Seduzione

di Mentos E CocaCola
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** INTRODUZIONE ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO 2 ***
Capitolo 3: *** CAPITOLO 1 ***
Capitolo 4: *** CAPITOLO 3 ***
Capitolo 5: *** CAPITOLO 4 ***
Capitolo 6: *** CAPITOLO 5 ***
Capitolo 7: *** CAPITOLO 6 ***
Capitolo 8: *** CAPITOLO 7 ***
Capitolo 9: *** CAPITOLO 8 ***
Capitolo 10: *** CAPITOLO 9 ***
Capitolo 11: *** CAPITOLO 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** CAPITOLO 12 ***



Capitolo 1
*** INTRODUZIONE ***


Sarah cercava quelle parole che ogni volta le mancavano. Si voltò per un attimo verso Jareth, che la guardava implorante…sì la stava implorando, la stava implorando di accettare.
Accettare…ma cosa?

-Cosa mi stai offrendo in verità?- disse lei alzando il mento in segno di sfida.
Lui sospirò sollevato e sulla sua bocca si ridipinse il suo solito ghigno.
-I tuoi sogni, lo sai-
Lei lo scrutò, socchiudendo gli occhi.
-Tu cosa ne sai dei miei sogni? Da quanto ho capito hai una strana concezione di alcune parole… ciò che mi hai descritto prima non è la generosità che si intende nel nostro mondo, quindi … quali sono i sogni che mi stai offrendo?-
Nessuno gli aveva mai posto quella domanda. Tutti si accontentavano e iniziavano a guardare in maniera quasi malata quella piccola sfera di cristallo lucente.
-L’oblio- disse con una voce bassa e suadente.
Sarah lo guardò duramente.
-Non lo voglio- disse duramente e nella maniera più fredda possibile, che colpì Jareth come una stilettata al cuore. Era dunque quella la sua fine?
Sarah aveva preso la sua decisione. In fondo… cosa aveva quel mondo da offrirle? Viveva in una famiglia in cui si sentiva di troppo, in un mondo in cui si sentiva di troppo e che non avrebbe mai soddisfatto le sue esigenze, le sue fantasie.
-Ti propongo un patto- disse risoluta.
Lui sorrise sinceramente divertito e sorpreso da come si stavano mettendo le cose.
Quella ragazzina era stata una continua scoperta, non sembrava nemmeno umana. E in quel momento realizzò che solo il corpo della ragazza era umano, la sua mente e il suo spirito si erano ormai distaccati da quel mondo, anelando altro, insoddisfatti da quella frenesia e routine che caratterizzavano il Mondo di Sopra e che spegnevano la sola briciola di magia che viveva ormai in ogni singolo umano: l’immaginazione. Quel potere immenso che riusciva a creare dal nulla un intero universo, complesso quanto quello visibile e tangibile.
-Un patto, eh? – disse Jareth ridendo per poi appoggiarsi ad un muro e incrociare le braccia – Vediamo un po', cosa proponi? –
Lei si schiarì la voce, doveva essere chiara, cristallina, se avesse commesso anche solo il minimo sgarro, il re l’avrebbe usato contro di lei.
-Innanzitutto Toby torna a casa sano e salvo, se non accetti questa condizione non se ne fa niente e dirò l’ultima frase mancante del mio discorso - la ragazza alzò un sopracciglio soddisfatta, guardando l’espressione del re che si era fatta seria all’improvviso -Seconda cosa: resto nel Labirinto, ma non ti amerò, non ti temerò, non ti ubbidirò, voglio solo essere una delle tante creature che vivono al suo interno-
Jareth sgranò gli occhi e studiò il viso della ragazza. Non vi era traccia di alcun dubbio, era certa e sicura di ciò che aveva detto.
Il re si staccò lentamente dal muro, sospirando, poi si avvicinò lentamente alla ragazza.
-Sai cosa stai chiedendo, ragazzina? Gestire l’immortalità per voi umani non è cosa semplice, a stento trovate un senso alla vostra vita quando è limitata, all’eternità che senso potrete mai dare? –
Sarah lo guardò duramente.
-Sono consapevole dei rischi, ma è ciò che desidero. Tutto nel Labirinto ha un suo scopo, è qui che troverò il mio-
Jareth aveva una strana sensazione, ma cos’era? Non sapeva identificare neanche se fosse un presentimento di pericolo o una sensazione positiva, di pace.
E la cosa che lo preoccupava era che non gli era mai capitato, ma tutto quello che stava accadendo era fin troppo divertente per lasciarselo sfuggire.
Il re si piegò e sussurrò all’orecchio della ragazza una sola parola:
-Accetto-

 

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Capitolo 2
*** CAPITOLO 2 ***



Sarah aprì la porta del cancello che circondava la piccola casa di legno. Sorrise vedendo Hoggle che potava le siepi in giardino.
-Buongiorno- disse lei sorridendo, facendolo voltare. Un grosso sorriso comparì sulla bocca del nano, per poi trasformarsi in una smorfia di preoccupazione.
-Buongiorno Sarah. Anche stamattina ti sei fronteggiata con Jareth a quanto ho capito-
Sarah lo guardò imbarazzata, alzando le spalle, come per dire “non mi lascia altra scelta”.
Hoggle si lasciò sfuggire una risatina scuotendo la testa. Era sempre la solita, non c’era nulla da fare.
-Ha delle regole così stupide questo Labirinto e quel re da strapazzo, che si crede chissà chi, non vuole fare niente per cambiarle-
Hoggle si guardò intorno spaventato.
-Sarah non dire queste cose, lui…-
-Sì sì lo so- disse lei sbuffando -lui vede tutto e sente tutto- disse cantilenando, dato che Hoggle le ripeteva quella frase almeno una volta al giorno.
-Non so perché sia così buono con te, Sarah. A quest’ora ti avrebbe spedito nella Gora dell’Eterno Fetore, se fossi stata un goblin qualunque. Forse…, ma no cosa vado a pensare…- sussurrò lui pensieroso.
La ragazza lo guardò incuriosita.
-Forse cosa? –
-Forse è…- Hoggle si guardò intorno, poi abbassò la voce, si schermò la bocca con una mano e fece segno a Sarah di avvicinarsi – innamorato di te- sussurrò infine.
-Cosa? Innamorato di me? - urlò Sarah sorpresa, diventando inspiegabilmente rossa.
-Shhhhh- cercò di zittirla il nano -Sei forse impazzita? Vuoi farmi passare la mia intera esistenza a testa in giù ad annusare la puzza della Gora? –
-Cosa odono le mie orecchie? Milady ha conquistato il cuore di un gentiluomo? – disse curioso Sir Didymus, facendoli voltare entrambi allarmati.
-Nono- disse sbracciando Sarah -è solo un malinteso. Hoggle si sta sbagliando sicuramente-
Sir Didymus la guardò dubbioso.
-Non capisco il vostro tormento Milady. Vergognarsi dell’amore è cosa assai vana, esso ti prende e ti trasforma completamente- recitò.
Hoggle lo guardò ironico.
-E tu cosa ne sai dell’amore? Sei il guardiano della Gora dell’Eterno Fetore, non credo che passino tante donzelle di lì-
I due iniziarono a battibeccare, mentre Sarah se ne stava da una parte ripensando a ciò che aveva detto Sir Didymus.
“Ti trasforma completamente”… queste erano state le sue parole… e se veramente avrebbe potuto cambiare le cose?
L’idea le balenò in mente talmente all’improvviso che urlò di gioia e si diresse verso Didymus baciandogli il naso appuntito. La creatura ne rimase sbalordita.
-Sei un genio- disse al colmo della felicità, mentre Hoggle lo guardava in cagnesco al culmine della gelosia.
-Presto entriamo dentro casa, qui ci potrebbero essere orecchie indiscrete-
Hoggle e Sir Didymus si guardarono dubbiosi, avevano entrambi un brutto presentimento.
Sarah tappò tutte le finestre, chiuse la porta a doppia mandata e fece segno ai due di sedersi intorno al tavolo al centro della piccola stanza.
 
Jareth sentì una scarica di energia. Qualcuno nel suo regno aveva pronunciato un incantesimo, non erano arrivate richieste di permissioni per usare la magia, quindi qualcuno la stava usando di propria iniziativa.
Il re roteò il polso ed evocò una sfera, dentro vide solo una nebulosa informe.
-Lo sapevo, quella ragazzina non ne ha mai abbastanza-
 Si incamminò verso la finestra, salì sul davanzale e poi si buttò e in un solo istante la sua pelle divenne piumata, si rimpicciolì e un becco prese posto sul suo bel viso.
-Cosa stai tramando Sarah, perché ti nascondi da me? - pensava mentre volava in direzione del Lago di Sell, dove si trovava l’abitazione della ragazza e dei suoi compagni.
Pronunciò un incantesimo di invisibilità e si avvicinò silenziosamente alla finestra che seppur chiusa lasciava fuoriuscire dei bisbigli.
-Dicci Sarah, ci stai facendo preoccupare-
Il re riconobbe la voce del nano.
-Sì, ora vi dico tutto. È solo un’idea e mi è venuta poco fa ascoltando le parole di Sir Dydimus sull’amore-
Jareth si avvicinò ancora di più alla finestra, incuriosito dall’argomento.
Sarah stava parlando d’amore e aveva fatto un incantesimo di schermamento, così che lui non potesse sentire e vedere nulla attraverso le sue sfere. Dov’era il collegamento?
-Sir Didymus, poco fa hai detto che l’amore trasforma le persone. E se le trasformasse completamente da far cambiare idea anche sulle leggi di un regno? –
A quelle parole seguì un attimo di silenzio.
Il re sorrise divertito, aveva capito dove voleva andare a parare la ragazza. Non l’aveva mai considerata prima d’ora come una manipolatrice e questo suo lato di lei lo aveva piacevolmente sorpreso. In fondo non erano poi così diversi.
-Non vorrai…-
-Sì, voglio sedurre Jareth e fargli cambiare quelle stupide leggi e non demorderò finchè non lo avrò convinto. Quei tre genitori che ho aiutato meritavano veramente di riavere i loro figli indietro. Molti altri non lo meritano e riconquistandoli condanneranno quelle povere creature ad un futuro orribile. Ma il re deve cambiare le leggi perché questo non accada, questo è l’unico modo. Non basta saper affrontare un Labirinto per essere degno di riavere il proprio bambino-
Jareth sentì una sedia che strisciava violentemente sul pavimento, segno che qualcuno si era alzato improvvisamente.
-I Barsil ti hanno forse mangiato il cervello? Non puoi ingannare il re degli inganni. Lo stai sottovalutando Sarah e potrebbe essere la tua rovina- urlò Hoggle, cercando di farla ragionare.
-Io voglio cambiare le cose ed è quello che farò- disse lei risoluta.
Jareth spiccò il volo, capendo che ormai Sarah aveva preso la sua decisione.
-E così Sarah vuoi farmi cadere tra le tue braccia per poi manipolarmi… ma in fondo cosa mi aspetto? Sono stato io a dirti che se mi avessi amato sarei divenuto tuo schiavo. Mi chiedo come mai non ti sia venuto in mente prima. Forse perché il tuo metro di giustizia era ancora troppo rigido –
Il re rise di gusto nella sua mente.
Non vedeva l’ora che iniziasse quel gioco di seduzione.
CAPITOLO 2
Sarah aprì la porta del cancello che circondava la piccola casa di legno. Sorrise vedendo Hoggle che potava le siepi in giardino.
-Buongiorno- disse lei sorridendo, facendolo voltare. Un grosso sorriso comparì sulla bocca del nano, per poi trasformarsi in una smorfia di preoccupazione.
-Buongiorno Sarah. Anche stamattina ti sei fronteggiata con Jareth a quanto ho capito-
Sarah lo guardò imbarazzata, alzando le spalle, come per dire “non mi lascia altra scelta”.
Hoggle si lasciò sfuggire una risatina scuotendo la testa. Era sempre la solita, non c’era nulla da fare.
-Ha delle regole così stupide questo Labirinto e quel re da strapazzo, che si crede chissà chi, non vuole fare niente per cambiarle-
Hoggle si guardò intorno spaventato.
-Sarah non dire queste cose, lui…-
-Sì sì lo so- disse lei sbuffando -lui vede tutto e sente tutto- disse cantilenando, dato che Hoggle le ripeteva quella frase almeno una volta al giorno.
-Non so perché sia così buono con te, Sarah. A quest’ora ti avrebbe spedito nella Gora dell’Eterno Fetore, se fossi stata un goblin qualunque. Forse…, ma no cosa vado a pensare…- sussurrò lui pensieroso.
La ragazza lo guardò incuriosita.
-Forse cosa? –
-Forse è…- Hoggle si guardò intorno, poi abbassò la voce, si schermò la bocca con una mano e fece segno a Sarah di avvicinarsi – innamorato di te- sussurrò infine.
-Cosa? Innamorato di me? - urlò Sarah sorpresa, diventando inspiegabilmente rossa.
-Shhhhh- cercò di zittirla il nano -Sei forse impazzita? Vuoi farmi passare la mia intera esistenza a testa in giù ad annusare la puzza della Gora? –
-Cosa odono le mie orecchie? Milady ha conquistato il cuore di un gentiluomo? – disse curioso Sir Didymus, facendoli voltare entrambi allarmati.
-Nono- disse sbracciando Sarah -è solo un malinteso. Hoggle si sta sbagliando sicuramente-
Sir Didymus la guardò dubbioso.
-Non capisco il vostro tormento Milady. Vergognarsi dell’amore è cosa assai vana, esso ti prende e ti trasforma completamente- recitò.
Hoggle lo guardò ironico.
-E tu cosa ne sai dell’amore? Sei il guardiano della Gora dell’Eterno Fetore, non credo che passino tante donzelle di lì-
I due iniziarono a battibeccare, mentre Sarah se ne stava da una parte ripensando a ciò che aveva detto Sir Didymus.
“Ti trasforma completamente”… queste erano state le sue parole… e se veramente avrebbe potuto cambiare le cose?
L’idea le balenò in mente talmente all’improvviso che urlò di gioia e si diresse verso Didymus baciandogli il naso appuntito. La creatura ne rimase sbalordita.
-Sei un genio- disse al colmo della felicità, mentre Hoggle lo guardava in cagnesco al culmine della gelosia.
-Presto entriamo dentro casa, qui ci potrebbero essere orecchie indiscrete-
Hoggle e Sir Didymus si guardarono dubbiosi, avevano entrambi un brutto presentimento.
Sarah tappò tutte le finestre, chiuse la porta a doppia mandata e fece segno ai due di sedersi intorno al tavolo al centro della piccola stanza.
 
Jareth sentì una scarica di energia. Qualcuno nel suo regno aveva pronunciato un incantesimo, non erano arrivate richieste di permissioni per usare la magia, quindi qualcuno la stava usando di propria iniziativa.
Il re roteò il polso ed evocò una sfera, dentro vide solo una nebulosa informe.
-Lo sapevo, quella ragazzina non ne ha mai abbastanza-
 Si incamminò verso la finestra, salì sul davanzale e poi si buttò e in un solo istante la sua pelle divenne piumata, si rimpicciolì e un becco prese posto sul suo bel viso.
-Cosa stai tramando Sarah, perché ti nascondi da me? - pensava mentre volava in direzione del Lago di Sell, dove si trovava l’abitazione della ragazza e dei suoi compagni.
Pronunciò un incantesimo di invisibilità e si avvicinò silenziosamente alla finestra che seppur chiusa lasciava fuoriuscire dei bisbigli.
-Dicci Sarah, ci stai facendo preoccupare-
Il re riconobbe la voce del nano.
-Sì, ora vi dico tutto. È solo un’idea e mi è venuta poco fa ascoltando le parole di Sir Dydimus sull’amore-
Jareth si avvicinò ancora di più alla finestra, incuriosito dall’argomento.
Sarah stava parlando d’amore e aveva fatto un incantesimo di schermamento, così che lui non potesse sentire e vedere nulla attraverso le sue sfere. Dov’era il collegamento?
-Sir Didymus, poco fa hai detto che l’amore trasforma le persone. E se le trasformasse completamente da far cambiare idea anche sulle leggi di un regno? –
A quelle parole seguì un attimo di silenzio.
Il re sorrise divertito, aveva capito dove voleva andare a parare la ragazza. Non l’aveva mai considerata prima d’ora come una manipolatrice e questo suo lato di lei lo aveva piacevolmente sorpreso. In fondo non erano poi così diversi.
-Non vorrai…-
-Sì, voglio sedurre Jareth e fargli cambiare quelle stupide leggi e non demorderò finchè non lo avrò convinto. Quei tre genitori che ho aiutato meritavano veramente di riavere i loro figli indietro. Molti altri non lo meritano e riconquistandoli condanneranno quelle povere creature ad un futuro orribile. Ma il re deve cambiare le leggi perché questo non accada, questo è l’unico modo. Non basta saper affrontare un Labirinto per essere degno di riavere il proprio bambino-
Jareth sentì una sedia che strisciava violentemente sul pavimento, segno che qualcuno si era alzato improvvisamente.
-I Barsil ti hanno forse mangiato il cervello? Non puoi ingannare il re degli inganni. Lo stai sottovalutando Sarah e potrebbe essere la tua rovina- urlò Hoggle, cercando di farla ragionare.
-Io voglio cambiare le cose ed è quello che farò- disse lei risoluta.
Jareth spiccò il volo, capendo che ormai Sarah aveva preso la sua decisione.
-E così Sarah vuoi farmi cadere tra le tue braccia per poi manipolarmi… ma in fondo cosa mi aspetto? Sono stato io a dirti che se mi avessi amato sarei divenuto tuo schiavo. Mi chiedo come mai non ti sia venuto in mente prima. Forse perché il tuo metro di giustizia era ancora troppo rigido –
Il re rise di gusto nella sua mente.
Non vedeva l’ora che iniziasse quel gioco di seduzione.

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Capitolo 3
*** CAPITOLO 1 ***


Il re se ne stava mollemente seduto sul suo trono, facendo sbattere in continuazione il frustino sul suo stivale.
Alzò pigramente lo sguardo all’orologio che teneva vicino.
Mancava poco più di un’ora e il piccolo Simon sarebbe diventato un goblin, mentre sua madre se ne sarebbe ritornata a casa. L’aveva persa di vista vicino al Lago di Sell e sapeva che non sarebbe mai riuscita ad arrivare in tempo.
-Maestà, Sire, Vostra Altezza!!!- gridò un goblin entrando tutto trafelato nella sala del trono.
Jareth alzò gli occhi sul nuovo arrivato.
-Beh, che c’è? –
- Sire, l’umana è alle porte della città-
-Cosa?- il re si alzò velocemente dal suo trono – non è possibile, meno di mezz’ora fa era al Lago di …- si bloccò di colpo. Chiuse gli occhi pieno di rabbia e lanciò un colpo di frustino a terra. Nella sala del trono piombò il silenzio e si udì il re sibilare “Sarah”.
 
-Ora devi proseguire da sola Taylor, ti auguro buona fortuna, sono sicura che riabbraccerai il tuo Simon- disse la giovane abbracciando una donna che non doveva avere più di 35 anni.
-Come potrò mai ringraziarti Sarah? Il tuo aiuto è stato veramente prezioso-
La ragazza sorrise davanti alla dolcezza di quella madre e le fece una dolce carezza.
-Mi basterà sapere che riabbraccerai tuo figlio… ora va’, il tempo scorre-
La donna strinse per l’ultima volta le mani di Sarah e poi si allontanò, avvicinandosi alle porte della Città di Goblin.
Sarah la seguì con lo sguardo, ce l’avrebbe fatta ne era sicura.
All’improvviso sentì una presenza dietro di sé. Indurì subito il suo sguardo pronta ad affrontarlo.
-Ma guarda chi è sceso tra i comuni immortali. Qual buon vento, mio re? – disse girandosi, verso il nuovo venuto.
Lo sguardo di Jareth era di ghiaccio e da come maneggiava il frustino si poteva notare ancor di più il suo forte nervosismo.
-Sarah, sei cambiata dall’ultima volta, stai diventando sempre di più una di noi- disse lui lentamente, cercando di apparire calmo.
La ragazza lo guardò con un sorriso accondiscendente che fece ancora più imbestialire il re che si trovava davanti.
-Sai però cosa non cambia? La tua insolenza. Hai di nuovo aiutato un umano ad attraversare il Labirinto! -urlò Jareth, fronteggiandola e cercando di scalfire la calma di lei dando un potente colpo a terra col frustino.
Sarah piantò i suoi occhi verdi e profondi in quelli di ghiaccio furenti.
-Jareth- gli disse con tono pacato, posandogli le mani sul petto per tranquillizzarlo.
Il re rimase di nuovo stupito dal fatto che non lo temesse, anzi sembrava una madre che cercava di calmare il figlio che faceva i capricci -So quali sono le regole del Labirinto, ma devi ammettere che sono tremendamente severe-
Jareth fece per parlare, ma lei alzò una mano per zittirlo.
-Fammi finire per favore. Di madri esasperate nel mio mondo ce ne sono tante, o famiglie che hanno problemi economici e non riescono ad andare avanti, ma questo non vuol dire che non amano i loro figli. Vuol dire solo che in certe occasioni estreme dicono cose che non pensano realmente-
Il re si guardò intorno contrariato e poi sbuffò di rabbia, scuotendo la testa.
-Sarah, è il terzo genitore che fai arrivare al castello. Non me ne frega un bel niente se non ti aggradano le leggi del Labirinto, hai deciso di sottostare ad esse quando hai voluto stringere quel patto. Bene, ora assumiti le tue responsabilità-
-Jareth- lo richiamò lei, cercando di ammonirlo con uno sguardo – non tutte le situazioni sono nere o bianche. Una mamma come quella- disse animandosi e indicando le porte della città poco lontana da loro – la vorrebbero in tanti… anch’io l’avrei volu…-
-Ora non cercare di addolcirmi con la storia della tua vita come fai sempre- sibilò, afferrandole un braccio e avvicinandola a sé con rabbia. Per un attimo negli occhi di Sarah vide il timore, ma subito scomparve sostituito dalla solita calma e atteggiamento di sfida -Non mi sfidare Sarah, lo sai bene a cosa andresti incontro. I sudditi non sfidano mai i loro padroni-
La ragazza si divincolò, riuscendo a liberarsi dalla presa.
-Tu non sei un bel niente. Io sono padrona di me stessa-
-Errato, mia cara. Io sono il re del Labirinto e di tutto ciò che vi abita. Io sono il tuo re, che tu lo voglia oppure no- detto questo scomparve, lasciando Sarah da sola.
La ragazza calciò forte un sasso che si trovava a terra e alzò gli occhi al cielo, colmi di lacrime di rabbia.
-Maledizione Jareth- imprecò urlando.
 
-Dannata ragazzina, come si permette? Cosa pensa di essere? L’eroina delle cause perse, ma per favore! –
Jareth camminava per la stanza per sbollire la rabbia, passandosi ogni tanto la mano tra i capelli. Non faceva altro che pensare a tutti i problemi che quella ragazza aveva sollevato una volta entrata a far parte del Labirinto. Era tutta una sfida nei suoi confronti e lui lo sapeva bene, ma questa volta no…non lo era.
All’improvviso gli vennero in mente i suoi profondi occhi verdi, che ormai erano diventati senza tempo, come i suoi.
Per un attimo si era perso in essi, nelle loro profondità. Quante cose avevano visto quegli occhi? Quante volte avevano riso o pianto?
-Jareth, che vai a pensare- si disse- fino a poco tempo fa era un’umana, è solo un tratto caratteristico degli esseri di questo mondo… poco tempo fa- rise amaramente scuotendo la testa – e chi può dire quanto tempo è passato, forse anche duecento anni nel mondo reale. Là forse sarebbe già morta-
Si ritrovò inconsapevolmente a sorridere pensando a quanto fosse cambiata, i suoi occhi così profondi, il suo viso più snello, i capelli neri più lucenti, il suo corpo più maturo e che ormai aveva raggiunto il culmine della sua bellezza e non sarebbe più invecchiato. Ma tra tutti quei cambiamenti, era rimasta la solita Sarah che lo aveva battuto e che lo aveva sfidato.
Si avvicinò alla finestra per poi fermarsi a guardare l’orizzonte.
-Non cambierai mai, vero Sarah? – disse divertito, ma si accorse che in fondo era quello sperava.

********
Ciao a tutti!
Solo due piccole spiegazioni:
- Il Lago di Sell è una mia invenzione, nel film non è presente. Ho sempre pensato che il Labirinto fosse molto più vasto di quello che Sarah attraversa.
- Sarah in questa storia non ha più 15 anni. Ha un'età indefinita diciamo. Avendo accettato di vivere nell'Underground, sta diventando un Fae e, come Jareth, è un essere senza tempo. Il loro corpo e aspetto maturano fino al culmine della crescita e , invece di iniziare a decadere, rimarranno tali per l'eternità, quindi bisognerebbe immaginare Sarah con l'aspetto di una ragazza di circa 25 anni.


 

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Capitolo 4
*** CAPITOLO 3 ***


 
-Maestà, lady Sarah chiede di voi-
Jareth sorrise compiaciuto, per poi fare un piccolo colpo di tosse per ricomporsi e alzarsi dal trono.
-Falla entrare-
Sarah entrò subito dopo nella sala del trono.
Indossava un lungo vestito verde, con dei nastri oro che lo stringevano sui fianchi, i lunghi capelli neri raccolti in una treccia laterale anch’essa ornata con dei nastri d’oro.
Era bella da togliere il fiato.
-Sarah, a cosa devo l’onore della tua presenza e di tale eleganza? -disse sorridendole con la sua solita espressione beffarda, avvicinandosi alla giovane.
-Sono venuta per parlarti, Jareth, a proposito della discussione che abbiamo avuto l’altro giorno- poi si guardò intorno, studiando la stanza, era proprio come la ricordava – Possiamo andare da qualche parte a parlarne con calma? –
-Ma certo mia preziosa, i miei giardini sono splendidi, possiamo vedere se sono anche di tuo gradimento- disse per poi porgerle il braccio.
La giovane lo osservò per un attimo titubante e con un leggero rossore sulle guance, per poi accettare l’offerta del re e stringere il suo braccio.
Non si erano mai trovati così vicini se non per gridarsi contro e fronteggiarsi.
Il re guardò per un attimo Sarah con la coda dell’occhio. Lei osservava lo spettacolo che le si presentava davanti con occhi pieni di stupore e meraviglia.
-Jareth, è…è bellissimo-
-Sapevo che ti sarebbe piaciuto- sussurrò lui sorridendole dolcemente e accarezzandole la mano. Sarah non si ritrasse da quella carezza e guardò negli occhi il re con il sorriso più dolce che avesse mai visto.
E nella sua mente nacque una domanda.
-Quanto di quello che fai è vero Sarah? Fa tutto parte solo di questo gioco? – pensò tra sé, maledicendosi subito dopo per quella domanda. Anche lui stava giocando, in fondo.
Si sedettero su una panchina di marmo sotto un salice piangente, davanti ad un laghetto che ospitava dei pesci dagli strani colori.
-Di cosa volevi parlarmi? Ti ascolto-
Sarah sospirò, si aggiustò il vestito, lisciandosi la gonna e poi guardò il re con i suoi occhi verdi.
-Quella donna… -
-Se ti stai chiedendo che fine abbia fatto… sì è riuscita a superare il Labirinto e a riprendersi il bambino-
Lei sorrise con una nuova luce negli occhi.
-Suppongo che tu non sia venuta a scusarti- disse lui divertito.
-Ovviamente no- disse lei, scuotendo la testa – in caso sei tu a doverti scusare, mio caro Jareth, per quella presa troppo forte al mio braccio-
-In effetti non mi sono comportato da gentiluomo… ti fa male? -le chiese sfiorandole il braccio e guardandola intensamente, studiando attentamente la sua espressione.
“E adesso Sarah, come reagisci? Forza, mi devi sedurre non arrossire come una bambina di 10 anni” pensò il re profondamente divertito.
La ragazza si allontanò istintivamente, con le gote rosse.
-Sto parlando con il re dei Goblin o con una sua illusione? - disse con il suo solito sarcasmo per nascondere il suo profondo imbarazzo.
-E’ quello che speri o quello che temi? – ribattè lui sfidandola.
-Non saprei, dopo quello che pensano i tuoi sudditi…- disse lei lasciando la frase in sospeso, per stuzzicare la curiosità del re.
La ragazza riuscì a malapena a nascondere un sorriso di trionfo davanti all’espressione confusa del re.
-Ovvero? –
-Dicono che sei troppo buono con me e che non mi hai mai punita, come invece fai con le altre creature del Labirinto. Per questo pensano che tu… sia innamorato di me- disse lei avvicinando il suo viso a quello del re sfidandolo.
-Ah sì? - disse per niente sorpreso il re, anzi con un ghigno emblematico sul volto- è questo che dicono? E cosa dicono invece del fatto che hai in mano il potere di distruggermi e ancora non lo hai fatto? Questo non è amore, Sarah? – disse in un sussurro all’orecchio di Sarah con una voce talmente sensuale che le fece venire i brividi lungo la schiena.
La ragazza sgranò gli occhi e si alzò di scatto dalla panchina. La conversazione stava prendendo una piega decisamente sbagliata per i suoi gusti.
Jareth la guardò con un sorrisetto strafottente e incrociò le braccia sul petto.
-Che c’è? Non ti piace questa versione dei fatti? –
Sarah lo guardò furente con i pugni serrati.
-State prendendo un abbaglio, Sire- disse lentamente, cercando di controllarsi.
Jareth rise divertito dalla reazione della giovane.
Sarah lo guardò nervosa, non vedeva l’ora di concludere quella conversazione e andarsene dal castello: la presenza del re e quel dialogo la mettevano fortemente in imbarazzo.
-Dovrei congedarmi. I miei amici mi aspettano per cena- riuscì a dire finalmente con voce abbastanza ferma.
-Vai pure- disse lui divertito – E’ evidente che tale conversazione non sia di tuo gradimento… peccato, avevo quasi pensato che volessi sedurmi- disse lui con una strana luce negli occhi, studiando l’espressione di Sarah.
La giovane sgranò per un attimo gli occhi. Che sapesse…? No, impossibile...
-Ma questo non è possibile, dico bene Sarah? – disse alzandosi e scostandole una ciocca dietro l’orecchio.
La giovane rabbrividì sentendo il suo tocco sulla guancia.
Jareth le si avvicinò all’orecchio e le sussurrò con voce roca: - Perché altrimenti significherebbe solo una cosa- fece una pausa, sospirando con il suo respiro caldo sul collo tremante di lei -Che sei una manipolatrice e un’ingannatrice-
Sarah non riusciva nemmeno a respirare per la tensione, doveva dire qualcosa, qualsiasi cosa, ma sapeva che se anche solo avesse aperto bocca la sua voce l’avrebbe tradita.
Il re si allontanò un poco, il giusto per incatenare il suo sguardo spaiato a quello verde e limpido della giovane.
-Oppure sei veramente innamorata di me? – disse con un sorrisetto sfidandola.
Sarah cercò di ricomporsi per ribattere al re, sperando di convincerlo.
-E ti stai inventando tutte queste storie solo per una visita inaspettata e un vestito elegante? Forse è quello che speri? –
Il re rise di gusto, sinceramente divertito dall’insolenza di quella ragazza.
-Puoi andare Sarah, ci vedremo presto. È una promessa- le disse facendole l’occhiolino, con un sorrisetto che non faceva presagire nulla di buono.


Ciao a tutti!!! impressioni sulla storia? vi piace? non vi piace?
Fate sapere, sono curiosa!


 

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Capitolo 5
*** CAPITOLO 4 ***


Un lampo svegliò Sarah, che scese dal letto velocemente. Qualcuno era alle porte del Labirinto. Il re aveva accontentato qualche altro genitore o fratello avventato che non credeva che qualcuno potesse veramente ascoltare le sue parole.
Ma questa volta aveva una strana sensazione, sentiva dei brividi lungo la schiena e la testa le doleva come se fosse troppo affollata di pensieri. Non le era mai successo da quando era nel Labirinto.
Indossò un lungo vestito rosso scuro con del pizzo nero che ornava la scollatura e le maniche, poi si mise davanti allo specchio e guardò soddisfatta la sua figura, sembrava una regina oscura e pericolosa. I suoi pensieri corsero subito a Jareth e per un attimo sulle sue labbra comparve un sorriso di sfida. Non le importava quello che le aveva detto, lei avrebbe continuato ad aiutare coloro che lo meritavano.
Prese un carboncino e si truccò pesantemente gli occhi, così da risaltarli.
Sentì bussare alla porta della casa. Lo sfidante aveva raggiunto già il secondo livello? Come era possibile?
Sentì Hoggle aprire la porta e balbettare spaventato.
Subito uscì dalla camera per vedere chi fosse il nuovo venuto e si immobilizzò sulla porta vedendo la figura che si stagliava al centro della stanza e che la studiava con un sorrisetto malizioso.
-Jareth cosa ci fai a casa mia? – disse lei in maniera fredda, lanciandogli un’occhiataccia.
Il re ghignò verso la ragazza e poi sempre guardandola negli occhi disse:
-Trogolo ci puoi lasciare soli? –
Il nano guardò per un attimo dubbioso e preoccupato la giovane.
-Tranquillo, Hoggle puoi andare, va tutto bene-
Il nano annuì non troppo convinto e uscì dalla stanza.
Jareth la studiò per un attimo, guardandola da capo a piedi.
-Beh? – disse lei incrociando le braccia sul petto e alzando il mento.
-Per caso vuoi incantare lo sfidante? – disse lui provocatorio.
Lei sbuffò.
-Non ti starò a spiegare le ragioni del mio abbigliamento, non credo che ti interesserebbero-
-E invece le vorrei sapere- disse lui.
Lei annuì.
-Come vuoi. La senti anche tu questa sensazione? – gli chiese ripensando a quello che aveva sentito poco prima del suo arrivo. Si era vestita in quel modo per incutere timore e rispetto.
-Sì…- sussurrò – ed è per questo che sono qui. Sembra che stia per succedere qualcosa, qualcosa di diverso dal solito. Ho avuto solo un’altra volta questa sensazione… quando tu mi hai proposto quel patto tempo fa-
Lei lo guardò perplessa.
-Ma questo non ha alcun senso-
-Lo so- disse lui abbassando lo sguardo, come se volesse concentrarsi su qualcosa -Credo che sia tutto profondamente collegato, te, lo sfidante, io, il Labirinto…ma mi sfugge il perché e il come-
La ragazza si avvicinò al re e gli toccò un braccio visibilmente preoccupata.
Il re sussultò sentendo quel contatto per poi perdersi in quegli occhi verdi che brillavano ancora di più con quel trucco nero.
-Potrebbe non essere una cosa negativa. Non è una sensazione di pericolo- disse lei come per rassicurarlo.
-Lo so, mia pre...Sarah- si corresse subito -Ma non è neanche una sensazione positiva. Quello che penso è che ancora non sia deciso-
-Non capisco- sussurrò lei come per non farlo distogliere dai suoi pensieri.
-Ora ti spiego. Le sensazioni che sentiamo ci vengono trasmesse dal Labirinto stesso. Io le sento perché sono il Re, tu perché sei stata la prima Campionessa in assoluto e ti sei alleata a lui per vincermi, almeno credo che sia per questo, anche se sono abbastanza sicuro che gli altri che hanno risolto il Labirinto con il tuo aiuto non abbiano alcun collegamento con esso. Comunque, secondo me, il Labirinto ancora non sa se sta per accadere qualcosa di positivo o negativo, questo perché dipende da noi, dalle nostre decisioni. Nessun destino è segnato, siamo noi che lo plasmiamo con le nostre scelte -
Sarah annuì un po' più sollevata.
-Noi abbiamo a cuore il Labirinto, di sicuro andrà tutto bene-
Jareth sorrise mestamente.
-Non essere così sicura Sarah, spesso ciò che è positivo per il Labirinto, può essere negativo per te. E se ti dicessi che quando mi hai chiesto di rapire tuo fratello avevo un’orribile sensazione negativa che non mi faceva neanche dormire o ragionare lucidamente? -
Sarah rimase a bocca aperta. -Per questo sono venuto qui Sarah, per metterti in guardia. Non ti fidare di quello che ti dice lo sfidante e di quello che vedi in apparenza-
La ragazza annuì leggermente infastidita.
-Non sono così sciocca, re di Goblin-
Il re la guardò duramente, tanto che la giovane si pentì subito della sua risposta avventata.
-Tengo al Labirinto e ai suoi abitanti- disse lui, rimarcando leggermente sull’ultima parola. La ragazza arrossì un poco per poi fargli un piccolo sorriso.
Jareth le prese la mano e gliela strinse dolcemente.
-Sta attenta mia preziosa- sussurrò per poi uscire quasi di corsa, come se volesse fuggire, lasciando Sarah immobilizzata al centro della stanza.




SPERO CHE LA FF VI PIACCIA ANCHE SE NON HO ANCORA RECENSIONI!
CIAO A TUTTI! CI VEDIAMO AL PROSSIMO CAPITOLO!

 

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Capitolo 6
*** CAPITOLO 5 ***


-Ehi Sarah, che voleva il re? -le chiese incuriosito Hoggle rientrando in casa e trovando la ragazza ancora immobile in mezzo alla stanza.
-Eh? - disse lei, scuotendo un poco la testa come se volesse liberarla da pensieri non troppo piacevoli.
-Dio, che faccia. Anche il re ne aveva una simile quando è uscito. Che vi sarete mai detti, vorrei tanto sapere- borbottò il nano mentre appoggiava sul tavolo la verdura che aveva raccolto nell’orto che si trovava a fianco della casa.
La giovane si sedette sulla prima sedia che trovò e si passò una mano tra i lunghi capelli corvini, visibilmente preoccupata.
-Credimi, non vorresti saperlo- sussurrò più a se stessa che al suo amico.
Hoggle si voltò a guardarla perplesso, poi le si avvicinò notando la preoccupazione che occupava il suo volto.
-Se quello spilungone ti ha minacciato, io… -
Sulle labbra di Sarah comparì un sorriso al soprannome che Hoggle aveva affibbiato al re.
-Shhh ti sentirà- lo zittì scherzosa.
-Mah che sarà mai! Ti ho fatto ritornare il sorriso, è questo quello che conta- disse lui un po' imbarazzato.
-Oh Hoggle, sei un amico-
La ragazza lo abbracciò di slancio, con il cuore un po' più sollevato.
Si allontanò un poco dal nano e poi gli sorrise.
-E ora mettiamoci a lavoro, il Labirinto ha un nuovo sfidante-
-Sì, lo so- le disse Hoggle, come se sapesse qualcosa che non voleva dire a Sarah -E questa volta ascolta quello che ti ha detto Jareth –
La giovane lo guardò perplessa, ma cosa stava succedendo a tutti quanti? Hoggle non sentiva il Labirinto da come le aveva spiegato Jareth e quindi era sicuramente venuto a conoscenza di qualcosa o … di qualcuno.
-Starò attenta- cercò di rassicurarlo lei -Non mi farò ingannare, te lo prometto- disse alzandosi, dando un buffetto al nano, che continuava a sembrare preoccupato per qualcosa.
La ragazza uscì dalla casetta e si diresse a passo svelto verso la Foresta dalle Mille Luci. Gli abitanti la chiamavano così ormai per le gocce di rugiada che si posavano sulle foglie la mattina presto e che il sole faceva risplendere, ma in realtà quel bosco aveva un altro nome, ben più spaventoso: la Foresta della Perdizione. Raramente gli sfidanti riuscivano a superarla senza perdere il ricordo del bambino e di quale fosse il loro compito.
La ragazza si appoggiò ad un albero attendendo l’arrivo dello sfidante.
La calma della foresta l’aiutava a pensare a quello che era successo quella mattina. Ripensò allo sguardo preoccupato del re, a quando aveva stretto la sua mano, a quando se n’era andato in fretta e furia come se avesse osato troppo.
E una strana sensazione cominciò a farsi largo nel suo stomaco, come se qualcuno glielo stringesse e la cosa peggiore era che sapeva perfettamente che non c’entrava nulla con il nuovo sfidante.
-Sarah sei una stupida- sbottò ad alta voce per fermare il flusso dei suoi pensieri.
Proprio in quel momento la ragazza sentì una voce che conosceva molto bene, profonda e cavernosa che riusciva a smuovere anche le pietre. Una voce che chiamava proprio lei.
-Ludo?-
Il suo volto si illuminò, da tempo non vedeva il suo amico e ora non vedeva l’ora di affondare il viso nella sua pelliccia e stringerlo forte.
-Ludo- gridò più forte, per poi iniziare a correre nella direzione della voce.
Tutti i suoi sensi erano allerta, la sensazione che aveva sentito quella mattina si stava acuendo, tanto che per un attimo si dovette fermare per quanto le doleva la testa.
Oltre alla voce di Ludo, sentiva qualcuno bisbigliare e solo dopo un po' si accorse che non poteva essere altro che una voce nella sua testa, il Labirinto che cercava di mettersi in comunicazione con lei.
Iniziava ad avere paura, nonostante stesse correndo sudava freddo.
Cosa centrava Ludo con tutto questo? Non riusciva a capire.
Ludo ora stava lanciando delle grida di aiuto.
-Arrivo, resisti amico mio- urlò Sarah, correndo ancora più veloce e raccogliendo l’ampia gonna tra le braccia.
Sbucò in un’ampia radura che non aveva mai visto prima e al centro di essa vide la sagoma pelosa e rossiccia di Ludo.
-Sono qui- urlò.
-Sarah- disse lui sollevato con un sorriso.
La ragazza raggiunse velocemente l’animale e lo abbracciò preoccupata.
-Che succede ?- riuscì a malapena a dire per il fiatone.
Lo sguardo di Ludo si rabbuiò.
-Sarah…guarda- disse semplicemente abbassandosi.
Sulla sua groppa c’era qualcuno. Una donna anziana. Inerme.
-O mio dio- esclamò allarmata la ragazza- Presto Ludo posala a terra-
Sarah si accorse del sangue rappreso sui capelli grigi della vecchia, ora capiva perché ludo era così preoccupato. Non riusciva ancora a vederle il volto dato che era nascosto dalla pelliccia del dorso di Ludo.
Il suo amico posò dolcemente la donna a terra e subito Sarah le si avvicinò.
Le scostò dal viso i capelli grigi e si immobilizzò incredula, solo una parola fuoriuscì dalle sue labbra.
-Mamma…-
In quel momento nel castello al centro del Labirinto, Jareth sentì una fitta lancinante al cuore. Si portò una mano al petto cercando di prendere aria e quando ne ebbe abbastanza nei polmoni riuscì a dire stentatamente solo una parola:
-Sarah-



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Capitolo 7
*** CAPITOLO 6 ***


Sarah non sapeva definire quanto tempo fosse passato da quando aveva portato sua madre nella capanna e l’aveva adagiata sul letto, aspettando che si risvegliasse.
Non faceva altro che tenere la sua mano tra le sue, accarezzandola senza sosta, sentendo quanto fosse cambiata nel tempo. La ricordava liscia e morbida, mentre ora era rugosa e ossuta, il tempo nel suo mondo non era stato clemente neanche con una donna piena di fascino come Linda.
Le lacrime rigavano le guance di Sarah e non cessavano di bagnarle.
E oltre a questo il Labirinto non smetteva di tormentarla, sentiva un vociare assordante nella sua testa ma non capiva una singola parola, era tutto così confuso, confuso come lei in quel momento.
Perché sua made era lì? Aveva avuto altri figli che a loro volta avevano avuto altri figli? Aveva spedito nel Labirinto qualche nipote? Ma soprattutto perché il Labirinto aveva quella reazione?
Non trovare nessuna risposta a quelle domande la faceva agitare ancora di più, tanto che il suo pianto silenzioso divenne quasi disperato.
-Sarah- le si avvicinò Hoggle preoccupato, toccandole il braccio -Va a riposare, resto io con lei-
La ragazza annuì debolmente, ancora scossa dai singhiozzi.
Sentì a malapena Sir Didymus che le chiedeva se stesse bene, ma non riuscì a badarci. Uscì di casa in fretta, aveva bisogno di aria.
Si sdraiò sull’erba del giardino, chiudendo gli occhi e facendo lunghi respiri per calmarsi.
-Jareth…vieni da me- sussurrò quasi disperata. Aveva bisogno della sua vicinanza, non sapeva perché ma lui le infondeva sicurezza. C’erano troppe cose che non capiva e sperava vivamente che lui potesse darle una spiegazione.
Anche se non aprì gli occhi, sentì qualcuno sdraiarsi vicino a lei.
-Eccomi-
Sarah riconobbe a stento la voce tanto era stanca e roca.
Aprì gli occhi per guardare il re che cercò di rivolgerle un sorriso.
La sua pelle era più pallida del solito, gli occhi stanchi e spenti.
Senza accorgersene la ragazza portò una mano al viso del re e gli sfiorò una guancia. Jareth chiuse gli occhi e sospirò a quel contatto così piacevole.
-Cosa ti succede? – chiese lei in un sussurro, la paura le impediva di parlare.
-Sta per accadere qualcosa di terribile, il Labirinto è stato sconvolto ed io con esso- disse Jareth aprendo gli occhi e notando la paura che dilaniava lo sguardo limpido della giovane.
Ricambiò la carezza che poco prima lei le aveva fatto.
Per un istante i due si persero negli occhi l’uno dell’altra ed entrambi sapevano che quel gioco di seduzione era finito e che la preoccupazione che vedevano negli occhi dell’altro era sincera. Non persero tempo a chiedersi il perché, comunque la risposta sarebbe stata occultata dal loro orgoglio.
Quando Sarah parlò aveva la voce roca.
-Cosa sta per accadere? –
Jareth la guardò con un sorriso amaro.
-E’ troppo tardi per tornare indietro, mia preziosa-
-No no…non dire così- disse lei posando un dito sulle labbra di lui per zittirlo – Non è mai troppo tardi-
Jareth distolse lo sguardo colmo di dolore e lo puntò verso l’orizzonte. E in quel momento vide quanto fosse bello il suo mondo. Tutto è più bello e acquista valore quando si sta per perderlo.
-Stavolta è diverso…- sussurrò -Qualunque cosa succeda Sarah, vorrei solo il tuo perdono-
Sarah lo guardò turbata.
-Il mio perdono? Cosa stai per fare? –
Jareth la guardò tristemente, fece per dire qualcosa, ma poi scosse la testa abbassando lo sguardo.
-Sarah- sentì la voce di Hoggle chiamarla.
-Sì arrivo- urlò verso la casa. Si voltò per salutare il re ma lui era già svanito.
Si alzò in piedi a fatica, raddrizzò le spalle ed entrò in casa.
-Che succede Hoggle?-
Lo sguardo del nano era leggermente più sollevato.
-Si è svegliata-
Sarah sentì un tuffo al cuore, tossì un paio di volte prima di parlare.
-Posso…posso andare a parlarle?-
Hoggle le sorrise.
-Certo, mi ha chiesto lei di chiamarti-
Lei lo aveva chiesto… lei che era scappata di casa senza neanche un saluto o un bacio sulla fronte, solo con una fredda lettera e ora… voleva parlarle. Non sapeva se essere felice o arrabbiata.
La ragazza si avvicinò alla camera e si fermo sullo stipite della porta aperta.
La vecchia si girò verso di lei, abbozzando un sorriso stanco e tendendo una mano verso la ragazza.
-Sarah… sei proprio tu?-
La voce era proprio come ricordava, calda e limpida e non risultava scalfita dall’età della donna.
La giovane guardò sospettosa la mano che tendeva verso di lei.
-Già, da quanto tempo, non è vero?- disse sprezzante.
Lo sguardo della vecchia si incupì e ritirò la mano sotto le coperte.
-Me lo dovevo aspettare… sei ancora arrabbiata con me, ma in fondo hai ragione… sono scappata come una vigliacca… ma avere una vita normale non faceva per me e se sei qui anche tu – continuò puntando il suo sguardo verde e indagatorio in quello di Sarah – evidentemente provi la stessa cosa-
Sarah alzò un sopracciglio e sbuffò ironicamente.
-Scusa se rendevo la tua vita normale, ma ti assicuro che la tua assenza non ha reso altrettanto normale la mia di vita-
-Lo so e mi dispiace- sussurrò la vecchia abbassando lo sguardo e in quel momento Sarah sentì il gelo che attanagliava il suo cuore, sciogliersi.
Si avvicinò e si sedette sul letto.
-Cosa ci fai qui? Hai spedito al Re dei Goblin qualche tuo nipote?-
La vecchia scosse la testa.
-No, non ho avuto altri figli. Ho scelto di affrontare il Labirinto per te-
Sarah aggrottò le sopracciglia perplessa.
-Sono venuta per sconfiggere una volta per tutte il Re dei Goblin, per riscattarti e riportarti a casa-

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Capitolo 8
*** CAPITOLO 7 ***


Jareth se ne stava appollaiato sul suo trono, con una gamba mollemente appoggiata su un bracciolo.
Si sentiva sempre più debole e provato, come se il Labirinto stesso gli si stesse ribellando. Sapeva che tutto questo era collegato alla vecchia che era arrivata misteriosamente alle porte del suo regno.
Chi l’aveva portata nel Sottosuolo?
C’erano troppe cose che non riusciva a capire, ma di una cosa era sicuro: qualcuno stava tessendo trame orribili indisturbato, manovrando gli abitanti del Labirinto come burattini.
Prima tra tutti Sarah.
Sapeva che quella vecchia era sua madre ed era venuta a riscattarla, ma perché dopo così tanto tempo?
Guardò preoccupato l’orologio che segnava l’inesorabile passare delle 13 ore, ma in quel momento al re sembrava troppo lento. Sapeva che in quelle 11 ore e 37 minuti che restavano Sarah avrebbe affrontato il Labirinto senza problemi.
Jareth sentì un sapore amaro in bocca e il cuore farsi pesante a quel pensiero e solo in quel momento si rese conto che non gli importava nulla di essere sconfitto, di perdere il trono e il regno. L’unica cosa che veramente gli importasse era che Sarah restasse lì. Ne aveva bisogno.
-Lei mi appartiene, stupida vecchia- sibilò stizzito a se stesso.
Con una rotazione del polso evocò una sfera di cristallo e vi guardò attraverso, indirizzando i suoi pensieri verso Sarah e subito la nebbia che la sfera conteneva iniziò a diradarsi lasciando spazio ad un’immagine nitida.
Era la casa di Sarah e c’era lei. Jareth serrò i denti sentendo la rabbia montare pensando solamente al fatto che lei se ne potesse andare.
-Perché proprio ora? A giudicare dalla tua età sono passati più di trent’anni nel Sopramondo- sentì dire dalla ragazza.
La vecchia sorrise.
-Mi è stata data la possibilità solo ora-
Jareth corrugò la fronte, scrutando con più attenzione la sfera. Era rimasto perplesso da quelle parole e dalla reazione di Sarah poteva capire che anche lei lo era.
Sapeva perfettamente le leggi del Labirinto, dopo tutte quelle volte che le aveva infrante: solo chi aveva voluto che il bambino venisse portato via poteva riscattarlo e soprattutto, se il bambino stesso avesse dichiarato di voler restare nel Labirinto, nessuno avrebbe potuto riscattarlo e ogni suo ricordo nel Sopramondo sarebbe stato cancellato.
Ma la madre di Sarah si ricordava di lei…
Tutto ciò era al di fuori di ogni schema.
-C’è qualche problema piccola mia?- chiese la vecchia, toccando la mano di Sarah, che sembrava sovrappensiero, tanto che al tocco della vecchia sobbalzò.
-Io non me ne voglio andare- disse risoluta.
Sulle labbra di Jareth si fece largo un sorriso fiero, che non durò a lungo sentendo la risposta della vecchia.
-Perché ti sembra che Toby si trovasse male nel Labirinto? Se chi lo riscatta arriva alla fine il bambino tornerà nel Sopramondo-
-Come sai di Toby?- chiese sorpresa Sarah.
-So più cose di quante tu creda- disse la vecchia, per poi voltarsi e piantare i suoi occhi in quelli di Jareth, come se lo vedesse.
Jareth allontanò la sfera dal suo volto allibito da quanto stava succedendo, la vecchia era ancora lì a guardarlo e Sarah, insieme a quel nano e quel cane, non sembravano accorgersi di niente.
-Non è possibile- sussurrò atterrito dalla paura.
-Mi sottovaluti Jareth- rispose la vecchia in tono glaciale e minaccioso.
Un forte mal di testa colpì Jareth proprio in quel momento, sentiva come se il cervello volesse fuoriuscire, si ritrovò a carponi a terra con la sfera distrutta in mille pezzi davanti a lui e il sangue che gli colava dal naso.
Sentiva ancora quello sguardo contornato da rughe che lo scrutava, che arrivava fino in fondo alla sua anima.
Poco a poco il mal di testa si affievolì, fece dei lunghi respiri, per poi appoggiarsi al trono per aiutarsi ad alzarsi e quando lo fece, ciò che vide riflesso sui vetri delle finestre lo atterrì.
Si avvicinò ad una di esse lentamente, si specchiò.
Vide i suoi occhi, colmi di terrore, la sua bocca semi aperta, i suoi capelli attaccati alla fronte per il sudore freddo e la sua pelle… la sua pelle una volta candida, ora era deturpata da cinque vene nere, come se qualcosa di oscuro stesse scivolando dentro il suo sangue. Erano così evidenti e nere che sembravano disegnate con dell’inchiostro.
Si toccò la guancia destra dove ve ne erano due che originavano dalla testa e finivano appena sotto lo zigomo.
Un’altra partiva dalla tempia sinistra e finiva sotto l’occhio e altre due occupavano la fronte.
Il suo sguardo si indurì e parlò al suo riflesso.
-Non so chi tu sia in realtà vecchia, sapevo che volevi portarmi via Sarah e già ti detestavo per questo, ma ora so che non sei quella che sembri… io ti ucciderò-
Ma in quel momento realizzò che uccidendo quella che Sarah credeva sua madre, l’avrebbe persa… per sempre.
Si lasciò cadere pesantemente sul trono.
-Da una parte me e dall’altra sua madre…Come potrebbe credere al Re degli Inganni?-
 
Sarah si alzò dal letto della madre, sciogliendo la stretta della vecchia.
-Devo pensare- disse per poi uscire dalla stanza. Chiuse la porta dietro di lei e si appoggiò ad essa, per poi passarsi una mano sulla fronte.
Era stanca e confusa da quello che stava accadendo.
Sua madre sembrava determinata a voler attraversare il Labirinto e sapeva che senza il suo aiuto sarebbe anche potuta morire, ma allo stesso tempo non voleva tornare alla sua vecchia vita.
Se solo le leggi del Labirinto non fossero state così ferree avrebbe potuto proporre al re un nuovo patto, ma già sapeva che sarebbe stato semi impossibile, perfino il re non poteva andare contro quelle leggi, che c’erano da prima che lui regnasse.
Ma se sua madre non fosse riuscita a dire quelle parole per sconfiggerlo, lei sarebbe rimasta nel Labirinto e sua madre sarebbe tornata nel Sopramondo, senza ricordarsi di lei.
Sì, era la cosa migliore… avrebbe condotto Linda al castello e poi l’avrebbe fermata prima che dicesse quelle parole.
Tornò nella stanza e guardò la vecchia che le sorrideva dolcemente.
-Va bene mamma, ti condurrò al castello-
Le rughe della vecchia si piegarono in un’espressione trionfante.
-Lo sapevo-


CIAO A TUTTI!!! ECCO UN NUOVO CAPITOLO! CHE NE PENSATE DELLA STORIA? VI PIACE?

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Capitolo 9
*** CAPITOLO 8 ***


Lo sguardo del Re di Goblin si indurì e si perse nel vuoto.
Tutti i goblin se ne stavano in silenzio, percepivano che il re fosse furibondo e che se avessero osato disturbarlo ne avrebbero pagate care le conseguenze.
L’unico rumore percepibile nella Sala del Trono era il verso delle galline che i goblin avevano portato e lo sbattere del frustino sulla gamba di Jareth.
-Ho bisogno di parlare con il vecchio saggio- disse lapidario Jareth, rompendo quel silenzio – Portatemelo subito-
In pochissimo tempo tutti i goblin furono fuori dalla stanza.
 
Sarah metteva nella sua sacca tutto il necessario per attraversare il Labirinto, i suoi compagni si guardavano preoccupati su quello che stava succedendo e su come reagiva la giovane, non aveva mai dato segno di stare male nel Labirinto e di volersene andare ed ora voleva aiutare sua madre a riscattarla.
-Perché mi guardate così?- chiese Sarah con una punta di nervosismo nella voce.
-Nulla- disse Hoggle, abbassando lo sguardo.
Il cielo nel Labirinto quel pomeriggio era di un arancione pesante, l’umidità appesantiva l’aria e il caldo faceva sudare Sarah.
Il Labirinto sembrava voler far soffrire i suoi abitanti.
-Con questo caldo sicuramente avremo bisogno di tanta acqua e fino alla Palude non ne troveremo-
La vecchia le sorrise amorevolmente, posandole una mano sulla spalla.
-Andrò a riempire le borracce alla fonte davanti casa-
Sarah annuì ringraziandola con un sorriso.
Cosa non avrebbe dato per tornare indietro nel tempo e non permettere a sua madre di andarsene solo per ricevere quei sorrisi più spesso.
Ma per quanto quel sorriso le avesse scaldato il cuore, sapeva che dietro alla sua comparsa nel Labirinto si celava qualcos’altro e questo la rabbuiava.
 
-Guardami vecchio- disse risoluto il re, mostrandogli il viso deturpato dalle vene nere -Sto diventando un mostro, sai di cosa si tratta? Sai non vorrei perdere il mio fascino- disse con una risatina amara, cercando di minimizzare la situazione che lo stava turbando.
Il saggio sgranò gli occhi.
-Non ho mai visto una cosa del genere mio Sire… ma tutto ciò mi ricorda una notizia che ho sentito tempo fa-sussurrò il Saggio con voce talmente grave da far piegare in avanti il Re per ascoltare meglio.
-Avevo sentito che anche al Re di Mylos comparvero delle strane vene sul viso prima che…-
Jareth sospirò passandosi una mano tra i capelli, conscio che correva un serio pericolo di cui non sapeva assolutamente nulla.
-Prima che il suo regno venisse distrutto- completò la frase parlando più a se stesso che al vecchio con lo strano cappello parlante.
Si alzò dal trono con un sospiro e si avvicinò alla finestra per poi guardare il Labirinto avvolto da quella luce strana che rendeva tutto così irreale.
-Sire- disse il saggio, richiamando la sua attenzione -Vi do solo un consiglio, non perdete mai di vista ciò che è importante, è questa la chiave di ogni cosa-
Jareth indurì lo sguardo e serrò la mascella.
Qual era la cosa più importante per un Re se non il suo regno?
Strinse con forza il davanzale di marmo della finestra, sentendo una fitta al cuore pensando alla sua Sarah e a quello che avrebbe dovuto fare.
-Lo terrò a mente- disse con amarezza mentre una vena scura compariva sul suo collo.
 
Sarah si mise la borsa a tracolla e porse a sua madre un bastone.
-Pronta a partire?- le chiese con un sorriso. L’anziana annuì per poi afferrare il bastone e lanciarle un’occhiata dolce.
Le due donne iniziarono a camminare dirigendosi verso il terzo livello del Labirinto, avrebbero dovuto superare il ponte sulla Gora e le dune mobili.
-Allora… cosa c’è tra te e il Re del Labirinto, mia cara Sarah?- chiese all’improvviso Linda con un sorriso malizioso.
La ragazza arrossì e poi rispose fin troppo risoluta: -Niente, assolutamente niente-
-E tu mi vorresti far credere che sei rimasta solo per vivere tra gnomi e animali parlanti? Non ci credo nemmeno un po'…-
Sarah inarcò le sopracciglia.
-Per me non sono semplici gnomi o animali, sono i miei amici, quegli amici che nel Sopramondo non ho mai avuto perché mi consideravano strana e assurda con le mie fantasie. Hai scelto di non far parte della mia vita, Linda, quindi non permetterti di giudicarla- rispose duramente per poi rimanere in silenzio, cercando di controllare la rabbia che sentiva dentro e in quel momento i suoi pensieri andarono a Jareth. Linda aveva ragione? Era rimasta nel Labirinto anche per lui? Ma tra loro non c’era assolutamente nulla, solo sfide continue e provocazioni, cosa abbastanza normale considerando che erano l’uno la nemesi dell’altra.
Eppure quando aveva trovato sua madre, la prima cosa che aveva fatto era stata chiamarlo. Perché? Cosa sperava di ottenere? Si diede mentalmente per la stupida per una cosa ormai successa e che sapeva benissimo che non poteva cambiare.
-Sarah… credo che qualcuno ci stia osservando- sussurrò l’anziana, tirandole una manica e indicandole con la testa un albero lì vicino.
Sarah sollevò lo sguardo e lo vide… un barbagianni bianco con gli occhi spaiati.


ECCO UN NUOVO CAPITOLO!!! SPERO VI PIACCIA!

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Capitolo 10
*** CAPITOLO 9 ***


Sarah si immobilizzò e strinse il braccio della madre portandola poi dietro di sé come per proteggerla con il suo corpo, anche se sapeva bene che con un solo gesto della mano Jareth avrebbe potuto liberarsi di entrambe. Ma d’altronde lei con una sola frase avrebbe potuto distruggere lui e il suo Regno, quindi al momento erano ad armi pari.
-Jareth, svelati, so che sei tu!- disse ad alta voce, risultando ben più risoluta di quanto non fosse.
Il barbagianni spiegò le ali e si librò dal ramo verso le due donne e man mano che si avvicinava le sue zampe diventavano piedi, il suo becco diventava un naso e le piume si staccavano dal suo corpo.
E prima che Sarah se ne potesse accorgere stava già fissando il ghigno provocatorio del re e quelle orribili vene che deturpavano il suo bel viso.
La giovane lo guardò perplessa.
-Cos’è successo Jareth?-
All’uomo non sfuggì il tono di preoccupazione nella sua voce e anche se l’intera situazione risultava alquanto catastrofica, l’apprensione di lei fu un balsamo sulle sue ferite. Represse a stento l’impulso di stringerla al petto e sussurrarle, immergendo il naso e la bocca nella sua folta chioma corvina, “Non andartene, ti prego. Resta qui.”.
Sarah serrò la mascella vedendo il sorriso sghembo del Re degli Inganni sparire per qualche minuto.
Jareth spostò lo sguardo sulla madre di Sarah… difficile credere che dietro quella vecchia così apparentemente dolce e candida si nascondesse un’entità malvagia. La vecchia lo guardava confusa e intimorita dal suo sguardo su di lei, o era un’attrice formidabile o l’entità si appropriava di lei a momenti alterni.
-Vorrei parlare con te, Sarah, in privato- disse lui guardandola per un attimo negli occhi. La giovane abbassò lo sguardo, era pronta per un confronto faccia a faccia con lui? Non lo sapeva, ma non si poteva sottrarre a lui e questa era l’unica cosa di cui era certa.
Sarah annuì, per poi lanciare uno sguardo rassicurante a sua madre.
Jareth iniziò a camminare dirigendosi verso un grande cespuglio che sicuramente li avrebbe nascosti alla vista della vecchia.
-Disprezzi così tanto il mio Labirinto, Sarah?- le chiese lui con tono accusatorio, incrociando le braccia sul petto.
La giovane abbassò lo sguardo e negò con la testa.
-Ho un piano Jareth, non voglio lasciare questo Labirinto, ma non posso negare a mia madre di provare a riscattarmi, la mia idea era quella di attraversarlo insieme a lei, condurla a te e poi non farle dire le ultime parole. Tu riuscirai a rimandarla nel Sopramondo e a cancellarle la memoria e tutto questo si risolverà-
Jareth scosse la testa scoraggiato.
-E tu pensi veramente di riuscire a tenere tutto così fermamente sotto controllo, ragazzina? Guardami! Non so neanche se sarò ancora vivo quando giungerete al Castello-
La giovane ammutolì, mordendosi il labbro.
-Cosa sono quelle vene nere?-
Il re si sedette a terra e chiuse gli occhi, toccandosi con una mano la fronte.
-Non so se mi crederai, ma te lo dirò comunque, anche se questo potrebbe far finire quel divertente gioco di seduzione che avevi iniziato e a cui tenevo veramente tanto- disse con aria beffarda.
Sarah arrossì fino alla punta dei capelli, ma decise di non dire nulla, sapendo che la situazione era grave non le andava di discutere di cose infantili.
-Queste vene nere sono il segno che qualcosa si sta infiltrando dentro di me, qualcosa di oscuro sta avvelenando il mio sangue e, come vedi, si avvicina sempre di più al cuore… credo proprio che quando ci arriverà sarà la mia fine e… la fine del mio Regno-
Sarah strinse i pugni per darsi forza, per reprimere quelle lacrime che cercavano in tutti i modi di uscirle dagli occhi.
-Jareth…- sussurrò con voce strozzata, tanto che l’uomo sollevò sorpreso lo sguardo, sperando di vedere in quegli occhi verdi qualcosa che lui sentiva fin da troppo tempo nel petto e che teneva nascosto per orgoglio e per paura di non essere ricambiato.
Sì Jareth aveva paura, aveva sempre avuto paura di quello che quegli occhi verdi nascondevano, ma in quel momento sembrava che vi fosse solo apprensione… per lui.
-Ma noi possiamo risolvere tutto questo, non è vero?- chiese speranzosa Sarah, inginocchiandosi davanti a lui e prendendo il suo viso tra le mani.
Il re abbassò lo sguardo per sfuggire quegli occhi verdi.
-Un modo ci sarebbe…- sussurrò lui per poi posare una mano sulla guancia di Sarah, accarezzandola piano con il pollice. La giovane chiuse per un attimo gli occhi, piegando leggermente la testa verso la sua mano.
L’uomo sospirò.
-Credo che l’arrivo di tua madre sia collegato a tutto questo. Non è chi credi-
Sarah aprì di scatto gli occhi.
-Come fa ad essere tutto collegato? È solo una vecchia che vuole attraversare il Labirinto per riscattare sua figlia!- esclamò alzandosi in piedi.
-Ascolta- la interruppe Jareth riprendendo la parola -Ieri ti ho spiata attraverso la sfera e tua madre mi ha guardato e mi ha parlato come se mi vedesse e da quel momento sono comparse tre vene nere sul mio viso. Nessuna creatura può accorgersi di essere spiata da una sfera di cristallo, tanto meno un’umana. E poi queste tre vene… non è una coincidenza Sarah. Non so chi sia quella vecchia, ma ti assicuro che non è tua madre-
Sarah incrociò le braccia sul petto, sentendo tutta la rabbia salire verso il suo viso.
-Tralasciando il fatto che mi hai spiato, quando non vedo il motivo per farlo, ma io sono stata lì con lei, sempre e non ti ha nominato nemmeno una volta. Sarà sicuramente stata una tua allucinazione!-
Jareth scosse la testa. Aveva previsto una reazione del genere, conoscendo il carattere orgoglioso di Sarah.
L’uomo si alzò avvicinandosi alla giovane, le prese dolcemente la mano.
-Credo in quello che ho visto Sarah e non posso permettervi di raggiungere la Città di Goblin per la salvaguardia mia e del mio regno, perciò questo è l’ultimo momento in cui ci incontreremo da amici. D’ora in poi saremo avversari-
Sarah annuì, guardandolo duramente.
Jareth sorrise divertito di fronte a quel cipiglio che la rendeva ancora più bella.
-Salutiamoci da amici, mia cara Sarah. Ti va?-
Lei rimase immobile qualche secondo, poi sembrò sciogliersi e prima che potesse dire di sì, le sue labbra furono chiuse dal bacio di Jareth.


CIAO A TUTTI, SPERO CHE IL CAPITOLO VI PIACCIA!
 

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Capitolo 11
*** CAPITOLO 10 ***


Sarah si scostò bruscamente dalle labbra di Jareth. Era rossa paonazza.
-Ma sei completamene impazzito?-
Il re le sorrise in un modo strano, come non aveva mai fatto, tra il triste e il divertito.
-Lo volevo fare almeno una volta e l’ho fatto ora che ti ho davanti. Non mi biasimare Sarah, non so neanche se ti rivedrò mai…-sussurrò, mentre svaniva allontanandosi.
Sarah cadde a terra in ginocchio e iniziò a piangere sommessamente. Cos’era quella tristezza che sentiva dentro? Non riusciva neanche a respirare per i continui singhiozzi, si passava continuamente le dita sulle labbra, ricordando quella sensazione che aveva sentito pochi attimi prima, quando Jareth l’aveva baciata.
-Perché?- urlò, dando pugni a terra. A chi si stava rivolgendo? A lui, chiedendo la ragione di quel bacio o al mondo intero che proprio in quel momento aveva deciso di separarli, probabilmente per sempre.
Era tutto così irreale… cosa stava succedendo? Tutte le certezze che aveva e in cui credeva fermamente fino a quel momento stavano crollando una dopo l’altra. Cosa erano loro due, Sarah e Jareth, non più due rivali come aveva sempre creduto? O forse non ci aveva mai creduto e il suo orgoglio aveva sempre avuto la meglio soffocando i sentimenti che provava per lui.
-Sarah!- sentì gridare dietro di sé -Oddio Sarah, piccola mia, ti senti bene?-
La ragazza sentì a malapena, solo il tocco di sua madre sulla spalla la fece tornare al presente, quel presente che tanto odiava, in cui avrebbe cercato di raggiungere il castello e in cui Jareth avrebbe fatto di tutto per impedirglielo.
Linda abbracciò dolcemente Sarah e iniziò ad accarezzarle i capelli.
-Tesoro mio, quando saremo a casa, ti dimenticherai di questo posto orrendo, senza creature orrende, foreste selvagge e senza quel re da strapazzo- disse dolcemente.
Le ultime parole fecero scattare qualcosa in Sarah. Jareth le aveva detto che non era stato lui a far entrare Linda nel Sotto Mondo e che non sapeva assolutamente come avesse raggiunto il Labirinto senza che lui ce la portasse.
E allora come aveva fatto a collegare che il barbagianni che si era tramutato in quell’uomo biondo fosse il re? E chi le aveva spiegato che per reclamarla avrebbe dovuto sconfiggerlo raggiungendo il castello? Di sicuro nel Sopra Mondo Linda non ne aveva mai sentito parlare o se aveva letto il libro, Sarah non era sicura che Linda avesse così tanta immaginazione da collegare quel libro a quello che stava vivendo in quel momento.
-Il re? Che ne sai tu del re?- chiese perplessa Sarah.
Linda si irrigidì e abbassò lo sguardo.
-Mamma dimmelo- disse duramente la ragazza iniziando seriamente a pensare che quello che le aveva detto Jareth fosse vero.
-Sarah… io l’ho visto Jareth, l’ho visto, anni fa…-
La ragazza sgranò gli occhi.
-Dove? Nel Sopra Mondo?-
Linda annuì titubante, sapeva che Sarah era abbastanza intelligente da collegare le due cose.
-Questo significa che tu hai pronunciato le parole… ti sei liberata di qualcuno…-
-Sì…-
Un lungo silenzio calò tra le due donne. Sarah guardava inorridita sua madre, con il dubbio che quel peso di cui si voleva liberare Linda fosse lei.
-Mamma… chi hai spedito nel Labirinto?-chiese freddamente Sarah, lanciandole uno sguardo indagatore.
-Ecco… ero…ero giovane, era il primo anno del college, avevo conosciuto questo ragazzo, si chiamava John, moro, con gli occhi di un marrone talmente chiaro da sembrare oro, rimasi incinta e… - la donna tentennò qualche secondo.
-E?- continuò Sarah impaziente.
-Ho pregato il re dei Goblin di venire a prendere il mio bambino- concluse abbassando lo sguardo.
-Un momento… hai chiamato Jareth prima che il bambino nascesse?- chiese Sarah perplessa, non aveva mai sentito di una situazione simile -E Jareth cosa ha fatto?-
-Si è presentato nella mia stanza dopo qualche secondo, per reclamare il bambino che gli avevo chiesto di portare via…i goblin avevano perlustrato ogni angolo del dormitorio e non ve ne era alcuna traccia ovviamente-
Sarah si passò una mano tra i capelli, non riusciva a credere alle sue orecchie.
-Jareth non sapeva cosa fare quando gli dissi che il bambino non era ancora nato, nessuno gli aveva mai chiesto una cosa del genere, così impose le mani sulla mia pancia e trasferì l’essenza vitale del bambino dentro di sè- concluse Linda, mentre le lacrime le rigavano le guance.
Sarah sgranò gli occhi sentendo le ultime parole.
-Ma questo…non è possibile? Questo significa che Jareth ha portato in grembo tuo figlio… il mio fratellastro?-
Linda annuì e Sarah si sentì sprofondare, la voce del Labirinto che solitamente sentiva sussurrare nella sua testa, ora stava urlando parole incomprensibili, l’aria le sembrò farsi più umida e calda, tanto da impedirle quasi di respirare.
Non sapeva come ma Sarah intuì che quello che sua madre le aveva detto era la chiave di volta, era la Stele di Rosetta che le avrebbe permesso di capire che cosa stava accadendo.
L’unico inconveniente era il tempo, avrebbe dovuto capire risolvere l’enigma prima di arrivare alla Città Di Goblin, altrimenti Sotto Mondo e Jareth sarebbero caduti.
 

CIAO A TUTTI, ECCO UN NUOVO CAPITOLO, PERDONATEMI PER L'ATTESA!

 

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Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***


Il castello era silenzioso come non era mai stato, i goblin parlottavano sottovoce tra di loro, guardandosi intorno per verificare che il re non stesse ascoltando quello di cui parlavano.
-Stolti- pensò Jareth con sufficienza – da un’eternità vivono nel castello e ancora non hanno capito che in questo Regno riesco a sentire ogni foglia che cade nel fango della Palude Grigia. Sono circondato da idioti…-si massaggiò le tempie con le mani guantate di nero, per poi bloccarsi e sfiorarsi piano le labbra. Sentiva ancora il sapore e il profumo di Sarah e il suo respiro caldo e leggermente affannato sul suo viso.
Evocò una sfera con una torsione elegante del torso e con la mente la cercò.
 
Il Labirinto si ergeva quasi sofferente contro il cielo nuvoloso, l’afa era terribile da sopportare, per non parlare degli insetti che venivano attirati dal sudore che imperlava la pelle delle due donne.
Linda sbuffò, aveva le labbra screpolate e la gola secca per la sete.
-Fa sempre così caldo qui? – chiese l’anziana fermandosi un poco e allungando una mano per appoggiarsi ad un albero vicino.
-No mai, il Labirinto è malato…proprio come il suo signore…- sussurrò Sarah più a se stessa che come risposta alla domanda che le era stata posta.
Sarah sapeva che cosa Jareth aveva in mente e quello che avrebbe fatto, era un re, un ottimo re in realtà e anche se Sarah aveva sempre lottato contro di lui lo sapeva.
Jareth avrebbe cercato di fermarle per non farle arrivare al castello…quello non sarebbe stato il Labirinto che Sarah conosceva e che già aveva attraversato una volta.
Da tempo aveva capito che il Labirinto si modellava in base alla persona che lo attraversava, certo molti tratti erano gli stessi, come per esempio quello geografici, ma in ogni luogo le difficoltà da superare erano diverse da persona a persona.
Il Labirinto riusciva a scrutarti dentro come nessun altro sarebbe mai riuscito a fare.
Erano giunte alla Palude Verde e avrebbero dovuto attraversarla. Sarah odiava quel luogo, preferiva sempre passarci intorno, ma avevano perso tanto tempo affinchè Linda si rimettesse in sesto, non potevano perderne altrettanto.
-Mamma, ascoltami, questa che stiamo per attraversare è una palude. In ogni storia che si rispetti la palude rappresenta le paure di chi vi si incammina. Cerca di liberare la mente e di non inseguire o scappare da quello che ti sembra di vedere. Sono solo allucinazioni… anche se temo che il nostro amato re abbia aggiunto qualcos’altro- disse Sarah pensierosa.
La Palude aveva alti alberi che impedivano alla luce del sole di illuminare e scaldare il suolo, per questo motivo la terra era fangosa e in alcuni punti ospitava acquitrini di acqua stantia; l’aria era umida e fredda e si infilava nelle vesti delle due donne, provocando in entrambe brividi di freddo.
Sarah tirò fuori dalla sua sacca una lunga corda e si legò a sua madre.
-Per precauzione- spiegò solamente, abbozzando un sorriso per tranquillizzarla.
Non poteva credere che Jareth avrebbe cercato di farle del male, ma era stato chiaro: quel bacio sugellava quel periodo in cui erano stati amici…o forse qualcosa di più… e da quel momento avrebbe lottato contro di loro, intralciandole, per impedire che arrivassero al castello.
Sarah non voleva abbandonare l’idea di arrivarci, sapeva che se non fosse almeno arrivata al castello, nella stanza di Hesch, sua madre non si sarebbe dimenticata di lei. E lei voleva che se ne dimenticasse, come avevano fatto tutti gli altri che facevano ancora parte della sua vita prima che entrasse nel Labirinto. L’offuscamento della mente, come lo chiamava Jareth, funzionava così, la magia ti guardava nell’anima e apprendeva chi faceva parte della tua vita e chi no. Con lei, probabilmente, aveva sentito la crepa che vi era nel rapporto con la madre che l’aveva abbandonata e aveva deciso di non offuscarne alcun ricordo, considerando che già la vita stessa lo avesse fatto fin troppo.
Sarah mosse il primo piede che affondò nel fango con un suono rivoltante, fino a sporcarle l’orlo della gonna rossa che indossava.
Iniziarono ad avanzare, a volte aggrappandosi ai tronchi degli alberi per cercare di liberare i piedi dal fango che sembrava volerle trattenere e sicuramente era così, come ogni componente nel Labirinto.
Sarah all’improvviso si sentì tirare indietro. Si voltò perplessa e vide sua madre fissare il vuoto con uno sguardo inorridito, sollevò un dito, indicando un punto davanti a sé, tremando.
La ragazza si voltò repentinamente ma non vide nulla.
-Mamma, mamma…non c’è nulla, ascoltami, è tutto nella tua testa. Reagisci ti prego!-
Sentì una risata provenire da dietro di sé, era difficile capire se fosse reale o meno.
-Sarah…- la ragazza si guardò intorno sentendosi chiamare, ma non riuscendo a trovare la direzione da cui provenisse.
-Cosa cerchi? Non puoi vedermi ragazza, o meglio sono tutta intorno a te eppure non ho una bocca per parlare-
Sarah si guardò intorno facendo un passo indietro. Quella voce cupa biascicò di nuovo.
-Io sono la Palude-
-Cosa vuoi da me?-
-Oh sai bene cosa voglio, voglio che voi vi tratteniate qui, solo per le prossime sette ore-
Sarah digrignò i denti, si era dimenticata di quanto fossero odiosi gli abitanti del Labirinto  se ti ritrovavi nella spiacevole situazione di viandante.
-Jareth mi ha detto di farlo- continuò la voce stancamente -Che strano poi! Ho sempre pensato che fosse innamorato di te, la prima creatura che da sola è riuscita a superare il Labirinto, a metterlo sottosopra e a rivoltarlo contro il suo stesso re, quella ragazza che lo tiene in pugno e che ha scoperto come sconfiggerlo-
-Lui non è innamorato di me!- esclamò rabbiosa la ragazza – Credo che nemmeno conosca il significato della parola “amore”. Rapisce i bambini nei loro stessi letti, cosa ci può essere di più malvagio?-
-Su Sarah, neanche tu credi che sia così, quanti genitori hai visto che non meritavano neanche di averli quei bambini? Tutti quelle povere creature Jareth le salva-
Sarah abbassò lo sguardo. Sì era vero, lo pensava, non era sempre stato così, all’inizio credeva che fosse una crudeltà ma con il passare del tempo aveva più volte pensato che Jareth salvasse e non maledicesse.
Sarah prese per mano sua madre e la strinse con forza. Ignorò la voce della Palude e si voltò.
-Mamma, andiamo. Rimane poco tempo… dobbiamo andare avanti!-
-Non ti sente- la derise la Palude – la sua mente è occupata, non ti ascolta, non ti vede e credo proprio che ti abbia completamente dimenticata. Non puoi contrastare le mie visioni, lo sai bene Sarah, anche tu fai parte del Labirinto-
La ragazza si guardò attorno spaesata, come poteva attraversare la Palude con sua madre in quelle condizioni?
La donna se ne stava immobile e tremante, guardando un punto fisso davanti a sé. D’un tratto disse una parola: “Ragno”.
Ecco cosa vedeva la sua mente stregata dalla Palude.
-Ehi mamma, ascoltami- la implorò Sarah, che vedeva sempre meno una possibilità di riuscita -Quel ragno che vedi non ti può far nulla, perché ci sono io con te. Sono diventata una creatura magica, ricordi?-
Linda si girò lentamente verso di lei.
-Moriremo?- chiese, facendo scorrere un brivido lungo la schiena della ragazza.
Sarah forzò un sorriso.
-No, ti difenderò io, uccideremo quel ragno da strapazzo e ce ne andremo da questo posto insieme-
Se Sarah non poteva convincere sua madre che quello che stava vedendo fosse solo una visione, allora l’avrebbe assecondata.
-Mi devi guidare tu mamma- disse Sarah, cercando di recitare come meglio poteva e Sarah sapeva recitare benissimo. Indugiò un po' sul posto, poi le arrivò distintamente la voce di Linda.
-Se ne resta immobile tra quei due alberi laggiù dal tronco storto, due zampe tese in avanti e la bocca… quella bocca aperta e insanguinata… sta in mezzo alla sua tela…- sussurrò infine flebilmente.
-Mamma, tu resta qui, vado io-
La donna tremò violentemente per poi trattenere sua figlia per un braccio.
-Stai attenta piccola mia-
 
Quelle vene nere sottopelle erano sempre più evidenti, ormai i suoi occhi ne erano completamente contornati tanto da farlo sembrare un fantasma scheletrico.
Indurì lo sguardo e si sciacquò il viso con l’acqua del lavabo che per sua sfortuna se ne stava proprio sotto lo specchio. Ormai ripudiava la sua immagine, il suo viso, la prova inconfutabile che stava per essere sconfitto da un nemico invisibile senza nome.
Jareth sospirò. Ricordava bene quel giorno, quando Linda gli aveva chiesto di portare via un figlio non ancora nato, sfidando completamente le leggi dell’Underground…e senza sapere come si ritrovò a pensare alle labbra di Sarah, che per anni aveva anelato come l’aria e ora aveva scoperto che erano realmente morbide come sembravano. Avrebbe voluto averla lì con lui, cullarla tra le sue braccia, toccarla, sfiorarla, sentendo i suoi sospiri… ma aveva scelto di starsene dall’altra parte. Una rabbia improvvisa che non sentiva da tempo gli fece annebbiare la vista e riempì l’aria della stanza di crepitii di magia, una magia antica ed oscura come il suo sguardo.
-Cara Sarah… vediamo se ti piace questo regalino- sussurrò con un sorriso sprezzante, puntando gli occhi sulla sua mano che evocava una sfera di cristallo. L’appoggiò alla parete di pietra e venne completamente inglobata.
In quello stesso istante un tuono rombò nella palude.
Sarah alzò repentinamente gli occhi al cielo, cosa era stato? Il cielo si oscurò ancora di più, la luce del sole che già sembrava malato, si fece ancora più scura e debole.
-Jareth…-digrignò i denti la ragazza.
Linda iniziò a tremare e si strinse a Sarah.
-Cosa succede adesso? Non bastava quel mostro gigante?-
-Sicuramente il nostro caro re ci manda un regalino- disse sarcastica Sarah.
La prima goccia arrivò calda sulla mano della ragazza, che fece una smorfia di dolore e ritrasse subito la mano sul petto.
-Ma cosa…?-
Sarah si guardò la mano e vide una zona della pelle arrossata, come se si fosse ustionata leggermente.
Quando la seconda goccia cadde su un arbusto a loro vicino non ci fu più nessun dubbio.
Stava piovendo, ma in cielo non vi erano nuvole e anche se avesse piovuto dal cielo, gli alberi altissimi della palude le avrebbero protette. Ma quella non era una pioggia normale. Al re piacevano talmente tanto i contrasti che aveva mandato una pioggia, ma di fuoco.
-Mamma, andiamocene. Presto!-
Linda non mosse nemmeno un passo.
-Il ragno Sarah, meglio morire bruciata che mangiata viva. Io resto qua, tu scappa bambina mia!-
Sarah si guardò attorno, cercando di farsi venire un’idea, ma venne distratta da una goccia ardente che la colpì in viso e in più intorno a loro si iniziò ad alzare una nebbiolina, sembrava quasi …
-Vapore! Il fango umido della palude spegne la pioggia- realizzò Sarah.
Diede una spinta a sua madre, che cadde a terra.
Linda parve risvegliarsi da un sogno, si guardò intorno come se vedesse tutto quanto per la prima volta. il potere ammaliatore della Palude era finito.
-Sarah…-
-Tranquilla, ce la faremo. – disse affannata mentre copriva sua madre con il fango della palude, per poi rigirarsi per terra cercando di sporcarsi il più possibile.
-Quando finirà?- chiese la vecchia più a se stessa che alla figlia, alzando a malapena lo sguardo per verificare che quella pioggia di tizzoni ci fosse ancora. La coltre di fango che copriva entrambe stava reggendo e anche abbastanza bene, ma il fango si sarebbe asciugato velocemente cotto dal calore della pioggia e doveva essere cambiato e se prima se l’erano cavata con qualche ustione leggera, ora che sembrava di essere al centro dell’Inferno, trovare del fango non asciutto sarebbe stato impossibile e una volta asciutto si sarebbe sbriciolato.
Sarah si voltò con le lacrime agli occhi. Jareth era stato chiaro, da quel bacio non sarebbero stati più amici, ma non si sarebbe mai aspettata una trappola mortale.
Il re se ne stava disteso sul letto con una sfera di cristallo davanti al viso che volteggiava in aria. Vedeva la pioggia di fuoco, le due donne sotto il fango. Non si era sorpreso per l’idea di Sarah, sapeva che era intelligente.
La vide voltarsi verso sua madre e stringerle la mano, poi sollevò lo sguardo. Jareth riusciva a vedere gli occhi di Sarah, che sembravano puntati nei suoi, come se lo vedesse veramente.
-Jareth, ti prego… ti prego- urlò con un’energia tale che la sfera si infranse, cadendo in mille pezzi su Jareth, che si riparò il viso con le mani.
Si portò una mano al petto e poi alla testa, si guardò intorno spaesato. Tutta la rabbia che lo aveva invaso, lo aveva lasciato con l’esplosione della sfera.
-Cosa cazzo sto facendo?- urlò tenendosi la testa. Non si riconosceva…non avrebbe mai inviato quella pioggia di fuoco sulla donna che amava e invece, lo aveva fatto, senza pensarci due volte, come guidato da una forza interna che aveva preso il controllo della sua testa.
Sussurrò alcune parole e in lontananza la pioggia si fermò.

SCUSATE PER L'ATTESA INTERMINABILE, SO CHE MERITO FUSTIGAZIONI E PUBBLICHE ESECUZIONI!!!

 

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Capitolo 13
*** CAPITOLO 12 ***


Sarah non poteva ancora credere a quello che era successo, si alzò in piedi scrollandosi da dosso il fango ormai asciutto e bruciacchiato che aveva sulla schiena.
-Forza mamma- disse, ma quello che a malapena le uscì dalla bocca fu un rantolo, causato dal fumo. Aveva la gola talmente secca che le era impossibile parlare.
Prese quindi sua madre per un braccio e l’aiutò a liberarsi dal fango, per poi fare un segno con la testa. Dovevano andarsene ed in fretta, prima che Jareth potesse cambiare idea.
Solo in quel momento si accorse delle lacrime le bagnavano le guance, portando via il nero che il fango e il fumo che si erano depositati sulla sua pelle.
Le lacrime di una delusione che bruciava più di quella pioggia di fuoco.
-Andiamo- sussurrò, dopo diversi colpi di tosse.
Cosa le attendeva al prossimo livello del Labirinto?
 
Jareth si teneva la testa nelle mani. Cosa aveva fatto? Aveva rischiato di ucciderla e solo per fortuna si era risvegliato da quello stato di oscurità e rabbia nel momento più critico.
Una fitta lancinante alla testa lo tramortì, fermando i suoi pensieri.
Era come se la testa si stesse dividendo in due, come se i lobi del suo cervello si stessero staccando l’uno dall’altro.
Jareth non si rese nemmeno conto che stava urlando dal dolore, finchè non sentì quella voce riecheggiare.
Fece silenzio per ascoltare meglio, nessun goblin che viveva nel castello aveva quel tono così freddo e oscuro.
Un brivido gli scivolò lungo la schiena quando si accorse che intorno a lui non vi era nessuno.
Jareth…le stavi per uccidere!
Disse una voce fredda schernendolo, impossibile capire se fosse un uomo o una donna colui che stava parlando.
-Chi sei? Fatti vedere!- sibilò minaccioso il re guardandosi attorno.
Una risata agghiacciante sembrò riecheggiare tutto intorno.
È inutile guardarsi intorno, io ci sono eppure non ci sono, sono sempre con te eppure non mi vedi.
-Cosa significa? E chi sei? Non ti ho mai visto, né sentito prima d’ora-
Certo che mi hai sentito Jareth, io sono stato sempre con te, da ormai 47 anni. Non fare quella faccia incredula da pesce lesso…non riesco proprio a capire come Sarah possa amarti!
Jareth strinse i pugni talmente forte, da imprimersi le unghie nei palmi delle mani.
-Te lo ripeto per l’ultima volta, cosa vuoi e chi sei?-
Un’altra risata riecheggiò nell’aria. Una risata che non aveva nulla di allegro.
Non mi riconosci? Sono colui che ti ha spinto a rapire Toby, nonostante ti fossi ripromesso che dopo di me non avresti rapito più nessuno… eppure mi sembra che hai riiniziato con lo stesso entusiasmo di prima, come per compiacere la piccola Sarah.
Jareth sgranò gli occhi, si ricordava bene la promessa che aveva fatto a se stesso, dopo quella notte, quando Linda le aveva chiesto di portare via il bambino che portava in grembo. Perse l’equilibrio e quasi cadde a terra.
-Sei il figlio di Linda…come è …-
Possibile? Dove credevi che fossi finito? Che fossi semplicemente confluito nella tua energia vitale, senza diventare un essere vero e proprio? E invece non è stato così, sono rimasto nascosto nell’ombra per tanto tempo, aspettando, nutrendomi della tua rabbia, della tua malvagità, almeno quella che ne è rimasta dopo lo Scambio…
-Quale scambio? Io non ti ho scambiato, ti ho preso e ti ho portato via, a tua madre non ho dato nulla in cambio…- ribattè quasi urlando, mentre un brivido generato dalla paura correva lungo la sua schiena.
Sai anche tu che non è così, lo hai sempre saputo che qualcosa cambiò dopo quel giorno…non lo hai voluto ammettere, una tua parte oscura e recondita ha preso il mio posto dentro la madre che non mi ha mai voluto e a quanto pare è cresciuta e l’ha condotta fino a qui.
-Ecco perché è riuscita ad arrivare nel mio Regno, ha una parte del mio potere…- sussurrò più a se stesso che alla voce che sentiva e che aveva capito ormai che proveniva da dentro di lui.
O meglio…l’ho condotta io fino a qui, ho controllato la parte di te che ora si trova dentro di lei, spingendola a reclamare Sarah ed affrontarti, quando arriverà al castello, quella parte ritornerà a te e a me e tornerai ad essere quello che eri prima di quella notte.
Jareth si toccò il volto, c’era qualcosa che non tornava, un tassello del puzzle mancava per vederne la sua completezza.
-Non mi stai dicendo tutto, vero? So che queste vene nere sul mio corpo sono collegate a te, anche quello che sento…perché?-
Sono stato troppo all’ombra Re di Goblin, è arrivato il mio momento e tu cadrai nell’oscurità. Quando Sarah arriverà al castello insieme a sua madre e la tua parte si ricongiungerà a te, la tua coscienza cadrà nell’oblio ed il tuo corpo e i tuoi poteri saranno miei. Ma mi devi solo ringraziare, caro Jareth, la tua anima si sta oscurando sempre di più, ogni passo che Linda compie verso il castello rappresenta un passo della tua anima verso l’oscurità. Ti ricordi come eri prima di me, non è vero? Oh sì che te lo ricordi, ancora senti le urla disperate di quei bambini la notte, non eri proprio un bravo re una volta, non è vero?
-Per cosa ti dovrei ringraziare?- urlò di rabbia il re, sferrando un pugno sul muro. Sostituire il dolore che sentiva dentro con quello fisico lo aiutava spesso, a forza di pugni sui muri le nocche delle sue mani erano sempre doloranti e piene di ferite.
Se non fosse stato per me non avresti fermato la pioggia, come hai capito tengo molto che le due donne arrivino al castello e tu stavi per rovinare tutto, eri in balia dell’oscurità e non te ne rendevi nemmeno conto.
Jareth sgranò gli occhi e si passò una mano tra i capelli disperato. Il suo Regno sarebbe caduto nell’oblio, avrebbe perso il suo trono, le sue terre, i suoi poteri e … avrebbe perso Sarah, la sua amata, per sempre.
Non vedeva vie d’uscita, era un piano fin troppo perfetto e subdolo che la creatura dentro di lui aveva architettato per quasi 50 anni. Vedeva solo un’opzione che poteva farlo vacillare, una soluzione drastica, come in fondo era quella situazione. Situazioni difficili richiedevano soluzioni difficili, quasi semi impossibili.
Evocò una sfera in mano roteando il polso, si ingrandì sempre di più nella sua mano fino a che non scoppiò come una bolla di sapone. Al suo posto vi era un pugnale d’argento fae, il metallo adatto per spezzare i sortilegi.
Lo prese con due mani, lo guardò per alcuni secondi, poi pensò a lei, a Sarah, lo doveva fare per lei, per tenerla al sicuro.
Guardò un punto fisso davanti a sé e con tutta la forza che aveva se lo piantò nel petto. Dalla sua bocca non uscì neanche un gemito, perse l’equilibrio cadendo all’indietro. Un liquido denso e ferroso gli occupò d’un tratto la gola, il suo sangue, nell’impatto aveva sicuramente colpito il polmone. Tutto iniziava ad essere ovattato, il calore del suo sangue, il freddo della lama del pugnale, la sua tosse sempre più debole e la voce che sentiva nella testa.
Senza più un corpo vivo su cui avere il controllo tutto il piano sarebbe andato a monte.
 
Il cielo sopra il Labirinto si rischiarò, l’arancione spento che lo occupava si diradò, lasciando spazio ad un profondo azzurro.
Sarah sospirò di sollievo, tornando a respirare l’aria fresca tipica dlel Labirinto, ma poi si voltò verso il Castello, che fosse accaduto qualcosa al Re? Si rese conto del peso che gravava sul suo cuore e cercò di non pensarci. Il re che conosceva e che aveva un posto segreto nel suo cuore non c’era più, spazzato via da quella pioggia di fuoco. Ora un altro re governava sul Labirinto, perfido ed attaccato al suo trono.
Ma nonostante Sarah cercasse in tutti i modi di autoconvincersi di ciò, una parte di sé era ormai certa che se il cielo era così bello e il miasma si era diradato, Jareth doveva stare bene per forza.

CIAO A TUTTI, SPERO CHE IL CAPITOLO VI PIACCIA. E' UN PO' CORTINO MA DENSO DI INFORMAZIONI! IL NOSTRO RE E' MORTO, SARAH COSA FARA'? COSA SUCCEDERA' AL LABIRINTO? VI LASCIO CON QUESTI DUBBI, ALLA PROSSIMA!

 

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