Seventeen Gems

di diaspro_LMX987
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo: Seventeen Gems ***
Capitolo 2: *** Capitolo I: New Horizons ***
Capitolo 3: *** Capitolo II: The Revelation ***
Capitolo 4: *** Capitolo III: Number Two ***
Capitolo 5: *** Capitolo IV: J.R, Aislin & Leridel ***
Capitolo 6: *** Capitolo V: Fire ***
Capitolo 7: *** Capitolo VI: Giostre, Furgoni e Voci ***
Capitolo 8: *** Capitolo VII: Bad People ***
Capitolo 9: *** Capitolo VIII: Kintsugi (parte I) ***



Capitolo 1
*** Prologo: Seventeen Gems ***


Prologo
Seventeen Gems

Il ventotto gennaio duemilauno tutti gli Aurni, i capi guerrieri che comandavano le tribù in cui erano divisi i diversi regni di Kaleche, si riunirono ad Ardech, la capitale del Mos'en'ayf, per commemorare i defunti John e Lileng Reynolds, i sovrani del regno, morti nella rivolta contro Esttai Kelwar, il capo degli angeli ormai corrotto dalle forze del male. Poco più lontano da lì, Geyn Ver'bura, una ragazza sulla ventina, portava via la neonata Ellise, quella che sarebbe dovuta diventare un giorno la regina del Mos'en'ayf.
Era una giornata di sole nel paesino di Oquee dove viveva un ragazzina di tredici anni che a breve ne avrebbe compiuti quattordici e sarebbe passata per il rito magico:
questo passaggio avveniva in un'età in cui si era abbastanza maturi per ricevere i propri poteri che cambiavano a in base al gruppo di gemme a cui si apparteneva. Ellise era quella ragazzina, cresciuta in un orfanotrofio insieme alle sue due amiche, Cerise e Yumi, e la sua tutrice, Geyn: una ragazza dai capelli marrone scuro, occhi verdi ed un numero svariato di lentiggini. Per Ellise era come una sorella. -Geyn?- si rivolse la tredicenne alla tutrice. -Che c'è?!- rispose lei annoiata; sapeva giá cosa la ragazzina le avrebbe chiesto: era ormai da più di una settimana che le chiedeva del passaggio. -Ma come avverrà il giudizio?- -OhOh! Te l'ho già detto mille volte! NON LO PUOI SAPERE!- -Si ma...e se...- la ragazzina esitò per un momento su quella che era la domanda, - fossi un angelo nero... - Geyn si bloccò per un secondo, come se quella fosse stata una parola proibita. Ellise sapeva di aver toccato un tasto dolente della sua vita, ma doveva tentare. I genitori di Geyn scomparirono in seguito ad una ribellione contro Esttai, l'ex capo dell'esercito degli angeli. Facevano parte della LO (Lux Offensionibus) che si occupava delle guerre: all'inizio il messaggio era di pace, ma poi Esttai decise di fare a modo suo, e facendo scoppiare una guerra. I genitori di Geyn provarono ad opporsi, ma un giorno scomparirono, lasciando solo una piuma nera come traccia. Da quel giorno Geyn odiò gli Hàides e giurò vendetta a coloro che venivano chiamati traditori. -È ora di cena- rispose la tutrice in modo freddo.
Il tempo passò velocemente. Ellise era sul suo letto con Geyn, stava per aprire il primo regalo ricevuto in tutta la sua vita, a quanto lei potesse ricordare. La scatola era di un porpora chiaro ed era chiuso con un nastro celeste. Lo sfilò con delicatezza e aprì la scatola: essa conteneva un vestito rosso corallo con sopra delle Dianthus bianche. Lo prese in mano con le lacrime agli occhi: -È...meraviglioso...- commentò Ellise. -Sono contenta che ti sia piaciuto. Guarda meglio!- disse Geyn. La ragazzina posò il vestito sul letto e guardò sul fondo della scatola: dentro c'era una maschera, la sua forma era simile a quella di una volpe; era bianca con dei tratti rossi. -Quando sei arrivata qui nella tua culla c'era anche questa. È una maschera di uno yōkai, degli spririti giapponesi: la kitsune. Essi sono considerati tra i più saggi e antichi spiriti del mondo.- Ellise lo fissò per un po': chi avrebbe mai messo una cosa del genere in una culla? I suoi genitori? E se l'avessero abbandonata? In quella maschera c'era un pezzo della sua storia che lei non conosceva, ma che sentiva di voler scoprire. Mise in dosso il vestito e uscì dall'orfanotrofio. La piazza era abbellita con dei festoni bianchi con delle strisce oro e delle Diamond Pectus daisies: assomigliavano a delle margherite normali, ma erano fatte di diamante. Ellise si posizionò al centro di essa e fu subito travolta da un arcobaleno. sentì un'energia mai provata prima passarle per tutto il corpo. Si rilassò e chiuse gli occhi. Poi percepì una voce lieve che le diceva qualcosa in una lingua per lei non comprensibile, ma riuscì a capire in qualche modo: latino. -Non est super, post pluvia semper sit in signum foederis- ...Non è finita, dopo la pioggia c'é sempre l'arcobaleno... Cosa voleva dire con quelle parole? riaprì gli occhi e vide delle fiamme: tutto in torno era rovinato, la gente correva e cercava riparo. Lei non capiva...come poteva essere successo? Iniziò a correre. -GEYN! GEYN!- Cercava disperatamente la tutrice, ma di lei non c'era traccia. Scese una fitta nebbia tanto che lei non riuscì più a riconoscere le figure. Vide una figura familiare...poi il vuoto. Davanti ai suoi occhi c'erano delle ali nere. provò a girarsi su se stessa, ma avvertì subito un dolore. Girò la testa e vide che le ali erano le sue. La sua ala destra mancava...

Writer's Corner

Aloha! Vi ringrazio di essere arrivati fino a questo punto. Sono ancora alle prime armi, ma spero che vi piaccia, sicuramente non sará tra le piú belle storie di sempre, ma spero che almeno per voi lo sia. Ma bando alle ciance e passiamo ai personaggi. Ci sono tre tipi di personaggi che potrete presentarmi: i protagonisti (angeli, demoni o Haides, ossia angeli neri o demoni bianchi), i cattivi (demoni) e i buoni (angeli). Per ogniuno bisognerá specificare un tipo di gemma e di potere.

SCHEDE

CATTIVI 
Nome:
Cognome:
Età:
Nazionalità:
Aspetto demone:
Aspetto umano:
Prestavolto:
Abilità:
Descrizione psicologica:
Materie che ama&odia:
Paure&Debolezze:
Passioni&Talenti:
Gemma(specificare anche potere):
Ama&Odia:
Amicizie&Inimicizie: (con chi va d’accordo? Cosa non sopporta nelle persone?)
Relazione: (da che tipo di persona sarebbe attratto? Cosa cerca in un partner? Ha al momento qualche relazione? In che modo vorreste che fosse sviluppato questo aspetto nel corso della storia?)
Canzone che lo/la rappresenta:
Altro:

BUONI
Nome:
Cognome:
Età:
Nazionalità:
Aspetto angelo:
Aspetto umano:
Prestavolto:
Abilità:
Descrizione psicologica:
Materie che ama&odia:
Paure&Debolezze:
Passioni&Talenti:
Gemma(specificare anche potere):
Ama&Odia:
Amicizie&Inimicizie: (con chi va d’accordo? Cosa non sopporta nelle persone?)
Relazione: (da che tipo di persona sarebbe attratto? Cosa cerca in un partner? Ha al momento qualche relazione? In che modo vorreste che fosse sviluppato questo aspetto nel corso della storia?)
Canzone che lo/la rappresenta:
Altro:

PROTAGONISTI
Nome:
Cognome:
Età(dai sedici ai ventotto anni):
Nazionalità:
Mondo (Terra o Kaleche) 
*Status Symbol:
Aspetto demone/angelo/Haides (specificare la specie):
Aspetto umano:
Prestavolto:
Abilità:
Descrizione psicologica:
Materie che ama&odia:
Paure&Debolezze:
Passioni&Talenti:
Gemma(specificare anche potere):
Ama&Odia:
Amicizie&Inimicizie: (con chi va d’accordo? Cosa non sopporta nelle persone?)
Relazione: (da che tipo di persona sarebbe attratto? Cosa cerca in un partner? Ha al momento qualche relazione? In che modo vorreste che fosse sviluppato questo aspetto nel corso della storia?)
Canzone che lo/la rappresenta:
Altro:


*Facoltativo
 

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Capitolo 2
*** Capitolo I: New Horizons ***


Capitolo I
New Horizons

Era mattina presto e il sole non era ancora sorto. Una ragazza dai capelli neri come la pece e occhi celesti profondi come la notte camminava solitaria su quella ch'era la strada per la spiaggia. Pioveva, ma per lei non sembrava essere un problema. Portava una giacca imbottita a righe blu e bianche con dei jeans neri, delle scarpe rosse, un cappello grigio, dei guanti neri e delle cuffie nere. Arrivò sul bagnasciuga, si tolse le scarpe, e sentì quella sensazione di gelo che le piaceva tanto: sarebbe tutto finito in un men che non si dica. Avrebbe accettato la proposta di quello strano tizio con le ali e sarebbe stata al suo servizio per sempre. Pensava che sarebbe stata la giusta punizione per aver voltato le spalle a tutto quello che aveva amato, anche solo per poco.

*
 
- Padre! -
 
- Esci -
 
- No! Voglio venire anche io! -
 
- Non puoi. Non sei ancora re -
 
- Ma Icaro... -
 
- Icaro è il mio erede. Quando moriremo entrambi, potrai partecipare tu -
 
- Già Nyck, pensa a quel poveretto di Siaqris, che il trono non lo vedrà nemmeno con il telesciopio -
 
- Icaro! Hiricy, portalo dentro, devo fare una chiacchieratina con il mio secondogenito -
 
La madre, un po' riluttante, con la sua solita faccia da "A me tocca sempre fare tutto" accompagnò il figlio maggiore nella grande sala
 
- Nyck, io... -
 
- Tanto lo so cosa dite nel Commonhealt! -
 
- Nyck, asolta... -
 
- Credete che non sappia scegliermi una ragazza da solo? Ho ventun anni! -
 
- Nyck, questi sono affari di politica, va bene? E comunque, credi che non sceglierai una mezzosangue? -
 
- Ma… Ma io…-
 
- Non balbettare, è sconveniente -
 
- Come vuole, padre, ma io voglio entrare lì dentro! - sbottò Nyck, mentre sua madre entrava sconvolta nella stanza.
 
- I-icaro... Non so cosa sia successo, i-io... -
 
- Nyck, io... -
 
- Tanto lo so cosa dite nel Commonhealt! -
 
- Nyck, asolta... -
 
- Credete che non sappia scegliermi una ragazza da solo? Ho ventun anni! -
 
- Nyck, questi sono affari di politica, va bene? E comunque, credi di saper scegliere una purosangue? -
 
- Ma… Ma io…-
 
- Non balbettare, è sconveniente -
 
- Come vuole, padre, ma io voglio entrare lì dentro! - sbottò Nyck, mentre sua madre entrava sconvolta nella stanza.
 
- I-icaro... Non so cosa sia successo, i-io... -
 
Suo padre si fiondò nella stanza del Commonhealth, seguito da Nyck. Schizzò oltre un gruppo di persone a cui non importava niente e una ragazza che sedeva su una sedia, sconvolta. Nyck si avvicinò, si fece spazio tra il gruppetto di persone ammucchiate vicino alla finestra. A terra, disteso, c'era Icaro.
 
- Icaro! - , Nyck lo scosse.
 
- Signore, chi è lei? - chiese uno degli uomini in giacca e cravatta.
 
Nyck sentì una mano posarsi sulla sua spalla.
 
- Oh, Koraw, è il mio nuovo erede -
 
- Ma... No! - esclamò Nyck.
 
- Non è quello che volevi? -
 
- No! Beh, sì, ma non così! -
 
Nyck si abbassò, accanto a Icaro. Guardò per l'ultima volta nei suoi occhi, ormai vuoti... Ma non del tutto. C'era qualcosa, là in fondo, un simbolo. Tre spirali unite in un punto centrale...
 
- C'è qualcosa, lì -
 
- Dove lì? - domandò Rakss Herad, un priore Camarbiano.
 
- Nei suoi occhi -
 
- Suvvia, Nyck, sarai sconvolto - disse suo padre.
 
- No! Dico veramente! C'è un coso con delle spirali! -
 
La ragazza seduta alzò la testa, poi rimase un po' a guardarlo. Si alzò di scatto e lo raggiunse.
 
- Si chiama Triskelis, ignorante - lo corresse.
 
- Lo vedi anche tu? - domandò speranzoso.
 
- No, sono una Psionica. Credi che sia riuscita a capire quello di cui stavi parlando attraverso la tua "descrizione", o se almeno così si può chiamare? -
 
- Ma voi non lo vedete? - chiese alla folla.
 
Si sentirono alcuni - No -, mentre altri scossero la testa.
 
*
 
Ellise entrò in classe grattandosi la schiena. Odiava i giorni come quello, ma non si era spinta mai così oltre. Aveva portato felpe e giacche giganti per una settimana, sentiva che quella volta non ce l'avrebbe fatta. Il signor Sneaky le aveva chiesto da quanto tempo non la tagliavano, e lei aveva risposto "Forse un paio di settimane"; un paio di settimane un corno, ne erano passate almeno cinque. Sperava che nessuno se ne accorgesse, mentre cresceva dentro di sé il senso di colpa: aveva mentito al signor Sneaky, e lui era stato sempre buono con lei. L'aveva aiutata, protetta e curata fin da quando era arrivata lì. Si sedette accanto a Amelie Johnson, e iniziò a svuotare lo zaino.
 
- Johnson Amelie! -
 
- Presente! -
 
- Kelly Matthew! -
 
- Eccolo! -
 
La professoressa guardò Matthew con sguardo torvo.
 
- Lee Ellise! -
 
- Presente! -
 
- Lloyd Nhoa! -
 
- Presente! -
 
Ellise sentì lo sguardo del ragazzo sulla schiena per tutta la lezione.
 
All'uscita Ellise corse fuori palesemente a disagio, sperand di arrivare il più velocemente possibile a casa, ma nonostante ciò si ritrovò Nhoa davanti.
 
- Io lo so cosa sei -
 
- Lasciami stare -
 
- Voglio solo parlare con te -
 
- Non siamo amici -
 
- So dove abiti -
 
- Ma non siamo comunque amici -
 
- Ascolta -, la bloccò, - tu non puoi più tornare da quel tizio -
 
- Quel tizio ha un nome! -
 
- Quel tizio ti taglia le ali! -
 
- Sta' zitto - ordinò palesemente a disagio, tornando a camminare a velocità sostenuta.
 
- Sto solo dicendo, che un tizio non può tagliati le ali se le ali non ce le hai-
 
- Cosa intendi? -
 
- Adesso mi ascolti? Credi che una ragazza arrivata dal nulla non desti sospetto? Io so cosa sei, perché lo sono anch'io! Più o meno -
 
- In che senso "più o meno"? -
 
- Okay, va bene Nhoa. Lo dico e non mi vergogno. Sono un demone. Nero -
 
Ellise si allontanò di scatto.
 
- Ma solo perché non potevo diventare un demone bianco! Io sono sceso sulla Terra, sono un rinnegato -
 
- Mi vuoi spiegare la faccenda del "demone bianco, demone nero..."? -
 
- Non lo sai? Dopo la battaglia di Lors, dove i demoni e gli angeli si sono scontrati e dove sono morte tante persone, tra le quali John e Lileng Reynolds, si è scoperta una setta di demoni che simpatizzava verso gli angeli. Quelli, più eventuali aggiunte, sono i Demoni Bianchi. La distinzione tra gli Angeli è avvenuta in seguito, quando si doveva decidere chi dovesse ascendere al trono: alcuni angeli volevano che si dovesse mantenere la purezza del sangue (molto probabilmente perché anche loro erano puri, e in questo modo sarebbe stato più probabile salire al trono per loro), altri volevano instaurare la democrazia. I primi sono gli angeli bianchi. Quelli puri. I secondi i Neri. Alla fine hanno vinto i Bianchi -
 
- Oh -
 
- Quello che ti dovevo dire, è che se lui continua a tagliarti le ali... Allora tu non puoi tornartene su Kaleche. Non dico che sia cattivo, magari non sa che ti crea problemi. Lo fa per il tuo bene. Ma non può continuare così! -
 
- Che vuoi? -
 
- Te lo volevo dire -
 
 
 
- Buonanotte -
 
- Buonanotte -
 
Sneaky chiuse la porta, e Ellise si rintanò sotto le coperte. Aveva pensato tanto a quello che le aveva detto Nhoa. Ma scappare... Non l'aveva detto esplicitamente, ma l'aveva fatto intendere. Ellise non l'avrebbe mai fatto; scappare, e lasciare quel poveretto solo con i suoi libri... No. Anche se i ricordi del mondo in cui viveva prima della catastrofe le sembravano fantastici, Ellise avrebbe resistito. Anche perché scappare le avrebbe dato altre (molte) responsabilità.
 
Sentì un rumore, un cigolio. Era normale se vivevi nella casa del signor Sneaky, dove lo straziante rumore che facevano scalini, porte e finestre veniva compensato dall'odore che quella casa emanava: abete rosso, acero montano, faggio, bosso, ciliegio... tutto quello che Sneaky usava per creare le sue librerie.
 
Ma lo sentì ancora, e più forte: uscì dalle coperte, e non vide niente. Tutto buio. Si guardò intorno, e dal nulla comparve un fuoco fluttuante blu, segito da altri due. Erano ipotizzanti.
 
Ma la cosa più sconvolgente era che sembravano vivi.
 
Erano vivi.
 
Si alzò dal letto, attenta a non far rumore, muovendosi piano sul parquet fino alla finestra. Poi i tre fuochi uscirono fuori, e Ellise dovette fermarsi. Viveva in una casa dove ogni stanza si trovava su un piano diverso, e c'erano dappertutto scale e scalini. Non sapeva a che piano si trovasse la sua stanza; quello che sapeva era che tra la finestra e il terreno c'erano più di sei metri.
 
E che se si fosse buttata sarebbe morta.
 
Ma lei era un angelo, poteva volare. Le bastava spiccare un salto e... trovare i muscoli per usarle, le ali. Ma poi sarebbe bastato sbatterle.
 
Sì, un angelo con un ala atrofica.
 
Scelse di rischiare; prese la rincorsa, corse, poi spiccò un salto sull'orlo della finestra. L'ala troppo cresciuta si spalancò e bucò il pigiama, mentre l'altra, quella atrofica, rimase così com'era.
 
Stava precipitando, quando una bolla blu si formò intorno a lei e la fece posare a terra dolcemente, per poi scomparire. Ellise seguì i fuocherelli, dentro la foresta, dove si mescolarono: due formarono delle parole, l'altro un simbolo.
 
Ellise lesse.
 
 
 
- Quindi che dovrei fare secondo te? -
 
- Quello che ti hanno detto i fuochi -
 
- Sì, ma io non conosco nessuno di Kaleche. A parte Gayn, la mia ex tutrice. E le mie amiche, Cerise e Yumi -
 
- Devi trovare dei ragazzi speciali -
 
- Grazie, non lo sapevo -
 
- Quindi ragazzi che sanno fare cose strane, o a cui sono capitate cose strane - la ignorò.
 
- Sarebbero? -
 
- E un momento, fammi pensare! Mmh. È morto Icaro Lorray, il principe del Nys'ald. Non sono state ritrovate le cause -
 
- Partiremo da lui -
 
- Ehi ehi ehi, non ho detto che vengo -
 
- Ma tu... -
 
- Non ritornerei mai su Kaleche. Sono un rinnegato -
 
- Ma io non riesco a volare! -
 
- Ti accompagnerò fino a lì. Ma poi farai da sola -
 
- Ma io non conosco Kaleche! -
 
- Ci sei vissuta per quattordici anni -
 
- Chiusa in un orfanotrofio! -
 
- Io non ci rimango -
 
- Sei... Crudele -
 
- No. Sono un ragazzo che si fa i fatti suoi -
 
- Muoviti -
 
- Cosa? Ora? -
 
- Sì. Non voglio stare un secondo di più assieme a te -
 
Nhoa prese per mano Ellise, e volò fino a Kaleche, e lasciò Ellise in Nys'ald. Poi se ne andò.
 
 
 
- Icaro... Lorray... Mi scusi signora, dove posso trovare informazioni su Icaro Lorray? -
 
- Abbiamo la sua biografia -
 
- Dove? -
 
- Lì, in alto a destra -
 
Ellise lo osservò: era riluttante a prenderlo, ma non perché non le piacesse leggere, al contrario, ma quasi sveniva pensando alle mille pagine che avrebbe dovuto leggere.
 
Comprarlo era stata una stupidaggine. Ellise non aveva neanche il tempo per leggere mille pagine e più. Si rassegnò a cercare qualcosa nelle prime cinquanta, ma dubitava della riuscita. Niente. Buio totale. Tabula rasa. Caput. Nessun segno, nessuna stranezza. Ellise non credeva che sarebbe riuscita a leggerle. Ma... lei aveva a disposizione l'intero parlamento Nys'aldiano.
 
Ellise camminò per l'edificio, fino a quando non trovò un ragazzo a cui chiedere.
 
- Con chi posso parlare della morte di Icaro Lorray? -
 
- In che senso? -
 
- Dovrei discutere delle circostanze... -
 
- Lo faccia con me. Sono suo fratello -
 
Lorray la accompagnò fino al suo ufficio, poi la fece sedere.
 
- Suo fratello vedeva cose strane? -
 
- In che senso? -
 
- Segni, simboli... -
 
- No, o almeno non mi sembra. Recentemente però ha iniziato a parlare male dei mezzosangue -
 
- Sarebbero...? -
 
- Nati da un angelo / demone e da un umano -
 
- Ah, okay -
 
- Solo... Quando è morto, abbiamo visto nei suoi occhi uno strano simbolo -
 
- Forse centra qualcosa con la sua morte -
 
- Per questo gliel'ho detto -
 
- Che simbolo era? -
 
- Un coso con tre spirali -
 
- Okay, grazie... Altro? -
 
- No... Non credo. Mi tenga informato -
 
- Naturalmente -
 
 


Writer's Corner
Allora, Buongiorno! In questo capitolo vengono presentati alcuni dei miei personaggi, e, anche un paio dei vostri, con una o due battute. Per la parola "mezzosangue" ho preso spunto da Percy Jackson. Per il prossimo capitolo avrei bisogno che mi diciate cosa vorrebbe il vostro personaggio per Natale e come lo trascorre (anche se è già passato).  Ecco qui sotto i miei e i vostri OC, con prestavolto e canzone:
I MIEI OC
 
 
Ellise Irs | Céline Buckens |
 
Angels don't cry (Ellise)
 
 
 
Nyck Lorray | Ross Lynch
 
Stitches (Shawn Mendes)
 
 
 
Nhoa Lloyd | Taron Edgerton | Believer (Imagine Dragons)
 
 
 
Ashihei Grindal | Jordan Waller |
 
High Hopes (Panic! at the Disco)
 
 
 
Geyn Ver'bura | Quarzo | Shailene Woodley
 
 
 
 
 
PROTAGONISTI (I VOSTRI OC)
 
 
 
Estris Rilshy: Lily Collins; Antidote (Faith Marie)
 
 
 
Laetitia "Laets" Chua: Kerry Ingram; NVM (Faith Marie)
 
 
 
Fes Riel "Fesserie": Miranda Cosgrove; Pretty Girl (Maggie Lindemann)
 
 
 
Kimit "Kim" Jhons: Olivia Sanabia; Darkside (Alan Walker ft. Au/Ra & Tomine Harket)
 
 
 
Ryan Campbell: Casey Taylor; Trials (Starset)
 
 
 
Yuki Ime'on: Miranda Rae Mayo; Oltremare (Giordana)
 
 
 
Scotch Ingck: Alexandra Daddario; Beautiful Monster (Ne-Yo)
 
 
 
Chakess Lesud: Avan Jogia; Angel in your eyes (LSD)
 
 
 
Mulan Silentread: Aviva Mongillo; Dig Deep (Aviva Mongillo)
 
 
 
Etan Ran'hin: Amir Wilson; The Beating of Your Heart (Aviva Mongillo)
 
 
 
Agata Qartz: Ariana Grande; il cane pufoente
 
 
 
Cedric Roronoa: Mishakuji Yukari; Master of Puppets
 
 
 
 
 
BUONI
 
 
 
Kinnard Shyen: Russell Tovey
 
 
 
Hestia Tevesrad: Kate Walsh
 
 
 
Yunir Ayori: Justin Prentice
 
 
 
Norid Tor'age: Sarah Shahi
 
 
 
Agnese Blanc: Noelle Aiiro
 
 
 
CATTIVI (da umani)
 
 
 
Belyāt Duḥkha: Edward Drummond
 
 
 
Hanako Dyony: Julia Tomasone
 
 
 
Valmaas Derumm: uomo di mezza età
 
 
 
Avidyā Śardraa-ther: Kate Upton
 
 
 
Prěta Niaughīer: Angelina Jolie
 
 
 
Dæva Mdīngane: Nicholas Audsley
 
 
 
ALTRI:
 
 
 
Sepoto Lorray: Taylor Kinney
 
 
 
Icaro Lorray | Dylan O'Brien
 
Deceduto
 
 
 
Siaqris Lorray | Josh Bogert

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Capitolo 3
*** Capitolo II: The Revelation ***


Capitolo II
The Revelation

Nhoa sentiva a disagio. Si sentiva un estraneo, come se avesse invaso la casa dei nonni di Ryan senza il loro permesso. Aveva fatto credere a tutti sulla Terra che i suoi genitori fossero morti ancor prima che lui avesse potuto conoscerli. Ma non aveva saputo niente dei genitori di Ryan fino a quando non era arrivato lì, e aveva scoperto tutto. E poi aveva iniziato ad avere il timore di essere di troppo.
- Puoi dormire insieme a Ryan -, gli aveva detto la nonna di quest'ultimo, quando Nhoa si era fermato ad osservare il cielo limpido fuori, - La poltrona diventa un letto.-
Nhoa salì di sopra, e si diresse verso la camera dell'amico. Posò la mano sulla maniglia di metallo ghiacciato, ma la ritrasse subito. C'era una luce strana, in quella stanza... 
Nhoa entrò di colpo, e vide Ryan sconvolto. 
- Cos'è successo? - gli chiese raggiungendo. 
- È entrato un uomo. Vestito di nero. -
- Cosa voleva? -
- Non lo so. È entrato, ha fatto qualcosa tipo... No, sto sognando. O peggio, sono impazzito... -
- Ryan, dimmi cosa ha fatto quell'uomo. -
- Ha fatto una cosa tipo magica, diceva parole strane, Perseo ha iniziato a gracchiare e lui l'ha colpito, e poi ha fatto uscire un simbolo, tipo quei simboli dei celti...-
Nhoa imprecò. - Devo avvisare Ellise! -
- Perché? Cosa centra Ellise? -
- Te lo spiegherò dopo. Allora... Forse potremmo scappare dalla finestra... -
- Ma che... Nhoa! Sei impazzito? -
- Prima dicevi di esserlo tu. -
- Domani è Natale, non posso scappare! -
- Perché, gli altri giorni potresti? -
- Ma che cavolo stai dicendo, Nhoa! Non sto capendo niente! -
- Lo so. -
- E per caso non è che vuoi spiegarmi che succede? -
- Ti spiegherò quando saremo arrivati. Visto che non vuoi abbandonare i tuoi nonni il giorno di Natale, partiremo domani notte. -
Nhoa ignorò le domande di Ryan e lo zittì. Era sicuro che non sarebbe riuscito a ad addormentarsi: la serata era stata così densa che sarebbe rimasto lì disteso, perfettamente sveglio, per ore, a rimuginare. Avrebbe voluto spiegare tutto a Ryan, ma la signora Campbell stava tornando di sopra annunciata da altri scricchiolii, e quando si fu allontanata sentì che anche altri salivano le scale... In effetti, creature munite di molte zampe trotterellavano su e giù davanti alla porta; la professoressa di algebra, la Smith, entrava nella casa dove una bambina stava stirando, e poi diventano cenere... Poi c'erano un orso azzurro e un ippopotamo viola, e cercavano documenti falsi...
Un attimo dopo era appallottolato nelle coperte con Ryan che lo scuoteva. 
- Nhoa! I regali! -
Il ragazzo si alzò controvoglia, e seguì l'amico in salotto, assieme ai nonni i quest'ultimo.
Osservò la gabbietta con il corvo imperiale venire scartata da Ryan, che provò a mostrargli il nuovo animaletto.
- Saluta Atlas! -, così l'aveva chiamato.
Ma Nhoa non ne voleva sapere. Era fissato su Ellise, Ryan, i demoni neri, i fuochi e cos'è del genere. Dovevano sbrigarsi.

- Svegliati, dormiglione. Siamo in ritardo -
- In ritardo per cosa? -
- Ti sei già scordato tutto? Oh cavolo Ryan, dobbiamo scappare! -
- Allora facevi sul serio? -
- Ma no? - ironizzò togliendoli il cuscino da sotto la testa. - Alzati. -
*
Ellise non sapeva dire cosa avesse avuto nel cranio fino a quel momento. Di certo non un cervello, altrimenti sarebbe stata effettivamente più intelligente di quello che era stata. Ce l'aveva avuto sotto gli occhi tutte quelle volte durante le quali era andata a documentarsi sulla morte di Lorray. E non se n'era accorta. Il fatto era, che se se ne fosse accorta prima avrebbe risparmiato la fatica a Nyck. Ne aveva uno. Gliene rimanevano....
Sedici.
Come aveva fatto a capirlo? Beh, un giorno ti svegli e capisci che un ragazzo a cui il fratello muore per cause sconosciute e che vede simboli negli occhi delle persone è un ragazzo strano al quale sono capitate cose strane. 
Beh, in quel momento Ellise si stava lavando i denti, e dopo "La Rivelazione" aveva rivolto il suo sguardo allo specchio e e aveva constatato che tutto coincideva, che doveva avvisare Nyck di tutto, che la doveva aiutare a trovare gli altri sedici.
Ma prima doveva espellere dalla sua gola il dentifricio, che dopo aver fatto "La Scoperta del Secolo" aveva ingoiato involontariamente, o meglio, lo aveva "Inalato". 
Così, dopo aver tossito e sputacchiato, era corsa fino alla posta della camera di Nyck, aveva bussato ripetutamente alla porta, dove un famiglio in giacca e cravatta era spuntato e le avevela detto: - Il signorino è occupato, adesso -
- E quando non lo sarà? -
- Vuole prendere appuntamento? -
- Prendiamo un appuntamento. -
Andò a prendere l'agenda, poi tornò. 
- Il signorino è libero... Tra due mesi. -
Ellise spalancò gli occhi. 
- Ellise? - 
Scrutò gli oggetti nella stanza lussuosa, fino ad arrivare ad una testa che sembrava quella di Nyck.
- Nyck! Devo dirti una cosa importante! -
- Che cosa? -
- Non qui! - sussurrò ammiccando al maggiordomo, che riuscì comunque a cogliere il senso della frase. 
- Quando? -
- Il più presto possibile! - 
- Finisco di fare colazione. - 
Ellise acconsentì, anche se un po' controvoglia: aveva già sperimentato la colazione omicida che si faceva in quel castello. Non sapeva quando Nyck avrebbe finito; lei stessa non era riuscita a trattenersi: beh, era da... Tutta la vita che non faceva una colazione così. 
- Andiamo? -
Ellise fu riscossa dai suoi pensieri dalla voce di Nyck. - Dove?! - esclamò sorpresa. 
- Ellise? -
- Oh, giusto. Magnolia Promenade dovrebbe andare bene. Non ci sono ancora andata, vorrei vederla. -
- A piedi? -
- Sì, perché? È praticamente sotto casa tua. L'ho vista dal balcone. -
- Va bene - commentò, mentre s'incamminavano verso la strada costeggiata da cespugli rosa. 
- Come hai fatto a finire così presto? - domandò Ellise sconcertata. Nyck sorrise, poi rispose: - Dopo ventun anni anche i super cornetti con la crema ti danno la nausea. - 
- Nyck! Guarda! La neve! -
- Sì. Non l'hai mai vista? -
- Vivevo in Florida. -
- Ah...-
- È uno stato - lo anticipò accorgendosi del suo sguardo confuso. - Lì non nevica mai - sbuffò tirando un calcio ad un ciottolo fino a farlo rotolare in un tombino. 
- Quindi... Che cos'è che mi devi dire? -
- Ah... Giusto... Devo raccontarti una cosa. -
Ellise gli spiegò tutto, dalla fuga dall'orfanotrofio fino a quello che era accaduto con i fuochi.
- Io? E perché? -
- Perché hai visto quei segni! -
- Ma non li ho visti solo io. Anche un'altra ragazza. -
- Chi?! -
- Non so come si chiama. Ma era al Commonhealth, e oggi si tiene un'altra riunione. Ci sarà, e ci sarò anch'io. -
- Cerca di trovarla, almeno il suo nome... Io ci devo parlare. -
- Ellise! -
Lei si voltò.
- Nhoa? -
E chi era quell'altro? Ryan Campbell della loro classe?
- Ellise, - ansimò. - Ne ho trovato uno. - continuò indicando Ryan. 
- Anche io. -
- Chi? -
- Nhoa - disse, - lui è Nyck -
- Ellise, devo andare - tagliò corto quest'ultimo. - Oggi c'è il grande pranzo -

Entrò nella grande sala, costruita con il tipico stile del Kar-tr, tutto verde e bianco. Osservò la luce che filtrava dalle vetrate colorate, mentre prendeva posto al l'immenso tavolo apparecchiato. Erano gli ultimi per colpa sua, e suo padre glielo aveva rinfacciato più di una volta. 
- Finalmente è qui, signor Lorray - esclamò Samir Ingck, il padrone di casa, dall'altra parte del tavolo.
- C'è stato un imprevisto...- si difese lui. 
- Buongiorno, scusate per il ritardo -
Ah, non erano gli ultimi. 
Ma quando Nyck si voltò, fu molto sorpreso. 
- Ma sono dei... -
- Sta' zitto, Nyck.-
Erano demoni. Come gli era saltato in mente a quel vecchio di Ingck di invitarli? I demoni erano pericolosi, sadici, crudeli. 
Quelli neri, ovviamente. E lui era sicuro che quelli fossero neri. 
- Ah, lui è il signor Roronoa, è il capo di una tribù di demoni bianchi.-
Hmpf. 
- Beh, possiamo cominciare - disse Ingck al maggiordomo. 
Dopo pochi secondi entrò un altro maggiordomo.
- La cena è servita -
Nyck, tra una forchettata e l'altra, si dedicò alla ricerca della ragazza, seduta da qualche parte a quel tavolo infinito.
- Lo mangi quello? - gli domandò la ragazza che sedeva accanto a lui indicando l'ultimo salatino rimasto nel suo piatto. Sulla testa aveva un cerchietto con le orecchie da gatto.
- No - rispose allontanandolo con la forchetta.
- Lo posso prendere io? -
- Come vuoi -
Lei lo prese, ci mise sopra le carotine fatte a pezzettini, poi ci mise un altro salatino uguale sopra.
- Ho fatto un panino, guarda! - disse ridendo.
- Ah ah ah -
Tornò alle sue ricerche.
- Se svengo e vomito insieme, posso dire che ‘svomito’? -
- Non lo so - rispose senza guardarla.
- Il dentifricio è una verdura? -
- No -
- Facciamo un gioco? -
- Sì. Adesso tu non devi fare niente, niente di niente, capito? -
- Sissignore -
Dopo una ventina di secondi, era diventata rossa.
- Puoi respirare -

Dopo la quarta ora passata a discutere di politica, quando Nyck si stava per addormentare, qualcuno gli toccò la spalla. Si voltò.
- Kim! Perché non sei venuta prima? -
Kimit era la migliore amica di Nyck fin dall'asilo. Viveva in Camarbia, una ormai decadente repubblica situata tra la Mayura e il Nys'ald, con il più grande numero di tribù di demoni neri di tutta la penisola. Avevano invaso la steppa della morte, e ormai costituivano più della metà della popolazione. Il loro paese si chiamava Rākṣasa e la loro capitale Ratnaraj. Lì vivevano solo i più potenti, perché valeva la legge del più forte. Si era guadagnata il posto a tavola studiando sodo e diventando la Ministra più giovane del paese. Aveva cinque anni più di lui.
- A proposito, Kim, hai visto per caso una ragazza con i capelli marroni? -
- Non saprei. Forse sì. Le voici! -
- Dove? -
- C'est moi! - esclamò indicando sé stessa. 
- Uff, non scherzare. E smettila di parlare francese. - 
- Ci saranno un milione di ragazze con i capelli marroni in questa sala! Vediamo, è lei? - domandò alla ragazza accanto a Nyck. - Chi sei? - 
- Agata - 
- Vedi! Ma un momento, perché ti serve saperlo? -
- No, niente -

Che bellezza, era ora di andare e non era riuscito nemmeno a trovare la ragazza misteriosa. Almeno aveva trascorso un po' di tempo con Kimit, che non vedeva da tanto tempo. Ah, e poi sapeva che suo padre non l'avrebbe lasciato libero finché non avesse conosciuto la ragazza che avrebbe sposato. Perché sicuramente si trovava in quell'edificio.
- Nyck, ti devo far conoscere una persona -
Per l'appunto.
Si alzò controvoglia, e seguì suo padre.
- Comportati bene. È la regina della Mayura -
Entrò nella stanza, dove la ragazza stava seduta su un divanetto.
Cavoletti sotto sale.
- Estris lui è Nyck, Nyck lei è Estris. Beh, vi lascio soli -
Suo padre uscì dalla stanza. La ragazza spostò una ciocca di capelli marroni dietro l'orecchio.
- Ciao - disse lui. - Ci siamo già visti -
- Sì. Quando tuo fratello è morto. Ah, vedi altri simboli strani? - celiò.
- A proposito, devo dirti una cosa -
- Cosa? -
Nyck le spiegò tutto, sebbene fosse un po' scettica.
- Quindi mi stai dicendo che c'è una ragazza che viene dalla terra che ha seguito dei fuochi e che deve trovare diciassette ragazzi strani e che io sarei uno di questi? -
- Precisamente -
- E per caso sono coinvolti anche asini volanti? -
- No -
- Ma per piacere, se tutto questo è vero allora io sono la Regina di Saba -
- Ti prego. Posso anche farteli conoscere, ma credimi, è tutto vero -
- Ah, sono dei pazzi come te? -
- Domani. Alle sei. In Magnolia Promenade -
- Va bene -
- Promesso? -
- Promesso -

- Io non la vedo - commentò Nhoa. - Secondo me non viene -
- Tu, ottimista come sempre, no? - disse sarcastica Ellise.
- Me l'ha promesso - ribatté Nyck. - Verrà, ne sono sicuro. Altrimenti, come farai a trovarli tutti e diciassette? -
- Appunto. Dov'è Ryan? -
- Sarà andato ad esplorare. Gli piace, questo mondo -
- Allora? Sono loro? -
Si voltarono e videro una ragazza mai vista comparsa dal nulla.
- Che c'è? So diventare invisibile -
- Allora - principiò Nyck, - loro sono, Nhoa, Ellise e quello lì che osserva le cangiamore laggiù è Ryan. Ragazzi, lei è Estris -
- Quindi cosa dovremmo fare? -
- Trovare gli altri quattordici -
- Perché? -
- Perché... perché me l'hanno detto i fuochi -
- E questa sarebbe una scusa valida? Se i fuochi ti avessero detto buttati dalla finestra tu l'avresti fatto? -
- Certo che l'ho fatto! -
- Siete impazziti tutti -
- Non siamo impazziti. Vuoi vedere la metà ala di Ellise, o il mio nome scritto sui ricercati dell'Aite -
- Ah, Nhoa Soynflasi - disse, - Non saresti dovuto non ritornare mai più? -
- È un'emergenza -
- È un'emergenza! E perché dovrebbe essere un'emergenza? -
- Perché gli emissari volevano... Volevano... Kenosare Ryan! -
- “Kenosare?” da quando Kenesis è un verbo? -
- Lo volevano fare, lo so -
- Allora la faccenda si complica -
- Adesso ci ascolti, eh -
- Adesso siete vicini al credibile -
- Hai paura che gli Emissari distruggano il tuo regno, vero? -
- Sta' zitto -
- Possiamo sapere chi sono gli emissari? - s'intromise Ellise.
- Non da me. Ve lo spiegherà il vostro amichetto -
E Estris sparì, nel nulla com'era comparsa, lasciandosi dietro un'atmosfera di imbarazzo e confusione, mentre Ellise riusciva quasi a vedere i sensi di colpa iniziare a distruggere Nhoa, per un motivo a lei sconosciuto. 

Writer's Corner
Aloha! Finalmente sono tornata! Sì, con questo secondo capitolo alquanto brutto e sicuramente scorretto sotto innumerevoli punti di vista, scritto tra un panettone e un regalo da scartare. Ma cerchiamo di non deprimerci; allora, in questo capitolo si vedono soprattutto Nyck, Ellise, Nhoa, Ryan e Estris, anche se ho cercato di inserire anche Kimit, Agata, Scotch e Cedric (che non sono comparsi praticamente per niente, mi scuso).

 

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Capitolo 4
*** Capitolo III: Number Two ***


Capitolo III
Number Two
- Cosa vuoi, numero due? -
Le tremarono le gambe a sentire quella voce cupa e tenebrosa, e un brivido le percorse la schiena.
- Mio signore, credevo che... -
- Cosa credevi, scialbo servo? Che ti avrei raccolto a braccia aperte? -
- Mio signore - ricominciò numero due, - credevo che non sarebbe sopravvissuto a quell'importante incarico - terminò con voce più sicura.
- Cosa intendi? -
- Intendo che non ha la forza fisica né le doti psicologiche giuste per comandare il nostro popolo -
- Numero due, lei è proprio la persona che non può lamentarsi di questo -
I grossi omoni vestiti di nero che facevano parte della folla scoppiarono in una fragorosa risata
- Non ho detto che io sarei migliore - ribatté Numero Due calmo.
- Allora le tue parole non hanno uno scopo -
- Oh, sì, quello ce l'hanno -
Cadde il lampadario di vetro, poi sentì un rumore stridulo, uno scoppio, e dovette iniziare a correre, perché i demoni lo stavano facendo e altrimenti l'avrebbero fatta cadere e calpestata. I vetri le si infilavano nei piedi nudi, mentre il suo cuore iniziava ad accelerare.
- Dite addio al vostro vecchio signore! Questo è l'inizio di una nuova era! -
*
- Sorridi! - gli ordinò un giornalista accanto a lui. Lo stavano accerchiando con le loro macchine fotografiche, pronte a scattare. Poi distolsero l'attenzione; Nyck si voltò per vedere cosa fosse stato a distrarli. Mulan Silentread, principessa del Rubelit. Non l'aveva mai vista, non era una di quelle che si faceva fotografare; nessuno conosceva nulla del suo passato. I suoi genitori, discreti quanto lei, presiedevano una monarchia parlamentare alquanto avanzata.
- Ciao - salutò.
La ragazza arrossì e non rispose. Dopo di lei entrò un'allegra ragazzina dai capelli lunghi e ondulati color indaco.
- Ciao - ripeté.
Anche la seconda diventò paonazza e fece lo stesso.
Dovevano provenire entrambe dal Rubelit.
- Si sieda lì, così le faccio la foto con quell'uomo - disse uno dei fotografi a Mulan.
La ragazza si sedette accanto al povero uomo malato di Monoaranciosi Spruzzolotica.
Nyck si era alzato per andarsene in un'altra stanza quando uno di quegli uomini aveva proposto agli altri di fare una foto di gruppo: lui, Mulan, la ragazzina plebea e l'uomo della Monoaranciosi.
Si sedette sul letto del povero uomo implorando perdono in silenzio.
- Signorina! - esclamò uno degli uomini rivolto alla ragazzina, - vuole fare un'intervista? Perché viene qui? -
- Io voglio solo essere gentile - tagliò corto lei, mentre la sprona amo a dire di più. - Eh... E io credo che abbiamo tutti bisogno di gentilezza. Mai come in questo momento abbiamo bisogno tutti, ma proprio tutti, di riscoprire e coltivare quella che Marco Aurelio, filosofo e imperatore terrestre, definiva “la gioia dell’umanità”: la gentilezza - dopo che si fu accorta di ciò che aveva detto diventò rossa come un pomodoro e iniziò a dire cose senza senso: - Ciao, arrivederci, addio, ad maiora, auguri a te e alla tua famiglia... -
Così dicendo sparì dietro la porta.
***
Era un giorno come un altro per un ragazzo non proprio come altri.
La brezza notturna si innalzava nelle strade che circondavano Taic Road.
In una una casa come le altre dotata di quell'aspetto ridente del quale ogni angolo, quel giorno, sembrava risplendere che celava al suo interno una gelida atmosfera, tutto era in silenzio, un silenzio innaturale che non aveva niente a che fare con la sonnacchiosa quiete della notte.
In una stanza mal arredata e incredibilmente disordinata dormiva un ragazzo. Dimostrava una ventina d'anni e si dimenava nel suo letto per nulla confortevole.
Si svegliò di soprassalto. Aveva fatto uno dei soliti sogni che lo tormentavano, in cui gli emissari catturavano i suoi migliori amici e li torturavano. Oramai questi incubi erano molto frequenti per lui da quando avevano attaccato Ryan, ma Nhoa sapeva che non si sarebbe mai abituato.
Si mise a sedere sul letto e guardò l’orologio, erano le 2:00 del mattino. Aveva 23 anni da due ore oramai.

Writer's Corner
E rieccomi qua, in colossale ritardo. Prima di tutto vi ringrazio per la pazienza di aver aspettato e poi per la forza divina che vi ha portati fino a fine capitolo. A
mmetto che non dovrei proprio essere qui, dovrei studiare, ma dovevo perforza pubblicare questo capitolo pronto da tre giorni (e a dir la verità, anche piuttosto corto). Spero di non essere stata deludente,
Diaspro

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Capitolo 5
*** Capitolo IV: J.R, Aislin & Leridel ***


Capitolo IV
J.R, Aislin & Leridel

Finalmente un po' di silenzio. Si sedette su una delle sedie di legno scuro del reparto consultazioni, che scricchiolò. Non sarebbe potuta rimanere lì, ma i vantaggi dei reali erano tanti. Come per esempio entrare nel reparto consultazioni senza tessera della biblioteca. Era da un po' di giorni che faceva ricerche sul passato della Mayura, perché farle su tutta Kaleche avrebbe impiegato troppo tempo. Tipo tutta la vita. Tornò a pagina 175, dove aveva lasciato come segnalibro una matita (se avesse anche solamente provato a piegare un angolo, la bibliotecaria avrebbe messo in giro brutte voci su di lei). In ogni caso, anche se era la regina, doveva stare attenta a non toccare nulla. La signora Pakkomielle si era raccomandata con lei. Un'improvvisa brezza entrò dalla finestra e fece aprire e cadere un libro dalla pila che aveva formato sul tavolo. Lasciò un attimo le sue ricerche per riprenderlo e riposizionarlo al suo posto. Cercò di non farsi vedere dalla signora Pakkomielle o altrimenti l'avrebbe cacciata dalla biblioteca («Hai fatto cadere un libro! FUORI! I libri sono sacri!»). Si risedette e riaprì il libro.

«Re Enthechash il Grande del Dentorves morì nel 1873; a lui successe il figlio, Toboj il Giovane, che, insieme al cognato, Inausto di Ackough, diede vita a un programma di espansione basato sulla costruzione di città e fortilizi. Alla morte di Inausto, sua moglie Fydyla, la sorella di Toboj, regnò come Signora degli Ackoughi, continuando l'espansione. Alla morte di Toboj, il figlio Jaroslavl' salì sul trono di Ackough e, in seguito, anche su quello del Dentorves...»
Il libro cadde di nuovo a terra. Estris sbuffò, poi si alzò di nuovo e lo raccolse. Poi chiuse la finestra, per sicurezza.
«Jaroslavl' continuò il programma di espansione della famiglia, giungendo ad essere il primo vero sovrano di quella che ora è chiamata Mayura...» 
Il primo libro in cima alla pila iniziò a girare le pagine così velocemente che Estris quasi fece cadere la sedia per alzarsi di scatto e afferrarlo. Lesse:
"Non ho potuto fare nulla. Non sono niente in confronto a loro... E loro non sono niente in confronto all'Ombra. Non mi resta molto, ma dovevo scrivere questo prima di passare a miglior vita: saranno diciassette, ognuno diverso dall'altro; con un diverso passato e un diverso futuro; una cosa avranno in comune: tutti saranno necessari per sconfiggere l'Ombra.
E per fare questo, serviranno tre monete; ecco l'indizio per trovare la prima:
«Aislin corre attorno a Leridel finché non le dici la verità»
J. R. 
*
Portò in casa i libri, mentre Llitser, la governante, condusse il micio in cucina. Dopo aver lasciato, anche se sarebbe meglio dire lanciato, i libri sul letto, si diresse velocemente in cucina. Il gattino stava ai piedi del tavolo e stava bevendo del latte da un piccolo piattino.
La cuoca stava iniziando a preparare la cena, una cena speciale visto la novità ricevuta la mattina. Aveva messo una pentola piena d'acqua a bollire sul fornello, mentre in quel momento stava sbattendo le uova di in una bacinella. Ignis era in un angolo della stanza, tutto raggomitolato: stava dormendo pesantemente. Intanto il gattino aveva visto l'altro e ci si stava avvicinando silenziosamente. Gli arrivò a pochi centimetri e iniziò a stuzzicarlo con la zampa ripetutamente. Ignis aprì gli occhi, alzando lievemente la testa, si voltò verso il micetto e non provando alcun interesse per il piccolo, si rimise a dormire, continuando a snobbarlo.
Nives invece non si vedeva. 
Mulan afferrò il gattino e lo portò con sè in salotto, dove lo appoggiò sul tappeto. Iniziò ad affilarsi gli artigli sul tappeto, mentre Mulan pensava a che nome darle, sapendo che era femmina, stando a quanto le aveva detto la governante. Passò tutto il giorno a giocare con la gattina e prima di cena trovò il nome adatto dato il pelo morbido: Nimbus. 
Verso le otto fu avvertita da Llitser che la cena era pronta. 
Entrò in cucina con Nimbus in braccio.
Mise il gatto a terra e piombò sulla tavola. Iniziò a servirsi un po' di Angull e di Tonoma, poi iniziò a mangiare. 
Era tutto buonissimo, Llitser era un'ottima cuoca. Dopo prese un'Anyo, una bistecca di carne di Nue (un animale con la testa di una scimmia, il corpo di un cane procione, le zampe di una tigre e la coda di un serpente) contornata con un po' di patatine fritte. Poi mangiò un piccolo pezzo di dolce al cioccolato, bevve un ultimo bicchier d'acqua e si guardò intorno.
- Vuole qualcos'altro, signorina? - domandò Llitser. 
- No, grazie. - rispose Mulan. Spinse un po' indietro la sedia, si alzò e ritornò in camera sua.
Dopo aver salito due rampe di scale, aprì la porta della stanza ed entrò, richiudendola dietro di sé; poi si buttò a peso morto sul letto.
Dalla finestra della sua stanza intravide una palla di pelo bianca entrare. Si mise a sedere.
- Nives! - esclamò. - Dov'eri finita? - domandò allungando una mano per accarezzarlo. 
Ma la micetta la scansò, saltò giù dal davanzale e si nascose sotto al letto. Mulan la inseguì; odiava quando faceva così. Alzò il piumone e provò a ficcarci sotto la testa: c'era un sacco di roba là sotto. Allungò la mano per farla spaventare e quella uscì di corsa scivolando e facendo stridere gli artigli sul pavimento liscio. Rimise la testa fuori e vide che il gatto non c'era più. Sbuffò, poi tornò con la testa sotto al letto. 
C'erano alcune cose che aveva perso durante tutta la sua vita e di cui aveva dimenticato l'esistenza coperte da un cumulo i polvere e peli di gatto. 
Vide una scatola di legno, con un albero intagliato. La tirò fuori (assieme alla sua testa) e la poggiò sul letto. Era chiusa a chiave.
Sentì un rumore e si voltò di scatto; il gatto era rientrato con qualcosa in bocca. Mulan gli si avvicinò e vide che era una chiave.
Ulla peppa! -
Gliela tolse velocemente dalla bocca e (dopo che fu andata in bagno e che l'ebbe sciacquata tre volte) la infilò nella serratura e la ruotò. Provò ad aprire la scatola, ma era ancora chiusa. 
- Quanto sei stupida Mulan, non sei in un film! - 
*
La fiducia è bene, il controllo è meglio
Lenin

 
 
Il grande portone si aprì e mostrò un ampio salone, con ampie finestre che mostravano un cielo stellato, delle luci soffuse che permettevano di vedere e allo stesso tempo celare la propria identità. 
Erano tutti eleganti, con gli abiti vaporosi, stretti a sirena o corti fin sotto il ginocchio.
Entrò in sala e molti si girarono a fissarla, era così eterea da sembrare una vera dea greca, i capelli raccolti in un'elaborata acconciatura, fermata da una striscia dello stesso tessuto del vestito setoso.
 
Ma poco importava... per lei queste cose erano di poco conto, anzi preferiva di gran lunga che la gente la vedesse per quello che era, piuttosto che etichettarla come “L'Algida Regina delle Nevi”. 
 
Non lo sopportava.
 
Le sue iridi scure scrutarono per bene la sala.
Con molta nonchalance prese due bicchieri a caso dal vassoio di uno dei camerieri, e ne porse uno al ragazzo accanto a lei.
- Tie' - 
- Ci conosciamo? Hai qualcosa di familiare ma non riesco a capire cosa -
- Può darsi, ma ci sono così tante persone nel Commonhealth - disse sarcastica.
- Una come te non passa in osservata -
Lo squadrò poco convinta.
- La vuoi smettere, Don Giovanni? - 
- Estris! Ecco che cosa avevi di familiare, il sarcasmo! Ma guarda che coincidenza, quindi era questo il tuo impegno del venerdì sera? -
- Non fare il finto tonto. Scommetto che sapevi già tutto, quindi evita scene del tipo “Oh Estris, non me lo sarei mai aspettato”, perché sarebbe solo un'offesa alla mia intelligenza e alla tua. -
- Uhm, siamo nervosetti eh?! -
- Smettila. Non siamo amici. -
- Infatti non dobbiamo essere amici. -
- E io non voglio esserlo -
 
Estris corse e si andò a sedere dal lato opposto di quella sala immensa. 
Per un momento fu tentata di alzarsi, cercarlo e raccontargli tutto: il libro e quello che c'era scritto sopra. Poi ci rinunciò. 
 
Nella sua vita aveva capito che non ci si poteva fidare di nessuno, neanche dei propri parenti, quindi perché iniziare adesso a fidarsi di un completo estraneo?
*
Nessuno l'aveva riconosciuta. Forse perchè nessuno si aspettava di trovarla lì, forse perchè era talmente diversa senza la sua usuale aria di supponenza, forse perchè stava elegantemente eretta invece che china sui libri come al solito. Nessuno l'aveva riconosciuta, probabilmente perchè nessuno l'aveva cercata con lo sguardo, nessuno si era chiesto con chi sarebbe andata al ballo o addirittura se ci sarebbe andata, nessuno era interessato a vedere chi sarebbe stato il suo cavaliere o il suo vestito o la sua pettinatura.

Nessuno l'aveva riconosciuta, perché nessuno di quegli uomini alati non l'aveva mai vista.

Non era neanche lì per suo volere.

Doveva osservare.

Apprendere.

E riferire.


Writer's Corner
Buonasera (o buonqualcosa in qualsiasi momento voi la stiate leggendo). Sono felice di essere riuscita ad aggiornare così presto (rispetto agli altri capitoli), e tra l'altro credo che sebbene non sia lunghissimo, questo capitolo abbia una grande importanza per lo svoglimento del racconto.
Adesso smetterò di scocciarvi e passerò alle cose davvero interessanti. Quarto capitolo. Che dire? Sono positiva. È stato un po’ duro da scrivere, ma ora ho le idee molto più chiare su come proseguire le vicende e spero di non aver lasciato troppe questioni in sospeso: «Di chi è il libro che Estris trova in biblioteca? Chi è J. R.? E l'Ombra? Cos'è? Perchè J. R. stava per morire? Chi è Aislin? E chi è Leridel? Cosa contiene lo scrigno che Mulan ha trovato sotto il letto? Chi è la persona della quale si parla alla fine?»
Okay, ho lasciato davvero tante questioni in sospeso. Vi assicuro, mano sul cuore, che il prossimo capitolo conterrà un indizio che servirà a svelare tutti questi misteri. Nel tanto, spero di aver accontentato le vostre aspettative.
 
 

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Capitolo 6
*** Capitolo V: Fire ***


Note prelettura: leggendo vi renderete conto che sparsi un po' dappertutto ci sono degli asterischi. Li ho messi per precisare alcune cose che non sapevo dove scrivere.
 
Capitolo V
Fire

Dal suo nascondiglio nel giardino poteva vedere l’interno della sala dove si stava tenendo quella squallida festa per ricconi.*

Senza la minima esitazione uno degli uomini si buttò contro una fragile finestra di vetro, rompendola, con in mano una torcia accesa.

Subito dopo anche gli altri lo imitarono.
Le fiamme attecchirono alle raffinate tende del castello. Fu un susseguirsi di eventi. L'ncendio divampò velocemente ed il terrore e il panico dilagarono ancor prima.

Kimit era in un angolino, cercando di rendersi conto di cosa le stesse accedendo. Dire che aveva paura era dire una banalità. Era nel panico, le domande del tipo "Sopravivverò? Ce la farò o moriremo tutti?" le riempivano la testa, e allo stesso tempo i suoi pensieri erano tanto annebbiati dal fumo e dalla paura che faceva fatica persino a rendersi conto di dove e cosa succedeva.

Nel frattempo Numero Sei era molto soddisfatto del suo operato. Da fuori, nel giardino, poteva vedere quei nobili schiamazzare e correre via nel panico totale. Ma qualcosa, o meglio qualcuno, catturò la sua attenzione. Tra le fiamme e il fumo, poteva chiaramente vedere gli occhi pieni di terrore della ragazza dagli occhi color acquamarina che ancora non riusciva a capire il motivo di tutto quello che facevano. Numero Sei aeva capito che lei non era come tutti gli altri, lei non era una delle solite mannheim montate; era solo se stessa, con quegli occhi sinceri e i suoi modi di fare.
Le si avvicinò velocemente.
- Sbrigati, Numero Sette - le disse laconicamente.
- Perché? -
- Perché cosa? -
- Perché abbiamo incendia... -
- Perché voi mannheimr non capite mai niente? -
- Me lo vuoi spiegare, allora? -
- Vuoi morire soffocata o iniziare a volare? -
*
- Kim! - esclamò il ragazzo correndo ad abbracciarla. - Dov'eri finita!? -
Lei aveva gli occhi lucidi e tremava.
- Non lo so. Ad un certo punto Mis'ban è entrato e ha detto che c'era un incendio... Ho paura, Nyck! Hanno detto che non riescono a spegnerlo! -
- Noi non possiamo fare nulla -
- Sono stati degli uomini con dei mantelli neri - ansimò. - Avevano uno strano simbolo sulla schiena. Li ha visti la governante, Gharis. -
Nyck si riscosse.
- Che simbolo avevano? -
- Tre spirali intrecciate. -
- E siamo a quattro! -
- Quattro cosa? -
- Niente. Domani alle cinque vieni a Moskal Park. -
- Perché? -
- Quando verrai lo scoprirai -
La città era in fiamme, si sentivano le urla degli altri cittadini.
La gente era spettinata, esterrefatta e spaventata.
Le persone non riuscivano quasi a respirare e cercavano di qua e di là altre persone in vita, e per loro era una ferita al cuore ogni volta che invece di una persona trovavano un cadavere. Case e negozi erano diventati cumuli di macerie carbonizzate.
E nonostante tutti i tentativi di spegnere l'incendio, il vento aveva propagato le fiamme fino a rendere la città come un inferno in Terra, o meglio, su Kaleche.
*
Ore e ore in biblioteca a cercare un certo J. R.
Questo er il programma della settimana di Estris.*
Perché chiunque fosse quel J. R, aveva scritto un messaggio apparentemente importante su un libro in biblioteca. E, casualmente, quel libro era sparito. Aveva provato a chiedere alla signora Pakkomielle, ma la bibliotecaria quel libro non l'aveva mai visto. Così si era rimessa a leggere la storia della Mayura.
«Nel corso delle sue guerre di conquista, Jaroslavl' aveva affrontato più volte i Wincing. Però, nella battaglia di Quauina, scontro che fu una delle tappe più importanti per la formazione della futura Mayura, i Wincing di Emitia Reban si scontrarono con gli Ackoughi. La sanguinosa guerra durata due anni finì con la pace di Worper e il matrimonio tra Jaroslavl' di Ackough e Emitia Reban. Alla morte di Jaroslavl', il figlio Jaroslavl' Reban salì sul trono di...»
Si alzò in piedi e cercò un volume che parlasse esplicitamente di Jaroslavl' Reban. J. R.
Dopo aver cercato sotto la “J” di “Jaroslavl'” e la “R” di “Reban” trovò un libricino dalla copertina scura. Era molto antico e rilegato in cuoio: alcune pagine all’interno sembravano mangiucchiate. Sembrava fragilissimo. Lo prese e lo posò delicatamente sulla scrivania. Lo aprì: il frontespizio recitava: "Questo diario appartiene a Calaba Reban". Era scritto in middangeard, il midgard antico, ed Estris andando avanti ebbe difficoltà a comprenderlo pienamente.
«d. C. 1891
1 Gormánuðr, Þórsdagr
Primo giorno dell'anno. Tutto sommato va abbastanza bene, a parte Ailema, grazie a lei la Sala Est è in fermento: Sir Læsur ha raccontato quella stupida della figlia una strana leggenda. Tutte fandonie secondo me.


d. C. 1891
2 Gormánuðr, Frjádagr
Sembra che la leggenda sia vera. Si vocifera che alcuni dei nostri genitori facciano parte di una setta, ma non ne vogliono parlare con nessuno. Ho provato a chiederlo a mio padre, ma non ha voluto dirmi niente.


d. C. 1891
4 Gormánuðr, Sunnudagr
Adesso è certo. Ho origliato mio padre parlare con Otrebla Osrù, un uomo di alta nobiltà. Hanno frequentato insieme la scuola superiore, al Priorato del Decadimento. La setta si chiama Priorato di Vrika, ma non so di cosa si occupi.


d. C 1891
6 Gormánuðr, Týsdagr
A quanto pare è vero. Alyssa, mia cara amica, ha visto i nostri genitori con indosso dei mantelli neri e una triscele sulla schiena. Chissà quali segreti celano. Non si prevedono sviluppi positivi.


d. C. 1891
11 Gormánuðr, Sunnudagr
Credo che i Priori usino gli Incantesimi del Priorato del Decadimento in modo malvagio. E so anche perché: stanno cercando di riportare in vita una creatura, l'Ombra. Non so altro. Speriamo che questa storia finisca presto».


Non c'erano altre pagine. Era finito lì. Rimise il libricino sullo scaffale, poi lo nascose con un Incantesimo di Sesto Interludio: invisibile ai suoi occhi e a quelli degli altri. Uscì fuori correndo, ma prima di andarsene si voltò e osservò la biblioteca.
Conteneva 1 263 582 documenti; uno solo non era nel sistema.
Come lo sapeva? Beh, era l'Incantesimo Statistico. Terzo Interludio, Priorato del Mentalismo e delle Illusioni.

Appena arrivata a casa entrò in camera sua.
Stava giusto per scrivere una lettera a Nyck per avvisarlo della scoperta, ma venne distratta dal maggiordomo, che le mostrò un aeroplanino di carta con la punta schiacciata e con sopra scritto il suo nome, le coordinate del palazzo e "prima stanza a destra, secondo piano".
Le raccontò che l'oggetto aveva iniziato a picchiettare ininterrottamente sulla porta della sua camera, così l'aveva preso e l'aveva chiuso in una scatola.
Mormorò un - Grazie -, poi chiuse la porta e lo aprì.
«17:00, Moskal Park», lesse.
- E dove cavolo è Moskal Park?! -
*
Dopo aver chiesto dove si trovasse Moskal Park a qualunque persona le fosse capitata davanti, si ritrovò in un parco cittadino in una provincia di Worper, in Nys'ald.
"E certo" pensò, "fissa gli appuntamenti dove gli fa più comodo"***
Si guardò intorno cercando il resto del gruppo. Non sarebbe stato così tanto difficile trovarli in quel minuscolo parco.
E invece si sbagliava.
- Scusa - domandò alla ragazza bionda che si era appena seduta su una panchina, - Hai visto dei ragazzi? Un po' stranetti? Tre o quattro? -
- No. - rispose la ragazza.
- Estris! - sentì urlare da lontano. Si voltò e vide una ragazza saltellare sul posto e agitare le braccia.
Estris li raggiunse.
- Uno... Due... Tre... Avete sostituito il mannheimr? -
- Cos'è un mannheimr? - domandò Ellise, ma Estris le fece segno di tacere.
- È tornato a casa, se non torna ogni tanto ai suoi nonni verrà un infarto - spiegò Nhoa.
- Chi è questa? -
- Piacere, Kimit Jhons. -
- Piacere, Estris Rilshy ma tu chi sei?! -
- La quarta - rispose Nhoa.
- La quarta di che!? -
- Dei prescelti... Io, te, Ryan e lei. - rispose Nyck.
- Nhoa e Ellise che sono, degli optional? -
- Non sono dei "prescelti". -
- Che ne sappiamo? -
- Non lo sappiamo. -
Passarono un minuto in silenzio, che fu rotto da Estris: - Ah, devo raccontarvi una cosa. -
- Sentiamo. -
E Estris raccontò tutta la faccenda del libro,
del diario, di Calaba Reban e del Priorato di Vrika.
- Qualcuno di voi è andato al Priorato del Decadimento? - domandò Kimit.
- No - rispose Nhoa, - o meglio, fino al sesto anno ho studiato al Priorato dell'Etere. -
- Io al Priorato delle macchine. - disse Nyck.
- Mentalismo e Illusioni. Tu? - rispose Estris.
- Tre Interludi alla Maieutica, ma poi ha chiuso. I restanti al Fuoco, solo quattro -
- Cosa sono i Priorati? E cosa sono gli Interludi? - domandò Ellise. - E cos'è un mannheimr? -
- Scuole. Gruppi di incantesimi. Umano - rispose laconicamente Estris.

- I mannheimr sono gli umani. - 
- Sì. - 
- Ma se Ryan è un umano allora perché lo volevano prendere? - domandò Ellise. 
- Boh. - 
- Ancora non sappiamo perché gli emissari fanno queste cose. - rispose Estris. 
- Potrebbero essere delle semplici rivolte. - disse Kimit. 
- Allora perché attaccare un umano? - 
Nessuno conosceva la risposta. 
- Invece i Priorati sono scuole - continuò Nhoa. - La scuola dura sette anni. Dai dodici ai diciotto. Per ogni anno, fino al sesto, si imparano tre incantesimi. Al settimo uno solo. Gli Interludi sono i gruppi di incantesimi che si studiano ogni anno. -
- Diciotto... Diciannove incantesimi e basta? -
- E basta? Non sai quanto è difficile memorizzarne uno! - sbottò Estris, e subito si guardò intorno: non voleva farsi notare, e lì c'era un bel po' di gente. - Scusatemi, ma solo io non ho mai sentito parlare di questo Mosca Park? -
È Moskal Park -
- Precisamente è Leridel Moskal Park - lo corresse Kimit.

Estris spalancò gli occhi.
- Leridel Moskal Park?! -
*
Numero Sette stava mangiando tranquilla, quando qualcuno le ordinò:

- Passami l'acqua. -

Sette alzò gli occhi sorpresa e vide che a parlarle era stato Numero Sei.

Non le aveva posto la domanda con gentilezza, neanche con finta cortesia: glielo aveva ordinato.

- Prenditelo da solo - gli rispose a tono Sette, elegantemente scortese, e allontanò la caraffa quanto più possibile da Sei. Sei storse la bocca indignato e ripeté, testardamente:

- Ho detto di passarmi il succo d'arancia. -

Sette rise, una risata falsa e sarcastica, e lo guardò di nuovo.

- Aaah…ho capito. Scusa. Sapevo che voi Demoni siete un po' tardi di comprendonio, ma non pensavo fino a questo punto. Ripeto lentamente allora: prenditelo - da - solo - rispose tagliente, scandendo bene le ultime tre parole.

- …Eccoli che iniziano… pietà… - sbuffò di sottofondo una ragazza con una lunga coda bionda e gli occhi scuri (Numero Undici?).

Sette sorrise. Undici probabilmente era la più simpatica di tutti in quella stanza. Undici sapeva capire il linguaggio degli animali, il che era molto importante per loro. Sapeva anche parlare con gli animali. Sapeva far muovere le piante e sapeva parlare con le piante. Sapeva teletrasportarsi attraverso gli alberi e sapeva seppellire qualcosa e farlo crescere come frutti. E certamente tanto altro.

Improvvisamente Sette sentì che qualcosa di freddo le si stava allargando sul petto, tingendo la sua camicia bianca di uno sgradevole color arancio. Stava per strillare inorridita, quando sentì la risatina sarcastica di Sei:

- Oh, come mi dispiace! Scusa Sette, mi era parso di capire che anche tu volessi del succo… non era così? - le chiese poi il moro con un sorrisino ironico.

- Numero Sette - disse lei a denti stretti.

Uno pari, palla al centro. 


Writer's Corner
Aloha! Sono tornata! E mi meraviglio di me, ci ho messo solo dieci giorni a scrivere questo capitolo. Sono felice! Ho inserito un altro OC nella storia (più altri due senza però dire il loro nome)! Nel prossimo capitolo ne inserirò anche un altro, o almeno spero. Ma passiamo ai chiarimenti:

primo asterisco: la "
squallida festa per ricconi" che nomina Numero Sei all'inizio è la stessa festa dello scorso capitolo.
secondo asterisco: Estris non ha avuto problemi a causa dell'incendio perché è andata via prima dalla festa.
terzo asterisco: Nyck vive in Nys'Ald.

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Capitolo 7
*** Capitolo VI: Giostre, Furgoni e Voci ***


Capitolo VI
Giostre, Furgoni e Voci
 
- Perché si chiama così? -
- Si chiama così la giostra -
- Quale giostra?! -
- Quella lì - annunciò Kimit indicando una giostra dall'altra parte del parco.
- Andiamo - ordinò incamminandosi.
- Dove? - domandò Ellise.
- Pronto? Alla giostra! -
- Ah, vuoi fare un giro, Estris? - la prese in giro Nhoa.
- Muoviti - disse, - Perché si chiama così? -
- Credo che sia in onore di Leridel Moskal -
- Ma no?! - commentò il demone.
-  Volete stare un po' zitti?! - sbottò Estris.
- Senti chi parla - sbuffò Nhoa.
- La volete smettere? - domandò stufato Nyck.
- È davvero snervante sentirvi litigare -  constatò Ellise.
- Davvero? Sai, penso la stessa cosa della tua voce -
- Smettetela -
- Perché stiamo andando su una giostra -
- Perché mi sono dimenticata di dirvi di un indovinello scritto da J. R. sul libro -
- Ti sei dimenticata o l'hai fatto apposta? - insinuò Nyck.
- Volete la verità? - domandò Estris fermandosi. - La verità è che non mi fido di quattro pazzi sconosciuti -
- Adesso vuoi dire a questi quattro pazzi sconosciuti cosa diceva l'indovinello? - insisté Ellise.
- «Aislin corre attorno a Leridel finché non le dici la verità» - citò Estris salndo sulla giostra e spostandosi tra i cavalli colorati.
- Cosa? -
- Che cavolo... -
- Chi è Aislin? - chiese Ellise.
- Sarebbe meglio dire - la corresse Estris fermandosi e posando la mano sinistra sulla groppa di un cavallo, - cos'è Aislin -.
Estris indicò la targhetta con il nome del cavallo. C'era scritto «Aislin».
- Quindi Aislin è un cavallo? - domandò confusa Ellise.
- Aislin (il cavallo) gira attorno a Leridel (la giostra) finché non le dici la verità... Abbiamo risolto mezzo indovinello - la ignorò Estris, - ce ne manca metà -.
- Abbiamo risolto? Noi non abbiamo fatto niente! - esclamò Kimit.
- Non conoscevo Moskal Park. E tantomeno sapevo che ci fosse una giostra -
- Dobbiamo decifrare la seconda parte. Finché non le dici la verità... -
- La verità - tentò Nhoa.
- Ci hai provato - constatò Estris. -
-  Forse dobbiamo tutti dirgli un segreto - ipotizzò Ellise.
- No! - esclamarono Nhoa ed Estris.
- Allora trovatelo voi un modo -
- Allora...Vediamo... Forse... -
- Però prima proviamo quello che ho detto io - insisté Ellise.
- Uff -
Ellise fece allontanare Estris dal cavallo e sussurrò qualcosa all'orecchio di quest'ultimo. Subito dopo di lei li face Nyck, poi Kimit. Dopo una minuscola discussione per decidere chi dovesse andare prima tra Estris e Nhoa, quest'ultimo si fece avanti riluttante.
Estris ebbe una decina di secondi per iniziare a pensare cosa dire, quando poi Nhoa le passò accanto e la riscosse dai suoi pensieri: - Muoviti -.
Estris si fece spazio tra gli altri tre e si avvicinò ad Aislin. Si fermò con la mano poggiata sulla groppa del cavallo.  Poi sbuffò.
- Sbrigati -.
- Uff - disse. Poi sussurrò. - Loro sono i miei unici amici -.
Non accadde nulla.
- Visto? - domandò Estris.
- Almeno io ho proposto qualcosa - ribatté Ellise.
- Forse Nhoa non aveva completamente torto - disse Kimit. - Forse quando J. R. ha fatto qualcosa al cavallo ancora il midgard non esisteva -.
- Impossibile. La scritta sul diario era in midgard -  ribadì Estris.
- Ma quella sul diario era in middangeard -.
- Anche se fosse, in quale midgard? -.
- Cos'è il midgard? - domandò Ellise.
- La nostra lingua. Cambia di poco in ogni paese -.
- È simile all'inglese? -.
- Cos'è l'inglese? -.
- Lascia stare -.
- Proviamo -
- In che lingua? -
- Proviamo tutti. In Camarbia si dice comunque verità -.
- Anche in Nys'ald. Sono vicini -.
- Nel mio paese era "dagar" - disse Nhoa.
- In Opaltongue si dice Satya -.
- Che è l'Opaltongue? -.
- La lingua della Mayura -.
-  Quindi... -
- Posso provare io? - domandò Ellise.
- Come vuoi -.
Ellise si avvicinò al cavallo.
- Truth-, disse.
La bocca del cavallo si aprì e spuntò una scatolina nera, di metallo. Si fece aiutare da Nyck a tirarla fuori. 
- Che lingua è? - domandò Estris.
- Inglese -.
- Cosa c'è dentro? -
Ellise la aprì: c'era un cerchietto di metallo con un buco al centro.
"Come una ciambella" pensò Ellise.
- Ma tu pensi sempre al cibo?! - sbottò Estris.
Ellise non fece domande.
- Deve essere la prima moneta -.
- E che ci facciamo? -
- Boh -. 
*
Trenta secondi per salire le scale mobili urtando tutti quelli che riuscì a urtare. Cinquanta secondi per salire le scale della metropolitana e infilarsi proprio tra due bobby, perché la notassero. Ma niente. Allora li spinse.
- Signorina! - la chiamarono.
Andò in brodo di giuggiole.
Quindici secondi per aprirsi un varco tra la folla e decidere dove dirigersi. Venti secondi per nascondersi in Trafalgar Square. Tre secondi per stordire i bobby, e dieci secondi per ridere a crepapelle.
Uscì dal suo nascondiglio e passò davanti ad un artista di strada che suonava la chitarra.
- Il mi cantino è troppo acuto - si lamentò. 
Dopodiché continuò a camminare calma canticchiando il ritornello di You Don't Own Me di Grace.
Rubò qualcosina dalle tasche della gente, poi si diresse verso The National Gallery. Scese le scale che portavano ad una fermata della metropolitana abbandonata. Accese un fiammifero e poi lo avvicinò alla torcia. Quando essa prese fuoco lo lasciò cadere per terra e lo calpestò. Poi camminò verso l'interno.
- Ehi, Tacys! - esclamò. - 
Fes si avvicinò al furgone.
- Dove andiamo oggi? - chiese. 
Saltò dentro al furgoncino e girò la chiave.
- Kaleche? Possiamo andare a Ásaheimr, a Álfheimr, a Svartálfaheimr, a Jǫtunheimr, a Vanaheimr, a Niflheimr e a Múspellsheimr e tu vuoi rimanere a Mannheimr? Uff, come vuoi... - 
Mise in moto il furgone e si alzò nell'atmosfera.
- Siamo andati via da Kaleche perché non volevano responsabilità e adesso ci ritorniamo in viaggio. Sei un tipo strano, tu -.
Si sentì un rumore forte. Qualcosa aveva dato uno scossone al furgone. Fes guardò dal finestrino e non vide nulla. Poi il furgone volante fu colpito di nuovo. Scorse l'ombra di un uomo. Non fece in tempo a ordinare a Tacys di mettere il turbo che un ultimo scossone privò il furgoncino delle ultime forze che gli erano rimaste. Guardò giù; stavano atterrando, o meglio, stavano precipitando su Kaleche.
- Eco Eterna! - esclamò per attutire l'impatto. Uscì fuori da Tacys, ormai tutta ammaccata, e con una macchia nera sul lato destro. Sopra, in bianco, c'era uno strano simbolo: tre linee curve convergenti in un punto centrale.
- Tacys? -
*
- Questo - disse Estris mostrando agli altri l'articolo di giornale uscito quel giorno. - significa che ne abbiamo trovato un altro -.
Kimit lesse tutto di fretta, formando silenziosamente le parole con le labbra. 
- Dove? - chiese.
- In Elláda. Vicino Lakedaimon -. 
- Si può precipitare con un furgone? -. 
- Sì, se lo hanno incantato -.
- Come facciamo a spiegarle tutto? Noi non la conosciamo, e lei non conosce noi - notò Nhoa.
- È la principessa del Raush, forse io, Estris e Kim la incontreremo da qualche parte - ipotizzò Nyck.
- Quella del Raush è una monarchia parlamentare alquanto avanzata, non so se si preoccupa di cose come feste, o altro - spiegò Estris. 
- Ma quella girava per mondi con un furgone volante! -.
- Infatti è andata a vivere sulla terra nel duemilaquattordici -.
- Io, nella mia ignoranza, credo che basti una lettera - disse Ellise.
- Dici? - domandò Estris. Prese carta e penna e si sedette ad una scrivania. - Allora -.
- "Cara signorina Riel..." -.
- Non mi piace - commentò Nhoa.
- Allora inventane tu uno! -.
- Riprendiamo. "Cara signorina Riel..." -.
- "... La preghiamo gentilmente di... " -.
- Ma che cos'è? Io mi rifiuto! -.
*
Quel giorno il lavoro era stato particolarmente stancante. Far rimbecillire un furgone incantato in quel modo non era roba da tutti. Sfortunatamente Numero Dodici si era fatta male, e si erano dovuti fermare. Si erano fermati accanto ad un lago; stava infatti osservando le acque nere, quando qualcuno le disse:

- Stai pensando già di annegartici? -.
- No stupido, in compenso potrei tentare di annegarci te. Cosa ne pensi? - gli rispose seccata. Era mai possibile detestare così profondamente qualcuno?

- Penso che sarebbe divertente guardare uno scricciolo di bambinetta cercare di sopraffare me - ribatté lui alludendo alla corporatura di Numero Sette. Era infatti piuttosto bassa e minuta per la sua età; di certo, gracilina com’era, avrebbe avuto serie difficoltà a spingere Sei, che era alto e ben piantato.

- Oh idiota, non ho detto che lo farò adesso… In fondo avrò tanto tempo per eliminare la tua fastidiosa persona - replicò lei, sorridendogli.

- Ehi voi due… Non riuscite stare due minuti senza litigare? - domandò Undici, che li aveva appena raggiunti. Più in là, seduto su un tronco messo di traverso Otto chiacchierava con alcune ragazzine che lo guardavano adoranti; non visto, Dieci li scrutava malevolo.

- Cosa vuoi farci, questi manheimr hanno l’arroganza nel sangue… - le rispose Sei.

Sette alzò le spalle con altezzosità, senza degnarlo di una risposta, e fece per raggiungere Otto, quando di nuovo sentì qualcosa di freddo e bagnato allargarsi questa volta sulla sua schiena. Era acqua. Acqua del lago, che Sei le aveva lanciato addosso con un semplice incantesimo di levitazione. Non si sporcava certo le mani, lui!

- Nessuno mi gira le spalle quando sto parlando, chiaro? - le disse, prima che lei potesse fare o ribattere alcunché. La guardò con i suoi occhi di ghiaccio per un momento, prima di andarsene seguito da Dieci, sotto lo sguardo impassibile di Undici.

- Stai attento - gli disse semplicemente lei, prima di accettare il mantello che Undici le offriva in sostituzione, del suo ormai fradicio. Sei non diede segno di averla sentita, e continuò a camminare verso il castello.
*
- Ma quanto ci mette?! - sbottò Estris rompendo il silenzio.
- Quanto tempo ci hai messo tu quando abbiamo chiamato te - rispose Nhoa.
Nhoa fece finta di non capire cosa disse Estris, ma suonava molto come un "Gne gne gne".
- Smettetela di litigare, è super fastidioso! - si lamentò Ellise.
Nel frattempo, in lontananza, vide una ragazza correre, poi fermarsi, e ansimare delle strane parole. Strane perché Ellise non le sentì con le orecchie, ma direttamente dentro la testa.
Moto Instantaneo.
E poi si ritrovò davanti una ragazza vestita in modo piuttosto eccentrico.
E per poco non le venne un infarto.
- Ah, finalmente - commentò Estris. - Chi glielo spiega? -
- Glielo spiega cosa? - domandò Nyck.
- Tutto. Tutto, Nyck -.
- Mi propongo io - disse Kimit. - L'ultima volta l'avete spiegato voi a me -.
Kimit fece una descrizione dei fatti accaduti piuttosto dettagliata, Nhoa dovette correre in cerca di acqua per colpa di Kimit che l'aveva punito per aver preso in giro la sua "eccellente descrizione dei fatti" e Fes perse l'attenzione dopo ventisei secondi.
- Ehi, sveglia... - disse Estris. - Come ti chiami? -
- Fes -.
- Cognome? -.
- Riel. Fes Riel -.
- Ti chiami Fesserie? - domandò Estris stranita.
- No, è staccato -.
- Come vuoi, Fesserie. Il punto della situazione è: vuoi unirti a noi nella ricerca di qualcosa di imprecisato assieme a noi e ad altre persone ancora da definire in un viaggio senza scopo e senza meta? -.
- Sì! Che bello! -.
- "Sì, che bello!" Il suono del tuo cervello che evapora! - disse sarcastica. - Tu... Ti fidi di questo gruppo di pazzi? -
- Non si è accorta che anche lei fa parte di questo gruppo... - sussurrò Nhoa a Nyck.
Volere del Vudú, sentì Ellise.
Nhoa si diede uno schiaffo da solo.
- Ce l'avete tutti con me oggi?! -.
- Va bene. Avete tutti dei problemi mentali - si lamentò Estris.
- Dove si va adesso? - domandò Fes.
- Verso l'infinito e oltre -.
- Cosa cavolo vuol dire?! -.
- Voi "cosi magici" siete così stupidi - disse Ellise incamminandosi.
- Ma si rende conto che anche lei è un "coso magico" ? -. 

Ciao! Sono tornata! Il Writer's Corner lo aggiungerò dopo, usare l'editor dal cellulare non è di certo una delle cose più facili del mondo. Cosa posso dire? Sono felice, quasi me ne meraviglio, sono in tempo! Dieci giorni precisi. Però, una cosa che non mi piace sono  gli incantesimi: non mi convincono molto. Sembrano molto (eccessivamente) quelli delle Winx. 

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Capitolo 8
*** Capitolo VII: Bad People ***


Capitolo VII
Bad People
 
Fes girava per la base in cerca del luogo da dove proveniva quella musica. La "base" era una versione più nuova e tecnologica di Tacys, e molto, molto, ma mooolto più grande. E Fes stava cercando quella con il pianoforte, da dove sicuramente proveniva quella musichetta. Il problema era che ogni volta che dovevi andare in una stanza sembrava che il percorso da fare cambiasse. E... Arrivò finalmente davanti alla porta colore mogano, ancora non l'avevano insonorizzata. Nhoa aveva insistito sul fatto che una sala per suonare nella loro base non sarebbe servito a niente, ma Fes aveva insistito: un Priore del Suono non ci avrebbe mai rinunciato.
Adesso però qualcuno la stava usando al porto suo; non le dispiaceva molto, era abbastanza bravo, e poi doveva essere una delle sue amiche, Ellise, Kimit o Estris. Abbassò la maniglia e sbirciò dentro:

- I'm gonna show up late and make no effort to be nice
I'm gonna give out some intentionally bad advice
I'll share your secrets, show your weakness so they don't see mine
I stopped caring about anyone's feelings apart from my own
I'm gonna find myself someone
I'm gonna break their heart for fun
'Cause if you've taught me anything
Well, it's that bad, bad people
Bad, bad people win... -.
- Wow. Sei brava -.
Estris si riscosse. - Mi stavi spiando? - .
- Sì. L'hai scritta tu? -.
- Sì -. 
- Cosa ci fai qui? -.
- Niente - negò subito Estris. - Stavo indagando -.
Le mostrò la scatolina nera che aveva contenuto la moneta.
- Credo che sia una specie di carillon, ma non riesco a sentirlo -.
- Proviamo così -.
Amplificazione.
Estris si alzò e lasciò il posto al pianoforte a Fes.
Caricò il carillon e sentì le note.
Andò ad orecchio e provò a riprodurre le stesse note sul pianoforte.
- Scrivi - ordinò a Estris, e, meravigliandosene, vide l'altra obbedire all'ordine.
- Ken... Perth... Madr... Laguz... Reid... Laguz... Ur... Perth... Sol... Ken... Perth... Madr... Laguz... Reid... Laguz... Ur... Perth... Sol... Si ripete -
- Quindi è finito? -.
- Sì - confermò Fes.
- Che fate?! - esclamò una voce.
- Oh, cavolo Ellise, mi hai fatto venire un colpo! -.
- Stiamo indagando -.
- Come? - domandò curiosa.
- Ci sembra che la scatola sia un carillon. Ho provato a sentire le note e... -.
- Sentiamo - disse Ellise.
Fes si sedette sullo sgabello e iniziò a suonare.
- Ken, Perth, Madr, Laguz, Reid, Laguz, Ur, Perth, Sol -.
- Wow. Che cosa terribile. Fammi provare -.
Fes fece sedere Ellise e le fece provare a suonare il pianoforte.
- Quali sono le note? -.
- Ken, Perth, Madr, Laguz, Reid, Laguz, Ur, Perth, Sol -.
- Che?! -.
- Ken, Perth, Madr, Laguz, Reid, Laguz, Ur, Perth, Sol -.
- No, dico, che razza di note sono? -.
- Le note musicali - rispose Estris stranita.
- Fammi vedere -.
Fes risuonò quel motivetto, se motivetto si poteva chiamare: sembrava che stesse premendo tasti a caso.
Poi Ellise la sostituì di nuovo.
- Sono suoni troppo dissonanti... - disse Fes.
- Forse dobbiamo provare con un altro arrangiamento - propose Ellise.
- Ci sono! Non si tratta di suonare le note, ma di arrangiarle, come le lettere di una parola! - esclamò Estris.
- Le note sono lettere - la corresse Ellise.
- Le note sono parole - ribatté Fes.
- Sono lettere. A, B , C, D, E, F, G -. ribadì Ellise.
- No, inteso proprio come lettere di una parola... - spiegò Estris. Prese un post-it e ci scrisse sopra le note: Ken, Perth, Madr, Laguz, Reid, Laguz, Ur, Perth e Sol.
- Che sono quelle? - chiese Ellise.
- Le note -.
- Noi umani le scriviamo così -.
Ellise prese un altro post-it e ci scrisse sopra le prime sette lettere dell'alfabeto.
- Ma certo! Ci sono di nuovo! - esclamò Estris. - J. R. doveva conoscere la lingua di Ellise! Quindi le note le scrive strane come quelle di Ellise, e quindi le dobbiamo scrivere strane come quelle di Ellise! A D G A D A E G... Dobbiamo anagrammarlo!-
- Ma ci vorrà un'eternità! -.
- Esiste l'anagrammatore automatico - disse Estris. Prese un foglio da una scatola chiusa a chiave, ci scrisse sopra Anagrammatore Automatico e inserì le lettere.
- Adage Aced, A dace Aged,  Ada Decage... Perché mi suona familiare? -.
Prese un altro foglio e ci scrisse sopra Ada Decage.
- In pratica quei fogli sarebbero il nostro internet? -.
- Cos'è internet? -.
- Sì! Ada Decage, o Ada Liberata, era una vecchia opera, e indovinate dove ha debuttato? -.
Visto il silenzio, si rispose da sola.
- Al Teatro dell'Opera di Eraleia! È lì che dobbiamo andare, probabilmente! -.
- Ce l'abbiamo fatta! Abbiamo decifrato l'indizio! -.
*
Scesero, nascondendosi tra la folla.
- Cavolo, quanta gente... E dire che pensavo fosse solo un parchetto sperduto... -.
- Muoviamoci. Dobbiamo tornare presto, o gli altri si chiederanno dove siamo finiti -.
- Non è colpa nostra se ci danno le missioni nei luoghi più sperduti di Kaleche -.
- Muoviti -.
Sentirono un risucchio nell'aria.
- Per l'appunto -.
- Dove eravate finiti? Ancora?! -.
- Appunto -.
- Che c'è? Non vi fidate? - insinuò Sette rivolta ad Undici, appoggiata ad un palo della giostra con nochalance. 
- Abbiamo un'ultim'ora. Li abbiamo localizzati. Su un furgone volante -.
- Per la serie "Non volevamo farci notare" - disse sarcastico Otto. - Quanto sono stupidi. Truth - disse poi rivolto al cavallo.
La bocca del cavallo si aprì, ma era vuota.
- Saranno anche stupidi, ma sono arrivati alla soluzione prima di noi. Adesso avranno la prima moneta, e l'indizio per arrivare alla seconda, se non avranno già trovato anche quella - disse Undici con tutto il suo ottimismo. - E Derumm ci farà linciare tutti perché troveranno tutte e tre le monete -.
- Beh - disse Sette esitante, perlomeno sappiamo dove si trovano -.
*
Si ritrovò un'altra volta a fissare quella stupida scatola di legno. Sì, erano giorni che provava ad aprirla, ma di certo non si sarebbe aperta fissandola.
O forse sì?
No, si disse, era stata a fissarla per ore e ore.
E non si era ancora aperta.
Sbuffò, allungandosi sulla scrivania.
Prese la scatola, la avvicinò agli occhi e la osservò meglio, e solo adesso che la osservava da vicino notò un dettaglio importante...
Mulan la lasciò quasi cadere per l'eccitazione e la sorpresa. Era vero: incise sulla liscia superficie scura della serratura dove solo qualche istante prima non c'era nulla, erano apparse cinque parole.
Il libro è la chiave.
Le aveva appena lette che svanirono.
- Il libro è la chiave... Che cosa vuol dire? - chiese a Nimbus con aria stolida.
"Il libro è la chiave... Il libro è la chiave... Il libro è la chiave..."
Ma per quanto lo ripetesse con mille inflessioni diverse, non riuscì a cavarne un senso.
Fu solo quando rischiò di rompersi la testa mettendo stupidamente un piede sulla chiave che Nives le aveva portato le venne l'illuminazione: la raccolse le la osservò. Proprio come se la ricordava: un lato chiave, l'altro libro.
Infilò la seconda parte nella serratura e ruotò.
Alcune foto, una spilla, un orologio da taschino, una piuma e un foglietto con una scritta:

12 Ellery Street, Mayura, 29 Febbraio 2020

Ventinove Febbraio... Ma quel giorno era il ventotto!
Mulan voleva saperne di più. Era deciso: il giorno dopo sarebbe andata al numero dodici di Ellery Street, dovunque esso fosse.
*
- Buongiorno! - urlò Nhoa entrando in casa.
- EH!? Ma siete impazziti?! Che ci fate qui? - Ryan, che stava guardando la televisione sobbalzò.
- Negli ultimi giorni abbiamo fatto delle aggiunte. Tra le quali un furgone. Dobbiamo sceglierne il nome, e vogliamo esserci tutti -.
- Siete venuti sulla Terra solo per decidere il nome di un furgone? -.
- No - disse Nyck. - Dobbiamo entrare in azione, la prima nostra missione e... -.
- Veramente sarebbe la... -.
- Zitta Estris - disse Nhoa così velocemente che Nyck non smise nemmeno veramente di parlare.
- ... volevamo che ci fossi anche tu -.
- Però prima -.
Fes poggiò una scatola di quelle per i voti sul tavolino davanti al divano. Ellise prese il telecomando e spense la televisione.
- Hey! - esclamò Ryan indignato.
- Basta riempirti la testa di informazioni sul Coronavirus -.
Poi distribuì un foglietto a tutti, che scrissero il nome scelto e poi lo imbucarono nella scatola. La lettura dei foglietti fu lasciata ad Estris.
- "Tacys II". Cavolo, un po' di fantasia no? - disse rivolta a Fes. - "Geraldine". Sul serio? "Geraldine"? -.
- Era il nome di mia nonna - si giustificò Nhoa.
Estris riprese a leggere i fogliettini. 
- "TurboGennarino". Cioè, dico, siete normali? -.
Nyck alzò le spalle.
- "Ofnir il Malvagio Puzzone". Chi l'ha scritto? - domandò.
Kimit alzò la mano e subito dopo scoppiò a ridere.
- "LasciatemiguardarelaTV..." Nesuno di voi è normale? -.
- No. Leggi il mio - disse Ellise.
- "Draconia" -.
- In un libro che ho letto era una città sospesa sopra la Terra. Ci volava intorno, e si muoveva sempre. Sentiamo il tuo -.
- "Il Furgone". Semplice ed efficace -.
- Poi dici a me che non ho fantasia - ribatté Fes.
- Chi vota per Draconia? - domandò Ellise. Tutti alzarono la mano, tranna Nhoa.
- A me piace Geraldine -.
*
Entrarono nel teatro.
- Wow -.
- È incredibile -.
- E gigantesco -.
- Come faremo a trovare la moneta? -.
-  Vi ricordate quando vi ho detto che l'Ada Decage ha debuttato qui? Beh, ha commissionato questa -. Estris fece vedere loro una spilla appuntata su un cappuccio di uno degli uomini nei bassorilievi di pezza da qualche parte lì dentro.
*
Prese la moneta e la mostrò agli altri due.
- Ve l'ho detto che non era ancora finita - disse Otto.
- Per una volta hai ragione - ammise Sette. - Tieni -, gliela diede.
- Chi siete? Che cosa ci fate qui? -.
Unidici e Sette erano pronte a scappare, ma Otto non si mosse. Infatti, che cosa dovevano temere? Loro erano più forti.
- Vi battiamo. Non siete i migliori supereroi dopotutto -.
- Finalmente abbiamo modo di conoscere i prescelti. O almeno una parte -. 
- Questa è una faccenda più grande di voi -. 
- Sappiamo cosa facciamo. Dateci la moneta - dichiarò il biondino.
- Sentite, non siamo vostri nemici - tentò Sette.
- Davvero? Perché vi state comportando come tali -.
- Sappiamo cosa volete fare - rivelò quella con un ala sola.
- Sì, la vostra versione -.
- Sappiamo che volete riportare in vita l'Ombra -.
- Perché credete che John Reynolds stesse cercando le monete? -.
- John Reynolds? - ripeté quella accanto alla sfregiata.
- Per distruggerla -.
- Non sapete proprio assolutamente niente di lui, vero? -.
- Dateci la moneta - ripeté Nhoa.
- Altrimenti? - chiese Undici.
- Altrimenti... Dovrete vedervela con noi -.
- Noi...? Contro di voi...? Ma dài -.
Confundus
- Guarda! Un Pony! - esclamò l'unico ragazzo tra gli emissari.
Quasi tutti si votarono verso il luogo indicato dal ragazzo: solo lei, Estris e i tre Emissari non lo fecero.
- Confundus... Cos'è? - chiese Ellise.
- Dov'è il Pony? Dov'è il Pony? Eccolo! - esclamò Kim.
- Incantesimo di Primo Interludio, Mentalismo e Illusioni -.
- Perché su di noi non fa effetto? -.
- Io sono al settimo Interludio. Su di te... Non so. Aspetta; hai sentito "Confundus"? -
- Sì. Nella testa -.
- Senti la Voce!? Sai ripeterlo? -.
- Credo di sì -.
- Sei un Pappagallo! -.
Poi Estris si accorse che gli altri stavano ancora accarezzando il Pony inesistente e schioccò le dita; gli altri si ripresero.
- Cosa succede? -.
Una delle due ragazze scoppiò a ridere.
- Credevate di poterci battere? -.
- Addio -, disse il ragazzo.
Moto Instantaneo.
Petrificus
Il primo l'aveva lanciato il ragazzo; il secondo Estris alla prima ragazza, che non si era smaterializzata con gli altri. 
- Hanno la moneta! -. 
- Non possiamo farci niente -. 
Rigolio Elettivo, disse la voce. 
Era stata la ragazza: delle piante si stavano attorcigliando alla gamba di Kimit, e lei ne aveva approfittato per darsela a gambe. 
Allora Ellise si avvalse delle sue doti di "Pappagallo" e disse, o meglio, pensò:
Moto Instantaneo

Quando il Moto Instantaneo finì, lasciò a Ellise una punta di amaro in bocca. 
Cadde quasi di faccia a terra e si rialzò goffamente. Doveva migliorarlo.
Sentì i passi della ragazza dietro l'angolo, e seguì il suono fino ad arrivare di fronte a lei.
Doveva essere pronta. 
Incantesimi difensivi? 
Nessuno. 
Bene. 
Rete di Rampicanti, sentì.
Non era per niente pronta. 
Scudo di Sirio
Non era stata lei, né nessun altro che conoscesse: era una ragazza bionda, con i capelli biondi e gli occhi color del cielo. 
Un altro Moto Instantaneo. 
Tanti altri Moti Instantanei. 
Tutti si erano materiallizzati lì. 
Estris la pietrificò e Kim le abbassò il cappuccio.

Si materializzarono su Draconia, e lì iniziò l'interrogatorio.
- Come ti chiami? -.
- Laetitia Chua -.
- Cosa sei? -.
- Un demone nero -.
- Da dove vieni? -.
- Xacia -.
- Cosa volete voi Emissari? Cosa sai? -.
- Noi Emissari non vogliamo niente. Siamo obbligati a farlo. Non so quasi niente. So quello che sapete voi. So che vogliono le monete per risvegliare l'Ombra, niente di più -.
- Dicci la verità... -.
- Ha detto la verità - lo interruppe Estris. - So leggere la mente -.
Ellise non aveva voglia di assistere a tutto l'interrogatorio, piuttosto voleva ringraziare la ragazza che l'aveva salvata. Uscì fuori, dove Mulan stava seduta nell'erba. 
- Ciao -.
- Ciao -.
- Ti volevo ringraziare per avermi salvata -.
- Di niente -.
- Perché eri lì? -.
- Ho trovato una scatola con dentro questo indirizzo. E oggi sono venuta -.
- Ah -.
- Comunque... Per quello che hanno detto gli Emissari... Per me siete dei buoni supereroi -.
- No, invece. Ma abbiamo tenuto al sicuro l'indizio tutto il tempo, come hanno fatto a conoscerlo? -.
- Cos'è quello? - domandò Mulan indicando un oggetto attaccato alla portella del furgone. Ellise si avvicinò: un piccolo disco con il simbolo degli Emissari sopra. Si guardarono intorno ed entrarono: ce n'erano dappertutto.
Kimit uscì dalla stanza dell'interogatorio: - Laetitia ha dett... -. 
- Shhhh! - la zittirono.
*
- Uff, questi così non servono più a nulla! Non sento niente! -.
- Non ci servono più, ormai abbiamo la seconda moneta. Abbiamo noi l'indizio -.
- Cosa c'è sopra? -.
- Un triangolo con un buco al centro -.
- Potrebbe essere l'indizio -.
- Possibile -. 

Writer's Corner
Aloha! Eccomi di nuovo qui! Un paio di commenti riguardanti questo capitolo. Allora, la canzone che canta Estris non l'ho inventata io (figuriamoci) è Bad People di Lauren Aquilina, e dà anche il nome a questo capitolo. Le note musicali su Kaleche sono dodici rune, contando sia le note naturali che quelle alterate. Il libro che Ellise dice di aver letto è "La Ragazza Drago" di Licia Troisi.
Per quanto riguarda i personaggi, spero di non averne frainteso nessuno.
L'autrice di due OC è sparita nel nulla cosmico (non risponde alle domande e non recensisce da... mai), e adesso devo pensare a ccosa farne dei suoi personaggi visto che in alcuni casi (come questo) è necessaria la vostra risposta perché, essendo una storia interattiva, c'è bisogno di collaborazione.

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Capitolo 9
*** Capitolo VIII: Kintsugi (parte I) ***


Capitolo VIII
Kintsugi (parte I)
 
11 ottobre 2009, domenica, 19:58
Nella notte scura tutte le luci del castello erano spente, il cielo era coperto e minaccioso, e nulla permetteva di scorgere tutt'intorno mentre quelle nubi cariche di pioggia riversavano le loro lacrime su quella terra martoriata ma salva.
Un vento impetuoso si infiltrava fra i rami tremanti degli alberi spingendo qua e là neri nuvoloni che si rincorrevano come cavalli imbizzarriti.
L'acqua veniva giù decisa, col suo rumore copriva ogni cosa. Col suo scroscio regolare e costante sembrava quasi che volesse scandire il tempo.  
I minuti scorrevano lenti.
Seduta sugli scalini di marmo, aveva i calzini bagnati e nonostante avesse il cappuccio i capelli le ricadevano fradici sul volto.
In ogni caso lei non si muoveva da lì. 
Sentì dei passi dietro la porta. Doveva essere Madame Fimis. Doveva nascondersi? Nah.
Strinse forte il peluche a forma di Ratatoskr.
"Oh, piccola peste, vieni subito qui".
Non si mosse.
Sentì i passi di Madame Fimis dietro di lei e poi la governante la prese per il braccio e la tirò su.
"Si può sapere come ti vengono in mente queste cose? Ma cos'hai in testa, bambina? Adesso ti sarai presa un brutto raffreddore!". 
"E allora?!" parlò lei per la prima volta staccandosi di dosso la mano della signora grassottella. "Mica si muore per un raffreddore" ribatté insolente. 
"Venga dentro, subito!".
"Entraci tu, dentro!".
"Ma come si permette! Riferirò del suo comportamento a...". 
"A chi lo va a dire? Sentiamo, voglio sapere cosa si inventa questa volta per nascondermelo".
"Signorina Rilshy, adesso ha oltrepassato il limite!".
Madame Fimis le prese il braccio sinistro, e lei lasciò andare il peluche. 
"No!". 
Guardò la governante con uno sguardo carico di paura. 
"Hai cinque minuti" riprese lei, "per entrare e cambiarti. Non disturbare il signor Colbins e neanche me. Non entrare nella sala da pranzo, ha ospiti a cena. Non entrare con le scarpe, sono in condizioni deplorevoli, sporcherai tutto il pavimento". 
"Non è che le calze siano in condizioni migliori" borbottò.
"Cosa?".
"Niente".
Madame Fimis rientrò in casa chiudendosi dietro la porta con un sonoro
sbang.
Nel frattempo lei entrò nell'aiuola, e adesso insieme all'acqua nelle scarpe aveva anche il fango.
Per arrivare a Ratatoskr spinse un vaso, che cadde e si ruppe. “Nessuno ne conosceva l'esistenza” pensò, “adesso che l'ho rotto starò in punizione per due mesi perché ho distrutto un vaso inestimabile”.
Si allungò a prendere il peluche e si tagliò con uno dei cocci.
Un taglio profondo. 
“La fortuna mi adora”.
“Stupido scoiattolo!” imprecò in mente. “Tutto a me!”. 
Lanciò via quello stupido coso insignificante ed entrò in casa. Corse subito nella sala da pranzo, dove sapeva che avrebbe trovato Madame Fimis, e urlò interrompendo tutti. 
"Madame Fimis! Corri a prendere un cerotto, è un macello, schizzo sangue dappertutto!".
Madame Fimis la squadrò con un espressione non proprio carina.
Cavoletti di Bruxelles.
Punto uno: non si era cambiata e stava ancora peggio di quando Madame Fimis l'aveva lasciata;
Punto due: aveva lasciato le impronte sul pavimento che era stato di un bianco candido;
Punto tre: aveva disturbato il signor Colbins;
Punto quattro: dei ricconi in tutto e per tutto la fissavano straniti schizzare un misto di fango e sangue nei loro piatti.
"Ti prego di farmi la cortesia di esprimerti correttamente" rispise la governante dopo due secondi di silenzio.
Punto cinque: non aveva usato un linguaggio adeguato. 
Sbuffò.
"Mia cara signorina Fimis," riformulò, "mi sono tagliata e il sangue cola abbondantemente dalla ferita".
Madame Fimis poggiò i piatti sul tavolo.
"Ma datti una mossa, ma un male cane!"
"Non capisco questo tuo linguaggio" insistette.
"Il dolore è intollerabile" tradusse, "e quindi le sarei infinitamente grata se se volesse accordarmi senza ulteriori dilazioni le cure necessarie".
"Ah ecco, così va meglio" commentò Madame Fimis soddisfatta. "Vieni di là che esaminiamo un po' più da vicino questo graffio".
Madame Fimis la spinse fuori dalla stanza.
"Ma sei fuori o che?" gridò Madame Fimis furiosa. "Levati dalle scatole, schizzi sangue dappertutto! Hai fatto un casino sul pavimento! Fila in bagno, fa qualcosa! Non voglio vedere ʼsto macello! E cambiati, che sembri una senzatetto!"
Forse non avrebbe dovuto farlo. Ma... 
"Adorata signorina Fimis, il suo modo di parlare mi lascia alquanto stranita. Le sarei quindi grata se volesse esprimersi con un lessico appropriato".

*
5 marzo 2020, giovedì, 06:33
- Uff, questi cosi non servono più a nulla! Non sento niente! -.
- Non ci servono più, ormai abbiamo la seconda moneta. Abbiamo noi l'indizio -.
- Cosa c'è sopra? -.
- Un triangolo con un buco al centro -.
- Potrebbe essere l'indizio -.
- Possibile -.
- Allora come lo decifriamo? -.
- Forse è un problema matematico. Magari di geometria - tentò una voce.
- O forse è un logo -. 
- Potrebbe essere -.
- Comunque sia dobbiamo sbrigarci. Forse li abbiamo addosso -. disse una voce. - Insomma, non ne sono sicuro, non riesco a sentire niente! -.

- Noi abbiamo la moneta e l'indizio. I prescelti sono fuori gioco. Porterò la moneta in missione e cercherò di decifrare l'indizio -.
- Okay, noi indagheremo su quel simbolo -.


Nyck chiuse il barattolo con il simbolo dentro.
- Wow! È incredibile, ha funzionato! -.
- Pensavano di poterci spiare! -.
- Beh, un incantesimo degli opposti ha trasformato il microfono in altoparlante! -.
- Adesso sappiamo che domani porteranno con sé la moneta -.
- E ci serve qualcuno che vada con loro -.
Tutti guardarono Laetitia.
- Non ci tengo, grazie -.
- Non abbiamo detto che potevi scegliere - puntualizzò Estris.
*
Moto Instentaneo.
- Ciao, eh? - disse una voce dietro di lui.
- Undici? -.
- No, sai, dieci. Certo che sono Undici! -.
- Ma non ti avevano presa i Prescelti? -.
- Quei pappamolle? Credi che quei miserabili angioletti che non resistono nemmeno ad un Confundus mi abbiano imprigionata? Dopo un veloce interrogatorio ero già parte del gruppo. Adesso io sarei in "missione" -.
- E quale sarebbe la tua missione? -.
- Spiarvi -.
- Ah. E dopo... -.
- Dovrò tornare. Altrimenti chi li spierà per voi? Ah, giusto. Mi stavo chiedendo, allora, dov'è questa moneta? -.
Otto gliela mostrò. Era un cerchietto di metallo scuro con un buco al centro e un triangolo.
- Cosa significa? -.
- Non lo sappiamo -.
- Avete provato con un incantesimo traduttore? -.
Dall'espressione di Otto dedusse che non ci avevano pensato.
Laetitia pronunciò la formula e i tre lati del triangolo si spostarono fino a formare...
- H2O -.
*
- Ragazzi! - urlò Estris.
- Cosa c'è? - chiese Ellise che stava accarezzando Nives, uno dei gatti di Mulan, seduta su una panchina.
- Sapete, il simbolo sulla moneta... -.
- E? -.
- Ho scoperto che John Reynolds prima di... -.
Ellise la bloccò.
- Chi è John Reynolds? -.
- Ehm... -.
Estris si sedette accanto a Ellise.
- Sai, Jaroslavl' Reban... Ci siamo... Mi sono sbagliata. Dopo che l'ha detto Laetitia ho fatto delle ricerche. Lui è J. R. Prima di diventare re ha lavorato alla giostra e al Teatro dell'Opera. Quindi la terza moneta si deve trovare in uno dei posti dove ha lavorato. E sulla moneta c'è un triangolo, il simbolo alchemico dell'acqua. Quindi opterei per l'Acquario di Sappir. In Kar-tr. -
*
Otto immerse la moneta nell'acqua. Schiumò, poi nell'acqua riuscirono a vedere il riflesso dell'Acquario di Sappir.
- Wow -.
- Sono molto colpito, Undici -.
Quella voce la fece sobbalzare.
- Come ci sei arrivata? - le domandò Valmaas Derumm.
- Ehm... Beh... È stata un'intuizione -.
- Un'... Ottima intuizione -.
*
- John Reynolds lavorava nell'ala est -.
- È lì che dovremmo andare -.
- Forza, per di qua -.
- Oh oh - esclamò Kimit indicando tre vestiti di nero.
- Non fa niente, siamo comunque in vantaggio -.
- Dev'essere alla mostra -.
- Non abbiamo tempo per fare la fila -.
- Ci sono. Da questa parte -.


- Dove sono? -.
- Non li vedo più -.
- Devono essere qui -.


Ryan si fiondò a spingere una porta.
- È chiusa - constatò.
Prolessi.
- Aspetta - disse Estris. - Tre... Due... Uno... -.
Un uomo che probabilmente lavorava lì la aprì. Fecero finta di stare guardando un acquario e quando se ne fu andato bloccarono la porta che si stava chiudendo e si introdussero nella sala est.
- Di qua -.
- Potrebbe essere ovunque qui dentro - dichiarò Nhoa con il suo solito ottimismo.
- Meglio trovarla in fretta -.
- Ehi - disse Fes osservando una teca, - quei denti di squalo sembrano un simbolo alchemico -.
- Credete che la moneta sia in uno di quei denti? -.
- Dobbiamo tentare -.
Ellise era pronta a estrarre la parte di sotto della teca per prenderlo ma Estris la fermò:
Prolessi.
- Aspetta -.
Un ragazzo che lavorava lì li avvertì: non dovevano toccare la teca.
Annuirono, Mulan arrossì.
Quando se ne fu andato Ellise allungò la mano dentro la teca.
- No, non quello. Nemmeno quello. Quello no -.
- Allora qual è?! - sbottò rivolta ad Estris.
- Quello là -.
Ellise lo afferrò.
Staccò un pezzo di dente dal retro e trovò la terza moneta.
- Trovata -
- Daccela -.
Si voltarono.
- Perché dovremmo darvela? - domandò Nhoa agli Emissari.
- Noi siamo più forti. Sappiamo cosa farci -.
- Ne dubito -.
Confundus, sibilò la voce.
- Oh, guardate, un pony! - esclamò Estris, che spinse gli altri fuori e corse via, mentre gli Emissari cercavano il pony nell'acquario.
- Abbiamo poco tempo. Sono forti, non so quanto resiste l'incantesimo su di loro -.
Moto Instantaneo.
- Ehi, tu, doppiogiochista! - esclamò Ryan rivolto a Laetitia, che si era appena materializzata lì.
- Non sono una doppiogiochista, faccio finta di esserlo -.
- Allora perché hai dato la soluzione a quei due? -.
- Devo essere credibile - ribatté lei.
- E ORA DIAMO IL BENVENUTO - urlò una voce da un altoparlante, - ALLA PRINCIPESSA SCOTCH!!! -.
- Più alto no? - si lamentò Estris.
Vide un'ombra nera volare alla velocità della luce sul palco. Però sul palco non c'era nulla. Anzi, adesso c'era qualcosa, o meglio, qualcuno: stava salendo “la Principessa Scotch”.
Prolessi.
Estris già lo vedeva.
- Andiamo - disse agli altri.
Dovevano salvare la principessa Scotch. Lei lo sapeva grazie all'Incantesimo di Settimo Interludio: Prolessi. Riusciva a prevedere il futuro.


- Attaccate il manheimr. Sarà più facile per noi -.

Writer's Corner
Aloha! Sono tornata! Dieci giorni precisi, come al solito! Per il pezzettino della ragazzina ho preso spunto da una lettura dei miei vecchi libri di testo. Okay, passando al capitolo, so che è finito un po'... così. In realtà avevo scritto di più, ma il pezzo seguente lo terrò per il nono (decimo contando il prologo) capitolo. In effetti, nella prossima parte si chiariranno alcune cose. Quindi...
Kintsugi.
Beh, per adesso non ha molto senso come titolo, ma si riuscirà a capire meglio nella parte seguente. 
Se ho frainteso qualche personaggio avvisatemi! 
Ciao!

 

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