io- protestò Haruka.
-Ah,
già! E io e te non possiamo avere due cose uguali...
Pazienza, nella
vita conta agire.- così dicendo entrò. Haruka
rimase fuori non
sapendo se fosse il caso di entrare o meno. Non dovevano soffermarsi
troppo in luoghi come i negozi, prima o poi qualcuno le avrebbe
notate e avrebbe messo la loro foto sulle riviste o su internet. Alla
fine però si decise a seguirla. Entrando andò a
vedere quel Mp3 che
le piaceva tanto, in apparenza facile per lei che, senza sapere come,
in passato aveva già mandato in tilt altri due Ipod. Persa
nelle
valutazioni degli oggetti in vendita non si accorse che qualcuno
stava già servendo Michiru. -L'hai già preso?- le
chiese stupita
quando la raggiunse al bancone.
-Sì.
-Che
velocità!- Haruka guardò il ragazzo che stava
velocemente
incartando il prodotto in un pacchetto regalo. Doveva avere circa
trent'anni, era di bell'aspetto e o aveva riconosciuto Michiru o era
comunque rimasto incantato dalla sua bellezza, visto come era
servizievole. Le dava fin sui nervi quello sguardo seduttore che il
tipo sembrava lanciare alla violinista ogni dieci secondi. -Ecco
fatto, il prezzo è quello che le ho detto prima, ma per lei
le
faccio lo sconto del cinque per cento.
-Davvero?
Oh, grazie, molto gentile.- rispose Michiru ammiccando prima di
prendere il portafogli.
-Se
il regalo non andasse bene o qualcos'altro, io sono sempre qua a sua
disposizione- le disse il giovane poi consegnandole il sacchetto,
sfoggiando un ampio sorriso e facendole l'occhiolino. Com'era
spudorato nel provarci con lei!
Uscite
Haruka le chiese: -Come mai ti sei fatta fare un pacchetto regalo?
-E'
un regalo per Elza-. Ad Haruka scappò un verso di
disappunto.
Michiru sorrise e si fermò, guardando Haruka con quel suo
sorriso
tenero. Com'era bella. -Haruka... Scherzavo, questo è per
te! Non è
una sorpresa, ma pur sempre un regalo.
Haruka
rimase interdetta. -Per me? Ma perchè?- chiese con la mano
sospesa a
pochi centimetri di distanza dalla busta, ancora indecisa se
accettare o meno.
-Così...
Non deve per forza esserci una ricorrenza speciale per fare un regalo
ad una persona a cui si tiene davvero...
-Tu
ci tieni a me?
-Mi
sembra che te lo stia dimostrando e sono disposta a continuare
finchè
non lo capirai da te.- Le brillavano gli occhi per l'emozione. Haruka
sentì forte la necessità di baciarla, ci
pensò pochi secondi e poi
avvicinò il suo viso a quello di Michiru, cogliendola di
sorpresa
con il suo bacio. Un bacio sulla guancia, cordiale e non sfuggevole,
con le sue labbra a contatto con la pelle liscia della violinista.
Invece di essere il classico bacio che dura come il battito delle
ciglia, quello durò un poco di più e Michiru
arrossì. -Grazie, lo
accetto volentieri- le disse poi Haruka con una voce calda, forse
sciolta dal calore di un flebile sentimento che nascondeva una
sensazione di desiderio. Scartò il regalo ed ebbe di fronte
a lei un
bellissimo Mp3 blu. -Ha detto che c'erano bianco, nero, grigio,
rosso, blu e rosa. Non ho avuto dubbi su quale colore scartare e
quale scegliere all'istante- le spiegò Michiru con una voce
allegra
e ancora stupita al tempo stesso. Uno stupore che era quasi uno
"stordimento" positivo causato da quel bacio inaspettato.
In realtà non è che il bacio in sè
significasse molto, ma era il
modo in cui l'aveva ricevuto e le sensazioni scaturite nel sentire
nuovamente le labbra di Haruka su di se', anche se per pochissimi
secondi.
-Grazie
tante anche se non dovevi.
-Non
dovevo, ma volevo.- rispose Michiru lasciando l'altra un
po' spiazzata. A volte brevi frasi potevano dire molto più di
un gran
discorso.
Quando
Haruka tornò a casa con il suo nuovo regalo pensò
di dover
ricambiare la cortesia. Cosa poteva fare lei per Michiru? In fin dei
conti l'altra in un mese le aveva già fatto due regali molto
graditi, quindi era carino ricambiare. Pensò a cosa potesse
interessare alla donna. Le corse atletiche le piacevano, ma con Elza
sicuramente ne aveva viste ed anche più belle di quelle che
stava
preparando Tokyo per la città e provincia. Biglietti gratis
in prima
fila per tutte le competizioni atletiche olimpiche! No, non poteva
farsi battere così miseramente da Elza anche nei regali.
Pensò
allora di invitarla ad una gara di Fomula uno, ma le sembrava un'idea
infantile quasi come a voler palesare la sua eterna competizione con
Elza. Senza contare che a Michiru piacevano le corse della Formula 1,
ma non da impazzire. "Che posso fare? Cosa posso fare per
lei?" Riflettè a lungo prima che le venisse in
mente
un'idea brillante: il teatro! Come aveva potuto non pensarci prima?
Sia lei che Michiru amavano il teatro. Il giorno dopo avrebbe dovuto
soltanto andare al Nuovo Teatro Nazionale e trovare uno spettacolo
interessante. Possibilmente uno spettacolo di prosa o un concerto.
Così fece, andò a teatro, consultò i
programmi del mese e non ebbe
dubbi su cosa scegliere: bunraku*.
Era un lunedì e sebbene la
programmazione fosse per quello stesso venerdì per fortuna
trovò
due degli ultimi biglietti in vendita. Purtroppo avendoli presi
all'ultimo momento erano laterali e a quanto pareva dovevano dividere
il posto con altre tre persone, ma la vista almeno era buona. L'idea
di condividere lo spalto con altre persone, che avrebbero potuto
riconoscerle senza grosse difficolta, tentò Haruka a disdire
tutto,
ma poi ci ripensò. Lo spettacolo la interessava molto e la
voglia di
tornare a teatro con Michiru come ai vecchi tempi pure.
Perciò
contenta e soddisfatta di sé stessa e della sua bella idea
telefonò
subito a Michiru con l'intenzione di invitarla per il giorno stesso.
Realizzò solo in quel momento quanto trovasse bello stare in
sua
compagnia. Si impose di pensare che fino a quel giovedì
l'avrebbe
frequentata tranquillamente senza preoccuparsi troppo del fatto che
forse avrebbe fatto meglio a tenere a freno quei sentimenti che
ancora portavano la sua mente a quel periodo per lei negativo a causa
di Michiru. La invitò per una cena in un famoso ristorante
di cucina
occidentale, ma Michiru declinò l'invito poichè
per la sera era già
stata invitata a casa di Minako che appena le fu possibile
approfittò
della sua permanenza più lunga del solito in Giappone per
potersi
rivedere.
Erano
passati quasi due mesi da quando Michiru si era ristabilita a Tokyo,
quindi tornò a conoscere la sua città natale come
le sue tasche. In
dieci minuti arrivò puntuale davanti al bar indicatole da
Haruka.
Aspettò la solita ritardataria, finchè una voce
allegra,
accompagnata da due mani che le coprirono gli occhi, le chiese: -Chi
è?
Rise
in modo composto: -Eheheh, Haruka!
-Non
è divertente quando si viene scoperti così
facilmente! - disse
l'altra divertita. -Hai visto? Sono stata puntuale!
-Sono
le quattro e cinque, caspita!!- Esclamò stupita dopo aver
guardato
l'orologio, -Considerando i tuoi ritardi di almeno dieci minuti,
sì!
Sei stata puntualissima!
-Appunto!
Cosa ti dicevo?- risero insieme, poi decisero di entrare. Presero
posto ad un tavolo e ordinarono due thè caldi. Poco dopo, al
primo
momento di silenzio che si creò fra le due, Haruka prese la
parola
per andare su un discorso che gli era venuto in mente nel tragitto
per raggiungere Michiru: -Sai, sono andata a prendere due biglietti
per uno spettacolo a teatro molto interessante. Uno è per
una donna
che ho conosciuto tre mesi fa e che da quando non sto più
con Mizuki
mi fa un filo incredibile!!
-Ah-
Michiru rimase un attimo interdetta. -E come mai non me ne hai mai
parlato prima?
-Beh,
perchè... E' una mia fan che ho conosciuto via Internet e
che non ho
ancora visto dal vivo. Però è molto carina e
intelligente;
femminile, anche se meno di te; provocante...- disse con tono
interessato e divertito guardando la violinista.
"Ti
manca solo la bava Haruka e sei uguale a certi uomini sfacciati che
incontro per strada!" pensò
quell'ultima guardandola piuttosto contrariata. -Non ti facevo una
persona da social.
-Non
sono iscritta con il mio vero nome.- tentando di essere naturale alla
frase di Michiru che la prese alla sprovvista.
-E
quello sarebbe un sito di che cosa?- Non ce la vedeva né su
social
come Facebook, né in siti di incontri. Haruka era troppo
riservata
per iscriversi, sotto falso nome, in uno di quei siti studiati per
farsi tutti gli affari di tutti. Per quanto riguardava i siti di
incontro... Le sarebbe bastato uscire di casa per tornare a fare
strage di cuori.
-Uno
di Formula Uno.
Michiru
restò perplessa. Haruka lavorava nella Formula Uno che
interesse
aveva a scambiare opinioni con dei fan che sicuramente ne sapevano
meno di lei? Pose la domanda alla bionda che stavolta fu pronta a
risponderle: -Un team principal si interessa anche di sapere cosa
pensano i fan della sua squadra o dei suoi piloti. Solo gli sciocchi
vanno avanti a fare di testa propria senza ascoltare anche i consigli
degli altri.
-E,
tra tanti uomini, hai conosciuto anche questa donna?
-Sono
poche, spesso se ne intendono meno degli uomini, ma ci sono anche
delle donne appassionate di corse. Io e Minako non siamo due donne?
Eppure guarda in che mondo prettamente maschile che abbiamo fatto
carriera!- Aveva ragione.-Così, insomma ho
conosciuto questa
ragazza- tornò sul discorso di partenza -e dopo un po' che
abbiamo
cominciato a sentirci in privato abbiamo deciso di incontrarci ora ed
io ho pensato di portarla a teatro!- Al di là del suo essere
contrariata Michiru non diede altri segni. "Ma come, non sei
minimamente gelosa o invidiosa?" Haruka ci restò
quasi
male.
Prima
di parlare Michiru invidiò quella donna che sarebbe andata a
teatro
con Haruka. -Bene... mi fa piacere...- Non era sicura di essere
riuscita a nascondere del tutto la gelosia che stava provando.
-Tutto
qua? Non ti da fastidio il fatto che io mi veda con un'altra?- chiese
a quel punto la bionda celando l'irritazione.
-Non
sono nessuno per impedirtelo.
-Ma
sei la donna che più di tutti mi vuole! O così
è ciò che mi hai
fatto intendere.
Michiru
arrossì lievemente. Haruka non era sua e lei non aveva alcun
diritto
per ingelosirsi e fu proprio questa la risposta che diede ad Haruka.
La delusione del team pricipal crebbe sempre di più, fino a
diventare palese poco prima che si lasciassero. Michiru non era
sicura del perchè Haruka nel giro di breve tempo
cambiò così
drasticamente d'umore. Immaginava che fosse perchè lei non
aveva
mostrato molto interesse alla cosa, ma non voleva peccare di
presunzione, dirlgielo e forse rovinare l'incontro. Così per
due ore
e mezza non disse nulla. Quando stavano per lasciarsi però
non ce la
fece più a tenere tutto dentro e le chiese: -Devi proprio
vederti
con quella donna?
-Sì,
perchè?- le rispose brusca l'altra che non sorrise una volta
dopo
quel suo bluff che la portò a risultati del tutto opposti a
quelli
sperati. Temeva di aver sbagliato a dare quella seconda
possibilità
a Michiru. Se la violinista infatti non aveva dato il benchè
minimo
segno di gelosia o irritazione forse voleva dire che non era
realmente interessata a lei. Per Michiru quindi lei era solo un
capriccio? O un altro sentimento abbagliante del quale si sarebbe
pentita qualche anno dopo come era successo con l'americana? Aveva
forse perso Mizuki
per una donna che al primo ostacolo per riaverla stava già
facendo i calcoli per tornare con Elza, oppure dalla sua atleta sarebbe
tornata dopo essersi pentita di essere ritornata con lei?
-No
così... E' solo che...- lasciò la frase sospesa
nel vuoto a lungo,
mentre l'altra la guardava interrogativa. Poi finalmente si decise a
parlare: -E' solo che... Non vorrei che tu andassi con lei.
Perchè,
so di non averne alcun diritto perchè non sono nessuno per
te se non
una ex che si è pentita, ma... Il fatto è che
sono gelosa. Sono
gelosa e m'infastidisce il fatto che tu mentre ti vedi con me esci
con un'altra e lei dai tanta importanza da portarla a teatro
già dal
primo incontro!-. Ora che l'aveva detto si sentiva meglio.
Haruka
la guardò e le chiese se diceva sul serio. Lei si
limitò ad
annuire: -Beh, allora in tal caso...- disse finalmente sorridendo
-Credo proprio che posso disdire il mio fantomatico incontro con una
fan che esisteva solo nella mia testa per farti ingelosire!
-Prego?-
domandò la violinista incredula.
-Ecco,
io ho finto solo per vedere se ci tenevi a me!
-Dici
sul serio? - L'altra annuì beatamente. -E ora che l'hai
sentito cosa
pensi di aver ottenuto?- domandò incrociando le braccia.
-Te
l'ho detto: era solo una sorta di gioco per capire quanto ci tenevi a
me.
-Tu
sei davvero... Io sono davvero senza parole.- Michiru era in evidente
imbarazzo mentre cercava le parole giuste per esprimersi nel modo
più
diplomatico possibile. -Non ti sarebbe bastato chiedere e basta?
-Avanti,
se ti conosco almeno un poco, non mi avresti mai risposto.
-Invece
avvalerti di questi stupidi giochetti subdoli e tenermi il broncio
per tutta la giornata ti sembra una cosa corretta? Complimenti.-
terminò con tono amareggiato – Molto coerente
Haruka... Molto...-
Haruka l'aveva fatta rodere dalla gelosia, costringendola fin a
dirglielo per nulla, visto che l'altra donna non esisteva. Il fatto
di essere stata presa in giro dall'altra senza una reale motivazione
la fece innervosire non poco! Non ne capiva il senso, visto tutto
quello che stava facendo per farle capire quanto tenesse a lei. Anche
se i gesti non fossero bastati poteva comunque sempre chiederle quanto
tenesse a lei invece di estorcerle quella confessione con quella
tattica così desolante. Lei non si era mai permessa di
ricorrere a
quegli stupidi strategemmi con Haruka per capire se
stesse uscendo con lei per distrarsi o perchè davvero era
riuscita
a farle riaffiorare gli stessi sentimenti che stava riscoprendo anche
lei a distanza di anni. Non c'era nulla di sicuro in quello che stava
accadendo in quel periodo fra loro, ma se avesse voluto affrettare i
tempi avrebbe affrontato il discorso in modo serio e ragionevole.
Senza quei giochini da quindicenne!
Così
fu Michiru mettere giù il broncio e solo dopo cinque minuti
Haruka
capì che faceva sul serio. S'irritò un po'
perchè le sembrava
esagerato arrabbiarsi tanto per una cosa di quel tipo. Ebbero una
piccola discussione al termine della quale Michiru le disse: -Bene,
se non hai altro da aggiungere io andrei pure in casa visto che
fra... poco più di un'ora devo andare da Mina che
dista a venti
minuti da qui!
-Giusto
una persona con il cuore puro come lei può stimarti ancora
dopo
tanto tempo!- Haruka si pentì subito delle sue parole! Disse
ciò
che aveva sempre detto per tutti quegli anni, solo che ora entrambe
si stavano impegnado per vedere se potevano ricostruire di nuovo
qualcosa insieme e la frase detta non giocava a favore di un
riavvicinamento da parte della violinista che di passi avanti per
andarle incontro ne aveva fatti tanti. Accidenti alla sua
impulsività
che le faceva quasi sempre dire tutto quello che la rabbia del
momento le dettava, ma che a mente lucida non pensava davvero!
Michiru a quelle parole, prima sbattè le palpebre un paio di
volte e
poi le sbattè letteralmente il portone del palazzo in
faccia.
Haruka... Com'è che prima andavano sempre d'amore e
d'accordo e
invece ora finivano sempre per litigare almeno una volta anche per
delle sciocchezze? Non ricordava di averla mai trovata irritante da
giovane. Anche quando a volte metteva le macchine davanti a lei, in
realtà aveva finito con l'appassionarsi pure lei alle gare
di Formula Uno.
Ora invece non era la prima volta che la innerovisa fino a quel
punto. Mise giù il cappotto e si preparò per la
serata a casa di
Minako. Per la prima volta si domandò se stesse facendo la
cosa
giusta. Stava per mettere a repentaglio la sua storia con Elza per
una giusta causa? Quanto ciò di quello che ricordava di
Haruka era
vero e quanto invece l'avevano idealizzata i suoi ricordi? Anche Elza
dopo vent'anni senza vedersi era cambiata, ma in lei erano stati
tutti cambiamenti positivi, chi diceva che lo stesso valesse per
Haruka? Valeva davvero la pena perdere Elza per l'ex pilota?
Intato
Haruka ancora fuori si diede della stupida, aveva quarantasei anni
e, per quanto a volte si sforzasse di pensare prima di parlare, quel
lato del suo carattere avrebbe sempre fatto parte di lei.
Pensò come
fare per rimediare: non voleva rovinare di nuovo tutto per colpa
della sua stupida impulsività che troppe volte aveva
già messo a
dura prova la notevole pazienza della violinista. Pensò a
come farsi
aprire quel portone, quando guardando i cognomi sul campanello
trovò
quello di un medico che, come previsto, fece scattare l'apertura del
portone. Quello era l'edificio dove Michiru abitava alle medie,
quindi probabilmente l'appartamento era lo stesso, perciò
Haruka vi
entrò a passo deciso. Quando ebbe superato l'atrio una voce
maschile
giunse alle sue spalle: -Ha bisogno di qualcosa?
Haruka
si voltò e vide un uomo sui sessantacinque anni che dalla
portineria faceva da guardia a chi entrava e usciva dal palazzo.
Aveva scordato del portinaio! Si avvicinò così al
bancone e gli
disse: -Devo andare a trovare Kaioh.
-E
lei sarebbe?
-Haruka
Tenoh.
-Kaioh
è una violinista famosa in tutto il mondo ha delle prove di
non
essere solo un suo fan?
L'unica
volta che le avrebbe fatto comodo essere riconosciuta come la famosa
pilota di Formula Uno, ex della violinista, era incappata in uno dei
pochi uomini non interessati alle auto. Le stava tornando il nervoso,
ma stavolta fu più furba ed evitò di dire
ciò che stava pensando e
di mandare a quel paese quel vecchio rintronato!
Pensò di
giocarsi invece la carta della simpatia. -Avanti, signor Iwano**, non
mi riconosce? Sono Tenoh!
L'uomo,
sentendosi chiamare per nome, la guardò bene, ma senza
metterla
a fuoco. A quel punto Haruka gli ricordò le circostanze in
cui si
videro la prima volta e di tutte le successive volte che
andò a
trovare Michiru, alcune fermandosi pure a dormire a casa della
ragazza. Fu in quel momento che l'uomo ricordò del ragazzo
(che poi
scoprì essere una ragazza) che ad un certo punto della vita
della
talentuosa Kaioh iniziò a frequentare sempre più
assiduamente il
palazzo. Erano anni che non la vedeva più, ma d'altronde
anche
Kaioh passava molto raramente da quelle parti da quando si era
trasferita prima nel centro di Tokyo e poi
in America! Dopo un breve scambio di battute di circostanza in cui il
signor Iwano tentò di carpire qualche veloce notizia sulla
vita
della donna, Haruka ebbe finalmente il permesso di salire.
Arrivò
in fretta alla porta con la targhetta color oro su cui era
inciso “Kaioh”. Fin il suo cognome era bellissimo e
da persona
altolocata.
Qualcuno
suonò al campanello. Michiru mise giù il profumo
e si diresse
all'ingresso domandandosi chi potesse essere a quell'ora.
Domandò
chi fosse e non capì come Haruka fosse entrata. -Che ci fai
tu qui?-
la sua voce stupita nascondeva il lieve nervoso che sentiva dentro al
ricordo delle parole che il team principal le aveva detto dieci
minuti prima.
-Ho
pensato che sono stata troppo impulsiva e ti chiedo scusa.
-Non
so come tu abbia fatto ad entrare, ma non m'interessano le tue scuse.
Con te è sempre così, si deve incassare e
accettare le tue scuse
perchè non sei capace di contare fino a dieci prima di dire
o fare
qualcosa.
-Hai
ragione, sono una testa di cavolo, ma...- tirò fuori i due
biglietti
del teatro dalla tasca interna della sua giacca in pelle -E' vero che
ho preso due biglietti per "Kanadehon Chushingura"***,
ma sono per noi due e sarei immensamente grata se tu accettassi il
tuo biglietto per farmi perdonare!!- Era impossibile tenere il
broncio con Haruka quando la guardava con quegli occhi un po' da
bambina. Accettò ed insistette per pagarlo, ma Haruka le
ripetè che
era un regalo: -Adesso non vorrai fare una lite per pagare, vero? E
poi, mi offendo se insisti ancora un po'- Risero insieme e poi
nonostante il ripetuto invito Haruka se ne andò
poichè Michiru era
impegnata e sarebbe dovuta partire circa venti minuti dopo.
Mentre
era in auto Michiru sorrise pensando ad Haruka. Su certe cose non
sarebbe mia cambiata, nel bene e nel male. Sarebbe sempre stata
un'impulsiva, per quanto adesso fosse più controllata, ma
spesso
aveva di quelle espressioni così innocenti che era
impossibile
resisterle. Durante tutto il tragitto i suoi pensieri passarono veloci
da Haruka ad Elza. Da quanto le due donne si somigliassero
più di
quanto immaginassero. Forse se lei non fosse stata da sempre
l'oggetto di contesa sarebbero anche potute essere amiche, ne era
sicura! Per fortuna però la rivalità nello sport
e in amore aveva
impedito alle due di legare. Non sarebbe stato facile gestire una
situazione del genere quando erano giovani, figurarsi a quantasei anni
passati! Una
situazione in cui se Haruka l'avesse ripresa sarebbe tornata con
l'amica della ex, che era già stata anche lei una sua ex. Si
fermò
a ripensare alla frase, cercando di formularla meglio, ma la
situazione sarebbe stata così paradossale che fin a parole
sarebbe
stata difficile da spiegare! La constatazione la fece divertire
mentalmente. Per fortuna la realtà era diversa, ma solo di
poco meno
complicata. Era davvero legata ad Elza, non avrebbe mai voluto farle
del male e non le piaceva rivivere quella situazione di dubbi e
insicurezze già sperimentate ai tempi di Helena. La cosa che
poi
piano piano stava iniziando a farla stare peggio era il paragone con
quell'esperienza passata: a ventotto anni era stato il caso a
portarla a conoscere Helena e Nick ai quali inizialmente si era
avvicinata in modo molto innocente, ma stavolta era stata lei ad
avvicinarsi a Tenoh e con il chiaro intento di riconquistarla.
L'arrivo
alla villa di Minako pose fine abbastanza in fretta al suo esame di
coscienza. Era parecchio amica di Mina, ma non così tanto da
confidarsi con lei. Se la donna avesse saputo da Haruka, sua amica
del cuore, quello che stava accadendo in quel periodo, sicuramente lo
avrebbe capito perchè per la guerriera
dell'amore non c'erano discorsi più interessanti della
passione per
lo shopping e per le auto... e ovviamente dell'amore!
* * *
Quando
vide Michiru già nello spalto che le dava le spalle, rimase
a bocca
aperta. Da quanto tempo non andava al teatro con una donna
così
bella? Certo Mizuki era davvero molto carina, sempre più che
ben vestita e
più che presentabile, ma Michiru sempre femminile oltre modo
era un vero
schianto! Era avvolta in un vestito dello stesso blu scuro dei suoi
occhi, le spalle scoperte, la schiena ampiamente. Dei guanti le
arrivavano a circa metà dell'avambraccio.
-Ehm-ehm,
disturbo?- si annunciò.
-Oh,
ciao Haruka!- disse l'altra voltandosi e lasciandole vedere
così la
parte davanti di quel bellissimo vestito di velluto. "Eh
già,
come immaginavo. Davanti c'è molto più tessuto
che dietro"
pensò leggermente delusa vedendo il piccolo scollo a V che
in linea
con i gusti della violinista lasciava tutto all'immaginazione. -Non
sono ancora arrivati i nostri vicini?- domandò mentre si
avvicinò a
lei.
-No,
ma è meglio così. Almeno ci siamo prese i posti
davanti- disse
l'altra ridacchiando. -Stai benissimo comunque.
-Beh,
grazie, ma alla fine è il solito frack. Non sono certo varia
come
te nel vestiario per le sere importanti.
-Il
blu scuro è il colore che ti sta meglio...- disse Michiru
sedendosi.
-A
te invece sta bene qualsiasi colore!!- le rispose senza riflettere
Haruka prima di arrossire.
-Beh...-
indugiò Michiru visibilmente contenta del complimento
inaspettato
-Ti ringrazio per l'apprezzamento.- Haruka si sedette al suo fianco,
si sorrisero timide e poi ognuna lesse il volantino dello spettacolo.
Poco
dopo le luci si spensero e il sipario si alzò. Finalmente
Michiru si
decise ad interrompere quel silenzio. Era una serata così
bella era
un peccato sprecarla in timidezze adolescienziali. -Le altre persone
non sono arrivate- bisbigliò ad Haruka.
-Come?
Michiru
si fece più vicina al suo orecchio e riformulò la
frase: -Sembra
che siamo sole, questo potrebbe voler dire molte cose...- lasciando
la frase volutamente in sospeso. Haruka la guardò stupita. "Cos'è?
Una provocazione?". Michiru ridacchiò e le disse
con tono
malizioso: -A che stai pensando? Io intendevo dire che si potrebbero
pensare a molti motivi per i quali non sono ancora arrivati gli altri.
-Ehm!
Ma certo!- le rispose la bionda ricomponendosi. Che stupida! Fin da
adolescente tutte le volte che Michiru faceva così riusciva
sempre a
metterla in imbarazzo per niente! Erano passati tanti anni da allora,
Michiru non era cambiata affatto sotto quel punto di vista, ma lei
non era più abituata alle sue frasi dal tono volutamente
ambiguo e
già stava si stava chiedendo se davvero Michiru stava
pensando a quello che
stava pensando lei! Scosse leggermente la testa sorridendo: in fin
dei conti quello era uno dei lati che quando stavano insieme aveva
sempre preferito di più di Michiru. Decise dunque di
prestare
attenzione al palcoscenico quando rimase catturata dall'espressione
di Michiru totalmente concentrata sullo spettacolo. "Com'è
possibile che qualsiasi cosa faccia, anche la più normale,
non
riesco a non esserne attratta?". Dopo nemmeno due minuti che
stava guardando la rappresentazione a Michiru parve di vedere Haruka
un po' troppo girata di lato con la testa per guardare verso il
palcoscenico. Si girò lentamente dalla sua parte. A quel
punto si
guardarono, ma Haruka non distolse gli occhi da Michiru che non si
ritrasse. Al contrario, dopo un po' che rimasero a guardarsi,
provò
ad avvicinarsi con il viso alla bionda che dal canto suo dischiuse le
labbra. Haruka sentiva il proprio respiro farsi più pesante,
socchiuse gli occhi... ma quando le labbra di Michiru sfiorarono le
sue, la porta del loro spalto si aprì. Si ritrassero subito
entrambe e Haruka si spostò con la sedia, prendendo le
distanze dalla
violinista. Per tutto il tempo non si rivolsero più la
parola.
Entrambe le volte in cui il sipario calò per le due pause
previste,
Haruka uscì subito dalla stanza. Lo fece per evitare che gli
altri
le riconoscessero, ma lo fece anche per evitare di dover parlare o
dare spiegazioni a Michiru. Lo stesso accadde per la fine dello
spettacolo, che fu davvero bello, perciò si prese tre minuti
di
applausi, ma Haruka si dileguò abbastanza rapidamente. Dopo
un primo
momento in cui si trovò spaesata, Michiru provò a
ragionare con la
testa del team principal e non ebbe difficoltà a trovarla
fuori dal
teatro, a qualche metro di distanza dall'edificio e insieme
raggiunsero il parcheggio poco lontano. Non parlarono per tutto il
tragitto e raggiunta l'auto di Michiru rimasero a guardare ovunque
tranne che loro. Ancora una volta fu Michiru a vedersi costretta a
interrompere quel silenzio imbarazzante. -Senti, Haruka... Per quello
che è successo prima non vorrei che tu pensassi...
-No,
non dire nulla. Non è successo quello che stava per
accadere. Non
c'è bisogno di spiegazioni o altro.
Michiru
non capì perfettamente cosa intendesse dire Haruka. Per lei
si
trattava di un'azione azzardata o completamente sbagliata?
-Ascolta...
-Shhh-
disse con un'espressione molto seria e scuotendo leggermente la testa
per negare a parole e gesti la parola all'altra. -Per favore. E'
stata l'atmosfera a indurci in un simile atteggiamento e l'arrivo di
quei ritardatari ad evitare di fare qualsiasi altra cosa.- Michiru
capì che non c'era alcuna possibilità di indagare
oltre. Quella era
la versione dei fatti nuda e cruda, non erano ben accette confessioni
dei sentimenti, dei pensieri o delle sensazioni provate.
Cercò così
di sembrare sicura e distaccata anche lei, perciò si
limitò a dire
solo l'ultima cosa di tutto ciò che in realtà era
intenzionata a
dire: -Ti ringrazio tanto per la serata.
-E'
stato un piacere.
Poi
i pensieri di Michiru si trasformarono in parole, prima ancora che
realizzasse ciò che stava facendo: -Posso invitarti a
prendere un
drink a casa mia?- si guardarono stupite, Michiru più di
Haruka, che
vedendo l'espressione della violinista capì subito. Michiru
la
conosceva estremamente bene, ma anche a lei bastava uno sguardo per
capire tante cose della donna. Avrebbe voluto accettare, fingere che
non
fosse successo nulla nello spalto, ma trovandosi ancora da sola con
Michiru, così bella quella sera e con quanto avvenuto,
temeva di non
essere in grado di controllarsi. Non poteva permettersi sciocchezze o
gesti avventati e quando c'era Michiru nei dintorni era difficile per
lei ragionare. "Meglio non rischiare. Rovinerei tutto se
finissi per passare la notte a casa sua per poi dirle alla fine: no,
ho capito che non siamo fatte per stare insieme."
Così le
rispose: -No, stanotte non ho dormito molto e ora sono un po'stanca,
finirei per addormentarmi strada facendo e tu non vuoi che io muoia,
vero?
-Ci
mancherebbe! Va bene, allora niente- disse Michiru cercando di
nascondere la delusione. Sperava tanto che accettasse. Era un po'
azzardata come richiesta visto quello che era successo, ma visto che
ormai l'aveva posta, le sarebbe molto piaciuto poter godere ancora
della compagnia di Haruka e il suo invito non aveva altri scopi,
anche se sapeva che la natura di Haruka avrebbe portato quest'ultima
almeno solo a pensare un finale più piccante. Ma se l'altra
avesse
cercato di trasformare quei suoi pensieri in fatti non glielo avrebbe
permesso. Haruka era, ora ne stava acquisendo certezza, l'amore della
sua vita, ma questo non voleva dire che non avrebbe risposto delle
sue azioni se la serata fosse andata ben oltre l'invito per bere
qualcosa in compagnia. In ogni caso il problema non si poneva
più,
tanto Haruka ormai aveva declinato l'invito. -Ciao.
-Ciao-
e così dicendo Haruka fece dietro front per tornare a casa.
Si girò
due volte a vedere se Michiru la stava guardando e trovandola
entrambe le volte ancora di fianco all'automobile a guardarla
sorridendo, l'ultima volta la salutò nuovamente con un
inchino e
camminando lentamente all'indietro. Cinque minuti dopo era sulla
strada di ritorno a piedi. La sua casa si trovava ad un
quarto d'ora dal teatro, quindi per quella volta rinunciò
alla
macchina e alla moto. La moto non era adatta per andarci vestiti
eleganti; l'auto era troppo bella per lasciarla in un parcheggio
pubblico incustodita per più di due ore e godersi lo
spettacolo
tranquillamente come se niente fosse. Persa in quelle considerazioni
si spaventò quando il clacson di una macchina dietro lei
suonò.
Haruka si voltò. Michiru procedendo molto lentamente con
l'autovettura, chinò il capo per salutarla. Non le
offrì un
passaggio solo perchè aveva capito che la situazione quella
sera si
era fatta troppo delicata per ritrovarsi completamente sole quella
sera.
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- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -
*bunraku:
una delle quattro forme del teatro classico giapponese che consiste
nella rappresentazione teatrale di marionette.
**Per
tutti gli
esperti di giapponese: il cognome Iwa-
(roccia)
-no
(piana),
come
tutti i nomi scelti lungo la storia, non ha in realtà alcuna
attinenza con il carattere del personaggio o con la trama.
***Kanadehon
Chushingura.
Famosissimo
dramma storico del 1748, tutt'oggi parte fondamentale del repertorio
di bunraku (marionette) e di kabuki (attori). Per tutte le informazioni
potete sempre consultare Wikipedia; se invece desiderate informazioni
più spicce sulla trama vi rimando a questa pagina:
https://www.nipponica.it/it/eventi-2016/908-dentro-teatro-giapponese
|
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Capitolo 17 *** Capitolo 16 ***
Buona
sera, buongiorno o buon pomeriggio (a seconda di quando leggerete il
capitolo) XD
Chiedo innanzitutto perdono per eventuali errori di
battitura, ho cercato di pubblicare per tempo nonostante di tempo ne abbia avuto davvero poco e anche se questo
può
essere andato a discapito di un'eventuale terza rilettura, ma
tanto... di sviste ce ne sono sempre in tutti i capitoli. Scusatemi! Cercherò di metterli a posto nei giorni a venire ;-)
Per
l'immagine invece, ho messo quella che troverete, come sempre, a
fine capitolo perchè è l'unica che ho trovato in
cui ci sia Michiru
vestita invernale. Il volto di Haruka non è ben definito, ma
al di
là di questo io la trovo anche carina. Per rendere giustizia
a chi
ha creato l'immagine devo dire che il disegno è opera di...
Yamada
ovviamente! XD
Ringrazio come sempre chi sta leggendo i
capitoli e chi la recensisce (saltuariamente e non), ogni vostro
pensiero è sempre più che gradito. Anche quelli
critici, ma
costruttivi. Non meno importanti sono però tutti coloro che
hanno
inserito la storia tra le preferite, le seguite e le ricordate =-D
16.
-...E
così mi sono sentita quasi in dovere di doverle spiegare
perchè
avevo chiuso ogni possibilità di mantenere i contatti con
lei.
-E
lei come l'ha presa?
-A
dire il vero è rimasta piuttosto interdetta. Non mi ci
vedeva come
guerriera.
-Ahahah,
in questo devo dire che la capisco: anche io finchè non ti
ho vista
trasformata e combattere contro quel mostro che mi aveva attaccata ai
box non credevo che tu potessi essere davvero una combattente.
Michiru
ridacchiò prima di ricordarle il suo motto di battaglia:
-Sai che io
sono Sailor Neptuno e vincerò con la grazia.- Haruka rise
composta,
pensando a quanti anni non sentiva più quella frase. -Vero,
ma era
difficile da crederlo per me che "sono Sailor Uranus e
vincerò con la
forza"!- stavolta fu Michiru a ridere nel risentire la voce della
donna pronunciare una frase che non avrebbe mai potuto scordare, con
tutte le volte che la sentì dire, a braccia conserte, spalla
a
spalla. A sedici anni, conscie della propria forza, erano piuttosto
teatrali! -Ma poi siete rimaste insieme- riprese poi il discorso
Haruka ancora sorridente -e ha partecipato alla riunione di Usagi,
quindi mi sembra di
capire che ti ha creduta.
-Non
è stato facile. Inizialmente, credeva che essendo stata con
due
persone che non facevano una vita molto regolare, anche io avessi
assunto qualche sostanza...
-Ahahahahah,
perdonami, non volevo... Ahahahah, solo Elza poteva pensare ad una cosa
del genere!!- non riuscì a trattenere le risate Haruka, mettendosi una mano
davanti
alla bocca. Nemmeno lei che aveva avuto mille dubbi su Michiru e
diverse incertezze ancora presenti, era arrivata a pensare che in
qualche modo le due ex dopo di lei avessero potuto in qualche modo
intaccare la sua vita sana. Forse era l'unica cosa del
resoconto
della vita della violinista alla quale aveva creduto fin da subito.
Michiru
pensò che per fortuna erano a casa sua a prendere
l'aperitivo perchè
sarebbe stato abbastanza imbarazzante ritrovarsi con decine di sguardi
addosso, tutti attirati da una persona che
dal niente era scoppiata in una fragorosa risata. Non che in
realtà
le stesse dando fastidio, anzi, era bello vedere come ormai Haruka si
era lasciata completamente andare con lei, tanto da non nascondere
più le emozioni positive come il divertimento. -Comunque, ti
dicevo,
che alla fine le ho raccontato che quando era stata attaccata per il
suo cuore puro eravamo state noi a salvarle la vita. Piano piano
è
riuscita a rimettere insieme vari pezzi del tempo passato insieme
alle medie e mi ha creduto. Tanto più che poi parlando un
po' con
tutte le altre ragazze ha capito che ciò che le avevo
raccontato era
tutto vero.
-Capisco.-
rispose Haruka prima di prendere del sushi dal piattino di portata dell'aperitivo preparato da Michiru.
-Tu
non mi vuoi dire nulla delle tue scelte con Mizuki?
Sapeva
che alla fine quella domanda le si sarebbe ritorta contro, ma ormai
si sentiva pronta a parlarne. -All'inizio, sai, non conoscevo Mizuki.
Al contrario di tutte voi che vi siete sistemate con persone che
conoscevate dalle medie, io, Minako e Setsuna abbiamo conosciuto i
nostri
compagni in età adulta. Minako poi si è sposata
con Masami e sentiva
di non poter più tener nascosta una cosa così
importante all'uomo con
cui voleva condividere tutta la sua vita. Io e Setsuna invece abbiamo
ragionato più o meno nello stesso modo, anche se lei
è da tempo che vorrebbe dirlo a suo marito e ai figli, ma
non riesce a trovare una buon pretesto e una buona scusa per uscirsene
con una bomba del genere dopo ventitrè anni che vive con il
marito e diciotto con i ragazzi. Nemmeno io ho trovato motivi validi per
cui dire a Mizuki che non
ero soltanto una donna che lavorava in Formula Uno. Sai, i primi anni
non ero una persona molto socievole. Mi ero chiusa ed ero diventata
più
introversa di quanto non fossi già prima della fine della
nostra
storia.- Michiru abbassò lo sguardo sentendosi ancora in
colpa. -Non
dev'essere stato facile per lei stare con me sapendo di essere
inizialmente in competizione con un ricordo. Però lei mi
piaceva
davvero e non volevo che mi prendesse per pazza e scappasse via. Poi,
passati quegli anni, come potevo dirle di non averle raccontato tutta
la verità per tanto tempo? Ho sempre avuto paura che potesse
lasciarmi accusandomi di aver mancato di fiducia o di
sincerità. Non
che sia servito a qualcosa visto che alla fine mi ha lasciato
comunque.
-Lo
so. Non l'hai più sentita?- Haruka negò con un
cenno della testa.
Finito l'aperitivo le due donne andarono al ristorante.
Michiru
tornò a casa a mezzanotte. Mentre si cambiava
pensò a quanto era
cambiato il suo rapporto con la bionda grazie ad un'Haruka che seppur
con il freno a mano un po' tirato, stava di nuovo tornando a darle
confidenza. Comunque si sarebbe risolto quel loro riavvicinamento
avrebbe portato a risvolti positivi. Ormai entrambe avevano
deposto le armi e se anche Michiru non avesse ottenuto il risultato
sperato, comunque avrebbero potuto mantenere rapporti più
sereni e
di ciò ne avrebbero largamente beneficiato anche le altre
Sailor,
Usagi con Mamoru in primis. La sua pazienza e forza di
volontà
stavano portando a risultati positivi. Ma positivi fino a quale
punto? Non aveva forzato la propria natura orgogliosa solo per avere
un rapporto d'amicizia con Haruka. Non stava agendo alle spalle di
Elza, con il rischio di essere scoperta ed essere lasciata dall'unica
donna che avrebbe voluto avere come alternativa alla bionda, solo per
fare regnare l'armonia alla corte del nuovo regno della famiglia
Chiba. Povera e buona Elza, forse anche lei avrebbe meritato di
meglio in amore. I sensi di colpa iniziarono a risvegliarle la
coscienza, ricordandole come aveva vissuto i primi anni in America
quando stava con Haruka e usciva con Helena, tante volte senza
nemmeno dirlo alla fidanzata, come se avesse già avuto
qualcosa da
nasconderle. Adesso si stava comportando anche peggio. Sapeva che se
Elza si stava fidando di lei era perchè l'atleta era a
conoscenza
del passato intercorso tra le due, del tentativo del primo
riavvicinamento da parte sua, del modo brusco in cui l'allora pilota
la allontanò e di come entrambe erano barricate dietro una
chiarissima volontà di non volersi più
incontrare. Lo scontro
avvenuto durante la cena e le parole di Haruka sembravano confermare
quanto fosse consigliabile tenere le due separate. Elza non poteva
minimamente sospettare che durante quella cena Michiru era preda di
contrastanti emozioni: rabbia e desiderio di tornare con la persona
che appena l'aveva vista l'aveva nuovamente trattata con pesci in
faccia esattamente come aveva fatto dopo il matrimonio della figlia,
nove anni prima. E Michiru, forte di tutte queste consapevolezze, si
destreggiava con le chiamate alla compagna per non rischiare di
perderla, ma al tempo stesso per non perdere nemmeno la sua seconda
occasione con Haruka. Se non fosse stato per Hotaru, tutti quei
casini non sarebbero accaduti. Haruka sarebbe rimasta legata a Mizuki
e lei sarebbe rimasta accanto ad Elza che pur non essendo la prima
scelta era la persona a cui teneva di più. La parola
“fine” di
un periodo personale e sentimentale travagliato, e il proseguimento
della vita che aveva sempre svolto prima di Hube, il successo,
Helena, la fama, Fuka e tutte le altre brevi storielle che
intercorsero tra Fuka ed Elza. Un cuore puro che l'aveva aiutata a
riportare alla luce anche la sua parte più buona. E lei come
stava
ripagando quella persona che l'aveva accompagnata in quel cammino di
riscoperta di sé stessa? Agendo meschinamente alle sue
spalle.
Si
coricò a letto amareggiata per il suo comportamento. Senza
neanche a
farlo apposta, poco dopo partendo dal pensiero di quante volte
condivise quel letto con Haruka alle medie soltanto per dormire
abbracciate e non sentirsi più sole, i suoi pensieri abbandonarono completamente la donna di
origini brasiliane per perdersi esclusivamente sulle qualità
che
stava riscoprendo di Haruka. Sulle emozioni che solo lei sapeva
regalarle con un sorriso sicuro di se', con un occhiolino, con una
risata sincera o con le battute che spesso faceva per rendersi
simpatica. Si addormentò in breve tempo sognando il buon
profumo
maschile di Haruka che le pervadeva le narici mentre il team
principal la stringeva forte a se'.
***
Haruka
salutò Usagi al telefono e andò in
sala ad accendere il
televisore. Il programma televisivo che seguiva tutte le sere sarebbe
iniziato dieci minuti dopo. Usagi le aveva chiesto se c'erano state
novità con Mizuki o se davvero non ci sarebbe stata
più la
possibilità per la coppia di ricomporsi. Alle sue risposte
negative,
si scusò per la sua impertinenza, ma domandò se
per caso lei e
Michiru avevano provato a parlare insieme per cercare in qualche modo
di mitigare i rapporti in vista della possibilità
di dover condividere
un futuro che le avrebbe portate a dover vivere per sempre nella stessa
città, nonostante il passato burrascoso che avevano avuto.
Haruka le
rispose di non preoccuparsi, loro erano le sue guardiane, non
sarebbero mai venute a meno della loro missione e avrebbero comunque
trovato un modo per non essere d'intralcio al suo regno sereno. Usagi
non parve molto convinta, ma volle fidarsi dell'amica. Ad Haruka
dispiacque non poterle dire come stavano andando veramente le cose e
ripensandoci le dispiaceva ancora. In parte Usagi era stata
l'artefice inconsapevole del loro riavvicinamento. Se parlando con le
amiche avesse detto che a quella fatidica cena ci sarebbero state sia
Haruka che Michiru, una delle due, da Minako o da Setsuna, l'avrebbe
saputo e avrebbe disdetto la sua presenza. Oppure se non ci avesse
tenuto così tanto ad una riunione al completo, forse Hotaru
non si
sarebbe sentita in dovere di metterci il suo zampino per farle
incontrare nuovamente. Eppure sia Haruka che Michiru decisero di non
parlare a nessuno dei loro incontri. Quella era una situazione in cui
dovevano sentirsi libere di agire come volevano, senza
“spinte”,
consigli o mille domande da parte delle altre che meno di loro
potevano sapere quali fossero i loro trascorsi di coppia e di ex. Il
programma in tv che Haruka stava aspettando si annunciò con
la sigla di introduzione fatta di musica rock e rombi di motori, ma
Haruka non si mosse dalla cucina, dove si era spostata poco prima per
bere dell'acqua. Stare sola e in silenzio, per una persona impulsiva
sin da bambina come lo era lei, era il modo migliore per riflettere e
analizzare una situazione.
Nonostante
le sue vacanze non iniziarono nel migliore dei modi, il mese di
Novembre stava già giungendo al termine. Le temperature nel
giro di
poche settimane erano cambiate drasticamente e sui monti più
alti
aveva già nevicato un paio di volte.
Da
quasi due mesi Haruka e Michiru si frequentavano abbastanza
regolarmente e senza che se ne rendesse conto lei
tornò a
sentirsi un'adolescente nel sentirsi felice appena sentiva la voce di
Michiru al telefono e chiedendosi se in certi momenti anche lei la
stesse pensando. Non si fidava ancora totalmente della violinista, ma
era molto meno restìa ed arrivò alle vacanze di
Natale che si
controllava spesso per non lasciarsi andare completamente alle
emozioni per paura di agire in modo avventato. Non andavano sempre
d'accordo, spesso si pizzicavano a vicenda quasi cercassero apposta
il diverbio che talvolta arrivava seguito da parecchi minuti in
silenzio, però stavano bene insieme. Passeggiavano per il
parco,
certe volte andavano al bar a prendere un tè o l'aperitivo e
a
scaldarsi un po', oppure uscivano la sera a cena o al cinema
continuando a conversare senza sosta. Negli ultimi tempi entrarono
abbastanza in confidenza da potersi invitare anche un paio di volte a
testa a casa propria. Spesso Michiru le chiedeva se c'erano
stati dei progressi con Mizuki, se si erano più viste o
sentite, lei
rispondeva in modo molto riassuntivo, ma guardandola non riusciva a
capire se era in pensiero perchè sperava che prima o poi
parlassero
o perchè questa possibilità la preoccupasse. Era
portata a credere
nella seconda ipotesi, ma era solo un suo pensiero, nulla glielo
faceva capire. Spesso le chiedeva di Elza, le ultime novità
dall'America, la violinista rispondeva parlando in un modo cordiale che le
ricordava molto Hotaru quando era al massimo della felicità.
Nonostante l'argomento non fosse di suo gradimento le faceva piacere
sentirla parlare, spesso ridevano insieme e certe volte addirittura
permetteva a Michiru di prenderla sottobraccio.
Quel
pomeriggio Michiru la informò del fatto che Elza non sarebbe
potuta
tornare in Giappone da lei per Capodanno a causa della madre che era
caduta dalle scale di casa e si era rotta una gamba. La madre di Elza
era tornata a vivere in Brasile dopo aver perso prematuramente il
marito con il quale si era trasferita in Giappone esclusivamente per
esigenze di lavoro dell'uomo. Perciò Elza dovette rinunciare
a
Michiru per assistere quella che era rimasta il suo unico genitore.
L'atleta aveva una sorella più grande, sposata, con un
bambino di
nome Lucas, e che era tornata a vivere in Brasile con la madre in
quanto, contrariamente ad Elza e a loro padre, non si era mai sentita
giapponese. Nonostante la breve distanza che la separava
dall'ospedale, la sorella aveva pregato Elza di tornare in Brasile
per aiutarla ad assistere la madre poichè lei, avendo un
bambino da
accudire, non sarebbe riusciuta a badare sia alla madre che a Lucas.
Era la prima volta in sei anni che non passavano le
festività
insieme, ma Michiru non sembrava particolarmente triste per questo.
Haruka dal canto suo le propose con non chalance se le andava di
trascorrerlo insieme loro due, senza nessun altro, soprattutto senza
Hotaru. Cercò di nascondere il meglio che potè la
gioia che le
diede Elza lasciando Michiru da sola per andare a prendersi cura
della madre. Ancora prima che Michiru parlasse capì
dall'espressione
che le si era dipinta sul volto la sua risposta e che era riuscita a
raggiungere il suo obbiettivo di sembrare casuale.
Proprio
in occasione di dover trascorrere la festività insieme ad
Haruka
senza dare false speranze alla figlia e troppi sospetti ad Elza,
Michiru invitò Setsuna fuori a cena una delle prime sere di
Dicembre, durante la quale si confidò con la sua migliore
amica che
come sempre la seppe ascoltare e consigliare al meglio. Setsuna era
una donna che tendeva ad essere molto discreta, obbiettiva e a non indorare mai
la pillola se non ve ne fosse bisogno ed era proprio la sua
concretezza che spesso la portava ad essere un valido appoggio per
chiunque la conoscesse. Per tanto, sebbene concordò con
Michiru sul
fatto che non si stesse comportando bene nei confronti di Elza, le
disse che lei probabilmente avrebbe fatto lo stesso con suo marito.
Se si fosse sposata con il dottor Tomoe (con il quale ebbe un breve
flirt ai tempi dell'Università, ma senza che la loro storia
prendesse mai avvio per paura di incasinare troppo la vita di
Hotaru) e poi avesse conosciuto suo marito, sicuramente ne avrebbe
parlato con il dottore, prendendosi le proprie
responsabilità, e poi
avrebbe tallonato il marito finchè anche lui non si fosse
accorto
che erano fatti per stare insieme. Se quindi Michiru sentiva che era
Haruka la donna che voleva al suo fianco, non doveva demordere,
nonostante i cambi continui nell'atteggiamento della bionda, che, ad
avviso
di Setsuna, erano più che comprensibili visto come era
rimasta scottata
dopo la fine della sua prima relazione che era stata determinata proprio dalla violinista.
Comunque il fatto che stavolta l'avesse ascoltata, vista più
volte
e, nonostante il dispiacere per essersi fatta lasciare da Mizuki,
continuasse a frequentarla la faceva sperare per il meglio. In fin
dei conti lei, come Hotaru, nonostante tanti anni, non aveva mai
smesso di pensare che le sue amiche erano fatte per stare insieme.
Erano riuscite ad innamorarsi prima della distruzione del Silver
Millenium, quando infransero più regole per vedersi
nonostante il
divieto di lasciare i loro pianeti, se non per riunirsi alla corte
della
regina, e si erano nuovamente legate in quella loro nuova vita.
Nonostante lei avesse buoni rapporti con Mizuki ed Elza, in fondo al
cuore l'aveva sempre pensata come Hotaru: non aveva mai visto Haruka e Michiru così felici e complete come quando erano state una coppia.
Setsuna
le disse più di una volta che, pur comprendendo le sue
motivazioni, non condivideva il suo comportamento con Elza; per contro
la incoraggiò sul versante Haruka, concordando anche sulla
tattica dell'insistere, ma senza mai cercare un contatto fisico troppo
"intimo" da far fuggire quella testona della sua amica. Doveva
rispettare i tempi della donna e portare oltre al limite la sua
pazienza. A metà cena Michiru
le disse di aver accettato l'invito di Haruka di passare il
Capodanno insieme, ma le serviva la sua spalla per tenere la
cosa
nascosta ad Hotaru.
Pertanto
ufficialmente Michiru avrebbe trascorso il capodanno nella casa di
montagna del marito di Setsuna e famiglia. Haruka invece
informò la
figlia che, vista la rottura del suo fidanzamento con Mizuki, non
aveva voglia di andare da qualche parte e perciò forse
avrebbe
accettato l'invito di Toshiro a passare il Capodanno insieme in
qualche ristorante del centro.
***
Fu
il Capodanno passato in montagna ad Hakone* in una delle
proprietà
della famiglia Kaioh ad avvicinare Haruka e Michiru al punto da far
domandare definitivamente al team principal cosa volesse davvero da
quello strano rapporto che ormai riusciva a tenerle vicine. Il
sentimento che provava per Michiru, di chiara origine ormai, andava
represso nuovamente ed una volta per tutte, come già aveva
fatto in
passato, o al contrario doveva essere esaltato e vissuto pienamente?
La domanda nacque in seguito ad una strana, seppur inevitabile,
atmosfera che si era creata la notte del primo dell'anno.
Come
di tradizione le due cenarono in uno dei migliori ristoranti del
luogo. Haruka si lamentò tutto il tempo per i toshikoshi soba**
serviti. -E questo sarebbe il migliore ristorante?
-Forse
è perchè c'è tanta gente e i cuochi
sono messi sotto pressione...-
ipotizzò Michiru fingendosi più indifferente di
lei nei confronti
del sapore degli spaghetti.
-Ho
capito, ma se questi devono auspicare un buon anno, sai cosa vuol
dire? Vuol dire che sarà un pessimo anno.
-Ma
figurati!- rispose l'altra divertita mentre si portava una ciocca di
capelli dietro l'orecchio.
In
seguito si recarono al tempio shintoista della località per
ascoltare i centootto colpi di gong prima dell'arrivo dell'anno
nuovo. Prima che l'evento ebbe inizio presero entrambe una pergamena
portafortuna e la fecero bruciare. In seguito ebbe inizio lo
spettacolo di luci e di suoni scanditi ritmicamente. All'ultimo colpo
di gong, salutarono tutti l'anno nuovo con un'esclamazione
all'unisono e bevendo sakè***.
Si fermarono per visitare il tempio e
per scattare foto. Haruka non si lamentò per il fatto di
fermarsi a
lungo in mezzo a tanta gente, perchè imbacuccate come erano,
era
difficile riconoscerle.
All'una
circa, in mezzo al caos dei petardi e del chiasso dei ragazzi
riuscirono a raggiungere l'unico locale dove si tenessero i
pesciolini rossi da pescare con il retino, un altro portafortuna
dell'anno nuovo. Michiru ci teneva molto a riprendere la vecchia
abitudine e Haruka provvide subito ad accontentarla. Nonostante al
ristorante avessero bevuto una bottiglia di champagne a cui
seguì il
saké al tempio riuscì a prenderne tre e ai
complimenti di Michiru
rispose leggermente imbarazzata: -Con la tuta da montagna è
molto
più semplice che con il kimono perchè non ha le
maniche tanto
larghe!! - poi alle due di notte tornarono a casa, evitando
così il
solito degenerare della festa del Capodanno dovuto ai teppisti che
facevano esplodere petardi, lanciavano oggetti contro i muri o
giù
dalle finestre e altre bravate del genere. Arrivate in casa si
tolsero gli scarponi e le giacche, poi Haruka si sedette sul divano e
accese la televisione. Avevano accumulato freddo guardando i fuochi,
così Michiru si apprestò ad accendere il camino e
poi si sedette al
suo fianco. Circa un quarto d'ora dopo provò con molta
discrezione
ad avere un contatto con Haruka e le si fece più vicina. Ma
Haruka
continuò a girare i canali fingendo di non accorgersi di
nulla, in
realtà la situazione l'aveva irrigidita. "Un camino
acceso
per due cuori solitari seduti a fianco che hanno accumulato freddo...
Il finale è un classico!". Come da copione dopo
mezz'ora
fatta di tentennamenti, sguardi sfuggevoli o intensi e imbarazzi
vari, si arrivò ad un punto in cui il fuoco del camino
sciolse anche
il cuore di Haruka. Erano le due e mezza del mattino. "Nessuno
ci obbliga ad andare a dormire più tardi solo
perchè è Capodanno"
pensò poi Haruka. Si girò dalla parte di Michiru
per dirle che
voleva andare a dormire e vide l'unica espressione che non avrebbe
immaginato di trovarsi. Le si strinse il cuore, quindi le si
avvicinò: -Sei triste, che cosa c'è?
-No,
niente- rispose continuando a guardare lo spettacolo in televisione.
-Per
favore- le disse l'altra spostandole delicatamente con una mano il
viso nella sua direzione, costringendola così a guardarla
-Dimmi che
hai.
Quando
fu l'ultima volta che Haruka si mostrò preoccupata per lei?
Di
sicuro quando ancora non era andata in America per suonare con
Bertrard Hube. -Non ho nulla è solo che... mi mancavano
molto gli Inverni in montagna con te. Ed ora sei a un passo da me
eppure ti sento così
lontana ancora...
Per
l'ennesima volta la seppe colpire. Haruka rimase qualche secondo
immobile, chiedendosi se fosse una strategia o se fosse sincera. Prima
ancora di realizzare che da sempre gli occhi di Michiru parlavano per
lei, il braccio si alzò dal suo fianco ed una mano
andò ad
accarezzarle la guancia. Più pensieri, molti dei quali
spinti da
tentazioni non caste, iniziarono a ronzarle per la testa. -Non essere
triste quando sei con me...- le sussurrò all'orecchio con
tono
dolce. Michiru che già stava sentendo il cuore in subbuglio
per le
carezze di Haruka, dopo quelle parole sussurate e il respiro caldo di
Haruka a solleticarle l'orecchio sentì più di un
brivido
percorrerle la schiena. In quel momento la donna avrebbe tanto voluto
afferrare Haruka per la testa e baciarla per dare finalmente sfogo a
tutto ciò che sentiva e che da tempo cercava di mettere a
tacere per
non compiere un passo falso. E forse Haruka colse quel suo desiderio
negli occhi, perciò la spinse giù facendola
coricare lungo il
divano e le si sdraiò sopra, ritrovandosi con il viso a
pochi
centimetri dal suo. La guardò negli occhi ed
esitò riconoscendovi
le stesse emozioni che li animarono la prima volta che si videro.
Cercò quindi la sua mano e stringendola nella sua la
portò
all'altezza del proprio cuore. Osservò i capelli lunghi e
mossi di un
colore unico come lo era lei, la pelle chiara del volto, perfetta
senza l'aiuto di trucchi e quegli occhi di un blu intenso. Avrebbe
voluto così intensamente baciarla, risentire l'effetto delle
mani di
Michiru su di lei e riscoprire come reagiva il corpo della violinista
alle sue attenzioni, ai suoi sentimenti... -Io...- il cellulare di
Michiru suonò interrompendo così l'ex pilota.
Visto che era
appoggiato sul tavolino di fianco al divano, Haruka sollevò
lo
sguardo e si irrigidì nel vedere sullo schermo il nome di
Elza con
tanto di foto. Lasciando la presa sulla mano di Michiru e
allontandosi un po' da lei le disse con tono freddo: -E' la tua
donna, ti conviene risponderle-. Così facendo, senza darle
tempo per
replicare si alzò e se ne andò per sparire
così dalla sua visuale.
Il telefono smise di squillare, ma Michiru dopo essersi rimessa
seduta sul divano non fece nient'altro. Quello che era appena
successo era troppo significativo per aver voglia di parlare con Elza
e non pensarci. Nonostante il contatto che aveva cercato di avere con
la bionda, aveva già percepito che qualcosa non stava
andando nel
verso giusto. Tutte le volte che quella storia sembrava prendere una
svolta decisiva c'era sempre qualcuno che interrompeva l'intesa che
si era venuta a creare fra loro e Haruka sembrava sempre spaventata
all'idea di riprendere da dove erano state interrotte. Sperava che il
Capodanno in montagna fosse indice di un'Haruka matura che non
fuggiva più di fronte ai sentimenti, ma d'altronde cosa
poteva
aspettarsi da una persona che era fuggita dopo un bacio mancato a
teatro? Tuttavia non poteva credere che Haruka fosse in grado di
lasciar perdere anche una situazione del genere. Era chiaro quello
che volevano entrambe quella sera, ma come Elza chiamò
Haruka si
raggelò e quella luce che vide nei suoi occhi si spense. La
guardò
senza sentimento e senza passione prima di dileguarsi. "Forse
sono stata via troppo tempo e non è più l'Haruka
di un tempo.
Eppure io so che l'unica ad essere cambiata negli anni sono stata
soltanto io". Come anche Setsuna le aveva ricordato, ci
voleva solo tanta pazienza con lei e d'altronde il team principal
l'aveva abituata fin da subito a quei repentini cambiamenti
d'atteggiamento, cercandola e poi sfuggendole,
facendosi rincorrere per un paio di mesi prima di accettare il suo
destino di Sailor. I pensieri di Michiru continuavano a volare su
diversi quesiti: se il telefono non avesse suonato, cosa sarebbe
successo? Ci sarebbe stato il tanto atteso bacio o Haruka avrebbe
fatto un discorso importante senza però riuscire ad agire?
Avrebbe
avuto il coraggio di prendere le redini della situazione, bloccare
un'eventuale fuga della bionda e baciarla lei? E se ci fosse stato il
bacio sarebbe successo qualcos'altro oppure no? Erano passati anni
dall'ultima volta che lo vide, ma seppe riconoscere lo sguardo di
desiderio di Haruka. L'aveva visto tante volte in passato da
impararlo e non scordarlo nemmeno a distanza di quasi vent'anni. E se
era vero che il mese prima lei non avrebbe permesso alla bionda gesti
avventati, quella sera era abbastanza sicura che non sarebbe stato lo
stesso. Da troppo tempo, nonostante si fosse ostinata nella
rabbia nei confronti di Haruka, aveva sognato certe notti di non
trovarsi fra le braccia della sua donna, ma in quello famigliare di
Haruka. Ormai le era chiaro che i sentimenti che provava per Haruka
erano di amore e con questa recente consapevolezza e l'atmosfera che
si era creata quella sera non sapeva proprio dove avrebbe potuto
trovare la forza per non fare l'amore con il team principal. Se
Haruka non fosse stata così diffidente avrebbe
già fatto la prima
mossa lei da tempo, ma se bastava un cameriere a farla pentire di
averle solo accarezzato la guancia... Figurarsi come avrebbe reagito
se lei avesse tentato di baciarla! Così da almeno un mese
stava
agonizzando per avere quel contatto con la sua bocca. In quella
situazione sempre sospesa nel vuoto non sapeva cosa fare e la voglia
di sapere cosa pensava l'ex pilota, cosa provava per lei si faceva
sentire sempre con più forza. Dalla sera a teatro avrebbe
anche
voluto sentirsi dire un “no” pur di mettere fine ai
suoi
tormenti, i mille perchè e le fantasie, anche le
più innocenti,
impossibili da vedersi realizzare. Venne risvegliata dai suoi
pensieri cinque minuti dopo dalla seconda telefonata da parte di Elza
che era estremamente sospettosa. -Perchè non hai risposto
prima?
-Ero
in macchina, guidavo io e sono appena tornata.
-Michiru,
giuro, che se un giorno mi stanco di queste storie, prendo l'aereo e
vengo lì. Se ti trovo con Haruka Tenoh, spacco il culo prima
a lei e
poi la faccia a te!
-Elza,
ti
prego: non mi parlare così!! Comunque buon anno anche a te!-
Di
conseguenza riprese a mentire, come sempre. Odiava doverle mentire,
odiava ritrovarsi nella condizione di dover mentire alla persona con
cui stava insieme per un'altra. Il fatto era che Haruka di certo non
sarebbe mai stata "l'altra donna": lei era la sua donna,
punto primo. Punto secondo, non poteva però nemmeno
rischiare di
perdere Elza se in quei mesi non fosse riuscita a riconquistare
Haruka. Da sempre Elza era stata di fondamentale importanza per lei.
Aveva già sperimentato cosa voleva dire dover scegliere di
perdere
ogni contatto con lei. Elza era e non sarebbe mai stata una persona
qualunque, sfortunatamente però era solo seconda ad
Haruka.
Michiru non poteva correre il rischio di perdere entrambe. Alla fine
del suo breve riassunto della serata in montagna in compagnia di
Setsuna, si trovò nuovamente a litigare con la gelosia di
Elza. -Oh,
ma basta! Non ti ho mai tradita e non ti ho mai dato motivo per cui
dubitare di me! Dimmi un solo motivo per cui ora non ti fidi
più.
-Beh,
uno è perchè stiamo parlando di Haruka; due
perchè non sarebbe...
la prima volta che tradisci qualcuno mentre sei via!- disse la
seconda metà dell'ultima frase lentamente. Non per ferirla
meglio,
ma perchè si rese conto che non avrebbe dovuto dire quelle
parole,
ma se ne rese conto mentre ormai le stava già pronunciando.
-Certo
che sei proprio una stronza! Quindi ora secondo te Haruka non
me l'ha rinfacciato abbastanza e perciò ti ci metti pure tu
a
infierire su quella storia! Quante volte te lo devo dire che non ci
stavo bene in quella situazione?!- Elza si scusò
ripetutamente, ma
Michiru era furiosa. Dopo dieci minuti la salutò: -Non ho
più
voglia di parlarne. Scuse accettate, ma per un po' ho bisogno di
staccare, quindi non mi cercare domani e non stupirti se non ti
chiamo.
-Va
bene...- riuscì a risponderle Elza a bassa voce prima che
lei
mettesse giù.
Michiru
era nera di rabbia. Le faceva ancora male il ricordo di quella storia
con Helena! Certo, era stata bene con lei i primi tre anni e ancora
adesso la ricordava come una storia importante, ma sapeva anche che
forzando sui suoi punti deboli era riuscita a farle fare lo sbaglio
più grande della sua vita e tutto per cosa? Per soli tre
anni,
seppure bellissimi ed intensissimi. Ma in tutto il periodo che
precedette quella storia era stata molto male, soprattutto
psicologicamente, ma anche fisicamente ne aveva risentito parecchio;
ora che anche Haruka lo sapeva e aveva smesso di parlarne, ci si
metteva Elza ad affondare il dito nella piaga di una faccenda che per
altro non la riguardava. Non prese sonno facilmente quella sera, non
si sentiva bene a dover mentire ad Elza, stare con lei e frequentare
Haruka, chiamare la compagna per raccontarle bugie. Il fatto di
arrabbiarsi
tanto facilmente con Elza era la conseguenza di una situazione che
iniziava a starle stretta. Stava mettendo tanta pazienza con Haruka che
poi non ne aveva abbastanza per sopportare la gelosia dell'atleta.
Tutte
le volte che le loro telefonate si concludevano in malo modo, al
nervoso seguiva poco dopo il senso di colpa. Colpa per mentire a una
persona importante come la compagna; colpa per scattare con poco; colpa
per prendersela con una persona che non a torto stava mettendo in
dubbio la sua onestà. Si rendeva conto di non comportarsi
correttamente né con l'atleta né con il team
principal. Lei doveva
portare pazienza con i sentimenti di Haruka, ma anche la bionda stava
dimostrando di metterci tutta la pazienza per vedersi ancora con lei.
Haruka non era la sua amante, ma si comportavano come se lo
fosse e
Michiru che la conosceva bene sapeva che quella situazione stava
molto stretta ad Haruka. Per
portare ancora pazienza con una persona che la stava mettendo a dura
prova,
avrebbe dovuto confidare sul fatto che presto Haruka avrebbe voluto
uscire da quella scomoda situazione.
Una
volta infilatasi nel letto Haruka, finchè non prese sonno,
continuò a
pensare a Michiru e a cosa le avrebbe fatto se quella maledetta donna
non avesse chiamato. "Come fa a piacere a Michiru, con quegli
insulsi capelli rosa poi?" Si domandò pur sapendo
che il vero problema non
era Elza. Era sicura di se', sapeva perfettamente che le sarebbe
bastato dire a Michiru quelle due paroline magiche che non
pronunciava più da quasi vent'anni per fare scacco matto
alla
rivale. Senza contare che Michiru sì, stava con Elza, ma
solo a
parole visto che le distanze impedivano i fatti. Volendo poteva
essere più rimproverevole il suo di atteggiamento nei
confronti sia
di Michiru che di Mizuki nel primo mese in cui riprese a incontrare
Michiru. Stava con Mizuki e dava appuntamenti a Michiru; si
incontrava con la violinista e passava la maggior parte delle
giornate e delle notti con la giornalista. Almeno Michiru da quando
iniziarono a vedersi si dedicò solo a lei, se non calcolava
le ovvie
telefonate con Elza delle quali non voleva conoscerne il contenuto.
Il vero problema dunque non era tutto questo, ma il fatto che
conoscendosi bene sapeva che la serata sarebbe finita con un risvolto
erotico. Il che non era giusto, soprattutto a quell'età e
non con
Michiru. Tutto procedeva in modo tranquillo e sereno, la passione che
avrebbe potuto accompagnare silenziosamente un casto bacio avrebbe
potuto rovinare tutto se si fosse invece manifestata senza freni
inibitori come stava per accadere. "Accidenti! Peccato
però
che i miei ormoni e il mio corpo non la pensano allo stesso modo!-
constatando l'eccitazione ancora in circolo- Dimmi come fai?
Io lo
sento come ti stai insinuando nella mia mente neutralizzando tutte le
mie difese, ma ugualmente non riesco a resistere". Dopo
mezz'ora di riflessioni: "Non poteva durare a lungo una
situazione così. Prima o poi sarebbe successo qualcosa di
più
significativo per forza... E poi comunque io ho bisogno di chiarire
questa situazione." Doveva essere sicura di ciò
che
provava, riconoscere la nostalgia di un amore passato da un
sentimento invece sincero. Cosa poteva essere quello che provava per
la violinista? "Quanto sei stupida Haruka, cosa potrebbe
essere mai, secondo te?" si domandò poi poco prima
di
addormentarsi e sognare Michiru che silenziosamente entrava nella sua
camera per infilarsi poi nel suo letto.
Inizialmente
Haruka provò ad essere seria e responsabile,
però, poi, non riuscendo
a reggere la situazione che le stava velocemente scivolando di mano,
come suo solito cercò di dileguarsi, ma Michiru ci teneva
troppo a
tornare con lei per permetterglielo.
Il
primo dell'anno Haruka tentò di essere naturale, ma non era
certa di
esserci riuscita anche solo in modo mediocre. La sciata seguente le
permise di parlare poco senza dare troppo a vedere il suo
cambiamento d'atteggiamento. Cercò di essere disinvolta per
sè stessa, ma
soprattutto per una questione di scaramanzia. E' cosa risaputa che
stress e arrabbiature non favoriscono l'entrata dell'anno nuovo nel
migliore dei modi. Per questo anche Michiru finse che non era
successo nulla quella stessa notte. Lei non era una persona
superstiziosa però ricordava bene che in due occasioni in
cui iniziò
l'anno arrabbiata e stressata poi si ritrovò ad affrontare
annate
difficili. Però mentre lei era intenzionata a continuare nel
suo
proposito, Haruka al ritorno non si sforzò nemmeno di far
finta di
nulla e parlò ancora meno, era troppo tesa e la sua tensione
si
diffondeva tutt'intorno. Chiamò Michiru due giorni dopo per
dirle
che in quei giorni era molto presa dal lavoro. C'erano stati dei
problemi sulla pista di Tokyo perciò erano stati chiamati
tutti i
tecnici per risolverli e Haruka insieme a qualche altro capomeccanico
giapponese decise di andare ad informarsi anche se questi problemi
non avrebbero inficiato le gare della Formula Uno, che come sempre si
sarebbero svolte lì in Ottobre. Michiru capì al
volo che si trattava di una scusa, la conosceva troppo bene.
Così
decise di andare al circuito. Quando la gente la vide,
mormorò. Forse più che per il fatto di essere
l'ex di uno di loro, per il fatto che una così bella donna
si
trovasse in un luogo come quello. Chiese informazioni circa il team
principal della Red Bull e le venne risposto con una languida
cortesia. Raggiunse i box e svoltò all'interno per vedere se
la
trovava o se c'era qualcuno a cui chiedere di lei. Stava ancora
pensando a ciò quando andò a sbattere contro una
persona alta con
un casco sotto il braccio: -Ehi stia atten...-
-Oh,
mi scusi... Haruka!
Haruka
ebbe di nuovo un moto di confusione. -Che ci fai tu qui?-
Perchè?
Perchè anche quando lei ce la metteva tutta per non cedere
all'oggetto del suo desiderio, era impossibile starle lontana? Il
più
delle volte ragionava con il cuore ed era quello il motivo per cui
continuava a vedere Michiru, ma quando anche provava a ragionare con
la testa e cercava di ripristinare la barriera che la teneva lontana
dal canto della sua sirena, era lei stessa che la andava a cercare!
-Dove
stavi andando?
-A
casa- il suo tono era infastidito. In fondo era comprensibile: aveva
occupato il suo spazio. "Però devo farlo. Il tempo
restringe
ed io non posso permetterti di sprecarlo in questo modo"
pensò la violinista ferma nel suo proposito. -Non eri molto
presa
dal lavoro?
-Sei
venuta per controllarmi?- inarcò un sopracciglio in segno di
nervosismo.
-Sono
venuta per impedirti di chiuderti in te stessa.
-Oh,
ma come sei premurosa! E perchè mai dovrebbe interessarti la
mia
solitudine?
-Non
mi interessa affatto la tua solitudine, anche perchè so che
non sei
così sola come vorresti farmi credere o come vorresti.
Semplicemente
ci tengo troppo a te per permetterti di starmi lontana. Haruka, fra
venti giorni Elza sarà di ritorno e io non voglio
più stare in una
situazione in cui stando con lei, mi sento con te. Questi giorni sono
molto importanti per noi due... Non posso rinunciare ad un solo
minuto che possiamo passare insieme!!
Quella
donna la voleva davvero. L'aveva capito da come la cercava
sempre; da come le parlava e l'ascoltava; da come si tratteneva per
non fare o dire nulla che la potesse turbare. Si sentì una
sciocca.
Come poteva essere così infantile con lei? Eppure al tempo
stesso
aveva così tanta paura di riaprire il suo cuore al vero
amore. Un
senso di agitazione la pervase, anche quel poco che restava del muro
che aveva creato attorno a se' stava iniziando a sgretolarsi e non vi
era cosa più peggiore da sopportare: tanti sforzi per nulla.
E
sebbene avesse voluto mandarla via per salvarsi, non fece nulla per
evitare che Michiru l'accompagnasse a casa e anzi alla fine la
invitò
pure a casa sua per farsi perdonare. Il risultato sucessivo fu quello
di vedersi tutti i giorni, accompagnando le uscite con una serie di
gesti dolci e carini che
abbattevano i residui di opposizione al ritorno effettivo della
violinista. Spesso si ritrovava così ad avere un braccio
sulle
spalle della donna; a farle complimenti o a compiacersi di quelli che
riceveva da Michiru; l'ultimo giorno della settimana le
portò anche
un mazzo di rose rosse. Non sapeva perchè di quel gesto, ma
come
vide quelle rose dal fiorista a qualche metro di distanza sotto casa
sua le venne in mente Michiru. Così pensò che
sarebbe stato un
gesto carino regalargliele. Mentre il tipo tagliava i gambi e
preparava con cura i fiori, capì che non ce la faceva
più. Non
riusciva più a sostenere quella situazione, non ce la faceva
a
resistere a quella voglia di baciarla, di dirle che nonostante si
fosse impegnata con tutta sé stessa per odiarla prima e per
non
cadere in tentazione poi, alla fine era comunque capitolata di fronte
a lei, il simbolo dell'amore per eccellenza. Così
pensò che le
avrebbe detto tutto quella sera stessa. Purtroppo proprio quella sera
telefonò Elza che chiese a Michiru dove fosse e ricevette
come
risposta: -A cena con Hotaru-. Elza non si fidò, le chiese
di
passargliela al telefono, lei fece la finta offesa, uscì dal
ristorante per non
farsi compatire dagli altri e dopo dieci minuti d'attesa,
tornò
trionfante da Haruka. Dieci minuti di telefonata con Elza, mentre era
a cena con lei la indispettì non poco. Come se non bastasse
quando
tornò da lei, Michiru iniziò a farsi un esame di
coscienza riguardo
al suo comportamento nei confronti di Elza. Quello era davvero troppo
per Haruka che voleva rivelarle quella risposta che custodiva dentro
sè stessa da sempre. Non era proprio serata per sentire
parlare di
Elza, perciò si distrasse numerose volte, la
riaccompagnò a casa
prima di quello che aveva previsto e non le disse nulla.
- - - - - - - - - - - - -
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- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -
*Hakone: rinomata
meta turistica, a fianco del monte Fuji, che offre un paesaggio di
raffinata bellezza.
****toshikoshi soba: spaghetti
di ramen, fatti con grano
saraceno. Rappresenta la longevità e si augura una vita
lunga e
felice a chi li mangia.
***
Si ritiene che 108
siano i peccati commessi in un anno e che con questo rito ci si
purifichi.
|
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Capitolo 18 *** Capitolo 17 ***
Salve
a tutti, l'atteso risvolto è arrivato. Va bene fuggire, ma
non poteva durare all'infinito, altrimenti che
Sailor Uranus IC sarebbe stata la nostra Haruka? Sappiamo bene infatti
come Michiru abbia
faticato non poco alle medie per farle accettare il suo destino di
guerriera, ma anche che con determinazione alla fine è
riuscita nel suo intento.
Il capitolo è stato scritto
tutto
intorno all'immagine di fine capitolo. Il disegno nasce dall'estro
creativo di Mario Yamada, i colori sono stati aggiunti da un
utente il cui nome l'ho lasciato per rispetto del bellissimo lavoro
eseguito (l'immagine in bianco e nero non ha lo stesso effetto). Spero che trasmetta anche a voi la
stessa
intensità
e che
appreziate il lavoro svolto, altrimenti vuol dire che ho scelto
una brutta immagine o non ho saputo creare una buon capitolo intorno
ad essa O_O
Ringrazio Urban BlackWolf per avermi
autorizzato ad
usare una sua definizione per rendere l'idea di quanto importante sia
l'obbiettivo di Michiru per la stessa ;-)
Ringrazio tutti i lettori che leggono la
storia,
quelli che la recensiscono e chi l'ha inserita tra le preferite, le
seguite o le ricordate =D.
Infine auguro buon Natale a tutti voi e
anche un
felice anno nuovo, nel caso non riuscissi ad aggiornare prima del 2020
o nel caso in cui non sarete a casa per Capodanno!! =D
17.
Erano
le nove del mattino, quando Haruka chiamò Michiru: -Ehi
ciao, sei
sveglia?
-Ormai...
- rispose l'altra con la bocca ancora impastata dal sonno.
-Oh,
scusami tanto. Se vuoi ti richiamo fra un'ora.
-No,
no. Ormai sono sveglia...
-Sicura?
Sennò se vuoi ti richiamo, davvero.
-Non
ci sono problemi. Dimmi piuttosto come mai mi hai chiamato- la sua
voce stava tornando nella norma.
-Beh,
ecco... Stavo pensando che oggi è il dieci e fra poco
più di due settimane
arriverà Elza... Devo parlarti.
-Ah...-
Michiru non sembrava contenta. Da quando tornarono dalla montagna
continuavano a sentirsi tutti i giorni e si vedevano regolarmente, ma
quella frase non sembrava presagire buone nuove. "Forza,
è
arrivato il momento della verità.", si
incoraggiò. -Va
bene. Vuoi che ci vediamo?
-Sì...
Vediamoci al bar Another 8 che offre la giusta discrezione*.
-A
che ora?
-Facciamo
alle quattro come al solito?
-Alle
tre volevo passare dai miei, ti spiace se facciamo alle quattro e
mezza?
-No,
assolutamente. Ti aspetto a quell'ora.
-Sì,
ciao!
Dopo
cinque minuti il telefono squillò ancora. -Pronto?
-Ciao,
sono io. Mi sono scordata che dopo le quattro devo fare una
telefonata a Nemal, un'austriaco del lavoro, per una cosa importante.
Se per te non è un problema facciamo alle cinque,
così anche tu
puoi stare con calma dai tuoi.
-Capirai
quanto sia entusiasta all'idea. Va bene comunque. Ciao.
Due
minuti dopo ricevette un'altra telefonata: -Pronto?
-Ciao,
sono sempre io. Senti, io sono già fuori e passando davanti
al bar
Another Eight, ho visto che è chiuso per lutto. Cosa ne dici
se ci
vediamo al Bar High Five**?
-Va
bene, purchè questi siano l'orario e il bar definitivi-
rispose
Michiru ridacchiando.
-Sono
definitivi. Prometto che non ti telefono più.- disse l'altra
con
tono altrettanto divertito.
-Va
bene, allora a dopo.
-A
dopo, ciao.
Come
mise giù la cornetta il telefono squillò di
nuovo: -Mi fa venire il
mal di testa il continuo squillare del telefono di primo mattino.
Perchè non mi dici tutto in una volta sola?- chiese con voce
esasperata.
-Mamma?-
chiese un'Hotaru perplessa.
-Hotaru!!-
Michiru arrossì lievemente -Scusami tanto amore, ma credevo
che tu
fossi... Ehm, un'altra persona.
-Ah-ah-
annuì maliziosa la ragazza - Donna?
-Sì.
Comunque... Dimmi come stai!
-Era
Elza? - continuò senza cambiare argomento Hotaru.
-No,
no, cioè! Sì.
-Ahahah,
hai le idee chiare! Comunque sei fortunata che sono in studio e non
posso indagare oltre. Usagi ci vorrebbe vedere tutte il quattordici
Febbraio. Ha fatto i salti mortali perchè ci fossero tutti,
tu
inclusa.
-Ho
capito. Devo incidere il nuovo cd, ma devo ancora finire di comporre
l'ultimo brano, quindi non penso di avere impegni particolarmente
gravosi per Febbraio!
-Non
mi chiedi nulla di papà? Cioè, Haruka?- chiese
sospettosa la
figlia.
-Tanto
poi fai di testa tua, come l'ultima volta- fu la sua svelta risposta.
-Beh,
può darsi!- in realtà la madre non la convinceva
affatto- L'hai più
sentita?
-Perchè
me lo chiedi?
-Così.
Magari visto che Elza non c'è e Mizuki l'ha lasciata potevi
averci
ripensato...
-Ahh,
ho capito. Beh, Elza torna fra diciasette giorni. E comunque
è una cosa
che al massimo dipenderebbe da entrambe.
-Ma
che risposta è? Ah...- la ragazza s'interruppe e Michiru la
sentì
parlare con la segretaria -Scusa, ho una chiamata urgente da parte
del papà di un mio paziente. Ti posso richiamare stasera?
-Va
bene.
-Allora
ci sentiamo. Intanto tu pensaci per quella cena, ciao mamma!
Non
le piaceva dover mentire come un'adolescente su chi frequentava e per
giunta doverlo fare con sua figlia. Proprio a Hotaru che aveva
permesso il loro riavvicinamento. Eppure né lei,
né Haruka le
avevano parlato dei loro incontri, nemmeno del vero motivo per cui
Mizuki
se n'era andata e tanto meno del loro Capodanno in montagna. Hotaru
era troppo convinta che dovessero tornare insieme per darle una falsa
speranza nel caso poi quel tentativo non fosse andato in porto, per
questo decisero di comune accordo di non dirle nulla. Stavolta aveva
rischiato grosso, ma per fortuna era riuscita a scamparla, ormai
mancavano poche ore al riepilogo di quei tre mesi passati insieme,
doveva tenere duro ancora per poco... ovviamente se fossero tornate
insieme. "Solo poche ore...". Si ritrovò
a fare il
conto alla rovescia con il cuore in gola. Arrivò fino a meno
due ore
dall'incontro, quando Haruka la chiamò circa mezz'ora dopo
dicendole
che uno dei loro due piloti si era infortunato cadendo da cavallo. La
cosa sembrava abbastanza seria dal momento che lo dovettero operare e
per due o tre mesi sarebbe stato fuori gioco. "Ma proprio a
un mese dall'inizio del campionato doveva cadere da cavallo?"
fu il primo pensiero di entrambe appena appresa la notizia. Haruka
proseguì: - Senza contare che era il
nostro secondo pilota. Per questo dobbiamo avvisare il terzo pilota e
dirgli che prenderà il posto dell'altro. Come se non
bastasse è pure uno
che è stato acquisito da poco dalla Red Bull, quindi non
sappiamo
quanto sia pronto per questa evenienza e quanto sia realmente
performante. Questo ci porta a sentire anche il nostro primo pilota per
prepararlo nel caso non dovesse trovarsi una valida spalla in gara.
Ergo: sarà caricato di una maggior responsabilità
senza che si senta oppresso. Il tutto dev'essere fatto in modo che il
nostro progetto sia fattibile non solo a parole e calcoli mentali, ma
anche a fatti... Credimi, non vorrei mai cadere in errori
già
commessi, ma non possiamo permetterci di partire con il piede
sbagliato. Già l'anno scorso abbiamo perso il campionato
contro la
Mercedes pur essendo i loro avversari più forti e affidabili
in gara, non
possiamo permetterci di perdere anche questo anno! Non credo che
potremo vederci fino al lunedì prossimo. Oggi devo pensare a
come
organizzare il mio team e stasera alle otto e mezza devo prendere un
volo per andare in Austria e discutere di questo brutto affare con il
proprietario della mia scuderia, con i
tecnici e
con i
piloti.-
Tutta l'adrenalina che
Michiru aveva in corpo finì per ristagnare nel cuore e nella
mente a quelle
parole. Non aveva minimamente immaginato che per parlare con gli
altri dovesse andare addirittura in Austria, a undici ore di aereo,
quando poteva benissimo affidarsi alla tecnologia. "Accidenti,
l'hanno inventata apposta per annullare le distanze!". Le
venne il dubbio che quello fosse solo un pretesto per Haruka che si
era già pentita di volerle parlare. Haruka era un asso nel
flirtare
tanto quanto lo era nel dileguarsi quando si trattava di questioni di
cuore serie. Cacciò via il pensiero ricordandosi che
comunque era
anche vero che Haruka odiava situazioni di stallo troppo a lungo e
una volta che decideva di fare qualcosa l'avrebbe portata a termine a
tutti i costi. Tornò dai suoi genitori rabbuiata e delusa.
Sì, era
estremamente delusa e non sapeva più che fare. Aveva fatto
tutto
quello che poteva per dimostrare ad Haruka che ci teneva tanto a
lei quanto erano forti i sentimenti che provava, che la rivoleva
indietro ancora, che era tornata come quando si
erano conosciute. Quella situazione stava andando troppo per le
lunghe. La stava davvero esaurendo quell'Haruka ancora così
adolescente nei modi di fare e nel ragionare. Non sapeva quanto
ancora avrebbe retto ad una situazione simile. Forse ancora qualche
mese, qualche settimana... O solo qualche ora. Senza contare che il
fatto di frequentare una sua ex da tre mesi, pur restando insieme ad
Elza, non la rendeva affatto felice. Certo, lei lo aveva fatto
perchè
sapeva che migliore persona di Elza poteva essere solo Haruka e se
Haruka le avesse detto no alla fine, non sarebbe rimasta sola,
però proprio perchè Elza era così
importante per lei non la
faceva sentire bene il proprio comportamento nei suoi riguardi. Si
distrasse intanto che era con i suoi genitori. Più che altro
perchè
non voleva che le facessero domande sul perchè del suo
cambiamento
d'umore. Non avrebbe saputo cosa dire e avrebbe finito con il dire la
verità per ottenere chissà quale smorfia di
disappunto in risposta. Ormai erano trent'anni che con loro aveva un
rapporto freddo e statico. Da quando avevano saputo della sua
omosessualità, dopo il tentativo di diseredarla da parte del
padre,
i rapporti con quella che fino ad allora fu la loro unica figlia
prediletta si raggelarono. Una volta ogni tanto la vedevano
volentieri, ma il disonore che gravava sulle loro spalle a causa di
una figlia famosa che aveva dichiarato apertamente e, soprattutto in
passato, dimostrato in modo eloquente le proprie devianze, non era
cancellabile e loro vollero sempre tenersi lontani dai problemi
“sentimentali” della figlia. Ovviamente Michiru non
poteva che
ricambiare la freddezza con cui veniva sempre accolta in casa sua.
Come poteva essere affettuosa e cordiale con due persone che non
erano mai state particolarmente affettuose con lei e che da
trent'anni pensavano di aver generato una figlia con dei problemi
(comporta)mentali così gravi da esserne sempre imbarazzati
con i loro
amici dell'alta società?***
Tornata
a casa propria, raffreddati i sentimenti del primo momento, decise di
aspettare il martedì sucessivo. Aveva davvero fatto tanto e
desiderato ancora di più il ritorno dell'amore della sua
vita per
poter davvero dire basta proprio a un passo dalla meta. Quella era la
partita della sua vita e non avrebbe mandato tutto
all'aria per l'ansia di non sapere cosa doveva dirle Haruka. Se l'ex
pilota ancora le avesse dato buca, avrebbe preso in seria
considerazione l'ipotesi di lasciare perdere tutto, ma solo ad
allora.
Haruka
aveva appena finito di preparare la valigia con la musica che andava
sul suo vecchio stereo. Non la stava ascoltando in realtà,
stava
pensando per la centesima volta al discorso da fare a Michiru e la
musica era solo un sottofondo piacevole ai suoi pensieri. Qualcuno
suonò alla porta. "E' il vicino di sotto per il
volume alto? Ma
sono le cinque e mezza, accidenti!". Uscì dalla
camera da letto, fece
le scale e andò alla porta, pensando che forse era,
incredibile, ma
vero per una ritardataria patentata quale era lei, a buonissimo punto
con i preparativi: -Chi è?
-Sono
io Haruka.
Riconobbe
subito la sua voce e le venne un colpo al cuore: "Che ci fa
lei a casa mia??" Con un lento movimento, quasi come se
fosse stata una statua di marmo che aveva deciso di muoversi dopo
essere stata per mille anni nella stessa posa, girò la
chiave nella
toppa della porta e l'aprì. Rimase quasi inebetita a
osservarla.
-Allora, che fai? Non mi dici: 'prego accomodati, fa' come se fossi a
casa tua?'
-Ehm...
-Loquace
devo dire.
-Mizuki?-
riuscì soltanto a dire.
-Sì,
mi chiamo ancora così. Aspettavi qualcun altro?
L'altra
si limitò a negare con la testa.
-Forse
è già qua quel qualcun'altro?
-No...
-Allora,
vuoi dire qualcosa di più sensato??
L'altra
scosse la testa per riprendersi dallo shock iniziale. -Cosa vuoi che
ti dica? Mi piombi in casa all'improvviso dopo due mesi che ti sei
resa completamente irreperibile e vuoi che non resti senza parole?
-Beh,
non resterò qui a lungo. Quindi non devi disdire le tue
porcate con
la tua amante...
-Sei
davvero molto fine. Comunque non abbiamo ancora fatto
nulla se ti interessa proprio.- ribattè infastidita.
-No,
non mi
interessa minimamente- disse più interessata a
slacciarsi le scarpe che a quello che le aveva appena detto Haruka.
Sapeva di essere una perfetta attrice. In realtà la cosa la
toccò
molto. Da una parte era contenta che quella dannata violinista non
avesse messo le mani addosso alla sua amata; dall'altra, nella frase
di Haruka, poteva leggere tra le righe che prima o poi sarebbe
successo qualcosa e la cosa la turbava molto. Ma d'altronde cosa
voleva da lei ora che non stavano più insieme? Magari un
minimo di
riconoscenza e di sincerità visto che lei era sempre stata
trasparente come l'acqua. Però non aveva più
importanza dal momento che la
donna che amava ancora tanto non aveva in mente che quell'altra e
contro Kaioh, il suo primo amore, nessuna avrebbe potuto anche solo
sognare di spuntarla. Illusa lei che per un mese ci aveva sperato!!
Mizuki
si diresse in camera da letto per togliere i vestiti
dall'armadio e raccattare alcuni oggetti personali lasciati nel
comodino a fianco del letto. Haruka si appoggiò con la
spalla destra allo stipite
della porta per osservare, a braccia conserte, quella donna che per dieci anni la
seguì
sempre fedelmente e si ricordò improvvisamente delle mille
cose che
voleva dirle. Ora però erano cambiate tante cose, era ancora
il caso
di dirglielo? A cosa sarebbe servito ormai? Soprattutto perchè
doveva
spiegarsi con una persona che aveva fatto di tutto per far sparire
completamente tracce di se' dalla sua vita? Nonostante ciò pensò
di provarci
lo stesso prima che la giornalista lasciasse la sua casa per sempre.
Doveva mettere in chiaro che lei non era mai stata plagiata da
nessuno e farle capire i reali motivi per cui il bene di Usagi e
Mamoru per loro guerriere Sailor veniva prima di tutto. -Mizuki, ti
posso parlare?
-Purchè
non a monosillabi...- rispose l'altra scocciata mentre ormai si
avviava verso la porta d'ingresso con la valigia.
-No...
Ecco, in realtà è una cosa molto più
difficile di quanto tu possa
pensare.
-Allora
non sei costretta a farlo.
Era
irritante, ma riuscì a mantenere la calma. -Vedi, io mi
rendo conto
di essere stata ingiusta con te. Me ne rendo conto perfettamente,
però... almeno per una questione, in un certo senso sono
stata
giustificata.
La
donna tuonò girandosi di scatto verso lei: -Cooome?? Tu hai
avuto
una buona ragione per fare quello che hai fatto?
-Sì,
ma solo per una cosa che avrei dovuto confessarti, ma che non ho mai
avuto il coraggio di rivelarti. Ancora una volta ho sbagliato nel non
fidarmi di te, è solo sul piano della fiducia che credo di
essere
giustificata nello sbaglio di non essere stata sincera fino in fondo.
-Tu
sei davvero una... - si dovette quasi mordere la lingua per non
rivolgerle il colorito epiteto che aveva in mente e fece un profondo
respiro prima di riprendere. -Allora, sentiamo il benedetto fardello
misterioso che sei stata costretta a portarti sulle spalle per tutto
questo tempo- le disse Mizuki rimandando l'intento di aprire la porta
per andarsene via per sempre.
-Hai
presente quelle guerriere vestite alla marinara che tanti anni fa
più
volte hanno salvato la gente da organizzazioni misteriose e di cui
più volte hanno parlato al telegiornale?
-Ebbene?-
disse l'altra senza dare a vedere il minimo segno di
curiosità di
sapere quale scusa si stava inventando la ex. Cosa c'entravano adesso
con lei delle ragazzine succinte di cui da anni si erano perse le
tracce?
-
Ebbene... Io sono Sailor Uranus e tutte le altre, Rei, Ami, Makoto,
Minako,
Usagi, Setsuna e anche Hotaru e Michiru, sono le altre guerriere
Sailor. Siamo la reincarnazione di persone che secoli e secoli indietro
abitarono gli altri pianeti e Usagi era la nostra regina, mentre
Mamoru, Milord, è la reincarnazione del re della Terra.
Tutt'ora, sempre, anche nelle battaglie, il loro bene per noi viene
prima di ogni altra cosa. E' per questo che noi vogliamo seguire le
loro decisioni, qualsiasi essere siano e loro vorrebbero diventare
i sovrani del mondo.- "Dio mio, l'ho spiegato in una maniera
tremenda" pensò Haruka
al suono delle ultime sue parole che facevano sembrare quella storia
la trama di un filmetto comico per bambini. "D'altronde non ero nemmeno
pronta a
parlarne con te".
Se
fosse successo
l'Ottobre precedente, dopo che si era preparata per lungo tempo a
dirle la verità per farla tornare indietro, avrebbe saputo
dirle tutto
con estrema calma e razionalità. Però, in quel
momento in cui
i sentimenti per Mizuki erano stati soppiantati da quelli che sapevano
animarle gli occhi blu di una vecchia conoscenza, voleva dirle chi
era veramente e basta. Spiegare quell'omissione che da sempre le era
pesata come un macigno sulle spalle.
-Ahahahahahah!!-
scoppiò in una fragorosa e sincera risata Mizuki -Bella
fantasia
Haruka, gran bella fantasia!- mentre si chinò a raccogliere
una
scarpa.
-Come
puoi non credermi? Io ci ho sofferto per anni per non essere riuscita
a dirti la verità e tu ridi?
-Ahahah,
no, ma io ti credo Haruka. Ahahahahah- non riuscì a frenare
le
risate- Ti ci vedo proprio a combattere con una gonna vertiginosa e i
tacchi alti!
-Lo-Lo
vedi perchè non te ne ho mai parlato prima? Come si
può parlare di
una cosa simile con una persona che non fa altro che ridere delle tue
confessioni?- le disse risentita la bionda mentre la guardava intenta
ad allacciarsi la seconda scarpa.
-Haruka,
hai perso il treno. Forse fino a sei mesi ci avrei anche creduto
perchè pensavo che tu fossi una persona sincera quanto io lo
sono
stata con te, ma ora mi sono scantata e non credo più alle
tue scuse
allucinanti. Non so se ti sei messa a spinellare roba pesante insieme
a Sailor Kaioh o se sei seria, ma dovresti vincere un premio Nobel
per la fantasia! Ahahah- concluse con qualche pacca nervosa sulla sua
spalla e non volendo più sentire una sola parola di quella
balla
sproporzionata che Haruka, in evidente stato di paranoia e manie di
grandezza, le stava rifilando, chiuse la porta dietro di sè
e se ne
andò senza pensarci due volte.
"Sono
davvero basita. Ma in fondo cosa mi aspettavo? Che credesse al volo
alle parole che le ho detto? Però poteva almeno ascoltare
quello che
volevo dirle. Come è diventata acida e insopportabile quella
donna!"
pensò indispettita dalla reazione imprevista di Mizuki. "Mizuki...
Chissà cosa sperava di ottenere con quest'improvvisata, al
di là
delle sue cose?"
Haruka si accorse
per la prima volta stupita di come in quei due mesi non le fosse
mancata così tanto come aveva sempre temuto. Ovviamente le
mancò il
non sentire la sua presenza e la sua allegria quotidiana. Michiru era
un carattere tanto serio, a tratti malinconico, così simile
al suo
che le mancava la perenne esuberanza di Mizuki. La giornalista era
l'esatto contrario di Michiru: non le nascondeva mai i suoi sentimenti
e quando non parlava le si leggeva in viso se era perchè era
preoccupata o triste per qualcosa. In fin dei conti, se tra tante
donne con cui uscì, lei scelse di approfondire la sua
conoscenza con
Mizuki era proprio perchè sentiva la necessità di
qualcuno che la
completasse. Pensava che l'errore che aveva fatto con Michiru era
stato l'essersi innamorata di una persona per molti versi troppo
simile a lei e che quella similitudine anche nell'incapacità
di
dirsi cosa provavano le aveva allontanate. Era certa che con Mizuki,
quasi totalmente incapace di nascondere le proprie emozioni e i propri
pensieri, sarebbe andato tutto bene perchè si completavano
nell'unica cosa in cui non si somigliavano. Eppure anche quella
storia non andò a buon termine e nonostante tutto lei non si
disperò
nemmeno più di tanto. Certo l'aveva amata, aveva provato
anche tanta
passione per lei ed era convinta che sarebbe stata la donna della sua
vita. In fondo chi aveva detto che amore eterno o passione
erano sinonimo di partner della vita? Gli amori impossibili
erano esistiti da sempre e si rispecchiavano in quelli sbagliati o
irragiungibili. Non
sempre chi ti rapisce il cuore resta accanto a te per sempre.
Così
si finisce con lo sposare persone di cui ci si innamora credendo che
siano i compagni per la vita, ma non è forse un amore di
ripiego
quando il tuo vero amore è un altro? Ecco, Mizuki, per
quanto non le
piacesse dirlo, era un ripiego al suo vero amore. Guardò
l'ora...
Erano quasi le sei. Il suo volo sarebbe partito due ore e mezza dopo.
Michiru, il
suo amore... Il volo successivo era alle otto del mattino dopo. Il
cuore o la testa? No, prima veniva il lavoro. La pagavano per fare il
team principal non per fare la latin lover o per riaggiustare la sua
famiglia.
Nell'incoerenza
più totale che la faceva da padrona in quel periodo della
sua vita,
prese l'auto e fece una chiamata sperando che tutto fosse
così
semplice e facile come in quelle commediole romantiche che per anni
si era dovuta sorbire al fianco di Mizuki o di Hotaru. "Che
sciocca!" si disse nel sorprendersi in quei pensieri carichi
di smancerie che non si addicevano affatto a lei.
Circa
mezz'ora più tardi fermò l'auto e vide che fuori
pioveva a dirotto,
ma era talmente euforica che come quasi non si accorse di quando
aveva iniziato, quasi non se ne preoccupò affatto nemmeno in
quel
momento. Chiamò Michiru e con voce pacata intraprese la sua
chiamata: -Ehi, ciao, sono io... Tutto bene, grazie. Tu? ... Bene, mi
fa piacere. Io sto per scendere dall'auto, ma volevo darti un saluto
veloce visto che in aereo non si può telefonare e appena
atterro là
corro dall'aereoporto all'hotel e da lì direttamente negli
uffici della scuderia.
Non avrò pace fino a quando non sarò di ritorno
lunedì sera, insomma. Per altro
piove a dirotto...! -le scappò una risatina forse in
apparenza un
po' insensata -Va bene, ora vado, sennò perdo il volo. Mi
faresti
però un favore? ... Adesso... Sì, adesso... Se
esci da casa tua,
c'è un regalo per te. Temo che con la pioggia, ora che sarai
arrivata, sarà già fradicio, ma alla fine
è il pensiero che conta,
no? ... Va bene, allora a presto.
Michiru
mise giù il telefono chiedendosi a cosa potesse mai
riferirsi
Haruka. Già l'aver ricevuto quella telefonata le aveva dato
una
felicità immensa, non se lo sarebbe mai aspettato da Haruka,
poi
quel regalo misterioso. Certo, non era grandiosa l'idea di metterlo
fuori casa sotto la pioggia. E' vero che si era messo a piovere a
dirotto solo da dieci minuti, però non era certo un gesto da
galateo. Va bene che voleva farle una sorpresa, ma poteva studiarla
meglio. Perchè non affidarlo al signor Iwano in portineria,
intanto
che lei si preparava per scendere? "Ammesso
che nessuno me
l'abbia fregato", pensò mentre si infilava le
scarpe. E chissà
quando gliel'aveva portato? Nonostante le sfuggisse la logica di
Haruka era però contenta. Con quella telefonata e
quella sorpresa aveva
riacquistato tutte le sue precedenti sicurezze. Vedeva come Haruka la
guardava, si era accorta di come si era lasciata andare nel tempo e
notava che con lei stava molto bene, senza contare i numerosi timidi
contatti che proprio la bionda, di tanto in tanto, cercava di sua
iniziativa. Però il timore di averla mal interpretata, o
peggio, di
averla interpretata a suo piacimento, era sempre in agguato.
Perciò
non si sbilanciò mai troppo nelle sue considerazioni
personali.
Scese con l'ascensore felice e curiosa. Attraversò l'ampio
atrio,
aprì il portone di casa con calma e non fece nemmeno in
tempo a
cercare la sorpresa che la vide subito di fronte a se'. Era davvero
completamente fradicia come aveva previsto Haruka, ma di certo fuori
da ogni sua aspettativa. Dopo Hotaru, il "regalo" più
bello in assoluto della sua vita. Chiuse il portone alle sue spalle e
con passi un poco incerti si avvicinò, ignara quasi
della
pioggia. -Haruka... Tu qui?- le domandò in preda allo
stupore e
all'incredulità.
-Sì.
A quanto pare- disse l'altra sorridente allargando le braccia, forse
per farsi più visibile.
-Ma
non dovevi essere in aereoporto?
-Sì,
dovevo, ma... Una visita inaspettata di Mizuki è stata la
mia
epifania e ho capito che tu sei ben più importante della
Formula Uno!
E poi il volo è fra due ore, non dovrei avere problemi a
prenderlo-
le sorrise felice. Michiru non parlò, troppo stupita e
intenta a
trattenere le lacrime per l'emozione. -Ma senti sei stai sotto la
pioggia ti bagni completamente anche tu e non è giusto, non
è
quello che avevo previsto... Ma d'altronde se avessi previsto questo
acquazzone avrei anche portato un ombrello- disse sorridendo poi.
-Haruka...-
la interruppe Michiru ignorando le sue parole piene di allegria e
avvicinandosi di più a lei. Avrebbe voluto dirle quanto non
le
interessasse affatto della pioggia, quanto era in preda all'emozione,
quanto non potesse credere che tutto quello fosse vero; avrebbe
voluto chiederle perchè di quel gesto, cosa intendesse dire,
ma non
riuscì a dire altro che il suo nome. Haruka si
avvicinò ancora di
più chiedendo quasi ciò che a Michiru venne
spontaneo fare:
afferrarla per la giacca, attirandola titubante verso se' e accorciando
ulteriormente le distanze. E quasi come se le avesse letto il
pensiero, come sembrava essere suo solito fare prima che si
lasciassero, Haruka le diede la risposta a tutte quelle domande che
il cervello non riusciva a trasformare da emozioni e pensieri a
parole. Uno sguardo intenso diede vita ai suoi occhi verdi:
-Nonostante le avversità del destino, nonostante
l'assurdità di
tutta questa vita senza poter godere l'una della presenza dell'altra
e nonostante il nostro orgoglio...- fece una pausa voluta, mentre si
avvicinò con il viso a Michiru: -...Sei tu la donna della
mia
vita... Chi ha dato vero senso alla mia vita, nonostante tutto questo
tempo, nonostante la distanza, nonostante la rabbia per averti
persa...- chiuse gli occhi -sei stata tu. - Michiru a quelle ultime
parole non seppe resistere e attirandola ancora di più a se'
la
baciò.
Il
cuore sussultò violentemente nel momento in cui le labbra
della violinista si appoggiarono sulla sua bocca.
Le
si spezzò quasi il fiato nell'intimo contatto della lingua
del team
principal che cercava la sua per suggellare così quel legame
che non
si era mai spezzato. Più forte dell'odio, più
forte del
risentimento, più forte della distanza non era stato
l'amore, ma
l'unione. Quel legame che, seppur sepolto nei loro cuori, non le
aveva mai lasciate veramente.
Nel
giro di breve quel bacio carico di tenerezza, divenne un bacio
impetuoso che lasciava libero sfogo alle emozioni da troppo tempo
tenute dentro e che non vedevano l'ora di potersi sprigionare.
-Beh... Vedo che li sai ancora dare i baci da un minuto! - disse poi
sorridendo radiante Haruka quando si staccarono. Lei si
limitò a
sorridere timida. -Morivo dalla voglia di dirti cosa provo e ancora
da più tempo di baciarti- le disse il team principal.
Michiru ebbe
un brivido, ma non sapeva fino a che punto fosse stato il freddo e
fino a che punto le parole di Haruka. -Sbaglio o hai la pelle d'oca?
Io per altro devo proprio partire. Ora che finalmente ti ho detto
tutto, posso andare.
-Ma
non vedi come sei messa? Non vorrai di certo bagnare la tua auto.
Abiti troppo lontano, io non ho vestiti qua adatti a te,
però se hai
dei cambi in una valigia....
-Sì,
certo che li ho. Dopo mi cambio.
-Beh,
ma non ti vorrai cambiare qui in strada...
-Vuoi
che salga in casa tua?- ora era Haruka ad essere più
timorosa.
-Sì,
tanto è quella di sempre. Ci sei già stata, non
è molto cambiata
da quando l'ho lasciata ai tempi del liceo...
-Va
bene- rispose Haruka ancora insicura e slacciando la violinista dal
suo abbraccio.
La
casa all'interno era davvero rimasta molto simile a come era ai tempi
delle medie, ampia e leggera, di matrice forse divenuta un po' troppo
minimalista nel tempo, ma di ottimo gusto. Michiru le indicò
la stanza degli
ospiti, mentre lei si diresse in camera sua. Fu inevitabile per
entrambe pensare che, in due stanze diverse, si stavano cambiando tutte
e due, mentre un forte desiderio si scaturì dalla bocca
dello
stomaco a tutto il resto del corpo. "Calma Michiru. Non sei
più una ragazzina e poi lei deve andare in Austria",
pensò
Michiru asciugandosi i capelli con il phon e cacciando una qualsiasi
idea per entrare nella camera degli ospiti e convincere l'ex pilota a
restare.
Nello
stesso istante Haruka, con i capelli già asciutti, si stava
infilando un paio di jeans, mentre si stava rimproverando per certe
fantasie che le stavano passando in testa sul pretesto da trovare per
entrare in camera di Michiru e finire a far l'amore con lei. "Devo
smetterla con queste fantasie, tanto non
potrò metterle in atto
o non arriverò mai in tempo per prendere l'aereo".
Quando
anche
Michiru uscì dalla sua stanza, si sorrisero
apprezzandosi vicendevolemente, ma tacendo i pensieri che le
avevano tormentate fino a quel momento, ignare così di
volere tutte e
due la stessa cosa più di qualsiasi altra.
-Allora
vai?- le chiese Michiru appena entrata in soggiorno.
-Sì,
ma tanto sto via solo quattro giorni.
-Ok,
mi raccomando, vai piano che piove.
-Tranquilla,
parto subito, confido in un piccolo ritardo del volo e non ho bisogno
di correre-. Si scambiarono un altro bacio, stavolta più
tenero e
rimasero abbracciate per qualche minuto. Poi a malincuore Haruka
dovette partire.
- - - - - - - - - - - - -
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-
*Another 8: bar di
Tokyo molto tranquillo e apprezzato, famoso per ospitare solo otto
tavolini.
**
Bar High five:
un altro bar famoso, situato nel lussuoso quartiere di Ginza, che offre
cocktail creati sul momento dai camerieri in base ai gusti del cliente
e serviti in sontuosi calici.
***
Nota
spam:
una
sorta di cammeo che fa riferimento alla fanfction "Un'amara
verità", un'altra storiella (in ordine cronologico
pubblicata dopo questa) di pretese, se possibile, ancora minori di
quelle che hanno accompagnato la scrittura di questa storia.
|
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Capitolo 19 *** Capitolo 18 ***
Buona sera a tutti, ci
avviamo verso la conclusione di questa long fiction e io mi scuso per
l'assenza. Sono andata via per Capodanno e due giorni dopo il mio
rientro mi sono ammalata :-(. Il capitoletto che segue non è
mai stato tra i miei preferiti (non so se faccio bene a dirlo), ma
è stato scritto su "commissione" da parte di una lettrice
molto romantica. Non so quanto decente sia riuscito, ma ho provato a
fare del mio meglio e vi chiedo perdono per tutti gli eventuali errori,
ma poichè ancora non sto bene penso che potrebbero esserci
più sviste del solito e di ciò vi chiedo scusa.
Non ho altro da dire in merito se non che quando ho scoperto una
determinata cosa non ho saputo resistere dal fare un omaggio velato
alla mia cantante preferita! XD
L'immagine che ho scelto
non è tra le più azzeccate, ma è
comunque carina ^_^ . Non so di preciso chi ha realizzato il disegno,
ma i colori sono stati aggiunti da una persona abbastanza nota nel
mondo delle fanart (e non solo) di Sailor Uranus e Sailor Neptuno,
Harukita Tenoh.
Infine ringrazio le
persone che stanno leggendo la storia, i lettori che la recensiscono e
gli utenti che l'hanno inserita tra le preferite, le seguite o le
ricordate.
18.
Appena
rientrata dall'Austria, Haruka non perse tempo e invitò
Michiru a
cena per il giorno dopo.
Andò
a prendere la violinista sotto casa sua alle sette e mezza. -Ciao-
le disse il team principal con tono caldo ed un sorriso sereno, prima di stringerla in
un abbraccio e baciarla.
-Ciao,
Haruka- le disse Michiru una volta che si staccarono. Si sorrisero e
capendo immediatamente cosa voleva dire quel sorriso si abbracciarono
nuovamente, più forte di prima.
-Ti
devo portare in un posto!- disse poi Haruka, riprendendosi da quel
momento. Era raggiante e felice come un bimbo in avanscoperta del
mondo circostante.
-Dove?
-Prima
ti ci porto e poi capirai- vedendo lo sguardo di Michiru
insoddisfatto dalla sua risposta, Haruka la prese per mano e le
disse: -Ti porto dove possiamo ripartire da capo.
Michiru
si fece portare all'auto riflettendo su tutte le cose, anche le
più
minime che si erano perse. Quante passeggiate sotto braccio che si
era persa, quanti sorrisi aveva regalato a persone che non erano
Haruka, quante cose che non avevano condiviso. Haruka la fece salire
sulla sua macchina con un moto di fierezza. -Che bella macchina!-
commentò Michiru.
-Scometto
che Elza ti ha viziata meno in fatto di automobili- nelle sue parole
non c'era il solito astio o tono canzonatorio nei confronti
dell'eterna rivale.
-No.
Lei ama le macchine confortevoli e spaziose.
-Come
il fuoristrada che si è portata alla cena dell'ultima volta?
-Già!
-Questa
è una Lamborghini!
-Ah,
questo lo vedo! E so anche che è una Huracàn,
accelerazione da zero
a cento chilometri tra tre secondi, tre secondi e mezzo.
-Lamborghini
LP 610-4; accelerazione da 2,9 a 3,6 secondi. Brava!- rispose stupita
l'ex pilota.
-Quando
c'era un programma di auto sportive mi venivi sempre in mente tu e
non riuscivo più a cambiare canale!
-"Non
tutti i mali vengono per nuocere". E' proprio vero, guarda come
sei diventata esperta di auto da corsa!!
Michiru
rise e salirono in macchina. Aveva più volte sognato di
essere in
una delle bellissime macchine sportive di Haruka come ai vecchi tempi
ed ora stentava a credere che quello non fosse uno dei suoi sogni, ma
la realtà. Quanto tempo! Haruka le poggiò la mano
sulla sua. "Che
abbia indovinato i miei pensieri?". Poco dopo
ingranò la
marcia -Come mai non hai una Ferrari?
-Ce
l'ho, ma non la uso molto. Sai com'è, sarebbe un po' come
fare
pubblicità alla squadra avversaria.
Michiru
annuì riflettendo sul fatto che doveva essere un peccato per
Haruka
aver sempre gareggiato per la Ferrari e poi esser stata chiamata a
fare il team principal per una delle sue due scuderie concorrenti
più
temibili. Chissà se un po' le pesava ancora quella cosa? E
poi, era
stata chiamata dalla Red Bull o si era proposta lei? Forse si era
proposta alla Ferrari, ma la sua domanda era stata respinta
perchè
avevano già un team principal. "Quante cose che
ancora non
so..." riflettè con tristezza.
-Che
cosa c'è?- le chiese la bionda preoccupata vedendola
leggermente più
cupa.
Michiru,
richiamata alla realtà, la guardò in un primo
momento perplessa,
poi sorrise e le disse :-Stavo riflettendo che il color perla
è un
colore insolito per una Lamborghini, ma molto bello ed elegante.
-Grazie!-
rispose quella con un largo sorriso senza indagare oltre.
-Questa
macchina ha solo il cambio automatico, vero?- Proseguì a
parlare
Michiru che non voleva rovinare quella serata con la sua tristezza su
cose passate.
-Già!
E' una gran pacchia!
-Non
ho dubbi. Sulla prossima macchina voglio mettere anche io il cambio
automatico!
-Ti
conviene, ma non dovresti nemmeno dimenticare come si usa quello
manuale! Io una volta ho quasi rischiato di far fuori l'auto di
Mizuki!!-
-Oh,
mamma, sul serio?
-Sì,
davvero. A forza di usare questa... Ah, ma sai che sei seduta su una
macchina che ha percorso il circuito di Nürburgring,
in Germania, in soli sei minuti e cinquantatre secondi? E' l'auto di
serie più veloce in assoluto.
-Che
onore!- rispose l'altra sinceramente sorpresa dalla velocità
dell'auto. Da lì a poco il discorso avrebbe preso la stessa
piega
allegra che prendevano tutti i discorsi di Hotaru. Michiru continuava
a dare corda ad Haruka che era veramente più che entusiasta
di
parlare di macchine e corse. Dopo quasi mezz'ora si fermarono in uno
spiazzo adibito a parcheggio a qualche metro di altezza dal mare.
-Siamo arrivate! No, aspetta a scendere tu!- Haruka scese e
andò ad
aprirle la portiera, si diressero verso lo scogliera. C'era un bel
mare calmo ed un venticello accarezzava i loro visi; poco distante da
loro erano stati ricavati dei gradini che portavano verso la spiaggia
e su un ristorantino che sembrava lontano dal resto del mondo; la
sabbia pareva quasi dorata sotto la luce di quella luna piena, bianca
e pallida. Haruka prese Michiru per mano e la baciò. Si
guardarono
negli occhi, poi le disse: -Guarda com'è bella questa luna!
-E'
davvero stupenda- disse l'altra affascinata dallo scenario che le si
offriva davanti agli occhi. "Come vorrei una tela qui!"
-E'
da qui che ripartiremo noi due. Da lì- disse indicando con
la mano
la luna- tutto è inizato e continuerà da questa
nuova vita che ci
attende insieme ad Usagi. Non potremo mai dimenticare quello che
è
successo in questi anni, quanto male ci siamo fatte reciprocamente e
verso noi stesse nella nostra incapacità di chiarirci prima,
però
potremo recuperare quella giovinezza che non abbiamo passato insieme.
Partire da dove ci siamo perse, più forti di prima per
restare
insieme più di prima.- Michiru era commossa da quelle
parole, si
abbracciorono di nuovo.
Haruka
portò la sua mano alla bocca e baciò con
leggerezza il polso, poi
baciò la sua bocca. -Ora andiamo- la invitò con
voce allegra. Si
sentiva una bambina, incapace di controllare tutta la frenesia che le
dava l'essere tornata con Michiru. Il mondo le pareva essere tornato
perfetto, proprio come i bambini i cui unici problemi sono con chi e
a cosa giocare.
-Dove
andiamo?
-In
quel ristorantino sulla spiaggia. Non è un locale famoso, ma
si sta
bene. Inoltre, possiamo mangiare nella veranda sulla spiaggia insieme
a quelle coppiette, al lume di candela- Michiru stentava a credere
che quella fosse l'Haruka di sempre. Non che non le piacesse
così
romantica, ma non lo era mai stata: né prima che la
lasciasse, né
in tutti quei mesi in cui si frequentarono. Era diventata sempre
più
carina e gentile, ma romantica no. Era convinta che nemmeno
appartenesse alla sua natura il romanticismo. "Che un nuovo
mostro nemico sia approppriato di lei??" si
domandò
divertita. Sorrise, ma non disse nulla ad Haruka che altrimenti si
sarebbe sentita in imbarazzo e avrebbe recuperato subito il suo
carattere di sempre.
-Vogliamo
entrare? Fuori fa abbastanza freddo.
-Ma
certo!- Haruka entrò per seconda per tenerle aperta la
porta. Quando
presero posto al tavolo, si prestò a prenderle la giacca e
metterla
sull'appendi abiti vicino a lei. Una cameriera, diversa da quella che
aveva indicato loro il tavolo, arrivò subito elencando i
piatti del
ristorante. Quando finirono di ordinare quello che volevano, Michiru
guardò Haruka, studiò Haruka per meglio dire. Il
team principal
sorrise alla ragazza, ma non pareva ci fossero secondi intenti in
quel sorriso. Forse anche perchè la ragazza sembrava non
aver subito
molto il suo fascino. Glielo fece presente e aggiunse: -Stai perdendo
colpi,eh?
-Ehh,
è l'età che avanza! Che vuoi, le ragazze giovani
non guardano le
persone della mia età.
-Eh
sì che sei ancora una bella donna e non dimostri affatto
tuoi anni!
Haruka
la guardò sorridendo, ma non aggiunse altro, sebbene avrebbe
voluto
dire che forse la ragazza non si era sentita abbastanza interessante
vedendo la bellezza di donna con cui era seduta a quel tavolo. Per
primi venti minuti parlarono del più e del meno,
raccontandosi altre
vicende varie accadute in passato in America piuttosto che in qualche
altra parte del mondo e raccontando aneddoti divertenti delle loro
uscite con le altre guerriere Sailor. Poi, finito il primo, per un
po' rimasero entrambe assorte nei propri pensieri, finchè
Haruka si
decise a spezzare quel silenzio che si prolungava da troppo tempo
ormai. -Non hai nulla da chiedermi su quel discorso che ti dovevo
fare?
Michiru
guardò gentilmente il cameriere che portò loro i
secondi
ringraziandolo, poi rispose: -Tu odi chi ti incalza a parlare di
te... Aspettavo che fossi tu a parlare per prima.- Notò che
la
risposta piacque ad Haruka il che la rincuorò visto che le
aveva
detto solo la verità.
Anche
Haruka aspettò a rispondere stupendosi della
velocità del servizio. Riprese poco dopo da dove aveva
lasciato il discorso:
-Bene.
Perdona la "rudezza" con cui ti parlo, ma non so come dirlo
in altro modo...- Michiru era a tutt'orecchi - Io appartengo a quella
categoria di persone che non dimentica e non perdona. Però
posso
sempre ripartire da capo e più cautamente, molto
più cautamente,
posso sempre riprendere a fidarmi della persona che mi ha in qualche
modo ferita...
Michiru
tirò un sospiro di sollievo. Aveva capito perfettamente
quello che
l'altra voleva dirle: a lungo andare tutto sarebbe tornato a posto.
Non sapeva dopo quanto tempo, magari un anno o forse un po' di
più,
ma l'importante era che Haruka aveva davvero intenzione di far
tornare tutto come era prima. -Va bene, perfetto. Ora so che posso
sperare in qualcosa di più in futuro...- le rispose
riferendosi ad
una futura definizione del loro nuovo rapporto
-Non
hai bisogno di attendere tanto- la rincuorò lei senza
indugio.
Iniziò
a scorrere in lei tanta speranza da farle inumidire gli occhi.
Posò
le bacchette sul poggiabacchette e guardò attentamente
Haruka per
capire se la stesse prendendo in giro, ma vide che l'altra stava solo
aspettando la sua domanda. Esitò un momento, poi si fece
coraggio e
con voce insicura: -Cosa intendi dire?
-Tutto
questo tempo mi è servito- iniziò Haruka- per
capire come stanno le
cose tra noi. Certo, non è stato facile riprendere a vedersi
dopo
tutto il casino che hai combinato, vedendo quanto ci abbia messo poi
del mio per allontanarci tanti anni, ma almeno abbiamo avuto il
coraggio di ammettere le nostre colpe. Tra una cosa e l'altra sono
passati tre mesi da quando abbiamo ripreso a sentirci e vederci
regolarmente e ringraziamo che Hotaru è tanto presa
dall'arrivo del
bambino da sospettare ancora senza capire nulla.- le due sorrisero a
quella constatazione della realtà -Non è stato
per nulla facile, ma
alla fine ho capito che è stato inutile condannare alla damnatio
memoriae tutto quello che c'è stato tra noi prima
e il
sentimento mai assopito che ho sempre provato nei tuoi confronti. Un
sentimento che in questi mesi, ora lo posso dire senza indugio,
è
tornato ad essere amore. Perciò dimmi che non ti ho fatto
troppo
attendere e che non sono la sola a vedere sotto quest'ottica il
nostro rapporto... e dimmi che vuoi tornare ad essere la mia
fidanzata.
Il
classico tuffo nel cuore che non provava da chissà quanti
anni,
Michiru lo sentì nel preciso istante in cui Haruka le chiese
di
tornare insieme. Sentì una gioia immensa sprigionarsi con la
stessa
intensità di un mare in tempesta. Una gioia seguita dalle
lacrime
che non riuscì a trattenere del tutto.
-Ehi,
che fai? Perchè piangi? Dovevi dirlo che ci avevi ripensato!
- disse
scherzando accarezzandole il viso.
-No,
scema! Al contrario, sono molto felice, non hai idea quanto!!-
Michiru appoggiò la mano su quella di Haruka, socchiuse gli
occhi
provando cosa voleva dire avere un vero contatto con Haruka. Dopo di
che sorrise e diede un bacio su quella mano un tempo tanto familiare
prima di allontanarla dal suo viso per asciugarsi le lacrime.
-Su,
cucciola...- il tono di Haruka si era fatto d'un tratto dolce e
amorevole. Le si sedette accanto e l'abbracciò. Michiru
premette il
viso contro di lei per non farsi vedere con quelle lacrime dispettose
che non ne volevano sapere di essere ricacciate indietro: l'emozione
era troppa. Da troppo tempo aveva atteso quel momento, tanto che
nemmeno più ricordava quanto fosse sicuro, protettivo e
carico
d'amore l'abbraccio di Haruka. Rimase ad annusare il buon profumo
maschile di Haruka e a farsi accarezzare il viso per un po' di tempo;
non sapeva quanto, questione di minuti o forse anche un minuto
soltanto però sapeva che rimase ad assaporare
quell'abbraccio anche
quando ormai era riuscita a trattenere le lacrime. Fu Haruka ad un
certo punto a sollevarle il viso con la mano costringendola
così a
guardarla in viso. Era leggermente rossa in viso e aveva gli occhi
lucidi pure lei. La guardò intensamente negli occhi, mentre
con le
dita della mano passava leggermente i lineamenti del suo volto. Anche
a lei pareva non fosse vero. Michiru si lasciava accarezzare dalle
sue dita, con occhi sognanti. Era proprio così che la
ricordava
dolce e pura, angelica come in quel momento. Ora tutto le sembrava
vero. Ma aveva importanza ora ricordare il passato? L'avevano
già
approfondito abbastanza quell'argomento. Perciò no, non
aveva
importanza, non ora che ricordi del passato si stavano trasformando
nel suo concreto presente. Così la strinse più
forte a se' e la
baciò. A Michiru non sembrava nemmeno vero. La sua vita che
sembrava
perfetta fino a ventisei anni, iniziò a prendere una brutta
piega e
nei due anni sucessivi non seppe reggere la difficile situazione che
si era andata a creare e aveva finito per commettere un grande errore
che aveva dovuto pagare con una vita che era tutto l'opposto di
ciò
che fu prima di allora. Una vita che non andava come avrebbe voluto,
come aveva sempre immaginato: insicurezze personali ed
instabilità
sentimentali varie. Tutto andava male e a rotoli; per la carriera
aveva perso il contatto quotidiano con la sua amata figlia; per
fragilità sentimentali si era cacciata in storie sempre
più
instabili e poco durature; per inerzia aveva abbandonato il Giappone
che inizialmente aveva lasciato con l'idea di ritornarvi dopo tre
anni. L'unico rimedio che pareva finalmente aver posto a quella vita
così sbagliata era Elza. Aveva sempre provato grande
interesse per
lei, anche se avevano perso i contatti per ventidue anni. Era un buon
rimedio a quella vita catastrofica di cui lei stessa era stata
l'artefice. Ma nulla di ciò che provava per lei aveva a che
fare con
ciò che aveva provato per Haruka e che negli ultimi tre mesi
aveva
scoperto di sentire ancora. Finalmente il suo sogno si era avverato e
nel migliore dei modi per altro. Con una sorpresa dietro l'altra nel
giro di due incontri Haruka le aveva dichiarato il suo amore (aveva
finalmente potuto baciarla), avevano camminato sotto braccio come una
vera coppia ed ora le aveva chiesto di ufficializzare la loro
relazione.
Finalmente
ora la sua vita era tornata ad essere perfetta; finalmente ora Haruka
era di nuovo sua! Ciò nonostante quel bacio la
imbarazzò, non era
sua abitudine baciare qualcuno in pubblico. Anche Haruka che non si
era quasi mai lasciata in certi atteggiamenti in pubblico
arrossì.
-Che bel semaforo rosso che sei Haruka! -. Stavolta fu la bionda a
sorridere e a rispondere con tono imbarazzato: -Io sono una persona
riservata...
Al
termine della cena Michiru insistette per offrire lei, nonostante
fosse stata Haruka ad invitarla.
Restarono
insieme per tutta la serata e come sempre quando uscivano la sera,
tornarono a casa molto tardi.
Haruka
non se ne andò però senza farle un'ultima piccola
sorpresa. -Va
bene, ora vado, mia donna bellissima.
Michiru
abbassò timida lo sguardo. Haruka sorrise. -Fra dieci giorni
arriva
la tua simpaticissima Elza. Michiru, per favore, lasciala appena puoi
o altrimenti non potremmo considerarci veramente una coppia- disse
riferendosi ad Elza con tono serio pur sorridendo -Buona notte.
-Haruka...
- la bloccò l'altra prima che si allontanasse - Mi hai
chiamata per
nome! E'... è la prima volta che lo fai!- era senz'altro
stupita.
-Sì...
A me piace troppo come pronunci il mio, quindi ora come ora non vedo
perchè non dovrei ricambiare la cortesia- sfoggiò
un bel sorriso
che mostrò i suoi denti bianchi e regolari. -E poi basta con
questa
infantile condanna alla memoria che comprende pure il tuo nome!
Rientrò
nel suo appartamento che era l'una.
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Capitolo 20 *** Capitolo 19 ***
Ciao
a tutti, l'inizio di questo capitolo è stato completamente
rivisitato rispetto a quello della prima versione. Nella prima
stesura Elza era stata relegata e liquidata occupando poco spazio e
avevo unito questo capitolo a quello successivo per non rendere il
diciannovesimo capitolo troppo breve e pure noioso. Poiché
però in
questa nuova versione la figura di Elza è stata analizzata
meglio, e
per fare ciò ho dovuto aggiungere una buona fetta del
capitolo che
niente ha a che fare con la vecchia versione, ho pubblicato
rispettando l'idea originale di tenere questo e il prossimo come
capitoli separati. L'avviso serve solo perchè la volta
scorsa ho
affermato di essere in dirittura d'arrivo, ma non avevo considerato
un paio di capitoli in più che allungheranno ulteriormente
questa
nuova versione rispetto a quanto immaginavo.
L'immagine...
ha bisogno di essere commentata? Secondo me no. E' bellissima
così
come è (e non vi dico che fatica rintracciarla dopo averla
trovata per caso e persa accidentalmente!!).
Vi
lascio alla lettura ringraziando però prima tutti voi che
state
leggendo questa (very) long fiction ( XD ) e le persone che
recensiscono. Non meno importanti sono coloro che hanno inserito la
storia nella lista delle preferite, delle seguite o delle ricordate.
19.
Mancava
una settimana al ritorno di Elza. Per rendere ufficiale il loro nuovo
fidanzamento Haruka e Michiru aspettavano solo il ritorno dell'atleta
affinchè la violinista chiudesse la sua storia con lei.
Michiru
infatti ci teneva a parlare di persona con Elza, non era una
questione da affrontare alla leggera e aveva già sperimentato
cosa
volesse dire lasciare una persona a cui teneva ancora al telefono.
Anche se all'epoca lasciò Haruka al telefono in preda ad una
crisi
di nervi dovuta a diversi fattori e culminata con il bacio che il
pilota aveva dato ad una sua fan, era stato abbastanza vigliacco
lasciarla senza guardarla in faccia. Non voleva ripetere la stessa
cosa con Elza. Non lo meritava proprio.
Quando
Haruka invitò Michiru a casa sua per il giorno dopo le
chiese di
posticipare i suoi esercizi mattutini perchè ci teneva a
risentirla
suonare il violino dopo tanto tempo. Michiru sorrise alla sua
richiesta e acconsentì. Il giorno dopo quando
andò a casa di Haruka
le portò alcuni fogli di spartito chiedendole
così di accompagnarla
con il piano forte a coda che teneva in soggiorno. Dopo aver concluso
il tutto con la loro melodia preferita, quella di Schlinder's List,
si complimentarono a vicenda. Forse per Michiru era scontato un
applauso dal momento che suonare il violino era la sua professione,
ma i complimenti di Haruka furono i più graditi degli ultimi
tempi.
A volte le faceva ancora strano sentire Haruka farle degli
apprezzamenti
sul suo aspetto fisico o su qualcosa che aveva detto o fatto. Si erano
da
poco sedute sul divano quando il cellulare di Michiru iniziò
a
suonare. Mentre la donna dai capelli verde acqua si allontanava
spostandosi in cucina con il cellulare, Haruka la sentì
dire: -Sì,
sono a casa mia che sto leggendo il giornale...- Mancava poco e
presto tutte quelle messinscene sarebbero finite, pensò la
bionda.
Poco dopo Michiru ritornò, appoggiò il cellulare
sul tavolino di
fronte al divano e si risiedette confidenzialmente vicino ad Haruka.
-Come lo diremo ad Hotaru?- domandò Haruka con la sua voce
bassa.
-Potremmo
farle una sorpresa.- propose Michiru con la testa appoggiata sulla
spalla della bionda.
-Si vede
che tu sei un'amante delle sorprese.
-Già...
Poi sai, c'è qualcuno che ultimamente mi ha viziata in fatto
di
sorprese.- ridacchiò suscitandò anche
l'ilarità di Haruka che fece
seguire le loro risate da un bacio. Quando finirono Haruka
allargò
un braccio per far spazio a Michiru che si accoccolò
serenamente al
suo fianco, appoggiando la testa alla sua spalla. La mano di Haruka
appoggiata sulla sua spalla e il pollice ad accarezzarla. -Lascio a
te l'arduo compito- riprese poi l'ex pilota. Rimasero un po' in
silenzio, poi la mente di Haruka andò a ripescare le
immagini della
casa spoglia della violinista e le disse: -Stavo pensando al tuo appartamento.
-Mmm-
mmm...- fece cenno Michiru di aver capito l'incipit del suo discorso.
-Si
vede, sai, che per te è un semplice punto d'appoggio: non
è un
ambiente caldo come le case normalmente abitate. Sappi che io non
rinuncerò mai a casa mia per trasferirmi lì-
concluse ridendo.
-Ahahah,
a parte che se scegliessimo casa mia la potremmo arredare come si
deve... Però non capirò mai perchè non
ti sia mai piaciuta!
-Ma non
è vero che non mi piace, sono stata così tante
volte lì quando
andavamo ancora alle medie! E' solo che poi abbiamo avuto case
più
belle: quella all'ultimo piano vicino al campus del liceo con la
piscina coperta sul tetto, la villa che abbiamo preso con Setsuna,
per non parlare della casa in montagna della tua famiglia e la villa
che avevo preso vicino al mare e che è ancora tua.
Michiru
sorrise pensando a quella villa. Era stato il regalo di Haruka per
lei e la famiglia, presa dopo un anno di stipendi da capogiro come
pilota
di Formula 1. Avendo intestato la casa a lei, anche dopo essersi
lasciate la casa le apparteneva, sebbene lei l'avesse ceduta
volentieri ad Hotaru. La figlia amava la velocità quasi come
ad
Haruka, così come amava il mare quanto lei. Le era sembrato
giusto
lasciare carta bianca della villa alla ragazza visto che lei, se non
era in America, era in giro per il mondo, mentre Hotaru viveva in
Giappone in pianta stabile. -La casa l'ho ceduta ad Hotaru.
-Lo so.
Ogni tanto ci torniamo ancora insieme, ma sulla carta resta tua.
-Ottimo,
vorrà dire che nei fatti tornerà della famiglia-
facendo un largo
sorriso.
-Ci
manca solo Set...
-Ma dai,
vuoi farmi credere che non ci è più tornata con
voi o la sua
famiglia?
-Ehi,
loro sono l'altra
famiglia!- la corresse imitando il modo di parlare di Setsuna e
ridendo seguita da Michiru. L'astrologa non perdeva mai occasione per
vantarsi con tutti, il marito e i figli compresi, di avere ben due
famiglie, quindi era impossibile scordarsi che lei faceva parte anche
della loro famiglia! -Adesso è un po' complicato riunire
tutti in
quella casa. E' grande, ma non abbastanza per accogliere due intere
famiglie. Fra poco tre...- si corresse pensando che ormai ad Hotaru
mancava solo che le venisse assegnato un bambino per diventare madre.
-In
qualche modo faremo- ridacchiò ancora, composta come sempre,
Michiru. -Comunque sai, Haruka, non capisco perchè ti
lamenti del
mio appartamento se con delle case così belle poi ti sei
trasferita
in appartamento pure tu.
-Cosa
dovevo fare? Restare sola in quella villa che avevamo preso per
starci in quattro? Quando anche Hotaru ha deciso di sposarsi mi
sembrava troppo grande per starci da sola, mentre mi pareva un
bel gesto donarla alla mia peste che ci è cresciuta
lì. E comunque
la mia casa è su due piani ed è più
accogliente della tua.
-Eheheh,
tu sei sempre stata così affettuosa con Hotaru, non avrebbe
potuto
desiderare padre migliore.
-Michiru
io non sono il padre.
-No, hai
ragione: sei il mammo!- rise Michiru. Dopo un primo istante di
stupore notando che Michiru aveva ripreso la stessa definizione che
si era data lei la prima volta che si videro dopo la riunione delle
Sailor, anche Haruka rise. -Ma come siamo spiritose!- e così
dicendo
la toccò sui fianchi ricordando quanto Michiru soffrisse il
solletico in quel punto. Non era affatto cambiata come dimostrava il
modo in cui, ridendo di gusto, cercava di allontanare le mani da
sé.
Ad un certo punto Haruka decise di darle tregua e la guardò
mentre
cercava di controllare le risate che ancora si facevano sentire. -Non
credevo che l'avrei più detto, ma sto davvero bene con te.
-Anche
io- rispose Michiru, il sorriso a stirarle le labbra
all'insù, la
voce ancora tremante e le lacrime agli occhi per le risate.
-Grazie.
-Per che
cosa?
-Per non
avermi mai dato tregua. Né quando dovevi convincermi di
accettare di
essere una Sailor, né stavolta.
-Anche
quando dovevi accettare di essere una Sailor? Ma se per te è
sempre stata una
nota dolente.
-E'
vero, ma è stato grazie alla nostra missione in comune che
abbiamo
capito quanto eravamo fatte per stare insieme.
-Sai che
sei molto dolce in questo periodo?
-Troppo
vero?
-A me
piaci anche così.
-Io
invece mi preferisco così...- e la baciò con
trasporto. Michiru le
circondò il collo con le braccia e i sensi olfattivi di
Haruka
furono pervasi dal profumo leggero della violinista. Un tuffo della sua
mente nel passato che le riportò alla mente i ricordi di
notti
bollenti passate sveglie, e Haruka presa dall'eccitazione e dalla
voglia di rivivere quelle esperienze la spinse giù per
farla coricare senza incontrare opposizioni da parte di Michiru. Fu così che le due
si lasciarono vincere dalle richieste dei loro corpi. Michiru ripercorse con l'indice le
linee della bocca di Haruka: perfetta anche in quel dettaglio, con le
sue labbra ad una giusta via di mezzo tra il sottile e il carnoso.
Allontanò il dito da lei per prendere il volto tra le mani e
si
scambiarono un liberato bacio di passione. Poi Haruka baciandola con
trasporto le toccò un seno. Estasiate da quel tocco,
desiderato
segretamente da anni, ansimarono insieme. Quando si staccò
dalla sua
bocca Haruka la guardò un attimo negli occhi prima di
iniziare a
baciarle il collo, godendo di ogni profondo sospiro emesso da
Michiru. Assaporando ogni singolo contatto fra i loro corpi,
gratificata anche dalle mani di Michiru sulla sua testa che
scompigliandole i capelli le facevano capire il potente effetto che i
suoi baci stavano avendo su di lei. Tornando poi sulle sue labbra il
team principal iniziò ad accarezzarle i fianchi. Con e senza vestiti, non avrebbe trascurato
un solo centimetro di quella donna meravigliosa che si trovava sotto
di lei, impegnata a sbottonarle la camicia bianca. Ma per Michiru fu
un attimo: il ricordo di Helena sul divano che le sbottonava la
camicia e lei, che pur comprendendo a cosa avrebbe potuto portare
lasciarle terminare quell'azione, ignorò deliberatamente la
sua
coscienza. Quante volte aveva pensato che di tempo per ritrarsi ad
Helena e interrompere quello che stavano facendo ce n'era stato!
Tutte le poche volte che sopra le gonne indossava quella camicietta con il
colletto ricamato e la
slacciava la sera le erano sempre tornate a mente le mani di Helena
che profanavano, con il suo consenso, l'amore che l'aveva legata da
sempre al pilota. Se Haruka non meritava un simile trattamento, ancor
meno se lo meritava Elza che in tre mesi di distanza, ne era certa,
non aveva nemmeno guardato altre donne. Perciò Michiru si
bloccò e
fermò pure le mani di Haruka.
La bionda
rimase perplessa da un tale cambiamento di atteggiamento. Non era
quello che voleva anche Michiru?
- Non
così in fretta.
-Ma se
eri convinta...
-Non è
questo- la interruppe l'altra -E' solo che...
-Cosa?
-Ci
siamo rimesse insieme solo da una settimana, nessuno sa di noi due,
nemmeno Elza.
-Non mi
sembra che queste ragioni quando stavi con me ti abbiano creato
problemi quando eri in America.- fu la veloce risposta leggermente
irritata dell'altra.
-Ti
prego non ritiriamo fuori quella storia. Non è stato bello
ed è
proprio perchè vorrei evitare gli stessi sensi di colpa.
-Con
l'americana sì e con me no?- ribattè in preda
alla rabbia.
-Haruka
non ho alcuna intenzione di stare con te per farmi rinfacciare a vita
quella storia!- alzò la voce Michiru arrabbiata a sua volta
e spingendola via
con un braccio per tornare seduta.
Haruka
serrò la mascella a quelle parole per evitare di dar sfogo
alla
rabbia con parole taglienti, e in seguito a quel breve diverbio
presero fisicamente distanza l'una dall'altra, come se fossero
tornate barricate nuovamente nelle proprie vecchie trincee. Un paio
di minuti dopo però Haruka, senza guardarla, si
sforzò di mormorare
un: -Scusa non volevo...
-No,
scusami tu, io
non
volevo...- rispose la violinista senza guardarla a sua volta.
Poco
dopo Haruka si girò dalla sua parte e riprese: -In
realtà io
vorrei, ma ti aspetterò come tu hai aspettato me. E' sempre
stato
così tra noi, no? Io scappo, tu mi insegui e poi io aspetto
che tu
sia pronta. E' stata la nostra formula vincente per anni. D'altronde
alla fine credo che quando eravamo
ragazzine mi
piacessi anche per quello: perchè non ti sei lasciata
convincere
troppo facilmente- fece un piccolo sforzo per sorridere e
il
risultato fu il sorriso innocente di un bambino.
Come poteva Michiru
tenerle il broncio? -Andiamo con calma...- le sussurò.
-Lo sai
quanto la calma può essere stressante per una persona super
attiva
come me che della velocità ne ha fatto la sua professione di
vita?
-Ok,
adesso basta lamentarti.- le disse con il tono dolce che usano le
madri con i bambini.
-Cosa
vorresti dire, che...
-Shhhh-
la interruppe Michiru sorridente appoggiando l'indice sulla sua
bocca. Un gentile ordine a cui la compagna, da sempre, non aveva mai
saputo ribellarsi. -Haruka, tu mi vai bene in tutti i modi. Mi vai
bene così perchè sei tu.
Haruka
sorrise a quelle parole. Era tutto quello che voleva sentire per far
tornare pace nel suo cuore, così si lasciò
scivolare leggermente in
avanti per poter appoggiare la testa alla sua spalla, ricevendo poco
dopo delle carezze sulla testa da Michiru. Nella quiete che
seguì la
breve tempesta di ormoni e di collera, il campanello di casa che
suonò con insistenza fece sobbalzare entrambe. Si guardarono
incerte
sul da farsi. Pochi secondi dopo il campanello suonò di
nuovo
insistentemente. -Vai, dev'essere urgente...- le disse Michiru.
Haruka la guardò con disappunto prima di dire ad alta voce:
-Arrivo,
arrivo!!- e mentre si dirigeva verso la porta si accorse di avere
ancora la camicia sbottonata perciò riallacciò
prima la camicia e
poi cercò di risistemarsi i capelli con le mani.
-Chi è?-
domandò.
-Haruka
aprimi!- Non riuscì a capire dalla voce di chi si trattava,
ma
chiunque fosse era molto incazzata e la conosceva pure molto bene se
la chiamava per nome e senza onorifici. Aprì per trovarsi di
fronte niente
meno che un'Elza furiosa. -Tu??
-Lei
dov'è? E' qua??
-Come
hai fatto a entrare?
-Ho
approfittato di un tuo vicino che è entrato mentre aspettavo
fuori-
e così dicendo spinse la bionda da parte, si tolse le scarpe
in malo
modo e con passo pesante si diresse in sala. Passandoci davanti diede
una sbirciata anche alle altre stanze cui conduceva il corridoio: il
bagno: vuoto; il ripostiglio: vuoto. Poi, eccola lì in sala,
con un
abito scuro addosso, seduta su un divano di velluto blu e lo sguardo
stravolto di chi era appena stato scoperto a fare qualcosa che non
avrebbe dovuto fare: -Sai, quando ti ho chiamata ero sotto casa, sono
salita e tu non c'eri, ma forse avevo sbagliato indirizzo io. E'
questa, adesso Michiru, casa tua??- le domandò Elza con
rabbia. Poi
notò il rossore dell'imbarazzo sul suo viso, si
voltò verso Haruka
vagamente pettinata: -E' lei il giornale che stavi leggendo un quarto
d'ora fa? L'hai stropicciato per bene direi.- indicando con la testa
i capelli della rivale che per istinto tentò nuovamente di
ricomporsi la capigliatura. “Come se servisse
ancora a
qualcosa...”.
-Elza,
mi dispiace molto, lascia che ti spieghi...
-Cosa
vuoi spiegarmi Michiru? Che non hai fatto altro che raccontarmi balle
per tre mesi?!- la interruppe Elza. -Cosa credevi, che fossi cretina
totale?? I tuoi cambiamenti d'umore repentini, le risposte vaghe e le
scenate sulla fiducia. Gran bel coraggio a parlarmi di fiducia! E poi
lo sai che a me piacciono le corse di Formula 1 e poco dopo la fine
del campionato hanno fatto un servizio sul bilancio dei mondiali
dell'anno appena passato e l'hanno detto che tra lei e la compagna
era finita. Ops, guarda caso da quando tu sei rimasta da sola in
Giappone. Ma te l'ho detto, Michiru, che se mi fossi stancata delle tue
scuse campate in aria sarei tornata in Giappone. Sono stata anche
troppo accondiscendente e sarei dovuta tornare molto prima.- Michiru
abbassò lo sguardo, colpevole.
-E tu,
campionessa, non hai nulla da dire?- si rivolse ad Haruka che pur restando ancora in
corridoio si era avvicinata un po' di più
all'ingresso della
sala dove si trovava Elza.
-Tutto
ciò che ho da dire in mia difesa è che non
è colpa mia se siamo
fatte per stare insieme. E' vero, ci sono stati tanti anni a
dividerci, un po' colpe mie e sue che ci hanno allontanate, ma... In
fin dei conti anche nella nostra vita precedente quando capitava che
ci incontrassimo sentivamo una reciproca attrazione.
-E a me
che cazzo me ne frega della vostra vita precedente??- le
urlò Elza.
-Sei in
casa mia e ti pregherei di abbassare la voce.
-Prova
ad affrontarmi da vera donna.- le intimò Elza, dando le
spalle a
Michiru e avvicinandosi a lei.
-Ma che
vuoi dire?- le domandò senza capire Haruka.
-Tu hai
sempre agito alle mie spalle, non hai mai avuto il coraggio di
affrontarmi di persona, hai sempre aspettato che me ne andassi per
avvicinarti a lei- la voce di Elza esprimeva ora solo indignazione.
-Non è
così Elza, sia alle medie che quest'anno sono stata io ad
avvicinarmi a lei. -intervenne Michiru alzandosi dal divano e
catturando l'attenzione dell'altra. -L'altra volta era per
convincerla a combattere con me i nemici che volevano attaccare la
Terra, ma non sapevo che ciò ci avrebbe portate a non essere
solo
compagne di battaglie. Stavolta invece non le ho dato tregua
perfettamente consapevole di quello a cui saremmo andate incontro.
-Brava
Michiru- disse a quel punto Elza, avvicinandosi a lei e battendo le
mani, sul suo volto un'espressione tra il canzonatorio e
l'amareggiato: -Non ti facevo così falsa e stronza. Davvero
complimenti.
-Elza mi
dispiace. Credimi io ho davvero provato dei sentimenti per te che tu
sai quali sono, ma... Non so neanche io cosa mi è preso. Mi
è
bastato rivederla a quella cena per capire che dovevo provarci
ancora.
-Hotaru...-
mormorò Elza ricordando l'artefice di quell'incontro
maledetto: -Mi
era simpatica quella ragazza, ma sarebbe meglio che io non la
incontrassi ora.
-Non
provare anche solo a fingere di minacciare Hotaru- intervenne Haruka,
che nel frattempo era entrata anche lei in sala.
-Altrimenti
cosa mi fai, Haruka?- si avvicinò a lei sfidandola con lo
sguardo.
-Mi vuoi picchiare? Bene, fallo subito allora perchè non
vedo l'ora
di spaccarti la faccia.- disse Elza alzando un braccio per colpirla
in viso, ma Haruka fu svelta a bloccarle il braccio in aria: -Non ci
provare, non ti conviene. Io sono più veloce, più
allenata: sempre
pronta nel caso apparisse un nuovo nemico.
-Ti
credi davvero imbattibile? Dimostralo.
-Ma
fammi il piacere, se solo volessi, mi potrei trasformare e
polverizzarti in un secondo!- così dicendo le
riportò in malo modo
il braccio verso il basso prima di lasciarlo andare.
-Tu non
sai vincere in modo onesto, vero? Con le corse sei sempre stata
avvantagiata perchè il vento è tuo amico, in
amore hai sempre agito
indisturbata quando io non c'ero e ora, in uno scontro corpo a corpo,
devi ricorrere ai tuoi poteri per avere la meglio su di me. Tsk,
Haruka... Sei proprio adatta a lei.- guardando poi Michiru che nel
frattempo si era avvicinata a loro due: -Non hai nulla da dire?-
chiese poi alla violinista.
-Cosa
posso dire? Tutto quello che c'era da dire l'ho detto. Mi dispiace.
-Tutte
le balle che c'erano da dire le hai dette.- la corresse Elza.
-Ho già
detto tutto sul perchè l'ho fatto.- specificò lei
con lo sguardo
basso, sconfitto. Elza si fece ancora più vicina poi con
l'indice
appoggiato sotto il suo mento le fece alzare la testa per guardarla
negli occhi. Le toccò i capelli acqua marina avvicinando
una
ciocca al naso: l'inconfondibile e leggero profumo di salsedine le
arrivò alle narici. Doveva accettare di perdere per sempre
la donna
dei suoi sogni. Accettare di rifarsi una vita nonostante non fosse
più una ragazza; accettare l'ennesima sconfitta. -Sai
Michiru che il
mio zio paterno era stato tradito dalla moglie, l'aveva ripresa dopo
che lei si era detta pentita e alla fine divorziarono perchè
lui
l'aveva scoperta fuori dall'ufficio in cui lavorava mentre baciava un
nuovo amante. Lo sai, vero?
-Sì...-
mormorò l'altra.
-Ecco,
mio zio fin da piccola mi mise sempre in guardia dicendomi di stare
bene attenta al ragazzo che avrei scelto e di ricordare che chi
tradisce una volta tradisce sempre. Tu sei una donna, ma aveva
ragione lui.- il suo sguardo era glaciale come Michiru non l'aveva
mai visto prima. Non era esattamente la stessa cosa, i fatti con
Helena e Haruka
erano
diversi. Helena e Haruka erano due persone diverse. Però se
già il
bacio si poteva considerare un tradimento... Allora forse la logica
di Elza era comprensibile. -Bene, non ho più nulla da dire.
Immagino
che ci rivedremo a casa tua intanto che porto via le cose che avevo
lasciato lì. Per fortuna non è molta roba. E poi
ti pregherei di non tornare subito a New York, lì
c'è la nostra casa da vuotare
delle mie cose e preferirei non vederti mentre ci sono io.
Guardò
Haruka, la vide persa nei suoi pensieri e un sorrisetto maligno le
comparve in volto. Le tirò un manrovescio senza preavviso
che le
fece girare la testa dalla parte opposta. -Elza, mai sei impazzita??-
le chiese allibita Michiru.
L'atleta
riuscì solo a dire: -Ora, se fossi una donna di parola
dovrei darne
di santa ragione anche a te...- prima che Haruka reagisse: -Non ci
provare minimamente!!-. Poi fece per tirarle un pugno allo stomaco,
ma Michiru la bloccò: -Haruka, che vuoi fare? Fermati!-
Così
dicendo la strattonò per la camicia allontanandola da Elza,
mentre
mentalmente ringraziò i suoi riflessi ancora pronti grazie
agli
allenamenti che nemmeno lei abbandonò mai pensando
all'eventualità
di un nuovo attacco alla Terra.
-Lasciami
stare Michiru. Hai visto cosa ha fatto, non vorrai difenderla??- le
disse l'ex pilota alzando il tono di voce, lo sguardo carico di
rabbia rivolto all'atleta.
-Haruka,
cerca di capirla...- le disse frapponendosi fra loro e tenendola
indietro.
-Non c'è
niente da capire. Stronza!- rivolgendo nuovamente lo sguardo, a frase
terminata, verso Elza, la diretta interessata del suo colorito
appellativo, mentre Michiru continuava a tenerla indietro con le mani
appoggiate alla vita. -Haruka, cerca di calmarti.- Michiru le mise le
mani sul viso, nel tentativo di calmarla. Poi le disse a bassa voce:
-Avrei dovuto prenderlo io, lo so, ma per lei sei tu la rivale e non
è quello che avresti desiderato fare anche tu all'epoca?-
riferendosi ad Helena.
Haruka
serrò la mascella e qualche secondo dopo lasciò
cadere i pugni
rilassando i muscoli delle mani.
-Ora
fidati di me e stai calma- le disse all'orecchio prima di prenderle
una mano per infonderle serenità e fiducia. A quel punto si
rivolse
all'altra donna: -Elza, sono io l'unica con la quale devi
prendertela, se mi vuoi colpire fallo.- Haruka strinse la sua mano
nel tentativo di trattenersi. Doveva avere fiducia in lei, anche se
in quel momento aveva solo voglia di prendere a calci e a pugni la
rivale. -Me lo meriterei.
Elza la
guardò per qualche istante, infine i suoi occhi divennero
infinitamente tristi e mormorò: -A parole tutto e
più facile...
Non potrei mai... Lo sai anche tu...
A quel
punto Haruka liberò la sua mano da quella di Michiru e
l'abbracciò,
stringendola a se'. Era profondamente grata a quella donna che era in
grado di risolvere tutto con estrema diplomazia. Era davvero la sua
parte complementare. Poi guardando Elza le intimò: -Esci
subito da
casa mia.
Fu così
che Elza se ne andò da casa di Haruka, pronta ad andarsene
anche
dalla vita di Michiru.
Poco
dopo che la porta fu chiusa: -Ti fa male?- chiese Michiru guardando
la guancia rossa di Haruka pur senza slacciare le braccia attorno al
suo collo.
-Un po',
ma passerà.
-Credo
che dovresti mettere del ghiaccio.
-Per
così poco? L'unica cosa sulla quale dovrei mettere del
ghiaccio è
la rabbia che continuo a provare.
Michiru
abbassando leggermente la testa la riappoggiò contro la
spalla di
Haruka, trascinandola con se' in movimenti oscillatori, come a
volerla cullare.
-Mi sa
che avevi ragione tu, è stato meglio andare con calma...-
disse poi
Haruka con una debole risata nervosa, lasciandosi cullare da Michiru
che a quella battuta abbozzò un silenzioso sorriso
amareggiato.
Entrambe immaginarono che se Michiru non si fosse fermata ed Elza,
decisa più che mai a farsi aprire la porta, le avesse colte
a reato
quasi compiuto, la sua reazione sarebbe stata ben peggiore. Michiru
ringraziò il suo autocontrollo per aver evitato di bruciare
frettolosamente delle tappe che comunque sarebbero arrivate prima o
poi, con il tempo debito. Dal canto suo la bionda in quel momento
stava provando una serie di emozioni negative verso l'eterna rivale
che erano ben lontani dai sentimenti di amore e passione che aveva
provato per Michiru poco prima. Aveva ragione Michiru: sarebbe
stato meglio controllarsi e fare le cose con calma, così
come era
stato tutto il percorso che le aveva portate a riunirsi. Haruka
avrebbe aspettato con pazienza che arrivasse il momento giusto. Aveva
aspettato ventinove anni, poteva aspettare ancora.
Restarono
abbracciate così a lungo. Ognuna persa nei propri pensieri
legati a
quanto accaduto; sentimenti diversi nei confronti di un'unica
persona: tristezza contro rabbia; dolore sentimentale contro dolore
fisico; colpevolezza contro rabbia. Un unico sentimento ad
accomunarle in quel momento: l'amore reciproco che provavano l'una
per l'altra, l'unica cosa per la quale valeva la pena di combattere,
ma restando unite.
Le
cose tra loro proseguirono un po' più a rilento del
previsto.
Lasciato da parte il furore del momento, avevano davvero bisogno di
ripartire da capo.
La
sera stessa: -Allora?
-Allora
cosa?- la voce di Michiru le sembrava leggermente infastidita. In
ogni caso Haruka non rimase lì a farsi troppe domande e
continuò:
-Come sta Elza?
-Eh...
Non bene, secondo te?
Una
volta rientrata a casa, trovò Elza seduta su una delle
poltrone del
suo salotto. Era immobile: gomiti appoggiati alle ginocchia e testa
sopra le mani incrociate. Michiru si avvicinò con passo
lento e
quando le fu vicina provò a chiamarla alla
realtà: -Elza...
La
donna sospirò pesantemente prima di farsi forza e guardarla
con gli
occhi leggermente rossi, segno del cedimento di una campionessa piena
di grinta che quel giorno ricevette la sua sconfitta più
cocente. Ma
Elza era troppo orgogliosa per mostrarsi debole e così
doveva aver
approfittato dell'assenza della proprietaria di casa per lasciare che
il dolore si sfogasse con le lacrime. A Michiru si strinse il cuore,
sapeva di aver sbagliato con lei, non avrebbe voluto ferirla, ma
l'aveva fatto, consapevole delle possibili conseguenze. Era stata
veramente egoista. -Sai, Michiru? Immaginavo che ci fosse sotto
qualcosa, eri troppo vaga ultimamente quando ti chiedevo come stava
andando qui, ma certo non pensavo che mentre stavi come ti vedevi con
lei. Anche se forse avrei dovuto immaginarlo- sorridendo
amaramente. -Anche l'altra volta le è bastato il mese di
vacanze
estive per eliminare tutti gli sforzi che avevo fatto per essere io
la tua ragazza.- Elza la guardò, ma Michiru non
riuscì a ricambiare
il suo sorriso sconfortato. -Di certo non era così che avevo
immaginato il mio rimpatrio in Giappone.
-Rimpatrio?-
domandò perplessa.
-Eh
sì, Michiru. Visto che ci tenevi tanto a restare in
Giappone, avevo
pensato di farti una sorpresa e di trasferirmi con le mie atlete
dal momento che quest'anno le Olimpiadi si celebreranno qui da noi.
Per
Michiru quella frase fu peggio di un pugno nello stomaco: Elza si era
organizzata per farla felice e invece ora era lì seduta
sulla
poltrona con la stanchezza degli sconfitti; con il dolore di perdere
la persona più cara; con la consapevolezza che quella
persona tanto
cara era stata un'egoista codarda. Michiru era in evidente imbarazzo
poichè non sapeva come comportarsi. Elza era sempre stata
una donna
impulsiva, ma con lei non aveva mai alzato la voce e la calma che le
stava dimostrando di saper mantenere pure dopo quanto era accaduto la
destabilizzavano. Avrebbe voluto dirle qualcosa, ma temeva che una
parola o un gesto di troppo avrebbero vanificato il tentativo della
donna di mantenere alto l'autocontrollo. Dopo un lungo momento di
silenzio Elza sospirò prima di alzarsi: -Pazienza.
Vorrà dire che
mi dovrò trovare una casa dove restare visto che le mie
atlete mi
raggiungeranno fra una settimana, e dovrò anche pensare a
come
trasferire tutto quello che ho lasciato nella casa di New York.-
Appoggiò una mano sulla spalla di Michiru con il sorriso
più triste
che la violinista ebbe mai visto sul volto di una persona sempre
solare e ottimista. E quella fu la stilettata successiva al pugno.
Avrebbe voluto dirle che le dispiaceva, che non era mai stata sua
intenzione farle del male perchè ancora l'amava, ma non ne
ebbe il
coraggio. Sarebbe stato un po' ipocrita come ragionamento. Se davvero
le dispiaceva perchè non le aveva parlato come la sua
coscienza e
Setsuna le avevano consigliato di fare? Perchè l'amava?
Allora
perchè tradirla con Haruka? Perchè comunque amava
Haruka di più e
da più tempo? Rendendole così palese il suo
essere stata una
seconda scelta forzata? Elza non era una stupida, era una donna
determinata e
decisa e come tutte le persone come lei era anche molto obbiettiva,
quindi sicuramente ci era già arrivata da se' a quella
conclusione
senza che lei rimarcasse un dato di fatto tanto infelice.
“Non
bene”, la reazione di Haruka fu una risata maligna:
-Ahahah, ho
piacere. Che mi picchi pure, ma adesso sei mia.
Michiru
non rispose limitandosi a sospirare nel microfono del cellulare.
-Ora
dov'è?- riprese Haruka.
-E'
uscita per caricare la valigia in macchina.
-Ma
stanotte resta in casa con te?
-Certo
che stanotte resta a casa mia. Sai c'è un letto molto largo
e molto
comodo che la aspetta.. -il tono della risposta, malizioso, era
volontariamente provocatorio.
Haruka
non seppe resistere: -Dimmi che non è il tuo!
-Ahahah,
ma secondo te?? E' che avendo auto pochi ospiti qua il materasso
è
quasi nuovo... Che c'è, sei gelosa?- chiese poi divertita.
-Ma
per chi mi hai preso?- disse Haruka, anch'essa divertita.
Pensò a
quanto era cambiato il loro rapporto in quel periodo. Era addirittura
tornata possessiva nei suoi confronti (anche se non lo avrebbe mai
ammesso).
-Tanto
meglio.
-Tu
quando andrai in America?
-Fra
una settimana. Ho detto a Elza che le lasciavo la casa visto che
l'avevamo pagata insieme e a me da adesso non servirà
più, però
lei ha detto che ci vuole pensare perchè non sa se riesce a
restare
dove abbiamo vissuto insieme per tanto tempo.
-Vedi?
E' per questo che si devono evitare le convivenze.
-Eheheh,
mi pare logico. Quindi hai già cambiato idea: ognuna a casa
sua?
La
sua risposta si limitò ad un breve risatina. Poi
tornò sul discorso:
-Quanto starai via comunque?
-Quel
tanto che basta per farmi desiderare senza ucciderti!
-Ahahah.
Sei contenta che tornerai finalmente a casa?
-Ovvio,
no?- rispose l'altra raggiante -Non sai che bello stare in Giappone,
in mezzo a gente giapponese che parla il giapponese! Davvero Haruka,
non capisco come ho fatto a stare lontana da qui per tanto tempo!
-Nuova
vita nuova nazione.
-Credo
che tu abbia ragione. Comunque quando torno definitivamente ci sono
un sacco di cose ed abitudini giapponesi che voglio riprendere. Primo
fra tutti il kimono!!
Mentre
Michiru sentiva Haruka ridere dall'altra parte del cellulare vide
tornare Elza che si sfilò le scarpe e il giaccone e
infastidita
andare da lei per dirle: -E' lei, vero? Ora salutala che devo
chiamare mia mamma e non sento se sei al cellulare anche tu!
Era
chiaramente un pretesto perchè la casa di Michiru era
abbastanza
grande e ad Elza sarebbe bastato andare in un'altra stanza per
parlare con sua madre, ma Michiru finse di non sapere che dietro
quella frase ci fosse l'intento di non doverla sentire al telefono
con Haruka, così disse: -Va bene, allora adesso ti saluto.
-Dille
che vinco io per due a uno e che la bella era questa!
-Ahahah,
come no! A presto.
-A
domani mattina.
La
sera dopo Haruka stava componendo il numero di Michiru come era
solita fare, secondo accordi precedenti. Visto che Haruka andava
sempre a dormire prima di Michiru, era lei a chiamarla sicura di
trovarla ancora in piedi; la mattina, era Michiru a chiamare Haruka
certa che fosse già sveglia, visto che lei si alzava sempre
tardi
rispetto al team principal. Aveva appena digitato l'ultimo numero
quando qualcunò suonò al citofono.
Lasciò il portatile sul
tavolino, andò a sentire chi fosse, poi si infilò
la giacca, le
scarpe e scese. Ad aspettarla c'era Elza, con le mani nelle tasche
del giaccone, ben contenta che la sua acerrima rivale avesse colto il
suo messaggio di sfida. -Non c'è che dire: un bel palazzo in
uno
splendido quartiere. E' qui che si trasferirà Michiru o
andrai tu da
lei, nell'antico palazzo nobiliare?
-Non
sono scesa per parlare di queste sciocchezze. Dimmi quello che hai da
dirmi e poi vai nel tuo albergo.
-Com'è
possibile che tra te e me sia sempre tu a vincere in qualsiasi campo?
-Tanto
allenamento nello sport e nel flirtare- rispose la bionda con un
sorriso malizioso.
-Volevo
parlarti seriamente, ma vedo che è impossibile. Sei
più irritante
di quanto pensassi. Ma ormai dovrei già saperlo... Comunque
devo
dire che accetto, di malgrado, la sconfitta. Ma ti avverto: se mi hai
portato via di nuovo Michiru per farla stare male come hai fatto
vent'anni fa, io non credo che tornerei con lei, ma ti giuro che me
la pagherai molto cara.
-Mah,
a dire il vero vent'anni fa fu lei a lasciare me.
-Perchè
tu non le hai dato alternativa! Io l'ho sempre ascoltata, anche
quando mi parlava di problemi del passato che non mi riguardavano, o
anche quando io ero preoccupata dai pensieri miei, le sono sempre stata
vicina
perchè so che i problemi si affrontano meglio se si
è in due. E
comunque lo sport non veniva anche prima di lei.
-Buon
per te, santa donna. Io invece credevo di poter gestire entrambe le
cose sullo stesso livello e invece la lontananza ha fatto sì
che
venissi presa più da ciò che vedevo
quotidianamente.
-Non
mi interessano le tue scuse da egoista ed egocentrica quale sei, mi
interessa solo che se continui a comportarti da egoista anche ora, io
non te la farò passare liscia. E non mi interessa che tu ti
possa
trasformare in Sailor Uranus!!!- terminò urlandole l'ultima
frase.
-Bene,
hai finito? - rispose Haruka seccata, dopo aver finto di essersi
sturata un orecchio -Senti, io non capisco proprio che bisogno c'era
di scomodare me e te stessa per dirmi questo, ma so perchè
ti
dispiace che Michiru abbia scelto di nuovo me. Dì la
verità: ti
dispiace perchè così sei costretta a diventare
una vecchia zittella
petulante. E visto che petulante lo sei già chi
riuscirà a stare al
tuo fianco in futuro?- trattenne una risata.
-Brava,
fai la spiritosa offendendomi.
-Petulante
non è certo un insulto- si difese Haruka.
-Comunque
no, mi spiace perchè io l'ho sempre amata e anche
perchè non so
quale "corteo" reale sereno possa avere Usagi con
un'impulsiva e villana come te sempre tra i piedi.
Haruka
non colse il modo in cui Elza rispose di rimando alla sua battuta
cattivella: -Non scherzare, io e Michiru dopo Hotaru e Usagi siamo le
guerriere più forti! Il re e la regina sarebbero persi senza
noi
Outer. Se non fosse pura come una bambina Usagi mi pagherebbe per
restare con loro.
-Peccato
che non lo farebbe mai come vorresti tu.- Haruka aggrottò le
sopracciglia in modo interrogativo. -Quale è quella ragazza
che non
vorresti che ti ripagasse in natura?
-Ahahah,
spiritosa. Tutta invidia perchè non ci ho mai provato con
te, eh?
-Piuttosto
che venire a letto con te mi faccio etero o suora!
-Suor
Elza, ahahah, ti ci vedo con un velo in testa a bacchettare questa e
quella persona. Beh, per questo sei già sulla buona strana,
ahahah-.
Stavolta non riuscì a trattenersi. -Comunque, contrariamente
all'idea che mi piace dare e che a molti piace avere di me io ho
avuto solo Michiru e Mizuki. Tutti i flirt e le storielle che mi sono
stati attribuiti prima di Mizuki erano pettegolezzi infondati, come
è
sempre stato dimostrato poi. Ad ogni modo, io credo di avere la
soluzione per te, aspetta un attimo...- Haruka tirò fuori un
foglietto e una penna dalla tasca dei pantaloni che usava per stare
in casa. Erano oggetti che aveva usato poco prima per appuntarsi un
promemoria per il giorno dopo. -Che stai facendo?- le chiese
perplessa Elza.
-Aspetta,
fra poco lo vedi.- mentre finiva di scrivere. Appena terminata
l'operazione consegnò il foglio ad Elza.
L'atleta
lo prese e poi chiese scocciata: -E questo cos'è?
-In
Brasile non insegnano i numeri?
-Attenta
a come parli.- minacciò in un sibilo.
-Come
sei suscettibile. Sono dei numeri. A te cosa sembrano?
-Sì,
ma di chi è questo numero?
-E'
di Mizuki- rispose Haruka impassibile.
-Qu-quella
Mizuki?
-Sì,
la “non più mia” Mizuki.
Elza
era allibita. -E che ci dovrei fare io con il suo numero?
-Non
lo so. Le chiedi conferma sul fatto che anche se mi piace flirtare
con le belle donne sono una persona morigeratissima, vi sfogate insieme
sulle vostre ex, magari vi mettete insieme e vivrete felici e
contente. Ah, ma ti avverto: Mizuki ha un debole per i bambini e non
è detto che, ora che non stiamo più insieme, non
trovi il modo per
averne uno. In fondo ha pur sempre quarantatrè anni- sul suo
viso
comparve un sorriso che sembrava sincero.
-Stai
scherzando, vero?- Elza non aveva ancora abbandonato l'espressione
scioccata.
-No,
li ama davvero.
-Non
mi riferivo ai bambini.
-Lei
non è più mia, è adulta e ha tutto il
diritto di trovarsi un'altra
compagna. Certo, non credo che tu la possa meritare, ma avete un
carattere così calmo e moderato che potrebbe essere il primo
punto
di incontro.
-Perchè
tu invece sei una persona molto riflessiva.
Haruka
fece spallucce e poi le disse: -Io non ho mai picchiato nessuno per
prima. Ad ogni modo chiamami quando ci saranno nuovi sviluppi nella
tua vita. Sarò lieta di assistere alla messa in cui
prenderai i voti o
al tuo matrimonio con Mizuki.- ridacchiando si girò e si
avviò
verso casa.
Il
suo saluto fu tanto inconsueto che Elza non replicò subito.
Quando
realizzò che Haruka se ne stava davvero andando via le
gridò:
-EHIIIIII!!!!!!!!! - Ma la donna la salutò con la mano senza
voltarsi e le disse ad alta voce: -Non c'è di che!-. Una
volta
entrata nell'edificio chiuse il portone dietro di se'. "Perchè
mai dovrei parlare di queste scemenze con lei?" si
domandò
Haruka salendo sulle scale.
Elza,
non credendo possibile quanto appena avvenuto, rimase ancora per un
po' a fissare quel foglietto che teneva stretto fra pollice ed indice
della mano destra. Poi si decise: passò il foglio nella mano
sinistra ed estrasse dalla tasca destra dei suoi jeans il cellulare.
Lo accese e compose il numero di cellulare. Fissò
ancora una volta lo schermo
prima di avviare la chiamata, era troppo curiosa: Haruka era davvero
totalmente impazzita e le aveva dato il numero di telefono della ex
o, come lei immaginava, le aveva dato il numero di telefono di una
persona sconosciuta? Non si sarebbe nemmenno stupita se si fosse
trattato del numero di cellulare di un uomo in cerca di una compagna.
Mentre il telefono suonava si avviò verso la sua Toyota a
pochi
metri di distanza da lei. Una volta raggiunta pensò di
riagganciare
quando una voce ripose: -Sono
Mizuki, chi
parla?
Elza
spalancò gli occhi per lo stupore mentre arrossì
in volto: Haruka
le aveva dato davvero il numero di telefono di Mizuki e la sua ex,
che sentiva parlare con calma per la prima volta, aveva anche una
voce molto bella. Scosse la testa pensando che l'assurdità
a cui
stava pensando si addiceva alla serata assurda che si era appena
svolta. -Chi parla?- domandò ancora una volta Mizuki, con
una
piccola nota di irritazione alla mancata risposta da parte della
persona che l'aveva chiamata.
-Ehm...
Elza si schiarì la voce. -Sono Elza Grey.
-Mi
dispiace penso che abbia sbagliato numero.- fu la risposta di Mizuki
che evidentemente non aveva messo a fuoco l'identità della
chiamante.
-Sono
Elza Grey la ex di Michiru Kaioh.
Ci
fu un attimo di silenzio prima che l'altra rispondesse arrabbiata: -E
tu come cazzo hai avuto il mio numero? E cosa vuoi da me?
Elza
sorrise, era proprio così che la ricordava: sbraitante e
istintiva.
Bel tipetto che si era scelta Tenoh! -Senti, mi ha dato il tuo numero
Haruka. Ti ho chiamata per verificare se davvero era talmente pazza
da darmi il tuo numero di telefono o se mi stava solo prendendo in
giro.
-Haruka?-
chiese la giornalista dall'altra parte confusa.
-Sì,
sono andata a parlarle e lei ha cercato di firmare l'armistizio con
questa trovata.- mentre diceva così Elza salì in
auto e chiuse la
portiera.
-Che
stronza! Beh, ora hai sentito che aveva ragione. Ti saluto e vedi di
girare alla larga.
-Senti,
io lo so che sei arrabbiata per quello che è accaduto.-
chissà
perchè non le aveva fatto chiudere la comunicazione?- Lo
sono pure
io. Le nostre due ex si sono comportate da stronze.
Dall'altra
parte una voce divertita rispose: -Beh, la tua è stata
più stronza
della mia: almeno Haruka inizialmente ha cercato di tenerla alla
larga. Certo, ha resistito poco, ma ci ha provato.
-Scusami
se ti contraddico, ma è stata più stronza la tua:
buttare all'aria
dieci anni di fidanzamento!- Le due si misero a ridere insieme poco
dopo. Non sarebbe mai nato nulla di romantico fra loro, nonostante
gli auspici di Haruka, ma senz'altro Mizuki aveva una bella risata.
Le
due rimasero al telefono ancora un paio di minuti, poi Elza
riattaccò.
Rise
a bassa voce della pazzia di Haruka e della sua idea, forse a quel
punto reale, di procurarle una nuova compagna che niente meno era la
sua ex. Mise in moto la macchina mentre ripercorreva ancora
mentalmente l'ultimo periodo della sua storia con Michiru nel
tentativo di capire come non pensare più a lei, ad Haruka e
a
qualunque altra persona che avesse a che fare con loro due.
|
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Capitolo 21 *** Capitolo 20 ***
Buona
sera a tutti!! Pubblico con un giorno di ritardo, facendo i salti
mortali per destreggiarmi tra la routine quotidiana che mi sta tenendo
lontana dal computer di giorno e i programmi televisivi della
sera di questo periodo che sto seguendo.
Il
capitolo è breve, lo so, ma spero che vi piaccia ugualmente
:) .
L'immagine
invece è stata disegnata, sotto mia precisa indicazione, da
un ragazzo che disegna fanart e che ho conosciuto alla fiera del
fumetto di Padova dell'anno scorso che si chiama Marco D'Amico. Essendo
un professionista l'immagine è bellissima. Rappresenta
Hotaru cresciuta insieme a Yoshi, per la cui figura mi sono ispirata ad
un concorrente giapponese del programma televisivo "Ninja Warrior" che
seguivo ai tempi in cui scrissi per la prima volta questa storia.
Vabbeh, Yoshi è più bello del concorrente a cui
ho fatto riferimento io, ma... questi sono dettagli!
Spero
di non aver fatto perdere tempo al ragazzo al quale mi sono rivolta e
che poter vedere finalmente anche il volto di Yoshi (e Hotaru adulta
non in versione Mistress 9) sia di vostro gradimento ;-)
Ringrazio
ancora tutti voi che state seguendo la storia, non di meno chi
recensisce e chi ha inserito la storia tra le preferite, le seguite o
le ricordate.
20.
Hotaru
era seduta in macchina di fianco al guidatore, Yoshi. Con loro nei
sedili posteriori c'era Michiru. Avevano deciso di andare fuori a
cena in un ristorante dove li avrebbe raggiunti Setsuna. Dovevano
festeggiare. Ufficialmente dovevano festeggiare solo il rientro
definitivo in Giappone di Michiru, ma Hotaru si era preparata alla
cena con le due donne con una sorpresa per loro. Sorrise mentre
guardava fuori dal finestrino dell'auto il cielo stellato.
Quando
arrivarono al ristorante Michiru domandò del tavolo
prenotato a suo
nome. Il proprietario del locale dietro al bancone, scorse la lista,
trovò la sua prenotazione e li accompagnò in una
stanzetta
laterale. Quandò Hotaru si trovò al di
là della porta in shoji non
credette a quello che vide. Credeva di avere le allucinazioni e la
cosa che più le faceva strano era il fatto che non si
trattava di
una casualità. -Pa... Papà?!?-
balbettò, poco dopo che Haruka si
era alzata per salutare tutti in modo informale, Michiru inclusa,
chinando leggermente la testa. Haruka la guardò divertita
con i suoi
occhi apparentemente seri.
"Che
sta succedendo tutto a mia insaputa?? "
s'insospettì ancora
di più la ragazza. Da tempo infatti sapeva che c'era
qualcosa che
non quadrava. O meglio: non lo sapeva, però l'aveva capito.
Era una
strana sensazione, ne' positiva ne' negativa, che sentiva sempre
quando parlava sia con Michiru che con Haruka. Erano entrambe sempre
troppo vaghe quando chiedeva di loro due, per non essere successo
qualcosa. Spesso chiedeva loro di uscire, ma le due cambiavano data o
giorno adducendo impegni non prorogabili poco credibili. Aveva
chiesto a Setsuna se lei ne sapesse qualcosa, ma anche lei aveva detto
di non essere molto informata, restando sul vago. Se non fosse stato
che era molto
presa dall'arrivo del bambino avrebbe indagato meglio, ma restando
spesso a casa da sola aveva sempre troppe cose da fare: le telefonate
con gli assistenti sociali, la camera del bambino da arredare in modo
che potesse andare bene sia se il bambino fosse stato maschio sia se
fosse stata femmina; il lavoro con i suoi piccoli pazienti
che
crescevano di numero e di problematiche; le faccende
quotidiane da sbrigare... Impossibile riuscire a stare dietro anche
ai genitori che da quando Michiru si era trasferita in Giappone erano
diventati ancora più riservati sulla loro vita privata.
Anche nelle
domande innocue, di routine, la liquidavano in fretta con risposte
che non erano mai vere risposte. Quando
Yoshi tornò a casa
il mese
prima di quella cena gliene parlò e lui, comprensivo come
sempre,
confermò i suoi dubbi. -E' probabile che si siano viste.- le
disse-
Conoscendola, forse è stata tua madre a volerle parlare.
Magari per
avere una pacifica convivenza nel caso dovessero seguire le scelte di
Usagi. O forse chissà, visto che Elza è via e la
compagna di Haruka
l'ha lasciata, potrebbero sentirsi attratte dall'idea di tornare
insieme. Di certo si sono parlate o non si comporterebbero in modo
così innaturale. Il più è capire se
l'esito è stato disastroso
come sempre o positivo!-
Forse
quell'incontro sarebbe servito per
capire cosa c'era dietro. Di certo l'inizio di quella sera faceva
presagire che l'ipotesi più credibile fosse che fossero
tornate in
buoni rapporti o addirittura che fosse successo qualcosa di
più.
Altrimenti non avrebbe avuto senso organizzare una cena di famiglia
al completo, se c'era il rischio che dessero ancora spettacolo come
al matrimonio e alla riunione delle Sailor. -Hotaru! La mia piccola
peste!- la salutò dopo l'inchino Haruka con qualche leggera
pacca su
una spalla. Il gesto non fece altro che alimentare altri dubbi e
voglia di sapere il reale tipo di legame che univa i suoi genitori.
"Mi è appena sfuggito di chiamarla
“papà” e lei mi
risponde 'La mia piccola peste' ?". Hotaru era ancora
più
confusa mentre si sedeva senza staccarle gli occhi di dosso come se
si fosse trovata di fronte all'imperatore in persona. D'altronde da
quando Haruka aveva deciso di tagliare tutti i fili con il passato,
tra le tante cose particolari che fece (tra cui non parlare di
Michiru e non nominarne più il nome), proibì alla
figlia di
chiamarla "papà" dall'oggi al domani. Di certo la scelta
dipendeva dal fatto che era stata un'idea di Michiru quella di
assecondare l'idea originale della bimba che lei, Haruka e Setsuna
fossero i suoi genitori. Con il tempo Hotaru smise di chiamare
Setsuna "mamma", anche se pure in lei vedeva un più che
valido punto di riferimento, ma per Haruka e Michiru, visto che
effettivamente stavano insieme, continuò a
chiamarli mamma
e papà. Se fosse stato per Haruka molto
probabilmente
avrebbe smesso di chiamare anche loro così, ma visto che
Michiru ci
teneva tanto a formare una famiglia in tutto e per tutto, aveva
deciso di appoggiare la compagna in quella bizzarra idea di
incoraggiare la bimba a chiamarli sua mamma e suo papà. In
tutti i casi
quella era la prima volta in dieci anni che ad Hotaru sfuggiva
l'appellativo "papà" per chiamare Haruka senza che
quest'ultima la "rimprendesse". Forse era meglio che
fossero loro a dirle la verità di propria spontanea
volontà; o forse
era meglio introdurla con frasi buttate lì per caso, ma
l'impazienza
era troppa. Troppe cose non quadravano ed era solo a causa del suo
lavoro e della sua vita privata ultimamente molto impegnativi che non
riuscì mai ad indagare oltre per capire cosa quelle due le
stessero
nascondendo. Perciò seppe resistere solo fino poco dopo
l'arrivo di
Setsuna prima di fare domande alle due donne silenziose. Appena
Setsuna arrivò il suo viso allegro si trasformò
in uno di stupore
nel vedere Haruka vicino a Michiru. La sua reazione però fu
decisamente
più controllata di quella di Hotaru, perciò
salutò tutti e si
sedette al tavolo, vicino a Michiru. Poi per spezzare l'inusuale
silenzio disse: -Complimenti Michiru! Sei riuscita davvero ad avere
successo!- Hotaru era sempre più perplessa. "Ma
allora ero
l'unica ad essere all'oscuro di tutto??"
-Da
quanto è che non vi vedete tu e Haruka?- le chiese la
violinista di
ottimo umore.
-Dallo
scorso Settembre. In realtà mi aveva invitato una volta, ma
ho avuto
un contrattempo e dopo di che, anche se l'ho invitata un paio di
volte, era sempre impegnata non si sapeva con chi, anche se io
immaginavo che si trattasse di te.
Michiru
sorrise: -Allora ancora non sai del suo primo tentativo di spaccarti
il tuo talismano in testa?
Setsuna
guardò incuriosita Haruka che si giustificò: -Era
una frase buttata
lì la prima volta che ci siamo viste- e rise per nascondere
l'imbarazzo.
-Ma
insomma! Mi volete dire che sta succedendo sì o no?-
domandò a quel
punto Hotaru.
In
quel momento arrivò un cameriere per sapere se desideravano
dell'altra acqua e Setsuna ordinò dell'acqua frizzante.
-Volete
anche del vino?- chiese l'uomo. Yoshi, che quella sera era
particolarmente felice, disse: -Beh, siamo qua per festeggiare, no?
Allora che ne dite se intanto prendiamo del vino bianco?- Annuirono
tutti. -Bene, ci porti questo che consiglia la casa- gli disse
indicando il vino indicato sulla carta. Il cameriere annotò
le
ordinazioni e si allontanò.
-Allora?-
domandò Hotaru a quel punto scocciata.
-Allora
cosa? Siamo qua per festeggiare il suo ritorno definitivo in
Giappone, no?- le rispose Haruka con tutta tranquillità.
-No,
noi dovevamo festeggiare, ma tu perchè
sei qua?- aveva il
cuore in gola, la risposta era tangibile, ma voleva sentirselo dire.
Quella cena poteva essere considerata la riprova dei suoi mille
sospetti, ma voleva avere la conferma della conferma dai suoi stessi
genitori.
-Beh,
pensavo che vi facesse piacere vedermi, invece niente. Tolgo il
disturbo, ciao, ciao- disse fingendo di alzarsi.
-No,
dai, dove vai?- disse Hotaru fermandola -E' ovvio che io sia
contenta, ma vorrei sapere perchè ci sei anche tu.- intanto
che
Haruka si rimetteva a sedere.
-Hotaru,
che ne dici se prima scegliamo cosa ordinare da mangiare?-
suggerì Michiru.
Di
malavoglia l'altra obbedì. Dopodichè con
più calma: -Insomma,
siamo qui noi quattro, come ai vecchi tempi; voi, io e lei- disse
senza contare il marito- a festeggiare tutte come una famiglia. Il
mio più grande sogno si è forse avverato?
-Pensavo
che il tuo più grande sogno fosse avere un figlio!- disse
Michiru
fingendosi sorpresa.
-Io
parlo dei sogni rimasti impossibili: quello di far vedere a mio
marito che bella famiglia eravamo fino a vent'anni fa!
Setsuna
sorrise con una certa dolcezza malinconica negli occhi: non avevano
mai pensato a come potesse vedere la situazione Yoshi. abituato
sicuramente a dei racconti del passato della moglie che stridevano
nel peggiore dei modi con la realtà che aveva conosciuto
lui.
Le
altre due invece risero:- Io e Haruka siamo tornate insieme. Era una
sorpresa che volevamo farvi stasera!- rispose raggiante Michiru,
mentre sul viso di Haruka compariva un curioso sorriso di
autocompiacimento. La donna più giovane del tavolo
sgranò gli occhi
prima di lasciarsi in un'esclamazione tanto esaltata che non era da
lei, in genere molto contenuta e pacata anche quando era molto
felice: -Aaahhhhh!!!! Non ci credo, non ci credo, non ci credo!! Ma
è
fantastico!! Ditemi che non è un sogno, vi prego!!
-Hotaru,
per favore calmati!! - le disse Yoshi, mentre Haruka mutò
improvvisamente il sorriso in un'espressione al quanto imbarazzata.
-Mamma,
ti prego, ti prego: dimmi che non state scherzando!! -
supplicò
Hotaru ignorando il consorte.
-No,affatto-
le rispose lei con la sua caratteristica calma.
-Lo
sapevo! Lo sapevo che qualcosa non tornava, ma... E' un sogno
ugualmente! Presto, su, raccontatemi tutto nel dettaglio: quando
è
iniziata, come vi è venuta in mente l'idea, come
è andata, cosa è
successo! E tu, furbacchiona? Fino a che punto sapevi di tutta questa
storia?
-Ahahah,
piccolina, non ne sapevo molto più di te. Semplicemente
all'ultimo
raduno con Usagi, ad un certo punto Michiru mi ha chiesto il numero
di Haruka. Poi a Dicembre mi aveva dato degli aggiornamenti, ma da
allora non ho chiesto e non ho saputo più niente.- disse
guardando
l'amica.
A
quel punto ad Hotaru venne un enorme dubbio: “Ma a
Dicembre non
dovevano essersi viste a Capodanno? Però dalla frase di Set
sembra
che si siano viste solo in un giorno qualsiasi di Dicembre”.
Guardò
Yoshi al suo fianco per vedere se anche lui aveva fatto caso alla
stessa cosa, ma l'uomo sembrava più interessato a rispondere
a
qualcuno che gli aveva appena scritto un messaggio al cellulare
invece delle incongruenze del racconto della guerriera di Plutone. Lo
lasciò perdere ed espresse ad alta voce le sue
perplessità: -Ma se
voi non siete state insieme a Capodanno... Dove sei stata a
Capodanno?
-In
montagna. - rispose Michiru sentendosi scoperta.
-Ma
non da lei...
-In
effetti, no, ero nella casa dei miei.
-E
tu dove eri??- chiese quasi scioccata ad Haruka.
-Ehm...
Io ero con lei.
A
quel punto Hotaru realizzò! Come aveva fatto a non capire?
Passata
la mezzanotte aveva chiamato Michiru chiedendole poi innocentemente
di passarle Setsuna per fare gli auguri anche a lei e alla famiglia, ma
Michiru aveva detto di richiamarla sul suo numero di cellulare
perchè
in quel momento non era con lei. Strano per una persona che
passa il
Capodanno con altra gente non trovarsi a mezzanotte con qualcuno di
loro, aveva pensato la giovane. Come se non fosse bastato, neanche un
minuto dopo la chiamò
proprio Setsuna dicendole di restare in linea perchè erano
ancora
tutti al ristorante e anche il resto della famiglia voleva
scambiarsi gli auguri con lei. In quel momento Hotaru pensò
che
forse quando aveva chiamato Michiru, la madre era in bagno. Ma
ripensandoci a mente lucida, senza aver condiviso mezza bottiglia di
vino con il marito (lei che non reggeva molto bene l'alcool), la
spiegazione che si era data a Capodanno era davvero stupida! Chi
è
che risponde dalla toilette in cui si è rinchiuso appena
scoccato il
nuovo anno? Hotaru rise di gusto, spiegando poi ai
commensali il
perchè della sua risata, facendo ridere di gusto Haruka
mentre
Michiru sorridente si portò una mano sopra gli occhi
scuotendo
leggermente la testa.
-Solo
tu potevi pensare ad una cosa del genere!- le disse Yoshi cercando di
ridere in modo composto.
-E'
colpa vostra che mi avete delle bugie- si giustificò la
giovane
donna.
-Ahahah, ma sai, io non ti ho
detto niente perchè si
trattava di un tentativo molto azzardato e nessuna di noi voleva
darti delle illusioni.
-Molto
gentile da parte vostra!- scherzò Hotaru, solare come mai.
-Non
volevamo illuderti quando abbiamo ripreso a vederci. - intervenne
Haruka -Ed è comprensibile che lei abbia agito
così anche prima di
darmi appuntamento. In fin dei conti era abbastanza prevedibile la
mia reazione.
-Negativa?-
chiese Setsuna tornando seria.
-Inizialmente
molto, però poi siamo riuscite a chiarirci. Vero, Haruka?
-Certo,
siamo persone civili... In fondo, in fondo...- rispose divertita la
bionda.
-Bene,
raccontatemi allora, è da un quarto d'ora o di
più che muoriamo
dalla voglia di saperlo, vero Yoshi??- gli chiese dandogli qualche
gomitatina. Lui annuì per farla felice, in realtà
l'immediato
pensiero fu: "Ma cosa c'entro io?". E sebbene la
richiesta non piacesse molto alle due donne, entrambe molto riservate
sulla loro vita privata, le raccontarono tutto per filo e per segno.
D'altronde anche lei e Setsuna costituivano quella vita privata e
tutto quello non sarebbe mai successo senza l'idea geniale della
figlia e l'aiuto della loro migliore amica in comune. Sarebbero andate
avanti nelle loro
vite soddisfacenti e incomplete; due persone non avrebbero mai
sofferto; loro avrebbero lasciato che come un manto di neve il
rancore continuasse a coprire il legame che nonostante tutto le
aveva tenute unite fino a quel momento e non avrebbero mai avuto la
possibilità di parlarsi e di darsi vicendevolmente una
seconda
occasione. Hotaru ascoltò e mangiò tutto di buon
gusto, ma era
così presa da quel racconto che probabilmente avrebbe anche
fulminato un piatto ricolmo di cavoli e cipolle.
Al
dolce, dopo circa dieci minuti che aveva smesso di fare domande,
Hotaru riprese a parlare con più calma: -Bene, tutto questo
è un
contesto meraviglioso per ciò che dobbiamo dirvi- Yoshi
sorrise e
pose una mano sulla sua.
-Anche
tu forse hai una sorpresa per noi?- le domandò stupita
Michiru.
Hotaru
prese un profondo respiro e disse: -Nel giro di un anno ci
ritroveremo in quattro- Tutte e tre la guardarono con sguardo stupito e
interrogativo. Si spiegò:- Gli assistenti sociali hanno
fatto
l'abbinamento con il bimbo che adotteremo e per di più sono
incinta-. Le tre donne si lasciarono in complimenti ed esclamazioni
più pacate delle sue, ma ugualmente colme di gioia. -Sul
serio? E ti
hanno già mandato dei fascicoli di informazione?-
domandò
Michiru.
-Ed
è maschio o femmina?- chiese Haruka -Raccontaci un po' tu
ora.
-Ahahah
e adesso chi è la furbacchiona?- la interrogò
divertita Setsuna.
Lei
fece un ampio sorriso alla loro reazione e poi rispose: -E' maschio
ed è giapponese. Ha due anni ed è rimasto orfano
a sei mesi a causa
del terremoto
di due anni fa
a Osaka. Suo padre era un falegname e sua madre un'infermiera, come
la nonna Haruka- le fece notare con un moto di felicità
riferendosi
alla madre di Haruka che viveva con il padre in America. La bionda
sorrise fiera della madre. -Poverini- riprese con tono triste -Lui
aveva la mia età e lei tre in meno. Purtroppo non mi sono
state date
altre notizie circa la famiglia, se aveva zii, fratelli, nonni. Uff,
spero che presto mi dicano qualcosa di più, anche se temo
per il
peggio o non lo darebbero in adozione.- Rimase un attimo assorta nei
suoi pensieri senza che nessuno degli altri commensali la
disturbasse. Fu Yoshi che poco dopo riprese il discorso: -Nessuno
vorrebbe che certe cose accadessero...- posando una mano sulla sua
spalla -Comunque lui si chiama Mario Yamato*. E'
nato il dodici Gennaio 2018 e sul fascicolo c'è scritto che
non ha
riportato traumi dall'accaduto, anche se si è salvato per
puro
miracolo! Dicono che sia un bambino allegro, vispo, ma che sia
terrorizzato dai temporali. Dicono che potrebbe essere dovuto
all'incidente che
ha avuto. Magari è un rumore che associa a quello del
terremoto. Però a me sembra strano: era troppo piccolo per
ricordarsi! Comunque è incredbile che un bambino di soli sei
mesi ce
l'abbia fatta mentre suoi genitori no. Vorrei che ci vedessero
dall'aldilà per sapere che loro figlio non
resterà solo, ma sarà in ottime mani.
-Non
abbiamo dubbi, Yoshi: sarete due genitori fantastici.- rispose
sincera Haruka mentre le altre due annunirono con la testa.
-Spero
che ci dicano presto anche qualcos'altro riguardo a lui, su come
è
riuscito a salvarsi soprattutto. Per il resto è
così bellino!!
Guardate!- disse Hotaru estraendo il portafoglio dalla borsetta.
Di fronte a loro si ritrovò il viso pensieroso di un bambino
dai
capelli corti e neri, gli occhi scuri, il naso e le orecchie piccole,
un po' magro. Sia Haruka che Michiru sorrisero all'istante. -Ahahah,
ne ha dell'incredibile, ma ha la stessa ciocca di capelli biondi come
la tua, Yoshi!- non potè non notare il team principal.
-Mpf!
E' vero, questi capelli chiari alla base del collo ricordano i tuoi,
amore!
-Ahahah,
non ci avevo pensato!!- rise di gusto Yoshi, passandosi una mano sui
capelli chiari che da sempre avevano destato curiosità fra
la gente
che lo conosceva.
-Beh,
e del bimbo che invece state aspettando, non ci dite nulla?- li
incalzò a parlare Setsuna a quel punto.
-Non
c'è molto da dirvi, sono solo al primo mese circa. Ho fatto
il test
la settimana scorsa. A dire il vero credevo di aver le travegole,
dopo sette anni non ci speravo più! Invece poi essendo in
ritardo di
due settimane, ho fatto il test ed è risultato positivo.
-L'hai
fatto solo una volta?- le chiese Michiru che conoscendo la figlia non
poteva credere che quell'ipotesi potesse essere vera.
-No,
devo essere sincera, l'ho fatto quattro volte, ahahah! Non lo so, mi
sembrava così assurdo e impossibile!
Yoshi
sorrise felice ricordandosi quel giorno. Era il
secondo giorno a casa
e lui era uscito per comprare il giornale. Quando rientrò
Hotaru
andò di corsa da lui e gli porse con mano tremante lo
strumento
diagnostico per il test di gravidanza. Lui la guardò
sorpreso, poi
prese l'apparecchio in mano e le disse: -Hotaru, sei sicura di aver
centrato l'obbiettivo? Non ci sono segni negativi ne' positivi!- Lei
rise di gusto alla battuta e gli rispose: -Scemo, stavo aspettando
te!
Passarono
pochi minuti prima della risposta, ma a Yoshi sembrarono
interminabili. Appena Hotaru uscì dal bagno lui
provò ad aspettare
mettendole un braccio attorno al collo, ma dopo trenta secondi si
scusò e cominciò a camminare nervoso per la
stanza. Non ci poteva
credere. Non poteva essere vero dopo sette anni! Quando poi il
risultato fu positivo lui manifestò l'emozione chiamandola
come non
aveva mai fatto prima: -Ma è una notizia meravigliosa,
amore!!- e
così dicendo l'abbracciò prima di farla
volteggiare nella stanza.
Solo dopo Hotaru confessò di avere voluto davvero aspettare
che lui
fosse a casa, ma di aver già fatto un primo test quella
mattina
intanto che lui era fuori. Yoshi comprese l'incredulità di
Hotaru e
per sicurezza quando uscì di nuovo nel pomeriggio le
portò altri
due test che lei, per avere la certezza al 200%, utilizzò
subito.
-Quattro
sono più nel tuo stile in effetti.- commentò
Haruka -I nomi in
palio sono sempre quelli che avevi in mente prima o avete
cambiato idea?
-Sai,
Haruka, ormai ci affidavamo più sull'adozione che su un
figlio
biologico quindi siamo stati colti un po' alla sprovvista. Ma a noi
non dispiaceva come nome Yoshitomo- e rise felice l'uomo. Era da
tanto che Haruka e Michiru non li vedevano così radianti. Le
due
rifletterono e poco dopo nell'istante esatto in cui Michiru
s'illuminò Haruka disse: -Non mi dire... Il motivo
è quello a cui
sto pensando io?
-Penso
proprio di sì- rispose lei con un largo sorriso.
-Era
ovvio: Yoshi - Tomo- disse Michiru.
-Ma
certo!!- intervenne a quel punto Setsuna battendo un pugno sul palmo
dell'altra mano -Yoshi, Yoshiki e Tomo, Tomoe!!
-Sì,
sì, sì!!!- rispose, se possibile, ancora
più felice di prima
Hotaru portandosi le mano all'altezza delle guance per nascondere il
rossore dovuto alla gioia immensa che le dava l'idea del futuro
Yoshitomo.
-Ma
Yoshitomo non è un nome da maschio?- le fece notare a quel
punto la
guerriera di Plutone.
-Però
è ancora presto per sapere il sesso del bambino.- fece
notare
Haruka.
-Che
c'entra? Se è per quello nemmeno Haruka è un nome
riconosciuto
visto che nei nomi "ufficiali" sono riconosciuti Haruki per
i nomi femminili e Haruko per quelli maschili!- sbuffò lei,
incrociando le braccia al petto e girando la testa dalla parte
opposta di Setsuna e Haruka fingendosi offesa.
-Anche
se sarà una femmina io lo trovo bello come nome sebbene non
sia
esattamente da donna, però l'abbiamo atteso da
così tanto tempo che
nome più giusto e più bello non c'è-
spiegò Yoshi.
-Sono
felice per voi. L'avete già detto ad altri?- volle sapere
Michiru.
-Solo
a Chibiusa e Yoshi al fratello che lavora con lui, ma del bimbo
adottivo. Dell'altro invece volevamo prima dirlo ai nonni.
-Ma
perchè non abbiamo invitato anche i suoi genitori e tuo
padre a
questo punto?- chiese Haruka
-Perchè
i suoi genitori hanno entrambi l'influenza. Mentre mio papà
ha
buoni rapporti con noi, ma... come dire? Resterebbe un po' un
estraneo. Insomma, io gli voglio tanto bene e voglio dargli la
notizia al più presto, però lo sapete che la mia
vera famiglia
siete voi!- Le tre donne si sentirono riempire il cuore a quelle
parole.
-Chissà
come sarai buffa con il pancione, però non vedo l'ora di
vederti- le
disse ad un certo punto la bionda sorridente.
-Chissà
come sarà buffa la tua faccia appena... ti
chiamerà nonno!!- le
rispose di rimando Hotaru, facendole assumere un'espressione
corrucciata che fece ridere Michiru. -La smetti di ridere,
antipatica? Comunque Hotaru non crederai di continuare i sogni di tua
madre facendomi passare per il nonno anzichè la nonna?
-Se
tu fossi la nonna, non dovresti nemmeno essere mio papà, ma
visto
che ho appena ripreso a chiamarti papà e non ti ho mai
chiamata mamma non vedo perchè dovrei farlo ora.
-Oh,
come sei acuta- osservò Michiru divertita dalla situazione.
-Uguale
a tua madre, in tutto e per tutto. Eh sì che sei sempre
stata più
con me che con lei.
-Questa
è quella che si chiama complicità femminile,
Haruka- le disse
Yoshi, quasi dimentico che anche lei era una donna.
-Giusto.
Voi due non potete capire!- la frase di Hotaru invece era stata detta
con l'intento volontario di provocarla.
-Vorresti
dire che io non sono una donna?- le domandò Haruka
indispettita.
-Sei
stata tu a dirlo!- rispose Michiru ridendo ancora insieme alla
figlia.
-Set,
tu e Yoshi siete gli unici sempre dalla mia parte, dì
qualcosa per
favore!- si lamentò il team principal.
-Cosa
vuoi che ti dica? Sono donne e le donne innamorate o future madri si
comportano in modo più frivolo delle altre?- così
dicendo pose fine
al dibattito visto che da una parte escluse Haruka dal cerchio
femminile, dall'altra escluse invece le altre due da quello delle
persone serie.
Quella
fu la sera più bella per tutti loro. La gioia di Hotaru fu
immensa.
Aveva appreso solo in serata che i suoi genitori erano tornati a
stare insieme, aveva dato la notizia dei due bambini in arrivo e ora
si trovava a chiacchierare con la sua famiglia con Haruka e Michiru
che si scambiavano di tanto in tanto gesti affettuosi da far restare
incredulo chiunque, visti i rapporti mantenuti per quasi vent'anni.
-Sono
fiero della sua testardaggine... amore- le sussurrò ad un
certo
punto della cena Yoshi, passando un braccio attorno alle sue spalle
per stringerla a se' e darle un bacio sulla testa.
-
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*Mario
Yamato:
l'omaggio a Mario Yamada è palese.
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Capitolo 22 *** Capitolo 21 ***
Buona
sera a tutti, ecco il nuovo capitolo.
L'immagine
che segue il testo è una fanart molto interessante che
rappresenta
le guerriere Sailor e Mamoru cresciuti con le rispettive figlie. I
personaggi non dimostrano certo più di quarant'anni, ma vi
ricordo
che grazie ad alcuni geni della vita passata che si portano ancora
dietro tutti loro dimostrano giovanissimi ;-). Purtroppo mancano
Haruka, Michiru e Setsuna, ma è l'immagine più
completa che ho
trovato (prima dell'anno scorso si trovavano solo disegni di Usagi,
Mamoru e Chibiusa cresciuti). L'immagine è stata da me
modificata
per adattarla a quanto descritto finora. Ad esempio Rei aveva i
capelli lunghi e Hotaru corti come quando li aveva da bambina. Le
modifiche non si sono limitate a questi piccoli ritocchi, ma anche
alla cancellazione totale di una figura in poi che non c'entrava
nulla (l'unica figlia di Usagi e Mamoru, si sa, è Chibiusa)
e lì
non è stato facile, con Paint, disegnare tutte le parti
mancanti dei
personaggi su cui si sovrapponeva la "figlia intrusa".
Ora
vi lascio alla lettura del capitolo. Grazie per continuare a leggere
questa storia e grazie anche a chi recensisce. Non meno importanti
sono lettori che hanno inserito la storia tra le preferite, le
seguite o le ricordate.
21.
L'otto
Aprile era arrivato senza intoppi e alla nuova data del
"raduno Sailor" stabilita da Usagi poterono andare tutte.
La data fu modificata rispetto a quella scelta inizialmente per il
quattordici Febbraio, e venne stabilita infrasettimanale per
permettere anche ad Haruka e Michiru di partecipare dal momento che
il campionato era ripreso da un mese e i giri del team principal per
il mondo pure. Michiru, che in precedenza aveva intenzione di incidere
nuovi brani a Marzo, con tutti gli avvenimenti di quei
mesi, decise di rimandare l'impegno prolungando il periodo di pausa
per godere più appieno della compagnia della famiglia.
Ovviamente a quella cena scelsero di partecipare sia lei che Haruka,
tutti sapevano della loro relazione e
quelle che ancora non avevano avuto occasione di sentirle
chissà
quante domande avrebbero fatto a loro. L'avevano detto a Minako e ad
Usagi. Mina chiese il permesso di parlarne almeno con Makoto. Dare
una notizia da cronaca rosa ad Usagi invece era come mettere un
annuncio sulla bacheca del comune. Anche se nasconderlo non aveva
senso, tanto più che per la prima tappa del campionato di F1
in
Australia le due donne vennero fotografate insieme a cena e poi
entrare nello stesso albergo. Avevano dato di che parlare al gossip,
ma almeno con una vita privata spiattellata in cinquanta riviste
diverse, non avrebbero dovuto raccontare la stessa cosa ad ognuna
delle loro amiche e "colleghe". -Ma è ovvio che erano
troppo prese a pensare a loro due per credere davvero che le altre
non faranno mille domande stasera. Ti pare che delle amiche si
accontentino dei racconti di riviste stupide e non chiedano nulla
alle dirette interessate?- chiese Hotaru a Yoshi.
-Penso
che tu abbia ragione. Ma tu non sei esonerata da qualche nota che ti
si potrebbe fare.
-Che
intendi dire?
-Annunciare
l'arrivo del piccolo Yamato... Pensi che non faranno mille domande
anche a noi? Sembra che tu abbia preso gusto nelle cene a sorpresa!
-Per
forza, se non lo diciamo stasera non lo avremmo detto più
visto che
lunedì parti e Dio solo sa quando avremo occasione per
rivederci
tutti quanti!- Lui rise semplicemente, mentre svoltando a destra
entrarono nel vialetto
del ristorante, lo stesso di tutte le volte precedenti. Quello di
Makoto che venne allegramente ribatezzato da Usagi come "Ristorante Sailor".
Il fatto che venne scelto proprio il suo dipendeva dalla condizione di
molte
di loro, ovvero di personaggi di fama internazionale o nazionale. Un
esempio era la stessa Makoto che non era una chef famosa a livello
globale, ma era tra le più famose di tutto il Giappone e per
poter
andare nel suo ristorante si doveva prenotare con almeno otto mesi di
anticipo. Nelle rare riunioni che si tennero fra le guerriere Sailor,
Makoto organizzava una chiusura straordinaria del locale che restava
aperto solo per lei e le sue amiche. Era un luogo ideale per
ritrovarsi in tanti senza essere riconosciuti dai fan e
avere gli occhi
dei curiosi addosso, quando si doveva trattare di un argomento tanto
delicato come quello che da tempo le vedeva riunite al completo, senza
esiti positivi.
Dieci
minuti dopo l'arrivo di Hotaru e marito, Ami annunciò i
nuovi arrivi: -Ragazze, vedo due auto
arrivare!
-Due
auto sgommare, io direi- la corresse Yuichiro,
il marito di Rei.
-Se
non sbaglio sono quelle di Mina e Haruka!- precisò la
figlia, Yukiko.
-Sì,
sono le loro- confermò Hotaru.
Le
due automobili arrivarono facendo stridere le gomme poco prima di
arrivare nell'area del parcheggio cosparsa di ghiaia. Poi
posteggiarono e poco dopo uscirono le due proprietarie. -Insomma
Mina! Quante volte ti ho detto di stare calma! Hai anche la
responsabilità di due bambine!! - si lamentò
Masami, suo marito.
-Ma
sì, stai calmo! Come fai a lavorare nel mondo delle auto da
corsa se poi ti spaventi per qualche chilometro all'ora in
più del
previsto?? - rispose Minako andando incontro all'amica. Si salutarono
felici con qualche pacca sulla spalla: -Mi hai dato del bel filo da
torcere, eh Mina? - le disse poi Haruka.
-Ahahah.
Però alla fine siamo arrivate insieme!
-E
ti lamenti?
-Perchè
hai lasciato che ogni tanto ti raggiungessi.
-Non
siamo più al liceo, ormai sei una grande professionista pure
tu, lo
sanno tutti e io posso giurare che non è così-
poi abbracciandosi
come amici si avviarono verso il gruppo. -Ora capisco davvero
perchè
Artemis spesso dice che la mamma è poco femminile-
commentò Akihiko.
-Eh,
certo l'hai scoperto ora? D'altronde una donna che fa la calciatrice
o il pilota o ha un'indole da maschiaccio come la mamma o è
dell'altra sponda come Haruka- gli andò dietro la gemella.
-Bambini!!
Ma vi sembra il modo di parlare questo?- li riprese il padre.
-Perchè?
Che ho detto??- protestò Aiko.
Quando
arrivarono, Haruka e Minako ancora sorridenti salutarono tutte le
ragazze, mentre Michiru e la famiglia di Mina le raggiunsero.
-Ciao
Haruka!!- esclamò Hotaru sfoggiando un sorriso raggiante.
-Ehi,
ciao!
-
”Ciao mamma, che piacere vederti” - si disse da
sola Michiru.
-Dai,
ti avrei salutata adesso.- rispose Hotaru.
-Sarà...-
si finse poco convinta -Allora, come procede?- chiese quella
alludendo subito al piccolo che stava aspettando. O, per essere
più
corretti, visto che ormai era quasi sicuro al 90%, alla piccola che
portava in grembo.
-Bene,
bene- rispose con un dolce sorriso.
Arrivata
Setsuna, entrarono tutte quante e per abitudine presero i posti che
prendevano da sempre. Erano in numero minore visto che mancavano
Chibiusa dal futuro e Helios. Il posto di Elza venne invece preso da
Shinozaki Tadashi. L'uomo, dopo
alcuni flirt di poco conto da parte di entrambi e vari tira e molla
con lei, divenne il compagno di Makoto che continuava a sostenere che
fosse il suo “angelo custode”; di fianco a lui si
trovava
la figlia della coppia, di sette anni. Haruka non disse nulla, ma fra
se' pensò a quante cose accaddero in tutto quel tempo,
speranze
riposte e dimenticate in un cassetto e segreti venuti allo scoperto
dopo interminabili anni. Ogni tanto non riusciva non guardare
Michiru, la sua Michiru, ma come previsto da Hotaru, una volta fatte
le varie ordinazioni, fu impossibile per le due essere lasciate in
pace. Per quasi tutta la prima metà della cena le attenzioni
furono
rivolte solo a loro due. Nessuno riusciva a capire come ciò
potesse
essere vero, soprattutto come potesse esserlo dopo tanti anni dalla
fine della loro storia e dopo che le due avevano dichiarato numerose
volte di non volersi incontrare più nemmeno per le cene
organizzate
della loro regina. La nuova coppia ricomposta fu ricoperta di domande
alle quali rispondevano in modo molto stringato; ogni tanto cercavano
di cambiare argomento, ma le altre non demordevano. Fino a che Haruka
non disse: -Noi siamo persone molto riservate e abbiamo provato in
tutti modi a farvi cambiare argomento, ma senza successo.
Perciò
adesso sarò chiara: ora basta- lanciando un'occhiata gelida
a tutte
quante. Le altre rimasero di sasso. Raramente parlava in quel modo e
quegli occhi freddi capaci di mettere a tacere chiunque erano dieci
anni che non l'avevano più visto. Anzi, si poteva quasi
contare
sulle dita delle mani. Era capitato qualche volta quando lei e Sailor
Neptuno erano alla ricerca dei talismani e non volevano rivelare la
loro missione alle altre guerriere; un'altra volta quando si erano
quasi tutte precipitate a casa sua per sapere com'era finita la sua
relazione con Michiru e come si sentiva; l'ultima quando
dichiarò di
essersi trovata una nuova compagna e tutte volevano conoscerla o
almeno saperne di più. Ma da allora non era più
accaduto. Dopo
qualche attimo di silenzio, rotto solo dalla musichetta dei
videogiochi di Aiko e Akihiko che si stavano sfidando a distanza con
Shioko, la figlia di Makoto. Haruka si raddolcì e con un
sorriso disse: -E' solo che
non è niente un fidanzamento ripristinato in confronto
all'arrivo di
un bambino- e guardò con dolcezza la figlia. Il suo
obbiettivo venne
subito raggiunto: l'attenzione si spostò su Hotaru e Yoshiki
che si
decisero così a svuotare il sacco. Ma solo a
metà. Il figlio
naturale era stato tanto atteso che, sebbene in genere Hotaru non
credesse a quelle cose, per scaramanzia preferirono non dire nulla.
Lo sapevano già troppe persone per i suoi gusti: la famiglia
di
Yoshi, la sua che comprendeva anche il dottor Tomoe, più
Chibiusa
dal futuro che era come una sorella per lei. In ogni caso tutti si
allietarono e complimentarono molto con i futuri genitori, spostando
così le mille domande su di loro che al contrario di Haruka
e
Michiru furono molto felici di rispondere e parlare così del
bimbo.
Il discorso proseguì fino all'arrivo dei dolci, fino
all'esaurimento
delle domande più sensate.
Dopodichè
Usagi spostò l'attenzione di tutti i discorsi verso quello
principale. -Bene, ragazze. Questa serata è stata molto
più bella
di quanto potessi immaginare visto che fra poco anche Hotaru e Yoshi
diventeranno genitori, ma ora dovremmo parlare seriamente sul vero
motivo per cui siamo tutti radunati qui. Non ci metterò
molto.-
Tutti annuirono. -Allora, io e Mamoru avevamo pensato inizialmente di
dire la verità e di trasferirci tutti quanti al palazzo
reale. Visto
che però molti di voi non erano dell'idea, abbiamo preso
seriamente
in considerazione l'idea di Ami. Perciò abbiamo pensato che
diremo a
tutti la verità, io e Mamoru rispetteremo il destino per cui
ci
siamo reincarnati e chi di voi vorrà far parte attivamente
di questa
nuova forma di governo lo potrà fare, gli altri invece
potranno
dedicarsi al loro lavoro finchè non si riteranno soddisfatti
degli
obbiettivi raggiunti.
Seguì
un mormorio generale. -Che c'è?- chiese preoccupata.
-Tu
stai quindi dicendo che ognuno potrà fare quello che vuole?-
le
chiese quasi incerta Ami, sebbene avesse sempre sperato che i due
futuri regnanti prendessero la decisione da lei proposta.
-Sì...
-Insomma
Usagi, sono più di vent'anni che continui a menarla su con
"diciamolo, no non diciamolo." Adesso che avevi preso una
decisione per tutti invece ti tiri indietro!- protestò
dunque Rei.
-Lo
so, mi spiace tanto, ma ero così agitata all'idea di quello
che
sarebbe accaduto una volta rivelate le nostre identità al
mondo che
non ho pensato che si può dire benissimo la
verità senza però
essere obbligati tutti a ricoprire una carica per cui non ci si sente
ancora portati.
-Ugualmente
hai fatto tanta confusione per niente.
-E
perchè non l'hai proposta tu, anni addietro, questa idea?-
domandò
Usagi piccata.
-Come
nostra Regina avresti dovuto pensarci tu.- continuò Rei
innervosita,
mentre Usagi cercò di cacciare le lacrime agli occhi per il
solito
modo brusco con cui Rei l'aveva trattata, rispondendo di rimando: -Tu
la fai facile, ma secondo te cosa vi convoco a fare?
-Rei
ha ragione.- intervenne Ami concordando le parole di Sailor Mars,
prima di bere un sorso d'acqua. "Se lo dice anche Ami che con
me è sempre buona e gentile, vuol dire che è
proprio vero!"
pensò allora la loro principessa con alcune lacrime
già lungo il
viso. Mamoru vedendola così si alzò dal tavolo
per andare a darle
conforto. -Sono proprio una buona a nulla!!- disse lei piangendo
sempre più copiosamente.
-Ma
no, Usa, che dici?- le disse lui chinandosi lievemente per cingerle
meglio le spalle con le sue braccia forti.
-No,
non dire così. Non è vero.- cercò di
consolarla Setsuna
-D'altronde è capitato a tutti di avere delle soluzioni a
portata di
mano, ma essendo presi da tante preoccupazioni di non pensare che a
volte sono le idee più semplici a sbloccare problemi
più grossi.
Per esempio: guarda Haruka che ha provato ed è rimasta
insoddisfatta da
ogni genere di corsa prima di scegliere la F1. Pensare che
i suoi genitori la protavano a gareggiare con i go-kart fin da
quand'era bambina. Oppure pensa a Hotaru e
Yoshi che stavano perdendo ogni speranza di diventare genitori.
Quanto tempo ci è voluto prima che pensassero all'adozione?
E sì
che Hotaru è la prova vivente di quanto sia positiva questa
alternativa per avere un figlio. Vogliamo poi parlare di una famosa
violinista che con un semplice invito al bar ha riscritto un destino
che sembrava irreparabilmente perduto? Ci volevano davvero diciotto
anni per arrivare ad un'idea così semplice? A quanto pare
sì. Io ti
ho proposto solo degli esempi di cui ho un'esperienza indiretta, ma
è
una cosa normale. E' capitato a tutti.- Alcuni annuirono, altri
concordarono a voce. Le sue buone e sagge parole riuscirono a far
smettere i pianti di Usagi -Inoltre mettiamola così: hai
fatto sì
che anche noi che non avevamo detto nulla in famiglia finalmente
trovassimo un valido motivo per dirlo anche a loro.
-E'
vero!- disse Usagi ora più serena e asciugandosi le lacrime
con un
fazzoletto che tirò fuori da una tasca del maglioncino
bianco che
portava sopra l'abito da sera rosa. Mamoru ancora in piedi accanto a
lei vedendola tranquilla le diede un bacio sulla guancia prima di
tornare al suo posto. Lei sorrise e poi disse: - A proposito Setsuna,
Makoto, Ami l'avete detto alle vostre famiglie? Come l'hanno presa?
Tutte
le guardarono incuriositi. -Oh, da me...- dissero insieme la
guerriera di Giove e la guerriera di Plutone. Risero insieme e poi
Makoto lasciò spazio a Setsuna: -Beh, mio marito e mia
figlia ci
sono rimasti molto male, ovviamente perchè non mi sono
fidata
abbastanza di loro per dire la verità. Però in un
paio di mesi mi
hanno perdonata e dicono di essere ancora più orgogliosi di
me. Mio
figlio invece ha accettato la cosa fin da subito. Dovevate vedere
come era felice, continuava a dire che ero una specie di Xena del
futuro e che era super fiero di avere una madre tanto agguerrita e
altruista!- rise di gusto -Ah: preparatevi tutte perchè alla
prima
occasione in cui ci vedremo con la mia famiglia, mio figlio ha
già dettp che vi
tempesterà di domande!- Avvertì le altre
suscitando il loro divertimento. -Non ha nemmeno perso occasione per
dire che non vedeva
l'ora di andare a vivere nel palazzo imperiale o nel nuovo castello
che farete costruire. Ahahah, l'ho sempre detto che quel ragazzo non
è del tutto normale.
-Ah-ah.
E chissà da chi avrà preso!- intervenne Haruka
divertita e
decisamente contenta per l'amica.
-Intanto
Hotaru è cresciuta benissimo.- rispose lei di rimando
fintamente
stizzita.
-Perchè
non stava con te ventiquattro ore su ventiquattro!- Seguì
una risata
da parte di tutti.
-Beh,
Set! Se la cosa ti può incoraggiare non sei l'unica ad aver
avuto a
che fare con un maschio bizzarro- prese poi parola Makoto, mentre il
compagno protestò per il "complimento" ricevuto. - Io
quando l'ho detto a lui, per risposta mi son sentita dire: "Era
ora che ti decidessi a dirmelo". Devo averlo guardato come se io
fossi una comune mortale e lui fosse stato l'eroe
di turno.
Così mi ha detto: "L'ho sempre saputo. Solo che aspettavo
fossi
tu a dirmelo" !-
-Eeehhh???-
Tutte loro assunsero la stessa espressione di Makoto nel giorno in
cui Shinozaki le disse di aver sempre saputo della sua seconda
identità. -Ma... Ma come facevi a saperlo??-
domandò Ami
direttamente a lui.
-Ha
detto che aveva sentito per caso una conversazione che avevo avuto al
telefono con Minako già il primo anno di convivenza!-
rispose la
bruna al posto suo.
-E
lui non ti ha mai detto di saperlo?- chiese Usagi.
-No,
ha detto che voleva che mi sentissi pronta io.
-Per
la verità speravo che superare il primo anno di convivenza
fosse un
buon motivo per te per dirmelo.
Lei
lo guardò dubbiosa e poi gli chiese: -Aspetta un po', vuoi
dire che
sei rimasto con me solo per quello?
-No,
certo che no.- rispose lui calmissimo -Sono rimasto perchè
sei una
cuoca provetta e perchè così avrei potuto
sentirmi sicuro da ogni
pericolo. Sei d'accordo anche tu, vero, batuffolina?- chiese
sorridendo e cingendo affettuosamente le spalle alla figlia.
-Sì,
papà: adesso siamo tutti più sicuri!!-
esclamò la piccola con un
largo sorriso reso ancora più tenero dalla mancanza di due
degli
incisivi inferiori. Anche lei ovviamente non sapeva che la madre era
una guerriera, ma era ancora talmente piccola che non aveva ben
afferratto il concetto che sua madre era stata da sempre una
guerriera Sailor. Entrambi genitori infatti erano abbastanza certi che
Shioko
avesse capito che Makoto era diventata una guerriera dal giorno in cui
lo disse in casa. La cosa li divertì, ma non li
preoccupò, avrebbero infatti avuto tempo per
spiegarle meglio le cose quando sarebbe cresciuta.
Makoto
sospirò guardando in alto. -Ahhh, dove sono finiti i
cavalieri che
proteggono le loro fanciulle? Ora tocca a noi donne difendervi!
Seguì
un breve dibattito tra gli uomini e le donne della tavolata circa i
loro ruoli sociali e famigliari. Al termine della secolare guerra tra
i due sessi risolta in nulla, Usagi incalzò Ami a dire come
l'avevano presa da lei. -Beh, apparentemente da me non hanno fatto
tante storie: erano solo molto contenti che io avessi deciso di
restare con loro. Però da allora quell'argomento
è diventato tabù.
Infatti li avevo anche invitati a venire a cena con noi, ma mi hanno
detto di no senza girarci troppo attorno.
Dopo
qualche secondo di silenzio parlò Yukiko, la figlia di Rei:
-Devo
ammettere che infatti un giorno di Novembre, Harumi è venuto
a
prendermi a scuola. Pensavo che fosse per passare del tempo insieme e
invece è
venuto per chiedermi se io sapevo già che voi eravate delle
Sailor e
se sapevo che anche Ami era una di voi. Quando gli ho detto di
sì si
è rabbuiato ancora di più dicendo che non era
giusto che noi lo
sapessimo e la sua famiglia invece no.- rimase a riflettere un
attimo. -In effetti da allora non si è fatto più
vivo...- Tenne per
se': "Proprio ora che iniziava a non dispiacermi anche come
ragazzo." Ripensando a quel suo sorriso un po' canzonatorio
che rifletteva una personalità un po' esuberante, che non
aveva preso dai genitori e che non condivideva nemmeno con la sorella.
-E'
chiaro che il mio comportamento li ha delusi e feriti... -riprese a
parlare Ami, scoraggiata ulteriormente appena appresa la notizia
dalla figlia di Rei. Il suo comportamento li aveva feriti al punto da
impedire a suo figlio di vedere la figlia di Rei della quale sembrava
essersi invaghito da tempo. "Le mie scelte sbagliate stanno
influenzando anche la vita di mio figlio..." la prese un
profondo senso di sconforto. -Ho sempre pensato di fare tanto bene
per gli altri e non mi sono resa conto che tacendo la mia
identità
stavo facendo del male alle persone a cui tengo di più!- Era
più
che evidente la tristezza che portava dentro, per questo tutte si
affrettarono a dire parole di conforto all'amica. -Dai Ami, non
colpevolizzarti! In fin dei conti non è stato facile dire
chi eri
veramente, ma hai mostrato molto più coraggio nel dirlo dopo
tanti
anni. Lo sappiamo tutte quanto abbiamo rischiato per il nostro
pianeta: ciò che abbiamo ucciso erano dei nemici ed erano
dei
mostri, se non addirittura demoni! Devi dar loro tempo di elaborare
tutto ciò per capirlo- disse ad un certo punto Minako.
Anche
Usagi si prestò ad incoraggiarla subito: -Su, vedrai che con
il
tempo capiranno. Una volta metabolizzata la tua identità
segreta
capiranno quanto sia importante l'amore di una persona speciale come
può essere una consorte e una madre. Inoltre il tuo lavoro e
il tuo
impegno nella ricerca non sono altro che una conferma del fatto che tu
sei un'inestimabile persona che ama il prossimo e ci tiene davvero a
salvare tutti sia come guerriera Sailor, sia come persona comune.- Le
parole della sua regina insieme a quelle della leader, riuscirono a
tirarla su di morale.
Quando
la piacevole serata fu ripristinata per tutti, per concludere la cena
con un lieto fine Usagi esclamò: -Bene, ora io direi di
brindare...
-Ma
in genere non si brinda mai dopo il dolce...- la interuppe Chibiusa.
Usagi
arrossì.
-Con
i bicchieri ancora vuoti per altro. Sei sempre la solita!- le disse a
quel punto Rei, mentre Chibiusa annuiva con la testa.
"Com'è
acida oggi Rei!!",
poi riprese il
suo proposito: -Beh, se non volete brindare fate pure. Io non ho
intenzione di concludere la cena così. Voglio brindare
infatti a
questa serata come "inno all'amore". Brindiamo quindi alla
famiglia Tenoh! ... No, Tenoh e Nishino... O forse dovrei dire Tenoh,
Kaioh e Nishino...- finì con l'incespiscarsi.
-Ecco lo
vedi? Sei sempre la solita pasticciona, non riesci nemmeno a fare un
brindisi. Per altro dopo il dolce...- la rimproverò la
figlia
scocciata.
-Figlia
dispettosa e irrispettosa!
-Come
farai a diventare regina se non sai nemmeno quando e come fare un
discorso, banale, come questo?- A quel punto le due si fecero una
linguaccia reciproca.
-Ok,
ok. Ora basta bambine!- le bloccò Mamoru poco prima che
nascesse uno
dei soliti battibecchi tra madre e figlia. Si volevano reciprocamente
un bene dell'anima, ma quando iniziavano a pizzicarsi a vicenda erano
proprio infantili e insopportabili. Litigavano sempre per delle
sciocchezze e il titolo di “padre di famiglia” non
poteva calzare
meglio in altre situazioni e in altre case dal momento che spettava a
lui fermarle, facendo così da padre a sua figlia, ma anche a
sua
moglie. Così fece un largo sospiro, aspettò che
tutti avessero
versato da bere nei calici dei loro vicini di posto* e poi si
alzò e
disse: -Brindiamo ad Haruka e Michiru; a Hotaru, Yoshiki e il loro
bambino e all'inizio di questo nuovo capitolo per noi e per la
Terra.- alzando i bicchieri, a cui seguì il tradizionale kanpai**,
brindarono agli amori passati e mai finiti, all'amore tra genitori e
figli, il più forte di tutti e all'inizio di una nuova era.
Quello
che però contò più di tutto fu il
brindisi in onore al "vero
amore che se non viene mai smesso di sperare e di sognare non
è mai
impossibile", come disse Usagi nella commozione più totale.
Fuori
dal ristorante, prima di partire si promisero di vedersi tutti
insieme più spesso. La promessa venne fatta
perchè ora che venne
presa una decisione definitiva non c'erano più motivi seri
per cui
era assolutamente necessario presenziare tutti quanti alle cene
indette da Usagi. Al tempo stesso però la consapevolezza da
parte di
tutte le loro famiglie della loro reale identità, il ritorno
in
Giappone di Michiru e la nuova unione che la legava al team principal
potevano essere di buon auspicio per riuscire ad organizzarsi
più
facilmente. Nessuno saltò la promessa, nemmeno i gemellini
di
Minako.
-
- - - - - - - - - - - -
- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -
- - - - - - - -
*
Secondo le regole del galateo giapponese nessuno si serve da
bere da solo. Prima si versa da bere agli altri e poi si attende che
qualcuno ricambi la cortesia.
**
kanpai:
l'esclamazione
giapponese che sta al posto del nostro "cin
cin" e che
significa "bicchiere asciutto".
|
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Capitolo 23 *** Capitolo 22 ***
Buona
sera a
tutti, pubblico questo capitolo con un leggero ritardo. Il
ventiduesimo capitolo infatti non era stato contemplato in nessuna
delle due versioni di questa long. Mi è stato
“commissionato”
poche settimane fa, per cui l'ho scritto in fretta e furia nel giro
di due giorni per vedere se era fattibile e dove inserirlo.
Poichè
scritto frettolosamente, fino ad oggi stesso è stato oggetto
di
rimaneggiamenti continui di perfezionamento.
Lungo
il
corso del racconto troverete numerosi rinvii a fine pagina
poichè in
questo capitolo andremo a vedere da vicino la cultura e le tradizioni
giapponesi. A fine pagina stavolta non ci sono note, ma una piccola
appendice! XD Mi sono documentata molto per rendere l'idea di come si
celebra una delle feste giapponesi più importanti, spero
che voi
siate interessati alla cultura giapponese quanto me =D
Spero
che il
capitolo sia di gradimento per tutti e di aver centrato anche solo di
striscio le aspettative di chi l'ha richiesto! XD
Per
quanto
riguarda l'immagine: non è stato facile trovare belle
immagini che
ritraessero Haruka e Michiru in kimono. Alla fine ho trovato le due
figure che ho unito nell'immagine a fine pagina. Sono... particolari,
ma simpatiche secondo me :-D. Non so chi le abbia realizzate, sono
state messe in rete con il nome di sticker e ce ne sono per tutte le
Sailor vestite in tutti modi.
Infine passo ai ringraziamenti in
"versione estesa":
i più importanti vanno a Naoko Takeuchi, senza la cui mente fantasiosa
e brillante io non avrei mai potuto scrivere questa fanfiction e
tutti noi avremmo perso un prezioso racconto che ha fatto la storia
dei manga e degli anime nel mondo.
Ringrazio
Urban
BlackWolf per i numerosi spunti che mi ha offerto nell'analisi
introspettiva dei personaggi principali e per gli scambi
epistolari virtuali; Fenris per avermi rispolverato la memoria sulla serie
ricordandomi il destino di Usagi e Mamoru e per i suoi consigli che
hanno arricchito
l'interazione fra i personaggi e i loro trascorsi. Grazie anche a tutti
coloro che hanno recensito la storia, che sia stato
per più volte o anche soltanto una; che l'abbiano fatto per
dirmi sostanzialmente "brava", che sia stato per correggermi laddove vi
siano
stati errori di scrittura, o anche per criticare, in modo
costruttivo, le cose non chiare dei miei capitoli così da poter
correggere
il tiro in quelli successivi. Il loro supporto è stato
davvero fondamentale.
Non
meno
importanti però sono i lettori che mi seguono costantemente.
Grazie a
chi ha inserito la storia tra le seguite, le ricordate o le preferite:
anche spuntare una delle opzioni a disposizione può essere
di
notevole incoraggiamento per uno scrittore =-D. Perciò
grazie a
loro, ma anche a coloro che leggono silenziosi: per chi
scrive non ha senso proseguire la pubblicazione di un racconto che
legge solo lui e magari qualche suo amico ^_^'.
Ora
posso
soltanto augurarvi buona lettura!
22.
Erano
passati sette mesi da quando Haruka e Michiru tornarono insieme.
Nonostante le notizie diffuse dalle riviste di gossip Michiru seguiva
sempre Haruka in giro per il mondo per assistere alle gare di Formula
Uno, ma pur alloggiando negli stessi alberghi non si erano mai spinte
oltre ai baci e a tenere effusioni. Reticenze di natura diversa le
spingevano a rinviare sempre le occasioni che le portavano a potersi
fermare a dormire nella stessa stanza o nella stessa casa. Anche
Haruka era stranamente restìa a compiere quel passo che da
giovane
invece aveva più volte cercato già pochissimi
mesi dopo essersi messe
insieme, facendo spesso perdere la pazienza a Michiru che invece
anche allora, con il pretesto che dovevano dare la priorità
alla
loro missione, aveva preferito non affrettare le cose.
Era
Luglio e Haruka e Michiru erano tornate di gran fretta dall'Austria,
dove si era appena svolto l'ultimo Gran Premio, per fare in tempo a
festeggiare il Tanabata
Matsuri*.
Era
una festa che avevano sempre sentito molto e non avevano intenzione
di perderla per nessuna ragione al mondo. Per quell'anno decisero di
invitare a casa di Haruka Setsuna e marito, Usagi e Mamoru. Avevano
invitato anche Hotaru e Yoshi, ma la giovane donna spiegò
loro che
trovandosi al sesto mese di gravidanza stare in giro tante ore
iniziava a pesarle e quindi quella sera avevano già
organizzato
un'uscita tranquilla per mangiare una pizza a cui sarebbe seguito il
cinema con
i figli di Setsuna e con la Chibiusa del futuro. Aveva anche spiegato
che avevano provato a tutti i costi a far aderire alla loro serata
anche Chibiusa la figlia di Usagi e Mamoru, ma la ragazza
ringraziò
più volte declinando sempre l'invito perchè
preferiva passare una
serata romantica con il fidanzato.
-Mah,
io non so come facciano Usagi e Mamoru ad essere tanto tranquilli....-
se ne uscì dopo aver appoggiato il penultimo cucchiaio e
interrompendo così ciò che stava facendo.
-Perchè?
A me Daren** sembra un ragazzo molto cortese e a modo.- disse
ripensando al ragazzo di origini americane, ma trasferitosi
con i
genitori in Giappone all'età di cinque anni. Un giovane
dalla faccia
pulita, scherzoso ed esuberante quanto Chibiusa, ma forse capace di
una maturità maggiore della ragazza nelle questione serie.
D'altronde quattro anni di differenza, quando almeno uno dei due
partner è ancora nell'età dell'adolescenza, non
possono che giocare
a favore della persona più grande nella coppia.
-Non
è lui il problema, Michiru. E' che sai come vanno a finire
queste
cose da giovani! Inizia tutto con una cena romantica, poi un bacio
romantico ne tira fuori uno passionale e si finisce con il letto
romantico!
-Ahahah,
ma anche se fosse? Usagi e Mamoru non hanno certo aspettato di
sposarsi!
-Se
è per quello solo Ami, Setsuna e Hotaru hanno aspettato il
matrimonio.
-Appunto,
allora di che cosa ti scandalizzi?- domandò controllando un bicchiere che le era sembrato leggermente opaco.
-Non
mi sto scandalizzando. Sto soltanto dicendo che io non sarei stata
molto contenta se avessi saputo che Hotaru, ancora diciottenne,
andava a letto con un tipo che non sapeva se sarebbe stato quello
definitivo.
-Ma
chi ha detto che Daren non sia quello definitivo? E poi di che cosa
t'impicci?- rispose mentre riprese con l'attività di poco prima.
-No,
mi sto solo chiedendo come fa Usagi ad essere così
tranquilla. Io
non so nemmeno se a Hotaru avrei dato il pemesso di passare il
Tanabata...
-Sei
sempre così gelosa, Haruka, delle tue donne!- la interruppe
ridendo di
gusto Michiru.
-Non
sono affatto gelosa!- si difese istintivamente l'altra.
-Ahahah,
sì, lo so.- finse di crederle la violinista dandole un
veloce bacio
sulle labbra. -Ora mi aiutersti a finire di apparecchiare la tavola?-
le domandò
con voce gentile.
Alle
cinque del pomeriggio Haruka e Michiru si incontrarono nel centro
della città con i loro amici. Il Tanabata era una festa a
cui tutti
loro avevano quasi sempre partecipato, ma tutte le volte l'entusiasmo
che li accompagnava era come quello delle prime volte. C'erano sempre
talmente tante cose da fare e vedere che in quel giorno era difficile
annoiarsi. Difatti, appena riunitisi tutti quanti, iniziarono a fare
dei giri per i numerosi banchetti allestiti nel centro della
città.
Le bancarelle vendevano principalmente cibo da strada, oggetti e
gadget tipici della tradizione giapponese e oggettistica inerente
alla festa. Tutti comprarono i tanzaku, le
immancabili striscie di carta dove poter
scrivere i desideri da esprimere entro la sera, poi Haruka, Setsuna e
Mamoru comprarono i kinchaku sperando
così di avere
fortuna nel lavoro, mentre Michiru, il marito di Setsuna e Usagi
comprarono
i tipici
orizuru
a forma di gru
affinchè oltre
all'economia fosse garantita anche buona salute alle loro famiglie.
Usagi, come di tradizione, e contro i commenti di Mamoru che la
considerava una spesa inutile, aveva comprato pure un kuzukago.
Qualche bancarella più avanti trovarono il banchetto del kingyu
sukui*** dove poter catturare i pesciolini rossi con il
tipico
retino nipponico fatto di carta. Si fermarono perchè Haruka
voleva
mettere alla prova la propria bravura, riuscendo a catturare un pesce
rosso che Michiru avrebbe poi messo nell'acquario insieme agli altri
due pesci catturati a Capodanno in montagna. Anche Setsuna
partecipò
riuscendo con poche difficoltà nell'impresa. Dopo molte
insistenze
da parte della moglie pure Mamoru ci provò nonostante non
avesse
mai amato quel gioco dal momento che non riusciva a catturare i
pesciolini senza che il loro peso non spezzasse il sottile strato di
carta. Al
terzo tentativo, Haruka si decise ad aiutare l'uomo spiegandogli come
tirare fuori il pesce dall'acqua senza farselo sfuggire e grazie alla
tecnica appresa riuscì finalmente a catturare il pesciolino
rosso.
Era la prima volta che riusciva nell'impresa e per un quarto d'ora
mostrò
un entusiasmo pari a quello di un bambino. -Hai visto, Usa? Lo
chiameremo Primo perchè sarà il primo di una
lunga serie grazie
alla tecnica che mi ha insegnato Haruka!- Al team principal fece
tenerezza, non riusciva a credere che quell'uomo rimasto tanto umile
nonostante la carica politica che copriva, sarebbe diventato il re
della Terra, ma era proprio la sua bontà innata a garantire
un
futuro pacifico e sereno per il mondo.
In
seguito andarono verso la piazza dove si sarebbe svolta la
tradizionale sfilata del Tanabata. Finita la parata si diressero
verso una delle piante di bambù installate nella piazza in
onore
della festa per appendere le striscioline di carta comprate
inizialmente e dove tutti loro
avevano scritto un desiderio.
Infine
ammirarono i fuochi d'artificio prima di giungere a casa di Haruka
alle otto e mezza. Non era l'appartamento di città, ma la
sua casa estiva, a Suzuya-cho, a poco più di dieci minuti di
distanza in macchina dal centro di Kyoto, e cuore del Giappone
tradizionale. Haruka decise di comprare quella machiya a
trentadue anni, adibendola a luogo di riposo dove potersi estraniare
dal tempo presente per fare un tuffo nel passato. Trattandosi di una
casa rinnovata dai più competenti architetti della zona che studiarono il modo migliore per
farle
rispettare le moderne misure di sicurezza
senza intaccare la struttura che aveva da quasi due secoli, tra
l'acquisto dell'immobile, la ristrutturazione e l'arredamento, quella
villa le era costato un'occhio della testa. Quella machiya
però rappresentava un sogno che aveva fin da ragazzina e che
finalmente si era realizzato, perciò era stata il
più bell'acquisto della sua vita. Oltre alle numerose
macchine sportive, ovviamente. Poichè si trattava di una
casa in cui Mizuki aveva messo piede solo un paio di volte in quanto
troppo scomoda per lei che non riusciva a rinunciare alle
comodità della vita moderna, per Haruka quella villa
acquisì ancora di più il significato di spazio dove potersi ritirare
quando voleva stare da sola per meditare o semplicemente rilassarsi.
Era un lotto di trecento metri quadrati così disposti:
quattro camere da letto, ognuna con bagno annesso; ampio soggiorno;
sala da pranzo; stanza del thè; cucina; tokonoma*****
(sebbene la religione per Haruka fosse un argomento
complicato non rispecchiandosi molto nella fede cattolica dei
genitori, ma nemmeno condividendo tutti i punti dello shintoismo,
più diffuso in Giappone). Pur
trattandosi di un buon lotto, la casa rispecchiava i parametri delle
case giapponesi tradizionali ed era un po' più piccola di
quella che aveva in città di quattrocentocinquanta metri
quadrati disposti su due piani. Però aveva tutti i vantaggi
della villa singola con tanto di spazioso giardino interno di
settecentro metri quadrati. L'unica pecca di quella machiya, che molti
(tra cui pure Rei altra estimatrice delle case giapponesi tradizionali)
le avevano fatto notare, erano le due camere con il letto al posto del
futon.
Haruka ci aveva provato in tutti i modi a dormire sul futon, ma il
materasso con le lenzuola e le coperte erano cose della casa moderna di
cui non riusciva proprio fare a meno. Così ad un certo punto
si arrese e decise di lasciare due stanze per gli ospiti con il futon, ma nelle
altre due camere da letto, tra cui la sua, aveva deciso di mettere il
letto per dormire comodamente.
Passate le otto, tutti,
ad eccezione di Haruka e Michiru abituate ad orari internazionali,
stavano morendo dalla fame, ma Usagi fu l'unica a lamentarsi per
tutto il tragitto in auto dicendo di essere talmente stanca e affamata
da non
sentire più le energie. Mamoru le disse di non fare la
bambina e
dovette successivamente constatare che tutta quell'assenza di forze
tanto declamata dalla consorte non doveva essere poi così
reale.
Onde evitare di peggiorare la situazione
preferì non
contraddire ulteriormente la donna.
Quando
arrivarono a casa di Haruka, il team principal offrì
un piccolo aperitivo intanto che Michiru scaldava la zuppa di miso,
il primo piatto che avrebbe servito quella sera.
Alle
nove di sera il gruppo si spostò dal soggiorno alla sala da
pranzo.
-Ah,
Usagi, a te avremmo assegnato quel posto.- disse Michiru sorridendo,
indicando lo spazio occupato dal cuscino più alto.
-Mi
avete assegnato il posto con lo zabuton
più alto perchè sono la più
bassa?- domandò lei sospettosa.
Haruka
e Michiru si scambiarono un'occhiata perplessa mentre Mamoru si
trattenne dalle risate (meglio non provocare Usagi quando era
affamata: si sarebbe trasformata come sempre, come poco prima, in una
belva). -Ehm, no...- le rispose Haruka -Ti abbiamo dato quello
perchè
sappiamo che ti è difficile restare seduta secondo la
postura seiza******.
-Ahahah,
sei sempre la solita bambina testolina buffa!- sfuggì detto
a Mamoru
che non fece in tempo a pentirsi delle sue parole poiché
immediatamante aggredito da Usagi.
Una
volta portate le scodelle, Michiru si scusò per l'attesa.
-Tranquilla
Michi, ti perdoniamo perchè sappiamo che sei una cuoca
eccezionale!-
le disse amichevole il marito di Sestuna.
-Così
fingiamo di essere in Spagna!- disse Haruka facendo un'occhiolino.
-Siamo
stati un paio di volte là. L'ultima è stata
quando Chibiusa
aveva quindici anni. Te lo ricordi, Mamo?
-Altrochè!-
rispose dissimulando l'irritazione che ancora gli dava il ricordo del
ragazzino spagnolo per il quale Chibiusa si era velocemente presa una
cotta scappando tutte le sere per passare del tempo con lui. Con
tutte le cose belle che si potevano fare in famiglia all'estero la
figlia preferiva trascorrere le sere al resort con uno sconosciuto.
Lui e Chibiusa avevano litigato più volte durante quella
vacanza e
Usagi era un po' preoccupata a lasciarla in hotel sola con quel
ragazzo straniero; nonostante ciò Chibiusa, che era nella
fase della
ribellione, non li stette a sentire preferendogli quel coetaneo, tale
Juan (se non ricordava male). Per fortuna come finì la
vacanza finì
anche l'infatuazione del momento.
-Ecco,
allora avrete presente di quanto mangiano tardi là!-
continuò nella
sua conversazione Haruka.
-Sì,
sono pazzi!- rispose Usagi ricordando quanto le fu difficile
abituarsi ad orari tanto diversi da quelli giapponesi.
-Dai,
però l'attesa valeva la pena. Mangiavamo sempre tutti a
quattro
ganasce! Ahahah!
-E'
vero, ammetto che, oltre al resto, anche la cucina non era niente male.
-Un
po' come la tua, Michiru- si intromise Setsuna facendole
un'occhiolino.
-Grazie
mille- rispose la donna contenta.
La
cena proseguì in modo disteso e sereno, ricordando i viaggi
fatti,
parlando di attualità e aggiornandosi sulle
novità delle altre
amiche del loro gruppo.
Tra le novità, Usagi
aveva raccontato di come la figlia di Rei si stesse mostrando una
degna erede della sacerdotessa. -... Così Rei mi ha detto
che è
molto fiera di Yukiko e che se prima era un po' preoccupata all'idea
di lasciare il tempio nelle mani della figlia ora sa che sia suo marito
che sua
figlia non potrebbero onorare meglio l'attività di famiglia
che era
stata tramandata di generazione in generazione. E poi mi ha detto che
non vede l'ora di celebrare la cerimonia dell'oschichiya
della
figlia di Hotaru.
-Non
potevano scegliere tempio migliore!- intervenne Setsuna.
-Il
tempo passa così veloce che fa quasi venire i brividi. Mi
sembra che
sia stato solo qualche anno fa che la salvai dall'esplosione che
distrusse il faraone 90 e ora è già madre.
-A
chi lo dici!- disse Haruka mentre Setsuna annuiva con la testa.
-Figurati
che per Haruka era già stato un piccolo trauma quando le
disse che
si sarebbe sposata con Yoshi.
-E
tu come lo sai?- domandò girandosi di scatto verso la
violinista.
-All'epoca
lei non aveva motivo per cui non parlarmi di te...- alludendo a dei
rapporti non ancora disastrosi come quelli che si sarebbero creati
dopo il pranzo del matrimonio.
Haruka
arrossì lievemente perchè quello che Michiru
aveva detto era vero.
Si
era quasi strozzata con quel pezzo di carne di pollo che stava
deglutendo quando la figlia dopo aver lodato ogni lato positivo del
suo ragazzo le disse felice: -Haruka, oggi Yoshi mi ha chiesto di
sposarlo!!- Aveva ventisette anni, ma a lei sembrava ancora poco
più
che una bambina e digerire la notizia di un passo tanto importante le
fu difficile quanto mandar giù quel pezzo di pollo del suo
stupido
piatto di yakisoba.
-Pensare
che i suoi non hanno fatto tante storie quando hanno saputo che la
coinquilina con cui condivideva l'appartamento del liceo era la sua
ragazza.- proseguì Michiru.
-Io
ero molto più indipendente di Hotaru...- borbottò
quella.
-Già,
Haruka! Dicci: i tuoi come hanno reagito quando hanno saputo che
siete tornate insieme?
-Benissimo-
rispose lei ben felice di cambiare argomento. -Se è vero che
vent'anni fa avrebbero voluto strozzare Michiru perchè
sapevano che
stavo male, ora sono davvero contenti.
-Sì,
siamo già andate a trovarli in America.
-Già.-
commentò Haruka prima di bere un sorso d'acqua.
-E
mi hanno confessato che loro erano sempre stati tristi per come era
finita tra noi.
-Eh già.- continuò
l'altra
ripensando per un attimo ai suoi genitori.
-In
fin dei conti... Io sono sempre la madre di sua figlia.- concluse
Michiru terminando la frase sghignazzando.
-Già...-
leggermente assente. -Ehi!!- la riprese Haruka quando
realizzò
quello che aveva appena detto Michiru. Tutti risero. -Non
ascoltatela: ci so fare con le donne, ma da lì a metterne
incinta
una... Non faccio certo miracoli!
-Ahahah,
sentitela quante arie che si dà avendo avuto solo due
compagne.
-Set,
non c'è donna che resista al mio fascino. Nemmeno tu se ci
avessi
provato anche con te.
-Ok,
adesso possiamo smettere di parlare delle tue eccezionali tattiche di
corteggiamento, Narciso?
-Ma
no, dai, è divertente- rispose Usagi.
-Sentito?-
chiese piccata. -Non
è che sarai gelosa, Michiru?- la stuzzicò con
voce maliziosa.
-Non credere: il fatto che mi piace
essere
corteggiata non vuol dire che non sia capace di farlo pure io. Tu
dovresti averne fresca memoria...
-Lasciamo
stare...- con lei era pure difficile farle ammettere di essere
gelosa, ma con Michiru era davvero impossibile. Meglio lasciare
perdere l'argomento. -Comunque, tornando a prima, i miei genitori
hanno sempre avuto un debole per Michiru. Non che avessero in
antipatia Mizuki, ma l'hanno vista poche volte e poi la conoscete, no? Non
è
che nemmeno lei abbia un carattere facile. “Due Haruka
no!”-
ripetè la frase del padre imitandone pure il tono mezzo
disperato. I
commensali a tavola risero tutti poiché quella era una delle
frasi comiche
passate alla storia nel loro gruppo. -Poi mio papà ha sempre
avuto
una “cotta” per Michiru.
-Michiru
è sempre stata così bella, elegante e di classe
che è impossibile
non restarne colpiti.- affermò Usagi, guardando la diretta
interessata, mentre Mamoru annuiva con la testa senza commentare. Non
aveva mai messo in dubbio il suo amore per Usagi, esclusa la
parentesi in cui frequentò per un brevissimo tempo Rei.
Però
Michiru Kaioh, la giovane ed eclettica ragazza prodigio, l'aveva
sempre ammaliato. Sarebbe stata forse l'unica ragazza che avrebbe
preso seriamente in considerazione in una realtà in cui non
avesse
conosciuto la sua Odango e in cui Michiru non fosse stata
irrimediabilmente attratta dalle donne.
-Grazie,
ma anche io ho dei difetti.- rispose la violinista ai complimenti di
Usagi.
-Caspita
se ne ha!!- aggiunse Haruka ridendo, prima di prendersi una gomitata
nel fianco dalla compagna.
-A
te Michiru non lo chiediamo nemmeno come l'hanno presa i tuoi- disse
poco dopo Mamoru.
-Fate
bene.- rispose pensando all'ultima visita a casa dei suoi genitori,
la settimana prima. Erano
sei mesi che non si vedevano. Pur restando
in Giappone, infatti, i loro rapporti erano talmente distaccati che
continuavano a vedersi una volta ogni sei mesi. Suo padre ogni due
mesi la chiamava per sapere se stava bene poi le passava sua madre
per un saluto e in un paio di minuti le loro telefonate arrivavano
già al termine. L'ultima volta che li andò a
trovare però fu come tutte le volte che la
sua vita privata finiva nei rotocalchi delle riviste di gossip: un
ritrovo più silenzioso e teso del solito che
consigliò alla donna
di togliere il disturbo dopo venti minuti dal suo arrivo in casa loro.
-Ma
io non capisco. Non dovrebbero essere contenti che almeno stavolta
non hai cambiato con una nuova donna? Intendo dire: sono loro che ti
pagavano la tua parte di affitto per la casa che condividevate al
liceo, giusto? Quindi, il fatto che stavolta si tratti di Haruka, non
dico che dovrebbe renderli felici, ma comunque meno ostili del
solito, no?
Tra
i presenti a tavola calò un silenzio d'imbarazzo:
evidentemente il
marito di Setsuna non era del tutto a conoscenza del punto di vista
dei signori Kaioh nei confronti di Haruka.
Fu
Setsuna che in quanto sua moglie si sentì in dovere di dare
spiegazioni: -I genitori di Michiru non vedranno mai di buon
occhio Haruka: l'hanno sempre considerata come la persona che ha
traviato loro figlia.
-Che è riuscita a traviare
una figlia
già malata di suo.- precisò Michiru fissando
il piatto vuoto davanti a se'.
-E
da allora suo padre non le ha più passato un soldo- concluse
Setsuna. Suo marito rimase sbigottito. Conosceva Haruka e Michiru da
più di vent'anni, eppure non aveva mai saputo quei dettagli
sull'infelice situazione famigliare della migliore amica di sua
moglie.
-M-ma la casa in montagna dei tuoi?-
domandò non riuscendo a capire. Se erano davvero
così freddi da non passarle più dei soldi quando
ancora non era una star della musica classica, come mai la violinista
poteva andare in quella casa di montagna che vide più volte
lui e la sua famiglia come ospiti?
-Gliel'ho comprata quando Hotaru era
ancora adolescente.- rispose in fretta Michiru.
-Sai loro non sono più
giovani e non
sciano più.- aggiunse Setsuna senza spiegare che comunque la
coppia non mise più piede in quella casa già da
molto prima di invecchiare; già da quando vennero a sapere
che la figlia aveva passato una volta la settimana bianca lì
con Haruka e i due intuirono che il bianco era riferito alla neve, non
al loro
rapporto.
Usagi
triste rimase a fissare il piatto mezzo vuoto del marito di Setsuna
il cui contenuto, da un minuto a parte, non diminuiva più.
Doveva fare qualcosa per riportare allegria in quella sera. Quando
vide la mano di Haruka appoggiarsi su quella di Michiru che le
rispose con un sorriso, si illuminò. -Ci spiace molto per
quello che
è successo e sarà pure una situazione triste
perchè ti sono sempre
mancati dei genitori calorosi e amorevoli, però in compenso
hai
trovato il calore di una vera famiglia in Haruka, Hotaru e Setsuna, e
nell'essere la “zia Michi” dei suoi figli. E forse
anche io e
Mamo possiamo sentirci un pochino parte della vostra famiglia.
Michiru
sorrise al tentativo di Usagi di trovare sempre del
buono anche nelle cose negative. -Certo, voi siete le persone
più
importanti.
-E'
una partita a scacchi: voi siete il re e la regina; io, Hotaru e
Setsuna i cavalli e i figli di Setsuna i pedoni, ahahah!
-Ecco
perchè tu non sei mai stata battezzata come “zia
Haru”, guarda
che ruolo di poco conto che hai dato ai miei figli!- le diede corda
Setsuna per lasciarsi alle spalle un argomento tanto triste quanto
quello dei genitori di Michiru. Una coppia così fredda che
in ventinove anni che
Hotaru viveva a casa della figlia non erano mai stati capaci di
chiedere di vederla almeno una volta. Chiedere di vederla era come
accettare la natura sbagliata della violinista, perciò era
meglio tenere le distanze da una ragazza cresciuta da due donne. A
Setsuna, che contrariamente ad Haruka non aveva mai avuto la sfortuna
di conoscere di persona quella coppia, veniva il nervoso solo a pensare
alla mentalità chiusa dei signori Kaioh che con la figlia
non furono affatto dei signori.
Finite le battute tra Haruka e Setsuna e
dopo un
breve momento di silenzio, Usagi domandò: -Allora Michiru,
tu e Haruka non
convivrete più?
-Ci
stiamo pensando- restò lei sul vago.
-Di
cosa state parlando?- domandò Haruka di ritorno dalla cucina
dove
era andata a prendere del gelato da offrire a fine pasto.
-Volevano
sapere se andremo a convivere.- la informò Michiru conscia
che Usagi
aveva dato voce ad una domanda che tutti si stavano ponendo.
-Sai,
io me lo chiedo perchè visto che con Michiru hai iniziato a
convivere già da giovanissima, ma con Mizuki non ti sei mai
sentita
di fare il grande passo... Mi chiedevo se saresti disposta a cambiare
abitudini e scendere ai compromessi della convivenza dopo tanto
tempo.
-A
parte che con Mizuki era già una specie di convivenza.-
disse lei,
mentre tutti tacerono sul pensiero in comune: “Non
è proprio
così...” -E poi comunque è
una cosa diversa. Ma che ne dite se ci spostiamo in giardino?-
cambiò velocemente argomento.
-Ho
capito- disse Usagi sospirando: lei ci aveva provato, ma sapeva fin
dall'inizio che sarebbe stato impossibile ricavare informazioni private
da quelle due.
Gli
ospiti andarono via dopo la mezzanotte, ma prima che Usagi uscisse di
casa Haruka la chiamò in disparte: -Usagi?
-Sì?
Haruka
le fece segno con la mano di avvicinarsi e quando la donna le fu
vicina le disse a bassa voce: -Stavo pensando: visto che Chibiusa non
è in casa perchè non fai divertire un po'
quell'uomo visto che è
la notte degli innamorati?
-Conosci dei film romantici divertenti
che io non
ho ancora visto?- domandò Usagi senza afferrare il motivo
della premura dell'amica.
Ad
Haruka venne da ridere alla risposta innocente della donna
più
giovane, ma cercò di stare seria: -No, ma basta che tu gli
proponga un film
romantico da vedere mentre sorseggiate un po' di vino, poi ti
avvicini, ti accocoli un po' accanto a lui... vedrai che saprà
farti capire come far divertire un uomo.
-E
come si fa a far divertire un uomo mentre guarda un film romantico non
comico?
-C'è
solo un tipo di divertimento che accomuna tutti gli uomini di questo
mondo- e portando una mano all'altezza della vita la mosse dal basso
verso l'alto con esplicito
riferimento sessuale.
La reazione dell'altra fu immediata:
-Haruka
ma che cavolo diciiiiii??!!!- le urlò diventando
paonazza in
volto e dandole una pacca sulla schiena talmente forte da farla
tossire!
Michiru
che stava parlando con Mamoru a breve distanza da loro, quando
sentì
l'esclamazione scandalizzata di Usagi, rise composta: -Haruka,
perchè
ti diverte tanto mettere la nostra Regina in imbarazzo?
-Ahahah,
le stavo solo dando un suggerimento su come far funzionare il suo
matrimonio!
-Sei
davvero incorreggibile. Mamo, andiamo subito via di qua!-
ordinò lei prima di trascinarlo via per un braccio.
-Ahahah,
ci vediamo testolina buffa!- la salutò a quel punto Haruka
sulla
soglia di casa.
-Usagi,
ha ragione: sei veramente incorreggibile! Vorrei davvero sapere cosa le
hai detto esattamente.
-Ahahah,
alla fine noi ci facciamo sempre quattro risate.
-E'
tardi. Dai, ti aiuto a riordinare la sala e la cucina.
-Grazie.
Mezz'ora
dopo terminarono di ordinare le due stanze. -E' stata una bella
giornata- mormorò Michiru mettendole le braccia al collo.
-Sono
d'accordo- le rispose la bionda dandole un bacio veloce prima di
sganciarsi da lei e andando a prendere due calici e dello spumante.
-Cosa
fai?
-Ti
offro da bere.
-Non
posso, devo guidare.
-Dai, vieni
Michiru...- si diresse nuovamente in giardino portandosi dietro
spumante
e calici. Li appoggiò sul tavolo in legno dove poco prima
avevano mangiato il gelato con gli amici e le fece cenno di
uscire anche lei. Guardò il cielo
cercando di distinguere la via Lattea, per quanto le luci della
città
rendessero difficile la sua identificazione. -Poi abbassò lo
sguardo
e le chiese: -Lo sai che giorno è oggi, Michiru?
-Il
tanabata matsuri?- domandò incerta non capendo dove volesse
andare a
parare l'altra.
-E
cosa si ricorda?
-L'incontro
tra Hikoboshi e Orihime.
-Già...
E ti ricordi chi mi parlò per la prima volta di questa festa
quando
mi trasferii in Giappone?
-Sì-
rispose lei ripensando al giorno in cui le raccontò quella
favola
d'amore, il cinque Luglio di trentadue anni prima. Si sentivano
già
grandi, ma erano ancora poco più che bambine.
-E'
stato nella notte del Tanabata che ci siamo messe insieme la prima
volta.- le
disse Haruka sorridendo.
Era
vero. Allora non era l'unica ad aver fatto quel collegamento: anche
Haruka si era ricordata di quella data! Un'altra battaglia, altri
muri sentimentali che all'epoca aveva innalzato soltanto lei e che
Haruka, complice il caso e complice la tenacia, aveva abbattuto per
poter far parte della sua vita. Con determinazione, ma senza
irruenza, era riuscita a farsi aprire le porte del suo cuore. Era
stata molto dolce ed era riuscita a vincere i suoi timori e la sua
ostinazione nel voler provare a tutti i costi a mettere a tacere il
suo cuore che non aveva mai sentito tanto vivo in presenza di un
ragazzo.
Haruka
le cinse la vita e la baciò. -Fatti offrire un bicchiere di
spumantino buono- provò a persuaderla.
-Non
posso. Avrò già superato di gran lunga il tasso
alcolico minimo
previsto per una guida sicura, se bevo anche quello non posso più
tornare
a casa!
-E
se io non volessi che tu tornassi a casa?- Lo sguardo di Michiru
tradì l'emozione che stava provando
-La notte in cui gli infelici amanti possono finalmente incontrarsi.
Questa è la nostra notte Michiru.- le disse poi guardandola
seria.
In
quel momento la donna provò sensazioni contrastanti. Era da
tanto
che stava pensando a quando e come sarebbe stata la loro prima notte
insieme, eppure quelle parole la irrigidirono. Non pensava proprio
che le sarebbe arrivata la proposta quella sera. -Haruka, io...
-Michiru,
sono sette mesi che rimandiamo tutte le buone occasioni. Sono sette
mesi che stiamo aspettando. Ma aspettando cosa?
-L'occasione
migliore?- provò a suggerirle.
-Ce
ne è una migliore di questa?
-Intendevo
quella in cui ci sentiremo pronte entrambe.
-Io
sono pronta.- affermò l'altra sicura.
-Ma
se due giorni fa in albergo, mentre in camera mia l'atmosfera si
stava scaldando, sei scappata via! Evidentemente non sei
così pronta.
Haruka
aprì bocca per ribattere, ma non disse nulla, ricordando
come in
quel momento nel sentire il respiro di Michiru appesantirsi,
un'insicurezza che non le apparteneva ebbe la meglio sulla scarica di
eccitazione che le pervase il corpo. Aveva temuto il momento che
aveva tanto atteso. Non era da lei. Si poteva passare sul fatto che era una frana
nel
dichiare i propri sentimenti, ma Haruka Tenoh era un manuale di
istruzioni su come far cadere donne e ragazze ai propri piedi e su
come farsi perdonare dalla donna amata per la sua scarsa propensione
a dire a parole quello che sentiva nel cuore. Non aveva mai ricevuto
critiche in merito, neanche una volta. Dopo le corse era convinta che
fosse la cosa che le riusciva meglio, ma quella sera ebbe da
ricredersi.
Mentre
pensava a ciò rimase a fissare Michiru con un mezzo
sorriso che voleva infondere sicurezza, ma che faceva trapelare la
sua ansia. “Stupidaggini”,
pensò scuotendo leggermente la
testa mentre prendendo il viso di Michiru fra le mani la
avvicinò a
se' per baciarla. Di cosa aveva paura? Di una donna che per
quattordici anni era stata sua, in tutti i modi in cui
quell'aggettivo possessivo poteva essere inteso? O aveva paura che
passando sul
piano fisico non sarebbe stato come vent'anni prima e si sarebbe
incrinato tutto il lavoro fatto fino a quel punto per ricostruire un
futuro insieme?
Provò
a spazzare via tutti i suoi timori stringendo più forte a
se'
Michiru.
La
violinista da parte sua era indecisa sul da farsi. Le parole che le
aveva detto Haruka, forse con l'aiuto del vino che stava
iniziando a
farsi sentire amplificando le sensazioni, avevano avuto il loro
effetto. Sembrava la notte perfetta per realizzare una delle cose
che, in cuor suo, le erano mancate di più della vita di
coppia con
Haruka. Ora non erano più ragazzine, ma d'altronde non
poteva
nemmeno sperare di avere una relazione in bianco per sempre. Per
quale motivo poi? Per paura di affrontare le sue insicurezze? Forse
era davvero arrivato il momento di sbarazzarsi di pudori inutili dal
momento che non sarebbe stata la loro prima volta. Accettò
così gli
inviti di Haruka che era passata a dare attenzioni al suo collo.
-Portami in camera, Haruka...- le disse con il fiato corto, sperando
con tutta sé stessa di non doversi poi pentire della propria
richiesta andandosene nel momento meno opportuno.
Haruka
non si fece ripetere l'implicita domanda, rientrarono dal giardino e si
diressero in camera sua. La bionda riprese a
baciarla con dolcezza mentre le sue mani iniziarono a vagare sulla
schiena di Michiru che ripeteva incerta i suoi gesti. Dopo diversi
minuti Haruka lasciò la bocca della violinista per
avventurarsi
nuovamente sul suo collo. Si allontanò un attimo per dare
una veloce
occhiata alla sua vita e poi mentre riprese a baciarla portò
le mani
all'altezza del koshi-himo****** per slacciarlo.
Il
cuore di Michiru iniziò a battere forte quando l
fruscìo che
seguì un movimento delle mani del team principal alla sua
vita le
fece capire quello che stava succedendo. Ma era davvero pronta per
concedersi alla persona per la quale aveva sfidato tutte le
avversità
di un destino del quale era stata lei l'artefice? Cercò di
non
pensarci cercando le mani di Haruka, stringerle nelle sue e poi
intrufolandosi dentro le larghe maniche del suo yukata per avere un
contatto diretto con la pelle di una parte della bionda che
non fosse il viso.
Il
gesto incoraggiò Haruka che dopo un po' portò le
mani ad
accarezzarle prima i fianchi e poi la pancia, arrivando dritta
all'obbiettivo: trovare il secondo koshi-himo. Fece
cadere la
fascia, ma contrariamente a ciò che si aspettava Michiru, si
fermò
con la mano a bloccare l'apertura dello yukata. La
guardò incerta, come a chiederle un permesso o come se
si stesse domandando se stavano facendo la cosa giusta.
-Tranquilla...- sussurrò Michiru, provando con quella parola
a dare
coraggio soprattutto a sé stessa. A quel punto
l'attirò per la vita
e la strinse a se'. La baciò, incerta se spostare le sue
attenzioni
al mento. Un tempo Haruka non avrebbe saputo resistere agli effetti
di quel gesto, ma era ancora così? Era stata via tanto
tempo, chi
diceva che Haruka non fosse per alcuni versi cambiata anche dal punto
di vista erotico? Vent'anni non erano poco tempo. Mizuki avrebbe sicuramente
saputo meglio di lei cosa poteva stimolare maggiormente i
suoi sensi. La paura di non ritrovare più la
complicità in uno dei campi che le aveva viste maggiormente
affini, tornò a farsi sentire come tutte le volte
precedenti. La paura che un confronto con la ex di Haruka potesse
portare quell'ultima a non apprezzare quella notte che era tanto
impaziente di vivere con lei. Cercò di essere razionale,
pensando che d'altronde la giornalista doveva aver fatto come tutti:
imparare a conoscere il proprio partner anche nella sfera sessuale. In
fondo anche lei aveva capito a cosa
reagivano di più le sue precedenti ex solo
vivendole. Arrossì appena. In fin dei conti era solo
questione di imparare a conoscersi di nuovo, no?
Se una volta Haruka trovava estremamente eccitante essere baciata sul
collo, male che sarebbe andata gli sarebbe comunque piaciuto. In fin
dei conti non era continuando a rimandare che avrebbero imparato a
riscoprirsi complici anche nel campo della sessualità.
Così si fece forza e spostò l'attenzione dei
suoi baci e della sua lingua sul mento del pilota che per tutta
risposta reclinò la testa di lato sospirando pesantemente e
stringendola forte a se'. Quello che le stava facendo Michiru era a
dir poco sensazionale. Sentire finalmente la sua lingua che la
marchiava a fuoco in una delle sue zone più erogene era un
qualcosa
di inaspettato che per poco non le fece perdere i contatti con la
realtà. Se non fosse stato che nel sentire i capelli di
Michiru solleticarle il volto la portò, senza ragione, ad
immaginarsi dei
capelli ricci e biondi posarsi sulle spalle di Michiru mentre
la nuova amante scendeva alla scoperta di parti inesplorate del suo
corpo che fino ad
allora solo lei aveva avuto il privilegio di vedere, baciare e
toccare. La mano dell'altra scese ad accarezzarla lungo un fianco e
Haruka s'immaginò Michiru che confondendo una sbandata per
amore
donava piacere alla talent scout più giovane di lei. Infine,
mentre
Michiru tornò a baciarla con trasporto sulla bocca, le fu
inevitabile pensare a lei ed Elza, felici ed appagate, abbracciate
nello stesso letto. Doveva cacciare via tutti
quei pensieri, ma quello che si era immaginata era davvero troppo e
d'istinto spostò il volto di lato. Non era quello
il momento migliore per farsi prendere dalla gelosia. Il suo sogno
più grande si stava realizzando, non avrebbe buttato al
vento anche
quell'occasione. E poi, anche lei, era vero che era stata solo con
Mizuki dopo Michiru, ma aveva fatto l'amore con la giornalista
tantissime volte, arrivando a conoscere perfettamente le sue fantasie
e il suo corpo. Dunque, come poteva permettersi di essere gelosa? -Che
cosa c'è, Haruka?- la riportò alla
realtà Michiru.
Lei
la guardò mostrando così la sua espressione
smarrita. Che figura
stava facendo? Lei che era sempre stata così sicura di se' e
che
invece di darsi da fare si faceva bloccare da delle stupide fantasie
sul passato della donna che aveva davanti a se'. Arrossì un
po',
guardando di lato un punto indefinito. L'altra continuava a non
capire, ma provò ad accarezzarle la fronte sperando
così di
interrompere la situazione di imbarazzo che la bionda stava provando.
Haruka a quel gesto tornò a guardarla in volto e vedendo i
suoi
occhi blu comprensivi come mai, si decise a parlare. -Loro...
-Loro
chi?
Esitò
prima di spiegarsi: -Io ti ho lasciata che eri stata solo mia, ma
quelle donne, le tue ex...
-Loro
sono il passato- la interruppe Michiru -Non devono intaccare il
nostro presente. Non c'è Mizuki, non c'è Elza,
non c'è più alcun
loro. Adesso siamo solo noi.- le sorrise mentre si decise a giocarsi la
sua
carta. Non era così certa di volerlo fare prima, ma capendo
che
anche la bionda era preda dei timori di un confronto con chi c'era
stata prima di lei, pensò che fosse la cosa migliore da
fare. In
un'altra sera si sarebbe scusata e sarebbe andata via, ma forse
Haruka aveva ragione quando in giardino aveva paragonato loro due
agli infelici amanti del Tanabata. L'occasione che stavano aspettando
era arrivata. Era arrivato il momento di affrontare e vincere tutti i
timori che le avevano accompagnate da quando tornarono insieme fino a
quella sera. Non potevano nascondersi dietro a delle ritrosie che se
al momento potevano andare bene ad entrambe, inevitabilmente a lungo
andare
avrebbero potuto minare le proprie sicurezze personali e dunque il
rapporto di coppia. Così allontandosi di poco da lei e
lasciando andare i due lembi dell'abito lo
fece scivolare lentamente a terra. Haruka smise di respirare mentre
rivide finalmente, dopo tanto tempo, quel corpo seminudo di fronte a
se'. Michiru senz'abiti era ancora più bella di quanto
ricordasse.
-Giochi sporco, Michiru...- mormorò l'altra facendo vincere
i timori
da ciò che stava vedendo. La violinista aveva ancora un
fisico
perfetto. Non era cambiato tanto da quando la vide l'ultima volta:
forse solo qualche neo e una cicatrice sulla pancia che non era il
risultato di una battaglia violenta, ma il segno dell'operazione
all'appendice a cui la donna fu sottoposta sette anni prima. Quando
lei non c'era... No, non era più una ragazzina, ma quel
corpo le
stava solo suggerendo un milione di idee su come farlo suo e lei
stavolta non si sarebbe certo fatta bloccare dalle sue paranoie su un
passato che come aveva detto Michiru non le riguardava più.
La violinista allo sguardo estremamente
compiaciuto
di Haruka sorrise. Sapeva
perfettamente di essere una donna bellissima, un viso e un fisico da
far
invidia a molte donne della sua età. Quanti uomini la
guardavano per
strada tentando di spogliarla con lo sguardo? Quante persone si erano
avvicinate a lei sperando di poter essere considerate come possibili
partner o amanti? Un tempo anche Haruka le sarebbe subito saltata
addosso vedendola con la sola biancheria addosso e invece ora era
lì
a fissarla con il fiato trattenuto in gola. Sotto questo punto di
vista sembrava cambiata. Poi vide quel sorrisetto fare capolino
sullle sue labbra: lo ricordava bene e sapeva che era un sorriso che
nascondeva soltanto molta malizia. Si sedette a cavalcioni sopra di
lei mentre Haruka, a quel punto con il viso all'altezza del petto
dell'altra, si allungò verso il suo volto per baciarla sulla
bocca, spostarsi
di lato e scendere dall'orecchio al collo. e dal collo alla spalla. Il
respiro di Michiru si fece più pesante mentre cercava la
lucidità
necessaria per sfilare il primo koshi-himo che
teneva
allacciato lo yukata della bionda. Disfatto il nodo, le labbra di
Haruka erano ora sullo sterno, il tempo di sbarazzarsi del nastro ed
ora la sua bocca era tra i suoi seni. Un contatto così
inaspettato
quello dei baci che la bionda stava lasciando sul seno destro sulla
parte scoperta dalla coppa del reggipetto
mentre con la mano andava a stuzzicare il sinistro, che portò
la
violinista a emettere un gemito ad alta voce. Haruka sorrise sentendo
l'effetto che stava avendo su Michiru che instintivamente
reclinò la
testa all'indietro. Poi con la bocca da una parte e la mano destra
dall'altra, tornò su fino alla clavicola per poi tornare
ancora giù,
ripetendo i gesti altre due volte, ma osando sempre di più
ogni
volta che tornava all'altezza dei seni, finchè non si prese
la
libertà di introdurre una mano sotto il reggipetto e poter
così
avere un contatto diretto con un suo capezzolo. Tutto quello che
stava accadendo era semplicemente fantastico, pensò Haruka
con la
mente che perdeva lucidità di minuto in minuto.
Portò una mano
all'altezza dell'elastico del reggipetto e guardò Michiru
che con un
cenno della testa acconsentì a farglielo slacciare e i seni
dalla
pelle diafana e rosata si mostrarono in tutta la loro bellezza. Se
avesse avuto un'altra età si sarebbe buttata senza troppi
complimenti su di essi, ma quella era la loro prima volta dopo un
tempo eterno che aveva rischiato di non ripetersi mai più e
voleva
che fosse perfetto. Dolce e perfetto. Perciò portando una
mano sulla
nuca di Michiru la portò ad avvicinare il volto al suo per
poterla
baciare. Fu un bacio dolce, prima che Haruka tornasse senza fretta a
prestare
attenzione a ciò che in quel momento le sembrava ne
necessitasse di
più, andando con la bocca in avanscoperta dei sensi di
Michiru
legati alla sensibilità del seno. Pur godendo a fondo di
ogni gesto
di Haruka, Michiru non aveva alcuna intenzione di perdere il
controllo: non si sarebbe tolta l'ultimo indumento rimasto
finchè
non si fosse trovata davanti Haruka nella medesima situazione. Ma
l'ex pilota era così presa da Michiru che non si accorse di come
quest'ultima era riuscita a individuare il secondo koshi-himo
e sfilarlo. Capì quello che era successo nel momento in cui
tornando
a baciarle la guancia sentì le sue mani avventurarsi sotto i
lembi
dello yukata. Haruka aprì di colpo gli occhi e si
scostò da lei
guardandola. Michiru le fece un sorriso dolce e le disse: -Non pensi
che questo sia diventato di troppo?- Poi le sussurrò: -Vai
un po'
indietro per favore...- Haruka continuava a guardarla sorpresa,
così
con un cenno della testa le indicò i cuscini dietro di lei e
Haruka fece quanto richiesto. A quel punto Michiru raggiungendola,
prima
la spinse giù, poi le aprì lo yukata. Haruka a
quel punto arrossì
violentemente. Poteva sembrare strano, lei che dava sempre l'idea di essere tanto sicura
di sé stessa e tanto spavalda nel mostrare tutta la sua
bellezza, eppure in quel momento stava mostrando a Michiru un pudore
che chi
la conosceva non avrebbe mai immaginato.
Il
momento del confronto diretto era arrivato. Lei che faceva girare la
testa a tante donne e che aveva parecchio successo anche tra gli
uomini, era ora inerme sotto lo sguardo della violinista che si era
presa il permesso di poterla guardare dopo tanti anni; timorosa di
mostrarsi nella sua versione quasi integrale ad una donna
meravigliosa in ogni dettaglio come Michiru. Ciò che l'aveva
sempre
bloccata, posticipando di continuo quello che stava accadendo quella
sera, si era ora realizzato. Ed era stupido temere un confronto con
la donna che in passato l'aveva vista nuda forse più dei
suoi genitori
quando era bambina e anche più di Mizuki. Ma in quel momento
che
stavano
vivendo il presente e che si stava mostrando indossando solo la
biancheria intima con una
persona che non era più Mizuki, si sentiva quasi a disagio.
Quasi
come se stesse temendo un giudizio di Michiru. Magari aveva cambiato
gusti ed avendo passato tanti anni con l'americana e anche con Fuka,
aveva iniziato a preferire donne più femminili e corpi
più formosi
del suo. Oppure doveva mettere in conto che semplicemente potesse non
piacerle più lei.
Michiru
sorrise vedendo Haruka perdere la sua sicurezza mentre, ancora rossa
in viso, si ritraeva dal suo sguardo. Perchè temesse un
giudizio
negativo restava un mistero. Il suo fisico
era più
incantevole di quanto lo ricordasse. Tonico, estremamente
proporzionato e anche femminile. Perchè, se pur era vero che
ad
Haruka piaceva giocare sul suo aspetto androgino, senza abiti
maschili mostrava un fisico femminile con tutte le sue sensuali curve
nei
posti giusti. Anche il suo seno che non era mai stato molto
abbondante, favorendo così l'illusione che tanti avevano di
lei
scambiandola per un uomo, sul suo fisico non poteva che essere della
taglia perfetta. Per non parlare del viso e delle mani che restavano
forse le cose che amava di più del team principal. E poi
c'era quel
neo che ammicava biricchino dalla parte scoperta del seno sinistro. A
quanti anni era spuntato fuori? Quante volte Mizuki lo vide? Anche
lei era rimasta vittima del suo fascino che lei trovava così
irresistibile o non gli aveva mai dato peso? Sorrise. Non era
importante
quello che aveva pensato la giornalista, quello che importava in quel
momento era sciogliere il disagio che Haruka stava mostrando. Michiru
si avvicinò con il viso al suo e le mormorò: -Baka*******
Haruka... Sei
bellissima.- e senza darle tempo per replicare la baciò
ricambiando
con le mani le attenzioni ricevute fino a poco prima sul suo seno.
Haruka
si lasciò andare, sospirando e formulando come ultimo
pensiero di senso
compiuto
di quanto inutili erano state le sue preoccupazioni. Tanti timori su
dei possibili confronti che avrebbero potuto portare l'altra ad un
rifiuto... per sentirsi dire in termini scherzosi e nel tono
più dolce e sincero che era
bellissima!
Era
la notte del Tanabata, la notte degli innamorati in cui Orihime e
Hikoboshi, trasformati rispettivamente nelle stelle di Vega e Altair,
si incontravano, per l'unica volta all'anno, nella volta celeste.
Era
una notte in cui il mare si fondeva con il cielo rischiarato dalla
luna.
Era
una notte in cui il vento si alzò improvvisamente per
soffiare sul
mare, giocando con lui, muovendo e agitando le sue acque; diventando
sempre più irrequieto su di lui e formando onde sempre
più
tumultuose... per tornare infine docile.
Era
una notte in cui, a ora tarda, il vento portò con se'
l'inconfondibile profumo di salsedine.
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*
Tanabata Matsuri: come molti di voi sapranno è
una festa di origini cinesi che si festeggia anche in Giappone il 7
Luglio o il 7 Agosto (a seconda che si usi il calendario gregoriano o
quello lunare del passato). Durante questa festività, molto
sentita in Giappone, si festeggia il giorno in cui le stelle Vega e
Altair si incrociano nella via Lattea. Secondo la leggenda la Dea
Orihime (Vega) si innamorò di un pastore Hikoboshi (Altair)
con il quale si sposò di nascosto per non contravvenire le
leggi che volevano che gli dei e gli uomini vivessero in cielo
separati. Quando il padre di Orihime scoprì il matrimonio
fra la figlia e l'uomo, per impedire ai due innamorati di vedersi,
divise il cielo in cui vivevano gli déi da quella in
cui vivevano gli uomini con un fiume celeste che è la Via
Lattea. La disperazione della figlia a quella decisione del padre lo
mosse a compassione e perciò permise alla ragazza e al suo
innamorato di incontrarsi, ma soltanto una volta all'anno, ovvero il 7
Luglio.
In questa festività è quasi d'obbligo l'utilizzo
dello yukata (kimono estivo). Il famoso episodio in cui Haruka attira
l'attenzione di tutte le Inner nel pescare due pesci rossi per Michiru
rappresenta proprio la festa del Tanabata. Alcune delle cose qui
descritte si possono infatti ritrovare anche in quell'episodio di cui
purtroppo non ricordo il titolo.
** Daren: è un nome che ho scelto casualmente e sempre
casualmente ho scoperto che Mamoru Chiba nella versione americana
è stata chiamato Darien Shields. Sarà un caso che
il fidanzato di Chibiusa abbia un nome tanto simile al Mamoru
americano? :-P
*** kinchaku,
orizuru,
kuzukago e kingyu sukui : rispettivamente borse che portano
fortuna negli affari, origami portafortuna per la salute e la
longevità dei componenti famigliari, sacchi della spazzatura
che simboleggiano la pulizia dell'anima e la prosperità, e i
"retini" da pesca che anzichè avere il retino hanno un
sottile strato di carta che una volta bagnato già con il lieve peso di piccoli
pesciolini si rompono facilmente.
**** machiya:
tipica casa giapponese in legno con il tetto spiovente. La
città di Kyoto è stata nominata Patrimonio
dell'Umanità dall'Unesco proprio per essere riuscita a
preservare nella sua periferia i tipici villaggi giapponesi di una
volta. Molte case sono aperte al pubblico per mostrare come erano fatte
le case giapponesi del passato, altre sono affittate come alloggi turistici, altre ancora sono proprietà private dei giapponesi
più facoltosi e benestanti. Tokonoma: stanzetta
spirituale, immancabile spazio di ogni casa in tradizionale stile
giapponese.
***** seiza:
termine che indica la tradizionale seduta giapponese per stare a tavola
che vuole le gambe piegate indietro e i glutei che appoggiano sui
talloni. Nell'episodio "Cercasi amici" un bambino poco più
grande di Chibiusa è un mago nella cerimonia del
thè, Usagi, Chibiusa e Mamoru si uniscono ad Haruka e
Michiru che si stanno recando dal ragazzino e la scena del
combattimento è preceduta da un simpatico siparietto in cui
Usagi, non abituata a stare seduta secondo la tradizione giapponese,
combina alcuni guai a causa dei suoi piedi informicolati.
****** koshi-himo:
il kimono (e di conseguenza anche lo yukata) è
allacciato in vita da un nastro detto koshi-himo, sopra di
esso viene fatta fuoriuscire la stoffa in più del kimono
fissata successivamente da un secondo koshi-himo.
******* baka:
scema, sciocca.
Per ulteriori spiegazioni sul Tanabata Matsuri potete
andare su Wikipedia o su questo link che è più
riassuntivo:
http://viaggiappone.com/blog/tanabata-festa-giapponese.html
Per
capire meglio
come indossare uno yukata (mi rendo conto che il mio riassunto
può non essere chiaro) vi rimando al link di
wikihow,
breve
e chiaro:
ìhttps://www.wikihow.it/Indossare-lo-Yukata
|
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Capitolo 24 *** Capitolo 23 ***
Buona
sera, o forse dovrei dire buona notte vista l'ora, o forse buongiorno
visto che pochi leggeranno a quest'ora di notte... Beh, buon tutto
lettori! XD
Il capitolo è un'esclusiva per questa versione della
storia. Ed ecco dove stava la parte del finale alternativo che avevo
promesso. In fin dei conti se avessi voluto un finale alternativo per
la coppia Haruka e Michiru avrei semplicemente aggiunto il
“what if” al
titolo della storia, no? :-P. Riconosco che avrei potuto fare di
meglio, se avessi avuto una migliore conoscenza in campo politico. Ho
fatto del mio meglio per far quadrare lo sviluppo di quello
che Naoko Takeuchi ha proposto come futuro delle Sailor, ma senza mai
spiegare come sarebbe avvenuto. Dal momento
che la prima volta che ho parlato del quadro politico giapponese e
quello fittizio di Sailor Moon, qualcuno si è perso,
stavolta ho
inserito alcuni link di rimando per aiutarvi a capire meglio il
ragionamento che ho seguito. Io ho cercato di fare del mio meglio,
abbiate clemenza!
Per quanto riguarda l'immagine invece vi
propongo una delle poche che ritraggono Usagi e Mamoru nei panni di
Neo Queen Serenity e King Endymion, con alle spalle quello che
sarà
il palazzo reale in cui sono destinati ad andare a vivere.
Passo
ai soliti ringraziamenti: voi che leggete, chi recensisce e chi ha
aggiunto la storia tra le preferite, le seguite o le ricordate.
Oggi
aggiungo lo spazio dei "ringraziamenti extra". Ovvero: la
persona dal nome in codice G, per avermi dato spunto, in dieci anni,
per i tentativi di Michiru pentita che con pochi e semplici gesti
cerca di riconquistare l'amore di Haruka; Hijras per avermi dato
l'ispirazione per i lati positivi di Mizuki (anche se non ha
più di una fan
XD); MATT BIANCO di cui ho sfruttato il consiglio passato di
aggiungere delle immagini alla fine di ogni capitolo; kirakishou7, ex
amico
dell'Università di cui mi sono servita ancora per l'immagine
del
capitolo in cui Mizuki lascia Haruka; Marco D'Amico, il ragazzo che
ha eseguito per me la fanart che ritrae Hotaru e Yoshiki insieme;
ellephedre per la “consulenza” su alcune coppie
delle Sailor e in
particolare per la coppia Makoto-Shinozaki; Mario Yamada che io stimo
enormemente e i cui lavori prendo come verità assolute, per
aver
delineato meglio il carattere di Elza nel suo doujinshi "The
lady in the tower" e quindi per essermi stata di
fondamentale
aiuto per creare l'Elza che vi ho presentato qui, per quanto la sua
figura sia sempre stata di contorno.
Buona lettura a tutti ;-)
23.
A
metà Maggio, su richiesta di Mamoru, tutti i Ministri, i
politici e l'imperatore
si riunirono in Parlamento. Il Primo Ministro accompagnato dalla
moglie portò a compimento quanto deciso durante la riunione
con le
guardiane del sistema solare interno ed esterno e rivelò a
tutti
quanti quale fosse stato il loro passato, la seconda
identità che
avevano sia lui che Usagi e il destino che si doveva compiere per
loro. Tutti rimasero spiazzati e qualcuno si mostrò pure
perplesso.
Non furono gli scettici che pensarono che il Primo Ministro e
la
moglie stessero delirando. Poichè tali politici erano certi
delle
loro congetture chiesero di dar loro prova di ciò che
dicevano o
avrebbero destituito Mamoru dal suo incarico con l'accusa di
instabilità mentale e tentato colpo di Stato. La richiesta
non li
colse alla sprovvista, per questo i due si scambiarono un'occhiata di
intesa e poi si trasformarono in Milord e Sailor Moon (Usagi dando per
scontato una simile richiesta si era portata da casa la spilla per
la trasformazione). La dimostrazione, dopo aver suscitato enorme
stupore, convinse tutti, ma non eliminò le
perplessità dei presenti.
Milord perciò illustrò tutti vantaggi per la
Terra se loro fossero
diventati il Re e la Regina del pianeta. Annunciò che tutti
gli
Stati sarebbero stati riuniti sotto un'unica monarchia che avrebbe
avuto per capitale Tokyo. La Monarchia sarebbe stata parlamentare,
sebbene i reali non avrebbero perso il loro ruolo di protettori della
Terra.
-Ma
il mondo è grande come farete solo voi due a proteggerlo?-
domandò
una dei ministri lasciando trapelare un tono un po' canzonatorio.
-Non
saremo soli. Dimenticate che non
eravamo i soli a difendere la Terra tempo fa, ma c'erano anche altre
nove Sailor.
Inoltre, in caso di pericolo, se si rendesse necessario, anche nelle
loro figlie potrebbe risvegliarsi il potere del pianeta da cui
discendono. Perciò la Terra è in ottime mani.-
rispose Milord.
-E
che ne sarà dell'imperatore?- chiese un'altro politico.
-E
chi accetterà che la capitale debba proprio essere a Tokyo?
Il
Giappone è una piccola nazione.- domandò un altro
ancora.
-E'
poco estesa sì, ma la nostra storia e il nostro popolo
è grande.
Non abbiamo nulla invidiare all'America o all'Europa.- intervenne a
quel punto Usagi.
-Ogni
domanda avrà le sue risposte, ma, secondo quanto vi ho detto
sul
cambiamento che porterà la nostra Monarchia, voi siete
favorevoli?
-Frena
la fantasia, Chiba-kun. Non puoi chiederci di andare al voto per
approvare una tua richiesta senza aver prima risolto
i punti più cruciali. Voi ci chiedete di approvare qualcosa
senza
avere un piano per realizzarla.- Intervenne a quel punto
l'imperatore poco convinto delle teorie del suo Primo ministro che di
punto in bianco aveva iniziato a millantare una propria corona sotto
cui far stare tutto il mondo.
Milord
decise perciò di esporre il piano che aveva in mente, le
soluzioni
per la figura dell'imperatore e per la sistemazione delle altre
guerriere. Le opzioni e i piani proposti furono tutti approvati, ma ci
volle un anno prima di giungere alla conclusione della redifinizione
della politica giapponese.
Nell'arco
di quell'anno infatti, prendendo in considerazione le proposte di
Mamoru, si cercarono di risolvere i nodi principali che il nuovo
stravolgimento politico della nazione stava portando. Innanzitutto
furono convocate le altre guerriere per verificare la loro
identità.
La potenza degli attacchi di quelle donne tolse ogni dubbio sulla
sicurezza della Terra. L'imperatore dopo averle viste sferrare a
turno i loro attacchi si inchinò davanti a loro. Avevano
cercato a
lungo le guerriere che avevano salvato la Terra da nemici potenti e
temibili, ma non erano mai riusciti ad individuarle. Non solo il
Giappone, ma tutta la Terra avrebbe dovuto rendere onore a delle
donne così valorose da essere pronte a sacrificare la loro
vita
quando ancora andavano alle medie e al liceo! C'erano state
addirittura due bambine tra di loro!
In
seguito si accettò, tramite voto parlamentare, la proposta
di Mamoru
che voleva il mantenimento della figura dell'imperatore*,
così come
quella di tutti gli altri Monarchi e Presidenti nelle varie nazioni
del mondo, ma la loro importanza sarebbe stata secondaria: Chiba-kun
e Tsukino-san sarebbero stati le due uniche vere figure con potere
decisionale negli affari di Stato.
Si
pensò poi al ruolo che avrebbero ricoperto le altre Sailor.
Questa
fu una decisione presa in diversi mesi nei quali le stesse guerriere
furono convocate più volte in Parlamento. Loro non erano
donne di
politica, ma poichè si doveva designare un ruolo pure a loro
fu
necessario chiamarle per sentire le loro idee e vedere se le loro
proposte potessero andare bene agli altri Ministri e viceversa. Alla
fine si optò per il loro ruolo di guardiane del Re e della
Regina.
Risolti
questi probemi di importanza prioritaria, l'approvazione del nuovo
regno fu ufficiale.
Quando la notizia fu diffusa tutti i giapponesi rimasero sconvolti:
niente fino ad allora aveva fatto presagire la caduta dell'impero in
favore di una nuova monarchia. I Ministri affermarono che presto
avrebbero fatto sapere i motivi per una
scelta così epocale.
Prima
si vollero risolvere i dilemmi di secondaria importanza, ma comunque di
notevole rilievo. La definizione di questi ulteriori punti
portò via altri
quattro mesi.
Innanzitutto
poichè la figura dell'imperatore sarebbe rimasta e il
palazzo
imperiale sarebbe rimasto occupato da lui e la sua famiglia, si
pensò di
far costruire un nuovo palazzo reale dove i futuri Monarchi sarebbero
andati a vivere. Ciò portò Usagi ad avanzare la
richiesta di
costruire un palazzo anche per tutte le altre Sailor. Una richiesta
così dispendiosa in un altro contesto sarebbe stata respinta
all'unanime, ma trattandosi delle guerriere Sailor le fu accordato il
permesso. In fin dei conti il motivo per cui per tanti anni cercarono
di individuarle fu proprio per poterle ricompensare del grande aiuto
che offrirono all'umanità quando la salvarono dai numerosi
potenti
nemici che cercarono di distruggerla. Ogni guardiana doveva avere un
palazzo, anche quelle che probabilmente per il momento non
l'avrebbero abitato, come Ami. Calcolando che si parlava
perciò di
otto castelli si pensò a come predisporli. Tenendo anche
conto che
si doveva costruire il palazzo reale, Usagi suggerì una
disposizione
a stella per le Inner Senshi al centro della quale si sarebbe trovato
il palazzo reale. In una disposizione
a rettangolo, attorno alla stella, sarebbero
stati invece costruiti i castelli delle Outer**. Per realizzare questa
idea
furono chiamati architetti ed ingegneri urbani i quali decretarono che
per realizzare un'idea così fantasiosa ed avvenieristica si
sarebbe
dovuta cambiare la fisionomia (toponomastica) di tutta la
città di Tokyo dando la
forma di stella al centro stesso della città e posizionando
ogni
castello ai vertici delle punte; quindi gli altri quattro castelli
sarebbero stati edificati più in periferia.
Al
termine di quei quattro mesi, come promesso, furono rivelati al
popolo le motivazioni per cui si stava andando incontro ad un
cambiamento così radicale del Giappone. La notizia di una
pace
perduratura, di prosperità, giustizia, di una maggiore
longevità, del ringiovanimento di trent'anni per tutti gli
abitanti
che avevano superato i sessant'anni e un decadimento fisico
notevolmente rallentato, furono i motivi principali che portarono il
popolo a gridare lunga
vita al re e alla regina, anche se nessuno ancora sapeva chi fossero.
Nell'undicesimo
mese si decise di dare un nuovo nome a Tokyo per distinguere la Tokyo
capitale del Giappone e la Tokyo futura capitale del mondo.
Perciò fu scelto
il nome di Crystal Tokyo, in riferimento al castello di Mamoru e
Usagi che sarebbe stato dato alla luce con il nome di Crystal Palace.
L'avvenimento avrebbe avuto una portata così epocale che si
decise
un nome anche per indicare la nuova era.
Nel
corso del dodicesimo mese Usagi, Mamoru e tutte le altre Sailor con
le loro famiglie si rivelarono al mondo partecipando alla
celebrazione che avrebbe visto l'incoronamento da parte
dell'imperatore stesso dei due Monarchi e il conferimento del titolo
di principesse e principi consorti alle altre guerriere e rispettivi
mariti. Così, nell'Aprile dell'anno successivo all'ultima
riunione
nel “Ristorante Sailor”, Usagi e Mamoru salirono al
potere con il
nome di Neo Queen Serenity e King Endymion, inaugurando così
l'era
del Regno della Terra, conosciuto meglio come Earth Kingdom. Per le
altre principesse il conferimento del nuovo titolo non
comportò una variante del loro nome.
Il
cambiamento per il momento avrebbe riguardato solo il Giappone, ma
piano piano si sarebbe diffuso in tutto il mondo finchè
tutte le
nazioni non si sarebbero alleate entrando a far parte del Regno della
Terra. Ci sarebbero voluti decenni, forse secoli, prima che l'unione
dell'Earth Kingdom fosse effettuata, ma per fortuna ormai il tempo
non doveva più essere temuto da tutti come prima. La vita
sarebbe
rimasta un dono prezioso e la morte sarebbe stata inevitabile per
tutti, ma il decadimento del proprio fisico sarebbe stato molto
più
lento perchè la vita sarebbe stata molto più
lunga. Il tempo avrebbe continuato ad avanzare incessantemente
però da allora in avanti sarebbe stato molto più
clemente, allentando così
l'ansia che del concludersi della vita in “un battito di
ciglia”.
*** ***
***
Era
Novembre ed era passato più di un anno da quando Mizuki si
ritrovò ad essere
nuovamente single e qualcosa la stava inquietando. Non ricordava di
essere stata tanto preoccupata l'anno precedente. Si era sentita
ferita nel profondo e con un incolmabile vuoto per la perdita di
colei che amava e adorava; il modo che la portò a chiudere
la sua
relazione più importante fu così repentino e
dolorosa da portarla a volersi prendere del tempo per sé
stessa. Quando la ex prima di Haruka l'aveva lasciata aveva sofferto
molto perchè fino ad allora era stata la sua relazione
più importante che contava ben cinque anni di convivenza, ma
qualche mese dopo non esitò a rimettere in gioco i propri
sentimenti per il pilota. Da quando invece terminò la sua
relazione con Haruka era uscita qualche volta con alcune donne, ma non
era alla ricerca dell'anima gemella. Togliersi il team manager dalla
testa era forse anche più difficile di quanto immaginasse e
arrivata a quarantaquattro anni non aveva più la stessa
frenesia di trovarsi una compagna di quando ne aveva trentadue. Tra
quelle sensazioni e tutte le sfumature annesse e
connesse però non aveva mai provato l'agitazione che invece
ormai
stava sentendo da qualche settimana. Il fatto è che le
sembrava
strano che d'improvviso quasi tutte le amiche di Haruka di colpo
iniziarono a staccarsi dal mondo delle celebrità
così
improvvisamente e affermando tutte che avrebbero dato ragionevoli
spiegazioni nel giro di breve tempo, inclusa Haruka quando
annunciò
che quello sarebbe stato il suo penultimo anno di lavoro. “Che
forse Haruka avesse ragione quando mi ha raccontato quella storia?
Eppure io so riconoscere quando sta raccontando delle bugie e quella
volta era più che chiaro che stesse mentendo. Al di
là del modo
frettoloso in cui me l'ha detto, ma è proprio per la storia
assurda
che ha raccontato”. Eppure nell'ultimo anno non
stavano
succedendo tante cose assurde? Un re e una regina sbucati fuori da
chissà dove per prendere il posto
dell'imperatore; una nuova vita migliorata per tutti, con tanto di
ringiovanimento per chi era più in là con gli
anni; la fuga di notizie che volevano un nuovo
assetto per Tokyo e la ricomparsa delle
parole “guerriere Sailor” in tutti i telegiornali,
su ogni
quotidiano o rivista! La storia di Haruka, in un contesto pieno di
cambiamenti improvvisi, non sarebbe stata più assurda degli
stravolgimenti e delle promesse che il Parlamento giapponese, retto
niente meno che dal Primo Ministro Mamoru Chiba, stava proponendo
alla nazione stessa. Alla luce di queste considerazioni qualcosa
dentro di lei le diceva che forse stava peccando di presunzione con
tutti quei “io so”, “io
conosco”, “io capisco” ed altri
vari “io”. Tergiversò a lungo prima di
decidersi a provare ad
ascoltare quella storia che ora le pareva avere il sapore di una
leggenda: un racconto inventato basato su avvenimenti realmente
accaduti.
Quando
si avviò a casa di Haruka era un pomeriggio di sole e nuvole
sparse
ed erano le quattro del pomeriggio. Rimase in auto dieci minuti con
l'agitazione a farle da compagnia. Per la prima volta in vita sua
aveva paura di presentarsi con la sua impulsività e
schiettezza che
erano da molti definiti tratti tipici di un caratteraccio, ma
soprattutto aveva paura di aver fatto la sua peggiore gaffe quando
reagì alla confessione di Haruka di essere una guerriera
Sailor.
“Sailor Uranus aveva detto, no? Sono passati tanti
anni da
quando intervennero per salvarci che neanche ricordo chi fosse... E
poi erano talmente tante!” si
demoralizzò nuovamente nel
tentativo di ripescare le poche foto che ritraevano le famose guerriere e che erano state scattate di nascosto
all'epoca per essere caricate recentemente su
internet. Mentre era ancora con
una mano sulla maniglia per aprire la portiera e l'altra che non si
decideva a slacciare la cintura di sicurezza, venne richiamata da
alcune risate. Guardò nello specchietto e vide che erano
ragazzini
che vivevano nel condominio di Haruka che stavano facendo ritorno
da... calcio presumibilmente. Li conosceva abbastanza bene: erano
cinque, tutti sulla quindicina d'anni ed abitavano tutti lì
già da prima di
quando Haruka si trasferì. Dietro di loro scorse la figura
dell'ex pilota: era
vestita con un lungo cappotto maschile color cammello, sopra un
dolcevita scuro.
Stava tornando a casa sottobraccio a Michiru, completamente persa nei
suoi occhi mentre sfoggiava uno dei suoi sorrisi più
spavaldi.
Nonostante il tempo passato, Mizuki sentì una morsa allo
stomaco e
avrebbe voluto andare via immediatamente, ma visto che ormai era
andata lì doveva risolvere la questione con lei. D'altronde
doveva
mettere in preventivo un eventuale incontro anche con Kaioh dal
momento che ora era lei a stare con Haruka. Scese dall'automobile
facendosi riconoscere da Michiru e Haruka. In effetti fu Michiru a
distogliere un attimo lo sguardo dagli occhi di Haruka guardando
verso la strada e fu così che vide Mizuki, appoggiata alla
macchina
con le mani in tasca, con chiaro intento di fermarle. La violinista
smise di
parlare e solo in quel momento Haruka capì che c'era
qualcosa che
non quadrava, guardò di fronte a se' e vide Mizuki. Con una
lieve
pacca sul braccio di Michiru sciolse il proprio braccio dal suo e
seria raggiunse Mizuki. Michiru la seguì preoccupata, ma si
fermò
un po' in disparte. -Mizuki... ciao...- le disse Haruka leggermente
tesa, senza sapere nemmeno lei cos'altro aggiungere. Non si sarebbe mai
aspettata di trovarsela davanti casa dopo quasi un anno da quando la
rivide.
-Ciao...-
per la prima volta da quando di lasciarono Mizuki era molto pacata e
poco loquace.
-Che
ci fai qui?- il tono non era ostile, ma era molto chiaramente
distaccato.
-Sono
venuta per parlarti di una cosa...
-Va
bene, sono qua che ti ascolto.
Mizuki
guardò verso Michiru assicurandosi che non stesse ascoltando
o che
fosse abbastanza lontana per non sentire. Entrambe le cose erano
vere: era a qualche metro di distanza mentre cercava di scrivere al
cellulare con una mano sola poichè nella sinistra teneva una
scatola
che aveva tutta l'aria di essere la confezione di una torta. Poi,
tornando a guardare Haruka, si decise a parlare: -E' vero quello che
mi hai detto l'altra volta?
Haruka
restò sorpresa dalla sua domanda: -Come mai me lo domandi?
-Ho
visto che quasi tutte le tue amiche stanno battendo in ritirata, tu e
lei comprese.
-Non
hai pensato come tutti che sia una casualità?
-No...
Cioè, sì, ma stanno succedendo tante di quelle
cose strane
ultimamente che non mi stupirei più se fosse vero pure
quello che mi
avevi detto tu.
-Capisco...-
Haruka rimase a riflettere un po', poi proseguì:
-Sì, è
vero. Avrei voluto dirtelo tante volte, sai? Ma vedi- sui suoi occhi
scese un velo di tristezza -non ho mai accettato fino in fondo il
fatto di aver ucciso per salvare la Terra. Mi rendo conto che erano
dei mostri malvagi, ma tutte le volte che combattevo mi ritrovavo con
del sangue addosso che il più delle volte non era il mio, ma
di
quello dei nemici. Sarei stata pronta a tutto pur di salvare il
pianeta, anche ad uccidere dei poveri innocenti posseduti da quelle
creature malvagie. Non ho mai avuto la coscienza pulita per il
destino che ho dovuto accettare. Dai diciotto anni, però,
nessun
nemico si è più fatto vivo per minacciare la
Terra e io ho potuto
riprendere una vita almeno in apparenza normale. Per questo non ho
voluto
dirti nulla, oltre al fatto che ci tenevo a te e non volevo essere
presa per pazza. Dopo tre anni ho capito di aver sbagliato, ma avevo
paura che
dicendoti di aver mentito per tanto tempo ti avrei persa. Solo l'anno
scorso ho compreso di aver sbagliato per tutto quel tempo:
probabilmente tu mi avresti capita e perdonata lo stesso. Ormai
però
era troppo tardi e tu poco tempo dopo mi hai lasciata...
-Tanto...
A questo punto, direi che se non fossi stata io a lasciare te l'avresti
fatto tu.
Haruka
non rispose, si limitò ad abbassare gli occhi. Anche in
quell'occasione non era stata molto corretta e non era stato un
capitolo che le faceva particolarmente onore.
-Così-
riprese l'altra- tu chi hai detto di essere? Sailor Uranus?
-Già...
-Credo
che dovrei fare delle ricerche più dettagliate su internet
per
capire quale sei esattamente.
-Oh,
beh... - Haruka arrossì all'idea che Mizuki la potesse
vedere con la
minigonna e i tacchi alti: già solo all'idea di lei con
quella divisa
si era sbellicata dalle risate, se l'avesse vista sarebbe anche morta
dal ridere. -Non è necessario che tu lo faccia.
Restarono
in silenzio per un attimo, poi Mizuki si fece coraggio e le chiese:
-Anche lei è una paladina Sailor?
-Guerriera
Sailor. Comunque sì.
-Posso
sapere chi?
-Sailor...-
poi s'interruppe. Presto tutti avrebbero scoperto le
identità di
tutte loro, ma per qualche mese avrebbero ancora potuto godere della
loro
privacy. A Michiru avrebbe dato fastidio dare quella notizia in
anteprima a Mizuki oppure no? Forse non spettava a lei dirle che
Michiru era Sailor Neptuno. -No, scusa, non so se gradisce dirlo o
no. Michiru, vieni qua!
“Ma
che bisogno c'era di chiamarla? Maledetta sia la mia
curiosità!”
imprecò tra se' Mizuki.
-Salve
Tajiri- la salutò in modo estremamente formale.
“E'
uguale alla figlia adottiva! E' davvero irritante!!”
pensò
Mizuki prima di risponderle di malavoglia: -Salve...
-Mizuki
voleva sapere quale Sailor sei.
“No,
Mizuki vuole sapere perchè sei rispuntata fuori dopo quasi
vent'anni!” le venne da correggere la ex, ma per
qualche strano
motivo riuscì a controllarsi.
-...
così non sapendo quanto ci tieni alla tua privacy...-
continuò
l'altra ignara dei pensieri di Mizuki- Vedi tu se dirglielo.
-Non
ho alcun problema: presto lo sapranno tutti. Sono Sailor Neptuno.- le
disse, studiandola con suoi profondi occhi blu.
Mizuki
si sentì leggermente in soggezione, ma non riusciva a
distogliere lo
sguardo dagli occhi di lei. Per quanto la detestasse era innegabile:
la violinista aveva un classe innata ed era di una bellezza fuori dal
comune. Anche suoi occhi erano bellissimi, magnetici. “Bellissima
ed altolocata stronza” le venne da pensare e in
quel momento la
donna guardò altrove quasi come se le avesse letto nella
mente e
avesse pesato il tipo di persona che era. Senz'altro più
sincera e genuina di lei, così sofisticata da sembrare fin
non
reale. Pensò di tirare un colpo basso alla rivale e
così
rivolgendosi di nuovo ad Haruka le disse: -Questo l'ho trovato in
fondo al cassetto del tuo comodino in camera...- disse tirando
fuori dalla tasca un Tissot sportivo non più funzionante.
-Hai
ancora delle cose tue da venire a prendere a casa mia, pensi di
passare prima di iniziare la tua nuova vita?
-No,
Mizuki- le rispose quella con tono gentile e abbozzando un sorriso,
mentre Michiru continuava a non battere ciglio. Non colse nemmeno la
frecciatina velenosa indirizzatole dalla giornalista. Haruka e Mizuki
erano state insieme per dieci anni: era normale che ognuna di loro
avesse tenuto
qualcosa a casa dell'altra.
-Come
no?
-No...-
e ribadendo così il concetto le scompigliò i
capelli ribelli con una
mano -Dalli in beneficienza- mentre con una mano chiuse quella di
Mizuki a pugno rifiutando così quell'orologio che aveva gli
stessi
anni di quanti lei e Mizuki si conoscevano. Rimase pensierosa un
attimo e poi le disse: -Mi dispiace per averti fatto del male.
Mizuki
sapeva che quando Haruka si rendeva conto di aver sbagliato in
qualcosa, difficilmente riusciva ad ammetterlo orgogliosa come era,
ma sapeva anche che spesso i suoi “Mi dispiace”
erano un modo per
chiedere scusa. Apprezzò lo sforzo, ma preferì
non dire nulla. D'altronde più che farle male l'aveva
ferita. Il male
passa senza lasciar traccia di se', le ferite guariscono, ma lasciano
sempre delle cicatrici. -Ormai è passato.
-Ok,
buona fortuna per tutto.
-Anche
a te.- così dicendo le due si congedarono e Haruka si
allontanò con
Michiru. Le sentì riprendere a parlare poco dopo, Haruka si
stava
offrendo per aiutarla con la torta e la violinista rideva composta
dicendole che poteva farcela da sola visto che non era pesante. Lei
salì in macchina. Qualche lacrima dispettosa
abbandonò suoi occhi
quando vedendole così affiatate constatò che lei,
per quanto
amata da Haruka, non fu mai importante come Kaioh.
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* Per una
rapida e chiara definizione della politica del Giappone e
dell'imperatore, vi consiglio la lettura dei primi due capitoli:
https://it.wikipedia.org/wiki/Politica_del_Giappone.
**
Per la definizione del mondo fittizio di Sailor Moon, vi consiglio la
lettura di "Luoghi di Sailor Moon" e "Crystal Tokyo":
https://it.wikipedia.org/wiki/Luoghi_di_Sailor_Moon.
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Capitolo 25 *** Epilogo ***
Salve,
come da titolo, questo capitolo è un epilogo. Le cose
più
importanti, i nodi da districare, le ho dette nei tre capitoli
precedenti. Perciò la brevità del testo
è dovuta al fatto che
questo è solo un capitolo finale! :-P
Breve
discorso sull'immagine: quella che trovate alla fine è un
po'
particolare perchè la trovai casualmente su Internet,
più di dieci
anni fa (infatti adesso non l'ho più trovata a colori su
internet).
Mi era subito piaciuta perchè raffigurava Haruka e Michiru
in età
adulta. Direi tra i trenta e i trentacinque anni. E' stato osservando
quest'immagine che il mio cervello si è messo in moto e tra
scritture, correzioni e poi cancellature di interi capitoli,
revisioni, "blocchi" vari si è formata questa long. La
stessa che negli anni ho revisionato più volte, dando
maggior spazio
alla figura di Hotaru come figlia e cercando di dare un taglio
più
realistico alla fanfiction. Spero di aver fatto un buon lavoro nel
ricavare tutta questa storia da una semplice immagine.
Nei
capitoli precedenti ho lasciato mille ringraziamenti, qui, oltre a
quelli usuali lascio una nota e due dediche a due amici
speciali.
Perciò: grazie ancora a tutti voi che state leggendo.
Più tutti quelli l'hanno inserita tra le seguite, preferite
o
ricordate e ovviamente chi recensisce.
Nota: questa fanfiction è
stata (ri)scritta senza pretese. Come tutte le storie che ho
pubblicato e che pubblicherò, dietro di esse vi è
sempre solo il
desiderio di esercitarmi nella scrittura (ammetto che spesso ho messo
mano nelle mie fanfiction quando mi rendevo conto che non sapevo
scrivere un testo più lungo di quello dei messaggini) con la
speranza che le mie storie possano piacere. Ma non è una
pretesa.
Questo capitolo lo dedico a quel gran rompiscatole di
Boogie che ci ha cambiato la vita dal primo giorno che è
entrato in
casa: un po' spaesato, ma scodinzolando... e dodici anni dopo
è
diventato la nostra ombra scodinzolante.
Pubblico
in memoria del “Professor” Ritchie..
Epilogo.
Per
quanto riguardò la vita privata delle altre Sailor fu un
anno
positivo sotto vari punti di vista.
A
Giugno Hotaru e
Yoshi andarono a prendere il loro bambino che si
mostrò di carattere aperto e solare esattamente come
l'avevano
descritto nei fascicoli d'informazione. Appena vide la coppia fece un
largo sorriso e parlando all'uomo che lo teneva per mano chiese:
-Mamma e papà?- L'uomo sorrise e annuì mentre
lasciava la presa
sulla manina del bimbo che sentendosi libero corse verso di loro.
Venne preso da Yoshi che lo alzò in aria guardandolo con
gioia
immensa. Solo in quel momento si rese conto di quanto stupido fu
inizialmente quando cercò di ostacolare il desiderio di
Hotaru di
adottare un bambino. Forse perchè lo sentì
veramente suo figlio solo
nel momento in cui Yamato sorridente corse verso loro facendosi
prendere in braccio, felice e senza alcun timore verso due persone
che per tre anni e mezzo non fecero parte della sua vita, della sua
quotidianità. Come se per il bimbo loro fossero stati i suoi
genitori da sempre, persone di cui fidarsi totalmente e ciecamente;
persone a cui donare tutto il suo affetto incondizionatamente. Mentre
lui, un uomo di quarantatre anni, fino in quel momento aveva ancora
visto in Yamato il bellissimo bimbo bisognoso di una famiglia. Ora
invece si poteva vedere riflesso negli occhi scurissimi del bambino,
il suo bambino. Suo figlio. Successivamente abbassandolo lo
avvicinò
ad Hotaru già in lacrime dal momento in cui mise piede nella
struttura. Per non contare le notti che non dormiva più,
quattro notti
insonni a causa dell'agitazione per ciò a cui l'imminente
incontro
la stava portando. Quando il marito glielo passò lo
guardò negli
occhi, stupendosi di come il bimbo continuava a sorridere e a ridere
nonostante tutto quello che gli era accaduto.
Dire che la gioia dei neo genitori era immensa era un aggettivo
riduttivo e banale, non c'erano parole per esprimere quello che
provavano, nessuno che non fosse genitore avrebbe potuto saperlo e
capirlo in pieno. La coppia sostò nell'albergo vicino
alla struttura che aveva preso in cura il bambino per una settimana,
il tempo di compilare le prime carte giudiziare dell'adozione che
sarebbero state convalidate l'anno successivo in seguito agli esiti
degli incontri con gli assistenti sociali. Durante quella settimana,
quando portavano fuori il bimbo, come se il piccolo avesse avuto un
orologio interno, tutti i giorni alle undici e alle cinque del
pomeriggio il bambino
insisteva per farsi portare alla vecchia struttura. Inizialmente
Hotaru immaginò che sentendosi spaesato il bimbo cercasse di
tornare
nell'unico luogo che conosceva e che gli dava sicurezza. Poi quando
al terzo giorno lei e Yoshi capirono che non era una
casualità
l'incontro dei due giorni precedenti con un piccolo cagnolino con cui
il bambino sembrava molto in confidenza, chiesero spiegazioni ad uno
degli assistenti sociali che l'avevano preso in cura nei giorni
precedenti al loro incontro. L'uomo
spiegò loro che il cucciolo era un randagino che andava
tutti giorni
in quel luogo per rimediare un po' di cibo. Tra tanta gente la persona
con
cui sembrò aver legato meglio sembrava proprio quella
più “in
età” con lui. Hotaru e Yoshi inizialmente risero e
non diedero
peso alla cosa. Quando però due giorni prima spiegarono a
Yamato che
quelli sarebbero stati gli ultimi incontri con il cucciolo
perchè
loro sarebbero tornati a casa e il cagnolino avrebbe trovato un'altra
famiglia, il bimbo iniziò a piangere sommessamente. I due
adulti
provarono a spiegargli che non potevano portare il cane con loro
perchè non erano i suoi padroni, ma quando il piccolo disse
in lacrime: -Io li voio bene... Ma se
nessuno vuole Poo?- La frase fece riflettere Hotaru
che iniziò a domandarsi cosa ne sarebbe stato di quel
cucciolo.
D'altronde il cane a cui il bimbo aveva già dato un nome,
non era
che un altro orfanello più in cerca di amore da dare che da
riceverne. Così, facendo un po' di
pressioni sul marito, il settimo giorno la berlina di Yoshi
partì con
un seggiolino e una quadrappa legati nei sedili posteriori.
Tornati a casa scoprirono che il cane apparteneva ad una nuova razza
nata dall'incrocio tra uno Yorkshire e un Barboncino e pertanto
denominata Yorkie poo e lì capirono l'origine del nome del
nuovo
amico di famiglia. Di tutto il discorso che qualcuno aveva fatto a
Yamato sulle origini del cagnolino, l'unica cosa il bambino
ricordò
fu la parte più semplice del nome della sua razza: Poo.
Il 25
Ottobre nacque invece la loro secondogenita. Una bambina
paffutella, con gli occhi dello stesso colore di quelli di Hotaru,
già con parecchi capelli in testa e di 3347 grammi. Il nome
datole
fu quello già annunciato in precedenza. Ma se Yamato era
sempre
allegro e non piangeva quasi mai, Yoshitomo era l'esatto opposto.
Yamato piangeva solo quando doveva fare il bagno in cui versava
sempre calde lacrime senza emettere un suono e quando c'erano i
temporali con la pioggia forte e i tuoni, momenti in cui invece
piangeva disperato. Yoshitomo per contro piangeva dalla mattina alla
sera, per motivi il più delle volte incomprensibili ai
genitori che
non potevano capire pienamente la sua lingua fatta di pianti e urla.
Per
Hotaru e Yoshi fu un anno molto felice, ma che stravolse
completamente la loro vita. Avevano iniziato le pratiche
dell'adozione convinti che il bambino che avrebbero avuto sarebbe
stato probabilmente figlio unico, invece da quando Yamato
iniziò a
far parte della loro vita, nel giro di quattro mesi si ritrovarono ad
avere a che fare con ben tre cuccioli: due umani e uno peloso!
A
metà Dicembre la nascita di Yoshitomo fu celebrata con l'oschichiya
e l'evento fu un ottimo motivo per le guerriere Sailor per rivedersi
nuovamente tutte insieme. Qualcuno ipotizzò che la fine del
mondo
fosse vicina visto il breve tempo in cui si risolsero tre incontri.
Dopo la cerimonia Ami portò buone nuove da casa sua. Dopo
sei mesi i
famigliari la perdonarono uno ad uno a partire dalla figlia. Il
prezzo da pagare fu una passeggiata in confronto ai gelidi rapporti
intrattenuti con lei durante quel periodo: la trasformazione in
Sailor Mercury e la dimostrazione dei suoi attacchi in una cascina di
proprietà del marito, al riparo da qualsiasi occhio
indiscreto.
Niente che le altre guerriere Sailor non avessero già
passato.
A
Gennaio, il dieci, Haruka e Michiru festeggiarono il
loro primo anniversario di fidanzamento. La ricorrenza fu un
più che
valido pretesto per poter battibeccare ancora. Le due donne infatti
sembravano non poter fare a meno dei loro bisticci e almeno una volta a
settimana finivano con l'esprimere pareri contrari anche sulle
più
piccole cose. L'anniversario ne era un esempio. Michiru voleva
festeggiare il primo anno, Haruka il quindicesimo. Michiru le disse
che non aveva senso visto che si erano lasciate per tanti anni; il
team principal la incolpò di voler in quel modo cancellare i
precedenti anni di fidanzamento. Litigarono, non si parlarono, infine
trovarono un compromesso e il dieci sera andarono a festeggiare
in un ristorante il loro secondo primo anno di fidanzamento.
-Sai
che non me l'hai ancora detto?- le chiese Michiru sorseggiando il
vino bianco, in attesa del dolce.
-Che
sei bellissima? Ma se te lo ripeto da quando ti svegli a quando mi
addormento!- le rispose Haruka sorridente e, inconsciamente di
riflesso, bevve il vino rimasto nel suo bicchiere.
-Sai
bene a cosa mi riferisco- le disse lei giocherellando con l'anello
che le regalò Haruka trent'anni prima per il loro viaggio in
Europa.
-Beh...
se è per questo nemmeno tu me l'hai detto.
-Aspetto
sia tu a fare il primo passo.
-Potrei
dire lo stesso- allungò una mano su quella sua appoggiata
sul tavolo
per avere un minimo di contatto fisico con lei. Da quando tornarono
insieme Haruka era meno paziente nell'aspettare i contatti fisici
dell'amata e più propensa a cercarli lei. Un chiaro segno
che ancora
temeva che dall'oggi al domani la violinista potesse sfuggirle di
nuovo.
-Io
ho fatto molti primi passi verso te, anche di quelli più
lunghi
della gamba.- Rispose guardando quell'anulare sinistro nuovamente
circondato da una fede uguale alla sua.
-Ma
sono io ad averti chiesto di tornare ufficialmente insieme. Senza
contare la bellissima sorpresa che ti ho fatto esattamente come
cinque giorni fa l'anno scorso!- Protestò il team principal
ritraendo la mano.
-Avanti,
cosa ti costa dirmelo almeno per il giorno del nostro anniversario?
-E
a te?
-Non
vale, te l'ho chiesto prima io.
Haruka
la guardò negli occhi. "Perchè non
riesci ancora a
dirglielo, stupida donna?". Michiru aspettava la sua
risposta. Fece un breve calcolo mentale. Se ricordava bene sarebbero
stati vent'anni il mese dopo che non lo diceva più. "Cos'è
il tuo ultimo vessillo d'orgoglio? Vanaglorioso vessillo, dal momento
in cui di questo orgoglio è rimasto solo il ricordo. E
allora
perchè? Perchè non dirglielo?".
Nonostante quei
ragionamenti atti a spronarsi per far felice la compagna
finì con il
farsi vincere dalla sua natura poco propensa a certi slanci
sentimentali. -Secondo te perchè avrei acconsentito ad
indossare
questi anelli?
-Non
lo so dimmelo tu- finse la violinista di non conoscere la risposta,
pur di sentirle anche solo proferire in un sussurro quelle parole che
bramava ormai più di qualsiasi altra cosa.
Haruka
presa di contropiede la guardò di nuovo e poi senza
rifletterci se
ne uscì dicendo: -Perchè sono molto belli e a te
poi sta d'incanto.
Ancora
una volta non rispose e lei non era riuscita a tirarle fuori
ciò che
voleva sentirsi dire. Sospirò portando dietro l'orecchio una
ciocca
di capelli acquamarina. -Ok, Haruka Tenoh, mi arrendo come ho sempre
fatto anche in precedenza alla sua irremovibilità nel
confermare a
parole ciò che mi mostra sempre a gesti... Però
stasera dovrà
ripagare la mia remissività con gli interessi. Interessi che
si
accumulano agli straordinari dovuti alla ricorrenza che cade in
quest'oggi.
Haruka
la guardò prima stupita e poi ridendo: -Tsk! Che donna
incontentabile... e incontenibile! Addirittura quasi più di
me!
Michiru
la guardò così con malizia prima di aggiungere
con un tono
altrettanto insinuante: -Vuoi forse dire che a te non piace come
tappa conclusiva di questo giorno speciale?
Haruka
rispose al suo sorriso con un altro beffardo, scosse la testa e
precisò: -Ho detto quasi più di me, signorina
Kaioh. Quasi...-
mentre, assaporando il poco vino rimasto, nella sua testa
già
pregustava il finale, senz'altro la parte più interessante
di tutta
la serata.
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Capitolo 26 *** Capitolo Extra ***
Un
capitolo bonus per chi, da Giugno, mi ha seguita fin qui :-)
L'unico
capitolo che abbia mai pubblicato (per questa e la prima versione) di
questo genere e fino all'ultimo non sono mai stata convinta di
volerlo pubblicare. La prima volta perchè era, per l'appunto,
la
prima volta, la seconda per averlo arricchito di qualche piccolo
particolare che spero non abbia rovinato il consenso ricevuto nella
prima stesura... Spero di aver fatto un lavoro, se non buono, almeno
decente e di non deludere nessuno.
So bene ormai che basta anche
un capitolo da bollino rosso per mettere questo rating all'intera
storia. Ma, a meno che non siano gli amministratori stessi del sito
a riprendermi, seguo la logica precedente e lascio quello arancione.
Suvvia, un capitolo finale come può influenzare il contenuto
di
tutti i precedenti, quasi tutti da rating giallo, ad esclusione di uno arancione?
L'immagine...
Non so che altro dire: mi piace moltissimo, la trovo dolce e sensuale
:-)
Questo è davvero l'ultimo capitolo.
Ringrazio quelli che
hanno seguito la storia, l'hanno messa tra le preferite, le seguite o
le ricordate, ma anche chi ha recensito e chi recensirà
questo
(finalmente) ultimo capitolo.
Capitolo Extra
Primo Marzo 2021.
Haruka
spense la moto, si tolse il casco e infilò il le chiavi
nella
tasca opposta a quella dove teneva il portafoglio che le aveva
regalato Michiru più di un anno prima. Parcheggiò
in garage. I
castelli delle guerriere Sailor erano ancora in fase di costruzione
e, pur non essendo il Crystal Palace, non sarebbero certo stati delle
rocche di paese, quindi, a conti fatti sarebbe andato bene se fossero
stati ultimati entro l'anno successivo. Così lei e Michiru
decisero nel frattempo di comprarsi una villa. L'appartamento di
città di Haruka infatti era molto bello, ma la mancanza di
una
piscina era un "difetto" insostenibile per Michiru che al suo elemento
non aveva mai rinunciato, comprando ville che contemplavano lo spazio
per una vasca olimpionica o appartamenti in condomini con piscine
mezze olimpioniche all'ultimo piano. Solo l'appartamento delle medie
ne era privo, ma perchè all'epoca poteva sfruttare la
piscina del
collegio che frequentava. Andando incontro alle richieste dell'una e
dell'altra (la nuova villa era talmente grande da avere un garage che
offriva posto
alle due auto di uso quotidiano delle proprietarie, più
tutte le auto e le moto sportive
di Haruka) quella villa era perfetta. Avevano già deciso che
anche a
castelli ultimati quella sarebbe rimasta l'abitazione in cui
rifugiarsi qualche giorno quando avrebbero voluto ritagliarsi dei
momenti solo per loro. Più difficile sarebbe stato scegliere
in quale dei due castelli
andare a vivere. Haruka infatti non intendeva starsene sola come
un'idiota con tutto il tempo che avevano da recuperare! Dovevano solo
decidere in quale dei due andare a vivere durante la
settimana e in quale trascorrere il sabato e la Domenica.
Ancora
due settimane ed il campionato sarebbe iniziato nuovamente, in
Australia. Aveva amato il suo mestiere e si considerava fortunata ad
aver avuto l'opportunità di lavorare ancora direttamente con
le
monoposto. Chiuse con il telecomando la basculante del garage.
Il
lavoro di team principal non le dispiaceva affatto; non era come fare
il pilota, ma andava bene anche coordinare gli altri: meccanici,
ingegneri, piloti e responsabili di stampa. Era il quarto anno che
ricopriva la carica e non si trovava
male. "Piuttosto che essere il pilota di una scuderia
minore!".
Ricordava
ancora quel giorno di sole in cui il suo team principal le propose di
lasciare la Ferrari per passare il testimone ad un giovincello di
venticinque anni.
-Sai, Tenoh, ormai
hai quarantatre anni...
Dobbiamo far spazio anche ai giovani.
-Ho
quarantatre anni, ma l'energia non mi manca. Anche tu fino all'anno
scorso me lo dicevi. E' come se avessi trent'anni!
-Appunto
"è come se", ma non li hai più! Alla McLaren
vogliono
cambiare le carte in tavola e so che ti hanno proposto un contratto
come primo pilota.
-Mi
vuoi passare ad un'altra scuderia?- Era allibita.
-Credimi:
è uno degli argomenti più difficili da affrontare
per me, ma hai visto come stanno cambiando le cose ultimamanente in
Ferrari: prima il cambiamento del dirigente d'azienda, poi quello del
team manager e infine anche Aino. Purtroppo
non
sono decisioni che dipendono da me che sono l'ultimo arrivato, lo sai. Però tu hai lavorato bene
in Ferrari, hai anche vinto molti titoli... Ma
ripeto: non sono io che
decido con chi comporre la mia squadra.- L'uomo assunse un'aria
contrita, in parte sincera in parte di circostanza, mentre la
informava di ciò con una mano sulla spalla per consolarla.
Una mano
di cui lei si liberò molto in fretta.
Inutile
negare il fatto che tale discorso la prese alla sprovvista,
così
come inutile sarebbe stato negare che aveva meditato sulla proposta
del suo team principal, non era la Ferrari, ma almeno avrebbe corso
ancora per un po' di anni. Alla fine però credette che per
una
questione di orgoglio sarebbe stato meglio chiudere la sua carriera
in F1 quello stesso anno, a quasi quarantaquattro anni, come primo
pilota per la Ferrari.
Riuscì
a stare a casa solo sei mesi prima di proporsi come team principal. A
guardare la F1 a casa non riusciva proprio a starci. Così
meditò a
lungo prima di vedere in quel nuovo lavoro una sfida mai affrontata
prima: risollevare le sorti di una casa automobilistica che dopo aver
collezionato vittorie per quattro anni di fila, visse un periodo di
insuccessi uno in fila all'altro, trovandosi perciò con un
futuro
ancora incerto. Si scoprì così ottima stratega
anche dietro le
quinte riuscendo nella sua impresa di risollevare le sorti della sua
nuova scuderia. Non era come gareggiare in prima linea, ma era
emozionante lo stesso. "In particolare è stato
emozionante
vincere sempre contro chi mi ha spinto nelle mani del nemico per via
della mia età anagrafica". Sorrise mentre,
raggiunta la
porta di casa, prese il portachiavi dalla tasca della sua giacca da
motociclista bianca e nera. Purtroppo però anche la sua
carriera da team principal era arrivata
al termine. Con l'approvazione per la nuova Monarchia aveva dovuto
dare le sue dimissioni in vista della celebrazione in cui lei e le
altre guerriere Sailor avrebbero rivelato la loro identità
al
Giappone intero per ricevere il titolo di Principesse. Non era
abituata ad una vita da corte, ma avrebbe apprezzato il suo nuovo
stile di vita: d'altronde era una scelta di Usagi, Mamoru e gran
parte delle altre guerriere, tra cui anche quella che era tornata ad
essere la sua donna. Dal momento che lei si era astenuta, se loro
erano contenti così lo sarebbe stata anche lei. “Però
ancora
un altro anno in Formula 1...” Riflettè
sorprendendosi di aver formulato quell'ultima
considerazione: "Sto
diventando nostaligica?". Aprì la porta
di casa mentre disse: -Aahhh, sto proprio diventando vecchia.
-Chi
è che sta diventando vecchia?- si sentì domandare
dalla violinista
che si affacciò alla sala dall'adiacente soggiorno.
Si girò
dalla
sua parte e la trovò in un vestito turchese che ricalcava
perfettamente le sue forme. -Come mai sei così elegante?-
domandò
sfilandosi le scarpe e la giacca prima di raggiungere il tavolino con
il
portachiavi in cui appoggiare le chiavi di casa.
-Sono tornata
cinque minuti fa dalle prove per il mio ultimo concerto di fine Marzo
con conseguente intrattenimento con il mio manager. Non ti ricordi
più?- la raggiunse.
-Certo,
non hai nemmeno voluto che ti accompagnassi. Ora capisco
perchè...
Così ben vestita e così scollata dietro, da sola
con il tuo
manager... Che tipo di intrattenimento avete avuto dopo le prove?-
Alludendo a qualcosa di poco professionale nella relazione tra i due
appoggiò una mano a palmo aperto sulla sua schiena.
-Non
cominciare con la tua gelosia.
-Il
tono pacifico della mia voce dovrebbe smentire un'ipotetica gelosia.-
rispose mentre fece scorrere la mano sulla schiena.
-Bene,
tanto lo sai che tra i due sei tu la mia preferita. Quanto meno
perchè dirigendo un team intero ti hanno pagato
più di quanto
potessi fare io con lui.
-Un
amore sincero per me e completamente disinteressato.
-Avevi
dei dubbi?- domandò allontanandosi da lei per guardarla
negli occhi. Due smeraldi di cui non avrebbe più potuto e
voluto fare a meno.
La
bionda sorridente con un cenno della testa negò. Non sapeva
se
adorava o non sopportava Michiru quando faceva così: tanto
brava nel
fingere di stare con lei per interessi economici, così poco
propensa
a dirle a voce i suoi reali sentimenti. Di certo però la
detestava
nei momenti in cui faceva di tutto per aumentare la sua gelosia
(quando sapeva che s'ingelosiva con niente) per poi cercare di
farglielo ammettere a tutti i costi.
Intuendo
i pensieri della compagna, Michiru ritornò all'argomento di
prima:
-Comunque ti saresti annoiata. Erano esercitazioni noiose anche per
me seguite da vari accordi tra me e lui, tra cui quelli per l'ultimo
assegno che gli firmerò al termine della mia carriera.
Dovrò anche
dargli delle ottime referenze, è sempre stato
così professionale e
corretto con me. Te l'ho detto: è stato lui negli ultimi sei
anni ad
organizzare tutti i miei concerti in Giappone, in Europa, in Australia
e poi ovviamente in America...-
-Ho
capito ti ha portato in giro per tutto il mondo.- tagliò
corto
l'altra. -Ma lo sai che solo io posso portarti sulla luna e
regalarti le stelle- la interruppe Haruka stringendola a se',
facendo
aderire i loro corpi. Non le diede tempo per replicare,
poichè si
avventò subito sulla sua bocca che bramava tanto quanto
tutto il
resto del suo corpo imprigionato in quell'abito divenuto
insopportabile. Michiru si arrese subito alla gelosia di Haruka.
Perchè era evidente che elogiare tanto il suo manager aveva
portato
all'obbiettivo sperato: far ingelosire la compagna. Amava quel suo
modo di fare, non ammettere nemmeno sotto tortura la propria
possessività nei suoi confronti,
ma di imporsi qualsiasi volta qualcuno la guardasse con ammirazione o
ricevesse le sue attenzioni. Quel tacito modo della compagna di
esprimere la sua gelosia non era affatto soffocante, era solo molto
piacevole perchè la faceva sentire ancora desiderata. Haruka
le
prese una mano e la portò verso le scale che portavano alla
zona
notte. -Vedi la praticità di un abito?- le
disse Michiru mentre
salivano i gradini, scherzando sul fatto che lei era già in
biancheria
intima quando Haruka, maglione e camicia a parte, era ancora tutta da
svestire. -Non dire cose sciocche e impiega meglio il tuo tempo-
provò a suggerirle l'altra che l'aveva di nuovo catturata in
un
bacio appena arrivarono sulla sommità delle scale. E
più si
accorciavano le distanze per giungere alla camera più la sua
frenesia si fece incontrollabile,
in un rapporto direttamente proporzionale alla voglia dell'altra di
liberarla totalmente da quegli indumenti di troppo.
Giunte
in camera Haruka si sedette sul letto e ricoprì di baci
la pancia e i fianchi di Michiru, mentre con le mani armeggiava con i
ganci del suo reggiseno, impresa che si rivelò semplice. Era
assurdo, avevano fatto l'amore tante di quelle volte che nemmeno lei
avrebbe saputo tenerne il conto, eppure rimase a fissarla come se
fosse la prima volta che la vedeva completamente nuda. -Haruka? Tutto
bene?- tentò di riportarla alla realtà Michiru
vedendo che non era
intenzionata a smettere di fissarla.
Si
schiarì la voce: -Sei semplicemente bellissima- le rispose
ammirandola. I suoi bei capelli mossi, gli occhi blu che potevano
penetrare l'anima di chiunque; il suo corpo magro, tonico e dalla
carnagione quasi diafana; le sue gambe lunghe e magre. Si era
innamorata delle sue gambe dalla prima volta in cui la vide
trasformata!
Michiru
sorrise, le piaceva essere oggetto degli sguardi casti o libidinosi
della compagna, ma non in momenti come quello. Perciò
provò a
risvegliarla con un bacio e una carezza sulla guancia per invitarla poi
a coricarsi completamente
sul letto.
Si
mise in ginocchio sul materasso di fronte ad Haruka, non potendo fare
a meno di dare un'occhiata al suo corpo seminudo. Lo stesso
incantevole fisico della notte prima. Per non parlare del viso e delle
mani. Con lo sguardo che la bramava si chinò su di lei e la
baciò.
Haruka era semplicemente perfetta. Avvicinandosi al suo orecchio,
portò il lobo alla bocca con la lingua e lo morse
delicatamente,
l'altra rise composta; spostò allora la sua attenzione al
mento ricevendo in risposta forti sospiri. Con il tempo Haruka si era
sensibilizzata maggiormente in quel punto e Michiru aveva scoperto solo
di recente come fosse possibile fare l'amore con il team principal
semplicemente in quel modo, senza bisogno di altri preliminari e
annientando nel giro di breve ogni funzione cognitiva. Era stato
divertente sentire come la bionda in pochi minuti si era talmente persa
nella propria eccitazione da dimenticarsi delle carezze che le stava
lasciando lungo i fianchi e le spalle. -Solo
a te poteva venire in mente un'idea del genere...- fu la prima cosa che
le disse appena riacquistò lucidità. Michiru
sapeva che l'avrebbe fatto sicuramente ancora, ma più
avanti. Ad Haruka era piaciuto da morire, però l'aveva
trovato un
po' subdolo da parte sua che sapeva che lei era una persona versatile,
ma tendente all'attivo.
Sorrise alla decisione di lasciare ad Haruka la possibilità
di essere padrona di se' stessa. Le
sue labbra impegnate in baci dati con dolcezza da una parte e una sua
mano gentile ad accarezzarle il mento dall'altra prima di scendere,
con tatto leggero, dalla spalla ad un suo seno. Qui, trovando
già il
suo capezzolo turgido, si divertì a stuzzicare ulteriormente
la
sensibilità dell'amata. Ad Haruka sfuggì qualche
breve gemito a quel contatto. A Michiru piaceva farle perdere parte del
suo ferreo
autocontrollo e sentire i suoi sospiri e la sua voce. Amava la sua
voce, e quando in quei frangenti Haruka, sopraffatta dal piacere, si
faceva sentire con la voce più profonda del solito si
sentiva
impazzire. Scese con le labbra all'altezza dei seni, poi
dell'ombelico; spostò poi i baci sul fianco sinistro, mentre
fece
vagare in una carezza a fior di pelle la mano sinistra sul fianco
destro di Haruka, facendole contrarre per il piacere i muscoli
dell'addome. Poi tornò
di nuovo tra i seni per scendere di nuovo con la bocca fino
all'elastico delle boyshort nere. La guerriera caratterizzata dalla
grazia non si smentì nemmeno in quella situazione in cui
difficilmente il team principal avrebbe saputo contenere la passione
travolgente del momento: con gentilezza ed una calma per Haruka quasi
esasperante la privò dell'ultimo indumento rimastole addosso
e lo
lasciò cadere ai piedi del letto. Con il proprio reggiseno
ultime
cose di una lunga serie di vestiti sparsi fino a lì dalla
sala.
Haruka chiuse gli occhi e aprì le gambe per farle spazio.
Sentì
prima il respiro caldo, poi la lingua di Michiru muoversi sulla sua
intimità. Prima piano; poi progressivamente più
veloce; per tornare infine
ad un ritmo più lento. Ripetendo l'operazione più
volte. Non c'era niente da dire, Michiru sapeva muoversi
sapientemente sui suoi punti più sensibili aumentando la sua
voglia,
ma non troppo in fretta: con un pizzico di cinismo, anzi. Eppure
quando iniziò a sentire che era prossima all'orgasmo,
fu lei a richiamare l'attenzione della violinista riuscendo
così ad
interromperla finchè era ancora in tempo per farlo: -Mi...
Michiru,no... Ah-aspetta...
La
donna tornò a guardarla in viso con i suoi occhi blu: -Cosa
c'è?
-Voglio
farlo insieme- le rispose Haruka prima di baciarla con trasporto.
L'attirò per un braccio facendola sdraiare di fianco e
stavolta fu
lei a cavalcioni sulla violinista. Le due si sorrisero. Haruka prese
tempo con ulteriori preliminari: era stata troppo vicina al culmine
del piacere per poter riprendere da dove avevano lasciato senza
arrivare subito all'orgasmo. Così baciò la
violinista sul collo.
Sapeva bene che, come per molti, quella era una zona altamente erogena
per Michiru, e quasi a conferma di ciò quell'ultima
deglutì,
un gesto involontario che ciò nonostante Haruka non
potè non
sentire sotto le sue labbra. Sorrise compiaciuta dell'effetto che
stava avendo sulla donna.
Le
mani di Haruka scivolavano sulle forme del corpo nudo di Michiru come
se stesse modellando una statua di burro. Ovunque le mani precedevano
i baci e la lingua. Si
soffermò in particolar modo sui seni e sui segni leggeri
delle pallottole di Eudial che l'avevano colpita quando
tentò di salvarla dalla rivale. Una volta tornate in vita
infatti, le cicatrici più lievi sparirono, mentre le
più profonde lasciarono una lieve traccia di sé
sui corpi delle due. E Haruka non mancava mai di passare in rassegna
quei piccoli cerchi. Tentando di ricambiare con amore e dedizione i segni di una donna eroica, pronta a sacrificare
la propria vita per l'umanità e, più di tutti,
per lei.
Sotto ogni bacio a
fior di labbra, sotto ogni suo
tocco... ogni centimentro di pelle estendeva forti sensazioni che si
diffondevano in Michiru come una piacevole scarica elettrica. Infine la
bionda tornò a baciarla sulla bocca, poi si fissarono negli
occhi leggendovi la medesima cosa: ormai non potevano
resistere oltre. Si diedero un altro bacio e mentre con movimenti gentili la lingua di Haruka invitava
quella di Michiru ad esplorare la sua bocca, le loro mani percorsero
febbrilmente il tratto che scendeva dalle spalle al bassoventre.
Entrarono insieme. Il movimento delle dita di Haruka venne
accompagnato dalle spinte del suo corpo, mentre Michiru seguiva con
il bacino il ritmo scandito dalla mano esperta della bionda.
Soffocarono entrambe le voci più a lungo che poterono.
Michiru che,
con un braccio cingeva le spalle di Haruka, serrò la presa
nel
tratto finale, liberando con lei qualche gemito di piacere, alternato
al suo nome, solo poco prima e al momento dell'orgasmo, a cui
seguì
poco dopo anche quello della bionda.
Restarono
in quella posizione a guardarsi negli occhi per qualche secondo, poi
Haruka si scostò di un poco per tirare su le lenzuola,
coprendo così
i loro corpi. Ancora un bacio e poi si abbandonò con la
testa sul
petto della compagna che prese ad accarezzarle amorevolmente i
capelli biondi. Mentre le sue dita si confondevano a tratti con i corti
capelli fini di Haruka, Michiru pensò che in
realtà non era
necessario coprirsi: erano sole in casa ed erano sudate, ma era una
cosa che Haruka faceva spesso, fin dalla prima volta che fecero
l'amore insieme, e visto che le lenzuola erano fresche tutto sommato
non le davano fastidio. Sorrise pensando che alla fine era tornata ad
aver fatto proprie abitudini di Haruka che nel tempo aveva perso
totalmente.
-Michiru,
posso dirti una cosa?- chiese il team principal poco dopo senza
aprire gli occhi.
-Certo.
Tentennò
un attimo.
-Non
parli per non perderti nemmeno un battito del mio cuore? - chiese
divertita Michiru.
-Anche.
Adesso si stanno regolarizzando- rispose invece lei seria
-Però non
è questo che ti volevo dire- e detto ciò,
appoggiandosi sul gomito destro, alzò il busto per darle un
bacio sul naso.
-E
allora che cosa mi volevi dire?
Un
altro bacio a fior di labbra e sul volto di Haruka si
disegnò un
sorriso semplice eppure il più bello e sincero che potesse
regalarle: -Aishiteru*.
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*Aishiteru: "ti amo".
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